I Hate You, Don't Leave Me.

di ehjidols_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Brothers ***
Capitolo 3: *** Queen's Coffee ***
Capitolo 4: *** Kiss You ***
Capitolo 5: *** Joe Peterson ***
Capitolo 6: *** A Night To Forget ***
Capitolo 7: *** Do You Love Me? ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Prologo.

Quante volte mi hai detto che per te ero solo una bambina, avevo 5 anni e tu 8, in ogni nostra lite tu aggiungevi “Haley, sei solo una bambina!” Io ci stavo male, molto male e tu lo sapevi, provavo a ribattere “Austin, non è vero!” Ma era inutile, eri troppo forte per me.
Ogni volta che litigavamo ero sempre io che correvo da te in lacrime chiedendoti scusa, odiavo litigare con te perché tu eri il mio fratellone, appena fatta la pace ci sedevamo sull’erba del giardino a guardare le stelle per parlare tra noi. I nostri genitori erano morti in un incidente stradale mentre eravamo a scuola, avevo solo te… Io e te, in quella casa, insieme alla zia. Io e te dormivamo nello stesso lettino in quella casa, proprio come facevamo a casa nostra, ero una bambina paurosa che si sentiva indifesa dopo la morte dei propri genitori, tu eri la mia unica ancora di salvezza. La notte mi bastava un rumore per provocarmi l’insonnia e con un mio piccolo movimento capivi che avevo bisogno di te e mi tranquillizzavi. Mi abbracciavi e solamente questo bastava per farmi addormentare serena. Ogni volta che avevo bisogno di aiuto correvo da te, mi fidavo solo di te, ero una bambina fragile che aveva bisogno di qualcuno che l’amasse come un genitore. Io e te avevamo un rapporto complicato, ogni nostra lite ci univa di più, eri tutto per me e lo sei anche ora.

Tu ad aprile compirai 18 anni e potrai vivere da solo. Mi ricordo quel giorno in cui corresti da me abbracciandomi “Ci sono riuscito! Potrai stare con me!” Eri riuscito ad avermi in affido, una ragazza di 15 anni sotto la custodia di un diciottenne. Tu lavori giorno e notte per avere i soldi necessari per vivere, io ho bisogno di te, di stare con te, vorrei che fossi un po’ più presente ma ti sono riconoscente per tutto quello che fai. Conosci tutto di me, conosci ogni mia insicurezza e ogni mio punto debole ma so che non mi faresti mai del male.






Spazio all'autrice.
Grazie mille per aver letto.
Questo è il prologo e non vedo l'ora di continuare la storia,
spero vi piaccia, perfavore ditemi cosa ne pensate con una recensione . 
So che è un po' corto ma è solo il prologo.
Il banner lo ha fatto una mia amica, @mah0neshug.
Il  mio account twitter è @xaustinseyes,per qualsiasi cosa mi trovate lì.
Ok, ho parlato anche troppo.
Un bacio,
Jessica

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Capitolo 2
*** Brothers ***


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Brothers.

Dopo essermi vestita e truccata scendo in cucina per fare colazione, tu sei già pronto. “Buongiorno” mi dici. Io ricambio. “Ti accompagnerà Gabe a scuola?” Rispondo di sì addentando un biscotto, tu intanto apri la credenza per riporre la scatola dei cereali. Mi pulisco le mani e salgo in camera a prendere lo zaino.

“Non ci sono a pranzo”. Mi dici mentre sono ancora per le scale. Sento il campanello. “E’ Gabe, io vado”. Mi avvicino a te sollevandomi sulle punte e ti stampo un bacio sulla guancia, faccio per andarmene ma mi prendi di sorpresa dandomi a tua volta un bacio, poi esco di casa chiudendo la porta. Gabe mi aspetta seduto sulla panchina davanti casa con un sorriso amichevole stampato in faccia.
“Come va? Tutto bene con tuo fratello?”
“Come sempre, per lui sono solo una bambina”. Sbuffo.
“E’ tuo fratello maggiore, vuole solo proteggerti”
“Non sopporto tutto questo”
“Non sopporti cosa?”
“Gabe io…”. Mi giro verso di lui guardandolo negli occhi.
“Haley tu… tu sei innamorata di Austin?”.
Il suo sguardo sorpreso mi faceva sentire a disagio tanto da costringermi a mentire. Era così evidente?
“No, Austin è mio fratello! Non può accadere niente tra di noi”. Grido contrariata.
Continuiamo a camminare in silenzio mentre io penso a te e a quanto sia sbagliato quello che provo, obbligandomi a cancellarti dai miei pensieri. C’è talmente tanta confusione nella mia testa che il mondo fuori lo sento appena.

***

Sono allungata sul letto a finire i compiti di inglese quando tu torni a casa e vieni a cercarmi in camera mia. “Eccomi, sono tornato”. Ti guardo distrattamente con aria fredda facendo finta che non m’importi di te. “Haley?”. Ti ignoro. Tu ti avvicini a me sollevandomi il mento con due dita. “Haley, ti ho fatto qualcosa?” sussurri serio. Rimango a guardarti aspettando che tu dica qualcosa. “Rispondimi, ti prego”
“Non ho voglia di parlare con te, tutto qui”. Mi guardi deluso, non era mia intenzione ferirti ma è meglio prendere le distanze.
“No, tu ora mi dici che è successo”. Mi costringi ad allungarmi sul letto e ti metti accanto a me, guardandomi dritta negli occhi. Riesco a sentire il tuo respiro sulla pelle ed è la sensazione migliore che abbia mai provato. Mi faccio schifo, non dovrei provare questi sentimenti per mio fratello. Mi accarezzi la gamba incoraggiandomi a sfogarmi. “Fermati”. Allontani la mano confuso.
“Austin, quello che c’è tra di noi è sbagliato”
“Cosa vuoi dire?”. Mi guardi con quegli occhi da cucciolo che non riesco a reggere, dovrebbe essere illegale.
“Siamo troppo affettuosi l’uno con l’altro”.Faccio una pausa e poi continuo. “E non va bene”. 
Il tuo sguardo confuso mi fa capire che non avevi mai pensato a noi, o a me. Fa male sapere che non pensi a me, i miei occhi si riempiono di lacrime che riesco a non far scendere e rimangono lì, ad offuscarmi la vista. “No no no no, ti prego non piangere”.  Mi prendi timidamente la mano accarezzandomi le nocche con il pollice.
“Non mi hai nemmeno ascoltata?” dico acida.
“Haley…”
“Austin”
“Una cosa che ti fa sentire così bene non può essere sbagliata”. Sento una stretta allo stomaco ascoltando questa parole. Questo vuol dire che anche tu provi per me la stessa cosa? Mi rispondo di si.
“Non possiamo stare insieme io e te”. Mi sforzo di parlare ma ho un nodo in gola ad impedirmelo. Non sai quanto mi costa dirlo. Mi butto indietro con la testa infilandola sotto il cuscino, tu ti alzi e ti appoggi al muro sospirando. Mi sento così in colpa e in difficoltà ora.
“Senti, vuoi vedere un film?”
“Devo finire i compiti”
“Non fa niente, puoi non andare a scuola se vuoi, ti vedo stanca”.
Accetto e vado a preparare i pop corn. Apro la credenza, ma il sacchetto è troppo in alto. Ti chiamo e ti chiedo di aiutarmi, tu mi sollevi e mi dici di prenderlo.
“Non sarebbe stato più facile se tu avessi allungato un braccio?”
“Sarebbe stato meno divertente” sussurri tornando a sederti sul divano.
Infilo il sacchetto di pop corn nel microonde e ti raggiungo. Sei comodamente allungato e non mi hai lasciato il posto per sedermi.
 “Dove dovrei mettermi secondo te?”
“Su di me”. Mi guardi malizioso.
“No…”
“Invece si”. Mi prendi la mano facendomi allungare sopra di te.
Il film inizia ma nessuno di noi due sta facendo attenzione. Inclini la testa sfregando le labbra sul mio collo. La sensazione di solletico che provochi è piacevole,io sorrido soffiando sulla tua pelle. Intrecci le mani dietro la mia schiena infilandole sotto la mia camicia lasciata aperta.
Poggi le labbra sul mio collo succhiando leggermente la mia pelle ed io mi aggrappo saldamente alle tue spalle, il mio cuore potrebbe scoppiare. Sentiamo il campanello suonare, tu sospiri mentre io mi alzo andando alla porta. Vedo Gabe in piedi a guadarmi divertito.

“Tutto bene?”
Mi schiarisco la voce. “C-certo, perché?”
“Hai una faccia…”.  Lo fulmino con lo sguardo e lo invito ad entrare.
“Come mai sei venuto?”

“Volevo chiederti una cosa, possiamo parlare da soli?”. Annuisco trascinandolo di sopra.
Anche se non posso vederti sono sicura che tu mi stia guardando. Percorriamo il corridoio, lo faccio entrare in camera chiudendo la porta. Sospiro.
“Dimmi”. Mi giro verso di lui e lo guardo negli occhi.

“Io domani salto scuola, vuoi venire?”
“Dove vai?”. Mi informo.
“Fuori città”
“Con chi?”
“E’ un interrogatorio per caso?”
“Rispondi”. Dico seria.
“Qualche amico, li conosci tutti”. Ammette, rivolgendomi un sorriso.
“Ad ogni modo non posso, non vengo a scuola domani”
La sua attenzione si concentra su una parte del mio corpo, il suo sguardo shockato mi mette in soggezione.
“Haley Isabelle Mahone che diavolo hai sul collo?” . Istintivamente mi copro la parte con i capelli ricordandomi di ciò che era accaduto poco prima con Austin e arrossisco.
“Chi te lo ha fatto?”. Mi punta il dito contro.
Abbasso lo sguardo. “A-Austin”. Mormoro.
“Ulalà, ho interrotto qualcosa. Meglio che vada.” Rimango in silenzio imbarazzata e lo accompagno alla porta. Ci salutiamo, Gabe mi da un bacio, non mi è difficile capire che il suo scopo è quello di farti ingelosire.
Torno accanto al divano intimorita.

“Ci avete messo un bel po’”. Commenti. Ti alzi mettendoti davanti a me, cerco di guardare altrove facendo l’indifferente.
“Cosa ti ha detto?”. Cerchi il mio sguardo.
“Niente di importante”. Me ne vado.
“Ehi?”. Mi prendi per il polso intrappolandomi tra le tue braccia.
“I pop corn ormai saranno carbonizzati…”. Scappo in cucina chiudendo a chiave, appoggio la schiena alla porta scivolando fino ad arrivare seduta per terra con le ginocchia alte. 
Inizio a piangere, pregando che tu non senta i miei singhiozzi. Mi alzo e apro il microonde, stranamente i pop corn sono ancora buoni. Asciugo le lacrime sulle mie guance e torno sul divano. Continuiamo a guardare il film come se non fosse successo niente. Lentamente provi a prendermi la mano ed io non posso fare altro che stare al gioco, sono bloccata.
“Allora, che ti ha detto?”. Sussurri al mio orecchio.
La tua possessività inizia a seccarmi.

“Ora basta!”. D’istinto e senza riflettere ti lancio tutti i pop corn addosso, alcuni ti finiscono anche nella maglietta. La tua faccia arrabbiata mi spaventa, porto una mano alla bocca sorpresa.
 “Scusa” squittisco. Corro in camera mia.
Non posso credere di averlo fatto.



Spazio all'autrice
Ciaoo, spero vi piaccia il capitolo.
Perfavore lasciate una recensione,  mi piacerebbe sapere cosa pensate di questo primo capitolo.
Probabilmente non andrò avanti prima delle tre recensioni.

A presto,
Jessica

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Capitolo 3
*** Queen's Coffee ***


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Queen's Coffee

Come “punizione” per ieri sera decidi di svegliarmi alle 9.
“Ti arrabbi se ti chiamo bambina ma in realtà sei solo una bambina capricciosa”. Urli.
Mi dici di prepararmi e scendere e quando arrivo in salotto mi porgi un sacchetto con un ghigno irritante stampato in faccia e mi ordini di raccogliere tutti i pop corn uno ad uno.
“Esistono gli aspirapolvere…”. Ribatto acida.
Ovviamente sarebbe troppo facile perciò mi proibisci di usarlo.
Austin Carter Mahone, ti meriti tutto il mio odio”. Sbotto.
Mi guardi deluso con le braccia incrociate sul petto e poi vai a fare colazione. Mi piego a raccogliere i pop corn “uno ad uno” come hai detto, anzi ordinato.

Quando finisco mi alzo ed entro in cucina sbuffando. Tu sei seduto sullo sgabello a sgranocchiare cereali e decido di ignorarti. Mi avvicino al cestino schiacciando il pedale per aprirlo e getto con rabbia il sacchetto.  Ti sento ridere e sinceramente lo trovo molto fastidioso.
“Non entrare in camera mia per nessuna ragione”. Ringhio uscendo.
So benissimo che non lo farai perché sei sempre stato tu il più bravo a mettere il muso, ma ci tenevo a precisarlo. Sicuramente tra meno di un’ora avremo già fatto pace ma tu non ti sarai smosso di una virgola per chiedermi scusa.
Entro in camera e poi nel mio bagno. Prendo una matita nera e me la passo sugli occhi e successivamente anche il mascara. Mi spazzolo nuovamente i capelli biondi e vado a cambiarmi. Prendo dei pantaloncini a righe bianche e nere verticali ed una maglietta a giromanica nera con il colletto bianco e mi vesto.
Mi allungo sul letto a pensare fissando la parete piena di poster della mia band preferita: gli One Direction.
I ragazzi inglesi sono fondamentalmente diversi da quelli americani, non indossano cappellini con la visiera e giacche college tutto il tempo e non giocano a basket 24 ore su 24 come fai tu.
Ma a me tu piaci così come sei. Trovo adorabile il fatto che non sbagli mai un canestro e che ti arrabbi quando non riesci a fare strike al bowling.
Più velocemente di un razzo corro in cucina, tu sei ancora seduto sullo sgabello ed io mi siedo su di te mettendoti le braccia intorno al collo. Abbracciarti è sempre stato il mio modo di chiederti scusa. Ricambi il mio abbraccio stringendomi i fianchi. Inizio a piangere in silenzio non so nemmeno io il perché. Mi sento un po’ in imbarazzo quando arriva Alex, non sapevo che ci fosse anche lui ma comunque io sono di spalle e non mi vede piangere.
“Puoi lasciarmi andare ora”
“No, ti prego”
“Haley, stai piangendo?”. Dici preoccupato. Mi allontani e mi guardi negli occhi asciugandomi le lacrime.
“Ehi, che succede?”. Sussurri, tenendomi il viso tra le mani.
“Non voglio parlarne ora”
Piangevo, lo ammetto, piangevo come una bambina in quel momento. Non c’era un motivo ben preciso era un po’ per tutto, per i nostri genitori, per te che continui a chiamarmi “bambina”…
“Alex puoi tornare dopo?”
“Certo. Ciao Austin, ciao Haley”. Urla uscendo.
Mi rifugio tra le tue braccia appoggiando la testa sul tuo petto, mi sento così stupida.
“Dimmi cos’hai”
Smetto di piangere ma senza parlare e ti guardo con occhi innocenti.
Mi porti in salotto e ti siedi sul divano facendomi sdraiare con la testa sulle tue gambe e mi accarezzi i capelli.
“Mi mancano mamma e papà…” . Ammetto.
Ti gratti nervosamente il collo. “Haley…”. Dici compassionevole.
“Sono una bambina, lo so…”
“Non intendevo questo”
“Oh davvero? Perché a quanto pare sai dirmi solo questo ultimamente”. Essere acida con te mi riesce abbastanza bene ultimamente.
“Mancano tanto anche a me”
Continuo a piangere rannicchiata sul divano e tu semplicemente lasci che io mi sfoghi.
Quando finalmente mi calmo alzo la testa sedendomi normalmente.
“Scusa”. Sussurro.
“Per cosa?”. Chiedi confuso.
“Per questa scenata”
Mi circondi le spalle con un braccio avvicinandomi a te e mi baci la guancia. Prendo timidamente la tua mano che è molto più grande della mia e per un attimo ci guardiamo.  Solo in questo momento realizzo quanto vorrei che fossi mio. Ho bisogno di abbracciarti, baciarti e tenerti per mano. E’ tutto così sbagliato da sembrare surreale. Una parte di me non vuole accettare che io e te siamo impossibili.
“Devo andare…”. Dico scappando in camera mentre tu mi guardi andar via deluso.

***

Sento la tua voce dirmi che ci sono visite per me. Entra Olly dalla porta, la mia migliore amica, e non posso che essere felice.
“Ciaoo”. Dico saltandole al collo.
“Ehi Haley. Niente scuola?”. Ride. Tu intanto esci.
“No, ero un po’ stanca”
“Ti ho portato i compiti, la professoressa di inglese mi ha detto di dirti che hai preso B+ al compito”. Sorrido.
“Grazie”
“Ora devo andare, chiamami se hai bisogno di qualcosa”.
“Vai già via?”
“Scusa, ho danza”. Ti avvicini e ci salutiamo con un bacio, poi esci dalla stanza ed io torno sul mio letto.

“Haley, possiamo parlare?”
Annuisco sorridendo e tu ti siedi accanto a me.
“Hanno bloccato il conto dei nostri genitori, quindi per ora non possiamo prendere soldi”
“Cioè? Siamo poveri?”. Dico allarmata.
“Abbiamo i soldi necessari per vivere, ma con 20 dollari di troppo potrebbero toglierci la casa”
“Quindi tu dovrai lavorare giorno e notte?”. Ti guardo preoccupata, non voglio che tu stia via così tanto.
“Dipende, a volte”
Non mi sembra giusto che mentre tu lavori giorno e notte io non faccio niente dalla mattina alla sera.
“Ok…”
“Vado a lavoro”. Dici lasciandomi un bacio sulla fronte.

Quando sento la porta di casa chiudersi mi alzo dal letto e raggiungo l’ingresso di casa. Prendo la giacca dall’attaccapanni ed esco. Non sono sicura di cosa fare ma l’idea è quella di trovare un lavoro per il pomeriggio. Mentre penso a cosa potrei fare mi ricordo che in un bar dove vado sempre stanno cercando una cameriera. Mi metto a correre prima che chiuda o che qualcuno mi preceda

***

Dopo aver supplicato la signora Lucy di assumermi indosso soddisfatta il grembiule. Ogni lunedì, mercoledì e venerdì pomeriggio lavorerò come cameriera al bar Queen’s Coffee . Non si fanno molti soldi lavorando qui ma per ora è il massimo che io possa fare. Mi avvicino ad un tavolino munita di taccuino e penna e chiedo gentilmente ai due signori la loro ordinazione.
‘Due cappuccini, sono solo due cappuccini, posso farcela’ mi ripeto. Mi avvicino alla macchina e abilmente riesco a fare i miei cappuccini con tanto di schiuma. Ma cos’è un cappuccino senza la tipica decorazione del Queen’s Coffee? Prendo la cioccolata e formo un cuoricino sopra la schiuma. Sono soddisfatta, è uscito bene. Torno al tavolo sorridente e riesco ad ottenere anche una mancia.

E’ ora di tornare a casa, ho deciso che non ti dirò niente del mio nuovo lavoro. Mi diresti che non dovrei pensare io a questa cose ‘da grandi’.   Mi tolgo il grembiule e saluto i miei nuovi colleghi.


Apro cautamente la porta di casa, entro e in punta dei piedi mi dirigo verso le scale.
“Ciao”.  Sei appoggiato alla porta della cucina e mi fai prendere un colpo.
“Oh, Austin. Non ti avevo visto”. Cerco di sembrare naturale.
“Dove sei stata?”
“A casa di Olly, si era scordata il cellulare prima”. Sorrido. Ottima idea Haley.
“Olly ha chiamato chiedendomi di te 20 minuti fa”
“Si, infatti poi sono andata a casa di Gabe”
“Perché?”
“Mi stavo annoiando…”
Mi guardi quasi convinto.
“Posso andare di sopra?”. Chiedo molto lentamente.
“Per ora si…”
Corro in camera mia chiudendomi  la porta alle spalle.
“Menomale, se l’è bevuta”. 




Spazio Autrice
Ciao bellezze, grazie mille per le 8 recensioni e per tutte le visualizzazioni.
8 recensioni nei primi due capitoli wow, supera ogni mia  migliore aspettativa.
Per qualsiasi cosa su twitter sono @xaustinseyes.
Perfavore lasciate una recensione mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.
A presto,
Jessica

 

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Capitolo 4
*** Kiss You ***


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Kiss You

E’ domenica, ieri non è successo niente di interessante. Tu continuavi a chiedermi se la mia fuga da casa avesse realmente lo scopo di andare da Olly e Gabe o se fosse stata una bugia, ovviamente non ti ho detto la verità.

“Mi accompagni a lavoro?”. Chiedi sorridendomi in modo dolce.
“Certo”.
Andiamo entrambi a cambiarci, indosso dei pantaloncini e una semplice maglietta colorata. Poi mi trucco e lego i capelli in una treccia mettendo un fiocco all’inizio di questa e poggiandola sulla spalla destra.

Entro in camera tua, tu stai indossando la camicia e continui a fissarmi. 
“Puoi prendermi la cravatta nell’armadio?” .
Apro l’anta e prendo quella che secondo me è la più bella.
“Me la metti tu?”. Sorridi.
Dopo averti allacciato la cravatta fisso soddisfatta il mio lavoro e arrossisco quando mi accorgo del modo in cui mi stai guardando. Abbasso lo sguardo sorridendo leggermente imbarazzata.   

Usciamo di casa e tu non smetti di sorridere, mi chiedo il perché di tanta dolcezza. Mi prendi per il fianco e mi guardi per un istante. Mi porti verso il parco.
“Ma così ci metteremo il doppio”.
“Non fa niente, tanto è presto”
Ti tocchi la tasca spaesato.
“Ho dimenticato il cellulare a casa, aspettami lì” Indichi una panchina. “Torno subito”.
Vado a sedermi e accavallo le gambe guardandomi intorno.
Sobbalzo quando qualcuno mi benda gli occhi, ma in un attimo riesco a capire che sei tu. Riconoscerei il tuo profumo tra mille.
“Cosa fai?”. Dico ridendo buttando indietro la testa.
“Devi prendermi”. Mi stringi le spalle aiutandomi ad alzarmi da dietro  e ti allontani.
Cammino, seguendo la panchina con la mano.
“Austin?”
Posso sentire la tua voce calda pronunciare il mio nome come a creare una scia per indicarmi la strada. Percorro la stradina di ciottoli a piccoli passi cercando di seguire la fila di pini.

Sento qualcuno, te,  prendermi le mani accarezzando il mio avambraccio fino ad arriva ai gomiti e in un attimo le nostre labbra sono unite. Mi baci dolcemente accarezzandomi la guancia e poi tiri leggermente la mia treccia.
Quando ci stacchiamo mi sento confusa, non so se dirti che è stata la cosa più bella e dolce della mia vita o se urlarti quanto tutto ciò sia sbagliato, di nuovo. Mi togli la benda ovvero la cravatta che avevo scelto poco prima. Ti guardo negli occhi e sembri realmente felice.
“Austin?”
“Si, Haley?”
“E’ stato il mio primo bacio”. Ammetto.
Sorridi, forse perché ti piace l’idea di avermi dato il primo bacio o magari sei sollevato dal fatto che io non abbia iniziato a gridarti contro le solite cose. Mi abbracci forte poi io mi allontano guardando l’ora sul cellulare.
“E’ tardissimo, è meglio se vai dovresti già essere lì”
“Ok, allora non ci vado. Staremo un po’ insieme solo io e te”. Dici ridendo e iniziando a baciarmi il collo scherzosamente.
“No”. Ti spingo via. “Non possiamo, è meglio se vai a lavoro”
“Perché?”
“Lo sai il perché”. Mi guardi serio e deluso, sei chiaramente arrabbiato con me.
“Non hai la minima idea di quello che avrei voluto fare oggi con te... ma va bene torniamo a casa. E poi sai cosa? Non sono così stupido, Miami è grande e non ci avrebbe visti nessuno”. Mi dai le spalle e cammini svelto. Ti corro dietro bloccandoti per il polso.
“Aspetta, cosa volevi fare con me?”
“Vuoi davvero saperlo?”
Annuisco.
Inizi a camminare verso il cancello opposto a quello da dove eravamo entrati.
Ti avvicini alla nostra macchina strategicamente parcheggiata lì chissà quando e fai cenno di avvicinarmi. Apri lo sportello posteriore e prendi una cesta di vimini aprendola.
“Avevo organizzato un pic-nic romantico, e ti avevo anche comprato questa rosa”. Dici arrabbiato lanciandola ai miei piedi.
“Ma non ne vale la pena di uscire con una bambina”. Vai verso il sedile del conducente arrabbiato ed entri in macchina mettendo in moto.
“Austin aspetta!”. Grido con le lacrime agli occhi, ma è troppo tardi, sei già diretto verso casa nostra.
Mi piego per prendere la rosa e l’avvicino al naso per sentire il suo profumo, ma non c’è solo il suo, c’è anche il tuo di profumo.

Torno indietro riprendendo la strada del parco.

Quello che mi fa rabbia è che se non te ne fossi andato io lo avrei fatto, sarei venuto con te chissà dove per fare qualche pazzia.
‘Non ne vale la pena di uscire con una bambina come te’. Queste parole rimbombano assordanti nella mia mente. Involontariamente le lacrime scendono lungo le mie guance ed io le asciugo cercando di non dare nell’occhio, ma come fa una ragazza con gli occhi da panda a non dare nell’occhio?

Sono finalmente davanti casa e decido di entrare dalla porta secondaria, quella della cucina, sperando che tu non sia lì. Invece mi ritrovo proprio davanti a te mentre ancora singhiozzo.
“Austin…”. D’un tratto sembrano mancarmi le parole.
Incurante di me continui a mettere a posto quello che avevi preparato per noi.
Noto dentro la cesta una lettera bianca con il mio nome, mi avvicino cercando di essere naturale e con uno scatto la prendo e scappo di sopra, tu mi vedi.
“HALEY VIENI QUI”. Urli iniziando a correre, ma io sono troppo avanti ormai.

Entro in camera chiudendo a chiave e appoggio la schiena al muro. Tu continui a gridare di aprirmi tirando pugni alla porta.
Prendo il bigliettino nella busta tremando e lo apro. “Ti amo” c’è scritto.
Finalmente con le lacrime agli occhi apro la porta.
“Mi ami davvero?”. Domando.
“Si… Ma ci ho riflettuto e sono arrivato alla conclusione che devi andare avanti”.
“Devo?” Non ti capisco, semmai ‘dobbiamo’.
“Per me è più importante che lo faccia tu, io non so se riuscirò a farlo”.



Spazio Autrice
Grazie mille davvero, siete troppo gentili.
Grazie per le 13 recensioni,
grazie alle 8 persone che hanno messo la storia tra i preferiti,
alle 2 che l'hanno messa tra le seguite
e alle 2 che l'hanno messa tra le seguite.
Vi amo tutti, davvero.
Spero che vi piaccia questo capitolo perchè io lo adoro,
lo trovo molto dolce.
Ora mi dileguo, alla prossima.
Jessica

 

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Capitolo 5
*** Joe Peterson ***


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Joe Peterson

Mi rigiro nel letto senza sosta, sono le due di notte. Ho fatto un incubo, come quando ero piccola. Ma ora tu non ci sei. Sento dei rumori provenire dal corridoio e il mio battito velocizza immediatamente. La porta della mia stanza si apre cigolando ed io cerco di farmi più piccola sotto le coperte, i passi leggeri di qualcuno si avvicinano sempre di più e l’unico lenzuolo che avevo addosso mi viene tirato via.
Guardo meglio.
“Austin! Mi hai spaventata a morte!”. Ti sgrido, tu mi fai cenno di abbassare la voce.
“Stai bene?”. Chiedi preoccupato.
“Perché?”
“Avevo l’impressione che qualcosa non andasse”
“Ho fatto un altro incubo, Austin”. Ammetto.
“Fammi spazio”
Ti allunghi sotto le lenzuola con me.
“Sai che questo non aiuterà nessuno dei due ad andare avanti, vero?”
“Tu hai bisogno di me”.
La luce della luna che entra dalla finestra ci permette di mantenere un contatto visivo.
Sento il tuo respiro sulla pelle. Mi accarezzi i capelli.
Io sto tremando per il freddo.
“Hai freddo?”
“Un pochino”
Sorridi e alzi il tuo maglione infilandomi dentro con te. Un maglione per due, è così bello, tu mi trasmetti calore.
Mi guardi. “E’ pericoloso che tu mi stia così vicino”. Sussurri.
“Allora chiudi gli occhi”
“Non voglio chiudere gli occhi”. Sussurri provocante. Fissi le mie labbra ma prima che tu possa baciarmi sposto la testa.
“Che fai?”. Chiedi sorpreso.
“Non baciarmi, te ne pentiresti domani mattina”
“Forse è così, ma preferisco sentire il sapore delle tue labbra”
“E’ meglio se vai in camera tua”. Dico fredda.
“Haley”
“Si?”
“Ti Am-“. Chiudo la tua bocca con la mano per non farti finire la frase.
“Ssh”
“Mi stai facendo male”. Dici con la voce rotta, intanto ti scende una lacrima che viene subito asciugata dalla mia mano.
“Sai che non vorrei doverlo fare”
“Lo so”.
Mi abbracci più stretta e intrecci le tue gambe con le mie.
“Buona notte”. Sussurri al mio orecchio.

***

 La mattina quando mi sveglio tu non ci sei, sei uscito lasciando un biglietto con scritto che tornerai per pranzo.

Dopo essere andata a scuola e aver mangiato mi cambio per andare a lavoro. Indosso delle converse bianche basse, dei jeans grigi e una maglietta nera lasciando i capelli sciolti e mettendo un po’ di eye liner.
Esco di casa inventando di dover fare un progetto con Olly e mi dirigo al Queen’s Coffee.

Entro nel bar e mi dirigo verso il magazzino per indossare il grembiule. Chissà come sarà la mia seconda giornata di lavoro.
Sono immersa nei miei pensieri quando uscendo mi scontro con un ragazzo cadendogli addosso.
“Scusa, sono mortificata”. Dico alzandomi.
Lui ride ma non per prendermi in giro e si tira su. “Non preoccuparti, tu stai bene?”
Ora che lo guardo meglio mi ricordo di lui, è uno dei camerieri del bar.
“Si, grazie”.
“Sicura?”. Sorride.
“Si”. Arrossisco.
“Come ti chiami?”
“Haley, tu?”
“Joe”.  
Mi stringe la mano.
“Allora tu sei la ragazza nuova?”. Si avvicina al gancio e prende il suo grembiule infilandolo da sopra la testa.
“Si”
“Però mi sembra di averti già vista, può essere?”. Dice mentre è intento ad allacciarsi le due estremità dietro la schiena.
“Probabile, vengo spesso qui con le mie amiche”
La sua espressione cambia totalmente, forse si è ricordato di me.
“Giusto”
Mi rivolge un sorriso e raggiungiamo il bancone insieme.

Cerco di mettere insieme più informazioni possibili su di lui, si chiama Joe Peterson e frequenta la mia scuola, è più grande ma non so esattamente di quanto. Vive poco lontano da casa nostra, si è trasferito all’inizio dell’anno dall’Inghilterra . E’ uno dei ragazzi più gettonati della White Chapel School ed ha avuto una decina di ragazze da quando è arrivato qui in America.Non è affidabile, nasconde qualcosa ed è stato sospeso un paio di volte per delle risse, insomma un tipo a cui non dare troppa confidenza ma con un certo fascino, questo lo ammetto. I suoi occhi sono blu scuro e i suoi capelli castani, è alto, molto più di me, magro e muscoloso. Nessuno vorrebbe mettersi contro di lui anche se non da questa impressione.

“Ti si è slacciato il grembiule”. Mi tira da esso stringendo con forza il nodo, probabilmente troppa. Quando ha finito infila la testa nell’incavo del mio collo e cerca il mio sguardo.  Mi fa paura stare così vicina a lui.
“Tutto bene?”
“Come?”. Cado dalle nuvole. Lui ridacchia.
“Si si, sono solo un po’ stanca”. Cerco di riprendermi e mi allontano mentre mi osserva, avvicinandomi ad alcuni clienti per prendere l’ordinazione .

Per tutto il pomeriggio cerco di evitarlo ma a fine serata, quando devo tornare a casa, riesce ad intrappolarmi nel magazzino chiudendo la serratura mentre sono distratta.
“Che fai? Apri la porta, subito”. Gli ordino.
“Perché?”. Mi schiaccia contro il muro.
“Non voglio essere un’altra delle tue vittime”.Mi dimeno per scappare.
“Ah no? Tutte vorrebbero essere la mia ragazza”
“Io non sono tutte”. Sbotto.
Lui ridacchia. “Questo lo so. Ti tengo d’occhio da un po’ sai?”
“Mi fanno schifo i tuoi giochetti”. Intanto lui mi stringe il braccio sempre più forte. “Fermati, mi fai male”. Lascia la presa facendo un passo indietro e continua a parlare come se non fosse accaduto niente.
“Hai finito il turno?”
“S-si”
“Io devo stare qui ancora per un po’, mi aspetterai?”
Lui mi confonde, lo fisso dritto negli occhi ed infilo la mano nella tasca posteriore dei suoi jeans per prendere la chiave. Abbasso lo sguardo, mi sistemo la borsa sulla spalla ed esco dalla stanza a passo svelto.

Sono finalmente fuori dal bar, infilo le cuffie e cammino sul marciapiede guardandomi intorno.  Svolto all’angolo ed entro in un negozio, guardo le copertine dei cd, potrei rimanere qui per ore. Adoro la musica. Prendo DEMI di Demi Lovato e mi dirigo alla cassa. Dopo aver ritirato la busta con il cd e lo scontrino esco e continuo il mio percorso verso casa. Il cielo si è scurito, in giro non c’è quasi nessuno
Ho una strana sensazione, come se qualcuno mi stesse guardando. Sposto la frangia dal viso con un movimento e mi guardo le spalle. Velocizzo il passo, ho il presentimento di essere seguita. Entro nel vicolo e inizio a correre. Manca poco a casa, ormai credo di essere in salvo ma qualcuno mi prende per il polso e quando cerco di urlare mi tappa la bocca.
“Ti ho spaventata?”  Ridacchia. “Avevi promesso che mi avresti aspettato”
“Joe…”. Sospiro alzando gli occhi al cielo.
Mi tocca il petto con qualcosa. “E’ per te”. Abbasso lo sguardo e vedo un’unica rosa rossa con ancora le spine. Le ha lasciate di proposito.
“Grazie”. Dico prendendola, non proprio convinta.
“Attenta alle spine”. Mormora malizioso.
“Ti accompagno a casa, non dovresti girare da sola a quest’ora, qualcuno potrebbe farti del male” . Ridacchia.  Molto spiritoso.
“No, sono quasi arrivata”. Ho paura, molta paura di lui e vorrei solo che tu fossi qui a proteggermi.
“Come vuoi”. Mi squadra. “Allora a domani”. Sussurra, provocandomi dei brividi lungo la schiena. Lascia un bacio lento sulla mia guancia e si allontana.

Torno sulla strada principale e finalmente sono a casa.

Tiro un sospiro di sollievo quando mi chiudo la porta alle spalle e ti vedo sul divano a guardare la tv mangiando della pizza.
Mi sorridi.

“Cos’hai in mano?” . Chiedi.
Guardo la rosa. “Me l’ha regalata la madre di Olly, le fa crescere lei nel giardino”
Mi guardi perplesso, poi cambi discorso chiedendomi come fosse andato il progetto  ed io invento altre bugie.
“Sono un po’ stanca, vado a dormire”
“Buona notte, Haley”.
“A domani”. Salgo le scale sbadigliando e torno in camera.
Mi cambio e mi allungo sul letto, la mia attenzione viene attirata dalla rosa sul comodino. La prendo, tolgo la carta sul gambo che serviva per non pungersi e noto una scritta: “Buona notte, bellezza”


Spazio Autrice
Grazie di nuovo a tutti voi che avete recensito, messo tra le preferite, le seguite, le ricordate.
Siete tantissimi, non me lo aspettavo, è incredibile.
Allora, è passata una settimana ed ho aggiornato prima del previsto 
dato che sono tornata prima dal campo scout perchè è morta mia nonna.
Penserete "E' morta sua nonna e lei scrive la fan fiction...".
Si perchè quando scrivo mi dimentico di tutto ed è come se fossi la protagonista.
In questo capitolo Haley incontra un altro ragazzo, Joe.
Lui è un playboy ma Haley non è una delle tante.
Lei sarà un po' confusa ma alla fine si risolverà tutto. 
Non vi anticiperò niente don't worry.
Perfavore ditemi cosa ne pensate perchè mi sono impegnata davvero molto per questo capitolo. Continuo a 4/5 recensioni.
Un bacio,
Jess.

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Capitolo 6
*** A Night To Forget ***


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A Night To Forget

Mi guardi e mi dici che stanotte dovrai lavorare, non sono d’accordo ma che posso fare?
Addento un biscotto e mi siedo sullo sgabello.
“Sarò a casa prima che tu ti svegli, promesso”
Ma io ancora non sono convinta e abbasso lo sguardo preoccupata.
“Dammi un po’ di tempo, risolverò tutto questo”
Credo che il mio silenzio valga più di mille parole, anche perché sinceramente non ho niente da dirti, non c’è nulla che io possa fare se non qualcosa di infantile per convincerti a rimanere.

***

All’uscita da scuola c’è un sole che spacca le pietre, cerco di seguire Holly tra la folla e quando raggiungiamo un posticino “vuoto” vedo Joe poco distante. Il ragazzo che di solito guardavo da lontano ora si trova ad un passo da me.
“Puoi lasciarci soli?”. Chiede lui alla mia migliore amica, che annuisce e si allontana.
“Cosa vuoi?”
Ecco la sua solita risatina fastidiosa.
“Calma bella, non essere così aggressiva”. Mi accarezza il collo e poi la spalla, io guardo da un’altra parte infastidita e faccio un passo indietro.
“Oggi pomeriggio usciamo”. Non era una domanda, ma un’affermazione ed io mi sentivo troppo impotente per ribattere.
“Alle 6 e mezza passo a prenderti”
“No!”. Urlo all’improvviso. “E’ meglio se non vieni a prendermi”. Spiego.
Lui sembra confuso ma accetta.
“Allora ci vediamo in piazza, non scappare”. Dice malizioso. Ammicca e se ne va.
Attraverso la strada raggiungendo Holly e la guardo come un cucciolo ferito.
“Che ti ha detto Joe?”. Chiede sorpresa.
“Sono nei guai”.
Mentre torniamo a casa le racconto quello che era successo la sera precedente e quello che mi aveva appena detto Joe.
“Qualsiasi cosa succeda oggi chiamami, sarò subito da te”
Sfodero un mezzo sorriso e l’abbraccio poi rientro a casa, lascio lo zaino per terra e mi dirigo in cucina.

“Com’è andata a scuola?” .
“Bene”. Rispondo prendendo un pezzo di pizza dal cartone.
“Avevo pensato di fare una passeggiata oggi dato che sono libero, ti va?”
“Oh… Austin non posso, devo uscire con Holly, mi dispiace ma gliel’ho promesso”
“Non fa niente, non preoccuparti”. Mormori deluso.
Mi alzo e vado a fare una doccia, dopo essere uscita avvolgo un asciugamano attorno alla vita, mi pettino i capelli lasciandoli sciolti ed esco dal bagno.
Dopo aver finito i compiti mi preparo controvoglia per uscire.
Prendo dei jeans chiari, una cinta con le borchie ed una maglietta beige e mi cambio. Indosso degli stivaletti colorati con i lacci ed un tacco abbastanza alto. Mi trucco e sistemo i capelli che sembrano mossi, come ogni volta che non uso il phon.

Dopo averti salutato mi dirigo in piazza decisamente nervosa. Quando arrivo mi guardo intorno confusa, lui non c’è. Sobbalzo quando mi giro e trovo Joe ad un palmo dal mio naso. 
Sorride e toglie le mani da dietro la schiena mostrandomi un’altra rosa rossa, con le spine.
Accetto il fiore.
“Dove andiamo?”. Chiedo.
“Ho pensato di fare una passeggiata e poi di andare a cena”. Propone.
Rimango immobile, lui mi prende la mano e mi trascina con lui fino alla macchina.
Dopo una decina di chilometri accosta. “Torno subito”. Mi lascia senza troppe spiegazioni e chiude l’auto per non farmi uscire.
Aspetto che si sia allontanato a sufficienza e apro il cassetto della macchina. Trovo la sua carta d’identità e la apro. ‘Joseph William Peterson’. C’è scritto che ha 18 anni, quasi 19. Controllo che lui non torni e cerco qualcos’altro, ma non so nemmeno cosa. Non faccio in tempo che lui è già di ritorno e richiudo lo sportello per poi far finta di niente.
“Fatto”. Dice entrando in macchina e sbattendo lo sportello.
 
Ci ritroviamo a passeggiare lungo un marciapiede affollato di Miami e prima di entrare nel ristorante che lui ha scelto decido di fargli la domanda che mi tormenta da ieri sera.
“Perché hai scelto proprio me?”
Solleva l’angolo della bocca creando una piccola fossetta. “Voglio farti andare avanti”. Sussurra.
La sua affermazione mi fa venire i brividi, il mio sguardo perso e confuso viene catturato da lui che mi fa cenno di seguirlo dentro. Cosa vuol dire? Cosa sa lui di me? Entriamo nel ristorante  molto affollato. I colori dei mobili sono spenti e non è molto illuminato, questo lo rende abbastanza cupo.
“Posso aiutarvi?”. Chiede gentilmente la cameriera.
“Peterson”. Risponde con sicurezza il mio accompagnatore.
“Seguitemi”. La cameriera ci fa strada verso il nostro tavolo per due, poi ci porta i menù e si allontana.
“Joe”. Il mio tono spaventato lo fa preoccupare.“Non ti senti osservato?”
Il ragazzo seduto davanti a me ignora la mia domanda e continua a leggere il menù, ma capisco che per lui non ho detto una stupidaggine. Mi guardo attorno e noto dall’altro lato della stanza un ragazzo seduto ad un tavolo che ci sta fissando, quando si accorge di me indossa gli occhiali da sole e fa finta di leggere il giornale. Poco dopo arriva un altro ragazzo che sussurra qualcosa all’orecchio del primo e si siede con lui. Faccio finta di niente e mi riconcentro sul menù ma quando mi giro scopro che entrambi ci osservano ancora.
“J-Joe”. Mormoro terrorizzata. Quando lui mi concede la sua attenzione gli faccio cenno con lo sguardo di guardare dall’altro lato della stanza.  Il suo sguardo stupito nel vedere quella scena mi rende insicura.
Si alza di scatto e mi tira per il braccio fregandosene di poter farmi male. “Andiamo”.
Cerca di coprirmi da quei due individui ed io sono sempre più confusa.
“Joe”. Non ottengo alcuna risposta.
“Joe, che succede?”. Alzo il tono della voce.
Mi trascina fuori dal locale e inizia a correre tenendomi per mano senza darmi spiegazioni. Non posso rimanere tranquilla sapendo che la macchina è parcheggiata a quasi un chilometro di distanza e che dovremo correre fino a lì, e poi i tacchi non sono la cosa più comoda per farlo.
“Vuoi spiegarmi?”. Grido.
“Pensa a correre ora”.
Sbuffo.
Lui è decisamente troppo veloce per me e quando finalmente se ne accorge mi prende in braccio con un movimento secco e continua a correre ancora più veloce.
“Lasciami andare”. Mi lamento.
“Zitta”. Dice scocciato.
Finalmente raggiungiamo la macchina e lui mi libera dalla presa delle sue braccia forti.
“Svelta, entra in macchina”.
Sfreccia via dal parcheggio non dandomi nemmeno il tempo di chiudere completamente lo sportello dell’auto.
“Dimmi cosa succede”. Ringhio.
Guarda preoccupato lo specchietto retrovisore e poi si riconcentra sulla strada, apre lo il cassetto che avevo aperto io prima e tira fuori degli occhiali da sole.
“Indossa questi”.  Dice serio. “Non dire a nessuno di oggi”
“Va bene ma..”
“E quando torni a casa cerca di rimanere con tuo fratello” Mi interrompe.
“Mio fratello non è a casa, torna domani mattina”
“Questo è un problema. Allora, chiuditi dentro”
Sospiro e lo guardo spaventata per tutto il viaggio. Quando siamo di nuovo nella piazza vicino casa mia accosta.
“Entra in quel negozio”. Guarda il negozio alle mie spalle. “Non uscire prima di 15 minuti, cerca di sembrare naturale e se puoi compra qualcosa”
“Non ho i soldi con me”
Infila una mano nella tasca allungandomi una banconota da 20 dollari.
“Non li voglio i tuoi soldi, voglio sapere cosa succede”
“Te lo spiegherò, ma non per ora, fai finta che siano per la cena che avrei dovuto offrirti”
Esco dall’auto. “Ciao piccola”. Dice prima che possa allontanarmi. Come risposta io lo fulmino con lo sguardo ed entro nel negozio.

Faccio un respiro profondo e cerco di non sembrare sconvolta, impaurita e terrorizzata.
Capisco di essere entrata in una questione fin troppo grande per me. Ma perché Joe ha reagito in quel modo? Cos’è , una specie di mafia? Ho visto troppo, forse mi uccideranno. Ho paura. Cerco di distrarmi e  guardo in giro per il negozio. Prendo dei pantaloncini bianchi ricamati, una maglietta molto colorata, ed una gonna corta dietro e lunga davanti ed entro nel camerino Dopo aver provato tutto controllo l’ora sul telefono e decido che posso andare alla cassa.
Esco dal negozio e mi dirigo verso a casa passo svelto.
Entro e chiudo la porta a chiave. Vado in cucina e prendo una pizza ed una coca cola, Corro su per le scale ed entro in camera accendendo la luce come un fulmine. Chiudo anche questa porta e mi butto sul letto.

Dopo aver finito di mangiare guardo un po’ di televisione. Mentre sono intenta a seguire il film sento dei rumori e spengo immediatamente la luce e la tv.
Mi metto sotto le coperte e faccio finta di dormire. Austin dove cazzo sei quando ho bisogno di te. Sento qualcuno bussare al vetro del balcone e mi prende un colpo.
“Apri”. Tiro un sospiro di sollievo quando riconosco la voce di Joe.
Mi precipito ad aprire.
“Che ci fai qui?”
“Sono venuto a prenderti per portarti via”
“Per quale motivo dovrei venire con te?”. Dico smorzando il suo entusiasmo.
“Perché qui sei da sola”.
Dopo averci riflettuto per qualche secondo esco in balcone e lui mi aiuta a calarmi di sotto con la corda. Mi tira dalla mano e mi fa entrare nella sua macchina.

Parcheggia davanti ad un palazzo e mi conduce fino ad un appartamento. Apre la porta, entrando prima di me.
“Hai fame?”
“No, voglio dormire”
Mi accompagna di sopra poi mi fa cenno di entrare in una stanza che penso sia la sua camera. Mi chiedo se viva da solo. Apre il cassetto e tira fuori la maglia di un pigiama maschile porgendomela.
“Indossa questa”
Accetto e vado a cambiarmi nel bagno. La maglia è molto lunga e mi arriva a metà coscia, esco, lui si trova ancora davanti alla porta.
“Dove devo dormire?”
“Lì”. Indica il letto nella sua camera.
“E tu?”
“Anche io”
“Non sono d’accordo”. Ribatto. “Vado a dormire sul divano”
“No. Tu dormi qui perché io devo sapere che sei al sicuro”. Dice molto serio, guardandomi dritto negli occhi.
In effetti ha ragione, la sala è dall’altro lato dell’appartamento. Sbuffo e vado sotto le coperte.
Lui intanto si toglie la maglietta ed i pantaloni ed io mi giro dall’altro lato scocciata, avrebbe potuto farlo in bagno. Ridacchia e poi viene nel letto spegnendo la luce.
“Puoi dormire tranquilla”. Sussurra.
Mi prende la mano e mi suggerisce di dormire.


Spazio Autrice
Prima di tutto mi scuso perchè il capitolo è più lungo ma ero ispirata (?).
In questo capitolo si parlà più di Joe che di Austin, anzi si parla praticamente solo di Joe.
Ma giuro che nel prossimo si parlerà molto più di Austin.
Cosa ne pensate di Joe? Nasconde un segreto, secondo voi quale può essere? MISTERO. AHAH
Ho cambiato banner, vi piace? L'ho fatto io quindi non è bellissimo ma è un po' di tempo che non uso gimp quindi...
Ringrazio ancora una volta tutti quelli che leggono/recensiscono la mia ff, quasi 400 viualizzazioni ouo.
Ringrazio il #teamkingmahone che legge la mia storia e mi aiuta,
in particolare Mery che mi suggerisce delle idee e Alessia che mi ha fatto il banner che c'era prima (@perfeclifford su twitter).
Continuo ad 8 recensioni quindi datevi da fare lol.
Alla prossima,
Jess


 

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Capitolo 7
*** Do You Love Me? ***


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Do You Love Me?

Mi sveglio stropicciandomi gli occhi, dalla finestra entra già la luce del sole, sento il ticchettio dell’orologio e mi volto per controllare l’ora, sono le sei. Mi rigiro e solo ora mi accorgo di essere tra le braccia di Joe, chissà come ci sono finita. Mentre lo guardo non posso non pensare a ciò che mi aveva detto ieri:‘Voglio farti andare avanti’. Si riferiva davvero a te?
Inaspettatamente dopo aver inspirato una quantità maggiore d’aria mi sorride.
“Buongiorno” sussurra con la voce rauca mattutina. La luce gli sta dando fastidio, lo capisco perché tiene ancora gli occhi chiusi con forza. Vuole darmi un bacio sulla fronte ma io cerco di allontanarlo posizionando le mani sul suo petto mentre mugolo qualcosa infastidita. Una volta riuscita nel mio intento scendo velocemente dal letto sistemandomi con una pinza i capelli disordinati e cammino scalza fino al bagno per cambiarmi.
Quando esco lui si sta vestendo e segue ogni mio movimento con uno sguardo tremendamente malizioso.
“Non ho ancora capito a che gioco vuoi giocare”.Dico arrabbiata mentre mi abbasso per infilarmi le scarpe.
Mi guarda interrogativo.
“Mi hai portata qui perché ti importa o per dormire con me?”. Poggio la schiena al muro,lui è oltre il letto.
Ridacchia. “Qualcuno oggi si è svegliato con la luna storta?” domanda sarcastico. “Se avessi voluto spogliarti lo avrei fatto ieri sera” assicura.
La mia espressione accigliata lo incita a rilassare i muscoli del viso e mi guarda leggermente divertito. Avanzo verso la porta ma prima che io possa uscire dalla stanza mi avvicina con forza.
“Non mi conosci affatto”. Sputa.
“Cosa c’è da sapere su uno come te?” chiedo con superficialità.
“Non sono come credi”
“Ah no?”. Il mio tono da ‘parla pure tanto so perfettamente che è una bugia’ lo fa innervosire e mi guarda storto assottigliando gli occhi, poi se ne va.
“Joe…”. Si gira verso di me. “Aspetta”
Lo osservo con innocenza, forse mi sento un po’ in colpa per averlo giudicato così presto.
“Voglio davvero proteggerti” mormora.
“Da chi?”.
“Da…”. Si interrompe quando capisce di aver parlato troppo.
“Da chi Joe?” chiedo tentando di farlo parlare.
“Da chiunque”. Si avvicina tanto che le punte dei miei stivaletti e quelle delle sue converse si toccano e mi guarda dall’alto turbato. “Stai attenta ok?”
Mi giro camminando a passo veloce verso la porta di casa e lui mi corre dietro. Sono sicura che non mi abbia detto tutta la verità.
“Portami a casa” ordino.
“Calma, qui decido io cosa fare”
“Cioè?” chiedo preoccupata.
Rimane in silenzio, io lo seguo ed entriamo in macchina. Probabilmente voleva solo spaventarmi per farmi capire chi comanda. Poco dopo siamo sotto casa mia, il ragazzo seduto sul posto del conducente scende e viene ad aprirmi lo sportello. Camminiamo fino al porticato, io davanti e lui dietro, dove prendo la chiave di riserva dal vaso e apro la porta. Joe entra con me come se non avesse bisogno di essere prima stato invitato e mi segue in cucina.
Lo guardo impassibile appoggiandomi al marmo del piano cottura con la schiena per stargli più lontana ma lui avanza verso di me cercando il mio sguardo.
“Quando tornerà tuo fratello?” domanda molto dolcemente.
“Sarà qui a momenti, forse è meglio se vai…” dico girando il viso da un’altra parte.
“Forse hai ragione” . Mi prende per il mento costringendomi a guardarlo, mi lascia un bacio sulla guancia e si allontana.
“Ciao Joe” bisbiglio prima che se ne sia andato, la sua reazione di stupore mi fa arrossire, forse si aspettava un rifiuto. Torna da me, la sua espressione mi spinge a pensare che debba chiedermi qualcosa.
“Sarebbe meglio se avessi il tuo numero”. Afferma del tutto serio.
All’inizio sono un po’ scettica ma poi accetto. Sfilo il telefono dalla tasca e glielo porgo, dopo aver premuto dei tasti sento il suo cellulare squillare e mi restituisce il mio.
“Ci vediamo dopo” sussurra. Penso intenda a scuola o ancora peggio a lavoro.
Tiro un sospiro quando esce da casa nostra. Corro su e mi ricordo di aver lasciato la chiave della mia camera dentro prima della mia fuga con Joe. Insomma per un motivo o per  un altro devo sempre tornare da lui. Lo raggiungo di fuori pregando che non sia già partito verso casa sua e quando lo vedo mi sento sollevata.
“Joe…”
Si gira sorpreso. “Si?”
“Io… ho dimenticato le chiavi in camera” ammetto imbarazzata.
Lui sghignazza e poi decide di aiutarmi. Si arrampica dal balcone proprio come aveva fatto ieri sera ed entra in casa.
“Devi venire a riprenderti la chiavi se le vuoi”. Grida da dentro la stanza con tono scherzoso.
Corro sopra e busso. Lui apre con aria seria ma sta sicuramente nascondendo qualcosa, infatti con un movimento fulmineo mi solleva lanciandomi sul letto, il mio primo pensiero non è positivo ma quando inizia a farmi il solletico sulla pancia capisco che ha voglia di giocare.
“Joe. Fermo. Joe che stai facendo?”. Chiedo tra una risata e l’altra.
Quando si ferma mi guarda negli occhi. “Non devi avere paura di me, fai finta che non sia successo niente l’altro giorno” mi supplica.
Annuisco debolmente, poi lui mi aiuta ad alzarmi e mi risistemo. Si guarda intorno.
“Ti piacciono… quelli?!” chiede stupito.
Lo guardo leggermente confusa prima di realizzare che si riferisce ai poster.
Annuisco convinta.“Qualche problema?”
“No ma non mi sembrava il tuo genere…” azzarda con espressione disgustata.
“Invece lo sono” replico fredda.
Sento dei passi avvicinarsi e probabilmente li sente anche Joe dato che mi lancia un’occhiata di panico.
“Mio fratello…Nasconditi nell’armadio” bisbiglio spingendolo.
Mi sdraio sul letto e faccio finta di dormire. Fingo così bene che dopo qualche minuto mi appisolo per davvero,così penso che tu fossi diretto in camera tua.  Dopo un po’ però entri dalla porta e mi sussurri lentamente che è ora di svegliarmi. Ti sfili le scarpe con i piedi e ti metti nel letto con me. Mi baci la guancia fino ad arrivare al collo.
“Austin…”. Mi lamento, anche perché improvvisamente percepisco un forte mal di testa.
“Sono tornato” sussurri, continuando a baciarmi.
“Fermati, ti prego”
Alzi la schiena e mi guardi corrugando la fronte, mi tocchi il viso.
“Haley, ma tu scotti” dici allarmato. Scendi dal letto probabilmente con l’intento di trovare un termometro.

Joe esce subito dall’armadio e mi si avvicina chiedendomi spiegazioni per i baci ma rispondo che non è il momento. E in effetti non lo è dato che sento quello che dice almeno quattro volte grazie al rimbombo nella mia testa. Ma io non gli credo nemmeno un po’,  penso che sappia già di noi, non so né come né perché ma ne sono quasi convinta.
“Prima  non mi sono accorto che scottassi…” si scusa toccandomi la fronte. Mi bacia sull’angolo della bocca scendendo dal balcone e quando sento il rumore della sua auto finalmente mi rilasso richiudendo gli occhi.
“Haley, metti il termometro” sento l’eco della tua voce riportarmi alla realtà.
“Mettilo tu”. Mi lamento.
“Non so dove si mette”
“Sotto il braccio, stupido” rispondo infastidita e alquanto stupita dal fatto che tu non lo sappia.
“Però devi alzare la schiena sennò non ci riesco”.
Tiro su la schiena iniziando a tossire, ti metti dietro di me, io mi appoggio al tuo petto e infili il termometro sotto la maglietta.
“Va bene così?” chiedi con la tua voce calda e lenta.
Annuisco.
Mi fai tenerezza, in effetti non mi sembra di ricordare di essere mai stata male negli ultimi anni, da piccola ci pensava la zia a me e quindi tu non avevi responsabilità, com’è giusto che fosse.
Mi abbracci da dietro appoggiando il mento sulla mia spalla. Sento le palpebre incredibilmente pesanti e calde.

“Devi toglierlo” mormoro dopo un po’.
Sorridi imbarazzato, ed alzi nuovamente la maglia per prendere il tubetto di plastica.
Me lo metti in mano ed io cerco di leggerlo ma non ci riesco dato che vedo tutto sfocato. Allora lo fai tu, mi rivolgi uno sguardo terrorizzato ed esci dalla stanza dicendo preoccupato:
“Vado a chiamare la zia”.
Mi lascio cadere tornando sdraiata e continuo a tossire.

Una quindicina di minuti più tardi torni con una coperta e me la metti addosso.
“Toglila,ho caldo”
“La zia ha detto che devi sudare”
Ti allontani ed io faccio scivolare la coperta sul pavimento che però fa rumore e tu la senti. Torni da me innervosito e rimetti il pezzo di stoffa dov’era.
“Io non voglio sudare!”. Mi lamento.
 Quando schiudi la bocca so già ciò che rimbomberà nella mia testa tra poco.
“Non fare la bambina”
“Ti prego, risparmiami” dico con un filo di voce tossendo.
Scendi al piano inferiore e quando torni lasci una tazza sul comodino, con della camomilla intuisco dall’odore.
Ti siedi accanto a me e mi prendi la mano. Ho gli occhi chiusi, quindi tutto ciò che farai per me sarà una sorpresa.

Austin’s POW
Ti guardo nel tuo letto e sembri così indifesa. Ho sempre amato il fatto che fossi una persona indipendente nonostante con te affermassi il contrario.
 Penso che staresti più comoda nel letto dei nostri genitori dato che è più grande così ti porto di là. Mi sdraio nell’altra metà del letto ad osservarti con le mani sotto la testa.
“Tra un po’ arriverà la zia” bisbiglio.
“Vuoi dormire?” domando. Il fatto è che non so come comportarmi, non sono nemmeno sicuro che tu possa sentirmi con 40 e mezzo di febbre. Scuoti la testa. “Hai bisogno di qualcosa?
“Di mio fratello” mormori.
So di non essere stato molto presente, purtroppo. Mi giro sul fianco in modo da starti più vicino e ti abbraccio prendendoti per il fianco. Sento il tuo cuore battere, non so perché ma è una bella sensazione. Sei così piccola rispetto a me che ho il timore di farti male, non me lo perdonerei.
Comunque decido di sfruttare la cosa a mio vantaggio. Ho visto vari programmi in tv secondo cui le persone con la febbre agiscono come quelle che hanno bevuto, ovvero dicono sempre la verità.
“Haley, cos’hai fatto ieri?”
“Non posso dirtelo”. Apri gli occhi.
“Perché?”
“Joe ha detto che non posso dirlo a nessuno” sussurri.
“Chi è Joe?”
“Non lo conosci, è più grande di te”
Rimango stupito da questa confessione. Un ragazzo di 19 anni è uscito con mia sorella che è ancora una ragazzina!?
“Cosa è successo con lui?”
“Non insistere, non te lo dirò”
“Ti ha fatto del male?” azzardo preoccupato.
“Non proprio”
“In che senso non proprio?” domando serio.
“Nessun senso, Austin”
A questo punto non posso non preoccuparmi.
“Haley dimmi che cazzo ti ha fatto quello lì”. Alzo il tono della voce.
“Non posso dirtelo”
 “Ora me lo dici”
“Uffa…”. Sbuffi. Stai per cedere
“Haley… sono tuo fratello, mi sto solo preoccupando per te”
“Secondo me sei geloso”. Mi stuzzichi.
Mi allungo sopra di te reggendomi ai lati per non schiacciarti.
“Sono tremendamente geloso, e se non parli faccio finire il mondo ok?” soffio su di te guardandoti negli occhi.
“Allora te lo dico… ma non posso raccontarti tutto”
“Intanto parla”. Sempre meglio di niente.
“Ieri sera ha bussato alla mia finestra e mi ha portata a casa sua, ho dormito con lui e stamattina mi ha riportata a casa”
“C-che?”. Sono semplicemente pietrificato, l’idea che qualcuno abbia potuto approfittare di te mi fa gelare il sangue. “Ti...ti ha fatto del male?” chiedo quasi in lacrime trattenendo i singhiozzi.
“Non preoccuparti” replichi con calma.
“Rispondi, dimmi se ti ha toccata che io lo ammazzo”
“No” rispondi ridendo. “Non mi ha fatto niente, anzi è stato molto dolce con me” dici guardandomi negli occhi con semplicità.
“Come si chiama?”
“Si chiama Joseph, ma io lo chiamo Joe”
Ma io lo chiamo Joe’ COSA CAZZO VUOL DIRE? Ti sei fidanzata? Non hai mai detto che mi ami, io l’ho fatto ma tu no. Sei sempre così misteriosa ultimamente che avresti potuto nascondermi qualsiasi cosa.
“Haley?” cerco di calmarmi, non riuscirò a sapere nient’altro mentre sei in queste condizioni.
“Mmh?”
“Mi ami?”. Il tuo sguardo si illumina. Per te è una normale chiacchierata e la prendi alla leggera, per colpa della febbre.
Annuisci. “Sì, ti amo” . Ti avvicini baciandomi con delicatezza.
Mi sento sollevato, ma fa così male non poterti baciare ogni volta che voglio. Se solo non dovessimo far finta di andare avanti, perché in realtà io non lo sto facendo. Ma forse tu sì, tu hai Joe…



Spazio Autrice
Ciaoo, 
Ho aggiornato con 7 recensioni perchè una mi è arrivata per messaggio privato, quindi grazie asgdf.
Cosa ne pensate del capitolo? Entrambi i ragazzi sono protettivi con la protagonista.
Austin perchè è suo fratello e la ama, Joe... beh Joe lo è, prima o poi scoprirete il perchè ;)
Ci tengo tanto a sapere cosa ne pensate. L'ho scritto ieri sera all'una di notte lol. 
Ero troppo felice dopo aver visto il video di Best Song Ever perchè come anche la protagonista,
sono una directioner (e una mahomie ovviamente). E' semplicemente stupendo, se non lo avete visto, beh fatelo!
Alla prossima,
Jess xx

 

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