Diario di un amore a distanza

di Marss
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio di un incubo. ***
Capitolo 2: *** Benvenute nella giungla! ***
Capitolo 3: *** Sono Davide, il nuovo animatore! ***
Capitolo 4: *** Certo che se tutti gli animatori sono così... ***
Capitolo 5: *** Sai, io sono un tipo romantico ***
Capitolo 6: *** Giuro che se continua così la strangolo! ***
Capitolo 7: *** Responsabili pazze e giorno libero ***
Capitolo 8: *** Ma tu sei una tipa tutta casa e chiesa? ***
Capitolo 9: *** Non posso farmi beccare a parlare con voi... ***
Capitolo 10: *** Vi andrebbe di uscire con noi domani sera? ***
Capitolo 11: *** Se mi beccano, sono fregata! ***
Capitolo 12: *** Ero immensamente felice ***
Capitolo 13: *** Lo sa tutto il villaggio ***
Capitolo 14: *** Il delirio. ***
Capitolo 15: *** Festa a sorpresa? ***
Capitolo 16: *** Ma il rosso non si indossa solo a capodanno? ***
Capitolo 17: *** Crocifissi, risate e una proposta inaspettata ***
Capitolo 18: *** Se te va annamo in spiaggia 'nsieme... ***
Capitolo 19: *** SORPRESA! ***
Capitolo 21: *** Intrecci amorosi ***
Capitolo 22: *** Non voglio vedere nessuna stagista bionda con gli occhiali ***
Capitolo 23: *** La ragazza più felice e fortunata della terra ***
Capitolo 24: *** Starei qui per sempre ***
Capitolo 25: *** Vendetta, tremenda vendetta! ***
Capitolo 26: *** "Allora addio" "No. Arrivederci" ***
Capitolo 27: *** Bittersweet memories, that is all I'm taking with me ***
Capitolo 28: *** Forse era amore ***
Capitolo 28: *** Lo spasmo ***



Capitolo 1
*** L'inizio di un incubo. ***


ANGOLO AUTRICE:
Salve a tutti! Allora, volevo fare una piccola premessa: la protagonista della storia, Martina, esiste realmente ed ha realmente vissuto tutto quello che leggerete. Eviterò di specificare il nome del villaggio turistico, non mi sembrava il caso di inserirlo. 
Spero che la storia vi piaccia, fatemi sapere! Un bacione
Marss


Capitolo uno - L'inizio di un incubo



 

3 Giugno, ore 10.00

'Non posso farcela. Non posso proprio. Odio la mia scuola, ma perché mi obbligano a farlo? Perché devo andarci?' erano questi i miei pensieri, quella mattina.
La valigia era pronta davanti alla porta, mio padre mi aspettava sul divano. Ero chiusa in bagno, dovevo ancora finire di truccarmi e, come al solito, ero in ritardo.
-Martina muoviti! Dobbiamo passare a prendere Laura e non potete proprio perdere il treno!- urlò mio padre
'Per me può anche andare a farsi fottere quel dannato treno' pensai arrabbiata.
Ero una vittima, la povera vittima di un noioso e obbligatorio stage aziendale. La mia scuola, un istituto tecnico turistico, obbligava gli studenti del quarto anno ad almeno un mese di stage lavorativo in una struttura ricettiva. Ricordo ancora quanto l'idea mi entusiasmasse a Settembre, quando la professoressa ci parlò del progetto. A Novembre, dopo un breve colloquio con la responsabile degli stage, avevo scelto la mia meta: Basilicata.
Volevo allontanarmi da casa, imparare a cavarmela da sola e, soprattutto, andare al mare.
Ma chi me lo aveva fatto fare?! Non potevo fare come la metà delle mie compagne di classe e rimanere in un hotel vicino a casa?
No, io dovevo fare la difficile. E così ero costretta a stare un intero mese in quell'enorme villaggio a Marina di Pisticci (chi cavolo la conosceva poi?!), lontana dalla mia amata Milano, dalla mia famiglia e dai miei amici. Avrei lavorato come receptionist, quindi già immaginavo le mie interminabili giornate lavorative dietro al bancone. Per fortuna, anche un'altra mia compagna, Laura, aveva scelto la stessa meta. Almeno non sarei stata da sola, anche se io e lei non avevamo un rapporto poi così stretto.
-Martina, ti do ancora 5 secondi, poi butto giù la porta!
Sbuffando, uscii dal bagno. Mio padre mi aspettava in piedi davanti all'ingresso, pronto ad andare.
-Ok ok, ci sono. Fammi solo fare mente locale, non vorrei dimenticare qualcosa di importante.
Diedi un ultimo, triste sguardo alla mia camera. La parete sopra il letto era completamente ricoperta di fotografie con le mie amiche, i miei compagni di classe e i miei genitori. Amavo stampare le mie foto e attaccarle al muro, amavo riguardarle una per una e ricordare esattamente il momento in cui era stata scattata.
Mi guardai attorno, pensando a cosa potevo aver dimenticato, ma la mia mente era completamente vuota. Rassegnata, spensi la luce e raggiunsi mio padre in sala. Misi le scarpe, raccattai borsa e valigia e, strisciando i piedi, uscii di casa.

Un'ora dopo eravamo alla stazione di Garibaldi, dove un treno alta velocità ci avrebbe portate a Napoli. Lì, dopo una sosta di un'ora, avremmo dovuto prendere un treno regionale per Metaponto, dove ci aspettava il direttore del villaggio.
Seduti in un bar, guardai Laura con aria triste. Nessuna delle due aveva la minima voglia di partire, ma ormai non potevamo tirarci indietro.
-Che facce tristi ragazze! Forza, sarà una bellissima esperienza, sono sicura che vi divertirete- disse Roberta, la madre di Laura.
La guardai e mi sforzai di sorridere, cercando di nascondere le lacrime che già minacciavano di scendere.
Alle 12.10 decidemmo di avvicinarci ai tabelloni, per vedere il binario di partenza.
-Treno AV per Napoli, ore 12.30... binario 11- dissi, guardandomi attorno alla ricerca del treno. Trovammo velocemente il binario e mio padre mi aiutò a caricare la mia pesantissima valigia.
-La prossima volta porta meno roba!- disse, sollevandola e sistemandola nel portabagagli sopra il sedile.
Risi -papà, sto via un mese! Non posso rischiare di non avere vestiti a sufficienza!
Lo abbracciai velocemente, odiavo i saluti, piangevo sempre. Laura si sedette vicino al finestrino, io mi accomodai accanto a lei e, insieme, salutammo con la mano i nostri genitori. Dopo poco tempo, il treno partì.
Il nostro incubo era ufficialmente cominciato.

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Capitolo 2
*** Benvenute nella giungla! ***


Capitolo due - Benvenute nella giungla!




 

Dopo svariate ore di treno, finalmente giungemmo a Napoli.
-Ehm, qualcuno mi da una mano con la valigia?- chiesi timidamente, guardandomi attorno.
Il treno si stava fermando e il mio bagaglio era troppo pesante per me. Un signore sulla sessantina fu l'unico ad alzarsi.
-Pesa più la valigia di te, cara!- disse, guardandomi e sorridendo.
Aveva ragione, eccome! Con il mio metro e sessanta e i miei 46 kg, sono sempre stata la più “piccola”, ho sempre odiato le battute sul mio peso e la mia altezza. C'è da dire che i capelli biondi compensavano la cosa. O almeno, avrebbero dovuto.
-Grazie mille per l'aiuto- dissi al gentile signore.
Io e Laura scendemmo dal treno e, un po' spaventate, decidemmo di rimanere vicine ai tabelloni, aspettando che comparisse il binario del nuovo treno.
Un'ora dopo eravamo sul regionale.
-Sono stanca di stare seduta!- disse lei, guardando fuori dal finestrino con malinconia.
-Anche io, e mancano ancora quattro ore di viaggio! Ripetimi con che coraggio stiamo andando a lavorare in culo al mondo...
Ridemmo entrambe, cercando di rendere la cosa meno spaventosa di quanto fosse in realtà. Non ero mai stata così lontana da casa da sola, e per così tanto tempo! Cercavo di non pensarci, la realtà era che mi cagavo addosso dalla paura!
-Speriamo almeno che ci mettano in una camera doppia...
-Già, arriveremo abbastanza tardi e non credo che avrò la forza di chiacchierare con degli estranei!- dissi, cercando di immaginare il nostro arrivo.
In quel momento, una voce metallica annunciò che il treno viaggiava con 45 minuti di ritardo, quindi saremmo arrivate a Metaponto alle 22.30 circa.
-Ci mancava solo questa!- imprecai, sempre più nervosa.
-Giusto per farci passare completamente la voglia di arrivare!
Incazzate nere, continuammo a parlare della nuova esperienza che ci attendeva.

Finalmente, la voce metallica ci interruppe, avvisandoci dell'imminente arrivo a Metaponto.
-Era anche ora!- esclamai, correndo a recuperare la valigia.
Scese dal treno, ci trovammo su una banchina completamente deserta. Eravamo in mezzo al nulla, la stazione era circondata dai campi e il buio dominava i dintorni.
-Cominciamo bene...- disse Laura, guardandosi attorno.
-Dove ci aspetta il direttore?
-In teoria all'uscita ma... dov'è l'uscita?
Ci mettemmo un po' per capire dove dovevamo andare, ma alla fine riuscimmo a non perderci in quella strana e complicata stazione. Alla fine del sottopassaggio c'era un uomo non troppo alto, in carne e con pochi capelli neri.
-Ti prego fa che non sia lui...- sussurrai a Laura, guardando l'uomo che, vedendoci arrivare, sorrise.
-Siete le stagiste di Milano?- chiese lui
'E ti pareva' pensai, sorridendogli
-Si, siamo noi
-Io sono Ciro, il direttore! Piacere!- disse, tendendoci la mano. -ehi, la tua valigia sembra molto pesante. Ti aiuto io.- aggiunse poi, rivolgendo lo sguardo verso me e il mio ingombrante bagaglio.
-Oh... non ce n'è bisogno, grazie! L'ho portata fino a qui senza problemi e...- provai a replicare
-Non se ne parla nemmeno! Sarete stanche e quella valigia ha tutta l'aria di pesare almeno una tonnellata! Su, la porto io- il suo tono, dolce ma deciso, non ammetteva repliche.
Acconsentii, passandogli il manico della valigia e seguendolo nel parcheggio.
-Allora, com'è andato il viaggio?- ci chiese poi, mettendo in moto la macchina
-E' stato... lungo! E stancante. Il ritardo del regionale non ci voleva proprio.- rispose Laura
-Posso immaginare! Partire da Milano poi...
-Adesso come funziona? Cominciamo entrambe domattina, avremo turni separati...?- chiesi, ansiosa di capire come
sarebbe andata il giorno seguente

-Quasi sicuramente avrete turni separati, appena arriviamo la capo ricevimento vi spiegherà tutto. Abbiamo uno splendido gruppo di lavoro, i ragazzi sono bravi e giovani, ci sono altre due stagiste nel settore ricevimento che hanno iniziato oggi quindi... spero che vi troviate bene e che riuscirete ad integrarvi velocemente!
Rimasi in silenzio, cercando di immaginare lo “splendido gruppo di lavoro”
'Con il culo che abbiamo, saranno sicuramente stronzi...' pensai.
-Eccoci arrivati!- esclamò Ciro, lasciando la macchina in un ampio parcheggio.
Scesi, recuperai la valigia e mi guardai attorno: l'ingresso era enorme! Avevo visto qualche foto su internet, ma non gli rendevano assolutamente giustizia! Suddiviso su due piani, il villaggio poteva ospitare fino a 1500 persone, un bel po' di gente! Entrando, ti trovavi nell'immensa hall, con il lungo bancone della reception sulla sinistra e un'enorme scala sulla destra. Da lì si accedeva al bare della terrazza. Superando la hall ti trovavi ad un bivio: a sinistra c'erano il ristorante, la sala congressi ed un gruppo di camere, a destra altre stanze e alcuni negozi tipici locali. Uscendo dalla hall arrivavi alla piscina e, seguendo il sentiero, potevi raggiungere la spiaggia, l'anfiteatro e un altro bar.
-Wow- fu l'unica cosa che riuscii a dire, entrando nella hall e avvicinandomi alla receptionist
-Salve ragazze! Siete le nuove stagiste di ricevimento, vero?- ci chiese una responsabile, Francesca.
-Si, di Milano!
-Perfetto. Com'è andato il viaggio?
-Piuttosto bene, siamo un po' stanche...
-Non ne dubito! Chiamo la capo ricevimento, così vi spieghiamo come funziona e poi vi accompagniamo nella vostra camera!
Francesca entrò in un ufficio e ne uscì subito dopo, accompagnata da una donna alta e magra, con grossi occhiali rossi e capelli neri che le arrivavano alle spalle.
-Io sono Annalisa, la capo ricevimento.- disse, porgendoci la mano -allora, per prima cosa, benvenute! Ora Francesca vi metterà il bracciale del villaggio, in modo che possiate girare liberamente. Cominciate domani, Laura alle 9, Martina alle 15.30. Potete fare colazione nella mensa riservata al personale, al piano terra sul retro del villaggio. Il resto ve lo spiegheremo domani! Patrizia vi accompagnerà nella vostra camera. Buona notte, ci vediamo domattina!- detto questo, Annalisa tornò nel suo ufficio.
-Datemi i vostri documenti, così faccio le fotocopie e ve li restituisco subito- ci disse Francesca -e questi sono i braccialetti. Noterete presto che all'interno del villaggio ce ne sono di diversi colori. I vostri, come i nostri e quelli degli animatori, sono verdi, per far capire agli ospiti che siete parte del personale.
-Fra, ti interrompo solo un secondo! Sono Patrizia, piacere!- disse una ragazza alta, in carne, con grandi occhi azzurri e corti capelli castani
-Ecco fatto ragazze!- ci disse Francesca, restituendoci i documenti -ora fate ufficialmente parte dello staff!
-Venite, vi accompagno in camera- Patrizia recuperò una chiave dall'ufficio nel retro del bancone e ci venne incontro, facendoci strada. Passammo per il corridoio che portava al ristorante e alla sala congressi, poi salimmo al primo piano con l'ascensore.
-In questo piano ci sono anche degli ospiti, ma un intero corridoio è stato dedicato agli stagisti, agli animatori e ai responsabili di sala e cucina. Non fate casino o gli ospiti si lamenteranno con Annalisa.
-Quanti altri stagisti ci sono?
-In totale siete 11. Quattro in ricevimento, quattro in sala e tre in cucina, Ecco, questa è la vostra, 1507.
Patrizia aprì la porta ed entrammo. La camera era abbastanza grande, con tre letti singoli, tre grandi armadi, un balcone e il bagno. Le pareti, come in tutto il villaggio, erano gialle.
-Ci sono tre letti, ma la stanza è solo vostra. Per andare in mensa percorrete tutto il corridoio, scendete le scale e poi entrate nella grande porta di fronte. Se vi perdete, venite a chiedere in reception. Vi lascio disfare i bagagli ora. Buonanotte e... benvenute nella giungla!

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Capitolo 3
*** Sono Davide, il nuovo animatore! ***


Capitolo tre - Sono Davide, il nuovo animatore

 

4 Giugno, ore 7.30
 

'Non può essere vero' pensai, rigirandomi nel letto.
-Marti spegni quella cazzo di sveglia, ti prego!- urlò Laura con la testa sotto il cuscino
Mi sollevai a fatica e mi guardai attorno, cercando di orientarmi. La sera prima avevo sistemato tutti i vestiti in uno dei grandi armadi e la valigia era sotto la scrivania vicino al letto di Laura.
-Mi sa che ci tocca muoverci...- dissi, prendendo una felpa dall'armadio e andando lentamente in bagno.
Ci vestimmo e scendemmo alla ricerca della mensa. Come da previsione, ci eravamo perse.
-Ma dove cavolo dobbiamo andare?- mi chiesi, disperata e affamata
-Non ne ho la più pallida idea! Proviamo a chiedere a quel tizio laggiù...
Avevamo sceso le scale, ma non capivamo proprio da che parte dov
essimo andare. Poco più avanti c'era un signore vicino ad un camion, intento a scaricare della frutta. Ci avvicinammo e lui ci guardò, sorridendo.
-Finalmente siete arrivate!
-Come scusi?- gli chiese Laura
-Le aiutanti! Per scaricare la merce dal camion! Non siete voi?
-Ehm... no... a dire la verità cercavamo la mensa...
L'uomo si mise a sbraitare in dialetto e nessuna delle due capì una sola parola. Decidemmo di allontanarci silenziosamente e finalmente trovammo la mensa. Dopo aver fatto colazione tornammo in camera, Laura doveva prepararsi per cominciare a lavorare.
-Che palle, perché devo cominciare così presto? Non è giusto!- disse, allacciandosi i bottoni della camicia.
Il villaggio non ci aveva fornito nessuna divisa, quindi avevamo dovuto procurarcela noi: camicia bianca, pantaloni blu e ballerine nere.
-Forza e coraggio, dopo tocca anche a me! Intanto vado a fare un giro per il villaggio, almeno mi oriento.
Accompagnai Laura nella hall e poi uscii, trovandomi davanti alla piscina. L'aria era fresca e frizzante, non faceva per niente caldo, quindi decisi di tenere la felpa. Mi incamminai verso la spiaggia, passando davanti all'anfiteatro dove, la sera, si sarebbero svolti gli spettacoli dell'animazione. Per arrivare al mare bisognava attraversare un sentiero in pineta, ma il villaggio metteva a disposizione un servizio navetta, che consisteva in un simpatico trenino dai colori sgargianti.
Camminai lentamente, erano solo le 9.30 e avevo un sacco di tempo a disposizione. Chiamai a casa per avvisare i miei genitori che stava andando tutto bene, poi arrivai in spiaggia. Mi guardai in giro: c'erano molti ombrelloni e lettini blu, e un pezzo di spiaggia libera che veniva usata dagli animatori per l'organizzazione dei giochi. Camminai sulla passerella, indossavo le All Star e non potevo andare sulla sabbia. Sul bagnasciuga c'era la torretta del bagnino, ma anche molte canoe, barche e tavole da windsurf. Il mare era limpido e calmo, rimasi per un po' a guardare l'orizzonte.

Il primo giorno in un posto nuovo è snervante, non conosci nessuno e non sai come comportarti o dove andare, ti guardi attorno con diffidenza e speri disperatamente che qualcuno abbia pietà di te e si avvicini a parlarti. Tornai indietro e nel corridoio incontrai tre ragazze, piene di borse e valigie.
-Ciao, sei nuova anche tu?- mi chiese una di loro
-Si, sono arrivata ieri sera. Voi siete arrivate ora?
-Si, sono venuti a prenderci all'aeroporto di Bari. Io sono Roberta, loro invece sono Alessandra e Beatrice.
-Martina, piacere!- dissi, stringendo la mano alle tre ragazze. -siete stagiste anche voi?
-No, facciamo parte dell'equipe di animazione, ci occuperemo del Mini Club. Tu invece?
-Sono stagista in ricevimento, sto in reception, ma solo fino alla fine di Giugno.
-Ah ok. Beh, noi dobbiamo andare. Ci becchiamo in giro!- disse Roberta, facendomi l'occhiolino.
Entrai in camera e ci rimasi fino alla fine del turno. Non scesi neanche in mensa, non sapevo con chi pranzare e odiavo mangiare da sola. Mi feci una doccia e lavai i capelli, poi scesi in hall. Feci un profondo respiro prima di entrare dietro al bancone.
Vidi subito Laura e Sara, l'altra stagista, sedute accanto ad un enorme telefono con un sacco di tasti strani.
-Hei, com'è andata?
-Abbastanza bene dai, non c'è molto movimento- mi rispose Laura, alzandosi e preparandosi ad andare -dobbiamo avvisare Annalisa che facciamo il cambio turno.
Entrammo tutte e tre nell'ufficio della capo ricevimento e ne uscimmo poco dopo.
-Bene, noi andiamo!- disse Sara guardandomi. -è anche arrivata Lisa!
Mi voltai e vidi una ragazza alta pressapoco come me, un po' in carne, con grossi occhiali neri e corti capelli mori.
-Ciao, sono Lisa!- disse, presentandosi e dandomi la mano.
-Marti, fammi uno squillo quando vai a mangiare, almeno ceniamo insieme!- mi disse Laura, uscendo.
Quando Laura e Sara se ne andarono mi guardai intorno, spaventata. Lo strano telefono continuava a squillare e Lisa correva da tutte le parti, prendendo fogli, alzando la cornetta e scrivendo post-it ovunque.
Mi avvicinai alle responsabili , cercando di capire cosa avrei dovuto fare. Erano le 15.40, il cambio del turno, ed erano tutti dietro al bancone. Mi videro e si presentarono, uno ad uno: Francesca e Patrizia, che avevo già conosciuto, Barbara, Giulia, Katia, Gabriele e Maurizio. Il turno del mattino era appena finito anche per loro, quindi io e Lisa saremmo rimaste con Giulia, Gabriele e Maurizio.
-Bionda, fatti spiegare da Lisa cosa devi fare!- mi disse Gabriele
'Carino, non si ricorda già più il mio nome. Cominciamo bene!' pensai, raggiungendo Lisa.
Nel giro di pochi minuti mi spiegò tutto: noi stagiste dovevamo prendere e consegnare le chiavi, raccogliere i reclami e le annotazioni in appositi raccoglitori, rispondere al telefono e trascrivere i dati degli ospiti per poter fare poi i preventivi.
-Ok, credo di potercela fare!- dissi, cercando di elaborare tutte le informazioni.
-Devi solo farci l'abitudine. Io ho già fatto uno stage del genere l'anno scorso, vedrai, te la caverai benissimo!- disse lei, cercando di rassicurarmi.
-Speriamo. Più che altro, sono terrorizzata da quel telefono! Ci metterò un secolo a capire come funziona.
La giornata passò abbastanza velocemente, cominciai a prendere confidenza con il posto, ma il telefono che fungeva da centralino restava il mio peggiore incubo.
Parlai molto con Lisa, era veramente simpatica e andare d'accordo con lei era facilissimo. Scoprii che abitava in un paesino vicino a Padova, in Veneto e che frequentava una scuola alberghiera insieme agli altri stagisti presenti nella struttura.
-Ragazze, sono le 18.30. Una delle due viene a mangiare con me, l'altra va alle 20. Chi viene?- disse Giulia, interrompendoci
-Ti dispiace se vado io? Muoio di fame!- mi chiese Lisa.
-Tranquilla, io vado dopo con Laura!
Detto questo, le due se ne andarono, lasciandomi sola con Gabriele e Maurizio, che cominciarono subito a fare i cretini, facendosi scherzi e colorandomi le braccia con il pennarello indelebile, rincorrendomi per tutto il bancone.
-Proprio un comportamento maturo, complimenti!- dissi ridendo, cercando inutilmente di pulirmi
-Abituati, bionda! Quando io e lui saremo di turno insieme, tu e Lisa morirete!- disse Maurizio, prendendo Gabriele per un braccio e andando a bere un caffè in back office.
-Ho anche un nome, sapete? E...- non feci in tempo a finire la frase, una voce maschile mi interruppe.

Mi girai verso l'ingresso e lo vidi.
Stava in piedi davanti a me, con un braccio appoggiato al bancone. Alto, robusto, corti capelli neri e bellissimi occhi scuri, incorniciati da lunghe ciglia. Aveva delle splendide sopracciglia e mi sorrideva. Il sorriso più bello che avessi mai visto.
-Sono Davide, il nuovo animatore. Sono appena arrivato. Potresti chiamare Mariagrazia, la capo equipe, per favore?- mi chiese, senza smettere di sorridere.
Rimasi ferma a fissarlo per qualche secondo, senza emettere alcun suono.
-Ehm... si... un attimo solo!- non avevo idea di chi fosse Mariagrazia, ne tanto meno come fare a chiamarla! Corsi in back office ad avvisare Gabriele e Maurizio, che la chiamarono subito.
Davide ringraziò, mi sorrise un'ultima volta e poi si accomodò su una poltrona.
Gabriele mi spiegò come chiamare i numeri interni dal centralino, ma la mia mente vagava ancora al ragazzo seduto sula poltrona. Era bastato uno sguardo, ma già sapevo che quel sorriso mi sarebbe apparso in sogno, quella notte.
-Martina, ci sei?
Tornai sulla Terra e mi girai a guardare Gabriele che mi fissava divertito.
-Si si, scusa. Ehi, mi hai chiamata per nome!
-Ah, gia. Non ti ci abituare, bionda!
Risi. Tutto sommato, la giornata non stavo andando male.
Alle 20 andai a cena con i due cretini, feci uno squillo a Laura per dirle di raggiungerci. Mangiammo in compagnia di alcune cameriere, dei manutentori e dei tra bagnini, Mario, Carmine e Giovanna. Erano tutti molto simpatici con noi, ci facevano domande e scherzavano fra di loro usando parole dialettali che ne io ne Laura riuscivamo a capire. A metà della pausa ci raggiunse anche uno dei baristi, Antonio. Credo di non aver mai riso tanto! Si sedette al tavolo con noi e cominciò a fare una serie di battute maliziose sulla sua omosessualità, facendoci ridere tutti a crepapelle.
-Antonio, ci sono delle minorenni!- lo rimproverò Carmine ridendo
-Ehi, io ancora per poco, li compio domani!- replicò Laura, senza riuscire a smettere di ridere.
-Allora è solo la biondina che non ha il permesso di ascoltare!- disse Gabriele, che mangiava con noi.
Finimmo di mangiare e tornai in reception. La serata passò tranquillamente, gli ospiti erano a cena e in pochi venivano da noi. Alle 21.30 il nostro turno finì, così io e Lisa tornammo in camera.
Verso le 22 Lisa bussò alla nostra porta e passammo insieme la serata. Quando andò via, ci infilammo subito sotto le coperte.
-L'ultima notte da minorenne eh?!- dissi a Laura
-Già, finalmente! Meno male che ho già festeggiato con i miei e il mio ragazzo...
Spensi la luce e mi coprii fino alle orecchie con il lenzuolo.
Come da previsione, il sorriso di Davide fu l'ultima cosa a cui pensai.  

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Capitolo 4
*** Certo che se tutti gli animatori sono così... ***


Capitolo quattro - Certo che se tutti gli animatori sono così...




 

5 Giugno, ore 15.30

 

Finalmente la fine del turno! Io e Lisa ci alternavamo gli orari con Laura e Sara, quindi oggi toccava a noi il turno mattutino.
-Che ne dici se andiamo in spiaggia adesso? Ci sono anche le altre stagiste, almeno le conosci!- mi chiese Lisa in corridoio
-Volentieri! Metto il costume e ti busso!- dissi, entusiasta.
Non vedevo l'ora di andare in spiaggia e di fare il bagno, giusto per aprire ufficialmente la stagione estiva. E poi, non avevo ancora conosciuto le altre stagiste, avevo proprio voglia di fare nuove amicizie, giusto per far sembrare lo stage meno terribile!
Mi preparai velocemente e bussai alla porta di Lisa, 1508. Mi aprì una ragazza abbastanza alta, con lunghi capelli castani e occhiali da vista identici ai miei, Ray Ban neri.
-Ciao, sono Martina, Lisa c'è?- chiesi, salutandola
-Si, si sta preparando! Puoi entrare se vuoi.. Io sono Giada comunque, e lei è Valeria!- mi disse lei, presentandomi la ragazza distesa su un letto
-Ciao! Sei una stagista anche tu?- mi chiese Valeria, alzandosi dal letto e venendomi incontro
-Si, in ricevimento!
Lisa uscì dal bagno e tutte e quattro ci avviammo verso la spiaggia.
-Possiamo andare sui lettini anche noi?- chiesi una volta arrivate
-In teoria si, siamo venute ieri e nessuno ci ha detto niente! Al limite restiamo più indietro, così evitiamo problemi!- mi rispose Giada, sistemando il suo asciugamano su un lettino
Decidemmo di fare due passi sul bagnasciuga, passammo di fianco alla torretta del bagnino e notai due ragazzi.
-Ehi, sapete chi sono quelli?- chiesi, continuando a guardarli
-Devono essere due animatori, hanno il bracciale verde e il costume della divisa...- mi rispose Lisa
-Non sono niente male, però- commentò Valeria
Continuammo a camminare, lanciando languide occhiate ai due ragazzi che, nel frattempo, si erano accorti di noi.
Finalmente faceva caldo, così decidemmo di fare il bagno. L'acqua era gelata, il primo impatto fu terribile, ma adoravo quella sensazione. Rimanemmo in acqua per molto tempo, ed ebbi modo di conoscere meglio Giada e Valeria. Anche loro erano venete e frequentavano la stessa scuola di Lisa, insieme a Sara e agli altri stagisti che ancora non avevo conosciuto.
-Li vedrai tutti stasera a cena! Mangiamo insieme, ti va?- mi chiese Valeria
-Certo! A che ora possiamo mangiare?
-Alle 18.30 o alle 20, ma noi di sala e cucina dobbiamo per forza mangiare al primo turno, cominciamo a lavorare alle 19!
Restammo in acqua un altro po', poi uscimmo e passammo davanti ai due animatori di prima.
-Ehi voi!- disse uno di loro.
Ci girammo tutte a guardarli. Ci vennero incontro e si presentarono: Alessandro, istruttore di canoa e Marco, istruttore di vela. Erano entrambi molto carini, con fisici mozzafiato e abbronzature perfette.
-Siete le nuove stagiste vero?- chiese Alessandro
-Si! Io sono Valeria, piacere!- disse prontamente lei, stringendogli la mano
-Piacere mio...- disse lui, senza smettere un secondo di fissarla.
Ci presentammo tutte e rimanemmo con loro a parlare per un po'.
-Noi siamo qui in spiaggia tutto il giorno, facciamo lezioni private o collettive. La sera però facciamo lo spettacolo di animazione insieme agli altri in anfiteatro.- ci spiegò Marco
Si erano ormai fatte le 17.30, dovevamo rientrare. Prima di andare però, Alessandro riuscì ad ottenere il numero di telefono di Valeria.
-Il solito culo Vale!- esclamò Giada quando ci fummo allontanate
-Ed è solo il terzo giorno!
-Ma smettetela! Io sono fidanzata...- disse lei, imbarazzata
Tornammo in camera e ci demmo appuntamento per le 18.30 in mensa
'Certo che se tutti gli animatori sono così carini potrei anche pensare di vincere l'odio che ho sempre provato verso di loro!' pensai. Avevo sempre odiato gli animatori, il mio carattere timido mi aveva sempre impedito di partecipare ai giochi e alle attività che proponevano. Ma cavoli, non avevo mai incontrato animatori così... attraenti! Tra Davide, Alessandro e Marco, c'era solo l'imbarazzo della scelta. 'E pensare che ne ho conosciuti solo tre... ce ne sono ancora altri trenta!'
Feci una doccia rapida e scesi in mensa.

C'era molto casino, tutti i responsabili di sala e cucina cenavano a quell'ora.
-Marti!- mi chiamò Valeria, intimandomi ad avvicinarmi. Era insieme a Giada, Lisa ed un gruppo di ragazzi che non avevo mai visto. 'Devono essere gli altri stagisti' pensai, osservandoli.
Si presentarono tutti con un gran sorriso: Pasquale, Federico e Luca, stagisti in cucina e Leonardo e Alberto, stagisti in sala. Mentre eravamo in fila ci raggiunse anche Laura, annunciando che Sara avrebbe mangiato alle 20.
-Quindi sei di Milano?- mi chiese Federico, che si era seduto accanto a me. Era molto alto, con la faccia paffuta e un tenerissimo sorriso
-Eh gia, la bella Milano.
-Susu, adesso non te la tirare perché vivi li!- mi rispose Pasquale. Lui viveva in Veneto, ma era originario di Napoli e ne andava molto fiero.
-Dimmi qualcosa in milanese!- continuò Federico
Risi -Non conosco molto bene il dialetto, non saprei farti una frase...
-Beh, una parola in dialetto la dici spesso: 'né'. Mi spieghi che significa?- aggiunse Lisa
-Lo usiamo alla fine delle domande, come a chiedere un ulteriore conferma. “Vanno qui questi fogli, né?”
-Bah, il dialetto veneto è molto più bello- disse Luca
-Non direi! In ogni frase mettete una bestemmia!
-Siamo veneti, è normale!- rispose Leonardo.
Andammo avanti a parlare di dialetti per tutta la cena, discutendo di quale fosse il migliore. Ovviamente, non giungemmo ad una conclusione!
Finimmo di mangiare e, mentre tutti tornavano al lavoro, io e Lisa decidemmo di fare una breve passeggiata in spiaggia.
Il mare al tramonto è qualcosa di indescrivibile. Il cielo si tinge di mille sfumature e vedere il sole scomparire dietro l'orizzonte mi ha sempre fatto venire i brividi.
Rimanemmo in spiaggia fino alle 21, poi tornammo indietro, passando dalla hall per fare un saluto a Laura e Sara che ancora stavano lavorando. Quando ci avvicinammo, Gabriele, che anche quel giorno faceva il turno pomeridiano, ci salutò sorridendo e ci invitò ad andare in back office. Lì trovammo un Tiramisù, mangiato per metà, che i responsabili di ricevimento avevano fatto portare per il compleanno di Laura.
-Mentre voi cazzeggiavate, noi festeggiavamo! Forza, prendetene un pezzo- ci disse Gabriele
Senza farcelo ripetere due volte, ci fiondammo sul dolce.
-Noi andiamo, ci vediamo dopo ragazze!- disse Lisa, salutando le altre due.
Tornammo in camera, ma ci demmo appuntamento alle 22 in sala congressi. Quella sera sarebbe cominciata l'animazione ed eravamo curiose di vedere come funzionava.

Quando entrammo nella sala vidi cinque animatori abbastanza grandi, sui 35/40 anni, che parlavano al microfono e cercavano di coinvolgere gli ospiti. Noi decidemmo di rimanere in fondo alla sala. Ad un certo punto partì la musica e da una porta proprio accanto a noi entrarono tutti gli altri animatori e animatrici decisamente più giovani, tra cui riconobbi Davide, Marco e Alessandro. Si misero tutti a ballare la sigla del villaggio e si divertivano parecchio, a giudicare dalle facce allegre e dal sorriso perennemente stampato sul viso. La canzone finì e i ragazzi rimasero in fondo alla sala, godendosi l'applauso degli ospiti.
Erano veramente tantissimi, ma uno in particolare attirò la mia attenzione, sentivo il suo sguardo bruciarmi sulla pelle. Mi girai e incontrai due splendidi occhi neri e un malizioso sorriso.
Davide mi fissava.

Arrossii e abbassai lo sguardo, sorridendo timidamente fra me e me.
-Ciao ragazze, che state facendo?- chiese Leonardo
Ero talmente presa dai miei pensieri che non mi ero neanche accorta del suo arrivo.
-Noi andiamo a fare un giro, pensavamo di andare in spiaggia! Voi venite?- ci chiese Alberto
-Perché no!- rispose Giada, sorridendo
La serata passò velocemente fra mille battute e risate, ma fummo costretti a rientrare prima di mezzanotte, o il custode avrebbe chiuso il cancello che portava alla spiaggia.
-Bella, ci vediamo domattina!- disse Luca in corridoio, salutandoci
Ci scambiammo la buona notte e tutti rientrarono nelle proprie stanze, tranne Pasquale, che sosteneva di non avere sonno.
-Dai, vieni da noi a fare due chiacchiere- gli propose Laura
Senza farselo ripetere due volte, Pasquale andò in camera sua, mise il pigiama e poi bussò alla nostra porta.

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Capitolo 5
*** Sai, io sono un tipo romantico ***


Capitolo cinque - Sai, io sono un tipo romantico



 

-Quindi lavori in una pizzeria?- chiese Laura a Pasquale.
Parlavamo ormai da un po', seduti sui tre letti singoli della nostra stanza.
-Esatto. Beh, in realtà la pizzeria è di mio padre, ma io ci lavoro come un qualsiasi altro dipendente.
-Che figata! Ma fai avanti e indietro da Napoli spesso?
-Beh si, ho la metà della mia famiglia al Sud, quindi prendo il treno e vado a trovarli almeno una volta al mese.
-Ma tu hai la ragazza giusto?- gli chiese Laura
-Non esattamente. C'è questa tipa che mi piace, siamo stati insieme qualche tempo fa, poi l'ho lasciata perché non la vedevo più interessata a me... sai, io sono un tipo romantico. Mi piace fare le cose per bene e con calma con le ragazze, non sono il classico ragazzo che bacia al primo appuntamento. Sono più il tipo da serenate sotto la finestra.
-A trovarlo un ragazzo così!- commentai
-Tu non hai il ragazzo?- mi chiese
-No, sono single, ma non per scelta!
-Oh andiamo, non c'è neanche un ragazzo che ti piaccia?
Il primo nome che mi balenò in mente fu Davide. Ma poi ricordai al mio cervello che non dovevo farmi troppe illusioni, quindi cercai di pensare a qualcun altro. L'unico altro nome che mi venne in mente fu Claudio. Era un ragazzo del mio paese, di un anno più grande, che da un po' di tempo mi scriveva. L'unico problema era che aveva la ragazza. E si era comportato veramente da stronzo con me, chiedendomi di uscire quando la sua tipa lo aveva mollato per poi avvisarmi che era tornato fra le braccia di lei senza pensarci due volte.
-Beh, qualcuno c'è, ma è una storia... complicata diciamo!
-E tu Laura, non hai il ragazzo?
-Si, Nicola. Vive in Emilia Romagna, ma riusciamo comunque a vederci spesso. Anche la nostra comunque è una storia complicata!- disse lei, con una nota di amarezza nella voce

Continuammo a parlare fino alle 2 di notte, ormai si stava facendo tardi e sia io che Laura cominciavamo ad avere molto sonno.
-Vado a lavarmi i denti, poi dormo ragazzi! Domani tocca a me il turno di mattina...- disse Laura, alzandosi e andando in bagno.
Io e Pasquale rimanemmo in silenzio. Poi lui si avvicinò e si sedette accanto a me sul mio letto.
-Sai che sei proprio simpatica?- mi disse, avvicinando il suo viso al mio
-Si?- chiesi, senza muovermi
-Già. E sei anche carina...- continuò, a due centimetri dalle mie labbra.
Non dissi niente, ma per qualche strana ragione non mi mossi. Pasquale non mi piaceva, era simpatico per carità, ma non era proprio il mio tipo!
Non feci in tempo a finire di formulare un altro pensiero, perché mi ritrovai le sue labbra incollate alle mie. Rimasi stupita da questo suo gesto, mica era un tipo romantico, che non bacia una ragazza alla prima uscita?!
Mi staccai subito e lo fissai.
-Eccomi, Marti puoi andare tu adesso!- disse Laura, uscendo dal bagno. Pasquale si staccò velocemente e andò a sedersi di nuovo sull'altro letto. Io mi alzai e, senza guardare nessuno in faccia, corsi in bagno.
Ma che cavolo gli era preso? L'avevo conosciuto appena quella sera e già provava a baciarmi? Alla faccia del romanticismo.
Quando uscii dal bagno mi aspettavo di non trovarlo, immaginavo che Laura lo avesse mandato in camera sua e invece... eccolo li, sdraiato sul terzo letto della nostra stanza, il cellulare per terra e un braccio sotto il cuscino, pronto per dormire.
Guardai Laura allibita, ma si era già addormentata.
-Esattamente, cosa pensi di fare?- gli chiesi
-Dormire! Mi avete invitato voi qui, no?- mi rispose lui tranquillamente, senza alzare la testa dal cuscino
-Ti abbiamo invitato a chiacchierare! Non dormire!
-Beh ma ormai Federico e Luca si saranno addormentati, io non ho la chiave della camera quindi non posso entrare
-Oh, mi dispiace... ora fuori!- esclamai punzecchiandolo con un dito per farlo alzare.
-Va bene va bene, come vuoi- disse lui, le mani alzate in segno di resa. Lo accompagnai in corridoio, poi chiusi la porta.
'Ma tu guarda questo! Non so nemmeno chi sia, mica faccio dormire con me gli sconosciuti! E poi ha provato a baciarmi, cazzo! Chissà cos'altro potrebbe fare mentre dormiamo...' pensai, tornando a letto. Ero convinta fosse quella la decisione giusta, insomma, era pur sempre uno sconosciuto, no?
Eppure... ecco il senso di colpa che arrivava, bastardo!
Non potevo farlo dormire in corridoio, chissà cosa avrebbe pensato la gente trovandolo lì. E non era proprio il caso di farselo nemico, avrei dovuto “sopportarlo” per tutto il mese. Sbuffando, mi tolsi le coperte e uscii in corridoio. Lo trovai seduto vicino alla porta della sua camera, il cellulare in mano e la testa appoggiata contro lo stipite.
-Non ti aprono, eh?!- sussurrai, non volevo certo svegliare qualcuno.
-No, ma tanto a te che ti importa? Torna in camera e non rompere.
Ero tanto, tanto tentata di mandarlo a quel paese e tornare a grandi passi nella mia stanza. Ma una vocina nella mia testa di disse che non era la cosa giusta da fare.
'Mannaggia a me..' pensai
-Forza muoviti, alza il culo e torna da noi. Non puoi dormire in corridoio.
-Tu non mi vuoi in stanza...
-No, non ti voglio, non ti conosco e hai provato a baciarmi! Ma non sono così stronza da farti morire di freddo sul pavimento. Comunque, fai come ti pare, la porta è aperta.- detto questo gli girai le spalle e tornai in camera mia.
Dopo qualche secondo sentii la porta chiudersi e vidi Pasquale tornare a sdraiarsi sul letto.

-Non ho alcuna intenzione di stuprarti mentre dormi, se è di questo che hai paura.- disse, infilandosi sotto le coperte.
Non gli risposi e spensi la luce.
-Sai, a Milano di solito diciamo Buonanotte.
-Buonanotte, allora- disse
'fanculo' pensai.
Finalmente riuscii ad addormentarmi.

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Capitolo 6
*** Giuro che se continua così la strangolo! ***


Capitolo sei - Giuro che se continua così la strangolo!





 

6 Giugno, ore 15.30


-Ha provato a baciarti? Pasquale?
-Te lo giuro Sara! Ci sono rimasta malissimo!
-Ma... Oddio scusa, ma sto ancora metabolizzando la cosa...
Stavo raccontando a Sara, Lisa e Laura dell'episodio con Pasquale.
Tutte e tre rimasero a dir poco sconvolte dal mio racconto, nessuna se lo aspettava da lui.
-Ma... ieri sera ci ha detto di essere un tipo romantico! Ha detto che non bacia una ragazza alla prima uscita!- esclamò
Laura

-Infatti! E poi non era neanche una vera e propria uscita, se vogliamo dirla tutta...
-Ti giuro, da lui non me lo sarei mai aspettata!

-Ragazze!- una voce femminile ci interruppe. Ci girammo tutte a guardare Patrizia, ferma accanto a noi. Era il cambio turno, Sara e Laura dovevano andarsene, mentre io e Lisa saremmo rimaste con Patrizia, Giulia e Katia -Non per disturbare, ma qui non siamo al bar! Potrete discutere dei vostri affari alla fine del turno!- continuò lei, arrabbiata.
-Scusa, ce ne andiamo subito- disse Sara
-Ci vediamo a cena- aggiunse velocemente Laura, prendendo Sara per un braccio e trascinandola fuori.
Non avevamo mai lavorato con Patrizia e Katia, ma a giudicare dalle premesse non sarebbe stata una passeggiata.
-Bene, ora che c'è finalmente silenzio...- ricominciò Patrizia -vi dividete. Una starà accanto a me, al centralino, l'altra non si staccherà neanche un secondo dall'altro telefono. Tutto chiaro?
Presi posto vicino al centralino, mentre Lisa correva ad accaparrarsi l'altra postazione.
Patrizia cominciava a spaventarmi. Si sedette al computer accanto a me e cominciò a rispondere alle e-mail di prenotazione di alcuni clienti.
Il centralino, come al solito, continuava a suonare e la maggior parte delle volte non sapevo rispondere alle specifiche domande che mi venivano poste. Quindi dovevo continuare a mettere in attesa il malcapitato e chiedere informazioni a Patrizia.
Ma lei, da brava stronza, rispondeva a monosillabi. Sbuffava di continuo, ad ogni mia domanda o dubbio.
-Senti, studiati a memoria il dépliant del villaggio stanotte!- sbuffò ad un certo punto.
Serrai le labbra, feci un bel respiro e contai fino a dieci, non era certo il caso di mettersi a urlarle contro.
Andammo avanti così per tutto il giorno, finché Giulia non venne a salvarmi, dicendomi che erano le 18.30 e che dovevamo andare in pausa.

-Giuro che se continua così la strangolo!- sbottai, sedendomi a tavola con un enorme piatto di pasta davanti.
-Con chi ce l'hai?- mi chiese Federico, seduto accanto a me
-Con una mia responsabile, Patrizia. Non la sopporto più, continua a sbuffare e rispondermi male. Perché è una mia responsabile, se no a quest'ora l'avrei già mandata a fanculo tante di quelle volte che...
-Calmati Marti! Respira!- mi disse Laura, sorridendo -Non sembrava così male ieri, durante il mio turno.
-Allora si vede che ce l'ha a morte con me. Bene. Questo cos'è, il secondo giorno di lavoro?
-E' il terzo veramente...- mi rispose Laura, cercando di trattenere una risata.
-Spero di averla tra i piedi il meno possibile!
-Marti, non per deluderti, ma ho guardato i loro turni e... domani lei ha il turno di mattina!- mi disse cauta Lisa
-Ti prego dimmi che stai scherzando!
Parlammo per tutta la cena di quanto fosse stata stronza Patrizia e di quanto invece fossero simpatici gli altri responsabili.
-Beh, non tutti sono poi così simpatici. Francesca mi odia!- esclamò Laura -ogni volta che rispondo al telefono si piazza al mio fianco e mi dice di parlare più forte. Mica posso urlare nelle orecchie della gente che chiama!

-Ehi, se vuoi facciamo cambio adesso. Sto io al centralino con Patrizia, ti lascio il mio posto vicino a Giulia che è decisamente più simpatica!
-Lisa, sei la mia salvezza, non so come farei senza di te!- esclamai, gettandole le braccia al collo e abbracciandola
La serata passò decisamente più piacevolmente accanto a Giulia. Era gentile e molto disponibile, rispondeva cortesemente alle mie domande senza sbuffare neanche una volta! Fu un sollievo quando Katia e Patrizia andarono a cena, finalmente io e Lisa potevamo chiacchierare senza rischiare di beccarci un cazziatone.
Verso le 20 gli ospiti andavano a cena, quindi molti di loro si fermavano alla reception a lasciare le chiavi della stanza, troppo ingombranti da portare in giro. Alcuni si fermavano a scambiare due chiacchiere, chiedendoci dello stage e parlando del più e del meno. Erano i momenti migliori in assoluto, parlare con i clienti era, in qualche modo, gratificante.
Ci riempivano sempre di tanti complimenti, lodando il nostro “evidente” impegno. In pratica io e Lisa facevamo a gara per chi dovesse andare a recuperare la chiave dagli ospiti che arrivavano. Se erano stranieri poi... quale migliore occasione per parlare un po' di inglese ed imparare qualcosa?

Noi, in quanto stagiste, avremmo dovuto stare nella parte del bancone dedicata alle informazioni. Così, quando non c'era Patrizia a separarci, stavamo sedute vicine, rispondendo il meglio possibile alle domande che gli ospiti del villaggio ci facevano.
Quando tornarono dalla cena, la situazione tornò come prima. Per fortuna, il turno finì alle 21.30 e, senza perdere altro tempo, ci defilammo.
-Ci vediamo stasera?- chiesi a Lisa una volta uscite dal bancone
-Certo, mi faccio una doccia rapida e ti busso. Noi due, Laura e Sara possiamo cominciare ad andare in anfiteatro, so che fanno lo spettacolo dell'animazione stasera. Gli altri mi hanno detto che ci raggiungono alla fine del loro turno!
-Perfetto allora! Ti aspettiamo!- dissi, entrando in camera.

-Allora, com'è andata con Patrizia?- mi chiese Laura
-Decisamente meglio, non mi ha praticamente rivolto la parola. Io e Lisa abbiamo fatto cambio di postazione, almeno sono stata un po' con Giulia, che è molto più simpatica!
-Giulia è tenerissima, è la migliore in quella gabbia di matti!
-Sapere che avrò di nuovo Patrizia domani mattina mi fa passare completamente la voglia di andare a lavorare!
-Perché, quando mai ne abbiamo avuta voglia?!
Ridemmo entrambe, poi andai in bagno per farmi una doccia veloce, avevo bisogno di togliermi di dosso tutto lo stress.

Venti minuti più tardi, io Lisa Laura e Sara eravamo in anfiteatro. Lo spettacolo cominciava alle 21.30, quindi arrivammo in tempo giusto per l'ultimo pezzo di show e per la sigla finale.
Avevamo già visto all'opera tutti gli animatori, ma vederli ballare tutti insieme sul palco era un'altra cosa!
Cercai il viso di Davide e lo trovai, ballava in ultima fila. Non era un grande ballerino, devo ammetterlo, ma non smise neanche un secondo di sorridere, la luce soffusa del teatro gli faceva brillare gli occhi.
Cercammo di canticchiare la sigla, saremmo sicuramente riuscite ad impararla prima della fine dello stage. La canzone finì e Mariagrazia, la capo equipe, salutò tutti, dando appuntamento al bar della piscina per la continuazione della serata. 
-Che facciamo, andiamo anche noi?- proposi alle altre tre.
-Perché no, non ci simo ancora state. Almeno vediamo un po' di gente...- rispose Laura
-Mando un messaggio a Valeria, così ci raggiungono appena finiscono.- aggiunse Sara
Eravamo sedute nell'ultima fila in alto dell'anfiteatro, quindi scendemmo gli scalini di pietra e ci avvicinammo al palco.
-Ehi ciao!- sussurrò un ragazzo. Ci girammo tutte e riconobbi Marco, l'istruttore di vela che avevamo conosciuto in spiaggia il giorno prima
-Ciao Marco!- lo salutai, avvicinandomi -loro sono Sara e Laura, le altre stagiste di ricevimento di cui parlavamo ieri!- dissi, presentandogli le due ragazze che ancora non aveva conosciuto.
Notai subito che Marco non staccava gli occhi dal viso di Laura, che cercava in tutti i modi di non arrossire.
-Che fate adesso?- ci chiese
-Pensavamo di andare al bar della piscina... ci sarete anche voi?
-Si, ma dobbiamo continuare a lavorare! Stacchiamo a mezzanotte. Dobbiamo giare tra i tavoli e fare conversazione con
gli ospiti...

-Che voglia!- commentò Lisa
-Devo andare oppure mi fanno un culo quadro! Ci vediamo in giro! Ciao ragazze!- disse Marco, lanciando un'ultima occhiata a Laura e andandosene
Ci incamminammo verso il bar, Lisa e Sara sembravano non aver notato nulla di strano, quindi camminarono davanti a noi, continuando a parlare.
-Bene bene...- dissi a Laura
-Bene cosa?- chiese, perplessa
-Non fare la finta tonta, ho visto come ti fissava Marco!
Laura scoppiò a ridere -Tu sei da ricoverare cara! Hai le allucinazioni! Non mi fissava proprio!- protestò
-Sono assolutamente normale carina, e si, ti guardava! Parlava con noi ma non staccava lo sguardo da te!
-Beh, anche se fosse, sono fidanzata, quindi...
-Ah-ah, lo stai ammettendo!
-Ok ok, lo ammetto: mi stava fissando. L'ho notato anche io ed è stato... strano! Non mi dispiaceva affatto!
-E ci credo, è un gran pezzo di figo!
Ridemmo entrambe e ci affrettammo a raggiungere le altre due.

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Capitolo 7
*** Responsabili pazze e giorno libero ***


Capitolo sette - Responsabili pazze e giorno libero

 

8 Giugno, ore 10
 

I giorni passavano abbastanza velocemente, l'amicizia con gli altri andava rafforzandosi e il lavoro andava bene.
Beh, quasi bene.
Diciamo che Patrizia continuava a darmi parecchi problemi.
-Martina!- disse lei. Quando mi chiamava sembrava la matrigna di Cenerentola e quando mi fissava con quegli occhi azzurro ghiaccio... mi venivano i brividi!
Mi sforzai di sorridere e andai da lei, sperando di non aver combinato nulla di male.
-Dimmi!
-Ho un lavoro per te...- disse con un ghigno.
Cercai Lisa con lo sguardo, sperando in un minimo di conforto.
-Ok, che devo fare?- chiesi, cauta
-Vieni con me in back office...
Attraversammo il bancone e andammo nell'ufficio sul retro, dove tenevamo la macchinetta del caffè, due scrivanie con computer e tre grandi armadi. Patrizia si avvicinò proprio ad uno di questi e lo aprì.
-Come sai, questo è l'armadio che usiamo come cancelleria. E' un po' in disordine, ultimamente nessuno di noi ha avuto il
tempo di sistemarlo.
-Vuoi che sistemi l'armadio della cancelleria?- chiesi, nervosa. L'armadio era, ovviamente, enorme e straripava di roba!
-Non solo!- disse, uscendo dalla porta e rientrando, poco dopo, con un carrello per i bagagli. -vedi queste scatole? All'interno ci sono le nuove forniture, qualche dépliant del villaggio e altre cose che vanno sistemate. Devi riuscire a farci stare tutto nell'armadio! Puoi riordinarlo a tuo piacimento, scegli tu dove vanno le cose, basta che poi riusciamo a trovare tutto. Chiaro?- aggiunse
Rimasi in silenzio, il mio sguardo passava dal ghigno malefico di Patrizia all'armadio. Era umanamente impossibile farci stare tutto! Le soluzioni erano due: o defenestravo la metà della roba, oppure Patrizia poteva ficcarsi tutto su per il culo!
Ma, da brava stagista, annuii in silenzio, pregando Dio di darmi la forza di non prenderla a calci.
-Bene. Tra un po' ti mando Lisa a darti una mano, ma non potete stare entrambe in back office e lasciare scoperto il bancone. Buon lavoro!- disse lei, tornando alla sua postazione

'Ma questa è completamente matta! Non è possibile farci stare tutto! Dove cavolo la metto tutta questa roba?!' pensai disperata. 'Ce l'ha proprio con me, non ha esitato un secondo a chiamarmi! Chissà che le ho fatto poi...'
Aprii le scatole e ne osservai il contenuto. Erano piene di dépliant di cartoncino azzurro, all'interno c'erano spiegate le regole e gli orari del villaggio. Le altre scatole contenevano biglietti da visita e carta da lettere, a mio parere tutta roba assolutamente inutile.
-Si comincia!- sospirai.
Cominciai a tirare fuori le forniture dall'armadio e sistemai tutto diversamente, cercando di dare un senso a quello che stavo facendo. Dedicai uno scaffale a gomme, penne, evidenziatori e roba varia, mentre il resto cercai di sistemarlo alla meno peggio.
Quando venne il momento di mettere a posto le cose appena arrivate, mi sfuggì un grugnito.
-Tutto bene?- mi chiese Annalisa, ridendo. Non mi ero accorta della sua presenza, troppo presa ad osservare storto l'armadio per guardarmi attorno.
-Sì, insomma, più o meno. Devo sistemare queste cose, ma l'armadio è già strapieno e non so cosa riuscirò a farci stare.
-Prova a spostare queste cartellette qui...- disse lei, spostando un po' di roba e riuscendo a fare un po' di spazio.
-Grazie mille! Adesso dovrei farcela!- le dissi, sorridendo. Tutto sommato, non era antipatica.
-Marti, hai bisogno di una mano?- mi chiese Lisa, entrando in back office
-Mah guarda, se hai voglia mi fa piacere, ma ho quasi finito...
-Ok, dimmi cosa devo fare!
Annalisa uscì dal back office e io e Lisa ci mettemmo al lavoro, chiacchierando tranquillamente.
-Finito!- esclamai, riponendo l'ultimo dépliant. Osservai soddisfatta il mio lavoro e poi controllai l'ora: le 11.15, in tempo per la pausa pranzo!
-Ho sentito che hai finito, fammi dare un'occhiata...- disse Patrizia, entrando in ufficio. Mi feci da parte per permetterle di osservare l'armadio. Ero piuttosto convinta che se ne sarebbe andata senza aggiungere nulla, e invece...
-Non mi piace come hai sistemato le cose!- disse, sorridendo.
CHE COSA? Datemi un pizzico, non può averlo detto davvero.
-Cosa?- chiesi, sconvolta
-E' ancora troppo confusionario, non si capisce dov'è la roba... Rifai tutto da capo.
La mascella mi cadde a terra mentre continuavo a fissare Patrizia. Non scherzava per niente!
-Ma... è troppa roba! Nel senso, non ci starà mai tutta in ordine qui dentro! Non posso usare uno scaffale di un altro armadio?
-No, solo questo è quello della cancelleria. Forza, in tutti questi anni la roba ci è sempre stata.
Detto questo se ne andò, ma potrei giurare di averla sentita ridacchiare.
-Merda...- sussurrò Lisa, decisamente delusa.
Ero a pezzi, moralmente. Non capivo proprio cosa avevo fatto di male per essermi meritata una punizione simile. Insomma, non mi sembrava di fare poi così schifo! Facevo tutto quello che mi veniva chiesto, non rispondevo mai male a nessuno dei responsabili, i clienti mi riempivano di complimenti e mi offrivo sempre volontaria per accompagnare personalmente in stanza i nuovi ospiti! Cosa che, tra l'altro, non rientrava nel nostro lavoro! Che dovevo fare di più?
Sbuffando, smontai nuovamente tutto l'armadio e ricominciai. Ovviamente, non riuscii a finire in tempo per la pausa delle 11.30, così mi toccò aspettare le 13.
Mangiai insieme ai bagnini e Antonio, il barista, che vedendomi un po' giù cominciò a fare battute sconce. Questa volta, nessuno gli fece notare che ero minorenne, quindi ridemmo tranquillamente per tutta la pausa pranzo.

Tornai al lavoro con il morale decisamente più alto, anche se cercai in tutti i modi di evitare Patrizia. Per fortuna, decise che la tortura della mattina era stata sufficiente, quindi non mi parlò per il resto del turno.
Quando arrivarono Laura e Sara per il cambio, Annalisa ci convocò tutte nel suo ufficio.
-Allora ragazze, domani è domenica e, per questa volta, faremo come se fosse una normale settimana scolastica. Domani quindi siete libere, tutte e quattro. Da settimana prossima invece le cose cambieranno: due di voi avranno il giorno libero mercoledì, le altre due giovedì. Le due che lavorano, ovviamente, saranno da sole, una al mattino e l'altra al pomeriggio. Domani cercate comunque di dare un'occhiata alla hall, la domenica è giornata di arrivi e partenze. Bene, ci vediamo Lunedì!

-Finalmente libere!- esclamai in corridoio, decisamente contenta.
-Un'intera giornata che possiamo dedicare a noi stesse! Non vedevo l'ora sinceramente!- continuò Lisa.
Non avevamo cominciato a lavorare da molto, ma i turni erano comunque pesanti e sopportare la pressione di Patrizia e delle altre responsabili era complicato e stressante.
-Domani stiamo tutto il giorno al mare!
Scoprimmo che anche Valeria, Giada, Leonardo e Alberto avevano il giorno libero l'indomani, mentre Pasquale, Federico e Luca avrebbero lavorato normalmente.
Non vedevo l'ora di stare tutto il giorno in spiaggia e di godermi la prima, seria giornata di mare.

 

9 Giugno, ore 10.30

-Io sto morendo di caldo, ci facciamo un bagno?- chiesi agli altri, alzandomi dal lettino.
Eravamo in spiaggia da un'ora, avevamo deciso di alzarci comunque abbastanza presto, fare colazione con i tre che avrebbero dovuto lavorare e poi venire al mare. Non saremmo tornati neanche per pranzo, avremmo mangiato al bar della spiaggia.
-Io ti seguo, se rimango un altro po' al sole mi sciolgo!- disse Valeria, raggiungendomi.
Io, Valeria, Laura e Sara andammo in acqua, percorrendo velocemente la passerella. La mattina in spiaggia gli animatori di contatto proponevano dei giochi, accompagnati da musica e tante risate.
Passammo accanto alla loro postazione e li salutammo, poi ci buttammo velocemente in acqua.
-Dio, è gelida!- esclamò Sara, facendo un po' di fatica ad immergersi completamente.
-Se stai in acqua solo per metà non ti abitui più! Bagnati velocemente e rimani sotto, sembrerà meno fredda!- provammo a spiegarle, ma lei rimase nella stessa posizione, con l'acqua che le arrivava appena alla vita.
Non rimanemmo molto a mollo, nonostante tutto l'acqua era molto fredda, e l'obiettivo della giornata era un altro: abbronzarci!
Uscimmo e percorremmo nuovamente la passerella.
-Ciao ragazze!- ci salutò qualcuno
Mi girai prima delle altre, avevo già riconosciuto la sua voce. Davide ci guardava sorridendo, indossava il costume azzurro e la maglia arancione della divisa. Mi ero scordata che faceva contatto, quindi tutte le mattine era in spiaggia per coinvolgere gli ospiti.
-Ciao..- risposi, sorridendo imbarazzata. Sentivo il suo sguardo su di me e la cosa mi fece arrossire parecchio.
-Davide muoviti, dobbiamo recuperare ancora qualche giocatore per il torneo di calcetto!- lo chiamò Carmelo, il responsabile del contatto. Era un uomo alto e molto in carne, con i capelli ricci raccolti in una crocchia sulla nuca. Era veramente simpaticissimo, faceva un sacco di battute molto divertenti durante gli spettacoli.
-Arrivo Carmè!- rispose Davide, abbozzando un ultimo sorriso e girandosi per continuare a lavorare.
Com'è che il cuore aveva perso un battito? Ero completamente stregata da quegli occhi neri e da quel sorriso meraviglioso, non riuscivo a togliermelo dalla testa! Ogni tanto, mentre ero di turno in reception, capitava che Davide passasse velocemente per la hall, rivolgendo uno sguardo distratto verso il bancone. E quando capitava, per me era la fine! Rimanevo sempre imbabolata a fissare il punto in cui scompariva.

-Ragazze, quest'anno voglio tornare a casa nera come il carbone!- disse Lisa. Certo, difficile crederlo vista la sua carnagione bianchissima.
-Lisa, mi sa che ti conviene mettere la crema, se no stasera diventi rossa peperone!- la consigliò Sara, passandole la protezione.
-Io ne ho messa una tonnellata, di crema, ma mi sa che mi conviene rimanere all'ombra. Anche se so che diventerò comunque rosso come un gambero!- esclamò Alberto, facendoci ridere. Aveva i capelli biondissimi, così come le ciglia e le sopracciglia. Gli occhi erano di un grigio/ azzurro, molto particolari, ed è inutile aggiungere che aveva la pelle più bianca che avessi mai visto. Era praticamente albino, e sapeva già per certo che si sarebbe ustionato anche restando sotto l'ombrellone.

Passammo una giornata veramente splendida. Mangiammo tutti e otto al bar della spiaggia, ma tornammo verso le 14 al villaggio per controllare la lavatrice. A parte la divisa, che potevamo portare nella lavanderia della struttura, per il bucato dovevamo arrangiarci. Gli animatori avevano stabilito dei turni, ma essendo loro sempre al lavoro... ne approfittavamo! Se trovavamo la lavatrice spenta toglievamo subito la roba, lasciandola in un sacchetto sul pavimento e riempiendola con i nostri indumenti! Per risparmiare detersivo, facevamo una sola lavatrice per undici persone, il resto dei vestiti li lavavamo a mano.
A metà pomeriggio ci raggiunsero in spiaggia anche Pasquale, Federico e Luca, che avrebbero ripreso il turno alle 19. Facemmo il bagno tutti insieme e, tra mille risate e canzoni cantate a squarciagola, passò anche il nostro primo giorno libero. Ovviamente, la pelle di Alberto divento bordeaux e a cena tutti lo fissavano, facendo mille commenti divertiti e dandogli un sacco di nomignoli strani.

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Capitolo 8
*** Ma tu sei una tipa tutta casa e chiesa? ***


Capitolo otto - Ma tu sei una tipa tutta casa e chiesa?


 

11 Giugno, ore 13.15

 

-Lalla mi accompagni in camera un secondo? Ho ancora un po' di pausa e ho assolutamente bisogno di levarmi queste maledette ballerine!- dissi a Laura alla fine del pranzo.
Avevo ancora un quarto d'ora, così tornammo in stanza. Laura aveva mangiato con me alle 13, aveva deciso di rimanere un po' più a lungo in spiaggia, quella mattina
In corridoio incrociammo Marco
-Ehi ciao! Non lavorate oggi?- ci chiese
-Io sono in pausa, Laura fa il pomeriggio...- risposi, sorridendo. Ovviamente, non mi era sfuggito lo sguardo super sexy che Marco aveva lanciato alla mia amica.
-E tu non lavori?- gli chiese Laura, facendo finta di nulla
-Sono in pausa anche io, riprendo alle 15.30. Tu a che ora cominci?
-Alle 15.30...
-Ma dai! Senti ti va se.. ci facciamo un giro?- aveva un espressione da cucciolo implorante, tipo il gatto con gli stivali nel film Shrek.
-Non so... io...- farfugliò lei, guardandomi.
Le sorrisi incoraggiante
-Va bene- acconsentì alla fine
-Perfetto! Andiamo?
-Ehm, Laura, mi accompagneresti prima in camera? Abbiamo una chiave sola, sai com'è...
-Oh, scusa hai ragione! Vado con lei un secondo, torno subito!
-Tranquilla, ti aspetto qui!
In quel momento, dalla camera accanto alla nostra uscì Mariagrazia, che ci squadrò da capo a piedi, regalandoci uno “splendido” sorriso forzato. Poi fulminò con lo sguardo Marco, che si affrettò a rientrare nella propria camera, proprio di fronte alla nostra.
-Che faccia, hai visto come ci ha guardato?- chiesi a Laura una volta in stanza.
-Già, ci manca solo che ci odi anche lei!
Andai in bagno e mi sciacquai il viso più veloce che potevo, non volevo che Marco aspettasse troppo Laura.
-Le chiavi le tieni tu?- le chiesi
-Si tranquilla, te le porto in reception al cambio turno!
-Ok allora. Ehi, divertiti fortunella!
-Grazie, ma facciamo solo un giro!
-Si come no...- risposi ridendo.
Quando uscimmo, Marco la aspettava fuori dalla porta
-Meglio che non ci facciamo beccare un'altra volta da Mariagrazia...-disse, prima di andare.

Rivolsi a Laura un sorriso malizioso quando la vidi arrivare in reception alle 15.30
-Poi mi devi raccontare...- le dissi nell'orecchio prima di andare via con Lisa.
In corridoio incontrammo alcuni animatori che ancora non avevamo conosciuto. Stavano per cominciare il turno, ma ci salutarono e si presentarono.
Così conoscemmo Andrea, animatore di contatto ma che gestiva anche il teeny club, Francesco, istruttore di tennis, Paolo, sceneggiatore, e Marko, contatto
-Mi raccomando, Marko con la k, se no mi confondono con quell'altro!- ci tenne a precisare -e non ci tengo proprio ad essere confuso con lui!
Risero tutti -Che c'è di male?- gli chiese Lisa
-Tanto per cominciare, lui abita a Milano e io a Salerno, già questo è un punto a mio favore...
-Fammi capire, che hai contro i milanesi?- chiesi, alzando un sopracciglio e sorridendo.
-Sei di Milano anche tu?
-Eh già...
-Allora scusa piccola, non volevo offendere!
Marko e Andrea cominciavano il turno alle 15.45, quindi chiacchierammo qualche minuto con loro.
-Bene, è stato un piacere conoscervi!- disse Marko prima di andare -Ci si becca in giro!- aggiunse
-Aspetta aspetta aspetta, voglio presentarmi anche io!- esclamò una voce poco più distante
Mi girai e vidi Davide correrci incontro, sorridendo
-Ciao, sono Davide! Ci siamo visti in reception quando sono arrivato...- disse, porgendomi la mano
-Sì, mi ricordo!- e come potrei dimenticarlo?! -Sono Martina, piacere!
-Piacere mio!- disse lui, fissandomi. -Raga siamo in ritardo, Mari ci fa il culo!- aggiunse poi, correndo verso la fine del corridoio e trascinandosi dietro gli altri due
-Ci vediamo!- mi urlò, prima di sparire.
Rimasi a fissare il punto in cui scomparve per molto, molto tempo, tanto che Lisa dovette chiamarmi per farmi tornare in me.

Sentii bussare alla porta e, alzandomi a fatica dal letto, andai ad aprire.
Laura entrò velocemente in camera, buttandosi sul letto e levandosi le scarpe. Erano le 18.50, era in pausa ancora per dieci minuti.
-Ehi come mai non sei scesa a cena?- mi chiese
-Mi sono addormentata e ho dimenticato di puntare la sveglia...
-Sempre la solita sei!
Ridemmo entrambe -Ehi cara, stavolta non mi scappi! Devi raccontarmi di te e Marco!
-Oh, è vero. Mah, niente di che, abbiamo fatto due passi e abbiamo chiacchierato un po'.
-E..?- chiesi, impaziente di scoprire i dettagli
-E niente, sono fidanzata ricordi?
-Si che ricordo, ma ricordo anche la litigata furibonda che hai avuto con Nicola ieri, e l'altro ieri, e il giorno prima ancora. Non mi pare che le cose vadano molto bene fra voi due...
-Hai ragione. Non vanno bene per niente, lui continua a farmi arrabbiare! Mi tratta come se fossi una stupida, io faccio finta di niente, ma dopo un po' scoppio!
Rimasi in silenzio, senza sapere cosa dire
-Comunque, Marco abita a Quarto Oggiaro a Milano, ha 25 anni, non so che lavoro faccia, non ha voluto dirmelo. Sinceramente ho il sospetto che sia disoccupato, ma non ho insistito nel chiederglielo. E poi basta, mi ha chiesto se ci rivediamo una di queste sere!
-25 anni? Cavoli, credevo fosse più giovane!
-Sì, anche io...
-Va beh dai, è un'età accettabile! Ha provato a baciarti?
-Più o meno... diciamo che si è avvicinato pericolosamente, ma io mi sono allontanata con discrezione! E gli ho detto un paio di volte che ho il ragazzo!
-Sempre la solita...
Continuammo a parlare di Marco fino alla fine della sua pausa.
-Devo andare! Ce l'ho io Patrizia oggi, mi fucila se arrivo tardi!- disse, alzandosi e andando alla porta.
La accompagnai -Era anche ora che toccasse a te! Un po' per uno non fa male a nessuno!
In corridoio c'era un casino infernale, gli animatori erano in pausa e correvano da una stanza all'altra, alcuni non erano neanche completamente vestiti!
Vidi Alessandro bussare alla porta di fronte alla nostra, quella di Marco, con solo un asciugamano in vita.
Io e Laura ci scambiammo uno sguardo malizioso quando vedemmo uscire Marco in accappatoio.
-Marco mi serve lo shampoo, quel cretino di Tony ha finito il mio!-urlò Alessandro, che evidentemente non si era ancora accorto di noi
Non potei fare a meno di ridere, la scena era piuttosto comica!
-Io scappo Marti, ci vediamo dopo!- disse Laura, correndo per non fare tardi
A quel punto, Alessandro e Marco si girarono a guardarmi
-Guarda chi c'è, ciao bel culo!- disse Alessandro, sorridendo
Lo fissai a bocca aperta. Come mi aveva chiamata?
-Scusa?- gli chiesi, sconvolta
-Oh andiamo, adesso non fingere di non sapere che hai un bel culo!- mi rispose Marco
Non sapevo cosa o come replicare, ma che cavolo stavano dicendo?!
-Io non... ma che cazzate state sparando?
-Su su, ti stiamo solo facendo un complimento!
-Si come no...- gli risposi sorridendo
-Ma tu sei una tipa tutta casa e chiesa?- mi domandò Marco
-Si, ma è il tragitto che mi frega!- risposi ridendo
Marco e Alessandro scoppiarono a ridere
-Beh allora ci è andata bene...- disse Marco
-Perché?
-Perché c'è una chiesa qui vicino, la vedi dalla mia finestra. Quindi il tragitto passa proprio per camera nostra!
-Sarai scemo!- gli dissi, continuando a ridere come un'idiota.
-Ehi, non presenti la stagista anche a noi?- disse un altro ragazzo, avvicinandosi
-Lei è bel culo!- rispose Marco
-Martina per gli amici!- dissi, sorridendo al ragazzo
-Stefano!- disse lui, porgendomi la mano. Anche lui era senza maglia, indossava solo un paio di pantaloncini da basket.
-Ma voi le magliette non le mettete mai?- chiesi ridendo
-Ammettilo che ti piace!- disse Alessandro sorridendo.
Stefano era un altro animatore di contatto e somigliava vagamente a Gabriel Garko. O a Riccardo Scamarcio, ero indecisa. Diciamo che era un incrocio fra i due, decisamente piacevole da guardare, comunque.
Rimasi a scherzare con loro, ma Alessandro tornò in camera a farsi la doccia dopo essersi fatto prestare lo shampoo da Marco.
Ad un certo punto vidi uscire da una camera Davide, che si guardò un po' attorno, poi ci vide e ci venne incontro.
-Ehi, c'è una festa?- chiese, sorridendo
-Si, vuoi unirti a noi?- gli disse Stefano
Io ero ancora ferma davanti alla mia stanza, con la porta aperta
-Famme vedè com'è la tua camera!- esclamò Davide, passandomi accanto e entrando
-E' come le altre, credo!- risposi, seguendolo all'interno
Si guardò attorno, uscì sul balcone e rientrò
-Chi c'è nelle camere accanto?
-A destra Mariagrazia, a sinistra Carmelo e Mirko...- risposi. Mirko era il braccio destro di Mariagrazia, quando lei non c'era comandava lui.
-Ah cavolo...- disse lui, tornando sulla soglia
In quel momento il mio cellulare squillò. Non mi chiamava mai nessuno, proprio ora dovevano rompere?
-Devo.. rispondere, credo- dissi, guardandolo.
-E io devo andare a cambiarmi per la cena! Ci si vede!- disse lui. Fece per allontanarsi, ma poi tornò indietro e mi diede un tenero bacio sulla guancia.
-Hai capito il nostro Davide!- urlò qualcuno in corridoio.
-Ciao- mi sussurrò, poi andò dritto in camera sua.
Chiusi velocemente la porta e mi sedetti per terra.
Mi aveva baciata. Mi aveva baciata. Riuscivo a pensare solo a quello, alla sua guancia contro la mia, al suo respiro caldo, alle sue labbra delicate sulla mia pelle.

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Capitolo 9
*** Non posso farmi beccare a parlare con voi... ***


Capitolo nove - Non posso farmi beccare a parlare con voi...



 

12 Giugno, ore 23.30

-Marti, io non ho sonno per niente!- esclamò Laura, levandosi le coperte e saltando giù dal letto
-Io neanche, ma gli altri sono corsi tutti a dormire stasera!- risposi.
Eravamo uscite con Lisa, Sara e tutti gli altri, ma eravamo rientrate abbastanza presto. Non avevamo fatto granché e continuare a girare a vuoto per il villaggio era noioso.
Purtroppo, essendo stagiste non potevamo partecipare alle attività che l'animazione proponeva. O almeno, era meglio non farsi vedere! I responsabili ci fulminavano con lo sguardo se ci beccavano in mezzo alla pista a ballare quegli stupidissimi balli di gruppo insieme agli ospiti e alcuni animatori ci evitavano, neanche avessimo la lebbra! Ci vedevano seduti ad un tavolo del bar della piscina, si avvicinavano e salutavano. Ma appena si accorgevano del bracciale verde... si allontanavano velocemente! Che problemi avevano tutti?!
-Andiamo a fare un giro?- mi chiese Laura
-Adesso? Sei fuori? Non ho voglia di togliere il pigiama! Guarda, al massimo possiamo stare sulle scale fuori, in fondo al corridoio
-Ma di lì passano tutti gli animatori alla fine del turno...
-Appunto!- esclamai, facendole l'occhiolino.
Infilammo le scarpe e, afferrando cellulare e chiavi, uscimmo sulle scale con ancora addosso il pigiama. L'aria era decisamente fresca e ci svegliò definitivamente.
-Bene, e ora?- chiese lei, sedendosi su un gradino
-E ora non lo so! Stiamo qui un po' a chiacchierare...
Restammo sulle scale per un bel po' di tempo, parlando di tutto. Non avevo mai chiacchierato molto con Laura, nonostante fossimo in classe insieme da quattro anni. Era piacevole stare con lei, potevo parlare a ruota libera e lei mi ascoltava, senza interrompere.
-Come vanno le cose con Nicola?- le chiesi ad un certo punto.
-Non lo so Marti, non lo so proprio. Io lo amo tanto, davvero, ma alcune volte vorrei ucciderlo! Mi tratta sempre come se fossi una deficiente, non lo sopporto
-Posso dirti sinceramente quello che penso?
-Spara!
-Credo che meriti di meglio. Meriti una persona che ti rispetti, sempre. Una persona che sappia ascoltarti e prenderti in considerazione, che non si arrabbi con te per ogni minima cosa, che non faccia troppe sceneggiate. E anche uno un po' meno geloso e appiccicoso, cavoli quel ragazzo è assurdo! Se non gli rispondi subito va in paranoia! Come fai a resistere?
-Hai ragione, sai? Non so come faccio, ma non riesco ad immaginarmi senza di lui. Ci sono dei momenti in cui vorrei lasciarlo, ma poi penso a quanto mi sentirei sola, mi viene paura e non lo faccio.
La abbracciai, mi venne naturale farlo.
-Grazie, ne avevo bisogno- sussurrò lei
-E di che? In fondo, stiamo convivendo da due settimane ormai!
-Siamo quasi pronte al matrimonio allora!
Ridemmo entrambe, godendoci quel momento di pace. Poi sentimmo dei passi salire le scale. Era passata la mezzanotte, gli animatori avevano finito il turno, quindi tornavano nelle loro camere.
Vidi spuntare Alessandro, che si accorse di noi e ci venne in contro, sorridendo
-Che ci fate qui fuori in... pigiama?- chiese ridendo, squadrandoci da capo a piedi
-Non avevamo sonno, siamo venute a prendere una boccata d'aria!- gli rispose Laura
-Magari potessi fermarmi anche io! Abbiamo le prove dello spettacolo anche stasera!- disse lui, accendendosi una sigaretta
-Le prove?
-Si, ogni sera a fine turno dobbiamo restare in anfiteatro per la riunione di fine giornata, poi si fanno le prove per gli spettacoli dei giorni successivi. A volte finiamo anche alle 4 del mattino...
Alle 4? Come facevano a resistere? Sapevo che i loro turni erano pesanti, ma cavoli, così era disumano!
-Devo andare in camera a recuperare la felpa. Ci vediamo ragazze!- Alessandro finì la sigaretta, poi corse in corridoio. Altre due o tre animatrici fecero la stessa cosa, salutandoci distrattamente per poi scomparire nelle loro stanze. Tutti quanti poi uscirono e
scesero nuovamente le scale, diretti all'anfiteatro.
-Che si fa?- chiesi a Laura
-Boh, quello che vuoi! Io sinceramente non ho ancora molto sonno e qui si sta bene...
Sentimmo altri passi sulle scale e poi apparve Davide. Ci vide e sorrise, salutandoci. Anche lui corse in camera e ne uscì poco dopo. Questa volta, per mia grande gioia, si avvicinò a noi
-Ciao!- dissi velocemente, guardandolo negli occhi
Lui sorrise, un sorriso da levare il fiato -Ciao belle! Che ci fate qui?- chiese
-Niente di che, aspettiamo che ci venga sonno!
-Ah, capisco. Scusate ma devo andare, non posso farmi beccare a parlare con voi...
-Perché?- chiesi subito, allarmata
-Mariagrazia ci ha presi da parte e ci ha fatto un cazziatone assurdo. Ha detto di aver visto Marco uscire con te, Laura, e ha sentito dire che sono entrato in camera vostra. Ci ha minacciati, ha detto che se ci vede ancora una volta con le stagiste ci rispedisce a casa.
Ero assolutamente senza parole. Che cavolo di regola assurda era?! Neanche fossimo realmente delle lebbrose!
-Ma che cazzata!- esclamò Laura, scioccata tanto quanto me
-E tu... hai intenzione di ascoltarla?- chiesi a Davide
-Beh sai, mi piacerebbe continuare a lavorare, sinceramente.- disse lui, avvicinandosi ancora di più -cioè, non posso neanche più fare così...-aggiunse, accarezzandomi dolcemente i capelli -se no Mari mi licenzia!
-Non ha per niente senso! Insomma, siamo delle dipendenti tanto quanto voi! Che problema c'è, non vuole mischiare le razze?- urlò Laura
-Lo so, lo so, ci siamo rimasti male tanto quanto voi. Ma alcune di voi sono minorenni, vero?
-Io sono ancora minorenne, così come Lisa e Giada... ma non vedo cosa possa cambiare!- risposi
-Cambia, cambia. Siete sotto la responsabilità della scuola, e se siete minorenni è un casino! Non so spiegarti bene perché, so che è così e basta! Scusate ragazze, ma devo correre alle prove! Ciao...- disse lui con un tono di amarezza nella voce
Guardai Laura, sconvolta.
-Bene. E così la mia storia d'amore si è conclusa prima ancora di cominciare!- esclamai, sdraiandomi sul gradino freddo.

-Che ci fate qui?- una voce mi riscosse dai miei pensieri. Mi girai verso il ragazzo che aveva parlato. Era sicuramente un animatore, mi sembrava di averlo visto in spiaggia, dietro la console, ma non lo avevo ancora conosciuto
-Tu sei...?- gli chiese Laura
-Tony! Antonio, a dir la verità, ma preferisco di gran lunga Tony! Sono il Dj.- disse, porgendoci la mano. Ci presentammo entrambe, lui accese una sigaretta e si sedette con noi
-Comunque, che ci fate qui fuori a quest'ora? Le stagiste non dovrebbero andare a nanna?
-Non abbiamo sonno. E tu che ci fai qui, gli animatori non dovrebbero avere le prove?- risposi
-Si, gli altri si! Ma essendo io il dj, e non facendo parte di nessuno spettacolo, sono esonerato dalle prove notturne!
-Sicuro di poter parlare con noi? Sai, non vorremmo mai che Mariagrazia ti mandasse a casa...- disse Laura, ironica
-Mari può dire quello che le pare, ma non siamo mica in prigione! Parlo con chi voglio, quando e dove voglio!
Tony cominciava già a starmi molto simpatico!
-Magari la pensaste tutti così...- dissi, triste
Ad un certo punto il mio stomaco emise un tremendo brontolio. Stavo morendo di fame, erano giorni che non mangiavo un pasto
decente e avevamo finito le scorte di biscotti.
-Ops, scusate! Ho una fame assurda...
-Vuoi qualcosa da mangiare? Un frutto, biscotti, pane e Nutella...- mi propose Tony
-Hai la Nutella? Davvero? Oh sarebbe un sogno, sono due settimane che non tocco del cioccolato!- esclamai, sembravo una
bambina
-Non viaggio mai senza! Dai, vi preparo uno spuntino!- disse lui, alzandosi
Entrò in camera sua, prese l'occorrente e poi ci dirigemmo nella nostra stanza
-Meglio stare da voi, è più sicuro per tutti!
Una volta in camera, Tony ci preparò due enormi fette di pane con la Nutella, il mio stomaco non poteva chiedere di meglio!
-Ho solo questo pane, scusate...- disse, mostrandoci la confezione: era pane senza glutine
-No problem, anche mia madre è celiaca, ogni tanto mangio le sue cose, sono abituata!- risposi tranquillamente
Parlammo con lui per un sacco di tempo, era veramente simpaticissimo
Viveva a Catania, aveva 39 anni e faceva il Dj di professione
-Qualcuna di voi fuma?- chiese, prendendo un pacchetto di sigarette dalla tasca della felpa.
-Ogni tanto, è una vita che non mi faccio un tiro!- rispose Laura
-E' il momento buono per ricominciare allora! Andiamo in balcone!
Tony offrì alla mia amica una sigaretta, io li seguii fuori e restammo a chiacchierare lì, mentre i due fumavano.
-Si è fatto tardi ragazze, è meglio se vado! Vi lascio il mio numero però, ci possiamo beccare di nuovo una di queste sere!- disse rientrando
Finalmente qualcuno che non ci evitava! Ci scambiammo i numeri e lo accompagnammo alla porta, ringraziandolo per lo spuntino e la chiacchierata.

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Capitolo 10
*** Vi andrebbe di uscire con noi domani sera? ***


Capitolo dieci - Vi andrebbe di uscire con noi domani sera?



 

13 Giugno, ore 16.30


-Ehi ma alla fine ci sei mai uscita con Alessandro?- chiesi a Valeria, passeggiando sul bagnasciuga
Mi ero sempre dimenticata di chiederglielo, nonostante ci vedessimo tutti i giorni!
-Si, un paio di volte. Ti giuro, è stra dolce! Siamo venuti qui in spiaggia una sera e abbiamo parlato tantissimo!
-Oh oh, non dirmele queste cose, mi raccomando! Ti ha baciata?
-Beh, si... anzi, a dir la verità ha provato ad andare ben oltre il bacio, ma non ci sono stata!
Hai capito il nostro Alessandro!
-Non so perché, ma me lo sarei aspettata da uno come lui...- sghignazzai
-Si me lo aspettavo anche io! Lui è carino, per carità, ma ho il ragazzo in Veneto! E poi, ho messo gli occhi su un altro animatore, a dir la verità!
Cosa cosa cosa?! Prima dice di avere il ragazzo, poi ammette di avere un'altra cotta...
-E chi è il fortunato?
-Andrea, hai presente?
-Si ho capito, quello che gestisce il teeny club!
-Lui! Mi sono innamorata di come balla! Insomma, l'hai visto anche tu no? Balla da Dio!
In effetti, non potevo darle torto! Andrea era veramente un bravissimo ballerino, dirigeva lui le serate danzanti al villaggio! Si ballava fino a mezzanotte e la pista, quando c'era lui, era sempre pienissima! Capitava spesso che noi ci intrufolassimo in mezzo agli ospiti, anche se non ci era concesso farlo. Capivo finalmente perché Valeria voleva sempre andare a ballare, aveva un doppio fine!
-Quindi che hai intenzione di fare? Uscirai anche con Andrea?
-Non lo so Marti! Come faccio, hai sentito quello che ha detto Mariagrazia! Niente uscite con le stagiste...
-Si beh, tu sei uscita con Alessandro...
-Prima che quella cretina inventasse questa regola del cazzo! E ora come faccio?
Era un bel problema, questa nuova regola non ci voleva proprio. Valeria non poteva uscire con Andrea, Laura con Marco e io con Davide!
Bisognava trovare una soluzione a tutti i costi!
-Ce la farai, tranquilla! Troveremo il modo di uscire con loro...
-Speriamo
Continuammo a camminare per un altro po', poi decidemmo di tornare alle sdraio
-Ti ho detto l'ultima di Pasquale?- mi chiese ad un certo punto
-No, non mi hai detto niente! Che ha combinato?- chiesi curiosa
-L'altro giorno mi ha presa da parte e mi ha confessato che ha una cotta per me! Ti rendi conto?
Non potei fare a meno di scoppiare a ridere! Un giorno ci provava con me, il giorno dopo con Valeria, chi altri mancava?
-Non ci credo! E pensare che ha provato a baciare anche me, il cretino! Tu che gli hai risposto?
-Che sono lusingata, che gli voglio bene ma che lo vedo solo come un buon amico, niente di più!
-Poveraccio, doppio due di picche!
-Già, mi è dispiaciuto un po', però non mi piace proprio!
Tornammo ad abbrustolirci al sole insieme a Giada e Lisa, chiacchierando e fantasticando sugli animatori


Ore 23

Come ogni sera, eravamo seduti ai tavolini del bar della piscina. Sulla pista da ballo, Andrea mostrava i passi di una canzone caraibica, seguito da un gruppo di signore sulla quarantina che cercavano disperatamente di imitarlo.
-Dico, ma lo vedete? Quanto cazzo balla bene!-esclamò Valeria, guardando il ragazzo con aria sognante
Pasquale, visibilmente irritato, cominciò a fare battute senza senso, coinvolgendo anche Federico.
Cercammo di dargli corda per un po', ma dopo poco ci stancammo
-Marti mi accompagni un attimo in camera? Devo prendere una cosa...- mi chiese Laura
Acconsentii, ben felice di allontanarmi da quel fenomeno da baracconi
-Non ce la facevo più a stare con Pasquale! Comincio a non sopportarlo...
-Non dirlo a me guarda!
-Sapevi che mi ha raccontato di quando ha provato a baciarti?
Il mio sguardo interrogativo le fece intendere che non ne sapevo nulla
-Mi ha raccontato che ci hai provato con lui! Che lo hai abbracciato e che quindi lui ha provato a baciarti! Io sono stata zitta e non gli ho detto niente, ma la tua versione era leggermente diversa!
-Ma guarda 'sto stronzo! Figurati se ci provo con lui, timida come sono! Che poi, mi piacesse almeno...
Stizzita, continuai a borbottare insulti verso Pasquale.
Restammo in camera più del previsto, il cellulare di Laura era scarico e rimanemmo sdraiate a chiacchierare in attesa che si caricasse
A mezzanotte passata mandai un messaggio a Sara per chiederle se si fossero spostati, in modo che potessimo raggiungerli.
-Sono sulle panchine all'ingresso della pineta, li raggiungiamo?- chiesi a Laura
-Perché no, tanto qui da sole non possiamo fare granché...
Passammo per la hall, salutammo Michele, il guardiano notturno e uscimmo. Sulla strada per la pineta incontrammo Andrea, che ci salutò e ci chiese di fermarci
-Ragazze, vi andrebbe di uscire con noi domani sera? Volevamo andare al bar di fronte al villaggio, se vi va potreste unirvi a noi- ci chiese
Io e Laura ci scambiammo uno sguardo sorpreso
-Ma non possiamo uscire con voi! Mariagrazia vi licenzia se ci becca!- provò a dire Laura
-Lo sappiamo, ma non siamo in prigione! E comunque, non possiamo farci vedere insieme all'interno del villaggio, non fuori! Quindi, tecnicamente, basterà trovarci direttamente al bar di fronte...
Ero al settimo cielo, avevano trovato una soluzione! Finalmente, forse, avrei potuto conoscere meglio Davide!
-Beh, in questo caso, direi che accettiamo!- risposi, elettrizzata
-Perfetto, io ho già accennato qualcosa a Valeria, voi spiegatele meglio! Lei ha il mio numero comunque, al limite ci sentiamo!
Detto questo, Andrea corse in anfiteatro per le prove.
-Forse c'è ancora qualche speranza..
Raggiungemmo gli altri e informammo Valeria, Giada, Sara e Lisa del nostro incontro con Andrea
-Non mi avevi detto che hai il numero di Andrea...- dissi maliziosa a Valeria
-Ce lo siamo scambiati l'altro giorno, ho i numeri di un po' tutti gli animatori a dire la verità!
-Comunque, dobbiamo cercare di tenere la cosa nascosta agli altri!-esclamò Giada
-Intendi a Pasquale, Federico, Leonardo etc?
-Si! Non voglio che vengano fuori casini, meno gente lo sa e meglio è! Se gira la voce che siamo uscite con gli animatori siamo morte tutte quante!
-Raga mi è venuto un dubbio... ma noi povere sfigate ancora minorenni, possiamo uscire dal villaggio?- chiesi. Ci pensavo da un po' in effetti, ricordavo che la mia professoressa mi aveva detto che avrei dovuto chiedere il permesso alla capo ricevimento
per uscire.
-Mi sa di no. Però dai, tanto usciamo tardissimo! Non se ne accorgerà nessuno!- mi rispose Valeria. E certo, tanto lei era maggiorenne, non correva alcun rischio!
Ma per vedere Davide, valeva la pena rischiare. Eccome se ne valeva la pena!

14 Giugno, ore 14

-Bionda, dammi una mano con i check-in dei signori!- mi urlò Gabriele.
Finalmente, dopo giorni di tormenti con Patrizia, avevo nuovamente in turno quel simpaticone di Gabriele.
-Arrivo!- esclamai, correndo ad aiutarlo. In realtà, non potevo fare granché, mi limitavo a fare le fotocopie dei documenti e mettere i bracciali colorati ai nuovi arrivati. Era strano, comunque, vedere arrivare degli ospiti di venerdì mattina, generalmente gli arrivi erano di domenica. Ogni tanto comunque, Annalisa faceva qualche eccezione.
-Ecco, questa è la vostra stanza, 2307. Uscite dalla hall, andate a destra, proseguite dritti fino alla fine del villaggio, prendete l'ascensore che trovate di fronte a voi e salite al secondo piano!- spiegò Gabriele alla famiglia.
Erano in cinque, i due genitori, due bambine e un neonato. I due si guardarono a vicenda, perplessi.
-Non vorremmo perderci...- ci disse il padre
-Nessun problema, vi accompagno io!- gli risposi. Aspettai il consenso di Gabriele, poi presi le chiavi ed uscii dal bancone. -Prego, seguitemi!
-Grazie mille, è veramente molto gentile! Sa, con il passeggino e tutti questi bagagli, perdersi sarebbe un problema!- mi ringraziò la madre.
In effetti, avevano veramente molte valigie, che caricai, aiutata dal padre, su un carrello porta bagagli, di quelli con le ruote che si trovano negli aeroporti.
Trascinai il pesantissimo carrello per tutto il tragitto, chiacchierando con i nuovi ospiti
-E' la prima volta che alloggiate da noi?
-Si, ce lo hanno consigliato degli amici...
-Vedrete, vi troverete benissimo! Le ragazze si divertiranno un mondo, gli animatori sono veramente eccezionali! Le ragazze del Mini Club sono simpaticissime, organizzano sempre un sacco di attività!- dissi, rivolgendomi alle due bambine -e la sera, alle 20.30, c'è la baby dance in anfiteatro! Poi c'è lo spettacolo dell'animazione fino alle 22.30 circa- aggiunsi. Continuai a parlare bene del villaggio, in fondo il mio lavoro era anche quello! A fatica riuscii a caricare il carrello nell'ascensore, poi salii al secondo piano a piedi, non ci stavamo tutti. Accompagnai la famiglia fino alla porta e li aiutai a scaricare i bagagli, portandomi poi dietro il carrello.
-E' stata veramente gentilissima, signorina...?
-Martina! E si figuri, è stato un piacere! Per qualsiasi necessità chiamate l'interno dal telefono della camera per comunicare con la reception, oppure potete passare direttamente dalla hall, aperta 24h su 24! Buon soggiorno!- dissi, cominciando ad allontanarmi
-Martina, aspetta!- mi sentii chiamare, così mi girai. Il padre mi venne incontro, porgendomi una banconota da cinque euro
-Questi sono per te, grazie mille per l'aiuto!
-Io non... non è necessario, veramente!- provai a replicare
-Insistiamo, sul serio! Sei stata molto gentile e disponibile, vogliamo ringraziarti!
-Beh, ok. Grazie mille!- dissi, infilando la banconota in tasca. L'uomo mi sorrise un'ultima volta, poi tornò dalla moglie.
Sorrisi fra me mentre tornavo al lavoro. La giornata stava cominciando veramente bene e sarebbe finita ancora meglio!

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Capitolo 11
*** Se mi beccano, sono fregata! ***


Capitolo undici - Se mi beccano, sono fregata!


 

Ore 23

-Ehi, mica male questo bar! Dovremmo venirci più spesso!- commentò Pasquale, guardandosi attorno. I ragazzi avevano deciso di fare qualcosa di diverso, quindi eravamo andati al bar di fronte al villaggio. La cosa, tutto sommato, poteva andare bene, ci saremmo tornate più tardi con gli animatori e almeno conoscevamo già il posto.
In realtà, il locale non era granché, anzi era abbastanza... spoglio. L'ampio parcheggio portava ad un edificio di due piani: al piano inferiore c'erano dei negozi e diverse stanze vuote. Sul pavimento c'erano casse di legno e pezzi di intonaco caduti dalle pareti. Sembrava completamente abbandonato a se stesso, non ci trovavo niente di speciale. Una lunga rampa portava al piano superiore, dove si trovava il bar vero e proprio. Il locale era abbastanza grande, con tavolini sparsi per tutta la sala e un grande bancone quadrato in fondo. Da un lato dell'enorme terrazza si vedeva il villaggio, dall'altro una serie di case e piccole vie. Tavoli e sedie la arredavano, insieme alle tipiche giostrine meccaniche per i bambini.
-Chi vuole da bere?- chiese Luca, fiondandosi all'interno. Nessuno di noi toccava alcool dall'arrivo in villaggio e avevamo tutti voglia di lasciarci un po' andare.
Tutti presero qualcosa, io e Giada ci dividemmo una vodka alla pesca, mentre Federico e Leonardo presero anche due pacchetti di patatine a testa.
-Non si beve a stomaco vuoto!- esclamò Federico, tuffandosi sul suo spuntino
Rimanemmo seduti ad un tavolino a chiacchierare e ridere, Pasquale e Federico facevano un sacco di battute assurde! Facevano finta di essere una coppia omosessuale ed eravamo tutti piegati in due dalle risate! Uno dei cantati preferiti di Pasquale era Ligabue, credo che tutto il bar e il villaggio lo sappia ancora. Cominciò a lanciarsi in una lunga esibizione in cui cantava tutti i brani più noti del cantante. E, dovevo ammetterlo, era veramente bravo, sembrava di ascoltare la canzone originale, riusciva ad imitare alla perfezione la voce di Luciano!
Verso mezzanotte e un quarto, noi ragazze cominciammo ad agitarci. Andrea non si era più fatto sentire e non sapevamo a che ora e dove avremmo dovuto incontrarci. Così, io e Laura decidemmo di tornare in villaggio con una scusa, in modo da poter chiedere ad uno degli animatori qual'era il programma.
-Dove li troviamo secondo te?- mi chiese
-Hanno sicuramente finito al bar della piscina, staranno riportando le casse in anfiteatro. Aspettiamo su questa panchina, prima o poi passerà qualcuno!
Ci sedemmo su una panchina nel vialetto che collegava il bar con l'anfiteatro e aspettammo.
Finalmente vedemmo spuntare Andrea e Davide, che ridevano tra di loro.
-Ehi! Senti, volevamo sapere qual'era il programma per stasera...- chiesi, avvicinandomi ad Andrea
-Allora, noi oggi non abbiamo le prove, la riunione dovrebbe finire per l'una. Ci troviamo nel parcheggio del villaggio per l'1.30 circa...-rispose, continuando a camminare -se ci sono cambiamenti, scrivo a Valeria!
-Ehi ci sono anche io stasera!- mi disse Davide, sorridendo
-Perfetto, allora faremo di tutto per stare sveglie!- risposi, allontanandomi con un sorriso a trentadue denti.



-Quindi balza tutto quanto?
Io e Laura eravamo in camera nostra. Andrea non si era fatto vivo e all'ingresso del villaggio non c'era nessuno. Li avevamo aspettati per un po', poi avevamo deciso di tornare indietro.
-Non so cosa dirti Marti. Loro non ci sono e non si fanno trovare, cosa dovremmo fare, rincorrerli per tutto il villaggio?
Ero delusa e amareggiata, avevo veramente voglia di uscire con loro, di fare qualcosa di diverso. E avevo voglia di conoscere meglio Davide, non ce la facevo più a sopportare questo continuo scambio di occhiate silenziose.
-Andiamo sulle scale esterne, si muore di caldo qui dentro!
-Ti raggiungo subito, rispondo ad un paio di messaggi e arrivo!- dissi
Laura uscì ma lasciò la porta aperta
'Mai una volta che capiti qualcosa di buono!' pensai.
-Ci dispiace di avervi mollate la da sole, ma Mari ci ha trattenuti! Alcuni di noi si sono dovuti fermare a fare le prove, tra cui Andrea- un momento, quella voce la conoscevo! Misi la testa fuori dalla camera e vidi Laura parlare con Davide, davanti alla porta della sua camera.
Tornai dentro e corsi in bagno: trucco e capelli erano a posto, misi un goccio di profumo e raccattai una caramella alla menta, non si poteva mai sapere!
Presi le chiavi e uscii, raggiungendo i due. Davide smise di parlare quando mi vide e mi salutò, regalandomi un sorriso meraviglioso
-Quindi, che si fa?- chiesi speranzosa, senza staccare i miei occhi dai suoi
-Possiamo uscire comunque e aspettare che gli altri ci raggiungano! Facciamo così, chiamate le altre e dite di raggiungerci al bar. Noi andiamo lì e poi decidiamo, ok?- mi rispose lui.
Mandai un messaggio a Valeria, eravamo rimaste d'accordo che ci saremmo tenute in contatto in caso di cambiamenti di programma. Poi tutti e tre scendemmo dalle scale esterne e ci dirigemmo verso il retro del villaggio.
-Tu non hai le prove stasera?- chiese Laura
-No, oggi fanno le prove dello spettacolo musicale e io non ne faccio parte. Non sono un grande ballerino, faccio principalmente commedie. Quindi, per stasera sono esonerato!
Raggiungemmo l'ingresso e chiamammo Giuseppe, un uomo sulla sessantina che stava all'ingresso del parcheggio tutta la notte, si occupava del cancello.
-Ci apri per favore?
-Avete tutti i braccialetti?- chiese, sorridendo
Gli mostrammo i bracciali e lui ci aprì, augurandoci una buona serata.
-Mi ha appena scritto Sara, chiede dove siamo...- dissi agli altri due, dirigendomi verso una panchina appena fuori dal villaggio.
-Ok, dille che vado a prenderle!- rispose velocemente Laura. La guardai interrogativa e lei mi fece l'occhiolino. Poi chiamò nuovamente Giuseppe e, con una scusa, si fece riaprire il cancello. Davide si sedette accanto a me sulla panchina e si tolse il badge da animatore dal collo
-Devo portarlo tutto il giorno tutti i giorni, è una vera scocciatura!- disse, rompendo il silenzio che si era creato. -dobbiamo essere sempre riconoscibili, sai? Anche durante i giorni liberi, dobbiamo essere reperibili! Oggi era il mio giorno libero e sono andato in una spiaggia libera poco distante da quella privata del villaggio. Non potevo uscire senza divisa, ti rendi conto? Devo tenerla addosso continuamente!
-E' una bella rottura- commentai -ma se era il tuo giorno libero, perché hai fatto comunque lo spettacolo, stasera?
-Siamo liberi fino alle 19.45, poi dobbiamo presentarci in sala per la cena e lo spettacolo.
-Cenate con gli ospiti?
-Sì, fa parte del lavoro. Pranzo e cena dobbiamo sederci ad un tavolo a caso e intavolare una conversazione con gli ospiti. A volte è veramente seccante, non sei sempre in vena di fare battute! E quelli continuano a fare domande, e parlano, parlano, parlano!- esclamò, facendo strane smorfie
Risi, pensando a quanto fosse bello
-Te quanti anni hai scusa?- mi chiese ad un certo punto
-17, ma te lo avevo già detto!- dissi ridendo
-Hai ragione, scusa! E' che abbiamo talmente tante cose per la testa che non riesco a ricordarmi tutto...
-Tranquillo, capita! Tu quanti ne hai invece?
-Ne faccio 19 a settembre
-Ah va beh, hai solo un anno in più! Pensavo di più, sinceramente...
-Sembro più grande?
-Si, decisamente.- risposi. Restammo in silenzio per qualche minuto, guardandoci negli occhi. Poi sentii delle risate e delle voci familiari provenire dal bar.
-Oh merda...- sussurrai, tenendo lo sguardo fisso alla terrazza
-Che succede?- mi chiese Davide, guardando nella mia stessa direzione
-Vedi quei quattro che si stanno alzando, sulla terrazza? Ecco, sono i miei responsabili in reception. E io sono minorenne, non dovrei essere qui. Se mi beccano sono fregata, chiamano il direttore e mi spediscono direttamente a casa!

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Capitolo 12
*** Ero immensamente felice ***


ANGOLO AUTRICE:
Ciao a tutti! Allora, finalmente questo capitolo è arrivato... ci ho messo un po' a scriverlo, e il risultato non è granché. Colgo l'occasione per ringraziare tutti quelli che seguono la storia, tutti i lettori silenziosi, e chi invece lascia sempre un commento. Quindi, un grazie particolare va a rosaRosa, Kim_Leyna e Kikinasss, grazie mille per il supporto! Bene, vi lasci al capitolo! Un bacione
Marss






Capitolo dodici - Ero immensamente felice



 

-Ok, niente panico!- disse Davide, alzandosi di scatto dalla panchina
-Non devono vedermi! Mando un messaggio a Laura per dirle di fare attenzione. Se entriamo nel villaggio ci beccano di sicuro. Andiamo di qua!- dissi cominciando a camminare velocemente
Ci infilammo in una vietta parallela al bar, da lì riuscivamo a controllare i quattro senza essere visti, eravamo protetti da una siepe.
Sentii Davide ridere, così mi voltai a guardarlo
-Non è divertente, sai?
-Lo è invece! Sembra che hai appena commesso un delitto!
-E' contro il regolamento che la scuola mi ha imposto! Non posso uscire dal villaggio se sono minorenne. In teoria, dovrei chiedere il permesso alla capo ricevimento e farmi accompagnare fuori da un maggiorenne.
-Brutto essere ancora minorenni eh!- disse, sedendosi sul marciapiede
Mi sedetti vicino a lui -In queste situazioni si, è snervante! Non posso fare niente, non posso muovermi liberamente senza avere il terrore di essere spedita a casa!
-Vedrai che non ci scopriranno, tranquilla! Sembrano decisamente... allegri, a giudicare da come ridono!
In effetti, lo avevo notato anche io. Spiandoli, avevo visto Gabriele reggersi a Katia, ridendo come un pazzo. Giulia e Maurizio li seguivano, ridendo moltissimo anche loro. Riuscii a rilassarmi solo quando tutti e quattro entrarono nel villaggio, scomparendo dalla nostra visuale
-Ok, se ne sono andati. Possiamo anche tornare dove eravamo prima!- dissi, alzandomi
Davide mi seguì, camminandomi a fianco. Entrammo nel parcheggio del bar, dirigendoci verso la rampa che conduceva al piano superiore.
-Così sei di Milano?- mi chiese
-Si, più o meno! Insomma, abito in un paesino in provincia, a circa 20 minuti dalla città. Tu invece?
-Vivo a Roma, non si sente?- chiese. Sì, si sentiva tantissimo a dir la verità. Il dialetto romano mi era sempre piaciuto molto, lo trovavo buffo, così diverso da quello milanese, meno... rigido ecco!
-Mi piacerebbe vivere a Roma, sai?
-Ci sei mai stata?
-Un paio di volte, con i miei genitori e con l'oratorio del mio paese. Sono sempre rimasta affascinata da quella
città, c'è qualcosa di magico

-Roma è romantica! Altro che Venezia, è Roma la città più romantica d'Italia! Insomma, basta portare una ragazza davanti al Colosseo per farla innamorare.
Ero assolutamente d'accordo. Mi ero innamorata di quella città fin da subito, aveva un non so che di speciale.
-Mi piacerebbe tornarci, qualche volta. Ci sono stata parecchi anni fa, la vivrei in maniera diversa adesso, probabilmente.
-E' decisamente diversa da Milano... non ci sono mai stato, ma la differenza c'è, per forza!
-Di solito tendo a difendere la mia città, ma questa volta hai ragione. Amo Milano, veramente, ma se potessi
scegliere mi trasferirei a Roma.

Continuammo a parlare, camminando. Percorremmo tutta la rampa e raggiungemmo il bar, trovandolo chiuso.
-Ma come, già chiuso?
-Beh, sono le due passate...- gli feci notare
-Si ma è estate! Insomma, non dovrebbero restare aperti di più?
Deluso, decise di tornare indietro

-Laura e le altre sono al cancello- dissi, avviandomi verso l'ingresso del villaggio
-Ehi, ma siete solo voi due?- chiese Sara, vedendoci arrivare
-Pare di si...- le risposi, sorridendole. Laura mi fece l'occhiolino e le sorrisi, complice.
-Beh raga se siamo solo noi io torno a letto!- commentò Giada
-Davide, ma Andrea che fine ha fatto?
-Ha le prove fino a tardi. Rassegnati Valeria, mi sa che per stasera non lo vedi!
L'espressione di Valeria mutò in un secondo, trasformò un bel sorriso in un broncio.
-Ma come! Volevo uscire con lui oggi!- esclamò delusa
-Che ne dite se continuiamo la conversazione dentro?- proposi. Io e Davide eravamo ancora fuori dal villaggio e non mi sentivo per niente sicura a stare lì.
Giuseppe ci aprì il cancello ed entrammo, dirigendoci verso le scale per tornare in corridoio
-Che facciamo quindi?- chiese Laura, guardando me e Davide
-Non lo so ragazze, io vi proporrei anche di farci un giro in spiaggia, ma se ci beccano siamo morti! O per lo meno, Martina è morta visto che è minorenne.- disse Davide. Percepii una nota di ilarità nella sua voce, così gli tirai un buffetto sul braccio
-E dai, non c'è proprio nessun posto dove possiamo stare senza problemi?- chiesi
-L'unica è il bar dove eravamo prima. I tuoi responsabili sono rientrati, i miei non escono di sicuro. Basta non farci beccare e andrà tutto bene- propose
Nel frattempo avevamo salito le scale, ci trovavamo all'inizio del corridoio
-Non so, io mi sa che torno in camera e basta- disse Sara. Giada la seguì, augurandoci la buona notte.
-Sentite, provo a vedere se raccatto qualcun altro, ok? Voi non muovetevi!- disse Davide, entrando
-Ragazze, ne vale la pena? Rischiamo di essere cacciate...- disse Valeria. Eravamo rimaste solo io, lei e Laura ormai
-Sinceramente si, ne vale la pena! Vi prego, non abbandonatemi!- dissi, supplicandole
Mi sorrisero entrambe, rassicurandomi. Davide uscì poco dopo, accompagnato da un ragazzo alto e robusto,
con corti capelli castani e uno sguardo piuttosto assonnato.

-Lui è Matteo- disse Davide, presentandoci il ragazzo. Lo avevamo già visto ai balli di gruppo serali, prima dello spettacolo. Si occupava del Mini Club, lo vedevamo spesso in spiaggia con i bambini più piccoli
-Ok ragazze, il piano è questo. Voi tre percorrete il corridoio e uscite dalla hall, mentre noi facciamo la strada sul retro. Qualche nostro responsabile è in giro, se ci beccano insieme siamo fregati. Uscite prima voi dal villaggio, ci vediamo sulla rampa del bar tra dieci minuti!- disse Matteo, dopo che ci fummo presentate tutte.
-Ma non possiamo passare per la hall! C'è Michele in reception, se ci vede fa storie!- provai a protestare
-Tranquille, quello ascolta la musica a manetta tutta la notte, basta che fate attenzione e non vi fate scoprire! Muovetevi, su!

Titubanti, percorremmo il corridoio e sgusciammo fuori dalla hall, facendo attenzione a non farci vedere da
Michele.

-Ancora qui? Ma non andate a dormire mai voi tre?- ci disse scherzando Giuseppe, aprendoci per l'ennesima volta il cancello -guardate che io mi allontano da qui verso le 4 per fare il giro di controllo nel villaggio. O rientrate prima, oppure state fuori!
-Tranquillo, saremo puntuali!- promettemmo, prima di allontanarci
-Che palle però che non c'è Andrea!- si lamentò Valeria, sedendosi per terra accanto ad una parete.
-Magari ci raggiunge appena finisce le prove...- dissi, provando a consolarla
-Fammi capire, da quando ti piace Davide?- mi chiese lei, con un sorriso malizioso sulle labbra
-Ehm... dalla prima volta che l'ho visto!- ammisi, abbassando lo sguardo imbarazzata
-Secondo me stareste benissimo insieme!
-Speriamo di concludere qualcosa stasera...

Aspettammo i ragazzi per qualche minuto, poi li vedemmo arrivare. Con loro c'era anche Tony, il Dj che avevamo conosciuto qualche sera prima
-Alla buon ora!- scherzò Laura
-Siamo stati trattenuti dal cretino qui che non voleva lasciarci andare, quindi ce lo siamo portati dietro!- rispose Matteo, riferendosi a Tony.
Scherzammo tutti insieme per un po', seduti sul pavimento. Davide era accanto a me e io ero maledettamente felice
-Andiamo su a farci un giro?- mi sussurrò ad un certo punto nell'orecchio
Lo guardai e gli feci un cenno di assenso, poi ci alzammo e avvisammo gli altri. Salimmo la rampa e ci
trovammo davanti al bar chiuso

-Secondo te ci hanno seguiti?- mi chiese, avvicinandosi al bordo della terrazza
-Non saprei... da qui si vedono?- dissi, sporgendomi per controllare cosa stavano facendo gli altri -Sembra di no...- aggiunsi. La voce mi morì in gola quando mi accorsi che Davide mi stava abbracciando da dietro. Mi
teneva stretta per la vita e faceva aderire il suo corpo contro il mio. Ogni singola parte combaciava perfettamente, sembravamo fatti apposta per restare in quella posizione, come se avessi finalmente trovato la mia esatta metà mancante. Nascose il viso nell'incavo del collo, sentivo il suo respiro regolare soffiarmi sulla pelle. Mi vennero i brividi, così mi strinse più forte.

-Vediamo se arrivano- disse, staccandosi e mettendosi davanti a me
Rimasi immobile, leggermente sconvolta dall'improvviso freddo che sentii. Lo guardai interrogativa, non capivo cosa volesse fare
-Ti prendo in spalle, così controlli se stanno venendo su!- disse, sorridendo. Lo assecondai, ridendo come una bambina e aggrappandomi al suo collo.
-Sono ancora seduti sul pavimento! Stanno ridendo!- dissi ancorata alla sua schiena
-Andiamo giù allora...- mi fece scendere e tornammo dagli altri, che cominciarono a fare battutine oscene appena ci videro arrivare.
-Ma come, già finito?- scherzò Matteo
-Non abbiamo ancora iniziato...- disse Davide, prendendomi per mano. Gli altri tornarono subito alla loro conversazione, mentre io e lui ci allontanammo, le dita ancora intrecciate.
-Questo posto è strano. E enorme!- disse lui, guardandosi attorno. Stavamo percorrendo un lungo corridoio, a sinistra avevamo dei locali vuoti e abbandonati, a destra qualche condominio. -l'altra sera siamo venuti qui con tutti gli altri e abbiamo beccato una vecchietta sul balcone che ci fissava in mutande!
Scoppiai a ridere, immaginandomi la scena
-Chissà che faceva con quella mano nelle mutande...- continuò lui, guardandomi sorridendo
-Io ho qualche idea, ma non voglio nemmeno pensarci! Che schifo dai!- dissi ridendo
Girammo l'angolo e ci trovammo di fronte ad un altro corridoio. A destra c'era una piccola scala di legno che portava ad una piazzola recintata da un muretto.
-Ci sediamo qui?- chiese, avvicinandosi alle scale -Anzi, meglio se ci sediamo per terra, almeno siamo riparati dal muretto. Altrimenti corriamo il rischio che la vecchia ci guardi...
Risi e mi sedetti accanto a lui, appoggiando la schiena contro il muro. L'aria era tesa, sapevamo entrambi cosa stava per succedere, ma nessuno dei due si mosse. Davide era seduto accanto a me, le nostre ginocchia si sfioravano e con la mano mi accarezzava dolcemente il braccio. Poi accadde.
Si avvicinò ancora di più a me, mi sfiorò la guancia con le dita e incatenò i suoi occhi ai miei. Appoggiò la fronte alla mia, le punte del naso si sfioravano, poi inclinò la testa di lato e mi baciò.
Smisi di respirare e di pensare, avevo la mente completamente annebbiata. In una frazione di secondo, tutto il mondo attorno a noi scomparve. Esistevamo solo io e lui, le nostre labbra incollate, le lingue che giocavano, le sue mani che mi accarezzavano il viso. Il cuore perse diversi battiti durante quello che sembrava il bacio più bello della mia vita.
Sentii un'improvvisa ondata di freddo quando, diversi minuti dopo, si staccò da me. Rimasi immobile, incapace di fare qualsiasi movimento. Mi fissava, studiava ogni centimetro del mio viso e del mio corpo. Ero immensamente felice, gli gettai le braccia attorno al collo, avvicinandolo nuovamente a me e lo baciai ancora, ancora e ancora. Rimanemmo in quella posizione a lungo, abbracciati, a baciarci. Il tempo sembrava essersi fermato, non mi importava più nulla, non mi importava se il giorno dopo avrei avuto le occhiaie, se mi avrebbero sgridato perché ero uscita di nascosto, se Patrizia mi avrebbe torturata. Non mi importava niente, il mio unico desiderio era quello di restare fra le braccia sicure di Davide. Tutto il resto poteva andare a farsi fottere.
Lui si staccò leggermente da me, si erse sulle ginocchia e mi cinse la vita con le braccia, facendomi stendere a terra. Si sdraiò sopra di me, appoggiandosi sui gomiti per non pesarmi troppo sul corpo e riprese a baciarmi con trasporto. Lasciò una scia di baci delicati sul viso, poi scese sul collo, fino all'orlo della mia maglietta. Con le mani, nel frattempo, mi accarezzava la schiena da sotto la stoffa. Un brivido mi percorse a quel contatto, le sue mani fredde percorrevano dolci tutto il mio profilo. Continuando a baciarmi il collo, mi accarezzò il seno, spostando il reggiseno. Alzò la mia maglietta e scese a baciarmi il ventre, poi salì lentamente, una dolce tortura che sembrò durare un'eternità. Mi baciò il seno, soffermandosi sui capezzoli, poi salì nuovamente fino alle mie labbra. Lo strinsi forte a me, circondandogli la vita con le gambe. Rimanemmo fermi così, a baciarci e accarezzarci a vicenda. Poi mi staccai, ripresi la cognizione del tempo e controllai l'ora sul cellulare: 3.50. Il tempo era passato troppo velocemente, non me ne ero nemmeno accorta.
-Mi sa che conviene andare..- gli sussurrai sulle labbra, dandogli un bacio a stampo
-Mmm no dai, restiamo tutta la notte. Dormiamo qui per terra, abbracciati, si sta così bene- replicò, trascinandomi nuovamente sul pavimento.
-Mi piacerebbe un sacco, davvero. Ma gli altri ci stanno aspettando...
Affondò la testa nell'incavo del mio collo e borbottò qualcosa, facendomi il solletico.
-E va bene. Andiamo.- acconsentì alla fine, alzandosi.
Ci ricomponemmo e raggiungemmo il resto del gruppo, le mani ancora intrecciate.
-Guardate chi c'è! Finalmente, vi davamo per dispersi!- scherzò Matteo -Ehi Martina, hai qualcosa di bianco sulla guancia...
-Lo so cavoli, gli avevo detto di fare attenzione...- risposi prontamente
-Con questa ti ha spento!- disse Laura a Matteo, ridendo.
Mi accorsi che il gruppo era un po' cambiato: Tony non c'era più e il suo posto l'aveva preso Andrea, per la gioia di Valeria
Matteo e Andrea erano sdraiati a terra, con la testa appoggiata sulle gambe di Laura e Valeria. Quest'ultima sembrava particolarmente felice della novità, aveva un sorriso ebete stampato sulle labbra.
-Raga mi sa che è ora di andare...- disse Laura, controllando l'ora sul telefono
-Già, domani mi toccano le colazioni...- aggiunse Valeria.
Nessuno si alzò, così io e Davide decidemmo di allontanarci ancora
-Solo dieci minuti però... poi andiamo sul serio!- gli dissi, abbracciandolo.
-Andata!- replicò lui, trascinandomi sulla rampa che portava al piano superiore. Si fermò a metà e mi fece sdraiare sulle piastrelle, riprendendo a baciarmi il collo e il seno. Il suo respiro sulla pelle mi faceva il solletico, cominciai a ridacchiare come una bambina
-Ti faccio ridere, eh?!- disse lui, alzando gli occhi e guardandomi con un sorriso malizioso.
-Assolutamente no- replicai, cercando di non ridere.
Per tutta risposta, cominciò a farmi il solletico sulla pancia. A quel punto non ne potei più e scoppiai in una sonora risata
-Ehi voi due, evitate di fare certe cose in pubblico!- ci gridò Andrea
Davide mi tappò la bocca con una mano, poi le sue labbra la sostituirono. Ricominciò a baciarmi, accarezzandomi dolcemente la pelle sotto la maglietta.
Si sdraiò su di me, facendo aderire ogni parte del nostro corpo, e cominciò a muoversi, senza staccare le labbra dalle mie. La situazione diventava abbastanza imbarazzante, non sapevo bene come comportarmi. Così, decisi di assecondare i suoi movimenti, affondando le mani nei suoi capelli e mordicchiandogli delicatamente le labbra.

-Marti, sono le 4.20! Dobbiamo andare!- la voce di Laura ci interruppe. Davide si fermò, si sollevò sui gomiti e mi guardò, gli occhi brillavano sotto a luce dei lampioni.
Non disse niente, sorrise e mi diede un tenero bacio a fior di labbra. Poi mi aiutò a rialzarmi, si sistemò la maglietta e mi prese per mano.
-Non sentiamo neanche la sveglia se non ci diamo una mossa!- disse Valeria. Erano tutti in piedi, mancavamo solo noi due.
-Cominciate ad andare, vi raggiungiamo!- gli disse Davide, trattenendomi per un braccio mentre gli altri si avviavano verso il villaggio
-Segnati il mio numero poi fammi uno squillo, ho il cellulare in camera!- aggiunse, dettandomi le cifre.
-Come ti salvo?
-Mago Davide può andare!
In effetti, durante gli spettacoli di animazione, Davide faceva il numero del mago, con giochi di prestigio e
barzellette varie.

-Ci sentiamo domani?
-Promesso. Anche se non so quanto riuscirò a dormire, ormai...
-Perché?
-Perché penserò tutta la notte ad una ragazza bellissima, con cui ho passato una serata magnifica.
Lo abbracciai di slancio, buttandogli le braccia attorno al collo e baciandolo.
Raggiungemmo gli altri che erano già arrivati al cancello.
-Merda, Giuseppe sta facendo il giro! Siamo bloccati qui!- disse Laura, guardandosi attorno. La recinzione non era molto alta, si poteva scavalcare facilmente.
-Allora, voi ragazze scavalcate e andate di corsa in camera. Noi aspettiamo un po', magari Giuseppe torna. Non possiamo entrare tutti insieme, se ci beccano siamo morti. Andate, svelte.- disse Matteo, risolvendo la situazione.
Diedi un ultimo bacio a Davide, poi scavalcammo il cancello e ci dirigemmo velocemente verso le nostre stanze.

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Capitolo 13
*** Lo sa tutto il villaggio ***


Capitolo tredici – Lo sa tutto il villaggio


 

15 Giugno, ore 11

-Non c'è più? Non è uno scherzo vero? L'hanno cacciata sul serio?
-Pare di sì Marti! Non l'hanno proprio cacciata, diciamo che l'hanno trasferita. Però non la rivedremo mai più- mi confermò Lisa, sorridendo
Non potevo crederci, non poteva essere vero. Mi ero svegliata con l'incubo del lavoro, avrei dovuto avere Patrizia come responsabile. Invece, al suo posto trovai Maurizio, pronto come sempre a scherzare.
Patrizia era stata trasferita in un villaggio nell'Isola d'Elba, dove cercavano una receptionist con le sue... caratteristiche.
Finalmente la mia vita lavorativa prendeva la giusta piega! Con Patrizia fuori dai piedi, andare al lavoro non sarebbe più stato un problema
-Faccio ancora fatica a crederci...- sussurrai a Lisa, seduta accanto a me vicino al centralino.
-Incredibile, vero? Pare che Dio abbia ascoltato le tue preghiere...
Ora che non c'era più quella vipera potevamo stare vicine e chiacchierare tranquillamente! Senza trascurare il lavoro, ovvio.
-Bionda, ho bisogno di te!- mi urlò Maurizio, seduto al computer più lontano da noi
-Che devo fare?
-Domani c'è la disinfestazione, ci sono un po' troppi moscerini e zanzare ultimamente. Devi attaccare questi avvisi su tutti gli ascensori del villaggio. Portati dietro scotch e forbici. Buon lavoro, non metterci troppo!
Andava bene, me lo aveva chiesto in modo cortese e almeno potevo allontanarmi un po' e fare due passi, sgranchendomi le gambe.
-Ce la fai da sola col centralino?- chiesi a Lisa prima di andare
-Tranquilla, e comunque non abbiamo altre alternative!
Mi incamminai verso gli ascensori vicini alla sala congressi e salii, attaccando i primi avvisi sullo specchio all'interno. Per fortuna, gli ascensori erano solo quattro, due vicini alla sala congressi e alla sala pranzo e due all'altra estremità del villaggio. Avrei dovuto attraversarlo tutto, ma la cosa non mi dispiaceva.
-Che fai, cammini?! Correre, correre bionda!- mi urlò Maurizio quando passai per la hall
Oltrepassai i negozi di fronte alla piscina e raggiunsi gli altri ascensori. Quando tornai indietro, intravidi Matteo e Roberta, l'animatrice che avevo conosciuto il primo giorno, vicino alla piscina.
-Ciao stagista!- mi urlò il ragazzo, venendomi incontro -non lavori?- chiese, squadrandomi
-Sto lavorando caro, sono in divisa non vedi? Sono andata ad attaccare degli avvisi...
-Senti ma... la tua amica, Laura, è fidanzata?
Non potevo crederci, un altro pretendente per la mia compagna di stanza!
Sorrisi -Sì, mi dispiace. Perché ti interessa saperlo?
-Curiosità... credi che accetterebbe di uscire con me stasera alla fine del turno?
-Oddio Matteo non saprei... vuoi che provo a chiederglielo?
-Mi faresti un favore enorme! Tanto uscirai con Davide stasera, no? Al limite ci vediamo tutti insieme! Devo scappare, fammi sapere!- disse, raggiungendo Roberta e allontanandosi, salutandomi con la mano
Tornai al bancone sorridendo come una cretina, dovevo assolutamente raccontare a Laura dell'incontro!
-Ma quanto ci hai messo?- mi disse Maurizio appena rientrai
-Mi hanno trattenuta, scusa...
-Per punizione fila in back office a prepararmi un caffè! Poi tu e Lisa potete andare a pranzo con Katia, rimaniamo qui io e Barbara.

-Marti ma i tuoi responsabili non ti hanno detto niente?
-No, cosa avrebbero dovuto dirmi?
Eravamo a pranzo con tutti gli altri quando Valeria mi fece questa domanda.
-Lo sa tutto il villaggio, mi sembra strano che non te ne abbiano parlato! I miei responsabili mi hanno guardata malissimo stamattina! Dici che potrebbero cacciarci?
-Valeria, calmati! Non ho ancora capito di cosa stai parlando, potresti spiegarti meglio per favore?- le dissi. Mi stava mettendo ansia, continuava a guardarsi attorno con fare sospettoso, teneva lo sguardo fisso sulla porta della mensa, quasi si aspettasse di veder apparire un fantasma!
-Tutto il villaggio ha saputo che ieri sera siamo uscite con gli animatori. In sala lo sanno tutti, perfino i cuochi!
-Oh mio Dio. Siamo fritte- esclamò Laura, lasciando cadere la forchetta nel piatt
-No, Martina è fritta. Noi siamo maggiorenni, possiamo uscire da qui senza problemi. Lei no, aveva bisogno del consenso della capo ricevimento.- aggiunse Valeria, guardandomi con compassione
-Ok ok, con calma. Come hanno fatto a saperlo tutti? Nessuna di noi ha parlato, giusto?
-Ovvio, ti pare che vado in giro a dirlo?- mi rispose Valeria.
-Quindi, o sono stati gli animatori, oppure i muri hanno occhi e orecchie! Non ci ha visti nessuno uscire ne rientrare. Giuseppe non sa che sono minorenne e non me l'ha mai chiesto, quindi lui non dovrebbe aver detto nulla, giusto?
-Non può essere stato Giuseppe, ci ha visti uscire con tutti gli altri alle 23! Avrebbe fatto storie prima...
-Giusto. Quindi come fanno a saperlo tutti?
-Non ne ho idea, ma conviene che, almeno per oggi, non ci facciamo vedere troppo in giro. Magari evitiamo di andare allo spettacolo di animazione, stasera.
-Ragazze, che avete combinato?- chiese Alberto, interrompendoci. Nessuno dei ragazzi sapeva niente, ed era meglio se continuavano a restare all'oscuro di tutto.
-Niente Albi, tutto bene! Torna pure alla tua conversazione!- gli rispose secca Valeria -lo vedi come ci guardano tutti? Mi hanno fatto un sacco di battutine stupide stamattina al lavoro!
-A me non hanno detto niente Vale! Non so che dirti, dopo scrivo a Davide e vedo se riesco a parlarne con lui... A proposito Laura!- dissi, spostando lo sguardo verso di lei.
-Perché mi guardi in quel modo?- chiese lei
-Maurizio mi ha mandata ad attaccare degli avvisi in giro per il villaggio e ho incontrato Matteo... mi ha chiesto di te!
-Oddio. Che ti ha detto?
-Mi ha chiesto se sei fidanzata e se potresti avere voglia di uscire con lui stasera.
-Hai capito la nostra Lauretta! Il fidanzato, Marco, Matteo...- disse Valeria ridendo
-Tu taci cara che non sei da meno! Fidanzato, Alessandro e Andrea, devo ricordarteli?!- la azzittì Giada
-Grazie Giada! Comunque non saprei... insomma, è simpaticissimo ma non è propriamente il mio tipo...
-Come vuoi, gli ho detto che gli avrei fatto sapere. Proponeva di uscire tutti insieme stasera, dava per scontato che sarei uscita con Davide...
-A proposito cara, non mi hai ancora raccontato cos'è successo tra voi due!- mi interruppe Giada, curiosa
-Ahahah tranquilla, stasera ti racconto tutto! Ora devo tornare al lavoro! Andiamo Lisa, Maurizio ci mangia se arriviamo tardi!

M: “Hey, riusciamo a vederci 10 minuti oggi? Devo parlarti di una cosa...”
D: “Te dico solo, ho voja de te”
M: “Io anche. Stacco alle 15.30, dove ci troviamo?”
D: “Famo che appena finisci corri da me in camera. 1520, non farte vedè da nessuno!”
M: “Ok, ci vediamo tra poco!”

Ok, amavo decisamente il dialetto romano. E Davide... Dio, se ripensavo alla notte precedente mi venivano i brividi! Mi sembrava di sentire ancora le sue mani che mi accarezzavano la pelle, i suoi baci sul collo...
-Bionda, devi andare a vedere se il direttore è in ufficio, ho bisogno di lui per una cosa.
La voce di Maurizio mi riportò alla realtà.
-Vado!

-Ragazze noi andiamo, buon lavoro!- esclamai al cambio del turno. Laura e Sara presero il nostro posto mentre io salutai i responsabili e schizzai fuori dalla receprion, precipitandomi al primo piano. In corridoio non trovai nessuno, così corsi davanti alla camera 1520. Davide mi aspettava sulla porta, indossava il costume e la maglia della divisa.
-Mi sei mancata- mi sussurrò all'orecchio, trascinandomi dentro e chiudendo la porta.
-Anche tu, da morire- risposi, baciandolo
Mi afferrò per la vita e mi spinse delicatamente su uno dei quattro letti della stanza. Si sdraiò sopra di me e cominciò a baciarmi il collo, scendendo fino al seno.
-Quanto mi piaci con la divisa...- sussurrò, aprendo i bottoni della camicia e baciandomi pancia e seno.
Il suo respiro sulla pelle mi faceva il solletico, era estremamente piacevole.
-Devo chiederti una cosa- dissi, cercando di concentrarmi
-Che cosa?- staccò le sue labbra dalla mia pelle e potei finalmente ragionare con più lucidità
-Ho parlato con Valeria a pranzo. Ha detto che tutto il villaggio sa che siamo usciti insieme, ieri sera. Ora, per Valeria e Laura non ci sono grossi problemi, ma io sono minorenne e potrebbero cacciarmi. Sanno che siamo usciti con degli animatori, ma non sanno con chi di preciso. Noi non abbiamo aperto bocca, tu l'hai detto a qualcuno?
-Lo sa Francesco anche perché è il mio compagno di stanza e ha visto uscire me e Andrea ieri sera. Non l'abbiamo detto a nessuno, figurati!
-Francesco è l'insegnante di tennis, giusto? L'ho conosciuto, sembra un tipo a posto...
-Non parlerebbe mai, fidati.
-Ok, ma allora come fanno a saperlo?
-Non lo so proprio, Marti. L'unica è evitare di farsi vedere insieme...
-Vorrà dire che dovremo imboscarci...- dissi, sorridendo maliziosa
Davide si rituffò sulle mie labbra e ci staccammo solo diversi minuti dopo
-Devo andare, sono già in ritardo. Tu aspetta dieci o quindici minuti prima di uscire, la metà degli altri animatori è ancora in camera e se ti vedono uscire da qui siamo fregati. Ci sentiamo dopo- disse, alzandosi e sistemandosi la divisa. Mi diede un ultimo bacio e poi uscì di corsa dalla stanza. 

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Capitolo 14
*** Il delirio. ***


ANGOLO AUTRICE:  Salve a tutti! Scusate l'attesa, ma sono stata via un paio di settimane per uno stage linguistico a Madrid. Sono rientrata ieri sera, quindi ho deciso di pubblicare subito il capitolo! Spero vi piaccia, un bacione!




Capitolo quattordici – Il delirio.



16 Giugno, ore 15.30

Il delirio. Mai vista così tanta gente tutta insieme. Domenica era la giornata degli arrivi e delle partenze, quindi la hall del villaggio era stracolma di persone che urlavano, correvano da una parte all'altra e trascinavano a fatica il bagaglio. Il mio turno non era ancora iniziato ed ero già stanca!
-Pronta?- chiesi a Lisa davanti alla porta per entrare negli uffici della reception. Lei fece un respiro profondo e si sistemò la camicia
-Pronta.

-Ragazze, in back office con me. Subito!- ci urlò Gabriele appena entrammo. Lo seguimmo senza protestare, era visibilmente stanco e nervoso.
-Allora, è la vostra prima domenica e non sapete ancora cosa vi aspetta. Qui fuori c'è il delirio, non fatevi spaventare da tutta questa gente. La maggior parte dei check-out sono stati fatti questa mattina, ma adesso ci sono tutti i check-in. E' in arrivo un gruppo di 600 persone, la loro azienda ha organizzato un Cral...
-Un Cral?- chiesi
-600 persone?!- chiese a sua volta Lisa, sconvolta
-600 del gruppo, più altre 200 singole. Sì Bionda, Cral: Circolo Ricreativo Aziendale dei Lavoratori. E' gestito dai rappresentanti dei lavoratori e organizzano viaggi, eventi, tornei etc. Il nostro villaggio ospita spesso dei Cral di varie aziende, quindi ogni volta arrivano un sacco di persone tutte insieme. Ora torniamo di la, così Laura e Sara possono andare. Niente panico, ok?
Nessuna delle due aveva intenzione di farsi prendere dal panico, ma dopo quel discorso un po' di ansia cominciava a venirmi!
-Finalmente la fine del turno! Buona fortuna ragazze, noi andiamo a dormire!- esclamò Laura quando uscimmo dal back office
-Un momento, cosa dobbiamo fare noi?
-Dare una mano con i check-in, abbiamo già fatto qualcosa noi. I membri del gruppo che arriveranno dovranno andare dalla loro responsabile che li aspetta qui davanti. Lei gli darà un foglio con i loro dati personali e il numero di stanza. Poi verranno qui, e voi dovrete dargli la chiave. Divertitevi!- ci spiegò Sara, prendendo Laura sotto braccio e uscendo di corsa.
-Non sembra così male, dobbiamo solo dare le chiavi...- cominciò Lisa
-Non vi hanno spiegato tutto!- la interruppe Barbara, venendoci incontro -la maggior parte degli ospiti vorrà una seconda chiave, dovrete andare a prenderla nel retro e farvi dare 10€ di cauzione, dandogli poi la ricevuta. Dovrete inoltre chiedere ad ogni ospite se ha già pranzato all'interno della struttura. La maggior parte della gente è arrivata stamattina e ha quindi potuto usufruire del servizio ristorazione. Se ha già pranzato fate una linea a penna sul foglio che vi porgono. Se non l'hanno fatto, gli date uno di questi bigliettini colorati, dovranno conservarlo fino al giorno del check-out in modo che possano avere diritto al pranzo al sacco prima della partenza. Tutto chiaro ora?
Lisa e io annuimmo, leggermente intontite da tutte quelle informazioni
-Siamo di turno io, Maurizio e Giulia. Se avete dei problemi o dei dubbi chiedete, meglio evitare di fare dei danni! Ve la caverete benissimo, comunque!
-Dobbiamo accompagnare gli ospiti nelle camere?- chiesi
-No, ci pensano i ragazzi dell'animazione! Sono in pausa ma dovrebbero tornare fra poco. Portano loro i bagagli nella sala congressi e poi accompagnano tutti gli ospiti. Forza, al lavoro!- detto questo, Barbara andò dall'altra parte del bancone, lasciandoci sole.
-Sarà una lunga giornata!- esclamai, osservando la marea di gente che cominciava ad avvicinarsi alla reception.

-Signorina, perché la mia camera non è ancora pronta? La aspetto da due ore!
-Cara, mi daresti cortesemente una penna? Devo firmare una cartolina...
-Scusa, mio figlio non trova più la seconda chiave. Me ne daresti un'altra?
-Bionda, ho bisogno di una mano con questi check-in!
BASTA! Non ce la facevo più, l'unica cosa che volevo fare era urlare! E il turno era iniziato da appena un'ora. Non potevo andare avanti così.
-E sono solo le 16.30...- mi sussurrò Lisa all'orecchio -Vai da Maurizio, ci penso io qui!
-Sei un angelo!- le risposi, abbracciandola velocemente e correndo dal mio responsabile. Attraversai il bancone e gettai una rapida occhiata alla hall. C'era gente ovunque, urlavano tutti e sembravano molto agitati. Meno male che erano in vacanza, cominciavano bene. Poi mi accorsi che, finalmente, erano arrivati gli animatori, incaricati di accogliere gli ospiti. C'erano quasi tutti, riconobbi Marco, Alessandro, Matteo, Stefano, Marko, Andrea, Roberta, Beatrice e, ovviamente, Davide. Sorridevano stancamente agli ospiti, anche la loro giornata doveva essere molto stressante. Il cuore cominciò a battere decisamente più forte quando mi accorsi che Davide mi fissava con il suo irresistibile sorriso stampato in faccia. Arrossii violentemente ma sostenni il suo sguardo, ricambiando il sorriso
-Non abbiamo tempo da perdere Bionda! Susu, muoversi!- la voce di Maurizio mi riportò alla realtà. Distolsi lo sguardo e andai ad aiutare il ragazzo, che stava registrando sul computer i nuovi ospiti. Io dovevo semplicemente fare le fotocopie dei documenti e mettere il braccialetto a tutti. Semplice. Peccato che fino a quel momento erano state registrate solo 200 delle 800 persone attese. La cosa poteva andare per le lunghe...
Per fortuna c'era Davide con i suoi sguardi maliziosi a tirarmi su il morale!
Per tutto il tempo non fece altro che lanciarmi languide occhiatine mentre sfilava davanti al bancone con il carrello stracolmo di bagagli e con gruppi di anziani chiacchieroni al seguito
-Salvami!- mimò con la bocca, guardandomi senza emettere alcun suono
Gli feci l'occhiolino, ridendo e tornando a prestare attenzione alla signora che mi stava chiedendo informazioni sul villaggio.

-Finalmente la pausa!- esclamò Lisa, seduta a tavola in mensa. Gli altri stagisti ci guardavano ridendo, mentre Sara e Laura si godevano beate il riposo dopo il turno.
-Come sta andando?- mi chiese Alberto
-Abbastanza bene, anche se certa gente sarebbe da strozzare! Una signora ha perso la seconda chiave e ne pretendeva un'altra, ma non ne avevamo! Si è messa a sbraitare come una malata, dovevi sentirla! Tra l'altro la chiave originale ce l'aveva il marito che lei non riusciva a trovare...
-E com'è tornata in camera?
-La cogliona di turno ha recuperato il pass e l'ha accompagnata....
-Sei tu la cogliona di turno vero?
Risi -ovvio, e chi se no?!
-Staccate alle 21.30?- ci chiese Pasquale
-Si, ma credo che mi addormenterò alle 22!
-Ma no tosa, non puoi andare a dormire così presto! Ci vediamo alle 22.30 al bar della piscina, ce la fate?
Guardai Lisa che annuì.
-Va bene dai, faccio giusto in tempo a farmi una doccia!
-Devi farti bella per qualcuno...?- insinuò Giada, sorridendo
-No, ma dopo tutte le corse che mi sono fatta per la reception ho proprio bisogno di una doccia rinfrescante! Ragazze noi dobbiamo andare, ci vediamo più tardi! Laura, mi accompagni un attimo in stanza?

Salimmo le scale e attraversammo il corridoio. Erano quasi le 18.30, gli animatori avevano finito il turno ed erano nelle camere a cambiarsi, per scendere a cena alle 20. Come al solito quindi, camminavano tutti mezzi nudi per il corridoio, bussando alle porte e urlando come dei pazzi. Da alcune camere giunsero delle risate e musica ad alto volume, qualcuno cantava.
-Bel culo!
Mi girai, ormai abituata a quel nomignolo.
-Marco...- salutai il ragazzo, andandogli incontro sorridendo
-Ciao Laura!- disse lui, rivolgendosi alla mia amica -Ragazze stasera ci vediamo sulle scale esterne alla fine del turno? Niente prove oggi, siamo esonerati vista la giornataccia...
-Verso 00.30?

-Perfetto, ci vediamo dopo! Ciao! - rispose, allontanandosi sorridendo

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Capitolo 15
*** Festa a sorpresa? ***


Capitolo quindici – Festa a sorpresa?

 



17 Giugno, ore 16

-Quindi alla fine cosa avete fatto ieri sera?- mi chiese Giada
Passeggiavamo lentamente in riva al mare, potevo finalmente godermi il pomeriggio di riposo dopo il massacrante turno del giorno prima.
-Niente di speciale a dir la verità. Ci siamo trovati con Marco, Davide, Tony e Matteo sulle scale. Abbiamo chiacchierato per un po', ma poi sono arrivati Mirko e Mariagrazia e siamo dovuti correre in camera!
-Il solito culo... non vuole ancora che usciamo con gli animatori vero?
-Già, anche se continuo a pensare che sia una cosa assurda. Insomma, siamo tutti più o meno coetanei, ci hanno messo in camere vicine, ci incrociamo tutto il giorno in giro per il villaggio... è anche normale che tentiamo di socializzare!
-Lo credo anche io! Non possiamo mica chiuderci in stanza tutte le sere! Senti, ma tu ancora non mi hai raccontato bene come stanno le cose tra te e Davide...
Un enorme sorriso a trentadue denti mi spuntò sul viso, solo a sentirlo nominare arrossivo e sorridevo come una cogliona.
-Lui mi piace un sacco Giada! E' carino, tenero, dolce, simpatico... ha un sorriso che è la fine del mondo, amo il suo profumo, il suo dialetto, il suo modo di accarezzarmi il viso... non so, non riesco a trovare difetti in lui! E' praticamente il ragazzo che ho sempre aspettato, è il ragazzo di cui, col tempo, potrei innamorarmi.
-Wow, non pensavo che fosse una cosa così seria!
-Non lo è infatti. Usciamo insieme la sera, ci scriviamo ogni tanto durante il giorno e ci scambiamo un paio di sguardi al bar della piscina durante i giochi serali. Non è niente di serio, ma mi piacerebbe molto che lo diventasse, più avanti.
-Siete veramente carini! Sembrate fatti apposta per stare insieme, sai?
-Grazie mille, davvero. Spero solo che vada tutto bene...
Continuammo a camminare, poi mi fermai all'improvviso
-Aspetta un attimo cara... tu non devi dirmi proprio niente?
Giada fece finta di pensarci su, ma si vedeva benissimo che sapeva perfettamente a cosa mi riferivo
-Non capisco di cosa parli...- rispose, ridendo
-Non fare la finta tonta con me, non ci casco! Forza, voglio tutti i dettagli!
La sera prima Giada non era uscita con noi e gli animatori... aveva un appuntamento! E ancora non mi aveva raccontato nulla.
-Siamo andati a mangiare la pizza in un ristorante a 30 minuti in macchina da qui! E' stato dolcissimo e tenero, ha insistito per pagare il conto, poi abbiamo fatto un giro a piedi e stop, mi ha riaccompagnata a casa!
-Ma sai che non ho ancora ben capito con chi sei uscita? Valeria mi ha accennato qualcosa...
-Hai presente Giuseppe, quello che sta in cucina?
-Più o meno... non conosco molta gente della cucina a dir la verità!
-Fa i dolci insieme a Pasquale. Non molto alto, robusto, capelli cortissimi e occhi verdi...
-Boh non mi viene in mente! Tanto lo vedremo di sicuro in giro insieme a te no?!
-Non lo so, è stata una serata piacevole ma non sono sicura che lui mi piaccia. Insomma, credo di aver bisogno di almeno un'altra uscita.
-Dove abita?
-Vicino a Napoli, ma ha detto che ha in progetto di trasferirsi in Veneto per aprire un bar o qualcosa di simile.
-In Veneto? Ma guarda un po' che casualità...
-Mica può averlo fatto apposta dai!
Continuammo a chiacchierare, tornando ai nostri lettini e stendendoci al sole.

-Quindi come ci organizziamo raga? Sono 18 anni, si compiono una sola volta nella vita!
-E tra l'altro se decidiamo di mettere in atto il nostro piano, ne esce una cosa veramente carina!
-Si, ma chi va a prendere le candele? Nessuno di noi ha la macchina e comunque non possiamo uscire dal villaggio...
-Ma soprattutto: come facciamo con torta e alcolici vari?
Eravamo quasi tutti riuniti nella camera dei ragazzi. L'argomento della giornata era l'imminente compleanno di Giada, il 22 Giugno. Ovviamente volevamo festeggiare, ma ancora non sapevamo bene come organizzare il tutto.
-Allora ragazzi, con calma. Io posso pensare alla torta e agli alcolici. Il dolce lo prepariamo noi in pasticceria, tanto mi amano in cucina e posso chiedergli questo favore, chiederò anche di procurarci del prosecco e un po' di altra roba
da bere. E poi, per Giada questo ed altro – esordì Pasquale. Già, perché la nuova cotta del ragazzo era, appunto, Giada. Il nostro caro Don Giovanni ci aveva prima provato con la sottoscritta, poi era passato a Valeria e ora pareva si fosse preso una cotta colossale per lei. Che amarezza.

-Per il regalo? Io pensavo di far stampare una mia foto con lei e comprare una cornice nel negozio del villaggio... ma voi che le prendete?- si intromise Valeria, senza rispondere al ragazzo.
-Potremmo prenderle quei braccialetti che le piacciono tanto... quelli che vendono nella boutique accanto alla reception!
-Per me va bene Sara!- dissi, guardando Laura in segno di approvazione.
-Perfetto, questo l'abbiamo risolto. Torta e bevande le abbiamo. Che altro?- chiese Laura
-Le candele!
-Ma che ci dobbiamo fare con le candele scusate? Ancora non l'ho capito...- chiese Leonardo, confuso
-Pensavamo di comprare delle normalissime candele bianche e di fare una scritta in spiaggia, sabato sera. “Auguri” o robe simili, una cosa semplice ma carina.- gli spiegò Sara
-Che figata! Verrà fuori una cosa veramente bella se riusciamo a farla bene...
-Si, ma chi va a comprare le candele? Nessuno di noi ha la macchina.
-Sara, non puoi chiedere a Mario?- le chiesi
Ecco un'altra novità. Mario, uno dei tre bagnini, aveva chiesto alla nostra amica di uscire. C'era da dire che lui era veramente un figo assurdo. 28 anni, alto, magro, muscoli sempre in bella vista, capelli cortissimi e occhi azzurri. Sara aveva accettato, erano usciti insieme una volta, qualche sera prima, ma lei non era rimasta molto soddisfatta. “Me lo aspettavo diverso, più romantico e dolce. In realtà è come tutti gli altri, pensa ad una cosa sola” ci aveva raccontato subito dopo il loro incontro.
-Per carità, non voglio chiedergli favori! Poi quello chissà cosa mi chiede in cambio!- mi rispose lei. Scoppiammo tutti a ridere, Federico e Luca cominciarono a fare battutine oscene su Sara e il suo nuovo spasimante.
-Ti prego Sara, è l'unico a cui possiamo chiedere...- la implorò Valeria, facendole gli occhi dolci.
-Non fare la faccia da cucciolo... tanto non ci casco...
-Ti prego!- esordimmo tutti in coro, fissandola con le mani giunte e gli occhi sgranati
-Ma allora è una congiura!- esclamò Sara ridendo.- e va bene, vedrò cosa posso fare!
-Sei una grande!- Valeria si allungò per abbracciarla.
Continuammo la nostra discussione sull'imminente festa di Giada tra musica e risate.

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Capitolo 16
*** Ma il rosso non si indossa solo a capodanno? ***



 

ANGOLO AUTRICE:
Salve a tutti! E' vero, è da un po' che non aggiorno... mi scuso molto per l'assenza, ma ho avuto veramente un sacco di cose da fare, tra scuola e tutto il resto!
Già che ci sono, colgo l'occasione per ringraziare tutte quelle favolose persone che hanno deciso di seguire la mia storia. E ovviamente un grazie speciale va a chi lascia puntualmente una recensione. Quindi grazie a rosaRosa, Kim_Leyna, vale_able e Kikinasss. Grazie di cuore, davvero <3
Bene, vi lascio al capitolo! Un bacione
Marss










Capitolo 16 - Ma il rosso non si indossa solo a capodanno?


 

18 Giugno, ore 00.15

D: “Ei Martì, stasera finiamo presto. Se vedemo?”

Aspettavo quel messaggio da tutto il giorno. Avevo costantemente pensato a lui. L'avevo intravisto in spiaggia, quella mattina, mentre andava sotto gli ombrelloni di tutti gli ospiti a salutare. Era passato accanto al mio lettino, sorridendo malizioso mentre mi sfiorava una gamba. Avevo pensato a lui durante il turno lavorativo, quella sera. Lo avevo visto correre nel corridoio durante la mezz'ora di pausa che avevo a disposizione. Ci eravamo scambiati un solo, rapido sguardo, poi era scappato via.
E ora, dopo aver passato tutta la sera ad osservarlo ridere e chiacchierare con gli ospiti, finalmente ricevevo il suo messaggio.

M: “Ei! Io sono ancora fuori con gli altri, mandami un messaggio appena resci”
D: “Guarda, stasera gli animatori vojono annà a mangià na pizza da qualche parte... vieni da me?”
M: “Se ne vanno tutti quanti vero? Non voglio rischiare di farmi trovare in camera tua...”
D: “Vai tranquilla piccola, Andrea me manda 'n messaggio quanno stanno a tornà ndietro”
M: “00.35 da te?”
D: “T'aspetto. Metti il pigiama che ce ne stamo comodi sotto le coperte...”

-Immagino quanto starete comodi...- commentò Laura
-Ehi tu, non vale sbirciare i miei messaggi privati!- replicai, arrossendo.
-Mi sa che qualcuno stasera farà tardi!- esclamò Giada ridendo, contagiando poi tutto il resto della comitiva
-Non fare troppe follie, mi raccomando!- disse Pasquale, sorridendo.
-Vai tranquillo. So badare a me stessa!

Ore 00.30

D: “Se voi, puoi venì. Se ne sono annati tutti, t'aspetto in corridoio!”

Salutai Laura, mi diedi un'ultima occhiata nello specchio e uscii, portando con me le chiavi e il cellulare. Laura mi avrebbe avvisata in caso di rumori sospetti, anche se sapevo che sicuramente si sarebbe addormentata nel giro di pochi minuti!
Davide mi aspettava sulla soglia della sua camera, indossava un pigiama estivo, con maglia a maniche corte e pantaloncini blu.
-Non sai quanto mi sei mancato- mormorai sulle sue labbra prima di baciarlo.
Mi cinse i fianchi con le braccia e mi trascinò in camera, chiudendo la porta.
-Quanto tempo abbiamo più o meno?- chiesi, sedendomi sul suo letto
-In teoria un paio d'ore.. dovremo farcele bastare!- rispose, sorridendo e avvicinandosi.
Si sedette accanto a me e riprese a baciarmi, accarezzandomi il collo e le spalle. Mi fece stendere sul copriletto e si sdraiò delicatamente su di me, reggendosi sui gomiti. Le sue mani scorsero sul mio corpo, percorsero lentamente tutto il profilo e si soffermarono all'altezza del seno.
-Anche tu mi sei mancata un sacco sai?- mormorò, mordicchiandomi un labbro e scendendo a baciarmi i seni -E anche loro. Loro mi sono mancate tantissimo.- disse, parlando con il mio corpo.
-Quanto sei scemo!- dissi ridendo, accarezzandogli i capelli mentre continuava a torturami un capezzolo con la lingua.
Tornò a baciarmi sulle labbra e si stese completamente su di me, facendo aderire il suo corpo con il mio.
-Levamose i pantaloncini, così stamo più comodi...- mormorò, sfilando rispettivamente i suoi e i miei pantaloni del pigiama. Mi accarezzò le gambe lentamente, troppo lentamente. -Belle le mutandine... ma il rosso non si indossa solo a capodanno?- sussurrò al mio orecchio, sfiorando l'elastico degli slip con un dito
-Sono arancioni a dir la verità. Guarda meglio!
-E' un invito?- replicò, baciandomi tutto il corpo fino ad arrivare all'inguine. -a me sembrano rosse...
-Arancioni, fidati.
Ricominciò la sua scia di baci delicati, tornando al seno e successivamente alle mie labbra.
-Beh, poco importa il colore, no?!- disse. Fece aderire nuovamente i nostri corpi e, baciandomi il collo, cominciò a muoversi, come a simulare un rapporto sessuale.
Leggermente spaesata, decisi di seguire i suoi movimenti. Non mi era mai capitata una situazione del genere, non avevo mai fatto nulla di simile con nessun ragazzo e non sapevo proprio come comportarmi.
Davide, comunque, sembrava soddisfatto, continuava a muoversi come se nulla fosse, ansimandomi sul collo. Dopo qualche minuto la cosa cominciò a diventare piuttosto piacevole. Affondai le dita fra i suoi capelli, gli presi il viso e lo costrinsi a girarsi, cercando le sue labbra. Continuammo così, i corpi che si muovevano in una sintonia perfetta, le lingue che giocavano e le dita che si cercavano.
Alla fine, si accasciò su di me, appoggiando la testa sul mio petto e riprendendo a respirare normalmente. Gli accarezzai i capelli, sorridendo fra me. Restammo in quella posizione per svariati minuti, nessuno dei due aveva la benché minima intenzione di muoversi. Ero finalmente in pace con il mondo, stavo stringendo a me il ragazzo dei miei sogni e sentivo di non poter desiderare niente di meglio.
Davide si voltò a guardarmi, aveva gli occhi felici, come un bambino a Natale.
-Grazie- disse semplicemente, baciandomi delicatamente.
Scivolò via dal mio corpo e si sdraiò accanto a me, coprendo entrambi con il lenzuolo. Nessuno parlò.

-Migliore amico?
-Valerio. E la tua?
-Chiara. Quando sei stato bocciato?
-In quarta. Sai, mi piaceva talmente tanto che ho deciso di rifarla...
-La solita battuta! Fai sport?
-Non più. Ho fatto pallanuoto per moltissimi anni, poi ho deciso di smettere, non avevo più una vita sociale, gli allenamenti occupavano tutto il mio tempo. Tu?
-Ho fatto molti anni di nuoto, un paio d'anni di pallavolo e un anno di atletica. Diciamo che non sono molto portata per le attività sportive, per questo mollavo tutto dopo poco tempo... Segui qualche sport in televisione?
-Solo il Rugby
-Niente calcio? Davvero?
-Simpatizzo per la Roma, ma non vado pazzo per il calcio
-Saresti da sposare solo per questo guarda! Musica preferita?
-Ascolto un po' di tutto a dir la verità. Spara un cantante, il primo che ti viene in mente, sicuramente ho una sua canzone.
-Ligabue
Cercò fra i titoli sul suo cellulare e subito la stanza fu investita dalle dolci parole di “Piccola stella senza cielo”, una delle mie preferite.
-L'unico che mi manca è Gigi D'Alessio, ma quello proprio non lo posso sopportare! Adesso come minimo tu sei una sua grandissima fan!
Risi -No vai tranquillo, non lo ascolto nemmeno io. Ligabue va benissimo, ascoltiamo questa.
Ascoltammo le note del mio cantante preferito in silenzio, scambiandoci qualche bacio a fior di labbra di tanto in tanto
-Come mai tutte queste domande?- chiese, guardandomi
-Curiosità!
Mi abbracciò, mi tenne stretta al suo petto e mi baciò la nuca, accarezzandomi i capelli. Poi, quella bellissima atmosfera venne interrotta dallo squillo del suo cellulare.
-Dimmi!- disse, rispondendo
-Oh Davide, guarda che stiamo tornando! Tra 10 minuti siamo lì, datevi una mossa!- sentii la voce di Andrea urlare dall'altro capo del telefono.
Davide interruppe la chiamata e tornò accanto a me, accovacciandosi al mio fianco e infilando il viso nell'incavo del mio collo.
-Quanto vorrei poter restare così per sempre- mugolò. Poi tirò un forte sospiro e si alzò. Raccattammo i nostri pantaloni, finiti malamente sul pavimento e mi accompagnò alla porta.
-Buonanotte- disse, baciandomi un'ultima volta.
Sentii il suo sguardo sulla schiena mentre percorrevo velocemente il corridoio e rientravo in camera. Senza accendere la luce mi infilai sotto le coperte.
L'ultima cosa che vidi prima di addormentarmi fu un messaggio di Davide

D: “Buonanotte principessa.”

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Capitolo 17
*** Crocifissi, risate e una proposta inaspettata ***


Capitolo diciassette – Crocifissi, risate e una proposta inaspettata








 

20 Giugno, ore 16.00

Finalmente io e Lisa eravamo in turno con Gabriele, Maurizio e Giulia! Sapere di avere quei tre come responsabili mi faceva quasi venire voglia di andare a lavorare...
-Ragazze domani arriva un gruppo di 100 persone, fanno parte di un'associazione per anziani o qualcosa del genere... voi che avete il turno mattutino dovrete occuparvi dei loro check-in!- ci disse Giulia.
-Ma gli arrivi non sono di domenica di solito?- chiese Lisa, curiosa. Era strano in effetti che un gruppo così numeroso arrivasse di venerdì.
-Generalmente si, ma per loro Annalisa ha fatto un'eccezione...
-Quindi mi raccomando, non fate danni come vostro solito!- intervenne Gabriele, interrompendo il discorso di Giulia.
-Noi non facciamo mai danni caro!- esclamai, stampandomi un finto broncio sul viso.
-Su bionda, non prendertela! Lo sai che ti vogliamo bene in fondo...- si intromise Maurizio.
A quell'ora, la reception era praticamente deserta. Tutti gli ospiti erano in spiaggia o in piscina, a godersi la splendida giornata. Sentivamo la voce di Francesca, l'animatrice che si occupava del fitness, mentre teneva una lezione di acquagym e la musica della console di Tony in sottofondo. Mentre tutti si divertivano, noi morivamo di caldo dietro al bancone. Ovviamente, solo gli uffici del back office erano dotati di climatizzatore, ma noi dovevamo restare davanti, in attesa che qualcuno chiedesse informazioni o che squillasse il telefono.
-Che noia! Le giornate così sono le peggiori!- disse Maurizio, alzandosi dalla sedia e avvicinandosi a noi. Io e Lisa eravamo, come consuetudine, vicino al centralino e chiacchieravamo del più e del meno.
-Dovremmo trovare qualcosa da fare... qualcosa con cui divertirci...- disse Gabriele, raggiungendo il suo compare.
-Basta che lasciate stare le ragazze!- provò a dire Giulia, ma dallo sguardo complice che si lanciarono i due, capimmo che ci saremmo dovute preoccupare.
Guardai Lisa disperata, pronta a qualsiasi scherzo da parte dei due ragazzi.

-Bionda, sta suonando l'allarme in back office! Vai a spegnerlo per favore, sono occupato!- mi urlò Maurizio dalla sua postazione. Ogni tanto capitava che qualche ospite tirasse la cordicella dell'allarme presente nelle docce delle camere. Quando succedeva, dovevamo capire da che stanza arrivava, spegnerlo e chiamare la camera per capire se andava tutto bene.
Mi alzai e mi diressi verso la porta chiusa del back office. Non feci in tempo ad appoggiare la mano sulla maniglia, perché questa si abbassò da sola e la porta si aprì.
-Oddio...- sussurrai, scioccata. Rimasi ferma sulla soglia, l'ufficio sembrava vuoto e in ordine come al solito. L'allarme, nel frattempo, continuava a suonare.
-Bionda ti dai una mossa per favore? Questo rumore mi sta assordando!
-Mauri... la porta... si è aperta da sola!- balbettai, guardandolo
-E quindi? Sarà stato uno spiffero, che ne so! Forza muoviti!- mi rispose, rimanendo impassibile.
Deglutii rumorosamente ed entrai. Mi avvicinai ai dispositivi per spegnere gli allarmi, guardandomi attorno con aria
furtiva. Notai una figura inquietante in piedi nel buio. Reggeva qualcosa di grande in mano e non si mosse

-Chi c'è?- chiesi spaventata. Non ottenni nessuna risposta, così mi avvicinai.
All'improvviso la figura si mosse e... mi trovai davanti Gabriele con in mano un gigantesco crocifisso di legno!
Lanciai un grido, spaventata, ma subito dopo cominciai a ridere a crepapelle. La scena era veramente comica, non c'era che dire!
Gabriele se ne stava fermo sotto la luce della lampada, lo sguardo serissimo mentre stringeva al petto l'enorme crocifisso. Continuai a ridere come una matta, mentre Lisa, Maurizio e Giulia ci raggiunsero in back office.
Tutti si misero a ridere, Maurizio si avvicinò all'amico e gli tirò una pacca sulla spalla
-Sei stato grande! Bello scherzo fratello!- commentò, continuando a ridere come un bambino.
-Mi hai fatto prendere un colpo scemo!- dissi rivolta al mio responsabile, asciugandomi gli occhi.
-Beh, almeno la giornata è stata un po' meno noiosa!- disse Lisa
Tornammo dietro al bancone con ancora le lacrime agli occhi per le risate e accogliemmo i successivi clienti con un
grande sorriso.

-Marti, c'è una signora che ha smarrito la chiave della camera. La accompagneresti tu per favore?- mi chiese Giulia, tornando seria.
Accettai volentieri, presi la chiave universale e uscii dalla reception con la donna che non la smetteva più di parlarmi del marito. Ovviamente, alloggiava nell'ultima stanza del villaggio, decisamente lontana dalla reception. Dopo averla accompagnata, decisi di allungare un pochino la strada e di passare per il bar della piscina.
Gli animatori si erano spostati in quella zona e stavano facendo dei giochi con alcune famiglie. Vidi Davide correre da una parte all'altra del porticato, cercando di organizzare un torneo di carte o cose simili. Percorsi il vialetto che passava accanto al bar e mi fermai un istante ad osservarlo. In quel momento, alzò gli occhi e i nostri sguardi si incrociarono. Abbozzai un timido sorriso, spostandomi i capelli dietro un orecchio e cominciando a mordicchiarmi il labbro inferiore. Davide sorrise a sua volta e, come sempre, smisi di respirare. Non credo di aver mai visto un sorriso più bello di quello, un sorriso capace di togliermi il fiato ogni volta. Mi salutò con la mano, ma poi tornò al suo lavoro, richiamato all'ordine da Mirko, il responsabile, che mi dedicò un'occhiata tutt'altro che amichevole.
Abbassai lo sguardo e tornai velocemente in reception, sperando di non essermi cacciata nei guai.

Ore 18.40

-Finalmente si mangia!- esclamai felice entrando in mensa. Io e Lisa eravamo in pausa insieme a Maurizio, che superò la fila e si fiondò sul cibo. Dentro, già seduti al tavolo, trovammo tutti gli altri.
La cena era l'unico pasto che riuscivamo a consumare quasi tutti insieme e ci divertivamo ogni volta di più!
-Come sta andando la giornata?- mi chiese Laura quando mi sedetti accanto a lei
-Bene! All'inizio un po' noiosa, ma Gabriele ha trovato il modo per renderla un po' più movimentata!- dissi. Raccontai dell'episodio del crocifisso e tutti si misero a ridere, deridendomi anche un pochino per essermi lasciata spaventare
facilmente.

-Non è giusto però, avete sempre voi due i responsabili migliori!- commentò Sara. Lei e Laura erano quasi sempre in turno con Francesca che, nell'ultimo periodo, aveva deciso di prendere un po' il posto di Patrizia. Era infatti diventata antipatica e sgarbata, rispondeva sempre male e ci trattava come fossimo l'ultima ruota del carro. Lo eravamo, in effetti, ma questo non la autorizzava certo a trattarci come zerbini!
-Tranquille, domani Maurizio tocca a voi!- le tranquillizzai, con una punta di amarezza nella voce. Se loro avevano Maurizio, significava che io e Lisa saremmo state con Francesca. Non si poteva mai stare tranquilli in questo
villaggio!

-Ragazzi noi andiamo, dobbiamo cominciare il nostro turno! Ci vediamo come al solito in anfiteatro?- chiese Giada, alzandosi, seguita a ruota da Valeria, Leonardo e Alberto.
-Certo! Vi aspettiamo sulle ultime sedie in fondo!- rispose Lisa, addentando una mela.

Finimmo di mangiare e, avendo ancora a disposizione qualche minuto, decisi di passare in camera a rinfrescarmi. Laura mi accompagnò e, come al solito, in corridoio incrociammo qualche animatore in pausa.
-Ciao stagiste!- ci salutò Tony, affacciandosi dalla sua camera.
Gli fece subito eco Alessandro, seguito da Stefano e Francesco, che passeggiavano tranquillamente in accappatoio.
-Vi vedremo stasera in anfiteatro?- mi chiese Alessandro, avvicinandosi.
-Certo, come sempre!- risposi, sorridendo. Mi avvicinai alla mia camera ed entrai, lasciando la porta aperta visto che Laura si era fermata a chiacchierare con Tony.
Andai in bagno e mi sciacquai il viso. Quando alzai lo sguardo vidi nello specchio Alessandro, in piedi dietro di me. Sussultai e mi voltai
-Che ci fai qui?- chiesi, riponendo l'asciugamano e uscendo dal bagno. Mi venne dietro, avvicinandosi pericolosamente
-Quindi esci con Davide?- mi chiese a bruciapelo
-Non sono affari tuoi...- risposi, un po' spiazzata da quella domanda. Come diavolo faceva a saperlo?
Si avvicinò ancora e mi afferrò delicatamente per l'orlo dei pantaloni della divisa, attirandomi a se -Beh, sarebbe un vero peccato. Perché speravo potessimo divertirci un po' stasera...- mi sussurrò all'orecchio, accarezzandomi i capelli. Mi vennero i brividi e rimasi immobile per qualche secondo. Poi sentii la sua mano percorrere il mio profilo da sopra la camicia e posarsi sul seno. Mi ritrassi immediatamente, guardandolo in cagnesco
-Ma cosa stai facendo, me lo spieghi?- chiesi furiosa. Lui abbozzò un mezzo sorriso, piegando la testa di lato e osservandomi. Ok, era bello da impazzire ma... insomma, uscivo con Davide!
-Senti, non si può fare. Assolutamente. E sono anche in ritardo, devo tornare al lavoro, quindi adesso mi fai il santo favore di andartene.- dissi, spingendolo fuori dalla stanza. La fortuna sembrava essere dalla mia parte, il corridoio era deserto.
-Come vuoi, non sai che ti perdi!- disse lui, alzando le mani in segno di resa. Chiusi la porta e uscii a cercare Laura, mentre il ragazzo tornava nella sua stanza in silenzio.
-Laura sono in ritardissimo, dopo ti devo raccontare una cosa!- dissi d'un fiato appena la vidi.
-Marti che è successo?
-Niente, tranquilla. Vado, ci vediamo dopo!- detto questo, corsi giù dalle scale e mi fiondai in reception.

Ore 21.30

Finito il turno, io e Lisa corremmo, ancora in divisa, in anfiteatro. Lo spettacolo d'animazione era appena iniziato, potevamo sentire la sigla già dal vialetto. Percorremmo la scalinata in pietra velocemente e raggiungemmo Laura e gli altri.
Dopo la sigla, iniziò lo spettacolo musicale, sulla base delle canzoni di Michael Jackson. Rimasi incantata a guardare il coreografo, Fabio, ballare alla perfezione quelle splendide canzoni, con una grazia e un'eleganza veramente commovente.
Alla fine, tutti applaudirono forte, alzandosi in piedi e intonando cori verso il ballerino. Quando tutto finì ci alzammo e ci dirigemmo verso il bar della piscina, avvisando Valeria e gli altri che ancora stavano lavorando del nostro spostamento.
-Marti, mi devi per caso raccontare qualcosa?- mi chiese Laura, prendendomi da parte mentre camminavamo sul vialetto.
-Non sai cos'è successo Laura! Mentre tu ti sei fermata a chiacchierare con Tony io sono tornata in camera e Alessandro mi ha seguita! Ha provato a toccarmi, ma mi sono allontanata. Mi ha proposto di “divertirci insieme”, ti rendi conto?
-Beh, da lui me lo sarei aspettata... e tu cosa gli hai risposto?
-Di no ovviamente! Sto uscendo con Davide, non mi va proprio di mettermi in altri casini!
-C'è da dire che Alessandro è proprio carino però...
-Certo che è carino! Ma mi vedo con Davide e mi piace veramente tanto, quindi il problema non si pone!
Continuando a chiacchierare, raggiungemmo gli altri al bar e trascorremmo tranquillamente il resto della serata. 

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Capitolo 18
*** Se te va annamo in spiaggia 'nsieme... ***


ANGOLO AUTRICE: Salve a tutte! Non aggiorno da un po', lo so... Colgo l'occasione per farvi gli auguri di Buon Natale (decisamente in ritardo...) e in anticipo Buon Anno Nuovo! 
Domani parto, torno l'anno prossimo (?), quindi ci vorrà un altro po' per il prossimo capitolo! Spero comunque di riuscire a scrivere mentre sono via... Che dire, spero che questo capitolo vi piaccia!
Un bacione e alla prossima
Marss









Capitolo diciotto - Se te va annamo in spiaggia 'nsieme...







 

21 Giugno, ore 13


-Martina per favore, vai a dare una mano ai signori con le valigie!
-Lisa, dammi una mano con questi check-in!
Sembrava domenica, ma era solo venerdì! Il gruppo di anziani di cui ci avevano parlato il giorno prima era arrivato e la hall era piena di signori e signore che si guardavano attorno sorridendo, chiacchierando amabilmente e lasciando bagagli ovunque. Purtroppo, non essendo domenica non c'era il servizio accoglienza dell'animazione, quindi toccava a noi dare una mano con le valigie.
-Vado subito! Dove li porto?- chiesi a Maurizio, indaffarato a discutere con una signora sulla consegna delle chiavi.
-Chiamali tutti a raccolta e portali in sala congressi. Lasciagli depositare lì i bagagli e poi mandali a mangiare, il ristorante fa il doppio turno oggi!- disse velocemente, tornando subito alla sua conversazione con la cliente.
Come potevo richiamare l'attenzione di tutti? Decisi che l'unica soluzione possibile era urlare
-Signori, per favore!- nessuno mi badò, così alzai il tono di voce -Signori! Vi pregherei di seguirmi con i bagagli, vi mostro dove potete lasciarli prima del pranzo- dissi, quando ottenni l'attenzione di tutti.
-Ma cara, alcuni di noi non hanno ancora fatto il check-in!- replicò un signore, sorridendo
-Lasciate i vostri documenti al mio collega, ce ne occuperemo noi con calma mentre pranzate. Prego, vi faccio strada.- risposi. Attesi che tutti lasciassero il proprio documento a Maurizio e che recuperassero le valigie, poi li condussi verso la sala congressi. La scena, agli occhi degli ospiti che ci passarono accanto, doveva sembrare piuttosto buffa: una ragazzina in divisa che si portava dietro un numeroso gruppo di anziani!
-Signorina, ma il buffet di benvenuto non ce lo offrite?- mi chiese un signore, camminandomi affianco. Rimasi leggermente spiazzata dalla sua domanda, non sapevo cosa rispondere. Per fortuna, una donna richiamò la sua attenzione e lui decise di non insistere.
-Eccoci!- esclamai, aprendo la sala. -Potete lasciare i vostri bagagli qui e andare a pranzare, il ristorante è di fronte. Quando terminate potete passare per la reception, vi consegneremo le chiavi delle stanze.
-Grazie cara, gentilissima. Ti troviamo dopo in reception?
-Lavoro fino alle 15.30, quindi credo proprio di si!
-Allora chiederemo di te personalmente! A dopo!- mi disse una signora, dandomi un'affettuosa pacca sulla spalla. Ogni tanto, anche questo lavoro poteva dare delle soddisfazioni!

 

Ore 15

D: “Martì, oggi ho il giorno libero. Se te va annamo in spiaggia 'nsieme...”
M: “Certo che mi va! Stacco alle 15.30, dove ci vediamo?”
D: “T'aspetto davanti all'ingresso della nostra spiaggia. Poi però ce spostamo, se no se ce vedono siamo fritti!”
M: “Ok, per le 16 dovrei farcela. A dopo”

In spiaggia con Davide! Ci voleva giusto questo per completare in bellezza la giornata. Peccato solo per un piccolo, scomodo inconveniente: il ciclo. Mi sarebbe piaciuto tanto fare il bagno insieme a lui, nuotare vicini...
-Bionda, vai dal direttore a farti dare le nuove direttive per compilare i menù!- mi urlò Maurizio, facendomi risvegliare dalle mie fantasticherie.
 

Ore 16

Dopo aver salutato tutti ed essere corsa in camera a cambiarmi, mi avviai verso la spiaggia. Salii sul trenino-navetta insieme ad alcuni ospiti che mi riconobbero e mi fecero mille domande.
Arrivati a destinazione, attesi qualche minuto che tutti gli ospiti scendessero e andassero ad occupare i loro ombrelloni, non volevo correre il rischio che qualcuno mi vedesse andarmene con Davide.
Mi incamminai verso la spiaggia e lo vidi, il telo da mare in una mano e il cellulare nell'altra. Indossava il costume e la maglia della divisa perché, anche se era il suo giorno libero, era costretto a vestirsi da animatore. Al collo infatti aveva il badge con il nome e la chiave della stanza. Mi guardai attorno, non c'era nessuno che ci osservava, così mi
avvicinai a lui tranquillamente

-Ciao piccola- mi salutò, cingendomi la vita con un braccio e dandomi un tenero bacio sulle labbra
-Ei- ricambiai ben volentieri -dove andiamo?
-Stamattina sono andato con gli altri in una spiaggia libera a qualche minuto a piedi da qui. Direi che possiamo tornarci, almeno non corriamo il rischio di essere visti da qualche ospite!
Mano nella mano, camminammo per un po'. Gli raccontai la mia giornata, avvisandolo dell'arrivo del nuovo gruppo che avrebbe sicuramente comportato più lavoro per tutti.
Superammo varie spiagge private e alla fine arrivammo alla spiaggia libera di cui parlava. In realtà non c'era molto spazio, ma era sicuramente meglio di niente!
C'era molta gente, la giornata era veramente splendida e faceva caldo. Sistemati i teli, ci spogliammo. Mi tolsi la canotta e lanciai uno sguardo furtivo a Davide, intento ad ammirare l'orizzonte sul bagnasciuga. Mi avvicinai e gli circondai la vita con un braccio, appoggiandomi a lui. Con la coda dell'occhio vidi che mi stava guardando e notai un delizioso sorriso spuntargli sulle labbra.
-Andiamo a fare il bagno?- propose, baciandomi
-Magari potessi...
-Problemi femminili?
-Esatto. Ma tu vai, tranquillo, fai il bagno anche per me!- dissi, spingendolo verso l'acqua. Mi lanciò un ultimo sguardo, poi entrò in mare lentamente, lamentandosi un po' della temperatura dell'acqua.
Tornai agli asciugamani e mi sedetti, continuando ad osservarlo con aria sognante. Alla fine, dopo varie imprecazioni, si decise ad immergersi completamente, cominciando a nuotare verso le boe più lontane dalla riva. Andò sott'acqua e riemerse diversi metri più avanti, spostandosi i capelli dal viso e voltandosi a guardarmi, salutandomi con la mano. Ricambiai il saluto sorridendo, poi presi il cellulare dalla borsa. Risposi a qualche sms lasciato in disparte, tra il lavoro, Davide e gli altri non avevo mai molto tempo di scrivere alle persone rimaste a Milano. Decisi di chiamare i miei e i nonni, giusto per non far preoccupare nessuno. Poi tornai ad osservare Davide che stava lentamente tornando verso la riva. Uscì dall'acqua a grandi passi, i capelli bagnati gli ricadevano sulla fronte. Osservai attentamente il suo corpo, cercando di imprimere nella mente ogni minimo dettaglio: le braccia e le spalle muscolose, il torace liscio e la pancia non proprio piatta, ma mi piaceva da morire così.
-L'acqua era fantastica! Fredda all'inizio ma decisamente piacevole dopo.. peccato tu non possa fare il bagno- disse, avvicinandosi e coprendosi con il telo.
-Grazie eh, continua pure a farmi morire d'invidia!
Si asciugò velocemente e poi si sdraiò accanto a me
-Passerei giornate intere a mollo in mare! E' l'unico vero motivo per cui vado in spiaggia di solito... non mi piace granché stare sdraiato al sole, fa sempre troppo caldo per i miei gusti- disse, guardandomi -ma oggi potrei fare un'eccezione...-aggiunse, attirandomi a se.
Mi accarezzò il viso con il dorso della mano, soffermandosi sulle labbra, poi si avvicinò e mi baciò dolcemente. Ricambiai volentieri, mettendogli le braccia attorno al collo e lasciandomi trascinare sopra di lui. Aveva ancora il costume fradicio e bagnò i miei pantaloncini in jeans, ma non mi importava molto. Rimasi ferma in quella posizione, continuando a baciarlo accarezzandogli i capelli umidi.
Le sue mani nel frattempo mi percorrevano lentamente tutto il corpo, dalla testa fino al fondo schiena, facendomi venire i brividi. Mi baciò con più avidità, stringendomi di più a se. Restammo in quella posizione per parecchio tempo a giudicare dall'ora segnata sul cellulare. Mi staccai a fatica dalle sue labbra, riprendendo a respirare normalmente. Scivolai nuovamente al suo fianco e mi abbracciò, infilando la testa nell'incavo del mio collo.
-Resterei così per sempre- sussurrò, accarezzandomi.
-Non desidero altro.
 

Ore 18.15

-Cazzo, devo essere a cena fra un quarto d'ora!-esclamai, guardando disperata il cellulare.
Eravamo rimasti accoccolati uno accanto all'altro, a chiacchierare di tutto, perfino della scuola. Il tempo era passato fin troppo velocemente e ora, come al solito, ci toccava tornare nel mondo reale.
-Devo correre anche io, si staranno chiedendo dove sono finito.
-Vai prima tu, prendi la navetta. Non possiamo tornare insieme- dissi, raccogliendo le cose e sistemando la borsa.
-Io passo dalla strada, tu fai il lungomare. Almeno ci dividiamo. Il primo che arriva alla navetta la prende, l'altro aspetta nascosto. Ok?
-Odio dovermi nascondere così- acconsentii, appoggiando le mani sul suo petto
-A me eccita parecchio invece- disse lui, sorridendo malizioso
-Scemo!- risi, con l'intenzione di tirargli uno schiaffo sul petto. Riuscì a bloccare la mia mano e mi abbracciò, baciandomi.
-Ci vediamo stasera, dopo le spettacolo- disse. Poi raccolse il suo asciugamano e si incamminò verso la strada, girandosi di tanto in tanto a guardarmi.
Rimasi per un po' a fissare la sua figura che si allontanava, poi decisi di darmi una mossa. 

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Capitolo 19
*** SORPRESA! ***


Capitolo diciannove – SORPRESA!

 



 

22 Giugno, ore 20.30

Appena tornai dalla pausa con Giulia e Francesca trovai Laura, Sara, Alberto e Leonardo ad aspettarmi in receptionist
-Ragazzi, che ci fate qui?- chiesi
-Marti, c'è la festa a sorpresa per Giada stasera!- mi rispose Sara, visibilmente emozionata
La festa, vero! Come potevo essermene dimenticata?!
-Ah già scusate! Quindi com'è il piano?
-Giada e Valeria stanno ancora lavorando, finiscono alle 22.30. Noi quattro cominciamo ad andare in spiaggia a posizionare le candele e a sistemare tutto, tu e Lisa ci raggiungete appena finite. Mi raccomando il costume che facciamo il bagno!
-Torta e il resto?
-Ci pensano Pasquale e Federico, hanno chiesto un favore in pasticceria. Noi andiamo, così vediamo come viene la scritta!
Io e Lisa salutammo gli altri per poi tornare al nostro lavoro. Beh di lavoro, a dir la verità, quella sera non ce n'era per fortuna. Ci sedemmo dietro al computer vicino a Gabriele che finiva di mandare le ultime conferme di prenotazione.
-Grande festa stasera eh?- chiese lui, sorridendo.
-Già, speriamo solo venga una cosa decente
-Ci riuscirete senz'altro, tranquille! Ricordatevi solamente che a mezzanotte chiudono il cancello a metà pineta che porta alla spiaggia. Se non volete rischiare di rimanere lì tutta la notte, vi conviene rientrare prima. E niente alcool mi raccomando, domani sarà una giornataccia.

Poteva ben dirlo. Quel pomeriggio, Annalisa aveva convocato me e Laura nel suo ufficio, chiedendoci di lavorare insieme l'indomani.
-E' domenica e come ben sapete è giornata di arrivi e partenze. Mi servite dalle 8 alle 15.30 in reception domani, tutte e due. Lisa e Sara faranno insieme il turno pomeridiano.
-Come mai questo cambio di turni?- aveva chiesto cauta Laura
-Diciamo che voglio vedere come ve la cavate!

-Gabri, non puoi pretendere che ad una festa per i diciotto anni non ci sia neanche un goccio d'alcool! Almeno lo spumante concedicelo!- reclamò Lisa, sbuffando
-E va bene, ma solo un bicchiere! E neanche pieno completamente!- rispose lui, ridendo.

 

Ore 21.20

Annalisa abbandonò l'ufficio prima del solito, così Gabriele ci concesse di andare qualche minuto prima. Ogni tanto si comportava da stronzo, ma quando voleva quel ragazzo sapeva essere davvero dolce!
Lisa corse in camera a cambiarsi, io invece feci una piccola deviazione verso... l'anfiteatro. Quella sera infatti ci sarebbe stato il primo vero spettacolo dell'equipe di animazione e io non volevo certo perdere l'occasione di vedere Davide recitare!
Mi aveva raccontato che aveva la parte di un carabiniere romano, quale migliore occasione per sentire ancora una volta quel meraviglioso dialetto.
-Giuro che non ci metto tanto! Il tempo di vedere la sua parte e poi corro a cambiarmi! Ti busso appena sono pronta- rassicurai Lisa prima di separarci.
L'anfiteatro era già pieno e, come al solito, andai a sedermi in fondo. Indossavo ancora la divisa e le ballerine cominciavano a darmi veramente fastidio, ma per vedere Davide potevo resistere!
Terminata la sigla, cominciò lo spettacolo. La storia parlava di un uomo che subisce un incidente stradale e perde momentaneamente la memoria. Dopo una serie di vicende, si scopre che è sposato ma ha anche un'amante e entrambe le donne sono molto in pensiero per lui. Davide faceva la parte di un poliziotto romano che va a casa dell'uomo per cercare di ricostruire la dinamica dell'incidente.
Era affascinante osservarlo recitare, muoversi sul palcoscenico, ripetere le battute e sorridere, sorridere tantissimo. Rimasi incantata a guardarlo fino alla fine, incapace di staccare gli occhi dal suo sorriso.
Poteva un ragazzo avere una voce così bella?
Delle labbra così perfette?
Occhi così magnetici?
Ma soprattutto, poteva un ragazzo così desiderare proprio me?

 

Ore 22

Decisamente in ritardo, ma in fondo non avevo dubbi. Corsi in camera lanciando un'ultima occhiata al palco. Entrai come una furia, raccattando le prime cose che mi capitavano a tiro e che pensavo potessero essere utili. Borsa, macchina fotografica, asciugamano da mare. Mi tolsi la divisa con una certa soddisfazione, felice di poter finalmente camminare a piedi nudi. Infilai velocemente il costume perché, per grazia divina, il ciclo aveva deciso di terminare in anticipo e presi dall'armadio pantaloncini e maglietta puliti. Recuperai le infradito da sotto il letto e poi, finalmente, uscii.

-Siamo in ritardo secondo te?
-Marti calmati! Giada e Valeria non arriveranno prima delle 22.45, ce la facciamo benissimo! Rilassati- cercò di tranquillizzarmi Lisa.
Io ero SEMPRE in ritardo, non potevo farci nulla. Era come una malattia, una di quelle da cui non si può guarire. Nonostante i numerosi sforzi, le diecimila sveglie sul cellulare, i continui rimproveri, niente.
Percorremmo velocemente la pineta, illuminata da piccoli lampioni ai lati della strada sterrata. Quando raggiungemmo la spiaggia, notammo quattro figure chine sulla sabbia, intente a sistemare le ultime cose.
Laura e Alberto ci vennero incontro, chiedendoci un parere sulla loro opera.
Avevano sistemato due file di candele ai bordi della passerella che portava al bagnasciuga, creando un piccolo vialetto illuminato. Accanto alla postazione del bagnino, sulla sabbia c'era un enorme cuore di candele, con all'interno al scritta “Auguri”.
-Cavoli ragazzi, è bellissimo! Siete stati bravissimi!
-Grazie grazie. Ora non resta che accendere il tutto e aspettare!
Prima di iniziare, ci raggiunsero Pasquale, Federico e Luca con torta e bevande.
-Va che bella cosa che abbiamo organizzato!- esclamò Federico, guardandosi attorno.
Luca sistemò la torta su un lettino e le bevande in una borsa-frigo. Pasquale, nel frattempo, spiegava a Sara il suo programma.
-Mi sono fatto comprare una rosa rossa. Io mi nascondo al bar della spiaggia, tanto è buio e non mi vede sicuramente. Lei arriva, le fate la sorpresa, resta un po' con voi, poi la mandate da me. Io le do la rosa e una lettera che le ho scritto.
Pasquale voleva dichiararsi a Giada, quella sera. Voleva regalarle una rosa rossa, cantargli una canzone d'amore e sperava ardentemente che la ragazza accettasse il tutto. Noi ci credevamo poco, ma lui era così convinto... nessuno se la sentì di demoralizzarlo.
-Come vuoi...-gli rispose Sara, guardandolo scettica
-Raga passateci gli accendini così cominciamo!- gridò Alberto
Ci mettemmo tutti all'opera per accendere le numerose candele sulla sabbia. A lavoro terminato, ci guardammo attorno soddisfatti.
-E' venuto veramente bene!- esclamò Leonardo, complimentandosi
Scattai qualche fotografia e ovviamente non mancarono i soliti autoscatti, in mezzo alla sabbia, sui lettini, sulla postazione del bagnino e addirittura sul trattore parcheggiato sul bagnasciuga!
-Ragazzi basta adesso! Valeria mi ha appena mandato un messaggio, stanno arrivando!- disse Sara, interrompendo le nostre risate
Pasquale corse verso il bar e scomparve nel buio, mentre noi ci preparammo ad accogliere la festeggiata.
-Eccola, in fondo alla passerella...- sussurrò Lisa. Ci eravamo acquattate dietro una sdraio, macchina fotografica alla mano per immortalare la sua faccia.
-Oddio...- esclamò Giada, percorrendo velocemente il tratto di passerella illuminato dalle candele
-SORPRESA!- urlammo noi, uscendo dal nostro nascondiglio e correndo ad abbracciarla
-Voi siete matti tosi!- disse ridendo
-Vieni a vedere la scritta Giada!- Leonardo la prese per il braccio, trascinandola sul bagnasciuga dove capeggiava luminoso il nostro augurio
-Grazie mille ragazzi, davvero! Non mi aspettavo nulla del genere, siete fantastici!
-Per te questo e altro cara- le rispose Valeria, stampandole un rumoroso bacio sulla guancia. Scattammo varie fotografie insieme alla nostra opera d'arte, poi decidemmo di passare a torta e regali.
-Ei ma Pasquale che fine ha fatto?- chiese ad un certo punto Giada, probabilmente accorgendosi solo ora della scomparsa dell'amico.
-Ecco Giada, a questo proposito... ti sta aspettando al bar in fondo.- rispose Sara
-Ma ci siamo passate di fianco arrivando, non l'ho visto!
-Lo so, è nascosto nel buio. Mi ha chiesto di dirti di raggiungerlo. Vai, noi vi aspettiamo per la torta
Titubante, la ragazza si avviò verso il bar. Per un po' di tempo non si udì nulla, eravamo curiosissimi di sapere cosa si stavano dicendo ma non ci sembrò carino origliare.
Una decina di minuti più tardi, Giada ci raggiunse, stringendo in mano la lettera e la rosa di Pasquale. Il ragazzo camminava poco dietro di lei, il capo chino e l'espressione affranta. Calò il silenzio e nessuno osò commentare la scena.
Valeria guardò curiosa l'amica, che le sorrise leggermente.
-Dai tagliamo la torta che ho fame!- esclamò lei, appoggiando sul lettino i regali di Pasquale.
Il dolce era qualcosa di meraviglioso: pan di spagna al cacao imbevuto nel rum, con una salsa ai frutti di bosco, frutta a pezzi nell'impasto e il tutto ricoperto con uno strato di cioccolato e fragole! Fette giganti per tutti ovviamente, accompagnate da un bicchiere di spumante che Giada aprì con non poche difficoltà.
-E' davvero buonissima Pasquale! Ottimo lavoro!-esclamai con la bocca ancora piena di quella torta deliziosa.
-Già, complimenti!- mi fecero eco gli altri
-Grazie. Almeno questa è stata apprezzata....
Nessuno replicò e ci dedicammo a Giada che, nel frattempo, aveva deciso di aprire i regali. Ci ringraziò uno per uno, versando qualche lacrima al momento dell'apertura del regalo di Valeria: una cornice di metallo, decorata con splendide conchiglie bianche, con all'interno una foto scattata qualche giorno prima dal fotografo del villaggio in spiaggia.
Della torta ormai rimaneva ben poco, nessuno aveva voglia, almeno per il momento, di aprire le bottiglie di alcool appoggiate su un lettino e, visto il poco tempo che ci rimaneva a disposizione, decidemmo di buttarci in mare.
La serata era piuttosto tiepida, quindi non soffrimmo troppo freddo quando ci liberammo degli indumenti e corremmo verso l'acqua illuminata dalla luna piena.
-Ho sentito dire che l'acqua del mare a mezzanotte è più calda...- disse Alberto, un secondo prima di entrare.
Ci buttammo a capofitto, ignari di quello che ci stava aspettando. A pochi passi dalla riva ci bloccammo: l'acqua era gelida! Brividi di freddo percorsero velocemente le nostre schiene, facendoci imprecare
-Ma non avevi detto che l'acqua era calda?!- urlò Leonardo ad Alberto
-L'ho solo sentito dire, mica avevo mai provato!- cercò di difendersi lui
-Beh ormai siamo dentro, almeno buttiamoci!- disse Pasquale, immergendosi completamente e facendo qualche bracciata verso il largo. Federico lo seguì a ruota e, piano piano, ci immergemmo tutti. Sara e Giada decisero di rinunciare, rimanendo vicine alla riva con l'acqua che arrivava appena alle ginocchia.
Nuotammo tutti insieme per qualche metro, poi cominciammo a giocare tra noi, prendendoci in giro a vicenda, spruzzandoci addosso l'acqua e ridendo come matti.
Ad un certo punto, Luca mi venne vicino, prendendomi sulle spalle e alzandosi. L'impatto fuori dall'acqua fu traumatico, cominciai a tremare immediatamente
-Lasciami scemo! Sto morendo di freddo- dissi, cercando di apparire seria. Non riuscii nel mio intento ovviamente, scoppiando in una fragorosa risata.
Federico decise di seguire l'esempio di Luca, prendendo Valeria sulle spalle e avvicinandosi all'amico. I due si scambiarono un'occhiata e si allontanarono sempre tenendoci sulle spalle.
Quando decisero che la distanza era sufficiente, cominciarono a correre, andandosi in contro e urlando “LOTTA!” a squarciagola
Io e Valeria lanciammo un urlo, tirando dei calci ai ragazzi per cercare di fermarli ma fu inutile. Ci scontrammo e finimmo rovinosamente in acqua in meno di due secondi!
Ci risollevammo, tenendoci la pancia per le troppe risate
-Siete due idioti!- li schernì Valeria, senza riuscire a smettere di ridere.
Giada e Sara nel frattempo erano tornate sulla spiaggia.
-Ragazzi sono le 23.50! Conviene recuperare le nostre cose e andare, per non rischiare di rimanere qui tutta la notte!- urlò Giada, controllando l'ora sul cellulare.
Uscimmo di corsa dall'acqua, avvolgendoci negli asciugamani e sistemando tutto
-Qualcuna di voi ragazze tenga le bottiglie nella borsa, non sarebbe il massimo farci vedere dagli ospiti o dai responsabili con dell'alcool!- disse Federico, finendo di buttare i rifiuti in un cestino e prendendo le ultime cose rimaste.
Spegnemmo una ad una tutte le candele, le buttammo e percorremmo la passerella e la pineta cantando a squarciagola.
Passammo accanto al teatro dove gli animatori stavano lentamente cominciando a riordinare le cose dello spettacolo. Sgattaiolammo velocemente nelle nostre camere senza farci notare troppo, eravamo ancora bagnati e coperti solo
dall'asciugamano.

-Docce super veloci, ci troviamo in camera nostra tra mezzora ok?- disse Valeria una volta arrivati in corridoio.
Annuimmo ed entrammo nelle stanze, facendo una rapida doccia e cambiandoci. Mezzora dopo bussammo alla 1508, stanza di Giada, Valeria, Sara e Lisa, con le bottiglie di alcool in mano.
Gli altri erano già arrivati, erano seduti sui letti e chiacchieravano animatamente
-Non abbiamo ancora brindato bene a Giada!- disse Federico, alzandosi e venendoci incontro -ora preparo io qualche cocktail degno di questo nome!- detto questo, recuperò bicchieri, vodka e succhi di frutta che le ragazze tenevano nascosti sotto la scrivania.
Io e Laura ci sedemmo sui letti e riprendemmo a parlare con gli altri, commentando la parte di festa appena conclusa
-Pronti!- disse ad un certo punto Federico, distribuendo i bicchieri di plastica con dentro il suo “intruglio magico”, come lo chiamava lui. In realtà, era buono davvero, tanto che ne preparò altri tre giri per tutti.
-Buoni eh?! Mai una volta che vi fidiate di me!- disse Federico ridendo.
Ridemmo tutti, anche se in realtà la frase del ragazzo non era particolarmente ridicola. Forse l'intruglio magico di Federico cominciava a fare effetto, visto che non la smettevamo più di urlare e ridere per qualsiasi stupidata.


D: “Martì, io ho finito il turno. Usciamo?”
Lessi il messaggio di Davide a bassa voce, sorridendo fra me come un'ebete.
-Ragazzi è tardi, dobbiamo andare! Laura, io e te domani cominciamo alle 8! Forza...- provai a dire, ma nessuno sembrò ascoltarmi, troppo impegnati nelle loro battute
-Martina ha ragione, sono quasi le 2 e stiamo facendo troppo casino.- Giada mi appoggiava, cominciò a sollevare di peso i ragazzi e, aiutata da me e Laura, riuscì a farli uscire tutti.
-'notte, ci vediamo domani!- ci salutò Luca, barcollando fino alla camera seguito dai suoi compari
-Lalla, vado un attimo da Davide, lasciami le chiavi. Solo due minuti giuro...- le dissi, mandando un messaggio al ragazzo. Laura entrò e io mi sedetti davanti alla porta della nostra stanza, aspettando. Stavo quasi per addormentarmi quando una mano mi accarezzò dolcemente il viso. Mi svegliai e vidi Davide, in piedi davanti a me. Dietro di lui, Francesco e Marco ridevano.
-Ei...- biascicai, alzandomi a fatica
-Fatto baldoria eh?- chiese, baciandomi. -Puzzi di vodka
-Ops...- risposi, trattenendo a stento una risata. Ci incamminammo tutti e quattro verso le scale esterne e ci sedemmo. Marco e Francesco accesero una sigaretta mentre io mi accoccolai fra le braccia di Davide, lasciandomi cullare dal suono dolce della sua voce.
-Martì, non ti addormentare però!- disse lui d'un tratto, facendomi sobbalzare
-Non dormo, scusa
-Forse è meglio se vai a letto
-No dai, ancora cinque minuti
Rimasi con i ragazzi sulle scale per un po', parlarono dello spettacolo e della lunga giornata che ci attendeva
-Bel culo ma Laura dorme?- mi chiese Marco ad un certo punto
-Penso di si, domani io e lei cominciamo alle 8, era stanca... perché ti interessa?
-Curiosità, magari potevamo farci un giro.
Già, quei due continuavano a vedersi. Laura era in fase di decollo con il suo ragazzo, Nicola, e Marco era certamente un piacevole diversivo.
-Mandale un messaggio, sicuramente lo apprezza. Ragazzi, io vado, se no domani non mi sveglio proprio!
-Dai ti accompagnamo, tanto andiamo a dormire pure noi
Ci alzammo e tornammo in corridoio. Rimasi abbracciata a Davide, un po' per farmi coccolare e un po' perché effettivamente facevo fatica a camminare dritto.
Salutai Marco e Francesco mentre Davide mi accompagnò fino alla porta. Estrassi la chiave dalla tasca dei pantaloncini, ma rimasi una vita a cercare di infilarla nella serratura. Davide rise, baciandomi il collo e abbracciandomi da dietro
-Sai, sei sexy quando sei ubriaca
-Non voglio nemmeno immaginare quanto!- risposi sarcastica, riuscendo finalmente a far scattare la serratura.
-Ci vediamo domani mattina in reception quindi?- dissi, girandomi per baciarlo.
-Non vedo l'ora di vederti in divisa... notte piccola- mi prese il volto fra le mani e mi baciò a lungo. Poi tornò in camera, sorridendo.

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Capitolo 21
*** Intrecci amorosi ***


ANGOLO AUTRICE: 
Ciao a tutte! So che è da un po' che non aggiorno e mi dispiace molto, ma ho avuto veramente tantissime cose da fare! Tra l'altro sono da poco uscite le materie della maturità, mi toccherà studiare parecchio T.T Prometto che, comunque, non trascurerò questa e le altre storie! Passando al capitolo... so che è corto, ma è "di passaggio", il prossimo sarà migliore giuro!
Un bacione e grazie a tutte ;)










Capitolo venti – Intrecci amorosi









23 Giugno, ore 7


Perché?!
-Marti, dobbiamo alzarci per forza, se facciamo tardi ci ammazzano...- disse Laura, coprendosi fino alle orecchie con il lenzuolo e girandosi dall'altra parte. Presi il cellulare e spensi la sveglia
-Ok. Tra due minuti mi alzo- sussurrai, appoggiando nuovamente la testa sul cuscino. Che mal di testa...


-Laura cazzo! Sono le 7.35!
Ci eravamo addormentate e ora eravamo in ritardo per davvero
-Merda! Indossiamo subito la divisa e corriamo a fare colazione, non facciamo in tempo a cambiarci dopo.
Ci alzammo velocemente dal letto e corremmo a prepararci. Cinque minuti dopo stavamo facendo colazione con gli altri al solito tavolo
-Raga voi non avete mal di testa?- chiese Alberto
-Io si, da morire!- risposi, bevendo in un sorso il caffè che avevo davanti, sperando che mi aiutasse a sentirmi meglio
-Ci credo, avete bevuto troppo ieri sera!- ci schernì Pasquale, ridendo
-Non dire stupidaggini! Vorrei ricordati che abbiamo dovuto trascinarti di peso fino al letto...- lo zittì Federico, venendo in nostro aiuto. Ridemmo tutti, ricordando le “avventure” della sera precedente, poi io e Laura corremmo al lavoro.
Erano solo le 8 del mattino, ma la reception era già piena di gente. Maurizio e Gabriele erano impegnati nei check-out, così all'inizio ci occupammo solamente di ritirare le chiavi e dare informazioni.
Quando la situazione si calmò un po', i due ci chiamarono per spiegarci meglio cosa avremmo dovuto fare
-Domenica, giornata di arrivi e partenze come ben sapete. E' più presto del solito per voi, sarà una giornata lunga e spero che abbiate preso un caffè- cominciò Gabriele, serissimo. -Ragazze la metà dei check-out è ancora da fare, dovete raccogliere le chiavi e distribuire i sacchetti del pranzo al sacco a tutti coloro che vi consegneranno il biglietto rilasciato domenica scorsa.
-Il bigliettino colorato che abbiamo dato ai componenti del CRAL settimana scorsa giusto?- chiese Laura
-Esatto. Se non hanno il biglietto significa che domenica scorsa hanno usufruito del servizio ristorazione, quindi non hanno diritto al pranzo al sacco. Spiegateglielo bene, potrebbero sorgere delle incomprensioni. Finite le partenze ci saranno da gestire gli arrivi. Aspettiamo un sacco di persone, questa settimana il villaggio è al completo, quindi sarà un casino. Solita trafila, check-in, pranzo per chi vuole se no biglietto colorato. Le camere saranno disponibili dalle 16 di questo pomeriggio, dite che chiameremo noi i vari clienti quando sarà il momento della consegna delle chiavi. Purtroppo stamattina ci siamo solo io e Gabri, quindi lavoreremo il doppio. Tutto chiaro?- continuò Maurizio
-Chiaro!- rispondemmo in coro io e Laura.
Tornammo al lavoro velocemente, i clienti aspettavano. Mi sforzai di sorridere nonostante le evidenti occhiaie.
-Fatto tardi ieri sera eh?- chiese Gabriele affiancandomi.
-Neanche troppo...- mentii. Non potevo certo dirgli che avevamo bevuto e che poi ero rimasta sulle scale con Davide e gli altri animatori fino alle 3 del mattino, giusto?
A proposito di Davide, lui e gli altri sarebbero dovuti arrivare a momenti per fare la solita accoglienza ai nuovi ospiti...
-Non me la bevo mica bionda, hai le occhiaie che praticamente toccano terra!
Risi e cercai nuovamente di tranquillizzarlo, poi fortunatamente una signora ci interruppe.
Dopo un'ora guardai Laura disperata, i check-out erano quasi terminati ma ci attendevano una marea di check-in!
-Ei guarda chi arriva...- mi sussurrò lei all'orecchio, facendo un cenno verso l'atrio. Mi voltai e vidi l'equipe di animazione al completo avanzare verso l'ingresso, le facce stanche ma sorridenti. Intravidi Davide, che mi cercò con lo sguardo. Sorrisi facendogli un piccolo cenno di saluto con la testa. La giornata non poteva che migliorare ora che era arrivato anche lui.
Gli ospiti che arrivavano erano ben contenti di farsi accogliere da 40 giovani, simpatici e sorridenti animatori, arrivavano al banco della reception decisamente allegri. Le discussioni, come al solito, non mancarono, ma tutto sommato ce la cavammo piuttosto bene.
Quando arrivò la pausa pranzo, non potei fare a meno di esultare. I due responsabili lasciarono andare me e Laura in pausa insieme, probabilmente le nostre facce dovevano avergli fatto pena!
-Finalmente!- esclamai, sedendomi con gli altri ed iniziando a divorare un enorme piatto di pasta.
Tutti cominciarono a parlare, raccontando la loro giornata e facendo commenti sui nuovi ospiti che avevano intravisto in hall. Finimmo velocemente di mangiare e avevamo ancora un po' di pausa, quindi io, Laura, Giada e Valeria decidemmo di sederci sulle scale esterne per chiacchierare un po' mentre gli altri terminavano.
-Allora, non c'è proprio niente che devi dirci Giada?- le chiesi, curiosa. La ragazza non mi aveva ancora raccontato i dettagli della sua conversazione con Pasquale della sera precedente e mi aveva accennato ad un nuovo flirt...
-Con Pasquale è stato un disastro ragazze! Mi ha dato la rosa e quella lettera... insomma, è stato veramente carinissimo ma credevo di avergli fatto capire chiaramente che non ero interessata! Ne abbiamo parlato un po', ma sapete com'è fatto. E' molto permaloso, quindi se l'è presa tantissimo! Dice che non si aspettava una cosa del genere, che pensava che fossi interessata a lui, che ultimamente il nostro rapporto era cambiato e altre cose così!
-Vedrai che tra un paio di giorni gli passa, fa sempre così!- la rassicurai, memore della mia esperienza con quel ragazzo -piuttosto, questa nuova fiamma? Chi è il fortunato?
-Ecco... so che non ci crederete ma... Matteo.
-L'animatore?? Quello che ci ha provato con Laura?- chiesi sconvolta
-Sì lui. Abbiamo le camere vicine e ultimamente parlavamo dal balcone. E' simpaticissimo, ascoltiamo la stessa musica, mi fa ridere ed è carino.
-Tu lo sapevi?- chiese Laura a Valeria
-Sì, ma Giada mi aveva fatto promettere di non dire niente fino alla prima uscita, quindi...
-Siete già usciti?
-L'altra sera, abbiamo fatto un giro in pineta. Abbiamo chiacchierato un sacco, non ha provato a baciarmi ma ci siamo scambiati i numeri e ci sentiamo. Anzi, in teoria stasera dovremmo vederci...
-Fantastico! Possiamo finalmente organizzare delle uscite di gruppo- esclamai entusiasta. Se eravamo in tanti, potevamo uscire dal villaggio con meno problemi, gli animatori poi conoscevano meglio la zona.
-Esatto! Tu e Davide, io e Matteo, Laura e Marco, Valeria e Andrea.
-Non dimentichiamoci di Sara e Mario!
-Non sono più usciti insieme. Pare che lui sia un pervertito allucinante...
-Francesco ne sarà contento...- dissi ridendo. Le altre mi guardarono a bocca aperta, non aspettandosi una fra se del genere
-Che intendi dire?- mi chiesero
-Qualche giorno fa, Francesco mi ha chiesto di Sara. Ovviamente non gli ho detto nulla della sua uscita con il bagnino, ma lui sembrava molto interessato a capire se è single o meno.
-Francesco vuole chiederle di uscire?- chiese Valeria
-Si, mi ha chiesto di cercare di capire se lei potrebbe essere eventualmente interessata.
Giada e Valeria scoppiarono a ridere, contagiandoci.
-Non credo proprio sai? Francesco non è... il suo tipo diciamo.
-Peccato, perché è molto dolce.- risposi
La pausa purtroppo stava terminando, io e Laura decidemmo di tornare in reception. Ci demmo appuntamento per quella sera, al solito posto in anfiteatro.

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Capitolo 22
*** Non voglio vedere nessuna stagista bionda con gli occhiali ***


Capitolo ventuno - Non voglio vedere nessuna stagista bionda con gli occhiali

 







 

24 Giugno, ore 21.30

Il turno del giorno prima era stato massacrante, ma oggi ci toccava comunque lavorare fino a sera. Per fortuna, i nuovi ospiti non sembravano particolarmente in difficoltà, quindi il tempo passò abbastanza rapidamente.
-Ragazze ormai non c'è più niente da fare. Sistemate gli ultimi documenti e poi potete andare- ci disse Barbara. Io e Laura avevamo ripreso i normali turni, quindi ero nuovamente con Lisa.
Riordinammo le ultime cose, poi abbandonammo la reception e ci dirigemmo velocemente in anfiteatro per il solito spettacolo serale.
Al termine, tornammo in camera per cambiarci, poi raggiungemmo gli altri al bar della piscina.
Gli animatori indossavano la divisa e si facevano strada tra i tavolini, parlando con i nuovi ospiti e cercando di coinvolgerli il più possibile nelle attività organizzate. Come ogni sera, era stata allestita una pista da ballo e la musica arrivava in ogni angolo dell'immenso villaggio. Andrea mostrava i passi di danza da seguire, mentre un gruppo di anziane signore e il teeny club tentava di imitarlo. Noi ci sedemmo in disparte, Valeria teneva gli occhi puntati sul bel ballerino mentre io mi perdevo negli occhi scuri di Davide, che chiacchierava amabilmente con una coppia arrivata in villaggio il giorno precedente.
-Ragazzi andiamo a farci una birra al bar di fronte?- chiese Pasquale ad un certo punto.

Avevo parlato con lui, quella mattina. Gli avevo chiesto di Giada, di com'era andata a finire. Mi aveva detto che, a parer suo, Giada doveva ancora rendersi conto di quali fossero i suoi veri sentimenti.
-Cosa intendi dire?- gli avevo chiesto
-Sono convinto di piacerle, infondo. Credo di essere importante per lei, solo che ancora non ne è consapevole. Riuscirò a conquistarla, tranquilla.
Convinto lui!

-Io non ho voglia di muovermi, preferisco rimanere nei dintorni...- dissi, senza staccare lo sguardo dal mio ragazzo.
Mio ragazzo? Oddio, era davvero così che lo consideravo? Beh, alla fine passavamo insieme ogni secondo a disposizione. Ci sentivamo durante i momenti di pausa, quando lui poteva riposarsi e io ero in turno in reception. Non parlavamo mai di un futuro, cercavamo di vivere il presente. Quindi sì, forse potevo chiamarlo “il mio ragazzo”.
-Io pure, credo che andrò a letto abbastanza presto- aggiunse Giada -sono veramente a pezzi, il turno di oggi è stato terribile!
In realtà, nessuna di noi aveva intenzione di andare a dormire. Dovevamo vederci con gli animatori quella sera, ma ovviamente i ragazzi non potevano saperne niente.
-Oh tose, come siete mosce!- disse Federico ridendo. Nessuno, però, obiettò, così continuammo la serata chiacchierando e ridendo fra noi. Ovviamente non mancarono le solite occhiatine con Davide, che mi fece capire che mi avrebbe chiamata dopo.

 

Ore 00.15

D: “Martì, stamo pe tornare in camera. Ci vediamo tra 10 minuti?”
M: “Perfetto, dove ci troviamo?”
D: “Famo che ce vedemo sulle scale esterne, poi decidiamo che fare”
M: “Ok a dopo ;)”

Tutta contenta, avvisai Giada, Valeria e Laura dell'appuntamento. Salutammo i ragazzi e ci avviammo, accompagnate anche da Sara e Lisa. Dopo poco eravamo sulle scale ad aspettare gli animatori. Non sapevamo cosa avrebbero voluto fare, ma credevo volessero rimanere nei paraggi. Udimmo delle voci provenire dal basso poi Davide, Andrea, Matteo, Francesco e Stefano spuntarono dalle scale. Chiacchieravano animatamente fra di loro, ridendo, con gli occhi visibilmente stanchi. Davide si avvicinò a baciarmi, mentre gli altri stavano leggermente in disparte.
-Che facciamo?- chiese, sedendosi accanto a me.
Matteo e Stefano si accesero una sigaretta e ricominciarono a chiacchierare
-Quello che vuoi. Se sei stanco puoi andare a dormire eh
-Figurati, non rinuncerei a passare la serata con te per nulla al mondo!
-Venite in camera nostra, almeno non ci vedono. Però dobbiamo fare poco casino...- propose Francesco.
-E' troppo rischioso Francè, se le vedono da voi siamo morti!- rispose Matteo.
Sara e Lisa, a quel punto, decisero di tornare nella loro stanza. Le salutammo e continuammo a chiacchierare per decidere cosa fare
-Vabbe dai decido io, tutti da noi!- disse Davide alzandosi. Mi prese per mano e mi trascinò in corridoio fino alla porta della loro camera. Solo Francesco e Stefano ci seguirono, ma lungo il tragitto incontrammo anche Alessandra e Beatrice, altre due animatrici, che decisero di unirsi a noi. Non mi piaceva più molto la situazione, mi andava di passare del tempo con Davide ma non così. Non dissi comunque nulla ed entrammo in camera. Ci sedemmo sui letti e gli altri si scambiarono una serie di battutine, mentre Davide cominciò a baciarmi delicatamente il collo.
-Non vogliamo vedere! Almeno spegni la luce!- disse Stefano ridendo. Davide non se lo fece ripetere due volte, si alzò e spense la luce. Tornò immediatamente da me e si rituffò sul mio collo, per poi arrivare alle labbra. Gli altri continuarono a ridere, ma noi continuammo senza curarci troppo dei loro commenti.
-Mi sa che ci conviene lasciarli soli...- disse Francesco, probabilmente alzandosi e convincendo anche gli altri a fare lo stesso. Stefano e Alessandra non si mossero, mentre gli altri si avviarono verso l'uscita. Davide non fece una piega, ma io mi spostai da lui e mi misi a sedere. Aprirono la porta e fecero per uscire. Udii delle voci in corridoio, poi chiusero velocemente la porta. Accesi la luce e guardai Davide, leggermente allarmata. Le voci si stavano allontanando, così decisi di andare a vedere chi ci fosse in corridoio. Aprii lentamente e misi fuori la testa. Tutti i responsabili, esclusa Mariagrazia e Mirko, stavano rientrando nelle loro stanze. Chiusi la porta di scatto e corsi da Davide.
-Merda merda merda merda! Ci sono tutti i tuoi responsabili in corridoio, sono spacciata!
-Martì, calmati, non ti hanno vista! Aspettiamo un po', poi usciamo...- non fece in tempo a finire la frase, qualcuno bussò alla porta. Mi immobilizzai, impaurita, spostando lo sguardo da Davide agli altri due presenti nella stanza. Nessuno si mosse, ma continuarono a bussare
-Davide, apri!- era certamente un uomo quello in corridoio.
-Arrivo- urlò il ragazzo.
-Che facciamo?- chiese Alessandra allarmata
-Martì, nasconditi sotto il letto- mi disse Davide. Non mi mossi, incapace di reagire. Sarebbe andata male, me lo sentivo nelle viscere.
-Figurati se non mi vede! Sarà il primo posto dove cerca!- risposi, alzandomi
-Lo so, ma è meglio tentare!
Totalmente in disaccordo, mi sdraiai sul pavimento e mi misi sotto il letto. C'era polvere ed ero terribilmente scomoda, ma non mi lamentai. Davide sistemò le lenzuola e poi andò ad aprire. Udii dei passi nella stanza, poi una voce maschile
-Lo so che è qui, l'abbiamo vista- disse
-Salvo di chi stai parlando?- chiese candidamente Davide. Ecco di chi era quella voce: Salvatore, il responsabile dei mini club.
-Della stagista, non fare il finto tonto!
-Non dire stupidaggini, ci siamo solo noi tre qui!- esclamò Stefano, intromettendosi
-Non ci andava più di stare seduti sulle scale e Davide ci ha proposto di venire qui visto che Andrea e Francesco sono ancora in giro- concluse Alessandra allegramente.
Salvatore rimase in silenzio per qualche secondo, poi cominciò a muoversi lentamente per la camera. Mi irrigidii, pregando che non mi venisse da starnutire per la troppa polvere.
-Te lo dico chiaramente, Davide. Mariagrazia ha gia dei sospetti su di te e questa cosa non farà altro che alimentarli. Non voglio vedere nessuna stagista bionda con gli occhiali in questa stanza mai più, intesi?- disse il responsabile con tono minaccioso. Davide non rispose, così Salvatore uscì.
Alessandra e Stefano sospirarono di sollievo mentre Davide spostava la coperta e mi aiutava ad uscire. La canotta bianca che indossavo era completamente piena di polvere grigia, così come i miei capelli, ma poco importava. L'importante era che fossimo riusciti a cavarcela.
-Siamo rovinati- sospirai, sedendomi sul letto.
-Troveremo una soluzione, tranquilla. Non mi arrendo facilmente, dovresti averlo capito ormai
-Se ci vedono insieme ancora una volta, se capiscono qualcosa, ti licenzieranno. Ti rispediranno a Roma e non potrei sopportarlo
-Non sarebbe poi così grave, sai? Tra poco riparti anche tu, magari sarebbe l'occasione buona per vederci fuori da questa gabbia di matti!
Sorrisi, facendomi contagiare dalla sua risata e mi abbandonai fra le sue braccia.
-Non per rovinare questo bellissimo momento ma... ci tengono d'occhio!- esclamò Stefano, riportandoci alla realtà
-Che intendi dire?- chiesi allarmata
-Si sono appostati! Sono sui balconcini accanto a questo, aspettano di vederti. Nasconditi di nuovo sotto il letto, controllo in corridoio.
Detto questo, uscì dalla stanza per controllare la situazione esterna. Terrorizzata mi buttai nuovamente sotto il letto
per paura che mi scoprissero. Pochi secondi dopo Stefano rientrò e io potei tornare a respirare.

-Come immaginavo. Tutti i responsabili sono in corridoio con gli occhi puntati su questa camera. Dobbiamo uscire, Davide compreso. Martina, rimani nascosta sotto il letto, noi spegniamo la luce. Quando la situazione si sarà calmata, Davide tornerà a prenderti.
-State scherzando vero? Non posso rimanere tutta la sera sotto il materasso!
-Piccola, è l'unica soluzione! Tranquilla, appena vedranno la luce spenta e noi fuori se ne andranno.
-Non sto tranquilla per niente Davide! Ci sono io sotto quel letto, non tu.
-Lo so e mi dispiace, credimi. Ma è l'unico modo per far calmare le acque e fare in modo che tutti tornino nelle proprie stanze.
-Finirà male, me lo sento.
Prese il mio viso fra le mani e lo avvicinò al suo, baciandomi. Quando si staccò, incatenò i suoi occhi nei miei
-Nessuno dei due verrà mandato a casa, ok?
Annuii, sforzandomi di sorridere. Mi diede un altro tenero bacio, poi mi sdraiai nuovamente per terra e tornai nel mio nascondiglio.
Davide sistemò nuovamente la coperta in modo che mi coprisse, poi spense la luce e uscì, seguito dagli altri.
Avevo il cellulare con me, me ne accorsi solo in quel momento, così controllai i messaggi che Laura, Valeria e Giada mi avevano mandato.
L: “Marti ma che avete combinato? Qua sono tutti incazzati neri”
V: “Cara, siete nei guai.”
G: “NON USCIRE ASSOLUTAMENTE!”
Beh, almeno avevano provato ad avvertirmi. Sospirai, rispondendo a tutte. Controllai l'ora, appena l'1. Strano, mi pareva fosse passata un'eternità. Provai a trovare una posizione più comoda, ma mi risultò molto difficile visto che avevo giusto qualche centimetro di spazio tra la schiena e le doghe di legno del letto.
Davide non mi aveva ancora scritto e iniziai a preoccuparmi seriamente. Sicuramente l'avevano rimproverato, magari l'avevano pure portato da Mariagrazia! E se lei avesse deciso di chiamare Ciro, il direttore, per prendere provvedimenti? E se mi avessero convocata e rispedita a casa? Con che coraggio avrei guardato in faccia i miei genitori? Come avrei giustificato la cosa a scuola, a Settembre?
I miei pensieri vennero interrotti dalla vibrazione del mio cellulare
D: “Via libera, vengo a prenderti”
Grazie a Dio!
Udii dei passi avvicinarsi e poi la porta aprirsi. Davide accese la luce e si inginocchiò sul pavimento, scostando la coperta.
-Martì, tutto a posto. Se ne sono andati tutti a dormire, però pare che Annarosa ti abbia vista. Secondo me comunque non dirà una parola, ne sono certo.
Mi aiutò ad uscire dal nascondiglio e pulì la mia maglietta, ormai diventata grigia.
-Le altre sono sulle scale se vuoi...- azzardò lui, attirandomi a se per baciarmi
-Direi che per stasera ne ho avuto abbastanza! Vado a recuperare le chiavi da Laura e torno in camera!
Ci incamminammo mano nella mano verso le scale esterne
-Ecco la nostra criminale!- esclamò Valeria quando ci vide arrivare
-Ma che avete fatto?- chiese Laura, guardandomi preoccupata
-Lascia stare. Mi dai le chiavi? Meglio se sparisco dalla circolazione per un po'...
Salutai tutti e tornai di corsa nella mia stanza. Chiusi velocemente la porta e mi buttai sul letto, incurante della polvere che mi aleggiava attorno.
Annarosa mi aveva vista. Ero nei guai veramente, quella era una pettegola senza scrupoli. Sarebbe sicuramente andata a parlare con Mariagrazia e Davide sarebbe stato licenziato. Sbuffai rumorosamente e indossai il pigiama, poi mi infilai sotto le coperte. Provai a calmare il senso di panico che mi attanagliava leggendo qualche pagina del libro che avevo abbandonato sul comodino, ma i risultati furono decisamente scarsi.
L: “Davide chiede se ti va di stare un po con noi sulle scale. Mariagrazia è rientrata nella sua stanza, non ci sono più responsabili in giro.”
Risposi immediatamente
M: “Non mi pare proprio il caso! Non voglio cacciarmi in altri guai”
Era meglio non farsi vedere troppo in giro, almeno finché le acque non si fossero calmate definitivamente. Mentre riflettevo sul da farsi, qualcuno bussò piano alla porta. Il cuore perse un battito e il mio pensiero volò subito a Mariagrazia. O peggio, ad uno dei miei responsabili. O il direttore in persona. Bussarono nuovamente, questa volta con un po' più di forza. Mi avvicinai alla porta, tremando visibilmente.
Quando aprii, due mani mi afferrarono saldamente i fianchi e labbra di cui ormai riconoscevo il sapore si incollarono alle mie. Davide mi spinse all'interno, richiudendo delicatamente la porta alle sue spalle. Appoggiai la schiena all'armadio mentre faceva aderire il suo corpo al mio, baciandomi più profondamente. Accarezzai il suo viso e i suoi capelli, liberati finalmente dal gel appiccicoso che ogni tanto metteva.
-Sei pazzo?- chiesi senza fiato quando si staccò da me
-Forse, ma avevo bisogno di farlo
Risi, accarezzandogli il viso e avvicinandolo nuovamente a me
Passammo il resto della serata sul mio letto, a farci le coccole e a scambiarci teneri baci.
-Da domani sera però troviamo un altro posto dove vederci, ok? Non possiamo più rischiare- mi disse ad un certo punto
-Fuori dal villaggio, lontani da occhi indiscreti. Non voglio che ci dividano.
-Non ci divideranno piccola, te lo prometto.

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Capitolo 23
*** La ragazza più felice e fortunata della terra ***


ANGOLO AUTRICE:
Salve a tutte! Comincio scusandomi per l'enorme attesta, mi dispiace veramente un sacco! Le idee le avevo, era il tempo che scarseggiava... Il capitolo si conclude senza colpi di scena ne niente di esaltante, mi spiace, ma volevo dedicare tutto un capitolo alla serata che Martina passerà al bar... Giuro che aggiornerò quanto prima! Un bacione a tutte :)





Capitolo ventidue - La ragazza più felice e fortunata della terra

 

 







25 Giugno, ore 8.15


-Che casino ieri sera eh?!- disse Giada azzannando un cornetto.
Sorrisi, leggermente imbarazzata e le feci segno di abbassare la voce. I ragazzi non sapevano nulla ed era decisamente meglio così, vista la situazione.
Stavamo facendo colazione tutti insieme, come ogni mattina, mangiando nella mensa silenziosa. C'erano anche alcuni responsabili di sala e cucina, ma ognuno pensava ai fatti suoi, troppo assonnato per parlare.
-Lasciamo stare...- commentai, abbassando lo sguardo -sono nei guai fino al coll
-Vedrai che dimenticheranno presto questa storia- cercò di consolarmi Valeria
-Lo spero. Non saprei proprio come spiegare ai miei genitori il mio ritorno a casa anticipato
-Tranquilla Marti, non succederà niente. Anche perché tra quattro giorni ce ne andiamo!- concluse Laura
Sorrisi, sperando di poter cancellare i brutti ricordi della sera precedente. Restare calma era decisamente fuori discussione, con il mio carattere poi... sarei sicuramente stata in ansia per tutta la giornata, questo lo sapevo.
Continuammo a mangiare in silenzio, la mensa si stava svuotando e anche noi dovevamo darci una mossa. Proprio mentre stavo cominciando a pensare di alzarmi, tre persone entrarono dalle porte che davano sul giardino. Mi immobilizzai non appena riconobbi la figura in testa al gruppo: Annarosa. La responsabile più stronza e pettegola di tutta l'equipe di animazione, quella che mi aveva vista nella camera di Davide la sera precedente. Distolsi velocemente lo sguardo, cercando di passare inosservata, e lanciai un'occhiata preoccupata alle altre. Anche loro ovviamente si erano accorte del suo ingresso e si irrigidirono visibilmente. Ero seduta a capotavola, con la macchina del caffè alle mie spalle. Annarosa e le altre due animatrici si diressero proprio lì, preparandosi un caffè prima di iniziare a lavorare. Capitava spesso di incontrare gli animatori nella nostra mensa, ma non era mai stato un problema.
-Aiuto- mimai silenziosamente con le labbra, guardando Giada che osservava con discrezione la scena alle mie spalle.
-Oggi ho più sonno del solito- disse Annarosa. Il suo tono di voce era sempre alto, ma lo alzò ancora di più, quasi a voler sottolineare le sue parole
-Come mai?- chiese Valentina, l'animatrice accanto a lei
-Sai, ieri sera sono rimasta sveglia fino a tardi. Non hai saputo quello che ha combinato Davide?
-Ho sentito dire qualcosa...
-Beh, il furbacchione si è portato la stagista, quella bionda con gli occhiali che sta in reception, in camera sua. Devono aver fatto un'ammucchiata visto che erano presenti anche Alessandra e Stefano.
-Non ci credo!- esclamò Valentina.
Il cuore smise definitivamente di battere. Ecco fatto, sapeva tutto e lo stava raccontando all'intera equipe. Davide sarebbe stato cacciato, probabilmente anche Alessandra e Stefano rischiavano un ammonimento. E io sarei stata spedita dritta a Milano, con quattro giorni di anticipo e un sacco di problemi da risolvere.
Le altre mi guardarono allarmate, mentre anche i ragazzi, che avevano certamente sentito tutto, cominciarono ad osservarmi perplessi, ignari di tutta la situazione. Luca fece per dire qualcosa, ma lo zittii con un'occhiata. Gli feci segno di aspettare, avrei spiegato tutto quando Annarosa e le altre se ne fossero andate.
-Credici invece tesoro!- continuò la vipera -insomma, ti sembra possibile che io non possa andare a dormire perché un ragazzino qualunque nasconde le stagiste nell'armadio?
-E adesso che farai?
-Questa non la passa liscia di certo. Ne parlerò con Mariagrazia, poi deciderà lei come comportarsi.
Davide, purtroppo, aveva torto. Annarosa avrebbe sicuramente parlato con Mariagrazia e sarebbero stati guai per tutti!
-Secondo me lo rispedisce a casa...- commentò Stella, l'altra animatrice che fino a quel momento era rimasta in
silenzio.
-Sinceramente lo spero. Ha 18 anni, il pivello. Non può pensare di venire qui e fare quello che vuole, non sarò certo io a permetterglielo.
-Quando parlerai con Mari?- chiese Valentina
-Alla riunione di questa mattina. Prima risolviamo la questione e meglio è.
Detto questo, Annarosa, Valentina e Stella gettarono i bicchierini di plastica nell'immondizia e uscirono con fare altezzoso, senza degnarci nemmeno di uno sguardo. Ripresi a respirare solo quando la porta a vetri si chiuse completamente, lasciandomi sfuggire un sospiro di sconforto.
-Che vi dicevo? Sono rovinata!
-Marti ma si può sapere che è successo?- chiese Luca
-Un casino Luca, un vero e proprio casino!- gli rispose Valeria, mentre mi afflosciavo sul tavolo.
-Qualcuno ha intenzione di spiegarci qualcosa?- chiese Federico con gli occhi sgranati per la sorpresa
-Sto uscendo con un animatore, penso ve ne siate resi conto tutti. Ieri sera ero in camera sua con altra gente e mi hanno scoperta. Il problema è che Mariagrazia, la capo equipe, ha severamente vietato qualsiasi contatto tra stagisti e animatori, quindi sono fregata! Anzi, siamo fregati, è nei guai pure lui...
I ragazzi rimasero in silenzio per qualche secondo, fissandomi a bocca aperta.
-Chi è il fortunato?- chiese Pasquale, sorridendo
-Ma hai sentito quello che ho detto?! Potrebbero mandarmi a casa e questa è l'unica domanda che ti viene in mente?- risposi, veramente arrabbiata
-Calmati piccola, era per sdrammatizzare un po' la situazione! Vedrai che non manderanno a casa proprio nessuno, alla fine tra pochi giorni finisce lo stage. Le regole si faranno più rigide, ma sono convinto che non ti succederà niente.- disse Pasquale con il suo solito tono calmo.
-Spero proprio tu abbia ragione- gli sorrisi, per la prima volta sorpresa dalle sue parole.
-Ora dobbiamo proprio andare ragazzi, se no ci mettiamo nei guai veramente! Ne riparliamo a pranzo, ok?- disse Luca, alzandosi e sparecchiando. Annuimmo, seguendo il suo esempio e recandoci ognuno al rispettivo posto di lavoro.


Entrai nella hall con Lisa al mio fianco. Avevo i nervi a fior di pelle, ogni rumore mi faceva sobbalzare e se ne
sarebbero sicuramente accorti tutti.
-Stai tranquilla, nessuno dirà niente- mi sussurrò Lisa prima di entrare in reception.
Mi schiaffai in faccia il più falso dei sorrisi e la seguii dietro al bancone, salutando Gabriele, Francesca e Katia, cercando di apparire abbastanza credibile. Mi sistemai accanto a Gabriele, vicino al centralino, chiacchierando con lui del più e del meno e rispondendo al telefono. Riuscii quasi a dimenticare tutto il putiferio della sera precedente. Beh, quasi
-Bionda, stai bene?- mi chiese ad un tratto il ragazzo
Sobbalzai -Si, perché?
-Non so, ti vedo... strana.
-Ah... ehm... no... si cioè, ho solo un po' di mal di pancia- arrancai. Cominciai a sudare freddo. Lo sapevo che se ne sarebbero accorti, anzi magari Mariagrazia aveva già parlato con loro.
-Vuoi un the caldo? Una tisana?
-No grazie, ho già preso una pastiglia per il dolore prima- mentii, sorridendo.
-Come vuoi...- disse lui, arrendendosi.
Sospirai di sollievo quando arrivò l'ora di pranzo. Andai in pausa con Lisa e Francesca, la hall era praticamente deserta e non c'era grande bisogno di noi. Gli altri erano già in mensa, chiacchieravano animatamente fra loro. Li raggiunsi passando accanto ai tavoli di alcuni responsabili, che mi lanciarono occhiatine maliziose. Mi vennero i brividi nonostante il caldo infernale. Cercai di ignorare tutti e mi sedetti accanto a Federico, sempre pronto a regalarmi un sorriso di conforto.
-Tutto bene?- mi chiese, leggermente preoccupato
-Più o meno. Non vedo l'ora che questa giornata finisca!
-I tuoi responsabili ti hanno detto qualcosa?- chiese curiosa Valeria
-Per il momento niente di particolare. Gabriele mi ha fatto notare che c'era qualcosa di strano, ma non ne ha più fatto parola.
-Stasera non si esce quindi...- disse Leonardo
-Diciamo che devo farmi vedere il meno possibile, almeno oggi! Di certo non verrò allo spettacolo, stasera.
-Potremmo andare al bar di fronte. Siamo fuori portata e siamo sicuri che non vedrai nessun animatore...- propose Pasquale.
Per una volta ero d'accordo con lui. Non mi andava di rinunciare completamente ad uscire, ma evitare l'equipe era indispensabile. Il bar di fronte al villaggio era un buon compromesso, nonostante non amassi particolarmente quel posto.


Il resto della giornata lavorativa passò abbastanza tranquillamente, ad eccezione di qualche battuta che Gabriele fece di tanto in tanto. Per non parlare del cambio di turno...
-Buongiorno a tutti!- disse Maurizio, entrando in reception con un gran sorriso stampato in faccia.
-Ciao Mauri!- lo salutammo in coro io e Lisa. Sara e Laura ancora non erano arrivate, non potevamo muoverci dal bancone.
-Amico, non ti pare che la nostra biondina sia un po' strana oggi?- Gabriele gli andò in contro, mettendogli un braccio intorno alla spalla e facendolo girare verso di me, facendogli l'occhiolino.
-Ei, ora che me lo fai notare si! Tutto bene bionda?- chiese Maurizio, tornando serio per un secondo
-Sì, tutto alla grande- risposi con ben poca convinzione
-Passato il mal di pancia?- chiese Gabriele
-Sì, le pastiglie fanno miracoli...
-E non solo quelle!- rispose lui, cominciando a ridere con l'altro cretino. Sorrisi, anche se non avevo ben capito a cosa alludesse. Maurizio e Gabriele si scambiarono uno sguardo d'intesa, poi tornarono alle loro postazioni.
Quando Laura e Sara arrivarono potemmo finalmente abbandonare quella gabbia di matti e tornare nelle nostre stanze.
-Andiamo un po' in spiaggia, ti va?- mi chiese Lisa
-Non so, non vorrei rischiare di incontrare qualcuno... forse è meglio se rimango in camera fino a cena
-Come vuoi, ma gli animatori al pomeriggio sono tutti in piscina
-Lo so, ma preferisco non correre rischi comunque. Ci vediamo in mensa alle 18.30, ok?
Lisa si arrese -Va bene. Bussa se hai bisogno, rimango in camera pure io.
-Grazie mille, davvero.- la salutai e mi chiusi la porta alle spalle. Mi buttai sul letto senza nemmeno togliermi le ballerine e affondai la testa nel cuscino, disperata. In che cavolo di pasticcio mi ero cacciata? Che mi era preso in questo mese? Non ero mai stata una che trasgrediva alle regole, ero sempre stata una ragazza tranquilla, diligente, che evitata di fare troppe stupidate. Forse il fatto di stare da sola per un mese, senza il controllo di nessun adulto, mi aveva dato alla testa.
Sciocchezze, era il sorriso di Davide a mandarmi in tilt il cervello! Da quando avevo incrociato i suoi occhi era iniziato tutto, era iniziata la magia che ci legava ma che, inesorabilmente, mi stava trascinando nei casini. Davide mi faceva letteralmente impazzire, non c'era niente di lui che io non apprezzassi e che non cominciassi ad amare. Amare. Non avevo mai usato questa parola, mai. Com'era possibile che mi stessi innamorando di una persona in sole due settimane?
Era troppo perfino per me, la mia testa stava scoppiando, avevo bisogno di calma e di tempo per riflettere. Mi spogliai, incurante della finestra aperta e delle tende scostate e mi diressi in bagno, concedendomi una lunga doccia bollente. Ripercorsi lentamente ogni singolo momento passato con quel ragazzo, entrato nella mia vita all'improvviso e nel modo più inaspettato possibile. Ripercorsi ogni momento e mi sentii la ragazza più felice e fortunata della terra. Ogni cosa scomparve, eccetto l'immagine del suo sorriso, fissata ormai in modo indelebile dentro di me. Saremmo riusciti a risolvere anche questo casino, saremmo riusciti a goderci questi ultimi attimi che ci rimanevano.

 

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Capitolo 24
*** Starei qui per sempre ***


ANGOLO AUTRICE:
Salve a tutte! Comincio con lo scusarmi profondamente per l'imperdonabile ritardo nella pubblicazione del capitolo. Sommersa dai compiti, dalle verifiche e dalla preparazione alla Maturità, non sono proprio riuscita ad aggiornare prima. Lo so, lo so, trovo sempre un sacco di scuse. Spero davvero che il capitolo valga l'attesa! Un bacione e alla prossima
Marss








Capitolo ventitré – Starei qui per sempre

 

 







25 giugno, ore 23

-Ti vedi con Davide stasera?- mi chiese Valeria, sorseggiando la sua bibita.
Eravamo seduti ad un tavolo sull'enorme terrazza del bar di fronte al villaggio, lontani da occhi indiscreti.
-Penso di sì, non ci siamo ancora sentiti oggi. Gli manderò un messaggio più tardi- risposi, sospirando
-Non fatevi scoprire però stavolta!- esclamò Federico, dandomi una lieve pacca sul braccio.
Continuammo a parlare del più e del meno, ridendo fra noi. Cominciavo ad affezionarmi veramente a quei ragazzi, in un mese la nostra amicizia era nata e cresciuta molto. Passavamo insieme ogni momento libero, le giornate di riposo in spiaggia, le serate a cantare al bar della piscina, le pause in mensa tra un turno e l'altro. Nove ragazzi veneti erano stati in grado di farmi ridere, emozionare, piangere e sorridere. Sapevo già che sarebbe stato difficile dire addio a tutto questo, abbandonare la routine a cui eravamo ormai abituati, salutare tutti con la consapevolezza che sarebbe stato difficile riuscire a vederci di nuovo. Il discorso ovviamente valeva anche per Davide: come avrei fatto una volta tornata a casa? Come avrei superato le giornate sapendo che lui era terribilmente lontano da me? Questi pensieri mi scombussolavano sempre e la solita lacrima solitaria mi rigò il volto.
-Ei ei ei, che succede?- mi chiese Federico, sorridendo teneramente. Tutti si voltarono a guardarmi
-E' solo che... stavo ripensando a questo mese passato insieme a voi e non posso fare a meno di piangere. Insomma, è stato fantastico, voi siete fantastici! Mi mancherete tutti tantissimo.
Calò il silenzio, gli altri rifletterono sulle mie parole. Poi sorrisero, guardandosi l'un l'altro, probabilmente ripercorrendo giorno dopo giorno questa magnifica esperienza.
-E pensare che non volevo nemmeno partire...- cominciò Laura
-...pregavamo perché il treno tornasse indietro!- continuai
-Invece ora prego perché il tempo si fermi, perché tutto questo non finisca così presto.
-E' volato questo mese e con voi è stato tutto più bello! Insomma, ogni momento che abbiamo passato insieme è
indimenticabile- continuò Valeria

-Sentiremo molto la vostra mancanza, milanesi!- esclamò Luca
-Sì ma questo non è un addio! Ci rivedremo presto, ne sono sicura!- concluse Lisa
Sorrisi, non avevo ancora smesso di farlo da quando ero arrivata in quel villaggio.
La serata trascorse tranquillamente, tra scherzi, risate e canzoni cantate alla luna che rischiarava il cielo.


M: “Ei, ci vediamo stasera? Dobbiamo parlare di un paio di cose”

Attesi una sua risposta per più di un'ora. Nel frattempo decidemmo di rientrare
-Io e le altre rimaniamo sveglie, facci sapere se ti vedi con Davide, così usciamo tutti insieme- mi disse Giada in corridoio. Salutai gli altri, augurando la buonanotte, poi rientrammo nelle nostre stanze.

D: “Va bene Martì, però non in villaggio! Non hai idea del culo che m'ha fatto Mari”
M: “Lo immaginavo, ho sentito qualcosa da Annarosa stamattina. Dove ci incontriamo?
D: “Tra 15 minuti al bar davanti al villaggio. Vengono anche Andrea, Matteo e Marco”
M: “Avviso le altre allora. A tra poco!”

Laura era già in pigiama, pronta per andare a dormire.
-Cosa stai facendo?- le chiesi
-Mi sto infilando sotto le coperte. Ho il turno di mattina domani, che problema c'è?
-Non ci pensare nemmeno! Cambiati, stiamo uscendo
-Marti non voglio fare il terzo incomodo! Tu e Davide, Valeria e Andrea, Giada e Matteo. Cosa vengo a fare io?
-C'è anche Marco stasera
Laura restò a fissarmi per qualche secondo. Lei e Marco continuavano a vedersi e sentirsi di nascosto, di tanto in tanto. Il ragazzo di Laura la trattava malissimo per telefono, l'avevo sentita piangere sotto la doccia una sera. Lui l'aveva anche tradita più di una volta, per questo approvavo quello che stava facendo con Marco.
-Sicura? Non è un trucco per trascinarmi fuori vero?
-Te lo giuro, ma l'ha scritto Davide!- le porsi il cellulare per farle leggere gli ultimi messaggi.
Sospirò con fare teatrale, levandosi le coperte e alzandosi dal letto -E va bene, farò questo sforzo...
Risi divertita dal suo comportamento, poi avvisai le altre.


Quindici minuti più tardi eravamo sedute nel parcheggio del bar, aspettando ciascuna il suo ragazzo, chiacchierando a bassa voce.
Quando arrivarono ci alzammo di scatto, correndo a salutarli. Saltai in braccio a Davide, coprendogli il viso di baci delicati
-Credevo ti cacciassero! Ho sentito Annarosa parlare stamattina, diceva che voleva farti mandare via. Ho avuto così tanta paura Davide, davvero. Non mi hai scritto nulla, nessuno mi ha detto niente...
Davide mi zittì con un bacio sulle labbra, che non esitai ad approfondire.
-Calmati piccola. Mari mi ha convocato nel suo ufficio stamattina, mi ha urlato dietro, minacciato, ma niente di più. Se ci scoprono un'altra volta non esiterà a mandarmi a casa, ma questo non accadrà te lo prometto.
Lo baciai ancora, ancora e ancora, stringendolo forte a me.
-Ehm... ragazzi... che dite, ci spostiamo da qui e continuate dopo?- la voce di Marco ci fece tornare alla realtà. Mi staccai dalle sue labbra e mi voltai a guardare gli altri
-Che programma avete in mente?- chiesi
-Sorpresa. Forza andiamo- Matteo prese Giada per mano e uscì dal parcheggio, incamminandosi.
Prendemmo la strada principale, debolmente illuminata, che costeggiava il villaggio. Camminavo al fianco di Davide, le mani intrecciate. Ogni tanto ci staccavamo dagli altri per scambiarci un bacio veloce o qualche carezza, poi però ci toccava allungare il passo per non perderli di vista. Ci stavamo inoltrando nella pineta, percorremmo un sentiero diverso da quello che facevamo tutti i giorni per andare in spiaggia. Rischiarato dalla sola luce della luna, risultava anche particolarmente inquietante.
-Volete sentire una storia?- chiese ad un certo punto Matteo
-Dipende- rispose Giada, sorridendogli
-Mi sa che la conosco già.. vi piacerà sicuramente ragazze!- intervenne Marco
-E' la storia di quattro stagiste del nord, venute qui per un mese di lavoro in estate- cominciò Matteo
-Ma tu guarda che coincidenza- commentò Valeria.
-Le quattro stagiste avevano l'abitudine di uscire con degli animatori, anche se non potevano e mettevano a rischio il proprio lavoro...- Matteo mi lanciò uno sguardo malizioso, facendomi intendere che sapeva tutto della notte precedente -...una notte, stanche di essere scoperte, decisero di chiamare i loro ragazzi e di andare a fare una passeggiata solitaria nella pineta accanto al villaggio.
-Mi suona sempre più familiare questa storia...-commentai
-E non hai ancora sentito la parte più bella! Mentre camminavano sul sentiero, chiacchierando allegramente, udirono un rumore. Si fermarono tutti e si guardarono attorno, ma non videro nulla. Continuarono a camminare, ma sentirono nuovamente quel rumore.
Proprio in quel momento, nemmeno a farlo apposta, uno scricchiolio ci fece immobilizzare tutte. Nessuno fiatò e
Matteo smise di raccontare

-Cos'era?- chiese Valeria, guardandosi attorno?
-Non ne ho idea- Andrea la prese per mano e la attirò a sé con fare protettivo. Giada e Laura si avvicinarono a Matteo
e Marco, mentre io mi voltai. Davide era sparito.

-Davide?- chiamai -dove cavolo è andato?
-Non lo so Marti, camminava dietro di noi...
-In effetti è da un po' che non si sente la sua voce
-Davide, se è uno scherzo non fa ridere!- continuai. La luna venne coperta da una nuvoletta di passaggio e tutta la pineta sprofondò nel buio.
-Perfetto, e ora come facciamo?- chiese Laura, la voce sempre più impaurita
I ragazzi non fiatarono e io continuai a guardarmi attorno, cercando di capire dove poteva essersi nascosto. Un secondo dopo udimmo un altro scricchiolio.
-Non mi piace questa situazione-sussurrò Valeria
Improvvisamente, Davide saltò fuori da un cespuglio vicino a noi, urlando e agitando le braccia. Urlammo anche noi di rimando, spaventate dal suo scherzo
-Sei un cretino!- gli dissi, dandogli un leggero spintone
I ragazzi si misero a ridere, complici nello scherzo e divertiti per la buona riuscita.
-Non è divertente, davvero!- esclamò Valeria. In un primo momento restammo impassibili a guardare i ragazzi piegati in due dalle risate, ma poi ci lasciammo andare e cominciammo a ridere a crepapelle.
-Ok basta così dai, stiamo facendo troppo casino- disse Andrea, asciugandosi le lacrime che le troppe risate gli avevano fatto scendere -Muoviamoci o qui facciamo l'alba!
Riprendemmo a camminare, continuando a ridere e a commentare l'accaduto. Al termine della pineta trovammo la passerella di legno che portava alla spiaggia. La percorremmo velocemente e ci trovammo di fianco al chiosco del bar. La spiaggia privata che ammirammo era splendida, con molti lettini sull'estrema sinistra e, davanti a noi, giganti ombrelloni di paglia con una serie di divanetti disposti a semicerchio. Guardai Davide sorridendo e lui, stringendomi la mano un po' più forte, cominciò a trascinarmi verso uno dei divanetti più vicini al mare. Regnava il silenzio più totale, nessuno di noi parlava e cominciavamo a dividerci a coppie, ognuno si dirigeva verso un diverso ombrellone, ma ad un tratto udimmo un sospirare leggero che ci fece allarmare. Ci girammo tutti contemporaneamente verso il chiosco e vedemmo un uomo, probabilmente il proprietario, sdraiato su un lettino e coperto fino alle orecchie. Dormiva, russando lievemente, davanti al bar, come a fare la guardia.
Restammo paralizzati per qualche secondo, indecisi sul da farsi
-Il custode! E ora che facciamo?- chiese Laura, sussurrando
-Niente, ci allontaniamo il più possibile da lui- le rispose Marco, percorrendo una diramazione della passerella che portava ai lettini più lontani. Seguimmo il suo esempio, anche se Davide fece qualche capriccio.
-Ma io volevo stare sui divani!- si lamentò
-Lo so, anche io, ma è rischioso! Se lui si sveglia ci vede subito, non possiamo stargli troppo vicino- dissi, prendendolo per mano e trascinandolo verso gli altri
-I divanetti sono più comodi. E più romantici- un sorrisetto malizioso gli si dipinse sul volto
Sospirai.-Non ci provare. Abbiamo già rischiato nel villaggio, non ho intenzione di farmi scoprire pure qui.
A quelle parole si decise a seguirmi senza più protestare. Ci dividemmo nuovamente e Davide corse ad accaparrarsi i due lettini vicini alla riva. Mi sedetti su un lettino, accanto a lui, e rimasi ad osservare la luna piena riflessa nel mare. La serata era stupenda, non c'era una nuvola e si vedevano chiaramente tutte le stelle. Il mare era estremamente calmo, il rumore delle onde che lentamente si infrangevano sul bagnasciuga era rilassante. Rabbrividii e Davide mi abbracciò, coprendomi con la sua felpa. Rimanemmo ad osservare il cielo e il mare che quasi non si distinguevano e mi sentii in pace con il mondo e con me stessa.
-Visto in che bel posto che ti ho portata?- disse, cominciando a baciarmi il collo -la spiaggia, il mare, la luna, le stelle.
-E' fantastico.- non sarei riuscita ad aggiungere altro. Era il sogno romantico di ogni ragazza, no? Passare la notte sui lettini in spiaggia, a farsi le coccole con il proprio ragazzo, rischiarati solo dalla luce della luna, le orecchie piene del suono delle onde.
Mi voltai a guardarlo, osservai il suo profilo perfetto, i suoi occhi profondi e quel maledetto sorriso malizioso. Presi il suo viso tra le mani e lo avvicinai al mio, sfiorandogli appena le labbra, lasciando che i nostri respiri cominciassero a fondersi. Mi baciò con passione, passando le dita tra i capelli, avvicinandomi a sé, annullando ogni distanza. Prese ad accarezzarmi il collo, le spalle, il seno, fino ad arrivare ai fianchi. Delicatamente, ma senza mai staccarsi dalle mie labbra, mi fece sdraiare su un lettino. Si adagiò accanto a me e gli circondai la vita con una gamba, riprendendo ad accarezzargli il viso. Le sue mani correvano veloci su tutto il mio corpo, soffermandosi sul seno e sul ventre. Arrivò al primo bottone dei jeans e indugiò appena, si staccò un momento da me e mi guardò, in attesa. Annuii impercettibilmente, riprendo a baciarlo. Slacciò il primo bottone, poi anche il secondo ed il terzo. La sua mano scivolò sicura all'interno dei jeans, giocherellando con l'elastico degli slip. Non vedendo nessuna reazione negativa da parte mia, infilò la mano sotto gli slip e mi accarezzò delicatamente, facendomi quasi il solletico.
Arrossii appena, leggermente in imbarazzo, uscivamo insieme da un po' ma non mi aveva mai toccata così. Continuò ad accarezzarmi ed io presi a muovere il bacino lentamente verso di lui. Sorrise sulle mie labbra, visibilmente soddisfatto dell'effetto che avevano le sue carezze su di me. Mi avvinghiai di più a lui, baciandolo con foga e infilando le mani tra i suoi capelli morbidi. Un brivido mi percorse la spina dorsale, spingendomi ancora di più verso lui. Piano piano diminuì l'intensità del suo tocco, fino a sfilare la mano dai jeans. Rimasi immobile, gli sguardi incollati, le labbra gonfie. Lo abbracciai di slancio, attaccandomi al suo collo e riempiendomi le narici del suo profumo.
In quel preciso momento capii che mi stavo innamorando di lui. Capii che mi stavo innamorando del suo corpo, del suo viso, dei suoi occhi sinceri e del suo sorriso rassicurante. Mi stavo innamorando della sua voce, del suo dialetto, delle sue carezze e della sua risata. Mi stavo innamorando di ogni minimo particolare di lui, e la cosa mi spaventava e rassicurava allo stesso tempo. Insomma, da quanto uscivamo insieme, due settimane? Non ero neanche sicura di poterlo chiamare “fidanzato”. Stavamo insieme? Lui come la pensava? Ero solo una delle tante prede estive? Guardai nuovamente i suoi occhi e tutti i miei dubbi scomparvero. In quel momento eravamo solo io e lui, niente aveva più importanza. I problemi, le difficoltà, la distanza che avremmo dovuto affrontare, tutto venne annullato dal sorriso che si dipinse sul suo volto. Non potevo e non volevo dubitare di lui. Non potevo e basta.
-Tutto ok?- il mio sguardo doveva averlo turbato
-E' più che ok. Non riesco a spiegarmelo, davvero
-Cosa non riesci a spiegare?
Tacqui per un momento. -Tutto questo. Non capisco come abbia fatto ad affezionarmi così tanto a te. Non capisco come tu sia riuscito a rubarmi il cuore e a farmi emozionare. Non lo capisco, e non riesco a spiegarmelo.
Mi abbracciò forte e mi baciò la nuca.
-Non c'è niente da spiegare, piccola. E' così e basta, non c'è niente che potrei volere di più in questo momento.
-Non andartene mai.
-Sono qui adesso, tranquilla.
Mi resi conto che “adesso” non mi bastava più, ma rimasi zitta e continuai ad abbracciarlo, ignorando il groppo che sentivo crescermi in gola.


-Sono le 4. Forse dovremmo andare...- sussurrai. Eravamo ancora abbracciati, immersi ognuno nei suoi pensieri ma legati da qualcosa di sempre più forte.
-Vorrei poter rimanere qui
-Anche io, credimi. Fosse per me starei qui per sempre.
-Ragazzi dobbiamo andare!- la voce di Andrea interruppe il nostro dialogo
Baciai ancora Davide, poi recuperai la mia roba e mi alzai, ricomponendomi e raggiungendo gli altri.
Sorrisi a Laura che mi fissava maliziosa mentre anche Giada e Matteo si univano a noi. I ragazzi si scambiarono un'occhiata di intesa, poi cominciammo ad avviarci. Il tragitto in pineta fu piacevole, nessuna storia dell'orrore o rumore ci disturbò. Quando arrivammo davanti al cancello ci salutammo e, come consuetudine, entrammo prima noi ragazze scavalcando la recinzione.
Mi voltai a guardare Davide, poi seguii le altre. 

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Capitolo 25
*** Vendetta, tremenda vendetta! ***


Capitolo ventiquattro – Vendetta, tremenda vendetta!

 








26 giugno, ore 9

Ultima giornata libera. Che tristezza, questa esperienza stava veramente finendo. Io e Lisa avevamo deciso di andare presto in spiaggia, per goderci quest'ultima piena giornata di mare. Leonardo, Alberto, Giada e Valeria erano con noi, anche gli stagisti di sala avevano giorno libero il mercoledì. Gli animatori si aggiravano come consuetudine tra i lettini, cercando di coinvolgere gli ospiti nei giochi di metà mattina, mentre Tony stava alla console.
Eravamo sdraiate sui lettini a chiacchierare del più e del meno, cercando di abbronzarci il più possibile. Sentii una mano sfiorarmi il piede, così mi voltai. Davide, travestito da cowboy, mi passò accanto, sorridendo maliziosamente e facendomi l'occhiolino.
-Ma come ti sei conciato?- gli chiese Valeria, notando il suo costume
-E' la giornata “Far West”! Siamo vestiti da cowboy, Tony tra poco metterà la musica adatta, ci saranno balli e giochi a tema.- le rispose, fermandosi un secondo sotto il nostro ombrellone. Ci guardammo attorno e notammo che anche tutti gli altri componenti dell'equipe erano travestiti, per la gioia di tutti i bambini che si divertivano a rubare i cappelli e le finte pistole.
-Beh carino dai..- commentò Leonardo, intervenendo.
-Scusate ragà ma ora devo andare! Ti mando un messaggio dopo pischè- detto questo, Davide si allontanò, prendendo in braccio al volo un bambino che si avvicinava a lui correndo.
Rimasi a guardarlo mentre si allontanava con il bimbo, senza ascoltare quello che gli altri stavano dicendo.
-Terra chiama Martina. Martina rispondi.
Mi riscossi dai miei pensieri e mi girai verso Alberto, che mi fissava divertito
-Eh... oh scusa, non vi stavo ascoltando... dicevi?
-Stiamo per andare a fare il bagno, vieni con noi?
-Certo! Fa un caldo..
Corremmo tutti verso il bagnasciuga, salutando qualche ospite che ci riconosceva. L'acqua limpida era gelida, ma ci tuffammo senza troppe esitazioni. Restammo a mollo per molto, ridendo e scherzando come sempre.
Ad un certo punto notammo una certa agitazione in spiaggia, così decidemmo di andare a vedere cosa stava succedendo.
Mi avvicinai a Marco, che parlava preoccupato con un paio di signore
-Marco, ma che succede?- chiesi
-Stiamo annullando la giornata a tema, direi che non è più il caso di farla...
-Perché? Che è successo?- chiese Giada
-Una signora abbastanza anziana, ospite del villaggio, è uscita stamattina presto per fare un giro. Stava percorrendo la strada asfaltata che costeggia il villaggio quando si è imbattuta in una mandria di mucche. Non sappiamo con esattezza cosa sia successo, ma una mucca si deve essere parecchio arrabbiata perché l'ha puntata. Il resto potete immaginarlo.
Ammutolimmo tutti, indecisi sulla reazione più consona da avere. Senza dubbio era una situazione drammatica, ma l'idea di una mucca alla riscossa fa sempre spuntare un sorriso.
-E come sta?
-E' in ospedale, dovrebbe cavarsela con una frattura del femore.
-Accidenti! Ma perché la mucca se l'è presa con lei?
-Non lo so, forse l'ha infastidita, o si è avvicinata troppo ai vitellini. Comunque, per rispetto la giornata Far West è annullata.- disse Marco, avvicinandosi agli altri animatori.
-Anche perché sarebbe proprio di cattivo gusto parlare di cowboy, cavalli e mandrie di mucche...- esclamò Leonardo mentre tornavamo ai nostri lettini.
La mattinata trascorse piuttosto tranquillamente. Tony smise di mettere musica e tutte le attività del mattino vennero eliminate. Decidemmo di pranzare al bar della spiaggia, ma rientrammo nel primo pomeriggio per la consueta lavatrice.
Al villaggio non si parlava che dell'incidente. Giravano un sacco di voci e di versioni diverse su come erano avvenuti i fatti. Qualcuno affermava di averla vista mentre la mucca la incornava, qualcun altro vociferava addirittura che la povera signora fosse morta.
-E' incredibile la quantità di scemenze che si inventa la gente- commentò Lisa mentre mettevamo il detersivo nella lavatrice.
-Già, è assurdo! Come si possono dire certe cose in una situazione del genere?
Sospirando, tornammo in corridoio, dove incrociammo un animatore in pausa.
-Ciao ragazzi!- esclamò Stefano, avvicinandosi.
Noi ragazze rimanemmo in silenzio, contemplando lo splendido esemplare davanti a noi. Leonardo e Alberto, ovviamente, non poterono fare a meno di ridere.
-Come ve la passate?- ci chiese sorridendo.
-Va bene, ci godiamo il giorno libero
-Ah, beate voi che potete! Devo scappare, scusate! Ci vediamo in giro!- detto questo, il ragazzo corse via, percorrendo il corridoio e scomparendo dietro l'angolo.
-Volete un secchiello per la bava?- ci prese in giro Alberto, ridendo con il suo compare.
-Mi sa che potrebbe servirci seriamente- rispose Valeria.
Mentre ancora chiacchieravamo in corridoio, Davide uscì dalla sua stanza.
-Mi sembrava di sentire delle voci familiari- disse, chiudendo la porta. Si avvicinò a noi e mi cinse la vita con un braccio, attirandomi a sé e dandomi un lieve bacio. Salutò anche gli altri, che decisero di rientrare nelle loro stanze
-Ci vediamo tra una ventina di minuti ok?- mi disse Valeria, sorridendomi maliziosa
-Ti busso io, tranquilla.
-Tornate in spiaggia?- mi chiese Davide quando gli altri se ne furono andati.
-Sì, vogliamo goderci bene il nostro ultimo giorno libero.
-Mmm, io avrei qualche idea per fartelo finire in bellezza...- disse, sollevandomi. Gli circondai la vita con le gambe e mi guardai attorno, per accertarmi che non ci fosse nessuno. Più tranquilla, potei abbandonarmi ai suoi baci e alle sue carezze delicate sulla schiena.
-E sentiamo, quali sarebbero queste idee?
-Stasera finiamo tardi, non possiamo andare in spiaggia. Appena rientro ti mando un messaggio, tu cerca di restare sveglia. Troveremo un modo per vederci anche all'interno del villaggio- disse, riprendendo a baciarmi.
Un rumore di passi ci fece sobbalzare. Mi staccai da lui velocemente e corsi alla mia stanza, pronta a nascondermi di nuovo. Davide si avvicinò alla porta d'ingresso del corridoio, per controllare chi stesse arrivando. Poi tornò indietro, sorridendo.
-Tranquilla Martì, è Andrea.
Andrea entrò ridacchiando -Vi siete spaventati eh?!- esclamò, dando una pacca sulla spalla a Davide.
-Sì, parecchio!
-Allora, vi stavate godendo il vostro amore clandestino?
-Ce stavamo 'a provà, prima che arrivassi te...- gli rispose Davide, attirandomi nuovamente a sé.
-Qualche novità da parte di Mariagrazia?- chiesi ad Andrea, tornando seria
-Ci stanno tenendo d'occhio, molto più di prima. Si devono essere accorti che Davide non è l'unico a farsela con le stagiste... però finché non dicono nulla, noi continuiamo così!
-Anche perché ormai non ci rimane molto tempo, tra qualche giorno ripartiamo, sarebbe stupido punire voi e noi.- risposi amareggiata. Parlare della mia imminente partenza non mi piaceva per niente
-Contiamo su questo. Stasera niente spiaggia comunque abbiamo le prove fino...
-Gliel'ho già detto. Andrè, non per essere maleducato ma...- lo interruppe Davide. Lo guardò sorridendo e Andrea alzò le mani in segno di scusa
-Me ne vado, tranquilli! Non fare tardi però perché se no ti ammazzano!- detto questo, Andrea corse verso la sua stanza e si chiuse la porta alle spalle.
-Sei stato scortese dai...- dissi a Davide, accarezzandogli il petto
-Se quello attacca a parlare poi non la smette più! E noi non abbiamo molto tempo da passare insieme.- mi spinse lentamente contro il muro, prendendomi il viso tra le mani e chinandosi a baciarmi.
Mi lasciai trasportare, cercando di fissare bene nella mente la sensazione che provavo quando mi baciava.
Si staccò per riprendere fiato diverso tempo dopo
-Devi andare, non puoi fare tardi.
-Lo so, ma non ho voglia.
-Dai, ci vediamo stasera! Magari di ritorno dalla spiaggia facciamo un salto in piscina...
-Guarda che ci conto! Mi piace vederti in costume da bagno- sorrise malizioso e riprese a baciarmi, accarezzandomi il collo e le spalle.
Poi si allontanò definitivamente, sospirò e si avviò verso la fine del corridoio. Rimasi per qualche secondo appoggiata al muro. Ogni volta che allontanava il suo corpo dal mio avvertivo come un vuoto, e mi sembrava di sentire ancora le sue mani su di me. Era una sensazione bellissima, avevo le famose farfalle nello stomaco, non credevo fosse vero.
Mi staccai dal muro e, con sguardo ancora sognante, andai a bussare a Valeria, Giada e Lisa.


Ore 17.30

-Ragazze passiamo un secondo per la piscina?- chiesi mentre eravamo seduti sul trenino-navetta di ritorno dalla spiaggia
-Come mai?- chiese curiosa Lisa
-Non c'è un motivo particolare... pensavo che magari potessimo salutare Carmine- arrancai. In effetti, salutare il simpatico bagnino con cui ogni tanto cenavamo poteva essere un'idea intelligente. O quanto meno una buona scusa per sbirciare Davide mentre lavorava.
-Io torno in camera a farmi una doccia...- disse Leonardo
-Io ti seguo! Ci vediamo direttamente in mensa alle 18.30- continuò Alberto
Scendemmo dalla navetta, salutammo Antonio, l'autista, e ci dividemmo.
-Ma noi possiamo entrare in piscina?- chiese Lisa
-In acqua no di certo. Ma a quest'ora non c'è tantissima gente, magari Carmine ci trova un posticino appartato in cui possiamo stare
La piscina del villaggio era veramente immensa, con una vasca idromassaggio, una dedicata ai bambini, ombrelloni e lettini. C'era ovviamente anche la console per Tony, che ci salutò non appena gli passammo davanti. Gli animatori, come ogni pomeriggio, si aggiravano tra i lettini conversando con i villeggianti, mentre qualche ragazzo sguazzava in acqua. Francesca, l'animatrice addetta allo yoga e all'acquagym, cominciò una lezione a bordo piscina, accompagnata dalla musica e da qualche animatore di contatto che non aveva di meglio da fare. Vidi Davide seduto su un lettino mentre parlava con una signora. Mi guardai attorno in cerca di qualche responsabile che avrebbe potuto fare storie, ma non vidi nessuno.
Ci dirigemmo verso la cabina del bagnino, sorridendo a Carmine.
-Ciao belle ragazze! Come va?- ci salutò l'uomo, senza staccare gli occhi dalla piscina.
-Ciao Carmine! Sempre impegnato eh!- esclamò Giada, appoggiando a terra la borsa da spiaggia
-Non si riposa mai! A che ora cenate stasera?
-Alle 18.30, così mangiamo con gli stagisti di cucina!
-Peccato, speravo di poter mangiare con voi...
-Domani sera di sicuro!- gli dissi -senti, possiamo chiederti un favore enorme?
-Tutto quello che volete!
-Non è che potremmo stenderci su qualche lettino? So che è vietato a noi dipendenti, ma solo per poco...- lo implorai
-Quale animatore devi spiare, sentiamo!
Ammutolii, mentre le altre scoppiarono a ridere
-Ti ha scoperta in meno di un secondo Marti!- disse ridendo Lisa
-E tu che pensavi di farla franca...- continuò Valeria
-E dai ragazze, smettetela!- feci finta di mettere il broncio, ma continuai a guardare Carmine con occhi imploranti -ce
li dai tre lettini? Anche nascosti, va bene lo stesso...

L'uomo sospirò con fare teatrale -E va bene, vediamo cosa posso fare!
-Grazie grazie grazie! Sei il miglior bagnino di tutti!
-Lo so cara, lo so!
Ci guidò tra la gente e si fermò davanti alle tre sdraio più lontane dal bordo della piscina, nascoste leggermente dalla siepe che recintava l'area.
-Potete restare qui, ma vi prego non andatevene in giro! Alle 18 però ve ne dovete andare!
Ringraziammo Carmine e posizionammo i nostri asciugamani sui lettini. Il sole non era più così caldo, quindi decidemmo di toglierci almeno le canottiere, per poter migliorare l'abbronzatura e goderci anche l'ultimo raggio di sole disponibile.
Anche in piscina tanti parlavano dell'incidente e della povera signora, ma circolava ormai la voce che stesse bene e che se la fosse cavata solo con una frattura. Almeno avevano smesso di dire scemenze.
Qualche animatore cominciava a salutare ed avviarsi verso le proprie camere, dovevano prepararsi per la cena. Vidi Davide alzarsi e guardarsi un po' in giro. Il caso volle che guardò proprio nella nostra direzione e notò Valeria che prendeva il sole. Controllò che nessuno lo guardasse, poi si avvicinò
-Sei venuta davvero!- esclamò
-Te l'avevo promesso!- mi sporsi verso di lui per dargli un bacio
-Ragazzi evitate per favore, non qui!- ci riprese Giada
-Sei bellissima in costume piccola..- mi sussurrò all'orecchio -mi piacerebbe poter fare un bagno con te
-Venerdì è il tuo giorno libero giusto? Io ho il turno di mattina, possiamo andare in spiaggia di pomeriggio.
-Mi sembra un ottimo piano. Poi ci organizziamo...- si guardò attorno con circospezione e poi mi baciò -Devo andare. Ci sentiamo stasera, ti scrivo quando finisco.
Si allontanò velocemente e noi decidemmo di fare lo stesso, dirigendoci nelle nostre stanze dopo aver salutato e ringraziato per l'ennesima volta Carmine.


Ore 1.10

D: “Piccola, noi abbiamo appena finito. Sei ancora sveglia?”

Sobbalzai, spaventata dallo squillo improvviso del cellulare. Mi guardai attorno e feci mente locale sulla serata. Dopo cena avevamo assistito allo spettacolo dell'animazione, eravamo andati al bar della piscina e poi a quello dall'altra parte della strada. I ragazzi erano stanchi, così verso mezzanotte eravamo rientrati. Mi ero ripromessa di restare sveglia ad aspettare Davide, ma dovevo essermi appisolata con il libro in mano. La luce era ancora accesa, Laura dormiva profondamente sotto le coperte.

M: “Sono sveglia. Dove ci troviamo?”
D: “Ti faccio uno squillo quando i responsabili rientrano nelle camere, poi vieni sulle scale esterne”

Corsi in bagno a togliermi il trucco ormai sbavato a causa dell'inaspettato sonnellino, poi tornai in camera e attesi. Quando il cellulare vibrò presi le chiavi, spensi la luce e uscii con passo furtivo, chiudendo piano la porta per non svegliare né Laura, né i responsabili che ci dormivano accanto.
Corsi ad abbracciare Davide quando lo vidi, appoggiato allo stipite della porta che portava alle scale esterne. Nascosi il viso nell'incavo del suo collo e respirai a fondo, riempiendomi del suo meraviglioso profumo.
-Ciao piccola..- sussurrò, staccandosi un poco per baciarmi.
Ci sedemmo sulle scale e cominciammo a chiacchierare, raccontandoci aneddoti sulle rispettive giornate ed interrompendoci di tanto in tanto per scambiarci qualche tenero bacio. Ad un certo punto, udimmo dei passi salire le scale. Mi pietrificai all'istante e guardai Davide allarmata. I passi erano sempre più vicini ed io ero sempre più spaventata. Davide mi fece segno di allontanarmi, così salii, o più che altro gattonai, sulle scale, fino ad arrivare al secondo ed ultimo piano. Mi rannicchiai vicino alla porta d'ingresso al corridoio, tenendo sempre d'occhio la situazione di sotto.
-Davide! Che ci fai qui fuori?- la voce apparteneva a Mirko, braccio destro di Mariagrazia.
-Niente de che Mirko, volevo fa' du passi. André e Francesco russano come du bisonti, nun se po' sta in quella
camera..

-Quanto ti capisco, ho paura a tornare in camera e trovare Carmelo che russa e soprattutto parla! Ci vediamo domattina!- disse il responsabile. Attesi un minuto, per essere sicura che se ne fosse veramente andato. Quando finalmente decisi che potevo scendere, mi ritrovai davanti Davide.
-Forse è meglio se stiamo qui, almeno non corriamo il rischio di essere visti. A quanto pare c'è ancora un po' di gente in giro...
Si sedette accanto a me e mi mise un braccio intorno alle spalle, attirandomi a sé e abbracciandomi. La serata era decisamente fresca, indossavo la felpa ma avevo comunque i brividi.
-Vuoi andare dentro? Almeno stiamo più caldi
-Ma è il corridoio degli ospiti! Se qualcuno esce...
-Martì, sono le due di notte. Chi è il pazzo che si mette a girovagare per il villaggio a quest'ora?
-Anche tu hai ragione...- gli concessi. Mi alzai di scatto e lo presi per mano, cominciando ad avviarmi nel corridoio, cercando di non fare rumore.
Davide mi afferrò da dietro per i fianchi, facendo aderire il suo copro al mio e coprendomi il collo di baci, senza però smettere di camminare. Sorrisi e mi voltai, allacciando le mani dietro il suo collo e baciandolo. Mi spinse contro il muro e prese ad accarezzarmi con foga, continuando a baciarmi. Le sue mani correvano veloci su tutto il mio corpo, slacciando la cerniera della felpa e sollevando i lembi della maglietta. Quel contatto con la mia pelle mi fece rabbrividire. Le sue mani erano grandi e morbide, percorrevano esperte il mio corpo, accarezzandomi il ventre e poi risalendo verso il seno, scostando appena il reggiseno e stuzzicando i capezzoli. Affondai le dita fra i suoi capelli e lo avvicinai, desiderosa di sentirlo più vicino a me. Una mano scivolò solitaria verso l'allacciatura dei miei jeans e li aprì, accarezzandomi l'interno coscia e risalendo lentamente. Sospirai, mordicchiandogli il labbro inferiore mentre tenevo il suo viso incollato al mio.
Il suo tocco si fece più rapido e anche il mio respiro aumentò, facendomi ansimare sulle sue labbra. Sorrise, ben contento della mia reazione. Poi, sul più bello, sfilò la mano e si stacco di qualche centimetro. Rimasi immobile, gli occhi chiusi e le labbra aperte, non capivo cosa fosse successo e soprattutto perché si fosse fermato.
Sentii Davide ridere, così aprii gli occhi.
-Che c'è?- chiesi -Ti diverti a torturarmi?
-In realtà sì, parecchio. In più mi piace guardarti in questi momenti, sei così... sexy.
Lo fissai sconcertata.
-Mi prendi in giro vero?
-No, sono serissimo.- rispose, smettendo di sorridere. Si avvicinò nuovamente a me e mi diede un leggero bacio.
-Pischè, scusa ma sono davvero stanco morto. Ci vediamo domani, ok?- mi diede un altro bacio e fece per allontanarsi

-E mi lasci qui così? Mi abbandoni mezza nuda nel corridoio?
Uno splendido sorriso gli esplose sul viso.
-Te l'ho già detto quanto mi piaci?- disse, allontanandosi sempre di più
-Davide, torna qui subito.
-Notte piccola, a domani.- detto questo allungò il passo e scese le velocemente le scale.
Continuai a fissare il punto in cui era sparito, senza riuscire ad interpretare bene i miei attuali sentimenti. Possibile che anche quando faceva lo stronzo riusciva a farmi perdere la testa? Non era normale il suo comportamento, cosa significava lasciarmi in quelle condizioni nel corridoio?
Mi ricomposi e cominciai a scendere le scale, continuando a ripensare a lui. Camminavo a testa bassa e non mi accorsi che Davide mi aspettava accanto alla porta della mia camera. Cercai di evitare il suo sguardo, presi le chiavi e feci per aprire ma venni nuovamente afferrata per la vita e trascinata verso il muro.
-Ei, chiariamo una cosa. Non sono la tua bambolina, ok?- gli soffiai a pochi centimetri dal suo viso
-Hai ragione, scusami.- incollò i suoi occhi ai miei e mi baciò con dolcezza, accarezzandomi i capelli e il collo. Il corridoio era deserto, quindi gli accarezzai le spalle, il petto e poi scesi lentamente, slacciando i bottoni dei suoi jeans. Lo sentii irrigidirsi quando cominciai ad accarezzarlo da sopra i boxer. Questa volta toccava a me sorridere per la sua reazione. Le mie carezze si fecero più veloci, ma... al momento giusto mi fermai, ridacchiando. Davide spalancò gli occhi e mi fissò.
-Ma che...
-Pischè scusa, ma sono stanca morta. Ci vediamo domani, ok?- risi, osservando la sua faccia. Vendetta, tremenda vendetta!
Gli diedi un rapido bacio e mi defilai, chiudendo soddisfatta la porta della camera. 

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Capitolo 26
*** "Allora addio" "No. Arrivederci" ***


ANGOLO AUTRICE: Ciao a tutti! E' passato un po' di tempo dall'ultimo aggiornamento, mi dispiace veramente molto! Questo era un capitolo importante e, tra le vacanze e il resto, non ho mai avuto molto tempo per scriverlo decentemente! Spero di essere riuscita a ricavarne qualcosa di buono :)
Un bacione e grazie a quelle persone che seguono e recensiscono questa storia!
Marss








Capitolo venticinque - “Allora addio” “No. Arrivederci”

 






 

28 Giugno, ore 7.30

 

Sospirai quando suonò la sveglia. L'ultimo, temutissimo giorno era arrivato, l'indomani io e Laura saremmo ritornate a casa, a Milano. Mi misi a sedere e osservai malinconica la nostra stanza, il nostro rifugio per quel fantastico e strano mese. Feci scorrere le sguardo su tutto il perimetro della camera, ricordando il giorno del nostro arrivo e la nostra infelicità iniziale. Sorrisi al ricordo di quella serata, quasi mi rividi disperata davanti alla valigia aperta sul letto, mentre sistemavo i vestiti nell'armadio e cercavo di capire per quale assurdo motivo avessi scelto proprio la Basilicata, così lontana da casa mia, per quell'esperienza. Sorrisi, e realizzai che quel noioso e obbligatorio stage aziendale era stata l'esperienza più bella che avessi mai vissuto.
Gli occhi cominciarono a riempirsi di lacrime, ma le ricacciai indietro, non potevo certo abbandonarmi ai pianti isterici già ad inizio giornata! Corsi in bagno a lavarmi e scesi a fare colazione insieme a Laura, dove incontrammo tutti gli altri. Poi io e Lisa ci avviammo lentamente verso la reception. Per fortuna quella mattina c'erano Gabriele, Maurizio e Giulia, potevo chiudere in bellezza la serie di turni lavorativi.
-Ei bionda, perché quella faccia da funerale?- mi chiese Maurizio appena mi vide
-E' l'ultimo giorno oggi...- risposi
-Cavoli è vero! Evvai, finalmente ci liberiamo di una stagista!- esclamò Gabriele, raggiungendoci ridendo
-Molto, molto simpatico davvero!- gli feci una linguaccia -tanto lo so che vi mancherò un sacco, ammettetelo!
-Ovvio cara, a chi faremo i nostri perfidi scherzi?- Gabriele mi mise un braccio attorno alle spalle e mi strinse a sé affettuosamente.
-Mi mancherete anche voi- mi sforzai di sorridere, non volevo iniziare il turno piangendo
-Forza, basta piagnistei! Al lavoro, su su su!- disse Maurizio, battendo le mani ed esortandoci ad avvicinarci alle nostre postazioni.
La mattinata trascorse piuttosto tranquillamente. Accompagnai in stanza qualche ospite distratto che aveva perso la chiave, risposi al telefono prendendo i dati per i preventivi e risi come una matta alle battute di Gabriele e Maurizio. Tutto nella norma, quindi! Annalisa non era in ufficio quella mattina, così nei momenti “morti” i responsabili ci permisero di mettere un po' di musica, improvvisando anche coreografie e ballando insieme alcuni famosi balli di gruppo. Gli ospiti sembravano gradire i nostri spettacolini, si avvicinavano alla reception ridendo e decisamente di buon umore
-Avremmo dovuto farlo prima! Ci saremmo risparmiati scenate isteriche e qualche cliente insoddisfatto- commentò Lisa


Ore 15.30
La fine del turno, purtroppo, arrivò molto più velocemente del previsto. Laura e Sara arrivarono puntuali insieme a Barbara, Katia e Francesca, e io cominciai a salutare i nostri responsabili.
-E' stato un piacere lavorare con te!- disse Barbara, abbracciandoci
-Anche per me, davvero- sorrisi, ricambiando l'abbraccio. Questa volta non provai nemmeno a fermare le lacrime, sapevo che sarebbe stato inutile
-Bionda ti prego non piangere, se no comincio anche io!- esclamò Maurizio guardandomi in faccia
-Allora mi sa che ci toccherà preparare i fazzoletti...- mormorai
Francesca e Katia mi salutarono velocemente poi andarono in giardino a fumare una sigaretta. Gli altri invece si fermarono un po' a chiacchierare, ricordando i nostri primi giorni di lavoro insieme
-Mi ricorderò sempre la faccia impaurita di Martina il primo giorno!- cominciò Giulia
-E chi se la scorda più! Sembrava un cucciolo abbandonato- continuò Gabriele
-...e lo scherzo del crocifisso? Ve lo ricordate quello?- proseguì Maurizio, raccontando nuovamente l'episodio e facendoci ridere tutti
-...e quando abbiamo stampato la foto del profilo di Lisa e l'abbiamo appesa per tutto il villaggio?
-Avrei voluto uccidervi quel giorno...- ringhiò la ragazza
-Lo sai che in fondo ti vogliamo bene! Mauri, ti ricordi quando le abbiamo inseguite con il ghiaccio spray?
-...e quando le abbiamo imbrattate da capo a piedi con il pennarello indelebile?
-...e quando le abbiamo fatte correre per tutto il villaggio per cercare una chiave che, in realtà, avevamo noi in tasca?
-...e quando abbiamo fatto squillare il telefono facendo finta di essere dei supervisori? Volevamo sapere se, in quanto stagiste, venivano sfruttate!
Continuammo a ridere come matti, ricordando tutti gli scherzi che Gabriele e Maurizio ci avevano fatto. Alla fine li abbracciai forte, stampando un bacio sulla guancia ad entrambi
-Mi mancherete tantissimo, se non dimenticherò mai questa esperienza lavorativa sarà soprattutto grazie a voi!- dissi, asciugandomi una lacrima con il dorso della mano.
-Ci mancherai anche tu, bionda
Alla fine Lisa e io ci allontanammo dalla reception, continuando a salutare con la mano in modo teatrale i nostri responsabili.
In corridoio incontrammo Valeria e Giada, di ritorno dal loro turno
-Marti, tutto bene?- mi chiese la prima
-Sì, tranquilla. Ho solo salutato i miei responsabili... odio gli addii, piango sempre!- sospirai
-Anche io! Non so come farò domani a salutare tutti quelli di sala e di cucina- disse Giada. Gli altri stagisti sarebbero partiti il giorno dopo nel tardo pomeriggio. Tutti quindi avrebbero dovuto fare un altro turno di lavoro.
-Forza cara, asciugati il viso e cambiati! Ti aspettiamo qui fuori- mi disse Valeria
Mi ricordai improvvisamente dei nostri piani per quel pomeriggio e sorrisi istintivamente. Io, Valeria, Giada e Lisa dovevamo incontrarci con Matteo, Marko e Davide per andare in spiaggia. I tre avevano giornata libera e avevamo pensato di passare con loro il nostro ultimo giorno. O, più precisamente, il mio ultimo giorno.
-Faccio in un lampo!- esclamai. Corsi in camera e mi cambiai velocemente, infilando il costume, sciacquandomi il viso e preparando la borsa per la spiaggia.
Uscii e trovai anche Marko e Matteo ad aspettarmi.
Salutai tutti con un gran sorriso -Ciao Marko con la “k”!- esclamai, rivolta al ragazzo.
Lui rispose al saluto e mi mise un braccio intorno alle spalle mentre ci incamminavamo fuori dal corridoio ed uscivamo.
Ovviamente non potevamo farci vedere tutti insieme nella spiaggia privata del villaggio, così decidemmo di dirigerci verso un pezzo di spiaggia libera, lontani da eventuali occhi indiscreti. Il tempo non era splendido, il sole veniva troppo spesso coperto da nuvoloni grigi e il vento freddo sollevava i nostri asciugamani.
-Che sfiga, ultimo giorno di mare e fa un freddo cane!- esclamai. Nessuno aveva ancora avuto il coraggio di spogliarsi, il vento era troppo fastidioso. L'acqua, neanche a parlarne, era gelida. Ci sedemmo tutti vicini sugli asciugamani e cominciammo a parlare, ridere e scherzare. Avevo con me la macchina fotografica, così scattammo anche qualche foto di gruppo. Riuscii quasi a non pensare alla mia imminente partenza, riuscii a lasciarmi andare, a ridere senza pensare a niente. Marko e Matteo continuavano a fare battute idiote, a rotolarsi nella sabbia e a scattarsi buffi autoscatti.
-Se ti azzardi a pubblicare una sola di queste foto, giuro che vengo a Milano a picchiarti!- mi minacciò Marko
-Ma come, siete così fotogenici! La prima cosa che farò, una volta arrivata a casa, sarà condividere questi splendidi scatti su Facebook!
-Non ci provare nemmeno! Anzi, eliminiamo subito il problema... dammi la macchina fotografica che le cancello!
Riuscii a scansare la sua mano e mi alzai. Marko cominciò a rincorrermi, inciampando diverse volte nella sabbia, senza riuscire ad afferrarmi. Risi e tornai al mio posto, infilai la macchina nella borsa e me la strinsi al petto, guardando il ragazzo con aria di sfida. Alla fine si arrese e si lasciò cadere sfinito accanto a me
-Marti, ma Davide dov'è finito?- mi chiese Valeria ad un certo punto.
Già, mancava solo lui. L'avevo chiamato durante il tragitto e aveva detto che ci avrebbe raggiunto un po' più tardi
-In teoria è di guardia davanti alla lavatrice! Ha messo a lavare la divisa e ha paura che qualcuno la scambi per propria e che la rubi. Dovrebbe arrivare tra poco, comunque.- risposi. Gli altri continuarono a scherzare tra loro, ma non gli diedi retta, troppo impegnata a fissare lo schermo del cellulare in attesa di un messaggio o una chiamata di Davide. Mi spazientii velocemente e lo chiamai

D: “Dimmi Martì!”
M: “Dove cavolo sei? Siamo qui da un'ora e mezza ormai”
D: “Scusa, la lavatrice ha finito ora. Porto la roba in camera e arrivo”
M: “Il bucato era così importante? Più importante che passare il pomeriggio con me?”
D: “Dovevo lavare la divisa per forza, se non la indosso pulita domani, Mari mi fa il culo”
M: “Sisi va bene, come vuoi. Siamo cinque spiagge a destra rispetto allo stabilimento del villaggio, nel caso ti interessasse!”
D: “Tra quindici minuti al massimo sono lì. Non vedo....”

Non sentii il resto della frase perché chiusi la conversazione, sbuffando frustrata. Insomma, non volevo essere maleducata, ma cavoli! Era il mio ultimo giorno, l'ultimo pomeriggio che passavo al villaggio. Sarei ripartita il mattino seguente e queste erano le ultime ore che potevo passare insieme agli altri, ma soprattutto insieme a Davide. Io abitavo a Milano, lui a Roma, chissà quando saremmo riusciti a rivederci.
-Tutto ok?- mi chiese Giada dolcemente
-Sì. Anzi no, quel coglione è ancora imbambolato davanti alla lavatrice. Evidentemente è più interessante di un pomeriggio insieme.
-Lo sai che Mariagrazia lo ammazza se non ha la divisa pronta! E' già appeso ad un filo, non gli conviene farsi sgridare ancora
-Lo so, ma poteva benissimo farlo prima! O stasera, insomma ne ha di tempo!
-Ei, è un ragazzo! Non possiamo certo pretendere che faccia questi ragionamenti!- concluse lei, facendomi l'occhiolino. Le sorrisi, grata per le parole di conforto e tornai a prestare attenzione ai discorsi di Matteo e Marko.
-Guarda un po' chi arriva...- esclamò Matteo ad un certo punto. Ci voltammo tutti, la figura di Davide cominciava ad intravedersi in lontananza. Come gli altri due, indossava il costume della divisa. Lo vidi sorridermi ma distolsi lo sguardo, ancora leggermente offesa. Il ragazzo si fermò vicino al bagnasciuga, appoggiò la sua roba sulla sabbia e allargò le braccia.
-Sta aspettando te- mi sussurrò Valeria
-Andiamo, non tenergli il muso proprio oggi!- aggiunse Lisa.
Mi voltai a guardarlo, feci un teatrale sospiro e mi alzai, correndogli in contro sorridendo. Gli circondai il collo con le braccia e lui mi afferrò saldamente i fianchi, sollevandomi da terra. Restai aggrappata a lui, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo e cominciando a riempire la sua pelle di baci delicati. Avvicinai il viso al suo e presi a baciarlo più profondamente, infilando le mani fra i suoi capelli. Mi strinse più forte a sé, facendomi sentire sicura, protetta e in pace con il mondo intero. Il vento sembrava soffiare un po' meno forte, le onde che si infrangevano sulla spiaggia facevano un po' meno rumore, le risate degli altri erano solo un lieve brusio di sottofondo. Era così, quando stavo con lui, tutto il mondo sembrava tacere.
-Scusami.- mi soffiò sulle labbra -non volevo metterti in secondo piano, davvero. Non voglio trovare scuse, solo.... scusami.
Gli sorrisi e lo misi a tacere con un altro bacio -Sei qui adesso. Va tutto bene
Continuai a baciarlo finché la voce di Marko non ci riportò alla realtà.
-Noi cominciamo ad andare, sono le 17.15...- disse il ragazzo, sorridendoci
Gli altri stavano raccogliendo le loro cose e si avviavano verso la pineta, pronti a tornare in villaggio. Guardai Davide, cercando di capire cosa avesse intenzione di fare
-Noi restiamo qui un altro po'... ci vediamo a cena!- rispose lui, lasciandomi andare.
Quando gli altri se ne furono andati definitivamente tornai a guardare il ragazzo con aria interrogativa
-Che facciamo?- chiesi
-Beh, l'ultima volta che siamo stati in spiaggia non abbiamo potuto fare il bagno insieme...- cominciò lui -...quindi pensavo che sarebbe carino farlo adesso.
Alzai un sopracciglio -Adesso? Ma fa freddo! L'acqua è gelida, non c'è nemmeno un raggio di sole e c'è vento.
-Andiamo piccola, solo un secondo
-Non ci penso nemmeno, non voglio congelare!
-Eddai...- si avvicinò a me e mi prese per mano, trascinandomi dolcemente verso la riva
-No Davide, sono seria! E non fare la faccia da cucciolo, oggi non funziona!- provai a replicare. Ma la faccia da cucciolo di Davide funzionava eccome!
-Solo per poco, promesso- disse lui, cominciando a sfilarmi la maglietta. Il sorriso malizioso che aggiunse agli occhi dolci fu il colpo di grazia. Mi lasciai spogliare e poi lo seguii docilmente. Rabbrividii quando l'acqua gelida mi accarezzò le gambe, ma non dissi nulla, continuando a stringere la mano di Davide. Lui si voltò a guardarmi, sorrise e poi si buttò in mare, riemergendo dopo qualche secondo a poche bracciate di distanza.
-Ti conviene buttarti, fuori prendi più freddo!- esclamò, avvicinandosi
Mi feci coraggio e mi immersi completamente, lanciando un gridolino per il freddo. Davide mi raggiunse velocemente e mi prese in braccio, stringendomi forte a sé. Mi aggrappai a lui e smisi di tremare, travolta da un'improvvisa ondata di calore. Prese a baciarmi lentamente il viso, partendo dalle tempie fino ad arrivare alle labbra. Con una mano mi teneva stretta a sé, mentre l'altra scivolò sul mio ventre, risalì verso il seno e poi tornò verso il basso. Mi strinsi più forte a lui mentre faceva entrare le sue dita nel costume e poi dentro di me. Sospirai e lo baciai più profondamente, non desideravo altro che sentirlo il più possibile vicino a me. Il suo toccò si fece più rapido, sentii un brivido di piacere percorrermi la schiena, contrassi i muscoli ma non smisi nemmeno un secondo di baciarlo. Lentamente si staccò da me e sorrise. Restammo a guardarci negli occhi per molto tempo, ognuno perso nei propri pensieri, accarezzati dalle onde. Poi Davide mi lasciò andare, mi prese per mano e mi guidò fuori dall'acqua, dirigendosi verso i nostri asciugamani. Uscire fu uno shock, l'aria fredda mi investì e ripresi a tremare. Mi avvolsi nell'asciugamano e mi avvicinai a Davide, che non esitò ad abbracciarmi.
-Vieni, stendiamoci qui- disse. Mise il suo asciugamano sulla sabbia e si sdraiò, facendomi segno di seguirlo. Mi sdraiai accanto a lui e coprii entrambi con il mio asciugamano, poi tornai a guardarlo negli occhi. Riprendemmo a baciarci, questa volta in modo più dolce e delicato. Mi accarezzò lentamente la schiena e io misi le mani sul suo petto, scendendo poi lentamente verso la pancia fino all'orlo del suo costume. Quando cominciai ad accarezzarlo fu il suo turno di sospirare, prese a baciarmi con più foga, affondando le mani nei miei capelli, tirandoli appena. Sorrisi soddisfatta, mi piaceva sapere di riuscire a procurargli quella reazione. Contrasse i muscoli e venne, gemendo leggermente sulle mie labbra.
-Sei...fantastica- disse, staccando leggermente il viso per potermi guardare meglio.
-Anche tu- lo baciai nuovamente, saziandomi del sapore delle sue labbra.

-Metto un po' di musica, ti va?
La spiaggia era deserta, cominciava a farsi tardi. Il vento aveva continuato a soffiare incessantemente, ma accanto a Davide non sentivo il freddo.
-Va bene. Scegli tu
Prese il cellulare e cercò una canzone adatta. Le prime note partirono e io le riconobbi subito. Guardai Davide e gli occhi presero a riempirsi di lacrime.
-Sono un ragazzo romantico, lo so- disse lui, sfoderando quel sorriso che mi faceva impazzire
La melodia di “I will always love you” cominciò a farsi più forte e la bellissima voce di Whitney Houston mi riempì le orecchie. Buttai le braccia intorno al collo del ragazzo, nascondendo il viso e respirando a pieni polmoni il suo profumo. Una lacrima mi rigò il volto, ma la fermai prima che Davide se ne accorgesse. Non volevo piangere, non ancora, non volevo rovinare quel bellissimo momento. Davide mi abbracciò, mi strinse forte e mi trascinò su di sé, giocherellando con i miei capelli. Rimanemmo in quella posizione fino alla fine della canzone, non mi mossi nemmeno quando la melodia terminò.
-Hai il profumo più buono del mondo- gli dissi ad un certo punto, per spezzare quel silenzio colmo di emozioni. -Vorrei poterlo sentire sempre. Quando esco con te non spruzzo mai il mio profumo, perché mi piace andare a dormire con il tuo addosso.
Mi guardò con dolcezza e mi baciò, senza aggiungere niente. Ricambiai volentieri, accarezzandogli i capelli e il viso.


Ore 18.15
-Mi sa che dobbiamo andare- dissi, controllando l'orologio.
-Odio quando lo dici!
Gli diedi un altro bacio, poi mi alzai e cominciai a raccogliere le nostre cose. Ci incamminammo insieme verso il villaggio, tenendoci per mano. All'ingresso ci separammo
-Stasera non facciamo tardi, niente prove. Appena finiamo ti scrivo
-Devo passare un po' di tempo con gli altri oggi, è l'ultima volta che stiamo insieme. Io e te abbiamo tutta la notte.- dissi, dandogli un ultimo bacio e allontanandomi.
Con le farfalle nello stomaco corsi fino alla mia stanza. Mi fiondai in doccia e mi vestii, poi scesi per la cena con i capelli ancora fradici.
-Tutto bene?- mi chiese Valeria ridendo, vedendomi arrivare
-Sì, ero in ritardo, non sono riuscita ad asciugarmi del tutto!
-E dimmi, come mai eri in ritardo...?- il tono malizioso di Pasquale non mi sorprese.
-Niente che ti riguardi caro!- risposi, facendogli l'occhiolino.
Ci sedemmo tutti insieme per l'ultima volta.
-Cavoli... questa è proprio la nostra ultima cena!- esclamò Leonardo, guardandoci.
-Mi mancherà questo posto- Laura fece scorrere lo sguardo sulla mensa e su tutte le persone che stavano mangiando.
-Mancherà tanto anche a me- risposi, sospirando. Rimanemmo in silenzio per qualche secondo, ognuno preso dai propri tristi pensieri. Poi Pasquale cominciò a fare un'imitazione di Ligabue e il morale si risollevò. Lo ringrazia mentalmente, non avrei sopportato altre lacrime anche a tavola!
-Che facciamo stasera?- chiese Luca mentre sparecchiavamo
-Direi che dobbiamo vedere l'ultimo spettacolo...- cominciò Giada
-...ballare qualcosa insieme agli ospiti...- continuò Lisa
-... e passare a salutare fotografi e barman!- conclusi io. Volevo assolutamente salutare Domenico, uno dei baristi. Era un uomo veramente simpatico, minuto e magrolino, lo conoscevano tutti e tutti lo adoravano! Ogni volta che vedeva noi stagisti si fermava a chiacchierare, ci raccontava spesso di sua moglie, della sua famiglia e del suo lavoro. Noi ragazze eravamo “le sue cucciole”, ce lo ripeteva sempre in tono affettuoso.
-Sono riuscito a procurarmi un po' di alcolici, festeggiamo per bene la nostra ultima sera!- esclamò Pasquale
Laura e Sara tornarono al lavoro, mentre io e Lisa rientrammo nelle nostre stanze. Entrai in camera ma lasciai la porta aperta, mi piaceva sentire il casino che facevano gli animatori in corridoio, qualcuno ogni tanto entrava e mi salutava. Buttai la valigia sul letto e rimasi a fissarla, le braccia abbandonate lungo i fianchi e un grande vuoto nella testa.
-Ei bel culo, te ne vai?- Marco entrò nella stanza con un gran sorriso stampato in faccia
-Sì, io e Laura partiamo domani mattina...
-E' già passato un mese? Cavoli, non mi sembra vero- disse lui sospirando
-Non dirlo a me guarda!
-Stasera non abbiamo le prove... magari ci becchiamo in corridoio e ci salutiamo!-propose
-Volentieri! Possiamo bere qualcosa insieme. Mi mancherete un sacco- mormorai
-Anche voi ci mancherete!- in mezzo secondo mi ritrovai addosso a lui. Mi stava... abbracciando?! Sì, mi sarebbero veramente mancati questi momenti!


Ore 21.15
Rassegnata, abbandonai la valigia e corsi in bagno a cambiarmi. Non ero riuscita a finire di raggruppare le mie cose, presa dalla malinconia e dai ricordi. I ragazzi dell'animazione poi non erano stati d'aiuto, visto che continuavano ad entrare per salutarmi e fare quattro chiacchiere. Ma di questo non potevo certo lamentarmi, avevo lasciato volutamente la porta aperta...
Mi guardai allo specchio un'ultima volta e respirai profondamente, imponendomi di non farmi venire un altro attacco di pianto. Poi uscii, andai a chiamare Lisa e insieme ci dirigemmo per l'ultima volta verso l'anfiteatro. Lo spettacolo fu bello come sempre, pensare che sarebbe stata l'ultima volta che lo vedevo mi metteva una tristezza infinita, ma mi sforzai di non pensarci. Davide ballava e sorrideva, ogni tanto lanciava qualche occhiata nella mia direzione e mi faceva l'occhiolino. Stare con lui, ricevere quel tipo di attenzioni, mi rendeva estremamente felice. Quando tutto finì ci avviammo verso il bar della piscina, pronti a salutare tutti.
-Cucciole!- esclamò Domenico vedendoci arrivare. Ci avvicinammo e chiacchierammo con lui mentre serviva gli ospiti. -Volete qualcosa da bere ragazzi? Vi preparo il mio famoso Mojito?- ci chiese. Il sui erano i Mojito più buoni che avessi mai assaggiato.
-Massì dai, cominciamo con qualcosa di leggero!- esclamò Federico. Salutammo qualche ospite sorridente mentre aspettavamo i nostri cocktails, poi ci sedemmo al solito tavolo vicino alla pista da ballo. Tutti si muovevano al ritmo dei balli di gruppo, seguendo i passi di Andrea. Valeria lo guardò con aria sognante, mentre noi la prendevamo in giro, indisturbati.
-Vale, levati quegli occhi a cuoricino per favore!- le disse Alberto ridendo. La ragazza si risvegliò dai suoi sogni e ci guardò, confusa. Scoppiammo tutti a ridere e continuammo così per gran parte della serata. Non c'era tristezza nei nostri discorsi, nessuna traccia di malinconia, rimpianto o disperazione. Ci godevamo il tempo che ci rimaneva a disposizione, cercando di non pensare troppo. Gli animatori andavano e venivano, saltellavano da un tavolo all'altro cercando di chiacchierare con tutti e di portare più gente possibile verso la pista da ballo. A mezzanotte la musica cessò, Andrea e gli altri ringraziarono e augurarono la buona notte.
-Che dite, ce ne andiamo anche noi?- propose Luca
Ci alzammo e ci dirigemmo verso il gabbiotto dei fotografi, che avevano immortalato ogni momento della nostra esperienza con magnifiche foto. Salutammo tutti e poi passammo al bar, dove Domenico e Antonio ci aspettavano a braccia aperte.
-Tesori, come faremo senza di voi?- disse Antonio, abbracciandoci uno a uno e dandoci un rumoroso bacio sulla fronte
-Le mie cucciole, venite qui!- Domenico ci attirò tutte a sé e ci strinse forte, augurandoci il meglio per il nostro futuro. Con gli occhi lucidi ci allontanammo, continuando a salutarli con la mano e a mandare scherzosi bacini ad Antonio.
Una volta in corridoio entrammo in camera dei ragazzi, dove Pasquale aveva sistemato le bevande. Il lavandino in bagno era zeppo di ghiaccio e al suo interno aveva sistemato diverse bottiglie di alcolici e succhi di frutta.
-Cavoli, che organizzazione!- esclamò Giada, sorpresa. Federico e Pasquale cominciarono a preparare drink, versando nei bicchieri qualsiasi cosa gli capitasse a tiro e distribuendoceli.
-Sicuri che siano bevibili?- chiese Sara, leggermente perplessa. Nessuna di noi osò assaggiare quella roba
-Fidatevi! L'ultima volta nessuno si è lamentato, o sbaglio?- Federico, in effetti, aveva ragione. Uno solo di quei nuovi drink, comunque, fu sufficiente a farci passare la tristezza. Cominciammo a gironzolare per il corridoio, canticchiando la sigla del villaggio e brandendo la macchina fotografica.
-Foto di gruppo! Foto di gruppo!- urlò Valeria ad un certo punto. Posizionai la macchina su una mensola e corsi a raggiungere gli altri mentre la lucina rossa dell'autoscatto cominciava a lampeggiare. Ripetemmo l'operazione diverse volte, facendo facce buffe, linguacce e gestacci vari. Ci scattammo molte fotografie, nelle nostre stanze ed in corridoio.
-Voglio una foto con la milanese!- esclamò Federico. Valeria prese la macchina fotografica e il ragazzo mi sollevò con facilità da terra, tenendomi stretta per la vita e sorridendo sornione. Risi, poi scorsi una figura all'ingresso del corridoio. Davide osservava la scena, per nulla contento del gesto del mio amico.
-Ok, puoi farmi scendere ora!- dissi a Federico, che ancora mi teneva stretta.
-Ah sì... scusa...- un po' imbarazzato, lasciò la presa, rimettendomi a terra. Davide, nel frattempo, si era avvicinato a noi.
-Ciao ragazzi!- salutò con un tiratissimo sorriso, poi mi afferrò per i fianchi e incollò le sue labbra alle mie, baciandomi davanti a tutti. Luca e Pasquale fischiarono di approvazione. Risposi al bacio ma mi staccai quasi subito, leggermente infastidita da quel gesto. Scoccai un'occhiata di rimprovero al mio ragazzo, avrei chiesto spiegazioni più tardi.
-Vuoi bere qualcosa?- Giada uscì dalla camera dei ragazzi con un drink per Davide.
-Volentieri, grazie- E figuriamoci se rifiutava!
Intanto qualche altro animatore cominciava a farsi vedere in corridoio, non avendo le prove rientravano abbastanza presto. Tutti ci salutarono e, ovviamente, passarono per la camera dei ragazzi a prendere da bere! Il corridoio era ormai un casino, tutti parlavano, urlavano, ridevano. I responsabili dell'equipe non erano rientrati, pareva fossero andati a prendere un gelato nel paese vicino. Pasquale, che aveva bevuto decisamente troppo, correva ovunque, cantando e fermando tutte le animatrici per flirtare. Alle 2 decidemmo che era ora di fare meno casino, non volevamo che nessun ospite si lamentasse. Quasi tutti gli animatori rientrarono nelle loro stanze o uscirono sulle scale a fumare un'ultima sigaretta. Davide mi fece segno di chiamarlo, mentre Marco si avvicinò a Laura. Li vidi parlottare vicino alla nostra stanza, mentre io e Valeria cercavamo di recuperare Pasquale per portarlo a letto. Tutti noi stagisti ci riunimmo, per l'ultima volta, nella camera dei ragazzi.
-Credo sia ora di salutarci...- disse Lisa. Eravamo seduti sui letti, ma nessuno parlava.
-E' stato il mese più strano e fantastico che abbia mai passato. Quando sono partita, avrei preferito farmi investire dal treno in corsa piuttosto che arrivare qui. Ma poi ho conosciuto voi, ho conosciuto nove persone stupende che hanno reso unica quest'esperienza, che hanno colorato le giornate e reso interessante ogni minima cosa. Non dimenticherò mai questi momenti passati con voi, non dimenticherò mai le giornate in spiaggia, le serate al bar, le risate davanti alla lavatrice che si muove da sola, le imitazioni, il karaoke, le fughe notturne, le feste. Non vi dimenticherò mai, davvero.- mentre parlavo, le lacrime cominciarono a riempirmi gli occhi.
-Sono stato davvero benissimo con voi, siamo tutti diversi ma ci siamo trovati alla grande insieme- intervenne Leonardo.
Ci abbracciammo stretti, lasciando scorrere le lacrime e promettendoci di rivederci, alla fine dell'estate.
-Grazie davvero di tutto- mormorò Giada, abbracciando nuovamente tutti.
Restammo così, sospesi, a scambiarci promesse e sorrisi d'incoraggiamento.
-A che ora partite domani?- mi chiese Alberto.
-Abbiamo il treno alle 8.30, ci incontriamo con il direttore nella hall alle 8.
Ci salutammo e abbracciammo ancora una volta, poi noi ragazze uscimmo dalla stanza. Rimanemmo ferme un secondo, asciugandoci le lacrime e levando il mascara sbavato sulle guance.
-Che si fa ora?- chiese Valeria
-Mando un messaggio a Davide e ci incontriamo tutti al bar fuori dal villaggio.- risposi- vieni anche tu Laura?
-Ehm... no, tranquille, io resto qui. Finisco di fare la valigia e vado a letto, ho sonno.
-Sicura? Chiediamo anche a Marco di venire...- rispose Giada
-Non preoccupatevi, sono stanca e domani ci alziamo presto. Andate voi- detto questo, Laura entrò in camera. Anche Sara e Lisa decisero di restare in villaggio.

M: “Noi ci siamo, quando volete possiamo vederci”
D: “Perfetto, cominciate ad avviarvi, vi raggiungiamo”

Raggiungemmo la hall e poi salutammo Giuseppe, che ci aprì il cancello augurandoci di passare una buona nottata. Davide, Andrea e Matteo si avvicinarono a noi qualche minuto dopo.
-Spiaggia?- propose Matteo, prendendo per mano Giada
Ci addentrammo nella pineta, chiacchierando e facendo battute. Il cielo era limpido e la luna illuminava il sentiero, per fortuna il vento del pomeriggio era scomparso, ma la serata era fresca abbastanza da costringerci a tenere addosso le felpe. Una volta in spiaggia ci dividemmo, Davide corse come al solito ad accaparrarsi i due lettini in prima fila. Ci sdraiammo uno accanto all'altro e restammo in silenzio per un po', ascoltando il rumore delle onde e osservando le stelle. Mi voltai a guardarlo, osservai il suo viso, gli occhi scuri illuminati dalla luna, le labbra carnose. Come avrei fatto senza di lui? Gli accarezzai il collo, poi il mento e le guance. Chiuse gli occhi a quel contatto, sorridendo. Poi si girò, mi prese il viso tra le mani e mi baciò con passione. Feci aderire il mio corpo al suo, volevo sentirlo vicino il più possibile, volevo imprimermi nella mente ogni dettaglio di lui, ogni sensazione, ogni emozione. Mi accarezzò le spalle e la schiena, scese sui fianchi e poi deviò verso i bottoni dei jeans. Infilò le dita e cominciò ad accarezzarmi. Sospirai e lo strinsi più forte, tirandogli leggermente i capelli. Gli mordicchiai il labbro inferiore mentre il suo tocco aumentava, andando allo stesso ritmo del battito del mio cuore. Poi rallentò, staccai le labbra dalle sue per riprendere fiato. Incollò i suoi occhi ai miei, le fronti si toccavano e i nasi si sfioravano. Mi persi in quei pozzi scuri e mi resi conto che non avrei più potuto farne a meno.
-Se continui così, mi farai innamorare- sussurrai, senza distogliere lo sguardo. Non potevo credere di averlo detto davvero! Il lampo di sorpresa che attraversò i suoi occhi mi fece pentire immediatamente. Ma poi mi sorrise e tutte le preoccupazioni scomparvero. Mi baciò, un bacio tenero e delicato. Lo abbracciai, appoggiando il viso sul suo petto.
-Martina, Martina, Martina... come farò senza di te?- disse, osservando il cielo e tenendomi stretta a sé, la mano che mi accarezzava leggermente il fianco
-Promettimi che verrai a Milano a trovarmi, appena finisci.
Il suo silenzio mi innervosì. Mi sollevai sui gomiti e lo fissai, in attesa di una risposta che tardava ad arrivare.
-Martì, non ti posso promettere nulla. Io torno a Roma l'1 settembre, poi cominceranno la scuola, gli impegni e tutto il resto...
-Davide. Promettimi che troverai un po' di tempo per vederci.
-Te l'ho detto piccola, ora come ora non mi sento di prometterti nulla, non vorrei ci rimanessi male in seguito.
Le sue parole furono come un fulmine a ciel sereno. Non era certo la risposta che mi aspettavo, non era la risposta che volevo. Avrebbe dovuto dirmi che teneva a me, che non avrebbe permesso a niente di separarci, che avrebbe fatto di tutto per trovare del tempo da dedicare a noi fuori da questo villaggio. Gli avevo quasi detto di amarlo e lui diceva di non poter fare promesse. Ricacciai indietro con forza le lacrime e mi sdraiai nuovamente accanto a lui, senza aggiungere altro.
-Martì, non volevo farti stare male.
-Ma l'hai fatto.
-Mi dispiace- si voltò a guardarmi e mi accarezzò una guancia -giuro, mi dispiace. Non voglio litigare con te proprio stasera. Possiamo goderci queste ore che ci restano? Al futuro penseremo poi.- sfoderò il suo splendido sorriso e non potei fare a meno di ricambiare. Forse aveva ragione, lui non aveva mai accennato ad una possibile relazione nella “vita reale”, non aveva mai parlato di incontri, di giornate a Milano o a Roma, non aveva mai parlato di un ipotetico Noi.
-Hai ragione- lo baciai e appoggiai nuovamente la testa sul suo petto.
I minuti passavano veloci, ma noi restavamo nel nostro mondo parallelo, un mondo magico dove la distanza non esisteva, dove potevamo stare insieme senza problemi, dove potevamo baciarci e accarezzarci quanto volevamo.
Mi aggrappai al suo collo e respirai ancora quel profumo che tanto amavo. Poi, all'improvviso, scoppiai a piangere. Nessun pensiero particolare aveva scatenato quella crisi di pianto, forse tenevo solo tutto dentro da troppo tempo.
-Me lo aspettavo, prima o poi...- sussurrò Davide, stringendomi più forte. -Calmati piccola, va tutto bene.
Quelle parole, invece di confortarmi, mi fecero singhiozzare ancora di più. Tremavo, avevo il viso rosso e gonfio, sicuramente uno spettacolo inguardabile. Davide mi tenne stretta a sé, accarezzandomi la schiena e baciandomi teneramente i capelli e il collo. Continuai a singhiozzare, il viso affondato nell'incavo del suo collo, avevo tante cose da dirgli ma non riuscivo a parlare. Mi cullò dolcemente, come fossi una bambina da consolare. Appoggiai il viso sul suo petto. Sentire il battito regolare del suo cuore e il suo respiro calmo mi tranquillizzò.
-Va un po' meglio?- mi chiese alla fine
-Sì. Scusa, davvero, mi sento una stupida- dissi, la voce ancora rotta dai singhiozzi
-Piccola, non devi scusarti di nulla. Questo tipo di reazione non fa che confermarmi quanto tieni a me.- mi stampò un bacio a fior di labbra
-E' che... non riesco ad immaginare la mia vita una volta tornata a casa. Non riesco ad immaginare di riprendere la mia vecchia routine, non riesco ad immaginare di non poterti vedere tutte le sere. Come farò adesso? Come trascorreranno le mie giornate senza la consapevolezza di poterti vedere?
Davide rimase in silenzio. Continuò ad accarezzarmi il fianco ma non disse nulla
-Se qualcuno mi avesse raccontato come sarebbe andata a finire, non ci avrei mai creduto. Non pensavo fosse possibile affezionarsi così tanto ad una persona in così poco tempo, siamo stati insieme solo due settimane, eppure con te provo emozioni fortissime. Quando sto con te ho i brividi in punti del corpo che nemmeno sapevo di avere. Il tuo profumo mi manda in estasi, il tuo sorriso è disarmante, sei in gradi di cancellare tutte le cose brutte con una sola occhiata. Come può uno come te aver scelto una come me?
Interruppe il mio monologo con un bacio profondo. Affondò le mani nei miei capelli e mi strinse forte.
-E me lo chiedi anche? Tutto quello che hai detto, tutto quello che provi, vale anche per me. Pensi che io sia insensibile? Pensi che non preferirei tornare a casa di corsa, per poter restare con te? Sei una ragazza fantastica, è stato un magnifico colpo di fulmine, e queste due settimane sono state incredibili. Il tuo corpo, il tuo viso, il tuo carattere, la tua risata. Tutto di te mi è piaciuto fin dal primo momento, fin da quando ti osservavo di nascosto mentre lavoravi. E credimi se ti dico che con te ho provato cose che mai nessuna mi aveva fatto provare. - disse, continuando a tenermi stretta
Potevo chiedere di meglio? No, decisamente. Ripresi a baciarlo, volevo fargli sentire quanto avessi apprezzato le sue parole, volevo trasmettergli tutto l'amore che in quel momento era esploso nel mio petto.
Sentivo che sarebbe stato molto più difficile separarmi da lui dopo quella serata.

I primi raggi del sole fecero capolino all'orizzonte, tingendo il cielo di splendide sfumature. Fasci di luce rosa, arancione e giallo si riflettevano sul mare.
Mi tenevo ancorata a Davide, cercavo di godermi al massimo gli ultimi istanti che ci restavano. Avevamo chiacchierato molto, quella notte, raccontandoci aneddoti sulla nostra vita quotidiana, ricordando ogni momento passato insieme. Avevo riso molto e mi ero ripromessa di non piangere più. Controllai l'orologio e trasalii. Erano le 6 del mattino, due ore dopo sarei dovuta partire e io non avevo ancora fatto la valigia. Il tempo sembrava essersi fermato, non mi ero accorta di quanto fosse tardi.
-Credi che sia ora di andare?- mi chiese
-Non vorrei proprio dirlo, ma sì.
Mi diede un altro bacio e poi ci alzammo, ricomponendoci. Giada e Matteo erano sdraiati su due lettini più distanti, mentre Andrea e Valeria erano su un asciugamano sulla sabbia. Quando Matteo ci vide si mise a sedere, guardò l'ora e poi scosse leggermente Giada, addormentata accanto a lui.
Andrea e Valeria ci raggiunsero poco dopo e, insieme, osservammo il sole che sorgeva sul mare.
-Qui ci vuole una bella foto ricordo- dissi ad un certo punto, estraendo la macchina fotografica dalla tasca della felpa. La sistemai su un lettino e poi ci mettemmo in posa. Davide mi abbracciò forte, appoggiando il mento sulla mia testa. 
-Forza, dobbiamo muoverci a rientrare...- Andrea prese Valeria per mano e cominciò ad incamminarsi verso la pineta. 
Mi voltai a guardare per l'ultima volta il mare e quel pezzo di spiaggia che era stato spettatore dei momenti più belli di quel mese appena terminato.
-Andiamo?- mi sussurrò Davide all'orecchio, abbracciandomi da dietro.
-Andiamo.- lo presi per mano e seguii gli altri.
Camminammo in silenzio per un po', poi Andrea e Matteo cominciarono a fare battute fra di loro. Io e Davide rimanemmo leggermente indietro, ci fermavamo ogni due passi per scambiarci un bacio o una carezza.
-Sei stanca? Ti porto io- disse ad un certo punto. Non riuscii a replicare, mi afferrò e mi fece salire sulla sua schiena. Ridendo, allacciai le gambe intorno alla sua vita e le braccia intorno al suo collo. Mi portò in spalla fino alla fine della pineta, alternava l'andatura lenta a dei momenti di corsa.
Ci fermammo poco prima dell'ingresso del villaggio.
-Meglio che ci salutiamo qui, a quest'ora comincia già a girare un po' di gente in reception- disse Matteo. Baciò velocemente Giada e Andrea fece lo stesso con Valeria. Entrambe si voltarono a guardarmi
-Dateci un minuto, ok?- disse Davide, prendendomi per mano e portandomi poco distante.
C'eravamo. Il momento che più temevo era arrivato. L'addio con Davide. Perché di addio si trattava, nonostante sperassi con tutta me stessa di poterlo rivedere, di poter sentire nuovamente quel profumo e di poter baciare nuovamente quelle labbra.
-Quindi, dobbiamo proprio salutarci.- mormorai, mordicchiandomi il labbro e fissandomi la punta delle scarpe.
-Pare di sì- disse lui, poco convinto. Alzai lo sguardo e lo piantai nei suoi occhi
-Sarò in hall alle 8. Per favore, non farti vedere. Non riuscirei a prendere quel dannato treno.
-Se è questo che vuoi-rispose. Eliminò la distanza tra noi con un solo passo. Piegai il collo per poter continuare a guardarlo negli occhi. Mi prese il viso tra le mani e lo avvicinò al suo. Restammo sospesi per una manciata di secondi, le labbra che si sfioravano e i respiri che, piano piano, si fondevano. Lo baciai e mi aggrappai a lui, affondai le dita nei suoi capelli e avvicinai il più possibile il mio corpo al suo. Quel bacio fu una sofferenza, provai una sorta di dolore fisico al pensiero che sarebbe stato l'ultimo. Si staccò leggermente e poi mi strinse nuovamente a sé. Mi baciò con tanta passione da farmi dimenticare tutto. Dimenticai i problemi, l'imminente partenza, dimenticai perfino il mio nome. Esistevamo solo io, lui e quell'ultimo, doloroso bacio. Barcollai leggermente quando mi staccai definitivamente da lui. Una lacrima solitaria mi rigò la guancia, ma la fermò con un dito. Uno splendido sorriso gli esplose in viso e allora non ne potei più. Mi girai e corsi verso Valeria e Giada, lanciando un cenno di saluto a Matteo e Andrea che si stavano avvicinando a Davide. Non mi voltai, non l'avrei sopportato. Valeria mi mise un braccio intorno alle spalle mentre rientravamo in villaggio e sgattaiolavamo in corridoio. Mi fermai davanti alla porta della camera e mi voltai a salutarle.
-Grazie mille di tutto ragazze, siete fantastiche.- le abbracciai
-Grazie a te cara
Ci voltammo e rientrammo ognuna nella propria stanza. Chiusi piano la porta e mi accasciai a terra, in preda ai singhiozzi. Era proprio finita, non l'avrei più rivisto. Non avrei più sentito le sue mani calde sulla mia pelle, la sua risata, il suo splendido dialetto...

D: “Piccola sei in camera?”

Restai a fissare il cellulare per qualche secondo

M: “Sì, sono appena entrata”
D: “Perfetto. Quando senti bussare, apri e prendi dalla valigia la maglietta che indossavi la prima sera che siamo usciti. Quella fucsia che mi piace tanto...”
M: “Perché?”
D: “Tu fallo e basta”

Perplessa, mi avvicinai al letto e recuperai la maglietta che voleva. Poi udii dei passi e un lieve bussare alla porta. Respirai a fondo e andai ad aprire.
Davide stava in piedi davanti a me, una boccetta di profumo in mano.
-Ma che..?
Prese la maglietta, si allontanò leggermente e ci spruzzò sopra il profumo. Poi me la restituì. La annusai e riconobbi subito la fragranza che tanto amavo. Altre lacrime cominciarono a scendere, ma non me ne curai
-Visto che ti piace tanto... Così avrai una parte di me vicino a te- sorrise e mi baciò -e così non ti dimenticherai di me molto presto.
-Non mi dimenticherei di te nemmeno se volessi.- dissi. -Allora... addio
-No. Arrivederci.- mi diede un lieve bacio e poi si voltò, correndo nella sua stanza.
Rimasi ferma sulla soglia, la maglietta ancora stretta al petto e lo sguardo vuoto. Rientrai e appoggiai la schiena al muro. Nessuno aveva mai fatto una cosa tanto tenera e romantica per me. Commossa, accostai la maglia al viso e inspirai profondamente, riempiendomi di quel profumo ormai impresso indelebilmente dentro me. 

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Capitolo 27
*** Bittersweet memories, that is all I'm taking with me ***


Capitolo ventisei - Bittersweet memories, that is all I'm taking with me.

 











La valigia era ancora aperta sul letto, i vestiti buttati alla rinfusa e il beauty mezzo pronto sul comodino. Mi asciugai per l'ennesima volta le lacrime che proprio non volevano saperne di restare al loro posto e cominciai a piegare gli ultimi indumenti rimasti nell'armadio. Laura continuava a dormire beata, sentivo il suo respiro regolare. Cercai con tutte le mie forze di non pensare a Davide e alla notte appena trascorsa insieme, non sarei riuscita a sopportarlo. Sentivo un forte dolore nel petto, il cuore sembrava andare più lentamente, come non avesse più alcun motivo per continuare a battere. Continuavo a chiedermi come avrei potuto fare senza di lui, senza poterlo vedere, sentire e toccare. Non riuscivo a capire come avrei potuto svegliarmi al mattino senza avere la certezza che l'avrei visto la sera stessa, come avrei potuto ridere ancora a battute che non fossero le sue. Ogni ricordo dello stage lavorativo sarebbe per sempre rimasto legato a lui, e la cosa mi destabilizzava parecchio.
Stavo controllando che le mensole del bagno fossero vuote quando udii suonare la sveglia di Laura. Sorrisi sentendola imprecare, come ogni mattina. Quest'esperienza mi era servita per imparare a conoscerla, niente meglio della convivenza può chiarirti le idee su una persona. Spensi la luce e tornai alla mia valigia, mentre aspettavo che Laura si svegliasse completamente.
-Buongiorno!- le dissi quando, finalmente, si mise a sedere e si stiracchiò
-'Giorno. Non ti ho sentito rientrare stanotte! A che ora sei tornata?
Controllai l'orologio -Ehm... una quarantina di minuti fa più o meno
Laura strabuzzò gli occhi -Stai scherzando? Non hai chiuso occhio?
-No. Siamo andati in spiaggia e lì siamo rimasti, abbiamo guardato l'alba e ci siamo detti addio.- faticai a pronunciare quell'ultima parola, sentii le lacrime pizzicarmi nuovamente gli occhi, ma respirai profondamente e le ricacciai indietro.
-Cavoli.- mi osservò a lungo -Stai bene?
Ricambiai il suo sguardo e feci un tiratissimo sorriso -Sì, più o meno. Forza, dobbiamo sbrigarci!
Laura mi lanciò un'ultima occhiata indagatrice, poi sospirò e scostò le coperte, dirigendosi in bagno. Provai a chiudere la valigia, ma i risultati furono piuttosto deludenti! Alla fine fui costretta a trascinarla sul pavimento e a sedermici sopra, sperando così di riuscire a sigillarla. Dopo vari tentativi, finalmente riuscii nella mia impresa! Sospirai vittoriosa e ricontrollai per l'ennesima volta di non aver dimenticato nulla. Anche se, dovevo ammetterlo, una piccola parte di me sperava di dimenticare qualcosa, una cosa così importante da costringermi a tornare a prenderla, per poter rivedere ancora quel magnifico villaggio e le splendide persone al suo interno.
Laura uscì dal bagno e io scacciai ancora una volta i brutti pensieri dalla mia mente. Corremmo a fare colazione, l'ultima. Speravo di trovare qualche dipendente, per scambiare quattro chiacchiere e allontanare un po' di tristezza, ma era ancora presto e la mensa era deserta. Mangiammo velocemente e ci riempimmo le tasche di biscotti e monoporzioni di Nutella, giusto per avere un po' di scorte per il viaggio di ritorno. Poi tornammo in camera, dove recuperammo le valigie. Ci guardammo attorno per l'ultima volta e tracciai il perimetro della stanza con lo sguardo, imprimendomi ogni dettaglio di quella che era stata, per un mese, la nostra casa.
-Addio cara 1507, compagna di mille avventure- disse Laura con un sospiro. -questa stanza ha visto cose che gli umani non possono nemmeno immaginare. Meno male che i muri non possono parlare...
-Già. Quello che è successo qui dentro, rimane qui dentro- concordai. Sospirai rumorosamente e chiusi la porta, dirigendomi con la mia compagna all'ascensore.
-A proposito cara, non mi hai ancora raccontato cos'hai fatto ieri sera!- la stuzzicai
-Tutto a suo tempo, Marti. In treno ti racconterò, promesso.
Uscimmo dall'ascensore e ci dirigemmo verso la reception, trascinando le pesanti valigie. Eravamo leggermente in anticipo e ovviamente il direttore non era ancora arrivato. Ma ad aspettarci nella hall c'erano tutti gli stagisti, le facce assonnate e i pantaloni del pigiama ancora addosso!
-Non potevamo lasciarvi partire senza salutarvi!- esclamò Lisa, venendoci incontro.
Restai a guardarli a bocca aperta, poi mollai la valigia e corsi ad abbracciarli
-Siete i migliori!- esclamai, riempiendoli di baci sulle guance.
Ad osservare la scena c'erano Gabriele, Francesca e Giulia, di turno in reception quella mattina.
-Il direttore ha appena chiamato. Dice che arriverà nel giro di pochi minuti, vi conviene cominciare a salutarvi- ci comunicò dolcemente Giulia.
-Altri saluti strappalacrime, evviva!- esclamò Gabriele, sorridendoci un'ultima volta prima di rintanarsi in back office per il consueto caffè mattutino.
Guardai ancora una volta tutti i ragazzi, gli occhi umidi ed un gran sorriso stampato in volto. Li abbracciai uno ad uno, mormorando un grazie nell'orecchio di ciascuno. Non ero ancora partita, e già sentivo la loro mancanza. Laura fece lo stesso, poi li esortammo a rientrare nelle loro stanze
-Meglio che gli ospiti non vi vedano conciati così, o rideranno fino alla fine della vacanza!- li prese in giro Laura.
-Ci mancherete ragazze!- dissero in coro, continuando a salutarci con la mano mentre si allontanavano.
Asciugai velocemente gli occhi, non avevo più voglia di piangere.
-Buongiorno! Allora, pronte ad andare?- disse il direttore, entrando nella hall con un gran sorriso e l'aria un po' assonnata.
-Insomma...- mormorai, lasciando che l'uomo mi aiutasse a portare fuori la pesantissima valigia.
Mi fermai sulla soglia della reception, dando un'ultima, rapida occhiata all'interno. Sorrisi, ripensando a tutto quello che avevo passato in quel mese, sospirai e voltai le spalle alla struttura, avvicinandomi alla macchina.


Il viaggio dal villaggio alla stazione di Metaponto fu piuttosto breve. Nessuno fiatò, io e Laura tenevamo gli occhi incollati al finestrino, osservando lo scarno paesaggio.
-Ecco fatto ragazze! E' stato un piacere lavorare con voi, spero che vi siate trovate bene e che facciate tesoro di questa esperienza. Buon viaggio!- ci disse il direttore, prima di stringerci calorosamente la mano e ripartire.
-Ci siamo- sospirai, voltandomi verso la stazione
-Ci siamo- ripeté Laura.
Il treno era in ritardo di qualche minuto, quindi raggiungemmo il binario e ci sedemmo su una panchina, in attesa. Quando lo vidi arrivare, ebbi un tuffo al cuore.
-Non voglio salire su questo maledetto treno!- esclamò Laura, alzandosi di malavoglia e recuperando i suoi bagagli
-Non dirlo a me cara, non dirlo a me!- mi guardai indietro un'altra volta. Una parte di me sperava di veder comparire Davide, in fondo al binario. Sapevo che era impossibile, ma non riuscivo a fare a meno di sperarci. Ovviamente, non arrivò nessuno.
Laura mi aiutò con la valigia, cercammo i posti e ci sistemammo.
Il treno partì, ma una parte di me era inevitabilmente rimasta in quella terra, dove avevo conosciuto persone meravigliose e vissuto esperienze indimenticabili.
Guardai fuori dal finestrino in silenzio, totalmente immersa nei miei pensieri.
-Sicura che vada tutto bene?- mi chiese Laura, il tono della voce leggermente preoccupato
-No. Non va bene niente, stiamo partendo e io non voglio. Voglio scendere e tornare indietro di corsa, voglio restare qui, anche se mi sembra assurdo dirlo. Voglio poter prolungare lo stage, lavorerei altri due mesi pur di poter restare in quel villaggio.
Laura non rispose
-Sono messa molto male, vero?
-Non direi, visto che la penso come te. Mi sono trovata davvero bene, è stata una bellissima esperienza, e pensare che molto probabilmente non rivedremo più le persone che abbiamo appena conosciuto....- non terminò la frase, si voltò a guardare il paesaggio che scorreva veloce accanto a noi.
-Cos'è successo fra te e Marco, stanotte?- le chiesi ad un certo punto, interrompendo il silenzio.
-Poco dopo che siete andate vie tutte, ha bussato alla porta di camera nostra. Eravamo d'accordo di vederci sulle scale qualche minuto dopo, non mi aspettavo che bussasse. A dirla tutta, mi sono anche un po' spaventata, pensavo fosse qualche responsabile che vi aveva viste uscire. Mi è... praticamente saltato addosso, non sono riuscita nemmeno a rendermene conto- arrossì leggermente mentre parlava, ma non glielo feci notare, continuando ad ascoltarla in silenzio
-Insomma, per farla breve... l'abbiamo fatto.
Interruppe il racconto non appena vide la mia faccia stupita.
-Voi cosa?!
-Lo so Marti, è una cosa orrenda! Io sono fidanzata! Insomma ok, con Nicola sono in crisi, ma non è una valida giustificazione! Ma sai qual è la cosa peggiore? Non mi sento in colpa. Sono consapevole di aver fatto una cosa sbagliata, ma non me ne pento ne mi sento in qualche modo in torto verso di lui.
-Nicola non merita nulla da te, non merita i tuoi sensi di colpa. Sto dalla tua parte- le strinsi leggermente il braccio, sorridendole.
-Grazie. Mi spiace solo non rivedere Marco
-Beh ma abita a Milano, non sarebbe poi così complicato!
-Stanotte ci siamo detti che questa "cosa" è nata e finita nel villaggio. Non voglio complicazioni, ho già abbastanza problemi con il mio ragazzo! E' stato bello, ci siamo divertiti, resterà un bel ricordo, stop.
-Mi piacerebbe riuscire a ragionare come te. Per me la storia con Davide è stata molto più di una cotta estiva, lui è diverso. Lui è il tipo di ragazzo di cui mi potrei innamorare, innamorare davvero. E non riesco a credere che ci stiamo separando, non riesco a pensare che potrei non rivederlo più.- sentii le lacrime pizzicarmi gli occhi, mi asciugai le guance con il dorso della mano e mi sforzai di sorridere a Laura.
-Sono sicura che per lui è la stessa cosa. Riuscirete a trovare una soluzione, vedrai.
Sorrisi, poi estrassi la macchina fotografica dalla borsa. Guardammo insieme le foto scattate la sera prima in corridoio, i buffi autoscatti, le immagini della festa di compleanno a sorpresa che avevamo preparato per Giada, le foto delle giornate al mare, gli scatti che Matteo e Marko si erano fatti il pomeriggio precedente, in spiaggia.
-Aspetta, dovrei avere qualche foto anche io di ieri pomeriggio- Laura prese la sua macchina fotografica e scorse velocemente le foto -Ecco, guarda!
Sullo schermo comparve una foto di me e Davide, sul bagnasciuga. Lui mi cingeva delicatamente la vita, mentre io lo attiravo a me, una mano tra i suoi capelli. Ci baciavamo, gli occhi chiusi, i corpi uniti, e il mare leggermente mosso come perfetta cornice.
Non cercai nemmeno più di fermare le lacrime, ero stanca di trattenermi e non mi importava di quello che gli altri passeggeri avrebbero potuto pensare.
Laura si riprese la fotocamera e si affrettò a nasconderla, porgendomi poi un fazzoletto
-Mi dispiace, non volevo farti stare peggio.
-Non è colpa tua, tranquilla- dissi, tra un singhiozzo e l'altro.
Una signora seduta poco distante mi fissò con tenerezza. Poco dopo si alzò e si avvicinò a noi, portando con se' un pacchetto di caramelle gommose
-Non so cosa sia successo cara, ma qualsiasi cosa sia sono sicura che si risolverà! Tieni, prendi una caramella- disse dolcemente.
Le sorrisi e la ringraziai, stupendomi un po' di quel gesto così tenero e spontaneo. Cercai di ricompormi come meglio potevo, riposi nella borsa la macchina fotografica e recuperai l'iPod. Laura si dedicò ad un sudoku mentre io mi infilai le cuffie e feci partire la musica, appoggiando la testa al finestrino. Misi la riproduzione casuale, senza fare troppo caso alle canzoni. Ma la quinta melodia che partì mi fece spalancare gli occhi e sobbalzare il cuore.

If I should stay
I would only be in your way
So I'll go but I know
I'll think of you every step of the way

And I... will always love you, ooh
Will always love you
You
My darling, you...

Bittersweet memories
That is all I'm taking with me.
So good-bye.
Please don't cry:
We both know I'm not what you, you need

And I... will always love you
I... will always love you
You, ooh

I hope life treats you kind
And I hope you have all you've dreamed of
And I wish you joy and happiness
But above all this I wish you love

And I... will always love you
I will always love you
I will always love you
I will always love you

I will always love you
I, I will always love you.
You.
Darling, I love you.
I'll always...
I'll always love you.
Ooh

Quella canzone. Quella che aveva fatto partire il pomeriggio precedente, mentre eravamo in spiaggia. Quelle parole che descrivevano alla perfezione ciò che provavo. Perché alla fine, proprio come canta Whitney Houston, "tutto quello che mi porto sono ricordi dolci e amari".
Sorrisi tra me, pensando che, in fondo, andava bene così.

Come all'andata, scendemmo a Napoli per cambiare treno e salire sull'Alta Velocità che ci avrebbe portate a destinazione. E come all'andata, ebbi non pochi problemi a trascinare la mia ingombrante valigia sui gradini del treno, ma per fortuna c'era sempre qualcuno così gentile da aiutarmi.
Sentii il cellulare vibrare nella tasca dei pantaloni. Mi aspettavo il solito messaggio dei miei genitori, che mi chiedevano se stavo bene e se il viaggio stava procedendo secondo i piani. Sussultai quando lessi sullo schermo "Mago Davide"

D: "Tutto bene il viaggio piccola"

Dio, come potevo non innamorarmi di lui? Era sicuramente ancora al lavoro, ma era riuscito a trovare il tempo di scrivermi e pensare a me

M: "Sì tutto ok, abbiamo già oltrepassato Napoli"
D: "Fammi sapere quando arrivi allora! Mi manchi già"
M: "Mi manchi anche tu. Ti scrivo appena scendo a Milano"

-Salutami Davide- esclamò Laura
-Come fai a sapere che è lui?
-Ti brillano gli occhi- rispose, sorridendo.


Avvisiamo i gentili passeggeri che stiamo per arrivare alla stazione di Milano Garibaldi
La voce dell'altoparlante mi svegliò. Mi guardai attorno, disorientata, stropicciandomi gli occhi.
-Oh, buongiorno!- esclamò Laura -finalmente ti sei svegliata!
-Cosa... quanto ho dormito?
-Praticamente tutto il viaggio! Ti sei addormentata prima dell'arrivo alla stazione di Roma. Ma anche se non mi hai fatto compagnia ti perdono, sei stata sveglia tutta la notte!
Raccogliemmo le nostre cose e recuperammo le valigie, pronte a scendere dal treno.
-Ora è finita davvero- dissi, una volta arrivate sulla banchina.
-Marti!- sentii la voce di mia madre chiamarmi e in un secondo mi ritrovai tra le braccia dei miei genitori e del mio fratellino.
Li abbraccia, sorridendo. In fondo ero contenta di rivederli, non ero mai stata via per così tanto tempo.
-Tutto bene il viaggio? Hai mangiato? Sei pallida, hai dormito abbastanza? Hai messo il maglioncino in treno, vero?- i miei mi riempirono di domande e carezze sulla testa, mio padre prese la mia valigia e cominciò ad avviarsi verso l'uscita. Laura aveva nel frattempo raggiunto i suoi genitori, passandole accanto sentii che le porgevano le stesse domande. Le sorrisi incoraggiante, poi la salutai abbracciandola.
-Ci vediamo a Settembre!- mi disse, sciogliendo l'abbraccio.
La salutai con la mano e poi mi allontanai, seguendo i miei genitori fino al parcheggio.
Appena salii in macchina mandai un messaggio a Davide, poi mi preparai a rispondere alle domande dei miei familiari.
-Forza, vogliamo sapere tutto!- esclamò mia madre. Li avevo chiamati praticamente ogni sera, raccontandogli quasi tutti i dettagli delle mie giornate lavorative. I primi tempi li chiamavo anche più volte durante la giornata, avendo spesso momenti vuoti. Ma da quando avevo conosciuto Davide, le mie telefonate erano diventate sempre più brevi e coincise, mi limitavo ad un'unica chiamata serale, appena terminava lo spettacolo dell'animazione.
-Ma sapete già tutto, mamma! Il lavoro è andato bene, ma quando Patrizia se ne è andata, le cose sono migliorate. Non potevo fare molto, a dire la verità, ma quest'esperienza mi è servita un sacco.
-Potrebbe essere il lavoro adatto a te?
-Sinceramente non credo. Insomma, sarebbe bello poterlo fare per un po', ma non credo che riuscirei a passare tutta la mia vita dietro al bancone della reception. Lo stage mi è servito anche a questo, ho capito che, dopo la maturità, rivolgerò il mio sguardo verso un altro tipo di lavoro.
-E che mi dici del resto? Cosa facevi dopo il turno?
-Passavo la maggior parte del tempo con gli altri stagisti, stavamo praticamente sempre insieme, andavamo in spiaggia, cercavamo di intrufolarci in piscina, trascorrevamo le serate al bar o sulla pista da ballo insieme agli ospiti.
Mia madre si girò a guardarmi, un sorrisetto malizioso stampato in faccia
-Come si chiama?
La guardai perplessa -Chi?
-Il ragazzo.
-Quale ragazzo?
-Quello che hai conosciuto in villaggio.- disse tranquilla
-Mamma! Come puoi dire che stavo con un ragazzo!
-Le mamme hanno un sesto senso infallibile tesoro! E la tua reazione mi dimostra che ho ragione. Forza, come si chiama?
Sbuffai, ma poi il ricordo di Davide mi fece sorridere
-Davide, è un animatore
-Animatore? Ma se tu odi gli animatori!- esclamò mio fratello, rimasto in silenzio per tutto il viaggio
-Ecco perché andavi sempre agli spettacoli serali! Mi sembrava una cosa strana, in effetti....- rifletté mio padre
-Voglio i dettagli!- disse mia madre, battendo le mani.
-Nemmeno per sogno!
Andammo avanti a battibeccare per tutto il viaggio, fino all'arrivo a casa.
Scesi dall'auto e feci un profondo respiro. L'aria era decisamente diversa da quella che si respirava in Basilicata e rimasi quasi delusa quando non percepii l'ormai familiare profumo salmastro.
-Vuoi farti una doccia prima di disfare la valigia?- mi chiese mia madre appena entrati in casa.
-Sì, direi che è un'ottima idea.
Presi l'accappatoio, mi chiusi in bagno e mi lasciai cadere a terra, la schiena appoggiata alla porta. Fisicamente ero a casa, l'esperienza era ufficialmente terminata. Ma mentalmente ero ancora in Basilicata, il mio cervello proprio non riusciva ad elaborare la cosa. Mi alzai di scatto e aprii l'acqua della doccia.
Rimasi a lungo sotto il getto, lasciai che l'acqua tiepida lavasse via ogi cosa, portando con se' lacrime e tristezza. Smisi di pensare, concentrandomi solamente sulla sensazione di tepore che mi procurava il getto d'acqua sulla schiena.
Quando uscii ero intorpidita e avevo la pelle raggrinzita, ma non me ne curai. Mi rivestii lentamente e scesi le scale del nostro appartamento, senza fretta.
-Ho aperto la valigia, comincio a prendere i primi vestiti e faccio partire la lavatrice- mi disse mia madre non appena entrai in camera
-La svuoto io, tranquilla! Ti porto di sopra dopo i vestiti da lavare
-Sicura? Perché posso pensarci io...
-Sicura.- non volevo che prendesse la mia roba, non volevo che le magliette, i jeans e i maglioni smettessero di profumare di quel posto. Mia madre uscì dalla stanza e io mi avvicinai al bagaglio, prendendo la maglia su cui Davide aveva spruzzato il suo profumo e nascondendola sotto il cuscino. Quella non doveva lavarla, non ancora almeno.


Cenai di malavoglia, non avevo appetito e l'unica cosa che volevo fare era andare a dormire. Rimasi seduta a chiacchierare ancora un po' con i miei genitori, continuavano a riempirmi di domande e mi dispiaceva andarmene. Quando finalmente parvero soddisfatti dei miei racconti mi lasciarono alzare, augurandomi la buona notte.
Sollevai il cuscino, recuperai la maglietta e la annusai, riempiendomi di quel meraviglioso profumo. Quanto mi mancava. Decisi di indossarla e mi sistemai sotto il lenzuolo. Non smisi di annusare quella maglietta nemmeno un secondo, lacrime silenziose presero a solcarmi le guance fino a che, sfinita, non mi addormentai, respirando il profumo del ragazzo che amavo.

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Capitolo 28
*** Forse era amore ***


ANGOLO AUTRICE: Salve a tutti! Eccomi di nuovo qui, sono finalmente riuscita ad aggiornare anche questa storia! Lo so, lo so, come al solito ci metto una vita e i capitoli non sono particolarmente lunghi o avvincenti... Mi scuso come sempre per l'estremo ritardo nella pubblicazione e prometto che proverò a scrivere più rapidamente! Spero che per voi valga sempre la pena aspettare i miei capitoli!
Vi ringrazio in anticipo per eventuali commenti, un bacione :)





 

Capitolo ventisette – Forse era amore

 


 

“Non puoi sempre alzarti e correre da quella persona che ti manca.

A volte puoi solo fartela mancare.”




 

2 luglio, ore 12.30

Un raggio di sole filtrò dalla tapparella della mia camera e arrivò fino al mio viso, facendomi strizzare gli occhi infastidita. Ero sveglia già da un po’ ormai, ma non riuscivo a trovare la forza di alzarmi dal letto, continuavo a rigirarmi sul materasso, tormentando le lenzuola e cambiando posizione ogni mezzo secondo.
La mia mente era vuota, completamente vuota.
Dialoghi, frasi, parole sussurrate avevano assillato il mio cervello per due giorni, senza tregua. Per due giorni non avevo fatto altro che piangere, ripensando ai momenti trascorsi insieme, agli sguardi reciproci, alle parole che mi sussurrava nell’orecchio. Per due giorni, il mio unico pensiero era stato Davide, il suo viso, la sua voce, la sua risata, le sue mani ed il suo tocco delicato ma deciso. Mi ossessionava la sua immagine, mi balenava davanti agli occhi in ogni momento, facendomi sussultare, facendomi mancare il fiato. Non riuscivo a fare nulla, mangiavo a stento, mi trascinavo per casa come uno zombie, passando dal letto al divano. Il mio corpo era rimasto il semplice involucro di quella che, una volta, era la mia anima.
In qualche modo riuscii ad alzarmi e ad andare in cucina. Afferrai un biscotto, giusto per mettere qualcosa sotto i denti e recuperai il cellulare. C’erano i soliti messaggi dei miei genitori, diventati iperprotettivi e super preoccupati in quegli ultimi giorni. Mia madre stava cominciando ad impazzire, non riusciva a concepire come potessi essermi buttata tanto giù per una “semplice cotta estiva”, come la definiva lei. Mi diceva spesso che dovevo smettere di pensare a Davide, ma quando cominciava con questa ramanzina, l’unica cosa a cui smettevo di pensare era lei. Come poteva pretendere che mi dimenticassi di lui da un momento all’altro? Lei non capiva, nessuno capiva.
Solo io sapevo cosa avevo provato, solo io conoscevo la forza del sentimento che mi legava a lui. Era un sentimento che spiazzava anche me, a dire la verità, ma non potevo farci nulla. Sentivo la sua mancanza sempre, costantemente. Non riuscivo ad accettare la lontananza, continuavo a pensare a lui, immaginandolo per i corridoi del villaggio, il suo splendido sorriso stampato sul viso e la divisa dell’animazione addosso. Lo immaginavo insieme agli ospiti, mentre faceva i suoi numeri di magia durante lo spettacolo serale, o mentre cercava di trascinare le persone a ballare. Speravo ardentemente che non avesse ancora trovato nessun’altra ragazza con cui intrattenersi, perché non avrei potuto sopportarlo. Non avevamo mai parlato di questa cosa, ma davo abbastanza per scontato che avrebbe “rispettato” quello che c’era stato tra noi.

C: “Buongiorno ciccia! Come stai oggi?”

Il messaggio che arrivò in quel momento mi fece sobbalzare. Era Chiara, la mia migliore amica. In quei due giorni mi era stata vicina, sempre. Aveva ascoltato i miei monologhi, i miei pianti, le mie paranoie e le mie scenate isteriche, quando la depressione mi assaliva. E pensare che erano passati appena due giorni dalla mia partenza, non osavo immaginare come sarei stata più avanti.

M: “Un po’ meglio, ho il cervello completamente vuoto. Non so se considerarla una cosa positiva o negativa sinceramente”
C: “Beh, almeno non ci pensi costantemente, è un passo avanti. Per che ora vieni qui oggi?”


I genitori di Chiara erano partiti per le vacanze, lasciandola a casa con la sorella minore, e io le avevo promesso che sarei andata da lei per quelle due settimane. La teoria era che avrei dovuto farle compagnia, ma la realtà era che sarebbe stata lei a fare compagnia a me. Stare fuori casa per un po’ mi avrebbe fatto sicuramente bene, non avrei potuto sopportare molto a lungo gli sguardi pieni di compassione dei miei genitori.

M: “Per le 15 sono da te”

Mi piazzai sul divano e accesi la televisione, sperando di distrarmi un po’. Come al solito non c’era niente di interessante da guardare, così spensi e collegai il cellulare alle casse portatili, facendo partire in riproduzione casuale la mia playlist. Avevo bisogno di rumore e musica, il silenzio mi stava uccidendo. Chiusi gli occhi e provai a liberare la mente, ma ovviamente il risultato fu piuttosto scarso.
Sbuffando, mi buttai sotto il getto gelato della doccia, poi pranzai e preparai lo zaino per andare da Chiara.
La luce del sole mi diede parecchio fastidio quando uscii di casa, poco più tardi. Due minuti dopo citofonai a Chiara, presi l’ascensore e mi ritrovai davanti alla sua porta. Venni accolta da Tigro, il suo gatto. Il rapporto tra me e i felini non era proprio dei migliori… anzi, era decisamente pessimo!
-Gatto…-gli girai attorno, cercando di evitare di pestargli la coda
-Ciao patata!- lasciai cadere a terra gli zaini e le corsi incontro, abbracciandola stretta. Non la vedevo da quando ero tornata, e mi era mancata da morire. Durante il mese in Basilicata ci eravamo sentite abbastanza spesso, l’avevo tenuta aggiornata su quasi tutti i dettagli, ma ovviamente entrambe avevamo molto da fare, io con lo stage e lei con la fine della scuola, gli ultimi impegni e le uscite con il suo ragazzo, Davide. Che coincidenza, eh?!
-Mi sei mancata da morire- le dissi, tenendola stretta.
-Anche tu, non sai quanto! Dai entra, butta pure gli zaini in camera mia.
Conoscevo casa di Chiara come la mia, andavo spesso da lei a vedere dei film o a chiacchierare, visto che abitava a soli due minuti a piedi da me. Poggiai a terra la roba e mi accasciai sul letto a scomparsa accanto a lei.
-Mi devi raccontare troppe cose, per telefono non mi hai detto tutto! Voglio i dettagli
Sorrisi davanti a quell’entusiasmo, ma poi il viso di Davide si materializzò davanti a me e l’euforia scomparve
-Una cosa alla volta… come stai?- mi chiese, accarezzandomi un braccio
-Sto di merda Chia, davvero! Non so nemmeno come spiegarlo, mi sembra che nessuno possa realmente capire quello che ho provato per lui.
-Tesoro, è normale. Era il ragazzo giusto al momento giusto, complice la situazione, il posto, il fatto di essere senza genitori e senza nessun controllo… è ovvio che tutte le emozioni siano amplificate in un contesto del genere.
-Sì ma lui… non lo so, sento che non è solo questo! Quello che ho provato e che provo tutt’ora è reale, non c’entra niente tutto il contorno. Il punto è che sono spiazzata dai miei stessi sentimenti, non riesco a capire come sia possibile innamorarsi di una persona in poco più di due settimane!
-Aspetta un secondo… ne sei innamorata?- la sua espressione quasi mi fece scoppiare a ridere
-Il problema è questo!- esclamai esasperata –non lo so! Non sono mai stata innamorata prima d’ora, non saprei definire quello che provo. So che tengo tantissimo a lui, che mi manca da morire, che penso al suo viso costantemente e che darei qualunque cosa per poter tornare indietro e prolungare lo stage.
Calò il silenzio, ognuna immersa nei propri pensieri.
-Io credo tu ti senta così perché sei appena tornata, è normale che ti manchi in questo modo. Magari col passare dei giorni la cosa si affievolirà…- disse cautamente Chiara.
Non le risposi. Sapevo che quello era il pensiero di chiunque mi stesse attorno in quel momento, ma sapevo anche che non era vero. Conoscevo la forza dei miei sentimenti, anche se non ero del tutto sicura di potergli dare un nome ben definito, ed ero certa che non sarebbe passata tanto facilmente.
Vedendomi silenziosa, la mia amica provò a cambiare argomento. Le raccontai degli altri stagisti, degli episodi buffi e delle figure da scema che, inevitabilmente, avevo fatto. Le raccontai anche di Pasquale, di quanto facesse ridere come personaggio e di quanto poco sapesse dell’amore, visto che passava da una ragazza all’altra nel giro di un istante.
Chiara mi raccontò dell’ultima settimana di scuola, dato che ero partita prima della fine, mi disse del casino che c’era l’ultimo giorno, con i ragazzi di quinta che lanciavano acqua, bevande e patatine dalle finestre, e delle macchine di chi già aveva la patente che scorrazzavano a tutta velocità per la via.
-A proposito di macchine… dovremo iniziare a pensare alla patente anche noi!- esclamai interrompendola. L’idea di prendere la patente di guida mi eccitava e terrorizzava allo stesso tempo. Mi aveva sempre affascinata il mondo dei motori, mi piaceva l’idea di poter finalmente guidare una macchina mia, di non dovere più dipendere da mio padre per andare ovunque, di poter andare a scuola senza dover prendere quei fastidiosi mezzi pubblici.
-Dobbiamo decidere con quale autoscuola. Ce ne sono un paio qui in zona, andremo a chiedere informazioni
-Potremmo cominciare a prendere anche i libri! Così quest’estate ci mettiamo a studiare e riusciamo a dare la teoria abbastanza velocemente!- la cosa mi esaltava davvero parecchio! A quel punto, non vedevo l’ora di iniziare.

Parlammo del più e del meno per il resto del pomeriggio e, come da previsione, la presenza di Chiara mi aiutò parecchio. Quella ragazza aveva il potere di farmi stare bene con una sola occhiata. Ci capivamo al volo, percepivamo subito se qualcosa non andava, senza bisogno di parole inutili. Conoscevo Chiara da un sacco di anni ormai, anche se i primi tempi non avevamo chissà quale “rapporto idilliaco”. Ma si sa, le amicizie migliori nascono sempre così!
Verso l’ora di cena rientrò Cristina, sorella minore della mia amica, uscita in mattinata per un allenamento di ginnastica artistica. La salutai allegramente, non vedevo anche lei da un sacco di tempo, poi tutte e tre ci mettemmo all’opera per preparare qualcosa di decente da mettere sotto i denti.
I risultati in realtà furono piuttosto scarsi, visto che preparammo una torta salata alle zucchine con una sola zucchina e un quintale di formaggio! Ma almeno ci eravamo sforzate, era già qualcosa. Abbandonammo i piatti e le stoviglie nel lavandino, rimandando le pulizie al giorno seguente e ci buttammo sul divano davanti al televisore. Come consuetudine, controllai il cellulare sperando di trovare un messaggio di Davide. Ma come al solito niente, calma piatta. Mi rabbuiai improvvisamente e Chiara se ne accorse, perché mi accarezzò un braccio con fare apprensivo.

Il tv non c’era niente di decente da guardare, quindi decidemmo di far partire un film.
-Direi che c’è il clima giusto per un buon horror!- dichiarò Chiara, alzandosi di scatto dal divano e andando a frugare nella sua collezione.
-Chia, lo sai che gli horror proprio non li reggo…- provai a protestare. Durante l’inverno mi aveva costretta a vedere tutta la saga di Saw l’enigmista, film splatter più che altro. Inutile dire che ne ero uscita traumatizzata, avevo passato la metà dei film con un cuscino davanti agli occhi per evitare le scene di squartamenti e sbudellamenti vari. La cosa positiva di tutto questo era che, al contrario delle mie aspettative, ero riuscita a dormire sonni abbastanza tranquilli dopo la visione. Mi sentivo fiera di me, ma questo non significava certo che avrei voluto ripetere l’esperienza con altri film del genere!
-Lo so tesoro, ma sai che a casa nostra si guardano solo horror! Quindi decidi… preferisci la serie Hostel o Final Destination?- mi chiese.
Meglio una serie in cui dei ragazzi vengono brutalmente uccisi durante un viaggio in Europa o una in cui la gente ha strane visioni della propria morte? Avevo davvero l’imbarazzo della scelta a quanto pare…
-Tra le due, il male minore mi sembra Final Destination… ma so già che me ne pentirò amaramente!- esclamai, afferrando un cuscino e preparandomi al peggio.
Il film di per sé non fu troppo traumatico, non c’erano scene particolarmente schifose, ma l’idea di avere una visione di come morirò e sapere di non avere via di scampo… di certo non metteva particolare allegria!
-Film nomarli mai eh?!- chiesi ironicamente quando partirono i titoli di coda. Chiara e Cristina avevano visto già un sacco di volte quel film, proprio non capivo cosa ci trovassero.
-Dai, fai già progressi! Hai usato il cuscino solo una volta!- mi prese in giro Chiara. Lei quasi si divertiva davanti alle scene più cruente, cosa che non riuscivo proprio a comprendere.
Rimanemmo qualche minuto ancora sul divano, poi decidemmo di andare a letto.
Lottammo parecchio con le zanzare presenti in camera, che avevano deciso di romperci le scatole proprio a quell’ora. Chiara impugnò la sua fedele racchetta e cominciò a fulminarle, chiudendo la finestra e accendendo il ventilatore per evitare che ne entrassero altre. Riuscimmo a infilarci sotto il lenzuolo e chiacchierammo ancora, ridendo come matte per ogni stupidata.
Quando però sentii Chiara dormire, potei abbandonarmi al pensiero che proprio non voleva saperne di lasciarmi in pace. Davide continuava a invadere la mia mente, il dolore che provavo per la distanza era forte e costante, a volte avvertivo quasi un senso di nausea.
Ripercorsi mentalmente la nostra prima uscita, quando mi aveva abbracciata per la prima volta, infilando il mento nell’incavo del mio collo e facendo combaciare perfettamente i nostri corpi. Sembravamo fatti per stare insieme, come due metà della stessa mela. Eravamo solo agli inizi, ma già avevo capito che non avrei più potuto farne a meno. Ripensai al primo bacio, seduti sul pavimento di quello strano complesso al di fuori del villaggio. Mi parve di sentire ancora la sensazione delle sue labbra morbide sulle mie, era una cosa che mi capitava spesso, sentire ancora la scia del suo tocco su di me, anche a distanza di tempo. Mentre ripensavo a tutto questo, lacrime silenziose presero a scendermi sul viso. Come da due giorni a quella parte, non provai a fermarle, tanto sarebbe stato inutile. Sentii i singhiozzi invadermi la gola ma tentai di bloccarli, non volevo svegliare Chiara né tantomeno assillarla per l’ennesima volta con i miei problemi.
Con una mano davanti alla bocca e gli occhi chiusi tentai di calmarmi, anche se l’unica immagine che vedevo nel buio era il viso di Davide. Valutai l’idea di andare a prendere una boccata d’aria in balcone ma avrei sicuramente svegliato Chiara e sua sorella, quindi mi rigirai nel letto, cercando di farmi passare quella specie di attacco di panico che mi stava prendendo. Perché soffrivo così tanto? Forse era amore quello che provavo, ne ero sempre più convinta. Respirai lentamente e profondamente, fino a calmarmi del tutto. Stremata, riuscii finalmente ad addormentarmi, anche se l’ultimo pensiero lo rivolsi, ovviamente, all’animatore romano che mi aveva rubato il cuore. 

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Capitolo 28
*** Lo spasmo ***


ANGOLO AUTRICE:
Vi prego, non dite nulla. Mi vergogno abbastanza da sola per aver aggiornato dopo due anni. 
Devo confessarvi che un po' mi faceva paura tornare a scrivere questa storia. Rivivere vecchie emozioni che sono ormai riuscita a nascondere, ripensare a quei momenti... non so, non ero per niente a mio agio. Ma poi ho avvertito la necessità di scrivere e tra le (troppe) storie che ho in sospeso, ho deciso che volevo aggiornare proprio questa. 
Quindi eccomi qui, resuscitata dopo due anni, con un nuovo capitolo. Come spesso mi accade, devo avvertirvi che è un capitolo "di passaggio", ma dai prossimi prometto che ci saranno altre novità!
Un bacione, e grazie a chi ha avuto la pazienza di aspettarmi! 





Capitolo ventotto – Lo spasmo
 

 
Un pensiero va a Marko “con la K”, che è da poco venuto a mancare. Eri un ragazzo fantastico, pieno di energia
e voglia di vivere, in grado di strappare un sorriso a chiunque. Ti ricorderemo tutti con grande affetto. Riposa in pace.
 
 

 
“A volte mi manca così tanto che non riesco a respirare”

 
10 luglio
La prima settimana di “convivenza” era passata piuttosto rapidamente, tra chiacchiere, risate e qualche (non troppo raro) momento di depressione. La presenza di Chiara mi era di grande aiuto, il semplice starle accanto distoglieva i miei pensieri da Davide, almeno per la maggior parte del tempo. Certo, pensavo a lui costantemente, ma riuscivo a limitare i pianti isterici a una sola volta al giorno, generalmente la notte. Beh, facevo grandi progressi…
Chiara e sua sorella continuavano a farmi vedere film horror, avevamo ormai finito la saga di Final Destination, composta da cinque “episodi”, ed erano in qualche modo riuscite a convincermi a guardare Hostel. Che poi, guardare era un parolone, considerando che avevo passato tutta la durata del film con un cuscino davanti alla faccia e le mani sulle orecchie, per non sentire le grida strazianti delle povere vittime di quel film malato. Passavamo la maggior parte delle nostre serate chiuse in casa, fuori il clima era decisamente troppo caldo e i ventilatori sparsi sembravano essere gli unici oggetti in grado di regalare un po’ di refrigerio. Tornavo a casa mia praticamente tutti i giorni, giusto per farmi una doccia veloce e prendere qualche vestito di ricambio. Stare un po’ lontana dai miei mi stava servendo molto, non vedere i loro sguardi pieni di compassione e incomprensione era di grande aiuto al mio già fragile stato d’animo.
Ogni tanto, la sera, uscivamo a fare un giro per il paese, giusto per prendere un gelato e una boccata d’aria.
 

-Chiara devi smetterla di cercare i sintomi su Google! Guarda che così la cosa non migliora
-Lo so, ma è troppo strano! Insomma, va avanti da due giorni
-Sarà il caldo! O lo stress accumulato…
-Ma se sono in vacanza da quasi un mese!
Da un paio di giorni, Chiara avvertiva uno strano tremolio al braccio e, da brava ipocondriaca, era corsa a cercare informazioni su Google.
-Lo spasmo al braccio è uno dei sintomi di moltissime malattie gravi…- cominciò, facendo scorrere gli occhi sulle mille pagine internet aperte
-Chiara…- provai a dissuaderla, ma sapevo che ogni parola sarebbe stata inutile
-Oddio, sto per morire!- esclamò, gli occhi sbarrati e la bocca spalancata.
-Di quale tragica malattia, sentiamo- dissi, alzando gli occhi al cielo
-Cancro
Mi trattenni dal riderle davanti alla faccia. Non potevo crederci, non poteva essere seria!
-Ti rendi conto di quello che stai dicendo?
-Ah aspetta… potrebbe anche essere diabete. Speriamo sia quello, con dei controlli regolari e le iniezioni giornaliere, posso continuare a vivere
-Ok, adesso basta!- esclamai spazientita. Le rubai il mouse e chiusi tutte le finestre del motore di ricerca –Non stai per morire, non hai il cancro e non hai il diabete. Smettila di torturarti cercando queste cose su internet, perché così peggiori solo la situazione, ti agiti inutilmente e il braccio continuerà a tremare.
Chiara mise il broncio, ma non replicò oltre.
-Meglio se ti distrai…
-Hai ragione. Guardiamo un horror?- propose, ridendo.
La fulminai con lo sguardo, non avrei potuto reggere un altro film dell’orrore con gente sbudellata e massacrata.
-Potremmo fare un po’ di sport per prepararci al mare…
Questa volta toccò alla mia amica fulminarmi con gli occhi. Noi e lo sport non andavamo proprio d’accordo, insieme avevamo provato varie attività, dal nuoto alla pallavolo, dall’atletica allo yoga, ma niente sembrava andare bene.
-Cos’è, una battuta?- chiese
-Hai ragione. Prendo due cucchiaini e la vaschetta di gelato.- conclusi, dirigendomi verso la cucina a passo spedito.
Alla fine ci ritrovammo a guardare uno stupidissimo programma di Real Time, ingozzandoci di gelato al cocco e cioccolato. Niente attività fisica per noi!
Chiara sembrò calmarsi un po’, non pensava più al braccio, o almeno così credevo io. C’era da dire che tutto questo mi aiutava a distrarmi ulteriormente dai pensieri che assillavano la mia mente.

Nel tardo pomeriggio tornai a casa a darmi una rinfrescata. Trovai l’appartamento deserto, mio fratello era fuori con i suoi amici e i miei genitori ancora al lavoro, così ne approfittai per godermi un po’ l’aria condizionata che i miei avevano fatto installare qualche mese prima.
Accoccolata sul divano, lasciai che le immagini e i pensieri che cercavo sempre di reprimere tornassero a invadere la mia mente. Davide mi mancava terribilmente, il dolore che provavo era costante e martellante, non mi abbandonava mai. La presenza di Chiara mi era d’aiuto, certo, ma non riuscivo comunque a scacciare del tutto quel pensiero.
Mi mancavano i momenti con lui, quando passava apposta per la reception solo per poterci scambiare uno sguardo, o quando facevo di tutto per farmi mandare in giro per il villaggio, per poterlo guardare di nascosto mentre lavorava. Mi mancava trovarlo ad aspettarmi davanti alla porta della camera, impaziente di poter finalmente passare qualche minuto insieme. Mi mancava tutto e ancora una volta mi ritrovai a pensare che era impossibile essermi affezionata così tanto a una persona con cui avevo trascorso così poco tempo. Ancora non riuscivo a dare un vero e proprio nome ai miei sentimenti, sapevo solo che i ricordi mi facevano mancare l’aria.
Mi buttai sotto la doccia fredda, sperando di far scivolare via la depressione. Pensai all’estate che avevo davanti, una settimana dopo sarei partita per Rimini con Chiara, il suo ragazzo Davide e Valentina, una mia amica di scuola, poi sarei finalmente andata a trovare i miei nonni in Toscana. Insomma, ne avevo di cose da fare e speravo che sarei riuscita a far affievolire almeno un po’ il dolore che provavo per la lontananza dal mio ragazzo.
Il mio ragazzo erano le parole che mi balenavano sempre in mente quando pensavo o parlavo di Davide. Alla fine era così che lo consideravo ancora, nonostante non ne avessimo mai discusso apertamente. Quelle tre semplici parole erano in grado di farmi stare bene e male allo stesso tempo.
Restai a lungo sotto il getto dell’acqua, mi piaceva la sensazione di pace che una semplice doccia fredda riusciva a darmi.

Poco dopo tornai da Chiara, sperando di non trovarla ancora intenta a cercare strani sintomi su Google. Il cancello del suo condominio era aperto e mi aveva detto che non avrebbe chiuso a chiave la porta di casa, quindi salii senza citofonare.
Quando entrai in casa sua, Tigro venne ad accogliermi, con il solito sguardo sospetto e la coda dritta. Non c’era un buon rapporto tra me e lui, così gli girai attorno cercando di ignorarlo e mi diressi in salotto, dove trovai Chiara sul divano intenta a chiacchierare al telefono con il suo Davide. Le loro conversazioni mi facevano sempre ridacchiare, anche se un po’ invidiavo il loro rapporto.
Cercava sempre di chiamarlo quando io tornavo a casa, forse per non farsi sentire o per non farmi stare peggio.
Era sdraiata a pancia in giù, con le gambe sollevate e la faccia rivolta verso la finestra. Giocherellava con i capelli mentre rideva, e riuscivo a percepire tutta la serenità che quella nuova relazione le stava trasmettendo.
La osservai per un po’, sorridendo tra me, poi decisi di farmi sentire, tossicchiando leggermente.
Lei si girò di scatto, mi sorrise imbarazzata, e poi cercò di chiudere il più in fretta possibile la conversazione.
-Dai, ci sentiamo dopo. Si… anche io, ciao!
Mise giù il telefono e mi guardò senza dire niente.
-Potevi anche salutarmelo!- esclamai, sedendomi accanto a lei -Allora, sta già preparando la valigia per settimana prossima?
-Lo sai com’è fatto, è in ansia peggio di noi per i vestiti da portare!
Davide era un ragazzo particolarmente fissato con la moda e lo shopping, aveva più vestiti di me e Chiara messe insieme!
Risi, alzandomi per andare a prendere un bicchiere d’acqua in cucina.
Per poco non inciampai nel gatto, che vedendomi andare verso la credenza corse tra le mie gambe.
-Stupido gatto!- urlai, cercando di spostarmi senza calpestarlo
-Non insultare il mio bimbo!- mi urlò Chiara di rimando, divertita dal rapporto conflittuale che io e il suo animale avevamo.

Cercai di evitare di parlare del suo braccio, sperando di riuscire a distrarla in qualche modo, ma quando mi spaparanzai sul divano fu lei a tirare fuori l’argomento.
-Ho ancora questa fastidiosa sensazione- iniziò, incrociando le gambe e guardandosi preoccupata il braccio
-Ancora non è passato? Secondo me è un po’ di stress Chia, cosa potrebbe essere se no?
-Non lo so, ma comincio a preoccuparmi. Insomma, non è normale che uno spasmo vada avanti per così tanto giusto?
Sospirai, cercando di trovare qualcosa di intelligente da dire in modo da poter calmare la mia amica.
-Ti farebbe stare più tranquilla fare un salto dal dottore domani mattina?- proposi.
Mi sembrava la soluzione migliore: saremmo andate dal medico di base che le avrebbe confermato che non aveva assolutamente nulla di grave, poi avremmo potuto prendere un gelato ridendo dell’accaduto e nel giro di poche ore tutto sarebbe stato risolto.
Chiara mi guardò dubbiosa -Non so… ho paura di quello che potrebbe dirmi.
-Starò accanto a te. Stai tranquilla, sono sicura che non è niente. Ora lo chiamo per prendere appuntamento.
Mi alzai dal divano e telefonai al medico, accordandomi per il giorno seguente, poi mi rimisi accanto a Chiara a guardare la televisione.
Non facevamo altro da giorni, ma a me andava bene così. Guardare quei programmi idioti mi faceva dimenticare per qualche ora tutto lo schifo che mi girava per la testa.

Una parte di me era felice che Chiara fosse occupata dalle sue preoccupazioni per il braccio, almeno non avrebbe dovuto preoccuparsi ancora per me.
Era la mia migliore amica, ma mi dispiaceva da morire assillarla continuamente con i miei problemi con Davide.
Davide, Davide, Davide. Quel nome continuava a riecheggiarmi nella mente, non mi abbandonava mai. Lo sentivo ovunque, usciva dalla bocca di Chiara continuamente, e restava intrappolato nei pensieri.
Fui improvvisamente colta da un insano desiderio di scrivergli, di vederlo, di riabbracciarlo e stringerlo forte a me. La nostalgia era talmente forte da farmi mancare il fiato.
Mi alzai con la scusa di andare in bagno e mi chiusi dentro, lasciandomi scivolare contro la porta. Cercai con tutte le mie forze di non piangere ancora, non volevo che Chiara dovesse preoccuparsi nuovamente. Mi premetti una mano sulla bocca, strizzando gli occhi e sforzandomi di respirare profondamente. Avevo la sua immagine talmente ben stampata in fronte che, per un momento, mi parve di vederlo lì accanto a me, seduto sul pavimento del bagno, ad osservarmi con quei suoi grandi occhi neri. Scossi la testa, dandomi mentalmente della pazza e mi alzai, sciacquandomi il viso con l’acqua fredda per far scomparire il rossore. Feci un altro paio di profondi respiri, reggendomi al lavandino e osservando la mia immagine allo specchio.
-Va tutto bene- mormorai a me stessa -va tutto bene. Sei forte, puoi superare questa cosa. Si risolverà tutto.
Mi guardai intensamente, come a volermi sfidare. Non mi piaceva quello che vedevo riflesso, avevo un velo di tristezza calato sugli occhi, ma cercai di ignorare la cosa.
Tirai lo sciacquone per non destare sospetti e poi uscii, cercando di sembrare normale.
-Va tutto bene?- la domanda di Chiara mi fece sussultare. Mi stava osservando con un’aria strana. Accidenti, a quella ragazza non sfuggiva proprio nulla. Cercai di stamparmi in faccia il sorriso più vero che riuscissi a fare
-Certo! Mi sono solo incantata a guardare il cellulare, scusa…- provai a dire.
Chiara si voltò a guardare il mio telefono, abbandonato accanto a lei sul divano, ma non disse nulla. Si limitò a sorridermi e a farmi segno di tornare accanto a lei. La ringraziai mentalmente per questo, non avrei sopportato un’altra chiacchierata sull’argomento.
 
Dopo la cena con la sorella di Chiara e l’ennesimo film, decidemmo di andare a dormire.
-Allora, come va il braccio?- chiesi alla mia amica.
Non aveva osato lamentarsi per tutto il resto della giornata, anche se vedevo dalle facce che faceva che avvertiva ancora quello strano fastidio.
-Mi sembra vada leggermente meglio di prima, ma ho ancora questa sensazione. Spero che non sia nulla di grave, potrei andare fuori di testa!- esclamò, buttandosi sotto il lenzuolo.
-Sono sicura che non è niente, davvero. Sarà il caldo, o magari l’ansia di partire…- dissi, provando a scherzare.
-Ma figurati! Sai che roba, andiamo a Rimini mica in capo al mondo.
Continuammo a chiacchierare per parecchio tempo, immaginando come sarebbe stata la prima vera vacanza da sole, senza genitori.
Quella notte mi addormentai subito e, per la prima volta da quando ero tornata, non sognai Davide.
 

-Allora signorina, mi faccia dare un’occhiata a questo braccio- disse il medico, indicando a Chiara un lettino ricoperto di carta bianca.
Era un uomo piuttosto giovane, alto e magro. Molte signore del paese lo trovavano attraente, anche se aveva un piccolo difetto: un pollice decisamente troppo grande!
Chiara era visibilmente spaventata. Era terrorizzata da quello che il dottore avrebbe potuto dire e continuava a guardarsi attorno con aria attonita.
Il medico le tastò un po’ il braccio, sollevandolo e torcendolo leggermente
-Stress- sentenziò infine.
Chiara la fissò diffidente -Tutto qui? È sicuro?
-Assolutamente sì. I muscoli sono un po’ tesi, ma è normale considerando l’ansia che riesco a leggerle negli occhi. In questo periodo è assolutamente naturale, il caldo, la fine della scuola, la preparazione per le vacanze… sta “buttando fuori” tutto lo stress accumulato in questi mesi.
Sorrisi, ero sicura che non avesse nulla di grave
-Scusa se te lo dico ma… io te l’avevo detto!- esclamai, andandole vicino.
Il medico tornò alla sua postazione e le prescrisse degli integratori, poi ci congedò, riuscendo a stento a trattenere una risata.
-Tutte queste preoccupazioni per un po’ di stress arretrato- borbottò Chiara uscendo dallo studio.
Era sollevata, anche se cercava di dimostrarsi scettica e distaccata. La presi in giro per un po’, cercando di farla sorridere, e le offrii un gelato, anche se non avevamo ancora pranzato. In estate, per noi ogni ora era buona per mangiare un bel gelato.
Tornammo a casa camminando a braccetto, ridendo come matte. Finalmente qualche bella notizia anche per noi!
Ora potevamo dedicarci completamente ai preparativi per la partenza della settimana successiva. Ero contenta di fare quel viaggio, avevo bisogno di svagarmi un po’ e speravo di riuscire a dimenticare, almeno per qualche giorno, il ragazzo che riempiva tutti i miei pensieri. 

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