If I let you kill me, then can I kiss you?

di nuvole_e_popcorn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come ci sono finita in questo guaio?A sì me lo ricordo ***
Capitolo 2: *** Sul set ***
Capitolo 3: *** Io ti stronco la carriera! ***
Capitolo 4: *** NO!Appunto. ***
Capitolo 5: *** Nick ***
Capitolo 6: *** Dalla cucina alla camera da letto ***
Capitolo 7: *** James ***
Capitolo 8: *** Paloma ***
Capitolo 9: *** Il segreto di Paloma ***
Capitolo 10: *** mi lasciai alle spalle Alex e la sua casa, per sempre speravo ***
Capitolo 11: *** Cinque anni dopo ***
Capitolo 12: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Come ci sono finita in questo guaio?A sì me lo ricordo ***


Capitolo primo: Come ci sono finita in questo guaio? A sì me lo ricordo

“Non se ne parla neanche, Max” dissi. Ero sparanzata comodamente sul divano di pelle panna nel salotto del nostro appartamento a New York, quello che i nostri genitori ci avevano lasciato prima di sparire nel nulla. Per un puro caso, sia io e che mio fratello, il sopracitato Max, o Maxuell se volete irritarlo, abbiamo scelto lo stesso identico periodo per venire a trascorrervi le vacanze. E, siccome nessuno dei due poteva tornare perché ironia della sorte nessuno voleva scambiare il periodo delle ferie al lavoro, ci eravamo adattati a vivere sotto lo stesso tetto di nuovo. “Gin..” non alzai lo sguardo dalla rivista di moda che avevo in mano. Sapevo cosa significava quando uno dei miei parenti mi chiamava a quel modo. “Non usare quel tono con me, Maxuell” gli feci presente. “Per favore” allora alzai lo sguardo scioccato dalla rivista: mio fratello mi aveva davvero chiesto ‘per favore’? Il mondo sta girando sottosopra ne sono abbastanza sicura. “E va bene Max, hai la mia attenzione. Che vuoi?” lui sorrise e si sedette sulla poltrona. “c’è questo mio amico che è in città e non ha un posto dove stare...” inarcai un sopracciglio. Max era un fotografo, quindi molto probabilmente il suo sopracitato amico era un modello strapagato “e non può andare in albergo?” lo interruppi. Intendetemi, non che non volessi avere la perfetta visuale di un modello da pubblicità però.. insomma conoscendo mio fratello e il suo livello di idiozia, non volevo avere a che fare con due imbecilli, ecco tutto. “sarebbe solo per un paio di settimane, Gin” mi assicurò. “quanto e figo?” concessi infine. Sapevo che me ne sarei pentita, amaramente. “Grazie sorellina!” esclamò Max saltando su e scoccandomi un bacio sulla guancia sparendo poi in cucina a chiamare questo suo amico. Ah dimenticavo, il mio nome è Ginevra Claire Dominque Hale, tutti mi chiamano Ginny o Gin (generalmente ‘Gin’ significa che qualcuno vuole qualcosa da me). Quell’imbecille che ora sta litigando con il suo telefono nuovo di zecca è mio fratello Maxuel Harold Nicholas Hale (si i miei avevano qualche problema se ve lo state chiedendo, darci tutti quei nomi) comunque se lo chiamate ‘Max’ risponderà immediatamente. Per essere fratelli gemelli (sì proprio così, anche se lui è nato con un venti minuti di scarto su di me, lasciate stare me lo fa notare in continuazione solo per innervosirmi che mi ha battuta sul nascere; letteralmente) non ci assomigliamo tanto. Insomma lui è alto, io no; lui ha gli occhi marroni io blu, lui è castano io sono bionda. Fatto sta, per anni ci siamo davvero detestati. Adesso riusciamo a convivere pacificamente. Tornò in salotto. “ha detto che arriva più tardi nel pomeriggio” mi informò. Annuì. Mi suonò l’i-phone. Sulle note di Barbie girl seppi immediatamente che si trattava di Tess, la mia stupida oca di una vicina di casa. Cosa le sarà successo ora? “Pronto?” la sentì urlarmi di tutto. “Cosa?” esclamaia. Lei prese un lugno respiro e ripeté “Qui c’è James è a casa tua.” James è il mio ex. Mi ha mollata quasi un anno fa, mo’ che cazzo vuole? Scusate la finezza. “Mi spiaceTess, ma io sono a New York. Quando torno se ne riparla. Ciao” non volevo avere a che fare con lui. No di certo. Mio faretllo mi fissava con  la sua classica espressione ‘chi-devo-uccidere?’. Gli sorrisi. –tutto bene-gli assicurai. “allora” dissi “io vado a fare shopping. Ci pensi tu alla casa vero?” domandai. Lui annuì. “Ei Gin” mi chiamò “fa attenzione” ghignai. “Max. Sono io, sono Ginny. Quella scassaballe di tua sorella quella che ha fatto karate. Tranquillo” lui sorrise e sparii, perdendomi nei meandri di New York.
 
 
Camminavo tranquillamente, parlando al telefono con Jake. Ora Jake è il mio datore di lavoro, nonché migliore amico, nonché gay se ve lo state chiedendo. Sta con Oliver da quando lo conosco, e mi fa divertire un casino. “No, sul serio Gin! Devi scoprire tutto su di lui!” mi disse. ah dimenticavo è il direttore del giornale per il quale lavoro. “no, ti prego Jake, non di nuovo! Non dopo Toddy”dissi schifata. “è stata un’intervista coi fiocchi e ci è fruttata parecchio audience!” mi ricordò. “sì beh ed è costata a lui un pugno in faccia” gli feci presente. Dio che schifo quell’uomo. Scossi la testa cercando di scuotere via anche il pensiero. “hai comprato il vestito verde di cui avevamo parlato sta mattina?” mi domandò dal nulla. “MISERIA! Mi sono completamente scordata!” esclamai. Feci dietrofront tornando sulle strisce senza neanche guardare. Fu allora che la sentii la sgommata. La macchina, una volvo metallizzata, non chiedetemi quale tipo, non me ne intendo di macchine, si fermò a pochissimo da me, fruttandomi un mezzo infarto. “Dico ma sei rincoglionito!” esclamai al conducente. Un biondino, che mi fissava dal finestrino aperto. Indossava un paio di Rai-Ban che gli coprivano quasi completamente il viso, ma sembrò accigliarsi. “Sto passando dannazione!” gli feci presente. “Gin che succede?” era la voce di Jake. “Niente Jake, un coglione che mi ha quasi investito” dissi riattacandogli il telefono in faccia. “solo perché passi tu, figlia dei fiori, mica significa che il mondo deve fermarsi” mi ribeccò il biondino. Inarcai un sopracciglio. Poi pensandoci aveva ragione. Ma no, non gliel’avrei data vinta. “certo. Ma tu e la tua stupida volvo metalizzata sì” ecco! Beccati questa biondino. “Dì un po’, mammina non ti ha insegnato a guardare prima di attraversare la strada?” domandò lui. “e a te prima di darti la patente non ti hanno insegnato che i pedoni sulle strisce hanno la precedenza?” dissi di rimando. “gallina” mi insultò quello. Ah adesso passiamo agli insulti eh? “senti chi parla, pollo!” il tutto con lui seduto nella sua stupida volvo metallizzata e io in piedi sulle strisce. Fu allora che sentimmo il clacson delle macchine dietro la sua. “Non finisce qua fatina” mi minacciò. “tremo ciuffobiondo” gli feci spostandomi leggermente mentre lui sgommava via.
Rientrai in casa qualche ora dopo verso le sette e ancora lo stavo insultando per sbollire la rabbia “Stupido possessore di volvo!, imbecille, antipatico, pollo, filibustiere..!” fui fermata nella mia arringa dalla voce di mio fratello “spero tu non stia parlando di me” mi prese in giro. “puoi crederci? Un coglione tra un po’ mi prende sotto e mi da pure della gallina!” esclamai. Fu allora che sentii la voce alle mie spalle. “non è colpa mia, fatina, se ti sei comportata come una gallina” disse. Mi voltai davanti a me stava il guidatore della volvo, il ciuffo biondo persistente sulla faccia che ora vedevo. Si, tu sei davvero gnocco. Mi fece presente una parte del mio cervello, ma la ignorai. Aveva un viso... non so.. divino sarebbe stato dire poco, perfetto. Due occhi azzurri che la metà bastava, un ghigno stampato sul volto. “Lui sarebbe il tuo amico?” domandai omicida a mio fratello. “Vi conoscete?” a volte mio fratello è proprio imbecille. Sì! È lui il coglione che mi ha quasi presa sotto, deficiente! Lui si spostò da dov’era, ovvero appoggiato allo stipite della porta della cucina, le braccia incrociate al petto. E mi porse la mano: “Sono Alex, Alex Pettyfer”mi disse. inarcai un sopracciglio: “Hai dimenticato ‘e sono affetto dalla sindrome alla 'sono Bond, James Bond'” gli feci presente.       
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Com'è??? Sinceri fatemi sapere :)

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Capitolo 2
*** Sul set ***


Capitolo secondo: Sul set

Era mattina. Tarda mattina, quando mi alzai e decisi che era ora di fare colazione. Guardai l’ora sul mio telefono 11.45 stupendo. Colazione a letto a mezzogiorno, yuppi! Scesi di sotto positiva e allegra, fischiettavo addirittura. Mi misi subito a preparare il tazzone di succo, muffin, biscotti e cereali, evviva la colazione al posto del pranzo! “Non che non gradisca la visuale, ma sai che non vivi da sola, vero fatina?” chiamò una voce. Merda! Mi ero completamente dimenticata di lui. Mi voltai di scatto. Indossavo solo pantaloncini cortissimi e top, il mio pigiama preferito beh.. Max lo aveva bruciato quando avevo dieci anni da allora, niente pigiamoni. “Sembra che io non sia l’unica” gli feci presente quando riuscii a recuperare la voce. Lui era solo in mutande. “sì, ma io sono un maschio” disse lui. “e questo mo’ che c’entra, ciuffobiondo?” ribattei. “non mi chiamare Ciuffobiondo!” esclamò lui. “e tu non chiamarmi fatina!” lo ribeccai, puntadogli contro l’indice accusatore. “E tu smettila di fissare mia sorella a quel modo!” si intromise una voce. Max, mio fratello, era arrivato e aveva tirato uno scapelloto a Ciuffobiondo “e tu, Gin! Che modo è di scendere?” domandò. “ei questa è anche casa mia!” gli feci presente “posso vestirmi come cavolo mi pare” lui sbuffò. “ e ora, se permettete, ho programmata una colazione a letto a mezzogiorno” dissi, recuperando il vassoio e camminando via, scuotendo con aria saputa i fianchi nel farlo. Se proprio dovevo vivere con quei due imbecilli tanto valeva divertirmi almeno. “Devi ammetterlo amico” sentii dire a quella specie di supersayan “tua sorella ci sa fare” ghignai e mi chiusi in camera mia. La mia colazione fu un po’ troppo veloce. Scesi di sotto e trovai un biglietto ‘Ei babysis. Io e Alex andiamo sul set, deve fare un paio di scatti con un nostro amico August, ti ricordi di lui? Perchè non ci raggiungi sono sicuro che sarà felice di vederti.’ Dopo la scrittura cambiava ‘ specialmente se vieni solo in pigiama’ ghignai, quello era Alex (ei perché l’avevo chiamato ‘Alex’?) ‘era quel coglione di Alex, scusa. Vestiti, Gin. A dopo baci’ ghignai. Beh non poteva certo essere una cattiva idea. E si mi ricordavo di August. Era un altro modello amico di mio fratello, solo che era uno apposto e non particolarmente imbecille. Salii di sopra e mi cambiai. Optai per un paio di jeans e una maglietta di lino bianca, stile camiciola. Le paperine nere di vernice e recuperata la borsa presi il telefono e uscii di casa. “Ei Gin, com’è andata con quello della macchina?” mi domandò Jake non appena rispose. “è lo stesso amico coglione di mio fratello” risposi. “davvero? Nome, nome, nome!” esclamò. “Ciuffobiondo” il silenzio dall’altra parte mi fece capire che dovevo dire il vero nome. “Alex.. Pet... ah sì ecco Alex Pettafer!” esclamai. “Vuoi dire, Pettyfer?!” esclamò dall’altra parte della cornetta. “Sì.. può darsi che sia Pettyfer” dissi. “Ginevra Claire Dominique Hale!” porca puttana ha usato il mio nome completo: guai. “un’intervista al più presto!” e mi chiuse il telefono in faccia. Entrai che ancora scuotevo la testa incredula,  ed immediatamente notai il gran trambusto. “beh allora ditele che deve muovere il culo fino a qua, se vuole essere pagata!” esclamò il fotografo, un certo Joshua. Di fianco a lui stava Max che scuoteva la testa divertito. “ei che succede?” domandai. “si tratta della modella che deve posare. Alicia ha deciso di non presentarsi” spiegò. “bella roba.” Commentai “ei  ma quelle sono ciliege!?” esclamai. “già Victor, il fotografo ne va matto” ma non aveva finito di parlare che ne stavo già mangiando una. “Sono piuttosto contrariato, avrei preferito il pigiama” mi voltai mentre addentavo la ciliegia. “spiacente di rovinarti la festa” ghignai. “se questa non è la piccola Ginevra Hale!” mi voltai August mi aspettava a braccia aperte gli saltai al collo. Max ghignava alla vista di Alex, che sembrava più che contrariato. Ci separammo. E io recuperai un’altra ciliegia. Fu allora che Joshua si girò e lo potei vedere in faccia. Perchè diamine fai il fotografo tu? Mi domandai-insomma, con una faccia come la sua! Bello, anche con un po’ di barba (e non lo dico di tutti) occhi verde smeraldo e ciuffo spettinato castano, insomma wow-gli sorrisi colpevole mentre finivo di addentare la ciliegia. “sapete che vi dico”  disse al suo interlocutore dall’altra parte della cornetta “che non mi interessa, Alicia è fuori” e riattaccò. “salve e tu sei?” fece rivolto a me, gli porsi la mano: “Gin Hale” mi presentai “sono la sorella dell’imbecille qua di fianco” conclusi. “Oi, ti devo ricordare che sono più grande di te, Ginevra Claire Dominique?” mi ribeccò mio fratello. “Sì, e sai perché? Perché il tuo cervello non si è sviluppato come il mio, quando sei voluto uscire prima sono cazzacci tuoi, Maxuel Harold Nicholas” Dio come faceva a chiamarsi non solo Maxuel, ma anche Harold? I miei con lui sono stati proprio crudeli. “No sul serio ragazzi, i vostri genitori sono finiti in galera per qualche crimine riguardo ai nomi che vi hanno appioppato?” si intromise Alex. “Senti chi parla!” gli rispondemmo in unisono “Alexander Richard Pettyfer!” concluse mio fratello, e io scoppiai a ridere. “Oi!” esclamò ciuffobiondo. Gli diedi una pacca sulla spalla, anzi forse più di una, piegata in due per le risate, quando riuscii a parlare tra le risate esclamai: “E parli tu? No sul serio, meglio Ciuffobiondo, ciuffosempreperfetto o addirittura pollo ma Richard! Alexander Richard per di più..!!” lui incrociò le braccia sul petto e mise il muso: “A me il mio nome piace” disse. sgranai gli occhi, come poteva avere un’espressione così infantile -facendola sembrare dannatamente sexy detto tra noi- vestito in pratica da manager? In giacca e cravatta? Insomma aveva un aspetto da adulto con quel musino tenerissimo. “Ei Maxuel, vedi anche tu quello che vedo io?” domandò Joshua avvicinandosi a mio fratello con fare cospiratorio, Max annuì: “Buonafortuna a convincerla però” disse alzando le mani con fare di arresa. “Cos’è fatina, vedi qualcosa che ti piace?” domandò Alex ghignando, ignaro della conversazione che avvenniva a pochi metri da noi. Ghignai, beh si mi aveva preso di sorpresa, ma io vivo di contropiede: “Sì”dissi “tu con un po’ di punch in faccia” avvisai, recuperando la brocca di punch che stava di fianco alle ciliege e buttandogli in faccia il suo contenuto. August se la rideva, Max pure e Joshua dire che era senza parole era poco. Alex, beh (di nuovo l’ho chiamato per nome?, cazzo!) la sua faccia era davvero qualcosa da fotografare, così presi la macchina dalla mano di Joshua “Scusa” dissi, ma sembrava in trance. E immortalai il momento. Feci per allontanarmi e tesi la macchina a Joshua che stile macchina robotica la prese, poi feci per dirigermi lontano quando notai le qualcuno mi tratteneva per l’orlo della maglia di lino. Cazzo, mi sa che era ora di vendette. Alex -Dio devo davvero smetterla di chiamarlo per nome- sfruttando il suo peso a suo vantaggio mi girò e mi attirò a sé, per un momento ebbi la stranissima sensazione che mi avrebbe baciata, ma tempo di pensarci e mi ritrovai caricata in spalla. “Ei Joshua, mica ti ricordi da che pparte facevano quegli scatti in costume?” domandò. Joshua ancora stile cyborg gli indicò la strada e lui cominciò a dirigersi e io a dimenarmi, non sapevo cosa avesse in mente, ma avevo la netta sensazione che non mi sarebbe piaciuto, minimamente. “Mettimi giù!” minacciai. Ma lui rimase muto. Non riuscivo a districarmi dalla sua presa ferrea. Fu quando vidi le ragazze posare in bikini che compresi: “Alexander Richard, non ci pensare neanche!” esclamai. Ma lui mi ignorò. “Scusate ragazze, potreste uscire un attimo?” domandò, quelle obbedirono immediatamente e gli scoccarono occhiate piene di adorazione. Dio che schifo, pensai... beh non che sia brutto eh, però.. insomma non esageriamo, ecco. In quel momento mi sollevò dalla sua spalla come se pesassi solo due chili e non cinquantadue e mi catapultò nella piscina dentro la quale poco prima posavano le modelle. F*ck you, Alex! Lo insultai mentre riemergevo. Finalmente ripresi aria singhiozzando quasi. Avevo i capelli appiccicati al volto, così come i vestiti appiccicati al corpo. Mi spostai i capelli dalla visuale e rimasi un attimo sbigottita. Mi fissava. E se fossimo stati in un cartone avrebbe avuto la mascella per terra. Che fossi così indecente? Pensai, mentre diventavo il nuovo catalizzatore di energia negativa e odio da parte delle altre modelle. “Alex!!!!!!!!!!!!!!” esclamai. “Io... io ti DISTRUGGO!” Max accompagnato da August e un Joshua ripreso ci raggiunsero e cominciarono a ridere. Che cazzo! Pettafer o come cazzo ti chiami, ti sei ficcato in un brutto guaio!
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Allora che ne dite? Io mi sono divertita tantissimo a scriverlo :D spero vi sia piaciuto :) fatemi sapere baci

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Capitolo 3
*** Io ti stronco la carriera! ***


Capitolo terzo: Io ti stronco la carriera!

Mi ero appena finita di vestire, dopo che Joshua aveva gentilmente offertomi i servigi di Hope, la parrucchiera e dei vestiti asciutti. Si trattava di una camicetta a tre quarti e un paio di jeans dal cavallo largo. Uscii a grandi passi dal camerino di Martha, una ragazza che lo aveva ceduto non proprio così volentieri. Max, Joshua, August e ciuffosempreperfetto erano lì mi diressi da lui a grandi passi puntandogli l’indice contro: “Tu!” esclamai. Non sapevo come diamine tirare fuori tutto quello che avevo in testa e non aiutava la sua espressione, che lo faceva sembrare una specie di divina greca. “Qualche problema, fatina?” mi sfidò. “Io...” veramente non sapevo con tirare fuori tutti gli insulti che avevo in serbo per lui e vi assicuro che il mio vocabolario è ben fornito. “Io.. TI STRONCO LA CARRIERA! Pettafer o come diavolo ti chiami!” lui inarcò un sopracciglio, ma ero troppo arrabbiata per veramente fare caso alla sua dannatissima, bellissima faccia. “è Pettyfer Gin” mi corresse calmissimo. E cosa credi che me ne importi? Okay forse un pochino. Mi fece presente il mio cervello. Ma lui era calmissimo e la cosa mi dava ancora di più ai nervi. “vedi un po’ che hai cominciato tu col punch!” mi fece presente “se tu non fossi così dannatamente irritante non ti avrei rovesciato in faccia nessun punch!” lo ribeccai. “diglielo anche tu Max, che non ho fatto niente di male!” esclamò Alex rivolgendosi a mio fratello. “Maxuel” minacciai. “Io..” disse mio fratello “preferirei non schierarmi ecco.” concluse. “Traditore” borbottò Alex. “cos’è ?” lo sfidai avvicinandomi ancora di un passo con fare strafottente “non sai affrontarmi da solo?” lui mimò le mie mosse e ora eravamo naso a naso. “Pff. Semmai paura di rovinare il tuo bel visino”inarcai un sopracciglio e rimanemmo in silenzio a fissarci in cagnesco come due animali famelici. “50 dollari che la bacia” sentii dire August, ma ignorai la cosa, me l’avrebbe pagata comunque, ma dopo, ora ero presa in una gara di sguardi e non avrei perso, proprio no. “50 che lei lo prende a pugni” in una parte della mia mente ghignai, e bravo fratellino, mi dissi. “ciliege?” domandò Joshua porgendoci il vassoio. Ne presi una. Alex declinò. “ti rovino ciuffosempreperfetto” dissi allontanandomi “tremo fatina” rimarcò la mia frase al nostro primo litigio. “tanto ci vediamo a casa” lo minacciai, prendendo la mia borsa e andandomene, dopo aver salutato con la mano Max, August e Joshua. “Non aspettarmi alzata, zucchero” mi chiamò dietro. “Non era mia intenzione, trottolino” risposi per le rime, e mentre me ne andavo sentii mio fratello dire ad Alex (ancora? Ancora col nome? Gin riprenditi!) “sì, Alex. Mia sorella ci sa definitivamente fare” ghignai uscendo. Fu allora che decisi di chiamare Jake. Era a New York per trovare un amica che non stava troppo bene e decidemmo di incontrarci in un café all’angolo della strada dove abitavo. Ora stavamo sorseggiando del caffé e gli stavo raccontando l’accaduto. “Ti prego dimmi che qualcuno vi ha filmati” esclamò ridendo a crepapelle. Gli scoccai un’occhiata omicida. “No, Jake. Nessuno ci ha filmati” dissi minacciosa. “Dai, ti prego. Devi ammettere che è stato geniale e dannatamente cominco!” dissi sorseggiando il suo caffé. “Sicuro” dissi imitandolo. “Dai, cucciola. Poteva essere peggio” disse, inarcai un sopracciglio a sfidarlo a trovare di peggio. “okay, ammetto può essere stato abbastanza imbarazzante, ma ci scommetto voi due andrete avanti” disse alzandosi e pagando il conto. “che intendi?” domandai, sinceramente curiosa di capire la sua logica perversa. “Niente,” disse scoccandomi un bacio sulla guancia “tesoro” mi prese in giro. “Jake!” ma era già fuggito via. Mi ricomposi, presi la borsa  e uscii dal café. Fu allora che con la mia cattiva abitudine di non guardare la strada prima di attraversare fui presa in pieno da un ciclista e caddi a terra sbattendo la testa. Caddi nell’incoscenza.
 
“Signorina, Signorina.. sta bene?” sentii la voce, sbattei più volte le palpebre. Ma sei coglione? Mi domandai riconoscendo il ciclista che mi aveva investita. Mi hai presa in pieno e mi chiedi se sto bene? Cazzo esistono le piste ciclabili imbecille! “lasciami spazio per respirare, idiota!” esclamai e lui sparì dalla mia visuale. “porca puttana in gondola, che botta” disse massaggiandomi la nuca. Cercai di tirarmi su, invano. “Come si sente?” Come una che è stata appena presa in pieno da un ciclista rincoglionito. “Mmm... vediamo direi indolenzita, ma il sentimento persistente è incazzata” dissi “e no” alzai un braccio a zittirlo “io non risponderei fossi in te” lo avvisai “perché ho già avuto una giornataccia, mi hai appena investito e sono parecchio incazzata, non è un bel mix, quindi ti consiglierei di cucire la tua boccaccia” dissi. Non sentivo molto bene le gambe e la testa mi girava abbastanza anche se ora ditinguevo il cielo dallo skyline della grande mela. “Porca puttana! Ed è tutta colpa di quell’imbecille di Jake.. questa me la paga, altroché intervista e intervista durante la mia vacanza..” mugugnai. “Signorina c’è qualcuno che possiamo chiamare per aiutarla” inarcai un sopracciglio. “No grazie.” Dissi “abito in quel palazzone laggiù. Ci arrivo anche da sola.” Sbottai. Mi alzai moltooo lentamente. E rischiai di cadere, lui mi prese giusto in tempo. “Sul serio è meglio se chiamiam qualcuno” disse. “Okay” concessi, poco convinta. Presi il telefono, ma prima che potessi fare il numero di Max sentii la voce alle mie spalle. “Gin?” mi voltai. Nick Johnsons, un mio ex compagno di college stava lì e mi fissava a bocca aperta. “Nick..?” risposi. “Gin! Sei proprio tu!! Ma che ti è successo?” domandò raggiungendomi a grandi passi. “Ehmm.. sono stata investita da una bicicletta impazzita. Grazie puoi andare, mi aiuta il mio amico, qui.” Dissi al ciclista che assicuratami al supporto di Nick recuperò la bici e se ne andò. Mi accompagnò all’appartamento. Mi fece sedere sul divano. “Dio che mal di testa”mi lamentai. “sei fortunata che ti ho incrociata” disse lui “se no a quest’ora stavi ancora coll’imbecille” ghignai. Ecco una cosa bella di Nick, la pensa come me riguardo agli imbecilli. Sorrisi. Poi sbadigliai. “Meglio che ti lascio riposare, mi raccomando non sforzarti” disse scoccandomi un bacio sulla fronte e sparendo. “non ne ho la benché minima intenzione” assicurai.
 
“Ei Gin, Gin.. mi senti?” aprii gli occhi. Alex ciuffosempreperfetto mi stava scrollando la spalla. “Alex..?” domandai. “Max è rimasto al locale, che ci fai qua?” domandò. Cercai di alzarmi un po’ sui gomiti, ma la testa mi girava, ancora. “Ehm.. mi ha investito un ciclista” dissi. “che..?” ripetei la frase. “fa vedere” disse quando vide che mi massaggiavo la nuca. “hai un bel bernoccolo, ma sono sicuro che domani starai meglio” sorrisi, debolmente. “Dai ti porto su, che non ho voglia di dormire, ho voglia di guardare un po’ di tivù” scossi la testa. “No. Adesso sono sveglia, mi sa che mi dovrai sopportare ancora un po’” dissi. Lui sorrise, mi alzò le gambe leggermente si sedette e le posò sulle sue. Era un gesto abbastanza gentile e intimo e in silenzio lo ringraziai della gentilezza, lui mi sorrise prima di prendere il comando della tivù. Passò su un canale per bambini e per poco non saltai sul posto. “No, no! Non cambiare lascia qua!” era il cartone di Mignolo e Prof, sapete quei due topini da laboratorio che tutte le notti ‘conquistavano il mondo’? quello. Il mio cartone preferito. “Sul serio?” domandò. “Mignolo e Prof?” mi prese in giro. “Oi! Guarda che Prof regna!” lo ribeccai. “a me è sempre stato più simpatico Mignolo” mi informò. “beh vedo la ragione siete due imbecilli uguali” lui ghignò. “Allora facciamo così io sono Mignolo e tu sei Prof!” esclamò lui, ma mi stavo già addormentando. “mmm.. Sì Mignolo, conquistiamo il mondo..” borbottai, prima di addormentarmi lo sentii passarmi una carezza sul viso, ma ero già nel mondo dei sogni quando sentii “Buonanotte topolino”.
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Oggi sono ispirata xD due capitoli in un giorno xD fatemi sapere che ne pensate, sempre! Baci

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Capitolo 4
*** NO!Appunto. ***


Capitolo quarto: NO! Appunto.

Fui svegliata da un suono molesto proveniente da qualcuno accanto a me. Aprii lentamente gli occhi. Ero sdraiata sul divano con le gambe appoggiate o meglio ehm.. come dire intricate con quelle di Alex ciuffosempreperfetto, che dormiva con la testa a penzoloni. Oltre all’imbarazzo della situazione –insomma oltre all’ovvio, fino a ieri io e lui ci scannavamo.. insomma e poi lo conosco da due giorni!- c’era quel continuo suono. E Alex (il proprietario del telefono) se la dormiva bellamente. “tua sorella in gondola, telefono di merda!” esclamai sottovoce prendendo un cuscino, presi la mira e tirai. Alex si svegliò immediatamente. “Il telefono, pirla!” esclamai, girandomi di lato e abbracciandomi all’altro cuscino. Alex si grattò la nuca e mezzo addormentato recuperò il congegno infernale. “Che strano ID sconosciuto” mi informò, come se me ne fregasse qualcosa minimamente. “pronto. Sì sono io, chi parla?” fu allora che rimase zitto. “Ah sì Chantal, quella con i capelli neri lunghi” disse, cercai di ignorarlo. “Certo.. anzi no, meglio di no oggi.. qualcuno non sta troppo bene” disse scoccandomi, lo sapevo, un’occhiata preoccupata ‘Etcì!’ esclamai, tirando poi su col naso. “sì.. okay perfetto”. “okay. Ci sentiamo Chan’”. “ma dov’è Max..?” domandò poi. “non lo so. È grande e vaccinato, sa cavarsela da solo” mugugnai attutita dai cuscinni. “Ah grazie dell’interessamento sorellina” alzai il viso e Max stava scendendo le scale in mutande con una donna, con addosso solo la sua camicia. “Ti prego dimmi che non hai usato camera mia” borbottai sconsolata. “No tranquilla. Meno male che non ti vede papà” disse. “sì e meno male che mamma non vede te, perché sennò a quest’ora starebbe urlando come una pazza” risposi a tono. La donna, scoppiò a ridere, un’oca. “che teneri” disse, notai Alex alzare un sopracciglio. “non siamo teneri” dissi “ma vampiri assetati di sangue” questo sembrò zittirla. Alzai lo sguardo e la vidi passarlo da me a Max. Scoppiai a ridere. “non siamo vampiri, tranquilla”dissi “e tu smettila di muoverti come un rinoceronte disarticolato, ti ricordo che sei pesante e le mie gambe non possono sopportare tutto il tuo peso!” esclamai rivolta ad Alex “quante storie!” mi ribeccò.
“Ti vuoi alzare anche tu o mi tocca portarti la colazione a letto, Prof?” domandò melodrammatico. In tutta risposta gli lanciai l’altro cuscino. “taci! Le mie orecchie non sopportano più di tanto la tua voce da papero!” sbottai. E mi rimisi a dormire. Per quanto fosse difficile. Mi alzai, prendetelo in senso lato, perchè ero ancora sul divano verso le due, accesi su Mtv. “pronto?” era Jake. “dimmi che non sei sul divano a scroccare patatine e guardare Mtv, ma sei a fare l’intervista a Pettyfer.” Sorrisi. “Bingo” dissi. “oh ma guarda se devi fargli qualche domanda è appena entrato in salotto.” Dissi “Oh no.. no Ginevra...” ma avevo già lanciato il telefono ad Alex. “è per te” gli dissi. “pronto...?” fece insicuro. Mentre io me la godevo. Sentivo tutto tanto urlava Jake. “Ginevra Claire Dominque Hale, sei nei casini! Ti rovino, aspetta che torni senza quella dannata intervista e vedi che fine fa il tuo bel visino da angioletto...!” ghignavo. Alex sembrava impressionato. “seriamente amico, da dove le hai tirate fuori certe minacce?” domandò ciuffosempreperfetto. Sentii il silenzio. “Passami Gin” domandò molto gentilmente, ma ancora abbastanza urlato Jake. “è per te” mi fece Alex tendendomi il telefono. “Sì?” domandai. “Hale.. muovi il culo e fai quell’intervista” disse e mi chiuse il telefono in faccia. “Ops” dissi. “ha chiamato Max, dice che Joshua vuole parlare a me e anche a te” disse. “uffy, mi devo proprio alzare?” lui annuì. “che palle” borbottai.
“Non ho la benché minima intenzione di salire su quell’aggegio” dissi convinta “soprattutto se guidi tu”conclusi. Alex, per nulla impressionato, inarcò un sopracciglio. “No ciuffoperfetto..” dissi, ma mise su il muso “e non fare quella faccia, con me non attacca”. Appunto.
Scesi dalla macchina, o meglio ne saltai fuori non appena quel pazzo scatenato, patentato, la fermò. “Hai visto non è stato tanto male” disse. “Io sulla tua macchina non ci salirò mai più!” esclamai. “finiscila, non fare la drama queen” mi disse mentre entravamo. “finiscila tu o ti ridecoro questa volta con cemento a presa rapida” lo minacciai. “ah eccola, la nostra star!” sentii dire, mi voltai Joshua mi sorrideva, Max si faceva il segno della croce e August stava a guardare. Ci misi qualche secondo a realizzare. “non se ne parla!” esclamai. “Dai Gin, per piacere” disse Joshua. “NO! Ho già detto no?” senza trovare alleati nel gruppo davanti a me mi girai da ciuffosempreperfetto. Che faceva il muso, non di nuovo “e tu! Che fai! Non dovresti stare dalla mia parte!?” ma niente, continuava. Ero circondata da nemici.
 
“Stai benissimo tesoro” mi disse Hope. Era simpatica, sulla trentina, con gli occh incavati e le labbra sottili. “sarà, ma io non sono per niente fotogenica e mi sento un pasticcino in questo vestito” mugugnai guardando la gonna stile anni sessanta che indossavo, perla e rosa antico per di più. Hope rise. “dai vai, ti staranno aspettando” mi disse. Presi un lungo respiro e proseguii fuori dal camerino. Alex mi dava le spalle, era di nuovo vestito in frac, e anche August, Max mi sorrise. Borbottavano qualcosa o meglio cospiravano. “posso sapere di che cosa discorrono lor signori.. o beh signorine” dissi lanciando un occhiata fugace ad Alex, sembrava tutto forché una signorina, ma prenderlo in giro era uno spasso. Che però non ebbe la risposta pronta, strano, molto strano. Qui gatta ci cova. Ei fratello perché continui a fissarmi? “Ciuffoperfetto?” domandai “ho qualcosa in faccia per caso?” domandai agli altri che scossero la testa. “Okay, Ciuffo, mi sto sul serio preoccupando il gatto ti ha mangiato da lingua?” nessuna risposta. “Ei amico, quante volte te lo devo dire di non guardare mia sorella così?” esclamò d’un tratto Max tirandogli l’orecchio. Fu quello che fece riprendere il nostro uomo in frac. “E finiscila Max” disse semplicemente. Cosa niente cattivi rimarchi o risposte a tono? Amico hai la febbre tu, altroché. “Dai in posizione” ci risvegliò la voce di Joshua. Che palle. “Allora” ci istruì “dovete essere il più naturali possibili, parlate anche se pensate che possa aiutarvi okay?” disse “incominciamo con quella centrale” disse “avanti Gin mettiti in mezzo tra Alex e August. Ecco brava” ora cerca di trovare un contatto con entrambi” mi istruì. Più facile del previsto.. o no? Presi August per l’orecchio, doveva soffrire un po’ per la scommessa del giorno prima. “Ei Josh” chiamai “Ho qualche problema con l’imbecille” disse indicandolo. “Ei non chiamarmi imbecille, fatina!” esclamò, a sì ora ti faccio vedere io la fatina, lo afferrai per la cravatta portando le faccia alla mia altezza, detto che non sono alta. “guarda che ti faccio diventare donna” lo minacciai. “perfetto” disse Josh “state così. Pronti. Ora” rimanere ferma con un sorriso da scema a due o poco più centimetri dalla faccia di Alex mi fece scoppiare a ridere. “Ti conviene allontanarti fatina,” mi avvisò “e giuro che non rispondo più di me” mi allontanai fissandolo un po’ attonita e registrando ogni minimo gesto. Si lisciò la camicia e mise appossto il colletto. Gli scatti intando andavano avanti. Alla fine lo mimai e lo facemmo insieme, mi stavo divertendo, abbastanza..ne facemmo parecchie di foto. Poi Joshua finalmente soddisfatto disse che avevamo finito e potevamo andare. Era però abbastanza scontento, c’era qualcosa che mancava e ne parlava con Max. August scappò via, dopo che aver parlato un po’ doveva andare da Juliet (la sua fidanzata). Rimanemmo solo io e l’imbecille. “Ei di un po’ uomo in frac” lo apostrofai, mi fissò con un sopracciglio alzato “perché non esci con Chantal oggi così ti ripigli, che mi sa che non stai troppo bene” lui fece un passo verso di me e mi girai completamente ad affrontarlo. “tu dici?” ghignai. “beh dipende” dissi “l’alternativa e rimanere qua con quella faccia da ebete” sembrò offeso. “E dai che palle mica significa che non sei gnocco solo per la faccia da ebete”dissi. O cazzo. Duplicate cazzo, moltiplicatelo per dieci e questa era la mia maledizione mentale. Rimase lì fermo, sbigottito. Scossi la testa, divertita dalla mia stessa frase e me ne andai, o meglio ci provai e Max che aveva fissato tutta la scena aveva già impugnato una macchina fotografica con Joshua che lo incitava silenziosamente a fare una foto. Fu allora che sentii la leggera pressione sul mio polso e mi ritrovai a volteggiare con quella sottospecie di vestito a pasticcino e mi ritrovai con Alex che mi teneva il braccio sul quale aveva la presa flesso e aveva posizionato la mano libera sul mio fianco (ei aspetta un po’ non mi da fastidio? Cazzo, cazzo, cazzo..!) e mi attraeva a sé tanto che mi ritrovai col petto contro il suo, lo fissavo ad occhi sgranati, le labbra semiaperte (non so se avete presente, ma mi sembrava di stare in uno di quei film d’amore, ma che dico qua stiamo parlando di Ciuffobiondosempreperfetto e della sottoscritta, cosa film d’amore e film d’amore questo semmai e una buona commedia). Volevo dire qualcosa ma non ci riuscivo, proprio no, non quando mi fissava con quell’epressione. Okay, Huoston we have a problem! Fu allora che lo scatto partì e mi accecò. Volevo uccidere Max in quel momento. Ma mi risolsi per separami da Alex e fare un mezzosorriso in direzione di Joshua che mi tirava su i suoi pollici sorridente. Poi sparii, dovevo chiarirmi le idee.  
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Andiamo ragazzi un po' di entusiasmo? che ne pensate? :D sono aperta anche alle critiche, ma fatemi sapere 

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Capitolo 5
*** Nick ***


Capitolo quinto: Nick

Era passata una settimana da quando avevamo posato, io e Alex continuavamo a battibeccare come cane e gatto (o come marito e moglie, come faceva puntualmente notare il mio amato fratellino). Ora Max era fuori con Anna (la gallina che avevamo incontrato in camicia a casa mia quando io e Alex avevamo dormito sul divano) e io ero comodamente seduta sul divano o meglio appollaiata il più lontano possibile da Alex, leggevo una rivista mentre lui guardava la televisione. Da quando era successo -che poi cosa mai era successo?- cercavamo di starci abbastanza lontani anche se la maggior parte delle volte fallivamo miseramente e finivamo per urlarci contro insulti alquanti divertenti (sempre a detta di Max). Lo fissavo, ogni tanto, okay abbastanza spesso, ma ditemi voi, come si fa a non fissare quella specie di divinità greca che sta seduta sul divano a casa tua in tuta come se fosse la cosa più normale del mondo, i capelli spettinati e la barba non fatta (e tra parentesi gli sta alla grande) un bicchiere di succo in mano? Appunto. “Senti se mi devi dire qualcosa fallo, ma non continuare a fissarmi zitta, è spaventoso” disse d’un tratto. Ops, si è accorto che lo stavo fissando, pensai quando si girò leggermente a guardarmi. “Guarda che hai proprio capito male, ciuffosempreperfetto” mi difesi “vedi che il mondo non gira attorno a te, stavo pensando ed fissavo il vuoto” inventai. “Tu che pensi? Ma quando mai?” rise lui. Ah ma allora vuoi proprio la guerra. Gli tirai una cuscinata e lui, sacrilegio!, versò del succo sul tappeto. Io adoro quel tappeto! “Tu! Rovina il mio tappeto e siamo in guerra!” gli urlai contro. “Ei! Non è mia colpa mia! Sei tu che mi hai fatto perdere controllo del bicchiere!” mi accusò. “Io ti rovino, Pettyfer! Prova anche solo a toccare ancora quel tappeto e puoi dire addio al tuo bel viso!” lo minacciai. “Oh quante storie!?” esclamò lui, ridussi gli occhi a due fessure, vuole la guerra allora. Fu allora, e ammetto non me lo aspettavo, che mi ripagò la cuscinata. E al contempo mentre eravamo presi metà a ucciderci e l’altra metà a rotolare in battaglia giù dal divano che il mio telefono suonò. Non lo raggiunsi prima che lui riuscisse a liberarsi di me e acchiapparlo. “Telefono di Gin” disse all’interlocutore. Oddio, oddio e mo’ chi era e come l’avrebbe presa..? “è per te” genio! È il mio telefono. Mi porse il cellulare. “pronto?” silenzio. silenzio. “Ei Gin, sono io, sono Nick. Volevo sapere se stavi meglio” oddio era Nick, sembrava ferito in qualche modo. “Ehm sì. Sto meglio grazie.” Dissi insicura. “beh volevo anche chiederti se ti andava di fare un giro, ma ho sentito che sei impegnata quindi...” o cielo non aveva capito niente! “Ehm NO!” esclamai “cioè insomma, sì mi farebbe piacere e no hai capito male. Ti ha risposto Alex perché... ehm..” cosa gli dicevo? Eravamo impegnati a rotolare sul tappeto e ha avuto la meglio? Non potevo “aveva l’ i-phone in mano per giocare a fruit ninja” grande, questa sì che era una bella scusa, ma ancora non spiegava perché quella sottospecie di modello strapagato vivesse con me (e mio fratello, aggiunsi, ma Nick non poteva saperlo). “Ah okay, meno male. Beh dai allora ti passo a prendere per le nove?” risposi che sì andava bene. Oddio. Avevo un appuntamento con Nick sorrisodafarfallenellostomaco quella sera. Dovevo andare a fare shopping e qualcuno doveva pagare per aver minato a questa possibilità. Fissai Alex con uno sguardo che gli fece capire immediatamente tutto. “Oh no!” esclamò “io a fare shopping con te non ci vengo” disse. okay, era il momento di ritorcegli contro la sua tecnica. Misi su il muso. Lui alzò gli occhi al cielo, aprì un paio di volte la bocca, ma non ne uscì alcun suono. “Okay” concesse “ma i negozi li decido io.” Disse. “e guido io” lo avvisai subito. “come se dessi in mano la mia macchina a te!”.
Okay alla fine guidò lui. Mi portò in una paio di boutique davvero fighe e comprai parecchio, ma alla fine non avevo trovato nulla che mi convincesse. “insomma Alex” dissi quando uscii con l’ennesimo completo “renditi utile. Se dovessi uscire con te come mi dovrei vestire?” esclamai irritata dal suo mutismo o ‘sì ti sta bene’. Sembrò preso alla sprovvista e ci pensò un po’ su. Poi si scrollò nelle spalle: “penso andresti alla grande anche solo in tuta. Ma quello sono io. Non so il tuo amico” disse mettendo molta enfasi sulla parola ‘amico’. Sbuffai e rientrai. Mi cambiai in una gonna a metà coscia era di jeans (quindi faceva casual) e una canotta bianca con una specie di giacchetta verde acido. Uscii e Alex rimase fermo a bocca aperta. Ghignai e mi guardai allo specchio. Si effettivamente mi stava bene. “davvero?” domandai mentre osservavo con occhi critico il mio riflesso. Alla fine mi decisi per quello. Mentre tornavamo a casa rimanemmo in silenzio, il che era strano a sufficienza.
Alle nove meno dieci ero già pronta per uscire. Alex anche sembrava dover uscire. “mi ha chiamato Chantal. Ha detto che voleva fare un giro, Max è fuori con Anna e ha detto che si fermerà a dormire da lei, quindi.” Ma perché cavolo si stava giustificando con me e perché la cosa mi sembrava più che dovuta? Alle nove meno cinque cominciai a impanicare. “oi, oi Gin calmati. Andrà alla grande” mi disse Alex, prendendomi per le spalle. “relax” concluse e mi rilassai visibilmente dopo aver preso un lungo respiro ad occhi chiusi quando li riaprii non sapevo cosa avrei trovato ad aspettarmi. Alex mi fissava e per poco non mi persi in quei suoi dannatissimi occhi che con quella luce erano di un verde smeraldo e non il solito verdazzuro cui ero abituata, o cazzo. Duplo cazzo, triplo e quadruplo tanto per andare sul sicuro. Eravamo a pochissimo di distanza... oh merda. Gin mantieniti è solo Alex ciuffosempreperfetto Pettyfer. Andiamo vi scannate in continuazione... GIN! Il suono del campanello ci fece separare di botto, avevamo entrambi il respiro pensante. “Tu...” sospirai, lui rimase zitto “Oddio..!” esclamai. Risposi al citofono “cinque minuti e arrivo” dissi. Perchè cavolo stavo procastinando...? Fu allora che mi prese di sorpresa, non feci in tempo a girarmi che sentii le sue mani ai lati della mia faccia. Appoggiò la sua fronte alla mia. “Scusa” sussurrò, prima di allontanarsi. “Dovresti...” disse, sembrava a metà tra il triste e il divertito, se era possibile. “Io ehm.. sì. Divertiti con Chantal” gli augurai. “sì anche tu con...” gli sorrisi “Nick” conclusi. “con Nick” mi sorrise e sparii fuori dall’appartamento.
 
Nick mi aspettava. “Ei Gin” mi sorrise. “Ei scusa. Dettavo un paio di regole di sopra. Ancora non capisco perché me lo devo tenere in casa quando è amico di Max e Max non c’è mai”dissi scuotendo la testa divertita. “dai andiamo” mi disse e fece strada. “allora alla fine sei venuta a New York” mi disse. “ah.. ehm.. no, insomma sono solo in vacanza. I miei ci avevano lasciato un appartamento e io e mio fratello abbiamo scelto lo stesso periodo per venirci” spiegai. “Ah capisco e Alex..?” domandò. Ah eccolo lì il problema. E Alex..? beh Alex mi sta mandando il cervello in pappa, mi fa uscire matta. Beh non potevo dirglielo. “è un suo amico che aveva invitato a stare in casa” dissi. Mi portò in un locale e ci sedemmo. Quando la cameriera venne a prendere le ordinazioni (avrà avuto quindici anni) mi fissò per un po’. “Oddio, ma sei davvero tu!” esclamò. “Ehm.. ci conosciamo?” domandai insicura. “Non ti avrei mai riconosciuta con i capelli lisci! Oddio ma perché stai così bene con i ricci!” esclamò ancora. Inarcai un sopracciglio, tesoro non sono riccia ecco perché non ho i ricci...? ma poi guarda che devi avermi scambiato per qualcun altro. “oddio quelle foto sono stupende!” ah ecco, ora avevo capito. Le sorrisi gentile. “Ehm grazie” dissi. “potresti autografarmele??” prima che potessi risponderle era sparita. Oddio.. questo era perché non avevo mai voluto posare.. non amo essere al centro dell’attenzione. Sorrisi a Nick. “Ehm, diciamo che te lo spiego poi...” dissi. La ragazza era già tornata con una rivista. La teneva aperta sulla prima pagina degli scatti era quella dove tenevo Alex per la cravatta e lo minacciavo mentre tenevo per l’orecchio August. “io le trovo tutte stupende” mi disse “ma quelle che preferisco sono queste due” disse e girò la pagina. C’era enorme lo scatto a sgamo del nostro (oddio ho davvero detto ‘nostro’?) momento e in piccolo un’altra foto a sgamo di cui non sapevo niente: eravamo io e Alex che dormivamo sul divano accoccolati. Porca puttana... devo uccidere Max! Le sorrisi e feci la mia firma. “trovo che stiate benissimo insieme” disse prima di prendere le ordinazioni. “c’è una ragione per la quale non ho mai voluto posare” dissi a Nick. “così.. ehm.. lui é?” domandò. “Alex.” Dissi d’un fiato.  “lo stesso...?” annuii. “Ei, ma quella non é Gin?” sentii dire ad una voce. Mi voltai erano Alex e Chantal. Oddio, poteva questa serata davvero diventare più strana? “Ei GIN!” mi chiamò avvicinandosi. “Ei Chan’” l’apostrofai “anche voi da questa parti?” domandai. Alex aveva ingaggiato una gara di sguardi con Nick. “Alex.. vero che possiamo unirci a loro..?” chiese Chantal, ma Alex non rispose. Oddio quest’uomo! “Ciuffosempreperfetto..?” chiamai, questo attirò la sua attenzione. Ghignò, o cielo, Gin mantieniti. “sì fatina?” domandò. “perchè non ci sediamo?” si intromise Chantal, prendendo posto difianco a Nick. Oh bene, stava anche arrivando la cameriera quindicenne. Che immediatamente si nascose al bancone. Oddio che serata. Alla fine riuscimmo a essere serviti e uscimmo.
 
Io e Chantal camminavamo davanti e chiacchieravamo e loro due stavano leggermente dietro.
 
ORA OSSERVATE LA SITUAZIONE DAL PUNTO DI VISTA DI ALEX
Okay, poteva la serata essere davvero più strana? Isomma, non solo quello che era successo a casa, ma anche questo? Sentivo che anche Gin non era completamente a suo agio con la situazione o ma chi cavolo lo sarebbe stato..? Camminavano davanti a noi, Chantal aveva il comando della conversazione, ma Gin la ascoltava e spesso si intrometteva per fare battute e domande, questa è la mia ragazza (e sì, dico, sottolineo, cerchio e coloro la parola ‘mia’ chiaro? Non so chi diamine sia questo damerino, ma non mollerò così). “Allora Alex, che lavoro fai?” mi domandò d’un tratto Paul?.. ehm no il suo nome era un altro... Ric..? no neanche. Ah ecco sì ‘Nick’. “il modello, ma ho anche fatto un paio di film” dissi. “e non potevi permetterti un albergo e ti sei intrufolato in casa Hale?” oh ma quanto è stronzo? Devo ammetterlo il damerino sa il fatto suo. “sono stato invitato a trascorrere un po’ di tempo con un amico. Qualche problema?” mi dava davvero sui nervi. Quasi quanto Gin. “sì. Amico” disse lui “vedi di starle lontano.” Mi disse. “è dal college che le ho messo gli occhi addosso. Ma stava con James ed era troppo presa. Ora che è libera non ho intenzione di farmela scappare.” Inarcai un sopracciglio, indeciso. C’era Chantal presente, ma quello non era il problema maggiore, era che Gin non avrebbe gradito una litigata. “non so di cosa stai parlando” mi decisi di mugugnare. “oh sì che lo sai. E non provare a sviare il discorso sulla tua ‘distrazione da Gin’.” Disse parlando di Chantal. A questo la mia testa scattò a vedere se le due lì davanti avessero sentito qualcosa.
Niente. Per fortuna. Tornai a sfidarlo con lo sguardo. “Ragazzi...?” chiamò insicura una voce. La riconobbi immediatamente. Gin. Passava lo sguardo da me al damerino preoccupata. Nick sorrise e la raggiunse. “niente” disse “non siamo della stessa squadra di football” si inventò. Ah così questa era la tecnica. “Alex ti muovi?” chiamò Chantal, la raggiunsi. Nick aveva passato un braccio attorno alla vita di Gin che sembrava a metà tra l’imbarazzato e l’indecisione. E ti capisco, topolina, non è il sottoscritto. Oddio so essere vanitoso alle volte.
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Okay gente! ecco un altro capitolo! Fatemi sapere che ne pensate! Baci

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Capitolo 6
*** Dalla cucina alla camera da letto ***


Capitolo sei: Dalla cucina alla camera da letto
Okay ero sopravvissuta alla serata. Incredibile ma vero. Quando Nick mi aveva riaccompagnata a casa si era avvicinato per baciarmi, ma qualcosa mi fece spostare leggermente la traiettoria del bacio sulla guancia. Mi era sembrato alla metà tra il convinto e il ferito da quel gesto. “Buonanotte Ginny” disse. oddio, ma perché mi aveva chiamata ‘Ginny’? Quando vi ho detto che mi chiamavano ‘Gin’ e ‘Ginny’, quest’ultimo soprannome era riservato a due sole persone Marianne, la mia ex migliore amica e James. Lui lo sapeva che James mi chiamava così, perché lo aveva fatto anche lui? Entrai in casa. Alex stava guardando la televisione, collassai sul divano di fianco a lui. “okay” dissi “questo è stato strano” sorrisi. Lui annuì solo. “Mi dispiace. Se non l’avessi portata in quel locale, la serata sarebbe stata tranquilla” disse. Gli sorrisi. “se proprio vuoi farti perdonare ci sarebbe un modo” dissi, malefica. “perché ho l’impressione che sto per fare un patto col diavolo?” domandò retorico prima di rispondermi: “sentiamo” sorrisi. “ti ricordi di Jake, il mio datore di lavoro?” lui annuì. “vuole che ti faccia un’intervista” spiegai. “se torno senza intervista mi uccide, letteralmente.” Dissi. “okay Gin” beh questo era stato veloce. Aveva accettato velocemente. Tanto velocemente che era quasi sospettoso. “okay. Però io ora ho fame.” Acconsentii. “allora la nostra intervista si svolgerà in cucina” disse lui alzandosi e andando in cucina. In quel momento notai che non indossava niente se non un paio di boxer e una cannotiera. Oh beh, grazie Maxie. Ti devo un enorme favore. Mi ritrovai a pensare. Lo seguii e presi il registratore mentre pensavo alle domande da fargli. Mi sedetti mentre lui al piano bar preparava da mangiare, quest’uomo! C’è qualcosa che non sappia fare? “Mmm... bene cominciamo. Età?” lui sorrise. “cominci dal facile. 22” rimasi stupita lo facevo più giovane. “sul serio? Sei vecchio amico” lo presi in giro. “perché tu quanti anni hai signorina?” sorrisi. “sono io a fare le domande qua” me ne tirai fuori. “Gin” ghignai “tanto ti ruberò la carta d’identità e lo scoprirò lo stesso” mi avvisò. “cibo preferito?” domandai. “Lasagne. Adoro la cucina italiana” ammise. “tu?” alzai gli occhi al cielo. “guarda che sei tu quello intervistato, Alex. Non devi farmi le domande” gli ricordai. Ma lui mise su il muso: “okay. Big mac” lui scoppiò a ridere. “ei vedi un po’, ho appetito” mugugnai. “colore preferito” lui si scrollò nelle spalle. “andiamo questa è facile Alex” lo incoraggiai. “blu” ammise. “oh ecco era tanto difficile!” esclamai avvicinandomi e rubando una cucchiaio di qualsiasi cosa stesse preparando. “rettifico.” Disse d’un tratto “blu notte” lo fissai incuriosita. “non chiedermi perché” disse “non lo vuoi mettere nella tua intervista” spiegò. Misi su il muso. “però ora lo voglio sapere” lui trattenne ancora un po’ la facciata. “se me lo chiedessi domani mattina verso le dieci ti direi che è azzurro” ammise. Non mi chiariva la cosa. Continuai a tenere il muso. Sbuffò, lasciò quello che aveva in mano e si girò verso di me, poggiandosi la mano con lo straccio al suo fianco: “sei proprio cocciuta” mi disse “dipende da come la luce colpisce i tuoi occhi” ancora non capivo. “oltre che cocciuta sei pure scema?” domandò. “oi!” esclamai “insomma dipende dai colore dei miei occhi?”lui ricomiciò a cucinare, beh questo non me lo aspettavo. “ti avevo detto che non lo avresti voluto mettere nella tua intervista”ripeté. Superato il mezzoinfarto proseguii: “montagna o mare?” andammo avanti così per un po’. “okay. Questa la vorranno sapere un sacco di ragazzine malate.” Iniziai. “donna ideale?” lui sorrise. “mi piacciono tutte” disse. “ah che bella roba” dissi “non puoi inventarti niente? Almeno per renderla più interessante? O devo descrivere Chantal?” lui scattò verso di me. “non è lei il mio tipo ideale.” Sillabò. Okay, ma stai calmo amico. “allora ammetti che c’è un tipo ideale. Sputa il rospo” dissi. “okay. Mi piacciono quelle con grinta” iniziò “non mi piace avere vita facile, preferisco quelle che non hanno paura di contraddirmi. Non voglio mai stufarmi. Deve essere divertente. Non importa che sia fifona, l’importante è che quando è il momento sappia lottare con le unghie e con i denti. Insomma deve sapere il fatto suo”sorrisi. “amico” dissi dandogli una pacca sulla spalla. “rimarrai scapolo. Non ne conosco così”. Lui mi fissava. La cucina completamente dimenticata. “che c’è?”domandai. “posso fare una cosa?” domandò d’un tratto. Perché sento le farfalle nello stomaco ballare la macarena? Annuii lentamente. Molto lentamente. Mi prese il volto tra le mani, o cazzo.. perché non lo fermi Gin? Zitta stupida vocina di merda. Oh e basta. Non la sopportavo più. Rimase fermo. Per un attimo infinito e poi sentii le sue labbra sulle mie. Avevo baciato, nei miei ventuno anni di vita cinque persone: Terence (prima media) oddio preferivo non pensarci. Era stato davvero un primo bacio da schifo. Me ne ero pentita quasi subito; Dean (terza media) stavamo insieme e baciava meglio di Terence, ma faceva ancora abbastanza schifo, ci ero stata insieme un anno; Tom (in seconda superiore) baciava già bene, troppo troppo umido, troppo contatto delle sue mani e il mio sedere; Duncan (quarta superiore) bravo, però poi mi aveva baciato James e pensavo che nessuno baciasse come lui, davvero erano dei gran bei baci, ma in quel momento il pensiero fu ‘James chi?’. Portai le mie mani a coprire le sue. Non approfondì il bacio e si allontanò leggermente, aveva ancora la fronte attaccata alla mia. “io sì” sussurrò. Quello che nessuno dei due si aspettava fu la mia reazione. Mi allontanai da lui di colpo e mi diressi in salotto. Non mi seguire, non mi seguire... “Gin” porca puttana in gondola, ma chi se ne frega! Mi voltai e lo raggiunsi non parlai, lo baciai e basta. Mi stavo aggrappando ai suo capelli come se ne andasse della mia stessa vita, lui ripresosi dalla shock mi circondò con un braccio la vita e mi attirò di più a sé, sostenendo gentilmente la mia testa con l’altra mano immersa nei miei capelli. Questa volta il bacio fu parecchio passionale, e dopo un po’ una vocina nella mia testa urlò: di sopra. Ora! Prima che la sua canotta (e la mia subito dopo) cadessero a terra.
 

***

Fui svegliata da un fascio di luce e da un suono molesto, ma cos’era, tutti mi cercavano di prima mattina quando ero in vacanza? Mi alzai molto lentamente, liberandomi dalla presa di Alex che grugnii insoddisfatto svegliandosi, avvolsi il lenzuolo e partii alla ricerca del telefono, che era sul comodino opposto a dove stavo io. Lo acchiappò Alex, dannazione a lui e ai suoi riflessi da gatto anche appena sveglio. “Telefono di Gin” recitò. Poi me lo porse, lo fissavo con ancora le lenzuola avvolte attorno al corpo, i capelli dovevano essere un gran casino, ma in quel momento dato come mi guardava non me ne fregava proprio niente. Mi porse il telefono “è per te” disse. “pronto?” chiamai. “dimmi che prima di portatelo a letto gli hai fatto l’intervista”. Jake. “Ehm.. sì.” Mi decisi per la verità “grazie a dio. E ora spiegami signorina, come ci sei finita in questa situazione..?” oddio, non volevo un predicozzo. Alex adesso però esagerava! Mi stava baciando la spalla. Distraendomi. “Alex.. dai!” esclamai, ma non smise. Cercai di ricompormi: “ehm.. diciamo che il problema è stato riscontrato nel tragitto dalla cucina alla camera da letto” potevo immaginare Jake alzare gli occhi al cielo. Riagganciai. “Alex.. non vorrei sai che mio fratello ti facesse a fettine forse è meglio se esci dal mio letto” gli feci notare. Questo sembrò distrarlo dal suo ‘tento di riprendere sonno’. “hai ragione” concordò. Ma va? ovvio che ho ragione, io ho sempre ragione. Non sapevo per che ora tornasse Max, però meglio andare sul sicuro. Mi feci una doccia e ripensai agli eventi della sera precedente. Sorrisi. Dovevo davvero ringraziare Max, per avermi convinta a farlo restare da noi. Promemoria, ringraziare il proprio fratellino. Quando scesi, lavata e vestita erano già le undici e Alex preparava la colazione. Lo abbracciai. “assaggia un po’ qua” mi disse, porgendomi un cucchiaio. Feci come richiesto. Assaporai. “buono” decretai infine. Lui mi sorrise e mi baciò. Ci pensò su: “decisamente buono”. Sorrisi. “però un altro assaggino” e mi baciò di nuovo. “ma non mi dire”riuscii a borbottare. La porta si spalancò. Max. Ci dividemmo e pensai velocemente a come dirglielo senza che lo facesse a pezzettini e ne buttasse i resti.
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Bella gente!! Che ne dite :D sembra che tutto vada bene, ma come la prenderà Max?? Non ho ancora deciso XD alla prossima

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Capitolo 7
*** James ***


Capitolo settimo: James

Quando mi diressi nell’ingresso per salutare Max. “Chi sei tu e cosa hai fatto a mio fratello!” esclamai. Davanti alla vista di un Max biondo platino con il ciuffo emo davanti nero. Oh God why? Alex, incuriosito dalle mie ‘urla’ si avvicinò e scoppiò a ridere. “Ti ha mollato, eh?” disse tra le risa. Passai lo sguardo tra i due non comprendendo. Max alzò le mani al cielo, in segno di resa. “lo ammetto avevi ragione” disse dandogli una pacca sulla spalla. Ancora non capivo. “Alex diceva che Anna mi avrebbe mollato, prima o poi...” ma fu interrotto da Alex “più prima che poi” Max gli scoccò un’occhiataccia “e io dicevo ‘no! Figurati’. Sta mattina dopo una nottata di passione l’ho trovata che parlava al telefono con il suo ex della serie ‘ti amo. Si ci vediamo dopo’. Abbiamo bisticciato e le ho detto di scegliere e lei.. mi ha mollato. Ho solo seguito la mia penitenza” puntai un dito contro Alex. “ma cosa diamine gli fai scommettere!” gli esclamai contro. Lui se la ghignava. “ammetilo che è stata un’idea geniale e sei gelosa che non sia venuta a te!” mi rispose a tono. Cominciò la nostra guerra di sguardi. Max sbuffò. “ragazzi, pensate di riuscire a mettervi assieme prima che mi facciate morire di risate con questi vostri comportamenti infantili?” domandò. Io e Alex ci paralizzammo sul posto. Max però, non se ne accorse e se ne andò. Lasciando me e Alex a fissarci come due scemi. “ehm.. credo che abbiamo perso una buona possibilità” mi fece notare. Alzai un sopracciglio in risposta. Ma va? “Ah e Alex..?” sentimmo la voce di mio fratello “Sì?” chiamò. “stai lontano dalla mia sorellina!” ma stava bene? Era un’incoerenza pura quest’uomo! “Non ci penso neanche” rispose Alex, così piano che solo io potei sentirlo. Ghignai malefica. E in tutta risposta lui mi baciò. “penso sia meglio che glielo diciamo quando smetterà la sua incoerenza.” Mi disse. “è ancora sconvolto per Anna” concordai. Ah perfetto, ora dovevamo pure riuscire a non farlo scoprire a Max. Bella roba.
 
Non aiutava il fatto che Max apparisse all’improvviso, con il suo passo felpato alle mie spalle, facendomi prendere un infarto ogni sacrosanta volta che mi capitava a tiro. Alla fine fu Alex a salvarmi la vita. “Ei Max” esclamò d’un tratto scendendo le scale “io esco, vado a mangiare fuori, poi devo passare da casa mia e controllare che tutto vada per il meglio. Ci vediamo domani mattina sul set” disse, lo fissai incuriosita. Era chiaro che avesse qualcosa in mente, ma cosa? Ghignò. “okay” fu tutto ciò che ricevette in risposta. Ma allora ce l’aveva una casa!? Perché cavolo era venuto qua in prima istanza? Tutte domande senza risposta con le quali, il mio (sì ho detto ‘mio’, sono messa male) ciuffosempreperfetto avrebbe dovuto affrontare molto presto. Mentre continuava a raccontare a Max (tutto urlando da un piano all’altro, per la felicità delle mie orecchie) mi porse un bigliettino, c’era scritto: ‘alle 7.15 central park. Non c’è quello stupido di mio fratello a casa ;) –A’. Ah ecco ora questo spiegava molte cose. Annuii. O cielo sacrosanto... avevo un appuntamento con Alex Pettyfer..? Beh non mi doveva sconvolgere più di tanto con quello che era successo no..? Alex mi fece l’occhiolino. Poi sparì. Alle sette meno cinque mi presentai in camera di Max “Ei Max, Nick mi porta a fare un giro” dissi “non aspettarmi alzato.. credo che oggi finalmente riusciremo a raggiungere un punto cruciale e...” lui alzò una mano a zittirmi “okay, okay. Non voglio sapere i dettagli. Avvisalo solo che se ti fa soffrire gli spezzo le gambine, chiaro?” annuii “sarà riferito” aggiunsi. Sette e ventidue, ero in ritardo, ma mi muovevo con la mia solita lentezza a bradipo. Quando arrivai a central park sentii qualcuno chiamarmi con una leggera pressione su una spalla, mi voltai e mi ritrovai la faccia ghignante di Alex a pochissimi centimetri dalla mia. Indossava i Rai Ban gigantor con cui lo avevo visto la prima volta sulla sua mostruosa odiosa, stupida (non mi sta molto simpatica effettivamente) volvo metallizzata. “central park, sul serio?” domandai. Lui sorrise. “definitivamente azzurro.” Mi fece presente. “aspetta e vedrai”mi assicurò. “okay” era stato facile perché io amo le sorprese. Senza tanti giri di parole mi prese per mano e cominciò a condurmi verso la sua volvo metallizzata. “non ci pensare neanche a fare storie, topino” mi disse, ey da quando mi chiami topino, fratello..? borbottai qualcosa, ma salii. Mi portò al McDonald. “sul serio?” feci. Lui sorrise “hai detto che ti piace il Big mac” si scrollò nelle spalle. “mi toccherà farti la lasagna allora.. uffa, ma io non sono brava a cucinare” mugugnai, ma lui sorrise e mi portò dentro. Io mangiavo lui anche, ma preferiva stare zitto e fissarmi. “che c’è?” mi decisi a chiedere alla fine. “niente” inarcai un sopracciglio. “colore preferito” domandò d’un tratto, sorrisi. “e ora perché?” domandai. Lui rimase zitto. “ti interessa così tanto..?” domandai alla fine. Lui annuì. “rosso.” Mi sorrise. Certo non era qualcosa di romantico come quello che aveva detto lui, ma ei almeno ero sincera. “cane o gatto..?” ah, ma allora vuole farmi un interrogatorio “gatti, decisamente. Peccato che sia allergica al loro pelo”. Andammo avanti così per un po’. Poi si alzò e sparì per andare a pagare. Si era rifiutato di farmi pagare. “Gin..? che ci fai qui tutta sola soletta..?”o no. Conoscevo quella voce, dannatamente bene. E sapevo che effetto mi faceva il proprietario. “Che vuoi James? So che sei stato a casa mia. Che vuoi?” non mi voltai. “parlarti. Gin. So che ce la possiamo fare. Ce l’abbiamo sempre fatta. Ho sbagliato lo so, ma alla fine Marianne non è te” mi disse sedendosi di fronte a me, dove prima stava Alex, la cosa mi sembrò parecchio strana, non mi piaceva per niente ritrovarmelo davanti. “No. James” dissi alzandomi. Esattamente. Marianne, la mia migliore amica, mi tradì con il mio ragazzo (o dovrei dire il contrario? Non lo so neanche più. Penso che abbia fatto più male il tradimento da parte di una persona con cui sei cresciuta piuttosto che quello di uno stronzo, no?) “ma stammi almeno a sentire, Gin!” esclamò alzandosi e venendomi dietro. “dammi almeno un’altra possibilità!” esclamò. “ognuno merita una seconda chance!” inarcai un sopracciglio. “sì, una seconda, una terza addirittura, ma poi basta. E comunque marchati bene queste parole, che sottolineo, ripeto, cerchio e coloro non voglio darti un’altra possibilità” mi girai e feci per andarmene, ma mi trattenne per il braccio. “andiamo Gin, lo sappiamo entrambi che non è vero, questo” sibilò. “oh fidati è vero, James” dissi. “lasciami. Andare. Ora” sillabai. Ma nulla. Anzi la sua presa si fece più forte, finché non sentii un petto alle mie spalle, e percepii il suo profumo (e la sua ira). “io la lascerei amico.” Disse, trattenendo a stento la rabbia. “e tu chi sei? Lei viene con me” disse  James, sicuro di essere il più forte. “io vado con chi mi pare” lo corressi, ma mi ignorò; oi ci sono anch’io, huhuhu? C’è nessuno in casa..? “no. Perché lei è con me.” James mi aveva lasciata e Alex mi aveva cinto la vita protettivo. Beccati questa stronzo!
 
Mi stava portando a casa sua. Cercai di sdrammatizzare un po’ e ci riuscii, un po’. Ma era davvero incazzato. Fermò la volvo. Scesi. Eravamo nel suo garage, di sopra c’era la casa (enorme) poco fuori città, ma non è che l’abbia guardata molto, avevo altre cose cui pensare. Non mi aspettavo di trovarmelo di fronte a quella velocità. Mi prese il volto tra le mani e mi baciò. E che bacio. Sembrava come se stesse cercando di infondermi sicurezza, ma più cercasse di rassicurare se stesso. Risposi al bacio e quando si allontanò ne ero abbastanza infastidita, non avevo finito. Avevo le braccia attorno al suo collo. “Ei.. ei” dissi, quando fissò il pavimento, trovandolo d’improvviso interesse. “sto bene, Alex” gli assicurai. Lo baciai; un bacio a fior di labbra “grazie” lui mi guardò e scosse la testa leggermente, era come se volesse dire ‘ma figurati, anzi scusami’. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma poi la richiuse. Sospirò. “va tutto bene” lo rassicurai di nuovo “sono esattamente dove vorrei essere” troppo glucosio gente! Devo smetterla coi dolci! Questo sembrò farlo stare meglio. 

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bella gente! Che ne dite?? Fatemi sapere :) xoxo -G

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Capitolo 8
*** Paloma ***


Okay gente lo so, sn in ritardo! Potete uccidermi se volete xD spero di no, cmq :) lo so, lo so, non ho scuse, ma ho davvero delle buone, buone, anzi ottime, ragioni, tipo accorgersi che la scuola è alle porte e nn hai fatto neanche un compito e ritrovarti catapultata nell'ultimo maledettissimo anno (o beato, dipende dai punti di vista) del liceo classico xD scusate, scusate, scusate! Cmq ora sono qui che aggiorno e spero di farmi perdonare! Xoxo -G

 

Paloma

Quella mattina, quando mi svegliai ero da sola nel letto. Bofonchiai qualcosa e mi alzai (molto lentamente), indossavo solo l'intimo così presi la prima camicia che mi ritrovai a tiro (si lo so fa tanto cliché, ma che ci devo fare se anche io ho un cuore per le romanticherie?). La casa di Alex era enorme e bellissima, molto luminosa. Mi legai i capelli nel mio solito pucho (si lo so, la gente lo chiama chignone, ma per me è un pucho, fine della discussione) e mi diressi verso dove, a naso mi semrava ci fosse la cucina. Infatti, bingo! Aprii il frigo e accesi la televisione, Mtv ovviamente, e altrettanto ovviamente quale canzone stavano mandando? Call me maybe, di solito non mi piacciono canzoni cos', ma per qualche strana ragione questa non riuscivo proprio a togliermela dalla testa. Estrassi del succo e me ne versai un bicchiere, canticchiando e abbozzando un ridicolo balletto sulle note di questa stupidissima canzone. «Buongiorno, Gin» Oh merda! Mi fermai immediatamente e mi voltai, Alex, indossava un paio di jeans e una maglietta bianca (con ancora i capelli bagnati, duh!) mi fissava ghignando. «Buongiorno, ciuffo» dissi, cercando di riprendermi dal mezzo infarto, prorpio non riuscivo ad abituarmici al suo modo di essere, non che la cosa mi dispiacesse eh..? comunque, proseguiamo. «dormito bene?» domandò, annuì assente mentre bevevo il succo. «certo che scalci la notte eh?» disse noncurante. Sputai mezzo succo (in modo molto signorile, effettivamente) lui scoppiò a ridere. «scherzo genio!»esclamò scoccandomi un bacio sulla tempia «sul serio ho scalciato?» domandai preoccupata e imbarazzata. «cielo no, Gin!» esclamò lui, abbracciandomi «hai dormito come un ghiro accoccolata su di me» mi prese in giro. Incarcai un sopracciglio «certo come se non ti abbia fatto piacere, ciuffo» risposi. «al contrario, mai sentito meglio» concordò. «ti sta bene la mia camicia» cambiò discorso. Ghignai. «buono a sapersi perché ho intenzione di tenerla» lo informai. «cosa? Non se ne parla neanche, tigre! Spendo una ortuna in camice perché voi donne ve le tenete!» esclamò puntandomi contro un dito accusatore. «guarda che noi abbiamo, o meglio loro perché io non ci penso neanche, tutte le buone intenzioni di restituirle, se tu non le mollassi poco dopo» dissi saccente. Lui borbottò qualcosa che non capii. «ei Gin posso farti una domanda?»annuii «ma a questo punto posso considerarti la mia ragazza?» il cuore mi arrivò in gola per un millesimo di secondo. Prima che mi voltassi a fronteggiarlo. Dovevo avere una risposta intelligente, ne avevo bisogno ora! «Dipende» mi decisi infine «posso io considerarti il mio ragazzo, Alex? Siamo esclusivi?» a questo sorrise, come se se l'aspettasse. «ma certo che sì, topino.» disse «altrimenti quella camicia sarebbe già finita nel mio armadio e non sarebbe in pericolo di cadere per terra da un momento all'altro insieme al tuo intimo» concluse facendomi l'occhiolino. «vedi che Max ti aspetta sul set, genio, e ha detto che ti spezza le gambe se t'azzardi a farmi soffrire »gli feci presente, ancora scossa da quella specie di dichiarazione. Lui ghignò. «motivazione per la quale, tu ora dovrai sparire dalla mia vista conciata così o veramente rischiamo di riscontrare un altro problema nel tragitto dalla cucina alla camera da letto» mi informò citandomi. Borbottai qualcosa ma sparii dalla sua vista come richiesto. Avevamo deciso che per non far insospettire Max prima che Alex glielo dicesse (perché, non so per quale ragione, ci teneva a farlo lui) che io mi sarei presentata sul set un'oretta circa dopo che lui avesse raggiunto mio fratello e che a fine set lui gli avrebbe parlato, quindi ero comodamente sdraiata sul suo letto ascoltado la musica del suo ipod e giocando a fruit ninja con l'iphone. Lui era pronto e perfetto per andare. Mi porse le chiavi «posso fidarmi?» domandò, alzai gli occhi al cielo e gliele rubai di mano «vai a lavorare, scansafatiche!» lo presi in giro, si abbassò alla mia altezza, mi baciò e se ne andò «a dopo, topino» mi salutò.

*

arrivai sul set con un buon quarto d'ora di ritardo sull'orario prefissato, ma ei, chi ha mai detto che dovevo essere in orario. «Ciao Gin!» esclamò Joshua venendo ad abbracciarmi, ricambiai la stretta. «che ci fai qua?» feci finta di pensarci su «dunque, prendere in giro Max -dissi facendo il segno 'uno' con le dita – prendere in giro Max- continuai a contare- ah e rendere una vita d'inferno ad Alex» conclusi, soddisfatta. «ammettilo che meno di un giorno senza di me e già sentivi la mia mancanza, fatina» ah e quindi voleva giocare? Poco male, anch'io so giocare a questo gioco. «Già Richard» disse sogghignando «mi mancavi talmente tanto che non sapevo più che fare» lui inarcò un sopracciglio. «vuoi la guerra, fatina?» domandò truce, sogghignai ancora di più «non aspetto altro» dissi andandomene a salutare Maxemo. Joshua e Alex si scambiarono un'occhiata «quando avete intenzione di dirlo a Max?» domandò, non gli avevo dato il giusto credito.. Alex ridacchiò «si vede così tanto?» domandò. Immagino che annuì e poi continuò «si vedeva già il primo giorno, ce ne siamo accorti tutti, solo voi sembravate non accorgervene» Alex ignaro che li stessi sentendo ridacchiò di nuovo «veramente solo lei, io lo sapevo già quando mi ha urlato contro dalle strisce pedonali» disse saccente. Ghignai. Fu allora che incrociai la più bella ragazza che avessi mai visto, alta, slanciata, lunghi capelli corvini, pelle olivastra, occhi smeraldini, labbra carnose e gambe lunghissime, flessuosa come un gatto, camminava su quei tacco dodici come se fosse scalza e indossava un abito argentato che le stava a pennello. Chi diamini era?

*

Incrociai le braccia al petto contrariata, indignata e disgustata; Joshua di fianco a me se la rideva sommessamente della situazione, mentre Max stava al telefono con Anna (la ragazza aveva messo un po' di sale in zucca?, buch?). «non prendermi in giro, Josh» lo avvisai minacciosa. «scusa» disse «è che sei dannatamente ilare, non riesci proprio a nascondere nulla, tanto sei gelosa che ho paura i tuoi capelli si arricceranno da soli» inarcai un sopracciglio, in quel momento Paloma (questo era il nome della suddetta modella) si avvinghiò a Alex, il mio Alex (perché ormai lo sapevamo tutti e due di chi era proprietà a 'sto punto) con fare estremamente sensuale, sbuffai contrariata. Joshua continuava a ridere. «io lo faccio diventare donna, altroché» borbottai tra me e me prendendo l'ennesima ciliegia. Alex mi fissava e non capivo se era imbarazzato o soddisfatto? Lo ignorai e mi sedetti a gambe incrociate sulla poltrona dell'aiuto fotografo Seamus che oggi non c'era. Avevo caldo, mi tolsi la maglia per rimanere in canotta e quest'ultima si alzò leggermente sull'ombelico rivelando il piccolissimo tatuaggio a forma di libellula che mi ero fatta per il mio diciottesimo compleanno proprio sul lato dell'ombelico, da come mi guardava Alex non potei fare a meno di ghignare. Beccati questa, Pettyfer 2-1 per me! Quando gli scatti finirono ci dirigemmo alla caffetteria tutti insieme, ma ignorai Alex. Mentre tornavamo sentii una stretta sul braccio e mi ritrovai catapultata dietro uno dei teloni che facevano da scenografia. «Sì?»ridacchiai quando capii chi era il mio rapitore. «sei gelosa!» esclamò lui, misi su la mia migliore aria da sufficienza «balle» dissi, lui ghignò; cavolo non gliela davo a bere. Mi baciò con tanta passione che non credevo possibile, dannato ragazzo! Riusciva a farsi perdonare qualsiasi cosa! Mugugnai tra me e me e risposi al bacio imcapace di fare altro. Quando ci separammo lui sorrideva. «tanto lo sai» mi disse. «cosa?» chiesi confusa. «che ho occhi solo per te» disse, rubandomi un altro bacio, che doveva essere molto probabilmente fugace, ma (causa la mia reazione) divenne qualcosa di ben diverso, se quello di prima era stata passionale, beh questo era davvero qualcosa di indecifrabilmente passionale, in quel momento mi venne in mente una canzone che lo descriveva in pieno (Hot 'n cold di Katy Perry) e ghignai, avevo ancora le mani immerse nei suoi capelli e lui le braccia attorno alla mia vita, ero bassina lo raggiungevo a stento e la cosa parve non piacergli così mi tirò su e mi ritrovai con le gambe attorno alla sua vita; sfido chiunque a dire che non era mio ora! Ci separammo col fiato corto. «wow» fu tutto ciò che disse, sorrisi, mi teneva ancora in braccio «già» concordai. Mi tenne stretta ancora un po', poi quando capimmo che forse era passato troppo tempo mi svincolai da lui e tornai ad altezza naturale. Uscimmo dal nostro nascondiglio, mi rubò ancora un bacio a fior di labbra prima di correre da Max. sorrisi tra me, trionfante e gongolante quando sentii una voce fredda alle mie spalle. «Bene, bene. Cos'abbiamo qui?». Paloma.

 

Allora che ne dite gente? Mi perdonate? Lo so è lunghino però mi sembrava stupito dividerlo. Come sempre sono ben accette opinioni, e critiche purché costuttive! Fatemi sapere se vi piace ( e anche se non vi piace, non sarei coerente altrimenti XD) xoxo -G.

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Capitolo 9
*** Il segreto di Paloma ***


 Lo so, lo so! Sono imperdonabile, ma vi prego, vi prego perdonatemi lo stesso :)

 

«Paloma, ei -dissi cercando di suonare non presa alla sprovvista -cosa posso fare per te?» domandai, lei ghignò. Fece per andarsene, passandomi oltre e quando mi fu vicina disse: «incontrami sta sera alle otto vicino al negozio di Cavalli» deglutii e lei mi sorrise. Sembrava un sorriso gentile, ma per qualche strana ragione non mi convinceva più di tanto, annuii, però. Sapete come si dice curiosity killed the cat ma non riuscii a resistere all'impulso di capire cosa ci fosse sotto. La seguii verso il set, di nuovo, Alex mi scoccò un'occhiata preoccupata quando la vide lanciarmi un'occhiata alla attentaaquelchefai, con un gesto della mano gli feci capire che era tutto a posto, per ora aggiunsi nella mia testa. La osservai parecchio fino a quando alle cinque avevano finito e potemmo andare a casa.

«Gin ma che fai, -domandò Max al parcheggio vedendomi salire sulla volvo di Alex -torni con Alex» dovevo trovare una scusa e in fretta: «Sì -dissi -non voglio farmi vedere con un emo come te, ho una reputazione da difendere, io» fiù, mi ero salvata in calcio d'angolo. Max scoppiò a ridere ed entrò in macchina scuotendo la testa divertito. C'era stato un periodo in cui se la prendeva per le mie battutine sarcastiche e spesso pungenti, ma era semplicemnte come ero fatta dicevo le cose esattamente così come le pensavo o mi passavano per la testa in quel momento, anche se spesso potevo sembrava stronza ed estremamente ruvida, ma era semplicemnte come ero fatta, punto e le persone che mi amavano avevano imparato ad accettarlo. Appena vedemmo la macchina di Max sparire all'orizzonte ci scambiammo uno sguardo, e.. beh non chiedetemi come, siamo finiti nel retro della sua volvo e no, non abbiamo fatto cose sconce, non pensate male! Abbiamo solo rimediato a quelle tre ore di assenza totale di contatto..niente di esagerato, solo che quando controllai nello specchietto come ero ridotta beh... avevo i capelli un po' dappertutto, sufggiti com'erano dal tupo e avevo le labbra rosse, scoccai un'occhiata a Alex che aveva stampato in faccia un ghigno felino che andava da orecchio a orecchio, alzai gli occhi al cielo. «Muoviti, ciuffo -lo apostrofai -prima che Max cominci a sospettare qualcosa» lui scattò sul posto e accese l'auto: «agli ordini comandante» mi prese in giro, ghignai. Quando arrivammo a casa Max ci guardò sospettoso, ma siccome avevo avuto la brillante idea di fermarmi a comprare i gelati, probabilmente attribuì a quello il nostro ritardo, perdonandoci seduta stante. Fu solo verso le sei che io e Alex ci incontrammo in cucina e lui mi scoccò un bacio, a cui non risposi con entusiasmo: «che succede, piccola?» mi domandò, inarcai un sopracciglio, davvero? Davvero? Guardai verso Max, che potevo vedere dalla cucina guardare la tivù, mentre lui non poteva vederci. «quando glielo dirai, Alex?» domandai. Alex sospirò: «al più presto -disse -un momento sembra ben disposto quello dopo invece sembra odiare la sola idea... oggi gliel'ho provato a dire..:»

 

Flashback dal punto di vista di Alex

Mi sfiorai delicatamente le labbra, non potevo quasi credere a quanto quella ragazza sapesse sorprendermi. Max mi stava guardando con un'occhiata curiosa. Gli sorrisi. Fu allora che Gin, la mia Gin, tornò sul set, accompagnando Paloma, mi sembrava un po' sconvolta e non mi piacque per niente l'occhiata che la modella le propinò, come un avvertimento, lanciai un'occhiata a Gin che con un gesto veloce mi fece capire che era tutto apposto. Eppure c'era qualcosa nel suo sguardo che non mi convinceva, che Paloma l'avesse minacciata di dirlo a Max... o cose del genere? Fu allora che mi arrivò uno scapellotto mi voltai. Max: «Quante volte te lo devo dire, -mi disse -non guardare mia sorella a quel modo» inarcai un sopracciglio poi decisi di provare a dirglielo, magari non avrebbe fatto una scenata. «Dimmi Max, come la prenderesti se ti direi che potrebbe piacermi tua sorella?» domandai. «Ti butterei fuori di casa probabilmente» disse serio, lo guardai strabuzzando gli occhi e allora mi tirò una pacca sulla spalla: ridendo; «Ma ovviamente non è questo il caso, vero Alex? Non vorrei davvero smettere di parlarti sei un buon amico» sorrisi, cercando di digerire la situazione. Aveva ragione Gin, sarebbe stato più difficile del previsto.

 

Di nuovo al presente, ma sempre dal punto di vista di Alex

Gin prese un sospiro: «Okay -disse -provo magari a parlarci io più tardi, ora devo prepararmi che devo incontrare una persona» disse, cercando di passarmi oltre, la presi per un braccio, mi guardò un po' omicida un po' stupefatta: «che è successo oggi con Paloma» sospirò di nuovo e si spostò un ciuffo ribelle dal volto: «ci ha visti... -mi disse -ma prima che salti alle conclusioni, non è successo nulla di strano... beh apparte che mi ha dato appuntamento alle otto sta sera per parlare... non lo so Alex, ma non possiamo rischiare che sia lei a dirlo a Max, non ci perdonerebbe» concordai, mio malgrado. Le presi il viso tra le mani e le baciai dolcemente le labbra cercando di rassicurarla, per quanto mi fosse possibile, quando ci separammo c'era un fantasma di un sorriso sulle sue labbra, mi guardò riconoscente e sussurrò solo: «Grazie mentre se ne andava».

 

 

Ora torniamo dal punto di vista di Gin

Aspettavo Paloma, quando la vidi uscire dal negozio di Cavalli: «Su entra -mi disse -ho bisogno di un cosiglio» cominciò a parlare come se fossimo due amiche che facevano shopping insieme da una vita, al quarto out fit che mi fece giudicare le domandai: «Paloma qual è il problema? Che volevi dirmi? Non dirmi che centra solo un consiglio su come vestirti in non so quale occasione» lei sorrise gentile e scosse la testa corvina: «No no, Gin, voglio una mano, ma in qualcos'altro» confessò, sorrisi: «Sono tutta orecchi» non so perché ma con lei la conversazione mi veniva facile.

«Pensi che potrei piacere a Max?» mi domandò a bruciapelo. Max? Tutto questto perché era interessata a Max?

 

Tatatadan! Colpo di scena ;) povero Max, penso che meritasse qualcuno a cui piacesse seriamente, voi che dite? :) fatemi sapere e scusatemi ancora per l'attesa :) oxox G

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Capitolo 10
*** mi lasciai alle spalle Alex e la sua casa, per sempre speravo ***


«Pensi che potrei piacere a Max?»tutto questo perché era interessata a Max??

 

«Scusa... -dissi incredula -credo di non aver inteso bene, mi stai dicendo che sei interessata a Max?»lei alzò gli occhi al cielo: «è così difficile da credere?» domandò, ci pensai su. «SI» enfatizzai infine. Mi guardò incredula. «Scusa tanto, Paloma, ma si tratta di mio fratello, e per di più ha un ciuffo emo, ora come ora... insomma... non che sia strano che qualcuno possa interessarsi a lui per quanto mi infastidisca e di tanto in tanto sia davvero irritante è mio fratello e gli voglio bene e so che lui ne vuole a me, mi fa solo strano che qualcuno come te... non che non lo creda all'altezza, anzi forse la maggiorparte delle modelle con cui è uscito non erano neanche degne di legargli i lacci delle scarpe, è che mi hai stupita tutto qui» le spiegai. Mi sorrise dolce. «vi volete davvero molto bene, eh?» mi domandò, arrossii visibilmente, non avevo mai veramente detto a nessuno del rapporto tra me e Max... del nostro essere gemelli in tutti i sensi. «Quando eravamo piccoli, poco più che bambini, i nostri genitori sono spariti nel nulla, se non ci fosse stato Maxie di fianco a me non credo che oggi sarei la persona che sono, mi raccomando, Paloma, non spezzargli il cuore, potrei spaccarti la faccia» la minacciai, seria. Lei scoppiò a ridere e si portò le mani a coprirsi il volto: «No! La faccia ti prego no, ci lavoro con la faccia io!» scoppiammo a ridere insieme. Forse, ma solo forse non sarebbe stata tanto male come cognata.

 

Quando entrai in casa sentii un silenzio che era quasi estraneo, aveva cominciato a piovere: «Max? -chiamai -Alex?» nulla, entrai in salotto e al buio vidi Max, seduto. «Gin... -accesi la luce, aveva il volto rigato dalle lacrime -ho paura di aver fatto una cosa brutta...» sussurrò. «Max... -provai -dov'è Alex...» vidi l'espressione sul suo volto cambiare, farsi quasi maligna: «Me lo ha detto sai...? -disse -di come mi avete tradito, di come vi siate... avvicinati alle mie spalle... ho fatto la cosa giusta per te, Gin... lui se ne è andato» lasciai cadere la borsa a terra, e feci dietrofront pronta a uscire di casa, ma Max scattò su e mi trattenne: «Dove pensi di andare?» domandò. «A recuperare il mio ragazzo, Max» dissi, enfatizzando il mio e strattonando via il braccio dalla sua presa. Cominciai a correre nella pioggia, corsi e corsi. Non so per quanto corsi. Ma non lo trovai, tornai a casa, recuperai la mia auto e guidai fino a casa sua... vuota. Presi il telefono e digitai il suo numero, si attaccò la segreteria telefonica: Ciao gente, se siete voi richiamate dopo o lasciate un messaggio dopo il bip. Se sei Gin... Gin ti giuro, non sai quanto mi dispiace, ma non funziona... non... Max, lui ha ragione, Gin, è stato il momento e lo sappiamo entrambi. Non cercarmi più, Gin, ti auguro di trovare tutto quello che meriti perché meriti tanto Gin, e io non sono in grado di darti quel tanto. Allontanai con una mano tremante il telefono dall'orecchio, sentivo che lacrime rigarmi le guance... e perché poi? Mi ero fatta infinocchiare di nuovo... che stupida. Mi asciugai le lacrime con il dorso della mano e tornai in macchina, mi lasciai alle spalle Alex e la sua casa, per sempre speravo.

 

Sniff sniff ;( mi dispiace ragazzi, ma le cose dovevano andare così... la mia domanda è, ma cosa avrà mai detto Max ad Alex per convincerlo a lasciare Gin? E Gin si rassegnerà? O il destino si ficcherà in mezzo per l'ennesima volta? 

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Capitolo 11
*** Cinque anni dopo ***


Quando quella mattina mi svegliai, seppi, no, mi correggo, non seppi, ebbi la sensazione che tutto sarebbe andato per il meglio. I miei pensieri volarono a una certa testa bionda che sembrava aver preso il volo nel mondo dello spettacolo, erano passati cinque anni da quando lo avevo conosciuto; cinque anni da quel fatidico giorno. Mi stropicciai gli occhi. Non dovevo pensarci. Fu allora che qualcuno cominciò a saltare sul mio letto: «Sveglia! Sveglia! E' Natale!!» scoppiai a ridere tirandomi su e cominciando a fare il solletico alla piccola peste che aveva deciso di svegliarmi a quell'ora improponibile di mattina. Ci rotolammo tra le risate nelle lenzuola, finché, stanchi e col fiatone non rimanemmo sdraiati l'uno di fianco all'altra. «Buongiorno» mi disse strascicando le parole, la piccola peste bionda che avevo nel letto. «Buongiorno ometto» lui scoppiò a ridere: «Zia Gin, quando arrivano mamma e papà?» esattamente. In quei cinque anni, Max e Paloma si erano sposati e avevano avuto questa piccola peste che rispondeva al nome di James. Suonò il campanello e lui esclamò di eccitazione saltando giù dal mio letto. Ghignai e lo seguii: Max e Paloma erano lì, sorridenti. Mi avevano lasciato una settimana James a casa mentre loro facevano gli straordinari e dalla faccia di Paloma la mia amica aveva qualche notizia da condividere, mi sorrise e ricambiai il sorriso. La abbracciai e poi abbracciai mio fratello. Perché, dopo quello che ti ha fatto? Vi starete chiedendo? Beh ma è mio fratello e gli voglio bene, non avrei potuto non perdonarlo sapendo che tutta la vita sarei stata sola al mondo e qualsiasi cosa abbia detto ad Alex per convincerlo ad abbandonarmi non è colpa sua che lui abbia ceduto, era evidente che la cosa non era forte a sufficienza per farlo restare a combattere, quindi non era colpa di nessuno sennon di Alex. «Buon natale, Gin» mi sussurrò in un orecchio. «Buon Natale, Max». La giornata di Natale fu stupenda, ma il giorno di Santo Stefano fu qualcosa di ancora più meraviglioso. Quando mi alzai trovai alla porta un pacco di quindici lettere, tutte dalla stessa persona Alex.

Mi sedetti sulla poltrona in salotto e dopo averne parlato con Jake, le osservai a lungo incapace di aprirle, poi suonò il campanello, era Paloma. Le notò immediatamente. «Non le apri?» mi domandò. «Non ne ho il coraggio... -gliene porsi una -le leggeresti tu a me?» domandai, lei mi sorrise, si tolse il giaccone e cominciò.

25 dicembre 2008

Cara Gin,

mi machi. Non sai quanto. Mi manca tutto di te, perfino il modo stupido in cui ti rigiri la forchetta tra le mani, o il tuo sclero continuo quando pensi che i tuoi capelli non siano apposto e lo sono sempre... mi mancano i nostri bisticci affettuosi, i tuoi baci a sorpresa, le tue linguacce.

Mi manca “noi”. Ti amo, Gin.

 

18 Febbraio 2009

Auguri Gin...

vorrei scriverti tante cose, di come il lavoro sia una noia senza te che lo rendi un po' più piccante con la tua insensata gelosia, e le tue espressioni tenere. Ti auguro ancora tutto l'amore che meriti e che non sono stato in grado di darti.

Ti amo.

 

 

25 dicembre 2013

Buonatale Gin, mi manchi amore.

Mi manchi tanto che a volte spero che questa neve mi ricopra finché non sento più niente tranne il tuo ricordo. Mi spiace, ho avuto paura per tutta la mia vita. Paura non di te. Ma di quel che provavo per te. Vedi, non sono mai stato tipo da relazioni serie, eppure tu... tu senza neanche chiedere il permesso sei diventata la mia relazione seria. Sono scappato perché ho paura.

Avrei voglia di chiamarti e chiederti: Ciao. Come stai? Ti amo, Gin, sempre e comunque. Sei importante e spero che un giorno riuscirai a perdonarmi per tutto il male che ti ho fatto. Ti amo. Alex

quando Paloma se ne fu andata uscii di casa, sotto la neve e cominciai a passeggiare e fu così che, guardando il lago ghiacciato sentii la presenza di qualcuno di fianco a me. Sapevo chi era, non ebbi neanche il bisogno di guardarlo per saperlo. «Ciao -mi disse -come stai?» sorrisi tra me, trattenendo le lacrime di gioia: «Bene» dissi «Tu?» sorrise anche lui: «Ora meglio» rimanemmo zitti per un bel po', poi feci per andarmene e mentre ero quasi uscita dal parco mi chiamò: «Gin! -mi voltai -ti rivedrò?» domandò, gli sorrisi: «Dipende, Ciuffosempreperfetto. Mi vuoi rivedere? -lui annuì -allora arrivederci» e me ne andai con un sorriso sulle labbra. L'avrei rivisto. Lo sapevo, e questa volta, questa volta non gli avrei permesso di scappare.  

Pare che Gin continui a sapere con estrema certezza cosa vuole; che ne dite? Ho paura che il prossimo sia l'epilogo :( mi dispiace perché nonostante tutte le pause mi sono divertita un sacco a scrivere questa storia :< sniff sniff, mi mancherà ^^

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Capitolo 12
*** Epilogo ***


Breath gentle

 

 

Eravamo a cena, a casa mia, anche se aveva cucinato lui, e parlavamo del più e del meno quando Alex si alzò e mi lanciò uno dei suoi ghigni preferiti, tirando fuori un cd e infilandolo nel mio stereo, era un cantante italiano, non sapevo chi, e mi porse la mano mentre una base di pianoforte partiva, la afferrai e lui mi attirò a sé; cominciammo a ballare. Era un lento, almeno così lo ballavamo e Alex cominciò a cantare sussurrandomi all'orecchio la canzone. 

I want to give you all of me, the underneath, 
want you to show me imperfection is actually love 
I thought, cursed, I was cursed, destined to be lonely.

Non riuscivo quasi a trattenere le lacrime che arrivavano ai miei occhi.

a circle in a world of squares where nobody knows me 
So with every footstep I must follow the kissing moments 
I thought were impossible.

Alex mi accarezzava i capelli con una mano, da quel Santo Stefano avevamo cominciato a uscire, ufficialmente, e Max si era dovuto mettere il cuore in pace, Paloma lo aveva aiutato ad accettare la cosa. Ricordo ancora quando gliel'ho detto, abbiamo litigato e non ci siamo parlati per quattro giorni, poi è tornato con la coda fra le gambe, scusandosi.

 

Breathe gentle, be gentle don't leave me behind 
cause love goes faster 
gentle, be gentle 
never let me go when love goes faster 
I will be gentle

 

Trattenni il respiro. Nessuno mi aveva mai fatto un regalo tanto bello, come quello che mi stava facendo Alex in quel momento... Lo baciai.

 

Il rumore di un paio di piedini nudi sul parquet ci svegliarono, prima che Tornando Katherina decidesse che ci dovevamo svegliare. Cominciò a saltare sul letto urlando: «Mamma! Papà sveglia!!» inarcai un sopracciglio e guardai mia figlia, la mia piccola Katherina con i suoi boccoli biondi lunghi fino a metà schiena e i grandi occhioni verdi di suo padre, con la stessa espressione dell'uomo che grugniva di fianco a me. Un altro paio di piedini si fece avanti nella nostra camera, un bambino nel suo piagiami verde, con un orsacchiotto sotto il braccio si stropicciava gli occhi, assonnato: «Dormono mai oltre le nove? -si domandò mio marito -ei, scricciolo -disse poi rivolto al piccolo Matt -vieni -il piccoletto raggiunse la sua parte del letto e lui lo aiutò a salire, abbracciandoselo come un pupazzo -quell'isterica di tua sorella non ti lascia dormire?» domandò accarezzandogli la testa bionda, mentre il bimbo chiudeva gli occhioni azzurri. «Ei! -esclamò Kat -papà, le voglio anch'io le coccole!» allora sorrisi e li mettemmo in mezzo fra noi in modo che potessimo coccolarli entrambi. Io, Katherine, Matt e Alex. La mia famiglia. Notai lo sguardo di Alex e lo ricambiai sorridendo. La nostra famiglia.

Breathe gentle, be gentle 
don't leave me behind 
cause love goes faster 
gentle, be gentle 
never let me go when love goes faster 
I will be gentle

 

Fine

Sniff, sniff ;( E' finito davvero :((( Grazie ancora delle recensioni e per aver atteso :) mi dispiace abbandonarvi così, ma in fondo Gin e Alex meritavano la loro privacy e che la loro storia la decidessero loro da ora in poi non la mia tirannica scrittura :) quindi vi lascio immaginare come la loro vita con i famigliari sia :) oxoxo G

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