Diario di un'adolescente innamorata di un coglione

di pgio98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'autobus dalle mille emozioni ***
Capitolo 2: *** Ti odio ***
Capitolo 3: *** Cuore infranto ***



Capitolo 1
*** L'autobus dalle mille emozioni ***




*L’autobus dalle mille emozioni*

  







  

Prima che possa dimenticarmi del martedì di questa settimana, lo descrivo, cercando di ricordarmi la scena fin nei minimi dettagli, scrupolosamente.









 13/11/2012 Ore 8:26, l'autobus arriva alla mia fermata in perfetto orario, entrata all'interno vengo avvolta dalla solita aria calda che mi porta ad un piacevole stato di trance. Accorgendomi del movimento dell'autobus sotto ai miei piedi, mi affretto a trovare un sedile su cui sedermi. Ce ne sono tantissimi, ma quello in fondo, il tuo, attira particolarmente la mia attenzione, portandomi alla mente tutte le volte che ti ho visto occuparlo, con una certa insistenza. Ancora in piedi, a metá strada dal raggiungere il sedile,l'autobus si ferma, permettendo l'accesso a due signore e un ragazzo. Colta alla sprovvista, cerco di raggiungere per prima il mio posto, o meglio, il tuo, ma m'irrigidisco nel vederlo occupato dalla cartella del ragazzo. Così, a malincuore mi siedo sul sedile combaciante con il tuo attraverso lo schienale. Sperando, come tutti i martedì, che fra poco piú di venti minuti, le porte dell'autobus si apriranno, mostrandomi la tua figura in tutta la sua semplicitá.

Questa mattina mi sono persino truccata per te, leggermente, quel poco che basta,e ho sollevato i miei capelli con un mollettone nero, lasciando che il mio solito ciuffo sbarazzino ricadesse morbido sulla mia guancia sinistra.

Poi, dopo aver messo Last First Kiss sul cellulare, ho preso dalla cartella il libro di Latino, cercando di ripassare e non pensare sempre e solo a te.

 

A circa due fermate dalla tua ero emozionatissima all'idea di vederti e di parlarti, ma venni bloccata da un brutto presentimento: ‘e se tu non prendessi questo autobus?’ Infondo, prendi quello che passa dopo da due settimane... É molto probabile che tu non verrai più sul mio stesso autobus, forse è per via della mia presenza che non ti é gradita... Forse è perchè questo autobus passa troppo presto... I miei pensieri svaniscono all'arrivo dell'autobus alla tua fermata. Vedo molte persone, ma ancora delusa dai miei precedenti pensieri non mi rendo conto che tra quella decina di persone ci sei tu. Mi accorgo della tua presenza solo quando il vento gelido proveniente dalle porte aperte mi fa distogliere lo sguardo dal libro di Latino, facendolo soffermare su due scarpe a me molto familiari. Seguo di sottecchi ogni tuo movimento, cercando di fingere che non mi sono accorta di te.

Voglio vedere cosa fai, come ti comporti. Rimango al quanto dispiaciuta nel vederti sorpassarmi con un certo indugio; forse volevi salutarmi, forse volevi schernirmi, non lo so.

Un peso alle mie spalle mi fa andare in subbuglio il cuore, che ora accelera sempre piú.

Perchè?! Semplice, sei seduto dietro di me, schiena contro schiena, al tuo solito posto.

Mi scappa un lungo sospiro, un po' felice un po' malinconico e mi maledico per averti fatto credere che non ti ho visto.

Bha... Che stupida che sono...

 

All'arrivo alla fermata della scuola il mio cuore accelera ancora di piú, stupendomi della velocitá folle con cui sta compiendo la sua sfrenata corsa.

Saranno passati poco piú di dieci minuti, ma il mio cuore corre, come se volesse scappare dal mio petto formando un varco nella mia gabbia toracica. Non so cosa fare, ma al fermarsi brusco dell'autobus mi affretto a scendere.

Io non devo vederti, io non devo salutarti.

Accelero di molto il passo, sperando con tutta me stessa che tu abbia creduto alla mia recita.

Senza rendermene conto arrivo in pochissimo tempo davanti al portone, salutando Marika con un abbraccio e un bacio e tutti gli altri con un cenno della mano. Ti vedo arrivarmi alle spalle dopo poco. Fai finta di niente, saluti tutti e parli tranquillamente, come sempre, come se per una decina di minuti sull'autobus con te non c'era nessuno, solo una trentina di estranei

Nessuno.

Devo ammettere che sei un ottimo attore, spero di essere stata anch'io altrettanto convincente.

 

 

 

Arriva l'ultima ora, abbiamo appena finito di fare la verifica di Latino, so ch'è andata male, anzi, malissimo, peró sorvolo e consegno alla professoressa la mia scheda, come hanno giá fatto molti ragazzi attorno a me.

Ritorno al mio posto sconsolata e mi lascio cadere stancamente sulla sedia. Sto ancora pensando a te, tu e il tuo comportamento. Alice sembra essere corrucciata, ha un'espressione buffissima. Mi dice che non aveva studiato i pronomi personali complemento e poi la vedo cercare agguerrita la risposta all'interno del libro.

Lei e Sandy lo sanno, sanno tutto di 'sta mattina e danno a me della stupida. Non hanno tutti i torti, oggi non mi hai ancora rivolto parola! Che ti sia arrabbiato con me?

La visione di te e altri compagni attorno alla prof. mi fa ritornare sulla Terra. Voglio sapere il motivo di quella ressa. Vedo Alice saltare in aria dalla gioia, mi informa che ha sparato a caso i pronomi e li ha fatti tutti esatti, approfitto del fatto che è in piedi per trascinarla alla cattedra, dove ci sei anche tu.

 

La prof. sta mostrando a tutti le verifiche, ascoltando i dubbi di qualche mio compagno rispondendogli.

Dopo qualche minuto salto in aria soffocando un urletto.

Giro lo sguardo e trovo Alice piegata in due dalle risate, l'ammonisco in tono accusatorio, ma lei mi prende in giro e ritenta di farmi il solletico ai fianchi.

Vedo con la coda dell'occhio che la scena ha attirato la tua attenzione e, come ogni santissima volta, mi perdo nei tuoi occhi, sprofondando in uno strato di finissimo caramello che mi blocca e m'impedisce qualunque movimento, come fossi preda delle sabbie mobili. Alice approfitta di questo mio momento di debolezza per affondare le sue mani sui miei fianchi e questo mi fa sobbalzare, colta alla sprovvista mi faccio scappare un urletto, fin troppo imbarazzante per i miei gusti. Così la tengo ben stretta dai polsi e la allontano dal mucchietto di persone per punirla a colpi di ginocchiate o calci nel sedere, ma la tua voce blocca ogni mia intenzione.

 Mi stai parlando, dopo una giornata passata ad ignorarmi, in cui mi sono sentita maledettamente lontana da te, tu mi parli.

Mi prendi un po' in giro, com'è tuo solito fare ogni volta e usi una scusante per unirti ad Alice nel torturarmi i fianchi. Poi, d'un tratto apri di nuovo bocca, dicendo ció che credevo non avresti mai detto. Mi dici che eri sul mio stesso autobus, che ti eri seduto proprio dietro di me, che avevi i miei capelli sulla spalla. A queste tue parole il mio cuore perde un battito, poi due e infine ricomincia la sua corsa, lasciata in sospeso stamattina.

Mi fingo sorpresa e tu mi sorridi beffardo, 'non ti sei accorta di me' così parto col chiederti il motivo del tuo silenzio e tu mi dici che non mi volevi parlare, semplice. Un nodo attorciglia il mio stomaco e mi si forma un groppo in gola, 'non volevo parlarti, semplice'. Poi noto lo sguardo di Alice, è felice che stia intrattenendo con te un discorso, be' non sará mai felice quanto me. Quel suo atteggiamento mi fa sentire meglio e mi dá un motivo in piú per continuare la conversazione. Faccio labbruccio, sporgendo il labbro inferiore e mi fingo offesa, 'cattivo', non osi neanche immaginare le pene che sto patendo per colpa tua.

Tu, in mia risposta, ridi ed io mi faccio sfuggire a denti stretti uno 'stronzo' cominciando a tirarti colpi sulle braccia e sullo stomaco che non ti turbano minimamente. Mi sorridi e io mi sento morire dalla felicitá.

 


  Non mi interessa se è solo una cotta e non durerá tanto.

  Non mi interessa che tu non lo sai.

  Non mi interessa dirtelo.

  

 Quello che ora mi interessa sei tu,

 semplicemente ed essenzialmente tu,

  in ogni tua forma,

  in ogni tuo pensiero.


 

  

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Capitolo 2
*** Ti odio ***


*Ti odio*


 

 
Ok, ho deciso, sono sicura.
Prendo una penna blu dal mio astuccio di scuola e l'avvicino al foglio bianco che ho di fronte.
Bene, è arrivato il momento, o adesso o mai più.
Devo dimenticarmi di tutte le cose che penso di lui.
Le cose positive, certamente.
"Non ci provare nemmeno! Sai come la penso! A te piace! Eccome se ti piace! Quindi non venirmi a dire che non ti piace!"
Già me l'immagino Alice, che mentre mi rimprovera agita le braccia in maniera teatrale.
"Ali ha pienamente ragione! o glielo dici tu, o ci sto andando io!"
Ed ecco Sandy, continuamente convinta nell'ammettere tutto senza peli sulla lingua.
L'unica pecca é che non c'è nessuno a casa con me, tanto meno in questa stanza. Ci siamo io, il foglio e la penna.
-Così, è arrivata la resa dei conti, 'amore'!-
Dicono tutti che sei un bel sentimento, ricco di emozioni, suggestivo, eccentrico, surreale.
Ecco, io ti definisco un'inutile battaglia contro il destino e la fortuna. Qualcosa che può essere stupenda per alcuni, ma angosciante e dolorosa per altri. Gli altri, quelli del famoso 'amore non corrisposto', quelli come me.
E io vuoi sapere come ti vedo, Amore?
Ti vedo come un coglione!
Vuoi sapere come ti odio? Quanto ti odio?
Tanto, troppo... e tutto questo perchè con me sei maledettamente ingiusto!
Eccoti una lista delle cose che odio di te, amore.
 
Odio la tua voce, così tremendamente accesa e forte.
Così odiosa.
Odio la tua bocca, buona solo a sparare idiozie e battute.
Così odiosa.
Odio il tuo humor, sempre pronto lì a sorprendermi.
Così odioso.
Odio i tuoi capelli, biondi e gellati sempre male.
Così odiosi.
Odio le tue braccia, troppo forti e paralizzanti per i miei gusti.
Così odiose.
Odio il tuo naso, eccessivame lineare e liscio, la perfezione.
Così odioso.
Odio le tue gambe, lunghe e resistenti, soprattutto ai miei calci.
Così odiose.
Odio i tuoi vestiti, alla moda ma sportivi, comuni e normali.
Così odiosi.
Odio la tua camminata, sciolta e barcollante, buffa ma unica nel suo genere.
Così odiosa.
Odio i tuoi occhi, così profondi, così...
Così maledettamente odiosi!
 
"Va be'! tra tutte le peggior cavolate sparate dalla tua bocca, la migliore, la più finta, la più falsa, è proprio l'ultima! I suoi occhi! Tu li odieresti? TU?!?"
Ed ecco l'entrata in scena di Vanessa! che dalla web-cam sta assistendo a questa scena pietosa.
"Te lo dico sempre, ma non mi scorderò mai di ripetertelo: lui non merita una ragazza così sensibile! Fidati, lo conosco meglio di te e non ci riesco a vederti in questo stato per via di un tale coglione!".
Dolore, puro dolore...
"A me non... p.. piace più! L'ho deciso io!"
Vocalizzo, senza risparmiare dei cali di voce e delle titubanze.
"L'avresti deciso tu?!?"
Mi guarda sullo schermo e la noto abbastanza scioccata dalla mia affermazione.
"Sí! e da adesso in poi lo detesterò!"
"Senti Jo.... non credo sia questo il miglior modo di fare quello che vuoi..!"
Abbasso il capo, accusando delle dolorose fitte alla pancia.
"Io...io lo detesto... perché mi tratta in questa strana maniera! Sto cercando di capirlo, di capire i suoi comportamenti nei miei confronti, ma niente! Nada! Nisba! Nothing! Rien! É come un ragazzo avvolto in una nuvola di mistero. Un giorno si arrabbia perchè non gli ho dato la minima attenzione, il giorno dopo dice che sono un cesso e poi, quando sembra voglia dirmi qualcosa di carino sta zitto! Grrrr... che rabbia! É più lunatico persino di me quando ho il ciclo! E poi quei suoi sguardi?! Per me sono peggio della migliore droga... Hanno la capacitá di anestetizzare ogni mia facoltá mentale... di non farmi capire nulla... mi fanno girare tutto intorno, fermando il tempo solo per noi..! E lui non abbassa mai lo sguardo, non lo distoglie mai, aspetta sempre che sia io a farlo."
Sputo fuori quello che sento nel profondo a Vanessa, una delle migliori amiche che io possa desiderare.
Lei mi guarda felice, quasi sognante.
"Oh, Jo... tu... tu sei completamente attratta da lui...! Ce... non voglio dire che sia amore, perchè sarebbe troppo! Peró non puoi dire di detestarlo!"
Boom.
Ed ecco la verità, sparata contro il mio cuore debole che lo rende ancora più fragile.
Io non lo detesto.
Ma devo imparare a farlo.
Saluto velocemente Nessy e chiudo la videochiamata.
 
Sospiro rumorosamente, facendo trasparire questo mio strano stato di rassegnazione all'evidenza. Mi cade l'occhio sul monitor del computer, in particolare su una cartella: 'Recensione del libro: La vita'.
La apro, scorrendo col cursore per visualizzare i miei ultimi sfoghi scaricati sulle pagine di Word. È diventato praticamente un diario, ma sotto copertura, in modo che mia madre o i miei fratelli non abbiano l'istinto di leggerlo. I miei occhi percorrono fulminei il lungo fiume di parole che si trova dinnanzi a loro, alla ricerca di un messaggio scritto poco tempo prima da me stessa, ma quando ancora mi illudevo di avere delle speranze.
 
«L'Amore ha mille volti, scaturisce decine di migliaia di emozioni diverse e ha miliardi di costumi. Si presenta nella tua vita come una cotta innocente che lentamente diventa insistente; siede affianco a te continuamente, incitandoti a muovere un passo e ad agire; ti avvicina alla persona amata con migliaia di sogni illusori; ti avvolge nell'assoluta luce del sentimento; poi ti fa stare male e bene contemporaneamente; ti fa sentire forte ed invincibile, ma fragile e debole davanti a lui; ti illude di esser libera e poi ti rinchiude in gabbia, annientando i ragionamenti sensati fatti dal tuo cervello e ingigantendo le osservazioni del cuore; tal volta ti rende poetessa, tal volta ti rende incosciente,sgarbata; ti riesce a dare mille motivi per resistere e non cedere davanti alle difficoltà, poi ti stordisce e ti abbandona nel nulla, inducendoti a ritornare sui tuoi passi, non facendo più capire niente a te. L'Amore non è una certezza, ma una dolce illusione in cui sperare.
Sperare.
Perché quando l'Amore sembra essere un miraggio lontano, quando senti la fatica vincere la volontà, quando il tuo sorriso rischia di mutare in broncio, quando senti delle gocce salate solcare le tue calde guance, quando pensi che tutto sia finito, è lì che bisogna sperare.
Sperare che quel miraggio diventi un obbiettivo.
Sperare che la volontà di essere con questa persona batta la fatica e l'affanno, indici di stanchezza.
Sperare che il broncio che stai indossando ora presto diventerà un ampio sorriso, di cui esser fiera.
Sperare che quelle gocce salate prima o poi saranno frutto di un estrema felicità, e non di un eccessivo dolore.
Sperare che niente finisca, e se avviene, capire che dietro la fine di qualcosa c'è sempre un inizio.
  Sperare nell'Amore, perché la speranza è l'ultima a morire.»
 
Pff... 'sperare'...
Ne ho le scatole piene di sperare che si renda conto di me!
Di certo non sono mai stata una che si lancia nel vuoto o che si butta, ma mi sono totalmente stufata di sperare e aspettare...
Dovrei agire, ma non ne ho la forza...
Dovrei avvicinarmi a lui e parlargli, farci amicizia, ma è piú forte di me.
Dovrei ammettere i miei sentimenti, ma ancora devo capirli...
 L'unica cosa che dovrei fare ora è spararmi un colpo in fronte, ecco cosa.
 
 
 
Ero a casa di Vanessa, anzi, eravamo tutti a casa sua... c'era una festa, le luci erano soffuse e la musica era alta; mi girava la testa per il troppo ballare, così,vedendo Vanessa e Irene appoggiate con le spalle alla porta della cameretta, mi avvicino lì.
Ire: "Oh Cristo...!"
Nessy: "Nonono! Questo non lo deve sapere nessuno!!"
Ire: "Specialmente Jo e..."
Irene mi vede e si blocca, con la bocca semiaperta.
Io sorrido loro, ma faccio una smorfia che rappresenta a pieno il mio stato confusionario e vago.
Io: "Che cosaaaa???!!?"
Dico con una voce che non sembra appartenermi, mi viene solo quando ho bevuto qualcosa.
Loro due si guardano alquanto allarmate e, per riflesso, si separano dalla porta.
Io: "Devo andare in bagno che ho bevuto troppo!"
Dico, mentre a fatica sto dritta in piedi senza barcollare ed apro la porta della cameretta sotto il loro sguardo vuoto.
-Cazzo, ho sbagliato...-
Anthony: "Ehi perchè non...?"
Il cuore si blocca, come il flusso del sangue all'interno delle mie vene; la testa gira sempre di più; la musica sembra quasi fare da sottofondo alla scena che osservo incredula.
Arretro barcollando, richiudendo la porta e guardo un punto impreciso davanti a me. Assimilando svogliatamente quello di cui i miei occhi sono testimoni.
Nessy: "Jo..."
Gli occhi pizzicano, mi volto di scatto con l'intenzione di tornare a ballare, per sfogarmi, ma mi arresto vedendo Anthony cupo in viso, bloccato da una forza inesistente, mentre stringe i pugni e le braccia tese si posano dritte lungo i fianchi.
Gli occhi sono vuoti, come oscurati, forse perché non vogliono vedere ciò che hanno appena visto. Proprio come i miei.
 
Ryan e Miriam.
Bacio.
Ryan, il ragazzo di cui mi sono fottutamente presa una cotta, che bacia Miriam, l'unica ragazza al modo che mi sta così tanto sulle palle.
Bacio.
Ryan, lui, e Miriam, lei.
 
-Perchè?-
Rifletto, rigirandomi tra le mani il bicchiere di plastica rossa, al cui interno era presente qualcosa di a me sconosciuto.
Antho: "e così era lui il famoso 'Caramello'?!"
Accenna ad un ‘sì’ alquanto emblematico.
Lo guardo di sbieco.
Tra noi due non so chi sia messo peggio; Miriam era praticamente la sua ragazza, peccato che in realtà lei ci provasse con tutti, mentre lui non ha occhi che per lei.
Antho: "É solo un coglione, traditore ed è pure stronzo."
Io: "Parla per te e guardati bene la tua putt... ragazza...!"
Anthony si volta alla ricerca di qualcosa o qualcuno che probabilmente è alle nostre spalle. Fa un sorriso amaro e poi dice atono: "I due piccioncini stanno ritornando in camera.. evidentemente un bacio non è bastato".
Mi volto anche io per poi vedere lui che si lancia strani sguardi con lei, che lentamente si avvicina alla porta.
Non riesco più a capire niente, il cuore batte in modo strano, come un forsennato, le braccia sono tese e paralizzate.
-Devo impedirlo-
Medito sul da farsi.
Una mano forte mi trascina dietro di sé, sembra portarmi proprio in quella stanza.
Lui e lei sono entrati nella stanza senza accorgersi della nostra presenza nella piccola cameretta. Ad un certo punto non capisco più cosa accade, sento solo due labbra prepotenti che violentemente mi fanno sue, un braccio mi cinge un fianco e l'altro mi avvicina al suo volto con insistenza ed irruenza.
Chiudo gli occhi e mi lampeggiano immagini di Ryan e Miriam che si baciano, che si guardano.
Lacrime disperate scorrono sul mio viso rosso di rabbia e dolore.
Appoggio una mia mano dietro la sua nuca e l'altra sulla sua guancia, constatando che non sono l'unica che sta piangendo.
 
 
 
Mi alzo di soprassalto, risvegliandomi da quell'incubo così vicino e reale, trovandomi la fronte madida di sudore, il pigiama a tratti aderisce al mio corpo bagnato di un sudore freddo, frutto di quell'orrendo incubo.
Osservo spaesata l'ora sul mio cellulare: le 5:10. Mi sarei dovuta svegliare tra un'ora e mezza.
Ancora incredula penso al sogno appena vissuto.
-Io baciarmi con Anthony???!!?!?-
Penso allarmata e sconcertata.
Che a Ryan piaccia Miriam non é di certo un mistero...
Ma vederli mentre si baciano...
Erano così reali. Eppure non riesco a capire questo mio sogno contorto.
Io non ho mai avuto un buon rapporto con Anthony, mi é sempre stato sulle palle, anche se lo reputo un ragazzo molto simpatico ed è il migliore amico di Nessy.
 

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Capitolo 3
*** Cuore infranto ***



 
 
*Cuore infranto*
 
 
 

 
 

 
 
I rantolii e gli ansimi sussurrati non riuscirono a placare ciò che una tempesta distruttrice stava infuriando dentro di me.
L'angosciosa sensazione di morte e distruzione.
La forza che ormai da minuti interminabili mi aveva abbandonata ora lentamente si stava facendo spazio tra le mie braccia.
Come ero riuscita a ridurmi così?!
Tentai lo sforzo di stringere stretto il pugno e serrare le gracili dita, tossii e col movimento del corpo riuscii a sentire una fitta dolorosa, fredda, quasi ghiacciata, scorrermi per tutto il corpo. Il rimbombo del mio gesto riuscì a farmi sentire un eco interno al mio busto, un rantolo roco proveniente dalle pareti della gola, e le stanche gambe istintivamente cercarono di muoversi.
Paralizzato.
Il mio corpo sembrava non appartenermi, quasi fosse un realistico fantoccio.
Quasi io fossi finta.
Sdraiata per terra, dolorante e scossa irregolarmente da gemiti strozzati, mi affannavo nel vano tentativo di scappare dai miei stessi pensieri.
Dalle mie stesse paure.
 L'addome ormai freddo, a contatto con la gelida superficie del pavimento che mi riscuoteva e mi rendeva qualsiasi movimento impossibile, continuava a contrarsi e ad espandersi con suoni totalmente alterati.
Ormai stanca di asciugarmi costantemente le lacrime, mi ero ridotta come una serpe a strisciare e a torturarmi silenziosamente.
Sola.
Ecco come mi sentivo.
Eppure, a pochi metri da me c'erano tante persone...
C'erano le mie amiche, c'era lui.
Questo pensiero sciolse lievemente i nervi rigidi e mi ritrovai a contemplare mentalmente ciò che mi circondava.
Dei panni stesi troneggiavano nel piccolo ambiente posto per lavare; allungai un braccio e raccolsi il cestello delle pinze.
Pinza dopo pinza a terra riuscii a comporre una frase alquanto depressa: 'I hate me'.
Un lieve fremito di mani e urla echeggiarono nella vicina stanza e io, che distavo poco da lì sentii e capii il motivo di tale frenesia.
Se solo non fossi così sensibile...
La voce femminile, riconosciuta in quella di Irene e quella di Fred, annunciarono con grande impazienza che lei era stata la prima scelta.
I papabili ora erano tutti e io racchiudevo un briciolo di speranza in quella bottiglia che quasi immaginavo roteare.
Il cuore si freddò in un istante, le articolazioni smisero di contorcersi dal dolore, i polmoni smisero di pompare ossigeno e cercai in tutti i modi di inghiottire mezzo litro di saliva, ma un groppo in gola me lo impediva.
Lui e lei.
Proprio come nel mio incubo.
Già, proprio ciò che io più temevo potesse accadere.
Altri fremiti ed urletti raggiunsero le mie orecchie.
Straziante la fitta di dolore che accusai, mi contorsi su me stessa, rannicchiandomi e accucciandomi in un angolino.
Tremavo, l'adrenalina che attraversava le mie vene non giovò la mia instabilità.
Mi ritrovai a vagare freneticamente per quel piccolo stanzino alla ricerca di aria, di ossigeno.
Stavano scorrendo a fiotti ormai scie bagnate e salate che lasciavo dilagare senza limiti e senza restrizioni.
Piangevo e mi contorcevo dallo straziante dolore, ma nessuno mi vedeva, nessuno mi sentiva.
Presto iniziai a singhiozzare e appena dopo mi sentii mancare il respiro per svariate volte. Stavo per svenire e lo sapevo, sapevo anche di essermi scioccamente chiusa a chiave in quell'angusto posto.
Tetri pensieri si accavallarono nella mia mente.
Sarebbe stato meglio morire...
Il bianco assoluto tempestò la mia oscura vista, sentii le gambe pesanti cedere sotto il mio greve peso...
   Quando mi ripresi erano passati alcuni secondi, forse minuti, la testa mi roteava e forse questo potrei considerarlo un bene.
La rovinosa caduta di peso che avevo subito lasciò come segni due lividi giallastri e per il dolore che accusavo, per minuti interi non tesi l'orecchio ad ascoltare.
E per me fu un bene.
Nelle mie pessime condizioni raggiunsi strisciando la porta e la maniglia, la aprii e inspirai in modo affannato il fresco ossigeno, di cui io avevo più che mai bisogno.
Cercai lentamente di riacquisire le forze necessarie ad alzarmi e velocemente mi ristabilii.
Raggiunsi tentoni il piano d'appoggio delle varie cibarie e, con la massima cautela mi versai un bicchiere d'acqua gelata.
Quando cominciai a bere mi resi conto che ancora tremavo e neppure poco.
Credetti però di stare abbastanza bene da poter assistere al loro tanto bramato gioco. Detesto il gioco della bottiglia; non ho mai avuto modo di baciare un ragazzo e sinceramente detesterei me stessa se mai mi lasciassi cadere così in basso.
Cercai di trovare l'espressione più serena che potessi avere e varcai, ancora tremolante, la soglia del mio incubo fatale.
Sguardi stupiti mi accolsero, le voci neppure le raggiungevano le mie orecchie.
L'atmosfera era colma di ardore e eccitazione, percepivo uno strato di palpabile agitazione in occhietti a me molto familiari.
Vanessa mi rivolgeva uno sguardo gelido, assente... vuoto... non era in sé.
Irene invece mi accolse con un certo sguardo eccitato e lussurioso, evidentemente era entusiasta.
Ma i suoi occhi mi spaventavano, quei familiari occhi castani erano diventati dei pozzi scuri e impenetrabili.
Impenetrabile la sua anima, il suo cuore.
Avevo paura.
Nella stanza chiunque era ammassato su qualcosa o su qualcuno e mi sentivo totalmente fuori luogo.
Desideravo andarmene...
E forse sarebbe stato molto meglio, perché quella maledettissima bottiglia magari non avrebbe indicato nuovamente lui, perché non avrebbe indicato la mia migliore amica Vanessa.
L'atmosfera calda però era priva di energia e gli sguardi, ora che facevo molta più attenzione, erano stanchi e neutri.
Lei mi guardò per alcuni attimi poi iniziò ad arretrare, lui si avvicinò sempre più, le loro labbra morbide si sfiorarono, nemmeno mi resi conto che il bacio era durato pochissimi attimi, forse un solo secondo, eppure nella mia mente c'era la proiezione costante dello stesso filmino.
 
    Di essere andata alla festa me ne pentii tantissimo.
Le sue labbra, i suoi occhi così vispi e bramosi quella sera.
Non sarei mai dovuta andare.
Era iniziata male ed era finita malissimo...
Altre feste?!? No.
Mai più.

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