il cavaliere della giustizia

di Hunterwolf
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** l'undicesima carta ***
Capitolo 2: *** nuove conoscenze ***
Capitolo 3: *** la città dei fiori ***



Capitolo 1
*** l'undicesima carta ***


Il vento soffiava tranquillo sul mare limpido di Regalo, gonfiava le vele di una nave mercantile dal legno dorato, che scintillava come non mai alla luce solare del primo mattino, con quel vento, ci mise poco tempo per attraccare al porto ; era una bellissima giornata per i pescatori dell’isola, che, da un’altra nave più piccola, gettavano le reti da pesca con maestria, avevano avuta una buona pesca.
Non c’erano nuvole abbastanza grandi da produrre ombra, ma un grosso galeone da guerra affiancò la nave dei pescatori e la oscurò completamente : la sua lunghezza era pari alla grandezza, i tre alberi avevano quattro vele bianche ciascuno e sulla poppa c’era inciso a grandi lettere il nome della nave. INTELLIGENCE.
Sul ponte di prua, un omone pelato, e con un tatuaggio rosso sul cranio, stava eretto e puntava verso il porto, sulle spalle portava una lunga giacca nera con le maniche penzolanti al vento, ma il corpo era avvolto in un completo in doppio petto a righe nere e bianche.
-Forza, uomini !! Siamo arrivati, mollare gli ormeggi !! Ammainare le vele !!- ordinò lui con fermezza, doveva essere per forza il capitano del galeone ; poco dopo, un giovanotto dai capelli biondi e scompigliati, in abito nero e cravatta rosso fiammante, gli si avvicinò con un grande sorriso.
-Dante, finalmente siamo a casa !! Questa volta è stato un viaggio troppo lungo !!- esclamò guardando la città davanti a lui, con i suoi grandi occhi color del mare.
-Sono d’accordo con te Libertà, ma ormai, comincio a diventare vecchio per queste cose !!-
-Ma non eri già vecchio ?- chiese Libertà con voce sarcastica, appoggiando la mano al fianco sinistro, dove teneva allacciata una sciabola dalla lama larga e curva, con un elaborato manico rettangolare decorato a linee ; Dante lo fulminò con i suoi occhi scuri, ma il ragazzo rise soltanto.
Dal fondo del ponte, un giovane uomo vestito con abiti neri, e con solo una camicia rosso cremisi come contrasto, si dirigeva verso i due che ridevano come matti, i piedi, infilati in alti stivali con fibbie laterali, erano leggeri e silenziosi, le uniche cose che facevano rumore erano le grida dei marinai e le onde contro le fiancate della nave.
L’uomo uscì dall’ombra dell’albero maestro e venne illuminato dalla luce, che fece rispendere i folti capelli corvini ribelli, gli occhi rame ed i lineamenti eleganti del volto chiaro ; arrivò alle spalle di Dante e lo sorpassò deciso, con l’intenzione di scoprire la tanto famosa isola di Regalo.
-Ah, Destino.- disse l’omone pelato. – che te ne pare ?-
Indicò l’isola con la mano destra, la bella città, con le sue case e le strade di pietra secolare, le montagne verdi e tutto il resto.
Destino esitò un momento, assorgendo con gli occhi tutto quello che vedeva e respirando l’odore del mare.
-Non è esattamente come me la sono immaginata…- commentò neutro, ma poi appoggiò le mani sul parapetto e si issò sulla ringhiera, per tenersi in equilibrio afferrò una cima e rimase in piedi con la schiena dritta : il vento fece sventolare il colletto delle camicia un po’ slacciata, la giacca nera, la cravatta nera non allacciata come si deve, e messa fuori dal gilé nero. Abbassò la testa ed alla fine sorrise ed alzò il braccio destro al cielo.
-E meglio di quanto avessi potuto sperare !!- escalmò convinto.
Pochi minuto dopo, la nave si fermò nel porto e buttò l’ancora nell’acqua bassa ; alcuni marinai scesero sulla passerella di legno e scaricarono le merci prese dal paese del nord in cui erano stati.
Anche Dante, Libertà e Destino scesero e si diressero verso un villa posizionata un po’ fuori dalla città, come membri dell’Arcana Famiglia dovevano fare rapporto riguardo la loro missione diplomatica in terra straniera e presentare il nuovo membro arcano al resto della famiglia.
-Come ti senti ?? Nervoso ??- chiese Libertà a Destino mentre camminavano sulla strada con alberi ai lati.
-Direi più… impaziente. Ma anche preoccupato.- rispose con le mani nelle tasche dei pantaloni neri ; in effetti, lui era un completo estraneo per tutta l’Arcana Famiglia, uno straniero che era nato con un potere arcana e scoperto da Dante.
-Non temere !! Andrà tutto bene, e poi abbiamo già inviato una lettere per avvisare Papà del tuo arrivo !!- cercò di tranquillizzarlo il ragazzo, e Destino rise e gli scompigliò i capelli con la mano destra ; la sinistra era stretta attorno all’elsa intrecciata a croce di un lungo spadone da cavaliere, largo ed infilato in un fodero di cuoio scuro e decorato con nastri rossi ; ci teneva molto a quel arma, dato che l’aveva avuta al suo fianco per molti anni nel suo paese dell’estremo nord, era stato un comandante di cavalieri forte e coraggioso con quella spada ed aveva intenzione di combattere sempre e soltanto con essa.
Ad un certo punto, Dante si fermò davanti ad un grande giardino con una elegante fontana con una statua di marmo grigio, la pietra era stata colpita con la forma di una colonna con due larghi piatti ed una fanciulla dai lunghi capelli sulla cima, essa era nella posizione di una ballerina, e l’acqua le usciva da una coppa alzata nelle mani ; dietro di essa si estendeva una grande villa con portici, arcate antiche, ma  era come se quelle pietre non si fossero mai mosse da anni, e questo gli dava un fascino tutto particolare.
-Ecco !! Siamo arrivati !- disse Dante appoggiando la mano destra sulla spalla di Destino, ed i due gli fecero strada fino all’interno dell’edificio, attraverso un corridoio con semplici finestre di vetro trasparente.
Alla fine del corridoio c’era una porta di legno chiaro, ma, appoggiata ad esse, c’era un uomo in nero con camicia blu e cravatta bianca, i capelli scurissimi e con un sigaro tra le labbra ; Destino non riuscì a scorgere il colore dei suoi occhi, poiché erano coperti da un paio di occhiali da sole con le lenti a punta.
Se ne stava fermo con la schiena sulla porta, gli occhi lievemente bassi sul pavimento e le mani nelle tasche dei pantaloni neri, senza dire una parola, solo dopo alcuni secondi si accorse della presenza dei tre davanti a lui.
-Felice di rivedervi. Avete fatto un viaggio tranquillo ?- chiese quello alzando finalmente gli occhi verso di loro, sfoggiando uno strano ed agghiacciante sorriso, qualcosa che mise in allarme Destino, che portò istintivamente la mano sinistra sull’elsa della spada.
-Si, grazie Jolly.- rispose Dante.
-Gia… ma non riuscirò mai a capire come fai a mettere tanta paura…- osservò Libertà intimidito, poi tutti notarono il gesto di Destino, e Jolly gli si avvicinò per studiarlo meglio.
-Sta calmo, non ho nessuna intenzione di attaccare…- sussurrò ancora, ma la mano continuò a stringere con forza il manico, ma il viso era rimasto calmo, contratto per il sospetto, ma pur sempre calmo, il battito del cuore regolare ed il corpo fermo, senza neanche un tremolio.
-Scusate… era il mio istinto.- disse Destino lasciando andare la presa, ma a quel punto i suoi occhi sfidarono la freddezza di Jolly, si concentro e finalmente vide che gli occhi di quel essere erano di una particolare sfumatura di viola scuro, ma riuscì a vedere solo l’occhio sinistro, il destro era oscurato da una lente più spessa.
-Avete un buon istinto, non c’è che dire… Destino.-
Jolly se ne andò nella direzione opposta da dove erano arrivati gli altri, ridacchiando e fumando il sigaro, mentre Destino voltò la testa per controllarlo.
-L’hai conosciuto nel peggiore dei modi…- disse Dante incrociando le braccia sul petto e sospirando rassegnato.
-Chi è quello ?- domandò voltando la testa.
-Un geniale e macabro alchimista.- fu Libertà a parlare riprendendosi dalla sensazione di ribrezzo che gli aveva provocato Jolly. – ha fatto un patto con la diciottesima carta : La Luna.-
Destino abbassò ed alzò la testa in segno di approvazione, la sua mente era scossa dall’immagine di quel uomo così neutro, ma decise di non pensarci, non era saggio farsi dei nemici ancor prima di entrare a far parte della famiglia ; fece un sospiro ed il suo volto tornò sereno come sempre, e questo tranquillizzò i due.
Dante allungò il braccio e la mano verso la maniglia della porta e la strinse con l’intento di aprirla, ma prima di questo, Destino chiuse la mano destra in un pugno e mise il pollice sulla fronte… chiuse gli occhi e si portò la mano aperta sul cuore, e quando li riaprì Libertà e Dante lo fissarono interrogativi.
-Scusate !! Forza dell’abitudine. Sono pronto !!- esclamò e quindi la porta si aprì.
La sala al suo interno era ampia, dorata, abbastanza da contenere molte decide di persone e più, l’elaborate finestre toccavano il pavimento ed aveva ai lati delle eleganti tende rosse, al fondo due bracci di scale rialzati si collegavano con una scala centrale.
Era quasi completamente vuota, se non per un grande uomo in bianco ed una donna in un kimono argentato e viola ; lui era alto ed imponente, non molto vecchio, dai capelli e barba rossi, gli occhi verdi, mentre la donna al suo fianco portava i capelli neri sciolti sulle spalle, la frangetta gli copriva la fronte, ed una ninfea giapponese gli faceva da fermaglio, gli occhi neri erano talmente belli che Destino ne rimase quasi ammaliato.
-Bene, tu devi essere Destino.- disse l’uomo in bianco. – io sono Mondo, il padre della famiglia, e questa è mia moglie, Sumire, la madre.-
Lui non disse nulla, ma estrasse con forza lo spadone e la appoggiò sul terrene come appoggio per inginocchiarsi ; i suoi modi di cavaliere erano ancora molto presenti, come la sua educazione e difficilmente li avrebbe dimenticati.
Mondo si inginocchiò e gli mise le mani sulle spalle, le strinse e lo rimise in piedi.
-Non c’è nessun bisogno di inchini !!- esclamò dandogli anche una sonora pacca sul braccio sinistro, tanto forte da farsi strada nella carne fino a scuotergli le ossa.
-Adesso fate parte della Famiglia.- continuò dolcemente Sumine, facendo un massaggio nel punto del braccio in cui Mondo l’aveva compito, e sentì il dolore sparire.
-Qui, non c’è bisogno di giuramenti !! Fai sempre del tuo meglio e non temere mai nulla !!- lo incoraggiò Dante, ma la cosa sembrò molto strana per Destino, che per lui un giuramento era qualcosa di sacro ed indistruttibile fino alla morte, ma tutto quello era anche piacevole, come se non nessuno l’avesse costretto, aveva uno strano gusto di libertà… ma appoggiò ugualmente il manico a croce intrecciata sul cuore, con la lama lucente verso l’alto e fissò Mondo con serietà.
-Io, Destino, prometto di essere fedele all’Arcana Famiglia, di non tradire la fiducia del mio nuovo padre e di combattere fino all’ultima goccia del mio sangue !! Sulla mia carta arcana, sul mio onore, io giuro !!-
Tutti lo guardarono sbalorditi, il modo in cui aveva pronunciato quelle parole era la testimonianza che avrebbe onorato quel giuramento fino alla morte, e forse anche oltre.
-Accidenti, prendi la cosa molto più sul serio del normale… posso sapere quale carta sei ?- chiese Libertà subito dopo che Destino rimise la spada nel fodero.
-Certo : sono l'undicesima carta, La Giustizia.- rispose fiero, e quando si voltò verso Mondo vide la sua mano aperta verso di lui, e la strinse. In quel preciso momento sentì morire la sua vecchia vita e nascere di nuovo in qualcosa di nuovo.

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Capitolo 2
*** nuove conoscenze ***


L’ammissione di Destino nell’Arcana Famiglia era stata molto diversa da quella che aveva fatto anni prima, quando era ancora un cavaliere dell’estremo nord : non c’erano stati testimoni, trombe squillanti, sigilli di giuramento o cose del genere. Anche le persone erano diverse, semplici e sincere, soprattutto Mondo, che però gli ricordò il suo vecchio re, ma forse si stava solo illudendo di aver trovato un nuovo re da servire… la verità era che, forse, non aveva mai avuto un signore da servire fedelmente.
Dopo le presentazioni dei due capi famiglia, Mondo portò Destino e gli altri in una sala esterna dalla forma esagonale, con colonne e pareti altissime, il pavimento a scacchiera aveva dei disegni geometrici di colori brillanti dal rosso al blu ; un gruppetto di altre persone stava lì ad aspettare l’arrivo della nuova carta arcana.
-Signori, scusate se vi abbiamo fatto aspettare !!- disse Dante rivolto al gruppetto, e poi Mondo si fece avanti e si avvicinò ad una ragazza dai capelli lunghi scarlatti, legati in due codini alti, e gli occhi verdi, identici ai suoi, notò Destino, e gliela portò davanti.
-Voglio presentarti mia figlia, Felicità.-
-Felice di conoscervi, Destino !- esclamò la ragazza con un grande sorriso, e il cavaliere si inginocchiò completamente e le prese la mano destra con la sua sinistra, e mise il braccio destro dietro la schiena.
-Sono onorato di conoscervi.- pose un leggero bacio sulla pelle di Felicità, da vero gentiluomo e la ragazza arrossì lievemente ; subito si avvicinò un giovane con un cappello nero da gangster, anche se aveva la fronte coperta da molti più di capelli neri ; la sua espressione era molto irritata, le mani, coperte da guanti bianchi, chiuse in pugni.
-Mi scusi… io sono Luca, il SEGRETARIO della signorina Felicità. Lei sarebbe ??- chiese quello guada il cavaliere dall’alto verso il basso con gli occhi viola chiari, e Destino si rialzò cercando di sorridere.
-Mi chiamo Destino e sono l'undicesima carta !! Piacere di conoscervi signore !!- rispose prendendo la mano di Luca tra le sue e stringendola amichevolmente, e l’irritazione del ragazzo diminuì di colpo.
-Scusate se mi permetto, ma voi sembrate arrabbiato ? Se vi ho mancato di rispetto, o l’ho fatto verso la signorina, mi scuso !- continuò il cavaliere incurvando la schiena verso il basso, ma sotto di lui c’era un altro giovane, più grande di Luca, dai capelli castani scompigliati ed un paio di occhiali squadrati da vista sul naso ; era inginocchiato a rana e gli stava sorridendo divertito.
-Ehi, quante cerimonie !! Neanche Debito è tanto cavaliere con le donne e con le altre persone !! Sei proprio divertente !!!!- esclamò tutto contento alzandosi e rimettendo anche Destino in posizione eretta, e quindi lo osservò meglio : anche lui era vestito di nero come gli altri membri della famiglia, ma al posto della cravatta sulla camicia bianca aveva delle bretelle per i pantaloni, alle dita portava alcuni anelli di metallo lucente e sulla mano destra aveva il marchio della sua carta Arcana.
-Io mi chiamo Pace, ha fatto un patto con la carta : La Forza. Sono il dirigente del “Club” ed il mio piatto preferito è la lasagna !!- si presentò con gli occhi dorati brillanti di emozione.
Quella presentazione impressionò molto il cavaliere ma non capì cosa centrasse l’informazione sui suoi gusti personali, e non gli interessava neanche saperlo ; poco dopo, un tipo un pochino basso, dai capelli grigi tirati ordinatamente all’indietro, e con una benda sull’occhio destro, si avventò minaccioso su Pace e lo sgridò, tirandogli un orecchio per quello che aveva detto riguardo alla sua cavalleria.
-Allora, cavaliere, io sono Debito e la carta : L’Eremita. Dirigo lo “Spicciolo”, in poche parole, mi occupò del denaro.- disse mettendosi la mano destra sul petto ; il bavero della sua giacca era decorato con delle linee ondulate ad artiglio, la cravatta era di un bel viola.
-Piacere mio, Debito e Pace !!- disse Destino, ma poi vide che era rimasto in disparte un giovane ragazzo basso dai capelli blu scuro e gli occhi dello stesso colore, dall’espressione molto più seria del normale ; la cravatta azzurra faceva a contrasto con tutto quel blu scuro ed il nero della cintura, che teneva stretta una katana giapponese, si confondeva con il colore della giacca, le uniche cose che brillavano erano una spilla a scudo sul bavero e la cinghia a cerchio della cintura. Destino non poté fare a meno di guardarlo ed alla fine si avvicinò al ragazzo.
-Ehi, ciao !! Non mi sono ancora presentato con te, io sono…- cercò di dire, ma il ragazzo lo interruppe e cominciò a parlare.
-Mi chiamo Nova, sono la carta : La Morte. Sono il comandante del  “Santo Graal”.-
Il cavaliere rimase di stucco, quel mocciosetto era audace, sembrava più grande di quanto non sembrasse, ma posò la mano sulla sua piccola testa e gli accarezzò i capelli.
-Forse dovresti rilassarti di più, sei piuttosto piccolo !! Non ti fa bene assumere espressioni che non si addicono alla tua età… anche se io sono l’ultima persona sulla faccia della terra che può dirtelo.-
Le guance di Nova si tinsero di una sfumatura di rosso intenso, ed abbassò le spalle di fronte al sorriso di Destino, ma si tolse quasi la sua mano sulla testa e la strinse frettolosamente e tornò serio.
-Ma allora, quanti anni tu ?- chiese Libertà con la curiosità negli occhi, e allora fu il cavaliere ad arrossire, non gli piaceva mai rivelare i suoi anni, ma era anche scortese non rispondere.
-Ne compierò 27 tra due mese…- la voce era imbarazzata ; tutti sgranarono gli occhi e si avvicinarono per guardarlo meglio, ed in effetti ne dimostrava molti di meno, al massimo 22 o 23 anni.
-Diavoli, sei più vecchio di Pace, e tra un po’ raggiungerai Luca !!- esclamò Debito avvolgendo il braccio destro attorno al collo forte di Destino.
-E’ che ho il viso giovane…- continuò mettendosi una mano dietro la testa, affondando le dita tra i capelli corvini.
-Questo spiega il perché eri un comandante di cavalieri quando io e Libertà ti abbiamo trovato nei paesi dell’estremo nord.- osservò Dante, mentre di massaggiava il picchetto che aveva sul mento.
Destino abbassò la testa sempre più imbarazzato, ma alla fine sorrise e cercò di interrompere quella conversazione sulla sua età, e Felicità gli chiesa da quale paese venisse.
-Dal paese più a nord della Scozia, esattamente a “sette settimane di viaggio di disperazione” dal Re Unito, e pochi “gradi a sud di morire di freddo” dall’oceano. Direi, proprio sul meridiano della miseria…-
La signorina, come tutti gli altri, non poté fare a meno di ridere al suono di quelle parole così divertenti e sarcastiche.
-Sono pienamente d’accordo con lui !!!- gridò Dante quasi sull’orlo delle lacrime, ma nell’ombra di una colonna, Jolly guardava la scena impassibile, le braccia incrociate sul petto e la spilla a croce sul bavero che brillava al sole.
“Che… scena… ridicola…” pensò silenzioso, ma fu quella luce chiara dalla spilla a far capire al cavaliere che c’era qualcuno in quel punto oscuro del portico.
I suoi occhi furono velocissimi e puntarono subito l’alchimista, e di nuovo il suo istinto si aizzò al pericolo, le mani però rimasero al loro posto, solo gli occhi di rame, infuocati, rimasero a fissare quel uomo così stranamente oscuro.
Jolly si accorse di occhi quasi rossi che lo osservavano, e quindi alzò i tacchi verso l’interno della villa, lanciando occhiata fredda verso il nuovo arrivato, che, tuttavia e nonostante il suo istinto, ricambiò con un semplice sorriso e con un saluto con la mano, completamente ignorato.
-Quello laggiù non era Jolly…- sussurrò Pace e notando il viso scoraggiato del cavaliere a causa della storicità dell’alchimista.
-Allora hai già conosciuto quel vecchio rompiballe !!- osservò aspro Debito, il suo volto si contrasse dal disgusto ed anche quello di Luca, solo in modo più tenue rispetto a quello dell’amico. Destino non riuscì a spiegarsi il comportamento di Jolly, era più facile pensare che fosse così con tutti, ma non gli erano mai piaciute le soluzioni facili ; si mise a correre con tutte le forze per raggiungere Jolly.
-Ma, dove stai andando ?!?- gli chiese Mondo confuso. – non conosci le strade della tenuta !!-
Neanche Mondo riuscì a fermarlo, allora Felicità, Nova e Libertà gli corsero dietro, ma non riuscirono a stargli dietro e lo presero di vista ; Destino aveva visto l’alchimista sparire in un corridoio a destra e cercò di raggiungerlo, ma inspiegabilmente non lo trovò, dato che si trovò davanti solo una finestra alla fine del percorso, con due porte ai lati.
-Da quale parte sarà entrato ?- si chiese ad alta voce.
-Forse in quella a destra…- sussurrò una voce alle sue spalle, il timbro era macabro, e, da quello, Destino capì che si trattava dell’uomo che stava inseguendo.
-Come hai fatto ?? Io ti stavo seguendo… com’è possibile che tu sia alle mie spalle ??-
-Ho i miei trucchi… devi chiedermi qualcosa ?-
Riprese fiato dalla corsa e si asciugò alcune gocce di sudore sulla fronte, solo dopo alcuni secondi prese coraggio e parlò.
-Ho notato che non abbiamo iniziato con il piede giusto, ed è stata colpa dei miei modi da guerriero sempre nervoso, quindi, scusa se ti sono sembrato ostile !!-
-Non hai fatto nulla di sbagliato, anzi, hai reagito bene.-
-Io non credo che sia malvagio, forse strano e stoico, se lo fossi, mi avresti già fatto qualcosa. Allora, che ne dici di ricominciare da zero ?- il cavaliere allungò la mano destra in avanti e sfoggiò il suo miglior sorriso ; Jolly guardò quella mano confuso, cosa avrebbe ottenuto se l’avrebbe stretta ? Cosa gli importava e cosa importava a quello strano nuovo arrivato ?
-Vuoi che diventiamo amici ?- chiese infine.
-Mi piacerebbe molto !!-
L’alchimista allungò lentamente la mano destra, avvolta da un guanto nero pece, verso quella di Destino, ma poi cambiò traiettoria e si indirizzò sulla spalla destra del giovane uomo, gliela posò proprio in quel punto e fece alcuni passi avanti, mettendosi affianco a lui, sempre con la mano in quella posizione.
-Tu credi che io non sia malvagio…- sussurrò oscuro , guardandolo con la coda dell’occhio e stringendo con forza la giacca di Destino, pizzicandogli fastidiosamente la pelle.
-Esatto, perché sono convinto che ogni uomo ha dentro di sé un po’ di buono, del giusto…-
Altra mano del cavaliere si mise sopra quella di Jolly che, incredulo, cambiò improvvisamente espressione, cogliendo la serenità e la semplicità degli occhi rame del quel uomo.
-E poi, credo anche che ognuno dovrebbe avere l’opportunità di dimostrarsi migliore.- concluse stringendo infine l’arto inguantato che aveva sulla spalla ; gli occhi di Jolly si aprirono di più e alleggerì la presa sulla pelle del cavaliere, mentre uno strano sentimento gli prese lievemente il cuore, si sentì confuso, una cosa molto strane per lui.
In quel momento, arrivarono i tre ragazzi che stavano seguendo Destino, e rimasero sconcertati da quella scena e dall’espressione stupita sul volto dell’alchimista.
-Scusate, ma che succede qui ?- chiese Nova, riportando alla realtà la mente di Jolly : sul suo volto si fece strada il solito macabro sorriso e rise rocamente.
-Che bravo cavaliere che sei… continua a ripeterti queste tue effimere idee…- diede una sonora pacca sulla spalla e camminò dalla parte opposta da dove si trovava il nuovo arrivato, scomparendo altrove.
-Allora, mi vuoi rispondere !!- disse Nova stufo di aspettare in risposta.
-Credo che io e l’alchimista abbiamo chiarito le cose !!- esclamò contento della chiacchierata, ma la cosa lasciò i tre ragazzi sempre più nell’oscurità.
Destino aveva preso una decisione : diventare amico di Jolly e rafforzare il rapporto con tutti gli altri membri dell’Arcana Famiglia, lui ci credeva veramente nelle sue idee, e sapeva che, in fondo, anche quel oscuro e macabro ci credeva.
 

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Capitolo 3
*** la città dei fiori ***


 
Un gallo cantò squillante la mattina dopo lo sbarco di Destino, ma lui era già sveglio da un po’ di tempo, da prima che il sole sorgesse nel cielo ; il suo corpo era abituato da troppo tempo ad alzarsi prima dell’alba per allenarsi.
Aveva notato che c’era un grande giardino nel retro della residenza e, vicino a quello, una scuderia con dei magnifici cavalli di tutte le razze, c’era perfino un enorme cavallo da tiro scozzese dal manto morello splendente (nero, per chi non sapesse…), il suo nome  suscitò una certa nostalgia nel cuore del cavaliere : Curadhan, “eroe” nella sua lingua. Tuttavia, non sapeva se potava montare quel cavallo, quindi rinunciò agli allenamenti equestri, e si dedicò al potenziamento della sua tecnica con lo spadone : prese un grosso sacco di canapa e lo riempì di paglia secca, lo chiuse con delle corde robuste e lo appese ad un ramo abbastanza forte dell’albero affianco ad un gazebo decorato con edera e fiori.
Il sacco avrebbe dovuto simulare il suo bersaglio e la sua vittima, lo spessore il corpo del suo nemico ; si tolse tutti gli indumenti che aveva sulla parte superiore del corpo, rimanendo a torso nudo, vecchie cicatrici, che aveva sulla schiena e sui pettorali, dopo tanto tempo presero un po’ d’aria. I suoi simboli di guerra ed d’onore erano la testimonianza delle guerre che aveva affrontato e delle vite che aveva spezzata in nome della giustizia che serviva indiscusso. Prima di combattere, riscaldò i muscoli con degli esercizi fisici e serie di addominali, seguiti da colpi di lotta libera.
Alla fine, estrasse la spada ed infilzò lo spadone nel terreno, la lama gli arrivava all’altezza del collo, larga almeno otto o dieci centimetri e spessa almeno uno ; delle linee verticali partivano dell’incollatura con il manico a croce nero e rosso cremisi e terminavano alla punta lucente, nel mezzo c’erano incise, per tutta la lunghezza del metallo lucente, parole di guerra, coraggio e giustizia in una celtica lingua dimenticata.
Destino appoggiò il pomo a rombo dell’elsa in mezzo agli occhi e lo strinse con entrambi le mani, recitando in silenzio antiche formule, parole che risiedevano nel profondo della sua anima, ma che, forse, col passare degli anni, avevano perso il vero significato. Alzò la spada sopra la testa, in posta di “falcone”, aprì gli occhi, le pupille si strinsero a grande velocità e le braccia si abbassarono ancor più velocemente sul suo bersaglio. Lo colpì lateralmente da destra, squarciando un po’ il sacco, e poi dall’altro lato, infine ruotò su se stesso mettendo il piede destro indietro ed quello sinistro in avanti piegandolo in posta “coda lunga e distesa” con la spada col piatto verso il suono, stretta nelle mani all’interno della spalla destra.
Rimase fermo per qualche momento, riprendendo fiato e forze, il sudore gli scendeva dal collo fino alle clavicole, poi deciso affondò dritto con una mano sola e, ripetendo quel attacco innumerevoli volte, fece un sacco di perforazioni nel sacco. 
-Ehi !!! Non è ancora morto ??- gli urlò una voce alle spalle ; Destino si voltò e vide Papà e Dante con le spalle contro il gazebo ed un asciugamano sull’erba.
-No, non lo è…- rispose con il fiato affannato, poi alzò di nuovo lo spadone ed infilzando con tutte le sue forze il sacco : la lama trapassò lo spessore del bersaglio e, con un’ultima sferzata fece un grossa taglio sul lato destro, da cui fuori uscì tutta la paglia.
-Adesso è morto, signori.- concluse Destino rinfoderando l’arma. Si gettò sull’erba di velluto soffice e Dante gli fece cadere addosso l’asciugamano, che gli coprì la faccia ed il collo.
-Non pensi di essere stato un po’… brutale ?- domandò Papà osservando con ironia quello che rimaneva del povero “guerriero” sbudellato da Destino, ma lui non si mosse neanche di un centimetro, spostandosi solo l’asciugamano dalla faccia per respirare.
-Sono stato allevato così.- rispose semplicemente osservando con disattenzione il cielo, era più blu rispetto a quello grigio e freddo che conosceva in Scozia, forse era anche più caldo di quello a cui era abituato.
Dante gli porse la sua mano e lo aiutò ad alzarsi.
-Allora, come ti trovi qui ?- gli chiese il pelato.
-Non lo so… è passato appena un giorno, non sono sicuro di poter fare già dei paragoni.-
Destino si diresse al gazebo dove aveva lasciato i suoi vestiti, e si preparò proprio davanti al suo nuovo signore, aveva una maniera tutta personale nel vestirsi : prima si slacciava la cintura dei pantaloni, poi si infilava con cura la camicia rosso cremisi, lasciando sbottonati primi tre bottoni, e si metteva il gilé nero, dato che la cravatta stava sempre sopra di quello. Solo alla fine di questo preciso processo si poteva infilare la giacca e ritenersi del tutto soddisfatto.
Quando si voltò di nuovo verso gli altri due uomini, si accorse che lo guardavano come interrogativi, forse non erano abituati a vedere qualcuno che si vestiva in un modo tanto preciso e maniacale ; Papà si riprese dopo qualche secondo e poi si avvicinò a Destino.
-Adesso che fai parte della famiglia, devi conoscere anche la tua nuova città.-
-Certo, ne sono convinto signore. Ma potrei perdermi da solo !!- esclamò il cavaliere un tantino perplesso, ma Dante gli fece segno di guardare dentro la tenuta, dove lo stavano già aspettando Felicità e Nova.
Il giovane uomo salutò con garbo il suo nuovo signore e corse dai due ragazzi, raccogliendo di fretta la sua spada ed allacciandosela lungo la strada ; il pelato continuò a scrutare il nuovo arrivato con gli occhi e sorrise con tranquillità, con Papà che gli appoggiò il braccio sulla spalla destra.
-Se la caverà.- commentò Dante, ed anche sul volto di Papà si fece strada un bel sorriso, era da tanto che non ne sfoggiava uno simile.
La città era bella e piena di vita, la gente passeggiava allegramente per le strade di pietra antica, un profumo di fiori avvolgeva tutti gli edifici come un delicato velo e dai negozi uscivano risate vere e concrete ; Destino rimase quasi abbagliato dalla tanta luce che sprigionavano le mura, ogni singolo mattone, tutto era perfetto e non c’era bisogno d’altro.
-Ti senti bene ?- gli chiese Felicità notando i suoi occhi lucidi e lo sguardo rapito ed allo stesso tempo entusiasta.
-Si, è solo che non ho mai visto un luogo così !!- rispose il cavaliere, ma la sua testa continuava a voltarsi verso ogni direzione, non voleva mancare nulla di quel nuovo mondo.
-Vuoi dire che in Scozia non ci sono città ?- domandò Nova incuriosito.
-Certo che ci sono, ma sono oscure e chiuse in un mondo antico ed ancestrale, e le persone alla fine sono diventate come il territorio in cui vivevo… aspre, fredde e dure.-
Il ragazzino si avvicinò di più a Destino e lo osservò con occhio attento, come spesso si fa con certi animali rari.
-Tu non mi sembri aspro.- osservò ancora sospettoso, e il cavaliere scoppiò a ridere divertito.
-Quello non lo sono mai stato, ma ho imparato ad essere freddo e duro, certe cose ti cambiano dentro !!-
-Anche in una bella città come questa ci sono problemi.- commentò Felicità.
“Mi sembra… più… che ovvio… altrimenti non… ci saremmo noi…” pensò Destino con una punta si sarcasmo ; gli occhi gli caddero sulla vetrina di un negozio di vestiti per donne, non ne aveva mai visto uno del genere, con dei colori così brillanti, e dalla porta d’ingresso uscì un’incantevole ragazza dai lunghi capelli dorati, raccolti tutti dietro la testa e con sopra un elegante capellino blu ; l’uomo rallentò il passo e la guardò più intensamente, finché alla fine urtò una vecchia signora dal volto gentile ed i capelli castano scuro, e le fece cadere le buste ed i fiori che aveva in mano.
Destino si voltò subito verso di lei, riprendendo lucidità, e le raccolse tutte le buste, mentre la ragazza del negozio trattenne una risata per quel buffo spettacolo.
-La prego di scusarsi… non ero attento…- porse alla signora quello che le apparteneva, notò il volto divertito della ragazza ed arrossì lievemente. Quando lei si accorse dell’imbarazzo di Destino gli sorrise e rientrò nel negozio ; intanto, l’anziana si riprese i fiori, delle bellissime rose rosse e prelude.
-Non si preoccupi, sono cose che capitano !!- cercò di tranquillizzarlo la signora e gli porse la mano destra per salutarlo.
-Io mi chiamo Giovanna.-
-Piacere signora, io sono Destino e mi scusi ancora !!- gli strinse la mano con dolcezza, facendo attenzione a non farle male, le ossa dovevano essere fragili in confronto a quelle della sia grande e dura mano da cavaliere.
-Lei ha l’aspetto di un membro dell’Arcana Famiglia.-
-Si, infatti. Sono con due di loro a perlustrare la città e…- voltò la testa in cerca di Felicità e Nova, ma non vide altro che gente che non conosceva : i due ragazzi erano andati avanti, senza accorgersi che il nuovo arrivato era rimasto indietro, e quando si accorsero della sua assenza, ormai erano troppo avanti ; cercarono di tornare indietro, degli spari in lontananza li fermarono e si misero a correre verso di essi.
-Aspetta Nova !!- lo fermò Felicità. – e Destino ?-
-Non abbiamo tempo per trovarlo, dobbiamo intervenire !!-
Tuttavia anche il cavaliere sentì quei rumori acuti e si allontanò velocemente, seguendo il suo istinto e le sue orecchie allenate : si fece strada tra le persone e con gli occhi di rame cercava il volto di qualcuno di sospetto.
Un uomo cercava di scappare con un sacco pieno di soldi sulle spalle,
quelli che aveva rubato da un negozio preso di mira a caso, era preoccupato e stanco, teneva in mano una pistola da cui usciva un filo di fumo grigio ; l’aveva usata solo per spaventare la gente, per farla spostare così da poter scappare più facilmente, ma adesso aveva corso troppo e le gambe stavano cedendo.
Era riuscito a seminare alcuni membri dell’Arcana Famiglia, una ragazza con i capelli scarlatti ed un mocciosetto con una katana giapponese, ed aveva quasi consumato tutte le sue energie.
Si fermò in una strada isolata per riprendere fiato, incurvando la schiena ed appoggiando le mani sulle ginocchia, il sacco cadde a terra ed un’ombra si proiettò sul rapinatore.
Vide degli stivali alti e scuri, e, guardando sempre più in alto, elsa luccicante di una spada ed un volto con degli occhi rossi, taglienti, che lo osservavano con disgusto ; Destino aveva le gambe leggermente divaricate e le mani nelle tasche nere, ma immobili, semplicemente lo guardava e cercava di capire.
-Tu sai che quel denaro non è tuo…- disse alla fine senza togliere gli occhi di dosso a quel uomo che tremava di terrore di fronte alla figura imponente del cavaliere : sembra più grande e più freddo rispetto a qualche momento prima, non c’era più traccia del ragazza maldestro che arrossiva con una ragazza bionda.
Il rapinatore si rialzò e cercò di allontanarsi, prese di nuovo la pistola e la puntò al livello della testa del membro dell’Arcana Famiglia, la mano gli tremava ed, a contato con il metallo dell’arma, produceva un suono molto fastidioso per le orecchie.
-Non… non ti avvicinare !!!- urlò quel disgraziato nel tentativo di essere forte, mentre gli occhi di Destino si illuminarono e il rosso rame divenne cremisi.
“Vera… Giustizia… Luce…” pensò con tutta l’intenzione e qualcosa sotto la giacca, sulla spalla sinistra, brillò e riuscì a scovare, a vedere nei suoi occhi rossi le verità nei suoi ricordi e nella sua anima. Non perse altro tempo ed afferrò la canna della pistola con la mano destra.
-Credi che sia giusto questo sistema ?- gli chiese secco, fermando il tremolio delle mani del rapinatore ; quello non rispose subito, e non capiva neanche la domanda.
-Te l’ha do io la risposta : NO. Non è questa la cosa giusta da fare, che razza di giustizia vedi in questo ??-
-Che ne sai tu di quello che ho passato ??!!?? La mia famiglia…-
A quel punto, Destino gli tolse la pistola dalle mani, la butto a terra e gli prese le spalle con le sue, non era arrabbiato e cercava di farlo ragionare.
-Io so che adesso tu finirai in galera e non potrai mai aiutare la tua famiglia… ho visto nei tuoi ricordi le difficoltà che hai avuto… non l’avresti fatto se non come ultima spiaggia…-
Il rapinatore si accasciò a terra, sentiva di non avere abbastanza aria nei polmoni ed il cavaliere lo aiuto a sedersi, gli teneva ancora le mani sulle spalle e lo guardava con umiltà.
-Hai ferito qualcuno ?- gli chiese dopo qualche secondo, l’uomo gli fece cenno di no con la testa. – meglio così. Senti, io so che le tue intenzioni non erano malvagie e che agivi per una causa giusta, cercherò di aiutarti !!- esclamò felice, ma l’uomo lo prese furiosamente per il bavero della giacca.
-Non la voglio la tua pietà !!-
-Non è pietà !!!!!! E’ la cosa più giusta da fare !!!!-
Quelle ultime parole chiarirono tutto e la rabbia scomparse da tutto, il rapinatore capì il suo sbaglio e si rialzò con le lacrime agli  occhi ; in quel momento arrivarono finalmente Felicità, Nova ed altri rinforzi per arrestare l’uomo che si fece mettere le manette senza fare una piega. Lo portarono via e sono in quel momento Destino si ricordò di chiedergli una cosa importante.
-Aspetta, come ti chiami ??-
-Giorgio !!- rispose voltandosi un momento.
-Io sono Destino e ricordati di fare sempre la cosa giusta d’ora in poi !!-
Il cavaliere aveva rischiato moltissimo, era stato cauto tutto qui ed aveva fatto la cosa giusta.
 

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