Thank you for loving me

di Evelyn Wright
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 01 - When a dream came true ***
Capitolo 2: *** Cap 02 - It's time ***
Capitolo 3: *** Cap 03 - Really?! ***
Capitolo 4: *** Cap 04 - A strange night ***
Capitolo 5: *** Cap 05 - Is this the end? ***
Capitolo 6: *** Cap 06 - Never despair ***
Capitolo 7: *** Cap 07 - Breath of a new life ***
Capitolo 8: *** Cap 08 - The X Day ***
Capitolo 9: *** Cap 09 - Celebrations and news ***
Capitolo 10: *** Cap 10 - Welcome to Texas! ***
Capitolo 11: *** Cap 11 - Tears ***
Capitolo 12: *** Cap 12 - Goodbye and departures ***
Capitolo 13: *** Cap 13 - Games and revenge ***
Capitolo 14: *** Cap 14 - Revenge and tears ***
Capitolo 15: *** Cap 15 - Anger and doubts ***
Capitolo 16: *** Cap 16 - Semi-certainties and outbursts ***
Capitolo 17: *** Cap 17 - The first day on set ***
Capitolo 18: *** Cap 18 - Don't panic, Eve ***
Capitolo 19: *** Cap 19 - Scenes, ballets and proposals ***
Capitolo 20: *** Cap 20 - Small sparks ***
Capitolo 21: *** Cap 21 - Secrets revealed ***
Capitolo 22: *** Cap 22 - The time has come ***
Capitolo 23: *** Cap 23 - When nothing changes ***
Capitolo 24: *** Cap 24 - Can you try? ***
Capitolo 25: *** Cap 25 - Between small steps and howlers ***
Capitolo 26: *** Cap 26 - New truths that bring us closer ***
Capitolo 27: *** Cap 27 - Confessions, solutions and surprises ***
Capitolo 28: *** Cap 28 - Woe in love ***



Capitolo 1
*** Cap 01 - When a dream came true ***


Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: giallo
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo: 1/?
 

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»
 

L'aereo era appena atterrato con un orrendo scossone quando erano incominciati gli applausi per l'atterraggio da manuale del pilota a cui io non avevo partecipato, troppo occupata a tenermi una mano sul cuore ed a sospirare per lo scampato pericolo.

Si, soffro leggermente di puro terrore quando arriva il fatidico 'momento dell'atterraggio' ma davvero, era una cosa che potevo gestire benissimo se avessi avuto un po' di compagnia, ma così non era perché era il mio primo viaggio 'in solitaria' e quindi mi sentivo sola e completamente in balia delle mie paure, non sapendo assolutamente a chi chiedere conforto. Il bello della cosa era che avevo dovuto sopportare tutto questo solamente per realizzare un mio piccolo sogno personale: conoscere le star della mia serie preferita.

Volevo uccidermi da sola per avuto questa bella pensata, ma ormai era andata e la parte peggiore di quel viaggio era passata, sebbene non in modo perfetto. Forse sarebbe stato meglio se avessi dormito un pochetto, almeno fino al momento dell'atterraggio, ma il volo era stato abbastanza breve e quindi non c'era stato verso d'addormentarmi. Ero partita dalla mia 'isoletta', la Sicilia, ed avevo come destinazione finale Roma, il luogo in cui si sarebbe tenuta la Jus in Bello, ossia la convention a cui desideravo partecipare da tanto tempo.

Per una cosa o per l'altra non avevo mai avuto abbastanza soldi per partecipare ma li avevo racimolati col tempo ed alla fine avevo annunciato a gran voce a mia madre l'intenzione di andare a Roma per partecipare alla convention di Supernatural. Come l'aveva presa lei? Non benissimo a dire il vero. La prima cosa che mi aveva detto era stata "Ma se non sai cavartela nemmeno in questo paesino, come vuoi farcela a Roma?" ed ovviamente mi ero indignata a tal punto che non le avevo più rivolto la parola per tutto il resto della giornata, ma aveva ragione... aveva dannatamente ragione.

Come potevo farcela se non ero mai uscita di casa se non per ragioni futili e sempre in compagnia di persone più grandi di me? Come potevo cavarmela nella capitale? Era un dubbio che mi assillava ma la voglia di partecipare alla convention era stata più grande di qualunque altra cosa.

Infischiandomene altamente del buonsenso e della mia coscienza che mi urlava "Ti stai per cacciare in un brutto guaio, signorina!" avevo spedito la mia prenotazione ed avevo prenotato tutto per il mio soggiorno in terra romana. Per fortuna non sarei stata sola in quella mia folle avventura perché c'era una persona che avrei incontrato lì... un ragazzo che avevo conosciuto in un forum e che amava Supernatural quasi quanto me.

Ero stata io a trasmettergli la voglia di partecipare ed ero lieta di conoscerlo finalmente 'dal vivo' e non attraverso un pc. Ecco, una volta scesa da quell'aereo del cavolo sarei dovuta anche andare a cercarlo perché lui era atterrato qualche ora prima e mi aveva aspettata all'aeroporto.

Ero un po' agitata anche per questo, dovevo ammetterlo, perché comunque non l'avevo mai visto. Era anche vero che mi conosceva meglio di chiunque altro, in un certo senso, e quindi non sapevo che pensare! Ero nervosa ma non dovevo esserlo perché non c'era nulla per cui essere nervosi. Non ancora almeno... Alla convention probabilmente si, soprattutto durante i photo op! Non volevo neanche pensarci o sarei inciampata da qualche parte assieme al mio bagaglio a mano mentre scendevo finalmente dall'aereo.

Mi guardai un po' intorno con aria stranita mentre cercavo di capire da che parte dovevo andare per incontrare Simone – ups, non vi avevo ancora detto il nome del mio amico! - e quando finalmente lo vidi da lontano, il mio sorriso era raggiante. Gli corsi incontro indecisa se abbracciarlo o meno, ma poi mi schiantai direttamente su di lui per stringerlo in un caloroso abbraccio stile koala perché, davvero, era la cosa giusta da fare.

« Ciao! » gli dissi quando mi staccai da lui con le guance completamente in fiamme per l'imbarazzo sempre crescente. « C-ciao. » mi disse lui, anch'esso imbarazzato e con le guance che potevano fare concorrenza alle mie ormai diventate del colore di una bella ciliegia. « Bene.. Eccoci qui.. Roma, eh? » dissi sparando le prime cavolate che mi erano venute in mente e pentendomene un secondo dopo perché, davvero, potevo essere più idiota di così? « Eh già.. Roma! » disse lui, tentando di sorridere ma sentivo che la tensione sarebbe salita alle stelle se non avessi rimediato subito. Così, prendendo coraggio ed invocando tutti gli dei per assistermi in questa gloriosa impresa chiamata 'conversazione', decisi di smetterla di fare la cretina e di parlare normalmente.

« Bene.. Si.. Ma dannazione! » urlai leggermente facendo girare alcune persone che con le loro valigie cercavano di uscire dall'aeroporto. Lo guardai negli occhi e scoppiammo a ridere nello stesso istante, ossia quando capimmo entrambi di essere dei veri idioti. « Ricominciamo da capo? » chiesi con un sorriso ed anche lui era d'accordo con me ed allungò una mano per stringere la mia con un altro sorriso. « Piacere, sono Simone! » ed gli risposi immediatamente « Piacere, sono Roberta! » scatenando altre risate che non riuscivamo più a trattenere. Potevamo farcela, comunque, con un po' di allenamento.

Sapevamo entrambi sin dall'inizio che eravamo dei timidoni di prima categoria ma questo viaggio a Roma serviva anche a questo: a ridarci la fiducia in noi stessi che credevamo di aver perso per strada. Certo, potevamo anche scegliere qualcosa di più semplice per una 'prima follia' ma non avevamo voluto sentir ragioni perché in cuor nostro sentivamo che era la nostra occasione.

Cosa poteva andare storto? Tante cose a rigor di logica, ma eravamo pronti per la prima volta nella nostra vita a rischiare tutto pur di diventare persone migliori e non solo dei 'rifugiati in casa' che non sapevano più cosa ci fosse oltre ad un computer. La nostra testardaggine poi aveva fatto il resto perché una volta entrata in testa l'idea di Roma, avevamo combattuto per far si che potessimo andarci.

Unendo le forze neanche i soldi erano un problema, quindi era davvero la nostra occasione. C'erano tutti i presupposti per una vacanza perfetta: non eravamo totalmente soli, eravamo finalmente folli in due ed avremmo incontrato i nostri idoli in una città magica. Meglio di così! Si, era tutto perfetto ed ora non ero neanche più nervosa all'idea di parlare con il mio gemellino preferito/Simone. Alla fine dei conti lo consideravo davvero il mio gemello perso alla nascita perché eravamo uguali, due gocce d'acqua non si sarebbero potute somigliare di più, e quindi come potevo non riuscire ancora a parlargli decentemente?

« Bene, ora che ci siamo ripresentati possiamo anche smetterla di far finta di non conoscerci.. Sei o non sei il mio gemellino? » dissi colpendolo leggermente con un pugnetto all'angolo della spalla. Era sempre così... quando cercavo di rimettere a posto una situazione, non potevo fare a meno di colpire qualcuno, in questo caso Simone. « Hai ragione.. E' che.. Lo sai come sono fatto. Ci vuole un po'.. » disse lui alzando le spalle ed io lo capii, come sempre. « Lo so.. » dissi semplicemente e gli sorrisi ancora per un lungo momento prima di decidere che fosse ora di andare finalmente all'Hilton Hotel dove avevamo prenotato una stanza.

Quanto ci era costata quella stanza! Al solo pensiero ripiangevo di nuovo così come avevo fatto quando avevo dovuto sborsare i soldi. Facendo due conti però era stato meglio così perché o li avremo spesi per la stanza o per l'autobus o qualunque altro mezzo di trasporto con cui saremo dovuti comunque arrivare all'Hilton Hotel, luogo in cui si sarebbe tenuta la convention di Supernatural. « Andiamo? » chiesi ed al suo cenno affermativo, incominciai a trascinare la mia valigia verso la prima uscita disponibile. Bene, che la nostra avventura a Roma abbia inizio!

***

Una volta usciti dall'aeroporto dovemmo per forza prendere un taxi che ci portasse a destinazione perché naturalmente eravamo sprovvisti di mezzo di trasporto, ed ancora una volta vedemmo fior fior di quattrini sparire dalla nostre tasche assieme all'avanzare del contachilometri del tassista.

Lo sguardo che scoccai in direzione di Simone era identico a quello che lui mi stava rivolgendo ed in quel preciso momento scoppiammo ancora una volta inevitabilmente a ridere, facendo sussultare il tassista. Eh sia! Quel viaggio ci sarebbe costato tutto quello che avevamo ma se era il prezzo da pagare per quelle risate, allora ero ben contenta di pagarlo.

Durante il viaggio era di nuovo sceso quell'alone di mutismo che ci aveva sempre contraddistinto con gli altri, ma dovevamo farci forza! Stavamo prendendo in mano la nostra vita? Stavamo facendo qualcosa che tutti pensavano che non saremmo mai riusciti a fare? Si, quindi stavamo già cambiando qualcosa. Dovevamo solo rendercene conto per sentirci finalmente liberi.

« Ce la faremo, vedrai.. » dissi quasi senza un minimo di senso, ma sapevo che anche lui stava pensando la stessa cosa. Condividevamo anche le stesse paure quindi sapevo cosa stava passando per la sua mente perché erano le stesse cose che stavo pensando anche io.

« Immaginati le facce di tutti quando avremo le foto di Jared e Jensen! » dissi con forza mentre immaginavo di postare le foto ovunque solo per far sapere al mondo questa mia piccola vittoria. Ovviamente, ne avrei anche stampata una in formato gigante da appendere in camera. Quando mi sarebbe mai ricapitata l'occasione di vederli?

« Stiamo parlando di Jared e Jensen! Oddio.. » e feci finta di svenire portando una mano teatralmente attaccata alla fronte. Si, tendevo ad essere comica quando non sapevo che dire per non lasciare spazio ad un silenzio imbarazzante. Lo sentii ridere ed era già una bella conquista dato che avevo spezzato quel silenzio così intollerabile e quando lo sentii parlare ero quasi orgogliosa di me stessa.

« Già.. Ed appenderai un enorme foto in camera tua. Me l'avrai detto un milione di volte! » disse e continuò a ridere seguito a ruota da me che annuivo tra una risata e l'altra perché era vero. Lo avevo sicuramente annoiato a morte con questa 'faccenda delle foto' perché era stata la mia fissazione ed il secondo principale motivo per cui avevo deciso di partecipare alla convention!

Non facevo altro che dirlo a tutti e lui, essendo una delle poche persone che riusciva a comprendermi in questo mondo, mi aveva dovuta sopportare durante i miei scleri. E quante cose che avevo detto! Immaginavo il momento in cui finalmente avrei potuto fare questa benedetta foto con lui ed ovviamente sognavo in grande: la mia mente passava dal contare le lentiggini di Jensen all'inciampare sui suoi piedi solo per sentire le sue braccia afferrarmi. Ma erano tutti solo scleri, ovviamente.

La realtà era che probabilmente arrivata in sua presenza avrei assunto la posizione di un palo e non mi sarei mossa neanche di un millimetro! Sarebbe dovuto venire lui a scollarmi dal suolo o probabilmente saremmo rimasti lì per tutta la durata della convention ed anche oltre.

« E' vero ma sei il mio sclero-amico preferito, nonché anche l'unico, quindi mi devi sopportare.. Rassegnati! » dissi e da quel momento la tensione si sciolse sempre di più. Incominciammo a parlare del viaggio, di come le nostri madri si erano disperate alla nostra partenza e di come eravamo sicuri che ci saremmo divertiti anche in albergo.

« Io ti avverto.. Guarda che canto 24 ore su 24! Divento insopportabile! » dissi ridendo ed anche lui, assumendo un tono serio, cercò di farmi capire che era una persona difficile con cui trattare. « Ed io sono mr precisino. Potrei incominciare anche a piegare i tuoi vestiti se non li metti in ordine, quindi attenta a te se non lasci in ordine la stanza! Avrai a che fare con il maniaco del controllo che è in me.. » disse e poi rise divertito mentre il tassista ci avvertiva che eravamo quasi arrivati.

« Ci siamo.. » dissi terrorizzata ed eccitata al tempo stesso. « Ci siamo. » rispose lui con lo stesso sguardo e la stessa espressione stampata sul mio viso.

E fu così che ci ritrovammo all'entrata dell'hotel senza che fossimo davvero pronti. Ma lo saremmo mai stati? Il tassista ci lasciò poco più in là e pagammo la nostra corsa. Il mio portafogli fu più leggero ed io piangevo in silenzio per la perdita subita. Con un po' di forza, incominciai a trascinare la valigia verso l'ingresso e quando entrammo ovviamente ci travolse un'ondata di freschezza (aria condizionata accesa a tutto volume) e di stupore perché l'hotel era davvero, davvero bello.

« Wow! » dissi semplicemente e, nel guardare Simone, notai che anche lui aveva la bocca aperta. Beh, non eravamo di certo abituati ai lussi dei grand'hotel. Questa era la mia prima personale volta in un hotel del genere ed avevo intenzione di godermela tutta. Ci avvicinammo alla reception, chiedemmo della camera prenotata a nostro nome e ci consegnarono due chiavi che agguantai in un attimo prima di pagare. Meglio farlo subito, così mi sarei tolta dai pensieri anche questo piccolo particolare. Probabilmente alla fine della convention non avrei avuto neanche la testa per pensare ad una cosa del genere. Ci sarebbe voluta poi una settimana per riprendermi!

Simone si avviò subito verso l'ascensore dato che la camera si trovava al terzo piano ma io non ero dello stesso avviso. Si, avevo un problema anche con l'ascensore. Soffrivo di claustrofobia e per una persona come me l'ascensore è praticamente off limits, tranne che in casi particolari. « Tu vai pure, io me la cavo! » dissi avviandomi subito verso le scale assieme alla valigia, ma giustamente lui mi fece notare che potevo permettergli di salire almeno la valigia sull'ascensore. « Giusta osservazione.. L'idea di scarrozzarmi la valigia per tre rampe di scale non mi fa tutt'ora impazzire. Beh, grazie! » dissi e gli mollai la valigia dentro l'ascensore assieme ad una chiave della stanza.

Appena le porte si chiusero incominciai lentamente a salire le scale, uno scalino dopo l'altro, finendo poi col guardarmi seriamente intorno. Non è che ci fosse qualcosa di particolarmente interessante attorno a me ma tanto valeva guardare bene dato che avevo ben tre scale da fare.

Mi accorsi ben presto che le scale erano trafficate, con mia somma sorpresa. Incontrai così sul mio cammino un mucchio di ragazzi, sia grandi che piccini, e ad ognuno riservai un sorriso semplicemente perché ero davvero contenta di essere lì. Con molta probabilità anche loro erano lì per la convention e li avrei rivisti presto il giorno dopo, anche se la mia concentrazione sarebbe stata altrove.

Con un sospirone comunque arrivai finalmente al mio piano e cercai la stanza che ci era stata assegnata, la 125. Aprii la porta e ci trovai dentro Simone che si stava già sistemando al meglio per sopravvivere lì per quei tre giorni.

« Che letto prendi? » fu la prima cosa che chiesi e lui mi indicò il letto più a destra. Annuii e mi buttai completamente sul letto che non aveva scelto, chiudendo infine beatamente gli occhi per rilassarmi dopo quel viaggio stressante. Oh, che sensazione magnifica! Adoravo i letti, soprattutto quelli morbidi morbidi.

Mi sarei anche potuta addormentare così, con i vestiti e le scarpe addosso, se non mi fossi resa conto che sarebbe stato da maleducati. Non potevo lasciare Simone a se stesso solo perché avevo voglia di dormire! Era tutto nuovo e dovevamo viverlo insieme. Era questa la promessa che avevo fatto a me stessa prima di partire ed avrei cercato di mantenerla ad ogni costo.

« Comodo? » chiese lui all'improvviso ed io mi alzai a sedere sul letto mentre lo osservavo continuare a darsi da fare per decidere la posizione giusta della valigia e per uscire le cose che gli servivano subito. « Molto comodo. E' super approvato! » dissi e mi alzai per imitarlo. Non mi aveva forse avvertita? Niente disordine in camera e c'era la mia valigia in mezzo alla stanza. Bell'inizio! La tolsi subito di mezzo posizionandola su una sedia ed incominciai anche io a mettere fuori quello che serviva: spazolino, asciugamano ed altre cose di questo tipo.

« Chi si rinchiude prima in bagno? » chiesi a gran voce ma un tonfo mi fece girare di scatto verso la sua direzione, trovando lui che si copriva il viso con le mani. Guardai verso il basso, esattamente verso i suoi piedi, e mi accorsi che il contenuto della sua valigia si era riversato allegramente a terra. Non sapevo se piangere o ridere! Optai per entrambi e risi così tanto da farmi venire le lacrime agli occhi. Lui, mr precisino, aveva appena combinato un disastro!

Non riuscivo a smettere di ridere e mi accasciai di nuovo sul letto sentendomi una pessima amica. Solo dopo molte altre risate ed una buona dose di "ohm" mistici con cui cercavo di smetterla di prenderlo in giro, mi alzai e gli diedi una mano per raccattare le sue cose da terra. Dai, come prima giornata a Roma non era male! Alla fine stavo ridendo tanto. Peccato per Simone.. lui adesso aveva tutto da sistemare!

« Vuoi andare tu per primo in bagno? » chiesi ancora, una volta finito di posare i suoi vestiti in disordine sul mobile più vicino. « Vai pure tu.. Io ho una valigia da risistemare! » disse quasi affranto. Lo lasciai così, ossia lui che guardava la valigia e che cercava di capire da dove incominciare. Trattenni un risolino e, dopo aver afferrato il beauty case da viaggio, mi infilai in bagno pronta a darmi una rinfrescata.

Avevo sempre trovato rilassante sentire l'acqua sciacquarmi il viso e fu questa la prima cosa che feci, nonostante ci fossero bisogni più impellenti. Avevo bisogno però di realizzare di essere a Roma, di essere sola e di non stare sognando. Tutto mi sembrava sfocato, come in un sogno lontano. Ma era reale, tangibile! Mi trovavo davvero a Roma ed ancora non riuscivo a crederci. Osservai il mio riflesso allo specchio, dandomi dei colpi leggeri sul viso per 'darmi una svegliata' ma ancora mi sentivo come avvolta in una bolla.

Vabbé, era normale. Ancora non era successo nulla di particolarmente esaltante, a parte ovviamente Simone, e quindi c'era tempo per l'eccitazione e l'avventura che mi ero immaginata. Per quella sera poi saremmo rimasti in albergo, quindi non avevamo in programma chissà quale tipo di avventure, ma solo una conoscenza più profonda. Essendo la prima volta che ci vedevamo di presenza, ne avevamo di cose da capire. Parlare attraverso lo schermo di un pc era più facile per certi versi, ed anche liberatorio ma dal mio punto di vista avevamo bisogno di conoscerci di presenza e Roma era stata la nostra occasione.

« Andrà tutto bene.. Ti divertirai ed avrai mille cose da raccontare al tuo ritorno. » dissi a bassa voce mentre continuavo a guardarmi allo specchio. A volte aiutava auto-convincersi ma spesso e volentieri non funzionava un granché. Tentare comunque non era sbagliato, anzi! Fatto sta che continuai a darmi una rinfrescata ed uscì dal bagno 15 minuti dopo, trovando Simone e la sua valigia perfettamente al loro posto.

« Il bagno è tutto tuo! » dissi ed afferrai il telecomando della televisione per passare un po' il tempo. Certo, non ero più abituata a guardare la TV, anche perché trovare un programma decente era praticamente un impresa, ma non avevo con me i miei film né avevo modo di guardare i miei telefilm preferiti, quindi mi sarei dovuta accontentare di quello che passavano per la TV.

Con un tonfo sordo la porta del bagno venne chiusa ed io rimasi per un po' a tu per tu con la televisione, ossia per circa 15 minuti. « Tutto apposto? » chiesi una volta aver visto Simone tornare verso la sua valigia. « Tutto apposto. » disse lui ed io gli sorrisi. Non facevo altro! Ora sembrava un po' meno strano vederlo gironzolare per la stanza, ma non mi sarei mai abituata del tutto a quella situazione almeno fino quando non avrei incominciato con i miei giochini stupidi, di cui uno era il mio preferito: il "confessioni time".

Mi divertivo un sacco ed era un giochino che serviva ad allentare la tensione! In fondo, se confessi all'altro i tuoi momenti più imbarazzanti o i tuoi più oscuri segreti, poi saresti considerato uno sciocco se continui ad essere imbarazzato davanti a lui/lei. Ma questo sarebbe stato un giochino perfetto per stasera. La notte era sempre il momento migliore per questo tipo di confessioni e poi ero certa che non sarei riuscita a chiudere occhio. Camera nuova, compagno di stanza nuovo, città nuova. Come potevo dormire?

Si.. Avremmo potuto passare tranquillamente in quel modo la nostra prima notte a Roma. Ora, se volevamo, potevamo andare in esplorazione! Sicuramente l'albergo ci avrebbe riservato delle piccole avventure ed io non vedevo l'ora di viverle tutte. Avvicinandomi alla borsa ed estraendo la macchina fotografica presa in prestito da mio padre, mi girai verso Simone e scattai una foto a tradimento.

« Ma no! Vengo male nelle foto! » urlò lui ma io agitai davanti al suo viso una mano come a dire "ma non dire sciocchezze" e gli feci vedere la foto.« Vieni benissimo ed anche se venissi un mostro, me la terrei comunque per ricattarti a vita! Oh, sono un mostro! » dissi imitando una risatina malvagia che avevo sentito in un film.

Non ero bravissima nelle imitazioni, però. Preferivo prendere un personaggio e personalizzarlo per renderlo un po' più vicino al mio modo d'essere. Oh, non l'avevo detto ma per essere a Roma quei tre giorni avevo rinunciato ad uno spettacolo con la mia compagnia di teatro.

Si, strano vero? Casa, pc e libri e si scopre che sono anche un'attrice! Che dire a mia difesa? Adoravo interpretare un personaggio perché per un certo periodo mi annullavo. Non ero io e sparivano anche le mie preoccupazioni personali. Essere tante cose era divertente ed anche la consapevolezza di poter essere chiunque era meraviglioso.

Non riuscivo mai a recitare nella vita vera - non riuscivo neanche a comprare qualcosa senza diventare rosso pomodoro! - ma sul palco cambiavo totalmente. Ero isterica, ironica, innamorata, testarda, forte, coraggiosa, cattiva, spensierata, debole, indifesa, distrutta e molto altro ancora. Poi il fatto che ci fossero delle battute già scritte aiutava molto perché forse era proprio quello il problema: stentavo a comunicare le mie opinioni.

Avevo sempre preferito tacere e non immischiarmi nelle conversazioni di classe tanto che alla fine le mie opinioni le tenevo per me soltanto. Con le battute da imparare a memoria sparivano tutti i problemi ed io dovevo solo dare delle emozioni, e di quelle ne avevo a bizzeffe.

« No, non sei un mostro.. Sei cattiva e perfida! » disse lui ed io gli feci la linguaccia. Si, la tensione si era di nuovo allentata. « Bene, allora sono cattiva e perfida! Ma la qui presente cattiva e perfida ha una proposta da farti: esploriamo? » chiesi con un lieve scintillio negli occhi. Si, mi piacevano le cose avventurose e sebbene probabilmente non c'era poi così tanto di avventuroso nell'esplorare dei corridoi, sarebbe stato comunque divertente secondo il mio punto di vista.

« Esploriamo cosa? » chiese lui per un attimo perplesso ed io allargai le braccia come a voler inglobare l'intero albergo. « L'hotel, no? Giriamo per i corridoi.. Scattiamo qualche foto, andiamo a cena e poi ce ne torniamo in camera dove ti aspetta il terzo grado. Oh, si! Tanto entrambi viviamo di notte come dei vampiri, quindi non abbiamo problemi. » dissi ridendo ed alla fine lo convinsi ad uscire da quella stanza, trascinandolo letteralmente di peso.

Come era prevedibile da immaginare, non successe nulla di straordinario: incontrammo delle persone lungo il corridoio, capimmo dove si sarebbe tenuta la cena, scattammo qualche foto (sotto mia insistenza perché Simone non voleva) ed infine tornammo in camera per prepararci per la cena. Una serata tranquilla, insomma. Nessuna mirabolante avventura ma era già un miracolo essere lì.

Scendemmo a cena tranquillamente e ridemmo e scherzammo per un po', sparando cavolate ogni dieci secondi circa. Di solito non riuscivo ad essere spiritosa neanche volendo ma forse con lui potevo perché ci stavo riuscendo. Rideva e per me andava bene così anche se probabilmente stava pensando che fossi un po' stupida! Ma fa nulla. L'importante era ridere!

Finita la cena, quindi, risalimmo in camera (io rigorosamente per le scale) ed una volta dentro facemmo a turno per il bagno, come al solito, per metterci il pigiama e per lavarci i dentini. Il mio pigiama era assurdo! Aveva i fiori e le apine ma era divertente proprio per questo. Sembrava quello di una bambina ma in fondo io mi sentivo ancora una bambina piccola e quel pigiama mi stava a pennello. Mi sedetti sul letto con aria seria ed incrociai le gambe, girandomi verso il letto del mio compagno di stanza.

« Pronto? » chiesi alludendo al giochino che gli avevo accennato nel pomeriggio. Mi guardò un po' preoccupato ma non fece commenti, posizionandosi anche lui sul letto a gambe incrociate. « Inizio io.. Il tema è: la tua peggior caduta. » e cercai di ricordare nei dettagli quale fosse stata la peggiore, ma si equivalevano tutte quindi optai per raccontargliele e basta.

In sostanza la prima caduta era avvenuta in terza media davanti a tutta la scuola mentre inseguivo una mia compagna di classe che stava per andare a dire al ragazzo che mi piaceva che io provavo qualcosa per lui. Mi ero trascinata a terra sia lei che lui, ma sono dettagli.

La seconda caduta era avvenuta mentre andavo a lezione di danza. In pratica c'era un tombino e stava piovendo. Le due cose messe assieme avevano fatti si che cadessi a terra per via della scivolosità che si era venuta a creare ed ovviamente c'erano altre dieci mila persone intorno.

La terza caduta era avvenuta a scuola, alle superiori. La campanella non era ancora suonata ma avevamo deciso di uscire lo stesso, mettendo nel cellulare la suoneria di una campanella che suonava. Il bidello, un po' imbranato, l'aveva scambiata per la campanella vera e ci aveva fatto uscire. Per paura che capisse l'inganno, ci eravamo messi a correre come dei forsennati ma io ovviamente ero inciampata nell'unica buca presente in strada. Un dolore atroce!

La quarta caduta era sempre avvenuta per via della pioggia e dei tombini in un momento imprecisato del quarto liceo. Ovviamente davanti a tutta la scuola. Mi ero vergognata da morire ed avrei tanto voluto che la terra mi inghiottisse, ma naturalmente non l'aveva fatto ed io mi ero sentita lo sguardo di tutti addosso per una settimana circa.

Continuammo così fino a che non fummo stanchi e con la gola secca. Mi sentii serena e, contro ogni previsione, mi addormentai subito dopo aver poggiato il viso sul cuscino morbido morbido di quel letto preso in prestito.

 
 
 
 
 
Angolo autrice: Beh, che dire? Spero che questo primo capitolo introduttivo vi sia piaciuto. Ovviamente non c'erano di mezzo i nostri attori preferiti semplicemente perché dovevo delineare la figura della protagonista, di cui ancora non sapete neanche il nome xD Pardon.. Colpa mia! Scoprirete nel prossimo capitolo ogni cosa ed ovviamente entreranno anche in scena tutti, o la maggior parte, degli attori di SPN. Non volevo neanche svelarvi la coppia sulla quale ruoterà questa storia semplicemente perché è troppo presto e non volevo spoilerarvi nulla. Se questa storia piacerà la continuerò volientieri, quindi fatemi sapere cosa ne pensate! Anche un semplice "non è che mi è piaciuta più di tanto" sarà assolutamente gradito! E' la prima volta che invado questo luogo quindi ero titubante nel postare questa storia, ma poi mi sono detta: "Perché no?". Insomma, un bacione a tutti e spero di avere presto vostri commenti. Vostra, Evelyn.

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Capitolo 2
*** Cap 02 - It's time ***


Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: giallo
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo: 2/?

 

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»
 

Quando la sveglia suonò eravamo entrambi ancora profondamente addormentati come due piccoli angioletti. Io, in realtà, avevo sempre avuto dei problemi a letto perché mi rigiravo e rigiravo senza trovare mai pace ed ogni volta finivo per assumere le posizioni più assurde, come in questo caso. Avevo la faccia schiacciata contro il cuscino, una gamba piegata e l'altra a penzoloni per via del caldo, ma ero beata ed in pace, immersa completamente nei miei sogni.

Non ci volle molto però prima che ci svegliassimo entrambi con un sobbalzo per via della sveglia, ed all'improvviso ero completamente vigile e sull'attenti. Beh, la suoneria che avevo messo per la sveglia del cellulare era particolarmente efficace: It's my life di Bon Jovi.

Con il cuore a mille afferrai il telefono e spensi la sveglia alla velocità di un fulmine prima di riseppellire la testa sul cuscino con uno sbuffo. Ma perché dovevamo svegliarci a quell'ora del mattino? Ah, si: la colazione. Io non facevo mai colazione la mattina, abitudine sbagliatissima, ma in vacanza era d'obbligo svegliarsi presto e mangiare quindi dovevamo svegliarci. Con un grugnito, Simone fu il primo ad alzarsi dal letto e ad infilarsi in bagno e fu per questo principalmente che mi riaddormentai.

Mi riscosse lui dopo un tempo indefinito, dicendomi che era il mio turno per il bagno e come uno zombie mi alzai. Per com'ero conciata in quel momento potevo fare tranquillamente concorrenza a Samara di The Ring perché avevo i capelli che mi ricoprivano il volto quasi interamente. Non vedevo un accidenti, infatti. Inoltre li avevo lunghissimi! Arrivavano circa all'altezza del mio didietro. Non me li tagliavo ormai da circa due anni e si vedeva dalla lunghezza spropositata. Però mi stavano meglio così che corti.

Mi intrufolai nel bagno e diedi inizio al mio 'rituale del mattino' composto da: faccia, denti, capelli, occhi. Quindi sciacquai il viso per darmi una svegliata, mi lavai i denti (che mi sarei poi rilavata dopo aver fatto colazione), mi sistemai i capelli per dargli una parvenza di forma ed incominciai anche a truccarmi. Non mi truccavo mai moltissimo, solo un po' di matita e del mascara. Non riuscivo a fare altro! Ero un completo disastro e quando tentavo di mettermi qualche tipo di ombretto, non sembravo più una donna ma un panda!

Uscita dal bagno aprii la valigia e cercai dei vestiti da mettermi. Era il gran giorno, non potevo mettermi dei comuni vestiti! Naturalmente però non sapevo cosa mettermi.. un classico. Avevo circa dieci mila vestiti in quella valigia e nulla andava bene. "Questo no, quest'altro no, oddio questo proprio no" ed alla fine rimanevo continuamente a mani vuote. Potevo sempre andarci in pigiama, no?

Il mio sguardo ricadde su Simone già completamente vestito e quando si accorse di essere osservato, si spaventò. « Che c'è? Ho qualcosa sulla faccia? » ma io gli feci cenno di no, indicando invece la mia valigia. Un lampo di comprensione illuminò per un attimo il volto di Simone prima che si decidesse a darmi una mano. « Vediamo cos'hai.. » disse dando un'occhiata generale ai miei vestiti. « Questo no.. Quest'altro neanche.. Questa te lo devi assolutamente mettere per la foto con Jensen! » disse tirando fuori una maglietta marroncina parecchio scollata.

Arrossii perché non ricordavo neanche di averla messa in valigia ma annuii. « Per oggi può andare bene questo.. » disse tirando fuori una camicia sul violetto/rosella e decisi di dargli ascolto. Si, era carina. Mi rinfilai in bagno e mi cambiai d'abito, lanciando il pigiama sul mobiletto posto accanto al lavandino. Beh, i jeans c'erano ma era anche giusto che ci fossero. Che mi mettevo, una gonna? Neanche morta. Mi sarei sentita ridicola, fuori luogo ed anche parecchio in imbarazzo. Le avevo portate, anche se non ne avevo molte, ma per le uscite serali. Non ero neanche certa di indossarle per quell'occasione! Non ero il tipo da gonne.

Con questa convinzione uscii dal bagno, pronta ad affrontare la colazione e la convention. Oddio, stavo per avere un attacco di panico in piena regola ma se io stavo male, poi chi pensava a Simone? « Roberta? Tutto apposto? » chiese lui, probabilmente notando la mia faccia sul verdognolo, ma lo tranquillizzai con un lieve sorriso. « Prima o poi dovevo pur avere una crisi di nervi.. Meglio ora che dopo! » dissi poi prendendolo per un braccio per trascinarlo come la sera prima fuori da quella camera.

Il corridoio era pieno di gente! Ma da dov'erano spuntate fuori tutte quelle persone? Scioccata, continuai a trascinarmi dietro Simone giù per le scale perché no, l'ascensore proprio no ed io non volevo rimanere da sola. Scendemmo nell'area dedicata al ristorante e trovammo un piccolo tavolo libero che prenotammo mettendoci sopra un po' di succo di frutta preso al volo solo per far capire che lì c'erano sedute delle persone mentre noi giravamo per cercare qualcosa da mangiare.

Afferrai un cornetto, un po' di nutella e fui tentata di prendere anche il latte solo perché mi andava ma poi pensai che non ci c'entrasse un ciufolo con il resto. E se mi veniva mal di pancia? No, meglio non rischiare. Aspettai che anche Simone finisse di cercare ciò che desiderava mangiare e poi ci sedemmo entrambi al tavolo per gustarci la nostra colazione in santa pace. Beh, non proprio.

Non eravamo mica soli in quella sala ed il vociare di ragazzi ci arrivava chiaro e forte fino alle nostre orecchie che però ascoltavano volentieri gli sprazzi di conversazione che riuscivamo a captare dalla nostra postazione. Ovviamente l'argomento principale era la convention che sarebbe iniziata quel pomeriggio verso le 15:00.

Gli ospiti erano quasi arrivati del tutto, mancavano solo Jensen e Misha che sarebbero arrivati l'indomani per la cerimonia d'apertura con tutti gli ospiti. Questo significava che Jared Padalecki era da qualche parte nascosto e la voglia di scovarlo era troppa, solo che era impossibile per una come me rintracciarlo. Come facevo? Non sapevo neanche con esattezza dove alloggiasse, anche se forse aveva una camera proprio all'Hilton. Possibile? Vabbé, non ero una specie di stalker quindi non mi ero informata.

Ma ora che ci pensavo erano già arrivati anche Sebastian Roché e Richard Speight! Adoravo questi due e non vedevo l'ora di conoscerli dal vivo, anche se probabilmente non avremmo che potuto scambiarci solo poche parole. Meglio di niente.. almeno avrei potuto dire di averci parlato! « Ehy! Ti sei praticamente imbambolata.. » disse Simone ed io ripresi a mangiare con un lieve sorriso che spuntava al di sopra del cornetto che tenevo tra le mani. « Stavo immaginando la scena in cui io parlo con Balthazar e Gabriel! »confessai con una risatina che contagiò anche Simone.

Ero convinta che anche lui stesse pensando al momento in cui avrebbe incontrato di persona l'attore che interpretava il suo personaggio preferito, ossia quell'armadio a due ante di nome Jared Padalecki, e risi quando i suoi occhi lo confermarono perché si, nonostante non ci fossimo mai visti di persona, riuscivamo adesso a capirci con un solo sguardo come due veri gemelli.

« Non combinare troppi pasticci, prima che ci caccino fuori a calci! » disse lui ed io annuii imbarazzata perché davvero, non volevo combinare guai come mio solito ma che ci potevo fare se finivo sempre col fare cose stupide quando mi sentivo in imbarazzo? O cadevo, o inciampavo, o parlavo a sproposito, o dimenticavo cosa dovevo dire, o perdevo il filo del discorso o finivo con l'inclinare la testa di lato perché non avevo capito la domanda. Il solito.

Poi ovviamente si aggiungeva anche la difficoltà dell'inglese. E se mi dimenticavo il significato di alcune parole? O se non mi ricordavo come si traduceva una parola? Non volevo neanche pensarci. No, non poteva accadere o mi sarei sentita morire dall'imbarazzo! Ma obiettivamente poteva succedere. Eccome!

« E se non capisco quello che dicono? E se mi dimentico l'inglese? » chiesi improvvisamente preoccupata mentre le gambe incominciavano a muoversi impazzite sotto al tavolo per il nervoso. Bene, ed ecco la fase due della crisi di nervi. Altro che! Quel viaggio mi avrebbe ucciso. « Tranquilla.. Calma.. Respira! » disse lui alzandosi di colpo dal tavolo. Ma dove caspita stava andando? Che mi lasciava lì? In realtà era andato a prendere un bicchiera d'acqua.

Ecco, ero una persona orribile. Non mi aveva abbandonata e nella mia testa, tra la crisi di panico ed il cuore impazzito, avevo trovato spazio per insultarlo a dovere. Mi porse comunque il bicchiere d'acqua e lo svuotai in un secondo, sentendomi comunque sempre un po' più agitata del dovuto. « Grazie.. Sappi che comunque te ne stavo dicendo di tutti i colori quando pensavo che mi stessi abbandonando qui.. » dissi per amore di sincerità.

Avevo capito che era sempre meglio essere sinceri con le persone, anche se a volte sarebbe stato più saggio rimanere in silenzio. In questo caso credevo che fosse meglio che sapesse, forse anche per conoscermi un po' meglio. Certo, ero stata abbandonata parecchie volte quindi avevo una sorta di 'crisi dell'abbandono'. Era nato tutto così: pian piano le persone se n'erano andate ed io avevo imparato a stare bene anche da sola. Soffrivo però se rimanevo da sola, mica ero di legno! Avevo un cuore e dei sentimenti e per quanto cercassi di non darlo a vedere, continuavo a soffrire lo stesso per i torti subiti. Era stato lo stesso anche per Simone ed era questo che ci aveva uniti all'inizio. Un passato uguale e sentimenti comuni.

« Immagino.. Ma siamo qui insieme, ricordi? E' la nostra avventura. » disse ed io annuii. Che strano però che avessimo bisogno di ricordarcelo ogni volta. Non poteva essere più semplice? Non capivo davvero perché non potessimo smettere di credere che fosse tutto un sogno, ma probabilmente non ci riuscivamo perché avevamo smesso di credere che delle cose belle potessero capitarci. Uno squillo provvidenziale del telefono che tenevo accanto al piatto però ci salvò dai nostri stessi pensieri. Ma chi poteva mai essere al telefono?

Ovviamente mia madre. Strano anzi che non mi avesse bombardato di messaggi e chiamate sin da ieri. Le avevo mandato io un messaggio prima di andare a dormire, ma per una madre non è mai abbastanza, soprattutto se la tua 'bambina' è in giro da sola per Roma o per qualsiasi altra città senza colei che l'ha messa al mondo. Chiaccherammo un po' di cose futili e banali, ma mi tenne circa mezz'ora al telefono. Avevo le orecchie in fiamme anche se avevo cercato di poggiare il telefono ad intervalli quasi regolari. Un orecchio addirittura mi fischiava!

Nel frattempo anche Simone aveva ricevuto la prima telefonata della giornata e quindi non mi sentii troppo in colpa per averlo lasciato in balia di se stesso. Una volta finita comunque la chiamata, ci rendemmo conto che erano già le 09:30. Bene, ed ora?

Avevamo un mucchio di tempo libero prima dell'inizio della convention ed era un gran bel problema dato che non sapevo cosa fare. Perché cavolo non avevo infilato in valigia un gioco da tavolo? Ma, aspetta! Forse avevo delle carte da UNO nascoste in uno scompartimento segreto della valigia. Si, si! Me l'ero portate. Mi ricordavo ancora come a notte fonde fossi sgattaiolata in camera di mio fratello per prenderle di nascosto. Era uno dei suoi giochi preferiti ed ovviamente non voleva che io le prendessi.

Le avevo prese comunque, naturalmente, ed immaginavo già le urla terrificanti che sarebbero risuonate per tutto il quartiere quando sarei tornata a casa, ma tanto.. ormai c'ero abituata. Così invitai Simone ad alzarsi dal tavolo ed a salire in camera, non svelando neanche sotto tortura l'idea che mi era venuta, così.. tanto per giocare.

Una volta in camera tirai fuori le carte e la macchina fotografica ed iniziammo a giocare. Che altro potevamo fare, le capriole? Ah, ma certo! Le capriole! Okay, nonostante avessi quasi 23 anni ero rimasta la solita bambina che ero tanto, tanto tempo fa. Era tradizione fare le capriole sul letto dell'hotel! Ogni volta, anche nelle gite scolastiche, facevo le capriole e non avrei smesso solo perchè avevo 20 anni (anno più, anno meno). Ero ancora una bambina dentro!

« Dai che è divertente! » dissi tentando di convincere Simone ad imitarmi dopo la prima capriola. Lui non ne aveva proprio l'intenzione. « Guarda che non le so fare! Mi spezzerei il collo! » disse lui sedendosi sul suo letto senza muovere più un muscolo. « Uffa! Bene, allora faccio un'ultima capriola e poi ti aiuto ad imparare! » dissi convinta, notando però il pallore improvviso che era comparso sul viso di Simone. No, proprio non gli piaceva l'idea. Continuammo così fino all'ora di pranzo.. tra giochi, risate, tentativi di convicerlo falliti e tante, tante foto.

***

La tensione era praticamente salita alle stelle in quelle ore, anche se avevo cercato in tutti i modi di tenere la mente occupata in giochi ed altre cavolate varie. Solo che in quel momento sembrava davvero tutto maledettamente reale! Forse erano le risatine delle persone che incrociavamo lungo i corridoi od i loro sguardi eccitati, ma le cose avevano incominciato a farsi terribilmente serie.

Non riuscii a mangiare molto, solo un po' di pasta, per via dello stomaco completamente chiuso e non appena vedemmo che l'ora era ormai giunta, ci alzammo come se stessimo per andare al patibolo. Di cosa avessimo paura poi non ne ho tutt'ora idea, ma realmente sembravamo dei condannati a morte.

Probabilmente avevamo solo paura di sembrare ridicoli ma c'eravamo abituati in un certo senso dato che di gaff ne avevamo fatte parecchie nella nostra vita, ma molto probabilmente eravamo semplicemente agitati perché stavamo per realizzare un nostro sogno: vedere i nostri attori preferiti.

Si, io trovavo che gli attori di SPN fossero molto più bravi di molti altri che recitavano in film anche di alto livello, magari anche di quelli candidati agli Oscar. Non so.. Forse sbagliavo ma mi emozionavo di più per una loro interpretazione che per quella di molti altri. Li trovavo bravi, molto bravi e nessuno avrebbe mai potuto farmi cambiare idea. Anche per questo ero agitata. Non erano solo gli attori di una serie che mi piaceva, ma erano i modelli a cui mi ispiravo. Vederli dal vivo era strano e terribilmente irreale, ma allo stesso tempo meraviglioso.

« A-andiamo? » la voce tremante di Simone mi riscosse dal mio stato catatonico e lo guardai leggermente allucinata perché non mi ero neanche accorta di essermi fermata in mezzo al corridoio. Non avevo sentito le voci, non avevo sentito i corpi degli altri ragazzi in fila così vicini al mio e non avevo neanche sentito la mano di Simone poggiata sulla mia spalla. Wow. Ero messa proprio male! « S-si.. Certo. » dissi e continuai a camminare al suo fianco seguendo il fiume di persone che si stava per riversare nell'enorme salone dove si sarebbe tenuta la convention.

Arrivati ad un certo punto ci chiesero di mostrare i nostri pass ed io alzai il mio con mano tremante. Ma che follia era mai questa? Cos'era tutto quel terrore immotivato? Non ero venuta a Roma per divertirmi? Troppa ansia.. troppa immotivata ansia! La presenza di Simone però mi rassicurava perché non ero completamente sola. Che caspita avrei fatto senza di lui? Mi sarei fermata in mezzo al corridoio probabilmente e non sarei neanche entrata nel salone per vedere la cerimonia d'inizio.

Mia madre mi avrebbe probabilmente uccisa dopo tutti i soldi che avevo speso per questa follia e se avesse anche solo avuto il sentore che non mi stessi divertendo, beh.. mi avrebbe uccisa una volta arrivata a casa. Si, quella donna era terribile e quando si arrabbiava lo era ancora di più!

« Sediamoci.. Su! » disse Simone ed io lo seguii a ruota. Ero confusa.. si vedeva? Tutti che ridevano, che si sbracciavano per salutare l'altro, che aspettavano con ansia ed io che non riuscivo a capire cosa fare. Era terribile! Una catastrofe! E poi tutto ebbe inizio..

Entrarono tutti insieme, Jared Padalecki in testa, e la folla esplose in applausi entusiasti e urla che avrebbero potuto far diventare sordo chiunque. Mi tappai per un attimo le orecchie, completamente stordita dalla ragazza che mi sedeva accanto, ma poi scoppiai a ridere senza un motivo e quello diede la svolta che cercavo disperatamente. Ma ero matta? C'erano i miei attori lì davanti e non urlavo anche io? Diedi una gomitata leggera sul fianco di Simone per fargli capire che ero tornata in me ed anche lui tornò a sorridere come prima.

Si, ero tornata cavolo! Ero semplicemente impazzita per un po'. Il primo a prendere il microfono fu ovviamente Jared Padalecki che salutò il pubblico con un enorme sorriso stampato sul viso. Adoravo il suo sorriso così spontaneo e gentile. Simone era naturalmente entusiasta e lo vedevo cercare di tendere il collo per non perdersi neanche un dettaglio di quello che succedeva sul palco. Accanto a Jared vedevo sia Richard che Sebastian, ma ero anche lieta di vedere Matt Cohen, Rob Benedict, Ty Olsson e Brock Kelly. Da qualche parte doveva anche esserci Genevieve Cortese ma forse non avrebbe partecipato attivamente alla convention avendo un bambino piccolo da tenere d'occhio.

Contro ogni più funesta aspettativa, non era affatto difficile capire quello che gli attori dicevano e da quel momento capii che non avevo nulla da temere e che il divertimento era assicurato, soprattutto dopo aver visto Richard e Jared improvvisare una specie di balletto di benvenuto ai nuovi partecipanti alla convention.

***

A fine giornata avevo le idee parecchio confuse perché erano accadute talmente tante cose da essere andata completamente nel pallone. Ricordavo i discorsi assurdi sugli angeli di Sebastian, la dolcezza di Jared nel parlare di suo figlio, la mia quasi caduta quando per un attimo ero uscita durante il panel di Richard e Rob perché dovevo urgentemente sgranchirmi le gambe e la risata di Jared Padalecki, si proprio lui, che aveva assistito alla mia quasi morte, ossia alla mia quasi caduta. Ma dico, chi ce l'aveva messo quel tappeto in mezzo ai piedi!?

Lo guardai per un attimo accennando una smorfia di disappunto per la mia figuraccia, alzando infine le spalle come a dire "capita a tutti!" mentre tremavo tutta per l'assurdità della situazione. Jared, circondato da circa dieci mila persone, mi salutò con la mano ed andò via. Era quasi sera e la sessione dei panel stava per terminare, quindi mi riavviai di nuovo verso la sala per recuperare Simone ed andare finalmente a cena. Volevo raccontargli subito tutto ma qualcosa mi tratteneva.. forse la consapevolezza che non era poi niente di così eccezionale.

Jared Padalecki mi aveva solo sorriso, mica mi aveva detto chissà che cosa! Ma alla fine glielo raccontai comunque mentre eravamo a cena. Lui era incredulo, forse perché un sorriso valeva più di mille parole, ma il discorso si chiuse lì. Sembrava che fossi delusa, vero? In effetti era un po' così perché sognavo sempre in grande.

Nei miei soliti sogni un episodio del genere si sarebbe trasformato subito in un momento perfetto per stringere amicizia ma nella realtà non sarebbe mai successo ed era ora che me ne facessi una ragione. Nella mia mente si era però già formata l'immagine di Jared che mi chiedeva come stavo e che si assicurava che non avessi avuto un capogiro per mancanza di zuccheri, condito tutto ovviamente da una chiaccherata amichevole che ci avrebbe portati a stringere amicizia, ma nella realtà non succedevano queste cose. Un sorriso era anche più di quello che si potesse realmente sperare! Era per questo che ero un po' delusa.

Le cose nella realtà facevano sempre più schifo di quello che ci si aspettava. Probabilmente Simone mi avrebbe presto catalogata come 'lunatica' dato che non facevo altro che cambiare umore di continuo. Prima ero allegra, poi spaventata, poi eccitata e poi di nuovo triste. Mi odiavo da sola quindi perché non poteva odiarmi anche lui per questi sbalzi di umore improvvisi?

« Va tutto bene? » chiese infatti lui vedendomi in quello stato pietoso ed io come al solito non potei fare a meno di dire la verità. « Passerà.. E' che ancora non ho imparato a non sognare troppo. Lo sai tutti i sogni assurdi che ho fatto su questa convention.. te li ricordi no? » chiesi e lui mi fece cenno di 'si' con la testa, invitandomi poi a continuare il discorso.

« Bene.. Sai, alla fine speravo davvero che almeno uno di quei sogni si avverasse.. Sono una stupida, Simone! Non mi basta mai quello che ho.. Invece dovrei essere felice di quel sorriso che Jared mi ha regalato perché è tutto quello che posso realmente sperare di avere da loro. » dissi e vidi la mano di Simone che si allungava verso il tavolo per stringere la mia per un po' di conforto. « Grazie.. » dissi stringendola forte. Il bello era che non avrei mai voluto intristire anche Simone ma evidentemente era l'unica cosa che riuscivo a fare.

Complimenti Roberta, complimenti davvero. « Scusami comunque.. Sono davvero una persona orrenda. La parte della strega mi sta a pennello! » dissi cercando veramente di fargli capire quanto mi dispiacesse per quella situazione, ma lui scosse la testa per non permettermi neanche di continuare a scusare come invece stavo tentando di fare prima che quasi mi tappasse la bocca.

« Va tutto bene.. Io sono qui se hai bisogno di me. » disse ed io lo apprezzai sinceramente. Era anche per questo che mi trovavo bene con lui: c'era sempre quando avevo bisogno di aiuto ed io c'ero sempre per lui se avevo bisogno. « Prometto che da domani sarà diverso! Non rovinerò questa vacanza.. Ti farò divertire, fosse l'ultima cosa che faccio! »giurai più a me stessa che a lui.

Si, i pensieri cupi li avrei tenuti per me e la parola d'ordine sarebbe stata 'divertimento'. Come? Domani avrei avuto tutto il tempo per farmi venire in mente qualcosa, anche se avevo qualche idea sul cantare qualche canzone. « Possiamo salire se hai finito di mangiare.. » disse lui continuando a tenermi per mano e solo quando mi alzai anche io, gliela lasciai. Il mio gemellino che si preoccupava per me.. era un vero tesoro prezioso. Ringraziavo il cielo che avessi avuto la fortuna di conoscerlo.

« Andiamo! » dissi alzando il braccio verso il cielo per dimostrare il mio entusiasmo, sebbene ancora la tristezza di prima non fosse del tutto passata. Simone non mi lasciò per nessuna ragione al mondo e decise di salire le scale accanto a me solo per tenermi d'occhio.

Dopo tre rampe di scale comunque percorremmo il corridoio fino alla stanza numero 125, che aprimmo con la chiave magnetica che tenevo in tasca. Come al solito facemmo di nuovo a turno per il bagno e, quando toccò a me, presi il pigiama ed il mio beauty case per darmi una rinfrescata veloce. Cercavo nel frattempo di inventarmi qualcosa per passare il tempo perché non desideravo ancora andare a letto, non con quel broncio comunque. Mmm.. storie horror? Sapeva tanto di pigiama party ma che importava? Era una specie di pigiama party.. solo che mancavano i partecipanti dato che eravamo solo in due, senza contare il fatto che i partecipanti di solito erano femmine! Ma questi erano dettagli di poco conto.

Una bella storia alla Supernatural tanto per rimanere in tema, no? Si poteva fare se Simone era d'accordo. Tanto avevamo capito entrambi che la fantasia non ci mancava. « Stasera storie horror? » chiesi quando finalmente uscii dal bagno. Lui era sorpreso ma, al contrario di quello che pensavo, fu subito d'accordo col cimentarsi in questa impresa.

« Mmm.. Vediamo.. » dissi mentre tentavo di immaginare una storia plausibile. Non ero brava nel creare delle storie horror ma prima o poi avrei dovuto tentare! C'era una prima volta per tutto. Alla fine uscii fuori una storia assurda che di raccapricciante non aveva nulla a parte il sangue che scorreva a fiotti. Niente, eravamo proprio negati. Anzi, io ero negata perché la sua trama stava uscendo fuori bene. Era piena di vampiri, sangue ed anche un amore folle quindi non era niente male. Era la mia a fare veramente schifo. Era ambientata in un bosco e vedeva di mezzo una specie di creatura mezza umana che assaltava tutti i poveri malcapitati che girovagavano per il bosco. Fantasia portami via! Davvero una trama interessante.

Ridemmo per mezz'ora solo per quello! « Okay, sono un vero disastro! Non proporrò mai più questo gioco in vita mia. » dissi alzando le braccia in aria come per arrendermi all'evidenza. Simone rideva con la testa poggiata contro il cuscino ed io lo imitai ben presto, sospirando leggermente.

« Va tutto bene ora? » chiese lui visibilmente preoccupato ed io gli risposi di si mentre giocherellavo con il lenzuolo. Alzavo un po' le gambe in aria, facevo stretching.. chiari segni di nervosismo. Volevo evitare il discorso e lui lo capì. « Guarda! » dissi all'improvviso e mi alzai in piedi per fargli vedere il mio perfetto arabesque di cui andavo molto fiera.

L'unica cosa che mi era rimasta di anni passati a fare danza. Avevo mollato tutto quando avevo capito di essere portata per il teatro e la recitazione. La danza non mi avrebbe mai potuto portare da nessuna parte, quindi avevo lasciato perdere. Il teatro però era sempre stata la mia passione e nonostante sapessi che ci fossero poche possibilità, non potevo smettere perché era come uccidere una parte di me. Recitare era la mia vita e tutto ciò che desideravo.

« Non me lo avevi mai detto di essere una ballerina! » disse lui sorpreso ed io accennai qualche passo di danza solo perché mi andava. « E non mi hai ancora sentito cantare! Domani vedrai.. » dissi con una strana luce negli occhi che non faceva presagire nulla di buono.

« Ah, c'è ancora una cosa che non ti ho mostrato.. ma te lo farò vedere domani! » dissi con un sorriso prima di balzare sul letto per afferrare il mio telefono. « Domani dobbiamo svegliarci alle 07:15, vero? La cerimonia d'apertura inizia alle 09:00. » dissi piangendo internamente di non poter dormire qualche oretta in più. Adoravo dormire! Succedevano tante cose belle nei sogni.

« Spero in un risveglio migliore di quello di stamattina.. » grugnì Simone già mezzo addormentato e con la testa schiacciata contro il cuscino. « A chi lo dici! 'Notte Simo.. » dissi e spensi la luce sperando con tutto il cuore di riuscire a mantenere la promessa.








Angolo autrice: Ed eccoci alla fine del secondo capitolo della mia storia! Yeeeeeeeee! *lancia cuoricini a tutti* Ero così ansiosa di postare che non ho voluto aspettare ancora qualche giorno per farvi leggere questo capitolo, che come avete sicuramente capito  è di transizione come il primo. Sentivo di non avervi ancora presentato completamente la protagonista e quindi ho pensato di rimediare con questo capitolo, rivelandovi altri dettagli su di lei. Non preoccupatevi però perché questo è l'ultimo capitolo di transizione! Dal prossimo le cose incominceranno a farsi più interessanti e vedrete l'entrata in scena di tutti gli attori di SPN presenti alla convention. Il terzo capitolo è in fase di stesura, quindi tra un paio di giorni dovrei averlo finito! Ringrazio tutti coloro che hanno letto questa storia - perché vi vedo anche se non lasciate commenti! - ma vorrei ringraziare specialmente Nerea_V che ha commentato il precedente capitolo.. Spero che anche questo vi sia piaciuto ed alla prossima. Ne leggerete delle belle! Un bacione, vostra Evelyn.

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Capitolo 3
*** Cap 03 - Really?! ***


Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: giallo
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo: 3/?

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»
 


Sotto le note di 'It's my life' di Bon Jovi, mi svegliai di soprassalto cadendo giù dal letto come un sacco di patate. Sentii i grugniti di Simone che tentava di riaddormentarsi mentre io cercavo con la mano di afferrare il cellulare che non riuscivo più a trovare. Ma non era sul comodino? Eh, no. L'avevo trascinato con me nella caduta ed ora si trovava sopra le ciabattine che mi ero portata per i momenti in cui ce ne saremmo stati comodamente in stanza.

Spensi la sveglia e mi accasciai sul pavimento freddo della stanza con il fiatone. Mentre il cuore batteva a mille, mi trascinai verso il letto di Simone per scuoterlo un pochino. Erano già le 07:20 e se non volevamo fare tardi, dovevamo darci una bella smossa! Ma nulla sembrava scuoterlo dal suo stato di torpore.

« Simo.. Dobbiamo svegliarci! Simoooo! » dissi, ma nulla. Con un altro grugnito si girò dall'altra parte e riprese a dormire come se non fosse accaduto nulla. Bene, sarei entrata io per prima in bagno ma dopo se la sarebbe dovuta vedere con me se non si svegliava. Sembravo un angioletto ma era decisamente molto più saggio non farmi perdere le staffe.

Ancora mezza intontita, continuai a sbadigliare per tutto il tragitto fino al bagno e poi mi chiusi dentro con un sospiro. Incominciai il mio rito mattutino e non appena assunsi un aspetto quantomeno presentabile, uscii dal bagno trovando Simone esattamente come l'avevo lasciato.

« Simo.. il bagno è libero! Simooooo! » dissi e provai a scuoterlo, ma non c'era verso. Continuava bellamente a dormire e non mi considerava neanche un po'. Come cavolo dovevo fare? Una secchiata d'acqua? Non avevo il secchio. Una bottigliata d'acqua? Non avevo neanche la bottiglia. Una balzo sul letto? Beh, poteva funzionare ma mi aveva già spiegato che se non lo svegliavo con dolcezza poi avrebbe tenuto il broncio per tutta la mattina ed era l'ultima cosa che volevo. L'avevo promesso, no? Niente più musi lunghi.. solo puro e sano divertimento!

« Dai, Simo! E' l'ora di svegliarsi! » dissi ed incominciai a fargli un leggero solletico sul braccio per fargli sentire la mia presenza. Se neanche questo lo svegliava, eravamo nei guai. Qualche effetto però lo sortì perché incominciò a muoversi e ad aprire e chiudere gli occhi.

« Pianeta Terra chiama Simone.. Pianeta Terra chiama Simone.. Sei tra noi? » chiesi e quando i suoi occhi si scontrarono con i miei, balzò a sedere sul letto. Oh, era anche ora! « Si, sono sveglio! » disse leggermente sconvolto mentre si stropicciava gli occhi come un bambino. « Che ore sono? »chiese ed io illuminai il display del cellulare per guardare l'ora, constatando che si era fatto anche troppo tardi per i miei gusti.

« Sono le otto meno dieci! Se non ti dai una mossa, finiremo senza colazione! » dissi e mi rialzai finalmente dalla scomoda posizione in cui ero finita nel tentativo di svegliarlo. Con un balzo lo vidi scendere dal letto ed inciampare sulle sue stesse ciabatte prima di entrare in bagno con un tonfo. Che fosse caduto? Alzai le spalle continuando a guardare la porta nel tentativo di capire se avesse bisogno di essere salvato, ma alla fine mi dedicai alla ricerca dei vestiti. Che mi sarei messa oggi?

Come al solito decidere che vestiti indossare era un vero problema, ma sarebbe stato peggio se a casa non avessi fatto una selezione primaria. Avevo messo in valigia tutti i miei vestiti migliori, ma la scelta rimaneva ardua. E se mi fossi affidata di nuovo a Simone? Probabilmente era la scelta migliore. Solo dopo un po' sentii la porta del bagno aprirsi e quando Simone mi sorprese ancora ad 'ammirare' la mia valigia, si fermò e mi guardò con aria interrogativa.

« Guarda che ti ho già detto ieri cosa indossare! Oggi ci sono i photo op, quindi la maglietta marrone.. » disse lui con fare quasi disolvolto. Eh bravo Simone! Aveva preso quasi molto sul serio il suo ruolo di 'consulente del vestiario e del trucco'. Si, il termine preciso esisteva ma preferivo questo lungo. Sono strana io! « Cosa farei senza di te? » chiesi retorica lanciandogli un bacio, come nei film. Afferrai la maglietta ed i jeans prima di precipitarmi nuovamente in bagno per cambiarmi e ci misi circa due secondi per vestirmi, ma non ero ancora perfetta come desideravo. Diedi anche una ripassatina al trucco, ma non c'era verso. Non ero bella né chissà che cosa.

Ero una persona normalissima ed anonima quindi che speranze avevo di sembrare bella? Mi arresi all'evidenza e mi spruzzai addosso solo un po' di profumo prima di uscire definitivamente dal bagno. Simone, come al solito, era già perfettamente vestito e mi lanciò una lunga occhiata come per valutare se stessi davvero bene con quelle cose addosso. Approvò con un cenno del capo ma io non ero affatto d'accordo con il suo giudizio. Si sa, è difficile soddisfare se stessi.

Andammo comunque a fare colazione tranquillamente al ristorante giù di sotto e poi ci avviammo alla convention più nervosi del pomeriggio precedente, forse anche perché questa volta ci sarebbero stati tutti i nostri attori preferiti. Io ero nervosa anche perché tendevo a fare figuracce davanti a tutti, come quella che avevo fatto davanti a Jared Padalecki, quindi mi torturavo le mani e le labbra come se volessi morderle a sangue. Cercavo comunque di sdrammatizzare, sempre per quella famosa promessa.

Ci riuscii grazie alle mie 'doti' d'attrice ma il mio cuore batteva impazzito nel petto senza ritegno ed a volte sentivo come se non avessi contatto col pavimento. Fluttuavo nell'aria ed ero confusa. Potevo farcela comunque. Dovevo. E fu con questo spirito che entrai nella sala delle convention.

***

La cerimonia d'apertura di quel sabato mattina era stata divertente da morire. Le mie guance erano continuamente rigate di lacrime per colpa delle risate e Simone al mio fianco era ridotto al mio stesso stato pietoso. Non eravamo solo noi ad essere ridotti in quel modo perché anche i ragazzi che avevo accanto stavano per morire dalle risate e noi con loro quando per sbaglio i nostri occhi si incrociavano. Follia condivisa!

Quando poi erano entrati Jensen Ackles e Misha Collins era stato meraviglioso! Li adoravo entrambi e la loro chimica sul palco era evidente. La faccia di Misha era impagabile e sia Jared che Jensen adoravano rubargli le cose dalle mani, come se fosse diventato il loro gioco preferito. Per prima cosa gli avevano trafugato il microfono, così.. tanto per farlo sentire impotente di fronte alle loro angherie. Poi era stata la volta del foglio di carta che teneva in mano e poi della sedia che gli avevano levato da sotto il naso poco prima che si sedesse. E noi ridevamo, eccome se ridevamo! Mi dispiaceva un mondo per lui ma francamente era divertente.

Con mia somma soddisfazione, anche questa volta non ebbi problemi con l'inglese e capii ogni loro parola. Le guance mi facevano troppo male per colpa delle risate e tentavo di schiacciarmele per non ridere ancora, ma non ce la facevo. Era tutto troppo intenso e spettacolare e questo di certo non mi permetteva di stare calma! Passarono così delle ore senza che riuscissi ad accorgermene e di nuovo sembrava tutto come in un sogno. Solo la presenza di Simone al mio fianco mi permetteva di credere che fosse reale. Come? Ogni tanto mi arrivava qualche gomitata od un pizzicotto.

« No, ma grazie Simo! » gli dicevo ogni qualvolta lui mi colpiva in qualche modo. Simone, in risposta, alzava le spalle guardando di nuovo verso il palco mentre io gli regalavo una linguaccia. Assistemmo così tranquillamente ai panel di Misha, Jensen e Jared e poi solamente quello di Jensen prima di andare a pranzo. E questa volta non avevo lo stomaco chiuso! Mangiai quintali di cibo e dopo schizzai in camera per darmi una ripassatina al trucco prima dell'inizio della sessione pomeridiana. Ero un disastro!

Il trucco era colato da tutte le parti ed io ridevo guardando la mia immagine riflessa allo specchio. Per fortuna che avevo il tempo di rendere decente la mia faccia prima dei photo op! Anche Simone cercava di sistemarsi per i photo op ed io decisi di immortalare il momento con una foto solo nostra. "I due cretini che tentavano di farsi belli per i loro attori preferiti", questo era il titolo immaginario della foto. « Vieni qua, su! Foto! Foto! » dissi accendendo la macchina fotografica.

Simone borbottò come sempre ma si mise in posa ed io scattai la foto con un enorme sorriso stampato in faccia. Subito dopo scendemmo nuovamente giù di sotto ed aspettammo che l'area della convention fosse nuovamente accessibile. Il corridoio era pieno di gente e chiacchierammo del più e del meno con quelli che avevamo vicino. Fortuna volle che incontrassimo anche delle altre persone che avevamo conosciuto in rete grazie a dei forum su Supernatural ed aspettammo insieme a loro che riaprissero la zona convention.

Alle 15:00 in punto ci diedero il permesso di entrare e noi ci avvicinammo all'ingresso con il fiato in gola al pensiero dei photo op. La voglia di urlare era tanta ma non volevo neanche sembrare cretina, quindi mi trattenni ed afferrai solo un lembo della camicia di Simone per usarla come anti-stress fino a che la convention ebbe di nuovo inizio.

***

Durante il panel di Rob Benedict, apparve sullo schermo la fatidica scritta "4:00 pm – Jensen Ackles photo op" e quando lo lessi entrai completamente nel pallone perché era il mio turno. Simone mi diede una vigorosa pacca sulla spalla ed io mi alzai come un automa, non sapendo neanche dove si tenessero i photo op! Mizzica, ma perché dovevo bloccarmi in quel modo?

« Che aspetti ad andare? » chiese lui, dandomi infine una leggera spintarella che mi fece finire dritta dritta in mezzo alla fiumana di gente che abbandonava la sala. Lo guardai come se volessi ucciderlo per un attimo ma non potevo dargli la colpa di nulla. Avevo poi anche pagato per quel photo op ed ora mi veniva una mezza idea di non presentarmi neanche per la foto! Sul serio, avevo qualche problemino sia di autostima che di nervosismo. Mai una volta che filasse tutto liscio e senza intoppi.

Seguii comunque tutte quelle persone fino all'area adibita per i photo op e rimasi in attesa di un qualche miracolo divino che mi permettesse di svignarmela senza sentirmi in colpa. Non so, un terremotino.. un allarme antincendio.. qualunque cosa! Peccato per me che le cose non andarono affatto così e nessuno mi salvò da tutto quello. Mi rassegnai all'idea di stare per fare una figuraccia e decisi di mettercela tutta per fargli almeno ricordare il mio viso, sempre che fosse uscito a sbirciare fuori da quella stanza. Impacciata e completamente fuori di testa, incominciai a cantare nel bel mezzo della fila "Carry on my wayward son" mentre un silenzio tombale incominciava a scendere sull'intera area.

Perché si stavano tutti zitti? Non potevano cantare con me invece di far silenzio? E poi, come diamine avevano fatto a sentirmi se cantavo con un filo di voce?

Carry on my wayard son
For there'll be peace when you are done
Lay your weary head to rest
Now don't you cry no more.


Continuai a cantare da sola per un tempo che mi parve indefinito prima che qualcuno timidamente si aggiungesse alla mia voce. Non avevano mai fatto un coretto alla convention? Forse in sala e non in mezzo ai corridoi. E se fosse proibito? Alla fine probabilmente era davvero proibito ma ormai avevo scatenato l'inferno ed in un attimo tutta la folla cantava quella canzone così cara a tutti i fan di Supernatural. Eh, si. Attirammo davvero l'attenzione di qualcuno. Di un bel paio di persone, veramente.

Il primo a sbirciare fu Misha Collins che pensò bene di attraversare il corridoio canticchiando anche lui qualche frase della canzone prima di pensare bene di dirigere il coro con le sue stesse mani. Il secondo fu Jensen, che attirato dal "frastuono" smise di prepararsi per i photo op e fece capolino poggiandosi sullo stipite della porta. Arrivarono un po' tutti, tranne quelli impegnati ai panel e quando la canzone finì applaudimmo tutti, me compresa, anche se mi sentivo un po' osservata perché ero stata io ad iniziare tutto.

« Ah, beh.. wow! Chi ha iniziato? » chiese Jared Padalecki affiancandosi a Misha ancora in mezzo al corridoio. Dieci mila occhi si puntarono su di me ed io alzai timidamente la mano, guardando a terra. « Ma tu sei quella che stava cadendo ieri! » ed io annuii, rossa di vergogna, tenendo la testa bassa mentre anche gli occhi di chi non si era accorto della domanda si puntavano inesorabilmente su di me. Ma era possibile che fosse così imbarazzante?

« Sai come attirare l'attenzione, vedo! » disse lui sorridendo e vidi Misha strizzarmi l'occhio prima che entrambi decidessero di eclissarsi. In fondo alla porta vidi che Jensen era ancora lì che mi fissava, così come avevano fatto tutti d'altronde, e non sapevo se salutarlo o fare qualcosa di altrettanto stupido. Così decisi di alzare una mano e di fargli un cenno, ma lui era già scomparso. Meno male! La sessione dei photo op ebbe inizio senza ulteriori intoppi ed era inutile dire che mi sentii osservata per tutto il tempo.

Probabilmente avrei trovato dopo qualche ora anche il video di quello che era successo postato su youtube, ma tanto.. ormai.. una figuraccia in più ed una in meno non era poi così rilevante. Quella vacanza stava davvero diventando pazza come avevo immaginato che fosse e non sapevo come prendere la cosa: se in bene o in male. Solo dopo circa una mezz'ora arrivò il mio turno per la foto con Jensen ed io mi sentii letteralmente morire mentre un freddo si insinuava all'interno del mio corpo come se mi stessi lentamente congelando dalla paura, o forse era solo per colpa dei climatizzatori sparati a tutto volume. Il tizio che gestiva la fila, un uomo non meno identificato, mi fece cenno di avvicinarmi e, dopo avergli mostrato il pass, varcai la soglia. Porca misera che mal di pancia!

Rimasi lì.. bloccata sulla soglia come una statua. Solo quando sentii qualcuno schiarsi la gola mi svegliai da quello stato di catatonico e vidi che Jensen sventolava una mano per richiamare la mia attenzione. Complimenti, Roberta! La tua lista di figuracce aumenta a dismisura!

« Ciao! » salutai, ma mi uscii solo un inglese gracchiante. Mi schiarii anche io la gola ma non mi avvicinai di un millimetro. Che cosa stupida! Dovevo avvicinarmi per fare la foto. « Ciao.. tu sei quella che ha iniziato il coro, vero? » chiese lui ed io annuii, sorridendo leggermente per l'assurdità della situazione. Io, una persona qualunque, stavo parlando con Jensen Ackles della mia più recente pazzia. Poteva esserci qualcosa di più assurdo? Probabilmente si, ma era strano comunque. Troppo strano.

« Ah, si.. Hai avuto un'idea carina.. » disse lui, ma lo vedevo che si stava arrampicando un po' sugli specchi, forse perché stava cercando di mettermi a mio agio. « Grazie.. » dissi continuando a rimanere dov'ero mentre mi accorgevo della presenza del fotografo. « Siete pronti per la foto? » chiese lui e Jensen annuì facendomi cenno di avvicinarmi. Sentivo i piedi completamente inchiodati al suolo ed accennai qualche passo prima di inciampare sui fili delle enormi lampadone giganti poste accanto alla fotocamera per rendere le foto più luminose.

Vidi Jensen afferrarmi al volo prima che la mia faccia sbattesse contro il pavimento e mi aggrappai a lui con tutte le mie forze per non lasciarmi cadere. Cadere faceva male! Riaprii gli occhi, che avevo chiuso quando temevo che fosse troppo tardi per salvarmi, e mi ritrovai tra le sue braccia mentre lui mi guardava dubbioso. « Tutto bene? » chiese e per tutta risposta io gli scoppiai a ridere in faccia. « Mi dispiace! Non l'ho fatto apposta! » dissi tra una risata e l'altra ed alla fine riuscii a contagiare anche lui, tanto che finimmo col ridere fino alle lacrime. « Ma dimmi un po'.. inciampi spesso? Ho sentito che anche davanti a Jared sei inciampata. » disse lasciandomi andare.

Ripresi un po' l'equilibrio e feci scrocchiare anche la caviglia che mi faceva un po' male. « Che ti posso dire.. l'aria di Roma mi porta male! » dissi facendo spallucce e lo vidi ancora una volta sorridere. Mi piaceva tanto quando sorrideva.. era un sorriso così dolce! « Ti sei fatta male? » chiese poi, ma io gli feci cenno di no con la testa. « Tutto apposto. La mia caviglia fa sempre dei capricci.. Va tutto benone! » dissi e feci qualche saltello per dimostrarglielo, facendolo ridere ancora. Bene, ecco il giullare di corte! Avevo trovato la mia strada.

« Dai, su.. Avvicinati che facciamo la foto. » disse lui, notando anche il fotografo che non sapeva cosa fare nel frattempo. Sentimmo però una porta aprirsi e vidi Jared fare capolino per poi chiudere la porta dietro di sé. Che ci faceva lì?

« Jens.. » disse senza avermi minimanente notata, ma quando mi vide rimase per un attimo scioccato. « Toh, guarda! » disse ancora regalandomi un sorriso. Lo salutai con una mano e lo vidi avvicinarsi per darmi una leggera pacca sulla spalla, che però non si rilevò tanto leggera. Ad ogni colpo ricevuto, la mia spalla continuava ad abbassarsi e vidi Jensen ridere senza ritegno a quella scena. Jared non se ne accorse subito, ma non appena mi vide piegata quasi di lato, si scusò.

« Non preoccuparti.. E' che sei così grande e grosso! » dissi, cercando di guardarlo in faccia senza storcermi il collo. Io ero bassissima al suo confronto e gli arrivavo al petto. « In effetti.. » disse lui tornando a sorridere come prima. Beh, doveva anche capirlo che con la manona che si ritrovava poteva stendere in un sol colpo chiunque, soprattutto una persona piccina piccina come me! Jensen si asciugò gli occhi e si avvicinò a Jared.

« Hai combinato qualche altro guaio? » chiese sinceramente interessato e Jensen rise di nuovo, confermando i sospetti dell'altro suo collega. « Sono inciampata e Jensen mi ha salvata. » dissi semplicemente con un sorriso. « Lo sospettavo! » e rise anche lui. La porta si aprì ancora una volta e vidi il tizio sconosciuto che gestiva la fila chiedere al fotografo se ci fossero problemi. C'era ancora una fila pazzesca e per un attimo mi sentii in colpa a rimanere là dentro sapendo che c'era ancora un mucchio di gente che aspettava di fare una foto con Jensen, foto che neanche io avevo ancora fatto.

« Jens, ero venuto a chiederti una cosa per dopo, ma fai prima la foto così poi parliamo.. » disse accorgendosi anche lui della fila che aspettava fuori dalla porta. Il fotografo si mise subito sull'attenti ed a me tornarono i nervi. « Come ci mettiamo? » chiesi non avendo la più pallida idea di che cosa fare. « Intanto avvicinati.. » disse lui ed io mi misi in mezzo tra Jared e Jensen. Ed ora?

Ci pensò Jensen. Mi mise di fronte alla telecamera, mi abbracciò da dietro e fece cenno al fotografo di scattare. In due secondi era stato in grado di stordirmi ed infatti non avevo neanche sorriso nella foto. La dovemmo rifare e tentai di sorridere ma non ci riuscivo, ero troppo tesa. Jared si avvicinò, mi fece il solletico indicando con le dita il suo sorriso ed io sorrisi, grata per la loro gentilezza.

«Fatto! » disse il fotografo entusiasta e Jensen mi lasciò di nuovo andare. Bene, ed anche questa era fatta. Avevo la mia foto con Jensen da mostrare a tutti! « Hai ordinato una foto anche con me? » chiese improvvisamente Jared ma io dovetti scuotere la testa per negare.

« Sono arrivata a stento a prenderne una con Jensen! Quando ho cercato di ordinarne una anche con te ho scoperto che erano tutte finite.. » disse e lui mi guardò dispiaciuto. « Mi ispiravi foto pazze o qualcosa di eccentrico.. » ed io risi sempre più convinta che Jared fosse davvero straordinario. « Mi dispiace.. » dissi ancora mentre il fotografo si avvicinava per darmi la foto che avevo appena scattato con Jensen.

« Ora è meglio che vada.. C'è una fila pazzesca là fuori.. » dissi tenendo in mano quella foto come un trofeo. « Grazie per tutto! » ed abbassai la testa in un tipico saluto all'orientale. « Non combinare più pasticci, mi raccomando.. » dissero quasi in coro ed io sorrisi loro prima di uscire fuori dalla stanza e chiudermi la porta alle spalle. Solo quando sentii che la porta si riapriva decisi di girarmi per un attimo. Jared mi fece cenno di avvicinarmi di nuovo ed io lo feci.

« Sei qui con qualcuno? » chiese ed io accennai a Simone, non capendo dove l'altro volesse arrivare. « Bene.. Vorrei farti conoscere anche gli altri stasera, ci sarai? » ed io feci cenno di si con la testa, assolutamente sorpresa ed a corto di parole. « Allora a dopo.. Tu sei? » e gli dissi velocemente il mio nome. « Okay, ti faranno salire se gli darai il tuo nome.. A dopo! » e richiuse la porta sotto la mia faccia completamente sbalordita.



Angolo autrice: Rieccomi con il terzo capitolo di questa strampalata avventura! Ho visto che avete letto in molti entrambi i precedenti capitoli pubblicati, ma che non avete commentato il secondo forse anche perché era un capitolo di transizione. Come avrete potuto vedere voi stessi, i capitoli di transizione sono finiti e stiamo incominciando ad entrare nel vivo della vicenda! Spero vivamente che questo capitolo vi sia piaciuto.. Vi chiedo come favore personale di commentare per farvi sapere se la storia vi piace o se c'è qualcosa che non vi piace affatto. E' un buon modo per crescere! Così saprò anche se vale la pena di continuare questa storia o meno. Beh, detto questo vi auguro una buona giornata/serata e vi mando un bacio. Vostra, Evelyn.

Piccola precisazione: io non sono mai stata ad una convention di Supernatural quindi tutto ciò che riguarda questa parte è completamente inventato, tranne il nome della Jus in Bello, naturalmente.

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Capitolo 4
*** Cap 04 - A strange night ***


Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: giallo
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo: 4/?


THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»


 

Era assurdo. Davvero incredibile! Non potevo crederci.. Ma stava succedendo davvero? Stentavo a crederlo perché sebbene mi considerassi una ragazza con una discreta dose di fortuna, davvero non avrei mai potuto neanche lontanamente immaginare che un giorno Jensen Ackles e Jared Padalecki mi avrebbero trovata talmente tanto simpatica da invitarmi a passare una serata con loro ed il resto del gruppo. No, era assurdo! Non poteva essere vero.

Mi ero sicuramente immaginata tutto perché okay, si.. ero fortunata ma non così tanto! Nella vita mi ero sentita fortunata ben più di una volta, ma attribuivo questa sensazione al fatto che mi accontentassi di desiderare cose semplici come un libro nuovo o un voto ad un esame! Beh, non era neanche vero che mi 'accontentavo' perché ero realmente felice quando riuscivo a comprarmi finalmente il libro che desideravo o quando riuscivo ad ottenere il voto che speravo, ma erano solo dei desideri semplici. Nulla di elaborato.

La verità era che avevo sempre avuto paura a sognare in grande perché temevo che sarei rimasta delusa quando non sarei riuscita ad ottenere ciò che desideravo. I desideri semplici erano una sicurezza e mi sentivo comunque estremamente felice quando li realizzavo. Però quello che mi era appena accaduto andava totalmente fuori da ogni cosa umanamente immaginabile. Io non credevo affatto di essere una persona interessante eppure avevo attirato l'attenzione dei miei idoli e non potevo assolutamente crederci.

Era un sogno. Un bellissimo ed unico sogno dal quale non avrei mai voluto svegliarmi. Forse avrei dovuto incominciare a sognare in grande.. Ma era meglio di no. Una volta uscita dalla stanza e con ancora la foto in mano, continuai a camminare lungo il corridoio senza un'apparente meta ma la verità era che i miei piedi mi stavo portando direttamente da Simone, forse per ricevere conforto o forse solo per sfogarmi dopo l'ennesima sorpresa della giornata.

Magari avrebbe potuto impazzire con me per la notizia perché, ed ancora non mi capacitavo della cosa, anche lui ne era rimasto coinvolto ed avrebbe incontrato Jared Padalecki come aveva sempre desiderato! Si.. immaginavo già gli scleri e temevo gli sguardi di chi avrebbe assistito alla scena. O forse ci saremmo inizialmente bloccati come due statue di ghiaccio per poi saltellare fino in stanza come se avessimo vinto alla lotteria. Questo per me comunque valeva molto di più di una vincita alla lotteria ma ovviamente ognuno aveva un'opinione diversa e per altri, naturalmente, era più importante vincere alla lotteria! Probabile, forse, soprattutto se non conoscevano Supernatural.

Si, ma la lotteria non era il punto della questione. Il punto era che quella situazione era assurda ed inverosimile ed io avevo l'esigenza di parlare con Simone perché stavo letteralmente per diventare matta. Lungo la strada, comunque, sentivo ancora una volta gli sguardi puntati su di me e molti bisbigli che non riuscivo pienamente a cogliere. Che stessero parlando di me era palese ma non potevo capire in alcun modo quello che si stessero dicendo. Speravo semplicemente che stessero raccontando della mia brillante idea di poco prima, ossia quella di cantare "Carry On My Wayward Son" in mezzo al corridoio, ma era anche probabile che si stessero preoccupando per la mia faccia cadaverica.

Ero certa che avrei potuto fare concorrenza ad un fantasma in quel momento, ma la mia carnagione non era poi tanto diversa da quel bianco cadaverico quindi ci ero pressoché abituata a vedermi bianca come un fantasma. Comunque, sotto lo sguardo di alcuni dei partecipanti alla convention, mi diressi verso la zona dei panel e mi affrettai a rientrare in sala. Non ricordavo neanche dove ci fossimo seduti quel pomeriggio, accidenti! Ora dove si trovava Simone?

Lo cercai con lo sguardo e credetti di scorgerlo in una delle ultime file, quelle vicino alla porta per intenderci, e mi avviai verso quella direzione. Si, effettivamente era lui e tirai un sospiro di sollievo quando mi sedetti pesantemente sulla sedia libera accanto a Simone, quella che tra le altre cose avevo lasciato prima di dirigermi verso l'area dedicata ai photo op.

« Ehy, ma va tutto bene? » fu la prima cosa che Simone mi disse dopo aver visto il mio viso totalmente sconvolto e pallido. Ah, non sapevo neanche da dove iniziare a spiegare! « Appena finisce il panel ti racconto.. » dissi semplicemente e sotto un'occhiata preoccupata di Simone finsi di prestare attenzione a quello che Richard Speight stava dicendo al microfono, ma avevo la testa completamente altrove e non riuscivo a rimanere concentrata sul discorso.

Passai così gli ultimi venti minuti di quel panel, con lo sguardo perso nel vuoto ed un espressione indecifrabile dipinta sul viso. Sentivo di aver anche agitato Simone perché non riusciva a capire cosa caspita avessi mai potuto combinare per farmi entrare nel pallone.

Lui aveva imparato ormai a conoscermi e sapeva che a volte potevo combinare dei guai belli grossi, ma quello che era accaduto andava oltre la sua più fervida immaginazione. Il problema rimaneva lì: come spiegargli tutto? Gliel'avrei detto di getto probabilmente. Meglio sganciare la bomba e poi chiarire in seguito. Forse. Non appena il panel si concluse, comunque, trascinai Simone in un angolino della sala in cui avremmo potuto parlare indisturbati e respirai fino a riempirmi ben bene i polmoni di aria.

« Non farmi preoccupare, che cos'è successo? » chiese subito Simone, incalzandomi a parlare. Dritto al punto, eh? Evidentemente l'avevo fatto preoccupare sul serio. Gli dovevo un mucchio di scuse, soprattutto per l'imminente infarto che gli avrei fatto prendere. Non volevo essere in lui.

« Siamo invitati ai piani superiori. Proprio quelli che pensi. Dove ci sono le loro camere. Si, Simone. Proprio quelle camere. E no.. non guardarmi così perché non sono pazza e non sto scherzando! » dissi guardandolo in cagnesco mentre Simone incominciava a credere di essere preso per i fondelli. Beh, era normale. Anche io avrei reagito in quel modo!

« Non scherzare! Non sono talmente tanto stupido da cascarci.. » disse lui incominciando lievemente ad alterarsi, come se avessi anche solo potuto pensare per un attimo che fosse stupido!

« Ma non l'ho mai pensato! » dissi coprendomi il viso per un attimo con entrambe le mani, anche se tenevo ancora stretta a me la foto che avevo fatto con Jensen. Okay, avevo iniziato il discorso nel modo peggiore possibile.

« Senti, le cose stanno così. Ho fatto una cavolata.. mi sono messa a cantare una delle canzoni di Supernatural mentre eravamo in fila e tutti si sono girati ad ascoltarmi. Hanno poi incominciato a cantare e sono venuti Jared, Jensen e Misha! Jared si ricordava di me per la caduta di ieri e.. non so. Credo di avergli fatto simpatia! » dissi mentre lui mi ascoltava attento. Non sapevo decifrare il suo sguardo ma attesi un suo cenno prima di continuare.

« Continua.. » disse semplicemente ed io non me lo feci ripetere due volte. « Dopo sono entrata a fare la foto con Jensen e sono inciampata di nuovo e lui mi ha salvata! Ho fatto di nuovo il pagliaccio ed è entrato Jared che mi ha aiutato a sorridere nella foto e mi ha proposto di salire da loro stasera per farmi conoscere all'intera combriccola. L'invito è esteso anche a te! » dissi e lo guardai intensamente negli occhi mentre mettevo la foto tra le gambe per potergli afferrare entrambe le mani con le mie.

« Ti giuro che non scherzo! » e probabilmente nelle mie parole lesse tutta la verità che prima non ero riuscita ad esprimere. Mi credette e sbiancò. « No.. » fu l'unica cosa che riuscì a dire ed io lo abbracciai d'istinto, capendo quello che provava. Non riusciva a crederci neanche lui.

« Ed ora? Dobbiamo prepararci.. Dobbiamo.. Dobbiamo sistemarti quei capelli, signorina! » disse improvvisamente come se fosse la cosa più vitale del mondo in quel momento. Scoppiai a ridergli in faccia e mi toccai i capelli, capendo però quello che intendeva. Durante l'abbraccio mi si erano scompigliati da morire ed avevo bisogno di un colpo di piastra (?) o di qualsiasi altra cosa.

« Saliamo in camera per prepararci, quindi? » chiesi e lui annuì trascinandomi immediatamente su per le scale, dimenticandosi completamente dell'ultimo panel della giornata perché davvero, dopo quella notizia, nulla aveva più importanza del rinchiudersi in camera per calmarsi e vestirsi. Sembrava la cosa più giusta da fare ed anche io non sarei riuscita a sopportare altro. Fu così che, una volta arrivati davanti alla porta della nostra camera, ci chiudemmo dentro e ci lasciammo allegramente prendere dal panico.


***


Vestiti a terra, scarpe ovunque, bagno allagato. Sembrava che fosse appena passato un tornado in camera ma in realtà la colpa di tutto quel disastro era semplicemente nostra che, presi dal panico, avevamo iniziato a lanciare ogni cosa che ci capitava tra le mani in giro per la stanza. Eravamo pronti però ed alla stanza avremmo pensato quando saremmo tornati da tutta quella follia.

Afferrai Simone per un braccio e lo posizionai davanti al piccolo specchio della stanza che, fortunatamente, ci permetteva di 'ammirare' la nostra 'meravigliosa' immagine fino al busto.

« Che te ne pare? » chiesi e lo guardai ancora una volta preoccupata perché io, come al solito, non mi piacevo e tendevo a sminuirmi in qualsiasi modo. Le spalle troppo larghe, la vita troppo abbondante, gli occhi troppo color del cioccolato. Qualsiasi cosa non mi andava bene.

« Senti, non siamo super modelli e questo lo sappiamo. Per le nostre possibilità non siamo male! » disse lui ed a quelle parole mi venne da sorridere. Si, aveva dannatamente ragione lui ed io ero solo una sciocca che voleva fare colpo sulle persone più belle del mondo.

« Hai ragione.. Punteremo sulla simpatia! » dissi, naturalmente scherzando. Avremmo combinato un disastro, ovviamente, ma era già tanto che fossimo riusciti a salire. Che altro potevamo desiderare? Un mondo di cose, a rigor di onestà, ma sarebbe stato da sciocchi pensare che potessimo ottenere più di questo, quindi andava bene così. Era già troppo!

« Direi che è ora di andare.. » dissi guardando l'ora sul cellulare e Simone annuì afferrando il suo cellulare da sopra il tavolino ed il portafoglio prima di avviarsi verso la porta. Io mi trovavo decisamente più in difficoltà di lui perché non sapevo dove mettere il cellulare ed il portafoglio dato che indossavo un vestitino – colpa di Simone! - e non avevo alcuna voglia di portarmi una borsetta, ma mi ci vidi costretta. Infilai tutto dentro l'unica borsetta decente che mi ero portata e mi avviai anche io verso la porta mentre Simone mi aspettava già in corridoio. Incominciammo a camminare piano per i corridoi fino a che, come se ci fossimo dati il via a vicenda, non incominciammo a correre a perdifiato fino all'ascensore. Un momento, ascensore?

« Ehy! Perché l'ascensore? » dissi io frenandomi di botto. No, niente ascensore! Io non potevo salire sugli ascensori e Simone lo sapeva benissimo. Esistevano le scale, per la miseria!

« E' il mezzo più veloce! Dobbiamo salire molto per arrivare al loro piano! Su.. sopravviverai! » disse lui e mi afferrò per farmi entrare dentro l'ascensore. Okay, la mia non era una claustrofobia gravissima e quindi non mi avrebbe uccisa, ma questo non voleva dire che non mi avrebbe scombussolata per il resto della serata! Maledizione.. questa non ci voleva!

« Sai vero che me la pagherai per questo? » dissi retorica, aggrappandomi saldamente al suo braccio e ad una maniglia incorporata nell'ascensore forse per chi come me aveva una fifa blu. Quando l'ascensore si mosse, il panico mi avvolse e chiusi gli occhi per smettere di vedere tutto vorticare intorno a me. Odiavo salire in ascensore, l'avevo già detto?

Simone, forse mosso da pietà, mi strinse a sè ed io mi accucciai tra le sue braccia per cercare di riprendere fiato. Il momento peggiore doveva ancora venire e dopo minuti di insopportabile silenzio, il DIN dell'ascensore ed il senso di vuoto che mi invase, mi fece chiaramente capire che eravamo giunti a destinazione.

« Ti odio, sappilo » dissi mentre caracollavo fuori dall'ascensore col colorito verdognolo di chi stava per vomitare. C'era un tizio appostato vicino all'ascensore che si avvicinò minaccioso nella nostra direzione facendo sbiancare Simone. Ben gli stava per quello che mi aveva fatto!

« Avete il permesso di stare qui? Chi siete » chiese quell'energumeno alto dieci metri ed io gli dissi il mio nome, non tanto sicura del risultato. E se Jared Padalecki si era dimenticato? Per fortuna l'energumeno non ebbe nulla da obiettare e ci indicò il numero della stanza a cui dovevamo bussare. Okay, decisamente Jared non si era dimenticato di noi.

Con un groppo in gola mi avvicinai barcollando alla stanza e bussai. Non potevo evitare di barcollare neanche volendo! Per circa un quarto d'ora avrei continuato a farlo e sempre per colpa dell'ascensore e di Simone. Attendemmo così, davanti alla porta, mentre io mi aggrappavo ad essa per non cadere.

 

***


Con un colpo deciso la porta venne aperta e ad accoglierci c'era proprio Jared Padalecki che, non appena mi vide, mi dedicò un immenso sorriso incoraggiante e pieno di entusiasmo che si spense improvvisamente non appena si accorse del mio colorito verdognolo.

« Ehm.. Ti senti bene? » mi chiese afferrandomi per le spalle come se temesse che potessi svenirgli davanti da un momento all'altro, il che non era neanche tanto lontano dalla verità. « No.. Colpa dell'ascensore e colpa di Simone. Mi servono 5 minuti. » dissi con onestà mentre Jared alzava un sopracciglio perplesso. Si, probabilmente pensava che fossi pazza ma anche io mi sentivo pazza quindi non me la prendevo. Beh, più che pazza mi sentivo strana.

« Lui è Simone.. Saluta, Simone! » dissi mentre lui in automatico alzava la mano per sventolarla a mo' di saluto. « Ed è sua la colpa di tutto questo. Mi ha trascinata in ascensore sapendo benissimo l'effetto che mi faceva. Vero, Simone? » e lui annuì vistosamente. Sembrava paralizzato dal terrore. Beh, in effetti Jared era il suo mito! Come avevo fatto a dimenticarlo?

« Ah, lui ti adora! Sam è il suo personaggio preferito. » dissi ed a quel punto Simone arrossì violentemente mentre io incominciavo a riacquisire un colorito normale, il mio solito bianco latte. Ovviamente Simone non era contento del fatto che gli avessi appena spifferato che lui interpretava il suo personaggio preferito, e fu per questo che mi diede una gomitata tra le costole per farmi smettere di parlare a sproposito. Il mio "Ahia!" sommesso non passò però inosservato.

« Oh, beh.. Sono contento che il mio Sam ti piaccia, Simone. » disse Jared ancora una volta perplesso ma si scostò dalla porta per farci entrare in quella che doveva essere la sua suite, probabilmente. Una suite molto piccola, eh. Era solo grande quanto casa mia!

« Ma wow! » dissi ancora una volta onestamente e sentii Jared ridacchiare mentre ci faceva strada verso il terrazzo da cui provenivano delle voci. Il mio cuore batteva forte, ma ero pronta. Potevo sopravvivere a quella serata! Si, potevo farcela. Era la cosa più bella che potesse capitarmi! La testa continuava a girarmi ma stavo decisamente meglio di prima, tanto che riuscivo a mantenere una traiettoria dritta. Beh, più o meno. Urtai una sedia con un piede ma erano dettagli. Non appena entrata nel terrazzo mi sentii piccola piccola improvvisamente.

Lo spazio era immenso ma il problema era che erano tutti lì! Sia io che Simone ci bloccammo sulla soglia, rossi come pomodori e Jared ridacchiò tra sé prima di afferrarci e trascinarci dagli altri.

« Ragazzi, loro sono Roberta e Simone.. Lei è la ragazza che ha cantato "Carry On My Wayward Son" questo pomeriggio.. Avete visto i video. E voi due ragazzi.. - disse rivolgendosi a noi con un tono molto serio - Suppongo che sappiate già chi sono loro, no? » e sorrise infine incoraggiante mentre io facevo cenno di 'si' con la testa, non riuscendo a proferire parola. Non era un bell'inizio.

« Fa sempre così.. Prima non dice una parola e poi combina guai, non è vero? » chiese una voce alla mia sinistra e notai che era stato proprio Jensen a parlare. Beh, in fondo era vero e lui lo sapeva benissimo dato che prima, durante la sessione delle foto, mi ero bloccata davanti alla porta per poi inciampargli addosso. Se non lo sapeva lui!

« E' l'aria di Roma! Te l'ho detto.. Sembra che mi porti sfortuna in un certo senso. » dissi alzando le spalle mentre un paio di risatine timide aleggiavano intorno a noi. Mi sentivo troppo al centro dell'attenzione. Doveva essere il contrario! Loro dovevano essere al centro dell'attenzione ed io in disparte ad osservarli. Il problema era che in quel gruppo la novità ero io e quindi era logico che stessi io al centro dell'attenzione. La cosa però mi innervosiva.

« Mmm.. » cogliendomi alla sprovvista, una voce mi fece trasalire e mi accorsi che accanto a me si era materializzato Misha Collins con uno strano cappello in testa. Mi prese la mano e mi accarezzò i capelli come se mi stesse studiando. « Mmm.. » disse ancora, mentre io diventavo sempre più rossa.

« Che c'è? » chiesi cercando il sostegno di Simone che però si era eclissato di lato, lasciandomi in mezzo a tutti quegli occhi che fissavano la scena come rapiti. Ma perché a me?

« Sai, hai proprio una bella voce. Ti ho sentito prima! Tu e Jensen potreste fare un duetto! » disse come se fosse la cosa più normale del mondo, guadagnandosi l'approvazione di Jared che si era appropriato di una sedia libera.

« Non credo sia il caso. E non ho una bella voce.. Ho una voce normale.. Nulla di particolare. Mi piace cantare, questo si, ma non c'è nulla di straordinario nella mia voce. Grazie comunque per il complimento. » dissi per non sembrare maleducata. Io? Una bella voce? Ah, sciocchezze!

« Ma te lo dico io che hai una bella voce! Ascolta lo zio Misha.. » disse stringendomi a sé con un braccio ed io non sapevo più cosa rispondere. « Grazie.. » dissi semplicemente mentre sentivo gli altri confabulare tra loro. Che dovessi preoccuparmi?

« Provaci allora che non sai cantare. Qui, davanti a tutti. » disse Richard Speight con uno strano scintillio negli occhi, come se già pregustasse la vittoria. Io mi affogai con la mia stessa saliva. « Cosa? Oh, no! Non potrei mai! Vi prego, non fatemi cantare. » dissi congiungendo le mani, come se stessi davvero pregando. « Non saprei neanche cosa cantare! » dissi sempre più agitata.

« Wow! Sei come Jensen.. Non vuoi cantare nonostante tu sia brava a farlo! » disse Richard sorpreso mentre Jared e Misha annuivano con aria grave.

« Ma guarda che neanche io sono questo granché! » disse improvvisamente Jensen prima di essere interrotto da Jared. « Non incominciare Jens. Sei bravo. E' a te che non piace la tua voce ma tutto il mondo ti sviene dietro.. e se lo fa c'è un motivo! E' a te che non entra in testa. » disse lui con l'aria da sapientone. Beh, io ero d'accordo con Jared. Jensen era un cantante fantastico, oltre che un bravissimo attore e come potesse non piacersi per me era un mistero.

« Ma se non vuoi cantare, allora cosa ti facciamo fare? » chiese Misha. Ma per chi mi avevano presa? Per un'artista tutto fare? Mi veniva quasi da ridere e non riuscivo a credere alle mie orecchie.

« Sai recitare? » chiese all'improvviso Matt Cohen. Accanto a lui c'era Sebastian Roché. Strano che ancora non fossi riuscita a sentire la sua voce, ma era lui troppo preso dal suo telefono.

« Si.. un pochino. Faccio parte di una compagnia teatrale. » dissi sminuendomi ancora una volta. Ma potevo essere più stupida? Almeno per una volta potevo mostrarmi più sicura di me! « Oh, beh.. Perfetto! » disse ancora Matt prima che qualcuno bussasse alla porta.

Mi voltai verso l'interno della suite mentre Jared si alzava nuovamente per andare ad aprire. Dopo poco lo vidi tornare con il suo piccolo Thomas tra le braccia, Genevieve al fianco e la moglie di Misha dall'altro lato che teneva tra le braccia il piccolo West e spingeva il passeggino per l'ultima arrivata della loro famiglia, la piccola Maison. Allora erano venute davvero!

« Ragazze, vi presento Roberta e Simone. » disse subito Jared, presentandoci alle due donne. Entrambe mi strinsero la mano molto calorosamente ed io mi sentii davvero tanto felice di conoscerle. Ed i bambini.. ma quanto erano belli!? Tre cuccioli di una bellezza sconvolgente.

« Non penserai di essertela cavata! » urlò all'improvviso Richard alzandosi insieme a Sebastian. Da quand'è che non era più interessato al cellulare? Mi colsero alla sprovvista e si posizionarono al centro, esattamente ad un centimetro da me.

« Su.. Inventiamoci qualcosa. Facciamo Gabriel, Balthazar e Castiel? » chiese come a chiedere conferma. Sentendosi chiamato in causa, Misha si avvicinò al gruppo ma Richard gli fece cenno di no con la testa. « Avevo in mente altro, non te la prendere. » dissse prima che i suoi si puntassero su di me.

« Te la sentiresti di fare Castiel? » ed io sgranai gli occhi, completamente sorpresa. « Eh? » chiesi completamente allibita di fronte ad una richiesta del genere. « Ma si! Dai, che vuoi che sia!? Conosci quell'imbranato di un angelo, giuto? » ed io annuii « Bene, provaci allora. » e senza neanche aspettare un mio cenno affermativo incominciò a confabulare con Sebastian. Cercai con lo sguardo Simone, che era stato trascinato da Misha in un angolino per guardare la scena.

Lo pregai con lo sguardo di aiutarmi ma neanche lui sapeva che fare ed io fui lasciata al mio destino, ossia preda di Richard e Sebastian. « Anzi, sai che ti dico? Proviamo una Cassie/Dean? Le abbiamo viste tutte, ma non una Castiel donna con accanto il suo Dean. In scena ragazzi! » urlò Richard e Jensen, che se ne stava tranquillamente spaparanzato su una comoda poltrona, venne colto alla sprovvista.

« Dai, ragazzi! Dean e Cassie? Sul serio? » chiese Jensen mentre tutti gli altri osservavano in religioso silenzio. « Sul serio Jens.. Alzati grande attore e facci vedere cosa sei capace di fare! » lo incoraggiò Sebastian ed a quelle parole Jensen si alzò sul serio.

« No, ti prego.. Adesso mi viene da ridere! » dissi nascondendo il viso tra le mani mentre un attacco di risate isteriche cercava di uccidermi all'istante. Ah, non potevo recitare con Jensen! Gli sarei scoppiata a ridere in faccia perché.. beh, perché.. oh, non lo so! Forse per i bloopers.

« Su.. » disse Jensen avvicinandosi per poi sussurrarmi all'orecchio « Facciamo questa cosa così si mettono l'anima in pace. Dì quello che vuoi e fai quello che vuoi. Non c'è nessuno che ti giudica. E' per farli divertire. » disse ed io smisi di ridere. Aveva ragione. « Va bene.. Sono pronta! » e mi concentrai, cercando di avere bene in mente le varie espressioni di Castiel. Mi mancavano quegli occhi blu così profondi, ma cercai di non pensarci.

Ci allontanammo mentre attorno a noi calava un silenzio carico di aspettative. Non avevo idea di cosa dire e sperai che a Jensen venisse qualche idea perché io non sapevo neanche da dove iniziare. Mi voltai verso di lui e lo guardai negli occhi. Castano nel verde.

« Dean.. Mi dispiace. » dissi io inaspettatamente. Che caspita avevo in mente? Doveva iniziare lui!

« Ti dispiace Cassie? Ti dispiace? » disse lui, avvicinandosi con uno sguardo carico di delusione mista a rabbia che speravo di non vedere mai realmente sul suo volto.

« Ne ho abbastanza delle tue patetiche scuse! Non fai altro che dire 'mi dispiace' a chiunque ma io non ci credo più, Cassie. Non mi fido più di te. »e mi guardò ancora con quello sguardo. Era troppo per me. Non riuscivo a reggerlo. Mi sentivo come se davvero se la stesse prendendo con me.

« Mi dispiace di non avervi coinvolto nei miei progetti ma non volevo mettervi in pericolo più di quanto già non foste. Ho cercato di proteggervi! »dissi guardandolo intensamente, sentendomi forte, grande, quanto un angelo. Nonostante fossi piccola, mi sentivo un gigante.

« Hai cercato di proteggerci? Si da il caso che io non ti abbia mai chiesto di essere protetto. So cavarmela benissimo da solo, Cassie. E' da tutta una vita che me la cavo da solo. » disse ancora Jensen, facendomi vacillare. La sua logica era schiacciante ma dovevo ribattere in qualche modo.

« E' così sbagliato che io abbia cercato di donarti un po' di pace? » chiesi guardandolo ancora negli occhi, annullando con un solo passo quel po' di distanza che ci separava. « Si.. Perché grazie a questo ora siamo nei guai fino al collo! » disse e mi guardò ancora in cagnesco mentre io continuavo a fissarlo, arrabbiata quasi quanto lui.

« Eeeeeee, stop! » disse Jared con un applauso. Rossa in viso venni travolta dagli applausi di tutti i ragazzi presenti, comprese le loro mogli, e mi lasciai abbracciare da Jared.

« Non era niente male, sapete? Domani sera, dato che è l'ultima sera, si potrebbe provare con qualcos'altro! Ma ora lasciamo che la nostra ospite si diverta.. » disse Jared facendomi sedere accanto alla moglie. Genevieve mi sorrise con il piccolo Thomas in braccio che batteva le mani.

« Sei stata molto brava, sai? » ed io arrossii ringraziandola. Mi sentivo tra le nuvole! Incrociai lo sguardo di Jensen e gli sorrisi. Di nuovo castano sul verde. Non sapevo cosa pensava ma avrei dato qualunque cosa per saperlo. Potevo chiedere, ma ero troppo timida! Il resto della serata continuò tra battutine e scherzi da parte del trio verso i propri compagni d'avventura ed io conobbi meglio la dolcissima Genevieve. Era una persona fantastica, davvero adorabile.

Simone fu preso di peso e portato in mezzo a Richard e Sebastian e mi chiesi cosa ne sarebbe rimasto di lui a fine serata, ma era contento. Era questo l'importante, no?




Angolo autrice: Scusatemi tantissimo per il ritardo! *chiede perdono in ginocchio* Sono stata in vacanza in Germania e non avendo né il pc né internet, non ho potuto aggiornare la storia come invece desideravo fare. Mi dispiace tantissimo, soprattutto per chi la sta seguendo. Ho visto che siete in tanti a leggerla e che ci sono altrettante persone che l'hanno messa tra 'le seguite'. Vi ringrazio davvero tanto per questo. Vi chiederei solo di commentare perché non capisco se la storia piace, se avete voglia di continuare a leggerla o se c'è qualcosa che devo migliorare per farvela sentire più gradita! Vi prego, quindi, di commentare. Anche un "fai schifo" mi basterebbe, davvero! Per ogni recensione vi regalo una caramella od un biscotto. Ve ne prego, recensite! *lancia il suo infallibile sguardo da cucciolo* Mi auguro comunque, come al solito, che il capitolo vi sia piaciuto. Vi mando un bacione enorme!

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Capitolo 5
*** Cap 05 - Is this the end? ***


Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: giallo
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo5/?


THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»



Quella serata ci sarebbe rimasta impressa per tutta la vita, ne ero certa. Uscimmo dalla suite di Jared barcollando, come degli ubriachi dopo una sbronza colossale. Fu Jared ad accompagnarci alla porta mentre Genevieve cullava il piccolo Thomas tra le braccia per cercare di farlo addormentare nella calma di quell'angolino lontano dal vociare di tutti gli attori di Supernatural che continuavano imperterriti a sghignazzare per qualunque sciocchezza.

Non era effettivamente tanto tardi, solo mezzanotte ed un quarto, ma ovviamente il piccolo cucciolo doveva dormire o l'indomani avrebbe avrebbe fatto impazzire la povera Genevieve che doveva scarrozzarlo in giro per seguire Jared. Fatto sta che la salutammo con un cenno della mano e con un sorriso che lei ricambiò con calore ed affetto. Era davvero fantastica. Tutti loro erano davvero fantastici.

Prima di sparire dalla loro vista, Jared ci abbracciò, strappandoci infine la promessa che saremo venuti anche l'indomani sera per la serata d'addio. Già. 'Serata d'addio'. Bastò questo per sentirmi male. Un vero pugno nello stomaco che faceva un male da morire. Che cosa mi aspettavo? Era naturale che se ne sarebbero andati. Dimenticavo forse dov'ero? Era una convention che durava tre giorni e già ne erano passati due.

Domani sarebbe stata l'ultima sera ed io non li avrei rivisti mai più. Potevo sopportarlo? Certo che no. Non riuscivo neanche a pensarci perché mi dispiaceva talmente tanto da farmi mancare il respiro. Ero sempre stata così comunque.. non riuscivo a dire 'addio' alle persone. Per me era come la fine del mondo. Un addio era così definitivo! Non potevo accettare nulla di così definitivo e triste perché io mi affezionavo sinceramente a tutte le persone che incontravo ed il solo pensiero di perderle per me era assurdo, doloroso, straziante.

Avrei perso anche Simone. Certo, potevamo sentirci grazie al cellulare od al pc, ma non era la stessa cosa! Dannazione, non lo era. Forse era per questo che finivo sempre con lo stare da sola. Forse era solo paura.. paura di perdere le persone a cui avevo incominciato a tenere. Avrei perso Simone e la Supernatural Family perché le cose belle finiscono sempre. E si, se non si fosse capito in certi casi ero pessimista da morire.

Fu per questo che non riuscii neanche a voltarmi quando Jared ci salutò di nuovo. Ci pensò Simone a farlo. Non prendemmo l'ascensore questa volta, come se Simone avesse capito che entrare in quel vano avrebbe peggiorato la situazione. A volte eravamo telepatici noi due. Anche a distanza riusciva a capire sempre quello che pensavo.

Ero certa che avesse capito e che volesse lasciarmi il tempo per elaborare la notizia. Era anche normale che non ci avessi pensato, no? Dopo la valanga di belle cose che ci aveva investito, avevo dimenticato che più giorni passavano e più tutto era destinato a finire. Non seppi mai però quello che passava per la testa di Simone, ma forse per lui era più facile accettare tutto questo. Anche se ero disposta a scommettere che ci soffriva anche lui.

Scendemmo quindi per le scale, lentamente, e solo dopo molto tempo arrivammo nella nostra piccola camera d'albergo. Non avevo neanche voglia di svestirmi e mi buttai sul letto senza una parola.

« Vuoi parlarne? » mi chiese infine lui. Lo vidi dall'espressione del suo viso che aveva aspettato fino a quel momento per domandarmelo ma non avevo la forza per parlarne. Gli feci cenno di no con la testa e lui comprese, dirigendosi verso il suo letto.

« Parlo io, allora. » disse, come se non sopportasse più quel silenzio. Pensai questo perché di solito Simone non era uno che parlava facilmente, quindi se desiderava farlo c'era davvero qualcosa che non andava. O forse voleva finalmente togliersi un peso.

« Non permettere a questa cosa di ridurti in pezzi.. Sapevamo che sarebbe finito così. E' già tanto quello che abbiamo avuto, lo sai. Doveva andare così in qualunque caso. » disse non cercando nemmeno per un momento di 'indorare la pillola', ossia di rendere le cose migliori di quelle che erano.

« Mi dispiace se stai male, ma devi fartene una ragione ed andare avanti. Lo so io, lo sai tu e lo sanno anche loro. » disse, concludendo in questo modo il suo discorso. Aveva ragione. Aveva dannatamente ragione. Ma che ci potevo fare io se desideravo che le cose non finissero mai? Che ci potevo fare se sognavo il lieto fine come nelle favole? Era da stupidi, forse, ma ero fatta così ed i miei quasi 23 anni non avevano fatto altro che accentuare la cosa.

« Saperlo però non rende le cose più facili.. Ho bisogno di tempo. Te l'ho raccontato cosa ho fatto l'ultima volta che ho dovuto lasciare qualcuno, vero? » chiesi alludendo al mio ultimo viaggio in Germania. Lui fece cenno di no con la testa ed io glielo spiegai. « Ho pianto per tutta la notte. Sono fatta così, Simo.. Ho bisogno di tempo. » dissi poggiando infine stancamente la testa sul morbido cuscino.

Lo vedevo che Simone mi capiva, ma non voleva che fossi triste, naturalmente. Cercava di farmi ragionare ma non ci riusciva. Un addio era sempre un addio ed io non riuscivo a mandarlo giù. Quella notte dormimmo male e poco. Non ci curammo neanche di svestirci e ci appisolammo senza neanche coprirci con il lenzuolo.


***


La solita sveglia di ogni mattina, l'immancabile canzone dei Bon Jovi, ci comunicò che era appena arrivata l'ora di svegliarci. Non avevo dormito bene. Non avevo fatto altro che rigirarmi e rigirarmi nel letto senza trovare mai pace, come se il letto fosse diventato improvvisamente troppo scomodo per dormirci. Era stata una tortura e mi alzai dal letto senza troppi rimpianti, ma con due occhiaie da far paura. Oh, si. Guardarmi allo specchio fu traumatico. Non sarei mai riuscita a far sparire quelle occhiaie ma decisi che non me ne importava un accidenti di niente.

Mi guardai un'ultima volta allo specchio prima di uscire dal bagno, mi feci la linguaccia e sloggiai da lì per dare spazio a Simone. Questa volta non tentai nemmeno di decidere da sola cosa mettere per la convention. Non dovevo fare foto ma volevo comunque essere presentabile e carina e Simone era l'unica persona in quel momento a potermi aiutare a decidere.

Appena uscì dal bagno, infatti, gli indicai la valigia. Lo sentii sbuffare leggermente ma lo vidi anche sorridere. Che si fosse affezionato al suo ruolo di consulente? Probabile. A lui piaceva sentirsi utile. Uscì fuori dalla valigia una camicia ed una maglietta che si abbinava perfettamente al colore della camicia e me la lanciò insieme ai jeans. Okay, era stato anche veloce. Entrai in bagno e mi vestii in fretta, afferrando la borsetta di trucchi per cercare di migliorare un po' il disastro completo.

Matita azzurra sugli occhi, correttore e mascara. Si, mi truccavo tanto. Anzi, rispetto alle altre volte avevo anche esagerato. Uscii quindi dal bagno per lasciare spazio a Simone e cercai le mie converse blu. Ma dove cavolo erano finite? Le cercai sotto il letto ma non c'erano. Sotto il letto di Simone e non erano neanche lì. Le trovai dentro l'armadio ed infilate dentro una busta di plastica. Ma chi cavolo ce le aveva messe lì? I fantasmi. Era pur sempre una convention di Supernatural, no? Queste cose potevano anche essere normali dato il tema del telefilm.

Presi le converse, dei calzini puliti e me le infilai. Questa volta non mi guardai neanche allo specchio ma ci tenni a fare una foto quando Simone uscì dal bagno. Come al solito mi guardò in cagnesco, ma si lasciò fotografare senza ribattere. Gliene fui grata e mi fece sentire un po' meglio, sebbene la nottata non fosse riuscita né a rasserenarmi né a farmi accettare l'inevitabile. Uscimmo in silenzio dalla nostra camera afferrando distrattamente sia il pass che il telefono.

La prima cosa che notammo fu il fatto che il corridoio fosse già affollato, sebbene i giorni precedenti non lo fosse stato così tanto. Naturalmente – e davvero, dovevo aspettarmelo – tutti i loro occhi si puntarono immediatamente su di me ed io non sapevo che fare. Salutarli? Sorridergli? Sentivo Simone a disagio accanto a me ed io non potevo dargli torto. Per colpa mia, dato che eravamo amici, ci era andato di mezzo anche lui e veniva guardato perché era al mio fianco.

Il cielo doveva fulminarmi quando avevo avuto la brillante idea di cantare! Avrei evitato un mucchio di guai se solo avessi evitato di mettermi in mostra in quel modo.

« Coraggio, andiamo. » disse Simone prendendomi per un braccio mentre quelle persone continuavano a guardarmi come se si aspettassero che da un momento all'altro facessi qualcosa di stupido. Probabilmente sarebbero stati ricompensati con una mia caduta se solo Simone non avesse avuto la brillante idea di sorreggermi fino alla porta che conduceva alle scale. Mi aveva salvata.

Giunti alle scale, quindi, mi lasciò andare e scendemmo lentamente verso il ristorante per fare colazione. C'erano tante persone anche lì, purtroppo. Ero circondata da persone! Altre occhiate, altri sussurri. Mi veniva quasi da ridere. Probabilmente avevano visto tutti i video che giravano su youtube e la cosa non mi consolava affatto. Per fortuna si sarebbero presto dimenticati di me. Bastava poco, un'ora circa, e tutta la loro attenzione sarebbe stata rivolta a Jared, Jensen, Misha e tutti gli altri della Supernatural Family.

Erano le ultime ore anche per loro e sarebbe stato da stupidi perdersele dato che non li avrebbero rivisti almeno per un altro anno, se fossero riusciti sempre a prendere i pass. Per quanto fossi triste, non avevo voglia di pensare che non li avrei mai più rivisti. Volevo divertirmi. Continuai pertanto a fare colazione, cercando di non esagerare con il cibo. Però accadde qualcosa di imprevisto: un cameriere si scusò per l'interruzione e ci disse che aveva un biglietto per me.

Un biglietto? Lo presi tra le mani e lo aprii, preoccupata. Chi mai poteva avermi scritto? Incominciai a leggere con le sopracciglia aggrottate.

Ehy! Non avevo idea di come contattarti e Genevieve ha avuto la brillante idea di mandare il cameriere in missione, nella speranza che ti avrebbe avvistata. Ovviamente lui non sapeva come riconoscerti e quindi abbiamo chiesto al tizio della sicurezza che vi aveva visti ieri sera, di aiutarlo con la ricerca. Se stai leggendo questo messaggio, vuol dire che finalmente ti hanno trovata. Tutto bene? Ieri sera vi avevamo visti un po' giù di tono ed io e Genevieve ci siamo preoccupati. Ma non era principalmente per questo che vi abbiamo mandato questo messaggio. Volevamo avvisarvi che stasera si canta! Quindi scegliete una canzone, una qualunque e preparatevi all'assalto. Richard e Seb probabilmente non volevano che vi avvisassimo ma pensavamo che fosse meglio. Ah, e tu (Roberta) preparati a recitare. Non so cosa hanno in mente gli altri, ma è meglio se ti prepari. Detto questo, godetevi queste ultime ore alla JIB! A stasera. Con affetto, Jared e Genevieve.

« E' da parte di Jared e Genevieve! » dissi solo, passando il biglietto a Simone che lesse avidamente ogni parola in esso contenuta. Io ancora non sapevo che pensare. Cantare? Sul serio? Non volevo cantare perché non ne ero assolutamente in grado. No, no. Avrei fatto una gran brutta figura! E recitare? Sul serio? Credevo che scherzassero quando mi avevano accennato al fatto che volevano ripetere l'esperimento. Sperai con tutto il cuore di non essere di nuovo Cassie. Non ce la facevo a recitare con Jensen. No, no. Era stranissimo ed imbarazzante.

« Bene, tu che canterai? » chiese Simone all'improvviso, perfettamente padrone di se stesso. Eh? Mi ero persa qualcosa? Da quand'era che Simone riusciva ad essere così tranquillo? Lui, ovviamente, notò il mio sguardo scioccato e rise tra sé prima di spiegarmi tutto.

« Lo sai che non abbiamo altra scelta. Ci torturerebbero! E poi, cos'hai da perdere? Ed anche se stoni? Divertiti e basta. Sii pazza e basta. » disse lui con un sorriso e non capivo davvero cosa fosse successo al mio amico Simone. Davvero, non era da lui dire certe cose. Forse l'aria di Roma gli aveva davvero fatto più bene di quello che pensavo fosse possibile. « Non ti riconosco più. » dissi sorpresa, scioccata e con una punta di ammirazione nella voce. Mi piaceva questo Simone più sicuro di sé. Partendo per Roma avevamo entrambi sperato di diventare più forti ed il vedere che lui pian piano ci stava riuscendo, mi rendeva orgogliosa di lui.

« Sono contenta per te, Simo. » gli dissi e mi alzai per abbracciarlo, incurante degli sguardi altrui. Il mio gemellino stava crescendo. Magari avessi avuto anche io la sua stessa forza! « Grazie.. Se solo tu non fossi una testa dura! » disse, come rammaricandosi del fatto che fossi rimasta sempre la solita testona emotiva di sempre. « Ma alla fine a me piaci così come sei! » disse con un sorriso, ricambiando ancora di più il mio abbraccio.

« Okay.. e dopo questo momento strappalacrime, possiamo andare. » dissi staccandomi da Simone. « Si, decisamente.. » disse lui e si alzò in fretta e furia dalla sedia. Io, prima di andare via, presi il messaggio che Jared e Genevieve ci avevano mandato e lo conservai in tasca per ricordo. Non avrei mai neanche potuto pensare di buttarlo. Era l'unica prova tangibile che tutto quello che ci era successo era effettivamente accaduto. Non credevo, infatti, che qualcuno avrebbe mai creduto alle mie parole perché no, queste cose non succedevano spesso. Anzi, non succedevano e basta!

Dovevo scattare qualche foto quella sera, ma me l'avrebbero permesso? Se gliel'avessi chiesto, magari si. Delle semplici foto in posa. Nulla di più elaborato. Io e Simone in posa in mezzo a loro. Sperai che accettassero ma non ero neanche convinta di chiederglielo. Con questi pensieri mi diressi a passo spedito verso l'enorme sala dedicata ai panel, seguita da Simone e da altre centinaia di persone dietro, di lato e davanti a me.

Una volta arrivati in sala prendemmo velocemente posto e ci rilassammo completamente prima dell'inizio del panel di Jared.


***


Il resto della mattinata fu divertente, stratosferico, esaltante e dolcissimo perché tutti loro tentavano in tutti i modi di coinvolgerci, di farci ridere e di essere all'altezza del nostro affetto, come se da questo valesse anche la loro stessa felicità.

Dopo il panel di Jared ci fu quello di Misha e si sapeva quanto fosse eccentrico quell'uomo, ma anche incredibilmente cuccioloso! Dopo Misha fu la volta di Richard e Sebastian assieme, quindi divertimento assicurato, ed a sorpresa si unì a loro anche Rob Benedict che, attirato dai siparietti comici dei due, non aveva resistito ed era entrato per dare man forte ai suoi colleghi.

Ed infine, proprio prima di pranzo, Jensen e Jared fecero la loro comparsa rivelando alcune notizie succulenti sulla prossima stagione, quella che avrebbero girato nei mesi estivi. Subito dopo il loro panel uscimmo in massa per andare a pranzare e fu proprio sulla porta che mi sentii bloccare da due mani ferree.

« Mi scusi signorina, potrebbe seguirmi? » mi chiese un membro dello staff dell'albergo ed io, che di essere fermata in questo modo stavo incominciando a farci l'abitudine, lo seguii senza fiatare. Simone non sapeva se seguirmi o meno, ma io gli feci cenno di venire con me e così entrambi seguimmo quell'uomo sconosciuto verso una porta laterale che aprì velocemente, rivelando così la presenza di Jared e Genevieve con in braccio il piccolo Thomas.

« Ehy! » dissi con un sorriso, completamente rapita dal piccolo cucciolo che, aggrappato alla madre, cercò di salutarmi con la manina. Oddio che tenerezza! « Ehy! Tutto bene? » chiese Jared ad entrambi mentre Genevieve lasciava scendere il piccolo Thomas che voleva sgranchirsi le gambine.

« Tutto bene. » dissi io e Simone annuì. « Bene.. » disse Jared con un sorriso « Volevamo assicurarci che il programma della serata non vi avesse spaventato e messo in fuga. » disse infine Jared avvicinandosi. Decise di poggiare una mano sulla mia spalla e l'altra su quella di Simone, con solennità.

« Sono contento di vedere che non siete ancora fuggiti. Verrete, no? » chiese ancora, come se un dubbio improvviso l'avesse fatto vacillare. « Certo che verremo! Spero di riuscire a convincere tutti del fatto che non è il caso che io canti, ma ho come la sensazione di essere fregata in ogni caso. »dissi e dall'espressione di Jared capì che avevo centrato il punto. Ero fregata e nelle loro mani. Ma era davvero così brutto?

« Beh, questo si.. ma sono convinto che ti divertirai! Hanno in mente qualcosa da farti recitare.. Sarà divertente! Credo che in scena ci saremo sia io che Jensen. Su, non sarà così male, no? » disse ed io annuii. Se c'era anche lui in scena forse sarebbe stato diverso rispetto alla Cassie/Dean. Lo speravo proprio a dire il vero perché Jared riusciva a calmarmi in un certo senso. Jensen invece mi innervosiva e riusciva a farmi diventare incapace di intedere e di volere!

« Spero di no.. Ma so già che inciamperò su qualcosa. » e sia Jared che Genevieve risero alle mie parole. Il frugolino di nome Thomas Padalecki, nel frattempo si era intrufolato tra il padre e me. La sua piccola manina finì sul mio ginocchio e lo sentii strattonarmi la maglietta con l'altra.

« Quando fa così vuole essere preso in braccio! » mi disse Genevieve ed io che avevo paura di dire o fare la cosa sbagliata con i bambini, incominciai a prendermi di panico, ma lo presi comunque in braccio perché era la cosa giusta da fare. Lo voleva il piccolo!

« Ciao Thomas! » dissi cullandolo un po' tra le braccia. Lui agitò la manina e poi reclamò l'attenzione del padre accanto a lui, stringendo la sua maglietta. Sorrisi e tesi Thomas a suo padre, facendo attenzione affinché il bambino non mi scivolasse giù. Non ero molto forte e già tenere una padella in mano era più arduo di quello che in realtà era per colpa della mia forza. Io avevo una forza di un neonato, che potevo farci?

« Bene, ora andiamo tutti a mangiare! Ci vediamo dopo per la cerimonia di chiusura.. Siate puntuali stasera! Buon pranzo! » disse prima di accompagnarci alla porta. Salutai Genevieve e Thomas ed insieme a Simone tornai ad immergermi nel caos dell'Hilton fin troppo pieno di persone.

 

***


Grida concitate, confusione, persone che cantavano. Era la fine della convention. Jared, Jensen, Misha, Ty, Richard, Matt, Sebastian e Rob si trovavano tutti sul palco a salutare il pubblico numeroso che anche per quest'anno li aveva onorati della loro presenza. Beh, in effetti erano loro ad averci onorati con la loro presenza.. ma questi erano dettagli.

Le ultime battute finali, quindi. Certo, io avevo ancora modo di vederli fra un'oretta circa ma era comunque anche per me la fine di una delle migliori esperienze della mia vita. Ne era valsa la pena. Con Simone al mio fianco, uscì per l'ultima volta da quella sera con le lacrime agli occhi. Odiavo la mia eccessiva emotività!

Simone mi strinse la mano lungo tutto il tragitto per arrivare in camera, ed una volta dentro mi lasciò rifugiarmi in bagno per cercare di riprendere il controllo di me stessa. Quando mi sentii un po' meglio, uscii dal mio rifugio sicuro e trovai Simone con in mano un mio vestito.

« Indossa questo.. » disse lui ed io presi il vestito in mano. Era uno dei miei vestiti preferiti, sebbene fosse bianco. Non indossavo mai qualcosa di bianco, ma quel vestito mi aveva fatto ricredere su quel colore perché nell'insieme mi stava bene addosso. C'era solo un fiocco nero a spiccare sul bianco del vestito ma era meglio così o mi sarei sentita una sposa.

« Non credi che sia troppo un vestito? Forse è meglio andarci più semplice. » dissi, dubbiosa. Non so il perché, ma quel vestito mi urlava "Guardatemi. Sono casta e pura ma non del tutto! Insomma, voglio farmi notare da voi, capitelo!" o qualcosa del genere. « Smettila ed indossa quello.. Se qualcuno ti dice qualcosa, puoi dire che è colpa mia! » disse lui sbuffando mentre io, leggermente più convinta, mi infilavo in bagno. Ritocchino al trucco, aggiustatina al vestito ed ero pronta. Beh, non proprio. Non sarei mai stata pronta completamente.

« Su.. su! » disse Simone spingendomi verso la porta. Eh? I ruoli si erano invertiti? Ero io a spingere lui e non il contrario! Completamente sorpresa, mi lasciai trascinare semplicemente fuori dalla stanza.

 

***


« Oh! Siete in perfetto orario.. ma che è successo alla tua faccia? Ti ha trascinato di nuovo sull'ascensore, vero? » chiese Jared non appena aprì la porta della sua suite. Si, Simone mi aveva trascinato di nuovo sull'ascensore e si, ero di nuovo verde. Non stavo per niente bene.

« Sorvoliamo.. Una sedia? » chiesi e Jared si affrettò a sostenermi mentre mi faceva delicatamente sedere su un divanetto all'interno della suite. Simone mi guardava con un'aria un po' colpevole.

« Vuoi un po' d'acqua? Un ventaglio? Genevieve dovrebbe averne uno da qualche parte.. Forse dovrei chiederglielo. » disse Jared, non sapendo neanche lui come aiutarmi a farmi stare meglio. Io realtà non avevo bisogno di niente per riprendermi, a parte ovviamente un attimo di calma e riposo.

« Un bicchiere d'acqua sarebbe perfetto. » dissi solo per farlo sentire un po' più utile ed in un attimo lo vidi sparire alla velocità della luce per accontentarmi. Certo, forse se avessi saputo che si sarebbe portato dietro Misha, Jensen, Richard e Sebastian non lo avrei di certo mandato a portarmi un bicchiere d'acqua ma il destino non mi aveva fatta nascere veggente, purtroppo. Avevo chiuso per un attimo gli occhi e quando me li vidi spuntare tutti davanti, beh.. mi prese un colpo.

Ci mancò poco che urlassi ma il mio spavento non passò inosservato. « Tutto apposto? » chiese Richard mentre gli altri mi studiavano come se da un momento all'altro potessi incominciare a vomitare su tutto il pavimento fino al bagno, ma stavo meglio adesso. Non avevo bisogno d'aiuto né di nient'altro. Jared comunque mi aveva portato l'acqua.

« Sto meglio.. Si si, molto meglio! » dissi e bevvi avidamente tutta l'acqua contenuta nel bicchiere che Jared si era premurato di riempire. Non sembravano convinti però. « Sei ancora verde. » disse Sebastian e Richard concordò con lui.

« Alziamole un po' le gambe! » disse Misha all'improvviso ed infine capì perché l'idea di mettermi un vestito non era delle più geniali. L'idea delle gambe alzate era giusta, comunque, soprattutto se ti sentivi male ed avevi la nausea, ma non era un granché se indossavi un vestito.

« No! No! Grazie.. Sto bene! » e con un balzo riuscì a scansare le loro mani, finendo per pestare un piede a Jensen con le zeppe che indossavo. Ecco.. ero un pericolo pubblico! « Oddio! Mi dispiace tantissimo! » dissi, cercando di sorreggerlo mentre si piegava in due per l'improvviso dolore. « Non è niente, sto bene. » disse lui stringendo le labbra, ma io non mi scomposi e lo trascinai a sedersi mentre gli altri ridevano di gusto a quella scenetta.

« Tu sei decisamente uno spasso! » disse Jared abbracciandomi di slancio ed io mi ritrovai soffocata dal suo abbraccio da Bigfoot mentre sentivo Richard, Sebastian e Misha che parlottavano allegri in direzione di Jensen che soffocava a stento i suoi gemiti di dolore.

« Sono mortificata.. E' stato un incidente! » dissi a Jensen quando Jared si decise a lasciarmi andare. Attirati dallo schiamazzo generale, vidi arrivare con la coda dell'occhio tutto il resto del gruppo, o quasi. Genevieve, Rob e Victoria con in braccio il piccolo West incominciarono ad osservare allibiti la scenetta alquanto strana che si parava davanti ai loro occhi.

Il gigante e la bambina, ovvero io e Jared che continuava a tenere una mano sulla mia spalla con le lacrime agli occhi, Richard e Sebastian che davano leggere pacche sulla spalla di Jensen seduto sul divanetto, ancora in preda al dolore, Misha che pungolava con un dito Jensen per dargli fastidio e Simone che si trovava in un angolo a decidere sul da farsi, bloccato dalla situazione.

« Ma che succede? » chiese Genevieve avvicinandosi al marito.

« Oh, niente.. Roberta ha incominciato a dare il meglio di sé! Ci sarà da divertirsi stasera. » disse ancora Jared ridendo ed io guardai in basso, indecisa se ridere assieme a lui o continuare ad essere mortificata per Jensen.

« Beh, usciamo fuori! » disse Richard « Dobbiamo continuare la nostra serata! » disse infine avvicinandosi a Misha per trascinarlo fuori con una risata. Venni trascinata anche io, mentre tutti ignoravano Jensen che continuava a lamentarsi sul divano perché nessuno aveva la decenza di aspettarlo.

Sarei rimasta io, ma Sebastian e Jared mi presero a braccetto e non ebbi possibilità di scegliere. Si prospettava una lunga e pazza serata, parola loro!




Angolo autrice: Ebbene si, la parentesi di Roberta e Simone a Roma sta per concludersi ma la storia è ancora agli inizi e nel prossimo capitolo vi farete un'idea più precisa su quello che cambierà per sempre la vita della nostra protagonista. Spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto! Avevo preso in considerazione l'idea di unire questo capitolo con il prossimo, ma sarebbe venuto troppo lungo ed ho preferito spezzarlo.. quindi l'ultima festicciola della Supernatural Family + Roberta e Simone a Roma ve la beccherete nel prossimo capitolo ù__ù Prima che vi lasci, ci tengo a ringraziare alcune persone: un bacione ed un enorme grazie a  Nerea_V che mi ha sostenuto in ogni capitolo ed altro bacione ed un enorme grazie pure a  terry88febbraio che mi ha invitata a continuare a scrivere questa storia. Grazie, grazie, grazie! Il prossimo capitolo non è ancora pronto, ma entro martedì/mercoledì dovrei riuscire a postarlo! Grazie a chiunque legge e.. a presto!
 

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Capitolo 6
*** Cap 06 - Never despair ***


Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: verde per adesso. Salirà più avanti
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo6/?

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»
 



Come caspita c'ero finita a ballare con Misha? Si, non stavo scherzando. Stavo ballando rock 'n roll con Misha Collins. Quel Misha! L'angelo dagli occhi più blu che si siano mai visti sulla Terra.

Sapevo fin dall'inizio che la serata sarebbe stata strana, oserei dire persino pazza, ma davvero.. non avrei mai pensato che mi sarei ritrovata in mezzo alla pista improvvisata a ballare 'Rock Around The Clock' di Bill Haley con Misha Collins. Eppure lo stavo facendo.. e non stava andando neanche tanto male! Mi muovevo e non gli pestavo i piedi.

Riuscivamo anche a coordinarci abbastanza bene e non avevo neanche bevuto! Okay, io non avevo mai bevuto in vita mia quindi forse era un bene che avessi rifiutato la birra che Sebastian mi aveva offerto ad inizio serata.

L'unica cosa certa era che qualcosa di alcolico in quei casi aiutava ed il fatto che non avessi dovuto ricorrere a certi mezzucci per scatenarmi in pista era decisamente impressionante. Si, ce la stavamo cavando discretamente bene e gli altri tenevano il tempo della canzone battendo le mani e fischiando di approvazione mentre io davo il meglio di me improvvisando anche qualche passo di danza imparato grazie a dei video su youtube di danza acrobatica.

Si, mi piaceva il rock 'n roll! Mai ballato in vita mia però.

La situazione comunque stava degenerando, ma per la prima volta sentivo la voglia di fare bella figura davanti a loro e quindi ce la stavo mettendo davvero tutta per fare bene e per impressionarli. Inoltre da bambina avevo fatto danza quindi non ero del tutto ignorante in materia.

Certo, in realtà avrei preferito fare compagnia a Simone che se ne stava seduto accanto a Jensen e Jared ma quando Misha si era avvicinato con quello sguardo da cucciolo bisognoso d'attenzioni e mi aveva chiesto se avevo voglia di ballare con lui, beh.. non avevo potuto dirgli di no. Era assolutamente impossibile! Sfido chiunque a dirgli di no. Non si può! Lui ed i suoi occhi da cucciolo dovrebbero essere illegali.

Quindi era successo questo in sostanza: Misha ed i suoi occhioni dolci mi avevano implorato di ballare quel pezzo di rock 'n roll perché ne aveva voglia ed io gli avevo detto si. Ecco perché mi trovavo in mezzo alla pista mentre tutti se ne stavano comodamente seduti in poltrona, tranne me e Misha ovviamente. Però effettivamente era davvero divertente.

Tutto si basava su un gioco di mani e di piedi ed era pieno di attorcigliamenti vari. Venivo sballottata di qua e di là come una bambolina di pezza ma, nonostante quello che poteva sembrare, Misha era parecchio delicato ed ogni movimento era fluido ed elegante.

Giravo e giravo ancora a ritmo della musica senza mai staccare le mie mani da quelle di Misha e quando la musica stava per finire Misha mi afferrò per i fianchi, mi fece fare un giro completo e, per concludere la performance, mi fece pure sedere sulle sue gambe.

Completamente pazza, alzai le mani mettendomi in una posa tipica da fine balletto e tutti risero e batterono le mani, completamente euforici.

« Stupendo ragazzi, davvero stupendo! » disse Jared continuando a battere le mani. Si avvicinò a me per aiutarmi a rialzarmi ed io accettai la mano che mi porgeva con un sorriso.

« Però la cosa mi lascia alquanto perplesso.. » disse lui poggiando un dito sotto il mento come se davvero non avesse capito qualcosa e stesse cercando di 'venirne a capo'.

« Com'è possibile che mentre balli non inciampi e quando invece cammini lo fai? La seconda cosa dovrebbe essere più semplice della prima, eppure ti crea maggiori problemi. Questo è parecchio strano, sai? » mi disse lui ed io semplicemente arrossii. Si, era strano ma non sapevo neanche io perché accadeva. Forse perché in quel momento non ero io ma una ballerina. Fingevo in sostanza di essere una ballerina. Era un po' come quando recitavo.. se fingevo di essere qualcun altro ero molto più sicura di me mentre quando ero me stessa non potevo evitare di fare qualcosa di tremendamente stupido. Come pestare un piede a qualcuno per esempio.

Chissà come stava Jensen! Sembrava che il dolore fosse passato ma mi dispiaceva da morire. Quando si diceva 'iniziare qualcosa con il piede sbagliato'!

« Eh.. Beh, si.. E' strano ma non posso farci niente. Non avevo mai ballato rock 'n roll però! » dissi con una punta di orgoglio nella voce. Jared rise e diede una pacca sulla spalla a Misha che si rialzò da terra con un po' di fatica.

« Amico, ormai hai una certa età! Dovresti evitare di fare certe cose! » gli disse Jared con tono giocoso e lui in risposta gli fece una smorfia. « Ehy! Io sono giovane! Non lo vedi? Posso continuare anche per tutta la notte! » disse lui improvvisando altri passi di danza.

« Si.. Si.. Tesoro? Perché non vieni a farmi compagnia? » disse una voce femminile non identificata. Girandomi notai che era stata Victoria a parlare. « Su.. Oppure vai a giocare un pochino con West. Io devo badare a Maison ed il piccolo si annoia! » disse Victoria, spintonando poi il marito verso il figlio che giocava con un peluche vicino ad una sedia vuota. Victoria non lo raggiunse subito ma preferì voltarsi verso di me e Jared per confessarci qualcosa.

« Così almeno l'ho distratto! Non ammetterebbe mai di essere invecchiato quel gran testone.. Ti avrebbe trascinata per tutta la notte a ballare solo per ripicca verso Jared se non fossi intervenuta e lui avrebbe avuto tutti i dolori possibili ed immaginabili domani mattina. Ma non diteglielo o ricomincerà! Adora smentire le persone. » disse per poi andarsene con un sorriso vicino al marito che aveva incominciato a giocherellare con West ed il suo peluche.

A loro si unì poco dopo anche Thomas ed io mi godetti quegli attimi di pace continuando a guardarli teneramente. Erano tutti così coccolosi! Da riempire di baci!

« Bene.. Ti sei riposata? » la voce di Jared mi colse impreparata. Speravo davvero di potermi godere altri minuti di pace e tranquillità ma evidentemente mi sbagliavo.

« Se ti dicessi di no, mi concederesti qualche altro minuto? » chiesi ma ovviamente Jared non fece altro che scuotere la testa in un chiaro segno negativo. Era ovvio.. non ero forse la loro attrazione principale? Il pagliaccio di corte, praticamente. Trattenni dentro di me ulteriori proteste perché tanto non sarebbe servito a nulla lamentarsi e nel frattempo lo vidi girarsi verso il resto del gruppo.

« Pausa terminata, ragazzi! 'Karaoke' o 'prove di scena'? » chiese Jared dopo aver ottenuto il silenzio con un solo sguardo. Wow! Io non sarei riuscita neanche ad attirare l'attenzione di due persone in quel modo, quindi rimasi profondamente colpita dalla cosa. Ma lui era Jared Padalecki, quindi non potevo aspettarmi niente di meno da quest'uomo.

« Prima è meglio il karaoke! Altrimenti, se lo facessimo dopo, disturberemmo chi dorme. » disse saggiamente Genevieve e gli altri annuirono tristemente. Era pur sempre un albergo ed anche se la suite di Jared si trovava all'ultimo piano, gli altri avrebbero sentito sicuramente le nostre voci.

« E karaoke sia! Anche se chiamarlo karaoke è un po' improprio dato che non avremo il testo davanti.. » disse Jared tra sé e sé. Si, effettivamente era più simile ad un esibizione vera e propria ma era meglio considerarla come un'esibizione da karaoke. Molto meno impegnativa.

« Chi vuole iniziare? A voi il microfono! » disse prendendo un microfono poggiato sull'enorme cassa dello stereo fatto portare lì per l'occasione. Si alzarono per primi Richard e Sebastian con un sorriso ed incominciarono a lottare tra loro su chi dovesse avere il microfono.

« Ehm.. Ragazzi ce n'è un altro! » disse Rob indicando un secondo microfono posto precedentemente sul tavolino accanto alla cassa dello stereo. « Oh. » dissero in coro i due litiganti e Richard andò ad accaparrarsi l'altro microfono, quello sul tavolo, dato che Sebastian continuava ad ostinarsi a non cedere quello che teneva tra le mani. Sembravano due bambini che si contendevano lo stesso giocattolo! Ma erano teneri. Tanto teneri.

« Metti la numero 5, Jared! » disse Sebastian mettendosi in posa e Richard si posizionò accanto a lui con convinzione mentre Jared si affrettava ad eseguire i loro ordini. In un attimo la terrazza si riempì delle note di una canzone che effettivamente non conoscevo ma che sembrava piacere moltissimo a Sebastian. Che avesse vinto anche nella scelta della canzone? Probabilmente si ma Richard sembrava abbastanza entusiasta di cantare questa canzone.

« Let's dance put on your red shoes and dance the blues.. » cantò con convinzione Sebastian « Let's dance to the song.. they're playin' on the radio.. » e Richard lì accanto continuò ad improvvisare un balletto mentre tutti noi battevamo le mani a tempo di musica.

« Let's sway while color lights up your face. Let's sway sway through the crowd to an empty space.. » cantò Richard e continuarono entrambi a dimenarsi a tempo come dei professionisti. Io, a dire il vero, avrei tanto voluto conoscerla quella canzone per poterla canticchiare insieme a loro ma non la conoscevo e quindi non potevo fare altro che battere le mani insieme a Simone, seduto accanto a me.

Avevo accanto Jared e Genevieve ed entrambi mi sorridevano ogni tanto e mi incitavano a battere le mani più forte. Si stavano divertendo tutti ed anche io. Poi loro erano bravi a cantare, quindi era anche molto bello ascoltarli. E poi erano anche buffi! Muovevano il bacino a ritmo e si scambiavano anche tra loro, intrecciando anche i loro stessi microfoni!

« Let's sway you could look into my eyes, let's sway under the moonlight, this serious moonlight » cantarono in coro e si misero in posa per la fine della canzone, come se l'avessero provato. Quando la canzone finì non potemmo fare a meno di applaudire con vigore e loro si inchinarono con orgoglio ed anche un pizzico di ironia tipica del loro comportamento.

Volevano divertire e divertirsi e sapevano benissimo di essere riusciti nell'intento. Era per questo che avevano quel ghigno soddisfatto stampato in faccia e sempre con quella specie di sorriso tornarono al loro posto lasciando i microfoni sul tavolino accanto alla cassa dello stereo.

« Grande spettacolo ragazzi! » disse Jared alzandosi, continuando a battere le mani. Che si fosse autoproclamato conduttore della serata? A me sembrava di si, anche perché gestiva lui la situazione quindi era l'unica spiegazione possibile. Sua la suite e sua la serata, ergo lui era il conduttore.

« Avanti, chi vuole continuare? » chiese e mi sentii terribilmente osservata. Cercai di ignorare gli sguardi delle persone fingendo un profondo interesse per il mio alluce ma, ovviamente, non riuscii a salvare nonostante questo piccolo stratagemma. Uffa! A scuola funzionava sempre. Basta che guardavi altrove o fingevi che ti fosse caduta una penna e non ti chiamavano mai! Lì, no.

« Credo di esprimere il parere di tutti quando dico questo: vogliamo che tu canti. » disse Jared mentre io continuavo a guardarmi i piedi.

« Ti avevamo avvertito, quindi alzati da lì e cantaci qualcosa! » disse mentre delle improvvise proteste si alzavano dalla parte di Richard e Sebastian. Che fossero venuti a salvarmi? Assolutamente no. Protestavano per altro, ovviamente. « Ma ti avevamo detto che doveva rimanere segreto! Non lo doveva sapere! » dissero quasi del tutto in coro e Jared si portò una mano alla testa, imbarazzato.

« Sarebbe morta d'imbarazzo ed avrebbe incominciato ad inciampare da tutte le parti se non l'avessi avvertita! » disse Jared a mo' di scusa ma la risposta che ricevette fu un « Appunto! Era questo il bello! » urlato a gran voce anche dal resto del gruppo. Ah, che simpatici!

« Oh, ma grazie! » dissi alzando il volto, non sapendo se ridere o piangere. Ero sempre più convinta che mi volessero semplicemente come pagliaccio della situazione, anche se effettivamente erano stati gentili con me, soprattutto Jared e Genevieve.

« Comunque, lasciando stare questa cosa, ora che sei qui devi cantare. Qualunque cosa. Non ci sono altre opzioni. » disse Jared, invitandomi ancora una volta ad avvicinarmi a lui. Naturalmente arrossii vistosamente ed incominciai ad inventare scuse su scuse. Mal di gola, abbassamento di voce, improvvisa perdita di memoria.. di tutto. Ma non c'era modo di convincerli a non farmi cantare ed io, esasperata mi alzai. Potevo sempre piangere ma sarebbe stato esagerato.

« Brava, così si fa..» disse Jared mentre io scuotevo la testa. « Cosa vuoi cantarci? » ed io non sapevo cosa rispondergli. Non ci avevo pensato seriamente perché mi ero autoconvinta di riuscire ad evitare questa cosa, ma ero stata troppo ottimista.

« Non ne ho idea! Non ricordo neanche una canzone in questo momento. » dissi e Jared mi guardò comprensivo. « Qualcuno che l'aiuta? Su.. Così la sentiremo cantare anche se non da sola! » disse Genevieve. L'avevo già detto che l'adoravo? L'unica che mi salvava!

« Perché non canti tu, Jensen? » disse Misha che per tutto il tempo aveva continuato a giocare con suo figlio seduto sul pavimento della terrazza. « E' una buona idea. Entrambi non volete cantare da soli, ma in due potete farcela! » disse Jared alle mie spalle ed io lo fulminai con un'occhiataccia di cui però non si accorse. Di male in peggio. Tutti ma non Jensen, veramente.

« E cosa dovremo cantare? » chiese Jensen, non accennando neanche a protestare per una simile idea. Speravo che almeno ci tentasse a farlo ma non sembrava affatto intenzionato a farlo. « I'm all out of love? » chiese Jared alzando le braccia come a dire "Ehy, è la prima che mi è venuta in mente" e guardò verso di me per chiedere conferma.

« Tanto la conosci, no? » ed io annuii, sebbene l'idea di cantare quella canzone con Jensen non mi fosse del tutto congeniale. « E' deciso allora.. Jensen, sul palco! » disse e lui si alzò dalla sedia per avvicinarsi. La tentazione di buttarmi giù dalla terrazza si fece forte quando me lo ritrovai accanto ma potevo farcela. Dovevo farcela! Non era la fine del mondo. Era solo Jensen Ackles. Niente panico.

Mi avvicinai tremando come una foglia al tavolo dei microfoni e li afferrai entrambi tornando al mio posto. Gliene porsi uno e dissi semplicemente « Io mi aggiungo al ritornello. » mentre lui mi fulminava con lo sguardo. « No, no. Tu canti con me. Se non fosse per te io non sarei neanche qui a cantare, quindi una strofa ciascuno ed il ritornello insieme. » e disse a Jared di partire con la base.

Praticamente aveva zittito le mie proteste sul nascere e l'unica cosa che potei fare fu quella di tenere gli occhi incollati al pavimento con le mani strette intorno al microfono che avrei voluto scaraventare in testa a qualcuno, per la cronaca. Magari proprio in testa a Jensen.

I'm lying alone with my head on the phone
Thinking of you till it hurts
I know you hurt too but what else can we do
Tormented and torn apart.

La voce di Jensen incominciò ad incantare tutti i presenti mentre io tentavo di lasciarmi prendere dal panico perché tra poco meno di cinque secondi toccava a me ed io non ero affatto pronta. Lui sembrava tutto sommato a suo agio, forse anche perché tutti loro erano amici suoi. Io invece mi sentivo a disagio e cercavo aiuto in Simone che purtroppo non poteva far nulla per me. Fu con riluttanza che incominciai a cantare ed all'inizio non mi sentii neanche, nonostante avessi il microfono acceso. Cantavo così piano da non farmi sentire.

I wish I could carry your smile in my heart
For times when my life seems so low
It would make me believe what tomorrow could bring
When today doesn't really know, doesn't really know.

Fu Jensen che con una leggera gomitata sul braccio mi spinse a cantare più forte ed io non potei fare a meno di eseguire i suoi ordini come un bravo soldatino. Incominciai a cantare seriamente circa a metà della mia strofa e nel ritornello cercai seriamente di dare il meglio di me. Forse anche perché cantavo insieme a lui e la mia voce si confondeva con la sua, in un certo senso.

I'm all out of love, I'm so lost without you
I know you were right, believing for so long
I'm all out of love, what am I without you
I can't be too late to say I was so wrong

Il ritornello andò davvero, davvero bene. Oltre ogni mia aspettativa. Le nostre voci si mischiavano discretamente bene insieme, almeno secondo me, e vedevo gli altri guardarci sorpresi. Sorrisero ad un certo punto e ci invitarono a dare il massimo con un « E' una canzone d'amore! Guardatevi! » disse una voce non identificata e sentii Jensen afferrarmi per una mano. Mi girò verso di lui e continuò a cantare, mettendoci più passione e più sentimento. Beh, ci sapeva fare. Non volevo essere da meno però e lo guardai allo stesso modo in cui lui guardava me. Non era difficile. I nostri sguardi si incrociavano, si separavano e tornavano a cercarsi così come facevano le nostre mani. Non capivo più niente ma stavo in un certo senso recitando e quindi potevo rilassarmi. Stava recitando anche lui e quindi andava tutto bene. Non potevo essere ansiosa per una finzione.

Ooh, what are you thinking of
What are you thinking of
What are you thinking of
What are you thinking of.

A quel punto i nostri sguardi si incrociarono di nuovo. Castano nel verde. Ignorai tutto il resto ed incominciai a credere che non ci fossimo altri che io e lui. Sentivo solo la sua presenza e le note della canzone in sottofondo. Cantavo e cantavo ancora perché desideravo farlo. Ma c'era qualcosa di diverso, qualcosa che ancora non riuscivo a capire. Più lo guardavo e più mi sentivo diversa.

I’m all out of love, I’m so lost without you
I know you were right, believing for so long
I’m all out of love, what am I without you
I can’t be too late to say I was so wrong.

Non riuscivo a smettere di guardarlo ed anche il suo sguardo si era completamente immerso nel mio dubbioso e pieno di domande alle quali non riuscivo a trovare una risposta. Non capivo come questo potesse stordirmi peggio di tutto il resto. Lo stavo solo guardando e quindi cosa c'era di male? La sua mano però era stretta alla mia e mi sentivo strana, come se avessi qualcosa che mi bloccava in gola il respiro.

Perché mi sentivo così male e bene allo stesso tempo? Non era imbarazzo perché man mano se n'era andato via mentre cantavo. No, era qualcos'altro. Qualcosa che ancora non riuscivo a capire e che per questo mi faceva tanta paura. Ci avvolse uno strano silenzio quando finimmo di cantare. I nostri sguardi erano ancora allacciati. Nessuno applaudiva ma qualcuno doveva pur fare qualcosa. Abbassai lo sguardo, staccai la mia mano dalla sua ed improvvisai un inchino. Fu allora che la situazione si sbloccò.

« Ci avete scioccati, lo sapete? Non avevo mai sentito niente di più bello e coinvolgente! » disse Sebastian ridendo, fingendo anche di asciugarsi alcune lacrime agli occhi. Fummo travolti dai loro applausi e dal loro genuino entusiasmo che li portò ad alzarsi dalle loro sedie. Tutti si avvicinarono calorosamente, manifestando il loro entusiasmo con pacche sulla spalla, abbracci fuori programma ed anche baci in fronte. Baci in fronte? Misha ovviamente.

Tutta quella confusione però non fu affatto un bene e mi fece tremare incredibilmente le gambe, sebbene non dal nervosismo. Beh, c'era da aspettarselo da una come me. Naturalmente poi le zeppe non fecero altro che peggiorare la situazione. Non avevo ancora perso il vizio di indossarle e mi ricordai improvvisamente perché evitavo sempre di farlo grazie alla portentosa caduta che mi fece arrivare direttamente con il sedere per terra dopo aver perso la scarpa.

Per sbaglio, infatti, avevo storto il piede che era fuoriuscito dalla scarpa e mi aveva fatto capitombolare giù sotto lo sguardo incredulo di tutti loro. Tentarono di acciuffarmi al volo ma ero caduta troppo in fretta. « Tutto apposto? » chiese Jensen porgendomi una mano per aiutarmi a rimettermi in piedi.

« Si, non preoccuparti. Ci sono abituata. » dissi e lo vidi sorridere di nascosto mentre mi riaggiustavo il vestito che fortunatamente non si era alzato nella caduta. Ci mancava solo questo!

« Niente di rotto o slogato? » chiese allora Jared, supportato dalla moglie che volle assicurarsi che non avevo nulla di rotto o sbucciato. « No, no. Sto bene, grazie. » dissi io mentre Genevieve controllava scrupolosamente gambe e braccia con occhio clinico. Appurato quindi che effettivamente non avessi niente, tornò accanto al marito con un sorriso.

« Okay, quindi approfittiamo dell'atmosfera e continuiamo su questa linea. Si va in scena! » disse Jared ed io sospirai sconsolata. A quanto sembrava volevano seguire il programma fino all'ultimo.

« Jensen, tu non scappare ed ovviamente devi stare anche tu qui.. Si, non vi lamentate. Sapeva anche questo! » disse rivolgendosi prima a me e poi a Richard e Sebastian che stavano già incominciando ad inveire contro Jared perché mi aveva riferito anche questa piccola parte del programma della serata.

« Okay.. » dissi semplicemente e non mi mossi. Tutti tornarono silenziosamente al loro posto ed io incominciai a giocherellare sul posto cambiando peso da una gamba all'altra e sciogliendo i muscoli delle braccia e delle mani. Non ero agitata come per il karaoke, ma mi sentivo male all'idea di dover recitare di nuovo accanto a Jensen, soprattutto a causa di quella strana sensazione che avevo provato all'altezza dello stomaco e del petto.

« Allora, avevamo pensato ad una cosa semplice. Io farò Sam, ovviamente, Jensen farà Dean, naturale, e tu potresti fare una cacciatrice. Che ne pensi? Niente Cassie questa volta. » disse Jared facendomi l'occhiolino. Si, non era male come piano e come cacciatrice, stranamente, mi ci vedevo di più. Era anche un ruolo più divertente in un certo senso.

« Va bene.. » dissi semplicemente mentre Jared sorrideva contento, forse anche sollevato dal fatto che non avessi protestato.

« Perfetto. Tu sei Catherine.. Kate per gli amici. Storia difficile alle spalle.. Bla, bla, bla.. Hai perso da poco i tuoi genitori e tuo fratello a causa di un mostro e vuoi unirti a noi. Ti abbiamo salvato ma non siamo arrivati in tempo per i tuoi. » disse Jared per spiegarmi meglio il personaggio ed io annuii convinta. Avevo capito. Me la immaginavo già a voler unirsi a loro per vendetta ed anche per senso del dovere. Una volta saputo dell'esistenza dei mostri, non ti veniva naturale cercare di fare qualcosa per chi non sapeva? Forse no, ma sia a me che al personaggio che avevo in mente sarebbe sembrato naturale. Avevo deciso così e così sarebbe stato.

« Okay.. Ci sono. » dissi e Jared annuì compiaciuto. Sia Jensen che Jared si allontanarono di qualche passo ed io mi girai un attimo per trovare la concentrazione. Non avevo né il vestito adatto né le scarpe giuste ma mi sentivo comunque pronta. Quel personaggio mi piaceva da morire! Forse perché in un attimo avevo immaginato tante cose. La fantasia mi aiutava spesso. Con Cassie invece avevo dovuto basarmi su qualcosa di già visto e conosciuto mentre con Kate potevo giocare.

« Voglio venire con voi. » sbottai all'improvviso, girandomi verso di loro come una bambina capricciosa. Mi ci sentii davvero e non mi posi neanche il problema del fatto che fossi partita per prima. Beh, qualcuno doveva pur cominciare e come l'altra volta l'istinto mi diceva che dovevo farlo io, forse per fargli capire che ero pronta e che non mi sarei tirata indietro.

« Senti ragazzina, questo non è un gioco. Qui si lotta per la vita e per la morte e tu non puoi neanche immaginare quanto questa vita faccia schifo. » disse Jensen avvicinandosi con un cipiglio scuro e corrucciato. Lo guardai decisa e sicura di me e non abbassai lo sguardo.

« E se ti dicessi che non mi importa? Io sento devo farlo. E' pericoloso? Non mi interessa. Potrei morire? Non mi interessa. Ora so cosa c'è là fuori e voglio dare una mano a distruggere quelle cose. » dissi sottolineando ogni parola anche con gesti della mano. Guardavo prima Jared e poi Jensen ma fu sempre quest'ultimo a prendere la parola, come se in scena ci fossimo solo noi due.

« Non è il posto adatto a te. Non possiamo permetterci di avere accanto una ragazzina che non sa neanche tenere in mano una pistola! Ci saresti solo d'intralcio. » disse per poi girarsi velocemente. Mi dava le spalle ed io cercavo le parole giuste per convincere quel Dean a portarmi con sé, sebbene non fosse affatto facile. Ma io volevo che si convincesse e questo mi motivò.

« Imparerò. Non vi sarò d'intralcio.. Posso aiutarvi con il vostro lavoro, davvero. Devo solo imparare.. Posso farcela perché è quello che desidero. Vi prego, portatemi con voi. » dissi ed attirai ancora una volta l'ira di Dean. Sembrava facile farlo incavolare, forse anche perché la vita da cacciatore non gli aveva portato che sfortuna. Ops, ma perché stavo pensando a Dean come se fosse vero? Era Jensen che interpretava Dean e nulla di quello che stava avvenendo era vero. Sembrava che me ne stessi dimenticando man mano.

 « Ma non capisci che non è il genere di vita che vorresti? » disse girandosi di scatto, divorandomi con lo sguardo. Mi sentii come avvolta dalle fiamme. Non era una sensazione piacevole. « Noi siamo soli.. Perdiamo ogni giorno le persone che amiamo e rischiamo la vita. Non abbiamo famiglia né amici perché non possiamo permetterceli. Torna a casa e trova qualcuno con cui passare il resto dei tuoi giorni.. Dimentica tutta questa storia. » disse ma io non ci pensai due volte a non arrendermi e gli urlai contro con tutto il fiato che avevo in gola, afferrandogli il braccio per costringerlo a guardarmi negli occhi. C'era tanto fuoco nei nostri occhi. Nei suoi e nei miei.

« Sei tu che non capisci adesso.. Io non più nessuno. I miei genitori e mio fratello sono morti e non voglio tornare a casa. Come posso tornare a casa e ricominciare? » dissi mentre alcune lacrime scivolavano lentamente lungo il profilo del mio viso.

« Mi chiedi di dimenticare ma non ci riesco. E' impossibile! Voglio partire con voi.. voglio combattere quelle creature come fate voi. E se questo vuol dire rinunciare a tutto, va bene. Tanto non ho nulla da perdere. » e con queste ultime parole mi asciugai gli occhi ed il viso inondato di lacrime. Non riuscivo a fermarle. Il dolore di Kate era quasi diventato il mio. La realtà e la fantasia si stavano mischiando, come succedeva sempre quando un personaggio mi entrava facilmente dentro. Kate era diventata una parte di me.

« Te ne pentirai.. Guarderai a questo giorno e lo maledirai perché quella vita non ti piacerà, credimi. E ci sarai d'intralcio. E' inutile che dici di no perché tanto sarà così. » disse Dean, continuando a guardarmi con severità. Ma a me non importava. Io dovevo seguirli.. Kate doveva seguirli.

« Sia quello che sia.. Io verrò con voi. E se proprio non volete che io venga con voi, andrò a caccia di mostri da sola, anche se così facendo dovessi morire. Perché morirò da sola, lo sapete anche voi così come lo so anche io. » dissi con freddezza e fu allora che vidi il volto di Jensen rilassarsi, come se avesse preso una decisione. Ce l'avevo fatta?

« Okay, verrai con noi. Oh, ma sia chiaro.. Se non impari in fretta te ne vai! » disse ed andò via, lasciandomi con Jared/Sam che mi guardava preoccupato. Solo quando mi sorrise capii che la scena era finita e gli sorrisi a mia volta mentre urlava ai quattro venti

« Stop! » e si precipitava verso di me per stritolarmi in un abbraccio caloroso. Sentii di nuovo gli applausi ed i fischi di chi aveva assistito alla scena ed io mi sentii bene, incredibilmente bene.

« Direi che Kate ti si addice. Ad un certo punto mi sembravi proprio lei! Ho avuto la sensazione che avessimo appena smesso di recitare. Mi hai fatto paura, piccoletta! » disse Jared continuando a stringermi mentre gli altri si alzavano per farmi i complimenti. Beh, detto da loro era sul serio un gran bel complimento! Mi sentivo davvero in paradiso. Non ero mai stata più felice in vita mia!

« Ho registrato tutto! » annunciò Richard sventolando in aria il suo cellulare. « Quando hai incominciato a piangere mi hai fatto quasi commuovere! Ti passerò la registrazione, domani. » disse lui ma bastarono queste parole per farmi raggelare sul posto. Domani? Non c'era nessun domani. Questa era la festa d'addio. L'ultima volta che li avrei rivisti. Perfetto, un attimo prima volavo tra le nuvole ed un attimo dopo sprofondavo all'inferno. Grazie Richard.

« Tu e Jensen avete subito trovato il giusto affiatamento! Tentavo di inserirmi ma non ci riuscivo proprio perché non smettevate di punzecchiarvi. Alla fine ho rinunciato proprio.. » confessò poi Jared lasciandomi andare. Genevieve fu al mio fianco e si complimentò anche lei abbracciandomi leggermente, con affetto. La ringraziai e ci sorridemmo a vicenda.

« Tesoro, si è fatto tardi.. » disse poi Genevieve guardando intensamente il marito. Ero io che vedevo qualcosa che non c'era o veramente quello sguardo celava qualcosa di più? « Hai ragione.. E' meglio se concludiamo qui la festa. » disse Jared frettolosamente e si guardò per un attimo le mani mentre gli altri annuivano.

« Siamo un po' stanchi.. Domani dobbiamo partire ed è meglio se ci prepariamo. Dobbiamo anche fare le valigie! » disse ancora ed io lo guardai confusa. « Certo, allora noi andiamo.. » dissi semplicemente e feci cenno a Simone di avvicinarci per salutarli definitivamente. « Grazie davvero di tutto. » dissi tentando di sorridere, ma era difficile.

« Oh, no! Rimandiamo a domani gli addii. Ci verrete a salutare domani? Partiamo a mezzogiorno quindi possiamo vederci a colazione, se vi va. » disse Genevieve ed io annuii. Allora forse non ci stavano propriamente cacciando. Forse ero io che ero un po' paranoica.

« Va benissimo.. Rimandiamo gli addii a domani. » dissi semplicemente e tutti loro si rilassarono visibilmente. No, c'era davvero qualcosa che non andava. Solo che non capivo cosa! « Vi accompagno alla porta.. » disse allora Jared ed io salutai tutti, augurandogli anche la buona notte, prima di seguirlo insieme a Simone. Uscimmo in fretta questa volta ed una volta in corridoio, Jared chiuse la porta senza aspettare che noi fossimo vicino all'ascensore come aveva fatto la sera prima. No, c'era seriamente qualcosa di strano.

« Sbaglio, o hai notato anche tu qualcosa di strano? » chiesi a Simone ed anche lui espresse chiaramente i suoi dubbi. Se eravamo già in due a pensarlo non ero solo io che avevo le visioni! Con quel dubbio che ci arrovellava il cervello, arrivammo in camera e ci addormentammo. Non capivo.. era difficile capire. Magari l'indomani ci sarebbe stato tutto più chiaro.

***

Questa volta riuscimmo a svegliarci senza problemi sotto le ormai familiari note della canzone dei Bon Jovi. Beh, il dover fare colazione con i nostri idoli era davvero un ottimo incentivo. Avrebbe fatto alzare chiunque! Sarebbe stata una mattinata difficile però.

In lista c'era la colazione, gli addii, le valigie, l'aeroporto ed il ritorno a casa/alla normalità. Non avevo affatto voglia di tornare a casa, non dopo una vacanza così. Mia madre ancora non sapeva nulla di tutto questo, tra le altre cose. In questi giorni ci eravamo sentite ma io non le avevo raccontato nulla perché ero sicura che avrebbe pensato che le stessi mentendo spudoratamente.

Anche io avrei pensato la stessa cosa ed anche Simone non ci aveva creduto quando gli avevo raccontato dell'invito di Jared, quindi era meglio raccontarle tutto di persona che al telefono. Mi avrebbe creduto di più con qualche foto o con qualche video ma non ne avevo. Forse, però, quella mattina Richard mi avrebbe dato quello della mia 'performance' nei panni di Kate, quindi avrei avuto presto una prova. Come al solito, non ne avevo idea.

Quella vacanza a Roma era quanto di più assurdo avessi mai fatto nella mia vita! Un sogno che si avverava e che rendeva tutto magnificamente perfetto. Addii a parte. Quando salimmo verso l'ultimo piano dell'albergo, ci investì in pieno la tristezza e con quello stesso sentimento stampato in viso bussammo alla porta della suite di Jared. Dopo qualche minuto, Jared aprì la porta e ci fissò per un attimo con un grosso punto interrogativo stampato in fronte.

« Ehm.. Non vorrei essere brutale, ma vi è per caso morto il gatto? » chiese e noi facemmo di no con la testa all'unisono. « Oh, okay.. Allora l'ascensore non può essere perché altrimenti Roberta sarebbe verdognola e stampata a terra.. non vi è morto il gatto.. Allora è per gli addii, vero? » chiese ancora e noi annuimmo di nuovo all'unisono. Perché negare? Era palese e mentire non avrebbe fatto del bene a nessuno perché il dolore rimaneva lì dov'era.

« Okay.. Entrate. » disse Jared e si avviò verso la terrazza senza sincerarsi che noi lo stessimo seguendo. Chiusi la porta alle mie spalle e proseguii nell'ormai percorso familiare che conduceva fuori, lanciando uno sguardo alla poltrona in cui mi ero accasciata la sera prima. Una volta fuori ci accolsero con un caloroso saluto e mi costrinsero subito a prendere posto sulla prima sedia libera a disposizione. Genevieve e Jared si posizionarono accanto a me ed io non capivo.

Era successo qualcosa? Volevano sincerarsi che non cadessi o che non scoppiassi in lacrime per l'imminente addio? Li guardavo ma non capivo. Sapevo solo che preferivano che io mi sedessi.

« Allora, non ti agitare.. Okay? » mi chiese Jared ma a quelle parole non potei fare a meno di agitarmi ancora di più. Genevieve lanciò un'occhiataccia micidiale a suo marito prima di stringermi una mano dolcemente per tentare di calmarmi.

« Va tutto bene, tranquilla.. E' solo che mio marito non è esattamente bravo con le parole. » disse lei ed io tentai di tranquillizzarmi. « Incominciamo dal principio, così capisci tutto. » disse lei e non permise più al marito di spaventarmi con le sue parole. Prese infatti lei in mano tutta la situazione. Gli altri si avvicinarono e posizionarono le loro sedie tutt'attorno. Jensen si piazzò accanto a me ed io lo guardai per un attimo mentre lui invitava Genevieve a continuare con il racconto.

« Avendo seguito la convention dovresti sapere che hanno rinnovato Supernatural per una nona stagione.. Quello che non sai è che in questi mesi, dato che non eravamo impegnati con le riprese, hanno ripreso i provini per alcuni ruoli. Alcuni di poco conto ed altri più importanti. » disse ed il mio cuore incominciò a battere forte. No, non poteva essere quello che pensavo io. No. Era assurdo. Mi imposi di non sognare perché era praticamente impossibile che una cosa del genere potesse accadere, quindi no. Dovevo stare calma ed ascoltare.

« Fino ad ora gli addetti ai casting hanno visto un mucchio di attori per un ruolo in particolare, ma non sono riusciti a trovare esattamente quello che volevano. Noi crediamo di averlo trovato ed è per questo che stiamo parlando di questa cosa con te.. » disse e mi strinse la mano più forte. Si, non capivo. Okay, ora pensavano di aver trovato l'attore giusto ma che c'entravo io?

« Il ruolo in questione è quello di Kate e ieri sera abbiamo mandato il video filmato da Richard al nostro regista. » disse ed io sbiancai. Encefalogramma piatto. « Vuole che tu venga a Vancouver per un vero provino.. Il più presto possibile. Gli sei piaciuta molto, Roberta. » disse ed io non sapevo che dire. Non avevo più parole.

Fu un attimo. Era tutto troppo intenso. Il mio cuore non poteva sopportare tutto questo. Fu per questo che semplicemente persi i sensi, cadendo tra le braccia di Jensen che aveva capito in anticipo che li avrei abbandonati per un po' e che quindi si era premurato di non farmi cadere nel vuoto.

***

« Dovevamo immaginarlo che sarebbe svenuta. » disse una voce che ancora non riuscivo esattamente ad identificare. « E' una notizia enorme! Che svenisse era una delle conseguenze che avevo previsto.. Sarei svenuto anche io! » disse ancora quella stessa voce allontanandosi un po'.

Sentii una mano accarezzarmi la fronte e provai ad aprire gli occhi. La luce del giorno mi accecò ed in un attimo li richiusi, cercando di portare le mani sugli occhi per proteggerli dalla luce. « Con calma.. » mi ammonii una voce femminile ed io mi alzai piano, riuscendo solo dopo un po' ad aprire definitivamente gli occhi.

Scoprii di trovarmi seduta sopra un divano e che attorno a me si erano riuniti praticamente tutti, persino i bambini. « Bevi questo.. » mi disse Genevieve, porgendomi un bicchiere. Non chiesi neanche cosa fosse e lo svuotai in un sol sorso. Sembrava acqua, ma forse c'era dello zucchero dentro. « Va meglio, adesso? » chiese ed io annuii.

Non riuscivo ancora a focalizzarmi bene su quello che stava accadendo ma forse era meglio così o avrei rischiato un altro svenimento. « Mi dispiace che tu abbia perso i sensi in quel modo.. Abbiamo cercato di dirtelo nel migliore dei modi ma forse non è bastato » disse ancora ed io mi sentii in colpa perché non doveva pensare che fossi svenuta per un suo errore. Sarei svenuta in ogni caso!

« Dispiace a me per il disturbo.. » dissi abbassando lo sguardo mentre Jared si intrometteva urlando che non era di certo un disturbo curarmi. Borbottò anche qualcosa sul fatto che fossi una sciocca ma non me ne curai. Mi sentivo una sciocca ed anche di peggio.

« Oh! Uffa! Niente musi lunghi.. Sei scioccata, lo capisco, ma l'idea di venire con noi a Vancouver non ti piace neanche un po'? » mi chiese Jared sedendosi accanto a me sul divano. Davvero pensava che l'idea non mi entusiasmasse? Davvero? Era assurdo!

« Ma certo! E' il sogno di una vita.. Recitare è sempre stato il mio sogno. » dissi guardandolo intensamente. « Quindi verrai con noi? » chiese lui ed io gli risposi semplicemente « Si. » e sorrisi come non avevo mai sorriso prima. Bastò questo per scatenare l'inferno.

Mi sentii sollevare in aria da braccia forti e muscolose e poi mi ci ritrovai realmente in aria. Mi lanciarono infatti verso il cielo per poi riacciufarmi prima che toccassi terra. Risi, pregandoli di smettere, ma non mi diedero ascolto e venni sballottata di qua e di là finché non si stancarono.

« Capisci perché non volevo dirti addio ieri? » chiese Jared alla fine ed io annuii. Non li avrei ancora persi e se passavo il provino a Vancouver sarei rimasta con loro.

« Quindi vedi di passare quel provino, signorinella! » disse ed io, tornata a terra, mi misi sull'attenti ed annuii con vigore, così come avrebbe fatto un soldato. C'erano ancora troppe domande che mi ronzavano in testa. Come avrei fatto ad arrivare a Vancouver? Avevo i soldi per farlo? Ce l'avrei fatta? Sarei stata all'altezza di Kate? Potevo solo sperarci. Ma la vita non era stata mai così tanto bella.




Angolo autrice: Scusatemi immensamente per il ritardo >___< Avevo affermato che entro martedì avrei postato il nuovo capitolo ma per inconvenienti vari non ho potuto farlo. Scusatemi davvero! Essendo estate ho passato un mucchio di tempo fuori casa ed il capitolo non voleva mai concludersi (infatti lo troverete più lungo dei precedenti) e quindi ci ho messo più tempo del previsto. Ma finalmente sono riuscita a pubblicarlo! *^* Spero davvero che vi sia piaciuto! Mi sono divertita tantissimo a scriverlo, anche se è stato un vero problema trovare una canzone adatta a Richard e Sebastian! Poi ho visto un video di Sebastian in cui la cantava e mi sono detta "Va bene, metto questa!". La canzone si chiama "Let's dance" ed è cantata da David Bowie. Voglio approfittare di questo angolino per ringraziare tutti coloro che hanno messo questa storia tra i 'preferiti' e le 'seguite' e per mandare un caloroso abbraccio ed anche un bacione a  Nerea_V ed a  terry88febbraio che con il loro entusiasmo continuano a farmi venire voglia di scrivere questa storia! Ringrazio anche il mio amico Simone per il supporto morale xD Vi invito ancora una volta a commentare per farmi sapere se la storia vi piace o non vi piace. Vi preeeeeeeeeeeeego! *sguardo da cucciolo* Sperando che lo sguardo da cucciolo vi abbia inteneriti, vi saluto ed alla prossima! Spero entro la fine della settimana di pubblicare il prossimo capitolo! 

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Capitolo 7
*** Cap 07 - Breath of a new life ***


Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: verde per adesso. Salirà più avanti
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo7/?

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»

 



Il momento tanto temuto era arrivato. Non era un addio, per fortuna, ma lasciare Roma era pur sempre doloroso, straziante, triste ed immensamente ingiusto perché mi erano capitate così tante cose in quella città da non riuscire a capacitarmi del fatto che dovessi lasciarla per tornare a casa.

Perché dovevo per forza andarmene? Lì, a Roma, ero finalmente felice. Avevo dentro una forza che non avevo mai pensato di avere. Avevo voglia di uscire, di gridare, di fare cose pazze e di continuare a ballare rock 'n roll con Misha, se lui avesse voluto. Persino cantare andava bene! Tutto pur di non tornare alla mia vecchia vita, persino ciò che mi faceva sentire in imbarazzo.

Di solito non ci pensavo mai a queste cose perché tendenzialmente ero una persona profondamente pigra. Follie? Tzé. Non io. Le snobbavo tutte ultimamente, ossia da quando ero diventata grande, ma non a Roma. Lì non ci riuscivo ad essere normale come al solito, soprattutto grazie alla presenza di quelle persone meravigliose che mi avevano anche offerto un'opportunità irripetibile.

Grazie a loro ero diversa: più viva e più estroversa. Senza di loro non era la stesa cosa. Era per questo che dalle mie parti non mi ero mai sentita così felice, sebbene non mi lamentassi completamente della mia vita. Avevo amici, pochi ma buoni, recitavo in una compagnia teatrale e studiavo quando ne avevo voglia. Vivevo una vita normale, ma forse era proprio questo il problema.

In fondo in fondo credevo che in realtà non desiderassi una vera e propria vita normale. Come potevo pensarlo? Come potevo desiderare una vita normale? Ormai era chiaro che non era quello che volevo realmente dato che erano bastati semplicemente tre giorni per rendermi completamente felice e viva. Inoltre avevo sempre letto libri pieni di avventura ed azione e li adoravo tutti, quindi era strano che mi piacesse sul serio la vita che avevo scelto di vivere, anzi che vivevo passivamente.. direi.

L'unica cosa che mi dava un po' di felicità era il teatro. Io amavo recitare! Non potevo essere più felice di quando mi trovavo su un palcoscenico, ma mi accorgevo solo in quel momento di desiderare da sempre qualcosa di più, qualcosa di leggermente diverso. Un set cinematografico, ad esempio!

Non era la fama ad attirarmi, comunque, ma il semplice fatto che su un set si potevano fare tante cose. Mi immaginavo spazi immensi allestiti per una scena di corsa a perdifiato.. ampie zone da dedicare a scene di combattimenti all'ultimo sangue. Cose che praticamente in ambito teatrale non potevano accadere, anche per via degli spazi ristretti.

Era questo che realmente sognavo ed ora che me ne rendevo conto non potevo fare a meno di pensare che fossi stata una sciocca a non capirlo prima. Ora sapevo esattamente cosa potesse rendermi felice. Che volessi recitare professionalmente non mi era sconosciuto, questo no perché sin da piccola l'avevo sognato, ma non credevo di riuscire a realizzare sul serio il mio sogno.

Inoltre, tutti continuavano a ripetermi che era impossibile! Soprattutto mia madre che non faceva altro che dirmi di mettere la testa a posto e di studiare.. come se ci fosse solo quello nella vita! Non mi ci vedevo proprio a dedicare la mia vita solo allo studio. Non faceva per me. Eppure lei si ostinava a ripetermelo!

Sarei proprio tornata a casa con una certa soddisfazione.. avevo l'occasione che avevo sempre desiderato inconsciamente e tutto per un grande colpo di fortuna di cui ancora non riuscivo a comprenderne realmente le conseguenze. Mia madre ci sarebbe rimasta decisamente secca! Pessimista com'era non sarebbe riuscita a credere a tutto questo.

Ecco perché non le avevo raccontato nulla per telefono, sebbene ci fossimo sentite tutti i giorni. Avrebbe pensato che la stessi prendendo in giro con delle bugie belle e buone! Ma era tutto vero.. meravigliosamente vero. Una volta a casa avrei dovuto convincerla del fatto che non le stessi mentendo spudoratamente ma, per fortuna, avevo le prove in valigia: un invito scritto del produttore in cui spiegava la situazione ai miei genitori ed un biglietto aereo gentilmente offerto dagli addetti ai casting. Meglio di così!

Praticamente non dovevo spendere nulla perché mi avrebbero ospitata nello stesso albergo in cui alloggiavano anche gli altri membri del cast ed avrei avuto pertanto anche vitto ed alloggio garantito per tutta la durata della mia permanenza a Vancouver, che avessi passato il provino o meno.

Non sapevo perché fossero stati così tanto generosi nei miei confronti, ma credevo di dover ringraziare Jared e Genevieve per questo. Mi avevano dato la sensazione che avessero programmato tutto per aiutarmi, forse intuendo che non sarei riuscita a farlo da sola a causa di forza maggiore, ossia la mancanza di denaro.

Senza il loro aiuto, infatti non sarei mai riuscita a mantenermi in terra straniera, né avrei potuto comprare un biglietto aereo né il pernottamento in un B&B o in un motel! Si erano sicuramente adoperati affinché potessi davvero mantenere la promessa di provarci ad ottenere quel ruolo ed io non potevo che ringraziarli silenziosamente mentre si apprestavano a lasciare Roma.

Salutarli poi era stato straziante, sebbene sapessi che ci saremmo rivisti tra poco più di una settimana. Ero davvero una sciocca piagnucolona ma davvero, non avevo potuto trattenere le lacrime quando mi avevano circondata e mi avevano abbracciata come se fossi davvero parte della loro famiglia.

Jared non mi aveva abbracciata ma letteralmente stritolata, tanto che per un attimo avevo smesso anche di respirare, ma erano dettagli. Misha si era invece fissato con i miei capelli ed aveva incominciato ad accarezzarli mentre calde lacrime rigavano il mio viso. Si, ero diventata una fontana vivente. Genevieve mi aveva invece asciugato velocemente le lacrime per poi abbracciarmi calorosamente come avrebbe potuto fare una sorella.

Gli altri erano rimasti in silenzio a sorridermi dolcemente, ma alla fine tutti decisero di salutarmi accarezzandomi i capelli così come avrebbero fatto con una bambina piccola. Non ero poi tanto lontani dalla verità.. Mi sentivo davvero una bambina in lacrime ma anche questi erano semplicemente dettagli.

Per ultimo arrivò Jensen che mi accarezzò i capelli e mi abbracciò, così come avevano fatto gli altri, ossia coloro con cui avevo legato di più in quel breve lasso di tempo. L'abbraccio di Jensen era però un abbraccio diverso rispetto a quello degli altri, almeno era questa la sensazione che percepivo. Lo sapevo che era diverso e lo sarebbe sempre stato. Non solo perché il suo profumo mi stordiva i sensi e non solo perché il mio cuore batteva forte, ma anche perché l'avevo capito che.. che.. insomma, che il mio non era semplice affetto.

Si, alla fine era colpa mia e non sua. Il suo era un abbraccio normale ma io lo percepivo in modo diverso perché lui era il mio idolo, l'uomo a cui mi ispiravo e di cui volevo seguire le orme. Sarebbe stato sempre diverso con lui ma non potevo neanche lontanamente immaginare quanto in quel momento non avessi capito un ciufolo di niente. E che mi aspettavo? Ero sempre l'ultima a capire le cose.

« Ci vediamo a Vancouver.. » queste furono le parole di Jensen. Mi sorrise, tornando poi ad accarezzare i miei capelli mentre io annuivo più confusa che altro. Oh, mannaggia a me! Dovevo tentare di riprendermi o l'avrebbero capito tutti che c'era qualcosa che non andava in me quando mi trovavo vicino a Jensen.

« Mi raccomando, non farti venire strane idee perché ti vogliamo a Vancouver con noi! » urlò Jared mentre già si trovava in fila per passare attraverso i metal detector. Beh, a quanto sembrava non si faceva problemi ad urlarlo a tutto il mondo. A quelli che lo capivano, comunque.

« Farò la brava! » dissi semplicemente, salutandoli con la mano mentre mi avvicinavo a Simone che faceva la guardia alle nostre due valigie mentre io salutavo gli altri e piangevo ancora sommessamente. Il mio aereo sarebbe partito tra circa un'ora e mezza ed io non volevo passare quell'ora da sola ma con Simone perlomeno. Il suo aereo sarebbe partito più tardi. Era per questo che avevamo deciso di farci un giro per poi separarci definitivamente.

Si, con Simone era quasi un vero addio perché non sapevo quando ci saremmo mai potuti rivedere. Era strana la vita: avrei rivisto presto i miei attori preferiti ma non lui, il mio amico ed il mio compagno d'avventura. Non potevo crederci! Eppure questa era la situazione ed io non potevo fare a meno di stupirmi per come le cose si stessero evolvendo.

Fino a pochi giorni fa non avrei mai neanche sognato una situazione del genere ed in quel momento mi trovavo addirittura a viverla. Questo era proprio un mondo strano! Il più strano, probabilmente. Rimanemmo comunque fermi, immobili, fino a che non riuscimmo più a vederli all'orizzonte.

Sospirai leggermente, asciugandomi le guance bagnate, ed afferrai il manico della mia valigia per trascinarla via da lì. Un altro rumore di ruote mi annunciò che anche Simone si stava muovendo ed io mi girai verso di lui, tentando di sorridere. « Su.. li rivedrai presto! » mi disse Simone con un sorriso ma questa volta era lui a non aver capito.

Non ero triste per loro ma solo per noi e per la nostra imminente separazione. Separarsi dal proprio compagno d'avventure era parecchio doloroso. Non l'aveva capito che ero triste per questo? « Si.. vedrò loro ma non te. Chissà quando potremo rivederci, Simo! Passerà parecchio tempo, temo. » dissi semplicemente, guardando poi in basso verso la mia valigia.

« Guarda il lato positivo: diventerai famosa, avrai un mucchio di soldi e mi pagherai il biglietto aereo per venirti a trovare in America.. Che te ne pare? » disse lui, continuando a mostrare una positività davvero invidiabile. Ma che cavolo gli era successo in quei giorni? Sembrava essere diventato totalmente un'altra persona ed io ero felice per lui. Si, lo ero davvero.

« E' vero.. Potremmo farlo. Esiste sempre internet! Ti disturberò ogni giorno e ti racconterò tutto.. Ed appena avrò messo da parte un po' di soldi, verrai ufficialmente invitato a casa mia! Sempre che mi prendano.. » dissi io, di nuovo con pessimismo. Lo vedevo che Simone stava cercando disperatamente di trattenersi dal prendermi a sberle davanti a tutti per il mio caratteraccio e fu per questo che cercai di rabbonirlo con un sorriso. Eh, visto? Sapevo sorridere anche io!

« Ti prenderanno.. Ti prenderanno. Fidati! Non si scomoderebbero così tanto se non credessero in te.. Il provino è solo una formalità. » disse lui come se già sapesse. In effetti il suo discorso aveva senso ma io non volevo illudermi per poi vedere infrante le mie speranze.

« Quel che sarà, sarà. Ora facciamo un giro! » dissi improvvisamente. Troppi discorsi che non portavano a niente. Non avrei mai potuto sapere quello che mi riservava il futuro, quindi basta domande e più divertimento! Oddio, non è che girovagare per un aeroporto fosse divertente ma era quello che passava il convento e ci dovevamo accontentare. Avremmo semplicemente visto cose che non potevamo comprare ed altra roba varia. Si, uno spasso!

Passammo davvero così quell'ora insieme, tanto l'aeroporto di Fiumicino era parecchio grande. Alla fine però trovammo il modo di divertirci e di sembrare dei turisti un po' troppo chiassosi per i gusti di chi ci stava attorno. Non sapevo il perché ma tendevo sempre a farmi notare quando non conoscevo nessuno, il che non era un granché come consapevolezza. Solo quando mi accorsi che stava per arrivare il momento dell'imbarco, ci avviammo verso il gate di partenza del mio volo.

Avevamo passato i metal detector già da un po', ossia quando avevamo finito di vedere i negozi da quella parte dell'aeroporto, quindi non c'era davvero più nulla da fare. Dovevamo solo attendere che aprissero le porte scorrevoli che mi avrebbero fatto accedere direttamente all'aereo.

« Ci siamo.. » dissi con un groppo in gola quando vidi che le porte incominciavano ad aprirsi.

« Ci siamo. » rispose lui con un sorriso triste. Ah, allora anche lui era triste! Pensavo di aver perso del tutto il piccolo Simone che avevo conosciuto su internet.

« Promettimi che sarei sempre forte come hai dimostrato di essere qui a Roma. Promettimelo, Simo! » dissi guardandolo severamente. Sapevo che tornati a casa potevamo tornare ad essere quelli di prima, quindi volevo assolutamente una promessa. Doveva essere forte anche senza di me e senza Roma. Poteva farcela!

« Lo prometto.. » disse ed alzò la mano destra per portarla dalla parte del cuore come nei più solenni giuramenti.

« E tu promettimi che farai di tutto per ottenere quella parte e che saprai farti valere.. sei forte e coraggiosa ed hai anche un animo buono, quindi fatti forza e prenditi tutto ciò che la vita ti offre, senza esagerare. » disse e dio annuii, giurando anche io come aveva fatto poco prima lui stesso. Ovviamente le lacrime non potevano mancare. Sarebbe stato troppo strano!

« Su, vai.. Coraggio! O perdi l'aereo.. Ci sentiremo sempre, te lo prometto. » mi disse ed io lasciai andare la valigia per abbracciarlo forte forte. Il mio gemellino tremava tra le mie braccia ed io cercai di non macchiargli troppo la camicia con il trucco che ormai era sbavato tutto.

« A presto! » dissi, continuando a stringerlo tra le braccia. Fu lui a lasciarmi per primo ed io non lo guardai più in faccia prima di essere passata oltre la porta a vetri. Da lì lo salutai e non mi voltai più indietro. Per quanto difficile sarebbe stato avrei sempre provato a rivederlo ancora. Era una promessa ed io le promesse le mantenevo sempre.

***

Come avevo previsto, tornare a casa era stato più stressante del previsto ed anche parecchio orribile. Questo era chiaramente una prova di quello che avevo già capito: ormai quella vita non riusciva più a soddisfarmi appieno perché avevo capito cosa desideravo ed ero determinata ad ottenerlo. Più facile a dirsi che a farsi, ovviamente, ma ero sulla buona strada.

Mia madre era quasi svenuta quando le avevo fatto leggere la lettera dei produttori di Supernatural. Non riusciva a crederci! Era rimasta incantata davanti a quel foglio per circa mezz'ora e non mi aveva rivolto nemmeno la parola quando era andata a rifugiarsi in camera sua. Si, effettivamente mi ero preoccupata moltissimo perché di certo il fatto che non mi parlasse non lasciava presagire nulla di buono ed avevo anche qualche sospetto su quale potesse essere il problema. Mia madre non riusciva a lasciarmi andare.

Andava bene per una vacanza di una settimana, dieci giorni al massimo, ma per Vancouver? Per un provino? Pensava che fossi diventata matta per aver accettato. Lei pensava che non riuscissi a cavarmela da sola in una terra straniera. Okay, forse aveva ragione perché non ero mai uscita da sola dal mio guscio quindi avevo paura anche io ma era un rischio che volevo disperatamente correre. Non ci sarebbero state altre occasioni quindi dovevo cogliere questa ed al diavolo quello che pensava lei!

Si, probabilmente mi sarei disperata da sola ed avrei anche pianto quando mi sarei persa, perché si.. mi sarei persa da qualche parte, ma il punto era che volevo provarci. L'avevo promesso e desideravo realmente mantenere la promessa per me e per il mio futuro. Neanche mio padre la prese bene.

I miei genitori erano quel tipo di persone che non poteva fare a meno di non avere fiducia negli altri. Okay, forse anche a ragione dato che la loro fiducia era sempre stata tradita in un modo o nell'altro ma questa era una faccenda che riguarda me. Loro mi volevano bene e si preoccupavano per me ma io sarei andata con o senza la loro benedizione. Sembrava che stessi partendo per la guerra!

Era solo un provino e non un campo di battaglia. Jared e Jensen sarebbero venuti a prendermi all'aeroporto, già concordato, e mi avrebbero portata in albergo. Il provino si sarebbe tenuto l'indomani mattina ed in base a come sarebbe andato o sarei rimasta o me ne sarei tornata a casa.

Il problema maggiore erano la valigia e le cose che dovevo metterci dentro. Se sarei rimasta non avrei avuto tutte le mie cose con me ed era un dramma! Avrei dovuto farmi spedire le cose pian piano o avrei fatto avanti ed indietro portandomi quante più cose possibili. Ed i miei libri? Dove li avrei infilati? Ma forse stavo correndo un po' troppo.

Prima dovevo passare il provino e poi pensare a queste cose. Si.. con calma. I miei comunque continuavano a non parlarmi. Loro non credevano davvero che questa, ammesso che mi avessero scelta, fosse la strada giusta per me ma io ero sicura. Non avrei voluto fare nient'altro. Alla fine si arresero di fronte alla mia testardaggine ma mio padre ci tenne a precisare che se avessi avuto dei problemi potevo arrangiarmi da sola perché i soldi per venire fino a Vancouver lui non li aveva.

Si, lo sapevo ed andava bene così. Nel malaugurato caso in cui avessi avuto bisogno d'aiuto, sapevo su chi contare. Non ero realmente sola e credevo fermamente che gli altri membri del cast mi avrebbero aiutata se mi fossi trovata in difficoltà. Forse ero troppo sicura di questo ma preferivo essere positiva o veramente mi sarei lasciata prendere dal panico e non sarei più partita.

Così Jared avrebbe avuto una buona ragione per uccidermi dopo tutto quello che aveva fatto per farmi partire, o forse avrebbe lasciato l'onore a Jensen dato che era diventato inconsciamente il bersaglio della mia sbadataggine. Per fortuna io stavo per partire quindi non avrei mai saputo chi si sarebbe fatto avanti per uccidermi.

Comunque non dovetti informare solo i miei genitori di questa mia imminente partenza ma anche amici, parenti, conoscenti ed anche la compagnia di teatro che frequentavo. Nessuno ci aveva creduto e siccome ormai ero stufa di essere presa per pazza e per bugiarda, avevo preso l'abitudine di portare con me le prove di modo che potessero credermi senza troppi giri di parole. Qualche foto, si me le avevano scattate di nascosto, e tutto si risolveva.

La mia migliore amica non voleva crederci. Anche lei era fan di Supernatural ed ovviamente mi fece promettere che, non appena avessi potuto, le avrei pagato un biglietto per Vancouver e glieli avrei fatti conoscere tutti. Sarebbe venuta anche lei alla Jus in Bello se solo avesse trovato i pass, ma era arrivata troppo tardi ed erano finiti.

« Tu raccontagli di me, mi raccomando! Ah, ma non posso crederci! Sarai un personaggio di Supernatural.. Non mi spoilerare niente però che io voglio godermi la sorpresa.. Ah! Non posso crederci » diceva continuamente ed a nulla valevano le mie proteste. Ancora non mi avevano dato la parte quindi non poteva sapere che sarei davvero rimasta lì con loro, ma lei mi zittiva.

Una settimana comunque passò in fretta, troppo in fretta. Alla fine, per quanto tornare a casa fosse stato un po' noioso e stressante, mi sembrava strano lasciarla ancora una volta così presto. Vennero praticamente tutti ad accompagnarmi in aeroporto e mentre piangevo per la millesima volta tra le loro braccia – dannate lacrime! - ebbi la consapevolezza che quella era davvero la mia famiglia.

Si, litigavamo sempre ma eravamo comunque uniti. Mi dispiaceva lasciarla ma dovevo fare la mia strada. Con il cuore a pezzi per l'ennesimo "non è un addio ma un arrivederci", salii sul quell'aereo e mi lasciai alle spalle la mia casa per un futuro incerto e costellato di punti interrogativi.

***

"Oddio, no.. questa non è decisamente come da noi!" pensai una volta scesa bianca come un lenzuolo dall'areo. Non dimentichiamoci i miei problemini con quei cosi volanti!

L'atterraggio era stato naturalmente burrascoso ed il viaggio interminabile. Ad un certo punto avrei voluto tanto svenire di modo che potessi finalmente stare un po' tranquilla fino alla fine di quel supplizio ma a meno che non mi davo un pugno in testa da sola, non sarei mai svenuta.

Ero atterrata quindi spaventata e su di giri senza sapere esattamente cosa aspettarmi ma quello che mi trovai davanti era davvero un altro mondo. Altro che Italia! Era tutto dannatamente stupefacente e non facevo altro che guardare a bocca aperta tutto quello che riuscivo ad osservare. Volevo avere cento occhi!

« Signorina! Signorina! » sentii urlare ma inizialmente non mi girai. Quando sentii che la voce insisteva e che si avvicinava sempre di più mi decisi a dare un'occhiata e mi ritrovai davanti un uomo dell'età di mio padre, più o meno, che correva nella mia direzione.

« L'ho trovata finalmente.. » disse l'uomo e mi porse la mano « Il mio nome è Patrick! Sono venuto io a prenderla qua dentro per evitare che il signor Padalecki potesse incontrare qualche problema. Lui è comunque fuori.. L'aspetta in macchina, se vuole seguirmi. » disse ed io lo guardai un attimo perplessa. Quanta formalità! Che fosse qualcuno che lavorava per Jared?

« Certamente.. » dissi facendogli cenno di farmi strada ma lui pensò bene di mettere una mano sul manico dell'enorme valigia che mi ero portata – non potevo lasciare le mie cose a casa! - e di trascinarla al mio posto, con un sorriso. Gentile, oltre che formale.

L'uomo, Patrick, mi trascinò fuori e mi condusse verso una bella macchina sportiva parcheggiata poco distante. Vidi subito Jared salutarmi con la mano da dentro l'abitacolo ed io ricambiai il saluto con un sorriso, sentendomi decisamente meglio. Vederlo faceva sempre bene! Notai che dietro c'era effettivamente anche qualcun altro, Jensen naturalmente. Non credevo sul serio che sarebbero venuti entrambi ma mi ero sbagliata. Erano proprio venuti tutti e due!

« Ehy! » urlò Jared scendendo dalla macchina per correre ad abbracciarmi. Mi stritolò come al solito ma incominciavo ad abituarmi ai suoi abbracci stritola-ossa. Sorrisi e lo abbracciai di rimando e con trasporto. Ero felice anche se mi faceva, ovviamente, ancora un certo effetto vederlo così da vicino. Dopo una settimana passata senza vederlo, ancora di più!

« Tutto bene il viaggio? » chiese Jensen, sceso anche lui dalla macchina mentre Jared mi abbracciava. Si avvicinò anche lui ed io gli sorrisi, accecata però dalla luce solare.

« Odio gli aerei, ma tutto sommato non male. Troppo lungo per i miei gusti, però. » dissi e notai che quell'uomo, Patrick, aveva già fatto sparire la mia valigia dentro il bagagliaio della macchina.

« Problemi come con l'ascensore? » chiese Jared sospettoso ed io annuii. Oh, beh.. che ci potevo fare? Un altro dei miei mille difetti.

« Ci racconterai meglio più tardi.. intanto ti portiamo all'albergo, forza! » disse ancora Jared e mi aprì elegantemente la portiera. Entrai ed attesi che anche gli altri uomini si posizionassero all'interno dell'auto. Patrick al volante, Jared al suo fianco e Jensen accanto a me.

Patrick mise subito in moto e man mano che avanzavamo mi accorsi di non riuscire più a tenere gli occhi aperti. Non avevo dormito bene sull'aereo ed ero effettivamente un po' stanca. « Puoi dormire se vuoi.. » mi sussurrò Jensen all'orecchio e fu tutto ciò che necessitavo di sentire. Dopo un lungo sospiro, infatti, mi addormentai.





Angolo autrice: Ed eccoci di nuovo con l'ennesimo capitolo di passaggio di questa storia xD Era comunque giusto raccontare le reazioni di tutti al grande colpo di fortuna di Roberta, quindi non ho potuto proprio evitare di mettere questo piccolo capitolo che precede quelli più interessanti. Quindi, la nostra protagonista, ha detto definitivamente addio a Roma ed al suo amico Simone.. un'altra cosa che mi dispiace è che se ne sia dovuto andare ma purtroppo doveva andare così. Lo rivedrete più avanti se vi è piaciuto come personaggio xD Da qui in poi la vita di Roberta si fa decisamente più interessante. Diciamo che dai prossimi capitoli si entra nel vivo della storia perché se fino ad ora le cose erano abbastanza semplici, dai prossimi capitoli si complicheranno ancora di più. Spero quindi che continuerete a seguirmi nonostante il mostruoso ritardo nel postare! >__< Non linciatemi, vi prego! Purtroppo con le vacanze e con il resto non ho avuto proprio tempo per scrivere e mi sono ridotta a postare solo adesso. *piange* Ringrazio comunque ancora una volta  Nerea_V e  terry88febbraio per l'enorme sostegno. Grazieeeeeeee! Voi mi date forza, ragazze, sappiatelo! *^* E detto questo, spero a presto con il nuovo capitolo! Tanti bacini per tutti.

p.s. invito ancora una volta a farmi sapere il vostro parere su questa storia. Vi pregoooooooo! *occhi da cucciolo* 

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Capitolo 8
*** Cap 08 - The X Day ***


Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: verde per adesso. Salirà più avanti
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo: 8/?

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»
 




Di solito evitavo sempre di dormire davanti alle persone perché preferivo essere più o meno di compagnia piuttosto che una vaga presenza all'interno dell'abitacolo della macchina. Era anche vero che inevitabilmente dormivo ogni volta che mi ritrovavo a viaggiare con quel mezzo perché sin da piccola mi aveva fatto quell'effetto.

I miei genitori, per farmi addormentare la sera, mi facevano fare un giro in macchina ed io mi addormentavo come un angioletto! Quindi non potevo proprio evitare di addormentarmi anche se tutti erano svegli. Effettivamente se vedevo gli altri appisolarsi allora lo facevo anche io ma rimanevo comunque in una sorta di 'dormi-veglia' che mi permetteva di controllare comunque la situazione.

Al minimo movimento.. ZAC! Mi svegliavo ed evitavo così che mi vedessero addormentata. Non sapevo neanche io perché lo facevo ma era una vecchia abitudine che non si toglieva neanche a provarci. Come una macchia d'inchiostro.

Ma quella volta ero davvero troppo stanca per badare alle mie assurde convinzioni e mi ero addormentata in pieno quando Jensen mi aveva sussurrato che se volevo, potevo farlo tranquillamente. Non avevo neanche sognato, stanca com'ero. Avevo semplicemente spento il cervello e mi ero lasciata andare sul sedile dell'auto, spiaccicando la faccia contro lo sportello.

Non era la posizione più comoda del mondo ma non potevo neanche mettermi meglio dato che mi trovavo comunque in presenza di persone che conoscevo da poco! Di solito mi spaparanzavo per metà sedile e non mi sembrava il caso di farlo dato che c'era Jensen.

Che figura ci avrei fatto? Tanto comunque non aveva importanza. Una volta addormentata non mi accorsi né delle scaffe né di tutto il resto. Potevamo anche avere un incidente e non me ne sarei accorta.. avevo il sonno pesante!

Ero anche certa del fatto che mi si sarebbe incriccato il collo in quel modo ma ci avrei pensato non appena mi fossi svegliata. Si.. ci avrei pensato dopo se solo non mi avessero comunque salvata mentre dormivo. Probabilmente avevano notato la posizione scomoda in cui mi ero addormentata e Jensen pensò bene di fare qualcosa in proposito.

Me ne accorsi solo quando arrivammo in albergo che aveva appoggiato la mia testa sulla sua spalla ed io arrossii come un peperone per quell'inattesa dimostrazione di gentilezza.

« Scusa.. » disse Jensen notando il modo in cui ero trasalita non appena mi ero svegliata. E ci credo! A chi non gli sarebbe preso un colpo secco in una situazione come la mia?

« E' che sembravi scomoda e non me la sentivo di lasciarti in quel modo.. » disse con un mezzo sorriso mentre Patrick parcheggiava l'auto in un posto riservato.

« Non c'è problema.. Grazie! » dissi con voce rauca, cercando di darmi una svegliata. Mi colpii leggermente la faccia per due volte e cercai di risistemarmi anche gli abiti che si erano sgualciti. Solo quando la macchina si fermò completamente riuscii a tirare un sospiro di sollievo perché se fossi rimasta ancora là dentro non ce l'avrei fatta.

Scesi subito dall'auto e mi stiracchiai completamente alla luce del sole del mattino. Era pur sempre maggio, quindi non c'era di certo freddo. Era una temperatura piacevole e quanto mai gradita. Vidi Patrick avvicinarsi al portabagagli ed io mi avvicinai per riprendere possesso della mia valigia, che però nessuno di loro lasciò neanche che sfiorassi.

Quanta cavalleria tutta in una volta! Accidenti a loro. Non c'ero affatto abituata a tutte queste cose e mi sentivo a disagio senza far nulla mentre loro si trascinavano dietro la mia valigia. Non potevo semplicemente portarla io? Era anche pesante.

« Ma che caspita ci hai messo dentro? » esclamò improvvisamente Jared quando tentò di aiutare Patrick ad uscirla dalla macchina. Io abbassai lo sguardo assolutamente mortificata.

« Ehm.. Lo stretto necessario? » azzardai e lui mi lanciò un'occhiata divertita e scettica al tempo stesso. Okay, noi donne eravamo famose per portarci l'intera casa dappresso ma per un viaggio del genere dovevo per forza portarmi un mucchio di cose!

Mica potevo tornare a casa o farmi spedire ciò che mi serviva per posta dato che ci sarebbe voluto un sacco di tempo e soldi per fare entrambe le cose all'istante, quindi era necessario che mi portassi subito tutto ciò di cui potevo avere bisogno.

« Voi donne.. Tutte così dite! Noi potremmo sopravvivere anche non portandoci assolutamente nulla.. Sam e Dean lo fanno già. » disse ancora Jared ed incominciò ad avanzare verso l'albergo trascinandosi dietro la mia valigia, il cui rumore di rotelle era l'unico suono che si udiva nel raggio di miglia e miglia. Non volava neanche una mosca.

« Senza nulla? Non ci credo neanche se lo vedo. Tu senza balsamo per capelli? Amico, tu sei peggio di una donna a volte. » disse Jensen con una larga risata mentre Jared incominciava fintamente ad indispettirsi per le parole dell'amico e collega. Risi anche io di cuore e mi beccai un'occhiataccia di Jared che sembrava dirmi "Anche tu mi tradisci, eh?".

Alzai le spalle e gli sorrisi, mandandogli poi un bacio che lui fece finta di scacciare via poiché ancora 'arrabbiato'.

« Quanto sei permaloso! » disse Jensen e continuò a ridere. L'avevo già detto che Jensen aveva una risata stupenda? Lui e Jared facevano decisamente a gara per la risata più bella del mondo. Nulla a che vedere con la mia che anche se somigliava a quella di Jensen, era comunque ovviamente più 'brutta' rispetto alla sua. Mica potevo competere! Lui vinceva sempre su tutta la linea.

Fatto sta che formavamo proprio un quel quadretto! Io ero al centro esatto tra Jared e Jensen ed il signor Patrick se ne stava in disparte, momentaneamente senza incarico. Sospettavo che fosse lui quello che in teoria doveva portare la mia valigia, dato che a quanto sembrava io non la potevo più neanche sfiorare con un dito – ah, questa galanteria! -, ma Jared l'aveva presa tranquillamente e continuava a trascinarla fino all'ingresso dell'albergo senza proferire parola.

L'albergo sembrava un luogo molto carino ed ospitale, nulla che aveva a che fare con l'Hilton Hotel comunque, ma era esattamente quello che mi aspettavo. Dava l'idea di 'casa' e mi ero sempre immaginata che avesse potuto avere un aspetto simile a quello che infine avevo trovato nella realtà. Ci avevo azzeccato!

« Benvenuta a casa! » disse Jared ed aprì lui stesso le porte d'ingresso. Beh, potevo facilmente immaginare che la considerassero un po' come casa loro. Ci passavano un mucchio di tempo durante l'anno ed avevano ormai l'abitudine di prenotare le stesse camere da ormai 9 anni, da quanto mi avevano raccontato. Era la loro seconda casa, insomma.

« Dopo ti faremo fare un giro.. Intanto andiamo a prendere la chiave della tua stanza. » disse dirigendosi verso il bancone della reception. Dietro c'era una signora dall'aria molto dolce e gentile che salutò Jared e Jensen con un sorriso ed un caloroso bentornato.

« Mrs Hallyway, lei è la ragazza di cui le parlavamo prima. » disse Jensen mentre la signora mi porgeva la mano per stringerla. « E' un vero piacere, cara. » disse con un sorriso. Sembrava davvero molto gentile. Non stentavo a credere che si fossero sempre trovati bene in quell'albergo.

« Su, non siate cattivi, deve essere stanca! Fatele vedere la sua camera.. » disse Mrs Hallyway mentre Jared protestava con un « Ma se ha dormito fino a qui! » che sia io che Mrs Hallyway gli facemmo pagare. Io con un'occhiataccia e lei con uno schiaffetto nella mano.

« Cosa deve fare una povera donna con voi due, eh? Un giorno di questi ti devo raccontare un paio di cosette su questi due.. soprattutto su Jared! » disse Mrs Hallyway mentre vedevo Jared diventare bianco come un lenzuolo. Questa poi! Che cosa nascondeva? Anzi, cosa sapeva quella donna?

« Non oserebbe! » disse allora Jared mentre anche Jensen osservava incuriosito quella strana situazione. « Oh, lo sai che lo farei caro.. E poi non c'è nulla di male! » disse allora la donna e fu in quel momento che Jared decise di darsela a gambe.

« Bene, andiamo! Grazie Mrs Hallyway. » disse velocemente. Afferrò le chiavi, la mia valigia e me per poi trascinarmi verso l'ascensore senza darmi il tempo di salutare di nuovo la donna. Jensen ci seguì subito dopo con un sorriso divertito stampato in viso ed io avevo il sospetto che sapesse anche lui esattamente tutto quello che quella donna mi voleva confessare.

Oh, se lo sapevano tutti volevo saperlo anche io! Non ero una persona curiosa ma se mi stuzzicavano così allora lo diventavo anche io. Comunque in tutto quel trambusto non mi ero resa effettivamente conto del fatto che Jared aveva chiamato l'ascensore e che quello obbediente si era aperto.

« Ehy! » urlai un attimo prima che mi trascinasse dentro. « No, no, no. Ascensore no! » dissi, scuotendo la testa e chiudendo gli occhi come una bambina. Si, mi comportavo spesso come una bimba piccina ma alle volte era divertente. Funzionava! Le persone si fermavano e riflettevano.

« Coraggio! Ti aiuta Jensen.. » disse prendendomi per un braccio ed io lo odiai. Okay, un piccolo appunto per me: con lui fare la bambina non funzionava affatto! Anzi, era peggio. Mi ritrovai quindi dentro l'ascensore senza che potessi fare davvero qualcosa per evitarlo e le porte si chiusero inesorabili prima che potessi scendere. Perché gli uomini non capivano mai che io mi sentivo male in ascensore? Prima Simone ed ora Jared. Grazie, davvero.

« Attaccati a me.. » disse Jensen porgendomi delicatamente la mano. La afferai indecisa ma decisi di provare a vedere se magari la sua presenza mi avrebbe distratta quel tanto che bastava per non sobbalzare e per non diventare verdognola. Chiusi così gli occhi, con la sua mano nella mia, e lo sentii subito dopo avvicinarsi per stringermi in un abbraccio rassicuratore. Rassicuratore? Tzé.

Aveva solo peggiorato le cose! Adesso avevo il cuore a mille. Mannaggia! Non dissi comunque una parola finché non uscii da quella trappola mortale ed ovviamente mi sentii male. Barcollai e non indossavo tacchi questa volta, solo delle semplici converse.

Fu questo forse a spingerli a preoccuparsi e vidi sul viso di Jared dipingersi la stessa espressione di colpa che aveva assunto Simone ogni qualvolta aveva fatto di testa sua su questo argomento.

« Okay.. Ti porto io! » disse Jensen ed in un attimo mi sentii sollevare. Di male in peggio. Avevo un dannato bisogno di aria ma avevo solo il suo profumo addosso. Se la situazione non fosse stata tragica o fosse accaduta a qualcun altro, probabilmente avrei riso. Ma non era così.

« Sei leggera, sai? » disse Jensen ed io sbuffai, poggiando la testa sulla sua spalla. Da lì ebbi la completa visione di Jared con la chiave in mano e la mia valigia ed io gli feci una linguaccia, girandomi poi dall'altra parte per non dargli la soddisfazione di rispondermi a tono.

Arrivammo comunque presto davanti alla porta della camera che mi avrebbe ospitata e Jared la aprì con la chiave elettronica che Mrs Hallyway gli aveva dato poco prima.

« Eccoci.. » disse e Jensen si adoperò per farmi scendere. Viaggetto finito. Con un altro sbuffo mi appoggiai allo stipite della porta e guardai all'interno.

E quella era una camera? Era quanto il mio salotto! Li guardai scioccati per un attimo per poi precipitarmi in stanza, barcollando ancora un po'. Mi guardai in giro ed adocchiai l'enorme letto a due piazze che mi trovavo davanti. Oddio, dovevo farlo! Al diavolo il giramento di testa!

Senza neanche lanciare un ultima occhiata ai due, incominciai a correre verso il letto e ci saltai su, cadendoci poi sopra con una larga risata. « Adoro questo letto! » dissi e sentii solo una lieve folata di vento prima di capire cosa stava per succedere. Non feci neanche in tempo a scostarmi che vidi letteralmente Jared in volo e lui non era di certo piccolo! Era un bestione di due metri, santo cielo!

Urlai e chiusi gli occhi, sobbalzando poi quando il corpo di Jared colpì il letto. Riaprii gli occhi e lo guardai scioccata per un attimo prima di scoppiargli a ridere in faccia. No, non potevo farcela! Davvero potevo lavorare con questi matti? Non sarebbe venuta una scena decente neanche per miracolo o per sbaglio!

« Eh? Ridi di me? » disse Jared con aria minacciosa ed afferrò un cuscino dal letto pronto alla battaglia. « Oh, no! » riuscii a stento a gridare prima che Jared tentasse di colpirmi con quell'arma letale, ma lo schivai in tempo. Saltai giù dal letto ed afferrai anche io un cuscino per difendermi. Avevo sempre odiato le battaglie con i cuscini perché non vincevo mai!

« Combatti, forza! » disse Jared e tentò ancora una volta di colpirmi ma io ero più veloce! Eh, mica ero una completa incapace io. Potevo sempre schivare! Provai anche io a colpirlo ma con scarsi risultati. Mi distrassi per un attimo guardando Jensen che, da un angolino della stanza, non sapeva se andarsene e lasciarci ai nostri giochi o rimanere lì ad osservare chi avrebbe vinto.

Ma che non giocasse non era giusto, no? Ed era anche abbastanza indifeso.

Con uno scatto mi avvicinai e lo colpii a tradimento e Jared, che non voleva perdersi l'occasione, smise di avercela con me e si scatenò contro Jensen che preso alla sprovvista non poté fare nulla se non subire. Ovviamente non avevo contato il fatto che non fossi per niente forte e che quella vicinanza prolungata non fosse un bene. Lo capii dopo poco..

Bastò semplicemente che lui si riprendesse dalla sorpresa per disarmarmi del cuscino in una sola mossa ed all'improvviso me li ritrovai contro. « Ragazzi.. parliamone! Vi siete sfogati, no? Possiamo smettere! » tentai io ma era chiaro dalle loro espressioni che non avevano intenzione di demordere. Oh, cavolo! L'unica cosa che potevo fare era fuggireeeeeeeeeeeee!

Lasciarono perdere i cuscini e mi riacciufarono dopo pochi secondi. In un attimo si trasformò tutto in una battaglia di solletico che ci lasciò boccheggianti a terra e con la vaga idea che forse avevamo solo leggermente esagerato. Certo, il pavimento non era affatto comodo ma non riuscivo più ad alzarmi e poi almeno potevo riprendere fiato.

Coricata a 'quattro di spade', ossia con braccia e gambe divaricate, regolarizzai il mio respiro e mi rialzai lentamente. « Da quanto cavolo non facevo una cosa del genere? Da circa una vita, forse. » disse Jensen, non accennando neanche ad alzarsi da terra. « Più o meno anche io.. » sussurrò Jared ed entrambi mi guardarono come se si aspettavano che dicessi qualcosa.

« Ehm.. Con i miei cugini giocavamo sempre così! Abbiamo smesso un paio di anni fa.. » dissi ed a quelle parole si alzarono con un sospiro. Adesso si che ero stanca! Il viaggio più questi giochi da bambini mi avevano completamente distrutta. Esigevo una dormita.

« Sono troppo vecchio per queste cose.. » disse Jensen ed un coro di « Già.. » lo indignò profondamente, anche se a dire il vero non aveva capito quello che io intendevo! Non potevo parlare per Jared ma io avevo detto quel "già" perché mi sentivo vecchia anche io e non perché credevo che lui fosse vecchio. Ah, dannazione, quando non ci si capiva!

« Non è come pensi! » dissi e lui alzò un sopracciglio, assolutamente scettico. Io alzai le braccia in segno di resa e la storia finì lì per fortuna. Un altro giro a colpi di cuscino in testa non l'avrei retto.

« E' meglio che andiamo.. Dopo ti facciamo fare un giro. » disse Jared ed io annuii alzandomi dal pavimento freddo. Oddio, la stanza era un disastro! Avrei dovuto sistemarla prima di andare a dormire. Che amarezza.

« Sveglia alle 18:00. Bussiamo noi alla tua porta! » disse ancora ed io annuii raccattando da terra i due poveri cuscini martoriati.

« Te ne farò portare degli altri.. » disse infine e si avviò verso la porta lasciandomi sola con Jensen. « Bene.. Ehm.. A dopo! » e con quelle parole si dileguò in fretta anche lui, forse per evitare che gli chiedessi di aiutarmi a sistemare. L'idea non mi aveva neanche sfiorata se non dopo averlo visto uscire dalla camera, quindi ormai era troppo tardi per chiedere. Mi ritrovai pertanto con una stanza da sistemare ed una stanchezza colossale che mi impediva di continuare a tenere aperti gli occhi.

Diedi comunque un'aggiustatina ai mobili ed alle lenzuola del letto prima di accasciarmi sulla prima superficie disponibile, il lato sinistro del letto, più morta che viva. Inutile dire che mi addormentai dopo neanche 5 secondi completamente vestita e con le scarpe ancora indosso.


***
 

Un lieve bussare alla porta incominciò a farsi strada tra i miei pensieri ma non avevo alcuna voglia di alzarmi da quelle soffici coperte e quindi lo ignorai bellamente, sprofondando ancora di più la testa nel cuscino. Che il bussare si facesse sempre più insistente l'avevo previsto ma ero ben decisa ad ignorarlo con tutti i mezzi possibili e mi riaddormentai in un attimo come se nulla fosse.

Ehy, ero stanca io! Peccato che anche chi stava bussando alla porta era abbastanza testardo. Per un attimo sentii silenzio e continuai a dormire per un tempo indefinito fino a che non sentii la porta aprirsi. Eh? Come poteva essere possibile? Decisi di ignorare anche questo e di manifestare il mio dissenso con un sonoro « Mmmmmmmm! » che secondo la lingua dei dormienti significava più o meno "Lasciatemi in pace o ve ne pentirete amaramente".

Ovviamente l'avvertimento non venne ascoltato ed in un attimo mi sentii afferrare per i piedi e trascinare fuori dal letto. Le mie mani afferrarono la testata del letto in automatico ed urlai dallo spavento, con ancora gli occhi chiusi per il sonno. Rimanemmo così, bloccati, con me che cercavo di non soccombere e con l'assalitore che voleva buttarmi giù. Mi facevano male le braccia per lo sforzo, dannazione.

« Sveglia dormigliona! » urlò la voce di Jared ed io scalciai per levarmelo di dosso. Era parecchio difficile però riuscire a sfuggire alla sua presa di ferro ed in un attimo mi fece girare a pancia in su per poi buttarmi giù dal letto con nonchalance. Caddi con un sonoro botto sul pavimento e mi massaggiai il sederino appena infortunato. Sarebbero stati così tutti i risvegli?

« Come hai fatto ad entrare? » chiesi imbrociata e parecchio di cattivo umore. Lo guardai in cagnesco e mi accasciai con la schiena poggiata per metà sul letto.

« Ho chiesto a Mrs Hallyway la seconda chiave della stanza dato che non volevi svegliarti.. Dobbiamo fare il tour, ricordi? » mi chiese ed io annuii. Mi alzai ed afferrai il telefono, controllando poi l'ora. Le 18:20. Ecco, era ancora presto nonostante ci fossimo dati appuntamento per le 18:00. Io volevo dormire almeno un altro pochino.

Okay, no. Sarebbe stato da maleducati ma a mia discolpa potevo dire di non aver sentito la sveglia. Ma, un momento.. l'avevo impostata? Probabilmente no.

Sbuffai e mi infilai in bagno senza neanche degnare Jared di un'occhiata, chiudendo poi la porta alle mie spalle. Perché appena alzata avevo dei capelli indecenti? Beh, forse indecenti era esagerato perché non erano tanto brutti ma sembravano avere vita propria. Comunque mi lavai la faccia, andai in bagno e mi risistemai un poco. Uscii come uno zombie ma era normale.

« Qual è il codice? » chiese Jared e mi accorsi che teneva in mano il mio cellulare. Eh? Voleva il codice del mio cellulare? Povero stolto. Non l'avrei mai detto a nessuno, sebbene non nascondessi nulla ma era il mio piccolo orgoglio perché tutti avevano provato a scoprire quale fosse il codice e non ci erano mai riusciti. Ne andavo particolarmente fiera.

« Non te lo dirò mai.. E' un segreto! » dissi ma lui non demorse e la prese come una sfida personale. Che provasse pure, tanto non ci sarebbe mai riuscito. Nessuno poteva!

« E' un codice numerico o un nome? » chiese lui ed io risposi subito « Un nome, composto da 5 lettere. » e lui mi guardò sorpreso. Oh, lo sapevo cosa stava pensando. Pensava che non gli avrei mai dato tanti indizi ed invece glieli avevo dati eccome. Non l'avrebbe scoperto lo stesso, però.

Incominciò a contare con le dita, probabilmente stava scegliendo dei nomi e stava contando le lettere che li componevano, ed a provare sul cellulare ma nulla. Ovviamente non si apriva. Questa era una delle soddisfazioni più grandi. Mi sentivo così felice!

« Su, ora andiamo.. Ti concedo di riprovarci più tardi! » gli dissi e lui annuì, un po' indispettito per non essere ancora riuscito a sbloccare il codice.

Quel pomeriggio Jensen non si unì a noi. Jared mi spiegò che aveva avuto un impegno improvviso e che era dovuto tornare a casa dalla sua famiglia. Danneel era stata un po' male e lui aveva preferito tornare a casa per stare accanto a sua moglie ed io non potevo dargli torto. Avrei dovuto essere almeno un po' preoccupata anche io per lei ma l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era il fatto che lui non fosse lì con me.

Mi sentivo davvero stupida ed ingiusta. Non era a me che doveva pensare ma a sua moglie ed al bambino che portava in grembo. Mancavano pochi giorni, a quanto mi era stato possibile capire. Forse un'altra settimana ancora e la piccola sarebbe nata. Congratulazioni. Ma perché non riuscivo a gioirne? Misteri della vita.

Con quel pensiero fisso in testa continuai il tour dell'albergo con Jared e sentii anche Genevieve per telefono. Si scusava di non essere potuta venire ma aveva degli affari urgenti da sbrigare a casa. Non la biasimavo ed era giusto. Che mi avesse comunque telefonato era stato un gesto carino e molto dolce.

Cenammo insieme, io e Jared. Ridacchiammo, giocammo un po' e guardammo persino un film prima che si decidesse a lasciarmi da sola per prepararmi mentalmente al provino dell'indomani mattina. « Rilassati ed andrà tutto bene.. Fidati! » mi disse ed io gli credetti.

Dormii male quella notte e mi rigiravo e rigiravo nel letto senza trovare mai pace. C'era qualcosa che mi disturbava, qualcosa che mi agitava. Mi svegliai nel cuore della notte in preda al panico e mi guardai in giro in cerca di un po' d'acqua. Forse era peggio, non ne avevo idea, ma volevo provare a calmarmi così. Per fortuna c'era una bottiglia d'acqua e l'afferrai con vigore per berla. No, non mi ero agitata per il provino. Ne ero certa.

Era stato qualcos'altro di cui però non avevo memoria. Cosa avevo sognato? E perché mi sentivo così male come se avessi appena perso qualcuno? Senza risposte, tornai a letto e cercai di riaddormentarmi. Per fortuna Morfeo ebbe pietà di me e mi accolse tra le sue braccia mentre una lacrima solitaria mi rigava il volto.



***

 

Il risveglio fu più facile del previsto. La sveglia suonò tranquillamente ed io mi alzai senza batter ciglio, ancora troppo scossa per la notte appena trascorsa. Mi preparai in fretta, prendendo le prime cose che mi capitavano a tiro, ed aspettai che Jared bussasse alla mia porta.

Arrivò circa una mezz'oretta dopo ed io gli aprii la porta, salutandolo leggermente. Ho sempre creduto che si fosse accorto che c'era qualcosa che non andava in me quella mattina ma non mi chiese nulla ed io non dissi nulla di conseguenza. Non sapevo neanche io cos'avevo, quindi cosa potevo rispondergli? Era solo una brutta giornata come tante altre. Peccato che fosse la giornata definitiva.. accidenti.

« Colazione? » chiese ed io scossi la testa da una parte all'altra, afferrando il cellulare e la borsa. Meglio non mangiare o avrei mostrato a tutti la mia colazione in un modo molto spiacevole.

« Ma dovresti mangiare! » disse lui, ma le sue proteste non valsero a nulla. Niente colazione. Sbuffò e mi fece cenno con due dita di seguirlo ed io lo feci. Avevo il broncio. Ma come poteva andare sempre a finire così? La giornata o iniziava bene e finiva male o viceversa. Il più delle volte però iniziava male e finiva peggio. Avevo il vago sentore che non sarebbe andata affatto bene.

Uscimmo velocemente dall'albergo e trovai Patrick ad aspettarci vicino alla macchina. L'uomo mi salutò cordialmente ed io gli risposi salutandolo con la mano. Meglio non aprire bocca. Mi conoscevo abbastanza bene da sapere che in quei casi non era una buona idea.

Senza proseguire con i convenevoli, salimmo in macchina e partimmo alla volta del set. Non c'era nessuno in quel periodo perché le riprese sarebbero iniziate in estate, a giugno probabilmente, ma quel giorno ci saremmo stati noi per il provino. Ero triste ed entusiasta assieme perché il mio umore era a terra ma stavo per vedere il set di Supernatural! Oddio. Non potevo crederci! Se solo non mi fossi alzata col piede sbagliato quella mattina.. mannaggia. Mi odiavo seriamente.

« Allora, mi raccomando.. sorridi, sii cordiale e fai come hai fatto l'altra sera ed andrà tutto bene. » disse Jared ed io gli risposi con un timido « Si.. » che a malapena udì.

Arrivammo dopo circa 15 minuti a destinazione. Avevano scelto l'albergo di Mrs Hallyway anche perché era il più vicino al set oltre che per tutto il resto. Beh, se fosse stato più lontano sarebbe stato un problema. Meglio così che lontano.. Patrick comunque parcheggiò l'auto e scendemmo. Mi tremavano le ginocchia ed ero certa di fare qualche figuraccia, lo sapevo.

Non entrammo però sul set come invece speravo, ma in un piccolo edificio accanto al parcheggio dove scoprii si trovavano gli uffici. Ci venne incontro un uomo non più esattamente giovincello, ma con l'aria gentile che strinse calorosamente la mano di Jared ed anche la mia.

Mi affrettai a presentarmi ma lui mi zittì di colpo dicendo « Di questo parleremo più tardi.. Se non lo sapessi già, io sono Robert Singer. » e con un cenno, ci chiese di seguirlo. Entrammo pertanto in una stanzetta privata e fu lì che mi consegnò qualcosa in mano, un copione per l'esattezza. Okay, adesso si che mi agitavo!

« Jared mi ha fatto vedere la tua improvvisazione.. E' stata quella ad incuriosirmi. Sei la persona che più si è avvicinata a quello che io ed Eric Kripke avevamo in mente per Catherine. » disse mentre io arrossivo fino alla punta delle orecchie. Non poteva dire certe cose senza aspettarsi che io non diventassi un pomodoro! Che si abituasse.. Non reagivo bene ai complimenti.

« Dovrebbe esserci un addetto ai casting oggi, ma ho voluto vederti personalmente. » disse ancora ed io annuii, impossibilitata a proferire parola. Che mal di pancia!

« Bene.. Dato che oggi Jensen non c'è, Jared ci farà un favore e recitarà qualche pezzo che tu Jared avete in comune.. Il tuo personaggio è più legato a quello di Dean ma ci sono anche dei dialoghi con Sam. » disse e si posizionò meglio sulla poltrona. Attendeva me? Certo che attendeva me! Aprii in fretta il copione e Jared si affrettò ad indicarmi la pagina giusta ed incominciai a leggere avidamente ogni mia battuta.

Catherine era arrabbiata con Dean per qualcosa che lui le aveva fatto, oh.. okay. Sam faceva da mediatore tra i due, si.. proprio così. Okay. Non sembrava difficile.

Presi una sedia e mi ci sedetti sopra, togliendomi le scarpe e poggiandoci i piedi sopra, di modo che potessi abbracciare le mie stesse gambe. Che scomodità avere il copione tra le mani! Con un breve cenno della testa dissi a Jared che ero pronta e la scena iniziò senza alcun intoppo.

Era facile come avevo previsto. Ero già arrabbiata di mio quindi era stato abbastanza facile sputare fuori tutto quel veleno, anche se significava sputarlo sopra uno dei miei personaggi preferiti. A quanto sembrava mi ci dovevo abituare perché avevo capito che Catherine e Dean non erano esattamente in buoni rapporti, ma mi andava bene tutto. Con Jared poi era facile ed anche se mi veniva disgraziatamente da ridere, resistetti fino alla fine della pagina. Robert Singer ci stoppò solo allora.

« Basta così.. Ho capito. » disse e si alzò dalla sedia senza un sorriso. Okay, chiaramente era andata male. Tutto questo traffico per niente. Un viaggio a Vancouver, soldi spesi per il biglietto aereo e per la camera. Tutto inutile. Brava, Roberta. Sul serio.

Mi si avvicinò poi e mi strinse la mano con un po' più forza del dovuto, urlando infine « Benvenuta tra noi! » con quanto più calore possibile. Eh? Che caspita stava succedendo? Ero andata malissimo, santo cielo. Che stava dicendo quell'uomo?

« Ora passiamo al nome.. Vuoi che ti conoscano con il tuo vero nome o con un nome d'arte? » chiese avvicinandosi alla scrivania per prendere in mano alcuni documenti dall'aria ufficiale.

« Ehm.. nome d'arte? » risposi ma ero ancora troppo intontita per capirci qualcosa. Jared lo notò e mi si avvicinò con un sorriso. « Va tutto bene.. sei dei nostri! » disse e poggiò le sue mani giganti sulle mie spalle. Mi girava la testa. Mi sentivo svenire.

« Ti conviene sbrigarti prima che svenga.. » disse Jared ed io lo guardai in cagnesco. « Non sto svenendo.. » affermai e lui, con un sopracciglio alzato disse « Ah, no? » e mi sorresse.

« Okay, allora.. Questo è il contratto e questo è il foglio in cui dichiarerai di volere un nome d'arte. Firma il contratto con il tuo vero nome, però. Mi raccomando! » disse il signor Singer ed io afferrai i fogli che mi porgeva con mani tremanti. Oddio, ce l'avevo fatta.





Angolo autrice: Bene, primi giorni di Roberta a Vancouver! *^* La storia sta già incominciando a delinearsi e credo che l'interesse amoroso di Roberta sia ormai abbastanza palese xD Volevo lasciarvelo scoprire pian piano ma senza che neanche lo volessi ho disseminato indizi ovunque anche nei capitoli precedenti, quindi ormai è troppo tardi per fare la misteriosa xD Si capisce. Come se la caverà quindi la nostra protagonista? Lo scoprirete nei prossimi capitoli! Oddio, mi sto divertendo un mondo a scriverli xD Il bello della cosa è che prima di scrivere questa storia, io l'ho sognata! Ho sognato tutto quello che sto raccontando.. figuratevi che gran colpo mi sono presa quella notte! Ahahhaahahah xD Ed il meglio deve ancora venire ù__ù Ringrazio ancora una volta  Nerea_V e  terry88febbraio con un enorme bacio ed un abbraccio stritolatore ( "Vi voglio bene, ragazze!" *^*) e vi aspetto al prossimo capitolo. Un bacione anche soltanto a chi legge e chi ha messo questa storia tra le preferite e le seguite! Un bacio ed un abbraccio a tutte! *si sente espansiva ed affettuosa oggi*

p.s. Rinnovo l'appello: vi preeeeeeeeeeeeeeego! Fatemi sapere cosa ne pensate di questa storia lasciando una recensione! *occhi da cucciolo*

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Capitolo 9
*** Cap 09 - Celebrations and news ***


Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: verde per adesso (salirà più avanti)
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo9/?

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»




Nel buio della notte, molto spesso, mi ero rifugiata nel mio piccolo angolino di mondo, situato sul tetto di casa mia, per guardare quei minuscoli puntini lontani che illuminano il cielo ogni giorno della loro più sfolgorante luce.

Perché? In casa mia non c'era mai pace e solo di notte riuscivo a godermi quell'attimo tutto mio in cui potevo finalmente rilassarmi come meglio credevo e quell'angolino sul tetto era il luogo perfetto per guardare il cielo.

Quelle stelle così luminose sembravano raccontarmi tante storie, una più straordinaria dell'altra ed io cercavo di assimilare quanto più possibile, sognando infine di vivere un'avventura tutta mia. Di notte, poi, era tutto più bello quando mi ritrovavo sdraiata lì a guardare il cielo.

Forse era strano, me ne rendevo conto, ma mi sentivo protetta da quel firmamento che sembrava osservarmi e confortarmi al tempo stesso quando ero triste. Dovevo ammettere che il mio punto debole, però, era la luna. Più la guardavo e più desideravo toccarla perché era talmente bella e misteriosa da non poter fare a meno di incantarmi.

Stavo ore ed ore ad ammirarla in silenzio con, come sottofondo, un po' di musica dal mio immancabile mp3 fino a quando non riuscivo più a tenere gli occhi aperti. Era a quelle stelle ed a quella luna che esprimevo i miei desideri, come se davvero credessi che potessero esaudirli.

Non potevano farlo, lo sapevo bene, ma quasi ogni notte mi trovavo lì ad alzare gli occhi verso il cielo, chiedendo alla luna di esaudire i miei desideri. Fino a quel momento nessuno di essi si era mai avverato. Neanche uno.

Poi però era accaduto ed improvvisamente mi ero ritrovata con un contratto tra le mani ed una straordinaria prospettiva di una vita diversa, proprio quella che volevo da sempre e che mi ero accorta di desiderare appieno solo poco più di una settimana prima.

Continuavo a guardare quel pezzo di carta tra le mani e non riuscivo a crederci, nonostante le rassicurazioni di Jared. Ci sarebbe voluto del tempo prima che riuscissi ad assimilare del tutto quella straordinaria notizia. Era impossibile crederci subito, o almeno io non ci riuscivo.

La mia era sempre stata una vita semplice e non potevo davvero credere che la dea bendata avesse deciso improvvisamente di premiarmi in questo modo! No, c'erano tante persone che lo meritavano più di me, ne ero certa, eppure ero stata scelta io tra tutte le donne che avevano fatto il provino.

Perché? Cosa avevo fatto per meritarmelo? Non riuscivo a capirlo ma quel contratto era mio e di nessun altro. Non avevo neanche vissuto una vita sfortunata tanto da meritarmene uno, a dire il vero. Magari il destino aveva deciso di farmi un "regalo" perché non era mai stato tanto gentile nei miei confronti, ma no. Davvero, non ero una persona sfortunata. Infelice, certo, ma non sfortunata.

Poi, c'erano anche le mie assurde convinzioni che si mettevano di mezzo. Erano loro che non mi facevano credere a ciò che i miei stessi occhi vedevano perché ero sempre stata convinta del fatto che le cose che desideriamo di più ci siano precluse, come se non fossimo destinate ad averle per un capriccio del destino.

Forse era un ragionamento un po' pessimista, lo ammetto, ma ci credevo davvero. Non avevo infatti mai ottenuto nulla di quello che desideravo seriamente. Neanche una volta. Non erano desideri futili, tipo un oggetto o un viaggio, ma qualcosa che desideravo sul serio dal profondo del cuore.

Avevo sempre sognato di avere una famiglia tutta mia, ad esempio, ma questo mio sogno non si era mai neanche lontanamente avverato. Non avevo mai avuto un ragazzo, oh si. Strano? Non per me. Io ci convivevo con quella realtà tutti i giorni ma non mi lamentavo. Avevo sempre cercato nello sguardo degli altri qualcosa che mi dicesse "E' lui il ragazzo giusto! Buttati!" ma non avevo mai sentito quella vocina ed io ero rimasta sola per anni ed anni.

Ah, avevo avuto però le mie piccole esperienze ma non erano state per niente piacevoli. Le mie erano solo piccole esperienze, si limitavano infatti solo a dei baci rubati, ma mi era bastato per capire che non avrei voluto baciare nessuno a parte la persona che amavo di più al mondo, ossia la persona che poteva farmi felice sul serio e che avrei potuto far felice a mia volta. Quella stessa persona che mi avrebbe potuta aiutare a creare una famiglia.

Si, questo era il mio sogno più grande ed era anche la cosa che mi faceva più paura in assoluto. Okay, desideravo formare una famiglia ma questo non significava che non avessi paura del grosso cambiamento che quel desiderio comportava! Non mi ci vedevo con un bambino, oh no.

Mi astenevo dal tenere in braccio mio cugino di appena un anno solo perché avevo paura di non piacergli! No, non ero adatta. Eppure c'erano delle volte che desideravo tanto averne uno, soprattutto quando quei piccoli e morbidi pulcini ti guardavano con quegli occhi così buoni e tremendamente dolci. Ti sorridevano, poi, semplicemente perché avevano voglia di farlo e tu ti scioglievi come neve al sole.

Si.. alla fine era quello che desideravo di più al mondo, ma più il tempo passava e più pensavo che, dato che era il mio desiderio più grande, non sarei mai riuscita a realizzarlo. Stessa storia per il diventare "attrice professionista".

Era il mio secondo sogno più grande e non credevo davvero di realizzarlo per gli stessi motivi sopra elencati. Per una volta però mi ero sbagliata e quel contratto ne era la prova vivente. Non potevo crederci! Mi piaceva recitare nel mio piccolo gruppo teatrale ma sognavo qualcosa di più e soprattutto sognavo di riuscire a vivere grazie al mio lavoro.

Con i soldi che guadagnavo in quella piccola compagnia teatrale non avrei mai potuto farlo. Inoltre non ero molto brava in altre cose. L'unica cosa che mi riusciva bene era parlare in inglese, ma boh.

L'idea di fare la traduttrice per tutta la vita non mi entusiasmava più di tanto. Fare un lavoro, così.. tanto per farlo mi avrebbe rovinata. Il tuo lavoro deve piacerti o ti alzeresti la mattina con il broncio e con zero voglia di farlo.

Ecco perché non vedevo altra strada per me oltre a diventare un'attrice. Desideravo solo quello e ce l'avevo fatta.

Una volta usciti da quella stanza, guardai per un attimo Jared negli occhi prima di saltargli letteralmente addosso e stritolarlo in un abbraccio che voleva trasmettergli tutto quello che volevo dirgli. "Grazie per esserci stato, grazie per avermi dato questa possibilità, grazie per essere quello che sei".

Lui parve capire il mio messaggio e mi abbraccio poggiando il suo mento sulla mia spalla. Troppo scomoda per lui quella posizione, però. Era decisamente molto più alto di me. Mi prese in braccio, allora, come avrebbe fatto con la sua sorellina e continuò ad abbracciarmi per un tempo indefinito.

Sentivo le lacrime minacciare di scivolare giù lungo il profilo della mia guancia ed anche un pizzicorio al naso che mi segnalò la mia imminente trasformazione: stavo per diventare una fontana vivente. La mia emotività mi stava decisamente antipatica.

« Hey! Non ti azzardare nemmeno a piangere.. » disse Jared captando l'inequivocabile inizio dei miei singhiozzi. Il mio corpo era infatti ormai già scosso ad intervelli regolari dai singhiozzi ed anche i suoni che emettevo non lasciavano presagire altro che una cascata di lacrime.

« Mi macchieresti la camicia nuova quindi smettila immediatamente o ti mando il conto della mia lavanderia. » disse con serietà ma dal sorrisino che gli incurvava leggermente le labbra capii che stava scherzando, fortunatamente, o l'avrei colpito in testa.

« Si.. ora smetto.. » dissi tirando su col naso e lui mi strinse ancora più forte prima di lasciarmi poggiare i piedi per terra. Mi asciugai gli occhi e respirai profondamente. Meglio comunque non guardarlo o sarebbe stato peggio ed avrei ricominciato a piangere con ancora più vigore.

« Forza, andiamo in albergo a festeggiare! Mando un messaggio a Mrs Hallyway per avvertirla. » disse Jared tirando fuori il cellulare dalla tasca dei jeans. Mentre ci avviavamo verso la macchina, continuò a scrivere sul suo telefono ed io ne approfittai per riprendere fiato. Troppe emozioni.

Arrivammo alla macchina in poco tempo e notai che Patrick era già lì, in attesa del nostro arrivo. Mi guardò interrogativo per un attimo e sapevo che voleva chiedermi qualcosa ma forse per delicatezza non lo fece.

Beh, l'unica cosa che poteva pensare vedendomi in quello stato era che non ce l'avessi fatta e non il contrario, così lo rassicurai con un cenno del capo e con un « Ce l'ho fatta. » appena sussurrato che fortunamente Patrick riuscì a cogliere.

Mi aprì la portiera ed io salii in macchina senza dire una parola mentre ancora Jared continuava a mandare messaggi. Come prima, il tragitto fu molto breve ed in quindici minuti arrivammo a destinazione.

La prima cosa che vidi fu però una moltitudine di persone non meno distinte assiepate proprio davanti all'ingresso principale dell'albergo e quando anche Jared le notò, stava ancora mandando messaggi.

« Ecco il tuo comitato di accoglienza! Sono tutti membri dello staff! » disse Jared ed io mi sentii per un attimo morire. Erano troppi, miseriaccia. Come potevo affrontarli tutti? Fu per questo motivo che scesi titubante dalla macchina ma non ebbi neanche il tempo di prepararmi psicologicamente a quello che di lì a poco sarebbe accaduto che in un attimo mi ritrovai circondata.

« Ciao! Benvenuta io sono Elizabeth! Lavoro come truccatrice.. » disse una donna. « Io sono Michael, staff assistent. » « Io sono Kerry! » « Toby » « Linda » « Bridget » « Michael » « Melanie » « Samantha » più una serie di altri nomi che non mi sarei mai ricordata. Ero confusa e disorientata. Stringevo la mano a chiunque e tutti mi sorridevano, dandomi anche leggere pacche sulle spalle come dimostrazione d'affetto. Mi sentivo come un pulcino spaurito.

« Tutti dentro ragazzi, si festeggia! » urlò Jared, il cui vocione era facilmente udibile. Come ipnotizzati tutti eseguirono gli ordini e si avviarono all'interno dell'albergo dove una gioviale Mrs Hallyway mi aspettava per congratularsi con me.

« Oh, cara! Lo sapevo che ce l'avresti fatta! » disse abbracciandomi ed io ricambiai, leggermente emozionata. Tutto questo mi stava sopraffacendo.

« Tu sarai la prima donna regolare dello show! Sono contenta di avere finalmente una figlia.. Non ne potevo più di avere solo ragazzi in giro. Le altre donne andavano e venivano mentre tu rimarrai per un bel po' di tempo! Oh, ringrazio il cielo! » disse e dopo aver zittito con un solo sguardo le proteste di Jared, si dileguò verso la sala in cui si sarebbe tenuta la festa.

Io e Jared la raggiungemmo subito ed il party di benvenuto ebbe inizio. C'era cibo ovunque – anche fin troppo cibo in effetti -, tutto quello che potevi desiderare da bere e tanta, tanta musica. In un attimo fui trascinata nel ritmo della festa e mi ritrovai a ballare in mezzo alla pista improvvisata con un bicchiere d'acqua in mano, io non bevevo altro, e quello che sembrava un tortino di riso nell'altra.

Mangiavo e ballavo praticamente seguita da tutti gli altri che ridevano di gusto e si divertivano mentre Mrs Hallyway urlava a tutti di non buttare cibo a terra. Non avevo mai partecipato ad una festa così strana e caotica! Ridevo per nulla e non riuscivo a smettere sotto lo sguardo attonito di Jared che rideva semplicemente perché io ridevo e facevo smorfie buffe nel frattempo.

Non ricordavo come, ma all'improvviso ci ritrovammo tutti a cerchio per improvvisare un balletto. La musica era tipo quella dei balli di gruppo e una donna, credo fosse Elizabeth, ci guidò per tutto il tempo improvvisando quello che gli veniva in mente. Mi misero poi successivamente al centro e toccò a me improvvisare qualcosa ed io mi vergognavo da morire.

La frenesia generale comunque mi aveva sopraffatta già da tempo, quindi alla fine riuscii ad improvvisare anche io qualcosa. Con i balli di gruppo comunque avevo una certa esperienza perché sin da piccola mi divertivo a ballarli con una certa convinzione, soprattutto quando mi trovavo in vacanza in un villaggio turistico.

Non mi ero accorta però che Jared stava filmando tutto con il suo cellulare e quando me ne accorsi inciampai sui miei stessi piedi. Dannazione a lui! Lui mi fece cenno di continuare ed io arrossii prima di eseguire gli ordini.

Continuammo così a ballare e partì il trenino che coinvolse anche Mrs Hallyway che raccoglieva distrattamente cibo da terra. Poi la musica cambiò completamente e questa si che la conoscevo, anche se ovviamente non l'avevo mai ballata in vita mia.

"La Vida Es Un Carnaval" risuonò per tutta la sala e Jared lasciò il cellulare ad un ragazzo, raccomandandosi con lui di continuare a filmare, e si avvicinò per chiedermi di ballare. Accettai, ovviamente. Tanto ormai! Coordinarci in due non fu affatto facile ma così come era avvenuto con Misha, alla fine riuscimmo a capirci e a ballare senza intoppi. Non ero proprio a digiuno di questo tipo di balli perché mi erano sempre piaciuti e così come per il rock 'n roll, avevo visto un mucchio di video su internet.

Sentivo gli altri battere le mani a ritmo ed io sorrisi mentre davo di nuovo il meglio di me, improvvisando anche qualcosa di decisamente più difficile. Mi era riuscito? Boh. Era divertente però. Jared era buffo mentre ballava ma mi dava sicurezza ed io lo seguivo volentieri.

Facemmo anche una presa alla fine! Mi sollevò in aria ed io piegai le gambe in una posa carina per dare un certo effetto al giro. Alla fine della canzone avevo il fiatone ma ero anche soddisfatta, così come Jared.

« Come ballerina non sei niente male.. » disse mentre ci allontanavamo alla ricerca di un bicchiere d'acqua. Lo ringraziai con un sorriso ed andai a recuperare il suo cellulare mentre lui versava da bere per entrambi. Man mano le persone incominciavano ad andarsene.

Non sembrava ma la festa era in piedi già da un bel paio d'ore ed era anche ora di sloggiare o Mrs Hallyway ci avrebbe buttati fuori a calci di persona. Doveva pur pulire per la cena, no? Beh, i suoi collaboratori dovevano pulire ma era comunque opportuno porre fine alla festa prima che si arrabbiasse.

« Bene.. Ho fatto portare sopra in camera tua il contratto da firmare. Dovrai pensare anche al nome se vuoi averne uno d'arte. Parlane con i tuoi e decidi pure con calma. » disse mentre si avviava verso l'uscita. Tornò poi indietro improvvisamente come se si fosse scordato qualcosa.

« Ti sei portata il pc? » chiese ed io annuii. Come avrei potuto fare senza pc? Sarebbe stato da suicidio. Senza di esso non avrei potuto rimanere in contatto con nessuno.

« Allora ti faccio portare anche la password del wifi dell'albergo, così potrai usarla senza problemi. Sarà più facile sentire i tuoi che per telefono. » disse e dopo avermi strizzato l'occhio, se ne andò. A me non rimase altro da fare che salire in camera e sospirare.

Immaginavo già la conversazione con mia madre: "Ah, hai letto bene che non vogliano fregarti? E' tutto troppo bello per essere vero.. Ci deve essere una fregatura da qualche parte". Ed ovviamente mi sarei presa di nervi. No, era meglio chiamarli quando avevo già firmato così non avrebbero più potuto dirmi niente, ma così facendo mi avrebbero presa per incosciente! Mannaggia.. I genitori erano un vero stress.

Una volta in camera, però, mi dedicai alla lettura del contratto e valutai con attenzione quanto mi proponevano. Non c'era nulla di assolutamente equivoco. Era scritto tutto nero su bianco ed in sostanza i miei obblighi ed i miei doveri erano più o meno questi:

- Non potevo accettare contratti di lavoro che richiedessero la mia presenza durante il periodo in cui avremmo dovuto girare Supernatural. (Ovvio e legittimo. Mica potevo essere in due posti contemporaneamente!);
- Dovevo impegnarmi a rispettare gli orari e le esigenze dello staff, quindi imparare le battute a memoria nel tempo richiesto e non arrivamare mai in ritardo;
- Dovevo impegnarmi anche nelle campagne pubblicitarie di promozione della serie tv e quindi questo voleva dire che dovevo anche partecipare ai talk show o rispondere ad alcune domande dei giornalisti se richiedevano la mia presenza;
- Non potevo discutere le scelte dei registi. Dovevo fare quello che loro mi avrebbero detto di fare senza discutere o senza inscenare qualche capriccio da diva;
- Ero obbligata a non fare spoiler con chicchessia, quindi a mantenere il completo riserbo su quanto avremmo girato nei prossimi mesi.

Si, più o meno erano questi gli obblighi ed i doveri più importanti. La paga comunque era ottima ed io non mi preoccupavo del resto. Senza neanche pensarci su, firmai. Guardai quel foglio come incantata per lunghi minuti e poi passai all'altro.

Volevo essere conosciuta con un nome d'arte? Si, direi di si. Il mio cognome soprattutto non mi piaceva per niente ed io volevo scollegarmi quanto più possibile dalla mia vita precedente. Era anche un modo per proteggere i miei genitori e la mia famiglia.

Loro non desideravano essere al centro dei riflettori e nella più rosea delle ipotesi, ossia che questo fosse solo il primo passo per una fulgida carriera nel mondo dello spettacolo, volevo che loro potessero vivere una vita tranquilla così come desideravano.

Presi il foglio in mano e pensai a tutti gli pseudonimi che avevo usato in passato. Quando ero piccola c'era stato Jane Evans ma non mi piaceva più di tanto, adesso. Da qualche tempo usavo Evelyn Wright come nickname in vari forum o siti in cui mi registravo.

Di solito lo completavo in "Evelyn Jane Wright". Che fosse quello giusto? Non me ne veniva in mente nessun altro e quindi compilai il modulo con quel nome. Era buffo, ma davvero il mondo da quel momento in poi mi avrebbe conosciuta come Evelyn. Dovevo farmi chiamare così anche dai miei amici? Non dai miei genitori ma forse da tutti i membri del cast si.

Ero parecchio confusa in proposito. Sarei diventata un po' più conosciuta con il nome Evelyn e non con il mio vero nome, Roberta. Quindi forse si, ma ci avrei pensato quando ne avrei avuto l'occasione.

Firmati i due fogli accesi il pc ed attesi che mi venissero a portare la password del wifi. Passò un po' di tempo, ma alla fine arrivò qualcuno ed io mi preparai all'estenuante conversazione. Fu però guardando l'ora sullo schermo del pc che mi accorsi di un piccolo problema. Che ore erano in Italia?

Feci un rapido calcolo e mi accorsi che era piena notte. Oh, beh.. conversazione rimandata. Meglio così. Decisi che tanto valeva andare alla ricerca di Jared perché comunque non avevo nulla da fare in camera. Ah, e dovevo anche sapere a chi dovevo consegnare il contratto firmato!

Si, cercare Jared era l'unica soluzione possibile. Presi pertanto la tessera elettronica della camera ed uscii dalla stanza diretta da Mrs Hallyway, l'unica che poteva indicarmi la stanza di Jared. Presi le scale, arrivai davanti alla reception e le chiesi ogni cosa.

« Tesoro, Jared si trova nella camera accanto alla tua. La tua camera, praticamente si trova al centro tra quella di Jared e quella di Misha. Allora, Jared ha la 215.. Tu hai la 216, Misha ha la 217 e Jensen la 218. Le altre due camere prima di quella di Jared, la 214 e la 213 sono invece di alcuni membri del cast. A pensarci bene, tutte le altre sono per i membri del cast. » e si fece pensierosa per un attimo prima di scrollare le spalle e sorridermi di nuovo.

La rigraziai e risalii di corsa le scale fino al terzo piano. Si, avrei dovuto farmi tre rampe di scale ogni giorno e la notizia non mi faceva decisamente saltare di gioia ma non potevo farci nulla. Una volta arrivata al terzo piano, avevo il fiatone e con quello stesso fiatone bussai alla porta della stanza numero 215.

« Oh! Ciao! Sarei venuto da te fra un po' ma mi hai preceduto.. Entra, forza. » disse aprendo la porta e fu allora che lo notai. Era a petto nudo e ricoperto solo da un asciugamano. Non ci potei far nulla: urlai. Beh, in realtà era un gridolino isterico e mi tappai velocemente la bocca. Ovviamente mi girai ed incominciai a balbettare cose senza senso prima di decidermi a parlare seriamente.

« Apri così ogni volta? » chiesi mentre tenevo ancora le mani appiccicate agli occhi. « Ti giuro che non ho guardato! » dissi, come una povera deficiente. Cosa potevo dire a mia discolpa? La cosa mi aveva bruciato gli ultimi neuroni ancora funzionanti del mio cervello.

« Si.. Ehm.. Guarda che per me non è un problema, o mi sarei coperto prima di aprire la porta. » disse ridendo ed io arrosii ancora di più. Certo che aveva ragione lui, ero io la cretina. « E per la cronaca non apro sempre così.. solo alcune volte. » disse continuando a ridere. Grazie Jared, davvero. Mi faceva sentire così in imbarazzo! Accidenti a lui.

« Vado a mettermi qualcosa addosso, allora. Aspettami qui un attimo. » disse e sentii la porta chiudersi alle mie spalle. Mi accasciai accanto alla porta e sperai che il tetto mi crollasse in testa. Perché la mia timidezza doveva essermi così d'ostacolo? Era nudo come poteva esserlo andando a mare! Che problemi avevo? Dovevo decisamente rivedere alcune mie convinzioni. Decisamente.

Jared riaprì comunque la porta solo dopo un po' ed io ne appofittai per prendere anche il contratto e l'altro foglio di carta che segnalava la mia volontà di usare un nome d'arte. Non potei fare a meno di arrossire quando i nostri sguardi si incrociarono e si, ora era completamente vestito.

« Ho portato il contratto.. » disse e glielo porsi insieme all'altro documento. Spulciò sia il primo che il secondo prima di sorridere. Era tutto apposto no?

« Evelyn? Sai.. ti si addice. "La piccola Eve" suona bene. » disse e mi scompigliò i capelli mentre andava a sedersi su un divanetto. Io lo seguii e mi accasciai su una poltrona.

« Dirò a Patrick di portare questi fogli a Robert quanto prima, entro domani mattina al massimo. Noi invece dobbiamo parlare di un'altra cosa. » disse un po' più seriamente. Che cos'era successo?

« Le riprese della nona stagione incominceranno il mese prossimo, il 10 giugno. Tu cosa vuoi fare nel frattempo? Tornare a casa? Manca ancora un bel po' di tempo, credo.. Che giorno siamo? » chiese pensieroso e tentò di afferrare il cellulare, ma io lo precedetti.

« E' il 22 giugno. » dissi con un sospiro « Si.. manca un bel po' di tempo ma non credo che sarebbe produttivo tornare a casa. Dovrò abituarmi a vivere qui, anche perché vorrei restare qui. Magari forse dovrei cercarmi un appartamentino da prendere in affitto o qualcosa del genere. » dissi e mi lasciai pian piano prendere dal panico. Come avrei potuto prendere in affitto una casa se non avevo neanche idea di come cercarne una? Okay, niente panico. Niente panico.

« Se vuoi rimanere qui, puoi venire con me! Io e Genevieve saremmo felici di ospitarti. Ne parlavamo giusto prima al telefono.. » disse con un sorriso ed io lo guardai sospettosa, come se potesse prendermi in giro. Dai, su. Chi poteva ospitare una sconosciuta in casa propria?

« Non sto scherzando, giuro! Dai.. Scometto che muori dalla voglia di vedere la nostra casa nel Texas! » disse strizzandomi l'occhio ed io gli sorrisi, abbassando lo sguardo.

« Inoltre sarà più facile per noi raggiungere Jensen quando Danneel partorirà! Era nostra intenzione dargli un po' di supporto e tu potresti venire con noi. » disse, forse sperando di convincermi con lo stratagemma del bambino ma questo era esattamente un buon motivo per non venire. Non poteva dirmi cosa peggiore, cavolo.

« Su.. Non farti pregare! Genevieve ci tiene tanto! » disse alzandosi dal divano per inginocchiarsi ai miei piedi con il suo inconfondibile sguardo da cucciolo. No, non volevo andarci ma non potevo neanche dirgli di no se Genevieve ci teneva tanto. Dovevo loro molto più di quello che avrei mai potuto concepire e lo sapevo bene.

Fu per questo che gli dissi di si. « Si.. verrò con te. » dissi e lui si alzò subito per telefonare a Genevieve. Bastava nominare Jensen e Danneel nella stessa frase per farmi spegnere tutto l'entusiasmo. Non avevo motivo per sentirmi così ma non potevo farci nulla.

Il mio sguardo si spense ed io guardai il vuoto mentre Jared parlava con Genevieve con tutto l'entusiasmo di cui era capace. Non si accorse però di me e del mio sguardo e di questo fu sempre un bene. Non ero in vena di spiegazioni né sapevo darle.

Non appena riattaccò passammo il resto della serata incollati davanti alla televisione. Scoprii che aveva sia la Wii in camera che la Playstation ed io lo odiai per non avermelo detto prima. Non giocavo in quel modo da un mucchio di tempo, diamine! Ne avevo una voglia matta e lo sfidai a tennis.

Si può facilmente immaginare quanto giocare seriamente con Jared Padalecki fosse alquanto impossibile ed a causa di una certa quantità di solletico a tradimento ed altre mosse più o meno sleali, non potei fare a meno di perdere su tutta la linea.

Me ne tornai quindi in camera con il broncio e mi misi a letto solo dopo essermi fatta una bella doccia rilassante.

Quella notte fui scossa nuovamente dagli incubi e mi svegliai ancora una volta in un bagno di sudore. Non tornai più tra le lenzuola ma passai tutto il tempo che rimaneva prima della sveglia ufficiale, sotto la doccia.

Prima di andarmene dalla stanza di Jared, avevamo concordato che di mattina presto avrebbe prenotato un biglietto aereo in più per me e saremmo partiti quel pomeriggio stesso. Non avrei mai creduto di andare in Texas, ma tra poche ore sarebbe successo.

Forse, se sarei stata fortunata, avrei potuto dormire un po' in aereo. Ne avevo abbastanza di incubi.







Angolo autrice: Ed eccomi qui con il nuovo capitolo! Anche in questo capitolo viene narrata più una situazione di passaggio che altro, ma getta le basi per il nuovo capitolo che sarà situato in Texas! *^* Non vedo l'ora di scriverlo! Torneranno ovviamente sia Genevieve che Thomas e quindi sono tanto contenta di scriverlo! *manda cuoricini al mondo* Beh, spero davvero che vi sia piaciuto. Prima di andarvene volevo lasciarvi una foto molto interessante che mi ha ispirato moltissimo per una piccola parte di questo capitolo: http://i.imgur.com/2INN06S.jpg. Ecco, ora comprenderete sicurmante come mi sia lasciata influenzare xD Come al solito ringrazio daverro di cuore sia  Nerea_V che  terry88febbraio per il supporto - Vi mando un bacio enorme ragazze! *^* - e ringrazio anche un'altra mia lettrice che gentilmente ha commentato il capitolo scorso, Peterina00. Bene, rinnovo ancora una volta l'appello di ogni capitolo - commentate vi prego!! - e vi mando tanti tanti baci a tutti! Alla prossima, Evelyn.

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Capitolo 10
*** Cap 10 - Welcome to Texas! ***


Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: verde per adesso (salirà più avanti)
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo10/?

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them. »




Dopo aver passato praticamente mezz'ora sotto il getto tiepido della doccia installata nel bagno della mia enorme camera da letto, come avevo già preannunciato, non andai affatto a dormire ma passai il resto delle ore che rimanevano alla 'sveglia ufficiale' decisa da Jared accendendo il portatile e sbirciando tutto quello che potevo attraverso Facebook ed i forum che ero solita frequentare.

Da quand'era che non lo facevo? Da circa tre giorni, se non stavo dicendo cavolate. Un'eternità per una patita come me di pc e di internet che passava la maggior parte delle sue giornate con il pc sulle ginocchia. Si, proprio così. Internet era la mia piccola droga personale.

La verità era che il mio portatile costituiva l'unica possibile finestra sul mondo che una come me poteva permettersi. Non avevo un lavoro, non avevo dei risparmi e non avevo dei parenti o dei genitori ricchi che potessero prestarmi dei soldi per un viaggetto.

Come facevo a vedere il mondo, altrimenti? L'unica cosa che potevo realmente permettermi di vedere era la mia piccola casa di periferia e nulla più. Tutti i viaggi che ero riuscita a fare nella mia vita li avevo dovuti pagare di tasca mia, risparmiando una vita intera.

Il primo viaggio che avevo fatto mi aveva portata a Londra e non ero certo sola perché con me c'erano tutti i miei compagni di classe, Si, era una gita scolastica. Di terza superiore, credo, ma su queste cose non ero mai imprecisa. Ricordavo quasi tutto, tranne i dettagli.

Le rare volte che riuscivo a partire, infatti, non appena tornavo a casa dimenticavo quasi tutto, come se avessi vissuto un sogno. C'erano le foto per fortuna ma non mi sarei mai potuta ricordare né cosa avevo mangiato né cosa avevo fatto durante la giornata, non in ordine cronologico per lo meno.

Ecco perché finivo sempre per portarmi un diario e per scriverci su ogni cosa, altrimenti non sarei mai riuscita neanche lontanamente a farmi un quadro generale dei miei giorni passati in quel dato luogo! Da Londra era partita la mia voglia infinita di uscire dall'Italia.

Volevo scappare via, fuggire il più lontano possibile. Avete presente quando pensate di aver trovato la vostra vera casa? Ecco, Londra per me era 'casa, felicità e libertà' messe assieme. Un mix esplosivo che mi aveva dato alla testa.

Londra aveva rivoluzionato tutto e mi ero appassionata sempre di più alle lingue e soprattutto all'inglese grazie a quella città. Mi dicevo: "un giorno andrò a vivere a Londra". Beh, c'ero andata vicino. Non era Londra ma ero pur sempre fuori dall'Italia, il che andava benissimo anche così.

Dopo Londra c'erano stati degli anni un po' bui. Niente gitarelle fuori porta. Partii solo l'estate dopo il mio ultimo anno a liceo, ma non andai tanto lontano. Io ed alcuni miei amici andammo in Calabria, proprio sull'Appennino, e per fortuna non spendemmo molto perché uno dei miei amici aveva una casa lì, quindi almeno l'alloggio era gratis.

Viaggio carino, comunque. C'eravamo divertiti davvero molto perché, anche se era estate e non c'era il mare, eravamo insieme e c'era un fresco così piacevole e talmente tante cose da fare da non farcene neanche sentire la mancanza.

Un po' di tempo dopo, invece, riuscii a partecipare ad un progetto a livello europeo sulla danza e sull'espressione corporea, roba artistica insomma. Grazie a quel progetto ed al fatto che non avrei dovuto pagare praticamente nulla se non il 30% delle spese del viaggio, riuscii ad andare in Germania per ben 10 giorni.

Un gran bel colpo di fortuna, lo ammetto. Peccato che più che un viaggio si rivelò un massacro! Nessuno dei partecipanti a questo progetto se l'aspettava. Ballammo dalla mattina alla sera e solo per i pasti avevamo uno stacco di un'ora e mezza.

Visitammo in quei 10 giorni solo due città perché dovevamo prepararci per una performance finale che avremmo mostrato in piazza davanti a 10 milioni di persone accorse a vedere il festival. Si, ci saremmo esibiti ad un festival.

Nonostante questi dolorosissimi dettagli, i miei muscoli infatti non tornarono mai ad essere quelli di prima, ci divertimmo parecchio. Eravamo diversi ragazzi provenienti da nazioni diverse (Francia, Italia, Germania e Croazia) la cui unica lingua in comune era l'inglese, quindi tutti a parlare inglese!

Le risate che potevamo farci quando non ci ricordavamo qualche parola erano fantastiche ed all'ordine del giorno. C'era anche un fan di Supernatural! Un ragazzo francese che era finito per puro caso nel mio stesso turno (lavavamo i piatti).

Il cuoco teneva delle mini casse su un mobile della cucina che potevamo usare a nostro piacimento e questo ragazzo francese metteva sempre musica di Supernatural, per la mia gioia. Si, tutto sommato quindi ci siamo divertiti parecchio.

Non avevo mai immaginato di finire in Germania ma il destino ti sorprende sempre in qualche modo e come mi aveva fatta finire in Germania, mi aveva anche portata a Vancouver dopo l'ennesimo viaggio pagato totalmente a mie spese.

Ovviamente stiamo parlando di Roma. Anche quello era un viaggio che avevo pagato tutto da sola, anche perché mia madre considerava un viaggio del genere una totale perdita di soldi e di denaro. "Ma che ci vai a fare ad una.. come si chiama? Ah, già.. convention. Che senso ha?" mi diceva sempre non capendo come al solito una cippa di niente.

Vabbé, tutto quello che piaceva a me non piaceva a lei quindi che cosa poteva capire? "E' come quando vai ad un concerto! I concerti sono l'unico modo che hai per vedere i tuoi cantanti preferiti dal vivo e le convention sono l'unico modo che hai per vedere i tuoi attori preferiti dal vivo. Semplice! Inoltre le convention sono meglio da un certo punto di vista perché lì ti puoi fare le foto con i tuoi idoli mentre ai concerti proprio no" era questo che gli rispondevo di solito.

Un po' azzardata come risposta, lo ammetto, ma mi faceva saltare i nervi quando diceva certe cose. Vabbé, per lei tutto quello che facevo io era stupido solo perché non riscontrava i suoi gusti personali o perché non la soddisfacevo abbastanza dal punto di vista dello studio e quindi se la prendeva con me per qualunque cosa.

Sto facendo davvero un pessimo ritratto di mia madre, vero? Quindi è meglio abbandonare questo argomento, altrimenti è peggio per tutti.

Dunque, il mio penultimo viaggio era stato Roma, una terra che mi aveva riservato un'infinità di sorprese come nessuna terra straniera era riuscita a darmi. Grazie, Italia. Era il suo ultimo regalo d'addio?

Comunque sia non mi sarebbe dispiaciuto rimanere a Roma ma ovviamente Vancouver era molto meglio date le circostante. Ed infine, Texas! Non potevo davvero crederci.

Come accennato precedentemente, l'idea di andarci non rientrava esattamente nei miei progetti date le intenzioni di Jared di andare a trovare Jensen una volta nata la bambina, ma non avevo potuto dirgli di no. Non con quella faccia da cucciolo che si ritrovava, maledetto lui!

Avrei dovuto ricacciare in gola quel magone che la bloccava e magari anche fingere di essere felice. Ero un'attrice, no? Quindi dovevo tirare fuori gli attributi inesistenti per mostrare al mondo di che pasta era fatta Roberta / Evelyn Wright!

L'idea di mentire non era piacevole ma a mali estremi, estremi rimedi. Sempre meglio di mostrare il broncio. Una cosa era certa, comunque: quell'incubo mi aveva fatto tirare fuori un certo caratterino che non mi dispiaceva, anche se sapevo che sarebbe durato ben poco.

Sarei ritornata ad essere la solita piagnucolona di sempre ben presto e non potevo che rimpiangere di già queste ore paradisiache passate con un po' di coraggio e decisione nelle vene.

Girovagando su internet, nel frattempo, sbirciai tutto quello che volevo e che gli altri avevano avuto la cortesia di pubblicare, sulla vita degli amici e dei parenti che avevo lasciato indietro.

Oh, una mia cugina si era fidanzata! E chi era quella ragazza accanto a mio fratello? Ah, non ricordo se avevo accennato mai a mio fratello, Dario. Un tipo abbastanza strano, biondo e con gli occhi azzurri. L'esatto contrario di me praticamente, castana con occhi castani.

Lui era uno fissato con il rap, un genere che non ascoltavo proprio mai perché non mi piaceva per niente. Di solito amavo tutti i tipi di musica, ma il rap proprio non ce la facevo e dovevo sopportare mio fratello che metteva lo stereo a tutto volume ad ogni santissima ora del giorno.

Anche lui amava Supernatural e l'avevo costretto io a guardarlo! Se n'era innamorato ed il suo preferito era Dean. Avevo mantenuto la mia promessa di dire a Jensen che mio fratello adorava il suo personaggio? Probabilmente no. Non mi ricordavo affatto di averglielo detto. Ops. Avrei rimediato, presto, lo giuravo!

Poi, mmm... Ah, Simone! Mi aveva lasciato un messaggio su facebook. Aveva esordito con un "Ciao straniera" che mi fece ridere. Di già mi chiamava straniera? Non lo ero affatto, mio caro signorino.

Gli risposi subito, facendogli un resoconto dettagliato di tutte le scemenze che avevo combinato fino a quel momento fino ad arrivare alla notizia più importante. Non vedevo l'ora di sapere come l'avrebbe presa!

Infine, mi accorsi che in Italia dovevano essere più o meno le 16:30, quindi potevo fare quella benedetta video-chiamata ai miei! Accesi Skype, che tra le altre cose non avevo mai usato ma che avevo dovuto installare sul pc dato che mi conveniva parecchio rispetto alle normali telefonate, e feci uno squillo a mio fratello di modo che capisse, sempre se capiva, che ero pronta per una videochiamata.

Era quello il segnale concordato, quindi doveva per forza comprendermi! Per fortuna mi comprese ed in poco tempo mi ritrovai davanti tutta la famiglia riunita davanti al pc più i miei vicini di casa. Wow! Avevano fatto in fretta.. Si vedeva che volevano vedermi!

Era strano comunque vederli dall'altra parte. Mi faceva un certo effetto.

« Hey! » dissi loro, salutandoli con la manina. Tutti mi sorrisero di rimando ed un coro di "ciao!" risuonò nella stanza. Nessuno di noi era abituato a questo tipo di conversazioni e non eravamo neanche particolarmente bravi a trovare degli spunti di conversazione. Bene! Eravamo un disastro.

« Ecco.. ce l'ho fatta! Ehm.. ho avuto la parte. Si.. ho avuto la parte.. » dissi e mentre mettevo a parte la mia famiglia di questa grande vittoria, mi misi a piangere seriamente. Vidi che anche loro erano sinceramente commossi e mi preparai al peggio.

Bene, avevo combinato un disastro solo con una frase neanche particolarmente lunga.

In un attimo vidi le donne del gruppo dall'altra parte dello schermo scoppiare in un pianto a dirotto ed io le seguii, piangendo ancora più forte.

« N-non ve lo avevo a-ancora detto p-perché ci tenevo a d-diverlo io più o meno di persona. » dissi singhiozzando e nel frattempo vidi mio padre che tentava di calmarci tutte, con scarsi risultati.

Lì, c'era anche una delle mie migliori amiche, Agata, una dei miei vicini di casa. Anche lei piangeva ed avrei voluto averla accanto per poterla abbracciare. Ci conoscevamo da tanto, tantissimo tempo e se avessi potuto averla vicino sarebbe stato perfetto.

Lei, insieme all'altra mia migliore amica fan di Supernatural, Silvia, erano fondamentali nella mia vita. Solo che non potevo averle vicino. Avevano una loro vita in Italia ed essa non coincideva con i miei piani per il futuro.

« Ho già firmato il contratto.. Stamattina Jared Padalecki, Sam, glielo consegnerà. Ho anche scelto un nome d'arte! Evelyn Jane Wright. Era il primo che mi era venuto in mente. Jared dice che mi sta bene.. Mi vuole chiamare "La piccola Eve". » dissi, continuando a raccontare poi sia il provino che la festa celebrata in mio onore per la buona riuscita del provino.

Erano tutti increduli, soprattutto mia madre. Lei, che non vedeva il buono in nessuno, per una volta doveva ricredersi.

« Sono davvero contento per te.. Nessuno di noi poteva sperare tanto, ma sta attenta. Noi non possiamo essere lì a proteggerti. Fai tutto con calma e pondera bene le tue decisioni. Non c'è nessuna fretta.. Solo quando sarai sicura al 100%, allora buttati. » disse mio padre ed io gli sorrisi.

Sapevo che era preoccupato per me e che quelle parole erano dettate dall'affetto che provava nei miei confronti. Si, sarei stata attenta ma talvolta l'attenzione non bastava affatto.

Ci lasciammo comunque poco dopo. Avrei voluto stare lì per ore ma loro avevano tante cose da fare mio padre doveva sbrigare alcune faccende.

Chiusi quindi la conversazione, asciugandomi poi le lacrime. C'erano solo dei rimasugli di lacrime sul mio viso ma le tolsi comunque.

Guardai l'ora ed erano solo le 07:10 del mattino. Jared sarebbe venuto verso le 09:00 quindi avevo ancora ben due ore di completo nulla davanti a me. Film? Film.

Ne avevo portati alcuni con me in valigia e ne scelsi uno che avevo visto ormai miliardi di volte e che sapevo ormai a memoria, "Il castello errante di Howl". Un capolavoro di Miyazaki. Mi avrebbe impegnata per un paio d'ore.

Mi sdraiai sul letto, misi il portatile sulla pancia ed inserii il disco nell'apposito cosetto che non avevo idea di come si chiamasse. Anzi, ce l'avevo ma me lo dimenticavo sempre. Così, mi rilassai e premetti play.

 


***



Jared quella mattina non fu così fiscale come al solito, infatti si presentò mezz'ora dopo rispetto all'ora concordata. Bussò alla porta e non appena aprii mi dedicò un sorriso smagliante prima di catapultarsi dentro e gettarsi sul letto con molta nonchalance.

« Allora, fatta la valigia? » chiese, afferrando qualcosa dalla sua tasca. Scoprii che erano caramelle e me ne offrì una, che accettai volentieri. Mmm, buone!

« Non l'ho mai disfatta! » dissi con un sorriso, raggiungendolo nel letto per sdraiarmici così come aveva fatto lui poco prima. Era strano, ma questo non mi imbarazzava anche se normalmente l'avrebbe fatto. Probabilmente era perché consideravo sempre di più Jared come un amico.

« Bene, abbiamo l'aereo prenotato per mezzogiorno. Mrs Hallyway già si sta stressando perché ce ne andiamo tutti. Per lei è una vera tortura non averci qui a gironzolare per l'albergo. » disse lanciandosi una caramella in bocca. Io annuii nel frattempo e pescai un'altra caramella dal pacco.

« Mmm.. cosa voleva dire Mrs Hallyway l'altra volta? C'era qualcosa che voleva confessarmi riguardo a te e sembrava che Jensen lo sapesse! » dissi, vinta dalla curiosità morbosa di saperlo. Già che c'eravamo, perché non chiedere? Jared, comunque, si strozzò con una caramella.

« Niente.. perché? Mrs Hallyway voleva dirti qualcosa? Non ricordo. » disse semplicemente ed io preferii non insistere. Per quanto lo considerassi un amico, sapevo che ancora non c'era il livello di confidenza che mi avrebbe permesso di fare pressioni, quindi rimasi in silenzio.

« Colazione? » mi chiese ed io annuii, afferrando un'altra caramella. Iniziavamo davvero bene! A quanto sembrava mi aspettava una vita sregolata a base di caramelle per lo più. Il mio fisico ne avrebbe risentito parecchio se questa era la 'dieta' che Jared voleva farmi fare.

Beh, in realtà lui me le aveva offerte quelle caramelle ed io avrei anche potuto rifiutare ma non lo avevo fatto. Questo faceva di lui il mio diavolo tentatore! Me lo immaginavo sulla spalla a suggerirmi la mia prossima malefatta. Era divertente ma terribilmente sbagliato. Sissignore!

Scendemmo comunque nella sala adibita a ristorante ed ovviamente ci ingozzammo di cornetti, uova e bacon. Fameeeeeeee!

Per quel che rimase della mattinata, mi rinchiusi in camera a finire la valigia. C'erano ancora lo shampoo ed il bagnoschiuma da mettere dentro più una serie di cose che avevo uscito dalla valigia senza accorgermene e che erano finite sotto la sedia.

Per le 10:30 però avevo già finito ed uscii fuori dalla mia stanza trascinando la mia pesante valigia. Presi l'ascensore, ahimè, ed aspettai Jared nell'atrio subito dopo aver consegnato la chiave della mia stanza a Mrs Hallyway che mi abbracciò in preda alle lacrime.

« Va tutto bene, Mrs Hallyway.. Pochi giorni e saremo di nuovo da lei! » dissi mentre la donna mi strozzava in un abbraccio piuttosto forte e deciso. Solo quando vide Jared si decise a lasciarmi, solo per strozzare lui ovviamente.

Patrick ci aspettava già in auto, impeccabile come al solito. Quello che non sapevo era che lui seguiva Jared quasi ovunque ed era quasi come un maggiordomo. Sarebbe venuto con noi, quindi, a casa Padalecki.

Dato che avevo dormito quando ero arrivata a Vancouver, non avevo idea di quanto l'aeroporto distasse dall'albergo ma scoprii un bel po'. Un'ora circa di viaggio. Come potevamo arrivare in tempo? Naturalmente dimenticavo il fatto che i vip venivano trattati sempre bene ovunque andassero.

Patrick prese i biglietti in un batter d'occhio e nel fratempo si portò dietro anche le nostre valigie. Come? Con il carrello dell'aeroporto. Non appena tornò senza valigie, sorpassammo tutti ed arrivammo davanti al metal detector.

Uno alla volta ci passammo attraverso e ci avviammo poi verso il gate appena in tempo. Stavano già facendo imbarcare i passeggeri. Porsi i biglietti all'hostess e salimmo. Prima classe, ovviamente. Quanto caspita gli era costato quel biglietto? Il bello era che dovevo ripagarlo prima o poi.

Sbiancai di colpo a quella consapevolezza e mi sedetti con un tonfo sul sedile che mi era destinato.

Solo dopo un bel po', l'aereo si accese e si mise in fila per partire. Odiavo la partenza, la odiavo! E solo dopo aver pregato tutti i santi e tutti gli dei esistenti, l'aereo si stabilizzò ed io mi addormentai.

 

***

 

L'avevo già detto che odiavo anche gli atterraggi? Si probabilmente, anche molte volte, e dirlo non li migliorava di certo. Continuavano ad essere orribili e sgradevoli.

L'unica nota positiva era che finalmente eravamo arrivati negli Stati Uniti, il che significava che dopo quel periglioso viaggio tra le nuvole eravamo ancora vivi e vegeti. Un hip hip hurrà per il pilota che ci aveva fatti atterrare vivi!

Jared invece si era ammazzato dal ridere per tutto il tempo perché aveva avuto sfortunatamente una prospettiva fantastica sulla mia faccia terrorizzata e l'aveva trovata molto buffa, a parer suo.

La prima cosa che mi disse dopo l'atterraggio era che avrebbe voluto tornare subito indietro solo per rivedere la mia faccia! Ah, che amico fantastico. Rideva di me! Ovviamente gli dedicai una bella linguaccia in risposta e scappai subito nella direzione indicata dalle frecce per andare a prendere il mio bagaglio.

Avevo sempre avuto il terrore di perdere la mia valigia e quindi ero in ansia anche per questo. E se non la trovavo più? Attendemmo per un po' ma le nostre valigie furono le prime ad uscire, quindi solo dopo 10 minuti eravamo pronti per immergerci nelle vie afose del Texas.

Ma ci aspettava una sorpresa!

Subito, all'uscita dell'aeroporto, vedemmo due mani alzate nel tentativo di attirare la nostra attenzione e nel mettere a fuoco capimmo che si trattava di Genevieve e del piccolo Thomas. Oh, quanto amore per quel bambino!

Jared gli corse subito incontro ed abbracciò la moglie per lungo tempo, stampandole poi un bacio sulle labbra. Io nel frattempo mi avvicinai e salutai Thomas, momentaneamente ignorato dai genitori.

Il piccolo alzò la manina e mi salutò ed io gli sorrisi proprio mentre Genevieve si lanciava verso di me per abbracciarmi. La strinsi forte e le lasciai anche baciare le mie guance.

« Sono davvero contenta che tu sia qui! » disse sorridendomi mentre riprendeva in braccio Thomas che cominciava già a reclamare le sue attenzioni. Fu Jared però a prenderlo infine in braccio ed il piccolo si accontentò ben volentieri dato che non vedeva il padre da un bel paio di giorni.

« Grazie davvero per l'ospitalità, siete davvero molto gentili. » dissi e Genevieve cercò di interrompere i miei ringraziamenti con un gesto eloquente della mano.

« Non è nulla.. per noi è un vero piacere! » disse con un altro sorriso per poi rivolgersi sia a me che a Jared.

« Che dite, andiamo? » chiese e noi annuimmo subito.

In tutto questo Patrick rimase a debita distanza ma non appena si avvicinò, venne salutato calorosamente sia da Genevieve che da Thomas. L'uomo sembrava sentirsi a disagio per queste dimostrazioni d'affetto, ma era comunque lieto di riceverle.

Si disse disponibile a guidare per tutto il tragitto verso casa ed i coniugi Padalecki annuirono contenti della proposta. A detta di Jared, infatti, l'idea di guidare non lo entusiasmava.

Ci dirigemmo verso una normale macchina a 5 posti e Patrick si mise al posto di guida mentre Jared prese il posto accanto a quello del guidatore. Io, Genevieve e Thomas ci accomodammo invece nei sedili di dietro, lui rigorosamente nel suo seggiolino per auto.

Era chiaro sin da quando avevamo lasciato l'aeroporto che in Texas si respirava un'aria diversa. C'era molto caldo ma non era solo questo. Ogni terra aveva le proprie caratteristiche e quella mi trasmettava molto calore, non solo per la temperatura rovente ma anche per altro. Non sapevo descrivere cosa, però.

« Allora, il viaggio? » mi chiese Genevieve mentre lasciavamo definitivamente il parcheggio dell'aeroporto.

« Non male, ma per me non sarà mai strepitoso viaggiare in aereo. » dissi mentre sentivo già uno sbuffo provenire dal sedile davanti.

« Dovevi vedere che faccia aveva, Gen! Era terrorizzata! » disse Jared e scoppiò apertamente a ridere sotto lo sguardo di fuoco di Genevieve che ovviamente non apprezzava che mi si prendesse in giro. Ah, lei si che era un'amica! Lo colpì anche con uno scappellotto.

« Dovresti essere più gentile.. Bell'esempio che dai a tuo figlio! » disse lei e tappò nel frattempo anche le orecchie a Thomas che nel frattempo si stava bellamente per addormentare.

« Eddai, Gen.. E' divertente! » disse girandosi e la faccia della moglie lo convinse a desistere. Alzò le braccia completamente arreso e tornò a guardare avanti.

Io e Genevieve continuammo a parlare del più e del meno: della Sicilia, dell'Italia, della reazione dei miei parenti alla notizia della buona riuscita del provino e di quello che avevo lasciato.

Con lei era particolarmente facile aprirsi e lo facevo volentieri perché desideravo che mi conoscesse sul serio. Volevo che sapesse a che persona aveva dato quell'enorme opportunità e quindi dicevo sempre la verità e rispondevo aggiungendo più particolari possibili sulla mia vita di quanti me ne chiedesse.

Lei comunque era un'ottima ascoltatrice ed era anche curiosa quindi faceva domande ben mirate ed io rispondevo, semplicemente.

« Sono sempre più contenta del fatto che tu sia qui! Così almeno me lo terrai d'occhio.. » disse Genevieve riferendosi ovviamente al marito. Jared si girò ancora, indignato e lei sorrise furba.

« Ma io non faccio niente di male! » disse lui ma Genevieve lo zittì subito. « Mrs Halyway si lamenta ogni volta! Dice che combini sempre casini quando stai in quell'albergo! Conto su di te per tenerlo d'occhio.. ah, ma qual'è il tuo nome d'arte? » chiese improvvisamente.

« Evelyn.. Evelyn Jane Wright » dissi perché in effetti avevamo parlato di tutto tranne che di quello perché me ne dimenticavo persino io che l'avevo scelto quel nome, quindi figuriamoci gli altri.

« Eve, allora.. » disse lei, per poi rivolgersi di nuovo solo a me. « Eve, ti sto ufficialmente ingaggiando gratuitamente per quest'impresa. Riuscirai a tenere d'occhio mio marito? » chiese lei e sentii ancora una volta Jared sbuffare.

« Hai scelto la persona sbagliata! Ti ricordo che è lei la prima a combinare pasticci.. » disse subito lui e Genevieve parve pensarci sul serio.

« In effetti hai ragione.. Ma forse se vi tenete d'occhio a vicenda limiterete i danni! Non voglio più che Mrs Hallyway mi telefoni ad ogni ora del giorno e della notte per ogni tua marachella, signorino! » disse e gli puntò un dito contro.

Detto questo, non senza le vive proteste di Jared, la conversazione cambiò di nuovo sui miei gusti musicali. Jared accese la radio e ci ritrovammo tutti a cantare, meno che Patrick, le canzoni che passavano alla radio.

Thomas non faceva una piega. Dormiva profondamente e non si svegliava!

Arrivammo a casa Padalecki solo verso le 16:30. Quanto ci avevamo impiegato? Quasi due ore ma c'eravamo anche fermati a prendere qualcosa da mangiare durante il viaggio quindi il tempo era volato senza che ce ne accorgessimo sul serio, ma non era questo il punto.

Allora, casa Padalecki era.. era.. Ommioddio quant'era bella! Non avevo mai visto una casa più bella. C'era un giardino enorme e la casa dava l'idea di essere calda ed accogliente. Non era lussuosissima, almeno non dall'esterno, e forse era per questo che mi piaceva tanto.

Scesi con la bocca aperta in una 'o' di meraviglia e stupore e Jared si premurò di chiudermi la bocca con la mano. « Prima che ti entrano le mosche! » disse ed io gli punzecchiai il fianco con un dito.

Lui rise ed aiutò Patrick a scendere giù le valigie. Io non sapevo neanche cosa guardare prima e cosa guardare dopo, sinceramente. Era tutto bellissimo e mi faceva venire voglia di esplorare! I miei piedi scalpitavano ed il mio corpo voleva gettarsi sul prato.

« Su, vieni! » disse Genevieve ed io la seguii senza neanche ricordarmi della mia valigia. Appena sentii che mi mancava qualcosa tornai indietro e Jared mi fece cenno di andare. Ah, certo. Ancora una volta non potevo toccare la mia valigia. Okay. Amen.

E così seguii i passi di Genevieve, raggiungendola dentro casa. Ovviamente anche l'interno era meraviglioso e pieno di tappeti. Quei tappeti sarebbero stati la mia rovina, ne ero certa.

« La tua stanza è al piano di sopra! » disse lei allegra ed io la seguii mentre saliva le scale, con Thomas alle calcagna. Macci, quant'era bello quel bambino! Genevieve comunque proseguì per un lungo corridoio ed arrivò quasi alla fine quando aprì una porta sulla destra.

« Eccola qui, spero che ti piaccia e che tu possa trovarla comoda! » disse e mi lasciò sbirciare dentro. Beh, wow! Un gran bel letto matrimoniale troneggiava nella stanza. Un letto a baldacchino, tra l'altro. C'erano anche due soffici divanetti, un armadio ed una porta che conduceva ad un bagno privato. Ohmioddio, potevo sinceramente dare di matto.

« E' perfetta! » dissi e mi trattenni a stento dal saltare sul letto. L'avrei fatto quando sarei rimasta da sola. Genevieve mi mostrò meglio dove potevo sistemare le mie cose ed i vari telecomandi per il condizionatore, il televisore e molto altro ed io ascoltai tutto e cercai di ricordare ogni cosa.

Jared venne proprio in quel momento, portando la mia valigia. Lo ringraziai e sia lui che Genevieve mi lasciarono sola per familiarizzare con l'ambiente. Casa Padalecki era quanto di più straordinario potesse esserci al mondo e desideravo avere anche io una casa così bella.

Naturalmente balzai sul letto dopo aver chiuso la porta alle mie spalle e constatai che era morbido e tremendamente invitante. Non vedevo l'ora di dormirci su! Subito dopo aver constatato l'ovvio, bussarono alla porta.

Era Genevieve che mi chiedeva se volevo fare un salto in piscina prima che facesse buio. Piscina? I miei occhi si illuminarono e gli chiesi di aspettare 5 minuti, il tempo che mi mettevo il costume. Lei sorrise e mi aspettò di sotto. Avevo peli sulle gambe? Probabile. Non ero sufficientemente in forma smagliante? Ovviamente. Ma chi se ne fregava? Avevano la piscina!

Genevieve mi informò che Jared e Thomas erano andati avanti ed io annuii mentre mi si sistemavo meglio il pareo che mi ero portata. La piscina era un po' distante rispetto alla casa ma la raggiungemmo comunque in circa 5 minuti.

Sentivo già le risate di Jared e di Thomas e quando arrivammo lui ci accolse con un sorriso, baciando la moglie. Senza preavviso, però, riuscì ad acchiapparmi ed a prendermi in braccio. No, no, no! Urlai e scalciai ma lui non demorse e mi portò a bordo piscina.

« Benvenuta nel Texas ed a casa Padalecki! » urlò e mi buttò in piscina senza tanti complimenti.






Angolo autrice: Salve miei cari! Finalmente sono riuscita a postare *^* Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, ma se così non è sentitevi pure liberi di dirmelo! Le critiche fanno sempre crescere ù__ù Ecco, volevo anche parlarvi di qualcosa che mi passava per la testa già da un po'.. e se vi dicessi che ho intenzione di fissare con voi un appuntamento settimanale? Ossia, posterei un capitolo ogni venerdì notte. Mi volevo impegnare per far si di riuscirci xD Spero che sia cosa gradita! Purtroppo più di un capitolo a settimana non credo di riuscire a scrivere, quindi almeno una volta a settimana vorrei darvi la certezza che troverete un capitolo nuovo ad aspettarvi. Quindi, siete avvisati che ogni venerdì notte uscirà un nuovo capitolo! *incrocia le dita per mantenere l'impegno appena preso* Che dire, racconterò meglio le vicende del Texas nel prossimo capitolo e non temete perché Jensen nel prossimo ci sarà ù___ù *sta già scrivendo il nuovo capitolo quindi ne è più che certa dato che ha già scritto di lui* Come al solito mando tanti bacini sia a  Nerea_V che a  terry88febbraio, con il vostro supporto riesco a scrivere con più voglia e con più vigore! Grazie, ragazze ^___^ Ringrazio anche tutte voi lettrici/lettori silenziosi e vi mando un grosso bacio. Invito ancora tutti a lasciarmi una recensione =D *occhi da cucciolo* Un bacione ed a venerdì!
 

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Capitolo 11
*** Cap 11 - Tears ***


Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: verde per adesso (salirà più avanti)
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo11/?

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them. »




Un rumore di porta che si apriva. Piccoli passi nella stanza. Il fuscio di lenzuola appena spostate. Aprii un occhio quando mi resi conto che qualcuno era entrato nella stanza a quell'ora del mattino ma io già sapevo benissimo chi era ed ero pronta a tendergli un'agguato.

Era passata quasi una settimana dal mio arrivo a casa Padalecki e dal terzo giorno si era instaurata questa insolita routine mattutina fatta di battaglie tra le lenzuola e tentativi di sorprendere l'altro.

Era divertente davvero e mi permetteva di svegliarmi presto al mattino, altrimenti avrei continuato imperterrita a ronfare fino a mezzogiorno ed anche oltre.

Sentii comunque ancora il fruscio familiare delle lenzuola appena spostate e capii che il mio assalitore stava tentando di salire sul letto. Un sorrisetto si dipinse sul mio volto mentre mi preparavo ad afferrarlo e quando sentii che era salito del tutto, mi alzai di scatto con un mezzo urletto e me lo tirai addosso per riempirlo di baci e pernacchie nella pancia.

« Ti ho preso! » urlai soddisfatta mentre Thomas rideva spensierato e per dispetto, gli feci un'altra pernacchia sulla pancia facendolo morire di solletico.

Ebbene si, signori miei. Il mio piccolo assalitore del mattino era proprio Thomas Padalecki che da quando avevamo avuto modo di giocare insieme, mi stava appiccicato come una cozza allo scoglio ed io lo trovavo seriamente adorabile.

A me piaceva tanto giocare con lui, forse perché ero rimasta ancora un po' bambina e mi divertivo a seguire le sue idee di gioco, ed a lui piaceva che io giocassi con lui quindi eravamo apposto. Sarebbe venuto nella mia stanza ad ogni ora del giorno e della notte se Genevieve non glielo avesse impedito a tutti i costi, così lui si accontentava di venire di mattina e di lasciarsi acciuffare quando perdeva.

La sua risata cristallina riempiva le mie giornate di gioia e sia Genevieve che Jared erano contenti che mi considerasse un po' come la sua sorellina maggiore. Beh, in fondo c'ero abituata.

Avevo un fratello minore, Dario, in Sicilia e ne avevo trovato un altro in America. Meglio di così! Jared invece sembrava essere diventato il fratello maggiore che non avevo mai avuto e questo mi riempiva di gioia come non mai.

Il mio sogno era sempre stato quello di avere un fratello maggiore che potesse proteggermi in qualunque circostanza ma il destino aveva voluto che nascessi io per prima rispetto a mio fratello, quindi niente fratello maggiore fino a che non ne avevo trovato uno nel più impensabile dei posti. Jared era un buon fratello maggiore ed anche un ottimo amico.

Beh, un altro mio sogno si era realizzato in poco tempo, però, il che mi faceva sospettare che qualcosa di brutto stesse per accadere. Si, ero la solita pessimista ma stavano accadendo troppe cose belle nella mia vita e per parcondicio dovevano accaderne anche di brutte. Non osavo immaginare cosa mi riservasse il futuro, però.

Fatto sta che avevo passato a casa Padalecki sei giorni davvero fantastici e se credevo che Roma fosse stata la mia vacanza più bella, beh dovevo ricredermi perché quei giorni in Texas erano stati assolutamente favolosi, più di quanto immaginassi.

La compagnia era ovviamente ottima perché Genevieve e Jared erano delle persone meravigliose, quindi rendevano tutto ancora più bello e luccicante.

Non facevamo niente di assurdo o di stratosferico, a dire il vero, ma il solo fatto di fare la colazione o il metterci a prendere il sole in piscina era molto più bello perché c'erano loro al mio fianco. In casa poi avevano anche la Wii, ovviamente, ed io e Jared ci sfidavamo continuamente a qualunque cosa pur di vedere chi dei due avrebbe vinto.

Ci sfidavamo anche a 'chi alzapiù in alto la gamba' ed io vincevo sempre! Era una mossa che Jared era solito fare, soprattutto quando voleva fare il cretino, ed io avevo la voglia quasi spasmodica di batterlo anche in questo. Credeva di saper alzare molto in alto la gamba? Povero sciocco. Non avevo mica fatto danza per niente, io!

Genevieve ci guardava attonita ogni volta ma poi rideva con Thomas che non si perdeva neanche un momento della nostra sfida.

Poi c'erano le serate film e quando sceglieva Genevieve erano dolori perché non faceva altro che uscire fuori film d'amore che ti facevano venire voglia di buttarti giù da qualche parte, dal divano probabilmente ma anche la finestra era un'ottima alternativa.

Tutti i film che sceglieva lei erano strappalacrime da morire e sia io che lei diventavamo due fontane viventi e Jared se ne andava quasi sempre a prendere una vaschetta di gelato per farci affogare lì dentro i nostri dispiaceri. Se sceglievo io o era un fantasy o qualche film d'azione e se sceglieva Jared c'era solo e soltanto azione.

Per la gioia del piccolo Thomas, comunque, facemmo anche la serata dedicata ai film d'animazione. Due classici Disney, Hercules e La Bella e la Bestia, e Kung Fu Panda. Ah, io non potevo fare a meno di canticchiare le canzoni di entrambi i film Disney perché le avevo imparate a memoria sia in inglese che in italiano. Le cantavo in inglese ed anche Genevieve.

Thomas non le sapeva ancora bene ma non è che fosse neanche un gran chiaccherone. A lui piaceva ridere e giocare e parlava solo quando era strettamente necessario. Beh, aveva solo un anno e mezzo quindi era anche abbastanza normale.

Avevo scoperto anche che era Genevieve stessa a lasciarmelo dietro alla porta ogni mattina e gliel'apriva pure! Io gli lasciavo anche una piccola scatola molto resistente per permettergli di salire sul letto, che non era neanche molto alto a dire il vero. Il piccolo era comunque molto agile e nonostante l'età ci sapeva fare anche abbastanza bene perché si arrampicava ovunque come una piccola scimmietta.

« Mostriciattolo! » dissi mentre gli mangiavo le guanciotte a suon di baci e lui rideva divertito mentre nella stanza faceva capolino Genevieve con un sorriso. « Chi ha vinto questa mattina? » chiese mentre si sedeva sul bordo del letto.

Thomas allora si districò dal mio abbraccio e gli andò incontro per stare un po' tra le sue braccia. « Io! Stamattina l'ho sentito arrivare.. » dissi con un sorriso mentre mi stiracchiavo. Era davvero piacevole svegliarsi così e l'avrei fatto anche tutte le mattina per quel piccolo scricciolo.

« Bene, la colazione è già pronta. Fai pure con calma.. » disse Genevieve e mentre usciva si portò dietro anche suo figlio che sbadigliava sonoramente strizzando gli occhietti. Non appena mi ritrovai di nuovo sola, mi avviai verso il bagno e mi diedi una bella rinfrescata.

Niente più incubi, per fortuna, ma solo un vago malessere che aleggiava nell'aria. Forse era stata quell'atmosfera rilassata a permettermi di non pensare troppo a certe cose ma qualunque fosse il motivo, beh lo ringraziavo di cuore per avermi permesso quelle sacrosante nottate di sonno.

Non c'erano segni di occhiaie nei miei occhi e mentre che c'ero, dato che mi stavo guardando allo specchio, decisi di osservarmi con più attenzione. Sbaglio o sembravo diversa? C'era qualcosa in me che era diverso, forse perché ero inevitabilmente più serena. Senza problemi. Stavo bene come non lo ero mai stata in vita mia e questa serenità si rifletteva anche sul mio aspetto.

Con un sorriso, uscii dal bagno e tolsi la camicia da notte per sostituirla con una tuta comoda. In casa Padalecki non si badava all'eleganza, nossignore. Stavamo tutti in tuta o in costume da bagno, a seconda del luogo in cui ci trovavamo.

Mi sentivo a mio agio con loro, sul serio, e non facevo altro che stupirmi. Sentivo anche i miei genitori quasi ogni giorno – grazie internet! Se non ci fossi tu.. - ed anche loro avevano avuto il piacere di parlare con Jared e Genevieve.

Sembrava strano, quasi surreale, avere due persone che stimavo davvero tanto accanto ed i miei parenti invece dall'altra parte del mondo! Il bello era che i miei genitori non parlavano neanche bene in inglese e lo capivano altrettanto poco quindi mi era toccato fare da traduttrice per tutto il tempo della durata della loro conversazione.

Jared scherzava con mio fratello, Genevieve parlava con mia madre e le raccontava quanto fossi brava e gentile e Thomas guardava lo schermo e salutava. Insomma, avevo avuto una settimana intensa. Avrei tanto voluto che le cose continuassero ad andare avanti così per sempre..

« Eve! Gen ti ha detto che è pronta la colazione? » la voce di Jared risuonò da dietro la porta ed io mi affrettai ad infilarmi la tuta per scendere sotto insieme a lui. « Son qui! » dissi aprendo la porta e con un sorriso mi diede il buongiorno. Si, era davvero un buongiorno.

Cosa poteva andare storto? Nulla, mi ripetevo e con quel pensiero scesi verso le scale insieme a Jared. Un profumo soave entrò nelle nostre narici non appena mettemmo piede in cucina ed un'occhiata più attenta ci informò che la cuoca aveva cucinato i pancake per colazione!

Jared ci si fiondò direttamente sopra ed io altrettanto, buttandoci sopra quanto più sciroppo d'acero possibile. No, non mangiavo tanto. Assolutamente no. Colpa di Jared, comunque. Mi faceva trangugiare troppi dolci e non potevo dirgli di no. Era l'uomo più goloso che avessi mai visto!

« Fai piano o ti affoghi! » lo rimproverò Genevieve ed io gli sorrisi, contenta che si fosse beccato quel rimprovero. Io e Jared ci punzecchiavamo anche così. Ogni volta che veniva rimproverato io ridevo di sottecchi e quando invece ero io a fare qualcosa di stupido rideva lui.

A parte questo, la nostra colazione fu tranquilla e rilassante. Dopo, ci preparammo per andare in piscina ed erano previsti tuffi e spruzzi a volontà perché Jared aveva già incominciato a guardarmi con segno di sfida e questo non era mai, e sottolineo mai, un buon segno.

Salii in camera, misi il mio solito costume blu e scesi di nuovo sotto diretta verso la piscina. Trovai Jared già bello e pronto e non appena i nostri sguardi si incrociarono, la battaglia iniziò. Tentò di afferrarmi e non ci riuscii, dandomi così l'occasione di regalargli una linguaccia.

Di conseguenza corsi lungo il bordo della piscina e rischiai di scivolare perché era tutto bagnato mentre Jared tentava ancora di prendermi lanciandomi occhiate 'simpaticamente' assassine. Non potevo correre per sempre, però.

Quando Jared mi raggiunse, tentai di spingerlo in piscina ma non ci riuscii benissimo. Si, stava per cadere.. peccato però che decise all'improvviso di afferrarmi per le braccia per trascinarmi con sé ed io caddi quindi assieme a lui.

Urlai e feci una specie di capriola sott'acqua prima di riemergere sputacchiando di qua e di là. Non avevo mai imparato a tuffarmi senza tappare il naso quindi quando non lo facevo o non potevo farlo non facevo altro che bere tutta l'acqua possibile ed immaginabile attraverso il naso.

Che bellezza! Un toccasana. L'acqua della piscina aveva un sapore orribile! « Te la farò pagare prima o poi! » urlai mentre Jared si risistemava i capelli. Rideva, lui. L'avrei voluto affogare in quel momento ma alla fine risi anche io certa che la mia vendetta sarebbe arrivata un giorno. Mi toccava solo aspettare un pochino.

Continuammo a giocare per un bel po' di tempo in acqua prima che arrivasse Genevieve con il piccolo Thomas. Jared lo mise nel suo salvagente ed incominciò a farlo giocare in acqua mentre Genevieve si univa a noi.

Di nuovo l'atmosfera calma e tranquilla era tornata e le risate erano all'ordine del secondo per un nuovo passo avanti del cucciolino. Ad esempio, tentava di muovere le gambine per spostarsi un po' da solo o schiazzava l'acqua. Erano piccoli passi avanti che riempivano Genevieve e Jared di orgoglio ed io ero felice per loro.

Il resto della giornata passò egualmente tranquillo e nulla avrebbe potuto spezzare quella sorta di familiarità che si era creata in quella bellissima casa nel Texas. Nulla a parte quello che in cuor mio non sapevo accettare.

Era ormai tarda notte quando sentii un cellulare suonare in una delle stanze accanto alla mia ed istintivamente mi preoccupai perché non era mai un buon segno quando un telefono squillava a quell'ora.

Mi alzai a sedere sul letto e mi chiesi se fosse il caso di andare a vedere cosa stesse succedendo ma il mio cuore mi diceva di non alzarmi. Già sapevo cos'era successo senza che nessuno me lo dicesse.

Lo sapevo perché anche se inconsciamente, avevo contato i giorni. Dopo un po', Jared bussò alla porta della mia stanza ed io gli diedi il permesso di entrare.

« Sei ancora sveglia? » mi chiese, vedendo che il mio viso non aveva i segni tipici di chi si era appena risvegliato. « Ho sentito il cellulare che suonava e mi sono svegliata. » dissi con tono piatto.

« Ho delle grandi notizie! Danneel è entrata in sala parto proprio qualche minuto fa! » disse con un sorriso smagliante ed io capii che era arrivato il momento di fingere. Lo guardai stupefatta e sorrisi a più non posso, tentando di rendere vero ogni mio gesto.

« Ma è grandioso! E Jensen? » chiesi mettendomi più comoda a sedere. Sarei sembrata così più interessata a conoscere i fatti. Quante bugie.. non volevo mentirgli. Non a lui. « Jensen stava entrando in sala parto quando mi hanno chiamato! Hanno usato il suo cellulare ma era la sorella a parlare.. » disse e dalle sue parole si capiva quanto davvero fosse felice per lui.

Perché non potevo essere felice e basta? Mi odiavo sinceramente. « Sono contenta! Se la caverà benissimo come papà.. » dissi semplicemente e con un sorriso Jared scomparve alla mia vista chiudendo la porta di quella che era diventata momentaneamente la mia stanza, lasciandomi in una pozza di dolore.

Cattiva. Si, ero cattiva. Non c'erano altre parole per descrivermi. Non riuscivo ad apprezzare un momento del genere quando invece avrei dovuto gioirne a pieni polmoni. Il mio idolo era appena diventato padre ed io avrei dovuto essere felice per lui, ma non lo ero. Non lo ero affatto.

Ero cattiva, invidiosa ed anche un po' egoista. Non meritavo tutto quello che avevo avuto ottenuto in quei giorni e piansi tutte le mie lacrime fino a che non mi trasformai in una massa informe di membra scosse dai tremiti completamente immersa tra le lenzuola bagnate.

Piangevo il più silenziosamente possibile ma non riuscivo a trattenere i singhiozzi. Nessuno mi udì, per fortuna. Il problema era che non sapevo come gestire l'attacco di panico che mi sconvolse pochi secondi dopo, facendomi prendere ancora di più dall'ansia. Smisi di respirare e boccheggiai in cerca d'aria, alzandomi dal letto. Dovevo smetterla, subito!

Aprii la finestra e tuffai la testa fuori, riuscendo infine a calmarmi quel tanto che bastava per tornare a letto. No, una notizia del genere non poteva sconvolgermi in quel modo. Non potevo farmi condizionare la vita in questo modo! Non era sano e rischiavo di rovinarmi.

Giurai a me stessa che avrei fatto di tutto pur di non provare più niente del genere, qualunque cosa. Era ormai chiaro che il mio problema fosse Jensen. Bene, Jensen doveva sparire dalla mia vita.

Non poteva scomparire del tutto, questo era chiaro perché avrei dovuto vederlo sul set di Supernatural, ma gli sarei stata quanto più lontana possibile e non gli avrei dato modo di avvicinarsi di più a me. Sentivo che era l'unico modo per non soffrire più così per un nonnulla perché era davvero un niente.

Quanto ci avevo parlato? Ad occhio e croce pocchissimo e neanche eravamo da soli quindi non potevo neanche dire di conoscerlo sul serio. Dovevo smetterla di fare la bambina e di tornare alla normalità il più in fretta possibile. Io non ero così!

Io gioivo per quelle cose, non ero gelosa di nessuno ed ero felice quando gli altri erano felici quindi dovevo tornare necessariamente ad essere di nuovo come prima. Basta pensare a Jensen! Chissà cosa la mia testa si era messa in mente..

Inoltre, se fossimo diventati più amici probabilmente sarebbe stato peggio. Non avrei mai potuto giocare con suo figlio/figlia così come facevo con Thomas e quindi era meglio rendere le cose chiare sin dall'inizio. Non ero forse una persona cattiva? Certo che lo ero.

Avrei dato qualunque cosa per non esserlo e per essere felice per lui ma non ce la facevo e non esistevano le fate turchine che esaudivano i miei desideri.

Mi riaddormentai così, disperata ed afflitta, sperando in un domani migliore ma temevo che i miei giorni da incubo fossero semplicemente appena iniziati.

 

***

 

Passarono altri tre giorni da quella notizia. Era il 2 giugno quando Jared annunciò a tutta la famiglia riunita, me compresa, la sua intenzione di andare a trovare l'indomani pomeriggio la piccola JJ Ackles.

Genevieve era più che d'accordo ed, anzi, era dispiaciuta di non essere andata a trovare Jensen e Danneel in ospedale. Danneel era infatti già a casa con la bambina. « Ricorda Jared che loro sono venuti due giorni dopo che è nato Thomas! Che figura ci facciamo? » disse lei ed il marito annuì dispiaciuto.

Io, naturalmente, ero stata invitata ad andare con loro se volevo ma non si rendevano conto del fatto che l'invito di Jared non fosse esattamente un 'invito'. Dove altro potevo andare se non con loro? Non avevo una casa e non potevo di certo rimanere a casa Padalecki durante la loro assenza!

Ed anche se avessi potuto, con quale scusa? No, ero obbligata ad andare e quindi mi preparai ancora una volta a mostrare la mia finta felicità che in quei giorni aveva funzionato anche discretamente bene, sebbene non fossi molto sicura di aver convinto del tutto Genevieve.

Aveva imparato a conoscermi e questo non era affato un bene in quella situazione. Aveva disgraziatamente imparato a capire quando mentivo ed avrebbe potuto scoprire facilmente il mio bluff se non fossi stata attenta. Non era una grande consapevolezza, quella.

« Eve, hai una valigia piccola? » mi chiese Genevieve ma non mi lasciò neanche il tempo di rispondere perché si portò una mano alla testa e scoppiò a ridere come una sciocca.

« Che domanda stupida! Certo che non ce l'hai.. Mica potevi nascondertela nella valigia che ti sei portata! Vieni con me che ti presto una delle mie.. Tanto rimarremo una sola notte a Los Angeles prima di tornare. » disse lei ed io, docile come un agnellino, la seguii.

Mi portò in garage ed afferrò una sedia per posizionarla davanti all'armadio aperto. Si, avevano un armadio in garage ma per me era normale dato che ne avevo anche io uno nel mio. Strano, eh? Non per tutti. Genevieve, comunque, salì sopra la sedia con un balzo ed incominciò a scendere giù tutte le valigie che si trovavano nello scomparto più alto dell'armadio.

Naturalmente l'aiutai e per poco non ne lasciai cadere una sulle mattonelle del garage! Per fortuna riuscii ad evitare il disastro in tempo e poggiai la valigia appena scampata alla distruzione accanto alle altre. Alla fine avemmo davanti agli occhi quattro mini valigie e Genevieve me ne porse una a caso per poi afferrare le altre.

« Ce la fai ad essere pronta entro stasera? » chiese ed io annuii ancora, prendendo in braccio la 'mia' valigia per non farla trascinare sul pavimento. « Perfetto perché partiamo stasera dopo cena. Patrick sta già dormendo apposta per essere lucido per il lungo viaggio. Di prenotare un aereo per Los Angeles non c'è stato verso quindi c'era rimasta solo la macchina. » disse e si avviò di nuovo verso casa, seguita a ruota da me.

Una volta dentro mi precipitai di nuovo nella camera che mi era stata assegnata, ossia la penultima porta a destra del corridoio del piano sopra, ed aprii l'armadio per decidere cosa portare con me. Saremmo stati via per così poco tempo! Cosa mi sarebbe potuto servire? E soprattutto cosa mettere?

Alla fine presi cinque magliette e due paia di jeans, per le eventuali evenienze, aggiungendo poi un pigiama e tutto quello che occorreva per il bagno: dentifricio, spazzolino e tutto il resto. Una volta fatto, scesi giù e mi unii agli altri per una cena veloce a base di panini al prosciutto e formaggio.

Thomas non ne voleva sapere di mangiare ed io, pazientemente, cercai di aiutare Genevieve facendo le boccacce. Funzionò ed il piccolo mangiò. Per certe cose ero sempre stata brava con i bambini.. riuscivo sempre a distrarli. Li attiravo, non sapevo neanche bene perché ma lo facevo.

Subito dopo, comunque, andammo tutti a lavarci i denti ed a scendere le nostre valigie. Senza neanche accorgermene eravamo già in macchina e Patrick accese i motori in un lamo. La nostra direzione? Los Angeles, ovviamente.


 

***

 

Inutile dire che mi addormentai per strada. Fortuna che accanto avevo lo sportello della vettura perché altrimenti avrei dormito malissimo senza. Non avrei saputo come mettermi se mi fossi trovata al centro, ad esempio.

Lì c'era Genevieve che controllava Thomas e lei si che non aveva potuto dormire dato che non riusciva a trovare una posizione comoda! Alla fine aveva però poggiato la testa sul seggiolino per auto di Thomas e si era addormentata così. Buon per lei.

Arrivammo pertanto in albergo mezzi distrutti e ad un orario assurdo. Non ricordavo quale fosse e lo dico per farvi capire quanto quel viaggio ci avesse completamente rimbambito. Nessuno ebbe però la curiosità di guardare e ci buttammo tutti a letto a peso morto (Jared aveva prenotato una camera a tre posti letto ed una singola per Patrick).

Dormimmo talmente tanto e talmente bene che non ci avrebbe potuto svegliare neanche il crollo dell'edificio. Quei letti erano così soffici, così comodi e morbidi.. una vera goduria. Il motivo della nostra visita però era sempre impresso nella mia mente e non vedevo l'ora che quella storia finisse al più presto!

Fortunamente il tempo sembrò ascoltarmi perché in un batter d'occhio ci ritrovammo nel pomeriggio fissato per l'incontro con i coniugi Ackles ed uscimmo dall'albergo tutti pronti ed eccitati. Beh, tutti tranne me.

Mi avevano raccontato che casa Ackles si trovava poco fuori Los Angeles, in periferia più o meno ed in una delle zone più lussuose della città. Ovviamente non mi aspettavo niente di meno.

Circa venti muniti dopo mi ritrovai davanti ad un'elegante villa dalle pareti bianche e ad un Ackles estremamente sorridente che ci accoglieva con baci ed abbracci dentro casa sua. Abbracciò anche me ma non ricambiai come avevo fatto le altre volte.

In compenso gli sorrisi e non dissi nient'altro. Non ricordavo neanche se si facessero gli auguri in questo caso o le congratulazioni, ma sorvolai perché neanche ci fece caso.

« Evelyn, vero? » mi chiese mentre apriva la porta d'ingresso ed io annuii, tenendo la testa bassa e non guardandolo mai negli occhi. Non stava procedendo affatto bene il piano. Avevo detto che dovevo essere più fredda e distaccata, non di non guardarlo neanche negli occhi quando parlava con me! Così si sarebbe capito tutto, cavolo.

Lanciai un'occhiata a Genevieve e vidi che mi osservava di rimando con uno strano sguardo. Oddio, no. Le sorrisi e feci finta di niente, dimostrandomi tutto d'un tratto entusiasta di entrare. Che altro potevo fare?

« Venite pure di qua.. JJ è nella culla mentre Danneel è un attimo di sopra. Arriverà subito. » disse e ci portò in salotto dove faceva bella mostra di sé una di quelle piccole culle con le ruote, quella che assomigliava ad un passeggino ma che non lo era affatto.

Jensen sembrava così emozionato da farmi venire le lacrime agli occhi. Io mi commuovevo davanti a certe cose, soprattutto davanti ai bambini perché.. beh, sempre per quel discorso del mio desiderio di avere una famiglia.

La sua gioia era ben chiara e fu in quel momento che accettai la cosa. Si, l'accettai. Faceva male ma l'accettai. Piano piano ci avvicinammo alla culla e guardammo la piccola JJ che dormiva tranquilla mentre sul nostro viso si andava formando un timido e dolce sorriso. Sorrisi anche io, si. Era così piccola e bella da farti venire tanta voglia di proteggerla a tutti i costi.

« Amico, è stupenda! » disse Jared e da buon papà orgoglioso Jensen sorrise ed ammirò ancora quel piccolo miracolo che era sua figlia. Dopo averla osservata per un po', Jared e Genevieve si sedettero sul divano insieme a Thomas e Jensen. Io rimasi ancora un po' accanto alla culla.

Era terapeutico, probabilmente. Mi permetteva di farmi entrare in testa che lei esisteva e che era così bella e pura da essere un miracolo. Si scoprì un po' muovendosi ed io le rimboccai le coperte proprio mentre Danneel scendeva le scale e ci salutava con un grosso sorriso.

Era stanca, si vedeva, ma anche lei aveva la stessa espressione felice che caratterizzava il volto di Jensen. Genevieve e Jared la salutarono e l'abbracciarono, complimentandosi ancora con lei, ed io mi avvicinai per conoscerla.

« Tu sei la ragazza nuova, giusto? » chiese lei ed io annuii stringendole la mano così come avrei fatto con chiunque. Era strano però, maledettamente strano.

« Sono Rob-ehm, volevo dire Evelyn.. Eve. » dissi e mi diedi della stupida da sola. Non dovevo essere nervosa nel parlare con lei, ma lo ero e mi sentivo tremendamente piccola e goffa.

« Eve.. Nome d'arte? » chiese lei ed io annuii di nuovo. « Credo proprio che ti doni! » disse lei con un sorriso ed io arrossii, timida e completamente nel pallone. Volevo andarmene. Detto questo, Danneel raggiunse la sua bambina e l'avvicinò ai divani di modo che potesse tenerla d'occhio mentre chiacchieravano.

Io non aprii più bocca e mi estraniai completamente da tutto il resto. Solo quando la bambina incominciò a piangere ricominciai a prestare attenzione. Danneel la prese in braccio e la cullò dolcemente tra le braccia per un po', ma la bambina si calmò subito.

« Gen, vorresti tenerla? » chiese Danneel e lei annuii, contenta della proposta. Lei adorava i bambini ed aveva intenzione di farne tanti quanto il numero di giocatori di una squadra di calcio! « Ciao, piccola JJ! » disse lei mentre Danneel le passava la bambina e Genevieve incominciò a passeggiare per il salotto con il fagottino in braccio.

Guardava Jared ogni tanto e gli sguardi che si scambiavano dicevano ogni cosa. Continuarono a guardarsi e riguardarsi ed io capii che nascondevano qualcosa. L'avevo sentito anche quando eravamo a casa, veramente. Solo che non sapevo dire cosa fosse di preciso.

Quando nascondevano qualcosa si guardavano sempre negli occhi, così com'era successo quando avevano spedito il video al produttore di Supernatural.

« Jay, ti sei perso una festa fenomenale l'altro giorno! Guarda! » disse improvvisamente Jared tirando fuori dalla tasca il suo cellulare. Non era quello che pensavo io, vero? Dopo un po' sentii quella musica, La Musica. Si, proprio quella del mio ballo con Jared.

Genevieve aveva già visto il video quindi non si avvicinò, ma Jensen e Danneel guardarono curiosi e risero di gusto per tutto il tempo. Soprattutto quando Jared gli fece vedere il mio tentativo di improvvisazione su una musica a caso da ballo di gruppo. Che vergogna!

Videro anche la scena in cui mi accorgevo che Jared stava girando il video ed anche il mio conseguente inciampare sui miei stessi piedi. Volevo sprofondare dalla vergogna! Perché non la smettevo mai di mettermi in ridicolo?

« Amico mio, ballare non è di certo il tuo forte! » disse Jensen in direzione di Jared. « Tu ci sai fare ma inciampi un po' troppo spesso quando ti vergogni! » disse ed io arrossii di nuovo, senza parole. Jared si indignò molto e colpì Jensen con uno scappellotto mentre Genevieve tornava davanti a Danneel con la bambina in braccio. Gliela porse tranquillamente e lasciò che se ne prendesse cura.

« Vuoi tenerla tu in braccio? » chiese Danneel e per un attimo pensai che non lo stesse affatto chiedendo a me. Quando realizzai scossi sia la testa che le mani con decisione, declinando l'invito.

« E' troppo piccola.. Non vorrei combinare pasticci. E' meglio che stia tra le tue mani o tra quelle di qualcuno più esperto di me. » dissi semplicemente e tutti mi guardavano interrogativi. Mi era già capitato. Nessuno riusciva a capire il mio discorso neanche quando era stata mia cugina a partorire.

Si chiedevano perché non volessi prenderla in braccio e quando gli dicevo che non mi sembrava il caso di prenderla perché era troppo piccola, allora mi guardavano in modo strano. Di solito nessuno si faceva problemi in tal senso. Se volevano prenderli in braccio, lo facevano e basta senza tante storie.

Io non ero così. Forse perché ricordavo quanto mi desse fastidio essere presa in braccio da persone estranee quando ero bambina e non volevo di conseguenza che quelle creaturine provassero lo stesso fastidio che mi aveva fatto piangere tante volte.

Essere bambini era già difficile di per sé dato che non si aveva praticamente quasi mai voce in capitolo su niente ed io non volevo essergli antipatica in alcun modo. Strano, eh? Me ne rendevo conto.

« Se cambi idea, dimmelo. » disse Danneel semplicemente ed io le sorrisi certa che quella fosse la mia risposta definitiva. Genevieve mi guardò per un lungo istante ed io non capii cosa stesse pensando. Non avevo fatto nulla di male, però! Non poteva aver dedotto niente da quello che avevo detto perché non c'entrava con Jensen. Era una cosa che sentivo a prescindere da lui.

« Anche Thomas è piccolo, però. » disse Jared ed io scossi di nuovo la testa. Con lui era diverso semplicemente perché era già più cosciente di sé. Se non voleva essere preso in braccio, lo mettevo giù o se voleva essere preso in braccio me lo faceva capire.

« Si.. ma ormai mi conosce. Non sono più un'estranea. All'inizio, se ricordi, non ci stavo molto vicino per non disturbarlo troppo ma poi è stato lui ad avvicinarsi a me. Io ho incominciato a giocare con lui e poi ha deciso di sua spontanea volontà di farsi prendere in braccio! Se non l'avesse chiesto lui, non l'avrei mai fatto. » dissi e probabilmente pensava che avessi una cura eccessiva per certe cose.

Si, era maledettamente vero, inutile negarlo. I bambini erano il mio punto debole. Trovandoli già di per sé così adorabili, non potevo fare nulla che andasse contro il loro volere e tralasciando tutti i motivi per cui non volevo tenere JJ in mano, non me la sentivo anche perché davvero avevo paura che potesse accadergli qualcosa tra le mie braccia. E se mi fosse scivolata? E se avesse incominciato a piangere? Mi sarei sentita mortificata ed ancora più afflitta del normale.

« Oookay. Dovresti rilassarti un pochino, a volte.. Prendere la vita come viene rischiare. Potrebbero sfuggirti tante cose se non ti butti.. » disse Jared e con questo la conversazione incentrata su di me si concluse. Non sapevo neanche cosa rispondergli, quindi era meglio così.

Restammo a casa Ackles per quasi tutto il pomeriggio. Verso l'ora di cena Jensen continuò ad insistere a farci rimanere lì anche a cena ma Jared declinò cortesemente l'invito dicendogli che tra poche ore saremmo dovuti ripartire e che quindi era meglio riposarsi un po' prima del lungo viaggio.

« Amico, tu sei fuori di testa! Hai fatto questo viaggio incredibile in macchina solo per vedere JJ? » disse incredulo trattenendo a stento un sorriso. « Avresti potuto vederla anche dopo, non ci saremmo di certo offesi! » disse parlando anche al posto di Danneel che continuava a cullare la piccola tra le braccia.

Jared sorrise e scosse la testa come a dire "naaaah, è una sciocchezza!". « Grazie comunque del pensiero, davvero. » e con queste parole ci accompagnò alla porta. Prima di andarsene però abbracciò per un lungo momento Jared e capii solo in quel momento quanto fosse vero che si considerassero come fratelli.

Quello era vero affetto e non si sarebbe mai perso. Neanche dopo la fine di Supernatural perché un rapporto come quello non poteva semplicemente finire a causa di una serie televisiva. Era destinato a durare nel tempo ed io ero felice per loro.

Avrebbero sempre saputo di poter contare sull'altro e non c'era miglior consapevolezza di quella, sul serio. Speravo che un giorno potessi anche io contare su Jared e Genevieve così come Jensen contava su Jared e soprattutto che anche loro mi considerassero degna di essere parte della loro famiglia.

C'era tanto che potevo offrire se me ne veniva data l'occasione.

« Fate buon viaggio e chiamateci quando arrivate! » disse Jensen ed io lo salutai semplicemente con la mano mentre Danneel si posizionava al suo fianco con la bambina in braccio. Mi voltai solo in quel momento e l'immagine della famigliola felice mi trafisse il cuore.

Salimmo in macchina ed una lacrima solitaria minacciò di rigarmi il viso mentre ci avviavamo verso l'albergo. Ora era davvero finita. Quello che dovevo fare lo sapevo ed anche se sarebbe stato difficile, sapevo anche che se non ci avessi nemmeno provato avrei continuato a soffrire per nulla e non potevo permettermelo.

Non mi accorsi però dello sguardo indagatore di Genevieve e solo quando all'improvviso girai gli occhi verso lo specchietto retrovisore, la vidi ed i nostri sguardi si incrociarono. Non dissi nulla, però. Lasciai le cose come stavano perché semplicemente non c'era niente di cui parlare. Il mio dolore era assolutamente immotivato e così sarebbe sempre stato.

Ero solo una sciocca che ancora non sapeva nulla dell'amore e che provava 'qualcosa' per le persone sbagliate. 'Qualcosa' che tra l'altro era sicuramente solo una piccola cotta per il proprio idolo, nulla quindi a che vedere con l'amore vero. Quindi, niente. Mi sarebbe passata.

Ci sarebbe voluto solo un po' di tempo e tutto si sarebbe sistemato. No?





Angolo autrice: Miei cari, eccomi qui con il nuovo capitolo! Non è proprio notte, ma non resistevo più ed ho deciso di pubblicarlo con un po' di anticipo sperando di farvi cosa gradita! ^__^ Cercherò sul serio di mantenere l'appuntamento fisso del venerdì notte anche perché questo mi sprona a scrivere. Sapere che voi mi aspettate è un grande incentivo! ù__ù Bene, detto questo.. come avete avuto modo di leggere, iniziano le note dolenti per la nostra protagonista. Jensen è finalmente diventato papà ed Eve non l'ha presa decisamente bene. Questo è solo l'inizio fanciulli! Che ci posso fare? Le storie facili non fanno per me xD Ringrazio come al solito sia  Nerea_V che  terry88febbraio per il loro incredibile supporto ( vi voglio tanto bene, ragazze *O*) e mando anche un bacione a tutti coloro che leggono questa storia perché siete davvero in tantissimi! Non credevo sul serio che foste così tanti! O__O Invito ancora una volta tutti voi a lasciare una recensione.. ho tanto bisogno della vostra opinione e del vostro supporto! Grazie per l'attenzione <3 Un bacione ed a venerdì!

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Capitolo 12
*** Cap 12 - Goodbye and departures ***


Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: giallo (incominciamo a salire)
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo12/?

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them. »




All'inizio non ero davvero certa di riuscire a mantenere la promessa di non pensare più a Jensen né di riuscire a tenerlo quanto più possibile lontano dalla mia vita, in verità, ma contro ogni mia aspettativa ce la stavo facendo ed anche piuttosto bene.

Quando Jared chiamava Jensen io trovavo sempre una scusa per fuggire via da qualche parte di modo che non me lo passasse al telefono e quando si parlava di Justice Jay, meglio nota come JJ, o di Danneel, io andavo a procurarmi qualcosa da mangiare per non essere obbligata dalle regole della 'buona educazione' ad intervenire nella conversazione.

Sarei diventata grossa come un melone di questo passo ma mi andava anche bene così se non c'erano altre alternative.

In sostanza, quindi, stava andando tutto bene e neanche Genevieve era intervenuta. Oh, ero certa che qualcosa l'avesse intuita dato che mi aveva colta in flagrante più di una volta con un'espressione disperata stampata sul viso, ma non me ne parlò mai ed io gliene fui immensamente grata.

Cosa avrebbe potuto dirmi, in fondo? Che ero una sciocca a provare qualcosa per Jensen? Lo sapevo benissimo anche da sola di esserlo e quindi non avevo proprio bisogno di sentirmelo dire, proprio no. Andava comunque tutto bene, sul serio. Stavo bene!

L'importante era che non me lo ritrovassi improvvisamente davanti perché altrimenti quella sensazione di malessere sarebbe tornata a farsi sentire, lo sapevo. Il problema si poneva per Vancouver, dato che avrei vissuto a stretto contatto con lui per un bel po' di tempo, ma ero certa che anche in quel caso sarebbe andato tutto bene.

Mancavano inoltre un bel paio di giorni prima dell'inizio delle riprese di Supernatural, quindi potevo continuare a respirare normalmente ancora per un po' prima di tuffarmi in quel vortice frenetico che sarebbe stata la mia vita da quel fatidico giorno in poi.

Ero anche certa che non avremmo comunque trovato il tempo di parlare o di fare nient'altro se non recitare e registrare, quindi non mi preoccupavo di nulla. Ero libera come l'aria ed altrettanto tranquilla. Si, stavo bene ed ero tranquilla.

Ero anche certa che sarei continuata ad esserlo per un bel pezzo. Cosa poteva andare storto? Avevo un buon lavoro, ottimi amici ed un luogo splendido dove passare il resto delle mie prossime giornate. Jensen era e doveva essere l'ultimo dei miei pensieri.

La mia non era altro che una stupida cotta adolescenziale che nulla aveva a che vedere con l'amore vero. Oh, si. Il mio non era amore. Non poteva esserlo! Non ci conoscevamo neanche, quindi era solo una piccola cotta a senso unico. Esatto, ero solo una ragazzina che si era presa una 'sbandata' per il suo idolo, nulla di più. Mi sarebbe passata presto.

Probabilmente una delle cause principali di quell'incresciosa situazione era stata il grosso cambiamento che mi aveva vista coinvolta. Si, sicuramente era così ed era anche abbastanza naturale dato che non avevo più accanto né le persone che amavo né i luoghi che mi erano familiari e che avevo imparato ad amare col tempo sin dall'infanzia.

Tutto questo doveva avermi destabilizzato più di quello che credevo, tanto da aver contribuito inevitabilmente alle mie più recenti crisi di nervi. Non poteva essere altrimenti. Quindi bastava solo aspettare un pochino e tutto sarebbe tornato alla normalità. Si, bastava semplicemente abituarsi a questa nuova vita.

Magari anche conoscere persone nuove avrebbe potuto farmi bene.. così, se fossi stata fortunata, mi sarei tolta definitivamente Jensen dalla testa! Se fossi riuscita davvero a cancellare questo sentimento che mi faceva stare così male, beh.. sarebbe stato perfetto. Non avrei più avuto alcun problema!

Mi sarebbe passato tutto di sicuro e questa consapevolezza mi era di gran conforto perché davvero non avrei voluto rivivere quei momenti neanche pagata! Odiavo stare male ed avevo sempre fatto di tutto per evitare di impazzire di dolore, anche se poi alla fine soffrivo lo stesso.

Che volevo farci? Ero fatta così. Bastava poco per farmi stare male ed era per questo che evitavo di litigare o di far valere la mia posizione. Me ne stavo per la maggior parte del tempo in disparte, appunto, per non creare problemi. Persino se litigavo con mia madre venivo sopraffatta dal dolore e finivo col rinchiudermi nella mia stanza per piangere a dirotto fino a non avere più lacrime.

Maledetta emotività! Non scherzavo infatti quando mi definivo una 'fontana vivente' e Jared ne aveva avuto prova più e più volte nel corso di quelle settimane. Anche Genevieve, a dire il vero, ma mi aveva vista piangere solo per i film strappalacrime che si ostinava a farci vedere. Comunque, quindi, questo era il piano: evitare Jensen e cancellarlo dalla mente. Un gioco da ragazzi, praticamente.

Ma potevo farcela, anzi DOVEVO farcela. Per fortuna nel frattempo arrivarono altre novità a tenermi occupata e ringraziai ancora una volta il cielo, i santi, o qualunque altra cosa ci fosse lassù per aver fatto sì che potessi tenere la mente rivolta altrove.

Una mattina, infatti, Jared entrò nella mia camera senza bussare (come al solito) tenendo il piccolo Thomas tra le braccia da una parte e dei fogli di carta dall'altra. Lasciò che Thomas si sedesse sul letto e fu lui a svegliarmi, saltandomi addosso con un gridolino allegro ed eccitato. Io però sobbalzai dallo spavento, ovviamente.

« Si! Si, mi sveglio! Mi sveglio! » urlai mentre Thomas continuava bellamente a saltellare sulla mia schiena. Mi girai e lo acciuffai mentre tutti i capelli mi volavano davanti al visto. Sentii la presenza di Jared solo grazie alla sua risata divertita e quando scostai i capelli riuscii anche a vederlo.

« Bella addormentata, ho con me delle novità! » disse sventolando davanti al viso un mucchio di fogli ben piegati e pinzettati. Io lo guardai curiosa mentre Thomas si arrampicava su di me per mettersi in piedi e baciarmi le guance. Lo faceva sempre.

« Che novità? » chiesi mentre per poco Thomas non mi lasciava nuda davanti a suo padre. Sapete come sono i bambini, no? Si attaccano a qualunque cosa e quel monellaccio aveva avuto l'infelice idea di attaccarsi alle spalline della mia camicia da notte per poi tirarle allegramente verso il basso di modo che potesse darsi la spinta per alzarsi.

Mi salvai per un pelo sotto lo sguardo divertito di Jared che scuoteva la testa e si complimentava con Thomas.

« Tesoro mio, incominci davvero bene! Ricordati però che è sempre meglio invitarle fuori a cena prima di strappargli di dosso i vestiti. » disse infatti e scompigliò i capelli del figlio con affetto. Mi guardò poi e si ricordò improvvisamente del perché era venuto nella 'mia' stanza.

« Ah, si.. Ecco questi sono per te! » disse e mi porse i fogli che aveva portato. Li guardai con circospezione e ci vidi scritto sopra "SUPERNATURAL SEASON 9" ed impallidii per un attimo. Non era quello che pensavo io, vero? Sbirciai all'interno per un attimo e quasi saltai giù dal letto trascinando come me anche il piccolo che tenevo ancora in braccio.

« Oh. Mio. Dio. E' il copione?! E' il copione! » urlai e questa volta davvero scesi dal letto, costringendo il piccolo Thomas a volteggiare con me per la stanza. Non sembrava dispiacergli, però. Lui rideva ed emetteva quei suoni adorabili dei bambini ancora piccoli piccoli, quindi si stava divertendo. Gli sbaciucchiai pure le guance.

« Oh, si. E' il copione! Devi incominciare a studiartelo adesso perché giorno 10 iniziamo.. » disse con un sorriso e fece per andarsene dalla stanza con passo deciso. Poi tornò per un attimo indietro perché si era dimenticato di darmi le ultime informazioni.

« Ehm.. non credo comunque che tu inizierai giorno 10.. Mi sembra che la tua prima scena sarà girata giorno 13 perché prima dobbiamo girare i primi due episodi. Tu ci sei a partire dal terzo.. ma leggerai tutto lì. C'è anche lo script allegato. » disse e dopo avermi mandato un bacio ed augurato buon lavoro, se ne andò ridendo. Era felice a quanto sembrava ed anche io lo ero.

Insomma, avevo il copione in mano, finalmente, e potevo darmi da fare per memorizzare tutto! Ma un momento.. e Thomas? Me l'aveva lasciato tra le braccia! Girai il viso verso il piccolo, particolarmente dubbiosa sul da farsi, e gli sorrisi timida perché non sapevo esattamente cosa fare con lui. Non ero mai rimasta sola con Thomas per più di 10 minuti, quindi non avevo idea di come comportarmi!

A quanto sembrava però Jared non aveva intenzione di tornare. « Bene.. Siamo rimasti soli, mio piccolo patatino. » dissi mentre lo poggiavo sul letto. Con un balzo ci salii sopra anche io e mi appoggiai alla testata, portando poi Thomas a sedersi sul mio grembo.

Presi in mano il copione e decisi di studiarmelo, sperando che Thomas non avesse la brillante idea di distruggermelo. Il figlio di mia cugina adorava strappare la carta e speravo che Thomas non fosse come lui. Sembrava però molto tranquillo, quindi decisi di continuare con il mio lavoro senza ulteriori indugi.

Ovviamente mi avevano dato solo le parti di copione che mi interessavano, ossia quelle parti in cui era richiesta la mia presenza, e quindi bastò girare la prima pagina per incominciare a leggere le mie battute. Oddio, era magnifico!

All'inizio sarei stata una normale ragazza qualunque che veniva a contatto con il sovrannaturale a causa di un licantropo che aveva distrutto la sua famiglia. Allora era davvero come mi avevano raccontato!

Ricordavo ancora perfettamente la storia che Jared mi aveva raccontato su Catherine a Roma ed a quanto sembrava si era ispirato realmente del tutto al personaggio che mi era stato affidato! Quindi si.. la famiglia del mio personaggio veniva distrutta da un mostro (il licantropo) ma Dean e Sam riuscirono comunque a salvare Catherine per un pelo. Okay.

Da qui io/Catherine che mi univo a loro. Perfetto. Adesso dovevo solo imparare le battute, che bello! Speravo che la mia memoria reggesse perché c'erano davvero un mucchio di battute da imparare e per quanto ci fossi abituata, era comunque difficile. Contavo però sul fatto di poterle ripassare ogni volta prima di girare perché altrimenti sarebbe stato un disastro.

Tendevo ad innervosirmi parecchio prima di andare in scena ed anche se non ero più su un palcoscenico ma su un set cinematografico, beh per me era la stessa cosa. Avevo lo stesso paura di fare male, di fallire e di sbagliare le battute e non volevo far perdere tempo agli altri per una mia mancanza.

Probabilmente me la sarei potuta prendere con più calma perché non ci faceva nulla se si sbagliava ed anzi gli errori di scena facevano sempre ridere milioni di fan di Supernatural in tutto il mondo, compresa me, ma avevo comunque paura di dire o di fare la cosa sbagliata quindi preferivo prendere il mio lavoro con serietà e soprattutto volevo decisamente evitare di sbagliare.

« Ce la posso fare, non è vero cucciolino? » chiesi al bambino dandogli un bacino sulla testa. Con serietà lui si girò e mi guardò, poggiando la testa sul mio petto. Non mi rispose, ma in compenso si addormentò in quella posizione ed io non osai muovermi per non disturbarlo. Non sapendo che fare continuai a leggere ma dopo poco il sonno vinse anche me.

Era abbastanza contagioso, soprattutto se si vedeva un'altra persona dormire! Non era la posizione più comoda del mondo ma era meglio di niente. Mi addormentai con lui in braccio e la testa poggiata sulla testata del letto. Solo più tardi sentii qualcuno che mi toglieva Thomas dalle braccia e dal colore dei capelli intuii che era Genevieve.

Mi svegliai di soprassalto e Genevieve mi accarezzò i capelli per intimarmi di dormire ancora un po' ma ormai il danno era fatto ed io mi ero svegliata. Ne avrei approfittato per ripassare il copione, per lo meno. C'erano davvero troppe battute, cavolo.

 

***

 

Inutile dire che non mi staccai da quel copione per tutto il giorno. Nel tentativo di imparare le battute a memoria, continuavo a girare per la stanza e le ripetevo ad alta voce sperando che mi entrassero in testa nel più breve tempo possibile.

Sembrava che stessi parlando da sola ma confidai nel fatto che nessuno mi avrebbe considerata pazza per un motivo del genere. Doveva essere capitato a tutti di ripassare ed imparare le proprie batute ad alta voce, no?

Persino Jared doveva averle ripetute in quel modo più di una volta, soprattutto per delle scene davvero importanti in cui si esigeva la perfezione. Io, per essere sicura al 100% di averle imparate bene, sentivo la necessità di recitarle sul serio e così facevo, fregandome altamente del fatto che potessero sentire le mie urla fuori dalla stanza.

Vi chiederete perché proprio 'urla'. Beh, perché Catherine era incazzata per la maggior parte del tempo. Inutile dire che ce l'aveva con Dean. Nel copione non facevano altro che punzecchiarsi a vicenda ed io davvero non sapevo come avrei potuto recitare quelle scene con Jensen, proprio no.

O gli sarei scoppiata a ridere in faccia o sarei diventata una fontana vivente perché avrei ricordato tutte le mie promesse ed il fatto che non dovevo stargli vicino e che mi piaceva più del dovuto e tutto il resto.. Okay, sarei impazzita. Non c'erano altre opzioni. Perché cavolo doveva essere tutto così complicato?!

Decisi comunque di non studiarmi tutto il copione in una volta e di non leggere tutto quello che vi era scritto all'interno. Sarebbe stato più veritiero se non avessi saputo dove la storia avrebbe condotto Catherine quindi lessi solo metà copione, lasciando il resto per quando sarei stata a Vancouver.

La curiosità mi mangiava viva ma davvero, era meglio non saperlo. La mia interpretazione ne avrebbe sicuramente guadagnato ed io desideravo fare del mio meglio con la massima professionalità possibile, sebbene non avessi molta esperienza.

Beh, quindi sarei stata l'unica all'oscuro delle vicessitudini che avrebbero caratterizzato il finale della nona stagione. Oddio, non proprio l'unica perché tutti i fan di Supernatural non avrebbero scoperto nulla fino a che la stagione non fosse stata mandata in onda, ma sarei stata l'unica del cast a non sapere un acciderbolina di niente. Bella mossa, davvero. Un'idea migliore non poteva venirmi, eh?

Certo che poi venivo mangiata dalla curiosità! Purtroppo però mi ero ormai convinta che non avrei letto l'intero copione per nessuna ragione al mondo ed io mantenevo sempre le mie promesse, o almeno tentavo di farlo. Oh, si. Sarei morta divorata viva dalla curiosità ma ormai non potevo farci più nulla.

Speravo solo che nessuno avesse la brillante idea di raccontarmi qualcosa! Sarebbe stato davvero brutto dopo tutti i sacrifici che stavo facendo per non leggerlo. Dovevano chiudere quella bocca in mia presenza o li avrei uccisi tutti, sissignore!

Non appena scesi a cena, comunque, confidai a Jared e Genevieve la mia decisione e loro mi promisero di non fare spoiler per aiutarmi. Molto gentile da parte loro, sul serio. Genevieve aveva letto tutto il copione ed anche lei sapeva ogni cosa.

Sorrideva e l'unica cosa che si sentì di dirmi era che mi aspettavano davvero un mucchio di scene belle toste e che era anche certa che le avrei affrontate tutte alla grande. Beh, lo speravo davvero. Ma se mi avevano scelta un motivo doveva esserci, no?

Non dovevo buttarmi giù così tanto. Ero stata scelta io, giusto? Quindi dovevo essere sicuramente la persona più adatta per la parte. Su, bisognava essere positivi! Vedevo già fiori ed arcobaleni danzarmi attorno alla testa per questo mio modo nuovo di vedere le cose.

La positività faceva uno strano effetto, soprattuto se era un periodo abbastanza nero.

Quella sera, però, per festeggiare l'arrivo dei copioni Genevieve organizzò una serata tra donne a cui però Jared insistì per partecipare perché non voleva essere escluso solo per via del suo sesso. Genevieve all'inizio non voleva cedere perché desiderava che quella fosse una serata solo tra donne, ma davanti alla faccia da cucciolo di Jared non si poteva fare altro che accontentarlo e quindi Jared si unì alla nostra serata.

Il programma prevedeva: film strappalacrime (oddio, noooooo!), un autino con il copione (Jared era parecchio entusiasta di parlarne con me) ed una chiacchierata tra donne (con l'aggiunta indesiderata del signor Padalecki).

Quindi, dopo aver messo al letto il piccolo Thomas, la serata ebbe inizio ed ovviamente sia io che lei piangemmo per tutto il tempo ed affogammo i nostri dispiaceri nel gelato al cioccolato che Jared si affrettò ad uscire dal frigorifero.

Lo sapeva, infatti, che ogni volta andava a finire così: noi due che piangevamo e lui che tentava di distrarci con i dolci. Dopo che ci fummo riprese dal dolore straziante, finalmente uscimmo fuori i copioni ed incominciammo a parlare della parte che avevo già letto, ossia della morte dei genitori di Catherine, della sua decisione di unirsi ai Winchester e dell'inizio di questa nuova avventura.

Ovviamente non era tutto qui ed oltre a questo c'erano degli episodi incentrati su qualche creatura strana da cacciare, l'addestramento di Catherine, le litigate con Dean ed anche tutti i problemi che inevitabilmente la nona stagione aveva ereditato dall'ottava.

C'era anche Castiel, naturalmente, e Catherine avrebbe avuto modo di conoscerlo e di apprezzarlo sempre di più per la sua aria da cucciolo e per la sua infinita ingenuità. Ma ovviamente la parte cruciale era il rapporto tra Catherine e Dean.

C'era qualcosa nell'aria, l'avevo percepito semplicemente leggendo la prima parte del copione. Non sapevo, naturalmente, come si sarebbero evolute le cose tra Catherine e Dean nella seconda metà del copione che reggevo tra le mani ma avevo qualche presentimento. Non ero poi così sciocca da non pensarci.

« Noi manteniamo la parola data.. Sarai tu stessa a scoprire cosa succederà con Dean! Noi abbiamo la bocca cucita. Siamo muti come pesci! » disse Genevieve ridendo di cuore ed io arrossii vistosamente perché non poteva che esserci un motivo per quella risata.

Beh, non che non l'avessi capito. Era abbastanza chiaro. Ma credevo anche che non sarebbe stato niente di palese. Nel senso che il loro rapporto sarebbe stato caratterizzato probabilmente da un amore platonico, a distanza.

Nessuno dei due era infatti il tipo da relazione fissa, quindi avrebbero probabilmente ignorato i propri sentimenti e basta. Il pubblico avrebbe capito che c'erano e cosa provavano l'una per l'altro ma non ci sarebbe stato nulla di concreto a confermarlo.

« Tu tranquilla che lo saprai presto.. Dopodomani sarai a Vancouver e lì il tempo passerà in fretta, vedrai, quindi presto ti ritroverai a leggere la seconda metà del copione. » disse Jared e mi sorrise incoraggiante. Wow, nessuna battuta di troppo?

Beh, strano ma molto gentile da parte sua. Di solito coglieva sempre l'occasione per punzecchiarmi ma non stavolta, forse perché capiva che ero un po' agitata per tutta quella situazione, senza contare il fatto che era la mia prima volta in tutto.

« Ma mettiamo da parte i copioni per adesso.. » disse Genevieve e mi guardò attentamente con un'aria furba che non lasciava presagire nulla di buono. La guardai dubbiosa e lei non fece nulla per farmi sentire più a mio agio, anzi mi guardò insistentemente in quel modo che tanto mi faceva rabbrividire dalla paura e mi sorrise maliziosamente.

Anche Jared si fece attento e probabilmente, conoscendo la moglie, aveva più o meno capito di cosa voleva parlare. Che qualcuno mi salvasse, presto!

« Mmm.. In tutti questi giorni non abbiamo mai parlato della tua vita amorosa.. Sai, parlando di Catherine e Dean e leggendo il copione mi è venuto in mente che né io né Jared sappiamo nulla di te da questo punto di vista.. Insomma, hai un ragazzo? Ti sei lasciata con il tuo ragazzo per venire qui? So che sono una ficcanaso ma ormai siamo amici, no? » disse e continuò a guardarmi senza distogliere lo sguardo.

Questa era una delle tattiche preferite di Genevieve per farti parlare. Più ti guardava fisso e più ti metteva a disagio. Tu cercavi quindi di distogliere lo sguardo ma lei era sempre lì ad osservarti ed alla fine, più per respirare che per altro, gli davi quello che voleva.

Mi aveva estorto tante cose con quella tattica subdola ed anche quel giorno non sarebbe stato diverso. Le avrei detto esattamente tutto quello che voleva sapere e senza neanche protestare.

« Nessun ragazzo.. Proprio niente di niente. » dissi e per un attimo rimasi in silenzio mentre lo sguardo di Genevieve mi invitava insistentemente a continuare perché la sua curiosità doveva essere soddisfatta. Ah, vabbé. Tanto non c'era niente da tenere segreto.

« Okay, va bene. Parlo! » dissi alzando le mani in segno di resa e la vidi rilassarsi sul divano per poi addossarsi a Jared che la strinse delicatamente a sé in un abbraccio dolcissimo.

« Che posso dire? In amore sono stata parecchio sfortunata.. Mi innamoro sempre delle persone sbagliate, bla.. bla.. bla.. Le solite storie. Non trovo mai la persona giusta e quando mi innamoro sono guai perché anche se so che quella persona non è giusta per me, nessuno può farmela togliere dalla testa. Quindi no, non ho un ragazzo né mai l'ho avuto. » dissi cercando di minimizzare il tutto anche se la mia vita amorosa era un vero e proprio disastro con la D maiuscola.

« Oh, capisco.. Ma avrai pure avuto le tue esperienze, no? Anche se non proprio con un ragazzo fisso! Insomma, hai quasi ventitré anni, no? » chiese Genevieve perplessa ed io ridacchiai.

No, non avevo mai avuto esperienze di quel tipo, a parte un paio di baci rubati in un pomeriggio di ormai tanti anni fa. L'avrei scioccata? Probabilmente. Erano poche le persone che non avevano esperienze ed io ad esempio non ne conoscevo nessuna. Le mie amiche erano diverse da me.

« No.. nessuna esperienza.. a meno che non conti una serie di baci con un po' di lingua. Rabbrividisco ancora perché non era assolutamente quello che volevo ma come una povera imbecille non ho saputo reagire.. Si, datemi pure dell'idiota perché lo sono! » dissi arrabbiandomi ancora una volta con me stessa per non aver riempito di botte quel ragazzo che mi aveva baciata senza preavviso.

Insomma, okay, per certe cose il preavviso decisamente non ci voleva ma il problema era che cinque secondi prima gli avevo detto di essere innamorata di una persona che lui conosceva e cinque secondi dopo mi stava infilando la lingua in bocca.

Direi che era stato un vero e proprio cretino! Ed io, troppo scioccata per fare alcunché, mi sono lasciata baciare come una povera deficiente senza cervello. Oh, come me ne pentii!

Era il mio primo bacio e l'avevo sprecato in quel modo assurdo dopo tante fantasticherie su chi e come potesse darmelo. Sognavo il principe azzurro io, mica il primo che passava! E poi, ovviamente, dopo avermi baciata non si era neanche più fatto sentire. Odiavo quello Stefano, lo odiavo con tutto il cuore! Odiavo anche me, naturalmente.

« Quindi non hai mai.. insomma, sei vergine? » chiese Genevieve ed io annuii orgogliosa di me stessa e lei sgranò gli occhi. Che? In America era così strano essere ancora vergini a quasi 23 anni? Io lo consideravo una cosa positiva. Aspettavo semplicemente quello giusto.

« Okay.. Quindi non sei mai stata nuda davanti a nessuno.. Neanche semi nuda? Che ne so.. magari per un servizio fotografico o per una scena di teatro.. Proprio niente? » chiese improvvisamente Jared ed io lo guardai perplessa.

Certo che nessuno mi aveva mai vista come mamma mi aveva fatta! Non l'avrei permesso a nessuno, tranne all'uomo che mi avrebbe rubato il cuore. Accidenti, ma perché sembrava che fossi un'aliena tutt'ad un tratto?

« No.. Ovviamente no. » dissi e vidi Jared e Genevieve scambiarsi degli sguardi preoccupati. Okay, quando facevano così c'era qualcosa che non andava e che volevano nascondere con scarsi risultati e se erano preoccupati significavano che c'erano dei guai all'orizzonte.

« Non mi sento molto a mio agio in quel modo, anzi per niente. Preferisco di gran lunga tenere i vestiti su. Neanche a mare mi sento a mio agio! Il costume da bagno lascia scoperte troppe cose per i miei gusti.. » disse e vidi Jared e Genevieve impallidire di nuovo mentre si prendevano per mano come per sostenersi a vicenda. Continuavano a guardarmi preoccupati. Oddio, ma perché facevano così?

« C'è qualcosa che dovete dirmi? » chiesi un po' imbronciata e preoccupata, ma i due risposero in coro con un « Assolutamente no! » che mi fece diventare ancora più sospettosa. « Davvero, non è niente! » disse Genevieve ridendo nervosamente e dichiarò che la serata era finita lì anche perché l'indomani sarebbe stata la giornata dedicata ai bagagli, quindi bisognava sistemare tutto ed in fretta, anche.

Continuai a guardarla perplessa ma sul serio non ricevetti alcuna risposta. Io poi ero davvero un'imbranata perché non capivo mai quello che le persone tentavano di dirmi velatamente. O me lo dicevano o non ci arrivavo, semplice.

Andai quindi a letto con quell'enorme punto interrogativo stampato in fronte, sempre più perplessa.

 

***
 

« Hai preso i vestiti che la governante ti ha lavato? » chiese Genevieve entrando frettolosamente nella mia stanza.

C'era un caos assoluto, sebbene avessi finito di chiudere la valigia. Lenzuola a terra, armadi aperti, tappeti spostati.. un disastro. Beh, era anche normale dato che tra meno di due ore dovevamo prendere un aereo!

Meno male che non avevo spostato tutto negli armadi perché altrimenti ci avrei messo molto di più a fare la valigia. Io comunque ero sempre quella dell'ultimo minuto, ossia facevo le cose sempre all'ultimo.. quando ormai il tempo sgocciolava.

Vi ricordate il viaggio in Germania? Beh, avevo preparato la valigia due ore prima della partenza e solo per una smisurata dose di fortuna non mi ero dimenticata nulla da mettere in valigia!

Speravo di non dimenticarmi niente neanche stavolta ma avevo setacciato la camera in lungo ed in largo e sembrava che non ci fosse rimasto più nulla di mio. Bene, almeno qualcosa di positivo. 


« Ho preso tutto. Sono già piegati e messi in valigia.. Ora devo solo chiuderla. » dissi a Genevieve che si avvicinò per sedersi sopra la valigia. Con lei sopra era dannatamente facile chiuderla! Una volta fatto, la alzai in piedi e fui pronta per lasciare quella casa.

Mi sarebbe mancata da morire ed il solo pensiero di non rivedere più Genevieve per un lungo periodo di tempo mi faceva venire ancora una volta le lacrime agli occhi. Anche lei li aveva lucidi. 


« Oh, vieni qui! » disse lei e mi stritolò tra le sue braccia. Ricambiai l'abbraccio con altrettanto vigore e ci lasciammo entrambe sfuggire delle lacrime mentre Jared entrava in camera. 

« No, ragazze non incominciate! Vi vedrete presto, cavolo! Non andremo dall'altra parte del mondo, solo un po' più su di dove siamo ora.. Se avrai voglia di venire, Gen, basta che me lo dici e compreremo i biglietti aerei per te e per Thomas. » disse lui e ci abbracciò entrambe, affondando il viso nei capelli della moglie che incominciò a tirare su col naso. 

« Non posso farci niente.. Sai che sono particolarmente emotiva in questo periodo! » disse lei ed il marito le baciò i capelli mentre scioglievamo l'abbraccio. Il piccolo Padalecki decise solo allora di reclamare le attenzioni dei genitori, piangendo a dirotto per essere stato lasciato solo.

Genevieve corse da lui e Jared prese la mia valigia per portarla al piano di sotto. Ancora una volta lo lasciai fare perché tanto era fiato sprecato e poi almeno per una volta godevo della sua galanteria. 


« Andrà tutto bene, sai? Ci divertiremmo sul set, vedrai. » disse ed io annuii proprio mentre Genevieve scendeva le scale per raggiungerci con in braccio Thomas. 

« Ciao cucciolino! » dissi scompigliandogli i capelli e prendendolo in braccio. Il piccolo si avvinghiò totalmente al mio collo e non voleva più lasciarlo andare per nessuna ragione al mondo. « Non preoccuparti, ci rivedremo presto.. E dopo ti mangiucchierò la pancina di baci per dispetto! » dissi facendogli il solletico e lui rise. Il mio piccolo fratellino morbidoso.

Gli baciai anche i capelli prima di riconsegnarlo tra le mani di Genevieve che già aveva di nuovo le lacrime agli occhi. 


« Su, andiamo o perderemo l'aereo. » disse Jared e baciò la moglie con trasporto prima di dirigersi in macchina. Genevieve mi abbracciò poi di nuovo e stampai anche un'altro bacio sulla guancia del piccolo Padalecki prima di dirigermi anche io verso la macchina. 

« Eve! » sentii urlare Genevieve quando ormai avevo richiuso lo sportello dell'auto.

Aprii il finestrino e la vidi correre un po' più in avanti prima di scoprire cosa voleva dirmi. 
« Non so perché non te l'ho detto prima, ma sono incinta! Beh.. ora lo sai.. Fate attenzione e divertitevi! Bada anche a mio marito! Te lo affido! » urlò ed io le sorrisi raggiante.

Oddio, un'altro bimbo in arrivo! E non mi avevano detto niente! Ora capivo tutte quelle occhiate e quei sorrisi. La macchina nel frattempo era già uscita in strada ed ebbi solo modo di salutare Genevieve dal finestrino prima che non ci fosse più visibile. 


« Or dunque, signor Padalecki.. » dissi picchiettando sulla sua spalla « Di nuovo padre, eh? E quando pensavi di dirmelo? » chiesi dandogli un pugno gentile sempre in quel punto. 

« Genevieve non si decideva.. Diceva che prima voleva essere sicura che il bambino stesse bene. Sai, c'è sempre quel punto interrogativo dei primi tre mesi e Gen prima di dirlo voleva essere sicura che il bimbo non avesse problemi. Ma comunque si, sarò di nuovo padre! » disse lui con un sorriso smagliante ed io gli offri la mano per un bel 'batti cinque'. 

« Ben fatto signor Padalecki.. Ben fatto. » dissi e mi riaccasciai sul sedile posteriore mentre il fido Patrick ci trasportava all'aeroporto con la sua guida sicura e senza sbavature.
 

***

 

« Ben arrivati miei cari! » disse Mrs Hallyway quando finalmente varcammo la porta d'ingresso dell'albergo in cui saremo stati ospiti per un bel po' di tempo. La donna era praticamente euforica e si fiondò ad abbracciarci e baciarci non appena ci vide mettere un piede dentro.

Si vedeva che gli eravamo mancati, forse non tanto io ma Jared che l'abbraccio contento.

« Signorinella! Fatti abbracciare pure tu! » disse la donna ed in un attimo mi ritrovai stritolata dalle sue braccia mentre Jared continuava a ridere per la situazione assurda in cui eravamo finiti.

Beh, da quello che mi aveva raccontato in aereo Mrs Hallyway, inglese d'origine, era solita accoglierli in quel modo e quindi lui c'era un po' abituato ma io decisamente no ed ero allergica alle manifestazioni pubbliche d'affetto perché mi intimidivano e facevano arrossire.

« Hey ragazzi! » urlò una voce alle nostre spalle. Sia io che Jared ci girammo verso il nuovo arrivato e scoprimmo che altri non era che Misha Collins con un enorme valigia al seguito. Coprì la distanza che ci separava con uno strano balletto e quando fui a sua portata di mano, me la presa e mi fece volteggiare per poi finire il tutto con un baciamano molto in stile 'Misha Collins'.

« Ma siete già tutti qui! Ed io che credevo di essere il primo! » urlò qualcun altro ed ovviamente non poteva che essere Jensen che ci sorrise ed improvvisò anche lui una specie di balletto per andare ad abbracciare i suoi due amici. Due pacche sulle spalle, battutine volate lì per caso e poi tutta la sua attenzione fu concentrata su di me. Okay, dovevo stare calma.. calmissima.

« Combinato qualcosa di recente? » mi chiese continuando a guardarmi dritto negli occhi ed io scossi la testa cercando di non lasciar percepire il mio quasi del tutto evidente nervosismo.

« Per chi mi prendi? Sono bravissima io! » dissi e lo guardai con aria di sfida mentre lui si apriva in un sorriso. No, non doveva sorridere. Proprio no. Mi faceva uno strano effetto quando sorrideva. Su, forza! Che qualcuno mi aiutasse a farlo smettere di sorridere!

« Sono contento di vederti di nuovo sorridere.. A casa mia mi eri sembrata strana e temevo di aver detto o fatto qualcosa che non andava, ma si vede che era stata tutta impressione mia. » disse ed io mi maledii mentalmente. No, in cinque minuti stava andando tutto a rotoli!

Io dovevo mantenere le distanze.. dovevo stargli lontana! Perché doveva essersi ricreduto? Doveva pensare che ce l'avessi con lui di modo che potesse lasciarmi in pace! Non doveva andare così.

« Bene, allora dato che è tutto risolto ora possiamo anche dare inizio al divertimento! » disse ed agguantò me e Jared per un braccio con una larga risata prima di dirigersi verso Mrs Hallyway ed abbracciarla con calore. Okay, sarebbe stato davvero un lungo, lunghissimo periodo.




Angolo autrice: Questa settimana ho creduto per un attimo di non riuscire a pubblicare il capitolo in tempo a causa dello studio (esami universitari, cavolo!) ma per fortuna ce l'ho fatta anche perché non volevo deludervi. Ho scritto tutto praticamente oggi pomeriggio quindi non so cosa sia venuto fuori xD Spero naturalmente che vi sia piaciuto ma in caso contrario fatemelo comunque sapere! Ma parliamo della storia.. ebbene, si ritorna a Vancouver! Non vedevo l'ora di arrivare a questo punto della storia perché è da qui che le cose si fanno davvero interessanti per la nostra protagonista. Si, i guai adesso sono davvero all'orizzonte ma non temete perché per quanto possa essere diabolica con i miei personaggi - e lo sono, fidatevi! - poi alla fine sono anche tanto buona e cara. Ma leggerete.. leggerete tutto. Un bacione particolare, come sempre, a  Nerea_V e  terry88febbraio (ragazze vi adoro **) ed un bacione anche a tutti coloro che hanno messo la storia tra i preferiti e le seguite! Apprezzo anche il vostro sostegno silenzioso. Ed infine, mando tanti bacini a voi lettori! Grazie per aver continuato a seguire questa storia.. non vi fate sentire ma siete in tanti! <3 Al prossimo venerdì!

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Capitolo 13
*** Cap 13 - Games and revenge ***


Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: verde
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo13/?

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them. »




"Okay.. calma e sangue freddo, Roberta. Puoi farcela, dannazione. Che sei? Una codarda? No di certo. Non tu. Ora esci da qui ed affronti qualunque cosa ci sia là dietro a testa alta!" pensai mentre facevo capolino da dietro un angolo per capire se il corridoio fosse realmente vuoto come credevo.

Pregavo in tutte le lingue del mondo che non ci fosse nessuno, ma se non era vuoto?! E se c'era lui?! Cavolo, non volevo neanche pensarci. Se c'era davvero qualcuno in quel maledetto corridoio, beh sarei morta di crepacuore e sarebbe stato un guaio! La fine dei giochi, praticamente.

Rimasi allora lì, completamente immobile come una statua (a parte per un lieve movimento di denti e labbra dovuto al nervosismo.. me le stavo mordendo da circa mezz'ora), con la sola testa che sporgeva dall'angolino in cui mi ero rifugiata, praticamente in attesa che accadesse qualcosa, qualunque cosa, ma nessuno sbucava fuori urlando all'improvviso né si sentiva volare una mosca.

Bene.. beh sembrava davvero che non ci fosse nessuno ed un po' rassicurata, lanciai ancora una volta un'occhiata in direzione del corridoio adiacente prima di prendere ufficialmente la decisione finale: correre.

In realtà avevo deciso tutto già da un po' ma ancora non mi convincevo a muovermi e più il tempo passava e più sentivo che il pericolo aumentava inesorabilmente. Come mi ero ritrovata in quella situazione ancora non mi era del tutto chiaro ma ormai ero in ballo e non potevo fare altro che sospirare e sperare in un colpo di fortuna bello grosso. Oddio, mi stava scoppiando il cuore nel petto ed era solo il primo giorno!

Che sarebbe successo dopo? Speravo semplicemente che si stancassero pian piano - complici le riprese della serie televisiva e le convention che me li avrebbero fatti stancare parecchio, ovviamente - perché un ritmo così non potevo sostenerlo io quindi figuriamoci loro che non avevano neanche più la mia età!

Beh, che si mantenessero tutti in perfetta forma era innegabile e che facessero invidia a tutti i ventenni del mondo era anche alquanto consequenziale, ma davvero avevano anche loro una certa età e potevano seriamente evitare di farsi venire in mente certe cose.

Che cos'erano? Dei bambini? Okay, sotto sotto a me queste cose piacevano tanto ma ormai mi stancavo facilmente e non mi sentivo neanche a mio agio in una situazione del genere dato che loro non erano di certo dei bambini super coccolosi ma solo e soltanto degli omaccioni belli cresciuti con un mucchio di muscoli. Temevo comunque che un po' la colpa fosse mia.

Non so.. probabilmente dovevo aver scritto in fronte 'pagliaccio di turno' perché altrimenti non mi spiegavo tutta questa loro voglia di cacciarsi in situazioni assurde solo per mettermi in mezzo e farmi fare qualcosa di decisamente stupido, ma era inutile chiedere perché tanto quando tentavo di protestare facevano finta di non ascoltarmi ed io mi ritrovavo a parlare con il muro.

Oh, si. Ogni volta che mi ignoravano avevo voglia di buttarli tutti fuori dalla finestra a calci ma non mi era possibile e quindi dovevo sopportare in assoluto silenzio tutto quello che la loro mente riusciva a partorire.

Ed ecco perché mi trovavo in quel corridoio con il cuore in gola e con come obiettivo quella cavolo di porta che distava da me circa 5 stanze belle grandi, le nostre stanze tra l'altro.

Mrs Hallyway ci aveva subito fornito le chiavi delle nostre camere quando eravamo arrivati quella mattina e ci eravamo facilmente stabiliti nei nostri alloggi senza indugi, anche perché le nostre stanze le conoscevamo già perfettamente.

Era stato bello ritrovare la mia camera così come l'avevo vista per la prima volta ed avevo subito passato parte del pomeriggio a sistemare i miei vestiti fuori dalla valigia per riporli nell'armadio posto di fronte al letto.

Scattata la mezz'ora però ero stata subito disturbata da Jared che mi aveva trascinata nella camera di Misha senza darmi neanche la possibilità di protestare, e da lì le cose erano precipitate esponenzialmente.

Si annoiavano e questo era un grande problema, quindi cosa fare? Qualcosa di stupido, ovviamente.

Gli ci erano voluti solo 5 minuti per partorire quella strana idea ed io, come al solito ne pagavo le consequenze. Ma come gli era venuta questa idea? Jared si era ricordato che avevo tentato di giocare così con il piccolo Thomas solo che non ci ero riuscita molto bene perché lui era ancora troppo piccolo per stare al passo con le mie idee, quindi perché non provarci noi adulti?

Era sempre colpa mia. Non potevo muovere un dito che qualcosa si autodistruggeva da qualche parte. Bene, ero un disastro ambulante. Ma a completare il quadro generale della situazione assurda che si stava per venire a creare, decisero anche di invitare Jensen e là si che pensai sinceramente di andarmi a suicidare da qualche parte.

"No, sul serio? Qualcuno lassù ce l'ha davvero con me" pensai mentre Misha andava tutto contento a chiamare Jensen. Sperai che la sua natura un po' più tranquilla – beh, ma neanche tanto a dire il vero ma rispetto agli altri due era più quieto – lo portasse a starsene buono nella sua stanza ma ovviamente no. Gli era anche sembrata un'idea divertente per cambiare un po' e per inserirmi totalmente nel gruppo.

Grazie, no davvero. Molto gentile da parte sua. Dato che c'era poteva anche parlarmi di Danneel e JJ così da completare il tutto con la mia disperazione più totale. Tanto ormai al peggio mancava davvero poco.

Ma comunque, questo in sostanza era quello che era successo prima di iniziare a giocare. Ma un fulmine non poteva colpirmi in piena frone? No, eh? Con uno sbuffo sbirciai ancora una volta il corridoio e constatai che era sempre inesorabilmente vuoto.

Okay, potevo farcela. Si, era una sciocchezza. Dovevo solo correre verso quella porta e vincere. Si, un piccolo respiro ed uno.. Due.. Tre.. Via!

Incominciai a correre a più non posso verso quella dannatissima porta e stavo tra l'altro facendo un baccano infernale perché ogni volta che poggiavo i piedi a terra il rumore che ne veniva prodotto riecheggiava per tutto l'albergo. Mrs Hallyway mi avrebbe uccisa, lo sapevo! Ma non importava.

Dovevo vincere, no? Dovevo vincere, cavolo! Ma perché si stava aprendo una porta a sinistra? Ed anche quella a destra, in effetti. Oddio. No, non poteva essere. No, no, no, no, no! Non era valido! Non era assolutamente valido!

Tentai di fermarmi per fare marcia indietro e ritornare da dove ero venuta prima di fare qualcosa di assolutamente imbarazzante ma ormai era troppo tardi per fermarmi e dal sorriso sulla faccia di Jensen intuii che anche lui aveva capito che ormai non potevo più far nulla.

Tentai comunque, frenando con i piedi e sbattendo contro il muro ma inciampai nel tappeto e lui ne approfittò per acciuffarmi al volo mentre Misha e Jared si avvicinavano con una telecamera in mano. Non potevo crederci. Mi avevano presa in giro!

E mentre io cercavo come una perfetta deficiente di vincere il gioco, loro se n'erano rimasti per tutto il tempo nelle loro camere con la telecamera accesa fino a che non ero arrivata, dimostrando ancora una volta le mie abilità da pagliaccio consumato. Ah, ero letteralmente scioccata.

« Fine della corsa, principessina. » disse Jensen mentre gli altri due si avvicinavano ed io li guardai come se avessi potuto incenerirli con lo sguardo. Me l'avrebbero pagata cara, oh si.

« Voi.. Come cavolo avete potuto?! Io neanche volevo giocare e.. » urlai in preda alla frustazione mentre cercavo di acchiappare Jared per prenderlo a pugni. Con gli altri due non avevo ancora poi molta confidenza quindi non mi rischiavo di fargli del male ma potevo tranquillamente riempire Jared di botte quante volte volevo.

Genevieve non mi avrebbe di certo rimproverata se avessi fatto tornare a casa il marito con qualche dente in meno.

« Mentre che eri in giro abbiamo pensato che sarebbe stato una buona idea filmarti e coglierti di sorpresa, quindi abbiamo abbandonato la gara. Oh, dovevi vedere la tua faccia quando hai capito che ti abbiamo preso in giro! Ma la vedrai.. E' tutto registrato qui! » disse Jared alzando le spalle e la videocamera con un sorriso vittorioso stampato in faccia. Indignata, mi liberai dalla presa di Jensen e corsi verso di lui per riempirlo seriamente di pugni.

Fu però facile per lui bloccarmi le mani e mi immobilizzò in cinque secondi netti. Wow, che bello (sarcasmo puro).

« Devi mettere su un po' di muscoli su queste braccine se vuoi sperare di battermi. » disse lui con un ghigno mentre io gli facevo una linguaccia.

« Mi vendicherò, lo sai? Quando meno te lo aspetti.. » dissi e lo guardai negli occhi con aria di sfida mentre gli altri due se la ridevano tranquillamente, come se al posto di minacciare il loro amico avessi detto una battuta spassosissima.

« Accetto la sfida, ma sai che non potrai mai battermi. Sei sempre e solo la piccola Eve della famiglia. » disse toccandomi il naso con un dito e ridendo mi lasciò libera mentre io digrignavo i denti per la frustrazione. Se ne andò subito dopo, trascinandosi dappresso anche gli altri due che mi guardarono per un lungo momento prima di scomparire nella stanza di Jared.

E questo era solo il primo pomeriggio a Vancouver? No, non ci stavo. Come si facevano i biglietti aerei per tornare a casa? Lo sapevo io che era troppo bello per essere vero. Mi avrebbero torturata fino alla fine.

Non bastavano già i miei problemi con Jensen.. ora ci si mettevano anche Misha e Jared a darmi del filo da torcere!

Più infuriata che mai, aprii la porta della mia stanza e mi ci chiusi dentro a doppia mandata. Non si sapeva mai. Jared poteva riuscire a riprendersi l'altra chiave da Mrs Hallyway così come aveva fatto la prima volta ed io per il momento non avevo voglia di vederlo.

Dovevo vendicarmi, sissignore. Solo che non sapevo ancora come farlo e temevo che ci avrei messo un po' per capirlo, anche se il desiderio di vendetta era troppo forte per essere ignorato.


 

***

 

Il resto del pomeriggio passò tranquillo ma solo perché mi ero previdentemente chiusa a chiave nella mia camera, non per altro. Ero così profondamente offesa per tutto quello che avevano macchinato alle mie spalle da non riuscire ad uscire da quella stanza senza rischiare di combinare una strage.

Misha però era venuto più volte a bussare alla mia porta e questo mi portava a perdonarlo un po' perché sentivo che si era comunque leggermente dispiaciuto per tutto quello che era successo poco prima, ma avevo deciso comunque di non aprirgli la porta e gli avevo anche urlato contro tutto quello che mi passava per la testa solo per la soddisfazione di avere l'ultima parola.

Anche Jared era venuto qualche volta ma lui non si sentiva minimamente in colpa per quello che mi aveva combinato e quindi io di conseguenza non mi sentii neanche particolarmente dispiaciuta a lasciarlo fuori dalla stanza.

Con Misha era un po' diverso perché in realtà volevo farlo entrare per conoscerlo meglio ma mi rendevo conto che non potevo passarci subito sopra o mi avrebbero tormentata per tutto il tempo con altri scherzi simili e quindi doveva rimanere fuori anche lui.

Con questo non volevo dire che non accettavo gli scherzi perché certo, potevano farmi tutti gli scherzi che volevano, ma con un po' di moderazione. Non potevo anche solo spaventarmi di uscire dalla stanza per paura di ritrovarmeli davanti con un secchio d'acqua gelata pronto in mano ed avevo notato che tutti e tre stavano incominciando ad imboccare quella strada spaventosa.

Non volevo infatti che Vancouver si trasformasse in un vero e proprio incubo, quindi gli scherzi andavano bene ma con moderazione.

Decisi poi di farmi un bel bagno rilassante e tutte le preoccupazioni, lo stress e l'ansia accumulata in quei giorni sembrarono svanire in un attimo sotto il tiepido getto d'acqua. Mai sottovalutare i benefici di un bel bagno!

Grazie ad esso decisi che non era più il caso di tenere su il muso. Un paio d'ore da 'profondamente offesa' erano più che sufficienti. Non ero comunque una persona che teneva il broncio per tanto tempo, assolutamente no.

Di solito si litigava, certo, ma circa cinque minuti dopo eravamo tutti di nuovo amici come prima dal mio punto di vista, solo che per una volta avevo avuto l'esigenza di non perdonarli subito come avrei fatto normalmente.

Boh, si vede che l'aria di Vancouver e quest'avventura in generale stavano tentando di cambiarmi un po' ma alla fine rimanevo sempre la stessa persona di sempre. Quindi stop al broncio! Potevo di nuovo affrontarli ed anche sorridergli come se nulla fosse successo.

Era anche ora di cena, quindi mi preparai mettendomi un vestitino comodo ed un paio di ballerine. I miei capelli erano particolarmente indomabili quella sera ma come al solito non ci badai e li lasciai in quel modo, tanto me li avrebbero sistemati i truccatori quando sarebbe arrivato il momento di interpretare seriamente Catherine.

In fretta e furia, acchiappai il cellulare al volo e scesi velocemente le scale fino a ritrovarmi nella sala da pranzo dell'albergo. Erano già tutti lì ed io mi sentii immediatamente osservata quando feci il mio ingresso.

Odiavo quando tutti gli occhi si puntavano su di me, forse anche perché ero una persona profondamente timida ed amavo passare inosservata, ma probabilmente dovevo incominciare ad abituarmi a quelle occhiate se davvero volevo intraprendere quella carriera perché loro, e con loro intendevo tutti gli attori di cinema e di serie televisive, erano osservati da tutti e non avevano né privacy né assoluta intimità e di conseguenza, se le cose fossero andate bene, neanche io l'avrei avuta e sarei stata osservata sempre e comunque da molte persone, tra cui giornalisti e fotografi.

Beh, non era esattamente quello che desideravo io ma avrei avuto tempo per pensarci in seguito. Vidi un posto libero accanto a Misha e mi ci sedetti subito, senza neanche chiedere se fosse già occupato.

« Passato il momento 'no'? » chiese Jared ed io lo fulminai immediatamente con un'occhiataccia a cui si unì anche Misha che si permise anche di mettermi una mano sulla spalla.

Jared continuava a guardarmi con aria di sfida ed io avrei tanto voluto allungare la gamba per dargli un calcio sugli stinchi dato che si trovava proprio di fronte a me, praticamente accanto a Jensen, ma Misha mi trattenne poggiando gentilmente una sua mano sulla mia, come ad ammonirmi per il brutto pensiero ed a trattenermi dal metterlo in pratica.

Strano comunque che Misha mi spalleggiasse. Che si fosse realmente dispiaciuto di avermi fatta arrabbiare? Possibile dato che non mi conosceva.

« Dai su.. l'abbiamo torturata a dovere questo pomeriggio. Come primo giorno deve essere stato traumatico per lei ed era anche quello che volevamo, dico davvero, ma per stasera lasciamola respirare, eh? » disse Misha e con profonda amarezza Jared acconsentì anche se si vedeva che voleva torturarmi ancora un po'.

Misha però era stato davvero gentile e gli riservai un sorriso davvero sorpreso ed anche particolarmente riconoscente. Oh, Misha l'avevo sempre adorato ma in quel momento era praticamente il mio eroe!

Pian piano quell'uomo stava guadagnando sempre più punti ed era salito quasi in cima alla lista delle persone che adoravo di più al mondo mentre Jared era sceso di qualche posto con il suo scherzetto, anche se rimaneva comunque il mio enorme fratello orso. Non sembrava un orsacchiotto gigante? Non so, a me aveva sempre dato quell'impressione ed in Texas questa mia convinzione si era praticamente rafforzata.

« Solo per questa volta.. Tregua principessa. » disse Jared ed allungò verso di me una delle sue due manone giganti, guardandomi sempre con la stessa faccia da schiaffi. Dopo un lungo sguardo gliela strinsi prontamente per sancire ufficialmente la tregua e Misha si rilassò al mio fianco.

Ben fatto, mio eroe. Senza di lui ci avremmo messo di più a sancire quell'accordo di pace!

« Bene ed ora a mangiate bambini, se no la pappa si raffredda. » disse Misha ed io sospirai leggermente prima di assecondarlo. Non è che avessi poi tanta fame, ma sembrava tutto così buono che era un peccato sprecarlo solo perché non avevo appetito, quindi mangiai.

Gli altri ovviamente si abbuffarono di tutto e rimasi sconcertata per un attimo a guardarli mentre ingurgitavano enormi quantità di cibo senza batter ciglio. C'ero un po' abituata dato che avevo già visto Jared mangiare in quel modo, ma non credevo che anche Jensen e Misha avessero le sue stesse abitudini.

Beh, alla fine vivendo a stretto contatto con lui dovevano aver preso alcuni dei suoi difetti, oppure era stato proprio uno degli altri due ad insegnarlo a Jared. Chi poteva dirlo? Ma anch'io, nonostante non avessi poi molto appetito, mangiai tutto quello che i camerieri facevano scivolare sul mio piatto e riuscii anche a far entrare nel mio piccolo stomaco anche il dolce: gelato e torta al cioccolato.

Davvero si mangiava ogni giorno così? Okay, dovevo prendere decisamente in considerazione l'idea di alzarmi presto la mattina per correre un po' perché altrimenti avrei raggiunto presto le dimensioni di una botte e temevo che questo non mi avrebbe di certo fatto bene alla salute.

Quindi, un po' appesantita, mi accasciai sulla sedia con molto più sonno di quello che avrei mai avuto se fossi rimasta nella mia piccola casetta in Sicilia. Lì di solito non dormivo mai ed invece da quando ero partita per quell'avventura dormivo praticamente ogni cinque minuti.

Sentivo proprio l'esigenza di dormire e mi accasciavo su ogni superficie orizzontale disponibile. Che fossero scomode non aveva importanza perché tanto una volta addormentata non sentivo praticamente nulla. L'importante era chiudere gli occhi e riposare.

Stavo infatti per addormentarmi sulla sedia quando delicatamente una mano mi fece risvegliare dal mio leggero torpore. Mi alzai di scatto, colta sul fatto, e mi guardai intorno per capire chi mi avesse chiamato in quel modo.

Il mio cuore sussultò quando mi accorsi che era stato Jensen e con un sorriso mi fece cenno con la testa di seguirlo e davvero, non so con quale coraggio le mie gambe si mossero. Io non volevo assolutamente andare.

La mia testa mi urlava di non farlo perché sarebbe stato peggio e tutta quella storia della cotta si sarebbe solo accentuata se l'avessi fatto sul serio, ma le mie gambe desideravano andare da lui e quindi lo seguii. Perché caspita voleva allontanarsi dagli altri? Perché non potevamo parlare dove c'erano tutti?

Ero agitata, stavo per svenire e mi stava per venire un attacco al cuore. Ho reso l'idea dello stato in cui versavo? Fui comunque molto brava a nasconderlo quando Jensen mi guardava per essere sicuro che lo stessi seguendo.

Quando si girava però mi premevo il petto e mi strappavo i capelli perché tutta quella situazione mi stava facendo venire seriamente un infarto. Ed io come dovevo recitare con lui se non riuscivo neanche a stare da sola in sua presenza per cinque secondi?

« Hey, non ti bloccare! Non stai mica andando al patibolo.. Volevo solo parlarti un attimo. » disse Jensen con un sorriso ed io volevo seriamente suicidarmi. Okay, forse non ero stata così attenta nel nascondere il mio vero stato d'animo.

Okay.. okay. Ero stata un disastro! Ma a mia discolpa posso dire che era Jensen l'uomo che stavo seguendo. Lui era il mio idolo, l'uomo per cui mi ero presa una cotta, il mio partner di scena.. insomma, la mia vita girava tutta intorno a Jensen. Come non potevo essere nervosa? Era anche abbastanza normale. Il bello era che lui in quel momento mi era così vicino! Beh, era vicino ma anche tanto lontano. Troppo lontano.

« Qui andrà benissimo. » disse ed aprì una porta-finestra che dava sulla terrazza piena di sofà e tavolinetti bassi. Non l'avevo ancora vista questa parte dell'albergo ma era davvero ben arredata e mi dava anche una strana sensazione di pace.

Probabilmente ci sarei tornata il prima possibile se sempre non fossi morta per colpa di quell'incontro assurdo. Ero curiosa, però. Volevo scoprire cos'aveva da dirmi. Mi dovevo preoccupare? Aveva capito tutto? No, impossibile Però avevo comunque paura che tutti i miei sforzi non fossero valsi a nulla e di aver rovinato tutto.

« Allora, ferma qui. » mi ordinò ed io mi bloccai vicino ad un divano, rimanendo perfettamente in piedi mentre lui si avvicinava e mi fissava negli occhi. Non capivo, sinceramente non capivo.

Mi prese per un attimo il viso tra le mani e continuò a guardarmi ed a scostarmi per un attimo i capelli, come in una carezza leggera. Arrossii, ovviamente, e mi scostai bruscamente e senza troppi riguardi.

« Che stai facendo? » chiesi ed abbassai lo sguardo perché davvero mi stavo leggermente arrabbiando e non volevo dire o fare qualcosa di cui mi sarei pentita per il resto della mia vita.

« Scusami.. Non volevo.. Dovevo dirtelo prima. Sono stato davvero maleducato. Mi dispiace.. Il mio era solo un modo per entrare un po' più nella parte. Non ti conosco bene e non ricordo neanche con esattezza i dettagli del tuo viso e questo non mi aiuta ad immaginarti nei panni di Catherine. » disse ed io automaticamente mi rilassai a quelle parole mentre lui mi invitava a sedermi su uno dei divani. Prese successivamente posto accanto a me e sospirò prima di riprendere la sua spiegazione.

« E' una situazione un po' strana.. Non ho mai pensato che Dean potesse avere davvero un rapporto di qualche tipo con una donna perché, beh lo sai. La caccia e Sam sono la sua vera vita, quindi non credevo davvero che fosse possibile. » disse e sospirò.

Anche io condividevo i suoi stessi dubbi e non capivo perché gli autori avessero deciso di inserire Catherine nella storia, ma mi fidavo anche del loro giudizio. Inoltre sapevo che le fan di Supernatural non l'avrebbero neanche presa benissimo perché tendevano ad odiare tutte le donne che entravano in questa serie televisiva, soprattutto se avevano un qualche rapporto di tipo amoroso con i Winchester.

Io per prima le avevo trovate tutte antipatiche e probabilmente avrei odiato anche Catherine se non fossi stata io stessa ad interpretarla.

Ma boh.. Forse era l'ora che il grande eroe trovasse un po' d'amore, anche se appena accennato. Se lo meritava anche lui, no? Ma condividevo i dubbi di Jensen. Lo capivo molto bene.

« Insomma, essere un cacciatore ed avere un rapporto di tipo amoroso non è esattamente possibile, Dean l'ha appurato con Lisa. Lei però non era una cacciatrice, quindi può anche darsi che vada tutto liscio con Catherine e che io mi stia preoccupato per nulla. Volevo solo capire cosa l'attirasse in lui. Il suo sguardo, forse? Il modo in cui lo sfida? Non lo so.. Avevo bisogno solo di guardarti per un attimo e di parlarne con te. Gireremo parecchie scene insieme, soprattutto nella secon-mmmmh! » disse e non riuscì neanche a completare la frase perché io gli tappai efficacemente la bocca con una mano per impedirgli di continuare.

Hey, io ancora non avevo letto la seconda parte del copione, ricordate? Non volevo sapere che cosa aveva da dire sulla seconda parte. Ne avremmo parlato in seguito se ve ne fosse stato bisogno, ma ora non volevo sapere nulla.

« Non ho ancora letto quella parte.. Non so cosa succede e non voglio saperlo per adesso. Credo che sia meglio per rendere tutto più veritiero. » dissi tutto d'un fiato mentre toglievo le mani dalla sua bocca. Mi guardò per un attimo come se non avesse capito ma poi parve cogliere il messaggio.

« Ah, quindi tu non sai come si evolverà la situazione, giusto? » chiese ed io annuii. Non ero molto d'aiuto, vero? Lui voleva parlarne con me ma io non sapevo che dire dato che non sapevo nulla.

« Esatto.. Ho letto solo metà copione. » dissi e lui si aprii per un attimo in un sorriso per poi scoppiarmi praticamente a ridere in faccia mentre io tiravo fuori la mia migliore faccia da offesa a morte del mio repertorio. Hey, ma come si permetteva?

« Quindi tu non sai che- » ma non sentii nulla di quello che mi disse perché mi tappai le orecchie ed incominciai a cantare una stupida canzoncina qualsiasi solo per non sentirlo blaterare nulla che mi spoilerasse come sarebbe andata a finire la storia di Catherine e Dean. Io avevo le mie idee ma avrei scoperto solo dopo se corrispondevano al vero o meno.

« Okay.. Okay.. Ho capito. Niente spoiler. » disse ed alzò le mani in segno di resa ed io gli sorrisi compiaciuta. Bene, aveva capito tutto e non avevo bisogno di essere cattiva.

« Bravo, altrimenti saresti diventato il mio nemico giurato ed avrei dovuto fartela pagare cara! A proposito.. devo ancora pensare al modo di vendicarmi di Jared. Qualcosa di diabolico.. qualcosa che lo faccia assolutamente rimanere di sasso, come se si fosse beccato una bella doccia gela- » e spalancai gli occhi come colta da un'illuminazione.

Mi alzai di scatto e guardai Jensen solennemente prima di fuggire via a gambe levate. Avevo anche trovato la scusa giusta per farlo, quindi preferivo approfittarne e scappare! Ma dovevo anche dire qualcosa prima di andarmene o mi avrebbe presa per maleducata ed io non desideravo che lo pensasse.

« Devo andare. Idea in corso, devo capire se posso farlo. Sai dove posso trovare Mrs Hallyway? » chiesi a Jensen e lui mi guardò perplesso prima di indicarmi la sua stanzetta al piano di sotto, praticamente poco lontano da dove ci trovavamo noi.

« Ah, perfetto! Grazie! Ne parleremo quando leggerò il copione! » e senza ulteriori indugi tagliai la corda e me ne andai, seguendo la direzione che mi aveva indicato. Oh, se Mrs Hallyway mi avesse dato il permesso le avrei eretto una statua! Incrociavo le dita.

Così, bussai alla porta della sua camera con circospezione e Mrs Hallyway mi accolse con un sorriso smagliante nonostante fosse in procinto di andare a letto (aveva anche i bigodini in testa).

Il verdetto? Mrs Hallyway disse si ed io avevo appena avuto il via libera per la mia vendetta. Oddio, si poteva essere più felici?




Angolo autrice: Per iniziare, vi chiedo immensamente scusa per il ritardo! Avevo detto che avrei postato venerdì ma non ci sono riuscita perché mi hanno sequestrata ed incastrata in varie faccende e quindi non ho avuto il tempo di scrivere per tutta la settimana. Sono arrivata a giovedì e non sapevo dove sbattere la testa per far apparire magicamente il capitolo e quindi il ritardo è dovuto anche a questo, oltre al fatto che anche ieri sera mi hanno sequestrata.. quindi non ho potuto finire di scriverlo. Ci ho messo tutta la notte per completarlo (attualmente sono le 07:23) e finalmente lo sto per pubblicare! Sto crollando di sonno, sono stanca e non vedo l'ora di andare a dormire, ma sono rimasta sveglia con piacere perché ci tenevo a farvi leggere il nuovo capitolo al più presto e non sopportavo tutte queste ore di ritardo xD Detto questo.. beh, probabilmente Roberta/Eve non farà altro che gettarsi continuamente la zappa suoi piedi da sola, probabilmente. Ho questo vago sentore xD Voglio dire.. okay, sono io l'autrice ma praticamente la storia si sta scrivendo da sé quindi manco io ho voce in capitolo. Praticamente lei ha preso il sopravvento su di me, forse anche perché io sono lei xD Okay.. sono i deliri causati dalla notte insonne, perdonatemi. Mando un bacione alle mie fedelissime  Nerea_V e  terry88febbraio (cosa farei senza di voi?? *O*) e mando un bacione anche a tutti quelli che leggono questa storia e che l'hanno messa tra le preferite e le ricordate. ATTENZIONE: volevo porvi una domanda inerente ad una questione assai delicata. Come avrete letto Roberta/Eve lavorerà nella nona stagione di Supernatural. Ora sono consapole che alcuni di voi non hanno visto l'ottava stagione e la mia intenzione era non fare assolutamente spoiler per chi non l'avesse vista, ma naturalmente se parlo della nona stagione essa si ricollega strettamente all'ottava. La mia domanda ora è questa: preferite che rimanga sul vago su quello che succede sul set a livello di trama per non spoilerarvi nulla o posso anche fare qualche spoiler inserendo l'ottava stagione? Scrivetelo in un commento! Grazie per la collaborazione, un bacione <3

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Capitolo 14
*** Cap 14 - Revenge and tears ***


Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: giallo
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo14/?

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»






Quella notte non riuscii affatto a dormire, purtroppo, presa com'ero dai miei pensieri di vendetta ed anche da qualcos'altro che non riuscivo a scacciare neanche volendo.

Quando cercavo di chiudere gli occhi, infatti, era un tormento perché la mia mente si divertiva a farmi rivivere momento per momento la conversazione che avevo avuto con Jensen prima che mi venisse la brillante idea di una possibile vendetta ai danni di Jared, quindi era anche per questo che non volevo dormire e non lo desideravo neanche.

Insomma, era già abbastanza difficile cercare di dimenticarlo con me che tentavo di collaborare, figuriamoci se la mia mente invece se ne infischiava altamente di quello che desideravo!

Voglio dire, se io decido di dimenticarmi di qualcuno e la mia mente continua a ripropormi immagini di questo qualcuno.. beh, come faccio a dimenticarlo? Ecco, questo era in sostanza il mio problema più grande.

Quindi dormire non era un'opzione possibile, almeno non per quella sera. Comunque, tanto per essere precisi, odiavo la mia mente perché non poteva davvero farmi ricordare di come Jensen mi avesse guardata negli occhi in quel modo così.. così.. insomma, come se volesse sondarmi l'anima e ricordarsi ogni minimo particolare del mio viso.

E non poteva neanche ricordarmi di come lui mi avesse accarezzato lievemente il viso, scostandomi con delicatezza la ciocca di capelli che come al solito mi era caduta quasi sugli occhi! No, non poteva. Era inconcepibile una cosa del genere ed ero indignata per la scarsa collaborazione che mi dimostrava.

Voleva davvero che continuassi a soffrire? Voleva davvero che non lo dimenticassi? Se si allora ci stava riuscendo alla grande. Grazie cervello/mente! Non che fossi arrabbiata solo con la mia mente, sia chiaro.

Ero arrabbiata anche con Jensen. Che caspita si era messo in testa? Guardarmi e toccarmi in quel modo! Mah, non riuscivo proprio a comprenderlo, accidenti a lui! Beh, certo.. lui non sapeva nulla dei miei problemi e ad essere onesti non è che lui avesse fatto chissà cosa..

Insomma, mica mi aveva toccata in posti in cui nessuno aveva mai osato toccarmi.. Non mi aveva neanche baciata, quindi non aveva fatto proprio niente di male, a dire il vero. Solo che non poteva permettersi certe libertà con me, anzi io non potevo permettermi che lui si prendesse certe libertà.

Stavo ancora male a causa sua e sarei stata male ancora per un po', in base ai miei calcoli.

Il fatto che Danneel e la bambina non fossero con noi certo mi aiutava in un certo senso, ma fino ad un certo punto perché comunque sapevo che ci fossero, era un dato di fatto, ed il fatto che ci fossero era un grande problema.

Okay, detta così sembra che desiderassi che scomparissero con un PUFF! No, per l'amor del cielo, no. Non intendo questo. E' che avrei tanto voluto che le cose fossero andate in modo diverso.. Insomma, che avessero un'altra famiglia e fossero felici entrambe da qualche altra parte. Ecco, così è detta meglio.

Non potrei mai desiderare che qualcuno scomparisse improvvisamente o che non fosse mai nato! No, che razza di persona sarei? Una terribile ed orrenda persona che non sarei mai voluta diventare.

Comunque loro c'erano quindi era stupido anche continuare a parlarne. Il problema era mio e solo mio. Ed io dovevo risolverlo in qualche modo, costi quel che costi. Anche a costo di risultare antipatica.

Grazie ai ruoli che ci avevano assegnato era dannatamente difficile ma in privato potevo fare qualcosa al riguardo. L'idea non mi entusiasmava ma non avevo scelta, così come non ne avevo mai avuta.

Ero sfortunata in amore, che potevo farci? Tendevo ad amare tutte le persone che non potevo avere per me. Brutta cosa davvero ma mi ci ero abituata ed attendevo semplicemente che qualcosa si smuovesse e che mi facesse rinsavire.

Era ovvio che dovessi aspettare, allora, dato che mi ero innamorata dell'ennesimo uomo impegnato. Ma.. un momento.. innamorata? Tzè. Parola grossa. Non ero innamorata di Jensen. No, no. Era solo una piccola cotta. Un po' di tempo e sarebbe passato tutto. Si, era così!

Magari grazie alla vendetta avrei avuto anche un'altro motivo per tenere la mente occupata, perché non potevo davvero pensare che Jared non si sarebbe vendicato di conseguenza. No, davvero. Sapevo che quello che avrei fatto quella mattina avrebbe scatenato una guerra ma ero pronta a combatterla.

Forse, anzi, questo era proprio quello che cercavo e quello che mi serviva per andare avanti. Un motivo, insomma, per tenere la mia mente impegnata in progetti probabilmente assurdi ma che mi avrebbero fatta felice per alcune ore.

Non che questa vendetta l'avessi programmata molto, anzi per niente. L'avevo immaginata ed avevo chiesto il permesso. Questo era stato tutto l'impegno che ci avevo messo! Forse avrei anche dovuto aspettare un pochino.. insomma, almeno qualche giorno.

Com'è che si diceva, infatti? Ah, si. 'La vendetta è un piatto che va gustato freddo', o qualcosa del genere. Si, probabilmente era vero e forse avrei dovuto attendere un po' di più prima di vendicarmi, per pianificare tutto a dovere si intende, ma sinceramente non vedevo l'ora di fargliela pagare cara per quello che mi aveva fatto fino a quel momento e non capivo cosa potesse andare storto.

Insomma, che avessi deciso di aspettare dieci giorni od uno solo, in sostanza, non avrebbe cambiato assolutamente nulla. O almeno così credevo. Non per il tipo di vendetta che avevo in mente, comunque. No, non c'era nulla che potesse andare storto.

Dovevo smetterla di essere sempre la solita pessimista del cavolo. Inoltre avevo tutto pronto! La chiave magnetica della sua camera era sul comodino della mia stanza e la sera prima, quando ero tornata nella mia camera, avevo immediatamente preparato ciò di cui avrei avuto bisogno per la mia vendetta nella vasca da bagno, quindi ero davvero pronta.

Appena scoccò l'ora 'X', allora, mi alzai dal letto ed incominciai a prepararmi. Vestiti comodi, che potessero essere rovinati. Avevo come la sensazione che mi avrebbe inseguita per tutto l'albergo, quindi avevo anche bisogno di scarpe da ginnastica ed un buon nascondiglio.

O forse avrei potuto semplicemente lasciare la porta della mia stanza aperta per poi barricarmi dentro finché non si fosse calmato. Beh, era un'idea.

Quindi vestiti comodi, scarpe da ginnastica, capelli legati (si, ci volevano) ed una buona dose di coraggio e sconsideratezza. Si, avevo tutto e l'unica cosa che mi mancava era quell'enorme bacinella d'acqua che avevo già riempito e che se ne stava dentro la vasca da bagno in attesa di essere usata.

Perché proprio una bacinella? Ecco.. perché non avevo nient'altro! Ma andava benissimo, anzi. Era un po' scomoda da portare ma il bello era l'effetto sorpresa quindi camminare lentamente era nei piani. Okay, ero ufficialmente pronta.

Presi la chiave della stanza di Jared e mi avvicinai al bagno per prendere la bacinella. Il cuore già mi batteva nel petto perché ero consapevole del fatto che quello scherzo sarebbe stato davvero forte e pesante, ma ero pronta.

Forse così avrebbero anche capito che non dovevano assolutamente sottovalutarmi. Non ero lo zimbello di turno, ma una degna avversaria un po' vendicativa. Presi la bacinella ed uscii fuori dal bagno per avviarmi verso la porta. Ecco, era arrivato il momento.

Avrei segnato sul calendario quella data assurda! Era l'11 giugno e stavo per vendicarmi di Jared. Non riuscivo neanche a crederci!

Dopo un sospiro, aprii la porta e mi immersi nel corridoio, attenta che l'acqua non cadesse e mi inzuppasse. La camera di Jared era alla mia sinistra, quindi mi voltai immediatamente verso quella direzione e fu per questo che non mi accorsi che non ero sola in quel corridoio.

« E' quello che penso che sia? » chiese una voce alle mie spalle ed io sussultai rischiando di cadere e terra e di versarmi tutta l'acqua addosso. Accidenti a lui! Mi aveva fatto prendere un colpo!

« Jensen! Ma che cavolo.. che ci fai qui? » chiesi tentando di riprendere almeno l'equilibrio.

Io, dal canto mio, ero letteralmente scioccata perché non solo ero stata sorpresa proprio in un momento tanto delicato ma per giunta dall'unico uomo con cui non dovevo neanche parlare! Era inconcepibile ed assurdo come il destino macchinasse contro di me anche in situazioni come questa.

« Non ce la facevo più a rimanere in camera.. ma meno male che mi sono deciso ad uscire o mi perdevo una cosa del genere! » disse trattenendo a stento le risate mentre io mi disperavo per la sfortuna che mi perseguitava, reprimedo a stento la voglia di sbattere la testa contro un muro.

Nel frattempo lui si avvicinò e mi ispezionò con lo sguardo, continuando a sogghignare ed a coprirsi la bocca con la mano per non farsi sentire. Almeno uno dei due era contento! Io di certo non lo ero.

« Hai pure l'abbigliamento da fuga! E scommetto che quella è la chiave della sua camera.. » disse indicando la scheda magnetica che tenevo tra le dita. Io lo guardai e cercai di ritrovare un po' di dignità, guardandolo in cagnesco e sistemandomi meglio la bacinella sul grembo.

« Si.. bene, ora che mi hai vista puoi anche andare. Ho una missione da compiere, io. » dissi e senza più dire nulla mi avvicinai alla 215 e poggiai la bacinella a terra per aprire la porta più comodamente.

Non avendo mani libere era pressoché impossibile che riuscissi ad entrare, quindi la bacinella doveva rimanere lì finché non aprivo.

« Posso assistere? » chiese ed io risposi subito « No. » con un tono secco e deciso che non ammetteva repliche, ma ovviamente come non si poteva replicare quando si trattava di me?

« Dai, che ti costa? Voglio assistere! Ed un giorno dovrai spiegarmi come hai fatto a convincere Mrs Hallyway perché davvero non me lo spiego.. non ce l'ha mai permesso! E dire che abbiamo insistito tante di quelle volte da aver perso il conto.. Una volt- » disse e lo bloccai subito sul nascere del discorso perché davvero, non avevo tempo di ascoltarlo.

E se Jared si svegliava? Non avevo vogliaa di rimandare la mia vendetta per colpa sua. E poi io non dovevo parlare con Jensen, quindi basta.

« Non ho tempo, Jensen. Ora devo vendicami. » dissi e quando vidi che stava per protestare di nuovo, lo bloccai alzando una mano. Inflessibile e dura come il ghiaccio.

« Volatilizzati e fa' silenzio. » dissi e con un ultimo gesto entrai dentro la stanza di Jared, aprendo la porta con la chiave. Poi mi accorsi che non avevo la bacinella in mano e tornai indietro.

Ecco, la presenza di Jensen mi faceva diventare matta! Presi la bacinella e socchiusi piano la porta, tentando di non far rumore. Non sapevo che cosa avesse fatto Jensen, anche se quando avevo ripreso la bacinella era ancora davanti alla porta, ma sinceramente non mi importava.

Un leggero russare mi confermò che Jared stava ancora dormendo, quindi mi rilassai mentre mi avvicinavo al letto. Oddio, stava per succedere. Mi avrebbe uccisa. Mi avrebbe strozzata con le sue stesse mani! Nonostante sapessi che l'avrebbe fatto, però, era ormai troppo tardi per fermarsi.

Ero anche stata vista, quindi non potevo decidere improvvisamente di non farlo più. Dovevo farcela. Dovevo.

Con un sospiro arrivai proprio accanto al comodino. Dove avrei dovuto colpirlo?

Di solito tutti venivano colpiti in faccia ma mi sembrava troppo cattivo. Magari avrei iniziato dai piedi per poi arrivare fino alla testa con quel po' di acqua che mi rimaneva! Si, avrei fatto così. Mi scostai, quindi, facendo meno rumore possibile, e misi la bacinella in posizione. Tre.. due.. uno..

Alzai la bacinella ed incominciai a far cadere l'acqua mentre un dormiente Jared si destava nel modo peggiore possibile e con un urletto degno di una donna. Lo colpii anche in faccia alla fine, sebbene avesse messo la mano davanti agli occhi. Okay, fatto.

Ci guardammo negli occhi per lunghissimi istanti e solo quando capii che o correvo o sarei morta, mi decisi a scappare fuori dalla stanza mentre Jared balzava giù dal letto e si precipitava fuori dalla stanza.

« EVE. EVE GIURO CHE SEI MORTA! » urlò mentre io riuscivo a chiudergli quasi la porta in faccia e mi diressi a più non posso verso la mia camera, che però era chiusa. No! Avrei dovuto lasciarla aperta!

Continuai quindi a correre, solo che ad un certo punto mi sentii afferrare e tutto quello che potei fare fu prepararmi al peggio chiudendo gli occhi. Ma non accadde nulla, proprio nulla. E perché c'era così buio? Anche se si avevano gli occhi chiusi, insomma, si ci accorgeva comunque del cambiamento di luce e mi sembrava che improvvisamente l'ambiente fosse più scuro.

Ma dov'ero finita? Aprii gli occhi e mi accorsi che ero in una stanza e che quello che mi teneva spiaccicata al muro era Jensen. Mi fece cenno di stare in silenzio ed io obbedii.

« EVELYN WRIGHT, DOVE DIAMINE SEI FINITA!? TANTO LO SAI CHE TI UCCIDO LO STESSO, VERO?! » continuava ad urlare Jared. Io rabbrividii ma ero anche soddisfatta. Bene, avevo appena iniziato una guerra ma sapevo che sotto sotto Jared mi avrebbe sempre voluto bene. Vero?

Speravo tanto che prima o poi gli sarebbe passata ma era probabile che gli sarebbe passata dopo molto tempo. Povera me. Beh, era colpa mia comunque quindi me lo meritavo.

« Ti conviene rimanere qui per un po'.. Ti cercherà per tutto l'albergo ma dubito che verrebbe qui. Non chiedermi perché ma ho questa sensazione.. Non ti cercherà qui. » ribadì Jensen, liberandomi finalmente dalla sua presa. Scusa, cosa?

Dovevo rimanere lì? Non avevo fatto tutto quello solo per rinchiudermi nella sua stanza! Anzi, era proprio il contrario! L'avevo fatto per scatenare una guerra che mi avrebbe inevitabilmente tenuta lontana da lui per chissà quanto tempo! Cosa avevo detto io? Ah, si. Il destino ce l'aveva con me. Si faceva beffe delle mie decisioni!

« Grazie del consiglio ma è meglio che vada o potrebbe prendersela anche con te.. » dissi e mi avvicinai alla porta per uscire fuori ma quando pensavo di esserci riuscita, la sua mano la richiuse con un tonfo sordo. E questo che voleva dire? Che ero bloccata lì?

« Ascoltami. Qui non ti cercherà, quindi non saprà neanche del mio coinvolgimento. Resta. » disse ed io mi sentii totalmente in trappola. Come potevo obiettare? Solo con un po' di maleducazione potevo forse svignarmela ma non me la sentivo. O potevo solo essere insistente.

Okay, una parte di me voleva restare ma l'altra sapeva cosa poteva comportare il rimanere lì, quindi voleva andarsene. Lo guardai, sentii un colpo al cuore ed abbassai lo sguardo. Jensen mi chiedeva di rimanere anche con lo sguardo ed era per questo che non riuscivo a guardarlo a lungo.. era troppo per me.

« Vieni.. » disse allungando una mano nella mia direzione ed io non sapevo cosa fare, troppo indecisa ed insicura di me stessa. Prendere quella mano od andare via?

« E' meglio che vada.. » dissi e non aggiunsi altro.

Scappai letteralmente da quella stanza senza voltarmi indietro, dirigendomi verso le scale dalla parte della stanza di Jared. Non sapevo neanche dove stavo andando ma scesi giù, con le lacrime agli occhi, andando infine a sbattere proprio da chi inizialmente stavo scappando. Era ancora tutto bagnato, con i capelli spiaccicati da una parte ed alzati dall'altra.

Mi avrebbe fatto ridere se non fossi stata così disperata. Jared, nel frattempo, accortosi che ero stata io a sbattergli contro, agitò per un attimo il pugno in aria ed aprì bocca per dire qualcosa ma non appena si accorse del mio stato d'animo.. si spense, letteralmente.

Mi guardò, io guardai lui e piansi, correndo tra le sue braccia. Non capiva, era evidente, ma mi accolse e mi strinse proprio come avrebbe fatto un fratello. Inzuppò anche me d'acqua ma non mi importava.

Continuò a stringermi per un tempo indefinito ma poi, alla fine, si decise a portarmi fuori verso quell'enorme spazio pieno di divani in cui Jensen mi aveva condotta solo l'altra sera.

Ci sedemmo su un divano e continuò a stringermi tra le sue braccia mentre io mi toglievo le scarpe e portavo le ginocchia al petto. Mi sentivo così stanca.. odiavo quando finivo per piangere.

« Sono arrabbiato. » disse lui, non mollandomi però nemmeno per un secondo. Io sospirai ed annuii perché lo sapevo che era arrabbiato. Anche io lo sarei stata ed era appunto per questo che l'avevo inzuppato d'acqua, tra le altre cose.

« Sono arrabbiato e mi vendicherò, sappilo. Ma ora voglio capire.. Che cosa c'è? Non riesco a capirlo, Eve. A volte ti guardo in viso e vedo che sei triste.. Anche in Texas lo eri a volte, se n'è accorta anche Genevieve. Noi vogliamo aiutarti.. Cos'è che ti fa stare così male? » chiese e poggiò la sua testa sulla mia, come se volesse in questo modo farmi capire che lui c'era e che voleva solo aiutarmi. Lo sapevo che il suo interessamento era sincero ma non potevo dirgli quello che mi passava per la testa. No, non potevo proprio.

Jensen era suo amico, Danneel era sua amica ed io ero solo l'ultima sciocca arrivata. Non potevo pretendere che stesse dalla mia parte e non lo desideravo neanche perché non ci dovevano essere delle parti in cui schierarsi. Non c'erano. Ero solo io che desideravo come sempre ciò che non potevo avere. Non c'era bisogno che nessuno lo sapesse.

« Va tutto bene.. Sono solo dei momenti.. Mi manca casa, la mia famiglia.. Prima o poi passeranno. Si, lo faranno presto. » dissi e non capii mai se Jared ci credette sul serio o meno. A rigor di logica poteva anche essere plausibile come scusa perché ero giovane e mi ritrovavo in un mondo nuovo e pieno di insidie. Per quanto ne sapeva lui poteva anche essere vero.

« Se hai bisogno, sai che sono qui.. vero? » chiese Jared ed io annuii di nuovo, abbracciandolo per poi lasciarmi sfuggire l'ennesimo singhiozzo. Che odio profondo! Dovevo trovare un modo per chiudere la fontana, altrimenti mi sarei odiata per tutta la vita.

« Potresti non dire a nessuno di questo mio sfogo? » chiesi e Jared mi sorrise, annuendo poi con convinzione. Non potevo rischiare che nessuno collegasse quello che era accaduto al fatto che fossi fuggita dalla camera di Jensen in quel modo.

Peccato però che quando mi staccai mi accorsi che c'era qualcuno a guardarci dall'enorme porta a vetri dalla quale eravamo usciti e quel qualcuno era proprio Jensen. Per un attimo mi lasciai prendere dal panico ed anche Jared lo notò ma fu proprio lui a rassicurarmi, stranamente.

« Non preoccuparti.. Penserà che stiamo facendo pace. » disse dopo che si accorse pure lui della presenza dell'amico ed io lo ringraziai per non avermi fatto perdere la speranza. Si, Jensen non avrebbe mai potuto collegare nulla. Ero salva.

Ma allora perché continuava a guardarmi in quel modo? Sembrava dubbioso, come se stesse cercando di ricollegare i pezzi. E guardava solo me e non Jared. Lo guardai a mia volta, ma circa dieci secondi dopo scomparve all'interno dell'albergo. Non sapevo cosa questo volesse dire ma ebbi paura per un attimo, uno solo.

Poi continuai a ripetermi che non avrebbe mai potuto capire nulla e mi rilassai. No, andava tutto bene.



 
***

 

Com'era noto ormai al mondo intero, o perlomeno ai fan di Supernatural, quella mattina sarebbero dovute iniziare le riprese della serie televisiva sul set di Vancouver ma così invece non fu per diversi motivi, tra cui anche le foto promozionali.

Quelle che Jared, Jensen e Misha avevano già scattato prima della pausa/vacanza non soddisfacevano a pieno sia la 'The CW' che i produttori della serie televisiva, quindi in sostanza si dovevano rifare. Quello che mi sorprese era che volevano che ci fossi anche io.

Io? E perché mai? Lo show erano loro: Jensen, Misha e Jared. Io ero solo la nuova arrivata. Perché dovevo apparire nelle foto promozionali? Mi risposero che io ero una 'regular' della nona stagione, infatti non sarei comparsa solo in qualche episodio, e quindi i fan dovevano conoscermi in qualche modo.

Nessuno, infatti, sapeva praticamente nulla di me e neanche mi avevano mai vista dato che non avevo mai girato nessun film.. quindi le foto promozionali erano un bel modo per farmi conoscere ai fan.

Ecco perché quella mattina, dopo aver asciugato tutte le lacrime ed essermi in qualche modo 'calmata', fui costretta a salire in macchina per adempiere ai miei doveri. Era nel mio contratto, infatti, quello di partecipare a questo tipo di pubblicità e non potevo di certo andare contro contratto, anche se l'idea di farmi fotografare non mi entusiasmava.

Salii in macchina insieme a Jared e salutai Misha che scoprii sarebbe stato in macchina con noi. Neanche Jared lo sapeva, infatti. Beh, c'era posto, tanto. Era praticamente una specie di limousine, anche se più piccola, quindi potevano entrarci tante persone lì dentro.

Anche Jensen salì nella nostra macchina e capii infine che in effetti ne avevano presa una per tutti. Beh, aveva anche senso. Stavamo tutti andando nello stesso posto! Non sapevo con esattezza dove perché non avevo neanche chiesto, ma in fondo anche se avessi chiesto non conoscevo Vancouver quindi non avrei capito nulla lo stesso. Stavamo andando.. questo era l'importante.

In macchina ignorai completamente tutti e continuai a guardare fuori dal finestrino, sovrappensiero. Non ero la sola ad essere silenziosa, comunque. Anche Jensen non parlava e gli unici a riempire quel silenzio imbarazzante erano Misha e Jared che continuavano a chiacchierare amabilmente del più e del meno.

Mi addormentai ad un certo punto e fu Jared a svegliarmi quando arrivammo a destinazione. Sembrava che fosse il centro di Vancouver ma non ne ero certa, anche se mi dava quell'impressione.

Entrammo in un edificio super moderno e ci accolsero con un sorriso facendo le dovute presentazioni. Era uno studio fotografico professionale, probabilmente. Ci accompagnarono in una sala che mi fece leggermente paura.

C'erano luci ovunque, e tante tante persone. Un vero e proprio set fotografico! Ed io dovevo mettermi in posa davanti a tutti quelli?! Ah, ma certo. Ci sarebbe stato da ridere. Potevo fuggire? Poi avrei sistemato la questione con i produttori.

« Smettila e muoviti! » disse Jared e mi spinse finché non arrivammo davanti al fotografo. Ci presentarono ed io lo guardai timorosa.

Si chiamava Vick Tolmann ed era giovane, molto giovane. Quanti anni poteva avere? Forse 30. Massimo 30, comunque. Jared mi sussurrò all'orecchio che era uno dei più bravi in circolazione e mi sentii in soggezione. Ero davanti ad un uomo giovane che aveva ottenuto fama e notorietà con le sue sole capacità. Era ammirevole, no?

Mi sentivo praticamente una nullità al suo confronto e non lo guardai più in faccia. Comunque mica potevano farci subito le foto! Oh, no. Dovevano truccarci e sistemarci con degli abiti adeguati. Ecco.. le noti dolenti.

Con un sospiro un'assistente del fotografo mi portò nella mia postazione e mi diede degli abiti con cui cambiarmi. Prima però il trucco. Mi fece sedere nella postazione trucco ed arrivò una donna pronta a fare il suo lavoro. Ero nelle sue mani.

Subito dopo arrivò anche Jared ed un'altra truccatrice. Poi arrivarono anche gli altri due. Non so perché ma mi veniva da ridere e Jared se ne accorse, contagiato dalle mie risate mal trattenute.

« Che c'è? » mi chiese, mentre la sua truccatrice scherzosamente gli chiedeva di non guardarmi altrimenti non poteva passargli il correttore sul viso.

« Mi sembra tutto assurdo, Jared. Io? In uno studio fotografico? Mi viene da ridere! » dissi ed alla fine risi davvero, scatenando il disappunto della mia truccatrice. Per fortuna non l'avevo fatta arrabbiare sul serio, altrimenti mi sarei dispiaciuta di più, ma cercai comunque di stare zitta da quel momento in poi perché anche lei doveva lavorare.

Sembravo un'altra persona quando finì con me. Ero davvero io quella allo specchio? Mizzica, era vero che un po' di trucco faceva miracoli. Mi indicò di nuovo i vestiti e mi affrettai a cambiarmi nel camerino.

Avevano scelto un paio di jeans aderenti, una maglietta smanicata ed un giubbotto di pelle. Questo come primo abito.. avevo anche un secondo abito che consisteva in un tubino marrone tendente al bordeaux ed un paio di scarpe nere con il tacco. Mi vestii in fretta con il primo abito ed uscii fuori mentre tutti attendevano il mio arrivo. Bene, tutti gli occhi erano puntati su di me.

« Okay.. scompigliatele ancora un po' i capelli. » urlò il fotografo Vick Tolmann ad uno dei suoi assistenti, e qualcuno si premurò di sballottarmi la testa di qua e di là per rendere i miei capelli più folti. Ecco, ora avevo anche mal di mare. Mi girava la testa.

« Il trucco è perfetto, anche se aggiungerei un po' di fard.. » disse, dopo avermi osservata ancora per un po', e subito arrivò qualcuno con un pennello in mano ad aggiungere quel fard che mancava. Ora sembrava soddisfatto.

Il set comunque era favoloso. Era enorme ed era pieno di pareti bianche, il che voleva dire che potevano aggiungere dietro ai nostri corpi praticamente qualunque cosa volessero usando photoshop o altri programmi del genere.

Vick Tolmann ci indirizzò verso un punto della parete e ci posizionò a suo piacimento. Io ero vicino a Jensen e mi fece voltare leggermente verso destra, intimandomi però di guardare sempre in camera con uno sguardo leggermente sensuale ma nulla di eccessivo. Le classiche pose da star, praticamente. A quelle parole scoppiai a ridere, conquistandomi una sua occhiataccia.

« Scusi.. è che non so se riesco a fare una foto con un'espressione del genere. » spiegai ma lui mi guardò scettico per un attimo e poi andò via a posizionare anche gli altri. Questo Vick era decisamente molto serio e professionale. Ecco perché era arrivato dov'era arrivato!

« Rilassati. » disse Jensen ed io lo guardai sorpresa. Non mi aveva più rivolto la parola da quella mattina.. non capivo neanche il perché. Comunque cercai di seguire il suo consiglio e rilassai le spalle, guardandomi intorno.

Solo quando Tolmann ebbe finito di spiegare sia a Jared che a Misha ciò che voleva che loro facessero, fummo pronti ed al suo 'VIA' ci misimo in posa. Scattò una cinquantina di foto, più o meno, ma non sembrò che fossimo andati poi tanto male. Cambiammo pertanto location e ci piazzammo da un'altra parte per delle foto singole. Ora ci sarebbe stato da ridere. Per prima toccò a me e volevo morire dalla vergogna.

« Fai più o meno la stessa posa di prima. » disse ed io lo accontentai. « Apri leggermente la bocca e guardami intensamente.. Di più.. Di più.. Ora cambia posizione. Allinea i fianchi e guardami con aria di sfida. Su.. ancora di più! Incrocia le braccia al petto e continua a guardami.. Ora cambia posizione. Accarezzati i capelli e scendi piano con la mano, più piano. Questa volta non guardare me. Ora girati e guarda verso la tua spalla. Di più.. di più.. Okay. Basta! » disse e finalmente mi lasciò libera di cambiarmi d'abito. Oh, no. Falsa supposizione.

C'erano ancora delle foto in serbo. Prima con Jensen a cui poi si sarebbe aggiunto Jared. Quelle con Jensen furono una tortura. Dovevo toccarlo e lui doveva toccare me ma con discrezione. Praticamente le nostre spalle si toccavano quasi casualmente, quindi andava tutto bene. Per adesso. Poi in quelle con Jared non ci toccammo neanche.

Ne facemmo una con Jared al centro, una con me al centro ed una con Jensen al centro.

Ora ero libera di cambiarmi d'abito. Quel vestito marroncino/bordeaux mi piaceva davvero tanto e lo indossai più che volentieri. Peccato per i tacchi.. Dovettero anche cambiarmi un pochino il trucco. Anche gli altri dovevano cambiarsi e mettersi vestiti più eleganti.

Erano un vero spettacolo vestiti in quel modo, davvero stupendi. Praticamente se fossi rimasta semplicemente una loro fan, avrei incominciato a saltellare per la stanza se li avessi visti in quel modo dal vivo, o anche solo se li avessi visti tramite le foto promozionali, in effetti.

« Stai benissimo! » disse Misha facendomi fare una giravolta. Io lo ringraziai e lui mi abbracciò, facendomi sollevare per un attimo da terra. Adoravo Misha, l'avevo già detto?

« Su, ricominciamo! » ci richiamò Tolmann e ci dirigemmo subito verso il centro del set fotografico. Quello che aveva in mente era di utilizzare tutte le pareti.

Fece mettere Jensen e Jared per primi vicini in una foto solo con loro due, a cui poi si aggiunse anche Misha. Poi tolse Misha ed aggiunse me, facendomi mettere di lato e con un tacco sul muro, mentre guardavo l'obbiettivo. Poi tolse Jensen e mi lasciò con Jared e poi tolse Jared e mi lasciò con Jensen.

« Ora voglio che siate più passionali.. I vostri personaggi non provano qualcosa l'uno per l'altro? Bene. Allora guardatevi e sentitevi. » disse ed io volevo morire. Che cosa dovevo fare? Far vedere che provavo qualcosa per lui? Oddio, no. No, proprio no.

« Io.. » tentai di dire qualcosa ma Jensen mi fece tacere prendendomi per mano. Lo guardai dubbiosa, sconvolta ed anche un po' titubante ed il fotografo ne approfittò per scattare una miriade di foto. Evidentemente quella posa casuale gli era piaciuta.

Fu Jensen comunque a guidarmi perché io non sapevo cosa fare. Mi trascinò verso di lui, petto contro petto, alzando le sue mani e le mie quasi intrecciate ma non del tutto. Mi guardò ed io guardai lui mentre Tolmann continuava a scattare. Poi avvicinò le sue labbra alla mia fronte, chiudendo gli occhi ed ancora il fotografo continuava a fare il suo lavoro.

Poi si staccò e mi girò verso l'obbiettivo, dicendomi di non girarmi ma di guardare quasi verso dietro. Lui si posizionò e mi guardò. Seppi quello che aveva fatto solo quando riuscii a visionare le foto. Mi guardò semplicemente, ma con uno sguardo che lasciava trasparire tante cose. Affetto, paura, confusione.. insomma tanti sentimenti.

« Bene, ora solo una foto singola in questi abiti ed abbiamo finito. » disse ed ascoltammo le sue ultime direttive. Mi fece poggiare di nuovo al muro.. era più facile così. Ma ora che mi ero leggermente abituata non che è questa situazione mi dispiacesse più di tanto..

Il problema era quando accadevano incidenti come quelli di prima. Avevo avuto solo un assaggio di quello che sarebbe stato girare certe scene con Jensen ed avevo paura. Tanta paura.

« Finito. Credo che ci rivedremo dopodomani per il primo spot. » disse e subito Jensen e Misha si avviarono verso i camerini. Stavo per raggiungerli ma venni bloccata dal fotografo stesso.

« Evelyn, dopodomani desidero farti più foto. » disse e con tutta la sua calma se ne andò, semplicemente così. Io cercai lo sguardo di Jared per capirci qualcosa e lui semplicemente rise.

« Beh, si vede che hai fatto colpo! Non chiede mai di fare altre foto, a meno che non trovi che ci sia del potenziale per qualche sua idea.. Gli piaci! » disse ed io lo guardai in cagnesco per poi mandarlo a quel paese.

Ma certo che non gli piacevano. Voleva dire semplicemente che non era convinto delle foto che mi aveva scattato, nient'altro. Ci unimmo agli altri verso il camerino e Jared annunciò a gran voce che secondo lui io avevo fatto colpo suo fotografo, facendomi arrossire.

« Non è vero.. lui esagera! » dissi ed io e Jared incominciammo a battibeccare su questo, mentre Misha sorrideva e si univa a Jared. Anche secondo lui piacevo al fotografo. Jensen invece preferì entrare in camerino piuttosto che sorbirsi le nostre litigate.





Angolo autrice: *si nasconde* Mi dispiace tantissimo per questo mostruoso ritardo ma ho avuto degli esami da sostenere e questo mi ha letteralmente impossibilitata a continuare questa storia. L'ho scritta tutta stanotte ed infatti non ho avuto il tempo di rileggerla. Spero che sia quantomeno comprensibile xD Alcuni di voi avevano ipotizzato che avessi deciso di abbandonare questa storia e mi avevano mandato messaggi allarmati, ma non preoccupatevi: non abbandonerei mai questa storia. Mi dovrete sopportare fino alla fine xD Allora.. Eve continua la sua vita a Vancouver e continua a scontrarsi con i suoi sentimenti. Per adesso comunque, come al solito, siamo solo agli inizi quindi il bello deve ancora venire! Incominciamo però ad ingranare.. pian piano ci facciamo strada verso il fulcro delle vicende della nostra protagonista. Ringrazio ancora una volta Nerea_V e  terry88febbraio per il loro incredibile sostegno (vi voglio tanto bene, ragazze <3) ed anche Sanasnake che ha commentato il precedente capitolo perché aveva paura che non volessi più aggiornare la storia (un bacione anche a te). Bene, detto questo vi ribadisco l'appuntamento del venerdì notte. Salvo imprevisti dovrei aggiornare ogni venerdì dopo mezzanotte ^__^ Un bacione!

ATTENZIONE: Vi ricordate la domanda che vi facevo l'altra volta sulla trama delle riprese di Supernatural? Se no, vi rinfresco la memoria.. Allora avevo chiesto a voi se potevo utilizzare la trama dell'ottava stagione per collegarmi a questa nona che a breve i nostri protagonisti dovrebbero girare nella nostra storia. Siccome so che non tutti hanno potuto vedere l'ottava stagione, chiedevo se preferivate che non la utilizzassi o meno. Fino ad ora ho ricevuto due risposte ed entrambi mi dicevano che potevo utilizzarla perché loro avevano già visto l'ottava stagione.. Insomma, siccome fino ad ora ho ricevuto solo poche risposte, fatevi sentire! Altrimenti seguirò queste due risposte e traccerò la trama delle riprese seguendo l'ottava stagione =D

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Capitolo 15
*** Cap 15 - Anger and doubts ***


Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: giallo
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo15/?

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»





Vancouver. Studio fotografico. In fila per entrare nei camerini.

Beh, fino a qui sembrerebbe tutto normale, no? Nulla di strano o di potenzialmente pericoloso. Tzé. Anche un semplice contrattempo come una fila per entrare nei camerini poteva essere letale ed io ne ero la dimostrazione vivente perché non facevano che capitarmene di tutti i colori.

Ormai la mia vita era diventata una barzelletta, ma non una di quelle che faceva ridere – no, per niente! - ma una di quelle tristi e pietose che non riuscivano a strapparti che gemiti di dolore.

Perché dico questo? Beh, per colpa dei miei colleghi di lavoro che ancora una volta si erano messi d'impegno per rendere la mia vita ancora più difficile e schifosa di quella che era in realtà. Che dire? Avevo dei colleghi simpatici, anche se in fondo - molto in fondo - volevo loro tanto bene.

Ma perché ero convinta del fatto che volessero rendermi la vita uno schifo? Beh, perché trovavano sempre un modo per tormentarmi fino all'esaurimento nervoso. Che tesori di colleghi, eh? Quel genere di tesoro che proprio non vorresti perdere mai tant'è prezioso! Tzé.

Ripeto però che li amavo tutti, dal primo all'ultimo e con tutto il mio cuore, anche se a volte erano dei gran rompiscatole!

Comunque, anche questa volta, infatti, avevano trovato il modo di farmi impazzire.

Dovevano convincermi a tutti i costi del fatto che, secondo loro, Vick Tolmann si era preso una cotta colossale nei miei confronti e che quindi, sempre secondo loro, dovevo sbrigarmi a conquistarlo definitivamente prima che qualche altra donna se lo prendesse al posto mio dato che era un uomo molto desiderabile - un buon partito, insomma! -.

Boh, ormai non sapevo più cosa pensare della loro sanità mentale. Quanto credevo che avessero toccato il fondo, ecco che mi sorprendevano di nuovo. Come non potevano non vedere certe cose?

Punto primo: non c'erano segni evidenti del fatto che quell'uomo mi avesse trovata in qualche modo anche solo potenzialmente interessante.
Punto secondo: non capivo perché dovessero convincermi a tutti i costi che Vick Tolmann si fosse preso una cotta per me. Che cosa poteva importargliene a loro della mia vita sentimentale?
Punto terzo: io ero sentimentalmente non disponibile, quindi tutta questa storia a prescindere non mi interessava.

Peccato che, come al solito, quello che pensavo io non aveva alcuna importanza e parlare con il muro o parlare con loro era praticamente la stessa cosa.

"Vick Tolmann è un buon partito" dicevano. "Dovresti considerarlo dato che è interessato a te" dicevano ancora. Oh, ma che erano diventati? Una sorta di agenzia matrimoniale per single? Grazie tante ma non ne avevo bisogno. Okay, forse ne avevo bisogno dato che la mia vita sentimentale era un vero disastro, nonché uno schifo, ma al momento non desideravo impegnarmi con chicchessia quindi potevano anche lasciarmi in pace.

Peccato che non volessero affatto farlo. La mia solita fortuna, eh? Non smetteva di darmi del filo da torcere ed ero sicura che ci godesse nel darmi dei problemi.. Che disgraziata!

Comunque, dato che ero bloccata in fila ed ero pertanto anche impossibilitata a scappare, beh per loro era terribilmente facile tormentarmi.

Ma poi, non c'erano dieci mila camerini disponibili quando eravamo arrivati? Si, ma ancora una volta il destino giocava a mio sfavore e probabilmente avrebbe continuato a farlo per tutto il resto della giornata.. o della vita (ricordiamoci che avevo rovesciato dell'acqua addosso a Jared quella stessa mattina e che quindi quel momento di crisi con Jensen e la conseguente crisi di pianto con Jared erano avvenuti anch'essi quella mattina).

Vick Tolmann, dato che con noi aveva finito prima di quanto pensasse, aveva anticipato l'ora del servizio fotografico a cui doveva lavorare dopo il nostro e quindi i camerini al momento erano occupati dalle modelle che si cambiavano d'abito.

Jensen però era riuscito a sgusciare nell'unico libero, forse anche per sfuggire a tutte quelle chiacchiere inutili. Beato lui! Se solo avessi avuto un po' più di spirito d'osservazione mi sarei accorta della situazione ed avrei incominciato a correre per accaparrarmelo io, ma ero stata distratta da Vick Tolmann e dai discorsi di Jared e Misha. Povera me.

Ero arrivata al punto che mi compativo anche da sola.. tanto, ormai.. Mi facevo praticamente e semplicemente pena e dallo sguardo che a volte mi lanciavano delle truccatrici in attesa dell'arrivo delle modelle, probabilmente mi stavano compatendo anche loro.

Non sentivano i nostri discorsi, naturalmente, ma la mia faccia era tutta un programma e chiaramente capivano che quei due mi stavano rincretinendo a furia di parole.

"Dai, non essere così pessimista! E' un bell'uomo e tu sei una bella donna" continuavano a ripetermi quasi in coro ed io smisi anche di ribattere, guardando il vuoto davanti a me.

Punto primo: si era un bell'uomo ma non mi interessava.
Punto secondo: io non ero una bella donna.. ero una donna normale, il che era diverso.
Punto terzo: essendo una donna normale, in mezzo a tante modelle non avrebbe di certo scelto me quindi ero ancora meno propensa del solito a credere che potesse essere interessato a me in qualche modo data la situazione attuale in cui mi trovavo.

Insomma, parliamoci chiaro: non ero una brava modella (non avevo esperienza e mi sentivo ridicola mentre mi scattavano delle foto), non ero una tipica bellezza hollywoodiana e non avevo una caratteristica particolare. Ero io. Solo io.

Con questo non volevo di certo dire che questo 'io' non mi piacesse, no no! Io mi piacevo con i miei pregi ed i miei difetti, ma avevo imparato che non ero destinata ad essere amata e che pertanto mi dovevo rassegnare al mio triste destino di solitudine.

L'avevo già capito da tempo.. non era una novità. Non mi ero mica innamorata continuamente degli uomini sbagliati per niente! Eh, no di certo. Era solo un modo per togliermi dalla piazza e farmi abituare alla vita di solitudine che il destino mi aveva programmato.

Okay, mi stava bene così.. Che altro potevo dire? Era inutile provare a lottare perché non avevo un buon motivo per farlo. Per chi lottavo? Per quale amore? Lottavo per un uomo sposato o per uno fidanzato? No.. non ero una sfascia-famiglie o una sfascia-coppie, quindi non lo facevo e basta. Mi innamoravo, li guardavo da lontano e stop.

Questo era tutto quello che mi era concesso fare ed io ormai mi ero abituatata alla situazione, tanto da non esserne neanche arrabbiata più di tanto. Perché lottare per una partita persa in partenza? Non ne vedevo il motivo quindi non lo facevo.

Forse era sbagliato pensarla in questo modo perché la speranza non la si doveva mai perdere neanche nei momenti più difficili, eppure mi ero comunque arresa. Ero giovane, avevo ancora una vita davanti e mille possibilità diverse.. eppure mi ero arresa.

Di solito non mi arrendevo così facilmente ma per questo tipo di cose, si. Forse perché non credevo di meritarmi di essere amata. 'Noi accettiamo l'amore che crediamo di meritare' (cit. da 'Noi siamo infinito') ed io non ne accettavo neanche uno perché pensavo di non meritarlo, probabilmente.

Ero confusa.. l'argomento 'amore' mi mandava in confusione. Lo desideravo ma allo stesso tempo ne avevo paura ed avendone paura non riuscivo ad amare nessuno se non le persone più impossibili che mi capitavano davanti.

Ora, Vick Tolmann aveva tutte le caratteristiche per essere desiderabile (anche se non lo conoscevo ancora caratterialmente) ma il punto era che non desideravo neanche provarci con lui. Non ero adatta ad essere amata e non sarei stata neanche una buona fidanzata.

No.. non era un ruolo fatto per me. Da questo punto di vista ero molto simile al mio personaggio, Catherine. Forse per questo mi veniva terribilmente facile recitare nei suoi panni.

La comprendevo perché le somigliavo parecchio sotto tanti punti di vista e questo non era che un bene per lo show, naturalmente. Non era un bene per me perché mi ricordava ogni giorno quanto fossi complicata e particolarmente fuori di testa.

Era bello non essere se stessi ogni tanto, no? Era proprio questo il bello della recitazione: dimenticare per un attimo se stessi ed i propri problemi.. essere qualcun altro e provare nuove esperienze.

Per questo mi piaceva tanto ma ero incastrata in un ruolo che mi ricordava terribilmente il mio e quindi in sostanza non dovevo neanche sforzarmi per recitare.

« Eve?! Guarda che stiamo parlando con te, non con il muro.. » disse Misha con un sospiro. Beh, almeno tutti quei pensieri erano serviti comunque allo scopo: estraniarmi dalla faccenda. Da quanto tempo blateravano senza che li ascoltassi? Da un bel po' a giudicare dalle loro facce seccate. Ops! Li avevo avvertiti però che l'argomento non mi interessava, quindi era colpa loro.

« Proprio non vuoi lasciarti convincere, eh? » chiese allora Jared, guardandomi intensamente. Non sapevo decisamente cosa passasse per la testa del mio fratellone gigante, ma in quel momento realizzai che forse stava tentando di farlo per me.. per il mio bene.

Glielo leggevo negli occhi che c'era qualcosa che lo preoccupava e chi poteva preoccuparlo tanto se non me che gli ero scoppiata a piangere tra le braccia solo quella mattina?

Secondo me stava cercando semplicemente un modo per farmi sentire amata e credeva che Vick Tolmann fosse la soluzione a tutti i problemi. Secondo il suo punto di vista mi avrebbe amata, mi avrebbe dato ciò che desideravo e mi avrebbe anche resa felice e serena.

Come? Sposandomi, magari, e facendomi creare una nuova famiglia in America. Potevo quasi vedere il suo cervello che cercava di macchinare ed organizzare questo matrimonio come se da esso dipendesse la sua stessa vita, ma aveva sbagliato in partenza a credere che una cosa del genere potesse rendermi felice perché semplicemente Vick Tolmann non era quello che volevo.

Non l'avrei mai voluto, probabilmente. Niente carrozza di Cenerentola né un lungo abito bianco nel mio immediato futuro, Jared.. non poteva essere altrimenti. Il bello era che mi dispiaceva deluderlo ora che avevo capito almeno in parte, o così credevo, i suoi pensieri ma non potevo assecondarlo.

Non avrei mai potuto, soprattutto non ora che sembrava che il mio cuore fosse già stato ceduto a qualcun altro che però non sapeva neanche di averlo o che farsene.

Ah, questi discorsi mi stancavano più di una corsa o di una salita ripida a piedi, il che era tutto dire perché ero una scansafatiche unica e se davvero consideravo che una discussione del genere fosse più stancante di una corsa, allora davvero c'era da ridere e da crederci.

Boh, quel giorno ero decisamente piena di 'boh'. Cose che non sapevo, cose che ignoravo, cose che non sapevo aggiustare e cose che non avevo idea di come sarebbero andate a finire.

Mi sentivo.. persa. E forse anche un po' sommersa da cose che avrei tanto voluto continuare ad ignorare per sempre, come tutti quei sentimenti in contrasto che mi facevano semplicemente venire il mal di testa.

Necessitavo di un momento per me.. un paio di cuffie nelle orecchie e della buona musica potevano risolvere tante cose, ma al momento non potevo farlo ed era anche per questo che mi sentivo così impossibilitata a fare ciò che desideravo.

A casa mia di solito questo non succedeva: se avevo voglia di ascoltare musica, lo facevo. Ma quei tempi erano diversi ed io non avevo un lavoro che mi obbligava a stare dove magari non volevo ed a fare cose che mi facevano sentire un tantino ridicola. Si.. erano decisamente altri tempi.

E mi mancavano, tanto! Ma anche quella vita aveva lati negativi.. tanti lati negativi, quindi non sapevo decidere quale tra le due mi avrebbe resa più felice, o perlomeno non potevo capirlo adesso.

« No, Jared.. Non è il momento adatto. Non desidero parlare più di Vick Tolmann. » dissi decisa ed in quel momento mi accorsi che Jensen era definitivamente uscito dal camerino.

Jared e Misha erano troppo occupati a guardarmi per accorgersene, quindi decisi di accaparrarmi io il camerino appena liberato e con un debole scatto mi precipitai in direzione di Jensen, lanciandogli solo una lunga occhiata prima di sparire alle sue spalle.

Nella pace del camerino mi sentii per un attimo libera di accasciarmi a terra per riprendere fiato dopo quell'estenuante situazione, ma sapevo anche di non poter rimanere rinchiusa lì dentro per molto tempo quindi dovevo sbrigarmi.

Abbandonai però con riluttanza sulla poltroncina il vestito marrone/bordeaux che avevo indossato fino a quel momento perché mi piaceva tantissimo, più del dovuto, ed avrei tanto desiderato tenerlo per me ma non era mio, quindi non potevo portarlo in albergo.

Indossai di nuovo i miei vecchi jeans e la maglietta a maniche corte che avevo scelto quella mattina, poi le scarpe e fui pronta.

Uscendo dal camerino, però, non mi sarei mai aspettata di vedere quello che vidi e per un attimo rimasi interdetta davanti alla porta, sorpresa e preoccupata al tempo stesso.

Il nostro benamato trio aveva qualcosa che non quadrava perché sembravano tutti e tre arrabbiati e particolarmente pronti a scattare al minimo segnale, come se avessero litigato e non fossero riusciti a chiarire.

Hey, ero stata dentro al camerino circa 10 minuti o poco più, quindi cosa poteva mai essere accaduto in 10 minuti?? Non sapevo neanche se avvicinarmi perché quella situazione mi spaventava un po'.. nel senso che non sapevo come gestirla.

Avevano mai litigato? Lo credevo impossibile e se quella era la prima volta, beh io non volevo assistervi. Grazie tante ma no. Eppure non potevo fare a meno di avvicinarmi. Ognuno di loro guardava da una parte diversa ma neanche per sbaglio riuscivano ad incrociare i loro occhi.

Quella situazione era decisamente inquietante. Poi, Misha arrabbiato? Sul serio? Non riuscivo neanche ad immaginarlo, eppure ce l'avevo davanti agli occhi.

« I-il camerino è libero.. » dissi facendo tremare leggermente la voce. Jared lanciò un'occhiata a Jensen e si diresse subito verso di esso, senza dire una parola. Okay, ma che caspita era successo??

Mi stavano venendo pure le lacrime agli occhi perché odiavo quando le persone litigavano. Nella mia vita avevo visto troppo spesso persone litigare e ne avevo davvero abbastanza, soprattutto quando non c'era un motivo valido per scatenare queste liti furibonde!

Che cos'era potuto accadere, cavolo?! Non lo capivo e sinceramente non ero curiosa.. solo che volevo capire.

« Ma è successo qualcosa? » chiesi timidamente, sperando che almeno uno dei due tra Jensen e Misha mi rispondesse ma a quanto sembrava io non dovevo sapere nulla di quella litigata e probabilmente non avrei mai neanche dovuto chiedere. Come avevo già accennato, non capivo.

« No. Non è successo niente. Stanne fuori. » mi disse Jensen un po' troppo bruscamente. Poi si girò e con un gesto della mano che poteva significare solo 'vai a quel paese', se ne andò via.

Eh? Non era rivolto a me, vero? No perché altrimenti l'avrei ucciso perché io non avevo fatto niente, anzi stavo tentando in tutti i modi di non fare niente e lui mi mandava a quel paese? No, se davvero era così non sarebbe stato solo Jared a subire la mia vendetta. No, no.

« Non ce l'aveva con te. » disse però Misha prima che incominciassi a pensare a qualche piano di vendetta nei confronti di Jensen. Mi fermai allora e lo guardai dubbiosa per un attimo. Non ce l'aveva con me? Ma allora che caspita aveva tanto da essere così arrabbiato?

« Mi spieghi allora tu cos'è successo? » chiesi, sperando di convincerlo ma neanche lui mi diede soddisfazione. Mi sa che dovevo provare con Jared non appena ci fossimo trovati da soli perché era l'unico che fosse potevo riuscire a far parlare.

« Lascia perdere.. è che Jensen oggi ha la luna storta. Ignoralo per quanto ti è possibile. » disse e si avviò verso il camerino da cui Jared era appena uscito, facendomi rimanere lì da sola con un mucchio di dubbi in più che mi vorticavano in testa.

Okay.. va bene.. no, ma non spiegatemi niente. Tanto la donna invisibile qui presente non vuole di certo capire.. no, no. Ma almeno potevo chiedere a Jared, no? Ma un momento! Dov'era finito? Disgraziato, se l'era squagliata!

Aveva capito che l'avrei tormentato di domande e lui se l'era data a gambe levate non appena aveva visto che ero rimasta da sola. Maledetto.. ma l'avrei trovato! Bastava cercare un gigante alto due metri. In effetti era davvero facile da scorgere e mi bastò alzarmi per un attimo in punta di piedi per localizzarlo mentre lasciava la sala. Beh, senza tacchi potevo anche correre.

« Jared! Jared, aspettami! » urlai e lui di conseguenza accelerò di più il passo. Allora era proprio vero che voleva evitarmi per non essere bersagliato di domande. Che disgraziato! Ma io non mi arrendevo di certo ed incominciai a correre più veloce, travolgendo una truccatrice, una costumista e forse anche Vick Tolmann stesso di rientro in sala.

Non mi fermai comunque neanche a chiedere scusa a chi avevo travolto perché non avevo tempo. Lo spilungone era si alto ma sapeva anche sparire quando voleva, quindi non potevo permettermi di perderlo di vista.

Per fortuna lo acciuffai in tempo proprio mentre si stava dileguando nei bagni maschili ed ovviamente Jared pensò bene di maledirmi in tutte le lingue del mondo per essere riuscita ad arrivare così in fretta.

« Si.. si, ho capito! Sono fantastica.. Ora, per cortesia, puoi dirmi che diamine sta succedendo? » chiesi non mollandogli neanche per un attimo il braccio che gli avevo afferrato per impedirgli di entrare nei bagni. Lui, comunque, scosse la testa in un chiaro segno di diniego ed io mi spazientii.

« Insomma! Perché cavolo devo essere l'unica a non saperlo?! Sono parte della squadra? Bene, allora desidero sapere anche i problemi.. Magari posso aiutarvi a risolverli, no? » dissi ma non riuscii a convincerlo a parlarmene. Okay, evidentemente avevo sbagliato a credere che sarei riuscita a farlo parlare. Che cavolo, però! Cos'avevano di così tanto prezioso da nascondere?

« Ti posso dire solo questo: a Jensen non è piaciuta una cosa che io e Misha abbiamo fatto oggi ed abbiamo litigato per questo. Comunque non capisco cosa abbia, sinceramente. Oggi Jensen è parecchio strano.. di solito si sarebbe unito a noi ma oggi è parecchio scorbutico. » disse e si poggiò al muro, sospirando tristemente. Certo, lui e Jensen erano amici ormai da tanto tempo e litigare con lui doveva essere parecchio difficile.

Se avessi litigato con la mia migliore amica mi sarei sentita un vero schifo, quindi potevo capire almeno in parte come si sentisse. Di conseguenza, lo abbracciai per fargli sentire la mia vicinanza. Così come lui era vicino a me, io ero vicina a lui.

« Vorrei che Gen fosse qui.. un abbraccio a tre sarebbe stato perfetto. » dissi con un sospiro mentre poggiavo la testa sul petto di Jared, lasciandomi stringere dalle sue braccia con più convinzione.

Non c'era bisogno che lui dicesse qualcosa perché lo sapevo che era d'accordo con me. Mi sarei portata Genevieve ovunque se avessi potuto perché lei era quel tipo di persona che riusciva a rasserenarti solo con un sorriso, quindi anche in quest'occasione il suo supporto emotivo sarebbe stato perfetto.. solo che lei non poteva essere qui con noi.

Speravo però che ci venisse a trovare presto cosicché potessimo riunirci tutti e tre e divertirci come in Texas.

« A proposito, mi devi un letto.. Dovresti andarci a dormire tu nella mia stanza questa notte e darmi il tuo letto in cambio! » disse con una risatina a cui mi unii ben presto. Si, in effetti il letto sarebbe rimasto bagnato per un bel po' e questo comportava una domanda: dove avrebbe dormito Jared?

« Non se ne parla neanche! Vai a dormire da Misha.. » dissi ed anche lui rise della mia risposta. Si, mi sa che sarebbe andato sul serio a dormire nella sua stanza quella notte perché da Jensen credevo che fosse impossibile dati i recenti sviluppi.

Mi dispiaceva sul serio per la situazione, soprattutto perché non capivo cosa avesse scatenato una tale reazione in Jensen. Comunque che avesse il brutto vizio di comparire nei momenti più sbagliati stavo incominciando a capirlo perché proprio mentre Jared ed io ci abbracciavamo, lo vidi spuntare da dietro l'angolo.

Che tempismo, Jensen! Non che ci fosse niente di male, sia chiaro, ma come poteva sbucare fuori ogni volta che io e Jared ci abbracciavamo? Sembrava avesse una sorta di calamita per momenti del genere.

« La macchina è pronta. » disse quasi freddamente e se ne andò così come era venuto. Okay, le cose si mettevano decisamente male perché ora era arrabbiato anche con me. O forse era talmente incavolato con Jared e Misha da essere arrabbiato anche con il mondo intero.

« Andiamo.. » disse il gigante buono ed io annuii, staccandomi da lui e camminando nella stessa direzione in cui avevo visto sparire Jensen. Ci volle pochissimo per uscire dall'edificio ed altrettanto per entrare in macchina dove scoprimmo che Misha era già dentro insieme a Jensen.

Quello che fu davvero stressante fu il viaggio in macchina perché nessuno parlava e tutti guardavamo in direzioni opposte, tranne ad un certo punto in cui incrociai per sbaglio lo sguardo di Jared e mi venne da ridere. Apriti cielo!

Lo sguardo di ghiaccio che Jensen mi lanciò avrebbe potuto farmi davvero paura se solo non avessi saputo di avere la coscienza pulita.

Hey, io non avevo fatto niente di male quindi era inutile che mi guardava così! Ricambiai per tanto lo sguardo assassino e poi continuai a guardare fuori dal finestrino. Si prospettava una giornata pesante..



 
***



Subito dopo essere ritornati in albergo mi rifugiai per un po' nella mia camera, soprattutto perché ne avevo davvero abbastanza di tutte quelle occhiate truci e piene di risentimento che sinceramente non mi sembrava di meritare.

Inoltre volevo davvero ascoltare un po' di musica prima di pranzo, quindi accesi il mio computer portatile ed incominciai a controllare i vari messaggi di posta, facebook e tutti gli altri social network che ero solita frequentare.

Nel frattempo trovai nella bacheca di una mia amica una canzone che ricordavo benissimo: "Heaven is a place on earth" di Belinda Carlisle. La mia rovina, praticamente.. Alzai il volume delle casse del computer al massimo ed incominciai a cantare ed a saltare sul letto a ritmo della canzone.

Adoravo quei momenti tutti per me in cui potevo scatenarmi in quel modo!

A metà canzone, però, sentii bussare alla porta e con un balzo scesi giù dal letto per andare ad aprire con un sorriso, sperando che non fosse nessuno venuto a dirmi di mettere più piano il volume. Per fortuna non era così, affatto. Anzi!

Non appena aprii la porta vidi Misha sulla soglia ed io lo guardai perplessa, chiedendomi cosa volesse ed aspettando che si decidesse a dire qualcosa. Lui però non parlò e si limitò ad entrare dentro la stanza a passi di danza, canticchiando poi in seguito le parole della canzone.

Chiusi la porta, continuando ad essere perplessa, ma tanto dovetti riaprirla subito dopo per far entrare anche Jared. Si spaparanzarono sui divanetti liberi della stanza e mi guardarono. Mi sedetti anche io, ma sul letto.

« Allora, honey.. Oggi pomeriggio iniziamo con le riprese! Vuoi venire pure tu oppure ti tieni la sorpresa per dopodomani? » chiese Jared togliendosi le scarpe per mettersi più comodo sul divano.

« No! Certo che vengo! » dissi subito, senza neanche pensarci due volte. Volevo davvero vedere come fosse un vero set e cosa ci si aspettasse da me. Avrei imparato molto vedendoli all'opera.

« Perfetto.. Verrai con noi. » disse ed entrambi si accasciarono ancora di più sui divanetti, chiudendo gli occhi. Eh? Che avevano preso i miei divanetti come letto?

« Guardate che le vostre stanze sono entrambe accanto alla mia. Una a destra ed una a sinistra. » dissi ma venni prontamente zittita da uno "Shhhh!" di Misha che si mise più comodo e si addormentò. Dovevo svegliargli per pranzo? Certo che no. Peggio per loro.



 
***



In realtà poi li svegliai per pranzo e scendemmo tutti insieme nella sala dedicata ai pasti. Mrs Hallyway era tutta eccitata perché quel giorno iniziavamo a girare e da brava fan della serie era particolarmente contenta.

Ci servì praticamente una doppia porzione di tutto, anche a me che non ero di scena, e continuò a cercare di convincerci a dirle qualcosa riguardo all'episodio che stavamo per andare a girare, ottenendo però scarsa collaborazione.

Misha e Jared sembravano sinceramente dispiaciuti di non poterle dire niente ed io lo ero altrettanto. Jensen invece si era totalmente estraniato dalla conversazione, ancora immerso in cupi pensieri. Boh, aveva davvero la luna storta.

E pensare che quella mattina si era tanto divertito quando mi aveva vista uscire dalla mia stanza con la bacinella piena d'acqua! Mah, quella storia continuava ad essere un mistero per me e non poteva che farmi pensare di aver contribuito in qualche modo al suo malumore.

Come al solito, doveva per forza essere anche colpa mia e non potevo che pensare al fatto che magari si fosse sentito offeso quando quella mattina avevo rifiutato il suo aiuto, ossia quando mi aveva nascosta nella sua stanza ed io avevo preferito correre tra le braccia di Jared, rischiando la morte, piuttosto che lasciarmi aiutare da lui.

Per quanto ne sapevo io poteva anche essere plausibile come spiegazione, quindi si.. poteva anche essere colpa mia. E se era davvero colpa mia?

Il mio sguardo si posò sulla sua figura, precisamente sul viso, e lo osservai mangiare svogliatamente quello che Mrs Hallyway gli aveva messo nel piatto. Non si guardavano così insistentemente le persone, ma volevo capire.

Magari osservandolo avrei capito qualcosa in più, o almeno così speravo. Jensen, comunque, continuava a guardare in basso verso il suo piatto e non si lasciava distrarre dalle chiacchiere esterne.

Forse però si accorse di essere osservato perché ad un certo punto alzò lo sguardo ed incrociò il mio, facendomi arrossire terribilmente.

Abbassai di corsa lo sguardo e continuai a mangiare, colta in flagrante proprio mentre cercavo di studiare ogni sua minima espressione.

Con la coda dell'occhio lo vidi riabbasare lo sguardo e di conseguenza alzai il mio. Lui rialzò il suo ed io riabbassai il mio. Lui riabbassò il suo ed io rialzai il mio finché lui non lo rialzò di nuovo e mi guardò fisso. Okay. Mi stavo innervosendo.

Sembrava che stessimo tentando di guardarci di nascosto, per la miseria! Io si.. lo volevo guardare di nascosto, ma lui? Perché caspita rialzava lo sguardo? Ci capivo sempre meno ed io non sopportavo non capire le cose, dannazione.

Abbassai definitivamente lo sguardo e sussurrai a Jared che andavo a rilassarmi nella zona divanetti.

Subito dopo averglielo detto mi alzai dalla sedia ed uscii dalla sala il più velocemente possibile, senza neanche finire il pranzo. Che ci potevo fare? Tendevo a scappare quando la situazione diventava 'strana' e secondo me quella situazione era diventata abbastanza strana, tanto da non riuscire più a sostenerla.

Uscii quindi fuori sul terrazzo e sprofondai in uno di quei divanetti tanto comodi che mi facevano impazzire. Ci avrei pure dormito la notte su quei divanetti ma effettivamente era più comodo il letto che c'era in camera. Ora però potevo anche dormirci un po' su.

Mi sdraiai e chiusi gli occhi, lasciando che la brezza leggera continuasse a scompigliarmi i capelli. Desideravo rilassarmi dopo quella mezza giornata così pesante, inoltre mi era anche venuto un po' di sonno.

« Mi guardavi a pranzo.. » sentii dire mentre ancora avevo gli occhi chiusi. Era un miracolo che non mi fosse venuto un infarto sentendo quelle parole! Mi alzai di scatto a sedere e notai Jensen seduto sulla poltrona di fronte alla mia, beh vicinissima alla mia. Ci separava solo un tavolinetto basso.

« Può darsi.. E se anche fosse direi che è normale. » dissi, cercando di sembrare sicura di me anche se quella discussione mi metteva a disagio. Io ero uscita fuori dalla sala da pranzo dell'albergo appunto per evitare di mettermi nei guai e non per cacciarmici!

« Normale? Questa me la devi proprio spiegare.. » disse lui, invitandomi con un gesto della mano a continuare il discorso. Era proprio incavolato nero! Mi veniva anche da ridere perché era palesemente arrabbiato e continuava a volermi parlare. Mi aveva persino seguito per parlarmi! Mah.. Sinceramente quella situazione ormai mi era completamente sfuggita di mano.

« Credo che sia ovvio.. Avresti potuto arrivarci anche da solo! Mi guardi male, litighi con tutti e continui a fare quella faccia arrabbiata.. Io tra l'altro non so neanche perché tu sia arrabbiato, quindi come potrei non guardarti? Stavo cercando semplicemente di capire cosa avesse mai potuto farti arrabbiare così tanto, ma non ci ho capito nulla. Nessuno vuole dire niente su questa storia ed io ci capisco sempre meno. » dissi tutto d'un fiato. Credevo che anche in questo caso non potesse ribattere in alcun modo perché tutto ciò che avevo fatto fino a quel momento era assolutamente lecito e normale.

Il problema era che le persone arrabbiate dicevano qualunque cosa, anche quelle che non pensavano assolutamente, quindi ero comunque preoccupata.

« Jared non ti ha detto niente, quindi.. » disse lui constatando l'ovvio ed io annuii.

« Bene, allora non ha importanza. Lasciamo perdere. » disse e si alzò dal divanetto facendo leva sulle gambe. Davvero? Era tutto qui?

Praticamente era venuto solo per incasinarmi ulteriormente le idee. Lo guardai sconcertata e tentai di fermarlo per farmi spiegare tutto per filo e per segno ma l'arrivo di Jared interruppe qualunque mio inizio di protesta.

« Sono venuti a prenderci.. » disse avvicinandosi. Una volta arrivato al mio fianco, mi mise una mano sulla spalla e mi guidò semplicemente via da lì. Mi girai indietro e guardai Jensen ma per lui il discorso sembrava davvero chiuso.

Si sistemò meglio la camicia e ci seguì all'interno dell'albergo. No.. mi avrebbero fatta impazzire. Ormai era assodato. Speravo solo che guadarli mentre recitavano mi avrebbe sollevato un po' il morale perché davvero, non ne potevo più!






Angolo autrice: Si.. sono di nuovo in ritardo >__< Non ci sono scuse questa volta. Il problema principale che non mi ha permesso di pubblicare il capitolo in tempo è stato il fatto che non trovavo le parole per iniziare. Ho fissato il foglio per due giorni interi prima di riuscire a scrivere qualcosa.. poi ricancellavo tutto e ci riprovavo perché non mi convinceva. Neanche adesso mi convince ma è meglio di quello che avevo scritto prima xD Questo capitolo mi ha messo inspiegabilmente in grave difficoltà ma finalmente l'ho finito! E la prossima volta si passa alle prime riprese sul set di Supernatural *O* Speriamo per il prossimo capitolo di trovare le parole giuste o sarà un casino vero e proprio xD Ma si.. io non dispero! Comunque sempre entro domenica dovrei farcela a pubblicare, nel caso vada male. Io non credo però non si sa mai.. Io avverto xD Siete comunque tutti invitati ad inviarmi 20 mila messaggi al giorno per spronarmi a scrivere! ahahahahah xD Ringrazio come sempre sia Nerea_V che  terry88febbraio per il loro incredibile supporto, ed anche Sanasnake che con la sua recensione mi ha fatto tanto felice <3 Grazie anche a voi semplici lettori! Alla prossima (:


 

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Capitolo 16
*** Cap 16 - Semi-certainties and outbursts ***


Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: giallo
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo16/?


 

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»





Quella mano sulla mia spalla era l'unica cosa che percepivo distintamente.

In tutta quella confusione generale di sentimenti e situazioni che non capivo appieno e che tutti si intestardivano a celarmi con così tanto zelo, c'era sempre quella mano che con maestria e gentilezza continuava a dirigermi verso qualunque fosse la mia destinazione momentanea (in questo caso, l'interno dell'albergo di Mrs Hallyway ed in seguito gli studi televisivi dove la mia avventura sarebbe proseguita).

Era poggiata con decisione sulla mia spalla destra ed era una presenza rassicurante e confortante al tempo stesso perché sapevo che sarebbe rimasta sempre lì a proteggermi, nonostante tutto.

In realtà non avevo prove che confermassero con assoluta certezza che Jared sarebbe rimasto al mio fianco per sempre, ma per una volta volevo sperare che fosse così perché avevo estremamente bisogno di crederlo dopo tanta confusione ed incertezza.

Il malumore – si spera momentaneo! - del mio collega Jensen, meglio conosciuto come fonte primaria di tutti i miei maggiori problemi, aveva ancora una volta destabilizzato il mio animo già di per sé fragile e delicato, quindi avevo bisogno di certezze e punti fermi.

Quella mano sulla mia spalla era quanto di più vicino avessi al momento ad un punto fermo e, a voler essere sinceri, non desideravo avere nient'altro.

Jared era un magnifico punto fermo, a ben vedere, quindi davvero non volevo nulla di più di quello che la sorte mi aveva fatto incrociare lungo il mio percorso verso la felicità (?).

Beh, tutti noi cerchiamo di raggiungere la felicità. E' un processo naturale della vita e c'è chi riesce ad ottenerla e chi purtroppo non ce la fa. Io ce l'avrei fatta? Era ancora troppo presto per dirlo. Avevo solo ventidue anni ed un pessimismo ereditario degno dei filosofi che avevo studiato al quinto anno di liceo, quindi era chiaro che la mia risposta sarebbe stata un 'No!' secco.

Solo che alla fine la speranza è davvero l'ultima a morire ed una parte di me riusciva a rimanere convinta del fatto che prima o poi anche io sarei stata felice.

Il problema era appunto il fattore tempo perché ero impaziente di esserlo ma la felicità non arrivava mai.. sarebbero passati millenni prima che arrivasse, supponevo, quindi mi dovevo mettere l'animo in pace e sopportare in silenzio tutte le difficoltà che mi si paravano davanti, facendomi scudo possibilmente con quella mano.

Era strano che adesso avessi questo 'punto fermo'. Non ce l'avevo mai avuto in tutta la mia vita e il pensare di poter contare sul serio su una persona.. di poter essere protetta così da un perfetto estraneo.. era sconcertante. Con questo non volevo di certo dire che al mondo non ci fossero persone che non mi volessero bene o a cui volevo bene! No, non è questo che intendo.

Il punto è che non mi sono mai lasciata proteggere da nessuno, nemmeno dai miei genitori o dai miei amici.

Sono sempre stata convinta del fatto che dovessi risolvere i miei problemi da sola, senza contare sugli altri, quindi il fatto che mi fidassi e che in un certo senso permettessi a Jared di proteggermi in quel modo era alquanto strabiliante.

Nessuno si era mai avvicinato così tanto a me.

Probabilmente sbagliavo a tenere tutti fuori dalla mia vita, ma avevo paura di lasciarmi troppo andare e di soffrire. Il fatto che mia madre, poi, non facesse che ribadire il fatto che non dovevo pensare che a studiare invece di passare il mio tempo davanti al computer a 'giocare', così come lo definiva lei, non aiutava perché ogni volta che volevo metterla a parte della mia vita se ne usciva sempre con lo studio.

Ogni cosa che mi rendeva felice non aveva importanza ai suoi occhi perché per lei dovevo pensare solo allo studio. Che avessi incominciato a scrivere delle storie o che avessi conosciuto delle persone interessanti e cose nuove attraverso internet, non gliene poteva fregare niente.

O forse mi ascoltava ma non era quello che voleva che facessi quindi non gli dava importanza come invece avrebbe dovuto per farmi sentire un tantino più apprezzata.

Si, probabilmente il guaio era dovuto proprio a questo e grazie a questo rapporto complicato con mia madre era andato un po' tutto a scatafascio. Perché dovevo informare le persone di quello che mi rendeva felice se mia madre per prima non aveva saputo gioirne?

Era questo che mi chiedevo e man mano che il tempo passava, mi chiudevo sempre di più in me stessa fino a che avevo smesso anche di parlare. Lo facevo solo se dovevo, ma non perché lo desiderassi.

Mi sfogavo poi al computer, scrivendo e immaginando mondi diversi in cui poter ambientare le mie storie. La mia stanza diventava il mio rifugio e nulla poteva scalfirmi fintantoché rimassi tra quelle mura.

Uscivo solo per andare a teatro, l'unico luogo che amavo quasi quanto la mia stanza dato che era lì che potevo diventare qualcun altro e mettere da parte i miei problemi. Era bello diventare qualcun altro, almeno per qualche ora.

Mi faceva sentire libera e mia madre e tutti i suoi 'Devi studiare!' se ne andavano a quel paese per delle santissime ore di pace e quiete. Quindi, mi si poteva biasimare sul serio se non riuscivo ad aprirmi con il primo che mi capitava davanti?

Con Jared e Genevieve però era stato diverso, forse anche perché ancora non avevo assolutamente realizzato il fatto che tutto quello forse vero, ossia io-Vancouver-attrice in Supernatural. Probabilmente una parte di me credeva sul serio di stare semplicemente sognando, ma quando il dolore si faceva forte si capiva che era estremamente reale, quindi in poche parole era proprio Jensen a farmi capire che era vero.

Beh, forse dovevo ringraziarlo anche se l'unica cosa che volevo fare in quel momento era dargli una padellata in testa per il suo comportamento bizzarro.

Che fossero tutti pazzi credo che l'avessero capito tutti perché, parliamoci chiaro, nel cast e sospettavo anche nella crew di Supernatural non c'era nessuno di normale. Erano tutti pazzi ed il bello era che stavano facendo diventare pazza anche me! Lo ero già un po' prima, ma non mi definivo pazza.. solo piena di problemi. Ora stavo diventando pazza. Me lo sentivo fin dentro le ossa!

Ma poi c'era Jared.. lui riusciva a farmi mantenere la calma, non si sa come. Prima mi provocava con tutti quegli scherzi e quei giochi, e poi mi calmava con quella santissima mano sulla spalla. Si.. era tutto così strano! O forse solo a me sembrava strano.

Avevo davvero poche esperienze di vita, quindi poteva non essere strano tutto quello. Forse era normale tra amici. Io ero sempre stata piuttosto sola da un certo punto di vista e sempre circondata dalle stesse persone: i miei parenti, i miei vicini di casa e le mie due migliori amiche.

Non andavo molto d'accordo con i miei compagni di scuola, quindi rappresentavano un gruppo a parte. Per loro ero la 'ragazza troppo timida o troppo strana', quindi niente. Zero rapporti. La cosa non mi era mai pesata, però, perché non desideravo che mi si avvicinassero. Eravamo troppo diversi ed una vera amicizia sarebbe stata impossibile tra noi..

Ma il punto è che ero diversa anche da Jared, da Jensen, da Misha e tutti gli altri. Loro non avevano vissuto come avevo vissuto io. Loro erano più spigliati, più estroversi e maschi. Beh, forse il sesso non è così tanto importante ma il fatto che fossero maschi rendeva i nostri modi di pensare e d'agire completamente diversi.

Per loro era facile dire 'Hey! Andiamo a prendere una birra tutti insieme?' e per me non lo era affatto. Avevo anche la sciocca convinzione che i maschi facessero 'gruppo' più in fretta ma non ne avevo le prove. Era solo una mia supposizione.

Quindi, dopo questa gigantesca premessa, alla fine dei conti non capivo neanche come avessi potuto legare con Jared. Misteri della vita.

Forse avevo sbagliato tutto nella mia vecchia vita, o forse non avevo trovato le persone giuste. Il nostro trio delle meraviglie mi spronava, mi faceva arrabbiare e mi stuzzicava come nessuno nella mia vita aveva mai fatto, quindi forse la soluzione era tutta lì: il mio cambiamento era dovuto sia a me che a loro.

Era l'aria di Vancouver, era il fatto di essere sola (lontana da parenti ed amici) ed era il fatto di avere accanto delle persone molto più abituate di me a vivere davvero.

Dovevo ringraziare qualunque cosa ci fosse lassù per avermi dato questa possibilità perché altrimenti sarei rimasta per tutta la vita chiusa in quella stanza che continuavo ad adorare ma che mi aveva estraniato dalle persone che avevo più vicine.

« Tutto apposto con Jensen? » fu la prima cosa che Jared mi chiese non appena non fummo più a portata d'orecchio del suddetto interessato.

Ero però troppo presa dai miei pensieri per non sobbalzare alle sue parole sussurrate proprio accanto al mio orecchio, quindi un piccolo balzetto fu d'obbligo e lo fece anche ridacchiare per un attimo.

Di tutta risposta, però, Jared strinse la sua mano ancora di più sulla mia clavicola e mi circondò le spalle con il suo braccio destro, confortandomi e tenendomi il più vicina possibile. Quando voleva era un vero tesoro!

« Non è accaduto nulla.. Mi ha solo posto domande del tipo 'perché mi guardavi a pranzo' o 'perché per te è normale guardarmi durante il pranzo'.. Alla fine credo che volesse semplicemente accertarsi che tu non mi avessi rivelato nulla sul perché sia così arrabbiato. » dissi, utilizzando anche io lo stesso tono appena sussurrato che aveva utilizzato Jared un attimo prima.

L'unica differenza era che io, nana com'ero, non sarei mai potuta arrivare al suo orecchio, quindi mi accontentavo solo del tono sussurrato. La cosa bizzarra era che accanto ad un gigante del genere, io sembravo ancora più nana del solito!

Praticamente uno hobbit o un puffo, a dir si voglia. Ero alta 1,56 m e lui era alto 1,93 m quindi c'era una differenza di circa 37 cm! Mi faceva paura solo il pensarlo ed in effetti eravamo davvero strani a vedersi. La nana e il gigante, prossimamente nei cinema!

Beh, non ci andavo neanche tanto lontana perché non ci avrebbero visti al cinema ma in televisione.. ed io Jared avevamo comunque tante scene insieme! Non che con Jensen fosse meglio.. lui ed il suo 1,85 m d'altezza faceva paura comunque.

Insomma, ero destinata ad essere l'unica nana in mezzo ai giganti.

« Odio quando Jensen ha la luna storta.. essendo per la maggior parte del tempo una persona abbastanza pacifica e ragionevole, quando si arrabbia è intrattabile perché deve scaricare tutta la tensione che non scarica normalmente. Spero che gli passi presto.. » disse dopo un lungo sospiro mentre passavamo davanti ad una Mrs Hallyway preoccupata.

Beh, evidentemente aveva intuito anche lei che c'era del malumore che vagava nell'aria e guardando la faccia di Jensen era chiaro come il sole che c'avesse qualcosa che non andava.

Girai un attimo il volto verso dietro e lo osservai seguirci silenziosamente qualche passo più in là rispetto a dove eravamo noi.

Avevo voglia di tempestarlo di pugni! Stava guastando l'umore a tutti ed il bello era che ero assolutamente convinta del fatto che fosse scoppiato per qualche assurda sciocchezza.

« Jared, puoi essere ragionevole e dirmi finalmente cosa caspita sta succedendo? » chiesi quasi supplicante ma ancora una volta Jared scosse la testa e Misha ci venne incontro, scambiandosi un cenno d'intesa con Jared.

Ecco.. ma si.. tagliatemi ancora una volta fuori da tutto.

Stavo quasi per pestare i piedi a tutti quando notai Jensen tirare dritto verso l'enorme porta a vetri d'ingresso. Non ce la facevo più.. odiavo quella situazione e dovevo fare assolutamente qualcosa.

Adocchiai un cuscino in uno dei divani dell'ingresso – si, Mrs Hallyway aveva tappezzato il suo albergo di divani – e lo afferrai quasi con rabbia sotto lo sguardo stranito di Jared e Misha che non capivano e mi guardavano preoccupati.

Intuirono quello che stavo fare solo quando ormai era troppo tardi.

« HEY! SONO STUFA, MI HAI SENTITO?! » urlai a più non posso nell'atrio dell'albergo e non appena Jensen si girò con una mano ancora appesa alla maniglia della porta a vetri, gli arrivò una cuscinata in faccia.

Il mondo sembrò pietrificarsi in quell'istante mentre il cuscino cadeva a terra con un tonfo e tutti trattenevano il fiato.

Jensen mi guardò. Io guardai Jensen. Misha e Jared guardavano prima me e poi lui ed infine si concentrarono sulle mie mani che afferravano un altro cuscino e si preparavano a lanciarlo di nuovo.

Prima che le mie mani potessero farlo, però, si precipitarono verso di me e mi afferrarono per le braccia e le gambe per non farmi più sfogare la mia rabbia su Jensen che era rimasto impietrito davanti alla porta a vetri.

Jared mi caricò con un semplice gesto su una spalla ed io incominciai a scalciare per farmi mettere giù. Si, perché volevo riempirlo di pugni!

Non era giusto che mi avesse rovinato la giornata per qualche sua sciocca idea ed io dovevo fargliela pagare perché nessuno mi voleva dire niente ed io ero stanca di essere tenuta all'oscuro di tutto perché non me lo meritavo!

Si.. alla fine ero impazzita anche io. Jared nel frattempo mi trascinò verso la porta a vetri e Jensen si scansò per lasciarlo passare mentre io mi agitavo.

« Prendi un taxi » gli disse e Misha lo seguì a ruota mentre mi portava definitivamente fuori dall'albergo, sempre rigorosamente con me sulla sua spalla.

Io non potevo che avere una visione alquanto parziale di quello che stava avvenendo perché dalla sua spalla mi era possibile vedere o solo il suo corpo o solo il pavimento o solo la porta a vetri e questo solamente se mi storcevo al massimo, quindi non avevo idea di quello che stava facendo. Stava camminando ed era tutto quello che sapevo.

Misha però ci era accanto e fu lui ad aiutare Jared ad infilarmi velocemente dentro la stessa macchina che quella mattina ci aveva portato da Vick Tolmann.

Venni pertanto scaraventata sul sedile senza tanti complimenti e mi scostai più in là per farli sedere a loro volta, ancora arrabbiata e furente con Jensen e con il mondo intero.

Una volta chiusa la portiera, la macchina partì dopo qualche sussurro da parte di Jared, parole che però non colsi poiché bisbigliate con troppa fretta e da troppo lontano.

Avevo Misha di fronte e Jared mi si sedette accanto. Per un attimo il mio sguardo cadde sull'interprete dell'angelo che aveva quegli occhi incredibilmente blu ancora aperti e scioccati e fu da lì che tutto ebbe inizio.

Ci guardammo e guardammo ancora, finché non vidi le sue labbra piegarsi verso l'alto ed in un attimo anche le mie le seguirono a ruota.

Le morsi perché davvero non volevo ridere in una situazione del genere, ma quando incrociai di nuovo gli occhi di Misha, nessuno dei due resistette più e scoppiammo a ridere a più non posso e ad accasciarci sui sedili morbidi di quella specie di limousine che non sapevo identificare meglio.

Ridemmo così tanto che incominciarono pure a farmi male le guance, soprattutto quando dopo un attimo di esitazione anche Jared si unì alle nostre risate, contagiato dalle lacrime che scendevano senza ritegno dai miei occhi e da quelli di Misha.

Anche lui si ritrovò ben presto con le lacrime agli occhi.

« Ma-ma.. ma tu l'hai vista!? Voglio dire, gli ha tirato un cuscino in faccia! UN CUSCINO IN FACCIA.. A JENSEN! E la sua faccia!? L'HAI VISTA LA SUA FACCIA?! » continuava a ripetere Misha come un mantra, sbatacchiandosi di qua e di là sui sedili dell'automobile mentre Jared si accasciava e sbatteva la schiena contro le prime superfici disponibili.

Io ero morta.. non ce la facevo più! Volevo smetterla di ridere ma era assolutamente impossibile, soprattutto se gli altri due non smettevano!

Provai comunque a cercare di riportare l'ordine tra i ranghi ma dopo due secondi di silenzio ricominciammo a ridere peggio di prima, quindi era una situazione assolutamente irrecuperabile.

Non sapevo come uscirne. Era tutto talmente assurdo! Davvero avevo appena punito Jensen a cuscinate in faccia?! Oddio, stavo proprio messa male.

« Okay.. okay! Vi prego, calmiamoci. Basta.. Non ce la faccio più! » disse Jared mentre si teneva la pancia nell'inutile tentativo di calmarsi.

Sia io che Misha cercammo sul serio di provare a smettere immediatamente di ridere, rendendoci perfettamente conto di come tutta quella situazione fosse decisamente degenerata esponenzialmente, ma incoerentemente continuavamo a ridere senza ritegno nonostante ci sforzassimo seriamente di non farlo.

Prendemmo comunque due bei respiri profondi e buttammo fuori tutta l'aria. Così.. Dentro e fuori. Dentro e fuori. Ecco.. era l'unico modo o saremmo morti a causa delle risate. Avevo come avuto la sensazione di scoppiare per lunghi ed interminabili minuti, ma man mano mi sentivo meglio.

Non ci guardammo più in faccia per circa cinque minuti buoni, ognuno intento a ricercare la propria calma interiore persa nell'aria, e solo quando fummo sicuri di aver smesso di comportarci da scemi, ci risedemmo compostamente e ci guardammo a vicenda, sempre con un po' di titubanza.

« Eve, ti prego.. non farlo mai più! MAI PIU'! » disse ancora Jared ma ricordare quello che era avvenuto non era di certo il modo migliore per smetterla di ridacchiare, infatti il mio fratellone gigante scoppiò di nuovo a ridere ed io e Misha lo colpimmo a vicenda con una gomitata (io) e con un calcio (lui).

Sembrò tranquillizzarsi dopo quei colpi ed io mi rilassai di conseguenza perché non volevo più ridere in quel modo. No, basta. Inoltre mi facevano malissimo gli zigomi! Un dolore allucinante e non potevo che massaggiarli sperando che il dolore passasse presto, cosa di cui dubitavo perché avevo riso esageratamente e per troppo tempo.

« Tu sei incredibile! Riesci a fare cose che noi non abbiamo mai neanche rischiato di provare.. » disse Misha dopo un sospiro, passandosi infine una mano sul viso come a scacciare gli ultimi rimasugli di ilarità presenti nel suo cervello.

Mi guardò sinceramente colpito ed io gli sorrisi di rimando, contenta per quel complimento. Non sapevo se dovevo andarne fiera, ma ero contenta.

« Giuro che se qualcuno mi avesse detto che un giorno un membro del nostro gruppo avrebbe preso Jensen a cuscinate in faccia in quel modo, io non gli avrei creduto! » disse ancora l'attore dell'angioletto in trench con uno sbuffo e, subito dopo, si stravaccò ancora di più sul sedile della macchina per rilassarsi meglio dopo tutto quel movimento.

Io, sinceramente, ero molto fiera di me stessa dopo tutti questi complimenti e pensavo che lanciargli quel cuscino in faccia fosse stata la cosa migliore che avessi mai potuto fare in un'occasione del genere.

Ora, in effetti, Jensen mi era sempre sembrato come il più.. ehm.. non riuscivo a trovare la definizione corretta. Diciamo che era una persona piuttosto riservata e tutta d'un pezzo. Rideva, si divertiva con gli altri (soprattutto sul set) ma alla fine era un uomo serio e posato. I mattacchioni erano Jared e Misha, non Jensen.

Anche lui si divertiva, non dico di no, ma era un divertimento diverso rispetto a quello di Jared e Misha. Era più mite.. meno evidente ed anche meno eccessivo. Quindi non mi risultava difficile credere che non lo usassero spesso come bersaglio, dato che anche io stessa mi sarei sentita in colpa a fargli uno scherzo di qualunque genere a causa del tipo di persona che era.

Non lo so.. colpire Jensen non sarebbe neanche stato tanto divertente come colpire Jared e Misha perché non sapevi che tipo di reazione Jensen avrebbe mai potuto avere.

Jared e Misha, invece, si sarebbero vendicati a tue spese quini era chiaro come il sole che comunque, molto in fondo, l'avrebbero presa bene.

Con Jensen invece c'era sempre quel maledetto punto interrogativo che ti bloccava istantaneamente qualunque idea sul nascere, quindi finivi col lasciare perdere piuttosto che rischiare di farlo arrabbiare.

« L'hai detto, amico.. L'hai detto. Neanche io riesco ancora a crederci.. Da quanto tempo ci conosciamo? Un mese? Ti prego, non andartene mai perché non voglio perdermi altre cose del genere.. E' bello assistere a certe cose! Di solito siamo io e Misha a combinarle, ma vederle è assurdo.. Hai decisamente una prospettiva migliore e più dettagliata di quello che accade! » disse Jared mentre la macchina, finalmente, arrivava a destinazione.

Mi era sembrato quasi un viaggio interminabile da un certo punto di vista, eppure l'albergo distava dal set solo una quindicina di minuti al massimo.. forse venti minuti, ma se volevo esagerare. Insomma, tutte quelle risate mi avevano letteralmente scombussolata ed ero anche nervosa, dato che per la prima volta mi trovavo su un set televisivo.

Oddio, avrei visto come si giravano le scene su un set! Volevo piangere dalla gioia ma mi trattenevo perché per quel giorno avevo già esagerato abbastanza con le risate e con le lacrime.. ci mancava solo che piangevo di nuovo dopo la crisi di quella mattina e praticamente potevano ricoverarmi in una clinica psichiatrica seduta stante. Comunque, non aveva importanza.

Dovevo rimanere focalizzata sull'apprendere quante più cose possibili, stando lontana da Jensen possibilmente. Non volevo rischiare di lanciargli addosso qualche altra cosa, una telecamera magari, quindi era meglio che non mi facesse arrabbiare.

Io poi non capivo.. nella mia vita ero sempre stata una persona molto pacifica, quindi perché caspita dovevo arrabbiarmi così tanto adesso? Stavo sfogando tutto quello che non avevo sfogato in vent'anni? Probabile.

Okay.. dovevo smetterla di farmi tante domande ed imparare a seguire solo quella mano che, calma e pacifica, si posizionò di nuovo sulla mia spalla e mi guidò all'interno di una specie di capannone industriale. C'erano tante persone, troppe persone. Un via-vai continuo!

Macchinisti, operatori, tizi con del caffé in mano.. donne delle pulizie.. Eh? Sul serio? Anche loro, adesso? Boh. Meglio spegnere il cervello. Mi lasciai semplicemente trascinare da Jared ancora più all'interno del capannone, finché non arrivammo nel vero e proprio set illuminato a giorno da 10 mila lampadone giganti che erano affiancate da altrettante telecamere dall'aria molto sofisticata.

Okay, mi tremavano le gambe e non dovevo neanche andare in scena! Come facevano a non essere nervosi? Beh, loro lavoravano in mezzo ai riflettori da praticamente una vita intera.. quindi come potevano innervosirsi? C'erano abituati e sapevano anche dove fermarsi.

La mano di Jared mi bloccò accanto ai camerini ed alla zona trucco e parrucco proprio mentre delle persone si avvicinavano ai miei due colleghi con un enorme sorrisone stampato in faccia.

Jared staccò la sua mano dalla mia spalla ed abbracciò quelle che avevano tutta l'aria di essere delle truccatrici molto bonaccione, ossia dall'aria dolce e gentile.

Misha le strinse calorosamente a sé e salutò anche dei membri della crew che continuavano a spostare cavi e fili un po' ovunque. Mi sentivo leggermente persa e spaventata.

« Tu sarai Catherine, vero? » chiese una delle donne dall'aria gentile. Io annuii con la testa e ne approfittai per presentarmi, sebbene mi sentissi mortalmente in imbarazzo.

« Il mio nome è Evelyn Wright.. sa, è un nome d'arte. » dissi, con le guance rosse dall'imbarazzo. Non ero ancora abituata a presentarmi con quel nome ed ogni volta me ne sentivo sempre in imbarazzo, come se avessi fatto male ad adottare un nome che non fosse il mio.

Eve però era il nome che avevo sempre usato come nickname in qualunque sito e forum mi fossi mai registrata, quindi era comunque parte di me.. solo che nessuno l'aveva mai pronunciato ad alta voce.

« Io sono Melanie Connor e lei è Ashley Tanner.. » disse sempre la prima donna. Era bionda con magnifici occhi color del cielo, sulla quarantina più o meno.. forse 45 anni. L'altra era scura proprio come me, ma i suoi occhi erano verdi e molto accesi.

Lei poteva avere pure 40 o 45 anni al massimo. Mi sembrava però di averla già vista.. forse alla festa che Jared mi aveva organizzato quand'ero stata ufficialmente presa? Probabile. La donna bionda però non l'avevo mai vista.

« Oh, guarda che capelli morbidi! » urlò improvvisamente Ashley, la donna mora, acciuffandomi al volo una ciocca di capelli, facendomi pure sobbalzare dallo spavento.

« Finalmente abbiamo dei capelli lunghi da acconciare! Sarà magnifico! Ero stufa di avere solo Jared da sistemare.. ma ora potrò dare sfogo a tutta la mia creatività con dei capelli così lunghi! Dolcezza, sei la nostra benedizione! » disse Melanie, anche se l'ultima frase suonò quasi come un coretto perché anche Ashley la esclamò a gran voce.

Sembravano come fuori di sé dalla gioia e continuavano a giocherellare con i miei capelli facendomi solletico. Ma d'un tratto non fummo solo noi cinque, ma arrivarono anche i costumisti, i truccatori, lo sceneggiatore, lo showrunner ed anche il regista. Troppe persone, maledizione!

Tutti che salutavano, tutti che si abbracciavano, tutti che si davano ordini a vicenda per iniziare al più presto ed in un attimo mi ritrovai sola perché sia Misha che Jared erano spariti per andarsi a cambiare e truccare. Oddio, che situazione.

« Ehm.. Jensen? » chiese quello che riconobbi come Jeremy Carver, lo showrunner della nona stagione. C

he vuol dire showrunner? Non lo sapevo neanche io all'epoca del mio primo arrivo sul set ma in pratica era colui che aveva il dovere di controllare che tutto sul set ed altrove procedesse bene per lo show. La figura più importante su cui fare affidamento per qualunque cosa, in pratica.

« Starà arrivando.. siamo partiti prima ma lui deve aver immediatamente chiamato un taxi. » dissi sperando che non chiedesse ulteriori spiegazioni perché io il cuore di dirgli che a causa mia non si era aggiunto alla compagnia che viaggiava in limousine proprio non ce l'avevo.

Sarebbe stato un ben misero inizio e volevo fare la mia buona impressione, no?

« Va bene.. se lo vedi, digli di cambiarsi che siamo già in ritardo! » disse e scappò da qualche parte con la sua agenda elettronica in mano ed il telefono nell'altra. Doveva essere dura la sua vita, eh?

Comunque io mi ritrovai ben presto indaffarata ed incominciai a guardarmi un po' in giro. C'erano davvero troppe persone e troppe.. cose!

Insomma, cos'era quell'aggeggino che sbucava sul soffitto? E tutti quei monitor? Era un tantino inquietante sapere che li avrebbero guardati da qualsiasi angolazione possibile ed immaginabile.

Con tutto che la cosa mi spaventava un pochino, incominciai a ficcare il naso un po' da tutte le parti.. finendo con intralciare il lavoro di chi ancora cercava di montare parte del set. Mi scusai, ovviamente e decisi di mettermi buona buona in un angolino.

Dato che non avevo niente da fare, tirai fuori da una delle tasche dei miei jeans il cellulare e la mia pallina antistress che incominciai a schiacciare quasi selvaggiamente. La portavo un po' ovunque.. era piccola e tascabile. Inoltre la consideravo un po' come il mio portafortuna, anche se mi metteva sempre nei pasticci.

Una volta mi era sfuggita dalle mani ed era entrata dritta dritta nella stanza di uno dei miei professori giusto quando stava esaminando un ragazzo, ed io non ero riuscita a trattenermi dal rincorrerla per metterla di nuovo in tasca. Mica potevo continuare a farla rimbalzare per la stanza!

Per fortuna il mio professore se la prese a ridere.. ma io ero morta dalla vergogna. Ripensare a quei momenti mi faceva venire i brividi!

Fu per questo che non mi accorsi di come la pallina mi stava quasi per sfuggire di mano.. in pochi secondi, eccola che schizzava via dalla mia mano ed incominciava a rimbalzare per il set, schivando abilmente i poveri membri della crew che la guardavano mezzi scioccati e mezzi divertiti.

« Mi dispiace tanto! » dissi mentre incominciavo a rincorrere quella specie di pallapazza mancata che sfuggiva sempre al mio controllo. Che terribile vergogna! Che disgrazia!

Schivavo gambe ed oggetti pur di raggiungerla, intraprendendo un vero e proprio percorso ad ostacoli sotto gli occhi straniti di tutti che probabilmente non avevano mai assistito ad una scena del genere.

Beh, chi portava una palla del genere su un set? Forse solo io. Con mio sommo sollievo, però, mi accorsi che la palla si era fermata sopra ad un intreccio di corde e dopo aver schivato uno sgabello e diversi tubi di metallo, finalmente l'acchiappai chinandomi su tutto quel cordame e sospirai.

« Attenta alla testa! » urlò qualcuno mentre io tentavo di rialzarmi. Istintivamente mi protessi il cranio con le braccia e sentii un lieve fruscio proprio sopra le mie orecchie. Che ci fosse mancato un pelo? Si.

Un ragazzo stava infatti spostando quei tubi altrove e dato che erano lunghissimi, uno aveva rischiato di stordirmi per sempre, beccandomi dritta sulla nuca.

« Tutto apposto! » dissi io, alzando un braccio dopo un attimo di tentennamento. Okay, da questo avevo appurato che un set televisivo poteva anche essere molto pericoloso per una persona come me.

Dovevo stare molto attenta a cosa facevo ed anche a cosa portavo. Niente più palle! Sentii comunque una mano aiutarmi ad alzarmi e mi ritrovai davanti un ragazzo molto giovane - poteva avere la mia stessa età, infatti - che evidentemente aiutava ad allestire il set.

« Mi hai fatto venire un accidenti! Sei sbucata così all'improvviso.. infatti non ti avevo neanche vista! » disse grattandosi per un attimo la testa mentre il cuore gli batteva ancora a mille.

Mi sembrava di sentirlo sul serio sin da dove mi trovavo, ma in realtà lo sapevo che gli batteva forte perché ce l'aveva scritto in faccia che si era spaventato a morte.

« Scusami.. non volevo. » dissi semplicemente mentre l'altro mi aiutava a ritornare in una zona sicura. Lo giuravo, niente più palle sul set! Che bel primo giorno.. avevo già fatto una gran misera figura ed ero lì solo da cinque secondi, praticamente.

« E' la prima volta su un set, vero? » chiese lui curioso ed io annuii, colpevole. Lui sembrava divertito e mi sorrise incoraggiante, forse perché sapeva cosa voleva dire (?).

« Mmm.. truccatrice? Costumista? » chiese ancora lui ed io scossi la testa, divertita che non capisse. No, in realtà era normale che non mi scambiasse per un'attrice.

Ero troppo ordinaria e banale.. non ero di certo come tutte le altre belle donne che giravano in quasi ogni film e telefilm! Ero normale.. di una normalità quasi imbarazzante. Ma a me piaceva la mia normalità.

« No.. sono la nuova cacciatrice del gruppo. Interpreterò Catherine Howard. » dissi ed il ragazzo quasi si strozzò con la sua saliva. Okay, l'avevo scioccato evidentemente. Visto? Lo dicevo io che nessuno mi prendeva per attrice. Forse dovevo considerare l'idea di scrivermelo in fronte.

« Oh, io non ne avevo idea.. insomma.. mi aspettavo qualcuno con più.. esperienza? » disse ed io scossi le braccia come a dire 'hey, puoi essere sincero con me', prima di convincerlo ad aprirsi.

« Guarda che puoi dirlo! Ti aspettavi una donna più.. bella? » chiesi e lui scosse la testa, agitando anche le braccia. Okay, forse non era questo che intendeva.

« No, è che.. insomma, non credevo che prendessero qualcuno con zero esperienze! Mi sembra quasi surreale.. Ho sempre incontrato attori che praticamente erano nati su un set cinematografico e tu sei la prima che incontro che non sa neanche da che parte cominciare! Sei quasi un miraggio o un miracolo vivente.. » disse ed io risi, inchinandomi leggermente come a ringraziarlo per quelle parole.

Beh, essere paragonati ad un miracolo era davvero straordinario. Ma ovviamente, proprio quando stavo incominciando a socializzare, arrivavano le note dolenti.

Vidi sbucare Jensen proprio alle spalle del mio nuovo 'amico' e subito mi rabbuiai. Lui mi guardò, squadrò il mio amico (di cui ancora non sapevo il nome) e se ne andò senza dire una parole. Ecco, dov'era un cuscino quando serviva? Forse potevo levarmi la scarpa.. magari un'altra volta.

« Guarda che devi andarti subito a cambiare! Sei in ritardo! » gli urlai dietro, sotto lo sguardo sconcertato del mio amico Johnny (l'avrei chiamato così in mancanza momentanea di nome).

Jensen non si degnò nemmeno di rispondermi e proseguì dritto ed in direzione dei camerini. Sbuffai, pestai il piede a terra e mi girai verso Johnny.

« Non andate d'accordo? » chiese, ed io gli risposti subito con un « Al momento no. », frase che lui accolse con un larga risata che però non mi contagiò fino in fondo, anche se mi fece scappare un sorriso. Non avevo ancora abbastanza confidenza con Johnny.

« Storia complicata.. luna storta.. non è giornata. » dissi in seguito a mo' di spiegazione. Alzai le spalle e guardai di nuovo indietro verso i camerini da cui vidi sbucare Jared.

« Capisco.. beh, comunque sono Ryan. » disse lui allungando una mano nella mia direzione, mano che io strinsi prontamente con un sorriso.

« Evelyn.. » risposi io, ma un urlo alle mie spalle mi distrasse di nuovo dal moro che avevo davanti agli occhi. Un urlo che si dava il caso suonasse come il mio nome.

« EVE! VIENI SUBITO! » urlò Jensen, uscendo dal suo camerino seguito da Jeremy Carver. Io sospirai, indicai i due a Ryan e sospirai ancora.

Lui mi poggiò una mano sulla spalla per conforto e mi spinse ad andare da loro, salutandomi poi con una manina quando mi girai per guardarlo un ultima volta, sconfortata.

Ancora una volta quella giornata si stava rivelando massacrante, e non osavo immaginare cos'altro avesse ancora in serbo per me e per tutti noi.






Angolo autrice: Mi sembra quasi un miracolo ma stavolta sono stata più puntuale del solito nel pubblicare questo capitolo! *O* Che finalmente stia ricominciando ad ingranare come all'inizio? Mah, si. Era solo un periodaccio che per fortuna è passato.. (si spera). Comunque, Sono davvero felice di essere riuscita a pubblicare in tempo e di come questa storia stia incominciando ad essere sempre più apprezzata. Io, davvero, non me lo aspettavo tutto questo calore ed affetto da parte vostra. E' iniziato tutto per scherzo.. per gioco, insomma! Ed ora ci siete tutte voi che con i vostri commenti sempre più numerosi mi spronate a scrivere ed a migliorarmi man mano che la storia va avanti. Da eterna insicura, non so mai se quello che scrivo potrebbe essere di vostro gradimento o meno, ma spero sul serio che abbiate apprezzato anche questo capitolo. Ho anche inserito un banner per la storia! Vi piace? Ero indecisa se metterlo o meno, ma grazie anche ai consigli di alcune di voi mi sono decisa a metterlo! xD Che ne pensate? Scrivetelo nei commenti e fatemelo sapere =D Oggi la lista di persona da ringraziare è decisamente più lunga del solito, quindi incomincio: mando un bacione gigantesco ed un abbraccio a Nerea_V ed a Terry Winchester 88 che sono state le mie prime sostenitrici (mi hanno tanto supportata quando ancora quasi nessuno conosceva la mia storia e mi hanno incoraggiata tanto quando non credevo in me stessa.. grazie <3); inoltre ringrazio tanto anche SanasnakeKlaroline99 e StarstruckAngel che hanno commentato calorosamente e che mi hanno sostenuta (grazie anche a voi di cuore <3). Ringrazio anche i miei lettori silenziosi e spero che vogliate lasciarmi una piccola recensione per farmi conoscere il vostro pensiero! Per me è davvero prezioso.. grazie! Vi mando un bacio e vi do appuntamento a venerdì prossimo.. Ciao!

p.s. ATTENZIONE: Dal prossimo capitolo incomincerò a parlare della trama della nona stagione di Supernatural che i nostri protagonisti andranno a girare! Vi ricordate il sondaggino che avevo fatto negli scorsi capitoli? Quello sull'inserire o meno la trama dell'ottava stagione per poi partire da lì? Bene, fino ad ora tutti quelli che mi hanno risposto hanno detto che per loro non c'erano problemi e che potevo pure partire dall'ottava stagione. Do l'ultima possibilità a chi non vorrebbe che si parlasse dell'ottava stagione per possibili spoiler per dirmi di no.. se c'è qualcuno che non vuole che io nella mia storia non ne parli, allora cercherò un modo alternativo per non spoilerarvi nulla! Grazie per l'attenzione.

 

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Capitolo 17
*** Cap 17 - The first day on set ***


 

Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: giallo
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo17/?


 

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»


 




Quell'urlo agghiacciante mi aveva messo decisamente molta paura addosso, quindi mi avvicinai a Jensen con una faccia che non potrei definire in altro modo se non da 'condannata a morte'.

Mi avvicinavo a loro a piccoli, ma proprio piccoli, passi e più Jensen vedeva che ritardavo ad arrivare e più la sua faccia si scuriva ed ero certa che se avesse potuto incenerirmi solo con uno sguardo, oddio se l'avrebbe fatto! Sicuro come la morte.

Io però almeno in questo non volevo dargliela vinta quindi ci misi molto più tempo del dovuto per giungere a destinazione ed una volta arrivata non lo degnai neanche di uno sguardo.

Non ce l'avevo a morte con lui per avermi guastato per l'ennesima volta l'umore? Bene, quindi ero legittimata a tenergli il muso fino a quando volevo.

Inoltre il fatto che fossi arrabbiata con lui per il suo cattivo umore era la scusa ideale per tenerlo lontano ed io questa volta non potevo che coglierla al volo per levarmelo dai piedi per un po'.

Incrociavo le dita che fosse per molto più di un po' ma sapevo di non essere così tanto fortunata in queste cose, anzi se la fortuna poteva faceva di tutto per intralciarmi.

E' inutile che continui a ricordarvi tutto quello che mi era successo fino a quel momento perché lo sapete benissimo.. ed è proprio per questo che potete comprendere la mia frustrazione. Non potevo allontanarmi da lui neanche volendo perché era il mio collega e la futura fiamma del mio personaggio, quindi davvero ero stata abbastanza sfigata da questo punto di vista. Mi compativo da sola ed anche questo lo sapete benissimo.

Non potevo sapere che le cose si sarebbero complicate a dismisura ma intuivo che non potevano che andare a peggiore visto l'andazzo iniziale.

Ma comunque.. c'era sempre una piccola parte di me che sperava che tutto si svolgesse nel migliore dei modi ma facevo di tutto per non alimentare quelle vane speranze perché non avrei sopportato una simile batosta, quindi tenevo basse le mie aspettative.

Chiedevo solo qualche ora di libertà senza litigi e speravo sinceramente che almeno sul set non avrei avuto altro da fare che osservarli mentre lavoravano.. ah, si. Sciocca ragazza. Ovviamente Jensen doveva chiamarmi urlandomi contro! Ah, ah, ah. Divertente. Quanto ero idiota da 1 a 10? Mille forse? Già, probabilmente.

Non ero destinata ad avere un attimo di pace e mi stavo anche confondendo con i miei stessi pensieri mentre Jeremy Carver e Jensen continuavano a guardarmi senza proferire parola.

Che si fossero accorti che avevo lo sguardo assente? Si. Assolutamente si. Qualcuno mi schioccò un dito davanti alla faccia ed io mi ripresi. Ma quando mi ero bloccata? Ah, boh.

Non ci stavo capendo più niente e mi potevo già definire 'impazzita' ancor prima di cominciare. Si.. continuava a non essere un bell'inizio.

Mi chiedevo se fosse stato così anche per tutti loro ma qualcosa mi diceva che solo io avevo ricevuto quello strano trattamento e, credetemi, non ne ero poi tanto lusingata.

« Ehm.. scusatemi. » dissi ed ovviamente guardai solo in direzione dello showrunner che mi guardò per un lungo momento dubbioso per poi annuire.

Ecco, l'ultima cosa che avrei voluto era fargli una brutta impressione ma evidentemente già gli avevo fatto venire seri dubbi sulla sua scelta. Non ero la persona più brava ed intelligente del mondo? Eccome. Volevo sprofondare dalla vergogna.

« Abbiamo delle cose da discutere sul tuo personaggio ed anche su un'intervista che dovrai fare per un magazine.. Allegata all'intervista ci dovrà anche essere un servizio fotografico. Ci penserà Vick Tolmann, che tu hai già conosciuto, al photoshoot. Quindi intanto tieni questi fogli. » disse e mi scaraventò in mano un mucchio di carta rilegata che per fortuna riuscii a reggere al volo.

Di solito quando venivo presa di sorpresa non afferravo mai niente, ma per una volta non avevo fatto la figura della deficiente anche se stavo rischiando di farli cadere comunque.

« Lì dentro c'è un piccolo riassunto della tua prima apparizione. Dato che sei nuova del mestiere volevamo facilitarti facendo in modo che comprendessi esattamente quello che noi vorremmo da te. Ci sono i pensieri dei personaggi ed anche la visione d'insieme di quello che accade nel frattempo anche agli altri personaggi di Supernatural. Quindi, leggi tutto e preparati. » disse e mi diede due pacche sonore sulle spalle che mi fecero piegare in due. Hey, io ero gracilina! Com'è che nessuno se ne accorgeva?

Jared mi uccideva ogni volta con un solo colpo, quindi ci mancava anche Carver! Ma ovviamente rimasi in silenzio, grata che comunque mi avessero dato quel lavoro.

« Ricordati che domani gireremo le tue scene, quindi devi aver letto tutto entro le 07:30 di domani mattina.. intesi? » disse ancora ed io annuii, completamente inebetita da tutta quella valanga di parole e cose da fare. No, okay.. stavo esagerando.

Non ero inebetita dalla valanga di cose da fare, ma semplicemente dalla situazione in generale. Non potevo fare a meno di sentirmi ancora fuori posto, quasi un'intrusa.

Che ci facevo da quella parte della barricata? Io ero principalmente una fan dello show e quindi non riuscivo ancora a vedermi come un'attrice del mio telefilm preferito. Che cosa assurda.. non mi riusciva facile neanche pensarlo.

Inoltre sapevo che tutto il mondo mi avrebbe odiata ed anche io avrei odiato Catherine per essere entrata in qualche modo nel cuore del più grande dei Winchester. Vi chiedete perché? Gelosia allo stato puro, ecco la mia risposta.

Ogni volta che una donna si era avvicinata ad un Winchester o a Castiel, beh tiravo fuori gli artigli e la odiavo con tutto il cuore.

Jessica però, ovviamente, non ero riuscita ad odiarla. E neanche Lisa del tutto perché se presa da sola era davvero dolce per via del bambino ed anche per il suo carattere, ma accanto a Dean proprio non ci stava. Neanche per idea! No, no. E quindi odiavo anche lei.

Ogni donna in Supernatural era stata odiosa.. chi più e chi meno.

L'unica che adoravo era Charlie, sia per il suo orientamento sessuale che le impediva di andare dietro a Dean e Sam, sia perché sembrava davvero una loro sorellina. Quindi si, c'era una donna che non odiavo ed era lei e mamma Winchester, ovviamente.

Ora capite perché avrei odiato Catherine? Ed ero certa che tutti avrebbero odiato il mio personaggio. Più che certa. E non avevo ancora letto tutto il copione, quindi chissà cosa avevano in serbo per me i nostri adorati sceneggiatori! Tremavo dalla paura.

« Bene, allora altri 5 minuti e poi si inizia! Tu, se vuoi, puoi metterti accanto ad uno dei monitor e guardare da lì. Ma non ti muovere una volta scelta la tua posizione! » disse e dopo un ultimo cenno del capo se ne andò verso altri tizi decisamene non identificati che si aggiravano intorno appunto a quei monitor di cui mi stava parlando.

Io nel frattempo rigirai tra le mani quei fogli che mi aveva dato, tanto non avevo nulla da fare anche se avrei dovuto ripassare le mie battute.

Ma, ehm.. non mi stavo dimenticando di qualcuno? Con la coda dell'occhio sbirciai l'essere che se ne stava lì impilato accanto a me e per poco non gli soffiai in faccia a mo' di drago solo per rimarcare il fatto che fossi incavolata con lui. Mi trattenni, quindi. Ma lui non si muoveva di un millimetro.

« Hai già finito? Non dovresti prepararti? » chiesi perché quel silenzio era più pesante di qualunque altra cosa al mondo. Che parlasse almeno se doveva starmi così vicino! Chiedevo troppo?

Forse si e probabilmente era meglio che non mi parlasse, sempre per quel 'famoso piano', ma alla fine andavo sempre contro quel piano. Boh. Ero pazza.

« Ho finito. » disse in due parole. Chiaro e conciso. Forse anche troppo. Gli lanciai un'occhiataccia ma lui guardava altrove, pensieroso.

Sbuffai e mi rassegnai a non ottenere altro che quelle due parole. Forse era meglio che andassi a cercare Misha e Jared.. si, avrei fatto così.

Senza dire niente, quindi, mi avviai verso i camerini ma mi sentii bloccare per un braccio e mi voltai spaventata perché questo proprio non me l'aspettavo davvero.

I miei occhi corsero immediatamente alla sua mano che teneva saldamente il mio braccio e lo guardai meravigliata, come se non avesse potuto fare nulla di più sciocco ed incredibile in vita sua.

Eravamo per caso finiti in un film e non me n'ero accorta? Avanti.. bloccare una donna in questo modo era un dannatissimo cliché vecchio come il cucco e cavolo, non me l'aspettavo che qualcuno l'avrebbe mai fatto con me.

Ero scioccata e pertanto non riuscivo a muovermi di un muscolo e guardavo semplicemente quella mano che non accennava nemmeno a lasciare il mio braccio. Bene, mi sentivo tremare.

« Senti.. mi sono lasciato prendere un po' dai nervi, okay? Non voglio rovinare tutto per colpa di tutto 'questo' e ho il sospetto che non lavoreresti bene con tutta questa pressione addosso, quindi diamoci un taglio, okay? » mi chiese ed io se possibile mi arrabbiai ancora di più.

A cosa dovevo dare un taglio se non sapevo neanche esattamente cosa fosse successo? Più incavolata che mai, pertanto, scrollai il mio braccio di modo che lui mollasse la presa e gli puntai anche un dito contro.

« Diamoci un taglio?! DIAMOCI UN TAGLIO?! Ma se sei tu che hai cominciato a comportarti in modo strano per chissà quale motivo! Jensen, io non ho assolutamente alcuna idea di quello che ti frulli per la testa ma ora sono decisamente stufa, quindi chiarisciti le idee e poi contattami perché queste discussioni a senso unico sono assolutamente inutili! Tu sai di cosa stai parlando ma io no e quindi non ci sto. Ciao. » dissi e lo piantai sul serio lì, questa volta senza che lui riuscisse a fermarmi.

Non mi girai nemmeno ed andai semplicemente alla ricerca di Jared. Non sapevo neanche cosa mi prendessse con lui! Di solito non urlavo, non reagivo.. non litigavo con nessuno! Jensen era l'unico che riusciva a farmi venire il nervoso solo aprendo bocca, il che era decisamente orribile.

Boh, più il tempo passava e più ci capivo sempre meno. Continuavo a ripetere nella mia mente cose come 'mah' oppure 'è inconcepibile' che purtroppo nessuno sentiva perché erano solo dei pensieri. Ma cavolo, un po' di logica santo cielo!

Non chiedevo la luna, solo una conversazione normale tra due colleghi. Era così difficile ottenerla? Con loro si. Ma non intendevo rovinarmi ulteriormente quella giornata di ripresa, quindi dovevo trovare Jared e Misha.

Chiesi in giro e mi indirizzarono verso la roulotte di Jared che a quanto pare aveva avuto la bella idea di riposarsi altri cinque minuti prima delle riprese.

Buss
ai alla porta ed entrai, notando subito che il gigante si era spaparanzato sul divano e che l'altro uomo che stavo cercando, Misha, stava allegramente giocando sul tavolo con un mazzo di carte. Quest'ultimo mi sorrise subito quando mi vide entrare.

« Oh, toh guarda chi si rivede. Ti sei fatta un giro? » mi chiese ed io gli risposi solo con uno sbuffo prima di sprofondare semplicemente in una poltroncina qualsiasi accanto al divano dove Jared stava dormendo.

Lo sentivo russare leggermente, il che era un po' buffo ma non riuscivo di nuovo a ridere sempre per colpa di quel.. di quel.. uffa, di Jensen. Non riuscivo neanche a trovare un aggettivo adatto per lui perché avevo la mente troppo incasinata in quel momento.

« Che faccia scura.. vuoi che ti predica il futuro con le carte? » disse ancora Misha, sventolando il mazzo di carte che stava mischiando quando ero entrata nella roulotte. Io scossi la testa e Misha incominciò a farmi gli occhi da cucciolo ed ovviamente io non resistetti davanti a quell'espressione. Lo dicevo io che Misha sapeva giocarsi benissimo le sue carte.

« Va bene.. » dissi, quindi. Mi alzai dalla poltroncina comoda e mi sedetti nella sedia posta accanto alla sua mentre lui mischiava le carte ed io abbandonavo i fogli che mi aveva dato Carter sul tavolo della roulotte di Jared.

Alla fine scoprii che neanche le avrebbe usate quelle carte, ma era un modo per strapparmi un sorriso a modo suo. Incomincio a fingersi una cartomante ma alla fine prese una boccia per i pesci e la usò come sfera di cristallo (si, Jared teneva dei pesciolini nella sua roulotte).

« Tu.. tu stai soffrendo mia cara.. per amore! Si si.. lo vedo chiaramente. Lo vedi come il pesciolino ti guarda allucinato? E' un chiaro segno che sei innamorata! » disse e per un attimo mi irrigidii perché avevo paura che in qualche modo oscuro avesse capito tutto e che quindi ero state colta in flagrante, ma in realtà non era così.

Anche io avrei parlato di 'amore' se avessi avuto tra le mani una sfera di cristallo. Tutti soffrono per qualcosa e la maggior parte dei casi soffrono per colpa di un amore non ricambiato. Quindi si, non credevo che mi avesse scoperta.

« La bocci-ehm.. volevo dire la sfera.. si, la sfera mi dice chiaramente che se vuoi stare meglio devi buttarti e divertirti con il primo che capita! Prendi il primo uomo che trovi e portalo a ballare.. per inciso, io sono disponibile! » disse e mi schiacciò l'occhio. In risposta lo uccisi con una gomitata ma se l'era meritata. Aveva moglie e figli lui! Che caspita faceva, il cascamorto?!

Però gli sorrisi perché lo sapevo che stava scherzando. Certo che era uno scherzo! Ed anche la mia gomitata era finta. Quindi gli sorrisi ancora e lo abbracciai per un attimo prima di invitarlo ad alzarsi.

Mi obbedì ed io mi allacciai stretta a lui, facendo in modo che le mie mani gli circondassero più o meno la nuca. Lo spinsi ad ondeggiare sul posto e lui capì l'antifona e mi seguii benissimo. Incominciò a canticchiare una canzoncina che non conoscevo ma sembrava davvero bella e dolce.

Noi intanto continuavamo ad ondeggiare e nel frattempo Jared pensò bene di svegliarsi.

« Ahaaw! Che mi sono perso? » disse dopo uno sbadiglio e ci guardò ballare sul posto con uno sguardo divertito. Misha gli fece cenno di tacere con un dito posato sul naso e Jared alzò le braccia in risposta e tornò a chiudere gli occhi mentre io continuavo a sorridere.

Ecco.. quando c'erano loro due era tutto così bello e semplice! Mi sentivo davvero felice e continuavo a danzare. Ma vi ricordate che Jensen ha un pessimo tempismo? Ovviamente non poteva che presentarsi davanti alla porta aperta proprio mentre ballavo ed abbracciavo Misha.

Se non era davvero una strana coincidenza questa io davvero non sapevo più cosa fossero le coincidenze! Mah.

« Stiamo per iniziare. » disse e se ne andò borbottando qualcosa tra sé che non riuscii a comprendere. Qualcosa che iniziava con 'la prossima volta..' ma poteva voler dire tutto o niente per quanto ne sapevo io.

Fatto sta che avrei voluto tirare qualcosa in testa a Jensen perché non era possibile che si trovasse nei paraggi ogni volta che abbracciavo qualcuno. N-o-n e-r-a p-o-s-s-i-b-i-l-e. E facevo anche lo spelling!

Basta, avevo deciso! Avrei abbracciato chiunque quando Jensen non era nei paraggi per capire se davvero lo faceva apposta, anche se non vedevo come potesse farlo di proposito, o era solo un caso. Si, avrei fatto così! Questo era il mio piano diabolico.

« Era di fretta eh? » notò Misha mentre scuoteva Jared che era ripiombato nel mondo dei sogni. Io ridacchiai e decisi di spiegargli tutto perché era davvero una storia bizzarra, no? Meritava di essere raccontata anche se a volte non mi faceva affatto ridere quanto avrebbe dovuto.

« Credo che non ne possa più di vedermi abbracciare chiunque. Jensen ha la straordinaria capacità di apparire quando abbraccio Jared ed anche quando abbraccio te, evidentemente. Riderei di gusto in un'altra occasione, ma non in questa dato che ce l'ho ancora a morte con lui. » dissi e dato che Misha non era riuscito ancora a risvegliare Jared che si rigirava nel divano per sfuggire alle sue mani che continuavano a disturbarlo, decisi di intervenire anche io.

Sillabai con le labbra una sola parola 'solletico' ed alzai il dito per dare il via. Quando lo abbassai ci avventammo entrambi su Jared che saltò in aria ed incominciò a contorcersi sempre di più fino a finire col sedere per terra.

Alla fine lui riuscì a farci inciampare entrambi con le sue gambe lunghissime e quindi ci ritrovammo tutti e tre a terra a ridere come degli stupidi mentre continuavamo a farci il solletico a vicenda. Ma chi è che ritorna in scena proprio in quel momento? Jensen ovviamente.

Questa volta però non stavo abbracciando nessuno ma sembrava che fosse destinato a vedere ogni momento in cui ero felice senza di lui. Bah. Mah. Boh. Okay. Che altro potevo dire?

« Dovete sbrigarvi. Jeremy ha detto che abbiamo già perso cinque minuti e dovremmo perderne degli altri per i tuoi capelli Jared. Sei un disastro. » disse e dopo averci lanciato una lunga occhiata se ne andò di nuovo borbottando qualcosa come 'non vado più a chiamarli'.

Noi tre ci guardammo a vicenda e poi scoppiammo di nuovo a ridere quando ancora Jensen era a portata d'orecchi e questo lo portò nuovamente a girarsi verso di noi ed a fulminarci con un'occhiata.

Dopo questo decidemmo che era proprio venuta ora di andare perché non ci saremmo, anzi loro -e sottolineavo 'loro'- non si sarebbero potuti permettere altri ritardi. Io in realtà ero libera perché non avevo scene da girare.

Ma desideravo comunque vedere, quindi dovevo seguirli per forza. Uscimmo pertanto dalla roulotte e ad un certo punto vidi Jared iniziare a correre seguito da Misha. Hey! Ma che cavolo..?

Mi misi a correre anche io ma ogni loro passo era il triplo del mio ed in un attimo mi distanziarono. Quando arrivai Jared era già alla postazione trucco e Misha era accanto a Jensen.

Mi misi in un angolino e cercai di capire che scena avrebbero girato, anche se dalla location era chiaro che fosse ambientato nel bunker dei letterati. Cercavo un copione da qualche parte ma non li trovavo.

Mi accorsi poi in seguito che ce li aveva in mano in regista ed il suo assistente. Okay, avrei capito dopo allora qual'era la scena in questione. Io poi neanche l'avevo mai letta perché non era nel mio copione! Io avevo solo le scene in cui c'era anche Catherine, le altre non le avevo.

Mi misi seduta su una sedia senza nome e mi guardai un po' intorno sperando che nessuno mi rimproverasse. Vidi ad un certo punto Ryan che cercava di attirare la mia attenzione ed io lo guardai dubbiosa mentre lui in seguito mi indicava qualcosa che non riuscivo a capire e che stava a quanto sembrava vicino al regista.

In preda al panico gli feci capire che non avevo capito e lui sorridendo si avvicinò a me.

« Intendevo la tua sedia.. Hai una sedia, non lo sapevi? C'è scritto il tuo nome ed è proprio lì vicino al regista. » disse ancora sorridendo ed io sgranai gli occhi. Oddio, avevo una sedia con il mio nome proprio come ce l'avevano tutti? No.. non potevo crederci! Era fantastico!

Dovevo assolutamente vederla e fotografarla perché davvero, una cosa del genere l'avevo vista solo nelle rare foto che giravano dei vari set. Mi alzai quindi e vidi Ryan seguirmi silenziosamente mentre mi avvicinavo alla sedia che mi aveva indicato.

Era in mezzo a quella degli altri ma era incondibile perché c'era il nome 'Evelyn Wright' che spiccava proprio nella parte in cui avrei appoggiato la schiena. Tirai immediatamente fuori il telefono e senza curarmi se ci fosse il flash o meno, scattai una foto pienamente soddisfatta.

L'avrei sicuramente mandata sia ai miei genitori che a Simone perché era una delle poche cose che mi era concesso fare per renderli parteci della mia nuova vita. L'avrei mandata anche alle mie amiche, naturalmente. Boh, tanto valeva che la mandassi a chiunque!

« E' davvero strano vederla.. mi fa realizzare ancora di più il fatto che sia qui sul serio. Ci pensi che questo sarà il mio lavoro per un anno intero? E forse anche di più se il mio personaggio non morirà e se la serie avrà il via libera per una decima stagione! » dissi e senza neanche accorgermene mi agganciai al braccio di Ryan mentre ammiravo la mia sedia. Lo sentivo ridacchiare e lo feci anche io proprio mentre il regista richiamava tutti all'ordine.

Erano tutti pronti per girare quella scena ed io pertanto mi accomodai sulla mia sedia e salutai Ryan che si andò a sistemare da qualche altra parte. Jensen, Jared e Misha entrarono in scena ed il regista li posizionò come voleva.

Gli spiegò brevemente dove voleva che dicessero quella data battuta o quale videocamera li avrebbe ripresi e loro erano già pronti e ben calati nei loro ruoli. Okay, con me non sarebbe stato così facile.

Incominciarono pertanto a recitare e ripeterono la scena circa un milione di volte perché dovevano avere le inquadrature di ogni angolazione di quella cavolo di stanza.

Okay, avrebbero fatto ripetere anche a me dieci mila volte le stesse battute? Ovviamente si.

Non vi annoio con i particolari, vi spiego semplicemente un paio di cose: la scena narrava di come Dean, Sam e Castiel stessero tentando di capire come fermare Abbadon appena ritornata in vita e di come fermarla del tutto. Chi poteva aiutarli? Bingo, solo Crowley che si da il caso che loro avessero rinchiuso in una delle celle del bunker. Io, anzi Catherine a quanto sembrava era stata mandata a rifornire il frigo.

Il loro intento era quello di tenerla all'oscuro di tutta questa faccenda perché non volevano metterla in pericolo. Si, in sostanza era questa la scena. Loro erano magnifici, Castiel era strano nella parte da umano ma sempre super adorabile e Sam stava sempre malissimo. Solo questo.

Solo per quella scena se ne andò un ora e quando finirono mi comunicarono che dovevano spostarsi in un altro set e precisamente quello che avevano usato per l'ultimo episodio dell'ottava stagione (la chiesa).

Lì avrebbero recitato solo Jensen e Jared, quindi Misha si offrì di farmi compagnia dato che anche lui si ritrovava sfaccendato quanto me. Era impressionante però come riuscissero a girare scene tratte da episodi diversi.

A volte però accadeva per esigenze esterne ed anche questa volta la causa di tutta quella confusione era dovuta ad un'esigenza particolare di natura tecnica sulla quale però non avevo indagato. Era così e basta.

Ma da quel giorno in poi ci assicurarono che avremmo girato le scene passo passo, seguendo la cronologia del copione. Questa spiegazione mi bastava, anche perché probabilmente quella tecnica non l'avrei neanche capita dato che quell'ambito non era di mia competenza.

Fatto sta che ci ritrovammo in men che non si dica tutti in macchina per dirigerci verso quella chiesetta abbandonata in cui avevano girato precedentemente quelle scene dell'ultimo episodio di Supernatural dell'ottava stagione.

Io e Misha ci sedemmo vicini e per un attimo ci appisolammo entrambi, soprattutto io perché la macchina riusciva a rilassarmi e dormivo come un angioletto appena si metteva in moto ed incominciava a viaggiare per le strade.

La sua testa si poggiò sulla mia ed io trovai un appoggio sicuro nella sua spalla. Jared ci scattò persino una foto ed asserì che sembravamo due angioletti sul serio. Due cuccioli addormentati! E se lo diceva lui potevo crederci, no? Ma quando mai! Jared era un bugiardone di prima categoria quando voleva.

Ma comunque arrivammo quindi sul set che avevano già precedentemente allestito e Jared ci fu sottratto di nuovo perché aveva bisogno di alcuni ritocchi al trucco. Doveva sembrare stanco, tirato ed anche abbastanza malaticcio.. sempre per effetto delle prove a cui Sam si era sottoposto per chiudere i cancelli dell'inferno.

Io e Misha ci prendemmo le nostre sedie -si, ce le avevamo anche lì!- e ci godemmo tutta la scena che naturalmente venne rifatta e rifatta molte volte non per mancanza di bravura da parte degli attori ma sempre per colpa delle mille inquadrature che dovevano fare con la telecamera.

Ad un certo punto un po' si ci annoiava se non eri parte della scena, quindi naturalmente ci addormentammo di nuovo come prima e fu Jared a svegliarci quando ebbero finito di girare. Non sapevo esattamente cosa mi avesse stancato tanto di tutta quella giornata ma ero stanca.

Anzi, forse sapevo cos'era stato: la litigata con Jensen, no? Oltre alla secchiata d'acqua a Jared. Troppa adrenalina in una giornata sola ed ovviamente dopo ti sentivi stanco e spossato.

Mi sarei addormentata di sasso una volta tornata in albergo, ma ovviamente non poteva essere così semplice. No, proprio per niente.

Anche a fine giornata dovevo avere le mie rogne, come il fatto di essermi dimenticata sul tavolino della roulotte di Jared tuttto quel bel blocco di appunto che Carter mi aveva dato da leggere per l'indomani.. ad esempio.

Appena me ne accorsi non sapevo come rimediare all'errore ma poi Jared mi rassicurò che stavamo tornando tutti lì perché dovevano cambiarsi d'abito e riprendere i propri effetti personali. Ah, okay. Mi ero preoccupata per niente!

Tornammo quindi all'interno di quella specie di capannone industriale dopo un breve giro in macchina e potei recuperare tutti quei fogli e portarmeli allegramente in albergo.

Erano le 19:20 quando varcammo la soglia dell'albergo di Mrs Hallyway e lei ci riaccolse tutti con un sorriso, anche se si notava quanto fosse timorosa. Beh, quella mattina erano volate un po' di cose e si era persino bagnato un letto.

Ah, quasi dimenticavo che Jared doveva chiedere ospitalità a Misha per quella notte! Mi girai pertanto verso di lui ed incominciai a ridere, attirando inevitabilmente l'attenzione di tutti e tre.

Jensen mi guardava perplesso, Misha divertito e Jared con un enorme punto interrogativo stampato in faccia ma con una punta di divertimento che faceva brillare i suoi occhi. Che avesse capito?

« Che hai tanto da ridere, signorinella? » chiese allora Jared, vinto dalla curiosità. Io ridacchiai ancora per un po' e poi decisi di rispondergli perché comunque non potevo continuare a ridere. Si sarebbe anche potuto infastidire ed io per quel giorno avevo già litigato abbastanza.

« Stavo pensando ai letti.. ad un letto in particolare, a voler essere onesti. » dissi e feci finta di osservarmi le unghie con finto interesse mentre gli ingranaggi nel cervellino di tutti e tre incominciavano a funzionare. Jared incominciò ad additarmi e Misha rise a più non posso. Jensen come al solito se ne stava in disparte e non partecipava alla conversazione.

« Guarda che è tutta colpa tua quindi ci dormi tu in quella stanza stanotte! » disse Jared mentre tentava di acciuffarmi ma io ero veloce e scattai di lato come una bambina monella. Si, mi ci sentivo proprio come una bambina discola! Scossi la testa di qua e di là e poi gli feci la pernacchia.

« Oh, no. Tu perché sei stato cattivo con me? Stasera dormi da Misha! » dissi e sghignazzando me ne andai nel mio amatissimo luogo preferito: la terrazza con i divani. Mi sdraiai su uno di essi ed incominciai subito a sfogliare i fogli che Carver mi aveva dato.

Appena incominciai a leggere rimasi sbalordita perché era come se avessero scritto un libro su tutte le vicende che avrebbero caratterizzato la nona stagione di Supernatural! C'era tutto ed iniziava con i Winchester vicini all'Impala che vedevano gli angeli cadere sulla Terra. Poi si parlava di Catherine e di Castiel. Cavolo che lavoro magnifico che avevano fatto!

Era come se stessi leggendo davvero un libro e mi immersi pertanto nella lettura, ignorando il mondo che mi circondava. Solo quando vidi un ombra passarmi davanti agli occhi capii di non essere più sola. E chi poteva disturbarmi?

C'era solo una persona al mondo che poteva farlo ed ormai non mi sorprendevo più. Jensen si accoffolò nel posto che avevo lasciato libero sul divanetto su cui mi ero seduta e sospirò leggermente prima di aprire bocca.

« Dobbiamo parlare. » disse e si sa che questa non è mai la frase migliore da dire perché non lascia presagire nulla di buono, soprattutto se lo dicono le donne.. è vero. Ma anche se è detta dagli uomini fa un certo effetto. Eccome se lo faceva! Io già ero in subbuglio.

« Okay. » dissi semplicemente ma non chiusi i fogli che stavo sfogliando e non lo guardai se non di sbieco. Ero troppo insicura di me stessa e delle mie possibili reazioni per farlo.

« Bene, allora parliamo.. » disse e sospirò un'altra volta prima di massaggiarsi la testa. Era difficile anche per lui trovare le parole giuste? Non lo credevo impossibile.

« Ammetto di essermi comportato male.. Non dovevo prendermela con te. Ho guastato l'umore a tutti e mi sono comportato come un idiota. Mi dispiace. Sul serio. Non voglio rovinare un possibile rapporto sereno tra di noi per qualcosa che è andato storto oggi, quindi mettiamoci una pietra sopra. Per favore. » disse ed io alzai i miei occhi per cercare i suoi che non aspettavano altro che questo.

L'avevo notato che, infatti, non avesse fatto altro che sporgersi in avanti per tentare di incatenare i suoi occhi ai miei ma io non glielo avevo permesso, guardando ostinatamente da un'altra parte.

Non riuscivo a reggere il suo sguardo e se lo facevo mi scioglievo come burro, quindi come potevo permettermi il lusso di immergermi in quegl'occhi verde prato? No.. era troppo rischioso. Ora però ero stata costretta a farlo per capire se fosse sincero e si.. secondo me lo era.

« Anche io non mi sono comportata nel migliore dei modi. Mi sono arrabbiata.. ti ho lanciato un cuscino addosso e poi ti ho urlato di nuovo contro. Mi dispiace. Non so neanche io come siamo arrivati a questo punto ma semplicemente perché non mi hai fatto capire cosa ti avesse fatto tanto arrabbiare! E' qualcosa che ho fatto? Possiamo discuterne.. non mi tagliare fuori se il problema sono io perché non voglio creare problemi a nessuno qui dentro. » dissi, sperando di convincerlo a confessare ogni cosa ma ovviamente questo segreto doveva rimanere tale fino alla morte perché nessuno voleva rivelarmelo. Boh.

Quando vidi Jensen scuotere la testa, capii che ancora una volta avevo perso la battaglia contro un non si sa che.. un segreto di massima importanza.

« No.. non c'è bisogno che tu sappia. E' un problema mio e come tale sarò io a risolverlo. L'importante è che tutto si sistemi e che non mi lancerai più qualcosa addosso almeno nelle prossime 24 ore. » disse cercando di fare lo spiritoso ma io non ero contenta di come stavano andando le cose perché lui non aveva né ammesso né smentito nulla. Potevo essere io la causa dei suoi problemi come potevo anche non esserlo. Ed era questo il problema.

« Prometto. » dissi ancora senza pensare di insistere. Era inutile, l'avevo capito. Ora come ora mi interessava almeno porre fine a tutto quel litigio nato dal nulla.

Ci avrei pensato in seguito a capire la verità ed ero certa che prima o poi sarebbe saltata fuori, soprattutto se Jensen non sarebbe riuscito a risolvere il problema.. cosa di cui ero certa.

Da soli si può arrivare solo fino ad un certo punto ma in compagnia si era decisamente più forti e questo stavo incominciando a capirlo.

« D'accordo, allora buona lettura. » disse e dopo essersi dato due pacche sulle cosce, si alzò e rientrò dentro l'albergo. Mi lasciò sola con un mucchio di dubbi e tante domande in più, ma non era una novità.

Avrei gridato al cielo 'Hallelujah' solo quando mi avrebbe donato una giornata tranquilla.

Comunque dopo un po' la cena fu pronta in tavola e tutti mangiammo con un po' di serenità in più. Era bello sapere che dall'altra parte del tavolo non c'era una persona pronta ad ucciderti con lo sguardo!

Jared, nel frattempo, cercò di proporre qualcosa da fare per un dopocena ma eravamo tutti troppo stanchi ed anche lui capitolò e decise che il letto era decisamente la scelta migliore e quella che dovevano assolutamente prendere.

Salimmo tutti in camera, io ostinatamente usai le scale, ed una volta sul nostro piano vidi Jared entrare nella sua camera da letto per poi uscirne fuori con un cuscino tra le braccia e lo sguardo più assonnato di sempre.

« Stanotte vedi di non strusciarti troppo, Collins. » disse Jared aspettando che Misha aprisse la porta della sua camera. Io stavo ferma davanti alla mia perché non volevo perdermi tutto questo per niente al mondo.

Misha si dimostrò indignato per quelle parole e rispose « Guarda che avrei dovuto dirlo io! Se tu il koala tra noi che ti avvinghi alle persone tipo piovra. Ecco.. si sei una piovra! E russi! » mentre apriva la porta della sua camera e la richiudeva dietro di sé.

Peccato non sentire il resto del discorso perché ero certa che ci sarebbe stato da ridere! Fuori dalla proprie stanze eravamo rimasti comunque solo io e Jensen, quindi mi voltai verso di lui e gli mormorai un discreto

« Buona notte » che lui sentì. Mi rispose a sua volta con un 'buona notte' ma fu quello che mi disse dopo che mi fece sperare che il peggio fosse passato.

« Riposati che domani ti aspetta una giornata faticosa.. ma ce la farai. So che puoi farcela. » e detto questo entrò nella sua stanza. Entrai anche io nella mia e chiusi la porta alle mie spalle.

Si, domani sarebbe stato un gran bel giorno ma ero pronta ad affrontarlo. Speravo solo che fosse migliore di quello che avevo appena trascorso!






Angolo Autrice: Dopo un ritardo di una settimana esatta, eccomi finalmente con il nuovo capitolo! Mi scuso infinitamente ma come al solito ho avuto dieci mila impegni diversi e non ho avuto neanche il tempo di rileggere quello che scritto.. Non oso immaginare che schifezza totale che ho partorito >__< Mamma mia. Mi scuso infinitamente ma sto anche cascando dal sonno perché non dormo da ben 24 ore. Yeeeeee! Si, sono una stupida. Cerco di fare dieci mila cose e poi non ne concludo una buona xD Sono le 01:43 ed ancora devo cenare. Quindi comprendetemi, sono leggermente sfasata in questo momento xD Come potete vedere c'è anche una nuova immagine di copertina che mi è stata gentilmente regalata <3 Ringrazio Annamaria per questo regalo! E' stata davvero gentilissima. Ho deciso comunque di alternare le due immagini così da mettere in un capitolo una e nel capitolo successivo l'altra. ù__ù Questa si chiama organizzazione! (Compatitemi, vi prego.. e mi scuso per questa nota delirante ma le mie mani stanno scrivendo mentre io sto dormendo) Bene.. ringrazio come al solito sia Nerea_V che Terry Winchester 88 per aver seguito questa storia sin dall'inizio e per aver creduto in me quando io non lo facevo (vi adoro troppo ragazze <3) ed un grazie speciale va anche a Sanasnake che con le sue recensioni entusiaste mi illumina la giornata. Grazie davvero di cuore <3 E grazie anche a voi lettori silenziosi! So che ci siete (lo vedo dal numero delle visualizzazioni) e so che mi seguite, spero con affetto. Un bacione anche a voi ed a tutti. Si spera a venerdì, ma come sapete non ne sono sicura! Ciauuuu! <3

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Capitolo 18
*** Cap 18 - Don't panic, Eve ***


Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: giallo
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo18/?


 

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»





« EVELYN?? DOVE SEI?? AVANTI.. DAI.. NON PREOCCUPARTI.. ESCI FUORI! »

Bene.. Si.. Inizio questo capitolo in modo decisamente assurdo, eh? Ma lasciatemi continuare a raccontarvi la mia storia e vedrete che la situazione semplicemente peggiorerà.

La vedete, per caso, quella piccola ragazzetta di quasi ventitré anni (ci tengo a precisare) nascosta sotto il primo tavolo che aveva trovato a disposizione nel fast food in cui avrebbe dovuto girare la sua prima scena nel telefilm di successo 'Supernatural'?

Si? Bene, quella signori miei sono io.. in preda al panico.. con un mezzo attacco di cuore in corso ed anche mezzo trucco sfatto.

Si.. avete capito bene. Mi ero nascosta sotto al tavolo e beh, forse non è la prima cosa che vi chiederete ma voglio spiegarvi comunque perché il mio trucco era diventato un disastro: mi ero passata le mani sulla faccia almeno 350 mila volte da quando mi ero infilata là sotto, quindi era ovvio che il trucco ormai non ci fosse più o che si fosse tutto rovinato.

Non osavo neanche immaginare cosa avessi in faccia al momento, ma probabilmente non era un bello spettacolo. Dovevo avere un mucchio di nero un po' ovunque, persino sulle mani, sia per colpa del mascara che della matita che mi avevano applicato sull'occhio.

Beh, pazienza. Nascosta lì nessuno poteva vedermi, quindi che fossi un disastro non era importante.

Le voci però, intanto, continuavano a chiamarmi ed io avrei tanto voluto rispondere al loro richiamo, davvero, ma ero come bloccata e non riuscivo più neanche a muovere un singolo muscolo.

Ancora una volta mi stavo rendendo ridicola e sicuramente questa sarebbe stata la volta buona che mi avrebbero cacciata via dallo show. Mica potevano permettersi una persona che si lasciava molto carinamente prendere dal panico giusto qualche attimo prima del ciak di inizio, eh?

Erano stati già abbastanza comprensivi con me ed anche gentili, ma questa probabilmente sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso ed io non potevo di certo dar loro torto o difendermi in qualche modo perché semplicemente non avevo scusanti.

Ogni mio tentativo di difesa, quindi, sarebbe sembrato solo ridicolo ed era quindi inutile peggiorare la situazione con qualche scusa campata in aria.

Anche io, per la cronaca, avrei sbattuto fuori a calci qualcuno che si comportava come me se fossi stata un produttore od un qualcosa del genere, quindi ero semplicemente pronta a dire addio a tutto questo. Ma che potevo farci? Non era mica colpa mia se mi ero sentita male al pensiero di tutte quelle persone che non conoscevo che mi avrebbero guardata puntandomi in faccia dieci mila faretti e videocamere!

Non era il genere di cosa a cui ero abituata, okay?! Non avevo mai avuto esperienze del genere quindi avevo avuto paura, un tremendo e genuino terrore di quello che sarebbe accaduto dopo quel fatidico 'ciak, si gira'.

Ero abituata ai palcoscenici, certo, ma era leggermente diverso rispetto alla sfida che mi proponevano quell'oggi. Avevo fatto parte, comunque, semplicemente di una modesta compagnia teatrale, quindi il massimo del pubblico che potevamo aspettarci sia io che il resto delle persone che la componevano era formato dai nostri amici e parenti più stretti!

Lavorare in tv era decisamente diverso ed il solo pensiero mi faceva rabbrividire anche per via della portata del pubblico che mi avrebbe guardata.

Poi, come se non bastasse, c'erano anche quelli che avrebbero assistito alle riprese perché facevano parte della crew dello show, ed erano loro a mettermi più paura perché mi avrebbero osservata attentemente e per tutto il tempo con i loro occhi indagatori.

Era logico che fossi impazzita, no? Ero poi una persona molto nervosa di mio e quella era la prima volta che giravo una scena in una serie televisiva, quindi ci stava il fatto che potessi essermi sentita un po' male, no? Vi prego, ditemi di si!

Non so neanche io con esattezza cosa mi avesse fatto scattare in quel modo perché quella mattina, a dire il vero, mi ero svegliata fresca, riposata e decisa a fare del mio meglio per renderli tutti orgogliosi di me.

Avevo tutte le battute stampate in testa e le parole di Jensen che mi davano coraggio e fiducia in me stessa, quindi cosa poteva andare storto? Tutto.

Evidentemente le parole rassicuranti di Jensen non erano bastate quando le cose avevano incominciato a farsi maledettamente serie. Eravamo saliti in macchina sulla solita limousine e fin lì sembrava tutto tranquillo.

C'era chi rideva, chi scherzava, chi sonnecchiava in macchina (io) e chi invece si concentrava. Tutto nella norma. Poi eravamo arrivati sul set e la truccatrice mi aveva subito sequestrata per prepararmi al meglio.

Io mi ero lasciata passivamente truccare e sistemare con una divisa molto carina che veniva, tra l'altro, indossata nella finzione da tutti i dipendenti del fast food in cui il mio personaggio lavorava a qualsiasi ora del giorno e della notte, ed anche fin lì sembrava tutto nella norma.

Capite? Era tutto normale. Non ero nervosa inizialmente. Per niente!

(Piccola curiosità: il fast food era però stato ricostruito nel capannone, quindi in realtà non esisteva affatto.)

Sembrava comunque tutto tranquillo, quindi, ma non appena avevo capito che il momento d'inizio tanto fatidico si stava paurosamente avvicinando, contornato dalle parole del regista 'tra cinque minuti si inizia', beh io ero semplicemente svanita nel nulla.

Ero entrata nel finto fast food e mi ero fiondata sotto un tavolo, stringendomi ad una delle gambe (del tavolo) per cercare di trovare in quella stretta un po' di conforto. Da lì in poi era accaduto il finimondo.

Non so chi fosse stato ad accorgersi per primo della mia scomparsa ma fu lui a dare l'allarme. Di lì a poco capii che si erano messi tutti a cercarmi anche grazie alle voci che chiamavano costantemente il mio nome.

Eve di qua, Eve di là. Si erano messi tutti a cercarmi, quindi, ma per fortuna nessuno pensava che potessi essermi nascosta sotto ad un tavolo. Ero al sicuro lì.

Tra le tante voci che mi chiamavano, sentii anche quella preoccupata di Jared e vi giuro, non scherzo, volevo sinceramente corrergli incontro ed abbracciarlo, ma non ce la facevo.

Avevo troppa paura e quell'angolino tutto mio mi faceva sentire almeno un po' protetta come desideravo essere. Comunque stavo rovinando i piani a tutti, quindi mi sentivo uno schifo. Piansi pure, nel frattempo, trattendo i singhiozzi affinché non mi sentissero. Poi chiusi gli occhi.

Cercai semplicemente di estraniarmi da tutto e da tutti per ritrovare la mia pace interiore e fu per questo che non mi accorsi che alla fine qualcuno mi aveva trovata. Sentii solo il suono di qualcosa che strisciava sul pavimento ed un'improvvisa ombra che incominciò ad oscurare ogni cosa.

Non volevo aprire gli occhi perché non ero più sola. Alla faccia del posto sicuro!

'Non mi troverà nessuno qui' pensavo. 'Sono al sicuro qua sotto' pensavo ancora. Qualcuno però era riuscito a trovarmi ma non volevo sapere chi fosse e desideravo che mi lasciasse in pace.

Continuai pertanto a tenere gli occhi chiusi e sentii quello stesso qualcuno, il 'disturbatore', avvicinarsi sempre di più, con difficoltà. Sbuffava infastidito con sempre più convinzione, ma io non aprivo gli occhi.

« Ma coma caspita ci sei finita qua sotto? Non potevi sceglierti un posto meno angusto? Non ci passo! » disse mentre incominciava a spostare anche le sedie e fu allora che aprii gli occhi.

La mia croce vivente era proprio lì, davanti a me, che sbuffava e si apriva a forza la strada mentre si trascinava sulle ginocchia. Come poteva essere possibile che più volevo stargli lontana e più me lo ritrovavo accanto?

Se proprio doveva trovarmi qualcuno, non poteva essere Jared? No, ovvio che no. Doveva essere Jensen perché se no qualcuno Lassù non era contento. Maledizione alla mia sfortuna!

Jensen, nel frattempo, continuava a sbuffare ed a spostare tutte le sedie che gli intralciavano il cammino. Beh, dovevo ammettere di aver scelto si il primo 'tavolino' che mi era capitato a tiro, ma si dava il caso che fosse anche il più lungo. Non ero mica stupida!

« Un piccolo aiuto? » chiese lui ma io non gli diedi risposta e si arrangiò da solo, spostando l'ultima sedia. Si chinò di nuovo, gattonò verso di me e mi si fermò proprio davanti agli occhi.

Si vedeva che era in difficoltà a causa della sua altezza ma io ero troppo bloccata mentalmente in quel momento per aiutarlo. Volevo solo che sparisse e che potessi teletrasportarmi a casa.

Lo vidi, poi, piegarsi in due per tentare di sedersi sotto al tavolo ed i suoi occhi si agganciarono ai miei. Io ci stavo benissimo là sotto ma solo perché ero un hobbit mentre lui era un tantino -solo un pelino, eh?- più alto di me quindi non ci stava neanche volendo.

Dovette pressoché sdraiarsi ed io continuai ad ignorarlo dopo quell'attimo di smarrimento iniziale. Era solo una proiezione della mia mente. Non esisteva. Si, tentavo di convincermi di essere ancora sola ma quella proiezione era piuttosto rumorosa ed anche fastidiosa.

Da quand'era che aveva incominciato a pungolarmi il fianco?

« Smettila! » sbuffai, stringendomi ancora di più alla gamba del tavolo ma lui continuava a stuzzicarmi ed alla fine scoppiai e tentai di bloccargli le mani. Era difficile, però, perché naturalmente era più forte di me. Solo che alla fine si arrese e mi lasciò in pace per diversi minuti.

« Vogliamo uscire da qui sotto? » chiese poi lui, come se stesse parlando e tentando di convicere una bambina piccola a smetterla di tenere il broncio.

Forse fu questo a darmi più fastidio in assoluto perchè era vero, mi stavo comportando come una bambina, ma era brutto che lui mi considerasse come tale e che mi parlasse in quel modo! Era tutta colpa mia, però.. solo colpa mia.

Piansi ancora, allora, e nascosi il mio volto tra le ginocchia rannicchiate contro il mio petto. Per un attimo solo i miei singhiozzi riempirono il silenzio che si era creato tra noi, poi però lo sentii sospirare.

Le sue mani si posarono delicatamente sulle mie spalle e con un movimento delicato incominciarono anche a spingermi a tirarmi su. Obbedii ma solo perché Jensen era tremendamente insistente.

Per fortuna c'erano i miei capelli a coprirmi il volto ma ancora una volta lui doveva per forza rompermi le scatole e fare esattamente ciò che io non volevo che facesse, ossia togliermeli pian piano dal viso.

Sotto il suo sguardo attento e scrutatore, il mio viso ed i miei occhi pieni di lacrime vennero alla luce ed io mi vergognavo così tanto.. davvero tantissimo. Non solo ero in una situazione 'fragile', ma era stato proprio lui ad avermi trovato!

Nessuno poteva vedermi in una situazione del genere.. solo Jared ma perché disgraziatamente gli avevo pianto addosso solo la mattina prima, altrimenti neanche lui avrebbe potuto.

Eppure quello che avevo accanto non era il mio migliore amico ma colui che 'amavo' e che non potevo 'amare'. La vita era davvero strana, soprattutto in quel periodo.

« Vieni qui.. » mi disse e mi accolse letteralmente tra le sue braccia accoglienti e calorose. Quante volte avevo sognato un momento del genere? Oh, migliaia di volte. Quasi tutte le notti della mia vita da quando l'avevo conosciuto grazie a Smallville.

Eppure non desideravo che mi stringesse a sé in quel modo perché, dannazione, era pericoloso! Lo sapevo che effetto mi faceva quando si azzardava ad essere carino ed io non volevo rischiare di passare altre notti in bianco solo perché non riuscivo ad accettare che non potesse essere mio.

Lo sapevo benissimo che le sue braccia ed il suo calore mi avrebbero tormentata per giorni e giorni, quindi era logico che mi dovessi staccare da lui, ma era la sua volontà a prevalere e non la mia.

Se lui voleva qualcosa se la prendeva perché io ero troppo debole per impedirglielo, soprattutto quando non c'era niente di male in un abbraccio. Mi baciò anche la fronte, ad un certo punto. Niente di più pericoloso.

Io stavo lì, inerme tra le sue braccia, pregando che la smettesse perché non volevo pensare a quel momento e desiderare che non finisse mai.

No, basta. Lo pregavo di staccarsi da me ma lui non lo faceva, anzi mi stringeva di più tra le sue braccia. Poteva andare peggio? Non lo sapevo e per fortuna non riuscii mai a scoprirlo perché avevamo uno show da girare e non poteva passare tutto il tempo ad abbracciarmi, come se lo desiderasse poi!

Certo che non lo voleva.. era solo gentile.

« Prima o poi dovremmo uscire da qui.. lo sai, vero? » mi chiese, poggiando la sua guancia sulla mia testa. Io piangevo nel frattempo perché non ne potevo più. Ero stanca, ero frustrata, ero fragile ed impaurita.

Volevo solo tornare a casa ma Jensen mi richiamava ai miei doveri, com'era giusto che fosse, ma avrei preferito che lo facesse a debita distanza. Non ne potevo più di averlo così vicino perché sentivo già le mie mani prudere dalla voglia di abbracciarlo a mia volta.

Gli avevo già afferrato la camicia, il che non era un buon segno. Ne stringevo un lembo in una mano chiusa a pugno con forza, forse per non farlo inconsciamente scappare ma era meglio se l'avesse fatto.

« Non riesco a capire questa tua paura, sai? Sei brava.. l'abbiamo visto tutti. Ci saremo sia io che Jared a sostenerti, quindi non avere paura.. ti prego. Se sbaglierai, riproveremo. Se vorrai fermarti, ci fermeremo un attimo e riprenderemo non appena sarai pronta. Non c'è nulla di cui aver paura.. Ci sono io qui.. puoi fidarti di me. Per favore.. » disse lui mentre si rendeva conto che la mia posizione non era decisamente tra le più comode. In effetti ero messa di sbieco ed il peso del mio corpo gravava tutto su una gamba.

Mi sollevò, pertanto, afferrandomi per la schiena (lì, nella zona dei reni) e lasciò che il mio viso si poggiasse nell'incavo del suo collo. Si premurò anche di allinearmi meglio le gambe. Io, comunque, stavo impazzendo.

Lì, nel collo, il suo profumo era ancora più intenso ed era in grado di stordirmi. Non capivo più niente. Forse stavo svenendo?

« Datti questa possibilità.. non gettare tutto all'aria solo per una tua sciocca paura senza capo né coda! Usciamo da qui ed andiamo a sistemarci di nuovo.. okay? Puoi farcela, Eve. Sul serio. Se non hai fiducia in te, allora puoi averne in me? » chiese allora lui ed io non riuscivo a rispondergli. Avevo fiducia in lui? Istintivamente si. Ma era in me che continuavo a non avere fiducia ed io non sapevo cosa fare per renderlo orgoglioso.

In fondo ero solo una bambina stupida..

« Ti prego, Eve.. cosa posso fare? Vuoi che chiami Jared? Preferisci che venga qui Jared? » chiese ancora e sembrava davvero un tantino disperato. Voleva aiutarmi ma non sapeva come fare.

Dal canto mio non volevo che Jared ci raggiungesse ma semplicemente perché non volevo continuare a dare spettacolo. Bastava una sola persona ad avermi vista in quello stato, anzi avrei preferito mille volte che neanche Jensen mi avesse vista.

Gli stavo quindi per rispondere che no, non volevo che Jared ci facesse compagnia sotto al tavolo quando un gigante alto due metri si fiondò dentro il finto fast food attirato dalla voce di Jensen. Per fortuna era solo.

« Eve? Jensen? Siete lì sotto? » chiese Jared incominciando ad infilarsi anche lui sotto al tavolo una volta avuta conferma da parte di Jensen (io ancora non parlavo) che effettivamente ci trovavamo proprio lì, e se per quest'ultimo era stato difficile arrivare fino a dove mi ero nascosta, figuriamoci per Jared che era molto più alto del suo amico.

Alla fine, però, ci arrivò di fronte ed io mi fiondai tra le sue braccia. Lo so, non avrei voluto staccarmi da Jensen ma era la cosa giusta da fare. Era molto meglio così. Le braccia di Jared erano però calde ed accoglienti come quelle di Jensen, solo che era un calore diverso.. più fraterno e più semplice.

Tra le sue braccia mi sentivo al sicuro come tra le braccia di un famigliare ed era questo a rendere il nostro rapporto speciale.

« Mi hai fatto preoccupare.. ti dovrei dare un pugno! » disse mentre mi trascinava a forza fuori da sotto il tavolo.

Non potevo oppormi neanche questa volta, quindi uscimmo tutti e tre e Jared mi prese in braccio mentre io mi appendevo al suo collo. Che dire? Sembravo proprio una bambina.

Ne avevo davvero di strada da fare prima di considerarmi un'adulta, ma forse mi comportavo così anche perché non l'avevo mai fatto in vita mia quindi il mio subconscio mi stava facendo vivere in quel modo tutti i momenti che mi ero persa, persino i capricci tipici di una bambina.

Okay, lo capivo. Era legittimo, in un certo senso.

« Ho avuto paura.. » ammisi e la mia voce rauca confermò che avevo pianto anche troppo. Non mi era facile mettere due parole di fila, quindi figuriamoci formulare frasi più complesse, però almeno avevo detto qualcosa invece dei soliti 'mmm'.

Era più di quanto normalmente avrei fatto date le circostanze e questo era già un enorme passo avanti.

Avvertii poi Jensen farsi più vicino e posizionarsi di fronte ai miei occhi, ossia alle spalle di Jared. Io avevo poggiato il viso sulla spalla sinistra di Jared, quindi ce lo avevo quasi ad altezza naso.

Per un po', comunque, rimanemmo bloccati in quel modo, con Jared che mi stringeva e Jensen che mi accarezzava una mano, fin quando Jared pensò bene di porre fine a questa situazione di stallo.

« Allora, vogliamo andare? Ti sei calmata almeno un pochino? Ti assicuro che non devi preoccuparti di nulla, Eve. Hai avuto un attacco di panico.. va bene. Può capitare.. ma ora sei pronta? Puoi riuscirci e lo sai. Non è una cosa così difficile e lo sai bene.. Sei solo tu che sei così sciocca da credere che non puoi farcela! » disse e mi colpì in testa con un pugno.

Io incominciai a lamentarmi per il dolore ma il più silenziosamente possibile dato che me lo meritavo quello scappellotto in testa, quindi me la massaggiai e non dissi nulla. Il problema era decidere se ce l'avrei fatta. Potevo farcela? Anzi, volevo farcela?

Un'altra lacrima mi rigò il volto mentre mi stringevo di più a Jared ma poi capii.. si, volevo farcela. Avevo ancora paura, però.

« Okay.. » dissi semplicemente e Jared annuì, poggiandomi delicatamente a terra.

Mi sentivo ancora parecchio scossa e le gambe mi tremavano, tanto che dovettero comunque sostenermi.

Ero rimasta rannicchiata sotto al tavolo per un tempo indefinito, ma decisamente più di dieci minuti, quindi i miei muscoli ancora dovevano riabituarsi al movimento. Soprattutto il mio fondoschiena.

Tenendomi l'uno da un braccio e l'uno dall'altro, mi portarono fuori dal finto fast food dove notati che ancora erano tutti fuori a cercarmi. Intendo proprio fuori dal capannone. Non c'era nessuno vicino ai camerini o alle macchine da ripresa!

Jared corse a chiamare tutti ed io rimasi sola con Jensen che mi sostenne per non farmi cadere a terra, o per non farmi scappare ancora. Qualcosa mi diceva che probabilmente era più per la seconda opzione.

« Dovevo chiamare prima Jared, eh? Riesce ad essere molto persuasivo.. più di me. » disse ad un certo punto Jensen, con uno strano tono nella voce. Lo guardai interrogativa, ma lui scosse la testa e guardò altrove.

Che si fosse in qualche modo offeso? E per cosa? No, sul serio.. avevo fatto qualcosa che l'aveva offeso? Mi preoccupai perché aveva fatto tanto per me ed io non volevo che si arrabbiasse ancora per un qualcosa che dovevo aver fatto inconsciamente, quindi dovevo rimediare.

« Non è stato Jared a convincermi ma le vostre parole insieme.. Mi dispiace avervi deluso, soprattutto dato che continuavate a dirmi di credere in me stessa. Questo mi ha fatto decidere a riprovarci.. Non Jared. » dissi allora e forse per una volta pronunciai le parole giuste perché lo vidi sorridere e portarmi una mano sul viso in una carezza leggera.

Gli sorrisi a mia volta e tutto si fece sempre meno chiaro e più confuso perché non riuscivo più ad allontanarmi dalla mia posizione e sembrava che anche Jensen avesse il mio stesso problema.

Continuava ad accarezzarmi il viso e mi guardava.. ed io continuavo a guardarlo e ad allungare la mano verso quella sua benedetta camicia che già avevo stropicciato più volte da quando mi aveva scovato sotto al tavolo.

Poi però sentimmo i passi in avvicinamento dell'intera crew, quindi in un battibaleno tutto tornò alla normalità.

« Aaaaaaaaa! Cos'hai fatto a quel trucco?!?!?! » urlò la truccatrice mettendosi le mani in faccia in preda allo spavento ed io abbassai la testa colpevole perché si, era colpa mia. Sentii Jensen ridacchiare e lo stesso fece Jared, nascondendo il sorriso dietro la sua mano gigante.

« Non farlo mai più! » urlò ancora la donna, Ashley Tanner per la precisione, e mi afferrò per un braccio per correre immediatamente ai ripari.

Mi sbattè con poca delicatezza sulla prima sedia disponibile nell'area trucco ed incominciò a compiere il miracolo. Fui pronta dopo una decina di minuti ma ero di nuovo perfetta come all'inizio. Un prodigio, praticamente.

Mi voltai un attimo per capire com'era la situazione e notai che, probabilmente, Jensen e Jared erano diventati i miei nuovi cani da guardia perché non smettevano di fissarmi neanche per un secondo, neanche mentre parlavano con Jeremy Carver.

Temevano ancora una mia fuga? Si, sicuramente. E non solo loro perché anche Jeremy continuava ad osservarmi insistentemente. Ashley Tanner, nel frattempo, mi fece alzare per sistemarmi meglio la divisa che si era tutta stropicciata.

La sua collaboratrice, Melanie, fece cenno anche agli altri due (Jensen e Jared) di avvicinarsi ed anche loro subirono un lieve restyling che però permise loro comunque di tenermi d'occhio.

« Guardate che non ho più intenzione di scappare.. » dissi mentre Ashley mi risistemava anche i capelli, ma loro scossero la testa all'unisono ed o capii che non avevano intenzione di rischiare. Si, potevo capirli.

Era l'ora di girare quindi non potevano permettersi che io svanissi nel nulla ancora una volta. Oddio.. stavamo per iniziare di nuovo! Boccheggiai e loro si affrettarono ad afferrarmi per le braccia urlando un « Nooooo! » che mi fece rabbrividire.

Okay, si.. stavo bene. Niente panico. Sul serio.. stavo bene, ma qualcuno si sarebbe arrabbiato se fossi svenuta solo per un attimino? Eh?

Ashley e Melanie afferrarono immediatamente due giornali ed iniziarono a sventolarmeli davanti alla faccia per farmi aria, mentre Jensen e Jared non mollavano la presa.

« Sto bene.. va tutto bene. » mi sentii in dovere di dire ma nessuno di loro ne sembrava molto convinto e continuarono a fare quello che stavano facendo finché non mi ritornò un certo colorito sulle guance. Che situazione pietosa. Non ne potevo già più!

« Tra cinque minuti si inizia! » urlò Jeremy Carver dalla sua postazione ed io mi sentii di nuovo male ma dovevo smetterla immediatamente perché potevo farcela, maledizione. Non era così difficile ed in un certo senso era più facile del teatro perché lì non potevi mica rifare la scena, mentre lì si. Lo potevi fare, quindi era più semplice! Cavolo!

« Forza, noi siamo con te.. » disse Jensen stringendomi ancora una volta la mano ed io lo guardai ed annuii. Sentivo che qualcosa era cambiato nel nostro rapporto dopo quella pseudo-tragedia ma quello che non riuscivo a capire era se tutto questo avrebbe solo peggiorato la nostra situazione o meno. Opinione personale? Ovviamente sarebbe andata sempre peggio.

« Coraggio.. siamo tutti pronti. » disse Jared ed entrambi mi accompagnarono dentro al finto fast food dove Jeremy Carver ci spiegò per filo e per segno cosa desiderava che facessimo. Respirai, cercai di ricordare tutto ed arrossii mentre tutti gli occhi dei presenti erano puntati su di me.

Jared, prima del ciak di inizio, mi confidò che Jeremy non era affatto arrabbiato con me e che mi capiva, solo che non potevo più permettermi un comportamento del genere. Per farmi coraggio mi disse pure che anche lui credeva in me ed io lo ringraziai prima di avviarmi un attimo fuori scena da dove riuscii a vedere l'arrivo delle comparse. Si, oddio.. stavamo per iniziare!

« Ciak! Si gira! » urlò Jeremy ed io cercai sul serio di fare del mio meglio.

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Catherine era in ritardo e già immaginava le urla del suo 'capo' che non perdevano mai occasione di rimproverarla ogni volta che sgarrava anche solo di un millisecondo. Che volete farci? Jeremiah Parrow era un uomo decisamente irritante e maleducato ma era lui il proprietario di quel piccolo fast food, quindi Catherine doveva solo subire e soffrire se voleva tenersi quel lavoro e lei davvero lo desiderava.

Era un buon posto, nonostante tutto, e si aveva la possibilità di conoscere tante persone lavorando dietro al bancone e come cameriera, quindi era un posto che si teneva particolarmente stretto.

Quel giorno era arrivata in ritardo perché suo fratello era appena tornato dal college e quindi aveva passato tutto il pomeriggio a farsi raccontare tutti i pettegolezzi e le avventure che James Howard, suo fratello, aveva vissuto nel corso di quei mesi in cui si erano potuti sentire solo per telefono.

Era logico, quindi, che le fosse sfuggito di mente che doveva andare a lavoro quando dopo tanto tempo aveva potuto tenersi il fratello che adorava per sé, quindi si era ritrovata a correre per le strade di Ames (Sud Dakota), dove Catherine abitava da tutta una vita, nell'inutile tentativo di non far arrabbiare troppo Jeremiah.

Ovviamente non ebbe successo. Non appena varcò la porta del locale, infatti, Jeremiah incominciò ad urlarle contro.

« Sei in ritardo! » disse lanciandole contro il grembiule. Catherine si scusò ed andò subito dietro il bancone per servire immediatamente i clienti.

Quella sera non ce n'erano molti, per fortuna, ma quando non c'erano molti clienti l'umore di Jeremiah era ancora più nero, quindi Catherine si mise a lavorare di buona lena.

Ad un certo punto entrarono due clienti e Catherine li accolse con un sorriso e con un 'Buonasera' che però i due parvero non sentire. Avevano l'aria stanca, soprattutto il più alto dei due, e non era certo difficile da capire che avesse bisogno di una bella dormitina.

« Cosa posso servirvi? » chiese lei gentilmente ma il più alto dei due incominciò a tossire violentemente mettendo in allarme sia Catherine che l'uomo più basso.

La ragazza andò subito a prendergli un bicchiere d'acqua che il ragazzo più basso gli strappò dalle mani in malo modo, ma Catherine non se la prese. Si vedeva che era preoccupato.

Con gentilezza, si avvicinò all'uomo per capire se avesse la febbre o qualcosa del genere ma il più basso, quello con le lentiggini, non glielo permise con un « Mi occupo io di mio fratello.. » che rimisero Catherine subito al suo posto.

« Okay.. Volevo solo rendermi utile ed aiutarvi. Desiderate qualcosa o posso andarmene? » chiese allora la ragazza con un po' di stizza e quando le parole di quello con le lentiggini vennero interrotte da un colpo di tosse dell'altro, Catherine incominciò seriamente a preoccuparsi.

« Non preoccuparti.. è solo influenza. » disse quello più alto tra un colpo di tosse e l'altro. Catherine annuì ed aspettò paziente che qualcuno dei due fosse in grado di ordinare.

Alla fine, fu il più basso a parlare di nuovo e probabilmente lo fece solo per levarsi Catherine di dosso. Era ansioso ed anche parecchio nervoso in quel momento, quindi Catherine prese la loro ordinazione e si dileguò in un attimo mentre Jeremiah guardava i due con fare sospetto.

« Stai attenta con quei due.. » le raccomandò prima che Catherine si riavvicinasse ai due uomini con le loro ordinazioni. Li sentì parlottare tra loro ma non riuscì mai a capire di che cosa parlassero perché non appena la videro avvicinarsi si zittirono quasi subito. L'unica parola che colse fu solo 'angeli'.

Che cosa potevano c'entrare gli angeli? Catherine non capiva e decise saggiamente di non mischiarsi in quelle faccende. Posò la loro ordinazione sul tavolo ed il più basso pagò subito.

Si alzò ancora nervosamente e fece cenno all'altro di seguirlo senza degnare Catherine di uno sguardo. Il più alto, invece, la guardò e le sorrise stancamente. Allora Catherine lo salutò con una mano e tornò dietro al bancone.

Non potè però evitare di guardare un ultima volta nella loro direzione prima che sparissero nella notte a bordo di una Chevy Impala del 67.

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« Stop! Okay.. bravi, ragazzi. Non c'è bisogno di ripeterla. » disse Jeremy Carver nella nostra direzione ed io mi sentii improvvisamente le gambe molli. Ce l'avevo fatta? Davvero? Oh, quanto avrei voluto urlare in quel momento!

Jared si fiondò nella mia direzione e mi afferrò per farmi fare un mezzo giretto in aria. Era contento anche lui. Caspita, ce l'avevo fatta! Avevo girato la mia prima scena! Non riuscivo a credere.. seriamente, non ce la facevo.

« Visto che non era così terribile? » mi chiese lui mentre Jensen si avvicinava lentamente e con un sorriso. Si, non era stato difficile. Forse anche perché era una scena semplice.. il grosso del lavoro l'avevano fatto Jared e Jensen a livello espressivo.

La scena successiva che avremmo dovuto girare sapevo che sarebbe stata molto più impegnativa di questa, ma lì c'era da piangere quindi quella mi sarebbe venuta bene, no? Non sapevo perché ma mi era passata completamente la paura. Meglio così.

Avevo avuto la prova che potevo farcela. Ed era anche divertente!

« Si.. mi sono preoccupata un po' più del dovuto.. Quando giriamo l'altra? » chiesi impaziente e Jared scoppiò a ridere di gusto davanti al mio entusiasmo.

« Calma.. calma.. Tutto a tempo debito! Dobbiamo spostarci nell'altro set e distruggere una bella casa.. Si, sarà divertente! » disse poi ed io sinceramente non vedevo l'ora di tornare sotto le telecamere.

Probabilmente ero preda di una scarica di adrenalina bella forte, ma mi sentivo super carica e pronta all'azione quindi o ora o mai più. Se mi spegnevo erano di nuovo guai quindi era meglio sbrigarsi e girare quante più scene possibili mentre ero in quello stato.

« Oh, lo so! Non vedo l'ora di vedere chi interpreterà i miei famigliari! Mi dispiacerà che dopo questa scena non li rivedrò più.. » dissi abbassando il capo tristemente. Beh, purtroppo era così che doveva andare, altrimenti Sam e Dean non potevano prendere Catherine con loro.

Era però sempre abbastanza triste che fossero stati presi solo per quella scena. Un vero e proprio peccato.

« Purtroppo è così che va.. Ti ci abituerai prima o poi ed imparerai che ognuno di loro ti lascerà dentro un bellissimo ricordo che non ti abbandonerà mai. » disse e mi scompigliò i capelli prima che un gesto di Jeremy Carver lo distraesse. Ci faceva cenno di raggiungerlo, quindi probabilmente dovevamo dirigerci verso l'altro set. Oh, non vedevo l'ora!

« Sei pronta? » mi chiese Jensen ed io annuii, felice finalmente di aver potuto fare qualcosa di grandioso.









Angolo autrice: Si, lo so.. sono di nuovo in ritardo e mi scuso infinitamente per questo >__< Come al solito sembra che tutto il mondo voglia che io stia lontana dal mio computer quindi non riesco a scrivere se non di notte (il che il più delle volte comporta una gran quantità di sonno che finisce con farmi scrivere cavolate a go go!). Quindi sono realmente dispiaciuta ma spero di farmi perdonare con questo nuovo capitolo! Come avrete potuto notare c'è anche un altro banner all'inizio, sempre creato da Annamaria che ringrazio infinitamente. Adoro questi suoi banner e non potevo non metterli <3 Comunque, ad un certo punto mentre scrivevo mi sono chiesta "ed ora come caspita faccio a descrivere la scena?" ed alla fine ho deciso di raccontarla, semplicemente. Quando le cose si complicheranno giocherò con i colori per farvi notare quello che sta accadendo nella scena e quello che penserà Eve, ma per adesso non voglio confondervi le idee xD Vi spiegherò tutto a tempo debito! Ora, come al solito, passo ai ringraziamenti: SanasnakeNerea_V e Terry Winchester 88 siete sempre nel mio cuore <3 Grazie per la vostra pazienza e per avermi seguita fino a qui con così tanta passione e gentilezza. Grazie, ragazze. Ma c'è anche un altro ringraziamento.. a lei: StarstruckAngel, che non solo ha commentato il precedente capitolo ma che è anche la ragazza che ha creato il banner! Si, è proprio lei! <3 Grazie ancora! Ed un bacione anche a tutti coloro che leggono la mia storia.. Vi vedo, anche se non commentate ù__ù Grazie a tutti ed alla prossima! (Si spera venerdì)

 

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Capitolo 19
*** Cap 19 - Scenes, ballets and proposals ***


Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: giallo
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo19/?


 

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»

 




Si, sembra proprio che io non riesca ad iniziare un nuovo capitolo in modo normale ma non posso farci niente perché in quel periodo non ero decisamente in me e l'euforia che mi aveva colta non appena ero riuscita a girare la mia prima scena in Supernatural, beh non voleva saperne di andarsene a quel paese.

Francamente però preferivo quella follia momentanea all'essere musona come negli ultimi giorni, quindi che restasse pure se così gradiva. Santo cielo, ci voleva un po' di brio ogni tanto, no? E mi stavo pure divertendo un mondo, il che non guastava di certo!

Ero troppo eccitata, troppo contenta, troppo convinta ed anche troppo entusiasta per frenarmi in qualche modo e Jared non poteva fare a meno di ridere nel vedermi ridotta in quello stato.

Cercava di impormi un certo contegno ma il mio entusiasmo riuscì a contagiare anche lui e ben presto ci ritrovammo a cantare la prima canzone che mi era venuta in mente, semplicemente così.. perché ci andava di farlo.

Jensen non sapeva se ridere o piangere ma probabilmente preferiva vedermi in questo stato piuttosto che musona e sotto ad un tavolo.

Chi poteva dargli torto? Forse ero la prima persona al mondo con cui aveva avuto a che fare ad essersi lasciata molto stupidamente intimorire così da una semplicissima scena da girare, quindi era logico presupporre che lo avessi messo in difficoltà in quei pochi attimi rubati in cui eravamo rimasti da soli.

Nonostante non sapesse con esattezza come comportarsi con me, se l'era cavata egregiamente a mio parere nell'incoraggiarmi ad andare avanti.. forse anche troppo bene.

Non sarei mai riuscita a dimenticare il suo profumo e le sue braccia forti che mi stringevano, ma questi erano dettagli a cui assolutamente non volevo pensare al momento, anche perché ci tenevo a mantenere una certa sanità mentale che, comunque, scarseggiava già da sé dato che probabilmente l'adrenalina aveva bruciato gli ultimi neuroni che mi rimanevano nel cervello.

Cantare a squarciagola, quindi, mi era sembrata un'opzione carina e dato che non avevo la minima idea di quello che stavo facendo, era anche divertente.

C'eravamo solo io, Jared, Jensen e l'autista quindi perché non dare sfogo a tutta la mia abilità canora dato che ero in vena? Jared era del mio stesso parere e si sa.. l'allegria è contagiosa, quindi ci ritrovammo in macchina a ridere senza un perché sotto le note di 'I want it that way' dei Backstreet Boys, ossia appunto la prima canzone che mi era venuta in mente.

Non chiedetemi perché avessi scelto proprio quella perché non ne ho idea! Anche in Germania avevo scelto quella.. boh, si vede che in qualche modo c'ero affezionata.

« You are my fire... the one desire.. I believe when I say, I want it that waaaaaay! » iniziai a cantare ma non ci riuscivo benissimo anche a causa delle risate. Jensen ridacchiava sotto i baffi e lo vidi distogliere lo sguardo, sussurrando parole che suonavano circa come 'Poveri noi!' che però non riuscii a cogliere appieno.

Ma che mi importava? Volevo cantare ed avevo anche il supporto di Jared che si unì immediatamente a me, cantando la strofa successiva.

« But we are two worlds apart.. can't reach to your heart.. when you say that I want it that waaaaaay! » disse lui, esagerando i movimenti e facendo ballare la macchina che nel frattempo viaggiava spedita sulla strada.

Io risi e mi aggrappai al sedile per poi lanciarmi addosso a Jared per cantare il ritornello completamente abbracciati e facendo finta di ballare un 'lento' un po' più movimentato e 'scattoso'. Eravamo folli, che volete farci?

« Tell me why! Ain't nothin' but a heartache.. Tell me why! Ain't nothin' but a mistake.. Tell me why, I never wanna hear you say: I want it that waaaaay! » cantammo / urlammo in coro e Jensen si portò una mano sul viso mentre schiattava sul sedile, cercando di non darlo a vedere che si stava divertendo anche lui sebbene non cantasse con noi. Era palese!

Io dal canto mio non mi ero mai sentita più felice e quando arrivammo a destinazione, ossia in un altro capannone in cui era stata costruita una casa che sarebbe stata usata come set della prossima scena, uscii fuori dalla macchina con un sorrisone stampato in faccia che poteva fare invidia a chiunque. Jared non era da meno.

Mi sentivo come un'ubriaca dopo una sbronza colossale senza conseguenze sgradite come nausea, vomito o mal di testa.

Anche questo era divertente e non potei fare a meno di continuare a ridacchiare al fianco di Jared mentre ci dirigevamo verso una sala trucco improvvisata sotto un piccolo capannone bianco.

La macchina del regista era già arrivata, quindi dovevamo semplicemente tutti prepararci per la scena successiva e stop: avremmo potuto girare.

Sotto il capannone notai Melanie ed Ashley intente a sfoderare tutto il loro arsenale di trucchi di ogni genere e forma sopra un tavolo di ferro, ma non erano da sole perché altre tre figure si erano affiancate a loro e stavano sistemando gli oggetti a seconda di come le due donne preferivano che li mettessero.

Il capannone però era affollato e quindi è logico supporre che non ci fossero solo loro. Ovviamente c'erano anche alcuni membri della crew intenti a sistemare varie attrezzature, altri che bevevano un caffè e chiacchieravano tra loro ed altri ancora con dei fogli in mano.

Jared mi prese per un braccio e mi portò proprio da quest'ultimi. Con un gesto teatrale me li indicò ed incominciò a fare le presentazioni.

« Evelyn, ti presento la tua famiglia.. » disse e tutto ad un tratto mi feci più attenta. Pensavo che fossero altri membri dello staff tecnico o qualcosa del genere, ma ora che li guardavo meglio si capiva benissimo che fossero attori. E non li avevo visti da qualche parte?

« Tua madre, Courtney Cox. » disse lui mentre l'unica donna, oltre me, del gruppo allungava una mano per stringermela calorosamente. Ero certa di averla vista in qualche film ma non ricordavo assolutamente dove! Era frustrante.. dovevo assolutamente cercarla su internet.

« Lui è invece tuo padre.. Brett Cullen. » disse ed anche l'uomo allungò una mano per stringere la mia, stretta che ricambiai con calore fino a che non capii chi davvero fosse.

Al che, ovviamente, impazzii perché aveva lavorato in uno dei miei telefilm preferiti, anche se in un primo momento non ci avevo fatto caso. Come avevo fatto a non riconoscerlo subito?

« M-ma.. m-ma tu sei.. Hai lavorato in 'Person of interest'! » dissi balbettando mentre continuavo a muovere la sua mano in su ed in giù, preda di un attacco di incredulità. Diciamo che ultimamente i telefilm polizieschi avevano incominciato a piacermi sul serio, sebbene non tutti attirassero la mia attenzione.

'Person of interest' era uno di quelli, anche se definirlo 'poliziesco' non era del tutto corretto. Certo, c'erano le indagini ed anche qualche agente come uno dei personaggi principali, ma la storia era ben diversa da quella banale e scontata dei soliti telefilm ed era proprio per questo che ne ero rimasta attratta. Non potevo crederci, quindi, che lui sarebbe stato mio padre!

« Mi hai riconosciuto, eh? Interpretare Nathan Ingram è stato parecchio divertente.. peccato che potesse apparire solo nei flashback. » disse alzando le spalle mentre Jared ridacchiava e mi spingeva verso l'ultimo rimasto, mio fratello.

Era alto, ma chi non lo era a mio confronto? Come fratello però mi piaceva.. ce lo vedevo molto nella parte. Ero sinceramente contenta e credevo anche di sapere chi fosse, anche se aveva qualche centimetro di barba in più dall'ultima volta che l'avevo visto.

« Ed infine, ti presento Steven Strait.. tuo fratello. » disse Jared utilizzando ancora una volta un tono molto teatrale. Sembrava che mi stesse presentando la regina! Risi e porsi la mia mano a Steven. Beh, sapevo esattamente chi lui fosse. Avevo visto un suo film!

« Ti ho visto in 'Sky High – scuola di superpoteri'! Avevi l'aria da bello e dannato con quei capelli lunghi.. » dissi e subito dopo me ne pentii amaramente. Dicevo sempre qualcosa di strano quando ero nervosa ed ovviamente non potevo non dirgli in faccia che l'avessi trovato 'bello e dannato'.

No.. assolutamente. Sarebbe cascato il mondo se non l'avessi fatto!

Jared ovviamente continuò a ridacchiare ed anche più apertamente di prima, ed io distolsi lo sguardo convinta che Jensen fosse al mio fianco, ma non c'era. Non mi ero neanche accorta che se ne fosse andato.. insomma, era sparito di botto!

Lo vidi, però, dopo un po'. Era accanto al regista e stava parlando con lui.

« Ci conviene sbrigarci a prepararci, o ci tocca rimanere qui tutto il pomeriggio.. » disse poi Jared proprio mentre il regista richiamava tutti all'ordine. Mi avvicinai, quindi, a Melanie ed Ashley e lasciai che mi preparassero ancora una volta.

Doveva sembrare che fossi appena tornata a casa da lavoro, quindi dovevo comunque indossare la divisa adottata dal fast food e risistemarmi trucco e capelli.

Alla fine non ci mettemmo molto e nel frattempo conobbi anche colui che avrebbe distrutto la mia famiglia, nella finzione ovviamente. Non era un attore conosciuto.. aveva fatto qualche comparsa qui e là ma nulla di rilevante. Questa sarebbe stata la sua prima parte di rilievo.. beh, eravamo praticamente sulla stessa barca quindi mi stava simpatico, sebbene si apprestasse a distruggere la mia finta famiglia.

Ma comunque non vi ho ancora raccontato di come, in realtà, il regista e gli scrittori di Supernatural fossero stati indecisi fino all'ultimo. In che senso? Non erano del tutto convinti di far uccidere i genitori di Catherine da un licantropo ed avevano pensato di farli uccidere da un vampiro.

Quello che dissero era che era più plausibile che fosse stato un vampiro per via della sete di sangue.. ma effettivamente non cambiava poi molto perché che fosse un vampiro od un licantropo non era molto rilevante. L'importante era che la mia finta famiglia venisse distrutta, no? Alla fine però decisero di lasciare tutto come stava.

I licantropi erano delle bestie assetate di sangue tanto quanto i vampiri, quindi era già perfetto così com'era.

Fatto sta che Ashley finì di prepararmi in fretta e si occupò degli altri altrettanto velocemente. Mi aspettava comunque una scena bella tosta, di questo ne ero certa perché non sarebbe stato facile ma sapevo di potercela fare.

Vidi Jensen guardarmi da lontano ed io gli sorrisi come a dire 'va tutto bene', ma effettivamente andava tutto bene? Si.. avevo solo bisogno di un attimo per concentrarmi.

Mi rifugiai in un angolino, questa volta ben visibile di modo che non si allarmassero, e chiusi gli occhi cercando di rievocare nella mia mente tutti i ricordi che mi sarebbero serviti per recitare al meglio.

Perché lo facevo? Nonostante tutto prendiamo molto da noi stessi quando recitiamo.. potrebbe sembrare assurdo, ma non lo è per niente. Vi faccio un esempio: se devi piangere perché la scena lo richiede, non puoi semplicemente aggrapparti alla scena.. non dico che a volte non basti solo questo, no.. ma certe volte non è abbastanza.

Devi entrare in scena personalmente e rievocare nella tua mente qualche ricordo triste. Essendo una scena molto difficile avevo bisogno di.. di questo, insomma. Probabilmente era un po' da masochisti rievocare di propria spontanea volontà dei ricordi amari da dimenticare assolutamente, ma rendeva i tuoi sentimenti più veri.. più reali.

« Siamo pronti.. » disse una voce all'improvviso sopra di me, ed io aprii gli occhi. Jensen mi tendeva una mano ed io l'afferrai per rialzarmi. Sospirai, respirai e continuai a camminare a testa bassa verso il regista con Jensen al mio fianco.

Sentivo i suoi occhi che non smettevano di cercare i miei ma io dovevo ignorarli per mantenere una certa concentrazione. Potevo farcela.

« Tutti ai propri posti, per favore.. » disse il regista e vidi Jensen e Jared spostarsi per adesso verso la postazione del regista. La loro scena sarebbe stata più avanti.

Per farvi capire però cosa successe nella scena, non descriverò gli interventi del regista né eventualmente i vari cambi trucco (che furono parecchi). Ne parlerò in linea generale dopo aver descritto la scena.

« Pronti? Azione! » urlò il regista e dopo un altro sonoro 'ciak!' incominciammo a girare.


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Dopo un turno massacrante al fast food, Catherine riuscì finalmente a tornare a casa ma non riuscì a levarsi dalla mente quei due ragazzi così strani che tanto l'avevano turbata. In quei giorni un uomo era stato ucciso in modo strano e guarda caso erano comparsi dei nuovi volti in città.

Coincidenza? Catherine non lo sapeva ma in cuor suo sentiva che non erano davvero dei cattivi ragazzi, sebbene sentisse comunque che entrambi avevano qualcosa di strano o da nascondere.

Fatto sta che tornò a casa a piedi, come al solito dato che il fast food non era lontano, e lungo la strada si sentì maledettamente osservata. Continuava a girarsi e rigirarsi ma non vedeva nessuno alla flebile luce del neon dei lampioni e questo la inquietava più di tutto il resto.

Si ripeteva mentalmente che non era niente e che era frutto della sua immaginazione, ma non era affatto così. Avrebbe dovuto dare ascolto al suo istinto, ma anche se l'avesse fatto non sarebbe cambiato niente. Era semplicemente così che doveva andare..

Mancavano pochi metri al giardino di casa sua quando sentii un rumore alle sue spalle. C'era un uomo, poco lontano. La fissava e non distoglieva il suo sguardo. Catherine era abituata ad aiutare il prossimo, quindi ingenuamente lo interpellò.

« Ha bisogno d'aiuto? » chiese ma se ne pentì un attimo dopo quando vide delle specie di zanne, no.. forse canini aguzzi, spuntare dalla bocca dello sconosciuto. I suoi occhi poi.. erano indescrivibili! Non normali, ovviamente.

Urlò e si precipitò verso la porta di casa mentre il licantropo, sempre più assetato di sangue, in un attimo le fu addosso e lei cadde aprendo la porta.

Il padre di Catherine l'aspettava sempre sul divano del salotto, preoccupato che non tornasse e per accoglierla a braccia aperte quando rientrava, quindi fu il primo a correre in suo aiuto brandendo un attizzatoio.

Lo colpì appena in tempo, giusto un attimo prima che azzannasse Catherine.

Preoccupati per le urla e per il rumore, Veronica ed il figlio maggiore James scesero giù dalle scale e si ritrovarono davanti quell'essere spaventoso e Catherine ancora riversa a terra.

Harrison Howard, il padre di Catherine, si fiondò subito contro quel mostro e tentò di colpirlo ancora una volta con l'attizzatoio, l'unica arma che aveva tra le mani, ma il licantropo era troppo forte e troppo sovrannaturale per essere battuto così facilmente.

Semplicemente, con un colpo di artigli, la bestia lo trafisse in pieno petto e Veronica Howard si fiondò sul marito con le lacrime agli occhi. Venne colpita anche lei dalla furia del licantropo ed anch'essa si ritrovò trafitta e riversa a terra accanto al marito.

Catherine non voleva crederci.. non riusciva a crederci. C'era però sangue ovunque: sul pavimento, sul corpo dei suoi genitori, sulle unghie della bestia e si riversava continuamente da tutte le parti come una macchia d'olio.

Catherine urlava, urlava ancora e James prese in mano la situazione, trascinandola lontana da quello scempio. Ebbero però il tempo di fare solo pochi passi prima che la bestia decidesse ancora una volta di avventarsi contro di loro, bramando il loro sangue.

James, per proteggere Catherine, si parò davanti alla sorella con coraggio e fu per questo che venne afferrato di botto per la camicia e scaraventato sul muro. Catherine crollò a terra, sopraffatta dal dolore e dalla paura.

Continuava ad urlare mentre vedeva che dalla testa del fratello fuoriusciva del sangue.. tanto sangue. Fu in quel preciso istante che alla porta di casa Howard comparvero due figure che Catherine aveva avuto modo di conoscere quella sera: Dean e Sam Winchester.

Avevano fatti acquisti in un supermarket ed erano venuti a conoscenza del fatto che in città fosse avvenuta una strana morte che corrispondeva con il modus operandi di un licantropo, quindi nonostante la debolezza di Sam, la loro coscienza li aveva portati a tentare di risolvere anche quest'ennesimo caso sovrannaturale.

Non avrebbero mai potuto immaginare, però, che proprio la ragazza del fast food sarebbe stata vittima del licantropo. Con un colpo di fucile, uccisero immediatamente quel mostro. Si sa infatti che una pallottola d'argento è l'unico modo per liberarsi di un licantropo.. e così l'incubo finì.

O almeno in teoria. Per Catherine era solo a malapena iniziato. Gattonando, si avvicinò al corpo esanime del fratello, scuotendolo da capo a piedi e con le lacrime agli occhi. Una disperazione che difficilmente potrebbe essere compresa.

« James.. James, ti prego! James.. JAMES! » continuava a ripetere il suo nome ed a scuoterlo, ma James naturalmente era già morto. C'era troppo sangue.. sangue ovunque. Ed ora era anche sulle mani di Catherine che avevano tentato invano di rianimare il fratello.

Sam si precipitò subito verso di lei, per allontanarla da tutto questo, ma ciò che ottenne fu solo una reazione violenta da parte di Catherine che cominciò ad urlare ed a scalciare per allontanarlo.

Le sue mani erano rimaste incollate alla camicia di James durante quella strana lotta, che stringeva così forte tanto da stropicciarla. Sam provò di nuovo, con più forza, e Dean corse ad aiutarlo perché, per la stessa incolumità della ragazza, dovevano portarla via di lì.

Ci riuscirono e lei continuò ad urlare fino a che non la fecero sedere sul cofano dell'Impala.

Nel frattempo, ovviamente, i vicini di casa di Catherine erano usciti fuori dalle loro abitazioni poiché attratti dal chiasso della ragazza.

Venne chiamata la polizia, Sam e Dean cercarono di sistemare la faccenda come poterono e Catherine rimase sul cofano di quella macchina per tutto il tempo. Fredda, immobile. Non reagiva più.

Le persone continuavano ad avvicinarsi ed a parlarle, ma lei non rispondeva né dava segni di aver ascoltato. L'unica cosa che sembrava fare era guardare un punto fisso davanti a sé, fino a che non cominciò a tormentarsi le mani ancora sporche di sangue.

Sulla scena erano presenti anche delle amiche d'infanzia di Catherine e furono loro che cercarono di confortarla come potevano, ma nessuno riusciva a scalfire il muro che la ragazza si era costruita intorno.

Quando la situazione, poi, venne più o meno sistemata ed i vicini di casa rispediti alle proprie case, Sam e Dean si riavvicinarono alla ragazza e tentarono di destarla. Ovviamente non ci riuscirono. Che fosse impazzita dal dolore?

Era probabile in una situazione simile e Dean e Sam avrebbero potuto volerla aiutare di più od essere arrivati prima ma avevano imparato che non c'era posto per i 'se' nella loro vita. Era così che era andata e dovevano accettarlo, così come avrebbe dovuto farlo Catherine.

« Staremo qui in città ancora per un altro giorno.. se ti serve qualcosa, insomma.. alloggiamo al motel. » disse Sam prima di farla scendere delicatamente dal cofano dell'Impala.

Dean le diede una pacca sulla spalla e la lasciò con le sue amiche, convinto che si sarebbero prese buona cura di lei.

Ma nessuno poteva immaginare ciò che stava frullando per la mente di Catherine e quando il rombo del motore dell'Impala fece capire che i due uomini stavano per tornare al loro motel, l'unico della zona tra l'altro, Catherine aveva già deciso e per la prima volta da quando il mondo le era crollato praticamente addosso, non guardò più un punto fisso ma i due uomini che andavano via.

 

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Terminarono così le riprese di quella mattina. Per una questione di tempo, avevano dovuto usare un green screen per simulare la presenza delle altre case, anche perché altrimenti avremmo dovuto avere il permesso di distruggere una casa e di girare all'interno di un quartiere abitato e per giunta di notte, dato che quella scena si svolgeva di notte.

Ricostruendo tutto in un capannone era stato più facile, anche se avevo come la sensazione che sarebbe stata l'ultima volta. Loro preferivano uscire e girare in strada ma per queste prime scene non era stato possibile.

Comunque c'eravamo divertiti molto, nonostante tutte le lacrime che avevo dovuto versare!

Alla fine della mattinata avevo gli occhi così gonfi e rossi che avrei potuto facilmente fare paura a chiunque, ma era anche normale dato che avevo rifatto circa 10 mila volte quelle scene. Il regista desiderava avere a disposizione più riprese da angolature diverse, quindi ci eravamo dovuti impegnare tutti per ricordarci gli stessi movimenti che avevamo fatto nella scena precedente per poi ripeterli alla lettera.

Con Steven Strait poi avevo legato molto, nel frattempo, dato che con lui avevo la scena più struggente. Mentre stava sdraiato a terra e lo ricoprivano di sangue, non aveva fatto altro che farmi ridere per tutto il tempo e deconcentrarmi, ma non era un male.

Anzi, lo ringraziavo per questo. Stemperava un po' l'atmosfera cupa e mi dava l'occasione di respirare un po' di aria sana.

Ero stufa di piangere dato che ultimamente l'avevo fatto parecchio, ma sapevo che in realtà non era così e che l'indomani sarei stata di nuovo pronta a piangere ancora se fosse stato necessario per lo show.

Comunque, quindi, dopo un'estenuante lavoro sul set, le riprese per me erano finite, ma mi aspettava l'intervista a cui il nostro showrunner aveva accennato solo il giorno prima. Mi tremavano già le ginocchia!

Avevo solo il tempo di prendere qualcosa al volo da mangiare, un panino o qualcosa di simile, perché alle 14:30 dovevo trovarmi di nuovo a Vancouver per quest'intervista.

Non sapevo neanche con esattezza quale fosse la rivista per la quale dovevo fare questa 'chiacchierata amichevole', chiamiamola così, ma quello che sapevo per certo era che il servizio fotografico allegato all'intervista sarebbe stato fatto in seguito da Vick Tolmann, quindi per quel giorno mi avrebbero semplicemente torturata con delle domande probabilmente invadenti, dato che nessuno sapeva nulla di me.

La cosa che mi preoccupava di più era che sarei stata da sola.. completamente da sola. Misha si offrì di accompagnarmi dato che doveva trovarsi sul set solo tra un bel paio di ore al contrario di Jared e Jensen che non avrebbero mai smesso di girare, ma non accettai la sua proposta.

Dovevo iniziare a cavarmela da sola, no? Non potevo sempre avere i miei angeli accanto a proteggermi. Quindi decisi di affrontare la mia intervistatrice da sola.

Era una donna, quindi pensavo che sarebbe stata molto dolce e gentile con me dato che era la mia prima volta in uno studio giornalistico e francamente ero terrorizzata, ma in realtà questa donna in questione non badò proprio al fatto che fosse la mia prima intervista e si comportò esattamente come avrebbe fatto con chiunque.

Ma andiamo per gradi.. salutai quindi tutte le persone ancora bloccate sul set, soprattutto 'la mia famiglia' ed abbracciai con rammarico Steven Strait. Mi sarebbe piaciuto averlo ancora sul set, ma a meno che non decidessero di aggiungere dei flashback in cui sarebbe stata richiesta la sua presenza quella era l'ultima volta che avevo la possibilità di recitare con lui, almeno per adesso.

Mi baciò la fronte prima di andarsene e mi sussurrò che ero stata la migliore sorellina che avesse mai avuto. Se voleva proprio farmi piangere c'era riuscito alla grande! Ma comunque.. non dovevo piangere, giusto?

Salutai, quindi, anche Jared, Jensen e Misha e dopo un gesto d'incoraggiamento da parte del mio fratellone gigante (mi stritolò tra le sue braccia), mi avviai verso la macchina che era stata predisposta all'accompagnarmi in centro.

Circa 20 minuti dopo mi ritrovai davanti ad un edificio gigantesco, una sottospecie di grattacielo in miniatura, e fui accompagnata all'interno dal mio autista che mi 'scaricò' all'entrata.

Attesi pazientemente nella sala principale e dopo pochi attimi mi fecero entrare in una saletta adiacente dove già si trovava la mia intervistatrice. Philippa Scott, questo era il suo nome. Era una donna bionda, poco più alta di me, e dalla carnagione leggermente abbronzata. Portava anche un paio di occhiali dalla montatura grande, da intellettuale però. Era giovane però.. Gli davo a stento 35 anni.

« Lei deve essere Evelyn Wright, giusto? » chiese la donna porgendomi la sua mano che io strinsi leggermente. « Io sono Philippa Scott.. Si sieda, prego. » disse in seguito, indicandomi la poltrona di fronte alla sua.

Senza aggiungere nulla, mi sedetti e lasciai che incominciasse a parlare. In realtà fu meno spaventoso di quello che credevo perché dovevo solo parlare della mia vita e chi meglio di me poteva conoscerla?

Per rispetto della privacy dei miei parenti, però, non dissi nulla su dove abitassimo o su che lavoro facessero o non facessero i miei genitori.

Volevo che rimanessero lontani da questa storia perché ero io a volerci entrare e non loro che avevano sempre considerato quel mondo come pericoloso e fuori dalla nostra portata. Quindi non rivelai neanche il mio vero nome. Sarei stata sempre e solo Evelyn Wright.

Gli raccontai un po' della mia vita e del modo in cui avevo conosciuto Jared e Jensen. Mentre rivivevo tutta questa storia, non potevo fare a meno di rimanere ancora una volta sbalordita di quanto fossi stata fortunata.

Nessuno avrebbe mai potuto neanche solo immaginare che una cosa simile potesse realmente accadere, eppure era tutto vero. Anche Philippa Scott sembrava molto colpita ma non fece commenti e si limitò a porgermi altre domande.

« Progetti per il futuro? Ne hai altri dopo Supernatural? » chiese la donna come domanda finale ed io scossi la testa in segno di diniego.

« Per adesso preferisco concentrarmi su Supernatural. Voglio fare del mio meglio per questo show dato che mi hanno scelta tra tante candidate con molta più esperienza di me, quindi non ho progetti per il futuro. Vorrei tanto continuare a lavorare in ambito artistico ma si vedrà con il tempo.. » dissi e l'intervista si concluse così, con il sorriso di entrambe. Philippa sembrava soddisfatta del materiale che aveva raccolto, quindi ci congedammo con un'altra stretta di mano.

Prima di andarmene mi ricordò il servizio fotografico con Vick Tolmann ed io gli risposi che era già tutto programmato. Fine. Rapido ed indolore. Ero sempre io quella che si preoccupava per niente!

Fuori c'era lo stesso autista di prima ad aspettarmi e fu lui a riaccompagnarmi all'albergo. Lì c'era solo Mrs Hallyway che mi portò nell'enorme sala da pranzo perché sapeva che avevo mangiato solo un misero panino al volo. « Non lascerò che i miei cuccioli muoiano di fame! » urlò lei mentre si dirigeva in cucina ed io le sorrisi riconoscente.

Qualcosa nello stomaco me lo sarei messo volentieri. Era davvero triste però che non ci fosse nessuno in giro ed un pranzo fuori orario consumato in solitaria era decisamente brutto, soprattutto dopo essersi abituati ad un sacco di chiasso (specialmente durante i pasti).

Mrs Hallyway, comunque, mi portò in fretta un primo ed un secondo piatto ed io trangugiai tutto in un attimo per poi rifugiarmi nella terrazza con i divani. Da quant'era che non ascoltavo un po' di musica con le cuffie e non ballavo come una pazza?

Ad occhio e croce era passato parecchio tempo, quindi dovevo rimediare. Tanto non c'era nessuno.

Presi quindi il telefono, feci partire la riproduzione casuale ed infilai le cuffie. Le prime canzoni erano troppo lente da ballare ed era una vera rottura di rapole, ma le canticchiai tra me e me mentre guardavo il panorama.

Poi finalmente il ripetitore casuale aggiustò il tiro ed incominciò a mettere canzone via via più movimentate. La prima canzone che il mio cellulare decise di mettere fu "Double Vision" dei 3oh 3. Non la conoscete? Possibile.

Io fortunatamente sono venuta a conoscenza di questa canzone grazie ad un video tributo a Merlin, una delle serie televisive della BBC One che purtroppo aveva concluso il suo corso con la quinta stagione.

Quindi, al ricordo di Merlin e di questa serie televisiva che mi aveva catturato cuore ed anima, incominciai a scatenarmi tra i divani ed a saltellare qui e là. Tanto non c'era nessuno, no?

I tre minuti circa della canzone passarono e la produzione casuale scelse dopo "Double Vision" una canzone dei Train, ossia "Drive by".

Mi sembrava di aver imparato ad amarla sempre per via di un video tributo ad una serie televisiva, ma al momento non mi veniva proprio in mente quale. Fatto sta che incominciai a scatenarmi ed a canticchiarla tra me e me, esibendomi anche in passi di danza un pochino più complicati.

Tanto non c'era nessuno, no? Mi girai verso il divano più vicino alla porta ed all'improvviso mi venne un colpo ed inciampai addosso al tavolino che avevo agilmente evitato fino a pochi attimi prima.

« Maledizione a te! Ma che caspita ci fai qui? Volevi farmi prendere un infarto? » chiesi, anzi lo urlai proprio, nella direzione di Jensen che se ne stava spaparanzato sul divano con gambe e braccia incrociate.

Sembrava la totale espressione del relax ma sul viso aveva stampato un ghigno canzonatorio che non mi piaceva per niente! Aaaaaaah! Lo odiavo quando appariva all'improvviso e nei momenti meno indicati! Ma li percepiva o cosa?? No perché non me lo spiegavo.

« Siamo tornati da circa cinque minuti e Mrs Hallyway mi ha detto che eri qui.. Non potevo mica fermarti proprio quando stavi dando il meglio di te, non credi? » disse e poi scoppiò a ridere anche se lo vedevo che stava tentando un pochino di trattenersi.

Io, di conseguenza, afferrai un cuscino e glielo lanciai. Lo schivò prontamente -dannazione!- e me ne lanciò un altro proprio mentre io tentavo di afferrarne un altro da lanciargli.

Lui non la smetteva di ridere ed io allora mi bloccai, mi ci piazzai davanti e decisi di dimostrargli che non c'era nulla da ridere. Misi la gamba prima in arabesque (una posizione che avevo imparato in danza classica) e dopo mi alzai sulla mezza punta e girai su me stessa piegando la gamba, quella che era già in aria, di modo che formasse una specie di cerchio.

Atterrai elegantemente e gli feci la linguaccia, prima di scomparire all'interno dell'albergo. C'era praticamente mezza troupe stipata nella hall ed all'improvviso vidi Ryan venirmi incontro con un enorme sorriso stampato in faccia.

« Hey! Sei stata bravissima oggi! Non sono venuto a salutarti solo perché ti vedevo molto concentrata ma dato che hai finito, posso farti i miei complimenti. Hanno scelto davvero bene! » disse ed io gli sorrisi sinceramente contenta che lo pensasse.

Non aveva motivi per dire una bugia, no? Poteva anche non avvicinarsi a me e non dirmi niente, invece si era dimostrato gentile.

« Grazie! Mi fa davvero molto piacere sentirtelo dire.. Quindi tu lav-AAA! » urlai alla fine quando sentii qualcosa pizzicarmi il fianco e non appena mi girai, notai che era stato Jensen che se la rideva sotto i baffi.

Quell'uomo aveva preso troppa confidenza ed il bello era che io avevo cercato in tutti i modi di non dargliela! Che caspita gli era venuto in mente? Solo perché gli avevo permesso di abbracciarmi, questo non voleva dire che potesse diventare il mio amicone del cuore!

No.. non era possibile a causa di quello che provavo e che lui non sapeva che provassi. Ma dannazione, perché doveva per forza farmi impazzire? Era il suo scopo principale?

« Eccola qui! Com'è andata l'intervista? Eh? » disse all'improvviso una voce alle mie spalle ed io mi ritrovai in un attimo circondata da tanti, troppi ragazzi. Inizialmente c'era solo Ryan, poi era arrivato Jensen ed infine erano sopraggiunti anche Misha e Jared. Mi avevano circondata!

« Ehm.. bene! Nulla di spaventoso.. Solo alcune domande relative alla mia vita. Credo di averle gestite benissimo. » dissi e dopo aver completato la frase venni investita da un mucchio di voci differenti che volevano evidentemente la mia attenzione. Mi girava la testa.

« Senti, volevo chiederti una cosa.. » « Eve, mi serve il tuo aiuto.. » « Verresti un attimo con me? » « Eve, devo chiederti un favore.. » dissero praticamente in coro. Li guardai stranita e loro si guardavano a vicenda.

Sentivo come se la situazione potesse esplodere in un attimo ma non capivo neanche io perché lo pensassi.

Forse erano i loro sguardi o forse l'improvvisa tensione che era scesa quando ognuno di loro aveva capito che doveva dividermi con gli altri e che non potevo accontentarli subito tutti.

Il primo però a riprendersi fu Ryan che mi prese per le spalle, mi girò verso di lui e mi sorrise incoraggiante. Qualcuno doveva pur iniziare a parlare, no?

« Quello che volevo chiederti è che.. insomma.. stasera c'è una festa privata in un locale.. Ed.. ecco.. ti va di venire? » chiese ed io lo guardai sorpresa. I miei occhi sgranati, di certo, lasciavano trapelare tutta la mia incredulità di fronte a quelle parole e nel frattempo sentii anche dei respiri strozzati da parte di coloro che avevo alle mie spalle, il trio meraviglia.

« Essendo una festa privata, anche voi potreste venire.. E' anche abbastanza tranquilla. Si balla, se si ha voglia e si beve sempre se si ha voglia. » disse dopo un po' a Jared, Jensen e Misha. Io ancora neanche gli avevo risposto! Ah, ero rimasta senza parole.

« Tu, quindi hai voglia di venire? » chiese rivolgendosi ancora a me. Un po' per abitudine, guardai in direzione di Jared e lui mi fece velocemente segno di 'si' con la testa. Al che io seguii il suo consiglio.

Forse ero impazzita di colpo, non lo sapevo. Avevo fatto tante storie per Vick Tolmann ed ora Ryan andava bene? Boh. A dire il vero si stava parlando solo di una festa e non di un appuntamento romantico o chissà cos'altro. Era una semplice uscita tra amici.

« Okay.. si.. va bene. » dissi e Ryan illuminò la stanza con il suo sorriso. Sembrava davvero felice ed io gli sorrisi di rimando, un po' timidamente.

« Vengo anche io! E' da tanto che non partecipo ad una festa e ne ho una certa voglia.. » disse all'improvviso Jensen ed io lo guardai sorpresa. Inutile dire che alla fine si unirono anche Jared e Misha ma c'era qualcuno che non era esattamente felice della cosa: Ryan.

Mi era difficile intuire il motivo ma probabilmente aveva invitato loro solo per cortesia e non si aspettava di certo che accettassero. Era quindi un po' scontento della situazione ma si fece coraggio.

« Va bene.. allora appuntamento qui alle 22:00. Avrete così il tempo di cenare e di sistemarvi. » disse e dopo averci salutato sparì verso l'ascensore. Anche lui alloggiava lì, come tutti del resto.

Si prospettava quindi una serata parecchio strana ed io non sapevo ancora se avessi fatto bene ad accettare o meno l'invito di Ryan. Da come incominciarono a prendermi in giro Jared e Misha, però, avrei fatto meglio a dirgli di no! Erano insopportabili, davvero.

« La piccola Eve ha un appuntamento! Awwww... che tenerezza! » dissero quasi in coro, portandosi le mani al petto con una larga risata. L'unico che come al solito non si univa agli scherzi era proprio Jensen che mi lanciò un'occhiata e se ne andò con il muso lungo.

Speravo soltanto che non ricominciasse di nuovo come l'altro giorno o questa volta l'avrei picchiato!




Angolo autrice: Come al solito sono in super ritardoooo! Yeeeeee! *cerca di nascondersi per evitare che le sue lettrici infuriate la scovino* A mia discolpa posso solo dire che questa settimana sono stata via un paio di giorni a causa del matrimonio di mia cugina. Lei si sposava a Milano ed io, come sapete, abito in Sicilia e quindi ho fatto un bel viaggetto fino a casa sua xD Il ritardo è dovuto anche a questo ed ai mille altri impegni di cui ogni settimana sono piena.. il teatro, l'università, le pagine facebook che gestisco, i forum in cui sono admin. Ecc.. Ma ci sono! Prima o poi riesco a pubblicare xD Non potrei mai abbandonare questa storia, quindi non preoccupatevi che tanto prima o poi pubblico ù__ù Cercherò di farlo il più velocemente possibile ma questo dipende come ogni volta dagli impegni. Quindi.. il banner sotto al titolo rappresenta ovviamente gli attori che interpretano i vari familiari di Catherine! Non so il perché ma avevo voglia di dar loro un volto xD Probabilmente perché così mi veniva più semplice immaginarmeli mentre descrivevo il loro massacro xD Boh.. può darsi xD Ahahahahahahah xD Comunque pian piano la storia comincia ad ingranare.. il problema è che mi rendo conto che siamo ancora agli inizi! Sono stati pubblicati con questo 19 capitoli ed ancora non è accaduto praticamente nulla xD Mi viene da ridere! Ahahahahahaah xD Ma ce la posso fare ù__ù Devo solo scrivere gli altri xD Ringrazio come al solito: SanasnakeNerea_V e Terry Winchester 88 (vi adoro ragazze <3) e vi do appuntamento per il prossimo capitolo! Cosa succederà alla festa? Lo scoprirete presto ù__ù Un bacione a tutti! 

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Capitolo 20
*** Cap 20 - Small sparks ***


Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: giallo
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo20/?


 

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»

 




Mi stavo lentamente facendo prendere dal panico. Di nuovo. Il motivo? Non ero mai stata molto amante delle feste perché ogni volta mi ronzavano sempre le stesse domande: 'cosa mi metto?', 'come mi trucco?', 'mi annoierò?', 'chi mi viene a prendere?', 'mi vergognerò?'.

Quindi, in pratica, non riuscivo a godermi appieno il fatto di essere stata appena invitata ad una festa piena di attori, persone importanti ed in carriera perché non riuscivo a rilassarmi.

Ora, a dire il vero, molte delle domande che di solito mi ponevo non avevano senso di esistere in quella situazione dato che adesso potevo usufruire di un'autista personale ed anche di buona compagnia, ma c'era sempre il problema principale: trucco e vestiti.

Io ero un disastro in entrambi i campi e non avevo neanche portato con me nulla che potesse servirmi in tal senso perché non avevo neanche preso in considerazione un'opportunità del genere.

Scioccamente avevo immaginato di passare le serate chiusa in albergo, quindi avevo lasciato tutti i miei vestiti nel mio piccolo armadio in Sicilia, anche se comunque ne avevo messi ben due in valigia perché nella vita non si poteva mai sapere cosa sarebbe successo.

Mi piacevano quei vestiti, questo è anche vero, ma non li trovavo adatti all'occasione e quindi mi stavo facendo lentamente prendere dal panico e dalla voglia di annullare quella sottospecie di 'appuntamento' che non aveva senso di esistere.

Ryan era davvero un caro, carissimo ragazzo, ma non ero una persona che si trovava a suo agio in queste situazioni. Inoltre, l'ultima volta che ero uscita da sola con un ragazzo mi era finita malissimo dato che mi aveva rubato più baci di quanti gliene volessi dare, ossia zero!

Quindi, anche se sapevo benissimo che non saremmo mai stati del tutto soli in quell'occasione, ero nervosa perché non ero il tipo di persona che qualcuno potrebbe mai volere accanto anche solo per bere un tea. Non sapevo di cosa parlare, né come iniziare un discorso.. non sapevo come ballare, come muovermi o come risultare gradevole ai suoi occhi. Insomma, ero un completo disastro!

Perché mi ero lasciata convincere dallo sguardo di Jared, eh? Maledizione. Ero troppo tentata di annullare tutto ma mi seccava anche mandare tutto all'aria dopo che lui era stato così gentile da invitarmi. Dopotutto chi mai l'avrebbe fatto? Gli dovevo almeno questo, ossia di esserci.. anche se probabilmente si sarebbe annoiato per tutto il tempo e non mi avrebbe invitata più ad uscire.

Ero preparata anche a questa eventualità. Ma poi, davvero volevo che mi invitasse ancora per un 'appuntamento'? Oddio.. stavo leggermente sclerando e non sapevo come fermarmi. Ero pericolosa quando incominciavo ad uscire fuori di testa! Necessitavo di essere fermata ma nessuno bussava alla mia porta ed io rimanevo impalata davanti alla valigia aperta perché non sapevo neanche da che parte cominciare.

Troppe domande e troppi dubbi avrebbero sempre avuto questo effetto su di me ma speravo che prima o poi sarei riuscita ad affrontare un po' di sana difficoltà perché la vita non era decisamente tutta 'rose e fiori', quindi potevo facilmente dedurre che mi sarei ritrovata davanti a certi dilemmi praticamente per sempre.

E poi il nome di Ryan continuava a vagare nella mia testa ed a spuntare proprio quando credevo di essere in procinto di rilassarmi completamente, come se il mio cervello si divertisse a mettermi in difficoltà! Stupida, stupida, stupida mente del cavolo!

Ma non poteva pensare a trovare una soluzione per il vestito ed il trucco, piuttosto che tormentarmi al pensiero di Ryan? Il bello era che continuavo a pensare che fosse davvero un bellissimo ragazzo ma che non potevo di certo paragonarlo a Jensen perché lui era magnifico sotto tutti i punti di vista.. e questo non aiutava, dannazione!

Perché la mia mente doveva per forza paragonarli? Non stavo neanche uscendo per un appuntamento, quindi perché doveva mettere in mezzo ciò che provavo per Jensen? Sentimenti che, tra le altre cose, non dovevo assolutamente provare dato che era sposato con Danneel ed era anche padre di Justice!

Forse la mia mente mi stava giocando questo brutto tiro perché semplicemente dovevo 'usare' Ryan per dimenticarmi di Jensen.. ma il solo pensiero mi ripugnava. Non mi concedevo neanche a chi amavo perché ancora non mi sentivo pronta, quindi figuriamoci con uno verso cui non provavo nulla!

Che poi, davvero avevo appena pensato di 'concedermi'? Follia, follia pura! Avevo seriamente bisogno di un po' di camomilla e di un calmante.. si.. decisamente. Stavo veramente male. Ma per fortuna tutto si poteva dire in quella situazione tranne che fossi veramente sola.

Ero circondata da più angeli di quanti me ne meritassi e quando sentii bussare alla porta, mi sentii già meglio anche se non sapevo chi fosse. Avevo solo bisogno di qualcuno che mi aiutasse a non impazzire a causa di pensieri come 'Ryan sarebbe meglio di Jensen' o 'Jensen non può essere sostituito'. Miseriaccia!

« Si? » chiesi, quindi, avvicinandomi alla porta che avevo opportunamente sprangato per paura di una possibile incursione di un Jared minaccioso ed armato di bacinella d'acqua. Mica dimenticavo questa possibile minaccia! Tzé. Non mi sarei fatta mettere nel sacco come invece aveva fatto lui.

« Tesoro.. è arrivata la cavalleria! » dissero due voci femminili in coro, al che non ci capii più niente. Mi sarei immaginata Jared, al massimo Misha, ma chi erano quelle due? Guardai attraverso lo spioncino e notai Melanie ed Ashley che sorridevano con in mano una busta colorata, un vestito ed un paio di scarpe argentate. Oh. Mio. Dio.

Aprii immediatamente la porta e venni investita come da un uragano quando entrarono senza neanche chiedere permesso. Buttarono tutto sul letto e si prepararono subito a darsi da fare mentre io me ne rimanevo letteralmente scioccata davanti alla porta. Okay, era un sogno.. vero?

Non poteva essere reale. No.. Era impossibile! Come caspita avevano fatto a capire che avevano bisogno d'aiuto? Loro neanche c'erano nella hall! A meno che qualcuno non le avesse informate del mio 'appuntamento'.

« Chi ve l'ha detto? » chiesi, chiudendo la porta dietro di me. Mi avvicinai mentre loro uscivano spazzole, piastre e trucchi dall'enorme busta colorata che si erano portate dietro e, nel mentre, le vidi sorridere come se la sapessero lunga.

Okay, avevo avuto la sensazione che fossero come due vecchie comari pronte a spettegolare bonariamente su tutti, ma mi risultava difficile da credere che qualcuno non avesse fatto la 'spia' in questo caso. Alla fine, però, scoprii che avevo ragione io.

« Jared.. Immaginava che potessi essere in crisi ed è venuto subito da noi. Ringrazia che avevamo ancora in camera tutti i vestiti che potevano servirci per il tuo personaggio, altrimenti non avremmo avuto modo di aiutarti! » disse Melanie mentre mi imponeva di sedermi su una sedia scomoda che normalmente veniva semplicemente posta per bellezza nelle camere d'albergo. Era tutta di legno, piccola e rigida. Ma per sistemarmi i capelli era molto meglio del divano.. almeno credo.

« Ora rimani ferma che dobbiamo sistemarti quei capelli, signorina! Mmm.. facciamo i boccoli o meglio lisci? » chiese Ashley alla sua collega, al che la donna guardò prima il vestito e poi il mio viso con occhio critico. Dopo pochi secondi, però, parve decidersi.

« Li facciamo mossi.. con qualche boccolo più definito. » disse ed iniziarono entrambe a lavorare freneticamente, investendomi con le loro chiacchiere ed i loro sorrisi. Come potevo non pensare di essere circondata da angeli? Erano tutti favolosi e non mi ero mai sentita tanto amata e coccolata in vita mia. Sembrava tutto, più che altro, un sogno.

Nella vita reale di solito queste cose non accadevano ma ringraziavo il cielo per averle fatte venire in mio soccorso. Non potevo chiedere di meglio e rimasi completamente senza parole per tutto il tempo. Ci pensavano tanto loro ad ammazzare completamente il silenzio con le loro chiacchiere ed anche con la loro musica.

« Un uccellino ci ha detto, inoltre, che è stato Ryan ad invitarti a questo party.. Vero? » chiese Ashley con sguardo malizioso, al che io diventai rossa come un pomodoro e rischiai di cadere dalla sedia mentre Melanie arricciava i miei capelli con una piastra.

« Si.. mi ha invitata lui! Ma è una serata tra amici.. infatti vengono anche Jensen, Jared e Misha. » dissi, sperando che anche loro non si mettessero a farmi discorsi del tipo 'Ryan è un bel ragazzo', 'Potrebbe piacerti..' o qualcosa del genere.

N-O-N-E-R-A-U-N-A-P-P-U-N-T-A-M-E-N-T-O!

« E' una festa, dolcezza.. E' ovvio che ci siano un sacco di persone, ma questo non vuol dire che non sia anche un appuntamento.. Passerete la serata insieme e probabilmente dividerete anche la stessa macchina! Certo che è un appuntamento, sciocchina! » disse Melanie tirandomi per dispetto un paio di capelli mentre li arricciava con la piastra.

Okay, dovevo ammettere che non l'avevo mai vista da questo punto di vista e pian piano mi stavo leggermente impanicando. No.. non poteva essere un appuntamento. Io non avevo accettato un appuntamento ma una serata tra amici!

« E per tua informazione, ci saremo anche noi.. Non ci perderemmo questa festa per nulla al mondo! Siamo ancora single, eh.. Mica possiamo lasciare tutti i bei giovanotti a te! » disse Ashley, che nel frattempo aveva finito di arricciare la parte destra della mia testa. Ora doveva passare al trucco ma tutto ciò non poteva fregarmene di meno! Stavo ancora considerando le parole di Melanie e la mia mente era concentrata tutta lì.

Davvero agli occhi del mondo quello era un appuntamento? Era per questo che Jared aveva fatto venire sia Melanie che Ashley, ossia per rendermi più carina? Aveva già manifestato in passato questa voglia di 'accasarmi' con il primo che gli capitava a tiro ed avevo come l'impressione che sarebbe stato un suo vizio fino a che non mi fossi sposata davvero con qualcuno.

Probabilmente voleva solo vedermi felice al fianco di un uomo così come lui era felice al fianco di Genevieve, ma non era così semplice. Io non ero proprio destinata ad un lieto fine del genere e ne ero così convinta sempre per quel discorso sul fatto che era quello che desideravo di più e che, per questo, non l'avrei mai ottenuto.

Non guastava neanche il fatto che avessi paura di lasciarmi andare e di essere amata in quel modo.. quindi proprio non era destino. Non desideravo, pertanto, avere un appuntamento con Ryan e non avrei mai dovuto accettare la sua proposta neanche tra mille anni, ma era andata ovviamente diversamente ed ora non potevo più tirarmi indietro. Maledizione, maledizione, maledizione!

« Ma se non era mia intenzione quella di dire di 'si' ad un appuntamento? E se la mia idea era quella di un'uscita tra amici? » chiesi quasi sull'orlo della disperazione mentre Ashley stava per spalmarmi sulla faccia un po' di fondotinta. Si fermò con la mano a mezz'aria e sospirò leggermente facendo cenno alla sua collega di metterglisi accanto. Inutile dire che mi guardavano entrambe in cagnesco.

« Signorinella, se non era quella la tua intenzione allora dovevi dirlo subito a Ryan! Le sue intenzioni dovevano essere abbastanza chiare.. Non si invita la prima che capita ad una festa! Senza contare il fatto che dovresti almeno dargli una possibilità.. noi lo conosciamo da anni e sappiamo quanto sia un caro ragazzo! Potrebbe essere per te una piacevole scoperta.. » disse Ashley che venne subito supportata dalla sua amica e collega Melanie con dei chiari segni di apprezzamento.

« A meno che tu non sia già innamorata! » disse all'improvviso Melanie, portandosi le mani alla bocca. Neanche Ashley aveva considerato questa eventualità e sbiancò di colpo.

« Sei innamorata di qualcuno? » chiese ancora Ashley ed entrambe aspettarono una mia risposta che però tardava ad arrivare. Beh, certo che tardava! Che cosa potevo dire loro? 'Ah, guardate.. ho una sciocca cotta per Jensen.. ma tranquille! Prima o poi passerà'. Si.. come no! Dovevo stare zitta.

« No.. non sono innamorata.. è solo che non mi ci vedo molto a stare con qualcuno. » dissi ed allora le vidi sbuffare a ridere per poi riprendere il loro lavoro con un sorriso fra le labbra che avevo come la sensazione che non se ne sarebbe più andato. Okay, ehm.. discorso chiuso? Si.. mi avevano gentilmente mandato a quel paese ed avevano anche ignorato bellamente il mio problema.

« Tutto qui? » chiesi alla fine, non sopportando più quel silenzio che più che un momento di pace ne sembrava uno di scherno per qualcosa che non coglievo. Mi irritava il non capire le cose!

« Si.. tutto qui. Tu hai paura e noi ti stiamo per spingere nella tana del lupo. Tutto qui. Ma se non ti obblighiamo noi a fare qualcosa per te stessa, chi può farlo? Quindi rassegnati. Andrai a quell'appuntamento, farai una bella impressione e ti innamorerai di Ryan. Fine della storia.. ed ora stai zitta che devo spalmarti in faccia il fondotinta. » disse Ashley e per rimarcare il concetto, mi chiuse la bocca con le dita e mi spiaccicò in faccia il fondotinta semi-liquido che aveva ancora tra le dita. Mio. Dio.

Tutto ciò era decisamente inconcepibile! Io non volevo un appuntamento con Ryan ma tutti si stavano impegnando al massimo per farmene avere uno, facendomi sentire terribilmente in colpa, tra l'altro, per non esserne entusiasta come invece sembravano esserlo tutti. Cosa avevo fatto di male? E perché non riuscivo semplicemente a farmi piacere ciò che potevo avere? Misteri della vita.

Forse era semplicemente un modo per non legarmi sentimentalmente con nessuno. Si, poteva anche essere possibile. Magari non mi sentivo davvero pronta e mi 'innamoravo' di coloro che non potevo avere cosicché almeno potessi sperimentare cosa volesse dire provare qualcosa per qualcuno ma non in maniera approfondita, ossia la parte che mi faceva più paura.

Aveva senso nella mia testolina ma tutto questo discorso mi mandava comunque in confusione.

« Chiudi gli occhi e non aprirli.. a meno che non te lo chieda io! » mi disse ancora Ashley ed io le obbedii all'istante mentre Melanie completava la sua operazione di 'arricciamento capelli'. Le due donne, comunque, erano decisamente velocissime.

Abituate com'erano a dover destreggiarsi con le esigenze di produzione dello show, ci stavano praticamente 10 minuti circa a fare ogni cosa. Ne rimanevo colpita ogni volta che riuscivano a dimostrarmi quanto fossero brave, ossia anche in quel momento.

Fui pronta in men che non si dica e con un sospiro soddisfatto mi spinsero davanti allo specchio dove non mi riconobbi neanche. Chi era quella ragazza? Non io, certamente.

« Indossa il vestito, su! » disse Melanie, porgendomi un vestito blu pieno di brillantini che non avrei indossato neanche sotto tortura prima di quell'avventura a Vancouver. Ora però, non potevo fare a meno di seguire le loro indicazioni ed anche se quel vestito non sarebbe mai totalmente rientrato nei miei gusti personali perché troppo 'scintillante', lo avrei sfoggiato al party.


Presi, pertanto, il vestito dalle mani di Melanie e mi chiusi un attimo in bagno per cambiarmi. Ero un po' dubbiosa ma mi calzava praticamente a pennello, meglio di tutti gli altri vestiti che avessi mai indossato. Nonostante tutto dovevo ammettere che incominciava a piacermi!

Uscii dal bagno con un sorriso e venni praticamente investita dagli urletti di Melanie ed Ashley che evidentemente erano soddisfatte del loro lavoro. Mi porsero anche due braccialetti, anch'essi luccicanti come il vestito, ed un paio di orecchini che si abbinavano perfettamente con il tutto. Mio. Dio.

« Il nostro lavoro è concluso! Ti lasciamo con la borsa coordinata e corriamo anche noi a prepararci.. Non vediamo l'ora! » disse Ashley e così com'erano venute praticamente se ne volarono via dalla stanza più felici che mai. A me non rimase che continuare a rimirarmi davanti allo specchio, pensando infine che decisamente non avevo idea di come tutto questo potesse davvero essere successo proprio a me.

 

***

 

Verso le 22:00 indossai le scarpe argentate con il tacco altissimo che Melanie ed Ashley mi avevano portato insieme al vestito blu che in quel momento stavo indossando. Ero parecchio nervosa e non facevo che tremare leggermente, soprattutto perché mi innervosiva parecchio il rumore che i tacchi producevano ogni qualvolta facevo un passo sul pavimento privo di tappeti.

Sembrava sempre che dovessi segnalare la mia posizione a qualcuno quando indossavo i tacchi perché non ne avevo mai indossato un paio che non facesse quel dannatissimo rumore insopportabile. Ma sospirai e mi feci forza perché davvero adesso era troppo tardi per tornare indietro ed io volevo almeno finire quella serata senza stragi e senza ferire nessuno.

Ryan non si meritava nulla di quello che potevo fargli e quindi mi sarei comportata gentilmente con lui e gli avrei dato la serata che si meritava di avere, senza considerare se fosse o meno un appuntamento dato che nessuno poteva assicurarmi, tranne il diretto interessato, cosa desiderasse davvero che fosse.

Si.. dato che non avevo avuto niente da fare da quando Melanie ed Ashley se n'erano andate in camera loro, ne avevo approfittato per pensare sul da farsi ed avevo semplicemente deciso di godermi la serata e di non considerarlo come un appuntamento. Se lo era, io non volevo saperlo.

Mi sarei comportata da amica e da invitata ad una festa. Punto. Con questo rinnovato spirito, quindi, uscii dalla mia stanza e mi ritrovai in corridoio con un bel dubbio stampato in faccia: scale o ascensore? Con quei tacchi avrei detto sicuramente 'ascensore' ma dato che avevo anche un 'piccolo' e 'banale' problemino con quest'ultimi, le scale mi sembravano più sicure. Oh, al diavolo!

Avrei preso le scale e mi sarei tolta i tacchi. Okay, no.. pessima idea. Non volevo sporcarmi i piedi, anche se non ero neanche sicura di farlo dato che Mrs Hallyway teneva quell'albergo pulito come uno specchio! Ma alla fine optai per portarmi dietro un paio di ballerine che avrei lasciato vicino alla reception di modo che, tornati in albergo dopo la festa, potessi liberarmi dei trampoli su cui ero salita e stare un po' più comoda.

Soddisfatta di quest'ennesima decisione, rientrai in camera, presi le scarpe, le indossai e mi fiondai di nuovo fuori. Strano comunque che non avessi incontrato ancora nessuno, ma forse ero in ritardo o in anticipo rispetto agli altri. Da programma ero in perfetto orario, per una volta!

Fatto sta che presi le scale con le scarpe argentate in mano e scesi fino al piano terra dove scoprii che ormai tutti mi stavano aspettando. Oh. Indossai le scarpe col tacco e mi avvicinai al gruppo che non smetteva un attimo di guardarmi, al che mi preoccupai leggermente ed arrossii vistosamente.

« Qualcosa non va? » chiesi timidamente, aggiustandomi un po' il vestito che era salito leggermente verso l'alto durante la camminata. Li guardai ad uno ad uno, nel frattempo, e sembrava che avessero tutti ingoiato un rospo. Avrei riso, ma ero un po' preoccupata.

« No.. direi assolutamente di no. » disse Jared guardando altrove, seguito a ruota da Misha, da Jensen e da Ryan che era arrossito e si guardava i piedi. Era un comportamento a dir poco anormale ed io non riuscivo proprio a capirli e continuai a guardarli mentre cercavano di guardare tutto tranne che me. Okay, allora il problema ero evidentemente io.

« Non mi sembra dalle vostre facce.. Sto così male? » chiesi ed un po' ci rimasi male perché se per una volta mi sentivo carina e presentabile, beh speravo che lo pensassero anche gli altri. Forse ero ancora in tempo a cambiarmi d'abito dato che questo aveva decisamente toppato alla grande.

Nel frattempo vidi Jensen auto-schiaffeggiarsi e girarsi dall'altra parte, Ryan auto-soffocarsi e tossire e Jared guardare in aria, di lato, le scarpe.. insomma, un po' tutto. Solo Misha si decise finalmente a darmi qualche spiegazione decente e non potei che pensare che era ovvio perché lo adorassi, no?

« Uhm.. direi di no. Stai molto bene.. più che bene. Troppo bene.. Mmm.. Dici che Victoria si seccherebbe molto se ci provassi con te? No perché altrimenti magari più di un pensierino ce lo farei.. sai com'è.. » disse e venne prontamente zittito da un pugno di Jared arrivato provvidenzialmente al momento giusto. Quando Misha iniziava con questo tipo di vaneggiamenti era davvero difficile poi fermarlo, quindi aveva fatto benissimo a colpirlo.

« Oh. » dissi e compresi finalmente come stavano le cose. « Ah, allora grazie! Stavo pensando di andare a cambiarmi se questo vestito era troppo.. » dissi ma fui io questa volta a venire interrotta dal dissenso generale che mi fu praticamente urlato in faccia e con forza.

« NO! » dissero infatti e Ryan si fece avanti, più rosso che mai, dicendomi « Stai davvero benissimo così.. » con una tenerezza tale che il mio cuore praticamente si sciolse. Okay, non mi sarei cambiata e, cosa che non guastava, tutto ciò era servito ad alzare un po' la mia autostima.

« Che ne dite quindi di andare? Ryan ed Eve con la nera e noi tre con la grigia, okay? » chiese Jared ed io capii che stavano parlando di macchine. Non potei che storcere per un momento il naso, però, perché a quanto sembrava Melanie ed Ashley ci avevano azzeccato sul fatto che avrei passato la serata anche nella stessa macchina con Ryan.

Sembrava sempre di più un appuntamento o almeno Jared ce la stava mettendo tutta per farlo diventare tale da come mi strizzava l'occhio in maniera complice. L'avrei voluto strozzare con le mie stesse mani!

« Okay ma sbrighiamoci perché altrimenti la festa decolla senza di noi! » disse Misha e poggiando le mani su entrambe le mie spalle, mi condusse fuori mentre io arrancavo sui trampoli che indossavo e che già incominciavano ad infastidirmi troppo. Misha, comunque, mi lasciò solo quando arrivammo davanti all'automobile nera menzionata da Jared.

Ci salii sopra senza neanche pensarci su e Ryan mi seguì a ruota, dicendo poi al conducente della vettura che poteva mettere in moto e partire verso il centro di Vancouver. Io, di nuovo in imbarazzo, non riuscivo a trovare un modo carino per spezzare quell'assurdo silenzio ma ci pensò lui a destabilizzare un po' la tensione che minacciava di uccidermi da un momento all'altro.

Si complimentò ancora una volta per il vestito, io gli risposi che erano stata Melanie ed Ashley ad aiutarmi e lui elogiò il loro lavoro, aggiungendo comunque che sarei stata carina con qualsiasi vestito. Ovviamente arrossii e guardai fuori dal finestrino per riprendere un po' di fiato. Non ero abituata a quelle cose!

Io non sapevo cosa si faceva in quelle situazioni e non riuscivo a trovare neanche un argomento decente che potesse impegnare entrambi in una sana conversazione. Qualcosa però dovevo pur dirla, quindi gli chiesi da quanto tempo lavorasse nello show e come si era avvicinato a quel tipo di lavoro.

« Da poco tempo.. » rispose lui con un sorriso. « Mio padre lavorava in uno studio televisivo prima di ammalarsi ed io ho semplicemente intrapreso una carriera simile alla sua. Mi portava sempre con sé quando ero piccolino e mi piaceva 'mettere apposto le cose' come faceva lui. » disse infine ed io manifestai il mio dispiacere per la malattia di suo padre.

Non chiesi se stesse ancora bene o se fosse deceduto a causa della malattia perché quelli erano argomenti troppo dolorosi da discutere in una situazione del genere ed io, poi, avevo la tendenza a piangere quando sfioravo anche solo l'argomento 'morte' di striscio, quindi era decisamente meglio non sapere per adesso.

Lui, comunque, non sembrava neanche in vena di parlarne quindi riportai la conversazione su 'Supernatural', raccontandogli di come mi fossi appassionata alla serie televisiva e di come fossi stata così tanto fortunata da essere entrata a far parte del cast.

Probabilmente ne aveva già sentito parlare e forse gli avevo pure accennato qualcosa io stessa ma sinceramente non ricordavo bene e preferivo ricominciare tutto da capo di modo da spiegare al meglio ciò che era accaduto quei fatidici giorni di maggio. In tutto quel mentre -sia lodato il cielo!- arrivammo a destinazione e non riuscii a completare del tutto il mio racconto. Beh, poco male.

Mentre ci incamminavamo verso l'entrata ebbi modo di elencargli la serie di cadute con cui mi ero fatta conoscere dalla 'SPN Family'. Ryan rideva ed io con lui al ricordo di quei momenti indimenticabili e mi sentii più tranquilla riguardo all'intera serata. Non stava andando male, a parte alcuni buchi presto riempiti dal primo argomento disponibile. No?

Era contento ed io mi stavo ambientando. Inoltre venimmo presto raggiunti da Jared, Jensen e Misha quindi andava tutto bene. Vidi da lontano anche Ashley e Melanie che mi salutarono con il pollice alzato ben in mostra. Erano contente anche loro!

Solo io ancora mostravo un certo imbarazzo per la situazione ed anche una certa titubanza, ma era naturale ed anche normale per una persona come me. Dovevo farci l'abitudine e semplicemente rilassarmi un pochino.

« Vieni.. da questa parte. » disse Ryan ed io lo seguii fino alla porta d'entrata dove stazionava il buttafuori di turno con una lista in mano. Ci pensò Ryan a dire i nostri nomi, anche se il buttafuori ormai li conosceva tutti da anni e non aveva bisogno di presentazioni varie. Ma comunque, quando l'uomo ebbe cancellato i nostri nomi dalla lista, ci lasciò passare.

Il buttafuori, tra le altre cose, era gigantesco, molto più di Jared, il che era praticamente tutto dire! Sembravo una nana al suo confronto, nonostante i tacchi alti! Anzi, sembravo una nana in confronto a tutti loro.. accidenti. Purtroppo ero bassa, che potevo farci?

Fatto sta che Ryan mi prese per mano e mi condusse all'interno del locale da cui proveniva già una certa dose di musica da discoteca di cui non ero decisamente esperta. Non avevo mai frequentato certi posti, quindi non ne conoscevo neanche il tipo di musica, a parte alcune canzoni che non avevo potuto fare a meno di ascoltare.

Avevo partecipato a tutti i diciottesimi dei miei compagni di classe qualche anno fa e ad ogni festa si ballavano sempre le solite canzoni da discoteca che andavano di moda in quel periodo, quindi qualcosa me la ricordavo ma non esattamente tutto (e le canzoni erano anche diverse ma piccoli dettagli). Non era il mio genere, sebbene mi fossi comunque divertita a ballarle. Ma diciamo pure che o ballavi o ti annoiavi a morte, quindi era quasi un obbligo scendere in pista!

D'altronde, però, ballavo sempre ed in qualunque occasione quindi non mi lasciavo sfuggire qualunque opportunità che mi capitasse davanti agli occhi. La coglievo e basta.

« E' diverso rispetto ai luoghi che sei solita frequentare? » chiese Ryan mentre mi accompagnava ancora verso l'interno del locale. Man mano la luce si faceva sempre più soffusa.

« Si.. abbastanza. Però adoro ballare, quindi sono convinta che mi divertirò! » dissi per non scoraggiare Ryan che mi aveva invitata. Lui mi sorrise di rimando e continuò a portarmi fino ad una sala molto, molto ampia con divani ed una pista da ballo immensa però già stipata di persone.

C'era anche un bar, una sala fumatori sulla destra ed un luogo più appartato dove riposarsi senza che la musica di fracassasse i timpani. Ovviamente c'erano le luci stroboscopiche tipiche della discoteca ma erano accettabili e sopportabili.

Certo, non mi sentivo comunque esattamente a mio agio ma era meno peggio di quello che avevo immaginato perché non ero sola e mi sentivo comunque protetta dalla loro presenza. In Italia non sarebbe mai stato così perché era tutto profondamente diverso.

« Puoi lasciare la tua borsa lì.. dove c'è quella signorina. » disse Ryan ed io camminai nella direzione che mi aveva indicato, lasciando la borsa abbinata al mio vestito nelle mani di quella ragazza molto giovane che mi sorrise un po' falsamente. Come l'avevo capito?

Era più una sensazione che altro ma non mi aveva convinta. Non era quel genere di sorriso che ti arriva pure agli occhi. No.. era freddo e distaccato. Concesso solo per obbligo, quasi. Me ne andai, quindi, dicendole solo un semplice 'grazie' appena sussurrato.

Ritornai da Ryan e vidi che Jensen, Jared e Misha avevano incominciato a salutare praticamente quasi tutte le persone presenti in quel locale. Persone alle quali poi venni pure presentata come 'la piccola Eve di Supernatural'.

In tutto ciò, purtroppo, dovetti lasciare Ryan da solo perché mi avevano letteralmente bloccata in una situazione piena di saluti e convenevoli a non finire che mi mettevano sempre in imbarazzo e fu solo dopo un po' che riuscii a tornare da lui, sentendomi di nuovo in colpa nei suoi confronti.

« Mi dispiace.. » dissi ma lui scosse la testa e mi porse di nuovo una mano che io afferrai prontamente senza neanche un motivo ben preciso. Di solito non stavo mai mano nella mano con una persona semi-sconosciuta, ma non ce la facevo a dirgli di no.

Forse era per via dei suoi occhi sinceri e verdi.. o forse perché era dolce, molto tenero e dolce. Non lo sapevo ma non potevo fare a meno di accontentarlo e di seguirlo nei suoi piani per la serata, che evidentemente prevedevano anche di ballare. Mi portò in pista dove entrambi incominciammo a scatenarci sotto le note di una qualche canzone sconosciuta che però era piacevole da ballare, nonostante tutto.

Avrei solo voluto togliermi quei trampoli per ballare meglio, ma non è che il vestito fosse meno fastidioso, eh? Appena mi muovevo un po', mi scopriva ancora di più le gambe ed io non c'ero affatto abituata. Mi sentivo effettivamente un po' nuda ma non potevo protestare più di tanto. Melanie ed Ashley mi avevano letteralmente salvata con questo vestito!

Comunque man mano ci stavo prendendo gusto e sperimentai anche l'ebrezza di ballare quel tipo di musica in coppia. Cavolo, mi veniva da ridere! Era imbarazzante perché volente o nolente ti strusciavi con il tuo partner ed io mi vergognavo da morire ed ero diventata rossa come un pomodoro, però non sembrava che a Ryan importasse. Anzi, la cosa sembrava pure divertirlo tantissimo!

Era rosso pure lui, però, quindi avevo motivo di ridere anche io per una volta ed alla fine ci dimenticammo di tutto e continuammo a ballare come se ci fossimo solo noi in pista. No, decisamente avevo previsto male come sarebbe andata la serata.

Dato che stavamo ballando non c'era neanche bisogno di parlare in quel momento, quindi potevamo tenere la bocca chiusa e non impanicarci perché non trovavamo argomenti di conversazione! Anche se qualche parolina ci scappava, ogni tanto, ma per lo più commentavamo i vestiti o qualcosa di strano che qualche attore o produttore aveva indossato per la serata e che sfoggiava con orgoglio.

Non avevo neanche idea di dove fossero finiti Jared, Misha e Jensen ma poco dopo vidi Misha in pista con Ashley e Melanie e Jared a chiacchierare al bancone con un bicchiere in mano. Ma Jensen? Okay, forse era meglio che non me lo chiedevo perché lo vidi arrivare con un bicchiere enorme già quasi del tutto vuoto e con un sorriso che, davvero, non avrei saputo definire.

Accennava qualche passo di danza e si dirigeva spedito verso di noi, puntando precisamente me, e dalla sua faccia potevo facilmente intuire che c'era decisamente qualcosa di strano in lui. Ma era ubriaco?

Effettivamente, ballando, ridendo e scherzando era già passata un'ora quindi comunque era da un po' che ci trovavamo lì dentro, ma non capivo come avesse potuto ridursi in quel modo e cosa l'avesse indotto a scolarsi qualunque cosa ci fosse stato in quel bicchiere.

« Hey! Vi divertite? » ci chiese quando riuscì a scansare, un po' barcollante, chiunque si fosse messo di mezzo tra lui e la sua meta finale, ossia noi. Io continuai a guardarlo leggermente scioccata perché davvero, in questi giorni Jensen aveva qualcosa che non andava. Prima ce l'aveva con il mondo intero, poi tentava di sistemare tutto ed in seguito mi ritrovavo pure a conoscere la sua versione da ubriaco (?).

No, non era possibile. Nella vita di Jensen doveva essere accaduto qualcosa di davvero catastrofico per farlo comportare così perché non era da lui. Non lo conoscevo, è chiaro, ma da quello che avevo capito di lui ero certa che non si sarebbe mai comportato in questo modo a meno che qualcosa non lo turbasse davvero nel profondo.

Solo che non sapevo sinceramente cosa quel 'qualcosa' fosse e mi preoccupavo per lui di conseguenza.

« Non avrai esagerato un pochino? » chiesi titubante, cercando di prendergli il bicchiere dalle mani ma Jensen se lo tenne ben stretto e lo allontanò dalla mia portata semplicemente alzando il braccio.

« Esagerato? No.. E' solo il secondo che bevo! » disse e ridacchiò in modo strano portandosi il bicchiere alla bocca mentre Ryan sbuffava leggermente irritato dalla situazione. Non potevo dargli torto, non del tutto, ma incominciavo a preoccuparmi per Jensen e nel mio cuore lui veniva decisamente prima di Ryan. Veniva prima di tutto, in effetti.

« Ryan, lo accompagno un po' fuori a schiarirsi le idee.. » dissi e finalmente riuscii a privare Jensen del suo bicchiere, mollandolo in mano a Ryan che decisamente non era contento della situazione. Io, nel frattempo, afferrai Jensen e lo spintonai verso l'uscita.. barcollando nel frattempo a causa dei tacchi.

Jensen era decisamente contrario alla mia iniziativa ma non gli permisi di ribattere, ma comunque vinse lui lo stesso perché si piantò su un divano e non si mosse più. Al che mi sedetti vicino a lui e cercai di capire che cosa non andasse nella sua vita.

« Ma si può sapere che ti prende? » chiesi mentre adocchiava un bicchierino sul tavolo ancora del tutto intatto. Qualcuno doveva averlo lasciato lì ma non gli avrei permesso di toccarlo. Lo presi io e lo poggiai a terra, accanto ai miei piedi.

Jensen non era molto contento, né della domanda né del bicchiere finito dove lui non poteva arrivare se non con un po' di sforzo. Mi guardò con rabbia e cercò di afferrare il bicchierino con un movimento leggero di chi sapeva comunque che non ce l'avrebbe fatta a raggiungere il suo obiettivo, anche perché feci scivolare il bicchierino un poco più in là grazie ad un colpo di tacco. Ora era decisamente fuori dalla sua portata.

« Non sono affari tuoi, Eve.. » disse calcando il mio nome con un po' più di forza del dovuto, proprio come a sottolinearlo. Io sbuffai e mi incavolai, cercando con lo sguardo Misha e Jared nella speranza che potessero aiutarmi in una situazione piuttosto difficile come questa. Non li vidi, però, da nessuna parte quindi capii che dovevo cavarmela da sola, almeno per il momento.

« Si, forse hai ragione.. non sono affari miei ma mi preoccupo comunque. » dissi e lo vidi distogliere lo sguardo. No, questa volta doveva guardarmi! Di solito ero io a fuggire ai suoi occhi ma la situazione si era un pochino ribaltata quella sera. Ma solo per quella sera!

« Mi hai detto che era un problema che avresti risolto da solo, ma non credo che le cose stiano andando molto bene.. o sbaglio? » chiesi e dalla faccia di Jensen e dai recenti avvenimenti era chiaro che avessi ragione. Per questo continuai con il mio discorso.

« Ecco.. allora ho ragione. Quindi non chiuderti in te stesso e cerca il nostro aiuto.. non sarebbe giusto? Magari non fidarti di me ma almeno fallo di Jared e Misha che conosci ormai da tanti anni. Chiedi aiuto a loro.. » dissi ma Jensen scosse la testa e si rialzò di botto. Evidentemente non l'avevo convinto.. accidenti! Perché poi dovevano capitare queste cose a me? Cercai ancora Misha e Jared con lo sguardo ma ancora una volta sembravano misteriosamente spariti nel nulla.

« Non ho bisogno dei consigli di nessuno, soprattutto non dei tuoi.. » disse e mi guardò in cagnesco per un po', ossia finché non decise che fosse arrivato il momento di cambiare espressione e discorso. Io, comunque, ero rimasta ferita dalle sue parole, anche se tentai di non darlo a vedere. Ma che diritto avevo per esserne ferita quando ero la prima a cercare di allontanarlo da me?

« Non dovresti essere con quello lì.. come si chiama? Ronnie.. no, Ryan. Perché non torni da lui e non mi lasci bere in pace? » chiese lui invadendo totalmente il mio spazio personale. Era vicino, troppo vicino, e mi guardava fisso negli occhi come non aveva fatto mai.

Ce li aveva lucidi, a causa di qualunque cosa avesse bevuto di recente, ma quel verde incredibile non poteva che togliere il fiato anche se annebbiato dall'alcol. Nulla era più bello degli occhi di Jensen e delle sue lentiggini. Nonostante tutto, però, cercai di non indietreggiare e continuai a fronteggiarmi con lui guardandolo allo stesso modo in cagnesco e pronta ad azzannarlo nel caso in cui avesse continuato.

« Al momento sono leggermente occupata a fare da baby sitter a te, quindi non posso pensare a Ryan.. non credi? » dissi e lui sbuffò e se ne andò verso il bar, ignorando il mio ultimo commento. Si era offeso? Probabile, ma non avevo la certezza assoluta. Chi lo capiva più a Jensen?

Stanca, agitata e terribilmente stressata lo seguii al bar e tentai di convincerlo a non bere più nulla ma ovviamente non mi ascoltava e riuscì a portarsi alle labbra qualcosa dall'odore orribile. Okay, necessitavo di un po' d'aiuto e quindi dovetti lasciarlo a se stesso per un po'.

Ma dov'erano Misha e Jared? Giusto quando avevo un disperato bisogno della loro presenza, erano letteralmente scomparsi e non sapevo dove potessero essersi andati a cacciare. Mi dibattevo tra la folla che ballava ormai un po' da tutte le parti e non solo sulla pista da ballo, ma ancora non riuscivo neanche a vedere l'ombra di quei due.

Non trovavo più nemmeno Ryan e quei tacchi mi facevano malissimo ai piedi, accidenti! Probabilmente dovevo darmi ascolto quando pensavo che quella serata sarebbe stata un totale disastro perché evidentemente avevo ragione da vendere.

La cosa strana, comunque, era che Jensen era ubriaco, okay, ma sembrava molto più lucido di quello che chiunque sarebbe stato dopo aver bevuto tutto quello che lui aveva ingoiato da quando era arrivato. Lo si notava dagli occhi lucidi e dal suo leggero barcollare, oltre che ad alcuni suoi gesti e discorsi, ma da lontano non sembrava messo troppo male.

Forse ero io che mi stavo preoccupando eccessivamente.. boh, ero abbastanza confusa e non vedevo l'ora di trovare quelle due canaglie che se l'erano svignata!

Ad un certo punto, però, sentii la musica cessare quasi di botto e vidi tutti girarsi verso un piccolo palchetto vicino alla console del dj. Io non vedevo molto da lì, sia per colpa della mia altezza che per colpa del luogo infelice e lontano in cui ero finita.

Non ci volle poi molto per capire cosa stesse succedendo, anche perché quella voce era riconoscibile ed ero quasi certa di averla lasciata al bar. Oddio, le cose stavano decisamente mettendosi malissimo. Che ci faceva Jensen sul palco?

« Buonasera a tutti! Sono convinto che mi conosciate già, ma se non è così.. mi presento. Sono Jensen Ackles e sono qui per cantare una canzone che dedico alla mia nuova collega. Eve? Dove sei? » chiese e gli occhi di tutti quelli che mi conoscevano si girarono immediatamente verso di me, attirando anche gli sguardi di chi non mi era ancora stato presentato.

Volevo sprofondare dalla vergogna ma speravo che almeno questo servisse per convogliare verso di me tutti i rinforzi che mi sarebbero serviti per portare Jensen giù da quel palco. In effetti, almeno per questa volta, la mia previsione si rivelò esatta e vidi Melanie ed Ashley avvicinarsi a me di corsa con un'espressione preoccupata stampata sul viso.

Nel frattempo sentii le prime note della canzone 'Runnin' di Adam Lambert riecheggiare nel locale e guardai nervosamente verso il palco, constatando che Jensen stava davvero cantando quella canzone. Okay, il mondo era impazzito.

Non ci stavo capendo assolutamente nulla, sia perché quella canzone me la stava pure dedicando, sia perché avevo sempre sentito che non avesse mai fatto una cover di quella canzone, eppure la stava cantando davanti ai miei occhi increduli. Oh, cavolo!

Non avevo tempo per pensare anche a questo, soprattutto non dopo l'arrivo di Melanie ed Ashley che mi investirono di domande del tipo 'Ma è impazzito?', 'Sta bene?' o 'Come caspita gli è venuto in mente di salire su quel palco?'. Domande alle quali non risposi perché davvero non avevo abbastanza tempo né informazioni adeguate.

« Avete visto Jared e Misha? » chiesi e le due donne mi indicarono prontamente l'entrata principale alla sala in cui ci trovavamo in quel momento. Disgraziati, allora erano usciti! Non potevano dirmelo invece di farmi arrancare per tutta la sala alla loro ricerca? Maledizione.

I due, comunque, erano rimasti impalati davanti alla signorina a cui avevo dato la borsa e continuavano a guardare scioccati il palco e Jensen che continuava a cantare quella canzone. Per carità, era una gioia per le mie orecchie il sentirlo, ma ero preoccupata e dovevamo farlo scendere di lì nel più breve tempo possibile, anche perché avevo paura che rotolasse giù dal palco da un momento all'altro.

Corsi, pertanto, subito da Jared e Misha e gli sussurrai senza fiato le parole chiavi.

« Jensen.. palco.. ubriaco.. andate! » dissi e, come appena destati da un'incantesimo, i due si mossero e raggiunsero il palco seguiti a ruota da me e da Melanie ed Ashley. Fu in quel momento che vidi di nuovo Ryan ma non avevo neanche il tempo di dirgli nulla.

Jensen risucchiava tutta la mia attenzione e quindi non mi rimaneva altro da fare che ignorare Ryan. Comunque, arrivammo sotto al palco attirando l'attenzione di Jensen che, non appena mi vide, mi allungò una mano per farmi salire sul palco al suo fianco ma io non ne avevo alcuna intenzione. Una gomitata di Jared però mi fece cambiare idea ed il suo « Assecondalo! » fu l'ultima cosa che sentii prima che mi spingesse a salire le scale laterali del palco.

Mi ritrovai in un attimo lì sopra con Jensen mentre l'intera sala ci guardava. Alcuni ballavano ed altri canticchiavano le parole della canzone insieme a Jensen.. nessuno però sembrava accorgersi del comportamento anomalo del mio collega che pensò bene di porgermi un microfono ed invitarmi ad unirmi a lui nella canzone che era arrivata già alla fine della seconda strofa.

Jared mi fece cenno di cantare insieme a lui ed io mi ritrovai ad 'eseguire l'ordine' con uno sbuffo risentito. Ma perché finivo sempre col cantare in pubblico?

« My heat's beating faster.. I know what I'm after.. » cantò Jensen ed io mi unì a lui esattamente dopo queste parole, maledicendo il mondo intero per avermi condotta a quel punto.


 

I’ve been standing here my whole life
Everything I’ve seen twice
now it’s time I realized
it’s spinning back around now
On this road I’m crawlin’
save me cause I’m fallin’
now I can’t seem to breathe right
cause I keep runnin runnin runnin runnin
runnin runnin runnin runnin
runnin from my heart.

 

Cantammo quest'ultimo ritornello insieme, come se l'avessimo sempre fatto. Continuavo a non capire perché avesse scelto proprio quella canzone da dedicarmi ma forse era per via dell'alcol e non perché quella canzone avesse un significato particolare che io dovevo cogliere.

No, probabilmente aveva solo voglia di cantarla e non dovevo per forza cercare un significato nascosto che evidentemente non c'era. Anche perché questa canzone parlava, tra le altre cose, di come il protagonista stesse fuggendo dal proprio cuore. Che senso aveva?

Non lo capivo e non l'avrei mai capito. Era mio dovere, comunque, arrivati a questo punto di spintonare Jensen giù dal palco prima che potesse mettersi a cantare qualche altra cosa.

Con quanta più discrezione possibile, mi inchinai al pubblico che applaudiva ed afferrai Jensen per una mano. Lo trascinai giù dalle scale dove venne preso da Jared e Misha che non si capacitavano di come non si fossero accorti prima dello stato in cui uno dei loro migliori amici versava già da un paio di giorni.

Decisero di tornare in albergo per mettere Jensen a letto e quest'ultimo protestò fino alla fine ma Jared e Misha non si lasciarono impietosire e lo trascinarono poco carinamente verso l'uscita mentre Jared mi urlava che potevo continuare la mia serata con Ryan perché tanto a Jensen ci avrebbero pensato loro. Okay.. anche se non avevo più tanta voglia di rimanere lì dopo i recenti avvenimenti.

Avevo, tra l'altro, di nuovo perso anche Ryan, il che mi faceva desiderare di andarmene il più velocemente possibile. Ma perché non ero rimasta in albergo sin dall'inizio? Quella serata era stata un completo disastro ed ora mi dovevo pure sorbire tutte le occhiatine che mi lanciavano tutti coloro che mi avevano vista su quel palco assieme a Jensen, ossia ogni singolo essere in quel locale. Grazie.

« Eve! » mi sentii chiamare, per fortuna, ad un certo punto e notai che era proprio Ryan che mi veniva incontro con un nuovo sorriso stampato in faccia. Almeno lui era di nuovo contento.

« Ho visto che Jared e Misha hanno portato via Jensen.. Certo che è proprio strano. In tutti questi anni non l'avevo mai visto così! » disse ed io non trovai neanche un modo per difendere il mio 'collega' perchè quello che Ryan diceva era assolutamente vero. Era strano, senza alcun dubbio.

« Torniamo a ballare, ti va? » chiese Ryan dato che non avevo ancora spiccicato parola, ed io annuii porgendogli la mano destra. La strinse e mi riportò in pista dove i partecipanti a quel party stavano ballando sotto le note di 'Get Lucky' dei Daft Punk.

L'avevo sentita poche volte ma aveva un ritmo coinvolgente ed io avevo esattamente bisogno di questo per dimenticare tutta quella brutta faccenda. Fu così che mi ritrovai al centro della pista e mi tolsi direttamente le scarpe per poter finalmente ballare come si deve.

Non le sopportavo più quelle scarpe! Vidi Melanie ed Ashley approvare con lo sguardo e mi imitarono immediatamente mentre io incominciavo ad improvvisare dei passi semplici che tutti potevano seguire facilmente. Ryan mi guardò divertito ed io mi lasciai definitivamente andare tutto alle spalle, contagiata dalla sua allegria e da quella delle mie truccatrici.

Tutti e tre seguivano alla precisione i miei movimenti e ben presto lo fecero in tanti, praticamente tutti. Mi vergognavo? Un pochino ma al momento avevo semplicemente bisogno di ballare e quando Ryan mi prese per le braccia e mi fece fare una giravolta, risi contenta e lo lasciai fare mentre tutti battevano le mani a ritmo e ci incoraggiavano a continuare.

Non me lo sarei mai aspettato ma Ryan era un ballerino magnifico e ci intendevamo alla grande. Mi bastava uno sguardo per capire quale sarebbe stata la sua prossima mossa e mi lasciavo guidare ciecamente da lui. Era divertente! Molto.

Peccato che la canzone durava solo 6:10 minuti. Avrei continuato a ballare ininterrottamente perché, per l'appunto, mi divertiva moltissimo e quella canzone mi ricordava tantissimo quelle un po' più retrò che mi piacevano da morire. Ne ballammo altre due.. no, anzi più di due.

E solo quando ci accorgemmo che si era fatto un pochino tardi e che entrambi l'indomani avremmo avuto del lavoro da svolgere, decidemmo di tornare in albergo. La frenesia che ci aveva travolto a causa degli ultimi balli, comunque, rimase per tutto il tragitto verso casa e chiacchierammo ancora completamente stravaccati sui sedili della macchina nera che ci aveva accompagnati all'inizio della serata.

Ma il fattore 'Jensen' era stato dimenticato? Assolutamente no. Era rilegato in un angolino del mio cervello e stavo impiegando tutte le mie forze per non farlo risalire a galla. Doveva rimanere lì a tempo indeterminato perché, davvero, per quella sera avevo chiuso con lui e non volevo più pensare a tutto quello che era accaduto a quel caspita di party.

Nel frattempo, per vostra informazione, mentre io mi convincevo che non avrei più pensato a Jensen per quella sera (ma effettivamente stavo pensando comunque a lui), eravamo arrivati a destinazione ed intenti ad avviarci verso la reception dove avevo lasciato le mie scarpe basse.

Fu un sollievo scendere giù da quei trampoli e saltellai un pochino per la stanza di modo che i miei piedi si riabituassero ad una posizione più confortevole.

Ryan rideva nel frattempo ed io cercavo di non farmi alzare il vestito più del dovuto dal mio eccessivo attacco di felicità. Ma comunque, dopo il mio momento di pazzia, salimmo le scale e ci ritrovammo immediatamente al mio piano, di fronte alla stanza numero 216.

« Ecco.. ehm.. grazie di tutto, Ryan. Nonostante alcuni piccoli inconvenienti, mi sono divertita! » dissi con un sorriso ed il viso di Ryan si illuminò. Quello che mi piaceva di più di lui era che bastava davvero poco per farlo sorridere, quindi perché non farlo sorridere sempre?

Per questo gli avevo detto che comunque mi ero divertita e non mi pentivo di quella piccola bugia. A dire il vero, c'erano stati dei momenti divertenti e tutti erano legati a lui, quindi non era neanche propriamente una bugia.

Mi ero divertita al suo fianco, ma poi era spuntato Jensen ed aveva incasinato un po' tutto. 'Non potevo fare di tutta l'erba un fascio', quindi ed ero contenta anche per questo.

« Sono davvero contento di sentirtelo dire.. Buonanotte, Eve. » disse ed io gli sorrisi di nuovo e decisi di dargli anche un piccolo bacetto sulla guancia. Tanto, che male c'era? In Italia era normale salutarsi con due bacetti sulla guancia, quindi se gliene davo uno non c'era niente di male, no?

Non capii mai se l'avvicinarmi a lui con l'intento di baciargli una guancia l'avesse fuorviato in qualche modo.. Forse pensava che volessi baciarlo sul serio, non ne avevo idea. Fatto sta che io stavo mirando alla sua guancia e lui pensò bene di spostare la sua testa di modo che potesse far combaciare le nostre labbra in un bacio casto e semplice che io però non avevo mai desiderato.

Scioccata e completamente paralizzata dal fatto di essere stata baciata per l'ennesima volta senza che io lo volessi, vidi Ryan salutarmi e fuggire via verso la tromba delle scale. Io rimasi esattamente dov'ero, incredula ed anche un po' seccata per quest'ennesima presa di posizione a mio danno.

Tanti anni fa ero stata baciata allo stesso modo, senza che io lo volessi, solo che quel ragazzo si era preso più libertà di Ryan e mi aveva pure infilato la lingua in bocca. Che nervi!

Aprii la borsetta e cercai la chiave elettronica che però non si trovava lì. Eh? Ci mancava solo questa! Avevo un diavolo per capello, in quel momento. Non avevo voglia di scendere di nuovo giù per prendere un'altra chiave, cavolo.

Poggiai la testa sulla porta, stanca e scoraggiata, e fu allora che lo notai. La mia chiave elettronica era semplicemente lì.. sotto la serratura della porta. Come c'era finita laggiù? Probabilmente era scivolata giù dalla borsa quando avevo tentato di infilarcela dentro.

Per la fretta non avevo controllato dove mettevo le mani, anche perché stavo cercando di non cadere giù a causa dei tacchi alti. Per fortuna, però, l'avevo persa lì davanti e quindi riuscii ad entrare nella mia stanza senza dover andare alla ricerca di un'altra chiave. Chiusi la porta alle mie spalle e sentii un fruscio indistinto che però mi indicava la presenza di qualcuno all'interno della stanza.

« Ti sembra questa l'ora di tornare? » mi sentii domandare dalla voce che ormai aveva incominciato a tormentarmi notte e giorno. Accesi la luce e notai Jensen con una birra in mano che si trovava seduto su uno dei divanetti della mia stanza. Non riuscivo a crederci! Lo sapevo che non mi potevo fidare né di Jared né di Misha.. avrebbero dovuto metterlo K.O. o legarlo al letto.

« Non ci vedo niente di male.. » risposi, anche perché era solo l'una e mezza, quindi non è che avessi fatto le ore piccole e fossi tornata alle 06:00 del mattino! Ma comunque, che caspita gliene fregava a lui? Probabilmente era semplicemente ubriaco, ancora.

« E ti ha accompagnato Ryan fino a pochi passi dalla porta, è vero? » chiese avvicinandosi pericolosamente a me ed io annuii semplicemente abbassando lo sguardo, non capendo il motivo di tutte quelle domande. Ma non poteva semplicemente andarsene via? Io non ce la facevo più e non ero proprio in grado di riuscire ad avere la meglio contro un Jensen ubriaco.

No.. mi rifiutavo anche solo di combattere. Ero stanca, distrutta ed avvilita. Non ero abituata a 'combattere' costantemente contro le persone e quindi tutta quella battaglia emotiva mi stava distruggendo.

« Si.. mi ha accompagnata lui. Ed ora, per piacere, esci fuori.. Ho bisogno di dormire. » dissi e cercai di avviarmi verso la porta, ma lui mi bloccò prendendomi per un braccio. Volete la verità? Mi spaventai un po' ma non urlai semplicemente perché tutta quella situazione era assurda ed assolutamente ridicola. Non volevo svegliarli ed ancora ero convinta di potermela cavare da sola.

Con il senno di poi, avrei dovuto intuire che non ce l'avrei mai fatta da sola, ma ero sciocca e stupida. Con il tempo, però, avrei imparato ma non era ancora il momento.

« E com'è andata? Ti ha forse baciata? » chiese con una certa dose di rabbia mal repressa, ignorando il mio invito ad uscire dalla mia stanza, schiacciandomi in seguito contro il muro di modo che non potessi sfuggire alle sue domande. Mi guardava ed il suo sguardo era implacabile. Avevo paura ma era pur sempre Jensen.. non mi avrebbe mai fatto del male.

« Non sono affari tuoi.. Vattene, per favore. » dissi, ricercando in me una durezza che però non possedevo. Non con lui. Però il mio tono di voce sembrò convincerlo lo stesso ad andare via e si staccò da me continuando a guardarmi in modo truce.

« Lo sono.. anche se non dovrebbero. » disse e c'era tanta tristezza nelle sue parole che mi sentii trafiggere da mille lame. Ma cosa stava succedendo? Perché diceva quelle cose?

Non ebbi il tempo di farmi altre domande, però, perché Jensen aveva una certa idea su come concludere in bellezza la serata e, così come era successo con Ryan, le sue labbra magicamente toccarono le mie ed io mi sentii toccare ed avvolgere dalla sua essenza, dalla sua presenza. Non capivo più niente. Sentivo solo le sue braccia ovunque e le sue mani delicate che mi accarezzavano il viso, i capelli ed infine il busto con fare possessivo ed anche un po' pretenzioso.

Le sue labbra non stavano ferme un attimo ed io mi ritrovai letteralmente.. oddio.. non sapevo neanche cos'ero in quel momento. Sentivo solo il suo sapore, il suo profumo ed i suoi capelli che solleticavano i miei mentre lui mi mordicchiava le labbra.

In un momento imprecisato, finii anche nuovamente al muro e lui poté meglio baciarmi da quella posizione, approfondendo di più il bacio senza che io riuscissi realmente ad oppormi. Ero completamente nelle sue mani e l'unica cosa che ero riuscita a fare era afferrare i lembi della sua camicia per tirarlo di più a me.

Comunque, solo quando si ritenne in parte soddisfatto, mi permise di respirare ed io mi staccai velocemente da lui, con il petto che si alzava e si abbassava al ritmo frenetico del mio cuore. Non lo guardai in faccia e lui non guardò me.

Cinque secondi dopo era fuori dalla mia porta ed io semplicemente mi lasciai cadere lungo la parete fino a terra, incredula, affranta e sconvolta come mai nella vita.













Angolo autrice: Okay.. si.. *encefalogramma piatto* Tutto quello che avete letto in questo capitolo non era assolutamente programmato. La prima parte si ma dopo le mie mani hanno incominciato a scrivere da sole ed io mi sono ritrovata con un capitolo in mano che non avevo assolutamente in mente di scrivere. Me l'ero immaginato completamente diverso ed invece è uscito questo xD Non so se sia un bene o meno.. penso che lo riscontrerò dalle vostre recensioni xD Non abbiate paura di stroncarlo alla grande! Se non è stato di vostro gradimento è bene che me lo diciate di modo che possa aggiustare il tiro.. Miseriaccia, comunque è stato un vero parto! Inizialmente era filato tutto liscio (avevo scritto ben 5 pagine praticamente in un attimo) ma poi mi sono bloccata. E' per questo che ci ho messo tanto a pubblicare.. oltre al fatto che forse noterete che è anche un capitolo più lungo del solito. Si, in previsione del Natale, ho pensato anche di scriverne uno un pochino più lunghetto per augurarvi 'Buon Natale' e 'Buone Feste' in generale <3 Grazie davvero a tutti. Mi seguite con affetto e spero davvero che passiate delle buone feste! Come al solito ringrazio le mie cucciole: SanasnakeNerea_V e Terry Winchester 88. Hanno un mucchio di pazienza e mi sopportano durante i miei scleri, quindi vi mando un bacione particolare ragazze! *smack* E mando un bacione anche a StarstruckAngel! Grazie di tutto <3

Ultimi piccoli avvisi: sicuramente non pubblicherò un altro capitolo a breve perché ci sono le vacanza, ma forse un capitolo prima di Capodanno potrei riuscire a postarlo! Spero xD Altrimenti lo troverete dopo l'1 gennaio!

Volevo farvi vedere il vestito che Eve indossa al party.. Eccolo: http://i.imgur.com/KAbIUJf.jpg

Ed ultima cosa.. in copertina avrete potuto 'ammirare' Eve, Jensen ed ovviamente l'altro è Ryan.. Che ne pensate del suo volto? Ci ho messo cent'anni per trovarlo xD

Detto questo.. concludo. Tanti auguri ancora e buone vacanze! <3

 

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Capitolo 21
*** Cap 21 - Secrets revealed ***


Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: giallo
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo21/?


 

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»




Cosa avevo fatto? Ero sconvolta, scioccata e profondamente delusa da me stessa per essere stata così debole da cedere anche solo per un secondo ai sentimenti che provavo per Jensen.

Ero forse diventata stupida? Avevo per caso perso il cervello? Evidentemente la risposta era 'si' perché quello che era appena successo non sarebbe mai dovuto accadere. Mai. Per nessuna ragione al mondo. Assolutamente no.

Neanche tra mille anni o su un lontano pianeta, forse, quindi figuriamoci in quella specifica situazione! Oddio.. non potevo crederci. Quanto ero stata idiota da uno a dieci? Mille!? No, perché lo sapevo che io e Jensen non eravamo decisamente destinati a stare insieme e mi era sempre stato chiaro sin dall'inizio, quindi perché cavolo avevo permesso che tutto questo accadesse? Non lo sapevo.. non ne avevo proprio idea.

Era accaduto e basta. Inoltre avevo appena compreso che la situazione si era semplicemente aggravata ed io non ero neanche stata in grado di accorgermene. Beh, complimenti a me.

Ma io, povera e stupida ragazza che non sapeva nulla dell'amore, come avrei mai potuto fare a capirlo o anche solo ad immaginare che sarebbe finita così? Non ero dotata di un'intelligenza fuori dall'ordinario e dal mio punto di vista ero sempre stata solo io il problema, quindi mi ero organizzata di conseguenza per fare in modo che non rappresentassi un possibile pericolo per Jensen.

Come? Beh, architettando piani assolutamente stupidi e complicati solo per non stargli sufficientemente vicino da farmi desiderare che una cosa del genere accadesse ed anche preferendo la compagnia di Misha e quella di Jared alla sua pur di non farlo affezionare a me in qualche modo.

Chiaro, no? A dire il vero l'ultima parte del piano non era assolutamente necessaria alla soluzione del problema generale ma avevo deciso di attuarla per evitare di vedermelo gironzolare troppo attorno. Si sa, la vicinanza di Jensen mi mandava in confusione ed io volevo semplicemente evitare di stara male. Ecco tutto.

Quindi era preferibile stare al fianco di Jared e Misha piuttosto che stare accanto a Jensen, no? Ovviamente. Tutto pur di non soffrire inutilmente.

Ma nonostante tutti i miei sforzi, questo non era bastato. Assolutamente no. Anzi, temevo che di avere solo peggiorato la situazione con questo mio comportamento assurdo.

Queste idee, comunque, mi erano sembrate brillanti all'inizio ed ero ancora convinta che sarebbero potute funzionare alla grande se solo qualcosa non fosse andato storto, ed alla luce dei fatti dovevo affermare che tutta la grande fatica che avevo fatto non era servita a nulla.

Avevo solo ottenuto un bacio (terribile e meraviglioso al tempo stesso) ed altro angosciante dolore perché non riuscivo a non credere che non fosse colpa mia. Come poteva non esserlo? Dovevo aver fatto per forza qualcosa che lo aveva indotto a bere e poi a baciarmi fino a non avere più fiato in gola. Non c'era altra spiegazione.

Ed intanto io piangevo come una povera stupida, appiccicata a QUEL muro.. quello sul quale, per intenderci, Jensen mi aveva spinta solo qualche attimo prima di fuggire a gambe levate dalla mia camera d'albergo. Mio. Dio. Non era tutto assurdo?

Mi veniva quasi da ridere e questo non era un buon segno perché voleva dire che stavo lentamente impazzendo. Ridevo e piangevo, allagando il pavimento con tutte le lacrime che avevo in corpo e stropicciando il bel vestito blu che mi avevano prestato Melanie ed Ashley per quella che sarebbe dovuta essere 'una serata speciale' e che però si era rivelata soltanto un disastro.

Avrei dovuto ascoltare il mio istinto e rinchiudermi nella mia stanza, lo sapevo. In un modo o nell'altro avevo sempre ragione io, solo che non mi fidavo abbastanza di me stessa per starmi ad ascoltare ed ovviamente, alla fine dei conti, ci rimettevo sempre, esattamente com'era successo anche questa volta.

L'unica cosa certa, però, era che non avevo alcuna voglia di uscira dalla mia camera né di girare uno stupido telefilm! Che prendessero qualcun altro. Io avevo chiuso. Finito. Addio. Ma così facendo però avrei deluso Jared.. ed anche Misha e Genevieve. Oh, no. Genevieve!

Lei era stata così gentile con me. Era amica mia.. maledizione! Potevo davvero deluderla e deludere allo stesso tempo anche Jared? Potevo far loro del male? No, non potevo. Non ce la facevo. Gli volevo troppo bene per fare una cosa del genere, ad ognuno di loro, quindi non potevo essere tanto egoista.

Vanificare i loro sforzi in questo modo, ossia abbandonando la serie televisiva per un mio problema, era da irriconoscenti ed in tutta coscienza non potevo permettermi neanche di pensarlo.

Il problema però rimaneva: come potevo avere il coraggio di uscire da quella stanza? E come potevo avere anche il coraggio di guardarlo ancora negli occhi dopo quello che avevo fatto, anzi che avevo permesso? Si, perché uscire da quella stanza avrebbe significato anche questo: rivederlo.

Non c'era scampo. Non potevo fuggire dalla sua presenza. Lui era ovunque, come il tuo peggiore incubo e come la cosa che desideri di più al mondo ma che non puoi avere e che ti viene sbattuta in faccia ad ogni ora del giorno e della notte.

Si, probabilmente ho espresso il concetto praticamente da schifo ma spero comunque che renda l'idea perché non trovo altro modo per esprimere cosa Jensen rappresentasse per me. Sono sempre parecchio confusa quando parlo di sentimenti e cose del genere, quindi non riesco ad esprimermi nel migliore dei modi.. soprattutto e maggiormente quando si parla di Jensen. Sempre.

Quell'uomo era.. era.. la mia croce personale. Ecco, si. Forse sono un tantino esagerata nel definirlo in questo modo ma ogni mio problema veniva da lui e la vicinanza di Jensen mi procurava sempre un dolore indicibile, quindi il paragone con 'croce' nella mia mente reggeva alla grande.

Inoltre era come se fossi attaccata indissolubilmente a lui, sul serio. Non riuscivo neanche a vedere una possibile via di fuga che mi permettesse di mettere una certa distanza tra me e lui, o almeno una che non prevedesse il fare le valigie e tornare a casa in un batti baleno.

Il non sapere cosa fare, tra l'altro, era la cosa peggiore di tutte perché non avevo alcuna voglia di affrontare quello che mi aspettava, soprattutto perché lo sapevo che sarebbe stato difficile e che mi avrebbe procurato una forte crisi di nervi, quindi ero come bloccata.

Fino ad ora non avevo mai immaginato che mi sarei ritrovata a fronteggiare una situazione del genere, eppure eccomi lì.. su un pavimento duro e freddo di una solitaria stanza d'albergo in preda ad una crisi di pianto.

Stava quasi albeggiando, mi accorsi quando scostai i capelli dal volto, quindi avevo passato lì praticamente un mucchio di tempo ed ero anche parecchio dolorante a causa della posizione che avevo assunto.

Le gambe non le sentivo più e le ossa mi facevano un male da morire, ma non mi lamentavo. Ero ancora troppo scossa e delusa per preoccuparmi di un semplice dolore alle articolazioni! Mi alzai, però, e mi avvicinai al letto sul quale crollai esausta.

La mia testa era piena di pensieri.. non riuscivo a fare chiarezza in quel turbinio vago e confuso.. ma c'era un solo pensiero che sovrastava tutti: avevo baciato Jensen. L'avevo fatto.

Avevo baciato un uomo felicemente sposato che era anche appena diventato padre di una bellissima bambina. L'avevo fatto davvero. Come avevo potuto permetterlo? Mi sentivo così in colpa.. Danneel non se lo meritava di certo, men che meno la loro bambina, quindi come avevo potuto permettere che tutto questo accadesse? Non ne avevo idea.

Sapevo solo di dover rimediare in qualche modo all'errore, anche soffrendone. Me lo meritavo, d'altronde,. Ed era anche giusto così. Avrei dovuto soffrire di più, anzi, lo sapevo. Avevo anche sempre pensato che desiderare l'uomo di un'altra fosse sbagliato, quindi addirittura baciarlo era inconcepibile nella mia mente.. eppure l'avevo fatto.

Con che faccia avrei mai potuto guardare la bimba e Danneel? Eh? Con che faccia avrei stretto la mano della donna o avrei accarezzato la piccola? No, non avrei mai più potuto farlo senza scoppiare in lacrime un secondo dopo.

Forse ero esagerata, ammetto anche questo, ma la mia immaginazione non mi aiutava a pensarla diversamente. Provate un attimino a seguirmi: e se io fossi stata nei panni di Danneel? Avrei avuto un marito meraviglioso, una bambina fantastica appena nata e tanto tanto amore a circondarmi.

Poi, immaginate che un giorno arrivi una sconosciuta e che questa incominciasse a provare qualcosa per mio marito ed arrivasse anche a farsi baciare ed a baciarlo. Che cosa avrei mai fatto per meritarmi di essere tradita dalla persona che amo di più? Che cosa? Era per questo che mi sentivo terribilmente in colpa.

Danneel non meritava quello che era accaduto ed io ero solo una sconosciuta che era andata troppo oltre quello che poteva permettersi. Era ora di rimettere a posto le cose e.. non so.. fare penitenza? Non potevo di certo confessarle tutto, questo no, ma avrei dovuto escogitare un qualcosa da fare per chiederle scusa.

Avevo sbagliato e si meritava le mie scuse. Si.. se ne meritava più di quelle che potevo fargliene in una vita intera e ne ero consapevole. Ma avrei risolto tutto, si. Potevo risolvere questo pasticcio. Bastava solo un po' di impegno ed anche un po' di convinzione in più, forse.

Eppure, l'unica cosa che ancora riuscivo a fare era versare lacrime.. tante lacrime che si aggiungevano a quelle che avevo versato sul pavimento. Ben presto anche il cuscino si bagnò ed io ci affondai pure la testa, senza un vero motivo.

Cercavo solo un modo per alleviare questo dolore, ma sembrava che da un bel po' di tempo a questa parte non riuscissi a fare altro che fallire clamorosamente in tutto ciò che facevo, quindi non riuscivo neanche a capire come smetterla calmarmi. Ero stanca, però. Troppo stanca.

Pian piano gli occhi incominciarono a chiudersi da soli ed io non riuscii a tenerli aperti. A che pro? Forse era meglio che dormissi e basta.. un sonno senza sogni magari sarebbe stato utile. Scoprii ben presto però che neanche dormire mi sarebbe bastato a stare meglio.

Credevo ancora fermamente di aver fatto qualcosa di terribilmente grave, quindi non avendo la coscienza pulita mi era impossibile riposarmi sul serio. Mi limitai a chiudere gli occhi ed a rigirarmi nel letto senza trovare mai pace.

Ad un certo punto della mattinata, forse erano le 08:00 o le 08:30, decisi che era ora di smetterla e che forse cambiare location non sarebbe stata una cosa cattiva. Magari mi avrebbe fatto bene.. non era in fondo quella la stanza in cui tutto era avvenuto? Si, quindi uscire fuori poteva aiutarmi. Forse. Dovevo cambiarmi d'abito, però.

Avrebbero fatto domande se mi avessero vista ancora conciata in quel modo ed io le volevo evitare con tutto il cuore, quindi presi un paio di pantaloni, una maglietta pulita e mi diedi una rinfrescata in bagno.

Una volta fatto presi il cellulare, le cuffie ed uscii dalla mia stanza con la fedele chiave elettronica tra le mani. Mi venne anche in mente che magari potevo fare un po' di jogging dato che c'ero.. almeno dimagrivo un po'.

Tenere la mente occupata con della musica o con attività potenzialmente sfiancanti doveva essere d'aiuto, o almeno così credevo. Mi rifiutavo di pensare che non lo fossero, quindi feci esattamente quello che andava fatto: scesi le scale ed uscii fuori, intenzionata a distruggermi con un po' d'attività fisica e senza salutare Mrs Hallyway all'ingresso.

Feci finta di non averla udita salutarmi perché stavo ascoltando la musica attraverso gli auricolari. Inutile dire che mi sentii immediatamente in colpa anche per questo. Lei era come una mamma per tutti noi ed io le avevo appena fatto un torto. Bene, di male in peggio.

Con quante persone mi sarei dovuta scusare entro la fine della giornata? Già di per sè quella sarebbe stata una giornata di merda perché dovevo posare per un servizio fotografico, quello per quell'intervista che avevo fatto solo qualche ora prima della festa (per intenderci), poi dovevo anche posare per la The CW, anche se forse non era un vero e proprio servizio fotografico ma un video per il promo di Supernatural, ed avrei anche dovuto girare alcune scene del primo episodio quella sera.. quelle al motel in cui Catherine chiedeva a Sam e Dean di addestrarla.

Poteva andare peggio di così? Okay, si.. ma sarebbe potuta anche andare molto meglio. Ad esempio una giornata senza Jensen sarebbe stata perfetta date le circostanze. Oddio, Jensen.

Quando il mio cervello si concentrò sul suo viso dovetti piegarmi in due dal dolore perché mi sentivo come se avessi appena ricevuto un pugno sullo stomaco. Mi mancava il fiato e la testa mi girava. Attacco di panico? Probabile.

Dovevo respirare e concentrarmi su qualcos'altro. Correre. Si. Dovevo correre ed allontanarmi dal parcheggio dell'albergo. In fretta. E così feci, correndo verso un piccolo bosco come una perfetta incosciente.

Non conoscevo quei luoghi e mi stavo addentrando comunque in un posto in cui non ero mai stata, da sola. Potevo decisamente darmi un premio da sola: quello della più stupida del mondo. Ero fortunata però, in un certo senso, perché ero dotata di un ottimo senso dell'orientamento e quel bosco non era grande abbastanza da rischiare di perdermi, quindi ero al sicuro anche se in quel momento non lo sapevo.

Continuai comunque a correre ed a sfiancarmi fino all'inverosimile, rischiando anche di inciampare su di una radice sporgente. I pensieri però rimanevano disgraziatamente sempre lì e l'unica cosa che avevo ottenuto era un dolore allucinante al petto, dovuto all'affaticamento eccessivo.

Niente, non avevo concluso nulla. Decisi quindi di tornare in albergo e cercai di evitare tutti sgusciando direttamente sulla terrazzina con i divani, che per fortuna aveva anche un accesso esterno. Controllai che non ci fosse nessuno e mi misi su un divano, sdraiandomici completamente su ed alzando il viso verso il cielo.

C'era tanto sole ormai, era estate e faceva caldo, eppure non me ne fregava niente. Non sentivo niente. Solo un forte senso di angoscia e di paura che mi attanagliava lo stomaco e che mi faceva venire voglia di vomitare.

Fu in quel momento che il mio campo visivo venne completamente occupato dal faccione di Jared che mi sorrideva allegro. Ed io che speravo di rimanere da sola ancora un po'..

« Buongiorno, raggio di sole! Ti sei svegliata da sola, stamattina? Oh, allora devo mandarti ad una festa più spesso se ti fa essere meno dormigliona! » disse continuando a sorridere. A quelle parole, però, mi si chiuse lo stomaco ed io mi alzai di scatto a sedere sul divano, guadagnandomi un paio di occhiatacce perplesse.

Speravo tanto che non facesse domande ma Jared era curioso di natura, quindi non poteva non farmi delle domande sul mio 'appuntamento' con Ryan, naturalmente.

« Mmm.. non è andata bene con Ryan? Mi sembravate affiatati ieri, nonostante la 'questione Jensen' che poi io e Misha ci siamo affrettati a risolvere. » disse ed io cercai di trattenermi con tutte le mie forze dall'alzare gli occhi al cielo a quell'affermazione. Mizzica, se loro avevano fatto qualcosa io ero la regina Elisabetta! Ma non potevo dirgli nulla, purtroppo.

« Appena tornati in albergo, io e Misha l'abbiamo subito chiuso in camera sua e lui è crollato sul letto come un sacco di patate! » disse e sembrava tanto divertito e convinto di quello che diceva, ovviamente.

Peccato che sapessi con assoluta certezza che non fosse andata in quel modo e che una volta rimasto solo, Jensen aveva pensato bene di infilarsi nella mia camera ed aspettarmi seduto sul divanetto. Purtroppo, però, neanche questo potevo dirglielo.

« Non l'avevo mai visto in quello stato, a parte una volta in cui aveva litigato con una sua vecchia 'fiamma'. Aveva bevuto un sacco! E chissà che cosa gli passava per la testa.. Boh, probabilmente la stessa cosa che lo ha indotto a comportarsi in quel modo, ieri sera. » disse e si sedette accanto a me. Solo allora notai che era in tuta ed era anche parecchio sudato. Aveva fatto pure lui jogging?

« Ma di che stavamo parlando? Ah, si! Del tuo 'appuntamento' con Ryan.. quindi? Com'è andata? » chiese Jared, dandomi anche una leggera gomitata sulle costole. Io sbuffai, lo guardai male e non risposi subito. Che dovevo dirgli? Non la verità ma neanche una bugia.

Non volevo mentirgli del tutto, anche perché 'le bugie hanno le gambe corte' quindi era meglio non rischiare. E poi potevo comunque raccontargli una parte di verità e celare il resto, no? Non c'era nulla da nascondere riguardo alla mia serata passata con Ryan. Era quello che era avvenuto dopo il problema, maledizione.

'L'appuntamento' con Ryan, comunque, non era andato affatto bene, ma non perché lui non fosse molto dolce e carino.. il problema era che avevo il cuore occupato ed avevo anche capito di preferirlo come amico. Mio. Dio. Odiavo quando le situazioni si complicavano in questo modo!

« Ryan è molto carino, Jared.. ma non fa per me. » dissi e lo sentii sbuffare. Girandomi, notai che aveva anche messo il broncio, come se fosse deluso. Beh, lo ero anche io.

Non era solo Jared a credere che Ryan fosse un bravo ragazzo ed il mio subconscio sapeva che la cosa giusta da fare era innamorarmi di lui, ma non ci riuscivo. Forse ero semplicemente stupida.

« Esisterà mai qualcuno in grado di rubarti il cuoricino? » chiese allora Jared, accarezzandomi i capelli con dolcezza, ed io lo guardai tristemente, consapevole della risposta. Si, ci sarebbe sempre stato qualcuno in grado di rubarmi il cuore ma non sarei mai stata in grado di averlo. Purtroppo.

« Hai due occhiaie da far paura, accidenti! » disse all'improvviso, afferrandomi il viso tra le mani e girandomelo da una parte e dall'altra. « Ma hai dormito bene stanotte? » chiese, ma continuò a parlare non aspettando minimamente la mia risposta.

« Le truccatrici ti uccideranno dopo pranzo, preparati. Non fanno altro che lamentarsi quando ci presentiamo in questo stato ad un servizio fotografico. » disse e mi lasciò andare, guardandomi con preoccupazione. Jared non notava subito certi dettagli, per fortuna, ma non potevano sfuggirgli per sempre. Non ero davvero messa bene quella mattina ed ero già stata fortunata che non li avesse notati prima.. Maledizione.

« Un po' di mal di pancia mi ha tenuta sveglia.. Nulla di grave. » dissi con un sorriso mentre vedevo Misha comparire in terrazza.

Imitando i modelli ad una sfilata e sculettando con enfasi, si fece avanti e si accasciò al mio fianco con un sorriso enorme stampato in faccia, mormorando poi infine un 'buongiorno'.

Sentivo Jared sganasciarsi dal ridere al mio fianco ed anche io non potei trattenere un sorriso, nonostante tutto. Jared e Misha sapevano sempre come farmi sentire più serena, anche se a dire il vero non facevano nulla di particolare.. semplicemente erano loro stessi.

« E allora, Eve? Com'è andata ieri sera? » chiese Misha incominciando a giocherellare con i miei capelli. Io quasi caddi dal divano a quella domanda perché era assurdo che non facessero altro che chiedermi questo, ma da una parte li comprendevo pure.

Probabilmente se avessi incrociato Melanie ed Ashley, anche loro mi avrebbero fatto le stesse identiche domande, quindi tanto valeva abituarsi.

« Dice che Ryan non fa al caso suo.. » rispose Jared al posto mio ed io lo indicai con fare soddisfatto come a dire 'hey, ha ragione lui! E' esattamente quello che ho detto'.

Misha, a quella risposta, scoppiò a ridere e mi guardò intensamente qualche secondo dopo, come se volesse sondarmi l'anima. Faceva un po' paura, sinceramente.

« Un po' me l'aspettavo. Beh, fa nulla. Non è il tuo tipo.. » disse Misha ed io scossi la testa in su ed in giù in risposta. Oh, che cosa magnifica! Mi stava appoggiando e non era neanche rimasto deluso! Che si fosse svegliato dalla parte sbagliata del letto? O che fosse rinsavito in questi giorni?

Boh. L'unica cosa certa era che non era stato poi così contento quando avevo rifiutato anche solo di pensare di poter piacere al fotografo e Ryan era mille volte più carino del fotografo, quindi non capivo perché il fatto che non mi piacesse Ryan non lo colpisse più di tanto. Mistero. J

ared aveva reagito peggio. Boh, okay.. l'importante era che non mi assillassero.

« In tutta sincerità non ce lo vedevo molto con te.. Non so. Lui è troppo pulito.. troppo carino e coccoloso e questo già tu lo sei.. Ed anche troppo. Che senso ha mettersi con una persona uguale a te? » chiese Misha e Jared si ritrovò immediatamente d'accordo con le sue parole.

Lo vedevo annuire convinto, come se si fosse accorto improvvisamente che forse Ryan non era esattamente la persona giusta per me. Oh, questo discorso incominciava a piacermi!

« Beh, per te ci vorrebbe qualcuno.. qualcuno più uomo.. Si, qualcuno che ti ispiri 'sesso' con un solo sguardo. Non ti innamoreresti di nessun altro, lo so.. Mmm.. Ho provato ad immaginare qualcuno che potrebbe piacerti e boh.. la butto lì.. magari qualcuno come.. come Jensen? » chiese Misha e mi guardò intensamente facendomi sentire più nuda e vulnerabile di quanto non lo fossi mai stata in tutta la mia vita. Immediatamente mi sentii male. Subito.

Quello sguardo e quella domanda posta in quel modo ebbero la capacità di farmi piegare in due e mi accasciai di conseguenza sul pavimento per attutire il dolore, sentendo solo vagamente le mani calde di Jared poggiarsi sulle mie spalle.

« Va tutto bene.. va tutto bene.. » ripetevo, ma non andava bene per niente e dopo pochi secondi mi sentii prendere in braccio da Jared che a grandi falcate raggiunse l'enorme porta a vetri che conduceva all'interno dell'albergo.

Vedevo tutto sfocato e non capivo nulla. Sapevo solo che forse Misha aveva capito qualcosa.. non sapevo cosa ma era troppo strano che avesse detto il nome di Jensen tra tutte le persone che conosceva.

No, non poteva essere una coincidenza ed era questo che mi faceva stare male.

Solo quando Jared aprì un'ultima porta sulla sinistra, comunque, capii che mi aveva condotta in cucina, dove una Mrs Hallyway intenta a dare istruzioni per il pranzo incominciò ad urlare preoccupata quando ci vide piombare all'interno della stanza.

« Oh, per l'amor del cielo! Che diamine le avete fatto?! » chiese Mrs Hallyway mentre spingeva Jared a farmi sedere sul bancone della cucina. Lui obbedì e si mise a parlottare con il cuoco per poi poggiare la sua manona sulla mia faccia, probabilmente per capire se avessi la febbre.

Misha ci aveva seguiti fin lì, ovviamente, e continuava a guardarmi intensamente.. come a voler cercare di cogliere davvero qualsiasi sfumatura del mio viso. Era quello sguardo così intenso a farmi sentire male e più mi guardava e più stavo peggio.

Sarei voluta morire all'istante perché nessuno avrebbe dovuto capire quanto Jensen mi piacesse ed invece qualcuno l'aveva intuito. Bene. Mi scapparono persino alcune lacrime e Jared si preoccupò immediatamente ancora di più di prima.

« Eve! No, è tutto apposto.. Ti prego, non piangere. E' solo un malore momentaneo. Ora ti prendi una medicina per il mal di pancia e ti sdrai da qualche parte.. Okay? Niente panico. » disse Jared mentre Mrs Hallyway mi dava delle leggere pacche sulla schiena con fare abbastanza preoccupato. Il cuoco nel frattempo si affrettò a portarmi un bicchiere d'acqua con una bustina nella mano che sbatacchiava con forza.

Immediatamente versò il contenuto della bustina nell'acqua e mi porse il bicchiere dopo aver mescolato un pochino il tutto. Io, dal canto mio, non protestai. Era meglio che credessero che avessi sul serio mal di pancia, no? Quindi dovevo prendermi quella medicina e basta, anche se in realtà fisicamente stavo bene.

Era la mia mente che mi portava a stare male ed al momento non c'era nulla che potesse aiutarmi a stare meglio, neanche una medicina. Il dolore e la paura potevano passare solo con il tempo e con una maggiore sicurezza di sé che al momento non avevo affatto.

Il mio sguardo, poi, cadeva costantemente su Misha che non smetteva di guardarmi e di scandagliare ogni mio movimento. Non sarei riuscita a reggere ancora per molto tutta quella tensione, ma Misha sorprendentemente mi aiutò.

Si avvicinò cautamente e poggiò una mano sulla mia spalla, lentamente. Mi guardò, io guardai lui e capii che sapeva o che per lo meno aveva capito. Misha era una persona intelligente.. un grande osservatore. Io non ero brava a nascondermi e lui aveva semplicemente collegato i pezzi.

Non c'era giudizio però nel suo sguardo. Solo una profonda tristezza ed io non potei trattenermi dal cercare conforto tra le sue braccia. Mi ci fiondai proprio in mezzo e lui mi strinse a sé senza riserve, donandomi il suo calore ed il suo conforto.

Piansi nel frattempo, ovviamente, sotto lo sguardo attonito di Jared che non aveva capito un ciufolo di quello che stava succedendo e di Mrs Hallyway che era sull'orlo di una crisi di nervi.

Misha, poi, poggiò le sue labbra sulla mia fronte ed io mi lasciai sfuggire ancora alcune lacrime prima di decidere di mettere in chiaro la situazione. Non volevo che Misha fraintendesse o che Jensen venisse messo in qualche modo in pericolo. Era meglio che finissi io nei guai, semmai. Non lui.

« Misha, potresti portarmi su un divano? » chiesi e lui annuì immediatamente, facendomi scendere giù dal bancone. Potevo camminare benissimo, quindi non c'era bisogno che mi prendessero ancora in braccio. Jared però non era d'accordo e tentò di bloccarmi.

« Ti porto io.. » disse lui ma io scossi la testa e declinai l'offerta, aggrappandomi infine a Misha che convinse in breve Jared a mettersi da parte. Avevo necessità di parlare da sola con Misha e lui l'aveva capito benissimo, tanto che mi aiutò tranquillamente a sbarazzarmi di Jared.

Non fu di certo facile convincerlo a lasciarci andare da soli su quel dannato divano, ma alla fine Misha ci riuscì, forse anche perché lo conosceva meglio di quanto lo conoscessi io.

Fatto sta che in silenzio ci avviammo in un posto appartato e Misha mi aiutò a non cadere a terra dall'ansia, sostenendomi con le sue forti braccia finché non fui al sicuro su un divano. Si sedette pure lui accanto a me, con un sospiro. Aspettava che parlassi io per prima, vero? Si.

« Non vorrei che ti facessi un'idea sbagliata della situazione.. » incominciai a dire, guardando tutto tranne che il suo viso. « E' semplicemente accaduto senza che io lo volessi.. nel senso che ho incominciato a provare qualcosa per Jensen senza averlo programmato. » dissi pacatamente.

Mi tolsi le scarpe dopo un sospiro e poggiai i piedi nudi sul divano, giusto per potermi rannicchiare meglio su me stessa. Avevo bisogno di chiudermi un po', anche se paradossalmente mi stavo invece aprendo. Non avrei mai voluto confessare questa cosa a nessuno, ma ora ero costretta a farlo.

« So però anche che è assurdo che sia successo e che devo farmela passare al più presto. Jensen, comunque, non c'entra niente. Non lo sa e non lo saprà mai, ovviamente. » dissi e mi girai verso Misha che se ne stava in silenzio, super pensieroso. Ed ora perché non parlava?

Mi stava facendo morire d'infarto.. accidenti. Era peggio se non diceva nulla. Preferivo che mi dicesse quanto fossi idiota e quanto avessi sbagliato nell'innamorarmi di Jensen, ma lui non apriva bocca.

« Te lo assicuro. Non voglio portare guai.. gli starò il più lontano possibile. » dissi ancora, forse per spronarlo a parlare. Fu allora che Misha mi guardò e quello che vidi riflesso nei suoi occhi non mi piacque per niente. Mi fece paura.

« Oh, sono certo che farai di tutto per sistemare la questione, infatti non sei tu il problema. » disse e mi prese la mano, stringendola con la sua. « Mi chiedo se riuscirai ad essere forte abbastanza.. e mi preoccupo per te. » disse, poi, dandomi infine un bacio sulla fronte.

« Stai attenta, piccola Eve. Questo mondo è troppo duro per le persone come te e può sopraffarti da un momento all'altro, anche se ti distrai solo per un secondo. Fai attenzione, quindi, o ti ritroverai a piangere sui tuoi errori. » disse e con questo si alzò dal divano, di nuovo pensieroso.

Beh, non era il solo ad essere pensieroso. Una persona aveva scoperto il mio segreto ed io non ero più così tranquilla come prima perché se l'aveva scoperto Misha, allora poteva farlo chiunque.

Dovevo trovare una soluzione al più presto prima che il mondo intero sapesse che provavo qualcosa per Jensen e che ci eravamo baciati solo la sera prima! Okay.. avevo toccato di nuovo un tasto dolente.

Non dovevo più pensare a quella sera per nessuna ragione al mondo, almeno non prima di averla metabolizzata a dovere.

Rimasi, comunque, su quel divano ancora per alcuni secondi prima di decidermi che fosse arrivato il momento di andare a farmi una doccia rilassante. Erano le 10 e mezza, quindi sarei potuta rimanere dentro la vasca fino all'ora di pranzo. L'idea mi rincuorava.

Ritornai di nuovo in terrazza per riprendere il mio cellulare, che nella fretta era rimasto lì, e infilai le cuffie all'orecchio. Non sapevo neanche io il perché ma decisi di ascoltare una delle musiche della soundtrack di Merlin, uno dei miei telefilm preferiti di sempre, e salii le scale con quella musica stupenda sparata a tutto volume nei miei timpani.

Era più facile ragionare e camminare con quella musica nelle orecchie e mi scappò addirittura un sorriso mentre pensavo che mi sarebbe davvero piaciuto anche recitare lì, con quegli abiti medievali e quelle musiche così dolci e solenni.

Si, era decisamente più facile stare bene ascoltando quelle musiche. Avrei dovuto ricordarlo per le situazioni future.

Non che stessi realmente bene, intendiamoci. Solo che riuscivo a respirare nuovamente ed a non accasciarmi sul pavimento in preda ad un pianto terribile. Ecco tutto. Fatto sta che mi ritrovai in cima alle scale e senza ulteriori indugi e, dopo aver spento la musica, marciai verso la mia stanza.

La chiave elettronica era nella mia tasca e ci misi un attimo a tirarla fuori. Stavo per farla passare nell'apposito marchingegno quando sentii il rumore di una porta che si apriva.

Mi bloccai all'istante, con lo sguardo fisso sulla porta e sulla mia mano che aveva subito incominciato a tremare vistosamente.

Sentii dei passi, la porta che si chiudeva e di nuovo dei passi che si bloccarono improvvisamente, probabilmente non appena Jensen mi vide. Non lo guardai, ma sapevo che era lui. Oh. Mio. Dio.

Con uno scatto, permisi alla chiave elettronica di inserirsi nell'aggeggio e la porta si aprì da sola con un rumore sommesso che a malapena udii. Il mio cuore faceva decisamente più rumore. Non potei però fare a meno di guardarlo per un istante.. uno solo.

Ma ovviamente non avrei mai dovuto farlo.

Un attacco di panico mi colse all'improvviso e quasi urlai non appena lo vidi tentare di avvicinarsi e di allungare le mani verso di me, quindi l'unica cosa sensata che potessi fare era rinchiudermi nella mia stanza. E così feci, prima che le gambe mi abbandonassero.

« EVELYN! » urlò lui, ma io ormai gli avevo già sbattuto la porta in faccia. Molto maturo da parte mia. Decisamente.

Lo sentii provare a bussare ma io non ero così stupida o matura da aprirgli, quindi mi accasciai di nuovo sul pavimento finché non lo sentii rinunciare ed andare via. Mio. Dio. Avevo bisogno di un bagno.. decisamente.. e di affogarmici dentro.






Angolo autrice: SONO TORNATAAAAAAAAAA! *O* Mi dispiace infinitamente per questo ritardo, ma sono tornata ù__ù Vi confesso che ho avuto un momento di crisi perché non sapevo cosa scrivere in questo capitolo. Quello che è avvenuto nel precedente capitolo, come vi avevo già accennato, non era stato programmato ed ha sconvolto anche tutte le pianificazioni fatte in precedenza, quindi ho dovuto fermarmi per capire come continuare questa storia. Alla fine ce l'ho fatta ed eccomi qui xD Come avrete letto, in questo capitolo non è accaduto ancora nulla.. nel prossimo leggere il fatidico incontro/scontro tra Eve e Jensen. Come andrà a finire? Ah, io lo so e non vedo l'ora di farvelo leggere! Ma siamo ancora all'inizio di questa storia, quindi ne dovranno accadere di cose prima che Eve concluda la sua avventura ù__ù Questo è certo! Ho anche visto che i commentini sono aumentati, GRAZIEEEEEEEEE! <3 E' magnifico vedere come questa storia venga apprezzata, quindi GRAZIE! Mando un super bacione alle mie lettrici / commentatrici fedeli (SanasnakeNerea_VTerry Winchester 88 StarstruckAngel) ed un altro super mega bacione anche alle ragazze che hanno commentato l'ultimo capitolo ( BonBon15 BlackBou). Grazie di cuore a tutte voi <3
 Mi rendete sempre incredibilmente felice con i vostri commenti, quindi grazie! <3 Quindi.. vi lascio adesso con il link della canzone menzionata nel capitolo (quella di Merlin): http://www.youtube.com/watch?v=ELOU8Jv3OD8
Un bacione ed a presto! <3

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Capitolo 22
*** Cap 22 - The time has come ***


Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: giallo
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo22/?


 

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»



Tutto questo non sarebbe mai dovuto accadere. Non sarei mai dovuta arrivare fino a questo punto ed ancora non capivo neanche come tutto questo fosse stato possibile. L'unica cosa che sapevo con certezza era che avevo paura, tanta paura.

Paura di sbagliare, paura di lasciarmi coinvolgere troppo, paura di non essere all'altezza e di soffrire (come al solito). Era questo, soprattutto, che mi aveva sempre bloccato in tutte le cose che avevo tentato di fare nella mia vita e non le mie doti mancanti o le mie incapacità, dunque.

Il blocco veniva proprio da dentro perché lo sapevo che potevo fare tante cose se solo avessi voluto, ma ogni volta venivo fermata da tutta questa paura senza senso che mi impediva di vivere la mia vita con serenità e forza.

Non sapevo come fossi diventata così perché da bambina ero sempre stata una persona vivace, estroversa ed allegra ma una volta diventata adulta non era rimasto quasi più niente di quella bambina felice e l'unica cosa che sentivo davvero era questa fottuta paura che non se ne andava, malgrado avessi provato a scacciarla con tutte le mie forze. Come potevo affrontare questa situazione se avevo paura? Come potevo contare qualcosa in questo mondo se avevo paura?

Ecco perché restare chiusa in una stanza (la mia piccola camera in Italia) mi era sembrata la scelta più ovvia e più facile. Come una codarda avevo sempre preso la via più semplice: estraniarmi dal mondo per non provare nulla, né paura né dolore. Il problema era che lì non mi trovavo di certo a casa mia.. non c'era mio padre che pensava a portare i soldi a casa o mia madre che mi preparava il pranzo o mi stirava i vestiti, ad esempio.

Lì c'ero solo io: una bambina che ancora non aveva idea di cosa fosse il mondo e che combinava solo un guaio dopo l'altro. Io non credevo che una situazione del genere potesse mai accadere sul serio nella realtà.. non capivo neanche come fossi riuscita ad indurre Jensen ad assumere un tale comportamento nei miei confronti perché non credevo di aver fatto qualcosa per istigarlo.

Non l'avevo forse tenuto lontano? Non avevo forse anche cercato di parlargli il meno possibile? E allora perché era accaduto tutto questo? Non riuscivo a spiegarmi nulla. Ero bloccata e non sapevo assolutamente come uscire fuori da tutta questa situazione incresciosa.

Riconoscevo però che dovevo fare decisamente qualcosa perché era giusto e non desideravo che qualcuno ne uscisse malridotto da tutta questa faccenda, men che meno Jensen, quindi dovevo agire di modo che almeno lui si salvasse. Ero certa che non provasse niente di serio per me.

Il bacio che ci eravamo scambiati non voleva dire nulla, almeno in quella particolare circostanza (anche se per me aveva comunque significato qualcosa, lo ammetto). Era ubriaco al momento dei fatti, dunque la sua capacità di giudizio era ottenebrata dall'alcol, quindi come potevo tenere effettivamente in considerazione ciò che era successo? No, non potevo.

Era stato tutto uno sciocco errore. Uno stupidissimo e maledettissimo errore a cui dovevamo porre ben presto rimedio per il bene di tutti, soprattutto per il bene della famiglia Ackles. Non importava ciò che potevo o meno provare io.. al momento lui era più importante di tutto il resto, sebbene fossi fuggita non appena avevo avuto l'occasione di parlargli.

Ma cosa potevo dirgli? Non ne avevo idea. Forse potevo prepararmi un discorso ma me lo sarei dimenticato non appena fosse arrivato il momento di esporlo. Non sapevo neanche cosa mi frullasse per la testa né come cominciarlo questo maledettissimo discorso, quindi era tutto un casino.

E poi ovviamente c'era sempre quella dannata paura che mi urlava semplicemente di scappare il più lontano possibile.. magari di tornare direttamente a casa tra le braccia di papà e mamma.

Sapevo che sarebbe stato tutto più facile in questo modo ma non era un piano praticabile dato che avevo firmato un contratto con la The CW e con Supernatural, quindi non potevo semplicemente tornare a casa.

E poi cosa avrebbero detto Jared e Misha? E Genevieve? No, non potevo far loro questo e continuavo a pensarlo sin da quella mattina, accidenti. Più cercavo di arrivare ad una soluzione e più essa mi sfuggiva!

Avevo anche come la sensazione di stare evitando il problema, no? No, forse no ma sentivo come se alla fine stessi girando intorno sempre allo stesso concetto ma senza tirare fuori qualche idea concreta. Pensavo a Jensen, pensavo a quello che era accaduto, pensavo alla sua famiglia ma ancora non avevo probabilmente concretizzato il tutto.

Ogni cosa era come avvolta da un velo ed io ero vuota. Spenta. La mia mente poteva anche essere in fermento ma c'erano dei momenti in cui mi sentivo una semplice bambolina di pezza. Assente. Lì, seduta sul letto della mia stanza, non riuscivo a dominare la mia stessa mente che faceva quel che voleva.

Pensava al problema, si assentava, pensava al problema di nuovo e poi al modo in cui potevo evitare di affrontarlo. Così.. in un circolo vizioso. Tutta quella valanga di pensieri non avevano un senso logico ma non me ne curavo.

Volevo solo sparire e lasciare che fossero altri a risolvere i miei problemi, praticamente al posto mio, tanto sarebbero stati comunque molto più bravi di quello che potevo esserlo io. Non ero ancora matura abbastanza da assumermi le mie responsabilità, inoltre, forse anche perché non capivo dove avevo sbagliato (a parte il momento ovvio in cui avevo ricambiato il bacio di Jensen), quindi continuavo semplicemente ad esistere su quel letto.

Badate bene: esistere ma non vivere. Non so esattamente cosa mi diede la forza di reagire, ma probabilmente il fatto che qualcuno bussasse insistentemente alla porta mi aiutò a scuotermi un po'. Non che fossi comunque ancora totalmente in me, no di certo, ma almeno ero riuscita a muovermi da quel benedetto letto. Era un inizio, anche se non era abbastanza. Non sarebbe mai stato abbastanza, purtroppo.

Dovevo scuotermi.. dovevo reagire in qualunque modo! Perché diavolo mi era così difficile farlo? Anche il semplice atto di alzarmi da quel maledettissimo letto sembrava essere una vera e propria impresa impossibile da compiere e fu per questo che ci impiegai così tanto tempo ad accontentare colui che si trovava fuori dalla mia stanza.

Aveva anche incominciato a chiamarmi a gran voce, solo che non riuscivo a cogliere comunque chi fosse. Con un sospiro, mi avvicinai sempre di più alla porta, ma non la aprii. Ero pronta a farmi vedere in pubblico? No, affatto, e poggiai la fronte sul legno duro e freddo.

« Eve? » mi sentii chiamare ancora una volta. Era forse Jared? Mi aggrappai alla maniglia e la aprii in un attimo, malgrado tutto, trovandomi di fronte il mio gigante preferito. Mi sorrise leggermente ed io lo feci accomodare in camera, accorgendomi che portava tra le braccia il suo computer acceso. Eh? E che voleva farci? Boh.

Lo poggiò un attimo sul letto e si portò le mani ai capelli mentre si sedeva accanto al suo computer portatile. Da lì mi scrutò un attimo con attenzione e mi fece cenno di sedermi sul divanetto, sempre in silenzio. Lo accontentai.

« Non voglio immischiarmi in faccende che non mi riguardano, Eve, ma se c'è qualcosa che non va puoi parlarmene liberamente. Lo sai, vero? » disse lui ed io mi irrigidii automaticamente perché non volevo assolutamente che qualcun altro venisse a sapere della mia 'cotta' per Jensen, così come non desideravo che gli avvenimenti della sera prima finissero sulla bocca di tutti.

« Forse non mi consideri ancora tuo amico ma sia io che Gen ti vogliamo bene e non vogliamo che tu stia male. Quindi, se c'è qualcosa che ti turba.. se stai male per qualcosa.. puoi dirmelo. Voglio aiutarti. Desidero aiutarti.. e non sono neanche stupido. » disse ancora ed io mi sentii terribilmente in colpa nei suoi confronti perché lui era un magnifico amico mentre io non facevo altro che nascondere cose, avvenimenti e pensieri, allontanandomi da tutti, anche da loro.

« So che c'è qualcosa che non mi dici.. qualcosa che ti distrugge dentro.. ma non voglio costringerti a confidarti con me. Voglio solo che tu sappia che io ci sono e che anche Gen c'è. Tutto qui. » disse infine, guardando prima me e poi le sue gambe, forse per darmi il tempo di metabolizzare il suo discorso. I miei occhi si inumidirono quasi subito, anche mentre parlava, ed in un attimo fui in lacrime perché non avevo mai conosciuto una persona che tenesse tanto a me quanto Jared.

Si, avevo delle amiche ma il rapporto che c'era tra me e lui era completamente diverso da quello che io avevo con loro. Le mie amiche quasi non si accorgevano quando c'era qualcosa che non andava, mentre lui si e mi spingeva quasi a parlargli dei miei problemi. Per questo ero commossa e non riuscivo a trattenere le lacrime.

Come poteva pensare che non lo considerassi mio amico?

In un attimo mi ritrovai tra le sue braccia, di nuovo, come se non esistesse miglior rifugio al mondo ed effettivamente non mi ero mai sentita tanto a 'casa' come in quel momento. Jared era mio amico, davvero, ma sapevo anche che non potevo raccontargli nulla di quella vicenda.

Era un problema mio e non volevo che né lui né Gen ne rimanessero invischiati, ma apprezzavo comunque le sue parole e speravo di poter fare in futuro altrettanto per dimostrargli il mio indiscusso affetto.

« Grazie, Jared » dissi semplicemente, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo mentre lui mi stringeva di più tra le braccia, come se volesse proteggermi. Erano davvero belli questi momenti tra me e lui e mi sentivo davvero al sicuro quando mi trovavo al suo fianco.

Forse anche lui lo capì perché non si staccò da me finché non fui io stessa a decidere che era arrivato il momento di porre fine a questo ennesimo momento strappalacrime che ultimamente sembrava avvenire all'ordine del giorno tra me e lui. Non mi lamentavo, però. Forse lui un po' si, ma non lo pensavo sul serio.

« Vuoi parlarne, quindi? » mi chiese poi quando io presi posto accanto a lui nel lettone. Feci cenno di 'no' con la testa e lui sospirò ancora, rassegnandosi all'idea.

« E' un problema che devo risolvere da sola, in qualche modo, ed anche se ho paura di non farcela non posso coinvolgerti. Davvero.. non posso. » dissi e lo vidi annuire, sebbene non fosse contento della mia risposta. Lo sapevo che avrebbe davvero voluto fare qualcosa, ma non poteva.

Nessuno poteva aiutarmi perché era una battaglia che dovevo combattere da sola, almeno questa volta.

Sapevo anche che era pieno di domande, glielo potevo leggere in faccia, ma per rispetto nei miei confronti non mi disse più niente ed io lo ringraziai silenziosamente ancora una volta per questo.

« Ti va di parlare con Gen? Avevo portato il computer proprio per vederci con la webcam dato che aveva chiesto di te l'ultima volta che l'ho sentita, ossia questa mattina. » disse lui ed io mi asciugai le lacrime ed annuii con la testa, sinceramente felice di questa proposta. Non parlavo con Gen da molti giorni, quindi ne sentivo proprio il bisogno (per quanto non fossi una chiacchierona).

« Bene, allora. Vediamo se è già in linea! » disse ed incominciò ad armeggiare con il computer per permetterci di fare questa conversazione tramite webcam con la sua mogliettina. Per mettersi più comodo, si sdraiò completamente sul letto a pancia in giù ed io fui costretta a seguirlo perché altrimenti non ci stavo nell'inquadratura.

La prima cosa, quindi, che Gen vide furono i nostri bei faccioni che a malapena riuscivano a stare all'interno dell'inquadratura per colpa della vicinanza.

« Ciao, tesoro! » disse Jared e mandò un bacio alla moglie che teneva in braccio il piccolo Thomas. Io salutai con la manina, subito imitata dal piccolo Padalecki che si accucciò sulla sua mamma che era sinceramente molto contenta di vederci entrambi.

« Eve! Come stai? Ci manchi qui in Texas.. Ogni volta che Thomas si alza la mattina va nella tua vecchia stanza convinto di poter giocare ancora con te, ma la trova sempre vuota. Non vedo l'ora che ritorni qui, così almeno lo facciamo contento! » disse Gen ed a quelle parole rischiai davvero di piangere ancora una volta perché davvero.. era tutto troppo. Jared mi diede immediatamente un pizzicotto sul fianco ed io gli rifilai una gomitata per dispetto, facendo ridere Gen.

« Sto bene.. certo, devo ancora abituarmi a tante cose ma non è male Vancouver. Il Texas però è tutta un'altra cosa. Mi manca molto.. » ammisi senza alcuno sforzo. Avevo passato giorni stupendi a casa Padalecki, quindi ci sarei tornata davvero volentieri se me l'avrebbero permesso, cosa che sembrava alquanto probabile in base alle parole di Genevieve.

« Tu come stai? » chiesi poi, sperando che la gravidanza procedesse per il meglio. Dal suo sorriso smagliante sembrava di si, quindi ero davvero contenta per lei.

« Tutto bene.. un po' di nausea, ma è normale. Appena nascerà ti nominerò sua babysitter, così avrò la scusa per tenerti qui più del dovuto! » disse e Jared rise di cuore, spalleggiando la moglie. Anche secondo lui era una buona idea, quindi in breve tempo mi ritrovai con la prospettiva di un effettivo ritorno a casa Padalecki. Mi si riempiva il cuore di gioia.

Continuammo a chiacchierare del più e del meno, mentre Jared continuava a raccontargli dettagliatamente tutti i guai che avevo combinato fino a quel momento, tra cui il mio attacco di panico pre-scena. Gen continuava a ridere mentre io arrossivo e mi arrabbiavo con Jared perché non si stava zitto, anche se alla fine non ero davvero arrabbiata.. solo imbarazzata da morire.

Tutta quella spensieratezza però era riuscita a farmi dimenticare i miei problemi e solo quando per Gen fu l'ora di preparare la pappa per il piccolo Thomas, mi ricordai improvvisamente di tutto il resto. Jensen, bacio, tradimento, discorso.

« Mi raccomando, non combinate guai! E tu, Eve.. sei molto più in gamba di quello che pensi, quindi non voglio più sentire che sei fuggita da qualcosa che ti faceva paura. Puoi farcela! E poi ci siamo noi, no? Non sei mai sola.. » disse e ci salutò subito dopo. Jared aveva voglia di farsi una doccia prima di andare a pranzo ed anche io ne desideravo una dato che quella mattina avevo sudato tanto, così ben presto mi ritrovai di nuovo sola in quella stanza buia e fredda.

Dovevo prepararmi in fretta perché il pranzo si sarebbe svolto alle 14:00 circa, quindi riempii la vasca e mi ci tuffai dentro, sperando di riuscire a lavare via un po' di paura. Gen aveva ragione, solo che per il mio cervello era difficile assimilare certe informazioni, evidentemente. Non sapevo quando ne sarei stata in grado ma dovevo risolvere questa situazione, costi quel che costi.

 

***

 

Fu dura uscire da quella stanza perché sapevo che l'avrei rivisto presto. Non c'era modo di scappare da lui questa volta anche perché se volevo mangiare dovevo scendere in sala da pranzo ed io avevo davvero tanta fame in quel momento, quindi dovevo scendere o sarei morta di fame. Forse avrei potuto fingermi malata di modo che mi portassero il pranzo in stanza, ma a che sarebbe servito?

Dovevo affrontarlo prima o poi e forse il luogo più sicuro in cui incontrarlo era proprio la sala da pranzo dell'albergo, paradossalmente. Lì ci sarebbero state tante persone, praticamente l'intera crew di Supernatural, quindi il rischio di cominciare un discorso indesiderato era praticamente pari a zero.

Ne avremmo sicuramente parlato una volta da soli, il che appunto confermava la mia teoria: ero relativamente al sicuro in quella circostanza.

Non che la cosa mi facesse comunque saltare dalla gioia, ma era sempre meglio di niente. Sempre meglio di incontrarlo nel bel mezzo del corridoio come qualche ora prima, no? Certo. Potevo farcela. Le condizioni non erano fantastiche ma neanche orribili. Ecco. Con questa convinzione scesi quindi fino al piano terra, ma le gambe mi tremavano lo stesso.

Mi avviai verso la sala da pranzo e vidi che la maggior parte delle persone erano già sedute al loro posto, chiaccherando amabilmente del più o del meno. Vidi Jared seduto verso la fine del tavolo e lo raggiunsi in fretta, constatando che accanto a lui c'era Misha.

Mi sorrise con affetto ed io lo ricambiai allo stesso modo, prendendo posto accanto a Jared. Non volevo dare un'occhiata in giro ma ero combattuta perché volevo sapere se Jensen era nei paraggi o meno.

Mi intestardii però comunque a non guardarmi attorno e piantai lo sguardo sul piatto fino a che non sentii qualcuno sedermisi accanto. Capii dal profumo chi era, ma non alzai assolutamente lo sguardo da dove lo avevo puntanto, come se il solo farlo avesse potuto uccidermi.

Ignorai del tutto quella presenza alla mia sinistra e quando Mrs Hallyway annunciò che il pranzo sarebbe stato servito tra pochi minuti, tutti si sedettero definitivamente a tavola.

Jared incominciò a parlare come al solito sia con Misha che con Jensen, ma io ignorai ancora una volta tutti quanti perché se mi fossi focalizzata un po' di più sulla situazione c'era il rischio che scoppiassi in lacrime davanti a tutti, quindi cercai accuratamente di estraniarmi e di canticchiare nella mia testa.

Aiutava a volte. Era come quando cercavi di ripetere a memoria una poesia per calmarti o come quando cercavi di contare fino a 10 per non agire esageratamente. Era un modo per controllarsi, insomma. Io cantavo 'Breakaway' di Kelly Clarkson.

Non sapevo spiegare esattamente il motivo ma trovavo che questa canzone fosse particolarmente azzeccata per me, forse perché era come se parlasse della mia vita e di quello che desideravo per me. Boh. Ma non era per questo che l'avevo scelta in quel momento, no davvero. Era semplicemente la prima canzone che mi era venuta in mente e che canticchiavo ogni tanto, quando ne avevo voglia.

Nel frattempo comunque i camerieri erano arrivati e ci stavano servendo le portate, come al solito. Dopo un po' sentii l'esigenza di bere un po' d'acqua ed afferrai la bottiglia che si trovava alla mia sinistra, verso Jensen, peccato che anche lui avesse avuto la mia stessa idea e ritirai immediatamente la mano non appena ci toccammo a vicenda.

Inevitabilmente il mio sguardo incrociò il suo, arrossii violentemente e rinunciai all'acqua mentre incominciavo a respirare più affannosamente ed il cuore minacciava di uscirmi dal petto.

« Prego, prendila prima tu. » mi disse ed io incominciai ad agitami sempre di più. Come caspita potevamo stare seduti così vicini senza impazzire? Come c'ero riuscita fino a quel momento? Era assurdo.

Dopo tutto quello che era successo non riuscivo a capire come potessimo fingere in quel modo e fu allora che capii che dovevo andarmene o probabilmente avrei fatto qualcosa di cui mi sarei pentita per sempre. Mi alzai pertanto di scatto sotto lo sguardo basito di tutti.

« Ho dimenticato il mio cellulare in camera. Mi sono appena ricordata che dovevo fare una cosa.. Non ho comunque più fame, quindi.. Va beh. A dopo. » dissi e scappai via il più velocemente possibile prima che Jared potesse fermarmi in qualche modo. Stava andando tutto troppo bene, vero?

Fino a quel momento era sembrato che stessi riuscendo a mantenere una certa apparenza di normalità, sebbene non avessi aperto bocca, ma ovviamente tutto ciò non poteva durare fino alla fine del pranzo. No, di certo. Mi odiavo davvero in queste situazioni.. ero insopportabile.

« Eve? » mi sentii chiamare prima che riuscissi a poggiare i piedi sui primi gradini delle scale che portavano al piano di sopra. Mi fermai di botto, quindi, a quel richiamo e mi girai. Per fortuna non era nessuno di potenzialmente pericoloso per il mio cuore, ma non era neanche un buon momento per incontrare Ryan. Si, perché era lui.

Con i capelli scompigliati e qualche macchia d'olio un po' ovunque, come se avesse lavorato. Beh, probabilmente era così perché non era a pranzo qualche minuto prima, quindi doveva aver avuto da fare (un lavoro, magari, per Supernatural).

« Ryan.. » dissi ed accennai qualche passo verso di lui prima che lui mi raggiungesse definitivamente con un sorriso. « Sei.. arruffato. » dissi, constatando l'ovvio. Lui rise e tirò fuori un fazzoletto dalla tasca nell'inutile tentativo di levarsi di dosso alcune macchie, soprattutto sulle mani.

« Ho aiutato gli altri a montare alcune cose per la scena di stasera. Eccoti spiegato il motivo per cui mi trovi in questo stato.. E lo sai cos'è peggio? » chiese ed io scossi la testa perché non avevo idea di cosa stesse pensando.

« Che non posso neanche toccarti per paura di sporcarti.. » disse ed io arrossii ancora una volta, abbassando lo sguardo. Non le potevo sentire certe cose perché mi imbarazzavo incredibilmente. Inoltre non ero mai stata al centro di tante attenzioni, quindi non c'ero affatto abituata.

Forse se qualcuno si fosse preso la briga di farmi complimenti o di dimostrarmi il suo desiderio sarebbe stato diverso, ma purtroppo non era così.

« Ah, ecco.. beh.. » farfugliai semplicemente, non riuscendo ad articolare niente di sensato. Lui rise con dolcezza e fece per avvicinarsi ancora di più a me quando sentimmo qualcuno in arrivo ed entrambi ci girammo per scoprire chi fosse.

Beh, era Jensen, ovviamente. Si bloccò per un attimo non appena ci vide ma, dopo un sospiro, si avvicinò con passo deciso.

« E' meglio che vada per adesso.. magari parliamo dopo. » dissi e cercai di scappare ancora una volta. Ero davvero brava in questo, no? Mi sentivo tanto Julia Roberts in 'Se scappi ti sposo' in quel momento, anche se lei rimaneva comunque sempre molto più favolosa di me.

Però non riuscii mai neanche a poggiare un piede su quelle scale perché Jensen mi afferrò per un braccio e mi trascinò letteralmente verso la terrazza con i divani. Ryan rimase talmente spiazzato e scioccato da questo suo comportamento che non fece assolutamente nulla per 'salvarmi'.

Ci guardò, sgranò gli occhi e rimase immobile davanti alle scale mentre io venivo strattonata e trascinata verso il mio orrendo destino. Okay.. praticamente l'unica persona che poteva salvarmi in quel momento non aveva mosso un dito. Bene.

Dovevo stare calma.. niente panico. Potevo farcela, no? Era arrivato il momento di parlare ma potevo affrontarlo, vero? Si.. certo che potevo.. Potevo? No. Ma chi volevo prendere in giro? Ovvio che non ce la facevo. Okay, mi stavo sentendo male. Davvero molto male.

Non appena ci trovammo al centro della terrazza, reagii totalmente d'istinto: portai entrambe le mani sul suo petto per fermarlo e le strinsi a pugno, usando tutta la forza e la determinazione che avevo.

« Ti prego.. Ti prego, no. Non adesso. » supplicai con forza mentre i miei occhi si inumidivano di nuovo ed inevitabilmente. A quella richiesta lui si fermò e tentò di farmi alzare lo sguardo usando le sue dita, ma non ci riuscì questa volta. Non ce la facevo a guardarlo negli occhi.

« Prima o poi dovremmo parlare, lo sai? Perché non chiarire tutto e subito, quindi? Sarebbe meglio per tutti.. » disse lui, allora, cercando di essere ragionevole. Aveva ragione, davvero, ma non ce la facevo ad affrontare una discussione in quel momento, soprattutto perché non avevo risposte da dargli, o almeno non una che avrebbe potuto capire, quindi preferivo aspettare.

« Ti prego.. rimandiamo fino a stasera. Ti prego. » supplicai ancora e mi allontanai di qualche passo perché quella vicinanza mi uccideva. Si poteva morire di paura? Si, forse. Il mio cuore ormai stava architettando il modo di uscirmi fuori dal petto perché batteva talmente tanto forte da fami male. Stavo per avere una crisi, probabilmente, ma era tutto apposto. Si, si.

« Va bene. Però stasera parleremo, costi quel che costi. Questa è l'ultima volta che rimandiamo questa conversazione. » disse ed io annuii perché sapevo che ancora una volta aveva ragione lui. Non potevamo rischiare di rimandare ancora, lo comprendevo, ma un paio d'ore non avrebbero ucciso nessuno ed io avevo estremamente bisogno di pensare.

Ci guardammo per un attimo e poi Jensen se ne andò, lasciandomi definitivamente sola. Mi accasciai su un divano e rimasi lì per non so quanto tempo.. forse mezz'ora. Ad un certo punto però mi venne a cercare Mrs Hallyway perché era arrivato l'autista che mi avrebbe dovuto condurre da Vick Tolmann per il servizio fotografico. Già.. che bello (sono sarcastica).

Quel giorno, purtroppo, mi sarebbe toccato anchee quello.

Non dimostrando neanche un minimo di allegria e con la faccia più bianca di quella di un cadavere, mi trascinai verso l'uscita e raggiunsi l'uomo che mi stava aspettando davanti ad una macchina diversa dalle precedenti ma altrettanto moderna. Lo salutai cortesemente e mi accomodai sul sedile posteriore, cercando di camuffare il mio reale stato d'animo ma senza successo.

Ci impiegammo poco a raggiungere il palazzone che Vick Tolmann aveva comprato per la sua attività lavorativa e non appena arrivammo, l'autista mi accompagnò fin dentro e mi consegnò nelle mani di un'assistente.

Essa mi accompagnò in una piccola sala dalle pareti completamente bianche, dove mi attendevano delle truccatrici con i loro 'attrezzi del mestiere' in mano. C'era anche un camerino, degli specchi enormi, tantissimi riflettori e macchine fotografiche. Non ebbi modo di vedere altro, sempre che ci fosse stato altro da vedere, perché l'assistente mi spiegò cosa dovevo indossare ed in che ordine, quindi dovevo prestare attenzione.

Poi, dopo essere uscita dal camerino indossando il primo abito, fu la volta delle truccatrici e quando ebbi finito anche con loro arrivò Vick Tolmann.

« Miss Wright.. bentornata. » disse con un sorriso, allungando poi affabilmente una mano per stringere la mia con prontezza e galanteria. Non aggiunse nient'altro e prese subito una macchina fotografica in mano, quella che la sua assistente gli porgeva, facendomi cenno di raggiungere la parete verso cui tutti i riflettori erano puntati. Cavolo, che ansia!

« La voglio spensierata ed allegra, okay? Sorrida.. sia un po' smorfiosetta e mostri anche molta dolcezza. Voglio che i lettori del magazine abbiano un'idea chiara di chi è lei. Anche se non credo che lei sia 'smorfiosetta', non mi fraintenda. Solo che mi hanno espressamente richiesto anche questo tipo di foto. » disse e chiamò ancora una volta le truccatrici per sistemarmi meglio i capelli ed il trucco che alla luce dei riflettori sembrava diverso.

Non appena si tolsero dalla scena, sembrava essere tutto pronto per cominciare, ma io ero sempre molto nervosa e se ne accorse anche Tolmann.

« Mmm.. un po' di musica l'aiuterebbe a sciogliersi? » chiese lui ed io annuii, anche se non sapevo esattamente se la cosa sarebbe servita o meno. Provare però non costava nulla. Vick Tolmann fece un cenno alla sua assistente che accese un'enorme stereo che non avevo affatto notato.

La prima canzone che sentii la conoscevo a causa di un video su Sherlock che alcuni fan avevano messo su Youtube. La canzone era 'Hey na na' di Katie Herzig che mi aveva sempre fatto molto ridere. Non riuscii a trattenere neanche quella volta le risate e vidi che anche Vick Tolmann sorrideva. Miracolo!

« Prova a ballare.. » mi disse con un altro sorriso ed io feci del mio meglio, seguendo le direttive che mi aveva dato prima. Feci un po' la smorfiosetta, ballai un po' e mi divertii.

Subito dopo dovetti cambiarmi d'abito ed anche il trucco andava aggiustato, quindi ci concedemmo un attimo di pausa/cambio prima di continuare. Dato che sembrava che mettere delle musiche di sottofondo mi aiutava a sciogliermi, continuò su questa linea fino alla fine.

Non so neanche perché ma ad un certo punto ci ritrovammo persino ad ascoltare la musica dei 'Ghostbusters' ed io stavo crepando dalle risate.

Davvero, non ce la facevo più. Adoravo quelle canzoni! Sentivo che anche gli altri si stavano divertendo, soprattutto quando facevo le smorfie davanti all'obbiettivo.

« Ora mancano solo quelle un po' più.. diciamo 'sexy'. Ti metto una musica di Rihanna. » disse ed anche se non era esattamente il mio genere di musica preferito, potevo cavarmela.

La prescelta fu 'S&M' appunto di Rihanna ed anche se mi vergognavo da morire cercai di fare comunque del mio meglio. Più che altro mi veniva ancora da ridere ma seguendo le direttive di Vick Tolmann riuscii comunque a fare quello che era necessario per il servizio fotografico.

Quando mi fu annunciato che avevamo quasi finito, vidi in lontananza entrare Misha e Jared. Li salutai con la mano e con un sorriso, accennando qualche passo di danza a ritmo con la musica per farli ridere. Ottenni l'effetto sperato e mi misi ancora una volta in posa per gli ultimi scatti prima di accorgermi che era entrato anche Jensen. Ovviamente.

Se c'erano loro due non poteva che esserci anche il terzo. Avevamo anche il servizio da fare per la The CW, no? Certo ed ecco spiegato il motivo per cui erano tutti lì.

« Perfetto.. abbiamo finito qui. Dovete tutti salire al terzo piano. Stanza n° 11. » disse Vick Tolmann ed io mi affrettai a raggiungere il mio gruppo. Ma i vestiti? Guardai l'assistente di Vick che mi spiegò che potevo tenermeli per adesso. Avrei re-indossato i miei abiti una volta finito l'altro servizio fotografico (mi avrebbero salito i miei vestiti fra poco). Okay.

Senza molte parole -io non mi ero neanche azzardata a guardare Jensen- salimmo al terzo piano e ci preparammo tutti psicologicamente a quest'ennesimo 'lavoro'. Dovevamo però prima cambiarci d'abito e per una volta non mi sentii affatto a disagio perché avrei indossato un semplice paio di stivali, un paio di jeans scuri, una maglia a canottiera beige ed un giubbotto di pelle nero.

Era un abbigliamento piuttosto tranquillo, no?

Mi sistemarono anche di nuovo i capelli con la piastra ed aggiustarono per l'ennesima volta anche il trucco. Dopo fui pronta.

« Bene, ragazzi. Sapete che questo non sarà un servizio fotografico, vero? Okay. Il lavoro di oggi consisterà semplicemente nel filmarvi in diverse 'scenette'. Le abbiamo già immaginate, quindi dovrete solo ascoltarci e seguirci. Iniziamo da te Misha.. Devi semplicemente dare le spalle alla telecamera, camminare e guardarti alle spalle, un po' spaventato. Mettiti in posizione. » disse Vick Tolmann e ci addossammo tutti verso la parete non 'decorata' per permettere a Vick Tolmann ed agli altri macchinisti di sistemare meglio Misha.

Gli diedero le ultime indicazioni e poi iniziarono a girare. Misero anche una canzone di sottofondo le cui uniche parole erano 'Tv now'. Era bella, però. Mi piaceva! Dopo fu la volta di Jensen che doveva giocherellare con un coltello (?) con sguardo serio.

Poi toccò a Jared che doveva guardare come fuori da una finestra (una finestra finta c'era, eh) e camminare continuando a guardarsi indietro. Anche Jensen ebbe alcune scene accanto alla finestra. Poi misero Jensen e Jared insieme ed alla fine toccò a me da sola, seduta sopra un mucchio di scatoloni da cui dovevo guardare con sguardo perso.

Misero anche me accanto alla finestra ma al contrario dei primi due guardai fisso in camera e poi, per completare, decisero di fare un ultima scena fuori programma con me, Jensen e Jared.

I primi due si sarebbero dovuti dirigere verso il fondo della sala mentre io avrei dovuto passare in mezzo ai due e scontrarmi con Jensen. Che bello. Entrambi ci saremmo dovuti guardare per un attimo per poi continuare per la nostra strada. Ancora più bello.

Dovevo proprio avere questa idea, eh? Che sfortuna del cavolo. Però potevo farcela. Senza fare storie, ci posizionammo tutti ed incominciammo a camminare come ci era stato spiegato. Ad un certo punto urtai il braccio di Jensen (che stava alla mia sinistra) ed i nostri sguardi si incrociarono per un attimo come ci avevano chiesto.

Peccato che quell'attimo durò un po' più del previsto (gli occhi di Jensen erano così belli..) e si sentii distintamente qualcuno ad un certo punto che si sgranchiva la gola per farci disincantare.

Arrossii di colpo e tornai al mio posto con una miriade di 'mi dispiace', 'scusatemi' ed altre cose del genere che mi uscirono spontaneamente dalla bocca, anche perché ero davvero mortificata per l'accaduto. Vidi Misha guardarci attentamente dal fondo della sala ed abbassai lo sguardo, colpevole. Ecco.. meno male che certe cose non dovevano più accadere!

Anche Jensen, comunque, si scusò e fummo pronti a rigirare la scena. Anche questa volta però ci bloccammo, incapaci di distogliere lo sguardo l'uno dall'altro forse anche perché non avevamo avuto tante occasioni del genere ed io ero più abituata a nascondere il mio sguardo che a mostrarlo agli occhi del mondo o semplicemente ai suoi.

Il momento però passò quasi subito e continuammo con la scena così come era previsto, solo con un attimo di ritardo. Io feci finta di voler resistere come all'impulso di guardare dietro verso 'Dean' ed a loro l'idea piacque, tanto che lasciarono la scena così com'era. La ripetemmo solo ancora una volta però dalla prospettiva di Jared e Jensen e poi fummo liberi di andare.

Ci cambiammo tutti velocemente, anche perché tra poco dovevamo trovarci tutti sul set di Supernatural (il motel) quindi non avevamo tempo da perdere. Ero davvero stanchissima ed anche emotivamente provata, come potrete immaginare. Fare delle foto era più stancante del previsto ma immaginavo che i problemi che mi stavo portando dietro avessero solo peggiorato le cose.

Sentirmi inoltre lo sguardo di Jensen sulla schiena non mi aiutava affatto e non mi faceva neanche stare meglio. Con la coda dell'occhio notai che effettivamente mi stava guardando ma cercai di fare finta di niente e seguii Jared e Misha verso le macchine.

Il motel scelto si trovava fuori città, in un luogo pressoché deserto. Non era ancora buio però quando arrivammo ma non era un problema perché avremmo potuto prima girare le scene all'interno per poi occuparci di quelle esterne.

L'attrezzatura era anche già montata da quella mattina, quindi dovevamo semplicemente cambiarci d'abito e girare la scena.

Stavo impazzendo con tutti quei cambi d'abito e quelle ritoccatine al trucco. Non mi ero mai strapazzata tanto in questo senso in tutta la mia vita! Al massimo mettevo un po' di matita e mascara sugli occhi, mentre in quel momento avevo di tutto sul viso. Non volevo neanche pensarci..

Ashley e Melanie mi sequestrarono per sistemarmi (povera me!) e dopo un po' fui pronta. Non avevano caricato con il trucco, anche perché si presupponeva che Catherine non avesse avuto un granché di tempo né la voglia di sistemarsi sul serio.

Aveva solo cambiato gli abiti (quelli di prima erano macchiati di sangue) prima di raggiungere i Winchester al motel, quindi le mie truccatrici non ebbero un granché di lavoro da fare, per fortuna.

Quando anche Jared e Jensen furono pronti (Misha era venuto a farci compagnia), il regista accese i motori e ci spiegò quello che desiderava vedere nella scena, tra cui anche il luogo in cui ci saremmo dovuti trovare mentre recitavamo particolari battute (ce le aveva segnate) per permettere alle telecamere di farci dei primi piani strategici senza dover per forza ripetere la scena mille volte.

Dopo di che, fummo davvero pronti a girare.

- - -

Catherine era una ragazza distrutta. Aveva appena perso tutta la sua famiglia e non riusciva a farsene una ragione. I suoi vicini di casa avevano provato a consolarla, persino delle sue amiche erano venute appositamente per starle vicino, ma lei non si riprendeva.

Continuava a sentirsi le mani sporche di sangue, sebbene le avesse accuratamente lavate, e continuava a vedere il viso del fratello ovunque si voltasse. Il suo mondo era stato completamente messo sotto sopra e non gli era rimasto più nessuno. Si, aveva delle amiche ma non avevano importanza in quel momento. Nessuno poteva sostituire la sua famiglia ed era questo il problema.

Voleva vendetta. Voleva poter fare qualcosa affinché nessun altro soffrisse tanto quanto avesse sofferto lei, almeno non per un motivo del genere. Un motivo che tra l'altro ancora non comprendeva appieno. Chi era quell'essere? Perché aveva preso di mira la sua famiglia? Perché non era stata capace di fermarlo?

Tutte queste domande non avevano risposta ma lei sapeva a chi poteva rivolgersi, quindi scappò di nascosto dalla casa della sua migliore amica che l'aveva ospitata per la notte e si diresse verso l'unico motel della città dove sapeva che li avrebbe trovati. Fu semplice capire in che stanza fossero alloggiati, anche perché la loro macchina, un'Impala del '67, era parcheggiata proprio di fronte alla loro stanza.

Catherine bussò alla porta, incurante dell'ora assurda, e venne accolta dal fratello più grande con in mano una pistola. L'altro era leggermente di lato ed aveva in mano un coltello.

« Sei tu.. » disse semplicemente quello più alto e la lasciò entrare. Catherine non si guardò indietro ed entrò con forza nella stanza, convinta di quello che avrebbe voluto chiedere loro.

« Sono qui perché ho bisogno di sapere.. Chi era quell'essere? Perché ha ucciso la mia famiglia? E perché voi eravate lì giusto in tempo per salvarmi? » chiese la ragazza guardandoli in cerca di risposte.

Il fratello più piccolo, Sam, la invitò a sedersi e le spiegò tutto quello che aveva bisogno di sapere, anche se non poteva raccontarle proprio tutto. Poteva dirle che erano Cacciatori, ma non tutto quello che stava succedendo nel mondo, la caduta degli angeli ad esempio. Sarebbero state troppe informazioni e la ragazza ne aveva già passate troppe.

Gli spiegò semplicemente tutto quello che poteva sulla loro vita e sui licantropi, facendole comprendere che loro attaccavano chiunque, anche senza motivo. La loro sete di sangue era più forte di tutto il resto. Catherine non pianse, nonostante i suoi occhi incominciarono ad inumidirsi più volte. Era una ragazza forte, nonostante si sentisse distrutta.

Dean se ne stava in disparte anche perché era il fratello ad essere più bravo in certe cose. Nel frattempo, però, nella testa di Catherine si stavano formando pensieri pericolosi.. cose che avrebbero cambiato la sua vita per sempre.

Aveva bisogno dei Winchester però per seguire quella strada, quindi dopo un attimo di silenzio decise di convincerli a fare quello che lei desiderava davvero. Forse era un desiderio momentaneo -chi poteva dirlo?- ma non riusciva a levarselo dalla testa. Aveva bisogno di vendetta.

Aveva bisogno di sapere che altre persone sarebbero state al sicuro grazie al suo aiuto. Inoltre come poteva tornare ad una vita normale ora che sapeva dell'esistenza di queste creature? Non aveva altra scelta se non intraprendere la stessa strada dei Winchester.

« Voglio venire con voi. » disse, rompendo il silenzio che si era creato. Entrambi gli uomini la guardarono sbalorditi ed il loro sguardo si indurì poco dopo, soprattutto quello di Dean.

« Scusa, cosa? » chiese Dean e si avvicinò a Catherine, guardandola negli occhi.

« Voglio venire con voi.. Voglio sentirmi utile.. Cacciare, salvare delle vite. Voglio fare quello che fate voi. Voglio evitare che cose del genere possano accadere ancora. Permettetemi di venire con voi. Imparerò, grazie al vostro aiuto. » disse allora lei, continuando a guardare entrambi gli uomini con una convinzione tale negli occhi che li fece vacillare per un attimo. Solo un attimo.

« No. Ti assicuro che non è la vita che desideri. » disse Dean ed anche il fratello gli diede subito man forte perché questa volta Dean aveva ragione.

« So che stai soffrendo ma questa vita è molto più difficile di quello che pensi. Non è quello che una persona desidererebbe mai di avere, te lo assicuro. Forse adesso ti sembra impossibile ma il dolore diminuirà con il passare del tempo. Puoi rifarti una vita se lo desideri.. vivere tranquillamente. Non farti accecare dall'odio o dalla vendetta. Sii libera di andare avanti.. » disse Sam ma nulla riusciva a convincere Catherine.

Era sempre stata una ragazza molto testarda e non era cambiata, neanche adesso che si ritrovava ad essere spezzata e senza più solide fondamenta su cui contare. Non avrebbe trovato pace finché non avesse incominciato a fare quello che voleva, ossia essere una Cacciatrice.

Non sapeva neanche lei quanto potesse essere difficile, anche se ne aveva una vaga idea, ma era disposta a provare ed a farcela perché il suo cuore ed il suo cervello gli urlavano che quella era strada giusta. Solo quella.

« Vi prego.. Non importa della vita tranquilla che potrei avere o di qualunque altra cosa! Voglio solo poter fare qualcosa di utile e di poter difendere tanta gente come me. Non nego che è anche l'odio e la vendetta a guidarmi, ma non è solo questo.. E' qualcosa di più grande. Lo farò con voi o senza di voi perché è davvero ciò che voglio. » disse allora Catherine, scatenando la furia di Dean.

« Ma non capisci che tipo di vita sia? Non sei adatta a tutto questo. Si tratta pur sempre di uccidere, di combattere, di vivere con la costante paura di morire.. E' questo che vuoi? » disse lui, fronteggiando la ragazza che intanto si era alzata in piedi. Anche lei si avvicinò all'uomo e lo guardò negli occhi come non aveva mai fatto con nessuno.

« Ti è così difficile credere che qualcuno potrebbe desiderare sentirsi utile in questo modo? Beh, hai la prova davanti ai tuoi occhi che non è così. Io voglio farlo. Con o senza di voi. Certo, con il vostro aiuto forse eviterei di rimanere uccisa solo dopo pochi giorni, ma se sono un tale disturbo per voi allora bene.. farò da sola. » disse Catherine mentre Dean la guardava in cagnesco. Sbuffò, infastidito da tanta caparbietà ma non se non voleva avere anche lei sulla coscienza, allora doveva portarla con sé. Bene, un altro fardello addosso. Magnifico!

« Va bene. Come desideri. Ma sappi sin da subito che non sarà una passeggiata. Sarò io ad istruirti, personalmente, ed ogni errore che commetterai ti farà subire delle punizioni. Non ti renderò la vita facile perché ti ho avvertito che non è una vita che fa per te, ma dato che non mi dai ascolto te lo farò capire e te ne andrai. » disse e con quelle parole prese la sua giacca e se ne andò sbattendo la porta. All'interno della stanza calò il silenzio e nessuno dei due aggiunse una parola.

- - -

Con quella scena, quindi, Catherine entrò a far parte della combriccola e noi finimmo il lavoro della giornata. Finalmente! Mi ero talmente tanto immedesimata in Catherine che non mi sentii neanche più di tanto a disagio in presenza di Jensen, tranne ovviamente quando i nostri occhi si incrociarono di nuovo a causa del dialogo tra Dean e Catherine.

Era davvero difficile evitare un contatto del genere con Jensen ed immaginavo che di questo passo sarebbe stato sempre più arduo perché Catherine e Dean avrebbero avuto un rapporto particolare fatto di sguardi e gesti più o meno espliciti, da quello che avevo potuto leggere nella prima parte del copione, quindi dovevo abituarmi a quel genere di cose o sarei stata male praticamente per tutto il tempo.

Ora però che tutto era finito dovevo prepararmi alla vera sfida della giornata ed io ancora non ero pronta. Avevo bisogno di un attimo per raccogliere le idee e di qualcosa che mi desse l'ispirazione giusta per capire cosa dovessi fare. Incrociai ancora una volta lo sguardo di Jensen e dopo mi allontanai verso una delle macchine che dovevano portarci tutti in albergo.

Chiesi se potessi prenderne una in prestito e mi risposero affermativamente, a patto però che portassi un autista con me. Si, tanto non sapevo guidare. Mi allontanai, quindi, da tutti per un po', consapevole che la macchina mi aiutasse a rilassarmi almeno un pochino. Aveva sempre avuto questo effetto ed ora ne avevo davvero bisogno, ma ero comunque molto inquieta e non riuscivo neanche a stare ferma in macchina.

« Qualcosa la turba, signorina? » chiese gentilmente l'autista. Mi ricordava molto Patrick, il 'maggiordomo' di casa Padalecki, quindi provai istintiva simpatia verso quell'uomo.

« Si, ma non si preoccupi. E' una cosa che posso risolvera da sola. » dissi, sebbene non fossi affatto convinta delle mie stesse parole. L'uomo mi lasciò in pace mentre guidava e guidava senza alcuna meta ed io cercai di analizzare la situazione:

  1. Jensen mi aveva baciata. Io avevo baciato lui.

  2. Jensen era ubriaco e mi aveva baciata. Io ero sobria e l'avevo baciato lo stesso.

  3. Jensen aveva una moglie ed una bambina.

  4. Danneel e JJ non si meritavano una situazione del genere.

  5. Jensen non poteva provare qualcosa per me perché nessuno mi amava.

  6. Anche se Jensen mi amava, io non potevo permettere che rovinasse la sua famiglia per me.

  7. Io non meritavo un eventuale suo sentimento nei miei confronti.

  8. Io potevo soffrire perché tanto c'ero abituata. Potevo 'sacrificarmi'.

  9. Dovevo fare la cosa giusta e non rovinare qualcosa di bello e prezioso.

  10. Dovevo pensare prima alla felicità di Jensen e poi alla mia.

All'improvviso capii cosa dovevo fare e chiesi all'autista di dirigersi verso l'albergo. Era così logico che quasi quasi mi stupii di non averci pensato prima. Non volevo pensare al 'poi' ed al 'dopo' perché in una situazione del genere era difficile da prevedere ma sapevo che in tutta questa storia avevamo sbagliato entrambi, io per prima.

Ero partita con il piede sbagliato e questo aveva probabilmente influenzato tutto il resto, forse, tanto da aver fatto evolvere i nostri rapporti in qualcosa di strano ed assurdo. Boh, credevo che fosse così. Ma ora sapevo quello che dovevo fare ed anche se probabilmente tutto quello che avevo costruito fino a quel momento sarebbe cambiato, io ero certa che così facendo stavo andando nella direzione giusta.

Stavo facendo qualcosa di buono che avrebbe appianato per un po' quel senso di colpa che sentivo di avere nei confronti di troppe persone.

Fu con questa forza che scesi dalla macchina e mi diressi verso la terrazza con i divani. Lì Jensen non c'era ancora ma occupai il mio tempo ascoltando un po' di musica: 'Breakaway' di Kelly Clarkson. Come avevo detto, quella canzone sembrava scritta apposta per me e la cantai sul serio questa volta, affacciandomi verso il bosco in cui mi ero persa quella mattina.

I'll spread my wings and I'll learn how to fly
I'll do what it takes til' I touch the sky
And I'll make a wish
Take a chance
Make a change
And breakaway
Out of the darkness and into the sun
But I won't forget all the ones that I love
I'll take a risk
Take a chance
Make a change
And breakaway

Sentii chiaramente che qualcuno si stava avvicinando ma non smisi di cantare e quando Jensen si avvicinò e si appoggiò come me alla ringhiera, gli sorrisi. Non avevo davvero più paura adesso perché sapevo esattamente quello che dovevo fare e che soprattutto la mia non era assolutamente una scelta egoista o ingiusta. Forse per me lo era ma andava bene anche così. Certe volte bisognava anche mettersi da parte per il bene della persona amata, no? Ecco. Era quello che desideravo fare.

« Sai, credo che noi due abbiamo incominciato con il piede sbagliato.. » dissi dopo un attimo di silenzio. Jensen mi guardò interrogativamente ma io gli sorrisi rassicurante.

« Ti confesso un paio di cose, così capisci meglio.. Ho tentato in tutti i modi di starti lontana perché avevo una specie di 'cotta' stupida nei tuoi confronti. Sai quella che colpisce tutte le ragazzine? Si, esattamente quella. Tu sei sempre stato il mio attore preferito ed io, ovviamente, da brava ragazzina qual'ero e quale sono ancora per certi versi, avevo una cotta immensa nei tuoi confronti. Ero gelosa di Danneel, di JJ e persino di tutte le attrici che potevano avere a che fare con te o con il tuo personaggio. » dissi ridendo e sentendomi anche un po' sollevata mentre pronunciavo quelle parole. Non era tutta la verità ma gli stavo davvero confidando una parte dei miei pensieri, il che rendeva tutto ancora più strano e doloroso.

« Inoltre i rapporti tra i nostri due personaggi non hanno aiutato, eh? Mi era già capitato di provare qualcosa per il mio compagno di scena, colpa della mia immedesimazione nel personaggio, e credo proprio che sia successo anche questa volta. Cotta adolescenziale più crisi d'indentità possono combinare tanti guai messi assieme e noi ne siamo il risultato. » dissi ancora. Ero contenta del mio discorso anche se stavo recitando alla grande, come non avevo mai fatto in vita mia. Fingere mi aiutava a parlare e ad esternare tutti quei pensieri. Si. Stava andando tutto bene.

« Poi ti sei ubriacato ed abbiamo combinato quello che abbiamo combinato. Capita. Incidente di percorso. Caso chiuso. Tu non eri in te ed io non ero in me. Mi dispiace solo di non aver chiarito tutta questa faccenda prima ma dovevo venire a parti con il mio lato da ragazzina.. sai. Ora però e totalmente tutto apposto. Davvero. Sul serio. Non lo dico tanto per dire! Dovevo solo accorgermene prima cosi da evitare tutto questo disastro immotivato. » dissi e mi portai una mano ai capelli, nervosamente. Lui ancora non parlava, ma lo vedevo che i suoi lampeggiavano e che stava aspettando solo che finissi il mio discorso per esprimere la propria opinione.

« Credo che anche tu abbia avuto delle sensazioni contrastanti nei miei confronti a causa del mio comportamento ma sono qui anche per offrirti un nuovo inizio. Basta alle stupidate da ragazzina ed alle stupide gelosie. Lo prometto. Solo un nuovo inizio. Tu ed io. Ti andrebbe bene? » chiesi e tesi una mano quasi per siglare il nostro accordo ma Jensen non accennò affatto a prendermi la mano e non fece altro che guardarmi incredulo. Okay, che cosa c'era che non andava adesso?

« Ma stai scherzando o sei seria? » chiese lui ed io pensai che tutto il mio lavoro non era servito praticamente a nulla. Mi ero sforzata, avevo confessato tutte quelle cose (alcune false ed altre vere) e non accettava neanche la mia offerta? Bene. Andavamo alla grande.

« Certo che sono seria! Ti avrei detto tutte quelle cose se non lo fossi? Maledizione Jensen, ti ho detto la verità affinché potessimo ricominciare da capo senza rovinare nulla! Abbiamo già commesso un errore madornale l'altra sera e non voglio che una cosa del genere si ripeta mai più. » dissi ancora e lo vidi sorridere amaramente.

« Quindi per te era solo un errore? » chiese ed io gli risposi quasi immediatamente con un « Si, lo era. Non sarebbe mai dovuto accadere. Ho mancato di rispetto a tua moglie e tu hai fatto altrettanto. E per cosa? Eh? Me lo sai dire? Io per una stupida cotta adolescenziale e tu per un bicchiere di troppo. Non è schifoso tutto questo? Ecco perché sono qui stasera. Per chiarire con te affinché tutto questo non succeda mai più. Lei è meravigliosa Jensen.. entrambe lo sono, sia Daneel che JJ, e non si meritano nulla di tutto ciò. » dissi e gli poggiai una mano sulla spalla. Vidi che voleva aggiungere qualcosa ma riuscii a bloccarlo in tempo prima che potesse dire qualunque cosa.

« Ami tua moglie, no? » chiesi e lui annuì mentre il mio cuore subiva una botta così forte da farmi quasi urlare dal dolore. Riuscii a trattenere tutto dentro, però, dentro una maschera impassibile.

« Bene, quindi questa discussione non ha ragione di esistere. » dissi ancora, prendendo il suo viso delicatamente tra le mani, come se fosse la cosa più preziosa del mondo.

« E' stato un errore ma non uno grave. Da oggi in poi ci comporteremo normalmente e tu vivrai la tua vita con la tua famiglia, com'è giusto che sia. » dissi e gli sorrisi, trattenendo a stento le lacrime.

« Ma se non fosse tutto così semplice? » chiese lui ma io scossi la testa con fermezza.

« Lo è, Jensen. Lo vedrai più chiaramente quando stringerai ancora una volta la tua bambina tra le braccia e quando bacerai tua moglie. Te lo assicuro. » dissi e dopo avergli sorriso ancora una volta, del tutto forzatamente, decisi di andarmene per non scoppiargli a piangere davanti agli occhi. L'unica cosa che mi consolava era la consapevolezza di star facendo qualcosa di buono e di giusto.

Lui amava Danneel e sarebbe stato felice. Che io non lo fossi non aveva importanza.

« Come puoi essere così sicura che lo sarà? Eh? Io non sono più sicuro di nulla al momento. Sei arrivata tu ed il mio mondo è stato stravolto.. Lo sai vero che non avrei mai immaginato di fare qualcosa del genere a Danneel? Eh? Mai. Eppure eccomi qui.. eccoci qui. Deve esserci un motivo dietro a tutto questo ed io lo scoprirò. » disse Jensen ed io sospirai perché non sembrava affatto che la storia fosse finita lì dalle sue parole. Decisi comunque di non rispondergli perché non sapevo assolutamente come convincerlo del contrario.

Lo guardai solo una volta per poi comprendere che effettivamente c'era qualcosa che potevo dirgli e lo feci.

« Non rovinare quello che di bello già hai solo per un errore. Goditi quella persona meravigliosa che hai sposato e cresci la tua bambina. E' quello che io mi auguro tanto che tu faccia, Jensen. Lo desidero tanto per te. » dissi e con quelle parole me ne andai.









Angolo autrice: Dopo mille anni (letteralmente o quasi) sono riuscita finalmente a postare questo capitolo! *O* Alleluia! *coro angelico in sottofondo* Vi chiedo infinitamente scusa ma tra esami, uno spettacolo teatrale da preparare ed altre piccole cosucce che riguardano internet e che non sto qui a spiegarvi, non ho potuto scrivere neanche una riga. Poi, finalmente, mi ci ero messa d'impegno ed ero riuscita a scrivere quattro pagine che ho cancellato la volta dopo xD Non mi convinceva per niente e quindi ho riscritto tutto da capo. Yeeeee! Eccovi spiegato il motivo del mio ritardo. Spero di essere più puntuale la prossima volta anche se non sono sicura ancora di quando potrò scrivere il prossimo capitolo perché questi progetti di cui vi parlavo prima sono ancora in corso (ed ho anche un esame da preparare ç___ç). Detto questo, corro a rispondere alle vostre recensioni e a lasciarvi qualche altro dettaglio inerente al capitolo, come i vestiti di Eve o i link delle canzoni citate.
Ecco:
- http://i.imgur.com/OTtKUsQ.jpg (primo vestito servizio fotografico)
- http://i.imgur.com/GRwkykW.jpg (secondo vestito servizio fotografico)
- http://www.youtube.com/watch?v=c-3vPxKdj6o ('Breakaway' di Kelly Clarkson)
http://www.youtube.com/watch?v=jhrNRho7FEw (Spot della The CW dal titolo 'Tv now')
Ed ora passiamo ai ringraziamenti finali: 
Sanasnake
Nerea_V
StarstruckAngel
BlackBou
viktoria
Grazie davvero a tutte quante per aver commentato questa storia regalandomi un sorriso =) Inoltre volevo anche ringraziare tutti coloro che hanno messo questa storia tra le 'preferite' perché grazie a loro 'Thank you for loving me' è entrata nella classifica delle preferite della sezione! Grazie di cuore per il vostro supporto <3
Ora chiudo qui o l'angolo autrice diventa più lungo del capitolo stesso xD A presto e grazie ancora a tutti (anche a coloro che mi hanno mandato dei messaggi privati con pensieri dolcissimi)! *si scioglie e si dilegua*

 

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Capitolo 23
*** Cap 23 - When nothing changes ***


Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: giallo
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo23/?


 

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»



Carry on my wayard son
There'll be peace when you are done
Lay your weary head to rest
Don't you cry no more

Un infarto. Prima o poi sarei morta d'infarto. Schiaffai la mia mano sul comodino e cercai a tentoni il cellulare per spegnere quella dannata sveglia che da due settimane a quella parte non faceva altro che interrompere il mio riposo ad ogni ora possibile del giorno e della notte.

Peccato che, come al solito, non riuscivo a trovarlo (spariva magicamente) e le mie orecchie continuarono ad essere assordate e torturate da quelle note tanto care per un tempo indefinito.

Dopo attimi di assoluto smarrimento e tra sbuffi e maledizioni lanciate qui e lì, riuscii finalmente a trovare il cellulare ed a spegnere la sveglia con un veloce gesto del dito. Il cuore ancora mi batteva a mille e pensai che probabilmente avrei dovuto mettere una suoneria diversa rispetto a quella che avevo in quel momento, 'Carry on my wayward son', che mi faceva saltare ogni volta metri e metri sopra il letto.

Una più lenta sarebbe stata l'ideale ma sapevo che non l'avrei cambiata, quindi era inutile pensarci ancora. Mi affezionavo davvero tanto alle canzoni e quello era il mio periodo 'Carry on...', quindi sarebbe rimasta sul mio cellulare finché non avessi trovato una suoneria che valeva la pena mettere, una che avrebbe potuto sostituire quella canzone (anche se sarebbe stato difficile). Beh, ecco tutto.

Si, niente cambio di sveglia. Si.. ci avrei pensato più tardi. Ora potevo dormire altri cinque minuti.. si. Era presto, quindi potevo rilassarmi un altro po' tra quelle coperte candide e fresche. No?

« Si.. solo cinque minuti » sussurrai e schiacciai la testa contro il cuscino, addormentandomi quasi all'istante. Ero stanca, che potevo farci? Le riprese del telefilm avvenivano ad ogni ora possibile ed immaginabile ed io non mi ero ancora abituata a quei ritmi così assurdi.

Inoltre avevo anche incominciato una sorta di addestramento per irrobustire un po' i miei muscoli (totalmente inesistenti, ad essere onesti) ed era principalmente per questo che mi toccava svegliarmi a quell'ora del mattino, ossia perché il mio trainer-coach mi aveva ordinato di correre ogni mattina prima di iniziare la giornata di riprese ed all'occorrenza anche prima di ogni sessione di allenamento. Ecco perché ero stanca.

Chi aveva mai fatto tanta fatica? Non io. Mai. Ero un po' pigra, soprattutto per quanto riguardava lo sport, quindi correre non era mai stato tra i miei pensieri fino a quel momento come non lo era mai stato l'allenarsi, ed invece eccomi lì.

Sarebbe stato divertente, però, arrivati ad un certo punto di questo nuovo percorso. Ancora non avevamo iniziato il combattimento corpo a corpo (non vedevo l'ora di provarci) ma forse il mio trainer avrebbe incominciato ad insegnarmi qualcosa proprio quella mattina. Chi lo poteva sapere?

L'unica cosa che mi era chiara era che prima o poi quel momento sarebbe arrivato perché nel mio copione c'erano parecchie scene di combattimento con Dean, dato che Catherine doveva essere addestrata proprio da lui, e non avendo mai fatto nulla del genere i produttori avevano deciso di sottopormi ad un mese intensivo di allenamento (riprese comprese).

Quindi mi sarei allenata e nel frattempo avrei continuato a girare Supernatural. Il mese di allenamento era iniziato qualche giorno dopo il mio 'chiarimento' con Jensen, il 18 Giugno (se non erro), e questo mi aveva aiutata molto.

I primi giorni non avevo fatto altro che pensare a quello che ci eravamo detti e le sue continue occhiate non aiutavano, specialmente quando ci trovavamo troppi vicini (durante le riprese o a tavola), ma allenarsi faceva bene perché la mia mente era focalizzata sul non soccombere all'allenamento, quindi non avevo tempo per pensare a Jensen.

Inoltre, appena riuscivo a fermarmi un attimo, mi addormentavo su ogni superficie, anche verticale, disponibile (letto, divano, sedia, muro), quindi non avevo proprio tempo per pensieri del genere e lui non mi aveva dato neanche reali motivi per continuare a preoccuparmi. Si, mi guardava ancora qualche volta anche per alcuni minuti ma nulla era sfociato in qualcosa di più e le nostre conversazioni erano sempre state cordiali e naturali. Tutto apposto, quindi.

Beh, con il fatto che mi addormentassi un po' ovunque, tra l'altro, non è che avessimo modo di parlare più di tanto, eh.

Quante volte Jared mi aveva dovuta portare in camera perché mi ero addormentata sulla sedia? Avevo perso letteralmente il conto. Lui era il mio salvatore in tutti i sensi, così come lo era Misha. Cosa avrei mai potuto fare senza di loro?

Erano la ragione dei miei sorrisi e del mio 'tenere duro', più o meno e tra alti e bassi. Bastava una loro parola gentile per farmi tornare la fiducia in me stessa perché si, un po' la paura delle telecamere e della scena mi era passata ma non la paura di fallire o di non essere all'altezza.

Avevo bisogno di conferme. Avevo bisogno di sapere di star facendo bene il mio lavoro, altrimenti non mi sarei mai potuta dar pace.

Jared comprendeva bene questo mio bisogno ed era lui a rassicurarmi con parole e sorrisi o a correggermi quando sbagliavo qualcosa durante le riprese. Non erano grandi errori ma era sempre meglio non compierli, no? Ovvio che si. Quindi Jared era praticamente indispensabile nella mia vita e sempre di più il mio eroe personale. Un fratello che non avrei mai voluto deludere neanche tra un milione di anni.

Tirando le somme, dunque, questo era un periodo piuttosto impegnativo e pieno di assestamenti. Non mi sentivo più depressa o sull'orlo di una crisi isterica perché avevo fatto esattamente quello che mi era sembrato giusto fare per sistemare una situazione.. ehm.. di merda (quest'espressione è la più appropriata per l'occasione) e quindi ero anche più tranquilla e meno incline al mutismo ed alle lacrime.

I miracoli infatti accadevano: non piangevo da due settimane! Era il 27 Giugno quest'oggi, infatti, e l'ultima volta che avevo pianto era stato il 13 Giugno (data impossibile da dimenticare a causa del 'confronto' con Jensen). Oh, che liberazione! Mi sarei messa a ballare la Hula per il traguardo da poco raggiunto se non fossi stata davvero troppo stanca per farlo. Eh, si.. mi ero anche riaddormentata sul serio.

Carry on my wayard son
There'll be peace when you are done
Lay your weary head to rest
Don't you cry no more

« SONO SVEGLIA! SONO SVEGLIA! » urlai alzandomi di scatto dal letto. Mica ero stupida! La me della sera prima sapeva che la me del mattino dopo si sarebbe riaddormentata dopo aver spento la sveglia, quindi da buona previdente aveva puntato la sveglia due volte (anche tre per sicurezza).

Riafferrai, pertanto, di nuovo il cellulare con un altro sbuffo, spensi la sveglia con un altro veloce gesto del dito (non mi ero ancora abituata del tutto ai cellulari touch) e mi assicurai di spegnere anche la terza sveglia prima di sedermi sul letto per riprendere fiato.

Il mio cuore continuava a battere all'impazzata e solo dopo un po' si calmò. Ogni mattina era così, purtroppo.

Gli infarti erano dietro l'angolo ed aspettavano solo me. Mi schiaffai entrambe le mani sul viso e, dopo un sonoro sbadiglio, mi decisi ad andare in bagno (dopo aver visto che erano le 05:30 del mattino). Il fatto che comunque ci fosse caldo non aiutava ma per fortuna ero abituata a temperature ben più alte essendo siciliana, quindi il clima di Vancouver non poteva mettermi K.O. neanche se si metteva d'impegno.

Era comunque fastidioso, però, soprattutto quando dovevi andare ad allenarti, quindi non ero esattamente contenta all'idea di uscire fuori. Tuttavia, essendo mattina presto, il sole non mi avrebbe particolarmente infastidita (almeno così credevo) e questo era un gran sollievo.

Dunque, bando alle ciance, era arrivato proprio il momento di vestirsi e presi dall'armadio i pantaloni e la canottiera che mi avevano comprato appositamente per il mio allenamento. Si vedeva subito che non li avevo scelti io, innanzitutto perché la canottiera era rosa (un colore che non amavo particolarmente) ed anche perché mi arrivava a coprire solo il petto, lasciando così la pancia scoperta (altro particolare che non gradivo).

Inoltre anche i pantaloncini lasciavano scoperta più pelle del dovuto poiché mi arrivavano fino al ginocchio! No, decisamente non avrei mai scelto questo abbigliamento ma era comunque una sorta di regalo dato che non l'avevo comprata io, quindi me la sarei tenuta ed avrei affogato il mio imbarazzo correndo come una forsennata per non farmi vedere bene da anima viva. Bene.

Senza ulteriori indugi, la indossai con una smorfia e mi preparai mentalmente per la sfiancante giornata che si prospettava. Poi, bussarono alla porta.

« Sorgi e splendi, principessa! » sentii qualcuno dire da dietro la porta e sorrisi, riconoscendo quella voce tra mille. Jared. Con le dita incominciò a tamburellare distrattamente sulla superficie liscia della porta ed io, in tutta risposta, gli corsi ad aprire, trovandolo in tuta da ginnastica.

« Buongiorno! » dissi, imitando il suo sorriso allegro. « Buongiorno.. » disse lui spingendomi la fronte con un dito. Era diventato un suo vizio. Lo faceva sempre da circa una settimana.

« Oggi ho voglia di correre.. Tu non hai voglia di correre? Io sto morendo dalla voglia di correre. » disse tutto d'un fiato e con un enorme sorriso stampato in faccia. Mmm.. incominciai a temere che qualcosa non andasse per il verso giusto. Era da un po' che non mi tormentavano, quindi quella levataccia di Jared non me la raccontava giusta, eppure decisi di fidarmi.

« Non ho particolarmente voglia di correre ma devo correre.. lo sai. Ordine dei boss! Aspetta un attimo che prendo alcune cose e torno subito. Poi me la spiegherai dopo tutta questa voglia di correre.. » dissi ed entrai nuovamente in camera per prendere la chiave della stanza (la tessera magnetica), il cellulare e le mie amate cuffie.

Decisamente non sarei mai riuscita a correre senza un po' di musica di sottofondo, lo sapevo, quindi portavo sempre il cellulare con me durante queste levatacce al mattino. Ascoltare musica rendeva tutto meno difficile e con questa convenzione nella mente mi ritrovai di nuovo fuori dalla mia camera d'albergo.

« Pronta! » dissi e lo vidi sorridere di nuovo. Quello però non era un semplice sorriso di felicità ma un vero e proprio sorriso di scherno. Eh? Che caspita aveva adesso?

« Che cos'è che ti fa tanto ridere? » chiesi risentita mettendo le mani sui fianchi mentre gli lanciavo un'occhiataccia di quelle che avrebbero potuto incenerirti sul posto.

« La tuta! Oddio, ora capisco perché ogni volta che devi andare a correre sparisci praticamente dalla circolazione.. Troppa pelle scoperta, eh? Tra tutte le tute da ginnastica che potevano comprarti, proprio questa dovevano scegliere, eh?! E' meraviglioso! Però guarda il lato positivo.. almeno non ti hanno dato dei pantaloncini cortissimi.. dai. Ritieniti fortunata. Anche se sarebbe stato più divertente da vedere! Oddio.. non riesco. » disse e scoppiò a ridermi in faccia senza ritegno mentre io arrossivo e mi facevo invadere dalla voglia di ucciderlo.

Jared era ovviamente a conoscenza del mio piccolo problemino con la pelle scoperta, quindi era ovvio che lo notasse, ma speravo almeno che non me lo rinfacciasse, girando il coltello nella piaga così come invece aveva fatto. Ecco. Bene. Ora lo odiavo. Me l'avrebbe pagata cara!

« Sei un cretino! » gli dissi e lo colpii con il piede, facendogli pure la linguaccia alla fine. Cogliendo la sfida implicita nel gesto, Jared cercò velocemente di afferrarmi ma io gli sfuggii ed incominciai a correre verso le scale, lasciandolo inevitabilmente indietro.

Scesi le scale a perdifiato, con la speranza di riuscire a seminarlo ben presto, ma era tutto inutile perché lo sentivo sempre più vicino. Incominciai a ridere istericamente a quel pensiero perché sarei morta tra pochi secondi, probabilmente, perdendo così la sfida, ma sentii Jared ridere dietro di me, quindi mi rilassai di conseguenza.

Cercai comunque di non perdere senza dargli almeno un po' di filo da torcere (sia mai!) e corsi con tutto il fiato e la forza che avevo in corpo lungo la hall dell'hotel, finendo quasi per travolgere la povera Mrs Hallyway che si avviava al bancone.

« Benedetti ragazzi! Fate attenzione! » sbottò quando anche Jared rischiò di travolgerla in pieno ed io le urlai le mie scuse proprio mentre mi avvicinavo alla porta d'ingresso, scivolando leggermente sull'enorme tappeto di fronte alla porta.

Senza non poche difficoltà e con uno slancio da atleta olimpionico (seh, come no) riuscii ad afferrare la maniglia e ad uscire alla luce del sole. Vittoria! Ero arrivata fin lì senza farmi prendere! Bene. Buon per me. Le cose belle però devono finire, purtroppo. Non avevo fatto che pochi passi fuori dell'edificio quando, ovviamente, Jared mi afferrò per un braccio ed io gli finii addosso, non riuscendo più a mantenere l'equilibrio.

« Game over! » urlò praticamente ad un centimetro dal mio orecchio, stordendomi ancora di più mentre io cercavo di riprendermi dall'ennesima sconfitta. Mi lasciò andare dopo pochi secondi ed incominciò pure ad improvvisare un balletto scemo di vittoria (che cosa odiosa), alzando anche le gambe come nei video dei Gag Reel. Tzé, dilettante.

In questo non poteva mica battermi, però. Con una non-chalance unica, alzai la gamba fino a far sfiorare la mia caviglia e la mia testa in un unico movimento fluido e lui mi guardò risentito. Ecco. Non poteva battermi in questo caso.

« Non vale! » disse ma io non gli risposi e me ne andai, inserendo finalmente le cuffie nelle orecchie per iniziare la mia sessione di allenamento mattutino.

Today is gonna be the day
That they're gonna throw it back to you
By now you should've somehow
Realized what you gotta go
I don't believe that anybody
Fells the way I do about you now

Preferendo ancora una volta di far partire la riproduzione casuale piuttosto che scegliere io una canzone da ascoltare, venni premiata con 'Wonderwall' degli Oasis. Magnifico!

Sotto le note di questa canzone, quindi, incominciai a correre e ad allontanarmi da Jared, canticchiando tra me e me ogni singola parola. In questo modo mi sarei stancata in fretta ma non riuscivo a non canticchiare quando ascoltavo una canzone che amavo, quindi sarei morta entro pochi minuti. Poco male.

Jared mi affiancò ben presto e si adeguò al mio passo da tartaruga, forse per non lasciarmi sola. Beh, questo era molto dolce da parte sua. Per rispetto, tolsi un auricolare dall'orecchio e continuai a canticchiare la canzone con un sorriso stampato in faccia che mi illuminava il volto. Ben presto anche Jared pensò bene di canticchiare sotto-voce e ci facemmo prendere totalmente da quel momento, dimenticandoci di tutto il resto.

And all the roads we have to walk along are winding
And all the lights that lead us there are blinding
There are many things that I would
Like to say to you
But I don't know how

Finimmo per prendere il sentiero che conduceva in mezzo ai boschi (quelli in cui qualche settimana fa avevo rischiato di perdermi) e lì ci scatenammo sul serio. Io smisi completamente di correre e Jared fece lo stesso, invitandomi gentilmente a ballare con lui. Adoravo questi momenti insieme. Avevo sempre desiderato fare queste cose con un mio ipotetico migliore amico e finalmente potevo farlo perché l'avevo trovato. Jared non si tirava indietro davanti a niente ed era lui stesso, a dire il vero, a prendere di solito l'iniziativa, quindi a me non restava altro che seguirlo.

Because maybe
You're gonna be the one who saves me?
And after all
You're my wonderwall

Meno male che dovevo allenarmi! Avrei dovuto immaginarlo che non sarei riuscita a fare molto con Jared accanto ma non mi importava. In fondo stavamo ballando, no? Era pur sempre un piccolo allenamento.

I muscoli si stavano mettendo in moto, no? Persino quelli della faccia dato che cantavamo, sorridevamo e ci facevamo boccacce a vicenda!

Ecco, quindi alla fine pensai che potevo considerarlo comunque una sorta di allenamento, seppur non esattamente convenzionale. Comunque, dato che c'ero, decisi di testare pure il mio equilibrio e di salire su un tronco caduto a terra.

Ci ballai tranquillamente sopra facendo un po' la scema e poi saltai addosso a Jared che mi prese al volo per concludere in bellezza la canzone. Yep.

« Ben fatto Mr Padalecki! » dissi dandogli una pacca d'approvazione sulla spalla.

« Ben fatto Miss Wright! » disse lui e ricambiò dandomi anche lui una pacca sulla spalla.

Scoppiammo ovviamente a ridere dopo poco e decidemmo di fare i seri e di continuare l'allenamento per i restanti 50 minuti (più o meno). A detta del mio trainer, infatti, avrei dovuto correre almeno 1 ora ogni mattina ed a stento avevo fatto 10 minuti di allenamento (includendo anche il balletto), fino a quel momento, per cui ancora mi mancava un bel po'. Uffa.

Quel piccolo siparietto era durato troppo poco per i miei gusti ma non potevo concedermi il lusso di mandare all'aria una mattina di allenamento, quindi dovevo tornare seria. Che disgrazia.

« Su, rammollita! Continuiamo.. » mi incitò Jared ed io lo seguii con una smorfia. Preferivo continuare a ballare, ovviamente, ma gli ordini erano ordini, quindi raccolsi tutte le forze che avevo e lo seguii immediatamente, ri-premendo il tasto 'play'.

 

**********

 

Dopo un'ora di corsa ero sfinita. Distrutta. Morta. Avrei voluto solo accasciarmi a terra per non alzarmi mai più ma cercavo a mio modo di resistere, almeno fino al primo divano disponibile. Avrei ucciso anche per un bicchiere d'acqua, sinceramente, ma sapevo che l'avrei trovata ben presto ad aspettarmi proprio su uno dei tavolinetti della 'terrazza con i divani'.

Mrs Hallyway, infatti, cercava come al solito di mettermi sempre a mio agio e di viziarmi come poteva, quindi, una volta saputo del mio allenamento mattutino, mi faceva trovare ogni mattina tutto quello che serviva per rimettermi in sesto dopo una corsa sfiancante. E con tutto intendo cibo, acqua, succhi di frutta.. insomma, esattamente quanto potessi desiderare, quindi mancava poco prima che potessi finalmente rifocillarmi.

Jared, nel frattempo, cercava di farmi coraggio ma gli imposi il silenzio con un solo sguardo perché anche il solo parlare era un'impresa titanica in quel momento. Per fortuna eravamo già sulla via del ritorno quindi fra pochissimo mi sarei potuta finalmente godere un po' di riposo prima di incontrare il mio trainer per un altro po' di allenamento. Che gioia (sarcasmo).

« Eve, passami un attimo il tuo cellulare.. per favore. » disse Jared, allungando una mano nella mia direzione. Lo fissai sospettosa, dato che non aveva motivo per volere il mio cellulare, ma me lo chiese ancora 'per favore', quindi non potei fare a meno di poggiarglielo sul palmo aperto.

Mmm.. Cosa voleva Jared dal mio cellulare? Di solito non lo prestavo a nessuno ed era anche super protetto da tutti i tipi di codici che il cellulare prevedeva come protezione, quindi cosa voleva guardare? Il modello? Lo sapeva già. Voleva provare a sbloccarlo? Illuso. Non ci sarebbe mai riuscito.

Inoltre eravamo praticamente davanti alla porta d'ingresso, quindi se avesse voluto chiamare qualcuno, Misha o Jensen ad esempio, poteva anche chiedere a Mrs Hallyway che avrebbe chiamato subito in camera. Boh. Ma allora che cosa voleva?

Purtroppo non ebbi il tempo di arrivare alla risposta corretta poiché tutto ciò che mi investì nei secondi seguenti fu una secchiata d'acqua gelida direttamente sulla testa che mi fece bloccare sul posto con la bocca completamente spalancata dalla sorpresa e dallo shock. Mio. Dio.

Il tempo sembrò fermarsi per un momento. Alzai lo sguardo verso il balcone sopra l'ingresso e lì vidi Misha con un secchiello in mano proprio sopra la mia testa. Ah.

« VENDETTAAAAAAAAAA! » urlò Jared ricominciando di nuovo a ballare come un cretino per la vittoria appena intascata, sventolando il mio cellulare a mo' di bandiera. Io non volevo crederci.

No. Non era appena successo nulla. No. No. Era solo una mia immaginazione ed io non ero bagnata come un pulcino. No. No. Ed i vestiti non mi si erano appiccicati addosso. No. No. Era sempre e solo colpa della mia stupida immaginazione che fantasticava su cose che non stavano per niente accadendo. Ed anche le risate che sentivo non erano reali. No. No. Erano sempre frutto della mia immaginazione. Boh.

Inutile dire che ero sotto shock. Non riuscivo a muovermi di un muscolo e Misha e Jared se la ridevano alla grande mentre io non riuscivo a fare proprio nulla. Bene. Poi, inaspettatamente, arrivò qualcuno in mio soccorso. Non me l'aspettavo proprio.

« Dovreste vergognarvi! Trattare così una povera ragazza.. Ai miei tempi nessuno si sarebbe mai permesso di fare una cosa del genere! » sentii qualcuno urlare vicino alla porta d'ingresso e mi accorsi subito dopo che era stata Mrs Hallyway a rimproverare sia Misha che Jared.

La donna mi fece cenno di avvicinarmi e mi accarezzò gentilmente la testa quando riuscii ad arrivarle accanto.

« E voi sareste uomini adulti? Bah! » urlò ancora e subito dopo, dato che non riusciva a vedere Misha dalla sua postazione, urlò a quest'ultimo di scendere per essere rimproverato a dovere.

Ovviamente lui non aveva alcuna voglia di eseguire gli ordini ma nessuno poteva dire 'no' a Mrs Hallyway, quindi ben presto lo vidi arrivare con la testa bassa. Jared era ammutolito pure lui e si guardava le scarpe, leggermente mortificato. Io non avevo aperto bocca.

« Ma dico io.. Roba da non crederci! Due omoni grandi e grossi che se la prendono con una cucciola come lei.. Dove arriveremo di questo passo?! » chiese ancora una volta la donna, sempre accarezzandomi i capelli bagnati e le spalle altrettanto zuppe a causa dei vestiti.

In realtà avrei voluto difenderli perché comunque mi avevano solo buttato addosso un po' d'acqua, ma in quel momento avevo paura che Mrs Hallyway se la prendesse anche con me, quindi rimasi in silenzio.

Misha e Jared continuavano a subire la ramanzina senza batter ciglio, guardandosi le scarpe a vicenda mentre la donna li fulminava con lo sguardo. Subito dopo, senza alcun motivo apparente, afferrò dalle mani di Jared il mio cellulare e se lo mise in tasca.

« Qui urge un intervento drastico.. che ne dici? » chiese nella mia direzione ed io la guardai dubbiosa, non capendo cosa volesse dire esattamente con quelle parole e se dovessi fermarla in qualche modo dall'ucciderli. Non ebbi comunque il tempo di dire nulla perché lei urlò di nuovo.

« Ragazzi... ALL'ATTACCOOOOOOOO! » esclamò, rompendomi quasi un timpano, ed all'improvviso vidi un folto numero di uomini, quasi tutti i membri della crew, arrivare a rotta di collo armati di pistole ad acqua, bottiglie piene fino all'orlo e secchi altrettanto stracolmi.

Jared e Misha, bianchi di terrore, non poterono far nulla per salvarsi ed in un attimo si scatenò l'inferno. Innanzitutto furono proprio loro i primi ad essere colpiti ma in seguito incominciarono a colpirsi a vicenda, ridendo e scherzando come non mai. Oddio, era fantastico!

« Certe volte hanno proprio bisogno di essere rimessi in riga, questi ragazzi. Tra noi donne, inoltre, ci dobbiamo coalizzare ed una volta scoperto cosa avevano in mente, non ho potuto fare a meno di organizzare qualcosa che li punisse almeno un po'. Oh, beh.. Penso che quell'attimo di terrore sia valso da lezione. Tieni.. vai a divertirti anche tu! » disse Mrs Hallyway prendendo una pistola ad acqua nascosta dietro ad una siepe vicino all'ingresso ed io la ringraziai con tutto il cuore prima di correre verso la battaglia con un sorrisone stampato in faccia che non mi sarei mai dimenticata in tutta la vita mia.

Adoravo queste cose e Mrs Hallyway ne aveva appena organizzata una! Per difendermi! Ero già bagnata, quindi che mi colpissero ancora non faceva alcuna differenza. Miseriaccia, ero così felice!

Urlavo, bagnavo persone a caso e poi mi nascondevo quando avevo finito le munizioni prima di andare a riempire di nuovo la pistola grazie ad un rubinetto lì vicino. Jared e Misha, con mia grande soddisfazione, erano bagnati fino all'osso e non avevano neanche armi con cui difendersi, quindi ridacchiavo tra me e me per quest'altro piccolo piacere.

Poi, però, mossi a pietà, alcuni membri della crew avevano fatto loro dono di due pistole ad acqua e così il gioco era ripartito con loro due armati e pronti a dare battaglia. Beh, in effetti che gusto c'era a prendersela con qualcuno di disarmato per lungo tempo? Nessuno.

Ed ora la battaglia si sarebbe fatta più interessante con entrambi i miei 'nemici' giurati ben armati. Vedevo già il ghigno di Jared ed i suoi occhi minacciosi puntati su di me quando un altro urlo, questa volta un po' diverso dai precedenti, interruppe di nuovo la battaglia.

« JENSEN! » gridò qualcuno e tutti ci girammo nella direzione che l'uomo ci stava indicando, pregustando un nuovo obiettivo da 'acciuffare' e 'neutralizzare'. Aguzzando un po' la vista si poteva notare il tentativo di ritirata del nostro bel protagonista ma, ovviamente, contro 100 mila persone pronte a 'fargli la festa' aveva ben poche chance di riuscire a fuggire e quindi venne preso in pochi secondi e portato al centro del gruppo mentre tentava in tutti i modi di divincolarsi.

« Dovete farlo per forza? » chiese quasi del tutto sconfitto e, come un sol uomo, annuimmo contemporaneamente, manifestando così la nostra univoca volontà di distruggerlo. Sembravamo spiritati. Nella nostra mente c'era solo questo pensiero: 'dobbiamo bagnare Jensen Ackles a più non posso'.

Mi avvicinai subito dopo a Misha e Jared con un sorrisetto stupido stampato in faccia ed incrociai le braccia al petto quando ci piazzammo davanti a Jensen con le nostre amatissime pistole ad acqua ancora ben cariche e pronte all'uso.

« Diamo l'onore all'unica donna del gruppo? » chiese un membro della crew, uno di quei ragazzi che si spaccavano la schiena nel montare i nostri vari set, a tutti i presenti.

C'era chi annuì, chi invece avrebbe voluto scaricargli una secchiata in testa di persona ma alla fine fui io l'incaricata e mi cedettero un secchio pieno fino all'orlo con una solennità tale che mi fece ridere. Quanto li adoravo? Ed amavo anche il fatto che sarei stata io a bagnarlo per prima! Una vera soddisfazione.

« Beh, pronto? » chiesi trattenendo a stento le risate e quando vidi che i due uomini che non gli avevano permesso di scappare si stavano allontanando per non venire colpiti dall'acqua, mi preparai.

Peccato che Jensen non era un uomo che si arrendeva tanto facilmente e quando rimanemmo solo noi due al centro del cerchio improvvisato, un attimo prima che potessi buttargli l'acqua addosso, riuscì ad afferrarmi le braccia per impedirmi di dargli una secchiata in faccia ma non a non bagnarsi. Infatti, a causa della colluttazione, l'acqua riuscì comunque ad uscire dal secchiello e finì sia addosso a me che a lui e precisamente sui pantaloni di entrambi.

Imbufalita (beh, non proprio) per la recente 'aggressione' e per non essere riuscita nell'intento di bagnarlo, tentai comunque di alzare il secchiello ma l'unica cosa che riuscii ad ottenere fu quella di fare una doccia ad entrambi, ma almeno ero riuscita a bagnarlo ancora di più. Dopo di che ci pensarono gli altri a finirlo definitivamente, mentre io e lui lottavamo per il dominio del secchiello.

Una pioggia d'acqua continuava ad investirci senza tregua ma nessuno dei due si sarebbe arreso perché lui voleva quel secchiello come arma mentre io non avevo alcuna intenzione di cederlo perché era diventato mio. Scivolai, però, sul terreno ormai diventato fango e lui ne approfittò per afferrare sia il secchiello che me di modo che non sbattessi con il sedere per terra.

Il suo braccio si avvolse attorno alla mia vita e mi tirò su in un attimo, continuando però a stringermi mentre rubava un'altra pistola ad acqua dalle mani di un membro della crew ed incominciava a sparare a raffica su chiunque gli capitasse a tiro. Io cercai di divincolarmi per sfuggire alla sua presa ma continuava a tenermi stretta per chissà quale misterioso motivo. Ecco.

Stavamo ricominciando? No, dovevo smetterla anche solo di pensare a quello che era successo. Stava solo giocando ed il fatto che mi tenesse ancora stretta non aveva niente a che fare con i nostri trascorsi. Magari voleva solo usarmi come scudo umano. Ma certo! Che stupida. Ero saltata subito a conclusioni affrettate quando invece era la risposta più ovvia.

« Hei! Difenditi da solo! » urlai, quindi, cercando ancora una volta di liberarmi. Provvidenziale fu l'arrivo di un'altra secchiata d'acqua poiché lui si distrasse ed io riuscii a svignarmela prima che potesse riacciuffarmi. A volte la fortuna tornava a splendere su di me! Che bello!

Mi guardò per un attimo come se volesse davvero smettere di giocare con gli altri per occuparsi esclusivamente della mia cattura, ma alla fine lasciò perdere. Lo vidi proprio distogliere lo sguardo ed allontanarsi, lasciandomi così in mezzo alla mischia.

Comunque la battaglia sarebbe potuta durare per delle ore intere ma c'era del lavoro da fare, così come in tutti i giorni passati a Vancouver, e ben presto venimmo richiamati all'ordine da un Jeremy Carver appena giunto in albergo. Puff.. fine dei giochi.

Mi venne comunicato inoltre che dovevamo accelerare un po' i tempi delle riprese e che quindi quella mattina avrei dovuto iniziare subito ad allenarmi per i combattimenti corpo a corpo insieme al mio trainer. Bene.

Allora dovevo solo prendere la mia tuta da ginnastica di riserva ed asciugarmi un po' prima di avviarmi verso una zona dell'enorme capannone, quello dove di solito erano allestiti i vari set, adibita a 'palestra' temporanea. Non vedevo l'ora!

 

**********

 

Verso le 10:30 arrivai finalmente in 'palestra' e lì trovai il mio trainer, Benjamin Landon, che attendeva solamente il mio arrivo per iniziare. Era un uomo muscolosissimo che faceva paura anche solo a guardarlo, ma in realtà era un pezzo di pane.

Cercava sempre di mettermi a mio agio e di non farmi stancare più del necessario, sebbene fosse inflessibile. Pretendeva da me sempre il massimo e non si fermava finché non l'otteneva, quindi potevo anche ripetere gli esercizi che mi assegnava anche mille volte se non li eseguivo correttamente. Purtroppo.

Ero anche la sua unica allieva, dato che gli altri erano già ben addestrati, quindi tra noi si era instaurato un rapporto molto stretto di fiducia reciproca. All'inizio non avevo saputo cosa aspettarmi da lui ma ora avevo maturato l'idea che era proprio divertente avere un trainer-coach personale. Si.

Ed ero anche contenta di non doverlo condividere con altri perché così poteva concentrarsi su di me di modo che imparassi velocemente e senza errori.

Quindi, essendo sempre e solo noi due durante gli allenamenti, quel giorno mi aspettavo di essere altrettanto sola per tutta la giornata, ma dopo un po' di riscaldamento basilare per sciogliere i muscoli delle braccia, delle gambe e della schiena, vidi arrivare sia Jared che Jensen ed in un attimo capì quali erano le intenzioni del mio trainer.

« Devo combattere con loro? » chiesi titubante e lui non rispose, lasciandomi con il dubbio. Eh, però ero sicura che ci avrei dovuto combattere! Altrimenti che ci facevano quei due qui? Ero venuti a ridere di me?

Non lo credevo possibile anche perché c'erano così tante scene da girare che se non avessero avuto un motivo ben preciso per trovarsi in 'palestra', sarebbero stati rimproverati e condotti sul set per girare altre scene.

Il mistero della loro presenza però fu ben presto svelato quando raggiunsero il centro della palestra e si posizionarono al mio fianco.

« Allora, aspettiamo solo Joe per iniziare. » disse Ben e vedendo il mio sguardo interrogativo mi spiegò che Joe era il coreografo di tutte le scene di combattimento della serie televisiva.

« In pratica oggi simuleremo assieme a lui quello che dovrebbe avvenire durante una delle scene di allenamento tra Catherine e Dean. Cercate di ricordarvi i movimenti perché poi li dovrete ripetere stasera durante le riprese. Non tutta la coreografia, si intende, ma i pezzetti che Joe vi dirà. » disse e quando vide in arrivo un uomo dai tratti asiatici sulla quarantina, si mise da parte per lasciare a lui il completo comando della situazione.

Io e Joe venimmo subito presentati e con una veloce stretta di mano fummo subito pronti per cominciare anche questa esperienza.

Jared e Jensen ormai sapevano bene tutta la teoria dietro a questo tipo di arte, perché d'arte comunque si trattava, ma io non sapevo nulla quindi lasciarono che Joe mi spiegasse dettagliatamente cosa si aspettava da me e cosa desiderava che facessi durante quella giornata, oltre che ovviamente a delle nozioni di base di tutto ciò che riguardava il 'combattimento coreografato'.

In realtà qualcosa sapevo grazie ad alcuni backstage di altre serie televisive (Merlin, ad esempio, in cui i combattimenti venivano coreografati anche per evitare che gli attori si ammazzassero a vicenda a colpi di spada) in cui avevo avuto modo di capire alcuni concetti base ma quello che mi spiegava Joe non era lontanamente paragonabile a quello che avevo capito guardando dei semplici video su YouTube.

Ogni movimento aveva il suo significato ed ogni mossa aveva una sua conseguenza, così come nella vita vera. Era davvero affascinante ma non avevamo tempo per approfondire i vari argomenti legati a quest'arte come invece Joe avrebbe voluto, quindi passammo subito all'azione.

Prima doveva constatare come mi muovevo durante un combattimento quindi mi invitò a colpirlo ma mi bloccai perché avevo paura di fargli male (seh, come no).

Okay, il vero problema era che la violenza, soprattutto se consentita, non faceva per me, quindi non volevo colpirlo. Avevo 'paura' (molto tra virgolette). Però dovevo riuscirci ed al diavolo le conseguenze! Tanto Joe non si sarebbe potuto fare male neanche se avessi voluto seriamente colpirlo, quindi prendendo coraggio, incominciai a provare a dare alcuni pugni a casaccio. Sapevo però che il mio vero punto forte erano le gambe.

Da bambina, evidentemente, avevo giocato troppo a Tekken e mi era rimasto impresso lo stile di combattimento di Ling Xiaoyu e di Asuka Kazama, entrambe fissate col dare calci potentissimi ed altissimi (a livello della testa, in pratica), quindi anche io avevo lo stesso difetto ed anche uno stile molto orientale, cosa che Joe non mancò di notare.

« Dobbiamo americanizzarti un po' e togliere questo stile orientale ma nel complesso non è male.. Anzi, potrebbe essere utile mettere un po' di distacco tra Catherine ed i Winchester. Sarebbe divertente mettere in moto qualcosa di diverso. Tu così saresti un po' più 'aggraziata' e non guasta neanche il fatto che saresti la prima ad avere uno stile orientale.. Mmm.. » disse lui e continuò a rimuginare per un po' mentre mi osservava dare colpi a vuoto così come lui stesso mi aveva ordinato di fare.

In tutto questo Jared e Jensen se ne erano rimasti un po' in disparte per permettere a Joe di lavorare in santa pace, dato che comunque non mi conosceva affatto.

« Va bene! Ti lascio questo stile. Te lo migliorerò però strada facendo. Ora pensiamo alla coreografia. La prima scena con chi ce l'hai? Ah, si. Jensen. Mettetevi l'uno di fronte all'altro, su. » disse e noi eseguimmo immediatamente. Oddio, sarebbe stato difficile combattere contro Jensen.

In questi momenti odiavo il fatto che Catherine avesse principalmente a che fare con Dean perché si, dovevo dimenticare i miei trascorsi con Jensen, ma se dovevo stargli appiccicata tutto il tempo questo di certo non aiutava! Maledizione.

« Nella prima scena, Dean deve capire di cosa Catherine sia capace, quindi quello che dovrete fare sarà più o meno quello che abbiamo fatto prima io ed Evelyn. Catherine dovrà provare a colpire Dean e lui schiverà e cercherà di cogliere i pregi ed i difetti di quest'ultima. Non dimentichiamoci però che Dean è contrario a questa situazione, quindi coglierà al volo l'occasione per 'umiliare' Catherine col solo scopo di farle capire che non è adatta alla vita da Cacciatrice, quindi Dean non si limiterà a schivare i colpi. Ora concordiamo insieme le mosse.. » disse lui ed incominciò ad istruirci in merito alle mosse che desiderava che noi eseguissimo durante questa coreografia.

Erano tutta una serie di pugno-a-destra, pugno-a-sinistra, calcio-a-destra, giù-con-la-schiena, ecc. La coreografia però risultava semplice e scorrevole, tanto che mi rimase comunque in testa dopo poco tempo. La provai prima con Joe e subito dopo direttamente con Jensen.

Fino a quel momento non c'era alcun sfioramento vario ma la coreografia non era conclusa, purtroppo. Joe decise, infatti, che Dean avrebbe afferrato Catherine per un braccio, glielo avrebbe storto all'indietro con una mano e l'avrebbe bloccata contro di sé (la schiena di Catherine contro il petto di Dean) usando l'altro braccio libero e le gambe. Beh, sembrava più complicato di quello che era in realtà.

« Ci siamo. Ora fate finta di essere in scena! » disse Joe ed io e Jensen ci distanziammo un po' prima di calarci nei panni dei nostri personaggi e ripetere i movimenti della coreografia appena imparata. Certo che era stancante e lunga! Nonostante sapessi che non sarei mai riuscita a colpire Jensen, mi immedesimai di nuovo in Catherine e sentii la sua frustrazione.

Più non lo colpivo e più lei si irritava, cosa che di conseguenza facevo anche io. Poi, con un unico movimento brusco, venni imprigionata tra le braccia di Jensen, così come da coreografia, ed il combattimento finì. Il mio petto si alzava ed abbassava velocemente per il fiatone ed ancora una volta Jensen non accennava a lasciarmi andare. Miseriaccia. In quel momento desideravo colpirlo sul serio.

« Perfetto! Ora ti puoi sganciare, Jensen. » disse Joe e solo dopo un attimo di titubanza, Jensen mi lasciò andare ed io mi piazzai accanto a Jared, leggermente.. ehm.. non riesco a trovare un aggettivo adatto. Non ero arrabbiata, né infastidita. Avrei solo preferito che non mi toccasse così tanto.

Fatto sta che continuammo ad allenarci in questo modo, con Joe che si divertiva a creare coreografie sempre più elaborate che coinvolgevano anche Jared. Averlo lì vicino mi tranquillizzava ma Jensen continuava a guardarmi e ad approfittare di ogni minimo contatto, prolungandolo più del dovuto, ed io non capivo più perché lo facesse. Erano passate due settimane, no?

Tutto aveva avuto una fine quella maledetta sera, quindi perché adesso sembrava che stesse ricominciando tutto? No, forse era solo la mia immaginazione. Dovevo smetterla. Ero io la visionaria. Stavo vedendo cose che in realtà non esistevano. Avevamo chiarito e basta.

Jensen aveva capito, sebbene mi avesse chiaramente detto che avrebbe scavato a fondo per capire quali fossero i suoi sentimenti, ma io ero certa delle mie conclusioni quindi non pensavo neanche ad un'eventualità diversa da quella che avevo deciso essere giusta.

Non poteva che essere quella e basta. Fatto sta che dopo due settimane di tranquillità non avevo alcuna intenzione di tormentarmi ancora su questo argomento. Era finito quella sera e sarebbe rimasto tale per sempre, almeno per quanto mi riguardava.

« Bene, per oggi abbiamo finito! Ripassate la coreografia prima di girare la scena ed andrà tutto bene.. Ci vediamo nei prossimi giorni per le altre coreografie. » disse Joe una volta terminata la nostra sessione di allenamento e con un altro cenno di saluto, tutti ci dirigemmo verso le auto nel parcheggio per tornare in albergo.

Ci aspettava una sacrosanta doccia, che dopo una sudata del genere era davvero indispensabile, il pranzo e poi un altro pomeriggio sul set.

 

**********

 

Quel pomeriggio, durante la lunga sessione di riprese che si era protratta fino a tarda sera, rividi di nuovo un'ombra preoccupante negli occhi di Jensen. Si, proprio quella stessa ombra che mi aveva fatto intuire tempo fa che c'era qualcosa che lo tormentava nel profondo.

Era da un po' che non si faceva viva ed avevo sperato che fosse scomparsa per sempre, eppure eccola di nuovo lì, in bella mostra davanti agli occhi di chi sapeva guardare. In un attimo mi sentii di nuovo stanca e senza speranza. Credevo di aver sistemato tutto ma forse non era così, purtroppo. Ma ero sempre io la causa di quell'ombra? Forse. Non avevo certezze neanche questa volta.

Quello che mi faceva sospettare che c'entrassi qualcosa (di nuovo) era il fatto che da quella mattina si comportava in modo strano (di nuovo) ed in più di un'occasione mi aveva tenuta vicina a lui contro la mia volontà, com'era accaduto sia durante la battaglia con l'acqua che durante la sessione di combattimento coreografato.

Insomma, cosa voleva da me? Perché non riusciva a comportarsi normalmente? O forse ero io la visionaria che fraintendeva ogni sua mossa per colpa degli errori passati? Bene, stavo impazzendo per l'ennesima volta a causa delle domande che mi ponevo ed a cui non riuscivo a dare una risposta. Bene.

Durante le riprese, inoltre, avevo sentito distintamente un'atmosfera strana mentre recitavamo nei panni di Catherine e Dean, cosa che non era passata inosservata né ai registi né a tutte le persone presenti (compreso Jared).

A causa di questo strano comportamento dovemmo ripetere le scene più volte finché non riuscimmo a ritrovare la concentrazione necessaria a fare il nostro lavoro, ma questo purtroppo causò un ritardo notevole ed ovviamente finimmo per tornare in albergo molto tardi. Nessuno di noi era contento. Era strano notare come una giornata potesse iniziare davvero bene e finire da schifo. Beh, era la vita.

Decisi quindi di essere forte anche questa volta (soprattutto questa volta) e di non lasciarmi prendere dallo sconforto dato che comunque non serviva a niente. Davvero. Quindi, appena tornata in albergo, cenai tranquillamente insieme agli altri e scherzai con Jared tra una portata e l'altra.

Se ci fosse stato anche Misha sarebbe stato tutto più divertente ma quel pomeriggio non aveva avuto scene da girare, quindi era rimasto in albergo a riposare. Beh, beato lui che aveva avuto la giornata libera.

Durante la cena, Jensen mi era seduto di fronte ma il mio sguardo non incrociò mai il suo proprio perché non avevo intenzione di guardarlo, timorosa di scoprire che aveva ancora quell'ombra negli occhi. Qualcosa mi diceva che comunque osservava ogni nostra mossa (mia e di Jared) ed io lo ignorai apertamente, continuando a mangiare ed a scherzare come se in quella giornata non fosse accaduto nulla di strano.

In seguito, a cena conclusa, ci alzammo tutti e ci dirigemmo ognuno alle nostre camere.

Fu lì, nel mezzo della hall, che vidi Ryan sorridermi ed avvicinarsi sempre di più. Ah, già. Fino ad ora non ho ancora parlato di com'era finita la mia storia con Ryan. Beh, ovviamente non era proseguita oltre.

Non era stato facile dovergli fare capire che tra noi non ci sarebbe mai potuto essere nulla ma, piuttosto che farlo soffrire nella speranza che un qualcosa potesse nascere, avevo preferito parlargli subito e troncare sul nascere quella situazione potenzialmente pericolosa.

Era avvenuto tutto il giorno dopo il mio chiarimento con Jensen, quindi ero ancora in vena di chiacchiere sentimentali.

Ricordo benissimo che si era avvicinato tutto speranzoso e su di giri, cosa che aveva reso ancora più difficile parlargli, ma in quell'occasione riuscì nuovamente a trovare il coraggio di fare quello che andava fatto. Non nascondo che era stato comunque orribile. Uno dei peggiori momenti della mia vita.

Di solito ero sempre stata rifiutata (verbalmente e/o volutamente o meno), quindi trovarmi per la prima volta dall'altra parte della barricata, sapendo quanto era dura ricevere un 'no' come risposta, rendeva tutto ancora più brutto. Ryan però, dopo un po', sembrò capire e non se la prese più di tanto, tant'è che eravamo ancora amici e quando non eravamo entrambi impegnati con il nostro lavoro, ce ne stavamo un po' nella terrazza con i divani a chiacchierare e scherzare.

Faceva bene talvolta la compagnia di una persona 'normale'. Beh, non che Jared o Misha non lo fossero ma erano pur sempre anche i miei idoli ed una parte di me stentava ancora a credere che fossero veri. Ryan invece era una persona come me che si era ritrovata a vivere ed a lavorare in mezzo a uomini in grado di creare cose straordinarie con il loro lavoro.

Mi capiva in questo caso meglio di quanto potessero fare Jared o Misha ed era liberatorio sfogarsi con una persona gentile come Ryan. Con lui potevo fangirleggiare in santa pace su Supernatural e su tutti loro, mentre con Jared mi vergognavo da morire quindi cercavo sempre di trattenermi quanto più possibile e certe volte era davvero difficile, soprattutto dato che ero abituata a lasciare libero il mio lato da fangirl in qualunque occasione.

Ciò che poi mi rendeva davvero felice era che non si creavano mai tra me e Ryan delle situazioni d'imbarazzo perché, dopo essere stato rifiutato, Ryan non si era rivelato insistente o invadente, ma semplicemente comprensivo. Mi chiedevo perché non riuscissi ad amarlo dato che aveva così tante belle qualità ma non ottenevo alcuna risposta sensata dal mio cervello. Non si decide chi amare, no? Purtroppo.

Fatto sta che era sempre bello vederlo (adesso) e che ero contenta che si stesse avvicinando a me, probabilmente per chiacchierare un po' prima di andare a letto. Per un attimo, però, mi sembrò di rivivere una scena già vista perché in effetti quella situazione si era già venuta a creare qualche settimana fa.

C'erano tutti gli elementi: io e Jensen in una strana situazione, Ryan che si avvicinava, Jensen a pochi passi da me e la medesima location (la hall). Sembrava che la maggior parte dei miei incontri con Ryan dovesse avvenire sotto gli occhi di Jensen! Che sfiga.

« Hei, sei stanca o ti va di fare un giretto? » chiese Ryan una volta arrivatomi di fronte.

« Sono stanca ma un giretto fino alla terrazza con i divani me lo farei volentieri.. » dissi e questa mia risposta sembrò farlo contento. Salutai tutto il gruppo con un sorriso ed un cenno della mano ed intravidi con la coda dell'occhio Jared che, nelle immediate vicinanze di Jensen, mi faceva l'occhiolino e mi incoraggiava a seguire Ryan.

Io alzai gli occhi al cielo poiché il mio fratellone sapeva bene che tra me e Ryan non c'era niente di niente ma continuava ad insinuare che ci fosse qualcosa soltanto per prendersi gioco di me. Quindi, per tutta risposta, gli feci una linguaccia (come mio solito) e seguii Ryan in terrazza.

Alzai gli occhi al cielo, sedendomi comodamente sul divano, ammirando la luna e le stelle che illuminavano il firmamento mentre Ryan mi imitava, scegliendo di sdraiarsi sul divano di fronte al mio. Non volevo darlo a vedere ma ero realmente stanca e correvo il rischio di addormentarmi sul serio su quel divano se Ryan non mi avesse tenuta costantemente sveglia con chiacchiere futili ma piacevoli.

Ce l'avrebbe fatta a farmi rimanere sveglia fino alla fine? Boh, io non ci avrei scommesso molto, però. Ero stanca. Troppo.

Ed in effetti in breve tempo mi ritrovai a chiudere gli occhi e ad non ascoltare più alcuna parole proveniente dalla sua bocca. Quanto tempo dormii? Cinque minuti? Dieci? Non tanto quanto bastava, purtroppo, ma ovviamente non potevo dormire sul divano e quando Ryan si accorse che Morfeo mi aveva accolta tra le sue braccia, aveva giustamente pensato di svegliarmi per accompagnarmi in stanza.

« Dai, su.. vieni. Non puoi dormire qui. » disse e lentamente mi fece alzare dal divano tra i miei sbuffi di protesta. Io non ero esattamente in me in quel momento. Stavo praticamente dormendo in piedi! L'unica cosa che mi importava era continuare a dormire, ad essere sincera.

Senza pensarci troppo, pertanto, poggiai la testa sulla sua spalla, desiderosa di continuare a dormire, e lui non protestò, anzi, mi strinse di più a sè per permettermelo. Mi circondò inoltre la vita con le braccia e mi cullò dolcemente mentre io ripiombavo di nuovo nel sonno, rassicurata dalla sua presenza. Potevo dormire tranquilla tra le sue braccia. Non mi avrebbe fatta cadere a terra.

Lasciando quindi a lui il comando, ci avviammo verso l'interno dell'albergo ma ad un certo punto ci fermammo.

« Lasciala a me. Ci penso io a portarla su. » sentii dire ed immediatamente mi irrigidii, decidendo di far ancora finta di dormire. Inconsciamente, però, mi strinsi di più a Ryan e lui ricambiò la stretta con altrettanta forza, forse per rassicurarmi che non mi avrebbe lasciata andare.

Ovviamente non sapeva nulla di quello che era accaduto tra me e Jensen ma i due non andavano molto d'accordo e quindi era restio a dargliela vinta. Non mi avrebbe ceduta tanto facilmente.

Tutto questo andava a mio favore perché non avevo alcuna intenzione di farmi accompagnare da Jensen fino in stanza.

« Tranquillo, Jensen. Ce la faccio. » disse Ryan e continuò a camminare verso l'interno dell'albergo mentre io gli arrancavo dietro ancora saldamente aggrappata a lui.

« Io sto andando in camera, quindi è inutile che la trascini fin lì per poi tornare giù se io sto andando nella stessa direzione. La accompagno io. » disse ancora ma Ryan protestò ancora ed i due continuarono a battibeccare e ad andarsi contro finché decisi che era l'ora di finirla. Tanto ormai mi ero svegliata già da un pezzo quindi potevo tornare in camera con le mie sole gambe.

« Okay, basta. Sono sveglia.. sono sveglia. Non c'è più bisogno che nessuno porti nessuno. » dissi e mi staccai da Ryan, scusandomi con lo sguardo per quell'ennesima situazione strana. Non era la prima volta, infatti, che accadeva ma speravo che almeno fosse l'ultima. Decisamente non era una cosa piacevole e non osavo immaginare cosa passasse in quel momento per la testa di Ryan.

« Grazie comunque, Ryan. Buonanotte. » dissi e gli scoccai un bacio sulla guancia a mo' di saluto prima di fare un cenno anche a Jensen e svignarmela il più in fretta possibile.

Ovviamente sentii dei passi dietro di me e quando qualcuno mi superò per bloccarmi ed afferrarmi per un braccio, non mi sorpresi più di tanto perché una parte di me sentiva che sarebbe accaduto.

Mi lasciai trascinare docilmente (combattere non sarebbe servito a nulla) ed uscimmo di nuovo fuori dall'albergo, esattamente verso il parcheggio. Ancora una volta mi chiesi come avessi fatto a finire in questa situazione ma probabilmente ero semplicemente sfortunata.

« Ebbene? » chiesi incrociando le braccia al petto dopo essere riuscita a strattonare il mio braccio dalla sua presa. « Perché mi hai trascinata fin qui? » aggiunsi con un tono leggermente infastidito.

In realtà non lo ero affatto ma cercavo di mascherare la mia paura con il fastidio. Ci stavo riuscendo?

« Per te è tutto tornato normale, non è così? Eh? » chiese con un briciolo di rabbia che trapelava dal tono della sua voce. Incominciò pure a camminare avanti ed indietro, nervosamente. Mi stava spaventando sempre più velocemente e parecchio.

Ciò che rendeva la situazione ancora più brutta era il fatto che credesse che per me fosse tornato tutto normale dopo il chiarimento che avevamo avuto, mentre invece non era affatto così. Che ne sapeva lui delle mie notti insonni e delle lacrime che avevo versato? Eh?

« Sono solo io che continuo a tormentarmi come un povero scemo per quello che è accaduto tra noi mentre tu invece continui a spassartela con quello lì e ridi e scherzi come se niente fosse! » disse ed improvvisamente decise di smetterla di vagare per lo spazio e di fronteggiarmi apertamente, camminandomi di fronte per arrivare a pochi centimetri dal mio viso.

« Ti ho osservato.. ti osservo sempre. Sembri serena, tranquilla.. ed io non lo sopporto. Non quando mi sento così.. E vederti con quello lì mi manda in bestia ogni volta! Cosa ci trovi in lui, eh? Me lo spieghi? » chiese praticamente urlando ma io non mi disturbai neanche a rispondergli perché era visibilmente troppo arrabbiato per capire alcunché e non avrebbe ascoltato neanche una parola di quello che avrei potuto dirgli. Inoltre ero leggermente bloccata in quel momento, quindi non mi risultava facile parlare.

« Ecco.. Visto? Questa è un'altra cosa che non capisco. Perché il sangue mi ribolle nelle vene quando sei con lui? Questo non dovrebbe accadere. Questo è dannatamente sbagliato! » disse e calciò una pietra che si trovava nelle vicinanze, spedendola lontano. Io ero troppo impietrita per fare alcunché ma dovevo fare qualcosa o la situazione sarebbe degenerata. Ma cosa?

« E poi ti vorrei vicina e non ne capisco il motivo. Tu non sei lei. » disse, quasi accusandomi, e mi sentii profondamente ferita. Si, non ero lei. Avrei tanto voluto poterlo essere, ma non ero lei, purtroppo. Questo era desiderio che non si sarebbe mai realizzato e che avrebbe reso le cose sempre più difficili, almeno per me.

« Ti prego.. » disse, avvicinandosi improvvisamente sempre di più. « Ti prego, spiegami come hai fatto a voltare pagina perché io non ci riesco e non voglio più stare così. Non voglio più che quello che sento rovini ciò che ho di più caro, quindi ti prego.. aiutami. » disse infine con profonda tristezza, prendendomi il volto tra le mani.

Io avevo perso temporaneamente l'uso della parola davanti a questo sfogo in piena regola e non sapevo cosa dire.

« Hai ragione.. Io non sono lei. Questo dovrebbe bastarti per andare avanti. » dissi dopo interminabili minuti di silenzio. C'era amarezza nella mia voce ma anche rassegnazione e speranza perché desideravo che lui lasciasse perdere questo discorso una volta per tutte.

« Io non ti conosco, così come tu non conosci me. Quello che dici di provare.. non è reale. E' solo frutto di qualcosa che è destinato a finire. Svanirà.. credimi. » dissi togliendo le sue mani dal mio viso per stringerle tra le mie, come a rassicurarlo. I suoi occhi erano come smarriti ed incapaci di focalizzarsi su qualcosa. Avrei voluto tanto aiutarlo ma non sapevo farlo.

« Sono passate due settimane ed ancora non è svanito! Dannazione, Eve. La situazione è più grave di quello che pensi.. non capisci? » chiese e questa volta fui io a guardarlo senza risposte. Cosa intendeva? Cosa voleva? Oddio, non ce la facevo. Non capivo e non sapevo cosa dire.

« No, non capisci. Così come non capisco neanche io. Ed è appunto questo il problema. Non posso aggiustare cose che non comprendo. Non posso 'andare avanti' se non capisco cosa mi devo lasciare alle spalle. E poi c'è questa voglia che.. » disse lasciando la frase in sospeso, dandomi le spalle quasi con rabbia. E poi accadde.. di nuovo.

Con uno scatto si girò e dopo alcuni passi le sue labbra si scontrarono per la seconda volta con le mie senza che io avessi effettivamente il tempo di realizzare cosa stesse per accadere. Mio. Dio.

All'inizio fu delicato. Le sue labbra sfiorarono le mie senza imporsi troppo, come se avessero paura di spezzarle in qualche modo, ma alla fine la sua rabbia repressa ebbe il sopravvento ed il bacio divenne più rude ed approfondito, soprattutto quando colse un iniziale segno di protesta da parte mia.

Il suo respiro caldo mi incendiava e mi sentivo sopraffatta dalla sua presenza. Ero una sua preda, dannazione.

Mi stava mangiando viva ed io non riuscivo a reagire. La sua barba mi solleticava le guance e le sue mani invece mi avevano circondato la testa per tenermi il più vicina possibile. Non ricordavo se la prima volta avesse mordicchiato le mie labbra, ma questa volta lo fece ed anche più volte poiché cercavo di resistergli come potevo e lui voleva 'punirmi' in questo modo, soprattutto quando gli impedivo di far.. ehm.. entrare la sua lingua nella mia bocca (che vergogna).

Sembrava comunque tutto molto più acceso della prima volta. Più reale e terrificante.

Dopo un po', però, fui troppo stanca per continuare a lottare e le mie mani, improvvisamente e contro la mia volontà, si posarono sulle sue. Da quel momento ricambiai il bacio. Fu quello che fece calmare Jensen. Tornò a baciarmi in modo delicato ma c'era sempre una nota stonata in quel bacio. Grazie a quello mi ricordai che non avrei mai dovuto permettergli di baciarmi e tentai nuovamente di divincolarmi ma una delle sue mani si ancorò saldamente al mio fianco e l'altra mano si posizionò sulla mia nuca, impedendomi così qualsiasi movimento.

Non avrei potuto allontanarmi neanche volendo e rendersi conto che tutti gli sforzi fatti fino a quel momento si erano rivelati inutili, fu difficile.

Avevo mentito, lottato e pianto per evitare tutto questo ma non ero stata capace di mettere la parola 'fine' a questa storia e tutto mi era sfuggito nuovamente di mano. Maledizione! Ed il bacio continuava, senza sosta. Irrefrenabile.

Solo dopo un po' Jensen gli pose fine. Avevo di nuovo il fiatone, così come la prima volta. Anche il suo petto si abbassava ed alzava come se avesse appena finito di correre. Un bacio come quello faceva stancare molto, a quanto sembrava. Non avendo molta esperienza in merito per me era un'assoluta novità.

Arrivati a questo punto, inoltre, pensavo che Jensen andasse via come la prima volta ma non fu così. Chiuse nuovamente gli occhi e poggiò la fronte sulla mia, stringendomi a sé, cercando anche di tranquillizzare il respiro.

« Ho voglia di questo.. costantemente. » confessò continuando a stringermi a sé. Non aveva alcuna intenzione di lasciarmi andare ed io non protestai (era inutile).

« Mi sento perso.. Per la prima volta nella mia vita non so più chi sono e cosa realmente voglio, eppure continuo a desiderare di.. di.. » disse ma neanche questa volta riuscì a completare la frase. Ovviamente era difficile ammettere di desiderare qualcosa, soprattutto quello che era appena accaduto tra noi, ma l'importante era che entrambi avessimo compreso ciò che intendeva.

Subito dopo, Jensen aprì gli occhi ed incatenò indissolubilmente i nostri sguardi.

« Sono confuso ma questo desiderio è sempre lì, nella mia mente. Anche adesso che l'ho in parte soddisfatto. » disse portando entrambe le sue braccia a stringermi in vita. Si sporse ancora una volta per baciarmi ma riuscii a bloccarlo, nascondendo il volto sul suo petto.

« Smettila.. per favore. » supplicai, quasi. L'unica cosa che volevo fare era piangere, preferibilmente lontana dalle sue braccia, ma cercai di resistere all'impulso.

« Quello che desideri non è giusto e non è quello che voglio anche io. Non ci sei solo tu ed il mio parere conta quanto il tuo! Io non voglio che una cosa del genere accada mai più. » dissi e sapevo di mentire con quelle parole ma avevo fatto una promessa a me stessa che intendevo mantenere. Mai con Jensen Ackles. Forse non l'avevo espressa chiaramente ma l'avevo sempre sentita nel cuore.

« No, tu lo vuoi esattamente quanto me. Non puoi mentire. Lo sento che lo vuoi. » disse e mi costrinse ad alzare nuovamente lo sguardo, avvicinando di nuovo le sue labbra alle mie. Ancora una volta riuscii ad impedirgli di baciarmi ma era testardo tanto quanto me.

« Non potrai allontanarmi per sempre. Lo sai, vero? » disse ed io lo ignorai, divincolandomi ancora una volta dalla sua presa e riuscendo a mettere finalmente un po' di distanza tra noi due.

« Continuerò a provarci. E' una promessa. » dissi cercando di mostrarmi decisa e sicura.

« Ed io continuerò a fare altrettanto. Anche la mia è una promessa. So essere testardo tanto quanto te e prima o poi riuscirò finalmente a capire cos'è che realmente voglio. » disse ed io non potei fare a meno di protestare vivamente a quelle parole.

« Jensen, tu hai già ciò che vuoi. » dissi quasi esasperata ma lui scosse la testa e si avvicinò nuovamente. Di conseguenza io arretrai e lui sospirò.

« Non potrò avvicinarmi se non con la forza, eh? » chiese retoricamente ed io non risposi, pronta ad indietreggiare ancora se lui si fosse avvicinato più del dovuto. Sorrise triste e continuò a guardarmi per un lungo periodo. Non avanzò e non indietreggiò. Rimase semplicemente lì con gli occhi fissi su di me e con un sorriso stanco e tirato sul volto.

« Vai.. Su.. » disse ad un certo punto ed io, presa in contropiede, per un attimo non capii ma quando realizzai ciò che aveva realmente detto non me lo lasciai ripetere altre volte. Lo guardai di nuovo e corsi via verso l'albergo, quasi aspettandomi che mi seguisse. Non lo fece ed io non mi voltai indietro neanche per un attimo.






Angolo autrice: Ebbene si. Ancora una volta vi ho fatto aspettare mesi e mesi prima di riuscire a pubblicare questo capitolo. Non so più come scusarmi ma ho avuto dieci mila impegni consecutivi ed il tempo per scrivere scarseggiava. Solo adesso sono riuscita a scrivere questo capitolo (stando sveglia tutta la notte), quindi probabilmente non sarà il miglior capitolo che abbia mai scritto. Mi raccomando, fatemi sapere! Ogni recensione fa sempre crescere ed il vostro parere mi è molto importante =) Che altro dire? Finalmente ho partecipato alla JIB ed ho potuto constatare con i miei occhi che è un'esperienza devastante (in senso positivo). Ho avuto il piacere di incontrare anche alcune di voi e non le ringrazierò mai abbastanza per avermi fatto compagnia per quei incredibili giorni a Roma <3 L'anno prossimo non ci sarò ma spero che tutte le lettrici di questa storia possano almeno una volta andarci. Lo spero davvero per voi.
Ora passiamo ad alcuni link di canzoni ed immagini prima di passare ai ringraziamenti finali:
- 'Carry On My Wayward Son' dei Kansan: https://www.youtube.com/watch?v=al12WO5x23w

- 'Wonderwall' degli Oasis: http://www.youtube.com/watch?v=6hzrDeceEKc
- La tuta da ginnastica di Eve: http://i.imgur.com/j9FjpBt.jpg (simile a questa tranne per i pantaloni che sono più corti)
Ed ora passiamo ai ringraziamenti finali. Non so se avete notato ma la storia è salita ancora una volta nella classifica delle preferite della sezione! Devo assolutamente mandare un bacio a tutte le persone che hanno messo questa storia tra le preferite. Grazieeeeee <3
Ed un ringraziamento speciale anche a chi ha commentato lo scorso capitolo:
Sanasnake
Nerea_V
onair
_post_coffee_
Terry Winchester 88
Diemmeci
Grazie davvero di cuore a tutti voi <3 Spero che continuerete sempre a seguirmi! Vi mando un bacio ed alla prossima :*
 

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Capitolo 24
*** Cap 24 - Can you try? ***


Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: giallo
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo24/?
 

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»


Come on let me hold you, touch you, feel you
Always
Kiss you, taste you, all night
Always

 

« COL CAVOLO! NON CI STO! » urlai inferocita. Quasi inciampai mentre uscivo fuori dalla vasca da bagno come se fossi inseguita da un demone o da un'assassino armato d'ascia, ma riuscii miracolosamente a rimanere in piedi ed a dirigermi verso ciò che mi stava dando tanto fastidio.

Che mi ammazzassi nel processo, anche per via del pavimento bagnato ed umido, non era un problema in quel momento perché l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era 'arrivare alla meta', dunque tutto il resto aveva poca importanza.

In effetti questa scena mi ricordava vagamente le tipiche situazioni di un film horror, dovevo ammetterlo, ma per fortuna nessuno era davvero lì per uccidermi. Inoltre ero troppo arrabbiata per poter sembrare sul serio una possibile vittima di un film horror ma, ignorando la mia espressione facciale, tutto poteva far supporre che qualcuno mi stesse per ammazzare se analizzavamo il modo in cui ero schizzata via dalla vasca da bagno, incurante della valanga d'acqua che stavo gettando per terra.

Fortunatamente, però, nessun pazzo era lì per mandarmi all'altro mondo. E ci mancava solo questo! Non avevo alcuna voglia di finire tragicamente in bellezza la mia permanenza 'felice' a Vancouver.

Avevo però un problema ricorrente: la sfortuna. Mi perseguitava, mi braccava e continuava ad essere mia compagnia di vita anche nei momenti in cui avrei solo voluto riposarmi un pochino. Infatti, mentre stavo cercando di rilassarmi nella vasca da bagno, qualcosa era andato storto: una canzone. Poca cosa? Forse.

In altri momenti avrei pensato la stessa cosa anche io ma quello non era affatto un momento normale ed ogni cosa che mi ricordava anche solo vagamente episodi spiacevoli, doveva essere eliminato.

Mi scaraventai pertanto letteralmente fuori dal bagno, grondando acqua da tutte le parti, ed afferrai il mio computer per cambiare immediatamente canzone, incurante del disastro che stavo combinando nella mia graziosa stanzetta d'albergo.

Piccolo chiarimento: non è che non amassi quella canzone ('Always' dei Blink 182) ma, come accennato prima, quello non era proprio il momento adatto per sentire certe cose. Proprio no.

Erano passati solo alcuni giorni dal mio ultimo 'incontro privato' con Jensen, quindi per me la faccenda era ancora parecchio fresca, tanto da non essere ancora totalmente a mio agio con quel ricordo. Era naturale però che non avessi già elaborato gli ultimi avvenimenti (erano passati solo tre giorni, dopotutto), dunque ero ancora piuttosto sensibile, nervosa ed imbarazzata.

Se mi soffermavo ancora un po' a pensare a quel momento, diventavo rossa come un pomodoro ed io odiavo sentire le guance così calde. Era una delle cose che sopportavo di meno, però stavo convivendo con questi piccoli dettagli egregiamente.

Certo, talvolta scoppiavo (come in quel momento) ma si poteva affermare che stavo facendo ulteriori passi avanti in questo campo. Anche rapportarmi con Jensen era più facile rispetto al nostro primo incidente, anche se mi era comunque molto difficile guardarlo negli occhi per più di tre secondi di fila. Ciò costituiva un vero problema data la natura del nostro lavoro ma me la stavo cavando bene, nonostante tutto.

Jensen inoltre non aveva tentato altri incontri (il che era già un bene) ed io avevo continuato a scherzare con Jared come se niente fosse accaduto. Andavo avanti con la mia vita e con mia grande sorpresa ci stavo riuscendo piuttosto bene, anche se a volte i pensieri mi sopraffacevano.

Io, comunque, ce la stavo mettendo tutta per non 'cadere in tentazione' e lasciarmi travolgere da quello che provavo, forte di una morale che evidentemente era più potente dei miei desideri.

Per quanto ancora ce l'avrei fatta non lo sapevo ma ero testarda, così come avevo detto a Jensen, ed in un certo senso essa era parte della mia forza.

Certo, un passo falso mi avrebbe potuta ricondurre nel baratro in cui ero caduta la prima volta ma confidavo nelle mia possibilità e capacità. Potevo farcela!

E se avessi potuto confidare questo segreto ad almeno uno dei miei amici, tutto sarebbe stato più semplice ma mi vergognavo troppo per farlo, sebbene ci fossero delle persone che mi avrebbero ascoltata più che volentieri: Jared, Genevieve, Simone e forse anche Ryan... Senza contare Misha di cui avevo un po' paura perché non sapevo mai prevederne le azioni.

Avrei però sempre potuto contare su di loro ma non potevo permettermi il lusso di confidare questo segreto. Non me la sentivo. E quindi potevo contare solo su me stessa. Non ero forse andata a Vancouver con l'intenzione di fare del mio meglio? Si e pian piano stavo mantenendo ciò che mi ero ripromessa di fare.

Volevo anche non far preoccupare gli altri (i miei genitori, ad esempio), dunque scegliere di tacere era una conseguenza della mia promessa. Era giusto? Non lo era? Avrei fatto meglio ad aprire bocca? Non volevo saperlo.

Questa era la mia decisione e non l'avrei rimpianta per niente al mondo, anche se tutto ciò si fosse rivelato la scelta più stupida che avessi mai potuto fare. Per me era giusto così, soprattutto perché, semplicemente, per una volta ero stata io a scegliere per me stessa. Non i miei genitori, non i miei parenti, non la società e non le mie condizioni economiche... ma io. Non era meraviglioso?

Ed era questo a farmi capire che andava bene così... anche se in futuro avessi dovuto soffrire per le mie passate decisioni. E forse era anche per questo che avevo smesso di piangere. Essere consapevole delle mie scelte e della mia libertà mi aveva portato ad essere più forte ed adoravo non dover dipendere da nessuno.

Certo, ancora non ero esattamente del tutto indipendente ma in quel momento mi trovavo sulla strada giusta ed ero grata al mondo per aver finalmente avuto la libertà che desideravo davvero, da sempre. Ciò però non toglieva il fatto che fosse un momento difficile, duro.

Mezz'ora fa, scegliendo di usare ancora una volta la riproduzione casuale prima di entrare in vasca, avevo inconsapevolmente messo me stessa in pericolo perché, naturalmente, sul mio computer c'erano anche canzoni piene di frasi colme di amore e di desiderio ed io non ci avevo proprio pensato. Che scema! Idiota, stupida, cretina..

« AAAAAAA! MI ODIO! » urlai e me ne tornai stizzita in bagno dopo aver scelto una playlist più sicura e senza canzoni che mi facessero pensare troppo a cose a cui non dovevo assolutamente pensare per non causare ulteriori danni alla mia sanità mentale, già instabile di suo.

Purtroppo, però, ormai il danno era fatto ed alcune parti di quella canzone mi erano rimaste inevitabilmente in testa, soprattutto il ritornello in cui erano presenti parole come 'toccarti', 'baciarti' e 'assaggiarti'. Cavolo. Perfetto. Esattamente quello che mi ci voleva!

Toccai il fondo, però, quando incominciai ad immaginare cose poco caste a cui mai, seriamente, avevo pensato in vita mia. E dire che ero così innocente una volta... mai un pensiero impuro. Mai. Eppure ora...

« Eh, si... certo. Proprio ora dovevo iniziare ad avere certi pensieri, eh? E' COLPA SUA! SUA! » urlai ancora, nascondendo il viso in uno degli accappatoi appesi vicino al mobiletto del bagno.

Una parte di me aveva sempre sperato di rimanere innocente per sempre. Di non vedere, in pratica, la malizia soprattutto dove c'era.

Il mio desiderio era di rimanere sempre innocente ma fino a quel momento ero riuscita a rimanere tale soprattutto perché nessuno si era mai interessato a me. Ora, però, dopo aver sperimentato quel fuoco, come potevo ignorarlo?

Quando ero piccola cantavo quella 'stupida' canzone senza problemi e con un sorriso sulle labbra, mentre ora arrossivo come una stupida, cogliendone dei significati precisi. Ah, beata ignoranza!

Dopo un po', stufa di quella situazione, indossai un'accappatoio, togliendo con poche mosse decise tutta l'acqua che mi era rimasta addosso, e con un ultimo gesto presi una tovaglia pulita (enorme quasi quanto un accappatoio) e la usai per avvolgerla intorno ai capelli.

Stavo per prendere anche il phon quando sentii qualcuno bussare alla porta. Beh, tecnicamente me la stava buttando giù a suon di pugni, ma quelli erano solo dettagli di poco conto. Insignificanti. Era comunque meglio che andassi almeno a vedere chi fosse.

Mi avvolsi pertanto più strettamente l'accappatoio addosso, chiudendo la cintura ben stretta, abbassai il volume della musica e corsi alla porta.

« Hei, apri la porta! Voglio farti un po' di compagnia! » urlò Misha, bussando con le nocche un po' da tutte le parti. Con un sospiro, mi armai di santa pazienza, sperando che intendesse semplicemente passare una serata tranquilla in mia compagnia.

Purtroppo per lui, infatti, quella sera non avevo alcuna intenzione né di parlare di quello che lui sapeva (ossia che mi piaceva Jensen) né di fare cose stupide e caotiche come al solito. Un bel film era quello che ci voleva e se desiderava farmi compagnia era il benvenuto, ma non sarei riuscita a fare più di quello.

Ero anche distrutta dall'intensa giornata di riprese sul set, dunque più di qualsiasi altra cosa al mondo avevo bisogno di riposo. Sarebbe andata, dunque, come volevo? Lo avrei scoperto abbastanza presto.

« Eccomi... » dissi ed aprii la porta con un sorrisino un po' stanco, facendolo accomodare all'interno della mia stanza. C'era un disordine pazzesco ma feci finta di nulla, pensando di ripulire un po' mentre lui era lì, tra una chiacchiera e l'altra.

Misha nel frattempo si accomodò sul divano e notai solo in quel momento che aveva i capelli bagnati e che li frizionava un po' con un asciugamano.

« Oh, sono arrivato in un momento perfetto! Perché non attacchi qui il phon? Sono venuto apposta... » disse notando che avevo appena fatto la doccia e con un paio di saltelli si posizionò meglio sul divano. Non potei fare a meno di ridere anche perché non era la prima volta che voleva che io gli asciugassi i capelli e quella lì era ormai diventata la sua posizione standard da 'asciugatura'.

Ad essere sinceri quel momento mi ricordava particolarmente il mio periodo più buio a Vancouver poiché Misha aveva deciso chiedermi questo favore per la prima volta proprio quando era accaduto il mio primo incidente con Jensen e, per quanto volessi stare sola, mi era stato impossibile dirgli di no, colpa dei suoi occhioni da cucciolo.

Nonostante tutto, però, ero contenta che l'avesse fatto perché ricordavo quei momenti come dei piccoli barlumi di luce che avevano avuto il potere di rendere migliori le mie giornate. Che lo sapesse? Che avesse intuito che qualcosa era cambiato di nuovo?

Si, possibile... ma poteva aver compreso solo che stessi male e quello era semplicemente il suo modo per farmi stare meglio.

« Sei un approfittatore! Ed io sono decisamente troppo buona... Ma va bene, asciughiamo questi capelli! Prima però è meglio che io mi vesta... » dissi e, dopo aver notato il suo sorrisetto di vittoria, recuperai in un lampo un paio di vestiti comodi prima di infilarmi in bagno.

Lì mi cambiai il più velocemente possibile anche per non farlo attendere più del dovuto. Afferrai in seguito il phon e dopo aver tolto l'asciugamano dai capelli ed averli pettinati accuratamente, tornai nell'altra stanza ed attaccai l'apparecchietto alla prima presa libera.

Fortunatamente il filo del phon era abbastanza lungo da arrivare comodamente al divano, dunque, senza ulteriori indugi, lo accesi ed incominciai a passare delicatamente la mano tra i suoi capelli, sentendolo sciogliersi ad ogni tocco.

Lo capivo benissimo poiché anche io adoravo quando qualcuno mi coccolava in quel modo e mi scioglievo praticamente ogni volta che qualcuno mi accarezzava i capelli. Per me, inoltre, non era un affatto disturbo e mi divertivo quando veniva nella mia stanza anche solo per farsi asciugare i capelli. Che fosse un furbetto approfittatore però era la sacrosanta verità ma ciò mi faceva solo sorridere.

Nel frattempo, comunque, mi occupai anche dei miei lunghi capelli, che ci misero molto più dei suoi ad asciugarsi. Mentre lui si rilassava sul divano, io continuai ad asciugarmeli ed a solleticargli il collo con le punte morbide dei miei capelli finché non sembrai un leoncino.

Purtroppo, quando non usavo la piastra, i miei capelli tendevano a gonfiarsi e non era sempre un bello spettacolo. Solo Melanie ed Ashley riuscivano a compiere dei veri e propri miracoli in poco tempo. Beate loro!

« Bei capelli... » disse Misha con un sorriso ed io lo colpii leggermente sulla spalla, sedendomi al suo fianco sul divano. Poi mi ricordai all'improvviso che la stanza era in disordine ma non accennai lo stesso ad alzarmi.

Mi sentivo così in pace in quel momento che non avevo voglia di fare altro se non stare seduta lì, in silenzio, ad ascoltare il respiro dell'uomo che avevo affianco.

« Tutto bene, si? » chiese Misha dopo un po' ed io mi limitai a far muovere la testa in su ed in giù. Beh, forse non era esattamente venuto solo per farsi asciugare i capelli ma, come già detto, non avevo voglia di parlare ed era bene che lo capisse presto.

« Ed i tuoi genitori? E quel ragazzo che abbiamo conosciuto a Roma? Li senti spesso? » chiese ed io annuii un'altra volta, consapevole del suo sguardo curioso fisso sul mio viso. Mi convinsi però a dire qualcosa in più in questo caso, dato che non aveva menzionato argomenti tabù.

« Li sento ogni volta che posso... I miei genitori almeno tre volte a settimana con la webcam. Certo, in effetti non li sento esattamente 'spesso' ma è più che abbastanza. Simone lo sento un po' meno ma è normale... La vita va avanti, no? Così come io ho tante cose da fare, anche loro ne hanno ed è normale perdersi un po', soprattutto quando c'è un oceano a dividerci. » dissi e lo vidi togliersi le scarpe solo per raggomitolarsi ancora meglio sul divano di pelle, il viso ancora una volta totalmente rivolto nella mia direzione, come se non volesse perdersi neanche un'espressione.

« Da come ne parli allora non sono loro il problema... Dunque qual è? » chiese con la solita espressione innocente ed io sospirai per la millesima volta. Ecco, sapevo che questo momento sarebbe giunto! Prima Jared... poi Misha.

Eppure avevo sperato di evitarlo dato che mi ero comportata meglio delle prime volte. Forse però Misha era semplicemente diventato più bravo ad accorgersi dei miei momenti bui e non me ne sorprendevo neanche tanto perché era difficile che gli sfuggisse qualcosa. Io, però, continuavo a non aver intenzione di parlare.

« Non ho nessun problema, Mish... » dissi ma lui non mi credeva. Era chiaro. E mi interruppe bruscamente prima che io potessi continuare a dire bugie.

« Ascoltami, Eve... forse potrai ingannare Jared ma non me. Io lo so che c'è qualcosa che non va... Io lo vedo. Dunque non prendermi in giro dicendomi che stai bene perché non è così. Piuttosto preferisco che tu sia onesta e che mi dica che non ne vuoi parlare, anche se non me ne spiego il motivo. Io non ti giudicherei... » disse mettendosi a sedere sul divano, costringendomi infine a guardarlo negli occhi.

Il suo sguardo era limpido ed onesto come al solito ma non poteva convincermi, non in questo caso, anche perché mi vergognavo della situazione in cui mi ero cacciata. Non potevo parlarne. Non volevo, anche se non mi avrebbe giudicata.

« Non ho ingannato nemmeno Jared... Se n'è accorto anche lui ma credo di averlo convinto che ora vada tutto bene, cosa che evidentemente non riesco a fare con te. » dissi, guardando la piccola porzione di divano che ci divideva e sulla quale c'erano i suoi piedi.

« Si, va bene? E' vero... c'è qualcosa che mi turba ma non ne voglio parlare. Né ora né mai. E' come una spina conficcata in un dito: ora fa male ma se ne andrà. Tutto qui. » dissi infine, convinta di aver chiuso il discorso, ma Misha non era del mio stesso parere.

« C'entra Jensen, giusto? » chiese ma io lo fermai perché non volevo mentirgli.

« Può darsi ma non ti confermerò nulla e non voglio dirti una bugia. Non voglio parlarne, Mish... per favore. » dissi e lui allungò una mano per attirarmi a sé. Mi abbracciò ed io lo strinsi forte, consapevole del fatto che quell'abbraccio era pieno d'affetto così come quello tra me e Jared.

Misha non era il mio grande e grosso fratellone, questo era vero, ma era comunque un vero e proprio amico, uno dei migliori, e quello che poteva mettermi più in soggezione di chiunque altro.

Come un vero Sherlock, riusciva a capire sempre quello che pensavi ed in un certo senso era molto pericoloso ma anche parecchio utile quando non trovavi le parole giuste per esprimerti. Non c'era infatti bisogno che parlassi perché tanto ti capiva lo stesso, senza bisogno di parole.

Utile, no? E speravo che comprendesse quanto fosse difficile per me quella situazione e quanto mi dispiacesse non potergliene parlare, sebbene fosse stata comunque una mia decisione.

« Va bene... non parliamone più per adesso. » disse rassegnandosi infine all'idea che non avrei aperto bocca. Di conseguenza, tirai un sospiro di sollievo. In seguito sentii qualcuno bussare alla porta e, con uno sguardo interrogativo, andai ad aprire, trovandomi di fronte Jared e Ryan.

« Buonasera! Misha è qui? » chiese Jared ed io annuii aprendo un po' di più la porta indicandogli la figura di Misha sdraiata sul divano. Jared sorrise e lo salutò con la mano.

« Oh, bene. Ecco perché non lo trovavamo. » disse e mi mostrò tutto sorridente una serie di DVD che teneva in mano. « Oggi serata cinema, ci stai? Ho invitato un paio di persone... Verranno qui. Non ti dispiace, eh? » chiese lui ma entrò dentro senza neanche ascoltare la mia risposta, lasciandomi con Ryan davanti alla porta. Lui sorrideva impacciato e non accennava ad entrare.

« Splendido. Addio serata relax. » pensai ad alta voce poiché ero certa che Jared avesse invitato tutti, ma proprio tutti quelli che si trovavano in albergo. « Dai, su... entra. » dissi rassegnata a Ryan e lui entrò titubante.

Ora che ci pensavo era la prima volta che entrava per restare. Di solito in passato mi aveva accompagnata per prendere qualcosa che avevo dimenticato in camera ma era rimasto sempre quasi sulla soglia.

Questa volta invece sarebbe rimasto per un po' e magari era per questo che era impacciato. Non conosceva affatto quell'ambiente caotico e disordinato che mi ostinavo a chiamare stanza, sebbene potesse anche sembrare tutt'altro.

« Pulisco un po'... » dissi vergognandomi del disordine ed incominciai subito a togliere i vestiti dalle sedie e le scarpe dal pavimento, chiudendo tutto all'interno dell'armadio. Meno male che non avevo portato tante cose con me o non avrei mai finito di pulire!

Tolsi anche qualche cartaccia qui e là (annotazioni ed appunti) mentre Jared e Misha chiacchieravano in attesa degli altri. Non avevo neanche capito che film volessero vedere ma mi era del tutto indifferente.

Conoscendo i gusti di Jared non avrebbe mai scelto un film strappalacrime, quindi ero già contenta così. Poi bussarono ancora alla porta e Ryan andò ad aprire, facendo entrare altri membri della crew. La stanza man mano aveva incominciato a farsi sempre più piccola ed affollata ma, fortunatamente, i nuovi arrivati avevano portato con sé delle sedie, nell'eventualità che quelle della stanza fossero già occupate.

Io, dopo averli salutati velocemente, rifeci il letto di modo che vi ci si potessero sedere sopra e sparii in bagno, riponendo tutto in modo ordinato e nel più breve tempo possibile.

Il bagno era ancora un po' umido ma perlomeno era utilizzabile, nel caso in cui qualcuno ne avesse avuto bisogno. Mentre ripulivo anche quella stanza sentivo giungere altra gente e quando tornai nella camera principale venni sovrastata dal vociare intenso delle persone presenti.

Erano rimasti solo due posti liberi sul divano, proprio accanto a Jared e Misha, mentre tutto il resto era occupato, Ryan aveva preso una sedia e si era accomodato accanto al divano.

Volevo raggiungerlo per chiacchierare un po' ma bussarono prepotentemente alla porta (possibilmente anche per sovrastare il chiasso ed essere sentiti/o) e quindi andai ad aprire, ritrovandomi di fronte Jensen Ackles. Ovviamente.

« Ciao... ehm... mi ha invitato Jared... Posso entrare? » chiese ed io, digrignando i denti, aprii di più la porta e lo lasciai entrare, cedendogli il compito di richiuderla. Naturalmente non c'è bisogno di sottolineare il fatto che non fossi affatto felice di vederlo ma non potevo di certo sbatterlo fuori dato che l'avevano invitato. Dunque avrei dovuto sopportarlo fino alla fine della serata.

Okay, ad essere del tutto onesti non poteva dispiacermi davvero che ci fosse ma c'erano momenti in cui credevo davvero di odiarlo e questo era uno di quelli. Se avessi potuto prenderlo a pugni lo avrei fatto volentieri... e dopo l'avrei baciato. Si. Okay. Questo non dovevo pensarlo.

All'improvviso, grazie al cielo, sentii odore di cibo e mi accorsi che avevano avuto l'eccellente idea di portare patatine e pop corn, oltre che una serie di bevande che non avrei neanche toccato. Preferivo l'acqua e per fortuna, dietro a tutte le altre bottiglie che avevano appoggiato sopra il comò, ne intravedevo il profilo. Di solito la dimenticavano tutti poiché preferivano birra e coca cola ma pian piano avevano incominciato a ricordarsi della mia esistenza e che io non bevevo altro che acqua naturale, dunque la portavano sempre. Che cari ragazzi!

Senza neanche pensarci, quindi, mi avventai sul cibo, nonostante avessimo già cenato, e mi riempii due bicchieri di patatine e pop corn di modo che potessi continuare a mangiare anche stando seduta sul divano. La mia intenzione era di stare vicino a Ryan, in fondo era più mio amico che degli altri, ma Jensen mi precedette e scelse proprio il posto accanto al bracciolo del divano.

Mi guardò come a sfidarmi a dire qualcosa e siccome non avevo assolutamente voglia di litigare o di parlare con lui, lasciai perdere e mi sedetti tra lui e Misha.

« Bene, cosa volete vedere? Ho un bel paio di film di Clint Eastwood tra cui scegliere... » disse Jared strizzando l'occhio in direzione di Jensen che balzò in aria con un sorrisone stampato in faccia e si sfregò pure le mani tutto compiaciuto.

« Oh, man! Se volevi farmi contento non potevi scegliere artista migliore! Adoro Clint Eastwood! » disse Jensen, sorridendo divertito mentre masticava una chewingum. Mi fissò soddisfatto, strizzandomi l'occhio ed io arrossendo guardai altrove.

Ora che ci pensavo, dovevo aver letto questo piccolo dettaglio in un'intervista. Questa notizia non mi era nuova ma non è che potevo ricordarmi tutto... eh. A volte faticavo a ricordarmi il nome di alcuni attori che mi erano piaciuti quindi non era strano che non mi ricordassi le preferenze di qualcun altro.

« Lo sappiamo, Jay. Lo sappiamo. Ed è appunto per questo che ho scelto il buon vecchio Clint. Ti abbiamo visto un po' tutti giù di morale ultimamente e speravamo di tirarti almeno un po' su con una serata cinema tutti insieme... » disse Jared ed ovviamente sentii Jensen irrigidirsi al mio fianco. Oh, allora non ero stata l'unica ad essere scoperta, eh? Oh, bene! Sorrisi allora, non osando però guardarlo in faccia.

La parte più cattivella di me stava urlando un "Ben ti sta!" a pieni polmoni ma cambiai subito opinione quando sentii una mano di Jensen afferrare un lembo della maglietta che indossavo. Incominciò a stringere forte, davvero tanto forte, proprio dietro la mia schiena e stavo per saltare giù dal divano in preda ad una crisi isterica se quella presa ferrea non me l'avesse impedito.

Ma che caspita stava facendo? Era impazzito? Eravamo talmente tanto stretti su quel divano che non si notava affatto che Jensen avesse allungato le mani verso di me ma se avessi incominciato ad urlare, certo qualcuno avrebbe sospettato qualcosa ed io non avevo voglia di spiegare e/o litigare.

Anche se avessi detto qualcosa tipo "Mi sta stringendo la maglietta" non avrebbero fatto altro che sottolineare la mia reazione eccessiva, quindi era meglio che me ne stessi zitta. Paradossalmente, quindi, ero bloccata su quel dannato divano proprio dalla presa dell'uomo dal quale volevo fuggire via e che continuava a nascondere il gesto dietro la mia schiena, incurante delle decine e decine di persone nella stanza.

Con la coda dell'occhio provai a capire se avesse intenzione di lasciarmi andare ma non sembrava intenzionato. Mi aveva preso per una palla antistress? Era stato scoperto e mi usava per scacciare lo stress? No, grazie. Usasse qualcun altro.

« Beh, grazie... era quello che ci voleva. » disse Jensen, strattonando ancora una volta la mia maglietta. Fu allora che decisi di lottare senza dare nell'occhio e mentre Jared mostrava i DVD agli altri di modo che si scegliesse a votazione quale vedere per quella sera, io portai lentamente una mano dietro la schiena ed incominciai a prendere a pizzicotti la sua, tentando infine di fargli allentare la presa, controllando con la coda dell'occhio che Misha non si accorgesse degli strani movimenti alla sua sinistra.

Beh, risultò un po' difficile che non se ne accorgesse, soprattutto quando incominciammo a darci gomitate a vicenda proprio come dei bambini.

Il momento in cui però tutto divenne palese fu quando caddi sul grembo di Misha per una spinta piuttosto entusiasta di Jensen che non aveva dosato bene la sua forza.

« Accidenti, JENSEN! » urlai, sottolineando il suo nome più che potevo mentre Misha mi tirava su sotto lo sguardo perplesso degli altri ragazzi. Poi, scoppiarono naturalmente tutti a ridere ed io mi ri-appoggiai al divano, offesa ed arrabbiata.

Era anche vero che dovevo stare al gioco poiché era chiaro che avessero creduto che stavamo solo giocando tra noi e che non ci fosse altro. Oh, quanto si sbagliavano! Era meglio però che continuassero a pensare in questo modo. Si.

« Ehi... che muso lungo! » disse Jared, avvicinandosi solo per accarezzarmi i capelli con delicatezza, come se fossi una bambola di porcellana.

« Anche questa signorina qui non è stata molto felice ultimamente ma non potevamo accontentarvi entrambi. Inoltre mi sarei ucciso se avessi dovuto sorbirmi ancora una volta Martin Freeman. Scusa... è un bravissimo attore, per carità, ma ho visto tutti i suoi film poco tempo fa e... basta. » disse Jared, mettendosi per un attimo in ginocchio per chiedermi perdono.

Okay, beh forse durante la mia permanenza a Vancouver avevo esagerato un pochino costringendoli a vedere tutti i film in cui Martin aveva recitato, ma che potevo farci? Lo adoravo! E non avevo fatto altro che parlare di lui, soprattutto per distrarmi da Jensen, Danneel e la loro bambina.

« Non ti perdono... Martin Freeman è Martin Freeman! » dissi ed incrociai le braccia al petto, consapevole delle occhiatacce che Jensen mi stava lanciando.

« Concordo... » disse una voce alla sinistra di Jensen , sorprendendo tutti, me compresa. « 'Guida Galattica Per Autostoppisti' è uno dei miei film preferiti.... » disse infine Ryan, accendendo il mio entusiasmo.

In tutte quelle ore passati insieme, stranamente, non avevamo mai toccato l'argomento. Per lo più parlavamo di musica e Supernatural ma ora che sapevo che adorava anche lui Martin, beh... era fantastico! Avrei potuto parlare anche di Martin!

Fu per questo che mi sporsi vero il bracciolo, travolgendo Jensen nel processo, ed abbracciai Ryan, orgogliosa di essere sua amica. Fu Jensen a staccarci a forza, lamentando il fatto di essere appena stato soffocato e travolto per futili motivi. Prendendomi per la vita, infatti, mi costrinse a ritornare dalla mia parte del divano.

« Ryan, ti adoro! » dissi, ignorando completamente Jensen, e dopo avergli mandato un bacio mi risedetti, assolutamente elettrizzata. Ora che ci pensavo non avevo poster di Martin nella mia stanzetta d'albergo. Avrei dovuto rimediare al più presto... magari avrei potuto chiedere a Ryan di accompagnarmi in qualche negozio di Vancouver in cui avrei potuto trovarne uno.

Sarebbe stato bello personalizzare un po' quella camera sterile ed un paio di poster di Bilbo Baggins e di John Watson ci sarebbero stati bene. E mi rendevo anche conto di aver fatto uscire il mio lato da fangirl ma era stato Jared per primo a tirare fuori l'argomento, quindi tecnicamente era colpa sua.

« Guarda che sta iniziando il film! E smettila di pensare a Martin... te lo si legge in faccia. » disse Jensen irritato mentre qualcuno spegneva la luce della stanza. Sullo schermo comparve qualche tempo dopo il titolo 'Million Dollar Baby', film che non avevo mai visto in vita mia.

Purtroppo, se da un lato potevo vantare una vasta conoscenza di serie televisive, in campo cinematografico non era la stessa cosa. Avevo però incominciato a rimediare in tal senso, partendo dagli ultimi film usciti in sala per poi raggiungere quelli un po' più datati e quando non avevo idee su cosa vedere, usavo un metodo specifico che consisteva in:

1) scegliere un attore che ti piace;

2) spulciare la sua filmografia;

3) guardala tutta.

Così ero abbastanza sicura di non annoiarmi anche se un film non era esattamente bellissimo perché mi sarei distratta pensando a quanto fosse comunque bravo o cresciuto quell'attore che avevo scelto. Un metodo non da critico del cinema, ovviamente, ma avevo scoperto così delle perle che altrimenti, magari, mi sarei persa. Ed avevo anche potuto determinare il mio film preferito in cui aveva recitato quel particolare attore. Si.

Tutto ciò mi divertiva. Ed avrei anche voluto potermi godere questo film (in cui compariva un altro Freeman, ossia Morgan Freeman) ma qualcosa me lo impediva. Tra Martin Freeman, il sonno, i nervi ed un 'nonsisaché', non riuscii a reggere che un quarto d'ora di film prima di addormentarmi tranquillamente sul divano.

 

*****

 

Perché diamine il mio letto si muoveva? Era così strano... Andava quasi allo stesso ritmo di un respiro. Su e giù... Su e giù... Lentamente. Era una bella sensazione... Il movimento era percepibile ma dovevo ammettere che non era fastidioso. Nient'affatto.

Non mi era mai accaduto qualcosa del genere... Il mio corpo ne era quasi totalmente in balia e quel movimento era talmente ipnotico che non potei fare a meno di sincronizzare il mio respiro con quel su e giù così strano. Mmm... un letto non faceva su e giù, no? Boh.

Continuavo a non spiegarmi esattamente come tutto ciò fosse possibile ma la mia mente addormentata si adattava facilmente alle novità dunque, anche se trovava tutto ciò abbastanza strano, non ne era minimamente turbata. E come poteva essere altrimenti?

Sia il mio corpo che la mia mente erano in pace quindi tutto di me era restio a svegliarsi solo per saziare la mia curiosità e lenire i miei flebili dubbi. Volevo solo rimanere abbandonata in quel dondolio ipnotico, condito inoltre da un calore inusuale per un letto, e ci sarei riuscita se non avessi colto anche qualche altro piccolo movimento. Eh?

Aprii un occhio, solo per curiosità, ma... davvero. Probabilmente sarebbe stato meglio vivere in quel torpore ipnotico per sempre poiché il risveglio era tutt'altra cosa. Decisamente. E se non fossi stata una ragazza in salute, di sicuro un infarto mi avrebbe colta all'istante questa volta. E lo shock fu talmente tanto che non potei fare a meno di produrre versi strani e sussurrare una serie di 'no, no, no, no, no' che sembravano non finire più. Nonostante la sorpresa e l'orrore, infatti, nella mia mente lampeggiò un avvertimento: non svegliare Jensen Ackles.

Per carità, era già abbastanza imbarazzante così! Non avevo alcuna intenzione di svegliare anche lui di modo che se ne accorgesse. No, no. Ero così tanto rossa in quel momento che avrei potuto cuocere delle uova sopra le mie guance! Tentai quindi di fuggire via il più lontano possibile, magari su Marte, ma qualcosa mi bloccò.

Guardando indietro, verso la mia schiena, mi resi improvvisamente conto che le sue braccia circondavano la mia vita, facilitati dalla nostra posizione. Ma come c'eravamo finiti così? Io gli ero salita addosso e lui era scivolato lungo disteso sul divano? Mio dio. Speravo davvero di no ma in qualche modo gli ero finita sopra e quest'ultima cosa era un dato di fatto, purtroppo.

Ero certa però di non essermi addormentata così la sera prima. La mia testa era poggiata al divano! Mannaggia... maledizione! Dovevo andare via di lì. Subito!

Tentai quindi ancora una volta di sgusciare via dalla sua presa ma era tutto inutile. Più io tentavo di andar via e più lui stringeva forte la presa, mugolando contrariato nel sonno.

Disperata stavo per mandare al diavolo il fatto di non svegliarlo quando un cellulare squillò e non era di certo il mio. Lo sentivo vibrare nella tasca di Jensen e, in preda al panico, feci l'unica cosa che mi venne in mente: poggiai la testa sul suo petto e finsi di dormire.

Certo, se Jensen era in grado di sentire il mio cuore così come io potevo sentire chiaramente il suo, allora ero nei guai perché di certo il cuore di una persona dormiente non batteva così forte (a meno che non stesse avendo un incubo) ed il mio stava per uscirmi fuori dal petto, letteralmente, ma pregai la buona sorte affinché non se ne accorgesse. Poi lo sentii frugare in tasca e prendere il cellulare.

Se si fosse accorto che fossi già sveglia non potevo saperlo, anche perché in quel momento non fece altro che rispondere con voce roca al cellulare.

« Pronto? Si... Ma che ore sono?... Okay... Ah, davvero?... Bene... Si... Si... Lo credo anche io. Se dipendesse da loro ce lo farebbero fare sempre... Si... Ci penso io ad informarla... Va bene, penserò anche a questo... Si... Potrebbe uscire fuori qualcosa di carino. Si, ci lavoreremo dopo... Va bene. » disse e sospirando ripose il cellulare in tasca, spostandomi leggermente verso la spalliera del divano per facilitarsi il compito.

In seguito, una delle sue braccia, poi, salì più su, in corrispondenza delle mie spalle, mentre l'altra rimase esattamente dov'era, ossia un po' più sopra del mio fondo-schiena.

Strinse forte, sospirando ancora una volta mentre io mi irrigidivo e mi maledivo per non essere fuggita prima. Ma che caspita stava facendo? Non si allontanava? Era scemo. Totalmente. Ed io non sapevo cosa fare, totalmente in preda al panico. Boh.

« Sai? In uno dei prossimi episodi canteremo insieme... » disse poi Jensen rompendo il silenzio. Oddio. Bene, allora si era accorto che ero sveglia. Miseriaccia! Perché la terra non mi inghiottiva quando ne avevo bisogno? Eh?... Beh, l'unica nota positiva era che almeno adesso potevo allontanarmi da quelle braccia accoglienti (forse).

Alzai la testa di scatto e feci per scendere dal divano ma riuscii a mettere a terra solo i piedi perché tutto il resto era bloccato dalle sue braccia.

« Fammi scendere... » pretesi senza tanti giri di parole ma lui scosse la testa e guardò verso il soffitto, rilassandosi completamente. Cercai di forzarlo, allora, a lasciarmi andare ma non ottenni alcun risultato e l'imbarazzo che provai in quel momento stava rischiando di farmi impazzire.

« Ti prego... » supplicai ma ancora una volta ottenni solo un cenno di diniego.

Disperata e sull'orlo di un'altra crisi di nervi, incominciai a sbuffare insistentemente e non trovando neanche una posizione che mi permettesse di tenere comodamente alzata la testa, rischiai un crollo nervoso. Beh, non esisteva una posizione del genere, ecco perché non la trovavo!

L'unica posizione comoda che potevo assumere era quella che avevo adottato nel sonno ma non avevo più intenzione di poggiare la testa sul suo petto. Nel frattempo lui alzò gli occhi al cielo e mi guardò.

« Puoi smetterla, per favore, di lamentarti sempre? Rilassati per una buona volta! Sai, ti preferivo decisamente addormentata... Almeno eri rilassata, anche se spostarti è stato comunque più difficile del previsto. Sei poco collaborativa anche nel sonno... » disse ed io spalancai la bocca, completamente stupita ed arrabbiata. Allora era stato lui a metterci in quella posizione? Eh?

« Ma sei cretino?! » urlai colpendolo nervosamente sulla spalla. Jensen rise ma non si scompose più di tanto. Alzò semplicemente la gamba sinistra e mi schiacciò di più contro la spalliera del divano.

« Vuoi biasimarmi per aver colto l'occasione? Evelyn... sei assurda! Ci hanno lasciati soli in una stanza ed è ovvio che io ne abbia approfittato, no? Te l'ho già detto che non mi sarei arreso... almeno non finché non ci capirò qualcosa di tutta questa situazione. » disse ed io stavo vivamente per protestare ma Jensen mi zittì posando un dito sulle mie labbra.

« So cosa stai per dire.. "C'è tua moglie... non avresti dovuto farlo... bla, bla, bla" e probabilmente hai ragione ma non riesco a non provare... soprattutto se ne ho l'occasione. Quindi perché mi sarei dovuto fermare? Perché tu non avresti voluto? » chiese ed io annuii vigorosamente perché era ovvio che non avrebbe dovuto farlo. Uffa, ma perché dovevamo sempre discutere noi due?

« Si! Si, Jensen... Sapendo che non avrei voluto, tu non avresti dovuto farlo! » dissi e lui sbuffando si passò una mano tra i capelli scompigliati dal sonno, finendo poi anche sul viso.

« E sono stanca di discuterne ogni volta... di trovarmi in situazioni imbarazzanti in tua presenza... di essere nervosa ed intrattabile per giorni a causa tua! E per cosa? Eh? Jensen non ci conosciamo neanche... » dissi, sfogando così tutta la mia frustrazione. Per lunghi attimi Jensen rimase in silenzio, senza guardarmi, poi di scatto si alzò a sedere sul divano ed io caddi all'indietro quando lo abbandonò definitivamente. All'improvviso lui non riusciva più a guardarmi.

« Invece ti conosco... » disse poi, rimanendo esattamente al centro della stanza. « Sei timida... insicura... adori le cose semplici e ti stupisci quando qualcuno ha qualcosa di carino da dire nei tuoi confronti. Hai anche paura di ogni cosa, soprattutto dell'amore. Per certi versi sei ancora una bambina ma hai tanto da dare... Io l'ho visto. Ed odio il fatto che tu voglia tenere il tuo cuore solo per te... e che non tu non voglia dare a 'questo' una chance per paura che le cose possano andare male e che tu possa soffrirne. Ma... indovina un po'? Tutto ciò ti sta già facendo male, così come ne sta facendo a me. » disse con amarezza, guardandomi negli occhi solo all'ultimo.

Ovviamente io non riuscii a reggere il suo sguardo perché quello che aveva detto era vero ed a quanto sembrava mi conosceva forse più di quanto io conoscessi lui. Questo mi spaventava molto e mentre io guardavo le mie ginocchia, seduta sul divano, lo sentii avvicinarsi ed inginocchiarsi di fronte a me.

« Io ti conosco, anche se magari non ho idea di quale sia il tuo colore preferito o la tua maglietta preferita... Si... Conosco te e le cose che ti frullano per la testa... e sono state queste cose ad attrarmi. Sei così innocente, Eve... » disse allungando una mano per accarezzarmi una guancia. Chiusi gli occhi, permettendomi per una volta il lusso di godermi le sue carezze ed attenzioni, e lui si avvicinò di più, poggiando le braccia sulle mie gambe. La sua fronte toccò la mia e si fermò lì, senza azzardare nulla di più. Solo i nostri respiri si intrecciavano.

« Permettimi di provare a stare con te... senza sensi di colpa... e senza pensare al futuro. Tu pensa solo al presente ed a quello che provi per me. Continuiamo a conoscerci... senza discussioni. Puoi farlo per me? Puoi riuscirci? » chiese e forse si rendeva conto di chiedermi troppo ma non lo diede a vedere. Staccò leggermente il volto e mi baciò una guancia, mandandola in fiamme, e strinse le mie mani con le sue.

La sua presenza era intossicante ed io avrei tanto voluto solo potergli dire di no e chiudere definitivamente quella storia ma una parte di me sognava di dirgli di si e di provarci. Potevo farlo? Per lui? No... Si... Forse. E poi il pensiero di Danneel e JJ mi colpì in pieno.

« Non posso... Mi dispiace... Non ci riesco. » dissi e sapevo che gli occhi mi si sarebbero riempiti ben presto di lacrime. Con un sospiro, Jensen mi attirò a se fuori dal divano e prese tra le braccia, permettendomi di nascondere il viso sul suo collo. Tentennando un po', mi cullò con delicatezza, cercando di calmarmi.

« Si che ci riesci... Eve, non voglio che ciò che sono e le scelte che ho preso in passato siano il motivo principale per cui vuoi tenerti lontana da me. Non lo sopporto. » disse e mi accarezzò i capelli mentre mi costringeva ad alzarmi insieme a lui. Si sedette sul divano ed io semplicemente lo seguii, rimanendo incollata a lui, piena di pensieri sconnessi.

« Preferirei che non mi volessi piuttosto che capire che uno dei motivi per cui non vuoi neanche provarci è perché sono sposato! Eve, quello è un mio problema e se sono io stesso a volerlo mettere da parte per adesso, proprio per capire cosa potrebbe esserci tra noi, non vedo perché tu non possa fare lo stesso. Ti sto pregando di farlo, se non si fosse capito. » disse e mi prese il viso per potermi guardare ancora una volta negli occhi. Non stavo piangendo ma i miei erano umidi.

« Nella vita si fanno tanti sbagli e le cose cambiano... Io prima non ti conoscevo ma ora ti conosco. Ti ho trovata... Ed ho bisogno di capire... per favore. Non ostacolarmi. » disse e poggiò nuovamente la sua fronte sulla mia, chiudendo gli occhi.

Una sua mano, poi, salì lungo il profilo della mia guancia e strinse, costringendomi a seguire il suo volere. Le nostre labbra si incontrarono in un semplice bacio a stampo che durò solo qualche secondo ma il mio cuore incominciò comunque a battere furiosamente nel petto anche per quel semplice contatto.

« Mettiamola così: o mi dici spontaneamente di si o continuiamo in questo modo, con agguati e momenti imbarazzanti. A te la scelta... Io non mi arrendo. » disse e questa volta toccò a me sospirare, allontanandomi un po'.

Jensen non me lo impedì e mi distanziai da lui, continuando a rimanere sul divano. Bene. Ed ora che cosa dovevo fare? Io non ero brava a prendere decisioni. Non avendolo mai fatto in tutta la mia vita era chiaro che non sapessi farlo.

Cos'era giusto fare? In fondo credevo che avesse ragione. Avevo capito quello che stava cercando di dirmi, ossia che forse, se le cose fossero andate diversamente e mi avesse incontrata prima, sarebbe stato tutto diverso.

Lui non lo sapeva ed aveva bisogno di capirlo ma io mi sentivo troppo in colpa. Potevo davvero mettere da parte la mia coscienza per un mio desiderio egoista? Ed ero pronta ad aprirmi con un uomo? Aveva ragione anche in questo: avevo paura di una relazione.

« Conosciamoci meglio... è quello che ti chiedo. E se nel frattempo abbiamo voglia di stare un po' più vicini... facciamolo. Senza vergogna o paura. » disse ricercando un nuovo contatto. Mi prese la mano e sentii il panico salirmi nuovamente addosso. Io non ero una persona da baci, abbracci e carezze! Non lo ero affatto... questa cosa non poteva funzionare.

« Smettila! Farai solo quello che ti sentirai di fare... » disse cercando di riportare la mia attenzione su di lui. Io mi ero persa tra un miliardo di pensieri.

« Guardami.. Eve, guardami! » disse ed i nostri occhi si incontrarono di nuovo. Lui sospirò e si passò una mano sul mento, grattandosi per un momento la corta barba.

« Okay, nuovo ricatto: o mi dici di si immediatamente o mi stendo sopra di te e faccio quel che mi pare e piace. » disse lui e non sembrava stesse esattamente scherzando. Accennai una risata e quando lui non ricambiò, capii che aveva intenzioni assolutamente serie e mi si gelò il sangue nelle vene. Bene, si. Una decisione. Dovevo prendere una decisione.

« Okay... okay. Forse. Piano piano... si. » dissi di nuovo nervosa. Il mio collega, invece, si rilassò e mi regalò uno dei sorrisi più belli che avessi mai visto in vita mia. Arrossii, di nuovo, e rimasi immobile anche perché avevo la testa in confusione.

Me ne sarei pentita? Ero quasi certa di si, soprattutto perché ritenevo che l'interesse di Jensen fosse più che passeggero. L'unica che avrebbe sofferto ero io, me lo sentivo, e non ne ero affatto entusiasta. Jensen al contrario mio, invece, sembrava davvero felice in quel momento e, con un sorriso enorme stampato sul viso, incominciò a smanettare con il cellulare.

Avevo paura, tanta paura, ma Jensen non mi aveva lasciato molta scelta, vero? Nessuna. Ed anche se così non andava affatto bene, una piccola parte di me era contenta che Jensen avesse preso una decisione per entrambi, soprattutto se era questa.

Si, solo la sera prima avevo capito l'importanza di prendere delle decisioni da soli ma non sempre ci riuscivo. A volte preferivo che a scegliere non fossi io, soprattutto quando non sapevo cosa fare. Come sarebbe andata a finire? Nessuno poteva dirlo.

E molto probabilmente avrei lasciato semplicemente che fosse lui a fare tutto il lavoro. In fondo era principalmente Jensen che doveva chiarirsi le idee, non io, quindi avrei solo imparato a conoscerlo meglio e ad allontanarlo quando esagerava. Come al solito.

« Dovremmo decidere cosa cantare ma prima puoi fare un'altra cosa per me? » chiese ed io annuii, forse anche perché sentivo che non era qualcosa che mi sarebbe dispiaciuto.

« Canta per me... qualunque cosa tu voglia... » disse e mi circondò la vita con il suo braccio. Poggiò anche la testa sulla mia spalla ed io cantai la prima canzone che mi venne in mente, ossia 'Titanium' di David Guetta con un ritmo più lento di quello originale.

Decisamente non era così che avevo pensato di iniziare quella giornata ma ogni cosa a Vancouver riusciva a sorprendermi. Quel luogo mi faceva provare cose che in tutta la mia vita avevo sempre evitato accuratamente e non sapevo se fosse un bene o meno.

Sotto quelle note, però, pensai che a volte valeva la pena di essere sorpresi, soprattutto se le novità portavano un profumo ed un calore talmente dolce da desiderare di sentirlo per il resto della tua vita.










Angolo autrice: Dopo mille anni, finalmente sono riuscita a pubblicare questo nuovo capitolo. Me ne sono successe di tutti i colori e mi si è pure rotto il computer, quindi non avevo modo di continuare a scrivere. Sapete cosa ho fatto? Scrivevo pezzi qui e là sul cellulare e quando avevo un computer a portata di mano, li mettevo insieme, ma naturalmente la stesura andava a rilento. Super rilento. Poi mi si è pure corrotto il file, come ciliegina sulla torta e sono riuscita a recuperare solo metà di quello che avevo scritto. Il resto ho dovuto rifarlo da capo ma nonostante tutto non mi sono arresa perché volevo pubblicare questo capitolo. Non vi libererete di me tanto facilmente perché ci tengo troppo a voi che leggete ed alla storia! U_U
Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento e so che dovrei ringraziare, come al solito, coloro che hanno commentato lo scorso capitolo ma ho poco tempo... Spero che mi perdonerete. Chiudo qui questo angoletto, mandandovi tanti baci e sperando che ci sia ancora qualcuno che legga questa storia! <3

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Capitolo 25
*** Cap 25 - Between small steps and howlers ***


Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: giallo
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo25/?
 

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»




I got a hangover, wo-oh!

I've been drinking too much for sure

I got a hangover, wo-oh!

I got an empty cup

Pour me some more [...]

 

Stavo ballando ormai da circa 10 minuti quando la mia fedele 'riproduzione casuale' scelse di far partire proprio questa canzone di Taio Cruz, Hangover.

In realtà non ero esattamente una fan di questo cantante (di cui non sapevo neanche quale fosse il viso) ma questa canzone in particolare era molto importante per me poiché mi ricordava dei pomeriggi sereni e felici passati in maniera insolita e con una compagnia altrettanto particolare.

Un giorno, infatti, dopo essere tornata da una sessione di teatro in cui avevo tentato di impartire delle lezioni di spada ai ragazzi della mia stessa compagnia, avevo deciso di provarci anche con mio fratello, sperando davvero in risultati migliori.

Purtroppo, infatti, i ragazzi della compagnia non erano esattamente dei cavalieri provetti e sembravo molto più brava io con la spada di loro (il che è tutto dire), dunque perché non mettere alla prova pure mio fratello? Avevo troppa voglia di mettere a frutto quello che avevo imparato guardando un video sul cast di Merlin alle prese con delle lezioni di spada dunque, dato che non ero stata del tutto soddisfatta dalla prima lezione con il mio primo gruppo di 'allievi', speravo nella seconda.

Noi però, essendo sprovvisti di spade, avevamo deciso di impugnare dei 'nobili' ed 'antichissimi' righelli (quelli giganteschi, per intenderci, usati per il disegno tecnico) e di darcele di santa ragione a ritmo di buona musica, ovviamente dopo aver coreografato precedentemente tutti i movimenti in una messinscena progettata sul momento.

In quel periodo, ricordo, mio fratello adorava questa canzone e la ascoltava a qualsiasi ora del giorno e della notte, dunque la scelta era ricaduta su questo brano anche per via del ritmo energico e... funzionò alla grande! Mio fratello ci sapeva fare con i righ-ops!, con le spade ed eravamo riusciti a coreografare ed a filmare quasi metà canzone tra risate e colpi di spada dati a casaccio. Era stato bello! Molto.

Ricordavo questo momento e questa canzone con gran piacere appunto perché era stato uno di quei momenti tra fratelli che avevo sempre sognato di vivere praticamente da quando mia mamma mi aveva confessato di essere incinta.

In realtà non ne ero certa ma credevo fermamente che per lui fosse lo stesso perché ogni volta che ascoltavamo questa canzone insieme, anche per puro caso, non potevamo fare a meno di cantarla e ridere, ricordando questi bei momenti felici passati insieme. Momenti di cui sentivo tanto la mancanza.

Con il tempo, infatti, ci eravamo allontanati e molto spesso ci è tutt'ora difficile andare d'accordo ma nessuno potrà mai portarmi via dalla mente questi ricordi, malgrado ne avessi voluti comunque di più, come credo sia anche naturale.

Avevo sempre sognato un rapporto un po' alla 'Sam e Dean' che, nonostante i litigi e le incomprensioni, hanno sempre trovato un modo per salvarsi l'un l'altro e per continuare a volersi bene, ma questo tipo di legame è molto più raro di quello che si pensa ed io non sono stata talmente tanto fortunata da averne uno simile con mio fratello, malgrado ci avessi comunque provato.

Ero stata io a fargli vedere per la prima volta questo telefilm, sperando che capisse il messaggio e l'importanza di avere una sorella ma tutto ciò, purtroppo, si rivelò essere insufficiente a causa dei nostri diversi interessi. Inoltre il ruolo di 'sorella maggiore' mi era sempre andato di traverso perché non ero in grado di prendermi cura di lui, come non ero in grado neanche di prendermi cura di me stessa.

Avevo sempre sognato un fratello maggiore ma, per quanto lo desiderassi, ormai ero nata prima io quindi c'era ben poco da fare. E quando mio fratello era nato avevo comunque sperato in un qualcosa di più di quello che avevamo ed abbiamo... ma nulla. Io e lui siamo davvero troppo diversi e neanche provare a svolgere delle attività insieme ci ha aiutato a rendere più saldo il nostro rapporto.

Tuttavia non è mai troppo tardi, no? Magari con il tempo tra noi tutto cambierà ancora! Grazie a questa mia avventura a Vancouver avevo cominciato sinceramente a crederci perché qui, diversamente che nella mia città, le cose cambiavano in un battito di ciglia. Un minuto prima si scappava da una situazione difficile ed un secondo dopo si ci ritrovava ancora più invischiati di prima, dunque si: le situazioni e le relazioni potevano cambiare, sia che ti impegnavi o meno, ma ovviamente è quasi inutile dire che si ottengono più risultati se ti impegni. Chiaro.

Nella mia 'situazione particolare' con Jensen non mi ero affatto impegnata nel farla funzionare, anzi più che altro avevo tentato più volte di scappare a gambe levate, ma alla fine qualcosa era comunque accaduto ed ancora una volta la mia vita era cambiata nel giro di pochi secondi.

Che fosse un bene o un male era ancora tutto da capire ma non ci speravo più di tanto che fosse un bene, da grande pessimista e realista che ero. Più che altro tentavo di vivere il momento senza pensieri, così come lui mi aveva chiesto, ma non era così facile.

Certe volte, mentre lo guardavo, sentivo ancora l'impulso di scappare via il più lontano possibile ma non potevo farlo dunque cercavo di stare calma. Spesso lo beccavo a ridere di sottecchi quando notava il mio nervosismo e quando si accorgeva di essere stato colto in flagrante, rideva liberamente ancora di più e mi baciava la fronte.

Fino a quel momento non aveva osato nulla di più, forse perché sperava di farmi abituare alla situazione prima di provarci sul serio, ed io lo ringraziavo per questo perché credevo proprio che l'avrei ucciso di cazzotti se avesse provato a baciarmi o chissà che cosa. Ero troppo nervosa e non mi sentivo apposto con la mia coscienza, dunque per me era ancora più difficile del solito.

In fondo, però, non erano passate che poche ore dal mio 'si', quindi era anche normale. Jensen poi era stato risucchiato dal lavoro, quindi non avevamo parlato molto dopo quella lunga chiacchierata a cuore aperto. Si era limitato a prendere possesso del mio divano ed a sequestrarmi il computer, facendo ricerche sulle possibili canzoni da cantare.

Alla fine, non avendo molto da fare ed essendo di poco aiuto, mi ero addormentata sul letto tra le lenzuola fresche. Dormii bene, senza incubi o sogni strani, e mi svegliai circa due ore dopo, trovando Jensen placidamente addormentato sul divano, con il computer sul petto ancora acceso ed il cellulare in una mano.

Glieli tolsi delicatamente di dosso e fui anche tentata di coprirlo ma c'era abbastanza caldo, quindi credevo che non servisse. Fatto sta che lo lasciai dormire perché sicuramente non si era che addormentato da poco. Controllai in seguito il mio cellulare, trovando un messaggio di Misha:

 

Buondì, fanciulla! Appena puoi vieni nella mia stanza... Mi serve un tuo parere.
 

Ed anche uno di Jared:
 

Ehi! Stai ancora dormendo? Gen ti cercava... Appena puoi, chiamala!

E non stare tutto il giorno chiusa in stanza!

 

Entrambi erano stati mandati intorno alle 10:00, quindi proprio quando mi ero addormentata. Al momento però non avevo alcuna intenzione di sentire nessuno, nemmeno Gen, quindi rimandai tutto a dopo. Pensai di pulire la stanza mentre ascoltavo un po' di musica, dunque infilai gli auricolari nelle orecchie per non disturbare Jensen e mi misi al lavoro, anche se finii semplicemente col ballare qui e là.

Si, rifeci il letto e tolsi qualche confezione di patatine vuota sfuggita ai membri della crew che si trovavano lì ieri sera, ma non feci altro. Poi quella canzone, Hangover, mi fece ritornare alla mente quei ricordi felici e non pensai a niente, nemmeno a Jensen che poteva svegliarsi.

Ogni tanto, infatti, gettavo qualche occhiata in direzione del divano perché non volevo essere scoperta mentre ballavo, ma alla fine non mi importò più, troppo presa dalla canzone.

Continuai a ballare sotto le note di Hangover ed a mimare dei movimenti di spada (di quello che mi ricordavo della 'coreografia'), immergendomi ancora una volta nei miei ricordi, fin quando non sentii che qualcuno mi toglieva gli auricolari dalle orecchie facendomi arrivare il cuore in gola.

« In un modo o nell'altro, ti trovo sempre a ballare... o a cantare. » disse Jensen ridendo piano sotto i baffi mentre si stropicciava gli occhi ancora mezzi chiusi dal sonno. Aveva i capelli sparati un po' da tutte le parti, il che mi fece ridere ma anche paralizzare sul posto perché era semplicemente troppo bello per essere vero.

Ricordavo ancora quello che avevo provato la prima volta che l'avevo visto dal vivo, illuminato dalla luce dei riflettori nella stanza dedicata alle foto, lì alla JIB, e mi sentii morire ancora una volta perché Jensen Ackles era bello come un dio ed era lì, con me. Forse era tutto un sogno... Non poteva essere vero. Eppure le sensazioni che sentivo erano vere dunque non era un sogno.

Jensen, nel frattempo, mi abbracciò da dietro e poggiò il mento sulla mia spalla, anche se gli veniva un po' difficile a causa della differenza d'altezza. Lo sentii sorridere ancora ed il suo respiro mi solleticò il collo proprio mentre il mio cuore batteva sempre più all'impazzata. Oddio.

« Un giorno dovremmo provarci insieme. Magari un lento... Quello credo di poterlo gestire. » disse mentre io non sapevo esattamente cosa fare. Non ero mai stata abbracciata così da un ragazzo e non avevo idea di come si rispondesse correttamente ad un gesto del genere. Dovevo toccarlo? Fare qualcosa? Beh, di certo restare impalati sul posto non era la risposta adeguata.

« Potremmo provarci adesso... » suggerii timidamente. Trovare la forza di proporgli qualcosa mi costò quasi tutto il coraggio che possedevo in corpo ma almeno c'ero riuscita! Ecco perché ero sempre fuggita via da qualunque possibile relazione. Mi sentivo così inadeguata... insicura.

Avevo sempre il timore di agire nel modo sbagliato e di recargli disturbo o inquietudine o qualsiasi altro sentimento negativo possibile ed immaginabile, anche se, a dire il vero, non era mai successo nulla che potesse avvalorare questa mia ipotesi o i miei timori, dunque la mia era una paura assolutamente infondata.

Io, però, ero certa di non essere adatta ad essere 'la ragazza' o la 'fidanzata' di nessuno, ben che meno la 'moglie', ma in realtà non ero neanche sicura del contrario. Magari invece mi sarei rivelata la migliore fidanzata del mondo (si, come no) e non lo sapevo!

Più che altro la vedevo come una cosa alquanto impossibile ma in verità non potevo essere certa né dell'una né dell'altra cosa. Intanto, però, cercavo quantomeno di fingermi una buona compagna (?), forse anche per non deluderlo troppo, anche se pensavo di star sbagliando di grosso poiché non dovevo fingere in nessun caso.

Così facendo, infatti, si sarebbe reso conto del terribile sbaglio che aveva commesso e sarebbe ritornato sui suoi passi, logicamente. Peccato che c'era una parte di me che volesse godersi la sua presenza ancora per un po', egoisticamente, dunque non ci riuscivo a lasciarlo andare.

« Ehm... stai di nuovo pensando troppo. » disse lui, spingendomi leggermente la fronte con un dito.

« Rilassati... e smettila di pensare! Te lo si legge in faccia quando sei preoccupata, con quell'aria persa nel vuoto... Che devo fare con te, eh? » chiese, avvicinandomi poi ancora di più a lui e prendendomi entrambe le braccia tra le sue. Io non protestai, anche se mi irrigidii leggermente.

Ne posizionò una sulla sua spalla e l'altra la tenne stretta a sé, tra la sua spalla sinistra e la sua mano destra che la stringeva forte. Una volta soddisfatto della posizione, mi alzò il viso e mi costrinse a guardarlo, facendo scendere poi lentamente la sua mano sinistra lungo il mio fianco destro per poi fermarsi proprio lì, sulla mia vita.

Lì strinse ancora un po' ed incominciò a muoversi. Era un dondolio leggero, nulla di più, eppure il mio cuore batteva forte. Tanto forte.

« Vedi? Sono un ballerino magnifico, io. » disse con un sorriso, continuando a girovagare per la stanza a piccoli passi e dondolii. Io lo seguivo, anche se mi era difficile lasciarmi andare tanto da farmi guidare.

Per me era arduo anche questo, ossia fidarmi abbastanza da permettere a qualcuno di decidere per me i miei passi. Beh, lo facevo nella vita, questo è vero, ma con il mio corpo era un'altra cosa. Avevo paura quando non ero io a controllarlo ed anche in questo caso non era diverso, sebbene fosse solo un semplice ballo. Lo sentiva quanto ero rigida? E quanto comunque mi stessi sforzando per seguirlo docilmente?

Mi vergognavo però per questo mio atteggiamento ed ogni tanto il mio sguardo si fissava sul suo petto e lui, prontamente, lo rialzava, facendomi arrossire ancora di più. Era davvero paziente con me, sul serio. Al suo posto me ne sarei andata via subito.

« Eh, vedi? Balliamo anche senza musica. Siamo bravissimi! Anzi, sono bravissimo. » disse fintamente vantandosi delle sue straordinarie doti. In realtà era davvero bravo o forse ero solo io che lo credevo tale dato che per prima non sapevo ballare quel tipo di balli.

« It's amazing how you can speak right to my heart... Without saying a word, you can light up the dark... Try as I may I could never explain... What I hear when you don't say a thing... » cantai, più per stemperare la tensione che per altro. Jensen accolse quell'iniziativa con entusiasmo, canticchiando anche lui ma lasciando comunque che la mia voce si sentisse più chiara e più limpida rispetto alla sua mentre volteggiavamo per la stanza.

 

The smile on your face let's me know that you need me
There's a truth in your eyes saying you'll never leave me
The touch of your hand says you'll catch me if ever I fall
You say it best when you say nothing at all [...]

 

Era una strana sensazione. Jensen emanava un calore piacevole, rincuorante ma allo stesso tempo assolutamente spaventoso. Adoravo averlo così vicino ma mi faceva paura. La canzone mi aiutava a rimanere focalizzata sul presente ed a non perdermi nei miei pensieri, facendomi quindi godere appieno di quel regalo che temevo sarebbe scomparso all'improvviso come una nuvola di fumo.

Come dicevo, infatti, credevo assolutamente che tutto questo fosse temporaneo, quindi dovevo cercare di beneficiare di quella situazione del tutto nuova il più possibile. Questo stava a significare che dovevo memorizzare bene la sensazione delle sue mani calde sul mio corpo ed anche quella strana sensazione di appartenenza e di paura che mi faceva schizzare il cuore fuori dal petto.

La mia non era una semplice paura ma una paura folle che però, verso la fine della canzone, capii essere una bella paura. Una paura che valeva la pena di provare anche se era davvero spaventosa.

« Adoro questa canzone... » dissi poi, dopo un breve attimo di silenzio in cui ci eravamo anche fermati quasi al centro della stanza.

« In Italia è molto conosciuta perché viene usata sempre quando pubblicizzano la prossima messa in onda di un qualsiasi film d'amore su un noto canale televisivo e mia madre la odia ormai, ma io invece la adoro. Non so il perché ma è così. » dissi infine, sorprendendomi della mia prima confessione spontanea.

Di solito non dicevo nulla a meno che qualcuno non mi rivolgesse apertamente una domanda ma questa volta avevo deciso di mia spontanea volontà di condividere un pezzo della mia vita e dei miei gusti personali con una persona verso cui ero attratta. Beh, wow.

« Notting Hill, giusto? » chiese ed io annuii, anche se avevo un'altra confessione da fare.

« Esatto, anche se non ho mai visto il film. Shame on me! » dissi facendo una smorfia scherzosa ed alzando le spalle. In effetti era parecchio strano, soprattutto per una ragazza italiana, non aver visto questo film dato che te lo riproponevano anche più volte ogni anno in televisione ma era così: non l'avevo mai visto e non ne avevo neanche sentito la necessità.

« Beh, dai... non è gravissimo. Se non conosci Clint Eastwood ed i suoi film è grave ma il resto un po' meno, su. » disse lui ed io sorrisi di rimando, accorgendomi che ogni tanto facevamo ancora qualche passo di danza per la stanza. Evidentemente era più facile parlare così.

« Eh... ne ho visto uno! Changeling... » dissi, tenendo per me il fatto che non ricordassi assolutamente il finale di quel film. Non volevo scatenare la terza guerra mondiale, ecco.

« Solo uno? » chiese lui sorpreso, poi sospirò con aria sconfitta. « Sei senza speranza... ma ti costringerò a vedere tutti i film! Vedrai! Dobbiamo assolutamente fare una maratona dei suoi film così la tua lacuna sarà presto colmata...! » disse ed il suo entusiasmo mi contagiò. Lo vedevo proprio che stava già incomiciando ad organizzare il tutto, concentrato così com'era!

Magari stava pure scegliendo con quale film iniziare o meno ed io lo lasciai fare, tanto non mi dispiaceva affatto. Ieri sera mi ero già persa un film a causa del sonno, purtroppo, dunque era giusto che rimediassi e Jensen non aveva affatto l'aria di uno che si scocciava a vedere di nuovo quei film, anzi tutt'altro essendo del suo regista/attore preferito.

Più o meno come io non potevo che essere felice di rivedere per la centesima volta un qualsiasi film o telefilm con Martin Freeman.

« Mi piacerebbe, davvero... » dissi ed inspiegabilmente quella situazione, per la prima volta, mi sembrò molto più chiara e semplice da vivere di quello che pensavo qualche minuto prima. Una volta preso un po' il ritmo era più facile.

Parlare di cose semplici come un film ed una prossima maratona cinematografica mi stava aiutando molto a superare un po' questo blocco che avevo e pian piano mi stavo rilassando. Jensen era comunque vicino, tanto vicino, ma era una vicinanza sopportabile e per niente invasiva. Anche questo aiutava molto.

« Bene, allora. Appena abbiamo un momento libero organizziamo questa maratona! Per oggi, mi sa che la nostra agenda sia piena... » disse e si staccò baciandomi delicatamente una mano senza dire nient'altro, raggiungendo poi il comò sul quale avevo poggiato il computer ed il suo cellulare.

Lo prese in mano e sbloccò lo schermo, ridendo poi, qualche minuto dopo, per chissà quale motivo. Alzò lo sguardo e notò il mio sguardo interrogativo e sorrise ancora.

« Misha... Mi ha lasciato un mucchio di messaggi... » disse a mo' di spiegazione ed io non osai neanche immaginare cosa mai avesse potuto scrivergli. Da Misha si poteva aspettare davvero di tutto ed ancora non riuscivo a crederci che fossimo allo stesso tempo così vicini e così diversi, nonostante avessimo in comune persino la data di nascita (a parte l'anno ovviamente).

« Si... anche Jared me ne ha mandato uno... » dissi ed improvvisamente mi bloccai in mezzo alla stanza, realizzando che mi stavo dimenticando qualcosa. Avrei dovuto chiamare Genevieve!

Presi il cellulare dalla tasca e guardai un attimo che ore fossero, notando che era praticamente mezzogiorno. Beh, in Texas doveva essere primo pomeriggio, quindi non l'avrei affatto disturbata se l'avessi chiamata adesso. Cercai pertanto il suo numero in rubrica ed aspettai che rispondesse.

« Pronto? » la voce di Genevieve giunse chiara e forte alle mie orecchie e sorrisi inconsciamente, sotto lo sguardo di Jensen che sicuramente si chiedeva chi cavolo stessi chiamando.

Mi osservò ancora con un sopracciglio alzato, poggiato al comò e con una gamba incrociata all'altra, e mi accorsi di colpo che forse chiamare qualcuno mentre era ancora in stanza non era la mossa più saggia. Non doveva essere una cosa segreta? Beh, alla faccia della segretezza!

Mormorai delle scuse perché non ci avevo pensato ed abbassai il volto mortificata per l'ennesimo errore. Oh, evidentemente io e le missioni segrete non eravamo proprio fatti per stare insieme!

« Eve? » chiese Genevieve dall'altra parte del telefono ed io mi schiarii la voce.

« Gen! Scusa... mi sono distratta un attimo. C'è Jensen, qui, e mi stava dicendo una cosa importante proprio mentre hai risposto al telefono. Stiamo lavorando ad una cosa per un episodio... » dissi pensando che tanto valeva trovare una buona scusa per la sua presenza nella stanza nel caso qualcuno ci avesse visto. Non osai guardare in direzione di Jensen, però.

« Oh, c'è Jensen? Ti prego, salutamelo! » disse lei ed io, in tutta risposta, misi in vivavoce e mi avvicinai a Jensen di modo che potesse parlarle lui stesso.

« Gen? Hei, come stai? » chiese lui guardandomi nel frattempo in uno strano modo.

Secondo me era abbastanza indeciso se prendermi a schiaffi o ringraziarmi per la scusa appena trovata, che poi non era neanche una bugia dato che aveva lavorato sul serio alla canzone da poter usare, anche se la menzogna stava proprio nel fatto che non l'avessi aiutato neanche un po' e che non era stato questo il vero motivo per cui si era trovato nella mia stanza quella mattina e durante tutta la notte.

« Tutto bene, sul serio. Le nausee vanno e vengono ma ora sto molto meglio! » disse ed io ripresi il telefono per me di modo che potessi parlare un po' con lei.

« Sono contenta che tu stia meglio... E Thomas? » chiesi, sedendomi a gambe incrociate in mezzo al letto. Jensen, nel frattempo, si riaccomodò sul divano con il mio computer in grembo, per poi accorgersi che era protetto da password, quindi non poteva usarlo.

« Benissimo! Sto cominciando a fargli capire dell'arrivo di un fratellino o di una sorellina ma al momento ha solo capito che non deve far male alla pancia della mamma... » disse lei e pian piano sentii la voce di Thomas sovrastare quella della mamma e farsi più vicina al telefono. Jensen nel frattempo si avvicinò, porgendomi il computer con una chiara richiesta: 'metti la password'.

Con un sospiro lo accontentai e glielo porsi, osservandolo mentre si rimetteva seduto sul divano.

« Thomas vuole dirti 'ciao'! » disse ancora lei e sentii una serie di strilli non esattamente identificati che mi fecero per un attimo allontanare il cellulare dalle orecchie.

« Ciao, tesoro! » dissi e sentii altri borbottii e parole sconnesse. Essendo piccolino ancora non aveva imparato a parlare correttamente, quindi accennava solo alcune parole.

« Gli manchi davvero tanto! Guarda sempre la tua stanza... Appena siete in vacanza devi assolutamente tornare. Te lo ripeterò finché non ti vedrò qui! E' davvero brutto vedere il mio piccolo senza la sua 'compagna di giochi'. Non so se ti considera più sua sorella o la sua zietta. In ogni caso gli manchi... » disse ed io sorrisi.

« Se non sono di disturbo, tornerò volentieri per un giorno o due... » dissi perché comunque non potevo impormi nella loro vita stando per chissà quanto tempo. Questo mi metteva di fronte ad un altro problema perché io non avevo una casa da nessuna parte qui, quindi cosa avrei fatto? Sarei tornata in Italia? Forse. O avrei potuto davvero affittare qualcosa vicino a Jared e Genevieve.

« Non essere sciocca, puoi stare tutto il tempo che vuoi! » disse lei ed io scossi la testa, consapevole del fatto che non potesse vedermi.

« Invece, ecco... volevo parlarti... Jared mi ha detto che è ancora preoccupato per te e ne abbiamo discusso proprio stamattina. Ecco, magari non volevi parlarne con lui perché sono problemi da donne? Non so... Ci fa stare male vedere che non stai bene. Magari non te ne parla spesso per paura di infastidirti, ma è davvero preoccupato o non avrebbe richiesto il mio aiuto. Io non posso vederti dato che siamo così lontane, quindi mi baso su quello che lui vede e mi racconta, ma credo che stia dicendo la verità. Non so come dirtelo... noi siamo qui, ok? Se hai qualche problema, parla e non tenerti tutto dentro. Non fa bene a nessuno, soprattutto a te. » disse ed io sospirai poiché sapevo che questa storia non sarebbe mai finita.

Evidentemente non potevo impedire alle persone di preoccuparsi per me ma io non sapevo neanche come tranquillizzarli. Non potevo dir loro la verità o sarebbe successo un casino e non potevo neanche fingere che andasse tutto bene perché evidentemente non ero abbastanza convincente. Dunque, che fare?

« Gen, non preoccuparti... E dì a quel testone di tuo marito che non deve farlo neanche lui. E' tutto apposto. Sto risolvendo tutto, sul serio. » dissi e sapevo che Jensen stava ascoltando tutto. Ecco, forse avrei dovuto rimandare quella chiamata a quando se ne sarebbe andato dalla mia stanza.

« Era solo una sciocchezza... Solo che mi imbarazza talmente tanto che preferisco tenerla per me. Ma va meglio. Davvero! E lo capirai quando mi vedrai... » dissi, anche se non ero sicura che quest'ultima parte fosse vera.

Anzi, pensavo che di persona si sarebbe visto di più che c'era qualcosa che non andava ma dovevo giocare tutte le mie carte adesso per non fargli capire che ancora non avevo risolto proprio un bel niente o la loro insistenza mi avrebbe fatto combinare qualche guaio.

« Va bene... Ok! Allora non insisto... Ma chiamami se hai bisogno! O prendi un volo e vieni a trovarmi... Sono sempre sola soletta qui, quindi apprezzerei volentieri. » disse ed io sorrisi ancora.

« Contaci! Ora ti lascio che qui è ora di pranzo e Jensen ha bisogno di un ultimo aiuto... » dissi ed anche questa era una bugia ma pensai che fosse meglio tagliare il discorso poiché avevo paura di darle inavvertitamente altri spunti per credere che non stessi bene.

« Certo... Non vedo l'ora di scoprire cosa state combinando! » disse lei ed io impallidii per un attimo. Oh, certo. Se lei avesse scoperto davvero 'cosa stavamo combinando'... oddio. Meglio di no!

« Vedrai...! Eh... Ciao, Gen! E salutami il piccolo... » dissi e lei mi salutò ancora con calore prima di chiudere la chiamata. Io sospirai e mi buttai a peso morto sul letto, sudando freddo. Per un attimo calò un silenzio assoluto e cercai di rilassarmi, controllando il mio respiro.

Mi domandai se sarei mai riuscita a reggere la pressione di tutte quelle bugie ma sapevo di non avere altra scelta. Avrei dovuto imparare ad essere una bugiarda, almeno per il momento, anche se non lo ero mai stata in tutta la mia vita. Mi era difficile dire il falso perché le avevo sempre odiate le bugie ma in casi come questo, purtroppo, sembravano essere necessarie.

In tutto quel silenzio, comunque, ogni tanto sentivo solo il rumore dei tasti del computer premuti da Jensen con decisione e nulla più. Poi, dopo un bel po', sentii il suono ormai familiare del computer che si spegneva e capii che Jensen aveva concluso di fare qualunque cosa stesse facendo.

Lo sentii alzarsi, lo guardai e lui si avvicinò al letto, sdraiandosi tra me ed i cuscini. Per un bel po' non ci fu nulla da dire ed ascoltammo i reciproci respiri dopo aver trovato la posizione più comoda. Né troppo vicini né troppo lontani.

« Siamo un po' nei casini, eh? » chiese lui girandosi su un fianco mentre sorreggeva la testa con una mano per guardarmi meglio. Che stesse avendo un ripensamento?

« Direi di si... » dissi semplicemente, fissando poi il soffitto. Pochi attimi dopo lo sentii muoversi al mio fianco e mi accorsi che si stava avvicinando sempre di più. Un suo braccio, poi, mi cinse la vita e pian piano mi trascinò ancora più vicina, stringendomi infine completamente a sé. Non disse nulla, non si mosse più. Si limitò ad abbracciarmi in quel modo, guardando come me il soffitto.

Fui io a guardarlo per prima, girando la testa verso sinistra. Jensen mi imitò quasi subito e per un attimo ci scrutammo negli occhi prima che quest'ultimo decidesse di avvicinarsi ancora di più, sempre di più, finché le nostre labbra non si toccarono. Questa volta avrei avuto tutto il tempo e la possibilità di allontanarmi se avessi voluto ma non lo feci, anzi attesi che si facesse sempre più vicino.

Non era un bacio irruento ma calmo e semplice, praticamente un timido sfiorarsi di labbra: un qualcosa di dolce e speciale. Sembrava più voluto e meno rubato rispetto alle volte precedenti, dunque lo apprezzai ancora di più anche se questa magia durò poco. Ben presto, infatti, quel bacio divenne qualcosa di più. Jensen mi schiacciò velocemente sotto di sé e mi baciò con più forza, mozzandomi il respiro.

Sapevo che si poteva respirare quando ci si baciava, eh, ma non riuscivo mai a farlo quando mi prendeva così alla sprovvista. Questo suo lato passionale, incredibilmente, mi attraeva molto, nonostante avessi così tanta paura della vicinanza fisica, ma in quel momento avevo mandato un po' tutto 'a quel paese'. Avevo semplicemente voglia di baciarlo e di farmi baciare, anche se stavo soffocando sotto il suo peso, ma che me ne importava?

Mi morse per un attimo le labbra ed io gli accarezzai una guancia, guidata da un'istinto che non sapevo neanche di possedere. Si appropriò di nuovo delle mie labbra, circondandomi il viso con le mani, ed io mi aggrappai alla sua maglia quando me le morse di nuovo. Dalle mie labbra uscì un verso strano assolutamente involontario e le mie guance si imporporarono istantaneamente di rosso, facendomi irrigidire sul posto.

Anche Jensen si fermò, mi guardò sotto shock e scosse il capo, come per ritornare in sé. Si tolse poi velocemente di dosso e si mise a sedere, stropicciandosi i capelli con entrambe le mani. Non ci guardammo neanche per un secondo, l'uno dalla parte opposta del letto rispetto all'altro, finché Jensen non propose la cosa più intelligente del mondo.

« Pranziamo? » chiese, continuando a non guardarmi.

« Sto morendo di fame. » risposi senza neanche intenderlo davvero.

Di conseguenza ci alzammo entrambi dal letto e ci precipitammo verso il corridoio.

 

***

 

Una volta nella sala da pranzo, io e Jensen ci sedemmo abbastanza lontani. Personalmente, volendo evitare ulteriori discussioni con Jared riguardo a quella cosa di cui non potevo parlargli e di cui aveva informato anche la moglie, presi posto vicino a Misha che esibiva un vistoso cappello hawaiiano ed una collana nello stesso stile, proprio come se fosse in vacanza.

Scoprii che era arrabbiato con me perché non avevo risposto al suo messaggio di quella mattina. A quanto sembrava, infatti, mi aveva scritto perché desiderava che lo aiutassi a decidere quale cappello indossare (ne aveva un bel paio) ma, dato che non mi ero degnata neanche di dirgli che ero occupata, aveva deciso da solo ed aveva messo il broncio.

Alla fine, però, stanco di essere arrabbiato, pensò che per farmi perdonare avrei dovuto fare una foto con lui. La scattò nel bel mezzo del pranzo e la mise su Twitter, presentandomi ancora una volta al pubblico di Supernatural come la new entry del gruppo, nel caso se lo fossero perso. Anche io avevo un account Twitter ma lo usavo talmente di rado che mi dimenticavo spesso anche della sua esistenza.

Però, dato che c'era, inserì persino il mio contatto (@EvelynWrightSPN) di modo che se volessero, tutti avrebbero potuto seguirmi e considerare quel contatto come l'unico attendibile. Immaginavo già i commenti poco carini ed i conseguenti insulti ma, purtroppo, la gente non era sempre gentile, soprattutto con le persone che non si conoscono, quindi pensavo che ci avrei dovuto fare l'abitudine.

Inoltre, con il mio solito pessimismo, non vedevo proprio come avrebbero potuto considerarmi anche solo simpatica o gentile, quindi prevedevo un mezzo disastro anche su questo fronte.

« Eve! » urlò Jared, distraendoci proprio quando io e Misha stavamo iniziando a scorrere i commenti sotto la foto. Lo guardammo e arricciai le labbra quando vidi il suo sorriso. Che cos'era in programma questa volta? Un altro scherzo?

« Devi assolutamente venire con me! C'è qualcosa che devi vedere... » disse ed io, ancora dubbiosa, mi alzai per seguirlo. Credevo che mi dovesse far vedere qualcosa situato nell'albergo ma non era affatto così e mi stupii ancora di più quando anche Misha e Jensen ci seguirono.

Jared bisbigliò loro qualcosa all'orecchio ed io incominciai sul serio ad avere paura, pensando ad un qualche agguato in arrivo. In realtà non ci fu niente del genere, almeno non per il momento, e Jared mi guidò verso una delle macchine a nostra a disposizione, già provvista di autista.

« Dove stiamo andando? » chiesi e lui alzò le spalle, invitandomi a salire in macchina. Volevano farmi vedere qualcosa di nuovo sul set? Una nuova scenografia? Una nuova casa?

Forse era per questo che eravamo saliti in macchina e, quando notai che l'autista aveva preso la stessa strada che portava sul set di Supernatural, pensai che potessi aver ragione ma continuavo comunque sinceramente a non capire niente e quando giungemmo a destinazione, nessuno mi diede qualche indizio.

« Metti questa! » disse Jared, estraendo dalla tasca una cravatta abbastanza spessa.

« Sugli occhi, scema! » disse ridendo ed io sbuffai pure, ridendo della mia stessa stupidità. Oh, non ci stavo capendo niente, eh! Ero curiosa e non sapevo se fidarmi ma comunque feci come mi era stato detto ed indossai quella cravatta sugli occhi, stringendo bene.

Qualcuno prese la mia mano ed in un secondo me la fece poggiare sulla sua spalla mentre mi stringeva in vita con il braccio per evitare che inciampassi da qualche parte dato che c'erano tubi e pezzi di cose da tutte le parti.

Non seppi dire con esattezza quanto camminammo né dove mi stessero portando ma ad un certo punto ci fermammo e Jared, l'uomo che mi stava trasportando, mi comunicò che c'erano delle scale. Piccole scale, per la precisione.

Curiosa, alzai un piede e lo poggiai su uno scalino, aiutata da Jared in ogni più piccolo passo. Lo sentii aprire una porta e, con una spintarella, mi incoraggiò a fare qualche passo avanti. Non vedevo assolutamente nulla e non capivo che razza di posto fosse.

Fino a pochi attimi prima eravamo all'aperto perché c'era troppo vento per essere al chiuso, mentre ora ci trovavamo chiaramente al chiuso. Il problema però rimaneva sempre lo stesso: dove?

« Avanti... toglitela! Voglio vedere che faccia fai! » disse Jared ed io obbedii ancora una volta, strizzando poi gli occhi per abituarmi alla luce. Quello che vidi mi lasciò perplessa perché era una casa in miniatura. C'era un tavolo, un letto, un cucinino ed anche un divano ed un televisore gigantesco. Poi, in un angolo lo vidi...

« Oh, mio dio... E' UN POSTER DI JOHN WATSON! » urlai, fiondandomi letteralmente in quell'angolo tra un piccolo armadietto ed il letto. Lo toccai, completamente entusiasta, e mi girai coprendomi il naso e la bocca con entrambe le mani.

« Eh, certo... tra tutto quello per cui poteva urlare proprio il poster di 'John Watson'! » disse Jensen ed io lo guardai ancora in cagnesco, sedendomi sul letto per ammirare il poster ancor meglio.

« Secondo me non ha capito... » disse Jared con un sorriso. « John Watson l'ha rimbambita talmente tanto da non farle chiedere nemmeno che ci fa questo poster proprio qui! » disse ancora ed effettivamente non aveva tutti i torti. Per un attimo avevo dimenticato tutto.

« Ehm... in effetti... Che ci fa qui? Che ci facciamo noi qui? E che cos'è 'qui'? » chiesi guardandomi ancora intorno. Mi affacciai per un attimo alla finestra e mi accorsi che eravamo in alto, il che mi insospettì, poi bussai alla parete per capire di che materiale era fatto e non era certo di mattone.

« Aspetta... questa è una roulotte! » dissi e vidi Jared annuire.

« Brava Sherlock... Su, continua con le tue deduzioni. » disse ed io, a passo deciso, mi avviai verso la porta d'ingresso e quello che vidi mi lasciò di stucco. A chiare lettere c'era scritto 'Evelyn' e quindi voleva dire... voleva dire...!

« E' mia?! » chiesi e mi uscì quasi come un piccolo urletto isterico. « E con mia non intendo di certo 'mia mia', ma un 'per adesso è davvero mia'?! » chiesi ancora e quando tutti e tre annuirono, feci un salto in alto e corsi ad abbracciare Jared, salendogli praticamente addosso.

« Oh, mio dio! Ho sempre sognato di averne una per un po'! » dissi, anche se non capivo bene perché ne avessi ricevuta una dato che avevamo la nostra camera d'albergo, quindi al momento non ne avevo proprio bisogno.

Scesi comunque dalle sue braccia perché dovevo pur mantenere un po' di ritegno, sebbene quel poster di John Watson ci stesse particolarmente bene lì dentro!

« Beh, era arrivato il momento. A meno che tu non volessi condividere il letto con qualcun altro, eh... Misha russa, io sono un koala e Jensen ti schiaccia. Non avresti dormito notti felici. » disse ed io lo guardai interrogativa. Notti? Quando avrei dovuto dormire queste notti in una roulotte? Mi ero persa qualcosa?

« Jared? Ma che stai dicendo? » chiesi e quando spalancò gli occhi, capii che non ero io ad essere impazzita di colpo. Ci sarebbe mancato solo questo!

« N-non te l'ho detto, vero? » chiese e di fronte al mio evidente sguardo interrogativo si schiaffeggiò una mano in testa. « Ok, sono un idiota. Me ne sono completamente dimenticato, scusami! Avevo detto ad Eric che ci pensavo io ad informarti e che quindi non c'era bisogno che ti chiamasse ma io me ne sono dimenticato... dimenticato! » disse e rise, scuotendo la testa.

« Partiamo! » disse subito dopo. « Abbiamo un'altra location, un'ex caserma militare, in cui di solito giriamo diverse esterne. Andremo lì e ci sono diversi altri set montati. Ecco il perché della roulotte o ti saresti dovuta accontentare di mezzo letto dato che non vedremo l'hotel di Mrs Hallyway per un po'... » disse ed io sussurrai un 'oooh' con la bocca.

« E quando partiamo? » chiesi e la brutale risposta fu « Domani. » detta in coro da tutti e tre.

« Ah. » dissi e mi resi conto improvvisamente che non avevo neanche una valigia pronta.

« L-le valigie! Non mi avevi avvisato! Io non ho pronto nulla e partiamo DOMANI! E nel pomeriggio giriamo una SCENA! » dissi e Jared velocemente cercò di calmarmi, supportato dagli altri due.

Mi convinsero che c'era tempo (ed effettivamente fare una valigia non era complicato) quindi mi rilassai ed incominciai a godermi la mia nuova roulotte.

Ci separammo dopo poco per goderci un po' di riposo prima dell'inizio della nostra giornata lavorativa ed io rimasi nella mia roulotte per esplorarne ogni angolo per poi appisolarmi sul letto.

Venne una delle assistenti a svegliarmi quando arrivò il momento di prepararci con trucco e parrucco a cura delle nostre bravissime Melanie ed Ashley e così, in meno di mezz'ora, mi trovai di nuovo nei panni di Catherine.

 

***

 

La sessione di riprese proseguì senza intoppi come al solito. Per una volta non c'erano state situazioni imbarazzanti ed io e Jensen ci divertimmo sul set, forse per la prima volta da quando avevamo incominciato a lavorare insieme.

Ci furono un sacco di errori, battute e risate (cose che sarebbero sicuramente finite nel video dei gag reel) e probabilmente il motivo era che, diversamente dalle altre volte, il clima era davvero più sereno ed avevamo voglia di divertirci.

Sapevamo di avere comunque dei tempi stretti quindi non potevamo continuare così per tutto il tempo ma una risata scappava sempre e qualche parola che non usciva bene nelle battute c'era pure, dunque le ripetevamo e ci scherzavamo su.

Era questo che avevo sempre pensato che fosse una vera giornata sul set di Supernatural ed era strano che me la fossi potuta godere solo dopo aver concesso a Jensen una possibilità.

Tornammo comunque in albergo, stanchi ed affamati, solo alle 21:30 ed io, dopo aver mangiato quintali di cibo, scappai in camera mia a preparare la valigia. Mi avevano spiegato che saremo stati via per circa 1 settimana (se non ci fossero stati intoppi) quindi avrei dovuto prendere quante più cose possibili.

Ci misi un bel po' ad infilare tutto nella valigia, cambiando idea all'ultimo minuto su quali vestiti portare, ma poi, finalmente, riuscii a chiudere la valigia ed a buttarmi sul letto, più morta che viva. Ovviamente, però, qualcuno bussò alla porta.

« Posso? » chiese Jensen quando aprii la porta e con aria furtiva si intrufolò dentro senza neanche darmi il tempo di rispondere.

« Che ci fai qui? » chiesi mentre lui si accomodava ancora una volta sul divano.

« No... è che... insomma... » farfugliò ed io non capii, naturalmente. Aveva preso il mio brutto vizio di non parlare? Se lo faceva anche lui eravamo fritti.

« Cosa? » chiesi ancora, sedendomi accanto a lui sul divano.

« Niente... volevo solo stare qui per un po'. » disse, sospirando. « Puoi anche addormentarti, se vuoi... Non farti problemi. Volevo solo stare qui perché so che questa settimana sarà molto difficile vederci, quindi ne volevo approfittare un po'. » disse infine, riuscendo finalmente a spiegarsi.

« Ah... » riuscii solo a dire e lui sorrise, probabilmente contento che non gli avessi subito stroncato l'idea dato che sembrava tenerci tanto.

« Quindi mettiti pure in pigiama ed addormentati... Nel frattempo io userei il tuo computer, se non è un problema. Rimango qui a lavorare un po' e poi vado via. » disse ed io annuii, prendendo il computer per poi inserirci la password.

Glielo passai delicatamente e cercai il pigiama, prendendo uno di quelli che avevo deciso di non portare con me. Mi chiusi in bagno e velocemente mi diedi una rinfrescata prima di sentirmi sufficientemente pronta per andare a letto.

Mi sentivo a disagio ad addormentarmi con lui nella stessa stanza ma l'avevo già fatto prima, anche se in circostanze diverse, quindi in tutta coscienza non me la sentivo di dare di matto. In fondo non dovevo fare altro che lasciare che la stanchezza vincesse e non avrei più sentito la sua presenza nella stanza.

« Allora, buonanotte... » dissi, incerta, soffermandomi per un attimo davanti al divano.

« Buonanotte... » disse ed io, non saprei dire assolutamente cosa mi fosse preso, decisi di chinarmi per dargli un bacio sulla guancia.

La direzione era chiarissima e gridava 'guancia' a squarciagola ma Jensen pensò diversamente e voltò il capo all'ultimo secondo per baciarmi le labbra. Mi rialzai in un secondo e caracollai a letto, coprendomi fin sopra la testa con il lenzuolo.

Il 'tap-tap' del computer mi annunciò che Jensen aveva ricominciato a scrivere ed io, con il cuore ancora in gola, tentai di nuovo di rilassarmi e, complice la stanchezza, ci riuscii. In pochi minuti mi addormentai.

 

***

 

Quando la mattina dopo mi risvegliai sentii un gran calore. O forse era stato proprio questo a svegliarmi? No, non era stato questo perché mi accorsi pochi attimi dopo che qualcuno stava bussando alla porta e che io ero letteralmente schiacciata sotto qualcosa. Ma che...?!

Aprii gli occhi, cercando di abituarli alla luce, e sentii distintamente il respiro di 'qualcosa' all'altezza del collo. E chi poteva essere? Non mi aveva forse avvertita Jared che Jensen era solito 'schiacciare' le persone a letto? Non mi sorpresi quasi neanche più di trovarmelo addosso, forse perché ero ancora abbastanza assonnata, e quando si mosse per trovare una nuova posizione che lo facesse stare abbastanza comodo, cercai di scostarlo.

« Jensen... Jensen, mi stai schiacciando! » dissi e cercai di scuoterlo per quello che potevo dato che ero intrappolata sotto di lui.

Poi sentii di nuovo bussare e guardai la porta con una smorfia. Ma chi era a quell'ora del mattino? E che voleva? Non poteva tornare dopo e lasciarmi dormire? Si, altri cinque minuti... e se Jensen si spostava mi faceva un favore. Ecco, altri cinque minuti...

« EVE! SVEGLIA! » urlò Jared, bussando ancora e fu allora che mi svegliai sul serio, sobbalzando sul letto ma non riuscendo ad alzarmi neanche morta. Finalmente realizzai cosa stesse accadendo e chi ci fosse nel mio letto ed in un attimo venni assalita dal panico.

« Jensen! Jensen, svegliati! C'è Jared fuori dalla porta... C'E' JARED FUORI DALLA PORTA! » dissi il più forte che potevo. Non volevo di certo che Jared mi sentisse quindi mi limitai ad urlarglielo nell'orecchio il più silenziosamente possibile ed a scuoterlo con la mano sinistra, l'unica che non era schiacciata dal corpo di Jensen.

« Si... si, sono sveglio. » disse ma in realtà non lo era affatto e si limitò a risistemarsi nella stessa posizione di prima dopo essersi stiracchiato un attimo.

« Jensen, no che non sei sveglio! Oh, santo cielo! Svegliati! » urlai ancora e nel frattempo Jared cercava di attirare la mia attenzione da dietro la porta.

« SONO SVEGLIA! ARRIVO! » urlai a Jared, completamente nel panico più totale, e fu questo a svegliare Jensen poiché comunque lo urlai proprio a pieni polmoni.

« C-che succede? » chiese lui, totalmente frastornato, sedendosi sul letto. Io lo colpii con un pugno sulla spalla, totalmente infuriata con lui.

« Succede che c'è Jared fuori da quella dannata porta e tu- » e lo colpii « -hai dormito- » e lo colpii ancora « -di nuovo qui! » dissi con un ultimo colpo e lui parve rinsavire.

« Oh! » disse allora ed io avevo voglia di strangolarlo.

« Sei un idiota! Un deficiente! Un cretino! Che cavolo ti è saltato in mente!? Ed ora che facciamo?! Che scusa potresti avere per essere qui a quest'ora?! » chiesi ancora e lui abbassò la testa mortificato mentre Jared parlottava fuori dalla porta. Ovviamente non avevo sentito neanche una parola.

« Scusa... Io... Non c'ho pensato, ok? Ti ho vista e volevo approfittarne ancora un po' dato che non potrò farlo per una settimana, quindi mi dispiace ma è fatta. Ora dobbiamo trovare una soluzione. » disse ed io lo guardai ancora come se lo volessi uccidere prima di scendere dal letto ed aprirgli la porta-finestra che conduceva in terrazza.

« Prego... » dissi, mostrandogli meglio la nostra unica opzione con l'utilizzo delle mani.

« Passa di terrazza in terrazza fino alla tua! » dissi ancora e lui mi guardò con gli occhi sgranati.

« Non dirai sul serio! La mia finestra non è mica aperta. Rimarrei bloccato fuori! » disse ed io mi diedi un colpo in testa da sola mentre sentivo Jared chiamarmi ancora.

« EVE MA QUANTO CI METTI? » urlò ancora lui ed io risposi con un « ARRIVO! » che stonò le orecchie di Jensen ed anche le mie.

Alla fine, allora, aprii l'armadio e gli intimai di nascondersi lì dentro e lui, non affatto contento, mi accontentò solo perché davvero non c'era altro posto. Una volta dentro, dunque, chiusi l'armadio e corsi alla porta.

« Scusa... avevo dei problemi... Ehm... da donne! Se capisci che intendo. » dissi, sparando la prima cosa che mi era venuta in mente. Di solito quando si parlava di 'problemi da donne' i maschi si tiravano sempre indietro dal saperne di più, dunque contavo su questo. Fortunatamente funzionò ed entrò senza chiedere ulteriori spiegazioni.

« Sono venuto per aiutarti con la valigia! Ricordo ancora quanto siano pesanti le tue... » disse e fu allora che si accorse che fossi ancora in pigiama.

« Sei ancora così? Dobbiamo partire tra 20 minuti, quindi ti conviene sbrigarti... » disse ed adocchiò la valigia messa in un angolo, proprio vicino all'armadio.

« Se è pronta te la porto giù! » disse ed io annuii, spaventata che sentisse qualcosa o che capisse, quindi non ero molto in vena di lunghi discorsi.

« Ah, bene! Allora è tutto apposto, anche se all'appello manca Jensen che non so proprio dove si sia cacciato. Non risponde! Spero che abbia fatto la sua valigia... » disse ed alzò le spalle, apparentemente non sospettando nulla. Sembrava tranquillo, in effetti, proprio come se Jensen fosse sparito per andare a farsi una corsetta in giro.

« Tornerà sicuramente in tempo. Magari è andato a rilassarsi prima del viaggio... » dissi e Jared sorrise, prendendo la valigia.

« Ok, io prendo questa. Tu fatti trovare sotto tra 20 minuti. Io nel frattempo chiamo Gen e faccio colazione! » disse e con questo, con mio grande sollievo, se ne andò.

Mi accasciai letteralmente sul posto, mezza distrutta dalla paura e Jensen uscì fuori dall'armadio proprio in quel momento. Venne subito in mio soccorso ed io lo colpii un'altra volta per poi abbracciarlo di slancio, contenta che tutto alla fine si fosse risolto per il meglio, anche se ora doveva assolutamente scomparire dalla mia stanza!

« Ok... Ok! Ora vai prima che ti sorprendano qui. Controllo io se la strada è libera! » dissi e piano piano, come una spia, aprii la porta che dava sul corridoio e sbirciai, assicurandomi che la via fosse libera prima di dargli il permesso di uscire.

Al momento non c'era nessuno, quindi gli feci cenno di scappare ma non mi diede retta. In compenso mi afferrò il volto e mi baciò di nuovo sulle labbra prima di lasciarmi come un pesce lesso davanti alla porta mentre lui fuggiva, questa volta sul serio, verso la sua stanza.

« Ah, dannato Ackles! » mormorai e lui mi guardò, comprendendo il messaggio, prima di chiudersi la porta alle spalle. Io lo imitai subito dopo, crollando sul divano per i cinque minuti seguenti prima di ricordarmi che tra pochi minuti mi sarei dovuta ritrovare al piano di sotto per la partenza.

« Tutto questo sarà la mia morte! » urlai melodrammatica e sebbene non mi sentissi ancora in forza e le gambe mi tremassero peggio di una foglia al vento, mi feci forza e corsi a prepararmi.








Angolo autrice: Sinceramente non so come chiedervi scusa per questo ennesimo ritardo. Probabilmente ormai lo riterrete 'normale' dato che non pubblico in tempi decenti da MESI, ma finalmente ce l'ho fatta. Tra il computer rotto ed aggiustato (nell'arco di due mesi) più altri impegni personali e scarsa ispirazione (non riuscivo neanche a guardare un film), ho avuto davvero fin troppi problemi quindi ho scritto tutto in questi giorni anche se il capitolo l'avevo iniziato circa un mese fa. Come al solito l'ho cambiato talmente tante volte che ho circa 5 prove solo di questo capitolo ma, alla fine, questa è la versione finale. Sono talmente stanca che non ho neanche ricontrollato tutto ma sono pure impaziente di pubblicare perché vi ho fatto attendere troppo. Ringrazio davvero tutti per il sostegno e per i messaggi che mi mandate! Senza di voi questa storia, probabilmente, per quanto mi faccia sentire bene mentre la scrivo, non l'avrei mai continuata. Quindi se esiste è principalmente a causa vostra, sappiatelo <3 Ringrazio soprattutto 
Nerea_VCrisNiallerMichaelsonSaphi02 e Diemmeci per aver deciso di lasciarmi una recensione poiché, e penso che ormai lo sappiate tutti, una recensione è importantissima per una scrittrice (o nel mio caso un'aspirante tale). 
Vi ringrazio ancora una volta ed alla prossima <3

 

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Capitolo 26
*** Cap 26 - New truths that bring us closer ***


Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: arancione
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo26/?

AVVERTENZE: In questo capitolo verranno trattati argomenti più delicati che riguardano determinati ambiti familiari.


 

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»



 

Quella settimana era stata una delle più belle della mia vita, senza alcun dubbio. Avevo finalmente trovato la serenità che avevo sempre disperatamente cercato ed ero felice! Si, io -proprio io- ero felice! E come potevo non esserlo?

Ero circondata da persone (cast e crew) assolutamente splendide che mi supportavano ed incoraggiavano in ogni momento, senza contare il fatto che fossero anche la cura perfetta per ogni mio più piccolo momento di tristezza perché, sul serio, come facevano ridere loro... potevano di sicuro sostituire tutti i comici esistenti al mondo, per quanto mi riguardava!

E la cosa più strabiliante di tutte era che mi volevano bene! Si, era proprio questo che mi stupiva di più e mi ritrovavo ogni volta a chiedermi come potesse essere vero. Insomma, io avevo sempre creduto fermamente di non essere capace di farmi volere bene dagli altri, ecco.

Avevo sempre pensato che non fossi degna dell'affetto di nessuno e che fosse principalmente per colpa mia se le persone si allontanavano al primo ostacolo perché, a conti fatti, non facevo altro che mostrarmi davanti ai loro occhi solo come una persona gentile e disponibile ma che non raccontava mai nulla di sé o dei suoi interessi, quindi era probabilmente anche per questo che nessuno aveva mai imparato a volermi bene, tralasciando ovviamente quei pochissimi amici che avevo (la mia vicina di casa, la mia amica delle scuole e Simone).

Il problema principale era che avevo molta paura di non essere accettata, quindi preferivo sempre nascondermi ed evitare di fare delle nuove amicizie, anche perché ero proprio convinta di non poter piacere a nessuno.

Forse erano state troppe le delusioni avute nel corso degli anni (perché ci avevo provato ad essere più sciolta, tempo fa)... forse avevo sempre avuto troppe speranze che si erano dissolte in un battibaleno (perché io e la felicità non ci amavamo particolarmente)... forse effettivamente temevo solo di non essere davvero una persona interessante (almeno dal mio punto di vista)... fatto sta che non credevo che qualcuno potesse mai provare dell'affetto sincero nei miei confronti e vedere con i miei stessi occhi quanto tutte quelle persone facessero di tutto per farmi stare bene e farmi sentire a casa, beh mi scaldava il cuore e mi faceva rendere conto del fatto che mi sbagliavo.

Erano lì, mi volevano bene e non smettevano di dimostrarmelo anche con piccoli gesti, quindi qualcosa dovevo pur averla anche io, no? Mi sentivo onestamente molto coccolata ed anche questo mi rendeva felice. Per una persona che era sempre stata così tanto sola come me, ritrovarsi accanto a tutte quelle persone, beh era di certo un bel cambiamento!

Sembrava che la solitudine fosse l'ultima cosa di cui dovevo preoccuparmi lì a Vancouver e questo, sotto sotto, mi faceva davvero un gran piacere anche se ancora non potevo fare a meno comunque di essere preoccupata per il futuro. E se un giorno tutto questo sarebbe finito? E se davvero fossi rimasta sola con me stessa dopo aver assaggiato questi momenti felici?

Era anche per questo che avevo sempre preferito non fare troppe amicizie e bastarmi da sola ma, per come stavano le cose, in quel momento non potevo permettermi di rinchiudermi ancora in me stessa come avevo sempre fatto e quindi stavo semplicemente cercando di convivere anche con questo grande cambiamento e di godermelo finché durava, così come stavo facendo con Jensen.

Il fatto però che fossi così sorpresa dall'amore che mi dimostravano queste persone, beh era una cosa che non sarebbe mai cambiata (almeno credevo) perché ancora c'era comunque una parte di me che non sentiva di meritare quelle attenzioni e quell'amore. Tutto qui.

Inoltre, se non fossi stata troppo impegnata con i miei problemi, probabilmente mi sarei accorta di tutto questo 'amore' ormai già da tempo perché effettivamente erano sempre stati così gentili nei miei confronti, sin dall'inizio, ma il 'problema Jensen' mi aveva precluso un sacco di cose e principalmente il fatto di rilassarmi nell'esperienza più bella che potessi desiderare di vivere nella vita ed anche di accorgermi di quanto altro ci fosse oltre Jensen ed i miei sentimenti per lui (ed i suoi verso di me).

Ora però la situazione era molto cambiata ed anche l'atmosfera si era fatta più leggera, tanto che sin già dal primo giorno dopo aver accettato la proposta di Jensen, anche se ciò era avvenuto un po' forzatamente (ci tengo a precisare), avevo visto davvero con i miei occhi e vissuto sulla mia pelle quello che avevo sempre immaginato fosse una vera giornata sul set di Supernatural ed era molto più di quello che potessi mai spiegare a parole.

C'era tutto! TUTTO! C'era serenità, c'era allegria, c'era gente vestita in modo eccentrico, c'erano risate, c'erano persone che ti facevano scherzi, c'era serietà e c'era amore. Si, tanto amore. Molto spesso quello che emerge quando si fa una serie televisiva è l'amore e l'attaccamento dei fan verso il proprio telefilm del cuore ma in realtà esiste anche l'amore delle persone che aiutano a metterlo in sesto, dal cast alla crew. E lì c'era davvero tanto amore. Era decisamente palpabile! Come se potessi toccarlo con un dito.

C'era passione, c'erano idee, c'era voglia di far sempre meglio. E si, magari non era tutto perfetto, ma non si poteva negare che tutte quelle persone coinvolte ci tenessero molto a quello che stavano contribuendo a creare e questa caratteristica la vedevo soprattutto in Jensen.

Era assolutamente straordinario come fosse legato a Supernatural e quanto si impegnasse per questa serie televisiva. Insomma, Jensen avrebbe potuto fare qualunque altra cosa, santo cielo! Era talmente tanto bravo che di sicuro avrebbe trovato un nuovo lavoro, sempre in ambito telefilmico o cinematografico, in un batter d'occhio... ma lui aveva scelto di rimanere lì e di rendere Dean Winchester sempre più reale, come se fosse una parte di se stesso che intendeva coltivare e mostrare al pubblico per quanto più tempo possibile.

Forse era anche questa sua scelta a farmelo amare un po' di più perché era facile essere tentati da tanti soldi, come ne avrebbe potuti guadagnare lui se avesse deciso di buttarsi nel mondo del cinema, ma Jensen aveva deciso altrimenti (tranne per qualche breve parentesi) e la ritenevo una scelta molto coraggiosa.

Per quanto Supernatural fosse fantastico e per quanto desiderassi che non avesse mai fine, infatti, prima o poi sarebbe venuto anche per lui il momento del tanto temuto 'series finale' e forse sarebbe stato più giusto cercare di trovare una strada alternativa sin da ora piuttosto che aspettare proprio l'ultimo minuto (mossa rischios, tra l'altro), ma Jensen non sembrava averne alcuna intenzione, così come Misha.

Jared, al contrario, sembrava più propenso a cercare qualcos'altro, anche se con questo non voglio assolutamente dire che non amasse Supernatural o Sam! No, no. Forse però tra tutti era lui quello più realista e probabilmente riteneva più giusto far attenzione al 'dopo' piuttosto che far finta che quel 'dopo' non sarebbe mai arrivato.

Io, invece, ovviamente ero tutt'altra storia perché ero ancora nuova dell'ambiente e non intendevo affatto pensare al 'dopo' perché faceva semplicemente troppo male immaginarlo.

L'idea che Supernatural potesse finire mi faceva stringere lo stomaco, quindi non potevo neanche pensare a cosa ne sarebbe stato di me dopo la fine del telefilm (sempre che i boss non avessero già in mente di farmi fuori durante un normalissimo episodio di stagione, ecco).

Il fatto principale, però, era che non volevo neanche pensare di lasciarli... insomma, erano come se fossero la mia famiglia e non ce la facevo a pensare di dovermi separare da loro. Sarebbe stato decisamente troppo da sopportare... Ero una persona fin troppo sensibile da questo punto di vista e gli addii non facevano affatto per me.

Si, di certo il nostro non sarebbe stato un addio definitivo perché, volendo, ci sarebbero potute essere tante altre occasioni per rivedersi ma quella incertezza era proprio ciò che mi uccideva, così come la consapevolezza che quelle occasioni potevano anche non esserci affatto.

Si sa, spesso e volentieri le strade si dividono e non è detto che si ri-incrocino di nuovo, per quanto lo si voglia.... ma per fortuna era ancora troppo presto per pensare ad una cosa del genere e di certo non avevo voglia di sguazzare nell'angoscia proprio ora che ero così felice (anche se spesso e volentieri cadevo comunque in certi pensieri... ops!).

Quindi, in sostanza, mi stavo godendo il momento e le risate che puntualmente rallegravano ogni giornata sul set e fuori dal set. Anche il dover vivere su un trailer/roulotte (ancora non avevo ben chiara la differenza) era stata per me un'esperienza diversa dal solito, così come il fatto di non avere una doccia tutta per me. Usavamo, infatti, quelle della caserma militare che erano state rimesse in sesto quando il team di Supernatural aveva deciso di usare quei luoghi per le riprese del telefilm e, ovviamente, erano delle docce in comune (divisi per maschi e per femmine).

Si, in effetti sembrava davvero un'esperienza da campeggio ma con alcuni lussi in più, come ad esempio il fatto di avere un bagnetto tutto per me nel mio trailer (senza doccia ma solo con lavandino e WC), un letto bello comodo ed una TV assolutamente gigantesca con annesso dolby surround che ci permetteva ogni sera di metterci tutti insieme e di rilassarci guardando qualche film con effetto sala cinematografica a portata di mano. Ed indovinate che cosa Jensen ci ha fatto vedere? Esatto: Clint Eastwood! (Io non l'avevo spuntata con Martin Freeman)

« Così mantengo la mia promessa. » mi aveva sussurrato Jensen all'orecchio quando ci eravamo messi nel mio trailer la prima sera dopo una lunga giornata di riprese. Ovviamente le mie guance presero subito lo stesso colore di un pomodoro, ma ormai avevo cominciato a farci l'abitudine. Come si faceva a non arrossire davanti a lui?

Il difficile fu far finta di niente mentre tutti (beh, quelli che c'entravano nel trailer) si posizionavano in modi diversi per vedere il film, ma alla fine riuscii ad accomodarmi anche io ed a godermi il film senza che un mini infarto mi fulminasse all'istante (ben lontana da Jensen, sia ben inteso, perché altrimenti... altro che film!).

Quello che mi stupì di più fu constatare che effettivamente Jensen aveva ragione nel dire che non avremmo avuto molte occasioni di stare insieme da soli, anche solo per parlare un po' della nostra situazione. Personalmente non ero mai sola!

Jared era quasi la mia ombra vivente, complice il fatto che avessimo i trailer super vicini (la mia porta guardava la sua), quindi dovevamo star particolarmente attenti ad ogni nostra mossa perché il suo occhio vigile era sempre lì.

Sentivo quasi il suo fiato sul collo ed un po' la cosa metteva i brividi, anche se ovviamente non lo faceva apposta. Ero io che stavo tenendo un segreto e sudavo freddo per paura che lo scoprisse, mica lui! Ed anche se per un attimo riuscivo a sganciarmi da Jared, c'era sempre qualcuno in giro che passeggiava, che andava a mangiare, che andava a lavarsi, che cercava qualcuno... insomma, non si riusciva ad avere un attimo di pace. E durante la notte, l'unico vero momento in cui rimanevo da sola, non potevamo vederci perché era troppo rischioso.

Una volta Misha mi aveva svegliata nel bel mezzo della notte perché voleva provare con me una scena che avremmo girato di lì a poche ore perché non lo convinceva più di tanto, quindi... davvero... Jensen nel mio trailer di notte non era per niente una buona idea.

Poi avevo conosciuto anche Osric Chau e... niente, eravamo diventati pappa e ciccia perché lui ballava, io ballavo. Insomma, passavo un mucchio di tempo anche con lui, inventando stupidi balletti e parlando di cosplay. Probabilmente ne avremo fatto presto uno insieme ma eravamo super indecisi sul soggetto, quindi intanto avevamo buttato giù una lista di nomi. Sarebbe stato stupendo!

E non avevo potuto fare a meno di notare come questa mia nuova amicizia avesse fatto saltare un po' i nervi di Jensen che sbuffava ogni cinque secondi e mi lanciava occhiate di fuoco, come se gli avessi fatto il torto più grande del mondo.

Forse fu questo che lo portò a rischiare più del dovuto perché una sera, mentre stavo andando a fare una doccia, mi sentii tirare per un braccio mentre qualcosa mi si poggiava sulla bocca. Mi accorsi subito che era una mano ma mi ci volle più di qualche secondo prima di capire chi mi stesse trascinando via, in un angolo tra due trailer ed un muro della caserma, anche se a mente più lucida era abbastanza ovvio chi fosse (tralasciando l'opzione maniaco/killer).

« Shhh. » mi disse subito dopo avermi tolto la sua mano dalle labbra. Mi lasciò ben poco tempo per pensare perché mi strinse subito tra le sue braccia, mi sollevò un pochino ed adagiò il suo viso nell'incavo del mio corpo, respirando il mio profumo.

« Non rimproverarmi... Ne avevo bisogno. » disse ed a quelle parole, sinceramente, non avevo molta voglia di ricordargli quanto stessimo rischiando. Anche io avevo bisogno di lui, sebbene facessi di tutto per non darlo a vedere.

Era lui però ad essere più abituato di me a mostrare dei sentimenti ed era sempre lui ad avere più coraggio nel non volersi tirare indietro. Insomma, nessuna sorpresa che le cose stessero andando così.

« Ok. » dissi semplicemente, sentendo le sue labbra posarsi in un bacio sul mio collo. Lo strinsi di più a me, abbracciandolo come non avevo mai abbracciato nessuno, per poi accarezzargli i capelli e la schiena, sperando di farlo rilassare sotto al mio tocco.

Credevo ancora che tutto questo fosse fortemente sbagliato ma... ma. Stavo esaurendo le scuse ogni volta che mi trovavo così vicina a lui, soprattutto quando mi guardava con quegli occhioni verdi che, da quando avevo avuto il privilegio di osservarli così da vicino, mi avevano fatto scoprire il vero significato di 'contatto visivo'. Nessuno mai mi aveva guardata in questo modo e questa consapevolezza creava dei piccoli brividi lungo la mia schiena.

Da lì, ovviamente, le cose degenerarono alla svelta perché non si accontentò di un abbraccio e questo me l'ero immaginato... e quando le sue labbra toccarono le mie ero pronta, sebbene stessi comunque tremando come una foglia. Mi piaceva molto il suo sapore, così come adoravo il modo in cui mi divorava pezzo per pezzo... prima lentamente e poi con più foga. In un momento imprecisato finii contro il muro della caserma, circondata per il resto dal suo corpo caldo e dalla sua lingua che danzava con la mia (anche se ancora non avevo imparato bene la tecnica, eh).

Era tutto troppo bello e per la prima volta sentii anche la voglia di avere di più... qualcosa che non avevo mai osato pensare neanche per scherzo perché, beh a certe cose ci tenevo ed era una delle cose che mi facevano più paura di una relazione, quindi... ecco. Ma la sentivo, una voglia strana farsi largo da punti del mio corpo che non avevo mai considerato ed inconsciamente approfondii ancora di più il bacio (per la prima volta di mia iniziativa). Poi però sentimmo all'improvviso dei passi in avvicinamento ed io scattai come una molla, rossa in volto e super disorientata.

Con passo malfermo mi allontanai da Jensen e rischiai di crollare sul terriccio ma non ci badai perché quello che più mi interessava era allontanarmi da lì! Feci cenno a Jensen di nascondersi e mi incamminai nuovamente verso il bagno, trovando il mio beauty case in mezzo alla strada. Doveva essermi caduto quando Jensen mi aveva afferrata ed io ovviamente non me n'ero accorta!

Poco dopo vidi giungere altre donne della crew e supposi che stessero andando anche loro a fare la doccia. Sorrisi a tutte e mi avviai con loro lungo la strada, notando con la coda dell'occhio Jensen che sgattaiolava via. Probabilmente sarei morta prima o poi con tutti questi segreti!

Mi sentivo sempre un po' sporca dopo che un episodio del genere accadeva ma l'allegria del gruppetto di donne nel quale ero finita mi portò via i cattivi pensieri, anche se non il sapore di Jensen sulle labbra. Avevo anche il suo profumo addosso, ora che ci pensavo, ma nessun'altra lo notò.

Per fortuna non ci furono altri episodi del genere quella settimana e questa era già una buona notizia, anche se una parte di me ne era molto delusa, ma altre cose stavano per arrivare e non tutte erano delle buone notizie.

 

***

 

« STOP! »

La voce del nostro regista si fece sentire forte e chiara nel ristretto spazio in cui stavamo recitando e, dopo pochi secondi, ci rilassammo tutti visibilmente. Quella era finalmente l'ultima scenda della giornata e non vedevo l'ora di togliermi tutto quel sangue finto di dosso!

Fare le scene d'azione era la cosa che mi pesava di più perché, nonostante mi divertisse parecchio, non avevo ancora sufficiente forza per affrontarle senza problemi, quindi mi stancavo molto facilmente. Però, alla fine, le scene venivano bene comunque quindi mi sentivo lo stesso felice del mio lavoro.

« Eve, stasera andiamo a cena in un ristorante qui vicino. » disse Jared dopo essersi complimentato con tutti per l'ottimo lavoro della giornata. Poco più avanti c'era Jensen che rideva con Misha, il regista ed anche altri membri della crew.

« Allora sarà meglio che vada a prepararmi! Oh, hai del sangue finto sui capelli. » dissi con un sorriso, indicandogli un punto sulla mia sinistra.

« Se è per questo, anche tu. » disse indicando la mia destra. Alzai la ciocca incriminata ed arricciai il naso, mezza disperata. Come si levava il sangue finto? Bastava uno shampoo?

« Va beh, vado a provare a levarmi tutto di dosso. Spero vivamente che vada via in fretta. » dissi con un sospiro per poi salutare tutti ed avviarmi verso il mio trailer dove avrei dovuto recuperare il beauty case e dei vestiti puliti.

Non avevo neanche voglia di vestirmi in modo elegante per andare al ristorante, quindi molto probabilmente avrei optato per un comodo jeans ed una maglietta scollata o qualcosa del genere.

In realtà c'erano anche degli abiti che Melanie ed Ashley mi avevano dato di nascosto da dei costumi di scena scartati (che però mi piacevano davvero moltissimo) quindi forse avrei optato per quelli dato che mi fidavo più del loro gusto che del mio, quindi una volta arrivata al trailer, spalancai il piccolo armadio e tirai fuori un po' di vestiti, tra cui alla fine scelsi un paio di jeans scuri ed una maglietta bianca senza maniche e tutta ricamata. Rigorosamente senza tacco.

Non avevo proprio voglia di camminare su dei trampoli! E non avrei avuto bisogno neanche di giacca perché era il 7 Luglio, quindi faceva caldino. Dunque, una volta scelti i vestiti, non restava altro che rimettere tutto nell'armadio e prendere il beauty case (l'asciugamano era rimasto negli appendini all'interno delle docce).

Stavo giusto per chiudere l'anta dell'armadio che, per inciso, si trovava accanto al letto, quando mi accorsi di un essere mostruoso appoggiato alla parete del trailer.

« UN RAGNO! AAAAAA! » urlai, lanciando i vestiti in aria per poi precipitarmi sulla porta del trailer con una fifa blu addosso. Non sapevo se scappare del tutto o rimanere lì ma la mia paura principale era che se me ne andavo e poi il ragno spariva, avrei vissuto il resto dei miei giorni con la paura che mi arrivasse addosso!

« JARED, JARED! » urlai ancora, cercando di attirare l'attenzione del mio vicino di trailer che doveva essere tornato dato che c'era la luce accesa. « JARED TRISTAN PADALECKI, VIENI AD AIUTARMI! PER FAVORE... AIUTO! » urlai ancora, attirando finalmente la sua attenzione. Ero aracnofobica, totalmente. E quel coso sulla parete era molto più grande di tutti i ragni che avessi mai visto in vita mia! Stavo morendo di paura.

« Eve, che succede? » chiese lui, scendendo lentamente gli scalini del suo trailer.

« C'è un ragno, capito?! Un ragno! Ti prego, levalo! In qualunque modo! O non ci dormo qui... no no. Assolutamente. » dissi, aggrappandomi al suo braccio prima di costringerlo ad entrare per primo dentro al mio trailer. La cosa ironica era che il ragno si trovava proprio accanto al poster di John Watson. Povero il mio ciccino di un poster! Se gli faceva qualcosa, lo ammazzavo con le mie mani!

« Ok, ok. Dimmi dov'è questo ragno. » disse lui, scuotendo la testa. Io lo spinsi ancora più all'interno del trailer e gli indicai un punto nella parete dove però, ovviamente, il ragno NON C'ERA PIU'!

« No, col cavolo! Era lì! Ed ora dov'è!? » dissi, stringendo il braccio di Jared fino a farmi malissimo. Ci mancava davvero poco che gli salissi direttamente in braccio per paura che il ragno potesse arrivare dal basso.

« Eve, è solo un ragno... non ti mangia, sai? » disse lui, trattenendo a stento una risata.

« Questo lo dici tu! Ti prego, trovalo e mandalo via o uccidilo, come preferisci. » dissi, mettendomi subito accanto alla porta, pronta a fuggire via come un fulmine. In tutto questo non mi ero affatto accorta di aver allertato l'intera popolazione con le mie urla, infatti rimasi del tutto sorpresa di trovare dei curiosi fuori dal mio trailer, tra cui Jensen che mi guardava preoccupato.

« Che sta succedendo qui? » chiese, guardando sia me che il trailer mentre tutti gli altri si avvicinavano ancora di più.

« Eve ha paura dei ragni e c'è mancato poco che buttasse giù la porta del mio trailer a suon di urla. » disse Jared, avvicinandosi al gruppetto per raccontare l'accaduto. E SMETTENDO DI CERCARE IL RAGNO!

« Jared, trova quel ragno, per favore! » urlai questa volta in modo più leggero, quasi sull'orlo della disperazione, e l'uomo finalmente si convinse e tornò a spostare mobili ed oggetti nella speranza di veder spuntare questo benedetto ragno.

« Avresti potuto chiamarmi. Sarei venuto ad aiutarti! Sono un po' offeso di non essere stato il tuo primo pensiero quando avevi bisogno di aiuto. » disse Jensen, sussurrandomi anche queste frasi all'orecchio, com'era solito fare quando c'erano altre persone con noi, senza pensare che questo potesse in qualche modo far insospettire qualcuno. Nel frattempo, però, vidi i curiosi andarsene via con un sorriso sulle labbra.

« Jensen... » sussurrai anche io, roteando gli occhi al cielo. « Ho chiamato Jared semplicemente perché era il più vicino e non volevo che il ragno sparisse davanti ai miei occhi, cosa che però ha fatto comunque! E poi perché devi sempre prendertela quando chiamo Jared? O quando sto con Osric? O con Misha? Ricordo bene la faccia che hai fatto quando hai saputo che era venuto nel mio trailer quando stavo dormendo. » dissi, cercando di non far sentire a Jared neanche una parola di quello che stavamo dicendo perché, altrimenti, sarebbe stata una vera tragedia. Altro che ragno!

« Mi da fastidio, ecco perché! Puoi parlare con tutti... puoi stare con tutti... tranne che con me! Come facciamo a capirci qualcosa se non possiamo neanche discuterne? Ed ora tu mi dici che non posso neanche lamentarmi di questa situazione! Accidenti, Eve... Almeno chiamami quando accadono queste cose, no? Così avremmo una scusa per stare insieme! » disse lui, agitando un po' le mani in un chiaro segno di inquietudine e di rabbia. Avrei tanto voluto rispondergli a tono che innanzitutto noi non ci saremmo mai dovuti trovare in questa situazione e che, semmai, era colpa sua se non potevamo vederci alla luce del sole dato che era lui quello SPOSATO, ma sembrava che avesse proprio intenzione di sfogarsi quella sera, quindi non mi lasciò parlare.

« Così mi fai sentire come se non ti fidassi di me neanche per togliere uno stupido ragno e che non provi neanche il mio stesso desiderio di stare vicini. Cosa dovrei pensare, eh? Mi fa-... »

« Oh, la smettete di litigare come una vecchia coppia di sposi? » disse Jared, facendomi venire questa volta davvero un infarto. Vecchia coppia di che? Cosa? Cosa aveva sentito? Come? Quando? Quanto? Perché? Perché proprio 'sposi'?? Impallidii di colpo e le mie ginocchia quasi cedettero di fronte a tutto quello stress. Se Jensen non mi avesse sorretto, a quest'ora ero già bella che caduta dalle scalette del trailer.

« Comunque mi dispiace ma del ragno non ne trovo proprio traccia. Si deve essere rintanato in qualche fessura. » disse, strizzandomi il braccio in quello che doveva essere un gesto di conforto. Io ero ancora troppo in preda alla paura per rendermi conto di quanto stesse realmente accadendo.

« Facciamo così... per questa notte ci scambiamo di trailer. Io dormo qui e tu nel mio. » disse Jensen ed io annuii, anche se non sapevo esattamente che cosa avessi appena accettato.

« Devo andare a fare la doccia. » dissi, barcollando poi all'interno del trailer per recuperare i vestiti ed il beauty case. Senza guardarmi indietro, con la paura del ragno completamente dimenticata, feci scostare sia Jared che Jensen e mi diressi subito verso le docce.

 

***

 

Ci stavamo dirigendo in macchina verso la città più vicina, sempre nei pressi di Vancouver. Potevo vedere chiaramente le luci della città in lontananza, quindi era chiaro che non mancasse molto prima di poter mettere finalmente qualcosa sotto i denti.

Lo stress mi faceva aumentare l'appetito, eccome! Però almeno in quel momento ero abbastanza lucida da capire che non era accaduto nulla di irreparabile e che quella di Jared era solo una battuta, infatti il mio fratellone gigante non sospettava proprio nulla, ciò che invece avevo temuto.

Di tacito accordo, comunque, io e Jensen ci sedemmo il più lontano possibile anche in macchina ed io finii per discutere con Misha riguardo il suo prossimo progetto per Random Acts, a cui voleva tanto che io partecipassi per dargli un po' d'aiuto.

Si sarebbe svolto quell'estate, esattamente dopo le riprese, quindi perché no? Sarebbe stato molto divertente e non progettavo neanche di tornare in Italia per un così breve periodo prima dell'inizio della seconda parte delle riprese (che sarebbero iniziate tra la fine di Settembre e metà Ottobre).

Fatto sta che dopo un po' riuscimmo a raggiungere il ristorante e ad accomodarci su dei graziosi tavoli all'aperto, vicino ad una discoteca. Non che vedessimo qualcosa da lì ma la musica che giungeva alle nostre orecchie era un chiaro segno della vicinanza di una discoteca, o almeno che ce ne fosse una in zona.

Distratta dalla musica, non mi accorsi subito del fatto che Jensen avesse preso posto proprio accanto a me e che stesse armeggiando con il suo cellulare. Lì per lì non mi interessava neanche sapere cosa stesse facendo, incuriosita soprattutto da quello di cui stavano parlando Jared e Misha (sempre in riferimento a Random Acts), ma poi mi fu chiaro quando Jensen attirò la mia attenzione ed un flash mi illuminò il volto.

« Almeno potevi avvertirmi! » dissi, ancora troppo accecata dal flash per vederci qualcosa. Sentii comunque chiaramente Jensen ridacchiare ed allora arricciai le labbra e gli feci una linguaccia.

« Va bene, allora mettiti in posa! » disse lui, dandomi questa volta tutto il tempo per avvicinarmi a lui e per sorridere all'obbiettivo del cellulare. Una volta scattata la foto, la guardammo ed effettivamente non era venuta male. Certo, io ero sempre orribile ma lui era perfetto.

« Se avessi avuto Twitter a quest'ora la potevi pubblicare! Potresti passarla ad Evelyn, così almeno la pubblica lei. » disse Misha, afferrando poi a sua volta il cellulare di Jared (?) per fare una foto a tutti e tre. Misha infatti aveva scoperto il giorno prima quale fosse la password del cellulare di Jared ed ancora lo scemottolo gigante non si era deciso a cambiarla! Eh, peggio per lui. Se qualcuno avesse scritto qualcosa di strano e l'avesse pubblicato sui suoi social, beh non poteva rimprovare che se stesso.

« Dite chease! » urlò Misha ed io, schiacciata dai due uomini, sorrisi di nuovo all'obbiettivo prima che il flash mi colpisse nuovamente gli occhi.

« Bene! Jared così pubblicherà questa mentre Evelyn pubblicherà l'altra. Eh, ragazzi... non posso sempre essere io quello che pubblica cose per i fan. E prima o poi dovremo convincere Jensen a farsi un account su Twitter! Ed anche su Facebook! Ti convertiremo prima o poi! » disse Misha, tamburellando le dita tra loro mentre Jared si apprestava ad eseguire agli ordini. Poco dopo sentii il mio cellulare vibrare e mi accorsi che Jared mi aveva citata nella foto appena pubblicata.

« Pigrone, mandami la foto su WhatsApp, please! » dissi, allungandogli il suo stesso cellulare. Sbuffando un po' e nascondendo un sorriso, mi mandò subito la foto ed io mi apprestai a pubblicarla sul mio contatto: @EvelynWrightSPN.

Nel frattempo riuscimmo ad ordinare una bella pizza ciascuno più alcune birre per i ragazzi (io non bevevo... neanche avevo mai assaggiato una birra) e chiacchierammo del più e del meno, concentrandoci anche sulle riprese di Supernatural e sul fatto che ancora non avessi letto l'altra metà del copione, infatti i ragazzi non facevano che stuzzicarmi su questo punto.

« Oh, vedrai! Vedrai! » disse Misha divertito ed io quasi gli lanciai il mio tovagliolo in faccia ma venne salvato dall'arrivo delle pizze. Ne assaggiai subito un pezzo e sebbene non fossero come quelle italiane, alla fine non erano proprio il male assoluto.

Poi, all'improvviso, la nosta cena venne interrotta dall'arrivo di alcune fan che chiedevano garbatamente delle foto. Io, ovviamente, diventai subito rossissima e cercai di levarmi di mezzo perché credevo che si riferissero solo a Misha, Jared e Jensen!

Io non ero conosciuta, quindi non mi aspettavo che ne chiedessero una anche a me. Mi offrii come fotografa e presi il cellulare di una delle ragazze, scattando delle foto con ognuno dei tre protagonisti della serie televisiva. Per fortuna le mie mani non tremevano quando reggevo il cellulare ma quando lo passai di nuovo alla ragazza, mi sentii improvvisamente timida e non riuscii neanche a guardarla in faccia.

« Per favore, controlla che siano venute bene! Non vorrei aver combinato qualche pasticcio. » dissi, sperando con tutto il cuore che per una volta avessi fatto qualcosa di giusto. Non capivo perché mi stessi sentendo così tanto impaurita di fronte a delle fan, essendo anche io per prima cosa una fan, ma probabilmente era da ricollegare con il fatto che non credevo di riuscire a piacere a qualcuno.

« Vanno benissimo, grazie! » disse la ragazza con un altro sorriso. « Posso farne anche una con te? » mi chiese ed io la guardai assolutamente sorpresa, indicandomi stupidamente con un dito.

« Eh, ehm... certo! » dissi, avvicinandomi poi alla ragazza. Si avvicinarono anche le altre amiche e Jensen prese il cellulare dalle mani della ragazza per poterci scattare una bella foto di gruppo. Il mio cuore batteva a mille e sorridere mi veniva difficile ma ci provai per non deludere tutte loro che volevano una mia foto (così, perché stavo diventando famosa anche io, assurdo).

Così Jensen scattò la fotografia e restituì il cellulare alla proprietaria che ringraziò e si dileguò assieme a tutte le altre ragazze, lasciandomi completamente di sasso.

« V-vado un attimo... si. » dissi quasi in un soffio, avvicinandomi all'esterno del locale. Era tutto troppo surreale per me, tutto troppo assurdo. Quella era la mia prima foto per i fan e non sapevo esattamente come sentirmi.

Ero imbarazzata, felice, stupita e talmente tante altre cose che mi girava la testa. Sentii poi una mano gentile sulla spalla e, non appena mi girai, vidi il sorriso di Jensen ad accogliermi a braccia aperte. Poggiai la fronte sul suo braccio e sospirai, non volendo dire nulla. Restammo così per un po', riparati alla vista degli altri da un muro e da una pianta abbastanza alta.

« Facciamo una passeggiata con gli altri? Prima di tornare a casa? » chiese poi Jensen, spezzando il silenzio. Io annuii con la testa, non avendo voglia di aggiungere altro. Però non volevo tornare al trailer. Avevo bisogno ancora di svagarmi un po'.

« Andiamo ad avvertirli, allora. » disse Jensen ed insieme a lui tornai all'interno del locale dove Jared e Misha avevano già pagato per tutti. Ringraziai, promettendo di ripagare il favore dopo aver capito cosa dovevo fare per usufruire del denaro che avevo guadagnato con Supernatural e dopo ci avviammo all'uscita, passeggiando per le vie della città.

Senza neanche accorgercene ci ritrovammo nei dintorni della discoteca. La musica infatti si sentiva sempre più forte, quindi dovevamo essere per forza vicini. Ma forse non avremmo dovuto avvicinarci così tanto... infatti, all'improvviso, mi ritrovai accanto a qualcosa che non avrei mai voluto né vedere né sentire.

C'erano alcune case che erano praticamente a pian terreno ed una di queste aveva la finestra aperta. Si sentivano delle urla, soprattutto di uomo perché quelli della donna erano più ovattate, e qualcosa andò in frantumi poco dopo, forse dei piatti o dei bicchieri.

Subito mi irrigidii sul posto mentre il cuore cominciava a battermi forte prima che l'ormai familiare panico prendesse il sopravvento. In effetti era da tanto tempo che non sentivo più quella terribile paura e neanche quel panico che più e più volte mi aveva messa in ginocchio, proprio nella mia stessa casa.

« Evelyn? È tutto apposto? » chiese Jared, delicatamente, portandosi alla mia altezza. Neanche mi ero accorta di essermi piegata in due. Poi, qualche istante dopo, sentimmo il rumore di un cancello ed un uomo uscì di corsa proprio dall'abitazione in cui prima avevamo sentito urlare. Anche Jensen si era avvicinato, toccandomi preoccupato le guance.

« Sto bene, davvero... è solo un capogiro. » dissi, mentendo. Non volevo spiegare. Non volevo ricordare. Avevo solo bisogno di tornare al trailer e chiamare mia madre. Era incredibile come le cose si capovolgessero in un attimo, vero?

Prima ero felice, sopresa e titubante e poi il mondo ti crollava di nuovo addosso proprio quando stavi quasi per dimenticare, come ogni singola volta prima che l'episodio si ripeteva di nuovo.

« Preferirei tornare alla caserma, se non vi dispiace. » dissi e gli altri annuirono. Jensen si affrettò a stringermi il fianco con un braccio per aiutarmi a camminare mentre gli altri rimasero abbastanza vicini da potermi tener d'occhio nel caso in cui stessi ancora male.

Probabilmente non correvo più quel pericolo ma le gambe continuavano a tremare mentre tentavo di arginare tutta la valanga di ricordi dolorosi che minacciavano di uscire e di sopraffarmi. Però, fortunatamente, non accadde nulla fino alle auto e dopo che salimmo tutti, chiusi gli occhi e tentai nuovamente di dimenticare.

 

***

 

Una volta innescata la paura, però, era difficile da mandare via. Ero nel trailer di Jensen, così come mi aveva promesso, ma avevo voluto portare con me anche il computer di modo che potessi parlare con mia madre nel caso in cui il bisogno si fosse fatto sempre più impellente. Purtroppo c'erano certe cose del mio passato che non amavo ricordare e che periodicamente tornavano nella mia vita, quindi non riuscivo a dimenticarle. In più mi sentivo in colpa per aver così tanta paura ma l'avevo.

Ero sempre stata spaventata e non potevo farci nulla, soprattutto perché avevo certi ricordi di quando ero piccola che non facevano che alimentare le mie paure. La furia cieca, infatti, esisteva ed aveva rovinato tante volte la mia vita, anche se non ero mai stata del tutto direttamente la vittima di quelle situazioni.

Però conoscevo bene chi lo era sul serio ed era per questo che avevo bisogno di parlare con mia madre... per rassicurarmi... per sapere. Fu per questo che mi feci coraggio e le mandai un messaggio, chiedendole di vederci su Skype. Anche se a Vancouver erano le 02:00, infatti, in Italia erano le 11:00 quindi doveva essere per forza sveglia, però non mi rispose. Continuai ad aspettare e ad aspettare ancora, finché non mi arrivò un SMS.

 

Mamma

(02:18) Non posso usare il computer, però per una volta possiamo chiamarci.

 

E già questo non era un brutto segno? Lo sapevo. Conoscendo la mia famiglia sapevo che questo non era un buon segno. Ormai le avevo viste tutte. Ne sapevo odorare l'inizio ed anche la fine, così come le conseguenze. E questa volta non ero stata lì a placarlo ed a distrarlo, così com'era sempre stato mio dovere (anche se era una cosa che mi ero auto-imposta).

E mia madre? Era colpa mia. Non la chiamavo da giorni, troppo presa dalle riprese e dalle poche ore di sonno. Non la sentivo dal primo giorno in cui mi ero stabilita sul trailer, infatti l'avevo chiamata per farglielo vedere. E... non avevo intuito niente. Non mi aveva detto niente!

Come al solito... ero sempre io a capirlo ma questa volta ero stata accecata dalla mia felicità per rendermi conto che qualcosa non andava. Consapevole, però, di quello che avrei potuto sentire, mi sedetti sul letto di Jensen e chiamai mia madre, con un groppo in gola.

« Pronto? » rispose lei e già dalla voce si sentiva che c'era qualcosa che non andava.

« Mamma, ciao. Scusami se non mi sono fatta sentire... avrei dovuto chiamarti. » dissi, sempre più nervosa.

« Non fa nulla, davvero. L'importante è il tuo lavoro. Devi impegnarti... Io e... e tuo padre... lo sai che non possiamo provvedere a te. Devi fare del tuo meglio e provare a farti una strada, qualunque essa sia. Anche se fare l'attore è quello che vuoi fare, tieni gli occhi aperti anche per altro. Non sempre ciò che si vuole è ciò che si ottiene ed hai bisogno di stabilità. Magari all'estero ci sono più possibilità che qui. » disse e lo sapevo che questo tipo di discorsi erano tipici di quando mio padre non riceveva lo stipendio e dovevamo vivere grazie alla 'carità' di mia nonna e di mia zia.

« Papà non ha ricevuto lo stipendio, vero? O è per il lavoro? Qualcuno ancora lo rende nervoso? O è depresso? » chiesi a raffica, decidendo di voler arrivare al sodo perché non sapere era la cosa che mi stava uccidendo di più.

« N-non è un bel periodo. » disse lei, quasi arrancando con la voce.

« Ci chiamano dalle banche perché non possiamo pagare il mutuo e lo fanno mentre papà lavora, quindi si distrae e diventa nervoso. Ha litigato anche con dei suoi colleghi... e... la casa dice che è sempre sporca, che non pulisco mai... che non... n-non faccio mai nulla di giusto. E-e non mi sopporta. Mi odia. » disse ancora lei e non c'era bisogno che aggiungesse altro perché lo sapevo perfettamente cosa comportava tutto questo.

« Ha fatto qualcosa? » chiesi, sapendo benissimo che lei avrebbe capito cosa intendevo.

« No, non ancora. Solo alle cose. Ho fatto un giro per permettergli di calmarsi. » disse ed anche se a quelle parole tirai un sospiro di sollievo, non potei fare a meno di sentirmi male per quello che probabilmente non c'era più. E mi sentivo anche in colpa per tutti i pensieri che mi giravano per la testa perché volevo credere che papà mi volesse bene e che ne volesse a tutti noi ma a volte era proprio difficile.

« Vi invierò subito dei soldi. Non mi sono ancora informata su come fare ma troverò il modo. » dissi e la sentii chiaramente fare un sospiro ma non di sollievo perché era uno di quelli in cui ci si tratteneva dal non dire qualcosa a causa di una qualsiasi forza maggiore e quindi si sospirava per non trattenere il respiro in gola che si era preso in precendenza. Insomma, un sospiro sinistro.

« Non preoccuparti. I soldi sono solo una parte del problema. » disse lei ed anche se lo sapevo benissimo, ero anche consapevole del fatto che erano uno dei modi per calmare la situazione.

« Domani mi informo... e per adesso, stai attenta. » dissi e la sentii solo dirmi di si prima che non ce la facessi più. Chiusi la chiamata e cominciai a piangere, maledicendomi perché non ero lì e non potevo fare nulla per aiutarla.

Una parte di me l'aveva sempre saputo che andandomene via avrei potuto non essere con mia mamma quando ne avrebbe avuto più bisogno ma avevo voluto essere egoista per una volta e coltivare il mio sogno. Era sbagliato? Non lo sapevo.

E dio solo sapeva quante volte avevo desiderato di fuggire da quella casa anche a causa di quello che accadeva all'interno di quelle mura e di tutta la paura che avevo sempre avuto in certe occasioni. E piangevo e piangevo ancora perché i ricordi erano difficili da allontanare e la paura che potesse accadere qualcosa, come quando ero piccola, erano più forti della mia voglia di lasciare tutto questo alle spalle. Potevo anche fregarmene ora che non ero più lì ma non ce la facevo, così come non riuscivo a non aver paura anche quando ad urlare era un altro uomo.

« Eve? Che cos'hai? Stai bene? » ed avrei dovuto intuire anche questo perché era logico che Jensen non mi avrebbe lasciata in pace quella notte. Se pretendi di essere legato ad una persona, era naturale volere assicurarsi che quella stesse bene e non c'eravamo di certo lasciati in modo sereno, sebbene per una volta non stessi male per lui.

« Ti prego, lasciami sola. Ho bisogno di stare da sola. Per favore! » dissi e quando lo vidi avvicinarsi ancora di più, fu più forte di me e mi alzai, spingendolo fuori dal trailer con tutta la forza che avevo, sfogando la mia rabbia ed il mio dolore proprio sulla persona che più amavo in quel momento.

Chiusi la porta con un tonfo e non riuscii a trattenermi dal dargli un pugno, sperando che il dolore alla mano calmasse tutto il resto mentre scivolavo a terra, proprio vicino all'entrata del trailer. Ero così stanca... stanca di soffrire... stanca di aver paura di tutto... stanca di essere sempre così combattuta.

Era insopportabile essere divisi tra l'odio e l'amore, soprattutto quando era una sola persona a farti provare entrambe le cose e la logica ti diceva, anzi ti urlava, che avresti solo dovuto allontanarti da una persona che ti faceva continuamente del male e che continuava a rinfacciarti di non essere mai abbastanza e che non avresti mai combinato nulla nella tua vita.

Forse era per questo che invece ero così insicura di me stessa... se almeno le due persone che avrebbero dovuto volermi più bene al mondo mi avessero mostrato un po' di fiducia, forse non mi sarei sentita così inferiore.

Ed ero stanca di non sentirmi mai all'altezza e di non vivere mai veramente.

Fu in quel mentre, ossia mentre ancora piangevo accanto alla porta, che la sentii aprirsi. Subito due braccia mi strinsero ed io mi abbandonai a quel tocco, abbracciandolo a mia volta e continuando a piangere.

« Mi dispiace, mi dispiace... » continuai a ripetere come un mantra mentre lui cercava di zittirmi e di spostarmi dal pavimento freddo del trailer. Mi prese poi letteralmente in braccio e mi portò sul divano, continuando a stringermi a sé.

Non seppi mai per quanto tempo continuai a piangere ma l'unica cosa di cui ero consapevole era che lui non aveva fretta e che non smetteva di stringermi. Poi, più per mancanza di lacrime che per altro, riuscii a normalizzare il respiro e a sollevare il viso dalla maglietta di Jensen in cui mi ero rifugiata. Nessuno dei due, però, parlò per altri lunghi minuti.

Forse non voleva mettermi fretta ma lo sapevo che prima o poi mi sarei dovuta spiegare ed era un'altra cosa che temevo. Era difficile spiegare come mi sentissi in quei momenti ed avevo anche paura che li ritenesse delle cose di poco conto.

Sapevo perfettamente che c'era di peggio ma non di meno io mi sentivo come se ci mancasse davvero poco a quel peggio di cui non volevo neanche pensare, quindi era anche questo una delle cause delle mie paure. E, non lo so, non volevo che mi giudicasse anche per il mio passato. Del fargli pena, probabilmente, ormai era un po' tardi perché temevo che già gli facessi pena, dunque non cambiava molto. E... stavo tergiversando. Volevo allungare il tempo a disposizione ma sentivo già i suoi occhi su di me, quindi non potevo starmene ancora in silenzio.

« I-io... » dissi e mi sorpresi quando lui fece cenno di no con la testa.

« Non voglio costringerti, Eve. Se te la senti di parlarmene, allora va bene, altrimenti no. Non voglio farti star ancora male. » disse ed io lo amai ancora un po' di più per quell'inaspettata gentilezza ma forse era arrivato il momento di aprirsi con qualcuno e lui era lì, disponibile.

« Credo che sia giusto parlartene... anche se non so... non ho idea... non vorrei che tu travisassi la situazione... non è gravissima ma non è bella. » dissi, non sapendo se avessi fatto bene a fare questa premessa, anche perché non era chiara come speravo.

« S-si t-tratta di... di... di mio padre. L-lui... ha dei problemi... e... spesso fa... del... del male a mia madre ed a mio fratello. » dissi ed era strano dirlo ad alta voce per la prima volta.

« Ogni volta che ero a casa avevo sempre paura di sentirlo urlare perché quello era l'inizio di tutto. Poi di solito rompeva qualcosa in casa, come i piatti o le sedie... sbattendole con forza sul pavimento. Una volta ne ha presa una e l'ha sbattuta a pochi centimetri dal mio piede ed ho avuto così tanta paura... Si vedeva in faccia che voleva alzarmi le mani e non so per quale motivo non lo faceva! Tanto aveva già sbattuto la testa di mia madre contro il muro, quindi che differenza faceva? Una volta invece mio fratello era tornato più tardi del solito e gli ha quasi slogato il braccio, tant'è che non riuscivamo neanche a toccarglielo quando finalmente li abbiamo separati. Ed è sempre così... ogni volta così... quando mancano i soldi, quando litiga con i suoi colleghi, quando qualcosa va storta... » dissi ed ero come persa nel mio mondo fatto di ricordi.

« È per questo che non posso sentire un uomo urlare. Ogni volta mi ricordo irrimediabilmente di mio padre ed ho paura... ho paura che possa far loro del male ed ho paura che rompa qualcosa che mi è caro... sembra il minimo, lo so, ma ho paura di tutto. E non so perché ancora non mi abbia fatto del male, anche se credo che sia solo questione di tempo perché da piccola ricordo che me le ha date, anche più volte... come quando mi ha sbattuto il viso contro la porta prima di chiudermi in camera al buio. Oh, ma lo farà... so che lo farà... prima o poi toccherà anche a me, soprattutto se sarò ancora una nullafacente come mi ha sempre accusato di essere. » dissi, torturandomi le mani.

« Evelyn, smettila... » disse ma io non lo ascoltavo. Ero troppo presa dal mio racconto e dalla mia paura per accorgermi che mi stessi facendo del male da sola.

« E lo sai cos'è peggio? Che poi è sempre così gentile nei miei confronti... So che mi vuole bene e che farebbe di tutto per me, infatti il viaggio a Roma in parte me l'ha regalato lui, anche se non aveva soldi... e non puoi capire quanto mi dispiaccia parlare male di lui. Ma quei momenti non si possono cancellare così come il mio dolore ed il mio amore nei suoi confronti. » dissi e fu in quel momento che lo sentii fermarmi le mani.

« Roberta, sei al sicuro adesso. Qui non potrà toccarti, non finché ci sarò io... » disse lui, carezzandomi una guancia con le mani, facendomi subito piangere. Evidentemente le lacrime non erano ancora finite e sentire il mio vero nome sulle sue labbra fu inaspettato e dolce allo stesso tempo, come se avesse voluto farmi comprendere che gli ero importante, sia come Eve che come Roberta, nonostante di quella parte di me non conoscesse poi molto a parte questa recente ed orribile scoperta.

« Ti proteggerò io, finché posso. Non dovrai tornare più a casa... potrai stare da me, da Jared o da Misha... ma lì non andrai. Mi dispiace ma non potrei mai farti tornare lì anche solo per una settimana senza che ci sia io a controllare che stai bene, dopo quello che mi hai detto. » disse lui ed io scossi la testa.

« È mio padre e quella è anche casa mia, Jensen. Prima o poi dovrò andare a trovarli... ed io voglio vederlo, nonostante tutto. Sono io che il più delle volte riesco a calmarlo, quindi anche mia madre e mio fratello hanno bisogno che io vada... anche solo per un po'. » dissi, cercando di farlo ragionare. Potevo capire benissimo la sua preoccupazione ma non poteva tenermi lontana da casa mia, anche se forse ero la prima a non avere molta voglia di tornarci anche solo per una breve vacanza.

« Devo mandare loro dei soldi perché mio padre non ha ricevuto lo stipendio, quindi non riescono ad andare avanti... mi potresti aiutare a capire come fare? E non dirlo a Jared, per favore. Non voglio che si preoccupi anche lui... Sai che è fragile e non voglio che si carichi sulle spalle anche i miei problemi. » dissi sperando che Jensen fosse d'accordo con me, almeno sulla parte inerente a Jared che era quella che al momento mi premeva di più oltre a quella dei soldi.

« Ti aiuterò, certo che ti aiuterò... Io ci sono e non dovrai più avere paura di affrontare tutto questo da sola. » disse lui, abbracciandomi.

Si, forse non ero più sola. Forse per una volta potevo smettere di avere così tanta paura da sola e dividere questo peso con qualcun altro che provava qualcosa per me nonostante tutti i miei difetti.

Forse era proprio questo il bello dell'amore, anche se il nostro era ancora tutto da definire, ma se iniziava con delle calde braccia, una carezza ed un bacio a fior di labbra, allora valeva la pena di provare a scoprire che cosa ci riservava il futuro.








Angolo autrice: Chi non muore si rivede, eh? Ok, non sono stata molto originale con questo mio ritorno in scena ma ho tutti i neuroni fusi dopo la nottata che ho passato a scrivere questo capitolo. Perché proprio adesso? Boh, non ne ho idea. Sentivo solo che era arrivato il momento di ricominciare e quindi mi sono messa di buona lena a scrivere questo capitolo in circa 6 ore perché sentivo di dovervi qualcosa. Mi avete seguita con affetto ed io non sono stata altrettanto gentile con voi ma, parlo sinceramente, non è stato un buon periodo e credo che l'abbiate percepito anche da questo capitolo, nonostante l'inizio piacevole. Metto sempre un po' della mia vita in questa storia e non nego che siano stati tempi molto difficili in cui anche la famiglia ci ha messo del suo per farmi sgretolare in mille pezzi. Sono riuscita ad uscire fuori da questa fase della mia vita solo grazie a me stessa e di questo ne vado molto fiera, ma non nego che mi sarebbe piaciuto che qualcun altro fosse stato lì accanto a me per riportarmi a sorridere. Eh, non si può volere tutto. Però ho ricominciato! Università, serate con gli amici ed un progettino in cui mi hanno messo a cantare come solista (io ero tipo *cosacosacosacosacosa???*) e quindi si riparte. Anche con questa storia che non avrei mai abbandonato perché è parte di me. Avevo solo bisogno di ritrovare l'ispirazione e di sentirmi serena con me stessa.
Un ringraziamento speciale va come al solito a tutti coloro che recensiscono questa storia e che l'hanno messa tra i preferiti, le seguite e le ricordate (e siete in parecchi, cavolo, vi amo dal primo all'ultimo!) <3
E siccome ero in vena di cavolate, dato che non ho un selfie con Jensen, ne ho creato uno con photoshop! AHAHAHAH http://i.imgur.com/nYdf2b2.jpg 
Va beh, tanto ormai in copertina c'è la mia faccia, quindi mi sento in diritto di stra-fare! Purtroppo non so quale sia la fonte originale della foto di Jensen perché mi era stata inviata parecchi anni fa ma se da fastidio a qualcuno, naturalmente la levo. Mi dispiace solo di non poter citare il proprietario della foto (di cui non ho visto neanche la faccia perché c'era solo Jensen quindi potrebbe essere sia un lui che una lei).
Vi invito a seguirmi sia su Twitter (http://twitter.com/EvelynWrightSPN) che su Instagram (http://www.instagram.com/evelynjanewright/) di modo che possiate farmi più facilmente delle domande sugli aggiornamenti della storia e quant'altro, dato che di solito pubblico sui social quando sto per cominciare a scrivere un nuovo capitolo o sono bloccata da qualcosa. Sono profili pubblici, quindi se vi va seguitemi <3 E niente, ringrazio tutti per aver letto e spero di non aver perso tutti i fan nel frattempo. Spero anche in un vostro commento perché vorrei semplicemente capire se la storia interessa ancora o se non c'è più nessuno che vuole leggerla. Un bacio a tutti!

 

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Capitolo 27
*** Cap 27 - Confessions, solutions and surprises ***


Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: arancione
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo27/?

AVVERTENZE: In questo capitolo verranno trattati argomenti più delicati che riguardano determinati ambiti familiari.


 

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»



 

Jensen rimase al mio fianco per tutta la notte ed i primi raggi dell'alba ci raggiunsero quando eravamo ancora addormentati sul divano, ognuno accucciato all'altro.

Mi sentivo sempre molto protetta e meno sola quando venivo circondata dalle sue braccia ma quella notte non ero riuscita comunque a chiudere occhio o quasi, soprattutto a causa dei recenti avvenimenti che avevano sconvolto la nostra penultima serata sul secondo set di Supernatural.

Quando credevo di essermi finalmente addormentata, infatti, ecco che il mio già precario sonno veniva disturbato da tanti incubi e solo il calore e la presenza rassicurante di Jensen erano riusciti un po' ad alleviare la mia ormai onnipresente paura che mi impediva spesso e volentieri ogni più piccolo passo in avanti.

In cuor mio, tra l'altro, non sapevo ancora se essere felice di essermi finalmente confidata con qualcuno (riguardo ovviamente a quanto accadeva tra le mura di casa dei miei genitori) o se vergognarmi di essere stata così tanto debole da aver aperto bocca.

Insomma, io non avevo mai detto nulla a nessuno ed avevo sempre cercato di cavarmela da sola per proteggere mio padre dai giudizi delle persone ma sapevo molto bene che comunque non stavo affrontando questa situazione nel modo giusto, anche perché avevo diritto anche io ad un po' di conforto, cosa che non sarei mai riuscita ad avere se mi fossi ostinata a rimanere per sempre in silenzio, ma... ma.

Non era un mistero infatti che avessi intenzione di tenere questa storia per me, forse perché ritenevo la reputazione di mio padre molto più importante del resto, soprattutto perché gli volevo molto bene, ma... ma. Ancora una volta non riuscivo a capire cosa fosse giusto fare per me e la mia famiglia e, com'è facile intuire, neanche le mie amiche sapevano molto di questa storia.

Avevo solo detto loro che molto spesso mio padre tornava a casa da lavoro di pessimo umore ed era questo il motivo per cui non le ospitavo quasi mai in casa mia, preferendo andar io da loro o optando per una breve uscita serale, ma a volte qualcosa del mio segreto era comunque venuto fuori, purtroppo.

Ricordavo infatti di aver scritto un messaggio ad una delle mie amiche una di quelle volte in cui mio padre aveva perso le staffe e lei si era preoccupata davvero molto, soprattutto perché non avevo saputo trattenere la mia paura che si era rivelata essere piuttosto evidente anche attraverso i messaggi che ci stavamo scambiando in quel momento... ed alla fine avevo preferito non fare mai più una cosa del genere.

Ero una stupida, probabilmente. Avrei dovuto cercare aiuto molto prima ma non l'avevo mai fatto, forse anche perché non c'era neanche mai stato nessuno che avesse anche solo tentato di fare qualcosa per noi, quindi credevo che a nessuno interessasse aiutarci a priori. Le urla erano difficili da ignorare, no? Sentivamo il russare dei nostri vicini di casa, quindi figuriamoci come sentissero loro le nostre urla anche dalle altre abitazioni!

Eppure nessuno aveva mai fatto niente, neanche quando si sentivano i rumori delle varie cose che mio padre rompeva o delle urla di mia madre quando pregava mio padre di smetterla.

Nessuno aveva mai mosso un dito, anche solo per tentare di calmare le acque. Avevo sempre pregato affinché qualcuno provasse a citofonare anche solo per chiedere se andasse tutto bene, ma nessuno l'aveva mai fatto. Era una domanda del cavolo ma mi sarebbe bastata... ed invece niente.

Non c'era nessuno che ci proteggeva ed io non avevo abbastanza coraggio da chiamare la polizia perché pensavo che mio padre non se lo meritasse. Anche se lui mi spaventava ed anche se ci faceva del male, era innegabile che ci volesse bene quando era calmo e mi sarei sentita in colpa se l'avessi messo nei guai.

Inoltre mia madre sopportava questo suo atteggiamento da ben prima che lo sposasse e non aveva mai avuto davvero intenzione di chiedere aiuto, anche se più volte aveva urlato che se ne sarebbe andata di casa, quindi se non chiamava lei la polizia, potevo arrogarmi io il diritto di farlo?

E lo stesso pensiero probabilmente ce lo dovevano avere anche i miei vicini di casa perché ero certa che queste domande se le facessero anche loro.

Forse non pensavano che la situazione fosse così grave se nessuno di noi agiva in modo drastico, no? E forse era davvero così... forse non era così grave. Forse stavamo esagerando tutti. O forse non sapevamo semplicemente come comportarci e finivamo col fare del nostro peggio... io per prima nascondendomi in camera, affrontando attacchi di panico su attacchi di panico ed ignorando cosa fosse meglio per me stessa. Quindi, in sostanza, non capivo.

Non ero sicura di cosa fosse giusto fare e cosa invece fosse sbagliato. E non sapevo se fosse stato giusto rivelare tutto questo a Jensen o se invece avessi fatto meglio a starmene in silenzio. Così come non sapevo se il mio passato sarebbe stato diverso se avessi avuto il coraggio di raccontare molto prima questa storia a qualcuno e se questa consapevolezza mi avesse portata invece ad affrontare la vita con più serenità.

In fondo, se qualcuna delle persone di nostra conoscenza avesse saputo, mi sarei anche sentita in diritto di rifugiarmi in casa di una delle mie amiche se le cose fossero andate davvero a finire male ed invece non avevo neanche questa minima consolazione.

Ma alla fine, anche se loro avessero saputo, sarebbe cambiato effettivamente molto? Anche i miei vicini di casa sapevano... insomma, dovevano saperlo per forza!... eppure non erano mai intervenuti a difenderci. E se anche le mie amiche avessero fatto finta di niente? Avevo sempre la sensazione di non essere importante per nessuno, neanche per loro, quindi perché avrebbero dovuto far qualcosa? Non erano obbligate.

E la cosa che mi preme sottolineare è che parte dei miei incubi di quella notte vertevano proprio su questo argomento, ossia sul loro possibile menefreghismo.

In uno dei miei sogni, infatti, c'era mio padre che mi inseguiva con l'intenzione di farmi molto male e loro che mi sbattevano la porta in faccia quando tentavo di chiedere loro aiuto, quindi non scherzavo quando pensavo di aver davvero paura di un loro possibile rifiuto.

In effetti non avevo mai creduto di poter contare davvero su qualcun altro, neanche su di loro, quindi era quasi scontato che avessi questo tipo di dubbi. Eppure mi ero aperta con Jensen. Era l'unica persona a cui avevo avuto il coraggio di raccontato tutto, anche se naturalmente avevo evitato gran parte dei dettagli. Erano cose che volevo dimenticare, anche se era impossibile farlo, ed effettivamente non era neanche necessario che sapesse proprio tutto!

Ciò che contava era che avesse più o meno capito la mia situazione e che volesse aiutarmi a risolvere almeno il problema economico dei miei genitori.

Sinceramente non vedevo l'ora di poter mandare loro tutti i miei soldi, tanto io non ne avevo granché bisogno al momento. Mi sarei messa da parte solo lo stretto necessario a non dover dipendere in tutto e per tutto dagli altri ed il resto dei soldi sarebbe andato a loro, sperando che questo bastasse almeno in parte ad appianare i contrasti. Era tutto ciò che potevo fare.

Oppure sarei potuta tornare per un po' a casa... anche se al pensiero mi si stringeva lo stomaco. In Italia non ero mai stata felice, eccetto che in quei momenti in cui i miei genitori non mi erano accanto o quando ero circondata da persone che riuscivano a trascinarmi a far qualcosa di divertente, dunque non avevo molta voglia di passare del tempo in quella terra che non aveva visto altro che la mia tristezza.

Eppure non potevo star lontana da lì per sempre. Era mio dovere tornare, anche se sarei voluta rimanere ancora un po' a Vancouver... solo un altro po'.

Non potevo però negare quanto mi sentissi in colpa per questo pensiero egoista perché non ero lì, a casa, a tentare di calmare le acque come al solito o a stare vicino a mia madre.

C'erano delle volte in cui mio padre era comunque aperto ai miei consigli ed ascoltava le mie parole anche quando era arrabbiato, ma non sempre era così. C'erano delle volte in cui pensava che tutto quello che dicessi fosse stupido. Anzi, per la maggior parte del tempo per lui ero solo una ragazzina con pensieri sbagliati/stupidi in testa. Un'idiota insomma.

Anche tutto ciò era una vera sofferenza perché sentirti sempre sminuire dal tuo stesso padre -e spesso e volentieri anche dalla tua stessa madre- non era esattamente piacevole. I miei genitori effettivamente mi avevano dato più dolori che gioie e questo era un dato di fatto. Se ero una persona 'difettosa' era anche colpa loro e del modo in cui mi avevano fatta sentire sempre inferiore o stupida o pazza.

Quest'ultimo, soprattutto, era uno degli insulti preferiti di mia madre quando facevo qualcosa che non le piaceva particolarmente o quando preferivo starmene in camera mia perché non avevo proprio voglia di dover far finta che la loro compagnia mi fosse gradita.

Insomma, la mia famiglia era davvero uno schifo e forse non era neanche mai stata una vera famiglia perché di sicuro c'era qualcosa di sbagliato in ognuno di noi ed insieme non riuscivamo mai a combinar nulla di buono principalmente perché ognuno di noi desiderava stare da tutt'altra parte, specialmente perché non corrispondevamo alle reciproche aspettative.

Mio padre voleva una moglie tutta dedita alle faccende di casa e che baciasse la terra su cui camminava, servendolo in tutto e per tutto, così come voleva dei figli che studiassero dalla mattina alla sera e che portassero dei risultati eccellenti, oltre al fatto che voleva che io mi trovassi un lavoro (come se questo in Italia cascasse dal cielo oggigiorno) e che la smettessi di perder tempo con tutte le cose che amavo fare (recitare, scrivere, leggere, guardare serie televisive, ecc.).

In realtà non avevo ancora ben chiaro cosa volesse mia madre perché non lo palesava così come mio padre ma di certo anche lei era una fan del 'non perdere tempo, Roberta, ma studia fino alla fine dei tuoi giorni e se non mangi è anche meglio, soprattutto se togli tempo allo studio' ed era una delle principali ragioni per cui perdevo molto spesso ogni voglia di toccare un libro. Desiderava anche avere più collaborazione in casa ed altrove e questo poteva essere anche ragionevole se non che si aspettasse che io, essendo donna, la aiutassi mentre tutti gli altri potevano rigirarsi i pollici, quindi il 'collaborare' era solo riferito a me.

Mio fratello invece era il tipo di persona che voleva quel genere di genitori che permettono ai loro figli di fare qualsiasi cosa e che guadagnano trilioni di soldi perché, mi duole dirlo, senza soldi mio fratello proprio non sa stare e spende sempre più di quello che potrebbe.

Ed io... beh, io avrei solo voluto un padre che mi considerasse un po' come la sua principessina e che fosse orgoglioso di me, una madre non troppo invasiva ed un fratello che potessi considerare uno dei miei migliori amici... il tutto condito da tanto amore.

Purtroppo non si ha quasi mai ciò che si desidera e penso che sia terribile quando la tua famiglia non corrisponde neanche per un minimo a ciò che avresti sempre voluto avere. Con delle premesse del genere era normale che la situazione in famiglia fosse così orrenda ma ciò comunque non giustificava il comportamento di mio padre o tutto il male che ci facevamo ogni giorno.

Spesso e volentieri è anche per questo che si finisce col cercare altrove una nuova famiglia ed io credevo di aver proprio trovato la mia, anche se probabilmente stavo incasinando anche quella nuova con tutti questi segreti. E meno male che io mi ero sempre considerata una persona sincera!

Però, a pensarci bene, effettivamente custodivo solo due segreti e rispondevo quasi sempre con onestà ad ogni domanda che mi veniva rivolta, tranne ovviamente se c'era il pericolo che scoprissero questi due segreti, quindi si... ero parzialmente sincera.

Questo mi rassicurava davvero molto. Anche se ovviamente non poteva che farmi male l'idea di non poter essere sincera con Genevieve e Jared. Al momento erano loro la mia 'altra famiglia' perché mi avevano accolto, si preoccupavano per me e mi volevano bene ma non potevo raccontar loro di tutta questa faccenda di mio padre perché Jared si sarebbe preoccupato fin troppo e non volevo che stesse male a causa mia.

Era già troppo stressato per conto suo e non volevo che finisse anche in mezzo ai miei casini, dunque se non lo dicevo a Jared era esclusa anche Genevieve di conseguenza.

Misha invece poteva essere un buon confidente ma ero riluttante all'idea di confessargli altro, soprattutto perché non avevo mantenuto la mia promessa. Non avevo risolto un bel niente per quanto riguarda la faccenda di Jensen e non volevo aumentare la nostra confidenza per non correre il rischio di dire più di quello che potevo permettermi di raccontargli, anche se consideravo anche lui parte della mia 'altra famiglia'.

Inoltre avevo paura che riuscisse ad intuire cosa stesse accadendo tra me e Jensen, quindi era meglio stargli alla larga. Da questo punto di vista, invece, Jared era una garanzia perché sembrava non accorgersi di nulla, probabilmente anche per via dei suoi stessi problemi. O forse perché era troppo abituato a vederci bisticciare per poter pensare che in realtà ci fosse qualcosa sotto. E... quindi Misha e Jared erano esclusi.

E Jensen ormai ne era a conoscenza. Ma c'era anche un altro problema: qual era il ruolo di Jensen nella mia 'altra famiglia'? Un amico? Si... e no. Un fratello? Decisamente no. Un fidanzato? No, dato che avere una moglie lo dovrebbe 'togliere dal mercato' in automatico. Il mio amante? NO! Cavolo, non ci volevo neanche pensare a questa opzione, anche perché tecnicamente ero io l'amante, non lui! Ed a questo pensiero mi vengono tutt'ora i brividi, sul serio. Si.

E comunque fare l'elenco non serviva perché non avevo davvero modo di capire cosa fosse Jensen nella mia vita, soprattutto perché eravamo ancora agli inizi di qualsiasi cosa fosse quello che stavamo facendo... e niente. Non potevo metterlo in nessuna categoria.

Ma quindi almeno faceva parte della mia 'altra famiglia'? Io desideravo di si ma non potevo fare affidamento sulla sua presenza a lungo termine. Se le cose fossero andate male tra noi, il nostro rapporto non si sarebbe potuto sistemare (credo), quindi al momento potevo solo godermi la sua presenza fino a quando me l'avrebbe concessa.

Non osavo neanche immaginare come mi sarei presto sentita quando ciò sarebbe accaduto ma non era una cosa che potevo evitare. Avevo provato a stargli lontana e non c'ero riuscita, anche per colpa sua, quindi non mi rimaneva davvero altro da fare che attendere il momento del nostro addio (che ero certa che sarebbe arrivato) e contare tutte le sue lentiggini prima che fosse troppo tardi.

Erano sempre state un po' come una mia ossessione, quindi era naturale che ne fossi tanto attratta. Inoltre i raggi del sole nascente gli stavano proprio colpendo il viso, pertanto era parecchio facile notarle! E tutto ciò mi faceva venire una gran voglia di... baciargliele ad una ad una e... ed accarezzargli il volto, si. Potevo farlo? Non potevo?

Mi morsi il labbro per l'indecisione e lo sentii tentare di mettersi più comodo, stiracchiandosi un po' ed avvicinandosi all'incavo del mio collo. Quel movimento mi procurò un mini infarto ma non sembrava che Jensen si stesse svegliando quindi mi concessi ancora qualche minuto per guardarlo dormire. Sembrava sereno, almeno lui.

Avrei tanto voluto vederlo sempre così, calmo e rilassato, ma sapevo che ci attendevano tempi duri ed ancora non avevamo risolto nulla per quanto riguardava il favore che gli avevo chiesto su come mandare i soldi ai miei genitori. Temevo infatti che fosse davvero serio quando diceva che non voleva che tornassi a casa per paura di quello che poteva accadermi e quindi credevo anche di averlo messo contro mio padre fin dall'inizio, cosa che di certo non era mia intenzione.

Insomma, perché la mia vita doveva essere così incasinata? Ogni problema (troppi da contare) equivaleva a 10 mila pensieri (come minimo) e tutti si attorcigliavano tra di loro ed io finivo con lo stra-pensare e passare da un problema all'altro... tra un pensiero e l'altro... ed ero stanca. Tanto stanca.

Evidentemente non mi meritavo di avere una vita tranquilla perché altrimenti non mi spiegavo perché capitassero tutte a me e perché riuscissi sempre a rendere tutto ancora più complicato. Però questa era una vita difficile alla quale mi stavo abituando, purtroppo.

« Buongiorno... ahhh! » disse poi Jensen sbadigliando dopo qualche minuto di silenzio in cui mi ero imbambolata sul posto. Si avvicinò di più al mio collo e, forse per sbaglio, strusciò il suo naso contro la mia pelle sensibile, facendomi venire un sacco di brividi lungo la schiena.

Non mi sorpresi comunque più di tanto del fatto che si fosse svegliato, anzi la presi più che bene. Lo ringraziai infatti mentalmente perché credevo che non fosse ancora il caso che mi spingessi a toccarlo (anche se in modo innocente) quando si trovava nel mondo dei sogni e quindi semi-incosciente.

In effetti ancora non mi sembrava neanche il caso di sfiorarlo con un dito neanche quando era sveglio, quindi figuriamoci! Anche se lui non si faceva molti problemi, ecco.

« Buongiorno... » risposi io, cercando di lasciargli un po' di spazio per respirare. Eravamo fin troppo vicini e non volevo rischiare di dargli fastidio, anche se non sembrava affatto turbato. Forse l'unica ad esserlo, come sempre, ero io. Mi turbava tutto, ormai era chiaro.

« Dormito bene? » mi chiese, cercando probabilmente di evitare di chiedermi chiaramente se stessi meglio dopo tutto quello che era accaduto.

« Non ho dormito molto, a dire il vero... Ma sto meglio, davvero. E starò ancor meglio quando riuscirò a mandare dei soldi ai miei genitori, così almeno sentirò di aver fatto qualcosa per calmare mio padre. » dissi e sospirai. Jensen purtroppo non aveva idea dei pensieri che mi passavano per la testa, anche perché non poteva sapere di cosa era capace mio padre in quei momenti.

E forse ero troppo sensibile io ma anche solo il pensare a quello che poteva fare mi faceva paura. Ed anche se ero sollevata di non essere lì, mi sentivo sul serio in dovere di far qualcosa.

« Quando ci sono io... non so... in qualche modo riesco a calmarlo quando non è troppo arrabbiato ed è sull'orlo di diventarlo sul serio. Forse dico la cosa giusta... gli faccio vedere un altro punto di vista o gli spiego le cose in modo diverso... non lo so. A volte concordo semplicemente con lui... ma il fatto è che in quei momenti mio padre odia davvero mia madre e qualunque cosa lei dica non fa altro che peggiorare la situazione e lei, ovviamente, non sta mai zitta. » dissi, confessando ancora una volta qualcosa che in realtà non volevo dire. Avevo quasi appena finito di pensare che non volevo che Jensen sapesse di più ed eccomi lì a spifferare tutto!

« So che non è giusto... So che anche lei ha diritto di parlare e difendersi dalle accuse... Ma so anche ciò che questo comporta. È così sbagliato volere che lei rimanga in silenzio? Che non ribatta e che si prenda le urla anche se non se le merita, così da non peggiorare la situazione? » chiesi con gli occhi già appannati dalle lacrime. Non dovevo averle finite tutte, a quanto sembrava.

« Hei, shhh... » disse lui quando vide che ero sull'orlo di scoppiare a piangere nuovamente e mi accarezzò una guancia per tranquillizzarmi, stringendomi infine ancora tra le sue braccia, sebbene già fossimo molto vicini. Mi ritrovai pertanto quasi del tutto sopra di lui e questa volta ero io ad avere il viso poggiato sulla sua spalla, praticamente vicino al suo collo.

« No, non è sbagliato. Hai paura delle conseguenze che sai che arriveranno, quindi credo che sia normale... Ciò che non lo è, invece, è il fatto che tu sia costretta a subire tutto questo. » disse lui, continuando a cullarmi tra le braccia.

Si, aveva ragione. Tutto questo non era normale. Nessuno dovrebbe essere a disagio in casa propria e nessuno dovrebbe aver paura di aprire bocca perché 'qualcuno' potrebbe arrabbiarsi di punto in bianco e fare cose davvero spiacevoli, ma non tutti sono così fortunati. C'è sempre qualcosa che non è come dovrebbe essere, soprattutto nella mia vita.

« Farò tutto quello che posso per aiutarti, lo sai. E cercherò di tenerti al sicuro per quanto mi sarà possibile. » disse ancora lui, baciandomi la fronte con delicatezza. Mi sentivo una bambola di porcellana tra le sue braccia.

La sua dolcezza poi era travolgente ed io mi sentivo totalmente persa in tutto quell'amore che sentivo di provare per lui. Era tutto un po' troppo per il mio povero cuoricino (che batteva fortissimo nel mio petto) ma non volevo assolutamente staccarmi da lui perché solo al suo fianco mi sentivo protetta, nonostante tutte le insicurezze che la nostra situazione precaria mi portava ad avere.

Eppure lui era tutto ciò che desideravo davvero, anche se sapevo quanto fosse pericoloso provare quei sentimenti verso di lui. Era facile rendersene conto adesso di quanto fossi vicina ad essere totalmente innamorata di lui (sempre che non lo fossi già). Avrei rinunciato a tutto pur di avere lui al mio fianco ma... ecco, c'erano poche speranze che il mio sogno si sarebbe avverato.

« Lo so... grazie... » dissi solo, girandomi quel tanto che bastava per abbracciarlo. Senza rendermene conto mi trovai completamente a cavalcioni sopra di lui ma non c'era nulla di malizioso in quel gesto. Era solo un modo come un altro per sentirlo più vicino.

E quando decidemmo di staccarci da quell'abbraccio, appoggiai la mia fronte sulla sua e rimasi così, in silenzio per qualche secondo, prima di cominciare a scendere dal divano. Venni però bloccata dalle sue braccia gentili. Una sua mano mi accarezzò prima la schiena e poi arrivò sulla mia guancia, fermandosi lì.

Non ci voleva un genio per capire quali fossero le sue intenzioni (alleluia, finalmente avevo cominciato a capirlo anche io!) e quindi non mi stupii affatto quando le sue labbra lentemente sfiorarono le mie per poi approfondire un po' il bacio che rimase comunque molto delicato. Dal canto mio neanche io rimasi immobile perché con una mano strinsi la sua maglietta e con l'altra intrecciai le nostre dita. Tutto pur di essere ancora più vicini.

« Ti chiedo scusa per tutto quello che ti sto facendo passare... Non è giusto per te e non è giusto per... per Danneel e la bambina. Non sai quante volte io mi senta un verme per non essere stato capace di lasciarti andare o per non essere ancora in grado di prendere una decisione, ma non... adesso non ci riesco. » disse lui, abbassando completamente lo sguardo per tutta la durata del suo discorso. Forse questo era il primo momento in cui davvero lo vedevo cedere alla gravità della situazione.

« Sto con te e sto dannatamente bene. È come se avessi aperto gli occhi ed avessi sia trovato il mio posto nel mondo che anche il mio scopo più importante, cioè proteggerti. Poi mi accorgo che sono anche io a farti del male e non puoi capire quanto mi dispiace... Soprattutto adesso che so quello che hai dovuto passare per tutti questi anni! » disse lui, continuando a parlare con gli occhi bassi.

« E poi c'è Danneel... e la mia bambina... Non posso prendere decisioni affrettate, lo capisci? » disse lui, finalmente alzando lo sguardo. Io feci cenno di si con la testa ed abbassai gli occhi, di nuovo umidi a causa delle lacrime che minacciavano di uscire fuori.

Si, probabilmente anche quella giornata era iniziata un po' maluccio ma ero anche contenta di sentire Jensen parlare di quello che gli passava per la testa. Anche se sapevo come sarebbe andata a finire, in un certo senso era meglio per me che ne parlasse prima.

« Ma c'è qualcosa qui per te, ok? » disse, indicandosi il cuore. « Altrimenti non avrei messo in discussione tutte le mie decisioni... Non lo avrei davvero fatto se non ti avessi ritenuta importante per me. Molto più che importante... » disse infine, portando entrambe le mani sul mio viso, insistendo affinché io lo guardassi.

Si, poteva anche essere vero che provava qualcosa per me ma ero certa che non fosse sufficiente. Non lo sarebbe mai stato. Mi limitai pertanto ad annuire ed a staccarmi da lui, scendendo dal divano. Avevo bisogno di una doccia, di una sana dormita e di tante altre cose ma per ora la cosa più importante era risolvere il problema della mia famiglia.

« Vado a fare qualche telefonata per capire come aiutarti. Tu cerca di stare bene, intesi? Prova ad andare da Jared o da Misha... sono sicuro che ti distrarranno un po'. » disse lui avvicinandosi per baciarmi ancora sulla fronte e per accarezzarmi i capelli prima di uscire dal trailer con in mano il cellulare.

Ed a me non rimase altro da fare che seguirlo fuori dal trailer per poi però far di testa mia.

 

***

 

Tornai nel mio trailer quasi subito dopo essermi separata da Jensen ed anche se non mi ero affatto dimenticata dell'enorme ragno che potenzialmente era ancora lì, riuscii a farmi coraggio quel tanto che bastava per prendere in tutta fretta un paio di vestiti puliti ed il mio beautycase così da poter andare a fare una doccia.

Ormai avevamo finito con le riprese sul secondo set di Supernatural e quel giorno sarebbe stato semplicemente dedicato ad impacchettare tutto quello che avevamo portato nei vari trailer per poi tornare nell'hotel di Mrs Hallyway.

Era ancora abbastanza presto, tra l'altro, quindi stavano praticamente tutti ancora dormendo nei loro trailer. C'ero solo io ad avviarmi verso le docce e questo mi tranquillizzava perchè non avevo ancora molta voglia di vedere altre persone.

Volevo semplicemente rilassarmi prima un bel po' sotto la doccia per poi andare alla ricerca di Jared. E così in realtà feci perché rimasi una buona mezz'ora sotto lo scrosciare dell'acqua ed altri 15 minuti abbondanti li dedicai ad asciugarmi i capelli, dicendo così praticamente addio alla freschezza della doccia fatta pochi minuti prima perché a causa del calore del phòn ero di nuovo tutta sudata.

Mi sarebbe onestamente piaciuto rimanere ancora un attimo lì dentro ma mi accorsi ben presto che da fuori si sentivano già delle voci, chiaro segno che la crew si era svegliata. Anche il cast? Tanto valeva andare a vedere. Con i vestiti sporchi in braccio ed il beatycase in una mano, mi avviai verso il trailer di Jared e lo vidi fermo sulla scaletta intento a sbadigliare ed a stiracchiarsi.

« Buongiorno! » dissi cercando di sembrare allegra, agitando persino la mano in alto.

« Buongiorno anche a te! Dormito bene? Nessun ragno nel trailer di Jensen? » chiese lui con un sorriso di scherno sul viso, scendendo dalla scaletta con un balzo.

« Per fortuna no, altrimenti sarei venuta a svegliarti nel sonno per dormire nel tuo! » dissi io subito, pensando che per un ragno davvero sarei stata capace di farlo. Mi facevano proprio paura!

« Ovviamente! » disse lui scompigliandomi i capelli. « Hai già fatto colazione? » chiese ed a quella domanda risposi subito di no con la testa. « Bene, allora posa tutta questa roba ed andiamo a fare colazione. Sto morendo di fame! » disse infine ed io mi diressi subito verso il mio trailer che era proprio di fronte al suo, quindi non dovevo neanche fare molta strada.

Sempre con circospezione, mi guardai intorno e poi lanciai tutto sul letto per poi uscire il più in fretta possibile, raggiungendo Jared che mi aspettava poco più in là, sulla via verso la sala mensa. Effettivamente anche io avevo fame.

Con tutte le preoccupazioni che avevo, però, la fame era passata in secondo piano più di una volta in questo periodo ma ora era arrivato finalmente il momento di saziare il mio stomaco.

Ed una volta arrivata in sala mensa fui contenta di constatare che davvero molti della crew erano già in piedi e riconsiderai la mia opinione precedente: forse al momento era meglio non stare soli. La loro allegria metteva in secondo piano le mie angosce e le loro chiacchiere mi permettevano di rimanere in silenzio, così da godere di più della spensieratezza generale.

C'era già anche Misha seduto in uno dei tavoli e ci dirigemmo subito verso di lui.

« Buongiorno Misha! » dissi, prendendo posto proprio al suo fianco.

« Buongiorno! » disse lui con un sorriso, mangiucchiando una brioche al cioccolato.

« Jensen? » chiese poi Misha, guardando sia me che Jared che si era seduto al mio fianco.

« È sveglio perché nel trailer di Eve non c'era ma non so dove sia al momento. » rispose Jared ed io non aggiunsi nulla, anche perchè per l'appunto non volevo che venissero a conoscenza dei miei problemi. Jensen si sarebbe sicuramente inventato una scusa per essersi ancora fatto vedere.

« Anche Osric non è ancora arrivato. » dissi io, cercando il ragazzo con lo sguardo. Al momento effettivamente vedevo solo membri della crew, a parte noi. Sicuramente gli altri stavano dormendo.

« Va beh, noi intanto mangiamo che sto morendo di fame! » disse Jared e si rialzò per andare a vedere cosa ci fosse da mangiare. Io lo seguii a ruota. Come sempre c'era un vasto assortimento di cibo ed io mi buttai sulla stessa brioche che aveva preso Misha mentre Jared si riempì il piatto di un po' di tutto.

A dire il vero mi mancava un po' la cucina italiana perché, diciamocelo, era una delle più buone al mondo, ma alla fine c'erano anche altre cose qui che erano altrettanto buone e con il cibo ci si poteva adattare, insomma. Non mi facevo molti problemi. Anche nell'hotel di Mrs Hallyway il cibo era ben lontano da quello italiano ma era di una bontà assoluta, quindi andava benissimo lo stesso.

« Ragazzi! » disse poi un membro della crew, avvicinandosi al nostro tavolo. « La partenza è prevista per mezzogiorno, quindi fatevi trovare vicino al vostro trailer così possiamo partire tutti non appena i ragazzi avranno finito di mettere tutto nei camion. » ci informò lui e noi annuimmo. In realtà io non avevo molta voglia di partire da sola sul mio trailer (il ragno poteva ancora essere lì), quindi chiesi se qualcuno potesse ospitarmi nel suo trailer, così anche da farci compagnia a vicenda.

« Puoi venire tranquillamente sul mio, Eve. Potremmo anche chiamare Gen se vuoi! » disse lui con un sorriso, lasciandomi la speranza di un pomeriggio piacevole. Poi in lontananza vidi Jensen ed il sorriso che mi regalò quando i nostri occhi si incrociarono mi fece arrossire come una deficiente. Ovviamente.

« Buongiorno, ragazzi. » disse Jensen, sedendosi di fronte a noi.

« Buongiorno anche a te! Dov'eri stato? La partenza è prevista per mezzogiorno. » disse Jared e poi pensò bene di punzecchiarmi più di una volta con il gomito, ridendo sotto i baffi.

« E questa fifona qui non vuole stare sola nel suo trailer perché ha ancora paura di quel ragno! » disse, burlandosi di me. « E dato che io sono buono mi sono offerto di farla rimanere nel mio trailer per il viaggio. » disse infine, mentre io contraccambiavo il favore e gli facevo il solletico.

« Oh, non c'è bisogno Jared! Se non vuole stare da sola allora possiamo stare insieme nel mio trailer ed approfittare della situazione per provare qualche canzone da cantare insieme dato che ho la chitarra nell'armadio. Non ti sembra una buona soluzione? » chiese lui e dal modo in cui mi stava guardando fisso era chiaro che voleva che io rispondessi in modo positivo e che andassi nel suo trailer. Che avesse qualcosa da dirmi?

« Oh, ok... va bene... Effettivamente prima o poi dovremo trovare del tempo per provare, quindi possiamo anche farlo ora. Tanto per me l'importante è non stare nel mio trailer finché non scoveremo quel ragno! » dissi io, pensando anche che Jensen volesse passare del tempo con me anche per darmi delle buone notizie riguardo a ciò che mi preoccupava.

« Perfetto! Allora facciamo colazione e poi mettiamoci al lavoro... prima iniziamo e meglio è! » disse lui e si alzò così da andare a prendere la sua colazione. Beh, mi aspettava una mattinata ed un pomeriggio interessante, come minimo.

E non mi era affatto sfuggito che alla fine Jensen non avesse risposto alla domanda di Jared sul 'dov'era stato'. Va beh, tanto sembrava che anche lui se ne fosse dimenticato, quindi meglio così.

 

***

 

Ci separammo quasi subito dopo colazione e dopo aver passato un po' di tempo a chiacchierare del più e del meno.

Io e Jensen andammo direttamente verso il suo trailer, anche se naturalmente invitammo anche gli altri due ad unirsi a noi, almeno finché non fosse giunto mezzogiorno, ma alla fine preferirono lasciarci soli a lavorare, pensando magari di poterci distrarre con la loro presenza. Od anche di potersi annoiare, eh.

Le prove non erano esattamente uno spasso, anche se talvolta ci scappava comunque qualche risata, ma in quelle di canto io ero sempre stata molto nervosa perché non mi ero mai reputata brava abbastanza da potermi rilassare.

Avevo sempre pensato che la mia voce fosse troppo sottile... troppo dolce. Sembrava effettivamente quella di una bambina. Poteva essere adatta per un film Disney ma di certo non per cantare canzoni 'normali' e non da musical.

Però ogni volta, in un modo o nell'altro, mi ero sempre ritrovata a cimentarmi in questa o quell'altra canzone che nulla aveva a che fare con la Disney o con il musical, quindi ci ero abituata. Nulla però poteva farmi cambiare idea sul fatto che non fossi completamente in grado di cantare una canzone pop, o rock... o chessò io.

Ero intonata, certo, ma secondo il mio modestissimo parere, ciò non era sufficiente. Per divertirsi si... per cantare da soli si... ma non per farlo professionalmente o in un telefilm!

Era quello che né gli altri membri del cast né i boss di Supernatural avevano capito perché altrimenti non ci avrebbero chiesto di cantare.

Tra l'altro cantare in pubblico era una delle cose che mi terrorizzava di più nella vita, eppure avevo avuto i miei momenti... come alla JIB. O in chiesa. O in tante altre occasioni in cui ero stata costretta a cantare in pubblico sebbene pregassi chicchessia di non farmelo fare.

Ed ora questo. Per fortuna non ero da sola e c'era Jensen, altrimenti sarei svenuta come minimo! Ed ancora non sapevo che canzone avremmo cantato e se già la conoscessi! Insomma, un disastro annunciato in partenza. Ovviamente.

« Accomodati dove vuoi... » mi disse poi Jensen una volta arrivati all'interno del suo trailer ed a me già stavano tremando le mani dall'ansia. Avevo già cantato di fronte a Jensen ma era da tanto che non lo facevo, quindi era un po' come se fosse di nuovo la prima volta. Ed avevo anche tante cose da chiedergli anche su quella 'questione'. La questione.

« Hai scoperto qualcosa? » chiesi poi, non precisando a cosa mi riferissi. Ero certa infatti che avrebbe comunque ben capito.

« Si, ci stanno già pensando. Appena torniamo da Mrs Hallyway devi solo darmi il numero del tuo conto in banca americano e devi firmare anche dei documenti che lasceranno in albergo. Ci saranno delle tasse da pagare per il trasferimento del denaro, quindi la cifra che dovrebbe arrivare ai tuoi sarà solo poco più della metà di quella che in realtà dovrebbero ricevere. Quindi se spedici 100 dollari, gliene arriveranno 60/70 circa. Mi dispiace ma non c'è nulla di legale che abbia risultati migliori di questi. » disse lui con un sospiro ed io annuii perchè me l'aspettavo che non sarebbe mai stato facile far dei passaggi di denaro da una banca americana ad una estera senza che si trattenessero qualcosa nel processo.

« Non preoccuparti. È sempre meglio di niente. Altrimenti dovrei partire io e darglieli di persona... » dissi io con sorriso e lui, senza neanche aspettare un secondo, rispose subito con un secco « No, non se ne parla. » che mi confermò quanto fosse contrario all'idea che io potessi tornare a casa dai miei genitori.

« Starei bene... Sarebbero solo un paio di giorni al massimo. » dissi io ma lui scosse ancora la testa, deciso a non darmela vinta. Ed effettivamente non avevo neanche io voglia di vincere questa volta.

« Prima o poi dovrò farlo, lo sai vero? » chiesi io e lui sospirò, prendendo la chitarra dall'armadietto accanto al letto.

« Lo so... però per adesso hai tante cose da fare qui, quindi non andrai dai tuoi per un bel po'. » disse lui, quasi soddisfatto di aver trovato una buona scusa per non vedermi partire verso un luogo che lui riteneva pericoloso, forse a ragione.

« Ok... » dissi semplicemente e lui annuii ancora con fermezza prima di prendere il computer e cominciare ad aprire vari documenti. Nel frattempo pensai bene di mandare un messaggio a mia madre per farle sapere che avevamo trovato un modo per mandarle i soldi... e niente.

Mi sentii quasi più tranquilla una volta che anche questa situazione si era praticamente sistemata. Si, effettivamente ancora non glieli avevo mandati quei soldi ma quella sera saremmo tornati in albergo e lì avrei firmato le carte che servivano per far partire la transazione, quindi in pochi giorni gli sarebbe arrivato tutto! Insomma, ero davvero felice.

Probabilmente questo avrebbe reso mio padre un po' più sereno e meno propenso a prendersela con mia madre. Era davvero una vittoria, si. Ed anche se sapevo che altri tempi bui sarebbero venuti, almeno per adesso potevo sentirmi meglio.

Jensen, comunque, una volta riposto il mio cellulare, si affrettò a mostrarmi un bel paio di canzoni che aveva già precedentemente selezionato ed io, per fortuna, ne conoscevo già alcune.

« Ti colpisce qualche canzone in particolare? » chiese lui, posandomi direttamente il computer sulle gambe per permettermi di guardare ogni documento con più facilità.

« Wheels. Credo che potrebbe avere un significato facilmente riconducibile alla vita di Dean... o a Sam... anche a Catherine... Forse soprattutto a lei, a dire il vero. Insomma, un po' a Supernatural in generale. Anche se in questa canzone c'è molta più speranza di quella che Dean sembra covare... Mmm... 'Tutti vogliamo qualcosa di meglio'... 'I nostri cuori guariranno'... 'Questo è il nostro inizio'... Sai? Potrebbe essere la mia canzone. » dissi perché effettivamente mi serviva un po' di speranza per il futuro e questa canzone parlava esattamente di questo, oltre che di rinascita.

« Potrebbe essere la canzone di tutti, anche se capisco perché tu possa sentirla particolarmente tua. Spero solo che... insomma... mi auguro che tutto sia come lo desideri, Eve. Vorrei tanto che fosse così... » disse lui, allungando la mano verso la mia per sfiorarmi delicatamente le dita.

Senza esitare troppo, questa volta, fui io a prendere l'iniziativa e ad intrecciare le nostre dita, sospirando per quel contatto tanto desiderato.


Purtroppo però, per quanto volesse che tutto fosse come lo desiderassi, prima o poi Jensen mi avrebbe spezzato il cuore ed avrei dovuto raccoglierne i pezzi, riattaccarli e ricominciare da capo, così come la canzone in sostanza diceva. Era inevitabile, malgrado tutti i sentimenti che in quel momento ci stavano travolgendo.

Per cambiare discorso, comunque, mi venne un'idea dettata anche dalla necessità di non rimuginare in certi pensieri.

« E se fosse Catherine a cantarla inizialmente a Dean? » chiesi, senza rendermi conto di quanto mi stessi buttando la zappa sui piedi da sola.

« Voglio dire che potrebbe inizialmente sentirla alla radio e canticchiarla... e Dean potrebbe conoscerla. Eh? Ma non mi fare cantare da sola per troppo tempo, ti prego, altrimenti faccio un incantesimo e mi volatilizzo più veloce di un fulmine! » dissi infine, sperando che Jensen mi accontentasse e che non dovessi farmi prendere un attacco d'ansia per una cavolo di canzone.

« In realtà non sarà proprio in mezzo all'episodio... Vorrebbero qualcosa come la scena di 'I'm all out of love' ma in un contesto diverso... Sarebbe quindi una scena in più perché nell'episodio si sentirebbe solo la canzone di sottofondo e solo alla fine il pubblico ci sentirà cantare. » disse lui ragionando, sciogliendo le nostre dita per cominciare a pizzicare leggermente le corde della chitarra.

« Ah, ok! Meglio così... allora possiamo cantarla tutta insieme, il che è perfetto! » dissi io super contenta. Anche lui sorrise e cercò al computer gli accordi per questa canzone dei Foo Fighters.

« Mmm... vediamo un po'. » disse lui, mettendosi comodo. Prese il plettro e cominciò a lavorare alla melodia, sussurrando quasi le parole della canzone.

« Cercherò di creare una melodia che ricordi la canzone originale ma voglio che risulti quanto più semplice possibile, quindi senza aggiungere altri strumenti. Credo che chitarra e voce sia un'ottima soluzione. » disse lui mentre cominciava a suonare in modo più spedito e sicuro.

In poco meno di 15 minuti aveva già tutto pronto ed io stentavo a crederci. Non ci capivo molto di accordi, chitarre e quant'altro ma lo trovavo davvero straordinario! Ed ora toccava a me farmi valere, cantando quanto meglio possibile mentre lui suonava.

 

I know what you're thinkin'
We were goin’ down
I can feel the sinkin’
But then I came around

 

La prima strofa toccò a lui ed ero davvero contenta di non dover iniziare io, così c'era meno pressione sulle mie povere spalle. Però la seconda, si, era mia.

 

And everyone I’ve loved before
Flashed before my eyes
And nothin’ mattered anymore
I looked into the sky

 

Ovviamente non riuscii a cantarla come volevo perché ero troppo agitata. Un cenno di Jensen però mi fece capire di non preoccuparmi dei piccoli errorini e continuai a cantare il ritornerllo con lui che cercava di incoraggiarmi ad ogni parola.

 

Well we all want something better than
We wish for something new
Well we all want something beautiful
Wish for something true
Been lookin’ for a reason and
Something to lose

When the wheels come down
When the wheels touch ground
And you feel like it’s all over
There’s another round for you
When the wheels come down

 

Dovevo ammettere inoltre che le nostre voci si armonizzavano bene ed anche se forse non dovevo farlo, cercavo sempre di far risaltare la sua, facendo un po' come da seconda voce e cambiando anche un po' le note originali per far distinguere ancora di più le nostre due voci combinate. Jensen non sembrava dispiaciuto dalla mia iniziativa e così continuammo spediti fino alla fine della canzone (ed io tirai un sospiro di sollievo).

« Non era poi così male, no? Ma devi cercare di rilassarti un po' di più... Più ti irrigidisci e più rischi di stonare, quindi alla fine ottieni proprio l'effetto che temi. » disse ed io annuii, concordando con le sue parole. Era vero che più avevo paura di sbagliare e più sbagliavo, ma era difficile non temere di commettere qualche pasticcio, soprattutto se già in partenza la mia voce non mi piaceva abbastanza.

« Sarebbe tutto più facile se sentissi di essere brava almeno un pizzico di quanto mi credono gli altri ma non sono tutto questo granché... Sono intonata e basta. » dissi con un sbuffo, arricciando le labbra.

« Anche io sono intonato e basta... ma canto lo stesso (quando mi costringono). » disse lui con un sorriso che mi fece sbuffare e ridere allo stesso tempo perché lui era bravissimo! Non era solo intonato!

« Tu sei molto più che intonato, Jensen! » dissi io solleticandogli un fianco così come facevo con Jared.

« Anche tu sei molto più che intonata, Eve! » disse lui, quasi scimmiottando la mia precedente affermazione, e mi ricambiò subito il favore, scompigliandomi i capelli e facendomi il solletico.

Ovviamente mi ribaltai subito sul divano per cercare di allontanarmi da quelle dita biricchine e quasi caddi a terra. Mi salvai per un pelo solo perché riuscii a fermarmi con la mano, altrimenti sarei finita sul pavimento del trailer proprio di testa.

« Su... basta... tregua! O finisce che ti fai veramente male. Pausa acqua e ricominciamo. » disse Jensen, allungando una mano per siglare l'armistizio. Allungai anche la mia, lui la prese e mi aiutò a rialzarmi, posando poi la chitarra a terra per andare a prendere una bottiglia d'acqua dal mini frigo del trailer.

Io nel frattempo mi riaccomodai sul divano in modo composto ed accettai il bicchiere d'acqua che poco dopo Jensen mi offrì. Si riposizionò sul divano, mi baciò una guancia e riprese la sua fedele chitarra tra le braccia.

« Pausa finita? » chiese lui ed io, poggiando il bicchiere sul tavolino lì di fianco, annuii, pronta a fare del mio meglio.

 

***

 

« Siamo quasi in partenza! Tra 15 minuti tutti nei trailer! » urlò qualcuno da fuori. Per fortuna Jensen aveva appena smesso di suonare, altrimenti non lo avremmo mai sentito. Poco dopo, comunque, qualcuno bussò alla porta del trailer ed erano Misha e Jared venuti a controllare come ce la stessimo cavando con la canzone.

« Abbastanza bene, dai... Ancora non è perfetta ma avremo tempo per perfezionarla. » disse Jensen, asciugandosi una gocciolina di sudore sulla fronte.

« Sono contento di sentirlo ma, come penso Jensen avrà capito, siamo qui anche per un'altra cosa... qualcosa che riguarda te, Eve! » disse Misha, sfregandosi avidamente le mani. Ok, mi stava facendo molta paura e per questo motivo mi ritrassi un po' di più al divano.

« Si? Che c'è? » chiesi io abbastanza spaventata, soprattutto vedendo tutti quei sorrisetti furbi. Ora anche Jensen aveva cominciato a sorridere in quel modo, quel traditore! Che cosa mi nascondevano?

« Hai presente quella grande convention situata a San Diego? Quella che tratta dai film alle serie televisive? » chiese Jared, alzando le sopracciglia in modo ritmico col solito sguardo furbetto stampato in faccia.

« Quella a cui ogni anno tutte le persone sane di mente vorrebbero andare? » chiese questa volta Jensen, accodandosi al discorso di Jared.

« Quella con tante, tantissime persone... » disse Misha, strizzandomi l'occhio.

« Quella in cui ognuno può trovarsi in mezzo a tutti i gadget possibili ed immaginabili? » chiese ancora Jared.

A quel punto io spazientita li fermai perché non stavo assolutamente capendo dove volessero andare a parare, come al solito.

« Certo che so cos'è! È il Comic Con di San Diego! Chi non la conosce quella convention? È il paradiso di tutti i nerd e di tutti gli appassionati di serie tv! » dissi alzando le braccia al cielo.

« E poi so benissimo che ogni anno siete ospiti lì... sono una fan di Supernatural, eh! Non dimenticatevelo. Lo so che ogni anno ci andate e... » dissi, bloccandomi alla fine mentre il mio cuore cominciava a battere sempre più forte.

« C'è arrivata! Presto, preparatevi a schiaffeggiarla perché sviene di sicuro! » disse Jared mentre io mi indicavo con un dito, troppo pietrificata per fare altro. Poi però mi diedi una svegliata.

« Aspetta... no... non è possibile... me l'avreste detto prima, no? Non fatemi venire un'infarto e non siate cattivi! Io... vengo con voi? E se mi state illudendo, giuro che vi uccido! » dissi, facendo uscire le unghie. Se davvero si stavano burlando di me in quel modo, gli avrei fatto diventare i capelli bianchi dalla paura!

I tre comunque rimasero per un attimo in silenzio prima di scoppiare a ridere ed urlare quasi in coro un sonoro « SI! » e fu allora che il mio cervello andò definitivamente in tilt e mi alzai dal divano come se al posto delle gambe avessi due molle, tant'è che poi cominciai a saltellare per tutto il trailer, travolgendo per l'entusiasmo sia Misha che Jensen, il quale si beccò un mio abbraccio mentre Misha un mio bacio sulla guancia.

« Ed io nulla? » chiese Jared, al che io saltai anche in braccio a lui e lo strinsi forte forte.

« Vado al Comic Con! VADO AL COMIC CON! » urlai e mi sembrava di volare, anche perché di certo non ero abituata ad essere all'altezza di Jared.

« Non ti scaldare troppo, però... Ci vai soprattutto per lavoro. » disse Jared, ricordandomi del fatto che esistesse un panel dedicato a Supernatural e che mi sarebbe toccato parlare di fronte a TANTE persone per la prima volta nella mia vita.

« Eh... si... ma E' IL COMIC CON! Io un giro me lo faccio. » dissi risoluta e vidi tutti gli altri sorridere sotto i baffi mentre io ripoggiavo i piedi per terra.

« Bene, ora che sai noi ce ne andiamo... Fra un po' si parte e tu ne dovresti approfittare per dormire. Hai delle occhiaie allucinanti stamattina. » disse Jared, toccandomi il viso con delicatezza.

Effettivamente lui non lo sapeva ma non avevo dormito molto, quindi probabilmente avrei approfittato davvero di quelle ore di viaggio per riposarmi un po'.

« Certo, lo farò... » dissi e dopo avermi dato una sonora pacca sulla spalla, Jared e Misha andarono ai loro trailer ed io rimasi in compagnia di Jensen. Fuori si sentiva ancora un gran trambusto, quindi probabilmente mancava ancora qualche minuto alla partenza.

« Avresti potuto dirmelo, però! » dissi poi io a Jensen, accomodandomi sul divano tra uno svolazzo di vestiti e capelli.

« Il bello era proprio farti una sorpresa, Eve. » disse lui, sedendosi di nuovo accanto a me.

« Hai ragione... Sai? Non avevo mai pensato che un giorno sarei riuscita davvero ad andare al Comic Con. È come un sogno che si avvera... » dissi io, sognando già ad occhi aperti come sarebbe potuto essere passare delle ore all'interno di quei padiglioni.

« Te lo meriti... » disse lui, prendendo i miei piedi per farmi sdraiare sul divano. In un attimo mi sistemai meglio e sprimacciai il piccolo cuscino per farlo diventare più comodo.

« Ricordami che un giorno di raccontarti com'è stato il mio primo Comic Con... ti assicuro che ne vale la pensa... » disse infine lui, togliendomi una ciocca di capelli dal viso. Io, nel frattempo, annuii semplicemente, anche perché stavo per addormentarmi e mi era difficile capire quello che stava dicendo, sebbene avessi ascoltato.


Poco dopo comunque anche lui si stese ed anche se stavamo stretti, in quel momento non ci importava. Non avrei mai rinunciato alle braccia di Jensen strette attorno alla mia vita, neanche per avere un po' di spazio in più!

« Ora riposa un po'... ci sono qui io. » disse lui con tono rassicurante ed io, forse perché ero troppo stanca o forse perché finalmente qualcosa di bello stava accadendo, scivolai nel sonno quasi in un attimo ma prima di addormentarmi sentii distintamente due labbra raggiungere la mia fronte e lasciarvi un bacio delicato. Poi finalmente mi riposai.







Angolo autrice:
 Finalmente sono riuscita ad aggiornare questa storia! *^* Come al solito ci metto dei secoli ma non posso farci niente... ho sempre mille cose da fare e quest'estate tra lo studio, parenti e vacanze non sono riuscita a scrivere costantemente. Avevo scritto 3 pagine quasi una settimana dopo aver pubblicato lo scorso capitolo ma poi non sono riuscita a continuare (per motivi vari) fino alla settimana scorsa! Eh, dai... almeno non è passato un anno. Sto migliorando! AAHAHAHAHAH
Aggiungo in queste note che non me ne intendo di banche, soldi e quant'altro quindi tutto quello che ho scritto riguardo ad invii di denaro è assolutamente frutto della mia fantasia.
La cover di Wheels è ispirata a questa versione: https://www.youtube.com/watch?v=ygYYOeVoVgk
Qui per conoscerne meglio il testo tradotto: http://testitradotti.wikitesti.com/2011/08/07/wheels-testo-traduzione-e-video-del-nuovo-singolo-dei-foo-fighters/
Inutile negare che questo è un capitolo scritto un po' di fretta perché credo che si noti... ma non volevo lasciarvi ancora senza capitolo nuovo, quindi eccomi qui! Vi invito ancora una volta a lasciare una recensione perché anche se vedo che siate aumentati sia nelle visualizzazioni che tra i seguiti, i preferiti e le ricordate, non posso fare a meno di sentirmi sempre come se non ci fosse nessuno a seguirmi perché non sento la vostra opinione che per me è fondamentale. Vi prego quindi di recensire e di farmi sapere cosa ne pensate! È inutile che io scriva per me stessa, quindi spero davvero in una vostra recensione per continuare a scrivere questa storia <3
Vi ricordo anche dove potete trovarmi 
sia su Twitter (http://twitter.com/EvelynWrightSPN) che su Instagram (http://www.instagram.com/evelynjanewright/). Uso di più quest'ultimo ma a volte posto degli aggiornamenti sulla mia storia anche su Twitter.
E con questo è tutto! Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Recensite, please! Grazie <3

P.S. Stavo quasi per dimenticarmi di dirvi che ho preso la decisione di cambiare l'età di Eve. Aveva 19 anni quando inizialmente ho iniziato a scrivere questa storia ma non mi sentivo a mio agio a continuare su questa linea, quindi ho deciso di darle 22 anni (anche se fra un po' arriverà il suo compleanno che ovviamente festeggerà con il cast). Quindi potete già immaginare che abbia 23 anni.

 

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Capitolo 28
*** Cap 28 - Woe in love ***


Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: arancione
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo28/?

 

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»




Era strano ma per la prima volta nella mia vita nutrivo una certa speranza per il futuro. Lì, in quel di Vancouver, con accanto una persona tanto speciale come Jensen, mi sentivo come se nulla potesse andare storto e che da quel momento in poi la mia vita sarebbe stata più felice.

Innanzitutto non avrei più dovuto temere l'ira di mio padre che, come se nulla fosse, era solito distruggere ogni cosa al suo passaggio e non avrei neanche più dovuto sopportare gli insulti di mia madre che, forse per sfogare tutta la sua frustrazione, se la prendeva spesso con me per qualunque cosa.

Ero finalmente libera da tutto questo e la consapevolezza di avere qualcuno al mio fianco in grado di proteggermi (Jensen), mi faceva sentire libera ed anche più sicura. Forse mi era sempre e solo mancato questo tipo di appoggio per essere veramente felice... ed anche se sapevo che una persona potesse farsi valere in questo mondo anche senza avere accanto qualcuno in grado di sostenerla, semplicemente mi rendevo conto di averne proprio bisogno e che non eravamo tutti uguali.

Avrei dovuto imparare ad accettarmi per quello che ero piuttosto che continuare a pensare che fossi, in qualche modo, 'sbagliata'. Ed in fondo mi piacevo anche così, con i miei pregi e con i miei difetti.

L'unica cosa che continuavo ad odiare profondamente era la mia tendenza a piangere quando ero costretta a parlare di qualcosa che mi riguardasse (tendenzialmente stati emotivi + problemi vari) ma non sarei mai cambiata davvero, quindi dovevo farci l'abitudine. Inoltre, onestamente, ci stavo prendendo gusto perché ogni volta che finivo con l'emozionarmi -e quindi con il piangere-, Jensen cercava sempre di rincuorarmi e le sue carezze erano tutte le volte ben accette.

Inoltre, sempre lui, era riuscito a farmi mandare in poco tempo tutti i soldi necessari a fare stare bene la mia famiglia almeno per un po' di tempo, compresa mia nonna che nel frattempo si era ammalata (demenza senile) e purtroppo aveva bisogno di diverse cure anche per vari problemi ai polmoni.

In realtà avevo mandato loro più soldi di quelli che Jensen mi aveva consigliato di dar loro ma io al momento non ne avevo bisogno e potevo vivere con poco, davvero. C'ero abituata, no? Che senso aveva tenermi tutti quei soldi quando sapevo che loro erano in gravi difficoltà economiche? Quindi avevo fatto quello che avevo ritenuto più giusto ed ovviamente non ne avrei fatto parola con lui, soprattutto perché non volevo sentire la sua ramanzina.

Per carità, probabilmente aveva anche ragione dato che mi trovavo lontana dalla mia famiglia e viaggiavo tra il Canada e gli USA, ma avevo preso questa decisione e per una volta non mi sarei tirata indietro. Insomma, stavo diventando più forte, no? E tutto grazie a Jensen. Perché cavolo non lo avevo incontrato prima?! A quest'ora mi sarei risparmiata diversi anni di dolore e solitudine!

Eh, il passato però non si può cambiare. L'unica cosa che si può fare è accettarlo e condividerlo con le persone a cui tieni. Io e Jensen passammo molto tempo proprio a raccontarci alcuni episodi della nostra infanzia e della nostra adolescenza. A conti fatti, mi aprii molto con lui e finii poi col raccontargli anche di tutti i problemi che avevo con mia madre ed altri aneddoti poco felici del mio passato.

Jensen, ovviamente, era sempre più contrario all'idea che io potessi tornare in Italia, anche solo per una vacanza, ed io onestamente cominciavo ad essere d'accordo con lui, anche se mi dispiaceva.

Più continuavo a raccontargli del mio vissuto e più non potevo fare a meno di sentirmi delusa della vita che mi era toccata in sorte, rimpiangendo di non aver avuto la forza di far qualcosa per migliorarla, ma non potevo farci più nulla. L'ho detto più volte: sono sempre stata una ragazza debole. Ho sempre avuto bisogno di aiuto, anche se non su tutti i campi, ma vivere? No, quello non era il mio forte. Vivevo come in un limbo fatto di speranze infrante, errori miei e non miei e solitudine.

C'era sempre stata mia nonna a tenermi su il morale ed ora che era malata era strano... e difficile. Quando l'avevo chiamata qualche volta al telefono, avevo sempre pianto dopo perché la sentivo peggiorare di minuto in minuto e questo mi faceva pensare a cose brutte. Essendo una persona molto debole, ingenua ed incline al dolore, anche questo mi buttava giù... E Jensen era comprensivo.

Capiva quello che mi passava per la testa e non travisava quello che gli dicevo. Era lì, pronto ad ascoltarmi ed a tendermi una mano, come nessuno aveva mai fatto!

Anche Jensen però si era confidato molto con me. La sua vita era stata molto più semplice della mia ma anche lui aveva avuto dei problemi, come tutti, ed amavo il coraggio e la dedizione con cui li aveva risolti. Jensen era forse il mio esatto opposto: lui era forte ed io ero debole, lui era caparbio ed io ero arrendevole... Ci completavamo bene.

E mi sentivo così tanto bene in sua presenza... Mi sentivo quasi invincibile ed anche se tante persone nella mia vita mi avevano delusa, per la prima volta scelsi di credere che almeno lui non l'avrebbe fatto. Invece anche lui mi avrebbe delusa ed il peggio era che questa volta avevo completamente dimenticato che un'eventualità del genere potesse essere possibile.

 

***

 

Io, Jared e Jensen ci trovavamo nella solita terrazza con i divani a chiacchierare del più e del meno. Erano passati quasi 3 giorni dal nostro ritorno dal secondo set di Supernatural, la caserma in disuso, e ci stavamo rilassando prima della prossima partenza, il Comic-Con di San Diego.

Inutile negare quanto fossi eccitata all'idea di poterci andare e non vedevo l'ora di poter visitare ogni padiglione grazie al pass VIP di cui sarei venuta in possesso una volta arrivati sul posto.

Lì, su quella terrazza, ero serena e felice perché davanti a me si prospettava un bel futuro e potevo anche essere grata per tante cose, ad esempio la mia amicizia con Misha, Jared e Genevieve che era una delle cose più belle che avessi mai avuto, e con Jensen andava tutto a gonfie vele.

Però... però avevo dimenticato di stare in guardia e sarebbe stato proprio Jared a farmi tornare bruscamente con i piedi per terra.

« Jay, ricorda di dire a tua moglie di chiamare Gen. » disse lui e fin qui era tutto normale. Non ero così stupida da pensare che Jensen non sentisse sua moglie al telefono tutti i giorni. Avevano una figlia, erano sposati... insomma, scema si ma non fino a questo punto.

E nonostante cercassi di ignorare questi pensieri, era naturale che a volte ci pensassi. La nostra non era di certo una situazione normale e sarebbe diventata ancora più strana via via che il tempo passava.

« Mi dispiace di avegliela rubata per quella cena di beneficienza che aveva organizzato ma ci sarai tu a sostituirla... Ed io mi godrò mia moglie a San Diego. » disse ancora lui.

Io in un primo momento non capii esattamente cosa intendesse ed in tutta onestà ero anche stanca, quindi non stavo seguendo il discorso con attenzione. Poi, quando si parlava di Danneel, il mio cervello tendeva quasi in automatico a pensare ad altro, quindi non mi ero accorta di nulla di strano. Poi, però, sentii Jensen irrigidirsi al mio fianco e la sua faccia funerea attirò subito la mia attenzione. Che mi ero persa?

« Già... ci sarò io con lei domenica sera... » disse lui e fu in quel momento che sentii il petto stringersi così tanto da farmi male. Ancora non ero sicura ma il mio cuore mi stava dicendo che avevo capito bene. Onestamente non riuscii mai a capire dove trovai il coraggio di aprire bocca ma, sorprendentemente, lo feci e neache me ne pentii.

« Oh, torni a casa Jensen? » chiesi, cercando di sembrare il più neutra possibile, sebbene non lo stessi nemmeno guardando in faccia.

« Domani mattina e starò via una settimana... » disse lui, quasi in un sussurro. Oh. Domani mattina. Mancava praticamente solo un giorno e sarebbe stato via da me per un'intera settimana. E non ne sapevo nulla... che scema.

In realtà non avrei dovuto lasciarmi sconvolgere così tanto da questa notizia ma faceva male comunque, sebbene sapessi di non avere alcun diritto su di lui. Semplicemente mi ero dimenticata che questo potesse succedere, quindi non ero più preparata come una volta.

Mi ero fin troppo abituata alla sua presenza, alla sua dolcezza, per ricordarmi che quelle cose che mi faceva provare erano 'sbagliate'. Ero rimasta fin troppo tempo in quella bolla di contentezza che finalmente mi aveva resa più serena per ricordarmi che tutto quello che stavamo facendo era ingiusto verso qualcun altro. Che cavolo avevo in testa?

« Beh, sono contenta per te... Sicuramente non vedrai l'ora di riabbracciare tua moglie e tua figlia. Peccato sia solo una settimana... magari però potrai andarle a trovare di nuovo dopo il Comic-Con, no? » chiesi retoricamente, non capendo neanche io se con quell'ultima frase volessi fargli intendere qualcos'altro.

Forse, a modo mio, volevo fargli capire che per me era 'finita'. Sempre se si potesse chiudere una storia che non era mai neanche cominciata.

Fatto sta che mi alzai dal divano e finsi di stiracchiarmi, sembrando il più naturale possibile. In realtà non sapevo neanche io quello che stavo facendo ma quello di cui ero sicura era che volevo fuggire ancora una volta da quella situazione sgradevole ed andare a rintanarmi nella mia stanza.

« In realtà non a- » iniziò a dire Jensen ma non gli lasciai il tempo di finire. Non avevo voglia di ascoltare le sue parole, soprattutto perché... boh, non lo sapevo neanche io. Forse solo perché facevano semplicemente male. L'unica cosa che sapevo per certo era che volevo andarmene ed era quello che avrei fatto, anche interrompendolo bruscamente.

« Scusatemi ma direi che è proprio arrivato il momento di andare a letto... almeno per me. » dissi infatti, sorridendo un po' fintamente verso Jared e Jensen. « Domani devo svegliarmi presto per chiamare casa, quindi è meglio che vada a dormire. » dissi, notando subito come l'espressione di Jensen potesse essere paragonata solo alla mia. Serata rovinata anche per lui, eh?

Augurando infine la buonanotte ai due il più velocemente possibile, rientrai normalmente all'interno dell'albergo e solo allora cominciai a correre il più velocemente possibile su per le scale. Potevo essere stata delusa per la millesima volta da una persona che mi era cara ma non avevo il cervello in pappa tanto da non ricordarmi che avevo comunque un segreto da mantenere.

Non era la prima volta, infatti, che al solo sentire nominare Danneel fuggivo davanti a tutti, quindi dovevo procedere con calma davanti agli altri, soprattutto davanti a Jared perché più volte in Texas me n'ero andata di punto in bianco quando lei veniva nominata, quindi dovevo stare attenta.

In cuor mio sapevo che in realtà sarei dovuta rimanere fino a che i due non avessero deciso di rientrare ma non ce la facevo proprio a restare ed a continuare a chiacchierare come se niente fosse accaduto.

Insomma, Jensen stava per partire e non mi aveva detto niente! Da quanto tempo aveva prenotato il viaggio? Eh? E mi odiavo per sentirmi così... come una specie di 'amante gelosa'! Ma non era questo quello che ero? Beh, in effetti si... era ovvio che fossi gelosa. Non volevo di certo che andasse via! Non volevo neanche che tornasse da lei e non volevo ovviamente dovermi separare da lui, soprattutto non ora che stavo cominciando ad aprirmi con qualcuno ed a sentirmi meno sola.

Purtroppo però l'avevo sempre pensato che questa situazione non facesse per me ed io volevo tirarmene fuori. Dovevo avere la forza di lasciarlo andare... davvero. Era inutile che mi dicesse "io sento qualcosa per te..." o cose tipo "ti prego di darmi altro tempo..." quando era chiaro come sarebbe andata a finire!

Che cosa poteva accadere con il suo ritorno a casa? Eh? Avrebbe visto quanto sua moglie e la sua bambina erano meravigliose e perfette, ecco quello che sarebbe successo! E quando ci saremmo rivisti mi avrebbe sicuramente confessato che era stato tutto uno sbaglio e bla bla bla.

No, grazie. In questo momento non avevo proprio bisogno dell'ennesima batosta, quindi non avevo alcuna intenzione di aspettare che fosse lui a porre fine a tutto. L'avrei fatto io, si. Magari non direttamente, faccia a faccia, dato che lui trovava sempre il modo per farmi capitolare, ma non gli avrei dato l'opportunità di passare del tempo da solo con me. Si. Poteva essere una buona soluzione, no?

« Non ce la faccio più... » dissi in un sussurro mentre aprivo con la chiave magnetica la porta della mia stanza, sbattendo piano la testa sul legno per la disperazione. Forse dovevo tentare di darmi una calmatina.

Forse stavo di nuovo esagerando per colpa di un'attacco di gelosia acuta. O forse stavo semplicemente lasciando che fossero le mie emozioni ad avere la meglio sulla mia mente e, probabilmente, dovevo imparare a controllarle.

Non volevo piangere, non volevo esagerare e non volevo fare cose di cui mi sarei pentita... quindi era giunto il momento di analizzare bene la situazione, calmarmi e comportarsi da adulta (o da persona con un po' di senno).

Per farlo, raggiunsi il divano e mi ci sedetti sopra con calma e con un bel respiro profondo, cercando di tenere a bada la delusione. Anche questa purtroppo era una situazione molto difficile da affrontare e non sapevo cosa fosse giusto fare, onestamente. Avevo il diritto di arrabbiarmi? Avevo il diritto di lanciare una televisione in faccia a Jensen per non avermelo detto? Forse si, forse no.

Ufficialmente noi due non eravamo niente, quindi probabilmente non avevo alcun diritto su di lui, così come lui non avrebbe dovuto averne su di me. Va beh, e quindi? Cosa dovevo fare? Cosa potevo fare? Cosa volevo fare? E perché cavolo non me l'aveva detto che se ne andava?

Anche questo faceva male. Avevo paura che non mi ritenesse abbastanza importante da informarmi dei suoi futuri spostamenti o di qualsiasi altra cosa, smentendo completamente quello che era accaduto in questi giorni e che mi sembrava ci stesse portando a conoscerci di più ed a renderci partecipi della vita dell'altro. Si, probabilmente la colpa era mia...

Sicuramente avevo capito male ed a questo punto forse era meglio non fare niente e pensare a me stessa ed a quello che mi faceva stare bene. Da quanto tempo non guardavo un telefilm? Che cosa c'era di nuovo? Con le riprese in corso non avevo avuto molto tempo da dedicare a questo mio hobby, purtroppo. Quindi? Avrei guardato qualcosa di nuovo? O qualcosa di vecchio? Mmm...

Quello di cui avevo proprio bisogno era di staccare la spina e non pensare più a niente, quindi una cosa valeva l'altra. Voleva andare da Danneel? Bene, che lo facesse. Andava tutto bene, anzi benissimo. Davvero. E siccome andava tutto benissimo, perché non guardare la prima stagione di 'In the flesh'? Tanto per farsi quattro risate, insomma (ovviamente sono ironica).

Era lì, nell'elenco del sito di streaming sul quale amavo navigare, e sembrava che mi chiamasse! Mi decisi pertanto a ri-vederlo -al diavolo le nuove serie- e misi subito a caricare tutti e tre gli episodi (evviva lo streaming), prendendo tutti i fazzoletti che possedevo dal bagno, pronta allo sfogo.

Sarebbe stata davvero una lunga, lunghissima serata (ma almeno amavo quel telefilm, quindi ogni lacrima sarebbe stata versata con infinito piacere).


 

***

 

Dopo aver visto il primo episodio ed aver cominciato a versare qualche lacrima, sentii distintamente qualcuno bussare alla porta della mia stanza. Avevo il volume dell'audio molto basso quindi ero sicura che non mi sentissero dall'altra parte ma, per sicurezza, lo abbassai ancora e rimasi in assoluto silenzio, aspettando che quel qualcuno se ne andasse.

Non avevo voglia di vedere nessuno, men che meno Jensen. Ero quasi sicura che fosse lui dietro quella porta e non avevo proprio voglia di parlare o di chiarire la situazione.

Ero sempre più convinta che la cosa giusta da fare, principalmente per me stessa, fosse quella di chiudere questa storia in un cassetto e buttare definitivamente la chiave, quindi dovevo solo avere il coraggio di portare a termine quanto deciso. L'importante però era che per il momento non parlassi con nessuno e mi schiarissi completamente le idee ed ero certa che se Jensen fosse entrato dentro la mia stanza, tutta la mia risolutezza sarebbe svanita all'istante, così come tutte le mie decisioni.

Attesi pertanto che chiunque fosse se ne andasse e quando, dopo un altro leggero bussare seguito da alcuni minuti di silenzio, sentii lo sbattere di una porta, allora capii di essere salva e continuai a guardare il secondo episodio, piangendo a più non posso per certe frasi che mi colpivano nel profondo, soprattutto sapendo già ciò che sarebbe accaduto nel terzo episodio.

Ero arrivata praticamente quasi a metà del terzo episodio quando sentii la mia porta scattare, seguita dal tipico e lieve cigolio che faceva quando la si apriva. Spaventata, gettai il computer sul letto col cuore in gola e mi agitai ancora di più quando vidi Jensen con la seconda chiave elettronica in mano, il volto serio e lo sguardo basso.

Entrambi rimanemmo in silenzio per un po', io continuando a fissarlo mentre lui era forse troppo in imbarazzo per affrontarmi, eppure era venuto proprio per questo, no? Ed io non volevo neanche ascoltare quello che aveva da dire... volevo solo che se ne andasse.

Andava bene così, davvero! Volevo solo farla finita con tutta questa storia e smetterla di sentirmi male... o di avere paura di star reagendo fin troppo male per una stupidaggine come questa. Perché era una stupidaggine, no? Lo era? Non lo era? Onestamente non capivo più nulla.

« Scusami... » disse poi Jensen, chiaramente riferendosi all'intrusione. Non appena lo sentii parlare, però, io reagii subito male e scoppiai a piangere, non riuscendo proprio a trattenermi.

Odiavo parlare di quello che provavo e delle mie emozioni ed ogni volta che dovevo farlo ero prontamente bloccata da una fontana di lacrime che non smettevano mai di sgorgare. In questo caso non era colpa di Jensen perché accadeva con ogni persona... con mia madre, con una mia amica, con un professore... Non appena si doveva parlare di me e dei miei problemi, ecco che piangevo perché avevo semplicemente paura di esprimere quello che provavo.

Forse non volevo sembrare stupida o forse, non avendo ricevuto mai abbastanza attenzioni, mi sentivo estremamente a disagio quando dovevo parlare di ciò che mi affliggeva. Fatto sta che ormai stavo piangendo e Jensen corse subito a stringermi tra le braccia, facendomi ancora una volta sentire come una bambolina di porcellana talmente fragile da potersi spezzare in mille pezzi in pochi secondi.

« No, ti prego... Eve! Ho sbagliato... lo so... ho sbagliato... ti prego, non piangere per colpa mia... » disse lui, baciandomi la fronte mentre sussurrava quelle parole. Mi accarezzava anche i capelli, tenendomi davvero stretta a sé, anche se in modo delicato.

In quel momento non capivo neanche come fosse messo ma non doveva essere la posizione più comoda del mondo perché era metà sul letto e metà fuori. Era così completamente preso dal cercare di confortarmi dal non pensare a come potesse cadere in un attimo se si fosse spinto un po' più indietro.

« Avrei dovuto dirtelo... Lo sapevo che non l'avresti presa bene! Ed è forse per questo che ho pensato di fartelo sapere all'ultimo... per risparmiarti un po' di dolore. Non volevo essere l'ennesima persona che ti fa del male ma non mi sta riuscendo molto bene, eh? » chiese lui in modo retorico mentre io tiravo su col naso ed afferravo un pacco di fazzoletti dal comodino.

Avevo completamente la gola bloccata ed anche se volevo dirgli qualcosa, non riuscivo ad articolare neanche una piccola frase. Niente. Riuscivo solo a piangere come una deficiente ed a sentirmi uno schifo vivente perché lo stavo facendo sentire in colpa e non se lo meritava. Ero io ad aver sbagliato... ero io ad essere in errore. Avevo reagito male, solo questo.

« Va tutto bene... » dissi finalmente, allungando una mano per accarezzargli il viso. Non lo guardai in faccia ma continuai a tenere la mano lì, cercando un po' di calore e conforto, tranquillizzando anche lui nel processo. La mano mi tremava vistosamente, chiaro segno di quanto fossi nervosa, ma dovevo cercare di stare calma e di sistemare questa situazione, in un modo o nell'altro.

« Jensen, d-dobbiamo fare la cosa giusta... io non ce la faccio più, per favore. » dissi e, purtroppo, non potei fare a meno di singhiozzare perché l'ultima cosa che avrei voluto era rinunciare a lui ma non potevamo continuare così. Stavamo facendo del male a tutti con i nostri segreti e con le nostre bugie e, soprattutto, stavamo facendo del male a noi stessi.

« Eve... no, no... dici così solo perché ho sbagliato... » disse lui, continuando a scuotere la testa mentre i suoi occhi si inumidivano. Non era questa la prova che ci teneva? Non era questo che mi diceva senza alcuna ombra di dubbio che non voleva davvero lasciarmi?

« Ti prometto che la prossima volta andrà meglio, va bene? » disse ancora lui, poggiando le sue mani sul mio viso, quasi a costringermi a guardarlo negli occhi. Onestamente io non ce la facevo e quindi non esaudii la sua muta richiesta.

Sentii però subito dopo le sue labbra sulle mie ed ovviamente mi uscì un altro singhiozzo mentre Jensen mi divorava pezzo per pezzo. Caddi all'indietro sul materasso e lui si posizionò tra le mie gambe, gravando con il suo peso su tutta la lunghezza del mio corpo. Continuò a baciarmi forse pensando di farmi cambiare idea ma non l'avrei fatto, almeno non questa volta.

Le sue labbra e la sua foga stavano solo riuscendo a farmi capire quanto fosse urgente distaccarmi da lui perché mi era fin troppo facile dimenticarmi di tutto il resto quando ero tra le sue braccia (o se mi stava baciando) e non potevo più permettermelo.

Sentivo che sarei stata io a soffrire alla fine di tutta questa faccenda, quindi non volevo rischiare di innamorarmi di più di lui per poi perderlo definitivamente. Poi, mentre lui accarezzava il mio corpo, mi resi conto che effettivamente io... lo amavo. Per quanto sbagliato fosse, lo amavo. Altrimenti non gli avrei mai permesso di toccarmi in questo modo se non fossi stata certa di provare dei sentimenti molto forti nei suoi confronti. E ciò valeva sin dall'inizio.

Mi ero solo illusa di dovermi ancora innamorare di lui, forse per non soffrire, quando invece era diventato importante per me sin dal primo momento.

« J-jensen! » dissi, quasi urlando, e provai a scostarmi mentre lui scendeva a baciarmi il collo. Avrei voluto che non smettesse mai ma dovevo allontanarmi da lui. SUBITO. Con forza cercai di bloccare le sue mani o almeno di attirare la sua attenzione e quando lui finalmente alzò lo sguardo, lo vidi perso. Non stava bene, ne ero sicura.

« Jensen, per favore... per favore! Basta... » dissi, piangendo ancora. Entrambi rimanemmo bloccati nelle nostre posizioni per un po' di tempo, io sofferente e lui sconvolto. Poi si alzò di scatto dal letto e se ne andò, sbattendo la porta.

Mi accorsi solo dopo un po' della seconda chiave elettronica sul comodino, chiaro segno che non sarebbe più potuto rientrare in stanza. Piangendo ancora e sempre più esausta, spensi il computer e mi accasciai sul cuscino, rannicchiandomi il più possibile.

Stavo male anche io, questo era evidente, e non riuscivo proprio a smettere di piangere per il dolore e la solitudine che provavo fin dentro le ossa. Solo il sonno, poi, mise fine a tutto quel mare di lacrime.

 

***

 

Com'è facile intuire, la mattina dopo non fu affatto semplice. A dire il vero mi svegliai comunque molto tardi, verso le 11:00, ma quelle ore in più di riposo non sortirono alcun effetto positivo. Stavo infatti da schifo ed anche se non volevo pensarci, sapevo già che probabilmente Jensen era partito per Los Angeles ormai da un paio d'ore e questo pensiero non poteva che farmi malissimo.

Provai ad ignorare quel dolore ma era quasi impossibile... non riuscivo a pensare ad altro. Nel disperato tentativo di cambiare aria (mi sentivo soffocare in quella stanza), presi la chiave elettronica ed uscii fuori fino ad arrivare nel boschetto in cui di solito mi allenavo.

Cominciai così a correre più veloce che potevo e forse questo mi servì perché stavo scaricando in qualche modo la tensione accumulata. Certo, nel frattempo qualche lacrima scendeva copiosa lungo le guance, ma non diedi loro peso e continuai a correre fino a che le gambe non cominciarono a bruciarmi.

Decisi solo in quel momento di tornare indietro, con più calma, godendo della natura che mi circondava. Mi dispiaceva tanto per come erano andate le cose ma non poteva essere altrimenti e dovevo farmene una ragione, anche se sarebbe stato difficile. Molto difficile.

Una volta arrivata di nuovo davanti all'albergo, mi accorsi di non avere con me neanche il cellulare, quindi tornai con fatica in camera per recuperarlo.

Era quasi l'ora di pranzo e lungo la strada salutai diversi membri della crew e visti di sfuggita anche Jared che provò a dirmi qualcosa ma non ero ancora dell'umore giusto per ascoltarlo, quindi finsi di non aver visto che stava provando ad attirare la mia attenzione dopo il saluto iniziale.

Una volta in camera, poi, recuperai il cellulare e mi misi a guardare un po' le novità su Facebook e, ovviamente, che cosa potevo vedere? Jensen in aeroporto in compagnia di moglie e figlia. Moglie che tra l'altro aveva i capelli quasi del mio stesso colore.

Di getto scoppiai a ridere e probabilmente ero impazzita perché non riuscivo più a smettere. Risi, risi e risi fino a che le guance non cominciarono a farmi davvero male. Dopodiché caddi a peso morto sul letto e rimasi lì a guardare il soffitto.

« I capelli... » pensai e sapevo di non star ragionando lucidamente. Presi alcune ciocche tra le mani e ne osservai il colore, triste. Mi piaceva molto quel colore... ma forse era arrivato il momento di cambiarlo.

In realtà non volevo diventare quello stereotipo di donna che quando ha il cuore spezzato cambia look, eppure sentivo che mi avrebbe fatto bene, quindi presi il cellulare e chiamai prima Jeremy Carver per avere il permesso e poi Melanie che mi avrebbe aiutato a non combinare disastri.

Ci volle poco a convincere Jeremy della cosa, soprattutto perché riuscii a trovare una scusa convincente: Catherine poteva voler cambiare aspetto proprio per dare un taglio netto con la sua vita precedente. Quindi, una volta fatto questo, non ci furono più ostacoli e Melanie fu più che felice di aiutarmi.

Ashley era già andata in vacanza, quindi era per questo che non avevo chiamato lei, ma Melanie era comunque quella più portata per i capelli. Fatto sta che, dopo pranzo, confidai a Jared che stavo per combinare qualcosa e lui, dopo aver alzato un sopracciglio in risposta, alzò pure le spalle arreso, ammettendo di non voler sapere cosa fosse.

« Ci vediamo più tardi! » dissi con un sorriso, uno di quelli genuini questa volta, e corsi a prendere il taxi che Mrs Hallyway mi aveva chiamato di modo che potessi raggiungere uno degli studi di Melanie a Vancouver. Dato che aveva finito momentaneamente di lavorare per lo show, era tornata a dirigere a pieno ritmo i suoi vari studi di make-up, trucco e parrucco, smettendo anche di dormire nell'albergo di Mrs Hallyway.

Dunque ora toccava a me raggiungerla e quel viaggio in taxi sembrò durare parecchio, soprattutto perché ero super spaventata da quello che stava per accadere. Volevo cambiare look ma avevo comunque un timore un po' sciocco di non piacermi subito dopo.

In realtà non mi sarei mai dovuta preoccupare perché Melanie era bravissima e, dopo averla salutata ed abbracciata, ma soprattutto dopo averle spiegato quello che avevo in mente, mi fece accomodare in una postazione e ci pensò direttamente lei ai miei capelli, facendoli diventare... biondi. Si, avete capito bene.

Anche se non sarei diventata proprio bionda... era più uno shatush, anche se la base me l'aveva comunque schiarita, ed il risultato finale era... perfetto. Era esattamente quello che desideravo e per questo ero super felice!

« Grazie Melanie! » dissi con un sorriso a 32 denti e lei mi abbracciò di nuovo, contenta per essere riuscita ancora una volta a rendermi felice. E con questo spirito, dimentica dei problemi, presi un altro taxi e tornai in albergo dove Jared si prese quasi un infarto appena mi vide.

« S-sei... BIONDA! » urlò lui ed io annuii, sventolando i capelli che Melanie aveva deciso di far mossi in tantissimi e morbidissimi boccoli. Erano proprio carini quei boccoli dorati!

« S-stai bene... insomma, sei diversa ma... stai bene. » disse lui, avvicinando una mano per toccarmi i riccioli ed io sorrisi ancora perché era esattamente questo quello che volevo: sembrare diversa. Volevo ricominciare e vedermi così allo specchio sentivo che mi avrebbe aiutata molto a pensare in modo positivo. Poi se queste erano le reazioni di chi scopriva che ero diventata bionda, allora ero certa che mi sarei fatta altre grasse risate.

 

***

 

Gli altri quattro giorni passarono molto lentamente, vi risparmierò i dettagli. Correvo la mattina, chiacchieravo con Jared e Misha e guardavo una montagna di serie televisive. Punto.

L'unica cosa che aspettavo con ansia era appunto il Comic Con di San Diego, quindi fu con grande gioia che la sera del 16 di Luglio feci i bagagli ed ovviamente mi portai dietro più cose di quelle che avevo bisogno.

Naturalmente Melanie ed Ashley mi avevano fornita di tanti graziosi outfit da sfoggiare durante tutta la durata dell'evento. Già solo quelli occupavano gran parte della valigia ma erano dettagli insignificanti perché gli avrei fatto entrare tutto quello che volevo in quel bagaglio! Questa era una promessa. Ma sfide a parte, non vedevo l'ora di essere lì ed immergermi nella sala dei gadget. Essere poco famosa aveva di certo i suoi pregi e lungi da me lamentarmi per questa faccenda.

Fatto sta che la mattina dopo partimmo di buon ora e ci ritrovammo all'aeroporto alle 08:30 circa. Il volo sarebbe partito per le 09:30 quindi avevamo un'ora di tempo per fare quel che cavolo volevamo, anche se non avevo messo in conto il fatto che ci avrebbero portati direttamente nella sala vip proprio per evitare che le persone ci accerchiassero mentre aspettavamo l'apertura del gate. Eh, ma io non ero così tanto famosa, no?

« Mmm... torno più tardi, ciao! » urlai a Jared e Misha e mi feci accompagnare verso la zona commerciale dove, ovviamente, mi tuffai in mezzo ai libri e ne comprai uno che mi ispirava e che non avevo mai letto: Gone Girl di Gillian Flynn.

Contenta e soddisfatta, tornai indietro appena in tempo ed ovviamente ci scortarono per primi in aereo, prima classe. Ero accanto a Jared ed a Misha toccò mettersi dietro di noi. Naturalmente, dopo mezz'ora, mi addormentai di botto e venni svegliata dopo un certo numero indefinito di ore (?) da Jared che delicatamente mi informava che eravamo atterrati, quindi mi ero pure persa il botto dell'atterraggio (meglio così).

Mi aspettavo che saremmo usciti subito dall'aeroporto ma non fu così e per qualche strana ragione rimanemmo ancora un po' in una saletta per vip, finché...

« Gen! » urlai a squarciagola e corsi subito ad abbracciarla, stando bene attenta a non farle male. Ora non si poteva proprio fare a meno di notare la pancia sospetta ed io la accarezzai subito, super contenta per i miei due amici.

« Eve, è bellissimo vederti dopo tanto tempo! E sei bionda! » disse lei, spettinandomi i capelli. Dietro di lei vidi affacciarsi Thomas che, dopo un attimo di esitazione, mi sorrise e si strinse alle mie gambe. Io lo presi subito in braccio e lo coccolai un po', molto felice di rivederlo. Mi era mancato moltissimo quello scricciolo ed anche se non lo davo a vedere, rivederlo me l'aveva solo ricordato.

« E tu come stai, eh? » chiesi ancora mentre Jared, dopo aver scompigliato i capelli del figlio, baciava la moglie con tutta la passione che aveva in corpo. Diedi loro un po' di privacy e distrassi Thomas almeno fino a che suo padre non venne a reclamarlo per giocare con lui.

Tutti insieme ci dirigemmo verso l'albergo in cui avevamo prenotato delle stanze e nel frattempo io e Gen cominciammo a parlottare della sua gravidanza e di tutte le novità del periodo, facendo ammattire Jared con i nostri chiacchiericci.

Poi si unì a noi anche Misha con le sue stranezze ed allora la frittata fu completa: ridemmo tutti come dei poveri deficienti davanti ad un perplesso Thomas che non capiva cosa stava accadendo. Ci separammo solo dopo essere arrivati davanti alle nostre tre stanze.

Come al solito, mi ritrovai ad avere le chiavi per la stanza che stava in mezzo tra quella di Jared e quella di Misha. Fu lì che lasciai la valigia e mi diedi una rinfrescata, lasciando l'esplorazione della stanza per dopo. Ovviamente, però, mi buttai a capofitto sul letto ed effettivamente era un materasso molto morbido.

Mmm... mi faceva venir voglia di dormire subito... però non potevo perché mi aspettavano per mangiare un boccone insieme, quindi mi feci coraggio e mi alzai, sebbene sembrasse molto più allettante il letto in questo momento.

Trascorremmo così altre ore in allegra compagnia e, nel frattempo, mi vidi passare avanti altri attori di serie televisive che conoscevo, poiché evidentemente alloggiavano nello stesso albergo. Vidi passare Joseph Morgan ed anche Claire Holt! Io lei la adoravo tantissimo dai tempi di H20, un'altra serie tv, e quindi cominciai a saltellare eccitata sulla sedia.

Vidi anche passare Eliza Taylor e Bob Morley di The 100 mentre salivo le scale e stavo quasi per inciampare sui miei stessi piedi. Ed ancora non era finita perché per il 17 Luglio non erano previsti poi così tanti panel, quindi non osavo immaginare cosa sarebbe accaduto nei prossimi giorni.

Fatto sta che alla fine ci ritirammo tutti nelle nostre camere dopo aver cenato, sempre insieme. Non ero certa di cosa sarebbe accaduto domani ma mi sarei fatta sicuramente un giro per la zona gadget del Comic Con. Non mi avrebbe fermata nessuno.

Quello che però mi rendeva particolarmente fiera di me stessa era il fatto che non avessi pensato a Jensen neanche una volta, troppo distratta da tutte le novità che mi stavano intorno (compresa la presenza di Genevieve e Thomas).

 

***

 

Il mattino dopo giunse e verso le 09:30 ero già sveglia e pimpante, pronta ad andare al Comic Con. In realtà Jared e Misha avevano cercato di dissuadermi poiché non volevano che andassi da sola e loro non potevano proprio accompagnarmi per questioni di sicurezza, ma io ero stata più testarda di loro ed alla fine li avevo convinti a lasciarmi andare senza troppe storie.

Per compromesso fu deciso che dovevo portarmi dietro uno dei bodyguard presenti in albergo, opportunamente ricompensato per il disturbo, e fui contenta di scoprire che era una lei.

Sembrava una persona 'normale' in apparenza, quindi non dava l'idea di essere super forte o qualcosa del genere, ma probabilmente era più adatta di qualunque altro bodyguard pieno di muscoli che avrebbe sicuramente attirato l'attenzione.

Quindi, eccomi lì in un taxi con una bodyguard, dritta verso il Comic Con di San Diego con un pass luccicante tra le mani che mi affrettai a mettere al collo. Una volta lì rimasi sconcertata dalla quantità di persone presenti e per un attimo esitai, non più così convinta che fosse una buona idea semplicemente perché sarebbe stato un incubo passare in mezzo a tutte quelle persone, ma alla fine mi auto-convinsi che sarebbe andato tutto bene e che non c'era bisogno di preoccuparsi.

Trascinai, pertanto, la mia bodyguard all'interno ed entrai letteralmente in paradiso. C'era... DI TUTTO. E cosplayer ovunque! Era un mondo magico... colorato. Mi sentivo praticamente a casa. Cominciai subito a dare uno sguardo ai vari stand e, se non fossi stata comunque una ragazza giudiziosa, probabilmente avrei speso tutto quello che avevo in banca solo per comprarmi tutte quelle cianfrusaglie.

C'erano gadget da Harry Potter, da Hunger Games, da Shadowhunters e da un sacco di altri libri/film. E poi... gadget da serie televisive. Tutto quello che potevi desiderare era a portata di mano e non vedevo l'ora di comprare qualcosa, anche se non sapevo ancora che cosa.

Vidi subito dei gadget interessanti a tema Sherlock, come un deerstalker che praticamente mi stava chiamando a gran voce, e c'erano anche un sacco di gadget a tema Supernatural. Avevo notato una miniatura dell'Impala che era assolutamente fantastica e mi fiondai subito a prenderla in mano per ammirarne i dettagli. Si, l'avrei comprata.

« Le piace? Sono 50 dollari. È praticamente regalata. » disse il venditore, scrutandomi poi con una strana espressione. Continuò a guardarmi ed io sorrisi, mettendo mano al portafogli. Uscii fuori una banconota e gliela porsi senza aggiungere neanche una parola, quando venni fermata.

« Senta, mi scusi... ma lo sa che assomiglia molto alla nuova attrice di Supernatural? L'ho vista in molte foto dal set e lei è uguale...! Solo che è bionda. » disse lui ed io onestamente non sapevo cosa dire.

Onestamente mi dispiaceva non dirgli la verità ma c'erano anche altre persone lì presenti e tutte, una volta fatta notare la somiglianza, mi scrutarono. Alcuni concordarono con il venditore ed altri no... e sentii la mia bodyguard farsi sempre più vicina.

« Ehm... beh, le somiglio perché sono io. Sono Evelyn Wright, piacere di conoscervi. » dissi, abbassando il capo in un piccolo e timido inchino. Dopodiché si scatenò un putiferio e tutti cominciarono a stringermi la mano ed a farmi domande sulla serie televisiva. La mia bodyguard si affrettò a farmi scudo ma io non volevo che pensassero che fossi snob, quindi cercai di riportare la calma.

« Vi prego, con calma... Che ne dite se ci mettiamo di lato e ne parliamo? Non andrò via. » dissi e mi feci seguire in uno spazio un po' più vuoto da una folla un po' più docile. La mia bodyguard organizzò una fila e ad uno ad uno le persone mi strinsero la mano e chiesero un paio di foto, attirando anche l'attenzione di altre persone.

A questo punto dovette intervenire anche la security del Comic Con e dopo un po' venni allontanata perché non potevano permettersi tutta quella calca, causa sicurezza, quindi chiesi solo pochi minuti per fare un selfie di gruppo, cosicché fossero più o meno accontentati.

C'era un po' di persone ma alla fine riuscimmo a trovare un modo per far entrare tutti nell'inquadratura e promisi che avrei pubblicato la foto entro qualche ora. Mentre tentavo di uscire, ovviamente, mi fermai ad altre bancarelle e salutai i fan di Supernatural che trovavo in giro (solo quelli che mi riconoscevano, ovviamente, altrimenti non avrei mai potuto capire che erano fan di Supernatural).

Comprai un altro paio di cosucce, tra cui la bacchetta di Hermione, e poi uscii definitivamente dalla zona gadget, diretta in albergo. Ero rimasta lì dentro solo un paio d'ore, in definitiva, ma mi ero divertita parecchio... peccato solo che mi avevano riconosciuta, cosa che non mi aspettavo proprio che sarebbe successa.

Mentre eravamo in taxi ne approfittai per pubblicare la foto di gruppo su Twitter e sorrisi, contenta di aver comunque potuto accontentarli in qualche modo. Poi, però, una volta in albergo, arrivò una sorpresa... peccato che non fosse totalmente gradita.

Stavo infatti per bussare alla porta di Jared, dopo aver ringraziato e dismesso la bodyguard, quando sentii all'interno della stanza due uomini che evidentemente stavano litigando. Sapete ormai che effetto mi faceva sentire un uomo alzare la voce, quindi rimasi paralizzata davanti alla porta.

« Beh, non avresti dovuto permetterglielo! » sentii infine una voce urlare prima che la porta si spalancasse, rivelando ovviamente Jensen, altrettanto sorpreso di ritrovarmi lì davanti. Si calmò in un istante non appena mi vide e, senza pensarci due volte, mi strinse a sé.

Ero troppo scioccata per impedirglielo subito ma dopo poco riuscii a staccarmi dalle sue braccia ed a guardare Jared alle sue spalle.

« Visto? È tutto apposto, Jay. Sta bene! Aveva anche una bodyguard... » disse lui cercando di calmare l'amico che, invece, si agitò di nuovo al ricordo di quello che l'aveva fatto infuriare. Sembrava sul punto di mangiarselo dalla testa ai piedi ma io gli poggiai una mano sulla spalla e lui rimase in silenzio, ancora agitato ma più tranquillo di prima.

« Non prendertela con lui. Sia Jared che Misha hanno tentato di dissuadermi ma ero più testarda di loro. Lo sai bene come sono quando mi metto qualcosa in testa. » dissi io, cercando di togliere il mio amico dai guai.

« Già... non ricordarmelo. Sei davvero cocciuta quando ti ci metti. » disse e prese una ciocca dei miei capelli, rigirandosela tra le dita. Ovviamente glieli tolsi poco dopo e mi strinse il cuore non appena vidi la sua faccia dispiaciuta.

« Non saresti dovuto venire domani? » chiesi poi, cercando di rompere quello strano silenzio. Era bizzarro anche il modo in cui né Jared né Genevieve intervenivano nella nostra conversazione ed incominciai subito a preoccuparmi.

« Si ma... mmh... Eve, puoi venire un secondo? » chiese poi lui, quasi retoricamente, poiché si aspettava davvero che l'avrei seguito senza fare storie. Io ovviamente gli feci cenno di no con la testa e Jensen, di nuovo, non la prese bene.

Senza il mio permesso, poi, mi trascinò via ed andò dritto verso la sua stanza d'albergo (a sinistra rispetto a quella di Jared). Dalla porta di quella del mio fratellone gigante, poi, vidi spuntare le teste di tutti e tre (compreso Thomas) che ci continuavano a guardare mentre Jensen mi infilava a forza dentro la sua stanza e chiudeva la porta.

Ovviamente la prima cosa che feci fu quella di colpirlo al braccio, mostrando tutta la mia rabbia repressa e la mia contrarietà. Jensen non si scompose ma fermò comunque le mie braccia pronte a compirlo nuovamente.

« Vuoi star ferma un secondo? » chiese lui, quasi urlando, ma io non demorsi e continuai a fare quello che stavo facendo, sperando che mi lasciasse andare.

« Maledizione, Eve! Sono tornato PRIMA per TE! » disse lui e per un attimo mi fermai, non riuscendo a credere a quello che stava dicendo. In che senso era tornato per me? Voleva me? Per un attimo il mio cuore ricominciò a battere pieno di speranza ma poi ci ripensai e cercai nuovamente di calmarmi. No, non poteva essere davvero quello che pensavo io.

« Eve, per favore... Possiamo parlarne con calma? » chiese ancora lui ed io scossi la testa. C'era qualcosa che non mi tornava e non ero disposta a cedere così facilmente, soprattutto perché temevo che non fosse come pensavo io.

« No, Jensen. Non possiamo 'parlarne con calma'. Che significa 'sono tornato prima per te'? » chiesi poi, non guardandolo nemmeno negli occhi.

« I-io... non lo so... Ero lì ma pensavo anche a te. Dovevo tornare da te... » disse lui e mi costrinse alla parete, poggiando poi la fronte sulla mia. Ancora una volta non doveva essere una posizione comoda per lui ma non aveva alcuna intenzione di spostarsi. Poi, invece, mi circondò la vita con le braccia e mi tirò su in un abbraccio, nascondendo il volto nell'incavo del mio collo. Onestamente non sapevo che cavolo fare e mi ritrovai ad abbracciarlo, respirando il suo odore a mia volta.

« Jensen... » quasi lo supplicai di far qualcosa, qualunque cosa, ma lui rimase esattamente in quella posizione, dando silenziosamente il via alle mie lacrime.

Piansi ancora tra le sue braccia per alcuni minuti, sentendo il suo respiro altrettanto faticoso, finché non mi baciò delicatamente il collo, facendomi venire mille brividi lungo la schiena.

Risalì ancora un po', lasciando una scia di baci, ma fu in quel momento che non riuscii più a sopportare quella situazione. Scappai via dalle sue braccia e corsi verso la porta che non riuscii però ad aprire perché l'aveva chiusa con il chiavistello.

Sbattei un pugno sulla porta, facendomi un male cane, ed ebbi per un attimo paura che avrebbe approfittato di quell'intoppo per riacciuffarmi ma non lo sentii muoversi. Mi girai un attimo verso di lui e lo notai guardarmi con gli occhi umidi, ancora una volta con quell'aria persa che me lo faceva sembrare come un bambino bisognoso d'aiuto.

« Sarà sempre così? » chiesi perché non ce l'avrei fatta a continuare in questo modo, con lui che mi rapiva e mi chiedeva di riprovarci.

« Non lo so... ma mi manchi... sempre. E mi sei mancata tanto anche quando ero a casa. » disse lui e dopo quelle parole rimase in silenzio. Io ero più confusa di prima e non aggiunsi nient'altro, rimanendo nella stessa identica posizione di prima. Dovevamo assolutamente capire cosa diamine dovevamo fare ma non sembravamo in grado di salvarci da quella situazione. 

« Rimani qui... » mi chiese lui ma io scossi subito la testa. No, non potevo rimanere con lui o sapevo già che sarebbe accaduto dell'altro e non potevamo permettercelo entrambi.

Per questi motivi, dopo avergli lanciato un ultimo sguardo, spalancai finalmente la porta e mi rifugiai nella mia stanza, pronta ad un'altra brutta nottata.








Angolo autrice: Carissimi lettori, mi dispiace moltissimo di avervi fatto attendere così tanto per un nuovo capitolo ma come sapete la mia vita è piena di imprevisti e, come al solito, non ero nello stato d'animo giusto per scrivere questa storia. Mi sono anche recentemente trasferita e questo ha solo contribuito al ritardo. Spero che possiate perdonarmi e che abbiate gradito questo capitolo. Non so in quanti di voi ancora mi stiano seguendo ma vi prego di farvi sentire con un commento cosicché io possa sapere se ancora vi interessa o meno. Ricevere un commento su questa piattaforma fa sempre piacere, inoltre è anche un modo per far comprendere agli altri che questa storia è seguita, quindi vi prego di farlo <3 Grazie ancora di tutto e soprattutto per la pazienza. Spero che per il prossimo capitolo non dovrete aspettare così tanto!

P.S. Mi scuso in anticipo perché non ho riletto il capitolo, quindi probabilmente ci saranno errorini qua e là.

P.S.S. Vi ricordo anche dove potete trovarmi sia su Twitter (http://twitter.com/EvelynWrightSPN) che su Instagram (http://www.instagram.com/evelynjanewright/).

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