Lords of the Night.

di Hell96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nella notte del Plenilunio. ***
Capitolo 2: *** Capitolo I: Schiava e Padrone. ***
Capitolo 3: *** Capitolo II: Sangue. ***
Capitolo 4: *** Capitolo III: Il legame ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV: il Marchio. ***
Capitolo 6: *** Capitolo V: Lo sterminio. ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI: L'altra faccia della luna piena. ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII: Il matrimonio parte I ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII: Il matrimonio parte II ***



Capitolo 1
*** Nella notte del Plenilunio. ***


 

Lords of the Night.
 


 
La strada era buia.
Così buia che non si riusciva a vedere a un palmo dal naso. L'unica fonte di luce proveniva dalla pallida luna, ormai arrivata all'apice della sua grandezza grazie al suo solito plenilunio.
In silenzio regnava sovrano, spezzato solo dal mugolio di una pigra civetta, appostata su un ramo di un grosso albero, aspettando un che un topolino ignaro le passasse accanto.
Sulla destra si ergeva un solido steccato, eretto allo scopo di allontanare i viandanti dal profondo crepaccio di roccia, nascosto dai folti cespugli e dalla poca illuminazione del posto.
Sul lato opposto, invece, l'atmosfera pareva ancor più inquietante, se possibile. Una fitta foresta di pini e abeti profumati si estendeva per svariati kilometri. Una candida nebbia vagava fra i numerosi alberi e l'aria fredda rendeva difficile persino camminare.
Quell'atmosfera ancor più cupa e oscura, avrebbe fatto accapponare la pelle a chiunque.ù

E Sakura si ritrovava a camminare per quella strada battuta, lontano da tutto e tutti. Un impercettibile rumore, la fece bloccare d'istinto. Cercò di capacitarsi che quel piccolo movimento fosse stato creato da un semplice gatto, che magari si era ritrovato da solo come lei. La consapevolezza che quel piccolo suono non preveniva da un semplice animaletto notturno, bensì da qualcuno, aumentò man mano, e con esso aumentò l'ansia, che dopo una manciata di secondi si trasformò in panico. Senza rendersene conto, accelerò radicalmente il passo. Riuscì a calmarsi solo quando riuscì a capire la provenienza di quello schiamazzo.
-Ino!- Urlò spaventata la ragazza -Sei impazzita? Mi hai fatto spaventare! Credevo fossi...-
-Un Vampiro?- rispose la bionda di rimando -Scusami Sakura, non era nostra intenzione spaventarti, vero Hinata?-
Una ragazza sbucò da dietro la ragazza dagli occhi color del cielo. Un po' per il buio, un po' perché Hinata passava sempre inosservata, Sakura non era riuscita a notarla prima che Ino la chiamasse in causa.
-Noi non volevamo spaventarti Sakura- rispose titubante e sinceramente mortificata -Ti avevamo persa di vista e così abbiamo deciso di passare per il bosco, per fare prima...- concluse aggiungendo qualche balbettio qua e là.
-Dobbiamo muoverci, Shikamaru e gli altri ci stanno aspettando. Questa è una brutta zona...- Proferì Ino guardando di sottecchi l'ambiente circostante.
Era davvero una brutta zona e Sakura aveva paura.
'I Signori della Notte' dichiararono guerra agli umani circa un anno fa. Guerra ovviamente impari, tenendo conto le capacità soprannaturali di tali esseri: Alcuni sono dotati canini aguzzi e strabilianti poteri mentali. Si nutrono di sangue e non temono niente e nessuno. Altri ancora, sono esseri per metà lupi e per metà uomini, dotati di incredibile forza e sfrontatezza. Nonostante fossero due razze nemiche per natura, decisero di coalizzarsi per schiavizzare il genere umano.
E ci stavano riuscendo.
I Signori della Notte, predatori, esseri sanguinari e senza scrupoli. Seduttori e seduttrici famelici e vili approfittatori.
-Sakura cerca di correre più veloce, ti ricordo che stasera c'è il plenilunio...- Asserì la bionda prendendo la mano alla sua migliore amica.
E' vero, il plenilunio. La notte dei sacrifici.
Ogni plenilunio, vampiri e licantropi, rapiscono ragazzi e ragazzi. Li portano nella loro fortezza, situata chissà dove.
Non si conosce la sorte dei ragazzi sacrificati, alcuni credono che diventino schiavi, altri invece pensano che vengano semplicemente uccisi e dissanguati.
Sakura accelerò il passo, i suoi lunghi capelli color pesco vennero invasi dal vento freddo proveniente dal nord. Rabbrividì in maniera impercettibile.
Quella sera sarebbe accaduto qualcosa di spiacevole.
Hinata si accorse della tensione della ragazza, così cercò di trasmetterle coraggio accarezzandole la spalla destra. La ragazza riusciva sempre a capire gli stati d'animo delle persone, Sakura attribuiva questa sua dote alla sua natura.
Hinata era una licantropa.
E non una licantropa qualsiasi, apparteneva al clan Hyuga, uno fra i più famosi -e sanguinari- clan di dannati. La ragazza però, non era mai riuscita ad accettare il suo vero essere. Lei non era un'assassina. Per questo anche lei è ricercata. E' una licantropa dal sangue puro, quindi è troppo importante per lasciarla vivere con gli umani.
Sakura ed Ino iniziarono ad avere il fiatone, ma finalmente avvistarono la macchina dei loro amici. Shikamaru, Chouji, Kiba e Shino. Erano tutti lì, vivi e vegeti. Tirarono un sospiro di sollievo e si avvicinarono alla grossa macchina color della notte. Erano stazionati in una vecchia stazione di servizio, ormai vuota. Le luci al neon erano per metà rotte e vi erano svariate tracce di sangue per terra.
Questo significava una cosa soltanto; I Signori della Notte erano già passati per di lì, portando morte e distruzione. Quindi probabilmente erano già lontani.
Sakura si rassicurò, forse quella stranissima sensazione era dovuta soltanto alla stanchezza.
-Ripartiremo fra mezz'ora. Cercate di prendere più scorte possibili e, come sempre, se mancherà qualcuno all'appello, sarà lasciato qui. Quindi cercate di non allontanarvi, altrimenti sarà una seccatura.- Dopo aver pronunciato il solito discorso, si diresse verso Ino, la sua scocciatura preferita.
Sakura entrò nel piccolo negozio accanto la pompa di benzina. Il liquido vermiglio aveva imbrattato interamente il muro accanto all'entrata, lasciando il suo aroma acre nell'aria, rendendola pesante e fetida. Si avvicinò alle bottiglie d'acqua e ne prese un paio. Velocemente uscì e si avvicinò nuovamente alla grande automobile. Quel luogo le dava i brividi. Si sedette per terra accanto alla vettura e, semplicemente, aspettò.
Vedere i ragazzi avvicinarsi, fu un sollievo per lei. Sembravano tranquilli, segno evidente che non era successo niente di brutto.
-Forza ragazzi, andiamo! Siamo usciti incolumi anche da questa luna piena!- esclamò Kiba con enfasi, forse anche troppa.
Proprio mentre stavano per partire, Sakura spalancò gli occhi smeraldini.
-Hinata!- Esclamò a pieni polmoni, in modo tale che tutti la sentirono.
-Cazzo!- Proferì Ino, in maniera poco femminile. -Vado a cercarla.- Disse Sakura scendendo dalla macchina. Shikamaru la prese per il braccio, in modo tale da bloccarla. -cinque minuti, Shikamaru. Se non ritorno fra cinque minuti partite senza di me.- Ino cercò di bloccarla, ma Sakura continuò imperterrita. Cercò di tranquillizzare Ino e i ragazzi e per precauzione accettò la pistola offritegli da Shino. Sapeva che sarebbe stata inutile in caso di attacco. Loro erano immuni a tali armi.
Scesa dall'auto, e il vento freddo le frustò il viso diafano.
Lo sentiva, c'era qualcosa nel vento. Sembrava portare con sé una tragedia imminente.
Controllò prima del piccolo supermercato dove poco tempo prima prese le bottiglie d'acqua. A suo malgrado, si rese conto che era vuoto.
Deglutì a fatica. Solo in quel momento si rese conto che Hinata potrebbe essere davvero in pericolo. Corse velocemente e si spostò sul retro. Era un luogo tetro e freddo, ma forse era solo la sua immaginazione.
Solo dopo pochi passi, sentì un rumore dietro le sue spalle. Si voltò di scatto, impaurita.
Non fece neanche in tempo e vedere il volto del suo aggressore.
Buio, ancora una volta.
 
 
 
 
 

La fortezza dei Dannati, o meglio, il castello, si trovava arroccato in cima ad una grossa montagna circondato da sconfinate foreste di conifere.
Mentre era in viaggio per raggiungere tale dimora, l'unica cosa di cui Sakura riuscì a rendersi conto, fu il cambiamento climatico. L'aria si faceva sempre più fredda e rarefatta. Aveva i polsi legati e si sentiva stordita, probabilmente a causa del colpo alla testa.
Non appena il grosso veicolo, su cui fu caricata cinque o sei ore fa, si fermò, venne bruscamente fatta scendere da un uomo alto e muscoloso. Le gambe erano stanche e affaticate. La testa le girava vorticosamente e il freddo era riuscito a gelarle il sangue.
Venne portata a suon di spintoni all'interno del castello. Era una fortezza in stile gotico alta svariati metri. Sembrava quasi volesse toccare il cielo. Ai piedi di tale maniero, si trovava una splendida ed inquietante vallata.
Fu lasciata in una stanza larga e poco luminosa dal tendaggio color cremisi. Vi erano altre ragazze, messe in fila una accanto all'altra. Tutte avevano i polsi legati e un'aria spaventata in viso.
Stava per scoprire cosa succedeva ai rapiti.
Improvvisamente la porta d'ingresso si spalancò. Entrarono svariate persone, ma Sakura non riuscì a capire quante ce n'erano, poiché il mal di testa che opprimeva il suo cervello non le permetteva di ragionare con logica. Fra tutti quei volti, apparve finalmente un viso conosciuto.
Hinata.
Era stata rapita anche lei, e adesso si trovava accanto ad un ragazzo dai capelli color del grano e dagli occhi azzurri come quelli di Ino.
Non sembrava spaventata o ferita, di sicuro l'avevano trattata meglio di lei.
Un ragazzo dai capelli e dagli occhi neri come la pece, iniziò a scrutarle una per una.
Era di un pallore quasi irreale. Possedeva un fascino magnetico e riusciva a sovrastare tutte le ragazze con la sua altezza notevole. Era senza dubbio un Vampiro.
Passò avanti e indietro dinnanzi a tutte le giovani, le scrutava a fondo, come se leggesse nelle loro anime. Ogni tanto Sakura spostava lo sguardo su Hinata e sulle altre ragazze. La maggior parte di loro piangeva, mentre Hinata sembrava spaventata.
Ma non era impaurita per sé stessa. Aveva paura per lei.
Il ragazzo dagli occhi magnetici si fermò di fronte Sakura. Iniziò a guardarla negli occhi, le toccò i capelli e annusò il suo odore. La ragazza decise che non si sarebbe mostrata debole. Se aveva intenzione di ucciderla, sarebbe morta con dignità, senza abbassare lo sguardo davanti a nessuno. Si fissarono per una manciata di secondi e Sakura non distolse il suo sguardo fiero dagli occhi del ragazzo, che sembravano l'avessero catturata.
Improvvisamente il Vampiro si decise a proferir parola, e con la sua voce profonda disse -Lei.-






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Ecco finalmente la mia tanto agognata ff AU! c':  
Spero di aggiornare regolarmente e di non incappare in mostruosi ritardi >.<  Avvisatemi se c'è qualche errore e ovviamente recensite se vi va! Mi interessa davvero sapere la vostra opinione!
SHANNARO! 

Un bacione, Hell Girl.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo I: Schiava e Padrone. ***


Lord of the Night. 

Capitolo I: Schiava e padrone.


*


 
L'alba sancì l'inizio di una nuova giornata.
Il sole illuminò le vette aguzze di quelle lontane montagne, l'oscurità pian piano si smaterializzò lasciando posto ad un alone dorato. La nebbia, che sembrava inghiottire l'intera zona soffocando la luce, si diradò, facendo finalmente filtrare i caldi raggi dell'astro che ormai si accingeva ad innalzarsi nel cielo, prendendo il posto della pallida luna.
Il cielo pareva scurirsi sul castello, quasi volesse marcare la tenebrosità della fortezza.
Hinata guardava con aria sognante il cielo. Ad ogni sguardo, la consapevolezza di non appartenere alle tenebre, aumentava. Aveva la certezza che il suo mondo fosse quello lì fuori, alla luce del sole. Lei non provava gusto nell'uccidere, non godeva nel vedere la gente soffrire. Per questa sua natura così umana, sin da bambina, venne etichettata dal suo clan come una debole. Ma lei aveva capito che essere dotati di sentimenti, non significava essere debole.
Negare le proprie emozioni, schiavizzare i più deboli, versare sangue a destra e a manca, si che significava essere deboli.
Avrebbe voluto scappare, essere libera come l'aria che le riempiva i polmoni. E l'avrebbe anche fatto, nonostante il suo clan, nonostante suo padre. Ma il destino non era dalla sua parte. Egli va per la sua strada, non curante dei desideri altrui.
L'amore.
Aveva trovato l'amore. Ed era stata persino promessa in sposa all'amore della sua vita. Quanto udì questa notizia, avrebbe davvero voluto che la felicità invadesse ogni singola particella del suo corpo, avrebbe voluto provare quella sensazione di leggerezza per qualsiasi cosa al mondo. Ma quella notizia, al posto di renderla al settimo cielo, non fece che peggiorare la situazione. Proprio quando aveva finalmente deciso di abbandonare la sua natura, la verità le era piombata addosso, ricordandole che stava compiendo lo stesso errore del suo clan: Stava cercando di rinnegare i suoi sentimenti.
Vivere senza il suo grande amore sarebbe stato impossibile.
Il suo imminente matrimonio, sarebbe stato un avvenimento fantastico. Se solo fossero semplici umani, ovviamente.
Si poggiò sullo spaziosissimo letto a baldacchino, chiudendo gli occhi. La notte insonne, non aveva di certo giovato al suo mal di testa. Temeva che il suo cervello stesse seriamente per esplodere; Troppi pensieri, troppe preoccupazioni. Troppo di tutto.
Sorspirò rumorosamente.
Improvvisamente si alzò di scatto dal morbidissimoletto, provocandosi un capogiro.
Come poteva stare lì, ferma, a pensare ai suoi problemi, quando Sakura era in pericolo?
Si avviò verso la grande porta in mogano con l’intento di uscire, cercare Sakura, correre e magari urlare. -Hinata!-
Eccolo. Il suo grande amore, Naruto. L’unico licantropo ad essere diverso. Ad essere come lei.
-N-Naruto!- Esclamò balbettando un po’ troppo. –Cosa ci fai qui?-
-Volevo assicurarmi che tu stessi bene, ieri mi sembravi preoccupata… E poi continuavo a sentirti camminare avanti e indietro per la stanza...- Ammise infine. Era vero, i licantropi erano famosi per i loro sensi più sviluppati del normale. Hinata si sentì mortificata, avrebbe voluto qualsiasi cosa fuorché disturbare il suo promesso sposo. –Mi dispiace, non volevo disturbarti…- rispose guardando verso il basso. –Non preoccuparti, Hinata!- disse sorridendo a trentadue denti –Ero preoccupato anche io, sapendoti preoccupata!- E rise ancora, con una di quelle sue risate cristalline capaci di scaldare il cuore. –Insomma siamo tutti molto preoccupati!- Concluse il ragazzo dai capelli color del grano e gli occhi color del cielo. –Naruto, credi che Sasuke possa far del male a Sakura…?- Naruto rispose solo dopo aver profondamente inspirato –Se puoi tranquillizzarti posso parlargli…-
E Hinata tirò un sospiro di sollievo. Era proprio quello giusto.
 
 
 



 

Sakura si ritrovò a pensare che, probabilmente, la notte appena trascorsa fossa la peggiore in diciassette anni di vita.
Paura, freddo, insonnia, un giaciglio scomodo quanto un cumulo di pietra. Era stanca, così stanca che avrebbe voluto dormire per una settimana. Ma una vocina nella sua mente le ricordava che era nel covo del male in persona, e addormentarsi sarebbe stato una morsa azzardata. Nella cella in cui era rinchiusa, vi era un piccolissimo spiraglio, grazie al quale riuscì l’avvenire di una nuova giornata; Durante tutta la notte, il tempo le parve bloccato. Non poté che guardare il soffitto grigio spento e sperare. Sperare che Ino e gli altri non facessero mosse azzardate, sperare che sia non fosse troppo preoccupata e che un giorno possa finalmente riabbracciarla e godersi quegli istanti di puro amore incondizionato.
Ogni tanto sognava ad occhi aperti, desiderava di trovarsi in un altro posto. A casa sua, per esempio. Quelle belle giornate in cui il mondo era ancora inconsapevole dell’orrenda verità, quando Ino trascorreva tutti i pomeriggi a casa sua, invogliata dalle buonissime torte di sua madre. Come quella volta in cui Ino le raccontò del suo primo fidanzatino e del suo primo bacio, mentre lei corrodeva per l’invidia.
Sì, nessuno si è mai interessato alla piccola Sakura.
Quella ragazzina minuta e bizzarra, dal carattere un po’ troppo forte.
Fu difficile ammettere a sé stessa che, quando quello strano individuo scelse proprio lei fra tutte, provò una sottospecie di piacere perverso. Diamine, era un vampiro, un assassino! Ma aveva scelto proprio lei, la ragazza da tappezzeria. Ma la cosa che la colpì più di tutto, fu lo sguardo del ragazzo. Intorno a lui vi era uno strano alone, fatto di oscurità e tristezza.
Quel ragazzo era le tenebre.
Avrebbe davvero voluto scoprire il perché di tale apatia. Avrebbe voluto distruggere quella barriera invisibile, scaldargli il cuore, abbracciarlo. Forse questo sentimento era causato semplicemente dalla sua smodata passione per il mistero, per le cose peccaminose. O forse no, forse davvero quel ragazzo era riuscito sul serio ad entrarle nel cuore al primo sguardo.
-Ragazzina!-
Una luce abbagliante le colpì gli occhi, costringendola ad usare una mano per nascondersi da tale raggio.
-Ragazzina!- ripeté lo sconosciuto, avvicinandosi e strattonandola. –Devi prepararti ed andare nella stanza dell’Uchiha, non ti hanno detto niente?- chiese afferrandola per la manica della felpa –Veramente…- Sakura cercò di proferir parole, ma fu strattonata così forte, che cadde rovinosamente a terra. Lo sconosciuto la rialzò con un braccio, facendola sentire una specie di marionetta. –Muoviti, che stai aspettando?-
Dopo aver fatto su e giù per quei lunghi e bui corridoi, arrivarono davanti ad una porta.
-Entra.- ordinò l’uomo –E vedi di essere ubbidiente.- concluse, spingendola all’interno della stanza e chiudendo la porta alle spalle della ragazza.
Sakura guardò l’ambiente circostante.
Era senza parole. Probabilmente quella stanza era più grande addirittura di casa sua.
Al centro della stanza era presente un grandissimo letto dalle coperte color vermiglio, vi era poi un camino, una libreria immensa e addirittura un pianoforte.
No, quella stanza non era più grande di casa sua. Era più grande di casa sua e casa di Ino messe insieme.
Avanzò di qualche passo, e constatò che all’interno non c’era nessuno. Così, nonostante fosse un po’ impaurita decise di avvicinarsi alla parte più interessante della stanza: La libreria.
Quest’ultima era piena di libri classici, vecchi romanzi e volumi interamente dedicati alle poesie.
Orgoglio e Pregiudizio, Amleto, Le terre di Arnheim. Quello era un vero e proprio paradiso.
Senza rendersene conto, iniziò a sfogliare i numerosi volumi, accarezzando la carta ingiallita e annusandone l’odore. Ogni tanto, si sentiva un po’ come qui libri. Nessuno la leggeva, nessuno la recensiva.
Se solo l’avessero sfogliata, avrebbero conosciuto la vera Sakura. La ragazza all’apparenza forte e determinata, ma dentro ancora insicura. Ripose con cura il volume che teneva fra le mani al suo posto. Avrebbe voluto leggere per ore ed ore.
-Hai finito?-
Sakura si voltò di scatto e, non appena vide la fonte di quella voce, indietreggiò di un passo, scontrandosi con la libreria, che vibrò impercettibilmente. Da quanto tempo era lì ad osservarla?
Sgranò ancor di più i suoi occhioni verdi. –Io non volevo…- Il ragazzo la zittì con un cenno della mano. Sakura trattenne il fiato per qualche secondo. Non riusciva a stare in silenzio, non sapeva neanche perché fosse in quella dannatissima stanza!
-Io non so neanche che ci faccio qui…- affermò titubante. Il ragazzo si avvicinò e la studiò per una manciata di secondi. –Perché sei vestita con questi stracci?- chiese infine.
Sakura si guardò per un secondo i vestiti. Era vero, non era eleganti come la sua camicia e il suo pantalone scuro, ma non erano neanche tanto male. Solo una felpa e un jeans. Che c’era di strano?
-Mi vesto come voglio! – proferì poi, forse con un po’ troppa enfasi.
-Cerca di portare rispetto, ragazzina. Sei viva grazie a me, non te lo dimenticare.- La ragazza lo guardò con un’aria interrogativa. –Vuoi dire che le altre ragazze sono morte?- chiese.
-Forse.-
A quella affermazione, Sakura portò le mani vicino la bocca. Era allibita, spaventata. Doveva essere un brutto sogno. –Devo andarmene!- Esclamò a voce fin troppo alta, maledicendosi in seguito. Aveva appena avvisato al suo aguzzino che aveva intenzione di fuggire. Che stupida. Si portò una mano alla fronte, e decise di incolpare la mancanza di sonno per questo suo atto di idiozia.
Il moro dagli occhi color della notte, accennò un piccolissimo sorriso. –Non andrai da nessuna parte. Adesso tu sei la mia schiava. Sei una semplicissima ed inutilissima umana, non potrai far nulla all’infuori di quel che ti ordinerò io.-
Sakura sentì il sangue ribollire nelle vene. –Sarò anche un’inutilissima umana- esclamò furiosa –Ma almeno non sono un’assassina!-
-Ragazzina, parli troppo. Sei fastidiosa.- disse il ragazzo, liquidandola. –La ragazzina ha un nome!- rispose a tono l’umana –Mi chiamo Sakura.-
Il vampiro le lanciò una semplice occhiata, si avvicinò alla libreria e prese un romanzo.
Frankenstein, di Mary Shelley.
-Quando una persona si presenta, è buona educazione presentarsi a propria volta!- Sentenziò la ragazza, decisa a non farsi mettere i piedi in testa da nessuno.
-Uchiha- asserì il ragazzo seccato –Sasuke Uchiha. Ma dato che continui con questo tuo atteggiamento irrispettoso, per te sono semplicemente “padrone”-
-Altrimenti?-
Sasuke le si avvicinò pericolosamente, ed improvvisamente i suoi scurissimi occhi neri divennero rosso sangue.- Altrimenti ti uccido.- Sakura si pentì subito delle sue parole. Era stata una stupida a sfidare un signore della notte. –Ora vai a farti dare altri abiti. Questi sono orribili.- concluse il ragazzo.
Sakura trasalì. Era spaventata a morte. –Vado subito… padrone.- disse uscendo dalla stanza, senza sapere dove dirigersi di preciso.
Sasuke invece abbozzò un sorriso soddisfatto sul volto.
 
 
 
 

I corridoi sembravano tutti uguali.
O meglio, erano tutti uguali.
Ma cosa stava facendo? Non doveva seguire gli ordini di quell’assassino, doveva pensare a scappare! Le sue gambe, che inizialmente tremolavano sia per la stanchezza che per la paura, iniziarono a muoversi velocemente. La camminata veloce divenne una corsa. Correva, ma non sapeva dove andava, sembrava di essere sempre allo stesso punto.
-Sakura?-
L’interpellata si voltò di scatto.
-Sakura!-
Senza rendersene conto, le due ragazze iniziarono a corrersi incontro.
-Hinata! Che sollievo sapere che stai bene! Ma stai bene vero? Non sei ferita o…-
-No Sakura, io sto bene. Mi trattano bene… sai, sono l’erede del clan Hyuga…- rispose la licantropa.
Sakura tirò un sospiro di sollievo. Una preoccupazione in meno.
-Tu piuttosto…- continuò la ragazza dagli occhi chiari come la neve –So che sei diventata una…-
-Schiva.- continuò Sakura –A quanto pare sono diventata la nuova schiava di un assassino succhiasangue…-
Hinata rimase interdetta per qualche secondo. –Vedrai andrà tutto per il verso giusto, ti aiuterò a scappare e…- Non ci credeva neanche lei.
Sakura sorrise. Era un sorriso stanco, rassegnato. –Ha detto il mio… padrone che ho bisogno di vestiti decenti. Dice che non vuole più vedere questi stracci.- Concluse osservandosi nuovamente i vestiti. Davvero, non capiva cosa ci fosse di sbagliato nel suo abbigliamento.
Un ragazzo dai capelli biondissimi, si avvicinò alle due ragazze. Aveva un sorriso caloroso, sembrava la persona più gentile del mondo.
Sakura davvero non riusciva a capire cosa fosse quel ragazzo. Non le sembrava uno “schiavo”, era troppo rilassato ed elegante per esserlo.
-N-Naruto…- Hinata pronunciò il suo nome con una vocina talmente flebile, che sembrava un sussurrò.
-Hinata!- rispose il ragazzo, sempre con un sorriso sulle labbra –Tu, invece, devi essere Sakura, vero? Naruto piacere!- proferì allungando la mano verso la ragazza dagli occhi smeraldini, che, un po’ titubante l’afferrò, presentandosi. –Si, io sono Sakura… tu sei un…-
-Sì- affermò deciso Naruto –Sono un licantropo, e sono anche il… Bé, sono un grande amico di Hinata!- La Hyuga annuì convinta. –Sakura, puoi fidarti di Naruto, lui è…-
-Ho capito!- rispose la giovane schiava. Si vedeva distante un miglio che Naruto era un bravo… licantropo. E che Hinata fosse innamorata di lui. –Ecco Hinata, per i nuovi vestiti…- continuò la ragazza un po’ imbarazzata –Ah sì… - rispose Hinata col quel pizzico di imbarazzo che la contradiceva. E, sorridendo leggermente, le indicò una porticina situata sulla destra. Un po’ titubante, Sakura si avviò verso la direzione che la sua amica le aveva appena indicato. Non sapeva come le sue gambe potessero ancora andare avanti.
-N-Naruto – mugolò Hinata –Ecco potresti…-
-Ho capito, Hinata. Non preoccuparti, parlerò io con il Teme.- E Hinata sorrise, tranquilla.
 
 


La stanza indicata da Hinata, era una sorta di cameretta da letto, molto piccola e sporca, in confronto al lusso del palazzo. Era una sottospecie di combinazione fra la cella in cui aveva dormito la notte precedente e uno scantinato. L’odore pungente della muffa le entrava nelle narici e le perforava i polmoni. L’unico sbocco verso l’esterno, era garantito da una piccolissima finestra, tanto piccola quanto un libro, come quelli che Sasuke conservava gelosamente nella sua maestosa camera.
L’umidità sgorgava copiosa dal soffitto, ricordandole vagamente delle lacrime, come quelle versate durante la notte prima. Il mobilio era semplicemente composto da un piccolo letto con una copertina bucata e probabilmente sporca. Sulla branda era posizionato un semplice vestito bianco, lungo fino al ginocchio e non eccessivamente scollato. Il primo pensiero che balenò nella mente di Sakura fu legato al freddo. Sì, sicuramente sarebbe morta dal freddo. Indossò quello straccetto e si risciacquò il viso nel piccolo lavabo situato nel minuscolo bagno della sua ridottissima camera. O meglio, prigione.
Uscì rapidamente da quel buco pieno di muffa, ed in un battibaleno si ritrovò di nuovo nel largo corridoio.
Probabilmente la sua mente le giocò un tiro mancino, poiché una voglia matta di vedere quel ragazzo le invase il corpo.
Sasuke Uchiha.
Ad esser sincera, Sakura ne aveva sentito parlare.
Hinata le aveva accennato qualcosa riguardante la gerarchia dei Vampiri e dei Licantropi. A quanto pare, erano divisi in clan, e la dinastia più potente, surclassava le altre. Anche il clan di Hinata era fra i più potenti, ma non si immaginava neanche lontanamente che vivessero in un maniero come questo.
Senza rendersene conto, si ritrovo dinnanzi la porta di Sasuke. Entrò, incerta sul perché al posto di cercare di fuggire fosse ritornata nella tana del lupo. Voleva davvero capire quel ragazzo, conoscerlo a fondo. Le appariva solo, rassegnato. Ai suoi occhi, era circondato da un alone di tristezza e solitudine. Si avvicinò lentamente al ragazzo, quasi avesse paura di disturbarlo.
Sasuke leggeva ancora, ma ovviamente si rese subito conto della presenza di Sakura. Alzò gli occhi dal suo volume rilegato, e la osservò a lungo.
Restarono in silenzio per un po’. Finalmente Sasuke si decise a parlare.
-Che c’è?- chiese arrogantemente.
-Ho cambiato vestiti.- rispose lei, guardandolo negli occhi.
-Vedo. Allora? Ti aspetti un complimento?-
Ovvio che non si aspettava un complimento. Nessuno le faceva complimenti. Le sarebbe bastato un cenno di approvazione, un sorriso, qualsiasi cosa!
-No, ovviamente.- fece lei –Se non devo fare niente me ne vado…- concluse avviandosi verso la porta, senza neanche aspettare l’approvazione del vampiro.
In tutta risposta, Sasuke la bloccò trattenendola per il polso. Sakura osservo la sua mano; Sembrava grande e forte. Di quanto sangue si era macchiata? Ed a quante persone aveva strappato la vita? Riusciva ancora a sentire l’odore acre del sangue, poteva ancora vedere quelle immagini di morte, di sofferenza.
-Sono affamato.- asserì.
A Sakura era stato spiegato tante volte che, quando un ampiro afferma di essere affamato, la cosa migliore è sperare. Sperare e pregare. Non serve correre, e neanche gridare. Iniziò a tremare, probabilmente.

Sasuke l’abbracciò.
E Sakura tremava ancora.
La strinse a sé, le percorse la schiena con mani, che, nonostante avessero causato la morte, in quel momento assunsero un tocco gentile. Tanto delicato che Sakura ne rimase sorpresa.
E ancora, le mani si spostarono dalla schiena al viso e poi ai capelli. Li spostò di lato con una delicatezza spiazzante. Portò il viso nell’incavo del collo diafano della ragazza, e ne respirò l’aroma.
Aveva un odore così... allettante.
Sakura si lasciò trasportare dal suo respiro, inebriato di lei. Finalmente, si lasciò cadere il viso sulla sua spalla.
E stranamente, quel ragazzo di norma così freddo, le riuscì a far sentire il calore dentro.
E ancora, quelle mani continuavano ad accarezzarla, e lei si sentiva sempre più leggere dopo ogni sua carezza.
Le leccò il collo, in maniera delicata ma al contempo famelica. Sakura chiuse gli occhi.

Il dolore si mescolò al piacere, quando i suoi canini affilati le lacerarono il collo.







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Eccomi finalmente col secondo capitolo, o meglio primo, dato che il precedente era semplicemente un prologo! Il ritardo è causato dalla scuola, dato che ci sto andando di pomeriggio -.-
(e devo anche muovermi, tral'altro, altrimenti farò tardi lol)
Sono molto insicura per quanto riguarda questo capitolo, sarà che non ho mai scritto di vampiri, fino ad ora ne ho solo letto xD
Io scappo, devo ripetere francese ._.
Grazie a tutti, e se vi va recensite! Come al solito mi fa sempre piacere sapere la vostra opinione! 

Un bacione, Hell Girl 

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Capitolo 3
*** Capitolo II: Sangue. ***


Lords of the Night. 
capitolo II: Sangue.

 

*


Leggera.
Debole.
Poteva ancora sentire le sue braccia trattenerla, poteva ancora sentire i suoi canini perforargli la giugolare, poteva persino sentire il suo stesso sangue gocciolare sul candido vestito bianco.
Percepiva il respiro di Sasuke, del suo padrone, farsi sempre più irregolare, più famelico, più spaventoso.
Ma, infondo, la sensazione di leggerezza era così bella, così confortevole, le ricordava vagamente gli abbracci di sua madre. Era sempre così stanca, impaurita, aveva imparato a vivere nel terrore. Ed ora poteva abbandonare quel mondo, a cui sentiva di non appartenere. Poteva viaggiare con la mente, vedere posti sconosciuti che avrebbe da sempre voluto visitare. Ridere, essere spensierata.
In questo momento, si rese conto che morire, infondo, non era poi una cosa così male.
La leggerezza le attanagliò le gambe. Prese il sopravvento persino sulla sua mente, abituata ad essere sempre razionale.
Stava per dire addio al mondo. Davvero? Sarebbe morta così? Aveva solamente diciassette anni. Aveva una vita davanti. Una famiglia, degli amici.
Ma voleva guardare. Nonostante guardare il suo assassino le avrebbe solamente trafitto il cuore ancor di più, voleva farlo.
Voleva guardarlo.Il suo carnefice.
Eppure, l'unico ragazzo a farle provare delle emozioni tanto forti quanto contrastanti. I suoi occhi erano così rossi, così affamati, così vogliosi.
E sorrise. Perché si rese conto che si era innamorata. Di un vampiro. Di un assassino. Del suo assassino.
Ma andava bene così, era felice, nonostante le lacrime che, senza il suo consenso, le rigavano il volto troppo pallido.
Era felice perché prima di morire, prima di chiudere gli occhi per sempre, aveva conosciuto l'amore.
Si era scontrata contro di esso, ed era stata vinta. Una colluttazione persa in partenza, con tanto di farfalle che le svolazzavano nello stomaco. La voglia di rendere felice il suo amato, desiderio quasi realizzato. Sì. Infondo il suo sangue, che ancora le grondava copioso dal suo collo niveo, l'aveva reso felice, appagato.
Così chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dalla brezza immaginaria che cercava in tutti i modi di rubare la sua vitalità.
E sorrise.
 

 

 

Ma alla fine si svegliò, dopo svariate ore, su quel letto. Quel letto a baldacchino con decorazioni in oro e rosso vermiglio, lo stesso colore che aveva imbrattato la sua veste, un tempo chiara e pallida, adesso incrostata di quel liquido così vitale ma che, al contempo, era stata la causa della sua quasi morte prematura.
Era il suo letto, il letto di Sasuke, ma di lui nessuna traccia. Esultò e pianse, per la prima volta in vita sua, di gioia. Era viva, ed era stato un miracolo. L’aveva risparmiata, l’aveva lasciata vivere e l’aveva adagiata sul suo letto. Si chiese se fosse diventata un vampiro anche lei, ma questo suo dubbio trovò immediatamente risposta: Non aveva bevuto il sangue di un vampiro prima di essere morsa. E sicuramente non era deceduta, perché si sentiva ancora viva, sentiva ancora il cuore pulsare e il sangue scorrere nelle vene.
Osservò stranita il suo riflesso nello specchio. Era pallida, troppo pallida. E si sentiva debole, ancora. Non che la debolezza non fosse un sentimento ricorrente, per lei. Da quando era arrivata al castello, si sentiva indifesa, inutile. Senza forze e succube di quel dannatissimo vampiro, che nonostante fosse un non-morto, era stato l’unico a farle provare quei sentimenti. E sapeva che un giorno, un giorno non molto lontano, avrebbe dovuto fare i conti con quei sentimenti. Ma ora era ancora troppo presto, era solo scombussolata.
Si domandò se non fosse vittima di una bizzarra Sindrome di Stoccolma.
Si toccò il collo, ancora squarciato e dannatamente dolorante. Era notte e il sangue le si era appiccicato addosso, nonché sul suo vestito. Doveva aver dormito parecchio. Ma adesso la priorità era lei stessa, era ancora un’umana, quindi avrebbe potuto imbattersi in infezioni addirittura gravi se non avesse disinfettato la sua ferita. Si recò nel bagno del suo padrone, ma come pensava, non vi erano né medicine né medicazioni. Ovvio, lui non ne aveva bisogno. L’unica cosa che poté fare, fu risciacquarsi ripetutamente e delicatamente il collo dilaniato.
Ogni goccia d’acqua, ogni tocco, le causavano un dolore inaudito. Le lacrime, dapprima causate dalla gioia di essere ancora vivi, divennero lacrime di dolore e poi di disperazione. L’aveva lasciata vivere questa volta, chissà per quale perverso motivo. La prossima volta potrebbe non essere così fortunata.
Ogni tanto, Il mondo sembrava girarle intorno, i colori si sbiadivano ed i suoni diventavano ovattati; nonostante questi piccoli particolari, decise ugualmente ad uscire dalla camera di Sasuke. Doveva trovare del disinfettante, o comunque una benda. Forse avrebbe dovuto chiedere aiuto ad Hinata oppure al suo amichetto biondo.
Camminò a lungo, le parve di fare kilometri. Probabilmente la spossatezza le stava giocando un tiro mancino.
Scese persino una scalinata, due scalinate, tre scalinate. Scale di cui non aveva un benché minimo ricordo, tra l’altro. Si ritrovò immersa nel lusso di quell’antico maniero, e ovviamente, si perse.
Quel briciolo di senso dell’orientamento, l’aveva abbandonata. E il collo continuava a sanguinare. Dannazione.
Per fortuna, poteva godere di un buonissimo udito. Percepì, a poche stanze di distanza, una musichetta ed un chiacchiericcio di sottofondo. Sembravano calmi nel discutere, quindi decise di rischiare e di incamminarsi verso tale stanza.
La porta era aperta, se non spalancata, quindi non trovò difficolta nell’addentrarsi.
Non appena mise piede nella stanza, che doveva essere una camera adibita alle feste, si sentì decisamente fuori luogo. Erano tutti vestisti con abiti scuri, di pelle o di tessuto. Indossavano gioielli sfavillanti ma raffinati. Erano tutti così eleganti mentre erano seduti su poltroncine color cremisi, mentre bevevano e ascoltavano musica classica. Persino la musica era raffinata.
Li scrutò a lungo, senza rendersi conto che tutti stavano scrutando lei.
Finalmente realizzò. Erano vampiri. E lei grondava sangue dal collo. Si voltò con nonchalance, forse anche troppa, e iniziò a correre verso l’uscita. Probabilmente facendo questo, attirò ancor di più l’attenzione.
Qualcuno la prese per il polso e la trascinò fuori.
-Idiota!- esclamò Sasuke –Perché sei uscita dalla stanza? Non ti ho dato l’ordine di farlo.- concluse adirato.
-Tu mi hai morsa!- esclamò Sakura, sconvolta, come se avesse appena realizzato l’accaduto –Ho il collo insanguinato, avrei potuto morire per colpa tua!- continuò in tono accusatorio.
Sasuke la guardò stranito. Era un vampiro, uccidere gli essere umani era una cosa… normale per lui. Perché allora, questa ragazzina insolente continuava ad accusarlo in quel modo? Era in mezzo a dei dannati, cosa si aspettava, che la trattassero gentilmente, forse?
-Credevi davvero…- l’Uchiha fece una piccola pausa –Credevi davvero che ti avrei lasciato morire?-
Sakura rimase interdetta dopo la domanda di Sasuke. Anche quest’ultimo rimase leggermente scosso dalle sue stesse parole.
-Insomma, Naruto mi avrebbe ucciso.- Continuò lui, come a volersi discolpare di un misfatto mai accaduto. –Mi ha chiesto di avere un occhio di riguardo con te, mi ha detto che sei la migliore amica della sua futura sposa.-
La ragazza era indecisa se sbalordirsi di più della sua palesemente falsa aspettativa riguardo Sasuke, oppure del fatto che Hinata stesse per sposarsi e non le avesse detto nulla.
Non sapeva se avesse dovuto avercela più con la sua amica o con sé stessa per aver pensato che un vampiro possa davvero avere dei sentimenti. Il suo cuore decise infine per lei; Una parte nascosta di lei, avrebbe voluto che, dopo averla morsa, Sasuke si fosse pentito e l’avesse appoggiata delicatamente al letto.
No, non era andata così, era diventata una sottospecie di raccomandata. In più, all’Uchiha non importava nulla di lei.
Sì, era decisamente più delusa con sé stessa. E poi, come potrebbe arrabbiarsi con Hinata?
-Se volevi uccidermi, forse avresti dovuto farlo.- Esclamò tutto ad un fiato, spostando lo sguardo dagli occhi di Sasuke.
L’interlocutore grugnì sommessamente, quel discorso non aveva senso e aveva intenzione di chiuderlo definitivamente. –Sei più fastidiosa di quanto pensassi. Vai nella mia stanza e aspettami.- Proferì irritato.
 


* * *

 
 
Di Ino si poteva dire di tutto.
Che era una ragazza pettegola, che ogni tanto era un pochino frivola, che amava divertirsi e che i ragazzi qualche volta diventavano il suo chiodo fisso.
Ma Ino non era solo questo. Era combattiva, perspicace, sveglia. Poteva diventare dolce come una mamma e combattiva come una leonessa.
Questa volta, però, Ino non sembrava più la stessa. Soffriva, piangeva, si disperava.
Era come se le avessero strappato un pezzo di cuore, come se qualcuno avesse improvvisamente spento la sua vitalità. Era stremata, ma neanche questa volta si sarebbe arresa. Ino Yamanaka non si arrendeva mai. Era grintosa e vitale, ma soprattutto avrebbe fatto di tutto per le persone a cui teneva.
E Sakura era come una sorella per lei. Una piccola sorellina, insicura ma con la voglia di sbocciare come un fiore di ciliegio in primavera.
-Shika- asserì con la voce ancora un po’ spezzata dal pianto. –Credo di avere un piano.-
-Non preoccuparti, seccatura. Ho un piano anche io.-
Solo allora, Ino si tranquillizzò.
 
 
 
 

* * *



 
Passeggiare con Naruto era la cosa più bella che le potesse capitare.
Lui parlava, parlava, parlava, e Hinata era ben lieta di ascoltarlo. Lo avrebbe ascoltato per ore, avrebbe continuato a specchiarsi nei suoi occhioni azzurri, e magari, ogni tanto gli avrebbe accarezzato la guancia guardando con i suoi occhi carichi d'amore.
Questo fu esattamente ciò che fecero. Stare insieme, era la cosa più naturale del mondo per loro.
Proprio come doveva essere il vero amore.
Si completavano a vicenda e ogni volta che si guardavano sentivano le farfalle nello stomaco. Ma non era un amore asfissiante o doloroso. Era quell’amore amore che li rendeva leggeri, liberi, felici di vivere.
Sorridevano nonostante fossero considerati degli assassini di natura, ma che in realtà tutto erano tranne che killer senza pietà.
A volte, credevano di essere più umani degli umani stessi.
-Hinata…- Disse improvvisamente lui, interrompendo il suo discorso lunghissimo sul cibo –Sai, sto contando i giorni che mancano al nostro matrimonio!- Concluse, sorridendo in quella maniera capace di scioglierti il cuore.
-Nove giorni.- rispose imbarazzata la Hyuga –Anche sto contando i giorni…- Ammise lei, rossa in volto.
Ed era strano pensare che a breve sarebbe diventata sua moglie, che avrebbero condiviso un letto, anzi che avrebbero condiviso la vita stessa. Lo sapeva, lo sapevano che erano fatti l’uno per l’altra, non vi era dubbio alcuno a tal proposito. Ma nonostante tale sicurezza, Hinata si sentiva sempre piccolissima davanti a Naruto. La ragazza non aveva mai avuto intimità con nessuno, non aveva legami con l’altro sesso, e tutto ciò che sapeva era dovuto alle storie di Ino e del suo amore Shikamaru, che, spesso e volentieri, raccontava ad Hinata e Sakura le loro nottate, non tralasciando i dettagli più piccanti. Solitamente la ragazza arrossiva, seguita a ruota dalla sua amica dai bizzarri capelli color pastello.
Così quando Naruto si avvicinò un po’ troppo, superando decisamente la distanza di sicurezza che permetteva ad Hinata di non andare a fuoco, la ragazza non poté che indietreggiare.
-Hinata, non mordo mica!- Esclamò, tralasciando il fatto che era un licantropo, quindi sì, mordeva eccome.
-Scusa Naruto, è che…- Cercò di continuare, ma le parole le morirono in gola. Non aveva scusanti, era una codarda, spaventata addirittura dal ragazzo che amava.
-Non ti preoccupare!- Rispose Naruto, grattandosi la testa e sorridendo sornione. –E’ stata colpa mia, sono stato troppo precipitoso.- Concluse, continuando a sorridere.
Hinata era timida, troppo timida. La sua timidezza aveva messo radici quando era ancora una bambina, quando si mostrava troppo umana, quando, già a quella età non aveva paura di mostrare i propri sentimenti.
Era stata bollata come una debole, e per anni aveva vissuto con questa convinzione. Ma finalmente aveva capitolo che anche lei poteva essere una ragazza coraggiosa, se solo l’avesse voluto. E adesso lo voleva. Voleva sentirsi sicura, voleva abbandonare il suo guscio di insicurezza. Senza rimuginarci troppo, si avventò su Naruto e fece aderire le sue labbra con quelle del suo futuro marito.
Fu un bacio immensamente dolce. Le lingue si sfiorarono delicatamente, in maniera casta ma al contempo passionale.
Un gesto del tutto inaspettato, ma assolutamente desiderato.
Quando si staccarono, Hinata arrossì, mentre Naruto non riuscì a spiccicare parola, se non un misero “wow”.

 
 

* * *




 
 Sakura barcollava, sudava freddo e sputava sangue.
Non sapeva cosa le stesse succedendo di preciso, forse il morso si stava infettando sul serio, forse aveva perso troppo sangue. Si toccò la fronte e notò con terrore che era bollente. Doveva avere la febbre molto alta.
Ma continuava ad essere fiduciosa. Sasuke le aveva detto che non l’avrebbe mai lasciata morire. E lei aveva deciso di fidarsi, di non perdere la speranza. Perché ormai l’unica cosa che poteva fare, era aggrapparsi ad un illusione. Non voleva lasciarsi morire, non doveva farlo. Così sperava. Pregava che Sasuke venisse con una sottospecie di cura miracolosa, che la guarisse e che poi la lasciasse libera.
O che magari scappasse con lei, chissà.
Quando la porta in mogano si aprì, Sakura già faceva fatica a tenere gli occhi aperti. E probabilmente Sasuke si rese conto della gravità della situazione, poiché il suo volto divenne improvvisamente cupo, più cupo di quanto non lo fosse già. La ragazza ipotizzò che dovesse sentirsi in colpa, perché iniziò a scrutarle il collo ancora imbrattato di sangue, le poggiò una mano sulla fronte per accertarsi della sua temperatura, e si curò di controllare il suo battito del cuore.
Fu in quel momento, che Sasuke fece una cosa del tutto inaspettata.
Sakura intravide i suoi occhi diventare color cremisi, e i suoi candidi canini affilarsi.
Ma non la morse, né le fece del male.
Il ragazzo morse il suo stesso polso, affondò i suoi denti affilati nella sua stessa vena e lasciò che il sangue grondasse dalla sua mano.
Lentamente, portò il polso alla bocca di Sakura e lasciò che la ragazza bevesse il liquido vermiglio.
Il sangue si impossessò immediatamente della sua bocca e scivolò nella sua gola.
Si sentì improvvisamente viva.



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Eccomi qui! x'3
Prima dei ringranziamenti, vorrei chiarire un paio di cose riguardante la fanfic :)
Allora in primo luogo, Sakura non diventerà una vampira, poiché come ha già detto lei (?) si diventa non-morti se si beve del sangue di vampiro e poi si muore. In questa storia, il sangue ha un valore molto importante. Diciamo che crea dei 'legami' ma non posso dire di più per ora xD
Ecco, queste sono delle delucidazioni, quindi per far capire un tantino il significato del capitolo :)
Detto questo, vorrei ringraziare tutti i lettori, i recensori e quelli che seguono/ricordano/preferiscono.
Siete fantastici, grazie di cuore.
Ah, ovviamente se vi va, recensite, mi rendereste davvero felice :3
A presto! 

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Capitolo 4
*** Capitolo III: Il legame ***


Lords of the Night
capitolo III: Il legame.


*


Vide delle onde color cremisi infrangersi nei suoi occhi, il rosso inghiottì interamente il nero; poté vedere la tempesta, percepirla. Capì finalmente il significato di quel rivestimento di silenzio, indifferenza, come se conoscesse l'accaduto. Un'esistenza fatta da traumi su traumi, e si sentì piccolissima, ma al contempo il desiderio di renderlo felice, di liberarlo da quell'odio, si instaurò in lei. Non sapeva veramente cosa le stesse succedendo, come stesse rivivendo tutti i suoi ricordi, come se stesse ascoltando tutte quelle parole mai pronunciate, le preoccupazione mai rivelate, gli affetti mai vissuti a pieno. Ed infine, tutti suoi desideri.
Si chiese se a Sasuke stesse succedendo lo stesso, ritrovandosi a sperare il contrario; Forse erano troppe cose per lui, forse si sarebbe addossato altri sensi di colpa. Si diede infine mentalmente della stupida, dell'ingenua. Cercò di convincersi, invano, che Sasuke dovesse avere altre sensi di colpa, dovesse sentirsi ancora di più uno schifo; Perché l'aveva rapita, e sì, l'aveva anche morsa. L'aveva spaventata a morte e chissà quante altre ragazze avevano vissuto lo stesso. La sua specie aveva ammazzato, ucciso anche la gente che lei stessa amava; I suoi amici, suo padre. Cercò di convincersi che la cosa giusta sarebbe stata scappare, magari ucciderlo, conficcandogli un paletto dritto nel cuore. Provò a convincere più volte il suo cervello a ragionare così, ma semplicemente non poteva.
Sasuke si scostò velocemente, come se si fosse scottato. -L'hai visto anche tu?- Chiese, improvvisamente. -Sì, l'ho sentito.- rispose Sakura, ancora confusa, alzandosi dal letto e cercandosi di darsi una sistemata. -Sakura adesso vattene.- ordinò il padrone, e la ragazza lo guardò stranita -Sei sporca di sangue, non mangi da giorni. E poi non ho più bisogno di te, ora.- concluse. E l'umana non poté che accontentarlo, allontanandosi velocemente ed uscendo dalla stanza.
Decise di andare nella sua stanza a darsi una ripulita e poi di andare a cercare qualcosa da mettere sotti i denti. Da quando era al castello non aveva toccato cibo, e la fame si stava facendo sentire.
-Non sei la ragazza di ieri?- si sentì improvvisamente chiedere. Si voltò di scatto verso la voce, sorprendendosi. Sembrava Sasuke.
Stessi occhi color ossidiana, stesso colore di capelli. Solo il suo sguardo sembrava diverso.
Non era carico di rimpianti, non era pieno d'astio.                                                        
-Cosa?- rispose, distratta dalle sue considerazione. -Tu sei la ragazza di ieri.- asserì il ragazzo, questa volta. -La ragazza con il collo squarciato...- continuò, osservandola con attenzione.
–Forse…- si decise a rispondere Sakura, infine. Solo in seguito si rese conto della figuraccia appena fatta, ma soprattutto era riuscita ad aumentare i sospetti su di lei con una parola soltanto. Non che avesse qualcosa da nascondere, ovviamente.
Il ragazzo moro sorrise di rimando, non sembrava né adirato né irritato dalla sua presenza.
–Come ti chiami?- le chiese –Sono Sakura… tu? Cioè, lei?- Si corresse immediatamente, dimenticandosi star parlando probabilmente con un vampiro. Quel ragazzo però riusciva a trasmetterle gentilezza, affetto. Avrebbe voluto abbracciarlo, sorridergli.
Ma quel che provava era differente da quello che provava per Sasuke; se in lui aveva riconosciuto l’amore, in quel ragazzo vide un fratello.
–Sono Itachi- proferì –Mi ha fatto piacere conoscerti, adesso però ho da fare.- concluse sorridendo –A presto!-
Continuò a sorridere anche mentre si dirigeva nella stanza di Sasuke.
 


 
Itachi amava Sasuke. Con tutto il suo cuore. Avrebbe fatto di tutto per proteggerlo, per renderlo felice, per fargli apprezzare il mondo. Per fargli capire che ognuno poteva decidere il proprio destino; nessuno nasce malvagio, nessuno nasce dannato. Cercava in tutti i modi di fargli capire che anche lui poteva migliorarsi. Poteva “umanizzarsi”. Ma lui non capiva, o meglio, non voleva capire. Era più comodo continuare a vivere così, conducendo una vita piena di rancori ma al contempo più facile.
Sì, continuare a fregarsene delle persone, continuare a vivere nell’odio era decisamente più facile che dimenticare.
-Itachi…- il ragazzo si voltò verso suo fratello non appena lo sentì entrare. –L’hai incontrata, vero?- chiese, nonostante sapesse già la risposta.
-Sì.-
Sasuke fece per parlare, ma il ragazzo lo zittii immediatamente –Sasuke, non mi importa.- proferì, lasciando suo fratello a bocca aperta –Non mi interessa sapere cosa sia successo. Io mi fido di te e so che infondo sei una brava persona. E so che affronterai tutta questa situazione al meglio.- si limitò a dire, avvicinandosi e regalandogli una pacca sulla spalla. Sasuke abbozzò un piccolissimo sorriso –Grazie. Ma forse faresti meglio a non fidarti di me.- disse di getto, rendendosi conto di aver sbagliato tutto.
–Sistemerai tutto.- si limitò a rispondergli Itachi, spostandosi nuovamente verso la porta con l’intendo di lasciarlo solo a riflettere. –Se hai qualche problema, dimmelo. Io ci sarò sempre.- concluse, uscendo.
E Sasuke rimase solo con i suoi pensieri. Pensieri confusi, mescolati, e in parte non più propri.
Voleva cancellare quelle immagini, voleva distruggere quei desideri, voleva colmare quei vuoti.
E fu così che, stremato, si stese sul suo lussuoso letto dai decori d’oro, deciso a risposarsi, a riflettere.
Riaprì di soprassalto gli occhi, diventati nuovamente color cremisi.
La sua mente era in balia di quei ricordi sconosciuti che sembravano così vivi, così reali.
Erano i suoi ricordi. E quella era la sua vita.
La vita di Sakura.
Aveva l’impressione che la ragazza non avesse mai vissuto davvero, che avesse sempre vissuto nella paura e che ormai conoscesse solamente quel modo di vivere. Pensò che forse, lui e quell’umana, non erano poi così diversi. Anche lui aveva deciso di rinchiudersi nel suo mondo, fatto di odio ed ostilità. Aveva deciso di non permettere a nessuno di entrarvi, neanche al suo fratellone, la persona che più importante della sua vita.
Si posò una mano sulla fronte sudata.
Richiuse gli occhi deciso a scoprire il suo mondo.
Voleva esplorarlo, voleva conoscerla.  
Vide un villaggio gremito di persone di ogni tipo. Alberi rigogliosi fiancheggiavano le case, forse un po’ troppo piccole, ma decisamente più accoglienti della sua dimora attuale. Poteva sentire la felicità farsi strada dentro lui, riusciva addirittura a sentire il vento fresco sul viso e l’odore degli alberi di ciliegio.
Si rese conto di star davvero rivivendo la vita di Sakura attraverso i suoi occhi, e rimase basito all’idea che anche lei stesse facendo lo stesso.
Notò poi che gli umani non erano poi così inutili come pensava; c’erano uomini che lavoravano duramente, donne che accudivano i bambini. E sembravano così fragili, così vulnerabili. Ma loro sembravano non curarsene, continuavano a vivere quella che doveva essere la vita vera. Un vita sudata, piena di difficoltà ma incredibilmente appagante.
Sasuke, per la prima volta, desiderò essere un umano.
I momenti di gioia erano affiancati ai momenti di difficoltà, ma la gente intorno a lui, o meglio, intorno a Sakura, continuavano a tirare avanti.
Ad un certo punto, la felicità sparì e lasciò posto all’angoscia.
Si rese conto che la vita di Sakura cambiò da quando loro si rivelarono al mondo; i bambini non giocavano più nei prati, gli uomini non uscivano più di casa, neanche per lavorare. Erano tutti spaventati, tutti sull’orlo delle lacrime.
Un ricordò gli sembrò particolarmente reale. Così reale da sentire la paura e gli occhi bruciare per le troppe lacrime. Il fango si era mescolato col sangue e l’aria puzzava di morte.
Sakura –e quindi anche lui con lei- iniziò a correre, probabilmente in pena per gli amici e la sua famiglia. L’idea che loro stavano attaccando il suo villaggio, si fece sempre più vivida nella mente di Sasuke. La ragazza, durante la sua sfrenata corsa, inciampò un paio di volte, ferendosi alle gambe. Anche in questo caso, il vampiro riuscì a sentire il dolore mozzargli il fiato.
Non poté fare a meno di pensare che quelle erano scene dannatamente familiari.
Intanto Sakura continuava ad inciampare, urlare, piangere. Le avrebbe voluto veramente farle coraggio, dirle di non arrendersi. Ma quelle erano scene già vissute, quindi impossibili da modificare.
Sentì la ragazza urlare ancor di più e sbarrare gli occhi.
Suo padre era steso per terra, sporco di fango ed impregnato di sangue. Ancora una volta, Sasuke sentì l’odore acre di sangue, un profumo solitamente così inebriante, ma che adesso al suo naso sembrava nauseabondo.
Sakura intanto urlava, così forte da farle mancare l’aria dai polmoni, così violentemente da farle bruciare la gola.
Suo padre era morto fra le sue braccia.
Era stato morso e sbranato.
Ma la cosa che riuscì a sconvolgerlo ancora di più, fu che tutte quelle immagini gli erano incredibilmente familiari.
 
 


 *

 

 
L’unica cosa che Sakura riuscì a racimolare dalla cucina, fu un pezzo di pane. Secco e stopposo.
Ma se lo fece bastare, doveva farselo bastare.
Chiuse gli occhi per un millesimo di secondo. Li riaprì subito dopo, sentendosi spaesata.
Dolore. Sangue. Paletti. Rabbia.
Gente che si uccideva a vicenda, l’odore di sangue spargersi nell’aria. Un odore appetitoso, ma che al contempo le ricordava la morte. Non capì la natura di quei ricordi, finché non lo vide.
Itachi.
Lo sentì urlare e provare a trattenersi le lacrime senza successo.
Diceva a Sasuke di scappare, di non pensare a niente se non a fuggire.
Ma lui non lo faceva, continuava a guardare quell’orrore, cercando con gli occhi la sua mamma ed il suo papà.
In questo modo, Sakura si rese conto che quelli erano i suoi ricordi. I ricordi di Sasuke.
Lo stesso Sasuke cattivo, apatico, convinto che gli umani fossero una nullità.
E vide le persone combattere, semplici umani che venivano ammazzati ma che a loro volta uccidevano.
Quegli stessi uomini che ha sempre considerato “buoni”, “giusti”.
Quella era la guerra, e nella guerra non ci sono né “buoni ” né “giusti”. Nella guerra c’è solo morte e distruzione. Tutti sono vittime e carnefici di tutti.
Nessuno dei due aveva capito il vero significato della guerra, nonostante l’avessero vissuta sulla loro pelle. Avevano parteggiato per i due schieramenti avversari, non rendendosi conto che nessuno dei due era nel giusto. Erano tutti assassini, era tutti portatori di morte.
Riuscì finalmente ad aprire gli occhi.
Si sentì così male per tutte le cose che aveva visto, che aveva sentito, che trattenne un conato di vomito. Si racchiuse su sé stessa, portando le ginocchia al petto.
Panico.
Serrò di nuovo gli occhi, e pregò con tutto il cuore che quelle immagini, quelle voci, quelle grida, quei pianti si fermassero. Ma le sue preghiere furono vane; nella sua mente la gente continuava a morire, i bambini continuavano a piangere, il sangue continuava a grondare dal petto di gente innocente.
Si alzò improvvisamente dalla sedia, facendola cadere al suolo. Inghiottì l’ultimo pezzo di pane raffermo e con una forza che non credeva di possedere, richiuse gli occhi.
Le immagini continuarono, infinite. Ma i suoi sospetti erano fondati: quello era il suo villaggio, ormai raso al suolo, e le persone che venivano brutalmente uccise portavano sulle loro vesti il simbolo del clan Uchiha.




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 Eccomi! Non non mi sono scordata di questa fic, sono stata semplicemente impegnata x'3
Direi che questo capitolo non è molto avvincente e come sempre non mi convince. E poi mi sembra troppo breve...
E' comunque un capitolo importante perché si capisce il significato del legame. Inoltre entrambi -Sakura e Sasuke- riescono a trarre delle importanti lezioni di vita (?) (ammazza, quanto sono profonda xD) e poi compare anche Itachi ( *___* ) avrà un ruolo decisamente più importante in seguito.
Ed infine c'è una mezza rivelazione. Tutto sarà più chiaro nel prossimo capitolo, ovviamente.
Purtroppo non ho voluto includere il NaruHina, né lo ShikaIno, ma vi assicuro che una delle due coppie avrà un ruolo fondamentale nel prossimo capitolo <3
Grazie a tutti quelli che recensiscono/seguono/preferiscono/ricordano. Grazie anche ai cosiddetti 'lettori silenziosi'. Siete meravigliosi <3
A presto <3


 
 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo IV: il Marchio. ***


Lords of the Night
Capitolo VI: Il Marchio.

 

*




La pioggia continuava a bagnare la foresta, che, oscura e piena di vita, circondava il castello, arroccato sul picco di una grande montagna.
I lampi squarciavano il cielo, mentre i tuoni continuavano ad infrangere il silenzio, che regnava sovrano  in tutto il maniero, ormai da ore ormai. L’acqua scrosciava ininterrottamente dalle grandi nubi cupe, che sovrastavano la zona sin dall’alba.
Sembrava piangere, il cielo. Sembrava che fosse rimasto sereno per troppo tempo, che avesse trattenuto la rabbia e la frustrazione per anni, secoli, e che finalmente avesse avuto modo di liberarsi. Le goccioline d’acqua, che tentennavano sulle foglie toccate dell’autunno come una tetra e ritmica danza, assumevano la stessa parvenza delle lacrime, quelle che vengono versate in silenzio, sul cuscino, di notte.
La tempesta si era abbattuta dopo una giornata stranamente soleggiata, e po’ le ricordò Sasuke, incontrollabile e circondato da un alone di mistero, sempre irremovibile.
Ancora si contorceva nello scomodo materasso, quando la svegliarono, anche se l’odore di terra viva ed i fragorosi tuoni li precedettero, ed immediatamente le comunicarono che doveva presentarsi al padrone, ricordandole che era ancora una misera schiava e che quello non era un brutto sogno dai sapori oscuri e cupi, ma era la triste realtà, anche se ogni tanto qualche pensiero positivo le percorreva la mente, scaldandole il cuore.
Si alzò di malavoglia, anche se, scomodo com’era il letto, avrebbe solo fatto un favore alla sua schiena. Notò che le infiltrazioni di umidità si erano accentuate e che nella sua cameretta pareva ci fosse la temperatura più bassa di un inverno nevoso; lo avrebbe rammentato sicuramente a qualcuno, si sarebbe presa una bronchite di questo passo. Si spostò nel bagno, decisa a farsi una doccia, possibilmente bollente, e si ritrovò nuovamente a pensarlo, come se la nottata non le fosse bastata. Si ricordò che dopo quell’episodio non si erano più incontrati e che, probabilmente, il suo padrone, o meglio, Sasuke, sarebbe stato di pessimo umore, forse influenzato dal brutto tempo. Successivamente, ancora mentre l’acqua lambiva il suo viso, l’ipotesi divenne un’assoluta certezza e lei non seppe darsi una spiegazione.
Si lasciò abbracciare dall’asciugamano, l’unico contatto fisico da quel fatidico giorno, e si mosse verso lo specchio. Non che fosse una ragazza troppo vanitosa, ma non le piaceva neanche lasciarsi troppo andare.
Lo stupore si impossessò immediatamente del suo viso quando lo vide; si trovava appena sotto il seno, era piccolo ma piuttosto visibile. Un tatuaggio, o qualcosa di dannatamente simile.
Continuò a scrutarsi, come se lo specchio riflettesse la sua anima e non il suo corpo.
Un corpo che conosceva bene, forse un po’ troppo esile, ma che adesso appariva più forte, più vivo. E si chiese come mai, perché sembrava così diverse eppure così uguale. La risposta la trovò nel suo sangue.
Si disse poi che doveva sbrigarsi, doveva andare da lui.




Lo trovò ancora disteso sul letto, ad osservare fuori dalla finestra dai decori dal sapore antico.
Fece cenno di avvicinarsi, e lei titubante si mosse verso di lui. Fu in quel momento che notò sul suo collo lo stesso tatuaggio. Avrebbe voluto chiedere delucidazioni, ma fu interrotta dal vampiro, che proprio mentre stava per aprire bocca, la interruppe. –Quando vivevi ancora al tuo villaggio, cosa facevi quando pioveva?-
Sakura restò piuttosto sbalordita da questo suo improvviso interessamento e si chiese dove volesse arrivare. Decise poi che non voleva arrivare assolutamente a niente, non aveva nessun doppio fine. Solo quando ebbe questa sicurezza, parlò –Prima mi piaceva uscire e correre sotto la pioggia senza ombrello.- proferì –Mi piaceva sentire l’odore della terra bagnata, mi faceva sentire bene. Dopo però,- riferendosi all’attacco –la pioggia è diventata un semplice fastidio. Tutto è diventato fastidioso, persino il canto degli uccelli, che tanto amavo, è diventata una scocciatura; mi distraeva dal mondo, e non riuscivo a capire se i nemici si stessero avvicinando o meno.- concluse.
– Si sono massacrati.- rispose Sasuke, con la certezza che avesse capito. Si riferiva a quella notte. –Si sono uccisi a vicenda.- ribadì –Chi sono i cattivi? Chi è nel giusto e chi è che sta sbagliando?-
Sakura non rispose, semplicemente perché la risposta non la sapeva neanche lei –Cos’è quello?- domandò allora, indicando il suo collo.
–Questo? Questo è Il Marchio.- rispose, mentre lei guardava quel tatuaggio nero con quei tre strani segni nel mezzo.
Quando Sasuke si alzò, levandosi la maglietta e dirigendosi nel bagno, si senti piccolissima, non riuscì a mantenere gli occhi puntati su di lui, così lo spostò sul pavimento, sicura che il suo viso avesse assunto un colorito rosato. Rialzò lo sguardo solo quando sentì la porta chiudersi dietro le spalle larghe del padrone.
Non sapeva bene cosa dovesse fare, probabilmente avrebbe dovuto svolgere le “cose da schiava”, ma non sapeva cosa esattamente. Lì nessuno le parlava, si sentiva come un'appestata.
Iniziò così a mettere in ordine la grande stanza da toni torvi, sistemando le belle lenzuola di seta ed i morbidi cuscini impregnati del suo odore mascolino.
Quando Sasuke uscì dalla stanza da bagno, probabilmente dopo essersi fatto una doccia, osservò la camera finalmente ordinata, infine puntò il suo sguardo su Sakura, che si trovava al centro della stanza imbambolata. La ragazza si domandò perché all’iniziò si comportava in maniera più sciolta con Sasuke, mentre adesso aveva assunto il comportamento di una bambina impaurita. Si disse che forse all’iniziò era più ingenua di adesso, poiché non sapeva cosa Sasuke le potesse realmente fare e quindi non aveva paura di sfidarlo.
–Allora?- chiese l’umana, desiderosa di avere il consenso di Sasuke sul suo lavoro. In tutta risposta, ebbe solo un misero “brava”, ma per adesso le bastò.
Si susseguirono momenti di assoluto mutismo, interrotto solamente dalle parole del vampiro –Sakura, inizio ad avere fame.- la ragazza impallidì, la paura si impossessò del suo corpo. Allo stesso tempo, la voglia di sentire i suoi canini sulla sua pelle si scontrò con lo spavento, battendolo e lasciandola col fiato sospeso. –Ho fame di te.- rettificò Sasuke. –Adesso posso bere solo il tuo sangue.- disse –E’ la causa dello scambio.-
L’umana non comprese. Chiese delucidazioni, che subito le furono date.
–Ti ho salvato la vita dandoti il mio sangue, ma prima di fare questo, avevo bevuto il tuo sangue… - si bloccò, sperando che la ragazza avesse capito. Ma Sakura non aveva capito assolutamente niente e Sasuke si sentiva imbarazzato solo all’idea di intraprendere quel discorso. –Non capisci le cose al volo, eh?-
La ragazza sorrise e Sasuke se ne accorse. –Come posso sapere cose di cui non ne sono neppure lontanamente a conoscenza?- Effettivamente aveva più che ragione, ma il vampiro non l’avrebbe mai ammesso. Sbuffò.
–Ciò significa che io posso bere solo ed esclusivamente il tuo sangue, e tu, semmai dovessi diventare una vampira, potresti bere solo il mio. E’ il Legame. Ed il Marchio lo suggella.-
 La ragazza sgranò gli occhi e Sasuke notò il verde vivo che campeggiava in essi. Si rese conto che quegli occhi, così luminosi ed ingenui, riuscivano a trasmettergli una certa tranquillità, come se si trovasse in paradiso. –E se bevessi il sangue di qualcun’altro?- chiese tutt’ad un fiato, ricordandosi il dolore al collo sanguinante. Sasuke titubò nel rispondere, forse perché non voleva mostrare che la sua esistenza dipendesse da un’altra persona –Morirei. Il sangue delle altre persone è come un veleno per me, adesso. Desidero solo il tuo sangue.- disse, avvicinandosi e spaventando a morte Sakura.
Lasciò che i suoi canini affondassero nel suo collo, che il sangue scorresse ancora una volta sulla sua veste. Lasciò le mani di Sasuke vagare sulla sua schiena, un po’ perché non aveva forza di fermarlo, un po’ perché non aveva voglia si fermare quel desiderio che sentiva scorrergli dentro. Alla fine Sasuke chiuse gli occhi e si leccò le labbra, come per assaporare ogni più piccola parte di quel liquido vermiglio.
A Sakura, prima di andarsene, Sasuke donò il suo sangue ancora una volta; lo scambio era stato già suggellato, ormai, solo la morte lo avrebbe potuto annullare. Non voleva ucciderla però, il suo sangue era più buono ed appetitoso di tutti gli altri che aveva provato. Lo trovava così gustoso per il Legame, si disse, come per giustificare quel desiderio di lei che si faceva sempre più vivo ogni volta che la vedeva.
La ragazza camminò in maniera un po’ traballante per i corridoi. Ma si sentiva bene, stava bene. Si sentiva più leggera, più tranquilla. Non sapeva se questa sensazione derivasse dal sangue oppure dalla vicinanza a Sasuke.
Ritornò nella sua stanza per cambiarsi vestiti, ma ad aspettarla c’era una lettera, posata sulla sua brandina.
Era scritta con una grafia elegante ed allungata. La lesse attentamente, cercando di capire chi fosse il mittente. Non riuscì a trovare una risposta a questo suo quesito.

“Ci vediamo nella biblioteca alle dieci di stasera.”

Sakura la nascose sotto il cuscino, senza capire perché lo avesse fatto.
 


*



 
Hinata ticchettava freneticamente le dita sulla lunga tavola in mogano dai caratteri antichi; La stanza era addobbata da svariati quadri, tutti ritraenti personaggi di rilievo della casata Hyuga. La ragazza notò una cosa che caratterizzava tutti i soggetti dei dipinti, e non si riferiva agli occhi dai pallidi toni lunari.
La tristezza dominava tutti i loro sguardi, che apparivano spenti e bramosi di morte.
Nei loro occhi poteva leggere i nomi di tutte le persone sterminate, tutte le famiglie distrutte e tutte le vita rubate. Naruto notò che nei suoi occhi c’era qualcosa che non andava, non erano luminosi come sempre, avevano perso la loro luce. Le avrebbe voluto chiedere cosa stesse succedendo, ma probabilmente sarebbe stato ancora una volta linciato dai componenti del suo clan. Hiashi e Neji erano infatti degli uomini fin troppo seri, a volte sembrava che avessero addirittura spento i loro sentimenti. Stavano inculcando la loro freddezza anche alla piccola Hanabi, la sorellina di Hinata. Era ancora una ragazzina, ma mostrava già il carattere distaccato tipico della casata.
Naruto le sorrise allora, deciso a far ritornare il sorriso sulle sue labbra. La licantropa arrossì e il suo viso si distese.
Hiashi invitò i commensali ad iniziare a mangiare; la tavola era stata apparecchiata con svariate pietanze fumante e bibite di ogni tipo. Al centro del grosso tavolo, un grande centrotavola di gigli bianchi adornava la tavolata, rendendo tutto molto raffinato. Naruto si sentiva a disagio, ma cercò di non darlo troppo a vedere. Purtroppo non riuscì a nascondere il suo imbarazzo; Hinata riusciva a leggergli dentro come se fosse un libro aperto. Cercò di rassicurarlo con lo sguardo, e un po’ il ragazzo si sentì sollevato.
–Allora – disse improvvisamente il padre di Hinata, nonché il capo della casata Hyuga –Fra soli cinque giorni ci sarà il matrimonio.- Naruto si irrigidì ed Hinata spostò il viso di lato, volgendo lo sguardo verso il lampadario di cristallo che sovrastava la stanza –Sono sicuro che i tuoi genitori sarebbero impazienti quanto me. Erano ancora presenti quando, a soli pochi mesi dalla vostra nascita, siete stati promessi in matrimonio. Fu un momento quasi toccante.-
La cena continuò nel silenzio più assoluto, solamente il rumore dell’acqua versata nei calici interrompeva quel pesante mutismo. Hinata si alzò di botto, stanca, sfiancata, distrutta da quell’oppressione che le si era formata in petto. Non disse una parola, si alzò semplicemente e si diresse verso la sua stanza.


Dopo essersi stesa goffamente sul letto a baldacchino decorato in argento, sentì bussare alla porta.
Naruto entrò dopo aver ricevuto il permesso della ragazza; si avvicinò e si sedette accanto a lei.
–Hai fatto been ad andartene, il cibo non era un granché- disse, strappandole una risata. –Sul serio Hinata, cos’hai?- chiese.
–Niente, sto benissimo- mentì, ricevendo un’occhiataccia dal ragazzo dai occhi cerulei –Okay- ammise dopo pochi secondi –Sono… stressata? Preoccupata? Cioè, non lo so neanche io. Non sono riuscita a salvare Sakura.- disse, ricordando tutte le volte in cui la sua amica le salvò la vita. Nonostante fosse una licantropa non era mai riuscita a badare a sé stessa –E poi c’è questa storia del matrimonio…- confessò –Cioè, non fraintendermi! Io voglio sposarmi con te, lo voglio sul serio!- proferì diventando tutta rossa e portandosi una mano vicino alla bocca, mentre Naruto rideva –Ho capito, non preoccuparti.- rispose il ragazzo, continuando a ridere –Anche io sono molto nervoso… cioè è un passo importante…- disse, passandosi una mano fra i capelli biondissimi.
–E poi- Hinata esitò –E poi fra qualche giorno ci sarà la luna piena.-
 

 

*



Di notte il castello appariva molto suggestivo, quasi irreale. Era di un’altezza spropositata, sembrava quasi arrivasse a toccare le nubi ancora grigie per la tempesta appena passata. Dalla foresta circostante, inoltre, si sentivano vari guaiti e lamenti, probabilmente fatti da animali, ma che le orecchie di Ino percepivano come urla di spaventosi fantasmi. Deglutì rumorosamente quando un paio di pipistrelli sorvolò le loro teste, piroettando nell’aria leggeri come piume.
–E stai calma- disse Shikamaru –Si mangiano i tuoi odiati insetti, dovresti essergli grata.-
Ino si strinse nel suo cappotto viola per scacciare quei brividi che le percorrevano la schiena. –E di quei lamenti che mi dici, allora?-
–Credevo fossi più intelligente- si intromise Kiba, inserendo le pallottole nella sua amata pistola –Sei davvero una pessima cacciatrice.- continuò, puntando il suo sguardo verso Shino, sempre silenzioso ed impenetrabile. –Prendi esempio da lui, vedi quant’è serio?- Ino, colpita nell’orgoglio, sbraitò, ma fu immediatamente zittita da Chouji –Se non la finite, ci sentiranno! Serrate la bocca!- si arrabbiò, ricevendo come risposta qualche sbuffo da parte della bionda e qualche delirio di onnipotenza di Kiba, convinto che avrebbe potuto sterminare centinaia -se non migliaia- di bastardi -come li definiva lui- in un batter d’occhio.
Ino rise dopo aver sentito le parole del ragazzo –Si, come minimo vieni sbranato da un branco di licantropi oppure dissanguato da un vampiro!- continuò a scherzare, rendendo l’aria un pochino meno pesante.
–Siete tutti della scocciature.- proferì Shikamaru –E anche questa situazione è una scocciatura.- tutti si contrarono su di lui –Attacchiamo a mezzanotte, ammazziamo quanti più vampiri e licantropi possibili, ci prendiamo Sakura ed Hinata e ce ne andiamo. Tutto chiaro?-
La squadra annuì.
Solo due ore.

 

*

 

Sakura entrò nella biblioteca con circospezione. Rimase immediatamente rapita da tutti quei volumi rilegati, tenuti con tanta cura come se fossero dei tesori preziosi. Effettivamente erano dei tesori preziosi, si disse. I candelabri attaccati alle pareti donavano un’atmosfera calorosa, tanto che avrebbe voluto sedersi su una delle tante poltrone in pelle e iniziare a leggere fino all’alba. Non poté soffermarsi troppo sui suoi pensieri, poiché una figura attirò la sua attenzione.
Era parzialmente coperta dal buio, ma Sakura riuscì facilmente a riconoscerla.
–Itachi?-
 
 





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Perdonate il mostruoso ritardo, ma questo capitolo è stato davvero difficile da scrivere! >.<
E niente, adesso tutto diventa un po' più chiaro, ma ovviamente per scoprire tutto il resto vi tocca aspettare xD spero di aver fatto un buon lavoro e che il capitolo vi sia piaciuto. <3
Giuro che pubblicherò il prossimo prima *w*
A presto <3

 

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Capitolo 6
*** Capitolo V: Lo sterminio. ***


Lords of the Night.
Capitolo V: Lo sterminio.



*

 

Sakura trillò il suo nome in un soffio; non riusciva a capire perché Itachi l’avesse convocata né perché lo avesse fatto in biblioteca, un luogo solitario dalle doppie pareti decorate con rifiniture in mogano. Fu forse proprio per la zona in cui si trovava -lontano dalle altre stanze- e per i massicci muri che il vampiro la chiamò lì, pensò.
– Sakura. – iniziò Itachi – sono felice che tu abbia accettato il mio invito ad incontrarci. Temevo avessi paura, ma a quanto pare sei più coraggiosa di quanto pensassi. – La ragazza avrebbe voluto rammentargli che era stata in viaggio con i suoi compagni per anni, che era cresciuta da sola a suon di pistole e sangue, pronta a tutto per uccidere i Signori della Notte. Ma si tenne tutte le sue parole per se, pensò che forse sarebbe stato meglio far credere al nemico di esser più debole.
– Ti ho convocata qui per parlarti di mio fratello Sasuke. – Continuò Itachi, e non appena sentì il suo nome, Sakura si irrigidì. – Come sai adesso siete… collegati. – La ragazza annuì, ed ancora una volta le parole si persero in gola – Ti voglio chiedere soltanto una cosa. Non andartene. Rimani qui. Rimani con Sasuke. – L’umana spalancò gli occhi e le sue iridi si dilatarono – Se te ne andrai, mio fratello morirà. Tu potrai vivere, ma lui no. Può nutrirsi solo del tuo sangue. –

Ci fu una breve pausa, in cui Sakura chiuse gli occhi e poté vedere vivamente l’immagine di Sasuke morto, debole e pallido; aprì gli occhi velocemente e cercò di cancellare quelle figure dalla sua mente. Ci provò in tutti i modi, ma sapeva bene che quella terribile immagine le sarebbe rimasta impressa nella mente.
La libertà oppure la vita di Sasuke?                  
Fu in quel momento che si rese conto della confusione che aleggiava nel suo cervello.
Avrebbe mai lasciato Sasuke morire?
Avrebbe mai sacrificato la sua libertà per un vampiro?
Perché Sasuke, anche se forse un po’ diverso, era pur sempre un vampiro, esattamente come quello che ammazzò suo padre ed i suoi amici anni fa.
– E quando morirò? – Chiese Sakura, ancora un po’ persa nei suoi pensieri.
– A questo punto ci sono due opzioni – rispose prontamente Itachi – o ti rendiamo immortale, oppure lasciamo morire Sasuke. – Sakura era sicura che per quel “ti rendiamo immortale ” intendesse trasformarla in vampiro, l’essere che odiava di più al mondo. Inoltre era sicura che Itachi amasse Sasuke più di ogni altra persona, difficilmente quindi avrebbe lasciato Sasuke morire. – Sakura, sto cercando di rendere la tua permanenza qui più piacevole possibile. Ti daremo un’altra stanza, altri vestiti e tre pasti al giorno. Ma così come posso rendere il tuo soggiorno al castello gradevole, posso anche renderlo un inferno. Posso facilmente obbligarti a restare qui. – Sakura indietreggiò d’istinto – Non biasimarmi, ssembri anche molto simpatica e sveglia. Voglio solo proteggere mio fratello. – In quel preciso istante, una folata di vento si abbatté sulla vetrata principale della stanza. Un solo spiffero riuscì a raggelarle il corpo, come se l’atmosfera non fosse già gelida di suo.
– Anche se mi farebbe piacere che altri motivi ti spingessero a restare qui. – Dopo quest’ultima frase, Itachi le sorrise gentilmente, dirigendosi verso la porta. – Fallo per Sasuke. – ribadì ancora il vampiro –Non andare via. – Sakura rimase ferma ,in piedi, al centro della stanza, a guardare il nulla.
Avrebbe rinunciato alla sua libertà per Sasuke?


 

*



Quella notte il vento soffiava con rabbia, portando con se ondate gelide, forti quanto frustate in viso. Ogni tanto, al vento si univa qualche gocciolina di pioggia, accompagnate sempre dal rumore delle fronde che danzavano ad ogni soffio, sbattendo di volta in volta contro il tetto del castello.
Faceva freddo, molto freddo.
Così freddo che Ino sentì il sangue raggelarsi nelle vene, complice anche la paura matta che la invadeva ogni qualvolta pensava che potesse succedere qualcosa di brutto alle sue amiche. Guardò di sottecchi tutti i suoi compagni di squadra, chiedendosi se, quando il sole si innalzerà nel cielo, saranno tutti sani e salvi.
Solo in quel momento si rese conti che sarebbe davvero potuta morire. Neanche l'adrenalina l'avrebbe potuta salvare da quella missione suicida.
Per un po' iniziò a tremare, dando la colpa al freddo che sembrava gelarle le membra, qualche lacrima le bagnò le guance arrossate da gelo. Infine si strinse nuovamente nel suo cappotto, quasi volesse emulare gli abbracci dei suoi genitori, ormai finiti sottoterra, che erano sempre capaci di scaldarle il cuore e di tranquillizzarla.
Si insultò mentalmente con le peggio le parole, chiamandosi vigliacca, stupida, superficiale. Si incolpò per essere fastidiosamente umana, con tutti i pregi e difetti che la sua condizione comportava.
Voleva salvarle. Ma poi, chi avrebbe salvato loro?
Si chiese cosa significasse morire.
Forse era la situazione più semplice, più fattibile. Forse era meglio morire per salvare qualcuno che amasse. Tanto sarebbe prima o poi morta comunque, se non a causa della guerra, sarebbe perita di stenti.
Ma lei era Ino. La sorella maggiore. La ragazza forte e decisa. La donna che sarebbe morta mille volte per loro, si sarebbe fatta mordere da cento vampiri e avrebbe ammazzato dozzina di licantropi se solo fosse necessario per salvarle. Si ricordò di come tutto quello fosse iniziato, del villaggio inghiottito dalle fiamme e dal sangue, delle grida e del dolore, di colli squarciati ed arti tagliati, di bambini soli e di ragazzi senza più futuro. Le immagini si susseguirono sotto le sue palpebre e le sue mani iniziarono a tremare così come le sue gambe; se fosse stata in piedi, sarebbe di sicuro caduta rovinosamente per terra.
Tutte le preoccupazioni e le paure svanirono completamente quando Shikamaru sfiorò la sua mano fredda. – E’ mezzanotte. Dobbiamo andare. – Tutti si alzarono velocemente, impugnando le loro armi con fare deciso e sicuro. Era già troppo tardi per i ripensamenti. Era già troppo tardi per avere paura.
Le loro gambe si mossero in automatico, pronti per affrontare la morte. Di nuovo.
 

 

*




Hinata era distesa sul suo comodo letto quando sentì il boato; fu un rumore strano, assordante. Si alzò in pochi secondi e si mise subito in allerta. Qualcosa stava succedendo, ma non riusciva a capire se fosse una cosa buona o no. Si catapultò fuori dalla stanza, percorrendo a gran velocità il corridoio illuminato da fioche candele rosse, ritrovandosi a bussare alla camera di Naruto. Ancora una volta, non sapeva bene perché lo avesse fatto, era stato un istinto, una cosa naturale.
Naruto la travolse, prendendola per il polso e tirandola per tutte e tre le rampe di scale, trascinandola fino alla porta d’ingresso. Con grande sorpresa, notarono che la grande porta era stata facilmente abbattuta e che per tutto il castello vagava un odore acre, simile al profumo del sangue.
Di istinto, Hinata si portò un mano d’avanti alla bocca. – Naruto… che sta succedendo? – il diretto interessato continuò a guardare con circospezione intorno a se – Lo sai anche tu, Hinata. C’è stato un attacco. Qualcuno è entrato al castello. – La ragazza si ammutolì e il suo viso assunse un espressione preoccupata.
Conosceva soltanto poche persone che avrebbero avuto il fegato di addentrarsi nella tana del lupo cattivo.
Guardò il pavimento e notò la sottile scia di sangue che percorreva le fessure delle mattonelle bianche; si mosse velocemente seguendo il percorso vermiglio, seguita a ruota da Naruto, che, conoscendo Hinata meglio delle sue tasche, era già riuscito un po’ a capire cosa stesse succedendo alla sua promessa sposa.
La lunga scia portò i due ragazzi nella stanza da pranzo.
Le pareti della sala erano impregnate di un odore nauseante: un misto fra terrore e morte, sangue e dolore. Nella stanza regnava il silenzio, come se tutto il rumore fosse stato inghiottito da un mostro invisibile.
I corpi dei loro familiari erano stati ammassati nell’angolo sinistro della camera.
Grondanti di sangue, erano stati trascinati ai piedi della grande finestra, illuminati soltanto dalla leggera luce della luna, non arrivata ancora al suo culmine. Avevano lasciato dietro di loro consistenti scie di sangue, impregnando il lussuoso tappeto ed imbrattando il lucido pavimento di marmo, che adesso sembrava esser diventato un lago di sangue e morte.
Hinata storse il naso e spostò lo sguardo da quella visione infernale.
Non era abituata alla morte. Era sempre stata protetta da questo demone oscuro, aveva sempre deciso di nascondersi da questo male, pur sapendo che prima o poi avrebbe colto anche lei.
Le faceva comodo guardare solo la luce della vita e nascondersi dalle sue ombre. Ma nascondendosi dai suoi timori più infimi la faceva sentire ancora una bambina, ancora incatenata alla sua innocenza. Doveva vedere il mondo in ogni sua prospettiva, e cos’era la morte, se non una leggera sfumatura della vita? Si fece forza e guardò con occhio attento tutte le vite strappate dinnanzi a lei, soffermandosi sui particolari, sulle sensazioni e sugli odori che la morte portava con se.
Davanti ai suoi occhi lunari, si susseguirono le immagini di sua madre, morta, sul grande letto circondato da fiori.
Lei sembrava stesse dormendo. Non vi era né sangue né dolore in quella visione. Solo un eterno riposo la circondava, come un alone trasparente, pieno di dignità e calma.
Le morbide labbra di Naruto le lambirono la fronte, in un dolce bacio. Come sempre, la sua presenza riusciva a tranquillizzarla, a farle vibrare il cuore. – Sono fiero di te. – annunciò il ragazzo a voce bassa.
Aveva sconfitto i suoi demoni. Era pronta a non esser più protetta, a guardare gli orrori della vita. A vivere.
Un lamento distrusse la calma apparente formatasi nella stanza da pranzo. Hinata si allontanò dai suoi pensieri e ritornò vigile ed attenta, mentre Naruto si mosse verso quell’urlo strozzato.
Il suono li condusse nella sala centrale, dove accanto ad un altro ammasso di cadevi, si trovava Sakura.
Aveva una mano accanto alla bocca e gli occhi fissi davanti a se. Non era spaventata, non distoglieva lo sguardo. Era ferma, non sembrava neanche che stesse respirando. Stava cercando di ricostruire l’accaduto. Conosceva bene la morte, l’aveva vista così tante volte che sarebbe stato impossibile contarle sulle dita di due mani.
Non poteva negare che a volte era stata lei stessa portatrice di morte. Le sue mani non erano immacolate ed i suoi occhi erano stati già inquinati dal peccato; era incoerente e lo sapeva, eppure non poteva fare a meno di provare ancora disgusto alla vista di scenari così crudi, ai quali non si sarebbe mai abituata.
La morte per lei non era un concetto astratto, lontano dalla sua realtà. La viveva sempre e lottava contro di lei. Era una lotta persa in partenza e lo sapeva. La cui sua unica vittoria era riuscire a guadagnare qualche anno in più da vivere. Ogni tanto l’idea di arrendersi le balenava nella mente per poi dissolversi immediatamente alla vista di un cadavere, pallido e violaceo allo stesso tempo, freddo e rigido. Non voleva diventare così. Voleva conservare la sua morbidezza, il suo calore ed il suo colorito vivo sulle guance.
Hinata osservò Sakura e per un secondo i loro occhi si incrociarono. Si capirono.
Contemporaneamente, i suoi occhi e quelli di Naruto, si spostarono verso il lato destro della stanza, dove si trovava Sasuke con il suo solito aspetto vago e distaccato.
– Sasuke! – urlò il biondo, avvicinandosi.
– Cacciatori. – rispose il vampiro, guardando Sakura, come se sapesse leggerle nella mente. La ragazza avrebbe voluto scomparire.
Si udirono improvvisamente tre spari vicini. Ancora urla e lamenti. Velocemente, percorsero il corridoio buio e si spostarono nella stanza da cui provenivano i rumori.
Era come se le porte dell’Inferno si fossero aperte.
 
 
 

Gli occhi azzurri di Ino incontrarono quelli verdi di Sakura e poi quelli chiari di Hinata.
Era strano per Sakura vederla così impaurita, sporca di sangue e stanca. Tremava ad aveva gli occhi lucidi, stremata con i capelli scompigliati.
Ino non era mai stata così. Era sempre stata sicura, ironica, coraggiosa.
Sakura si rese conto che aveva sempre considerato Ino più forte di quanto realmente fosse; era una semplice umana. Sentiva quindi la stanchezza, la frustrazione ed il dolore come tutti gli altri. E non ci sarebbe stata per sempre. Per lei, Ino era sempre stata una sorella maggiore, la persona alla quale chiedere aiuto e sotto sotto la persona a cui assomigliare.
–Sakura! Hinata! – urlò la bionda, lasciando la mano di Shikamaru e correndo verso le due amiche, che abbracciò senza esitazione. Gli occhi di Sakura si inumidirono nel sentire quell’abbraccio così caldo e familiare. Spostò lo sguardo verso Sasuke e notò che i suoi occhi avevano assunto lo stesso colore del sangue versato dei suoi familiari. Nello stesso momento in cui lo guardò, il vampiro scattò verso i compagni di squadra di Ino, afferrando Shikamaru per la gola e sbattendolo con forza verso il muro, con i canini pronti a squarciargli la gola.
Ino si fece immediatamente pallida. Era sul punto di scoppiare in lacrime. Si ripeteva di essere forte, coraggiosa. Ma semplicemente non ce la faceva.
Era stanca, stanca di lottare per sopravvivere, stanca di esser l’eroina.
Sakura spostò lo sguardo verso i suoi ex compagni e poi su Ino: avevano tutti contemporaneamente puntato le armi verso Sasuke.
In quel momento si sentì morire. Era così confusa che i suoi occhi iniziarono a lacrimare. Vide Naruto scattare contro Kiba, strappandogli la pistola dalle mani e sbattendolo contro il muro.
– Se sparate a Sasuke, lo uccido! – urlò il licantropo, mentre Hinata assisteva al lato peggiore del suo promesso sposo.
– Non me ne importa! – urlò Ino, in preda al panico – Quel vampiro vuole uccidere Shikamaru, ed io non glielo permetterò mai. A qualunque costo. – concluse la cacciatrice.
– Adesso fermatevi tutti quanti! – questa volta fu Sakura a gridare. – Abbassate tutti le armi. –
Ino la guardò sorpresa. – Sakura stai dalla parte di questi… mostri? – A quella parola, Hinata tremò.
– No, Ino. Non capisci. E’… complicato. Fidati di me. Abbassa la pistola. E fatelo tutti. – La ragazza fece prontamente quello che la sua migliore amica le suggerì, abbassando la pistola e facendo un cenno a tutti gli altri componenti della squadra.
– Naruto, lascia stare Kiba. Per favore. – Il biondo, capendo che non vi era più pericolo per il suo amico, approvò, e lasciò immediatamente il ragazzo, che cadde a terra.
Sakura guardò negli occhi Sasuke, ancora deciso ad uccidere quell’umano.
La ragazza prese da terra la pistola di Kiba e se la puntò alla tempia. – Sasuke, se non lo fai, giuro che mi uccido. – Il vampiro guardò l’umana negli occhi e vi lesse determinazione.
Se fosse morta, sarebbe morto anche lui.
Senza mai distogliere lo sguardo dalle sue iridi verdi, lasciò Shikamaru, che cadde anch’egli a terra ed iniziò a tossire. Quando capì che erano tutti fuori pericolo, Sakura lasciò che la pistola cadesse per terra.
–Spiegami. – proferì Ino. – Anzi, spiegatemi. – concluse guardando anche Hinata.
Fu la licantropa a prendere parola – Ino… io sono un mostro. Proprio come quelli che tanto odi. Non posso rinnegare la mia natura, non posso essere nessun altro all’infuori di me.– La bionda la guardò confusa –Ino, io sono una licantropa. – I ragazzi la guardarono, nei loro occhi poteva percepire sorpresa e delusione. –Ino, io non posso andarmene. Devo restare e sposarmi. – E guardò Naruto, che ricambiò la sua occhiata. Ino le sorrise. – Che stupida! – disse –Non ho mai capito niente! – continuò.
Era scossa. I suoi occhi non erano più gli stessi. Lei non era più se stessa. Sembrava aver perso il nume della ragione. Era forse troppo per lei?
–Sakura… ma tu puoi tornare! Vieni con noi! Tu, a differenza di Hinata, non hai niente a che vedere con loro. Con noi sarai liberà! – continuò la bionda.
Le parole di Itachi.
Era il momento di scegliere.
In fin dei conti, Ino aveva ragione. Non aveva niente in comune con loro, e se fosse scappata, magari sarebbe riuscita a vivere quasi in maniera tranquilla.
Spostò lo sguardo verso Sasuke. Sarebbe mai riuscita a vivere tranquilla sapendo di aver provocato la sua morte?
Gli occhi neri del vampiro sembravano preoccupati. Lo guardò negli occhi e si disse che non avrebbe mai potuto lasciarlo morire. Sorrise tristemente, mentre qualche lacrima continuava a rigarle il viso.
– Non posso venire, Ino. Devo restare. La vita di qualcuno dipende dalla mia. – La cacciatrice iniziò a piangere e si lasciò cadere a terra, mostrando tutta la sua debolezza, nascosta ormai da troppo tempo. Shikamaru l’aiutò ad alzarsi, mentre guardava di sottecchi Sakura. – Mi dispiace… – riuscì solo a pronunciare la ragazza, spostandosi incontro ad Ino ed abbracciandola. – Mi mancherai. – disse in un soffio la bionda. – Anche tu mi mancherai, Ino. –
Il gruppo se ne andò, camminando in mezzo al sangue ed ai cadaveri e lasciando il castello nel silenzio, mentre altri vampiri e licantropi accorrevano, ormai troppo tardi.
Sakura guardò la sua migliore amica andare via, per sempre.
Rimase ferma, in mezzo alle pozze di sangue, mentre tutti la guardavano. Sakura stava realizzando che stava per iniziare una nuova vita. Senza Ino, senza l’appoggio di nessuno. Da sola e fragile.
Il massacro era stato inevitabile. Ma adesso qualcuno dovrà pagarne le conseguenze.
L’inferno di sangue era finito, ma non il suo calvario.

Aveva sacrificato la sua libertà per lui.
 








 

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Ebbene, non sono morta! >.< 
Scusate per limmenso ritardo, lo so, con le long ho un pessimo rapporto! Spero di essermi fatta perdonare col capitolo.
Ecco, diciamo che con questo capitolo finisce la mini-saga del "salvataggio di Sakura ed Hinata", adesso -soprattutto Sakura- dovranno cavarsela da sole. Non vedremo Ino per un bel po' (a meno che il mio cervellino malvagio non decida di far incontrare di nuovo con Sakura e compagnia bella xD)
Spero si capisca che Sakura vede ancora i vampiri ed i licantropi come nemici. Chiariamoci, non è che vede Sasuke -che sì, è un gran figo- e... puff! Lovva tutti quanti. No, non è così. Solo che con Sasuke ha questo legame ed è tutto un po' diverso xD
Per quanto riguarda Itachi, non è cattivo. Vuole proteggere il suoi fratellino ^_^
Spero che in questo si sia ricreata l'atmosfera un po' "dark" che mi piace tanto <3 c'è tanto sangue e ci sono tanti cadaveri, e credo che da ora in poi ci sarà un crescendo di "scene crude" Se non vi piacciano, avvisatemi, che al massimo faccio qualche taglio. 
Oddio sto scrivendo la Divina Commedia xD 
Non vi farò aspettare così tanto, lo giuro <3 
Un piccolo spoiler: nel prossimo capitolo, introdurrò un nuovo personaggio ed una nuova coppia. <3
A presto e grazie di tutto <3

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Capitolo 7
*** Capitolo VI: L'altra faccia della luna piena. ***


Lords of the Night.
Capitolo VI: L'altra faccia della luna piena


*

 

Sakura si svegliò di colpo con l'impressione che qualcuno avesse gridato.
Ma quando i suoi occhi si spalancarono e il suo cuore iniziò a colpire con forza contro la sua pelle delicata, l'intero castello sembrava fosse stato inghiottito nuovamente da una coltre di silenzio.
Si alzò dal letto poggiando i piedi nudi sul pavimento freddo. Adesso viveva in una stanza molto più grande e comoda di quella di prima, aveva persino a disposizione una grandissimo balcone, che le donava una meravigliosa vista di tutta la foresta che circondava il castello.
Il bosco sembrava stranamente buio, più buio del normale, nonostante la presenza inquietante della grande luna piena, già giunta all'apice del suo solito ciclo.
Era abituata ad intravedere qualche animale notturno girovagare fra gli alti alberi. Ma quella notte sembrava strana. Nessun ululato, nessun gufo dagli occhi gialli pronto ad afferrare qualche preda inerme.
Il niente. Il silenzio.
Improvvisamente un grosso corvo, il più grosso che avesse mai visto, atterrò sulla ringhiera di ferro battuto. Aveva gli occhi rossi, rossi quanto il suo sangue quando Sasuke le squarciava la gola per nutrirsi. Non gracchiava, si limitava a fissarla in maniera quasi ossessiva.
Un corvo.
Cercò di ricordarsi tutto quello che sapeva su questi animali. 
La simbologia. Sfortuna? Morte? Il tramite fra il mondo dei vivi e quello dei morti?
Sakura si disse che probabilmente aveva visto troppi film Hollywoodiani. Cerco di tranquillizzarsi, di chiudere gli occhi e di non pensare. Ma l'animale ea lì, non si muoveva e continuava ad osservarla. Chiuse la tenda e si rifugiò sotto le coperte, come se quest'ultime potessero proteggerla da tutti i mostri che vagavano per il castello.
Forse altre creature notturne stavano vagando nella notte.
 


*

 

Neji camminava per la stanza, facendo risuonare per tutto il corridoio i suoi passi. Le vene sotto i suoi occhi bruciavano, mentre le sue unghie si conficcavano nella carne delle sue mani, evidente segno della sua rabbia repressa.
La ragazza era per terra, immobile come un corpo morto. La mani erano legate così strette da bloccarle la circolazione del sangue, mentre una benda le bloccava la bocca non permettendole di parlare, in modo tale che non urlasse più. Avrebbe voluto strillare, scappare via e nascondersi. Nessuno però poteva negarle il diritto di piangere dal dolore, iniziò così a lacrimare osservando il suo braccio martoriato ed insanguinato. Da quella grande ferita si sprigionava un calore quasi innaturale, che man mano diventava formicolio, fino a sfociare quasi in un solletico. A prima vista sembrava un’orribile ferita, una di quelle che costa come minimo l’amputazione dell’arto. Ma non faceva poi così male. Le facevano più male gli occhi, che non solo dovevano sopportare le lacrime che premevano per scendere, ma anche quella visione orribile, agghiacciante, che era il suo braccio destro.
No, non faceva poi così male. Era forse l’adrenalina, oppure la grazia di quale Dio.
La ragazza si rigirò su se stessa, facendo aderire le sue spalle al pavimento di marmo. La gente intorno a lei mormorava, creando un fastidiosissimo brusio. E poi c’era quel ragazzo strano, che sembrava avere gli occhi più chiari di tutti e che dava l’impressione di qualcuno potente. Sembrava un re.
Era notte e aveva voglia di dormire.
Uno dei tanti uomini sistemati attorno a lei, prese parola. –Cosa facciamo della ragazza? – Domandò l’uomo – La uccidiamo? –
Di morire, TenTen non ci aveva mai pensato. Semplicemente perché non doveva morire. A lei la morte faceva ribrezzo. Una cosa che ti prende e ti trasforma in un mostro pallido, rigido e freddo.
Solamente in quel momento, mentre i suoi vestiti si impregnavano del suo stesso sangue, si rese conto di essere troppo vicina alla morte. Poteva quasi udirla, vederla e sentirne la sua puzza.
Un paio di anni fa non ci avrebbe mai pensato. Neanche quando era stata attaccata e morsa, non aveva pensato che potesse succederle qualcosa. Era un po’ come guardare la propria vita in terza persona, come vedere un film o leggere un libro. Non poteva essere vero, non le sembrava vero.
Invece quella era proprio la realtà; era davvero stata rapita, era davvero stesa su un pavimento e quell’odore acre era proprio quello del suo sangue. Era giovane, intelligente e piuttosto felice nonostante la guerra. E sì, era anche bella. Eppure aveva perso comunque tutto. Stava per lasciare la terra.
Lei non aveva mai perso niente. Neanche i suoi genitori aveva perso, dato che non li aveva mai avuti. Adesso stava per perdere il suo futuro.
Si rassegnò e chiuse gli occhi. Aveva perso anche la speranza.
– No. – Una voce riecheggiò nella stanza, provocando il silenzio di tutti i partecipanti della piccola riunione. – La ragazza non deve morire. – Un uomo si mosse subito per obbiettare, ma venne fermato prontamente dal ragazzo. – Sì, lo so che non è una purosangue. Non c’è bisogno che qualcuno me lo ricordi. C’è bisogno solo di una serva. Vi ricordo che in seguito a quella sera ne sono morte parecchie.– Finì di pronunciare quelle parole quando gli occhi umidi della ragazza si posarono sui suoi. Si scambiarono un’occhiata fugace, ma Neji subito spostò lo sguardo e fece cenno di liberarla. Se ne andò velocemente, diretto verso la sua camera da letto.
Una ragazza dagli occhi lunari aiutò TenTen ad alzarsi. Le disse che le avrebbe dato dei vestiti puliti ed un letto dove dormire. Ma la ragazza riusciva solo a pensare di essere ancora viva.
Grazie al suo salvatore.


 

*



Il sole era finalmente sorto, irradiando quella notte fin troppo oscura.
I suoi raggi illuminavano l’intera vallata, entrando con la forza nel castello, cercando di eliminare quell’alone di mistero che lo circondava.
Sakura si alzò dal letto stanca per non esser più riuscita ad addormentarsi dopo essersi svegliata in piena notte in preda al terrore. Spostò la tenda, in modo tale che il sole riscaldasse la stanza, ancora ghiacciata dal freddo dei giorni passati. Uscì fuori dalla finestra non solo per godersi quei caldi raggi, ma anche per assicurarsi che quel corvo fosse sparito. Quell’animale le dava una strana sensazione. Si sentiva osservata ,studiata. Come se quel corvo dagli occhi vermigli le stesse leggendo nell’anima.
Uscì fuori al terrazzino e notò una piuma scura adagiata sulle mattonelle. La prese e la contemplò per qualche istante; era nera con qualche sfumatura blu, era morbida e setosa. Guardò nuovamente a destra e a sinistra, per assicurarsi nuovamente che qualcuno non la stesse osservando.
Rientrò in camera e poggiò la piuma sul comodino di mogano
 
 
 
 
Sakura impiegò poco tempo per prepararsi. Non che ci volesse tanto tempo per infilarsi un semplice vestito, ma quella mattina ci aveva messo davvero poco tempo; la verità era che, per qualche assurdo motivo, aveva paura e stare da sola. Sentiva continuamente gli occhi di qualcuno puntati su di se, anche quando era visibilmente da sola.
Si disse che magari andare da Sasuke a svolgere i suoi normali compiti da schiava, l’avrebbe distratta da quella sua stupidissima ossessione.
Oltrepassò a passo svelto tutto il corridoio, desiderosa di stare con qualcuno.
Improvvisamente si imbatté in una piccola porta, poco adornata e poco illuminata. Solo dopo qualche secondo si rese conto che quella era la sua stanza, o meglio, la sua vecchia stanza. Quel piccolo ed insalubre buco, umido, puzzolente e poco illuminato. Non lo avrebbe consigliato neanche al suo miglior nemico.
La cosa che l’attrasse di più di quella stanza, era quel flebile rumorino che proveniva dal suo interno.
Un piccolissimo lamento, un pianto strozzato.
Sakura vi si precipitò immediatamente dentro, senza pensarci due volte.
Seduta su quell’instabile brandina vi era una ragazza, dagli occhi color cioccolata e dai capelli del medesimo colore. Quegli occhi però sembravano umidi e gonfi. Probabilmente aveva passato la notte piangendo. Le sembrava avesse una faccia conosciuta.
Appena la vide, la ragazza indietreggiò spaventata. – Stai bene? – Chiese Sakura preoccupata. La ragazza, in tutta risposta, scosse la testa in segno di no.
No, non stava per niente bene. E si vedeva.
Sakura notò che si teneva il braccio destro. La sua maestra le aveva impartito qualche lezione di medicina, e poteva facilmente affermare di intendersi di bende e ferite.
–Che hai? – chiese, mentre si avvicinava alla ragazza ferita –Fammi vedere il braccio, forse posso aiutarti… – E cercò di sorriderle, provando a rassicurarla. Forse il suo metodo funzionò, poiché la ragazza si scorciò la manica della sua maglietta e le mostrò la ferita, accennando un piccolissimo sorriso.
Sakura si sedette accanto a lei ed iniziò ad osservare la ferita. Non sembrava fosse nuova, anzi. Sembrava una vecchia ferita quasi cicatrizzata del tutto.
–Ma questa ferita è vecchia, non dovrebbe far tanto male… –
–Non è vecchia. – Ribatté la ragazza –Non è vecchia !– Urlò, più a se stessa che a Sakura. – Me l’hanno fatta ieri notte, perché è così? – Chiese, spaventata come un coniglio dinnanzi un lupo.
Sakura rimase spiazzata dalla sua reazione –Ecco, non lo so… se te la sei procurata ieri, non capisco perché sia così. – Continuò ad analizzare il punto indicato dalla ragazza, che ormai sembrava quasi essersi rigenerato. –Cosa c’è, non mi credi? Perché dovrei mentirti? Me l’hanno fatta ieri, lo giuro! – Sakura notò che la ragazza stava iniziando ad alterarsi, così decise di provare a calmarla per non peggiorare la situazione. – Io ti credo, non ti agitare… mi dici chi ti ha fatto questo?–
–Mi hanno morso. –
Tutto chiaro. Nella mente di Sakura tutto divenne limpido.
Stava per diventare una licantropa.
–Senti, ti consiglio di stare calma. Vedrai andrà tutto bene. – Fece una piccola pausa –Io sono Sakura. Tu come ti chiami? –
– Sono TenTen. –
Sakura sussultò nel sentire quel nome. –Sei di Konoha? – Pronunciò quel nome con un filo di malinconia.
–Sì. Come fai a saperlo? – Rispose la ragazza, confusa.
–Anche io vivevo lì… prima dell’incidente. – Sakura spostò lo sguardo verso il pavimento.
–Dello sterminio, vorrai dire. – La corresse l’altra, in un momento di inquietante realismo.
Nella stanza, l’aria iniziava a farsi pesante.
L’ossigeno pareva martellarle nei polmoni e le parole sembravano si stessero intrecciando fra loro. Alcune parole sembravano avessero il potere di riportare alla luce vecchi ricordi. Parole fredde e cupe, portatrici di dolore.
L’erba bruciata e corpi martoriati. Lacrime ghiacciate e lamenti trattenuti.
Sakura pensò che avere TenTen vicino le avrebbe fatto male, forse troppo male, oppure bene. Addirittura avrebbe potuto giovare della sua presenza. La sua figura era nitida nei suoi ricordi, che sia da piccola o da adolescente, lei era li. Piccola e nello sfondo, come se fosse una cornice. Ma era lì, che giocava con quel bizzarro ragazzo, Lee. Sorrideva così come sorrideva lei. Aveva ancora il profumo di primavera che tutti i cittadini conservavano, anche quando partivano per paesi lontani per poi ritornare stanchi e malinconici.
Sorrise.
– E’ bello avere vicino una mia concittadina. – Affermò Sakura.
Pensa positivo.
–Sembra stano ma lo stesso vale per me. – Rispose TenTen. – Tu poi, mi hai sempre ricordato la primavera.–
Sakura si alzò prontamente. – Ho un impregno, mi dispiace ma devo andare. Se hai bisogno, chiamami, dormo quattro stanze più avanti. –
Sasuke non fu clemente. Entrò nella stanza senza dare il tempo alle due ragazze di finire.
Non sembrava tanto diverso dal solito. Scontroso, pieno di se; come al solito.
–Sakura – Disse il vampiro ad alta voce. –Che ti salta in mente? Vieni in camera mia. Subito. –
La ragazza in questione, spalancò gli occhi e deglutì rumorosamente. Sasuke la prese per il polso ed iniziò a tirarla fuori, diretto verso camera sua. Le due ragazze ebbero solamente il tempo di salutarsi con un veloce sguardo.
La stanza di Sasuke aveva ancora le tende abbassate ed era impregnata del suo profumo.
– Non ti ho dato il permesso di parlare con quella ragazza. – Asserì il ragazzo.
– Non credevo dovessi chiederti il permesso. E poi la conosco, proviene dal mio stesso villaggio… – Ribatté Sakura.
Sasuke sembrava si fosse dimenticato che, restando al castello, Sakura gli aveva praticamente salvato la vita. Se era ancora vivo era grazie a lei, ma adesso, anche se solo per un secondo, Sakura si pentì di essersi sacrificata in questo modo.
–Tu mi devi chiedere il permesso per tutto. Tu sei mia. – Sakura sentì lo stomaco in subbuglio: al suo interno non vi erano farfalle, bensì orribili pipistrelli, che graffiavano e stridevano, creandole un senso di vuoto e nausea allo stesso tempo.
Sasuke le sollevò il mento. – Ultimamente non ti stai comportando bene. – Affermò il vampiro. – Forse ti sto dando troppa libertà. – Concluse la sua ipotesi sogghignando. Mantenendo il volto della ragazza puntato verso l’alto, avvicinò le labbra al collo della ragazza.
Ancora una volta i suoi denti si conficcarono nella sua carne, poté nuovamente nutrirsi del suoi liquido vitale, diventato ormai essenziale non solo per Sakura ma anche per il vampiro stesso.
La ragazza stava ferma immobile, cullata da un dolce dolore. Niente paura questa volta. Aveva deciso di fidarsi, di lasciarsi in balia delle sue mani, appoggiate delicatamente sulla sua schiena.
L’avrebbe guarita, lo sapeva.
O entrambi vivi, o entrambi morti.
 
 




 

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Ehilà! *fa finta di niente*
Okay, lo so. Non aggiorno da un mese esatto. E vi avevo promesso che sarei stata più puntuale.
Sì ecco, adesso lo avete capito, non sono la persona più affidabile del mondo XD
Spero almeno che questo capitolo vi sia piaciuto >.< come avete letto, ho introdotto un "nuovo" personaggio e quindi una nuova coppia *^* 
E niente, non voglio fare sproloqui inutili, anche perché nel prossimo capitolo ci sarà un approfondimento nel rapporto fra Neji e Ten, un rapporto particolare, tutto frutto della mia mente malata.
Mentre fra due capitoli ci sarà un certo matrimonio *_* XD
Grazie a tutti per avermi letto, se vi va, lasciatemi una vostra opinione, dato che c'è sempre un dannatissimo personaggio che riesce sempre a farmi andare in confusione. Avrete capito chi intendo. Sasuke fucking Uchiha.
Caro Sasuke, sappi che ti odio, mi confondi e non so se mettere l'OOC. Probabilmente lo metterò per precauzione, dato che, da qui in avanti, diventerà un po' più stronzetto/sexy/violento/pieno di se. 
(Scusate, ma questa storia parla di vampiri, ed i vampiri per me sono così XD)
Okay, meno male che avevo detto niente sproloqui XD (ecco la mia inaffidabilità LOL)
E niente.
Un bacio <3

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Capitolo 8
*** Capitolo VII: Il matrimonio parte I ***


Lords of the Night.
Capitolo VII: Il matrimonio, parte I




 

Il sole quella mattina aveva fretta di sorgere.
Hinata, che durante la notte precedente era scivolata in un sonno profondo, fu costretta a svegliarsi di buon ora; mentre nella sua mente stava viaggiando in mondo tutto suo, in cui era realmente libera, le sue palpebre furono investite da un luminoso fascio di luce, che costrinse i suoi occhi a spalancarsi ed il suo corpo a scattare immediatamente sull'attenti.
Si girò verso la luce, parando i suoi occhi chiarissimi con una mano. Le finestre erano state spalancate di proposito da una donna sulla cinquantina con indosso una divisa da serva.
-Ben svegliata signorina Hyuga- scandì la serva -Spero abbia dormito abbastanza, sa, dobbiamo dare inizio ai preparativi per il matrimonio di stasera. Su, si alzi ed inizi a fare colazione.-
 

 
 

 

*


 
Sakura si svegliò di soprassalto, turbata da oscuri pensieri. Non era stata una dolce la sua, anzi; in effetti non si ricordava neanche di essersi addormentata. Probabilmente, si disse, aveva perso i sensi dopo il morso di Sasuke. Ancora una volta, aveva rischiato di ucciderla, bevendo troppo sangue. Si toccò il collo, ma su di esso non vi era nessuna ferita.
L'aveva guarita.
Ma questo non la tranquillizzò affatto; era sicura che questo circolo vizioso "quasi morte-vita" le avrebbe causato qualche danno fisico prima o poi. Si rese conto di trovarsi nella stanza di Sasuke, stesa sul suo letto. Si chiese dove fosse finito.
Si rigirò sul lato destro e tutte le sue domande trovarono risposta. Sasuke stava dormendo accanto a lei. Sakura arrossì all'idea di aver passato la notte accanto a lui.
La ragazza si meravigliò di quanto Sasuke potesse sembrare tranquillo ed innocente durante la notte. Era diametralmente l'opposto del vampiro assetato di sangue che conosceva lei. Giaceva riverso senza maglietta, con indosso soltanto dei pantaloni del pigiama che gli arrivavano a metà gambe. Dormiva tranquillo ed il suo corpo seguiva i suoi respiri regolari; sembrava stesse seguendo una danza tutta sua, di cui Sakura era rimasta incantata. 
L'umana tese timidamente una mano verso di lui, desiderosa di toccarlo, di accarezzarlo. Lui aveva letteralmente il controllo sul suo corpo, quindi perché a lei non le era concessa una semplice ed innocente carezza?
Posò la sua mano sulla sua guancia ed accarezzò lentamente la sua pelle fredda e liscia. Avrebbe voluto fare questo per ore, e non si sarebbe mai stancata. Si rese conto che forse era meglio smetterla, decise allora di abbandonare quella dolce droga e di alzarsi, altrimenti Sasuke si sarebbe arrabbiato e sinceramente non aveva voglia di subire nessuna punizione.
Cercò di alzarsi ma fu presa da un capogiro, fortunatamente riuscì ad aggrapparsi alla testata del letto, altrimenti sarebbe precipitata rovinosamente.
Tirò un respiro profondo e si avviò verso la porta.
-Dove vuoi andare?- Sakura si bloccò. Sasuke era dietro di lei, ed era riuscito ad afferrarla per un braccio. Ma quando si era svegliato?
-Ciao...- rispose titubante la ragazza.
-Non hai risposto alla mia domanda. Dove pensi di andare? Sei pallida, non mi sembra il caso di andare in giro.-
-Chissà perché sono pallida e barcollante.- ironizzò Sakura. Sasuke le inviò un'occhiataccia.
-Devi mangiare. Poi ritornerai vitale come al solito. Non ti fidi di me?-
L'umana ci pensò per qualche istante. Cercò di scacciare tutti i pensieri che abitavano nella tua testa. Non doveva più sperare di stare bene. Doveva avere la sicurezza.
-Insomma- riuscì infine a dire -credo che tu stia esagerando. Non ricordo neanche di essermi addormentata...-
-Sì, sei svenuta- rispose Sasuke, colpevole -Ho problemi a... controllarmi. La prossima volta sarò meno irruento. Tu dovresti iniziare a fidarti.-
Sakura annuì, non troppo convinta.
-Vai a mangiare- ordinò Sasuke -e non darmi più carezze a tradimento.- Ancora una volta il vampiro assunse un espressione indecifrabile.
Sakura arrossì lievemente ed uscì velocemente dalla stanza con gli occhi bassi.
Appena si ritrovò nel torvo corridoio, la ragazza realizzò che tutti stavano ancora dormendo. Si avvicinò alla grande finestra infondo all’androne e notò che l’alba era appena apparsa nel cielo, trasformandolo e facendogli assumere una strana colorazione lilla. Mentre contemplava il cielo, il suo sguardo attento si posò su un ramo di un albero vicino. Ancora una volta vide degli occhi rossi osservarla.
Quel corvo era ancora lì, e la stava osservando. Cercò di scacciare questi pensieri, cercando di convincersi che l’idea che un corvo la stesse seguendo era impossibile. Si ricordò poi l’esistenza dei vampiri e dei licantropi, e si disse che forse quella sue idea non era poi tanto strana. Chiuse la finestra di scatto, arrabbiata.
Era sola eppure si sentiva osservata. Un brivido le scosse le ossa, e, spaventata, decise di correre in camera sua. Quando passò davanti la porta di Hinata, Sakura cambiò idea. Aveva bisogno di lei. Hinata era l’unica che sarebbe riuscita a calmarla.
Bussò titubante ed entrò solo quando una voce le diede il permesso. Non era mai entrata nella stanza di Hinata.
Era immensa. Come la stanza di Sasuke, se non di più. Non era tetra e non le infondeva nervosismo. Le pareti erano beige abbellite da qualche decoro color oro, al centro vi era un grande letto a baldacchino ricoperto di abiti bianchi. La camera era luminosa ed accogliente e Sakura provò una certa gelosia. Al lato della stanza, quasi nascosta, c’era Hinata con indosso un bellissimo vestito bianco, formato da una larga gonna e da un corsetto, che una signora stava stringendo.
Appena la vide, la licantropa arrossì. – Sakura! – disse – Non ti aspettavo. –
L’interpellata la guardò con circospezione. – Che stai facendo? – Chiese ingenuamente, mentre la signora dietro Hinata spostò il suo sguardo sul soffitto, rassegnata.
–Ecco… io… -
- Diamine! – La interruppe Sakura –Oggi ti devi sposare? Io… io me n’ero completamente dimenticata – si portò le mani sul volto –Oddio scusami Hinata. E’ che ho avuto così tante cosa da pensare che mi è sfuggito di mente. Sono stata una pessima amica, perdonami!-
- Oh, Sakura – disse dolcemente Hinata – non ti devi assolutamente preoccupare. Sono io la pessima amica. Ne hai passate tante, insomma tutta questa faccenda di Sasuke, e poi Ino… non ti sono stata abbastanza vicina. Scusami tu. – L’umana le sorrise. – Adesso però aiutami a scegliere un vestito – continuò Hinata –sono così indecisa! Con questo che ho addosso non riesco neanche a respirare. –


 

*



Tenten aveva il fiato corto mentre si contorceva come una forsennata nella brandina assegnatale.
Aveva la fronte imperlata di sudore, ma allo stesso tempo aveva così freddo che aveva iniziato ad avere i brividi. Le ossa le dolevano come se fosse stata appena investita da un camion. Si guardò il braccio, quello ferito. Era guarito completamente. Nessuna traccia di morso.
Mentre imprecava per il dolore, sentì la porta aprirsi. Si voltò e vide quel ragazzo, quello con gli occhi di luna. Entrò e si avvicinò lentamente a lei. Le tese una mano –Vieni Tenten. – disse gelido –Ti dobbiamo parlare.-
E presa da chissà quale forza sconosciuta, la ragazza si alzò, prendendo la mano del ragazzo.
-Ci saranno molti cambiamenti per te.-
 

 
La condusse nella stessa stanza del giorno prima, quella dove stavano per ucciderla. Degli uomini sedevano attorno ad un tavolo; avevano un espressione nervosa e stanca. La guardarono tutti di sbieco, trasmettendole una sensazione di panico.
- Dobbiamo parlare della giovane licantropa – iniziò un uomo –non può semplicemente vivere qui, come noi. Abbiamo una stirpe da tutelare.- Tutti gli altri uomini annuirono.
Tenten impallidì.
Licantropa?
Quella parole le fece venire una strana sensazione allo stomaco, come un peso. Portò allora le mani sulla zona dolente, gemendo per il dolore. Nervosismo?
- Neji – chiamò l’uomo –presto prenderai il mio posto. Ti sto dando l’opportunità di dimostrare la tua responsabilità e la tua forza d’animo. Avanti, sarai tu a prendere la decisione finale.-
-Io ribadisco la mia opinione di ieri notte, zio – disse lo Hyuga –Non possiamo lasciarla andare. Però può sempre esserci utile. Lei non possiede il sangue puro, quindi non può controllarsi. Durante la prossima luna piena distruggerà tutto quello che incontrerà. Vi ricordo, signori, che siamo in guerra. Ed una macchina di morte non potrà che farci comodo. Intanto può fare la serva, qui, al castello.-
Tutti guardarono soddisfatti il ragazzo. –E sia. – pronunciò il capo del gruppo, identificabile come lo zio di Neji – Ti occuperai tu stesso di lei, Neji. Istruiscila e dalle nuovi vestiti. Quelli puzzano di sangue. – Pronunciò con disprezzo guardando l’ormai ex umana, che in tutta risposta guardò a terra. –Chiedile anche chi l’ha morsa, già che ci sei. - Continuò.
-Va bene. – disse Neji, prendendo Tenten per il braccio ed allontanandosi dalla sala delle riunioni.
-Adesso tu mi spieghi un paio di cose.-
Ma Tenten già non lo ascoltava più, troppo presa dalla lacrime che premevano per scendere dai suoi occhi scuri.
 

 

*


 
Il sole era ormai tramontato da un pezzo, e centinaia di persone impazienti si erano riunite all’esterno del castello in attesa del matrimonio più importante -e più proficuo- di tutti i tempi.
Naruto era il più impaziente di tutti. Vestito di tutto punto, aspettava Hinata alla fine del lungo sentiero costeggiato da petali rossi. Accanto a lui vi era Sasuke, accigliato ed annoiato, come di suo solito.
-Seconto te ci ha ripensato?-
-Come se suo padre glielo permettesse…-
Alla risposta di Sasuke, Naruto sbuffò. Sapeva che quello era un matrimonio principalmente di convenienza, ma lui ed Hinata erano realmente innamorati. Almeno sperava.
La musica, formata da un’orchestra di violini, partì. Tutti gli invitati si voltarono.
Hinata indossava un lunghissimo abito color avorio, arricchito da sinuosi decori grigi che continuavano fino allo stretto corsetto. I capelli, fermati dietro da una spilla color argento, le ricadevano morbidi sulla schiena, formando degli eleganti boccoli.
Era semplicemente meravigliosa e tutta la sala aveva gli occhi solo per lei.
Sakura entrò subito dopo di lei, andandosi a sedere infondo, senza essere vista da nessuno -o quasi-
Il suo vestito rosso scuro non passò inosservato agli occhi di Sasuke, che inizialmente si limitò a seguirla con lo sguardo, ma non appena la vide sedersi, decise di posizionarsi accanto a lei.
-Bel vestito. Ha un bel colore. L'hai scelto perché ha lo stesso colore del tuo sangue?-
-Vaffanculo.-
-Attenta a come parli. Ti ricordo che sono il tuo padrone. Dovresti scusarti con me.-
Sakura gli avrebbe voluto ricordare che lui non era padrone di nessuno, men che meno di lei. Poi però si ricordò che era Sasuke ad avere il coltello dalla parte del manico.
-Scusa.- disse irritata. Sasuke accennò un sorriso. –E’ stata una brutta giornata. Ho come l’impressione che qualcuno mi stia seguendo. –
-Mh- rispose pensieroso il vampiro.
Il celebrante interruppe improvvisamente la loro conversazione. Il silenzio inghiottì l’intero castello.
-Con immensa gioia, do inizio al matrimonio di Hinata Hyuga e Naruto Uzumaki, Cosicché le loro casate si uniscano in un’unica e potente stirpe. –




 

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Eccomi! xD
Scusate per ritardo >.< ci ho impiegato un po' di tempo per riprendermi dalla fine della scuola LOL ma adesso sono tornata e vi prometto che non ci saranno più ritardi così grandi. 
Ho dovuto dividere il capitolo in due parti, altriementi sarebbe diventato troppo lungo, ed io ho sempre paura che tutto sembri noioso. Il prossimo, quindi, lo pubblicherò fra una settimana circa. Dopodiché partirò (il primo luglio vado a Londra e torno il quindici, sto ancora festeggiando xD) ma cercerò di scrivere il capitolo dopo prima di partire, così appena ritorno lo pubblico subito ^^
Questo capitolo mi sembra strano e non mi convince per niente. Mi sembrano tutti OOC, il problema è che siccome il contesto è diverso da quello del manga, i personaggi si devono comportare di conseguenza e mi sembra tutto un pasticcio xD poi mi sembra anche troppo corto >.< 
Ovviamente i consigli sono sempre accettati <3
Un bacio grande e grazie per esserci sempre <3

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Capitolo 9
*** Capitolo VIII: Il matrimonio parte II ***


Lords of the Night
Capitolo VIII: Il matrimonio parte II



*


 

Hinata osservava il celebrante, intento a pronunciare parole che alle suo orecchie sembravano sconnesse ed inudibili; guardava le labbra l'uomo davanti a sé, si muovevano ma non pronunciavano alcun suono. Era come se la ragazza si trovasse lontano dal suo corpo, persa un mondo di incertezze e paure.
Stava per sposarsi con l'unico ragazzo che aveva mai amato.
Eppure era tutto sbagliato. La sua vita era sbagliata, così come il mondo in cui la costringevano a vivere. Avrebbe sposato Naturo mille volte, ma adesso, davanti all'altare, i ripensamenti si facevano strada nel suo cervello.
Non stava cedendo solo la sua vita ad un uomo. Il prezzo imposto era molto più elevato: stava cedendo la sua libertà al suo clan.
Davanti ai suoi occhi si susseguirono le sue immagini da bambina, quando guardava di nascosto quel bambino dai capelli spettinati, il "bambino maledetto", l'ultimo degli Uzumaki. Veniva guardato male da tutti, a volte pensava addirittura che suo padre volesse ucciderlo perché considerato un elemento fastidioso, in possesso di una forza incontrollabile. Solo in seguito si rese conto che il suo avaro clan non si sarebbe mai fatto sfuggire un'opportunità del genere: dare in sposa sin dalla tenera età la figlia maggiore del capo clan all'ultimo di un clan ancora più potente, in modo di unire le due famiglie per dare origine ad una razza ancora più potente.
Si sorprese di come Naruto sembrasse indifferente dinnanzi ai loschi piani degli Hyuga, forse a lui semplicemente non importava oppure aveva deciso di arrendersi.
Credeva di esser riuscita a capirlo, ma lui non era facile da decifrare come tutti pensavano.
Ritornò sulla terra quando sentì un dolore alla mano, il sangue iniziò a scorrerle lentamente, riscaldandole la mano congelata.
Hinata guardò Naruto con aria interrogativa, di rimando il biondo le passò un pugnale d'argento, arricchito con decorazioni dal sapore antico.
–Tocca a te adesso farmi un taglio sul palmo della mano – la esortò Naruto – Non ti preoccupare, non mi farà male – Hinata realizzò finalmente di essere nel bel mezo del matrimonio. La ragazza fece quello che Naruto le chiese; lentamente ferì il ragazzo, stando attenta a non tagliare troppo in profondità. Il celebrante prese le mani sanguinanti e le congiunse, in modo da unire i due ragazzi attraverso un gesto simbolico, ma dai mille significati.
I due ragazzi sentirono la loro pelle rigenerarsi in quella stretta. Il loro sangue si era ormai mescolato, segno della loro unione indissolubile. Hinata sentì il calore del sangue di Naruto fluirle dentro e scaldarle il corpo, percorrerle le vene, fino ad arrivare addirittura al cuore.
Arterie, coronarie. Nei ventricoli e nell’aorta. Lo sentiva ovunque. Lui era ovunque.
Era una cosa impossibile, una mera sensazione.
Il sangue di Naruto non le era entrato veramente dentro. Era una bugia. Così come quella cerimonia, il suo clan, l’onore, tutti quanti. Il cervello le aveva fatto un crudele scherzo.
Una menzogna. Anche lei era una bugia perché continuava a tenere la testa bassa e stringere gli occhi per non piangere.
Chissà se lui sentiva tutto questo. Chissà se anche lui sentiva il suo amore per Hinata scorrergli dentro.
Ma forse quello che la licantropa sentiva dentro di sé non era amore. Era forse l’oscurità del suo clan. Odio e manipolazioni. La consapevolezza di essere solo una semplice marionetta in mano a suo padre iniziò a strisciare dentro di lei, arrivando fino alla bocca dello stomaco per poi ancorarsi, pesante come un mattone, procurandole preoccupazione ed una strana sensazione di vertigine.
Naruto vide la ragazza chiudere gli occhi, per poi riaprirli e spostare lo sguardo dapprima al cielo e poi sulla folla radunata dietro di loro.
–Vi dichiaro marito e moglie – l’uomo pronunciò lentamente la frase finale.
Gli occhi di Hinata si riempirono di paura e di rimpianto. Iniziò a tremare, ma, eccetto Naruto, nessuno se ne accorse.
La folla accorse intorno a loro, pronta ai festeggiamenti. I due ragazzi si sentirono immediatamente soffocare, come se tutte quelle persone, la maggior parte sconosciuti, gli stessero rubando l’aria dai polmoni.
La giovane licantropa, decisa ad allontanarsi da tutta quella farsa, si spostò, pronta a trovare il bagno per risciacquarsi il viso e i pensieri. Fu però bloccata da Naruto, che si avvicinò al suo viso e, non prima di averle donato un dolce bacio, si accostò al suo orecchio per sussurrarle qualcosa.
–Ce ne andremo presto, fidati –
Hinata si paralizzò, mentre il ragazzo di allontanò, diretto verso Sasuke.
Intanto, un urlo agghiacciante spezzò il chiacchiericcio degli invitati, ma dopo essersi scambiati delle occhiate eloquenti, tutti fecero finta di non aver udito nulla.
Hinata si guardò attorno. Dov’era finito Neji?


 
 

Sakura era rimasta seduta nonostante la celebrazione fosse finita ormai da circa mezz’ora.
In lontananza vedeva Naruto e Sasuke discutere, sembravano tranquilli. Si sorprese di come Sasuke riuscisse quasi a scherzare con il licantropo. Non le aveva mai parlato della sua amicizia con Naruto, e lei aveva un po’ vergogna a chiedere qualcosa di personale al vampiro dopo la figuraccia di quella mattina. Eppure aveva una strana sensazione, quasi una sicurezza, che i due ragazzi fossero amici da tempo immemore.
L’allegria dei suoi pensieri non durò a lungo, ma ben presto si trasformò in agitazione.
Ancora una volta si sentì osservata, ed in qualche modo, non al sicuro.
Non si accorse di quando precisamente il sole fosse tramontato per dare spazio ad un gracile spicchio di luna. Sakura si guardò attorno e percepì attorno a sé un'alone oscuro, soffocante. L’aria divenne improvvisamente inquietante e carica di tensione. Spostò i suoi occhi verdi prima a destra e poi a sinistra, scorgendo degli occhi a fissarla. Il suo corpo venne percorso da mille rividi
La famiglia Uchiha la stava guardando, o meglio, studiando.
Erano pochi individui, riconoscibili facilmente per quei profondi occhi neri, quindi non erano neanche classificabili come famiglia. Sakura immaginò che Itachi aveva raccontato loro del Legame fra lei e Sasuke ed ipotizzò che probabilmente quel gruppo di vampiri fosse più che adirato. Tirò un sospiro di sollievo quando ricordò che se avessero ucciso lei, Sasuke l’avrebbe seguita sotto terra.
Itachi era colui che l’osservava con più ardore.
I suoi non erano sguardi carichi d’odio, sembrava più che altro spaventato. Aveva paura che potesse accadere qualcosa di grave a suo fratello.
Adesso che ci pensava, Sakura non era la vittima. Tutt’altro. Lei era quella che possedeva le redini.
Poteva decidere della sorte di Sasuke, poteva addirittura ricattare il suo clan, mettendo a repentaglio la vita del membro più giovane.
Non doveva avere paura di loro. Erano loro a dover avere paura di lei. Sorrise, tranquillizzandosi.
Forse quel corvo era legato proprio al clan Uchiha. Forse proprio ad Itachi.
Quelle persone la guardavano ancora.
Non doveva più avere paura. Poteva avere tutto sotto controllo, se solo lo avesse voluto.
Si avviò verso gli Uchiha. Lei non era come loro, non riusciva a sembrare indifferente. Indossò una maschera d’odio e continuò ad avanzare, pronta a dirgliene quattro. Per chi l’avevano presa? Chi gli aveva dato il diritto di spiarla? Perché si faceva comandare da Sasuke?
Mentre era pericolosamente vicina agli Uchiha, sentì una forte presa sul braccio, una stretta seguita da uno strattone così forte, che la fece girare. Si trovò faccia a faccia con Sasuke, visibilmente irritato.
–Dove pensi di andare? – chiese il ragazzo.
–Non sono affari tuoi, tu non mi comandi! – urlò Sakura, in preda ad una impellente voglia di ribellione.
Sasuke ghignò. – Ah, davvero? – iniziò a trascinare con forza la ragazza per il braccio. L’umana iniziò a sbraitare, temendo che il vampiro potesse farle qualcosa.
Il ragazzo lasciò Sakura solo una volta arrivati nella stanza della ragazza; quest’ultima riprese fiato e guardò male Sasuke, che intanto la fissava con il suo solito alone di indifferenza.
La ragazza stava per prendere parola, quando Sasuke le sollevò il mento, in modo tale da riuscire a guardarla negli occhi. Sakura non riuscì a mantenere lo sguardo fisso su di lui, così lo distolse. Quegli occhi neri le trasmettevano inquietudine e paura. Rispecchiavano tutta l’impulsività del vampiro.
Il vampiro fece aderire la sua fronte con quella dell’umana. I loro respiri si unirono, così come le loro labbra, che dopo aver resistito qualche minuto, non poterono che cedere alla forza attrattiva che le univa.
Fu un bacio passionale, niente a che vedere con i baci romantici che Sakura aveva da sempre sognato. Le lingue si intrecciarono perfettamente, come se danzassero. Il bacio man mano si fece sempre più approfondito, travolgendo completamente Sakura, ormai persa in un irrecuperabile turbinio di sentimenti. L’eccitazione si fuse con l’ansia e la paura divenne un tutt’uno con il desiderio.
Non ci volle molto per finire sul letto, che immediatamente divenne teatro di passione. Sakura non capiva, non controllava il suo corpo. Lui conosceva i suoi punti deboli. Lui aveva il controllo.
Le sfilò il vestito, lasciandola in intimo. Si fermò ad ammirarla per qualche secondo, per poi afferrare i cuoi capelli. Li chiuse nella sua mano e li tirò, facendo gemere Sakura, in modo da far alzare di qualche centimetro la testa della ragazza per poi affondare nell’incavo del suo collo. Ispirò l’intrigante il profumo della ragazza e poi la morse appena, mentre le mani viaggiano sul corpo, ormai bollente, di Sakura.
Il morso fu leggero e delicato e, stranamente, piacque anche a lei, che dimostrò il suo piacere attraverso piccoli gemiti sconnessi. Sasuke leccò per un’ultima volta la ferita inferta alla ragazza per poi impossessarsi di nuovo delle sue labbra, facendo sfiorare la sua lingua, ancora sporca di sangue, con la sua. Sakura sentì il sapore metallico e pungente del sangue, ma non provò ribrezzo; qualsiasi cosa le sarebbe parsa eccitante in quel momento.
Le mani del ragazzo sfiorarono le cosce di Sakura. La ragazza aspettava solamente che Sasuke la facesse sua, ma le sue mani indugiarono accanto alle sue mutandine.
La labbra del vampiro s’incresparono in un sorrisetto mentre gli occhi dell’umana si riempirono di delusione. Che stava succedendo? La stava prendendo in giro?
Sasuke si alzò, mantenendo quell’aria ironica, che tanto faceva innervosiva Sakura.
–Hai visto? Sono io quello che ha il controllo, non tu – il vampiro la guardò negli occhi per qualche secondo ed uscì dalla stanza, lasciando Sakura mezza nuda e con i capelli scompigliati, ma soprattutto piena di rabbia e delusione. –Vaffanculo! – urlò, prendendo un cuscino e tirandolo contro la porta, ormai chiusa.
Perché le interessava tanto? Sentiva la sua dignità ormai sotto i piedi, avrebbe voluto urlare e correre, andarsene, tornare dai suoi amici che aveva scacciato. Era una vita difficile quella che aveva prima; doveva lottare ogni santo giorno, ma le stava bene. Stava bene. Per la prima volta rimpianse la sua scelta di restare al castello e per la prima volta desiderò di vedere Sasuke morto. Non era mai successo, neanche la prima volta che la morse. Iniziò a piangere ed esplodere di rabbia, rendendosi conto che lei non era altro che una stupida bambola in mano ad uno stupido vampiro.
 
 





 

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Per la prima volta sono puntuale XD
Vi avevo promesso che avrei aggiornato prima di partire; ebbene, eccomi qui ^^
Non sono soddisfatta al 100% (e quando mai lo so) ma devo dire che questo capitolo mi è piaciuto, anzi, si è praticamente scritto da solo. Spero solo che Sasuke (MALEDETTO!) non risulti troppo OOC e che quell'aria "dark", molto presente nei capitoli precedenti (soprattutto fra i primi) sia ancora presente. 
La questione Neji/Tenten è solo accennata, ho deciso di svilupparla per bene nel prossimo capitolo, insieme alla prima notte di Hinata e Naruto **
Detto questo, non aggiornerò fino al 15 luglio. Forse domani aggiornerò la raccolta su Sasuke, chi lo sa XD
E niente, auguratemi buon viaggio XD (devo fare uno scalo e mia sorella mi ha messo in testa l'idea che con gli scali c'è più possibilità di perdere i bagnagli, quindi sono preoccupata XD) 
A presto e grazie <3

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