laryon efp
Una
piccola premessa prima della lettura: si tratta di un esperimento
personale che porterò avanti sia che piaccia oppure no, lo
sto
pubblicando qui soltanto perchè ci tengo a condividerlo con
voi al fine
di avere delle opinioni - positive o negative non ha importanza - che
mi aiutino a capire cosa può essere migliorato :=)
Nei limiti del possibile ho cercato di inventare tutto io, anche se di
sicuro ci saranno degli elementi comuni ai fantasy: purtroppo ci sono
degli enigmi che risolverò molto più avanti
perciò vi avviso di questi
già da ora^^ Ringrazio sentitamente chi vorrà
spendere un po' del suo
tempo per farmi avere un'opinione; mille grazie anche ai miei amici di
FB che hanno contribuito ad aiutarmi coi loro consigli/incoraggiamenti
e tutto quanto. Questa storia è dedicata anche a loro.
Posterò dei
disegni più avanti che mi sono stati fatti da Ikumi e che
ringrazio di cuore
Copyright - l'autrice
è la sola
detentrice di tutto ciò che leggerete, dalla storia ai
personaggi, alle
varie invenzioni e tutto. Non copiare in alcun modo: morde, e molto
forte.
Laryon,
il Regno delle Tre Punte
Laryon
Tales
Libro primo:
verso Punta Nord, alla ricerca degli antichi Dei.
Capitolo Primo.
Prologo.
Anno 5555 dell'epoca degli Dei.
Castello
delle Divinità, penisola degli Dei.
Esiste
un posto dove le divinità possono essere uomini: la penisola
degli Dei,
dove l'umanità finisce e in cui incontra la conoscenza
superiore e la
assorbe per farla diventare parte di sè. Ed è in
quel posto che siamo
diretti, nello stesso luogo in cui la nostra natura ci sarà
finalmente
chiara: il Ponte dell'Inferno è l'unico spazio in cui gli
uomini
possono proteggere ciò che li ha resi tanto forti da
affrontare tutti i
pericoli per raggiungerlo. L'ultimo baluardo che permette agli Dei di
capirci e sostenerci: non più Dio e umano ma una mente sola,
con un
cuore e un obiettivo unico. Cosa ci sia oltre non ci è dato
saperlo, ma
il giorno in cui lo raggiungeremo tu sarai al mio fianco e finalmente
mi capirai.
- Kyosuke, leader of
Crystal Forest and Mind Master -
"Ho
detto no! Non possiamo ucciderlo, mi rifiuto di appoggiare questa
proposta!"
La
donna si alzò in piedi, brandendo il suo scettro d'alabastro
nero, la furia che l'avvolgeva: indossava una lunga veste d'argento
impreziosita da decorazioni nere che simboleggiavano la Morte. Era
alta, biondissima, con occhi neri e pelle diafana: il corpo era
perfetto, e sulla testa portava un diadema nero che brillava di luce
propria. Natasha, la Dea della Morte e della magia nera, era
irresistibile agli occhi di chiunque: del resto la Morte doveva
apparire come un premio agognato, un desiderio impossibile da
soddisfare. Il riposo eterno, oppure una continua dannazione. Agli
umani Natasha piaceva molto, e anche lei li adorava dal momento che
erano loro che chiamava a sè. Un sospiro si levò
dall'altro lato della sala.
"Sorella,
Sabino ha già abusato della nostra pazienza: la tua
richiesta è
stata accolta in precedenza e forse non avremmo dovuto farlo. Ora non
possiamo chiudere nuovamente gli occhi e lasciare che Laryon venga
distrutto per la sua follia vendicativa, non dobbiamo renderci
complici di un massacro e lasciare che gli umani ci credano ipocriti
e si sentano traditi e abbandonati da noi. Non li senti, vero, i loro
appelli disperati? Permettere a Sabino di vivere è come
sacrificare
tutti loro. Preferisco uccidere lui, non chi è privo di
colpe. Molti
miei valorosi Arcieri sono già periti a causa sua, non
sopporterò
altri affronti. Io dico di ucciderlo, il più
presto possibile."
La
voce di Umildur era profonda e radicata: il Dio della Natura sedeva
sul suo trono fatto di tronchi d'albero e piante rampicanti di un
verde splendente, e non aveva esitato a rispondere alla sorella
furiosa. Era vestito come uno dei suoi amati Arcieri – con
un'armatura fatta di muschio e legno di quercia lavorato, e un arco
di antica forgia nella mano destra -, e tutti lo guardavano male per
questo. A Umildur non interessava presentarsi in maniera formale, lui
viveva in mezzo a ciò che proteggeva, ne aveva persino una
vaga
somiglianza: alto, robusto, aveva lunghi capelli rossi in disordine,
con la fronte lasciata libera grazie a una fascia verde che teneva i
ciuffi ribelli a bada. I suoi occhi erano neri e profondi, e sul
mento aveva una barba poco folta, molto simile a un pizzetto.
Dei
fratelli era quello con l'aspetto più selvaggio: in questo
gareggiava con lui Thormund, costantemente armato di spada ed egida,
mentre Balanthar era fin troppo etereo per sembrare reale con
l'aspetto da eterno ragazzino, esattamente come i suoi amati spiriti.
E poi c'erano le sorelle: Natasha, la maggiore, era la più
bella, ma
anche Dorota e Seala avevano il loro fascino. Una volta lui e Dorota
avevano avuto una relazione incestuosa, e di tanto in tanto si
incontravano per uno o più motivi innocenti, ma non
l'avevano mai
resa pubblica. Per loro che erano Dei, l'incesto non era reato,
tuttavia dovevano dare l'esempio agli uomini.
Seala,
la maga che dominava gli elementi e la magia arcana della mente, era
relativamente bassa e vestita di un'armatura color arcobaleno: i
capelli erano raccolti in tre trecce ed erano di un azzurro intenso,
proprio come i suoi occhi. Per quanto molti la potessero credere
simile a una principessina viziata, la Dea era tutt'altro che legata
alle convinzioni e aveva l'aspetto di una donna saggia ed esperta.
Ora sedeva tranquilla sul suo trono di ghiaccio – l'elemento
che
più la rappresentava tra tutti – mentre loro
dibattevano, lo
sguardo acuto e l'espressione attenta sul volto. L'attenzione di
Umildur si spostò sull'altra sorella e ammirò
l'aggraziato profilo
di Dorota, che si era appena alzata a sua volta per parlare: sapeva
già cosa avrebbe detto, tra loro non c'erano segreti.
"Sono
d'accordo, siamo stati fin troppo clementi. Anche i miei Cerusici
hanno perso la vita, oppure sono stati resi schiavi: Sabino ci ha
già
traditi e catturarlo non è stato facile: io e Umildur forse
abbiamo
commesso un errore nel non riferirvi che lo stavamo controllando, ma
alla luce di ciò che è accaduto stanotte sono
sicura che abbiamo
preso la decisione giusta. Thormund, Seala e Balanthar, voi che cosa
pensate?"
Dorota,
la Dea della Guarigione che aveva serici capelli neri e una veste
dorata lunga fino ai piedi, si appellò agli altri fratelli:
era
importante avere un'idea delle loro opinioni e temeva che Natasha
sarebbe rimasta delusa. Dopotutto era consapevole di avere agito
scorrettamente rivolgendosi al fratello, ma se c'era qualcuno di cui
si poteva fidare senza riserve, quello era proprio Umildur: di solito
il protettore degli Arcieri tendeva a prendere le distanze e si
manteneva neutrale, lasciando che le lotte per il potere interno
avvenissero tra Natasha, Thormund e lei. Invece per una volta tutto
era andato diversamente, tanto che si era sorpresa quando Umildur
aveva accettato di aiutarla, controllando Sabino e ciò che
combinava
nel mondo degli umani.
"Proprio
tu, sorellina, vuoi graziarlo? Non vedi come ti ha usato?"
La
voce delicata di Balanthar era una frecciata diretta al cuore di
Natasha: lei, che era la più grande tra loro – e
che aveva
ottenuto quindi il diritto di regnare sulla Morte – era da
sempre
stata molto legata a Sabino, molto più che a tutti loro. Lo
aveva
cresciuto come una madre e tutti sapevano che il tradimento le dava
molto fastidio; Balanthar pareva uno spirito a sua volta, tuttavia in
quel momento era più pratico che mai. La sua veste nera era
quasi
spettrale ed era privo di capelli. Sabino
aveva sfruttato l'affetto che la sorella maggiore aveva per lui, e
aveva quasi ucciso tutti loro. Lui era stato tra coloro che avevano
insistito per dare una seconda chance al fratello minore, reo di
avere tentato di impadronirsi delle loro anime per distruggerli. E
non avrebbe più commesso lo stesso errore.
"Sabino non merita più la nostra fiducia: pensavamo che
togliergli lo status divino e renderlo umano fosse sufficiente, invece
ha schiavizzato Laryon e ridotto a terra morta il regno che avrebbe
dovuto proteggere. Un re fa questo... Propongo di ucciderlo e relegarlo
nei meandri più oscuri del regno degli Spiriti,
così Balanthar lo terrà d'occhio facilmente."
Seala aveva una voce dolce e armoniosa persino quando parlava di
spargere sangue: gli sguardi di tutti si spostarono su Balanthar, che
annuì annoiato. Umildur sapeva che Seala era estremamente
saggia, infatti lo stava mostrando nuovamente: limitarsi a uccidere il
fratello sarebbe stato inutile, probabilmente Natasha si sarebbe
lasciata intenerire nuovamente, liberandolo e portandolo in vita.
Balanthar era più distaccato, e ciò lo rendeva
adatto.
"D'accordo.
Ma lo ucciderò io: non dimenticherà mai questo
giorno, ve lo giuro!
Credevo che Laryon significasse qualcosa per lui, invece... fratelli
e sorelle, incontriamoci alla sua prigione tra due ore esatte!"
Natasha, vistasi sconfitta, accettò la decisione pur ponendo
i propri veti: si separarono tutti, dandosi appuntamento nei
sotterranei del loro palazzo, dove Umildur e Dorota avevano incatenato
il traditore in attesa del loro giudizio.
Rimasta
sola nella propria principesca stanza, la Dea della Morte si
sentì
inutile: sapeva quanto i fratelli avessero ragione e non dubitava
della saggezza di quella decisione, eppure non poteva evitare di
odiarli. Tutti. Aveva sperato che Umildur, dichiaratosi neutrale
nella loro prima decisione avvenuta alcuni anni prima, lasciasse
anche questa volta la decisione agli altri... invece no. Non riusciva
a capirlo, non gli era mai importato nulla dei suoi stupidi Arcieri,
ed ecco che di colpo decideva di prendere una posizione bellicosa;
Natasha si sedette sul letto, chiedendosi se non avesse fatto meglio
a colpire a tradimento i fratelli, liberare Sabino e dominare sul
mondo assieme a lui senza ulteriori spargimenti di sangue.
'Chi
voglio prendere in giro? Hanno ragione, se si fosse trattato di un
altro di loro – chiunque – lo avrei già
giustiziato.'
Le
seccava dover ammettere quelle parole, ma si era veramente lasciata
irretire dal suo fratellino; lei, la prima dell'era degli Dei, aveva
sempre voluto bene al più piccolo, complice il fatto che la
madre
era morta subito dopo. Sabino era stato un bambino adorabile, che si
era trasformato in un affascinante giovane Dio: quando era giunto il
momento di spartire i domini ai fratelli e alle sorelle, Natasha
aveva lasciato per lui la parte migliore. Il Cielo. La volta celeste
che dava poteri praticamente illimitati, che dominava sul giorno e
sulla notte, e che poteva spazzare via tutto se fosse crollato; per
sè aveva preso la Morte, da sempre affascinata dal potere di
poter
spezzare la vita a chi non la meritava, oppure offrendola come
compenso agli eroi. Le piacevano i guerrieri, di qualunque genere, e
spesso li premiava con una notte d'amore indimenticabiliìe,
uomini o
donne che fossero: li lasciava nell'illusione di poterla domare,
senza sapere che in realtà la mattina successiva non
avrebbero
respirato mai più. Poi resuscitava i loro corpi, tenendoli
come suoi
schiavi eterni, tutto perchè li adorava. Natasha non si
sarebbe mai
privata del piacere che le davano, né avrebbe smesso di
cercare la
compagnia dei loro ultimi momenti; era qualcosa che andava al di la
di qualunque appagamento fisico, era la certezza di aver compiuto
fino a fondo il suo dovere. Li amava come se fossero anche loro suoi
fratelli, e tutti sapevano quanto Natasha fosse legata alla famiglia.
Ma
più di tutti sapeva che era Sabino il suo preferito, che un
tempo
aveva persino allattato personalmente perchè era la sola a
poterlo
fare; un tempo aveva anche accarezzato l'idea di lasciare che si
prendesse anche il suo corpo, ma l'idea di infangare un rapporto
tanto puro l'aveva sempre spaventata.
Eppure
– come avevano detto gli altri – si era lasciata
usare: Sabino
era cambiato senza che nessuno se ne accorgesse, indossando una
maschera mentre complottava di assassinarli, lei compresa. Aveva i
brividi. Ricordava ancora la notte in cui Dorota era venuta da lei,
accompagnata da Seala, implorandola di fare qualcosa: il Dio del
Cielo era stato scoperto dalle due sorelle mentre metteva a punto
alcuni esperimenti oscuri ed era fuggito.
Temporaneamente:
Sabino, per quanto intelligente e scaltro, era stato trattenuto da
Balanthar, incontrato casualmente durante la fuga e il ritardo gli
era costato tutto. Natasha ricordava le lacrime amare versate quando,
dopo aver privato il fratello del suo potere divino rendendolo umano,
si era trovata sola: adesso era solo una conferma, il vero colpo lo
aveva ricevuto tanto tempo prima.
Raggiunse
i sotterranei: Sabino era controllato personalmente da Dorota,
Balanthar e Thormund mentre Umildur, nella sua forma animale di
possente tigre nera, sembrava del tutto indifferente alla scena anche
se i suoi occhi dorati non si perdevano nessun movimento. Sabino era
rannicchiato in posizione fetale e Natasha notò come fosse
invecchiato da quando l'aura divina lo aveva abbandonato: il bel
giovane dai lunghi capelli biondi, gli occhi neri e lo sguardo etereo
di un Angelo non c'era più, l'uomo che era stato catturato
era
vecchio e dall'aspetto repellente. Molte cicatrici ricoprivano il
corpo nudo e perdeva molte ciocche di capelli ormai bianchi.
In
cinquantacinque anni era davvero diverso da loro: gli Dei
dimostravano svariate età, ma durante gli anni umani il
processo di
invecchiamento era così lento che dopo ben 5555 anni, solo
Thormund
ne dimostrava circa quaranta. Anche Umildur, per quanto di aspetto
selvatico, poteva essere scambiato per un aitante trentenne... poi
loro sorelle ne dimostravano a malapena venticinque. Balanthar era
talmente etereo che pareva fatto d'aria e più che vecchio,
sembrava
antico.
Ma
Sabino era davvero diverso e Natasha lo riconobbe solo dagli occhi:
era il solito sguardo che le rivolgeva, quello da cucciolo che era in
grado di piegarla in ogni modo. Di quella notte gli Dei ricordarono
solo la promessa del loro fratello ormai definitivamente rinnegato:
pagherete.
Soprattutto tu, sorella!
L'alba
seguente fu rossa. La morte di Sabino fu annunciata agli umani da
Dorota, apparsa in un'illuminazione angelica agli occhi di tutti gli
abitanti di Laryon: quella notte vennero sollevati molti calici di
vino e succo d'uva, un potente concentrato alcolico particolarmente
apprezzato durante le feste e dai Cerusici per via dei suoi poteri
curativi. La leggenda racconta che nessuno degli Dei scese nel mondo
degli umani, troppo sconvolti da ciò che erano stati
costretti a
fare.
Altri,
invece, sostenevano che si fossero dati ai festeggiamenti a loro
volta e che avessero coronato il tutto accoppiandosi con molti umani;
voci differente, più vaghe e incerte, davano per certo che
l'uccisione di Sabino li avesse spiritualmente resi vulnerabili.
Due
fatti concreti sono giunti ai giorni più recenti, avallati
da molte
testimonianze: il primo fu che Sahila, la celebre donna guerriera che
Sabino si era scelto come guardia del corpo e compagna di letto, era
stata benedetta dagli Dei. Fonti precise e accurate raccontano come
Natasha, per quanto distrutta dal dolore di aver dovuto punire un
fratello, abbia impedito che la Morte si appropriasse di una
guerriera tanto fedele quanto coraggiosa da rivoltarsi contro il re a
cui aveva giurato fedeltà e ucciderlo in nome della pace di
Laryon.
Il contraccolpo – dovuto al latente potere divino rimasto in
Sabino
– aveva fatto a brandelli il giovane corpo della temeraria
guerriera, tuttavia il suo spirito era stato salvato da Balanthar e
sottoposto alla benedizione di tutti gli Dei. Numerosi templi sorsero
nel corso dei millenni in onore di una guerriera giusta e coraggiosa,
ma il più importante era stato costruito nei giardini
interni del
palazzo reale, nell'esatto punto in cui la spada di Sahila aveva
trafitto il corpo mortale del re traditore. Gli Dei avevano voluto
che esistesse una prova vivente del vero spirito di un guerriero di
Laryon da tramandare alle future generazioni di umani.
La
seconda certezza fu la nomina, da parte del Consiglio del Re, di
Thomas – il fedele consigliere – a re: l'uomo,
già sposato e
padre di molti figli, generò quindi una successione duratura
a
Laryon e rendendo giustizia al regno. La storia racconta delle sue
numerose opere per iniziare a tracciare la via della pace: nei
millenni successivi, infatti, Laryon si fece conoscere come terra non
amante della belligeranza e adatta a chi desiderava la pace. Non
somigliava per nulla a luoghi lontani come l'isola della Bellezza
–
la cui stessa esistenza si basava su un fiorente commercio dell'oro e
dell'argento, e dove i poveri più disagiati potevano
possedere
alcune minuscole pepite -, oppure come posti inospitali come il
Deserto Rosso e Punta Nord – in cui vivere era impossibile -,
oppure a Punta Est
e Ovest che divideva ben due regni perennemente in lotta.
C'era
un'altra voce non confermata: prima dell'uccisione di Sabino, Laryon
era un regno almeno mille volte più vasto. Si vociferava che
la sua
furia, esplosa al momento della morte, avesse raso al suolo parecchi
chilometri, facendo estinguere la natura, le popolazioni e riducendo
il reame a un cumulo di terre ben inferiore rispetto all'opera
originale degli Dei. Ora aveva una curiosa forma a triangolo, ed era
diventato molto meno ospitale: definito ormai Regno delle Tre Punte,
si dice che a Punta Nord si trovi il più pericoloso dei
luoghi di
Laryon, in cui ghiacciai oscuri hanno condotto la popolazione alla
morte o all'isolamento, mentre Punta Est e Punta Ovest, per quanto
cambiate dopo il cataclisma, si facevano la guerra da millenni e le
due razze di umani tendevano a evitarsi pur di non versare
continuamente sangue. La sola cartina in grado di confermare o
smentire questa voce pareva trovarsi a palazzo, custodita in un luogo
chiuso a chiave da secoli a cui neppure i re avevano accesso.
Nel
corso dei millenni gli Dei cominciarono a mostrarsi sempre meno,
convincendo inavvertitamente gli umani della loro morte: di tanto in
tanto spuntavano alcuni eroi che giuravano di averli visti, oppure di
avvertire la loro presenza. Le voci sostenevano che, deboli e ormai
sconfitti, la loro era fosse giunta al termine e si fossero ritirati
nella penisola degli Dei, un luogo mai visitato dagli uomini e che si
poteva raggiungere attraversando i territori nefasti di Punta Nord,
legato a Laryon dal terribile Ponte dell'Inferno che si diceva essere
l'antro stesso della morte A
memoria d'uomo nessuno era riuscito a compiere tale impresa: nel
corso dei millenni molti furono i temerari guerrieri che avevano
cercato di aprirsi un varco, facendo perdere le loro tracce: i
più
non riuscivano ad arrivare neanche nelle vicinanze dei ghiacciai,
smarrendo la via e vagando per anni sino a morire. Girano voci
secondo cui re Wallace, un potente e rispettato Arciere, si fosse
avviato in quella direzione, anche se nel corso dei secoli ci furono
molte smentite: dopo aver lasciato il trono al figlio, venne visto
addentrarsi nella Foresta di Cristallo, sparendo definitivamente.
In
tempi più recenti fu il padre dell'attuale re Edmund a
tentare, ma i
suoi resti furono trovati da alcuni perlustratori avventurosi che
dichiararono come l'uomo fosse stato sbaranato da terribili animali
mai visti prima.
In
verità re Edmund era riuscito ad arrivare a Punta Nord ben
due volte, portando con
sé un cerusico esperto come conferma, ma le voci sostenevano
che si
fosse semplicemente addentrato e dunque non l'aveva attraversato
completamente.
Anche
grazie a tutte queste voci, gli uomini considerarono defunti gli Dei:
non era possibile, secondo il loro pensiero, che potessero
soggiornare ancora oltre quel luogo nefasto e li avessero
abbandonati, costringendoli a patire mille inferni nel tentativo di
raggiungerli.
Cuore della Stella.
Capitale di Laryon, sede del potere di re Edmund.
Anno
11110 dell'era degli Dei.
"Vostra Maestà, devo ringraziarvi
sentitamente per aver accettato di ricevermi: non mi sarei mai sognato
di disturbarvi se non si fosse trattato di unavquestione seria. Come
promesso, vi ho portato la mia Kirsi, la mia figlia femmina, sperando
che possa essere degna della vostra attenzione. Quest'inverno
è stato il suo sedicesimo ed è pronta per una
relazione importante avendo raggiunto la maggiore età."
La
sala delle udienze era la meno sfarzosa di tutto il castello:
nonostante la presenza del trono di re Edmund – in oro con
intarsi
argentati -, la stanza era molto simile a quella del tribunale
diretto da mastro Santos, l'ambiguo giudice che agiva per conto del
sovrano in persona. Vi era uno scranno poco distante dal re, su cui
sedeva il famoso magistrato ricoperto da una lunga veste nera con
cappuccio, da cui uscivano alcuni filamenti grigi, parte della chioma
che l'uomo possedeva. I suoi occhi scrutavano avidamente la giovane
fanciulla, senza lasciarsi sfuggire un dettaglio.
Re
Edmund era salito al potere quasi quarantacinque anni prima, quando
correva l'anno 11065 del calendario dell'era degli Dei, ormai
scomparsi da tempo secondo le credenze popolari: a dodici anni era
succeduto a re Connor, il suo valente padre, morto durante il viaggio
verso Punta Nord, la patria dei feroci e inospitali ghiacci. Connor
era stato un Mago molto stimato, eppure era morto ad
appena venticinque anni, lasciando un figlio giovane e una moglie i cui
resti erano stati sepolti assieme a lui. Edmund avrebbe voluto opporsi,
tuttavia la regina Savannah si era lasciata incenerire senza alcun
problema, anche se si era premurata di scegliere una sposa per il suo
bambino prima di raggiungere il suo sposo nell'ultimo viaggio che la
vita riservava a tutti loro.
Così
a diciannove anni Edmund aveva sposato la regale e misteriosa lady
Astrea, una potente Visionaria della Foresta di Cristallo: la
sposa scelta da sua madre, infatti, era stata troppo giovane per
potersi legare a lui in matrimonio sin da subito, tuttavia Edmund
aveva atteso paziente, sinceramente innamorato della sua bella
fidanzata e colpito dalla sua fragile dolcezza. A dodici anni era
ancora una bambina, dall'aspetto
squisito ed etereo allo stesso tempo; sembrava troppo delicata per
qualunque cosa, eppure aveva sempre presenziato al fianco del suo
sposo quando era opportuno farlo. Edmund sorrise sotto i baffi,
ricordando i bei tempi andati. Era davvero trascorso troppo tempo.
"Maestà,
se mi posso permettere... La beltà di questa leggiadra
fanciulla è
innegabile, ma avete già lady Midori al vostro fianco."
La
voce di Santos somigliava a quella di un felino, un tono ringhioso
senza essere offensivo: si limitava a constatare la realtà.
La bella
Midori era restia ad accettare nuove minacce, e una fanciulla tanto
giovane e comparsa d'improvviso non l'avrebbe resa felice. Inoltre le
casse del tesoro non avevano bisogno di un'altra arpia desiderosa di
svuotarle, questo era certo.
Per
un momento Edmund avrebbe voluto rimproverare il suo magistrato,
tuttavia sapeva che era vero: non era mai stata sua intenzione
prendere una seconda moglie, tuttavia con il tempo la sua amata
Astrea era diventata sempre più fragile, fino a spezzarsi
nello
spirito. Sdraiata in quel letto da ormai trent'anni, c'erano ben
poche possibilità che potesse un giorno tornare a essere la
regina
di tutti; dopo alcuni anni in cui la moglie aveva tentato di dargli
un erede al trono e perdendo cinque bambini, la sua forza di
volontà era venuta improvvisamente meno. Edmund non avrebbe
mai
dimenticato il fulmine nero che, caduto dal cielo, aveva colpito in
pieno Astrea: tutti i Cerusici più saggi e dotati di Laryon
avevano
decretato la sua morte, invece la regina era diventata muta e
insensibile alla realtà. Alcuni Visionari avevano ipotizzato
che
potesse essere stata sconvolta da una potente arte illusoria nel
tentativo di difendersi dalla forza del fulmine: Edmund
trascorreva ore nella stanza a parlarle, nel tentativo di riportarla
alla vita, ma dalla sua regina non c'era alcun segno incoraggiante.
Si spegneva sempre di più nel letto e tutti, compreso lui,
cominciavano a chiedersi quando sarebbe perita definitivamente: la
morte sarebbe stata un sollievo, molto più umana di quel
gramo
destino che l'aveva resa un vegetale.
Edmund
aveva atteso prima di sposare Midori, una bella nobildonna figlia di
un magistrato e l'aveva fatto solo perchè a Laryon era
indispensabile avere un erede. Era molto legato alla sua seconda
moglie - che, essendo viziata e indolente, era molto diversa dal
mistico fascino spezzato di Astrea -, tuttavia non l'aveva mai resa
regina: la sua prima moglie aveva ancora un forte ascendente su di lui,
e non gli
importava nulla che non potesse parlare o vivere come gli altri. Si
rivolse a Santos con un cenno cordiale, anche se formale.
"Grazie,
Santos, sono consapevole di ciò che dici, ma hai dimenticato
di dire
che è la mia prima moglie, la regina Astrea, ad avere la
precedenza
su Midori. Giovane Kirsi, alzati e vieni avanti: voglio guardarti
più
da vicino, se me lo consenti."
Edmund
parlò con voce incoraggiante, ben sapendo che la ragazza non
avrebbe
potuto rifiutare: anche se non gli piaceva dare ordini, sapeva che
nessuno avrebbe mai osato contraddirlo, specialmente da chi otteneva
udienza. In guerra le cose erano differenti, ma tra le mura sicure
della città capitale di Laryon la sua parola era la legge
stessa;
osservò Kirsi muovere qualche passo verso di lui. Solo uno
stupido
avrebbe potuto non accorgersi dei delicati lineamenti della ragazza:
gli occhi a mandorla e la carnagione chiara erano il segno
inequivocabile che si trovava di fronte a una straniera, inoltre era
più alta di quello che si aspettava da una figlia
dell'Oriente. Con
la coda dell'occhio guardò Saggio Spenctur, il potente
Spiritista
che gli stava offendo la figlia proprio come avrebbe venduto un
oggetto: i due non si somigliavano perchè l'uomo doveva aver
perso il suo
fascino molto tempo prima, di certo doveva essere stata la madre di
Kirsi a darle un volto tanto magnifico.
Sarebbe
stata una bella concubina, non aveva dubbi, ed era anche certo che
non si fosse mai coricata con un uomo: di solito le fanciulle
venivano date in moglie entro i tredici anni, ma Edmund vedeva il
velo virginale negli occhi di Kirsi. Non aveva vissuto quasi
sessant'anni senza imparare nulla dalla vita: pensò a
Harriet,
l'unica sua concubina e a come avesse compreso sin dal primo sguardo
che non era una novizia nell'arte dell'amore carnale. Allo stesso modo
era certo che la giovane fanciulla di fronte a lui fosse del tutto
ignara delle gioie che si potevano trovare in un letto.
Ma
quei pensieri non erano per lui importanti; voleva osservare
attentamente la giovane per essere certo che potesse essere
ciò che
cercava. Tutti a Laryon sapevano che lui aveva bisogno di un erede
–
maschio o femmina poco importava – ed era inondato di
richieste
simili a quella a cui stava presenziando e fino a quel momento nessuna
era stata ritenuta idonea; osservò la lunga treccia
scura nascosta da un sottile velo, e la veste rossa che indossava.
Strana scelta, quella. Era raro che qualcuno gli presentasse una
figlia che ostentava un colore tanto violento: di solito le ragazze
erano vestite di bianco, di rosa, oppure di oro! Rosso non si era mai
sentito, era il colore della passione che mal si sposava con
l'innocenza della giovane.
"Non
ti ho mai vista prima d'ora a Laryon... Vieni dalle terre d'Oriente,
Kirsi? Quelle benedette dall'oro e dall'argento?
Terre
che avrebbe voluto visitare, senza successo: per raggiungere l'Isola
della Bellezza – il punto di unione tra occidente e oriente
–
occorrevano settimane di viaggio in nave, ammesso che si riuscisse a
giungere nel porto giusto; la gente di quel luogo era considerata la
più bella e affascinante, come se fosse stata benedetta. Del
resto
quella era la dimora favorita da Gratzianyo, un dio minore edonista che
proteggeva la bellezza e che si vociferava fosse ancora vivo;
Kirsi pareva proprio provenire da quei luoghi, non sembrava una
nativa di Laryon, non con una bellezza tanto squisita. Però
potevano
esserci molte ragioni per cui non si erano mai incontrati: la ragazza
non era di certo mai stata su un campo di battaglia, non aveva
proprio l'aria di una guerriera, oppure era semplicemente una di
quelle persone che adoravano la casa paterna. Non aveva mai
incontrato il potente Spiritista prima di allora, anche se la sua fama
parlava per
lui. Suo cugino Baldric, che dirigeva l'Accademia sull'isola degli
Eletti, gliene aveva parlato bene essendo il mentore degli Spiritisti.
"Maestà,
se mi è concesso... Io e mia figlia ci siamo ricongiunti
dopo molti
anni di lontananza: la mia defunta moglie era stata rapita e portata
molto lontano. Naturalmente negli anni ho cercato invano le sue
tracce, finchè non ho scoperto che era stata uccisa durante
il
viaggio in mare verso l'Isola della Bellezza. Dopo molti sacrifici
sono riuscito a trovare Kirsi nel Deserto Rosso e l'ho riportata a
casa: ora siamo finalmente una famiglia felice."
Santos
fu scosso da un improvviso colpo di tosse: come lui, re Edmund stava
pensando che i due potevano sembrare tutto, tranne una famiglia
ritrovata, solo che si limitò a fissare la fanciulla che
continuava
a restare in silenzio. Per un momento, ma proprio soltando uno, il
magistrato aveva avuto l'impressione che negli occhi scuri di Kirsi
fosse passata una scia di furore, e che volesse aggredire il Saggio
padre. Santos registrò mentalmente il buon autocontrollo
della
giovane, e lo mise da parte; continuava a scrivere, anche se si
trattava più di suoi appunti personali.
Edmund,
invece, pareva parzialmente colpito e guardava Kirsi con occhi
compassionevoli e in parte ammirati.
"Il
Deserto Rosso? Immagino che avrai incontrato altri umani, nessuno
sopravvive alle intemperie del luogo: ricordo che Harriet, la mia
concubina, mi disse che i suoi fratelli maggiori non tornarono mai da
quel luogo... Sono felice che vi siate ritrovati, ma siete sicuro di
volermi cedere la vostra bambina, Saggio Spenctur? Al vostro posto mi
guarderei bene dal separamene... vorrei conoscerne le ragioni, se non
è un problema."
Il
re tamburellò le dita sul bracciolo del suo trono, in attesa
di una
risposta che giunse subito.
"Vedete,
Maestà, niente mi farebbe più piacere di avere la
mia piccina,
tuttavia non è possibile: gli Spiriti sono irrequieti, in
questi
anni si sono risvegliati persino quelli di cui non avevo mai sentito
parlare, e Kirsi li teme. Volevo che diventasse la mia assistente, ma
una volta uno degli spiriti – interpretando erroneamente la
sua
paura – l'ha ferita, e potrebbe essere rischioso. Inoltre suo
fratello maggiore è meno tollerante di me e non desidero
alcuno
scontro tra i miei adorati figli; di recente ho iniziato a pensare a
un marito per lei, ma sembra che i gentiluomini siano tutti
impegnati, poi ho saputo che siete deciso ad avere un erede al trono,
Maestà, ed eccomi qui. Kirsi forse è un po'
giovane per voi, ma è
ben educata e ha ereditato la bellezza di sua madre: era una donna
eccezionale e sento che sarebbe stata contenta di sapere che la
piccola è affidata alle cure di chi può
proteggerla."
Santos
avrebbe voluto scoppiare a ridere, tuttavia il suo ghigno storto
restò impassibile, osservando di sottecchi il re per vedere
cosa
avrebbe fatto: non era difficile da prevedere, il suo cuore si
sarebbe intenerito e non avrebbe mai pensato male di un padre tanto
amorevole da morire dalla voglia di sganciare la figlia vergine come
concubina per un po' di gloria e parecchi denari in oro. Se fosse
stato per lui, li avrebbe presi entrambi a calci e li avrebbe
rispediti a casa loro.
Edmund
rimase in silenzio, limitandosi ad annuire.
"Posso
capire. Tuttavia devo decidere se accettarla oppure no... in fondo
non siete certo gli unici, sembra che l'intera Laryon abbia figlie da
darrmi come concubine. Io non amo per niente questo genere di
relazioni, ma vi risponderò quanto prima. Tra tre giorni a
partire
da domani mattina vi informerò della mia decisione, nel
frattempo
sarete miei graditi ospiti: Santos, per il nostro Saggio fai
preparare un'ala del Tempio degli Spiriti, si sentirà come a
casa
sua, mentre per la ragazza... Assegna l'incarico a Harriet,
sarà
felice di avere un'ospite. Potete andare."
Il
magistrato sbuffò: non aveva forse detto che si sarebbe
intenerito?
Di certo a Harriet, la concubina di Edmund, avrebbe fatto piacere
conoscere una possibile compagna, tuttavia Santos già
immaginava
l'espressione sconvolta di lady Midori. Avrebbe potuto scommettere
tutti i denari di Laryon che avrebbe trovato un modo per allontanarla
da Cuore della Stella
il più presto possibile.
Erano
trascorsi due giorni ed Edmund si stava allenando in arena:
nonostante Laryon fosse un regno pacifico, non mancavano mai gli
agguati da piccoli banditi e criminali che cercavano in ogni modo di
arricchirsi. A lui piaceva tenersi in allenamento, erano ben pochi i
guerrieri della sua età in grado di tenergli testa: ogni
giorno di
buon'ora si alzava e dopo aver cavallerescamente salutato le sue
belle signore – l'etichetta prevedeva da secoli che il re
iniziasse
la sua giornata rendendo omaggio alle mogli, in ordine di importanza,
ed eventualmente anche alle concubine. Si diceva che fosse sinonimo
di buon augurio per tutti -, si recava in arena. Di solito era
deserta, ma quel giorno il re vide i guerrieri marciare in gruppo,
seguendo l'uomo sul cavallo nero.
Edmund
aggrottò le sopracciglia: non ricordava che Algar fosse
tornato
dalla sua missione, ed era interessato a sapere da lui ciò
che aveva
scoperto, tuttavia era consapevole che se gli altri avessero notato
la sua presenza, avrebbero immediatamente interrotto l'esercitazione
per rendergli i dovuti onori. A Edmund non piaceva essere sempre
riverito, perciò decise che per quel giorno avrebbe evitato
di
continuare ad allenarsi, raggiungendo la sala dei banchetti dove
sicuramente la moglie, la concubina e i suoi graditi ospiti stavano
facendo colazione. Con la coda dell'occhio vide, mentre si
allontanava, un gruppo di giovani donne sui vent'anni che
ochieggiavano con evidente apprezzamente Algar: Edmund sorrise
ascoltando le loro parole, ovvero che quando il suo Araldo era
presente a palazzo, le donne – di qualunque età o
rango –
facevano a gara per infilarsi tra le sue lenzuola. E di solito lui
non disdegnava le loro offerte da quello che la sua fama raccontava,
anche se Edmund non ricordava di averlo mai visto intraprendere una
relazione seria con nessuna di loro. E dubitava che sarebbe mai
accaduto: l'uomo, ormai superati i trent'anni, ero uno spirito libero
che per molti anni era stato un pirata, solcando gli oceani e uscendo
vincitore da ogni sfida. Non che fosse obbligatorio, però
lui non
riusciva a comprendere come poter vivere senza qualcuno da amare
veramente a fianco.
Immaginava
quindi che quelle donne invidiassero non poco lo splendido stallone
nero cavalcato da Algar - dopotutto era un uomo affascinante, con
lunghi capelli scuri sempre disordinati, alcune cicatrici sparsrse
sulle braccia e sul volto e gli occhi blu. Proprio blu, non azzurri
come sostenevano quelle donne: non era neanche elegante – la
sue
vesti erano spesso strappate – eppure non esisteva uomo
più
desiderato quando era a corte, molti lo sostenevano in continuazione.
A controbilanciare tanta perfezione, c'era un carattere difficile,
sempre pronto al comando e particolarmente istintivo che a volte
scoraggiava: il re scrollò la testa allontanandosi dal
gruppetto di
donne prima che potessero accorgersi di lui.
Edmund
giunse nella sala elegante notando ben due posti vuoti, ma prima che
potesse sedersi si fece avanti Lorcan, suo ottimo amico che si
occupava della difesa del palazzo e di pianificare le strategie. Gli
consegnò la spada, l'egida e l'armatura che aveva provveduto
a
levarsi, tenendo però il mantello azzurro sopra gli abiti;
vide lo
sguardo freddo di Midori che lo squadrava e riuscì a
immaginare che
fosse a causa dell'abbigliamento spartano.
"Buongiorno tesoro, dove sono Harriet e la
nostra ospite Kirsi? Buongiorno anche a lei, Saggio, spero si stia
trovando bene qui da noi."
Edmund
aveva infatti notato l'assenza della concubina e della figlia di
Spenctur, invece presente al tavolo: lui prese posto di fianco a
Midori, chiusa in un continuo silenzio mentre sorseggiava il the con
aria altera. Per ottenere risposta fu costretto ad attendere che la
moglie posasse la tazza sul tavolo e terminasse di deglutire.
"Buongiorno, mio re. Harriet si sta occupando
di controllare che il lavoro della servitù proceda senza
intoppi, quanto all'altra... non ne ho la minima idea. Suo padre non
l'ha vista oggi."
Edmund
scambiò uno sguardo perplesso con il Saggio, chiedendosi
cosa fosse
accaduto: di solito Midori era meno formale, invece quel giorno
sembrava più glaciale che mai e non riusciva a comprenderne
la
ragione. Era però sicuro di esserne la causa, anche se non
ne
afferrava il motivo: forse la sua signora non era più
soddisfatta
delle prelibate pietanze preparate dal cuoco? Oppure il clima era
troppo caldo per i suoi gusti?
"Siete molto gentile, Maestà, ma mia
figlia è sempre stata incuriosita dalle novità e
credo volesse visitare nuovamente il vostro palazzo visto che le avete
concesso il permesso di farlo. Se me lo consentite mi
recherò al Tempio, sento di dover entrare in profonda
meditazione o gli spiriti saranno inquieti."
Edmund
concesse a Spenctur di congedarsi e la stanza si svuotò:
l'arredamento era lo stesso da almeno mille anni, ovvero mobili in
legno di Laryon – che aveva un colore molto scuro -, tende
chiare
cucite a mano dalle migliori sarte e il simbolo di Laryon –
l'aquila bianca dai contorni dorati su uno sfondo blu – su
una
parete, dipinto da un artista di talento. Vi erano anche molti trofei
di caccia sui mobili a lato mentre il lungo tavolo era proprio al
centro esatto della stanza: aveva una forma a triangolo anche se le
tre punte erano state lievemente arrotondate per permettere ai
commensali di mangiare senza problemi. Lui e Midori, che sostituiva
formalmente la sua prima moglie durante i banchetti, sedevano assieme
sul lato nord, mentre agli altri estremi di solito prendevano posto
gli ospiti più importanti.
Midori
scelse il momento in cui restarono soli per parlare.
"Così presto ci sarà
un'altra concubina a palazzo. Avresti potuto almeno avvertirmi, ci sono
rimasta molto male quando il vostro Saggio mi ha spiegato il motivo
della presenza sua e di sua figlia a palazzo!"
Edmund
sospirò: la ragione per cui ancora non aveva riferito nulla
a Midori
era che voleva decidere cosa fare prima di parlarne con lei. Non si
sarebbe comportato diversamente neppure con Astrea, dopotutto era
solo lui a poter stabilire la cosa giusta.
"L'avrei fatto certamente, ma non ero sicuro;
in ogni caso non devi sentirti minacciata, tesoro mio, Kirsi non
è che una giovane fanciulla e prenderà esempio da
te su come si comporta la moglie di un re. Sono certo che
sarà un compito che eseguirai con successo..."
La
donna rimase sbigottita per alcuni istanti; voltò lo sguardo
verso
il suo re, convinta di non avere capito bene. Era difficile capire
ciò che pensava Edmund quando assumeva un tono tanto
formale: lui
annuì, sapendo di frantumare le delusioni della bella moglie.
"Non intendo avere un'altra concubina, tu sai
quanto io detesti questa pratica incivile; no, ho deciso di prendere
Kirsi come mia terza moglie, e come ti ho appena detto, sarai tu a
occuparti della sua formazione come moglie visto che non ha la minima
idea degli obblighi che comporta questo rango."
Per
un momento Edmund pensò che Midori gli avrebbe lanciato
qualcosa
addosso, anche solo la tazza vuota da cui aveva finito di bere: la
vide alzarsi, sempre splendida anche quand'era infuriata.
"Moglie?! Non sai niente di quella piccola
vagabonda... e la vuoi sposare?!! Poi è così
giovane che probabilmente ha appena finito di succhiare il latte dal
seno materno, non sarà in grado di..."
La
donna tacque, incapace di pronunciare il pensiero che l'aveva
attraversata, consapevole che esistevano dei limiti da non abbattere;
avrebbe voluto dire che uno scricciolo simile, per quanto bello, non
avrebbe mai potuto dargli il giusto piacere a letto, ma era un
argomento di cui non si parlava. Tutti sapevano cosa accadeva tra due
coniugi, o semplicemente tra amanti, tuttavia non se ne discuteva mai
apertamente; avrebbe dovuto controllarsi, ma l'inattesa notizia non
le era piaciuta affatto. Chinò lievemente il capo in segno
di scusa.
"Perdona la mia impulsività, ma mi
chiedo la ragione di tutto questo: hai già me come moglie,
per non parlare della cara regina Astrea che se potesse capire, ti
sarebbe riconoscente per tutte le attenzioni che le dai. Avete anche
Harriet, una bella donna ancora giovane per darti un figlio, con un po'
di allenamento... perchè introdurre un'altra persona? Puoi
dirmelo, mio re?"
Edmund
considerò l'ipotesi di non rispondere, dopotutto come re
poteva fare
ciò che desiderava, ma negli anni si era abituato a fare
molto
affidamento alla famiglia: quando Astrea era ancora giovane e in
grado di vivere serenamente, avevano condiviso ogni singola cosa. Dai
consigli di guerra ai continui dolori che provocavano gli aborti di
lei, non c'era cosa che non le avrebbe raccontato.
Midori
era diversa, in un certo senso più distante, ma anche con
lei
parlava molto: a parte le faccende belliche, alla donna piaceva
ascoltarlo parlare, specialmente se si presentava con notizie di
nobili o pettegolezzi di corte. A Edmund a volte ricordava Astrea,
almeno fisicamente: entrambe belle, di aspetto regale e compiacenti,
solo che Midori era più forte spiritualmente.
Poi
c'era Harriet, e con lei poteva veramente discutere di ogni singola
cosa. Si schiarì la voce, cercando di essere fermo e
comprensivo.
"Gli Dei sanno quanto io abbia atteso la gioia
di veder un erede per il regno, mia cara..."
Si
interruppe, consapevole di addentrarsi in un territorio pericoloso:
lo sguardo di Midori era più vulnerabile che mai, come ogni
volta
che l'argomento veniva sollevato. Quando Midori aveva scoperto di
aspettare un bambino, se ne era parlato in tutto il regno ed erano
giunti anche da molto lontano per rendere omaggio a lui e a sua
moglie; poi era nata lady Mindy, che aveva conquistato i cuori di
tutti i suoi futuri sudditi e della famiglia che la viziava. Infatti
a Laryon anche le donne potevano regnare, purchè coniugate:
Edmund
ricordava ancora quanto Midori avesse insistito per far fidanzare la
piccola già a otto anni, scegliendo un duca ricco e solo di
pochi
anni più grande di Mindy.
Tutto
era parso andare per il meglio perchè la piccina si era
presa una
seria cotta per il suo futuro sposo, e lui era gentile e cortese; poi
il fato avverso aveva agito, poco prima del matrimonio e dei tredici
anni della bambina. Era stata inspiegabilmente rapita da palazzo e fu
trovata solo alcuni giorni dopo, il corpo gettato in mare e ormai
privo di vita. I cerusici avevano detto che era stata selvaggiamente
picchiata, ma Edmund non aveva voluto sentire altro, temendo che le
avessero portato via brutalmente l'innocenza della sua età.
Sapeva
che l'argomento era penoso, eppure era costretto a pensarci
perchè
se fosse morto senza un erede, si sarebbe scatenata una guerra
civile.
"Ma non è solo per questo; Harriet
sta ormai superando l'età fertile, per questo sono costretto
a volgere lo sguardo verso ragazze più giovani. Inoltre
voglio anche lanciare un messaggio al mio regno: ho scoperto che Kirsi
è in grado di leggere e scrivere, potrebbe essere sufficente
a convincere tutte le donne che l'istruzione è importante."
Combatteva
contro quel pregiudizio da tutta una vita: sua madre era stata
l'ostacolo più grande, accanita sostenitrice delle donne
utili solo
come mogli invisibili, ma lui voleva ben di più. Avendo
sempre
sperimentato l'intelligenza delle sue compagne – Astrea non
sapeva
scrivere, ma leggeva anche lingue a lui ignote, mentre Midori
conosceva gli infarinamenti principali grazie a suo padre; a Harriet
aveva insegnato lui qualcosa anche se la concubina gli era parsa un
po' negata per quel genere di attività – non
poteva certo lasciare
che altri uomini sottovalutassero i loro tesori più
preziosi. Del
resto la loro lingua era complicata, composta di ideogrammi, e
difficile da pronunciare correttamente: era un tesoro che andava
preservato.
A
farlo decidere era stato proprio quel punto: inizialmente si era
detto che la ragazza era troppo giovane, però poi Santos lo
aveva
informato di averla vista leggere intensamente alcuni tomi
riguardanti la storia di Laryon, e lui le aveva fatto qualche
innocente domanda in proposito fino a farla scrivere su una pergamena
cosa ne pensasse. Saggio Spenctur gli suscitava emozioni inquietanti,
ma la ragazzina era molto diversa anche se parlava poco e non c'erano
pecche: scriveva in modo articolato e corretto.
"Non dovrai temere nulla, se è
ciò che ti preoccupa: ti chiedo solo di istruirla
sull'etichetta di corte e su ciò che una moglie di un re
deve fare. Ci riesci così bene che non lo chiederei a
nessun'altra. "
L'uomo
notò un muscolo sulla guancia di Midori vibrare, consapevole
che la
donna era sul punto di esplodere, ma nessuno dei due parlò.
Un grido
acuto e prolungato spezzò il silenzio del palazzo,
raggelando
entrambi; Midori si portò le mani alle orecchie, infastidita
e
impaurita, mentre Edmund riprese spada ed egida da Lorcan –
rimasto
fuori dalla porta – deciso a scovare il pericolo.
"Proveniva dalla stanza della regina Astrea,
Maestà."
Edmund
avrebbe pregato affinchè Lorcan avesse commesso un errore;
imbracciò
bene le armi e gli affidò il compito di vegliare sulla
moglie mentre
lui avrebbe risolto il problema.
Angolo
Autrice:
Bene, spero che come intro vi sia piaciuta :=) Le frasi iniziali sono
estrapolate da un dialogo futuro, ho preso la decisione di iniziare
ogni capitolo a questo modo, con citazioni provenienti dalla storia e
che potranno aiutare a farvi capire qualcosa sui luoghi/pg che verranno
accennati^^
Come avrete potuto vedere ho unito poteri "magici", differenti per
ciascuna divinità e il suo seguito di guerrieri: la prima
parte è
dedicata a ciò che accadrà poi in seguito, con
tanto di voci confermate
e non. Vi lascio per ora e vi attendo al prossimo capitolo; qui sotto
metto i pg citati/trattati nel capitolo :=)
Personaggi -
Natasha: dea della morte
Balanthar: dio
degli spiriti
Umildur: dio della natura
Seala: dea della mente e degli elementi
Dorota: dea della guarigione
Thormund: dio della guerra
Sabino: ex-dio del cielo e primo re di Laryon
Thomas: secondo re di Laryon designato dagli Dei.
Sahila: donna guerriera, fedele di re Sabino e sua assassina. Il suo
spirito è stato reso immortale dagli Dei.
Gratzianyo: dio
minore della bellezza, la sua dimora è l'Isola della
Bellezza.
Saggio Spenctur:
anche mastro Spenctur, lo Spiritista più potente al mondo.
Re Edmund: attuale
re di Laryon, 57 anni
Regina
Astrea: prima moglie di Edmund e regina di Laryon. Visionaria. Colpita
da una maledizione in giovane età, diventata un vegetale da
quasi
trent'anni non si alza dal letto e attende la morte. 48 anni
Lady Midori:
seconda moglie di Edmund, 43 anni
Lady Harriet: unica
con cubina di Edmund, 32 anni.
Kirsi: figlia di
Saggio Spenctur. 16 anni
Algar: capo degli
Araldi Vagabondi, un gruppo particolare di guerrieri fedeli al re. 31
anni
Mastro Santos: il
magistrato più importante di Laryon. 45 anni
Baldric: capo
dell'Accademia degli Eletti, cugino di re Edmund. 65 anni.
Lorcan: guardia del
re, 37 anni.
Mindi: unica figlia
di Edmund e Midori, assassinata prima di diventare regina.
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