Notre Dame de Paris

di elfin emrys
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***




Notre Dame de Paris

 

 

Delle piroette di fumo si alzavano dal ribollire fumante delle pozioni; i gargoile immobili fissavano le formule alchemiche incise alle pareti, i loro occhi scendevano sui fogli già ingialliti eppure appena comprati, sulle mura spesse e possenti. Era quasi una cella, quella stanza, libera da ogni contatto con la realtà, pura: da sotto la cattedrale, non si poteva neanche vedere.

-Yokkyun, non ce la faccio.

Keima si passò una mano fra i capelli scuri, sistemandosi gli occhiali sul naso. Guardò la bambola, che non aprì bocca. Non era bella: aveva un viso storto e un sorriso strano, seppur allegro, uno sguardo vacuo e brillante, capelli lisci e di un colorito che mal si addiceva a una bambola di quella fattura. A Keima piaceva lo stesso però, anzi, era la sua preferita.

Il ragazzo si alzò dal tavolo di lavoro, afferrando un cubo di legno e cominciando a cercare di smontarlo. Si stese sul letto povero, ma morbido e piuttosto comodo, mentre la piccola Yokkyun continuava a fissarlo senza risposta.

Keima sbirciò fuori dalla cattedrale, giù in città, Parigi, che poteva vedere per intero da lassù. Era uno spettacolo che non lo interessava particolarmente. La piazza, a causa dell'ora tarda completamente vuota, era più che altro un'oscurità informe, le case, alcune ancora illuminate, erano solo un insieme di mattoncini accatastato senza alcuna logica dal costruttore.

Toc Toc

Il ragazzo sbuffò infastidito, togliendo finalmente l'ultimo pezzo del cubo di legno e ricominciando a montarlo. Si alzò, andando ad aprire alla porta.

-Buondì!

-E' notte, Ryou.

-Fa lo stesso.

Un giovane, biondo con un sorriso solare e stupido sulla faccia, entrò nella stanza senza fare troppi complimenti, lasciando andare il mantello (che un tempo doveva essere veramente ricco, ma in quel momento era soltanto lo straccio di un nobile che aveva dato tutti i suoi soldi al gioco e al sesso) sulla sedia dove prima era seduto Keima.

-Beh, non offri niente al cugino del re?

-Ti ricordo che sei un cugino di sesto grado, Ryou, e l'unica cosa che ho da offrirti è la possibilità di andartene prima che io perda la pazienza.

Ryou sbuffò, poggiando i piedi al tavolo e guardandosi intorno con altezzosa noncuranza.

-Uff, mercanti!

Keima si sedette sul letto, osservando attentamente il cubo per capire come ricostituirlo totalmente: se doveva essere sincero, era un giochetto abbastanza divertente, tutto sommato, anche se se ne vedevano fin troppi in giro.

-Non sono più un mercante.

-Sì sì, mercante.

Keima fece finta di non sentire e non perse tempo neanche a raccontare nuovamente tutta la storia. Un po' gli faceva male ricordarla, a dire il vero, perchè l'aveva costretto a ritirarsi dal suo lavoro, a lasciare la sorella e a nascondersi dentro la cattedrale. Continuava a creare giocattoli da lì dentro per i signorotti importanti -i suoi balocchi erano di ottima fattura- ma non li faceva più su larga scala, così si era messo semplicemente a giocarci lui, visto che tanto a nessuno sarebbe mai importato.

-A cosa devo la tua visita, Ryou? Non vorrai mica altri soldi, vero? Lo sai che quello che guadagno devo mandarlo a mia sorella Elsie a Firenze!

Il biondo incrociò le braccia, giocherellando con il laccio della casacca mezza aperta.

-Niente soldi, diciamo un piccolo aiuto... Vedi, quel cretino del ministro mi ha accusato di aver plagiato la “dolce, pura e decorosa” moglie di quel tipo, lì, Kodama, dicendo che io, IO, avrei tentato di circuirla per “godere di letto”. Dolce? Pura? Decorosa? Ma se quella mi correva dietro come una capretta! E' lei che ha tentato di circuire me! Non ho tempo da perdere con le vecchiette acide, io!

-Immagino. Del resto, non spendi sempre soldi al Val d'Amore?

-Questo non ti riguarda. Inoltre ne parli male perchè non ci sei mai stato!

-Io non vado a prostitute, signor cugino di sesto grado del re.

Ryou gli sorrise acido.

-Ma che ne sai, che ne sai tu! Che ne sai tu che sei chiuso qui dall'alba al tramonto e dal tramonto all'alba! Io dico, ma cosa speri di trovare qui dentro? La pietra filosofale? Bah, una notte proverò a portarti con me: non sia mai che trovi qualcuna di tuo gusto!

-Ne dubito fortemente.

-Per esempio, un tempo, ormai tre anni fa quasi, c'era una fanciulla, quella sì che era dolce! Una certa Ayumi, però poi è sparita, non so che fine abbia fatto. Pare che sia stata accolta sotto l'ala protettrice di Chihiro... Ah, quella donna, non mi fa né vedere né toccare neanche quella ballerina, Kanon mi pare si chiami!

Keima guardò attentamente il cubo terminato, riponendolo e prendendolo un altro più grande e più complicato.

-Comunque...

-...

Ryou lo guardò un attimo giocare, poi si alzò e gli strappò il cubo dalle mani. Keima lo guardò e ne tirò fuori un altro dalla tasca. Il biondo sospirò affranto.

-Potresti smetterla di giocare per un momento? Te lo ordino, sa?

-Mh mh.

-Keima! Piantala! Mi infastidisci! Ascoltami piuttosto perchè non sono venuto qui a pettinare le bambole come fai tu.

-Io non pettino bambole.

-Certo, come no, adesso ascoltami.

Ryou gli strappò nuovamente il cubo dalle mani. Keima lo guardò. Il biondo si girò cominciando a parlare.

-Sono venuto qui da te perchè mi devi aiutare a compiere una piccola vende... E PIANTALA DI GIOCARE, QUANTI CUBI HAI DENTRO QUELLA DANNATISSIMA TASCA?

Keima ne tirò fuori otto e Ryou sbuffò, scuotendo affranto il capo.

-Ci rinuncio.

Il biondo si risedette, sospirando, per poi continuare a parlare come se nulla fosse.

-Dicevo, quello stupido ministro... mi voglio vendicare di lui. Si dice si sia sposato con una donna e che l'abbia messa incinta, ma pare che questa fanciulla sia una poveraccia, una di quelle che si vedono per strada. Io voglio trovare quella ragazza, farla uscire allo scoperto e far vergognare di se stesso il ministro. Sai che scalpore, che notizia sarebbe!

-Mh mh. E io che cosa centro?

-Tu mi aiuterai, ovviamente, in qualità di mio socio.

Keima alzò lo sguardo, perplesso.

-E da quando sarei tuo socio?

-Mph, da sempre, ovviamente! E agiremo subito, domani notte. Preparati, Katsuragi Keima, mercante di giocattoli da Tolone, io, Ryou Asama, cugino del re, ti propongo un'avventura che mai si ripeterà e che ti porterà onore e gloria sia in terra che in cielo!

L'altro scosse la testa.

-Lo prendo come un “Certo, sua altezza, naturalmente farò tutto quello che mi dirà”. Perciò, a domani.

Keima non fece in tempo a replicare. Ryou corse fuori, riscendendo tutte le scale e incontrando il prete di Notre Dame per strada.

-Salve Denma.

-Signor Asama...

Il sacerdote si girò a guardarlo, poi scosse la testa e ricominciò a salire per portare la cena a quello che, ormai, considerava come un nipote.

 

-Quella donna...

L'uomo tirò su col naso dopo aver sbattuto al tavolo la bottiglia di vino, quasi rompendola. Il liquido gli corse giù dal viso fino a macchiargli tutta la casacca. L'altro, il suo compare, alzò un sopracciglio, girando con un cucchiaio di legno una brodaglia senza molto sapore.

-Chihiro Kosaka, originaria di Poiteirs, anni 17 circa, capo della malavita femminile a Parigi, si dice abbia il vizio del bere, soprattutto in compagnia di bei uomini. Nessuno l'ha mai vista. Qualcuno pensa addirittura che non esista. Tutte le informazioni che abbiamo su di lei sono chiacchiere o voci. Può essere una qualunque di tutte le criminali di Parigi, poiché nessuno sa chi sia precisamente.

La moglie dell'oste, una bellissima donna dal seno abbondante e dal profilo sensuale, poggiò il vassoio sul tavolo, ponendo una nuova bottiglia di vino e del pane raffermo.

-Hinoki!

La donna guardò l'uomo, poi sbuffò e, con aria disgustata, si allontanò, tornando dal marito. Fece una smorfia.

I due individui si guardarono, poi uno di loro tirò fuori un foglio con quello che sembrava un ritratto.

-...Che cos'è?

-I miei indizi portano a lei.

-E' lei Kosaka Chihiro?

-Sì: pare si nasconda sotto il nome di Miyako Terada, ma dovrebbe essere lei.

L'altro afferrò il foglio, piegandolo e riponendolo in un taschino. Sorrise.

-Ehi, bambola, un'altra bottiglia!

Hinoki alzò gli occhi al cielo, annuendo. Fece cenno di dover andare a prenderlo in cucina, quindi uscì dalla stanza e si diresse verso l'uscita sul retro quasi correndo -cosa aveva sentito, cosa aveva sentito!

Lì, una giovane dai capelli corti stava rovesciando perplessa un boccale, sperando che ne uscisse qualcosa. La donna la guardò, per poi scuoterla.

-Chihiro! Chihiro!

-Mh? Che vuoi?

La ragazza guardò sul fondo del boccale, per poi gettarlo a terra di malagrazia.

-In sala, due uomini, ho sentito che...

Hinoki si guardò intorno, per poi avvicinarsi e parlare sottovoce al suo orecchio.

-Ho sentito che ti vogliono trovare, non so per fare cosa. Credono che tu sia Miyako!

-Ahaha! Lasciali fare, che importa? Tanto non riusciranno a fare nulla!

La ragazza si guardò intorno. Il viso le si illuminò trovando una bottiglia piena di liquore. La apri e cominciò a berla.

-Sì, ma...

Hinoki sospirò.

-Sono del gruppo kaketama.

Chihiro sputò tutto quello che aveva bevuto, sbarrando gli occhi. I kaketama? Cosa volevano da lei? Quei mostri: giravano per la città creando scompiglio e disordine. Giravano molte voci sul conto di coloro che erano in quella setta. Si diceva che avessero venduto la propria anima all'Inferno e che cercavano solo il potere della città. Era da tempo che ne vedeva uno girare per il val d'Amore e la stessa Ayumi, tornata dal letto di un qualche nobile, l'aveva informata, tempo prima, del fatto che pareva che alcuni kaketama si stessero riunendo per attentare al suo comando: volevano avere nelle loro mani tutta la malvivenza cittadina, della sua Parigi!

E così, pensavano a Miyako. C'erano andati molto vicino, ma, no, non era lei il loro bersaglio.

Chihiro saltò in aria. Hinoki sbarrò gli occhi: era una di quelle situazioni in cui quella ragazza passava da sbronza a sobria in un batter d'occhio. La giovane si guardò intorno, poi si mise una mano sul mento, respirando lentamente. Camminò avanti e indietro. Improvvisamente si bloccò.

-Hinoki.

-Sì?

-Domani. Domani c'è la festa qui in città. Io osserverò tutto per bene, tu cerca di fare altrettanto. Vedi di scoprire qualcosa in più su questa setta dei kaketama. Io metterò in allerta anche Ayumi, Nora e le sue prostitute.

La donna annuì, alzandosi in piedi.

Chihiro spinse con il piede una cassa, guardando in alto. Fece cenno a Hinoki di tornare in sala, ringraziandola per l'informazione. Ma era possibile che a Parigi non ci fosse un attimo di pace? Lasciò andare a terra la bottiglia di vino, non curandosi del fatto che si sarebbe rotta e avrebbe fatto uscire tutto il suo contenuto. Non importava.

Tornare a casa e preparare tutti, quello doveva fare.

Uscì dal viottolo, tirandosi su la casacca larga per coprire un po' meglio il seno. Tra la folla, si girò, guardando da lontano la cattedrale di Notre Dame.

In mezzo alle luci spente, solo una fiammella era accesa, in alto, sulla torre.

 

Note di Elfin:

TAN TAN TAAAAN!

Questo è per scusarmi di aver tardato con "La Corte dei Miracoli". Mancanza di ispirazione XD

Godetevi questa nuova piccola long di 5 capitoli ;)

Kiss

 

P.S. Sul mio profilo di youtube (RemonToIchigo) ho messo la prima parte di MagiKanon in Sub Ita ;) Non è un granchè, ma spero la gradiate ^-^

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Notre Dame de Paris

 

 

Keima sospirò pesantemente, tappandosi le orecchie. Maledetti! Ogni santissimo anno (Ogni. Santissimo. Anno.), c'era quella dannatissima festa, la “Festa dei Folli”, come amavano chiamarla. Una cretinata, una serie di scempiaggini senza un minimo di filo conduttore. Che gusto c'era al proclamare papa un uomo orribile, dalla strana fisionomia e, probabilmente, maleducato e rozzo? Che gusto c'era a portarlo in giro per la città?

Keima afferrò Yokkyun e la posò sul davanzale, sporgendosi leggermente. Argh, non riusciva a vedere nulla, eppure la festa stava per iniziare.

Riposò la propria bambola prediletta vicino a quella che stava costruendo per una certa Tsukiyo, la figlia di un barone tedesco, e si diresse verso la porta. Vi trovò Denma con un mantello in mano. Il sacerdote gli sorrise e gli mise il mantello sulle spalle.

-Torna presto, mh?

-Sì.

-Non farti scoprire dal ministro, ok?

-Sì.

-E non mangiara nessuna schifezza.

-Mh.

-E abbi cura di te!

-Lo so.

Keima scosse la testa spazientito, per poi scendere quasi correndo le scale. Uscì dalla cattedrale, cercando di non farsi notare.

Si appostò in un angolo, osservando attentamente lo spettacolo. Uomini, donne e bambini, sorridevano tutti e stavano tutti insieme, aspettando di veder arrivare la processione. Sobbalzò e si accorse di star osservando attentamente una giovane ragazza incinta. Si diede dello sciocco: mph, stava davvero pensando a quello che gli aveva detto Ryou? Eppure, quella missione lo attirava molto. Gli erano sempre piaciute le cose misteriose e nascoste... per questo... per questo l'avevano incolpato di aver fatto un patto con l'Inferno e l'avevano costretto a scappare chiedendo asilo. Era riuscito a far fuggire sua sorella Elsie a Firenze e con lei aveva fatto andare la sua istruttrice, Hakua. Mandava lì periodicamente dei soldi per mantenere entrambe le ragazze.

Uno strano brusio e un improvviso silenzio lo fece distogliere dai propri pensieri. Salì su un barile, fissando la strada oltre gli occhiali.

Tutto di un tratto, la persona che guidava la cupa processione che tutti stavano guardando si tolse il mantello, rivelando una giovane ragazza. Era coperta da uno strano abito corto con sotto dei pantaloni e degli stivali. Sul viso c'era una grande maschera da cui partivano numerose piume che le coprivano i capelli. Non si capiva nemmeno se li avesse lunghi o corti, tanto il collo e la testa erano celati alla vista.

Keima sospirò.

-Di nuovo quella...

Chihiro”, la chiamavano. Appariva solo in rare occasioni e si dicevano strane cose su di lei. Cosa raccapricciante, nessuno sapeva chi fosse di tutte le donne di Parigi: si diceva fosse alcolizzata, ma sempre sobria, facile all'amore, ma vergine, molto astuta, ma dal sorriso vano e sciocco. In poche parole: vaga, oscura, “Chihiro Kosaka” poteva essere tutti e nessuno, poteva essere una qualunque delle ragazze del Val d'Amore travestita. E tutte le leggende che c'erano sul suo conto, di persone che l'avevano vista in viso e che erano decedute misteriosamente... tutte leggende, menzogne. Era solo una figura.

Chihiro saltò sopra un palco, ridendo, cominciando così la festa. Keima fece un passo indietro, cercando di tenersi il più lontano possibile. La ragazza cominciò a girare fra il pubblico, mostrando loro dei trucchetti, sorridendo. Tutti ridevano, sembravano divertirsi mentre stane e grottesche figure danzavano di qua e di là.

Keima sbuffò, togliendo l'ultimo pezzo dal gioco che aveva in mano e ricominciare a rimontarlo. Improvvisamente, si sentì osservato.

-Ahahah!

Sentì ridacchiare e vide accanto a sé Chihiro. La ragazza gli diede una pacca sulla spalla, poi fece un cenno con la mano. Keima alzò un sopracciglio: era evidente che lo considerava strano. Tutti lo consideravano tale.

La ragazza scoppiò in una fragorosa risata, per poi tornare sul palco.

-Madame e messeri! Per la gioia di tutti voi, ecco la più grande danzatrice di Parigi!

Tutti applaudirono.

Keima vide con la coda dell'occhio dei tipi incappucciati all'angolo della strada.

-...Ka...Kaketama?

-Ecco a voi... Kanon!

Il ragazzo non fece caso alla fanciulla che apparve sul palco, eppure ella era considerata molto bella, un'ottima cantante e ballerina. Invece, osservò attentamente quel gruppo sospetto. Fece qualche passo più avanti per avvicinarsi. Sembrava che si guardassero attentamente intorno, come per cercare qualcosa. O qualcuno.

Si allontanarono appena videro che il ministro stava arrivando. Keima provò a inseguirli, entrò nel vicoletto dove si erano diretti, ma si scontrò con una ragazza piena di veli e piume. Appena si scusò con la fanciulla, riguardò la strada.

Erano spariti.

 

Ryou sospirò, aprendo gli occhi a guardando la ragazza di fianco a sé.

-Da quanto tempo, mh, Ayumi?

Lei sorrise, sistemandosi il vestito.

-Tanto. E ancora non mi hai pagato per l'ultima volta.

-Che noiosa: ti ho sempre pagato tutto. Prima o poi.

-Preferisco “prima” che “poi”.

Ryou rise.

-Beh, è questa l'accoglienza a un vecchio cliente?

Lei alzò le spalle, con aria divertita.

-Se si tratta anche di un vecchio amico.

Il biondo scosse il capo, tirandosi su le braghe.

-Senti, Ayumi...

-Sì?

-Avrei una questione delicata da sottoporti.

Lei si girò sorpresa.

-Quale?

Ryou pensò a come proporre la situazione, cercò la sua vena da attore.

-Ecco, vedi, ti ricordi la ragazza che dovrei sposare.

-Sì... come si chiamava... Shiori... qualcosa di simile.

-Esatto. Vedi, è successo che l'ho messa incinta e... e diciamo che vorremmo mantenere tutto segreto... Capisci cosa intendo?

-Incinta!! Ma lei ti detestava!

-Beh, ora non più.

Ayumi guardò in alto, riflettendo. Quindi gli serviva qualcuno specializzato in questo tipo di cose...

-Ho chi fa al caso tuo.

Il viso di Ryou si illuminò.

-Seguimi.

-Oh, grazie Ayumi!

Lei gli sorrise e gli fece cenno di seguirla.

-Non c'è di che.

Il biondo cominciò a camminare dietro di lei. Sospirò di sollievo: il suo piano stava funzionando. Se la storia della madre segreta del figlio del ministro era vera, sicuramente quell'imbecille doveva essere andato dalla donna da cui Ayumi lo stava accompagnando. E là, con qualche scusa, avrebbe trovato certamente qualcuno che faceva per lui. Anche se era festa in città e tutti andavano lì.

Soprattutto perchè era festa in città e tutti andavano lì.

 

Appena arrivati, Ayumi aveva spiegato tutto alla donna -una certa Kusunoki- e lei aveva annuito.

-Come mai sua moglie non è qui?

-Si rifiuta di uscire.

-Beh, adesso che sa dove mi trovo può andarsene e tornare con sua moglie.

Ryou riflettè un attimo.

-Se non le dispiace, vorrei un attimo vedere come lavora. Voglio essere sicuro che lei sia davvero la persona che cerco.

La donna sembrò stupita della richiesta. Ryou quasi decise di ritirare la richiesta, tanto scura era l'aura che si era creata intorno a lei.

-Tsk, smidollato.

Kusunoki entrò in una camera dove accoglieva tutte le ragazze che dovevano venire da lei. Ryou si sedette, sfregandosi le mani. Bene. Molto bene.

Vide entrare una giovane che vedeva spesso in una famosa locanda. Sumire, si chiamava. Poi vide entrare una sconosciuta e poi una nobile col volto coperto. Per quasi due ore non entrò più nessuno, tanto che Ryou quasi si addormentò. Entrarono altre quattro fanciulle, una di seguito all'altra. Ma nessuna di quelle poteva essere colei che cercava. Aspettò fino a sera, quando ormai la festa doveva essere terminata. Ryou sospirò. Sarebbe venuto un altro giorno. Mentre si stava alzando entrarono, due donne.

-Kanon?

Vicino alla ballerina, c'era una fanciulla di modesta bellezza. Il suo ventre era solo leggermente tondo: non sembrava neanche incinta. Vide Kanon sorridere alla ragazza, che guardò il biondo sospettosa e ritrosa. La ballerina le fece coraggio e gli chiese se si poteva entrare. Ryou annuì.

Quando la porta si chiuse, il ragazzo cominciò a scendere le scale. Aveva trovato la ragazza che faceva al caso suo.

La aspettò sotto pochi minuti, poi vide la sconosciuta e Kanon uscire e coprirsi il viso con un mantello. Le due iniziarono a camminare velocemente. Ryou quasi dovette correre per stare loro dietro. A un certo punto, le perse, ma le riprese in un attimo e si avvicinò di più a loro.

Il biondo sentiva i canti di chi portava il Papa dei Folli in giro per la città: non ci fece caso. Improvvisamente si bloccò e si nascose dietro una botte.

-Un uomo?

Una figura ben più alta delle due le aveva raggiunte. Parlavano sottovoce e Ryou non poteva sentire nulla della loro conversazione. Sembravano solo due passanti che si erano incontrati per caso, in mezzo alla strada. Nessuno faceva caso a loro.

Un ubriacone, passando loro accanto e inciampando, afferrò il mantello dell'uomo, che scoprì il viso.

Ryou ridacchiò.

-Beccato, ministro. Beccato.

Vide che i tre si salutavano -il ministro strinse la mano alla ragazza che doveva essere sua moglie- e si allontanavano come se nulla fosse. Ryou, indeciso sul da farsi, si risolse a finire di seguire le due ragazze per giungere al luogo dove vivevano.

Era un quartiere malfamato, dove si rischiava sempre di essere aggrediti o derubati, di finire in qualche rissa. Infatti Ryou, nel tragitto, vide ben più di una guardia in giro. Eppure, nessuno dei criminali sembrava aver solo voglia di toccare le due ragazze. Uno le aveva avvicinate, ma appena le due avevano abbassato il cappuccio, quest'ultimo si era scusato.

Ryou alzò il sopracciglio. Era uno strano comportamento, soprattutto perchè erano due donne: generalmente non si sarebbero fatti scrupoli e l'avrebbero derubate, picchiate o peggio, chissà cos'altro poteva loro accadere. Ma non successe nulla.

Si prese un colpo vedendo passare accanto a sé una ragazza con i capelli corti. Ryou pregò che non lo avesse notato o che, per lo meno, non l'avesse riconosciuto. Vide che rideva con Kanon e la sconosciuta e vide che entravano dentro una casa illuminata, messa un po' meglio delle altre.

Il biondo sogghignò: dunque era là che vivevano. Fece per allontanarsi, quando vide delle figure scure apparire da dietro l'angolo per fermarsi davanti alla dimora.

-Quelli non sono... kaketama...? Mh, no, non è possibile.

Appurato che quelli, semplicemente, non potevano essere quello che pensava, Ryou si allontanò, percorrendo la strada al contrario, perdendosi un po' di volte prima di trovare la via per andare alla cattedrale ad avvertire Keima, il suo complice.

 

Note di Elfin:

Lo so che ci ho messo un sacco. Ho avuto una marea di problemi. Il blocco dello scrittore, il voler subbare TWGOK, il fatto che oggi parto... Una marea di cose. Spero che mi perdonerete e che il capitolo sia piaciuto.

Kiss

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Notre Dame de Paris

 

 

-Keima! Keima!

Ryou saltava praticamente gli scalini, allungando il passo facendone di più in una volta sola. La cosa gli procurava molta fatica e, durante la salita, aveva pure sudato, ma, per una volta, la cosa non l'aveva preoccupato più di tanto.

-Grandi notizie!

Battè i pugni sulla porta dell'amico, ridendo. Dopo qualche secondo, sentì la chiave che veniva girata e capì che poteva entrare. Vide Keima che si stava risedendo, con un pennellino in mano. Sul tavolo, c'era una bellissima bambola, cui stava colorando gli occhi. Ryou fece qualche passo in avanti, appoggiandosi a una colonna. Non notò neppure che, dalla sera prima, l'ordine delle formule alchemiche era totalmente cambiato -eppure erano nella stessa posizione da quasi un mese, la sera prima- o che ci fosse una grande sfera sul letto, probabilmente un nuovo balocco che Keima voleva provare.

-Grandi notizie, socio, veramente grandi!

Il mercante rimase un attimo a rimirare la propria creazione, poi posò il pennellino e si girò verso Ryou.

-Di che tipo?

-Ho scoperto chi è la ragazza e dove vive.

L'altro lo guardò con aria scettica.

-Davvero?

-Mh mh.

Il petto di Ryou si gonfiò d'orgoglio.

-E tuuuutto da solo.

-Immagino.

Keima si rivoltò verso il tavolo, spostando la bambola, che ormai era quasi terminata, e, data un'occhiata a Yokkyun, cominciare a leggere una lettera.

-Ho memorizzato dov'è... più o meno... In ogni caso la ricordo e potrei ritrovarla... dopo un po'.

-Aaaah, bene.

-E so chi è la ragazza in questione! L'ho vista col ministro! E' sicuramente lei. Sono stati furbi perchè si sono incontrati in mezzo alla folla, quindi nessuno ha notato chi fossero e cosa stessero facendo. Ma io, ahah, io! Io li ho visti!

-Mh mh.

Keima si sistemò meglio sullo sgabello, guardando stupito la lettera.

-E domani sera tu, amico mio, verrai con me a prendere quella ragazza.

-Sì s... Aspetta, “prendere”? Vuoi dire “rapire”?

Ryou sorrise, annuendo. Keima sbiancò per un momento.

-Mi rifiuto.

-Dai, Keima! Non le faremo mica del male! Solo per un po', poi la riporteremo sana e salva a casa. Mica dobbiamo torturarla!

Keima scosse la testa, ritornando a leggere la lettera.

-Finalmente mi sono arrivate notizie di Elsie da Firenze...

-Tua sorella?

Keima lo ignorò totalmente, poggiando la lettera in bella vista. Lesse qualche riga sparsa: “Pensa fratello divino, si sussurra che la terra sia tonda! E che non sia al centro dell'universo, ma che giri intorno al Sole!”, “Ho provato a leggerla, ma davvero è noiosa! Hakua invece l'ha divorata! Parla solo di questa 'Commedia', la trova molto bella...”, “Mi manchi molto, fratello divino! Non vedo l'ora di tornare, almeno per un po'”.

Ryou guardò fuori dalla finestra, guardando Parigi sotto di sé.

-Socio?

-Non sono tuo socio.

-Ma hai risposto, no?

Sorrise in maniera sciocca.

-Domani io e te rapiremo quella ragazza. Non dire nulla all'arcidiacono. Lo sai che quello potrebbe rompere le scatole. La terrò nascosta io!

Ride.

-E poi il ministro dovrà chinarsi ai miei piedi, ahahahah!

Keima si sentì rabbrividire.

-Che risata sadica...!

 

Keima non avrebbe mai immaginato che quella testa di rapa di Ryou avrebbe mantenuto il suo impegno, tanto che il mercante stava cominciando a lavorare di alchimia (era sicuro di essere vicino alla pietra filosofale). Ma Ryou, a tarda notte, stava lì, da lui, a spingerlo fuori dal suo nascondiglio urlando, ma dicendogli di fare silenzio per non essere scoperti.

-Trovo tutto molto eccitante!

Keima alzò un sopracciglio.

-Ehi, cerca di non eccitarti quando sei attaccato a me, grazie.

Ryou neanche lo sentì. Continuò semplicemente a spingerlo fuori dalla cattedrale, per poi afferrarlo e trascinarlo per un viottolo stretto e umido.

-Di grazia, sei sicuro di sapere dove stiamo andando, vero?

-Ma ceeeerto, ho tuuuutto qui dentro.

Ryou si picchiettò sulla fronte, per poi scostarsi il ciuffo biondo e sorridere.

Keima scosse la testa, cominciando già a rimpiangere il letto caldo che aveva sulla torre. Iniziò, inoltre, a spaventarsi, vedendo che entravano nel quartiere più oscuro e malfamato di Parigi. Non pensava che avrebbe mai avuto a che fare con quella zona della città: era una persona tranquilla, che voleva solamente stare solo con Yokkyun a lavorare e giocare, eppure si era visto costretto non solo a lasciare il suo preziosissimo nascondiglio, ma addirittura a doversi mettere in una faccenda stupida e pericolosa come solo le faccende di Ryou potevano essere.

Inciampò diverse volte e passarono spesso in un singolo punto, andando in tondo per quelli che sembrarono mesi, ma in realtà erano pochi minuti, in fondo. E quando, finalmente, Ryou disse che erano arrivati, quasi Keima non ci voleva credere. Non solo non avevano avuto problemi di alcun tipo, ma sembrava che quel tonto del biondo sapesse cosa stesse facendo!

-Allora, socio, il piano è questo.

Ryou si mise in ginocchio a terra, sussurrando.

-E' notte fonda, le luci sono tutte spente: stanno dormendo. Non possiamo entrare dalla porta perchè è serrata entreremo dalla finestra cercando di non fare rumore.

Keima sospirò. Già vedeva che non sarebbe stato facile.

-Cercheremo la ragazza e la prenderemo.

-E se sbagliamo ragazza?

-Non sbaglieremo, fidati. O meglio, io non sbaglierò, perchè tu mi farai da guardia.

-Qui fuori, vero?

-No, dentro, a vedere che nessuna delle sue compagne si svegli.

-Ma...

-Andiamo!

Ryou si alzò, puntando il dito verso la casa. Cominciò ad avvicinarsi a essa, Keima fu costretto a seguirlo. Si guardarono intorno prima di arrampicarsi. C'era solo un mendicante che dormiva per strada poco lontano. Il biondo fece qualcosa con la finestra che si aprì -l'altro, che lo stava tenendo sulle spalle, non riuscì a vedere cosa- ed entrò. Preso Keima, lo fece arrampicare e anche lui, ormai, era dentro casa. Con un piccolissimo lume che si erano portati dietro, individuarono le scale, che cigolarono appena ci poggiarono i piedi.

Si fermarono, aspettando di essere sicuri che nessuno li avesse sentiti, per poi continuare a salire con più cautela. Arrivati sopra, attesero nuovamente che nessuno si fosse svegliato. I due sospirarono, guardandosi intorno. Sembrava ci fossero quattro stanze chiuse, probabilmente camere da letto, poiché la cucina, dove gli abitanti della casa mangiavano anche, era quella al piano di sotto.

Ryou e Keima andarono un pochino avanti.

-Dove andiamo prima?

-A destra.

I due aprirono lentamente la prima porta che trovarono in quella direzione. Si avvicinarono al letto?

-Ayumi? Ma che ci fa qui?

-E che ne so io? Forza, Ryou, non è lei, suppongo, esci.

I due uscirono, richiudendo la porta dietro di loro. Si avvicinarono alla seconda porta, la aprirono, entrarono. Nel letto non c'era nessuno. Keima lo toccò.

-E' freddo.

-Qui non c'è nessuno, usciaaaa...

Ryou sbarrò gli occhi e si sentì mancare il fiato quando vide il mendicante davanti a sé. Questo si tolse il cappuccio, rivelando una ragazza dai capelli corti

-Cosa state facendo?

-Ehm... Ehm... Noi...

-Siete dei kaketama?

Keima sobbalzò.

-Kaketama?

La ragazza puntò loro contro un coltello.

-Rispondete, forse sarò più clemente con voi.

Ryou si guardò intorno, cercando un modo per uscire.

-No, noi... non siamo dei kaketama...

-E allora chi siete?

La ragazza guardò meglio i ragazzi, poi alzò un sopracciglio.

-Tu sei Katsuragi, quel folle che sta sempre nella torre. Ma tu...?

Il biondo guardò Keima, facendo cenno con lo sguardo alla ragazza. Gli disse qualcosa in labiale “Bloccala”. L'altro lo guardò interrogativo. Ryou si trovò il coltello a poca distanza dalla gola.

-Dunque? Non ti conosco proprio.

Ryou restò in silenzio. Cosa poteva dire? Qualunque cosa avrebbe detto quella ragazza l'avrebbe ucciso. E se si fosse mosso? No, il risultato sarebbe stato molto più doloroso: avrebbe potuto ferirsi mortalmente, ma, appunto, ferirsi, e morire in agonia. Chiuse gli occhi, cercando di pensare, ma la cosa non gli era mai riuscita molto bene e...

-Co...?!

Ryou aprì gli occhi di scatto, vedendo Keima tenere la ragazza con una mano sopra la bocca per non farla urlare.

-Muoviti, Ryou, muoviti!

Lo guardò.

-Ok, io vado, tu resta qui e intrattienila.

- “Intrattenerla”? Come?

Il biondo lo guardò.

-Ah, beh... non so... usa il tuo charme!

Ryou gli fece l'occhiolino. Uscendo dalla stanza.

-Charm?!

La ragazza si liberò, Keima si mise davanti alla porta.

-Va bene, farò fuori prima te e poi il tuo amico.

Il mercante si guardò intorno, non trovando nulla per difendersi. “Charm”, che stupido Ryou, voleva farlo ammazzare? Anzi, stupido lui che non ci aveva pensato prima. Si scansò, cercando di bloccarla nuovamente quando gli si gettò contro.

Ryou si guardò intorno. Mancavano altre due stanze, ce la poteva fare. Entrò nella terza, trattenendo il respiro.

-Kanon.

Ayumi... Kanon... stavano tutte lì. Quindi significava che... si guardò intorno. E quella ragazza, quella con cui stava lottando Keima, chi era? Non l'aveva mai vista.

Scosse la testa, entrando nell'ultima camera. Vide i capelli neri e lunghi sparsi sul cuscino, la ragazza dormiva con una mano sul ventre e l'altra vicino alla fronte.

Ryou sospirò.

-E' lei.

Piano, si avvicinò, guardandola attentamente. Sì, era proprio lei. Lentamente, prese il bavaglio che aveva portato con sé. Sentì dall'altra stanza un grande trambusto, si spaventò e guardò orripilato la ragazza. Lei si mosse, ma non si svegliò.

-Ah, uh, meno male...

Ryou si avvicinò ancora, le afferrò il capo, chiudendole la bocca. Lei sbarrò gli occhi.

-Mh! Mmmh...?!

-Stai calma, stai calma.

Lei scalpitò, dopo un istante di stordimento, con le mani gli tirò i capelli, gli diede uno schiaffo. Quasi riuscì a liberarsi la bocca per morderlo. Ryou cercava di tenerla ferma. Era incinta e, come aveva detto, non voleva farle male, ma se la ragazza non si fosse calmata sarebbe stato costretto a modi più bruschi.

-Sh! Shhhh...

-MH!

La ragazza gli diede un pugno, riuscendo a liberarsi e urlando. Ryou sbarrò gli occhi, si buttò fuori dalla camera vedendo una delle altre due porte aprirsi. Si gettò su di essa, la bloccò con una sedia. Vide Ayumi uscire dalla propria stanza. Il biondo la gettò dentro, bloccando anche quella porta. Si girò, vide la ragazza cercare qualcosa per difendersi. La vide tirare fuori un candelabro. Ryou si avvicinò, cercò di prenderla, evitò un colpo. Dalla stanza dove Keima e l'altra ragazza stavano combattendo si sentiva il ragazzo alzare la voce.

La ragazza incinta si girò lievemente, cercando con lo sguardo qualcosa. Ryou la vide salire delle piccole scalette, la rincorse. La vide inciampare, non riuscì a raggiungerla prima che lei si rialzasse e continuasse a correre salendo.

Ryou potè sentire un botto dal piano di sotto, si iniziò a sentire un curioso parlottare.

I due entrarono in una stanza, pareva una specie di soffitta. Non finì di salire che vide qualcosa arrivargli addosso. Cercò di evitarla. La ragazza tentò di spingerlo per le scale, Ryou cadde all'indietro. Si rialzò al piano di sotto, dolorante. Non si sentiva più alcun rumore, Ryou sentiva solo il vociare di Kanon e di Ayumi chiuse nelle proprie camere.

Si mise in piedi, si massaggiò la schiena, ma subito la ragazza si lanciò oltre di lui. Ryou la afferrò, sentendola gemere. Si maledisse perchè probabilmente tutto quel movimento non le faceva bene.

Le richiuse le labbra, sussurrandole di stare calma, di non muoversi. Cercò di tranquillizzarla per quanto possibile, lei, piano, si fermò, stanca e sudata. Ryou restò qualche secondo, forse un intero minuto, immobile, quasi non credendo al fatto che la ragazza, finalmente, si era arresa. Sospirò, cercando di tranquillizarla dicendole che nessuno le avrebbe fatto del male.

-Adesso, io e il mio socio ti porteremo via, ma presto ritornerai a casa, va bene?

Lei annuì con gli occhi umidi e ancora impauriti.

Ryou si decise a farla camminare, ma appena la spinse un pochettino, lei si agitò nuovamente. Si fermò per poi rimuoversi. La ragazza, alla terza volta, capì che veramente l'altro non le avrebbe fatto del male -o almeno non in quel momento- così smise di lottare, affaticata.

Al bambino tutto quel movimento non faceva bene.

Ryou, quindi, si avvicinò alla stanza dove Keima e quell'altra giovane stavano lottando. Si stupì nel trovarli semi abbracciati a dirsi chissà cosa. Lei lo guardava sognante, mentre lui blaterava cose che per Ryou non avevano senso.

-...Che stai facendo, di grazia?

Keima lo guardò, alzando le spalle.

-La conquisto.

-E perchè, se è lecito chiedere?

-...Mi hai detto di utilizzare il mio charme...

Ryou aprì le labbra esterrefatto.

-MA NON PENSAVO NE AVESSI!

-E con questo cosa vorresti dire?

Il biondo alzò gli occhi al cielo, dicendo a Keima di andarsene da lì. Ryou si diede del genio: fortunatamente aveva pensato al tenere la ragazza rapita nascosta dietro gli stipiti della porta, quindi l'altra non l'aveva vista.

Keima guardò la ragazza, indeciso sul cosa dire.

-Cosa stai facendo, Keima?

-C'è una sola conclusione giusta per una conquista.

-E sare... eeeeeeeh?!

Ryou sbarrò gli occhi.

-L'hai baciata? Perchè?!

L'altro non rispose, semplicemente la salutò correndo con Ryou fuori da quella casa.

 

Chihiro guardò esterrefatta la porta, toccandosi la bocca.

-CHIHIRO, APRI!

Sentiva Ayumi sbattere e Kanon chiamarla, ma lei non se ne curava. Guardò fuori quando sentì una delle due riuscire a spalancare la porta. Sentì le voci delle altre due nel corridoio, poi le vide entrare.

-Chihiro, ma cos... ma che hai?

Lei quasi cadde loro addosso. Aveva lo sguardo languido e perso.

-Non potete capire... l'amore della mia vita!

Ayumi e Kanon si guardarono, non capendo.

-Chi, scusa?

-Lui! Dall'alto della torre di Notre Dame è sceso da me!

-Ma che stai dicendo?

Kanon alzò un sopracciglio.

-“Dall'alto della torre di Notre Dame”... intendi quel ragazzo, come si chiama... Katsuragi?

-Sì! E mi ha baciata.

-Ti ha baciata?

-Sì! Che figoooooo...

Chihiro sorrise, gli occhi luccicanti.

Ayumi scosse la testa.

-Quindi tu vorresti dirmi che Katsuragi è sceso fin qui per baciarti.

-Esatto!

-E che tu l'hai trovato affascinante.

-Sì!

Kanon guardò l'amica preoccupata.

-Chihiro, quante volte te l'abbiamo detto di non bere così tanto?

L'altra sbattè un paio di volte le palpebre, prima di alzarsi e guardarle severamente.

-Ma io non ho bevuto.

-Sì, ceeeerto.

-Ma è la verità. Vi dico che era qui.

-Come no. Adesso vai a letto, domani starai meglio.

-Ma... Ma io...

-Dormire ti farà passare la sbornia, cara.

Ayumi e Kanon chiusero Chihiro dentro la propria camera, sospirando. Adocchiarono la porta di Miyako, risero decidendo di prenderla in giro il giorno dopo per il sonno pesante.

Non potevano sapere che, la mattina, non l'avrebbero trovata.

 

Note di Elfin:

E infine eccomi qui :3

Qua sotto, in breve, ho raccolto presente e futuro della mia presenza in questo fandom :D Spero che gradiate

Questa fanfiction avrà aggiornamento settimanale la domenica.

La Corte dei Miracoli avrà aggiornamento settimanale il lunedì.

The World Prof Kodama only knows è momentaneamente sospesa, verrà ripresa al quinto capitolo di questa fanfiction.

La Corte dei Miracoli sarà ripresa da domani :3

Grazie a tutte per aver letto. Se avete visto l'anime, spero abbiate compreso la grandezza della mia cara Chi-chan <3 Ma a parte questo, a domani XD

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Notre Dame de Paris

 

 

La notizia era volata veloce, fra i kaketama. Era giunta la stessa notte del rapimento e, purtroppo, aveva impiegato solo poche ore ad arrivare a tutti nell'organizzazione. E, subito, fu presa una decisione.

Ma questo, la popolazione di Parigi, non lo sapeva.

 

Ryou si lasciò andare lungo la parete, esausto. Non era passato che un giorno da quando aveva rapito e nascosto quella ragazza che già Shiori, la sua promessa posa, faceva storie perchè sospettava qualcosa. Non che fosse rumorosa, ma era il suo silenzio a opprimerlo. Una donna silenziosa era capace di qualunque cosa, Ryou era convinto di questo. E, soprattutto, una donna silenziosa vuole dire tante cose.

Ryou comprendeva il disprezzo taciturno che la ragazza aveva nei suoi confronti. Non erano allo stesso livello, era evidente. Shiori era una giovane colta, piena di sani principi, che disprezzava con compostezza la corruzione di quella Francia tanto inquieta. Ryou, invece, era uno che viveva alla giornata, sempre allegro e senza pensieri, che andava a donne, che si adattava perfettamente a quella società.

Il più grande difetto di Shiori, tralasciando il fatto che, secondo Ryou, fosse evidentemente infatuata di Katsuragi, che una volta le era stato presentato, era la sua totale mancanza di passione. Difetto cui Ryou doveva necessariamente riparare cercando amore altrove.

Per questo, il giovane uomo si trovava nuovamente al Val d'Amore.

Ryou si sistemò i capelli, sospirando e rialzandosi dall'angoletto dove si era lasciato andare. Iniziò a camminare, girandosi intorno osservando attentamente ogni prostituta, cercando quella che più gli piaceva in quel momento.

Per un momento i suoi occhi si posarono su una figura femminile seduta su un muretto. Gli occhi di Ryou si illuminarono e la sua gola si seccò.

Era bellissima, formosa, dal seno abbondante e dai fianchi tondi; i capelli erano chiari e fluenti, tenuti da uno strano fermaglio a forma di corno; lo sguardo era deciso, brillante, con un pizzico di arroganza, ma sensuale e femminile. Era, decisamente, la donna che faceva al caso suo.

Ryou sorrise ammaliato, avvicinandosi alla giovane donna. Lei lo guardò con totale disinteresse, accavallando una gamba -che audacia!- e mostrando i denti in un'espressione di fastidio. Lui le tese una mano con sguardo seducente, mormorando qualche parola, quelle che diceva sempre quando doveva portarsi una di quelle signorine.

-Ma con chi credi di parlare?

Ryou la guardò senza comprendere.

-Io sono la propretaria, non una dipendente! Tsè, se non altro, hai gusto.

La giovane fece per andarsene, ma Ryou la bloccò.

-Ma un capo deve sempre dare il buon esempio ai propri sottosposti, no? E lei vuole andarsene così, senza essersi occupata di un buon cliente?

Lei sospirò, alzando un sopracciglio. Con un brivido, il biondo la vide avvicinarsi, la sentì circondare con una gamba il suo fianco.

-Lo sapevo... Oh, sì, ecco che arriva...!

-Beh, io... direi di sì.

La donna gli pizzicò il naso, dandogli uno spintone.

-Ma non questa volta, non sei di mio gusto.

Se ne andò lasciandolo solo. Ryou sospirò.

-Uuuuh, mi sono innamoraaato.

 

Chihiro sentì bene l'odore del fumo e di legni bruciato. Lo percepì, e poi lo vide, vide uno strano chiarore rossastro provenire dal quartiere, poi vide persone fuggire e altre arrivare con secchi d'acqua. Ma l'incendio sembrava non volersi fermare, non potersi fermare.

Pareva fosse in continuazione alimentato, rombava e bruciava. Il suo eco si poteva sentire per tutta Parigi.

Chihiro, con la sua maschera, le sue piume, veniva subito riconosciuta e immediatamente le persone si affidavano a lei, le si gettavano addosso chiedendo aiuto. Ma cosa poteva fare?

Occupata a pensare, occupata a riflettere su tutto quello che stava accadendo in una volta sola, come poteva dare una mano, combattere contro il fuoco?

Si girò a guardare la lontana torre di Notre Dame. Sembrava fissasse atona le lingue rossastre che parevano arrivare a toccare il cielo. Le parve di vedere una figura affacciata a una di quelle finestre, ma era impossibile potesse vederlo da lì e liquidò la faccenda.

Nonostante il calore del fuoco, sentì un brivido lungo la schiena.

Improvvisamente sentirono un urlo provenire dalle fiamme, come se qualcuno stesse bruciando lì dentro, poi videro due figure nere uscire da un angolo e correre lontano.

Quando l'incendio finì, videro i resti semi carbonizzati di un uomo incappucciato.

 

-E poi c'è stato questa mattina quell'incendio a...

-Non mi interessa nulla dell'incendio!

L'uomo si passò una mano sul viso, cacciando l'altro.

-Vattene via.

-Ma, signore...

-VATTENE.

Il ministro guardò fuori. Sospirò affranto. Come poteva pensare alla città quando non riusciva a togliersi dalla mente la sparizione di Miyako? Chi poteva essere stato a prendersela e con che scopo? Era più che certo che chi l'aveva presa sapeva che era la sua donna, ma come l'aveva scoperto e perchè voleva colpire il ministro? C'erano troppe domande, non riusciva a rispondere nemmeno a uno solo di quegli interrogativi.

Strinse le labbra, sbattendo un pugno sul tavolo.

 

Kanon si massaggiò una spalla, chiudendo gli occhi. Aveva portato secchi d'acqua tutta la giornata, ma alla fine non erano riusciti a fermare l'incendio in tempo. Fortunatamente, era stato contenuto solo nel loro quartiere, non in altri: Parigi in fiamme non sarebbe stato un bello spettacolo per nessuno.

Si sedette a terra, alzò gli occhi a Notre Dame. Sorrise, ricordando l'ubriacatura che si era presa Chihiro la notte in cui Miyako sparì.

Kanon abbassò il capo, cercando di trattenere le lacrime. Dove era finita la loro amica? Non erano mai state legate, loro due, però era preoccupata ed estremamente nervosa. Quello che Chihiro aveva detto, i rumori, la sparizione... Chi era stato nella loro casa, quella notte? Il fatto che qualcuno fosse entrato le metteva paura, senza contare che ormai tutti stavano cominciando a capire che c'era qualcuno che li spiava dall'interno. Tutti erano sospettosi, tutti si guardavano le spalle senza curarsi di nessuno... In pochi giorni, la malavita di Parigi -che sicuramente non era sciocca- aveva capito che c'era qualcosa che non andava. E se quel “qualcosa” non sarebbe stato sistemato immediatamente, avrebbero scelto un nuovo capo.

Kanon si alzò, quando...

-Cos...?

Una mano le bloccò le labbra, trascinandola nel buio.

 

Keima mutò il meno in un più e ricontrollò i calcoli.

Era distratto, troppo distratto. Aveva provato a concentrarsi sui cubi, sull'alchimia, sui giocattoli, ma nulla era servito. Stava lì a interrogarsi. Esaminava il rapimento, quello che era successo. Improvvisamente, si era reso conto che, probabilmente, erano finiti in un problema molto più grande di loro.

Keima, in realtà, era al sicuro, chiuso dentro la cattedrale: il diritto d'asilo valeva ancora, fino a prova contraria. Ma... ma si era reso conto che c'era qualcosa che non quadrava in quella faccenda. Non era tanto la ragazza incinta in sé a preoccuparlo, quanto tutta una serie di altri avvenimenti.

Keima si buttò sul letto, guardando il soffitto.

I kaketama. Loro c'entravano qualcosa. Li aveva visti alla Festa dei Folli, c'era stato quell'incendio nel quartiere malfamato della città, pareva addirittura -perchè certe voci arrivavano pure lassù- che stessero cercando una persona, una giovane. E quella ragazza, quella che aveva baciato, perchè era appostava lì fuori? Perchè teneva delle armi con sé?

E poi... e poi...

Keima si girò a pancia in sotto, togliendosi gli occhiali e poggiandoli vicino al letto.

...e poi perchè diamine aveva baciato quella fanciulla? Ma che gli era preso? Si era lasciato andare un po' troppo! Decisamente troppo!

E, soprattutto, ci stava pensando troppo.

Ogni tanto, si immaginava di ritrovarsela nella torre, come se potesse riuscire a salire fin lassù, ma poi si rendeva conto della stupidità di quel pensiero. Eppure, una parte di lui (piccola, però!) in fondo ci sperava. Non gli avrebbe procurato dispiacere incontrarla ancora... No, per nulla.

Non è che fosse carina, quella sconosciuta: non era particolarmente bella né sembrava avere qualcosa di straordinario rispetto alle altre. Gli era parsa piuttosto ordinaria. Nonostante questo, per un istante, quando l'aveva vista, gli era parso quasi di poter dire con assoluta certezza che fosse una persona importante. Ma doveva essere solo un abbaglio, decisamente.

Improvvisamente, Keima sentì uno strano rumore e una voce. Si alzò, guardandosi intorno.

-Chi è?

Nessuna risposta.

Il ragazzo frugò sotto al letto, tirandovi fuori un coltello, uno di quelli che usava per intagliare il legno per i giocattoli.

-Fatti avanti!

Avanzò un pochino, guardandosi intorno. Chi poteva essere? Di sera, sulla torre di Notre-Dame? Nessuno era mai salito fin lassù, tranne Denma, che lo considerava quasi un nipote.

Keima sobbalzò. Vide un'ombra nell'oscurità. La vide farsi avanti. Assottigliò gli occhi.

-Katsuragi...?

Il ragazzo spalancò le labbra dallo stupore. No, quella non se l'aspettava. Per quanto fosse metodico e avesse una grande capacità intuitiva, non avrebbe mai pensato che sarebbe successo davvero. Quella... era la ragazza dell'altra notte! Quella che aveva baciato!

-Katsuragi, dobbiamo parlare.

 

Note di Elfin:

Il prossimo sarà l'ultimo capitolo e sarà molto emozionante :D

Intanto vi dico quali sono le possibilità dei prossimi paesi di cui fare la fanfiction ^^

*Spagna (3 cap)

*U.S.A (5 cap)

*Danimarca (2 cap)

Scegliete scrivendomi nella recensione o in un messaggio quale vorreste come ambientazione :D Grazie ;)

Comunque, dopo che questa storia sarà finita, ricomincerò The World Prof Kodama only knows... E poi mi dedicherò alle one-shot ^^

Kiss

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