Be strong for me...

di Maya_Moon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo ***
Capitolo 2: *** Secondo ***
Capitolo 3: *** Terzo ***
Capitolo 4: *** Quarto ***



Capitolo 1
*** Primo ***


Buongiorno a tutti! Mi chiamo Maya_Moon, tanto piacere! *si inchina*
Questa è la mia prima storia d'amore, che ha partecipato al contest "Lasciati ispirare... da ciò che scegli". Spero che vi piaccia, recensite in tanti!

 Maya_Moon
 


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Capitolo Primo
 

Diane legge nel parco, Daniel la può vedere dalla panchina dove è seduto. I lunghi capelli della ragazza, di un lucente castano cioccolato, sono raccolti con una pinza lillà, a cui è applicato un fiorellino dello stesso colore. I grandi occhi splendenti sono ombreggiati dalle lunghe ciglia, mentre corrono bramosi da una riga all'altra.
Daniel sospira, passando una mano tra i capelli neri, che terminano con un riccioluto codino. Le efelidi del ragazzo sembrano brillare alla luce del sole estivo, così come i suoi occhi neri.
Prima o poi ti parlerò... Devo solo trovare il coraggio...,  pensa tristemente il ragazzo, alzandosi e incamminandosi verso casa. 
 
Daniel batte con delicatezza sui tasti bianchi e neri, ricevendo come risposta una melodia. Quella canzone... quella canzone è diventata la sua fissazione, non può farci niente. Mentre le note del pianoforte invadono la stanza, Daniel pensa e ripensa alle parole che dovrebbe cantare:
 
Can anybody find me somebody to love 
Ooh, each morning I get up I die a little 
Can barely stand on my feet 
(Take a look at yourself) Take a look in the mirror and cry (and cry) 
Lord what you're doing to me (yeah yeah) 
I have spent all my years in believing you 
But I just can't get no relief, Lord! 
Somebody (somebody) ooh somebody (somebody) 
Can anybody find me somebody to love?
 
Caleb, il suo gemello, entra nella stanza sedendosi accanto a Daniel.
"Ancora quella canzone, Dani? Prima o poi ti sfonderà il cervello, dammi retta!" esclama ridendo, ricevendo un'occhiataccia dal fratello. "Ok, ok, me ne sto zitto." si scusa, cominciando a battere il piede sul pavimento al ritmo della musica come d'abitudine.
"Anche oggi hai visto quella ragazza, eh?" domanda dopo un po', quando Daniel raccoglie lo spartito - che non ha degnato di uno sguardo, dato che quella canzone ormai la sa a memoria - e fa per alzarsi; il ragazzo si blocca, e dopo qualche secondo di silenzio, se ne va senza rispondere al gemello. Quest'ultimo sospira, scrollando le spalle.
"E usala quella voce, dannazione!" grida a Daniel. Ma solo il cinguettio di un passerotto fuori dalla finestra gli risponde.
 
Diane si siede alla solita panchina, aprendo il libro alla pagina che aveva segnato il giorno prima con il fermaglio con il fiorellino lillà sopra. Con un sospiro di felicità si cala nel mondo narrato in quella pagine riempite di parole, parole, parole.
 
Daniel si siede alla solita panchina, guardando quella ragazza di cui non sa neanche il nome.
L'ha vista per la prima volta due settimane fa, mentre era in giardino ad accarezzare Orione, il gattino che hanno adottato da un paio di mesi. Con lui c'era Caleb, ed era stato proprio lui a rispondere alla domanda ammirata della ragazza.
"Scusatemi..." aveva detto timidamente, i lunghi capelli sciolti morbidamente sulla spalla, "posso accarezzarlo?" 
Caleb aveva sorriso gentilmente, muovendo il braccio come a dire "Accomodati". Lei si era sporta dal cancellino di legno chiuso e aveva accarezzato delicatamente la testolina pelosa del micio, che aveva miagolato felice. Quando aveva alzato e la testa e mosso appena le labbra, Caleb aveva risposta alla sua domanda non ancora formulata:
"Si chiama Orione, ha tre mesi." Lei aveva annuito con un sorriso. Il ragazzo poi si era lanciato in un'accurata descrizione del luogo in cui avevano preso Orione - un gattile - e della tenerezza che aveva provato nel vedere il lungo pelo nero che assumeva delle tonalità del colore dello zaffiro quando i raggi del sole lo illuminavano. Dopo una decina di minuti, passati a raccontare di come lei aveva trovato il suo Morpheus, un micio tigrato grigio e nero, la ragazza si era alzata e li aveva salutati, dando un buffetto sulla testa di Orione, che ancora faceva le fusa.
"Carina, eh?" aveva detto poi Caleb, guardando Daniel, che aveva annuito sognante. Il viso felice di Caleb si era oscurato subito mentre pronunciava la solita tiritera:
"Dani, se non parli mai non la supererai mai questa cosa." aveva detto irritato. Stizzito, il gemello si era alzato ed era entrato in casa, senza ovviamente rispondere. Orione l'aveva subito seguito, ignorando lo sbuffo adirato che aveva lanciato Caleb.
 
"Dani, dai!" La voce di Caleb riscuote Daniel dal suo ricordo, facendolo sussultare. Caleb si siede accanto a lui, facendo tintinnare il portachiavi attaccato ad un passante dei suoi jeans.
"Non puoi continuare così." continua poi, posando la mano sulla spalla del gemello. Quest'ultimo lo guarda stranito, ma subito dopo incrocia le braccia al petto e curva le spalle ingobbendosi, facendo capire a Caleb che non ne vuole sapere. Lui però non demorde, e alzandosi esclama:
"Ah, allora... quand'è così... Ci parlerò io!" Daniel scuote violentemente la testa, serrando le labbra. 
"Chi tace acconsente, lo sai...!" ribatte il gemello, muovendo un passo verso la ragazza persa nel suo mondo. 
"No!" esclama disperato Daniel, prendendolo per l'orlo della camicia a quadretti. Caleb si gira contento, guardandolo negli occhi e prendendogli con una mano le guance arrossate.
"Hai visto che ce l'hai fatta, Danielino?" lo prende in giro, facendogli sporgere le labbra in una smorfia. Daniel gli fa una linguaccia, ritraendosi dalle mani scherzose del fratello. Questi gli prende il braccio e lo fa alzare gentilmente, ma senza dargli la possibilità di liberarsi dalla sua stretta ferrea.
"Andiamo, non ne posso più di sentire quella canzone dei Queen...!" dice con un sorriso, mentre Daniel punta i piedi nel vano tentativo di fermarlo.
 
"Ciao!" esclama qualcuno, facendo sussultare Diane. Quest'ultima si gira lentamente, vedendo sorpresa due ragazzi molto simili, e in qualche modo stranamente familiari. Sorride, un poco allarmata.
"Ciao!" risponde gentilmente, cercando di capire chi fossero. Quello più vicino a lei, quello con la camicia a quadretti, si porta la mano al petto ed esordisce:
"Ti ricordi di noi?" Lei piega la testa di lato, ancora confusa.
"Mi siete familiari... Ma no, non vi riconosco." risponde sinceramente dispiaciuta. Il tipo sbatte gli occhi un po' sorpreso, ma tenacemente continua:
"E Orione non ti dice nulla?" domanda sorridendo furbetto. Diane spalanca gli occhi, ricordando all'improvviso: il micetto nero! Si batte lievemente la mano sulla fronte, esclamando:
"Scusatemi, me ne ero scordata! Come sta?" chiede gentile.
"Benissimo!" risponde il ragazzo. Poi tende la mano: "Piacere, il mio nome è Caleb!" Diane la stringe, presentandosi.
"Diane, il piacere è mio!" Caleb indica il ragazzo accanto a lui, che ancora non ha aperto bocca.
"Lui è mio fratello gemello Daniel. Dani, Diane. Diane, Daniel!" Daniel sorride, mentre i suoi occhi neri si illuminano stringendo la mano della ragazza.
In un modo o nell'altro, Caleb porta avanti la conversazione, e strappa a Diane un assenso per passare il pomeriggio con loro il giorno dopo.
"È davvero molto simpatica, non è vero?" domanda il ragazzo, guardando sparire DIane. Daniel annuisce.
"Potevi anche parlare però..." aggiunge severamente Caleb, guardando male il gemello. Quest'ultimo incrocia di nuovo le braccia, sbuffando. "Secondo me pensa che sei muto." infierisce ancora Caleb, alzandosi dalla panchina. Il sole, che ormai sta affondando nelle montagne all'orizzonte, fa illuminare gli occhi brillanti del ragazzo. 
"Andiamo!" esclama alzando le braccia al cielo, "Mamma e papà ci staranno aspettando per cena!"



Ed eccoci qua ^^ *balle di fieno rotolano allegramente*
Cosa ne pensate? I capitoli sono piuttosto corti, lo so, ma mano a mano che la storia va avanti si allungano ^^
Ringrazio chiunque decida di recensire la storia, che le sia piaciuta o meno.
Aggiornerò la prossima settimana, credo... Ma se la storia riscuote un discreto successo (qualche recensione, qualcuno che mi chiede di postare il seguito), aggiornerò prima!
Alla prossima!

Maya_Moon

 


 

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Capitolo 2
*** Secondo ***


Eccoci di nuovo con il secondo capitolo! ^^




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Capitolo Secondo

Il pomeriggio del giorno dopo Diane entra nel bar, luogo prefissato per l'incontro con i due gemelli. È leggermente in ritardo, così trova i due ragazzi ad aspettarla a uno dei tavolini, impegnati in quella che sembra una conversazione piuttosto animata, anche se sussurrata.
Pensavo che Daniel fosse muto!, pensa sorpresa. Forse si vergogna... 
Con un timido colpo di tosse attira l'attenzione su di sé, e scusandosi per il ritardo si siede tra i due, salutandoli.
"Non c'è nessun problema!" risponde subito Caleb, guardando poi il gemello. "Non è vero, Dani?" Egli però annuisce e basta, ricevendo una malcelata occhiataccia da Caleb.
"Volete ordinare?" si intromette il cameriere armato di penna e taccuino.
"Per me un cappuccino, grazie!" risponde Diane. 
"E per me un caffè espresso." dice Caleb. Il cameriere guarda Daniel, in attesa di risposta. Questa però non arriva, così il gemello risponde per lui, ordinando la stessa cosa. Il cameriere guarda con un sopracciglio inarcato Daniel, per poi girarsi e tornare al bancone. 
Un paio di minuti dopo le ordinazioni arrivano, e soffiando sul cappuccino Diane chiede ai due gemelli di raccontarle qualcosa su di loro. Caleb con un sorriso raggiante si lancia in un entusiasmante racconto, mentre Daniel ogni tanto annuisce, giocherellando con il tovagliolo. Caleb cerca continuamente di far parlare il gemello, ma invano: Daniel non apre la bocca per tutto il pomeriggio.
Alla fine, Diane si congeda, salutandoli contenta di aver passato il suo tempo con loro. 
 
E così, altre due settimane passano: Diane passa quasi tutti i pomeriggi con i gemelli, Caleb parla, Daniel no. 
Finché un giorno, al parco, esasperato dal suo silenzio, Caleb trascina il fratello lontano dalla ragazza.
"Si può sapere quando hai intenzione di parlare?!" grida arrabbiato. Daniel stringe gli occhi riducendoli a delle fessure, serrando le labbra. 
"Pensi seriamente che lei si innamori di te se continuerai a stare zitto?!" continua Caleb con il respiro affannato, scuotendo il gemello. "Io non posso fare altro, Dani... Non posso farla innamorare di te se non fai niente." aggiunge tristemente. Daniel china la testa, annuendo lentamente. Apre la bocca, muove le labbra, ma non un suono esce dalla sua bocca. Daniel stringe gli occhi, scuote la testa, ci riprova... Ma è tutto inutile: la sua gola sembra chiusa ermeticamente. Batte con rabbia un pugno su un albero, facendo ondeggiare lievemente le foglie verdi brillante.
"Stai tranquillo... Ce la puoi fare!" lo incoraggia Caleb, stringendogli affettuosamente il braccio. Daniel stringe ancora di più le palpebre, e dopo un verso strozzato riesce a dire:
"Ha-hai r-r-rag-gion-n-ne..." riuscire a capire cosa dice è assai difficoltoso, ma Caleb è abituato, perciò afferra subito ciò che Daniel vuole dire. "Ho-ho p-pa-pau-ra di qu-quel-llo c-che p-p-po-treb-be p-p-p-pen-pen... AH!" urla arrabbiato dando un altro pugno all'albero di prima, cui si stacca un pezzo di corteccia.
"V-ve-ed-di?!" grida ancora. "No-no-non c-ce l-la fac-c-cio n-n-nea-neanc-che a di-dire pe-pe-pen-s-s-sa-r-r-re!" scuote la testa, mentre una lacrime esce solitaria dal suo occhio destro. Daniel la spazza via stizzito con il polso, mentre si lascia abbracciare da Caleb, che si sente impotente e immensamente dispiaciuto.
 
Diane l'ha visto. Ha visto tutto. Ha visto Daniel urlare, e Caleb abbracciarlo. 
Povero Daniel, pensa tristemente, adesso capisco perché non ha mai voluto parlare... Si vergognava davvero, ma per un altro motivo...
Quando i due gemelli ritornano, Diane fa finta di nulla, ma sorride raggiante a Daniel.
"Allora... Che cosa facciamo di bello?" domanda la ragazza, spostando il peso da un piede all'altro. Daniel osserva la sponda del laghetto vicino alla panchina su cui sono seduti. Caleb segue il suo sguardo e capisce il desiderio del fratello. Diane fa lo stesso, ma non riesce a capire, così Daniel guarda speranzoso il fratello, che dopo un sospiro chiede a Diane se voglia giocare. La ragazza annuisce entusiasta, e dopo aver tolto i sandali ai piedi infila questi ultimi nell'acqua. Daniel e Caleb sono già entrati con un salto nel laghetto, e mentre Diane avanza di un passo, Caleb la schizza ridendo come un matto: di lì a poco si scatena la guerra.
Una mezz'oretta dopo i tre adolescenti sono completamente zuppi e ridenti. Caleb si allontana con una scusa, lanciando uno sguardo complice a Daniel. Fa' del tuo meglio!, gli dice quello sguardo.
Diane si siede a terra, strizzando la maglietta fradicia. Sorride al ragazzo, che arrossendo lievemente fa lo stesso con la sua.
"Ti sei divertito?" chiede Diane, puntando i suoi occhi brillanti in quei due abissi oscuri che ha Daniel. Lui china fulmineamente il capo, annuendo: la ragazza può vedere che il suo collo ha assunto la stessa colorazione delle gote. Sorride, cercando un'altra occasione.
"Anche io, molto. Tuo fratello è proprio simpatico, sai?" Daniel alza di scatto il viso, e in quegli occhi neri Diane vi legge paura e tristezza.

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Capitolo 3
*** Terzo ***


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Capitolo Terzo

Caleb osserva i due ragazzi, nascosto dietro un albero frondoso. Quando vede Daniel comunicare solo a gesti come al solito, il ragazzo si lascia sfuggire un ringhio.
"Eddai!" mormora, incitando il gemello. "Eddai, eddai, eddai..." La cantilena ripetitiva si interrompe quando vede Diane poggiare la mano sul braccio di Daniel. Con un piccolo balzo alza il pugno in aria.
"Sì!" esclama, per poi buttarsi a terra quando vede i due ragazzi voltarsi nella sua direzione, allarmati da quel grido.
 
"Anche tu sei molto simpatico, Daniel..." aveva aggiunto Diane. Il ragazzo aveva sorriso felice, così Diane aveva continuato: "ma ho paura che tu sia imbarazzato dalla mia presenza, a volte..." Daniel aveva scosso velocemente la testa in un sicuro cenno di diniego. La ragazza aveva poggiato la mano sul braccio del ragazzo, guardandolo con dolcezza.
"Non devi essere imbarazzato... io sono tua amica!" aveva esclamato sorridendo. Daniel aveva inghiottito la saliva ed era impallidito, ma il sorriso di Diane gli aveva dato speranza, così aveva cercato di parlare:
"I-io-"
"Sì!" avevano sentito gridare, e Daniel aveva ringraziato la divina provvidenza.
 
Caleb torna subito dopo, così Daniel non ha modo di rispondere a Diane. Caleb comincia a tossire, e Diane asserisce che sicuramente è dovuto al fatto che è bagnato e che c'è vento.
"Mettiamoci al sole, ci asciugheremo prima!" esclama la ragazza, trascinando i due ragazzi lontano dalla frescura dell'ombra di un albero. La ragazza tira fuori dalla tasca dei pantaloncini la pinza con il fiore per legarsi i capelli bagnati. Mentre alza il viso al sole per raccoglierli tutti, Caleb dà una gomitata a Daniel, facendo un cenno verso Diane. 
"B-be-bella pi-pin-za..." commenta Daniel, sforzandosi inutilmente di non balbettare. Diane si volta esterrefatta verso di lui, lanciandogli poi un sorriso raggiante.
"Grazie. Me l'hanno regalata i miei nonni!" risponde contenta. Caleb dà una pacca alla schiena del gemello, felice per lui.
"Ehi!" esclama Caleb, rivolgendosi a Diane. "Che ne dici di venire a casa nostra un giorno?" Diane annuisce ridendo.
"Volentieri!" risponde battendo contenta le mani. Caleb sorride soddisfatto, mentre Daniel ringrazia tutti i santi possibili e inimmaginabili di avere un fratello meraviglioso come Caleb.
 
Qualche giorno dopo Diane si trova a casa dei due ragazzi. Dopo un pranzo leggero, in cui i genitori dei due gemelli conoscono Diane (Che tesoro di ragazza!, avrebbe detto poi la madre al marito)
"Perché non fai sentire a Diane come suoni il pianoforte?" chiede Caleb a Daniel. Diane spalanca gli occhi stupita.
"Suoni il pianoforte? Che bello!" dice ammirata. Daniel scrolla le spalle e la conduce nella stanza in cui troneggia il pianoforte laccato di nero. 
Con un gesto teatrale Daniel si siede sullo sgabello di pelle bordeaux e comincia a premere delicatamente i tasti. Prima ancora di sentire la melodia, Diane vede con quanta dolcezza e passione il ragazzo suona quel complesso strumento.
Daniel comincia a suonare, e Caleb riconosce quella canzone che sente da più di quattro settimane: Somebody to love dei Queen. Come d'abitudine, prende a battere ritmicamente il piede, ma un altro suono lo ferma prima ancora di iniziare: non potendo cantare, Daniel comincia a mugolare dolcemente, come Orione fa le fusa quando viene accarezzato.
 
Can anybody find me somebody to love 
Ooh, each morning I get up I die a little 
Can barely stand on my feet 
(Take a look at yourself) Take a look in the mirror and cry (and cry) 
Lord what you're doing to me (yeah yeah) 
I have spent all my years in believing you 
But I just can't get no relief, Lord! 
Somebody (somebody) ooh somebody (somebody) 
Can anybody find me somebody to love ? ...
 
Daniel la suona tutta, e quando finisce sia Caleb che Diane aprono gli occhi, senza essersi resi conto di averli chiusi. Entrambi battono le mani meravigliati, ridendo gioiosi.
"Sei stato bravissimo!" esclama Diane, avvicinandosi al pianista. Egli alza le mani imbarazzatissimo.
"Gr-graz-zie!" risponde con le guance imporporate. Caleb gli da una pacca amichevole, ma prima di poter cominciare a parlare comincia a tossire. Dopo un paio di secondi si riprende, scherzando sul fatto che è colpa delle tonnellate di polvere presente nella stanza ("Non la pulisci mai questa camera, Dani!"). Quando escono dalla stanza fa in modo di essere l'ultimo del gruppo, così può vedere meglio quello che crede di aver immaginato: con orrore vede che sul palmo della mano usata quando ha tossito c'è veramente del sangue.

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Capitolo 4
*** Quarto ***


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Capitolo Quarto

Il resto del pomeriggio trascorre tranquillo. Caleb non fa parola con nessuno del sangue sulla mano, pensando - sperando - che sia perché magari si era morso il labbro o la lingua durante l'attacco di tosse.
 
Diane è sulla soglia di casa dei gemelli. 
"Grazie mille, mi sono divertita moltissimo... E Daniel, te lo dico di nuovo: sei stato bravissimo!" esclama sorridendo. Il pianista annuisce arrossendo per l'ennesima volta. Caleb gli dà una gomitata, brontolandolo affettuosamente:
"Eddai, dille qualcosa!" e poi, guardando divertito Diane e facendole un occhiolino complice: "Non è forse vero che ti piacerebbe ascoltare la sua meravigliosa voce?" La ragazza annuisce divertita. Sbatte in modo teatrale le palpebre, pregandolo e trattenendo solo in parte le risate:
"Ti preeego...!" dice, mentre Daniel sbuffa e poi dopo un sospiro dice:
"C-c-ci-ci-cia-ao..." Diane si sporge e lo abbraccia d'impulso. 
"Grazie!" esclama contenta. Poi si gira e se ne va, muovendo la mano per salutarli entrambi.
"Ehi" dice dopo qualche secondo Caleb "non mi svenire qui sulla porta... sennò che cosa racconto a mamma e a papà?" Daniel gli fa una pernacchia, ancora rossissimo in viso. Caleb tossisce e rientra di corsa in casa, preoccupando un poco il gemello.
 
"Che succede, Caleb?" domanda ansiosa la madre. Il ragazzo si avvicina a lei e le mostra la mano insanguinata.
"Non credo sia normale, ma... ogni volta che tossisco sputo sangue..." risponde preoccupato il figlio, facendola inquietare. 
"Vuoi andare all'ospedale?" gli domanda lei, dirigendosi subito verso i cappotti attaccati al muro con dei gancini. Caleb la ferma prendendole la spalla.
"Sì, ma non voglio che Daniel ne sappia qualcosa mamma..." risponde il ragazzo, e la donna annuisce. Nessuno dei due sa che Daniel, che avrebbe dovuto essere all'oscuro di tutto, ha sentito tutto. Ogni singola parola.
 
Daniel corre al parco, nella speranza di incontrare Diane. Ha bisogno di dirlo a qualcuno, e lei è la sola persona cui sente il bisogno di dirlo.
E Dio, dato che ci sei... Non farmi impappinare più del dovuto, ti prego, pensa guardando il cielo rosso dal tramonto. Arrivato alla panchina dove solitamente si siede la ragazza a leggere però trova solo un'anziana coppia che guarda il sole affogare nei monti. Animato dalla disperazione si avvicina ai due, cercando di chiedere loro se avessero visto una ragazza dai lunghi capelli castani e gli occhi verde smeraldo.
"A-a-av-v-ve-te vi-i-is-sto u-u-un-na ra-a-a-ga-z-z-za?" domanda mandando un silenzioso 'Accidenti!' a Dio, che con tutta probabilità sta ridendo di gusto.
"Che cos'hai detto figliolo?" chiede la vecchia signora, ricevendo solo un cenno di diniego dal ragazzo, che scappa via tirando fuori dalla tasca il cellulare e facendo il più grande passo della sua vita: chiamare la ragazza che gli piace e cercare di farle capire che suo fratello, la sua unica spalla, non sta affatto bene.
Il cellulare squilla, mentre il cuore di Daniel batte all'impazzata. Tu tu tu tu tu... ripete all'infinito il telefono.
Sembra quasi che mi stia deridendo, pensa irritato, quando una voce dolce interrompe il suo sgradevole pensiero:
"Pronto? Daniel?" il tono di Diane è sorpreso, e d'altra parte non può certo darle torto: quando mai un balbuziente - cronico per giunta - chiama qualcuno per una chiacchierata?
"S-sì, s-son-no i-io..." risponde lui, frustrato per la sua incapacità di parlare normalmente. È tentato di interrompere la chiamata, ma il pensiero di Caleb gli infonde forza e si fa coraggio: "C-c-ca-l-leb-b è al-l-l'osp-ped-d-da-dal-e... S-st-sta m-m-m-m..." sospira, mentre il groppo alla gola che fa capolino ogni qualvolta prova a parlare gli occlude la possibilità di finire la frase. Mentre cerca invano di far uscire anche un solo sussurro dalle labbra, Diane si schiarisce la gola e tenta timidamente di concludere il discorso del povero ragazzo:
"Sta... sta male?" chiede incerta la ragazza. Daniel annuisce d'istinto, ma poi mormora un "S-sì" stentato.
"Allora arrivo subito... Ci vediamo al parco davanti alla solita panchina!" esclama Diane. "A dopo!"
"A-a d-dop-po!" risponde il ragazzo, ora di nuovo speranzoso.
 
La ragazza arriva pochi minuti dopo, trafelata. I suoi grandi occhi luminosi sono spalancati dalla preoccupazione, e subito si lancia tra le braccia di Daniel.
"Mi dispiace così tanto..." mormora lei, mentre lui dimentica per un secondo che il mondo gira intorno al Sole, che lui non parla mai a causa della balbuzie e dalla paura di non essere capito e che suo fratello sta male. Basito risponde all'abbraccio, assaporando quel momento che sa che - con tutta probabilità - si ripeterà solo tra molto, moltissimo tempo. I capelli di Diane gli solleticano il mento, mentre il suo respiro gli accarezza il collo.
Quando Diane scioglie l'abbraccio (presto, troppo presto), Daniel fa un sospiro silenzioso, mentre la ragazza comincia a tempestarlo di domande: dov'è Caleb adesso, se i suoi genitori lo sanno, se sanno cos'ha in particolare...
Dieci minuti dopo Daniel finisce il suo faticosissimo monologo: sa benissimo che se non fosse balbuziente l'avrebbe fatto in metà del tempo, ma così va la vita, pensa afflitto. Diane lo osserva ansiosa, impotente.
"Pensi che dovremmo seguire lui e tua madre?" domanda con un sussurro. Lui china il capo e lo scuote lievemente, sapendo che in tutto quel tempo perso a cercare di tirare fuori le informazioni importanti sua madre e Caleb erano già andati all'ospedale. 
"P-p-poss-s-siam-mo s-sol-lo as-sp-pet-ta-tar-re..." sussurra tristemente lui.  "An-and-diam-m-mo a cas-sa m-mi-a e-e ved-dia-am-mo s-se t-to-tornan-no." suggerì poi, mentre Diane annuiva affiancandoglisi.
 
Caleb è piuttosto tranquillo, sa che magari potrebbe essere una semplice polmonite dovuta al bagno nel laghetto. Così, quando il dottor Jones lo chiama, gli si avvicina tranquillamente, mentre sua madre lo segue ansiosa.
"Buongiorno ragazzo!" lo saluta l'uomo facendolo sedere sul lettino. 
"'Giorno!" risponde educatamente Caleb, mentre sua madre fa un cenno nervoso. 
"Potresti alzare la maglietta?" gli chiede gentilmente  Jones. Il ragazzo annuisce e fa quanto richiesto, e un paio di secondi dopo sente un oggettino freddo - lo stetoscopio - poggiarsi sulla scapola, e poi la solita domanda:
"Respira con la bocca..." E mentre esegue, comincia a tossire. Tossisce così forte che il suo busto si scuote convulsamente, e vede sua madre impallidire all'istante e il dottore prenderlo per le spalle e sorreggerlo.
"Cerca di stare tranquillo, ragazzo..." dice, ma sa che è una cosa più che inutile da dire. Le guance di Caleb si rigano di lacrime di dolore e il bianco camice di Jones si macchia di sangue.
L'ultima cosa che vede prima di essere avvolto nel buio è l'urlo sgomento di sua mamma: Caleb!
 
Francis, il padre di Caleb e Daniel, sta leggendo tranquillamente il giornale quando il suo cellulare squilla.
"Pronto?" risponde senza preoccuparsi di guardare chi l'ha chiamato. Nessuno parla dall'altra parte: si sentono solo dei singhiozzi. Allarmato, Francis allontana il cellulare dall'orecchio: sullo schermo appare il nome di sua moglie.
"Margaret?" domanda preoccupato. Come risposta ottiene solo un grido disperato. "Margaret!" esclama impaurito. Poi sente come un tramestio, un balbettio e una voce a lui sconosciuta.
"Pronto? Lei è il padre di Caleb?" Francis sbatte sorpreso le palpebre, poi mormora un "Sì..." stentato.
"Sono il dottor Jones" dice con un tono strano lo sconosciuto. "Suo figlio... suo figlio è all'ospedale e-"
"Cosa?!" urla Francis terrorizzato. "All'ospedale?" Per un attimo c'è silenzio: il dottore, infatti, si era voltato sorpreso verso la donna seduta accanto al ragazzo. 
Non gli ha detto niente?, si chiede pensieroso. Intanto, un infermiere stende un Caleb ancora incosciente su una barella.
"A quanto ci ha raccontato sua moglie, mentre tossiva ha cominciato a perdere sangue dalla bocca e... mentre lo stavo visitando ha ripreso a tossire fino allo svenimento. Per adesso non ha ripreso conoscenza..." dice Jones cercando di mantenere un tono calmo. 
"Arrivo subito!" esclama l'uomo terminando la chiamata. Uscendo fuori, non si accorge che Daniel è appena entrato nel giardino con Diane, e non sente la sua faticosa domanda (D-do-dov-ve s-sta-ai an-and-and-do?), tanto è preoccupato da Caleb e dalla chiamata del dottor Jones.
 
"Francis!" grida disperata Margaret. L'uomo la stringe a sé preoccupato. In quel momento Jones esce dalla stanza in cui Caleb ha fatto gli ultimi esami. 
E prima ancora che possa aprire bocca, entrambi i genitori sanno che il responso non può che essere distruttivo.
"Signori... mi duole dirlo, ma... Caleb presente una massa tumorale nel polmone destro, che sta già attaccando anche quello sinistro..." dice sinceramente dispiaciuto. Mentre Margaret si accascia piangendo disperata, il padre cerca di essere lucido:
"C'è la possibilità che guarisca?" Jones china la testa e la scuote tristemente. 
"Ormai è troppo esteso per essere curato... Possiamo provare a ridurlo, ma la probabilità di riuscita è quasi nulla..."
"Ma com'è che nessuno si è mai accorto di niente?!" si intromette gridando la donna. Il dottore la guarda negli occhi azzurri - come quelli di Caleb, tra l'altro -  e risponde:
"A quanto sembra, fino a che non ha attaccato anche l'altro polmone Caleb sembrava che stesse più che bene... Evidentemente il fatto che entrambi siano interessati dal cancro non gli dà più la possibilità di respirare in modo regolare... Probabilmente anche con un solo polmone il ragazzo era in grado di sopravvivere."
"E non c'è la possibilità di trapiantare due nuovi polmoni?" domada con un sussurro Margaret. Il dottore scuote la testa.
"La lista d'attesa è lunga... ci sono molte persone messe peggio di lui... Inoltre il cancro è a uno stadio molto avanzato" risponde abbassando gli occhi. "Mi dispiace signora, ma per Caleb è troppo tardi ormai." aggiunge tristemente, mentre la donna - ancora inginocchiata - si aggrappa alla gamba del marito gridando dal dolore.

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