It's a kind of magic

di Aine Walsh
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The bell that rings inside your mind [Daniel/Jack] ***
Capitolo 2: *** One golden glance of what should be [Daniel/Henley] ***
Capitolo 3: *** This flame that burns inside of me [Alma/Dylan] ***
Capitolo 4: *** One shaft of light that shows the way [Merritt/Henley] ***
Capitolo 5: *** The waiting seems eternity [Daniel/Alma] ***



Capitolo 1
*** The bell that rings inside your mind [Daniel/Jack] ***


The bell that rings inside your mind
[Daniel/Jack]

 
Nello stesso momento in cui J. Daniel Atlas guardò l’auto prendere fuoco dallo specchietto retrovisore, in quello stesso momento il sangue gli si gelò nelle vene. Era come paralizzato e continuare a respirare era diventato un sforzo dolorosissimo; tuttavia non riusciva a spiegarsi il motivo di questa improvvisa sensazione di panico che lo attraversava da capo a piedi. Avevano seguito le istruzioni alla lettera e sapevano benissimo quel che facevano, ma lui, l’additato maniaco del controllo, si sentiva come se la situazione gli fosse sfuggita di mano.
Accelerò e, una volta attraversato il ponte, sterzò verso la prima traversa e parcheggiò alla bell’e meglio. Premette i palmi delle mani sugli occhi e afferrò il cellulare dal sedile accanto. Aveva inserito il numero tra i contatti preferiti, esattamente come quelli di Merritt ed Henley (per essere sicuro di poterli sempre chiamare senza perdere troppo tempo in quelli che il mentalista definiva come i loro “momenti di fuga”), ma qualcosa lo fermò dallo schiacciare l’icona verde.
Non poteva farlo, non poteva telefonargli. Per quale ragione, poi? Per assicurarsi che stesse bene? Era certo che Jack stesse bene. Per quanto giovane, il ragazzo era in gamba al pari degli altri tre colleghi.
Daniel tirò un sospiro ed era già pronto a ripartire, quando il cellulare squillò e il mago si ritrovò a fissare il display con gli occhi sgranati e il cuore in gola. Non appena fu sicuro di riuscire a parlare senza far trapelare alcuna emozione che potesse tradirlo, rispose.
«Pronto?».
«Sono io: vivo, vegeto, senza una bruciatura e in forma smagliante».
«Bene. Sai qual è il prossimo passo, no?».
Una risata sbarazzina all’altro capo del cellulare fece deglutire Atlas.
«Suvvia, non eri in pensiero per me? Nemmeno un pochino pochino?».
Sì.
 «Perché avrei dovuto?».
«Perché non avresti?».
Daniel chiuse gli occhi come per prendere tempo, ma l’immagine di Jack Wilder, sorridente e con un insolito lampo malizioso negli occhi, lo costrinse a riaprirli.
«Non ho tempo per questi giochetti, – affermò con decisione – e nemmeno tu. Sarà meglio darci una mossa, ragazzino, che ne dici?».
«Dico che ci vediamo più tardi, capo».
L’illusionista non rispose altro, riattaccò e si reputò fortunato del fatto di essere completamente solo. Non voleva la compagnia di Henley e nemmeno, anzi soprattutto, quella di McKinney. L’ultima cosa che desiderava era un rompiscatole in grado di decifrare ciò che egli stesso, in cuor suo, sapeva e non avrebbe mai ammesso.

Oh yeah, wait a minute, Mr. Postman!

Teoricamente, dovrei/vorrei dormire e avrei anche dovuto finire di vedere Se mi lasci ti cancello...
Praticamente, sono finita a rivedere Now you see me con mia sorella per la seconda volta in tre giorni e la mia mente ha iniziato a divagare.
Non so cosa sia questa storia, nella mia mente dovrebbe far parte di una raccolta di cui ho già stilato una scaletta, e mi rendo conto solo adesso di aver iniziato con la parte slash della fic. Uhm, bene. Ma tanto ho visto che qui lo slash è accettato di buon grado e quindi...
Okay, al momento mi sfugge tutto ciò che avrei dovuto scrivere in queste insensate NdA, perfetto. Se mi verrà altro in mente, aggiungerò ;)

A presto, spero!

A.

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Capitolo 2
*** One golden glance of what should be [Daniel/Henley] ***


One golden glance of what should be
[Daniel/Henley]

 
Forse era il caldo, forse il materasso troppo duro, forse aveva ancora troppa adrenalina in corpo per tutto ciò che le era successo appena due giorni prima; fatto sta che Henley, quella notte, non riusciva a prendere sonno. Continuò a girarsi e rigirarsi senza sosta nel letto, fino a quando non decise che sarebbe stato meglio cercare una soluzione. Si tirò a sedere, si alzò e camminò con passo felpato fino alla cucina.
Non si era nemmeno accorta della lampada accesa in salotto e sobbalzò portandosi una mano al cuore quando sentì la voce di Daniel.
«Non dormi?».
«Direi di no. Sai se abbiamo camomilla o roba simile?».
L’illusionista rispose appena senza rivolgerle neppure un’occhiata, troppo preso dal tavolino davanti a sé. «Non credo, non ho idea».
La Reeves sospirò, chiuse con delusione lo sportello e andò a sedersi accanto al collega. Per quanto stupido e irritante fosse, Danny era l’unico che conosceva e per cui provasse un pizzico di fiducia in più, nulla togliendo agli altri due (per adesso) semisconosciuti.
Si chinò e osservò per un po’ il trucco messo a punto dal moro.
«Che te ne pare degli altri?» domandò improvvisamente questo.
«Non lo so, ma penso che ci sia un motivo se sono qui». Scelse una carta dal mazzo e la sbirciò. «Ricordo di aver visto Merritt in tv qualche tempo fa, ma non conosco per nulla Jack. Tu che dici?».
«Beh, fino all’altro ieri ero convinto di essere il solo ad essere stato chiamato. Metti la carta in mezzo al mazzo».
Henley obbedì e restò a guardarlo mescolare. «Quindi sei rimasto male nel trovarci qui. Nel trovarmi qui».
«No che non ci sono rimasto male, ero solo sorpreso».
«Non mi sembrava tanto un atteggiamento da persona sorpresa, sai?».
Restarono in silenzio per qualche minuto, ma una domanda bruciava impellente nella testa della rossa, una domanda che si poneva ormai da tanto e di cui, allo stesso  tempo, non voleva ascoltare la risposta. Si lanciò comunque, come se stesse eseguendo un nuovo numero davanti ad una folla urlante, parlando tutto d’un fiato.
«Sei stato a letto con Rebecca?».
Le mani del moro si fermarono e il suo sguardo incontrò quello più scuro di lei, con aria stupita e interdetta. «Cosa?» farfugliò infine.
«Avanti, non dirmi che non hai mai fatto un pensierino su di lei, era tanto magra. – fece una breve pausa per evidenziare al meglio il termine – Sembrava tenerci particolarmente. E poi tu sei l’Amante».
«E tu sei la Papessa, che vuol dire questo?».
«Appunto: io sono la Papessa, e la Papessa non ha amanti».
«Direi che non hai mai visto il film» replicò stupidamente un Atlas che non aveva voglia di continuare la conversazione.
Henley scosse il capo e si alzò per tornare a letto. «La dodicesima, è quella la carta che ho scelto. Dovresti inventarti qualcos’altro, hai già fatto questo numero».
Daniel la guardò sparire nel corridoio e contò velocemente fino al numero dodici, girando la carta con foga.
Era un due di picche.

Oh dirty Maggie Mae, they have taken her away...

Tornata!
Ecco una cosa che la volta scorsa ho dimenticato di dirvi: scrivo in base alle idee che mi vengono al momento, quindi diciamo che la fic non segue un ordine cronologico vero e proprio... come, forse, non segue nemmeno alcuna regola della logica, visto che ho accostato una Daniel/Jack a una Daniel/Henley. Vero è che Danny non conosceva ancora bene Jack e... sto blaterando. Basta, stop.
Altra cosa: per quanto confuso possa sembrare quella specie di trucchetto, vi giuro che non me lo sono inventato di sana pianta e che potrei persino provare a spiegarlo (per chi volesse) facendo affidamento su ciò che mi aveva insegnato nonno xD
Va bene, NdA non molto sensate come mio solito.
Spero che questa flashfic non vi deluda e vi ringrazio per essere passati :D
Alla prossima,

A.

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Capitolo 3
*** This flame that burns inside of me [Alma/Dylan] ***


This flame that burns inside of me
[Alma/Dylan] 


La luce del sole filtrava abbondantemente dalle persiane lasciate quasi aperte la notte prima, nel vano tentativo di combattere l’insolita calura parigina. Dylan non aveva quasi chiuso occhio e adesso stava seduto ai piedi del letto contemplando le pareti viola scuro di quella camera sconosciuta eppure tanto familiare, con lo sguardo che vagava tra i vari mucchi di foto, fissate come in una sorta di ordine cronologico. Infine, dopo averle esaminate abbastanza, il suo interesse si spostò verso il soggetto principale di ogni scatto, rannicchiato a pochi centimetri da lui. La sua carnagione incredibilmente chiara si confondeva col bianco delle lenzuola e i capelli biondi risplendevano come dorati a causa dei raggi solari. Peccato solo che gli occhi, la parte migliore della donna, fossero ancora chiusi; ma questo non sarebbe stato affatto un grosso problema. Muovendosi un po’ più del dovuto, Dylan strisciò al fianco di Alma e prese a baciarle le palpebre, le labbra, l’incavo del collo e poi ancora più giù in direzione del petto che si alzava ritmicamente. Sollevò il capo e sorrise sornione quando le mani di lei lo bloccarono.
«Dopo la scorsa notte mi era sembrato di capire di avere accesso illimitato…».
Alma gli schioccò un bacio sulla fronte. «Allora sei sulla pista sbagliata, agente Rhodes. O devo forse chiamarti Shrike?».
Dylan adorava la sua tipica erre moscia francese, lo faceva impazzire, specie quando chiamava il suo cognome. Alzò platealmente le braccia in segno di resa, ma non riusciva a fare a meno di ridere. «Complimenti, la mia copertura è saltata. Cos’ha intenzione di fare adesso con me, signorina Dray?».
Alma fece per pensarci su, poi rispose reggendo il gioco. «Non so, credo che la legge le riserverà un trattamento speciale».
Il mago si avvicinò annullando la poca distanza tra loro, facendo sfiorare i loro nasi mentre si sistemava quasi a volersi stendere sul corpo snello e delicato dell’amata. «Lei rappresenta la legge, no? Faccia ciò che vuole, ma la prego di usare le manette».


I hope you need my love, babe, just like I need you!

Eh, stavolta ci ho messo un po' ad aggiornare. La donna di mondo che è in me è stata molto impegnata, già.
E devo dirvi anche un altra cosa: domenica partirò e tornerò solo venerdì, quindi non aspettatevi altro prima... spero solo di riuscire a scribacchiare qualcosa nel periodo feriale, giusto per non farvi aspettare troppo ;)
Comunque sia, la coppia. Eeeeeeeh. Non credo affatto di aver reso giustizia ad Alma e Dylan perchè questa flashfic non mi soddisfa del tutto (mi sembra che manchi qualcosa anche se non so cosa), ma spero almeno di aver lanciato un messaggio. In pratica, 'sti due mi piacciono xD
Comunque sia, ho un mucchio di cose da fare e il tempo stringe, quindi devo andare.
Vi auguro di passare un buon Ferragosto! :D
Grazie a tutti,

A.

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Capitolo 4
*** One shaft of light that shows the way [Merritt/Henley] ***


One shaft of light that shows the way
[Merritt/Henley] 


Qualche tocco di mascara sulle ciglia lunghe e ancora un po’ di fard sulle guance, poi Henley ripose stancamente i trucchi e osservò il risultato allo specchio.
Al liceo, quando le sue amiche parlavano di trucchi, il pensiero della giovane Reeves non si focalizzava mai su quei tubetti di creme misteriose o su quel mondo sconosciuto fatto di ombretti, eyeliner e lipgloss. Le cose iniziarono a cambiare solo più tardi, con la conoscenza di Daniel, quando la ragazza comprese che la sopravvalutata importanza della presenza scenica finiva, di tanto in tanto, per essere più rilevante dell’abilità del mago. Lo stesso Atlas l’aveva più volte mandata in bestia giudicandola non per le sue capacità ma per il suo essere in carne, in fondo.
Henley fissò lo sguardo sul riflesso poco illuminato che di lei ne dava lo specchio, esaminando attentamente ogni piccolo particolare del suo viso. Improvvisamente si chiese da quanto tempo non ricevesse dei complimenti per il suo aspetto fisico; riceveva sempre parecchi apprezzamenti più o meno graditi e più o meno rozzi, ma la gentilezza dei complimenti dov’era finita?
Merritt. Nell’ultimo anno la fonte di ogni lusinga era diventata lui, il che era strano per un personaggio del genere. La mente di Henley si riavvolse come un nastro e si concentrò su una parola pronunciata poche ore prima, in volo verso New Orleans, dal McKinney: decompressore. Apparentemente un vocabolo innocuo, se non fosse per il contesto in cui era stato collocato.
Con non poca sorpresa la donna si ritrovò a valutare l’offerta: che male avrebbe potuto farle? Era chiaro che Merritt non andava cercando l’amore e per lei quest’aspetto era molto più che rassicurante. Da quanto non si divertiva un po’ in quel senso? Giusto per staccare la spina, dopo sarebbe tornato tutto come prima o anche meglio. Il mentalista non era affatto un uomo disprezzabile; tutt’altro, aveva un suo perché, una sorta di fascino magnetico caratterizzava i suoi modi di essere e di fare. In cuor suo Henley sapeva di non voler essere quel tipo di persona, ma sapeva di non correre alcun rischio con Merritt. Per una volta, la domanda era “perché no?”.
Un colpo alla porta la fece tornare in sé, meravigliandola della sfumatura porpora che le sue guance appena intraviste allo specchio avevano assunto. «Avanti».
Parli del diavolo e spuntano le corna, diceva suo padre.
McKinney entrò nel camerino e andò dritto a prendere posto accanto alla collega. L’unica cosa che l’escapista riuscì a pensare era quanto gli stessero bene quei pantaloni neri quasi aderenti e quanto fosse… sexy nel complesso, sì.
«C’è caldo, apro la finestra?» domandò, già in piedi.
«Come vuoi. – l’uomo scrollò le spalle – Hai rimuginato sull’offerta, tesoro?».
Fu come se una fiamma divampata senza preavviso inghiottisse Henley per intero; non aveva pensato potesse essere così diretto e, a dire il vero, non aveva nemmeno pensato che la sua proposta fosse seria. In un men che non si dica, la donna si precipitò fuori dalla stanza senza dire altro, arrivando addosso ad un Jack  leggermente affacciato allo stipite della porta.
«Caspita… che le hai fatto?» s’informò l’ultimo arrivato.
Merritt era allibito, gli ci volle un po’ per formulare una risposta. «Non lo so… le ho solo chiesto se aveva intenzione di accettare la mia proposta».
«Quale proposta? …Ah, aspetta, quella di assisterti nel numero di ipnosi di massa?».
McKinney annuì lentamente, ancora confuso dall’atteggiamento della rossa.
E Wilder scoppiò in una fragorosa risata.

Please don't wake me, no, don't shake me... leave me where I am, I'm only sleeping...

Perchè la notte dormo poco e il giorno sono uno zombie che riesce appena a camminare.
Comunque sia...
Buoooooooooooongiorno! Godute le vacanze? Vi sono mancata? :D
Vi chiedo scusa per il ritardo, ma sono stata abbastanza impegnata... a dire il vero non era previsto che aggiornassi oggi, ma il maltempo mi tiene chiusa in casa e avevo bisogno di fare qualcosa.
Vi ricordate che la volta scorsa scrivevo di non essere soddisfatta del capitolo? Beeeeh, con questo ho davvero toccato il fondo ç_ç Ragion per cui, cercherò di farmi venire altre idee per scrivere una Merritt/Henley più decente.
E basta. Vi chiedo scusa, vi ringrazio per aver letto (se ne avete avuto il coraggio *sob*) e vi do appuntamento al prossimo capitolo (se vorrete ancora seguire questa sciagurata raccolta *sigh*).
Un abbraccio,

A.

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Capitolo 5
*** The waiting seems eternity [Daniel/Alma] ***


The waiting seems eternity

[Daniel/Alma]

L’aveva in pugno. Alma aveva corso a perdifiato e adesso che Atlas stava scavalcando il muricciolo per scappare sapeva benissimo che avrebbe potuto fermalo. No, non ucciderlo, non si sarebbe mai sognata di fare una cosa del genere con nessuno; il suo primo pensiero fu quello di puntare la pistola in alto e sparare all’aria, giusto per provare a dimostrargli che era in grado di fare sul serio e, perché no, magari per spaventarlo. Del resto, Daniel non sapeva che si trattava di una bugia: l’agente Dray non era mai stata la miglior tiratrice del suo corso e non poteva rischiare di ferire gravemente qualcuno.
Eppure qualcosa la distolse da quel proposito, qualcosa che sfondava i limiti estremi della razionalità, sorprendendola come poche altre volte le era capitato.
Atlas si era fermato e l’aveva guardata. La stava ancora fissando e Alma ricambiava lo sguardo, quasi non potesse farne a meno. Ogni cosa sembrava essersi congelata, il tempo si era fermato e tutto ciò che restava erano un affascinante illusionista in fuga e un’agente dell’Interpool con le farfalle nello stomaco.
Ma, così com’era cominciato, l’idillio finì.
Il suono dei passi sempre vicini di Dylan Rhodes allarmò il giovane, che si voltò e saltò giù senza ulteriori indugi.
Alma si sentì come se si fosse appena risvegliata dopo un bel sogno. Solo qualche ora più tardi si sarebbe data della sciocca sentimentale adolescente, ma ora tutto il caos della sua mente confluiva verso un’unica domanda.
J. Daniel Atlas le aveva davvero fatto l’occhiolino prima di andare?


And we can't stop, and we won't stop...

Oddio, davvero Miley Cyrus? Senz'offesa per nessuno, sia chiaro...
Btw, sono qui e dopo mille peripezie sono riuscita ad aggiornare, alèèè!
Onesti, vi sareste mai aspettati una Daniel/Alma? Io li ho shippati dalla prima volta in cui ho visto la scena dell'interrogatorio... che poi sarebbe più il caso di dire che shippo Atlas praticamente con tutti, potrei farlo anche con Merritt (?)
Basta, sto delirando.
Vi auguro un buon fine settimana!
Un abbraccio,

A.


AGGIORNAMENTO AL16/11/13

Onestamente, non pensavo che l'avrei mai fatto e chiedo umilmente scusa ad ognuno di voi.
Il fatto è che, a causa del poco tempo libero e, ahimè, della poca ispirazione, mi trovo costretta a terminare questa storia con qualche capitolo di anticipo. Spero mi scusiate per avervi lasciato così, come a metà, per non essermi fatta viva per settimane e per non aver ancora scritto la Jack/Henley che alcuni di voi si aspettano e che prima o poi, da parte mia, avranno.
Chiedo scusa a tutti, in particolar modo alle ragazze che recensivano/seguivano/preferivano; non vogliatemene troppo male.

Sperando in un presto arrivederci,
A.

 

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