Pane e Nutella

di hoshiko
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Destino-L'incontro ***
Capitolo 2: *** In riva al lago-La nostra canzone ***
Capitolo 3: *** i bigliettini ***
Capitolo 4: *** un raggio di sole per te ***



Capitolo 1
*** Destino-L'incontro ***


Semplice, banale, conciso

Pane e Nutella

 

Semplice, banale, conciso.

Casuale.

Inutile.

È così che ci siamo incontrati per la prima volta.

Magari tu non te lo ricordi.

Ma io non ho dimenticato neanche una virgola.

 

Pioveva, senza sosta, da circa tre ore.

Goccioline velocissime e silenziose picchiettavano alla mia finestra decise: pick, pick, pick

Magari qualcuno lo troverà rilassante, ma ha parer mio non c’è niente di più irritante.

Odio la pioggia.

Insomma, chi è il pazzo suicida che vorrebbe vivere 24 ore su 24, circondato da un orribile grigio topo?

È poco “schick”. (N.D. perdonate la mia ignoranza non so se si scrive cosi)

È come se il cielo si fosse alzato con l’influenza e abbia avvolto la terra in una morsa di amarezza generale.

Comunque sia, ho aspettato che il tempo si calmasse un pochino, dopo di che sono uscita, mi ero rotta di stare in casa a non far nulla, allora ho raccolto baracca e burattini e sono corsa incontro al destino.

Dopo circa mezzoretta di cammino senza meta, ho girato l’angolo nella speranza di incrociare effettivamente il mio destino che aspettava impaziente dietro l’angolo.

E vi sembrerà strano, banale, terribilmente romantico, ma la bicicletta del destino mi è arrivata addosso a tutta velocità, lasciandomi un “bernocolo” in piena faccia.

Eri tu.

Il mio destino.

Lo sapevo, lo sentivo, sarebbe stato tutto terribilmente complicato ma valeva la pena di provare.

Il classico colpo di fulmine, anzi no, è come se lo avessi già previsto il nostro incontro, era una sensazione strano ma mi sembrava di conoscerti.

Non vorrei risultare troppo sdolcinata, io non ci credevo nel colpo di fulmine, ma ho dovuto ricredermi.

Quando mi hai guardato negli occhi ho capito che eri simpatico, per niente timido, dolce quando vuoi…

Quando mi hai guardato ti ho capito.

Non so dirvi come, avete presente quando guardate negli occhi qualcuno e vi passa davanti la sua storia, come in un film.

Sono quelli sguardi che magari non sono speciali per gli altri, ma per voi si.

Quelli sguardi che non dimenticherete mai, anche se passeranno anni.

Quelli sguardi che rivelano l’essenza della persona senza parlare.

Il tuo per me era uno di quelli sguardi.

[Perché quando mi guardi mi disarmi completamente, ti odio per questo.]

Ok, adesso basta, peggio dello zucchero col miele.

Anche perché sguardo o non sguardo il “bernocolo” mi faceva un male cane.

Ti sei alzato, eri completamente stordito, secondo me non ricordavi neanche dov’eri.

Mi hai fulminato con lo sguardo.

Poi ti sei addolcito un po’.

“Wow che botta, ti sei fatta male?” non allungasti la mano per aiutarmi a salire, anzi, ti preoccupasti solo di pulirti la maglietta.

“no, no, figurati, non mi serve una mano”dissi ironizzando.

“a ok”

Naturalmente tu non lo avevi capito.

“dove vai cosi di fretta, sei un pericolo pubblico” aggiunsi io.

“si scusa, è che sono in un ritardo mostruoso

“ok allora ti lascio andare per la tua strada, tanto io devo ancora aspettare il destino, sai ritarda un po’”

“cosa?...”

“no, no, niente va pure”

“ok, ci vediamo allora, e scusa ancora”

 

Ed è cosi, che il mio destino mi arrivò in faccia e se ne andò altrettanto velocemente.

 

Continua…

 

N.D ed ecco qua mi sono decisa!

Vi racconterò la mia storia…o quasi, magari cambierò qualcosa, ma i personaggi sono originali.

La ragazza che avete appena avuto il piacere di conoscere sono io e il “destino” in questione è il ragazzo che mi piace.

Piano, piano, imparerete a conoscermi e ad amarmi.(spero) 

Va , scusate gli orridi errori che non ho la minima voglia di correggere.

Grazie per l’attenzione vi bacio e al prossimo capitolo.

Commentatemi ^ ^

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** In riva al lago-La nostra canzone ***


Ed è cosi, che il mio destino mi arrivò in faccia e se ne andò altrettanto velocemente

Ed è così, che il mio destino mi arrivò in faccia e se ne andò altrettanto velocemente.

 

La cosa finì li, anche perché è difficile rintracciare il tuo destino se non sai neanche il suo nome, potete capirmi.

Passò una settimana, aggiungerei d’inferno.

Avete presente un'adolescente ossessionate, è molto irritante.

Bene, moltiplicate l’irritazione per 1000 volte.

Ecco, adesso avete raggiunto lo stato d’animo dei miei amici quando erano in mia compagnia.

“DEVO VEDERLO!”

Continuavo a ripetere.

Comunque sia è un'ingiustizia, tu, tu, eri la causa di tutto questa confusione e scommetto che la passasti liscia, con la coscienza pulita…

Mentre io ero lì che divento pazza per la voglia di vederti.

Se solo sapessi, se solo potessi minimamente immaginare…

Perché da quel momento sei entrato nella mia testa senza lasciarmi spazio.

Un'ossessione continua, dovevo vederti, non m’importava come, quando, dove, avrei girato il mondo per guardarti solamente negli occhi, ma la fortuna non è stata dalla mia.

In fine aspettai un'intera settimana.

Fino a che…quel sabato t'incontrai.

Il fato volle farci incontrare proprio in riva al lago.

Immaginate la scena…

Io, con le cuffie, ad ascoltare “you and me” dei Lifehouse, seduta sugli scalini in pietra, a guardare l’acqua calma, azzurra e verde, accarezzare il vento delle sei.

Come se tutto questo non fosse già abbastanza sdolcinato, sei arrivato tu a complicare tutto.

Passasti con la tua immancabile bicicletta, fermandoti, mi notasti e con aria amichevole e di chi voleva prendere per il c*** dicesti:

hei ragazza del destino, ci si rincontra!”

Eri bello, bello, bello più di quell’acqua azzurra e verde, più della brezza delle sei, più di qualsiasi cosa bella.

Mi girai di scatto.

Presa alla sprovvista e iniziai ad arrossire vistosamente.

“mamma mia, non pensavo ti facessi questo effetto"...

In effetti, era così, ma dissi una piccola bugia.

“scemo, è che mi hai colto alla sprovvista” dissi nascondendo l’imbarazzo, anche se un po’ goffamente.

Allora in quel momento ti sedetti accanto a me, come se niente fosse, mi rubasti una cuffia dalle orecchie e ti lamentasti di come fosse noiosa quella canzone, ti amai in quel momento.

“senti non ti ho mica detto io di ascoltare, comunque è una canzone dolcissima”.

“banale!”

“ha detto dolcissima!”ribadii“seriamente”

“ok, vada per dolcissima…ma che cosa dice?”

“in pratica parla di questo ragazzo che confessa  il suo amore a una ragazza e dice che nonostante tutta la gente intorno a loro, lui non riesce a distogliere gli occhi da lei, dice che quando sono insieme gli fa uno strano effetto e si mangia le parole…”

A quel punto tu mi fermasti, mettendomi un dito sulle labbra.

Imitando il segno del silenzio.

“insomma parla un po’ della nostra storia, no?”

 

N.D ed ecco qua un altro capitoletto.

Scommetto pieno di errori ma è mezzanotte e non ho voglia di correggerli, spero che mi perdonerete, anche perché avevo troppa voglia di pubblicarlo ^ ^

Quindi eccomi qui, lo so che magari l’ultimo pezzo vi potrà sembrare un po’ campato in aria, in realtà c’era un po’ di tempo in mezzo, ma molto noioso e monotono che non ho voluto riportare, così sono arrivata già quando loro (che poi sarei io) decidono di conoscersi e inizia l’innamoramento super, super incasinatissimo!!!

Spero che continuerete a leggere le mie storie e a commentare ^ ^

Faccio un ringraziamento particolare a Locke: grazie caVa per tutti i complimenti, spero ti piaccia anche questo capitolo ti mando un bacio grande, grande ^ ^

P.S ne approfitto visto che oggi è il primo marzo: AUGURI DONNE!! per la nostra voglia di cambiare il mondo, per la nostra grande sensibilità, per il mondo in cui vediamo il bello anche dove c’è ne poco, auguri perché siamo donne, perché siamo uniche!!!!

E in fine auguri perché ci vuole un bel coraggio a essere donne oggi ^ ^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** i bigliettini ***


“insomma parla un po’ della nostra storia, no

“insomma parla un po’ della nostra storia, no?”

 

La cosa più bella è che in realtà non sapevi nemmeno il mio nome.

Ma era tutto così naturale.

Così maledettamente perfetto.

Restammo lì per un po’.

Alla fine ci scambiammo i numeri di cellulare e io purtroppo dovetti tornare a casa.

La sera stessa verso le dieci mi arrivò un messaggio, che diceva:

[hei ragazza del destino, grazie per oggi…mi sono divertito = )] 

Non vi dico il mio umore in quel momento, potete immaginare…

Il mio cuore fece un balzo altissimo,

E la pressione mi salì di botto.

L’unica nota dolente è che non avevo credito…

 

Pioveva, a dirotto, era una settimana a quella parte che non faceva altro che piovere.

Guardavo le goccioline fuori dalla finestra, scendere lente e farsi spazio l’una contro l’altra, con forza, le vedevo superarsi e magari, le più cattive, sovrapporsi ad altre più indifese.

Mi dava un senso incontrollabile di irritazione.

Avrei voluto aiutare quelle goccioline ad affrontare il mondo troppo crudele per loro.

Avrei voluto asciugare quelle gocce più grandi e prepotenti.

Avrei voluto avere il coraggio di mandargli un messaggio.

Ecco, molto probabilmente le goccioline non centravano niente con il mio umore, molto probabilmente ero solo io.

Era un martedì mattina grigio, seduta in fondo, al mio ultimo banco non smettevo di pensare a te.

Quel mattino avevamo un incontro con delle scuole superiori, in particolare con il liceo scientifico.

Sarebbero dovuti venire da noi a parlare dell’affettività e dell’amicizia in genere, come cambia dalle madie alle superiori e altre cazzate di questo tipo.

Sinceramente non avevo capito bene nemmeno io.

Fatto sta che ti vedetti.

Lì, bello come sempre.

Entrasti nella nostra classe un po’ spaesato dietro ad altri tuoi compagni.

All’improvviso mi svegliai dal mio letargo perenne che mi prendeva durante le ore di matematica, e come se fosse niente i nostri sguardi si incrociarono.

Tu mi sorrisi.

Come sempre mi mancò la terra sotto i piedi.

Tu ti sedesti proprio davanti a me, nel primo banco libero.

Ti girasti e mi feci l’occhiolino.

Ero confusa, non scherzo se vi dico che non riuscivo più a collegare il cervello.

Ero diventata una rimbambita.

Comunque dopo un quarto d’ora noiosissimo tu iniziasti a trafficare con un foglietto di carta e a scriverci sopra, io naturalmente pensavo che l’avresti passato ad un tuo amico.

Il fato volle invece che quel bigliettino mi capitò proprio fra le mani.

[come mai non mi rispondi mai quando ti scrivo, sei arrabbiata T-T] con faccino triste al seguito.

Io giuro, mi sarei potuta benissimo sciogliere come cioccolato al sole in quel momento.

[non pensare male, è tutta colpa di questo stupido batticuore che mi prende solo quando ti penso]

Gli scrissi io, un po’ titubante, ma dovevo rischiare.

[ah capisco, quindi è il batticuore che ti impedisce di mandarmi messaggi?…interessante, quindi se io ti invitassi ad uscire il tuo batticuore ne soffrirebbe molto?]

[si, penso proprio di sì, ma alla fine il batticuore non può decidere della mia vita, sono una donna senza regole io =)] aveva abboccato in pieno.

[ok, dopo questa me la spieghi…anzi, magari me la spieghi domani pomeriggio alle tre in riva al lago?]

[sarò ben felice di illuminarti =)]

 

Continua…

 

N.D ed ecco qua un altro capitoletto. Scommetto pieno di errori ma è mezzanotte e non ho voglia di correggerli, spero che mi perdonerete, anche perché avevo troppa voglia di pubblicarlo ^ ^

Bacio Hoshi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** un raggio di sole per te ***


Erano le due e mezza.

Naturalmente l’appuntamento era alle tre.

Tipico mio, ho sempre paura di arrivare in ritardo quindi mi presento sempre mezzora prima, facendo una figuraccia che non farei se arrivassi in orario, invece sembro una  sfigata che non vede l’ora di fare qualsiasi cosa deve fare.

E purtroppo è così.

In questo caso non vedevo l’ora di vederti.

Sembrava che avessi messo due dita nella presa elettrica mentre bevevo una decina di espressi, anche questo molto tipico mio.

Il sole picchiava come non mai quel pomeriggio, potevo prendere due uova e cuocerle sull’asfalto se solo avessi voluto.

Sarà stata la primavera, il giorno prima pioggia a catinelle e il giorno dopo un sole cocente.

Comunque si sentiva che qualcosa nell’aria stava cambiando, il caldo quasi soffocante, il profumo di freschezza che ti accompagnava ad ogni passo, i gelati sciolti sulle mani e questo buon umore generale che ti riempiva il cuore.

Arrivava l’estate e si sentiva, era tutto nuovo, era come rincontrare per caso un vecchio amico che non vedevi più da mesi.

Ah il bello dell’estate è proprio l’attesa, anche perché quando arrivi non te la godi, tutto il tempo sdraiata sul divano di casa a non fare niente…

Anzi no, a pensarci bene te la godi eccome!

Comunque tra un filmone mentale e l’altro arrivarono le famose “tre in riva al lago”.

Ed ecco che ti vidi da lontano con un sorriso a 360°stampato sul tuo bellissimo viso.

Ti avvicinasti dandomi un bacio sulla guancia, ed io per non smentirmi mai, rossa come un peperone.

“sai volevo portarti in dono un raggio di sole, ma vedo che qua non mancano” mi dicesti con il tuo sorriso sgembo e un po’ colpevole che mi fece quasi svenire.

“ci ha già pensato jovanotti mentre ti aspettavo, grazie comunque” risposi io un pochino più timida.

“cavolo mi ha battuto sul tempo…va bò…ci sediamo?” “cirtu

Ci sedemmo in riva al lago e dopo qualche minuto di imbarazzo mi dicesti:

“comunque non pensare di avermi già conquistanto signorina…

“c-cosa?”dissi io sorpresa oltre che impacciatissima.

Franci hai capito benissimo, mi piaci lo devo ammettere, ma voglio aspettare ancora un po’”

“fidati se ti dico che l’idea non mi è passata neanche nell’anticamera del cervello” dissi con un sorriso colpevole.

“ok”dissi tu con un sorriso a mezze labbra.

Ti sporgesti un pochino, arrivando a sfiorarmi le mie mani, facesti intrecciare le nostre dita, mi sembrava tutto così magico che non ci credo.

È come essere in un'altra dimensione dove tutto il mondo attorno ti scorre veloce accanto e tu non te ne accorgi, sembra surreale ma è così, credetemi.

E in un movimento veloce, mi baciasti.

Io presa un alla sprovvista all’inizio ricambiai il bacio un po’ freddamente, poi mi lasciai andare e non ci potevo credere.

Mille emozioni l’una dietro l’altra, così tanto che si sovrapponevano e non capivo più niente.

Poi una cosa strana è come se avessi avuto una colonna sonora nella mente, non so come spiegarvi, ma nel cervello mi frullava in mente la canzone di Jovanotti che faceva:

che tornavo da te
senza niente da dire
senza tante parole
ma con in mano un raggio di sole
per te che sei lunatica…

ci staccammo solo quando l’aria inizio a mancare, il tempo era passato così veloce che non mi bastava, ma allo stesso tempo così lento che mi era sembrato che non finisse mai.

Improvvisamente il tempo era andato letteralmente a farsi benedire.

Un bacio al retrogusto di menta e latte.

“non c’è bisogno che ti porti in dono un raggio di sole, perché lo sei già tu, il mio raggio di sole”mi dicesti sorridendo.

 

Continua…

 

 

 

 

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