Perfetti gentiluomini

di francs_moony
(/viewuser.php?uid=520034)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il principio, l'incontro ***
Capitolo 2: *** L'inizio di qualcosa ***
Capitolo 3: *** Indagando ***
Capitolo 4: *** Riocongiungimento Familiare ***



Capitolo 1
*** Il principio, l'incontro ***


Il giovane avanzò tranquillo lungo la strada, un sorriso trionfante stampato in volto e negli occhi un guizzo divertito.
Era molto tempo che aspettava quel momento. Guardò le vie ordinate ed eleganti ricoperte dalla neve, illuminate dalla fievole luce dei lampioni. Per strada non c'era nessuno. "Forse i riccastri dormono a quest'ora" pensò "O magari ... Tirano fuori i loro artigli".
Si scostò dagli smaglianti occhi verdi i ricci scuri e si premette gli occhiali su per il naso fino.
Rallentò un poco e, gettando un'ultima occhiata alla via, si fermò al numero 47 di Ocktentourn Road. Si aggiustò la sciarpa e osservò un'ombra muoversi alla luce fioca del salotto nascosto da una tenda.
Si strinse nella giacca rattoppata. Il freddo della neve aveva iniziato a penetrargli nelle scarpe. Rabbrividì, e di allontanò facendo di corsa lo slalom tra i lampioni, ridendo rumorosamente. Qualcuno gettò una secchiata d'acqua gelida per manifestare il suo disappunto, ma il ragazzo non ci fece caso. Aveva solo un pensiero in testa. Mancava poco.

                 *il giorno dopo*

        Un diciassettenne dal volto fino e capelli lisci biondo platino accavallò le gambe e incrociò le dita sottili davanti al mento. Scrutò con i suoi intensi occhi azzurri i tanti documenti impilati sulla scrivania davanti a lui e inarcò un sopracciglio iniziando a leggere. Suo padre aveva voluto che quel giorno si occupasse delle tante scartoffie di lavoro che riceveva, dovendo partecipare ad una conferenza ad Edimburgo. Il ragazzo aveva accettato l'incarico con onore, ma solo in quel momento di non sapere cosa rispondere alla maggior parte delle lettere ricevute, e le pile di documenti disposte ordinatamente sulla scrivania di mogano non accennavano a diminuire.
Si passò una mano fra i capelli biondi e lisciò il cardigan a motivi scozzesi che indossava. Gettando uno sguardo alla grande finestra di sinistra, ammirò per qualche secondo la strada ordinata ed elegante di Ocktentourn Road. A giudicare dalla luce doveva essere mezzogiorno, ma non poteva esserne sicuro; le ore passate in quello studio raffinato e schematico sembravano non passare mai.
Stava per tornare alla contemplazione dei documenti, quando qualcuno bussò alla porta. Tese l'orecchio e avvertì i passetti frettolosi della domestica che andava ad aprire. Lei e lo sconosciuto appena arrivato si scambiarono qualche parola che il ragazzo non riuscì ad afferrare, e qualche secondo dopo la porta dello studio venne spalancata con forza, per lasciar entrare un giovane più grande di lui i un paio d'anni, dai folti capelli neri e ricci che ricadevano sui suoi splendenti occhi verdi; era magrissimo e ostentava un largo sorriso, i suoi abiti erano sgualciti e trasandati. Non il genere di persona che uno si aspetta di trovare nello studio di un famoso avvocato.
- Buongiorno ... Se sta cercando mio padre temo che rimarrà deluso, è ad Edimburgo - spiegò il diciassettenne.
Il nuovo arrivato frugò la stanza con lo sguardo, prima di posare gli occhi verdi sul ragazzo che aveva appena parlato. Il suo sorriso si allargò e disse con insensato entusiasmo: - Oh, no no, non è suo padre che cerco. Immagino di star parlando con James Stirling, giusto?
Il ragazzo in questione lo guardò con diffidenza, perplesso. Cosa poteva volere da lui quel bizzarro individuo? Piegò la testa di lato e alla fine la curiosità ebbe la meglio, così chiese: - Esattamente, sono io. Cosa posso fare per lei signor ... ?
- Layton, Lyonel Layton.
- Ah, benissimo. Cosa posso fare per lei, signor Layton?

 

*Note dell'autrice*
Allora ... Intanto, grazie a tutti quelli che hanno letto questo capitolo! Spero vi sia piaciuto, se recensite continuo con i capitoli successivi :)) Come ho scritto anche nella presentazione, è la prima fanfiction che scrivo, e sono abbastanza incerta ^^ Inoltre ho qualche problema con il testo, spero di essere riuscita a far uscire qualcosa di decente (e a questo punto non so se ridere o piangere). Fatemi sapere cosa ne pensate!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** L'inizio di qualcosa ***


~~Come accidenti c’era finito in quella situazione? Pensò contrariato James, in preda a istinti omicidi verso quella dannata torcia che non si decideva ad accendersi.
- Quanto ci vuole, James? – chiese con evidente sforzo una voce proveniente dal soppalco sopra di lui. Ah, già. Se n’era quasi dimenticato. Era tutta colpa di quel maledetto Layton.
- Aspetta un attimo! – bofonchiò continuando a cercare nel buio il pulsante d’accensione della torcia. Come gli era venuto in mente di assecondare una persona che neanche conosceva che sosteneva di aver bisogno del suo aiuto? Dannazione! In quel momento sarebbe dovuto essere nello studio di suo padre, a occuparsi delle tante e noiose scartoffie del lavoro d’avvocato, e invece… Spazientito, diede un brusco colpo alla torcia che, inaspettatamente, illuminò con un fiotto di luce metallico il desolato corridoio ammuffito e vuoto. Be’, non completamente vuoto. Un armadio alla sua destra si stagliava imponente sopra di lui.
- Signor Layton! Che devo fare esattamente?
- Oh, suvvia, chiamami Lyonel.
- Le sembra il momento? E non mi dia del tu!
- Come preferisci… no, ehm, sce… già, uhm, preferisce,sì. 
James era sempre più convinto di star aiutando per non si sa bene quale motivo un deficiente patentato o quantomeno uno squilibrato iperattivo.
- Non era lei quello che aveva fretta? – domandò seccato
- Oh, giusto. Allora, alla tua… ah, no ehm, sua destra dovrebbe esserci un armadio, riesce a vederlo?
- Sì, certo che sì.
- Bene, lo apra.
James si avvicinò titubante ad una delle ante, come in preda ad un cattivo presentimento. Infatti, l’armadio era bloccato. Non era chiuso a chiave, la serratura non c’era. Era letteralmente bloccato. Le ante sembravano incastrate tra di loro in modo tale che fosse impossibile aprirle.
- Qui è bloccato! – comunicò a Lyonel, che percepiva molto rumoroso sopra la sua testa. Fin troppo rumoroso, in effetti. Dopo pochi secondi, cominciò anche a sentire rumore di oggetti che cadevano e lo raggiunse un grido soffocato: - Qui sopra invece crolla tutto, non potresti sbrigarti?
Stordito, James si avvicinò alle ante, per verificare che non avesse tralasciato niente. I tonfi gli arrivavano chiari dal piano di sopra e alla luce metallica della torcia doveva notevolmente sforzare gli occhi. Ma poi, notò sul fianco dell’armadio un sistema di leve dal meccanismo piuttosto semplice … freneticamente cominciò a cercare qualcosa nelle tasche e in fine tirò fuori con trionfo due graffette che aveva preso dallo studio del padre; allora riuscì ad incastrarne una nel piccolo sistema di leve che, con sua sorpresa, si mise in moto cosicché l’armadio si aprisse con un cigolio.
Sollevato, fece luce tra la polvere e in uno dei cassetti trovò una manovella insolitamente pesante.
- Quanto ci vuole? – domandò impazientemente il ragazzo al piano di sopra.
Ripetendosi mentalmente più volte che probabilmente stava per fare una stupidaggine, tirò la manovella con tutte le sue forze, e pochi attimi dopo una botola nel soffitto si aprì, lasciando cadere sul pavimento la lunga figura riccioluta di Lyonel.
Una luce sfrigolò tremante andando ad illuminare finalmente l’angusto corridoio, James spense la torcia e si precipitò sull’altro ragazzo.
- Tutto apposto signor Layton? – chiese preoccupato
- Sì, sì, niente di rotto – rispose un po’ in certo Lyonel risistemandosi gli occhiali sul naso. Un rumore da qualche parte nella casa parve riscuoterlo e, balzando in piedi, si precipitò oltre la porta gridando: - Sbrigati, potrebbero arrivare!
- Chi potrebbe arrivare? – domandò perplesso e nervoso James correndo dietro di lui
- Ti spiegherò più tardi! – sentenziò Lyonel, sentendo i passi alle loro spalle intensificarsi.
Dopo aver velocemente percorso una lunga serie di stanze e corridoi, i due superarono il portone della casa rimasto aperto e corsero per la periferia di Londra, fino a che Lyonel non ritenne di essere giunti ad un punto sicuro. “Fast Dinner” lesse il biondo guardando l’insegna del locale davanti a lui tra un affanno e l’altro.
- Avevi detto … anf … che non sarebbe stato pericoloso …
- Ah sì, l’avevo detto? Be’, non che lo sia stato particolarmente … - constatò il riccio passandosi una mano fra i capelli
- Stai scherzando? Prima mi trascini in periferia, poi …
- Già, scommetto che non sei mai stato in questa zona.
- Non è questo il punto! Poi, dicevo, ci introduciamo in una casa apparentemente deserta con il portone aperto, in cui io devo solo aprire un armadio e tirare una leva mentre tu a quanto pare salvi il mondo o cose simili, e …
- Il problema quindi è che non hai avuto un ruolo abbastanza importante?
- Non mi interrompere, insomma! E, quindi, pare che questa casa non sia poi così deserta, visto che veniamo inseguiti da non so chi, cosa tuttavia molto logica se consideri che ci siamo introdotti in una residenza privata! E tutto questo con te, per di più!
- Prego?
- Neanche ti conosco, non so chi tu sia, non ti ho mai visto prima, a mala pena so il tuo nome!
- Be’, la considero una vittoria personale.
- Come scusa?
- Hai cominciato a darmi del tu. – concluse con un sorriso trionfante Lyonel, mentre il biondo sembrava sul punto di esplodere. – Vieni, parliamone con più calma in quel locale lì.
Entrarono nel posto che James aveva notato prima e si sedettero al tavolo all’angolo. Era un piccolo ristorante tetro, data la penombra causata dall’assenza di finestre, con pochi, desolati clienti spararsi per i tavoli e un cassiere scontroso che puliva i bicchieri con uno straccio. E c’era anche puzza di fumo, notò James. Lyonel ordinò una birra, ma canzonò l’altro con “niente alcolici per i minorenni”, quando tentò di ordinare lo stesso. Dopo avergli lanciato un’occhiata truce, il biondo chiese: - Allora, vuoi spiegarmi un po’ meglio la situazione? Finora mi hai detto soltanto che ti serviva il mio aiuto per fare … quel qualcosa che abbiamo fatto, mi hai detto che conosci mio padre e che lui conosceva tuo padre, che è morto molti anni fa, giusto?
- Perfetto.
- Ma non riesco a capire cosa c’entro io in tutto questo, cos’è che siamo andati a fare e perché mi trovo qui.
- Riguardo a cosa abbiamo fatto in quella casa, ti basti sapere che abbiamo contribuito allo smascheramento di pericolosi criminali che stavano organizzando un attacco terroristico a Londra; sì, Scottland Yard è già stata avvisata e stanno facendo irruzione proprio adesso nell’abitazione che ci siamo lasciati alle spalle. Se invece vuoi sapere il vero motivo, eccotelo: ti stavo testando.
- Testando?
- Certo.
- Spiegati, cortesemente.
- Ti stavo testando perché mi sembra necessario, anzi, di vitale importanza, che tu mi assista.
- E in cosa dovrei assisterti? Neanche ti fidi di me per rivelarmi tutta la faccenda!
- Oh, lasciali perdere ai terroristi, ti ho detto che non erano importanti!
- Si può sapere cosa fai esattamente, tu? Lavori per Scottland Yard?
- Una specie. Vengono a chiedere il mio aiuto.
- Capisco, sei una sorta di “Sherlock Holmes”?
- Molto meglio, direi.
- Ah sì? Come mai tutta questa presunzione?
- Ritengo nella mia modesta opinione di essere migliore di lui, considerando che era un personaggio di fantasia.
James tacque per qualche secondo: - E io che dovrei fare?
- Se la vedi come un gioco di ruolo, puoi fare Watson.
- … Hai detto che mio padre conosceva tuo padre. L’hai fatto sembrare un dettaglio fondamentale. Quindi: cosa deve fare lui?
- Temo che siano finiti i personaggi di Conan Doyle; in ogni caso tuo padre ha un ruolo fondamentale e vorrei parlarci quanto prima.
- Questa sera tornerà molto tardi da Edimburgo, ma forse riuscirò a fartelo incontrare già da domani.
- Grazie.
Ci furono altri pochi attimi di silenzio.
- Senti, io ti sto aiutando, mi sto fidando di te senza averne alcun motivo – disse infine James – Quindi, davvero, vorrei sapere il perché di tutta questa storia.
- Perché mio padre, undici anni fa, è stato ucciso e io, ora, devo trovare il colpevole … finalmente ne ho le capacità, ho dedicato undici anni della mia vita a prepararmi. E tuo padre è uno dei pochi che può aiutarmi.
- Perché? Come mai conosceva tuo padre?
Lyonel esitò.
- Perché era suo fratello. Il suo vero nome è Hershel Bronev, anche noto come Desmond Sycamore, o come Jean Descole.

*Note dell’autrice*
Allora ehm… salve a tutti! Scusate per la davvero lunghissima attesa, è che ho completamente dimenticato questa ff e ora che l’ho ritrovata mi è venuta voglia di continuarla… grazie moltissimo a tutti quelli che hanno recensito il primo capitolo, siete voi che mi avete fatto venire voglia di andare avanti =) In ogni caso spero che il capitolo vi piaccia e di riuscire ad aggiornare presto, al prossimo capitolo!
P. S. se avete consigli o critiche da farmi sono tutti molto ben accetti :D       

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Indagando ***


~~

- Ma insomma! Che razza di gentiluomo sei? – inveì la ragazza, seccata
- Come… prego? – fece perfettamente calmo Lyonell alzando un sopracciglio: - Io sono l’apoteosi del gentleman.
- Non credo proprio!
- Io lo credo, invece.
- Tutta questa presunzione non è affatto da gentiluomo!
- Insomma, noi non staremmo indagando? – intervenne James: - Comunque, un vero gentiluomo non discuterebbe mai con una signora, specialmente quando si ha un impegno da rispettare.
- Cosa… cosa hai detto? – domandò Lyonell sconcertato
- Be’, vi ho detto che sarebbe meglio che la smetteste…
- No no, d’accordo, ma, precisamente, con quali parole l’hai formulato?
- Ehm… ho detto che un vero gentiluomo non…
- Fermo! Ha detto: “un vero gentiluomo”!
- Be’, ehm … sì, l’ho detto, ma… cosa importa?
Lyonell tacque qualche secondo, lo sguardo perso nel vuoto, prima di rispondere: - No, niente… non ha nessuna importanza – ma, poi, aggiunse – Era molto tempo che non sentivo questa frase.
- Insommaaa, chi se ne frega! Sbrighiamoci, piuttosto! – proruppe la ragazza.
I due annuirono, affrettando il passo.
- Ma dove l’hai trovata questa? – chiese piano Lyonell
- “Questa” ha un nome: si chiama Clara. È una vecchia e fidata amica… cos’è, non ti piace?
- Oh, sì, “adorabile”… Bah, ha molti problemi economici, più meno come me o forse peggio, ma credo che se non spendesse tutti quei soldi in sigarette e alcolici potrebbe risolverli tranquillamente… anche se è comprensibile che si dia al bere e al fumo: il padre è morto da poco; vive da sola, non vede la madre da quando è piccola, i suoi genitori non erano sposati… uh, ed è appena stata scaricata da qualcuno, stavano insieme da parecchio tempo… ma forse questo è un bene per te, considerando che ti piace.
James arrossì violentemente: - Cosa tenti d’insinuare?! E come… come sai tutte queste cose?
- Basta osservare, un giorno t’insegnerò – il biondo restò spiazzato, ma non fece in tempo a ribattere che Clara, molti metri davanti a loro, gridò: - Allora, vi volete muovere?
- Continuo a pensare che non fosse assolutamente necessario portarsela dietro, conosco bene questo posto – bofonchiò Lyonell.
Dopo pochi minuti di marcia, arrivarono davanti ad un imponente edificio squadrato, con un ampio cortile davanti.
- Perché siamo venuti qui? – domandò James
- Be’, quando hai parlato al telefono con tuo padre, lui ha detto che non sarebbe potuto venire subito perché doveva prima verificare una cosa; così ho pensato che sarebbe stato meglio cominciare ad indagare da soli.
Il biondo lanciò uno sguardo perplesso all’edificio e chiese: - E quindi… perché hai deciso di iniziare dalla Gresselheller University?
- Perché mio padre insegnò qui per un lungo periodo della sua vita; ci saranno molte persone disposte a darci qualche informazione…
- E in pratica io vi servo solamente per entrare, visto che mio nonno è il rettore Stone? – domandò Clara a braccia incrociate
- Be’, in sostanza sì, ma visto che ormai sai fin troppe cose se vorrai venire a fare indagini con noi non ti ostacolerò – rispose Lyonell partendo a passo spedito oltre lo spazioso ingresso
- E cosa dovrei guadagnarci?!
- La mia riconoscenza.
- Bella fregatura. – commentò la ragazza a denti stretti, mente un piacevole formicolio le invadeva a pancia al pensiero d’indagare, seguendo Layton per il corridoio.
**
“Chi cavolo me lo ha fatto fare?” pensò per l’ennesima volta James, con davanti l’anzianissimo rettore dell’università che tentava di convincerlo a risolvergli un indovinello che fra l’altro gli era appena stato proposto.
“Nipotina cara!” aveva esultato vedendo Clara “Che gioia mi procura questa tua visita, come vorrei che mi venissi a trovare più spesso! Mi mancano quei tuoi vecchi enigmi…”
“Sì sì sì” l’aveva liquidato la ragazza “senti, nonno, ti ricordi del professor Layton?”
Il rettore era rimasto qualche attimo perplesso, prima di esclamare “Hershel! Certo che mi ricordo di lui! Quanti anni sono passati… il miglior insegnante che abbia mai visto… pover’uomo…”
“Sa dirmi qualcosa su di lui?” aveva chiesto Lyonell speranzoso
“Mhm… non molto in effetti. Rimaneva sempre molto professionale sul lavoro, al massimo potrei dirti che spesso si addormentava nel suo studio, faceva sempre così tardi a furia di ricerche! Ed era un vero disastro, un terribile disordine… pieno di monetine, mi diceva la donna delle pulizie… com’è che le chiamava? Ah, già: ‘monete aiuto’, sì!”
Il giovane Layton aveva sorriso in modo così candido che per la prima volta James aveva provato qualcosa di simile al rammarico nei suoi confronti. E, sempre per la prima volta, si era reso conto che quel giovane pieno di ricci e con terribili occhiali squadrati era suo cugino. Ed era su suo zio che stavano indagando! Forse avrebbe dovuto rivedere il suo albero genealogico.
“Potremmo vedere, per favore, il suo studio?” aveva pregato Lyonell
“Non saprei ragazzi, sono passati tanti anni… adesso è del professor Keating*, sapete…”
“Ti prego nonno, ci metteremo solo pochi minuti!”
Stone si era grattato la testa, pensieroso. Visto che non dava segni di miglioramento, Clara aveva aggiunto “Ti proporrò un enigma, se ce lo lascerai fare”. Definitivamente convinto, aveva dato ai ragazzi il via libera mentre la nipote gli passava una sorta di scatola sbucata dal nulla contente una serie di cunicoli e un omino in miniatura che doveva scivolare sulle bucce di banane per raggiungere la meta.
James stava per seguire Clara e il cugino, ma il rettore lo aveva trattenuto per un braccio chiedendogli: “gentile ragazzo, mi aiuteresti con questo enigma?”
‘Stupido vecchio, è un omino che scivola sulle banane! Non riesci a risolvertelo da solo?’ aveva pensato il biondo, fortunatamente senza dirlo. Con un sorriso tiratissimo aveva allora risposto: “Ehm sì… con piacere”.
Ed ora eccolo qui a roteare invano la scatola lanciando muti improperi contro il rettore.
- No, merda! – si lasciò sfuggire quando l’omino scivolò troppo in là ad un passo dalla fine. Dopo una lunghissima serie di tentativi, esponenzialmente seccato, riuscì finalmente a raggiungere la fine.
- Grazie, giovanotto! Tu sì che… - ma non lasciò finire il rettore: già si stava precipitando oltre lo studio quando ne uscirono Clara e Lyonell.
- Dove sei stato tutto questo tempo, James? – domandò la ragazza
- Lascia stare, è meglio – brontolò lui – voi avete già finito?
- Sì – rispose secco Lyonell
- Trovato niente?
- No.
- Sono passati troppi anni – aggiunse Clara.
Amareggiati, stavano per uscire quando Layton urtò contro uno studente dai ricci biondi: - Oh, mi dispiace - si scusò subito quello, continuando a camminare.
Aveva un che di conosciuto, considerò Lyonell, anche se l’aveva a mala pena intravisto mentre tentava di non sbilanciarsi. Udì vagamente il rettore Stone che commentava tutto impettito che quello era il miglior studente di archeologia dell’università: Harris Allen.
Allen, Allen… questo nome gli diceva qualcosa, o no? Ma non ebbe il tempo di fare congetture  che il telefono di James squillò; subito il ragazzo rispose, ma non fu una lunga telefonata.
- Lyonell, mio padre ci aspetta a casa mia, dice che ha una cosa per te. Dice che ti piacerà, forse.


*Citazione de “L’attimo fuggente”, mi sembrava giusto mettere un piccolo tributo ad un film così bello. (per chi non l’ha ancora visto: correte a guardarlo!) 
*Note dell’autrice*
Salve a tutti, grazie per ave letto fin qui!
Lo so, sono un disastro ad aggiornare, mi dispiace di farvi aspettare così tanto! La storia ce l’ho tutta in mente e non è un problema scriverla, ma ho avuto (e continuo ad avere) fastidiosissimi problemi di connessione >.<
Comunque, cosa ne pensate? Come al solito sono molto ben accetti critiche e consigli, fatemi sapere! =)
Un saluto stritolante (?), al prossimo capitolo! (quindi, spero, a presto)
   

    

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Riocongiungimento Familiare ***


~~

Con un  portamento quasi regale, le gambe accavallate e i capelli ingrigiti che ricadevano sugli occhi bigi, stava seduto il signor Stirling nel suo salotto, quando i ragazzi entrarono.
Lyonel era irrigidito. Aveva tanto a lungo sperato di conoscere suo zio!
- Accomodati, ragazzo. - disse questo mentre con la mano indicava a Layton la sedia davanti alla sua; poi si voltò verso il figlio: - James, Clara, sarà meglio che usciate.
- Ma papà, noi…
- Questa non è una richiesta, James.
- …Sì, papà.
La porta si chiuse dietro ai ragazzi e un pesante silenzio scese fra zio e nipote. Lyonel sentiva su di sé lo sguardo attento dell’altro, come se avesse voluto carpirne tutti i particolari. Imbarazzato, si premette gli occhiali sul naso.
- Sai, hai… il naso di tuo padre.
- Come? – il giovane quasi non aveva sentito la voce lontana anni e anni
- Gli occhi invece non ci sono proprio – lo zio scoppiò a ridere e si accasciò in avanti, con gran sorpresa del nipote; si passò una mano tremante davanti al viso: - Forse se avessi prestato più attenzione non sarebbe morto…
- Ma cosa dice?
L’uomo si aprì uno spiraglio tra le dita per osservare il ragazzo: - Tu sai chi sono io, vero?
- Sì – un istante di silenzio – Jean Descole.
- Oh no, non intendevo lui – sorrise – Ritengo di essere prima di tutto Hershel Bronev, sì.
- Tuo padre… mio nonno, è ancora vivo?
- No, è morto in prigione qualche anno fa. – adesso l’uomo si era raddrizzato sulla poltrona – Temo proprio di esserti rimasto solo io, come parente… Situazione quasi paradossale, immagino tu sia a conoscenza di tutti i disastri che ho combinato a tuo padre, sì?
- Oh sì – fu il turno di Lyonel di ridacchiare – Ricordo che una volta, quand’ero piccolo, mi raccontò di quando aveva costruito e guidato un piccolo elicottero per raggiungere un maniero nero e solitario.
- Uh, be’, quella volta fui un po’ cattivo, sì – era incredibilmente amaro il suo sorriso
- Che tipo era? Non rammento molto…
- Oh, era insopportabile. Sempre a parlottare su cosa un gentiluomo dovesse fare o non fare… il “Times” parlava benissimo di lui, era estremamente intelligente. E io ne andavo straordinariamente fiero. Forse il periodo migliore del nostro rapporto fu il giro intorno al mondo per cercare l’eredità degli Aslant… Quanti anni sono passati! Credo non apprezzasse particolarmente il mio umorismo, però. Sapevi che inizialmente il suo nome era Theodore?
- Sì, lo sapevo.
- Se posso chiedere, come facevi a saperlo?
- Sono cresciuto con una persona ben informata su di lui.
- Chi?
- Non credo che gli piacerebbe se te lo dicessi.
- Posso capirlo.
- …  - Lyonel si schiarì la gola – Don Pablo.
- Che cosa?
- La persona che mi ha cresciuto, Don Pablo. Anche se non credo affatto che sia prete… Io l’ho sempre chiamato Paul e basta – quando si accorse che lo zio era scoppiato a ridere, corrugò le sopracciglia e chiese: - Qualcosa non va?
- No, no, è che… al confronto il fatto che io si l’unico parente che ti rimane sfigura un poco.
Il ragazzo preferì rimandare l’argomento a un’altra occasione, ma si segnò mentalmente di indagare su Paul. Certo, non era stato un mostro di affettuosità, ma da lui aveva imparato tanto. Tuttavia per il momento aveva una domanda più importante da fare.
- Sai niente su mia madre?
- Tua madre?
- Sì, Paul non me ne ha mai parlato.
Jean Descole guardò lontano, verso la finestra, ma molto più in là della via assolata: - La conoscevo, sì.
Lyonel percepì chiaramente un tuffo al cuore. Era la prima persona che conosceva che sapeva qualcosa su sua madre.
- È ancora viva?
Lo zio lo guardò intensamente: - Ragazzo, è importante che tu non sappia nulla su di lei.
- Ma come! No, io devo…
- Non devi niente, ascoltami: divulgare informazioni sul suo conto sarebbe per lei incredibilmente pericoloso, e ancor di più per te.
- Ma non posso fermarmi proprio ora che ho trovato una traccia, so che è ancora viva perché ne parli al presente, ho impiegato anni a rintracciarti! Zio, ti prego, dimmi dove posso trovarla, dimmi almeno il suo nome!
- Non posso.
Lyonel neanche si era reso conto di essersi alzato in piedi dalla foga. Subito sedette nuovamente.  
- So che è terribile. Ma ho promesso a tuo padre che non avrei detto nulla, mai, a nessuno e per nessun motivo.
- Cos… tu, tu hai parlato con mio padre prima che morisse?
- Sì, l’ho fatto.
- Com’è morto?
Il signor Stirling non rispose e il ragazzo capì.
- Sapeva che sarebbe morto, è così? – suo zio annuì appena. Lyonel si prese la testa fra le mani. – Perché mi ha lasciato? E perché tu non sei mai venuto a cercarmi? A dirmi che avevo una famiglia!
- Era essenziale proteggerti!
- Proteggermi da chi?!
Entrambi in piedi, ansimarono per qualche secondo dopo le grida.
- Certo che stanno facendo un bel casino, eh? – commentò intanto James fuori della porta
- Aggiungici pure che ci stanno mettendo troppo – bofonchiò Clara.
Ma torniamo a noi.
Gli occhi grigi dello zio erano imperscrutabili per Lyonel, la cui rabbia gli si leggeva invece molto chiaramente in volto.
- Io... non… non posso.
- Hai paura!
- Ti basti sapere che al momento non hai nulla da temere.
- E allora perché non mi spieghi?
- Forse mi sbagliavo, per certi versi sei molto diverso da tuo padre – il ragazzo lo guardò perplesso e accigliato – “un gentiluomo deve essere paziente e opportuno” – recitò sommessamente il signor Stirling
- Se l’avessi conosciuto meglio, forse, avrebbe potuto insegnarmi di più.
Descole pareva mortificato. Si strinse nelle spalle e si riordinò i capelli. D’un tratto, si avvicinò al nipote.
- C’è una persona che ti potrà rivelare tutto. Lui, lui saprà come fare.
- Come si chiama questa persona?
- Luke Triton. Ma non so dirti dove trovarlo. Lui conosceva tuo padre meglio di chiunque altro.
- E come faccio a rintracciarlo?
- Chiedi a Nonna Enigmina. Lei sa tutto. La trovi all’angolo di Warren Street, vicino a Regents Park.
- Ah, va bene – Lyonel aprì la porta, considerando terminata la conversazione, ma si voltò prima che James entrasse: - Grazie. Apprezzo molto ciò che ha fatto.
- È stato un piacere, e puoi anche darmi del tu – il ragazzo sorrise, mentre il cugino e Clara si lamentavano della durata del “colloquio”.
Salutato il signor Stirling, i tre si stavano per dirigere all’uscita, quando Layton si sentì afferare per un braccio.
- Scusa, stavo quasi per dimenticarmene – disse velocemente lo zio rivolto al nipote – Ma tuo padre voleva che l’avessi tu. – concluse porgendogli un’alta tuba grigio scuro un poco provata dal tempo. Tuba che Lyonel tante volte da bambino aveva considerato irraggiungibile in testa all’uomo che lo teneva per mano. 

*Note dell’autrice*
Salve gentaglia! Nonostante tutti i miei sforzi rimango un disastro ad aggiornare xD
Grazie infinitamente a quelle belle personcine che hanno recensito il capitolo precedente, vi adoro e non mi merito tutti i vostri complimenti *^*
Comunque, cosa ne pensate del capitolo? Come al solito sono graditissimi critiche e commenti assortiti ;)
Vi prego di non linciarmi per aver fatto crescere il figlio di Layton con Don Pablo, erano anni che immaginavo una cosa simile xD Invece, riguardo al figlio di Dimitri Allen, ho una bella sorpresina per voi in merito che però credo arriverà tra parecchio tempo, quindi tenetelo bene a mente! *muahahahaha*
Voce da cronista: “Riusciranno nella prossima puntata i nostri eroi ad incontrare Luke Triton? Lo scoprirete solo leggendo (?)!”.
Bah, mi sento ridicola. Al prossimo capitolo, bye! 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2103305