The light behind your eyes

di Frankie_ Echelon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** Capitolo 01: Attrazione, strana tensione. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 02: Che confusione, sarà perché mi piaci? ***
Capitolo 4: *** Capitolo 03: Dietro le parole ***
Capitolo 5: *** Capitolo 04: Tu sei la mia arte ***
Capitolo 6: *** Capitolo 05: Tu sei la mia arte pt.2 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 06: rivivendo i ricordi.. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 07: Il coraggio di chiedere scusa ***
Capitolo 9: *** Capitolo 08: Vecchie abitudini, nuove sconfitte ***
Capitolo 10: *** Capitolo 09: The Only Hope For Me Is You (l'unica speranza per me sei tu) ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10: L'amore distruttore ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11: Amore e ansiolitici ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12: Il mio regalo di compleanno ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13: Peccato natalizio ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14: L'amara realtà ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15: L'amara realtà pt.2 ***
Capitolo 17: *** Epilogo; Hopeless Romantic ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***



PROLOGO
 
Una volta, quando avevo più o meno otto anni, il professore di letteratura ci diede un tema da fare a casa. Dovevamo dire cos'era per noi l'arte, cosa rappresentava e dove potevamo trovarla.
Rimasi stupito dalla traccia di quel tema. Ricordo che rimasi ore e ore a fissare il mio quaderno con la penna blu tra le dita senza riuscire a scrivere niente.
Il significato di arte era semplice ma era il “dov'era” che mi risultava difficile capire. Dov'era l'arte?
Nei musei? No, troppo facile. Non poteva essere la risposta giusta, il professore non ci avrebbe mai dato un compito così scontato, così banale. No, lui dava temi dove dovevi pensarci una sera intera prima di trovare la risposta giusta, dove dovevi chiedere aiuto al papà o la mamma perché da solo non potevi riuscirci. Io beh, non ero mai stato propenso a chiedere aiuto quindi semplicemente non li facevo, ma quel compito.. oh, quel compito si era insinuato nella mia psiche. Dovevo farlo, e non avrei chiesto nemmeno aiuto.
Dov'era l'arte? Non lo sapevo ma volevo scoprirlo. Ero un bambino troppo curioso e testardo. Se volevo l'arte, l'avrei trovata.. anche se sarei dovuto andare in capo al mondo.
Misi la penna dentro il mio astuccio di Bat-man, presi il mio quadernetto da disegno e uscii nel cortile dietro casa.
Mi fermai sulla soglia incerto se avventurarmi nel cortile o no. Avrei trovato lì la mia arte?
Avanzai di qualche passo, ricordo ancora perfettamente la sensazione di solletico che mi procurava l'erba sotto i piedi scalzi.
Mi guardai intorno cercando di capire se nel mio piccolo giardino si potesse trovare arte. Mi avvicinai alle aiuole tenute con estrema cura da mia madre e notai i fiorellini gialli, rosa e bianchi che crescevano in mezzo al verde.
Vidi i colori vivaci mischiarsi al verde delle foglie e capii che quello era arte. Sì, per me era arte, così annotai su un foglio “i fiori sono arte. L'erba e le foglie sono arte”.
Guardai in alto e vidi un cielo limpido, con leggere nuvole bianche che sembravano i batuffoli di cotone con cui mia madre mi accarezzava per pulirmi il graffio con il disinfettante.
Annottai anche questo “il cielo è arte, le nuvole sono arte”.
Mi voltai leggermente rimanendo accecato dal sole tropo forte per i miei occhi chiari. Era bellissimo anche se faceva male, così annottai anche questo “il sole è arte”.
Decisi che nel giardino non avrei trovato nient'altro così tornai dentro e trovai mia nonna che sfornava dei biscotti con le gocce di cioccolato, l'odore era tremendamente invitante.
Osservai mia nonna posare la teglia sul tavolo senza accorgersi della mia presenza. Quando finalmente si accorse di me mi donò uno di quei suoi meravigliosi sorrisi, quelli che ti fanno venir voglia di abbracciarla forte.
Annotai anche questo “sorridere è arte”.
L'abbracciai e scappai fuori dalla porta principale.
Camminai per un po' cercando di captare qualcos'altro che potesse dirmi cos'era l'arte.
Arrivai al centro commerciale ma nulla, lì, mi faceva pensare all'arte. Girai l'angolo e vidi in lontananza un uomo seduto su un mucchio di scatoloni. Mi avvicinai piano, era ricoperto di sporcizia e puzzava. Pensai che gli servisse aiuto. Sapevo che non dovevo parlare con gli estranei, specialmente se questi erano dei barboni, ma il mio istinto mi disse che dovevo avvicinarmi.
Alzò lo sguardo verso di me e io mi bloccai per lo spavento ma riabbassò lo sguardo e io presi coraggio e mi avvicinai ancora di qualche passo.
In quel micro secondo in cui i nostri sguardi si incrociarono vidi la tristezza, il dolore e la paura. Prima di allora non avevo mai potuto credere che una persona potesse essere così limpida nello sguardo.. non potevo credere che esistessero persone tanto tristi e sole..
<< Non dovresti stare qua, ragazzo. Questo non è posto per te >> disse con voce calda e bassa senza, però, guardarmi.
<< Lo so.. mi scusi >> riuscii a dire deglutendo a vuoto dato che la mia saliva si era prosciugata.
<< E allora vattene >> disse lui girandosi alla sua destra. Indietreggiai leggermente per paura.
Dalla destra comparve un cucciolo di un cane. Era tutto nero e sporco ma tremendamente vivace. E appena l'uomo lo prese e iniziò a giocarci vidi il suo volto tramutarsi in pura gioia. La tristezza, la paura, la solitudine erano scomparse, ora era solo.. felice.
L'uomo mi ignorò per tutto il tempo che rimasi lì, fermo nella stessa posizione. Decisi di andarmene e, appena svoltai l'angolo, annotai sul foglio “anche i barboni sono arte..”.
Decisi che avevo abbastanza materiale per completare il mio compito così tornai a casa.
Mi sedetti sul tavolo della cucina e iniziai a scrivere. Senza rendermene conto scrissi tantissimo..
 
Mi sono domandato cosa potesse essere l'arte e dove la potessi trovare. Solitamente avrei risposto che l'arte sono i quadri e le statue e che quindi l'arte si trova nei musei. Ma ho pensato che sarebbe stato troppo semplice così ho deciso di fare un giro, forse avrei trovato l'arte mentre camminavo. E così è stato.
Mi sono reso conto che l'arte può essere qualunque cosa, come i fiori colorati in un giardino, le foglie. Il cielo con le sue nuvole può essere arte. Anche mia nonna Helena che mi sorride (ma non solo la mia ovviamente) mentre prepara i biscotti può essere arte.
L'arte è qualunque cosa che ti dia emozioni. Spesso queste emozioni posso essere belle, come ad esempio gli uccellini che cinguettano, o brutte come un barbone in una strada stretta e puzzolente..”
 
Avevo azzeccato, l'arte è tutto questo. Il mondo in sé è arte.
Ma appena incontrai i suoi occhi la mia priorità di arte cambiò. Era lui la mia arte, il mio soggetto, la mia musa.
Capii solo allora che l'arte era anche ossessione..



Salve a tutti :3
è la prima volta che scriva una Frerard quindi spero esca bene :)
Mi scusa per la lunghezza del capitolo ma è solo il prologo, non potevo aggiungere altro.
Prometto che i prossimi capitoli saranno molto più lunghi <3
Beh, spero che vi piaccia e, se volete, potete armi sapere cosa ne pensate :3
Potete scrivere anche commenti negativi, eh! Nessuno vi mangia, anzi vi ringrazierei comunque. Spete, le critiche servono a migliorare <3
Beh, a presto
MIC 

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Capitolo 2
*** Capitolo 01: Attrazione, strana tensione. ***


 
Capitolo 01: Attrazione, strana tensione.
 
Aprii gli occhi lentamente inondato dalla luce del sole che mi fece nascondere il viso nel cuscino mentre, con una mano, cercai di spegnere la sveglia fin troppo insistente.
Sospirai mentre mi rigirai su me stesso per perdermi tra i giochi di luce che i raggi del sole disperdeva all'interno della mia stanza.
Mi sedetti controvoglia e mi stiracchiai per bene guardandomi intorno, Linz non c'era.
Sbuffai e mi alzai grattandomi i capelli, la chiamai ma appena entrai in cucina constatai che non c'era.
Non ci frequentavamo da molto ma mi trovavo molto bene con lei. Era perfetta, condividevamo tutto, compreso l'amore per l'arte.
Era fantastica e io non potevo fare a meno di osservare ogni singola mossa che compiva. In quei pochi mesi che ci frequentavamo mi sentii davvero felice. Come poteva una ragazza farmi questo effetto?
Ero felice, e lo sono tuttora, grazie a Lindsey ora sono salvo.
 
Mi feci una doccia veloce e indossai la prima cosa che trovai buttata sulla sedia della camera: pantaloni neri lucidi e una maglietta slabbrata.
Infilai velocemente le scarpe e uscii il più in fretta possibile per raggiungere il luogo in cui io, mio fratello Mikey, Ray e Matt dovevamo incontrarci. Quel giorno avevamo il primo incontro con la Eyeball Records.
Era una svolta per la mia vita, una svolta per tutti noi e il nostro nuovo gruppo, i My Chemical Romance. Ma non potevo immaginare, neanche se me lo avessero detto, che quel giorno era davvero il giorno in cui la mia vita sarebbe cambiata. Tutto ciò che credevo possibile, tutti i miei sogni, le ingiustizie passate.. tutto passò in secondo piano. E sapete perché? Perché fu nell'istante esatto in cui incrociai il suo sguardo che capii cos'era davvero importante per me.
Non sapevo niente di lui, so solo che si avvicinò a noi con il sorriso più luminoso che avessi mai visto. Disse di chiamarsi Frank Iero e che faceva parte dei Pencey Prep.
Era un ragazzo davvero carino, timido ma allo stesso tempo così energico, Aveva un'aria da cucciolo bastonato ma sapevo bene, lo percepivo, che lui era un vero angelo con le corna.
Mi presentai come cantante dei MCR e nell'istante in cui mi strinse la mano sentii una piccola scossa percorrermi le dita. Sperai che non l'avesse sentita pure lui, non volevo che capisse la mia attrazione verso di lui.
Avevo detto che amavo Linz giusto? Beh. L'amavo, l'amo e l'amerò sempre ma quello che mi fece provare quel piccolo ragazzo dagli occhi verdi non riuscii a spiegarmelo per settimane intere.
Provai attrazione per lui, provai un senso di protezione.
Erano anni che non provavo attrazione fisica per un uomo; erano anni che nessuno mi faceva stare così agitato. Neanche per Linz ero nervoso quando l'ho conosciuta. Io e Linz ci siamo semplicemente.. amati. È stato come se ci conoscessimo da una vita, come se fossimo destinati a stare insieme. Ed infatti è così, altrimenti non avrei mai avuto la persona più preziosa a questo mondo. Bandit.
 
Frank rimase con noi a chiacchierare per una ventina di minuti ma a me parvero secoli.
Entrammo subito in sintonia tanto da scambiarci i numeri di cellulare e, dopo qualche giorno, eccolo: membro ufficiale della nostra band.
Non mi sembrava vero, l'avrei visto ogni giorno. Mi sentivo tanto come un adolescente innamorato.
 
 
#Frank
 
Quella mattina fui felice per la prima volta di dovermi alzare presto dal mio letto. Di solito, lanciavo la sveglia per farla tacere, ma non quella volta, e il motivo non lo conoscevo ancora. Mi svegliai semplicemente felice e appagato.
Salutai Jamia, la mia compagna, con energia stampandole un delicato bacio sella tempia e alle nove in punto ero davanti alla Eyeball Records pronto per iniziare una nuova vita. Mi sentivo carico di elettricità, ero pronto.
Mi sedetti in una piccola poltroncina a schiera addossata al muro e aspettai il mio turno. Pochi minuti dopo sentii delle voci che si avvicinavano e alzai lo sguardo. Cinque ragazzi mi passarono davanti sedendosi accanto a me. Li guardai di sfuggita e fui catturato, al primo impatto, dalla bellezza di uno di loro. Aveva dei capelli neri che gli incorniciavano il volto e che contrastavano la carnagione lattea della sua pelle. Aveva dei grandi occhi verdi misti a qualche striatura nocciola e due labbra che sembravano essere disegnate da un pittore, -rosee e prefette-. Cercai di non fissarlo, non era il caso.
Spostai lo sguardo sugli altri e notai che quello alto e con gli occhiali da vista l'avevo già visto da qualche parte. In un lampo di genio mi ricordai, si chiamava Michael Way, Mikey per gli amici. Aveva fatto un provino per entrare a far parte nella mia band come chitarrista ma non lo prendemmo. Sinceramente non sapevo neanche il perché, era anche bravo.
Con la scusa di aver riconosciuto Mikey mi avvicinai a loro. Avevo il cuore in gola e non sapevo neppure io il perché. Di solito non ero mai il primo ad avvicinarmi alle persone, di solito ho sempre preferito starmene per conto mio, ma in quell'istante volevo parlare con loro. Volevo parlare con lui, sapere il suo nome, quanti anni aveva.. insomma, volevo sapere tutto di lui e non sapevo nemmeno il perché.
Mi avvicinai a loro sforzandomi di rimanere calmo anche se il mio sorriso poteva tradirmi.
<< Mikey? Michael Way? >> chiesi avvicinandomi. Tutti e cinque si girarono.
<< Sì? >> chiese lui, << Oh, ciao Frank! >> disse appena mi riconobbe.
Mi presentai a tutti compreso al ragazzo con i capelli neri che poi scoprii essere il fratello maggiore di Mikey, Gerard.
Nei venti minuti in cui parlammo notai l'abbigliamento: maglietta bianca tappezzata di buchi e jeans neri lucidi e.. super aderenti.
Perché mi stavo soffermando sui suoi jeans? Non avrei dovuto pensarci, no, assolutamente.
Ci scambiammo il numero di cellulare e pochi giorni dopo facevo parte dei My Chemical romance.
Ci sentivamo in sintonia, mi piaceva parlare con lui, con loro, e sapevo che sarebbe sicuramente nata una forte amicizia.
 
* * * *
Una pomeriggio tutti noi della band dovevamo incontrarci, eravamo seduti ad un bar. Stavamo aspettando gli altri.. ma di loro nessuna taccia. Eravamo solo io e Gerard. Non so il perché ci fosse questa elettricità tra di noi, eravamo in tensione e non sapevo il perché. Mi sentivo strano in sua presenza e potevo percepire che anche per lui era lo stesso.
<< Cosa vuoi ordinare? >> chiese d'un tratto spezzando l'imbarazzante silenzio che si era creato tra di noi. Aveva la voce calda e bassa e ciò mi fece saltare dalla sedia. Mi sentii contorcere lo stomaco. Perché l'effetto della sua voce mi faceva quell'effetto? Mi guardò sorridendo, i suoi grandi occhi mi scrutarono aspettando una risposta ma io ero troppo impegnato a fissarlo. Cercai di pronunciare la parola 'caffè' ma tutto ciò che uscì dalle mie labbra non fu altro che aria.
Gerard sorride mostrando i piccoli dentini che rendevano quel viso ancora più infantile facendomi sorridere di rimando. Abbassai lo sguardo e mi diedi una manata sulla fronte imbarazzato, e stupito, del mio stesso comportamento.
Sembrava che la mia aria di Broca avesse subito danni tali da non permettermi più di elaborare una frase di senso compiuto. Ma invece, eccola là, la mia voce tremendamente alterata dalla situazione.
<< Caffè >> risposi tenendo ancora premuta la mano sulla fronte, come se riuscisse a farmi trovare l'uso della parola.
Gee annuì memorizzando la mia risposta con un sorriso e chiamò il cameriere che sparì poco dopo con le nostre ordinazioni.
Ricordo perfettamente che quei minuti in cui aspettammo i nostri caffè furono i minuti più estenuanti della mia vita. Gerard si mise a picchiettare un ritmo con due dita sul tavolo mentre aveva lo sguardo perso verso qualcosa che si trovava alle mie spalle. O meglio, sperai che fosse quello, speravo che non si fosse fissato guardandomi. Questo sospetto mi prese alla sprovvista. Cosa avrei dovuto fare? Ero immobile, terrorizzato. Non volevo muovermi per paura che avessi ragione.
<< ecco a voi >> disse il cameriere posizionando i nostri caffè sul tavolino, facendomi sobbalzare dall'improvviso spavento.
<< Grazie >> ringraziò Gerard tornando alla realtà.
Per una frazione di secondo vidi una smorfia di dispiacere quando udì la voce del cameriere, ma non fui sicuro.
Bevemmo il nostro caffè in silenzio e notai che, mentre portava la tazzina alle labbra, alzava gli occhi per guardarmi.
Deglutii quando lo vidi pulirsi le labbra con la lingua dal poco residuo di schiuma.
<< tutto apposto, Frank? >> chiese sorridendo e inclinando la testa di lato. I capelli neri gli ricaddero sul viso. Mi sentii prudere le mani, l'impulso di allungare una mano e togliergli i capelli dal viso era tanta ma me le tenni strette l'una a l'altra evitando di dar vita al mio desiderio.
<< Sì, tutto bene >> risposi cercando di convincere più me stesso che lui.
L'arrivo di Ray mi fece sospirare di sollievo. Ero salvo dagli sguardi magnetici di Gerard.
<< 'Giorno ragazzi. Scusate il ritardo >> disse lui dando una pacca sulle spalle a Gerard -che continuò a fissarmi-. Si sedette accanto a noi e guardò prima Gerard poi me che continuavo a muovermi sulla sedia per il troppo imbarazzo.
Mi ero sbagliato, neanche l'arrivo di Ray fermò Gerard dal fissarmi.
<< Beh, che succede? >> chiese Ray cercando di capire la situazione, cosa alquanto difficile.
<< Nulla >> rispose Gerard mostrando un leggero sorriso, finalmente smise di guardarmi per poter spostare il suo sguardo su Ray.
<< Beh -deglutii- io purtroppo devo andare >> dissi guardando l'orologio, Jamia mi stava aspettando.
<< Di già? >> chiese Ray alzando lo sguardo confuso.
<< Sì. Jamia mi sta aspettando. Dobbiamo andare a cena dai suoi >> risposi soffermando lo sguardo su Gerard.
<< Beh, allora ciao Frank >> rispose Ray sorridendo.
<< Ciao, buona serata >> affermò Gerard guardandomi col suo solito sguardo. Sorrise e io ricambiai il sorriso ad entrambi, ma guardai soprattutto Gerard.
<< Grazie, ciao! >> dissi allontanandomi.
M'incamminai verso la macchina e, appena fui sicuro di essere lontano dagli sguardi di Gerard e Ray mi portai le mani tra i capelli e sbuffai pesantemente. Dovevo capire cosa mi stava succedendo. Il continuo pensare a Gerard, ai suoi occhi su di me, mi faceva stare male. Perché mi faceva quest'effetto? Non era attrazione fisica, non mi piaceva come poteva piacermi Jamia o un qualunque altra ragazza.
Perché Gerard mi attirava tanto? Beh, per prima cosa, non era di certo una ragazza -e questo era già di per sé traumatizzante dato che continuavo a pensare a lui- e secondo io stavo con Jamia, dovevo sentire quell'elettricità con lei e non di certo per un uomo, per lui.
Ma in fondo, non c'era niente di che. Era un mio caro amico e questo era quello che contava.
 
 
Salve a tutti.
Scusatemi per il lungo ritardo ma non avevo internet.
Fortunatamente sono riuscita a trovare un po' di linea wi-fi e ne ho approfittato.
Spero vi piaccia.
Ditemi cosa ne pensate! :)
Baci <3
MIC

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Capitolo 3
*** Capitolo 02: Che confusione, sarà perché mi piaci? ***


 
Capitolo 02: Che confusione, sarà perché mi piaci?
 
#Gerard
 
Durante il primo periodo in cui conobbi Frank mi sono ritrovato innumerevoli notti a rigirarmi nel letto con una strana sensazione, era come se un qualcosa mi tenesse sveglio, come se avessi un peso. Non capivo bene che sensazione fosse.. era come se mi sfuggisse qualcosa, un qualcosa di molto importante. Ma più cercavo di concentrarmi, più ci pensavo, più questo mio dovere mancato si allontanava dalla mia mente.
Tuttora non riesco a capire se fosse realmente Frank il problema, se in questo pensiero che non riuscivo a raggiungere centrasse lui. Sapevo solo che le notti insonni mi stavano trasformando in uno zombie. Andavo in sala registrazione senza riuscire a concludere nulla, mi sentivo stanco, terribilmente stanco, e neanche il mio amato caffè riusciva a svegliarmi.
In quel periodo evitavo Frank, non perché non volessi stargli accanto, anzi, per me era incredibilmente doloroso stargli lontano, ma lo facevo per lui.
Sì, non potevo stargli troppo vicino, mi sentivo come se lo ferissi ad ogni sguardo. Lui era sempre così.. attento.. quando stava accanto me. Stava attento a non guardarmi per più di due secondi; stava attento a non toccarmi se non fosse necessario. Addirittura quando ci siamo seduti vicini e le nostre ginocchia si sono sfiorate mi sembrò di vederlo sobbalzare.
Quindi evitavo di stargli vicino, non volevo farlo soffrire. Se starmi accanto significava recargli dolore allora mi sarei allontanato.
E, comunque, non solo a lui faceva male stare vicini. Anch'io soffrivo. Sì, mi sentivo male ogni volta che sentivo il suo profumo; stavo male ogni volta che mi sorrideva o che semplicemente mi guardasse.
Il nodo allo stomaco tornava; tornava il peso che mi faceva faticare nel respirare; tornava quella sensazione di aver dimenticato qualcosa.
Non potevo stargli troppo vicino senza sentire quella voglia matta di toccarlo. Non potevo osservarlo mentre parlava perché il mio sguardo si concentrava sulle sue labbra che volevo baciare.
Frank, mi piaceva. Oh, eccome se mi piaceva. Non provavo quelle sensazioni dal liceo e ora che era comparso lui nella mia vita tutto ciò che ero riuscito a placare si era risvegliato in me.
Ho sempre saputo che a una parte di me piacevano gli uomini e non mi sono mai nascosto. Non ho mai avuto paura di quella parte.
Okay, nessuno lo sa però non l'ho nascosto. Semplicemente non mi sembra il caso di andare in giro a dire “Hey, sono bisessuale!”. Cosa cazzo dovrebbe importare alla gente di quello che faccio o non faccio nella mia vita privata?
Se mai mi capitasse la domanda “sei mai stato attratto dagli uomini?” allora risponderei di sì. Risponderei che sono stato attratto dagli uomini e che molte volte sono andato oltre ad un bacio e che mi è piaciuto. Traumatizzati? Forse, ma questo sono io e di certo non me ne vergogno.
Ma con Frank è tutto nuovo. Non è la solita attrazione. È diverso. Frank è diverso. Lui è speciale, lui non deve soffrire. Ma soprattutto, lui non è gay.
Quindi, dovevo stargli lontano.
 
Un giorno mi ritrovai solo nella sala di registrazione, era presto -troppo presto- ma volevo recuperare il tempo che avevo perso durante il periodo in cui soffrivo di insonnia. Sembrava che fosse passato e io ne ero felice.
Con Linz andava alla grande, si era ufficialmente trasferita da me e il mio amore per lei cresceva sempre di più. Ma provavo una fitta di dispiacere quando i miei pensieri ruotavano intorno all'immagine di Frank: Frank che sorrideva, Frank che masticava lentamente perso nel vuoto, Frank che corrugava le sopracciglia quando non capiva qualcosa, Frank che si inumidiva le labbra con la lingua.. Frank che si mordeva il labbro inferiore quando si sentiva in imbarazzo.
Tutto di Frank mi faceva star male, pensavo a lui sempre, anche nei momenti meno opportuni. Stava diventando un'ossessione, la mia ossessione.
Mi sistemai sulla sedia girevole, misi le cuffie e iniziai a a controllare i suoni sulle canzoni che avevamo iniziato a registrare. Ma avevo troppo sonno, mi sentivo gli occhi pesanti, così decidi di sdraiarmi un momento nel divanetto in attesa dell'arrivo degli altri. Tanto da solo non potevo fare chissà cosa!
Mi sistemai nella posizione più comoda possibile -anche se non potevo aspettarmi chissà cosa da un divano da due posti sfondato-. Misi un braccio dietro la testa, come a fare da cuscino, e osservai le piccole crepe sul soffitto.
Senza rendermene conto iniziai ad immaginarmi i suoi occhi verdi, il suo sorriso che gli illuminava il viso.. e nel giro di qualche minuto mi addormentai.. così, con in mente lui..
 
#Frank
 
Arrivai prima del previsto in sala di registrazione, tanto a casa non ci facevo nulla .
Poggiai il cellulare e le chiavi sul tavolo e andai al frigo per prendermi una birra. Non mi accorsi subito della presenza di Gerard. Quando chiusi il frigo e mi girai per sedermi nel divano allora lo vidi. Si era appisolato. Aveva le braccia dietro la testa e una gamba piegata. Mi avvicinai a lui e mi sedetti sul pavimento. Lo osservai attentamente. Era straordinariamente bello. Piccoli ciuffi di capelli neri gli incorniciavano il viso e, come avevo provato qualche settimana prima in quel bar, sentii la voglia di spostarglieli. Solo che questa volta non mi fermai e, prendendo un po' di coraggio, spostai i capelli dietro l'orecchio. Appena sentii il contato con la sua pelle sentii piccole scosse attraversarmi le dita. Gerard aveva la bocca socchiusa e, quando accarezzai la sua pelle lui emise un piccolo gemito. Per paura che si svegliasse, e che quindi mi trovasse ad accarezzargli il viso, spostai la mano velocemente. Rimasi a fissarlo per qualche minuto. Sentivo il cuore battere forte. Perché sentivo l'impulso di stargli vicino? Perché provavo questa attrazione per lui? Io non ero gay, o almeno non riuscivo a convincermi del fatto che potessi realmente esserlo.
Mi abbracciai le ginocchia poggiandole al petto e rimasi a fissarlo, domandandomi se fosse il caso di dirgli che mi piaceva.
No, mi avrebbe riso in faccia. Andiamo, era assurdo! Lui stava con Lindsey e io con Jamia, non sarebbe stato spazio per un.. non sapevo nemmeno cosa. Una relazione? Che ridere, decisamente assurdo.
E poi, lui non era gay, MA NEMMENO IO! Era solo.. attrazione. Okay, lui era bello, troppo bello, ma non poteva essere altro. Forse non era nemmeno attrazione fisica, forse era solo perché gli volevo troppo bene. Ma.. sinceramente? Non mi era mai capitato di voler baciare chi volessi bene, a parte Jamia. Ma per lei era diverso, io lei l'amavo. Oddio, questo cosa significava?
In quei dieci minuti in cui osservai Gerard dormire mi vennero per la mente un milione di domande. Troppi “ma” e “se” da chiarire.
Avevo passato settimane a stargli lontano. Cercare il suo sguardo, sorridergli, toccarlo sembrava essere una tortura per me. Non volevo aumentare questa forte attrazione, non potevo. Era sbagliato. Sia per me che per lui. Sapevo che non gli interessavo quindi dovevo farmene una ragione. Vedevo come mi scansava, vedevo che mi stava lontano.. quindi inutile sperare in qualcosa che non esisteva.
 
Gerard aprii piano gli occhi e si stiracchiò. Appena mi vide fece una faccia stupita.
<< E tu cosa ci fai qua? >> chiese sistemandosi i capelli spettinati. Osservai attentamente la sua mano infilarsi tra le sue ciocche di capelli sottili neri e desiderai che quella mano fosse la mia. Deglutii rumorosamente attirando l'attenzione di Gerard.
<< Beh? >> chiese lui con un mezzo sorriso.
<< n-nulla >> risposi io cambiando la mia visuale.
<< Da quanto mi stai spiando mentre dormo? >> chiese lui accavallando le gambe.
<< I-io non ti stavo spiando! >> risposi allarmato. Mi sentii le guance avvampare e diventare rosse e ciò fece ridere fragorosamente Gee.
Scese dal divano e si sedette sulle sue ginocchia abbassandosi leggermente, ora eravamo alla stessa altezza.
Mi sentii mancare l'ossigeno mentre vidi Gerard avanzare lentamente. Avvicinò le sue labbra al mio orecchio. Sentivo il suo respiro mentre pronunciava << Non ho detto che mi dispiaccia >>. Quelle parole mi fecero martellare il cuore ancora più forte di quanto stesse battendo prima. Deglutii e, inconsciamente iniziai a mordermi il labbro inferiore. La sua voce era così calda e sensuale che per poco non riuscii più a resistere alla mia voglia improvvisa di baciarlo. Volevo davvero baciarlo? Oh sì.
Gerard si allontanò piano incrociando il mio sguardo per una manciata di secondi, poi tornò a sedersi sul divano, come se non fosse successo nulla mentre dentro di me sentivo tutto contorcersi.
Appena mi guardò lo vidi irrigidirsi; << Non morderti il labbro, per favore >> disse girandosi verso la sua destra per poi fissarsi su un punto indefinito. Non capii il perché di quella richiesta ma smisi immediatamente
Gerard tornò a guardarmi e sospirò, come se fosse sollevato. Non capii il senso di quell'episodio, perché quella reazione? Avevo fatto qualcosa di male? Che male c'era nel mordersi il labbro?
Gli altri interruppero i miei pensieri con il loro ingresso. Evitai di guardare Gerard per tutta la sera, sentivo ancora il suo odore di colonia addosso a me e il suo fiato sul mio collo. Dio mio, forse ero realmente attratto da lui. Lo volevo. Ma ripeto, non avrebbe mai ricambiato.
 
 
 
Saalve a tutti!
Grazie mille per seguire questa fanfiction.
Non potevo immaginare che potesse realmente piacere a qualcuno <3
Spero di leggerei vostri pensieri.
Baci

MIC

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Capitolo 4
*** Capitolo 03: Dietro le parole ***


 
Capitolo 03: Dietro le parole
 
#Gerard
 
Sono sempre stato una persona permalosa. Tutti i consigli che mi vengono detti, anche a fin di bene, arrivano alle mie orecchie come insulti se vengono detti per contrastare un mio pensiero o una mia azione.
Tuttora trovo difficile accettare consigli e quasi sempre finisco per litigare.
Quando si trattava della band cercavo sempre di ascoltare le idee di tutti per poi cercare di realizzarle, ma spesso capitava che non mi trovassi d'accordo e allora eliminavo l'idea subito, senza neanche dare il tempo alla persona di obbiettare.
Non mi sono mai voluto sentire superiore ad altri, ci mancherebbe, ma spesso mi ritrovavo a padroneggiare sugli altri. E spesso queste mie azioni si riversavano su di me come un fiume in piena.
Agire senza pensare al male che potevo recare agli altri? Era da me. E ogni volta me ne pentivo.
Il dolore che vedevo negli occhi della persona mi faceva capire che io non ero superiore a nessuno, che tutti, come me, soffrono per le parole degli altri. E chi più di me poteva saperlo? Sono stato io stesso vittima di parole dette male, di rifiuti su rifiuti. E faceva male -molto male- quando le persone ti guardano come se non contassi nulla, come se valessi meno di zero. Quindi perché dovevo farlo agli altri?
Ma nulla poteva recare più male nel vedere la persona che ami vittima delle tue parole..
 
Un giorno capitò che ci trovassimo in sala di recitazione, senza idee per nuove canzoni e senza alcuna voglia di tirarle fuori.
Mancava solo Frank all'appello e, come minimo, pensai che non sarebbe venuto. Sinceramente? Mi dispiaceva. Ormai ero abituato ad averlo sempre intorno. Anche se cercavo di evitarlo mi sentivo male se non lo vedevo varcare la soglia. Mi piaceva quando ci dava il suo 'buongiorno' accompagnato sempre da un meraviglioso sorriso.
Con mio grande stupore e incanto lo vidi entrare mostrando a tutti il solito sorriso. No, anzi, era più che un sorriso. Era il sole che sorge al mattino, era il raggio di sole che entra in una stanza buia. Quel sorriso.. oh, quel sorriso era il mio buonumore.
Ma non potevo immaginare, neanche lontanamente, che quel sorriso poteva spegnersi e diventare un ghigno di dolore. E sapete per cosa? Sapete per chi? Per colpa mia..
Entrò tutto contento e, quando si fu seduto accanto a me, ci disse che aveva un'idea. Un'idea per una nuova canzone.
Tutti noi fummo contenti, forse avevamo trovato una canzone. Beh, dopo giorni senza trovare nessun tipo di idea, quella di Frank poteva essere quella giusta. O almeno così speravamo.
Frank prese la chitarra e mi diede il testo.
Iniziò a suonare e a cantare la sua canzone ed io ebbi un sussulto. Sbiancai visibilmente e rimasi a fissare Frank mentre cantava.
Vidi i volti di stupore e incredulità di tutti. Erano entusiasti della canzone di Frank. Potevo capire che li piaceva e nessuno sembrava badare al fatto che c'ero io in ogni parola. Mi sentivo in imbarazzo.
Ray iniziò ad accompagnare Frank con un piccolo assolo.
Frank era al settimo cielo nel vedere la reazione dei suoi amici ma ogni sguardo, ogni qualvolta che cantava il ritornello, guardava me. Mi guardava e sorrideva. Forse non erano seghe mentali, forse realmente quella canzone riguardava me.
Quando ebbe finito mi guardò aspettando solo la mia valutazione.
Frank di solito aveva delle idee favolose. Mi piaceva incredibilmente il suo modo di scrivere. Tutte le rime, le metafore.. erano perfette.
Ma non quella. Quella era triste, quella canzone parlava del periodo più buio della mia vita e non volevo riviverlo.. no, non potevo riviverlo.
<< Non mi piace >> dissi togliendo la visuale dai suoi occhi.
<< Cosa? Gerard è bellissima! Come può non piacerti! >> disse Mikey guardandomi sconvolto. Erano tutti sconvolti, compreso Frank.
<< Non mi piace.. >> ripetei iniziando a mordermi il labbro inferiore. Sentivo il sapore del sangue, cosa che trovavo disgustosa.
Incrociai per un secondo lo sguardo di Frank e mi si strinse il cuore nel vedere quel suo viso così luminoso spegnersi sino a formare un'espressione si puro dolore.
<< Scusa Frank ma non mi piace. Non la useremo. >> affermai guardandolo.
<< Certo, capisco >> rispose lui con voce roca. Sentii l'impulso di rimangiarmi tutto e dire che l'avremo fatta ma non potevo.. non quella.
In realtà non era una brutta canzone, anzi, era molto bella -come, del resto, tutte le sue canzoni- ma proprio non riuscivo, non potevo, accettarla. Era così.. vera.
Oppure, forse mi sbagliavo. Forse non era rivolto a me, forse era solo una canzone d'amore su una storia inventata. Era ovvio, come poteva, Frank, essere realmente innamorato di me? Lui stava con Jamia -amava Jamia- e mai e poi mai avrebbe provato qualcosa per me..
<< Gee cerca di capire, è una canzone favolosa! Ci starebbe benissimo nel nostro album! >> affermò Ray prendendo le parti di Frank.
<< Ragazzi, se a Gerard non piace non piace. E se a lui non piace allora non la utilizzeremo >> affermò Frank posando la chitarra accanto alla sedia.
Tutti abbassarono lo sguardo rassegnati, compreso me.
Mi sentivo uno stronzo ad aver buttato quell'idea solo perché mi faceva paura.. ma io ero fatto così, e non ci potevo far nulla.
Frank si alzò dalla sedia e si stiracchiò le braccia; << Bene, visto che anche oggi non faremo nulla, io me ne vado >> disse mostrandosi il più indifferente possibile. Ma sapevo, lo sentivo che era terribilmente triste e a disagio in quelle circostanze.
Appallottolò il testo della canzone e lo buttò nel cestino, come se nulla fosse. E potevo sentire tutta la delusione in quel gesto.
Prima di uscire si girò verso di noi e ci disse che Jamia ci aveva invitato a cena; << Non voglio un no come risposta. Alle otto a casa >> aggiunse sforzandosi di sorridere, << Ah, ovviamente sono invitate anche le vostre compagne >> continuò concludendo e aspettando la nostra risposta.
Tutti noi annuimmo e gli sorridemmo. O meglio, Mikey e Ray sorrisero mentre io mi limitai ad annuire.
<< Dai, andiamo anche noi.. >> disse Ray alzandosi. Anche Mikey si alzò e, dopo esserci salutati, uscirono insieme.
Rimasi solo nel giro di pochi secondi. Mi guardai attorno e poi mi presi la testa fra le mani. Avevo sbagliato a dire di no a Frank. Non potevo recargli dolore, non a lui. Lui non doveva soffrire, lui doveva sempre sorridere. E se vederlo sorridere significava che dovessi soffrire io, allora avrei accettato quella canzone. Solo per lui.
Mi tirai i capelli all'indietro e sospirai.
Mi alzai e presi il testo arrotolato dal cestino; cercai di lisciarlo il più possibile e lessi di nuovo quelle parole.
Non era la prima volta che rifiutavo una canzone di Frank, perché c'era rimasto così male?
Più leggevo il testo più sentivo quelle parole entrarmi nella pelle come lame. Perché sentivo che quelle parole avevo un significato nascosto? Perché leggevo GERARD dietro ognuna di esse? Era assurdo pensare che Frank avesse scritto qualcosa che riguardasse me eppure quel testo parlava di me, parlava della mia vita.
Sbuffai guardando l'orologio. Decisi che era meglio rientrare, fare una lunga doccia e dire a Linz che saremo stati a cena da Frank e Jamia.
O cavolo.. io e Linz insieme.. Frank e Jamia insieme.. era la prima volta che avremo cenato tutti insieme e questo mi metteva un po' d'ansia. Com'era Frank quando stava con Jamia? Non gli avevo mai visti. E se sarei stato geloso? Gelo so di cosa poi?
Decisi di smetterla di pensare a sciocchezze simili. Io amavo Lindsey, punto. Frank non era niente; Frank era solo un'attrazione passeggera, una di quelle storie che muoiono prima ancora di nascere.
 
Alle otto in punto io e Linz eravamo davanti casa di Frank. Tenevo un braccio intorno alla vita mentre dentro di me sentivo lo stomaco contorcersi.
Suonai il campanello e rivolsi un sorriso a Linz, era bellissima come sempre. Pochi secondi dopo Frank venne ad aprirci. Incontrai subito i suoi occhi, ma non c'era nessuna espressione di felicità in essi.
<< Ciao, accomodatevi >> disse spostandosi per farci entrare, quasi neanche ci guardava.
Salutò Linz abbracciandola e chiamò Jamia che venne poco dopo.
Mentre Frank aveva già conosciuto Linz precedentemente, quando lei era venuta in studio per farmi una sorpresa, per me era la prima volta che vedevo la compagna di Frank.
Jamia non era molto alta, anzi era più bassa anche di Frank, era leggermente robusta ma aveva un viso molto delicato.
<< Piacere, Jamia >> disse lei porgendomi la mano con un meraviglioso sorriso. Ci presentammo, inutile dire che Linz e Jamia entrarono subito in confidenza. Sembravano amiche da anni. Beh, tutto merito di Linz ovviamente. Lei è sempre stata una ragazza molto estroversa, al contrario di Jamia che sembrava un po' più timida.
Io e Frank rimanemmo in soggiorno in silenzio, senza guardarci.
Frank sorseggiava una birra mentre io me ne stavo semplicemente seduto a contare quante pianelle c'erano dall'ingresso sino ai miei piedi. Per ora ero arrivato a settanta.
Mi guardai intorno osservando ogni particolare di quell'appartamento.
<< è molto bello qui >> dissi interrompendo il silenzio. Frank mi guardò continuando a sorseggiare la sua birra, << Grazie >> rispose.
Calò nuovamente il silenzio sino al momento in cui arrivarono Mikey e Ray.
 
 
#Frank
 
Ho sempre avuto un buon rapporto con i miei amici, non sono mai stato un tipo che inizia a litigare per le piccole cose. Anzi, sono sempre stato un tipo che lascia correre per evitare inutili discussioni che spesso -molto spesso- portano alla fine di un'amicizia.
Di solito, anche se la voglia di prendere a pugni il muro era tanta, me ne stavo zitto incassando i colpi verbali del mio interlocutore. Incassavo, anche se la voglia di rispondere era alta, anche se avrei voluto piangere dal nervoso.
Rimanevo muto ad incassare senza riuscire mai ad esprimere i miei pensieri.
Come quella mattina quando Gerard rifiutò la mia canzone.
Sinceramente? Non mi importava della canzone in sé -era già successo che Gerard rifiutasse una mia canzone-, mi importava solo del fatto che non avesse colto un diverso significato in quelle parole.
Scrivere è l'unico modo in cui io riesca a dire ciò che realmente provo. Tutti i miei pensieri, le mie paure, i miei sentimenti li metto nero su bianco su un foglio, li trasformo in parole e in note che più mi rappresentano.
E in questa canzone ho dato il meglio di me. In questa canzone io parlavo di lui, di quanto sono confuso, di quanto io, credo, lo ami.
Non ci sono rimasto male perché ha rifiutato la mi mia canzone, ci sono rimasto male solo per il fatto che con quel “non mi piace” lui ha rifiutato me.
E, vi giuro, non esiste cosa più brutta al mondo nel vedere la persona che “ami” rifiutarti.
 
Mi guardai allo specchio e sbuffai, mancava poco alle otto e ciò significava che tutti stavano arrivando, compreso Gerard e Lindsey.
Ricordo quando conobbi Linz: entrò in studio con il suo solito fare altezzoso, si guardò intorno e appena individuò Gerard -che era girato.- ci fece segno di stare zitti. Si avvicinò piano a lui e coprii i suoi occhi con le sue mani. Gerard sussultò ma poi, appena capì chi fosse sorrise. Non avevo mai visto Gerard mostrare un sorriso così grande.
<< Uuh, chi sarà mai? >> disse scherzando.
Linz tolse le mani dai suoi occhi e lo abbracciò unendo le sue labbra con le sue.
Mi sentii contorcere lo stomaco e distolsi lo sguardo. Non capivo ancora il perché ma ero geloso, provavo gelosia nei confronti di Lindsey.
Linz si presentò a noi, a me per la precisione, e capii in quel momento che non l'avrei mai sopportata. Ma se volevo stare accanto a Gerard, almeno come suo amico, l'avrei dovuta accettare.
 
Sentii il campanello e sperai che fossero Mikey o Ray.
Quando andai ad aprire mi ritrovai Gerard e Lindsey davanti e per poco non ebbi l'istinto di chiuderli nuovamente la porta in faccia.
Okay, forse era esagerato.
Guardai Gerard per un secondo rimanendo incantato dal suo aspetto. Aveva una camicia nera con i primi due bottoni slacciati, e i suoi soliti jeans neri super aderenti. Deglutii cercando di distogliere lo sguardo, era troppo bello.
Linz indossava una maglietta bianca leggermente scollata e un paio di jeans chiari strappati. Anche se mi stava antipatica dovevo ammetterlo, era davvero una bella donna.
Li feci accomodare e Jamia si presentò.
 
Il silenzio regnò per tutta la cena, c'era tensione tra tutta la band e le uniche che parlavano erano le donne -ignare del motivo per cui i loro compagni rimanevano zitti-.
Davanti a me avevo Gerard e, vi giuro, cercare di non fissarlo era davvero straziante.
Appena i nostri sguardi si incrociavano io abbassavo lo sguardo e viceversa. C'era troppa tensione e il centro da cui nasceva eravamo noi due.
Anche Jamia si era accorta che qualcosa non andava infatti ci guardò male.
<< Beh, Frank, non mi hai detto come è andata oggi. Li è piaciuta la canzone? >> chiese rivolgendosi a me. Sussultai dalla sedia, mi ero dimenticato di dire a Jamia cos'era successo.
<< Sapete, ci stava lavorando da settimane! Non lo mai visto così concentrato per una canzone. Io non l'ho nemmeno letta >> continuò sorridendomi. “ Jamia, non avresti dovuto farlo..” pensai. Tutti gli occhi furono puntati su me e Gerard. Gerard mi fissò con ancora la forchetta a metà tra il piatto e la bocca.
<< Jam.. ehm, non è piaciuta >> dissi abbassando lo sguardo e mettendomi in bocca del cibo per termi occupato.
Jamia contrasse i muscoli delle sopracciglia mostrando una leggera curva << Davvero? Oh, mi dispiace amore >> disse stringendomi la mano.
<< Non preoccuparti >> dissi allontanando il piatto con il tortino al cioccolato che non avevo praticamente toccato.
<< Vado a fumarmi una sigaretta >> dissi alzandomi dal tavolo.
Calò nuovamente il silenzio e io me ne andai il più in fretta possibile. Non volevo vedere la pietà negli occhi di nessuno.
Salii velocemente le scale e andai nel balcone della mia camera da letto. Volevo stare solo e lì era l'unico posto in cui nessuno mi avrebbe scocciato.
Accesi una Marlboro e aspirai tutto il fumo che i miei polmoni potessero contenere e che rilasciai poco dopo già visibilmente rilassato.
Perché Jamia aveva tolto questo argomento? Perché aveva detto che ci stavo lavorando da settimane? Tutti ora sapevano quanto ci tenessi a quella canzone, compreso Gerard.
Sentii la porta aprirsi e dei passi lenti avvicinarsi. Lanciai la sigaretta ormai consumata e la guardai cadere giù nel vuoto.
Mi girai per vedere chi fosse, anche se immaginavo che potesse essere solo Jamia.
Vidi Gerard avanzare lentamente verso di me.
<< Scusa, stavo cercando il bagno.. >> disse avanzando piano continuando a tenere la mano destra dentro la tasca dei jeans.
<< Come puoi vedere non è questo >> dissi nel tono più sgarbato possibile.
Gerard avanzò ancora di qualche passo poi estrasse un foglio di carta dalla tasca dei pantaloni -come faceva ad infilarsi la mano non lo capivo-.
<< Scusa, ho cercato di lisciarlo ma questo è il massimo che sono riuscito a fare.. >> disse porgendomi il foglio stropicciato.
Lo presi e lo aprii. Riconobbi la mia calligrafia e le parole che avevo scritto il giorno prima. Era il testo della canzone.
<< Non potevo immaginare che ci tenessi tanto a quella canzone.. >> disse in un sussurro.
<< Non ci tengo a quella canzone.. tengo solo al significato che ha per me.. >> affermai maledicendomi per aver parlato.
<< E che significato ha per te? >> chiese lui con voce roca, sembrava allarmato.
<< Lascia perdere >> risposi sorpassandolo e sedendomi al lato del letto.
Lui si girò per guardarmi e si avvicinò a me.
Si inginocchiò davanti a me e mi mancò il respiro per quanto eravamo vicini.
Poggiò una mano sul mio ginocchio e mi guardò dal basso, << Ho bisogno di saperlo.. ti prego Frank >> disse lui. Vedevo il suo labbro inferiore tremare e alla penombra della stanza l'unica cosa che potevo vedere chiaramente erano i suoi occhi verdi che mi scrutavano attentamente.
Voleva una risposta, e non sapevo neanche il perché.
Sentivo il cuore martellarmi nel petto tanto forte da dovermi tenere stretto la T-shirt che indossavo.
<< Frank, dimmi il perché tieni tanto a quella canzone >> mi domando nuovamente.
<< Perché.. p-perché parla.. parla di te >>.
Ecco, lo ammisi. L'avevo detto.
Gerard aprii la bocca per parlare ma non riuscì a pronunciare nessun suono. Semplicemente mi guardava con la bocca semiaperta.
<< Lo sapevo.. >> disse lui. Posando la testa sulle mie ginocchia.
Rimanemmo così, fermi in quella posizione per non so quanto tempo.
 
Salve a tutti :)
Scusatemi il ritardo!
Ecco qa il nuovo capitoletto, spero vi piaccia!
Come sempre vi invito a dirmi se vi piace oppure no :)
Baci
MIC

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Capitolo 5
*** Capitolo 04: Tu sei la mia arte ***


 
Capitolo 04: Tu sei la mia arte.
 
#Gerard
 
Spesso è difficile trovare il proprio posto nel mondo. Non sempre si è pronti realmente a capire dove e come la propria vita potrebbe cambiare.
Si parla di anima gemella, della tua metà. Ma io, sinceramente, non ci ho mai creduto.
Chi dice che solo una persona può rendere le tue giornate migliori? Chi dice che solo una persona nel mondo possa darti tutto l'amore di cui hai bisogno?
Se fosse davvero così allora io avrei trovato la mia metà, Lindsey.
Ma allora, se è così, perché non mi sentivo completamente a mio agio? Perché non ero la persona più felice a questo mondo? ..perché avevo bisogno solo di un sorriso per star sereno, il suo sorriso?
No, non sto dicendo che Frank sia la mia metà; non sto dicendo che avrei lasciato lyn-z per stare con Frank, come non sto dicendo che smisi di vedere Frank per stare con Lyn-z.
Ripeto, io amo Lindsey, lei è tutto per me -per me e Bandit- ma come non vorrei mai lasciare lei, non voglio neppure lasciare Frank.
E questo lo pensavo anche undici anni fa, quando, finalmente, le cose tra me e Frank stavano iniziando ad andare per il verso giusto.
Loro, entrambi, sia Frank che Lindsey, erano il mio completamento.
Avevo bisogno del bacio di Lindsey per iniziare una bene la giornata e avevo bisogno del sorriso di Frank per far in modo che rimanesse tale.
 
Mai le cose sembravano andare bene come in quel periodo. La band andava a gonfie vele, io e Lindsey eravamo più uniti che mai e io e Frank capimmo che era inutile evitarci. E fu allora, quando capii che anche lui provava qualcosa per me, che mai e poi mai avrei cambiato direzione. Quella era la mia strada.
Sapere solo che Frank era attratto da me bastava. Sì, lo volevo. Volevo poterlo stringere a me tra le lenzuola bianche della mia camera da letto ma sapevo che questo non sarebbe mai accaduto, sapevo che, per noi, poteva andar bene solo
un qualcosa di platonico.
Io, Gerard Way, avevo accettato di star accanto a Frank senza realmente starci insieme. Sapevo che non era pronto per avere una storia con me. Diciamo pure che in realtà non era pronto ad avere una storia con un uomo. Come poteva esserlo?
Le giornate proseguivano serene e veloci quando stavo in compagnia di Frank. Era la mia gioia e ogni tocco, ogni carezza, ogni sguardo -anche il più nascosto- era tutto un subbuglio per me.
Quando incrociavo i suoi occhi, quando parlava, o semplicemente sorrideva, io avrei voluto solo stringerlo a me e baciarlo, baciarlo sino a quando il nostro respiro diventava un affanno.
Ma, ovviamente, nulla di tutto ciò sarebbe mai accaduto.
 
#Frank
 
Quella canzone cambiò tutto. Entrambi sapevamo cosa significava; entrambi ci sentimmo più vicini.
Sapevamo entrambi di provare qualcosa nei confronti dell'altro.
E no, non avrei mai potuto immaginare che Gerard era attratto da me.. come potevo?
Ma ora che la verità era saltata fuori, io non potevo che sentirmi l'uomo più felice e solo dell'intero pianeta.
Il perché? Ora io e Gerard non ci evitavamo più, ora facevamo in modo di stare sempre il più possibile vicini. Ma allo stesso tempo ci sentivamo così lontani..
Sapere che le nostre emozioni, la nostra attrazione, erano destinate ad affievolirsi prima ancora di poterle provare realmente mi faceva star male.
Era snervante, per me, dover stare dietro i cambiamenti d'umore di Gerard; Era snervante, per me, dover resistere alle continue provocazioni di Gerard.
Io lo volevo, anche se sapevo che era sbagliato, e dover resistere ai mille tocchi, carezze, sorrisi, sguardi dati e non dati.. era un duro colpo da reggere.
 
Ricordo perfettamente quando tutto cambiò. Sì, cambiò nel senso che, dopo tanto tempo, le cose tra me e Gerard presero una strada differente.
Era il giorno in cui mi spiegò il vero significato di arte.
Non capii subito cosa significasse, e sicuramente non capirete neanche voi ora, ma l'arte è magia. L'arte è alchimia.. l'arte è pura passione.
Era la sera prima del compleanno di Gerard; me ne stavo tranquillo seduto sul mio divano sperando in un qualcosa che potesse cambiare la giornata -inutile dire che mi stavo annoiando-.
Cambiai distrattamente i canali in tv senza captare nessun interesse nei programmi, sempre monotoni, del pomeriggio.
Erano le sei e io mi stavo annoiando a morte. Avevo mandato in precedenza un messaggio a tutti ma nessuno sembrava aver voglia di festeggiare o, comunque, accompagnarmi a prendere qualcosa. E poi c'era lui, Gerard, che nemmeno rispose al mio messaggio. Provai a chiamarlo ma, nulla, sembrava essersi dissolto nel nulla. Cosa stava combinando?
Finalmente, dopo innumerevoli tentativi, rispose. Gli dissi che ero annoiato e che avrei voluto fare qualcosa. Le cose tra noi due andavano alla perfezione, eravamo inseparabili quindi non mi sentivo più a disagio, in imbarazzo, nel cercarlo.
Mi disse che stava finendo un dipinto e che sicuramente ne avrebbe avuto per un altro po'. Lyn-z non c'era, perché non andare a fargli un po' di compagnia? Pensai, tanto perdere non c'avrei perso nulla.
Arrivai a casa sua poco dopo, senza nemmeno un preavviso.
Diciamo che sono sempre stato un uomo con un forte autocontrollo ma, vi giuro su quello che ho di più caro a questo mondo, quando aprii la porta mi sentii le gambe cedere.
Era stupendo, tremendamente stupendo.
Osservai attentamente le linee del suo petto. Non era molto marcato -anzi dei piccolissimi rotoli di ciccia spuntavano dai suoi fianchi- ma era comunque bellissimo. I schizzi delle tempere creavano dei giochi di colori in contrasto con la sua carnagione lattea -cadaverica direi-.
Mi soffermai qualche secondo sul suo petto per poi posare il mio sguardo avido sui suoi soliti pantaloni neri super aderenti anch'essi macchiati da innumerevoli colori di vernice.
<< E tu cosa ci fai? >> chiese lui tra un misto di stupore e pure felicità -o così potevo immaginare dalla sua espressione- svegliandomi dall'improvviso stato di shock che mi aveva causato il suo corpo.
Dio, come potevo resistergli?
Mi fece accomodare sul divano mentre lui continuò il suo lavoro.
Ero già entrato nel suo appartamento ma con tutti quei giornali sparsi sul pavimento, contenitori e tele intrise dai colori più sgargianti, quasi non lo riconobbi.
Mi sistemai più comodamente e sbirciai il contenuto del suo dipinto. Riuscii a vedere solo del nero e rosso. Cosa stava dipingendo?
Distolse lo sguardo, tremendamente concentrato, dal dipinto e lo posò su di me; mi sorrise e posò i pennelli.
<< Che c'è? >> chiesi mentre lo vidi guardarmi attentamente poggiando le mani sui suoi fianchi.
<< Hai mai dipinto? >> chiese mentre toglieva dal cavalletto la tela per poi sostituirla con un'altra bianca, immacolata.
Feci segno di no con la testa e guardai Gerard dritto negli occhi, cercando di capire cosa avesse in mente.
Si avvicinò a me e mi porse la mano che afferrai subito. Non potevo negare che ogni piccolo tocco per me era una pura scarica di energia.
Mi fece avvicinare a lui e mi fermò davanti alla tela bianca. Faceva quasi timore tutto quel bianco.
Rimasi immobile a fissare la tela, sentii quasi subito il contato delle mani di Gerard cingermi i fianchi. Deglutii sentendo il corpo di Gerard aderirsi al mio.
Gerard appoggiò il mento sulla mia spalla, sentivo il suo sguardo penetrarmi sul viso.
<< C-che fai? >> chiesi balbettando. Mi sentivo svenire. Tutto il mio corpo era in subbuglio. Il corpo di Gerard che toccava il mio era un campanello d'allarme nella mia mente. Il suo profumo, le sue mani sui suoi fianchi, la sua calda voce che pronunciò << Voglio mostrarti l'arte >>, il suo respiro sul mio orecchio.. tutto, tutto era così fottutamente sensuale. Dio, non so per quanto avrei resistito.
Il problema era che non sapevo nemmeno io cosa stavo provando, non sapevo se sarei riuscito ad andare oltre ad un bacio.. a dire il vero non sapevo nemmeno se l'avrei mai baciato.
Lo volevo, volevo ogni particella del suo corpo ma al tempo stesso avevo una fottuta paura.
Che coglione che ero.. e che sono.
 
Gerard prese un pennello e lo immerse nel barattolo della tempera rossa. Rosso, Gerard aveva una fissazione per il rosso!
Mi porse il pennello che, timidamente, presi. Gerard afferrò la mia mano e l'accompagnò sulla tela che venne macchiata di un rosso vivo.
<< Chiudi gli occhi e lasciati trasportare >> disse sensualmente soffiandomi quelle dolci parole nell'orecchio.
Mi sentii rabbrividire al contato leggero delle sue labbra sulla mia pelle ma feci come disse, quindi chiusi gli occhi e lasciai che Gerard guidasse la mia mano.
Inconsciamente mossi la testa all'indietro incontrando la spalla di Gerard. Immaginavo il suo sorriso beffardo sul viso.
<< Sai, Frank. Noi pensiamo che l'arte sia solo composta da dipinti, statue.. in realtà la vera arte sta nell'occhio di chi guarda. Non è l'oggetto in se l'arte >> disse spostando di qualche millimetro la mano libera.
Sentii le sue dita morbide e affusolate venire a contato con la mia pelle, rabbrividii.
<< I-in c-che senso? >> cercai di dire. Volevo sentirlo ancora parlare. Volevo sentire ancora il suo respiro caldo sul mio collo.
<< La vera bellezza sta negli occhi di chi guarda, Frank >> affermò soffermando le labbra sul lobo del mio orecchio; non lo stava toccando realmente con le labbra, era come se fosse.. sospeso a mezz'aria.
Spostò la mia mano su un altro barattolo e poi tornò sulla tela.
Sentivo lo stomaco contorcersi e l'ansia impossessarsi di me.
<< Tu ad esempio.. non vedi cosa stiamo dipingendo. Ti stai lasciando trasportare da me. Sei sicuro che quella sia arte? >> chiese.
<< Beh.. sì >> risposi confuso. Infondo, l'arte non era anche quello? Uff.. Gerard e i suoi ragionamenti contorti.
Lo sentii ridacchiare e spostarsi leggermente. Rimasi deluso dal suo improvviso spostamento. Era una sensazione troppo bella averlo così vicino!
Mi tolse il pennello dalle mani e mi disse di aprire gli occhi.
Nemmeno guardai il dipinto, guardai direttamente i suoi occhi.
<< guarda il dipinto Frank. Secondo te è arte? >> chiese girandosi anche lui ad osservare il disegno. Mi soffermai qualche secondo ad osservare i suoi lineamenti perfetti, la forma del suo naso, i capelli che li ricadevano sul viso, i suoi occhi verdi concentrarti nel dipinto.. era stupendo, era la perfezione. LUI era arte..
Cercai di sforzarmi nel togliere lo sguardo dal suo viso per poter osservare il dipinto.
Una parte era completamente nera, come il cielo nella notte più buia. Piano questo nero sfumava, prendeva la forma di lunghe sagome -sembravano ombre-. Si allungavano sempre più sino a trovare il rosso. Macchie, raggi, di rosso si estendevano per tutto il foglio. Era un disegno un po' raccapricciante.. era proprio da Gerard.
<< Frank -mi guardò e io ricambiai lo sguardo- io vedo arte in questo momento. Ma non è quel dipinto >> affermò guardandomi intensamente. Cosa significava? Cosa poteva essere arte se non quel disegno?
Gee si avvicinò piano a me. Pure camminando sembrava emanare carica sessuale. Dovevo resistere.
<< L'arte è davanti ai miei occhi, Frank. La mia arte sei tu.. >> ammise poggiando una mano sul mio fianco. Mi sentii avvampare, sapevo che ero diventato rosso in viso, sapevo che avrei ceduto, ora più che mai.
<< Gee, ma che dici?! >> cercai di sdrammatizzare la situazione.
<< Tu non pensi che tu sia arte, Frank? >> chiese alzando un sopracciglio in segno di sfida.. credo.
<< No, non sono arte.. >> affermai convinto. Io non ero arte, non potevo esserlo. Io non ero bello; io ero un insieme difetti raggruppati insieme sino a formare un unico, grande difetto..
Gerard prese un lembo della mia maglietta e lo tirò leggermente verso l'alto per poi posare la mano sulla mia pelle nuda.
Sfiorò il mio fianco delicatamente, quasi come se fosse l'aria a toccarmi. Rabbrividii ancora e ancora.
Mi lasciai scappare un piccolo gemito appena Gerard aderì il suo corpo al mio.
I nostri nasi quasi si sfioravano, i bacini si scontravano.
<< Gerard.. >> cercai di dire il suo nome, cercai di allontanarmi ma non ci riuscivo. Non ci riuscivo perché in realtà stare accanto a lui era quello che realmente volevo.
<< Gerard.. allontanati.. v-voglio andare via >> dissi poggiando una mano sul suo petto per cercare di allontanarlo. Dovevo andarmene prima di pentirmi di ciò che avrei fatto.
Gerard lascio il mio fianco e coprì la mia mano con la sua.
<< Le tue labbra dicono che vuoi andare via, ma il tuo corpo dice tutt'altro, Frank >> affermò perso nel vuoto, perso nei miei occhi.
Dio mio, perché doveva pronunciare il mio nome in quel modo? Quando diceva “Frank” sentivo lo stomaco contorcersi; mi faceva ansimare.
Gee aveva la bocca socchiusa e mi accarezzava la guancia con il pollice; << Rimani, Frank >> disse guardandomi dritto negli occhi, << Voglio la mia arte, voglio la bellezza, Frank >> affermò in un sussurro.
Come potevo dirgli di no? Non ci riuscivo. Fanculo le mie paure, fanculo il mio imbarazzo, fanculo tutto! Io volevo Gerard, in quell'istante. E non avrei più aspettato.
 
#Gerard
Mi ero ripromesso che avrei aspettato sino a quando fosse stato Frank a dirmi di essere pronto per un qualcosa tra di noi. Mi ero ripromesso che non era il caso di forzare la situazione.
Ma ero stanco di aspettare e sapevo che anche lui mi voleva, mi desiderava.
Mi avvicinai piano a Frank, i nostri nasi si sfioravano, i nostri respiri si univano e i nostri sguardi si incrociavano. Vedevo il panico nei suoi occhi; un panico misto ad un'intensa passione.
Unii le mie labbra alle sue. Finalmente potevo sentire il suo sapore, finalmente ciò che avevo sempre desiderato nel più profondo di me si era avverato.
Muovevamo lentamente le labbra, come timorosi di proseguire. Schiudevamo le labbra e ci avvicinavamo di nuovo. Sentii il cuore balzarmi fuori dal petto quando le nostre lingue si toccarono.
Ci guardammo, dovevo per forza specchiarmi in quegli occhi verdi/nocciola che amavo tanto.
Era perfetto, le sue labbra calde erano così invitanti. Il suo profumo risvegliava in me emozioni ormai sepolte.
Frank era la mia arte, era la perfezione agli occhi di un artista.
Sapevo che ora tutto darebbe cambiato; sapevo che ora non sarei più riuscito a staccarmi da lui..
 
Saalve a tutti!
Oggi, per festeggiare il mio compleanno (sì, oggi compio 19 anni -sono vecchiaaa!-) ho deciso di fare IO un regalo a voi. Quindi, ecco il quarto capitolo :)
Ringrazio infinitamente chi sta seguendo questa storia. Ma quanto siete dolci? Vi amo!
Okay, spero vivamente che vi piaccia :3
Baci
MIC

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Capitolo 6
*** Capitolo 05: Tu sei la mia arte pt.2 ***


 
Capitolo 05: Tu sei la mia arte pt.2
 
#Gerard
 
Mi ero ripromesso che avrei aspettato sino a quando fosse stato Frank a dirmi di essere pronto per un qualcosa tra di noi. Mi ero ripromesso che non era il caso di forzare la situazione.
Ma ero stanco di aspettare e sapevo che anche lui mi voleva, mi desiderava..
Mi avvicinai piano a Frank, i nostri nasi si sfioravano, i nostri respiri si univano e i nostri sguardi si incrociavano. Vedevo il panico nei suoi occhi; un panico misto ad un'intensa passione.
Unii le mie labbra alle sue. Finalmente potevo sentire il suo sapore, finalmente ciò che avevo sempre desiderato nel più profondo di me si era avverato.
Muovevamo lentamente le labbra, come timorosi di proseguire. Schiudevamo le labbra e ci avvicinavamo di nuovo. Sentii il cuore balzarmi fuori dal petto quando le nostre lingue si toccarono.
Ci guardammo, dovevo per forza specchiarmi in quegli occhi verdi/nocciola che amavo tanto.
Era perfetto, le sue labbra calde erano così invitanti.. Il suo profumo risvegliava in me emozioni ormai sepolte.
Frank era la mia arte, era la perfezione agli occhi di un artista.
Sapevo che ora tutto darebbe cambiato; sapevo che ora non sarei più riuscito a staccarmi da lui..
 
Frank mi guardò allarmato, sapevo cosa stava pensando. Povero Frank, potevo sentire il suo cuore battere ad un ritmo disumano anche da cento metri di distanza.
Disse il mio nome affannando.
A malincuore mi allontanai da lui, non volevo che mi svenisse tra le braccia.
Tornai indietro di qualche passo senza però lasciare la sua mano che aveva posato sul mio petto.
<< Non essere così spaventato, Frank.. >> affermai abbassando lo sguardo. Mi sentivo in colpa, stavo male nel vedere la persona che amavo star male a sua volta.. specialmente se la colpa era la mia.
<< Gee.. >> pronunciò talmente piano il mio nome che non ero nemmeno sicuro che l'avesse detto realmente.
Questa volta fu Frank ad avanzare lentamente, stringendomi sempre più la mano; << Io non sono spaventato >> affermò guardandomi dritto negli occhi, per un istante mi sembrò di vedere una smorfia di dolore nei suo viso, << è solo che.. che non so bene cosa voglio realmente. -abbassò lo sguardo- Gee, scusa ma non credo di riuscirci, scusa >> disse il più veloce possibile.
Lasciai la sua mano all'istante. Le sue parole mi trafissero nel più profondo di me.
Rimasi immobile mentre vidi Frank passarmi davanti; sobbalzai quando la porta venne chiusa.
Cosa avevo fatto di sbagliato? Non credo di aver fatto nulla di male!
Siamo riusciti a dimostrare che eravamo attratti l'uno dall'altro, avevamo dimostrato che ci volevamo.. perché quei ripensamenti? Perché se n'era andato?
Oh, Frank era sempre così imprevedibile..
Gli avevo dimostrato che lo volevo, che volevo passare con lui il resto della mia vita. Avevo capito che anche lui lo voleva.. perché se n'era andato allora?
Mi sedetti sul divano e mi presi la testa fra le mani. Dio, ero così confuso.
Sarebbe tornato?
 
#Frank
 
Quel bacio era stato per me la cosa più incredibile di tutta la mia vita. Gli altri baci non contavano più, le altre storie non contavano più.. Jamia non contava più.
Quel bacio era stato per me il mio nuovo inizio. Mi sentii come se fossi nato in quell'istante.
Dio, avevo baciato Gerard, e mi era piaciuto.
Ma, appena le nostre labbra si allontanarono, appena i nostri sguardi si incrociarono, il panico prese il sopravento. Sarei riuscito a domarlo? Sarei riuscito a fregarmene e quindi vivere quel momento il più intensamente possibile? Dovevo provarci almeno.
Strinsi più forte la mano che Gerard aveva posato sul mio petto, volevo stringerlo a me ma qualcosa mi bloccava. Il suo sguardo così intenso mi intimoriva. Non sapevo bene il perché, ma Gerard in sé mi intimoriva. Sarà stato perché lui aveva già provato quelle sensazioni, lui aveva già avuto storie con altri uomini. Io no. Tutto per me era nuovo. Ma, giuro, anche se era tutto nuovo per me mi sentivo al settimo cielo. Era fantastico, mi sentivo euforico.
Ma, se era tutto così bello, perché mi sentivo tanto sbagliato? Perché in quel momento volevo solo andare via?
<< Non devi essere spaventato >> mi disse con lo sguardo che solo lui poteva darmi. No, non ero spaventato. Non ero spaventato per niente, volevo solo andare via.. Non sapevo neanche io cosa volessi realmente. Stare con Gerard, in quel momento e per sempre, o tornare a casa da Jamia? Non lo sapevo, non riuscivo a decidere. Che poi, cosa c'era da decidere? Non so il perché ma l'istinto mi diceva di andare via, volevo andare via..
Ed eccomi lì, avanzando oltre Gerard, uscendo dal suo appartamento e dal dovere di dover scegliere.
Chiusi la porta e me ne andai.
Uscii velocemente dandomi da solo del coglione. ERO un coglione. Perché me n'ero andato? Perché avevo voltato le spalle all'unica persona che mi capiva realmente?
Camminai velocemente. Le strade, le case prendevano significati diversi; tutto era diverso. Volevo solo camminare, camminare lontano e non tornare più.
Dio, non sapevo più cosa dovevo fare, cosa dovevo pensare.
Avevo sbagliato, non sarei dovuto scappare via. Ero un codardo..
Improvvisamente mi bloccai, dovevo andare da Gerard. Non potevo stargli lontano, non ci sarei mai riuscito. Dovevo stare con lui e basta.
Mi voltai improvvisamente e iniziai a correre. Non avevo mai corso così tanto. Dovevo correre, corsi anche col fiatone, corsi più che potei. Dovevo arrivare da Gerard, non volevo che cambiassi idea nuovamente. Mi sentivo pronto, pronto per iniziare realmente. Nulla sarebbe andato storto.. non poteva andare storto.
Arrivai davanti al suo appartamento col fiatone. Quanta strada avevo percorso senza che me rendessi conto?
Bussai forte alla porta d'ingresso, mi dimenticai pure dell'esistenza del campanello. Dio, ero in ansia, non riuscivo nemmeno a respirare, mi sentivo il cuore uscire fuori dal petto.
Gerard aprì la porta. Vidi puro stupore sul suo viso.
<< S-sei tornato? >> chiese, sentivo la sua voce tremare.
Presi coraggio, inspirai più aria possibile ed entrai.
Mi fermai al centro della stanza, stavo tremando.
<< Perché sei tornato? >> chiese chiudendo la porta alle sue spalle.
Lo guardai attentamente in viso per trovare quella piccola scintilla che mi serviva per riuscire a parlare. Sì, avevo bisogno di specchiarmi nel verde dei suoi occhi per poter trovare la serenità di cui avevo bisogno in quel momento.
<< Sono tornato perché voglio stare con te >>. Lo dissi velocemente, senza prendere fiato.
Gerard sgranò gli occhi e fece qualche passo verso di me. Deglutii avidamente, sentivo la gola tremendamente secca.
<< Sono confuso Frank, te ne sei appena andato. Non ha molto senso.. >> affermò corrugando le sopracciglia.
<< Sono io che sono confuso Gerard. Sono TERRIBILMENTE confuso. Ma ho capito che voglio provarci. Voglio provare a stare con te.. >> affermai tremando.
Non bastarono altre parole. Gerard coprì quel poco spazio che ci divideva e unì le sue labbra con le mie.
Prese il mio viso tra le mani e mi strinse forte a lui ed io permisi alla sua lingua di perlustrare la mia bocca.
Nulla di quel bacio era casto, non poteva essere altrimenti. Avevo bisogno di lui in quel preciso istante.
Basta essere sempre succube delle mie seghe mentali, basta essere sempre quello debole.
Posai le mie mani sul suo petto e Gerard sorrise e io sorrisi di rimando. Sentivo la sua candida pelle sotto i miei polpastrelli. Lo spinsi verso il muro. Da quando ero io che prendevo l'iniziativa? Sentii la schiena di Gerard aderirsi al muro con un colpo sordo.
<< Frank? >> mi guardò alzando un sopracciglio.
Non lasciai spazio ad altre parole e iniziai a baciarlo con voracità. Mi piaceva il suo sapore, mi piaceva il suo profumo.. mi piaceva tutto di lui.
Per una volta avrei voluto prendere io il potere ma sapevo quanto Gerard era permaloso, sapevo quanto ci teneva sempre a tener la situazione sotto controllo. Ed infatti eccolo pronto a capovolgere la situazione. Mi ritrovai improvvisamente con la schiena contro il muro, fece male ma in quel momento niente poteva distrarmi dalle dita perfette di Gerard che perlustravano il mio corpo.
Un ghigno gli percorse il viso; << Era da tanto che lo volevo >> disse al mio orecchio mentre mi tirava leggermente i capelli facendomi sporgere più il collo.
Sentivo il suo respiro sul mio collo, il suo naso nell'incavo del mio collo.
<< Gee.. >> riuscì solo a pronunciare il suo nome. Mi mancava il fiato, mi mancava la voce.
Gerard spostò le sue mani sul bordo della mia maglietta e, con tutta la forza che aveva, la strappò e buttò lontano li ormai stracci.
Mi ritrovai a petto nudo e io odiavo mostrarmi nudo davanti agli altri così portai istintivamente le braccia al petto cercando di coprirmi.
Gerard prese delicatamente le mie mie mani e le fece scivolare sui miei fianchi; le tenne strette al muro mentre aderì il suo corpo al mio.
<< Non devi nasconderti Frank.. Ti ho detto che tu sei arte ai miei occhi >> disse posando le sue labbra sul mio collo.
Trattenni il fiato per non so quanto tempo, stare così vicino a Gerard mi faceva dimenticare pure come si respirava.
Iniziai inconsciamente a mordermi il labbro, era un vizio e non riuscivo a regolarmi.
Gerard mi guardò e mi prese il viso tra le mani; eravamo talmente vicini che i nostri nasi si sfioravano.
<< Ricordo di averti già detto di non morderti il labbro, o sbaglio? >> disse continuando a guardarmi dritto negli occhi. Io annuii.
Si avvicinò a me e con i denti tirò delicatamente il mio labbro liberando dalla mia tortura.
Baciò delicatamente le mie labbra; << Non mi piace il sapore del sangue >> ammise facendo una smorfia di disgusto che mi fece sorridere.
<< Scusa >> affermai prendendogli il viso tra le mani e lasciandogli un casto bacio sulle labbra.
Gerard posò le mani sui miei fianchi e il suo tocco leggero mi fece rabbrividire. Iniziò nuovamente a baciarmi con foga mentre con le mani mi liberava dagli ingombranti jeans.
Spostò il viso sul mio collo su cui lasciò dei piccoli baci. Sospirai, mi sentivo tremendamente a mio agio con Gerard che coccolava con la lingua una parte così sensibile di me. Sentire la sua lingua e i suoi piccoli dentini che giocavano con il mio collo e con il lobo del mio orecchio mi faceva sentire magnificamente bene.
Mi aggrappai a lui stringendo le mie mani intorno alla sua schiena e quasi lo graffiai. Fece scivolare giù i miei jeans accompagnati ai boxer che poi lanciai chissà dove al centro della stanza.
Ero nudo, ma per la prima volta non mi importava. Sapevo che Gerard non avrebbe mai riso dei me. Io ero la sua arte.. o così diceva lui.
Mi aggrappai più saldamente a lui mentre fece scorrere le mani in tutto il mio corpo, perlustrando ogni piccola parte di me.
<< Tu sei la mia gemma preziosa Frank.. ti ho aspettato per anni. Sei mio.. >> disse mentre mi accarezzava dolcemente con i polpastrelli sino ad arrivare al mio bassoventre.
 
#Gerard
 
Finalmente. Finalmente potevo baciare e toccare Frank. Quanto avevo aspettato questo momento? Sentire la sua pelle liscia sotto di me mi creava un senso di instabilità. Mi sentivo mancare.
Sentivo le sue unghie che affondavano nella mia schiena e i suoi piccoli gemiti strozzati ogni qualvolta la mia mano finiva sul suo membro.
Lo volevo, volevo Frank in quel preciso momento.
Guardai Frank negli occhi e lui sembrò capirmi al volo. Lo vidi deglutire, era spaventato.
<< Se non vuoi.. >> dissi, ma le sue labbra mi bloccarono prima che potessi continuare.
Iniziai a muovermi per raggiungere la camera da letto senza, però, lasciare il contato con le sue labbra. Amavo il suo sapore.
Mi slacciai i jeans -era una fatica togliersi quella roba così stretta- e li lanciai accompagnati dai boxer.
Erano anni che non facevo sesso con un uomo e Frank mi trovò impreparato.
Feci adagiare Frank nel letto mentre continuavo a baciarlo.
Iniziai a baciarli il petto e le spalle, profumava di pulito.
<< F-farà male? >> chiese quando lo guardai.
<< Un po'.. >> risposi. Mi dispiaceva vederlo soffrire, mi dispiaceva essere io a fargli del male.. << Ma poi passa >> conclusi dandogli un bacio nelle labbra.
Annuì ma sapevo che era ancora agitato.
<< Tranquillo >> gli sussurrai.
Iniziai ad accarezzargli più energicamente il membro sentendolo ansimare sempre più.
<< Sei pronto? >> chiesi guardandolo dritto negli occhi.
<< Sì... >> rispose affannando.
Presi la lozione per le mani di Lin-z e ne misi abbondantemente sulle mie mani e sul mio membro.
Iniziai piano a massaggiare la sua apertura e mi faceva male vedere quanto soffriva. Dio mio, non riuscivo a vederlo così..
 
Piano lo vidi cambiare espressione, sembrava sempre più tranquillo e presto quella espressione si trasformò in pura passione.
Era bello poter condividere con lui quella parte tanto intima che solo una coppia può vivere.
Era bello poter sentire il suo profumo, unire le mie labbra alle sue.
Era bello poter vivere l'arte.

 

Salve!
Ecco a voi il capitoletto <3
Spero vi piaccia!
Grazie a tutti coloro che stanno seguendo questa fanfiction! 
Baci 
MIC

P.S. come sempre vi invito a dirmi cosa ne pensate, anche in messaggio privato se proprio non volete lasciare una recensione, l'importante è che mi fate sapere cosa ne pensate! ahah
:*

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Capitolo 7
*** Capitolo 06: rivivendo i ricordi.. ***


 
Capitolo 06: Rivivendo i ricordi..
 
#Gerard
 
La vita ti riserva sempre delle sorprese decisamente inaspettate.
Tutto ciò che credevi possibile: tutti i tuoi sogni, le tue ambizioni, possono cambiare in un istante.
Basti pensare a me. Chi l'avrebbe mai detto che io, Gerard Way, mi sarei mai ritrovato a dover scegliere se soffrire per amore o placcare il mio dolore.
Nella mia vita ho sempre avuto storie complicate: da ragazze che mi stavano così solo per il mio0 faccino 'apparentemente' angelico e uomini, spesso più grandi di me, che mi volevo solo per il sesso.
Ed è su questo che vorrei soffermarmi.
Sono stato spesso usato come marionetta del sesso, già la mia prima esperienza di una relazione si è rivelata una martellata in pieno petto.
Nessuno, in realtà, m ha mai amato.
Eliza forse è stata la prima persona che mi stava facendo cambiare idea ma anche lei, alla fine, si è rivelata un grosso sbaglio. Un errore che, forse, era meglio non commettere. Stavo con lei agli inizi della formazione dei MCR, era la nostra Hair stilist. Fu una storia breve ma intensa, intensa forse quanto la sua fine.
 
Ricordo perfettamente quando la mia vita iniziò a prendere una strada decisamente sbagliata.
L'ultimo anno di liceo è stato per me il boom, e la scintilla che diede vita ad un incendio tanto importante fu la mia prima delusione sentimentale.
Non ho mai parlato mai a nessuno di questa cosa, non ho mai visto il motivo, ma è comunque una parte di me e, se voglio raccontarvi il motivo per cui lasciai Frank, allora diviene una parte molto importante.
Come la maggior parte degli adolescenti, l'ultimo anno di liceo, pensavo che finalmente era giunta la fine di quegli anni tremendamente stressanti.
Tutti eravamo felici di liberarci dai banchi di scuola e iniziare, così, a gustarci la libertà tanto acclamata.
Inutile dire che mi sentivo felice, felice, finalmente, di andarmene da quelle quattro mura fatte di pregiudizi e superficialità.
Chi, più di me, sapeva quanto poteva essere odiosa la scuola? Ma non per la scuola in sé -infondo basta semplicemente mettere il sedere sulla sedia e studiare quelle quattro formulette di matematica o i presidenti degli Stati Uniti (che, per la precisione, neanche so)-, il vero problema sono gli studenti che la pullulano. O meglio: gli studenti e coloro che vanno a scuola solo per scaldare il banco.
Ecco, e questi ultimi sono stati la mia rovina.
Passai i cinque anni del liceo in balia di mostri che più comunemente chiamiamo 'compagni di classe'.
Chissà se ora tutti loro stanno vivendo l'inferno che mi hanno fatto subire.. non glielo auguro, non sono così bastardo.
Comunque sia, stavo dicendo..
Se pur mi ritrovavo in una classe di merda, con compagni di merda, qualcuno che riusciva a farmi sorridere c'era.. C'era Seth.
Seth arrivò arrivò l'ultimo anno di liceo. Era il classico ragazzo ripetente adorato dalle ragazze e temuto dai ragazzi, e io ero quello che lo temeva di più. Oddio, eccome se lo temevo..
Ricordo gli inizi che era arrivato, guardava tutti dall'alto in basso. Se eri basso, troppo alto, grasso o con accenno di acne allora diventavi la sua vittima perfetta.
Seth era il classico bullo bello che se la prendeva con i più deboli. È sempre stato facile prendersela con i più deboli.. e io ero dannatamente debole..
Gli ultimi anni di liceo ero abbastanza sovrappeso e questo permise a Seth di deridermi quanto voleva.
Se solo avessi avuto il coraggio di sbattergli la testa al muro.. e 9nvece era lui che la sbatteva a me -ripetutamente-.
Tutto peggiorò col suo arrivo..
Dovevo cercare di evitarlo. Appena lo vedevo nel corridoio della scuola cercavo di cambiare direzione; ma a volte era impossibile evitarlo e allora mi ritrovavo con appellativi poco gradevoli come: “frocio bulimico”, “grassone” o nomignoli simili.
Era inevitabile, per me, sorbirmi le sue prese per il culo.
E ora, ne sono sicuro, due domande vi frulleranno per la mente.
1)Non avevi detto poco prima che Seth era l'unico che riuscisse a farti str bene?
2)Cosa diavolo c'entra con la storia di Frank?
Risponderò alle vostre domande proseguendo con tale racconto.
Parto col dire, come dice un detto (che credo di aver inventato io in questo istante), che i veri amori nascono al liceo ma sono anche quelli che ci fanno soffrire di più.
-Seth, dopotutto, è stato il mio primo amore e, per parecchi anni, pensai che fosse pure l'ultimo-.
Rimasi settimane senza andare a scuola, la paura di incontrarlo era alta, ma se volevo diplomarmi entro quell'anno sarei dovuto andare allora ero costretto.
Mi misi l'animo in pace ed entrai nel cancello dell'edificio scolastico.
Con mio grande stupore non vidi Seth da nessuna parte. In principio fui sollevato nel costatare che di lui non c'era traccia ma più i giorni passavano, più l'ansia aumentava.
Nelle classi dei corsi che avevamo in comune giravano voci che poi si disperdevano nei corridoi vuoti dell'istituto; girava la voce che non sarebbe più rientrato perché il padre, un noto uomo d'affari, l'aveva fatto rinchiudere in un istituto di recupero. Non ci vidi nulla di sbagliato, “un po' di disciplina potrebbe solo aiutarlo” pensai.. ma quando venni a sapere che quello in cui fu rinchiuso era un centro di recupero per ragazzi omosessuali, allora tutto l'odio che nutrivo nei suoi confronti si trasformò presto in pietà.
Dio mio, come potevano esistere centri di questo tipo? Come poteva venir vista l'omosessualità come una malattia da cui si può guarire?
Neanche il lavaggio del cervello può farti cambiare ciò che se sei nell'animo.
E allora capii, Seth era gay. Iniziai a capire il motivo della sua aggressività, il perché era così crudele con i più deboli.. con me.
Lui stesso era un debole, lui stesso era vittima di crudeltà da parte di un padre troppo chiuso mentalmente per voler semplicemente bene al proprio figlio, da parte di una società che lo vedeva come un mostro.
Le mie giornate erano sempre più tranquille da quando Seth se n'era andato -infondo era l'ultimo anno tanto aspettato- se non fosse stato per quel briciolo di curiosità nei suoi confronti. Non vedevo l'ora che finisse una lezione per poter sentire altre storie sul suo conto. Fremevo ogni volta che leggevo il suo nome nel labiale dei miei compagni e, spesso, ho dovuto combattere contro me stesso per reprimere l'impulso di unirmi ai loro discorsi e difenderlo. Tanto, sarebbe stato inutile; io ero invisibile agli occhi degli altri.
Perché mi importava tanto del carnefice delle mie sofferenze?
Un giorno, però, successe l'inaspettato: Seth rientrò a scuola.
Provate ad immaginare lo stupore collettivo di tutti gli studenti presenti, compreso me ovviamente.
Sentii il mio cuore gonfiarsi di pura tristezza mentre lo vidi avanzare verso il suo armadietto a testa bassa.
Seth non guardava in faccia a nessuno e continuava a camminare col capo chino, ricurvo su sé stesso, come a volersi difendere dai proiettili di parole che viaggiavano nell'aria troppo veloci -e che spesso arrivavano pure a me- e da sguardi indiscreti, di ragazzi troppo pettegoli per farsi i cazzi propri, che ferivano più di mille spade.
Ora era Seth al centro dell'attenzione, ma non in positivo.
Quel giorno le lezioni proseguirono lente e grige e Seth stava fermo nel suo ultimo banco a fissare il foglio bianco del suo quaderno.
Io ero seduto due banchi più avanti e non riuscivo a fare a meno di girarmi verso di lui per poterlo osservare.
E fu così che iniziai ad osservarlo nella più totale discrezione per una settimana intera.
Seth se ne stava sempre solo, e nessuno si azzardava ad avvicinarsi a lui se non per affibbiargli qualche nomignolo decisamente offensivo. Capivo benissimo cosa stava provando. Era diventato invisibile agli occhi di tutti tranne per colo che lo vedevano solo per prenderlo in giro. Seth stava diventando me.
Era assurdo vedere come la situazione si era ribaltata. Tutti coloro che avevano subito atti di bullismo da parte di Seth trovarono il coraggio di insultarlo datandogli stupidi appellativi come “frocio” o “succhiaccazzi”.. come se essere gay fosse un insulto.
Eh, ripeto, è sempre semplice prendersela con chi è in una situazione di svantaggio, con chi è debole..
Quanto poteva darmi fastidio? Infinitamente..
 
Era l'ora del pranzo e lui se ne stava seduto sul muretto di cemento che circondava un albero secolare da cui si riparava dal sole.
E così, con tutto il coraggio che non sapevo nemmeno di possedere, mi avvicinai a lui.
Fissava il basso e, appena il sole proiettò la mia ombra sulla lastra di cemento che tanto catturava la sua attenzione, alzò lo sguardo per vedere chi fosse. Appena mi riconobbe alzò un lato delle labbra come un sorrisetto -o meglio un ghigno- e tornò a guardare il pavimento lastricato in cemento.
Passarono una manciata di secondi (credo. Per me potevano essere anche ore) e finalmente, con mio grande stupore, parlò; << Sei venuto pure tu a riscuotere la tua piccola vendetta? Avanti, sono tutto orecchie. Però, ti prego, sii più originale degli altri >> affermò con voce piatta, sfiorandomi per un secondo con lo sguardo.
Mai mi sarei immaginato che dalla sua bocca potessero uscire queste parole. Era così triste..
Scossi la testa e gli chiesi se potevo sedermi accanto a lui; il suo sguardo mi fece sorridere, era un misto tra stupore ed incredulità.
Fu così che iniziò la nostra amicizia.
Le settimane passavano, io e Seth eravamo inseparabili più che mai -dove c'era lui c'ero io- e la nostra vita procedeva perfettamente.
Ci infischiavamo del parere degli altri, me ne fregavo se non ero ben visto agli occhi del padre. L'importante, per noi, eravamo solo ed unicamente noi.
Amavo i segreti confidati al chiaro di luna e i baci strappati tra una stella cadente e l'altra.
Sapevo di amare Seth. Non so bene come facessi a saperlo, so solo che non riuscivo più a non pensare a lui. Fantasticare su di lui, immaginarlo, fremere ogni volta che posava le sue labbra sulle mie.. insomma, sapevo di esserne innamorato.
Seth mi fece scoprire la mia sessualità. Seth è stato per me il mio primo tutto: la mia prima relazione, la mia prima esperienza sessuale... la mia prima rovina.
E ora giungiamo al punto in cui entra in ballo Frank..
So bene che sembrerà strano ma ciò che successe dopo il mio primo rapporto con Frank cambiò il mio modo di vederlo.
Fare l'amore con Frank mi fece aprire cassetti di ricordi che avevo cercato per anni di rimuovere; stavo rivivendo la stessa storia ma volevo cambiare il finale.
Con Seth finì tragicamente.
In principio poteva sembrare una storia d'amore bellissima, fatta di romanticismo e carezze, ma poi si rivelo per quello che era.. Seth mi usava.
Dopo che facevamo l'amore lui spariva per giorni interi e spesso lo vedevo in compagnia di altri uomini. Ma io ero ingenuo e quando lui tornava, e giurava che mi amava, io lo credevo. Sentivo le farfalle nello stomaco.
Ma in realtà tornava solo per una cosa: per scoparmi.
Il tutto durò per alcuni mesi e nel frattempo il mio unico sollievo divenne la bottiglia.
Iniziai a bere, volevo dimenticare il male che mi stava recando Seth. Oh, e il suo non era un male solo psicologico.. no, lui mi faceva del male fisicamente.
Mi scopava con violenza, non c'era più amore nei suoi gesti.. non c'era più amore in lui! Se mi rifiutavo di voler fare sesso, o volevo invertire i ruoli, allora lui diventava violento.
Mi sentivo usato, uno straccio sporco e consumato da buttare via, e allora l'unico per non pensarci era bere.. bere sino a sentirmi male.
Iniziai a perdere sempre più peso, ormai mi nutrivo solo di alcol e sigarette. Mikey iniziò a preoccuparsi, tutta la mia famiglia era preoccupata.
I miei genitori vollero mandarmi addirittura da dei specialisti ma io non andai neanche ad una seduta, sapevo di non averne bisogno. E comunque Seth era il mio segreto, e nessuno l'avrebbe mai scoperto.
Sarei stato io a chiudere questa storia, me lo promisi, io avrei lasciato per sempre Seth e la bottiglia.
Ma così non andò. Veloce come era arrivato, Seth sparì; e di lui non ebbi più nessuna traccia, niente.
Col tempo dimenticai e il bisogno di attaccarmi alla bottiglia cessò.
Durante gli anni successivi continuai, inconsciamente, ad essere usato per il sesso. Sono arrivato al punto di farmi scopare da un cinquantenne conosciuto in un bar gay.
Stavo diventando una puttana e me ne vergognavo; detestavo l'idea di venir usato e allora il mio bisogno di bere tornava.
E ora.. ora mi ritrovavo sdraiato accanto a Frank, incapace di riuscire solo a sfiorarlo.
Mi girai a guardarlo, era così bello.. Dormiva ancora beatamente e aveva la bocca socchiusa, quella bocca che avevo baciato con tanta voracità la notte appena trascorsa. Il lenzuolo bianco copriva metà del suo corpo lasciando in mostra il petto candido disturbato solo dai tatuaggi che contrastavano la sua pelle di porcellana. Allungai una mano e percorsi i lineamenti del suo viso perfetto. Mi soffermai sulle sue labbra, volevo tanto posarci le mie.. Ma mi tornò alla mente Seth. dio, quanto gli assomigliava! Per un attimo sembrò che avessi fatto di nuovo sesso con Seth; mi sembrava che fossero le sue mani a sfiorarmi, pensavo fossero le sue labbra che si univano con le mie.. E invece era Frank.. Il problema era che, mentre facevo l'amore con Frank, tutti i brutti ricordi sono tornati a galla. E io non volevo più soffrire, volevo essere felice.. E se stare con Frank significava che avrei sofferto, allora l'unica soluzione era lasciarlo. Sospirai e guardai il soffitto. Frank dormiva ancora e io non potevo, non riuscivo, stare ancora accanto a lui; ogni suo respiro era una lama conficcata all'altezza del cuore.
Mi alzai, indossai qualcosa e uscii per fumarmi una sigaretta.
Passai davanti alla dispensa dei liquori e la voglia di berne un bicchiere era tanta, ma riuscii a resistere e oltrepassare questa tentazione anche se sentivo le mie ossa sgretolarsi dal troppo sforzo.
Uscii dalla porta d'ingresso e mi sedetti nei grandi gradini; Accesi una Marlboro rossa e aspirai tutto il fumo che i miei polmoni potessero contenere. Aspirai ed espirai svariate volte, ripetutamente, senza lasciare che i miei polmoni assumessero l'ossigeno necessario per funzionare bene.. magari sarei morto con quel veleno che ci crea tanta dipendenza.
Lanciai il mozzicone ormai consumato e iniziai a camminare, neppure io sapevo dove stavo andando. Ma non mi importava; volevo solo camminare, andare via lontano. Lontano dalla mia casa, lontano dai miei problemi.. lontano da Frank.
 
#Frank
 
Chi l'avrebbe mai detto che la migliore serata della mia vita si sarebbe trasformata in un incubo? Io no..
 
Aprii gli occhi lentamente senza riuscire a capire dove mi trovassi.
Finalmente misi a fuoco la vista -e il cervello- capendo così di essere nel letto di Gerard.
Gerard.. il solo pensiero mi faceva battere tremendamente il cuore..
Oddio, avevo fatto sesso con un uomo.. avevo fatto sesso con lui.
Era stato tutto fantastico, anche se è stata l'esperienza più dolorosa di tutta la mia vita.
Mi stiracchiai e girai la testa di lato. Toccai la parte del letto in cui sapevo che aveva dormito Gerard e constatai che era ormai fredda; Gerard si era alzato presto.
Mi girai di lato e abbracciai il cuscino, profumava ancora di lui.. io, profumavo di lui.
Chiusi gli occhi, inebriandomi il cuore e la mente del profumo dell'uomo che avevo ormai capito di amare.
Cercai di captare qualche rumore ma il silenzio regnava sovrano in tutta la casa.
Mi sedetti e mi grattai la testa cercando di ricordarmi dove avevo messo i miei vestiti.
Mi girai e rigirai, cercai sotto il lenzuolo ma, niente, dei miei vestiti non c'era traccia. In compenso, però, trovai due macchioline rosse al centro del letto matrimoniale.
Mi avvicinai e capii che era sangue, il mio sangue. Cazzo, avevo sanguinato! Mi sentii subito diventare le guance rosse dal forte imbarazzo e sperai che Gerard non le avesse notate.
Bastarono quelle due macchioline per farmi ricordare le fitte che partivano dal mio sedere e si estendevano in tutto il mio corpo. Cazzo, Gerard non è stato per niente delicato! Feci una smorfia mista a dolore e felicità.
Tolsi le lenzuola imbrattate di sangue e andai verso il salotto in cerca di miei vestiti che, appunto, trovai sparsi un po' ovunque.
Chiamai Gerard svariate volte mentre indossavo i miei indumenti e mettevo le lenzuola nel cesto dei panni sporchi, ma da lui non ottenni risposta. Perché non c'era al mio risveglio?
Mi ero immaginato tanto il mio risveglio accanto a lui: immaginai il suo “buongiorno” detto a fior di labbra e le sue braccia che mi accompagnavano al suo petto.
..Immaginai tutto, e rimasi decisamente deluso quando invece mi risvegliai da solo.
Uscii piano di casa e mi incamminai verso il mio appartamento; avrei dovuto trovare una scusa.
Girai la chiave nella toppa e aprii piano la porta. I cani mi vennero incontro scodinzolando, mi stavano aspettando.
Alzai lo sguardo e vidi Jamia poggiata sullo stipite della porta con le braccia incrociate; << Buongiorno, eh! >>disse avanzando verso di me con un mezzo sorriso, << Perché non hai risposto alle mie chiamate? Dov'eri? >> chiese corrugando le sopracciglia.
Jamia non è mai stata una persona gelosa, ha riposto in me sempre totale fiducia.. e io come la ricompensavo? La tradivo con Gerard.. mi sentivo uno stronzo!
Guardai il cellulare e vidi le chiamate di Jamia, anche se il mio unico pensiero era il fatto che Gerard non si era ancora fatto sentire..
<< Ho passato la notte da amici. Scusa, mi sono dimenticato di avvertirti! >> affermai cingendole i fianchi.
Jamia sorrise dolcemente e mi stampò un delicato bacio sulle labbra; << Sarai stanco, perché non vai a riposarti un pochino? >> disse dandomi una pacca sul sedere.
<< In realtà devo fare una doccia veloce e andare a pranzo con Mikey, Ray e G-Gee >> cavolo, balbettavo pure quando lo nominavo!
<< Vi dovete preparare per il tour, giusto? >> chiese riordinando il divano.
<< Sì, partiamo nel fine settimana >> risposi salendo le scale per raggiungere il bagno.
L'acqua calda sciolse tutti i muscoli tesi anche se non mi aiutò a placcare il brutto presentimento per quanto riguardava Gerard.
Mi chiesi come mai Gerard non si era ancora fatto sentire. Forse era impegnato con Lyn-z.. no, impossibile, lei aveva iniziato il tour con la sua band.
Mi domandai pure se avessi fatto qualcosa di sbagliato la notte passata ma no, era stato tutto così perfetto!
Uscii dalla doccia e, con un asciugamano legato in vita, andai verso la camera per indossare qualcosa.
Misi velocemente un paio di jeans blu, salutai Jamia e uscii il più in fretta possibile. Sapevo che almeno per il pranzo avrei incontrato Gerard.
Sarebbe potuto essere pure incazzato con me ma non avrebbe mai perso un appuntamento così importante per la band.
Raggiunsi il luogo dell'incontro il più presto possibile. Mikey e Ray erano già arrivati e, a quanto potevo vedere, c'era anche Bob, il nostro nuovo batterista. Mancava solo Gerard.. Salutai tutti e nel frattempo vidi arrivare Gerard con la sua auto. Il cuore iniziò a martellarmi nel petto e, incosciamente, mi spuntò un sorriso. Gerard scese dall'auto ed avanzò verso di noi; mi stavo distruggendo le dita talmente le stavo stringendo forti. Ci raggiunse e ci salutò con un semplice 'ciao', nulla di più. Incrociò il mio sguardo per un secondo e subito abbassò gli occhi. Rimasi paralizzato. Gerard non mi aveva nemmeno calcolato, non esistevo per lui.. Cosa diavolo avevo fatto? Entrammo nel locale e ci sedemmo nel tavolo prenotato. Gerard era seduto davanti a me ma qualunque cosa succedesse o dicessi lui non mi guardava. Mi sentivo morire, il mio stomaco si contorceva dal dolore. La sua indifferenza mi stava uccidendo. Oh, Gerard, cosa ho fatto di tanto sbagliato da ricevere questo trattamento? Mi chiesi. Mi estraniai dal discorso corrente, vedevo tutto più opaco. Strinsi forte il coltello e la forchetta dal dolore che sentivo nel petto. Mi ero concesso a lui e ora ecco cosa avevo ricevuto in cambio.. Indifferenza.
Ero uno stupido, un coglione. Avevo faticato tanto per accettare questa parte di me; avevo sofferto per renderlo appagato. Gli avevo donato una parte di me che mai nessuno aveva mai osato prendersi. E ora? Ora mi aveva abbandonato; ora non esistevo più per lui. Lo guardai mentre tagliava la sua fettina di pollo e la portava alle labbra. Accolse il pezzo di carne come la notte prima accolse il mio membro. Dio, non poteva guardarmi, non quando apriva la bocca in quel modo. Abbassò lo sguardo mentre masticava lentamente. Deglutii quando vidi il suo pomo d'Adamo salire e scendere mentre ingoiava il cibo. Perché ero così attratto da lui? Dovevo dimenticarlo, altrimenti non sarei potuto andare in tour sereno. Sorridi debolmente alla battuta di Ray, mi sentivo perso.. Avevo bisogno di Gerard ma sapevo che nulla sarebbe tornato come prima. Gerard aveva capito di non amarmi, forse il sesso con me non l'aveva appagato.. Forse non mi voleva, gli facevo schifo. Ma io ero la sua arte, perché mi stava abbandonando?
Misi in bocca il primo boccone del pranzo; sentivo il sapore dell'insalata farsi largo nelle mie papille gustative ma il profumo di Gerard mi arrivava al cervello.
Avrei riconosciuto il suo profumo,un misto di tabacco e dopobarba.
<< Frank, tutto okay? >> chiese Mikey guardandomi torvo. Tutti mi guardarono, tutti tranne Gerard.. No, lui era intento a tagliare la sua fettina di pollo in pezzi sempre più piccoli senza mai però assaggiarne un po'.
Annuii e sorrisi, non volevo buttarmi giù.
Mi sentii usato, uno straccio da buttare via. Avrei tanto voluto piangere ma non potevo, non volevo.
Sentii quel boccone d'insalata ripercorrere inversamente il mio esofago, la salivazione aumentò e iniziai a sudare freddo. Deglutii e mi alzai per andare il bagno che, fortunatamente, trovai libero.
Sentii il bisogno di rigettare ma dal mio stomaco non uscì nulla, solo conati vuoti.
Mi sentivo così sporco..
Mi alzai lentamente reggendomi alle mattonelle fredde -sentivo le gambe assumere la stessa sostanza della gelatina- e raggiunsi il lavabo.
Con mani tremanti mi lavai il viso e bagnai i capelli. Alzai lo sguardo e mi ritrovai riflesso. Ero così pallido..
Seguii le piccole goccioline d'acqua scendermi dai ciuffi dei capelli per poi scorrere lente verso il basso sulle mie guance e presto, molto presto, vidi tali gocce d'acqua mischiarsi ad un'altra sostanza.. le mie lacrime.
Stavo piangendo. No, non dovevo piangere..
<< Sobbalzai dallo spavento quando sentii bussare alla porta; << Un attimo >> dissi con la voce che mi tremava.
Mi bagnai nuovamente il viso e mi stampai un bel sorriso falso. Uscii dal bagno mostrando tale sorriso all'uomo che voleva usufruire del bagno.
Raggiunsi gli altri anche se per tutta la durata della serata me ne stetti in disparte.
Una cosa, dai loro discorsi, la capii: nel fine settimana saremo partiti per iniziare il nostro tour. E ciò significava solo una cosa ovvero che sarei stato a stretto contato con Gerard ventiquattro ore su ventiquattro..
 
 
Saaalve a tutti!
Ecco a voi il nuovo capitolo! Questa colta è decisamente più lungo ahah :3
Tutto merito dei cinque giorni di vacanza che mi hanno fatto venire un sacco di idee!
Ci saranno delle sorprese ;)
Nulla, spero che vi piaccia e spero, come sempre, che mi rendiate partecipi dei vostri pensieri.
Beh, alla prossima <3
Baci,
MIC

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Capitolo 8
*** Capitolo 07: Il coraggio di chiedere scusa ***


 
Capitolo 07: Il coraggio di chiedere scusa
 
#Gerard
 
Sono uno stronzo, lo so.
Lasciare la persona che amo solo per la paura di rivivere le sofferenze passate.
Ho evitato per anni di trovarmi nuovamente in una situazione del genere e con Lyn-z sembrava proprio che fossi finalmente sereno.. ma l'arrivo di Frank cambiò tutto. Io sapevo di amare Frank, sapevo che una parte di me se n'era andata via con lui. Ma allora, se lo amavo così tanto, perché lo avevo abbandonato? Non riuscivo a capacitarmi del fatto che potessi far soffrire una persona così tanto. Sì, perché non solo io sono uscito distrutto in questa storia.. pure Frank soffriva. Oh, eccome se soffriva. Lo vedevo nel suo sguardo perso nel vuoto mentre l'auto procedeva con disinvoltura nell'autostrada deserta.
Oh, vedevo sconfitta e disgusto in quegli occhi che avevo iniziato ad amare, quegli occhi a cui tenevo più di me stesso. Esatto, tenevo incredibilmente a Frank, era tutto per me.
Forse lasciare Frank è stata una cosa sbagliata, ma in quel momento non avevo le forze per rivivere le mie sofferenze. Seth mi aveva condizionato l'esistenza.
Avevo sofferto quando capii quanto Frank potesse assomigliare a Seth ma non mi sarei mai immaginato che stare senza Frank significava soffrire il doppio.
Ci pensai su, Frank non poteva essere come Seth. No, assolutamente. Frank era dolce; Frank era la persona più buona che potessi mai incontrare.
Io invece, io ero uno stronzo. In tutta questa storia IO avevo interpretato Seth; IO ero quello che aveva fatto soffrire l'unica persona che non lo meritava.
Avevo usato Frank, e ne ero consapevole.
Chi meglio di me può sapere quanto può far male essere abbandonati dalla persona che si ama?
Dio, cosa diavolo avevo in mente quando ho lasciato Frank solo al suo risveglio?
Se solo avessi avuto i poteri per tornare indietro nel tempo avrei lasciato perdere i miei stupidi sentimenti, le mie stupide paure, e sarei rimasto accanto a Frank.. ma ormai era tardi e, purtroppo nella vita non si può tornare indietro.
Arrivammo in poco tempo al bus che ci avrebbe ospitato per tre mesi interi -e sarebbero stati tre mesi meravigliosi se io non avessi fatto la cazzata di lasciare Frank-.
Scesi dall'auto e m'incamminai verso Ray e Bob che, come al solito, erano puntuali come un orologio svizzero. Mikey mi seguii, stranamente sorrideva. Eravamo super eccitati per l'imminente tour ma l'ansia di vivere a stretto contato con Frank per tre mesi interi mi faceva tremare tutto.
In fondo, e lo sapevo bene, ero stato uno stronzo nei suoi confronti.. non mi avrebbe mai perdonato.
Vidi arrivare Frank poco dopo. Avanzava a passo lento con le mani nelle tasche dei jeans.
Quando fu a pochi centimetri da noi alzò lo sguardo e ci salutò.
'Ciao Gerard'.. nulla di più. Ovvio cosa potevo aspettarmi? Che mi avrebbe accolto a braccia aperte? Impossibile.
Ormai lo sapevo, non mi avrebbe mai perdonato.
Cosa potevo fare? Forse dovevo solo farmi da parte. Magari col tempo avrei smesso di soffrire. Magari col tempo le cicatrici che mi aveva lasciato Seth sarebbero passate e allora, forse, sarei tornato da Frank. Ma ora.. ora non riuscivo a stare accanto a Frank senza immaginarmi un Seth col viso illuminato dal chiaro di luna.. e forse, molto presto forse, quel viso sarebbe cambiato. Forse avrei visto Frank.. e sinceramente, lo speravo con tutto il cuore..
 
Come fummo tutte e cinque insieme bastò poco per farmi dimenticare di quel brutto peso che mi opprimeva il petto.
Ray, Bob e Mikey si scambiarono un'occhiata complice seguita da un vistoso sorriso e, in men che non si dica, eccoli correndo verso l'interno del bus.
<< Io voglio il letto di su, stronzi! >> urlo Mikey superando gli altri due. Io e Frank ci guardammo e vidi gusto il suo sorriso spegnersi appena incrociò i miei occhi. Odiavo vederlo così triste.. ma altre scelte non avevo. “scusami Frank” pensai mentalmente.
Strinsi con la mano l'ingresso della porta e feci passare prima Frank, che avanzò a capo chino.
Mi poggiai un'istante la testa sul metallo freddo del tour bus e sospirai chiudendo gli occhi.
Aprii gli occhi e deglutii, poi presi coraggio e raggiunsi gli altri.
Appena entrai notai subito la triste verità, e da quanto potei vedere lo notò pure Frank.
<< Ragazzi quei coglioni degli organizzatori si sono dimenticati che c'era anche Bob! Quindi ci sono solo quattro letti >> affermò Ray.
Mi sentii mancare il respiro. Non volevo dividere con nessuno, tanto meno con Frank. Potete immaginare che dolore avrei provato? Era già frustante di per sé dover stare a stretto contato con lui per tre mesi; era già frustante per me dover sentire il suo profumo, il suo odore, ogni volta che mi passava accanto.. Dio, era una continua lotta per me e no, non sarei riuscito a sopportare di sentire il suo corpo caldo accanto a me per esattamente.. ottantaquattro notti.. una in più o una in meno non avrebbe cambiato nulla, sarebbero state comunque tantissime..
<< Io dormo per terra, non preoccupatevi >> disse Frank. Oddio, la sua voce era cupa e piatta.. dio, era la prima cosa che diceva dopo che diceva dopo il suo saluto e in me scatenò un qualcosa di strano.. come una morsa allo stomaco.
<< Dividetevi il letto, no? >> buttò fuori Bob. Seh, semplice per lui!
Inconsciamente lo fulminai con lo sguardo e me ne accorsi solo quando lo visi scomparire dentro il letto deglutendo.
<< Andiamo Gee, non è niente di che! Hai già dovuto dividere milioni di volte il letto con altri! Che problemi potrebbe darti Frank? Sembrerà che nemmeno ci sia talmente è piccolo >> affermò Mikey.
<< Spiritoso Mikey, grazie eh! >> affermò Frank tirando un cuscino all'amico che si nascose ridendo.
<< No, sul serio, dormo per terra. Non preoccupatevi >> concluse annuendo, secondo me per convincere più sé stesso che gli altri.
Guardai Frank con la coda dell'occhio un altro istante e poi posai il mio borsone strapieno di roba nel letto.
Se Frank voleva così allora avremmo fatto così..
 
#Frank
 
Partire per il tour, forse non è stata una buona idea. Sapevo che Gerard mi avrebbe evitato; sapevo che avrei continuato a soffrire. Ma altre scelte non ne avevo, infondo per la band ero disposto a fare questo e altro. Eravamo in viaggio da poche ore e sentivo già l'ansia opprimermi il petto. Tutto diventava più stretto di quel che era, mi sentivo l'aria mancare e le pareti del bus mi si chiudevano attorno a me. L'unica cosa che mi faceva stare bene era poter guidare, così evitavo di guardare quegli occhi che tanto mi facevano soffrire. Guardavo la strada davanti a me, il deserto arido mi consolava, rappresentava così bene il mio stato d'animo... cercai di concentrarmi sulla strada, ma le loro risate riecheggiavano nella mia mente, specialmente la sua. Dio, era così bello quando rideva. Chissà perché ridevano.. beh, poco me ne importava, l'importante era sentire la sua risata. Cercai di estraniarmi, come il giorno a pranzo, da
i loro discorsi. Era ormai tramonto quando arrivammo a destinazione e per fortuna la sera non avevamo nessun concerto quindi decidemmo di passare la notte in una raduna, come in un campeggio. Fu un'idea del trio come avreste gi immaginato. Io e Gerard meno ci immischiavamo nei discorsi dove veniva interpellato anche l'altro, meglio era.
Decisi che avrei preferito dormire sul pavimento piuttosto che condividere il letto con lui. Sul serio, con che coraggio avrei dormito con lui? Non potevo, non dopo tutto quello che era successo tra di noi.
Era già troppo per me dover stargli vicino, dover vedere quanto stava bene senza di me.. non ci sarei riuscito, no, non ora almeno..
Scesi dalla postazione di guida e mi guardai intorno, era tutto perfetto.
L'aria fresca mi pizzicava il volto e il tramonto trasformava le nuvole di un rosa acceso. Mi sentii subito più rilassato, se non fosse stato per la sua voce che
arrivò dritta nel mio petto squarciandolo in due.
Mi sentii talmente male che dovetti portarmi una mano al petto per cercare di fermare quel dolore.
Stupida mente contorta che tramuta la sua voce in dolore fisico! A che gioco stava giocando il mio cervello?
Sinceramente? Sperai fosse un infarto. Almeno sarebbe finito tutto in quell'istante e, nulla, poi buio.
E invece no.. il dolore piano piano si attenuò e la forte sudorazione cessò.
Mi voltai sentendomi chiamare da Ray e cercai di mostrare il più sincero dei miei sorrisi, anche se, in realtà, volevo solo starmene solo e piangere.
<< Dimmi >> dissi ma mi bloccai sentendo la mia voce tremare. Deglutii e cercai di riprendere fiato.
<< Secondo te va bene se accendiamo il fuoco? Secondo me avremo freddo >> affermò Bob prendendo dei ciocchi di lego e posizionandoli accanto ala ruota posteriore del grande bus.
Feci spallucce non sapendo cosa rispondere. In fondo, se proprio avremo avuto freddo, potevamo entrare dentro il bus!
<< Se hai freddo puoi andare dentro >> affermò Gerard serio. Oddio, più che serio era.. strano. Sì, strano.
Mi passò accanto e mi squadrò con lo sguardo, severo e distaccato.
Mi sentii raggelare il sangue e un senso di vertigine si fece largo in me.
Mi tenni saldo ad un albero. Potevo sentire la corteccia ruvida sfregare contro il mio palmo liscio. Potevo sentire ancora l'odore di Gerard trasportato dal vento. Era diverso, tutto di Gerard era diverso.
<< Tutto okay, Frank? Ti vedo pallido >> disse Ray posando una mano sulla mia spalla.
Annuii cercando di deglutire, risultato inutile dato che sentivo la mia bocca diventare pastosa e secca.
Mi inumidii le labbra con scarso risultato.
<< Mikey, Frank non si sente bene! Porta dell'acqua >> urlò Ray all'amico.
<< Ray sto bene, tranquillo >> dissi poggiando la schiena contro l'albero.
Mikey corse con una bottiglietta di acqua in mano, porgendomela.
Allungai la mano e afferrai la bottiglietta. Come cercai di portare la bottiglietta alle labbra capii quanto stavo tremando.
Ne bevvi un sorso e chiusi gli occhi sospirando.
<< Sto meglio, grazie >> dissi cercando di reggermi con le mie gambe che, per quanto volessi, non avevano ancora riacquistato totale fermezza.
<< Sicuro? >> chiesero all'unisono Mikey e Ray; annuii di risposta e alzai lo sguardo constatando che Bob e Gerard si stavano avvicinando.. merda!
<< Voglio stare un po' solo, scusate >> dissi allontanandomi dopo aver dato una pacca sulla spalla a Mikey.
Iniziai a camminare superando Gerard e Bob e, con mo vero stupore, li oltrepassai senza sentire le gambe cedere.
 
Camminai per non so quanto tempo, guardai il panorama e scattai una decina di foto.
Tornai indietro, quando ormai il sole era già tramontato.
Vidi i ragazzi riuniti intorno ad un falò. Mi avvicinai a loro e mi sedetti accanto a Bob; << Finalmente sei tornato! >> affermò quest'ultimo.
Sorrisi e guardai davanti a me. Immaginatevi da cosa i miei occhi furono catturati. Ovviamente da Gerard.. la sua voce era come il richiamo di una sirena per me e questo mi faceva star male.
Mi sentivo tanto come Ulisse in quel momento. Ma, a differenza di lui, nessuna corda mi teneva stretto all'albero maggiore della nave. No, e il suo comportamento a fare in modo che il suo richiamo non mi facesse avvicinare a lui.
Lui era tutto. Lui era il richiamo delle sirene, lui era le corde che mi tenevano lontano da lui.
Ed io, io non potevo fare a meno di volerlo vicino a me, senza, però, poterlo avere realmente.
Lo osservai mentre muoveva le sue lunghe dita affusolate sulle corde tese della chitarra accompagnando Ray; lo osservai mentre muoveva il capo a ritmo come in estasi; osservai le sue labbra muoversi e venire inumidite dalla sua lingua quando iniziavano a diventare troppo secche.
Deglutii sentendo contorcermi lo stomaco. Oddio, perché era così fottutamente affascinante?
Ma soprattutto, perché io continuavo a provare qualcosa per lui anche dopo tutto quello che mi aveva fatto?
Mi ritrovai a fissare il fuoco, tutto per evitare di incrociare ancora i suoi occhi o le sue dite affusolate e lattee che si muovevano veloci sulle corde della chitarra.
La canzone finì e un vuoto mi investì il petto. Per quanto non lo volessi ammettere la sua voce mi riempiva. Mi riempiva il cuore e la mente. Stavo bene solo se lui era vicino accanto a me. E pensate quanto ero messo male, avrei aspettato un'eternità solo per sentirmi appagato sentendo la sua voce, anche un misero 'Frank' poteva suscitare in me un uragano di emozioni.
Mi svegliai dallo stato catatonico in cui mi trovavo, costatando che, ora, io e Gerard eravamo soli.
Mi guardai intorno allarmato, sentendo il respiro affannare. Non ero ancora pronto a stare solo con lui.
<< Sono andati a letto, domani dobbiamo svegliarci presto >> disse poggiando la chitarra alla sua sinistra. Si accese una sigaretta e si appoggiò sulle sue ginocchia, osservando, affascinato quanto me, i giochi di luci che emanavano le fiamme del falò improvvisato. I suoi capelli corvini gli ricadevano sul viso latteo.
Calò un silenzio tombale tra di noi. E, posso giurarlo, era il silenzio più chiassoso e fastidioso di tutta la mia vita.
Avete presente quando qualcosa vi passa per la testa e il vostro cuore inizia a martellarvi nel petto? Quando avete una terribile domanda da fare alla persona davanti a voi, ma siete troppo imbarazzati o spaventati per pronunciare una singola parola; anche se dentro di voi morite dalla voglia di porgliela? Ecco, io mi sentivo esattamente così.
E poi, quando meno te lo aspetti, ecco che il tuo stupido cervello sputa fuori dalla bocca le parole che non avevi il coraggio di dire.
<< Perché mi stai facendo questo, Gerard? >> chiesi abbassando lo sguardo. Mi sentii le guance diventare calde e rosse e la salivazione cessò all'istante.
Sapevo, anche se non lo stavo guardando, che aveva spalancato gli occhi e che mi stava osservando con la bocca socchiusa.
Mi conoscevo fin tropo bene, se in quel momento avessi alzato lo sguardo, tutto il coraggio che avevo accumulato in quegli istanti, sarebbe scomparso.
Gerard non parlò, così continuai; << Sì, beh, perché prima mi hai fatto innamorare di te e poi, dopo avermi portato a letto, nemmeno mi guardi più in faccia? >> chiesi continuando a guardare il terreno.
<< .. faccio così schifo? >> chiesi alzando lo sguardo; non riuscivo a respirare. Incrociai il suo sguardo allarmato; stava affannando.
<< F-Frank.. non è come pensi.. >> disse corrugando le sopracciglia e mostrandomi quella ruga che tanto mi piaceva.
<< E allora spiegami >> risposi di rimando.
<< Non è semplice.. non posso Frank.. >> ammise abbassando lo sguardo.
Oddio.. era tutto così triste! Le lacrime spingevano per fuoriuscire facendomi pizzicare gli occhi, quasi non vedevo più a causa del velo delle lacrime..
Oh, Gee.. ti prego, devi spiegarmi!” pensai..
 
#Gerard
 
Con quella domanda Frank mi aveva spiazzato. Quanta tristezza avevo udito in quelle parole e quanta ne avevo visto in quello sguardo basso?
Frank aveva il diritto di sapere. Ma non potevo, non ci riuscivo.
Sopirai e mi alzai;<< Frank, forse è meglio se andiamo a dormire.. >> dissi passandomi una mano tra i capelli.
Frank alzò lo sguardo per guardarmi, quasi arrabbiato direi.
Mi faceva incredibilmente male vederlo così..
Buttai un secchio d'acqua al fuoco spegnendolo e lo ricoprii di terra.
 
Avanzai verso i letto, le tendine degli altri tre erano già chiuse.
Dietro di me mi ritrovai Frank, ma nemmeno mi guardò. Vidi che tra le mani teneva un piccolo cuscino e una coperta. Si sistemò per terra e, con lo sguardo, mi diede la buonanotte.
Mi sdraiai nel mio letto, ma più il tempo passava, più mi tornavano alla mente le parole di Frank. Bella domanda, perché gli stavo facendo questo? Lui non lo meritava. No, assolutamente no.
Sentii Frank sbuffare e rigirarsi su se stesso, era decisamente scomodo là per terra.
Mi alzai e mi sedetti sulle mie gambe davanti a lui. Lui aprii gli occhi e mi guardò confuso; << Che c'è? >> chiese, quasi preoccupato.
<< Vai a dormire nel letto. Qui è scomodo >> dissi sorridendogli.
<< No, non importa, tranquillo >> affermò lui iniziando a mordersi il labbro. Dio, quanto mi eccitava vederlo mordersi il labbro! Era un supplizio per me dover resistere..
<< Frank, ti prego.. >> dissi porgendogli la mano.
Frank mi guardò per un paio di secondi poi, dopo aver deglutito, prese la mia mano e si alzò.
Oddio, sentire la sua mano sulla mia.. era qualcosa di incredibile. Sentii percorrermi la spina dorsale da brividi caldi.
Mollò la mia mano e scostò la tendina. Stavo per andare verso il pavimento quando la sua mano mi afferrò il polso.
Mi girai verso di lui, si stava ancora mordendo il labbro.
Mi inumidii le labbra aspettando che parlasse, cosa che fece poco dopo.
<< Dividi il letto con me, Gerard, ti prego.. >> disse tornando a torturare quel labbro.
Rimasi sorpreso ma, questa volta, non riuscii a dirgli di no..
Spostai il lenzuolo e mi sdraiai accanto a lui.
Eravamo entrambi di lato e i nostri nasi quasi si sfioravano, ma no, non sarebbe successo nulla.. anche perché, il ricordo di Seth tornò a bussare nella mia mente..
 
<< Scusa Frank.. mi dispiace averti fatto soffrire.. >> ammisi chiudendo gli occhi.
 
 
 
SALVE A TUTTI! Ecco a voi il capitolo :)
Spero vi piaccia! <3
Baci
MIC

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Capitolo 9
*** Capitolo 08: Vecchie abitudini, nuove sconfitte ***


 
Capitolo 08: Vecchie abitudini, nuove sconfitte
 
#Gerard
 
Rimasi sorpreso ma, questa volta, non riuscii a dirgli di no..
Spostai il lenzuolo e mi sdraiai accanto a lui.
Eravamo entrambi di lato e i nostri nasi quasi si sfioravano, ma no, non sarebbe successo nulla.. anche perché, il ricordo di Seth tornò a bussare nella mia mente..
<< Scusa Frank.. mi dispiace averti fatto soffrire.. >> ammisi chiudendo gli occhi.
Sospirai e aprii nuovamente gli occhi incontrando i suoi che non avevano smesso di fissarmi. Dio, erano così limpidi e luminosi..
Iniziò a mordersi il labbro, giocando con il suo piercing di ferro al lato del labbro inferiore.
Lo guardai, senza fiato, mentre lui guardava me.
Mi fissava e io ero ipnotizzato dal suo viso, da quei denti bianchi che afferravano il labbro facendolo diventare più rosso e più umido. Cristo, quanto avrei voluto baciare quelle labbra in quell'istante..
<< Non voglio le tue scuse.. voglio solo sapere il perché.. >> disse piano, per farsi sentire solo da me, per evitare che Ray, Mikey o Bob sentissero e diventassero partecipi di quel discorso, di quei ricordi che appartenevano solo me e lui.
Scossi la testa; << Non c'entri niente Frank.. non dovresti saperlo >> affermai puntando lo sguardo sul suo mento, almeno non avrei incrociato il suo sguardo inquisitore.
<< Perché non me lo vuoi dire? Penso di averne il diritto.. >> disse alzando leggermente la voce.
Era una bella domanda. Perché non glielo volevo dire? Cavolo, aveva ragione! Aveva tutto il diritto di saperlo.. e allora perché non glielo volevo dire?
Dio, perché mi faceva così male solo dover trovare le parole per poterlo dire a Frank?
Io, io.. io non glielo volevo dire perché non volevo che mi giudicasse. Non volevo dirglielo perché non volevo che mi vedesse come una puttana. Una puttana alcolizzata.
No, quella era una parte di me che volevo seppellire, cancellare insieme a Seth e tutti quelli che ci sono stati dopo di lui.
Volevo potermi resettare. Volevo poter iniziare a ricordare da Lyn-z e Frank. Volevo che prima di loro non ci fossero altri. Volevo annientare il Gerard precedente a loro due, ripartire da Lynz. Sì, perché anche se non ne parlo molto, anche se sono andato a letto con Frank.. beh, Lyn-z rimane comunque l'unica donna della mia vita. E io, io senza di lei mi sento perso.
<< Frank.. ti prego. Non insistere.. >> dissi sospirando.
Mi alzai e chiusi la tendina mentre ancora Frank mi guardava sbalordito. Avevo chiuso il discorso, basta.
Mi allontanai e raggiunsi la cucina, magari un caffè mi avrebbe aiutato..
Aprii un mobiletto in cerca del caffè ma davanti a me vidi delle bottiglie di alcolici.
Deglutii; “maledizione, non ci voleva questa” dissi tra me e me.
Sbuffai e chiusi il mobiletto.
In quel momento sentivo la voglia di bere salire, mi sentivo la gola pizzicare e la testa vuota, ma resistetti. Non dovevo cedere..
Mi sedetti su una sedia e poggiai le braccia incrociate sul bancone di marmo.
Ci appoggiai la testa e mi fissai le gambe, anche se in realtà avevo lo sguardo perso nel vuoto.
Non so per quanto rimasi così, forse ore, ma la luce non era ancora arrivata quindi pensai che fosse molto presto -o abbastanza tardi-.
Alzai lo sguardo che finì sul quel mobiletto. Cavolo, la tentazione era forte..
Mi guardai intorno, non c'era nessuno.
Mi alzai e raggiunsi la porta dove stavano disposti, l'uno difronte a l'altro, i nostri letti a castello. Tutte e quattro le tendine era chiuse. Forse anche Frank dormiva.. Lo sperai.
Tornai in cucina e aprii il mobiletto. Presi una bottiglia di vodka e uscii dal bus.
Camminai un po' e raggiunsi il retro, sapevo che lì non avrebbero potuto vedermi.
Guardai quella bottiglia che tenevo tra le mani. Poteva sembrare acqua alla vista ma sapevo bene che il suo contenuto era stata la mia rovina per anni. La mia rovina e la mia consolazione.
La stappai e il suo odore mi arrivò subito alla testa. Dio, quanto mi aveva fatto compagnia nei giorni più tristi?
Deglutii e chiusi gli occhi, sbuffando pesantemente.
Portai la bottiglia alle labbra e bevvi un sorso di quel liquido.
Strizzai gli occhi sentendo un leggero bruciore scendere nel mio esofago. Cazzo, era da tempo che non ne bevevo. Ero da tempo che non sentivo quella scarica di elettricità che mi arrivava al cervello.. ma, anche se erano passati anni, non avevo dimenticato e ora, con tutto il mio stupore, eccolo. Sentivo quel sapore tanto buono farsi largo dentro di me e, Dio, mi sentivo già meglio.
Ne bevvi ancora e ancora. Ne bevvi fino a che tutto sparì. Non c'era più Seth, non c'era più Frank. Non c'era neppure più la band e l'ansia per il tour. Ero solo io, vuoto, perso in me stesso.
Mi alzai barcollando. Mi tenni saldo al metallo freddo che ricopriva il bus e cercai di riprendermi. Con il dorso della mano che teneva la bottiglia mi asciugai la fronte madida di sudore. Perché stavo sudando? Non lo sapevo neppure io.
Osservai la bottiglia, era a metà. Sorrisi ed entrai nel bus con gambe tremolanti.
Entrai in bagno e nascosi la bottiglia dentro lo scarico dello sciacquone.
Mi sciacquai il viso con dell'acqua fresca e mi lavai i denti per togliere quell'odore di alcol.
Mi guardai allo specchio, ero sbronzo ma non del tutto perso. Riuscivo a ragionare e la fortuna era che almeno da ubriaco riuscivo a non pensare.
Mi venne da ridere, ridere di me stesso.
Guardati” pensai “dopo tutta questa fatica sei tornato punto e accapo”. Sbuffai e uscii raggiungendo i letti.
Mi tolsi la maglietta, stavo sudando, e la lanciai per terra.
Spostai la tendina e vidi Frank dormire, era stupendo..
Sospirai chiudendo gli occhi e mi sdraiai accanto a lui, cercando di non toccarlo.
Cercai di prendere sonno ma ero su di giri. Avevo il cuore che martellava veloce nel petto e gli occhi non si decidevano a chiudersi. Colpa dell'alcol che avevo in circolo.. dio, lo sentivo circolare nelle vene!
Mi girai di lato, dando le spalle a Frank, e cercai di dormire.
 
Presi sonno quando la luce era già alta; presi sonno solo quando sentii il braccio di Frank cingermi i fianchi.
Volevo tanto stargli lontano ma la realtà era che stavo bene solo ed esclusivamente quando lui mi stava intorno, quando potevo sentire il contato con la sua pelle.
 
#Frank
 
Aprii gli occhi lentamente trovandomi davanti le doge del letto sopra il mio.
Presi coscienza di dove potevamo essere e, solo dopo che il ricordo delle parole di Gerard tornò alla mia mente, mi resi conto della situazione.
Avevo il petto che si alzava e abbassava velocemente a causa del respiro alterato. Ero agitato, nervoso, imbarazzato. Insomma, non ero del tutto lucido.
Sentii il peso del braccio di Gerard che mi avvolgeva e il suo respiro caldo sulla mia spalla sinistra.
Sorrisi pensando che questo, esattamente questo, sarebbe dovuto essere il nostro risveglio dopo quella notte.
Sorrisi pensando a quanto ingiusta poteva essere la vita. Solo ora che non potevo avere Gerard lui era avvinghiato a me.
Sapevo che solo ora che era nel mondo dei sogni mi avrebbe abbracciato. Sapevo che appena avrebbe aperto gli occhi si sarebbe nuovamente allontanato da me.
Accarezzai il suo braccio sentendo delle piccole scosse di elettricità percorrermi le dita.
Era bello pensare, almeno per poco, che Gerard era mio. Era bello pensare che si sarebbe svegliato, mi avrebbe sorriso e mi avrebbe donato un bacio lento e sincero.
Ma invece la realtà era più amara.. Gerard non mi voleva più e non riuscivo più a togliermi dalla testa che il motivo ero io.
Sì, sentivo nel più profondo di me che il motivo per cui si era allontanato ero io, il mio corpo, io in tutto.
Ho sempre saputo di non essere un ragazzo molto bello, il mio corpo non mi è mai piaciuto e tanto meno piaceva agli altri.
Le braccia e le gambe erano smilze e senza alcun muscolo, il petto e l'addome privo di qualunque accenno di tartaruga.
La cosa che mi faceva più male, però, era che non mi sarei mai immaginato che Gerard potesse badare tanto all'aspetto fisico. Sì, okay, ero brutto ma pensavo che mi amasse, che riuscisse ad andare oltre a quello! Era straziante, per me, sapere che ero stato solo un passatempo per lui. Un'avventura da una scopata e via.
Deglutii rumorosamente pensando che nulla a questo mondo mi avrebbe fatto dimenticare Gerard.. neanche sapere che si era allontanato da me per il mio aspetto fisico riuscì a farmi smettere di amarlo; e neanche sapere che ero stato solo un oggetto di piacere riusciva a farmelo odiare.
Sentii Gerard mugugnare qualcosa e muoversi, così lasciai andare il suo braccio che avevo accarezzato per tutto quel tempo.
Aprì gli occhi e mi guardò, facendo perdere un battito al mio cuore appena i suoi grandi occhi si posarono sui miei. Dio, era così bello..
<< Buongiorno Frank >> disse sbadigliando.
<< Buongiorno >> risposi leggermente sconvolto.
Sorrisi, incredulo, e mi guardò ricambiando il sorriso. Davvero mi stava sorridendo? Non potevo crederci!
Si stiracchiò e si girò dall'altra parte, dandomi le spalle.
Capii che la nostra conversazione finiva lì così mi alzai, mi era sparito il sorriso e al suo posto era entrata in me tanta –ma tanta- amarezza..
Raggiunsi la cucina, da dove proveniva l'aroma del caffè, e vidi Bob seduto nel bancone di marmo intento a bersi una tazzona di caffè.
Teneva la testa appoggiata nella mano mentre con l'altra girava infinitamente il caffè. Sembrava perso nel vuoto -o magari stava dormendo con gli occhi aperti-.
<< Buongiorno Bob >> dissi passandogli accanto.
Bob sobbalzò dallo spavento e mi salutò, tornando alla realtà.
Guardai l'orologio, erano le otto del mattino.
Mi versai il restante contenuto del caffè nella mia tazza e mi sedetti davanti a lui.
Bob sbuffò e portò la tazza alle labbra. Lo imitai ma appena sentii il caffè amaro feci una faccia schifata.
<< Beh, che hai Bob? >> gli chiesi prendendo lo zucchero.
<< Nulla.. solo che ho dormito poco. Diciamo niente! >> ammise bevendo un altro sorso di caffè.
<< Perché? >> chiesi cercando di far sciogliere lo zucchero.
<< Perché ho il sonno leggero e sentire quel pazzo di Gerard che andava avanti e indietro non mi faceva dormire >> disse strofinandosi gli occhi.
Appena sentii le sue parole iniziai a sudare freddo.
Già il fatto di sentire quel nome mi faceva star male se poi aggiungiamo il fatto che Bob ha il sonno leggero.. magari aveva sentito la nostra conversazione.
Lo guardai ma non sembrava per niente in imbarazzo.
<< E come mai stava andando avanti e indietro? >> chiesi bevendo un sorso del mio caffè.
<< non lo so.. so solo che mi ha svegliato un paio di volte. Specialmente quando ha fatto sbattere la porta dell'ingresso. Ho controllato l'ora, erano le quattro e sinceramente non ho capito cosa ci facesse in giro a quell'ora >> disse alzandosi e mettendo la tazza nel lavandino.
<< è strano.. >> dissi concentrandomi sul liquido quasi nero all'interno della mia tazza.
Bob aveva ragione. Cosa ci faceva Gerard in giro a quell'ora? Un dubbio mi balenò.. forse non voleva stare vicino a me. Forse starmi così vicino era un peso per lui..
<< Sì è strano.. Beh, alla fine avete diviso il letto? >> chiese andando verso il bagno.
<< Sì.. dormire per terra era incredibilmente scomodo >> affermai senza accennare alla scena.
Bob annuì e sparì dentro il bagno. Rimasi solo e sbuffai.
Finii di bere il mio caffè e sciacquai la mia tazza rimettendola, poi, al suo solito posto.
Mi girai e poggiai entrambe le mani sul bancone. Mi guardai intorno.. Dio, era così strano! Eravamo davvero in tour, stavamo intraprendendo una nuova avventura.. per noi era l'inizio di una nuova vita.
Guardai l'orologio e decisi di svegliare il restante gruppo; dovevamo metterci subito in viaggio.
Raggiunsi il stretto corridoio fatto dai due letti a castello e spostai le tendine di Mikey, Ray e Gerard svegliandoli mentre li chiamavo.
Pure se inconsciamente, Gerard mi sorrise e questo mi riempì il cuore di una strana e densa felicità. Che gli succedeva a Gerard? Era già il secondo sorriso nel giro di mezzora!Gli sorrisi di rimando, sentendomi uno stupido ragazzino alla sua prima cotta.
E sinceramente? Non riuscivo a non pensare di esserne orgoglioso. Sì, perché infondo capisci di amare qualcuno solo quando esso ti fa soffrire.. L'amore è sofferenza. Gerard È sofferenza. Ma senza di lui sapevo bene che non sarei mai stato salvo.
Sapevo bene che Gerard, per me, contava più di me stesso..

Salve a tutti amati Killjoys!
Ecco a voi il capitoletto :3 Spero vi piaccia!
Vorrei ringraziare tutti coloro che stanno seguendo questa storia
<3
Grazie, senza il vostro sostegno non mi riuscirei a continuare :3
Vi invito come sempre a dirmi cosa ne pensate :3
Baci

MIC

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Capitolo 10
*** Capitolo 09: The Only Hope For Me Is You (l'unica speranza per me sei tu) ***


 
Capitolo 09: The Only Hope For Me Is You (l'unica speranza per me sei tu)
 
#Frank
 
Era strano per me dovermi svegliare la mattina tra le sue braccia senza, però, avere la possibilità di baciarlo o toccarlo.
Ogni sguardo per me era un brivido che mi percorreva l'intero corpo; ogni tocco era un fulmine a ciel sereno.
Dio mio, se solo avessi potuto l'avrei sbattuto al muro e gli avrei detto “Guardami! Sono io, Sono Frank. Sono la persona che ti ama più di qualunque cosa al mondo. Sono quella persona che si è concessa a te anche se ciò andava contro ogni suo dubbio. Sono quella persona che continua ad amare uno stronzo.” ma sapevo bene che non avrei mai avuto il coraggio di pronunciare quelle parole.
Sapevo che se l'avessi realmente sbattuto al muro tutto ciò che sarebbe uscito dalle mie labbra sarebbero stati dei gemiti strozzati dalla terribile voglia di piangere.
Non ho mai pianto in faccia a nessuno, e non lo avrei fatto neanche davanti a Gerard.
Per quanto potessi amarlo dipendeva da lui capire se e come stare con me. Doveva capire se mi amava e doveva capire quanto potesse essere uno stronzo . Uno stronzo che amavo più di me stesso..
Sì, dipendeva tutto da lui perché sapevo bene che io l'avrei aspettato per tutta la vita. Sapevo bene quanto era imprevedibile Gerard, ma sapevo che era l'unico uomo che potessi amare.
L'amore che provavo per Gerard era diverso da quello che potevo provare per Jamia o per ogni ragazza che avessi avuto prima di lei.
Con Gerard era tutto nuovo. IO ero nuovo.
Non avevo mai pensato che nella mia vita avrei fatto sesso con un uomo. Ma soprattutto non avrei mai immaginato che mi sarei INNAMORATO di un uomo.
So che la parola Amore è esagerata. So che il vero amore, quello puro e casto non esiste, ma io amavo Gerard, lo amavo sul serio.
Amavo quell'amore controverso e doloroso che potevo provare solo con Gerard. Amavo il modo in cui solo lui riusciva a rendere piacevole il dolore psicologico.
Era bravo nel giocare con la mente delle persone, e con me aveva giocato una partita a senso unico. Sì, aveva già vinto in partenza perché sapeva che io ero già perso sin da quando incrociai i suoi occhi verdi in quello studio.
L'avrei aspettato in eterno, lo sapevo bene. E sarei stato felice di perdere quella partita altre cento, mille volte. Avrei perso quella partita sempre e comunque.
 
* * * *
 
Eravamo in tour da una settimana ma Gerard era incredibilmente strano. Beveva come una spugna e quasi non parlava più con nessuno.
Lo osservavo la notte mentre si sedeva fuori e beveva. Vedevo il suo viso che guardava l'alto, vedevo piccole gemme rigargli il viso e mi si stringeva il cuore quando parlava -pregava, preciserei- con un qualcuno al di sopra di tutti noi.
Le sue parole mi rimbombavano nella mia mente “Signore, fammi essere felice. Almeno per una volta nella vita fammi essere felice” e allora stringevo i pugni e distoglievo lo sguardo digrignando i denti.
Io, io potevo renderlo felice, io ero disposto a vendere la mia anima al diavolo solo per accarezzare ancora una volta quel viso di porcellana; solo per potergli spostare ancora una volta quei ciuffi neri ribelli che gli incorniciavano il viso. Io ero disposto a morire per la sua felicità.
Se solo si fosse reso conto di quanto ero importante per me.. Lui era tutto: era il mio sole al mattino, era il vento che portava via le nubi cariche di pioggia, era il mio respiro e il mio battito cardiaco. Gerard era quell'impulso che mi permetteva ancora di vivere. Ma più il tempo passava e stava lontano da me, più questo impulso diminuiva e la voglia di non trovare un motivo per vivere aumentava.
Rimanevo notti senza dormire in quanto la mia mente era occupata dalla sua figura che chiedeva serenità alle stelle.
La mia mente era occupata interamente la lui..
 
#Gerard
 
E forse sì, forse sbagliai tutto.
Inconsciamente sbagliai nel giudicare pure me stesso.
Ero uno stupido, un coglione.. uno stronzo senza riguardi per gli altri e per sé stesso. E la cosa brutta era che mi piaceva essere così!
Era passata una settimana da quando iniziammo il tour; era passata una settimana da quando avevo chiesto scusa a Frank.
Ma anche se gli avevo chiesto di perdonarmi nulla cambiò. Eravamo ancora due estranei che dividevano il letto.
Ogni notte sentivo il suo corpo aderirsi al mio; ogni notte la voglia di baciarlo, toccarlo, farlo mio era alta. Ma evitavo, e allora la mia unica consolazione era la vodka.
La tensione tra me e Frank non diminuiva, anzi aumentava.
Ogni sguardo, ogni tocco, per me era una scossa elettrica. Lo volevo, ma non potevo averlo.
Sì, perché anche se tutto il mio corpo lo voleva quella piccola parte di me che diceva che era tutto un errore prendeva il sopravento.
E faceva male quando mi svegliavo la mattina tra le sue braccia..
Ma forse la tensione che c'era tra di noi era naturale, e presto sarebbe scomparsa, beh, magari con l'aiuto di qualche alcolico..
Sì, perché ormai non riuscivo a fare a meno di accompagnare le mie nottate con la vodka..
Mi sedevo lì, sotto il cielo stellato accompagnato dal cantare dei grilli e sentendo il liquido bruciarmi la gola.
Spesso mi dimenticavo di avere la bottiglia in mano talmente ero affascinato dalle stelle. E, non prendetemi per stupido, speravo che almeno in una di quelle stelle, la più luminosa, risiedeva qualcuno che vegliasse su di me. Perché infondo.. ne avevo bisogno. Avevo bisogno di un po' di luce nella mia vita; avevo bisogno di una guida, di qualcuno che mi amasse per quello che ero ma che, al tempo stesso, mi accompagnasse verso una vita meno tormentata.. in una vita dove i mostri smettano di stare sotto i letti e dove non ci siano scheletri dentro l'armadio.
Avrei voluto solo una vita serena e senza problemi, dove i ricordi non erano così dolorosi e le paure non così forti; una vita dove stare con Frank non significava sentirsi la pelle bruciare.
Infondo non chiedevo tanto! O no?
Io non chiedevo molto alle stelle, non parlavo molto con un Dio che non sapevo nemmeno io se esistesse davvero. Ma alcune notti mi ritrovavo a pregare una forza superiore per aiutarmi; pregavo di incontrare qualcuno che mi facesse stare bene; pregavo che Lyn-z mi stesse sempre affianco e che riuscissi a stare con Frank.. Pregavo che Seth e la sete di autodistruzione passassero.
Ma in una settimana che stavamo in tour non avevo ancora ricevuto risposta, nemmeno un cambiamento.
 
Era strano come solo in quel periodo tanto buio nella mia vita riuscii ad apprezzare qualcosa di altrettanto cupo. Il cielo chiuso da nubi nere e grigie, cariche di pioggia, mi rallegravano. Sembra strano, lo so bene, ma era così.
Spesso, quando i pensieri diventavano troppo chiassosi, mi sedevo nel posto guida del tour-bus e guardavo la notte che diventava mattina per pochi istanti, illuminata dai lampi.
Il rumore sordo dei tuoni mi svegliava la mente. Mi rallegrava pensare che non ero la cosa più negativa e triste sulla terra, nell'universo.
Il picchiettare della pioggia sul parabrezza mi aiutava a non pensare, mi aiutava a coprire i pensieri troppo chiassosi.
Ma forse, se pur inconsciamente, sapevo che l'unico rimedio, l'unica speranza per lasciare che i raggi della luna varcassero oltre le nubi del cielo e del mio cuore, era lui.
Lo odiavo e lo amavo. Amavo Frank ma al tempo stesso non riuscivo a stargli vicino.
Frank era, per me, come la vodka. Lo vedevo distante e allora la voglia di averlo vicino a me, di inebriarmi col suo sapore era tanta, ma appena era accanto a me, appena il mio sguardo si posava sui suoi occhi e le mani sul suo corpo, allora la campanella d'allarme suonava. Sapevo che faceva male al mio corpo e alla mia mente. Sapevo che non dovevo allontanarlo, che dovevo chiudere a chiave tutti i pensieri rivolti a lui. Dovevo chiudere a chiave il mio amore e la paura di Frank come avrei dovuto chiudere a chiave la vodka dentro un armadietto. Dovevo chiudere a chiave le mie idee, i miei pensieri nella mia mente e poi buttare la chiave in mare.
Ma ci sarei riuscito? No.. ne ero sicuro.
Lo sapevo bene, io volevo Frank con ogni particella di me. Lo volevo e lo avrei avuto, anche se questo significava soffrire.
 
 
Le stelle non ascoltavano le mie richieste, non mi aiutavano un rimedio per la mia felicità.
O forse, molto probabilmente, in realtà lo avevano già fatto. In realtà avevano già mandato qualcuno che riuscisse a salvarmi.. ero talmente cieco, talmente succube delle mie paure, che non lo vidi. Non capii che in realtà il mio salvatore era sempre stato al mio fianco. Capii che il mio salvatore era anche la mia unica e terrificante paura – o così credevo -.
Ed era vero, io avevo paura;una fifa assurda. Ma non era Frank la mia paura, e finalmente lo capii. Io avevo paura dell'amore. Avevo paura di amare perché sapevo che amando - amando Frank – avrei sofferto.
Capii che che Frank era colui che ho sempre aspettato.
Una notte, quando tutto sembrava perso -quando la mia voglia di vivere era ormai nulla-, le stelle mi ascoltarono.
Osservavo attentamente il cielo mentre sorseggiavo un po' di vodka.
Ero attento ad ammirare il cielo e nemmeno mi resi conto che alle mie spalle c'era lui.
Mi girai di scatto appena sentii dei passi alle mie spalle e incrociai subito i suoi occhi che, per quanto potesse essere buio, brillavano di luce propria nella penombra.
<< Frank.. >> dissi cercando di nascondere la bottiglia, non volevo dare spiegazioni.
<< Gerard.. >> rispose avvicinandosi di qualche passo. Mi raggiunse e si appoggiò al metallo freddo del bus, fissando cupo il cielo.
Non potevo fare a meno di fissarlo. Lui era lì, accanto a me e al tempo stesso lo sentivo così distante..
Percepivo tensione e Dio solo sa quanto in quell'istante l'avrei stretto a me in un abbraccio quasi soffocante. Ma in realtà mi limitai solo a spostare il mio sguardo al cielo.
<< Mi manchi.. >>ammise. Sentii il cuore perdere un battito a quelle parole e il respiro accelerato appena la sua mano sfiorò la mia.
Deglutii rumorosamente continuando a guardare il cielo, non avevo il coraggio di guardarlo.
Sentii piccole scosse percorrermi le dita e darmi quella piccola carica per rafforzare il contatto tra le nostre mani.
Le nostre dita giocarono per un po' senza che nessuno dei due avesse il coraggio di consacrare quell'unione. Fu Frank a trovare il coraggio di unire le nostre mani.
Si mise davanti a me accorciando di vari centimetri la nostra distanza, continuando, però, a tenere le nostre mani salde l'una all'altra.
Eravamo a pochi millimetri di distanza e sentivo il mio cuore prendere velocità.
Sgranai gli occhi ed iniziai ad affannare quando Frank posò l'altra mano sul mio fianco.
Non ero pronto, assolutamente no!
Frank osservava ogni mia piccola mossa e io osservavo lui.
Rimasi decisamente sorpreso quando il viso di Frank si avvicinò gradatamente al mio ed unì le sue labbra alle mie.
Ero sconcertato ma sollevato. Era Frank che mi baciava, non Seth o altri. Era lui e il suo sapore mi inebriò subito la mente.
Schiusi le labbra e permisi alla sua lingua di ispezionare la mia bocca.
Le nostre lingue si incontrarono ed iniziarono una danza lenta e sensuale.
Gemetti sulle sue labbra quando si aderì più a me facendo scontrare i nostri bacini.
Infilai le mie mani e strinsi i pugni intorno ai suoi capelli tirandoli leggermente e aderendomi ancora di più a lui.
Dov'era andata la mia paura? Era sparita, com'era sparito Seth – o almeno così credevo -.
Ci allontanammo leggermente per riprendere fiato. Fronte contro fronte ci guardammo aspettando solo la mossa successiva.
Frank si morse il labbro e iniziò a giocarci. Mi sentii prendere da un'improvvisa vampata di passione che mi fece unire nuovamente le nostre labbra, ma questa volta il bacio prese velocità. La voglia di averci era alta ma per quanto lo volessi sapevo che non ci sarei mai riuscito.
Allontanai Frank e lo guardai dritto negli occhi. Aveva ancora le labbra umide e gonfie, ancora arrossate.
Lo guardai e mi passai la tra le labbra che avevano ancora il suo sapore.
<< Frank.. mi dispiace. Non avrei dovuto trattarti così.. >> affermai abbassando lo sguardo.
Lui scosse la testa e posò le sue mani sul m io viso.; << Guardami >> disse facendo incontrare nuovamente i nostri sguardi, << L'importante è che ora stiamo assieme >> concluse stampandomi un casto bacio sulle labbra.
<< Ho bisogno di te, Frank. Ho bisogno che tu mi stia accanto >> ammisi guardandolo; << Ho bisogno di superare le mie fobie. Il mio unico rimedio sei tu.. TU sei l'unica speranza per me.. >> ammisi sentendo gli occhi bruciare.
Cercai di contenermi, di bloccare quell'ammasso di lacrime inutili, ma una lacrima mi sfuggì; Sfuggì al mio controllo finendo, così, catturata dal pollice di Frank che iniziò a sfregare contro la mia guancia bagnata illegalmente da quella lacrima.
Sorrise e mi guardò intensamente.
 
#Frank
 
Sorrisi e cercai di trovare ogni minimo cambiamento nel viso di Gerard, nei suoi occhi ormai inondati di lacrime.
Tutto mi sembrava più bello ora. Quello strato di nebbia che vedevo intorno a me era sparito.
Ma anche se tutto poteva sembrare più bello, sapevo che il mondo non era tutto perfetto. Sapevo che Gerard aveva bisogno di aiuto. E io gli sarei stato accanto, anche contro la mia stessa vita.
L'avrei protetto, sollevato quando sarebbe caduto, aiutato a vedere quel briciolo d'amore che c'era nel mondo.
L'avrei guidato oltre l'orrore delle ingiustizie; sarei stato il suo mentore, il suo farmaco contro la tristezza.
Gerard non meritava di essere triste, non meritava di soffrire.
Lui meritava tutto il buono che poteva esserci in questo mondo.
<< Te lo prometto, Gerard. Te lo prometto, io ti starò sempre accanto. Saremo l'uno il continuo dell'altro >> affermai prendendo il suo viso tra le mani.
Guardai la sua barriera crollare, guardai le sue guance inondarsi di lacrime.
Guardai l'uomo che amavo, e che avrei sempre amato.

Salve a tutti! Ecco a voi il capitoletto :)
Spero vi piaccia e, come al solito, vi chiedo di rendermi partecipe delle vostre sensazioni su questo capitolo e della storia in generale :3
Baci

MIC

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Capitolo 11
*** Capitolo 10: L'amore distruttore ***


 
Capitolo 10: L'amore distruttore
 
#Frank
 
Aprii lentamente gli occhi e mi trovai, a pochi centimetri, il viso di Gerard. Dormiva ancora quando constatai che era realmente la perfezione; era stupendo con gli occhi chiusi e la bocca schiusa.
Posai delicatamente una mano sul suo viso e, facendo attenzione nel non svegliarlo, accarezzai quella pelle candida, diafana direi. Era la prima volta che potevo soffermarmi ad accarezzare quel viso segnato dal dolore, da innumerevoli sofferenze. Posai delicatamente il pollice sulle sue labbra, quelle labbra che erano state scottate da altre prima delle mie, quelle labbra che conoscevo bene, quelle labbra che avrei continuato a baciare per ore senza mai stancarmene.
Percorsi lentamente il contorno delle quelle labbra rosee per poi spostarmi sul suo naso leggermente appuntito su cui depositai un leggero bacio.
Spostai l'attenzione sui suoi occhi; sorrisi quando le sue lunghe ciglia solleticarono i miei polpastrelli troppo sensibili a causa della forte tensione del momento.
Avrei voluto svegliarlo solo per potermi perdere nel verde dei suoi occhi. Quel verde macchiato da qualche pagliuzza castana che si ramificava come le vene.
Si, l'avrei svegliato solo per quello, ma evitai di fare la figura del coglione.
Come se fossi in astinenza della sua pelle, spostai i miei polpastrelli nuovamente sul suo viso e percorsi i lineamenti della sua mascella, constatai la rotondità del mento e scesi sul suo collo soffermandomi e accarezzando il suo pomo d'Adamo che salì e scese improvvisamente.
Sollevai gli occhi e vidi Gerard che mi fissava; << Buongiorno >> affermò sorridendo e mostrando, così, quei piccoli dentini che adoravo tanto.
<< Buongiorno >> ricambiai posando la mia mano sul suo viso. Unimmo le nostre labbra e ci baciammo lentamente.
Dio, mi era mancato tantissimo!
Il bacio si intensificò mentre le nostre lingue si scontravano, danzavano, perlustravano ognuna la bocca dell'altro mentre io mi sentivo fremere di una strana vibrazione.
Il ricordo del nostro primo rapporto era sempre presente nella mia mente e, per quanto doloroso sia stato – sia fisicamente che psicologicamente -, in quel momento volevo solo poterlo rivivere. Volevo rincominciare per far sì che quella potesse essere considerata la nostra prima volta.
Fissai i suoi grandi occhi di un verdone incomprensibile. Avevo il suo viso a pochi centimetri dal mio e il suo respiro caldo mi riscaldava.
Riprendemmo a baciarci e sentii crescere dentro di me l'impulso di volerlo; volevo Gerard, lo volevo solo per me e non l'avrei diviso con nessun altro, né con Lyn-z né con gli altri. Lui era mio e l'avrei tenuto sempre con me, qualunque cosa sarebbe successo.
Posai entrambe le mani sul suo viso e lo attirai a me lasciando che il suo corpo finisse sotto il mio.
Le mani di Gerard finirono sui miei capelli che vennero tirati leggermente facendomi gemere sulle sue labbra.
Scesi con le mani sul suo addome e le posai sui suoi fianchi. Sentivo il suo corpo aderire al mio e mi sentii investire di una strana sensazione.
Spostai una mano e accarezzai il suo bassoventre, tirai leggermente il bordo dei suoi boxer che lasciai andare improvvisamente. Sorrisi sentendo Gerard sobbalzare sotto di me per il contato improvviso dell'elastico con la sua pelle incredibilmente sensibile.
<< Che cazzo..? >> disse sgranando gli occhi; << Guarda che mi hai fatto male >> affermò sorridendo.
<< Shh.. sveglierai tutti >> affermai al suo orecchio che poi mordicchiai sentendolo sorridere.
Infilai un dito dentro i boxer e lo accarezzai sino ad infilare una mano intera. Presi il suo membro e lo avvolsi nella mia mano.
Iniziai a muovermi dolcemente sentendo crescere l'erezione di Gerard sempre di più sotto i miei tocchi sempre più vogliosi.
Guardai il viso di Gerard prendere colore e strizzare gli occhi.
<< Uhm.. fermati.. ti.. prego.. Frank, fermati! >> disse improvvisamente, scostandosi da me.
Si portò una mano al petto e cercò di riprendere a respirare normalmente.
<< Non ce la faccio.. scusa >> ammise scostando la tendina e scappando da me.
Rimasi allibito e fissai sconcertato un punto fisso davanti a me, quel punto che prima era stato riempito dalla sua presenza.
Sbuffai e mi sfregai le mani sul viso “Che cazzo gli prende ora?” chiesi a me stesso.
Mi alzai controvoglia e mi diressi verso la cucina.
Camminavo a testa bassa mentre avanzavo nel piccolo e stretto corridoio mal illuminato. Passai davanti al bagno e sentii l'acqua scorrere. Pensai che dentro quella doccia ci poteva essere solo Gerard e, per quanto sarei dovuto essere arrabbiato con lui, non riuscivo a fare a meno di immaginare l'acqua scorrere sul suo corpo latteo.. non riuscivo a fare a meno di immaginare le mie mani che scivolavano leggere, accompagnate dallo scorrere dell'acqua, su QUEL corpo di cui amavo ogni piccola imperfezione.
Mi persi nei miei pensieri ascoltando attentamente l'acqua..
Improvvisamente sentii un piccolo singhiozzo che mi penetro nel cuore.
Ne sentii un altro, e un altro ancora. Erano un susseguirsi di singhiozzi strozzati e nascosti dal rumore dell'acqua che scendeva sul piano freddo della doccia.
Era lui, e lui stava piangendo.
Non riuscivo a capire il perché di questo comportamento. Perché stava piangendo? Perché, appena provavo ad avvicinarmi a lui, mi mandava via? Perché preferiva soffrire se invece io potevo renderlo felice?
Bussai delicatamente alla porta e i singhiozzi cessarono improvvisamente nella stessa velocità di come erano iniziati.
<< Chi.. è? >> chiese lui con ancora la voce interrotta da singhiozzi cupi.
Avrei voluto dire “Sono io, Fammi entrare” ma non riuscii a spiaccicare parola. Mi sentivo paralizzato e il massimo che riuscivo a fare era quello di tenere la mente e la mano ferme sulla porta fredda.
Il silenzio era interrotto solo dallo scrosciare dell'acqua e, per pochi secondi, mi sembrò quasi che Gerard stesse solo aspettando un mio segnale, un piccolo segnale per aprire quella porta e il suo cuore.
Sapevo che avrei dovuto dire “Apri” o “io sono qua per te” ma proprio non ci riuscivo. Le parole erano incastonate nel più profondo di me. La forza di agire era sepolta da una valanga di dubbi. Mi sentivo morire dentro, avrei voluto prenderlo e abbracciarlo a me ma mi sentivo imprigionato in una bolla che sapevo essere stata creata da lui.
Sentii presto i singhiozzi tornare nuovamente ad occupare un innumerevole strato nel silenzio attorno a noi e, per quanto mi facesse male, rimasi lì ad ascoltarli.
Strinsi i denti e strizzai gli occhi, era una sofferenza stargli dietro.
Mi sentii invadere da un senso di rabbia incredibile. Stava facendo tutto lui, e io glielo permettevo! Sarei dovuto starmene lontano da lui e i suoi sbalzi d'umore ma sapevo che lui aveva bisogno di me quanto io avevo bisogno di lui.
Eravamo incatenati in un'amore che sapevamo essere impossibile.
Eravamo succubi di un gioco malato del destino e, per quanto impossibile da sopportare, io avrei continuato a giocarci.
Diedi un pugno alla porta e me ne andai, avevo solo bisogno di starmene solo.
 
 
#Gerard
 
Avevo sentito le sue mani percorrere il mio corpo.
Avevo sentito il mio corpo reagire positivamente a quei tocchi; mi sentivo eccitato e avrei voluto continuare. Sapevo che avrei dovuto continuare..
Deglutii quando le mani di Frank si posarono sul mio membro; mi sentii strano quando iniziò a muoversi intorno ad esso.
Ero stupito, tutto ciò mi piaceva. Ma quanto volessi tutto quello sapevo che non avrei resistito. Era Frank che mi stava baciando, era lui e nessun altro che posava le sue mani sul mio corpo, e allora perché mi sentivo incredibilmente male? Sentivo lo stomaco contorcersi e la sensazione di nausea prevalere ogni piacere che stavo provando in quell'istante.
Perché stavo reagendo così? Perché ero così spaventato? COSA mi spaventava? Dio, quanto avrei voluto essere felice insieme a Frank!
Ma proprio non ci riuscivo.. non riuscivo a essere me stesso con lui.
Sentivo il peso di Frank sopra il mio, mi sentivo soffocare.
Affannavo mentre il piacere si stava trasformando in un orrore. Non volevo avere paura di Frank, non volevo avere paura di amare, ma ma proprio non riuscivo a fare a meno di mordermi il labbro e trattenere le lacrime.
Provai a resistere, magari quella sofferenza sarebbe stata ricompensata col piacere..
Tenevo strette le labbra per evitare di dire cose di cui sicuramente mi sarei pentito ma, come non si può prevedere niente nella vita, io non riuscii a prevedere quelle parole che uscirono dalle mie labbra.
Chiesi a Frank di fermarsi, il senso di nausea era troppo e i polmoni mi stavano abbandonando.
<< Non ce la faccio.. scusa >> affermai prima di sparire fuori dalla stanza.
Corsi in bagno e mi ci chiusi dentro.
Mi sedetti sul pavimento e mi fissai le mani. Non potevo immaginare che avrei sofferto tanto ma amavo Frank.. e ora ne ero sicuro.
Presi la bottiglia che avevo nascosto dentro lo sciacquone e ne bevvi un gran sorso. Sentii subito invadermi e bruciarmi la gola da quel liquido, ma poco me ne importava.
Guardai la bottiglia poi guardai il riflesso del mio viso sulle mattonelle fredde del bagno. Perché mi stavo rovinando la mia vita così? Chi me lo faceva fare? Io sarei dovuto essere felice, ma allora perché permettevo a me stesso di distruggersi tanto? Perché permettevo a quella paura di prendere il sopravvento? Io amavo Frank, e avrei dovuto cercare di dimostrarglielo..
Mi presi la faccia tra le mani e lasciai che lacrime amare mi sfiorassero il viso.
Mi alzai e feci in modo che il rumore del getto dell'acqua coprisse il mio pianto.
Cavolo, stavo piangendo? Ero davvero caduto così in basso?
Mi accasciai a terra e strinsi le ginocchia al mio petto lasciando che sfogassi tutta la mia frustrazione.
Sentii qualcuno che bussò alla porta e per poco non sobbalzai dallo spavento.
Cercai di calmarmi e chiesi chi fosse. Non ottenni risposta ma sapevo che era lui..
Calò il silenzio, non volevo che mi sentisse piangere.
Trattenni il respiro, aspettavo solo che lui mi dicesse o facesse qualcosa.. un qualcosa che sapevo non sarebbe mai accaduto.
Aspettai invano.
Senza rendermene conto iniziai nuovamente a piangere.. da quando ero diventato un debole?
Sobbalzai quando sentii il suo pugno contro la porta.
Stavo rovinando tutto, ormai ne ero consapevole, e mi detestavo per questo..
 
 
* * * *
 
Per tutto il giorno evitai di parlare con Frank, non riuscivo nemmeno a guardarlo negli occhi. Se continuavamo così avremo interrotto il tour, ormai ne eravamo certi.
Ogni minimo tocco per me era un colpo al cuore, ogni minimo sguardo era per me la collisione di due auto.
Vedevo che lui era arrabbiato con me ma sapevo anche che l'unica cosa che desiderava in quel momento era potermi stare vicino.. e lo sapevo perché anche per me era lo stesso.
Come è possibile amare una persona e al tempo stesso non riuscire a starle vicino?
Io amavo Frank, sul serio, ma stavo male quando i suoi occhi si posavano sui miei. Stavo male quando le sue mani si posavano sul mio corpo.
Se solo la mia vita sarebbe stata più semplice.. Se solo Seth non avesse fatto parte di quella vita magari ora riuscirei ad amare Frank..
 
Eravamo seduti nel “salotto” arrangiato del tour bus. Ray e Mikey navigavano un po' sul pc, Frank strimpellava con la sua chitarra e io.. beh, io facevo finta di disegnare. In realtà guardavo cosa stesse facendo Frank. Ero ipnotizzato, non riuscivo a fare a meno di guardarlo.
Perso nei miei pensieri immaginavo una vita dove le paure non esistevano, immaginavo me e Frank felici; immaginavo il suo sorriso, gli sguardi che mi riservava.
Non chiedevo molto alla vita, io volevo solo poter stringere Frank a me senza che i demoni del passato tornassero a farmi visita!
<< Tutto bene, Gee? >> chiese Mikey guardandomi torvo; sentivo la sua voce in lontananza e continuai ad evitarlo se non fosse stato per quegli occhi nocciola che sollevarono lo sguardo dalle corde della chitarra per posarlo su di me, deglutii.
Perché stavo avendo questo comportamento?
<< Sì, tutto bene, Mikey >> risposi distogliendo lo sguardo da quegli occhi magnetici.
Mi alzai e mi diressi verso il banco per riempirmi il bicchiere di acqua fresca. Sentivo la gola terribilmente asciutta, mi sentivo esausto.
Mi poggiai al lavabo e riempii il bicchiere. Ne bevvi qualche sorso poi sospirai. Non ce la facevo più..
<< Perché continui a fare così? >>.
Quella voce, l'avrei riconosciuta tra mille altre voci.
Mi girai verso Frank che mi guardava,potevo vedere sconforto nel suo sguardo. Gli occhi incredibilmente lucidi mi scrutavano. Si stava mordendo il labbro e questo era una tortura per me. Adoravo quando si mordicchiava il labbro inferiore, era troppo sensuale.
<< Cosa? >> chiesi strabuzzando gli occhi.
<< Gerard, perché mi stai facendo questo? >> chiese avvicinandosi più a me.
Eravamo a pochi centimetri di distanza e ciò mi faceva martellare il cuore nel petto.
Mi guardai intorno assicurandomi che Bob, Ray e mio fratello non potessero ascoltare quel discorso.
<< Frank, non mi sembra il caso di parlarne qui.. non davanti a tutti >> dissi col fiatone.
Frank si avvicinò sempre più a me e posò una mano sulla mia spalla.
<< Frank allontanati, ti prego >> dissi inumidendomi le labbra. Ero nervoso, non volevo problemi con gli altri della band e quel contato era abbastanza compromettente.
<< No, voglio una risposta >> disse al mio orecchio stringendo sempre più la presa alla mia spalla.
<< Non c'è niente da dire >> risposi scostandomi da lui. Per sbaglio feci cadere un po' d'acqua sulla mia mano.
<> urlò improvvisamente.
<< Abbassa la voce, cazzo! >> ribattei strattonandolo più a me.
<< Gerard.. perché mi stai facendo questo? >> chiese. E questa volta non c'era rabbia nella sua voce. No, questa volta era solo.. triste.
Oh, stavo diventando pazzo, ora avrei voluto solo stringerlo a me.
<< Gerard – si schiarì la voce e abbassò lo sguardo – io credo davvero di amari.. io sto continuando ad amarti anche se tu mi stai trattando come uno straccio vecchio.. ho bisogno che tu mi dica cosa ti prende.. se non vuoi più stare con me dimmelo! .. ma non fammi più soffrire, ti prego >> affermò in un sussurro.
Aveva detto che mi amava, l'aveva ammesso e io mi sentii incredibilmente in colpa per come lo stavo trattando.
Mi aveva detto che continuava ad amarmi anche se lo stavo facendo soffrire.
Sapevo che Frank non mi avrebbe mai abbandonato, sapevo che avrebbe continuato ad amarmi sempre e comunque. E lo sapevo, anch'io l'avrei sempre amato, anche se questo significava soffrire, anche se questo amore mi bruciava la pelle ad ogni contato.
<< Anch'io ti amo.. >>
Sì, lo dissi. Le parole uscirono dalle mie labbra senza che io riuscissi a controllarle. Le parole uscirono dalle mie labbra come una colomba in volo.
Lo amavo? Oh, eccome se lo amavo. Ma non potevo, non dovevo.
<< .. mi dispiace se ti sto facendo soffrire.. >> aggiunsi stringendogli la mano.
Frank scosse la testa e abbassò lo guardo; << Gerard.. io ormai non ti credo più.. >> disse bloccandosi improvvisamente e guardandomi come se in quelle parole aveva trovato la risposta.
<< Se mi ami. Se mi ami realmente, baciami qui. Qui, davanti a tutti >> affermò. Vidi una scintilla percorrergli gli occhi. Era una scintilla di speranza; una scintilla che io spensi prima ancora di nascere.
<< Lo sai che non posso.. >> affermai scostandomi da lui con sguardo basso.
Alzai lo sguardo per un'istante e vidi Frank sorridere. No, non era felice, era un sorriso amaro.. il sorriso più triste che avessi mai visto.
Si allontanò da me e uscì dal tourbus sbattendo la porta alle sue spalle.
<< Che è successo? >> chiese Ray dopo essere sobbalzato dallo spavento,
<< Sono un coglione.. >> dissi lasciando la stanza per raggiungere l mio letto.
Mi sdraiai e mi nascosi il viso tra le mani.
Se solo non ci fosse stata Lyn-z nella mia vita, se solo fossi stato più CORAGGIOSO..
Amavo Frank, ne ero consapevole e sarei dovuto andare oltre a questa inutile paura.
Sarei dovuto andare oltre per poter capire il senso della mia vita.
Ero cieco, il senso l'avevo trovato. Frank era tutto ciò che mi serviva.
Lui col suo male mi stava cambiando. Soffrivo per lui, soffrivo CON lui.. ma sapevo che mi stava salvando.
E io avrei salvato lui, una volta per tutte.


E finalmente, ECCOMI!
scusate davvero per il ritardo.. non ho potuto pubblicare prima perché non avevo internet :/
Comunque, capita sempre che nella storia ci sia sempre un capitolo che non vi piace - gli autori come me mi darano ragione - e questo è il capitolo che non m piace.. spero che per voi non sarà così e che mi convinciate del contrario :3
Baci
MIC

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Capitolo 12
*** Capitolo 11: Amore e ansiolitici ***


 
VORREI PRECISARE CHE LA STORIA QUI SOTTO NARRATA È FRUTTO DELLA MIA IMMAGINAZIONE.
SE PUR I PROTAGONISTI SONO REALI TUTTO CIÒ QUI SCRITTO E DESCRITTO È TOTALMENTE INVENTATO DALLA MIA PERSONA.
 
Capitolo 11: Amore e ansiolitici
 
#Frank
 
Non so bene il perché questa “relazione” - anche se proprio non si può definire tale – con Gerard mi stesse tanto a cuore. Non so bene il perché non riuscissi a dimenticarlo.
Sapevo bene che niente sarebbe cambiato, sapevo bene che lui non mi avrebbe mai amato realmente, ma infondo.. ci speravo ancora.
Ero molto nervoso negli ultimi giorni, quel 'lo sai che non posso farlo' mi fece star ancora più male.
Sì, okay, mi aveva detto che ricambiava il mio amore ma come potevo credergli se ogni volta che provavo ad avvicinarmi a lui, ad aprirmi a lui, mi scansava come un bambino scansa un giocattolo rotto?
Nessuno mi aveva mai fatto questo. IO non era mai stato questo.
Con Jamia andava alla grande, ci siamo intesi subito. Diciamo che è stata la bontà di quella donna a farmi innamorare di lei, la bontà e la gentilezza.
Non ho mai dovuto soffrire per Jamia e lo stesso valeva per lei. Semplicemente ci amavamo.
Ma era un amore completamente diverso da quello che potevo provare per Gerard.
Per primo, lui era un uomo. Secondo.. beh, lui era lui..
Se per Jamia tutto è nato, così, dal nulla, come una sorta di accettazione reciproca, per Gerard era tutta un'altra cosa.
Jamia era una bella donna, sì, ma la carica sessuale che emanava Gerard non poteva competere con nessun'altra donna, o uomo.
Poco me ne importava se fosse un uomo, mi bastava averlo vicino.. poterlo toccare.
Per lui sono andato oltre me stesso. Per lui stavo compromettendo la mia reputazione e la mia storia con Jamia.
Chi l'avrebbe mai detto che mi sarei innamorato di un uomo?
Non so bene cosa mi fece Gerard, lui era speciale.. forse fin troppo.
Forse erano stati i suoi occhi, il suo carisma, a farmi perdere completamente la ragione per lui.
E, se pur mi stava facendo incredibilmente soffrire, io non riuscivo a stargli lontano. Non riuscivo neanche a concepire nella mente il fatto di separami da lui.
Mi mancava tutto di quell'uomo, TUTTO.
Ma i continui rifiuti non si potevano scordare.
Se io per lui sarei andato anche sulla luna.. cosa avrebbe fatto lui per me?
Non avevo certezze, solo dubbi, e il fatto che continuasse a respingermi mi stava facendo impazzire.
Non capivo cosa gli stesse succedendo. Era da lui far innamorare le persone, prendere tutto l'amore che potessero concedergli e poi abbandonarle senza neanche un briciolo di spiegazione? Non sembrava assolutamente da Gerard. Lui per me era la perfezione, era tutto il bene che potesse esistere in questo mondo sperduto.
Ma forse mi sbagliavo. Forse era la mente di un uomo innamorato a parlare.
..Lui era la luce che poco a poco si stava affievolendo per cause a me sconosciute.
E io l'avrei scoperto. Anche se ciò significava scavare nel più profondo di lui, io l'avrei scoperto e l'avrei aiutato.
 
* * * *
 
Eravamo già da un mese in tour e io non ne potevo più. Facevamo concerti su concerti e farsi vedere sempre col sorriso pronto era un problema.
I nostri fans si aspettavano molto da noi, era un continuo susseguirsi di prove su prove.. spesso difficili da superare.
Sul palco dovevamo essere sempre carichi e, anche se spesso io avrei voluto mollare tutto e tornarmene a casa, continuavo a tenere i denti stretti ed andare avanti.
Ma spesso era difficile mostrarsi felici, e ciò valeva sia per me che per l'intera band.
Lo stress del tour stava compromettendo la nostra forza, la nostra unione.
Forse non eravamo realmente pronti per questa sfida, ma ormai era tardi e noi ci stavamo sgretolando.. nel più profondo di noi.
Gerard era quello messo peggio. Beveva tantissimo, non era sobrio praticamente mai, durante i concerti faticava a stare in piedi e quando rientravamo nel nostro tour-bus lui si imbottiva di tranquillanti e ansiolitici per eliminare la carica che gli procurava l'alcol. Alla fine era semplicemente uno zombie, un fantasma.
Ho provato a stargli accanto, ho provato ad aiutarlo ma niente sembrava dargli forza.
Stava impazzendo, e stava portando tutti con sé nel baratro, nell'orrore che si era creato.
Io ho sempre avuto una mentalità forte, anche se ho subito tanti dispiaceri nella mia vita sono comunque riuscito ad andare avanti. Dagli atti di bullismo negli anni della scuola, alla perdita di un mio nonno – una figura molto importante nella mia vita -, alla storia con Gerard.. niente di tutto ciò è riuscito a buttarmi giù.
Ma non tutti erano forti quanto me..
Ripeto, Gerard ci stava portando tutti nel suo inferno e in particolare suo fratello.
Mikey era perso tanto quanto Gerard. Anche lui beveva e poi si imbottiva di tranquillanti per rilassarsi. Forse, al contrario del fratello maggiore, lui riusciva a mantenere una certa sobrietà mentale. Riusciva a capire quando doveva frenarsi, o così almeno sembrava.
Neanche Ray sembrava particolarmente debole e, mentre Gerard si stava perdendo – portando con sé pure suo fratello -, noi dovevamo mantenere salda la reputazione della band.. anche se ormai pure quella era una causa persa.
Spesso capitava che nei giornali finisse qualche nostra faccia in copertina. Spesso capitava che si parlava del problema dei fratelli Way.
Ci speculavano sopra mentre noi stavamo vivendo un inferno.
 
Un giorno, però, arrivò il peggio.
Non so da quanto Gerard stesse meditando il suicidio, ormai non parlava praticamente mai con me.
So solo che quando mi disse che intendeva ammazzarsi tutto il mondo sembrò crollarmi addosso.
Capii che era caduto davvero in basso e sapevo che io non sarei riuscito a salvarlo. Gerard aveva bisogno di un aiuto superiore all'amore che io potessi donargli.
Lyn-z arrivò la sera stessa, fui costretto a chiamarla.
Era uno strazio per me vedere quanto Gerard sembrava felice in sua presenza. Inutile dire che gli era mancata, e lo stesso valeva per lei.
Io in compenso stavo malissimo. Come poteva essere il contrario?
Osservavo attentamente Gerard che prendeva la mano di Lyn-z tra le sue, vedevo quanto si amavano.
Ogni sguardo che le concedeva, ogni bacio che le donava era una spaccatura al mio debole cuore.
Non so quanto avrei resistito.
Ma Gerard mi abbracciava e mi ringraziava. Ed ogni volta il mio cuore perdeva un battito.
Non so bene perché continuasse ad abbracciarmi – anche se c'era Lyn-z davanti a noi -, so solo che questo mi piaceva.
Non vidi nulla di sessuale in quegli abbracci che mi concedeva. Erano semplici abbracci che si concedevano ad un caro amico. Ed io ero il suo migliore amico.
Vederlo piangere sulla mia spalla era uno strazio ma ciò che mi rendeva “felice” era che riservava quel trattamento solo a me, neanche a Lyn-z.
Ad esempio, quando disse che stava pensando seriamente al suicidio lo disse a me e a nessun altro.
Venne da me e mi disse << Frank, non ce la faccio più. Tutto sta andando male.. cosa ci faccio qua? Ho bisogno di stare tranquillo e ho capito che solo andandomene posso esserlo >> quelle parole arrivarono come un fulmine a ciel sereno. Non capii subito a cosa si stesse riferendo.. pensai che volesse mollare tutto e andarsene da Lyn-z. Pensai che forse era sotto effetto dell'alcol, magari aveva preso una pasticca di troppo.
Ma poi capii. Non si stava riferendo a quello.. lui voleva andarsene nel vero senso della parola. Lui voleva lasciare questo mondo.
Non so bene se presi subito coscienza delle sue parole, fatto sta che lo guardai negli occhi e dissi << Non puoi lasciarmi solo.. non ora che ti ho trovato >>.
Quelle parole uscirono fuori dalle mie labbra talmente velocemente che nemmeno mi resi conto di quello che dissi. Ma sembrarono funzionare.
Gerard mi guardò dritto negli occhi e sorrise. Sì sorrise.
<< Non ti abbandonerei mai.. neanche se lasciassi questo mondo >> affermò.
Quello era il discorso più triste che potesse uscire dalle labbra di Gerard e io non volevo che accadesse. Non volevo che soffrisse ancora, non dopo tutto quello che aveva passato.
Chissà perché solo in quel periodo di depressione Gerard si aprii a me. Chissà perché solo in quel momento mi raccontò della sua adolescenza, di Seth e di tutti i traumi e le paure che ne susseguirono.
Sapevo ora che Gerard mi evitava solo per paura. Sapevo che mi amava e sapevo che amarmi lo faceva soffrire.
Non avrei più cercato di avvicinarmi a lui, non avrei più cercato di convincerlo nuovamente a baciarmi.
Lo dico e lo dirò sempre: per Gerard ero, SONO, disposto a tagliarmi un arto.
Sarei rimasto accanto a lui , quello sì, ma come suo amico, come un fratello.
Continuavo a volerlo come amante, e l'avrei sempre voluto, ma per il suo bene sapevo che questo non era possibile.. sapevo che aveva bisogno di una figura di riferimento, una figura che gli stesse accanto senza recargli sofferenza.
E io c'ero. C'ero e ci sarei sempre stato.
 
I giorni passavano, il tour continuava e Gerard seguiva regolarmente le sedute con il suo terapista.
Finalmente, dopo settimane di buio, stava tornando la luce dentro quel tour-bus.
Dopo una settimana Lyn-z andò via e io tornai a dividere il letto con Gerard.
Ormai mi ero abituato a vederlo in lontananza, stargli lontano quando Lyn-z era nei paraggi.
Era strano sentire di nuovo il contato con la sua pelle, era strano poter sentire nuovamente il suo profumo.
Lui sarebbe tornato ad essere la prima cosa che avrei visto al mattino e l'ultima prima di abbandonarmi alle braccia di Morfeo.
Lui sarebbe stato il mio sogno perenne.
Ripensai alla sera in cui gli chiesi, gli ordinai, di baciarmi davanti a tutti come segno dell'amore che diceva di provare per me.
Mi diedi dello stupido. Solo ora capii il perché di quelle parole. Lui non poteva realmente. Lui mi voleva ma aveva paura.. e poi baciarmi lì davanti a tutti significava creare problemi con i nostri amici e soprattutto con le nostre compagne.
Come avremo spiegato a Ray, Mikey e Bob quel bacio? E a Lyn-z e Jamia nel caso questa voce si sarebbe sparsa?
Sono stato davvero stupido nel credere davvero che Gerard accettasse di baciarmi davanti a tutti. A cosa stavo pensando? Avevo sicuramente la mente annebbiata solo per aver concepito un pensiero simile!
Ma infondo.. ci speravo e di sicuro non potevo frenare la mia voglia di lui.
 
#Gerard
 
Com'era possibile essere amati da una persona anche se gli stavi rovinando la vita?
Più trattavo male Frank, più lui mi stava accanto.
Quel periodo era un tunnel senza uscita ma Frank continuò a starmi vicino.
Quando meditai al suicidio pensavo che realmente quella potesse essere l'unica soluzione per me. Non capivo cosa ci facevo in quel mondo. Tutto era nero, tutto era coperto da una strana condensa che non i permetteva di respirare e vedere regolarmente.
Era come se avessi costantemente un peso su di me.
Mi sentivo come se fossi sempre sotto il mirino di qualcuno; sembrava che le persone si aspettassero da me qualcosa che io non ero in grado di offrire.
La mia mente era un tumulto di strani pensieri e solo quando prendevo qualche pasticca di qualche ansiolitico stavo bene con me stesso, tutto cessava.
Tutti i dolori, i pensieri, le voci, cessava tutto.. e cessava anche la forza di stare lontano a Frank.
Perché ormai lo sapevo, avevo bisogno di lui.
 
L'arrivo di Lyn-z mi aiutò davvero tanto. Stare con lei, dopo più di un mese che non ci vedevamo, mi fece star meglio.
Ma solo ora che lei era con me potevo vedere quanto soffrisse Frank. Lo vidi diventare sempre più giù di morale.. e la colpa era solo la mia.
Ripensai al giorno in cui mi disse che mi amava, il giorno in cui mi sfidò.
In quel momento non potevo ma da quando iniziai a seguire le sedute con il terapista tutto mi fu più chiaro. Il dottor Allen mi aiutò a capire cos'era davvero importante nella mia vita, cosa mi facesse star male e cosa invece mi aiutava ad andare avanti.
E fui sorpreso nel constare che Frank girava intorno a tutto.
Lui era la mia forza di vita, lui era colui che mi faceva star male ma che mi aiutava ad andare avanti.
Frank era tutto quello di cui avessi bisogno.
 
Pensai varie notti a quel “se mi ami veramente, baciami qui davanti a tutti”. Aveva realmente bisogno di quella prova per capire che io lo amavo?
L'avevo fatto talmente soffrire che lui ormai non si fidava più di me. Ma lui continuava ad essere la mia ossessione e la mia luce.
Capii che Frank aveva realmente bisogno di quella prova, voleva vedermi superare quella sfida, ma non potevo farlo quella sera nel tour bus.. l'avrei fatto ma non quel giorno.
E quando successe potei vedere lo stupore, l'incredulità e la gioia in quegli occhi da bambino.
Stavamo svolgendo il nostro trentesimo concerto.
Era una serata molto speciale, il cuore mi batteva all'impazzata nella mia cassa toracica. Batteva forte per la tensione, per la gioia e per la paura.
Era uno dei pochi live che facevo da sobrio e, senza volerlo, fu uno dei concerti più belli che avessimo fatto.
Stavo cantando e nel frattempo mi muovevo sul palco energicamente.
Lo sguardo cadeva su Frank che si mostrava sempre molto energico. Avevo il cuore che mi esplodeva nel petto e una strana scarica elettrica che mi percorreva nelle vene.
Mi avvicinai a grandi passi verso Frank e, senza che lui capisse cosa stessi facendo, un le mie labbra alle sue.
Sì, lo baciai davanti a tutti. Davanti a Mikey, davanti a Ray, davanti a Bob, davanti a tutti i nostri fans e davanti alle nostre compagne.
Lo baciai e lasciai che quei pochi secondi fossero tutto ciò di cui avessi bisogno.
Ovviamente Frank ricambiò subito il bacio e lasciai che le nostre lingue si scontrassero per pochi secondi.
Lasciai titubante le sue labbra e la sua lingua e, prima di allontanarmi da lui gli dissi all'orecchio << Hai visto che ti amo? >>.
Lo scansai e tornai a cantare tra le urla dei Killjoys.
Guardai nuovamente Frank, ora aveva un sorriso sul volto. Ora era davvero carico, non faceva finta.

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12: Il mio regalo di compleanno ***


 
Capitolo 12: Il mio regalo di compleanno
 
#Gerard
 
Non so bene cosa mi fece trovare il coraggio di baciarlo davanti a tutte quelle persone. So solo che fu la cosa più importante e coraggiosa di tutta la mia vita.
Vidi tutto lo stupore possibile negli occhi di Frank e ciò mi fece sentire orgoglioso di me stesso. Sapere che quella piccola azione aveva causato in Frank la reazione tanto acclamata mi faceva sentire completo. Era bello sapere che lui non aspettava altro. Era bello sapere che lui mi voleva per quel che ero, senza obbiezioni.
Mi ero confidato con lui, avevo parlato con lui di Seth e di tutti i mali che ancora mi recavano dolore.. di tutte quelle cicatrici che non avevano intenzione di sparire ma che, invece, continuavano ad aprire ferite su ferite – sempre più profonde -.
Vivevo per Frank, morivo per lui. Non sapevo neppure io cosa volessi, sapevo solo che mi sentivo perso senza di lui e con lui.
Era come sentirsi tirare a destra e a manca da due corde legate sulle proprie braccia: da una parte la voglia di stare con lui, dall'altra la paura – il terrore – di continuare a soffrire. Oh, e temevo che alla fine avrebbe vinto tale paura..
La fortuna volle che Frank capisse la mia situazione. Accettò di stare con me anche senza andare oltre alla nostra amicizia.
 
* * *
I giorni passavano e con loro andarono via settimane intere. Arrivò presto Ottobre e con lui il raggiungimento del traguardo: il tour avrebbe avuto la sua conclusione nella prima metà di Novembre.
Ottobre passò velocemente e presto arrivò Halloween, una festa come le altre se non fosse stato il compleanno di Frank.
Per me poco importava della festa in sé. Per me il 31 Ottobre non era Halloween; per me il 31 Ottobre era il giorno in cui avremmo festeggiato la nascita di Frank e, sinceramente, tuttora, benedico ogni anno quel giorno particolare. Sì, perché in quel giorno nacque la persona più importante della mia vita. Nacque il mio migliore amico, nacque il mio amante, nacque lui.
Spostai il mio sguardo dalle doghe del letto sopra di noi e mi girai a guardare quel ragazzo che dormiva ancora profondamente. Mi stupii per il suo aspetto così dannatamente angelico: sembrava un angelo e, per quanto potessi saperne, lo era realmente per me.
Gli accarezzai la guancia indeciso se svegliarlo o no. Era molto presto, forse le quattro e mezzo del mattino, ma non riuscivo a fare a meno di volere i suoi occhi puntati su di me. Solo lui riusciva a rendermi importante solo con uno sguardo.. i suoi sguardi erano un qualcosa che neanche i migliori poeti sono riusciti a decifrare; sono quegli sguardi tanto acclamati e ricercati, quelli che ti fanno capire veramente cos'è l'amore. Ed io ero fortunato, ero fortunato ad avere quei sguardi tutti per me.
Neanche Lyn-z mi ha mai guardato così, neppure Seth. Ciò significava che Frank andava oltre Seth e tutti quei bla bla bla che non ho fatto altro che parlare precedentemente. Lui era.. lui, ed io l'amavo.
Mi avvicinai al suo orecchio e sussurrai piano il suo nome, sentendomi quasi male per il suo profumo. Volevo poter parlare con lui, volevo approfittare di quei momenti in cui noi eravamo più uniti che mai.
Mi allontanai piano per vedere se si fosse svegliato e così fu.
I suoi occhi nocciola tendenti al verde mi scrutarono attentamente mentre sul suo volto iniziò a comparire un sorriso che si fece sempre più luminoso, sempre più suo.
Posai una mano sulla sua guancia e sussurrai un 'Buon compleanno' a fior di labbra.
Non so bene come successe in quel momento, non so quando presi coscienza di volerlo e tanto meno non riuscii a capire dove trovai il coraggio di unire le mie labbra alle sue.
Frank, per quanto confuso potesse essere, ricambiò immediatamente il bacio permettendo alla mia lingua di venire a contatto con la sua.
Era strano, io non avevo paura, non sentivo quel senso di vertigine e nausea impossessarsi di me. Semplicemente volevo Frank.
Aderii il mio corpo al suo spostandomi e facendo in modo che la prima metà di me fosse sopra Frank.
Continuavamo a baciarci energicamente: un bacio che significava tutto tranne che la castità.
Lasciai scivolare una mano sul fianco destro di Frank e accarezzai la pelle scoperta dalla maglietta.
Frank posò una mano intorno alla mia nuca e strinse i capelli intorno al suo pugno. Inconsciamente gemetti cosa che fece sorridere Frank che si portò l'indice al viso e fece segno di stare zitto.
Sorrisi di rimando e tornai a baciare quelle labbra così invitanti.
<< è un regalo per il mio compleanno? >> sussurrò al mio orecchio. Sentivo il suo respiro caldo e ciò mi fece rabbrividire. Annuii per risposta sorridendo a quelle parole.
Affondai le mie mani sui suoi capelli mentre Frank posò le sue sui miei fianchi.
Sentii la sua erezione premermi contro il fianco destro e, istintivamente, portai il mio membro su di essa.
Questa volta fu Frank a gemere ed io imitai il suo atteggiamento di pochi minuti prima imitando il suo “sssh”. Frank si morse il labbro per evitare di ridere e vedere quell'azione mi fece eccitare ancora di più.
Non so cosa mi succedeva quando si mordeva il labbro, non so il perché mi eccitava tanto. So solo che mi mancava il respiro ogni volta che lo faceva.. so solo che avrei baciato e succhiato quel labbro tutte le volte che avrei voluto.
Cambiai la mia attenzione sul suo collo, percorsi con la lingua tutta la sua lunghezza su cui depositai piccoli baci.
Il respiro di Frank stava già tramutandosi in affanno e ancora non avevo fatto niente.
Non riuscivo neanche lontanamente immaginare che lui mi volesse tanto. Non potevo immaginare che per tutto questo tempo lui aveva sofferto terribilmente standomi lontano e che i miei continui rifiuti lo stavano uccidendo internamente.
Scesi sul suo addome sollevando la maglietta sino a scoprire il piccolo tatuaggio all'altezza del cuore.
Iniziai a giocherellare con il suo ombelico stuzzicandolo con la mia lingua.
Le mani di Frank finirono sopra la mia testa e, impazienti di veder proseguire il mio cammino, mi fecero segno di andare più giù.
Sorrisi tra me e me sentendo la sua erezione premermi contro il la parte superiore del petto.
Sorrisi quando la liberai dai boxer troppo ingombranti per quella situazione.
Guardai Frank che m stava fissando mentre continuava a mordersi ossessivamente il labbro inferiore. Stava solo aspettando una cosa, ed io lo accontentai.
Gli riservai un sorriso che lui ricambiò a denti stretti, troppo impegnato qual'era nel cercare di regolare il suo respiro accaldato.
Presi il membro in una mano e lasciai che le mie labbra ne avvolgessero la punta. Sentii Frank gemere.
Iniziai a stuzzicare la punta con la lingua e piano presi tutto il suo membro dentro la mia bocca, percorrendone l'intera lunghezza.
 
#Frank
 
Non so cosa stesse succedendo a Gerard e, sinceramente, poco me ne importava in quel momento. La mia mente era completamente offuscata e concentrata sul lavoro che Gerard stava compiendo.
Strinsi forte le lenzuola con una mano mentre sentivo la lingua di Gerard 'giocare' col mio membro.
Non riuscivo neanche a formulare una parola che avesse un significato. Sentivo il piacere iniziare ad ammassarsi nel mio basso ventre e dovetti portare una mano alla bocca per evitare di dar voce ai gemiti che ero costretto a placcare nella mia gola.
Spinsi il bacino verso il viso di Gerard preparandomi ad eiaculare all'interno della sua bocca, ma Gerard si bloccò istantaneamente.
Lo guardai allibito mentre cercavo di chiedergli con lo sguardo il perché si era fermato così bruscamente. Gerard mi guardò compiaciuto e mi sorrise beffardo. Cercai di dominare l'istinto di ucciderlo.
Tornò su e incontrai il suo viso; << Chi ti dice che ti avrei fatto venire sulla mia bocca? >> mi chiese all'orecchio per poi tornare a guardarmi con un mezzo sorrisetto al lato della bocca.
<< Sei un bastardo >> riuscii a dire con affanno mentre venivo ancora scosso dai postumi di un orgasmo non completo.
<< Ma mi ami, giusto? >> chiese spostandomi un ciuffo di capelli dal mio viso.
<< Sempre e comunque >> ammisi guardandolo dritto negli occhi.
Diventai rosso per le parole che uscirono dalla mia bocca e non mi stupii che Gerard sorrise di questo mio atteggiamento.
<< Perfetto >> affermò tornando a baciarmi. Questa volta il bacio aveva un altro sapore, sapeva di me.
Gerard smise di baciarmi e si alzò facendo il più piano possibile; << Torno subito >> disse sparendo fuori dal nostro nido.
Mi affacciai per vedere dove fosse andato e guardai se fossero ancora tutti addormentati, sembrava di sì.
Gerard tornò poco dopo e non resistetti nel guardare tutto il suo corpo: era mio, era mio veramente.
Scostò leggermente la tendina e la richiuse appena fu di nuovo al mio fianco.
Mi porse un tubetto di crema e un preservativo.
Non capii cosa stesse facendo, o meglio, non capii perché stava dando A ME quegli oggetti, sino a quando non mi balenò in mente la risposta: Voleva che questa volta fossi io a fottere lui.
Deglutii. Non sapevo da dove iniziare, non l'avevo mai fatto prima e comunque non volevo fargli male.
<< Gerard.. non credo di esserne capace >> ammisi diventando più rosso di quanto potessi immaginare.
Gerard sorrise e mi baciò dolcemente; << Non ti preoccupare, riuscirai a capire come muoverti >> disse dolcemente sulle mie labbra.
Annuii mentre lui continuava a tenermi il viso nella sua mano.
Unimmo nuovamente le nostre labbra e riprendemmo a baciarci. Tutte le mie paure sparirono appena il baciò iniziò ad intensificarsi.
Mi posizionai sopra Gerard sentendo le nostre erezioni premersi l'una contro l'altra.
<< Ora Frank >> disse Gerard affannando leggermente.
Non so perché aveva deciso di invertire i ruoli. In quel momento non riuscivo a capire più niente talmente ero concentrato ad abbassare i suoi pantaloni.
Appena vidi la sua erezione deglutii. Tutto.. 'quello', era entrato nel mio didietro e non riuscivo a immaginare che potesse essere vero.
Gerard si tenne sollevato con i gomiti e mi guardò inclinando la testa di lato; << Che c'è? >> chiese sorridendo.
Sapevo che lui aveva intercettato i miei pensieri e mi sentii subito avvampare il viso dall'imbarazzo, << N-niente >> affermai balbettando.
<< vieni qui >> disse prendendomi il viso tra le mani e iniziano a baciarmi dolcemente. Sentivo il suo sapore insinuarsi nella bocca quando la lingua toccò la mia. Sorrisi prendendomi in giro da solo e iniziai a baciarlo più energicamente. << Bene >> disse Gerard con un pizzico di sollevazione.
Gerard prese il tubetto di crema – una crema per le mani, aggiungerei, dato che non avevamo del lubrificante con noi - e ne versò una buona quantità sulla mia mano.
Lo vidi deglutire un'istante prima che io posizionai il mio indice davanti alla sua apertura.
<< Sei sicuro, Gee? Non vorrei farti male.. >> affermai deglutendo a mia volta.
<< Non mi farai del male Frank.. tu non mi hai fatto mai del male e mai me ne farai, ne sono sicuro >> ammise guardandomi dritto negli occhi.
Annuii e spinsi piano il dito dentro Gerard. Lo vidi irrigidirsi un'istante e calmarsi appena mi fermai.
<< Non fermarti Frank >> affermò Gerard poggiando una mano dietro i miei capelli.
Iniziai a muovere il dito all'interno della sua apertura, era tutto molto.. stretto, e facevo fatica a rientrare quando uscivo fuori. Ma presto tutto cambiò. Sentii Gerard rilassarsi e quindi rilassare i muscoli che avvolgevano il mio dito. Ne inserii un altro e feci nuovamente le stesse azioni.
Non sapevo neanche io cosa dovevo fare, o cosa stessi facendo, così mi lasciai guidare dal linguaggio del corpo di Gerard.
Gerard aveva gli occhi chiusi e la bocca schiusa. Non parlava ma vedevo il suo pomo d'Adamo salire e scendere convulsamente.
Strinse più forte la presa nei miei capelli e capii che era pronto: Gerard mi voleva.
Sussultò leggermente quando uscii per inserire il preservativo nella mia erezione: lo lubrificai con un'abbondante dose crema e mi posizionai sulla sua apertura.
Lo sentii gemere piano appena iniziai ad entrare in lui ma non riuscii a capire se fosse un gemito di piacere o dolore: pensai che sicuramente era un gemito di dolore in quanto mi ricordai della mia prima esperienza.
<< Oh cazzo, Frank >> disse con la voce un po' troppo alterata.
Lo guardai: i nostri visi era vicinissimi e i nostri nasi si sfioravano.
Posizionai le mani sopra la sua testa e iniziai a muovermi con delicatezza. Non sembrava esserci segno di dolore nel viso di Gerard, era soltanto.. perso nei miei occhi.
Forse non stava mostrando alcuna emozione ma secondo me soffriva.
<< Scusa se ti faccio male >> affermai posando il viso sull'incavo del suo collo.
<< Tu continua e non pensare a me >> disse stringendo leggermente la mano dietro la nuca.
Iniziai a muovermi più velocemente ma continuando a mantenere una certa delicatezza.
Sentii Gerard gemere improvvisamente e tirare i miei capelli.
Alzai lo sguardo per decifrare il suo e lui mi accolse con un meraviglioso sorriso.
Spinsi nuovamente in quel punto e Gerard gemette nuovamente.
<< Cazzo.. >> affermò Gerard iniziando a mordersi il labbro inferiore.
Capii che quello era il punto giusto così iniziai a muovermi più velocemente.
Appoggiai la fronte sulla sua spalla e iniziai a muovermi sempre più veloce mentre Gerard sollevava il bacino come a volerne sempre di più.
Gee prese le mie mani e le intrecciò alle sue sopra la sua testa; raggiunsi l'orgasmo poco dopo – un orgasmo che compensò decisamente bene lo scherzetto che mi aveva fatto poco prima Gerard -. Gerard venne subito dopo senza che io nemmeno lo toccassi.
Wow, l'ho fatto venire senza neanche toccare il suo pene” pensai; sorrisi sentendomi pienamente soddisfatto.
Rimanemmo, così, in quella posizione per non so quanto tempo, aspettando che i nostri respiri si regolarizzarono e che i nostri corpi madidi di sudore riacquistassero la loro temperatura originaria.
<< Buon compleanno >> affermò Gerard baciandomi il lobo del mio orecchio.
Uscii piano da lui e mi sdraiai al suo fianco posando la mia testa sul suo petto. Mi accoccolai abbracciandolo e dissi un flebile “grazie”.
Non c'era stato compleanno migliore, lui mi aveva donato tutto ciò che potessi desiderare. Finalmente avevo di nuovo lui e nessuno ci avrebbe mai più separato, o così almeno speravo.
 
La mattina proseguì lenta e tranquilla: i ragazzi mi fecero gli auguri e pranzammo tutti assieme.
Non so come sia stato possibile ma nessuno si accorse di quello che avevamo combinato io e Gerard quella mattina.
Jamia mi telefonò la sera per augurarmi buon compleanno. Mi sentii strano quando sentii la sua voce - Mi sentivo come se avessi rubato le caramelle ad un bambino cieco -. Infondo l'avevo tradita per la seconda volta e di certo lei non lo meritava, io non la meritavo. Era una ragazza così dolce, tranquilla e generosa.. aveva un carattere d'oro. Mi amava, mi amava come non aveva mai amato nessun altro e io come la ricompensavo? Tradendola con Gerard? No, non lo meritava ma io non riuscivo a stare lontano a Gee. Finalmente potevamo stare assieme e nemmeno sapere che stavamo facendo del male alle nostre compagnie ci faceva separare l'uno dall'altro.
Io e Gerard, finalmente, avevamo capito che era inutile starci lontano, finalmente era riuscito ad andare oltre le sue paure.. finalmente potevo riscuotere il mio premio, il NOSTRO regalo reciproco.
 
 
Saaalve a tutti cari Killjoys!
Oddio, non sono abituata a scrivere scene di sesso ma questa volta volevo dar vita all'arancione che ho inserito come rating della storia ahah
Niente, come sempre spero che vi piaccia e che mi diceste un po' cosa ne pensate :3
Anche le critiche costruttive sono ben accette, lo sapete :)
Beh, a presto
Baci
MIC

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Capitolo 14
*** Capitolo 13: Peccato natalizio ***


 
Capitolo 13: Peccato natalizio
 
#Gerard
 
Non so quando tutto cambiò ma l'ultimo mese e mezzo passai il maggior tempo possibile con Frank. Non mi faceva più male stare con lui, semplicemente stavo bene con lui. Amavo i nostri momenti di intimità e amavo quando ci estraniavamo dal resto del gruppo per poter stare da soli.
Non avevo mai visto Frank più felice.. non avevo mai visto ME più felice. Sembrava che finalmente la mia vita stava andando nel senso giusto. E potevo ringraziare solo Frank di questo cambiamento.
Frank mi piaceva sempre di più e niente mi faceva stare più bene che averlo sempre intorno a me. Niente mi faceva più paura. Nessun tormento, nessuna fobia, nessun rimpianto. Semplicemente volevo solo vivere – anche se era difficile stare totalmente lontano dalla bottiglia -.
Chissà com'era stato possibile.. Forse era merito della terapia che stavo intraprendendo con il dott. Allen. Mi piaceva parlare con lui, mi piaceva poter essere al centro dell'attenzione per 180 minuti alla settimana.
Più passavano i giorni più mi sentivo rinascere.
Il tour finalmente finì e tutti noi tornammo a casa. E io, più che mai, capii quanto era importante per me stare con Frank.
Ricordo perfettamente il giorno in cui rientrai dal tour. Posai la valigia per terra e mi guardai intorno. Tutto aveva un colore diverso, tutto era diverso. IO ero diverso.
Furono i tre mesi più duri della mia vita ma non tutto si concluse quando rientrai.
L'attaccamento alla bottiglia e all'autodistruzione, all'autocommiserazione, continuavano a farmi stare come uno straccio.
Continuavo a bere ma il senso di autodifesa stava iniziando a crescere in me. Piano riacquistai fiducia in me stesso e nelle persone che mi stavano accanto. In generale, riacquistai fiducia nella vita stessa.
Fu un periodo buio e lungo, fatto di tante cadute su cadute.
Ci volle tempo per riacquistare tutta la lucidità e la libertà da me acclamata, il lontano 2007 fu l'anno della mia rinascita, della mia vendetta contro la vita.. contro me stesso.
Ma di questo ne parlerei più in là..
Ricordo ancora oggi il senso di beatitudine che mi pervase quando misi piede dentro casa; ricordo quanto fui felice di vedere Lyn-z.
Non uscii per una settimana talmente era forte il bisogno di trovare il mio equilibrio tra le mura di casa.
In quella settimana non sentii nessuno, beh, nessuno a parte Frank.
In quella settimana ci sentimmo spesso al telefono ma non ci vedemmo mai.
Volevo vedere come stavo se Frank non mi stava intorno, volevo vedere se mi sarebbe mancato.
Così passai le giornate in compagnia di Lyn-z. Facemmo l'amore e ridemmo e scherzammo insieme: sembrava che stessi bene. Quando stavo con Lyn-z non pensavo troppo a Frank.
Ma arrivavano quei momenti in cui non avevo la mente occupata e allora il mio pensiero andava su Frank.
Non sapevo bene cosa mi succedesse quando pensavo a lui ma potei constatare che il mio aspetto cambiava. Non so, diventavo improvvisamente agitato o, molto più spesso, mi compariva un sorriso sulla faccia.
Bastava semplicemente che lo nominassero e allora io cambiavo: i miei muscoli facciali si contraevano o si rilassavano a seconda delle parole del mio interlocutore oppure iniziavo a mordermi i polpastrelli.
Mi stavo prendendo un vizio che non andava per niente bene; un vizio che fece suonare il campanello d'allarme a Lyn-z.
Sì, perché successe un episodio che ancora oggi non mi so spiegare. O meglio, un discorso che ancora rimbomba nella mia mente senza che trovi la sua pace.
Io e Lyn-z eravamo seduti sul divano e guardavamo un film horror: uno di quei splatter noiosi.
Io ero perso nei miei pensieri e nemmeno stavo seguendo il film. Ero intento a pensare a tutti quei momenti che avevo condiviso con Frank. Pensavo a quando lo incontrai per la prima volta, pensai a quel giorno quando gli dissi che lui per me era arte, pensai alla nostra prima volta e a tutto quello che susseguì. Pensai a quanto Frank fosse importante e a quanto lo avessi fatto soffrire, pensai a quanto quei mesi precedenti fossero stati così bui per me e pensai a a quanto Frank abbia dovuto sopportare: ha continuato ad aspettarmi, a starmi dietro, anche dopo tutti i miei rifiuti.
Ma i miei pensieri furono interrotti da Lyn-z.
<< Oddio, Gee, guarda quello! - indica il ragazzo appena squartato vivo – sembra Frank! >> affermò tutta sorridente.
Appena sentii il suo nome mi irrigidii improvvisamente e deglutii guardando Lyn-z; << Non dire sciocchezze, Frank è molto più sexy >> ammisi senza rendermene conto. Iniziai a mordicchiarmi il polpastrello dell'indice, mentre sorridevo maliziosamente, e guardai di sfuggita Lyn-z.
Non capii la cazzata che avevo sparato sino a quando non vidi la faccia di Lyn-z che mi fissava con la bocca spalancata.
Iniziai a sudare freddo e ripensai alle parole che avevo detto. Okay, volevo fare una battuta ma avrei potuto dire benissimo che Frank era più “carino” o, esagerando, anche più “bello”.. ma addirittura “sexy”?
<< Era una battuta, Lyn-z >> affermai alzando gli occhi al cielo.
Lyn-z mi guardò storto e tornò a guardare il film. Non capivo cosa c'era di così tremendo in quella battuta. Okay, forse pensavo realmente che Frank fosse sexy ma Lyn-z non poteva saperlo. E poi, quante volte era capitato che scherzando lei dicesse che Mikey, mio fratello, era più sexy di me? Non me la sono mai presa. Infondo erano solo delle battute, e di sicuro sapevo che a Lyn-z non piaceva Mikey.. ciò significava che Lyn-z se l'era presa perché sospettava di me e Frank?
Scartai questa idea e cercai di concentrarmi sul film, anche se era tutto inutile.
<< Gee, dato che non stai seguendo il film, e neppure io, che ne dici se facciamo due chiacchiere? >> chiese sorridendo.
Annuii e mi sedetti più comodo per fare in modo che potessimo guardarci; << Dimmi tesoro >> dissi.
<< Posso chiederti una cosa? >> chiese abbassando lo sguardo.
Mai prima d'ora avevo visto Lyn-z così giù di morale. Lei era sempre così.. energica.
<< Lo stai già facendo >> affermai sorridendo per alleviare la forte tensione.
<< Non scherzare Gee! >> ribatté sorridendo.
<< Dai, chiedi pure >> avanzai alzando gli occhi al cielo.
Vidi Lyn-z guardarmi per poi deglutire; << Non mi hai mai spiegato perché durante quel tour eri così depresso.. non so nemmeno perché ultimamente sei così assente e, soprattutto.. Gee, durante quei mesi, beh, Frank.. - sospirò – Insomma, è successo qualcosa tra te e Frank? >> chiese stancandosi lei stessa di quel giro interminabile di parole.
Mi bloccai all'istante e andai in iperventilazione: i miei dubbi erano fondati.
<< Ma che dici Lyn-z! >> affermai ridendo. Beh, a dire il vero era una risata nervosa e questo non sfuggì a Lyn-z.
<< Gerard >> mi intimò.
Sospirai e mi guardai le mani; << Lyn-z.. non credo di voler parlare di quei tre mesi.. >> ammisi.
<< Ne ho bisogno, Gerard. Ho bisogno di smentire quelle voci che mi stanno torturando la mente >> aggiunse iniziando a mordersi il labbro. Perché quell'azione non aveva lo stesso significato di quando la faceva Frank?
<< che voci? >> chiesi confuso.
<< Beh, quando sono andata per aiutarti in quella settimana ho visto un'attrazione strana tra di voi. Eravate come in tensione e Frank ti guardava come se stesse per morire e.. >>
<< Siamo solo due cari amici, Lyn-z >> affermai serio interrompendola.
Lyn-z mi guardò corrugando le sopracciglia e dando origine a quella piccola rughetta al centro di esse; << ..e quel bacio? >> chiese in un sussurro.
<< Volevamo infastidire gli omofobi. È stato solo un gesto contro l'omofobia.. non c'è niente tra me e Frank, Lindsey >> affermai prendendole la mano nelle mie e stringendola per rassicurarla. In fondo, cosa c'era tra me e Frank? Non potevamo dire che la nostra relazione andava oltre al sesso.. Sì, okay, ci eravamo detti che ci amavamo, e quindi? Non era di sicuro un amore paragonabile a quello che potevamo provare io per Lyn-z e lui per Jamia, giusto?
<< Senti Gerard, alcune persone mi hanno riferito delle cose che.. beh, non vorrei crederle ma quel dubbio rimane.. >> affermò scostando la mano dalla mia.
Mi sentii crollare, << Lyn-z, te lo richiedo, che voci? >> chiesi più serio che mai.
<< Voci che dicono che tu e Frank avete fatto sesso, più volte, durante il tour >> affermò sicura di sé.
<< Chi cazzo te lo ha detto? >> chiesi alzando di vari decibel il mio tono si voce.
<< Quindi non smentisci! >> affermò alzando anche lei la voce dall'esasperazione.
<< Lyn-z, dimmi chi ti ha detto questa cosa! >> chiesi, quasi supplicandola, alzandomi in piedi.
<< Non posso >> affermò sicura di sé; << Dimmi solo se è vero o no >>.
<< Senti, non ho tempo per queste sciocchezze >> affermai prendendo la mia giacca in pelle e uscii sbattendomi la porta d'ingresso alle mie spalle.
Ero nervoso, mi tremavano le mani. Dovevo calmarmi e per farlo mi serviva Frank.
Composi velocemente il suo numero e portai il cellulare all'orecchio. Rispose pochi squilli dopo e già sentire la sua voce mi aiutò.
Aspettai dieci minuti alla fermata del bus aspettando che arrivasse e quando lo vidi iniziai ad andare in iperventilazione.
Salii in macchina ma non riuscii a guardarlo. Guardai la strada davanti a me e Frank riprese a guidare.
<< Cos'è successo? >> chiese spostando lo sguardo da me alla strada.
Non riuscii a pronunciare neanche una parola, ero immerso nei miei pensieri: cercavo di trovare una soluzione a questo problema.
Neanche mi resi conto che la macchina si fermò, fu il tocco delicato di Frank sulla mia mano a farmi tornare alla realtà.
<< Dimmi che succede, Gerard >> chiese stringendo la mia mano nella sua.
<< Lyn-z sa di noi.. qualcuno gliel'ha detto >> dissi guardando Frank con la coda dell'occhio.
<< Cosa? >> chiese lui sgranando gli occhi.
 
#Frank
 
Non avrei mai immaginato che qualcuno venisse a sapere di me e Gerard. Non potei minimamente immaginare che questa persona potesse essere proprio Lindsey. Come avremmo reagito ora?
<< Stai scherzando spero! >> affermai quasi con affanno.
Gerard scosse la testa. Sospirai e mi guardai le mani che stavo torturando.
<< Cosa facciamo ora? >> chiesi guardando Gerard per un'istante.
<< non lo so.. >> ammise intercettando il mio sguardo.
<< Spero che almeno tu abbia smentito quelle voci.. >>
<< In realtà no.. ma non le ho neanche confermate. Semplicemente me ne sono andato. Non posso mentire a Lyn-z! >> disse gesticolando.
Mi venne un tuffo al cuore; << Gerard, ma sei impazzito? Dovevi smentire! Non me ne frega se non riesci a mentire a Lindsey, non voglio che lei lo dica a Jamia! >> affermai alzando il mio tono di voce. Ero alterato, nervoso, confuso.
Avevo una fifa tremenda che Jamia lo scoprisse, che tutti lo scoprissero.
Come avrei reagito? Già dopo quel bacio sul palco e tutte quelle toccatine varie i fans pensavano chissà cosa, sospettavano già qualcosa appropriandoci nomignoli.. come sarei riuscito ad uscire di casa?
Oddio, ma quindi le persone pensavano che io fossi gay? “io, io non sono gay” pensai. E lo pensavo realmente. Infondo, amavo Gerard. Amavo solo LUI. Non avrei mai amato altri uomini all'infuori di lui.. ma questo mi etichettava come “gay” o no? Forse sì..
<< Jamia non lo saprà mai, Lyn-z non lo saprà mai.. nessuno all'infuori di noi due lo scoprirà! >> affermò prendendomi il viso tra le sue mani.
Mi lasciai abbandonare al tocco delicato delle mani di Gee e al suo profumo di tabacco e dopobarba.
Chiusi gli occhi lasciandomi inebriare la mente e il cuore da lui.
Gerard posò delicatamente le sue labbra alle mie facendomi quasi sobbalzare. Erano morbide e umide, erano la mia droga.
Ricambiai il bacio e infilai la mia mano tra i suoi capelli decisamente più corti.
Schiusi la bocca e permisi alla sua lingua di incontrare la mia. Quel tocco fu per me un segnale d'allarme: io senza Gerard ero perso.
 
* * * *
 
I giorni passarono e quasi mi dimenticai dell'accaduto. Non pensai più al fatto che qualcuno sospettasse di me e Gerard. Mi concentrai solo ai preparativi di Natale. Adoravo il Natale: il cenone, i regali e i festeggiamenti con le persone più care. E quel Natale sarebbe stato uno dei più belli di tutta la mia vita.. o così almeno, inconsciamente, credevo.
Ci sarebbero stati tutti: Mikey e Alicia, Ray e Christa, Gerard e Lyn-z e ovviamente io e Jamia.
Sarebbe stata una serata spettacolare se non fosse stato per Lindsey e i suoi problemi di eccessivo esibizionismo.
.. Si nota tanto che non mi stava simpatica? E di sicuro non c'entrava niente il fatto che mi portavo a letto il marito. Semplicemente non mi piaceva il suo carattere e tutti i problemi che ne comportava.
Non dico che mi fosse completamente antipatica.. più che altro non andavamo d'accordo. Io non piacevo a lei e lei non piaceva a me, quindi evitavamo qualunque tipo di dialogo per evitare di creare discussioni decisamente inopportune. Ma non sempre funzionava, come la notte della vigilia di natale in cui litigammo animatamente.
Io sono sempre stato una persona calma – si fa per dire – ma quando mi altero allora sono guai. Non riesco a controllarmi e spesso dico cose di cui potrei pentirmi.
Non ricordo bene da cosa sia iniziata la nostra discussione ma le sue parole rimbombano ancora nella mia testa.
Eravamo nel soggiorno mentre tutti si prestavano a raggiungere la sala da pranzo dove sarebbe stata servita la cena.
Lyn-z mi tenne per un braccio e, quando fu sicura che fossimo soli, iniziò a parlare o meglio, a minacciarmi; << Frank. Ti dico solo una cosa: stai lontano da Gerard >>.
Ricordo quanto mi sentii cedere le gambe a quelle parole; guardai Lindsey sconvolto. << Che diavolo stai dicendo >> risposi scostando violentemente il mio braccio dalle sue grinfie.
<< Senti, lo so e basta, anche se voi continuate a negarlo. Frank, io non ho paura di te. Se non vuoi che tutti sappiano di questa vostra insana e deplorevole.. relazione. Allora stai lontano da Gerard >> sputò quelle parole con tutto lo sdegno possibile.
Sentii la rabbia insinuarsi piano dentro di me mentre lei continuò a parlare: << Sai bene, Frank, quanto questo sia sbagliato, vero? Gerard ama me, tu sei solo un passatempo per lui. Vedrai che presto si stancherà di te >> Affermò mostrando un sorrisetto beffardo. No, anzi, era decisamente un ghigno.
Quelle parole mi trafissero il cuore. E se avesse avuto ragione? Infondo era già successo che Gerard mi abbandonasse!
Deglutii e risposi alle sue parole: << Chi c'era quando lui stava cadendo nel baratro? Chi l'ha aiutato a risollevarsi? Chi gli ha impedito di rovinare per sempre la sua vita? C'ero io! Tu dov'eri, Lindsey? Tu eri impegnata con la tua band a fare i soliti concertini del cazzo. IO gli sono stato accanto, non tu.. >> parlavo lentamente, sibilavo quelle parole senza rendermi conto di quello che mi circondava, ormai ero partito e nessuno sarebbe riuscito a fermarmi. << Forse hai ragione, Lindsey. Gerard ti ama e su questo io non ne dubito. Ma su una cosa ti sbagli. Non c'è niente di malato nel nostro rapporto. Nulla di tutto quello che è successo tra di noi può venir chiamato “deplorevole”. Forse è vero, Gerard un giorno si potrebbe stancare di me, potrebbe “abbandonarmi” - feci segno delle virgolette – ma io continuerei ad amarlo >> conclusi voltandomi.
Incrociai subito gli occhi di Gerard, lo sorpassai abbassando lo sguardo e uscii di casa sbattendo la porta alle mie spalle. Neanche Gerard che mi chiamò riuscii a farmi fermare.
Iniziai a camminare velocemente aspirando tutto il fumo che i miei polmoni potessero contenere dalla sigaretta che mi ero appena acceso.
Era una giornata abbastanza fredda ma neanche quel freddo secco riusci a ghiacciare i miei pensieri che mi stavano fottendo il cervello.
Non mi resi neanche conto che Gerard mi aveva raggiunto, non mi ero neanche reso conto che mi aveva chiamato per tutto quel tragitto.
Mi prese per un braccio e mi fece aderire al muro freddo di un vicolo cieco.
Respirava con fatica a causa della corsa e il suo respiro usciva sotto forma di vapore a causa del freddo.
<< Che fai Gerard?! >> affermai appena la mia schiena si schiantò con il muro. Solo ora che mi ero fermato mi accorsi che dalla fretta ero uscito senza indossare il giubbotto. Avevo freddo, molto freddo: iniziai a a battere i denti.
<< Che cavolo è successo con Lyn-z? >> chiese lui.. disperato? Sì, credo che fosse la parola giusta.
<< Abbiamo avuto una piccola discussione.. >> ammisi con lo sguardo perso nel vuoto dietro Gerard.
<< Questo l'ho capito pure io! Ho sentito tutto.. >> disse stringendomi la spalla nella sua mano.
<< Quindi? >> chiesi scrollandomelo di dosso. Perché me la stavo prendendo con lui? Lui non aveva fatto niente! Era la ragazza che aveva fatto un caos inutilmente!
<< Perché sei arrabbiato con me? >> chiese mostrandomi quella piccola ruga che compariva al centro delle sopracciglia quando mi guardava in maniera torva.
<< Non lo so.. scusa >> ammisi abbracciandolo. Unirmi a lui in quell'abbraccio fu la cosa più confortevole di tutta la serata, di tutta la mia vita.
<< Dio mio, stai tremando! >> affermò stringendomi sempre più forte.
Poggiai il mio viso sul suo collo ed inalai il suo profumo caldo. Tutto il freddo che sentivo prima scomparve.
<< Oh Frank! >> disse prendendomi il viso tra le mani. Adoravo incredibilmente quel gesto perché sapevo cosa significava. Gerard unì le sue labbra alle mie ma nulla di quel bacio sembrava assumere un significato di purezza, di castità. Quel bacio era domato dall'istinto, dalla passione.
Mi fece aderire al muro e mi guardò dritto negli occhi; anche se era buio potevo vedere i suoi occhi brillare. Riprese a baciarmi sempre più energicamente.
Infilai le mie dita tra le ciocche dei suoi capelli e strinsi il pugno; sentii Gerard gemere tra le mie labbra.
Spostò delicatamente le sue mani per tutta la lunghezza dei mio busto fermandosi sui miei fianchi e spingendo il mio bacino verso il suo. Questa volta fui io a gemere.
Non mi importava se eravamo in un vicolo dove sarebbe potuto passare chiunque, non mi importava di nulla. M'importava solo del fatto che io ero lì, incatenato in bacio senza fine con la persona che amavo.
Gerard infilò una mano nei miei jeans, e nei boxer, e prese il mio membro nella mano facendomi gemere.
Iniziò a muoversi lentamente mentre il mondo intorno a me iniziava a sparire. I pensieri volavano via come meteoriti mentre il mio piacere cresceva sempre più.
 
E mentre tutti nel mondo si preparavano a festeggiare la nascita del Cristo con i propri parenti e amici, io ero proprio dove sarei voluto essere. Ero con colui che amavo. Ero tra sponde di un fiume in piena. Ero in paradiso.
 
 
 
Salve salvino! *imita Ned*
Beh, cosa mi dite di questo capitolo? Vi piace?
Spero proprio di sì :/
Fatemi sapere cosa ne pensate :3
Baci
MIC

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Capitolo 15
*** Capitolo 14: L'amara realtà ***


 
Capitolo 14: L'amara realtà
 
#Frank
 
*settembre 2007*
 
Le persone vedono ma non guardano, sentono ma non ascoltano..
È difficile mostrarsi felici agli occhi degli altri quando invece dentro ti senti solo morire..
Basta mostrare un sorriso e tutti pensano automaticamente che sei felice. Ma nessuno capisce che spesso un sorriso è il più alto grado di infelicità..
 
La vita è davvero imprevedibile.. pensi che tutto stia procedendo al meglio, ti senti felice, felice davvero. Ti svegli tutto sorridente, passi le feste con le persone che ami e a cui vuoi bene, vivi come se l'indomani fosse sempre più vicino. Riesci ad andare oltre ai tuoi problemi, alle tue paure: ti svegli e tutti i tuoi demoni si sono volatilizzati.
Ma poi.. e poi.. poi tutto cambia.
Ti svegli un giorno e capisci che la vita ti riserva sempre delle brutte sorprese. Capisci che non sempre è un giorno perfetto: non sempre il sole brilla; non sempre un'aquila vola alta, LIBERA, nel cielo.. Non sempre le persone che ami rimangono accanto a te.
E quel giorno, quel determinato giorno era uno di quelli in cui non basta vedere il sole al mattino per rallegrarti.. dove non basta la vita in sé.
Non so bene perché quel giorno fossi triste, semplicemente lo ero. Eppure sarei dovuto essere felice! Era una giornata speciale per un mio caro amico.. per lui, e io cosa facevo? Mi piangevo addosso?
Quando ricevetti la notizia dell'imminente matrimonio mi sentii crollare il mondo addosso. Sapevo bene che presto sarebbe successo, dovevo esserne preparato.. e invece, invece lasciai che le mie stupide emozioni prendessero il sopravvento. Non so bene perché reagii così alla notizia -anzi, alle notizie-. Forse reagii così perché lo disse in una situazione troppo intima, rovinando così l'unico momento in cui potevamo stare insieme.
Eravamo sdraiati, i nostri corpi ancora accaldati dal rapporto appena consumato; Gerard guardava il soffitto mentre percorreva e disegnava strani ghirigori sulla mia spalla.
Poggiai la testa sul suo petto e lo strinsi in un abbraccio mentre inalai il suo profumo.
Lo sentivo lontano, quasi assente; << è successo qualcosa? >> chiesi alzando lo sguardo per incrociare il suo.
Gerard mi guardò, come cadendo dalle nuvole, e sospirò; << Lyn-z è incinta e.. abbiamo deciso di sposarci >> affermò guardando nuovamente il soffitto.
Mi sentii raggelare il sangue; nulla, intorno a me, ebbe più il suo significato. Io, non esistevo più, la stanza intorno a me era sparita. Solo le parole di Gerard rimbombarono nella mia mente.. e io mi sentii morire.
 
Non sentii Gerard per i tre giorni successivi, non avevo il coraggio di sentirlo.
Solamente pensare che presto si sarebbe sposato mi faceva star male.
Fui sorpreso quando ricevetti una sua chiamata. Diceva che anche se questo percorso con Lyn-z stava prendendo una certa direzione ciò non significava che dovevamo per forza smettere di sentirci. Mi disse che mi amava e che gli mancavo.
Io non ho mai voluto essere colui che disseminava merde nel loro percorso.. Avevano deciso di sposarsi? Ben venga. Okay, non sarebbe stato facile per me star lontano a Gerard ma non volevo essere il terzo incomodo.
Ma purtroppo la verità era - È – che non riesco a stargli lontano. E infatti, quando ricevetti la sua chiamata fui più che felice di incontrarlo.
Ci vedemmo la sera; Inutile dirvi che sperai sino all'ultimo secondo che mi dicesse che aveva deciso di non sposare più Lyn-z.. inutile dirvi che mi sbagliavo!
Quando arrivò e i nostri occhi si incrociarono percepii un po' di esitazione in lui. Non sapevo il perché continuasse ad inumidirsi le labbra e guardarmi come se dovesse dirmi chissà quale notizia..
Dai, cosa poteva esserci di così brutto da dirmi? Nulla poteva essere peggio della notizia della gravidanza di Lyn-z e dell'imminente matrimonio.. o così almeno credevo!
<< Avanti, sputa il rospo! >> lo incitai con un mezzo sorriso per incoraggiarlo. Sentivo il mio stomaco contorcersi dall'incredibile ansietà del momento. Mi sentivo morire mentre Gerard continuava a guardarmi come a trovare le parole su di me.
<< Beh.. vorrei chiederti se, beh ti va di farmi da testimone. >> disse tutto d'un fiato.
Ripensai al mio pensiero precedente: niente di peggio, no?
Ero rimasto basito, senza fiato da quella proposta. Niente aveva più senso. Come poteva avermelo chiesto?
Non so con che coraggio riuscii a farmi quella proposta. Non so nemmeno perché sentivo le mani prudermi. Sapevo solo che avevo voglia di prendere il suo bel visino a pugni. Mai prima di quel momento mi ero sentito così, mai prima di quel momento potevo davvero pensare che un giorno tutto questo sarebbe successo.
<< Dimmi che stai scherzando.. >> affermai piano chiudendo gli occhi e sospirando, cercando di calmarmi.
<< Perché dovrei? >> chiese.
Aprii gli occhi e guardai la sua espressione decisamente confusa.
<< Lascia perdere Gerard.. non posso credere che mi stai realmente chiedendo questa cosa! >> affermai con un tono di voce più alterato.
<< So che non è il massimo.. ma, ci terrei davvero.. >> disse prendendo la mia mano e stringendola nella sua.
Ricambiai la stretta e incrociai le mie dita alle sue; << Non posso Gerard.. lo sai >> ammisi abbassando lo sguardo sulle nostre mani strette una all'altra.
<< Capisco >> affermò poggiando l'altra mano sul mio viso.
Dov'era finita tutta la rabbia che stavo provando?
Non potevo, non ci riuscivo a provare rabbia per quell'uomo..
<< Finirà tutto ora.. vero? >> chiesi sentendo la tristezza impossessarsi di me.
<< No.. non lo so Frank.. >>affermò prendendo il mio viso tra le sue mani e posando la sua fronte sulla mia; << So solo che è giusto che io sposi Lyn-z.. io la amo e presto avremo un figlio. Non sono ancora cosciente, non sono ancora sicuro se tutto questo sia vero. So solo che ti amo, e che continuerei ad amarti anche se tu vivessi in capo al mondo.. anche se io sono sposato con Lyn-z e dentro di lei cresce il mio erede >> affermò.
Avevo lo sguardo perso nel vuoto: guardavo le nostre ginocchia che si scontravano ma in realtà non le vedevo realmente. Vedevo solo quella strana condensa che riempiva i miei occhi e che presto non mi permise di vedere più niente. Non dovevo piangere, anche se sapevo il significato di quelle parole. Sapevo che ora Gerard si sentiva più responsabile, sapevo che amava Lindsey e sapevo che mai e poi mai avrebbe abbandonato suo figlio.. il problema era: avrebbe abbandonato me?
<< Io ti amo Gee.. >> affermai tra i singhiozzi.
<< Anch'io.. ma, lo sai, sai che devo fare questo.. E sai che non posso stare con te >> ammise. Non sentii più il contato delle sue mani sul mio viso, non sentii più il suo respiro caldo; alzai lo sguardo e ricacciai dentro tutte quelle stupide lacrime ostinate che pungevano per poter riversarsi sul mio viso.
<< Capisco.. >> affermai alzandomi. Feci qualche passo indietro ma la mano di Gerard bloccò il mio polso.
<< Ci sarai? >> chiese speranzoso.
<< Sì.. infondo sei il mio migliore amico.. -sorrisi amaro- ma non chiedermi di farti da testimone.. >> affermai passandomi una mano sul viso, sconfitto.
Gerard annuì serio e io mi voltai per andarmene.
 
 
 
E in quel momento mi trovavo lì. Mi alzai in piedi quando la sposa entrò. Guardai il viso di Gerard, sorrideva -un sorriso sincero, più vero che mai-.
Guardai Gerard prendere la mano di Lindsey per poi condurla accanto a sè.
Ricordo solo lo scambio delle fedi e il bacio tra gli sposi.
Non ricordo molto di quella giornata, la maggior parte dei ricordi gli ho rimossi, ma una cosa rimase impressa nella mia mente: lo sguardo che Gerard mi riservò.
Guardò tutti i presenti sorridendo, poi gli cadde lo sguardo su di me e allora quel sorriso scomparve. Mi sentii gelare il sangue e vedere quel suo viso tramutarsi in pura tristezza mi faceva star male.
Il ricevimento andò avanti, era un'agonia per me continuare a stare lì. Niente aveva senso, IO non avevo senso..
Ricordo che mi alzai e andai al bagno per sciacquarmi il viso. Stavo male, mi serviva aria: tutta quella felicità che mi circondava stava compromettendo la mia sanità mentale – e fisica -.
Sarò stato pure uno sciocco ma in quel momento speravo con tutto il cuore che Gerard entrasse, mi guardasse come solo lui sapeva guardarmi e mi dicesse che mi amava.. Ma ovviamente nessuno entrò in quel bagno e io me ne tornai al mio posto accanto a Jamia con la coda tra le gambe.
Forse il ballo degli sposi fu la cosa più straziante a cui assistetti. Vedere Gerard che volteggiava con Lindsey per tutta la sala circondati dai loro amici, i loro sorrisi, i loro baci.. tutto mi faceva star male.
Avevo imparato a convivere col fatto che Gerard stava con Lyn-z come lui aveva accettato che io stessi con Jamia.. ma allora perché mi faceva tanto male?
* * * *
 
I mesi passavano e Gerard si allontanò sempre più da me.
Mi ero sempre ripromesso di non cadere mai in cattive abitudini come invece aveva fatto Gerard. Mi ero ripromesso che non avrei mai fatto del male a me stesso.. e invece lo feci. Lo feci giorno dopo giorno mentre le giornate andavano avanti lente e monotone.
Io e Gerard passavamo gran parte delle giornate insieme ma al tempo stesso ci sentivamo talmente distanti che io dovevo compensare la sua assenza.
Iniziai a bere più del dovuto. Mi sentivo pesante e usato.
Spesso andavo agli studi di registrazione ubriaco o ancor peggio non ci andavo direttamente in quanto non volevo farmi vedere in quello stato.
Grosse occhiaie incorniciavano i miei occhi; iniziai a prendere peso.
Sentivo che stavo entrando in un limbo pericoloso, ma la forza per uscirne mi aveva abbandonato.
Iniziai a vivere di notte; girovagavo senza una destinazione ben precisa nel buio più totale della mia città.
Io mi sentivo proprio come la città: buio, illuminato solo da luci artificiali, dove neanche il chiarore della luna riusciva a penetrarmi.
Mi sentivo caotico e ripetitivo, immerso in un traffico di pensieri; mi sentivo come un pazzo che osa disturbare la quiete pubblica con i suoi discorsi insensati e le sue grida di disperazione; mi sentivo come un vagabondo senza meta, invisibile alla società e senza più un'anima.
Per fortuna avevo Jamia.. mi stava accanto, sempre e comunque. E fu lei che mi aiutò ad andare oltre quel buio che mi circondava, fu lei che con costanza riuscì a farmi tornare il sorriso.
 
Purtroppo l'amara verità era che Gerard aveva una famiglia.
La verità era che Gerard voleva ancora stare con me ma, mai e poi mai, mi avrebbe anteposto a sua moglie e sua figlia – Bandit -.
Sapete cos'è la cosa più butta, oscena, senza senso di questa verità? Beh, che a me non importava. Se poter stare con Gerard significava star male, allora sarei stato male. Se stare con Gerard significava vivere nell'ombra, allora avrei vissuto nell'ombra..
La verità.. beh, la verità è che lui è tutto per me e, anche se ha continuato a farmi del male sin dal primo momento in cui ho posato i miei occhi sui suoi, rimarrà tale.. per sempre.
Forse fu questo che mi istigò ad andare avanti, a provare ad uscire da quel guscio di oscurità in cui mi ero barricato.
 
 
Salve a tutti!
Scusate il ritardo :/
 
Come avete potuto notare, in questo capitolo parla solo Frank.
L'ho strutturato così perché voglio che il prossimo sia Gerard a raccontarci l'esperienza del matrimonio, del divenire padre e del rapporto con Frank.
Niente, spero che per ora vi piaccia e che questa storiella continui ad intrigarvi :)
Baci
MIC

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Capitolo 16
*** Capitolo 15: L'amara realtà pt.2 ***


 
Capitolo 15: L'amara realtà pt.2
 
#Gerard
 
Avevo sbagliato sin dal principio; non avrei dovuto permettere ai miei occhi di fissare quelle labbra color carne, avevo sbagliato nel lasciarmi incantare da quel viso angelico.
Non avrei dovuto dar retta al mio cuore, ai miei stupidi sentimenti. Sapevo sin dal principio che era un errore - un grosso errore – ma non sono riuscito a placare quell'istinto di volerlo.
Se mai mi avessero detto che questa band mi avrebbe distrutto anima e cuore, io non avrei mai accettato.
Tutti i miei mali si concentravano in un'unica persona: Frank.
Lui era stato per me tutto quello che mi ero ripromesso che non sarebbe mai dovuto succedere.
 
Lo guardai negli occhi mentre pronunciavo dalle labbra quelle parole. Era difficile per me dovergli dire che mi sarei presto sposato con Lynz, era difficile dovergli dire che lei aspettava un figlio da me.
Amavo Frank, anche se sapevo che era sbagliato. Lo amavo, ma amavo anche Lynz e mai, e poi mai, l'avrei l'asciata.. e ora che era pure incinta ancora meno.
I giorni successivi alla notizia della gravidanza rimasi spesso sdraiato nel pensare a come, con una semplice notizia, la mia vita stava cambiando.
Pensai a quel piccolo grumo di sangue che si stava evolvendo, e che presto sarebbe diventato un bambino. Il mio bambino.
Mi immaginai la sua figura: un piccolo batuffolo con gli occhi di Lynz e le mie labbra.
Immaginai me e Lynz che lo portavamo al parco, lui o lei che si sporcava nel fango o che chiedeva con la sua dolce vocina di portarlo più su, sempre più su, a cavallo dell'altalena.
Mi immaginai i suoi piccoli dentini e il suo abbraccio mentre mi chiamava “papà”.
Lo immaginai nel backstage mentre mi ascolta cantando..
Insomma, immaginai tutta una vita con lui e questo mi faceva sorridere. Ero felice di questa notizia ma al tempo stesso mi immaginavo come sarebbe stato la mia seconda vita: quella con Frank.
Avrei dovuto lasciarlo? Potevo stare con lui anche se mi stavo per sposare? ..anche se stavo diventando padre?
Io personalmente non volevo lasciarlo, stavo bene con lui. Non volevo separarmi da lui proprio ora che eravamo riusciti a stare finalmente insieme..
Ma la verità era che io stavo per sposare Lynz, stavo per diventare padre.
Provai a inserire Frank in questa nuova vita ma proprio non ci riuscivo. Io stesso non riuscivo ad immaginarmi una vita con lui, non ora almeno che una terza vita sarebbe nata.
Non so bene cosa mi stava facendo cambiare idea.. non so nemmeno perché ci stavo anche pensando.
Sapevo solo che anche se mi ostinassi a pensare, a credere che lui non faceva parte di me -della mia vita- la realtà era un'altra: io senza di lui non riuscivo a vivere.
 
Lo guardai mentre prendevo tra le mie mani la sua, come a volerlo proteggere.
<< Sorridimi, ti prego >> dissi mentre stringevo più forte le mie mani alle sue.
Alzò lo sguardo, sembrò implorarmi ed io mi sentii morire.
<< Ormai è tutto finito tra di noi, vero? >> affermò quasi tremando.
Provai a pronunciare una risposta, un qualcosa, ma le parole mi morirono in gola. Sapevo che non avrei mai trovato risposta a quella domanda; tuttora non riesco a trovarla.
Guardai quegli occhi che mi avevano ipnotizzato dal primo istante e per poco non tornai a quella lontana giornata dove per la prima volta capii quanto lui fosse importante per me.
<< Io ti amo, e ti amerò sempre.. >> ammisi guardando le nostre dita incrociate una all'altra.
<< è un addio, vero? >> domandò quasi senza voce. Sembrava stanco, come se per riuscire a dire quelle parole avesse infranto ogni legge della fisica, come se fosse andato contro sé stesso e il mondo.
<< No.. non lo so.. >>
Ora che ci penso, forse sarebbe stato tutto diverso se io non avessi fatto la cazzata di chiedergli di farmi da testimone.
Okay, lui prima di essere il mio amante era il mio migliore amico ma con che coraggio gliel'avevo chiesto? Io personalmente ci sarei rimasto male, avrei sofferto per quella proposta, e io cos'avevo fatto?
Ero uno stronzo, e lo sono tuttora.
<< Puoi chiedermi tutto, tutto ma non questo Gerard.. >> affermò alzandosi.
Lo vidi allontanarsi e d'istinto lo presi per il polso. Guardai un'ultima volta quegli occhi pieni di tristezza e sciolsi; << Dimmi almeno che ci sarai.. devi esserci >> affermai stringendo la presa sul suo polso.
Sentii la sua mano sulla mia, chiusi gli occhi sentendo quella carezza e abbandonai la presa sul suo polso per unire la mia mano alla sua.
Avevamo le dita della mano sinistra intrecciate mentre con l'altra Frank accarezzò il mio viso.
<< Per te questo e altro.. >> ammise. Chiusi gli occhi, inebriandomi del suo profumo,di quel tocco magico, e lasciai che le sue labbra sfiorarono le mie. Un leggero tocco improvviso che scatenò in me una bufera.
Si allontanò piano da me, lo vidi andare via: a passo lento e con lo sguardo basso.
 
 
* * * *
 
Guardai negli occhi Lynz che attraversava la sala con il suo abito bianco.
Un candido sorriso adolescenziale regnava sul suo viso donandole quell'aria regale che tanto mi piaceva.
Le presi la mano nella mia e la condussi verso l'altare. Guardai gli invitati per poi posare lo sguardo su Frank che assisteva alla scena con un aria cupa. Vedevo un velo di nebbia perenne davanti ai suoi occhi.. quegli occhi che ero abituato a vedere sempre limpidi e brillanti ora erano vuoti e spenti. Quel nocciola misto a qualche striatura verde era diventato un tutt'uno con il suo cuore che, per quanto potessi saperne io, si era sgretolato in milioni di piccoli pezzi.. e la colpa era la mia.
Il sorriso che mi aveva accompagnato per tutta la cerimonia si era spento quando vidi Frank. Non lo vidi sorridere neanche una volta durante tutto il ricevimento. Rimase seduto lì, senza mai neanche provare a guardarmi.
 
 
Durante tutti i mesi della gravidanza di Lindsey io cercai di starle più accanto possibile. Ogni sua richiesta veniva accolta, mi facevo in quattro per permetterle di avere tutto ciò che desiderasse. Scomodai i migliori medici per assicurarmi che niente andasse storto.
In tutto quel periodo mi allontanai da Frank; no perché lo volessi, solo.. successe.
Vedevo che Frank soffriva di questo mio atteggiamento e ciò faceva star male anche me.
Dovevo cercare di troncare questo rapporto ma ogni volta che stavo con lui e incrociavo i miei occhi ai suoi capivo che lo volevo, lo volevo con tutto me stesso.
Mi ritrovai ad accarezzarlo, a baciarlo,a farlo mio nei momenti meno opportuni. Stavamo diventando due amanti veri e propri e lui stava praticamente diventando la mia puttana. Non volevo assolutamente che soffrisse, che diventasse tale, ma non potevo fare a meno di sentirmi realmente vivo solo se avevo il suo corpo. Sentire il suo calore faceva circolare il sangue che altrimenti se ne stava congelato nelle vene.. e io avevo bisogno di sentirlo in tutto il mio corpo. Avevo bisogno di sentire quella scarica di elettricità che pizzicava la pelle.
Ma Frank non capiva quanto questo era importante per me. Lui vedeva i nostri, già rari, incontri come un'avventura. Vedeva i nostri rapporti come un modo di usarlo..
Lo vidi strano nei mesi successivi, non capivo il perché ma era quasi sempre ubriaco, aveva sempre lo sguardo perso nel vuoto. Soffrivo nel vederlo così e lui soffriva nel vedermi felice quando stavo con Lynz. Non riusciva a comprendere la mia situazione: io amavo lui, lo dico e sempre lo dirò, ma amavo anche Lynz -Lynz e quella piccola bimba che sarebbe nata tra neanche due mesi -.
Non riuscivo, NON POTEVO, scegliere. Avevo realmente il cuore diviso in due parti e non sarei mai riuscito a ricucirlo.. non sarei mai riuscito a scegliere quale parte tenere e quale abbandonare.
 
Quando nacque Bandit sembrò che ritrovai la luce. Appena vidi quegli occhi guardarmi mi sentii annegare in un mare di felicità. Vederla sbadigliare e stringere il mio indice con la sua piccola manina rosea era l'unica cosa che in quel momento contasse. Tutto e tutti sparirono dalla mia mente. I miei problemi con l'alcol, con la band e con.. beh, Frank, sparirono. Tutto sparì. Contava solo la mia piccola ragione di vita tra le mani.
Sono sempre stato una persona protettiva. Prima con Mikey e ora con Bandit. Forse non avrei dovuto contare troppo su quella protezione che, per quanto potesse sembrare normale, era semplicemente sbagliata.
Calcolai il modo per poter stare con Bandit e al tempo stesso con Frank, con Lyn-z e Frank. Insomma, per quanto mi ostinassi a credere che tutto sarebbe cambiato, la verità dei fatti era un'altra: io continuavo a inserire Frank in tutto.
Pensavo che non potesse esserci nulla di più bello di poter tenere in braccio la piccola Bandit.. ma mi sbagliavo.
Vidi Frank entrare mano nella mano con Jamia nella camera dell'ospedale. Salutarono Lindsey e si avvicinarono alla bambina.
Sentii la presenza di Frank al mio fianco - il suo profumo, l'aroma di caffè e fumo – e ciò mi fece irrigidire.
<< Congratulazioni.. >> disse lui mostrandomi un sorriso flebile.
<< Grazie >> affermai guardandolo dritto negli occhi. Se pur fossero passati mesi vidi ancora i suoi occhi spenti, privi di qualunque gioia.
 
 
Tutto intorno a me assunse significati differenti.. quei significati che non mi immaginai mai di poter scovare dietro parole, immagini, azioni.
Mi sbagliai. Nulla era chiaro di quella vita, nulla era limpido come l'acqua.
Tutto era un susseguirsi di bugie e giochi bastardi di un destino malefico.
Solo di una cosa ero sicuro. Amavo Bandit. Amavo Lyn-z.. ma amavo anche Frank. L'amavo come si potrebbe amare il sole. L'amavo – lo amo – come si potrebbe amare l'aria.
 
 
Saaalve a tutti!
Oddio, scusatemi per il ritardo ma avevo il blocco dello scrittore.. ed infatti non sono riuscita a fare un granché! :/
Scusatemi se questo capitolo non è grandioso come nelle vostre aspettative ma di meglio non sono riuscita a fare..
Spero di fare di meglio nel prossimo!
Ah, comunque stiamo giungendo verso la fine! Ci sarà un altro capitolo e poi successivamente l'epilogo :)
Alzi la mano chi è felice che questa storia finisca! AHAHAHA oddio, spero nessuno!
Okay, basta con gli scherzi :'D
Beh, spero, come sempre, che mi rendiate partecipi dei vostri pensieri!
Baci
MIC

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Capitolo 17
*** Epilogo; Hopeless Romantic ***


 
Capitolo : Epilogo; Hopeless Romantic
 
#Gerard
 
La vita ti porta a fare delle scelte differenti, non so bene cosa mi spinse a vivere tutte quelle esperienze e ancora oggi non so cosa mi riservi il futuro.
So solo che non mi pento di niente. In effetti come potrei?
Se pur alcune scelte hanno causato ricordi difficili da cicatrizzarsi io prometto con tutto me stesso che non cercherò mai di reprimerli, in fondo fanno parte anche quelli di me.
Ognuna delle azioni, reazioni, emozioni hanno fatto parte di me e hanno creato quello che sono ora. Ognuna di quelle scelte hanno plasmato il mio Io interiore e prego Dio che non mi faccia dimenticare neanche un'esperienza passata.
Ci sono state scelte, più di altre, che hanno determinato alcuni punti fondamentali di quel che sono diventato e ho constatato col tempo che tutti, se pur inconsciamente, ruotano intorno alla figura di Frank.
In parole povere si può dire che Frank mi ha cambiato.. in meglio aggiungerei!
Non potrò mai dimenticare la prima volta che lo vidi: l'immagine dei suoi grandi occhi nocciola – quasi verdi direi -, del suo meraviglioso sorriso e di quell'aria da cucciolo bastonato ronzano ancora nella mia mente.
Ancora oggi posso sentire il suono della sua voce e, ancor più chiaro, posso sentire le sue mani accarezzare il mio corpo.
Mi viene da sorridere se ripenso a tutte le paure, i dolori che mi ha fatto rivivere Frank ma solo ora riesco a capire che tutto quello che ha caratterizzato il periodo più brutto della mia vita, in realtà me lo sono creato da solo. Nulla doveva convincermi che Frank era un male per me e invece io mi sono lasciato convincere dalla mia mente contorta.
Assurdo pensare che stavo per perdermi tutti i piaceri di stare con Frank a causa delle mie stupide paure? Sì, è decisamente assurdo ma per fortuna sono riuscito a capire in tempo quanto lui fosse importante per me.
Dio, se ripenso a tutti i momenti che abbiamo passato assieme!
Ci sono sempre stati degli alti e bassi tra di noi ma siamo sempre riusciti ad andare oltre i nostri problemi.
Vorrei precisare che prima di essere stato il mio amante, Frank, è stato il mio più caro amico, un fratello quasi. Frank è stato tutto ciò che di buono mi sia capitato nella mia vita. Mi ha fatto soffrire, è vero, ma tutte le emozioni che ho provato con lui non le scambierei neanche per cento anni di vita in più.
Vi giuro - e mi vendo un rene se non mi credete – ora vorrei vivere nuovamente TUTTO. Sì, proprio tutto.
 
Ricordo ancora perfettamente il giorno del matrimonio di Frank. Me ne stavo in disparte, un po' assente. Vedevo tutti divertirsi, sorridere, ballare, cantare.. mentre io mi sarei solo voluto sotterrare.
Ero anni che non ripensavo a quel giorno e solo oggi sono riuscito a capire quanto in realtà io sono stato complice di tutta questa situazione contorta. Solo oggi mi sono reso conto di essere stato un cafone. Mi sono vendicato con lui. Ho vendicato la mia persona che, quel giorno ventoso, sentiva pronunciare dai due sposi un “Sì” che li avrebbe legati per il resto della loro vita. E mi sono vendicato quel giorno di fine agosto quando annunciai a Frank che pochi giorni dopo mi sarei sposato.
 
***
 
Lo scioglimento della band è sempre stato, per me, un tabù. In tutti questi anni ho evitato di parlarne. Forse per rimpianto, o forse per rabbia, ho sempre sentito un peso sullo stomaco quando parlavo di questa parte della mia vita.
Quel 23 Marzo avevo sentito crollarmi il mondo addosso mentre annunciavo lo scioglimento della band. Ricordo ancora i volti di Mikey, Ray e Frank mentre, con grande tristezza, parlavo loro di questo problema.
Non ho mai detto a nessuno il vero motivo del perché decidemmo di sciogliere la band. Lo sapevamo solo io, Frank, mio fratello Mikey e Ray. Ho sempre detto che non c'erano stati litigi né un qualcosa che colpì personalmente noi quattro. Ma oggi, con un coraggio che non sapevo nemmeno di possedere, posso dire che la realtà è stata un'altra.
La verità dovrebbe sempre uscire fuori e io, personalmente, ora sono disposto a raccontarla.. anche se, sicuramente, avete iniziato a capirla leggendo questa storia: ovvero il rapporto tra me e Frank.
Tutta la mia vita ha girato intorno al rapporto tra me e Frank e anche i MCR, dato che fanno parte della mia vita, hanno girato intorno a tale rapporto.
Dalle origini allo scioglimento, posso dire che tutto ha ruotato intorno ad esso; ciò che c'è stato tra me e Frank è il nucleo, il succo, di tutto ciò che ha caratterizzato i MCR.
Quando io e Frank decidemmo che ciò che c'era tra di noi doveva finire allora anche i MCR dovettero concludersi con esso.
Io e Frank ci amavamo, come solo due persone che hanno unito il loro cuore possono fare, ma sapevamo che il nostro amore per l'altro ci stava facendo annegare; stavamo entrando in una situazione pericolosa, in qualcosa più grande di noi, e quando la nostra casa discografica ci diede un ultimatum io decisi che, sì, l'avrei accontentata.. ma a modo mio.
È così che i My Chemical Romance sono finiti: sono finiti per dar ancora luce a quel sentimento profondo che provavamo io e Frank.
L'amore, il rispetto.. l'adorazione che provavo io nei confronti di Frank Iero -e credo anche lui verso me- andava oltre a scenette sul palco, andava oltre ad un ultimatum della nostra casa discografica.
 
In questi anni ho continuato a sentire i ragazzi della band. Ognuno di noi ha preso strade decisamente separate da quando abbiamo deciso di sciogliere i My Chemical Romance ma comunque continuiamo a sentirci. Ovviamente continuo a vedere Mikey regolarmente essendo mio fratello. Capita che alcuni giorni, per motivi di lavoro, non riusciamo a vederci e allora ci teniamo in contato telefonicamente. Non manca giorno che Bandit non chieda di lui e Sarah. Ah, per la precisione, Mikey e Sarah si sono sposati e hanno avuto una bambina, Michelle. È molto carina: ha i capelli biondi e ricci e due occhi azzurri giganteschi. Assomiglia molto a Mikey e Sarah, specialmente alla mamma, ed è un vero diavolo. Ora ha tre anni e ogni volta che viene a casa non fa altro che riempirmi il pavimento di tempere e vernice mentre gioca con i miei attrezzi da pittore.
Ray e Christa invece non hanno ancora avuto figli.. e pensare che io credevo che fosse quello che ne avrebbe avuti di più!
Comunque, siamo rimasti in contato e ci siamo incontrati qualche volta per parlare un po' delle nostre vite che si sono ormai separate.
Mentre con Frank.. per cinque lunghi anni non ci siamo più visti né sentiti. “Come è stato possibile?” vi sareste chiedendo. Beh, non lo so neppure io. Non so perché con Frank è stato tutto diverso. Non so perché ho aspettato cinque lunghi anni per scrivere questa storia e non so perché ho aspettato cinque lunghi anni per risentirlo. Sì, perché ieri l'ho chiamato tramite Skype.
Non so cosa mi abbia spinto a cercarlo, forse il fatto che fosse il suo compleanno.. Fatto sta che ieri l'ho cercato.
 
Ero super nervoso, come quando stai aspettando un risultato che sai che ti potrebbe cambiare la vita: come un referto medico o il sapere se il tuo biglietto della lotteria sia vincente o meno. Beh, lui era il mio biglietto vincente, la cura per un male che non sapevo neanche di possedere.
Quando premetti il pulsante sperai con tutto il cuore che non mi rispondesse; speravo che quel ”ONLINE” sparisse velocemente.
Ma non fu così.
Lui aprì la chiamata e mi ritrovai davanti due occhi nocciola, quel giorno misti ad un verde smeraldo. Due occhi confusi guardavano davanti a sé.. guardavano me.
Nessuno dei due aveva il coraggio di parlare. Io mi sentivo morire e mi pentii sempre di più di aver fatto quella chiamata. Non sapevo neanche io il perché avessi assecondato quell'istinto tanto stupido. Sapevo solo che ora, dopo tutti quegli anni, la voglia di sentirlo mi stava corrodendo dall'interno. Avevo bisogno dei sentire la sua voce, niente di più.
Come ad intercettare i miei pensieri, Frank corrugò le sopracciglia e mi guardò; << Gerard.. >> solo sentire quel piccolo nome fece scatenare in me una miriade di emozioni contrastanti; << Non immaginavo fossi davvero tu.. >> affermò inumidendosi le labbra.
Provai a pronunciare qualche parola, volevo dargli i miei più cari auguri.. dirgli che era sempre rimasto nei miei pensieri e che, mai, sarei riuscito a dimenticarlo.
Ma mi sbagliavo. La mia mente contorta stava per farmi rovinare tutto ciò che avevo cercato di finire in questi ultimi cinque anni.
Avevo cercato di dimenticare, di andare avanti.. ma la realtà era che io non volevo dimenticare. Io volevo andare avanti solo se ci sarebbe stato lui al mio fianco. Volevo poter riacchiappare il tempo che avevamo perduto: stanchi e confusi di una vita che non ci ha mai permesso di essere felici insieme.
Glielo stavo per dire, l'avrei fatto se Lily non sarebbe sbucata fuori dal nulla..
Rimasi incantato nel vedere quella bambina, ormai così grande e diversa da come la ricordavo. Aveva gli stessi occhi di Frank e già di per sé questo era straziante.
<< Ciao zio Gerard! >> affermò la giovane ragazza.
<< C-ciao Lily.. >> affermai.
Ciò che avrei voluto dirgli rimase nel più profondo della mia psiche. Non ebbi più il coraggio di parlargliene e, appena Lily lasciò la camera e Frank cercò di riaprire il discorso appena interrotto dalla figlia, io chiusi velocemente la chiamata, incapace di trovare un senso logico a quella reazione..
 
 
#Frank
 
Dopo la nascita di Bandit le mie speranze di poter stare con Gerard divennero ormai nulle.
Tutto ciò che speravo era poter stare con lui, ma anche quello era ormai un lontano desiderio.. un miraggio che si stava affievolendo a poco a poco.
Decisi che avevo bisogno di cambiare aria, avevo bisogno di rinascere – come la Fenice dalle sue ceneri -. e avevo bisogno di rinascere senza di lui, avevo bisogno di qualcuno che si prendesse cura di me.. e l'unica era Jamia. Solo lei riuscì a far fronte a questo problema, solo lei riuscì a perdonare questo mia ossessione per Gerard.
Gli anni passarono. Tre anni difficili da sopportare; tre anni di agonia e depressione che riuscii a superare solo grazie all'aiuto di Jamia e alla nascita delle nostre due bambine: Lily e Cherry.
Ricordo ancora il giorno in cui presi in braccio quei due piccoli corpicini. Tutto ciò che di cattivo opprimeva i miei pensieri sparì, sparì nell'istante in cui accarezzai le loro piccole mani e mi specchiai nei loro occhi.
Avevo bisogno di un qualcosa che mi desse la forza per rinascere e l'avevo trovato. La mia famiglia sarebbe stato il mio nuovo inizio.
 
Sembrava che la mia vita stesse procedendo bene. Sembravo finalmente un uomo felice. Ma, quando sciogliemmo il gruppo un altro tassello della mia vita si ruppe.
È ancora difficile per me parlare dei My Chemical Romance, anche se ormai sono passati cinque lunghi anni.
Quella band ha plasmato il Frank che sono ora; quei lunghi tredici anni sono stati il motivo dell'amore che provavo per Gerard.
Devo ringraziare e dare la colpa ai MCR se quegli anni sono stati i più significativi della mia esistenza. Dalla felicità alla voglia di soccombere.. tutto è successo grazie ai MCR; tutto è successo grazie a Gerard.
E, anche se per cinque anni non ci siamo più sentiti, lo ringrazio per tutto quello che è successo.
 
***
 
Quando ricevetti la sua video-chiamata non potevo crederci, sembrava che stessi sognando. Credevo che ormai si fosse dimenticato di me, che non volesse più avere niente a che fare con tutti noi.. e invece, eccolo là. Mi aveva cercato, voleva parlare con ME.
Sinceramente non sapevo se accettare o no la chiamata: un incredibile ansia mi opprimeva il petto, facevo fatica a respirare.
Senza volerlo premetti il pulsante e l'aprii. Se pur il mio cervello mi faceva agonizzare nel dubbio di rispondergli o no, il mio cuore prese il sopravvento.
In fondo erano cinque anni che non lo sentivo, erano cinque anni che non vedevo quegli occhi di cui mi sono innamorato.
E in quel momento, quando la schermata si aprì, io mi sentii mancare; stavo per svenire.
Impossibile come tutti i sentimenti che ho cercato di reprimere, nascondere, eliminare tornino così velocemente. Non ho avuto neanche il tempo per prepararmi psicologicamente; sapevo che appena avrei incontrato i suoi occhi sarei morto e, infatti, così fu.
Non riuscivo a parlare, mi mancava il fiato. Non sapevo nemmeno da quanti secondi non battevo più le palpebre.
Ma ebbi coraggio e pronunciai il suo nome: quel nome che evitai anche solo di pensare ma che continuava a farsi presente nei miei sogni.
Non sapevo cosa volesse dirmi e mai l'avrei saputo dato che Lily interruppe la chiamata. Vedevo lo sguardo di Gerard, ciò che voleva dirmi era davvero importante... beh, normale dato che mi ha cercato dopo cinque lunghi anni.
Quando Lily se ne fu andata cercai di riaprire quel discorso, che non fu nemmeno iniziato, ma la realtà era che Gerard, sicuramente preso da un attacco di paura o chissà cosa, chiuse la video-chiamata.
In quei pochi secondi in cui i nostri sguardi si incontrarono percepii una strana sensazione; era come se il tempo si fosse fermato. Sembrava che questi cinque anni non fossero passati.
Pensai a noi, a tutto quello che eravamo stati l'uno per l'altro, e mi ritrovai a decidere contro il dubbio se mandare tutto a puttane, come avevamo fatto in questi anni, o provare a riallacciare quei rapporti che si sono ormai congelati.
Decisi che valeva la pena sopportare tutto il dolore che stava tornando a galla. Ne valeva la pena per me, per lui.. per tutto ciò che di buono abbiamo creato.
Così lo chiamai. Lo chiamai e gli chiesi di incontrarci; volevo sapere cosa voleva dirmi.
 
 
***
 
Sono arrivato un po' in anticipo, come mio solito. Mi guardo intorno con il cuore in gola, con la paura che forse lui non verrà mai. E invece, con mio grande stupore, eccolo avanzare verso di me con la sua camminata sempre poco maschile.
Mi permetto di guardarlo più del dovuto ammaliato quanto sono dal suo corpo. Per troppo tempo ho rimosso dalla mia mente il suo viso; per troppo tempo mi sono esercitato nel riuscire a dimenticare il suono della suo voce.
Ed ora, ora eccolo qui davanti a me mentre prende a calci un qualcosa di totalmente invisibile ai miei occhi.
E, come se la mia mente si fosse risvegliata da un sonno pesante durato cinque lunghi anni, mi sento prendere vita al suono caldo e seducente della sua voce. Un semplice 'ciao Frank'.. com'è possibile?
Mi perdo nei suoi occhi, da quanto non lo facevo?
<< Dopo tutto questo tempo.. >> dice sorridendomi timidamente.
<< Eh sì.. >> riesco a dire. Sento la mia voce lontana miliardi luce, la gola secca.
Infilo le mani dentro le tasche dei miei soliti jeans larghi e sposto un po' di sabbia che il vento ha portato sul marciapiede.
<< Che ne dici.. se camminiamo un po'? >> chiede indicando la spiaggia.
Annuisco e lo seguo. Sento i miei piedi sprofondare leggermente sulla sabbia.
Ci fermiamo vicino alla riva e, come attirato da qualcosa dietro di me, mi giro. Guardo le nostre impronte vicine e mi chiedo com'è stato possibile che non mi sia accorto di aver camminato così vicino a lui.
<< Perché hai chiesto di vederci? >> chiede lui lanciando una piettrolina sull'acqua: la guardo affondare e mi sento pesante quanto lei.. mi sento affondare pure io.
<< Perché volevo sapere cosa mi volevi dire.. ti sei bloccato.. quindi penso sia qualcosa di importante >> dico sorridendo a malapena.
<< Beh.. no, non era niente.. >> ribatte lui.
<< Certo.. >> affermo sorridendo amaramente. Quanti discorsi sono andati persi così? Ho perso il conto ormai.
 
Superato l'imbarazzo abbiamo iniziato a ricordare. Quante esperienze abbiamo fatto? Io, lui, Mikey e Ray.. quanto cazzo siamo stati uniti?
È strano per me dover ricordare, è strano per me dover rivivere tutto dopo che ho provato per anni a dimenticare.
<< Dimmi cosa volevi dirmi >> dico più deciso che mai.
<< No.. Frank.. lascia perdere.. >> afferma tirandosi i capelli all'indietro: rimango ammaliato da quella scena.. quante volte l'aveva fatto facendo scatenare in me un qualcosa di totalmente primitivo?
<< Dimmi >> ribatto sfidandolo con lo sguardo.
Gerard sbuffa; << Questi cinque anni.. ho pensato molto a tutto quello che è successo tra di noi >>, alza lo sguardo incrociando il mio, << Ieri ti ho chiamato con l'intento di farti gli auguri ma quando stavo per farteli dalla mia bocca stavano uscendo tutt'altre parole. Sono riuscito a bloccarle in tempo prima di pentirmi totalmente. Ciò che volevo dirti, o meglio, ciò che la mia mente stava per dirti è che.. >> Gerard si blocca inumidendosi le labbra.
Mi sento avvampare e sto tremando. Sono più nervoso io di Gerard, e questo è alquanto imbarazzante.
<< Dimmi.. >> dico senza più voce.
<< Ho solo voglia di essere felice.. e ho bisogno di te >> ecco, l'ha detto. L'ha detto mentre i suoi grandi occhi verdi, con qualche spiga di grano, si riempiono di candide lacrime. Lo ha detto, lo ha ammesso e ora lo vedo, lo vedo rimpiangere tutto ciò che di male ha causato in me, in noi.
Sento il mio cuore, ormai lacerato da un tempo indeterminato, spezzarsi al suono della sua voce.
Non può dirmi queste cose, non dopo tutto questo tempo.
<< Gerard.. >> dico cercando di mettere in ordine tutte le parole che vagano nella mia mente; << Ho imparato a camminare, camminare da solo. Ora sono quello che sono diventato: un padre, un marito devoto alla propria moglie.. >> continuo mentre per poco non svengo nel vederlo inumidirsi le labbra; << Io sono felice ora. Non sai per quanto tempo io ho aspettato che tu mi dicessi queste cose. Non sai per quanto tempo ho desiderato che mi dicessi che volevi stare con me.. ogni volta che abbiamo fatto l'amore io mi sono sentito l'uomo più felice di questo mondo.. >> concludo prendendogli la mano.
<< Ma te lo sto dicendo ora.. >> afferma lui con voce roca.
Muovo piano la testa per cercare di zittire quelle voci che mi stanno torturando la mente.
<< Gerard, quello che c'è stato tra di noi non lo scorderò mai. Sei stato l'unico che io abbia mai davvero amato. Tu sei diventato la mia ossessione, e io la tua.. lo so, ma, vedi, la vita va avanti. Tu sei quel capitolo della mia vita che devo chiudere. Pensavo che l'avessimo fatto cinque anni fa, quando m dicesti che avevi altri progetti per la tua vita e- >>
<< Ero uno stupido Frank, e solo ora ho capito che ho bisogno di te.. >> afferma stringendo la ma mano.
Sento il mio cuore galoppare velocemente,la mano di Gerard sul mio viso.
Appoggia la sua fronte alla mia e io mi sento morire a quel contato.
Tutto ciò che avevo progettato stava andando a farsi fottere. In questo momento voglio solo poter baciare un'ultima volta quelle labbra rosee, quelle labbra che sono state complici di una relazione segreta. La nostra relazione segreta.
Così unisco le mie labbra alle sue. Quanto mi era mancato poter sentire quel sapore? Mi era mancato far parte di Gerard.
Sento la sua lingua cercare la mia, la tocco. Afferro i suoi capelli con la mano libera mentre tengo l'altra stretta alla sua, posata sul mio petto.
Mi allontano, le nostre labbra schioccano.
Una folata di vento ci scompiglia i capelli, io mi stringo alla mia giacca in pelle.
Faccio un passo indietro, lasciando la sua mano.
Questa mossa, esattamente questa, mi fa tornare indietro nel tempo: mi ritrovo nel suo appartamento, l'odore della vernice che penetra nelle mie narici, le labbra ancora gonfie del bacio appena concluso.. Ci sono io, innamorato del suo migliore amico.
<< Frank, ti prego non andartene >> afferma lui mentre i suoi occhi verdi vengono inondati nuovamente di candide lacrime.
<< Non posso Gerard. Sono finalmente felice.. felice con la mia famiglia. Jamia, Lily, Cherry e Miles sono quelli che contano per me >> deglutisco << Io ti amo, Gerard, e ti amerò sempre >> ammetto guardandolo negli occhi.
Mi giro verso il mare, il sole sta tramontando. L'aria fresca di inizio Novembre mi punge il viso.
Non ho freddo, i brividi sono causati da altro: sono causati da lui.
Inizia ad indietreggiare, sta soffrendo, lo vedo.
<< Se è questo che vuoi.. >> afferma sgranando gli occhi.
Mi sento male. Io l'unica cosa che voglio è essere felice e sento che con lui non potrei mai esserlo.
Mi ci è voluto troppo tempo per superare tutto il dolore che mi ha causato e non voglio che il mio lavoro venga buttato nel cestino.
Ho bisogno solo di essere felice. L'ho già detto, vero?
Mi giro velocemente e inizio a camminare, correre direi. Non riesco più a controllare il mio corpo, le mie gambe camminano per conto loro. Non gli ho neanche detto addio, o forse sì?
<< Frank! >> urla.
Mi giro e lo guardo, sono bloccato.
Gerard corre verso di me e si blocca a pochi centimetri, sento l'elettricità e il calore che emana il suo corpo.
Più lo guardo, più mi sento confuso..
<< Bandit e Lindsey sono le donne più importanti della mia vita. Morirei per loro. Ma devi sapere.. che, che morirei anche per te. Darei la mia vita per te. Frank, non ti sto dicendo di lasciare la tua famiglia. Voglio che tu sia felice, felice con me. Voglio tornare a far parte della tua vita. Voglio poter recuperare tutto il tempo che abbiamo perso e voglio guarire tutte le ferite che ti ho inflitto. Voglio ripagarti di tutte le cose belle che hai fatto per me, di tutto l'amore che mi hai donato.. Voglio poter essere felice anch'io, grazie a te >> ammette tutto d'un fiato.
Ascolto quelle parole, le sento infiltrarsi nella mia mente, le sento penetrare il mio cuore.
Mi sento rinvenire, mi sento rivivere come un arcobaleno dopo la tempesta, sento ogni particella del mio corpo fremere.
Mi avvicino a Gerard lentamente. Ho dimenticato tutto ciò che ho detto qualche istante prima, ho dimenticato cosa volevo fare. La mia mente era colma di quelle parole.
E in fondo è vero, voglio poter essere felice. Ho bisogno di Jamia per essere felice; ho bisogno anche di Lily, Cherry e Miles.. ma, ora lo so, ho bisogno anche di lui.
Guardo i suoi occhi, vedo una luce dentro di essi.. vedo la felicità.
 
E forse, se la felicità avesse un nome? Io la chiamerei Gerard.
 
 
 
Okay, vorrei iniziare col scusarmi per tutto questo tempo che non mi sono fatta viva.. Avete atteso questo capitolo? Beh, spero di sì!
Scusatemi se questa storia è finita così bruscamente ma, davvero, non sapevo più cosa scrivere!
Quindi ho deciso di passare direttamente all'epilogo cercando di parlare un po' di tutti gli anni che ho saltato. Dopo il matrimonio di Gerard avrei dovuto scrivere dello scioglimento della band ma non sapendo bene come impostare il capitolo ho deciso di saltarlo e citarlo nell'epilogo.
 
Com'è finita questa Frerard? Bene o male?
Sono rimasti solo amici o ci sarà ancora qualcosa tra di loro? Lascio a voi la libera interpretazione :3
 
Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno seguito questa storia. Ringrazio in particolar modo coloro che hanno recensito e la mia adorata Gee che mi è sempre stata vicino.
Scusami Gee se sono passata direttamente all'epilogo anche se mi avevi chiesto di non farlo ahah”
 
Bene, vorrei sapere se questo capitolo vi è piaciuto, mi auguro che la delusione sia stata ripagata almeno in parte da questo capitolo <3
Ricordatevi che vi sono sempre grata, per ogni commento, recensione o pensiero che mi avete donato.
Grazie a tutti <3
Ci vediamo presto e spero di vedervi nella mia nuova Frerard che sto scrivendo <3
Baci e abbracci
MIC

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