Kismet

di GoodGoneGirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** This is the reality. This is me. ***
Capitolo 2: *** A normal life. ***
Capitolo 3: *** Sogni condivisi. ***
Capitolo 4: *** Oxford. ***
Capitolo 5: *** Let's do this! ***
Capitolo 6: *** Lights off, party on. ***
Capitolo 7: *** Vite spezzate. ***
Capitolo 8: *** Salvataggio. ***
Capitolo 9: *** Saving me. ***
Capitolo 10: *** Friendship. ***
Capitolo 11: *** Welcome, Beverly. ***



Capitolo 1
*** This is the reality. This is me. ***


PROLOGO.

 
 
 
 
 
Salve. Sono Abbey Castels, 16 anni. Sono inglese e vivo a Londra ormai da 13 anni. Mi sono trasferita dall'Irlanda quando ero molto piccola. Infatti, non ho molti ricordi riguardo alla mia vita lì.
D'estate però ci torniamo sempre, io e la mia famiglia. Ci fa piacere rivedere la nostra vecchia casa a Galway e andare a trovare la famiglia che ci abita adesso. E poi, lì ci abitano i miei nonni materni.
Londra è molto bella, però è stato un grossissimo cambiamento. E' molto caotica e piena di gente (forse più straniera che inglese), e sono riuscita a farmi una bellissima vita.
Vado all'istituto d'arte e sono al terzo anno. Lì, ho conosciuto i miei migliori amici, Edward e Ginger. Sono davvero speciali e gli voglio molto bene. Sono entrambi Directioner. La prima volta che me l'hanno detto non sapevo nemmeno cosa fossero gli One Direction. Adesso lo so benissimo, e devo dire che come cantanti non sono affatto male. Non sono molto nel mio genere, ma mi piacciono. Mi piace molto anche disegnare, e un giorno diventerò un stilista famosissima e andrò a lavorare in America. Non ho nessuna voglia di rimanere nel Regno Unito, per quanto bello possa essere.
Adesso è mattina, 7:30, e sto andando a scuola a piedi. Fortunatamente abito molto vicino. Ho le cuffie negli orecchie e penso di avere una faccia cadaverica, visto che stanotte non ho praticamente chiuso occhio. Sono stata tutta la notte a studiare per il compito di anatomia. Dio solo sa quanto mi fa schifo quella materia.
Ho le cuffie negli orecchi, e sto ascoltando Emily di Mika. E' una canzone che mi piace davvero tanto. Non so perchè. Forse mi rispecchia, in qualche modo.
Ecco Ginger che mi corre incontro. Mi abbraccia e per poco non mi stacca un orecchio per togliermi l'auricolare.
“Senti questa!” mi dice sorridendo, e mi infila il suo auricolare. C'è una canzone...

-Let’s go crazy crazy crazy till we see the sun,
I know we only met but let’s pretend it’s love,
And never never never stop for anyone
Tonight let’s get some
And live while we’re young....-

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Capitolo 2
*** A normal life. ***


A Normal Life.



Mezz'ora ci vuole per arrivare da casa mia a scuola. E in questa mezz'ora Gin mi ha praticamente raccontato vita, morte e miracoli degli One Direction. Ok, sono molto carini e cantano bene, ma sinceramente non me ne frega niente di sapere il loro numero di piede o il loro cibo preferito. Però la canzone mi è piaciuta.
“Questa è bella, Gin. Come si chiama?”, le domando.
“Si chiama Live while we're young!”, risponde raggiante. Girato l'angolo incontriamo Edward, anche lui con gli auricolari calati negli orecchi che canta come un forsennato. Ci avviciniamo a lui.
 
“Hey Ed!”, salutiamo in coro io e Gin.
“Baby you light up my world like nobody else..”. Canta. Mi sa che non ci ha sentite.
“Ed. Oi, ci sei??”, gli do una leggera spinta.
“The way that you flip your hair gets me overwhelmed...”. Ma quanto cavolo sarà alto il volume?
“EEEEEED!”. Finalmente si gira e con fare molto tranquilla si sfila una cuffia.
“Ah, ciao Abbey. Gin! Vi stavo aspettando!”, dice sorridente. Io e Gin ci guardiamo con aria confusa, poi scoppiamo a ridere.
“Che avete da ridere?”, chiede infilando in tasca l'I-pod.
“Ahah.. Nulla Ed. Nulla!”.
Camminiamo tutti insieme verso la scuola chiacchierando del più e del meno. Arrivati al cancello mi inizia a girare la testa e mi prendono degli attacchi di nausea. Vedendomi non molto presente, Gin mi da una scrollata.
“Ehi Abbey. Tutto bene?”, domanda preoccupata.
“Si si. Tutto bene”. Veramente non va tutto bene.
“Tranquilla Gin. E' il panico pre-compito”, dice Ed.
“Si, sarà sicuramente quello. Bene. Entriamo allora”.
Saliamo due piani di scale per arrivare nella nostra classe. Ci son già tutti, tranne il professore per fortuna. Penso che se non fossi una sua alunna mi avrebbe già uccisa. Mi odia: fa di tutto per prendermi con le mani nel sacco -anche se non faccio niente- e mandarmi in presidenza. Non so perchè, ma per qualche strano motivo mi ha presa di mira.
E a me non sta certo simpatico. Anzi, lo odio.
Ci sediamo ai nostri posti. Davanti a me una biondissima coda alta si muove flessuosa. Catherine, la 'bella' della scuola, si sta rifacendo il trucco, sempre mettendo bene in vista ai ragazzi di classe nostra la sua scollatura.
“Potresti evitare di schiaffeggiarmi con i capelli, Cat?”, le chiedo piuttosto scocciata.
Lei si blocca e si gira a guardarmi. I suoi occhi verdissimi incrociano i miei ghiacciati.
“Punto uno: non chiamarmi Cat. Io non sono amica tua. Punto due: se ti danno fastidio i miei capelli va più indietro con la sedia. E poi non faresti altro che migliorare venendo colpita dai miei capelli”; dice sorridendo acida.
“Ma come siamo simpatiche oggi, C-A-T. Messa tutta l'imbottitura nel reggiseno?”. La sua scollatura fa vedere benissimo che non è tutta roba sua quella che ha dentro la maglietta.
“E tu, le calze contenitive?”, dice guardandomi le gambe.
“Adesso basta. Mi sta facendo innervosire.”
“Ah, si? Oh! Che paura!”. Gesticola ridendo, circondata dalle sue amiche. Cosa darei per picchiarla e rovinarle qual bel visino che si ritrova.
“Adesso basta ragazzi. Siamo già in ritardo. Forza, dividete i banchi”. E' arrivato il professore. Dopo esserci disposti in file, passa tra i banchi a distribuire il compito. Dopo aver sorriso a tutti e aver rivolto uno sguardo crudele a me, ci da il via per iniziare.
Allora: domanda 1. 'Quando si disegna una persona, di che dimensioni deve essere il braccio rispetto al resto del corpo?'.
Questa è facile, proprio come nei fumetti. 'Il braccio deve essere lungo il doppio della lunghezza della testa, per essere proporzionato al resto del corpo'.
Andiamo avanti. Domanda 2: 'Quali sono le figure geometriche base per disegnare qualsiasi parte del copro umano?'.
Facile anche questa. 'Le figure base da usare sono i cerchi e le rette, per dare la rotondità alla figura e per stabilirne le forme'.
Mamma, mi gira fortissimo la testa. No, su. Devo finire il compito.
Domanda 3. 'Per disegnare le labbra di una persona, da cosa è meglio cominciare?'.
Che cazzata questo compito. 'Per disegnare la bocca è sempre meglio partire dal labbro inferiore, per decidere lo spessore e la larghezza del resto della bocca'.
Domanda 4. 'Quale è la.. La parte più... Più...'. Non riesco nemmeno a leggere. Sto per svenire.
“Aahh...”. Mi tengo la testa tra le mani; sento che si potrebbe staccare da un momento all'altro.
“Abbey. Tutto bene?”. Gin mi puntella con il lapis sulla schiena.
“Si. Io sto.. Sto..”. Bum.
“Prof! Prof! Venga presto! Abbey è caduta!”. C'è un gran brusio intorno a me. Sento tutto ovattato e vedo tutto nero.
“Spostatevi! Lasciatela respirare. Tu! Va a chiamare subito un custode, presto!”.
“Certo! Corro!”. Ed, sento i suoi passi veloci che si allontanano.. Che sta succedendo.. Cosa.. Cosa...
Buio.
 
(…)
 
Avevo un mal di testa terribile. Non riuscivo ad aprire gli occhi da quanto erano impastati. Dove cavolo ero finita? Quando aprii gli occhi una luce mi accecò. Mi coprii gli occhi con le mani. Non c'era silenzio, c'era qualcosa di sottofondo. Una canzone...
Shot me out of the sky
You're my kryptonite
You keep me making me weak
Yeah, frozen and can't breathe...
 
Sentii qualcuno respirare rumorosamente. Dopo essermi abituata alla luce, capii di essere in una stanza di ospedale. Seduto vicino al mio letto e addormentato c'era Ed, che aveva lasciato continuare a suonare il suo cellulare. Lo presi e stoppai la canzone. In qual momento lui si svegliò. Cercava il cellulare. Glielo porsi e si tirò a sedere.
Poi, mentre si stropicciava gli occhi, si immobilizzò. Mi guardò per un istante, poi si fiondò ad abbracciarmi.
“Abbey.. Abbey.. Ti sei svegliata!”. Mi stringeva così forte da non farmi respirare.
“Si, anche tu”. Mi sciolsi dell'abbraccio e Ed si sedette accanto a me.
“Mi dici che è successo?”, non mi ricordavo niente.
“Durante il compito di anatomia sei svenuta. Io sono venuto qui con te in ambulanza, ma tu non ti svegliavi. Eravamo tutti spaventatissimi. Gin si è messa anche a piangere”.
“Lei dov'è?”. Era strano che non fosse venuta anche lei.
“Non è potuta venire perchè sull'ambulanza poteva venire una sola persona. I dottori hanno detto che hai avuto un calo di zuccheri e che probabilmente non avevi dormito per niente stanotte. Per questo ti sei indebolita e sei svenuta”.
Anatomia di merda. “Ah. Quanto devo stare qui?”.
“Non so. Penso che gli accertamenti siano finiti. Stasera dovrebbero farti uscire. Comunque io resterò qui con te”, disse sorridendo. Ed era davvero un tesoro. Non so davvero come avrei fatto senza di lui.
“Grazie. Ma, senti. Con la verifica che avete fatto?”.
“Il prof l'ha sospesa”. Che stronzo. Tutto pur di farmi prendere un brutto voto.
“Ah..”. Mi accorsi di avere i capelli sciolti. Mi guardai intorno, ma la mia pinzetta non c'era. Ed, capito quello che stavo cercando, tirò fuori la pinzetta dalla tasca dei suoi pantaloni e me la porse. Me la misi e gli sorrisi.
“Ti va di ascoltare un po di musica?”, disse contento.
“Ok. Però scelgo io!”. Ed acconsentì e mi diedi il suo cellulare. Cercai un po nel suo archivio. Music. Cartelle. One Direction. Up All Night.
 
It feels like we been living in fast-foward
Another moment passing by
(U-U-Up all night)
The party's ending but it's now or never
Nobody's going home tonight
(U-U-Up al night)...

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Capitolo 3
*** Sogni condivisi. ***


Sogni Condivisi.



La settimana passò in fretta, come i miei tre giorni segregata in casa per il 4 preso ad anatomia. Io davvero non capivo cosa avesse quell'uomo contro la mia povera esistenza. Sembrava intenzionato a rovinarla.
Oggi, gita! Sono sull'autobus. Ci ritroviamo tutti sotto il Big Ben e poi partiamo. La meta è Oxford. Ci sarò stata almeno 40 volte da quando vivo a Londra. I miei genitori amano quella città, e appena hanno un attimo di tempo mi ci trascinano. Potrei fare io da guida turistica ai miei compagni.
Rimaniamo la per tre giorni. Ci accompagna la Professoressa Cullen, che ci insegna storia dell'arte. Per fortuna è una alla mano e ci lascerà sicuramente uscire.
Per ora sono sola sull'autobus. Sto ascoltando Always, di Bon Jovi. Amo questa canzone, è davvero bella. Credo che sia la canzone d'amore per eccellenza.
“Prossima fermata: Big Ben”. La mia fermata. Ad aspettarmi fuori dal pullman ci sono Ed, Gin e il resto della classe, Prof inclusa.
“Oh! Finalmente sei arrivata Castels! Pensavo che saremmo dovuti venirti a prendere a casa!”. Risaliamo sul pullman.
“Mi scusi Prof. Non mi è suonata la sveglia”. Mi sorride, e ci fa cenno di metterci seduti.
“Allora ragazzi. Come già sapete, passeremo tre giorni a Oxford. Alloggeremo in un hotel a quattro stelle, e visiteremo la città. Qualcuno ci è già stato?”.
Alzo la mano. Lei si guarda intorno e quando vede la mia mano, sorride.
“Bene Castels. Allora potrai illustrarci tu i luoghi più belli da visitare!”. Sorrido, falsa.
“Ah. Quasi dimenticavo: non passeremo tutti e tre i giorni a visitare musei e gallerie, ma solo un giorno e mezzo, in modo da darvi la possibilità di imparare a sbrigarvela da soli per il resto del tempo”. Un mormorio e delle risate si alzano dai seggiolini. Sono tutti entusiasti, a quanto pare. Cosa farò io in questo giorno e mezzo? Dormirò. E nient'altro.
Come sbucati dal nulla, Ed e Gin si buttano letteralmente a sedere accanto a me.
“Se volete smontare il pullman questo è il modo giusto!”. Nessuno dei due mi guarda e/o mi ascolta. Stanno confabulando qualcosa tra di loro, e sembrano molto felici. Poco dopo si girano, e mi fissano con un sorriso a trentadue denti.
“Hey, che c'è? Fate un po paura così...”. Ginger mi si avvicina e mi prende le mani. Poi Ed appoggia le sue sulle nostre. Si guardano ancora e sorridono.
“Volete spiegarmi che c'è?”. Inizio sul serio a spaventarmi.
“Ti ricordi che giorno è domani?”, mi chiede Gin entusiasta.
“Eh.. Si, è il 17 Dicembre.”
“E non ti ricorda niente il 17 Dicembre?”, mi domanda Ed avvicinandosi e facendomi finire tra le mani un pezzetto di carta.
“No, perch...”. Guardo il cosino di carta. '17 Dicembre. Ore 21:30. Tribuna A. Posto 13. New Theatre Oxford...”. Sgrano gli occhi. Loro sono pazzi. Completamente fuori di testa.
“Oh no!”.
“Oh si!”, ribattono in coro.
“Oh no! Oh no! Perchè??”. Perchè devono sempre coinvolgere anche me?
“PERCHE' COSì SI REALIZZERA' IL NOSTRO SOGNO!”. Lo dicono quasi cantando.
“Appunto: il VOSTRO sogno”. Rendo il biglietto a Ginger, ma lei me lo infila nella borsa.
“Ma noi vogliamo che tu ne faccia parte”, dice Ed. Fa spostare Gin e si siede accanto a me.
“Oh no. Ora non fare la faccia da cucciolo!”. Mi prende le mani, fa la faccina da cucciolo triste, e con i suoi occhioni blu è davvero troppo tenera.
Mentre sono in balia del cucciolo-Ed, Gin dice “E poi lo sappiamo tutti benissimo che ti piacerebbe da morire vedere Niall!”.
Ok, non reggo più. Vuol dire che andrò al concerto degli One Direction con loro. E tanti cari saluti ore di sonno!
“Sii!! Oh si! Oh si! Ce l'abbiamo fatta!”. Iniziano a fare uno strano balletto da seduti. In questi momenti, vorrei non conoscerli. Nonostante tutto, mi fa piacere andare a vedere quei cinque ragazzi cantare; è un sacco di tempo che non vado a un concerto.
Ed mi si avvicina sorridente picchiettandosi un dito sulla guancia. Gli do un bacio. 'Chu'.
“Ora siete contenti?”, domando incrociando le gambe e tirando fuori dalla borsa il biglietto.
“Io si!”, dice Ed raggiante.
“Anche io”, continua Gin.
Mi rigiro il biglietto tra le mani. 'Tribuna A, posto 13'. In pratica siamo sotto al palco. Potremmo rubare le scarpe ai ragazzi.
“Quanto li avete pagati?”.
“Ah! Questo non è importante. Quello che conta è che tu abbia accettato di venire con noi”. Sono davvero senza speranza questi due. Farebbero qualsiasi cose per farmi prendere parte alle loro brillanti idee.
“Siete sicuri che possiamo?”. Non so se la Prof ce lo permette.
“Certo. Ha detto che ci lascerà liberi per un giorno e mezzo, e il concerto è esattamente nel 'mezzo' !”, spiega Gin. Sembra che stia preparando tutto questo da una vita.
“Mi devo mettere qualcosa di particolare?”. Gin e Ed si guardano. Poi iniziano a ridere.
“Macchè! Mica andiamo a una sfilata!”.
“Era solo per chiedere...”.
“Però una cosa la devi fare”. Gin fa spostare di nuovo Ed, si siede accanto a me e mi infila le sue cuffie negli orecchi. Fa partire la sua playlist.
“Devi imparare le canzoni! Non puoi mica fare brutta figura!”. Mi sorride. Poi tira fuori il suo I-Pod che stranamente ha la stessa musica e inizia ad ascoltare. Ed fa lo stesso.
E io dovrei stare per tre ore con gli One Direction negli orecchi? Bhè.. Sempre meglio di altri cantanti...

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Capitolo 4
*** Oxford. ***


Oxford.



Dlin dlon... Un leggero suono echeggiò nelle mie orecchie. Sentivo anche qualcos'altro.. Una.. Canzone?
And girl, you and I
We're 'bout to make some memories tonight
I wanna live while we're young...
Ah. Sempre la solita musica...
“Ragazzi, siamo arrivati a Oxford! Forza. Prendete le vostre cose e scendiamo!”. La Prof Cullen riattacca il microfono e sistema le cose nella sua borsa.
Sulla mia spalla destra c'è Gin che dorme, e sulle sue gambe Ed. Ci siamo addormentati, bene!
“Gin.. Hey Gin! Svegliati. Siamo arrivati”. Apre un occhio e si stira. Io mi alzo e apro lo scompartimento sopra la mia testa per prendere le nostra roba. Gin mi fa segno di guardare Ed, che dorme come una angioletto, e mi sorride.
“Guarda com'è dolce!”, sussurra. Si, devo dire che quando dorme Ed è veramente un cucciolo.
Mi metto in ginocchio per guardarlo in faccia. “Ed..”. Lui mugola, e si gira dall'altra parte, facendo arrossire Gin.
“Ed. Dai, svegliati. Dobbiamo scendere..”. Si volta un'altra volta verso di me. Apre pianissimo gli occhi: posso vedere bene la pupilla che si restringe dando spazio al blu oceano dei suoi occhi. Mi sorride. “Uh.. Abbey. Siamo arrivati?”. Si alza e si stira. Ginger è ancora leggermente rossa in viso. Ed la guarda. Poi sgrana gli occhi, e fa un sorriso strambo arrossendo leggermente.
Poi prendiamo le nostre cose e scendiamo. Oxford è davvero una bella città. Per me è noiosa perchè la conosco benissimo, ma rimane comunque bella.
“Bene ragazzi. Inizieremo proprio qui la nostra visita, partendo dal Museum of Oxofrd, che racconta la storia di questa città. Poi passeremo...”. La prof inizia a camminare e noi la seguiamo a ruota. Una volta arrivati al museo ci lascia visitare le sale che volgiamo, con ritrovo all'entrata a mezzogiorno per il pranzo. Io, Gin e Ed camminiamo un po a vuoto, guardando ogni stanza che ci capita a tiro, senza interessarci troppo a niente.
“Spero che dopo mangiato andremo nella High Street”; dice Gin, scattando qualche foto qua e la.
“Si, dev'essere davvero bella.”, commenta Ed.
“E lo è. E' la stada principale di Oxford e ci sono un sacco di posti e negozietti carini da vedere”, dico. Io e Gin ci sediamo per terra davanti a una statua mentre Ed rimane in piedi davanti a noi.
“Sai davvero un sacco di cose!”, dice Ed sorridendo.
“Ve l'ho detto: conosco questa città meglio di chiunque altro!”.
“Bene. Allora dopo ci porterai nei negozi più carini”, continua Gin. Sorrido in segno di approvazione. Ed passeggia con le mani in tasca in silenzio per la stanza. Gin si incipria le guance guardandosi in uno specchietto. Io mi guardo un po intorno: questa sala deve essere sicuramente quella dei primi abitanti di Oxford. Ci sono un sacco di dipinti antichi con uomini a cavallo e donne con vestiti sfarzosi, più recenti. Molto belli.
Ed si butta a sedere per terra davanti a noi. Poi inizia a fissarmi. Lo guardo con aria interrogativa, cercando di capire se ho qualcosa sulla faccia. Anche Gin lo guarda perplessa..
“Oh. Che c'è?”, domando sistemandomi i capelli. Ed rimane in silenzio.
“Allora? Ti sei incantato?”, Gin agita una mano davanti alla sua faccia, lui però non si muove.
Si avvicina leggermente a me, guardando dritta negli occhi. “Lo sai che non sei per niente brutta?”, dice finalmente. Io e Gin ci guardiamo con complicità, poi ridiamo.
“Grazie Ed. Lo so benissimo!”, dico imitando Cat. Mi alzo in piedi sculettando e agitando i capelli, come farebbe lei.
Gin e Ed mi guardano ridendo. Sono davvero carini insieme. Secondo me, prima o poi nascerà qualcosa tra quei due.
“Allora.. Che facciamo? Mancano 10 minuti”, dice Ed dopo essersi ripreso dalle risate.
“Andiamo nell'atrio. Tanto possiamo stare a fare niente anche lì”, dico. Si alzano, e andiamo nell'atrio, dove troviamo la Prof Cullen al telefono. Non diamo alcuna importanza a quello che sta dicendo.
Gin si appoggia con la schiena al muro e io e Ed ci fermiamo davanti a lei. Tira fuori velocemente dalla borsa il biglietto per il concerto, e sul suo viso si allarga un sorriso splendente. Poi ci guarda e dice: “Due giorni. Vi rendete conto che Li vedremo fra solo due giorni?”. Ed è altrettanto estasiato. Anche io sono contenta, ma non come se avessi vinto alla lotteria.
D'un tratto sentiamo un rumore familiare avvicinarsi. Infatti, si sta avvicinando a noi Cat, con il suo seguito di galline.
“Oh, vedo che avete anche voi i biglietti per il concerto”, dice scuotendo i capelli.
“Si. Perchè? Li hai anche tu?”, chiede Gin rimettendo il suo nella borsa.
“Certo. Io devo assolutamente vedere il mio futuro marito!”, squittisce. Le galline dietro di lei si guardano sorridendo.
“E chi sarebbe scusa?”, chiede Gin, iniziandosi ad innervosire.
“Ma Harry! Che vuoi che sia, scusa? Sicuramente, non quello sgorbio di Niall. E' orrendo, e non dovrebbe nemmeno far parte del gruppo!”. Julie e Daisy, le galline, fanno cenno di sì col capo. A quanto pare sono d'accordo con questa cazzata.
“Senti Catherine, il gruppo degli One Direction è formato da cinque componenti: Harry, Louis, Zayn, Liam e Niall. Se anche uno solo di loro se ne andasse probabilmente il gruppo non sarebbe più lo stesso e smetterebbero di cantare. Quindi smetti di insultare Niall”, dice Ed minaccioso. Poi mi guarda sorridendo: sa che Niall è il mio preferito.
“Questo è tutto da vedere. Per me il più bello è Harry e solo lui conta qualcosa. Gli altri fanno tutti schifo, soprattutto Niall!”. Continua. Mamma santa quanto vorrei prenderla a schiaffi.
“Certo Cat, hai ragione tu. Come sempre. Adesso però vattene e lasciaci continuare la nostra esistenza senza la tua voce stridula nelle orecchie”, dico sorridendo. Lei mi squadra, poi si volta e se ne va sculettando. “Ah!”. Se non intervengo io, qualche volta Ed e Gin la picchiano e la mandano all'ospedale... E farebbero anche bene.
“Uffi. Perchè ti devi sempre mettere nel mezzo, Abbey?”, dice arrabbiata Gin. Ed le da una scrollata facendola tranquillizzare.
“Perchè altrimenti io e te saremmo finiti nei casini”, dice Ed prendendoci entrambe sotto braccio. Scocca il mezzo giorno. La prof riattacca il telefono e ci fa cenno di uscire.
Una volta fuori ci da le indicazione per dei posti dove andare a mangiare e ci da appuntamento per le tre alla chiesa di All Saints, vicino al museo.
Io e i miei amici andiamo sul classico: un pranzo veloce al Mc Donald's e poi via di corsa nella High Street per vedere i negozi più carini prima delle tre.
Questa prima giornata ad Oxford è stata divertente... :33
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autore.
Hey! Ciao a tutti. Questa, come avete potuto capire, è una ff sugli One Direction. Però non è come tutte le altre.
Questa è vista dal punto di vista di una non Directioner, una semplice fan, con due pazzi amici fissati con Loro.
Spero che vi piaccia. In pratica, è come vedo io tutta questa faccenda degli One Direction.
Ovviamente, tra qualche capitolo, inizierà la storia vera e propria descritta nell'introduzione.
Ditemi che ne pensate fin'ora con una piccola recensione.
Grazie a tutti!

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Capitolo 5
*** Let's do this! ***


 

Let's Do This!



..And never, never, never stop for anyone,
Tonight let's get some, And live while we're young!
Canticchio, mentre seguiamo il gruppo dietro la Prof Cullen.
“Allora le stai imparando!”, trilla Gin dandomi una spinta.
“E certo! Pensavi davvero che non l'avrei fatto?”, le faccio l'occhiolino.
Ed mi aggancia un braccio al collo e mi stropiccia il pungo in testa. “E brava la nostra Abbey!”, dice.
“Eddai scemo, lasciami. Mi spettini!”. Mi scrollo dalla sua presa sistemandomi i capelli.
“Oh, mi scusi!”, mi dice a presa di culo.
Mi fanno i male i piedi. E' un sacco di tempo che camminiamo. Uffa...
“Tra quanto ci fermiamo, Prof?”, urlo dalla fine della fila.
“Poco, Castels. Tra qualche minuto ci fermiamo!”, risponde lei, sempre urlando.
Minuto? Minuto?! Ma io ho bisogno di fermarmi adesso! Altrimenti mi si staccheranno i piedi!
“Dai. Era peggio se diceva qualche ora”, dice Ed prendendomi sotto braccio.
“Si, però uffa...”. Sono veramente distrutta. Per fortuna il giro turistico sta per finire e domani possiamo riposarci e fare quello che vogliamo.
“Dai, monta”, dice Ed fermandosi davanti a me curvo in avanti.
“Monta!”. Senza farci vedere, salgo sulla sua schiena. “Reggiti”, dice.
Così mi porta per gli altri minuti sulla schiena, fermandosi a guardare ogni monumento, per non far insospettire la Prof. Che carino..
Finalmente arriviamo al Royal Oxfor Hotel, l'hotel che ci ha ospitato per questi giorni.
I giri turistici sono finiti, ed è appena iniziata la prima mezz'ora di svago dedicata a noi.
Io, Ed e Gin siamo riusciti a finire in camera insieme corrompendo gli altri compagnia a fare cambio di stanza.
“Bene ragazzi. Il giro turistico è finito. Spero che vi sia piaciuto. Da adesso ha inizio il giorno e mezzo dedicato a voi. Fate quello che volete ma, mi raccomando, non finite nei guai”, di dice la Prof Cullen prima di prendere le scale.
Noi saliamo in ascensore. Sono ancora sulla schiena di Ed.
“Lo sai che sei comodo?”, gli dico, spettinandolo.
“Si, ma preferirei che tu non mi toccassi i capelli!”, dice.
“Ah si, eh? Però quando lo facevi tu a me andava bene?”. Rimaniamo un attimo in silenzio. Poi scoppiamo tutti a ridere.
Le camere degli studenti sono al terzo piano. La nostra è quella infondo al corridoio a destra.
Entriamo. Gin lancia la borsa sul letto e Ed mi lancia sul mio.
Dio, quanto amo dormire. Mi infilo velocemente sotto le coperte, tutta vestita e con le scarpe. La coperta mi viene tirata giù di scatto.
“Uffa! Ridammi la coperta Ed!”, dico scocciata.
“Come fai a sapere che sono stato io?”, chiede ridendo.
“Gin è in bagno. O ci sono gli spiriti, o sei stato tu!”. Per fortuna ritorna Gin.
“Dai Ed. Lasciala dormire. Stasera faremo tardi, e forse dovremmo farci una dormitina anche noi. I concerti sono stancanti”, dice Gin, entrando nel letto alla mia destra.
“Giusto, hai ragione. Meglio dormire. Metto la sveglia sul mio cellulare alle 7:30, così abbiamo il tempo di prepararci e di arrivare per primi”. Imposta la sveglia. Appoggia il cellulare sul comodino, si toglie la maglia e le scarpe e si infila nel letto.
Dio, il concerto. Me n'ero scordata. Sono stanchissima. Farei anche a meno di andarlo a vedere. Ma mi scoccia non accompagnare questi due.. E poi hanno comprato il biglietto anche per me. No, devo andare per forza. Vabbè.. Ho cinque ore per riposarmi.
 
* * *
 
I, I wanna save you,
Wanna save your heart tonight...
 
“Oddio! Cos'era?”, mi sveglio di soprassalto. Ed si volta verso di me ridendo.
“E' la sveglia!”, dice, continuando a ridere.
“E non potevi mettere qualcosa di più tranquillo? Mi sono presa un'infarto!”.
Anche Gin dall'altra parte sta ridendo come una pazza.
Mi alzo dal letto e mi fiondo in bagno. Mi do una sciacquata veloce alla faccia, mi sistemo i capelli e mi rimetto il mascara.
Quando esco trovo Ed e Gin con la faccia piena di scritte e vestiti con magliette degli One Direction. Non stanno bene. No, no: vanno curati.
Gli passo accanto, guardandoli come se non li conoscessi.
“Voi due siete da curare!”, dico, prendendo la borsa.
“Allora? Andiamo?”. Ed e Gin si guardano sbalorditi.
“E vuoi venire vestita così?”.
“Mi avevate detto che potevo vestirmi come volevo...”.
“No no no no!”. Gin corre verso il suo armadio e prende un pacchetto. Sorride complice con Ed, e me lo porge.
“E' un po presto per i regali di Natale!”, dico felice.
“Dai. Aprilo!”. Mi siedo sul letto con i miei amici accanto.
Strappo velocemente la carta arancione e mi ritrovo in mano una maglia lunga fino a meta coscia di lana bianca con stampato sul petto la faccia di Niall.
“Grazie ragazzi. E' bellissima”. Li abbraccio entrambi. Mi sfilo la maglia che ho addosso e me la metto. Ed e Gin si guardano soddisfatti.
“Adesso sei perfetta!”. Usciamo velocemente dalla stanza, senza farci sentire e vedere da nessuno. Usciamo davanti all'hotel e chiamiamo un taxi. Per fortuna a quest'ora non c'è tanta gente in giro e nessuno prende i taxi.
Saliamo tutti e tre dietro. Al volante c'è un vecchio signore con i baffi. Sembra simpatico.
“Dove vi porto ragazzi?”, ci chiede.
“New Theatre Oxford, per favore, e faccia in fretta!”, squilla Gin.
“Ai suoi ordini signorina!”, risponde divertito il signore.
Durante il viaggio mi fanno un quiz sulle canzone e sui vari componenti del gruppo. Diciamo che sono sufficiente. XD
“Ecco, siamo arrivati. Sono £15,98”. Il signore ci ferma proprio davanti al cancello. C'è già qualcuno, ma siamo ancora in tempo per entrare per primi.
“Tenga. E grazie del passaggio!”, Ed, paga sempre lui.
Scendiamo velocemente e ci mettiamo letteralmente a correre per attaccarci al cancello. Accanto a noi ci sono altre ragazze e pochissimi ragazzi.
Rimaniamo attaccati in piedi a qual cancello non so per quanto tempo...
Dopo un po siamo praticamente spiaccicati al cancello per colpa di tutta la gente dietro di noi che spinge. Alle 22:00 aprono finalmente le porte e una marea di ragazzine impazzite si precipita urlando dentro, tra cui noi.
Ci facciamo strada tra la gente per arrivare ai nostri posti. Quando arriviamo però c'è già seduto qualcuno.
“Scusa, questi sono i nostri posti”, dice tranquillamente Ed alla ragazza e alle sue amiche ai nostri posti.
“Mi dispiace, ma siamo arrivate prima noi e non ce ne andiamo”, dice, smorfiosa.
Gina avanza col biglietto in mano. Arriva davanti alla ragazza e glielo spalma in faccia.
“Vedi, ragazzina? Questi non i NOSTRI posti! C'è scritto sul biglietto! Lo vedi? Sai leggere?!”. Non so bene se la ragazza sia riuscita a leggere qualcosa sul biglietto, però si è subito spostata. Penso spaventata a morte da Gin.
Siamo davvero sotto al palco. Se non stiamo attenti, ci potrebbero arrivare i loro piedi in bocca.
Ed e Gin sono in fibrillazione. Non stanno fermi un attimo e non smettono di parlare.
“Oddio oddio oddio!”, Gin.
“Ti rendi conto? Siamo davvero qui!”, Ed.
“Si si si si!”, Gin. Risposte molto lunghe e complesse stasera...
“Abbey! Siamo dentro! Siamo sotto al palco! Siamo davvero qui!”, dice Ed stringendomi le mani.
“Si, me ne sono accorta. Però adesso calmatevi e aspettate tranquillamente l'inizio del concerto”. Mi fanno cenno di si col capo.
Dopo nemmeno cinque secondi però si abbassano le luci, e tutti iniziano a urlare.
Mi adatto alla situazione, sgolandomi ancor prima di averli visti.
Poi il palco si illumina. Le urla aumentano. Cinque ragazzi camminano verso di noi, sorridendo, con i microfoni in mano. Gin e Ed stanno letteralmente esplodendo.
“Ciao a tutti ragazzi. Sono veramente contento di vedervi così numerosi stasera!”, dice Harry. Ormai li conosco tutti.
“Wow, sono davvero tanti!”, dice ridendo Louis.
“Bhe, però non sono venuti qui per sentirci parlare, giusto?”, dice il dolce Niall rivolgendosi al pubblico.
“E quindi? Che facciamo?”, chiede Liam
“E quindi cantiamo!”, urla Zayn, scatenando l'inferno nel pubblico.
Prima che le luci si abbassino, Harry si sistema l'auricolare, e mi sembra mi abbia guardata per un attimo. Ma non lo dirò mai a Gin, potrebbe uccidermi. Chissà dov'è Cat...
 
Baby you got me sick,
I don't know what I did,
Need to take a break
And figure it out...
 
Il concerto inizia :D

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Capitolo 6
*** Lights off, party on. ***


 

Lights Off, Party On.



“Oddio! Ma l' hai visti? Cioè, erano troppo wow!”.
“Si! Dio, sono davvero felicissimo di averli potuti finalmente vedere dal vivo. Ed eravamo anche vicini al palco!”.
“E' vero!!”.
Gin e Ed sono al settimo cielo. Non li avevo mai visti così felici. Mi fa piacere aver preso parte alla realizzazione del loro più grande sogno.
Stiamo uscendo, e c'è una gran folla. Il gruppo dovrebbe essere già andato via da un bel po, per evitare tutte le fans urlanti.
“Allora Abbey? Non sei contenta di aver visto Niall?”, mi domanda Ed prendendomi a braccetto.
“Certo”.
“Sai, tra poco ci sarà una festa qua vicino, dove saranno presenti anche Loro! Dio solo sa quanto ci vorrei andare!”, dice Gin attaccandosi all'altro mio braccio.
“E allora perchè non andiamo?”, chiedo facendoci spazio tra la folla.
“Perché bisogna avere l'invito, e non non ce l'abbiamo...”, continua Ed sconsolato.
“Vabbè, dai, almeno li avete visti!”, cerco di tirarli su di morale.
“Hai ragion. Ora torniamo in albergo”.
Una volta usciti dall'enorme folla all'uscita del teatro, andiamo dritti alla fermata dell'autobus. Siamo stanchi, ma Ed e Gin continuano per tutto il viaggio di ritorno a parlare di quanto è stato bello il concerto, di com'erano i capelli di Harry, dei pantaloni di Louis...
Dopo una ventina di minuti siamo davanti all'albergo. Quando entriamo, ci troviamo davanti a Cat e alle sue amiche, tutte vestite eleganti e non proprio tranquille. Quando ci vedono, Julie fa un cenno a Cat di girarsi, e quando ci vede ci sorride.
“Allora ragazzi, vi è piaciuto il concerto?”, ci chiede mentre le sua amiche ridacchiano. Non capisco il perchè...
“Certo che ci è piaciuto, Catherine. E' stato fantastico”, risponde a tono Gin.
“E adesso dove andate?”, chiede ancora.
“In camera. Siamo molto stanchi e ci vogliamo riposare”, le risponde Ed tirandoci più in là.
“Quindi non andate alla festa...”.
A quelle parole, Gin e Ed si bloccano, e si voltano lentamente prima di guardare con aria assassina Cat.
“Perché?! Tu ci vai?!”, le chiede Gin pronta a prenderla a morsi.
“Oh, ma certo che si! Ho gli inviti!”, dice, prendendo dei piccoli fogliolini color oro dalla borsa e agitandoli.
“Io la ammazzo...”, sussurra Gin.
Ed la ferma per un braccio. “Stai calma Gin, saranno sicuramente falsi”.
“Oh no! Non sono falsi. E, guarda un po! Ne ho uno in più!”, dice, sfilandone uno dal mazzo.
Gin e Ed sgranano gli occhi. Io sono stanchissima. Seguo a mala pena il discorso.
“Qualcuno di voi vuole venire?”, chiede, avvicinandosi.
“No grazie. Non ci servono i tuoi stupidi biglietti!”, dice Gin, incrociando le braccia sul petto e girandosi dall'altra parte.
“Tu!”, dice poi Cat. Vedo che mi sta indicando. Che vuole ora questa gallina da me?
“Si?”, chiedo, mezz'addormentata.
“Tu verrai con noi alla festa degli One Direction”, dice, avvicinandosi e tirandomi per il polso.
“Ma nemmeno per idea. Non ne ho proprio voglia”. Cerco si staccarmi dalla sua presa, ma è più solida di quanto pensassi.
“Lasciala stare Cat! Se non vuole venire, non la puoi costringere!”, urla Gin.
“Però non sarebbe male vederli...”, dice Ed. Gin si gira a guardarlo con un'aria tra lo sconvolto e l'arrabbiato.
“Che stai dicendo Ed? Ad Abbey non interessa niente! Forse per me o per te lo sarebbe, ma non per lei! E poi non vuole andare!”. E' davvero furiosa.
“Non importa Gin. Sta tranquilla, andrò. Male male mi addormenterò da qualche parte, ma non importa”, dico, abbozzando un sorriso.
Gin viene verso di me e mi abbraccia. “Poi dimmi come sono da vicino”, dice, sorridendo.
Ed viene accanto a noi e mi da un bacio sulla guancia.
Poi Cat mi guarda, e fa una faccia schifata. “Non puoi venire conciata così!”.
“Cos'hanno i miei vestiti che non va?”.
“Non sono adatti per una festa! Forza, vieni in camera mia. Ti darò una sistemata e uno dei miei vestiti, così sarai presentabile!”, continua, trascinandomi su per le scale.
La sua stanza è tre porte più avanti della nostra. Dentro non cambia molto dalla nostra, tranne per l'armadio pieno di vestiti.
Mi fa sedere sul letto e si infila dentro all'armadio, lanciando fuori un tot di vestiti, tutti molto belli. Alla fine, tira fuori un vestito di paillettes verdi scure, con le maniche lunghe e corto fino a metà coscia. Me lo lancia in faccia.
“Forza. Mettitelo”, dice, sciogliendomi i capelli.
“E' troppo corto! Non voglio!”. Mi guarda sbuffando, poi torna nell'armadio e mi da un paio di collant color pelle e un paio di scarpe col tacco dello stesso verde del vestito.
“Dai! Muoviti o faremo tardi!”, dice, sedendosi sul letto e aspettando.
A mala voglia, mi spoglio, e mi infilo tutto, collant, vestito e scarpe. Cat mi fa mettere a testa in giù e mi scuote i capelli 'per dargli volume', dice. Poi mi mette una mollettina nera in testa.
“Adesso sei perfetta!”, dice, con la sua aria a regina del mondo.
Mi trascina giù per le scale, facendomi quasi ammazzare visto l'altezza vertiginosa delle scarpe. Quando torniamo nell'atrio, le sue amiche sorridono soddisfatte. Ed mi guarda a bocca aperta. Do sia a lui che a Gin un bacio sulla guancia, poi corro fuori con Cat e le altre. Ad aspettarci c'è una limousine.
“Non possiamo prendere un taxi?”, chiedo, già in imbarazzo per il mio abbigliamento.
“Ma che domande fai? Certo che no!Forse dovevamo portare la tua amica....”, dice, salendo.
In macchina Cat, Julie e Daisy non fanno altro che guardarmi e parlarsi sotto voce, ridacchiando. Quanto le odio... Io, cerco di tenere le gambe più chiuse possibili, visto le dimensioni ridotte di quel vestito. Dopo nemmeno dieci minuti, siamo davanti a un altro albergo, con un'illuminazione spettacolare, con un sacco di gente in fila per entrare.
“Forza. Andiamo”, dice Cat, trascinandomi fuori dalla macchina e in mezzo alla fila, fino in cima. Davanti alla porta, c'è un grosso signore con la pelle scura che controlla gli inviti. Cat, sorridendo, gli porge i nostri. Lui annuisce e ci lascia passare. Dentro c'è la stessa illuminazione di fuori, molto bella, e in un angolo della stanza ci sono Loro, gli One Direction, seduti tutti vicini circondati da ragazze che gli sbavano addosso. Julie e Daisy si vanno subito a unire a loro, mentre Cat mi trascina al bar, tra un gruppetto di gente che credo essere suoi amici. Ci sono tre ragazzi dall'aria svampita e uno pare con i piedi per terra, accanto a altrettante ragazze. I tre svampiti mi guardano sorridendo, mentre l'altro mi saluta con un semplice 'ciao'. Le ragazze sono tutte e quattro come Cat, forse anche peggio. Wow. Non pensavo potessero esistere persone peggio di lei. Poi mi sento toccare la spalla, e mi giro per vedere chi fosse. Un ragazzo abbastanza alto, con la pelle dorata, gli occhi marroni e i capelli castani scuri con un ciuffo all'insù mi sorride.
“Piacere, Zayn”, dice, porgendomi la mano.
Mi ci vuole un po per riconoscerlo, ma alla fine ricambio. “So che sei”, dico, sorridendo.
Mi prende la mano e mi trascina in mezzo alla folla, fino a un piccolo divano dove ci mettiamo a sedere.
“Scusa, non ti ho chiesto come ti chiami”, dice, passandosi una mano tra i capelli.
“Sono Abbey”, dico, tirandomi giù la gonna sulle gambe.
“Sei con i tuoi amici?”, mi chiede, guardando Cat e gli altri.
“Oh no, loro non sono miei amici. Mi hanno solo trascinata qui, e ancora non ho capito il motivo”.
“Ah...”, sembra confuso. “Hai visto il concerto?”, dice poi, sorridendomi.
“Si, ero sotto al palco. Mi è piaciuto molto. Siete bravissimi, complimenti”. Il volto di Zayn si illumina, e mi stringe la mano.
“Grazie. Fa sempre piacere sentirselo dire!”. Poi mi fa alzare, e ci dirigiamo dall'altro lato della stanza.
“Ti piacerebbe conoscere anche gli altri?”, mi chiede. In quel momento sgrano gli occhi. Gli altri. L'altro. Niall. Cazzo, si!
“Si, mi farebbe piacere”, dico, cercando di mantenere la calma. Arriviamo davanti a un cerchio di ragazze, che quando vedono Zayn si aprono, come il mare davanti a Gesù.
Dentro il cerchio, Niall e gli altri sono seduti, e stanno parlando tranquillamente tra loro. Quando vedono me e Zayn, si alzano in piedi, sorridendomi.
“Ragazzi, lei è Abbey. Hai visto anche il nostro concerto, e ha detto che siamo bravissimi. Visto che non era in compagnia, ho deciso di portarla qui con noi”, dice, facendomi sedere tra Harry e Louis.
“E hai fatto bene!”, dice il Riccio, sorridendomi. “Sono Harry, piacere”.
“Io sono Louis”.
“Liam, piacere”.
“Mi chiamo Niall, e sono felice di conoscerti”. Quando mi si avvicina, quasi non svengo. Penso di essere arrossita do botto.
“Hey! Abbey ha un preferito!”, dice Zayn dandomi una pacca sulla spalla.
Niall mi sorride, felice, e fa spostare Harry per sedersi accanto a me.
Come inizio di serata non è affatto male... :33

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Capitolo 7
*** Vite spezzate. ***


Vite Spezzate.



“Ahahah! Ok, questa era buona Zayn!”, ride Harry.
“Perchè, le altre no?”, risponde il moro riscuotendosi.
“Bhe, non è che tu sia un comico nato!”, dice Louis dando una spinta all'amico.
Io e Niall ridiamo vedendo questo terzetto comico all'opera. E' così bello stare con lui.
“Bene. Che ne dici di parlarci un po di te ora?”, mi domanda Liam sorridendo.
“Bhe.. Che devo dirvi.. Mi chiamo Abbey, ho 16 anni e frequento una scuola d'arte a Londra”.
“E come mai la scuola d'arte?”, chiede curioso Zayn. Grazie a Ed e Gin, so che è molto bravo a disegnare.
“Da grande vorrei fare la stilista”, dico accennando un sorriso.
“Da grande! Piccola, ma tu sei già grande!”, dice raggiante Harry.
“Non ha senso che tu la chiami 'piccola' e poi le dici che è già grande, genio!”, dice Niall ridendo.
Scoppiamo ancora tutti a ridere. Da quando sono qui, non ho rivisto Cat e i suoi amici. Probabilmente si staranno divertendo, ma mai quanto me. Questi cinque ragazzi sono davvero uno spettacolo. Non sono una Directioner, ma mi piacciono molto, sia come cantanti che come persone. Non riesco a capire con che coraggio le persone dicono che cantano male e che sono montati. Il mondo è marcio. Oh, guarda. Si parla del diavolo...
“Ehi Abbey, scusate ragazzi, potresti venire un attimo con me? Non è solo qui la festa!”, dice Cat facendosi spazio tra la gente e fissando insistentemente Harry.
“Ehm.. Io..”. Niall mi fa cenno di andare col capo, e mi sorride. Dico agli altri che in meno di cinque minuti ritorno. Poi vado in mezzo alla pista da ballo con Cat e i suoi amici, che più che ballare sembra che vogliano 'accoppiarsi' li e subito. Si strusciano oscenamente tra di loro, anche le ragazze. Il ragazzo che i aveva salutato all'inizio mi si avvicina, sempre muovendosi in quel modo osceno. Via via che avanza, io indietreggio. Non ci tengo proprio a prendere il germe dello 'strusciamoci'.
“Vuoi un drink?”, mi sussurra nell'orecchio.
“No, grazie...”. Non ci tengo proprio a ubriacarmi.
“Nemmeno una Coca ghiacciata?”, continua lui.
“Dai, la Coca va bene”.
Mi sorride, e attraversa la folla ballando. Io rimango in pista, e lo guardo finché non arriva al piano bar. Il barista versa la Coca in un bicchiere, e lui paga. Mentre il barista è voltato, vede che tira fuori dalla tasca dei pantaloni una piccola bustina, la apre e la versa nel bicchiere. Butta via la bustina, e torna in pista cercando di far cadere meno Coca possibile tra le gente che balla. Mi sorride, porgendomi il bicchiere.
“Ecco”, dice.
Guardo il bicchiere attentamente. Non sarò di questo mondo, ma non sono neanche stupida. Appoggio le labbra al bicchiere facendo finta di bere. Mi pulisco per bene la bocca con la mano.
“Grazie, era buonissima”. Sembra soddisfatto. Chiama il suo amico e gli da da bere i resto della mia bibita. Si guardano complici, poi l'amico beve il tutto. Io questa gente non la capisco. Continuiamo a ballare, finché non sento una mano sulla mia spalla. Mi giro, e vedo Niall sorridente pronto per ballare.
“Posso?”, chiede al ragazzo. Lui abbassa lo sguardo e si tira indietro.
Sorrido a Niall, che mi ha liberato da quel decelebrato. Mi posa le mai sui fianchi, e io sulle sue spalle.
“E questi sarebbero i tuoi amici?”, chiede.
“Non sono miei amici. Mi hanno trascinata qui. Io nemmeno volevo venire...”.
“Se non fossi venuta, non mi avresti incontrato”, dice facendomi l'occhiolino.
Continuiamo a ballare in silenzio, sorridendo. Poi sento un gemito. Vedo il mio primo cavaliere strabuzzare gli occhi e fissare il suo amico -quello che ha bevuto la mia Coca- steso per terra, sui piedi della sua ragazza. Lei, Cat e le altre corrono accanto a lui e la folla si apre presa dall'agitazione.
“Jack! Hey Jack, che hai? Forza, alzati! Jack! Jack!”. Cat è in ginocchio per terra che cerca di far rivenire il suo amico. Una delle altre ragazza gli accarezza il viso. Si accorge di avere della polverina bianca sul dito e, leccatala, dice: “E' droga”.
Tutti si guardano stupiti. Il mio cavaliere è nel panico, ma non è ancora niente.
“E' stato lui!”, dico alle ragazze indicandolo.
Mi guardano a occhi aperti, poi Cat si alza con ara minacciosa puntandomi un dito contro.
“Come ti permetti di dire queste cose? Jack e Alex sono grandi amici! Come puoi pensare...”.
“Erano”, la interrompe una ragazza.
“Come scusa?”, chiede Cat voltandosi. La ragazza alza il viso con le lacrime agli occhi.
“Erano. Non c'è più battito...”.
“Aveva già preso stupefacenti prima?”, chiedo.
“Ma allora sta davvero male! Certo che no!”. Alex sta davvero malissimo. Sono certa che si erano drogati insieme un sacco di volte, e ora il codardo non ha le palle di dire niente. Poi si volta, e mi guarda.
“Il drink era il tuo”, dice.
Cat si congela, e vedo la rabbia nei suoi occhi. Niall mi guarda allarmato. Ma mi posa una mano sulla spalla, tranquillizzandomi.
“Si, ma...”.
“Ma niente. Assassina”. La gente intorno mi guarda inorridita. Cresce un brusio che mi pare assordente.
“Assassina!”, grida Cat. Tutti mi danno addosso. Mi volto per vedere Niall, ma una guardai del corpo lo trascina via da me.
“No! Per favore, ascoltatemi! Io non ho fatto niente! Non centro con la droga nel drink! Ve lo giuro! Non farei mai una cosa del genere!”, indietreggio sempre di più, sentendomi trafiggere dagli sguardi di tutti.
“Assassina!”, grida poi Alex.
“Chiamate la polizia, presto! Non lasciamola scappare!”, dice poi Cat rivolta a tutti. Le persone presenti si uniscono e mi si avvicinano, cercando di bloccare qualsiasi punto da cui possa scappare. Delle persone stanno già parlando al telefono, lanciandomi delle occhiatacce. Prendo coraggio, e correndo e spingendo mi faccio spazio tra la folla che mi afferra per i capelli e per il vestito, strappandoli. Un braccio mi blocca, un ragazzo, permettendo alla folla di riprendermi. Con una forza sconosciuta, do un pugno sul naso al ragazzo con la mano libera e continuo a correre.
“Avete visto? L'ha colpito!”; grida qualcuno.
“Non fatela uscire!”, urla qualcun'altro.
Cazzo. Cazzo. CAZZO. Come avevo fatto a cacciarmi in una situazione del genere? Stupida, stupida, stupida Abbey, che ti sei fatta abbindolare e trascinare da Cat in questo posto. Stupida Cat. Stupido Alex. Stupidi amici del cazzo. Corro fuori verso la porta principale, ma è bloccata da altre persone che probabilmente non sanno quello che è successo. Mi tolgo le scarpe, torno indietro e salto sul bancone del bar, arrivando fino alla porta di servizio. La gente, Cat e gli altri continuano a inseguirmi. Qualcuno mi afferra una caviglia, ma mi libero. Scendo e corro fuori, dove però la polizia ha appena parcheggiato. O cazzo. E ora? La polizia vedendomi correre mi si avvicina per chiedermi cosa stia succedendo, ma passo in mezzo ai poliziotti arrivando in strada. Cat corre verso uno di loro. Gli altri si guardano, poi guardano me, e iniziano a corrermi dietro. Riprendo la mia corsa per strada, tra gli sguardi stupiti della gente che passeggia e tra le luci della città notturna. Mi volto vedendo che i poliziotti mi sono alle calcagna. Mi sta mancando il fiato, non ce la faccio più. Ma non posso fermarmi, no. Se mi fermo ora sono cazzi. Continuo la mia corsa tenendo le scarpe in mano. “Fermatela!”, gridano i poliziotti. “E' un'assassina!”. Qualcuno mi lancia degli sguardi orribili, altri sono impauriti, altri ancora cercano di sbarrarmi la strada. Poi un poliziotto spara un colpo in aria con la pistola per spaventarmi.
Corri Abbey. 
Corri.

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Capitolo 8
*** Salvataggio. ***


Salvataggio.



Mi fanno male i piedi, la testa, le gambe... Tutto. E' quasi un giorno che cammino per Oxford senza meta. Ho fame. Ho provato ad entrare in un bar stamattina, ma al telegiornale è subito arrivata la notizia della festa... Con la mia foto. Merda. Perchè capitano tutte a me? Non ho fatto niente per meritarmi tutto questo!
Passo accanto a un barbone ubriaco che mi guarda sorridendo. Devo sembrare una prostituta di ritorno da lavoro. Le scarpe in mano, il vestito strappato e i capelli tutti spettinati. Apro la mia borsetta nella speranza di trovarci una caramella. Vedo il cellulare. Dio, non avevo minimamente pensato a Gin ed Ed. Chissà se sapevano cos'era successo. Chissà se si erano preoccupati per me. Tutti i dubbi finiscono quando accendo il cellulare e vedo tutti i messaggi non letti e le chiamate perse di entrambi. Gin me ne ha inviati una quarantina, e scorrendo vedo che nella maggior parte ci sono imprecazioni e domande disperate sul luogo in cui mi trovo, come sto ecc. Lo stesso Ed. Dio, quanto mi mancano. Li vorrei abbracciare. Vorrei che fossero con me in questo momento. Ma che sto dicendo? Non vorrei mai che si trovassero in questa situazione. Li chiamo, per tranquillizzarli. Iniziamo da Gin. Schiaccio il tasto verde sotto al suo nome. Squilla, squilla e squilla. Ma non risponde nessuno. Riattacco e provo a chiamare Ed. Squilla...
“Pronto?”, dice un ragazzo depresso.
“Ed? Sono Abbey”. Attimo di silenzio.
“Abbey! Abbey! Gin è Abbey! Abbey, come stai? Che è successo? Dove sei? Ti sei fatta male? Dio, simo preoccupatissimi per te! Siamo sicuri che tu non c'entri nul...”. Gin gli strappa il telefono di mano.
“Abbey! Abbey! Abbey!...”, inizia a piangere.
“Gin, stai tranquilla. Sono qui, ti sto parlando. Sto bene, non mi è successo niente. Stai tranquilla”. Sono contenta di avere due amici come loro.
“Passami Ed”, dico poi. Con lei in questa situazione non si può proprio parlare.
“Abbey. Dimmi, come stai?”, chiede ancora Ed.
“Sto bene. Avete visto la notizia al telegiornale?”.
“Si. Sono tutti sconvolti... Tranne Cat che ti ha fatto passare per un'assassina”.
“Troia”.
“Si, lo so. Dove sei ora?”. Mi guardo intorno. Non ho idea dove mi trovi. Forse sono in un parco, ma non so proprio in che parte del mondo mi trovo.
“Sono in un parco, ma non so dove”, dico sospirando.
“Così non possiamo aiutarti!”, dice irritato.
“Lo so, ma non posso farci niente...”.
“Hai dei soldi con te?”.
“Si...”.
“Allora entra in un bar e mangia qualcosa”.
“Va bene”.
“Ci continuiamo a sentire via messaggio. E stai attenta. Faremo il possibile per venirti a prendere”, dice.
“Va bene. Ciao”.
“Ciao”.
Un bar. Uh.. Ecco, quello lì all'angolo mi sembra che possa andar bene. Camminando mi fermo davanti a una vetrina e guardo il mio riflesso. Sembro uscita da un manicomio. Mi rimetto le scarpe. Poi, con tutta la forza che ho, strappo la gonna del vestito, cercando di farla sembrare strappata a posta. Butto la testa in giù e mi do una scrollata ai capelli, poi mi rimetto la pinza. Diciamo che ora sembro solo alternativa.
Entro nel bar cercando di dare meno nell'occhio possibile, anche se una ragazza giovane vestito in questo modo in pieno giorno non può certo non dare nell'occhio.
Mi siedo al bancone del bar dove una donna sovrappeso mora mi sorride.
“Ciao gioia. Che ti do?”, chiede rimettendo a posto delle tazze.
“Una tazza di latte, se possibile. E una fetta di torta al cioccolato”. Anche se ho una, deve sembrare che stia facendo colazione. In realtà vorrei mangiarmi due torte intere al cioccolato e bere quindici litri di latte.
“Certo. Arrivano subito”. Per primo mi porge la torta. Mi viene da piangere a vederla. E' così bella e marrone, è un peccato mangiarla. Ma subito il mio stomaco reclama, e lo accontento. Entra un tizio che si viene a sedere accanto a me. Inizialmente non mi nota. Poi, accortosi della lunghezza della mia gonna, inizia a fissarmi con un sorriso sghembo. La donna gli mette davanti uno scotch.
“Lasciala stare Harold. Tu sei troppo vecchio per lei”, dice sorridendomi.
“L'età non è importante”, dice Harold avvicinandosi.
Io indietreggio. L'ultima cosa che voglio è essere molestata da un vecchio che di prima mattina si beve uno scotch.
“Allora gioia, com'è la torta?”, mi chiede la donna dandomi anche la tazza di latte.
“Oh, è squisita. L'ha fatta lei?”.
“Con le mie mani! Le torte di Ann sono le migliori!”, dice fiera di se.
“Io sono Abbey, piacere”, dico, porgendole la mano.
“Piacere Abbey. Che ci fai in giro di mattina vestita così?”.
“Ieri sera sono stata ad una festa con dei miei amici e abbiamo passato la notte in bianco. Sono venuta a fare colazione qui perchè abito qui vicino...”, sorrido. La mia scusa sembra convincerla. Potrei scrivere un libro: sono bravissima a inventare scuse.
Mentre bevo il latte, noto una televisione attaccata sopra al muro in alto, vicino allo scaffale dei super alcolici. C'è il telegiornale. Mi si blocca il latte in gola. Istintivamente, ingoio il pezzo di torta restante e tiro fuori i soldi. Faccio per andarmene, ma Harold mi blocca per il braccio.
“Te ne vai così presto?”, chiede languido. Mi fanno proprio schifo le persone come lui.
“Harold, lasciala. E' solo una bambina!”, gli dice Ann.
“Zitta tu. Questa è una bambina speciale”. Fa per tirarmi verso di lui, poi viene attirato da una notizia al telegiornale. Anche Ann fissa lo schermo sul muro. Poi entrambi si voltano a guardare me. La mia testa scatta verso la televisione, che sta raccontando di come una ragazza sconosciuta ha ucciso un suo amico ad una festa... E c'è la mia foto. Harold si congela e mi lascia il braccio.
Ann mi guarda sbalordita e dispiaciuta. “Pensavo che fossi una brava ragazza...”, dice. Corro torno al bancone imbestialita. “Mai io SONO una brava ragazza! E' stato tutto un incidente! Non è morto per colpa mia! Quel tizio non era nemmeno mio amico!”, mi viene da piangere per il nervosismo. Mi sembra di vedere negli occhi di Ann un barlume di fiducia.
“Va bene, io ti credo, ora scappa”, dice, indicando Harold che si rinfila il telefono nei pantaloni. Faccio appena in tempo a togliermi le scarpe e a fiondarmi fuori che una macchina della polizia è ferma davanti al bar e ho un poliziotto che mi rincorre. Merda, ma perchè i poliziotti devono correre così veloce?
“Ferma! Sei in arresto!”,mi urla correndo. Attiriamo inevitabilmente l'attenzione della gente per strada. Con non so quale forza, aumento la velocità. Corro giù per quella strada. Poi svolto a destra. Poi a sinistra e ancora a destra. Mi volto indietro e non vedo il poliziotto, forse l'ho seminato. Non mi fermo, però, voglio andare più avanti per essere sicura che nessuno mi segua. Poi all'entrata di un'altra strada una macchina nera blocca la mia corsa. Lo sportello si apre. “Entra!”, mi dice una voce stranamente familiare.
Faccio per correre dall'altra parte, ma delle braccia sbucano dallo sportello e mi tirano dentro.
Sbatto la testa contro lo sportello.
Buio.

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Capitolo 9
*** Saving me. ***


Saving Me.



“Secondo voi è ancora viva?”.
“Certo! Ma che domande fai?!”.
“Scusa, chiedevo...”.
“Poverina. Si sarà fatta male?”
“Non so, però ha un bel bernoccolo sulla testa”.
Uhh... Mio dio che mal di testa. Mi sforzo di aprire gli occhi, ma vedo solo delle figure sfocate. Non so dove sono. Non so con chi sono. I poliziotti mi hanno presa?
“Guardate, si sta svegliando!”. Un voce. La riconosco. Metto a fuoco la figura davanti a me, e mi trovo due occhi azzurri incollati ai miei. Spaventata scatto in avanti, e batto la testa contro quella sopra di me.
“Auch!”. Niall si massaggia la testa. Mi guardo intorno. Sono stata distesa sopra le gambe di Harry e Liam. Zayn e Louis sono seduti accanto a Niall.
“Ti piace proprio fare a testate, eh?”, chiede ridendo Harry.
“Scusate ma... Quando-Quando sono finita qui?”. Scendo dalle loro gambe emi fanno posto in mezzo a loro.
“Dei poliziotti ti stavano correndo dietro. Ti abbiamo salvata”, dice Zayn con un sorriso dolcissimo.
“Come avete fatto a trovarmi?”.
“Bhe.. Ti abbiamo rintracciata via satellite grazie al tuo cellulare. Se tu non lo avessi avuto con te, probabilmente ora saresti dietro le sbarre”, continua Louis.
Rimango un attimo in silenzio, poi scoppio a piangere.
“Ehi, su su, tranquilla. E' tutto finito”, dice Liam abbracciandomi. Niall mi si avvicina e mi asciuga il viso con la sua maglietta. Mi ricompongo, e solo in quel momento realizzo di essere stata distesa per non so quanto tempo con un vestito ormai inesistente sopra due ragazzi. Arrossisco, e cerco di tirarmi giù la gonna.
“Se avessimo voluto farti qualcosa, a quest'ora l'avremmo già fatto”, mi dice Harry sorridendo.
Sorrido anche io. “Non è che avreste dei vestiti da prestarmi?”, certo. Perché la gente si porta dei vestiti da donna sempre dietro.
“Bhe.. Veramente no, però qui vicino ci sono dei negozi. Possiamo fermarci e farci un salto”, dice Niall spostando Harry per sedersi vicino a me.
“Ok, grazie....”.
Stiamo in macchina cinque minuti. Ascolto i loro discorsi sui prossimi concerti, dell'ultima ragazza che ha provato a spogliare Zayn e di quella che ha lanciato a Louis un mazzo di carote. Poggio la testa sulla spalla di Niall, sono molto stanca. Poi ci fermiamo. Liam mi apre la porta e faccio per scendere, ma mi cede un ginocchio e cado.
“Cazzo!”, dice Liam facendomi rialzare. “Quanto tempo è che non mangi?”, mi chiede facendomi rientrare in macchina.
“Non ne ho idea...”.
“Ok, allora vado io, così oltre ai vestiti ti prendo anche qualcosa da mangiare. Qualche preferenza?”, mi chiede, mascherandosi tipo investigatore privato per cercare di passare inosservato il più possibile.
“Dei Jeans, una felpa e delle sneakers bastano”, dico, riappoggiandomi a Niall.
“Io mi riferivo al cibo, ma ok”, sorride, e chiude la portiera.
“Come mai il tuo vestito si è ristretto?”, chiede poi Harry.
“Era tutto strappato, così l'ho pareggiato strappandolo del tutto”.
“Ah...”, dice. Nonostante le mie gambe non siano quelle di una modella, Harry non fa che guardarle, finché Niall non gli da una spinta.
“Che vuoi?”, gli chiede il Riccio infastidito.
“Non la fissare così!”, dice Niall posandomi addosso il suo cappotto che mi copre completamente.
“Uffa...”, continua l'altro imbronciato, andandosi a sedere accanto a Louis che con un sorriso gli fa tornare il buon umore.
“Come sta il ragazzo?”, mi chiede poi Zayn.
“Quale ragazzo?”.
“Quello della festa. Quello per cui tutti ti cercano”.
“Non ne ho idea. Ma non sono stata io a drogarlo!”.
“Lo sappiamo. Noi ti crediamo”; dice, posandomi una mano sul ginocchio. Poi rientra Liam con due buste, una di H&M e l'altra di Mc Donalds.
“Scusa per il cibo, ma non ho trovato di meglio”, dice rientrando. Mi passa la busta e la apro, felice di vedere un Mc Chicken.
“Spero che ti piaccia”, continua lui.
“Si, va benissimo”. Mangio con foga tutto quello che c'è nella busta, sotto gli sguardi stupiti di tutti i ragazzi. Quando ho finito anche la Coca Cola tiro un sospiro di soddisfazione.
“Bene, ora cambiati”, dice Liam dandomi l'altra busta. Ne tiro fuori dei Jeans chiari, una felpa verde e delle sneakers nere. Mi tolgo le scarpe e inizio a tirare giù la zip del vestito.
“Che stai facendo?”, chiede Louis. “Ti vuoi cambiare in mezzo a noi??”.
“Si, mica mi violentate!”, dico ridendo.
“No no, fai pure...”, dice Harry malizioso.
“Ah! Esci su!”, dice Liam spingendo fuori Harry. Escono tutti e rimango da sola. Mi cambio velocemente, e sono veramente felice quando mi infilo la felpa morbidissima che mi farà dimenticare quell'odioso vestito. Riapro lo sportello e i ragazzi rientrano.
Niall mi guarda sorridendo. “Sei bellissima anche così”, dice. Credo di arrossire...
Harry dice all'autista di ripartire e di alzare il vetro di separazione.
“Dovrai rimanere con noi per un po di tempo”, dice poi Niall. “So che non sarà facile perché il nostro stile di vita è molto frenetico, ma finché non si saranno calmate le acque dovremmo fare così. Chiama pure la tua famiglia e i tuoi amici e spiegagli tutto, ma non lasciarci finché non te lo diciamo noi”.
“Ok... Quindi ora dove andiamo?”, chiedo poi.
“In albergo. Dato il tuo aspetto, ti presenteremo come una lontana cugina di Louis e ti chiamerai Beverly”.
“Beverly?”, che caspita di nome è Beverly?!.
“Si, non ti piace?”, mi domanda Niall.
“Non molto, ma non importa”.
“Il nome non è importante. Se non ti piace lo possiamo anche cambiare”.
“No no. Non importa. Vada per Beverly”.
“Bene. In albergo avrai una tua stanza. Le nostre circondano la tua, così in caso tu voglia qualcosa non devi fare altro che chiamarci”, continua a spiegarmi Zayn.
“Non sto mica morendo...”.
“E' per precauzione. Non si sa mai cosa può succedere”.
“Se lo dici tu...”.
Quindi, ricapitolando. Dovrò stare per non so quanto tempo con una delle band più amate del momento spacciandomi per la cugina di uno di loro. Tutte le ragazze del mondo mi odieranno perché starò sempre in loro compagnia. Bhe, dire che può andare...

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Capitolo 10
*** Friendship. ***


Friendship.



Tu tu. Tu tu. Dio, ma dov'è finita quella pazzoide??

Abbey! Oddio, ma dove sei finita? Avevi detto ad Ed che vi sareste sentiti!”, urla Gin al telefono.

Si, lo so, scusami. Comunque state tranquilli, sto bene. La prof che ha detto?”, chiedo.

E' disperata. E' convinta che tu sia innocente, ma non sa come aiutarti”.

Povera. Ascoltami ora. Voi tornate a casa, e mentre siete sul bus -non voglio che senta nessuno- di alla prof questo: sono a casa da un mio cugino che mi farà rimanere da lui finchè non sarà tutto finito. Ok?”.

Ok. Ma dove sei sul serio?”, chiede, ancora in ansia.

Per ora in una macchina, ma sto andando ad un albergo. Ah, Gin, da ora in poi tu e tutti gli altri mi conoscerete come Beverly”, dico, roteando gli occhi per il nome.

Beverly? Ma che nome è?”.

Lo so Gin, fa schifo, ma non è importante”. Liam mi fa cenno con la mano di chiudere la telefonata.

Scusami, ora però ti devo lasciare. Devo anche chiamare mia mamma. Salutami Ed”.

Aspetta! Ma con chi sei?”, chiede ancora mentre sto chiudendo.

Con Harry, Niall e gli altri. Ora devo andare sul serio. Ciao!”, dico, e mentre riattacco sento Gin che urla qualcosa tipo 'ommiddio sei con gli one direction!...”.

Mi passo una mano tra i capelli. Sono sporchissimi. Non vedo l'ora di arrivare all'hotel per lavarmi. E' sera tardi. Harry dorme sulla spalla di Louis, appoggiato al finestrino. Niall è seduto accanto a me, ed è stranamente sveglissimo. Invece Liam e Zayn iniziano a dare i primi segni di cedimento.

Quanto manca?”, chiedo sotto voce a Niall.

Poco. Giriamo l'angolo e siamo arrivati”, dice sorridendo. “Non dovevi chiamare tua madre?”, chiede poi.

Si, lo farò quando saremo arrivati. Senti, ma perchè fanno tutto sto casino per questa faccenda? Insomma, è normale che i ragazzi si droghino alle feste, no?”, chiedo io.

Si, ma è illegale, e ci sono stati parecchi casi di morte precoce per queste cose. Quindi stanno cercando di prendere le persone che spacciano droga o che drogano gli altri”, mi spiega Niall serio.

E pensano che io sia una di queste persone?”, chiedo preoccupata, stringendo i pugni sulle ginocchia.

Eh, purtroppo si. Ma vedrai che tutto si sistemerà”, dice, posando una mano sulla mia.

Poi guarda fuori dal finestrino e sorride. “Li svegli tu o io?”, chiede, indicando Harry e Louis.

Tu!”, rispondo.

Si sporge verso i due, picchiettandoli entrambi su una guancia finchè non aprono gli occhi. Io do una scrollata a Liam, che fa lo stesso a Zayn. Dopo poco ci fermiamo. I ragazzi si mettono a cerchio dietro di me facendomi da scudo, nemmeno fossi la regina. Poi entriamo nell'albergo.

E' un posto bellissimo, si vede che è molto costoso, e sicuramente ci alloggeranno un sacco di persone famose. Vedo Louis che parla con la ragazza dietro il banco della reception. Lei sorride e le porge una chiave. Lui torna verso di noi e mi porge la chiave.

Ecco. Questa è la chiave della tua stanza. E' tra la mia e quella di Niall, rispettivamente a destra e a sinistra. Spero che ti rilassi, Beverly”, dice poi Zayn, facendomi l'occhiolino.

Saliamo tutti insieme fino al quinto piano dove ci sono le nostre stanze. Entro nella mia e rimango esterrefatta. Le pareto sono bianchissime, con dei decori floreali color oro e rosa, molto sofisticati. Il letto è a due piazze, con un baldacchino di legno scuro che fa contrasto con le pareti. La coperta, i cuscini e il resto invece sono sui toni del rosa.

Mi butto sul letto a pancia in giù. Vorrei che tutto questo finisse. Certo, mi fa piacere stare in compagnia di Niall e gli altri, ma voglio tornare a casa. Voglio dormire nella mia stanza, sul mio letto pieno di peluches, mentre mia mamma cucina, mentre mio fratello guarda la tv e mio padre legge il giornale... Già, li dovevo chiamare.

Tiro fuori il telefono dalla tasca della felpa e faccio il numero di casa. Squilla qualche secondo, poi un uomo risponde.

Pronto?”.

Ciao Papà”, dico.

Abbey! Tesoro!! E' Abbey! Abbey, piccola mia, come stai? Qui siamo tutti in pensiero per te! Ma siamo sicuri che tu non centri nulla con tutto quello che è successo!”, dice, tutto d'un fiato.

Grazie papà. Ora puoi passarmi la mamma per favore?”, chiedo.

Certo amore mio”, dice.

Abbey! Come stai? Tutto a posto? Dove sei adesso? E sei da sola?”, domanda anche lei restando senza fiato.

Sto bene mamma. Si, tutto bene. Sono in un albergo e non sono sola. Tranquilla”.

Amore mio, come hai fatto a cacciarti in questo guaio?”.

Non lo so mamma, non lo so... Ma ora sono con Niall e gli altri che mi aiuteranno a uscira da questo casino?”.

E chi sarebbero 'Niall e gli altri' ?”, domanda insospettita.

Gli One Direction. So che ti sembra assurdo, ma tutto 'sto casino è successo alla festa del loro concerto, quindi hanno deciso di aiutarmi”.

Attimo di silenzio. “Non ci credo”; dice poi.

Oh, grazie mamma! Così si che sei d'aiuto!”. Non la sopporto quando fa così. Sa perfettamente chi sono gli One Direction, solo che si ricorda solo di Louis perchè s'è presa una cotta per lui.

Aspetta”, dico. Esco di camera e busso alla porta alla mia destra. Louis, senza maglia, mi apre, aspettando che dica qualcosa.

E' mia madre”, gli porgo il telefono. “Vuole parlare con te”.

Lou prende il telefono un po titubante, poi si chiude la porta dietro le spalle. Sento solo un 'pronto? Sono Louis', poi più niente. Decido di andare da Niall. Busso, e mi apre la porta anche lui mezzo svestito, con il viso arrossato.

Qualche problema?”, mi chiede, lanciando un fazzoletto nel cestino vicino alla porta.

No, voglio compagnia”, dico, guardandomi intorno. Camera sua è uguale alla mia, tranne che per le coperte del letto che sono color albicocca.

Che stavi facendo?”, gli chiedo, sedendomi sul letto.

Io? Bhe, niente...”, dice, arrossendo. 'Sto ragazzo è strano. “Ti-Ti va di vedere un film?”, chiede poi.

Certo! Ho proprio bisogno di distrarmi. Cosa mi proponi?”, chiedo, togliendomi le scarpe e sistemandomi meglio sul letto.

Che ne dici di 'Dark Shadows' di Tim Burton?”, sventola il cd sorridendo.

Certo! Adoro quel film!”; sorrido. Lui infila il film nel lettore dvd, accende la televisione e fa partire il film. Si siede vicino a me iniziamo a guardarlo.

Non riesco a guardare tutto il film, anzi, in realtà non vedo nemmeno l'inizio. Dopo l'introduzione mi si iniziano a chiudere gli occhi, e crollo dopo poco.

 

 

 

Angolo dell'autore.

Scusatemi, chiedo umilmente perdono per questa assenza infinita. Ma non avevo mai ne tempo ne voglia ne fantasia per scrivere.

Ora che siamo in vacanza però cercherò di aggiornare più frequentemente! *^*

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e che mi lasciate una recensione.

A presto!

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Capitolo 11
*** Welcome, Beverly. ***


Welcome, Beverly.


Sono in bellissimo prato verde, seduta in mezzo ai fiori. Seduta accanto a me c'è Gin che sorride, e un po più in la Ed. Sembrano entrambi felici. Mentre li osservo, qualcuno mi tocca la spalla. E' Niall che mi porge la mano sorridendo.

Camminiamo, in silenzio. Ogni tanto mi guarda sorridendo. A un tratto si china, raccoglie un fiore e me lo porge. Quando lo sto per prendere, cadono tutti i petali. Il cielo diventa improvvisamente scuro, tira vento. Ed e Gin se ne stanno andando. Camminano con la testa china. Dove erano seduti, appare il ragazzo che “ho quasi ucciso” in discoteca. Mi guarda senza espressione. “Abbey... Abbey...”. Qualcuno mi chiama, ma non c'è nessuno tranne me, il ragazzo che però è in silenzio e Niall. Niall. Niall non c'è più. E' sparito nel nulla! Comincio a gridare, ma la mia voce non esce. Mi viene da piangere. “Abbey... Abbey...”. La voce continua a chiamarmi, si sta avvicinando. Il cielo si scurisce ancora si chiude su di me, mi schiaccia contro il prato che ora è arido. “Abbey... Abbey...”.

Abbey! Svegliati!”. Mi sveglio di soprassalto. Realizzo che è stato un sogno quando vedo che sono ancora in camera di Niall. Respiro profondamente.

Tutto bene?”, mi domanda lui.

Si si. Ho solo fatto un incubo”.

Ah... Perchè sembravi davvero sconvolta mentre dormivi”, sorride.

Sorrido anche io e torno in camera mia. Sul letto trovo due buste, una scatola rotonda e una rettangolare.

Già sveglia?”, mi chiede Louis accanto alla porta.

Si...”. Mi ricordo solo in quel momento di averlo lasciato al telefono con mia madre prima di addormentarmi. “Louis, che hai detto a mia madre ieri sera?”

Ah, tua madre è veramente una donna simpatica. Comunque le ho spiegato come stava la situazione, si è fidata”. Bene, almeno questa era sistemata.

Ok... E, senti, questa roba perchè è qui?”, chiedo, indicando le cose sul mio letto.

Per il tuo travestimento!”, dice Zayn raggiante, entrando in camera mia e spingendoci dentro anche Louis.

Come 'travestimento' ?”, chiedo stupita.

Ti stanno cercando Abbey”, si siede. “Non possiamo rischiare che tu venga punita per qualcosa che non hai fatto”, mi spiega Zayn.

Apro le buste, dove trovo dei vestiti molto carini. Nella scatola rettangolare ci sono delle scarpe nere lucide, con un taglio molto maschile, e nella scatola tonda... Una parrucca.

Nel frattempo arrivano anche Niall, Liam e Harry. Ora camera mia è un po affollata. Harry chiude la porta a chiave.

Cosa ci dovrei fare con questa?”, chiedo, sollevando la parrucca.

Te la metti, Beverly!”, dice Harry facendomi l'occhiolino.

Non dovevo essere una cugina di Louis?”, domando ancora.

Si, infatti! Qual'è il problema?”, mi chiede Niall, sedendosi sul bordo del letto.

Ehm, non lo so”, dico sarcastica. “Louis, hai qualche parente che ha i capelli rosso fuoco ricci per caso?”.

Louis sgrana gli occhi e scuote la testa.

Ecco qual'è il problema!”, dico, infilandola in testa a Niall. “Tanto per cominciare Louis è moro, ed è difficile che abbia una cugina rossa, o meglio, rossa fuoco. Non vanno bene così i miei capelli?”.

Si guardarono tra loro, per poi fissare i mie capelli.

In effetti potremmo anche lasciarli così...”, commenta Liam.

Si, ma che ci facciamo con una parrucca?”, chiede poi Harry, prendendo la parrucca dalla testa di Niall. “Mettila. Che ti costa? Sarai ancora più irriconoscibile!”. In effetti aveva ragione. Mi rigiro quella cosa pelosa tra le mani.

Ok.. Aspettate un attimo”.

Vado in bagno. Cerco di sistemarmi i capelli in modo che entrino in quell'affare -ne ho veramente tanti- e la infilo. Un ricciolo mi cade sulla fronte. Direi che mi sta veramente bene il rosso. Quando esco, i ragazzi si voltano a guardarmi.

Stai davvero bene!”, mi dice Liam contendo, avvicinandosi.

E' vero! Sembrano veri!”, continua Harry.

E' quello lo scopo delle parrucche, genio!”, gli risponde Louis, dandogli un buffetto sulla testa.

Liam mi accarezza i 'capelli' estasiato.

Ne vuoi una anche tu?”, gli chiede Zayn.

Si! Ti prego Zay, compramela!”, risponde saltellando.

Secondo me te ne starebbe una bene... Di quel colore!”, dico, indicando un cusino verde smeraldo sulla sedia.

Liam prende il cuscino e se lo posa i testa, facendo una faccia strana e sfilando su e giù per la mia stanza.

Ha ragione Leeyum! Ti dona davvero il verde!”, dice Niall.

Ci facciamo tutti una risata.

Dai, ora lasciamo che si prepari”, dice Louis. “Scegli pure i vestiti che vuoi. Noi intanto facciamo qualche telefonata per avvisare che mia cugina è arrivata per passare un po di tempo con me”.

E anche una chiamata a una pizzeria a domicilio!”, dice Niall uscendo.

Ottima idea Biondo!”, continua Liam sorridendo.

Vieni pure da me quando sei pronta. Ah, tra un paio d'ore lasciamo l'hotel, quindi vedi di preparare le tue cose”.

Louis esce chiudendo la porta, e rimango sola con quei vestiti e la parrucca. Mi guardo di nuovo allo specchio. Il rosso mi dona veramente tanto!

 

 

* * *

 

11.00

 

Toc toc.

Niall apre la porta e rimane un attimo a guardarmi.

Come mai sei venuta da me?”, chiede.

Volevo sapere che ne pensavi prima di andare da Louis per lasciare l'albergo...”, dico sorridendo.

Non sembri nemmeno tu”, dice avvicinandosi. Mi sposta un ricciolo dal viso. “Ma sei comunque bella”, sorride.

Grazie”.

In effetti ha ragione. Sembro proprio un'altra persona. Con quei capelli i miei occhi sembrano più. chiari. I pantaloni grigi e neri damascati fanno molto 'principessa dark' e la camicia leggera verde scura accentua questa immagine. Non mi dispiace affatto questo stile, anche se è molto diverso dal mio. E poi queste scarpe mi fanno impazzire!

Allora sei pronta per andare? Ci sarà un po di folla”, dice Niall, chiudendo la porta di camera mia.

Si, pronta”.

Senti, ma come mia ti sei messa questi vestiti e non gli altri?”, chiede poi.

Gli latri erano carini, ma sembravo una bimba di 10 anni!”, rido.

Prima che si possa bussare, Louis apre la porta ed esce da camera sua. Mi guarda velocemente. “Stai benissimo”, dice, “Ora però dobbiamo andare”.

Liam, Harry e Zayn ci raggiungono in ascensore. Mentre scendiamo, Louis mi da gli ultimi avvertimenti.

Allora, ovviamente ti rendi conto che qua fuori ci saranno un sacco di fan urlanti che ucciderebbero pur di avvicinarsi a noi”.

Davvero?”, chiedo.

Oh si”, mi risponde Zayn. “Ce ne sono ovunque, e ci seguono ovunque”.

La cosa fa un po paura...

Vero”, riprende Lou. “Non ti conoscono, e non sappiamo come potrebbero reagire alla vista di una ragazza della loro stessa età con noi, quindi stacci più vicina possibile. Harry, tu sta vicino a lei. Io starò dietro, mentre Liam davanti e Niall a lato”.

Ehi ehi, fermi un attimo”, dico. I ragazzi mi guardano in silenzio. “Perchè tutta questa protezione? Non saranno mica così pericolose come mi state facendo capire, vero?”.

Pericolose non è la parola giusta”, dice Niall. “Direi più pazze. E visto che ormai tutto il mondo ti ha visto in televisione come quella che avvelena un amico in discoteca, meglio che ci stai vicina”, conclude.

Ok...”.

L'ascensore si ferma, e si aprono le porte.

Bene”, dice Louis, “Ci siamo”.

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