For the love of...

di Beatrixxx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The transformation of Bliss ***
Capitolo 2: *** New place, new meeting ***
Capitolo 3: *** I promise ***
Capitolo 4: *** As I was never been with anyone ***
Capitolo 5: *** Wishes ***
Capitolo 6: *** Not alone anymore ***
Capitolo 7: *** Together ***
Capitolo 8: *** Changes ***
Capitolo 9: *** The beginning of the end ***
Capitolo 10: *** Far away from the one I loved ***
Capitolo 11: *** I must - I want ***
Capitolo 12: *** Anything else to do ***
Capitolo 13: *** Reach the limit ***
Capitolo 14: *** Emptiness and pain ***
Capitolo 15: *** Nightmare/Dream ***



Capitolo 1
*** The transformation of Bliss ***


Era come se mi fossi risvegliata da una lunga dormita priva di sogni.

Molti anni prima (avevo circa 19 anni) provai a salvare una foresta in un luogo di cui non ricordo il nome. Avevo usato un modo alquanto particolare, ma, dopotutto non potevo far altro.
Ero sola.
La situazione stava peggiorando di giorno in giorno.
Avevo deciso di andare a vivere sul più grande albero della foresta in modo da non permettere l'abbattimento almeno di quell’albero vecchio di generazioni.
Un giorno, me ne stavo tranquilla su un ramo a giocare e a ridere con uno scoiattolo, quando quest'ultimo improvvisamente si rizzò sulle zampe alzando le orecchie e sgranando gli occhi. Aveva sentito qualcosa! Io cercai di capire cosa stesse succedendo e guardai in basso. Alcuni uomini, ognuno dei quali portava con se un' accetta, si stavano avvicinando all'albero sul quale mi trovavo io! Mi voltai preoccupata verso lo scoiattolo che corse su per il tronco cercando di mettersi al sicuro. Tornai a guardare giù verso gli uomini che si erano messi a parlare.
Avevo paura, ma riuscii comunque a gridare: “Ehi!! Che intenzioni avete?!”
Uno degli uomini mi rispose: "Senti, non ce ne frega niente né di te, né di questi stupidi animali né di questa foresta! Ormai è una settimana che stai lì e il capo si sta scocciando. Ha detto di abbattere l'intera foresta e noi gli obbediremo. Perciò finiscila con questa commedia! Scendi o ti farai male." 
Rabbia e paura crebbero dento di me. Non volevo darmi per vinta. 
"Non potete abbattere la foresta, tantomeno quest'albero! Io rimarrò qui finché il vostro capo non cambierà idea!"
Sapevo che persone come quelle pensano solo ai soldi. Ma avrebbero avuto il coraggio di mettere in pericolo una persona? 
"Certo che no" pensavo io.
E invece, contro ogni mia aspettativa, cominciarono a prendere a colpi d'accetta l'albero.
"NO! Smettetela! BASTA!" Le mie proteste erano inutili. Mi sentivo sconfitta e impotente di fronte a tanta violenza. 
Quando l'albero iniziò ad inclinarsi cercai di spostarmi... ma era troppo tardi. 
La forza di gravità attirò velocemente l'albero verso il suolo. Ero spacciata!
Sarei caduta insieme all'albero!
Quando ormai mancava solo un metro dal suolo, chiusi gli occhi, aspettando il peggio.
Sembrava che quella caduta non finisse mai... e infatti non sentii nessun dolore.

Aprii gli occhi. Intorno a me, tutto era bianco. I miei piedi non poggiavano da nessuna parte. Mi trovavo nel nulla.
Ero morta? Ero in una specie di paradiso? 
Mi vennero mille domande per la mente, alle quali, a dir la verità, non trovai mai una risposta precisa.
Continuavo a guardarmi intorno confusa. Cercavo di scorgere qualcosa o di captare un suono, ma non sentivo nient'altro che il mio respiro.
Ad un certo punto, sentii una fitta atroce alla testa. Il dolore aumentò. Mi piegai tenendomi la testa tra le mani e trattenni un grido. 
Non riuscivo a pensare a nient'altro che al dolore che aumentava... sempre di più.
Poi, non so dopo quanto tempo... svanì completamente.
Riaprii gli occhi. 
E, anche se non capii né come né perché, improvvisamente tutto mi sembrava chiaro. 
Sapevo chi ero!
Grazie al mio amore per la natura e alla determinazione che avevo dimostrato nel proteggerla, ero diventata una guardiana... una guardiana della foresta... di qualunque foresta avesse avuto bisogno del mio aiuto.
Tutto era chiaro.

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Capitolo 2
*** New place, new meeting ***


Era come se mi fossi risvegliata da una lunga dormita priva di sogni.

La luce era forte. Aprii a stento gli occhi. Mi trovavo in una pianura piena di alberi che non avevo mai visto prima; erano alti con il tronco a strisce grigie orizzontali e la chioma che assomigliava a un batuffolo peloso. Ogni albero aveva una chioma diversa.
Era così bello quel posto che mi venne da sorridere. Il sole splendeva, il cielo era blu e l’erba era verdissima. L’aria pulita mi riempì i polmoni. Mi stiracchiai e solo allora mi accorsi di… Oddio! Smisi di sorridere e sgranai gli occhi. Ero seduta su un ceppo! Qualcuno aveva tagliato un albero! Qualcuno stava per sconvolgere un ecosistema!
Io non potevo permetterlo. Era questo il mio compito: proteggere la natura!
Mi alzai e, mentre mi guardavo intorno scorsi qualcosa tra i cespugli. Mi avvicinai con cautela e vidi un piccolo orso color nocciola che se ne stava impaurito e rintanato dietro le foglie. Mi chinai tendendogli una mano e gli sorrisi. “Non aver paura piccolino”. Lui sembrò sentirsi rassicurato dalla mia voce. Uscì piano piano dal cespuglio e mise la sua zampetta sulla mia mano. In quel momento altri animali uscirono fuori dai loro nascondigli avvicinandosi lentamente a me. Io mi alzai e dissi loro: “Non dovete aver paura di me. Sono qui per proteggere voi e il vostro habitat” Sembrarono tutti meno tesi. Forse, oltre ad essere immortale avevo acquisito altri poteri tra cui quello di farmi capire dagli animali…
Mentre pensavo, il mio sguardo venne attratto da una tenda verde e gialla. Mi feci largo tra gli animali e mi avvicinai a quella specie di casa
Mi bloccai, a un paio di metri di distanza, quando la porta si aprì. Uscì fuori un ragazzo alto con i capelli scuri. Indossava una maglietta bianca, un gilet grigio, dei pantaloni con grandi strisce orizzontali grigie scure e chiare, delle scarpe nere e un cappello grigio e nero. I nostri sguardi si incrociarono. Lui mi osservò stupito. Aveva dei bellissimi occhi blu… come i miei…
“Ehm… Ciao! Io mi chiamo Once-ler. E… tu sei…?
Battei le ciglia. Mi ero accorta che ero rimasta mezza incantata. Ma che mi aveva preso?
“Oh… io mi… mi chiamo Bliss.”
In quel momento notai che dentro la casa c’era un sacco pieno dei ciuffi di albero. Fuori, invece, vidi il tronco.
“Sei stato tu ad abbattere l’albero?”
“Eee… sssi. Perché?”
“ “Perché”? Te lo chiedo io “perché”! ”
“Bhè… ecco… mi serve per costruire il mio Thneed.”
“Il tuo… che cosa?”
“Il mio Thneed! Sarà un prodotto rivoluzionario che cambierà completamente il mondo!” Disse sorridendomi.
Sembrava contento, ma io non lo ero affatto… quell’ultima frase mi aveva spaventata.
Senza pensarci molto dissi: “Non puoi.”
Il sorriso sparì dalle sue labbra. Mi guardò accigliato “Come scusa?”

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Capitolo 3
*** I promise ***


“Io sono la guardiana della foresta, parlo per gli alberi e per le creature che vivono in questo posto. Se vuoi vivere qui, non devi abbattere più alberi.”
“Senti biondina…”
“Bliss.” Gli ricordai con un’espressione leggermente innervosita.
“Bliss. Ecco il fatto: vivevo con la mia famiglia in una casa lontana da qui. Me ne sono andato perché nessuno mi apprezzava per come sono. Ho viaggiato per giorni e giorni per trovare il materiale perfetto per la mia nuova invenzione, il Thneed. Non rinuncio al mio sogno.”
Si girò per rientrare in casa.
“Aspetta!” Mentre lo dicevo camminai verso Once-ler che girò la testa da un lato guardando in basso e disse “Tu non puoi capire”
“Ti sbagli invece. Io ti capisco”.
Once-ler si girò e rivolse lo sguardo verso di me.
“Anche io, qualche anno fa me ne sono andata di casa…” guardai in basso ripensando ai vecchi tempi “…perché nessuno mi apprezzava”.
Visto che Once-ler non diceva niente, io alzai lo sguardo per vedere la sua espressione. Mi guardava con un’aria stupita ma sembrava capirmi.

Dopo avergli raccontato di com'ero diventata una guardiana della foresta dissi: “Io so come ci si sente ad essere alienati da tutti ma non ho mai permesso a nessuno di decidere cos’è giusto per me o ciò che devo fare. Ho capito che ognuno è libero di fare ciò che vuole fino a quando non fa del male. Ti chiedo solo di non abbattere gli alberi. Puoi sempre prendere qualche ciuffo per fare qualche tuo Thneed. Ma ti prego di non esagerare. Fallo almeno per queste creature...” dissi indicando con una mano l’orsetto di prima che si era avvicinato a noi. Once-ler guardò in basso verso il piccolo orso il quale gli fece gli occhi dolci come per supplicarlo di ascoltarmi.  
Once-ler abbassò lo sguardo pensieroso, poi prese un respiro.
“D’accordo.” sollevò l’orsetto da terra e se lo mise in braccio “Senti... giuro solennemente che non abbatterò più nessun albero” Rimise a terra la bestiola che sembrava sorridere. “Io lo prometto” disse Once-ler mettendosi la mano sinistra sul cuore e sollevando quella destra.
Sopirai sollevata e gli dissi sorridendo “Grazie”.
Speravo tanto che mantenesse la promessa.

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Capitolo 4
*** As I was never been with anyone ***


Era notte.
Di tanto in tanto vedevo dei barbalotti che sonnecchiavano vicino ai cespugli o sopra gli alberi.
Essendo immortale non avevo bisogno né di nutrirmi né di dormire, perciò rimasi gran parte della notte a camminare.
Quel posto era così bello... anche illuminato soltanto dalla luce della luna. Mentre ascoltavo le cicale e osservavo le lucciole danzare nell'aria, ripensai a ciò che era successo poche ore prima. Once-ler aveva cambiato idea abbastanza velocemente. In fondo non era cattivo, ma solo un po’ ambizioso e desideroso di non sentirsi più escluso.
Speravo tanto che mantenesse la promessa…

Mi misi seduta sull'erba con le mani a terra leggermente in dietro, per osservare la luna e il cielo notturno.
Rimasi così per ore e ore a godermi quel momento di tranquillità.
Poi arrivò l’alba.
Sentii dei rumori nella casa di Once-ler.
Mi alzai incuriosita. Mi avvicinai, facendo attenzione a non farmi sentire, e mi affacciai alla finestra, che era vicino la porta. Once-ler si era rivestito e stava mettendo su di un vassoio un piatto con un paio di pancakes. Quando prese il vassoio e si voltò verso la porta io mi ritrassi velocemente dalla finestra.
Ma che stavo facendo? Perché mi nascondevo?
Presi coraggio e mi misi davanti alla porta.
Quando Once-ler la aprì e mi vide davanti a lui, fece un piccolo sobbalzo indietro, rischiando di far cadere il vassoio che teneva in una mano.
“Ops… scusa. Ciao.”  Dissi io un po’ mortificata. Forse ero stata troppo invadente?
"Ciao!" Disse sorridendo e sollevò leggermente il vassoio "Ne vuoi uno" Io guardai i pancakes.
"Emm... No, grazie. Io non mangio"
"Sul serio?" Mi chiese stupito abbassando il vassoio.
"Si, sono immortale… ricordi?"
"Giusto giusto. Comunque, se ti va, puoi sederti?" si avviò verso un tavolino di ferro dove poggiò il vassoio. Poi allontanò una delle due sedie dal tavolino. 
“Va bene. Grazie”. Sorrisi. Mentre accostava la sedia al tavolo, dietro di me, pensai che in realtà Once-ler non era affatto cattivo… anzi… era gentile e anche molto… carino.
Quando si mise al suo posto, avvicinando la sedia al tavolo, mi guardò per un attimo. Sentii le mie guance diventare rosse, mentre un lieve brivido mi percorse la schiena. Ma che mi stava succedendo?
“Allora, dimmi… ” prese un pancake “Sei immortale, non hai bisogno di nutrirti… cos’altro sei capace di fare?” mi chiese prima di addentare il dolce.
“Non ho neanche bisogno di dormire”.
Continuammo a chiacchierare anche dopo che lui ebbe finito la colazione.
Dopo un po’, entrammo nella casa. Mi mostrò gli oggetti che aveva inventato, i suoi disegni, i suoi progetti…
Rimasi attratta da un oggetto che si trovava vicino al letto. Once-ler notò che stavo guardando la sua chitarra. La prese e si sedette sul letto
“Questa è la mia chitarra. Di solito la suono per sentirmi meno solo. Ho scritto anche delle piccole canzoni, una di queste la userò come jingle per vendere il mio Thneed” indicò una specie di sciarpa appoggiata ai piedi del letto. La presi con cautela “Allora è questo lo Thneed… non è poi così male” Era elastico, morbido e molto soffice.
“Sono contento che ti piaccia” Cominciò a fare qualche accordo con la chitarra. Io mi misi seduta sul letto rivolta verso lui.
Iniziò a cantare. Non mi soffermai sulle parole della canzone, quanto sulla sua voce. Era semplicemente… meravigliosa! E con la chitarra non era niente male. Non mi aspettavo che possedesse tutti quei talenti. Era una persona così gentile, simpatica, sensibile e molto interessante.
Com’era possibile che uno come lui non avesse amici? Forse non ne aveva mai avuto l’occasione…

Parlammo del più e del meno. Ci trovammo anche a ridere.
La tensione che provavo prima era sparita.
Con Once-ler mi trovavo bene, come non lo ero mai stata con nessun’altro.

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Capitolo 5
*** Wishes ***


Passarono i giorni. Io e Once-ler ci vedevamo praticamente sempre. A volte facevamo delle lunghe passeggiate parlando, ridendo. Lui suonava spesso la chitarra e ogni volta che lo sentivo, correvo da lui per ascoltare la sua voce e le sue canzoni. Stavo bene con lui. Le sue parole, la sua voce, i suoi sorrisi, i suoi occhi... tutto di lui mi faceva stare bene. 
A volte mi affacciavo alla sua finestra di notte per osservarlo mentre dormiva (cosa di cui mi vergognavo molto ma di cui non riuscivo a fare a meno).
Quando non stavo con lui e quando andava in città per provare a vendere il suo Thneed, non vedevo l'ora di rivederlo.
Ma cercavo di non essere troppo invadente, avevo paura che si potesse stufare della mia presenza. Era la prima volta che mi affezionavo così tanto a qualcuno. Non sapevo bene come comportarmi.
Un giorno ero seduta sull'erba a gambe incrociate, vicino al lago. Osservavo il sole che tramontava e di tanto in tanto vedevo qualche pescetto nuotare nell'acqua.

Sentii, in lontananza, gli zoccoli di Melvin (il mulo di Once-ler). Quando voltai la testa, vidi Once-ler che camminava lento, accanto al mulo. Guardava in basso, sembrava triste. Volevo alzarmi e andare da lui per sapere cosa fosse successo, volevo consolarlo.
Quando mi vide, fece un sorriso forzato. Dopo aver lasciato Melvin vicino la sua casa, camminò verso di me.
Mi si sedette vicino sospirando e rimase con lo sguardo basso a fissare il lago.
Vederlo così triste mi faceva star male. Avevo voglia di abbracciarlo. Avrei voluto renderlo felice.
"Cosa c'è che non va? Dov'è il tuo Thneed? L'hai venduto?"
Lui inspirò ad occhi chiusi poi mi disse: "No, non l'ho venduto. Sono giorni che ci provo senza riuscirci. Oggi ho deciso di rinunciare". Si mise le mani sulle ginocchia che strinse leggermente "A quanto pare è un prodotto troppo all'avanguardia... a meno credo". Sospirò di nuovo scuotendo la testa. "Ma chi voglio prendere in giro? A nessuno importa della mia invenzione. Non riuscirò mai a dimostrare a nessuno quanto valgo!"
Io lo interruppi bruscamente "Ehi... per me tu vali molto". Gli dissi con uno sguardo triste. Poi misi una mano su una delle sue. “Andrà tutto bene, vedrai. Troverai un nuovo sogno." Feci un piccolo sorriso.
Lui mi guardò ricambiando il sorriso. "Grazie Bliss".
"Grazie? Per cosa?"
"Per tutto". Prese la mia mano tra le sue e mi guardò negli occhi mentre il mio cuore cominciò a battere più veloce.
"In questi giorni mi sei sempre stata vicina. Mi sono sentito compreso per la prima volta".
Strinse la mia mano tra le sue e si avvicinò di più a me. "Tu mi fai stare bene Bliss”.
Mi ero completamente persa nei suoi occhi. Quando mi resi conto che ciò che provavo io lo provava anche lui, sentii le mie guance riscaldarsi. Era strano... non avevo mai avuto reazioni del genere prima d'allora. E invece... In quel momento, il mio cuore continuava a battere forte.
Mi lasciò la mano. Oh no… forse si era accorto dei battiti del mio cuore! Forse voleva andarsene!
E invece… mi mise una mano tra i capelli, dietro la mia testa, e mi tirò a se premendo le sue labbra contro le mie.
Successe tutto così velocemente che non riuscii a muovere un solo muscolo. Poi… mi sentii sciogliere, chiusi gli occhi e risposi al bacio.
Era tutto vero? Ancora non riuscivo a crederci.
Dopo un po’ le nostre lingue e le nostre labbra si separarono.
I nostri occhi blu si incrociarono.
“Sai… avevo già un nuovo sogno, un desiderio” mi disse sotto voce “Ma ora quel desiderio si è avverato”.
Quelle parole mi riscaldarono più di quanto avesse già fatto il bacio. Gli accarezzai il viso “Anche il mio si è avverato”.
Improvvisamente mi sentii più leggera come se mi fossi tolta un peso dal cuore. Nello stesso momento, i nostri occhi si chiusero e le nostre labbra si riunirono.
Volevo che quel momento durasse per sempre.

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Capitolo 6
*** Not alone anymore ***


Tramontato completamente il sole, Once-ler decise di tornare a casa. 
Ci separammo a malincuore.
Sentivo il calore di Once-ler svanire. 
Ero di nuovo sola.
Provai una sensazione di vuoto dentro me.
Once-ler già mi mancava. Avrei voluto addormentarmi per sognarlo. Peccato, però, che io non dormissi mai (anche se l'avessi voluto).

Dopo pochi minuti (che a me sembrarono molti di più), mi alzai e andai verso la casa.
Quando mi affacciai alla finestra, vidi Once-ler che dormiva su di un lato. Com'era dolce... Sospirai ripensando ai baci di prima.
Once-ler si rigirò nel sonno. Ora era supino con un braccio sul cuscino e l'altro sull'addome.
Decisi di entrare. Senza far rumore, riuscii a passare dalla finestra. Mi avvicinai piano al letto e, lentamente, mi misi a cavalcioni su di lui. 
A questo punto, Once-ler si svegliò.
"Bliss! Mi hai spaventato".
Io gli premetti l'indice sulle sue morbide labbra.
"Shhh"
Feci scorrere lentamente il mio dito fino al suo collo, mentre avvicinavo il mio viso al suo.
Lo baciai e lui ricambiò il bacio con passione.
Ma non ci bastava. Entrambi volevamo di più. 
Lui spostò la coperta e io mi misi nel letto. Continuando a baciarmi, si mise sopra di me e io lo accolsi tra le mie gambe.
Once-ler separò le sue labbra dalle mie. Quando ci guardammo negli occhi, lui mi sorrise.
"Ti amo" mi disse con dolcezza. Quelle parole mi sfiorarono il cuore come una carezza. La sua voce mi faceva impazzire.
Io gli sorrisi a mia volta "Anche io ti amo". Gli passai le dita tra i capelli e lo tirai a me per baciarlo ancora. 
Quella notte facemmo l'amore.
Quella fu la notte più bella della mia vita.
Finalmente non ero più sola.

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Capitolo 7
*** Together ***


Ormai si era fatto giorno. I raggi del sole illuminavano l'interno della tenda. 
Osservavo i lineamenti del viso di Once-ler davanti a me. Eravamo vicini, l'uno di fronte all'altra, nel letto. Di tanto in tanto riuscivo a sentire i suoi lenti respiri. Da quando si era addormentato non si era mosso... e nemmeno io.
Eravamo mano nella mano con la coperta tirata fin sotto le nostre spalle.
Erano giorni che desideravo stargli così vicina mentre dormiva. Prima lo osservavo dalla finestra, ma ormai non ero più costretta a reprimere i miei desideri e a nascondere ciò che provavo.

Quando sentii i pescetti fare il verso del gallo, diedi un'occhiata all'orologio accanto al letto. Erano le 10 e 10. 
Once-ler sembrò aver sentito i pescetti perché fece un respiro più lungo e stiracchiò le gambe. Batté le palpebre un paio di volte e incontrò i miei occhi. Finalmente si era svegliato. 
Mi sorrise e mi strinse leggermente la mano dicendomi "Buon giorno, amore" mi si avvicinò, mi diede un piccolo bacio sulla fronte e rimise la testa sul cuscino.
"Buon giorno Oncie" gli dissi dolcemente.
Lui mi sorrise accarezzandomi il braccio e richiuse gli occhi.
"No, dai... non ti riaddormentare" dissi io ridendo. "Alziamoci, forza" mi misi seduta. Addosso avevo solo la parte di sopra del pigiama di Once-ler, che mi arrivava fin sotto al sedere.
"Bliss?" Girai la testa verso di lui "Si?"
"Sei bellissima" Il suono della sua voce mi arrivò dritto al cuore. Sorrisi commossa guardandolo negli occhi.
"Anche tu e sei anche molto dolce" mi chinai su di lui e gli diedi un bacio sulla fronte, poi sul naso e infine sulle labbra. Poi gli presi la mano e gli dissi sorridendo: "Vieni" 
Scesi dal letto e gli feci cenno di seguirmi.
"Ma non mi fai vestire?" Chiese lui ridendo. Aveva solo i pantaloni del pigiama.
"Non ci serviranno i vestiti" risposi ridacchiando.
Trotterellai fuori dalla porta. Lui mi raggiunse subito e mi abbracciò da dietro. Girai la testa e gli diedi un bacio sulla guancia.
Sgattaiolai via e mi misi a correre. "Su, vieni a prendermi".
Arrivai al lago, nel luogo in cui ci eravamo dati il nostro primo bacio. Mi fermai e lo stesso fece lui un paio di metri dietro di me. Mi sbottonai la camicia del pigiama e la lasciai cadere sull'erba. Mi tuffai e l'acqua fredda mi avvolse il corpo. Quando misi la testa fuori dall'acqua, sentii che Once-ler si era tuffato dietro di me. Appena mi voltai Oncie mise la testa fuori dall'acqua e mi schizzò. Io risi e lo schizzai a mia volta. Poi lui mi prese per le braccia e si avvicinò.
"Ti ho presa" disse sorridendo.
Mi mise una ciocca di capelli bagnati dietro l'orecchio, poi mi prese il viso tra le mani e mi baciò.

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Capitolo 8
*** Changes ***


Passò un po' di tempo, durante il quale io e Oncie trascorremmo dei giorni bellissimi.
Era un pomeriggio tranquillo. Io e Once-ler stavamo nella casa insieme ad alcuni degli animali della foresta. Oncie preparava i pancakes.
Tutto a un tratto, la casa iniziò a tremare, alcuni oggetti caddero dalle mensole.
Once-ler corse fuori e io lo seguii.
In lontananza, una folla, avanzava verso di noi.
"Oh no, c'è un mare di gente" disse Once-ler. Entrambi rimanemmo a bocca aperta.
C'erano persone di tutte le età che battevano le mani e cantavano in coro il jingle dello Thneed. "Quel che serve a tutti è un Thneed ed è per questo che veniamo qui..."
Quando tutti si avvicinarono, io mi allontanai.
Si misero tutti intorno a Once-ler e appena gli sventorarono delle banconote e dei portafogli davanti, a lui si illuminarono gli occhi "O si!" Urló eccitato.
Lo tirarono su. "Siamo in affari, amore" mi disse indicandomi.
Io lo guardavo a bocca aperta. Non sapevo che fare. Era successo tutto cosí in fretta...
Once-ler prese un telefono, da non so dove, e urló nella cornetta. "Mamma? Ciao, sono io. Te l'avevo detto che sarebbe stato un successo. Devi portare tutta la famiglia qui, subito! Diventeremo ricchi!!" Lanciò in aria le banconote che aveva in mano. Poi mi guardó e vide la mia espressione spaventata.
"Che c'è? Mi servirà tutto l'aiuto possibile... Scialla, tesoro"
Io indietreggiai. Ero confusa, non sapevo che fare.
Mi voltai e corsi nelle casa. Mi chiusi la porta alle spalle e cominciai a camminare su e giù.
Il comportamento di Once-ler mi spaventava. 
Scialla?! Come avrei potuto stare tranquilla in una situazione del genere?!
Mi girava la testa.
Mi lasciai cadere sul letto stringendomi le mani sul petto. Sospirai e guardai in alto.
Dovevo assolutamente fare qualcosa. 
Ma cosa?!
Dopo un paio di minuti, Once-ler entró e io mi tirai su a sedere.
"Ho fatto andare via tutti. Domani mattina arriverà la mia famiglia"
"Pensavo che detestassi la tua famiglia"
"Questa volta è diverso. Vogliono aiutarmi!"
Io mi alzai sospirando. Ma Once-ler mi prese per un polso.
"Che c'è che non va?"
Mi girai verso di lui.
"Oncie, io ho paura"
Lui mi abbracciò e io appoggiai la testa sul suo petto.
"Non devi avere paura. Ci sono qui io. Insieme, sapremo cavarcela".
Mi strinsi a Once-ler e subito mi sentii più tranquilla.
In fondo mi fidavo ancora di lui.

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Capitolo 9
*** The beginning of the end ***


Il sole splendeva, il cielo era blu. 
Una giornata perfetta. 
è stato l'inizio della fine.

Come ogni notte, ero rimasta vicina a Once-ler che si era addormentato abbracciato a me. 
Tutta la notte, immaginai a come sarebbe stato incontrare la sua famiglia. 
Non ero riuscita a liberarmi da un senso di angoscia, da quando era arrivata la folla il giorno prima.

Improvvisamente sentii un rumore in lontananza. Scesi dal letto e andai ad affacciarmi alla finestra. 
Quando vidi un camper che si avvicinava, corsi verso il letto e misi una mano sulla spalla di Once-ler.
"Oncie? Oncie, svegliati!"
Lui strizzò un po’ gli occhi "Mh?"
"è arrivata. La tua famiglia è qui!"

Una volta pronti, uscimmo dalla porta.
Dal camper stavano scendendo tutti i componenti della famiglia: la zia, i fratelli, lo zio e infine la madre.
"Oncie, sei proprio tu!"
"Mamma..." Once-ler sembrava nervoso e contento allo stesso tempo.
"Eccolo qui il mio bel figliuolo che all'improvviso ha sfondato!"
La donna si avvicinò al figlio e lo prese per le guance che iniziò a sbaciucchiare. 
Io, intanto, notai che portava intorno al collo una pelliccia di volpe. Mi allontanai disgustata.
Osservai il resto della famiglia. Era peggio di quanto pensassi. 
"Abbiamo sempre saputo che ce l'avresti fatta Oncie. Vero?" disse la madre rivolgendosi poi a zio Ubb, il quale si avvicinò al nipote a braccia aperte "Ciao! Quanto ti voglio bene!"
"Ma se hai sempre detto che non valevo niente... Non ti ricordi?" chiese Oncie alla madre.
"Oh, chiudi il becco, cercavo solo di motivarti".
"Sono molto contento che tu l'abbia chiarito, perché io c'ho sofferto per tantissimo tempo. Comunque... siete tutti qui, lavorate per me e questo mi piace, perciò... a lavoro!"
La madre guardava Once-ler con aria soddisfatta, poi si rivolse agli altri due figli urlando: "Brett! Chet! Sistemate il camper! E smettete di lanciarvi quell'orsetto!" 
Uno dei due gemelli lasciò cadere a terra un barbalotto e l'altro gli passò sopra mentre correva.
Io corsi dall’orsetto e lo presi in braccio per consolarlo. Quando alzai la testa, vidi il camper diventare enorme. Piegò anche degli alberi e l’antenna parabolica investì un citrigno.
"Ora basta!" Posai a terra l'orsetto e mi misi davanti a Once-ler che mi guardava preoccupato "Ma chi vi credete di essere per venire qui e fare quello che vi pare?!"
"O-ok ragazzi, calmatevi..." Once-ler venne accanto a me, mi prese per mano e mi guardò "...non partiamo col piede sbagliato." Poi si rivolse agli altri "Emm... famiglia, lei è la mia ragazza, Bliss" disse indicandomi con la mano "lei parla per gli alberi".
Io precisai: "...per l'ambiente e per gli animali... che se potessero parlare... VI DIREBBERO DI ANDARVENE!!" 
A quel punto Once-ler mi prese per un braccio e mi trascinò lontano.
"Potresti provare a... si gentile. Loro sono la mia famiglia... e avrò bisogno del loro aiuto se la mia ditta dovrà espandersi. Ok?"
"Espandersi?"
"Si..." mi disse sorridendo "Questa non sarà più una fabbrichetta da quattro soldi. Ho dei progetti. GRANDI progetti! Una visione... del mondo... piena di Thneed! Sarà una cosa immensa!"
Io sospirai sconsolata. "Da che parte cade un albero?"
"Eee... giú".
"Cade dalla parte dove pende. Attento a dove pendi. Attento alle scelte che decidi di prendere".
Mi allontanai pensando: "Sicuramente ha bisogno di tempo per riflettere".

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Capitolo 10
*** Far away from the one I loved ***


Ormai era passata circa un'ora, da quando mi ero allontanata da Once-ler.
Decisi di tornare da lui.
Quando giunsi di fronte la casa, vidi la porta semi aperta. Stavo per entrare quando sentii la voce della madre di Once-ler.
"Oncie? Abbiamo un problemino".
"Problemino?"
"Non produciamo Thneed abbastanza in fretta".

Decisi di rimanere lì a vedere ed ad ascoltare.
Once-ler stava seduto con una matita in mano di fronte al suo grande blocco da disegno. La madre, invece, era affacciata alla finestra.

"E che altro potremo fare?" Chiese lui abbassando la testa.
"Bhè... mi è appena... venuto in mente. Potremo cominciare ad abbattere gli alberi".
Alle parole della madre, Once-ler rimase a bocca aperta.
Strinsi i denti per la rabbia. Anche se non la conoscevo bene, odiavo profondamente quella donna.
"Ma..." lui stava per opporsi, ma la madre lo interruppe.
"Niente "ma", Oncie. Sei a capo di un'impresa, adesso. Devi fare quello che è meglio per la ditta... e per la tua mamma".
Dopo un po', Once-ler disse: "Bhè... credo che non ci sia niente di male ad abbattere qualche albero".
Sentii una fitta allo stomaco. Non credevo alle mie orecchie!
Alla madre, invece, si illuminarono gli occhi. 
"Mi fai sentire così fiera di te, Oncie. Vieni qua" Poi abbracciò Once-ler, il quale sorrise come se sua madre lo stesse abbracciando per la prima volta (cosa non improbabile).
Quando si staccò dal figlio disse: "Ora vado a dirlo a Brett e a Chet. Buon lavoro, Oncie".
Appena si allontanò dalla casa, entrai io.

"Non ci posso credere".
Once-ler voltò di scatto la testa verso di me. "Bliss!" Si alzò dalla sedia e fece per venire verso di me, ma si bloccò quando io dissi: "Ho sentito tutto".
Lui mi guardò preoccupato.
"Ma non ti rendi conto di quello che hai appena fatto? Quelle persone non si fermeranno ad abbattere qualche albero".
"Senti... non c'è tempo per raccogliere i ciuffi di Truffula. Le richieste per comprare lo Thneed stanno aumentando. E poi... non voglio deludere mia madre”.
Mi sentii il cuore in gola.
"E alla foresta e agli animali non ci pensi? E non pensi... a me?"
Once-ler mi guardò negli occhi. Sembrava stesse per ripensarci, ma poi rivolse lo sguardo a terra e disse: "è la mia occasione per diventare qualcuno. Non posso lasciarmela sfuggire."
"Così facendo distruggerai tutto! Farai soltanto del male a tutti".
"Male? Io non faccio alcun male. Io sono buono"
"Fino a pochi minuti fa, anch' io ti credevo buono. Ma pensi che togliendo cibo e ossigeno e inquinando il territorio degli animali di questa foresta, potrei ancora definirti buono? E pensi veramente che ora che ci sono loro..." indicai la sua famiglia, fuori dalla finestra "...sarai in grado di gestire la situazione come hai fatto fin ora? Devi fermare tutto, prima che sia troppo tardi!"
"Non posso".
"Non ti importa di niente e di nessuno?"
"Ora è più importante la ditta e la mia famiglia".
"Come puoi dire una del genere?! Per te ora i soldi sono diventati più importanti della vita di animali innocenti, incapaci di difendersi?? Ti sei lasciato corrompere! Ti stai facendo usare!"
"Non è vero!".
"A no?? Allora lo stai facendo per te. A te interessa solo avere successo! Sei soltanto un avaro." 
"Smettila!" urlò Once-ler stringendo i pugni.
"Vuoi dimostrare quanto vali? Bhè... ci stai riuscendo! Stai dimostrando di essere una persona crudele e senza cuore, che pensa solo ai propri interessi, fregandosene degli altri. Sei un egoista! Sei cattivo!!"
Vidi la rabbia nei suoi occhi. 
"Basta!!" Mi diede uno schiaffo.
Mi misi una mano sulla guancia e poi guardai Once-ler negli occhi.
Tremavo e mi salirono le lacrime.
Lui sembrò sconvolto da ciò che aveva appena fatto. Aveva un'espressione mortificata. Fece per avvicinarsi a me.
"Bliss... io... io non volevo...".
Uscii dalla casa, piangendo. 
"Bliss! BLISS!"
Corsi lontano... 
Lontano da colui che amavo.
Lontano da colui che odiavo.
Lontano da colui che era cambiato così rapidamente da essere diventato un'altra persona.

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Capitolo 11
*** I must - I want ***


Correvo.
Volevo andarmene da quel posto.
Mentre correvo, ripensai a ciò che era accaduto. 
Se solo lo Thneed non avesse avuto successo...
se solo non fosse arrivata la famiglia di Once-ler...
se solo Once-ler non si fosse fatto convincere dalla madre ad abbattere gli alberi...
allora la foresta e gli animali non sarebbero stati in pericolo... e io non avrei sofferto.
Smisi di correre quando, dall'alto di una collina, mi sembrò di vedere delle chiome di truffula scomparire sotto le altre. Quando mi resi conto che Brett e Chet avevano già iniziato ad abbattere gli alberi, ricominciai a correre giù... più veloce di prima.
Appena vidi i due fratelli, gridai con tutto il fiato che avevo nei polmoni. 
"Basta!! Smettetela!!"
Avevo bisogno di sfogare, in qualche modo, la rabbia che avevo dentro, ma mi pentii subito. 
Brett e Chet si avvicinarono a me con le accette poggiate sulle spalle. Uno aveva un'aria beffarda, l'altro più minacciosa.
"Ora sei tu a darci degli ordini, sfigata?!"
"Solo una sfigata poteva mettersi con nostro fratello…  ahahaha".
"Una sfigata carina, però..."
Si avvicinarono ancora e io indietreggiai.
Improvvisamente, una voce dietro di me urlò: "Fermi! "
Anche se non mi voltai, riconobbi la voce di Once-ler. 
Mi aveva seguita fino a lì. 
Appena mi raggiunse, senza che io me l'aspettassi, mi cinse la vita con le braccia e indietreggiò, costringendomi a seguirlo.
"Non vi avvicinate!"
Once-ler aveva il fiatone. Sentivo il suo cuore battere forte nel petto, contro la mia schiena.
Mi sentii mancare il respiro. Non mi voleva lasciare andare. Voleva proteggermi.
I due gemelli si erano fermati. Dopo essersi scambiati un’occhiata, uno di loro parlò. "Ma guarda un po'... ora giochi anche a fare l'eroe?"
In quel momento, si sentì l'acuta voce della loro madre che urlava: "Brett! Chet! Che fate?! Continuate a fare il vostro dovere! E sbrigatevi, forza!"
Brett sbuffò e disse al fratello "Il dovere ci chiama".
Prima di andarsene si rivolse a noi. "Siete stati fortunati, questa volta" e poi si allontanò, seguito dal fratello.
A questo punto, Once -ler venne davanti a me e poggiò le mani sulle mie spalle, stringendole leggermente.
"Ma che ti è saltato in mente?! Devi stare lontana dai miei fratelli! Sono dei violenti!"
"E te invece?!"
Indietreggiai e lui abbandonò la presa.
"Senti, Bliss... Mi dispiace per quello che è successo prima. Non ero in me. Per questo ti ho seguita… voglio chiederti scusa. Ti prometto che non succederà più. Io ti amo e non voglio perderti! Ti prego, perdonami... torna da me".
Le ultime due frasi le disse quasi singhiozzando. Aveva anche gli occhi lucidi. Mi faceva stare male vederlo così triste.
Sentivo che una parte di me voleva tornare a stare con lui. Ma il dolore e la rabbia, che provavo per ciò che era successo e la paura per ciò che sarebbe accaduto, mi impedivano di dare ascolto al mio cuore.
"Non posso".
Non ce la facevo proprio a vederlo così. Voltai lo sguardo da un'altra parte, evitando di incontrare i suoi occhi, e dissi: "Hai già infranto una promessa. Avevi detto che non avresti più abbattuto nessun albero... e invece hai persino chiesto aiuto alla tua famiglia! Io devo... Io voglio proteggere questa foresta. Non posso stare con chi vuole distruggerla".
Quando mi girai verso di lui, vidi una lacrima rigargli il viso. Mi sentii stringere il cuore.
"Mi dispiace" lo dissi quasi sussurrando. Non riuscivo a parlare, mi sentivo la gola bloccata.
Mi voltai di scatto. Non volevo che lui mi vedesse piangere... di nuovo.
Visto che Once-ler non disse più niente, io cominciai a risalire la collina, senza voltarmi.
Avrei voluto scappare... 
No! Non potevo! Quella foresta aveva bisogno di me, come gli animali che l'abitavano.
Avrei combattuto fino alla fine.
Non potevo andarmene.
Non volevo andarmene.

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Capitolo 12
*** Anything else to do ***


Passarono alcune settimane.
Gli alberi sparivano dalla valle a ritmo impressionante, anche grazie alle nuove macchine taglia-alberi inventate da Once-ler.
Le chiome delle truffule venivano trasformate in Thneed con degli enormi telai dentro la nuova fabbrica, la quale veniva spesso ingrandita. 
Era stata anche costruita una strada, lungo la quale venivano trasportati gli Thneed, con dei grossi camion che si muovevano dalla fabbrica alla città, che prese presto il nome di Thneedville. 
L'inquinamento aumentava di giorno in giorno. Il cielo diventava sempre più scuro, la qualità dell'aria peggiorava, i rifiuti e il petrolio venivano scaricati nei fiumi. 
Dal paradiso che sembrava, la valle di Truffula assomigliava sempre più a un inferno.
 
Io facevo quello che potevo. 
Aiutavo i barbalotti a raccogliere i frutti dagli alberi, per tenerli da parte, e costruii una diga affinché il lago più grande della valle restasse pulito. Stavo sempre in compagnia degli animali, soprattutto con quelli che stavano peggio degli altri. Ogni tanto succedeva che qualcuno si facesse male anche a causa delle macchine taglia-alberi, dei camion o di alcune macchine che passavano di tanto in tanto. 
Io cercavo di guarire o consolare chi ne aveva bisogno.
 
Ormai erano due mesi che la vita nella valle non era più la stessa di prima. 
Io facevo sempre qualcosa. Non avevo bisogno di riposarmi... anche se mi mancavano quei momenti di serenità che passavo prima.
Sembrava essere passato tantissimo tempo dall'ultima volta che avevo visto Once-ler. I miei sentimenti per lui non erano cambiati. Continuavo a voler tornare da lui. Mi mancava, ma cercavo sempre di non pensarci.
Se non l'avessi amato, sarebbe stato tutto più semplice.
Ma sfortunatamente, io l'amavo ancora.
 
Un giorno (o una notte... non riuscivo più a distinguere l'uno dall'altra), mi trovavo a raccogliere dei frutti, aiutata dai citrigni, quando sentii qualcosa di viscido toccarmi la caviglia. Quando abbassai lo sguardo, vidi un pescetto sporco di petrolio. Mi resi conto che qualcosa non andava con la diga. 
Lasciai la frutta ai citrigni, presi il pescetto tra le mani e corsi verso il lago. Quando lo raggiunsi vidi con mio orrore che il petrolio era aumentato così tanto che dal fiume era straripato sull'erba ed era passato lungo i lati della diga andando a finire nel lago.
Senza acqua pulita la vita non avrebbe potuto continuare a lungo.
C'era solo un'ultima cosa che potevo fare: tornare da Once-ler.
Volevo riprovare a farlo ragionare. Avrei voluto fargli cambiare idea.
Non avevo molte speranze, ma dopotutto, non potevo far altro.

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Capitolo 13
*** Reach the limit ***


Once-ler POV

Camminavo lungo uno dei corridoi della mia fabbrica di Thneed. Indossavo un completo verde e nero, un cilindro e dei lunghi guanti verdi.
Mia madre stava seduta dietro il suo tavolo e scriveva a macchina. Era lei che mi aiutava a gestire la ditta. Da quando avevo assecondato il suo desiderio di abbattere gli alberi, per rendere più rapida la produzione di Thneed, ero diventato il suo figlio preferito. Era tutta la vita che aspettavo di essere considerato parte della famiglia e non solo non mi sentivo più escluso, maltrattato e deriso, ma ero anche diventato il migliore!

Durante le prime settimane, avevo ripensato molto a Bliss, ma ogni volta che lo facevo mi si stringeva il cuore. Mi sentivo in colpa e volevo ritornare da lei, ma cercavo sempre di distrarmi e di concentrarmi su nuovi modi per vendere i miei Thneed.
Dopo due mesi, non sentivo quasi più la sua mancanza. Grazie alla mia invenzione, avevo tutto ciò che desideravo prima di aver avuto successo.
Ma più mi arricchivo e più volevo arricchirmi, più espandevo la mia fabbrica e più la volevo espandere. 
Volevo sempre di più e non mi sentivo mai abbastanza soddisfatto.

Quando entrai nel mio ufficio, mi tolsi gli occhiali da sole blu, che mettevo ogni volta che non stavo solo (forse anche per nascondere il vecchio me), e li posai sull'enorme scrivania. Poi mi lasciai cadere seduto sulla mia grande poltrona rossa con le ruote, mi avvicinai alla scrivania e osservai compiaciuto il plastico della città di Thneedville, la città che io stesso avevo perfezionato.

Ad un certo punto, una voce familiare mi fece voltare di scatto verso il balcone alla mia sinistra.
"Allora come va?" 
Era Bliss. Aveva il suo solito vestito bianco scollato, lungo fino alle ginocchia e con le maniche che le arrivavano all'altezza dei gomiti. Stava a braccia conserte, appoggiata sul mancorrente delle scale, con le quali era arrivata fino al mio balcone. Aveva un espressione seria e triste al tempo stesso. Mi guardava con i suoi grandi occhi blu. I capelli biondi e lisci venivano leggermente mossi dal vento che le arrivava da dietro. Il suo profumo giunse fino a me, riportandomi indietro nel tempo con la memoria.
Una parte di me era felice di vederla, ma fu l'altra a farmi parlare. "Che ci fai qui?"
Lei, invece di rispondermi, mi fece altre domande. "Sei contento? Hai riempito il vuoto che hai dentro? O devi fare di più?"
Io mi alzai e mi avvicinai a lei dicendo: "Senti... non venire a dirmi quello che devo fare! Ok? Se per te è un problema quello che faccio, perché non te ne torni da dove sei venuta?" Pensai che se fosse andata via, forse, sarei riuscito a togliermela dalla testa.
Lei sospirò e mi disse: "Te l'ho detto, non funziona così. Io ho il compito di proteggere questa foresta. Non me ne vado finché c'è speranza".
"Giusto, dimenticavo... tu ti prendi cura degli alberi che non provano dolore e degli animali che non parlano. Bhè... ti dirò una cosa: noi esseri umani mortali, invece, abbiamo dei sogni! Non ci limitiamo a sopravvivere; noi creiamo, costruiamo e aspiriamo a diventare qualcuno!" 
Cominciai ad avanzare con aria minacciosa e lei indietreggiò scendendo le scale. 
"Non ho intenzione di rinunciare a tutto questo solo perché me lo dici tu. E di certo, non mi farò mettere i bastoni tra le ruote da te!" 
Vidi gli occhi di Bliss diventare lucidi, ma non mi fermai. Continuai a scendere le scale. Più io mi avvicinavo, più lei si allontanava.
"Non ho fatto niente d'illegale. Ho i miei diritti e continuerò ad espandermi trasformando alberi di truffula in Thneed!" 
Arrivati alla fine delle scale, le urlai contro: "E niente... potrà fermarmi!!
Subito dopo, sentii il rumore di una delle macchine taglia-alberi e, quando mi voltai, vidi tagliare, da una delle accette della macchina, il tronco di una truffula.
Anche Bliss si era girata per guardare e, quando l'albero cadde a terra e i ciuffi della chioma si posarono lentamente sul suolo arido, disse con tono grave: "Ecco fatto, era l'ultimo. Forse ora ti fermerai".


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Capitolo 14
*** Emptiness and pain ***


Quando Bliss mi fece notare che quello che era stato appena abbattuto era l'ultima truffula della valle, mi guardai intorno per la prima volta dopo settimane e settimane. 
La valle era diventata un deserto pieno di ceppi di alberi, sassi ed erba secca. I fiumi e i laghi erano neri, pieni di petrolio. Lo smog ricopriva il cielo e nascondeva gran parte della luce solare. 
Sentivo un peso gravare nel mio cuore, un senso di colpa che mi aveva preso all'improvviso.
Provavo una strana sensazione di vuoto. 
Poco alla volta, avevo distrutto tutto, senza rendermene veramente conto! E per cosa? Per realizzare un sogno assurdo? Per avere successo e diventare ricco? Per non sentirmi in fondo alla scala sociale?
Mentre pensavo a queste cose, sentii il rumore di un motore avvicinarsi.
Il camper della mia famiglia si fermò davanti a me. Un finestrino si abbassò e mia madre mi disse: "Figlio, tu mi hai delusa molto". Mi guardò con dispiacere, ma subito dopo distolse lo sguardo da me.
"Brett! Sei tu il mio preferito ora".
Il camper si allontanò velocemente, lasciandosi dietro una grossa nuvola di polvere.
Guardai la mia famiglia allontanarsi. 
Aveva ragione Bliss: si erano soltanto approfittati di me perché ero diventato ricco.
Le uniche cose che mi erano rimaste; i soldi, gli Thneed, la fabbrica, Thneedville... persero tutte un qualsiasi valore.
Niente aveva più senso e importanza.

Quando il camper scomparve all'orizzonte, mi girai e vidi Bliss e tutti gli animali della valle che le si erano radunati dietro.
Osservando in che condizione erano gli animali, mi resi conto dei problemi e della sofferenza che avevo provocato. 
Bliss aveva la mia stessa espressione. Riuscii ad entrare in empatia con lei (come succedeva prima, quando ancora stavamo insieme). Si sentiva sconfitta quanto me.
"Grazie a te, alla tua ascia e al tuo smog, non possono più vivere qui" mi disse con tristezza.
Gli animali avevano cominciato a dirigersi lontano da quel posto senza vita. Erano stanchi, affamati, tristi... per colpa mia.
"Perciò li mando via. Spero che trovino un posto migliore da qualche parte".
Tra gli animali vidi Melvin, il mulo con il quale ero venuto fino a quella valle.
Lo chiamai per nome, ma questo, dopo essersi girato, proseguì a testa bassa.
Poi riconobbi Quisqillia, l'orsetto che si era affezionato anche a me.
"Ehy, Quisquillia..."
Lui si girò e mi guardò negli occhi. Io gli tesi una mano per farlo avvicinare a me, ma il barbalotto abbassò le orecchie, sembrava deluso (proprio come mia madre e Bliss). Si voltò e proseguì insieme agli altri.
Mi resi conto che ormai non c'era più nessuno che si fidava di me, nessuno che mi apprezzasse.
Vidi tutti quegli animali che erano partiti alla ricerca di un posto dove poter vivere. Loro stavano insieme; c'erano coppie, mamme con bambini, amici, parenti. Io, invece, ero solo.
Mi voltai verso Bliss. Una lacrima le scese lungo una guancia e quando si accorse che la stavo guardando, se l'asciugò con il dorso della mano e mi ripeté la stessa frase che mi disse il giorno in cui c'eravamo conosciuti: "Ognuno è libero di fare quello che vuole, fin quando non danneggia qualcosa o qualcuno".
Solo allora, quando avevo perso ogni cosa, capii veramente il significato di quella frase.
Bliss si avvicinò a me continuando a guardarmi negli occhi.
"Once-ler, io devo andarmene. Ho fallito... di nuovo".
Poi, lentamente, mi prese una mano e mi mise qualcosa sul palmo. Abbassai gli occhi e vidi un seme... l'ultimo seme di truffula.
"A meno che uno come te non ci tenga molto, niente andrà meglio o sarà risolto. Io sento che c'è ancora qualcosa di buono in te. Ora la speranza è nelle tue mani".
Detto ciò, chiuse il seme nella mia mano e fece qualche passo indietro continuando a guardarmi. Appena si fermò, apparve magicamente una colonna di luce sopra Bliss, la quale chiuse gli occhi e si lasciò sollevare da una forza soprannaturale.
Ero sconvolto, non riuscii a dire niente. Mi limitai a tendere una mano verso di lei. Poco prima, avrei voluto che se ne andasse, ma in quel momento, vedendola allontanarsi, avrei voluto tornare indietro nel tempo. Avrei voluto non averla mai abbandonata e non avere detto e fatto molte cose.
Ma ormai era troppo tardi. 
Bliss scomparve insieme alla luce, poi riuscii a vedere solo nuvole nere.
Quando abbassai lo sguardo, gli animali non c'erano più. La valle era silenziosa, come non lo era mai stata.
Sospirai. Non mi ero mai sentito così triste. Era cambiato tutto in così poco tempo...
Osservai il seme di truffula, poi richiusi la mano e me la strinsi al petto. 
Ero solo... di nuovo.

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Capitolo 15
*** Nightmare/Dream ***


Sentivo la morsa del liquido scuro e denso trascinarmi giù, sul fondo del lago. Solo allora mi resi conto di quanto fosse nocivo: fino a quel momento ne avevano subìto gli effetti solo l’ecosistema e gli animali della valle. Io invece ero sempre stato dall’altra parte, seduto sulla mia poltrona a creare una bolla di cristallo per me stesso e per gli abitanti di Thneedville, concentrato unicamente sul denaro e sull’espansione della fabbrica, progettando un mondo invivibile con cui credevo di realizzare i desideri della gente.
Mi sentivo come se stessi  per essere divorato dal petrolio, uno dei frutti della mia avarizia priva di senso. Non riuscivo a muovermi, ero in trappola! Ormai il liquido denso mi arrivava fino al collo.  
Stavo per abbandonare qualsiasi speranza quando mi sembrò di sentire qualcuno gridare il mio nome. Distolsi gli occhi dal petrolio per cercare la fonte di quella voce. L’aria era piena di smog, ma subito riuscii a distinguere una figura che correva verso di me.
A fatica feci emergere un braccio.
“Bliss! Aiutami, ti prego!!” urlai tendendo la mano in sua direzione.
Lei arrivò al bordo del lago dove si inginocchiò e si sporse per afferrare la mia mano ricoperta di petrolio. Dopo che le nostre mani si strinsero tra loro, mi sentii tirare da una forza sovrumana.
 
Di colpo mi svegliai tirandomi su di scatto. Mi guardai attorno, avevo il respiro affannato. Mi trovavo seduto sul letto della mia camera. Alzandomi troppo in fretta, sentii una fitta alla testa e mi appoggiai con una mano al muro per tenermi in equilibrio.
“è stato solo un incubo, è stato solo un incubo” mi ripetevo cercando di riprendere fiato.
Ripensai al sogno: Bliss mi aveva salvato da ciò che io stesso avevo creato.
“O forse no…” Forse non era stato un incubo. In fondo non era tanto diverso dalla realtà. Bliss mi aveva dato il seme di truffula come nel sogno mi aveva dato una mano.
“Che sto facendo?” mi chiesi guardando il pavimento ma immaginando a ciò che avrei potuto fare.
“Il seme! Dov’è il seme?” corsi verso la scrivania con il cuore in gola. Aprii il cassetto e afferrai l’unica cosa che vi era posta all’interno: l’ultimo seme di truffula.
Le parole di Bliss riaffiorarono dai miei ricordi:"A meno che uno come te non ci tenga molto, niente andrà meglio o sarà risolto. Io sento che c'è ancora qualcosa di buono in te. Ora la speranza è nelle tue mani".
Finalmente avrei potuto risolvere la situazione.
Perché non c’avevo pensato prima? Piangersi addosso non avrebbe cambiato le cose, non avrebbe portato indietro Bliss.
Non c’era tempo da perdere, dovevo riavere ciò che avevo perso per colpa mia.
Dovevo risistemare le cose e non volevo farlo solo per me stesso ma soprattutto per Bliss, gli animali e il loro habitat.
Perché era la cosa giusta da fare.

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