Let's take a trip to Sunset Boulevard

di losermind_x
(/viewuser.php?uid=174662)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Chapter I ***
Capitolo 3: *** Chapter II ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


 


Prologue

 
“Sid vuoi darti una mossa con quegli scatoloni, ci stai mettendo una vita”

“Se qualcuno mi desse una mano a portare le tavole in garage ci metterei meno tempo”

“Avevi detto che te ne saresti occupata tu”

“Parlavo della mia tavola, non delle vostre, e ora mi aiutate per piacere”

Finiamo di scaricare il camion dei traslochi, queste erano le ultime cose…scusate, non mi sono ancora presentata, il mio nome è Sidney Severson, ma tutti mi chiamano Sid, ho diciotto anni, mi sono appena trasferita da Half Moon Bay, il paradiso del surf, ad Huntington Beach, la città di quelli che credono di fare buon surf, con tutta la mia famiglia. Ci siamo trasferiti per via del lavoro dei miei, mio padre è il direttore della Severson Surfing Enterprises, ma il vero motivo è stato il lavoro di mia madre, lei è una ricercatrice e la sua ricerca l’ha portata fino ad Huntington Beach. Ho tre fratelli, Mitchell, che è il mio gemello, più grande di me di sette minuti, e Lance ed Elliott, i miei fratelli maggiori, anch’essi gemelli, più grandi di me e Mitch di tre anni. I miei fratelli sono le persone più irritanti del pianeta, ma sono anche quelle a cui tengo di più. Il fatto di essere la più piccola di casa mi ha portato non pochi problemi, ad esempio non posso ne surfare, ne fare skate da sola, non posso uscire senza qualcuno che mi controlli, e se i miei fratelli sono impegnati mandano comunque i loro amici a spiarmi, anzi proteggermi come dicono loro, hanno paura dei ragazzi soprattutto, nonostante io sia cresciuta nella loro cricca, ed abbia molti amici maschi, o almeno li avevo. Non sono il tipo di nessuno, visto che non faccio le cose che solitamente le ragazze fanno, come indossare gonne e portare tacchi, sono la ragazza che tutti vorrebbero come amica per fare una partita a basket al parco, malgrado io non sia molto alta. Ho i capelli rossi, nonostante Mitch li abbia castani, infatti tutti credono che siano tinti, ma la verità è che sono strana, e quindi anche i miei capelli lo sono. Indosso le lenti a contatto, ma solo per surfare e qualche volta per fare skate, altrimenti mi ostino ad indossare gli occhiali, l’ho già detto che sono strana?!

“Sid, ci sei o dobbiamo chiamare la mamma?” dice Elliott scrocchiandomi le dita davanti agli occhi.

“No, ci sono, cosa stavate dicendo…”

“Volevamo andare in spiaggia” dice Lance.

“Già, sei dei nostri?” mi chiede Elliott.

“Ovvio che ci sono, che domande. Ma Mitch dov’è?”

“Mitch è salito per scegliere la stanza” ci informa la mamma, “sono al secondo piano” dice riferendosi alle stanze. In meno di un secondo siamo già schizzati fuori dal garage, lottiamo per entrare dalla porta principale, Lance ed Elliot cascano a faccia avanti nell’intento di passare dalla porta nello stesso istante, ne approfitto per correre su, rischio di slogarmi la caviglia più di una volta, quando riesco ad arrivare in cima alle scale adocchio Mitch che sta per entrare in una delle stanze, a quanto pare è la più grande e ben collocata di tutte, quindi prima che possa anche solo mettere un piede dentro, lo spingo da parte, entro e gli chiudo in faccia la porta.

“Che coglioni! Sid, l’avevo vista prima io”

“Scusa Mitch, ma sono una ragazza e ho bisogno di più spazio di voi ragazzi” dico aprendo la porta e posizionandomi sull’uscio in modo da evitare spiacevoli inconvenienti.

“Da quando sei una ragazza?” mi prende per il culo Elliott alzando un sopracciglio.

“Da sempre tecnicamente”

“E dove sarebbe tutto questo spazio di cui hai bisogno? non ricordo di averti visto comprare vestiti o borse ultimamente”

“Dove credi che dovrei mettere tutti i miei cappelli e le mie tavole, e i libri, i cd, per non parlare delle scarpe”

“Non è una ragione valida per avermi slogato una spalla”

“Non esagerare Mitch, ti ho appena sfiorato”

“Ma se un altro po’ lo facevi passare dal muro” dice Lance che ha sicuramente visto la scena.

“Fa lo stesso, sono una ragazza e sono la più piccola, quindi mi spetta di diritto la camera più grande”

“Da quando ti consideri una ragazza?”

“Ma soprattutto la piccola di casa? dici sempre di essere grande”

“Lo fa solo perché gli fa comodo. Io mi scelgo un’altra stanza” dice Mitch camminando verso una delle camere vicine alla mia.

“Spiacente fratello quella è la mia” dice Lance fregandogli la stanza a destra della mia.

“Nah, non ci pensare nemmeno, quella è mia” dice Elliott indicando la stanza vicina a quella al proprio gemello, ricevendo un verso isterico da parte di Mitch.

“Questa va bene, o devo andarmene a dormire in garage” dice Mitch contrariato.

“In giardino sarebbe meglio”

“Ma quanto siete simpatici” dice spostando la sua roba nella stanza.

“Ragazzi vi siete sistemati?” chiede papà salendo le scale.

“Certo” dico affacciandomi dalla porta.

“Avete fatto presto, mi aspettavo che ci metteste più tempo, e che ci fossero molte più lacrime”

“Pà non sei simpatico, smettila di fare il giovane, non lo sei”

“Per tua informazione Lance sono ancora un tipo tosto” dice mettendosi uno dei miei cappelli e facendo le corna come i rapper.

“Pà per favore, non farlo mai più”

“Già, non farci assistere più ad una cosa simile, è imbarazzante”

“Grazie mille Mitch, almeno da te mi aspettavo un po’ di tatto, solo la mia piccolina non si prende gioco di me”

“A parte il fatto che Sid ha meno tatto di tutti e tre messi assieme, e poi non ti sta prendendo per il culo solamente perché ti ha chiuso la porta in faccia” dice Elliott. Apro la porta per riprendermi il cappello.

“A questo proposito ridammi il cappello, e non fare più una cosa del genere, se non vuoi che qualcuno ti prenda per il culo per il resto della vita”

“Si, qualcuno tipo i tuoi meravigliosi figli, a cui ora lascerai la jeep per andare a surfare” dice Lance allungando la mano per avere le chiavi.

“La spiaggia si trova dall’altra parte della strada, non potete andarci a piedi?”

“Le tavole pesano, e noi siamo stanchi, abbiamo praticamente finito di fare il trasloco ora, e poi dobbiamo cercare il posto adatto. Lasciaci la jeep, promettiamo di non graffiarla” dice Mitch, quando vuole sa essere persuasivo.

“Posso fidarmi di voi?”

“Quando mai ti abbiamo deluso pà?”

“Volete veramente che vi elenchi tutte le volte” dice con un sopracciglio alzato.

“No grazie, ora ci dai le chiavi per favore, il sole sta per tramontare e non c’è niente di più bello che surfare al tramonto” dice Elliott.

“Ho la vostra parola che non succederà nulla di male alla mia Micole?”

“Micole?” ride Lance per il nome che papà ha dato all’auto.

“Si, hai la nostra parola” dice Mitch sbuffando per il comportamento idiota di Lance.

“Hai la sua…” dico andando a mettermi il costume e prendere la muta.

“Riportatemela così come l’avete presa” dice papà arrendendosi, mollando le chiavi a Lance che aveva ancora la mano aperta davanti a lui.

“Pà?” chiama Mitch.

“Si”

“Davvero hai dato un nome all’auto?” chiede scoppiando a ridere.

“Perché voi non lo fate?”

“Si, ma noi siamo giovani, tu no”

“L’importante è sentirsi giovani dentro El. Riportatemi la jeep intera” dice scendendo le scale.

“Siete pronti?” dico uscendo dalla stanza.

“Prontissimi”

Usciamo da casa dicendo a mamma e papà che avremmo mangiato fuori, carichiamo le tavole sulla jeep, e cerchiamo il posto ideale dove riiniziare a respirare. Si, perché surfare, per noi è come respirare, non c’è niente di meglio che nuotare fino a largo e perdersi ad ascoltare il rumore del mare, con le onde che ti si infrangono addosso, steso sulla tavola a contemplare l’immenso che c’è alle tue spalle.

Troviamo il posto ideale, a circa un chilometro da casa, raggiungibile anche a piedi in una trentina di minuti. Parcheggiamo la jeep e facciamo scendere le tavole, indossiamo la muta e ci dirigiamo in acqua. Il surf è l’unica cosa che non potrà mai cambiare tra di noi, surfiamo insieme, questa è una cosa intrascindibile, ci accomuna, ci lega, senza il surf a quest’ora ci saremmo già scannati. Vivendo ad Half Moon Bay o imparavi a surfare o ti sparavi, voglio dire avere alcune delle più belle onde del mondo e non saperle cavalcare sarebbe stato un sacrilegio, quindi abbiamo imparato tutti a surfare, anche la mamma e il papà se la cavano, certo noi siamo dei professionisti ormai, ma loro non sono male. Surfiamo tutti sin dalla tenera età, non siamo mai andati a scuola di surf, Lance ed Elliott hanno imparato dal nonno, mentre io e Mitch abbiamo imparato dallo zio, il fratello minore di papà, e successivamente da Lance ed Elliott, una volta cresciuti. Il surf è la nostra miglior cura. Se abbiamo problemi, siamo stressati o se abbiamo litigato con qualcuno, andiamo a surfare e risolviamo tutto, magari con qualche gara per alleggerire le tensioni quando discutiamo tra di noi, non nego che siamo stati parecchie volte all’ospedale per via delle cadute dalla tavola, ma sono circa due mesi che nessuno di noi finisce con qualcosa di rotto, e questo è una specie di record o un miracolo che dir si voglia. Certo non tutte le volte è rose e fiori, e quindi ci sono volte in cui surfiamo da soli, specialmente da quando Lance ed Elliott hanno iniziato l’università e hanno accettato di lavorare in uno dei negozi dell’azienda di papà, e Mitch ha iniziato ad uscire da solo con i suoi amici. La maggior parte delle volte veniva qualcuno della cricca con me, ma altre volte ero sola, e il mare sembrava sempre troppo grande per me solamente, quindi non riuscivo a stare in acqua per più di dieci minuti, perdendomi delle onde meravigliose.

“Sid, ma che ti succede? è già la seconda volta che ti estranei oggi”

“Non è che ti sei innamorata e non ce lo vuoi dire”

“Già perché potremmo anche spezzargli le gambine a questo tizio”

“Ragazzi finitela, non c’è nessun ragazzo, e sapete che se mai ci fosse voi sareste i primi a saperlo. E comunque stavo solo pensando a quanto mi mancano le onde di casa”

“Mancano a tutti, ma ehi, si dice non piangere sul latte versato, quindi godiamoci queste nuove onde” dice Lance tuffandosi in acqua.

“E poi questa, da oggi, sarà la nostra nuova casa, quindi dimentichiamoci Half Moon Bay e le sue onde. Questa è la nostra nuova vita” dice Elliott seguendo il gemello in acqua.

“Ma io non voglio dimenticare, li c’è tutta la nostra vita”

“Lo so Mitch, neanche io voglio dimenticare casa, dobbiamo solo accettare che da oggi in poi avremmo una vita diversa, non nuova, solo diversa” dico raggiungendo i gemelli in acqua, seguita da Mitch.

Iniziamo a surfare, e i ragazzi iniziano a sfottersi e a dropparsi, ovvero iniziano a rubarsi le onde a vicenda, tagliandosi la strada. Il sole sta tramontando così blocco i ragazzi che hanno iniziato a schizzarsi, per fargli prestare attenzione allo spettacolo dietro di noi, quando si girano rimangono a bocca aperta, il tramonto è sempre un momento speciale per noi, anche l’alba ha il suo perché, però il tramonto la batte su tutti i fronti, c’è un atmosfera speciale con il sole che cala, forse l’acqua che diventa arancione, trasformando il cielo in qualcosa di meraviglioso, ma comunque è la parte migliore della giornata da passare sulla tavola. Mi sento osservata, così mi guardo intorno per vedere se uno dei ragazzi mi sta guardando, non è nessuno di loro, quindi guardo dietro di me e vedo tre figure sulla riva che guardano verso di noi, potrebbe sembrare strano visto che sono a centinaia di metri di distanza da noi, ma sembra proprio che ci stiano guardando. Avviso i miei fratelli.

“Ragazzi non vorrei sembrarvi paranoica, ma ci sono tre tipi che stanno guardando da questa parte”

“Bè avranno solo visto cosa vuol dire saper surfare veramente, lasciali rosicare” dice Lance.

“Sempre pieno di te, vediamo se hai ancora voglia di parlare” dico schizzandogli l’acqua in faccia e iniziando a nuotare sulla tavola per prendere l’onda. Sto per alzarmi in piedi, quando Lance mi droppa per cavalcare la mia onda. So che non dovrei farlo perché è troppo pericoloso, e l’onda è già stata tagliata, ma lo droppo a mia volta, pregando di non rompermi niente. Riesco a passargli davanti inerme, e a cavalcare quella che era, di diritto, la mia onda.
 

-

 
Ci sono dei ragazzi che stanno surfando, sono davvero in gamba, non li ho mai visti qui intorno, devono essere nuovi del posto, sarebbe bello imparare qualche trucchetto nuovo, così decido di chiederlo ai miei amici.

“Wes non dire niente, ti ho già capito, sarebbe veramente figo surfare con quelli”

“Si, ma io avrei fame, quindi perché ora non andiamo a mangiare, e rimandiamo le presentazioni ad un altro giorno. Tanto non mi pare che quelli debbano andare da qualche parte”

“Hai ragione, Keats, andiamo che ho fame”

Prima di spingerli a camminare, mi fermo e vedo che due iniziano a nuotare per prendere la stessa onda, sono dei pazzi se credono di riuscire a cavalcarla in due, uno di loro inizia ad alzarsi, prima che l’altro gli tagli la strada…peccato sia già finita.

“Guardate” grida Keaton. Ci giriamo per vedere, giusto in tempo, il tizio che aveva vinto, venire droppato, con l’onda già tagliata, da quell’altro, mentre quegli altri due seduti sulle tavole se la ridevano.

“Cazzo, quello è fuori di testa, avrebbe potuto spezzarsi il collo, porca puttana”

“Drew contieniti qualche volta, mi raccomando” dice Keaton sarcastico, riprendendo Drew.

“Che c’è? non siamo mica davanti alle telecamere, posso sfogarmi quando sono da solo”

“Dai andiamo a mangiare” dico spingendoli verso il pub che si trova vicino la spiaggia.
 

-

 
“Lance, la pianti di fare quello che ti riesce meglio, cioè l’imbecille, e darti una mossa. Stiamo morendo di fame qui” dico frizionandomi i capelli con l’asciugamano.

“Arrivo, arrivo” dice mettendosi in macchina e accendendo la radio.

“Dove andiamo a mangiare?”

“Un posto vicino che sto morendo di fame” dico massaggiandomi la pancia.

“Quello lì giù sembra un pub, perché non ci fermiamo”

“Bellissima idea” dico saltando giù dall’auto appena Lance accosta al parcheggio.

“Vuoi romperti di nuovo il crociato Sid?” dice Mitch con un sopracciglio alzato.

“Sembri la mamma con quell’espressione, e comunque no, non voglio rompermi niente, sto battendo il mio record personale, sarebbe un reato troncarlo proprio ora. E ora andiamo” dico spingendo i ragazzi verso l’entrata del pub.

Ci sediamo ad un tavolo, ed ordiniamo da mangiare. Nel locale c’è una marea di gente, strano per un pub, la sera presto e nel bel mezzo della settimana, soprattutto se tutta quella gente sono per lo più ragazzine. Iniziamo a parlare di com’è il surf ad Huntington, e non perdo occasione per sfottere Lance.

“Invece di pavoneggiarti, perché non parliamo di come ti ho droppato alla stragrandissima oggi” dico muovendo le sopracciglia.

“Oh, hai avuto solo fortuna. Te l’ho lasciato fare, non volevo farti spezzare il collo in due”

“Si si, dicono tutti così” lo sfotte Mitch.

“D’accordo sei stata discreta” ammette Lance.

“Solo discreta? fratello, ti ha fatto il culo a strisce. Non per vantarmi ma gli ho insegnato tutto io” si vanta Elliott.

“Per prima cosa non mi ha fatto il culo a strisce…”

“No, infatti te lo ha fatto a stelle e strisce” dice Mitch.

“Ah, simpatico. E secondo, ha imparato a surfare da tutti e due”

“Ehi non te la prendere, per essere tuo allievo, Mitch non è affatto male, anzi” lo prende in giro Elliott.

“Senza che fate troppo i gradassi, è stato zio che ci ha imparato a surfare, voi ci avete solo addrizzato i binari. E comunque c’è chi nasce con del talento e chi no” concludo indicando Mitch.

“Ehi, io ho del talento, e mi sono rotto decisamente meno cose di te”

“Questo non vuol dire che sei meglio di me, significa solo che sei troppo coscienzioso, e te la fai in mano se devi droppare qualcuno”

“Non è vero, Sid, e questo tu lo sai” dice puntandomi l’indice contro in modo minaccioso.

“Abbassa quel dito, sir So Tutto Io, non volevo offenderti”

“Invece lo volevi eccome”

“Sid” dicono i gemelli nello stesso momento con toco accusatorio.

“Scusa Mitch, non volevo dire che eri meno talentuoso di me, ma ehi, è la verità, quindi non vedo dove sia il problema, io non mento mai” dico guardando le facce minacciose dei gemelli, “ok, scusa. Mi perdoni Mitchie” prego il mio gemello facendo il labbruccio e sbattendo le ciglia.

“Non chiamarmi Mitchie, e comunque si ti perdono, non potrei mai rimanere arrabbiato con te” dice abbracciandomi e scompigliandomi i capelli.

“Perché te non fai così con me?” chiede Elliott a Lance con un tono di voce che tocca l’isteria.

“Pff…Come mai non indossi il cappello?” chiede Lance scioccato, snobbando il suo gemello.

“L’ho dimenticato a casa, ma solo per farvelo notare, riesco anche a stare senza cappello, non sono completamente fusa”

“Dici? un paio d’anni fa stavamo andando a trovare il nonno a Los Angeles, eravamo quasi arrivati e tu ci hai fatto tornare indietro perché avevi dimenticato il cappello”

“Siete davvero delle palle al piede”

“Anche tu, comunque com’è sta storia che non menti mai?” chiede Elliott alquanto scettico.

“Beh dico balle solo per quello che mi interessa”

“Uff…ma che sono tutte queste ragazzine? c’è qualcuno di famoso” dice Mitch alla cameriera di passaggio.

“Si, ci sono gli Emblem3…sono arrivati quarti ad xFactor, tempo fa. Non capisco però perché le ragazzine facciano tutto questo casino, se loro abitano praticamente qui, potrebbero suonargli alla porta di casa, se vogliono una foto, non venire qui per perforare i timpani alla sottoscritta” dice allungando l’occhio sui gemelli, “volete qualcos’altro da mangiare?” chiede facendo la gatta morta.

“Io vorrei una panna cotta al caramello” dice Mitch.

“Si, anche noi” dicono i gemelli.

“Tu carina cosa vuoi?” mi chiede la cameriera risvegliandomi dal mio stato di trance.

“Quello che hanno preso loro”

“Sid ti senti bene?”

“Si El, perché?”

“Perché abbiamo ordinato panna cotta al caramello, e a te il caramello non piace” dice Lance con fare ovvio.

“Ah giusto, beh allora penso che prenderò una panna cotta al cocco”

“Sid, ehi Sid” mi chiama Mitch.

“Che c’è?” chiedo iniziando ad innervosirmi.

“Tu sei allergica al cocco”

“Oh giusto”

“Prende una panna cotta ai frutti di bosco, garantisco io per lei” dice Elliott alla cameriera.

“Un momento” Lance ferma la cameriera, “come ha detto che si chiama?”

“Oh, io non l’ho detto, comunque è Reb…”

“Non voglio sapere il tuo nome, ma come si chiama il gruppo”

“Oh, Emblem3” dice girando i tacchi per portare le ordinazioni in cucina.

“Ora capite perché è in questo stato di catalessi?” chiede Lance.

“Forse gli Emblem3 sono la causa” dice Mitch sarcastico.

“Già, ma quei tre pompati non sono la causa, sono il problema” dice Elliott con tono scuro.

“Andiamo El, non essere così duro, sono solo tre poveri coglioni”

“Scusatemi voi due, ma una volta non vi stavano simpatici? dicevate che non erano come le altre boyband, fangirlavate davanti la tv, mi avete costretto ad andare ad uno show dal vivo, e ora vorreste dirmi che vi stanno sul cazzo?”

“Senza quello show, non ti saresti mai innamorato di Keaton”

“Io non mi sono innamorato di nessuno, e voi due, siete solo dei coglioni” dice Mitch diventando bordò.

“Ma è vero, ti ha folgorato”

“Oh, la principessina si è risvegliata finalmente”

“Ovvio, per sfottere Mitch sono sempre presente, e comunque non insultate gli Emblem3” dico dando un colpo ai gemelli.

“Certo, insultiamo i suoi idoli, e finiamo subito sulla lista nera” dice Elliott sbuffando.

“Non sono i miei idoli, solo Kelly Slater lo è” dico seria, “e non finirete mai sulla lista nera, men che mai per dei ragazzi”

“Brava la nostra ragazza, ora si inizia a ragionare” dicono i gemelli abbracciandomi.

“Comunque non insultate mai più gli Emblem3, o ve la dovrete vedere con me, e con Mitch” dico ridendo.

“Ancora, non mi piace Keaton” dice Mitch con tono isterico. Ah, giusto, non ve lo avevo detto, Mitchell è gay, io l’ho sempre saputo, i ragazzi lo hanno scoperto da qualche anno, e lo hanno picchiato perché Mitch non glielo aveva detto subito, ma glielo aveva tenuto nascosto per paura che lo schifassero e potesse cambiare qualcosa tra di loro. Ad oggi i ragazzi ci scherzano su e gli chiedono consigli su come stanno, quando devono uscire con qualcuna, ciò che accade spesso, nonostante Mitch non sia effemminato, ne fissato con le creme per il viso e i pantaloni stretti. I nostri genitori l’hanno presa bene, la mamma non aspettava altro che la sua confessione, dopotutto si dice che nessuno conosce i figli bene come le proprie madri. Papà invece gli ha regalato una scatola di profilattici, dicendogli che anche se a lui piacciono i ragazzi, le precauzioni dovrà sempre prenderle, perché le malattie si attaccano anche tra maschi, e si è congedato dandogli una pacca sulle spalle, è stato un momento davvero imbarazzante.

“Guarda un po’, il ragazzo di Mitch si sta avvicinando” dice Lance dandomi una gomitata per avvisarmi.

“Non è il mio ragazzo, e non mi piace” dice Mitch a denti stretti.

“Ok, come vuoi” alziamo le mani in segno di resa. Keaton sta andando verso il bagno, passa davanti al nostro tavolo, ma invece di proseguire, si volta e torna indietro verso di noi. Credo che Mitch stia per svenire e credo che io lo stia imitando…

“Ehi, scusatemi, ma mi ricordate qualcuno, siete per caso quei ragazzi che prima stavano surfando a largo della spiaggia?” chiede imbarazzato massaggiandosi il collo.

“Si, siamo noi, hai bisogno di qualcosa?” chiede Elliott con una punta di disprezzo nella voce.

“Scusalo, è un po’ stanco, sai il jet lag” dico mollando una cinquina nello stomaco di Elliott.

“Ma quale jet lag Sid? veniamo dalla California se non te lo ricordi”

“Taci Lance, non sei d’aiuto. Comunque volevi chiederci qualcosa in particolare?” chiedo facendo la faccia da angioletto.

“Volevo solo dire che siete stati veramente forti. Ma sbaglio o ne manca uno? credo che tu sia la ragazza, beh se ti intendi almeno un po’ di surf sei circondata da dei fenomeni, credimi carina. Allora dov’è il quarto? e chi di voi ha droppato quell’onda?” chiede Keaton con gli occhi a cuoricino. Vorrei sfigurare quel bel visino, come si permette di chiamarmi carina, e di insinuare che non m’intendo di surf, sono io che ho droppato quell’onda, e che cavolo!

“Sono stato io, si lo so, sono un fenom…” Lance mi ha già stancato, sta sparando troppe cazzate, così l’ho azzittito con una gomitata tra le costole.

“Ma sei uscita fuori di testa?” grida Lance tenendosi il fianco.

“No, sei tu che sei fuori, come ti viene in mente di dire che quell’onda l’hai droppata tu, quando è chiaro come il sole che sono stata io, e sono io il quarto. Scusami tanto, carino, se sono solamente una ragazza, ho deluso le tue aspettative?” concludo rivolgendomi a Keaton.

“Sid ma ti sei bevuta il cervello?” mi chiede Mitch. Ok, forse ho un po’ esagerato, ma cazzo sono io il fenomeno qui, non Lance. E quindi erano gli Emblem3 quelli sulla spiaggia che ci guardavano, interessante.

“Scusami tanto. Io sono Sidney Severson, per gli amici Sid” dico allungando la mano a Keaton per presentarmi, “e loro sono Mitchell, Elliott e Lance, e non sono la ragazza di nessuno dei tre, sono soltanto la sorella”

“Piacere di conoscervi, e ora che ci faccio caso, vi assomigliate molto, soprattutto tu gli somigli” dice indicando Mitch.

“Siamo gemelli” diciamo in coro.

“Ora si spiega la somiglianza, solo io e mio fratello non ci somigliamo. Comunque io sono Keaton, Keaton Stromberg”

“Lo sappiamo” dice Mitch alzando un po’ troppo la voce. Keaton fa una faccia interrogativa.

“Sei Keats degli Emblem3. Abbiamo visto xFactor, siete grandi. Ah, e per sottolineare, tu e Wes vi somigliate molto, a parte gli occhi e il colore dei capelli”

“Oh, grande allora. Scusate ma vorrei presentarvi Wes e Drew, pensano che siate davvero bravi, e vorrebbero conoscervi. Tecnicamente stavano per tuffarsi in acqua quando vi hanno visto surfare, ma forse era un po’ troppo e sareste corsi via, così abbiamo aspettato, tanto pensavamo di rincontrarvi qualche altro giorno, però ora siete qui, quindi perché non approfittare….. Una ragazza, ancora non ci credo, quando lo sapranno si sotterreranno” dice andando a chiamare il resto del gruppo scuotendo la testa incredulo e parlando da solo. Torna poco dopo, con al seguito Wes e Drew.

“Ragazzi loro sono Sidney, Mitchell, Elliott e Lance, i ragazzi che abbiamo visto surfare” ci presenta Keaton.

“Ehi, come va?! io sono Drew”

“E io sono Wesley, ma chiamatemi Wes”

“Ehm, ragazzi, loro già ci conoscono, ci hanno seguito ad xFactor” dice Keaton.

“Oh, beh allora nessun problema. Vuoi un autografo piccoletta, o magari una foto…che vuoi?” dice Wesley rivolgendosi a Keaton che gli sta facendo segno di tacere.

“Forse prima volevo una foto, ma ora non ne sono poi più così sicura” dico guardandolo male, nessuno deve chiamarmi piccoletta, nessuno.

“Wes, Wes taci per piacere. Quella che hai chiamato piccoletta è quella che oggi ha droppato quell’onda, quindi eviterei di fare il galletto visto che dovresti prostrarti ai suoi piedi, e poi i ragazzi sono suoi fratelli, quindi se non vuoi finire con qualcosa di rotto, evita di fare il simpatico, che tanto non ti riesce.”

“Sei stata tu?” mi chiede Drew, annuisco, “posso abbracciarti?”

“Dovrei chiedertela io una cosa simile, ma ehi, che problema c’è?!” dico abbracciando Drew.

“Sei un vero mito, potrei sapere dove hai imparato?” mi domanda Drew.

“Ora dirà che è tutto talento naturale e bla, bla, bla…” dice Mitch parlando da solo, facendo ridere Keaton.

“Sei carino” nessun giro di parole, credevo che Keaton fosse molto più timido, “intendo, nel senso che prendi in giro tua sorella in modo carino, e si, insomma…”

“Se se, è carino, abbiamo capito. Allora chi ti ha insegnato?”

“Oh, ho imparato da mio zio. Ma devo dire che i miei fratelli mi sono stati molto d’aiuto in questi anni. Credo che un po’ di merito vada anche a loro, se ad oggi sono così brava. E poi c’è anche tanto talento naturale” dico guardando Mitch, che è diventato rosso dalla testa ai piedi.

“Volete rimanere in piedi, o vi sedete?” strano ma vero, i gemelli hanno reagito, pensavo li avrebbero sbranati sul momento, invece mantengono ancora quel po’ di fangirlismo da sopportarli.

“Se non disturbiamo”

“Ma quale disturbo e disturbo, sedetevi” dice Mitch riacquistando il suo colore naturale.

“Da quale parte della California venite?” chiede Keaton.

“Half Moon Bay, non so se avete presente il paradiso terrestre…” dice Lance.

“Il paradiso del surf” lo corregge Elliott.

“Beh ecco, veniamo da lì” conclude Mitch.

“Ora si spiega perché sapete surfare in quel modo, venite dalla terra del surf” esclama Drew ad alta voce.

“Quanti anni avete?” oh, no, pensavo che Wesley avesse perso la voce.

“Noi ne abbiamo ventuno, loro diciotto” dice Elliott indicando il proprio gemello, e poi me e Mitch.

“Che ne pensate di vederci per surfare domani?”

“Drew, controllati, non sei mica una ragazzina, avranno anche loro le loro cose da fare. A quanto ho capito si sono trasferiti da poco, dovranno ancora sistemarsi, lasciagli il tempo di respirare”

“No Wes, ci piacerebbe molto surfare con voi, tanto non abbiamo impegni per domani” dico guardando i gemelli. Spero tanto che dicano di si.

“Ma si, non moriremo mica se surfiamo con loro” dice Lance al proprio gemello.

“Allora siamo d’accordo, speriamo solo che la mamma non faccia storie”

“Oh andiamo El, che potrebbe mai dirci?” dico.

“Non so, qualcosa del tipo, siamo arrivati da un paio di giorni e già non vi fate più vedere?!” dice Mitch con ovvietà.

“Non lo farà se gli diciamo che passeremo il giorno dopo tutto con lei” dice Elliott.

“Io non passerò un giorno intero con la mamma, voi siete matti. Passatecelo voi, se tanto vi piace l’idea” dico, “sentirla parlare delle vostre relazioni sessuali, o di quale gonna dovrei indossare per piacere ai ragazzi non è nei miei piani”

“Sia chiara una cosa…”

“Tu non indosserai mai una gonna per piacere ad un ragazzo…”

“Ti è chiaro il concetto?” dicono i miei fratelli con serietà.

“Tranquilli, non è nei miei piani per il prossimo futuro indossare gonne, per quanto riguarda i ragazzi…” mi blocco alle facce che hanno assunto i miei fratelli, sembrano irritati.

“Che stavi dicendo scusa?” chiede Lance con quella faccia da schiaffi.

“La fate finita per piacere, li spaventerete così” dico indicando i ragazzi.

“Oh, ma era questa l’idea” dice Elliott.

“Ma per l’amor di Dio, ho diciott’anni, non sono più una ragazzina, so badare a me stessa, non ho bisogno delle guardie del corpo. Sono libera di uscire con chi mi pare, e quando mi pare. Mi pare di essere nata in un paese libero”

“Non se fai di cognome Severson, ed hai noi come fratelli” dice Lance, indicando lui, Elliott e Mitch.

“Bei fratelli del cavolo” dico sbuffando.

“Ehi, lo fanno per il tuo bene, so quanto si possa essere gelosi della propria sorella. Io e Keaton abbiamo una sorella, e beh, Brooke non è potuta uscire con un ragazzo fino ai diciannove anni, nonostante noi fossimo più piccoli di lei, la costringevamo a rimanere a casa con noi e a non vedere nessun ragazzo”

“Wes non per deluderti, ma noi eravamo più piccoli, e per quanto mi piacerebbe crederlo, non credo che Brooke non sia mai uscita con qualcuno, forse non ce ne accorgevamo, ma succedeva”

“Beh, l’importante era non saperlo, com’è che si dice? occhio non vede, cuore non duole” dice Wes facendomi l’occhiolino, “e comunque ora siamo zii di un meraviglioso bambino, quindi arriverà il giorno in cui i vostri sforzi saranno inutili, e lei andrà avanti con la propria vita, lasciandovi indietro”

“Vi manca molto”

“Più di quanto tu possa immaginare” dice Wes tristemente.

“Così, per informazione, quanti anni avrebbe Brooke?” dicono i gemelli spaventati.

“Ne ha ventitré, ma non spaventatevi, il suo ragazzo è un tipo apposto, e ama molto lei e Isaac, ci è stato subito simpatico”

“Quindi dici che dovremmo lasciarla fare? uscire con i ragazzi e cose così”

“Lo farà quando sarà pronta”

“Ma certo continuate a parlare come se io non ci fossi, tanto state solo programmando la mia vita, con dei perfetti sconosciuti, anzi dei cantanti, ma tanto che mi frega, aspetterò che mi facciate conoscere il tipo della mia vita, magari noioso e neanche così carino, che non sa nemmeno surfare…”

“E no, almeno surfare dovrà saperlo fare, altrimenti chi ce lo vuole dentro casa” dice Mitch.

“E allora solo per vostra informazione, i surfisti sono tutti dei fighi da paura, non sono noiosi, e sono pure un po’ stronzi, quindi se volete il surfista come cognato cascate male”

“Non ti preoccupare Sid, troveremo l’unico surfista cesso e noioso, a costo di attraversare l’oceano a piedi” dice Lance ridendo.

“Cazzo ridi? siete degli illusi se credete che io stia alle vostre regole. Uscirò solo con chi dico io”

“Con chi diciamo noi, vorrai dire” dice Elliott, gli faccio la linguaccia.

“Noi non eravamo così possessivi con Brooke, forse perché eravamo più piccoli, e quindi avrebbe potuto benissimo picchiarci” dice Keaton.

“Oh, ma lei ci picchia, e fa anche male. L’ultima volta mi ha fratturato il polso destro” dice Mitchell, facendo ridere i ragazzi.

“Sei davvero grande ragazza” dice Drew scompigliandomi i capelli. Questa è una cosa che odio, per questo indosso sempre il cappello, odio che la gente mi tocchi i capelli, ma forse a Drew potrei lasciarglielo fare.

“Credo che l’abbiamo persa” dice Elliott a Lance.

“Li abbiamo persi entrambi” afferma Lance.

“Chi avete perso?” chiediamo io e Mitch in coro.

“Siete seri?” chiede Elliott con un sorrisetto sulle labbra, “tu ti fai toccare i capelli…” dice indicandomi.

“E tu hai perso la tua solita parlantina” dice Lance a Mitchell.

“Non mi pari uno molto logorroico” dice Keaton guardando Mitchell.

“Difatti non lo sono. Sono loro che esagerano”

“Lo è, lo è, sei solo tu che lo metti in imbarazzo”

“Sid io non parlerei se fossi in te” dice Mitch.

“Non so se sono più felice del fatto che si stiano sfottendo a vicenda, o più incazzato del fatto che gli piacciano questi” dice Lance ad Elliott.

“Se siamo noi il problema possiamo anche andarcene” dice Drew alzandosi.

“Non c’è nessun problema, restate” dico mettendo una mano sulla spalla di Drew per fermarlo, “ragazzi ditegli che non c’è nessun problema” dico guardando male i gemelli.

“No, nessun problema”

“Perché dovremmo mettervi in imbarazzo?” chiede Drew.

“Perché questi due sono pazzi di voi” dice Lance indicandoci.

“Seriamente? ma è un onore” dice Keaton.

“Ehi, non siamo noi quelli che sono andati a vedere tutti i live show” dico ai gemelli.

“Sì, ma noi non li amiamo alla follia come fate voi due, pensiamo solo che la loro musica, quella prima di xFactor, sia figa, solo questo” ci sfotte Elliott, mentre i ragazzi se la ridono.

“Noi non amiamo nessuno. Giusto Sid?”

“Giusto Mitch, noi non li amiamo, ci piace solo come cantano”

“Tranquilli ragazzi, non vi uccidiamo mica se ci dite che vi piacciamo, siamo abituati ai fan, e devo dire che voi siete i meno peggio che abbiamo incontrato, gli altri solitamente ci urlano nelle orecchie e basta” dice Wesley.

“Oppure ci palpano. E credetemi, è veramente imbarazzante quando lo fanno. Soprattutto quando lo fanno i ragazzi…”

“Si Drew, non che comunque la cosa dispiaccia molto a qualcuno, vero Keats?”

“Che?” chiede Keaton diventando fucsia dalla testa ai piedi.

“Oh andiamo, alcuni ti piacciono, non mentirci” dicono Wes e Drew.

“Credo che ci staranno molto simpatici questi due” dicono i gemelli ridendo sulle disgrazie altrui.

“Va bene, credo che sia arrivata l’ora di andare a casa, è tardi, e la mamma si starà preoccupando” dice Keaton ai ragazzi.

“Già, anche noi dobbiamo andare, prima che papà chiami la polizia e denunci la scomparsa della sua jeep” dico ai miei fratelli. Ci alziamo, paghiamo e andiamo a casa. Ci siamo messi d’accordo con i ragazzi per andare a surfare il giorno seguente, ci vedremo al molo alle 11, Keaton dice che Wes e Drew ci mettono molto a carburare la mattina, loro, invece, affermano che è Keaton quello con difficoltà ad abbandonare il letto troppo presto. Arrivati a casa troviamo i nostri genitori che guardano Gothika abbracciati sul divano in salotto. Mi butto subito vicino a mia madre per seguire il film.

“Vi sembra questa l’ora di tornare?”

“Ma mamma, quando eravamo ad Half Moon Bay tornavamo molto più tardi”

“Si Lance, ma non conoscete ancora la città, e avevate detto che tornavate presto”

“Pà, questo è tornare presto, o volevi che mangiassimo con l’imbuto?!”

“Abbiamo incontrato gli Emblem3, sai quei ragazzi che hanno partecipato ad xFactor, è per questo che abbiamo fatto tardi”

“Vuoi dire quei tre ragazzi così carini che mi piacevano tanto?”

“Si, mamma, quelli lì”

“Ma Mitch tu non avevi una cotta per uno di loro?”

“No, pà”

“Si, in realtà è ancora cotto” dicono i gemelli.

“No, non è vero”

“Si che è vero”

“No”

“Si”

“No”

“No”

“Si”

“Ah, ti abbiamo fregato”

“Oh fanculo”

“Sentite non è che potete tacere e andare a fare i coglioni da un’altra parte”

“Sidney” dice la mamma arrabbiata.

“Si, ho capito. Scusate. Ora tacete”

“Cos’è ti disturbiamo con le nostre chiacchiere?”

“In realtà mi disturbate anche solo se respirate”

“Ma quanto sei simpatica…”

“Si, come l’ortica nei pantaloni”

“Per piacere potete andare a parlare da un’altra parte, qui c’è Rob che recita, quindi smammate” dico muovendo le mani per scacciarli, neanche fossero mosche, bè fastidiosi come loro lo sono, quindi non ho tutti i torti.

“Scusaci tanto ma vogliamo vederlo anche noi il film” dicono quei tre ippopotami buttandosi su di me.

“Mi state uccidendo, non è che potreste sedervi come delle persone civili? ovviamente se sapete cosa voglia dire il termine”

“Che ci trovate tutti in questo tizio” prima occhiataccia a mio padre, “non mi sembra così figo come lo descrivete” seconda occhiataccia, “e nemmeno così simpatico come appare” mi sto alzando per picchiarlo, “per non parlare della sua recitazione, è veramente ridicolo, Lassie recita meglio” sto per ucciderlo, me lo sento, gli punto un dito contro.

“Come ti permetti?” grido così forte che mio padre si spaventa, “mai, e dico mai, insultare Robert Downey Jr davanti a me, come puoi solo pensare quello che hai detto. Lo hai paragonato ad un cane. Un cane! Ma dico io, voi sapete cosa voglia dire saper recitare? io credo di no. Tu” dico colpendogli il petto con un dito, “tu credi che Brad Pitt sia un attore, quindi che ne vuoi sapere della recitazione altrui. Già uno che pensa che Brad Pitt sia un attore non dovrebbe parlare, figurati se insulta anche persone che hanno alle spalle anni di carriera. Fammi un favore non parlare più di alcun attore, almeno che non sia per dirmi che DeNiro è davanti la nostra porta” dico andandomene, “ah, e per la cronaca, Robert Downey Jr è un grandissimo figo, con i suoi quarantacinque anni suonati, e più invecchia, più diventa figo, quindi perché non fai un salto in palestra per rimetterti in forma?” concludo sparendo per le scale, nella foga del discorso mi sono anche strozzata con la saliva, e ora non ricordo più dove sia la mia camera. Sbaglio due volte prima di approdare in camera. Mi tolgo i vestiti e vado a farmi una doccia. Quando esco indosso la biancheria, uno dei pantaloncini di Mitch e una delle maglie di Lance, del suo periodo IronMaiden, lego i capelli ancora bagnati in uno chignon e mi siedo sul letto a leggere il terzo di Hunger Games, sarà la duecentesima volta che lo leggo, ma rimane sempre una suspance continua.
 

-

 
“Cos’ho detto di così sbagliato?” dice papà sedendosi sul divano.

“Tutto pà, non puoi aspettarti di insultare il suo attore preferito e non essere punito, l’ultima volta ti ha anche dato un calcio” dico.

“Si Mitch, ma quella volta si parlava di Johnny Depp”

“Appunto, Depp e Downey sai che non glieli devi toccare, sono i suoi miti, ucciderebbe per loro”

“Va bè ma che avrò detto mai”

“Tesoro, prova ad avere il loro fisico e poi ne riparliamo”

“Mà, ti prego no” diciamo in coro io e i gemelli.

“Sentite non è che potreste andare a dormire, io e vostra madre volevamo stare un po’ da soli”

“Pà non dire altro…” dice Elliott.

“Ce ne andiamo subito” dice Lance spingendo me e il gemello su per le scale.

“Ah, i letti sono già pronti. Sogni d’oro ragazzi, date la buona notte anche a Sidney” dice la mamma mandandoci un bacio.

“Buonanotte ragazzi” dice papà senza neanche guardarci.

“Notte” rispondiamo in coro. Saliamo le scale, ci diamo la buonanotte e poi entriamo ognuno nella propria stanza. Mi lavo e poi metto il pigiama, che consiste in un paio di boxer e una canottiera, visto il caldo che fa qui in California. Dovrei dormire ma non ho ancora sonno, e visto che non ho ancora tolto i libri dagli scatoloni, e in tv non fanno nulla di interessante, non so che fare, così decido di andare a vedere se Sid è ancora sveglia. Busso alla sua porta e sento un grugnito in risposta, chiaro segno che è immersa in qualche lettura e non vuole essere disturbata.

“Se sei uno dei gemelli non ti azzardare nemmeno ad entrare” dice Sid da dentro la stanza.

“E se invece è solo il tuo gemello che ha voglia di passare un po’ di tempo con la sua sorellina?” chiedo esitante sulla porta.

“Oh andiamo Mitch, sai che per passare del tempo con te ci sono sempre, ma siamo stati tutto il giorno insieme”

“Si, ma insieme agli altri, io intendevo stare da soli, solo noi due, senza Lance ed Elliott tra i piedi”

“Noto un po’ di gelosia nei confronti dei fratelloni o sbaglio?”

“È che sembra sempre che io per te non esista quando ci sono loro, sembra che non sia nemmeno il tuo gemello” dico rimanendo sulla porta.

“Mitch lo sai che sei la persona più importante della mia vita?”

“Non quanto i gemelli però”

“No, è vero, più dei gemelli, e sai perché? perché sei il mio gemello Mitch, sei il mio fratellone rompipalle e un po’ insicuro, sei la mia fotocopia, sei la mia metà, sei me. È per questo che tengo a te più di quanto io tenga a Lance ed Elliott, ma non glielo dire per favore, li ferirei a morte, anche se so che per loro è la stessa cosa, si condivide qualcosa di diverso con un gemello”

“Si, l’utero della madre”

“Con un gemello si condivide la vita, le strigliate, le punizioni, le amicizie, i dolori, le sensazioni, l’aspetto e l’utero della madre. È un legame indissolubile, più forte di qualsiasi altra cosa. Vieni qui” dice allungandomi una mano in modo che la raggiunga. Quando mi avvicino noto che sta piangendo. Mi siedo sul letto, gli asciugo le lacrime e l’abbraccio. Inizio a piangere anch’io, forse è proprio vero che i gemelli condividono tutto.

“Scusami” dico stringendola più forte.

“Perché?” mi chiede alzando il viso.

“Non volevo farti piangere, non era mia intenzione”

“Ma se stai piangendo anche tu” dice asciugandomi le lacrime. Sta ridendo.

“Perché ridi?”

“Siamo un disastro Mitch. Guardaci. Piangiamo perché siamo degli idioti, invece di ridere, piangiamo”

“Ce l’hanno sempre detto che siamo un po’ strani”

“Un po’ tanto”

“Già, parecchio strani” dico giocando con i suoi capelli.

“Lo sai che se i ragazzi scoprono che ti lascio toccare i miei capelli, mi uccideranno?”

“Ehi, io sono il tuo gemello, ho più diritto di loro, me lo posso permettere. Dopotutto ti ho sopportato per nove mesi in uno spazio angusto, cosa che loro non hanno fatto, quindi posso permettermi di fare cose che loro non possono fare”

“Come disturbarmi mentre sto leggendo”

“Più o meno”

“O mentre sto scrivendo”

“Già”

“O mentre ascolto la musica”

“Ho capito il concetto” dico ridendo.

“Allora non dubitare più di niente, perché la prossima volta che piangerai non sarà per un mio discorso toccante, ma perché ti picchierò talmente forte da mandarti all’ospedale”

“Grazie mille. Ti voglio bene anch’io” mi fa la linguaccia.

“Ti voglio bene Mitchie” dice accoccolandosi sul mio petto.

“Anch’io pulce, anch’io” dico circondandola con le braccia.

“Stanotte dormi con me? non te ne andrai mica dopo un momento del genere” sembrerebbe strano, ma ho sentito come se mi avesse stretto più forte per paura che me ne possa andare.

“Non vado da nessuna parte” dico dandole un bacio sulla fronte, “e ora dormi” chiudo gli occhi.

“Mitch?”

“Mmm?” grugnisco mezzo addormentato.

“Ti piace il piccolo Stromberg?”

“Tanto quanto a te piace lo Stromberg più grande”

“Allora te la posso dire una cosa?”

“Cosa?”

“Siamo messi veramente male”

“Lo so. Ora dormi”

“Notte Mitch”

“Notte Sid”


 
 
 
 

*Angolo dalla dubbia moralità*

Salve a tutti, spero che almeno il prologo vi abbia un pochino
interessato, se così non fosse, mi scaverò una fossa e mi ci seppellirò da sola.

Non è la prima volta che scrivo qui su EFP, ma è la prima volta in assoluto che scrivo sugli Emblem3.

Li conosco da circa un anno, mi hanno stregato con Sunset Boulevard e continuano a farlo con l’uscita del loro primo cd, e credo che lo faranno fino alla morte, musicalmente parlando si intende.

Credo che Keaton sia il quasi diciassettenne con la voce più graffiante dell’universo, nonché il ragazzo più scoordinato del mondo. Se qualcuno di voi è contro lo slash e quindi contro i gay fatemi un favore, non continuate nemmeno a leggere, visto che in questa storia Keaton sarà irrimediabilmente gay. Se invece c’è chi pensa che i gay siano persone come tutte le altre, bè benvenute.

Credo che Wesley debba stare molto attento ai movimenti che fa, se non vuole rischiare di essere violentato da qualche fan.

Mentre Drew, bè è Drew, quindi dovrebbe fare meno il cascamorto con le ragazze, e pensare di più alla musica.

Spero davvero che questa storia vi faccia entusiasmare, come ha fatto entusiasmare me.

Le critiche sono sempre ben accette, ma le recensioni positive sono comunque gradite.

Al prossimo capitolo, xoxo S.




Questi sono i protagonisti:

Image and video hosting by TinyPic
 

 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Chapter I ***


Scusate veramente tanto per il ritardo, sono imperdonabile, potete uccidermi dopo aver letto il capitolo. Ringrazio la mia luce, xFelixFelicis, per avermi spronato a continuare. Ecco a voi il vostro meritatissimo capitolo.
 
 

 





Chapter I
 
Mi sveglio sentendo la suoneria che notifica un messaggio non letto, è mia cugina Grace, apro il messaggio per leggere cosa c'è scritto, magari verrà a trovarci il prossimo weekend, invece quel messaggio contiene la mia prematura morte.
 

-

 
Mi sveglio sentendo qualcuno muoversi, dev'essere Sid che non ha più sonno, mi alzo trovandola seduta sul letto con le mani tra i capelli.
"Sid che cos'hai? Ti senti male?" dico scuotendola. Non mi risponde. È scossa da piccoli singhiozzi. "Sid stai piangendo?"
Una luce mi attira, è il cellulare di Sid che è rimasto aperto. Guardo lo schermo che ritrae la foto dell'attore Cory Monteith.
"Ehi da quand'è che hai le foto di Cory sul telefono?" chiedo ridendo, "so che non è il più figo tra i ragazzi, ma non c'è bisogno di piangere" alle mie parole inizia a piangere ancora più forte. Il cellulare di Sid inizia a squillare così rispondo.
-Pronto, chi è?
-Oh Mitch sei tu, come l'ha presa Sid?
-Come ha preso che cosa Grace? Centra qualcosa il fatto che Sid sta piangendo?
-Sta piangendo?
-Si Grace, Sid sta piangendo, ora però mi spieghi il perché?!
-Mitch, Cory Monteith è morto. L'hanno trovato in una stanza d'albergo a Vancouver, ipotizzano sia morto per overdose. Ho mandato un messaggio a Sid appena l'ho saputo.
-Cazzo Grace, sei un'idiota. Ti pare il modo di dirlo alla gente.
-Non prendertela con me, che ne sapevo che ci teneva così tanto, non mi pare gli fosse molto simpatico Finn.
-Si, ma quella era una cazzo di serie tv. Cory è un'altra cosa.
-E io che ne potevo sapere?
-Senti Gracy fammi un favore, vaffanculo.
Chiudo la chiamata e cerco di far reagire Sidney, la scuoto, gli parlo, mi ci incazzo, ma niente. I gemelli ci hanno raggiunti, devo  aver alzato troppo la voce.
"Cosa cazzo è successo qui? È Mitch, che cazzo succede?" dice Lance prendendo tra le braccia Sid, questa, se possibile, inizia a piangere ancora più forte.
"Io...non lo so. Mi sono svegliato e lei era lì che piangeva, ha chiamato Grace e mi ha detto che gli ha inviato un messaggio con scritto che Cory Monteith era morto di overdose. Ho cercato di farla calmare, ma sembra impossibile"
"Shh, manteniamo la calma, riusciremo a farla smettere. Ehi Sid, non piangere, ora starà sicuramente meglio, ha finito di soffrire"
"Ehi Elliott?"
"Che c'è?"
"Sei un emerito coglione. Come cazzo puoi far star meglio una persona se gli parli così!"
"Ed io che cazzo ne so. Non ho mai consolato nessuno per la morte di qualcuno"
"E fammi un favore. Non provarci mai più" di colpo sentiamo una risata.
"Siete veramente pessimi. Ma siete riusciti a farmi sentire meglio. Ha ragione Elliott, ora non soffrirà più, forse è una cosa positiva" dice Sid alzandosi dal letto e andando in bagno. Quando  torna in camera ha il viso più rilassato e gli occhi non sono più così rossi come prima.
"Sicura di stare bene?" dice Lance preoccupato.
"Sicura al cento per cento An"
"Facciamo l'ottanta per cento" dico vedendo la sua espressione triste "Siddy lo sai che non c'è bisogno di mentirci. Ti conosciamo come le nostre tasche"
"Ok, forse non starò benissimo, ma posso provarci. Non voglio rovinarvi la giornata. Voglio dire, surfare con gli Emblem3 è qualcosa di importante per voi, soprattutto per Mitch, non voglio ostacolarvi"
"Sidney sei una completa imbecille. Come puoi pensare che surfare con gli Emblem3 sia più importante di te"
"Si, ma io non sto morendo Mitch, posso farlo"
"D'accordo, annulleremo l'appuntamento con i ragazzi, non se la prenderanno, ci saranno altre occasioni per surfare insieme"
"No El, noi andremo a quell'appuntamento"
"No, noi lo annulleremo"
"E come di grazia potrei saperlo, visto che non abbiamo il loro numero di telefono e loro non hanno il nostro"
"Uno di noi andrà al molo per avvisarli"
"Si, e non tornerà più. Sappiamo come siamo fatti, nessuno di noi saprebbe rinunciare al surf, non potremmo mai dire di no"
"Allora in questo caso andremo. Ma se dovessi sentirti a disagio e vorrai andartene, dillo e ce ne andremo subito. Ok?"
"Va bene grande capo"
"Allora cammina a vestirti che ti portiamo a fare colazione"
"Scusate state dicendo che pagarete voi?"
"Ah! Si, pagheremo noi simpaticona dei miei stivali" dice Elliott uscendo dalla stanza.
"Adios, ci vediamo tra un po' babbani" dico andando in camera mia.
"Babbana ci sarà tua sorella" grida Sid.
"Tu sei mia sorella, cogliona"
"Ehi, tratta bene tua sorella" dice papà salendo le scale. "Dove state andando così di corsa?"
"In spiaggia, ma prima passiamo a fare colazione. A questo proposito, dovresti lasciarci la jeep"
"Mi dispiace El, ma credo che dovrete fare colazione a casa. La mamma ha preparato la colazione per un intero reggimento. Ha voluto innaugurare la cucina preparando la prima colazione ad Huntington Beach, e vuole che ci siate tutti e quattro"
"Ma dai, possiamo fare colazione qualsiasi altro giorno insieme, ora volevamo portare Mitch e Sid a colazione fuori"
"Facciamo una cosa An, voi farete colazione a casa e io vi darò le chiavi della jeep per andare in spiaggia" dice papà allungando la mano davanti a Lance.
"D'accordo, ma appena finiamo di mangiare ce ne andiamo" dice Lance stringendo la mano a papà.
"Mi sta bene, ora scendete"
"Pà quand'è che arrivano le macchine?"
"Tranquillo El, l'agenzia di traslochi mi ha avvisato che arriveranno stasera. Le vostre macchine sono in perfetta forma"
"Sarà meglio per loro"
Finiamo di vestirci e scendiamo in cucina a fare colazione.
"Buongiorno ragazzi"
"Giorno má" rispondiamo in coro.
"Cos'è non si saluta più" dice la mamma allungando il collo e girando il viso. Vuole un bacio da tutti i suoi figli. Ci mettiamo in fila ed uno per volta gli scocchiamo un bacio sulla guancia, tranne per Elliott che glielo dà in fronte. "Bravi i miei bambini"
"Mamma questa è una cosa imbarazzante"
"Ma piantala Sidney. Cosa state facendo?" dice la mamma vedendoci seduti. "Mangeremo in sala, come una normale famiglia, quindi alzate le chiappe e portate queste cose di là"
Andiamo ad apparecchiare e portiamo la colazione a tavola.
"Má queste tovagliette sono orrende. E un'altra cosa, vuoi farci diventare dei maiali con tutta questa roba?"
"Smettetela di lamentarvi e mangiate. Per quanto riguarda le tovagliette, possiamo andare a ricomprarle oggi se vi fanno tanto schifo" dice la mamma con la speranza negli occhi. Vorrebbe davvero passare un giorno con noi, ma noi abbiamo già altri impegni.
"Mà non te la prendere, ma noi avremmo già altri impegni"
"Cosa? Ma ragazzi siamo appena arrivati. Non potete sparire così, non conoscete ancora la città, e poi dovete ancora sistemare le vostre camere" come da copione scoppiamo a ridere. Sapevamo che avrebbe reagito così.
"Promettiamo di tornare per pranzo, e oggi pomeriggio sistemeremo le nostre stanze, ma ora lasciaci andare a surfare"
"Ragazzi, io, cioè dobbiamo ancora sistemare casa e andare a comprare alcune cose. Mi servite qui"
"Facciamo così, oggi sistemeremo le nostre stanze, e domani andremo a comprare quello che ti serve per casa, e ti aiuteremo a sistemare. Ci stai?"
"Allora ci conto è?!"
Mangiamo in fretta e furia in modo da poter uscire presto da casa.
"Ragazzi potreste mangiare con calma, così rischierete di strozzarvi"
"Má sei troppo ansiosa, non ci succederà nien..." Lance non fa in tempo a finire di parlare che si strozza con il bacon, inizia a tossire e noi scoppiamo a ridere. Elliott gli passa il succo per farlo riprendere.
"Si-siete veramente degli infami" dice Lance tossendo, "solo il mio gemello si preoccupa per me"
"Ma finiscila per piacere. Sei tu che fai tanto il gradasso e poi ti strozzi con un po' di bacon" gli dico, lui mi fa la linguaccia e mi lancia un biscotto. Per difendermi Sid gli lancia un panino, ed è così che iniziamo una battaglia col cibo.
"E sia, gemelli contro gemelli" fa Elliott prima di lanciarmi addosso un pezzo di bacon.
"Smettetela di fare i bambini, siete abbastanza grandi da poter guidare, ma siete davvero immaturi quando fate così" dice papà prendendo al volo un panino che era diretto a me. Non si sa come, ma un biscotto lo prende in faccia. "Chi è stato?" chiede livido in viso. Visto che io ero davanti a lui, sa che non sono stato io, ma guarda gli altri tre con faccia molto arrabbiata. I ragazzi si indicano a vicenda, mentre Sid fa la faccia d'angioletto e alza le mani al cielo. La mamma accorre in nostro aiuto.
"Andiamo Phil, sono ragazzi, non stavano facendo nulla di male" papà sbuffa e si siede sul divano, di certo non vuole discutere con la mamma, altrimenti poi dovrebbe portarla a fare shopping per rimediare, e di certo non è il tipo a cui piace andare per negozi.
"Vabbé, qui abbiamo finito, quindi noi possiamo anche andarcene" dice Elliott alzandosi.
"Andate, andate, non vorrete mica arrivare in ritardo al vostro appuntamento" dice la mamma iniziando a sparecchiare.
"Sei sicura che non vuoi una mano?" gli chiede Sid mossa da compassione. Deve essere proprio giù se si offre di aiutare a sparecchiare. Noi la zittiamo, di certo non vogliamo passare altro tempo dentro casa, soprattutto con papà che sembra sul punto di volerci cruciare.
"Tranquilla tesoro, posso farcela, andate pure" ci sprona la mamma.
"Allora noi andiamo"
"Solo, state attenti a Sid. Mi raccomando. È la più piccola, e dovete controllare che non gli succeda nulla" ci dice papà.
"Che cavolo! Guarda che non sono la sola ad essere piccola" dice Sid mimando le virgolette alla parola piccola, "Mitch ha la mia stessa età, non vedo il motivo per cui io devo essere sempre controllata, mentre lui può fare quello che gli pare. Mi sembra che abbiamo raggiunto la parità dei sessi parecchio tempo fa, quindi perché continuate a trattarmi in modo diverso dai maschi di questa famiglia?!" conclude stringendo i pugni e uscendo fuori casa, non dimenticandosi di sbattere il portone per fare la grand'uscita finale. Deve fare sempre queste uscite ad effetto altrimenti non è contenta. Sarebbe perfetta come attrice o come avvocato, la parlantina ce l'ha, le capacità anche, per non parlare della drammaticità.
"Pá perché devi farla sempre incazzare? Lo sai com'è fatta. Non sopporta di essere trattata come una bambolina a cui serve protezione. Sa cavarsela da sola, e alle volte lo fa meglio di noi. La controlliamo comunque, ma almeno non glielo diciamo in faccia. Per questo accetta la nostra presenza e il fatto che gli stiamo sempre appiccicati, perché noi non diciamo che ha bisogno di protezione, lo facciamo e basta"
"Lo so Mitch, ma è comunque la mia bambina e voglio essere sicuro che non gli succeda nulla di male"
"Guarda che esce con noi. Siamo suoi fratelli. Per noi non c'è nulla di più importante della sua sicurezza. Devi stare tranquillo ok? Noi ora andiamo, quando torniamo vedi di scusarti, non è che oggi sia proprio un bel giorno per Sidney" dice Elliott spingendoci verso il portone.
"Perché non è un bel giorno? Cos'è successo a vostra sorella?"
"Nulla má, è morto un attore, e Sid non l'ha presa molto bene"
"Mettete una buona parola per me con vostra sorella"
"D'accordo pá. Noi andiamo, ci vediamo a pranzo"
"Ciao, e mi raccomando non fate come il vostro solito che vi presentate alle tre, vostro padre deve andare a lavoro e non può fare tardi"
"Ok, ok"
 

-

 
Sono stufa di essere trattata come una ragazzina. Ormai sono maggiorenne, ho quasi diciannove anni, perché tutti devono trattarmi come una bamboletta, non capiscono che voglio i miei spazi e poter sbagliare da sola. Devono per forza controllarmi ogni istante della mia vita, altrimenti non sono soddisfatti. Non capiscono che così è troppo, e che prima o poi mi ribellerò. La vita è la mia, e la vivo come mi pare. Non capiscono che non sarò più sotto la loro custodia. Voglio vivere come mi pare, uscire quando ne ho voglia, conoscere ragazzi, divertirmi. Altrimenti a cosa servirebbe l'adolescenza.

"Sid andiamo?" mi chiedono i ragazzi, sono così sovrappensiero che non mi ero accorta del loro arrivo, difatti faccio un balzo indietro dallo spavento.
"Oh Cristo! Mi volevate morta, dite la verità" grido portandomi una mano al petto, di questo passo avrò un infarto prima dei trent'anni.
"Noi siamo usciti con tutta calma da casa, ci hai anche visto. Ora possiamo andare?"
"Si si, andiamo" dico salendo in macchina. I ragazzi caricano le tavole sulla jeep.
"Comunque almeno grazie potresti dircelo, non è che ti sei fatta gli schiavetti" dice Lance stizzito e entrando in macchina.
"Grazie fratelloni" dico facendo un sorriso ironico e marcando la parola fratelloni, in modo che si sentano almeno un pochino in colpa per come mi ha trattata papà, anche se loro non c'entrano poi molto. Arriviamo al molo alle undici meno venti, i ragazzi decidono di andare subito in acqua, mentre io mi stendo un po' al sole. Si sa che nella vita non si può mai stare tranquilli, difatti non faccio nemmeno in tempo a sdraiarmi che due idioti mi si avvicinano.
"Ehi bellissima come va?" mi dice uno mettendosi seduto e circondandomi le spalle con un braccio.
"Sei nuova di qui? Anche perché altrimenti ti avremmo notata prima" dice l'altro ammicando.
"Sentite oggi non sono in vena, quindi se non volete ritrovarvi femmine nel giro di due minuti sparite da davanti la mia vista"
"Oh, caliente la ragazza"
"No, caliente sarà la tua faccia dopo che il mio pugno ci si sarà abbattuto contro" accorre in mio aiuto Drew che è appena arrivato.
"E voi chi cazzo siete?"
"Siamo quelli che vi stanno chiedendo gentilmente di andare a farvi fottere, prima di mandarvici a forza di calci in culo" rimarca il concetto Wes prendendo per il collo il povero coglione rimasto in piedi.
"Ci andremo molto volentieri se lei venisse con noi" dice quello che mi sta vicino stringendomi più forte.
"Che cazzo sta succedendo qui? Chi cazzo siete voi due? E perché tu stai tenendo quel tuo luridissimo braccio sulle spalle di mia sorella?" sbraita Elliott contro i due poveri idioti.
"Ehi, noi cercavamo solo di fare amicizia. Non è vero tesoro?" dice quello sfiorandomi il collo con il naso.
"Senti mi pare di averti fatto capire che non sono interessata" dico alzandomi per tenere a bada i miei fratelli. Nonostante questi due se lo meriterebbero, non vogliono che finiscano all'ospedale, non sarebbe carino.
"Oh, andiamo micetta" dice quello mettendomi una mano sulla spalla.
"Io ti avevo avvertito" dico girandomi. Gli prendo la mano girandogli  il polso, e poi gliela porto dietro la schiena, il coglione urla dal dolore. Stessa sorte tocca al suo amico per mano di Wes che lo teneva ancora per il collo. "Ora te ne vai senza fare un fiato, te e il tuo amico, e non vi fate più vedere, perché la prossima volta non sarò così magnanima da lasciarti andare. Non prima di aver preso una sonora scarica di botte dai miei amici. Vi è chiaro il concetto?" dico lasciandolo andare, Wes fa la stessa cosa con l'altro.
"Certo, chiarissimo" dicono. Drew scatta in avanti come se li volesse picchiare, e quelli scappano alla velocità della luce.
"Quei grandissimi bastardi, io li faccio fuori" dice Lance, fa per scattare, ma lo blocco subito.
"Dove credi di andare?"
"Vado ad ammazzarli"
"E io lo accompagno"
"Fatela finita, voi non ammazerete nessuno. Ora calmatevi. Scusate ragazzi" dico rivolgendomi a Drew, Wes e Keaton.
"Tranquilla" dice Keaton sorridendomi.
"Non fa niente. Ci ha fatto piacere aiutarti"
"Già, ha ragione Wes, fa sempre piacere aiutare una donzella in pericolo"
"Devo forse farti notare che non sono il prototipo di ragazza a cui serve aiuto" dico guardandolo a braccia incrociate.
"Hai ragione te la saresti cavata benissimo anche senza di noi"
"Keats tu sei l'ultimo che può parlare visto che non hai mosso nemmeno un muscolo"
"Che vuoi da me Wes, non è mica colpa mia se quelli erano due armadi e io sono quello che sono"
"Oh, povero Keaton" lo prende in giro Drew, per tutta risposta si becca un pugno sul braccio da Keaton.
"Comunque scusate, forse non ve lo aspettavate così questo incontro"
"Non aggiungere altro, in fondo l'hai reso solo un po' più movimentato, non dispiacerti per questo"
"Ora però andiamo in acqua, Wes e Drew stanno fremendo da ieri sera"
"Si, perché tu no vero?!"
"Dai andiamo"
"No, scusate ragazzi ma io non me la sento per ora, magari dopo" dico sorridendogli.
"Sid vuoi tornare a casa?"
"Assolutamente no, Mitch. Voglio solo prendere un po' di sole, vi raggiungerò dopo. So che siete qui solo per veder surfare me, ma non preoccupatevi, vi farò vedere dopo" dico sicura di me.
"È sempre così modesta?" chiede Wes divertito.
"No, solitamente lo è molto di più" dice Mitch.
"Comunque sulla spiaggia da sola non ti ci lasciamo, visto cos'è successo poco fa"
"Ora non iniziate per favore"
"Rimarrò io con lei" si propone Mitch.
"Resto anch'io, non mi sono ancora svegliato per bene" dice Keaton.
"Ok, allora noi entriamo. Non lasciatela da sola" dice Elliott.
"Smettetela di fare così" urlo.
"No, non la smettiamo. Quei due avrebbero potuto farti del male. Non so cosa avremmo fatto se ti fosse successo qualcosa" dice Lance a nome di tutti e tre.
"Non prendertela con loro, cercano di fare solo il tuo bene" dice Keaton.

I ragazzi entrano in acqua mentre Mitch e Keaton stendono i loro asciugamani sulla sabbia e si siedono vicino a me. Cerco nella borsa gli occhiali da sole ma non li trovo, devo averli lasciati a casa. Così rubo quelli che Mitch ha in testa, li inforco e mi ristendo a prendere il sole a pancia all'aria. I ragazzi iniziano a parlare e a ridacchiare, sono fastidiosi peggio delle ragazze, li affogherei se avessi l'acqua a portata di mano. Purtroppo non sono così forte da poterli portare entrambi in acqua, così faccio la cosa più sensata, mi infilo le cuffiette e accendo l'iPod. Per stare più comoda mi sono messa a pancia in giù, solo che non mi sono messa la crema abbronzante, così chiedo a Mitch se può spalmarmela.

"Ehi, se non do troppo fastidio ai due piccioncini, non è che uno dei due potrebbe mettermi la crema solare sulla schiena?" chiedo scuotendo il tubicino della crema davanti ai loro nasi.
"Ci penso io" dice Mitch iniziando a spalmarmi la crema. Non so se sia più geloso di me o di Keaton, dovrò ricordarmi di chiederglielo. "Fatto. Ora potresti metterla tu a me?"
"Non ci penso nemmeno. Ho perso fin troppo tempo, devo pur mantenere la mia abbronzatura alla perfezione, è l'unica cosa da ragazza a cui tengo. Fattela mettere da Keaton la crema" stronzeggio. Devo dire che sono veramente una stronza, ma mi piacerebbe vedere i due insieme, dopotutto farei di tutto per i miei fratelli, e a Mitch piace Keaton, quindi perché non spingere un pochino il fato dove voglio che vada?
Anche con il volume al massimo non riesco a non sentirli, passano circa venti minuti e i ragazzi escono dall'acqua. Non gli do nemmeno il tempo di avvicinarsi che li prego di far concludere questo supplizio affogando Mitch e Keaton, loro per tutta risposta mi sbottano a ridere in faccia.
"Che vi ridete cretini?! Seriamente, salvatemi. Non li sopporto più. Portatemi con voi" dico allungando le mani. Lance mi prende una mano, Elliott l'altra, e insieme mi tirano su.
"Non pensavamo che mezz'oretta con questi due ti riducesse così"
"Ehi, grazie mille. Noi volevamo solo farti compagnia"
"Già, mi sento offeso"
"Se se, come no. Ora surfiamo" dico prendendo la tavola da terra e correndo verso l'acqua. Inizio a surfare senza aspettare nemmeno l'arrivo dei ragazzi. È liberatorio stare in acqua, sarei dovuta entrarci subito invece di aspettare. Faccio qualche manovra delle mie e finisco in acqua. Non riesco a rimanere concentrata sul surf.
"Questo è tutto quello sai fare? Ti credevamo più brava" mi sbeffeggiano gli Emblem3.
"E lo sono. Ma non riesco a rimanere in piedi sulla tavola"
"Sid devi concentrarti. Devi lasciare i problemi fuori dall'acqua se vuoi surfare"
"Ha ragione Lance, il surf ha bisogno di concentrazione. Tu sei concentrata Sid?"
"Ovvio che sono concentrata" mi fa rabbia il fatto che i miei fratelli mi credano un'idiota che non sa come stare in acqua.
"E allora dimostralo" dice Elliott convinto, "fagli vedere di che pasta è fatta Sidney Severson" mi sussurra facendomi l'occhiolino.
Devo rimanere concentrata.
"Su Sid concentrati, respira, puoi farcela" dico tra me e me.
"Ma è normale?" chiede Keaton facendo una faccia strana, dopotutto non succede tutti i giorni di incontrare qualcuno che parla da solo.
"Scoprirete che Sidney è tutto, tranne che normale" gli risponde Mitch.

Faccio ancora un'altro bel respiro e poi inizio a nuotare con la tavola per allontanarmi dai ragazzi. C'è una bellissima onda che è pronta per farsi cavalcare da me, ma io non me la sento. Mi viene in mente che ieri avrei potuto farmi seriamente male sfidando Lance, ringrazio il cielo di aver avuto la fortuna di passarla liscia. La verità è che con la morte di Cory non posso far a meno di pensare che morire non è una prerogativa degli anziani, ma può succedere a chiunque. Può succedere a me, ai miei fratelli o ai miei genitori, il fatto è che la morte è una cosa che non si può fermare e nemmeno una cosa a cui dire 'ehi, scusa, non è che potresti ripassare più tardi, si sai, tipo tra altri ottant'anni'.
È con questi pensieri in testa che mi lascio trasportare dalla corrente fino a riva. Non ci ho provato nemmeno a cavalcare quell'onda. Sono così incazzata con me stessa che non mi slego nemmeno il laccio che tiene attaccata la tavola alla mia caviglia, mi tolgo solo la maglia e mi ci copro il viso, piangendo lacrime amare. Non sento neppure i miei fratelli che urlano il mio nome, almeno fino a che non sono a due centimetri dal mio naso. Affondo ancora più insistentemente la faccia nella maglietta. Mi bruciano gli occhi, forse perché la maglia è impregnata di acqua salata e sabbia, o forse è dovuto al fatto che sto piangendo, ma comunque non mi importa poi molto. Ho deluso i miei fratelli, ho deluso i ragazzi, ma soprattutto ho deluso me stessa.

"Che cazzo fai? Ti pare il modo di uscire dall'acqua? Ci hai fatto prendere un infarto. Pensavamo ti fossi sentita male. Non farlo mai più, chiaro?" sbraita Mitch cadendo in ginocchio davanti a me. Mi abbraccia così forte che per un momento penso di non riuscire più a respirare.
"Mitch così la soffochi" dice Lance con il fiatone. Sono corsi tutti a vedere cos'è successo alla povera cogliona.
"Oh, si scusami" ammette mollando la presa, "ma ti prego, non farlo mai più se non vuoi avermi sulla coscienza, chiaro?"
"Cristallino" sbuffo per poi slacciarmi il laccio della tavola. "ora potreste lasciarmi da sola?"
"No che non ti lasciamo da sola, vogliamo sapere che ti succede, sei strana ultimamente"
"Non davanti a loro" indico gli Emblem3.
"Scusate, avete ragione, sono affari personali"
"Drew ha ragione. Noi andiamo, ci vediamo in giro" saluta Keaton seguito dagli altri. I miei fratelli si siedono attorno a me.
"Vuoi parlarne?" mi chiede Elliott prendendomi le mani e tenendole tra le sue.
"Ora non me la sento, scusatemi. Potremmo tornare a casa adesso?"
"Certo, andiamo"
"Lascia, te la prendiamo noi" dice Lance riferendosi alla tavola.
"Guardate che ce l'ha faccio, non sono mica fatta di cristallo"
"E allora perché sembri sul punto di romperti?" chiede Mitch, più che una domanda sembrava un'affermazione.
"Faccio così schifo?" dico pensando che si riferiscano al mio aspetto.
"Non più delle altre volte" ci scherza su Elliott.
"Sai che non ci riferivamo al tuo aspetto"
"D'accordo, ho afferrato. Adesso andiamo, così avremo meno da fare domani" dico andando in macchina. Arriviamo a casa quando è quasi mezzogiorno.
"Siamo tornati" urlano i gemelli appena mettiamo piede dentro casa mentre Mitch posa le chiavi sul mobiletto all'ingresso.
"Come mai così presto, non c'erano onde oggi?"
"Má dovresti sapere che avremmo surfato anche senza onde, solo che non ci andava molto oggi" apprezzo il fatto che mi coprano e che non dicano alla mamma della mia piccola scivolata di stile.
"E i ragazzi come l'hanno presa, non dovevate surfare con gli Emblem3?"
"L'hanno presa bene. Sono stati, come dire, comprensivi" mi sento in colpa, non ho permesso ai miei fratelli di surfare, e me la sono presa ingiustamente con i ragazzi.
"Va bene. Allora potete iniziare a mettere a posto qualcosa mentre io preparo il pranzo"
"Saliamo a sistemare le camere allora"
"Io rimango qua" dico creando nei miei fratelli un po' di sorpresa, "posso aiutarti a cucinare se ti va" la mamma è letteralmente a bocca aperta.
"Tesoro sicura di stare bene?"
"Si perché? Oh, capisco. Ok, è vero che non ti aiuto molto spesso in cucina, anzi dire mai sarebbe meglio, ma volevo solo rendermi utile, la camera la sistemerò dopo. Allora, posso?"
"Certo che puoi, oh tesoro, nulla mi farebbe più felice" dice la mamma abbracciandomi, i ragazzi salgono di sopra a sistemare le camere.
"Allora cosa avevi intenzione di preparare?"
"Tuo padre voleva gli spaghetti alla carbonara"
"Te l'ho mai detto che amo il fatto che tu sia italiana?!"
"Abbastanza spesso. Prendi le uova e la pancetta ora"
"Anche la cipolla?" dico tirandola fuori dal frigo.
"Ovviamente. Sai come devi fare, no? Metti in una padella l'olio con la cipolla..."
"La faccio soffriggere, poi ci metto la pancetta a cubetti"
"Prima devi tagliarla"
"Ovvio. In una ciotola sbatto le uova e ci aggiungo sale, pepe, parmigiano e latte"
"Allora sai come procedere. Prego, divertiti"
"Cosa?"
"Beh visto che sai come fare lo lascio fare a te. Io starò a guardare"
"Ti stai vendicando per tutte le volte che non ti ho aiutato e che sono stata a guardare, vero?"
"Esattamente. Finalmente saprai com'è complicato sfamare te e i tuoi fratelli" dice accendendo la tv su Mtv music.
È sulle note di 'It's beautiful day' che inizio a tagliare la pancetta. Nella foga della canzone ho anche rischiato due o tre volte di tagliarmi un dito. Inizio a sbattere le uova, quando Lance entra in cucina fischiettando, si ferma quando mi vede davanti ai fornelli.
"Che ci fai lì davanti?"
"Sta preparando il pranzo, tesoro. È veramente brava, anche se non sembra" dice la mamma spuntando dal salotto.
"Perché vuoi farci avvelenare, dimmelo, ci odi, abbiamo fatto qualcosa di male per meritarci ciò?!"
"Smettila di fare il melodrammatico An, non avvelenerà nessuno. Ora chiama i tuoi fratelli, dovete apparecchiare"
"Uff"
"Non sbuffare con me, Laurence Thomas Severson"
I ragazzi scendono ad apparecchiare mentre metto a bollire l'acqua. Papà è fuori che taglia il prato, la mamma manda Mitch a chiamarlo. Siamo tutti seduti a tavola e con i piatti pieni quando papà rientra.
"Buon appetito ragazzi"
"Buon appetito" rispondiamo in coro.
"Ti sei superata questa volta, tesoro"
"In realtà ha cucinato Sidney, non io"
"Oh, allora complimenti Sid"
"Grazie" dico con gli occhi bassi.
"A questo proposito, scusa anche per stamattina. Non intendevo screditarti, so che te la sai cavare bene anche da sola e..."
"No, avevi ragione tu. Stamattina due ragazzi mi hanno importunato e se non ci fossero stati Drew e Wes non so come avrei fatto. Quindi sono io che devo scusarmi, ho esagerato e mi dispiace" non riesco neanche a guardarlo negli occhi.
"Drew e Wes? Sono i cantanti?"
"Si, sono loro"
"Beh li ringrazierò a dovere quando me li farete conoscere"
"Basta! Non è vero che non ti saresti saputa difendere. Lo hai fatto, e lo hai fatto alla stragrande. Li hai messi al loro posto. Forse è vero che Drew e Wes ti hanno aiutato, ma avresti anche potuto farcela da sola. Ne sono più che certo" mi difende Lance.
"Lance, per favore" lo supplico.
"Niente per favore, sappiamo entrambi che ce l'avresti fatta anche da sola. L'unico problema è che non c'eravamo noi a difenderti ma loro" dice riferendosi agli Emblem3.
"Sei geloso?"
"Ovvio che si. Anche se sono forti sono comunque dei ragazzi, più grandi per di più. E tu rimani sempre la nostra sorellina. Saremo sempre gelosi di te, anche quando ti vedremo camminare verso l'altare. Saremo gelosi di tutti gli uomini della tua vita, nulla potrà cambiarlo" ammette venendomi ad abbracciare.
"Voi la pensate come lui?"
"Certo, che domande"
"Al duecento per cento"
"Oh, che dolci. Venite qui" dico allargando le braccia. Voglio un mega abbraccio di gruppo con i miei fratelli. Quasi soffoco quando mi prendono in braccio, mi buttano sul divano e mi si tuffano addosso.
"Quanto amore fraterno" ci schernisce papà.
"Si, ma ora tornate a tavola altrimenti la pasta si incolla"
"Agli ordini capitano" dico facendo il saluto militare, i ragazzi mi imitano.
"Smettetela di fare gli idioti e venite a mangiare"

Finiamo di mangiare nella più completa tranquillità. Lance ed Elliott sparecchiano, mentre io e Mitch laviamo i piatti. La mamma è rimasta sconvolta da tutta questa disponibilità gratuita, ci ha detto se lo stavamo facendo per avere qualcosa in cambio, papà le ha detto di lasciarci fare. Ora lei è seduta sul divano tra i gemelli,  invece papà è andato a lavoro. La mamma dovrebbe tornare a lavoro la settimana prossima, deve aspettare che tutta la roba che aveva nel vecchio laboratorio venga trasferita in quello nuovo. Quindi per questa settimana la vedremo girare per casa, a mettere apposto ogni singola cosa, senza una meta precisa, solo perché non sa che fare. Di conseguenza, ci stresserà per passare del tempo con noi, visto che non lo facciamo mai.

"Ragazzi andate a sistemare le vostre camere"
"Pensavamo che ci dessi almeno un attimo di respiro"
"Chiamatemi pure tiranno"
"Lo faremo, visto come ci tratti"
"Elliott non esagerare, vi ho solo detto di andare a sistemare le stanze"
"E se non è tirannia questo, non vedo cosa possa esserlo"
"Piantatela di fare i bambini e fate il vostro dovere"
"Uffa, d'accordo mamma tiranna"
Saliamo a sistemare le stanze, fortunatamente sono distanti dal piano terra, almeno possiamo ascoltare la musica mentre sistemiamo.
"Ci pensi tu Sid?"
"Cosa volete ascoltare?"
"Fai tu, ci fidiamo"
Sistemo lo stereo e sposto una delle casse vicino alla porta. Scelgo il cd e in poco tempo tutto il secondo piano è immerso nella musica.
"LMNT? Sei seria?" urla Elliott, visto la musica alta, affacciandosi in camera.
"Hey Juliet, i think you're fine, you're really blow my mind, maybe someday..." Lance entra in camera cantando, mi prende la mano e mi fa girare su me stessa.
"Visto, non tutti disprezzano come te"
"Certo non sono la migliore scelta del mondo, però non sono male" dice Mitch entrando in camera.
"Sentite, non avete da fare qualcosa? Ora uscite"
"Sei una palla Sid" mi dicono prima di uscire e andare nelle loro camere.
Inizio con il sistemare i vestiti, diciamo pure che li piego alla bell'e meglio e li butto nell'armadio così come capita.
Dopodiché metto a posto i cd, li sistemo secondo la data di uscita, il tipo di musica, e l'importanza che hanno.
Ho iniziato a sistemare i cappelli quando la mamma sale su a dirci di scendere a fare merenda. Mi calo uno dei cappelli  in testa e scendo in cucina. La mamma ha preparato pane e nutella, e ha fatto il tè.
"Allora come procedono le pulizie?"
"Ci stai prendendo in giro per caso?!" dico.
"Niente affatto. Volevo solo sapere a che punto eravate"
"Siamo ancora in alto mare"
"Sidney potresti toglierti il cappello quando sei a tavola"
"Ecco ora non ci sono più" dico sedendomi sul divano.
"Non sei simpatica Sidney"
"Perché non puoi chiamarmi Sid come fanno tutti? Mi da davvero sui nervi questa cosa"
"Perché ti ho chiamato Sidney il giorno che sei nata e non Sid, e poi sembra un nome da maschio, quindi non vedo il motivo per cui dovrei chiamartici"
"Perché preferisco così, Sidney è troppo lungo come nome, e per tua informazione, Sidney è anche un nome da maschio, quindi sei te che potevi scegliere meglio"
"Sidney non ricominciare" mi rimprovera Elliott.
"Se se, come volete voi" dico agitando la mano. Mi alzo e salgo in camera a finire di sistemare.

Inizio a disimballare gli scatoloni con i libri. Nella vecchia camera avevo una mezza specie di altarino con le cose più importanti per me, decido quindi di rifarlo nella credenza sopra la scrivania. Ci posiziono l'ultimo libro di Harry Potter, le gelatine tutti i gusti più uno, la lettera di Hogwarts e la bacchetta, questo per quanto riguarda il reparto Harry Potter. Poi posiziono il libro dei Jonas Brothers e il loro primo cd, il biglietto della prima visione di The Avengers, quello del concerto dei Simple Plan,e quello del mio primo concerto, Backstreet Boys, estate 2006. Nella credenza metto anche il diploma fresco di stampa, la lettera di ammissione alla Stanford University, il mio primo cappello, regolatomi dai miei fratelli quando avevo solo cinque anni, il plettro della mia prima chitarra,  la spilla della ghiandaia imitatrice di Hunger Games e una foto che ritrae Robert Downey Jr e Johnny Depp insieme ad una première. Prima di continuare a sistemare le mie cose infilo gli occhiali e mi siedo davanti al computer. Devo ancora completare la mia iscrizione alla Stanford. Nessuno della mia famiglia sa che ho fatto domanda lì, e credo che appena lo sapranno la prenderanno male. Lo so che è difficile entrare alla Stanford, non credevo nemmeno di esserne capace, e che è una delle più prestigiose università del mondo, ma è a sei ore di macchina da qui, se fossimo rimasti ad Half Moon Bay sarebbe stata solo una mezzoretta in macchina, e invece ora dovrò trovare un modo di far funzionare la cosa. Non so nemmeno per quali università abbia fatto domanda Mitch, so solo che è un cervellone, molto più di me, e che in qualsiasi posto voglia andare avrà le porte spalancate, e questo mi spaventa un po’. Credo che ne parlerò stasera a cena. Finisco di sistemare, nessuno mi cerca per sistemare casa e questo è un bene.

“Mitchell puoi andare a comprare del pane?” grida la mamma dal piano terra.
“Arrivo” urla Mitch in risposta. “Ehi, Sid, vuoi qualcosa al supermercato?” mi chiede Mitch affacciandosi in camera.
“Aspetta ti accompagno” dico prendendo la felpa.
“Tranquilla, mi accompagna Elliott. Allora, ti serve qualcosa?”
“Oh, un pacchetto di gomme” ci sono rimasta male, solitamente andiamo insieme a fare la spesa.
“Ok, le vuoi alla menta, fragola, liquirizia…?”
“Mitch! Voglio solo un pacchetto di gomme, prendile come ti pare”
“Ok” dice scendendo le scale.
“Non credi di aver esagerato un tantino” dice Lance gettandosi sul mio letto. Avevo appena cambiato le lenzuola.
“Non credo di aver fatto un emerito cavolo. E ora scendi dal mio letto” dico colpendolo con il cuscino per farlo scendere.
“Hai rifatto l’altarino” lo indica per poi alzarsi e andare a guardare. Lo colpisco così forte che avrei potuto staccargli la testa. “Che cazzo ti prende! Ti sei drogata per caso?!”
“Sparisci solo dalla mia stanza, ho da fare”
“Non c’era mica bisogno di malmenarmi, bastava dirlo”
“Ok, ora te l’ho detto, esci” dico indicandogli la porta.
“Io esco, però poi mi dici cosa c’è che non va”
“Non c’è nulla che non va” alzo la voce
“Smettila di negare, e di urlare. Hai trattato Mitch a pesci in faccia. È da ieri che ti girano, prima o poi dovrai dirci cosa c’è che non va”
Rispondo con un verso isterico e gli sbatto la porta letteralmente in faccia. Credo di averlo colpito.
“Cazzo, cazzo, cazzo” urla Lance dal dolore, “Ti ha dato di volta il cervello?! Vedi di non uscire per la prossima settimana o conta di essere morta per la sua fine. Fanculo” sbraita dando un calcio alla porta.
Lo so, ho esagerato, ma non potevo permettergli di vedere la lettera d’ammissione dell’università e dirlo agli altri, lo prenderebbero come un colpo basso, un tradimento. Voglio parlargliene io. È da mesi che mi preparo il discorso da fare, ma alla fine ho paura della loro reazione e faccio marcia indietro ogni volta.
“Ecco le tue gomme” dice Mitch buttandomele sul letto e chiudendosi la porta alle spalle.
Sono così stanca che mi appisolo senza nemmeno accorgermene. Papà mi sveglia dicendo che la cena è pronta.
“Quanto ho dormito?” chiedo guardando la sveglia.
“A quanto mi hanno detto hai dormito abbastanza”
“Perché non è venuto uno dei ragazzi a chiamarmi?” papà alza il sopracciglio e scende a mangiare, senza aspettarmi, ne rispondermi. Lo seguo, l’aria è di serenità quando scendo, ma appena mi vedono smettono tutti di parlare.
“Cos’avete tutti da guardare? Il livido ti dona. I ragazzi che fanno a botte attraggono molto le ragazze” mi rivolgo a Lance sfiorandogli lo zigomo. Prendo il cestello con il pane e lo metto a tavola.
“Non sei simpatica Sid, avresti potuto rompergli il naso” dice Elliott sedendosi.
“Ma non è successo giusto?! Se potessi avere il mio spazio, senza che ogni volta voi entriate nella mia stanza, queste cose non succederebbero”
“Ragazzi, Sid non ha tutti i torti, lasciatele il suo spazio”
“Papà ha ragione. Sidney è l’unica ragazza, dovete lasciarle privacy” dice la mamma servendo un’insalata di patate.
“Oh, e va bene, avete ragione voi” ammette Lance.
“Avevi qualche dubbio” lo prende in giro Elliott.
“Ti lasceremo i tuoi spazi, ma dovrai chiedermi scusa”
“Ok, a ognuno la sua. Scusami Lance, non volevo colpirti”
“Scuse accettate sorella” Lance mi batte il pugno, Elliott mi fa l’occhiolino, e Mitch si limita a sorridere.
Finiamo di mangiare, e mentre mamma va a prendere il dolce, Mitch ci spiazza.
“Ragazzi, ehi ragazzi, fermi, devo dirvi una cosa”
“Cosa tesoro?” chiede la mamma tornando con la crostata in mano.
“Sono stato preso alla Yale University…”
 
 
 
 
 
 

*Angolo dalla dubbiosissima moralità*
Mi dispiace davvero tanto dover interrompere qui il capitolo, ma cosa sarebbe una buona storia senza un po’ di suspance.
So che i ragazzi non sono molto presenti in questo capitolo, questo perché gli avvenimenti di questo capitolo influenzeranno i prossimi.
Prometto però che dal prossimo capitolo non saranno più guest star ma regular.
Spero di aver mantenuto la mia buona stella, e di non aver deluso nessuno.
Ringrazio tutte coloro che hanno recensito.
Vi adoro.
xoxo S.
 
p.s. scusate ancora per il ritardo.
p.p.s. le recensioni sono ben accette ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Chapter II ***


Scusatemi per il madornale ritardo. Ecco a voi il capitolo. Ci risentiamo in fondo alla pagina.


 



Chapter II



Esco da casa sbattendo il portone.

Hanno anche il coraggio di accusarmi quando loro hanno fatto la stessa cosa con me.

Che ipocriti.

Devo cercare di calmarmi altrimenti potrei picchiare qualcuno.

Posso andare dove voglio, tanto non mi seguiranno, e, in più, papà gli ha detto di lasciarmi da sola.

Non si fida a lasciarmi andare da sola, ma sa che, se mi farà seguire, non risponderò delle mie azioni, e anche che non mi allontanerò di molto.

Sono solo due giorni che sono a Huntington Beach, non conosco nessun posto a parte il pub dove siamo andati la prima sera, quindi decido di andare lì.

Mentre cammino sul lungomare mi sento tremendamente triste. Ho litigato con il mio gemello, cosa che non succede praticamente mai. E questa volta è per un motivo serio. Ma certamente non sarò io la prima a mollare, deve essere lui a scusarsi stavolta.

Il cellulare inizia a squillare. È papà. Vorrà sicuramente sapere se sto bene e se nessuno ha cercato di derubarmi. E sono passati solo dieci minuti da quando sono uscita di casa.

- Pa’, sto bene, nessuno mi ha violentato o ha cercato di rapirmi, quindi sta tranquillo. –
- Io… -
- Sei preoccupato, ma non devi. Sto solo passeggiando in spiaggia, tornerò presto. Te lo prometto. –
- Sid, sono Lance. –
- Che cosa vuoi Laurence? –
- Oh andiamo, non fare così. –
- Fare come scusa? –
- Come se avessi ragione, perché, notizia flash, non ce l’hai… -
- Nemmeno Mitchell. –
- No, hai ragione, nemmeno Mitch, ma sei tu quella che se n’è andata come una furia. Dai, dimmi dove sei così vengo a prenderti. –
- Non ho bisogno del tuo aiuto, Laurence. Dì a papà che torno presto e di non preoccuparsi. –
- Lo farò ma ora dimmi dove sei. –
- Senti, hai deciso di stare dalla parte di Mitchell, e ora rimanici, posso farcela anche da sola. –
- Con questa chiamata sto rischiando di mettermi contro i miei fratelli, quindi ora dimmi dove cazzo sei finita che vengo a prenderti. –
- Anch’io sono tua sorella, coglione. –
- Sai che non intendevo qu… -

Idiota. Ho dei fratelli decisamente idioti.

Quando attacco il telefono mi ritrovo davanti al pub. Spingo la porta d’ingresso e subito la musica si riversa all’esterno. Deve essere uno di quei pub dove suonano le band emergenti, anche se questa canzone mi è parecchio familiare. Mi avvicino al bancone e ordino un thè. Fortuna che ho portato il portafoglio con me. La cameriera, quella che mi ha servito la prima volta, mi porge il thè e si allontana per andare a prendere un ordine. Decido di sedermi e godermi la musica, quando mi accorgo di star cantando la canzone che rimbomba nel locale. Mi sento realizzata quando capisco che canzone è, e chi è a cantarla. Gli Emblem3 sono sul piccolo palco del locale e stanno suonando Tequila Sunrise, una delle loro prime canzoni. Prima di xFactor e prima del successo. Quando le loro canzoni contenevano tutto il loro sound.

Mi emoziona vederli da così vicino. Sono stata a molti live, ma questa è una cosa molto più intima. Suonano la loro musica, e lo fanno come dei normalissimi ragazzi. Non si sono montati la testa, e questo mi piace.

Cambiano canzone. Riptide è la canzone che più adoro.

Finisco la mia tazza di thè, la prima di una lunga lista. Quando sono alla quarta tazza, i ragazzi si prendono una pausa. Keaton e Drew stanno sistemando gli strumenti quando alcune ragazze li fermano per complimentarsi e civettare. Wesley invece è riuscito a sfuggirgli e sta venendo verso il bancone, di conseguenza mi vedrà e dovrò spiegargli perché non sono insieme a quelle palle al piede dei miei fratelli, e non ne ho minimamente voglia. In più, ogni volta che gli parlo, mi comporto come un’idiota.

“Una limonata ghiacciata, per favore” dice, dopodiché si mette a chiacchierare con un tipo vicino a lui che deve essersi complimentato per la performance. Di fatto sta che Wes non mi ha notato.

“Un thè, grazie” dico alla cameriera, poggiando la tazza vuota sul bancone.

“Sei strana” mi dice la bionda, “solitamente la gente affoga i suoi dispiaceri nell’alcool, tu lo fai nel thè”

“Mi piace il thè, è forse un crimine…”

“Deve piacerti parecchio per berne quattro tazze di fila”

“Non mi drogo, non fumo, avrò diritto a un vizio? Quindi dammi la mia benedetta quinta tazza e non parliamone più”

“Ha ragione, sei strana” dice Wes girandosi verso di me e indicando la cameriera.

“Nessuno ha chiesto un tuo parere”

“Vero, ma sai, a me piacciono le cose strane, forse perché sono un po’ strano anch’io” mi risponde alzando le spalle. “Conosco una ragazza e devo dire che è una tipa piuttosto strana” lo guardo in modo scettico, “no, fammi finire. Questa ragazza, oh, pensavo fosse una piuttosto forte, e lo è, solo che è anche molto lunatica, e fragile” dice fissandomi. Ho abbassato la testa perché non riesco a reggere il suo sguardo. “E timida…” alzo di colpo la testa. Credo di aver capito di chi sta parlando. “In pratica fa la sbruffona un minuto sì, e l’altro pure…”

“Io non faccio la sbruffona”

“Chi ha detto che sto parlando di te. Comunque, questa ragazza sembra abbastanza sicura delle sue capacità, ma se la si guarda meglio, ci si accorge che è tutto, tranne che sicura di se stessa. Magari non sopporta essere trattata come una ragazzina, anche se lo è, non sopporta essere controllata ogni momento, o più semplicemente non sopporta chi la controlla, non sopporta nemmeno se stessa, il suo corpo, il suo viso, i suoi capelli. Poi arrivano due stronzi qualunque che la infastidiscono e lei tira fuori le unghie. Ad un certo punto non è più la ragazza timida e fragile. La ragazza si trasforma. Tira fuori le palle e dà il ben servito ai due. La ragazza è forte. Non ha bisogno di qualcuno che la controlli ogni istante. Non ha bisogno di qualcuno che gli dica di aver sbagliato, ma di qualcuno che l’aiuti a rimediare all’errore commesso. Non ha bisogno dei suoi fratelli come guardie del corpo, ha bisogno dei suoi fratelli e basta. La ragazza vuole vivere. E sai che c’è? se lei me lo permetterà, l’aiuterò a vivere”

“Che intendi per vivere?”

“Davvero tutto quello che hai afferrato è stato quello?”

“Certo che no. Sai, potresti tipo respirare tra una parola e l’altra, però, davvero, che intendi?”

“Per iniziare, sei mai stata su una moto?” mi chiede, scuoto il capo in modo affermativo. “Okay, riformulo la domanda. Hai mai guidato una moto?” questa volta nego. “Bè, stasera lo farai”

“Visto che parlavi di me alla fine”

“Sbruffona”

“Io non…okay, dov’è questa famigerata moto?”

“Seguimi” dice allungando la mano, vuole che gliela prenda. “Offro io” pronuncia quando sto per mettere mano al portafoglio, “fortuna che sono cinque tazze di thè, e non cinque bicchieri di whiskey”

“Ehi, sono una brava ragazza, io”

“Dicono tutte così” dice prendendomi la mano. Mi trascina fin sotto il palco. Deve avvisare i ragazzi che usciamo dal locale.

“Sid-cake, come mai qui?” esordisce Drew abbracciandomi.

“Già, perché sei qui?” chiede Wes, deve essersi accorto che non me l’ha chiesto.

“Ma se è qui con te come fai a non saperlo?” gli domanda Drew.

“Non gliel’ho chiesto” dice Wes grattandosi la testa.

“Cretino” lo appella Keaton.

“Non trattarmi male, coglione” risponde Wes dando uno scappellotto dietro la testa a Keaton.

“Io almeno non meno, idiota”

“Stronzo”

“Deficiente”

“Testa di cazzo”

“Imbecille”

“Quanto amore fraterno, eh?!” se la ride Drew.

“Non è giusto” dico.

“Cosa?” chiede Keaton. Wes alza un sopracciglio.

“Cosa? Wesley ti insulta, tu, invece, anche quando lo prendi a parolacce, lo fai in modo gentile. Non la vedo una cosa equa”

“Intendi dire perché non gli dico cose come coglione o bastardo? Diciamo pure che Wes è il maggiore e che non voglio rischiare di andare al pronto soccorso” dice sorridendo, “la versione ufficiale è che non saprebbe come rispondermi” mi sussurra all’orecchio. Ridacchio.

“Che ti ha detto? Che gli hai detto?” ci chiede Wes. Alziamo entrambi le spalle.

“Cose private” dico facendo l’occhiolino a Keaton.

“Vabbè, ero venuto ad avvisarvi che noi usciamo”

“Uh, e dove andate?” chiede Keaton ammiccando.

“Andiamo solamente a fare un giro in moto. E non guardatemi in quel modo, è la verità” risponde Wes. Dopodiché mi trascina fuori dal locale mentre grido ai ragazzi che hanno suonato benissimo.

“Potevi aspettare altre cinque secondi però”

“Che dovevi fare?” dice Wes stizzito.

“Volevo salutare i ragazzi e magari complimentarmi con loro, ma te devi essere sempre al centro dell’attenzione vero?!”

“Non è vero”

“Oh si, che è vero. Egocentrico”

“Pft…andiamo va”

Mi mostra la moto. È una Yamaha R6 completamente nera. È un vero sogno. Indosso il casco ma non riesco ad allacciarlo.

“Dai, lascia fare a me” Wesley si offre di aiutarmi. La sua espressione concentrata è così buffa che non posso far a meno di ridere. “Mi trovi divertente eh”

“Sei buffo” ammetto.

“Perché ancora non ti sei vista” mi prende in giro lui.

“Non è bello prendere in giro una povera ragazza indifesa”

“Tu, una povera ragazza indifesa? Ma fammi il piacere” dice indossando il casco.

“Dove andiamo?” chiedo.

“Non lo so, dove vuoi tu”

“Ricordi, non conosco il posto”

“Vero, allora che ne dici di andare al parco naturale?”

“Basta che mi dici la strada” dico salendo sulla moto.

“Esci dal parcheggio, gira a sinistra, la prima a destra e poi vai sempre dritta” dice gesticolando.

“Chiaro. Ora, vuoi salire o resti qui?” gli chiedo vedendolo ancora in piedi accanto alla moto. Alle mie parole si rianima e sale sulla moto. Mi fa vedere come devo mettere le mani sul manubrio, mi dice come decelerare e accelerare, e come frenare. Accende le luci anteriori e inserisce le chiavi.

“Ora, quando ti dico di sgasare, fallo, altrimenti la moto non partirà”

“Non l’avrò mai guidata, ma so come si accende una moto”

“Sbruffona” dice, dopodiché mi sorride. Fa forza sul cavalletto mentre io do gas. La moto si accende in un rombo potente. Inizio ad uscire dal parcheggio.

“Guarda che puoi anche tenerti, non ti farò male”

“Preferisco tenermi al sellino, non si sa mai qualcuno potrebbe piangere la mia morte”

“Egocentrico” dico. Non sento cosa mi risponde. Inizio ad accelerare. Al momento di girare sulla destra, mi piego in dentro, di conseguenza la moto si piega con me. Rischio di perdere l’equilibrio della moto perché Wesley non stringe abbastanza le ginocchia. Passata la curva mi raddrizzo e vado a tutta birra verso il parco naturale. Wesley è così sorpreso che stringe le ginocchia attorno alla moto e mi si aggrappa alla vita.

“Se corri così finiremo contro un muro” dice agitato.

“Calmo Stromberg, non ti succederà nulla”

“Avrei i miei dubbi” dice. Scoppio a ridere. Guidare mi ha sempre appassionato. Wesley mi indica un cartello. Siamo arrivati. Seguo la freccia e mi ritrovo in un parcheggio. Spengo la moto, aspetto che Wes scenda e poi scendo anch’io.

“Ah, finalmente” sospiro mentre mi tolgo il casco.

“Prima volta in moto eh?!” dice alzando un sopracciglio con sguardo indagatore.

“Lance mi ha passato la sua vecchia moto, ho forse dimenticato di dirtelo?” dico sorridendo. Al contrario di quello che pensavo, ci sono molte persone che passeggiano qui a quest’ora. Quando sto per varcare l’ingresso del parco Wesley mi ferma.

“Non qui” dice prendendomi per il polso. Mi trascina verso un sentiero secondario. “Ci venivo sempre da piccolo con Drew e Keaton. Abbiamo il nostro posto segreto, quindi ora dovrò bendarti…”

“Non ci penso nemmeno a farmi accecare”

“Sarà per poco”

“Nah, non se ne parla”

“Se scopri come arrivare al rifugio poi dovrò ucciderti”

“Correrò il rischio”

“Facciamo che chiudi gli occhi finché non te lo dico io”

“Se qualcosa però non mi torna li riapro”

“Aggiudicato” dice stringendomi la mano per sigillare il ‘patto’. Chiudo gli occhi e mi affido a Wesley, che mi ha fatto poggiare la mano sulla sua spalla, in modo da non perderlo.

“Siamo arrivati. Visto, non è stato così tragico”

“Una guida un po’ silenziosa, ma non mi lamento” dico iniziando a guardarmi intorno. Credo che la mia faccia sia alquanto idiota in questo momento, ma non posso far a meno di rimanere a bocca aperta davanti a questo spettacolo. “Questo posto è stupendo”

“Come chi l’ha scoperto” mi sbeffeggia Wes.

“Egocentrico” dico rifilandogli una gomitata e una linguaccia.

“Vieni. Sediamoci” Wesley si siede su una roccia piatta al centro della piccola radura, e mi fa cenno di sedermi accanto a lui.

“Wow”

“Già. Allora, come mai i segugi non sono con te? Sei scappata?”

“Abbiamo litigato e sono uscita per non ucciderli”

“Uh, e di cosa si tratta? Se posso sapere”

“Università” ammetto.

“Avete litigato per l’università?” chiede Wes confuso.

“Già. In pratica i gemelli studiano business e ingegneria alla California State University…”

“Quella a Long Beach?”

“Sì, quella”

“Mentre te e Mitch?”

“Mitch è stato preso alla Yale”

“Cazzo, dev’essere un cervellone”

“E lo è. Vuole laurearsi in matematica applicata”

“Eppure non sembrate tipi molto studiosi, a parte Mitch, lui sembra un secchione” dice ridendo.

“Credimi è indescrivibile quanto poco secchione sia in realtà”

“Ancora non riesco a capire il motivo del vostro litigio però”

“Come se non bastasse il trasferimento di Mitch dall’altra parte del continente? Il problema è che immaginavo sarebbe accaduto, ma speravo che mio fratello me ne parlasse prima”

“Non lo sapevi?”

“Sapevo che avrebbe fatto domanda alle migliori università, ma non credevo fosse stato preso ad una che si trova così lontano da casa, senza neppure dirmelo. E in più mi ha accusato di aver fatto la stessa cosa con lui”

“E tu l’hai fatto? Come lui intendo”

“Si…no…cioè, forse l’ho fatto”

“Dai, parla”

“Ho fatto domanda alla Stanford University per studiare legge…”

“E?”

“E sono stata accettata”

“Ma è grandioso. Dobbiamo festeggiare”

“Non c’è nulla da festeggiare. Non ho detto niente a nessuno, l’ho tenuto per me. Forse sei la prima persona a cui lo dico esplicitamente”

“Quindi anche te l’hai tenuto segreto?”

“Esattamente. Ma la cosa che mi ferisce è il fatto che Mitch ne avesse già parlato con i gemelli, e a me lo abbia tenuto nascosto”

“Scusa se mi permetto, ma anche tu non glielo hai detto. Che ti aspettavi?”

“Senti non  ho certo bisogno di qualcun altro che mi dica che ho sbagliato. Mi sento già una merda di mio, non c’è bisogno che qualcuno me lo ricordi” dico alzandomi. Voglio tornarmene a casa.

“Ehi, dove vai? Resta, non volevo rigirare il coltello nella piaga. Mi sono espresso male” dice Wes, sembra dispiaciuto.

“No, non è vero. Ti sei espresso benissimo, ed hai ragione. Sai che c’è? Avete tutti ragione. Sono una menefreghista del cazzo. Penso solo a me stessa. Va bene così?” urlo a pieni polmoni.



Pov. Wesley

Vedo Sidney portarsi una mano al petto e respirare affannosamente. Piegarsi su se stessa e cadere sulle ginocchia.

Non so nemmeno come succede, ma in un battito di ciglia sono piegato al suo fianco per vedere cos’ha.

“Sidney!” urlo in preda al panico. “Sidney cos’hai? Ti prego parla”

Lei stringe la mano sul petto così forte che le nocche sembrano quelle di un fantasma.

“Il p-petto” sussurra senza fiato.

“Sta tranquilla. Ti prego. Ora chiamo i ragazzi” dico prendendo il cellullare.

“No, p-per fav-vore, no” dice prendendomi il polso.

“Come no? Stai male, e io non so che fare. Lascia che li chiami”

“Ti prego” mi supplica con gli occhi lucidi.

“Sid, se muori, io poi come lo spiego agli altri”

“Non m-morirò Wes. Mi è già successo. Passa” dice strascicando le parole.

“Io non ne sarei così sicuro. Ti prego lasciami chiamare un medico”

“Ehi, cosa succede qui?” dice una guardia forestale puntandoci contro una torcia.

“Grazie a Dio. La mia amica sta male, vi prego aiutatemi”

“Will abbiamo una ragazza che sta poco bene alla piccola radura infestata. Chiama un medico e corri qui” dice la guardia parlando ad un walkie talkie.

“Ricevuto. Arrivo il prima possibile” risponde il walkie talkie.

“Tu” dice puntandomi un dito contro, “aiutami a farla stendere a terra. Cosa ti fa male?” chiede.

“Il petto, dice che le fa male il petto” dico agitandomi.

“Avete assunto qualche droga? L’hai fatta bere? Cosa ci facevate qui?” la guardia forestale mi vomita addosso un mare di domande mentre le pratica il massaggio cardiaco.

“N-no, non abbiamo preso niente. Lei non beve. Eravamo venuti a fare solo una passeggiata. Lo giuro. Mi creda”

“Ti credo. Allora Will dove cazzo sei?” sbraita contro il walkie talkie.

“Sono qui” dice una voce alle nostre spalle. “Questo è l’unico medico in servizio a quest’ora”

“Buonasera, sono il dottor Fairmed, cos’è successo?” chiede un uomo brizzolato sulla cinquantina. Si toglie la giacca a vento e si piega su Sidney.

“Stavamo parlando quando ha iniziato a farle male il petto. Ha detto che le è successo già altre volte. Ha detto che poi passa”

“Allora…”

“Sidney” dico.

“Grazie. Allora Sidney, dimmi dove ti fa male di preciso. Sei mai andata ad un controllo?” chiede il dottore. Sidney fa no con la testa, e poi si indica il centro del petto. “Ti fa male altro? Il braccio, la schiena, dolori addominali?” Sidney nega di nuovo.

“Cosa vuol dire?”

“Vuol dire che la tua ragazza non ha avuto un infarto, ma che in futuro potrebbe averlo se non si fa vedere da qualcuno. Prendi questa, è nitroglicerina” dice dandole una pillolina bianca.

“Noi non…”

“Andiamo sappiamo tutti come vanno queste cose. Passeggiata romantica al chiaro di luna nel parco, un bacio qua e uno là. Volevate passare una notte fuori da soli. Non siete né i primi né gli ultimi” dice il dottore ammiccando.

Credo di essere diventato bordò. Sidney inizia a ridacchiare.

“Vedo che stai meglio. Farsi beffe del proprio ragazzo è sempre uno spasso”

“Già, lo è” dice Sidney facendomi l’occhiolino. L’aiuto ad alzarsi.

“Non prendermi in giro. Mi hai fatto morire d’infarto” ammetto.

“Oh, direi che non c’è pericolo. Per quanto riguarda te, Sidney, devi farti visitare. Che ne dici di venirmi a trovare in studio uno di questi giorni?”

“Non credo serva”

“Fa come credi. Io ti lascio comunque il mio numero. Vieni quando te la senti. È stato un piacere aiutarvi” si piega a prendere la giacca da terra e se ne va.

“Grazie” dico rivolto al buio. Sidney mi da una gomitata.

“Per quanto riguarda l’allontanamento dal percorso principale vogliamo chiudere un occhio, ma che non si ripeta mai più” dice una delle guardie forestali.

“Assolutamente, mai più” prometto.

“Ora dovreste tornare” dicono.

“Oh, certo, grazie” dico ringraziandoli e trascinando Sidney verso il parcheggio.

“Oh, certo, grazie” mi fa il verso Sid una volta che siamo vicini alla moto.

“Non è divertente” sbuffo e salgo sulla moto.

“Grazie” si lascia scappare. Sale in moto e si mette il casco.

Per tutto il viaggio rimaniamo in silenzio. Sidney appoggia la testa contro la mia schiena e mi circonda il busto con le braccia.
Vado piano rispetto all’andata, non vorrei che Sid stesse male di nuovo.

Parliamo solo quel giusto che serve a Sidney per dirmi la strada di casa, dopodiché ripiombiamo nel silenzio.
Una volta arrivati davanti casa Severson, Sid mi lascia il casco e se ne va.

Non vedo il motivo per cui io debba rimanere oltre.

“Mi dispiace” lo dice così piano che stento a sentirla.

“Come prego?” chiedo con aria di superiorità. Mi sembra anche giusto dopo il modo in cui mi ha trattato.

“Andiamo, hai capito benissimo. Non farmelo ripetere”

“Buonanotte Sidney”

“Mi dispiace” dice più forte.

“Di cosa?”

“Di averti fatto perdere il tuo posto segreto, averti fatto preoccupare e averti preso in giro. Mi dispiace soprattutto di averti fatto perdere tempo, a quest’ora magari ti stavi divertendo con i ragazzi”

“Non credo che sia stata una perdita di tempo, anzi, è stato interessante, eccetto l’ultima parte”

“Mi dispiace”

“Smettila di ripeterlo, mi da' sui nervi”

“Scusa, io…” scoppia a ridere rendendosi conto di scusarsi ancora.

“Per il posto segreto non preoccuparti, dicono sempre così, ma poi mi lasciano tornare”

“Allora, per il problemino, non lo dirai a nessuno vero?” fa la spavalda, ma io so che in realtà la sua richiesta è più una supplica.

“Tranquilla, quello che succede nel fight club rimane nel fight club”

“È la battuta più squallida del mondo. Beh, allora grazie”

“E no, dove credi di andare”

“A dormire” dice indicando la porta di casa.

“Prima il mio bacio della buonanotte”

“Puoi scordartelo”

“Ok, niente bacio, però dovrai promettermi una cosa…domani ti accompagnerò dal dottor Fairmed per un controllo”

“Assolutamente no, non se ne parla”

“Bene, allora visto che so dove abiti, domani mattina vengo a parlare con i tuoi…”

“No, no, andiamoci. Passa domattina alle nove, e prometti che non dirai niente a nessuno”

“Prometto. Sono uno che le mantiene le promesse”

“Sei anche uno che ricatta”

“Anche quello. Buonanotte Sid”

“Notte Wes” dice dandomi un bacio sulla guancia e correndo verso casa.

Per essere sicuro che non succeda niente, aspetto finché non vedo una luce accendersi al secondo piano. Dev’essere la sua camera.

Spero che dal controllo non risulti niente di grave, anche se dal modo in cui il dottore si è rivolto a lei, non deve essere qualcosa di scarsa preoccupazione. È così giovane per poter avere un infarto.

Scuoto la testa per scacciare via i brutti pensieri. Voglio dimenticare al più presto quello che è successo.

Mando un messaggio a Keaton per sapere se è già a casa.

Da: Wesley
A: Keats ;)
Ehi bro, stai dormendo o sei ancora in giro?

Da: Keats ;)
A: Wesley
No, siamo ancora al pub. Sidney ha dimenticato qui il cellullare, digli che ce lo abbiamo noi.

Da: Wesley
A: Keats ;)
Fatto. Sto venendo lì. Aspettatemi.

Da: Keats ;)
A: Wesley
Ok ;)

Quando arrivo al locale i ragazzi sono già fuori.

“Dov’è Sid?” mi chiede Drew.

“L’ho già riaccompagnata, ma sarà meglio che gli riporti subito il telefono”

“Puoi aspettare domani per riportarglielo, no?” propone Keaton con il telefono di Sidney in mano.

“Potrebbe servirgli ora, no? Io vado, ci vediamo a casa” sfilo il telefono a Keaton, saluto Drew e torno a casa Severson.

Suonare il campanello a quest’ora non è possibile, quindi decido di fare come nei film; qualche sassolino gettato contro la finestra e il gioco è fatto. Non ho fatto il conto però con la mia mira da schifo, forse è per questo che al liceo non mi hanno preso come lanciatore nella squadra di baseball.

Dopo un pugno di sassolini lanciati a casaccio contro il muro della casa, riesco a tenere buona la mira per lanciare diversi sassolini alla finestra di Sidney. La luce si accende. Spero solo di non aver sbagliato finestra.

“Ahia” grida Sidney alla finestra. Devo averla colpita.

“Scusa” rispondo.

“Wes? Wes cosa ci fai qui?” chiede affacciandosi.

“Hai scordato questo al locale” dico mostrandogli il telefono.

“Scendo” dice solo, poi scompare.

Me lo ero immaginato più semplice. Nei film hanno sempre tutti una mira eccellente.

“Wes. Wes?” sento una voce chiamarmi. Arriva dalla porta sul retro.

“Ehi, non volevo svegliarti, mi dispiace. Ho pensato che potesse servirti” dico passandogli il telefono.

“Grazie, stavo diventando matta a cercare di capire dove l’avevo lasciato”

“Beh, allora buonanotte” dico andando verso la moto.

“Notte” dice tornando in casa. “E, Stromberg…” mi richiama dalla porta.

“Si?”

“La tua mira fa pena” dice e poi se ne va.


Pov. Sidney

Quando sto per rimettermi a letto il telefono vibra.

Da: Sconosciuto
A: Sidney
La mia mira non fa pena u.u

Da: Sidney
A: Sconosciuto
No, in effetti fa pietà e misericordia ;P

Da: Sconosciuto
A: Sidney
Non utilizzare la Bibbia per insultarmi…

Da: Sidney
A: Sconosciuto
Non ti sto insultando, sto solo esponendo i fatti xD

Da: Sconosciuto
A: Sidney
Quindi non sei arrabbiata del fatto che ti abbia preso il numero senza chiederlo???

Da: Sidney
A: Sconosciuto
Se mi giuri che non sei un serial killer o un maniaco

Da: Sconosciuto
A: Sidney
Nope! Sono solo un po’ fanatico ;)

Da: Sidney
A: Sconosciuto
Egocentrico! Secondo te come dovrei salvarti? Killer93? XD

Da: Sconosciuto
A: Sidney
Sono più un tipo alla Wessy-amorino, ed occhio che ci voglio anche il cuore alla fine eh 

Da: Sidney
A: Sconosciuto
Ma neanche morta. Tu come mi hai salvato?

Da: Sconosciuto
A: Sidney
Siddy con un mega cuore alla fine <3

Da: Sidney
A: Sconosciuto
Idiota XD Che ne dici di WesleyE3?

Da: Sconosciuto
A: Sidney
Banale…davvero vuoi avermi salvato con quel nome?!

Da: Sidney
A: Sconosciuto
No, hai ragione. Ce l’ho *o*

Da: Sconosciuto
A: Sidney
Allora? Cos’è?

Da: Sidney
A: Sconosciuto
Wesley 

Da: Wes ღ
A: Sidney
Beh almeno c’è la faccina alla fine 

Da: Sidney
A: Wes ღ
Devi esserne contento, non tutti hanno questo privilegio ;)

Da: Wes ღ
A: Sidney
Vabbè, ti lascio andare. Buonanotte.

Da: Sidney
A: Wes ღ
Notte Wes. Ah, non lo hai detto a nessuno vero?

Da: Wes ღ
A: Sidney
Te l’ho promesso, quindi no, non ho detto niente a nessuno e non conto nemmeno di farlo.

Da: Sidney
A: Wes ღ
Beh, grazie. Grazie davvero 

Da: Wes ღ
A: Sindey
Di niente. Un’ultima cosa però…

Da: Sidney
A: Wes ღ
Cosa?

Da: Wes ღ
A: Sidney
Come ti senti?

Da: Sidney
A: Wes ღ
Un po’ scossa, ma non mi lamento. Forse obbligarmi ad andare a quel controllo sarà un bene.

Da: Wes ღ
A: Sidney
Non è un obbligo, è un ricatto xD Di sicuro non può farti male. Vabbè, io stacco, a domani.

Da: Sidney
A: Wes ღ
A domani.

Quando la mattina mi sveglio ciò che è successo il giorno prima mi piomba addosso come una valanga.

Cory è morto. Non sono riuscita a surfare. Ho litigato con  mio padre, poi con mia madre, ed infine con i miei fratelli. Mio fratello gemello parte per andare a studiare dall’altra parte del continente. E per completare l’opera, ho anche avuto una specie di infarto.  

Mica male come secondo giorno ad Huntington Beach.

Controllo l’ora prima di andarmi a lavare. Ho due ore prima che Wesley arrivi. Ancora non posso credere alla fortuna che ho avuto. Ho conosciuto gli Emblem3, ci ho parlato, mi hanno abbracciato, li ho sentiti cantare nella loro città.

Quando i miei  hanno detto che dovevamo trasferirci l’ho presa veramente male, non avrei visto più la cricca, i nonni, gli zii; credevo che la nostra vita sarebbe stata un mortorio, e invece ecco spuntare gli Emblem3 con le loro tavole da surf, il sorriso sempre presente e il loro amore per l’oceano.
E ora, uno di loro mi accompagnerà ad una visita medica di cui nessuno sospetta nulla. E lo fa per me.

Scuoto la testa per non pensarci.

Torno in camera a vestirmi. Per fortuna che sono l’unica con il bagno in camera, almeno non rischio di incontrare gli altri. Indosso un jeans con una canottiera, e metto le converse basse. Prendo una tracolla e ci butto dentro il portafogli, la custodia degli occhiali da vista, quella degli occhiali da sole e le cuffiette. Inforco gli occhiali da vista, indosso il cappello e poi scendo a fare colazione.

Per le scale non incontro nessuno, e la cucina è vuota. Forse la fortuna è dalla mia parte.
Prendo una tazza dalla credenza, ci verso il latte freddo e il caffè, metto due cucchiai di zucchero, mescolo e aggiungo i cereali.

“Tutto quello zucchero ti farà male”

“Giorno anche a te pa’” esordisco agitando il cucchiaio a mo’ di saluto.

“Giorno dolcezza” dice dandomi un bacio in testa.

“Papà! Non sono più una poppante”

“Lo so” dice sospirando, “ma rimarrai sempre la mia bambina”

“Ti prego, non affrontiamo questo argomento ora” mi dispero.

“No, hai ragione. Allora, come mai già in piedi?”

“Ho un appuntamento” dico. Papà si strozza col caffè. “No, non come intendi tu. Nel senso che ho un impegno, da amici. Si, da amici, solo questo”

“Da amici? Amici chi?” chiede tossendo.

“Io e Wesley, papà. Siamo solo amici”

“Wesley? Il cantante?”

“Si, papà. Wesley il cantante, come lo chiami tu, mi porterà a vedere Huntington”

“Non puoi andarci con i tuoi fratelli?”

“Pa’, sei serio? Ricordi cos’è successo ieri si?”

“Ricordo, ricordo. Vabbè ma almeno chiamami ogni tanto per sapere dove sei”

“Pa’, smettila, Wes non è uno stupratore, né qualsiasi altra cosa può passarti per la testa, ed io ho diciott’anni”

“Wes? Siamo già passati alla fase amiconi vedo”

“E dai, finiscila. Si è offerto solo di farmi visitare la sua città”

“Sarà meglio per lui” dice in tono che non ammette repliche.

Mentre papà si allontana per prendere altro caffè, la mamma e i ragazzi fanno il loro ingresso ridendo ad una qualche battuta.

“Io vado. Ciao pa’. Ciao ma’” esordisco mettendo la tazza nella lavastoviglie e sparendo alla velocità della luce.

Aspettando che Wesley arrivi collego le cuffiette al telefono e faccio partire la musica. Non avendo niente da fare decido di girare un po’ su twitter.

Proprio mentre sto scrivendo un tweet Wesley si ferma davanti al vialetto.

“Buongiorno signorina Severson” saluta, porgendomi il casco.

“Buongiorno” rispondo prima di salire sulla moto. Mi tolgo il cappello e lo infilo in borsa prima di indossare il casco.

“Non per sembrarti paranoico ma qualcuno ti sta spiando” dice accennando al finestrone della cucina.

“Problemi loro. Andiamo, dai”

“Ai suoi ordini, milady” mi prende in giro Wes facendo il saluto militare.

“Cammina, idiota” dico dandogli un pugno sulla spalla.

“Ok, ok, vado”


Pov. Lance

Io e i ragazzi andiamo in cucina con la mamma. Elliott fa una battuta e noi tutti iniziamo a ridere.
Papà e Sidney stanno parlando, ma appena ci sente arrivare, Sidney, si alza e se ne va.

“Ragazzi dovreste chiederle scusa” esordisce la mamma versandosi del caffè.

“Scusa per cosa? È lei che vuole addossare la colpa agli altri. Lei ha sbagliato. Lei deve scusarsi” ammette Mitch duro.

“Non mi sembra il comportamento adatto ad una matricola della Stanford. È un po’ troppo infantile” dice Elliott inzuppando con nonchalance un biscotto nel caffelatte di Mitch.

“Neanche quello di Mitch mi pare un comportamento adatto ad una matricola di Yale. È piuttosto cretino” ribatto duramente.

“Ma Yale non è Stanford” snocciola Mitch.

“Oh, allora è questo che ti preme. Il fatto che Stanford sia un’università migliore di Yale. Ti rode il fegato non primeggiare anche stavolta eh!” lo provoco.

“Sarebbe meglio per te non parlare di questo” Mitch ha sempre avuto paura dello scontro diretto.

“E invece parliamone. Intendi forse il fatto che io frequenti la CSU, che è un’università pubblica, mentre tu andrai a Yale? Perché a me non dà fastidio confrontarmi. Sei più intelligente di me, anche se ho ancora i miei dubbi. Abbiamo interessi diversi. Studi differenti. Non sono geloso della tua ammissione a Yale, Mitch, anzi sono molto fiero di te. Ma è questo il problema, a te non importa se qualcuno sia fiero o meno, a te interessa solo battere gli altri, essere il migliore. Sai che c’è? Che non sei il migliore qua dentro Mitch, non lo sei mai stato. Noi valiamo tanto quanto te. Non è l’ammissione ad un’università ambita che fa il migliore, nossignore. E dovresti imprimertelo bene a mente” sfogo tutta la mia frustrazione su Mitchell e sulla sua stupidità. Sbatto un pugno sul bancone della cucina e mi avvicino alla finestra per prendere aria. Fuori in giardino noto Sidney pronta per uscire. “Pa’ dov’è che andava Sidney?”

“Oh, ha un appuntamento con un certo Wendell, Webster, Weston...?”

“Wesley?”

“Sì, lui”

“E tu ce l’hai mandata?” chiede Mitch.

“Cos’è improvvisamente ti interessa di tua sorella?” lo rimbecco prontamente, in risposta Mitch mi guarda in cagnesco.

“Smettetela voi due, e sì, Mitch, ce l’ho mandata. Mi sembra in grado di poter scegliersi gli amici da sola”

“Andiamo pa’, sai che non sono solo amici” dice Mitch.

“Wesley è pure più grande di lei” gli dà man forte Elliott.

“Ha vent’anni, anzi ancora li deve compiere, quindi non vedo dove sia il problema”

Non so quando io abbia iniziato a difendere Sidney e la sua uscita con Wesley, dato che non sono poi molto d’accordo neanch’io, ma mi sono decisamente stufato degli atteggiamenti di Mitch ed Elliott.

Papà inizia ad innervosirsi. Lo stanno portando dalla loro parte.

“Io vado a chiamarla” afferma facendo per uscire. Lo blocco per un braccio.

“Non puoi fargli questo, e poi Wes è appena arrivato, che figura ci farebbe se le proibissi di uscire. Siamo nel ventunesimo secolo pa’, dagli spazio”

“Oh, e va bene, voglio provare a dargli fiducia. A darti fiducia. Fai che quel ragazzo non la deluda, e non farlo neanche tu. Ricordati che è una prova” mi concede papà.

Vediamo Wesley indicare verso la finestra e Sidney rispondere con un alzata di spalle, dopodiché sale sulla moto e se ne vanno.

“Visto che non è stato così tragico”

“Mi prendi per il culo Lance? La mia bambina è appena andata via con un motociclista”

“Wesley è un cantante, non un motociclista pa’, e poi Sidney ha una moto, quindi non prendiamoci in giro”

“Io vado al lavoro, tu ogni tanto chiamala e poi riferiscimi. E voi” dice indicando me e i ragazzi, “non fate arrabbiare vostra madre, e soprattutto non litigate”

“Impossibile litigare con gli invertebrati” butto lì andandomene in salotto.

“Sei un bastardo” mi grida contro Mitch prima di andarsi a rifugiare in camera sua.

“Hai esagerato” mi rimprovera Elliott sedendosi vicino a me.

“Sai che nova c’è? Mi avete rotto le palle. Tutt’e due” dico alzandomi e andandomene in camera mia.

Sono un cretino. Come ho potuto pensare che Mitch avesse ragione, ieri ha fatto quello che ha fatto solo perché era geloso, ed io idiota gli sono pure andato dietro.

Sono un completo fallimento come fratello. Forse dovrei chiamare Sidney per scusarmi e dirgli che sono dalla sua parte. Forse, però, sarebbe meglio aspettare che torni, non me lo perdonerebbe mai se la chiamassi ora.

Decido di finire di sistemare la stanza, inizio disimballando i trofei di football vinti al liceo.

“Senti Lance non possiamo litigare anche noi, non voglio”

“Non ti hanno insegnato a bussare?” rispondo acido.

“Ok, scusa. Riprovo. Toc toc” fa il verso mentre bussa allo stipite della porta, “posso entrare?”

“No”

“Oh, andiamo, non voglio litigare con te”

“El, è chiaro che per un po’ resteremo divisi. Tu condividi c’ho che pensa Mitch, io credo invece che lui sia un’idiota; siamo ai due lati opposti delle fazioni, mi dispiace ma è così”

“Quindi d’ora in avanti potremmo parlare solo per litigare?”

“Ells non fare l’idiota, è ovvio che non possiamo andare d’amore e d’accordo se la pensiamo in due modi diversi su questa faccenda. Non dico che non possiamo più parlare, ma finché Sidney e Mitchell non chiariranno questa cosa, non intendo essere considerato come un ammortizzatore”

“Potremmo cercare di farli riappacificare” propone Elliott.

“Se Mitch continua a comportarsi come il Dio intoccabile di questa casa, credo che riusciremo in ben poco”

“Smettiamola di parlare di loro, ok; che ne dici di una partita alla play?”

“Pronto per essere stracciato?” ghigno.

“Ti piacerebbe”

“Scommettiamo venti dollari”

“Piangerai quando avrò finito con te” accetta Elliott.

“Inizia a mettere mano al portafogli” dico per poi accendere la console.





*Angolo dell’esaltata*
Il capitolo si conclude con i gemelli che giocano alla play perché io li amo,
ed è un loro sacrosanto diritto avere più spazio nella storia...


Perdonatemi se c'ho messo così tanto, ma l'università mi ha tenuta impegnata.
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento...
Fatemi sapere cosa ne pensate attraverso una recensioncina :)

Tanti baci, tanti abbracci, tante cose carine...xoxo S.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1998935