WOLF and HAWKE

di telesette
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Le Prigioni di Konoha ***
Capitolo 3: *** Fuga nelle Fogne ***
Capitolo 4: *** Caccia all'Uomo ***
Capitolo 5: *** Il Cavaliere e il Falco ***
Capitolo 6: *** La Fanciulla e il Lupo ***
Capitolo 7: *** Un Angelo senza Nome ***
Capitolo 8: *** Una Missione da Compiere ***
Capitolo 9: *** Gli Incubi del Capitano Uchiha ***
Capitolo 10: *** L'Imboscata ***
Capitolo 11: *** Una Corsa contro il Tempo ***
Capitolo 12: *** Al Calar del Sole ***
Capitolo 13: *** Un Urlo nella Notte ***
Capitolo 14: *** La Maledizione ***
Capitolo 15: *** Prima dell'Alba ***
Capitolo 16: *** Le Ali del Falco ***
Capitolo 17: *** Il Viaggio Riprende ***
Capitolo 18: *** Il Cacciatore ***
Capitolo 19: *** La Quiete prima della Tempesta ***
Capitolo 20: *** Zanne nel Buio ***
Capitolo 21: *** Destino Crudele ***
Capitolo 22: *** Il Piano di Gamabunta ***
Capitolo 23: *** La follia del lupo e il dolore di un uomo ***
Capitolo 24: *** Ritorno a Konoha ***
Capitolo 25: *** Alle porte della città ***
Capitolo 26: *** L'ora è vicina ***
Capitolo 27: *** Dentro la Cattedrale ***
Capitolo 28: *** Duello Titanico ***
Capitolo 29: *** La Profezia ***
Capitolo 30: *** Conclusione ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


http://www.youtube.com/watch?v=6yCN-LhVemw

 

Introduzione:

In un mondo fantastico, popolato da cavalieri e maghi, due innamorati sono vittime di un maleficio: saranno sempre insieme, ma non si potranno mai amare; lei costretta ad essere un falco durante il giorno, lui un lupo durante la notte...

Questa è la trama di un meraviglioso capolavoro di cinema fantasy del 1985, intitolato "Ladyhawke". Probabilmente nessuno dell'attuale generazione ricorderà più il fascino degli attori di qualche tempo fa, ciononostante proverò a ricreare quella stessa atmosfera romantico-avventurosa ( XD speriamo bene! ), con questa modesta parodia dedicata ai due personaggi che più amo del mondo di Naruto...

"Sempre insieme, eternamente divisi"...

 

Questa è una favola di altri tempi, tempi in cui cavalieri ed eroi combattevano in nome di grandi ideali; dove la spada di un uomo poteva dividere il Bene dal Male... Questa è la storia di un amore, un grande amore, più forte di qualsiasi maleficio... Questa è l'avventura di un giovane che, entrando nel pieno di una storia incredibile, cambiò completamente tutta la propria vita!

 

"Buio...

Ci vuole tempo perché i miei occhi da lupo riescano ad abituarsi a tutto questo, ormai ho perso il conto dei giorni e delle notti, eppure non riesco ancora a vedere con la stessa chiarezza dei tuoi occhi di falco... Siamo insieme, non so se gioire, ma siamo insieme: tu e io, prigionieri del nostro stesso aspetto, incapaci di amarci per tutto il tempo che verrà... Avessimo potuto condividere lo stesso destino ma non ci è stato concesso! Ora io apro gli occhi e ammiro il tuo splendido volto al chiarore della luna, mentre tu ricambi il mio sguardo attraverso le iridi color nocciola del bellissimo uccello che i primi raggi del sole battezzano al mattino... Perché ? Perché ogni giorno e ogni notte questo tormento ?!? Un attimo, un solo breve attimo, dove le nostre mani quasi possono sfiorarsi... No, neanche quello! Io lo so e anche tu lo sai, amore mio, che tutto questo non avrà mai fine: finché al giorno seguirà la notte e alla notte seguirà il giorno, ma non è questo il destino che meritiamo! Forse non riuscirò nel mio intento, forse l'uomo che ha provocato tutto questo non pagherà mai per tutto il nostro dolore, forse potrei addirittura morire in questa mia follìa... Ma in mezzo a tutti questi "forse", solo una certezza è chiara alla mia mente: ti amo, tanto quanto mi ami tu... e se l'amore per te mi sostiene lungo il cammino di questo terribile sortilegio, vuol dire che devo almeno tentare! "Follìa ?" Mi sembra di sentirtelo dire... Forse! Però sono sicuro che quelle campane, le campane della chiesa di Konoha, che stamattina hanno suonato a lungo, mi hanno chiamato... Io attendo un segno, amore mio, un segno che mi permetta di credere ancora, di "sperare" ancora... Un segno che ponga termine al dolore che portiamo nel cuore e alle sofferenze che portiamo nell'anima! Sono due anni ormai che questo nostro incubo va avanti, non posso più aspettare! Io devo rispondere a questo richiamo, devo capire se Dio ha deciso di muoversi a pietà oppure no! Comunque vada, saremo insieme e tutto questo finirà... Deve finire!

 

Una lama scintillante sollevata verso il cielo e una muta preghiera rivolta all'Onnipotente. E le campane di Konoha intanto echeggiavano nell'aria, e il loro suono sembrava meraviglioso, come il canto degli uccelli in primavera o il dolce vento d'estate"...

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Capitolo 2
*** Le Prigioni di Konoha ***


L'arrivo di un alba grigia e fredda fu salutato dal secco rumore metallico di una botola. La gente di Konoha osservò inorridita i corpi penzolare inerti dal patibolo e, distogliendo lo sguardo da quello spettacolo raccapricciante, si fece il segno della croce.

- Per ordine di Sua Grazia, il Vescovo di Konoha - gridò un ufficiale, leggendo il contenuto della pergamena che aveva in mano. - Oggi verranno giustiziati i detenuti delle sue prigioni, responsabili di vari crimini quali: furto, sobillazione, vagabondaggio, diserzione e mancato pagamento delle tasse... Possa iddìo avere pietà della loro anima!

Non appena ebbe finito di leggere, fece un cenno con la testa verso il boia e quest'ultimo spalancò la botola sotto i piedi di altri tre condannati.
Nello stesso momento, un giovane ufficiale bruno con gli occhi scurissimi, a tratti illuminati da un insolito bagliore rossastro, dette ordine a un suo sottoposto di accompagnarlo nei sotterranei.

- Andiamo - esclamò l'ufficiale. - Entro oggi dobbiamo appendere anche gli ultimi tre...
- Agli ordini, capitano Sasuke!

Sasuke Markét Uchiha, comandante in capo della guardia personale del Vescovo Danzo, era un tipo a dir poco inquietante. Tra i soldati, ma soprattutto tra i prigionieri, correva voce addirittura che fosse il diavolo in persona; nessuno aveva il coraggio di guardarlo negli occhi, e la sua sinistra fama di torturatore violento e spietato era pari solo a quella del Vescovo.

- Capitano - lo salutarono le guardie, scattando sull'attenti.
- Sono qui per un prigioniero - spiegò Sasuke. - Portatemi Rock Lee Gaston!

 

***

 

I soldati scortarono il capitano all'interno delle prigioni. Qui l'aria era perennemente avvolta dal fumo dei carboni accesi per la tortura e il tanfo proveniente dalle celle: i prigionieri erano seduti o distesi, in mezzo a cumuli di sporcizia ed escrementi; gli unici rumori che si udivano erano lamenti agonizzanti e stridere di catene sul pavimento; mentre i topi brulicavano, intenti a saziarsi lo stomaco con qualche avanzo di cibo, e squittivano nervosamente correndo a nascondersi al passaggio dei soldati...

- Voglio Rock Lee Gaston - ripeté il capitano spazientito.
- La cella è questa, signore - rispose il carceriere, facendosi da parte.

Sasuke entrò nella cella, disgustato dal fetore che vi aleggiava dentro.

- Non è questa - esclamò irritato, guardandosi attorno. - Voglio Rock Lee Gaston, quello che chiamano la "Bestia Verde"...
- Beeestia Verrrde ?!?

Sentendo quella voce squillante, il capitano drizzò le orecchie e lo sguardo. A parlare era stato un povero individuo folle, con gli occhi lucidi di pazzia. Il suo tono era stridulo e monocorde, come quello di un pappagallo, e si esprimeva a grandi gesti per quanto le pesanti catene, assicurate ai suoi polsi e alle caviglie, potevano permettergli.

- Bestia... Verde... - ripeté il folle tra sé. - La Beeestia Verrrde... Non c'è, chissà dov'è ? - cominciò a canticchiare allegramente. - Per ora se n'è andata, di certo è scappata... Piuttosto che la gogna... - tacque, indicando una grata smossa sul pavimento. - ... Ha preferito la fogna!

Sasuke reagì con rabbia, sfoderando la spada con un ruggito e menando un violento fendente contro la parete alle spalle dell'uomo.

- Dov'è ?!? - urlò.

L'uomo lo fissò per un attimo, in preda alla paura e allo stupore.

- Ma te l'ho detto adesso, signore...
- Al diavolo - imprecò Sasuke tra i denti, uscendo velocemente dalla cella. - Voglio Rock Lee Gaston... Cercatelo !!!

Prima che i soldati potessero dare l'allarme, Sasuke ne afferrò uno per il bavero e lo fulminò coi suoi freddi occhi iniettati di sangue.

- Vedi di trovarlo - sussurrò minaccioso. - O ti farò impiccare al posto suo!

L'uomo annuì e corse via terrorizzato. Sasuke rimise la spada nel fodero e, gettando un'occhiata ai piedi del pazzo ancora tremante in un angolo, mormorò qualcosa sottovoce.

- Mai nessuno riuscirebbe a fuggire da qui... E non sarà certo quel ladruncolo ad infrangere questa regola!

 

( continua )

 

Nota dell'Autore:
Curiosi ?!? XD spero di sì... Comunque vi suggerisco di vedere il film menzionato nell'introduzione ( tanto per farvi un'idea! ), anche se VI AVVERTO che questa storia è pur sempre una parodia, dunque risulterà un tantino diversa
Spero di leggere qualche recensione prima di caricare il prossimo capitolo... A presto!
^___^

 

DADO

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Capitolo 3
*** Fuga nelle Fogne ***


Chiunque abbia detto che il “Profumo della Libertà NON ha prezzo”:

1 ) o soffre di gravi problemi alle vie olfattive

2 ) o più semplicemente NON è mai passato attraverso una fogna per ottenerla…

 

Purtroppo il povero Rock Lee Gaston, alias la Bestia Verde, dovette farsi strada per ore e ore, attraverso un cunicolo stretto quanto un budello. Ad ogni movimento, la bocca e il naso gli si riempivano di liquami putrescenti, che dovette sforzarsi al massimo per non vomitare.

 

- Ma… Maestro mio - mormorò sottovoce, cercando di guadagnare l’uscita da quello schifo. - La… La  Forza della Giovinezza può tutto, lo so… Coff! Coff! Ma a volte mi chiedo… Coff! Se sia io a non essere poi tanto “giovane”…

 

Con la forza della disperazione, Rock Lee strisciò nel cunicolo in cerca di una via d’uscita. Per alcuni istanti interminabili temette sul serio di morire soffocato lì dentro; poi però, tirando il fiato, riuscì ogni volta a disincastrarsi e a proseguire. Sia che si tratti di minuti o di ore, quando si cerca la libertà attraverso un fiume di letame che arriva fino agli occhi, il tempo è sempre troppo lungo… Ad un tratto, Rock Lee vide sfumare ogni speranza di uscire da quel buco, non appena una solida parete di roccia gli si parò davanti.

 

- Oh no, dannazione no!

 

Purtroppo sembrava davvero finita: nella posizione in cui si trovava, non poteva tornare indietro né proseguire; era condannato a marcire insieme al fango di quello schifosissimo buco.

 

- Al diavolo - imprecò, picchiando disperatamente il pugno contro l’ostacolo. - Non voglio morire qui, come un topo… Non è giusto!

 

Subito però accadde qualcosa che, per uno strano scherzo del destino, riaccese la sua fiducia nei miracoli. Un angolo della parete si sbriciolò a contatto del suo pugno, solo allora Rock Lee capì: non era roccia, bensì tufo; non era ancora detta l’ultima parola.

 

- Ritiro quello che ho detto, Maestro - esclamò Rock Lee, con un filo di voce. - “La Giovinezza può tutto!” Se penso a come tutto è cominciato…

 

***

 

Circa due mesi addietro, Rock Lee Gaston si guadagnava da vivere facendo il lottatore da fiera. Il suo modo di combattere, frutto di anni di allenamento assieme al Maestro che lo aveva allevato come un figlio, era talmente istintivo, spettacolare e selvatico… che dovunque si esibisse, le persone avevano cominciato a soprannominarlo la “Bestia Verde”. Rock Lee era un ragazzo semplice e allegro, forse un po’ ingenuo a volte, per questo era abbastanza facile raggirarlo…

 

- Colore!

- Scala!

- Scala Reale Massima!

 

Ognuno dei soldati mostrò la propria mano ad uno scioccato Rock Lee, il quale improvvisamente diventò più verde in volto dei suoi vestiti.

 

- Ma questa è iella nera - esclamò.

- Andiamo, non te la prendere - ghignò uno dei soldati. - Il gioco è così: “si vince e si perde!”

- Lo so, lo so, però… EHI, un momento!

 

I soldati tacquero di colpo. Rock Lee intravide qualcosa fuoriuscire dalla manica di uno di loro e, senza dargli il tempo di replicare, gliela scrollò energicamente; così facendo, quattro paia di occhi caddero inevitabilmente sulle carte che il furbacchione teneva nascoste.

 

- “Si vince e si perde”… Eh ?!?

- Maledizione - imprecarono i soldati tra i denti. - Il “pollo” ha scoperto tutto!

- Peggio per lui, se l’è cercata…

 

Vedendosi ormai scoperti, i tre militari imbroglioni sguainarono le spade e si lanciarono contro Rock Lee. Il ragazzo però, anche se sprovveduto, non era un avversario facile dopotutto.  

 

- Così, eh - esclamò Rock Lee, spingendo via il tavolo con il piede.

 

Tre lame si conficcarono nel legno. I soldati, colti alla sprovvista, non ebbero il tempo di disincastrarle che la Bestia Verde si esibì in uno dei suoi numeri spettacolari: girando vorticosamente su sé stesso, li abbatté con una serie di calci violenti e precisi.

 

- Uhnnn !!!

- Bluaaargh !!!

- Oooff !!!

 

Ognuno di loro si ritrovò colpito almeno due volte, prima di ritrovarsi con le chiappe incollate sul pavimento. Per uno abituato a combattere a mani nude, degli avversari vestiti da capo a piedi di maglia d’acciaio erano solo un mucchio di carne in scatola.

 

- Vi siete divertiti alle mie spalle, vero ? - esclamò Rock Lee furibondo, afferrandone uno per il bavero. - Beh, ora lasciate che mi diverta un po’ anch’io!

- Maledetto… Ammazzatelo!

 

Il pugno di Rock Lee lo scaraventò addosso agli altri due, mentre tentavano faticosamente di rialzarsi. Tutti i presenti si alzarono sconvolti e cercarono di mettersi in salvo: attaccare briga con le guardie del Vescovo era un modo sicuro per finire nelle prigioni di Konoha, Rock Lee se ne sarebbe accorto di lì a poco…

 

- Che sta succedendo qua dentro ?

 

La voce del capitano Uchiha riempì all’improvviso la taverna, come se una tempesta avesse appena fatto il suo ingresso dalla porta. Gli occhi rosso sangue del capitano luccicarono crudelmente, non appena Rock Lee fece volare un avversario nella sua direzione. Con un movimento calcolato, si scansò esattamente un attimo prima che il soldato gli piombasse addosso e, prima che questi stramazzasse al suolo, lo afferrò con la mano guantata e lo tenne sollevato per il collo.

 

- Chi accidenti ha combinato questo casino ? Rispondi!

 

L’uomo riuscì a malapena a farfugliare e, sollevando il dito accusatore, indicò la Bestia Verde mentre si spolverava i vestiti e raccoglieva i soldi che avevano provato a rubargli. Sasuke sbatté via il soldato con rabbia e si parò davanti a Rock Lee con passo deciso.

 

- In nome di Sua Grazia, il Vescovo Danzo, ti dichiaro in arresto!

- Sì sì - mormorò Rock Lee con indifferenza. - Saluti il Vescovo da parte mia, eh…

 

Ma proprio mentre Rock Lee cercò di oltrepassare il capitano, questi sollevò la mano e lo spedì a terra senza neanche toccarlo.

 

- Ma come diavolo…

 

Rock Lee non riuscì a credere di essere finito al tappeto così facilmente. Il petto gli faceva male, come se lo avesse caricato un grosso toro infuriato; era la prima volta in vita sua che provava una simile sensazione.

 

- Non intendo sporcarmi le mani con te, insetto - esclamò Sasuke gelido. - Alzati e seguimi, ti aspetta un lungo soggiorno nelle prigioni del Vescovo…

- Tuo nonno !!!

 

Subito Rock Lee si alzò, cercando di abbattere il capitano con un calcio, ma stavolta fu inutile: a Sasuke fu sufficiente spostare leggermente la testa di lato per rendere vano il suo attacco; nello stesso momento fissò Rock Lee con i suoi occhi spaventosi. L’ultima cosa che Rock Lee ricordò, prima di perdere i sensi, furono delle pupille nere come la notte che vorticavano su un paio di sfere color del sangue. Un attimo dopo, fu il buio…

 

- Portatelo via - ordinò Sasuke, rinfoderando la spada e aggiustandosi l’elmo sulla testa. - Sarà il Vescovo a decidere della sua sorte!

 

***

 

Rock Lee spinse ancora più a fondo la mano, finché le sue dita non incontrarono il vuoto, e in quel momento sentì l’aria fresca che gli accarezzava la pelle… Che fosse l’uscita ?

 

- Maestro mio, assistimi tu!

 

Col cuore pieno di speranza, Rock Lee affondò completamente il braccio nel tufo onde spingerlo via, come una sorta di “tappo” dal tubo di scarico del lavandino. La terra cedette, con una facilità impressionante, e Rock Lee riuscì finalmente a sbucare fuori con la testa in un grande spazio vuoto.

 

- Come dicevate sempre, Maestro - esclamò a fatica, tirando fuori la testa e un braccio dal buco strettissimo. - “Un giovane gaudente può arrivare, e soprattutto uscire… dappertutto!”

 

Non fece in tempo a finire questa frase che, privo di qualsiasi appoggio, finì col cadere inevitabilmente nel vuoto. Il punto dove le acque delle fognature si raccoglievano proseguiva oltre un tunnel dall’imponente soffitto a volta, per confluire poi nel grande canale di scolo in comunicazione con l’esterno. Attraverso i chiusini e le grate della città soprastante, una luce fioca illuminava appena quel luogo e l’aria era irrespirabile. Tuttavia Rock Lee si affidò completamente al suo istinto e nuotò nella direzione in cui scorrevano le acque maleodoranti, convinto di trovare presto una via d’uscita..

 

- Oh porc… No no, per l’amor del cielo, no!

 

Sentendosi all’improvviso “trascinare” dalla corrente sempre più forte, cominciò a nuotare affannosamente nella direzione opposta. Purtroppo non poteva sapere che le acque di scarico fluivano attraverso un gorgo gigantesco… lo stesso gorgo che stava per risucchiarlo in quel preciso momento.

 

- Ti prego, Maestro mio, autami!

 

Con la disperazione e la forza delle braccia, Rock Lee si aggrappò saldamente all’unico appiglio trovato: un arco di pietra, sufficientemente scheggiato per potervi inserire le mani tra le fessure… Qui rimase, tremante come una foglia, ad invocare l’anima del suo Maestro affinché lo proteggesse da una fine orribile.

 

- Non lasciarmi morire qui, Maestro… Ti supplico!

 

Come in risposta alla sua preghiera, di colpo senti risuonare nella fogna una specie di canto… e un cono di luce proveniente dall’alto lo spinse a sollevare lo sguardo verso l’alto.

 

- Maestro ? - domandò incerto.

 

Non appena la luce illuminò meglio il cunicolo sopra la sua testa, Rock Lee vide finalmente un’uscita verso l’esterno.

 

- Grazie, Maestro - mormorò sottovoce, quasi piangendo. - Sapevo che non mi avresti abbandonato, lo sapevo…

 

Con un notevole sforzo, Rock Lee riuscì ad arrampicarsi ad una sbarra metallica infissa nella roccia e a risalire lungo il cunicolo, verso la luce e la libertà. L’unica cosa che non poteva immaginare era DOVE conducesse realmente quel passaggio così invitante…

 

***

 

Nella Cattedrale di Konoha, il Vescovo Danzo celebrava la funzione con tutti gli onori derivanti dal suo ruolo. Un uomo crudele, con gli occhi quasi completamente chiusi, la gente era segretamente convinta che si trattasse di una specie di demonio. Nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di dichiararlo pubblicamente, ma le voci sul conto di Sua Grazia non lo rendevano certo noto per la sua “santità”. Era noto il suo interesse ( poco ecclesiastico ) verso le giovani fanciulle vergini… Ma era assai più sinistra la sua fama di torturare e condannare a morte anche degli innocenti, per puro sadismo e crudeltà. Era incredibile che un individuo così spietato si definisse “vicino” a Dio, tuttavia chiunque osasse dire qualcosa contro Sua Grazia passava direttamente tra le mani del capitano Uchiha e dei suoi soldati; di conseguenza il fuoco della ribellione veniva domato con l’acqua della paura, e l’incubo che regnava a Konoha era un’ombra fredda e tetra su ogni essere vivente.

Un timore reverenziale regnava quando il Vescovo faceva la sua apparizione davanti ai fedeli, ma era piuttosto il terrore a paralizzare le lingue e ad incollare gli occhi al terreno. Nessuno osava alzare la testa, neanche per un attimo, la sola presenza di quell’uomo era sufficiente a gelare il sangue; solamente il capitano Sasuke era in grado di sostenere lo sguardo dinnanzi a lui.

 

-  Sia Lode a Dio onnipotente - esclamò il Vescovo, sollevando entrambe le braccia. - Preghiamo dunque per le anime dannate di coloro che sono stati giustiziati oggi, affinché trovino dunque la pace nella morte e l’illuminazione verso i sentieri celesti…

- Amen - rispose in coro l’assemblea.

 

Improvvisamente il Vescovo strinse ulteriormente le palpebre e aggrottò le sopracciglia, non appena vide l’espressione del capitano Uchiha, in piedi in fondo alla cattedrale; segno evidente che era successo qualcosa di grave.

 

- Rendiamo Grazie a Dio - disse dunque il Vescovo, cercando di accelerare il termine della funzione. - La Messa è finita!

 

Non appena il Vescovo impartì la benedizione ai fedeli, questi si fecero il segno della croce e si avviarono all’uscita. Sasuke si fece avanti a passo di marcia, facendo risuonare i pesanti stivali sul pavimento della cattedrale; onde raggiungere Sua Grazia oltre l’ingresso posteriore che, passando dai giardini del palazzo, conduceva nelle sue stanze private. Nello stesso momento, due mani sporche e insanguinate si strinsero attorno a una grata di ferro, posta di fianco a una delle colonne a lato della navata centrale. Il capitano Uchiha, incurante di ciò, vi camminò esattamente sopra.

 

- Aaahhhrrrggghhh !!!

 

Rock Lee non riuscì a trattenere un urlo, tuttavia Sasuke non si accorse di niente. Non appena il suo piede calpestò le dita del fuggiasco, questi abbandonò subito la presa e precipitò in linea retta, quindici metri più in basso…

 

***

 

Rock Lee cadde come un corpo morto nell’aria. Nello spazio di pochi istanti, il suo mondo diventò assenza di peso… e acqua. Neanche lui seppe dire esattamente come avesse fatto a sopravvivere ad un tuffo del genere: fatto sta però che il suo corpo si mosse sott’acqua, attratto irresistibilmente verso il gorgo, e fu trascinato sotto. Rock Lee si affidò completamente all’istinto, con la testa indolenzita e i polmoni che gli stavano per scoppiare, ma non si arrese e continuò ad agitarsi spasmodicamente nella speranza di aggrapparsi a qualcosa per resistere alla corrente. La fortuna lo assistette ancora una volta, perché la sua mano incontrò qualcosa di solido: una robusta inferriata, che serviva a chiudere l’accesso agli alligatori che vivono nel fossato attorno alla città. Rock Lee vi si aggrappò con tutte le forze, cercando di riprendere coscienza di dove si trovasse. Ancora una volta stava facendo l’equilibrista tra la vita e la morte, risucchiato dalla corrente o annegato in quella fogna disgustosa. Tuttavia al tatto sentì qualcosa di insolito in quell’inferriata: alcune sbarre erano piegate verso l’esterno, probabilmente a causa della ruggine e della forza tremenda della corrente. Reggendosi cautamente, per non essere trascinato via, Rock Lee passò attraverso la breccia e si ritrovò fuori dal canale di scolo. Non ce la faceva più a trattenere il fiato, la testa gli girava e sovente boccheggiava per la mancanza di ossigeno, ma non poteva mollare proprio ora che la libertà era a un passo. D’un tratto intravide un chiarore sopra di lui e, nuotando verso quella direzione, riemerse in superficie.

 

- Aaahhh - esclamò, riempiendosi finalmente i polmoni di aria fresca.

 

Stanco e duramente provato, gli ci volle un po’ prima di capire che ce l’aveva fatta… era vivo, vivo e libero!

 

( continua )

 

Nota dell'Autore:

^__^ Oggi finalmente RIPRENDO POSSESSO DEL MIO COMPUTER ( e di tutto ciò che vi è annesso ), ora finalmente potrò riprendere la gestione delle tante fanfic in sospeso con molta più facilità... Chiedo scusa a tutti, per i disagi e vi prometto di riprendere il continuum delle storie quanto prima! Grazie ancora per la vostra pazienza e comprensione, vi auguro BUON DIVERTIMENTO !!!

 

DADO

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Capitolo 4
*** Caccia all'Uomo ***


Il Vescovo non prese molto bene la presenza del capitano Uchiha durante la funzione e, una volta raggiunte le sue stanze infatti, era fin troppo ansioso di ricevere spiegazioni.

- Bene, Sasuke - esclamò con voce assente. - Spero giustificherai il motivo della tua presenza di oggi con notizie di profondo valore!

Sasuke Uchiha era troppo orgoglioso per ammettere tranquillamente di essersi fatto scappare un prigioniero da sotto il naso, un volgarissimo saltimbanco da due soldi per giunta. Tuttavia il suo giuramento lo obbligava ad accettare ogni tipo di responsabilità nei confronti di Sua Grazia, e il silenzio NON era ammissibile al cospetto di quest’ultimo.

- Uno dei prigionieri è fuggito, mio signore - disse semplicemente.

Il Vescovo registrò la novità con una strana espressione in volto.

- Mai nessuno è riuscito a fuggire dalle mie prigioni, Sasuke - commentò Sua Grazia a bassa voce. - La gente sa questo da secoli…

Sasuke chinò la testa, cercando di celare la propria frustrazione.

- La responsabilità è solo mia!
- Certo - sottolineò Danzo, impietoso.

Il capitano strinse i denti. Non riusciva a credere che quel misero insetto fuggiasco fosse riuscito a guastare la sua reputazione; la sola idea gli faceva rivoltare le viscere, tuttavia adesso era costretto a chinare la testa e ad accettare la più dura umiliazione della sua carriera.

- Comunque, Vostra Grazia - provò a dire Sasuke sottovoce, a mo’ di giustificazione. - Si tratta solo di un fenomeno da baraccone senza importanza…
- Le tempeste si fanno sempre annunciare da lieve brezza, capitano - esclamò il Vescovo. - E una sola “scintilla” può appiccare il fuoco della ribellione!

Il Vescovo aveva ragione: anni di soprusi e angherie rendevano gli uomini difficili da dominare; solamente la “certezza” di un potere assoluto e invincibile poteva tenere lontana ogni idea di rivolta dal cuore della gente.

- Sarebbe un miracolo - provò a dire Sasuke sottovoce. - Se fosse riuscito a scappare attraverso le fogne…
- Io credo nei miracoli, Sasuke - fece il Vescovo con enfasi. - Il mio ruolo me lo impone!

Al capitano apparve subito chiaro che, per riscattare il suo onore, avrebbe dovuto riportare personalmente la testa di quell’insetto al Vescovo.

- Se ne è uscito vivo, Vostra Grazia - esclamò Sasuke, deciso. - Lo prenderò!

Danzo parve soddisfatto.

- Bene - sorrise, porgendo a Sasuke il sigillo.

Il capitano si chinò a baciare la mano del Vescovo, con una certa riluttanza, dopodiché si alzò e fece per uscire dal cortile con l’elmo sottobraccio.

- Vedi di riportarmi ciò che hai promesso - puntualizzò il Vescovo. - Non vorrei essere costretto a privarmi di un ufficiale di talento… Capisci cosa intendo, vero ?

Sasuke non rispose. Tuttavia aveva inteso benissimo il significato di quelle parole e, al solo pensiero, i suoi occhi si accesero di rabbia.

 

***

 

Muovendo solo le braccia per non fare rumore, Rock Lee cercò di guadagnare la riva del fossato intorno al quale sorgeva Konoha. L’acqua gelida per poco non gli paralizzò le membra, ciononostante continuò a nuotare tenendo la testa bassa e cercando di rimanere il più possibile nascosto nell’ombra al margine del canale.

- M… Maestro mio - mormorò appena. - L… Lo so che “la Giovinezza r… risca-a-alda s…sia il cuore che l’a-anima”… Ma per… SIAMO IN PIENO FEBBRAIO, brrr !!!

 

***

 

I cavalli nel cortile scalpitavano nervosamente, mentre i soldati cercavano di tenerli a freno. Sasuke irruppe dinanzi a loro come una furia, in sella al suo destriero, urlando come un indemoniato.

- Dieci uomini con me, verso Kirét; altri dieci a sud, verso Sunàt!

Subito venti soldati uscirono dalle file per dividersi in due gruppi, secondo gli ordini del capitano.

- Il nome di colui che riuscirà a catturare Rock Lee Gaston verrà segnalato personalmente al Vescovo… E così sarà di colui che se lo lascerà scappare!

Tutti impallidirono al pensiero delle più orribili torture, per le quali Sua Grazia e il capitano Uchiha erano tristemente famosi. Cosicché l’ordine del capitano divenne un imperativo categorico: trovare il fuggitivo, a qualunque costo.

 

***

 

Rock Lee dovette attendere parecchio ammollo. Solamente quando gli uomini del Vescovo si allontanarono, e il suono degli zoccoli dei loro cavalli si perse dietro l’orizzonte, tirò finalmente un sospiro di sollievo. Malgrado tutto, non poté fare a meno di sorridere sull’ironìa della situazione: i suoi inseguitori davanti a dare la caccia a un fantasma, e lui dietro a “nuotare” ad appena un tiro di freccia dalla cattedrale…

- M… Maestro mio - mormorò appena, cercando di distrarsi per non sentire freddo. - N… Non per la-lamentarmi m… ma un ba-bagno in q… questa stagione n-non è p… proprio l-l’ideale…

Così dicendo, uscì silenziosamente dall’acqua e si strinse nelle braccia intirizzite, cercando di non farsi notare da nessuno.

- S... Se s-solo ci f-fosse u… un m-modo per…

Prima che potesse finire la frase, in quel momento vide passare un tizio allegro e ben pasciuto dai capelli rossicci. Costui stava venendo nella sua direzione, con un cartoccio di ciambelle appena sfornate in mano e un’espressione beata in volto.

- Groan - Rock Lee gemette al solo pensiero.

Normalmente, se NON si fosse trovato in quelle condizioni ( stanco, affamato e infreddolito ), non gli sarebbe passato nemmeno per l’anticamera del cervello di comportarsi in modo disonesto… Ma la fame è un terribile istinto: solamente chi sa cosa vuol dire può ritrovarsi nella condizione di stabilire cosa sia giusto o sbagliato; in quel momento, Rock Lee era combattuto tra il bisogno di mettere qualcosa sotto i denti e ciò che gli aveva sempre dettato la propria coscienza.

- Non vorrei, ma…

Non solo il pensiero di derubare quel poveretto, ma anche di “aggredirlo” per impedirgli di attirare l’attenzione, gli faceva male quasi come i morsi che gli attanagliavano lo stomaco. Ciononostante rimase nascosto e acquattato, pronto a saltare addosso al malcapitato non appena questi gli fosse arrivato vicino…

- Fermo tu, molla le ciambelle!

Improvvisamente alcuni banditelli di strada, armati di coltello, tagliarono la strada al corpulento passante. Questi aggrottò le sopracciglia ma non si scompose minimamente.

- Si può sapere che cosa volete ? - domandò, infastidito più che altro.
- Hai capito bene, ciccione… Molla quelle ciambelle, ora!

Alla parola “ciccione”, gli occhi del proprietario delle ciambelle divennero due fessure bianche.

- Come… mi hai chiamato ?!?
- Ehi capo - ghignò un altro. - Ma questa palla di lardo ci fa o ci è ?
- “Palla di… Lardo” ?!?
- Oltre che grasso come una botte è pure ritardato! Che pena, poveretto…
- BASTAAA !!!

Stringendo accuratamente il sacchetto delle ciambelle contro il petto, l’uomo stese un braccio infuriato e mormorò qualcosa tra sé.

- Tecnica dell’Espansione!

Sotto lo sguardo stupito dei briganti ( e anche di Rock Lee, ancora nascosto ), il braccio diventò di colpo quattro o cinque volte più grande del normale.

- Questo è per il “ciccione” - fece l’uomo infuriato, mollando un terribile manrovescio al capo dei banditi. - E questo è per la “Palla di Lardo”…

Due di loro si ritrovarono la faccia devastata di cazzotti, prima che l’uomo delle ciambelle si calmasse; il terzo però si era portato alle sue spalle, approfittando della confusione, per conficcargli il coltello nella schiena…

- Prendi questo!

Come l’uomo si voltò, fece appena in tempo a vedere il bandito crollare a terra tramortito e Rock Lee, in piedi davanti a lui, con un pezzo di legno in mano. Entrambi si fissarono negli occhi per un istante, poi però il brontolìo dello stomaco di Rock Lee alleggerì la tensione.

- Poverino - fece l’uomo, rattristandosi in volto. - Devi avere proprio fame!
- Io... - cominciò a dire Rock Lee, lasciando cadere a terra il bastone. - Lo ammetto, avevo le loro stesse intenzioni ma ero affamato! Mi dispiace…

L’uomo scosse la testa comprensivo.

- A giudicare dal tuo aspetto - osservò poi. - Non devi essertela passata tanto bene di recente!

Subito Rock Lee ricordò di essere ricercato e di dover allontanarsi da Konoha il prima possibile.

- Io… devo andare via adesso…
- E dove pensi di andare, bagnato e infreddolito come sei ?!?

Senza dargli tempo di replicare, l’uomo agguanto il furfante tramortito da Rock Lee e lo spogliò degli indumenti di lana, lasciandolo con indosso le sole brache.

- Mettiti questi - esclamò. - Non credo che costui sia nelle condizioni di protestare, e tu rischi di prenderti un malanno altrimenti!

Senza farselo ripetere, Rock Lee agguantò in fretta i vestiti e li infilò in men che non si dica.

- Tieni - sorrise poi l’uomo, porgendogli anche il sacchetto delle ciambelle.
- M… Ma…
- Ne hai più bisogno di me, credo!

Rock Lee fece per piangere commosso.

- Io… non so come ringraziarla! Non so nemmeno il suo nome…
- Se dovessi ricapitare da queste parti - rispose l’uomo, poggiandogli la mano sulla spalla. - Ricordati che al forno di Choji Akimichi, ovvero il sottoscritto, sarai sempre bene accolto!
- Grazie, non lo dimenticherò!

Ringraziando ancora Choji e la sua generosità, Rock Lee oltrepassò in fretta la strada principale, e da lì tagliò per il sottobosco, facendo perdere le tracce.

- Eh - sospirò Choji. - Non credo sia il caso di raccontare alla mia dolce Ino che fine hanno fatto le sue ciambelle… Oh beh, sarà sufficiente prepararne delle altre!

 

***

 

- Più veloce! Più veloce!

Sotto le grida di incitamento dei soldati, che proseguivano la loro corsa, Sasuke era pronto ad ammazzare di fatica i cavalli pur di mettere le mani sul fuggitivo.

- Capitano - provò a dire un soldato alle sue spalle. - Ma come può un uomo a piedi percorrere tanta strada senza essere visto ?

L’Uchiha gli scoccò un’occhiata delle sue.

- Vuoi vedere quanto sei in grado di correre TU, con me alle calcagna ?!?

L’uomo chinò il capo terrorizzato.

- Avanti - gridò Sasuke, con occhi di fuoco. - Entro il tramonto, la testa di Rock Lee Gaston dovrà pendere dalla mia sella… Muovetevi!

L’urlo di rabbia del capitano si perse nel frastuono dei cavalli al galoppo.

 

***

 

Nel frattempo Rock Lee correva a perdifiato nel bosco, circa cento miglia più indietro, cercando di trovare un rifugio per la notte. Era convinto che gli uomini del Vescovo lo avrebbero ostinatamente cercato più avanti, senza preoccuparsi di tornare sui loro passi, e questo lo spinse a rilassarsi e ad abbandonare ogni prudenza lungo la strada principale.

- Quegli stupidi - esclamò tra sé e sé. - Se solo sapessero…

Il giovane continuò a correre per ore, finché il sole non volse al tramonto, tingendo il cielo di un lieve colore rossastro. Era ormai tardo pomeriggio, quando Rock Lee giunse in vista di una locanda; l’odore di vino e di cibo giunse alle sue narici come un profumo di angeli. Mentre accelerava il passo per raggiungere la veranda gremita di avventori, qualcuno lo osservò attentamente dall’alto di una collina poco distante: un uomo a bordo di un possente stallone da guerra, completamente vestito di nero da capo a piedi, e con il cappuccio del mantello calato sugli occhi.

- Oste - gridò Rock Lee, ansimando per la sete. - Da bere, per favore, ho una sete…
- Séé séé - rispose l’oste, schiaffandosi sulla spalla lo straccio per pulire i tavoli. - Prima vediamo i soldi!

Rock Lee impallidì.

- Soldi ? Beh, veramente io…
- Fila - tagliò corto l’uomo, passando lo straccio sul bancone.
- Sono un esperto di lotta e di arti marziali - disse subito Rock Lee. - Posso pagare, intrattenendo gli ospiti con una delle mie esibizioni ?

L’oste lo fissò incuriosito.

- Vediamo un po’ che sai fare - disse semplicemente. - Se funziona, ti offro io un goccio di quello buono!
- Affare fatto - concluse Rock Lee.

Senza perdere tempo, la Bestia Verde balzò sul tavolo più vicino con un salto mortale all’indietro. Tutti gli occhi si fissarono su di lui e sulle sue evoluzioni: subito agguantò un paio di ferri di cavallo, legati assieme da una catena, e cominciò a rotearli vorticosamente; nello stesso momento rovesciò una botte senza fondo e fece il giro della stanza, facendola rotolare con i piedi e agitando i ferri con le mani; senza perdere il ritmo, neanche per un istante, Rock Lee si guadagnò l’applauso del pubblico con un eccezionale numero conclusivo; bloccando la botte e saltando a terra, lanciò in aria ferri e catena e, prima che questi ricadessero giù, strappò lo strofinaccio dalle mani dell’oste e lucidò completamente il bancone; un istante dopo afferrò nuovamente i ferri incatenati e sorrise tranquillo, come se avesse appena fatto la cosa più semplice di questo mondo…

- Bravo - gridarono gli avventori. - Bravo! Bravo!
- Però - esclamò l’oste, afferrando una bottiglia e versandone il contenuto in un bicchiere. - Tieni, te lo sei meritato!
- Grazie - rispose Rock Lee, afferrando il bicchiere e assaporando con soddisfazione la fresca bevanda.
- Bravo davvero - fece una voce atona, dal lato opposto della veranda.

Rock Lee si voltò di scatto. Colui che aveva parlato era un uomo seduto in mezzo a un gruppo di strani individui, tutti avvolti in pesanti mantelli scuri.

- Strano - proseguì l’uomo. - Conoscevo solo un tale con una simile abilità, ma credevo che lo avessero arrestato…
- Infatti - sorrise Rock Lee, gonfiando il petto orgoglioso. - Avete l’onore di parlare con L’UNICO che è stato nelle Prigioni di Konoha… ed è sopravvissuto per raccontarlo!
- Hmpf - fece l’uomo, scostando il mantello e rivelando l’elmo poggiato sul tavolo. - Solo uno stupido come te poteva abboccare all’amo tanto facilmente!

Rock Lee impallidì nel riconoscere le armature degli uomini, nel momento in cui si tolsero i mantelli, tutti loro portavano sul petto le insegne del Vescovo.

- Se fossi rimasto nel bosco - aggiunse Sasuke, sollevando il bicchiere con noncuranza. - Avresti trovato decine di tuoi simili, disposti a dividere la tana con un “animale” come te…

Afferrando al volo la situazione, sia l’oste che gli avventori si ritirarono di buon grado per non essere coinvolti nella faccenda.

- Prendetelo!

Senza perdere tempo, i soldati sguainarono le spade e si avventarono su Rock Lee, tuttavia quest’ultimo non aveva alcuna intenzione di farsi prendere un’altra volta.

- Non sono scappato da quella fogna puzzolente per ritrovarmi di nuovo in quell’inferno!

La spada calò su di lui con la velocità di un serpente, ma Rock Lee aveva ancora in mano i due ferri di cavallo incatenati… Con un movimento rapido e sciolto, afferrò la lama del soldato e lo spiazzò completamente; questi allentò la presa sull’elsa e Rock Lee lo atterrò definitivamente con un calcio al basso ventre. Subito gli altri gli furono addosso ma, roteando la catena davanti a sé, Rock Lee si lasciò prendere completamente dall’eccitazione del combattimento. I ferri colpirono gli avversari sul volto, sulle mani, sui piedi… malgrado le armature, la Bestia Verde sapeva esattamente dove colpire per rendere i suoi avversari completamente inoffensivi; era come una “sega circolare” che abbatteva gli uomini come birilli; nessuno riuscì a sottrarsi dalla sua furia micidiale.

- Che incapaci - fece il capitano Uchiha con disprezzo. - Tutte queste difficoltà, neanche fosse un essere umano…
- Fatevi sotto - gridò Rock Lee eccitato. - Con la Forza della Giovinezza, sono invincibile!
- D’accordo, basta così!

Sasuke si alzò in piedi, sguainando la spada.

- Ti faccio i miei complimenti - esclamò, piantandogli l’elsa nelle costole e costringendolo a piegarsi per accusare il colpo. - Sei riuscito a farmi incazzare!

Fu la pesante mano guantata del capitano a spedire la Bestia Verde a terra. Subito Rock Lee rotolò su se stesso, nel tentativo di rialzarsi, ma il calcio di Sasuke lo investì impietoso al basso ventre.

- Pochi riescono a preoccuparmi o ad irritarmi… Ma tu mi hai VERAMENTE fatto incazzare, congratulazioni!

Di nuovo un calcio, al mento stavolta, e Rock Lee Gaston perse improvvisamente tutta la sua forza. Sasuke continuò a picchiarlo selvaggiamente, fissandolo coi suoi occhi di sangue.

- Che cosa credi di essere… un uomo, forse ?!? - fece, sollevandolo da terra con sprezzo. - Sei solo un “fastidio”, una scheggia di legno nel pollice della mano…

Rock Lee non capiva il motivo di questa sua impotenza: era la seconda volta che, guardando quel soldato negli occhi, ebbe come la sensazione che ogni sua energia fosse “prosciugata”; non riusciva nemmeno a reggersi in piedi eppure, fino a pochi attimi prima, era nel pieno delle forze… Invece Sasuke non era nemmeno affaticato, semplicemente lo osservava con uno sguardo colmo di collera. Ad un tratto, desideroso di porre fine ad uno spettacolo così umiliante per lui, il capitano sbatté violentemente il fuggitivo contro uno dei pali che sostenevano la veranda e impartì un secco ordine a voce bassa.

- Uccidetelo!

Afferrandolo saldamente per le spalle, due uomini tennero Rock Lee sollevato da terra e un terzo sollevò la spada, pronto a staccargli la testa con un sol colpo.

- Aaarghhh !!!

Improvvisamente una freccia si piantò nel braccio del soldato che, urlando di dolore, lasciò cadere la spada.

- Cosa diavol…

Davanti ai presenti comparve un cavaliere alto, armato di balestra, con due occhi bianchissimi e freddi come il ghiaccio. Sulla sua spalla era appoggiato un magnifico falco, dai riflessi ramati, che scintillava splendido alla fioca luce del tramonto.

( continua )

 

Saluto & ringrazio:

- JennyChibiChan
- dubious3

-  Holly_94

- Smirne

- Hikari_Uchiha

e tutti coloro che seguono questa storia, sperando di fare cosa gradita nel portarla avanti...
Grazie a tutti!

^__^ DADO

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Capitolo 5
*** Il Cavaliere e il Falco ***


I soldati fissarono il cavaliere in preda allo stupore: gli occhi puntati prima sulla balestra che teneva in mano, poi sul suo sguardo di ghiaccio e sullo splendido falco che si alzò in volo. Uno di loro però, nel tentativo di prenderlo alle spalle, cercò di avvicinarglisi con l’arma in pugno; tuttavia il cavaliere, senza nemmeno girare la testa, sollevò la balestra all’indietro poggiandola sulla propria spalla e gli conficcò un dardo in pieno petto. Il soldato cadde a terra con un gemito soffocato, stringendosi il dardo che fuoriusciva dalle carni. Tutti osservarono la scena confusi, incapaci di reagire, solamente Sasuke sembrò mantenere il controllo di sé.

- Lasciatelo - ordinò il cavaliere, in tono secco e deciso.

Subito i soldati lasciarono andare Rock Lee, il quale si trascino faticosamente verso il cavaliere. Non appena passò accanto a Sasuke però, questi lo afferrò velocemente per i capelli e continuò a guardare il cavaliere con aria di sfida. La reazione di quest’ultimo fu velocissima: in men che non si dica, lasciò cadere la balestra e impugnò la spada davanti a sé; la lama si scontrò con quella del capitano e i due rimasero così immobili a fissarsi negli occhi.

- Uno dei miei uomini mi ha detto che eri tornato - fece l’Uchiha, con una smorfia. - Volevo tagliargli la gola per aver mentito, perché… non ti credevo tanto stupido!

Gli occhi bianchi del cavaliere sostennero quelli color sangue del capitano nemico, senza tradire la benché minima emozione.

- Lascia andare il ragazzo - mormorò. - E potrai tornare a scodinzolare dal tuo padrone!

Sasuke ruggì di rabbia e, dimenticando Rock Lee, concentrò tutta la sua energia in un affondo micidiale. Subito il cavaliere scartò di lato e, calcolando il tempo alla perfezione, colpì l’avversario in mezzo alle costole con l’elsa.

- Muori - gridò l’Uchiha, menando un colpo di taglio verticale.

Ancora una volta il colpo andò a vuoto: il cavaliere sentì la lama affilata sfiorargli i capelli ma, dal suo modo di muoversi, si capiva che era un soldato esperto; le spade produssero una pioggia di scintille e, dopo un breve scambio di colpi, Sasuke riuscì a disarmare l’avversario. La spada del cavaliere dai lunghi capelli volò in aria per un istante, prima di conficcarsi nel terreno con un secco rumore.

- Peccato - mormorò l’Uchiha. - Speravo di divertirmi di più!

Sasuke schioccò le dita ai suoi, e subito due soldati si fecero avanti per trafiggere il cavaliere in pieno petto. Non appena gli ebbero puntato le armi contro però, il falco calò rapidamente in picchiata, costringendoli a ripararsi gli occhi. Il cavaliere approfittò del momento per disarmare entrambi e assestare loro due colpi secchi alla base del collo con il taglio delle mani.

- Maledetto - esclamò Sasuke tra i denti.

Gli altri soldati attaccarono tutti insieme, confidando nel fatto che l’avversario era disarmato, tuttavia questi reagì in un modo che nulla aveva di umano.

- Ma… Cosa succede?
- Non è possibile… E’ assurdo!

Il corpo del cavaliere emanò un concentrato di pura energia spirituale; la sua nera armatura fu come avvolta da una cortina luminescente di colore azzurro. Nel momento in cui i soldati entrarono nella sua guardia, questi cominciò a girare velocemente su sé stesso e a colpirli uno ad uno con la punta delle dita. I suoi attacchi rapidissimi andarono a segno, colpendo i soldati in punti ben precisi; questi accusarono internamente il danno, diventando incapaci di reagire, e crollarono a terra miseramente uno dopo l’altro.

- Non… Non credo ai miei occhi!

Nascosto dietro una botte, Rock Lee osservò a bocca aperta tutta la scena. Chi mai poteva essere quel cavaliere, un mostro forse?
Quando anche l’ultimo dei nemici crollò a terra privo di sensi, il cavaliere tornò a puntare il suo sguardo di ghiaccio in direzione di Sasuke. Questi decise di chiudere la questione personalmente, sfoderando la spada e richiamando a sé un’energia simile a quella del cavaliere; tuttavia la sua era di color rosso fuoco e la sua potenza sembrava addirittura maggiore. Sasuke si fece avanti, tenendo alta la spada davanti a sé. Il suo avversario corse a raccogliere la propria arma ancora conficcata a terra e, nel momento in cui la estrasse, le due lame e le rispettive aure dei combattenti si scontrarono con un lampo accecante.

- Non puoi vincere… Rassegnati!
- E tu… parli troppo!

Così dicendo, il cavaliere intensificò ancora di più la propria aura, afferrando Sasuke per la gola, Prima che il capitano potesse reagire, si ritrovò scaraventato all’indietro contro un mucchio di carboni ardenti. Urlando di rabbia e dolore, mentre le sue vesti prendevano fuoco, l’Uchiha si dimenò nel tentativo di spegnere le fiamme. Il cavaliere proseguì oltre, incurante della cosa, ma l’ultimo dei soldati rimasto in piedi gli si parò davanti, tremando come una foglia con l’arma in pugno.

- Altolà, non… Non muoverti!

Il cavaliere rinfoderò la spada con noncuranza, osservando impassibile il volto terrorizzato dell’uomo che aveva di fronte. Il soldato ripeté ancora il suo ordine, tuttavia la spada continuava a vibrare nelle sue mani come un serpente impazzito. Con un semplice manrovescio della mano guantata, il cavaliere disarmò l’avversario e gli passò accanto come se niente fosse per riprendere il cavallo.

- Hyugaaarre !!!

Sasuke urlò quel nome con tutto il fiato che aveva in gola, mentre il cavaliere montò in sella e, facendo finta di non sentirlo, e si allontanò al galoppo. Subito il soldato rimasto in piedi si avvicinò al capitano per aiutarlo, tuttavia questi lo spinse via in malo modo e si guardò intorno.

- Dov’è quel viscido verme di Gaston ?!?

Approfittando della confusione, Rock Lee Gaston si era allontanato in fretta dalla taverna, correndo il più velocemente possibile. Tuttavia i soldati rimasti a guardia dei cavalli se ne avvidero, e cominciarono a puntargli contro le balestre.

- Ehi, ma…
- No… Aaarghhh !!!

Prima che potessero prendere la mira, il falco intervenne ancora una volta in modo provvidenziale. Grazie a lui, i soldati cozzarono violentemente gli elmi, uno contro l’altro, e caddero di sella. Rock Lee continuò a correre disperatamente ma il cavaliere e il suo nero destriero gli erano alle costole. Non sapendo se costui gli era amico oppure no e poiché l’istinto gli suggeriva di scappare, la Bestia Verde continuò a correre e correre senza voltarsi.

- Oh no... no no no - mormorò Rock Lee, sentendo il cavallo avvicinarsi sempre di più alle sue spalle. - Maestro mio, ti prego… No!

A denti stretti, il cavaliere allungo un braccio e, con mano sicura, afferrò Rock Lee per la collottola e lo sollevò da terra. Il ragazzo urlò, nel momento in cui i suoi piedi si sollevarono da terra, e un attimo dopo si ritrovò cavalcioni sul fondoschiena di un cavallo in corsa, supplicando anche i santi e le madonne per non cadere. Fortunatamente ciò non accadde: il cavaliere proseguì sicuro e, di lì a poco, anche il falco li raggiunse. Mentre il giorno volgeva ormai al termine, entrambi scomparvero all’orizzonte.

 

***

 

Nessuno avrebbe voluto essere nei panni del capitano Uchiha quando, il giorno seguente, avrebbe dovuto dare la notizia al Vescovo. Quando Sasuke entrò nei giardini di Sua Grazia, stravolto dopo la lunga galoppata e con le bruciacchiate, sulle prime le guardie gli sbarrarono la strada.

- Altolà, non…

Bastò lo sguardo di Sasuke perché i soldati se la facessero quasi addosso, ritirando le lance al suo passaggio.

- Ci scusi, capitano Uchiha!

Questi non vi badò neppure, angosciato al pensiero di ciò che lo aspettava. Danzo era in contemplazione di alcune giovani danzatrici che stavano facendo appunto un’esibizione in suo onore. Dal momento che tutti gli sguardi volsero in direzione del capitano malconcio, anche il Vescovo non poté fare a meno di notare la sua presenza.

- Hai trovato quel criminale, quel… Rock Lee, o come accidenti si chiama? - domandò Danzo pacatamente.

Sasuke si morse la lingua prima di rispondere.

- No, non è ancora nelle mie mani…
- Allora perché vieni nel mio giardino, sporco e in quelle condizioni… Pensi di trovarlo qui ?!?
- Hyugarre è tornato - disse Sasuke semplicemente.

Sentendo quelle parole, il Vescovo aggrottò le sopracciglia con disappunto. Nessuno aveva mai visto gli occhi di quell’uomo, tuttavia era proprio questo fatto a renderlo inquietante. Entrambi non dissero nulla per qualche istante, dopodiché Sua Grazia sollevò il capo e si rivolse nuovamente a Sasuke.

- Vieni con me - ordinò.

Non appena le guardie personali fecero per seguirli, il Vescovo fece intendere che voleva conferire con il capitano in privato. Insieme percorsero l’enorme chiostro che, correndo lungo la pianta rettangolare dei giardini di Sua Grazia, conduceva verso il lato nord della cattedrale. Qui Danzo si assicurò che nessun altro, a parte Sasuke, potesse sentirlo.

- Raccontami tutto, voglio sapere i dettagli!
- Quel criminale, Rock Lee Gaston, è insieme a lui! I miei uomini stanno rastrellando i boschi, ma…
- E il falco?

Sasuke sembrò interdetto.

- Vostra Grazia?
- Ci dev’essere anche un falco - mormorò il vescovo tra sé. - Uno splendido falco… Non gli si deve nuocere, chiaro ? Se morisse, un nuovo Capitano della Guardia presiederebbe la tua esecuzione… Ovviamente, avendo cura di riportarmi quella “parte di te” che più mi interessa!

Sasuke masticò amaro. Non c’era modo di descrivere quanto in realtà odiasse quell’uomo, cui era costretto a giurare fedeltà. Il motivo per cui doveva obbedirgli era legato a una vecchia storia e, in virtù di questa, non poteva fare altro che umiliarsi davanti a lui e baciargli gli anelli come un qualunque servo, se non addirittura come l’ultimo degli schiavi.

- Viviamo in tempi assai difficili, Sasuke - proseguì poi il Vescovo, cambiando improvvisamente discorso. - La carestia ha impedito alla gente di pagare i tributi alla Chiesa: io aumento le tasse e loro mi dicono che non c’è nient’altro da tassare… impudenti!

Il Vescovo si fermò di colpo.

- Ma la scorsa notte - esclamò poi, sollevando la testa con aria assente. - Dio l’Onnipotente m’è venuto in sogno! Mi ha detto che Satana ha inviato un suo messaggero in mezzo a noi e che il suo nome…

Tacque, voltandosi lentamente verso Sasuke.

- …E’ Neji Hyugarre - concluse.

Sasuke comprese.

- Va - esclamò il Vescovo, con un tono che non ammetteva repliche. - Se tradisci me è come se tradissi Dio!

Ancora una volta, Sasuke si chinò con riluttanza a baciare la mano di Sua Grazia, prima di voltarsi e andarsene senza dire una parola. Danzo rimase immobile a riflettere per un momento, prima di affacciarsi oltre il chiostro e gridare a gran voce.

- Mandatemi Inuzuka - esclamò.
- Intendete dire il cacciatore, Vostra Grazia ?
- Proprio lui - rispose il Vescovo. - Voglio affidargli un incarico ben preciso!

( continua )

 

Nota dell’Autore:
XD La storia comincia ad entrare nel vivo adesso. Mi rendo conto di aver fatto un “miscuglio” senza senso che poco o niente ha a che vedere con il mondo medioevale, tuttavia utilizzando i personaggi di NARUTO, non me la sento di “privarli” di qualche potere speciale… Più avanti, spiegheremo nei dettagli, promesso! ^__^ Per il momento, se avete domande, è sufficiente lasciare una recensione e provvederò a rispondervi quanto prima!
Saluti

DADO

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Capitolo 6
*** La Fanciulla e il Lupo ***


Una volta tiratosi a sedere dietro la sella, Rock Lee riuscì in qualche modo ad “aggrapparsi” alle robuste spalle del cavaliere chiamato Hyugarre, Neji Hyugarre. Anche se questi gli aveva salvato la vita, decisamente non sembrava essere un tipo socievole; dopo circa un’ora infatti, non aveva ancora spiccicato mezza parola; d’altro canto invece la loquacità non era mai stata un problema per il carattere di Rock Lee.

 

- Come cavolo hai fatto a sconfiggere quel demonio di capitano ? - domandò Rock Lee, ancora scioccato per ciò che aveva visto. - Per i soldati non mi stupisce, anch’io sarei capace di batterli a mani nude, ma proprio non riesco a spiegarmi che razza di… Voglio dire, sembrava vi foste “accesi” come lanterne, brillavate tutti!

 

Hyugarre rimase in silenzio, guardando fisso davanti a sé. Il falco appollaiato sulla sua spalla si strofinò la testa nelle piume dell’ala.

 

- E che dire di quel falco ? - fece ancora il ragazzo. - Incredibile, non avevo mai visto un uccello così in gamba, è stato formidabile contro i soldati… E’ tuo, vero ?

 

Nessuna risposta.

 

- Accidenti a quelle carogne - imprecò Rock Lee a bassa voce. - Se non fosse stato per loro, mi sarei fatto una bella mangiata e una dormita come si deve, alla faccia loro…

 

Silenzio.

 

- Hai visto laggiù - esclamò ancora una volta Rock Lee, senza accorgersi dell’espressione accigliata di Hyugarre, che non ne poteva più di tutte le sue chiacchiere. - Deve esserci gente, guarda c’è del fumo!

 

Il cavaliere spinse l’animale al trotto, nella direzione indicata da Rock Lee. Quest’ultimo però, preoccupato dall’idea che i soldati li stessero ancora braccando, avrebbe scelto volentieri di guadagnare ancora un po’ di vantaggio.

 

- Sei sicuro di non voler continuare, signore ? C’è ancora tanta luce…

- Basta con le chiacchiere - ribatté secco il cavaliere. - E’ appena un’ora che ti conosco, ma mi sto già pentendo per averti salvato… Passeremo la notte qui, fine del discorso!

 

Vedendo arrivare due sconosciuti in groppa a un gigantesco cavallo nero, una ragazza dai lunghi capelli scuri uscì all’improvviso dal nascondiglio ove si era acquattata per correre alla capanna poco distante. Qui c’era un ragazzo dall’aria piuttosto irascibile, intento a spaccare dei ceppi con una scure.

 

- Zaku! Zaku! - gridò la ragazza, avvicinandosi a lui trafelata.

- Che diavolo vuoi, Kin ? - ruggì il ragazzo con rabbia, rimanendo però senza fiato, non appena vide ciò che l’aveva spaventata.

 

I due ragazzi a dire il vero sembravano più che altro sorpresi, la vista di un cavaliere armato di tutto punto in una zona sperduta come quella era piuttosto singolare. Temendo che questi avesse intenzioni ostili, il ragazzo di nome Zaku sollevò il braccio davanti a sé e lo puntò in direzione del cavaliere.

 

- Altolà - gridò. - Non fate un altro passo!

 

Incurante dell’avvertimento, Hyugarre si avvicinò lentamente al giovane.

 

- L’avete voluto voi - esclamò Zaku a denti stretti. - Onda Tagliente!

 

Improvvisamente, dalla mano aperta del ragazzo uscì fuori una specie di onda sonora che fendette l’aria e si abbatté senza danno ai piedi del cavallo di Neji, nel punto in cui questi lo aveva fatto fermare. Hyugarre sollevò lo sguardo, per nulla impressionato, fino ad incontrare quello del giovane.

 

- Siete nel Paese del Suono - gridò Zaku. - Anche gli abitanti più poveri di qui sanno difendersi… Non sperate dunque di fare quello che volete dei nostri averi!

- Vi assicuro che non è nelle nostre intenzioni fare del male - disse Neji pacatamente. - Io e il mio compagno cerchiamo solo un alloggio per la notte!

 

Rock Lee osservò il punto in cui l’onda sonora aveva appena smosso una zolla di terra, grande quanto la testa di un uomo, ed ebbe un sussulto.

 

- Forse - cominciò a dire Rock Lee sottovoce. - Sarebbe il caso di cercarci un altro posto… Non credi ?

 

Il falco allargò le ali nervosamente, prima di sollevarsi in volo e sistemarsi sul ramo di un albero lì vicino.

 

- Non ci piacciono gli estranei - fece Zaku con una forte nota di disprezzo nella voce. - Ve lo dico per l’ultima volta: voltate il cavallo e andatevene!

- Vi pagheremmo, siatene certi - cercò di tranquillizzarlo Neji.

 

Rifiutandosi di ascoltarlo, Zaku sollevò ancora una volta il braccio con fare minaccioso.

 

- Aspetta Zaku - esclamò una voce alle sue spalle.

 

Subito tutti gli occhi si puntarono in quella direzione. A parlare era stato un tizio con il corpo interamente avvolto di bende, dalla testa ai piedi; del viso di costui era possibile intravedere soltanto un occhio, il sinistro, e il suo aspetto non ispirava molta fiducia.

 

- Che diavolo vuoi, Dosu ? - chiese Zaku con rabbia.

- Vi prego di scusarlo, signori - fece Dosu, col tono più sove possibile. - Purtroppo non gli vanno molto a genio gli stranieri… Spero non vi siate offesi!

 

Hyugarre ricambiò la gentilezza dell’uomo con un’occhiata accondiscendente, la quale però esprimeva un forte sospetto.

 

- Non possiamo offrirvi una sistemazione molto comoda, mi dispiace - proseguì Dosu, quasi giustificandosi. - Ma se vi adattate, potete tranquillamente sistemarvi laggiù, nel fienile…

 

Neji osservò prima l’uomo, poi il piccolo edificio dal tetto di paglia, infine annuì.

 

- Grazie - rispose semplicemente, dirigendo il cavallo verso il fienile. Il falco scese in volo dall’albero e si adagiò nuovamente sulla sua spalla.

 

- Si può sapere che diavolo hai in mente ? - ruggì Zaku, rivolgendosi a Dosu, non appena gli “ospiti” scomparvero oltre l’ingresso del fienile.

- Usa il cervello, Zaku - rispose lui sottovoce. - Un cavallo del genere e una borsa piena d’oro possono valere molto, di questi tempi…

 

Zaku sputò a terra.

 

- Mi fai venire il voltastomaco!

- “Una borsa piena d’oro” - ripeté Kin, sgranando gli occhi.

- Proprio così - confermò Dosu. - E se mi darai una mano, io e te faremo a metà, che ne dici ?

- Andate al diavolo - tagliò corto Zaku. - Non voglio saperne nulla di questa storia, vado a dormire!

- Hmpf - sbuffò Dosu. - Quanto sei stupido…

 

Non appena Zaku si fu allontanato, Kin e Dosu rimasero a confabulare per diverso tempo. Solamente al coricarsi del sole, quando l’oscurità avvolse ogni cosa, tutto nei dintorni tornò a essere silenzio… e pace.

 

***

 

Non appena ebbe poggiato a terra il suo bagaglio, Hyugarre tirò fuori qualcosa dalla tasca della sella. Dentro al suo elmo vi era arrotolato un sottile kimono, candido come la neve; Neji rimase a fissarlo per qualche istante, perso in chissà quali pensieri…

 

- Signore, mio signore!

 

La voce di Rock Lee lo richiamò bruscamente alla realtà.

 

- Signore, volevo chieder…

 

Prima che potesse terminare la frase, gli occhi bianchi e inespressivi di Neji lo fissarono con tutta la loro severità.

 

- Ecco, io… Sì insomma, se non c’è nulla che io debba fare per…

- Puoi badare al mio cavallo - rispose secco il cavaliere.

- V… Va bene - acconsentì Rock Lee.

 

Il cavallo di Neji, l’enorme stallone dal manto scuro come la sua armatura, era fermo tranquillo nel punto in cui il suo padrone lo aveva lasciato. Rock Lee afferrò le redini, tirandole con dolcezza, tuttavia l’animale sembrava non volersi muovere di un millimetro.

 

- Su bella, andiamo - sussurrò Rock Lee, sotto lo sguardo perplesso di Neji.

 

Il cavallo sbuffò irritato.

 

- Testarda, pigrona… Come si chiama ?

- Lui si chiama Shuriken - spiegò Neji, abbozzando perfino un mezzo sorriso.

 

Rock Lee arrossì nel verificare la gravità dell’equivoco.

 

- Oh, è un maschio - cercò di sdrammatizzare, accarezzando l’animale con un sorriso. - Eh eh, bel nome…

- Va pure, Shuriken - disse poi Neji, rivolgendosi all’animale. - Non intendeva offenderti!

 

Il cavallo sembrò rilassarsi e accettò di seguire Rock Lee al passo.

 

- Cerca di dormire con un occhio solo - ammonì Neji, rivolgendo al ragazzo un’occhiata severa. - Quell’uomo, Dosu, non mi convince molto… E qualunque cosa succeda durante la notte, non mi disturbare, potrei tagliarti la gola prima di accorgermi che sei tu!

- Va bene - mormorò Rock Lee, rassegnato.

- E prima di andare a dormire - concluse Neji. - Vedi di raccogliere un po’ di legna secca, ci servirà durante il viaggio!

- Va bene, ho capito…

 

Rock Lee si allontanò, intristito al pensiero di dover trascorrere parte della notte all’addiaccio per soddisfare la richiesta del suo “salvatore”; tuttavia, dopo aver sistemato Shuriken al coperto ed avergli dato da mangiare, si avviò verso il boschetto vicino senza battere ciglio. Neji rimase seduto all’interno del fienile, osservando il sole scomparire del tutto dietro l’orizzonte.

 

- Un altro… giorno - mormoro.

 

***

 

Circa mezz’ora dopo il tramonto, Rock Lee era ancora in giro per la foresta. Man mano che i suoi passi scricchiolavano sulle foglie secche, si avvertiva distintamente il suo  nel cercare quei rami che non fossero ancora bagnati o umidicci.

 

- “Vivere la propria giovinezza” - brontolò sommessamente tra sé. - Mi piacerebbe sapere COSA c’è di giovanile in questo: fare la legna; accudire i cavalli; passeggiare in mezzo al bosco nel cuore della notte…

 

Rock Lee sollevò gli occhi al cielo.

 

- Guardami, Maestro mio - sospirò. - Almeno una volta la notte ci si poteva divertire, invece adesso… Proprio un bel divertimento, non c’è che dire!

 

Sbuffando nervosamente, il ragazzo si chinò ancora a raccogliere degli atri ramoscelli.

 

- Quel cavaliere, Hyugarre, non me la conta giusta - mormorò. - Il modo in cui combatteva, la facilità con cui ha sconfitto gli uomini del Vescovo e quel capitano poi… Come cavolo avrà fatto ? E che dire di questo posto: quel ragazzo ha frantumato la terra, come se la sua mano fosse una specie di cannone, e LUI si mette tranquillo qui a dormire come se niente fosse… è pazzo!

 

Improvvisamente la giovane Bestia Verde avvertì un rumore piuttosto insolito. Di colpo sembrò che dei campanelli risuonassero intorno, in modo appena percettibile all’inizio, aumentando via via d’intensità e diventando quasi assordanti.

 

- Che razza di…

 

Il suono dei campanelli costrinse Rock Lee a lasciar cadere la legna e a tapparsi le orecchie, nell’inutile tentativo di proteggersi i timpani. La testa gli doleva e avvertiva un forte senso di vertigini; incapace di stare correttamente in piedi, barcollò per qualche istante prima di crollare a terra come un sacco di patate.

 

- Fin troppo facile - commentò una crudele voce femminile sopra di lui. - La Tecnica dei Campanelli funziona sempre…

- Ben fatto, Kin - fece eco un altro.

 

Subito dai cespugli comparvero la giovane dai lunghi capelli neri e quella specie di “mummia” chiamato Dosu.

 

- Anche se si è forti e abili - sogghignò Kin crudelmente. - Se non si riesce a stare in piedi, non si può fare molto!

- Che… Che cosa volete - biascicò appena Rock Lee, cercando di non pensare a quel suono infernale che gli stava facendo scoppiare il cervello. - Perché state facendo… questo ?

- Secondo te - rispose secco Dosu, inginocchiandosi accanto a lui. - Ultimamente il Vescovo ha aumentato ancora le tasse, qui come dappertutto ormai, la fame aumenta… e un po’ di soldi extra fanno sempre comodo!

- Ma noi… vi avremmo pagato - provò a dire Rock Lee, pur sapendo che era inutile.

- Allora vedo che non hai capito niente…

 

Così dicendo, Dosu sollevò la mano alla pallida luce della luna; attaccato al suo avambraccio vi era uno strano aggeggio metallico pieno di buchi. Rock Lee lo fissò, incapace di reagire, immaginando che si trattasse di una specie di arma.

 

- Non ci interessa qualche misera moneta - proseguì Dosu. - Perché accontentarsi di pochi spiccioli, quando si può avere “tutto” ?!?

- Ba… Bastardi!

- Oh sì - confermò Dosu. - Ma non vivrai per raccontarlo al tuo compagno, mi dispiace… Addio!

 

In quella però una grossa sagoma scura si avventò su Dosu, azzannandolo alla gola.

 

Aaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhh - urlò il farabutto, con voce strozzata.

 

Dietro di lui Kin osservò inorridita il compagno che si dibatteva a terra nel tentativo di scrollarsi di dosso un enorme lupo nero. La belva gli aveva conficcato le fauci nel collo e, una volta squarciata la laringe, il poveretto non riusciva più neanche a parlare. Terrorizzata, Kin scappò via, lasciando cadere le funi collegate ai campanelli. Una volta che questi cessarono di suonare, Rock Lee fu nuovamente in grado di muoversi. Gli ci volle poco per rendersi conto della situazione: la vista di quell’animale e delle sue fauci insanguinate avrebbe messo paura a chiunque. Senza perdere tempo, balzò in piedi e corse dritto filato verso il fienile dove Hyugarre dormiva.

 

- Capitano, signore - urlò Rock Lee, in preda al panico. - Un lupo… un lupo, un lupo! Signore, dove sei ? Signore !!!

 

Nessuna risposta, la stanza era vuota.

 

- Ma dov’è il capitano, quando serve ? - esclamò il giovane disperato.

 

Improvvisamente i suoi occhi caddero sulla balestra di Neji e sulla custodia dei dardi appoggiata a terra. Senza nemmeno riflettere, afferrò l’arma e la custodia e, lasciando cadere gran parte dei proiettili, ne afferrò nervosamente uno. Tenendo la corda della balestra coi denti e sentendo il listello scivolargli di mano più di una volta, Rock Lee appoggiò l’estremità dell’arma ad uno spiraglio che dava verso l’esterno. Dosu aveva smesso di muoversi ormai da un pezzo, e il lupo stava avvicinandosi verso la baracca a passo sicuro. Rock Lee sentì qualcosa di umido colargli in mezzo alle gambe, ciononostante incoccò la freccia e tirò indietro la fune con entrambe le mani, fino a farle sanguinare; una volta armata la balestra, puntò in direzione del lupo e fece per prendere la mira… In quella però, una mano sottile si posò sulla sua, e lui sollevò la testa di scatto. Davanti a lui non comparve il volto severo del cavaliere Hyugarre; bensì il viso dolcissimo di una fanciulla, coi capelli raccolti in due morbide ciocche e con profondi occhi castani.

 

( continua )

 

 

 

Nota dell’Autore:

XD quante volte può capitare di veder comparire il “Terzetto del Suono” in una fanfiction ? O_O Una su mille ?!? ( XD no, forse esagero ) comunque bisogna dire che non si vedono spesso nelle storie, giusto ? Vabbé, che dire… Io sto facendo del mio meglio ma la storia è ancora lunga; per cui vi prego di avere pazienza e di recensire ( SE avete tempo e voglia di farlo, ovviamente! )…

Ringrazio:

- dubious 3

- Vaius

- bimba innamorata

- Holly_94

- pinkpunk

- JennyChibiChan ( XD mi raccomando, AGGIORNA LA TUA FANFIC, sono curioso di sapere come va a finire )…

- Smirne

 

E se ho dimenticato qualcuno, chiedo scusa!

^__^ Saluti a tutti

 

DADO

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Capitolo 7
*** Un Angelo senza Nome ***


Rock Lee osservò impietrito quel volto dolcissimo, con la bocca aperta per lo stupore. Chi era ? Cosa ci faceva in quel luogo ? Come era arrivata lì ? La fanciulla gli rivolse uno sguardo strano, serio e triste allo stesso tempo, ciononostante Rock Lee non poté fare a meno di notare la delicatezza dei suoi tratti e il candore della sua pelle, sotto il tenue chiarore lunare. La prima volta che conobbe Sakura, una ragazza del villaggio dove aveva vissuto assieme al suo maestro, aveva sentito il cuore balzargli in petto; ma stavolta era diverso… La donna di fronte a lui era indubbiamente bellissima; ma non era il fascino della fanciulla in sé a sconvolgerlo, quanto invece la luce che emanava dai suoi occhi, limpidi come quelli di un uccello. Dopo avergli rivolto un’occhiata talmente breve e fugace, tale però da lasciarlo ugualmente senza fiato, l’affascinante creatura fece sì che Rock Lee abbassasse l’arma senza che questi opponesse alcuna resistenza. Il giovane tentò di dire qualcosa, ma le parole gli morirono in gola, la donna si portò un dito alle labbra con fare aggraziato.

 

- Ssst!

 

La fanciulla si scostò delicatamente dalla feritoia nella parete, e si avvicinò all’ingresso del fienile. Nel vederla sulla soglia, Rock Lee si riscosse dal suo stupore.

 

- Non muoverti di lì - esclamò, avvicinandosi. - Non muoverti di lì, c’è un lupo là fuori… Un grosso lupo! Il lupo più grosso che si sia mai visto, e un morto…

 

La fanciulla sollevò la mano, cercando di calmarlo.

 

- Lo so - rispose lei in un sussurro.

 

Senza aggiungere altro, Rock Lee osservò immobile la donna uscire dal fienile. Il lupo intanto si era appena fermato a pochi metri da lì e cominciò a ululare in direzione della fanciulla, la quale si avvicinò a lui senza esitare.

 

- Signora, ti prego - continuò a ripetere Rock Lee, terrorizzato all’idea che il lupo potesse sbranare anche lei, così bella e fragile.

 

Tuttavia accadde qualcosa di straordinario: non solo il lupo non attaccò la fanciulla, ma rimase immobile ad aspettarla; costei, avvolta in un ampio mantello scuro, sollevò il cappuccio per ripararsi dal freddo della notte; e solamente quando lei sparì oltre gli alberi assieme al feroce animale, Rock Lee credette di avere avuto un’allucinazione.

 

- Forse sto sognando - mormorò il giovane tra sé. - Eppure sono sveglio! Vuol dire… che sono “sveglio” e sto “sognando” di “dormire” ? O piuttosto può essere che… che “dormo” e “sogno” di essere “sveglio”… e mi chiedo se sto sognando ?

 

Stava ancora rimuginando dietro alle sue assurde farneticazioni, quando la dolce voce che gli aveva parlato un attimo prima si fece sentire un’altra volta in lontananza.

 

- Stai sognando…

 

La reazione successiva di Rock Lee fu tanto improvvisa quanto comprensibile. Temendo chissà quale razza di “sortilegio” ( un incantesimo di streghe forse o più semplicemente lo scherzo di qualche folletto dei boschi ), si precipitò nell’angolo più profondo del fienile e si accucciò lì tremante. Il lupo continuò ad ululare incessantemente, e lui rimase immobile con le mani sulle orecchie per non sentirlo.

La fanciulla intanto si avvicinò al lupo, carezzandolo dolcemente quasi fosse un cucciolo, e si allontanò insieme a lui, guardandosi intorno con circospezione.

 

- Non ho visto ciò che i miei occhi hanno visto - borbottò Rock Lee sconvolto. - Non credo ciò che la mia mente crede, Maestro mio… Queste sono cose “magiche”… Sono cose misteriose di cui, ti prego Maestro, non rendermi partecipe!

 

E la notte inghiottì tutto nel suo silenzio, dove nessuno rimase testimone ad eccezione degli alberi e del cielo stellato, sopra le due misteriose figure che si muovevano una accanto all’altra…

 

***

 

Il mattino seguente, Rock Lee fu svegliato dal nitrito di Shuriken, il quale scalpitava nervosamente sul terriccio coperto di foglie.

 

- Co… Cosa è stato ?

 

Svegliandosi a fatica, con gli occhi ancora pieni di sonno, il giovane uscì fuori dal fienile e vide Neji mentre stava finendo di allacciare la sella al cavallo.

 

- Vedi di sbrigarti - disse brusco, rivolto a Rock Lee. - Ho fretta di ripartire e NON intendo aspettare i tuoi comodi… sono stato chiaro ?

- S… Sì, certo… Faccio in un momento!

 

Subito Rock Lee raccattò le frecce che aveva fatto cadere a terra la notte precedente e le rimise nella custodia; dopodiché afferrò la balestra e, nel momento in cui fece per uscire, il falco gli passò accanto velocemente per andare a posarsi sulla spalla del cavaliere.

 

- Andiamo - ordinò secco Neji, facendo cenno a Rock Lee di montare dietro a lui.

 

Il ragazzo esitò incerto sulle staffe, percependo una forte irritazione da parte di Shuriken, il quale infatti sembrava non gradire DUE pesi in groppa. Alla fine riuscì a salire senza problemi e Neji spinse il cavallo al trotto verso la capanna. Qui il giovane Zaku stava litigando a voce alta con Kin.

 

- Ti ho già detto che mi dispiace - si scusò la ragazza, sconvolta.

- Pensi che basti questo ? - gridò il ragazzo, ancora più furibondo.

- Io non credevo… Dosu mi aveva convinta e poi, quando quel lupo è apparso io…

- Avreste ammazzato quei due per un cavallo e un po’ d’oro - tagliò corto lui. - Dosu ha avuto quello che meritava, ma tu… tu sei soltanto una…

- Zaku, io…

- Sta zitta !!!

 

Lo schiaffo di Zaku fu violento e implacabile. Kin cadde a terra, tenendosi la guancia, senza nemmeno replicare. In quella Zaku si accorse di essere osservato.

 

- Come promesso - iniziò a dire Neji, senza apparentemente curarsi della loro discussione. - Lasciate che vi ricompensi per l’ospitalità di questa notte!

 

Così dicendo, allungo una manciata di monete. Tuttavia Zaku le rifiutò senza battere ciglio.

 

- Voi non mi dovete niente - ribatté secco il giovane. - Siete diretti lontano ? - domandò poi, in tono leggermente più calmo.

- Abbastanza - rispose Neji, tenendosi sul vago.

- Allora forse posso darvi un consiglio!

 

Così dicendo Zaku tracciò qualcosa a terra, servendosi di un bastone.

 

- La zona della foresta non è sicura - esclamò, senza alzare lo sguardo. - Qui intorno è pieno di sciacalli e di disperati, come il mio ex-compagno… La cosa migliore che vi conviene fare è tornare indietro: lungo il sentiero in direzione del Paese del Vento; poi oltrepassare la valle che separa il confine  con il Paese del fuoco, e da lì dirigervi a sud, verso Konoha!

- Grazie - rispose Neji riconoscente. - Davvero non volete una ricompensa per il vostro aiuto ?

 

Zaku sollevò la testa con fierezza.

 

- Sono povero, ma ho anch’io il mio orgoglio - rispose. - Il mio compagno vi avrebbe derubato durante la notte e io NON voglio denaro dagli stranieri; vi ho indicato la strada più sicura, solo perché non voglio avere nessuno sulla coscienza… Con ciò mi ritengo a posto così, e adesso andatevene!

 

Non appena ebbe terminato la frase, buttò il bastone a terra con stizza e rientrò nella capanna. Neji lo osservò per un istante, prima di voltare il cavallo a andarsene da quel luogo.

 

***

 

Poco prima di mezzogiorno, l’aria si fece d’un tratto più umida e il bosco fu avvolto all’improvviso da una cortina di nebbia molto fitta. Più avanti si rese necessario smontare a terra, per evitare che il cavallo incespicasse su qualche insidia. Così proseguirono per un po’, Neji avanti, con il falco appollaiato sul braccio, e Rock Lee dietro a condurre le redini di Shuriken.

 

- Ora ci fermiamo - disse a un tratto Neji, avvertendo come un senso di stanchezza. - Non me la sento di continuare il viaggio, ho bisogno… di dormire un po’!

 

Così dicendo, si avvicinò al solido tronco di un albero e si sedette alle sue radici, avvolgendosi nel mantello. Rock Lee invece legò Shuriken poco lontano e, rabbrividendo a causa del freddo che gli penetrava nelle ossa, si mise a mormorare qualcosa tra sé.

 

- Mi ci vorrebbe un po’ di riposo, dopo quello che è successo l’altra sera…

 

Hyugarre drizzò il capo incuriosito. Rock Lee si accorse del suo sguardo interrogativo e, non riuscendo a sopportare la sensazione di quegli occhi di ghiaccio puntati addosso, si affrettò a proseguire.

 

- Un lupo avrebbe potuto uccidermi, è stato orribile - esclamò. - Per fortuna invece, ha azzannato quella specie di “mummia” e ignorato me!

 

Neji fece qualcosa che poteva assomigliare vagamente ad un sorriso, ma non disse nulla in proposito.

 

- Ma questo è niente - continuò poi Rock Lee, facendosi ancora più serio in volto. - C’era una donna! Una fanciulla, con la pelle come di porcellana; con due occhi bellissimi, come quelli di un uccello; e la sua voce, dolce, come quella di un angelo…

- Ha parlato ? - domandò Neji, sembrando tutt’a un tratto assai sorpreso. - Che cosa ha detto ?

- Le ho chiesto se stavo sognando - spiegò Rock Lee a gran voce. - E lei ha detto di sì…

 

Hyugarre sembrò riflettere sulle sue parole. Nello stesso momento il falco si strofinò nelle piume, e lui non poté fare a meno di sorridere divertito.

 

- Ma non sono pazzo - protestò Rock Lee. - Devi credermi se ti dico queste cose!

- Ma io ti credo - ribatté Neji tranquillissimo, guardandolo negli occhi. - Io credo ai sogni…

- Ah, ma certo - concluse Rock Lee offeso, convinto che volesse prenderlo in giro.

 

Hyugarre rimase in silenzio per un istante, con una strana espressione in volto, tuttavia non poté trattenersi dal rivolgere al ragazzo un’ultima domanda.

 

- Questa fanciulla - mormorò. - Ti ha detto come si chiama ?

- No - rispose Rock Lee, meravigliato. - No, non me lo ha detto, perché ?

- Beh - cominciò a dire Neji, con aria assente. - Si da il caso che ella frequenti i miei sogni… E sarebbe bello, se potessi chiamarla per nome e fingere di averla già incontrata!

 

Lo sguardo del cavaliere si posò dolcemente sul falco accanto a sé.

 

- Io… aspetto da tanto tempo… di vederla!

 

Per un attimo il volto di Hyugarre sembrò illuminarsi e la sua espressione dura si raddolcì vistosamente.

 

- Ora dormiamo un po’ - tagliò corto bruscamente, più che altro per spezzare quella quiete imbarazzante. - Il falco ci avvertirà, se si avvicina qualcuno!

 

Ciò detto, si calò il cappuccio sugli occhi e appoggiò stancamente la testa al tronco. Rock Lee rimase sconcertato: era la prima volta, da che lo conosceva, che lo vedeva sorridere.

 

( continua )

 

 

 

Nota dell’Autore:

E siamo già a sette… XD Per la gioia di chi legge ma NON recensisce ( per fortuna c’è chi mi dimostra il suo apprezzamento con dei commenti molto generosi e apprezzatissimi )…

Scherzi a parte, sono felice di vedere che la storia è piuttosto seguita, tuttavia anche quelle poche righe scritte con sincerità sono comunque assai gradite.

^__^ Ciò detto, chiedo scusa alla mia amica Hikari per averla “ignorata” per così dire ( XD se tu recensissi più spesso, queste cose NON succederebbero ), comunque a prescindere dalla mia memoria “fuggevole” certe volte, TUTTI gli amici e le amiche di EFP sono cari/care al sottoscritto e non mi stancherò mai di ripeterlo:

Grazie per tutto l’affetto che mi dimostrate leggendo queste storie!

 

DADO

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Capitolo 8
*** Una Missione da Compiere ***


Più tardi nel pomeriggio, visto che Hyugarre ancora dormiva, Rock Lee decise di guardarsi attorno e magari di fare anche un po' di esercizio. Era rimasto troppo tempo rinchiuso nelle prigioni di Konoha per allenarsi seriamente e, come diceva sempre il suo maestro: "L'allenamento costante è alla base di tutto!"

 

- Vediamo se mi sono arrugginito in tutto questo tempo... Hrrrghhh !!!

 

Stirando i muscoli e tenendo il palmo della mano rivolto davanti a sé, Rock Lee eseguì i suoi vecchi esercizi di riscaldamento.

 

- "Giovinezza uguale Forza" - gridò.

 

Girando vorticosamente su sé stesso, muovendo le mani e i piedi a mo' di spirale, Rock Lee eseguì una serie di evoluzioni spettacolari: nello spazio di appena un secondo, era in grado di vibrare almeno cinque calci rapidi e potenti; e le sue mani erano come lame di vento che fendevano l'aria; ad un tratto spiccò un balzo altissimo e, rimanendo fermo a mezz'aria per un attimo, tese le braccia sollevate all'indietro come fossero ali e sferrò un violentissimo calcio volante contro un albero secco lì vicino. Con una pioggia di schegge e pezzi di legno sbriciolato, Rock Lee contemplò soddisfatto ciò che rimaneva del suo bersaglio.

 

- Finalmente - esclamò. - La Bestia Verde è tornata quella di una volta!

 

Rock Lee era così contento di aver recuperato la sua forma fisica, che cominciò a saltellare all'indietro come un grillo, rimanendo in verticale ritto sulle mani.

 

- Mhm - esclamò ad un tratto, vedendo qualcosa di grosso sporgere dalla sella di Shuriken. - E quello cos'è ?!?

 

Lo stallone stava sonnecchiando pacificamente, all'ombra dell'albero cui era legato. Il ragazzo si avvicinò con cautela, per osservare meglio la "cosa" che aveva intravisto. Avvolta parzialmente da un drappo di stoffa nero, quella che Rock Lee aveva notato era l'elsa a croce di una spada a doppio taglio ma, guardandola più da vicino, rimase impressionato sia dalle dimensioni dell'impugnatura che dalla lunghezza della lama.

 

- Possibile - esclamò. - Una spada così è in grado di affettare in due un orso!

 

Spinto più che altro dalla curiosità, Rock Lee sollevò lentamente il drappo per rivelare lo straordinario splendore dell'arma: l'impugnatura finemente lavorata era il capolavoro di un artigiano esperto; il ferro battuto era stato lavorato e lucidato più volte e, percorrendo con lo sguardo i segni dello sfregamento per l'evidente usura, si distinguevano ancora i colori vividi di alcuni strani arabeschi incisi sull'elsa; il codolo era stato saldato magnificamente e terminava in una gemma color del sangue, con una croce bianca che splendeva al suo interno; e ad ogni estremità dell'elsa vi erano disposte ordinatamente alcune pietre preziose dai colori vivaci. Rock Lee stava ancora cercando di riprendersi dallo stupore, quando una mano pesante gli agguantò il polso...

 

- Ehi - esclamò la voce severa di Hyugarre alle sue spalle.

 

Sorpreso, Rock Lee si voltò a incontrare gli occhi di ghiaccio del cavaliere, il quale lo fulminò con lo sguardo.

 

- Questa spada - disse poi Neji, estraendo l'arma e impugnandola saldamente in tutta la sua straordinaria lunghezza con una sola mano. - Appartiene alla mia famiglia da cinque generazioni; non ha mai conosciuto sconfitte, né è mai stata impugnata da mani altrui... Fino ad ora!

 

Rock Lee inghiottì affannosamente.

 

Tuttavia, passato il lieve momento di collera, Neji rilassò un poco lo sguardo e si accinse a mostrare al ragazzo le pietre preziose che adornavano l'elsa.

 

- Questa gemma rappresenta il mio casato - spiegò, indicando un magnifico smeraldo verde posto su un lato dell'impugnatura a croce. - Questa invece, simboleggia la nostra alleanza con la Sacra Chiesa di Suna - e indicò invece la grande gemma rossa con la croce incastonata al suo interno. - Questa era di mio padre, dalle crociate - fece, sfiorando appena un lucente zaffiro sul lato opposto a quello dello smeraldo. - E questa...

 

Nel momento in cui Rock Lee vide che lo spazio indicato da Neji era vuoto, temette fortemente di aver scastonato la pietra accidentalmente, mentre sollevava il panno che avvolgeva la spada, e tremò al pensiero di quello che Neji avrebbe potuto fargli.

 

- No... Non penserai che... che l'abbia presa io, vero ?!?

- No, no... ssst - lo zittì Neji sottovoce, stringendo la lama nelle proprie mani. - Questa, dicevo, spetta a me!

 

Così dicendo, si allontanò di poco dandogli le spalle.

 

- Ogni generazione, impugnando quest'arma, è chiamata a compiere una missione - esclamò Neji con fierezza.

- E quale sarebbe la tua ? - domandò Rock Lee, confuso.

 

Neji fissò il vuoto per qualche istante, prima di rispondere.

 

- Devo uccidere un uomo...

 

Il tono con cui lo aveva detto, e soprattutto l'aria inquietante che proveniva da lui, lasciavano intendere che il tizio di cui parlava non avesse molte speranze.

 

- E questo "cadavere-che-cammina" ha un nome, per caso ? 

 

Neji si voltò lentamente.

 

- E' Sua Grazia - rispose. - Il Vescovo di Konoha, Danzo!

- Il Vescovo ?!? - quel poco di colore rimasto sul volto di Rock Lee scomparve praticamente del tutto. - Oh, beh... capisco! Io... Io immagino che tu abbia un bel po' da fare, allora... E suppongo di esserti già stato di peso abbastanza...

 

In quel momento, l'unico pensiero di Rock Lee era di voltare i tacchi e allontanarsi da quel pazzo, prima di subito.

 

- Spero tuttavia che ci reincontreremo, un giorno...

- Ho bisogno di te per guidarmi dentro la città - tagliò corto Neji, senza mezzi termini.

- Spero tu stia scherzando - ribatté Rock Lee di scatto. - Se esiste su questa terra un posto in cui mai tornerò, Konoha è sicuramente l'ultimo!

- Sei l'unico che sia riuscito a fuggire di là...

- E' stata fortuna, pura fortuna... Un miracolo! Capita una volta nella vita... Sono caduto in un buco, e da lì sono andato a naso!

 

Gli occhi di Neji si accesero di una strana luce, una luce colma di speranza. Rock Lee lo osservò, temendo fortemente qualunque cosa stesse per dire.

 

- Io ho aspettato... per quasi due anni, che mi giungesse un segno da Dio - cominciò a dire Neji, come ispirato. - Perciò, quando ho udito le campane di Konoha, ho capito che l'ora del destino era giunta per me: tu sarai il mio "angelo-guida!"

- Io ?!? - fece Rock Lee, con gli occhi sbarrati.

 

Neji annuì in silenzio.

 

- D'accordo, un momento... Time-Out, eh... Ferma tutto - Ormai Rock Lee non ci si raccapezzava più. - Ammettendo anche che TU abbia ragione, cioé che tutta questa storia di "attese" e di "segni del destino" sia vera... Forse, e ripeto FORSE, potrei anche accettare di aiutarti...

- Ma ? - fece Neji, quasi indovinando dove l'altro volesse andare a a parare.

- Ma, a dire il vero, fino ad oggi ho sempre fatto tutto quello che il mio saggio Maestro Gai continua a ripetermi da lassù... E, senza offesa, lui non ti ha MAI nominato!

- No ?!? - esclamò Neji, fingendosi sorpreso.

 

Tuttavia Rock Lee non aveva alcuna intenzione di scherzare anzi, per qualche strano motivo, cominciava addirittura ad avere paura.

 

- Vi sono strane forze che agiscono nella tua vita - mormorò Rock Lee con un filo di voce. - Forze magiche che ti circondano... Io non le capisco, però mi spaventano!

 

Neji non disse nulla in proposito, semplicemente si limitò ad accarezzare la lama con la mano guantata, con un'espressione assorta sul volto.

 

- Ti prego, non giudicarmi un ingrato - aggiunse in fretta Rock lee, cercando di difendersi. - E' vero, mi hai salvato la vita e te ne sono riconoscente ma... Insomma, quello che mi stai chiedendo è un "suicidio!"

- Non mi dire...

- Al diavolo - ora Rock Lee era veramente arrabbiato. - A giudicare da quello che ti ho visto fare in quella taverna, penso che saresti in grado di abbattere le mura di Konoha, solo con gli occhi... A cosa diavolo ti servo io ?!?

 

Nessuna risposta.

 

- Senti, se VERAMENTE hai intenzione di andare a Konoha, uccidere il Vescovo, o buttarti nel fiume con una pietra al collo, sono affari tuoi... Ma io, IO non sono fuggito da quel letamaio puzzolente per strisciarci dentro un'altra volta!

- E dunque ? - domandò Neji, con una smorfia.

- E dunque, sai che ti dico: preferisco mille volte la tua spada in gola, piuttosto che le fogne di quella stramaledetta città... Punto !!!

 

Così dicendo, Rock Lee fece per voltarsi e andarsene ma, con uno schianto secco all'altezza del suo orecchio, la spada di Hyugarre si conficcò nel tronco dell'albero accanto a lui. Il ragazzo si voltò a osservare il volto di Neji, il quale sembrò sottolineare con gli occhi "dove" avrebbe diretto il prossimo colpo...

 

- Pe... Penso che - balbettò Rock Lee. - S... sia il caso di raccogliere un altro po' di legna pe... per il fuoco...

- Tu non ti muovi da qui - sentenziò Neji, scuotendo il capo. - Te lo assicuro!

 

***

 

- Povero me - sospirò Rock Lee, rassegnato. - In che razza di pasticcio mi sono andato a cacciare, Maestro mio, eh ?

 

Il ragazzo provò inutilmente a sciogliere i legacci che gli tenevano i polsi assicurati al tronco ove Neji lo aveva legato. Tuttavia, per quanto si sforzasse, non riuscì ad allentare le corde di un millimetro. Nel frattempo era calata la notte, e tutto intorno era avvolto da un manto di oscurità.

 

- Che scalogna - esclamò.

 

Improvvisamente sentì qualcuno muoversi di corsa tra i cespugli. Sulle prime pensò a qualche animale selvatico ma, drizzando meglio le orecchie, capì che si trattava del passo di una "creatura" che si reggeva su due zampe.

 

- Non mi scappi - sussurrò appena una voce leggerissima.

 

Subito nell'aria si sentì il fischio di qualche lama sottile che veniva scagliata nel buio. Probabilmente qualcuno stava mirando a un animaletto molto piccolo, a giudicare dai balzi più leggeri sulle foglie secche.

 

- Sei in trappola - ripeté la voce di prima, in tono deciso.

 

Subito si udì il tonfo di un animaletto molto piccolo, un coniglio forse, che si era appena incastrato in un mucchio di rami secchi. La persona che lo inseguiva si chinò nel punto in cui aveva visto l'animale scomparire e allungò il braccio per afferrarlo.

 

- Preso...

 

In quel momento, al tenue chiarore lunare che illuminava la sua figura snella, avvolta nello spesso kimono bianco, Rock Lee riconobbe la fanciulla della notte precedente.

 

- Signora - provò a chiamarla.

- Eh ? - la ragazza voltò il capo distrattamente e, così facendo, smosse il groviglio di rami quel tanto che bastò al coniglio per divincolarsi e scappare via.

 

- Signora - ripeté Rock Lee. - Quassù!

- Oh, no - gemette la fanciulla, non appena si rese conto di avere appena perso la cena.

- Ti ricordi di me ? - domandò il ragazzo, sperando in una risposta affermativa.

 

La fanciulla si massaggiò la fronte, con aria evidentemente contrariata.

 

- Che cosa stai facendo lassù ? - domandò.

- Che faccio ? - domandò Rock Lee sorpreso. - Ah, certo... Hai ragione di chiederlo! E cosa mi invento adesso ? - rimuginò tra sé.

 

Poi d'un tratto, gli venne un'illuminazione.

 

- Le guardie del Vescovo - esclamò, cercando di sembrare convincente. - Erano "centinaia!" E' stata una lotta tremenda, avresti dovuto vedermi...

- Come mai non ti hanno ucciso ? - tagliò corto lei, per nulla impressionata dal racconto.

 

Rock Lee cominciò a sudare freddo, cercando un'altra frottola plausibile.

 

- Eh, come mai non mi hanno.... Eh, già - ripeté lui. - Come mai ? Giusto! E gliel'ho chiesto anch'io, infatti...

- Allora ? - insistette lei, aggiustandosi le fasce che le coprivano i polsi.

- Allora "cosa" ?!?

- Che cosa ti hanno detto ?

- Ah, hanno detto che... che... Sì insomma, che preferivano lasciare questo onore al Vescovo!

- Oooh - fece la fanciulla, fingendosi stupita. - Devi essere proprio un "criminale terribile", allora...

- Ma ma... ritorneranno !!!

 

La fanciulla sorrise.

 

- Sì, "ritorneranno", certo...

- Di grazia, mia signora - la supplicò Rock Lee. - Non è una situazione molto piacevole, ti prego...

- Beh...

- Ti prego!

 

Il tono di supplica e i suoi occhi da cucciolo intenerirono la fanciulla, al punto da convincerla a tagliargli i legacci con il coltello.

 

- Sei molto gentile - sussurrò il ragazzo riconoscente, non appena poté di nuovo muovere le mani.

 

Improvvisamente un ululato ormai noto all'orecchio di entrambi riempì l'aria in lontananza. La fanciulla voltò un attimo il capo in quella direzione, piuttosto preoccupata, prima di tornare a rivolgere la propria attenzione a Rock Lee.

 

- Ascolta...

 

Purtroppo, non appena girò la testa, si accorse con disappunto che il ragazzo si era già dileguato tra gli alberi.

 

- Molte grazie, mia signora - gridò Rock Lee, scappando via il più velocemente possibile. - E complimenti al capitano... E' un "diavolo" a fare i nodi!

 

La fanciulla si appoggiò al tronco, sospirando rumorosamente. Per un attimo rimase indecisa se ridere o piangere sull'ironia della situazione.

 

- Adesso mi ucciderà - esclamò, massaggiandosi la testa con una smorfia.

 

( continua )

 

 

Nota dell'Autore:

XD oggi sono troppo felice, perché JennyChibiChan ha aggiornato un capitolo STU-PEN-DO de "Il Nostro Legame non sarà mai spezzato"... ^__^ Invito chiunque NON abbia ancora letto questa fanfic a farlo immediatamente e, per adesso

Tanti Saluti a Tutti, alla prossima!

DADO

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Capitolo 9
*** Gli Incubi del Capitano Uchiha ***


- Tutti sull'attenti - gridò l'alto ufficiale ai giovani schierati nel cortile. - Sta arrivando il Vescovo! 

 Tra i cadetti dell'Accademia Militare di Konoha, lì riuniti per celebrare la visita dell'illustre personaggio, nessuno osò aprire bocca. Tutti loro stavano infatti terminando il loro apprendistato per costituire il nuovo drappello armato di Sua Grazia, un motivo per loro di grande orgoglio, e non potevano permettersi di sfigurare proprio il giorno della loro nomina ed investitura. Di tutti quei giovani robusti e preparati, solamente due di loro spiccavano tra gli altri per qualità e abilità innate: il giovane Sasuke Markét Uchiha, con i micidiali poteri che gli derivavano dal suo Sharingan; o il silenzioso Neji Hyugarre, discendente da una famiglia altrettanto nobile in possesso di tecniche altrettanto micidiali. I due ragazzi, malgrado l'aver vissuto ed essersi allenati insieme per anni, non erano mai andati d'accordo. La famiglia di Sasuke venne trucidata per ordine di Sua Grazia, con l'accusa infamante di tradimento, e il giovane Uchiha dovette subirne le conseguenze, cercando in ogni modo di riscattarsi e di rifarsi un nome nell'esercito. Neji invece, figlio di Hizashi Hyugarre e nipote di uno dei cinque principali attendenti dell'Imperatore, era considerato da tutti i maestri dell'Accademia come il più promettente allievo; destinato forse a diventare capitano della guardia personale di Sua Grazia; da qui dunque il motivo di un odio profondo che l'Uchiha covava nell'animo, fin da quando si era trovato a confronto con il suo giovane rivale. Il punto era che, se da un lato Sasuke era "ossessionato" dall'idea di dimostrare il proprio valore, Neji considerava ogni sfida e ogni avversario come un semplice incarico da assolvere: per tutti era il "cadetto-modello", colui in grado di tenere in riga i propri compagni con sicurezza e autorità di gran lunga superiori alle ambizioni di tutti gli altri messi assieme. Per questo, quando apparve chiaro che la nomina a capitano sarebbe stata assegnata senza dubbio a uno dei due, Sasuke decise che avrebbe regolato i conti con Hyugarre una volta per tutte. 
Quel giorno infatti, davanti alla presenza di Sua Grazia il Vescovo, i due cadetti si sarebbero affrontati in un duello estenuante, il cui esito avrebbe deciso il nome del nuovo capitano. 

- Ti sconfiggerò, Hyugarre - mormorò Sasuke con rabbia. - Non ti permetterò mai di diventare capitano... Te lo assicuro! 

Hyugarre continuava intanto a guardare dritto davanti a sé, con aria assente. Per lui, la visita del Vescovo non era altro che una banale formalità: a conti fatti, non avrebbe fatto altro che svolgere il ruolo che un tempo era di suo padre; lo stesso destino dei suoi antenati; non aveva alcun altro scopo nella vita, se non quello di rendere onore a lui stesso e alla sua famiglia... 

- Sua Grazia, il Vescovo Danzo - urlò il Generale-Istruttore agli allievi, perché si preparassero a salutare il suo ingresso. 

Danzo entrò lentamente dall'ampio cancello che dava sul cortile di allenamento, vestito da capo a piedi delle insegne ecclesiastiche. Tuttavia la sua inquietante presenza tolse il fiato a molti dei giovani presenti, i quali avrebbero certamente preferito trovarsi da tutt'altra parte.

- Ben arrivato, Vostra Grazia - lo salutò formalmente il Generale-Istruttore. - Tra poco inizierà la prova che deciderà il nuovo capitano della vostra guardia personale...

Danzo inarcò un sopracciglio.

- Meno chiacchiere - esclamò. - Dio NON attende, e nemmeno io... Fate iniziare il duello dunque!

Così dicendo, il Vescovo si accomodò nella tribuna di onore. Il Generale batté le mani, rivolgendosi ai cadetti, e subito due allievi uscirono dalle fila. Entrambi rimasero immobili al centro del cortile, in attesa che venisse dato loro il segnale d'inizio.

- Sasuke Markét Uchiha e Neji Hyugarre - esclamò il Generale, con voce tonante. - Da questo momento, fino a che uno di voi due non sarà sconfitto, vi batterete con tutte le vostre forze... Nel nome di Sua Grazia il Vescovo, potete cominciare!

Sasuke si voltò verso Neji, guardandolo di traverso; Neji invece rimase impassibile, come se il suo avversario fosse meno pericoloso di una zanzara. Entrambi sollevarono le spade: Sasuke assunse immediatamente la sua postura d'attacco, spada tesa davanti e impugnatura a due mani; Neji fece roteare vorticosamente la propria arma, per poi fermarsi di scatto, braccio teso all'indietro e mano protesa in avanti per invitare l'altro ad attaccare.

- Sfrontato fino alla fine - mormorò l'Uchiha con disprezzo.

Neji ricambiò l'occhiata di fuoco dell'Uchiha con uno sguardo calmo come l'acqua immota.

- Sharingan - esclamò l'Uchiha, accendendo i suoi occhi rossi come il sangue.
- Byakugan - le vene intorno agli occhi di Neji si gonfiarono pulsando di energia, mentre una sottile aura di colore azzurro cominciò ad avvolgersi lungo tutto il suo corpo.

Le due spade dei contendenti si scontrarono con un violentissimo rumore metallico. Ma la cosa più impressionante era l'energia che sprigionava dai loro corpi. Entrambi non combattevano solo con l'acciaio, bensì con la forza del proprio spirito: una forza tale da abbattere e distruggere ogni cosa. Anche Sasuke sprigionò un rosso alone luminoso attorno a sé; e ad ogni scambio di colpi, le due aure si intensificavano, come se la forza dei due aumentasse sempre di più.

- Muori Hyugarre - fece Sasuke tra i denti.

Neji non rispose, concentrando la propria attenzione esclusivamente sui colpi dell'avversario e sui neri tomoe che giravano vorticosamente nelle sue pupille. Entrambi erano combattenti straordinari, ma lo stile di Hyugarre era assai diverso da quello colmo di collera dell'Uchiha. Quest'ultimo infatti attaccava unicamente per rabbia, concentrando il proprio spirito per riversare la furia nei suoi colpi micidiali, mentre l’altro seguiva una tecnica "ragionata"... Non attaccava in modo istintivo e bestiale, come quello di Sasuke, bensì si limitava a parare e rispondere con precisione al minimo dello sforzo. Gli altri osservavano impietriti quella straordinaria dimostrazione di forza, meravigliandosi del livello dei due contendenti, tuttavia non riuscivano a credere che due uomini fossero in grado di combattere a quel modo. Ogni volta che la lama di Sasuke riusciva a scontrarsi con quella di Hyugarre, questi rispondeva con una facilità impressionante, scartando e roteando l'arma con una leggerezza impensabile e rendendo vani tutti gli attacchi di Sasuke. L'Uchiha però, con il proseguire dello scontro, continuava ad attaccare mettendo un eccessivo impeto negli affondi; la sua aura fiammeggiante lasciava segni visibili al suolo e la sua lama sembrava dotata di vita propria. Hyugarre lo guardò senza trapelare alcuna emozione, ormai aveva la vittoria in pugno e lo sapeva, era solo questione di attimi...

- Mai... attaccare... per rabbia - esclamò Hyugarre, scandendo ogni parola con una calma incredibile - Diventi prevedibile... e sbilanciato!

Con l'ultimo affondo, dall'alto verso il basso, Sasuke mirò alla testa di Hyugarre. Tuttavia Neji schivò il colpo di lato, afferrò Sasuke al braccio e, sfruttando il suo precario equilibrio, lo fece cadere all'indietro. Prima ancora che Sasuke capisse cos'era realmente successo, si ritrovò la punta dell'avversario alla gola e i suoi occhi bianchi puntati addosso con aria di sufficienza.

- Il duello è finito - dichiarò il Generale. - Con la benedizione di Sua Grazia il Vescovo, e per volontà di Dio Onnipotente, Neji Hyugarre è il nuovo capitano...

 

***

 

Sasuke si svegliò di soprassalto. Da che si erano reincontrati, il ricordo di quell'umiliazione gli bruciava ora più vivido che mai.

- Maledetto Hyugarre - esclamò, passandosi la mano sul volto.

In silenzio l'Uchiha scese dal letto e, stringendosi le spalle per il freddo, si affacciò alla finestra. Fuori tutto era silenzio ma nel suo cuore sentiva che si era appena agitata la tempesta...

 

 ***

 

- Perché ?!? - urlò Sasuke disperato. - Mamma... Papà...

Nessuna spiegazione. I suoi genitori morirono entrambi, nello stesso momento in cui le guardie del Vescovo fecero irruzione con le lance sollevate. Non ebbero neanche il tempo di grdare: i loro corpi trafitti e squarciati caddero miseramente sotto i colpi micidiali; Sasuke non poté fare niente, se non assistere impotente davanti a quel massacro. Era solo un bambino, ma da allora in poi avrebbe dovuto convivere con quell'immagine per tutto il resto della sua vita... E poi lo vide!

- Quali sono gli ordini, Vostra Grazia - domandò il soldato, puntando la lancia contro la testa di Sasuke, immobile dall’orrore. - Devo uccidere anche lui ?

In quella il Vescovo fece il suo ingresso nella stanza. Costui dette un’occhiata veloce ai corpi straziati dei coniugi Uchiha, dopodiché volse il capo verso il ragazzo…

- No - rispose, sollevando la mano.

Il soldato si fermò di scatto, rimettendosi sull’attenti. Danzo si avvicinò al bambino, osservandolo con curiosità.

- Hmm - esclamò, sollevandogli il mento per guardarlo negli occhi. - Il suo Sharingan non è ancora sviluppato completamente… Pazienza, vorrà dire che aspetterò!

Così dicendo, si voltò verso i due cadaveri stesi a terra.

- Dopo tutto - mormorò. - Posso sempre accontentarmi di “quelli”… per ora!

Sasuke rimase paralizzato, incapace di chiudere gli occhi o di distogliere lo sguardo. Il Vescovo estrasse un coltello affilato da sotto la manica e, stando ben attento a non danneggiarli, estrasse gli occhi dei genitori del ragazzo e li ammirò con crudele soddisfazione.

- Il potere degli Sharingan adesso appartiene a me… e a me soltanto!

Danzo andò quasi in estasi, percependo l’energia che scaturiva da quelle piccole sfere insanguinate.

- Tu - disse poi, rivolto a Sasuke. - Ritengo che sarai molto più utile da vivo per i miei scopi…

Poi si voltò di scatto verso le guardie alle sue spalle, schioccando le dita.

- Portatelo via - ordinò. - Fino a che il suo potere nascosto non sarà del tutto sviluppato, sarà un ottimo “strumento” per me!

 

***

 

Il capitano batté rabbiosamente il pugno contro la parete. Non solo Danzo aveva massacrato la sua famiglia, per impossessarsi dei loro Sharingan, quell’essere immondo lo aveva privato di tutto: famiglia, affetti, libertà, onore e dignità… Non gli era rimasto più niente ormai, solamente l’odio e il desiderio ormai quasi dimenticato di una vendetta che non si sarebbe mai preso. Purtroppo Danzo era in possesso di un potere almeno quattro volte superiore al suo: l’energia dei quattro Sharingan che aveva sottratto ai suoi genitori, gli conferivano un potere tremendo; il potere di instillare paura e terrore nel cuore della gente; il potere di distruggere chiunque osasse sfidarlo; e il potere di comandare su tutto e tutti… perfino su di lui.

- Danzo - mormorò a denti stretti. - Per te non esiste una condanna adeguata, non meriti neanche l’inferno!

Mentre pronunciò queste parole, con lo sguardo rivolto verso l’oscurità della notte, i suoi occhi si accesero di un colore diverso dal solito… Come aveva predetto l’odiato Vescovo, il suo “potere nascosto” si stava lentamente svegliando.

 

( continua )

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Capitolo 10
*** L'Imboscata ***


L'alba giunse ancora una volta da dietro i monti, con il suo odore fresco di rugiada sulle foglie umide degli alberi. Non appena i primi raggi del sole illuminarono la valle, si udì chiaramente il verso stridulo di uno supendo predatore librarsi in aria. Il falco puntò dritto verso il braccio teso del suo cavaliere, vestito di tutto punto e pronto a partire, e si posò sulla sua mano guantata ripiegando le ali con grazia. Hyugarre non poté fare a meno di osservare l'uccello con una sottile nota di rimprovero, al che l'animale sembrò chinare il capo con imbarazzo. Tuttavia l'espressione dura dell'uomo si raddolcì un poco, come se volesse rassicurarlo, e i suoi occhi bianchi guardarono verso l'orizzonte.

 

- Andiamo a cercare Rock Lee - esclamò.

 

Ciò detto il falco si levò nuovamente in volo, scrutando la zona sottostante con la sua vista acuta. Hyugarre spronò il cavallo e si accinse a seguirlo.

 

***

 

Nel frattempo Rock Lee stava meditando seriamente se la sua nuova fuga fosse in realtà un classico tuffo dalla padella nella brace. Acquattato tra le rocce infatti, scorse chiaramente un accampamento e delle tende in lontananza: sulle tende svettava minaccioso il vessillo con le inconfondibili insegne di Konoha; le guardie del Vescovo lo stavano ancora cercando.

 

- Ma che ho fatto di male, Maestro mio, eh ? - si domandò Rock Lee, passandosi le mani sulla faccia.

- Fermo dove sei!

 

Rock Lee si voltò di scatto. Davanti a lui vi erano cinque soldati, e uno di loro stringeva in mano una specie di balestra.

 

- Dici che è uno di quelli che cerchiamo ? - fece uno dei soldati rivolto a un compagno.

- Che te ne frega - rispose l'altro. - L'ordine è di fermare chiunque, perciò portiamolo al nostro ufficiale...

- Giusto!

 

Nel momento in cui Rock Lee vide le spade sguainate, capì di non avere scelta se non quella di difendersi. Se si fosse lasciato catturare un'altra volta, il Vescovo lo avrebbe fatto penzolare da una corda prima che il sole fosse calato.

 

- Grande Vento della Foglia!

 

Prima ancora che i soldati capissero cosa fosse realmente successo, i calci e i pugni rapidi della Bestia Verde si abbatterono su di loro, lasciandoli senza fiato. Rock Lee fece quasi per voltarsi indietro e scappare quando, con un rumore secco, avvertì una sottile fitta all'addome. Chinando lo sguardo, poté vedere chiaramente il proiettile che lo aveva colpito: un dardo sottile sporgeva dal suo fianco; per un attimo non avvertì nulla di strano, poi però i suoi sensi vennero meno; e lui cadde lungo disteso per terra, senza emettere un rumore.

 

- Fortuna che il capitano Uchiha ci aveva avvertiti - mormorò il soldato, rinfoderando la balestra e le frecce soporifere che gli erano rimaste.

 

***

 

Quando Rock Lee riaprì gli occhi, si rese conto di avere le mani incatenate dietro la schiena.

 

- Su, muoviti - ruggì un soldato, spingendolo bruscamente per costringerlo ad alzarsi.

 

Non potendo fare altro purtroppo, il ragazzo fu costretto a obbedire suo malgrado. I soldati lo trascinarono immediatamente davanti all'ufficiale responsabile, uno dei diretti subordinati di Sasuke, e questi lo fissò con una smorfia crudele e divertita.

 

- Bene bene - esclamò. - Sei lontano dalla foresta, sudicio animale che non sei altro... Questa volta non li puoi fare i tuoi giochetti con mani e piedi!

 

Rock Lee chinò il capo rassegnato, maledicendo la propria impotenza, tuttavia l'ufficiale non aveva ancora finito con lui.

 

- Dov'è Hyugarre ? - domandò, afferrandolo violentemente per il bavero.

 

Il ragazzo esitò un momento. Certo Hyugarre gli aveva salvato la vita, ma non per pietà, gli serviva il suo aiuto per un motivo ben preciso. In fondo non sapeva praticamente nulla di lui, se non che era intenzionato ad uccidere il Vescovo con una specie di "sbudellatore" in forma di spada. Non era corretto da parte sua tradire chi lo aveva aiutato, ma nemmeno la sua posizione era poi tanto allegra: poteva forse evitare di rispondere a una domanda posta con così tanto garbo, da un ufficiale tanto gentile ?

 

- Hyu... Hyugarre ? - ripeté Rock Lee incerto. - Intendete forse uno alto, robusto, coi capelli lunghi ? No perché, sapete, si incontra così tanta gente da queste parti che...

- Fai meno lo spiritoso - tagliò corto l'ufficiale, smettendo di sorridere.

 

Rock Lee inghiottì a fatica.

 

- S... Sta andando ve... verso sud - balbettò.

 

Un soldato alle spalle dell'ufficiale scosse la testa dubbioso.

 

- Mente, è chiaro - esclamò. - Sarà diretto in tutt'altra direzione!

- Chiedo scusa, ma non è molto educato dare del bugiardo a uno appena conosciuto! - azzardò Rock Lee, piuttosto risentito.

 

Subito l'ufficiale inarcò il sopracciglio.

 

- Ti credi furbo, vero ? Ma ti è andata male: andremo a sud in ogni caso, verso Konoha... La forca ti attende già da un pezzo!

- Ma... ma...

- In marcia!

- Maestro, non dicevi sempre che bisogna essere "onesti e sinceri" ?!? - gridò Rock Lee, sollevando il capo verso il cielo. - Non è giusto...

- Zitto - ordinarono i soldati, trascinandolo via.

 

***

 

Intanto Hyugarre stava seguendo il falco sopra di lui, guardandosi attorno di tanto in tanto, in cerca di qualche traccia che rivelasse il passaggio di Rock Lee. Ad un tratto però il volatile cambiò rapidamente il proprio volo e ritornò dal cavaliere in preda ad una forte agitazione. Neji lo osservò incerto, il motivo di questo strano comportamento non prometteva nulla di buono. Il falco lo guardò fisso, emettendo un grido acutissimo, fu allora che Hyugarre avvertì il pericolo di una minaccia incombente.

 

- Byakugan!

 

Le vene intorno agli occhi bianchi di Neji cominciarono improvvisamente a pulsare. Il cavaliere si guardò intorno, scrutando ogni possibile angolo di quella distesa apparentemente solitaria, cercando di capire cosa avesse visto il falco di così terribile.

Non dovette attendere molto, infatti. Gli stessi soldati che avevano catturato Rock Lee si erano accorti del suo stallone nero, non appena quest'ultimo sbucò da dietro le colline. L'ufficiale decise velocemente la manovra di accerchiamento per prenderlo in trappola; e fece disporre i soldati tutt'intorno alla zona, nascondendosi assieme a loro dietro alcuni covoni di paglia disseminati qua e là sul terreno. Tuttavia, grazie all'avvertimento del falco e alla vista speciale di cui era dotato, Hyugarre riuscì ad individuare i nemici prima che questi gli si avventassero contro. Subito avvertì il rumore di qualche spada estratta dal fodero e delle balestre che venivano armate, così fece volare via il falco e si preparò allo scontro, stringendo i talloni lungo i fianchi di Shuriken.

 

- All'attacco - urlò l'ufficiale, sguainando la spada e ordinando ai balestrieri di uscire allo scoperto.

 

Subito i soldati fecero partire i loro micidiali proiettili, cosicché Neji fu costretto ad abbassare la testa per evitarli. Contemporaneamente però, afferrò la balestra appesa alla sella di Shuriken e fece partire anche lui un colpo. A differenza dei soldati e della loro pessima mira, il tiro di Neji ando a segno: uno dei balestrieri nemici scivolò dalla sella trafitto a morte; un altro provò a vendicarlo ma, prima che potesse prendere la mira, il dardo di Neji gli si era già conficcato in mezzo alla fronte. Improvvisamente due cavalieri armati di spada si lanciarono contro di lui, provenendo da due direzioni opposte.

 

- Dannazione - imprecò Neji.

 

Purtroppo Hyugarre non aveva tempo di ricaricare l'arma perciò, non appena uno dei nemici gli fu addosso, concentrò la propria aura e colpì il nemico al volto con un pugno violentissimo, fracassandogli la visiera dell'elmo. Il soldato gemette, portandosi le mani al volto insanguinato, tuttavia Neji ne aveva ancora un altro alle spalle.

 

- Muori !!!

 

Per poco questi non colse Hyugarre alla sprovvista, fortunatamente questi fu abbastanza rapido da abbassarsi un attimo prima di rimanere decapitato. Dopodiché fu il falco ad avventarsi sul nemico, ferendolo con gli artigli. Tuttavia la rapidità dell'azione costrinse Hyugarre ad abbassare per un attimo la guardia: l'alone luminoso che lo proteggeva scomparve il tempo sufficiente perché qualcuno riuscisse a colpirlo alla spalla con una freccia.

 

- Aargh - fece Neji, cercando di trattenere un grido.

 

Frattanto, Rock Lee cercò in tutti i modi di liberarsi. Una delle manette che gli assicuravano i polsi dietro la schiena era leggermente incrinata, cosicché non senza un notevole sforzo, il ragazzo riuscì a spezzarla con uno schianto secco. L'ufficiale lo aveva legato a terra, onde evitare sorprese, ma non aveva fatto i conti con la sua forza di giovinezza.

 

- Ma come cavolo hai fatto a... Uuuhn!

 

Il calcio di Rock Lee lo spedì a terra, veloce come un fulmine. Stava quasi per massaggiarsi i polsi doloranti, quando vide un soldato puntare un'altra freccia contro la schiena di Neji. Senza perdere tempo, colpì l'arma col piede ma non fu abbastanza rapido da fermare il colpo. La freccia fu scagliata accidentalmente verso l'alto e il falco rimase trafitto ad un'ala.

 

- Falco - gridò Neji, sentendo l'urlo dell'animale sopra di lui. - No...

 

Sotto il suo sguardo inorridito, Hyugarre vide il volatile precipitare in linea retta e ricadere immobile al suolo.

 

( continua )

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Capitolo 11
*** Una Corsa contro il Tempo ***


Tenendosi la spalla ferita, Neji rifiutò di credere che ciò che aveva appena visto fosse vero. Il suo cuore parve fermarsi assieme al volo del falco; quest’ultimo cadde come un corpo morto nell'aria; e lui avvertì un dolore lancinante al petto, assai più intenso della freccia ancora conficcata dentro. Vedendolo immobile, i soldati pensarono dunque di poterlo catturare vivo, ma evidentemente non avevano ancora compreso che l'uomo davanti a loro non era un individuo normale…

Hyugarre si strappò via la freccia dalla ferita, come se si trattasse di un’innocua scheggia, tuttavia la carne lacerata e il dolore acuto non significavano nulla in quel momento. Le guardie del Vescovo attaccarono come un unico uomo e, per la prima volta, Neji Hyugarre sentì la rabbia montargli in corpo e intensificare la sua aura oltre ogni limite.

Solamente tre soldati, compreso l’ufficiale che si stava rialzando, sembravano essere ancora in condizioni di combattere. Uno di loro sollevò la spada e si lanciò contro Hyugarre. Quest’ultimo era ancora immobile con il capo chino in avanti, quasi fosse ormai in punto di morte. La spada del soldato puntò dritta verso il volto di Neji, senza che questi battesse ciglio…

 

- Aaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhh !!!

 

Il soldato cacciò un urlo terrificante, non appena la punta della freccia gli fuoriuscì dalla schiena. Hyugarre aveva richiamato a sé la sua aura spirituale e l’aveva trasmessa al braccio, così da perforare l’armatura del nemico con quello stesso dardo che aveva in mano. La freccia attraversò il torace dell’uomo, insieme al pugno di Neji, costui strabuzzò gli occhi e crollò a terra in una pozza di sangue.

 

- Ma… Ma quello non è un uomo…

 

Il secondo soldato osservò intimorito l’aura che emanava dal corpo di Neji, vivida e palpabile come non mai. Per un attimo esitò ma, temendo assai più la collera del capitano Uchiha o le ire del Vescovo Danzo, raccolse il coraggio della propria incoscienza e si lanciò all’attacco. Hyugarre afferrò l’elsa della spada appesa alla sella di Shuriken e ne brandì la lama gigantesca, come se fosse avvolta da una lingua di fuoco azzurro. Il soldato non ebbe tempo di accorgersene che, con un grido di rabbia e disperazione, Neji gli staccò la testa di netto con un micidiale fendente. Il cavallo del militare continuò a portare in groppa il corpo decapitato del suo cavaliere, prima che questi scivolasse di sella e rimanesse immobile sul terreno.

 

- Dannato farabutto - ruggì l’ufficiale, rimettendosi in piedi. - Ti ammazzerò io questa volta.

 

L’uomo afferrò le redini del proprio cavallo e montò in sella, deciso ad affrontare personalmente quella specie di mostro. Tuttavia, non appena Hyugarre si voltò a fissarlo, costui capì immediatamente che non avrebbe avuto alcuna speranza. Gli occhi bianchi di Neji erano l’immagine stessa della follia, i lunghi capelli neri a tratti sollevati dall’aura che emanava dal suo corpo, e lo spadone nella sua mano gridava chiaramente “morte” a chiunque sarebbe stato tanto pazzo da venirgli incontro. Senza pensarci due volte, l’ufficiale voltò la propria cavalcatura e scomparve rapidamente verso sud, in direzione di Konoha. Hyugarre fece per inseguirlo, così da accelerare la sua fuga, ma in realtà fece un ampio giro e tornò indietro, verso il punto dove il falco giaceva immobile. Qui smontò veloce di sella e, sentendo venir meno la propria rabbia, l’aura luminosa intorno al suo corpo scomparve. Neji piantò la spada nel terreno e si avvicinò al falco, inginocchiandosi accanto a lui.

 

- Calma - sussurrò. Calma, starai bene…

 

L’animale sollevò debolmente la testa, guardandolo con occhi tristi e supplicanti. La freccia gli si era piantata proprio sopra l’attaccatura dell’ala, in un punto difficile da estrarre senza rischiare di danneggiare la cartilagine sottile. Tuttavia Hyugarre si accostò davanti a quella debole traccia di vita, come se da essa dipendesse la propria, e si attaccò alla speranza che non fosse ancora troppo tardi.

Anche Rock Lee si avvicinò, chiaramente e sinceramente preoccupato per lo straordinario volatile. Neji si voltò a fissarlo con aria diversa dal solito, era spaventato e confuso, non sembrava più neanche lui…

 

- Prendi un pezzo di stoffa - gridò piano a Rock Lee, indicando con lo sguardo la sella di Shuriken. - Dalla mia sacca, presto!

 

Senza farselo ripetere, Rock Lee fece ciò che gli era stato chiesto. Hyugarre si avvicinò ancora di più all’animale ferito, cercando in tutti i modi di confortarlo, ma questi continuava a soffrire purtroppo in modo atroce.

 

- Calma - disse Neji con un filo di voce. - Calmati, non aver paura, non è niente… Non è niente - ripeté, più che altro rivolgendosi a sé stesso. - Guarirai… guarirai molto presto, vedrai…

 

Solo quando Rock Lee si avvicinò per consegnargli un pezzo di lino bianco, Hyugarre si accorse ancora della sua presenza.

 

- Grazie - mormorò.

 

Rock Lee lo osservò avvolgere delicatamente il corpo del falco, senza dire una parola. Dopo averlo sistemato, in modo che la freccia non si muovesse e non gli provocasse ulteriori sofferenze, Neji lo prese in braccio e si avvicinò a Rock Lee guardandolo fisso negli occhi.

 

- Prendilo - esclamò. - Cerca aiuto!

 

Rock Lee non riuscì a credere alle proprie orecchie.

 

- I… Io ?!?

- Sei l’unico che può salvarlo - insisté lui con veemenza.

- M… Ma il poverino è spacciato e…

 

Non ebbe il tempo di finire la frase che, afferrandolo brutalmente per il collo, Neji lo fulminò con lo sguardo.

 

- Non dirlo neppure - urlò.

 

Per un attimo Hyugarre esitò incerto ma, rendendosi conto che non c’era tempo da perdere, allentò la presa e si sforzò di mantenersi calmo.

 

- Vai in quella direzione - disse poi, indicando con lo sguardo verso sudest. - Troverai un vecchio edificio con un grosso stagno pieno di rospi, là vive un eremita di nome Jirayus… Dagli il falco, lui sa quello che deve fare!

- M… Ma non ti rendi conto che…

- Va, salta sul mio cavallo - ripeté Neji.

- Ma sei tu quello che conosce la strada…

 

Hyugarre si morse il labbro. Purtroppo il tramonto ormai vicino lo faceva sentire ancora più impotente davanti alla situazione, ma non c’era tempo per discutere… Che lo volesse o no, era costretto ad affidarsi nelle mani di quel giovane testardo, sperando che almeno lui fosse in grado di fare qualcosa.

 

- Fa quello che ti dico - fece in un tono che non ammetteva repliche. - Monta sul cavallo… ora!

 

Rock Lee si rese conto di non avere alcuna scelta. In silenzio salì in groppa a Shuriken e, non appena fu ritto in sella, Hyugarre gli consegnò nelle mani il falco.

 

- Sta attento - sussurrò Neji.

 

Rock Lee si accostò dolcemente l’animale, cingendolo con il braccio e stringendo con l’altra mano le redini. Tuttavia, prima che potesse partire, Hyugarre gli dette un esplicito avvertimento.

 

- Ricordati una cosa - esclamò secco. - Se fallisci, ti inseguirò per il resto dei miei giorni… e sta certo che ti troverò!

 

Dal tono di quelle parole e dall’espressione inequivocabile dei suoi occhi di ghiaccio, Rock Lee capì che diceva sul serio. Per un attimo rimasero a guardarsi, dopodiché Neji sollevò il braccio e lo sollecitò ad andare.

 

- Va - disse. - Va… Vai !!!

 

Senza indugiare oltre, Rock Lee affondò i talloni nei fianchi di Shuriken e partì al galoppo. Neji rimase immobile a osservarlo, mentre si allontanava oltre l’orizzonte, e dentro di sé pregò perché tutto andasse a buon fine.

 

- Ti prego - supplicò, con lo sguardo perso nel vuoto. - Ti prego… salvala!

 

( continua )

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Capitolo 12
*** Al Calar del Sole ***


Mentre galoppava, Rock Lee si ricordò improvvisamente delle storie che aveva sentito circa un luogo chiamato La Torre dei Rospi. Secondo la leggenda, da quelle parti esisteva infatti un vecchio castello in rovina, dove si diceva che un rospo gigante, di nome Gamabunta, ne avesse fatto la propria dimora. Sempre secondo quella storia, l'animale non era cattivo... ma aveva un pessimo carattere e soprattutto non tollerava in alcun modo coloro che venivano ad infastidirlo. Man mano che andava avanti, Rock Lee intravide la sagoma di una torre diroccata, proprio come aveva detto Hyugarre, e tutt'intorno vi era una gigantesca pozza d’acqua stagnante.

 

- Potenza della Giovinezza - si lasciò scappare Rock Lee. - Chi mai potrebbe essere tanto pazzo da voler vivere con tutti questi rospi ?

 

Guardandosi intorno infatti, Rock Lee vide tantissime di quelle gracidanti creature, accoccolate tra le pietre, immerse nell’acqua o semplicemente sedute da qualche parte ad osservare ogni suo movimento. La strada verso la torre era ancora lunga e impervia, ciononostante Shuriken procedeva sicuro con gli zoccoli sulla salita, come se conoscesse perfettamente la strada. Quando furono ormai ai piedi della torre, Rock Lee si chinò a confortare il falco.

 

- Ecco il castello, lo vedi ? - sorrise, accarezzandolo. - Ci saremo presto, non preoccupa… ahi!

 

Non appena provò ad accarezzarlo sotto le piume, l’animale rispose con una beccata piuttosto violenta.

 

- Accidenti, che caratteraccio - si lamentò il ragazzo, succhiandosi il dito. - E’ così che la metti ? D’accordo allora, che sia questo “Jingirrayus” o come-accidenti-si-chiama a farsi morsicare… Giovinezza o no, Maestro mio, questa storia mi piace sempre meno, altroché!

 

***

 

 

Intanto, mentre il cielo volgeva all’imbrunire, Hyugarre giaceva inginocchiato davanti alla sua enorme spada, come se fosse assorto in preghiera. Il sole stava quasi per scomparire dietro le montagne, lasciando la pianura fredda e silenziosa, e il vento cominciò a fischiare sommesso. L’ululato gelido che risuonava su quella lunga distesa, ormai parzialmente avvolta nelle tenebre, era lo stesso che si agitava nel cuore tormentato del cavaliere.

 

 - Ti supplico...

 

***

 

Giunto davanti al cancello abbassato, Rock Lee urlò a squarciagola, sperando che qualcuno potesse rispondere.

 

- Ehi, c’è nessuno qui ?

 

Subito dozzine di teste dagli occhi enormi si affacciarono sulle mura e da ogni possibile fessura, cercando di capire chi fosse il disturbatore.

 

- C’è nessunooo ? Rispondete, per favore…

 

Per un attimo Rock Lee cominciò a temere sul serio che le uniche creature viventi da quelle parti fossero solamente i rospi… Tuttavia, improvvisamente qualcuno rispose alle sue invocazioni.

 

- Aaahhh - gracchiò una forte voce maschile, piuttosto contrariata. - Possibile che un onesto eremita non possa tranquillamente leggere le proprie “riviste intellettuali” senza essere disturbato… Che cosa vuoi, scocciatore ?!?

 

Alzando lo sguardo, Rock Lee vide la testa di un uomo sulla sessantina, con lunghi capelli bianchi irsuti, che lo fissava con aria piuttosto contrariata.

 

- Mi hanno detto di portarti questo uccello, è stato ferito - gridò Rock Lee, per farsi sentire oltre l’insopportabile gracidìo dei rospi.

 

- Ah, un bel tiro, non c’è che dire - sorrise l’eremita, passandosi la lingua sulle labbra. - Portalo dentro, lo mangeremo insieme…

- NON LO MANGEREMO AFFATTO - gemette Rock Lee, terrorizzato al pensiero di ciò che Hyugarre avrebbe potuto fargli.

- Oh, e perché no - protestò il vecchio, grattandosi nervosamente la bianca capigliatura. - E’ scoppiata una nuova epidemia di aviaria, per caso ?

- Questo non è un falco qualunque - spiegò Rock Lee con veemenza, sperando che quel tizio riuscisse a capire. - Appartiene a un cavaliere di nome Hyugarre!

 

Nell’udire quel nome, il vecchio spalancò gli occhi e impallidì di colpo.

 

- Portalo dentro… portalo dentro, svelto!

 

La voce dell’uomo era completamente diversa da un attimo prima. Senza perdere neanche un momento, gettò via ciò che stava leggendo e si accinse a sollevare il cancello, tirando su l’argano in fretta e furia. Sotto lo sguardo incuriosito di centinaia di rospi di varie dimensioni, Rock Lee oltrepassò l’ingresso assieme a Shuriken. In men che non si dica, l’eremita gli si avvicinò sgomento.

 

- Presto ragazzo, presto - esclamò. - Per amor del cielo, seguimi!

 

Rock Lee scese immediatamente di sella e, tenendo il falco stretto a sé, si avvicinò all’uomo.

 

- Fai il bravo, eh - sussurrò il ragazzo all’animale inquieto.

- Di qua, ragazzo - ripeté l’eremita ansioso. - Presto… Presto!

 

Seguendo il vecchio passo passo, Rock Lee oltrepassò un’intera processione di batraci accoccolati su ciò che restava ancora in piedi della costruzione. La sensazione di quegli occhi gialli puntati addosso e quella specie di “concerto” sommesso lo rendevano inquieto, tuttavia si fece coraggio e proseguì lungo le scale che conducevano alla torre.

 

- Fa attenzione, non calpestare i rospi - lo ammonì Jirayus, sempre più nervoso. - Sono molto suscettibili, se qualcuno li infastidisce… Beh, lasciamo perdere!

 

Finita la rampa di scale, i due si ritrovarono davanti a una passerella che conduceva ad una porta di legno. Qui Jirayus si fermò di scatto, indicando qualcosa al centro del passaggio.

 

- Ora attento, cammina sulla sinistra - spiegò. - Sotto questa passerella, vive il vecchio Gamabunta… Non è pericoloso ma, se si dovesse svegliare di soprassalto o se qualcuno fosse tanto stupido da cadergli addosso, di certo non sarebbe molto allegro… Cammina sulla sinistra, e occhio a dove metti i piedi!

 

Rock Lee seguì il consiglio alla lettera. Da sotto le tavole della passerella, si poteva udire forte e chiaro l’enorme rospo che dormiva, russando pacificamente. Jirayus armeggiò febbrilmente con la serratura, prima di aprire la porta e invitare Rock Lee a seguirlo all’interno. La stanza era ampia e riscaldata; il fuoco che ardeva nel camino era l’unica fonte di luce in quell’ambiente; Jirayus si affrettò a scostare un mucchio di carabattole sparse sul letto, e fece segno a Rock Lee di adagiarvi sopra il falco.

 

- Piano… Fai piano, mi raccomando!

 

Con tutta la delicatezza di cui era capace, Rock Lee depose l’animale sulle lenzuola, stando attento che la freccia non gli causasse ulteriore sofferenza.

 

- Ora lasciaci - disse Jirayus, tirando Rock Lee per la manica.

- Posso… aiutare ?

- No, va fuori ragazzo!

 

Senza accettare repliche, l’eremita spinse Rock Lee fuori della porta. Dopodiché si avvicinò al falco, accarezzandolo dolcemente e ricambiando lo sguardo dei suoi tristi occhi supplicanti.

 

- Non aver timore - disse Jirayus, con un debole sorriso sul volto tirato. - Hyugarre aveva ragione, io so quello che c’è da fare…

 

Gli occhi del vecchio si spostarono rapidamente alla finestra: il sole non era ancora calato completamente.

 

- Dobbiamo aspettare ancora - mormorò. - Manca poco, abbi pazienza!

 

***

 

Stringendosi nelle braccia per il freddo, Rock Lee non riusciva ancora a spiegarsi tante… troppe cose. Che cosa aveva di tanto speciale quel falco ? Perché Jirayus aveva cambiato improvvisamente espressione, non appena sentito il nome di Hyugarre ? E cosa legava il cavaliere a quell’eremita bizzarro ? Troppe domande, nessuna risposta…

 

- Bah - sbuffò Rock Lee rassegnato, incrociando le braccia dietro la testa. - Lo so che te l’ho già detto, Maestro mio, ma tutta questa faccenda mi piace sempre meno!

 

Improvvisamente il ragazzo udì un rumore alle sue spalle. Approfittando dell’ultima luce, Jirayus si recò probabilmente a raccogliere delle erbe curative. Tuttavia, nella fretta di uscire, aveva dimenticato la porta socchiusa… Per un po’ non ci fece caso, e rimase a scrutare il cielo con aria assente. Pochi minuti dopo però, quando la rossa linea del tramonto calò del tutto dietro l’orizzonte, non poté fare a meno di notare che c’era un po’ “troppo” silenzio; perfino i rospi avevano smesso di fare il loro verso.

 

- E… se fosse morto - fece Rock Lee con terrore, pensando al falco. - Hyugarre mi farebbe a pezzi, ne sono certo!

 

Il solo pensiero fu sufficiente a fargli venire un brivido gelido lungo la schiena.

 

- Fo… Forse posso tenerlo d’occhio, finché non torna l’eremita - esclamò.

 

Senza pensarci due volte, si avvicinò silenziosamente davanti all’uscio semiaperto. Tuttavia si ritrovò completamente impreparato davanti a ciò che vide: dentro, alla debole luce del camino, non vi era più alcun uccello ferito; stesa sul letto, vi era invece un’affascinante fanciulla dai capelli scuri, con una freccia che le sporgeva dalla spalla. Costei, avvolta da una coperta sottile, ricambiò lo sguardo meravigliato del ragazzo coi suoi due occhi color nocciola… Rock Lee riconobbe immediatamente la fanciulla delle notti precedenti e, per un attimo, avrebbe addirittura giurato che si trattasse di un sogno.

( continua )

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Capitolo 13
*** Un Urlo nella Notte ***


La reazione di Rock Lee fu di completo stupore. La fanciulla sollevò appena il capo, fissandolo con aria interrogativa, e solo allora il ragazzo si rese conto delle sue morbide curve, anche sotto la stoffa che serviva a nascondere le sue nudità. Subito cercò di distogliere lo sguardo e si voltò imbarazzato tuttavia, prima che se ne andasse, la fanciulla gli rivolse una debole domanda.

 

- Neji è... ?!?

 

Rock Lee si fermò di scatto. La soluzione del mistero di Hyugarre era proprio davanti ai suoi occhi, assurda ma innegabile, così impossibile da accettare eppure... La fanciulla stesa sul letto sembrava reale, tanto quanto lui o qualunque altra cosa lì presente, e attendeva con ansia una risposta. Rock Lee si voltò piano, cercando di distogliere pudicamente il proprio sguardo dalle coperte che la avvolgevano, e la sua voce cercò di suonare il più rassicurante possibile.

 

- E' vivo - rispose lui con un filo di voce. - Lui è vivo, non temere!

 

La fanciulla lasciò ricadere la testa all'indietro con un sospiro, e Rock Lee non poté fare a meno di osservare la sua espressione sollevata, assieme ai suoi occhi limpidi.

 

- C'è stata una battaglia tremenda - esclamò Rock Lee, cercando di mettere ordine nei propri pensieri più che altro. - Hyugarre e io abbiamo combattuto, alcuni soldati sono morti, e il falco...

 

Tacque. Se qualcuno gli avesse detto la stessa cosa che stava pensando in quel momento, non ci avrebbe mai creduto. Tuttavia, per quanto si sforzasse, non riusciva a togliersi quell'idea assurda dalla testa.

 

- Il falco - ripeté Rock Lee. - E’ stato colpito…

 

La fanciulla portò la mano alla freccia conficcata nella sua spalla, e sollevò lo sguardo verso il soffitto. Rock Lee continuò a chiedersi se tutto ciò fosse semplicemente un sogno, era tutto così incredibile, possibile che “lei” fosse… ?!? Il ragazzo rimase imbambolato, incapace di dire se ciò fosse reale o meno.

 

- Ma tu - domandò lui, con un filo di voce. - Tu sei vera… o sei uno spirito ?

 

La fanciulla voltò il capo, guardandolo con occhi colmi di tristezza. Chi era… Che cosa era ? Un tempo credeva di saperlo, ora invece tutto il suo mondo, tutta la sua esistenza, era legata a quella stessa identica sensazione che affliggeva il suo cuore: non si trattava della freccia conficcata nella carne; né di ansia o paura; né di angoscia o disperazione… la risposta era tanto semplice quanto chiara, per questo così difficile da accettare.

 

- Io sono dolore!

 

In quel momento Jirayus rientrò nella stanza, in preda a una crisi di nervi.

 

- Ma come cavolo hai… ? Che razza di… Urgh!

 

Rendendosi conto immediatamente di quanto era successo, dall’espressione scioccata del ragazzo e dallo sguardo rassegnato della fanciulla ferita, afferrò Rock Lee per un braccio e lo trascinò fuori rudemente.

 

- Ora va fuori, fuori - esclamò spazientito. - E questa volta restaci fuori, giovane ficcanaso che non sei altro!

 

Dopo averlo messo alla porta, l’eremita si avvicinò al letto, stringendo tra le mani un fascio di erbe curative e alcuni vasetti, assieme ad alcune bende di stoffa pulita.

 

- Non aver paura, adesso - sussurrò il vecchio, cercando di sorridere. - Lo so, farà un po’ male… anzi molto male, ma è necessario!

 

La fanciulla annuì. Sapeva bene che l’unica alternativa per lei era morire, lì in quello stesso istante, ma non poteva… non doveva!

Jirayus rimestò in una ciotola alcune delle erbe che aveva raccolto, fino ad ottenerne un impiastro disinfettante ( fortuna che i rospi lo avevano aiutato a cercarle, altrimenti non avrebbe mai fatto in tempo! ), dopodiché si avvicinò alla fanciulla per poter estrarre la freccia.

 

***

 

 

Ora che era calata la notte, le ombre e i rumori che portava con sé erano lugubri e misteriosi. Ma il lupo che si aggirava inquieto, attorno a un’enorme spada conficcata nel terreno, sembrava stranamente diverso da ogni altra ombra o suono… La sua presenza era carica di pietà e il suo verso assomigliava piuttosto a un triste lamento.

 

***

 

 

L’eremita si fece coraggio, la fronte imperlata di sudore, terrorizzato nel constatare quanto la freccia fosse così vicina al cuore; e che un minimo errore da parte sua sarebbe stato fatale. Tuttavia la fanciulla lo guardò con l’espressione seria dei suoi splendidi occhi color nocciola, e Jirayus capì…

 

 

 

- D’accordo, allora...

 

***

 

 

Fuori della porta, Rock Lee attendeva con ansia. Non per sé stesso o tantomeno per la minaccia di Hyugarre… bensì per la vita della fanciulla. L’aveva vista in così poche occasioni e solo di sfuggita, ma era rimasto così profondamente colpito dal suo sguardo che, quasi senza rendersene conto, si ritrovò a pregare in silenzio per la sua sorte.

 

 

 

- Ti prego, Maestro - sussurrò tra sé e sé. - Proteggila, non lasciarla morire… Ti prego!

 

 

 

Quella notte quattro anime, benché lontane una dall’altra, rivolsero la stessa preghiera al cielo…

 

***

 

Ormai era il momento, Jirayus non poteva più attendere oltre. Fuori dalla finestra, un ululato sommesso gli fece sentire improvvisamente tutto il peso e la responsabilità che gravava su di lui: se avesse fallito, non se lo sarebbe mai perdonato. La mano dell’eremita afferrò l’estremità della freccia, mentre con l’altra accarezzò dolcemente la fronte della fanciulla. Tuttavia quest’ultima decise di essere forte per entrambi e, afferrando la mano dell’uomo, cercò di trasmettergli coraggio sufficiente per fare ciò che doveva essere fatto. Jirayus respirò profondamente, trattenne il fiato… e tirò via il dardo con un unico movimento.

 

Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh !!!

 

Quell’urlo lancinante, assieme all’ululato del lupo in lontananza, fece accapponare la pelle a Rock Lee, il quale temette subito il peggio. Per un attimo il cielo sembrò scuotersi, sotto quella disperazione così profonda, dopodiché tutto ritornò silenzio…

 

***

 

Nel frattempo anche Sua Grazia il Vescovo si svegliò di soprassalto, un pensiero lo assalì come un’onda ma lo scacciò immediatamente. D'istinto fece per scoprirsi il braccio destro ma, proprio in quel momento, qualcuno bussò alla porta della sua stanza.

 

- Avanti - rispose Danzo, irritato.

- Vostra Grazia - esclamò la guardia, facendosi rispettosamente da parte. - Inuzuka è arrivato!

 

Sulla soglia comparve la sagoma di un giovane alto e robusto, con gli occhi sottili e due tatuaggi rossi lungo le guance. Costui si tirò indietro l’ampio cappuccio bordato di pelliccia e rivolse al Vescovo uno sguardo pieno di rispetto.

 

- Ai vostri ordini - esclamò.

 

( continua )

 

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Capitolo 14
*** La Maledizione ***


Jirayus uscì dalla stanza completamente stravolto. Rock Lee, ansioso di sapere, fece per entrare, ma l’eremita lo afferrò saldamente per un braccio.

 

- Sta bene - disse l’uomo, con un filo di voce. - Ma ha bisogno di riposare adesso… Andiamo ragazzo, seguimi!

 

Stupito e confuso, con la testa ancora piena di domande che gli ronzavano senza tregua, Rock Lee capì che la cosa migliore da fare era seguire l’eremita, sperando così di ottenere da lui almeno qualche spiegazione. Jirayus accompagnò il ragazzo in una specie di frantoio: dentro vi erano alcune grosse botti di vino e diverse bottiglie, sistemate una accanto all’altra; in fondo alla stanza vi era un grosso tornio di legno e, al centro, vi era un caldo fuoco acceso che illuminava appena l’ambiente con una luce vivida.

 

- Meno male che Iddìo lassù ci vede e ci protegge - mormorò l’eremita, afferrando una brocca e accostandola alla botte per riempirla. - Dopo quello che è successo, ho bisogno di bere… Bevi anche tu, ragazzo!

 

Rock Lee sollevò le mani, rifiutando cortesemente l’offerta. - Veramente io non… Voglio dire, non sarebbe possibile avere un goccio d’acqua, per caso ?

- “Acqua” - sbuffò l’eremita, infastidito. - Intendi dire quella schifezza ributtante e trasparente ? Persino Noé rifiutò di uscire dall’Arca, finché quell’orribile elemento non scomparve alla sua vista!

 

Subito Jirayus bevve un paio di sorsi e cominciò a gesticolare col bicchiere in mano.

 

- E ricordo di avere letto da qualche parte che, proprio per far dimenticare agli uomini l’esistenza di quell’incolore porcheria, fu sempre quel sant’uomo a creare il vino, la birra e altre “nobili” bevande per dissetare la gente per bene…

- Ne è sicuro ? - chiese Rock Lee, perplesso.

- Oseresti dubitare di ciò che sta scritto sui libri ?!? - ribatté l’altro, aggrottando il sopracciglio. - Comunque, visto che ritieni l’acqua come un dissetante ( e non come liquido buono solo per radersi e farsi la barba ), prendi il contenuto di quella brocca… E che Dio abbia pietà di te, figliolo!

 

Così dicendo, indicò la caraffa sulla mensola alle spalle di Rock Lee e si versò un altro goccio.

 

- “Acqua”, ma guardate cosa mi tocca sentire… Bah!

 

In realtà chiunque al posto di Rock Lee avrebbe sentito il bisogno di qualcosa di molto più forte dell’acqua. Tuttavia, essendo completamente astemio, non poteva rischiare di ubriacarsi prima di ottenere qualche risposta; doveva assolutamente restare lucido e ben sveglio. Intanto Jirayus cominciò a sciogliersi la lingua, sotto gli effetti dell’alcool, e mormorò frasi sconnesse; Rock Lee lo vide fissare le fiamme al centro della stanza, con espressione assente; in quel momento l’ululato del lupo riecheggiò un’altra volta nell’aria.

 

- E’ lui, giusto ? - domandò.

- Cosa - fece Jirayus, sollevando di colpo la testa.

- Il lupo - insistette Rock Lee. - Quel lupo… E’ Hyugarre ?

- Bah - rispose l’altro, sollevando la mano. - E’ solo il vento, non ci pensare…

- Oh, certo! E quel falco che ti ho portato era “solo un semplice falco”, vero ?!?

 

Jirayus strinse gli occhi.

 

- Come ti chiami, ragazzo ?

- Rock Lee Gaston!

- Hm - fece Jiraya, buttando giù un altro sorso e guardando il giovane negli occhi. - Suppongo tu voglia qualche spiegazione… Non è così ?

- Diciamo che non mi dispiacerebbe cominciare a “capire” - puntualizzò Rock Lee.

 

L’eremita si sedette davanti al fuoco e, versandosi ancora da bere, cominciò tristemente il suo racconto.

 

- Suppongo che Neji non ti abbia raccontato nulla di lei, vero ?

- No - ammise Rock Lee.

- Già, immagino… Comunque il suo nome è Tenten d’Armé, ed è l’unica erede rimasta in vita del generale d’Armé!

- D’Armé - improvvisamente Rock Lee si rese conto di aver già sentito un nome simile prima d’ora. - Intendete dire quel d’Armé ?!?

- Proprio lui - rispose Jirayus. - Il “Massacratore dalle Mille Lame”, colui che da solo fece strage di guerrieri nel Paese del Vento…

- Ma, da quel che ho sentito, quell’uomo è morto in battaglia qualche anno fa!

- Esattamente - confermò Jirayus. - E lei, in quanto unica rimasta a conoscenza della tecnica segreta di suo padre, venne ad abitare a Konoha, ospite del Vescovo…

 

***

 

- Ci siamo, Lady Armé - esclamò il soldato. - Quella laggiù è la cattedrale di Konoha, presto saremo a destinazione!

 

La fanciulla osservò le torri e le alte mura, con una vaga indifferenza. Per lei tutto ciò non rappresentava nulla di particolare, conosceva perfettamente il motivo per cui era lì; perciò si era semplicemente rassegnata all’idea di sopportare quella situazione, come una penitenza per i molti peccati commessi da suo padre. Una volta oltrepassati i cancelli, Tenten d’Armé venne accolta da un uomo anziano, vestito in abito talare, con un’espressione gentile sul volto.

 

- Benvenuta, Lady Armé - disse il vecchio rispettosamente. - Sono Hiruzen Sarutobi, Abate di Konoha, e da oggi sarò il vostro tutore, finché vi tratterrete presso di noi…

- La ringrazio, Abate Sarutobi - rispose educatamente la fanciulla. - Tuttavia non c’è bisogno di fingere: so perfettamente “perché” Sua Grazia si è personalmente interessato della mia situazione… Tuttavia può riferirgli da parte mia che non intendo rivelare il segreto della tecnica di mio padre, né a lui né ad altri!

 

L’Abate scosse la testa, comprensivo.

 

- Vi prego di credere che non c’è alcun ordine di Sua Grazia dietro tutto questo: ho deciso di accogliervi sotto la mia tutela per libera scelta!

- Se è così ve ne sono grata, e vi prego altresì di accettare le mie scuse per aver dubitato della vostra buona fede!

- Non ce n’è bisogno - sorrise l’Abate. - Dev’essere terribile per voi, aver perso il vostro genitore in modo tanto tragico…

- Mio padre era un individuo crudele e spietato - lo interruppe Tenten, con voce fredda e monocorde. - Prima di incontrare la morte sul campo di battaglia, le sue mani si sono macchiate del sangue di molti innocenti, tra cui donne e bambini… La prego di credermi se dico che non sento per lui né compassione né pietà!

- Capisco - fece l’Abate, chinando il capo tristemente. - Bene, prima di condurvi al cospetto del Vescovo, procurerò affinché nulla turbi il vostro riposo, dopo un viaggio così lungo e difficile!

- La ringrazio - sorrise la fanciulla riconoscente.

 

L’anziano Abate si voltò dunque a chiamare il suo attendente.

 

- Capitano Hyugarre - esclamò.

 

Tenten rimase piacevolmente colpita dal giovane cavaliere dinanzi a lei. Costui era alto e fiero, con lunghi capelli neri, come l’armatura che indossava; e i suoi occhi erano completamente bianchi e pieni di luce, come il ghiaccio splendente al sole delle giornate d’inverno. Costui si inchinò davanti a lei, senza staccarle gli occhi di dosso, e le rivolse un impeccabile saluto in perfetto stile militare.

 

- Capitano Hyugarre, al vostro servizio - esclamò il cavaliere.

 

Passato il primo momento di stupore, Tenten si riscosse immediatamente da quello sguardo. Dopodiché seguì il cavaliere lungo il portico e insieme attraversarono l’ampio giardino, fino a raggiungere gli alloggi che le erano stati destinati. Qui Hyugarre si fermò di scatto davanti alla porta e, con un inchino, si fece da parte.

 

- Siamo arrivati, mia signora - disse. - Prego, accomodatevi!

 

Tenten rimase sempre più stupita dall’aspetto di quel cavaliere. Il suo volto era l’immagine evidente di un orgoglio smisurato ( troppe volte aveva visto quell’espressione sul volto di suo padre, per non riconoscerla subito ), tuttavia nei suoi occhi intravide qualcosa di assai diverso: una luce calda e avvolgente, qualcosa che le piacque immediatamente… Anche se non sapeva perché, sentiva che in quel giovane e orgoglioso ufficiale c’era qualcosa di molto simile a lei; tristezza e dolore, e un profondo rancore verso un destino difficile.

Improvvisamente il cavaliere fece per andarsene, tuttavia la fanciulla si lasciò sfuggire un debole richiamo.

 

- Aspettate - esclamò. - Non mi avete ancora detto il vostro nome…

 

Il cavaliere si volto ad osservarla sorpreso. Perché mai voleva conoscere il suo nome ?

 

- Sono il nipote di uno degli attendenti di Sua Maestà, l’Imperatore! Mi chiamo Neji, figlio di Hizashi Hyugarre e capitano della guardia personale di Sua Grazia il Vescovo, al vostro servizio!

- Neji - ripeté Tenten sottovoce. - Scusatemi se vi importuno con la mia curiosità, ma… è che mi sembrate molto giovane per essere già un capitano!

- Nell’esercito, più dell’età contano i meriti, mia signora - rispose Hyugarre, educatamente ma in tono fermo.

- Certo perdonatemi - si affrettò a dire lei. - Non intendevo offendervi…

 

La mano di Tenten sfiorò leggermente quella dell’ufficiale. Costui rimase meravigliato da quel tocco così leggero e, sollevando lo sguardo, non poté fare a meno di restare a sua volta colpito dagli occhi della fanciulla, così simili a quelli profondi e acuti di un bellissimo uccello predatore.

 

- Col… vostro permesso - cominciò a dire, leggermente imbarazzato. - Devo andare, mi aspettano per le esercitazioni!

- Oh, certo - rispose Tenten, cercando in fretta di ricomporsi. - E’ stato un piacere conoscerla, Neji… Volevo dire, “capitano!”

 

Hyugarre sorrise.

 

- Lady Armé - mormorò lui, con un leggero inchino, prima di allontanarsi lungo il cortile dal quale erano entrati.

 

Tenten rimase per qualche istante ferma sulla soglia, con ancora davanti a sé l’immagine del bel capitano. Lei non se ne era resa conto, ma ciò che aveva fatto sorridere quel cavaliere così serio era stato il lieve rossore delle sue guance…

 

***

 

Jirayus sospirò.

 

- Era una fanciulla dolce e deliziosa - disse, con una punta di nostalgia nella voce. - Durante quel periodo tutti si innamorarono di lei, in qualche modo, ma non c’era niente da fare: il suo cuore era già perduto ormai… per il capitano della guardia!

- Neji Hyugarre - sussurrò Rock Lee, cominciando finalmente a capire.

- Hyugarre era solo una “pedina” nelle mani del Vescovo, uno strumento al suo servizio, come tutti coloro in possesso di tecniche particolari e capacità di combattimento fuori del comune…

- Ma allora… Cosa voleva il Vescovo da Tenten ?

- Il potere - ruggì l’eremita con disprezzo. - Sempre e solo il potere, nuovo potere per accrescere il suo già smisurato… Voleva la tecnica delle “Mille Lame” degli Armé, e Tenten era l’unica rimasta a parte di quel segreto… Tuttavia lei, perfettamente conscia della malvagità di quell’uomo, oppose fermamente il più assoluto silenzio; anche sotto tortura, rifiutò di parlare, e nemmeno le ferite e le minacce riuscirono a piegare la sua volontà!

- Dev’essere stato terribile…

- Puoi scommetterci - fece l’eremita, scuotendo con disappunto il bicchiere vuoto. - Per Tenten il periodo più duro iniziò circa un anno e mezzo dopo che lei e Hyugarre si erano giurati amore eterno! Hyugarre dovette partire per una battaglia, e lei rimase completamente alla mercé del Vescovo e alle sue continue pressioni… Alla fine l'Abate Sarutobi venne assassinato e lei venne rinchiusa nelle segrete, dove cominciarono i suoi tormenti!

 

***

 

- Aaaaahhhhh !!!

 

Il dolore per il ferro arroventato, che le veniva ripetutamente passato lungo le braccia e sulle gambe, era più lancinante di quanto potesse immaginare… Tuttavia le sue labbra rimasero serrate alle domande del suo aguzzino.

 

- Dove sono i rotoli della famiglia d’Armé ? - domandò ancora una volta il Vescovo con impazienza. - Ho fatto perquisire il tuo bagaglio all’arrivo, ma non è stato trovato nulla… Dove li hai nascosti ? PARLA !!!

- Mai - rispose Tenten, con gli occhi pieni di rabbia.

- Hmf - sorrise il Vescovo. - Peccato che il corpo umano sia tanto fragile… Che tu lo voglia o no, alla fine “dovrai” parlare!

 

Tenten sputò con disprezzo. Fu l’ultimo gesto che le riuscì di compiere, prima che il dolore straziante della tortura la facesse sprofondare nel buio dell’incoscienza.

Quando riaprì gli occhi, si ritrovò nelle mani di due soldati che la fissavano malignamente.

 

- Speriamo che parli presto - disse uno dei due soldati al compagno. - Non mi dispiacerebbe affatto potermi infilare tra le cosce di una nobildonna, non appena Sua Grazia avrà ottenuto ciò che desidera da lei…

- A chi lo dici - rispose l’altro. - E’ da quando l’hanno portata qui che non penso ad altro!

 

Tenten rabbrividì. Il solo pensiero di essere toccata da quei viscidi individui la fece rivoltare completamente. Costoro si fermarono a guardarsi intorno e, giunti dinanzi alla porta della cella dove intendevano rinchiuderla, si scambiarono un’occhiata di intesa.

 

- Tutto sommato, potremmo anche fare “qualcosina” - sogghignò il primo.

- Ma sì, in fin dei conti al Vescovo occorre la sua lingua, non la sua verginità!

- Cosa… Cosa avete intenzione di fare ? Lasciatemi…

- Oh, non sperarci nemmeno, zuccherino - fece uno dei due, sollevandole il mento con le dita. - Adesso ti faremo “cantare” come un uccellino, vedrai come… Bluaaarrrggghhh!

 

L’uomo non fece in tempo a finire la frase, che un pugno micidiale lo scaraventò contro la parete opposta, frantumandogli completamente le ossa.

 

- Ma cosa ?!? - esclamò l’altro soldato rimasto in piedi.

- Lasciatela immediatamente andare, sudici maiali che non siete altro!

 

Alzando lo sguardo, Tenten vide un’affascinante donna bionda, dagli occhi castani e con il pugno minacciosamente sollevato.

 

- Tsu… Tsunade - esclamò il soldato, in preda al terrore. - Che diavolo ci fai qui ?

 

Per tutta risposta, la donna strappò Tenten dalle grinfie dell’uomo e la sollevò dolcemente.

 

- Il Vescovo mi ha chiesto di assicurarmi che resti in perfetta salute, finché non avrà detto quello che lui vuole sapere… Perciò adesso lei è sotto la MIA personale custodia, chiaro ?!?

- S… Sì, certo!

 

Subito il soldato andò a raccogliere i resti del suo compagno e, insieme a lui, scomparve nel corridoio. Tenten riuscì appena a distinguere il sorriso amichevole della donna che la teneva in braccio, prima di perdere nuovamente i sensi. Tsunade la distese sul giaciglio della sua cella e cominciò a medicare le sue ferite.

 

- Maledetto Danzo - imprecò tra i denti. - Quell’uomo meriterebbe un trattamento dieci volte superiore a questo…

- Ma… Tu chi sei ? - domandò appena Tenten.

- Mi chiamo Tsunade - rispose la donna. - Sono una guaritrice, non preoccuparti, non voglio farti del male!

- A… Anche volendo, non credo sia possibile soffrire più di così…

- Eh, povera bambina - sospirò Tsunade, applicando un unguento sulle bruciature. - Purtroppo, finché deciderai di opporti al Vescovo, non ci saranno limiti alle tue sofferenze!

- Lo so, ma non posso consegnare il segreto delle “Mille Lame” nelle mani di quel…

- Ssst - la interruppe Tsunade. - Cerca di riposare, adesso!

 

***

 

- Tsunade fece ben più che curare Tenten - spiegò l’eremita, con gli occhi fissi sulle fiamme. - Si preoccupò di assisterla e proteggerla tra un “interrogatorio” e l’altro… Era una donna forte, molto forte, ma anche molto testarda!

- Che vuoi dire ?

 

Jirayus aveva ormai bevuto in poco tempo quello che un cammello riuscirebbe a bere in un mese, tuttavia aveva bisogno di bere ancora per poter rievocare quei tristi ricordi.

 

- Hyugarre era lontano e Tenten non sarebbe sopravvissuta a lungo nelle mani del Vescovo… Perciò Tsunade decise di fare ciò che nessuno al suo posto avrebbe osato: organizzò un piano per far fuggire Tenten dalla sua prigione!

- Cosa ?

- Proprio così… Senza dir nulla a nessuno, nemmeno a quel disgraziato di suo marito, progettò interamente la fuga della ragazza, fin nei minimi dettagli: anzitutto scrisse una lettera a Hyugarre, spiegandogli brevemente la situazione; dopodiché fece uscire Tenten dai sotterranei, in barba alle guardie, e la nascose in casa propria, incurante di ciò che sarebbe poi successo…

- E che… - Rock Lee esitò. - Che successe ?

 

Improvvisamente scese un silenzio innaturale, rotto soltanto dagli ululati del lupo e dallo scoppiettio del fuoco ardente al centro della stanza. Jirayus tenne lo sguardo fisso davanti a sé, con gli occhi spenti.

 

- Tsunade e suo marito furono arrestati - disse. - Malgrado la loro forza, non poterono niente contro il pupillo del Vescovo, Sasuke Markét Uchiha… I poteri di quel ragazzo erano “spaventosi”; praticamente riuscì a ridurre i due all’impotenza solo con lo sguardo!

- Proprio come è successo a me - ricordò Rock Lee di colpo. - Come se fosse riuscito a “prosciugarmi” le forze…

- E’ grazie ai suoi occhi - gemette Jirayus. - Quei suoi maledetti occhi, gli Sharingan, è lì che risiede tutto il suo potere di attaccare il nemico senza neanche toccarlo, ed è grazie a quelli che attinge l’energia necessaria ad alimentare la sua aura distruttiva… Tsunade e suo marito non ebbero alcuna possibilità contro di lui!

- Come… Come andò a finire poi ?

- Hyugarre tornò a Konoha - rispose l’eremita, chiudendo gli occhi. - Lui e Sasuke si sfidarono in uno scontro durissimo, tuttavia il Vescovo aveva Tenten nelle sue mani… Danzo sapeva che le abilità di Neji erano superiori rispetto a quelle di Sasuke, ma sapeva anche del legame che univa i due innamorati, per questo Hyugarre NON riuscì a vincere quel duello!

 

- E p… poi… che cosa accadde ?!?

- Sconfitto Hyugarre, Danzo credette di avere di nuovo la situazione nelle sue mani… ma Tsunade tentò il tutto per tutto, e fece in modo che almeno Neji e Tenten riuscissero a scappare da Konoha, usando una delle sue tecniche! Tuttavia il Vescovo capì subito che, tra i due coniugi, il marito era quello più debole!

- In che senso ?

- Con la sua mossa, Tsunade aveva strappato alle mani di Danzo sia le abilità di Neji che la tecnica delle “Mille Lame” di Tenten… Per questo, fu condannata a morte! Come previsto, quello sciocco, debole e… “stupido” di suo marito si dimostrò ingenuo al punto da credere che l’avrebbe risparmiata se…

- Se… cosa ?

- Se lui avesse rivelato il modo per annullare la tecnica di Tsunade - rispose.

- Vuoi dire che…

- Esattamente - esalò l’eremita con un filo di voce. - I due furono traditi proprio da lui e, senza la barriera di Tsunade a proteggere la loro fuga, rimasero soli e indifesi contro il micidiale potere di quell’uomo terribile!

 

Rock Lee inorridì al pensiero. Jirayus si nascose il volto tra le mani, il suo disgusto era evidente, ciononostante doveva arrivare fino in fondo al suo racconto.

 

- Quello stolto comprese ciò che aveva fatto, solo nel momento in cui il Vescovo uccise Tsunade davanti ai suoi occhi, ma per Neji e Tenten fu molto peggio…

 

Tacque.

 

- Danzo era furioso per aver perso insieme due strumenti di potere: nella sua follia giurò con ogni mezzo di dannare i due giovani innamorati, arrivando a stipulare un orribile patto… col diavolo stesso!

 

Alzando gli occhi verso l’alto, Jirayus sembrava essere in preda alla follia e al delirio. Per la terza volta il lupo fece sentire la sua voce, portandola col vento della notte, fino alle loro orecchie e oltre.

 

- Le potenze infernali proferirono - mormorò Jirayus. - Una maledizione terribile, che tu hai visto realizzarsi: di giorno, Tenten è il bellissimo falco che hai portato qui da me; e di notte, come hai già capito, la voce del lupo che si ode… è il grido di Hyugarre!

 

Entrambi osservarono le fiamme per alcuni istanti, incapaci di parlare.

 

- Povere creature, senza neanche più il ricordo della loro semi-vita umana, e che non possono mai sfiorarsi! Hanno soltanto il tormento di un breve attimo, al sorgere e al calar del sole, quando possono quasi toccarsi… ma neanche!

- Sempre insieme… eternamente divisi - esclamò Rock Lee.

- “Finché il sole sorgerà e tramonterà, finché al giorno seguirà la notte, per tutto il tempo che sarà concesso loro di vivere”…

 

Nonostante gli effetti dell’alcool, Jirayus era fin troppo “lucido” di quanto avrebbe voluto essere in realtà.

 

Ti sei imbattuto in una tragica storia, Rock Lee Gaston - concluse l’eremita. - E ora, che tu lo voglia o no, sei perduto in essa… insieme a tutti noi!

 

( continua )

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Capitolo 15
*** Prima dell'Alba ***


Secondo quanto gli era stato ordinato, Kiba Inuzuka aveva cominciato a battere intere foreste, alla ricerca di un enorme lupo nero. Tuttavia le prede che aveva riportato sembravano non soddisfare affatto il Vescovo che, esaminando gli occhi degli animali morti uno per uno, scosse la testa con disappunto.

- Inutili - esclamò alla fine. - Tutti, dal primo all’ultimo…
- Le trappole sono piene - provò a dire il cacciatore a mò di scusa.

Ai piedi dell’uomo vi era un robusto cane dal pelo bianco che, sollevando di tanto in tanto la testa, non si aspettava niente di meno di una carezza.

- Buono Akamaru - sussurrò Kiba, passandogli con dolcezza la mano sulla fronte. - Cerca di controllarti, siamo in presenza del Vescovo…
- Ti avevo dato un ordine preciso, Inuzuka - fece Danzo, con una nota di rimprovero nella voce. - Devo dire che mi hai molto deluso…
- Non posso certo uccidere tutti i lupi - protestò Kiba. - Ultimamente sembrano esserci più lupi che uomini…
- … E c’è una fanciulla - lo interruppe il Vescovo.
- Vostra Grazia ?!?
- Una fanciulla bella e forte, con gli occhi di un'aquila, regale e maestosa - esclamò Danzo, in tono sommesso. Ma si vede vagare di notte, solo di notte: la luna è il sole per lei, e il suo nome è…

Kiba vide il Vescovo voltare il capo nella sua direzione e, pur non sapendo spiegare il motivo, avvertì un brivido corrergli lungo la schiena.

- Tenten - concluse Danzo. - Trova lei e troverai il lupo, il lupo che voglio, il lupo… che la ama!

Kiba osservò il Vescovo in preda alla confusione, solamente Akamaru riuscì a scuoterlo con una leccata affettuosa.

- Gli occhi di quell’animale sono “bianchi” - ruggì il Vescovo. - Un lupo nero con gli occhi bianchi, non lo dimenticare, voglio che mi riporti i suoi occhi intatti !!!
- “Tenten” - ripeté Kiba sottovoce.

 

***

 

Ora Tenten stava dormendo, calma e tranquilla, come se nulla fosse successo. Invece Rock Lee non riusciva a chiudere occhio… Il racconto di Jirayus lo aveva sconvolto. Il pensiero che quella dolce fanciulla addormentata potesse aver sofferto tanto, a causa della crudeltà del Vescovo, lo fece inorridire; ma ancora di più la maledizione di quest’ultimo!

- Che storia tragica, Maestro - mormorò Rock Lee. - Due innamorati nel pieno della loro giovinezza, costretti a non incontrarsi mai…

Rock Lee non riuscì a trattenere le lacrime, al pensiero della loro triste sorte. Improvvisamente Tenten mosse appena le palpebre e aprì gli occhi. Rock Lee la osservò, mentre cercava di rialzarsi a fatica, e fece subito per calmarla.

- No, non ti muovere - sussurrò lui. - Potresti sanguinare di nuovo, la tua ferita è ancora aperta…

A malincuore, Tenten dovette riconoscere che aveva ragione, era troppo debole per rialzarsi. Senza protestare, si adagiò nuovamente sulla schiena, con gli occhi fissi in quelli del ragazzo.

- Dimmi il tuo nome - esclamò.
- La gente mi chiama la Bestia Verde - rispose Rock Lee, con un sorriso. - Ma il mio vero nome è Rock Lee!

Tenten annuì leggermente col capo.

- Lo accompagni sempre, non è vero ? Hyugarre, intendo…
- S… Sì - rispose lui. - Sì, certo!

Costei parve rilassarsi. Rock Lee capì che doveva dirle qualcosa, qualunque cosa, una cosa che potesse farla stare meglio. Il problema è che non c’era niente nel triste destino di quella fanciulla in grado di farla sorridere, niente… tranne una cosa!

- “Tu devi salvare questo falco”, ha detto! “Poiché ella è la mia vita, la più grande, unica ragione della mia vita”…

Per un attimo, gli venne il desiderio di mordersi la lingua per l’enormità della balla che aveva detto, anche se dettata dal cuore e dalla sua enorme sensibilità. Tuttavia Tenten sembrò non farci troppo caso, cosicché proseguì.

- E poi ha aggiunto: “Un giorno conosceremo quella felicità che un uomo e una donna sognano, ma che non hanno ancora!”

Tenten si voltò stancamente ad osservarlo, sapeva che Neji non avrebbe mai detto parole del genere ( non apertamente almeno! ). Tuttavia non poté fare a meno di sorridere, pensando che dietro le ingenue bugie di quel ragazzo, vi erano i sogni e le speranze di un tempo ormai quasi dimenticato.

- Ha detto questo ? - chiese, pur conoscendo la verità.
- Te lo giuro sulla mia vita - rispose Rock Lee, sollevando il pollice davanti a sé, con un sorriso.

Gli occhi di Tenten si illuminarono. Rock Lee rimase commosso nel vedere quell’espressione felice sul suo volto e, benché il suo maestro gli avesse sempre ripetuto che “mentire era sbagliato”, non poté fare a meno di riconoscere invece quanto bene ci fosse dietro ad alcuni tipi di bugie.
Tenten voltò il capo nel vuoto, con espressione assente, e Rock Lee capì che era meglio lasciarla riposare adesso. Così si alzò e uscì dalla stanza, cercando di fare meno rumore possibile.

 

***

 

Erano da poco passate le cinque del mattino, mancava circa un’ora all’alba. Jirayus era ancora seduto davanti ai resti ormai spenti del fuoco, bevendo e rimuginando tra sé. Rock Lee si avvicinò a lui, sedendosi con noncuranza, e gli rivolse una domanda a bruciapelo.

- Lei lo sa ?

Jirayus fece finta di non capire.

- Cosa ?
- Che sei TU quello che li ha traditi…
- Come lo hai capito ? - mormorò l’eremita rassegnato.
- Sono giovane, non stupido - puntualizzò Rock Lee. - Eri sposato con una guaritrice, e questo spiegherebbe il modo in cui hai saputo curare la sua ferita… Inoltre, come faresti a conoscere i particolari di questa storia, se non l’avessi vissuta in prima persona ?!?

L’eremita tenne fisso lo sguardo davanti a sé.

- Quando Tsunade è morta, la mia anima era già dannata. - sussurrò. - Lei stava sacrificando la sua vita per salvare quei due giovani, e io… IO

Rock Lee non disse niente.

- Quando mi resi conto dell’enormità di ciò che ho fatto, ho desiderato morire anch’io… Ma sapevo anche che Tsunade NON mi avrebbe mai perdonato e che la morte era una soluzione troppo semplice per il mio peccato; per questo decisi di ritirarmi qui, in questo eremo, assieme ai rospi e ai rimorsi come unica compagnia!
- Il mio Maestro diceva che la strada del pentimento è lunga e difficile - esclamò Rock Lee sovrappensiero. - “Chi può mai dire se esso sia sincero oppure no, finché non prova sulla sua pelle ciò che significa” ?

Nessuno dei due conosceva la risposta. Tuttavia Jirayus si alzò faticosamente, in preda ai postumi della sbornia, e si avvicinò a Rock Lee.

- Il fato ha disposto che ci sia un termine a tutto questo - fece a un tratto l’eremita. - Egli mi ha dato il potere di “disfare” ciò che ho fatto: dopo due anni, ha deciso di rispondere alle mie preghiere e ha fatto sì che ci ritrovassimo…
- Non potresti essere più chiaro ? - protestò Rock Lee.
- Ho trovato il modo di far cessare la maledizione - spiegò Jirayus. - E so il momento in cui Hyugarre può affrontare il Vescovo e ricominciare così una nuova vita!
- E’ sua intenzione affrontare il Vescovo, infatti - lo interruppe subito Rock Lee. - E lo vuole uccidere con la spada appartenuta ai suoi avi!

Jirayus sbarrò gli occhi in preda al panico.

- No, non deve farlo - esclamò. - Se uccide il Vescovo prima del tempo stabilito, la maledizione non potrà MAI cessare…

Improvvisamente entrambi udirono il rumore di cavalli al galoppo venire nella loro direzione.

- Devono essere i soldati di quel maledetto - osservò subito Jirayus.
- Ma come hanno fatto a…
- Va ragazzo, muoviti - esclamò poi l’eremita, rivolto a Rock Lee. - Prenditi cura di Tenten, mentre io e i rospi ci occupiamo di loro… presto!

Senza farselo ripetere due volte, Rock Lee corse dentro come un fulmine. Jirayus invece si affacciò a una feritoia, assieme a centinaia di rospi incuriositi. Sotto di loro, ai piedi del torrione principale, si era radunato un manipolo di soldati dall’aria alquanto minacciosa.

- Aprite - urlò l’ufficiale a capo del gruppo. - In nome di Sua Grazia, il Vescovo di Konoha!
- Che razza di scocciatori - borbottò un piccolo rospo, parlando con voce umana. - Tu che ne pensi, Jirayus ?
- Penso che cercano rogne - rispose l’eremita, con una smorfia.
- Oh, questo è poco ma sicuro - fece il rospo, incrociando le zampe anteriori a mo’ di braccia.

Sotto intanto, vedendo che nessuno rispondeva al suo grido, l’ufficiale cominciò a perdere la pazienza.

- “Aprite”, ho detto!
- Girate al largo - rispose Jirayus con un grugnito. - Qui accettiamo solo “persone perbene”…
- Ho detto “In nome del Vescovo” - protestò l’ufficiale.
- Appunto - tagliò corto Jirayus.

Vista la gravità dell’insulto, l’ufficiale si girò verso i soldati al seguito.

- Sfondate la porta - ordinò.
- Sissignore!

Vedendoli determinati a sfondare, Jirayus rivolse al rospo accanto a lui un’occhiata d’intesa.

- Raduna gli altri, Gamakichi - esclamò. - C’è qualcuno che ha bisogno di una severa lezione…
- Tranquillo - rispose il rospo. - Chiunque abbia provato ad infastidirci finora, non è MAI tornato una seconda volta!

 

***

 

Intanto Rock Lee raggiunse in fretta la stanza di Tenten, guardandosi bene dallo svegliare Gamabunta.

 - Sinistra - ripeté mentalmente, cercando di stare attento a dove metteva i piedi. - Sinistra, sinistra, sinistra…

Superata la passerella, entrò nella camera come una furia.

- Tenten - gridò. - Tenten svegliati, presto!
- Mh ? - fece la fanciulla, ancora mezza addormentata. - Cosa… Cosa c’è ?
- Ci sono gli uomini del Vescovo, dobbiamo nasconderci - spiegò il ragazzo, afferrandola per un braccio.
- Cosa ?!?

Inizialmente Tenten non capì ma, vedendo l’espressione di Rock Lee, capì che non si trattava di uno scherzo.

 

***

Intanto i soldati avevano già sfondato il portone e si dirigevano verso il cortile interno, quasi completamente gremito di rospi piuttosto arrabbiati.

- Da dove sbucano tutti questi rospi ? - domandò uno.
- Niente domande - rispose l’ufficiale. - Frugate dappertutto, secondo Sua Grazia, devono essere qui…

I soldati esitarono incerti. Malgrado le spade sguainate, Gamakichi e gli altri non si impressionarono minimamente. Nel momento in cui l’ufficiale ripeté l’ordine di avanzare, il rospo dette il segnale ai compagni.

- All’attacco !!!

Subito i soldati si ritrovarono avvolti da capo a piedi da quei brulicanti piccoli esseri dalla pelle viscida, tuttavia non riuscirono a reagire. I rospi si attaccarono con la loro pelle viscosa sui vestiti, sugli elmi, sulle corazze… ovunque! Alcuni perfino ( i più “affettuosi” ) si insinuarono sui loro volti per sbaciucchiarli.

- Bleaaarghhh - gemettero i soldati. - Che schifo…

Facendosi largo a fatica in quel muro di rospi appiccicosi, l’ufficiale riuscì a scampare all’aggressione assieme a una mezza dozzina dei suoi. Jirayus se ne avvide dall’alto e… casualmente, la sua mano sciolse la fune cui era assicurata una sottile passerella che conduceva verso la prima rampa di scale.

- Oh, mi dispiace - fece l’eremita con una smorfia, vedendo i soldati aggrapparsi disperatamente ai resti della passerella. - Ma sono un “eremita”, NON un “architetto”…

L’ufficiale era a dir poco furibondo. Con la mano fece cenno a due soldati di salire sull’altro lato e proseguire verso la torre. Jirayus si accomodò ad aspettarli, sorridendo beatamente davanti al giaciglio di Gamabunta. Di lì a poco comparve il primo, con la spada levata davanti a sé.

- Non muoverti - disse il soldato, con fare minaccioso.
- Prego, da questa parte - fece l’eremita, indicando la torre. - Sempre dritto, verso i portali, e non dimenticarti…

Prima che facesse in tempo a finire la frase, il soldato precipitò esattamente al centro dell’instabile passerella… per atterrare proprio sulla testa del gigantesco rospo infuriato.

- …Di camminare sempre sul lato sinistro - concluse Jirayus, accostandosi al buco.

La risposta che gli giunse da sotto fu un urlo disperato e un brontolìo raccapricciante.

 

***

 

Rock Lee e Tenten stavano cercando il modo di scappare dalla torre, approfittando della confusione generale, tuttavia si resero conto ben presto che la zona era stata circondata.

- Dannazione - imprecò Rock Lee. - Su questo terreno così instabile e irregolare, non posso affrontarli in un corpo a corpo…

Tenten puntò i piedi improvvisamente.

- E adesso cosa ti prende ? - domandò Rock Lee.
- Dov’è Shuriken ?
- Cosa ?!?
- Hai capito benissimo - tagliò corto lei, con un’espressione severa.
- Ah, s… sì… Certo, ora ho capito: non possiamo certo scappare a piedi…
- Non si tratta di questo - precisò Tenten. - Per affrontarli, ho bisogno di prendere una certa cosa!
- Eh ?!?
- Muoviti, vieni con me!

Negli occhi di lei, Rock Lee vide una determinazione che non avrebbe mai immaginato. Evidentemente Jirayus non esagerava, quando alludeva alla fierezza degli Armé. I due raggiunsero di corsa il nero cavallo di Neji, fermo davanti alla torre, e Tenten si accinse a prendere qualcosa dalla sua sella.

- Andiamo - esclamò lei, tenendo in mano una specie di rotolo e agguantando Rock Lee.
- Ma… Ma… Non intenderai combattere veramente ?!? Sei ferita, potrebbe…
- Tu hai un’idea migliore ?
- No, ma…
- E allora seguimi, coraggio!

In quel momento, la Bestia Verde riconobbe lo stesso “tono del comando” di Hyugarre… Del resto era più che logico che i due innamorati avessero qualcosa in comune nel carattere. Senza protestare, Seguì Tenten fino all’ingresso della torre: qui le guardie del Vescovo rimaste in circolazione si stavano organizzando per circondarli; la zona intorno era tutta pietre e sassi, senza alcuna base solida onde impegnarsi in uno scontro diretto; non potevano fuggire, erano in trappola…

- Arrendetevi - gridò l’ufficiale.

Per tutta risposta, Tenten sollevò quello che aveva in mano e fissò l’uomo negli occhi, con aria di sfida.

 

( continua )

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Capitolo 16
*** Le Ali del Falco ***


Rock Lee vide Tenten sollevare davanti a sé quella specie di rotolo, come se fosse un’arma. L’ufficiale ripeté il suo ordine con maggiore fermezza, tuttavia lei non si lasciò impressionare. Con sommo stupore di tutti, si sollevò in aria con un agile balzo e, incurante della veste che le svolazzava addosso come un paio di ali, aprì il rotolo e ne scorse la superficie con la mano.

 

- Tecnica delle Mille Lame - urlò. - Pioggia Tagliente !!!

 

Subito dal rotolo comparvero magicamente una quantità innumerevole di lame e coltelli di vario genere, che Tenten scagliò addosso ai nemici con incredibile precisione. Le mani della fanciulla si muovevano ad una velocità impressionante, afferrando al volo l’impugnatura di ogni arma che usciva dal rotolo, e quella pioggia mortale sembrava una miriade di piume di uccello. Rock Lee osservò sbalordito, chiedendosi se tutto ciò era davvero possibile: perfino lui, con tutta la sua giovinezza e agilità, non era mai riuscito a “volare” tanto in alto…

 

- Al riparo! Al riparo - urlò l’ufficiale ai suoi uomini.

 

Al culmine della sua elevazione, Tenten atterrò sulle pietre attorno alla torre con la grazia di un falco vero e proprio. I nemici erano acquattati lì intorno ma, temendo un altro attacco micidiale come il precedente, non osarono muoversi.

 

- Avanti - urlò di nuovo l’ufficiale, sguainando la spada. - Balestre !!!

 

Dalle pietre sbucarono immediatamente quattro o cinque listelli armati e pronti a fare fuoco. Nel momento in cui le frecce partirono, Tenten balzò nuovamente in aria e Rock Lee schivò invece i proiettili con una serie di salti all’indietro.

 

- Questi vogliono la nostra pelle - osservò il ragazzo, preoccupato.

- Ti stupisce ? - commentò Tenten, preparandosi al contrattacco. - Il loro capo sa bene come farsi obbedire… Peccato che scelga così male le sue pedine!

 

Così dicendo, Tenten scagliò un’altra pioggia di lame in direzione dei balestrieri, disarmandone uno e costringendo gli altri ad accucciarsi nuovamente.

 

- Ma… Ma tu sei… sei ECCEZIONALE - disse Rock Lee, con ammirazione.

 

Tenten sorrise.

 

- Ti copro io - esclamò lei. - Tu cerca di avvicinarti quanto basta per attaccarli con le tue mosse!

 

Improvvisamente l’ufficiale ruggì qualcosa di incomprensibile. Tenten reagì istintivamente, tenendo quattro punte affilate nella mano destra, le scagliò nella sua direzione. L’ufficiale impallidì, tuttavia l’unico danno che accusò fu un lungo segno rosso su una guancia.

 

- Co… Cosa ?!? - mormorò lui, tastandosi la ferita.

 

Tenten strinse i denti con disappunto. Finora aveva mirato ai nemici, evitando accuratamente di colpirli in punti vitali. Ora però temeva che, se si fossero accorti del fatto che li stava mancando di proposito, le si sarebbero avventati contro senza pietà.

 

- Andiamo Tenten, che cosa ti prende ? - gridò Rock Lee, vedendola esitare. - E’ proprio davanti a te, colpiscilo!

- Non… Non posso!

 

***

 

Seduta all’ombra di un albero nei giardini del Vescovo, Tenten stava stringendo in mano il suo prezioso rotolo delle armi, sfiorandone di tanto in tanto il sigillo che lo teneva chiuso. Erano ormai già cinque settimane che si era trasferita nella residenza dell’Abate Sarutobi, ciononostante non poteva dimenticare il peso terribile che rappresentava quell’oggetto nelle sue mani.

 

- Lady Armé!

 

Tenten drizzò subito il capo, a quella voce improvvisa, e incontrò gli occhi del capitano Hyugarre.

 

- Buongiorno, capitano - sorrise.

 

Hyugarre si avvicinò a lei, senza ovviamente sedersi al suo fianco, ma non poté fare a meno di osservarla preoccupato.

 

- C’è qualcosa che la turba ?

- Come ?!? No, va tutto bene… davvero!

 

Il capitano strinse gli occhi.

 

- Suppongo di dovervi le mie scuse…

- Per cosa ?

- Immagino che l’ordine di Sua Grazia, di far perquisire i vostri effetti personali, non sia facile da accettare - osservò Neji gravemente. - Purtroppo non sono riuscito a dissuaderlo, vi domando perdono!

- Per l’amor del cielo, capitano - rispose Tenten. - Proprio voi che, insieme all’Abate Sarutobi, vi preoccupate tanto per il mio benessere… Dovrei essere io a scusarmi, per darvi così tanto pensiero!

 

Hyugarre parve sollevato, tuttavia il suo sguardo cadde su ciò che la fanciulla stringeva in mano.

 

- Vi raccomando maggiore prudenza - esclamò lui. - Proprio perché vi sono amico, non potrei perdonarmi di arrecarvi un dolore… E gli ordini di Sua Grazia vanno oltre la mia autorità!

 

Tenten guardò prima il rotolo nelle sue mani, poi gli occhi di ghiaccio del capitano. Hyugarre “sapeva” cos’era quell’oggetto ma non glielo avrebbe mai sottratto, nemmeno per ubbidire al Vescovo.

 

- Capitano Hyugarre - mormorò Tenten, stringendosi il rotolo al petto. - Voi… conoscevate mio padre, per caso ?

- Ne ho sentito parlare - rispose. - Le notizie delle sue battaglie sono giunte fin oltre le mura di Konoha…

- Battaglie ?!? - sorrise lei amaramente. - Dite pure “stragi insensate”: ovunque egli sia andato, la gente è morta in modo atroce; ovunque egli ha combattuto, la gente ha consumato i propri occhi per piangere vittime innocenti… Questo rotolo, che adesso stringo nella mia mano, è macchiato del loro sangue!

 

Neji non disse nulla.

 

- Sua Grazia - continuò Tenten. - Lui vorrebbe che questo strumento di morte torni a fare ciò per cui è stato creato, ma io ho giurato… sulle anime di centinaia di persone, che mai più venga aperto questo sigillo, perciò non posso consegnarlo al Vescovo!

- E’ una vostra libera scelta - osservò Neji. - Prego Dio che vi aiuti a rispettarla!

 

Così dicendo, fece per andarsene ma Tenten lo fermò immediatamente.

 

- Aspettate - esclamò.

 

Hyugarre si voltò a guardarla. Negli occhi di lei, così intensi e profondi, vi era una luce ardente: la stessa luce che aveva visto il giorno in cui la fanciulla arrivò a Konoha; davanti a quello sguardo, persino la sua proverbiale freddezza sembrava sciogliersi come neve al sole.

 

- Vi prego - sussurrò lei, porgendogli il rotolo.

 

Il capitano la fissò sbalordito.

 

- Perché lo state dando a me ? - domandò.

- Perché mi fido di voi - rispose la fanciulla. - So che non lo consegnereste mai ad alcuno, contro la vostra volontà… E se lo terrete voi per me, sarà al sicuro dal Vescovo e da chiunque altro!

- Mi affidate dunque il vostro segreto ?

- Vi affiderei la mia vita - si lasciò sfuggire Tenten, senza riflettere.

 

Improvvisamente, rendendosi conto di ciò che aveva appena detto, si portò la mano alla bocca con imbarazzo. Tuttavia Neji l’afferrò dolcemente, prima che potesse andarsene, e la guardò coi suoi bianchi occhi inespressivi. Tenten si sentì smarrita e confusa, non riusciva a crederci eppure, in un certo senso era felice di averlo detto.

 

- Ecco, io…

- Va tutto bene - la interruppe Neji, stringendole le mani con affetto. - Apprezzo la vostra franchezza, credetemi, ma credo di non essere degno di tanta fiducia!

 

Così dicendo, fece per restituirle il rotolo ma Tenten scosse il capo.

 

- No - disse semplicemente. - Ve l’ho detto, mi fido di voi perché siete leale e sincero!

 

Entrambi non dissero nulla per un istante, Hyugarre strinse il rotolo nel pugno e ricambiò lo sguardo di Tenten con un sorriso gentile.

 

- Rispetterò la vostra volontà, Lady Armé - esclamò. - Finché custodirò il vostro segreto, nessuno aprirà mai questo rotolo… ve lo prometto!

 

***

 

L’ufficiale ebbe un momento di panico ma, vedendo l’espressione sconvolta della fanciulla davanti alla vista del sangue, capì immediatamente che non avrebbe mai sferrato il colpo mortale.

 

- Frecce - gridò. - Frecce, ho detto!

 

Tenten rimase immobile, tuttavia Rock Lee riuscì a salvarla dai micidiali proiettili, gettandosi a terra con lei.

 

- Presto, rifugiamoci nella torre - esclamò lui, aiutandola a rialzarsi.

 

Completamente diversa rispetto a qualche attimo prima, Tenten si lasciò guidare dal suo compagno; non appena furono entrambi al sicuro dentro la torre, questi sbarrò la porta e le frecce si conficcarono nel legno.

 

- Si può sapere che cosa ti è preso ? - domandò Rock Lee, passandosi una mano sulla fronte. - Potevi ucciderli facilmente, loro non hanno esitato!

 

Nessuna risposta.

 

- Ehi ma… ma tu stai sanguinando!

 

Improvvisamente Tenten si accorse della chiazza rossa che si stava allargando sulla stoffa all’altezza della sua spalla sinistra: la ferita si stava riaprendo…

 

- No… Non è niente - rispose lei, sforzandosi di contenere il dolore.

- Te l’avevo detto che non dovevi combattere in quelle condizioni - la rimproverò il moro.

 

Purtroppo non fece in tempo ad aggiungere altro, che la lama di una spada penetrò attraverso il legno della porta.

 

- Porc… Che razza di… ?!?

- Sfondate la porta, muovetevi - tuonò la voce dell’ufficiale all’esterno.

- Lasciami qui, Rock Lee - mormorò Tenten, tenendosi la spalla ferita. - E’ me che vogliono…

- Non fartene un vanto - ribatté lui, seccato. - Andiamo, dobbiamo raggiungere il tetto!

 

Così dicendo, Rock Lee afferrò Tenten e corse su per le scale assieme a lei. Intanto i soldati continuavano ad aggredire la porta sotto violenti colpi, mentre l’ufficiale sbraitava affinché si muovessero.

 

- Fate presto, brutti figli di cani, altrimenti vi consegnerò tutti al Vescovo!

 

Terrorizzati all’idea, i soldati colpirono la porta con rinnovato vigore. Tuttavia una voce alle loro spalle li fece fermare di colpo.

 

- Ah-ehm - tossì Jirayus. - Sarebbe più saggio da parte vostra, lasciare subito questo luogo… finché potete!

 

Per tutta risposta, l’ufficiale sguainò la propria arma e la puntò dritta contro la gola dell’eremita.

 

- Stai dicendo che dovremmo preoccuparci di te, vecchio ?

- Oh, no di certo - rispose Jirayus con una smorfia. - Ma di loro fareste bene a preoccuparvi…

 

Subito i soldati sollevarono lo sguardo nella direzione indicata dall’eremita: Gamakichi e gli altri rospi erano tutti lì, pronti a saltare addosso ai malcapitati.

 

- A… a… aaah - esalò l’ufficiale, pallido come un lenzuolo.

- Peccato - ghignò l’eremita.

 

Jirayus disarmò l’avversario con una mossa abile e veloce, dopodiché scambiò un’occhiata d’intesa con Gamakichi e quest’ultimo annuì soddisfatto.

 

- All’attacco !!!

 

Come un sol uomo, i rospi si lanciarono addosso ai soldati. L’ufficiale riuscì ad evitare l’assalto in extremis e, buttandosi contro la porta ( già indebolita a causa dei colpi ), riuscì ad entrare al pianoterra della torre. L’interno si reggeva in piedi per miracolo: se qualcuno fosse stato tanto pazzo da ingaggiare un combattimento, l’intera struttura gli sarebbe crollata addosso inevitabilmente.

 

- Dannati… bastardi - imprecò l’uomo tra i denti.

 

Frattanto Rock Lee e Tenten avevano già raggiunto il tetto dell’edificio ed erano sbucati fuori, attraverso una botola che conduceva all’esterno. Qui però si resero conto di essere un’altra volta in trappola.

 

- Oh no, e adesso ? - esclamò Rock Lee. - Forse… non è stata una grande idea, lo ammetto!

- Mi dispiace, Rock Lee - fece Tenten stancamente. - E’ tutta colpa mia…

- E ORA CHE LO SO, CHE ACCIDENTI RISOLVO ?!? - scattò il giovane. - Maestro, Maestro, Maestro mio… ti prego, dammi un’idea!

- Arrendetevi - esclamò una voce da sotto la botola.

- Ho detto “un’idea”, non una cavolata…

 

Tacque, vedendo la botola scuotersi sotto i pugni pesanti dell’ufficiale impazzito.

 

- Poveri noi, qui crolla tutto!

 

Prima che potesse fare o dire qualcosa, le pietre cominciarono a staccarsi e a sbriciolarsi lungo la merlatura della torre. Tenten, che si era appoggiata per caso contro il bordo, scivolò accidentalmente e rischiò di cadere di sotto.

 

- Aaahhh!

- Oh, per l’amor del… Arrivo!

 

Rock Lee riuscì ad agguantare la mano di Tenten appena in tempo. Tuttavia, tra lo sforzo combinato di: tenere la mano della fanciulla; tenere la botola chiusa col piede e le ossa in tensione per quell’assurdo allungamento… fece appello a tutta la sua giovinezza, sperando di svegliarsi presto da quella specie di incubo.

 

- Tienimi - urlò Tenten disperatamente.

- Non mollare - rispose lui. - Resisti…

 

Purtroppo Rock Lee sentì la presa scivolargli lentamente, non poteva continuare a sostenerla in quella posizione così precaria; ma se avesse aperto la botola, sarebbero caduti ugualmente entrambi. Improvvisamente le dita di lei gli sfuggirono di mano e la fanciulla precipitò verso una morte sicura.

 

- Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh !!!

 

Nello stesso momento, il primo raggio del mattino sbucò da dietro le montagne. Quel lieve chiarore rosato riempì il cielo di luce vivida e, sotto lo sguardo sbigottito di Rock Lee, l’incantesimo della maledizione si ripeté di nuovo…

Le braccia di Tenten divennero ali; le vesti di stoffa scivolarono via da un sottilissimo corpo coperto di piume; e le grida disperate della fanciulla si trasformarono in striduli e acuti versi di uccello. Il falco riprese quota, con la stessa velocità con la quale stava per schiantarsi al suolo, e Rock Lee lo vide splendere luminoso al sole nascente.

 

( continua )

 

 

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Capitolo 17
*** Il Viaggio Riprende ***


Rock Lee rimase scioccato da ciò che aveva visto, tuttavia non fece in tempo a riprendersi dallo stupore che, con uno schianto secco, la botola cedette sotto i colpi dell’ufficiale. La Bestia Verde si ritrovò scaraventato contro la pietra della merlatura circolare, instabile a causa dei violenti scossoni, e finì per rimanere aggrappato a quello che restava della struttura portante.

 

- Perché non sono rimasto in prigione ? - gemette il moro, sentendo la pietra sbriciolarsi sotto le sue mani.

 

L’ufficiale sbucò all’esterno, brandendo minacciosamente un pezzo di legno della scala ( la spada era rimasta ai piedi della torre, sotto una marea di rospi infuriati ), e Rock Lee lo vide incombere sopra di lui con gli occhi di un folle.

 

- Dov’è la ragazza delle armi ?

- Non c’è, è volata via…

- T’ho chiesto dov’è ?!? - ruggì l’altro furioso.

- Quant’è vera la giovinezza, è volata via!

 

Improvvisamente, parecchi metri più sotto, un braccio misterioso sollevò una balestra contro la torre e fece partire un colpo. La freccia si conficcò profondamente nell’addome dell’ufficiale; questi lasciò cadere il bastone e, barcollando come un ubriaco, sentì il sangue riempirgli la bocca; con un rantolo soffocato, perse l’equilibrio e precipitò al suolo sfracellandosi sulle rocce sottostanti.

L’uomo che aveva scoccato la freccia, abbassò l’arma e scrutò attentamente la zona coi suoi bianchi occhi inespressivi, in cerca di altri nemici.

Purtroppo Rock Lee non fece in tempo a goire dello scampato pericolo che, con uno scricchiolio agghiacciante, l’intera sezione della torre cui era aggrappato si staccò di netto, mandandolo a raggiungere lo sventurato che lo aveva preceduto.

 

- Aiuuutooo !!!

 

Prima che se ne accorgesse, qualcosa di lungo e appiccicoso si avvolse attorno al suo corpo frenandone la caduta e adagiandolo delicatamente al suolo. Dietro richiesta dell’eremita, il quale si era reso conto della drammatica situazione, Gamabunta era uscito dal suo giaciglio appena in tempo per afferrare il ragazzo con l’enorme lingua, prima che fosse troppo tardi.

 

- Conviene dire la verità, Maestro - sospirò Rock Lee, verso il cielo. - Grazie, ora ne ho avuto la prova!

 

Jirayus si avvicinò a Rock Lee.

 

- Tutto bene, ragazzo ?

- Benissimo - rispose l’altro, con un filo di voce. - appena riuscirò a capire dov’è finito il mio stomaco…

 

Prima che potesse terminare la frase, lo shock e la paura per la caduta improvvisa lo spinsero giustappunto a dare di stomaco. Tutt’intorno alla torre, le guardie del Vescovo erano ricoperte di bava appiccicosa, mezzi paralizzati dal terrore e dal disgusto. Gamakichi osservò soddisfatto la vittoria schiacciante che lui e i suoi fratelli avevano riportato.

Hyugarre chiamò al trotto il fedele Shuriken, il quale si avvicinò obbediente per permettergli di rimontare in sella. Vicino a dove si trovava vi erano delle bianche vesti femminili, insieme al rotolo che vi era rimasto avvolto; Neji raccolse sia le vesti che il rotolo e, dopo averli sistemati accuratamente nelle tasche della sella, raccolse anche la balestra e la spada al suo fianco e sollevò il braccio per permettere al falco di atterrare dolcemente.

Frattanto Jirayus si accorse della sua presenza e, pallido e sgomento in volto, lo vide avvicinarsi a lui con passo lento e deciso. Hyugarre lo scrutò senza particolare emozione, tuttavia l’eremita sapeva esattamente quello che stava pensando.

 

- Pensavo che tu potessi essere morto - esclamò Neji, fissandolo negli occhi. - Un tempo avrei voluto ucciderti io stesso, ma… ti sono molto grato per questo!

 

Così dicendo sollevò appena il falco sulla sua mano, con espressione sollevata.

 

- No - rispose Jirayus, con un amaro sorriso. - Sono io che dovrei esserti grato: tu mi dai la possibilità di redimermi, e di salvare te e anche lei… Grazie al cielo, ora so come la maledizione può essere spezzata!

 

Hyugarre inarcò il sopracciglio.

 

- Non devi dimenticarti che ci hai traditi, una volta - disse semplicemente.

 

Tuttavia l’eremita proseguì imperterrito nel rivelare ciò che sapeva; se avesse taciuto ora, non avrebbe più avuto alcuna occasione.

 

- A tre giorni da oggi - cominciò. - Il Vescovo riceverà la confessione degli Abati delle Cinque Nazioni, nella cattedrale di Konoha… Tutto quello che dovete fare è “affrontarlo”, entrambi voi, da uomo e donna: veri esseri umani! Così sarà vanificata la sua maledizione, finirà… E da quel momento voi sarete liberi !!!

 

Neji lo scrutò attentamente, ormai persuaso del fatto che, dopo aver vissuto due anni in quel luogo sperduto e in rovina, insieme alla vergogna e al rimorso, costui avesse completamente perduto il senno.

 

- Questo è impossibile - rispose.

- Finché al giorno seguirà la notte, certo - osservò l’eremita, con occhi ispirati. - Ma da qui a tre giorni, a Konoha, so che ci sarà “un giorno senza la notte, e una notte senza il giorno!”

 

Ora Hyugarre ne aveva decisamente abbastanza di ascoltare quelle sciocche farneticazioni.

 

- Tornatene dentro, vecchio pazzo - esclamò sprezzante. - Tornatene in mezzo ai tuoi rospi, a bere e a ubriacarti, in quella specie di tugurio…

 

Jirayus ebbe uno scatto violento.

 

- Credi che sia ubriaco, vero ? - gridò. - Tsunade ha dato la vita per salvarvi e io l’ho tradita, ho tradito tutti… Ho pagato per questo: la morte di mia moglie, la vostra maledizione, la disperazione e il rimorso non hanno smesso di tormentarmi per tutto questo tempo!

 

L’eremita crollò in ginocchio piangendo. Il suo aspetto miserabile e le sue lacrime avrebbero mosso a pietà chiunque, ma non il cuore duro del giovane uomo che aveva di fronte.

 

- Ti prego - sussurrò. - Ti prego, devi credermi: non ho pregato l’anima di Tsunade per me, durante questi due anni, ho continuato a pregarla per voi! E’ stata lei a rivelarmi il modo per annullare il sortilegio di quell’essere maledetto, lo ha fatto perché io possa riparare al mio peccato… Lei mi ha perdonato!

- Lei non ti ha perdonato - sentenziò Neji. - Ti ha reso pazzo!

 

L’espressione di Jirayus era attonita, confusa. Come poteva spiegargli, come poteva far sì che lui capisse ? Per un attimo si era illuso che quel giovane, così pieno di collera e di rabbia, potesse ascoltarlo; non aveva considerato che sarebbe stato così difficile convincerlo…

Frattanto Rock Lee si era leggermente ripreso ( dopo aver rigettato qualcosa che, un tempo, doveva essere stata un pasto coi fiocchi ), come riconobbe Hyugarre e il falco davanti a lui, corse loro incontro.

 

- Signore - esclamò. - Capitano, aspetta!

 

Una volta smesso di considerare Jirayus e le sue chiacchiere, Hyugarre fece per voltare Shuriken e abbandonare quel luogo; tuttavia la voce di Rock Lee lo fece fermare di scatto. La mente del ragazzo era un turbinio di pensieri e interrogativi: in quel momento avrebbe voluto dire e chiedere tante cose eppure, al cospetto di quegli occhi freddi che ormai conosceva bene, riuscì solo a formulare la prima cosa che gli frullò per il capo.

 

- Come va la tua spalla ? - chiese, accennando alla ferita ancora aperta e al sangue sull’armatura.

 

Hyugarre non rispose, il suo sguardo passò velocemente dal falco a Rock Lee.

 

- Ti sono debitore - disse.

- Ma no, signore… no, affatto - provò a rispondere Rock Lee, sempre cercando di scegliere le parole giuste da dire in quel momento. Improvvisamente gli venne come un’illuminazione.

 

- Lei… Lei ha voluto che ti portassi un messaggio!

 

Hyugarre drizzò il capo.

 

- Dice che “ha tanta speranza e fiducia in te”…

 

Neji lo fissò attentamente. Anche senza il Byakugan, pensò, chiunque avrebbe letto chiaramente la menzogna sul volto del ragazzo. Ciononostante capì il vero scopo di quella bugia pietosa, e si sorprese ancora di più nell’accorgersi che gli faceva quasi piacere far finta di crederci.

 

- Puoi andartene, ora!

- Sul serio ?!?

- Sì, fa come vuoi - tagliò corto Neji. - Non ti obbligherò a seguirmi…

- Ah, capisco - fece il ragazzo, riflettendo rapidamente sull’occasione che gli si presentava per tagliare la corda. - Allora… tu e Lady-Falco andrete verso Konoha ?

- “Lady-Falco” ?!? - ripeté Neji, chiaramente colpito da quel soprannome.

 

Rock Lee si massaggiò la nuca imbarazzato, tuttavia Neji rispose tranquillo.

 

- Sì…

- Beh perché… Ora che ci penso, mi sono ricordato di una o due cose che devo sbrigare da quelle parti perciò, se la tua richiesta è ancora valida…

- Sei sicuro ? - domandò Hyugarre secco.

 

Rock Lee annuì.

 

- Allora faresti bene a raccogliere le tue cose, sto partendo!

- Certo - rispose il ragazzo, con un sorriso. - Arrivo subito!

 

Pieno del suo solito entusiasmo e vigore, Rock Lee fece dei grandi salti di gioia. Neji osservò il falco, abbozzando perfino un mezzo sorriso.

 

- Lady-Falco - sussurrò divertito.

 

Nello stesso momento Rock Lee si avvicinò all’eremita che, distrutto dal senso di colpa, era ridotto in uno stato veramente pietoso.

 

- Jirayus - gridò. - Andiamo, non fare quella faccia!

- Lasciami in pace, ragazzo - rispose l’eremita in un soffio. - Ho solo voglia di bere…

 

Rock Lee rimase interdetto. Jirayus afferrò un orcio nelle vicinanze e lo accosto alle labbra per berne il contenuto.

 

- Ascolta, Jirayus - esclamò una voce potente alle spalle dell’eremita.

 

Dopo due anni che lo conosceva, e che gli aveva permesso di vivere assieme a lui e a ai suoi figli, Gamabunta aveva imparato a comprendere l’animo tormentato del pover’uomo. Solitamente il gigantesco rospo era un tipo riservato e scorbutico, poco propenso al dialogo e alla tolleranza con gli esseri umani, ma Jirayus era riuscito in qualche modo a incuriosirlo.

 

- Qualunque cosa tu abbia fatto - fece il rospo, poggiandogli la grossa zampa sulla spalla. - Non rimetterai a posto le cose, stando qui a bere e a commiserarti…

- E cos’altro dovrei fare ? - fece l’altro scoraggiato. - Dopo aver distrutto ben quattro vite, posso ottenere l’oblio soltanto in questo modo!

 

Uno schiaffo violento gli fece volare via l’orcio dalle mani. Rock Lee lo fissò con occhi colmi di disprezzo.

 

- E’ così che intendi redimerti, bevendo ?!? Non so chi mi trattenga dal…

 

Rock Lee afferrò Jirayus in un impeto di collera, tuttavia questi non provò neppure a liberarsi. Sulle prime fece per colpirlo ma, ripensando a ciò che era successo e a quanto costui avesse sinceramente sofferto, la rabbia svanì di colpo.

 

- Dimmi la verità - domandò il ragazzo, voltandogli le spalle. - Parlavi sul serio, quando dicevi di sapere come annullare la maledizione ?

 

Jirayus sollevò la testa stancamente, ma si limitò ad annuire.

 

- Sì - disse semplicemente.

- Allora vieni con noi - suggerì Rock Lee.

- Cosa ?

- Hyugarre intende tornare a Konoha ma, per quanto sia forte, non credo che riuscirà a battere tanto facilmente quell’uomo terribile… per non parlare del capitano Uchiha!

- Trovo che il ragazzo abbia ragione - fece eco Gamabunta. - E’ per questo che verrò con voi…

 

Sia l’eremita che Rock Lee si voltarono a guardarlo sorpresi.

 

- Gamakichi, vieni qui - gridò Gamabunta, rivolgendosi al piccolo e vivace rospo.

 

Questi si avvicinò rispettosamente al gigantesco genitore e si fermò ai suoi piedi, in attesa di ricevere istruzioni.

 

- Stammi a sentire - esclamò Gamabunta. - Ho intenzione di assentarmi per un po’ di tempo! Dovrai essere tu ad assicurarti che i tuoi fratelli e le tue sorelle non facciano danni, intesi ?!?

- Conta pure su di me - rispose il rospo orgoglioso, battendosi il petto.

- Allora non… Non stai scherzando ? - fece Jirayus perplesso.

- No, infatti - tagliò corto il rospo. - Ho ascoltato la tua storia diverse volte Jirayus, e sai anche come la penso in merito… Qualunque sia la tua colpa, non puoi evitare di riscattarti in qualche modo: Tsunade non ti permetterebbe mai di venire meno al tuo dovere!

 

Jirayus osservò prima Gamabunta, poi Rock Lee, e infine l’orcio di vino in frantumi… Per la prima volta in due anni capì, ciò che era giusto e che andava fatto, dunque si alzò in piedi e fissò il gigantesco rospo con sguardo deciso.

 

- D’accordo - esclamò. - Dovessi bruciare all’inferno per i miei peccati, ma seguirò Neji e Tenten fino a Konoha… questa è la mia promessa!

- Lo stesso vale per me - fece eco Rock Lee. - Con la forza della giovinezza vinceremo ogni difficoltà, me lo sento!

- Allora andiamo!

 

Gamabunta permise a Jirayus di montargli in groppa. L’eremita balzò sulla testa del rospo, con insospettabile agilità, e Rock Lee si affrettò a raggiungere Hyugarre che si stava già avviando.

Hyugarre procedeva senza fretta, così che Rock Lee potesse stargli dietro al passo, e dietro di loro il gigantesco Gamabunta e Jirayus che li seguivano a breve distanza. La strana comitiva procedette così lungo la strada verso Konoha. Ad un tratto però Rock Lee non poté trattenersi dal pensare a voce alta.

 

- E se fosse vero - mormorò.

- Cosa ? - domandò Hyugarre.

- Quello che dice Jirayus - rispose l’altro. - Come spezzare la maledizione, intendo…

 

Neji fermò Shuriken di colpo e rivolse a Rock Lee un’occhiata raggelante.

 

- Non dirlo mai più - esclamò. - Ne a me, né a lei… Capito ?!?

 

( continua )

 

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Capitolo 18
*** Il Cacciatore ***


Accompagnato dal fedele Akamaru, Kiba sembrava avere la stessa allegria di un condannato a morte. Non era un cacciatore come tutti gli altri, né lo era diventato per scelta, eppure anche lui doveva sottostare agli ordini di quello stramaledetto Vescovo.

 

- Accidenti a lui - mormorò Kiba tra sé. - Così ora, come se non bastasse, invece di un lupo dobbiamo cercare una donna… Anzi peggio: “cercare la donna per trovare il lupo!” Aaah, dammi retta Akamaru, Vescovo o no, quello proprio non ci sta con la testa!

 

Akamaru lo guardò stupito, tuttavia non ci fece troppo caso e continuò a venirgli dietro scodinzolando.

 

- Hm - sorrise Kiba. - Non è proprio il genere di lavoro che avevamo in mente, vero ?

 

Tornando indietro con i ricordi, l’Inuzuka fece un salto con la mente attraverso il tempo, fino all'epoca in cui fare il cacciatore era l’ultimo dei suoi progetti per il futuro.

 

***

 

Un enorme orso attaccò il villaggio con inaudita ferocia. Qualcuno lo aveva ferito alla spalla, e ciò lo aveva reso furioso e mortalmente pericoloso. Il piccolo Kiba giaceva accanto al cadavere dilaniato di sua madre, con gli occhi pieni di terrore, incapace di muoversi o di gridare. L’orso continuò ad abbattere uomini e cose, fino a che il suo sguardo non incrociò quello angosciato del bambino immobile. Kiba Inuzuka non riusciva quasi a respirare, tanto era sconvolto, la sua mente aveva registrato fin troppo orrore; l’orso sollevò la zampa sopra la testa e la calò sul bambino con tutta la propria forza...

 

***

 

Akamaru abbaiò allegro, Kiba si voltò a guardarlo e lo accarezzo affettuosamente.

 

- Scusami - esclamò il cacciatore. - Non sono di gran compagnia oggi, lo so… Andiamo, vieni qui!

 

Kiba sorrise. Lui e Akamaru, dopo essere miracolosamente scampati alla strage di un intero villaggio, erano rimasti insieme da allora. Aiutandosi l’un l’altro, i due avevano trovato il modo di sopravvivere ai margini della società; cacciando per procurarsi il cibo e barattando pellicce con ciò di cui avevano bisogno, in sostanza però erano dei reietti ( talmente abituati a vivere nella foresta da essere tenuti a distanza dalla gente di Konoha e dintorni ). Tuttavia l’abilità di Kiba e del suo compagno era assai nota: sovente si occupavano di uccidere gli animali feroci dietro compenso, così che la gente dei villaggi potesse vivere tranquilla, per questo si erano guadagnati una certa fama nei dintorni.

 

- Se sono ancora vivo oggi, amico mio, è solamente merito tuo - proseguì Kiba, guardando negli occhi il suo fido compagno a quattro zampe. - Sei tu che mi hai salvato quella volta…

 

***

 

L’urlo di rabbia e dolore dell’orso, nel momento in cui i denti di un minuscolo botolo color neve gli si conficcarono nella zampa, riscosse Kiba dal suo torpore. Il ragazzo fece appena in tempo a realizzare come il povero cucciolo gli avesse appena salvato la vita che, con un gesto rabbioso, l’enorme bestione lo scaraventò via.

 

- Akamaru - gridò.

 

L’animale guaì, a causa del colpo ricevuto, ciononostante si rimise in piedi e ringhiò all’indirizzo dell’orso, nel tentativo di proteggere il ragazzo da quest’ultimo. Con uno scatto velocissimo, Akamaru si avventò contro quella enorme massa di muscoli e carne, con l’intento di azzannarlo alla gola, ma l’orso lo respinse facilmente con un’altra zampata e si avvicinò per finirlo.

 

- Non lo toccare!

 

Passando velocemente lo sguardo, dai suoi familiari uccisi al coraggioso cucciolo svenuto, Kiba sentì qualcosa infiammargli il sangue: una specie di istinto primordiale sembrò risvegliarsi dentro di lui, accendendo i suoi occhi come fiamme ardenti, e fece crescere in lui il desiderio di combattere per la sopravvivenza di entrambi… Akamaru era l’unica famiglia che gli fosse rimasta, lo avrebbe difeso con tutte le sue forze così come lui avrebbe fatto al suo posto!

 

- “Tecnica delle Quattro Zampe!”

 

Nonostante fosse poco più di un bambino, l’istinto unito alla sua grande energia spirituale gli permise di sviluppare un naturale incremento delle proprie energie fisiche, trasformando le unghie e i denti in armi affilatissime come le zanne di un animale. L’orso avvertì la furia selvaggia negli occhi del ragazzo e, lasciando perdere Akamaru, si voltò ad affrontarlo. Correndo con un’agilità sovrumana, Kiba si scagliò contro l’orso tuttavia questi era pur sempre un avversario grande e pesante per essere sconfitto con qualche leggero colpo di artigli. Akamaru recuperò improvvisamente i sensi, riconoscendo l’amico fuori di sé attraverso l’odore, e subito si precipitò ad aiutarlo. La velocità dei due rendeva piuttosto difficile per l’orso inquadrare il bersaglio; insieme Kiba e Akamaru gli procurarono una serie di ferite che, andando a sommarsi al dolore insostenibile alla spalla, accrebbero la furia dell’animale sempre di più.

 

- “Tecnica della Moltiplicazione Selvatica!”

 

Correndogli velocemente intorno, l’immagine residua dei due amici riuscì a confondere lo sguardo del nemico. L’orso non riuscì più a distinguere nulla e continuò a sferrare colpi a vuoto… Alla fine, con un attacco combinato, Kiba e Akamaru recisero i tendini delle sue zampe posteriori; l’animale perse la capacità di stare in piedi e, barcollando su sé stesso, crollò pesantemente sopra alcuni rebbi da aratura e rimase infilzato. L’enorme carcassa si dibatté ancora per qualche istante, con le punte insanguinate che fuoriuscivano dal petto, dopodiché rimase a terra morto.

 

***

 

Da allora erano passati diversi anni. Kiba e Akamaru avevano cominciato a cacciare per sopravvivere ma non gioivano affatto nel prendere la vita altrui… Difatti non era per sete di sangue che avevano accettato l’incarico del Vescovo bensì perché “costretti” ad obbedire. La volontà di Sua Grazia valeva anche per loro come “legge assoluta”, se si fossero rifiutati di trovare e uccidere il fantomatico lupo dagli occhi bianchi, avrebbero finito per condividere la stessa sorte di coloro che osavano disubbidire a quell’uomo terribile.

 

- Andiamo, Akamaru - tagliò corto Kiba, osservando il cielo. - Tra poco farà buio… La nostra caccia sta per iniziare!

 

***

 

Il cavallo di Hyugarre procedeva a passo sicuro e deciso, seguito a breve distanza dall’eremita Jirayus e da Rock Lee, accovacciati sulla testa del gigantesco rospo Gamabunta. Il gruppo procedeva in silenzio, visto che il cavaliere non era particolarmente bendisposto a qualsiasi tipo di conversazione, ma verso l’imbrunire fu Hyugarre stesso ad interrompere quella marcia monotona.

 

- Il sole sta per scomparire - esclamò Neji, facendo cenno agli altri di fermarsi. - Dividiamoci e cerchiamo un riparo per la notte!

 

Rock Lee saltò giù agilmente dalla groppa di Gamabunta e si avvicinò al cavaliere.

 

- Sei sicuro, capitano ? - domandò il ragazzo, guardando stupito la luce filtrare tra i rami sopra la sua testa.

- Dopo tanti tramonti… ormai non ho più bisogno di guardare il cielo, per capire quando il giorno volge al termine!

 

Così dicendo, Neji accarezzò le piume del falco e lo porse a Rock Lee. Come stabilito in precedenza, lui, Jirayus e Gamabunta avrebbero passato la notte accampati mentre Rock Lee si sarebbe occupato di trovare una sistemazione più comoda per Tenten.

 

- Prenditi cura di Lady-Falco, assicurati che non le accada niente, mi raccomando!

- Va bene - rispose Rock Lee, prendendo le redini di Shuriken e conducendolo verso le luci di un villaggio poco distante.

 

Hyugarre sembrò stranamente sereno, nel vedere il cavallo allontanarsi. Dentro di sé, avrebbe dato qualunque cosa per poter trascorrere un solo momento da uomo in compagnia della donna che amava; poter sfiorarle il volto e i capelli, dirle tutto ciò che sentiva dentro di sé… Questo era ciò che più gli pesava della sua condizione ovvero: non poter dire l’unica parola che lega un cuore ad un altro, l’unica parola capace di racchiudere tutto nella sua semplicità.

 

- Dille che la amo!

 

Neji lo disse quasi senza rendersene conto. Troppe volte aveva pensato di dirglielo, incapace però di farlo, e se quell’unica parola poteva giungere al cuore di Tenten attraverso la voce di un altro… L’importante era che lei sapesse, che il significato di quella parola fosse chiaro e inconfondibile, che almeno questo fosse loro concesso per non dimenticare il valore della parola stessa.

Jirayus e Gamabunta si prepararono per bivaccare, accoccolati in mezzo alle foglie, aspettando che l’ultimo raggio di sole scomparisse definitivamente e lasciasse tutto nel buio. Solamente Neji rimase sveglio e all’erta, scrutando la zona con il Byakugan per evitare sorprese. Fu così che il cavaliere si accorse di un piccolo carretto che, avanzando lentamente lungo un sentiero poco distante, si dirigeva anch’esso verso il villaggio.

 

( continua )

 

Nota dell’Autore:

Scusandomi innanzitutto per il disagio dovuto ai miei continui ritardi, approfitto di questo spazio per fare alcuni saluti.

@  JennyChibiChan, complimenti per il decimo capitolo della fanfiction "Il nostro legame non sarà mai spezzato" ( una storia che si prospetta sempre più curiosa e interessante )... complimenti, amica mia!

@ ALESSANDRO & ANGELA, rinnovo a entrambi gli auguri per l'avvicinarsi delle loro rispettive tesi di laurea - in bocca al lupo, amici miei, vi auguro ogni bene per il futuro!

@ Hikari_Uchiha, che trova sempre il tempo di farmi un saluto, nonostante la scuola e tutto il resto, e che saluto affettuosamente!

@ Vaius, che in questo periodo ( purtroppo ) è costretto a lavorare come un mulo... XD a lui un abbraccio sincero e un FRESCO FRESCHISSIMO saluto !!!

@ bimba innamorata & Cocol_Sasso_97, che hanno sempre una parola di incoraggiamento per il sottoscritto, anche quando attraversa un periodo NERO...

@  Lisey91, ultima arrivata sulle recensioni di questa fanfic, ^__^ grazie!

@ TUTTI GLI AMICI & LE AMICHE che continuano a seguire le mie storie con pazienza e comprensione, questo saluto in particolare è rivolto a voi... UNA FANFICTION PER TUTTI E TUTTI PER LE FANFICTION !!!
A presto!

DADO

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Capitolo 19
*** La Quiete prima della Tempesta ***


Il cielo plumbeo prometteva un temporale coi fiocchi per quella notte. Rock Lee e Shuriken trovarono una sistemazione confortevole in un vecchio edificio subito poco oltre l’ingresso del villaggio, col pavimento interamente cosparso di paglia e chicchi di grano, dove alcune galline chiocciavano tranquille. Probabilmente un tempo doveva essere la stalla della locanda adiacente ma, viste le dimensioni ridotte e le condizioni in cui versava, qualcuno doveva aver pensato bene di utilizzarla come pollaio. Il falco si sistemò comodamente su un trespolo mentre Rock Lee si accinse a togliere la sella da Shuriken e a stendergli una coperta sopra la schiena, per proteggerlo dal freddo. Fatto questo, si avvicinò al volatile per assicurarsi che anch’egli stesse bene.

- Come stai, Lady-Falco  - domandò. - Mi capisci, non è vero ?

L’animale lo guardò con occhi vispi e penetranti, se avesse potuto parlare, Rock Lee avrebbe avuto davvero l’impressione di stare davanti a una persona invece che a un volatile. D’istinto il giovane avvicinò la mano, così da accarezzare le piume color castano dorato, e si stupì enormemente dello splendore di quegli occhi.

- Lo sai che sei proprio un grazioso “falchetto”…

Non l’avesse mai detto. Prima che se ne accorgesse, ricevette una beccata furiosa che gli strappò un gemito.

- Ahio - fece il ragazzo, succhiandosi il dito. - Che maniere… Volevo solo farti un complimento, che permalosa!

Il falco si girò sul trespolo e si strofinò nelle ali con elegante indifferenza.

- Ah, è così - scattò il giovane. - Facciamo “l’offesa”, adesso ?!? Ma guarda che razza di…

Il nitrito di Shuriken interruppe la reazione furibonda di Rock Lee, il quale non poté fare a meno di notare un’espressione quasi divertita sul muso del possente stallone nero.

- Bah, che razza di situazione - esclamò il ragazzo, appoggiando le spalle contro la porta aperta. - Come se non avessi già abbastanza problemi per conto mio, eccomi qui in questa specie di incubo notturno… notturno e “diurno”, già!

Tacque. Le idee e i pensieri affollavano la sua mente da un bel po’ di tempo ma era soprattutto la gran confusione che aveva in testa ad assillarlo.

- E non è tutto - proseguì. - “Una notte senza il giorno e un giorno senza la notte”… Ma che cosa può significare questo ? Non ha senso, come tutto il resto!

Vedendo il sole ormai prossimo a scomparire dietro l’orizzonte, il falco cominciò a strillare nervosamente. Di colpo Rock Lee si ricordò di un piccolo particolare: la trasformazione del falco nella sua controparte umana NON contemplava certo i vestiti… Era dunque logico supporre che Tenten non sarebbe stata affatto contenta di ritrovarsi nuda in presenza di qualcuno. L’istinto pudico del ragazzo lo spinse subito ad uscire fuori ma, rammentando che i suoi indumenti erano piuttosto umidi, pensò fosse prima il caso di prendere temporaneamente in prestito qualcosa di asciutto dai vestiti di ricambio del cavaliere. Innanzitutto dispose il bianco kimono vicino al falco, in modo che la fanciulla potesse vederlo subito una volta ritrasformatasi, dopodiché afferrò lesto un paio di brache, una corta tunica di lana e uscì dalla stalla chiudendosi la porta alle spalle.

- Fa pure con comodo, mia signora - disse rassicurante. - Non preoccuparti, aspetto qui fuori!

 

***

 

Intanto Hyugarre, preoccupato per ciò che aveva visto prima, decise di avvicinarsi il più possibile al villaggio e rimanere nascosto nei dintorni. Anche come lupo, il Byakugan gli permetteva comunque di vedere con estrema chiarezza ogni genere di pericoli e, in caso di bisogno, le sue zanne erano letali quanto e forse più della sua micidiale spada bilama.

- Hmpf - mormorò il cavaliere, rivolgendo lo sguardo al vecchio eremita e al rospo che russavano beatamente. - Meglio così, almeno non mi saranno d’impiccio!

Così dicendo, lasciò lì a terra la pesante armatura e cominciò a correre in direzione del villaggio. Non appena l’ultimo sole che illuminava la sua forte muscolatura scomparve del tutto, al posto del bel cavaliere dai lunghi capelli color pece, un fiero lupo dagli occhi bianchi proseguì la sua corsa sotto un cielo carico di pioggia.

 

***

 

Nello stesso momento Rock Lee calcolò quattro o cinque minuti abbondanti da che la luna era comparsa, stringendosi infreddolito nelle braccia, prima di accingersi a bussare alla porta per rientrare nella stalla.

- Signora - esclamò. - Posso entrare ? Non vorrei metterti fretta ma qua fuori fa piuttosto fre…

Non appena il suo sguardo intravide la sagoma familiare della fanciulla vestita di bianco, alla debole luce delle lanterne della locanda che filtrava attraverso la finestra aperta, Rock Lee rimase ancora una volta piacevolmente colpito. La straordinaria bellezza di quella giovane spiccava attraverso i capelli raccolti negli chignon, che incorniciavano la grazia e la delicatezza del suo volto sottile,  e nei suoi splendidi occhi castani. Chiunque si sarebbe innamorato a prima vista di quello sguardo, così intenso e vivace, non era possibile altrimenti; era come se un pittore fosse riuscito a cogliere tutto quanto di unico risiede nella bellezza femminile e a riprodurlo fedelmente in quell’immagine, con l’eccezione che si trattava di una figura “reale” e perciò ancora più affascinante.
Tenten ringraziò il ragazzo con uno sguardo, accennando evidentemente al pudore di quest’ultimo, il quale arrossì vistosamente.

- Grazie - sussurrò lei.
- Dovere - rispose lui, massaggiandosi la nuca.

Di colpo però Tenten si fece più seria.

- Lui come sta ?

Rock Lee si riscosse immediatamente. Indubbiamente si trattava di una fanciulla straordinaria, una per la quale era assai facile perdere la testa, ma il cuore sincero e leale del giovane lottatore conosceva ormai bene i sentimenti che legavano la fanciulla al rude cavaliere Hyugarre.

- Sta bene - rispose. - Nessuno riuscirebbe a fermarlo, lo sai, è un tipo in gamba!

Tenten annuì.

- Ti ha affidata a me - spiegò il ragazzo. - Con queste parole: “Dille che io e te siamo compagni d’arme adesso, e lei ascolterà i tuoi ordini come se fossero i miei!”

La fanciulla inarcò il sopracciglio, dubbiosa.

- Davvero ?!?
- Te lo giu…
- No, per favore - tagliò corto Tenten, sollevando la mano per non mettersi a ridere. - Non “giurare” stavolta!

Rock Lee si morse la lingua, questa volta l’aveva sparata davvero grossa, meno male che Hyugarre non l’aveva sentito… Tuttavia Tenten non sembrava essersela presa anzi, sembrava serena e tranquilla come la prima notte in cui l’aveva conosciuta.

- Buonasera Shuriken - esclamò, accarezzando il robusto stallone dietro di lei.

Per un attimo nessuno proseguì la conversazione, spesso i pensieri corrono più in fretta delle parole, ma Tenten sembrava avere comunque le idee molto chiare sullo scopo del loro viaggio.

- Ci riporterà a Konoha, non è vero ?
- Temo proprio di… sì - rispose il ragazzo, indovinando il suo disagio.

Tenten rimase un attimo a riflettere, con lo sguardo perso nel vuoto, qualunque altra cosa in quel momento sarebbe stata più allegra che rimuginare su ciò che attendeva lei e Neji una volta dentro le mura di quella città.

- Allora - esclamò lei ad un tratto, cambiando discorso. - Quali sono i tuoi “ordini” ?

Rock Lee sorrise, scegliendo bene le parole questa volta.

- Ordino che tu ti sieda presso un caldo fuoco; che assaggi una coppa di vino di quello buono e non sarebbe male che tu ascoltassi un po’ di musica allegra e ben suonata… e che balli, magari!

( LOOK THIS VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=0qDyv_qA_es )

Come ebbe finito di pronunciare l’ultima cosa, Tenten si illuminò in volto con un sorriso divertito. Era molto tempo ormai che non faceva più qualcosa di allegro e spensierato, la sola idea sembrava pura follia, eppure non poteva nascondere un certo piacere nel lasciarsi andare come una volta.
Dalla locanda proveniva forte il suono di un vivace strumento musicale, tanto che Rock Lee si portò subito al centro della stalla con un sorriso fino alle orecchie.

- Il mio maestro diceva sempre: “La giovinezza è bella perché va colta ovunque”… Lo senti anche tu lo Spirito della Giovinezza, mia signora ? Non ti trattenere, balliamo!
- Adesso ? - domandò lei, più stupita che altro.

Per tutta risposta, Rock Lee cominciò a saltellare a ritmo sullo stesso posto, invitando Tenten a fare lo stesso. La fanciulla dapprima fu alquanto scettica poi però, sorprendendosi enormemente, si ritrovò trascinata dall’entusiasmo del ragazzo a saltellare sulla paglia come una ragazzina alle prese con il girotondo. Era stupendo! La pensata di Rock Lee le aveva restituito un attimo di tale allegria che non credeva avrebbe mai più provato. La musica che guidava i movimenti di entrambi andò avanti anche quando, con una brusca piroetta, i due inciamparono scivolando in direzioni opposte. Cosparsa di paglia da capo a piedi, Tenten si rialzò ridendo come non mai.

- Oddìo, non lo facevo da anni, Rock Lee… Mi ci vuole proprio quella coppa di vino, adesso!
- D’accordo - fece il ragazzo allegro, andando a prendere il mantello di Hyugarre.

Tenten vide con sorpresa il ragazzo impugnare la pesante spada a due mani di Neji.

- Vedo che intendi “veramente” essere il mio protettore - esclamò la fanciulla, sistemandosi il mantello sopra la testa. - Ne sono lusingata…
- Beh, veramente non è proprio per questo - spiegò Rock Lee. - Il fatto è che, se dovessi perdere di vista la sua preziosa spada di famiglia, lui mi ucciderebbe!

Non appena entrambi misero piede fuori dalla stalla, qualcosa tagliò loro la strada. Tenten sollevò la testa e, davanti alla vista di una decina di pelli di lupo disposte sul carretto davanti a sé, rimase inorridita. Rock Lee l’afferrò per le spalle, cercando di calmarla, ma lo shock era stato troppo forte.

- Tenten - esclamò Rock Lee. - Tenten, calmati…
- Tenten, hai detto ?!?

L’uomo seduto a cassetta del veicolo drizzò le orecchie e il cane al suo fianco abbaiò forte. Rock Lee avvertì istintivamente il pericolo e, mettendo la punta affilata dello spadone tra sé e lo sconosciuto col cane, ordinò a Tenten di rientrare subito nella stalla.

- Va dentro, Tenten - gridò. - Presto!

Malgrado l’orrore per quello spettacolo raccapricciante le avesse paralizzato le membra, Tenten si lasciò spingere oltre la porta da un Rock Lee in preda a una forte agitazione. La Bestia Verde sollevò lo sguardo verso lo sconosciuto con atteggiamento di sfida.

- Chi sei tu, che cosa cerchi ?
- Mi chiamo Kiba - rispose l’altro. - Cerco un lupo… un lupo che, almeno per quanto ne so, la tua amica deve conoscere piuttosto bene!
- Ti avverto, se solo provi a toccarla, io…
- Rilassati - rispose l’altro. - Non è lei la mia preda bensì il lupo, quel lupo!
- Vattene, maledetto!
- Akamaru!

Prima che Rock Lee potesse vibrare il colpo con la spada, si ritrovò scaraventato a terra con il robusto cane che gli premeva le zampe sulla gola.

- Akamaru, cuccia - ordinò Kiba.

Il cane obbedì, saltando nuovamente sul carro. Kiba scrutò attentamente gli occhi del giovane davanti a sé con due sottili fessure luccicanti, da sotto il cappuccio bordato di pelliccia.

- Non mi piace uccidere qualcuno senza motivo - esclamò Kiba. - Mi hanno dato l’incarico di uccidere un lupo e ora so che è qui intorno, non ho motivo per prendere la tua vita… amico!

Rock Lee strinse i denti con rabbia.

- Andiamo, Akamaru - tagliò corto Kiba, voltando il carretto. - Abbiamo un lavoro da portare a termine!
- Voltati e sei morto - gridò Rock Lee, rialzandosi in piedi.
- Certo, sto tremando dalla paura…

Rock Lee non abbassò la guardia, finché non ritenne che il carretto fosse abbastanza lontano; tuttavia, come fece per rientrare nella stalla, la porta si spalancò sotto gli zoccoli di Shuriken e il cavallo fuggì via con Tenten in groppa.

- Tenten - urlò Rock Lee disperatamente.

La fanciulla scomparve nel bel mezzo del temporale, lasciando il giovane a maledirsi e rimproverarsi per non essere stato capace di fermarla.

- Che cosa faccio adesso - gemette. - Hyugarre mi ucciderà questa volta!

 

( continua )

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Capitolo 20
*** Zanne nel Buio ***


Tenten corse disperatamente nel temporale, spronando Shuriken a più non posso, l’unico suo pensiero era rivolto a Neji. La vista delle pelli di lupo sopra quel carro l’aveva sconvolta, non poteva accettare l’idea che fosse troppo tardi.
Al margine della strada, nascosto insieme al suo carro per non farsi vedere, Kiba osservò con soddisfazione la fanciulla allontanarsi verso il bosco in groppa al cavallo. Il nome che il ragazzo aveva pronunciato e la reazione di lei nel vedere la macabra esposizione di pellicce fradice di pioggia non lasciava dubbi, poteva trattarsi solo di colei che il Vescovo gli aveva ordinato di cercare. Ora che l’aveva trovata, sarebbe bastato seguirla per mettersi sulle tracce della sua preda.

- Andiamo, Akamaru - esclamò, rivolgendosi al cane al suo fianco e schioccando le redini del carro. - La vera caccia comincia adesso!

 

***

 

La foresta era completamente avvolta nell’oscurità, tra gli alberi fitti e i rumori della notte. Tenten si fermò ad un tratto, disorientata e confusa; dietro ogni ombra poteva nascondersi ogni genere di pericolo ma in quel momento nulla poteva distoglierla dal cercare Neji. Una volta raggiunta una piccola radura, scese rapidamente di sella e impugnò il suo prezioso rotolo delle armi. Shuriken sbuffò infastidito, quell’ambiente lo rendeva nervoso, Tenten lo legò ad un albero vicino e si inoltrò da sola nel fitto del bosco.
L’aria era pregna del forte odore di foglie morte ed erba bagnata, tuttavia neanche questo fu sufficiente a scuoterla. Tenten si fece largo tra il fogliame, pronta a reagire al minimo movimento; i suoi occhi scrutarono ovunque, senza però riuscire a cogliere alcun segno della presenza di Neji nei paraggi. Ad ogni passo, c’erano rami che scricchiolavano e gli alberi erano come spettri in agguato, coi rami che sembravano pronti a ghermirla da un momento all’altro… Tenten si fece coraggio, era una ragazza forte e difficilmente impressionabile, tuttavia l’ansia e l’agitazione per Neji la facevano sentire ancora più a disagio.
Improvvisamente, attraverso il fitto velo della pioggia, Tenten intravide qualcosa muoversi nella sua direzione.

- Neji… sei tu ?

La sagoma del lupo emerse dal sottobosco, illuminata da un tenue raggio di luna. Tenten riconobbe immediatamente i suoi occhi bianchi e, dimenticando ogni prudenza, gli corse incontro per abbracciarlo. In ginocchio con le vesti inzuppate di pioggia, Tenten strinse forte a sé il pelo fradicio dell’animale il quale, nelle sue braccia, sembrava più mansueto di un cagnolino. Ad un tratto però il lupo avvertì qualcosa nell’aria e, ringhiando minacciosamente, si ritrasse dall’abbraccio della fanciulla.

- Neji - esclamò Tenten stupita.

Gli occhi del lupo erano puntati su di lei, freddi come la morte, Tenten rimase impietrita. Per un attimo Neji sembrò addirittura essere sul punto di azzannarla ma, con uno scatto repentino, la spinse via giusto in tempo per evitare un grosso coltello da caccia, scagliato loro addosso da dietro i cespugli. L’arma si conficcò nel terreno e un istante dopo un grosso cane bianco uscì allo scoperto, avventandosi sul lupo e ingaggiando con lui una lotta furiosa. Tenten riconobbe a stento l’animale che aveva visto poco prima assieme al cacciatore e non poté fare a meno di chiedersi dove fosse quest’ultimo. Il rotolo delle armi le era caduto di mano quando Neji l’aveva spinta via bruscamente per cui, muovendosi a tentoni nel buio, cercò disperatamente di ritrovarlo. Fortunatamente le sue dita riconobbero al tatto il prezioso oggetto ma, prima che se ne rendesse conto, qualcuno l’afferrò da dietro le spalle per metterla a tacere con una mano sulla bocca.

- Non muoverti - sussurrò una voce al suo orecchio.

Tenten avvertì la lama di un coltello minacciosamente premuta contro la gola ma non emise alcun fiato. Neji intanto era ancora alle prese col suo avversario a quattro zampe, costui era agile e forte e, malgrado la differenza di dimensioni tra loro, sembrava perfettamente in grado di tenergli testa. Dopo un violento scambio di colpi infatti, il cane balzò rapido sulla sua schiena per azzannarlo alla spalla. Ruggendo dal dolore, il lupo tentò invano di scrollarselo di dosso ma l’animale sapeva il fatto suo; Akamaru non lo avrebbe mollato fino a che non sarebbe stato completamente esausto, così da permettere al suo padrone di sgozzarlo senza problemi.

- Bravo Akamaru, così, non lo mollare!

Tenten si accorse che la presa su di lei era allentata cosicché, rischiando il tutto per tutto, spinse via il cacciatore con una gomitata nelle costole. Neji era accasciato al suolo, sotto il peso di Akamaru che lo teneva stretto; subito Tenten brandì il rotolo e, materializzando velocemente una lama, scagliò un colpo verso la bianca massa pelosa che riusciva appena a distinguere. Il pugnale ferì il cane alla coscia, costringendolo a lasciare andare Neji, ma Tenten non fece in tempo a tirare un sospiro che un urlo dietro di lei la fece sussultare.
La vista del sangue di Akamaru fece infuriare Kiba al punto da fargli perdere completamente il controllo.

- Maledetta - esclamò. - Hai osato colpire il mio cane… Ti ammazzo!

Il ringhio belluino che Kiba emise non aveva nulla di umano. Tenten vide inorridita il volto del cacciatore contorcersi e deformarsi e i suoi lineamenti assumere i tratti tipici di una bestia feroce; gli occhi sottili divennero due fessure gialle cariche di rabbia e i denti canini cominciarono a crescere e ad allungarsi; le unghie delle mani si trasformarono in artigli pronti a dilaniare qualunque cosa e la sua bocca spalancata cacciò versi gutturali in preda a una furia selvaggia.

- Ma è un mostro - pensò Tenten, assistendo all’orrenda metamorfosi.

Davanti a lei ora c’era un essere spaventoso che si reggeva su due zampe, pronto a squartarla con delle estremità affilate come rasoi. Agendo istintivamente, la ragazza evocò un paio di daghe dal rotolo e si preparò a difendersi. Kiba le si lanciò addosso con un urlo disumano e, malgrado le ferite che Tenten riuscì ad infliggergli, costei non era assolutamente in grado di fermarlo. Neji giaceva ancora al suolo, ferito e incapace di intervenire, la situazione era veramente drammatica…

 

***

 

Correndo come un disperato con lo spadone di Hyugarre stretto in pugno, Rock Lee decise di fare l’unica cosa possibile: raggiungere Jirayus e informare lui e Gamabunta di ciò che era successo.

- Speriamo solo… di fare in tempo - mormorò il ragazzo sconvolto.

Se quel cacciatore e il suo dannato cagnaccio fossero riusciti a trovare Tenten prima di lui… nessuno avrebbe scommesso un soldo sulla sua pelle, non appena Hyugarre fosse venuto a saperlo. Con questa triste prospettiva, il giovane si raccomandò all’anima del maestro e a tutti i santi che conosceva.
Ad un tratto però fu costretto a fermarsi di colpo: un rumore spaventoso, un suono assolutamente indescrivibile, gli raggelò il sangue nelle vene.

- Possibile, maestro mio - mormorò. - Quale oscura creatura delle tenebre ha abbandonato i suoi abissi infernali per proferire versi così abominevoli ?

Poco più avanti tuttavia, Rock Lee trovò la risposta alla sua domanda. Jirayus e Gamabunta si erano accampati tranquilli sotto le frasche grondanti degli alberi; qui il gigantesco rospo si era messo pancia all’aria e con la bocca spalancata cosicché il suo russare, misto al suono della pioggia che gli gorgogliava in gola, produceva dei rantoli a dir poco raccapriccianti.

- Non ci posso credere - esclamò Rock Lee, lasciandosi cadere in ginocchio e sgranando tanto d’occhi.

In quella l’eremita si svegliò infastidito.

- Baaah - brontolò al compagno ancora addormentato. - Tra te e la pioggia, come accidenti fa un essere umano a dormire mi domando ?
- Jirayus, abbiamo dei guai - gridò Rock Lee, avvicinandosi.
- Mhm ?!?

In breve il ragazzo mise l’eremita al corrente della situazione.

- Razza di… Come ti è saltato in mente di lasciarla andare così, in mezzo a questo diluvio ?
- Ma io non…
- Ah, lascia perdere - tagliò corto l’eremita, rimettendosi in piedi. - Dobbiamo trovarla e presto, prima che sia troppo tardi!

 

***

 

La velocità di Kiba e la pioggia che cadeva fitta rendevano sempre più difficile per Tenten riuscire a distinguere i suoi movimenti. Le sue lame fendettero l’aria più volte, nel vano tentativo di colpirlo, ma il cacciatore imbestialito le fu ben presto addosso; gli artigli le fecero volar via di mano una delle daghe e Tenten si ritrovò scaraventata contro il tronco di un albero, con gli occhi gialli dell’avversario a pochi centimetri dal volto…
In quella però Kiba venne sbalzato via da una grossa sagoma color pece. Malgrado la ferita alla spalla infatti, vedendo Tenten in pericolo, Neji era riuscito a recuperare forze sufficienti a rimettersi in piedi. Gli occhi bianchi, le zanne lucide al chiarore lunare, il lupo si frappose tra lei e il cacciatore. Kiba si rialzò subito e, ruggendo di rabbia, partì nuovamente all’attacco. Era una lotta disperata: Tenten sapeva che Neji era ferito in modo molto più grave rispetto al suo avversario, tuttavia avrebbe combattuto fino alla morte pur di proteggerla; il lupo chiamò a sé tutte le sue energie, retto da una volontà incrollabile, disposto a tutto per fronteggiare la furia dell’altro; osservando attentamente, era possibile vedere i corpi di entrambi avvolti da una fumosa cortina di energia spirituale.
Perfino Akamaru rimase stupito da ciò che vide. Per gli animali l’istinto più comune è quello di pensare alla propria sopravvivenza, invece quel lupo aveva qualcosa di diverso… La luce che emanava dai suoi occhi era la stessa che illuminava lui e il suo padrone quando combattevano l’uno per l’altro: il desiderio di proteggere qualcuno!
Per un attimo Akamaru vide riflesso sé stesso in quegli occhi, lo stesso spirito di sacrificio, e ne rimase profondamente colpito.
Ormai Neji era allo stremo delle forze, il suo corpo cominciò a vacillare e, con il sangue che sprizzava a fiotti dalle ferite, finì inevitabilmente per crollare ai piedi del suo avversario. Kiba gli fu addosso per finirlo ma, prima che potesse vibrare il colpo, due zampe robuste color neve si ersero davanti al lupo privo di sensi. Akamaru fissò Kiba con occhi supplicanti, tanto che questi cambiò subito espressione; una volta dato libero sfogo al suo istinto selvatico, il suo unico punto di riferimento era Akamaru; tutto il suo mondo risiedeva negli occhi del suo compagno, non avrebbe mai potuto fargli del male.

- Akamaru… che stai facendo ?

A poco a poco Kiba sembrò recuperare il lume della ragione tuttavia non riusciva assolutamente a comprendere perché il suo amico stesse proteggendo quel lupo. Neppure Akamaru riusciva a spiegarselo, ciononostante sentiva che ucciderlo era sbagliato: era la stessa sensazione provata anni prima, quando il piccolo Kiba stava per essere ucciso da un orso; quel lupo stava proteggendo l’umana cui era affezionato, per questo Akamaru si sentiva in un certo senso “simile” a lui; il pensiero di spezzare un legame come quello che univa lui e Kiba aveva determinato la sua decisione, ora poteva solo sperare che il suo padrone capisse.
Tenten si gettò sopra il lupo ferito per proteggerlo col proprio corpo. Fu davanti al gesto disperato della fanciulla che Kiba comprese finalmente ciò che Akamaru stava cercando di dirgli.

- Va bene, Akamaru… Ho capito!

Il cuore di Kiba era come quello di Akamaru, non freddo e spietato come la maggior parte degli uomini, entrambi provavano gli stessi sentimenti ed emozioni. Davanti a loro vi erano due creature simili: un lupo e una donna uniti da un affetto profondo; uccidere uno significava la morte per l’altra; non poteva macchiarsi del loro sangue.
Senza dire una parola, Kiba fece cenno ad Akamaru di seguirlo. L’animale si avvicinò, zoppicando a causa della ferita alla zampa, ed entrambi si allontanarono a bordo del carro, lasciando il lupo e la fanciulla immobili sotto la pioggia che andava a smettere.
Tenten pianse le sue lacrime sul nero manto del compagno, percependo il calore del suo corpo, e ringraziò il cielo che fosse ancora vivo. I minuti passarono lenti, come le gocce ancora presenti sui rami degli alberi, ma la fanciulla non seppe dire con esattezza quanto tempo trascorse prima che Rock Lee e Jirayus riuscissero a trovarli e a soccorrerli.

( continua )

 

NOTA:
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Capitolo 21
*** Destino Crudele ***


Dopo un’intera notte in bianco, con oltretutto la paura che per lui potesse essere davvero l’ultima, Rock Lee era veramente sfinito. Insieme a Jirayus erano riusciti a trovare Tenten e Hyugarre, quest’ultimo quasi in fin di vita, e a soccorrerli appena in tempo. La fanciulla fu infinitamente grata ad entrambi quando cominciarono a prestare le prime cure al lupo ferito. Per tutto il resto della notte, Rock Lee e Jirayus si diedero da fare nel medicarlo, finché i primi chiarori in lontananza non annunciarono l’imminente sorgere del sole. Jirayus si rialzò sollevato e rassicurò sia Rock Lee che Tenten dicendo loro che non c’era più motivo di preoccuparsi. Le ferite sarebbero guarite in fretta, ed entro un paio d’ore al massimo Hyugarre sarebbe stato nuovamente in grado di alzarsi.
Tenten ringraziò l’eremita e si scusò con Rock Lee per essersi allontanata così, tuttavia il ragazzo sorrise come al solito, mettendo in mostra la bianca dentatura smagliante e sollevando il pollice davanti a sé.

- Va tutto bene, sul serio - esclamò il ragazzo. - Per fortuna il capitano ha la pelle dura!

Tenten sorrise. Jirayus si allontanò per riprendere il sonno interrotto assieme a Gamabunta e Rock Lee. Buttando finalmente la testa su un giaciglio di foglie secche, l’eremita e il ragazzo si accoccolarono infatti vicino al gigantesco rospo e sprofondarono dunque in un sonno senza sogni.

 

***

 

Le prime luci dell’alba rischiararono nitida la sagoma del cavaliere dai lunghi capelli scuri che, armato di balestra, si accingeva a procacciare cibo da un vicino torrente. Poco dopo il profumo di pesce arrostito, frutta affumicata e quant’altro riempì l’aria. La temperatura si era abbassata molto ultimamente e uno spesso nevischio aveva già cominciato a formarsi nella radura. Con tutte le peripezie della notte scorsa, Rock Lee dormiva così profondamente che non si accorse nemmeno quando il suo giaciglio fu trascinato vicino al fuoco acceso sotto quelle prelibatezze, tuttavia quell’odorino invitante era un richiamo irresistibile per chiunque…

- Buongiorno - lo salutò Hyugarre, con voce forte e pacata allo stesso tempo, non appena lo vide aprire gli occhi. - Mi sembri un po’ pallido, ti ho portato qualcosa da mangiare!

Mentre si stiracchiava a fatica, ancora tutto umido e indolenzito, Rock Lee non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire un brontolìo sommesso.

- Accidenti, che nottataccia - mormorò.
- Perché, è accaduto qualcosa ?

Improvvisamente Rock Lee si rese conto di essersi fatto sfuggire una parola di troppo così, cercando di mostrarsi più sicuro e tranquillo di quanto potesse permettersi, si affrettò a rassicurare il cavaliere.

- Ah, sciocchezzuole, non vale neanche la pena di parlarne…

In quello stesso momento, il falco calò dritto dal cielo in picchiata. Neji sollevò distrattamente il braccio per accoglierlo a mo’ di trespolo ma, con sua grande sorpresa, il volatile preferì atterrare sul polso infagottato di bende di Rock Lee. Il ragazzo guardò prima il falco poi Hyugarre, cercando in fretta qualcosa da dire; non appena infatti l’animale cominciò a strofinarglisi affettuosamente addosso, il cavaliere non poté fare a meno di aggrottare i sopraccigli incuriosito.

- Ehm… Eh eh, è un bravo falchetto, vero ? - scherzò il ragazzo, con voce tremante però. - Simpatico, molto affettuoso…

Rock Lee sentì le piume solleticargli il volto, morbide e calde, ed ebbe quasi l’impressione di essere arrossito. Hyugarre non disse niente ma, a giudicare da tutto quell’affetto improvviso, era chiaro che doveva essere successo qualcosa durante la notte ( anche considerando le ferite che si era trovato addosso non appena sveglio ) e intendeva vederci chiaro.

- Andiamo, va dal tuo padrone - supplicò Rock Lee, sperando che il volatile obbedisse e lo cacciasse fuori da quella situazione. - Su, Lady-Falco, va da colui che ami…
- Perché non mi racconti un po’ cos’è successo ieri notte ?

Rock Lee deglutì. Hyugarre sembrava calmo e tranquillo ma, attraverso i suoi bianchi occhi glaciali, il ragazzo sentiva come due fredde lame puntate addosso.

- Co… Come, non capisco… Che c’è da raccontare ?
- Ieri notte mi sembrava di averti detto di cercare una sistemazione sicura per Tenten, invece stamattina ti ritrovo qui all’addiaccio… Ti spiacerebbe illuminarmi ?
- Beh, il fatto è che… che… Cioè, la locanda era un po’ troppo affollata: c’erano dei tipi assai poco raccomandabili, e allora…

Hyugarre strinse gli occhi dubbioso.

- In che razza di posto siete andati, allora ?
- Beh, come ho detto, era un luogo un tantino pieno di gente ma vicino c’era una stalla tranquilla, così… Andiamo, dai non farlo aspettare!

Rock Lee cercò in tutti i modi di scrollarsi di dosso quel pennuto ostinatamente affettuoso, purtroppo però lo sguardo di Hyugarre si fece sempre più severo e indagatore.

- Che ci facevate nella stalla ?
- Nu… Nulla: fuori pioveva, eravamo tutti e due intirizziti, giusto il tempo di indossare dei vestiti asciutti e…
- Cosa ?!?

Resosi improvvisamente conto di aver usato i termini sbagliati per illustrare la situazione ( era ovvio che Hyugarre avesse validi motivi per pensare male ), Rock Lee cercò in fretta di spiegare che non avrebbe mai e poi mai inteso violare l’intimità della fanciulla facendo il guardone o peggio.

- Ma no, che c’entra, mi… mica insieme, io non…
- L’hai lasciata sola ?
- No, no mai, io…
- Vi siete cambiati insieme, allora!
- No, lo giuro no, non mi ammazzare !!!

Come Rock Lee ebbe sollevato entrambe le mani, temendo che l’altro avesse intenzione di decapitarlo seduta stante, Tenten volò rapidamente sul braccio di Neji. Il cavaliere passò dunque lo sguardo da lei al ragazzo ma non lesse alcuna traccia di infedeltà o inganno negli occhi di quest’ultimo; oltretutto conosceva troppo bene la sua amata, anche solo per “pensare” una cosa del genere; a poco a poco infatti, malgrado fosse ancora piuttosto irritato, Rock Lee capì che l’arrabbiatura gli era ormai passata e cominciò a spiegargli con calma la dinamica dei fatti riguardo la stalla.

- E’ la più bella fanciulla che sia mai vissuta - disse infine, con grande sincerità e ammirazione. - Anch’io, certo, ne sono rimasto colpito… Ma lei in verità non ha fatto altro che parlare di te!

Hyugarre chinò il capo in silenzio, così da incontrare amorevolmente lo sguardo del falco, dopodiché tornò a guardare Rock Lee con un’espressione assai più serena. Era difficile esprimere ciò che provava, soprattutto per lui così abituato a non mostrare apertamente i propri sentimenti; la verità era che non temeva Tenten potesse tradirlo, bensì lo tormentava il fatto di non poterle stare vicino come voleva.

- Per ogni momento che trascorri insieme a lei, io… Ti invidio, ti invidio veramente!

Rock Lee fu alquanto stupito da quelle parole. Come poteva invidiarlo ? Era lui, Hyugarre, ad avere il cuore di Tenten d’Armé vicino al proprio… Tuttavia capì immediatamente il senso di quella frase, non appena si ricordò della triste situazione che costringeva i due innamorati a stare così crudelmente vicini e lontani l’uno dall’altra.

- Però puoi raccontarmelo - disse a un tratto il cavaliere, come ispirato. - Ogni cosa, ogni parola che lei ti ha detto… Raccontamela, ti prego!

Subito il volto di Rock Lee si aprì ad un enorme sorriso, deciso a concorrere contro tutti i migliori Oscar alla recitazione, tuttavia quando Hyugarre lo guardò dritto negli occhi capì che non sarebbe stato facile inventare una storiellina dolce per abbindolarlo.

- Ti avverto - mormorò il cavaliere, tenendolo per le spalle. - Io “capisco” se sono parole di Tenten oppure no!

La Bestia Verde si grattò nervosamente la nuca, scegliendo attentamente le parole da usare. Ovviamente doveva per forza “addomesticare” un pochino la verità ( se avesse menzionato il particolare della fuga di Tenten nel temporale, Hyugarre lo avrebbe fatto a pezzi senza pensarci due volte ) ma ripensando poi al sorriso felice di Tenten, mentre ballavano allegramente sopra un mucchio di paglia, in un certo senso sapeva esattamente cosa dirgli.

- All’inizio era abbattuta, forse un pochino triste - cominciò a dire. - Parlava delle sue origini maledicendole, maledicendo suo padre e la sua crudeltà! Poi però si è messa a ricordare i giorni felici che avete trascorso insieme, prima della maledizione del Vescovo, e gli occhi le si sono illuminati… Si è illuminata tutta, davvero!

Hyugarre ascoltò senza dire una parola; anche lui ricordava bene quei giorni ed era contento di apprendere che lei non aveva dimenticato.

- Non esiste maledizione in grado di cancellare ciò che lei prova per te - proseguì Rock Lee convinto. - Ti ama più della vita, capitano… E’ evidente!

Hyugarre socchiuse gli occhi, con un amaro sorriso dipinto sul volto. Difficile dire a cosa stesse pensando, la sua espressione era un misto di rassegnazione e ironia, eppure Rock Lee riuscì a percepire chiaramente il dolore che costui si stava portando dentro.

- Lo sai che i falchi si uniscono e restano insieme per la vita, e lo stesso i lupi ? Qualunque sia la loro specie, gli animali non chiedono che di poter vivere accanto al compagno o alla compagna, niente di più… Il Vescovo invece non ci ha concesso neanche questo - sottolineò Hyugarre, fissando le proprie pupille in quelle di Rock Lee. - …Neanche questo!

Per la prima volta da che lo conosceva, Rock Lee comprese finalmente che ciò che muoveva Hyugarre verso la vendetta non era soltanto l’odio verso il Vescovo, bensì la disperazione per la vita che lui e Tenten non avrebbero mai più avuto.

 

( continua )

 

P.S.
scusate L'IMMENSO RITARDO col quale aggiorno finalmente questa lunga e tormentata fanfic ( O_o siamo già al ventunesimo capitolo, 'acc... ). Probabilmente alcuni temevano che non sarei mai più andato avanti e invece... ^__^ ILLUSI, telesette sarà anche lento ad aggiornare ma non lascia mai le sue storie a metà, abbiate fede!
Al prossimo capitolo !!!

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Capitolo 22
*** Il Piano di Gamabunta ***


Nonostante il suo tentativo di far perdere le tracce e allontanarsi il più possibile da Konoha, Kiba Inuzuka non riuscì a sfuggire al Vescovo. Da quando al cacciatore era stato dato l’ordine di “cercare il lupo” nei boschi vicino a Konoha, il capitano Sasuke era stato incaricato di sorvegliarlo per tenere Sua Grazia costantemente informato di tutti i suoi spostamenti. Vedendolo dunque cambiare direzione e dirigersi verso il confine nord, lontano da dove il Vescovo aveva ristretto il suo campo di ricerche, l’ufficiale dagli occhi scarlatti non ci mise molto a capire le sue intenzioni. Inuzuka aveva disobbedito alla volontà del Vescovo, e ciò significava morte sicura per lui e il suo cane. Sasuke trovò piuttosto grottesco e ironico che il cacciatore fosse diventato improvvisamente la preda… tuttavia non si trattava affatto di uno scherzo. Troppe volte l’Uchiha aveva subito pesanti umiliazioni, a causa dei ripetuti fallimenti, per cui non poteva assolutamente permettersi di lasciarsi scappare quella sudicia coppia di animali da sotto il naso.

- Capitano - domandò l’attendente a lui più vicino. - Gli uomini attendono il vostro segnale!

Sasuke osservò il carretto che procedeva lentamente sotto il suo sguardo; i suoi uomini erano a circa una decina di miglia da esso, fermi e appostati sulla collina che dava sulla strada per Kirét, e aspettavano solamente l’ordine del capitano per lanciarsi all’attacco. Gli occhi rossi dell’ufficiale sembrarono emettere un bagliore per un istante ma, con un leggero cenno del capo, dette dunque il segnale che i soldati attendevano.

- Nessuna pietà - mormorò.
- All’attacco - sbraitò l’attendente, estraendo la spada e facendo segno agli altri di seguirlo.

Nello stesso momento un’ondata di uomini e cavalli, recanti le insegne della guardia di Konoha, calò dal fianco della collina, per riversarsi sul bersaglio. Il povero Kiba ebbe solo il tempo per accorgersi di essere circondato da ogni parte; i soldati avevano bloccato ogni via di fuga e, seppur consapevoli di essere caduti in trappola, lui e Akamaru non ebbero scelta se non quella di impegnarsi in una lotta furiosa; tra urla, colpi di spada e violenti spruzzi di sangue, fu così che ebbe luogo un’autentica strage. Di lì a poco il bosco si riempi di cadaveri straziati e, a causa della furia del combattimento, Kiba si ritrovò al centro di quel macabro spettacolo senza neanche capire come fosse cominciato. Uno dei soldati gli scivolò dietro le spalle con la spada in pugno ma, prima che potesse colpirlo, Akamaru lo azzannò prontamente alla gola senza dargli tempo di reagire. Purtroppo però un secondo avversario armato di lancia trafisse il cane alla schiena, facendolo guaire di dolore.

- Akamaru… Nooo !!!

Altre due lance si abbatterono sulla carcassa dell’animale per infilzarlo dopodiché, una volta sollevata da terra, la povera bestia si ritrovò “squartata” in più parti. La testa di Akamaru rimase attaccata a ciò che rimaneva di una parte del suo torace, con gli occhi fissi e spenti, il sangue che gocciolava dalla sua bocca aperta.
Davanti alla morte del suo compagno, Kiba provò una collera incontenibile: il suo corpo reagì come mai prima, le sue mani lacerarono i corpi dei nemici più a fondo del suo coltello; sembrava addirittura un demone della foresta, deciso a trascinare con sé all’inferno chiunque gli si parasse davanti. Vedendo i soldati cadere a terra uno dopo l’altro, sotto la sua furia selvaggia, quelli rimasti in piedi decisero dunque di cambiare tattica. A colpi di balestra e armi da lancio di vario tipo, Kiba si ritrovò presto ferito e barcollante. Oramai non era più in grado di ragionare, il sangue e la frenesia lo avevano completamente accecato, non era altro che una belva ferita sul punto di esalare l’ultimo respiro. Lo sguardo di lui correva adesso al punto dove i soldati avevano piantato la testa di Akamaru, saldamente conficcata sulla lancia usata per ucciderlo. Un attimo dopo qualcuno, folle o coraggioso che egli fosse, si avvicinò a lui sguainando la spada.

- Ora tocca a te, Inuzuka!

La voce calma e impietosa di Sasuke infiammò il cacciatore con una nuova ondata di rabbia. Gli occhi infuocati e le mani lorde del sangue dei nemici morti, Kiba si avventò contro di lui ruggendo. Sasuke gli puntò dunque addosso i suoi freddi Sharingan, senza tradire alcuna emozione, e fu come se la forza straordinaria dell’altro fosse stata completamente risucchiata da quelle pupille color rosso intenso. Il colpo che Kiba arrivò ad infliggere a Sasuke era debole, praticamente inconsistente; la cieca rabbia che lo rendeva incontrollabile era scomparsa, lasciandolo completamente alla mercé del crudele capitano.

- Basta, adesso - esclamò Sasuke, calmo e sicuro di sé. - E’ il momento di ricongiungerti al tuo pulcioso amico quattrozampe!

Ciò detto l’Uchiha brandì la spada e, con un solo colpo ben assestato, recise i tendini delle sue gambe. Kiba crollò in ginocchio, ignaro che la sua fine stava per sopraggiungere. Ormai non era più in grado di vedere o sentire nulla, la morte di Akamaru e l’annullamento della sua forza omicida lo avevano reso niente di più che un “guscio vuoto”. Sasuke gli sollevò la testa con una mano, mentre con l’altra si preparò a vibrare il colpo finale. Un rumore secco, il sibilo della lama che veniva calata con forza, e sugli occhi del cacciatore scese improvvisamente il buio.

 

***

 

Mentre in cielo splendeva alto il sole di mezzogiorno, il falco planò sull’acqua sfiorandone appena la superficie. Leggero e maestoso come una creatura delle fiabe, la sua sagoma scivolò nitida sullo specchio del lago, circondato dai primi ghiacci invernali lungo la riva. Ad un tratto però fu costretto a risollevarsi in volo bruscamente, quando una lunga lingua appiccicosa rischiò di colpirlo in pieno.

- Ops, desolato - si scusò Gamabunta, facendo scomparire nelle proprie fauci un nugolo di insetti. - La forza dell’abitudine, mi dispiace…

Il falco sbatté le ali, piuttosto seccato, tuttavia fece finta di niente e si affrettò a raggiungere il cavaliere, proprio mentre questi aveva appena finito di sellare Shuriken.

- Allora sei sempre della tua idea ? - domandò Jiraius con preoccupazione. - Non capisci che un’occasione del genere non si ripresenterà mai più… Tu devi aspettare!
- Entro domani, io sarò a Konoha - tagliò corto Hyugarre, montando in sella. - E in un modo o nell’altro, tutto questo avrà finalmente termine!
- Però, in fin dei conti, che fretta abbiamo ? - intervenne Rock Lee dubbioso. - Voglio dire, giorno più giorno meno, il Vescovo mica scappa…

Hyugarre rivolse al ragazzo un’occhiata tagliente.

- Ti avevo detto che la questione era chiusa. - esclamò. - Se invece hai intenzione di dar retta ai vaneggiamenti di questo vecchio ubriaco, resterai qui a fargli compagnia!
- No davvero - protestò subito il ragazzo, dimenticando chi aveva di fronte. - Dopo tutto quello che ho dovuto passare per accompagnarti, non ci penso nemmeno a lasciarti andare da solo… Chi ti aiuterà ad entrare lì dentro altrimenti ? Siamo arrivati insieme fino a questo punto; abbiamo rischiato tutti quanti; almeno potresti ascoltare la nostra opinione, prima di lanciarti così alla cieca nella tana del nemico!

Hyugarre smontò bruscamente da cavallo e, afferrando la sua micidiale spada bilama, si avvicinò a Rock Lee fulminandolo con lo sguardo.

- Il giuramento che ho fatto su questa spada è un giuramento di sangue - esclamò. - Ho giurato di affondare questa lama due volte nel petto di colui che ha distrutto le nostre vite, e di uccidere tutti coloro che hanno avuto la loro parte di colpa in questa storia!

Tacque, il filo luccicante della spada tra lui e il volto sgomento di Rock Lee e il braccio puntato verso Jirayus.

- Ho risparmiato costui, solo perché ha salvato la vita di Tenten… Ma non significa che io abbia dimenticato ciò che è accaduto due anni fa!
- Ma…
- Zitto - sentenziò Hyugarre, conficcando la spada al suolo e levando l’indice minaccioso davanti a sé. - Ho atteso per troppo tempo il momento di trovarmi faccia a faccia con quella carogna; l’inferno stesso ha fatto il suo nome e, solamente quando gli avrò rigirato questa spada nelle carni, potrò dire finalmente di aver assolto il mio compito… E questo io lo farò, con o senza il tuo aiuto!

Così dicendo, Hyugarre sollevò l’arma e la appese nuovamente di fianco alla sella. Rock Lee lo osservò allontanarsi, assieme al falco appollaiato sulla sua spalla, ma non riuscì a dire nulla per tentare di dissuaderlo dal suo proposito.

- Grazie per aver tentato, ragazzo - mormorò Jirayus, posandogli tristemente la mano sulla spalla. - Abbiamo fatto il possibile, ma non è bastato…
- No, invece - rispose Rock Lee. - Dovevamo immaginarlo: nessuno può capire il dolore di Hyugarre meglio di lui stesso, a parte Tenten credo!
- Il dolore non gli permette di ragionare - osservò l’eremita. - La rabbia e il desiderio di vendetta lo rendono sordo a tutto il resto, non riusciremo mai a convincerlo!
- Voi no - fece Gamabunta, intervenendo d’un tratto nella conversazione. - Ma io forse posso fare qualcosa…

 

***

 

Circa mezz’ora dopo il calar del sole, Tenten era seduta vicino al punto dove Hyugarre aveva legato Shuriken. Dal momento che la notte era fredda, aveva pensato bene di accendersi un fuoco ma, a causa della pioggia della notte prima, la legna era ancora troppo umida. Dopo dieci minuti di inutili tentativi, buttò via rassegnata l’acciarino e si strinse nel mantello che aveva addosso.

- Accidenti - mormorò. - Andrà a finire che… etciù! Bi brenderò un raffreddore coi fiocchi, altroché!

Improvvisamente un movimento sospetto, proveniente da dietro i cespugli nelle vicinanze, la mise in guardia. Afferrando d’istinto il rotolo, strinse gli occhi pronta a reagire al minimo pericolo.

- Chi è là ? - domandò. - Fatti vedere!
- Non preoccuparti Tenten, sono io…

Non appena lei riconobbe il volto sorridente e le sopracciglia folte di Rock Lee, cacciò un lieve sospiro di sollievo.

- Accidenti a te… Si può sapere che ti salta in mente di avvicinarti come un ladro ?
- Scusa, non volevo spaventarti - rispose lui, chinando il capo con la mano dietro la nuca.
- Bah!

Tenten scrollò la testa e, avvolgendosi ancor di più nel mantello, cercò in qualche modo di non pensare al freddo che le penetrava fin dentro le ossa. Rock Lee si avvicinò a lei, facendosi serio in volto, e le rivolse la parola con un filo di voce.

- Tenten…
- Hm ?
- Se ti dicessi che esiste un modo per spezzare la maledizione, e che tale possibilità si presenterà solo una volta e una soltanto, mi ascolteresti ?

Sulle prime Tenten pensò di non aver capito. Ormai quell’incubo andava avanti da due anni, e molto altro tempo sarebbe trascorso ancora senza intravederne mai la fine. Rock Lee le aveva appena detto una cosa che, in altre circostanze, avrebbe considerato come uno scherzo crudele e di cattivo gusto; ma proprio l’espressione sincera e lo sguardo del ragazzo la convinsero del fatto che non stava mentendo.

- Dico sul serio - insistette lui. - Una possibilità, unica e irripetibile, di rompere per sempre questa maledizione… E abbiamo anche un piano per fare sì che ciò avvenga!
- Tu e Hyugarre, intendi ?

Come in risposta alla sua domanda, Jirayus e Gamabunta si fecero avanti. Quest’ultimo aveva ridotto le sue dimensioni per passare inosservato e, malgrado si sentisse alquanto goffo nel guardare il mondo dall’altezza di un uomo normale, non aveva altra scelta per parlare a quattr’occhi con la fanciulla e spiegarle la situazione.

- Hyugarre in questo momento è il più grande nemico di sé stesso - esclamò il rospo gravemente. - Ossessionato com’è dal desiderio di vendicarsi, non ascolterà mai la voce della ragione; e se precorrerà i tempi, la maledizione del Vescovo durerà in eterno!

Tenten scattò subito in piedi.

- Allora è vero… Esiste davvero un modo per rompere la maledizione ?!?

Gamabunta annuì.

- Purtroppo non abbiamo tempo per spiegarti ora perché, se non troviamo il modo di trattenere Hyugarre per il prossimo giorno, lui affronterà il Vescovo prima del tempo stabilito… E allora, anche se dovesse vincere, entrambi resterete vincolati alla maledizione per sempre!
- Ma cosa posso fare ? Nessuno di noi ha memoria, durante la trasformazione, anche se gli parlassi non se lo ricorderebbe…
- Lo so - osservò Gamabunta. - Ma, se lo terrai fermo il tempo necessario, potrò ricorrere ad una particolare tecnica magica di noi rospi; sarà sufficiente che rimanga fermo all’interno di una zona predefinita, dopodiché la trappola che ho in mente farà il resto!
- Mi state chiedendo di ingannarlo, dunque ?
- E’ necessario - le fece notare Rock Lee. - La vostra felicità e il vostro futuro dipende dalla riuscita di questo piano!
- Ti prego, Tenten - fece eco Jiraya. - Te lo chiedo in nome di Tsunade, aiutaci a salvare te e Neji e fai in modo che la profezia si possa compiere!

Tenten chiuse gli occhi, valutando la richiesta in silenzio. Finora aveva sempre seguito Hyugarre, fidandosi completamente di lui e delle sue decisioni; se Neji avesse scoperto che si era messa d’accordo con loro per tendergli un tranello, avrebbe considerato il suo come un tradimento; ma se ciò che Gamabunta le aveva appena detto era vero…

- D’accordo - rispose convinta. - Vi aiuterò!

 

( continua )

ANGOLO DELL'AUTORE:
saluto dubious3, scusandomi per i continui ritardi negli aggiornamenti ( si cerca di fare il possibile ), e ovviamente un saluto ai lettori costanti e pazienti che ancora trovano il tempo di leggere questa roba...
Ciao!

NOTE:
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"I Ragazzi di EFP hanno scritto i racconti di “Niente è come prima” con un atto esplicito di fiducia nella possibilità di raggiungere altri coetanei, offrendo loro un motivo di indagine interiore. Generosi e speciali, con un gesto inaspettato hanno deciso di devolvere una parte del ricavato della vendita ad ADSINT che rivolge una particolare attenzione alle nuove generazioni con le loro esigenze e i loro sogni. Complici di un dono: quello dei pensieri, quello del sangue."
Giovanna Ferrante
Direttore de “il Globulo” Veicolo di informazione di ADSINT – Associazione Donatori di Sangue Istituto Nazionale Tumori

 

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Capitolo 23
*** La follia del lupo e il dolore di un uomo ***


- Uff, questo era l’ultimo - sospirò Rock Lee, ponendo l’ultimo sigillo attorno al perimetro disegnato da Gamabunta.
- Anche qui, tutto a posto - fece eco Jirayus. - Ma non ti sembrano un po’ troppi, voglio dire… Se intendi usare la tecnica della “Gabbia Spirituale”, a che servono tutti questi sigilli ?
- Per precauzione - spiegò Gamabunta. - Sono molti anni che non utilizzo più questa tecnica, di conseguenza dubito che sia ancora efficace… Se la barriera risultasse inadeguata, contro la forza di volontà di Hyugarre, i sigilli serviranno perfettamente allo scopo e ne intensificheranno la capacità di contenimento!
- Siamo sicuri che non gli succederà nulla, vero? - domandò Tenten preoccupata.
- Non temere - la tranquillizzò il rospo. - Di norma sarebbe impossibile utilizzare questa tecnica su chi possiede un livello di chakra pari a quello del nostro amico ma, per nostra fortuna, la sua forma animale lo rende mentalmente più vulnerabile; sarà sufficiente tenere attiva la barriera per questa notte, il tempo necessario per costringerlo ad arrivare a Konoha non prima di dopodomani; è un piano semplice ed efficace!

Tenten annuì. Secondo il piano, lei avrebbe dovuto attendere Neji al centro della barriera dopodiché Gamabunta avrebbe provveduto a mantenerla attiva. Tenten era fondamentale per la buona riuscita dell’operazione: come lupo, Neji era in grado di riconoscere soltanto lei come punto di riferimento; altrimenti non sarebbero mai riusciti ad attirarlo in trappola.

- Speriamo che funzioni - borbottò Jirayus. - Se qualcosa dovesse andare storto…
- Funzionerà - ripeté Gamabunta. - In ogni caso, quando la barriera sarà attiva, la presenza di Tenten servirà a calmarlo!

L’ululato poco lontano mise il gruppetto in allarme.

- Sta arrivando - esclamò Rock Lee, piuttosto agitato.

Infatti la nera sagoma del lupo si stagliò correndo sul bianco ghiacciaio innevato. Qui Tenten lo aspettava a braccia aperte, sorridendogli teneramente, e il suo sguardo era come un dolce richiamo per l’animale innamorato. Sia Jirayus che Rock Lee attesero col fiato sospeso, augurandosi che tutto andasse a buon fine. Nel momento in cui Hyugarre oltrepassò la linea dei sigilli, Gamabunta incrociò le zampe anteriori e pronunciò una formula in un linguaggio incomprensibile. Subito quattro pareti di energia formarono una luminosa gabbia rettangolare, proprio in mezzo al ghiacciaio, e il lupo rimase intrappolato assieme a Tenten. D’istinto l’animale provò a tornare sui suoi passi ma, nella sua forma attuale, non aveva abbastanza calma e razionalità per forzare la barriera. Tenten si accinse dunque ad abbracciarlo, nel tentativo di calmarlo, ma gli occhi bianchi del lupo la guardarono minacciosamente.

- Neji, calmati - provò a dire la fanciulla. - Sono io, non mi riconosci ?

Il lupo parve esitare, la sua espressione era incerta e il suo verso appena un lieve mormorio gutturale, tuttavia qualcosa lo fece improvvisamente ruggire e contorcere per terra, in preda a un dolore violentissimo.

- Ma… Ma che sta succedendo? - esclamò Rock Lee.
- Qualcosa non ha funzionato - osservò Jirayus sgomento.

Nel frattempo Neji urlava e gemeva come un animale ferito, grattando la superficie del ghiaccio con gli artigli, incapace di resistere a quella dolorosa fitta che gli attanagliava la mente. Tenten provò a calmarlo ma, non appena fece per chinarsi su di lui, gli occhi del lupo mandarono un sinistro bagliore e quest’ultimo le si scagliò addosso con rabbia.

- Ma è pazzo ?!? - fece Rock Lee, incapace di credere ai suoi occhi.
- Non è normale questo suo comportamento, che gli sta succedendo?
- Purtroppo, temo di saperlo - ammise Gamabunta. - Non avevo considerato le emissioni di energia, per tenere attiva la barriera… Evidentemente agiscono come degli ultrasuoni ad altissima frequenza e il cervello iper-sensibile del lupo non è in grado di sopportarle!
- Ma questo significa che Tenten è in pericolo!

Infatti, proprio mentre i tre amici cercavano di vederci chiaro nel suo inspiegabile comportamento, Hyugarre si avventò contro Tenten come un animale furioso. Ormai cieco a qualunque altra cosa, vittima del dolore che gli stava scombinando la mente, tutto ciò che il suo istinto continuava a ripetergli era: attaccare e uccidere!
Sorpresa e confusa da questa violenta reazione, Tenten cercò il più possibile di evitare i suoi attacchi. Rotolando su sé stessa era in grado di sfuggire alle zanne e agli artigli ma, data l’inarrestabile ferocia dell’altro, ben presto si ritrovò schiena a terra con le fauci spalancate a pochi centimetri dal volto.

- Interrompi la barriera, presto - gridò Rock Lee, rivolgendosi a Gamabunta.
- E’ inutile - gemette l’altro. - Ora che è stata attivata, sono i sigilli che la tengono in funzione; non possiamo fare nulla ormai…
- Al diavolo!
- Rock Lee - urlò Jirayus. - Dove stai andando? Fermati !!!

Incurante del richiamo dell’eremita, e troppo sconvolto per riflettere o avere paura, il giovane si lanciò contro la barriera urlando come un pazzo.

- Yyyeeeaaahhh!

Il pugno del ragazzo cozzò inevitabilmente contro il campo di energia ma, a causa della sua incredibile forza di volontà ( proprio come aveva detto Gamabunta ) e del suo spirito altruista, riuscì ugualmente a penetrare all’interno della barriera e a spingere via Hyugarre appena in tempo per impedire a quest’ultimo di uccidere la fanciulla.

- Tenten, scappa!

Tenten riuscì appena ad ansimare, non appena si rese conto di essere ancora viva, ma adesso era Rock Lee ad avere a che fare con la follia omicida del lupo inferocito. Accecato dall’ira e dagli ultrasuoni che gli rimbombavano nel cervello, Hyugarre non era in grado di distinguere gli amici dai nemici: l’unico modo in cui Rock Lee poteva sperare di neutralizzarlo ( come gli aveva detto in passato il suo saggio Maestro Gai ) era quello di sfiancarlo senza ucciderlo; nel momento in cui il lupo gli balzò alla gola, il ragazzo lo afferrò saldamente con entrambe le mani ed insieme rotolarono avvinghiati sul posto. In altre circostanze Rock Lee sarebbe morto di paura, all’idea di affrontare un lupo grosso e inferocito come quello, ma la situazione attuale richiedeva tutto il suo coraggio; anche il suo maestro avrebbe fatto la stessa cosa, pur di difendere qualcuno in pericolo di vita; era in situazioni estreme che un uomo si rivela per ciò che è realmente… E Rock Lee non era un codardo! Era giovane, ingenuo e spesso impressionabile, ma aveva un carattere forte e un animo sensibile. Non era per incoscienza che si era gettato addosso a Hyugarre bensì perché era l’unica cosa da fare, per salvare sia lui che Tenten da una fine orribile. Malgrado fosse un lottatore esperto, non aveva né la forza né le armi naturali dell’altro ed era chiaramente svantaggiato in quel corpo a corpo. Ruggendo furiosamente e divincolandosi in tutti i modi, Hyugarre riuscì a sovrastare Rock Lee; gli artigli gli lacerarono il petto e l’addome, rischiando più volte di ucciderlo, tuttavia il giovane trovò in sé la forza di reagire e afferrargli le zampe; i muscoli tesi per lo sforzo, Rock Lee sostenne la sua espressione feroce con lo sguardo di chi non vuole mollare.

- Da… Datti una calmata, sacco di pulci troppo cresciuto… A cuccia, ho detto!

Il pugno che Rock Lee gli sferrò subito sotto la mandibola riuscì a stordire il lupo per un istante. Prima che questi potesse riprendersi, il giovane lo afferrò saldamente per serrargli la gola e il petto con le braccia. Hyugarre cercò in tutti i modi di scrollarselo di dosso, sotto gli occhi attoniti di Tenten, ma il ragazzo era deciso a non lasciarlo andare assolutamente. Intanto la barriera continuava ad emettere i suoi micidiali ultrasuoni, attanagliando la mente del lupo con fitte lancinanti, e la situazione precipitava sempre di più.

- Gamabunta, dobbiamo fare qualcosa - sbottò Jirayus. - Se non troviamo il modo di interrompere quella barriera, li perderemo!
- L’unica cosa da fare è rimuovere i sigilli - rispose secco il rospo. - Presto, seguimi, non c’è tempo da perdere!

Mentre Rock Lee cercava disperatamente di tenere a freno l’ira del lupo impazzito, Jirayus e Gamabunta cominciarono a rimuovere uno per uno tutti i sigilli che avevano piazzato per tenere attiva la barriera. Tenten si era unita a Rock Lee, nell’estremo tentativo di calmare Hyugarre, ma le forze di entrambi stavano venendo meno. Tenten era spaventata e sconvolta, Rock Lee stanco e ferito… Non sarebbero riusciti a trattenerlo ancora per molto.
Nel momento in cui Jirayus strappò via l’ultimo sigillo, la barriera si dissolse completamente e Hyugarre crollò al suolo privo di sensi. Era stata una prova durissima, anche Rock Lee e Tenten erano sfiniti. La fanciulla si chinò sul corpo svenuto del lupo, ascoltando con sollievo il battito regolare del suo cuore, e Jirayus invece si accinse a fermare l’emorragia sul petto di Rock Lee prima che questi morisse dissanguato.

- Respira, ragazzo - mormorò l’eremita. - Così, bravo, respira a fondo!

Grazie al provvidenziale intervento di Jirayus, Rock Lee riuscì a riprendere in fretta conoscenza. Hyugarre invece era ancora fermo e immobile con Tenten stesa sopra di lui che piangeva sommessamente, stringendogli il folto pelo scuro tra le dita.

- Mi dispiace - provò a dire Gamabunta. - Non avevo considerato che… Ho commesso un errore terribile, me ne rendo conto!
- Ormai è successo - osservò Jirayus, con una smorfia ironica sulle labbra. - Per fortuna abbiamo evitato l’irreparabile, non ha senso tormentarsi ora!
- Come… Come stanno ? - domandò appena Rock Lee, con un filo di voce.
- Bene, stanno bene tutti e due, non ti preoccupare!

Il giovane sembrò sollevato, nonostante egli stesso fosse conciato piuttosto male, ma era talmente stanco che scivolò subito in un sonno profondo. Jirayus lo avvolse in una coperta e lo sollevò in braccio per affidarlo alle cure di Gamabunta, dopodiché si avvicinò in silenzio agli altri due.

- E’ meglio che anche tu vada a riposare, ora - sussurrò alla fanciulla. - E’ stata una brutta notte!

Tenten si voltò a guardarlo, con occhi colmi di lacrime. Vivere accanto a Hyugarre e non poterlo amare, né come donna o come animale, era troppo crudele: quante volte aveva sognato poggiare le proprie labbra contro le sue, quante volte aveva desiderato stringersi a lui e dimostrargli ciò che provava nei suoi confronti… Oltre a dividerli fisicamente, la maledizione era riuscita a colpirli ben più a fondo di una spada o una lancia. Erano vivi, ma era preferibile la morte ad una simile vita, e la profezia di Jirayus era l’unica speranza che rimaneva ad entrambi.

- Dobbiamo vivere, Jirayus - sussurrò Tenten, versando calde lacrime sul suo innamorato. - Ma come esseri umani

Il cuore di Jirayus si strinse, al pensiero di ciò che la fanciulla stava provando, ma non sapeva assolutamente cosa rispondere per lenire il suo animo. Tuttavia Tenten era pronta ad affidarsi completamente alle sue parole, pur di realizzare il sogno di vivere nuovamente felice con Hyugarre.

- Le nostre vite sono nelle tue mani, ora!

 

***

 

La notte trascorse silenziosa e tranquilla. Tenten rimase accanto al lupo, assaporando quella piacevole sensazione di tepore che le dava la sua vicinanza, mentre Rock Lee e Jirayus si erano addormentati poco lontano. A metà tra il sonno e la veglia, Tenten rimase in ascolto del suo cuore e di quello dell’innamorato al suo fianco. La mano della fanciulla, morbida e leggera come una piuma, non aveva fatto altro che accarezzarlo ininterrottamente. Malgrado le sue attuali sembianze infatti, Tenten ricordava ancora la tenerezza con cui Hyugarre l’aveva accarezzata e abbracciata in passato; i ricordi legati al loro amore erano poco più che immagini sbiadite ormai, ma le sensazioni vivevano ancora ed erano tutto ciò che gli rimaneva; Tenten non ricordava più con chiarezza i lineamenti del volto di Hyugarre ma i suoi occhi, quegli occhi bianchissimi e inconfondibili, brillavano intensamente come quelli del lupo.
Improvvisamente l’aria si fece più calda, ed un lieve chiarore cominciò a tingere l’oscurità della notte con lievi sfumature dorate. Anche Jirayus e Rock Lee, non appena le prime luci li illuminarono, aprirono leggermente le palpebre e cominciarono a svegliarsi. L’alba stava sorgendo ad annunciare l’imminente sorgere del sole, ma quanto stava accadendo era qualcosa di ancora più incredibile. Subito dopo essersi stropicciato gli occhi, Rock Lee si rese conto di Tenten e Hyugarre al centro della bianca distesa di ghiaccio. Come i primi raggi sfiorarono la candida pelle della fanciulla, questa si mise a sedere di scatto ed osservò la metamorfosi del lupo accanto a lei. Il manto scuro dell’animale si dissolse e le sue estremità si stesero e si allungarono, fino ad assumere i contorni muscolosi di un giovane uomo completamente nudo. Costui parve riscuotersi dal suo torpore, i lunghi capelli scuri lungo le spalle e gli occhi fissi in quelli della fanciulla accanto a sé. Sia Rock Lee che Jirayus, entrambi a bocca aperta per lo stupore, assistettero immobili a quella incredibile trasformazione.

- Non… posso crederci… - esclamò Rock Lee.
- Finché al giorno seguirà la notte - mormorò Jirayus, citando le parole udite anni prima dalla bocca del Vescovo. - Per tutto il tempo che sarà concesso loro di vivere!

La trasformazione di Hyugarre non era ancora completa che già le dita di Tenten stavano diventando piume e la sua immagine di donna stava svanendo. Il cavaliere provò ad allungare la mano verso di lei ma, prima ancora che potesse sfiorarla, il falco si sollevò in aria con un violento battito d’ali. Hyugarre la vide sollevarsi in volo e, incapace com’era di seguirla, si lasciò cadere in avanti con il volto immerso nella neve.

- Hanno soltanto il tormento di un breve attimo - pensò Rock Lee, rammentando di colpo le parole dette da Jirayus. - Al sorgere e al calar del sole, quando possono quasi toccarsi… Ma neanche!

L’urlo di Hyugarre si levò in aria, forte come il tuono e straziante come la voce del lupo nella tempesta. Qualunque dolore era niente, paragonato a ciò che stava provando in quel momento, e niente poteva lenirlo infatti. Gli esseri umani vivono, gioiscono e soffrono per amore ma, nell’abisso di quella orribile maledizione, la sofferenza di Hyugarre e Tenten sembrava proprio non avere fine.

( continua )

ANGOLO DELL'AUTORE
Ho promesso di portare a termine questa e le altre storie in corso, dunque devo darmi da fare. Abbiate pazienza e conoscerete il seguito... Ma attenzione, non scommettete in anticipo sul come andrà a finire solo "perché conoscete o avete già visto il film", potreste ritrovarvi davanti qualche sorpresa! ^__^ Un caro saluto e un ringraziamento a:

- JennyChibiChan
- Good Old Charlie Brown
- dubious3
- Lisey91
- tenny_93
- Giluna
- Vaius
- Hikari_Uchiha
-  LittleFawn
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- Smirne

NOTE:
"Autori per il Giappone" è un'iniziativa di sostegno organizzata dall'autrice Lara Manni
Per saperne di più, visitate questo link:

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Un piccolo contributo per una grande opera a beneficio di molti...

"I Ragazzi di EFP hanno scritto i racconti di “Niente è come prima” con un atto esplicito di fiducia nella possibilità di raggiungere altri coetanei, offrendo loro un motivo di indagine interiore. Generosi e speciali, con un gesto inaspettato hanno deciso di devolvere una parte del ricavato della vendita ad ADSINT che rivolge una particolare attenzione alle nuove generazioni con le loro esigenze e i loro sogni. Complici di un dono: quello dei pensieri, quello del sangue."
Giovanna Ferrante
Direttore de “il Globulo” Veicolo di informazione di ADSINT – Associazione Donatori di Sangue Istituto Nazionale Tumori

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Capitolo 24
*** Ritorno a Konoha ***


Ci vollero alcune ore perché Hyugarre si riprendesse. Vedere Tenten per quel breve attimo e non poterla neanche toccare era troppo doloroso, perfino per un tipo freddo e impassibile come lui. La maledizione del Vescovo lo aveva colpito proprio dove era più vulnerabile trasformandolo, da guerriero lucido e straordinario che era, in un uomo disperato senza più alcuna gioia nel cuore. Uccidere colui che era stato causa di tanta sofferenza, anche nel modo più spietato e violento possibile, non avrebbe cancellato i due anni di tormento che lui e Tenten avevano trascorso insieme… Insieme e divisi, proprio come le parole della profezia. Eppure il desiderio di vendetta è una fiamma difficile da estinguere, specie per chi è convinto di non avere più nulla da perdere eccetto la vita.
Hyugarre aveva appena finito di indossare la sua armatura quando, con gran disappunto, si accorse che la sua spada era scomparsa.

 

***

 

Rock Lee, Jirayus e il gigantesco Gamabunta erano tutti e tre accovacciati in cerchio. Dopo gli eventi occorsi la scorsa notte, nessuno aveva voglia di parlare ma ciò che pensavano non era certo un mistero. Ognuno di loro si sentiva responsabile per l’accaduto e, malgrado le buone intenzioni, non potevano fare altro che rimuginare su quanto patetico fosse il loro atteggiamento rassegnato.
Hyugarre si avvicinò, senza nemmeno notare le loro espressioni, e domandò a Rock Lee che fine avesse fatto la sua preziosa spada. Con sua grande sorpresa però, il ragazzo non era più intimorito dal suo modo di fare autoritario e anzi sembrava molto arrabbiato.

- Non hai bisogno di una spada - rispose Rock Lee. - Quello che ti serve è il cervello, ammesso che te ne sia rimasto là dentro!

Gli occhi sbarrati e la fronte aggrottata, Hyugarre non batté ciglio per l’insolenza del ragazzo tuttavia ripeté la sua domanda con voce ancora più fredda e tagliente di prima. A quel punto Rock Lee scattò in piedi furioso e, gettando a terra la coperta che aveva addosso, affrontò il cavaliere a muso duro per dirgli chiaramente quello che pensava.

- Tu pensi veramente di poter risolvere i tuoi problemi, facendo la voce grossa e minacciando il prossimo? Cosa ti fa credere di avere il diritto di trattare gli altri come immondizia, ti fa sentire forte per caso? Pensi di essere l’unico a soffrire in questa storia, e a Tenten non pensi ?!?
- Attento a quello che dici, ragazzino…
- Altrimenti che fai, sentiamo?
- Rock Lee, calmati - intervenne Jirayus, cercando di trattenerlo per le spalle.

Purtroppo Rock Lee era troppo furioso per contenersi. L’egoismo di Hyugarre e la sua insulsa sete di vendetta erano prova di una grande vigliaccheria e scorrettezza nei confronti di Tenten… E questo non lo poteva proprio tollerare.

- Il Vescovo ti ha colpito con la maledizione, ma anche Tenten ha condiviso la tua stessa sorte - proseguì il ragazzo con veemenza. - Ti sei mai fermato un attimo a pensare se la tua vendetta è ciò che vuole anche lei… Oppure non te ne frega niente della sua opinione?
- Colui che le ha fatto del male pagherà - ribatté secco Hyugarre. - E’ solo per lei che sto facendo questo!
- Stronzate, la verità è che sei solo un grande egoista!

La mano di Hyugarre fu più svelta della lingua dell’altro e lo afferrò violentemente per il bavero, stringendolo con forza.

- Avanti, grand’uomo, mostrami quanto sei bravo - fece Rock Lee imperterrito, senza neanche opporre resistenza. - Per te quella spada e la tua vendetta contano più di qualunque altra cosa, anche di te stesso, anche di lei…
- Basta ora, sta zitto!

Malgrado Hyugarre lo considerasse solo uno sciocco ragazzino esaltato, le sue parole erano andate molto più a fondo di una lama in pieno cuore. Per quanto gli desse fastidio ammetterlo infatti, Rock Lee aveva pienamente ragione: lui non intendeva uccidere il Vescovo per Tenten ma per sé stesso, per soddisfare il suo desiderio di vendetta, e così metteva avanti il suo orgoglio ferito alla felicità di entrambi. Ovviamente non poteva sopportare che uno sciocco ragazzino insolente gli facesse notare i suoi errori ma, prima che potesse metterlo a tacere con i suoi sistemi, Jirayus intervenne per separarli e Rock Lee si liberò dalla sua stretta. Nella colluttazione, la casacca del giovane si strappò all’altezza del petto cosicché Hyugarre notò subito gli evidenti segni rossastri e le lacerazioni che aveva addosso.

- Come si è procurato quelle ferite? - domandò il cavaliere perplesso.

Jirayus lo guardò severo, prima di rispondere.

- Questo ragazzo ha sfidato la morte per salvare Tenten… Quando tu stesso hai rischiato di ucciderla, in un momento di follia incontenibile!

La rivelazione dell’eremita era sconcertante eppure la prova era lì, davanti ai suoi occhi. Rock Lee aveva salvato entrambi, rischiando persino la propria vita, e lui invece si era rifiutato persino di ascoltarlo; aveva giurato di proteggere Tenten e invece, se non fosse stato per quel giovane coraggioso, l’avrebbe uccisa… Hyugarre si morse il labbro superiore con disappunto. Non era abituato a chiedere scusa a nessuno ma, date le circostanze, non poteva negare di essere in debito con Rock Lee per molte cose.

- Mi dispiace - mormorò, con voce talmente bassa che era impossibile udirlo.
- Eh, come - esclamò Rock Lee, rimettendosi in piedi a fatica. - Come hai detto?
- Mi dispiace!
- Questa poi, tu che chiedi scusa a me!

- Ho detto che mi dispiace, non esageriamo adesso - puntualizzò l’altro, inarcando il sopracciglio. - Ad ogni modo, grazie… per aver salvato Tenten!
- Adesso però devi permettermi di salvarti da te stesso!
- Che intendi dire?

In quella intervenne Jirayus.

- Hyugarre, per favore ascolta: la profezia di cui ti ho parlato è l’unico modo per far cessare la maledizione; non si presenterà altra occasione che questa, tu devi ascoltarci…

Hyugarre rifletté in silenzio sulle parole del vecchio eremita ma, non appena Tenten scese ad appollaiarsi sulla sua spalla, non poté fare a meno di chiedersi se stesse seguendo la via giusta. Tenten si fidava di lui ciecamente, forse anche era pronta a morire per seguirlo, ma tale fiducia era davvero meritata? Se anche dopo aver ucciso il Vescovo la maledizione fosse rimasta immutata, che cosa avrebbero fatto entrambi negli anni a venire? La profezia di Jirayus era vaga, assurda o semplicemente priva di logica… ma era l’unica remota possibilità di porre fine al loro tormento.

- D’accordo - rispose infine, puntando lo sguardo verso i compagni in attesa. - Aspetterò fino a domani per affrontare il Vescovo, ma non un minuto di più; se all’alba del prossimo giorno non accadrà nulla, io entrerò nella cattedrale da solo e strapperò con le mie mani il cuore di quell’essere malvagio!
- Per ora pensiamo a come poter entrare in città, al resto penseremo dopo!

La voce di Gamabunta fece voltare tutti di scatto ma, non appena lo videro, non riuscirono a trattenere il loro stupore.

- Ga… Gamabunta - fece Jirayus con voce strozzata. - Ma co… come diavolo hai…
- Non credo ai miei occhi - fece eco Rock Lee, sfregandosi ripetutamente i pugni sulle palpebre.

Il gigantesco rospo, solitamente grande quanto un elefante, aveva incredibilmente ridotto le proprie dimensioni. A vederlo sembrava appena più alto del vecchio Jirayus, anche se il suo aspetto e il faccione da rospo tradivano chiaramente la sua identità.

- E’ impossibile per me passare inosservato, nelle mie reali dimensioni almeno - spiegò il rospo. - Così invece potrò seguirvi ed esservi maggiormente d’aiuto, qualunque piano escogiteremo per oltrepassare le mura!
- Avete qualche idea, forse? - domandò Hyugarre.

Nessuno rispose.

- Un momento - fece ad un tratto Rock Lee, sollevando lo sguardo come ispirato. - Ora che ci penso, a Konoha c’è qualcuno che ci può aiutare…
- Dici davvero, Rock Lee?
- Assolutamente - confermò il ragazzo, strizzando l’occhio e sollevando il pollice davanti a sé. - Non posso dirvi come e in che modo, ma so per certo che è una persona buona e non ci rifiuterà il suo aiuto!

 

***

 

La bottega del fornaio Akimichi, circa a mezzo chilometro da Konoha, era circondata dagli odori allettanti del pane fragrante appena sfornato. A volte la bottega funzionava anche come taverna e, per quanto piccola e poco frequentata, c’era sempre qualcuno che si fermava a bere un goccetto o ad assaggiare le specialità della casa. Purtroppo a volte capitava che, bevendo un goccetto di troppo, alcuni avventori trovassero l’ambiente così piacevole da non volersene più andare… Proprio come quel viaggiatore smilzo, con i capelli scuri legati ritti sopra la testa, che stava appunto “ronfando” sul tavolo da diverse ore.

- Ah-Ehm - tossì il corpulento fornaio, cercando di svegliarlo. - Mi dispiace disturbarti Shikamaru ma, nel caso non te ne sia accorto, dovrei chiudere…
- Sì sì, d’accordo - mormorò l’altro, tenendo la guancia sopra il tavolo, senza nemmeno aprire gli occhi. - Fai piano con la serratura, mi raccomando!

Il povero Choji si grattò la testa perplesso. Shikamaru era uno dei suoi migliori clienti ma anche un noto scansafatiche e, data la loro amicizia, sovente tendeva ad approfittarsene un po’ troppo.

- Andiamo, Shikamaru - supplicò il fornaio. - Non fare lo stupido, lo sai che non posso farti dormire qui dopo la chiusura, tra poco arriveranno le guardie per il giro di ronda!
- Sempre meglio del terzo grado di mia moglie Temari, quando rientro a casa - replicò Shikamaru, sbadigliando. - Non vorrai farmi torturare, spero?
- Beh no, ma…
- Andiamo, nascondimi sotto al telo per coprire il tavolo e buonanotte!

Choji sbuffò rassegnato ma, una volta compreso che era inutile discutere, si accinse subito a seguire il suggerimento. Nascosto sotto al telo infatti, Shikamaru sembrava solo uno dei tanti rigonfiamenti sotto la stoffa. Nonostante fosse un pigro e insopportabile dormiglione, riusciva sempre ad escogitare qualche trovata semplice e geniale per togliersi d’impiccio. Ormai lui e Choji si conoscevano da una vita e, malgrado certi stratagemmi discutibili, il buon fornaio era sempre disposto a reggere il sacco ad un amico.
In quel preciso momento Choji sentì bussare alla porta.

- Ehi voi, della taverna - urlò qualcuno con voce severa, picchiando duramente contro il legno. - Che cavolo ci fanno le lanterne ancora accese? L’orario di chiusura è passato da un pezzo!
- Che esagerati - pensò Choji, accingendosi però ad aprire. - Saranno passati nemmeno cinque minuti e…

Prima ancora che potesse finire la frase, la mano guantata di un ufficiale del Vescovo spinse violentemente l’uscio verso l’interno. Choji barcollò all’indietro e, con grande disappunto, vide i soldati irrompere nella sua bottega come se niente fosse.

- Per quale motivo le tue lanterne sono ancora accese? - domandò secco l’ufficiale.
- Forse perché stavo appunto andando a spegnerle - rispose il fornaio, aggiustandosi la casacca. - Faccio presente a lor signori che, tra riassettare e sistemare, la chiusura di un locale richiede il tempo che prende!

L’ufficiale aggrottò i sopraccigli irritato.

- Bada a quello che dici, ciccione - esclamò. - Vai subito a spegnere tutto, altrimenti ti sbatto dentro!
- Ci… Ciccio… Cooosa ?!? - al solo sentire quella parola, Choji diventò paonazzo.
- Ehi, che diavolo ti prende, sei impazzito?

Di tutti gli insulti che il buon fornaio era disposto a tollerare, quelli riguardanti il suo peso e le sue dimensioni erano il modo più sicuro per fargli perdere completamente le staffe. Subito dopo aver usato la parola “ciccione” infatti, l’ufficiale si ritrovò le mani di Choji che lo tenevano stretto per le spalle. Naturalmente i soldati sollevarono le lance ma, prima che potessero intervenire in suo aiuto, qualcuno alle loro spalle gli fece cambiare subito idea.

- Che aspettate, idioti ? - sbraitò l’ufficiale, vedendo che i soldati non intervenivano a fermare il fornaio furibondo. - Muovetevi, che cosa…

Quando finalmente costui si rese conto che i suoi soldati erano stesi a terra, sotto gli effetti di una gragnola di sberle, poté vedere chiaramente Rock Lee, Jirayus e Gamabunta in piedi sulla soglia che sorridevano soddisfatti.

- Ma… Ma voi chi… Chi diavolo siete?
- Clienti, naturalmente - rispose Rock Lee, scrocchiandosi le nocche e finendo di tramortire con un cazzotto uno dei soldati che cercava di rialzarsi. - E siamo anche affamati, perciò…
Smammate!
- Pagherete caro il vostro gesto, stupidi ribelli che non siete altro, il Vescovo verrà informato!
- Ma non mi dire - fece Choji sarcastico, sollevando all'indietro il proprio pugno. - Tecnica dell’Espansione Parziale!

Il pugno diventò subito otto volte più grande, e con un solo colpo ben assestato scagliò l’ufficiale fuori della porta, lasciando una scia di metallo, capelli e denti lungo tutto il pavimento.

- Solo un momento - disse dunque il fornaio ai nuovi venuti, facendo tornare la mano alle dimensioni normali. - Mi libero dell’immondizia e sono subito da voi…
- Faccia pure con calma, non abbiamo mica fretta!

Choji riconobbe immediatamente il ragazzo davanti a lui, lo stesso che aveva aiutato alcuni giorni addietro, ed era così piacevolmente sorpreso che si dimenticò perfino dei soldati tramortiti sul pavimento della sua bottega.

- Ma guarda un po’ che sorpresa - esclamò sorridente. - Lieto di rivederti, ragazzo! Qual buon vento ti porta qui, stavolta?
- Beh, ecco - mormorò Rock Lee imbarazzato, grattandosi la nuca. - A dire la verità, in effetti… Non si tratta proprio di una visita di cortesia!
- Capisco - osservò il fornaio. - Beh, sedetevi pure e spiegatemi con calma la situazione, ne parleremo davanti a un bel piatto di focaccine calde!

( continua )

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Giovanna Ferrante
Direttore de “il Globulo” Veicolo di informazione di ADSINT – Associazione Donatori di Sangue Istituto Nazionale Tumori

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Capitolo 25
*** Alle porte della città ***


Dopo aver ascoltato il racconto di Rock Lee e Jirayus, il fornaio si passò le dita sul mento con fare pensieroso.

- E' una storia davvero incredibile!
- Ma vera, purtroppo - sottolineò Rock Lee. - Io stesso ne sono stato testimone, con questi occhi... So che è difficile crederci ma, per quanto assurdo possa sembrare, dobbiamo assolutamente trovare un modo per entrare a Konoha entro stanotte!
- Mmm, più facile a dirsi che a farsi - osservò Choji, incrociando le braccia sul petto. - Ormai il coprifuoco è suonato da un pezzo, entrare in città a quest'ora è praticamente impossibile...
Hmpf, che sciocchezza - esclamò dunque Shikamaru, scostando il telo e sollevando la testa dal tavolo sul quale si era appisolato.

Sia Rock Lee che Jirayus, temendo che costui avesse ascoltato la loro conversazione, reagirono bruscamente.

- Una spia del Vescovo - urlò Rock Lee, avventandosi su di lui alla cieca.
- No, fermati ragazzo, aspetta - provò a fermarlo Choji, anche se inutilmente.
- Aaahhh !!!

Shikamaru non si scompose minimamente, osservando l'attacco di Rock Lee con indifferenza, e si limitò a giungere le dita delle mani davanti a sé.

- Tecnica del Controllo dell'Ombra!
- Ma cosa...

Il pugno di Rock Lee si fermò a mezz'aria, esattamente a un palmo dal volto di Shikamaru, e tutto il suo corpo si irrigidì completamente senza permettergli di muovere nemmeno un muscolo. La sua ombra, per quanto assurdo potesse sembrare, era come "incollata" sul pavimento. Shikamaru lo squadrò severamente ma, inarcando appena il sopracciglio, la sua espressione divenne subito più calma e rilassata.

- Non temere, ragazzo - intervenne allora Choji, con un sorriso rassicurante. - Shikamaru è un mio amico artigiano, non una spia; a volte si ferma qui a dormire, ma solo per sfuggire alle ramanzine di sua moglie!
- Già - osservò l'altro con una smorfia accigliata. - Sempre ammesso che non le venga in mente di venirmi a cercare anche qui...

Ciò detto, Shikamaru sciolse dunque la sua tecnica/trappola e Rock Lee fu di nuovo libero di muoversi normalmente.

- Accidenti - esclamò il giovane, massaggiandosi il polso. - Credevo di essere diventato di marmo... Ma che razza di diavolerìa è?
- Non ci badare - spiegò il fornaio. - Molti qui a Konoha sono in possesso di tecniche e abilità fuori dal comune, è una leggenda che ci tramandiamo da quasi tre secoli ormai!
- Sul serio?
- Ti stupisce - fece Jirayus con una smorfia. - Eppure la leggenda di Konoha è piuttosto famosa: quando Senju Hashirama venne consacrato Primo Vescovo di Konoha, più di trecento anni fa, concesse i favori della somma benedizione ai suoi più devoti abitanti; costoro acquisirono speciali capacità, al fine di difendersi contro i nemici della fede, e ancora oggi i loro poteri vengono tramandati di padre in figlio!

Rock Lee pareva alquanto perplesso.

- Ma se gli abitanti di Konoha sono in possesso di tante e tali abilità, perché non si oppongono alla tirannìa del Vescovo?
- Non essere sciocco - lo rimproverò Jirayus, fulminandolo con lo sguardo. - Sua Grazia, per quanto corrotto e malvagio possa essere, è l'emblema della santità di questo paese; mettersi contro di lui equivarrebbe ad essere considerati alla stregua di eretici, per questo nessuno degli abitanti di Konoha può opporsi al suo volere!
- Purtroppo - sottolineò Shikamaru gravemente. - Anni fa per esempio, quando il nobile Fugaku Markét Uchiha ebbe l'idea di incitare il popolo alla rivolta, il Vescovo fece sterminare la sua intera famiglia... Solamente il piccolo Sasuke fu risparmiato e, dopo averne piegato la mente con chissà quale sortilegio, Sua Grazia ne ha fatto il suo carnefice più spietato e obbediente!

La mano di Jirayus fremette incontrollabilmente sul tavolo. Al solo ricordo di ciò che Sasuke era stato capace di fare a lui e a sua moglie, il vecchio eremita si sentiva tremare di rabbia e impotenza. Per due anni, il solo pensiero di quanto allora era accaduto aveva affollato la sua mente con incubi terribili; dimenticare era impossibile, poteva solo sforzarsi di affrontare la realtà e trovare un modo per rimettere a posto le cose.
In quella però, sentendo bussare leggermente contro la porta, tutti si misero in allarme.

- Se si tratta di soldati, stavolta li metto a nanna senza tanti complimenti - esclamò Choji, accingendosi ad aprire.

Il fornaio aveva già preparato il suo micidiale pugno a espansione, pronto ad abbatterlo su chiunque si trovasse dall'altra parte, ma rimase di stucco di fronte alla figura ammantata di nero che gli si parò di fronte sulla soglia. Davanti a lui infatti, bella come la luna nell'oscurità della notte, una fanciulla dai vividi occhi castani gli rivolse uno sguardo fermo e impassibile. Choji nascose dunque il pugno dietro la schiena, balbettando qualche scusa con imbarazzo, e si fece da parte per consentirle di entrare.

- Tenten - esclamò Rock Lee, riconoscendola. - Non dovevi restare con Gamabunta?

Prima che la fanciulla potesse rispondere, il lugubre suono dell'ululato all'esterno della taverna riecheggiò talmente forte da fare gelare il sangue nelle vene.

- Abbiamo un problema - spiegò lei. - Neji è molto inquieto stanotte, né io né Gamabunta siamo in grado di calmarlo...
- E' un bel guaio, accidenti - osservò Jirayus. - Se non la smette di ululare così, ben presto qualcun altro verrà a vedere cosa sta succedendo!
- E' il suo istinto - esclamò Rock Lee. - Sì, dev'essere così, lui sente la presenza dei suoi nemici e il suo istinto animale non gli permette di ragionare!

Tenten annuì.

- Sono due anni che attende di affrontare il Vescovo, e l'aria di Konoha è carica del suo odore... Per questo i suoi sensi da lupo sono fuori controllo!
- Che razza di sciocco - commentò Jirayus tra i denti. - Se non la smette con questo chiasso, moriremo tutti ancora prima di entrare in città!
- Sempre ammesso di riuscirci - sottolineò Rock Lee. - Ancora non sappiamo nemmeno se esiste un sistema...

Shikamaru si grattò la spalla con un sospiro rassegnato.

- Riflettete un momento - disse. - Secondo voi, a che ora vengono passati i rifornimenti per il magazzino del Vescovo?
- E' vero - fece Choji, battendo il pugno contro il palmo della mano. - Infatti devo ancora consegnare le vettovaglie per la cucina di Sua Grazia, potrei nascondervi nel carro e...
- Non basta - lo interruppe Shikamaru. - Dobbiamo anzitutto trovare un modo per distogliere l'attenzione dei soldati dal contenuto del carro, altrimenti non riuscireste a passare inosservati, visto che l'ululato del vostro amico avrà messo senza dubbio tutti sul chi vive!
- Già, hai ragione - osservò il fornaio, grattandosi la nuca preoccupato.
- Tuttavia - proseguì Shikamaru, incrociando le braccia sul petto con fare pensieroso. - Uno stratagemma ci sarebbe...

***

- Altolà!

L'ordine perentorio dei soldati di guardia ai cancelli intimò a Choji di fermare il carro. Il fornaio obbedì naturalmente e, chinando la testa assieme alle tre dame che lo accompagnavano, spiegò al comandante che era tutto assolutamente regolare.

- E' tutto a posto, tenente - esclamò l'Akimichi con un sorriso, accennando al carro che trasportava. - Io e queste tre signore dobbiamo solo consegnare le vettovaglie per la mensa del Vescovo!

Il tenente strinse gli occhi, scrutando attentamente il volto di Choji e delle tre megere al suo seguito. Le tre donne infatti erano talmente sgradevoli d'aspetto, da far rabbrividire: una di loro aveva delle sopracciglia scure talmente folte che sembrava quasi una scimmia con gli occhi grandi; la seconda invece, coi lunghi capelli bianchi da sotto l'orribile fazzoletto a pallini che portava in testa, aveva una mascella squadrata e dei lineamenti durissimi; la terza invece, più simile ad una grossa rana in realtà, aveva la pelle butterata e due orribili labbra carnose dipinte di rosso.
L'ufficiale trattenne a stento un conato di vomito, tuttavia si sforzò di mantenersi calmo e lucido per svolgere il suo lavoro di controllo.

- Dobbiamo controllare il contenuto del carro - esclamò secco. - Fatevi da parte!

Subito, da sotto il mucchio delle provviste accatastate, giunse una specie di ringhio soffocato.

- Tenten - sussurrò la donzella dalle grosse sopracciglia, cercando di non farsi notare dai soldati. - Cerca di farlo stare zitto, altrimenti è la fine!

Nascosta sotto un mucchio di ceste ricolme di ogni ben di Dio, Tenten si strinse accanto al lupo acquattato sul fondo e fece il possibile per calmarlo.

- Buono Hyugarre, stai buono...

L'animale smise subito di ringhiare, purtroppo l'ufficiale aveva sentito distintamente e strinse gli occhi sospettoso.

- Che cos'era quel rumore? - domandò severo al fornaio.
- Beh, ecco... Forse... Forse è l'insalata russa, può capitare!
- Molto divertente - rispose gelido l'ufficiale, puntandogli la spada contro il petto. - Vediamo se hai ancora voglia di fare lo spiritoso, dopo una notte in gabbia!

Le cose si stavano mettendo male. Sia Rock Lee che Jirayus erano quasi sul punto di mandare tutto a monte e gettare via i propri travestimenti, tuttavia fu Gamabunta a risolvere la situazione con incredibile faccia tosta.

- Iiih, povera me, ho il terrore della violenza - fece il rospo, giungendo le zampe anteriori e recitando la parte della "donzella spaventata" come un attore consumato. - La prego, tenente, siamo solo delle povere fanciulle indifese... Non ci faccia del male!
- Beh, ma io...

La sola vista della presunta "donzella" avrebbe fatto scendere un brivido gelido di repulsione lungo la schiena di chiunque, ciononostante l'ufficiale abbassò la spada confuso. In quella un secondo soldato, più corpulento e autoritario del primo, si fece avanti per rivolgere uno sguardo rassicurante al fornaio e alle presunte signore.

- Non preoccupatevi, madamigella - fece questi, rivolgendosi a Gamabunta. - Il tenente è solo molto nervoso, non c'è motivo di spaventarsi, glielo assicuro!
- Ma capitano, io...
- Suvvìa, tenente - lo interruppe definitivamente il capitano. - Non vedete che queste povere signorine sono già abbastanza impressionate? Lasciamole passare e non importuniamole oltre!
- Grazie, capitano - fece Gamabunta, socchiudendo un occhio con aria civettuola. - Lei è proprio un cavaliere!

Il capitano arrossì imbarazzato, dopodiché fece cenno ai suoi uomini di lasciar procedere il carro oltre i cancelli di Konoha. Sia Rock Lee che Jirayus tirarono il fiato, incapaci di credere a tanta fortuna, invece Gamabunta continuò imperterrito a salutare il gentile capitano finché non furono abbastanza lontani e al sicuro entro le mura della città.

- Capitano - esclamò il tenente incredulo. - Si può sapere cosa le è preso?
- Beh - rispose l'altro, passandosi una mano sulla nuca. - Il fatto è che quella dolce e affascinante donzella assomiglia talmente tanto alla mia mogliettina, perciò non mi sembrava carino terrorizzarla per una simile sciocchezza!

( continua col prossimo capitolo )

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"Autori per il Giappone" è un'iniziativa di sostegno organizzata dall'autrice Lara Manni
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Giovanna Ferrante
Direttore de “il Globulo” Veicolo di informazione di ADSINT – Associazione Donatori di Sangue Istituto Nazionale Tumori

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Capitolo 26
*** L'ora è vicina ***


La Confessione del Vescovo era una cerimonia rituale che si svolgeva ogni anno. Quando gli Abati delle Cinque Nazioni si riunivano tutti insieme nella cattedrale di Konoha, l'usanza prevedeva che il Vescovo si rimettesse umilmente al loro giudizio per stabilire se fosse degno o meno della sua carica... O almeno così era in origine.
Da quando Danzo era stato investito del suo sommo ruolo, la cerimonia aveva assunto un significato paradossalmente opposto: ora infatti era una "confessione" solo di nome, visto che in realtà erano gli Abati a dover provare la loro lealtà e devozione; Danzo aveva accumulato fin troppo potere nel corso degli anni, soggiogando e costringendo chiunque al suo volere, e nessuno poteva permettersi di contrastarlo in alcun modo; cosicché anche questa cerimonia ( come ogni altra cosa, del resto ) non era altro che una messinscena atta a consolidare il suo potere agli occhi dei deboli.
Tuttavia era necessario scongiurare ogni possibile imprevisto e, alla luce degli ultimi avvenimenti, Danzo aveva fatto chiamare Sasuke giusto qualche ora prima che la cerimonia iniziasse. Il giovane capitano entrò dunque nelle stanze del Vescovo e si chinò dinanzi a lui con rispetto.

- Ho saputo del tradimento di Inuzuka - esclamò gelido il Vescovo. - Confido che avrai già risolto la questione, giusto?
- Diciamo che il cacciatore è diventato la preda - sottolineò Sasuke impassibile. - Confido che lo troverete un grazioso trofeo per la vostra... collezione!

Danzo si limitò ad abbozzare una lieve smorfia soddisfatta, dopodiché si avvicinò al giovane capitano e lo squadrò da capo a piedi.

- A dire la verità, sono ben altri i trofei che desidero - esclamò. - Sai già a chi mi riferisco...

Sasuke storse il labbro, con evidente fastidio, ma si limitò ad annuire.

***

Alle prime luci dell'alba, le strade di Konoha già brulicavano di attività.
Di lì a poco la cerimonia si sarebbe svolta presso la grande cattedrale, e chi non poteva assistere alla funzione aveva il compito di badare agli approvvigionamenti. Il carro di Choji si era fermato all'ombra di una delle scuderie, così che nessuno potesse notare la stazza e il manto pregiato di Shuriken ( indubbiamente era un po' troppo vistoso, per poter essere spacciato come il cavallo di un umile fornaio ). Con l'arrivo del giorno, Jirayus e Rock Lee avevano gettato via i propri travestimenti; non riuscivano a credere che fosse stato tanto facile oltrepassare le guardie all'ingresso invece, grazie al talento innato di Gamabunta come attore, avevano superato egregiamente l'ostacolo.

- Lo sai, Gamabunta - esclamò Jirayus, guardando il rospo con una smorfia. - Non credevo che fossi capace di tirare fuori quella bella vocina da soprano leggero... Sul serio, mi hai davvero stupito!

Il rospo preferì mantenere un dignitoso silenzio, nascosto dietro al carro e acquattato sulle quattro zampe.
Frattanto Hyugarre aveva appena finito di allacciare le fibbie di cuoio e sistemare gli spallacci della sua nera armatura luccicante. Il fornaio si offrì gentilmente di lasciare loro il carro come copertura, in attesa di muoversi e agire come meglio credevano, al che tutti lo ringraziarono per il suo aiuto provvidenziale e disinteressato.

- Non ho parole per ringraziarvi - fece Rock Lee, sfregandosi gli occhi commosso.
- Se il vostro scopo è quello di procurare noie a quell'immondo parassita con la tonaca, vi assicuro che non c'è cosa che mi renderebbe più felice - rispose Choji con un ampio sorriso.

Così dicendo, il fornaio li salutò e augurò loro la buona fortuna per la missione che volevano intraprendere.
Una volta aggiustati i guanti e i rinforzi sugli avambracci, Neji sfoderò dalla sella di Shuriken il suo dagone da caccia. Certo non era la grossa e potente lama della sua spada da guerra, ma si trattava comunque di un ferro robusto e affilato di una quarantina di centimetri di lunghezza. Se andava bene per spaccare il cuore di un cinghiale, pensava il cavaliere, sarebbe stato perfetto per un maiale come il Vescovo.

- Non puoi agire adesso, devi aspettare - provò a ricordargli l'eremita, anche se invano.

Gli Abati erano già entrati nella cattedrale e, di lì a poco, la cerimonia sarebbe iniziata. Hyugarre non aspettava che il momento adatto per irrompere là dentro e, contando sul fatto che il grosso delle truppe era tuttora confinato fuori delle mura della città, decise che sarebbe stata la sua occasione più propizia.
Nella sua consueta forma di falco, Tenten si appollaiò sul carro con aria triste e sconsolata. Neji le passò accanto senza dire una parola, guardandola attraverso i suoi bianchi occhi inespressivi, tuttavia le sfiorò delicatamente le piume con la mano guantata. Ben presto avrebbe ucciso il responsabile di tutto questo e, anche se probabilmente ciò non sarebbe bastato a liberare lui e lei dalla maledizione, giustizia sarebbe stata comunque fatta.

- Per l'amor del cielo, ascoltami - supplicò Jirayus. - Se la profezia è giusta, tra poco giungerà il momento propizio, e potrai affrontare Danzo con Tenten al tuo fianco:  da uomo e donna, insieme, veri esseri umani...

Hyugarre osservò prima il cielo, il quale andava man mano schiarendosi, e puntò il suo sguardo severo in quello angosciato dell'eremita.

- E' giorno - esclamò. - Come era ieri e come sarà domani, niente di più!

Jirayus chinò il capo con un sospiro.
Quel dannato testardo non voleva saperne di ascoltarlo, aveva già preso la sua decisione. Per lui la faccenda della profezia, secondo la quale il giorno e la notte sarebbero scomparsi di lì a poco, non era altro che il frutto dei vaneggiamenti sconnessi di un vecchio pazzo ubriaco.
La maledizione di Danzo sarebbe durata, forse per sempre, ma costui avrebbe interrotto la sua miserabile esistenza oggi... Nel preciso momento in cui Hyugarre avesse affondato la spada nel suo petto e riversato il suo ignobile sangue sul pavimento della cattedrale.
Naturalmente sapeva anche che, nel compiere questo, avrebbe potuto perdere la vita anche lui. Non si illudeva certo di uscire dalla cattedrale, così come intendeva entrarvi, ma non avrebbe comunque rinunciato al suo proposito. Tenten aveva sofferto abbastanza, per colpa di quell'essere immondo, e ora spettava a lui rimettere a posto le cose una volta per tutte.

- Ricordi il piano, non è vero? - domandò il cavaliere a Rock Lee.
- Sì, certo - rispose il giovane annoiato. - Me lo hai ripetuto non so quante volte: devo penetrare nella cattedrale attraverso il canale di scolo e, una volta dentro, mettere fuori combattimento le guardie... Ho capito, tranquillo!
- Vedi di non fare stupidaggini, piuttosto - tagliò corto Neji, inarcando il sopracciglio.

Rock Lee deglutì e, avvolgendosi ancora più strettamente nell'ampio mantello che aveva addosso, si allontanò dal carro in direzione delle mura nord della città. Da qui si sarebbe dunque infilato nello scarico delle fognature e, risalendole poi a nuoto, avrebbe cercato dunque l'imboccatura che dava sulla navata della grande chiesa secolare.
Non appena il giovane si fu allontanato, Hyugarre tornò a guardare Jirayus con aria estremamente preoccupata.

- Ascolta - esclamò. - Se io non dovessi riuscire nell'intento di uccidere il Vescovo, lo capirai dal suono delle campane che annunceranno la fine della funzione: se sentirai i consueti rintocchi, vorrà dire che io avrò fallito!
- Ma Tenten, lei non...

Hyugarre prese il falco tra le sue mani e, seppur con riluttanza, spiegò a Jirayus l'unica cosa che avrebbe dovuto fare nel caso in cui lui fosse morto.

- Ti prego - mormorò. - Fa in modo che le conseguenze del mio fallimento non debbano ricadere anche su di lei, anche se ciò volesse dire...
- No - esclamò Jirayus, sbarrando gli occhi con orrore, nel momento in cui comprese ciò che Hyugarre gli stava chiedendo. - Mi stai dicendo di... Mi stai forse dicendo di ucciderla?
- Pensa a cosa significherebbe per lei questa semi-vita senza fine - osservò il cavaliere brusco. - E chiediti se la morte non sia per lei il male minore, in confronto a ciò che ha passato finora!
- Io... Io non posso...
- Tu devi farlo!
- Non ne sarei capace...

Già una volta Jirayus si era sentito colpevole della sorte di quei due giovani sfortunati. Come poteva Hyugarre chiedergli questo? Possibile che i due lunghi anni di tormenti e sofferenze, insieme alle speranze di poter rimettere a posto le cose, dovessero terminare con una sì tragica conclusione?
La morte di Tsunade, la maledizione del Vescovo, l'amore infelice di Hyugarre e Tenten... Jyrayus non riusciva a credere che tutte le loro vicende dovessero portare a questo.
In quel momento, per la prima volta dopo due anni, Neji sentì di non provare più lo stesso odio verso l'uomo che aveva davanti. Jirayus era già stato punito abbastanza, vedendo morire la donna che amava e portandosi dietro il rimorso delle sue azioni per tutto quel tempo, e comunque il suo unico vero nemico era Danzo e nessun altro. 

- Non commettere il mio stesso errore - esclamò dunque il cavaliere, guardandolo negli occhi. - Per due anni mi sono illuso che la nostra fosse vita, e quando è rimasta ferita non ho pensato a lei... Ho pensato a me! Sono un egoista, Jirayus, lo sono sempre stato: nel timore di perderla, non ho voluto accettare che la morte l'avrebbe liberata da tutto questo; dovevo essere solo io a soffrire per entrambi, invece l'ho costretta a condividere la mia stessa sorte!
- Ma come puoi dire questo? - ribatté Jirayus. - Anche se divisi nell'aspetto, il Vescovo non ha mutato il vostro cuore...
- Ha fatto di peggio - concluse Hyugarre, affidando Tenten al vecchio e voltandosi verso Shuriken per montargli in groppa. - Lo ha riempito con un dolore sufficiente a consumare due vite!

Ciò detto, il cavaliere spinse Shuriken al passo e cominciò a dirigersi in direzione della cattedrale. Jirayus lo vide allontanarsi, col cuore pieno di angoscia, e in silenzio sperò di non dover commettere alcun gesto irreparabile.

***

Frattanto Rock Lee, muovendosi cautamente per non dare nell'occhio, aveva quasi raggiunto il punto della città che dava proprio sopra al canale di scolo delle fognature. Tuttavia il peso del fardello che nascondeva sotto il mantello gli era alquanto di impaccio.

- Accidenti a quest'arnese - imprecò. - Tutto sommato non sarebbe stato male perderla davvero...

Così dicendo, Rock Lee si fermò a svolgere il lungo involto che aveva con sé e rivelò nientemeno che l'elsa a croce della grande spada di Neji. In realtà lui e Jirayus avevano pensato di nasconderla ma, dal momento che Hyugarre aveva deciso di affrontare il Vescovo ugualmente, era bene che lo affrontasse con le armi adeguate.

- Se glieli avessi restituita subito, il capitano mi avrebbe staccato sicuramente la testa - mormorò il giovane tra sé. - Sarà meglio fargliela avere quando avrà ben altro a cui pensare che occuparsi di me e... Ooouuuff !!!

Improvvisamente Rock Lee si sentì afferrare saldamente per il collo e, come la grossa spada gli scivolò dalle mani, si ritrovò ad osservare i rossi occhi minacciosi di Sasuke Markét Uchiha.

- Guarda guarda, chi si rivede - esclamò il capitano, senza la minima emozione nella voce. - Vediamo se indovino: nostalgia di casa, giusto?
- Agh! No... Non esattamente... Coff - riuscì appena a biascicare Rock Lee, sentendosi mancare il respiro.
- Non preoccuparti - gli sussurrò all'orecchio Sasuke. - Quel dolce e profumato cappio da forca è ancora lì che ti aspetta!

Lo sguardo dell'ufficiale cadde sull'elsa ingioiellata della spada caduta a terra. Sasuke riconobbe immediatamente quell'arma, così come indovinò ciò che essa significava; subito la raccolse e la esaminò attentamente, per essere sicuro che si trattasse proprio della spada del suo odiato nemico.

- Credo proprio che dovrò fare un discorsetto alle mie guardie - sussurrò il capitano, mentre i neri tomoe cominciarono a roteare nei suoi occhi iniettati di rosso. - Adesso invece ritengo più opportuno affrettarmi, se voglio dare a Hyugarre il mio benvenuto personale!

( continua col prossimo capitolo )

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Capitolo 27
*** Dentro la Cattedrale ***


Rimasti soli con il falco, Jirayus e Gamabunta non dissero una parola per circa un paio di minuti.
Ad un tratto però, incapace di trattenersi oltre, il rospo espose chiaramente le proprie perplessità e rimproverò l'eremita aspramente.

- Non puoi farlo, Jirayus - esclamò il rospo con voce grave. - Te ne rendi conto anche tu, vero?

L'eremita annuì.

- Sta accadendo ciò che più temevo - mormorò. - Quello che Hyugarre si appresta a fare è un autentico suicidio: Danzo possiede in sé la forza sufficiente ad annientarlo, anche senza il giovane Uchiha al suo servizio; per quanto abile e assetato di vendetta, Hyugarre non riuscirà ad avere ragione di Sua Grazia...
- Allora perché non lo hai fermato?
- E' inutile, non vuole ascoltarmi - sospirò Jirayus, chinando il capo con rassegnazione. - In questo momento, ad un passo dal suo nemico mortale, solo l'odio e il suo orgoglio di combattente stanno guidando Hyugarre; lui si sente in colpa verso Tenten, come se fosse stato lui a condannarla con questa maledizione, e probabilmente intende uccidere il Vescovo liberando tutta la propria energia spirituale in una tecnica suicida!

Gamabunta non riusciva a credere alle proprie orecchie.
Possibile che Hyugarre avesse deciso di sacrificare sé stesso in questo modo?
Sia lui che Tenten dovevano aver sofferto molto, su questo non c'era alcun dubbio, ma ciò che il cavaliere si accingeva a fare non aveva alcun senso... La maledizione poteva essere infranta solo se entrambi avessero affrontato Danzo nello stesso momento, da uomo e donna come veri esseri umani, in caso contrario non avrebbero ottenuto altro che di morire assieme al responsabile del loro tormento.
Purtroppo qualcosa nella profezia di Jirayus sembrava non aver funzionato.
Il giorno corrente era uguale a tanti altri giorni, a parte un leggero annuvolamento, e Tenten aveva ancora le sue sembianze di falco. Hyugarre stava entrando nella Cattedrale di Konoha da solo, conscio del destino che lo attendeva, ma non si sarebbe fermato finché non si fosse trovato faccia a faccia col Vescovo.

- Dobbiamo intervenire - esclamò il rospo deciso. - Non possiamo lasciare che Hyugarre distrugga la sua vita e quella di Tenten a questo modo!
- Purtroppo la profezia non ha funzionato - osservò Jirayus. - Per riuscire a fare qualcosa, ci occorrerebbe un un vero miracolo...
- Oh, per l'amor del cielo, basta!

Come ebbe sbottato furiosamente, Gamabunta si strappò il travestimento di dosso. Ormai non era più tempo per tergiversare, né per essere prudenti, c'erano troppe vite in ballo per farsi prendere dagli scrupoli. In men che non si dica, il rospo cominciò a crescere e a riassumere gradualmente le sue dimensioni originali. Jirayus capì che cosa questi aveva in mente di fare ma, prima che potesse fare o dire qualcosa per fermarlo, Gamabunta si erse in tutta la sua grandezza davanti agli occhi attoniti della popolazione...

- Aaahhh - urlò una donna terrorizzata.
- Aiuto, un mostro - fece subito eco un vecchio ubriacone barbuto.
- Senti chi parla - commentò Gamabunta, storcendo la bocca con una smorfia. - Andiamo Jirayus, vieni con me!

Così dicendo, il rospo afferrò l'eremita che a sua volta stringeva il falco tra le braccia e se lo adagiò sulla enorme testa rugosa. Le campane della cattedrale annunciavano indiscutibilmente l'inizio della cerimonia, segno che Hyugarre stava certo per entrare in azione, ed era ancora troppo presto perché il giovane cavaliere affrontasse il Vescovo.
Intanto il cielo cominciava a scurirsi sempre di più, come se qualche misterioso fenomeno inspiegabile stesse in qualche modo offuscando la luce del sole in pieno giorno. Se ciò aveva a che fare con la profezia, se l'annullamento della maledizione stava per compiersi, il momento era dunque molto vicino.
Gamabunta seguì imperterrito i segni degli zoccoli di Shuriken, lasciandosi dietro le urla e le grida di allarme che la sua vista andava provocando tra la folla, conscio del fatto che solo un miracolo avrebbe consentito a Hyugarre di espugnare incolume quella dannata fortezza.

***

Frattanto Neji aveva già raggiunto l'ingresso alla cattedrale.
Qui vi era radunata la guardia personale del Vescovo, compresi gli Anbu ( i combattenti che costituivano l'elìte delle difese di Konoha ), al che il cavaliere strinse i suoi freddi occhi bianchi e si rivolse all'ufficiale di rango più elevato con voce calma e insieme assai perentoria.

- Il mio nome è Neji Hyugarre - esclamò, sguainando la daga dal fodero. - Figlio di Hizashi Hyugarre, cavaliere al servizio di Sua Maestà l'Imperatore, nonché primo Capitano della Guardia di Konoha!

I soldati e perfino gli Anbu parvero impressionati dalle sue parole.
Neji spronò appena il possente Shuriken e, fissando ancora l'ufficiale negli occhi, proseguì il suo discorso con maggior decisione.

- Io che sono stato vostro capitano, e che se Dio vorrà un giorno lo sarò di nuovo, vi chiedo di farvi da parte e di lasciarmi passare... ora!

Sia l'ufficiale che i soldati esitarono, abbassando perfino le armi per un istante, tuttavia si ricordarono immediatamente di ciò che aveva detto loro il capitano Uchiha. Sua Grazia, il Vescovo Danzo, aveva potere di vita o morte sulle loro miserabili esistenze; per lui la loro vita valeva meno dello sputo di un cavallo sul selciato, e i loro corpi erano niente più che carne da macello... In altre circostanze probabilmente, la voce e la fierezza di Hyugarre avrebbero ottenuto l'effetto desiderato. Purtroppo però, date le attuali circostanze, la sua richiesta era semplicemente inaccettabile.

- Capitano Hyugarre - mormorò l'ufficiale, avvicinandosi a Neji quasi con rammarico. - Gli ordini sono...

Le vene pulsanti sul volto di Hyugarre e il chakra che cominciava a sprigionare dalla sua nera armatura ebbero un effetto a dir poco allarmante. L'ufficiale indietreggiò di colpo, spingendo i soldati a sollevare le armi, e decine di lame affilate vennero puntate contro il possente stallone Shuriken e il suo fiero cavaliere dai lunghi capelli scuri e lo sguardo di ghiaccio.
Gli Anbu assunsero la loro tipica posizione di battaglia, accerchiando l'avversario e preparandosi ad attaccare tutti insieme; tuttavia in quel preciso istante una rossa lingua gigantesca si abbatté su di loro, con la stessa violenza di una frusta, mandandoli gambe all'aria prima ancora che se ne rendessero conto.
Hyugarre voltò istintivamente la testa e incrociò il suo sguardo con quelli di Gamabunta e Jirayus.
Tutti i soldati rimasti in piedi osservarono l'enorme rospo, con occhi sbarrati dallo stupore e dal terrore, ma non ebbero né la forza né il coraggio di farsi avanti ad affrontarlo.

- Che cosa state facendo? - domandò il cavaliere.
- E' ancora troppo presto - lo ammonì Jirayus, sollevando l'indice verso il cielo. - Guarda, tra poco arriverà il momento in cui potrai entrare nella cattedrale... Ascoltami, per l'amor del cielo!
- Ti avevo già avvertito - sentenziò Hyugarre a denti stretti. - Affrontare il Vescovo è compito mio, e ora toglietevi di mezzo!
- Frena il cavallo, amico - fece Gamabunta, calando con forza la zampa al suolo e sollevando così una densa nuvola di polvere. - Dalla tua vita dipende quella di un'altra persona, nel caso tu lo abbia dimenticato... e questa persona non vuole che tu distrugga tutto, solo per soddisfare il tuo orgoglio!

Hyugarre si fermò di colpo.
L'aura di chakra che scaturiva dalla sua armatura si spense di colpo, e tutto sembrava essere tornato alla normalità, ma i suoi occhi tradivano ancora un irresistibile desiderio di varcare il portone e andare incontro al proprio destino.
Non poteva fermarsi adesso.
Non c'era nessuna profezia in grado di annullare la maledizione, tutto questo era semplicemente ridicolo... L'unica cosa che restava ora da fare era solo ed unicamente la vendetta!

- Jirayus - mormorò Neji, rafforzando la presa sull'elsa della daga e stringendo le redini di Shuriken con maggiore vigore. - Ricorda quello che ti ho detto...
- Hyugarre, no - gemette l'eremita, indovinando la sua prossima mossa. - Non farlo!

Troppo tardi.
Come Jirayus allungò la mano da sopra la testa di Gamabunta, urlando in un disperato tentativo di trattenerlo, la sua voce riecheggiò nell'aria ma giunse inascoltata alle orecchie del cavaliere. Hyugarre lanciò Shuriken al galoppo, costringendo le guardie a farsi da parte o travolgendo quelle che avevano il coraggio di pararglisi davanti. Il possente stallone si impennò davanti all'ingresso della cattedrale e sfondò il pesante portone di legno di quercia con i suoi zoccoli duri come il diamante.
L'entrata irruenta del cavaliere interruppe tosto la cerimonia, facendo ammutolire tutti per lo stupore, tuttavia questi non vi badò e passò velocemente lo sguardo dai presenti a colui che cercava... Fu così che il Byakugan individuò l'alta figura rigida e impassibile di Sua Grazia, il Vescovo Danzo.
Hyugarre si fece avanti lentamente, senza curarsi del fatto che le guardie erano tutte in piedi e all'erta ( segno che qualcosa doveva essere andato storto ); e solo quando un altro robusto cavaliere in armatura gli si parò davanti, la vista dell'arma che brandiva fu sufficiente ad arrestare la sua avanzata decisa.

- Ti aspettavo, Hyugarre - esclamò Sasuke, rivolgendogli un'occhiata sarcastica.

Neji era troppo concentrato sulla spada che l'altro teneva in mano, per poter dare ascolto alle sue parole.
Quella spada era la sua spada, la spada dei suoi avi, tramandata da generazioni.
L'arma che avrebbe dovuto trafiggere Sua Grazia, al fine di compiere la giusta vendetta, era ora invece nelle mani del suo antico rivale. Sasuke Markét Uchiha, indovinando lo stato d'animo del suo nemico, si limitò a rimirare i bagliori rosso sangue dei suoi occhi che si riflettevano lungo la luminosa lama a doppio taglio.

- E' una gran bella spada, non sei d'accordo?
- Come l'hai avuta? - domandò Neji gelido.
- Suppongo tu debba chiederlo al tuo giovane compagno ricercato... A proposito, eccolo!

Ad un semplice schiocco della sua mano guantata, Sasuke fece segno a due guardie di far venire avanti Rock Lee. Quest'ultimo era legato, con i polsi strettamente ammanettati dietro la schiena, e non poteva fare altro che guardare Hyugarre con aria colpevole.

- Capitano - sussurrò. - Mi dispiace, io...

Gli occhi di Neji sembravano quasi sul punto di fulminarlo.
Tuttavia erano ben altri i problemi adesso: Sasuke che gli puntava contro la sua stessa spada, e il Vescovo che assisteva impassibile al duello che stava sicuramente per iniziare.

- Faresti meglio a raccomandare la tua anima, Hyugarre - esclamò Sasuke, sollevando la grossa lama davanti a sé. - Oggi sarà il giorno in cui regoleremo tutti i nostri conti... una volta per tutte!

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Capitolo 28
*** Duello Titanico ***


A Hyugarre bastò un attimo per rendersi conto della situazione.
La preziosissima spada a doppio taglio, cimelio della sua famiglia da generazioni, era ora nelle mani del suo antico rivale. Per anni Sasuke aveva provato il desiderio di ripagare le umiliazioni subite dall'ex compagno d'arme, all'epoca in cui entrambi facevano parte della Guardia di Konoha, e finalmente gli si presentava davanti l'occasione che tanto attendeva. Jirayus e Gamabunta non potevano intervenire, se non a rischio di travolgere la folla di che stava fuggendo dalla cattedrale a gambe levate, e una fiumana di gente si riversò sotto ai loro occhi. I soldati invece si strinsero attorno al loro comandante, alcuni tenendo saldamente Rock Lee prigioniero, mentre quest'ultimo teneva lo sguardo fisso su Hyugarre e la lama puntata contro il suo petto.

- Curioso - osservò Sasuke in tono piatto. - E' proprio qui che abbiamo combattuto due anni fa, davvero una strana coincidenza...

Neji scoccò un'occhiata torva al suo avversario, aggrottando le sopracciglia, e concentrò invece la sua attenzione sul Vescovo.
Danzo ricambiò la sua espressione minacciosa con una smorfia indifferente, come se il cavaliere fosse meno pericoloso di un bambino, e di fatto sembrava tranquillo come se ciò che stava per accadere non lo riguardasse affatto. Hyugarre spinse Shuriken al trotto ma, neppure il tempo di fare pochi passi, Sasuke ordinò alle guardie di circondarlo.
L'enorme stallone si arrestò malvolentieri, sbuffando nervosamente, e Neji capì che non sarebbe stato facile oltrepassare lo sbarramento tra lui e il Vescovo.

- Questa situazione mi riporta alla mente un bellissimo ricordo, Hyugarre - proseguì l'Uchiha imperterrito, avvicinandosi di buon passo verso l'avversario. - Ricordo infatti che, anche se la posta in gioco era molto alta, tu... hai perso!

Oramai Sasuke aveva annullato la distanza che li separava.
L'enorme spadone luccicò alla luce che filtrava dalle vetrate della cattedrale, rifulgendo di un bagliore intenso, e il capitano si parò davanti al cavallo di Hyugarre con aria di sfida.

- Sono certo che Sua Grazia apprezzerebbe molto la tua resa - sottolineò Sasuke con voce tagliente. - Ma non finirà così, lo sappiamo entrambi, perché tu non sei venuto fin qui per arrenderti... sei troppo stupido per farlo!

Senza dire una parola, Neji smontò dunque di sella e brandì la sua pesante daga da combattimento.
Subito quattro lance acuminate si fermarono a un centimetro dalla sua gola, pronte a colpirlo ad un minimo tentativo di attacco da parte sua, tuttavia il cavaliere non fece una piega e sostenne perfettamente lo sguardo di Sasuke con occhi freddi e limpidi come il ghiaccio.
Sasuke annuì soddisfatto.
Ucciderlo adesso, cancellando così una volta per tutte quella "macchia" sulla sua carriera militare, era l'unico modo in cui sapeva di poter riscattare il suo orgoglio. Hyugarre era una sfida, un confronto atteso pazientemente, e ora era proprio davanti a lui.

- Confido che farai sul serio questa volta - sentenziò Sasuke tranquillo. - Anche se il risultato sarà il medesimo!
- Non imparerai mai - sussurrò Neji, incurante delle punte che aveva attorno. - E' sempre stato questo il tuo problema...
- Capitano, attento !!!

L'urlo di Rock Lee fu sufficiente a distrarre Sasuke il tempo necessario.
Il giovane lottatore non aspettava altro che l'Uchiha abbassasse la guardia, per mettere in atto una mossa molto ardita. Malgrado i polsi incatenati e le corde strettamente legate attorno al busto, poteva ancora utilizzare la tecnica estrema che il suo Maestro gli aveva insegnato anni addietro: dapprima spedì a nanna i suoi aguzzini con un calcio ed una testata, dopodiché effettuò un'agile sforbiciata a mezz'aria e centrò in pieno altre due guardie con un doppio calcio incrociato; Sasuke voltò appena lo sguardo ma, prima che se ne rendesse conto, Rock Lee gli sferrò un calcio sul polso facendogli volare via la spada verso l'alto; le guardie rimaste ebbero appena il tempo di spostare l'attenzione da Hyugarre a lui, che Rock Lee effettuò una serie di calci a spirale da sollevare una forte raffica di vento.

- Grande Vento della Foglia!

La tecnica della Bestia Verde, tanto imprevedibile quanto efficace, si rivelò un ottimo diversivo.
Hyugarre non si fece pregare e, spingendo da parte Sasuke con una spallata, si avvicinò a Rock Lee per liberarlo. Concentrando il chakra nella daga, l'energia fu sufficiente a tranciare sia le corde che le catene come un coltello nel burro. Rock Lee ringraziò il compagno, sollevando il pollice all'altezza del volto, ed entrambi si misero in guardia, schiena contro schiena, per fronteggiare i nemici che si stavano riorganizzando.

- Un ottimo gioco di squadra, eh capitano?
- Risparmia il fiato - commentò Hyugarre gelido. - Ti servirà tutto per spiegarmi come mai il Comandante Uchiha aveva la MIA spada...
- Gh - fece Rock Lee, rabbrividendo al solo pensiero. - A... A proposito, è... è lassù!

Dopo essersi sollevato in volo per alcuni metri, roteando vorticosamente su sé stesso, l'enorme spadone dall'elsa a croce ricadde a piombo con la punta rivolta verso l'alto. Neji allungò la mano e, senza alcuno sforzo apparente, afferrò l'arma al volo e la impugnò saldamente assieme alla daga che teneva nella sinistra.
Offeso e infuriato come non mai, Sasuke sguainò a sua volta la propria spada bilama e ordinò a gran voce alle guardie di attaccare tutte assieme.

- Non state lì impalati - ruggì. - Uccideteli !!!

Come un sol uomo, i soldati si avventarono addosso a Hyugarre, con l'intento di eliminare sia lui che Rock Lee.
Il cavaliere parò il goffo tentativo di un avversario, semplicemente incastrandogli l'arma nell'incavo delle sue due spade incrociate. Un altro provò a calargli in testa un colpo di scure ma, girando rapido su sé stesso, Neji spedì il primo avversario sulla traiettoria del secondo. L'ascia si conficcò nell'armatura del soldato, uccidendolo sul colpo, e Neji trafisse l'altro da parte a parte prima che potesse liberarla.
Malgrado fosse disarmato, Rock Lee si dimostrò perfettamente in grado di tenere testa ai suoi avversari. I soldati del Vescovo non potevano certo competere con la sua velocità e prontezza di riflessi: ognuno di loro si ritrovò preso a calci almeno due volte di seguito e, considerato lo spessore delle calotte di metallo che indossavano, le loro teste risuonarono come campane nei giorni di festa.
Anche Shuriken si diede da fare per aiutare il suo cavaliere, sferrando violenti colpi con gli zoccoli, e frantumò le lance degli avversari come se fossero grissini.
Con un fendente ben assestato, Neji si sbarazzò dunque dell'ultimo avversario e puntò lo sguardo in direzione di Sasuke e del Vescovo dietro di lui.
Danzo non fece una piega, gli occhi stretti e socchiusi, e solo un leggero aggrottamento delle sopracciglia esprimeva il suo comprensibile disappunto. Hyugarre ripensò dunque a tutti i motivi per cui odiare quell'uomo, passandoli in rassegna uno ad uno, arrivando addirittura a chiedersi se fosse capace di odiarlo abbastanza.

- Anch'io ho atteso pazientemente questo giorno - esclamò Neji, lasciando cadere a terra la daga e impugnando lo spadone con entrambe le mani. - E questa volta voglio vedere la sua testa rotolare sul pavimento... Vostra Grazia!
- Sarà la tua testa la prima a rotolare, Hyugarre - urlò Sasuke, parandoglisi improvvisamente di fronte e incrociando la lama con un forte clangòre metallico. - Avrò finalmente il piacere di vederti morire!
- Togliti di mezzo - sibilò l'altro a denti stretti. - Non sei tu che voglio...
- Ma sono io che voglio te!

Così dicendo, Sasuke richiamò a sé tutta l'energia della sua micidiale aura. Lo Sharingan prese a roteare nei suoi occhi color del sangue, a testimonianza della sua incredibile potenza. Hyugarre percepì chiaramente una minaccia maggiore, rispetto alle altre volte, di conseguenza si concentrò a sua volta per richiamare il potere del Byakugan e confluire il chakra lungo la spada.
Le due lame brillarono, entrambe avvolte da un puro concentrato di energia spirituale, e nella luce di quelle fiamme vi si poteva scorgere chiaramente il preludio di una battaglia che andava ben oltre qualsiasi capacità umana.

 

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Capitolo 29
*** La Profezia ***


Fuori della cattedrale intanto, col rombo dei tuoni che annunciavano la tempesta, le nuvole andavano formando una cappa scurissima in cielo. Jirayus e Gamabunta osservarono il nembostrato scuro come la pece, come se la furia degli elementi fosse sul punto di travolgere ogni cosa, e subito intuirono che non vi era alcuna causa naturale in tutto questo.

- Non mi piace - brontolò il rospo gigante, avvertendo la forte carica elettrica presente nell'aria. - Non sono sicuro che questo abbia a che fare con la profezia!
- Forse no - osservò Jirayus preoccupato. - In ogni caso, non possiamo restare qui, a rischio di beccarci addosso qualche fulmine... Dobbiamo ripararci in qualche modo!

Il falco sollevò l'ala, cercando in qualche modo di proteggersi dal freddo pungente.
Gamabunta si portò dunque davanti all'ingresso della navata centrale, grande appena per permettergli di infilarci dentro la testa, e da lì poté osservare sgomento quello che stava accadendo all'interno. Hyugarre e il comandante Uchiha stavano sprigionando tutta la loro forza, e l'energia che proveniva da loro era a dir poco impressionante. Al gigantesco rospo bastò un attimo per rendersi conto che, di fronte allo spirito combattivo dei due cavalieri, difficilmente le mura della cattedrale sarebbero rimaste in piedi.

- E' spaventoso - mormorò.
- Cosa vedi, Gamabunta? - chiese Jirayus, spingendosi a sua volta all'interno per osservare meglio. - Che sta succedendo?
- Guarda!

Le due aure contrapposte, una rossa e una blu, andavano gonfiandosi in modo impressionante.
Tutti coloro che erano ancora presenti nella cattedrale, ad eccezione del Vescovo, ebbero come un orribile presagio di morte: le alte colonne di marmo presero a scricchiolare, le pareti si riempirono di crepe e alcuni frammenti si sbriciolarono nel nulla, sotto il peso incredibile dell'energia sprigionata dai due contendenti.
La spada di Hyugarre e quella di Sasuke si scontrarono furiosamente, con un forte spruzzo di scintille, ed entrambi intensificarono al massimo il proprio chakra nel tentativo di prevalere uno sull'altro. Ormai lo scontro era ad un livello tale che la semplice forza fisica non poteva bastare. I due cavalieri erano di pari valore, con tecniche e poteri al di sopra di qualsiasi capacità umana, e solo il fato poteva decidere l'esito del loro duello.

- No... Non credo ai miei occhi - fece Rock Lee con un filo di voce.

L'aura che avvolgeva i cavalieri era calda come l'inferno, tanto che le loro armature presero addirittura a fumare, e le lame delle spade si accesero come ferro rovente nella fucina di un fabbro. Sia Neji che Sasuke mantennero ferma la posizione, rifiutando di cedere anche solo di un passo, e ogni loro muscolo era teso per sostenere l'incredibile sforzo di tutta quell'energia sovrumana.
Ad un tratto il pavimento cedette sotto i piedi di Hyugarre, cosicché questi fu spinto all'indietro contro una delle colonne.
Sasuke rafforzò la presa sull'elsa, caricando tutto il peso del corpo in avanti, e Neji riuscì ad assorbire l'urto solo in parte. La colonna si sgretolò alle sue spalle, sollevando una pioggia di pietre e frammenti, e il suo mantello si lacerò completamente. Vedendolo in momentanea difficoltà, Sasuke cambiò in fretta l'impugnatura e sferrò un ampio fendente di taglio contro la sua testa. La lama sibilò nell'aria, ruggendo come una lingua di fuoco crepitante, ma di nuovo venne bloccata da una precisa risposta di Hyugarre. Ad ogni nuovo colpo, le lame parevano come animate e negli occhi dei cavalieri era possibile scorgere tutta la rabbia e la tensione per lo scontro.
L'Uchiha sollevò la spada sopra la testa, per poi abbatterla contro Hyugarre con una forza sufficiente a tagliarlo in due. Neji evitò il colpo scartando velocemente all'indietro e, puntandosi sulle ginocchia, rispose con un fendente verticale dal basso verso l'alto. Sasuke sentì il calore della lama sfiorargli il mento, tuttavia mantenne la concentrazione e la sua rossa aura crebbe ancora d'intensità.

- Preparati a rendere l'anima - mormorò l'Uchiha minaccioso, preparandosi ad un nuovo attacco.

Per tutta risposta, Hyugarre tracciò un cerchio nell'aria con la punta dello spadone, e la sua lama si accese di un bagliore intenso quanto quello del magma incandescente.
Era il momento fatidico.
Quell'attacco avrebbe deciso il tutto per tutto.
Entrambi i cavalieri si lanciarono all'attacco urlando come due bestie inferocite e, nel momento in cui le loro armi si incontrarono, vi fu un'esplosione di luce tale da costringere tutti a coprirsi gli occhi per evitare di rimanere accecati.
Perfino Gamabunta dovette tirare indietro l'enorme capoccione, infastidito per l'improvviso bruciore agli occhi; mentre Jirayus e il falco si ripararono dietro ad una delle colonne ancora in piedi, e lì attesero finché la luce non si affievolì del tutto.
Shuriken e Rock Lee poterono solo chiudere gli occhi, come tutti del resto, ma l'enorme chiarore giunse anche attraverso le palpebre. Prima ancora che potessero distinguere chiaramente qualcosa, Hyugarre si ritrovò sbalzato all'indietro e atterrò proprio accanto a loro, gemendo per il dolore e per la violenza dell'impatto col solido pavimento di marmo.
Anche Sasuke si ritrovò sbalzato via dalla violenza dello scontro.
Sfortunatamente però, a differenza di Hyugarre, lui atterrò ai piedi dell'altar maggiore... proprio sotto al Vescovo che, storcendo le labbra con stizza, sbatté a terra il bastone in modo violento.

- Proprio come tuo padre - mormorò Danzo, con voce carica di disprezzo. - Arrogante, presuntuoso e così dannatamente sciocco... Tutto potere sprecato!
- Che... Che cosa intendete dire ?!?
- Intendo dire che, per come sei ridotto adesso, non mi servi più... Sei diventato inutile!

Ciò detto, Danzo scostò il corpo del giovane Uchiha con uno schiaffo durissimo in pieno volto.
Offeso e infuriato come non mai, Sasuke cercò chiaramente di vendicare l'affronto. Purtroppo però l'ultimo scontro con Hyugarre aveva quasi completamente esaurito le sue riserve di chakra. Malgrado l'odio e la rabbia che da anni covava, verso quell'uomo che lo aveva privato della famiglia e della sua dignità, oramai il capitano Uchiha non aveva più energia sufficiente per contrastare gli immensi poteri che l'altro possedeva.

- Pazzo - sentenziò il Vescovo, sollevando il braccio davanti a sé. - Cosa speri di fare con due soli Sharingan, quando io possiedo il potere congiunto di tutta la stirpe degli Uchiha ?!?

Nello stesso momento, dalla mano aperta del Vescovo, un raggio di energia color rosso sangue investì Sasuke in pieno petto. Il giovane comandante sbarrò gli occhi, nel contemplare la propria armatura sfondata e il sangue che fuoriusciva copioso, e subito cadde in ginocchio premendo istintivamente le mani sulla ferita.

- No... Non è possi... bile... Bluargh!

Con un violento rigurgito e la vista appannata, Sasuke sentì le forze venirgli meno, assieme al rosso fluido vitale che scivolava via dal suo corpo. Danzo gli aveva sferrato un colpo micidiale con una facilità impressionante, senza nemmeno dargli il tempo di capire in che modo ci fosse riuscito.
Per la prima volta, tutti potevano vedere la vera natura di Sua Grazia: un uomo terribile, con poteri aldilà di qualsiasi immaginazione, e completamente privo di scrupoli.
Ora che la situazione lo richiedeva, Danzo non aveva altra scelta che liberare il suo enorme potere nascosto.

- Speravo di doverti uccidere molto più avanti nel tempo - esclamò il Vescovo, sciogliendo la grossa benda di lino che gli avvolgeva il braccio. - Ancora qualche anno, e il tuo Sharingan sarebbe entrato a far parte del mio corpo... esattamente come tutti gli altri !!!

Come prese a mostrargli il braccio nudo, Sasuke apprese con orrore e incredulità qual'era la fonte dei suoi poteri.
Sulla pelle nuda dell'avambraccio, il Vescovo aveva incastonato delle piccole rosse sfere luccicanti che Sasuke riconobbe immediatamente: quelle sfere altro non erano che i bulbi oculari di tutti gli Uchiha scomparsi nel corso degli anni; la forza di ogni singolo membro del clan era racchiusa negli Sharingan, e tutti erano stati "prelevati" nel loro pieno sviluppo; Sasuke riconobbe anche quelli di suo padre e sua madre, immaginando di sentire ancora il loro urlo di morte nelle orecchie, e solo allora si rese finalmente conto di che subdolo verme fosse l'individuo dinanzi a lui.

- Il potere del tuo clan è sempre stato molto invidiato - disse ancora il Vescovo malignamente. - Singolarmente le vostre capacità sono già straordinarie ma, riunendo tutti gli Sharingan in un unico corpo, dispongo ora di un potere in grado di distruggere l'intero universo!
- Hai... Hai fatto uccidere tutta... la mia famiglia, solo perché... perché volevi impadronirti della nostra Abilità Innata...
- Bravo, vedo che hai capito - sottolineò Danzo. - Quando feci uccidere i tuoi genitori, i tuoi occhi non si erano ancora sviluppati completamente; speravo di poterli inglobare con gli altri, attendendo pazientemente che i tuoi poteri si svegliassero del tutto, ma anche così ne ho più che a sufficienza per mettere in ginocchio tutti quelli che oseranno sfidare la mia autorità!
- Bastardo - imprecò ancora Sasuke.
- Devo riconoscere però che hai saputo fare comunque la tua parte - osservò Danzo, volgendo il capo verso Hyugarre e i suoi compagni abbagliati. - Con il potere di cui dispongo, sarà uno scherzo annientare avversari così deboli... Puoi anche morire adesso, non ho più bisogno di te!

Sasuke Markét Uchiha chinò il capo, in preda a fitte lancinanti e gemiti di dolore.
Il sangue che gli riempiva la bocca, col suo acre sapore di ruggine, era niente in confronto all'amaro fiele della verità. Per anni aveva servito l'assassino del suo clan, convinto che la sua famiglia avesse "disonorato" il nome che portava, e solo ora i suoi occhi vedevano chiaramente ciò che il Vescovo gli aveva sempre nascosto. Per lui non era altro che uno strumento, meno di uno strumento anzi, un animale da sacrificare al momento opportuno...
E ora che tutto era finalmente chiaro, con tutta la rabbia e l'odio che impregnava ogni fibra del suo essere, non poteva neppure tentare di vendicarsi. Il suo corpo era ferito in modo grave, probabilmente anzi non gli restava più molto da vivere, e il pensiero di non poter fare altro che aspettare lo scendere della morte era la cosa più difficile da accettare.
Mentre Sasuke piangeva in silenzio la sua enorme sofferenza, Danzo scese dall'altare e si avvicinò a Hyugarre ancora disteso per terra. Questi stava cercando di rialzarsi, malgrado l'armatura che gli rendeva difficili i movimenti, e allo stesso tempo stringeva il più possibile la spada ancora presente nella sua mano destra.

- Bentornato a casa, Hyugarre - disse il Vescovo, con una voce da fare accapponare la pelle. - Spero tu abbia dato un'occhiata molto attenta all'inferno, in questi due anni... perché è lì che ti manderò tra poco!
- Danzo - rispose Neji a denti stretti. - Morirò solo dopo aver dipinto questa cattedrale col tuo sangue!
- Hm - sorrise l'altro con indifferenza. - E' un vero peccato, dico sul serio: avevi davvero una brillante carriera come mio servitore, se solo non ti fossi fatto incantare dagli occhi di quella fanciulla!
- Taci - ruggì il cavaliere, mettendosi faticosamente in ginocchio. - Ogni ferita, ogni piaga, ogni dolore che tu le hai inferto si aggiunge alle grida di coloro che hanno pianto e sofferto per causa tua; è l'inferno che ha fatto il tuo nome, Danzo... ed è lì che le fiamme ti attendono!
- Molto bene, allora - tagliò corto il Vescovo, emanando un'aura spirituale assai più potente di quella di Sasuke. - Vediamo se è vero...
- Nooo, maledetto assassino !!!

Incapace di trattenersi, di fronte alla crudeltà di quell'essere immondo, Jirayus uscì dunque dal suo nascondiglio e si precipitò in aiuto di Hyugarre. Danzo parve riconoscerlo, anche se ciò lo lasciò del tutto indifferente, e si limitò a spostare il bersaglio del suo attacco contro il petto dell'eremita. Tuttavia, prima che potesse sferrare un raggio identico a quello con cui aveva colpito il povero Uchiha, un paio di ali calarono su di lui in picchiata.
Il falco si avventò ferocemente, cercando di graffiarlo con gli artigli, ma ben presto dovette sollevarsi in volo per evitare di incorrere nella sua potente aura distruttiva. Jirayus si frappose dunque tra Neji e il pericolo, ben sapendo di non avere alcuna possibilità, ma non poteva restarsene immobile come due anni addietro... quando aveva visto morire Tsunade davanti ai suoi occhi.

- Oggi vendicherò mia moglie - sussurrò l'eremita tra i denti. - Anche se ciò dovesse costarmi la vita!
- Ti darò una mano anch'io - dichiarò Rock Lee, schierandosi coraggiosamente al suo fianco. - "L'unione fa la forza!"

Anche Shuriken si parò davanti al suo cavaliere, nitrendo e sbattendo furiosamente gli zoccoli, con l'intento di proteggerlo.
Danzo decise che era giunto il momento di porre fine a quella farsa.
Se tutti loro avevano intenzione di morire, ebbene avrebbero sperimentato tutto il suo immenso potere.

- "Polvere siete e polvere ritornerete" - esclamò il Vescovo, citando un passo biblico, facendo tremare l'intera cattedrale sotto l'enorme essenza della sua minacciosa energia spirituale.

L'aura che emanava dal Vescovo era almeno dieci volte più grande di quella generata prima dal comandante Uchiha.
Hyugarre osservò esterrefatto l'enorme flusso di energia scaturire dal suo braccio e dagli Sharingan ivi incastonati e, nello stesso momento, le pareti presero a tremare ancora più violentemente e le vetrate si sbriciolarono come niente. Ciò che Danzo stava per scatenare loro addosso era un potere in grado di annientarli del tutto. Neji non ebbe neppure il tempo di avvertirli che, davanti ai suoi occhi sbarrati, il Vescovo finì di pronunciare la loro sentenza di morte...

- Cenere alla cenere e polvere alla polvere!

Jirayus, Rock Lee, Shuriken e Hyugarre stesso furono investiti da una colonna di chakra che li scaraventò all'indietro lungo tutta la navata della cattedrale. L'eremita batté la testa contro una delle colonne, perdendo i sensi e rimanendo immobile al suolo; Rock Lee invece atterrò proprio nel mezzo di un confessionale, fracassandolo completamente, e vi rimase incastrato; lo stallone invece atterrò davanti all'ingresso semidistrutto, salvato in extremis dal grosso ventre molle di Gamabunta, ma le bisacce che trasportava caddero a terra e il rotolo che una di esse conteneva scivolò fuori sul pavimento.
Dal punto in cui era, il falco si avvide dell'oggetto e subito scese in picchiata per tentare di recuperarlo.
Solamente Neji, incastrando al suolo il suo pesante spadone, riuscì ad evitare di perdere conoscenza. Ciononostante l'impatto era stato violentissimo e, provato com'era, si ritrovò sfinito ed ansimante ad osservare il grosso varco che l'enorme scarica di energia aveva aperto nel soffitto sopra di lui.

- Ma cosa diavolo...

Le nuvole che prima sembravano annunciare tempesta, in realtà avevano nascosto un altro incredibile fenomeno celeste.
Con il cielo interamente ricoperto di nubi, nessuno aveva infatti notato l'allineamento di una grossa massa planetaria in corrispondenza del sole. Ora invece, davanti agli occhi increduli di Hyugarre, l'enorme disco luminoso stava sparendo pian piano dietro ad una lenta e inesorabile eclissi.
Nel momento in cui ciò avvenne, e le tenebre scesero ad avvolgere la terra in pieno giorno, Neji rammentò immediatamente le parole della profezia.

- Una notte senza il giorno... e un giorno senza la notte!

( continua col prossimo capitolo )

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Capitolo 30
*** Conclusione ***


Gamabunta non riusciva a credere ai propri occhi.
A memoria di rospo, mai nessun uomo era riuscito a sprigionare un potere pari a quello del Vescovo in quel momento.
Danzo era inebriato dalla sua stessa energia, letale e spaventoso come il diavolo in persona, tanto che persino il grande Gamabunta si sentì impotente al confronto.
Jirayus e Rock Lee erano entrambi intontiti, esattamente come il povero cavallo Shuriken, e Hyugarre era l'unico altro testimone di quanto stava accadendo. Sconvolti e terrorizzati dal combattimento e dalla profanazione, persino i soldati ancora presenti nella cattedrale erano scappati via urlando attraverso le porte che conducevano in sagrestìa. Sua Grazia si era finalmente rivelato per ciò che era realmente: un autentico mostro senza scrupoli.
Tutto ciò che potevano fare Hyugarre e compagni era continuare disperatamente a resistergli... oppure arrendersi all'inevitabile.

- Non lascerete vivi questo luogo - urlò il Vescovo, prorompendo tali parole con forte voce gutturale. - Il vostro sangue bagnerà la pietra e le vostre vite bruceranno ai piedi di colui che è Signore unico e incontrastato del Regno degli Inferi...

Ciò detto, Danzo sollevò il braccio e una rossa scarica di energia apparve pronta a riversarsi sui suoi nemici.
Hyugarre tuttavia non intendeva mollare.
Arrendersi adesso significava gettare la spada e rassegnarsi a morire, una cosa che il suo spirito combattente non poteva assolutamente accettare, perciò strinse l'elsa con maggiore determinazione e sfidò invece il Vescovo a scaricargli addosso il potere di cui andava tanto sicuro.
Senza farselo ripetere, Danzo scagliò uno dei suoi colpi micidiali contro il petto del cavaliere. Hyugarre riuscì appena a deviare il fascio mortale con la lama lucente dello spadone ma, a causa dell'impatto e delle ferite riportate, capì subito che non sarebbe riuscito ad evitarne un secondo.
L'urto lo fece accasciare in ginocchio, imprecando tra i denti per la propria debolezza, mentre Danzo si preparò a sferrargli il colpo di grazia.

- Non preoccuparti Hyugarre - esclamò il Vescovo con sarcasmo. - Quando tutto questo sarà finito, ti ritroverai con Tenten nell'aldilà!
- Ma... Maledetto!
- Apri i tuoi occhi, Hyugarre, libera la tua mente alla verità: "Io sono la Luce del mondo, chi segue me non brancolerà nell'oscurità"...

Prima che il Vescovo potesse finire la frase, un forte sibilo sopra la sua testa attirò improvvisamente la sua attenzione.
Alzando gli occhi, Danzo vide una pioggia di lame affilate scendergli addosso con incredibile velocità. Subito dunque lasciò perdere Hyugarre e, sferzando l'aria sopra di sé con il braccio, la sua aura spirituale fece ricadere i mortali proiettili a terra senza danno.

- Chi è stato? - ruggì l'uomo furibondo.

Come in risposta alla sua domanda, un'esile figura avvolta di bianco sbucò fuori dall'ampio colonnato che sovrastava il lato destro della navata principale. Costei indossava una specie di bianca uniforme ninja con cappuccio, abbastanza aderente da rivelare le forme armoniose e delicate del suo corpo, e una altrettanto candida sciarpa di lino avvolta intorno al collo che le nascondeva parzialmente il volto.
Hyugarre sbarrò gli occhi esterrefatto.

- Tenten - mormorò. - Non... Non può essere...

Scostandosi la sciarpa dal mento, Tenten rivolse al Vescovo una fredda occhiata carica di disprezzo e lo intimò di non toccare Hyugarre. Danzo rispose beffardamente al monito della fanciulla, prorompendo quasi in una risata divertita, e di fatto indirizzò un altro fascio di energia nel punto in cui ella si trovava.
Librandosi in volo con un balzo, quasi le sue braccia fossero ancora le ali di un falco, Tenten evitò il colpo in agilità. Questi distrusse parte del colonnato, riversando pesanti calcinacci di marmo nella navata sottostante, tuttavia non le arrecò il minimo danno. La fanciulla strinse al petto le ginocchia, roteando nell'aria con una capriola, e atterrò abilmente al lato opposto della cattedrale.

- La maledizione è finita, Vostra Grazia - sottolineò Tenten, stringendo davanti a sé il suo prezioso rotolo di famiglia. - Poiché volevate questo segreto a tutti i costi, ebbene vi mostrerò la Tecnica delle Mille Lame che tanto desideravate... Assieme alla vostra morte, ovviamente!
- Piccola impudente - sibilò il Vescovo furioso. - All'inferno, tu e la tua tecnica... Crepa!

Danzo indirizzò ancora la sua aura mortale contro Tenten, questa volta lacerandole appena la veste e ferendola leggermente alla spalla, tuttavia lei spiccò un altro agile salto nell'aria e sciolse il sigillo che teneva chiuso il rotolo nelle sue mani.

- Colpo Segreto degli Armé - urlò. - Soffio Mortale del Drago!

Spiegando il rotolo attorno a sé, come una sorta di spirale impazzita, Tenten materializzò dal nulla una quantità incredibile di armi da taglio: coltelli, asce, daghe, sciabole, scimitarre, pugnali, falci... Il nugolo di metallo assunse vagamente la forma di una enorme testa di drago che, quasi fosse vivo, puntò direttamente contro la vittima destinata. La pioggia di armi sembrò annunciare la furia di un gigantesco dragone, levando una sorta di ruggito spaventoso verso il cielo, e subito si riversò contro Danzo allo scopo di annientarlo.
Tuttavia era impossibile sperare di sconfiggerlo in questo modo.
Gli Sharingan attivi lungo il suo braccio lo rendevano capace di annullare qualunque tecnica offensiva rivolta contro di lui... o di rispedirla al mittente con incredibile facilità.
Quando Tenten si rese conto che le sue armi le stavano ritornando addosso, era già troppo tardi.

- Ma cosa...
- Tenten, nooo!

L'urlo disperato di Hyugarre, nel vedere la fanciulla colpita dalle sue stesse armi, riecheggiò nella cattedrale in modo straziante.
Tenten ricadde al suolo ferita e priva di sensi, la candida uniforme immacolata sporca di sangue, e Danzo sputò con disprezzo.

- Povera sciocca arrogante - esclamò. - Pensavi forse di avere a che fare con un uomo? Io sono DIO !!!
- Taci - sentenziò Hyugarre, sentendo montare la propria collera assieme alle ultime energie residue. - Hai già insultato abbastanza il nome di Dio... Preparati a rispondere direttamente a Lui, essere immondo che non sei altro!

Ciò detto, Hyugarre concentrò la sua essenza nel braccio, ignorando il dolore che attanagliava ogni centimetro del suo corpo.
Lo spadone scintillò ancora più intensamente, emanando vividi bagliori d'argento sulla sua lama gloriosa, e tutto sembrava indicare quanto l'arma stessa fosse ansiosa di fare giustizia del Vescovo e di tutti i suoi peccati.

- Pazzo - fece Danzo, guardando il cavaliere con superiorità. - Ma non hai ancora capito che è inutile: non puoi battermi, nessuno può farlo, perché io sono immortale!
- Que... Questo è tutto da vedersi...

Lo stesso Danzo rimase pietrificato dal suono di quella voce.
Malgrado lo squarcio nel petto, Sasuke Markét Uchiha aveva ancora vita sufficiente in corpo per rialzarsi ed afferrare quel viscido farabutto da dietro le spalle. Il Vescovo provò a liberarsi ma, a causa della rabbia furibonda che sprigionava dal suo corpo martoriato, Sasuke era finalmente riuscito a liberare il potere ultimo della sua Abilità Innata.
Neppure Danzo, con tutti gli Sharingan da lui rubati, poteva fermarlo adesso.
Sasuke sapeva di essere ormai alla fine, di non poter sopravvivere a lungo con quella ferita, ciononostante il desiderio di vendicarsi era più forte della morte...
Più forte di tutto!
Lo strazio e il dolore di un'anima lacerata, paragonabile solo alla sofferenza di innumerevoli vite ingiustamente spezzate e al tormento di migliaia di vittime che reclamavano giustizia tutte assieme, riuscì a scuotere l'Uchiha dalle fondamenta di tutto il suo essere.
Ora Sasuke sapeva.
Per anni era stato come un burattino, nelle mani di quell'uomo ambizioso e meschino, calpestando il suo orgoglio e la sua dignità senza mai ribellarsi. Ora invece, negli ultimi istanti della sua vita terrena, tutto era finalmente chiaro ai suoi occhi come la luce del sole.
Solo un'altra persona doveva morire quel giorno.

- Lasciami - urlò Danzo furibondo. - Che cosa credi di fare? Lasciami... Lasciami subito, ho detto!
- Non ci sperare, miserabile - sussurrò Sasuke, serrando le braccia ancora più saldamente. - L'inferno ha preparato un posto speciale, proprio accanto al mio... Un posto che porta il tuo nome!
- D'accordo, allora, te la sei voluta... Ah!

Sopravvissuta miracolosamente anche lei, Tenten riuscì a raccogliere un pugnale da terra e a scagliarlo profondamente nella mano aperta del Vescovo... proprio dove questi teneva lo Sharingan principale, quello necessario a dominare il potere di tutti gli altri, lasciandolo completamente in balìa di Sasuke e della sua furia omicida.

- Hyugarre - gridò l'Uchiha. - Non esitare, affonda la tua spada, adesso!
- Ma...
- Che cosa aspetti ?!?

Hyugarre ammutolì.
Certo, anche lui comprendeva benissimo che Sasuke era condannato a morire ugualmente. Ciononostante, con quell'ultimo gesto disperato, l'Uchiha aveva dato prova di meritare quantomeno il rispetto del suo antico avversario. Hyugarre era restìo ad affondare la propria spada, uccidendo così un giovane valoroso assieme ad un verme immondo.

- Hyu... Hyugarre - gemette il Vescovo, con occhi colmi di paura e terrore. - T... Ti prego, ti prego... Non farlo!
- Te lo chiedo come favore personale, Hyugarre - disse ancora Sasuke. - Porta a termine la tua vendetta e ammazza questo miserabile anche per me!

Hyugarre strinse gli occhi, guardando l'Uchiha seriamente.

- Lo vuoi veramente?
- Avanti - tagliò corto l'altro con un sorriso. - Fallo!

Senza farselo ripetere, Hyugarre cambiò lesto l'impugnatura.
Il Vescovo osservò impietrito la lama dello spadone roteare davanti a lui con un bagliore e trapassarlo da parte a parte assieme a Sasuke, provocandogli in tal modo la fuoriuscita delle duse intestinali. Danzo ebbe appena il tempo di rendersi conto della propria morte, fissando a bocca aperta gli occhi bianchi e freddi del cavaliere, allorché Hyugarre storse le labbra furioso ed estrasse nuovamente l'arma per sferrare un secondo colpo all'altezza del suo ingrato collo.
La testa del Vescovo schizzò in alto, roteando vorticosamente per alcuni istanti, prima di rotolare ai piedi dell'altar maggiore e rimanere così immobile con l'espressione congelata della morte.
Hyugarre e Tenten si rialzarono in piedi, seppure a fatica, e insieme si avvicinarono a Sasuke chino sul cadavere di Danzo.
L'Uchiha rialzò appena la testa, osservando stancamente i volti sinceri e preoccupati dei due innamorati, e dentro di sé gli dispiacque solo di essersi reso conto troppo tardi degli errori commessi. Se solo avesse combattuto al fianco di Hyugarre fin dall'inizio, invece di dare ascolto alle menzogne del Vescovo, forse le cose sarebbero andate diversamente.

- E'... finita - mormorò Sasuke.
- Mi dispiace - fece eco Hyugarre, ponendo la mano sulla spalla dell'altro. - Non volevo questo!
- Lo so - ammise l'Uchiha riconoscente. - Sono fiero di... di averti conosciuto, Hyugarre...
- Anch'io!
- Pe... Peccato che non... non avremo il modo di stabilire, una volta per tutte... chi è il più forte!

Gli occhi di Sasuke si spensero.
Hyugarre sentì la sua mano inerte nella propria e, chiudendogli pietosamente le palpebre, rivolse in silenzio una preghiera per l'anima del cavaliere defunto.
Sasuke Markét Uchiha era un combattente valoroso, reso malvagio dalle circostanze, tuttavia era riuscito a riscattare almeno in parte i suoi errori.
Danzo era morto, la maledizione era finalmente spezzata, e ciò significava che le vite dei due innamorati non erano più divise da alcun maleficio.

- Ohiohiohi, la mia testa...

In quella, finalmente, Rock Lee e Jirayus ripresero pian piano conoscenza.
Malgrado la loro comprensibile confusione, i due non ci misero molto a capire che era tutto finito.
La cattedrale era semidistrutta, la testa del vescovo un macabro ornamento ai piedi dell'altar maggiore, e Neji e Tenten entrambi abbracciati nella loro forma umana.
D'istinto sia l'eremita che il giovane lottatore pensarono bene di andarsene via di soppiatto, lasciando così modo agli innamorati di recuperare finalmente il tempo perduto. Tuttavia Gamabunta, disapprovando le loro pur nobili intenzioni, si limitò a tossire per richiamare l'attenzione.
Hyugarre fu il primo ad accorgersi dei compagni, quando questi erano già vicini alla porta.

- Voi due - esclamò severo. - Non penserete davvero di andarvene via così ?!?
- Ecco, ci siamo - pensò subito Rock Lee in preda al panico. - Vuole chiedermi della spada... e ora cosa gli racconto?

Jirayus chinò il capo e, trattenendo il ragazzo per il bavero, si costrinse ad accettare ciò che Hyugarre e Tenten avevano ancora da dirgli.

- Possa l'anima della mia dolce Tsunade vegliarvi e proteggervi dall'alto - mormorò. - E possiate voi perdonare il sottoscritto, per tutti i suoi errori...
- Hai un bel coraggio - fece Hyugarre con evidente sarcasmo. - Se non ti conoscessi, mi verrebbe da pensare che sei "quasi" sobrio!
- Grazie Jirayus - mormorò Tenten, stringendo le mani dell'eremita con gratitudine. - Se oggi siamo liberi, lo dobbiamo a te!
- E anche a te - sottolineò Neji, ponendo la sua mano pesante sulla spalla di Rock Lee. - Anche a te!

Rock Lee sospirò di sollievo.
Evidentemente Hyugarre non aveva intenzione di infierire. Subito il ragazzo sorrise timidamente, ricambiando felice la riconoscenza del cavaliere, allorché Tenten gli prese la mano tra le proprie.

- Il migliore amico che potessimo avere - esclamò la fanciulla.
- Beh, io... io non... io...

Talmente imbarazzato, sia per il fascino dell'altra che per le sue parole di gratitudine, Rock Lee non poté far altro che balbettare in modo confuso.

- Che cosa farete adesso? - domandò l'eremita, pur immaginando già la risposta.

Hyugarre e Tenten si scambiarono un tenero sguardo colmo d'affetto e, senza alcun bisogno di chiedere loro altro, Jirayus e Gamabunta recitarono dunque per loro l'antica benedizione dei rospi.

Crà! Crà! Crà!
Gioia, amore e felicità
discenda a voi in gran quantità
il rospo vi doni serenità
la pace, l'affetto e la cordialità
la benedizione sua sempre sarà
con noi, gracidànte comunità...
Crà! Crà! Crà!

Hyugarre e Tenten scoppiarono a ridere.
Nel frattempo anche Shuriken si era ripreso, nitrendo e sbuffando per le ammaccature riportate, e subito si mise a picchiettare nervosamente col muso la mano guantata del padrone. Il cavaliere e Tenten si guardarono, godendo l'uno la vista dell'altra e viceversa, e si abbracciarono intensamente.
Per anni non avevano potuto farlo.
Per anni avevano potuto, baciarsi, toccarsi, accarezzarsi... dunque la gioia di quel momento era semplicemente indescrivibile.
Non erano più divisi, adesso.
Il giorno e la notte, che tanto avevano segnato tristemente il susseguirsi di una terribile maledizione, avrebbero continuato ad alternarsi. E, per ogni nuovo tramonto, l'alba avrebbe salutato il loro amore con luci, ombre e nient'altro.

 

FINE

Angolo Autore:

Innanzitutto saluto e ringrazio tutti coloro che sono arrivati a leggere queste pagine.
Questa storia è giunta al termine, nonostante "qualcuno" avesse scritto testualmente su Facebook che quel povero buffone di telesette non porterà mai a termine UNA SOLA delle storie che ha interrotto negli anni...
Ebbene, oggi, questo buffone conclude una storia iniziata ben due anni addietro.
Ci sono domande?
La risposta è "sì", tempo e lavoro permettendo, vedrò di portare avanti e completare anche tutte le altre.
L'ho detto e ripetuto non so quante volte.
Se vi dà fastidio aspettare, non posso farci nulla e, come disse Rhett Butler nel mitico film Via col Vento: "Francamente, me ne infischio"...
A parte questo, vi auguro ogni bene e vi do appuntamento alla prossima fanfiction!

DADO

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