L'amore è come un biberon di kamy (/viewuser.php?uid=60751)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 Il patto tra Itachi e Sakura ***
Capitolo 2: *** Cap.2 Il matrimonio ***
Capitolo 3: *** Cap.3 Prima notte di nozze ***
Capitolo 4: *** cap.4 I° giorno di nozze ***
Capitolo 5: *** Cap.5 Arrivo all'orfanotrofio ***
Capitolo 6: *** Cap.6 Bentrovato fratellino ***
Capitolo 7: *** Cap.7 Viaggio in macchina ***
Capitolo 8: *** Cap.8 Pianto ***
Capitolo 9: *** Cap.9 Felicità ***
Capitolo 10: *** Cap.10 I bisogni di un bebé ***
Capitolo 11: *** Cap.11 Pappette ***
Capitolo 12: *** Cap.12 Vorrei... ***
Capitolo 13: *** Cap.13 Equivoco ***
Capitolo 14: *** Cap.14 Chi voglio ingannare? ***
Capitolo 15: *** Cap.15 Seconda possibilità ***
Capitolo 16: *** Cap.16 Tentativi di dialogo ***
Capitolo 17: *** Cap.17 Adozione mancata ***
Capitolo 18: *** Cap.18 Un'altra notte insieme ***
Capitolo 19: *** Cap.19 In giro a far compere ***
Capitolo 20: *** Cap.20 Accordi secondari ***
Capitolo 21: *** Cap.21 Night of sorrows ***
Capitolo 22: *** Cap.22 Salva Naruto ***
Capitolo 23: *** Cap.23 Primi passi ***
Capitolo 24: *** Cap.24 Quasi un anno insieme ***
Capitolo 25: *** Cap.25 La migliore sorpresa ***
Capitolo 26: *** Cap.26 Legami di amicizia ***
Capitolo 27: *** Cap.27 Tentativi in cucina falliti ***
Capitolo 28: *** Cap.28 Itachi si dichiara ***
Capitolo 29: *** Cap.29 Sakura contraccambia ***
Capitolo 30: *** Cap.30 Il signore e la signora Uchiha ***
Capitolo 1 *** Cap.1 Il patto tra Itachi e Sakura ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Richiesta da DenbiSara.
Cap.1 Il patto tra Itachi e Sakura
Itachi si legò i lunghi capelli neri, si abbassò
e aprì il rubinetto dell’acqua. Si
riempì le mani e si gettò l'acqua in viso,
rinfrescandosi, le gocce gli rigarono il viso scendendogli lungo le
rughe di espressione.
Itachi sospirò, voltandosi e si sporse in avanti, afferrando
un asciugamano violetta. Si rizzò con la schiena dirigendosi
verso il water, fletté le gambe e recuperò la
camicia piegata appoggiata sulla tavolozza candida. Indossò
la camicia, la indossò, si allacciò i
polsini e si chiuse la cerniera dei pantaloni. Udì bussare
alla porta del bagno, si voltò e le sue iridi
nere brillarono di riflessi color rubino.
“Chi è?” domandò con tono
atono.
L'uscio si aprì, ne entrò il maggiordomo
che si richiuse la porta alle spalle. Appoggiò delle scarpe
nere lucide sul pavimento e gli porse la giacca del frak.
“Signorino, i suoi abiti. Le ricordo di mettere la cravatta.
Le ho stirato il kimono per le sue preghiere serali. Suo padre era
molto attento a questi dettagli” disse. L’occhio
finto gli brillò d’azzurro e si grattò
la barba posticcia.
Il padrone di casa socchiuse un occhio, ispessendo i segni sul suo viso.
"Non fai altro che paragonarmi a lui, è morto da tre mesi,
potresti anche smettere di ricordarlo" disse secco. Si sfilò
le ciabatte, rimanendo con i piedi coperti da dei calzini candidi, e
avanzò di un paio di passi, avvicinandosi all'altro uomo.
S'infilò le scarpe di vernice e si lasciò aiutare
dal maggiordomo a infilare la giacca.
"Signorino, le voglio solo ricordare che i suoi genitori tenevano al
suo aspetto" spiegò l'uomo.
Itachi strinse le labbra e lo superò con passo cadenzato.
Uscì dal bagno e proseguì lungo il corridoio,
avviandosi nella direzione delle scale.
< Mio padre era un falso a capo di una ditta di ipocriti e sia
lui che mia madre non sono riusciti a occuparsi dell'unica cosa che
ritengo realmente importante: il mio fratellino Sasuke >
rifletté.
I passi del giovane risuonavano nell'androne, leggermente attutiti dal
tappeto rosso orientale che copriva il pavimento.
La luce solare che filtrava dalle grandi finestre, riflessa dai
lampadari di cristallo, lo abbagliò. Itachi batté
un paio di volte le palpebre e proseguì, passando oltre una
statua d'oro.
La sua segretaria gli corse incontro, gli occhiali le scivolavano in
avanti, le sue gote erano accaldate e i capelli color fiamma le
vorticavano intorno al viso. Strinse al petto prosperoso una
cartelletta, raddrizzandosi con l'altra mano la penna che teneva dietro
l'orecchio.
"Buongiorno, signor Uchiha" salutò.
< Quanto è figo! > pensò.
Itachi la guardò, incrociando le braccia al petto.
"Non sarà mai un buongiorno finché lei non
riuscirà a trovare le carte che mi consentiranno di
riportare a casa il mio fratellino. Si rende conto che si trova ancora
in quell'orfanotrofio pidocchioso?" domandò gelido.
La giovane donna chinò il capo, le iridi color smeraldo le
divennero più chiare.
"Mi dispiace, signore. Si tratta di un neonato e per le leggi del nostro
stato, solo coloro che sono sposati possono tenerli. Già
è una fortuna che lei sia riuscito ad ereditare la ditta di
famiglia così giovan..." ribatté.
Itachi dimenò lentamente la mano davanti a sé.
"Neonato o no, mio fratello deve tornare a casa" le ordinò.
La segretaria deglutì, incassando il capo tra le spalle.
“Signor Uchiha, oggi deve incontrarsi con il sindaco di
Konoha per la nuova strada. Sa, il progetto è molto
dispendioso, la sua presenza è d’obbligo per
rimarcare il suo ruolo come capo della ditta e per accelerare i lavori.
Successivamente
…” enumerò.
Il ragazzo la superò accelerando il passo.
Camminò sempre più rapidamente e
svoltò a sinistra, allontanandosi dalla limousine
parcheggiata nel viale della villa.
“La prego signorino, non di nuovo!” udì
gridare l’autista.
Itachi entrò
nel garage da una porta laterale socchiusa, raggiunse una motocicletta
con le chiavi attaccate e vi salì. Si piegò,
l’accese e le fece dare gas. Girò il veicolo
dirigendosi verso la porta, la investì, spalancandola e
accelerò.
Scese lungo il prato erboso schivando un paio di
guardie e si piegò, strisciò a terra su una
fiancata della moto strappandosi la manica della giacca passando sotto
la barra di blocco. Riuscì a raddrizzare la moto, diede di
nuovo gas e si allontanò lungo la strada.
Proseguì lungo la strada di campagna facendo una serie di
tornanti ed entrò in città.
Si fermò
davanti a un bar con l’insegna rossa, parcheggiò
accanto ad altre motociclette e si sfilò la giacca,
abbandonandola sul
sellino. Recuperò le chiave, infilandole nella tasca dei
pantaloni. Aprì la porta a vetri del locale, facendo
tintinnare delle campanelle ed entrò.
All'interno del bar intravide una serie di ombre nere sfocate,
socchiuse gli occhi e i suoi occhi si abituarono al buio.
Le sue iridi divennero totalmente rosse. Vide un bancone illuminato da
una soffusissima luce verde, emanata da un'insegna semi-fulminata
sistemata sopra uno speccio a parete.
Itachi inspirò, l'odore di nicotina gli punse le narici. Si
accomodò su un sedile rosso e osservò il
proprietario avvicinarsi.
“Ti servo il solito ragazzo?” domandò
quest'ultimo con voce seducente, sporgendosi verso di lui.
“Wiskye con tre cubetti di ghiaccio e una spruzzata di
limone” rispose Itachi.
“Che schifo” si lamentò la cameriera.
“La mia birra!” gridò una voce maschile,
proveniente da un tavolo in un angolo del locale.
“Com’è finita con tuo
fratello?” domandò il barista. Fece un sorriso
mellifluo, piegando le
labbra sottili, mostrando i denti candidi. Trasse una bottiglia di
wiskye da un minifrigo, la lanciò verso Itachi, che la prese
al volo.
Il barista si voltò e piegò di lato il capo, una
cascata di capelli neri gl'incorniciavano il viso pallido.
"Deidara, ci serve il ghiaccio" sibilò.
"Un'artista è schiavo solo della sua arte, il ghiaccio
arriverà a tempo debito" rispose una voce maschile.
La lingua aguzza del barista saettò tra i suoi denti.
"Noto che continua a volermi dimostrare quanto in realtà sia
un'artista" rifletté Itachi.
Il barista batté un paio di volte le palpebre.
"Quando lavoravi qui insieme a lui, prima di ricordarti la tua
ricchezza, le giornate erano più interessanti" ammise.
"Orochimaru, mi serve il tuo aiuto. Ho bisogno di una moglie entro la
fine della settimana" spiegò Itachi. I denti candidi di
Orochimaru brillarono nell'oscurità, insieme alle sue iridi
color dell'oro.
"Mio piccolo ciliegio, vieni qui, ho un lavoretto per te"
sussurrò. Schioccò le dita e il suono di tacchi
risuonò nel locale.
Itachi si volse e vide una giovane dalla maglietta rossa a balconcino,
che lasciava intravedere il suo seno minuto, avanzare ancheggiando
verso di lui. I corti capelli rosa di lei frusciavano a ogni suo
movimento.
"Io sarei anche disposto a sposarla per i suoi
soldi, mi servono" disse Sakura. Si tolse la sigaretta che teneva tra
le labbra rosso fuoco, la lasciò cadere a terra e la
schiacciò sotto un tacco nero.
< Ino ho finalmente trovato la grana che mi serve per
dimostrarti che nell'ambiente non sono peggio di te >
pensò.
Itachi sorseggiò il suo drink.
"Nel contratto di matrimonio sarebbe inserita una clausola di divorzio,
in caso" disse con tono freddo.
La ragazza sorrise e gli porse la mano.
"Affare fatto, mr. quattrini" sancì.
Itachi strinse la mano di Haruno nella sua.
"Lei non sta scherzando, vero?" domandò.
"Sono una bambinaia senza lavoro e so che per i ricchi i matrimoni
durano comunque poco" rispose.
Itachi si alzò in piedi e le lasciò andare la
mano. Fece un mezzo sorriso.
"La ringrazio, allora" disse.
La cameriera schioccò la lingua sul palato, mentre il
barista raggiungeva Deidara che si era affacciato dalla cucina con un
secchiello del ghiaccio.
"Io quella pupa me la terrei, anche se è piatta come una
tavola!" gridò il giovane uomo in fondo al bar, mostrando i
denti aguzzi.
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Capitolo 2 *** Cap.2 Il matrimonio ***
Io non so
come si svolge un matrimonio giapponese, quindi, nel caso abbia
commesso errori,
perdonatemi. Spero di averlo fatto almeno lontanamente simile.
Ringrazio anche solo chi legge, ma un grazie speciale a chi lascia una
recensione.
Cap.2 Il matrimonio
“Non credete che sia un po’ esagerato farlo
direttamente il giorno dopo che l’avete conosciuta? Potrebbe
essere una ladra, non la conoscete per niente” si
lamentò la segretaria. Sbuffò e gettò
le carpette sul tavolo, una di esse si aprì
e alcune carte scivolarono per terra, le altre ricoprirono la
scrivania.
La segretaria si sollevò gli occhiali con una mano e con
l’altra
si massaggiò le tempie.
Itachi si chiuse la larga casacca
nera del kimono, coprendo quello bianco che indossava sotto.
“Desidero sposarla immediatamente, prima che finisca il
periodo
propizio per convolare a nozze. Sei a conoscenza che nella mia famiglia
è
sempre stata rispettata la tradizione” disse. Si strinse la
lunga coda di capelli neri.
“Se avesse voluto farlo tradizionalmente lo avrebbe fatto in
un jin-ga[1]
e non a casa sua” ribatté la segretaria,
rimettendosi
gli occhiali.
Il ragazzo infilò i sandali e si
girò, raggiungendo la porta della sua camera.
L’aprì e uscì, udendo i passi della
ragazza seguirlo.
"Per organizzare la cerimonia in un santuario
shintoista dovremmo attendere ben più di un mese.
Il mio giardino accoglierà solo pochi intimi e
così andrà ugualmente bene" spiegò.
Scese le scale e, dopo aver fatto il giro, proseguì in un
corridoio fino a una porta secondaria.
Osservò una decina di invitati scivolare fuori dalla
fontana. Regolò il respiro e li superò,
immergendosi a sua volta nell'acqua.
< Il rito di
purificazione è ammantato di falsità visto che
coloro che si stanno immergendo, temono solo il mio potere. I potenti
della città, si augurano di vedermi distrutto. Da bambino
non mi rendevo conto quanto la mia ditta sia odiata e quanto i
soldi della mia società siano bramati >
rifletté.
Scivolò fuori dall'acqua, rabbrividendo. Si
accomodò seduto sul marmo e si diede la spinta, rialzandosi
in piedi.
Chinò il capo e si strinse il kimono bagnato, fu investito
da un soffio di vento gelido e rabbrividì.
Si girò
e si diresse verso il vialetto, proseguendo nella porzione di giardino
dietro la villa. Evitò un rastrello di legno abbandonato sul
pavimento e una zona di terreno
sabbiosa, in cui erano disegnati dei cerchi.
I sandali e i calzini bianchi di Itachi si
sporcarono di terra e erba.
Itachi si voltò, scorgendo il sacerdote.
Le due Miko[2]
avanzarono lungo il vialetto lastricato, superandolo, una delle due
portava un cuscinetto bianco su cui erano appoggiate delle fedi.
Un
monaco, con la parte superiore del kimono verde, le seguiva tenendo
sollevato un ombrello di seta rossa, stringendo il manico nero. Il
copricapo nero sulla sua testa scivolò in avanti un paio di
volte.
Le due miko erano vestite con una giacca bianca e un hakama
rossa.
Itachi si girò dall’altra parte e vide la futura
sposa camminare nella sua direzione.
Sakura avanzò,
la fascia violetta che le teneva lo shiromuku[3]
le stringeva i fianchi.
La giovane si mordicchiò il labbro e
avanzò.
I petali di ciliegio le cadevano davanti al viso.
Sakura si
girò vedendo la servitù fissarla alla sua
sinistra e accelerò il passo. Si voltò
dall’altra parte e vide una serie di uomini dai capelli mori.
Uno di essi era staccato dal gruppo, aveva dei
lunghi
capelli arruffati, con delle ciocche larghe tre dita. Accanto a lui
c'era solo un uomo dai lunghi capelli lisci legati.
Sakura sentì l'uomo dai capelli rigonfi sbuffare.
La giovane
rischiò d’inciampare, le
scarpe strette le stringevano i piedi e il dolore le fece girare la
testa. Itachi le si affiancò e le porse il braccio, Sakura
lo afferrò, arrossendo, e si voltò.
“Ce la facevo” bisbigliò.
Itachi raddrizzò la schiena e avanzò con passo
cadenzato.
“Nessuna madre ad accompagnarti?”
domandò in un sussurro.
“Sono rimasta orfana la settimana scorsa, grazie per la
mancanza di tatto. E meno male che sei senza genitori anche
tu” borbottò la giovane con un soffio di voce.
“Dov’è il tuo Tsunokakushi? Se me lo
dicevi che non lo possedevi,
ti prestavo lo Watabooshi di mia madre” bisbigliò
Itachi.
“Il copricapo lo abbiamo dovuto vendere, ringrazia il fatto
che avevo
ancora il vestito” sussurrò la ragazza. Il vento
le fece gonfiare il kimono, una ciocca di capelli le sferzò
il viso e rischio nuovamente di cadere.
Le fronde degli alberi di pesco frusciavano.
I vestiti bianchi da cerimonia del sacerdote si gonfiarono mossi dal
vento.
Uno dei testimoni starnutì.
Una delle mikogli
afferrò l’eboshi[4] sul capo e lo
raddrizzò.
Ci fu una cascata di
petali rosa che
oscurò la vista ai due ragazzi, gli invitati si misero in
fila alle loro spalle, i vecchi dietro di loro sbuffavano e si
udì una risatina giovanile provenire dalla fine della fila.
“Non pensavo saresti davvero venuta e imbarcata in questa
follia. Ti sono debitore” bisbigliò Itachi.
I
petali gli s’infilarono nei capelli e nelle pieghe del
vestito, Sakura abbassò il cappuccio del kimono con una mano
stringendo il braccio di lui con l’altra.
“Ed io non credevo al messaggino che mi hai mandato. Pensavo
sarebbe passato qualche mese, non che mi avresti chiesto il numero per
comunicarlo in mattinata. Ci siamo conosciuti ieri” si
lamentò Haruno. L’Uchiha ghignò e
chinò il capo in contemporanea con la ragazza. Si fermarono
davanti al sacerdote.
< Finalmente rivedrò il mio fratellino >
pensò.
Il sacerdote oscillò lo shaku[5],
sollevandolo e s'inginocchiò.
< L'unione che sta benedicendo e per cui sta pregando,
finirà tra una settimana > si disse Itachi.
< Devo resistere, tra meno di una settimana sarà
finita e io verrò ricompensata > rifletté
Sakura.
“ Non potete darmi così il ben servito!
La piccola Hinata si è affezionata a me. La bambina..."
biascicò la
giovane. La
nobile davanti a lei sospirò e scosse il capo, facendo
ondeggiare i lunghi capelli.
"Mi dispiace, ma a seguito della morte del gemello di mio fratello,
dobbiamo trasferirci. Mio marito si è dimenticato di
avvertirti e mi duole, ma...". Iniziò a spiegare.
"Nel documento in cui lei ha firmato la sua assunzione, c'era scritto
che potevamo liquidarla in qualsiasi momento. Le chiedo di uscire
immediatamente" disse il marito della donna, entrando dalla porta.
Sakura indietreggiò. La bambina si nascose dietro la gamba
di Sakura e gliel'abbracciò. Singhiozzò
rumorosamente.
"Io voglio restare con Sakura-chan" implorò la piccola, il
viso rigato di lacrime e le iridi violette liquide.
Sakura si morse un labbro a sangue, inspirò sentendo
l’odore dei fiori di ciliegio.
Itachi la vide tremare, le
strinse più forte il braccio e le accarezzò la
mano.
Il sacerdote si alzò in piedi.
“Ora bevete …” sussurrò
indicando sei tazzine di diversa grandezza sistemate davanti a lui.
Sakura afferrò la prima tazzina di sakè sul
tavolo che la separava dal sacerdote, se la portò alle
labbra e ne diede tre piccoli sorsi.
Itachi ripeté la stessa
operazione e chiuse gli occhi, sentendo le parole del sacerdote simili
a un ronzio.
“Sono tutti morti, non vedo perché io
debba farmi carico dei loro errori" disse Itachi. Il suo viso era
pallido e contratto. Sorseggiò il contenuto di una bottiglia
di sakè.
"Signorino, lei è stato assente per molti anni, ma ora,
proprio perché sono venuti a mancare, tocca a lei mandare
avanti la ditta" sussurrò il maggiordomo.
Itachi aprì la mano, lasciando cadere la bottiglia.
"Mio padre mi aveva scacciato, non desiderava che io mi occupassi della
compagnia. Si vergognava di un figlio che aveva preferito lavorare in
un bar come cuoco, piuttosto che diventare come lui" disse. La
bottiglia cadde a terra andando in frantumi.
< Non volevo che mia madre morisse > rifletté.
"Se non avessero deciso di lasciare mio fratello a casa, sarebbe morto
anche lui solo per uno sciocco ricevimento" sussurrò roco.
"Signorino, gli incidenti d'auto capitano. Anche il vecchio autista
è deceduto" gli ricordò il maggiordomo.
"Sappiamo tutti che mi considerano responsabile, come se la mia fuga li
avesse sconvolti tanto da portarli alla morte" sibilò Itachi.
Itachi batté un paio di volte le
palpebre, si
piegò e afferrò il contenitore di sakè
successivo e sorseggiò il contenuto, lo appoggiò
e ripeté l’operazione con quello dopo ancora.
Il sacerdote socchiuse gli occhi e sorrise.
“Ora siete sposati” sancì.
Itachi cinse la vita della ragazza con un braccio, chinò il
capo e le baciò la
fronte spaziosa sotto il cappuccio. La ragazza sgranò gli
occhi, le iridi verde le brillarono e chinò il capo.
Deglutì e strinse le labbra.
< Dannazione, è solo una finta. Perché il
mio
cuore ha accelerato il battito?! Cavolo!> pensò.
Itachi sorrise e la abbracciò.
< Persino lei è qui per soldi. Sono solo >
rifletté.
[2] Le due
attendenti che coadiuvano l’operato del sacerdote
[3] Il
tradizionale abito bianco della sposa
[4] Un
cappello di taffettà
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Capitolo 3 *** Cap.3 Prima notte di nozze ***
Questo
capitolo partecipa alla fan fiction challenge:
Pairing:
Het.
Prompt:
La
depressione ti rende egoista. E' molto difficile pensare alle altre
persone,
quando tutto quello a cui pensi è il tuo dolore.
Lanciata
da Silvia Giorgetti (LittleHarmony13)
Cap.3
Prima notte di nozze
Itachi
aprì
gli occhi, alzò la mano e guardò la pelle
pallida delle sue dita affusolate. Socchiuse gli occhi e
abbassò l’arto, sospirò e
avvertì la coperta morbida sotto i polpastrelli. Si volse
nella direzione della finestra e guardò la giovane
accomodata sul davanzale. Osservò le iridi verdi della
giovane e la figura di Sakura fare contrasto con il cielo blu-notte. I
capelli rosa aleggiavano intorno al viso.
La ragazza lo
guardò e si morse l'interno guancia, il suo battito cardiaco
era accelerato.
Itachi
osservò le gambe lisce di lei, avvertì un calore
all'altezza del petto e volse lo sguardo. Osservò il proprio
comodino. C'era una foto che rappresentava il piccolo Sasuke, aveva il
visetto sporco di latte, era in braccio alla madre e allungava le mani
verso il pennarello che la donna gli faceva ondeggiare davanti. Il
neonato sorrideva.
Itachi si
girò nuovamente verso Sakura.
"Riuscirai a
restare qui per una settimana intera? Sei qui da un giorno solo, e
già ti vedo depressa" sussurrò.
Sakura rise e
guardò il giovane steso sul letto, su un fianco.
"Non sono
depressa" ribatté Sakura, alzando la voce. Itachi si
voltò sull'altro fianco, dandole le spalle. I lunghi capelli
neri gli ricadevano sulla fodera bianca del cuscino, facendo contrasto.
Sakura si
appoggiò una mano sul fianco e girò la testa,
guardando il cielo fuori dalla finestra.
"Non ho
intenzione di dormire nel letto con te. Quindi dovresti essere tu a
deprimerti" ribatté.
"Non vi
è problema. L'ho fatto spesso" rispose il padrone di casa.
Si rizzò sul letto e scostò il lenzuolo. Si
alzò e passò di fianco a uno dei baldacchini di
legno del talamo, i segni sul suo viso erano più profondi.
Raggiunse l'altro comodino e gli s'inginocchiò davanti.
“Domani
arriverà mio fratello, mi chiedo se sarò in
grado di occuparmi di lui” borbottò.
Sfilò la prima
sigaretta e si guardò intorno.
“Dove
sarà l'accendino?” si domandò a bassa
voce.
“Prima
di
tutto togliti quella robaccia dalla bocca! Come credi di tenere un
neonato con
quella roba?!” strillò Sakura.
Itachi
inarcò un sopracciglio e fece ondeggiare la sigaretta tra le
labbra.
"Anche tu fumi e
ti ho visto bere birra" le ricordò.
Sakura
avvampò e strinse un pugno.
"Non lo farei
mai davanti ai bambini. Ho fatto la balia per troppi anni per non
saper..." ribatté, alzando la voce.
"Non ti conviene
dimostrarti così capace come balia, potrei posticipare
l'annullamento del matrimonio solo per farti rimanere qui ad aiutarmi
con mio fratello" ribatté Itachi.
Sakura si
voltò di scatto e alzò le spalle.
"Non ti
conviene. O quando mi licenzierai ti verrà ancora
più difficile occuparti del bambino da solo.
Inoltre, sto
ancora vivendo un periodaccio proprio per colpa di un ben servito"
ringhiò.
Itachi si tolse
la sigaretta dalle labbra e si rialzò in piedi.
"Anche io sto
vivendo un periodo difficile. I medici non hanno capito molto, pensano
che io sia in una fase depressiva autolesionista" spiegò.
Rimise il pacchetto di sigarette nel comodino. "I miei amici hanno
liquidato la cosa dandomi dello stronz*" spiegò con voce
roca.
Si
girò, gettando a terra la sigaretta. Le sue gote pallide si
tinsero di rosa quando vide le iridi di Sakura fissarlo, il verde era
diventato più scuro.
“La
depressione ti rende egoista. E’ molto difficile pensare alle
altre persone,
quando tutto quello a cui pensi è il tuo dolore”
sussurrò Sakura.
Itachi si
schiarì la
voce.
“E’
quello
che ho detto io, più o meno” sussurrò.
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Capitolo 4 *** cap.4 I° giorno di nozze ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Cap.4 I°
giorno di nozze
Itachi
sbadigliò, aprì un occhio e si leccò
le labbra secche. Allungò le gambe e sentì la
schiena dargli una serie di fitte. Aprì e chiuse i pugni, si
diede la spinta e
si alzò seduto sul pavimento. Si passò la mano
tra i lunghi capelli neri e si
diede la spinta. Si mise in piedi e si voltò verso il suo
letto.
Sakura teneva
una gamba fuori dal letto, un’altra sul cuscino ai piedi del
letto, le braccia
aperte e la testa appoggiata a una delle colonne.
Il ragazzo si
avvicinò e
sorrise, la maglia del pigiama di Sakura era alzata lasciandole la
pancia
scoperta, i
pantaloni le lasciavano scoperte le gambe e il vestito era decorato con
degli
orsacchiotti. Dalle labbra le usciva un rivolo di bava e nel sonno
diede un
calcio.
“Mi
chiedo
se era una balia o avesse bisogno di una balia questa
mocciosa” borbottò Itachi tra sé e
sé. Si
avvicinò all’altro comodino e si piegò,
prese il laccio dei capelli accanto
alla lampada. Si voltò e si diresse verso il bagno.
<
Sarà
meglio
muoversi prima che arrivi il maggiordomo a farmi vestire come dice lui
>
si
disse. Si diresse verso il bagno e si chiuse la porta alle
spalle.
Sakura
udì la porta che si chiudeva, mugolò e
dimenò le gambe.
Rotolò su un fianco, mugolò e si mise a
faccia in giù, affondando il capo nel cuscino.
La porta della
stanza si aprì e
la ragazza socchiuse gli occhi.
“Oh
scusi,
mi perdoni. Il signorino è uscito?”
domandò una voce maschile.
La ragazza
sgranò gli occhi, si alzò seduta e
afferrò il cuscino. Strillò e lo
lanciò,
colpendo in faccia il maggiordomo.
L’anziano
indietreggiò.
“Signorina,
mi scusi!” gridò.
La porta del
bagno si
aprì. Itachi uscì tenendo nelle mani la
saponetta e guardandosi intorno con il viso ricoperto di sudore.
"Chi ci sta
attaccando?" ringhiò.
Sakura vide che
Itachi
indossava solo un paio di boxer
bianchi. Strillò, gattonò fino al bordo del letto
e
si piegò afferrando una
ciabatta.
Il maggiordomo
chiuse la porta della camera, Sakura lanciò la
calzatura e beccò in
volto il padrone di casa. Itachi schivò il colpo di scatto,
la saponetta gli cadde di mano e saltò all'indietro,
mugolò di dolore andando a sbattere contro la parete alle
sue spalle.
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Capitolo 5 *** Cap.5 Arrivo all'orfanotrofio ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Partecipa alla fanfiction challenge:
Prompt: Dust to Dust - Heavenly
Cap.5 Arrivo
all’orfanotrofio
Itachi
si
massaggiò la crema sul livido sulla spalla. Si
leccò le labbra ripetutamente,
chiuse il tubetto e lo mise sul sedile accanto a sé.
S'infilò nuovamente la
camicia, la chiuse e si mise anche la giacca. Il suo battito cardiaco
era
accelerato. Si appoggiò al sedile di pelle nera della
macchina e chiuse gli
occhi, sentiva l'autista borbottare. Cliccò il pulsante per
abbassare il
finestrino sullo sportello della maccina, abbassando il finestrino
fumato nero.
"Credo
tu stia procedendo troppo lentamente" disse atono.
Itachi
appoggiò i piedi contro il sedile davanti lasciando delle
impronte.
“Ringrazia
che non voglio mettere a rischio il mio fratellino o avrei cercato un
autista
più capace” si lamentò. Chiuse gli
occhi e sprofondò nel sedile.
Sasuke,
dalle braccia della madre, allungò le mani verso il padre.
"No,
no, vendete immediatamente quelle azioni!" ordinò il
genitore, scostando
le mani del più piccolo.
La
madre
sospirò e si voltò, dirigendosi nell'altra stanza.
Itachi
li
guardò, appoggiato allo stipite della porta.
“Signore,
siamo arrivati” disse l’autista.
Itachi
riaprì un occhio, sbadigliò e si
massaggiò il collo. Si sporse e aprì lo
sportello.
“Signore,
glielo avrei aperto io” sentì dire
l’autista.
Itachi
chiuse lo sportello e avanzò verso la porta a vetri di uno
stabile grigiastro.
Osservò
lo
strato di polvere che ricopriva i vetri e li spinse. Entrò e
un’infermiera con
un abito bianco gli si avvicinò.
“Buongiorno.
Desidera?” domandò.
“Sono
qui
per il piccolo Sasuke” disse il ragazzo. Aprì la
borsa di pelle marrone che
portava a tracolla e ne uscì una serie di carte, passandole
alla donna.
Richiuse la borsa e si tolse il portafoglio dalla tasca.
“Signor
Uchiha, la aspettavamo tra un’ora” disse la
donna.
Itachi
sorrise e socchiuse gli occhi.
“Sono
venuto
prima per sbrigare tutte le pratiche necessarie. Dove devo
firmare?” chiese.
L’infermiera
strinse le mani coperte da guanti di lattice tra loro e
piegò il capo.
“Mi
segua”
mormorò. Si voltò e si allontanò, gli
zoccoli che indossava sbattevano
ritmicamente sul pavimento.
Itachi
guardò una fila di cartelli blu con delle frecce bianche e
delle scritte color
panna.
<
Stanza
decenza bambini a sinistra, uffici a destra. Bagno al secondo
piano…> lesse
mentalmente. Si voltò e seguì lungo un corridoio
a sinistra, proseguirono oltre
una parete grigia crepata.
<
Non era
il posto adatto per far crescere un bambino. Povero fratellino,
sarà
terrorizzato > pensò.
“Deve
firmare venti moduli. Vaglieremo le sue foto, controlleremo i documenti
che ha
compilato. Ovviamente dovrà farci vedere anche una fotocopia
della carta
d’identità di sua moglie e…”
enumerò la donna davanti a lui. La vide aprire una
porta larga quattro volte loro premendo il maniglione antipanico.
“Non
ne
dubitavo. La strada per il paradiso è sempre lunga e
faticosa” sussurrò Itachi.
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Capitolo 6 *** Cap.6 Bentrovato fratellino ***
Ringrazio anche solo chi
legge.
Scritta sentendo:
https://www.youtube.com/watch?v=5M1G1gHmcJo.
Cap.6 Bentrovato fratellino
Itachi aprì e
richiuse la mano un paio di volte, le
articolazioni gli bruciavano e la sentì scricchiolare;
avvertì una serie di
fitte alla spalla e la massaggio. Abbassò il capo a destra e
a sinistra, si
massaggiò il collo e batté ripetutamente
le palpebre. Si leccò le labbra
sentendole screpolate sotto la lingua e socchiuse gli occhi, inspessendo
i segni
sotto gli occhi.
“Che cosa dovete
farci con tutte quelle mie firme?”
domandò.
L’infermiera
superò l’androne grigio
delle scale e proseguì lungo il corridoio,
svoltò e scese una rampa di scale.
“Era il minimo.
E’ per il bene dei bambini” spiegò
gentilmente. Accentuò il sorriso, la luce delle lampade la
illuminava dandole
un alone biancastro.
“Da quando le
cambiali portano il bene dei bambini?”
borbottò il miliardario. Si fermò davanti a una
porta aperta e vi guardò il
salone all’interno. C’era una trentina di sedie di
ferro piegate in varie
direzioni e dei tavoli semi-sfondati.
“Non mi lasci e
continui a seguirmi” lo richiamò la
donna.
Il giovane si
girò e proseguì,
accelerò e la raggiunse. Le
si mise alle spalle e avanzò a un passo di
distanza dall’infermiera.
“Alcune domande
nel test attitudinale a cui ha risposto ci
hanno fatto sorvolare su alcune differenze tra il suo viso e le
fotografie che
ci ha portato. Simili incongruenze, per quanto minime, qui fanno alzare
il prezzo”
spiegò quest’ultima.
Itachi guardò
fuori dalla finestra, nel retro dell’edificio
c’erano una serie di bambini vestiti di nero in fila davanti
a un’altalena
arrugginita, poco più in là dei giovinetti nudi
facevano la fila davanti a una
doccia.
Itachi
dissimulò un brivido e strinse le labbra sottili.
La donna
svoltò,
abbassò la maniglia di una porta color crema ed
entrò, nel salone si sentivano
risuonare dei gorgoglii, dei singhiozzi e una serie di vagiti.
Itachi
strinse
i pugni, il battito cardiaco accelerò e lo sentì
risuonare nelle orecchie,
deglutì avvertendo degli spasmi nella gola.
< Finalmente ci
siamo! >
pensò. Aprì e chiuse le mani, gli
arti si ricoprirono di sudore diventando gelidi e rigidi.
Avanzò avvicinandosi
alla fila centrale delle culle degli orfani.
“Gaara”
lesse sul primo cartellino, superò la prima culla
guardando un neonato con gli occhi cerchiati di nero gorgogliare
dimenando le
mani.
“Kankuro,
Temari”. Lesse a bassa voce sui cartellini delle
culle dopo, dove due bambini stavano immobili addormentati.
“Naruto”.
Lesse nella penultima culla e raggiunse l’ultima
culla della fila.
“Sasuke”
sussurrò e la voce gli tremò. Si
avvicinò alla
culla, prese il bordo metallico della culla e chinò il
capo.
Il neonato
socchiuse gli occhi neri, sporse il labbro facendo una smorfia, teneva
le
braccia rigide ai lati del corpo.
Itachi prese il fratello
tra le
braccia e se
lo appoggiò sul petto. Le iridi vermiglie gli divennero
liquide, si piegò e il
lungo codino nero gli scivolò sul petto. Prese il neonato
tra le braccia e
sorrise, le guance si arrossarono.
Il bambino
gorgogliò e
gli afferrò il codino
con la mano pallida, tirandolo.
“Bentrovato,
fratellino” mormorò.
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Capitolo 7 *** Cap.7 Viaggio in macchina ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Partecipa alla fanfiction challenge II:
Prompt: Cordone ombelicale
Cap. 7 Viaggio in macchina
La macchina svoltò accelerando, il neonato sgranò
gli occhi dalle iridi nere e dimenò le gambe.
Il fratello
maggiore lo strinse al petto e il neonato gorgogliò, strinse
i pugni e il viso gli divenne rossastro. Il più grande lo
cullò e Sasuke spalancò la bocca iniziando a
piangere. Gli strilli rimbombarono all'interno della limousine.
"Su, fratellino, va tutto bene" disse gentilmente Itachi.
Sasuke aprì e chiuse i pugni, dimenando più
velocemente le gambe, e strillò più forte.
L'autista strinse le labbra fino a farle sbiancare.
"Nemmeno si è staccato dal cordone ombelicale e ha
già il carattere degli altri della famiglia"
bisbigliò. Accelerò, girò in
un'altra strada e
accelerò ancora.
"Dai fratellino piagnucolone, non piangere" tentò nuovamente
Itachi.
Sasuke pianse più forte, le orecchie del fratello
fischiavano. Le lacrime scesero lungo le guance paffutelle del neonato,
la cui bocca era spalancata.
Si sentì il rumore della
macchina che sgommava, rimbombarono i suoni dei clacson e la macchina
si fermò davanti a un semaforo rosso. L'autista si
appoggiò sul fianco e socchiuse gli occhi, un rivolo di
sudore scese da sotto il cappello che indossava.
Il neonato
scalciò contro la gamba del fratello e mosse su e
giù il capo. Itachi si avvicinò al finestrino
della macchina e sollevò il minore, avvicinando il suo viso
al vetro.
"Guarda fratellino, le macchine" disse.
Il neonato diede delle manate con le mani paffutelle contro il vetro.
La macchina ripartì con il semaforo verde e dietro
l'automobile si sentì suonare dei clacson e dei rombi di
motori.
"Odi questa città quasi quanto me" sussurrò roco
Itachi.
Sasuke fece degli strilli acuti e una vena pulsò sulla
fronte dell'autista.
Itachi cullò ripetutamente il minore e
si mordicchiò il labbro, le iridi vermiglie gli divennero
liquide.
"Sasuke, cosa vuoi che faccia?" domandò.
Il neonato fece l'ennesimo strillo.
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Capitolo 8 *** Cap.8 Pianto ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Partecipa alla fanfiction challenge II:
Prompt: Pianti
Cap.8 Pianto
Itachi si voltò, tenne con un braccio il fratello a
sé e allungò l'altra mano. Premette il pulsante
della
luce ripetutamente, facendola accendere e spegnere.
"Luce e ombra. Questo ti piace, piccolo fratellino?" domandò.
Il neonato gli tirò una serie di testate sul petto e Itachi
sospirò.
"In questo luogo non ho né sonagli, né altri
svaghi. Devi attendere l'arrivo alla nostra dimora. Va bene?"
domandò.
"Guarda Sasuke mio, ti piace? Ti piace piccolino?" domandò.
Il neonato gli sbatté ripetutamente il capo contro il petto
e Itachi sospirò.
"Non ho sonaglini qui, fratellino. Appena arrivati a casa ti do quello
che vuoi. Ok?" domandò.
Il pianto del minore gli rimbombava in testa e avvertì delle
fitte al petto.
"Signorino, torno indietr..." disse l'autista.
Si zittì sentendo Itachi fare un basso sibilo e si
fermò
guardando una sbarra alzarsi.
"... siamo quasi arrivati". Si corresse e la sua voce fu quasi del
tutto coperta dai pianti del
neonato.
La macchina risalì sul vialetto e si
fermò davanti all'abitazione.
L'autista
parcheggiò, scese dall'auto e aprì la portiera di
dietro.
Itachi scese continuando a cullare Sasuke, il viso del fratello
era diventato violaceo. Le iridi vermiglie di Itachi erano scure e
liquide, i segni sotto gli occhi più vasti e il viso
grigiastro.
Sakura ridacchiò e gli si avvicinò.
Si piegò e i corti capelli rosa le ricaddero davanti al viso.
"Già distrutto? Siamo solo all'inizio dei suoi pianti"
disse.
Itachi la guardò prendergli il neonato dalle braccia e
corrugò la fronte.
"Beh, mia cara sposa, rammentarmelo non aiuta" disse ironico.
La balia annuì e cullò Sasuke che pianse
più forte.
"Ha il pannolino sporco. Vieni dentro, bisogna cambiarglielo"
spiegò.
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Capitolo 9 *** Cap.9 Felicità ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Partecipa alla fanfiction challenge II:
Prompt: Pannolino
Cap.9 Felicità
Itachi si mise sulle punte e sporse il capo, la lunga coda nera gli
scivolò lungo la spalla, e batté ripetutamente le
palpebre. Teneva la schiena dritta e le braccia abbandonate ai fianchi
del corpo.
Osservò Sakura passare la spugnetta sul basso ventre ignudo
del neonato e guardò il fratellino scalciare.
Il bambino
gorgogliò facendo una bolla di saliva e sorrise.
"Le sue lacrime sono cessate" disse Itachi, addolcendo il tono.
Schivò una gomitata di Sakura diretta al suo ventre.
"Certo che piangeva" si lamentò la giovane.
Immerse una spugnetta gialla in una bacinella arancione e la
strizzò, passandola di nuovo in mezzo alle gambe del piccolo.
"Eravamo tutti sporchi vero?" domandò
con la voce in falsetto rivolta al neonato.
Itachi aggrottò le sopracciglia e guardò Sakura.
"Non ti rivolgere a lui come se fosse idiota" si lamentò.
Sasuke batté le mani, Sakura tolse il pannolino sporco e
appallottolato dal fasciatoio, si piegò e lo
buttò dentro una busta di plastica, appoggiata per terra.
"A lui non dispiace" ribatté.
Itachi incrociò le braccia e piegò il capo.
"Non sarebbe convenuto fargli il bagno direttamente?" chiese.
Sakura negò con il capo e si mise una ciocca dietro
l'orecchio.
"Prima deve mangiare" ribatté.
Itachi annuì, guardò la donna versare del
borotalco sulle gambe del piccolo e si morse l'interno della guancia.
"Non me lo infarinare eccessivamente" borbottò.
Il neonato starnutì e il maggiore strinse le labbra,
alzandosi e abbassandosi sulle punte dei piedi.
"Rilassati, fratellone adorante" lo rimproverò Sakura.
Prese tra le mani i piedini del piccolo delicatamente e li
sollevò, passando il pannolino sotto il suo sederino. Gli
abbassò le gambe, sollevò l'altro lato del
pannolino, tolse la plastica dalle linguette adesive e chiuse il
pannolino.
"Ecco, ora signorino siamo pronti a mangiare" disse.
Itachi sorrise guardando le guance accaldate di lei e le ciocche
disordinate rosa che le ricadevano davanti al viso, si girò
verso Sasuke e lo osservò gorgogliare, dimenando le gambette.
< Non sono mai stato così felice in vita mia >
pensò.
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Capitolo 10 *** Cap.10 I bisogni di un bebé ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Partecipa alla fanfiction challenge II:
Prompt: Incubatrice
Cap.10 I bisogni di un bebé
"Ho notato che le cose che hai non vanno bene per lui. Insomma, alcune
sono per bambini troppo piccoli e altre per bambini troppo grandi"
disse Sakura.
Osservò Itachi cullare il fratello, osservò il
petto nudo di lui e si girò, avvampando. Sentì le
orecchie accaldarsi, deglutì a vuoto e guardò il
letto. Si girò nuovamente mordendosi un labbro e
tornò a guardare Sasuke. Il battito cardiaco era accelerato
e sorrise.
< Certo che è diverso quando ha il piccolo con
sé,
sembra quasi davvero qualcosa di più di uno scapestrato
riccastro > rifletté.
"Insomma, a cosa pensavi ti posse servire un incubatrice?"
domandò.
Itachi guardò il minore mettersi il suo codino di capelli
neri in bocca, sporcandoglielo di saliva.
"Così lo fai soffocare" disse Sakura, togliendo la ciocca
dalla bocca del piccolo.
"Piccolo com'è sicura che un incubatrice non sia adatta a
lui?" chiese Itachi atono.
La ragazza sospirò, si tolse un fazzoletto dalla tasca e gli
pulì i capelli.
"Mi dovrai pagare un'extra per tutto quello che sto facendo" disse.
Itachi socchiuse gli occhi e una ruga gli apparve sulla fronte.
"Se realmente sei una balia, come puoi davanti a un infante
concentrarti sui soldi?" domandò.
Sakura incrociò le braccia e ridacchiò.
"Ne ho visti tanti di bambini, ma pochi di soldi" ribatté.
Sbatté un paio di volte il piede a terra, si
voltò e si diresse verso la porta.
"E inoltre servono proprio per il piccolo. Dovrò comprare
quello di cui veramente ha bisogno, torno dopo".
Aggiunse, aprì l'uscio e uscì dalla camera da
letto.
"Certo che è alquanto antipatica, vero fratellino? Non ti
considera una creatura degna di suscitare meraviglia. Le dimostreremo
che non abbiamo bisogno di lei. Sarò io a darti da mangiare"
sancì Itachi.
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Capitolo 11 *** Cap.11 Pappette ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Partecipa alla fanfiction challenge II:
Prompt: Biberon
Prompt: Omogenizzato
Cap.11 Pappette
Sakura entrò nella cucina, appoggiò il pacco
della spesa sul tavolo e si passò la mano sul collo
arrossato. Si leccò le labbra e si voltò,
sentendo
dei gorgoglii. Socchiuse un occhio e sgranò l'altro,
avanzò fino alla porta del salone e si affacciò.
Scoppiò a ridere e nascose la bocca con la mano.
Itachi era
ricoperto di omogenizzato al pomodoro, i capelli gocciolavano e un
rivolo gli colava lungo la guancia.
Sasuke fece un altro paio di
pernacchie spruzzando altra sostanza sui vestiti e sul mento del
maggiore.
Itachi si voltò e le iridi vermiglie brillarono.
"Non trovo niente da ridere" fece notare con tono gelido.
Sakura si strinse il fianco con il braccio e si piegò in
due,
ridendo più forte.
Sasuke tirò un calcio al
barattolo dell'omogenizzato che volò via e finì
per terra, spaccandosi in frammenti. I pezzi di vetro si sparpagliarono
e il pavimento si macchiò della sostanza vermiglia.
La cameriera sulle
scale gridò, strinse un pugno e si mise la mano davanti al
viso. Corse fino alla macchia e saltellò, la cuffietta che
indossava le ricadde di lato.
Itachi inarcò un sopracciglio, il suo viso aveva
un'espressione impassibile.
Sakura smise di ridere, Itachi la raggiunse con il neonato in braccio.
Sakura si chiuse la porta alle spalle e prese il neonato tra le
braccia. Itachi si avviò verso il lavandino.
"E' ancora troppo piccolo per l'omogenizzato, meno male che ho preso il
latte e il biberon" spiegò Sakura.
Il padrone di casa aprì il rubinetto e mise la testa sotto
il getto. Allontanò il capo da sotto il lavandino, i suoi
lunghi capelli neri si erano sciolti e gli ricadevano umidi attorno al
viso.
"Sono lieto che mio fratello si sia rifiutato di mangiare qualcosa che
gli avrebbe fatto male" disse.
Sakura sorrise.
"Temo sia più adulto lui che il fratello
maggiore" bisbigliò.
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Capitolo 12 *** Cap.12 Vorrei... ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Partecipa alla fanfiction challenge II:
Prompt: Gemelli!
Cap.12 Vorrei ...
“Ci sono voluti
quattro giorni, ma finalmente hai imparato
come si utilizza un biberon e sai far smettere di piangere il tuo
fratellino quando ha fame. Mi
congratulo” disse
Sakura. Adagiò il neonato nella culla.
Il viso paffutello di
Sasuke era chiaro
rispetto al cuscino azzurro su cui era adagiato.
Itachi si
avvicinò allo
specchio della camera da letto e si guardò il viso. I lunghi
capelli neri gli
ricadevano ai lati del viso. Si tolse il laccetto dal polso e se li
legò.
“Se il mio viso
continua a diventare sempre più pallido e queste occhiaie a
diventare più profonde, finir che mi scambieranno per il
gemello di Orochimaru" sussurrò.
< Odio vederci
così sfocato, forse dovrei andare da un ottico >
pensò.
Sakura
rimboccò le coperte al bambino.
“La settimana
è quasi finita. Ricordati che al suo termine, io me ne
andrò" disse.
Itachi annuì.
"Lo rammento. Io e mio
fratello ce la caveremo" rispose. Il suo addome nudo e muscoloso si
alzava e abbassava.
Sakura mise le mani sui fianchi e negò con il
capo, facendo ondeggiare i corti capelli rosa.
“Mi chiedo come,
quando sei tu il più bambino tra i due”
disse.
Itachi guardò
il pigiama color crema con disegnati i
fiori di ciliegio
che la giovane indossava.
“Esagerata. Vedo
che hai ricevuto i vestiti che ti ho
regalato” rispose.
Sakura avvampò e si
voltò di scatto dall’altra parte.
"Se proprio dovessi immaginarti gemello a qualcuno, penserei a quel
tipo che c'era al matrimonio. Aveva i tuoi stessi occhi distanti e se
ne stava lontano da quasi tutti. Sì, tu e lui potreste
essere gemelli"
disse secca.
Itachi si avvicinò alla culla e abbassò lo
sguardo, osservando il bambino.
"Probabilmente ti stai riferendo a mio zio Madara. L'unico mio parente
che abbia accettato la mia scelta di andare al bar di Orochimaru"
spiegò. Si sporse in avanti e con l'indice
accarezzò il pugno chiuo del bambino.
"Ho iniziato a frequentare quel bar poco dopo che tu te ne sei andato.
E' vero che prima era un ristorante?" domandò Sakura.
Itachi annuì.
"Era anche molto carino, ma purtroppo gli hanno dato fuoco. Non si sa
è stato per qualche perdita al gioco della moglie del
proprietario o per le cattive voci che girano su Orochimaru stesso"
spiegò.
Sakura si voltò verso di lui e le iridi verdi della giovane
si specchiarono in quelle color amaranto di Itachi.
"Perché andavi in un buco come quello, quando hai tutti
questi soldi?" domandò Sakura. Le gote di lei divennero
vermiglie, mentre le labbra di lui presero leggermente colore.
"Era un rifugio. Preferivo dormire lì per terra che rimanere
qui" rispose Itachi. Il suo battito cardiaco era leggermente
accelerato, mentre osservava il collo affusolato della giovane.
“Sono gli amici
che ti danno dello stro*zo?” domandò Sakura.
Itachi
ridacchiò e si strinse di più il codino.
“Sì”
rispose. Le iridi rosse gli divennero color bronzo
diventando liquide.
Sakura gli
guardò il petto nudo,
deglutì a vuoto e sentì le
orecchie scottare.
< Non mi posso
permettere il desiderio di baciarla che sto provando in questo momento.
Potrei farla fuggire prima del tempo e mio fratello deve venire prima
di tutto > pensò Itachi.
Sakura osservò
il petto di lui.
< Cosa darei per
toccarlo > pensò.
Entrambi si diedero le
spalle.
“Faccio il
letto” disse Sakura con voce meccanica.
“Vado a
lavarmi” rispose Itachi, avanzando con passo rigido.
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Capitolo 13 *** Cap.13 Equivoco ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Partecipa alla fanfiction challenge II:
Prompt: Equivoco
Cap.13 Equivoco
"Non posso passare tutto
il giorno con te, fratellino" sussurrò Itachi.
Sfiorò la fronte del neonato con l'indice, il piccolo
gorgogliò, scalciando.
Itachi gli
rimboccò le coperte con movimenti lenti,
indietreggiò e si sedette sulla poltrona, facendo ondeggiare
la culla.
Si udì un
tintinnio e il giovane si voltò a guardare lo schermo del
computer. Sospirò, si voltò
e prese il telefono. Digitò due volte un due e una volta un
tre.
“Karin, vieni
qui
per favore. E’ la compagnia di appalti Team
otto. Vogliono di nuovo il fax con la nostra offerta per quella
fabbrica al
centro… sì, quella di vestiti. L’anno
scorso abbiamo guadagnato abbastanza
bene con quella linea ispirata al ramen” disse.
Abbassò la cornetta sentendo un
click e strinse le labbra. Si voltò verso il minore e
sospirò.
"Spero che non scoprirai
mai che lavori noiosi e che vita triste tuo fratello ha dovuto
accettarti per tenerti con sé" gli disse.
Il neonato lo
fissò, il viso del maggiore si rifletteva nelle sue iridi
azzurre, che si stavano iniziando a tingere di nero.
Si udirono dei passi
avvicinarsi alla stanza, la porta si aprì e Itachi si
voltò. Si
alzò in piedi e si avvicinò all’uscio.
La
segretaria entrò dentro la stanza, si chiuse la porta alle
spalle e avanzò.
Appoggiò le carte sulla scrivania e si avvicinò.
“Tenga”
disse, porgendogli un foglio di carta. Si mise gli
occhiali nella lunga capigliatura vermiglia e le iridi color
rosso-rosa
le brillarono.
“Grazie”
disse Itachi. Si voltò e si avvicinò al fax, lo
accese e inserì il foglio.
Karin sentì
digitare e
il rumore del macchinario. Si
morse il labbro e si voltò verso la culla.
“Non ho potuto
fare a meno di notare che non vi ho visto
neanche una volta in situazioni di effusione con vostra
moglie” sussurrò.
Appoggiò una mano sul fianco e avanzò, il seno
prosperoso le tremava.
“Siamo riservati” mentì
Itachi.
“Signorino, io
ho sistemato tutte le carte per l’adozione.
Siete sicuro di amarla veramente e che non sia solo una
montatura?” domandò
Karin. Si slacciò il bottone che teneva fermo il colletto
della camicia viola
che indossava.
“Suvvia, non
sono così contorto” borbottò Itachi,
mentendo nuovamente.
Guardò il
foglio sparire dentro la macchina e si voltò.
Sgranò gli occhi vedendo la
segretaria davanti a lui.
“Qualcosa non
va, signorina Karin?” domandò.
< Oggi la settimana aveva termine e potevo congedare Sakura, ma
se Karin ha dubbi, rischio di doverla convincere a rimanere ancora. Non
mi dispiace la sua presenza, ma potrebbe venirmi a costrare troppo caro
e potrebbe anche rifiutare > pensò.
Karin si sporse sulle
punte e
lo baciò. Itachi s’irrigidì
sgranando gli occhi. La maniglia si abbassò e Sakura
entrò.
“Oh…
io…” balbettò. Karin si
staccò e ghignò, socchiudendo
gli occhi. Itachi batté un paio di volte le
palpebre e scosse
il capo. Si voltò verso Sakura.
"C-Cosa..."
biascicò.
Sakura si voltò
e corse via.
Itachi scostò
malamente Karin e corse dietro a Sakura.
"Aspetta!"
ordinò.
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Capitolo 14 *** Cap.14 Chi voglio ingannare? ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Partecipa alla fanfiction challenge II:
Prompt: Specchio
Cap.14 Chi
voglio ingannare?
Sakura si passò
la mano sulla guancia sentendola umida.
Chiuse gli occhi e si passò il braccio sopra gli occhi
chiusi.
“Non capisco
perché ho reagito così. In fondo lo sapevo che
oggi me ne sarei dovuta andare” sussurrò.
Infilò i vestiti dentro il borsone e
tirò su con il naso.
“Solo che quel
pervertito poteva anche aspettare. E’ stato
più maleducato dei genitori della piccola Hinata”
si lamentò. Si mordicchiò
ripetutamente il labbro. Si passò la mano ripetutamente sul
naso e sentì gli
occhi pizzicare. Infilò dentro il borsone le ciabatte e si
voltò. Raggiunse l’armadio
e lo aprì. Abbassò lo sguardò,
aprì il cassetto e prese un paio di cinture. Si
girò e raggiunse nuovamente il letto, infilandole dentro.
“Poteva fare la
finta con quella, visto che erano amanti”
borbottò. Alcune ciocche dei capelli rosa le finirono
davanti al viso e
sospirò.
“E’
carino e ogni tanto è gentile, ma niente di
più”
sibilò. Aprì il
cassetto del comodino e ne prese un pacchetto di sigarette. Lo
gettò nella
borsa insieme alle altre cose.
“Bah, chi se ne
importa. Meglio così, almeno sarò ben
retribuita” disse. Si tolse le scarpe a ballerina bianche che
indossava e le
gettò nella borsa. Afferrò un paio di scarpe con
il tacco da sotto il letto e
le infilò. Si sfilò la camicia di seta color
crema gettandola dentro la borsa.
Raggiunse l’armadio, prese un body a balconcino rosso e lo
infilò.
“Non capisco
neanche perché in questi giorni mi stavo
vestendo come una signora.
Aspetta, ci sono. Forse
avevo sperato di
guadagnare
qualche altro regalo degno di una nobilotta” disse.
Guardò a destra e a
sinistra.
Dalla finestra entrava un
vento freddo e le tendine
oscillarono. Si
girò, entrò in bagno e guardò intorno
a sé.
“Sì,
infatti. L’unica cosa importante sono i soldi”.
Aggiunse. Si voltò e vide il proprio viso nel riflesso dello
specchio. Osservò i
propri occhi arrossati,
le guance pallide e i segni dei denti incisi sulle labbra.
Appoggiò la mano
sulla superfice fredda e chinò il capo. Le lacrime le
rigarono il viso e
singhiozzò.
“Chi voglio
prendere in giro? Posso ingannare gli altri, ma
non me stessa. Una parte di me, forse, voleva illudersi di vivere una
stupida
favoletta d’amore con quel figlio di
papà” sussurrò. Cadde in ginocchio,
mise
le mani a terra e digrignò i denti. Singhiozzò
più forte e le lacrime le
rigarono il viso pallido.
“Me*da, ho
bisogno di una sigaretta e di un doppio martini”
sibilò.
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Capitolo 15 *** Cap.15 Seconda possibilità ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Partecipa alla fanfiction challenge II:
Prompt: Gelsomino
Cap.15 Seconda
possibilità
Itachi aprì la
porta della camera da letto ed entrò. Vide
Sakura infilarsi la bretella della borsa in spalla e strinse
più forte la
mano dietro la
schiena.
“Sakura”
sussurrò.
Sakura si girò
e i corti capelli rosa le oscillarono ai lati
del viso.
Le iridi di Itachi erano
nere e le ciocche di capelli neri
gli
ricadevano davanti al viso. Tolse la mano da dietro la schiena e le
porse
un mazzo
di foglie lunghe con dentro dei fiori bianchi dallo stelo
sottile.
Sakura
abbassò lo sguardo sul gelsomino, l’odore le punse
le narici.
“Tipico
di voi
ricconi. Pensate di comprare le persone con i regali”
sibilò. Lo superò e si
diresse verso la porta.
Itachi si voltò
e le
afferrò il braccio.
"No, è per
chiederti una possibilità" ribatté.
Sakura
socchiuse gli occhi, le iridi verdi le brillarono. Si voltò
e lo guardò in
viso.
“…
per lasciarci, ci sarà sempre tempo”. Aggiunse
Itachi.
Sakura scostò
il braccio dalla sua mano, strinse al petto il
gelsomino e il
borsone le oscillò al lato del corpo.
“E la tua
amante?” chiese.
Itachi allargò
le braccia e
negò
con la testa.
Sakura udì
gorgogliare e si sporse.
Ridacchiò vedendo Sasuke
nel marsupio montato dietro la schiena di Itachi.
“Non
è la mia amante. E’ la mia segretaria”
spiegò Itachi.
Sakura strinse le labbra e
alzò il capo.
“Quindi tra i
lavori c’è anche l’essere disponibile
con te?”
domandò, indurendo il tono.
Sasuke tirò un
paio di
manate alla schiena del
maggiore e allungò le manine verso la ciocca di capelli neri.
“No! Ti giuro
che lei non mi aveva mai baciato, è la prima
volta. E non lo avrei mai fatto davanti al mio fratellino”
spiegò Itachi.
Sakura si portò
i fiori al naso e inspirò.
“Questo lo posso
credere” sussurrò. Abbassò i fiori e
socchiuse gli occhi.
“Vada per la
chance, ma voglio essere ugualmente pagata”
disse.
Itachi inspirò
e sorrise.
“Come desideri,
moglie mia” sussurrò.
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Capitolo 16 *** Cap.16 Tentativi di dialogo ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Partecipa al THE
ONE HUNDRED PROMPT CHALLENGE.
Prompt: olfatto.
Scritta per Altman, concept: Itachi mangia una scatoletta di tonno.
Cap.16 Tentativi di dialogo
La luce del tramonto filtrava dalle
finestre e si rifletteva
nei vetri dei grandi lampadari della sala da pranzo. Si rifletteva
nelle iridi
more di Itachi, facendogliele brillare di riflessi vermigli.
Il padrone di casa era accomodato a
capo-tavola e i lunghi
capelli mori gli ricadevano sulle spalle muscolose.
Sakura si morse l’interno
della guancia, seduta sulla sedia
alla sua sinistra. Sfiorò con una mano, le dita tremanti, la
superficie del
tavolo in ebano davanti a sé. Accavallò le gambe
e osservò le rughe d’espressione
sul viso pallido di Uchiha. Si morse un labbro fino a farlo sbiancare.
Accarezzò il walkie-talkie
collegato alla stanzetta del
neonato, il gemello era adagiato accanto alla culla.
“Finora non mi sono
comportato da marito. Non ti ho nemmeno
fatto fare un giro della casa” disse Itachi. Con movimenti
lenti aprì una scatoletta
di tonno.
“Potrebbe farmelo fare il
tuo maggiordomo o… la tua
segretaria” rispose Sakura. All’ultima parola la
sua voce era diventata rauca.
“L’ho
licenziata” rispose Itachi. Si alzò con movimenti
cadenzati e la giovane lo osservò.
< Rassomiglia a una pantera,
ma i suoi occhi sono
intensi. Come quelli di alcuni corvi nei film dell’orrore.
Questo lato di lui
non l’avevo mai visto > rifletté Sakura.
Riflessi bronzei, dovuti alla luce
del tramonto, si creavano nelle sue iridi verde smeraldo.
Itachi raggiunse il lavandino della
cucina e, con un
movimento fluido del polso, rovesciò l’olio della
scatoletta al suo interno.
“Non amo essere baciato
all’improvviso, senza il mio
consenso. Lo capisci?” domandò.
Sakura si passò pollice e
indice sul lobo dell’orecchio,
incassando il capo tra le spalle.
“Sembri
arrabbiato” disse.
Itachi si voltò di scatto
e alcune ciocche lisce gli
ondeggiarono intorno al viso allungato.
“Lo sono. Non mi piace
essere aggredito dalle persone che
lavorano per me. Non mi piace non essere creduto. E non mi piace che
mio
fratello debba crescere in questa casa” ribatté.
Raggiunse nuovamente il tavolo
e si accomodò. Utilizzò la forchetta per far
cadere i pezzi di tonno nel
piatto.
Sakura li fissò cadere e
corrugò la fronte.
“E sei arrabbiato con
me?” domandò.
Itachi la guardò in viso e
allungò la mano, sfiorandogliela.
“No. Voglio darci una
chance e… forse dovremmo cominciare a
conoscerci” disse.
Con la forchetta prese un pezzo di
tonno e se lo portò alle
labbra, gustandolo lentamente.
Sakura si grattò il collo
e piegò di lato il capo.
“Quei fiori sono belli, ma
ammetto che non ne capisco molto
di fiori. Quando ero piccola, la maestra cercava di insegnare a noi
allieve
come fare i bouquet. Peccato che con me non ci sia riuscita”
borbottò.
Itachi si sporse in avanti.
“Non ti sei ancora presa da
mangiare” le ricordò.
Sakura sgranò gli occhi e
gli sorrise.
“Sai cucinare,
vero?” domandò.
Le labbra di Itachi divennero
leggermente rosate.
“Temo che cucinando farei
troppo rumore e finirei per
svegliare Sasuke” ammise Uchiha.
Sakura ridacchiò.
“Così ti
riconosco. Non preoccuparti, in caso sarò io a
occuparmi del piccolo. Tu cucina pure, sono curiosa di scoprire come te
la cavi”
disse.
Itachi si alzò in piedi,
si sfilò la cravatta e gliela mise
sugli occhi.
Sakura rabbrividì.
“N-non so cosa tu abbia
frainteso…” biascicò.
“Dovremmo cominciare
davvero a instaurare un rapporto di
fiducia tra noi. Non preoccuparti. Voglio semplicemente che ti
concentri sull’odore.
La cosa più importante, in un piatto, è
rispettare il graduale incontro con i
sensi. Primo passo: conoscere i miei piatti attraverso
l’olfatto” spiegò
Itachi.
La luce del tramonto era cessata e
fuori dalla finestra il
cielo si era colorato di nero. La luce della luna iniziò a
filtrare, argentea,
nella stanza.
“Olfatto sia”
borbottò Sakura.
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Capitolo 17 *** Cap.17 Adozione mancata ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.17 Adozione mancata
“Il presidente degli Stati
Uniti, Nagato Pain, ha messo a
punto un nuovo deterrente nucleare. Ha dichiarato: “Questi
sono tempi di odio e…”.
Tsunade spense la televisione e il
discorso del giornalista
s’interruppe.
“Finiranno per spacciarci
tutti via. Maledetti, se potessi
fare qualcosa, vedrebbero” sibilò. Si
portò un bicchiere di birra alle labbra e
ne sorseggiò il contenuto. Socchiuse gli occhi e
gettò indietro la testa,
facendo ondeggiare i lunghi capelli biondi.
Affondava nel divanetto coperto da un
copridivano di stoffa
giallo spenta. Attraverso le tapparelle storte filtrava della pallida
luce
biancastra, facendo rilucere la polvere.
Da fuori proveniva rumori di
campanelle e versi di animali,
tra cui erano riconoscibili quelli di grosse vacche. In lontananza si
riusciva
a riconoscere il suono di un tosaerba.
“Sempre a preoccuparti per
il mondo. Ti ricordo, mia
adorata, che noi non abbiamo nemmeno la potenza per riavere il nostro
ristorante, figuriamoci per pensare così in
grande” le ricordò Orochimaru,
sibilando.
Tsunade appoggiò la mano
sul fianco, lasciato leggermente
scoperto dalla maglia che indossava, e schioccò la lingua
sul palato.
Nella stanza si percepiva odore di
fumo e di tabacco.
“Potrei tornare a lavorare
come infermiera. Così da mettere
da parte dei soldi” ribatté Tsunade.
Allungò la gamba e spostò con il piede il
tavolinetto davanti a sé, dando vita a uno stridio
prolungato.
“A me basterebbe non
vederti scommettere” ribatté Orochimaru.
I segni neri intorno ai suoi occhi erano spessi e i suoi candidi denti
aguzzi
brillavano nell’oscurità della stanza. Il suo viso
pallido rassomigliava a una
maschera di cera, su cui spiccavano i sottili occhi scuri.
Orochimaru si versò un
liquore dentro un bicchiere, il
liquido ambrato si rifletteva nelle sue iridi color dell’oro.
“Ti sento più
preoccupato del solito. Cosa c’è, mia vipera,
inizia a scarseggiarti il veleno?” domandò
Tsunade. Lo raggiunse ancheggiando,
il suo seno prosperoso ondeggiava ad ogni suo movimento. Raggiunse il
marito e
gli accarezzò la spalla, sfiorandogli la veste con le aguzze
unghie laccate di
gel dorato.
“Quel moccioso di Itachi ha
fatto di tutto per avere suo
fratello. Perciò, chi è messo come noi,
può dimenticarsi di riuscirci” sibilò
Orochimaru.
Tsunade chinò il capo e
strinse le labbra fino a farle
sbiancare, giocherellando con il ciondolo che portava al collo.
Sfiorando con i
polpastrelli la pietra azzurra.
“Tu neanche lo vuoi un
bambino” disse con voce rauca.
< Ho perso un fratello, ho
perso il mio primo amore, ho
perso la mia famiglia e non sono nemmeno riuscita a dare un figlio al
mio uomo.
La maledetta malasorte mi perseguita > pensò.
Orochimaru si volse con un gesto
fulmineo e le afferrò il
mento, guardandola in viso.
“Tu sì,
però” disse, con tono gelido.
Tsunade sgranò gli occhi e
lo guardò in viso.
“Riuscirò a
fartelo avere, dovessi fare un patto con i
demoni in persona” giurò Orochimaru.
Tsunade gli appoggiò la
guancia sulla spalla, la sua pelle
rosea faceva contrasto con quella di lui. Si mordicchiò il
labbro e sospirò
pesantemente.
< Forse dovrei chiedere
consiglio a Jiraiya > pensò.
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Capitolo 18 *** Cap.18 Un'altra notte insieme ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
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al THE
ONE HUNDRED PROMPT CHALLENGE.
Prompt:
oscurità.
Scritta sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=3yQ6Yk5EUiQ.
Cap.18 Un'altra notte insieme
Sakura si accomodò sul
letto e si passò le mani sulle
ginocchia.
“Questa casa è
davvero bella, ma non è niente rispetto al
tuo modo di cucinare. Non mi aspettavo che fossi così
bravo” ammise. Osservò il
mazzo di rose, dentro un vaso di cristallo dalla forma allungata,
appoggiato
sul comodino, l’odore dei fiori le pungeva le narici.
“Una cosa troppo manuale
per un figlio di papà come me?”
domandò Itachi con tono di sfida. Raggiunse il davanzale
della finestra e vi si
accomodò.
“Possibile che non riesci a
essere gentile per più di un’oretta?”
domandò Sakura.
Itachi si sciolse i lunghi capelli
mori e si voltò verso di
lei, sorridendole.
“Pensavo che non
considerassi scortesia anche delle sane
battute. Vuoi che cambi modo di fare completamente?”
domandò con voce
seducente.
Sakura si voltò di scatto,
avvampando.
“No, poi dovrei cambiarlo
anche io e mi sentirei in
prigione. Piuttosto, perché non cucini
più?” domandò.
Itachi si massaggiò la
fronte.
“E non dirmi solo per non
svegliare tuo fratello. Non che io
non creda alla tua oppressiva ansia, ma penso tu non lo facessi
già da prima”
lo incalzò Sakura.
I segni sul viso di Itachi
s’ispessirono e quest’ultimo
sospirò pesantemente.
“Da quando sono andato in
depressione, mi sembra sempre di
sbagliare qualcosa. Un ingrediente, un sapore, un colore, ogni volta
c’è un
dettaglio che non mi soddisfa. Inoltre… mi sono tagliato
spesso con i coltelli
e questo non aiuta la mia nomina di autolesionista”
spiegò Uchiha. Aprì la
finestra e inspirò l’aria della notte.
“Possibile che nessuno dei
tuoi amici sia riuscito a
rimanerti accanto? Non sei tanto male, quando ti si conosce”
borbottò Sakura.
Osservò il viso pallido di lui incorniciato dai capelli
neri, alcune ciocche
lisce gli coprivano una porzione del collo liscio.
Sakura aprì e chiuse la
mano, ticchettando con il piede per
terra.
“Potrei dire lo
stesso” ribatté.
“Sono in quella fase della
vita in cui tutte le mie amiche
sono sposate e io no. Sono fuori dal giro, anche perché sono
troppo povera per
risultare un partito interessante” spiegò Sakura.
Itachi inarcò un
sopracciglio.
“Ora potrai vantarti di
essere sposata anche tu” le ricordò.
Osservò le iridi verde smeraldo di lei e scese, fissando
intensamente le labbra
della ragazza.
Sakura ridacchiò e scosse
il capo.
“Quando parlavi di rapporto
di fiducia, ti riferivi a un
rapporto lavorativo. Vero?” domandò.
“E di che altro?”
le chiese a sua volta Itachi, alzandosi.
Sakura si grattò il collo
e con l’altra mano indicò il
letto.
“Sai, potremmo anche
coricarci insieme questa notte. Così,
in caso il bambino pianga, potremo svegliarci a vicenda per andare a
vedere cos’ha”
propose.
Itachi si deterse le labbra con la
lingua.
“Non sarebbe da
gentiluomo” fece notare.
“Però sarebbe
per Sasuke” ribatté Sakura.
Itachi si sedette accanto a lei,
Sakura arrossì e sentì le
orecchie bruciarle, il proprio battito cardiaco le accelerò.
“Se è per
Sasuke, volentieri. Buona notte” le soffiò Itachi
all’orecchio.
Sakura strinse gli occhi, cercando di
regolare il respiro,
Itachi si sdraiò dall’altra parte del letto.
<
Nell’oscurità della mia vita, il mio fratellino
è la
luce, ma Sakura… lei è il dolce profumo dei
ciliegi che mi accompagnava da
bambino, nei miei giorni più lieti, quando questa casa non
mi sembrava una
trappola e i suoi giardini li potevo confondere con il paradiso
> pensò
Itachi.
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Capitolo 19 *** Cap.19 In giro a far compere ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
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ONE HUNDRED PROMPT CHALLENGE.
Prompt:
marrone.
Scritta sentendo: Atrium
Carceri - The Dark Mother.
Cap.19 In giro a far compere
“Sei sicura che
l’asilo sia così necessario? Potrei farlo
educare da un precettore” disse Itachi. Il neonato, nel
trasportino sulle sue
spalle, gorgogliava, dimenando le mani. Afferrò una ciocca
dei capelli lisci
del maggiore e se la mise in bocca.
Sakura si piegò in avanti
e gliela tolse delicatamente,
accarezzandogli delicatamente la guancia paffutella.
“Voi nobili avete
un’ossessione per questa cosa. Guarda che
vedere dei suoi coetanei, gli farebbe bene”
ribatté.
“Allora cercherò
un istituto all’altezza” rispose Itachi.
Sakura gli si affiancò,
entrambi stavano scendendo una
ripida scalinata in pietra, tra una fila di negozietti.
“Mi chiedo se per te ci sia
qualcosa all’altezza di tuo
fratello. Ad esempio, con quel pigiamino sarebbe stato
comodo” disse la
giovane. Il vento le faceva ondeggiare i capelli rosa intorno al viso.
Itachi assottigliò gli
occhi e corrugò la fronte.
“Era di un colore
orrendo” ribatté secco. Vide la giovane
rischiare di scivolare e le porse il braccio. Sakura vi si
aggrappò.
“Era semplicemente
marrone” fece notare.
Itachi alzò il capo, il
cielo azzurro s’intravedeva tra i
tetti delle case e le tende parasole dei negozi. Passarono sotto un
lampioncino
spento e Sasuke lanciò un gorgoglio più forte.
“Non ho nessuna intenzione
di rendere ridicolo il mio tesoro
più prezioso. Troveremo un pigiama morbido e delicato per la
sua pelle, ma che
al contempo abbia un colore consono” disse Itachi.
Sakura gli sorrise, socchiudendo gli
occhi. Itachi guardò le
sopracciglia di lei fremere, le sue labbra sporte e abbassò
lo sguardo,
intravide le forme del seno di lei attraverso la camicia rosa che
indossava e
volse istantaneamente lo sguardo.
“Sai, questo tuo lato
ansioso, tutto sommato mi piace. Ti fa
sembrare umano” disse.
Le iridi color ebano di Itachi si
tinsero di riflessi rosso
sangue. Il giovane utilizzò la mano libera per stringere il
laccetto che gli
teneva i capelli.
“Oggi arrivano i candidati
per farmi da segretari. Questa
volta ho preferito degli uomini, non voglio trovarmi nella medesima
situazione
dell’altra volta”. Cambiò discorso.
Sakura si deterse il labbro
inferiore, lasciò andare l’altro
e si raddrizzò la fascia che le teneva la fronte spaziosa
libera dai capelli.
“Come hai fatto in questo
periodo senza segretaria? Sarà
stato complicato” domandò.
Itachi ghignò.
“Il fatto che io non voglia
occuparmi dell’azienda di mio
padre, non vuol dire che non sappia come si fa. Appartiene alla mia
famiglia da
generazioni, ormai abbiamo doti gestionali direttamente nel
DNA” si vantò.
Sakura sbuffò e gli
afferrò di nuovo il braccio.
“Così avrai
più tempo per te?” domandò.
Itachi strinse le labbra e, chiudendo
gli occhi, deglutì.
“Vi ho trascurato in questo
periodo?” chiese e la voce gli
tremò leggermente.
Sakura guardò la guancia
di lui, si avvicinò con le labbra e
si allontanò di colpo.
“Ti ricordo che sono una
balia qualificata e mi sono saputa
occupare di Sasuke anche quando tu eri impegnato, ma non temere. Trovi
sempre
un po’ di tempo per tuo fratello e questo è
l’importante” disse. Controllò
Sasuke e utilizzò il bavaglino del piccolo per pulirgli il
visetto sporco di
saliva.
“Sai, magari, con il tempo
libero, potresti insegnarmi a
fare gli omogeneizzati per mio fratello. Mi piacerebbe cucinare io per
voi due”
propose Itachi. Avvertì un rivolo di sudore scivolargli
lungo il collo.
“Questa è
davvero una magnifica idea. Però dovrai accettare
il fatto che alcune pappette sono di colore marrone” rispose
Sakura.
Itachi sghignazzò.
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Capitolo 20 *** Cap.20 Accordi secondari ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
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ONE HUNDRED PROMPT CHALLENGE.
Prompt:
bianco.
Scritta sentendo: Flower
for Bodysnatchers - And There Is A Darkness.
Cap.20 Accordi secondari
Orochimaru si mise davanti alla porta
del bar e sospirò.
< Si stanno licenziando tutti,
uno dopo l’altro. Come
dargli torto? Tra un po’ non avrò nemmeno
più i soldi per pagare i loro
stipendi > rifletté. Sentì il rumore di
una macchina che si parcheggiava, si
voltò e assottigliò gli occhi, riconoscendo una
limousine.
< Itachi è tornato?
Cosa vuole? > si domandò.
L’autista scese e
aprì la portiera, Orochimaru assottigliò
gli occhi.
< Non può essere
Itachi. Sarebbe sceso senza bisogno di
simili sceneggiate > rifletté. La sua pelle candida
divenne leggermente
bluastra quando riconobbe la figura di Madara.
L’uomo avanzò
con passo cadenzato, era avvolto in un kimono
latteo decorato con glifi d’oro e raffigurazioni di lune
rosso sangue.
“Puoi andare. Tornami a
prendere tra mezz’ora” ordinò.
L’autista
annuì e risalì in macchina.
Madara raggiunse Orochimaru.
“Ti devo parlare, ma non ho
nessuna intenzione di entrare
nel tuo lercio bar. Dove possiamo andare?” domandò.
Orochimaru
s’indicò con le dita affusolate.
“Vuoi parlare con
me?” chiese.
“Questo ho detto”
disse atono Madara.
Orochimaru sorrise, mostrando i denti
lattei e acuminati.
“C’è
un parco qui vicino” disse.
********
Orochimaru si accomodò su
una panchina e osservò Madara
ritto davanti a lui, intento a fissarlo.
“Permettimi di udire le
parole che il tuo animo vuole
comunicarmi, ma se riguardano il perché ho smesso di
lavorare per la tua
famiglia…”. Iniziò a dire.
Madara mosse la mano e Orochimaru si
zittì.
“Sai, nella nostra
società, che di civile ha solo la
parvenza, è ancora impossibile per due uomini adottare un
bambino”. Iniziò
Uchiha.
Orochimaru socchiuse un occhio,
sgranando l’altro.
“Non ti facevo tipo da
pargoli” disse secco.
Madara impallidì e volse
il capo.
“Il mio compagno lo
è” ammise.
Orochimaru sorrise, sgranando
entrambi gli occhi.
“Allora era vero. Un nobile
e importante uomo d’affari come
te, appartenente a una delle famiglie più importanti, che
per poco non è
diventato sindaco, ha inclinazioni sessuali non convenzionali. Questo
sì che è
interessante. Sono inebriato da questa scoperta così
succulenta” sussurrò roco.
Madara strinse un pugno, conficcando
le unghie nella carne,
lasciando dei segni a forma di mezzaluna.
“Molti pensavano che tu
fossi omosessuale, giacché da
giovane eri avvezzo a travestimenti da donna; ma mio caro serpente
bianco, hai
prediletto Tsunade” rispose gelido.
Orochimaru gettò indietro
la testa, facendo ondeggiare i
propri capelli lisci.
“Da quando la mia sposa
è considerabile ‘donna’?”
chiese.
“Ho saputo che anche lei
vuole un figlio” ribatté Madara.
Orochimaru abbassò lo
sguardo.
“Ironia della sorte. Tu hai
i soldi che servono, io ho la
famiglia che richiedono, ma a entrambi manca l’altro
punto” sibilò.
Madara ghignò, mostrando i
denti lattei.
“E qui subentra la mia
proposta” sussurrò.
“Dimmi pure”
disse roco Orochimaru.
Madara si massaggiò il
mento con indice e pollice.
“Mio nipote Itachi mi ha
dato un’idea. Quel matrimonio era
palesemente troppo frettoloso, per non nascondere un doppio
fine” spiegò.
Orochimaru ridacchiò.
“Assurdo. Tu, il signore
delle malefatte, colui che ispira
la mia dubbia moralità, sei stato ispirato da quel
ragazzino. Io lo conosco
bene, Itachi, l’ho ospitato, l’ho fatto lavorare
per me, non riuscirebbe a
commettere nessun reato se non in nome di un bene superiore. Al
contrario, tu
sei pronto a farlo anche per il tuo tornaconto”
ribatté.
Madara avanzò di un paio
di passi verso l’altro.
“Orochimaru, sono
consapevole che tu e tua moglie siete in
pessime acque. Presto sarete obbligati anche a vendere il
ristorante” disse
secco.
“Credi a queste
calunnie?” domandò Orochimaru. Le sue iridi
dorate brillarono.
Madara gli si affiancò.
“Io sono disposto a
ospitare entrambi a casa mia. Vi aiuterò
ad adottare il bambino. In cambio vi chiedo solo di permetterci di
crescerlo
anche noi. Anche solo come nonni o amorevoli zii, se questo vi fa
sentire
meglio” propose.
Orochimaru piegò il capo,
appoggiandosi la guancia sulla
spalla.
“Per quanto mi riguarda, il
bambino potrà avere anche due padri
e due madri. Mi chiedo solo quanto sarà divertente vederti
fare la madre”
ribatté sibillino.
“Cosa ti fa pensare che
‘io’ sia il passivo della coppia?”
ringhiò Madara, i lunghi capelli mori gli ondeggiarono
intorno al volto.
“Il modo in cui hai sempre
guardato di nascosto Hashirama”
lo punzecchiò Orochimaru.
Madara digrignò i denti.
“Serpe”
sibilò.
Orochimaru allargò le
braccia e piegò di lato il capo,
facendo saettare la lingua tra le labbra.
“Dovrai sopportarmi da oggi
in poi, perché accetto il patto.
Anche solo per vedere in che modo evolveranno le cose” disse.
Si alzò in piedi.
“Conviene avviarci, non vorrai sporcare il tuo kimono bianco
con il fango plebeo che
c’è in zona”. Aggiunse.
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Capitolo 21 *** Cap.21 Night of sorrows ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
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ONE HUNDRED PROMPT CHALLENGE.
Prompt:
verde.
Scritta sentendo: Atrium
Carceri - Childhood II.
Cap.21 Night of sorrows
Sakura si appoggiò allo
stipite della porta e guardò all’interno,
la figura di Itachi era in penombra. Il ragazzo teneva un carillon tra
le mani
e la melodia risuonava nella stanza.
Sakura si volse e osservò
Sasuke addormentato in una culla, teneva
un cuscino stretto a sé.
Itachi aveva gli occhi vitrei e
fissava davanti a sé.
“È
tutta colpa tua. La
tua fuga li aveva sconvolti. Tuo padre ti voleva
bene…” disse Danzo.
Itachi
impallidì e
indietreggiò, guardando il sindaco dietro la scrivania.
“È
stato mio padre a
cacciarmi. Ha detto chiaramente che non mi voleva come
figlio” biascicò.
L’altro
uomo diede un
pugno sulla scrivania, facendo tremare le carte impilate su di essa.
“Perché
volevi fare il
cuoco in un locale. Ti rendi conto l’umiliazione che hai
arrecato a tutti noi?!”
gridò.
Itachi
abbassò il
capo.
“Tu
quel locale ti
stai divertendo a distruggerlo. Stai mandando Orochimaru sul lastrico
per un
tuo capriccio” sibilò.
Danzo
digrignò i
denti.
“Non
sei in condizioni
di fare accuse. Se tu non avessi sbagliato, i tuoi genitori sarebbero
ancora
qui” sibilò.
“Non
è vero!” sbraitò
Itachi. Aveva gli occhi sporgenti e tremava, tenendo i pugni stretti.
“Anche
mia sorella,
tua madre, sarebbe ancora qui, se non fosse stato per te. In fondo, sei
un
assassino. Hai ucciso anche Shisui da bambino. Avevo detto a tuo padre
di non
coprirti in quell’omicidio” sibilò Danzo.
“Non
sono stato io!
Non è colpa mia se mia madre è morta, le volevo
bene! Io non ho ucciso nessuno!”
gridò Itachi. Sentì la gola bruciare e i suoi
occhi brillarono di rosso.
Itachi incassò il capo tra
le spalle, la melodia del
carillon stava rallentando, le note si fecero sempre più
stonate e il carillon
si spense. Itachi ricaricò la molla e fece ripartire la
melodia da capo.
Una lacrima gli rigò il
viso.
“Shisui?
Shisui, sei
qui?” domandò il bambino. Si guardò
intorno, i capelli neri, che gli arrivavano
all’altezza delle spalle, gli ondeggiavano intorno al viso.
Vide delle macchie
di sangue per terra e socchiuse gli occhi, proseguì lungo il
vialetto
seguendole.
Rialzò
il capo e
sgranò gli occhi, trovandosi davanti una ventina di corvi
uno sopra l’altro.
I corvi si
alzarono in
volo tutt’insieme, Itachi cadde a terra e dimenò
le braccia davanti a sé. Sentì
i gracidii farsi sempre più lontani, delle piume nere gli
volarono tutt’intorno.
Abbassò le braccia lentamente e vide una figura a terra, si
ridiede la spinta e
si alzò in piedi.
Raggiunse la
figura
riversa a terra, l’altro bambino era steso a terra, i corvi
gli avevano
divorato gli occhi e lembi di pelle mancavano.
Itachi
iniziò a
gridare, l’amichetto aveva la gola squarciata.
Itachi strinse gli occhi e
ingoiò un singhiozzo.
< Lo so che è stato
zio Danzo a ucciderlo. Era il figlio
della moglie, avuto in un precedente matrimonio. Con la sua morte e la
misteriosa dipartita per incidente anche della moglie, ha ereditato
tutto. È
diventato ricchissimo e abbastanza potente da avere anche la poltrona
di
sindaco.
So anche che non è davvero
colpa mia se i miei genitori sono
morti in quell’incidente d’auto.
Eppure, ogni volta che mi dice che
è colpa mia, mi sento
realmente colpevole > pensò. Le lacrime gli rigarono
il viso.
Sakura sgranò gli occhi ed
entrò silenziosamente, sulla
punta dei piedi.
Itachi sentì un fruscio e
si voltò nella sua direzione, la
sua figura si rifletté nelle iridi verde speranza di lei.
Sakura lo raggiunse e lo
abbracciò, avvolgendogli il capo. Itachi
chiuse gli occhi e si abbandonò contro di lei.
< Non c’è
nessun rimprovero nei suoi occhi verdi. In quel
verde nessuno mi accusa, non mi sento colpevole >
pensò.
Sakura lo cullò contro di
sé.
< Mi ricorda un po’
Hinata e suo cugino Neji. Quei bambini
erano così tristi e silenziosi, sembravano portare un grande
dolore dentro di
loro. Mi mancano così tanto > rifletté.
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Capitolo 22 *** Cap.22 Salva Naruto ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta sentendo: Atrium
Carceri - Reunion.
Cap.22 Salva Naruto
“Volevo chiederti consiglio
prima che lui facesse qualche
idiozia delle sue, ma non sono arrivata in tempo
Jiraiya
scoppiò a ridere,
si piegò in avanti e si abbatté entrambe le mani
sulle ginocchia.
“Solo
lui poteva andare
a infilarsi in quel covo di vipere. L’hai capita?! Un
serpente in un covo di
vipere!” strepitò. I suoi lunghi capelli bianchi
gli ondeggiavano intorno al
viso e delle lacrime tra le risate sguaiate, gli solcarono le guance.
Tsunade
schioccò la
lingua sul palato e gli abbatté il ventaglio in testa.
Jiraiya
smise di ridere
e si massaggiò il capo.
“Dai,
diventerete
miliardari! E poi rivedrai tuo zio Hashirama, che è una
brava persona. Vedrai
che vi troverete bene” disse.
Tsunade
assottigliò gli
occhi e sbuffò sonoramente, si sedette a gambe larghe sul
divano accanto all’altro.
“Scommettiamo?”
domando
Jiraiya.
Tsunade
raggiunse il
tavolinetto davanti a sé con un calcio, facendolo
rovesciare, le carte su di
esso precipitarono a terra.
“Oggi
ho già perso tutto
i miei soldi” borbottò.
Jiraiya
scrollò le
spalle.
“Peccato.
Avrei
sicuramente vinto e avrei potuto incontrare qualche bella donnina.
Anche se
preferirei uscire con te. Magari una bella cosa a tre, con
Orochimaru” propose.
“Pervertito”
sibilò
Tsunade. Incrociò le braccia sotto i seni prosperosi e
gettò indietro la testa.
“Devo
imparare a
controllarmi. Non voglio che mio figlio cresca male. Tra la follia di
mio
marito, la furia di Madara e la mancanza di autorità che sa,
stranamente,
dimostrare mio zio; il bambino avrà bisogno della mia
serietà” disse.
Jiraiya
si alzò in piedi
e mise le mani sui fianchi, annuendo.
“So
anche quale bambino
dovete assolutamente adottare” disse.
Tsunade
si voltò verso
di lui e inarcò un sopracciglio.
“Illuminami”
disse.
Jiraiya
abbassò il capo
e sospirò.
“Ti
ricordi Minato?”
domandò.
Tsunade
chiuse gli occhi
e si grattò la fronte, lì dove era dipinto un
rombo.
“Certo
che me lo
ricordo. Era il tuo editore, ti aveva finalmente fatto passare dallo
scrivere
scialbi romanzetti erotici a bei romanzi d’azione. Se non
fosse per lui,
economicamente saresti messo peggio di me e Orochimaru” disse.
Jiraiya
si massaggiò il
collo e avvertì una fitta al cuore.
“Lui
e sua moglie
Kushina hanno chiamato loro figlio Naruto, in onore del protagonista
dei miei
romanzi. Hanno avuto un bambino bellissimo, ha l’aspetto del
padre, ma sin dal
pancione aveva dimostrato il carattere della madre”
raccontò.
Tsunade
socchiuse le
labbra e socchiuse gli occhi.
“Quel
bambino ha già due
genitori e penso lo amino anche tanto”. Fece notare.
Gli
occhi di Jiraiya si
fecero liquidi.
“No,
sono entrambi
morti. Si trovavano sul volo che è precipitato in mare
qualche mese fa. Il
bambino, ora, si trova in orfanotrofio. Lo avrei portato a casa con me,
se
avessi potuto. Quindi ti prego, salva il piccolo Naruto. I suoi
genitori
avrebbero voluto vederlo crescere con qualcuno pronto ad amarlo.
Voi
quattro, soprattutto
tu, avete molto amore da dare. È vero, siete insoliti e
stravaganti, ma per lui
potrete migliorare. Sono sicuro che vi farete del bene a
vicenda” disse
Jiraiya, con voce seria.
“Te
lo prometto,
prenderò con me il piccolo Naruto” rispose Tsunade.
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Capitolo 23 *** Cap.23 Primi passi ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Partecipa
al THE
ONE HUNDRED PROMPT CHALLENGE.
Prompt:
blu.
Scritta sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=I89JuVuhi1k.
Cap.23 Primi passi
“Certo che questo
matrimonio sta durando parecchio. I miei
parenti potrebbero quasi rimanere sorpresi a vedermelo
sciogliere” disse
Itachi. Era accomodato in poltrona e tendeva le mani vero Sasuke.
Sakura era in piedi accanto a Itachi,
si abbassò e gli tolse
una macchia di omogeneizzato dalla guancia con un fazzoletto.
< Sarà anche un
bravo cuoco, ma tra pannolini e
omogeneizzati non ci sa proprio fare > pensò.
“Vado a vedere se il
biberon è pronto” disse la giovane.
“Diciamo che ormai
è una cosa che va oltre il rapporto di
lavoro” disse Itachi. S’indicò un paio
di volte con entrambe le mani, Sasuke
negò con il capo.
“Penso che ormai anche
Sasuke si sia affezionato” disse
Sakura. Si diresse verso la stanza accanto.
Itachi la seguì con lo
sguardo, voltandosi nella sua
direzione.
“E siamo diventati
amici” disse. Le iridi verde smeraldo di
Sakura brillarono.
“Sarà che non ne
abbiamo altri di amici” rispose la giovane,
tornando con il biberon.
“Vero” rispose
Itachi. Socchiuse gli occhi e ridacchiò.
La giovane porse il biberon al
giovane uomo, che lo prese.
Accavallò le gambe e mosse il biberon avanti e indietro,
socchiudendo gli
occhi.
“Avanti, fratellino. Ora ti
conviene venire da me” disse con
voce atona.
Sasuke sporse il labbro inferiore e
si diede la spinta, da
seduto, si mise a gattoni.
“Su Sasuke, vieni qui.
Vieni” disse gentilmente Sakura.
Il piccolo la guardò,
piegò di lato il capo e passò lo
sguardo sul fratello. Gattonò fino a lui e alzò
le mani, cercando di togliergli
dalla mano il biberon.
“Preferisce il cibo al
contatto umano. C’è da dire, che sa
cosa vuole e segue le sue priorità” disse Itachi.
Si piegò in avanti e lo prese
in braccio.
“Secondo me, semplicemente
vuole stare con te e farsi
imboccare. È un po’ pigro, ma sarà
perché qualcuno lo sta viziando” disse
Sakura, appoggiando le mani sui fianchi.
Itachi porse il biberon al piccolo
che se lo mise in bocca,
succhiando avidamente.
“Gli faccio avere quello
che merita. Non si tratta di
viziarlo” ribatté.
Sakura sospirò e
negò con il capo.
“Sei più
capriccioso di lui. Adesso che ha un pigiamino blu
e non uno marrone sarai soddisfatto” disse.
“Il blu si addice ai suoi
colori. Ed inoltre è della stoffa
che avevi detto tu, perciò non gli irriterà la
pelle. Ce l’ha delicata” ribatté
Itachi con tono altero.
Sasuke scalciò un paio di
volte e si sporse verso il
pavimento, continuando a tenere il biberon con entrambe le mani.
“Vuole essere rimesso sul
pavimento” fece notare Sakura.
Itachi annuì e
appoggiò il fratellino per terra, il piccolo
svuotò il biberon e lo mise a terra. Si diede la spinta e si
alzò in piedi.
Itachi sgranò gli occhi,
ispessendo i segni sul suo viso e
impallidì.
“Cammina”
esalò con voce bassa.
“È bellissimo!
Hai una macchina fotografica? Dobbiamo
immortalare in questo momento” disse Sakura, eccitata.
Itachi annuì e
indicò la scrivania, Sakura corse in quella
direzione.
Il bambino afferrò la
gamba del maggiore con entrambe le
mani.
“Cosa
c’è, piccolo?” domandò
Itachi. Sasuke lo morse con
forza. Itachi ingoiò un gemito di sofferenza e a Sasuke
iniziò a spuntare un
dentino da latte.
Sakura li raggiunse e fece una foto
ad entrambi.
< Ora anche la faccia di
Itachi è blu > pensò.
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Capitolo 24 *** Cap.24 Quasi un anno insieme ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Scritta sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=t--9_w-vG10.
★
Iniziativa: Questa storia partecipa alla challenge “Notte di
Tanabata” a cura di Fanwriter.it!
★
Numero Parole: 590.
★
Prompt:
- A
invita B alla festa di Tanabata.
- Bonus:Promesse
alla luna
Cap.24
Quasi un anno insieme
Sakura
si legò i capelli rosa in
uno chignon e lo tenne fermo con dei bastoncini di legno dipinti di
rosso, decorati
con delicati fiorellini color pesca. Indossò il kimono verde
acqua, che faceva
risaltare le sue iridi verde smeraldo. S’imporporò
le guance con un po’ di
trucco e si passò un rossetto rosso tenue sulle labbra
piene. Strinse la cinta
di raso azzurro che indossava e si allontanò dal letto,
attraversando la camera
da letto. Il suono prodotto dalle sue scarpe di legno risuonava nella
stanza,
aprì la porta ed uscì. Si strinse al petto la
borsetta che indossava ed iniziò
a scendere le scalinate.
“Signora”
si sentì chiamare. Si
voltò e guardò il nuovo segretario avanzare verso
di lei.
<
Ancora non riesco ad
abituarmi quando mi chiamano così. E sì che ormai
è quasi un anno che sono in
questa casa > rifletté.
“Il
signore la attende fuori, in
giardino” disse atono. I capelli mori sul suo capo, stretti
con una fascetta,
ondeggiavano assumendo la forma di un ananas.
Sakura
fece un cenno del capo.
“Lo
raggiungo subito, ti
ringrazio Shikamaru” rispose. Finì di scendere le
scale e attraversò l’atrio.
Uscì fuori dalla grande villa e accelerò il
passo, proseguendo lungo la
stradina di ghiaia. Trovò Itachi ritto dinnanzi alla
limousine, stretto nella
sua giacca.
Sasuke,
in braccio a lui, gli
stava tirando la cravatta.
“Ho
preso un paio di fazzolettini
e qualche altra cosa per il piccolo…”.
Iniziò a dire.
“Hai
fatto benissimo. Voglio che
sia perfetto, è la prima volta che partecipa a una
festa” rispose Itachi. Aprì
la portiera alla consorte. “E sono anche riuscito a far avere
la serata libera
all’autista”. Aggiunse, facendo un ghigno.
Sakura
prese in braccio Sasuke e
roteò gli occhi.
“Sempre
il solito bambinone”
borbottò.
“Mamma”
biascicò il piccolo.
Itachi impallidì e Sakura aprì la bocca ad o.
“La
sua prima parola era stata
acqua” sussurrò Itachi con voce rauca.
“Non
siamo riusciti a registrarla
in tempo… A-aspetta… ha detto…
Piccolo, io non sono la tua mamma” ribatté
Sakura.
Sasuke
chiuse gli occhi e le
sorrise, mentre Sakura si accomodava in macchina dietro, mettendo il
bambino
nel seggiolino dell’auto.
“Il
mio fratellino tiene davvero
tanto a te e questo mi fa pensare che forse non ti ho invitato
bene” disse
Itachi. Sakura finì di allacciare le cinture al piccolo e si
voltò, vedendo che
Itachi aveva infilato la testa in macchina.
Itachi
prese la mano della
giovane dai capelli rosa e le baciò il dorso.
“Posso
invitarti a venire con me
alla notte di Tanabata? So che il nostro è un rapporto
lavorativo,
essenzialmente, ma la nostra amicizia non dovrebbe rendere il tutto
‘sconveniente’”
disse con voce seducente.
Sakura
deglutì, le gote le si
tinsero di un rosso ancor più acceso.
“Certo”
rispose con voce incerta.
Itachi le sorrise, chiuse la portiera e si mise al posto di guida.
Chiuse lo
sportello e accese la macchina, facendo retromarcia.
“Nella
mia famiglia le promesse
si fanno alla luna” disse Itachi. Le sue iridi vermiglie
brillarono di riflessi
più scuri e i segni sul suo viso s’ispessirono.
“Promesse
alla luna? La tua
famiglia mi preoccupa sempre di più” disse Sakura.
Impedì a Sasuke di
mordicchiare il seggiolino.
“Ed
io prometto alla luna che
questa notte, per te, sarà speciale.
È
il minimo, visto che mi aiuti a
prendermi cura del mio tesoro più grande” rispose
Itachi.
<
Quando è gentile mi
preoccupa di più di quando non lo è >
rifletté Sakura. Sfilò il ventaglio
dalla borsa e si fece aria.
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Capitolo 25 *** Cap.25 La migliore sorpresa ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Scritta sentendo:https://www.youtube.com/watch?v=aZ327scQat0
★Autore: Kamy.
★Fandom: Naruto
★ Iniziativa: Questa storia partecipa alla challenge “Notte
di Tanabata” a cura di Fanwriter.it!
★ Numero Parole: 715
★ Prompt:
14. Lucciole che si confondono con le stelle.
★ Bonus: 23. Canticchiare sottovoce
Cap.25 La migliore sorpresa
Sakura
fece ondeggiare il
fogliettino colorato davanti al viso di Sasuke, che allungò
le mani in quella
direzione.
“Io
non sono la tua mamma. Però,
mi piacerebbe tanto” disse gentilmente. Sasuke
afferrò il fogliettino e lo
sollevò, Sakura gli baciò la fronte e glielo
sfilò dalle dita, appendendolo all’albero
davanti a sé. Alzò il capo, riusciva a scorgere
la via lattea e le sfuggì un
sospiro.
“Se
una principessa e un
mandriano si sono amati, verrebbe da sperare che anche un miliardario
possa
amare una balia… Non che io voglia che succeda, forse mi sto
solo adagiando
sugli allori” mormorò la giovane.
Sasuke
le appoggiò la testa sulla
spalla e sbadigliò rumorosamente.
“Sai,
dovresti imparare a dire ‘fratellone’.
Ne sarebbe così felice, ci prova sempre a fartelo
dire” disse la giovane. Si
voltò, allontanandosi dall’alberello davanti al
tempio, ricoperto di
fogliettini di vari colori. Era illuminato dalle fiamme rosso-aranciate
nei
grandi calderoni di metallo.
“Pa-pà”
rispose il bambino.
Sakura
corrugò la fronte.
“Stai
imparando ora a parlare e
già sei cocciuto. Diventerai come lui, una drama
queen con aria tenebrosa” borbottò.
Osservò le luci della festa in
lontananza, percepiva a malapena i brusii delle voci della gente.
Alzò il capo
udendo provenire suoni di tamburi da sopra di sé, in una
torretta di legno c’erano
delle sacerdotesse intente a suonarli.
“Mi
chiedo dove sia andato. Aveva
promesso di rendere il tutto memorabile ed è
scomparso” gemette. Deglutì
rumorosamente e impallidì.
“Speriamo
non ti abbia preso
qualche peluche strano o cibi complicati… oppure
è partito alla ricerca di
qualche decorazione per il tuo kimono e tornerà tra un mese,
soddisfatto solo
quando avrà trovato la più arcaica e
complicata” disse con voce tremante.
Sospirò, chiuse gli occhi e scosse il capo, facendo
ondeggiare i corti capelli
rosa.
Sasuke
sbadigliò nuovamente e
Sakura lo cullò, il piccolo si addormentò.
“Sakura!”
si sentì chiamare.
Riconobbe la voce di Itachi e si diresse in quella direzione, si
allontanò dal
tempio e il resto della festa, sullo sfondo, si fece sempre
più lontano.
“Sakura!”
urlò più forte Itachi.
Sakura
rabbrividì e alzò il capo,
scorgendo la luna piena. Illuminava d’argento le fronde degli
alberi che prima
divennero più fitti e, proseguendo, sempre più
radi.
<
Devo stare tranquilla, non
metterebbe mai nei guai il suo adorato fratellino >
pensò. Un rivolo di
sudore le scese lungo la schiena, udendo qualcuno canticchiare
sottovoce. Cercò
di regolare il respiro e cullò Sasuke, stringendolo
più forte a sé. I suoi
sandali si sporcarono di terra ed erba. La melodia si fece un
po’ più forte,
dimostrandosi quella di un bambino.
Itachi
le andò incontro.
“Le
promesse alla luna la mia
famiglia le mantiene sempre” disse. Man mano che camminava
dal prato si
alzarono in volo una serie di lucciole, che lo illuminarono insieme
alla luce
lunare.
Sakura
sgranò gli occhi, le sue
iridi verdi brillarono e guardò il nugolo
d’insetti stagliarsi contro il cielo.
“È
bellissimo, le lucciole si
confondono con le stelle” mormorò.
“Non
è quella la sorpresa”
ribatté secco Itachi.
Sakura
si voltò verso di lui, il
giovane si scostò lasciando intravedere una bambina. La
piccola era ancora
intenta a canticchiare sottovoce.
Sakura
impallidì.
“Hi-Hinata…
piccola mia…”
sussurrò.
“Sono
uno degli azionisti di suo
padre. Li ho contattati sapendo che erano in viaggio di lavoro qui e
non hanno
potuto rifiutare un invito. Con la scusa che stavano firmando dei
contratti con
il mio segretario, ho potuto convincerli a farmi accompagnare loro
figlia alla
festa.
Dammi
pure il piccolo Sasuke,
così tu e lei, stasera, potete divertirvi. Festeggiamo un
incontro che avviene
solo una volta l’anno, con un altro incontro
speciale” disse Itachi.
Sakura
raggiunse il giovane e gli
mise il fratello tra le braccia, si abbassò e strinse la
bambina.
“M-mi
sei… mancata…” disse la
piccola. Aveva le guance rosse e sorrideva, Sakura la prese in braccio.
“Non
se ne parla. Andremo tutti
insieme come una vera famiglia.
E
la prima tappa sarà il tiro a
segno” ribatté Sakura.
Hinata
sgranò gli occhi e l’abbracciò.
“Be-bello”
bisbigliò.
“D’accordo,
ma vi avverto. Il
primo che disturba il quieto sonno di mio fratello, scoprirà
quanto so essere
pericoloso” ribatté Itachi, allontanandosi lungo
il prato.
Sakura
alzò il capo, guardando un’altra
volta le lucciole.
<
Io sto scoprendo quanto sei
speciale > pensò.
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Capitolo 26 *** Cap.26 Legami di amicizia ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Cap.26
Legami di amicizia
Sasuke
gattonò fino a Naruto, cercò di alzarsi sulle
gambe, ma ricadde a terra. Singhiozzò e l’altro
bambino lo abbracciò, i suoi
capelli biondi gli ondeggiavano davanti al viso.
Sakura
sorrise, guardando i due bambini sorridersi.
“Pensavo
che nessuno avrebbe mai voluto giocare con il
nostro bambino. Sai, quando lo abbiamo preso da quel centro, non faceva
altro
che piangere e ci chiedevamo se fosse colpa nostra”
spiegò Tsunade. Incrociò le
braccia sotto i seni prosperosi e sospirò.
Sakura
si voltò verso di lei e le sorrise.
“Io
sono felice di averla potuta conoscere e, poi,
anche il piccolo Sasuke aveva bisogno di un amico” disse.
Tsunade
la guardò in viso.
<
Orochimaru aveva ragione, assomiglia a me.
Ammetto di essere stata gelosa quando mi ha parlato di questa vecchia
amica, ma
ora mi rendo conto che potrebbe anche lei avere
l’età di una nostra possibile
figlia > pensò. Sentì la caviglia prudere
e si piegò, vedendo una lumaca che
le risaliva la gamba. La presa con le dita affusolate, se la
appoggiò in una
mano e con l’indice dell’altra
l’accarezzò, sentendola umida.
“Anche
mio marito ed io abbiamo recuperato il piccolo
Sasuke da quell’orfanotrofio. Itachi mi ha raccontato che li
trattavano davvero
male. Non mi stupisco che il povero Naruto fosse sconvolto”
disse Sakura.
Tsunade
accavallò le gambe lisce, continuando ad
accarezzare la creaturina, che faceva ondeggiare le antennine con gli
occhietti.
“Ammetto
che pensavo che ci avresti anche giudicato
per questa ‘adozione’ atipica a quattro. Ogni tanto
avrai visto che a portarlo
qui è Madara” sussurrò roca.
Sakura
ridacchiò.
“Lei
sa benissimo quando sia insolito il mio rapporto
con Itachi” disse con voce rauca, tentando di rendere il tono
gioviale.
“Qualcosa
ti preoccupa quando parli di lui” disse
Tsunade. Si piegò e appoggiò la lumaca sulla
fogliolina di una pianta selvatica
e si voltò.
Naruto
stava battendo le manine e Sasuke lo fissava
fisso, con la fronte aggrottata, imitandone piano i movimenti.
“Trovo
ingiusto che lui non possa realizzare il suo sogno.
Voleva diventare un cuoco, tutto lì”
ribatté Sakura, con voce secca.
“Dovresti
far riaccendere in lui l’amore per la cucina”
le propose Tsunade.
Le
iridi color smeraldo di Sakura divennero liquide.
“Dici?”
chiese la giovane, raddrizzandosi la fascetta
che le teneva fermi i capelli rosa.
Tsunade
si sporse e la guardò in viso, le sue iridi
brillarono del colore dell’oro.
“Tu
lo ami, vero?” chiese.
“No!”
ribatté Sakura con voce stridula. Le sue gote si
tinsero di rosso e avvertì il proprio battito cardiaco
accelerare,
rimbombandole nelle orecchie.
“Eppure
sei arrossita” le fece notare Tsunade,
indicandola con la propria unghia aguzza e laccata.
“Non
lo amo” borbottò Sakura, gonfiando le guance.
<
O forse sì? Inizio a dubitarne sempre di più e a
immaginare la mia vita accanto a lui sempre più spesso.
Vorrei rimanere accanto
a lui e a Sasuke in eterno > pensò.
“Sì
è fatto tardi. Forse è meglio che torni a casa a
cucinare, prima che quella vipera di mio marito tenti di mangiarsi il
frigorifero intero o qualche strano pastrocchio velenoso per
l’immortalità”
borbottò Tsunade, alzandosi in piedi.
Sakura
ridacchiò piano.
“Hai
ragione. È tempo di cucinare” sussurrò.
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Capitolo 27 *** Cap.27 Tentativi in cucina falliti ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Cap.27
Tentativi in cucina falliti
Sakura
mise il vino sul
tavolo e sorrise, raddrizzò una delle forchette
d’argento. Spostò più al centro
uno dei vasi colmi di rose, alcuni petali erano caduti sulla tovaglia
di pizzo
bianca, piegò nuovamente uno dei tovaglioli e
guardò i ricami d’oro che
decoravano i piatti.
“Ed
il tavolo è pronto.
Che ne dici?” domandò.
Sasuke,
nel marsupio
sulle sue spalle, sbadigliò, scalciando. Getto indietro la
testa facendo
muovere i corti capelli mori e sbuffò.
“Na-uto…” si
lamentò.
Sakura
ridacchiò.
“Tornerai
a giocare con
il tuo amichetto domani, non preoccuparti” lo
rassicurò.
Si
diresse verso la
cucina e si abbassò, aprì il forno e
guardò la torta al suo interno. Vi infilò
uno spaghetto e sorrise, si rialzò e chiuse il forno,
spegnendolo.
“Ed
è pronta anche la
torta. Non sono sicura siano i suoi piatti preferiti, ma sono le mie
specialità
e sono convinta che siano venute al massimo” disse.
Sasuke
sbadigliò più
rumorosamente.
“Prima
mangiamo e poi
ti metto a letto, ti va piccolo? Così, magari nel
pomeriggio, vediamo se il tuo
girello nuovo funziona” disse Sakura gentilmente.
Il
piccolo si strofinò
gli occhietti con le manine.
“Pappa”
scandì.
******
Itachi
sbadigliò e si
massaggiò il collo, i segni sul suo volto erano
più spessi.
<
Ero convinto che
mi sarei messo a urlare, oggi. Se pensano che il loro odio mi scalfisca
si
sbagliano, posso odiarli più di quanto loro odino me
> pensò. Digrignò i
denti e strinse le labbra sottili fino a farle sbiancare,
avanzò lungo il
corridoio e vide Sakura scendere dalle scale.
“Sasuke?”
chiese
gelido.
Sakura
inarcò un
sopracciglio rosa.
“Sta
riposando”
rispose.
Itachi
annuì e si voltò,
dirigendosi verso la cucina.
Sakura
gli corse
dietro, battendo le palpebre.
“Cos’hai?”
domandò.
Itachi
si massaggiò la
spalla con movimenti meccanici e si allargò il nodo della
cravatta.
“Ho
avuto una giornata
infernale, ma se il mio fratellino sta bene, mi sento
rincuorato” disse secco.
<
Di solito è più
gentile. Certo, i suoi modi di fare sono sempre distaccati, ma il suo
affetto
trasuda dai piccoli dettagli. Oggi sembra parlare persino di suo
fratello in un
modo strano. Forse è colpa della sua depressione? Che stia
peggiorando? > si
chiese Sakura.
Itachi
entrò in cucina,
socchiuse un occhio e annusò l’aria.
“Cos’è
questa puzza?”
si domandò.
Sakura
impallidì.
“Puzza?”
chiese,
indurendo il tono.
Itachi
raggiunse i
fornelli e alzò uno dei coperchi, impallidì e
lasciò ricadere il coperchio con
un rumore metallico.
“Que-quel
pesce… nella
zuppa…” gemette.
Sakura
appoggiò le mani
sui fianchi.
“Era
tagliato
benissimo. Lo so che altrimenti è amaro. Cosa
c’è?” chiese.
Itachi
mise una mano
sul ripiano della cucina, il respiro era irregolare.
“Aveva
ancora una marea
di spine ed era tagliato in un modo che lo aveva orrendamente
deturpato” esalò.
“Guarda
la mia torta di
carote nel forno, almeno. Vedrai che fa un ottimo profumino, altro che
puzza”
si lamentò Sakura.
Itachi
aprì il forno,
fu colto da un capogiro e lo richiuse di colpo, indietreggiò
con le gambe
tremanti.
“Non
credi di star
facendo troppe storie?” brontolò Sakura.
Itachi
raggiunse una
sedia e vi si lasciò cadere.
“Ti
prego, lascia cucinare
me la prossima volta” gemette.
Sakura
raggiunse la
porta battendo i piedi per terra.
“Giornata
infernale o
no, per oggi non mi cercare, idiota!” sbraitò,
sbattendo la porta alle proprie
spalle con forza.
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Capitolo 28 *** Cap.28 Itachi si dichiara ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Cap.28
Itachi si dichiara
<
Forse non sarei dovuta essere così dura. Di
sicuro ho riacceso in lui la voglia di cucinare, anche se solo per
tenermi
lontana dalla cucina.
Ha
anche ragione. Io con pappette, omogeneizzati e
biberon di latte me la cavo bene; ma non sono una grande chef >
pensò
Sakura. Strinse gli occhi e avvertì una fitta al petto,
massaggiandosi il seno.
La
porta si aprì e Sakura aprì un occhio, vide
Itachi
entrare.
Il
giovane si strinse il codino, tenendo lo sguardo
basso.
“Posso?”
chiese.
Sakura
si coricò su un fianco, facendo cigolare il
materasso del letto a baldacchino.
“Altre
rimostranze?” domandò.
Itachi
si grattò una spalla.
“In
realtà, volevo dirti che hai sistemato davvero
bene il tavolo da pranzo. Hai occhio come arredatrice e quello
è importante per
esaltare quanto si cucina. Vuol dire che mi ascolti quando
parlo” disse con
voce elegante.
Sakura
si alzò seduto e mise i piedi fuori dal letto.
<
In fondo la depressione vuol dire anche che il
suo carattere è complicato da affrontare. Finalmente so a
cosa si riferivano i
suoi amici.
Però
io voglio essere migliore di loro, affrontare i
suoi problemi ed aiutarlo. Non ha neanche fatto niente di
così grave, ho solo
un pessimo carattere > pensò, alzandosi.
“Ed
ho mangiato tutto quello che hai cucinato” ammise
Itachi, il suo viso divenne bluastro.
Sakura
ridacchiò, avvicinandosi a lui.
“Non
c’era bisogno di avvelenarti. L’idea di far
cucinare te non era tanto male, sei decisamente più
bravo” ammise. Chiuse la
porta della camera dietro di lui.
Itachi
le accarezzò il viso con mano tremante.
“Perché
quell’atto di gentilezza, oggi?” chiese.
“Avrei
tanto voluto vederti diventare cuoco” ammise
Sakura. Socchiuse gli occhi e strofinò il piede per terra.
“Orochimaru ha
trovato un ricco benefattore, magari potresti metterti
d’accordo anche tu con
lui…”. Iniziò.
Itachi
le mise la mano sulla spalla, sentendola
rabbrividire. Entrambi erano rossi in volto e i loro battiti cardiaci
erano
accelerati.
“Sakura,
ti ringrazio, ma non ho più paura di
dimostrarmi un duro uomo d’affari. Magari un giorno, in
futuro, avrò anche il
tempo per comprarmi un ristorante mio.
Non
ho intenzione di rinunciare a nessun sogno. Voglio
solo ottenere prima una certa stabilità economica anche per
il bene di Sasuke”
spiegò.
Sakura
lo guardò in viso, gli occhi neri dai riflessi
vermigli di lui si rifletterono in quelli verde speranza di lei.
“Non
voglio vederti arrabbiata o abbattuta per colpa
mia, mai. Non importa quanto io possa essere stanco” disse
Itachi.
Sakura
chinò il capo.
“Anche
se mi piace vederti combattiva”. Aggiunse
Itachi.
“Ti
devo dire una cosa. Forse tu… non mi piaci solo a
livello lavorativo…” ammise con voce tremante.
Deglutì a vuoto. “Perché siamo
amici…”. Aggiunse.
<
Non riesco a dirti che ho capito di amarti >
pensò Sakura, rabbrividendo.
“Posso
farti dono di una cosa, per farmi perdonare?
Niente di materiale o da riccone” disse Itachi.
Sakura
annuì.
“Hai
cercato di conquistare il mio cuore passando per
la cucina e mio fratello, le mie uniche ragioni di vita” le
sussurrò Itachi all’orecchio.
Le posò un bacio sulle labbra.
“Non
sai però che, ora, anche tu sei parte del mio
cuore” disse.
Sakura
indietreggiò e si accarezzò le labbra.
“Potrei
essermi innamorato di te, ma starà a te
decidere se vorrai ‘consumare’ il nostro matrimonio
anche in quel senso” le
disse Itachi. Le passò a fianco, aprì la porta e
uscì dalla camera.
Sakura
rimase immobile, i muscoli rigidi e le dita
sulle labbra.
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Capitolo 29 *** Cap.29 Sakura contraccambia ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta
sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=nHYqbVe1ULs.
Cap.29
Sakura contraccambia
Itachi
adagiò una carpetta sulla scrivania, chiuse gli
occhi e si massaggiò le palpebre.
<
Forse sono stato troppo precipitoso > pensò.
Socchiuse gli occhi, le sue iridi brillavano di riflessi color rubino.
Osservò
attraverso la finestra, notando delle foglie rosse ricoperte di brina
ondeggiare mosse dal vento, una di esse colpì il vetro
facendolo tintinnare.
Itachi
si sbottonò i polsini della camicia ed
accarezzò la propria pelle chiara, richiuse gli occhi e
gettò indietro la
testa, facendo ondeggiare i capelli mori.
<
Riuscirò davvero in tutto quello che le ho detto?
Forse mi sono dimostrato più sicuro di quanto io sia. Non
voglio un suo
rifiuto, forse dovrei accettare quell’aiuto >.
Sospirò pesantemente e si
alzò in piedi, camminando avanti e indietro per
l’ufficio, misurando il
pavimento con le sue scarpe di vernice nera.
La
porta si aprì con un cigolio e Itachi si voltò
verso di essa, giocherellò con il proprio laccetto per
capelli riconoscendo
Sakura e li sciolse.
Sakura
si chiuse la porta alle spalle e camminò nella
sua direzione.
“Ho
controllato che il piccolo Sasuke stesse bene e ho
riflettuto su quello che mi hai detto.
Non
posso aspettarmi che il tuo carattere cambi
magicamente solo perché mi ami o che i nostri problemi
svaniscano. Io sarò
sempre un po’ gelosa e diffidente del tuo status sociale e tu
sarai sempre un
tipo scontroso, per quanto affascinante.
Però
sono convinta che non mi faresti mai davvero del
male, come non lo faresti al tuo adorato fratellino, e che, forse, sei
una
minaccia soltanto per te stesso” disse.
Itachi
guardò il viso roseo di lei e si soffermò ad
osservare le sue iridi color smeraldo, le sue labbra scavate ed esangui
divennero leggermente rosate.
“Hai
vagliato attentamente tutti i miei difetti e gli
elementi negativi di una relazione non solo professionale,
quindi” disse con
voce rauca.
Il
vento fece tremare gl’infissi e il rumore risuonò
per l’ufficio.
Sakura
adagiò le mani dalle dita affusolate sulle
spalle di Itachi e lo spinse contro il muro.
“Ho
sempre pensato che i soldi fossero l’unico modo
per dimenticare tutte le mie sofferenze e quelli non ti mancano.
Perciò
potrebbe pensare che io voglio soltanto avere di più da te,
e mi stai già
ricoprendo di regali. Io, però, non voglio essere solo la
moglie di un
miliardario.
Giurami
che diventerai davvero un cuoco, che
insegnerai al tuo adorato fratellino ad inseguire sempre i
sogni” disse.
“Se
la metti così, non posso far altro che giurarlo,
ma lo avevo già promesso alla donna che amo. Pensavo potesse
bastare” rispose
Itachi.
Sakura
si alzò sulle punte dei piedi, i corti capelli
rosa le ondeggiavano ai lati del viso.
“Ti
amo, ma ti prometto che non cercherò mai più di
cucinare per te, tranne gli omogeneizzati. Con le pappette sei un
disastro” lo
punzecchiò. Gli posò un bacio sul naso.
“Posso
sempre insegnarti a cucinare. Guidare le tue
mani sarebbe afrodisiaco” mormorò Itachi con voce
sensuale. Chiuse gli occhi e
la baciò, Sakura gorgogliò socchiudendo le
labbra, mentre lui approfondiva il
bacio intrecciando le loro lingue.
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Capitolo 30 *** Cap.30 Il signore e la signora Uchiha ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta
sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=JfYprBr6Ohg.
Cap.30
Il signore e la signora Uchiha
Itachi
controllò che il baby controll
sul comodino fosse in funzione.
Sakura
fissò il suo corpo pallido e longilineo, i
muscoli definiti e i capezzoli pallidi, si leccò le labbra
osservandogli il
ventre piatto. Avvampò vedendo che l’altro si
sfilava i boxer blu notte, su cui
spiccava una marca nera, e li piegava, adagiandoli insieme agli altri
vestiti
su una sedia.
Itachi
si voltò verso di lei e Sakura finse di
guardare la testata del letto a baldacchino.
Itachi
si mise carponi sul letto e gattonò fino a lei,
si mise a cavalcioni sul corpo roseo della giovane e
l’aiutò a slacciare il
reggiseno di pizzo candido.
Sakura
gli passò una mano sul petto, sentendolo
rabbrividire al proprio tocco e gli sorrise. Itachi si piegò
in avanti, una
cascata di capelli mori ricadde circondando il viso di Sakura, alcune
ciocche s’infiltrarono
tra quelle rosa intenso della giovane.
I
segni sul volto di Itachi si erano ispessiti.
“Speriamo
che Sasuke non si svegli proprio adesso,
vorrei consumare in ritardo la mia prima notte di nozze”
sussurrò Itachi. Le
passò un indice sulle mutandine, Sakura
rabbrividì di piacere e lui continuò ad
accarezzarla con indice e medio fino a sentire la stoffa leggermente
umida. Le
fece scendere le mutandine fino all’altezza delle ginocchia e
le passò le dita
sul pube, sentendolo liscio sotto i polpastrelli.
“Mi
sono preparata per quell’eventualità”
disse
Sakura.
Itachi
piegò le labbra sottili in un sorriso, si leccò
le labbra e le prese un capezzolo in bocca, succhiandolo fino a
sentirlo
turgido.
Sakura
si lasciò sfuggire un mugolio di piacere,
mentre lui le accarezzava il collo. Scese con la mano fino alla spalla
e
proseguì, solleticandogli la pelle del braccio coperta da
minuscoli peletti
rosa.
Sakura
gli avvolse i fianchi con le gambe, continuando
a mugolare di piacere.
Itachi
si staccò e la guardò negli occhi.
“Mi
ameresti se fossi povero?” chiese.
“Anche
se tu fossi povero, saresti un uomo bellissimo,
ma temo perderesti questa tua classe da signore delle tenebre e
assomiglieresti
di più a me” disse Sakura. Gli strinse le spalle
massicce con entrambe le mani.
“Certo che ti amerei. Penso che per me non ci sia scampo,
m’innamorerei sempre
di te”.
Itachi
le posò un bacio tra i seni sodi.
“Ed
io di te. Siamo come destinati l’uno
all’altra”
mormorò con voce atona. Le posò un bacio sulla
fronte spaziosa.
“Ricordati
le protezioni, mr. Fascino. Abbiamo già un
bambino da crescere” disse Sakura.
Itachi
si lasciò sfuggire una risata bassa e roca.
“Oh,
decisamente. Spero che quando sarà il momento
avrò la stessa bravura coi bambini che ha la mia sposa. Ti
ho mai detto che era
la migliore delle balie a questo mondo?” domandò.
Sciolse la stretta delle
gambe di lei e si sporse, il suo corpo era in tensione, aprì
il cassetto e vi
frugò all’interno.
“Eh
sì, la ‘signora Uchiha’ prima era una
balia. Ora è
la signora del mio impero e presto annuncerò che anche la
nostra ditta è in
comunione di beni” le raccontò.
Sakura
sgranò gli occhi e si nascose la bocca con la
mano.
“L-la
signora Uchiha?” chiese, le sue iridi divennero
liquide.
Itachi
chiuse il cassetto e si rimise perfettamente
sopra di lei.
“La
signora Uchiha” ripeté, posandole un bacio sul
naso.
Sakura
gli avvolse il collo con le braccia.
“Sakura
Uchiha, penso che potrò abituarmi” disse.
Chiuse gli occhi e sorrise.
<
Ed io potrei abituarmi ad essere felice >
pensò Itachi, posandole un bacio sulle labbra.
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