Anime e Manga Challenge

di kamy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** cap.1 winter ***
Capitolo 2: *** cap.2 fluff ***
Capitolo 3: *** cap.3 chimica ***



Capitolo 1
*** cap.1 winter ***


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WINTER
neve pattinaggio su ghiaccio albero di Natale
cioccolata sciarpa di lana regali
Progressi: 6/6




Regali

Hisoka strinse gli occhi, i capelli biondi gli sbattevano contro il viso, la giacca da cameriere gli stringeva.
Il vento gelido gli arrossò la pelle pallida, l’esplosione alle loro spalle gli fece fischiare le orecchie e il calore prese il posto del freddo per un attimo. Si morse un labbro, sentì Tsuzuki stringerlo più forte e le guance gli si arrossarono.
“Tranquillo ragazzino, andrà tutto bene” lo rassicuro.
Hisoka digrignò i denti e gli tirò una testata, sentì a sua volta il dolore al petto dell’altro, il suo freddo e ascoltò il suo battito cardiaco arrossendo.
“Non chiamarmi ragazzino. E sicuramente prendere questo specie di zaino volante è stata un’idea idiota. Quasi quanto quella di toccare quella bomba!” strillò. Si voltò, socchiuse gli occhi e le iridi verdi gli divennero liquide.
Tsuzuki scoppiò a ridere, lasciò con una mano la schiena del giovane e sentì le bretelle dello zaino dargli fastidio alle braccia. Abbassò una leva, il loro mezzo si abbassò e il gas di scarico che usciva dai tre tubi metallici alle sue spalle diminuì. Atterrò per terra e lo zaino si spense, il ragazzo lo lasciò andare e riaprì gli occhi. Indietreggiò e guardò una ferita sanguinante sulla guancia del castano richiudersi.
“Guido io fino al punto d’incontro” borbottò lo shiningami più giovane.
Tsuzuki gli negò con l’indice e sorrise.
“Sei troppo basso” sussurrò.
Il ragazzino strinse le labbra fino a farle sbiancare e lo spinse.
“Non sono basso, posso guidarlo io” sibilò.
Tsuzuki ridacchiò, il giovane appoggiò la mano alla pistola alla cintola e diede un calcio a un grumo di neve.
“Posso!” strillò.
Tsuzuki sorrise e si massaggiò il collo.
“Sai che ti dico? Te lo faccio come regalo di Natale” sancì.
“Tsuzuki!” strillò il biondo.



Sciarpa di lana

Lo shiningam unì le mani da volpino bianco, abbassò le orecchie candide e dimenò la coda. Chiuse gli occhi, sorrise e un rivolo di bava gli colò dalle labbra.
“Finalmente mangerò la Sacher! E’ tutta una vita che la sogno!” strepitò.
Hisoka sbuffò, si chiuse la giacca e sentì uno spiffero gelido passargli tra la pelle del petto e la maglietta arancione. Arrossì incontrando gli occhi viola dell’altro, ringhiò e girò il capo.
“Mangia in fretta e poi facciamo qualcosa di serio” borbottò. Il fiato gli si condensò davanti alla bocca, rabbrividì e chinò il capo.
Tsuzuki si tolse la sciarpa nera, gliela mise e gliela legò intorno al collo.
“Anche se noi shiningami non abbiamo freddo, ma è facile ricordarsi di quando era così e agire di conseguenza” sussurrò. Gli accarezzò la testa, Hisoka si allontanò. Si voltò arrossendo e alzando il capo.
“Dai muoviti, andiamo” ordinò. Tsuzuki annuì, seguendolo.



Neve

“… Tu sei un essere umano. Sei umano Tsuzuki, umano…” sussurrò Hisoka. I capelli biondi gli aderivano alle guance arrossate per il freddo, i fiocchi di neve vi s’infilavano squagliandosi, sentiva il peso del collega pressargli sulla schiena facendogli dolere il collo. Le gambe gli diedero una serie di fitte, chinò lo sguardo guardando la strada lastricata. Si voltò vedendo allontanarsi il bar da cui erano usciti, le strisce nella neve partivano dal muro con gli scatoloni fino ad arrivare a lui. Sentì Tsuzuki singhiozzare di nuovo, gli accarezzò la mano e continuò ad avanzare.
< A Muraki non bastava avermi tolto la vita e avermi rovinato quella immortale, adesso vuole distruggere anche Tsuzuki. Quel maledetto si sbaglia se pensa che farò fare del male al mio collega > pensò. Un fiocco di neve gli aderì al viso, il fiato gli si condensava davanti alla bocca e sentì le gambe tremare. Avanzò ancora, svoltò e si diresse verso un parco giochi. Un’altalena andava avanti a indietro cigolando. La neve gli s’infilò tra i vestiti facendolo rabbrividire, trasformandosi in acqua gelida.
“Sei un essere umano. Lo sei Tsuzuki, basta piangere …” continuò a consolare il castano. Lo sentì tirare su con il naso e i singhiozzi cessare. Sorrise e accelerò, dirigendosi verso un ponticello.
“ … Sei come loro e li difendi, anche se sei uno shiningami. Tu le cose le prendi sul serio, come loro, sei umano…”. Proseguì, lo fece sdraiare a terra delicatamente e si sedette, appoggiò la schiena contro la base del ponte con la testa rivolta verso l’altro muro portante. Si appoggiò la testa di Tsuzuki sulle gambe e gli accarezzò il capo, passandogli la mano sui capelli. Arrossì sentendo l’altro afferrargli la mano, il battito cardiaco gli aumentò. Rabbrividì e strinse gli occhi, vide lo spirito nudo dell’altro precipitare nell’ombra.
< Anche io ero un mostro, anche io ho sperimentato abbandono, paura e prigionia, ma mai avrei creduto di sentire queste emozioni in qualcun altro… soprattutto in lui… > pensò. Si voltò e guardò la neve continuare a cadere.



Cioccolata

Tusuki saltellò sul posto, si lanciò sul letto e rotolò dimenando le gambe. La giacca nera gli si aprì mostrando la camicia bianca e la cravatta si sciolse cadendo a terra. Dimenò la coda bianca, allungò le braccia dimenando le zampe bianche e gli occhi color ametista gli divennero liquidi. Si strusciò sul letto e fece le fusa. Hisoka inspirò, espirò e accavallò le gambe.
“Possibile tu debba fare tutto questo solo per una cioccolata?” domandò. Yutaka si mise le mani in tasca, il gufo grande quanto un pugno sulla sua spalla gonfiò le ali e gli occhiali dello shiningami scesero sul naso del biondo. Infilò le mani nelle tasche del camice e sorrise.
“Questa non è una cioccolata qualsiasi. Il mio genio da scienziato mi ha permesso di renderla più buona” spiegò. Hisoka sollevò gli occhi e si grattò la testa.
“Alle volte penso di essere il più maturo tra voi” si lamentò. Le iridi color smeraldo si scurirono e scosse il capo sentendo ridacchiare gli altri due.



Pattinaggio sul ghiaccio

“E’ stato un lavoro difficile” sancì secco Tsuzuki. Si sedette in terra con un tonfo, i capelli castani gli aderivano al viso e le iridi color ametista erano più scure. La camicia e la giacca erano strappate in più punti e il ginocchio sanguinante gli aveva macchiato il pantalone.
Seiichiro si strinse la cravatta a righe blu, gli si avvicinò e tirò fuori un fazzoletto dal taschino della giacca marrone. Si spiegò e lo strofinò sul labbro e sulla guancia sporchi di sangue di Tsuzuki. Gli sorrise e si rimise il fazzoletto in tasca. Con un verso stridulo la fenice rossa scomparve e lo Shiningam castano abbassò il capo.
“E ho di nuovo rischiato di perdere il controllo, vedendo tutte quelle persone uccise” sussurrò. Una lacrima gli scese lungo la guancia, strinse i denti e morse a vuoto. Sentì delle fitte al cuore, arcuò la schiena e tremò.
L’altro gli mise la mano sulla spalla.
“Eppure non l’hai fatto. E stavolta sei anche riuscito a non farti possedere e simili uccidendo tu stesso persone. Stai maturando” lo rassicurò Tatsumi. Asato sorrise e scosse il capo.
“In realtà ho ripreso il controllo perché ho una promessa veramente importante da mantenere domani” bisbigliò. Sorrise e alzò il capo, Seiichiro gli s’inginocchiò davanti e lo abbracciò.
“Scommetto che c’entra con Kurosaki” mormorò.
L’altro si lasciò cullare e annuì.
“Ho promesso a Hisoka che gli insegnerò a pattinare sul ghiaccio” disse addolcendo la voce.




Albero di Natale

Hisoka aprì le braccia abbandonandosi, gli occhi color smeraldo erano liquidi e la pelle pallida. Sporse il bacino, aprendo di più le gambe. Il desiderio dell’altro gli attraversò la pelle passando dalle mani dell’uomo che lo tenevano fino al suo cervello. Gemette strusciandosi e le lacrime gli rigarono il volto.
-Se sono morto perché sono ancora qui? Perché?! Perché?!- si domandò. Le lacrime gli rigarono il volto. Muraki sorrise, l’occhio falso brillò e il vento fece scivolare il kimono e la fascia di Hisoka gettati a terra. Il ragazzino sentì il fiato dell’altro avvicinarsi, rabbrividì di piacere e sentì bruciare quando l’adulto entrò in lui. Avanti e indietro, ripetutamente, sgranò gli occhi e ululò. Una pioggia di petali di ciliegio gli oscurarono la visuale.

Hisoka sgranò gli occhi e si alzò seduto, strinse più forte la coperta con le mani sudate. Rabbrividì, inghiottì aria e ansimò. Si massaggiò il collo e il petto.

La pelle candida gli si ricoprì di simboli rossi, i marchi bruciavano e il biondo gemette più delicatamente, voltò il capo e perse i sensi.

Hisoka si strinse le braccia con le mani, chinò il capo e singhiozzò. Tremò, si piegò in avanti e si cullò avanti e indietro.
-Maledetta Nagasaki! Maledetti quei lacci da cui non sono riuscito a liberarmi! Maledette le missioni e soprattutto questi straccidenti di ricordi che mi si sono sbloccati-. Ansimò, gettò di lato le coperte e si girò. Si diede la spinta e si alzò in piedi. Fece un paio di passi, le gambe gli tremavano e il pigiama gli aderiva al corpo sudato, sentiva il freddo del pavimento sotto i piedi.
“Ti odio Muraki Kazutaka, ti odio!” sibilò. Aprì la porta e uscì dalla stanza, sentì delle risate e si voltò. Proseguì nella loro direzione, riconobbe le risate dei due grossi uccelli giganti antropomorfi e sospirò.
“Non mi sono venute perfette le illuminazioni?” domandò Yutaka.
“Prima che il capo torni dal conte sarà meglio trovargli un nascondiglio” sancì Tatsumi.
“Ebbene idiota, che ci fai ancora sveglio a quest’ora!?” domandò alzando la voce. Arcuò le sopracciglia e schioccò la lingua sul palato. Tsuzuki sorrise, si voltò e si diresse verso di lui. S’inginocchiò e gli prese le mani.
“Non venirmi a dire che volevi come al solito fare il gentile ipocrita infantile” sibilò il biondo. Le iridi di Tsuzuki divennero liquide e Hisoka arrossì sentendo la gioia del cuore del collega.
“Ho sentito dire che l’albero di Natale porta serenità. Tu mi hai fatto smettere di piangere, ora io voglio farti smettere di avere paura. Ti sento la notte avere gli incubi” disse gentilmente il castano. Yutaka ridacchiò voltandosi, indicò l’uscita ai due gemelli volati la porta d’uscita e si diresse in quella direzione seguito dalle creature. Seiichiro si sollevò gli occhiali, le iridi blu notte gli si scurirono e si voltò seguendo gli altri tre. Hisoka deglutì a vuoto un paio di volte, divenne vermiglio in volto, tolse le mani da quelle dell’altro e si voltò. Sorrise, chinò il capo e si morse un labbro.
-Idiota, mi basta la tua presenza per cancellare frustrazione, dolore e paura, ma non sarà uno stupido albero a togliere quei marchi dalla mia pelle- pensò.

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Capitolo 2
*** cap.2 fluff ***


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FLUFF
prima cotta bacio dichiarazione
San Valentino appuntamento abbraccio
Progressi: 6/6
 
Prima cotta
 
Hisoka accarezzò la pistola, la sentì fredda sotto le dita e avvertì le iridi pungere.
-E’ normale che una bambola si innamori di un’altra bambola- sentì risuonare la voce del dottore nella sua testa. Strinse la pistola al petto e chinò il capo, si morse il labbro fino a sentire il sapore del sangue. Tirò su con il naso e singhiozzò, strofinando le ginocchia tra loro.
“Non è giusto, era la mia prima cotta, non è giusto” biascicò. Gettò indietro la testa facendo ondeggiare i capelli biondi e ansimò.
 
Tsubaki-hime gli sorrise, oscillò il capo facendo mulinare i capelli neri intorno alla testa. Le luci della sala e il pavimento oscillavano leggermente facendo tintinnare le gemme che formavano i lampadari. Le iridi castane le si scurirono, la ragazza ridacchiò e Hisoka le fece fare un altro giro stringendola a sé.
“E’ immensa questa nave” le sussurrò lo shiningami all’orecchio. Lei annuì e sorrise.
“E’ una crociera da sogno perché c’è la persona che amo” rispose la mora. Il fiore al suo collo oscillò e il giovane sentì il battito cardiaco della ragazzina accelerare.
 
Hisoka gridò, le lacrime gli rigarono il viso. Appoggiò la pistola sulle gambe e si conficcò le unghie nei palmi, fino a farli sanguinare. Abbassò il capo e ansimò, la porta si aprì e il giovane voltò di scatto la testa. Vide Tsuzuki correre verso di lui.
“Non mi toccare” ringhiò. Tsuzuki abbassò lo sguardo e si avvicinò lentamente.
“Ho il suo sangue sulle mani, l’ho uccisa io” biascicò Kurosaki. Asato lo raggiunse e lo avvolse con le braccia, appoggiandoselo al petto.  Lo cullò sentendolo singhiozzare.
 
 
 
 
Bacio
[What if]
 
Hijiri si sporse sulle punte e appoggiò le mani sul cuscino, guardò il petto di Tsuzuki alzarsi e abbassarsi sotto la coperta. Deglutì a vuoto un paio di volte, gli occhi color smeraldo gli brillarono e il marchio del demone s'illuminò. Il violinista si sporse, la spalla per cui l’avevano tirato i due shiningami gli pulsava. Le guance gli si arrossarono, sentì le orecchie ronzare, il battito cardiaco accelerò e lo sentì risuonare nei suoi padiglioni auricolari. Il sudore gli colò dalla fronte e sentì il pigiama aderire, si leccò le labbra un paio di volte. Tsuzuki mugolò nel sonno, allargò le braccia sopra di sé e le mani gli sbatterono contro la testata del letto. Una ciocca marrone gli finì sulla guancia pizzicandogliela. Hijiri deglutì.
 
Sua nonna gli accarezzò la testa e gli sorrise.
“Sai Hijiri tu non sei un ragazzo normale. Tu hai sangue di shiningam nelle vene. Tuo nonno si chiama Seiichiro ed è uno di loro. Se mai vorrai veramente potrai creare un contatto telepatico eterno con uno shiningami, ma solo con uno” gli spiegò. Il bambino ridacchiò, annuì e si sporse. Afferrò il violino giocattolo in terra e lo abbracciò.
 
Hijiri deglutì di nuovo, sorrise e arcuò la schiena.
-Ti voglio per sempre mio, sarò io a proteggere tu Tsuzuki, come tu hai protetto me- pensò. Appoggiò le labbra su quelle dell’uomo addormentato, sentì la testa pulsare e l’altro gemette, gorgogliò e si girò su un fianco.
 
 
 
 
San Valentino
“Muraki questa volta ci è andato vicino, ma meno di altre” sussurrò Tsuzuki. Si voltò e sentì il lettino dell’infermeria cigolare sotto di lui. Guardò i fiori di ciliegio cadere oltre la finestra e sospirò.
 
Due farfalle sbatterono ripetutamente contro il vetro, la stanza brillava di luce rossa. Le ferite al collo e ai polsi gli pulsavano. Metà della sua vista era oscurata, sentiva la testa pulsare e il corpo gli bruciava. Richiuse gli occhi e perse i sensi.
 
“Ti prego Yutaka, portami qualcosa da mangiare. Ti scongiuro curami dopo, ma portami qualcosa di dolce” supplicò Tsuzuki. Sentì la ferita alla spalla tirare e strofinò la guancia contro il cuscino. Le iridi di Watari diedero un lampo dorato, si strinse il laccio che gli teneva i capelli lunghi e annuì.
“Prima però dimmi perché ti ha attaccato quel pazzo dai capelli grigio metallico” disse con voce rauca. Tsuzuki fece un mezzo sorriso e strinse gli occhi.
“Voleva dimostrarmi il suo amore. Oggi è San Valentino” sussurrò. Lo scienziato impallidì.
“Ah” biascicò.
 
 
 
Appuntamento
 
Hisoka si appoggiò contro la parete tremando, ansimò e le guance gli s’ingrigirono. Le iridi color smeraldo brillarono nei suoi occhi incavati. Si piegò in avanti, il sudore gli scendeva lungo il viso, fu scosso da brividi e si abbracciò stringendo. Digrignò i denti e strinse le labbra fino a farle sbiancare. Scivolò all’indietro allontanandosi da Tsuzuki, abbassò lo sguardo evitando gli occhi color ametista dell’altro shiningami. Il castano allungò una mano verso di lui, il ragazzino smise di stringersi e gliela allontanò con una manata.
“Non mi toccare!” gridò. Ansimò, abbassò il capo e tremò più forte. Le narici gli bruciarono e sentì salire la sensazione di nausea.
“Sono empatico e non ci tengo a sentire le tue emozioni” ringhiò.
“Lo so, lo so. L’abbiamo già vissuta una scena simile qui” ribatté Tsuzuki. Si sedette davanti a lui e si appoggiò con la spalla contro la porta di legno.
“Devo dedurre che il primo appuntamento sia andato male” mormorò. Hisoka tirò su con il naso e tremò più forte.
“Che cosa è successo? Ha scoperto cosa sei ed è scappata o di nuovo non hanno accettato i tuoi poteri?” chiese Asato. Il biondo gemette facendo un verso stridulo e scosse il capo.
“Era già fidanzata?” provò di nuovo il più grande. Hisoka singhiozzò e le lacrime gli colarono lungo le guance.
“Mu … Muraki è arrivato con una chimera e … e ha detto che ero la sua bambola e … e … tutto quel sangue e io … n … nnnh … non ho potuto …” balbettò Kurosaki. Tsuzuki si sporse e lo abbracciò, gli strinse la schiena con un braccio e gli mise l’altra sul capo.
“Sono qui, è stata colpa mia” sussurrò il castano.
“E’ l’ultima volta che esco una ragazza, lo giuro” biascicò. Tsuzuki sospirò.
“No, non gliela dare vinta. Tu non sei una bambola e hai tutto il diritto d’innamorarti, tutto” lo rassicurò.
 
 
 
Dichiarazione
 
“I tuoi occhi restano sempre i più belli” sussurrò Muraki. Tsuzuki indietreggiò, sbatté con la schiena contro la parete e guardò a destra e a sinistra vedendo le pareti. Ansimò, un rivolo di sudore colò lungo la guancia e guardò l’altro avanzare tenendo in mano un mazzo di rose. Abbassò il capo e sentì gli occhi pungere.
-Maledizione, mi basta la sua presenza per farmi bloccare e desiderare di morire come settant’anni fa, come mi basta vedere Hisoka per credere che sono ‘umano’- pensò. Rialzò il capo e vide l’altro a un passo da lui. Rabbrividì sentendo Kazutaka respirargli vicino al collo e chiuse gli occhi avvampando avvertendo la mano del dottore
“Ma quando sono vitrei e senza pupilla sono ancora più belli. Tu non sei una bambola, ma ‘la’ bambola. Perfetto, immutabile, capace di stare immobile senza far altro che respirare” mormorò. L’occhio inumano sotto il ciuffo di capelli argentati gli brillò e l’uomo ghignò. Baciò il collo dell’altro sentendolo gemere. Tsuzuki gli afferrò le spalle e lo spinse, il mazzo di rose rosso sangue brillante gli sbatteva contro il petto.
“Vattene!” ordinò.
“Tu non sei umano, quegli occhi ametista lo sottolineano demone. E anche i segni delle varie possessioni che segnano il tuo corpo, vieni con me. Ho deciso di avere il tuo corpo come amante in eterno ora che mi hai liberato dalla mia maledizione” sussurrò il dottore. Gli aprì la giacca nera e gli passò la mano sotto la camicia, accarezzandogli la pelle del petto. Lo shiningami lo spinse più forte facendolo cadere all’indietro. Muraki rise, atterrò acquattato e alzò il capo.
“Non ho nessuna intenzione di sentire la tua dichiarazione folle!” gridò Tsuzuki. Il dottore si alzò in piedi, si sistemò i capelli con una mano e guardò il mazzo di rose caduto in terra. Sorrise e alzò lo sguardo osservando l’interlocutore.
“Invece troverò il modo per dichiararmi a te in eterno e averti mio per il restante tempo” promise.
 
 
 
Abbraccio
 
[Au, + o – la scena di quando poi Hisoka ha usato i poteri di Tsuzuki].
Muraki ridacchiò, sentì stridere i pipistrelli sopra di lui, la massa nera si muoveva e una miriade di occhi rossi si aprivano e chiudevano. Il dottore guardò il sangue colare dalle innumerevoli ferite del corpo di Hisoka e dal buco sulla schiena di Tsuzuki. Il biondo stringeva a sé il corpo esamine del collega e il dottore ghignò.
-Sarebbe da vedere una cosa a tre, i loro due corpi tremano all’unisono e quei due non se ne sono accorti- pensò. Fece girare l’anello che portava al dito.
“Siete davvero due begli amici, un abbraccio davvero tenero” sussurrò. Alzò la mano e socchiuse gli occhi. L’aura di Tsuzuki si propagò intorno al biondo e gli occhi color ametista del più grande si sovrapposero a quelli smeraldo dello shiningami più giovane.

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Capitolo 3
*** cap.3 chimica ***


CHIMICA
bunsen protezioni elettroni
vapore vetreria rotta cromatografie
Progressi: 0/6

Bunsen

“Non temere ragazzino, grazie al mio aiuto potrai spacciarti senza problemi per un assistente del professore di scienze” disse Tsuzuki per vantarsi. Gonfiò il petto e si diede una serie di manate sul petto. Unì le gambe e raddrizzò la schiena, si sporse appoggiò la mano sulla testa del biondo. Si girò e indicò un fornelletto sul tavolo.
“Quello si chiama bunsen” spiegò.
Hisoka si passò una mano tra i capelli e sospirò.
“Non chiamarmi ragazzino, idiota” borbottò. Si avvicinò al tavolo e si piegò.
“Suppongo tu sappia perché si chiama così” borbottò. Si voltò, vide l’altro voltarsi e sorrise.
“Robert Bunsen era un chimico fisico tedesco a cui venne attribuita l’invenzione che invece era stata perfezionata dal suo assistente Peter Desdega. Mi ricorda qualcosa, meriti e onori attribuiti a vegliardi…” sussurrò.
Tsuzuki scoppiò a ridere.
“Hai vinto, Kurosaki-chan” ribatté.

Protezioni

Tsuzuki si appoggiò Hisoka contro il petto, gli tolse una ciocca di capelli da davanti al viso.
“Ehy, bambino, sempre ad andare in zone vietate tu?” domandò.
Il più giovane socchiuse un occhio, l’iride smeraldina gli brillò. Si leccò le labbra e si voltò, vedendo alcune fialette sul pavimento e dal liquido alzarsi dei fumi violetti.
“Era qui che si nascondeva Muraki …” biascicò. Abbassò lo sguardo, guardò la mano del compagno e sgranò gli occhi. Dal moncherino nerastro scendevano dei rivoli di sangue vermiglio.
“E’ bruciata! Idiota, ti avevo detto di usare le protezioni quando entravi qui!” gridò. Le iridi ametista di Tsuzuki si fecero vitree.
“Non avevo…” biascicò, ricadde in ginocchio e strinse l’altro shiningam più forte, un rivolo di sangue gli colò dalla bocca.
“ … il tempo di prenderle”. Concluse, Hisoka mise la mano sulla pistola e lo strinse con l’altro braccio.
“Andiamo fuori, subito!” ordinò.


Elettroni

“Quindi gli elettroni sono come noi? Lavorano insieme per far funzionare il nucleo e sono ai margini delle loro società considerati da tutti negativi?” domandò Tsuzuki. Fece girare su se stesso il modellino dell’atomo e guardò i vari anelli di metallo girare intorno alla sfera centrale grossa quanto il suo viso.
“E’ di sicuro una visione fantasiosa, ma lascerò a Yutaka il compito di spiegartelo ancora” borbottò Hisoka.
Tsuzuki si voltò, si appoggiò una mano sul fianco e ghignò.
“Non potrei desiderare lezioni da nessun altro a parte te, partner” sussurrò con voce roca.
Hisoka avvampò e si alzò in piedi, afferrò un bicchiere e lo bevve tutto d’un sorso.
“No, è liquor …!” gridò Tsuzuki. Guardò il ragazzino chiudere gli occhi e cadere all’indietro privo di sensi.


Vapore

“Ti stavi avvelenando con quei vapori, erano tossici” borbottò il castano. Incrociò le braccia e si appoggiò contro il tronco dell’albero, nell’aria si diffusero i fiori di ciliegio. La vista di Tsuzuki fu oscurata dai petali, sorrise e mise le mani nelle tasche dell’impermeabile.
“Come la fai lunga, sono uno shiningam e ne sono venuto fuori” sussurrò.
Kurosaki diede un calcio a una zolla d’erba e la vide rotolare.
“L’avevo quasi preso, se non fosse stato per quel vapore soporifero” borbottò. Sentì la mano dell’altro stringergli la sua e si voltò.
“Siamo colleghi, giurami che non andrai mai più da solo” mormorò il castano.
Il biondo arrossì e annuì, Tsuzuki sorrise.


Vetreria rotta


“Hisoka non è una bambola!” gridò Tsuzuki. Muraki colpì con un calcio la vetreria davanti a lui, mandandola in frantumi. Saltò all’indietro evitando i cocci, lo shiningam si voltò e si nascose il capo con le mani. Due pezzi gli graffiarono il collo, uno gli tagliò la guancia e un terzo si conficcò nel risvolto della camicia.
Il dottore si piegò, afferrò un pezzo di vetro grande quanto la sua mano di forma triangolare. Si rizzò e si avvicinò all’altro che rialzò il capo, rimanendo con il corpo premuto contro l’angolo.
Muraki si sollevò gli occhiali, le dita tagliate gli sanguinarono, alzò il pezzo di vetro e lo puntò contro l’altro.
“Lui è una bambola, come tu sei un demone. Entrambi siete miei” mormorò.
“Io sono umano” biascicò.
Muraki ghignò.
“Hai ragione, anche tu come lui hai bisogno di un marchio che ti ricordi la tua natura” sussurrò, Tsuzuki rabbrividì.


Cromatografie


“La cromatografia, nata come tecnica separativa e sviluppatasi in seguito anche come tecnica analitica, si basa sul fatto che i vari componenti di una miscela tendono a ripartirsi in modo diverso tra due fasi, in funzione della loro diversa affinità con ciascuna di esse” spiegò Kurosaki. Mise una mano sulla pistola e socchiuse gli occhi.
Tsuzuki sporse il capo, si leccò le labbra e sentì il battito cardiaco accelerato. Chiuse gli occhi e leccò il ghiacciolo tutti gusti che il giovane biondo teneva nell’altra mano.
“Capito Tsu…”disse Hisoka. Si voltò e vide il collega in quella posizione, sentì una fitta al basso ventre e le guance gli divennero rosse.
Tsuzuki riaprì gli occhi, mise una mano dietro la testa e sorrise.
“Beccato vero?” domandò Tsuzuki.
Kurosaki abbassò le sopracciglia e corrugò la fronte.
“Vedi di ascoltarmi piuttosto” borbottò.

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