SS law firm

di Eyes of Ice
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Una Pessima Giornata ***
Capitolo 3: *** Il Giorno della Firma ***
Capitolo 4: *** La Punta dell'Iceberg ***
Capitolo 5: *** Profondo Rosso ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

"Forza sbrigatevi con quei documenti!"
"Ehi tu l'hai trovato?"
"Come sta andando con quel parere?"
"No,no,no cosi non funzionerà mai! Ma dove ti sei laureato?? Noi qui dobbiamo difenderli i nostri clienti, non accusarli!!"
"Ehi schiavo, tra 20 minuti si va in scena, muoviti!!"

Voci. Gente. Persone che ogni giorno lottano per parare il culo ai propri clienti a volte nel bene, a volte adoperando tecniche poco corrette. Voci sovrapposte. Gente che va a destra, chi a sinistra. Tacchi che si muovono ovunque. Uomini dall'aspetto dignitoso che controllano che tutto il lavoro svolto sia perfetto.

Un po' più tranquillo è uno studio, o meglio LO studio... o almeno non ci sono urla di disperazione.
"... Ooh dio!! Come fai ad essere cosi perfetto!?!"
"..."
"Ehmm capo le vorrei ricordare del colloquio di domani a pranzo...!"
"Certo, certo. Dopo!!"
Gemiti riempiono la stanza in cui due figure sicuramente non stanno giocando a scacchi... I capelli verdi di lei cadono lungo la scrivania in vetro, su cui qualche minuto prima vi erano fogli di ogni genere adesso malamente buttati sul pavimento in marmo. Per fortuna le pareti in vetro erano state accuratamente oscurate dalle tende veneziane, che in caso contrario avrebbero offerto uno spettacolo vietato ai minori.
Tutti sapevano, in ogni caso, cosa stesse succedendo in quella stanza. Tutti erano a conoscenza di chi ci fosse in quella stanza. Tutti sapevano, ma nessuno parlava della faccenda. E cosi, mentre il capo si stava scopando la sua segretaria, dei tacchi risuonarono nell'atrio dell'ingresso, circondato da vetrate che permettevano una vista mozzafiato di Manhattan: dopo aver svoltato un paio di volte il suono di tacchi era inesorabilmente vicino alla porta che celava al suo interno un incontro particolare...
"Capo, questi sono le informazioni sul caso Mcgregor. Ho trovato delle notizie interessanti su l'imputato, notizie della massima importanza" proruppe la donna entrando nello studio Shirogane.
" Fujiwara! Quante volte ti devo ripetere che devi bussare prima di entrare?!" disse la segretaria alterata di essere stata interrotta.
"Non saranno mai abbastanza, credo... comunque sono sicura che potrete continuare da dove eravate rimasti più tardi! Adesso abbiamo del lavoro da sbrigare!" replicò andando ad accomodarsi su una poltrona dello studio e appoggiando gli importanti documenti sul tavolino.
"Lory, lasciaci soli." disse l'uomo passandosi le mani sulla faccia e successivamente sui capelli con il tentativo mal riuscito di rendersi presentabile.
La segretaria, seppur sbuffando, alzò i tacchi e se ne andò avendo però l'accortezza di non sbattere la porta, mai avrebbe voluto che il capo più tardi la sgridasse e le negasse l'appagamento tanto desiderato.
"Allora dimmi!" parlò il capo tornando serio e sedendosi sulla poltrona adiacente a quella su cui si sedette la viola.
"Ryan, francamente credo che questo caso si rivelerà particolarmente complesso!"
"Fujiwara non sta a te giudicare la difficoltà o meno del caso. Tu, in quanto para-legale, hai il compito esclusivo di trovare informazioni, è per questo che ti pago. Per il resto lascialo giudicare a me se e quanto è difficile un caso!" disse Ryan mantenendo un tono freddo e calcolato.
"Non credo che riuscirai a cambiare questo aspetto del mio carattere, senò a quest'ora, con tutte le volte che mi hai fatto questa ramanzina, sarei dovuta essere licenziata, ed invece eccomi qua!"
"Non tirare troppo la corda, c'è il rischio che si spezzi! - ribattè Shirogane per poi scoppiare a ridere - Certo che siamo proprio due bambini delle volte!"
"Si, già..."
"Comunque ti avviso: non prenderti tutte queste libertà solo perchè hai sposato il mio migliore amico. Mi conosci bene ed altrettanto bene sai che non mi farei molti scrupoli a lasciarti a casa."
"..."
"Allora! Per quel caso?? Novità?" disse raccogliendo la pila di fogli sul tavolino e cominciando a sfogliarli.
"Si, sappiamo che il signor Mcgregor è venuto a mancare. La sua rivista ci è valsa una fortuna. Mcgregor ha lasciato il suo patrimonio di dieci aziende e la rivista ai suoi due figli: Cristian e Herik."
"Non mi dici niente di nuovo, altro??"
"Ci è stato chiesto di dividere i beni equamente."
"Ed è per questo che devo occuparmi io di questo caso? Una semplice divisione?"
"Dettaglio poco noto: si odiano a morte! Il signor Mcgregor ha impostato il testamento in modo di riavvicinare i suoi due figli, e tu, sei il migliore nel mettere insieme persone che non si vedono di buon occhio. In fondo sei o non sei il proprietario dello studio legale più importante di tutta New York?"
"Assolutamente. Altro??"
"Si. Tu sei stato richiesto da Herik Mcgregor e quin... "
"Aspetta. Questo Lory non me l'aveva detto. credevo che mi sarei occupato dell'intero caso per trovare l'accordo per ambedue le parti!"
"Inizialmente sembrava che effettivamente i signori Mcgregor avessero richiesto entrambi il nostro intervento, ma all'ultimo istante Cristian Mcgregor ha deciso di rivolgersi ad un altro studio."
"... Bene. Allora dimmi con chi dovrò avere a che fare??"
"Questo è il punto! Ancora non si sa il nome dello studio con cui dovremo trovare un accordo e a quanto pare il signor Mcgregor ha tutta l'aria di voler tenere segreta la notizia. In ogni caso avrai modo di scoprirlo domani."
"Perchè? Che cosa succederà domani?"
"Ma come la tua segretaria non ti ha avvertito?? Domani hai l'incontro con la contro parte a panzo! Mi domando perchè continui a tenerla come tua segretaria se non sa svolgere il suo lavoro, o almeno quello per cui dovrebbe essere pagata. Poi se scopare con il capo è segnalato nel contratto..."
"Ok, capito l'antifona. Sicuramente non ero particolarmente concetrato prima a quello che mi diceva... " affermò regalando a Pam un sorriso malizioso.
"A domani capo... "

Molto tempo dopo, quando ormai l'intero palazzo rimase vuoto, Ryan Shirogane spense le luci del suo ufficio e si diresse verso gli ascensori: una volta arrivato al piano terra si soffermò a guardare l'incisione all'ingresso dell'imponente palazzo:
 
BENVENUTI ALLA SS LAW FIRM

***
 
"Lory! Chiamami Akasaka" "Ah Lory fammi avere un caffe, senza zucchero! Mi raccomando." "Ah e portami un'aspirina!"
"Mamma mia povera Lory. La fai correre a destra e a sinistra. Sono certo che non resisterà a lungo se continui a fare così."
Alzo gli occhi al cielo a sentire certe cose.
"E' il suo lavoro. Non la pago certo per la ginnastica da letto che pratichiamo" affermai sorridendo appena.
"Ah si??! Molti allo studio pensano esattamente il contrario... "
"Kyle ti ho fatto chiamare no perchè ho bisogno che la mia coscienza mi giudichi. Io ho chiamato l'avvocato Kyle Akasaka, ovvero ho chiamato uno dei miei soci anziani. Se non sei lui ti prego di uscire da questo studio!" dissi appoggiandomi completamente alla sedia e voltandomi per ammirare Manhattan appena sveglia.
"Di cosa hai bisogno?" chiese Kyle sedendosi su una sedia di fronte a me.
"Oggi sarò fuori per discutere con un cliente e con la controparte ad un pranzo di lavoro. Ho bisogno di qualcuno che controlli che qui tutto funzioni come dovrebbe. Se dovessi trovare anche un solo problema ti riterrò responsabile!" esclamai girandomi per fissarlo negli occhi.
"Ok, non ci sono problemi. Sai che di me ti puoi fidare!"
"Bene. Vai inoltre a dare una mano a Mina: controllare tutti i tirocinanti è un lavoro snervante, e considerando che se ne sta occupando Mina... "
"Ho capito, non vorrei mai che uccidesse qualcuno! - disse Kyle alzandosi per poi incamminarsi verso la porta - ah Ryan!"
"Mmh?"
"Tieni, prendi!" disse lanciandomi una bustina di aspirina e uscendo dalla stanza.
"Grazie!" "Allora Lory!! Questo caffe??"

***
 
"Allora Chatwal New York Hotel... Niente male come ritrovo!" dissi parcheggiando l'auto ed entrando all'interno dell'hotel. Attendo alla reception il mio cliente leggendo un giornale; quando finalmente lo vedo dalla porta vetrata, mi incammino verso di lui.
"Herik Mcgregor?"
"E lei deve essere il famoso Ryan Shirogane!" disse stringendomi la mano.
"Ci vogliamo accomodare nell'attesa che arrivi suo fratello?"
"Certamente. Anche se non sarebbe la prima volta che desse buca ad un appuntamento così importante!"
"Sono certo che questa volta non potrà mancare."
"Lo spero, comunque vorrei esporle la situazione... "
"Non ora! Sa, preferisco lavorare sul mio territorio. Parlare d'affari in una reception di un hotel non è consigliato... telecamere ovunque, pericolosamente controproducente!"
"Ha ragione! Ero sicuro di aver fatto una buona scelta!"
Mentre stavamo chiaccherando venimmo interrotti dall'arrivo di Cristian Mcgregor e del suo avvocato. Squadrando il legale mi accorsi subito che batterlo non sarebbe stato un problema.
"Salve,è un piacere fare la vostra conoscenza. Mi presento sono Ryan Shirogane, legale del qui presente Herik Mcgregor" dissi porgendo la mano a Mcgregor due.
"Salve, anche se credo che piacevole non sia il termine che userei - diretto e sincero. Mi piace - Oggi avrei voluto presentarvi il mio legale, ma sfortunatamente era impegnato in un processo. Per questo colloquio preliminare mi hanno mandato l'avvocato White a fare le sue veci."
"Mi dispiace ma io non intendo trattare nulla se non con il vostro avvocato di prima linea. La seconda scelta non mi alletta molto volentieri" controbattei io pronto ad andarmene. Questo era un insulto alla mia persona.
"Capisco a pieno la vostra presa di posizione, per questo avrei pensato che magari possiamo organizzare un altro appuntamento nel vostro studio."
intervenne l'impacciato avvocato. Soffermai la mia attenzione su questo novellino, bravo a parole, che adesso stava prendendo dalla tasca del suo completo - tra l'altro di pessima qualità - il telefono.
"Se mi permettete provo a telefonare l'avvocato senior per sapere quando sarà possibile per un incontro."
Attesi. Attimi. Secondi. Minuti interminabili fino a quando il novellino non cominciò a parlare.
"Salve avvocato - disse White un pò intimorito - Non succede nulla di preoccupante avvocato, è solo che la controparte non ha intenzione di procedere con il colloquio oggi, e quindi io ho proposto di prendere appuntamento nei giorni successivi cosìcché lei possa essere presente. - ... - Il motivo di tutto ciò è che la controparte si rifiuta di parlare con... me. O meglio vorrebbe parlare con l'avvocato che si occuperà della faccenda e non con un suo sostituto momentaneo. - ... - Per il cliente non ci sono problemi. Certo, va bene." chiuse cosi la chiamata per poi rivolgersi a me.
"Se per lei va bene l'appuntamente è organizzato tra due giorni nel suo studio alle 15 in punto."
"Certo, sempre che non abbia altri appuntamenti previsti per quel giorno - salutai l'avvocato White e il signor Mcgregor. - Allora Herik, adesso andiamo nel mio studio a parlare un po' del caso" dissi dirigendomi verso la macchina.

***
 
"Ehi Lory, porta qui i documenti riguardante il caso Mcgregor." "Allora si accomodi e cominci a parlare."
"Mi ha sempre odiato!"
"Potrebbe essere l'occasione per ricominciare da capo!"
"Mi piacerebbe, davvero ma...ha visto come ci siamo comportati durante l'incontro, non una parola. Nemmeno un saluto. Chistian non vuole!"
"Potrebbe sorprenderla! - dissi calmo - Secondo quanto dice il testamento noi dovremmo trovare una ripartizione delle aziende che vi soddisfi entrambi. Ma io voglio che sia soddisfatto lei."
"Sa che cosa mi soddisferebbe?? Voglio la mia rivista. Io e mio padre ci abbiamo lavorato per anni e significa tutto per me, e non voglio che adesso arrivi lui e distrugga tutto quello per cui io e mio padre abbiamo lavorato!"
"Perchè Christian ce l'ha tanto con lei?" chiesi incuriosito.
"Perchè nostro padre decise di lasciare sua madre per sposare la mia e lui incolpa me."
"Perchè pensa che sia colpa sua?"
"Sa che vuol dire avere qualcuno che ti odia solo per gelosia?" Oh eccome se lo so.
"Lei avrà la rivista!" esclamo convinto. Appena il mio cliente se ne andò, entrò Kyle... sembra un po' come il cambio di guardia: esce uno, entra l'altro.
"Allora?" mi chiese sedendosi di fronte a me.
"Siamo sulla stessa lunghezza d'onda - dissi rilassandomi e lanciando un tiro nel mini canestro - yes!" esultai.
"E cosa vuole?"
"Segreto professionale, ricordi?"

TBC

P.S. I dialoghi di ambito giuridico sono tratti dal telefilm "The Suits".

 

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Capitolo 2
*** Una Pessima Giornata ***


2.
 

"No Kyle, non mi stai distraendo affatto!" esclamò la viola sbuffando.
"Stavo aspettando." disse Kyle appoggiato con i gomiti al piano e guardando insistentemente Pam.
" Che cosa?"
" Bhè di non distrarti... Tu sai qualcosa e non lo vuoi dire né a me, che sono tuo marito, né a Ryan, perchè?"
"Ma come ti vengono certe idee in mente?"
"Tu hai scoperto qualcosa riguardo il caso che sta seguendo il capo e non me lo vuoi dire!"
"Lascia stare! - disse Pam accennando un no con la testa - E non chiedermi più niente!"
"Qual è il segreto??"
"Nessun segreto però... zitto!" disse rimettendosi subito a lavorare con il computer.
 
"Di che cosa stavate parlando?" chiesi a Kyle e Pam.
"Dei fratelli Mcgregor" disse prontamente Kyle.
"Che tipi vero?"
"Ma se voi avete conosciuto solo Herik... voi non me la raccontate giusta!" dissi avviandomi verso il mio studio.
"Allora hai intenzione di giocare pulito contro questo misterioso avvocato che si fa attendere, vuoi distruggerlo?"
"Tempo al tempo, prima conosciamo il nostro rivale, poi in caso studierò un attacco vincente. Intanto ho mandato Lory a chiamare Aoyama... "
"Capo, ho saputo da Lory che mi stavi cercando." interruppe una voce.
"Giusto te stavo cercando! Vai al giornale, ispezionalo e fatti un'idea del valore."
"Non usiamo valutazioni indipendenti?" chiese Aoyama perplesso.
"Perchè? Credi che l'avvocato della controparte seguirà le regole? Ho avuto modo di studiare Cristian Mcgregor: è un uomo diretto e senza scrupoli, quindi cercherà un avvocato che la pensi come lui, ergo secondo te loro useranno valutazioni indipendenti?"
"Ovviamente no!" rispose Mark sedendosi sul divano color panna vicino al tavolino.
"Per questo noi dovremo essere tre passi davanti a loro, perchè ti assicuro che loro saranno due passi davanti a noi!" conclusi prendendo in mano una versione ridotta di palla da basket e lanciandola.

***
 
"Allora Kyle come sta andando con il caso Spenser?"
"Alla grande, anche se al 90% dovremo portare il caso in tribunale."
"Questo perchè?" 
"Diciamo che la controparte ha provato il patteggiamento ma a noi ci va stretto, quindi... "
"Chiaro! Sai già chi sarà il giudice?"
"No"
Mentre io e Kyle stavamo discutendo, un contabile della mia azienda mi raggiunse tutto trafelato richiedendo la mia attenzione.
"Capo! Venga, guardi questi tabulati!" il ragazzo è veramente agitato!
"Che cosa sono?" chiesi cominciando a legge una serie di numeri.
"Ecco, questo è l'ammanco che si è verificato nella banca della società!"
"Spieghi esattamente cosa intende per ammanco??" chiesi alterato.
"Proprio quello che crede, capo. Qualcuno si deve essere infiltrato nel sistema e... non so come possa essere accaduto!"
"Mi sta dicendo che la mia società rischia di andare in bancarotta?" ok, ora sono decisamente arrabbiato.
"Bhè la lacuna non è eccessiva, quindi per il momento no. Però considerando il fatto che non abbiamo scoperto chi sia il responsabile non è detto che il colpevole non tenti un'altra volta di rubare!"
"Speri che questo non debba succedere! - presi un grosso respiro - adesso vada. Mi occuperò immediatamente della faccenda. Intanto voi bloccate tutte le richieste di uscita che riceve la banca!"
"Vado subito!" immediatamente il ragazzo si volatilizzò dalla mia vista.
Con passo veloce comincio ad avviarmi verso il mio studio.
"Capo, io ho cercato di fermarla ma non ha sentito ragioni!" venni fermato dalla mia segretaria.
"Lory di che cosa stai parlando?" chiesi al limite della mia pazienza.
"Ecco vede, io ho provato a dirle che voi non eravate nello studio, ma nonostante questo non ha voluto attendere il suo ritorno."
"Ma di chi stai parlando?" chiesi aprendo la porta dello studio.
"Di me!" disse una voce di donna. Una donna sfacciata che in questo momento sedeva dietro la mia scrivania, dandomi le spalle. 
"E tu chi sei? Come ti sei permessa di entrare nel mio studio?"  la donna si voltò. Mi zitti all'istante. Persi l'uso della parola. La donna che avevo davanti ai miei occhi era di una bellezza sfolgorante.
"Ecco, capo. Lei sarà l'avvocato del signor Cristian Mcgregor, il suo nome e... "
"Lascia stare Lory. Qui adesso me ne occupo io!" dissi invitando la mia segretaria ad andarsene.
"Ryan... e così saremo rivali!" si rivolse a me l'altro legale sorridendo.
"Già, chi non muore si rivede... Strawberry."
Perfetto! Adesso si che posso dire che la giornata è completa. Davvero completa.

***
 
"Ryan" disse lei sospirando.
"Regina del foro. Quando avevi intenzione di dirmi che saresti stata l'avvocato di Cristian Mcgregor?"
"Esattamente nel momento in cui ho capito che il mio avversario saresti stato tu!"
"Sono veramente onorato che adesso mi prendi in considerazione!" esclamai sedendomi in una sedia della scrivania, di fronte a Strawberry
"Capo, le ho portato le informazioni che mi aveva richiesto. - proruppe Mark entrando nel mio studio e fermandosi di colpo. - Mi scusi, non sapevo che era occupato... "
"Ritengo che se avessi bussato prima di entrare non avresti interrotto la nostra riunione. Punto secondo Lory ti doveva avvertire che ero impegnato!"
"Si, ma in questo momento Lory non c'è!"
"E dov' è andata??" disse innervosendomi.
"Ma come Ryan! Con tutto il lavoro extra che le fai compiere ha bisogno anche lei di riposarsi - affermò la rossa, per poi continuare a bassa voce, ma non abbastanza - certo, rischiando di non adempiere al suo lavoro di segretaria..." commentò infine.
"Guarda che ti ho sentito!" dissi.
"Lo spero bene!" concluse lei, appoggiando i gomiti al tavolo e il mento tra le mani, guardandomi sorridendo.
Bene, la battaglia ha inizio!
"Ok, senti: questa cosa non fa piacere né a te né a me, quindi direi di cominciare a parlare della divisione delle quote dei fratelli, cosi prima iniziamo, prima finiamo!" cercai di riprendere il controllo della situazione.
"Cos'hai per me?" chiese lei tornando seria.
"Allora, ci sono dieci aziende: noi proponiamo che a Cristian vadano la numero uno, quattro, otto e nove" dissi porgendole i fogli della nostra proposta.
"E questo a noi lascerebbe il... "
"52,3 %" conclusi appoggiandomi alla sedia e accavallando le gambe.
"Generosi ma... no!" disse lei scuotendo la testa, spiazzandomi.
"Ahh, in alternativa proponiamo che Cristian prenda le aziende uno,tre, cinque e sei - continuai porgendo un secondo foglio - questo vi darebbe... "
"Il 54% ... no!"
"Hai una contro proposta?" è snervante vedere come non cerca di rendere la situazione più semplice.
"No" risponde imperterrita Strawberry.
"Ok, a Cristian diamo l'azienda uno, sette, otto e nove"
"No"
"Ti si è incantato il disco? Cosi avreste il 60% dei beni!" dissi esasperato, cencando di farla ragionare.
"Lo so, e mi dispiace che dovrai sentire questo disco rotto continuare a ripete... no!"
"Che cosa vuole il tuo cliente?" dissi mantenendo la calma.
"Bhè... la tua offerta ha reso chiaro che cosa vuole il tuo cliente: la rivista. E il mio cliente vuole che il vostro cliente non ottenga quello che vuole, quindi non avrete la rivista!" spiegò chiara e tranquilla.
"Non è da te essere così calma, cosa c'è sotto?" feci con fare inquisitorio.
"Dovresti sapere che quando lavoro non mi faccio scrupoli per ottenere quello che il mio assistito desidera, sia egli un padre di famiglia amato e adorato che il diavolo in persona!"
"A quanto pare questa regola vale non solo in campo lavorativo... "
"Oh per favore! Quella è storia vecchia!" disse alzandosi e pronta per andarsene.
"No, mi dispiace tesoro, ma questa volta non te ne andrai così facilmente!" esclamai posizionandomi tra lei e la porta, tra lei e la sua fuga.
"Levati!" mi ordina.
"No!"
I nostri corpi erano molto, troppo vicini. Lei alzò i suoi occhi color cioccolato fuso incrociandoli con i miei color mare. Terra contro cielo, una lotta che da anni ormai andava avanti ma che un vincitore non ha mai visto.
Ad un certo punto alzò una mano e, gentilmente, scostò davanti alla mia faccia una ciocca di capelli biondi e, avvicinandosi pericolosamente al mio volto, ad un soffio dal contatto con il mio viso, si bocca e con voce bassa e roca afferma:
"Ryan... - dice abbassando lo sguardo per poi rialzarlo con una determinazione che prima era scemata - te lo ripeterò una volta sola. Levati dalla mia strada!" e così concludendo mi superò uscendo definitivamente dal mio studio. Con ancora il rumore dei suoi tacchi nelle orecchie, realizzai che ancora una volta mi aveva distrutto, come solo lei è capace di fare!

***
 
"Strawberry! Sei veramente tu?"
"Si, ciao... Mina. E passato molto tempo dall'ultima volta che ci siamo viste!" esclamò la rossa appena uscita dall'edificio Shirogane.
"Oh Dio! Lo sapevo che saresti tornata!" disse una donna bassina dai perfetti capelli color cobalto abbracciando calorosamente una sorpresa Strawberry
"Anche a me siete mancati!" rispose a quella ondata di emozioni la rossa.

***
 
"Perchè non sono stato avvisato?" chiesi volgento il mio sguardo verso l'enorme vetrata che abbracciava tutto l'edificio.
"Ti assicuro che anche io appena l'ho vista uscire da qui non potevo credere ai miei occhi!" si difese Kyle.
"Com' è possibile che nessuno qui dentro sapesse che dovevo scontrarmi proprio con lei!" chiesi voltandomi verso Kyle con aria poco rassicurante.
"Bhè... in fin dei conti l'avvocato della controparte è stato scelto all'ultimo minuto, quindi... "
"Quindi niente! Una mancanza del genere mi fa pensare di non avere un buon team su cui poter contare!" dissi andandomene e sbattendo la porta del mio studio, sotto lo sguardo preoccupato degli altri.

TBC

P.S. I dialoghi di ambito giuridico sono tratti dal telefilm "The Suits".

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Capitolo 3
*** Il Giorno della Firma ***


 3.
 
 
"Tu lo sapevi!"
"Sapere cosa?" chiese Pam confusa.
"Sapevi che Cristian Mcgregor sarebbe stato assistito da Strawberry! Come ho fatto ad essere così cieco: è questo il segreto di cui non volevi dirmi niente!"
"Guarda che sei in errore! Strawberry è la controparte? Mi stai prendendo in giro? Non può essere!!" rispose lei sconvolta.
"Invece sorpresa sorpresa... quella donna sa sicuramente come fare le entrate ad effetto!" esclamò Kyle sdraiandosi sul letto.

***
 
"Si, mi informi appena scoprite qualcosa!... Le auguro una buona giornata." dissi spegnendo il vivavoce e concludendo la chiamata.
Dovevo studiare un piano, altrimenti non avremo avuto speranze contro quel diavolo di donna.
Nel silenzio del suo studio, un avvocato in carriera, un uomo biondo dagli occhi azzurri, il capo della SS, uno dei personaggi più ricchi della Est Coast stava cercando di risolvere un caso che rischiava di compromettere la sua salute mentale, fino a quando...
"Capo, una chiamata per lei!" disse Lory interrompendomi.
"Passamela sulla 1" esclamai mettendo in vivavoce.
"Ho sentito che hai incasinato l'accordo negoziando contro te stesso!"
"Ahm, io... "
"Hai lasciato che la controparte scoprisse a che cosa mirava il tuo cliente!"
"Si, ho commesso un errore ma ne ha fatto uno anche lei!" dissi appoggiandomi totalmente allo schienale della sedia girevole.
"Questo non lo sapevo"
"Già, invece anche io adesso so a che cosa mira il suo cliente. Non gli importa di vincere, papà, ma solo che il fratello perda"
"D'accordo, questo è un bene. E ora che si fa?"
"Perdiamo. Le lasciamo la rivista" dissi facendo un sorrisino ironico.
"Questo non soddisferà il tuo cliente"
"Lasciamo la rivista a Cristian e poi prendiamo tutti i dipendenti, in quanto hanno il contratto che a breve scade, e ne apriamo un'altra. Tutti adorano Herik, nient'altro che la verità. E' solo un nome, lascio la rivista per aprirne un'altra!"
"Forse qualcosa ti ho insegnato! - commentò Sebastian Shirogane dall'altra parte del telefono - Una domanda: chi è la controparte?"
"Ma come papà! Con tutte le informazioni che hai ricevuto, non sai contro chi dovrò sfidarmi?" chiesi ironico.
"Hai ragione! So esattamente contro chi sarai, ed è per questo che se è questo il tuo piano, perderai miseramente!"
"Non dire sciocchezze! Hai sempre avuto una preferenza particolare per lei, ma non ci posso credere che mi dai già per sconfitto!" mi lamentai.
"Ascoltami Ryan, sappiamo entrambi benissimo di che cosa è capace! Secondo te non avrà già notato che i contratti stavano per scadere, e quindi avrà sicuramente provveduto a blindare i dipendenti?"
"... Damn it!" affermai scaraventando una pallina da basket contro il muro.
"Ascolta, è vero lei molto probabilmente conosce i tuoi piani, ma lei non ha fatto mistero dei suoi!"
"Li useremo a nostro vantaggio!" dissi realizzando ciò che intendeva mio padre.
"E distruggerai Strawberry! - dopo un po' aggiunse - Adesso, figliolo, ti do un consiglio: ti ha già distrutto come uomo, non lasciarti distruggere anche come avvocato." disse mio padre chiudendo la chiamata e lasciando che il silenzio tornasse sovrano nel mio studio con ancora l'eco, però, delle sue parole che rimbombavano nella stanza. Di nuovo solo.
 
"Capo,emmh lo studio legale di Cristian Mcgregor ha chiamato fissando un appuntamento per domani" disse Lory tra gli ansiti.
"Mmh, che cosa hanno detto?" dissi mentre le alzavo la gonna e le strappavo vai le mutande, per poi constatare che era bagnata... anzi no, fradicia!
"Che... ODDIO!"
"Su Lory, di al tuo capo che cosa hanno detto! non vorrei dover interrompere questa interessante esplorazione!" affermai togliendo le mani dalla... marmellata.
"NO! Ve ne prego capo! Sono così vicina!"
"Accontentami ed accontenterò te!"
"Han-no dett... hanno detto che hanno una proposta che renderà felici tutti!" disse lei cercando invano di riprendere il controllo del suo corpo.
"Quindi hanno abboccato!" commentai felice entrando senza delicatezza nel corpo della ragazza che si contorceva dal piacere.

***
 
La mattina dopo, eravamo tutti nella sala riunioni, interamente vetrata con le tende veneziane aperte... non sia mai che scappi un omicidio.
Strawberry, vestita con un tailler grigio tortora che andava in perfetto contrasto con i capelli rosso rubino lasciati liberi, sedeva accanto al suo assistito Cristian Mcgregor e di fronte al sottoscritto, che, di riflesso, sedevo vicino a Herik Mcgregor. Sul tavolo in vetro erano riposti due accordi identici che entrambi i cliente avrebbero dovuto o meno firmare.
"Il tuo cliente è disposto a cedere a Cristian la rivista?" domandò Strawberry fissandomi negli occhi e giocherellando con una penna.
"Avevi detto chiaramente che non era negoziabile. Così l'ho convinto a patteggiare e a chiuderla qui!" risposi tranquillo.
"Sei sicuro di non avere niente da rivelare?" continuò a domandare sorridendo appena.
"No, direi che ci siamo!" dissi voltandomi un attimo verso il mio assistito per poi tornare a guardare la mia croce.
"Bene, ci siamo - constatò Strawberry sfogliando l'accordo fino all'ultima pagina ove richiedeva la firma. La stessa cosa feci io - Tutti soddisfatti!... Completamente!" commentò, mentre i nostri clienti firmavano, fissandomi.
"Grazie Strawberry" disse Cristian andandosene, seguito da Herik.

***
 
"L'accordo... ti ha soddisfatto?" chiese lei una volta che se ne furono andati i nostri clienti, mentre io riponevo i documenti dentro una carpetta.
"Ahm, sinceramente si! E tu?" chiesi tornando a guardare Strawberry che nel frattempo si era appoggiata totalmente alla sedia.
"Non hai capito niente!" disse sorridendo.
"Tu pensi? Sei soddisfatta di aver ottenuto la rivista o di averla venduta di nascosto? - domandai alzandomi e cominciando a fare il giro del tavolo - Non pensavi che lo sapessi, vero? ... Lo sai perchè sono soddisfatto? Lo sono perchè quando hai saputo dell'offerta dell'United International, l'hai saputo perchè lo volevo io!" ora mi trovavo alle spalle di una Strawberry ancora seduta: mi abbassai fino a che la mia bocca arrivò vicino al suo orecchio e continuai.
"Io volevo che tu vendessi a loro! Perchè quello che tu non sai è che proprio ieri Herik Mcgregor ha acquistato la United International" pessima mossa essermi avvicinato tanto a lei! Il suo profumo mi colpisce e non posso fare a meno di accarezzare con una mano i suoi soffici, stupendi capelli.
"Chiariamo subito una cosa - disse alzandosi di scatto e voltandosi facendoci ritrovare faccia a faccia - non toccarmi con mani che sanno di un'altra! E comunque mi hai incastrato!"
"No, Strawberry, ti sei incastrata da sola. L'offerta della United International era senza valore fin quando non l'hai saputo tu!"
"Questo è barare!"
"No, Strawberry. La gente potrebbe pensare che gli avvocati potrebbero fare e fanno di tutto, ma ti assicuro che non ho mai fatto una cosa del genere e tu lo sai! Quindi hai perso." conclusi io dichiarandomi vincitore.
"Ryan, io ho vinto. - commentò dopo un attimo di pausa Strawberry - Sapevo che la United International era diventata di Herik, quindi mi sono chiesta quanto avrebbero pagato in più? Il 50% - disse accennando ad un sorriso ironico. - Hai pagato il 50% in più per un'impresa piena di debiti con un contratto agli impiegati che io ho stilato che galleggerà appena. E così ho dovuto solo convincere Cristian a sedersi e guardare suo fratello fallire. Ho vinto!"
"Sia il mio che il tuo cliente hanno avuto ciò che volevano restando soddisfatti. E' un pareggio!" chiusi il discorso, per poi soffermarmi a osservare Strawberry da cima a fondo.
"Ryan ti prego, così mi consumi! Dopo cosa potranno guardare gli altri uomini?" chiese Strawberry provocandomi.
"Niente. Gli altri uomini non hanno nessun diritto nei tuoi confronti!" affermai deciso.
"Perchè tu si?" chiese lei abbandonando il palco scenico con una frase ad effetto.
"Ci puoi giurare!" esclamai io a bassa voce per poi focalizzare la mia attenzione verso una Manhattan sulla scia del tramonto.
 
***
 
"Strawberry cara, era da molto che non venivi a farmi visita!"
"Salve signor Shirogane, e sempre un piacere poter parlare con lei!" rispose educatamente Strawberry entrando nel salone di villa Shirogane.
"Oh su, dopo tutti questi anni mi dai ancora del lei. Cosa dovrei pensare?" domandò Sebastian offrendo del bourbon alla rossa e accomodandosi su una poltrona in stile imperiale color vinaccia.
"Hai ragione, è solo che ... non sono più abituata. E d'altra parte non vedo che cosa ci sia di male nel dare del lei ad il mio vecchio mentore, che ha fatto di me quella che sono oggi!"
"Così mi lusinghi, cara Strawberry. Lo sappiamo entrambi che ti ho dovuto insegnare gran poco... Hai sempre avuto la stoffa per diventare un ottimo avvocato."
"Allora diciamo che ti ho dato del lei perchè comunque sei stato uno degli avvocati più brillanti, a cui io devo tutto il rispetto possibile." concluse Strawberry prima di bere un sorso di liquore.
"Strawberry, Strawberry... gli anni passano ma tu resti sempre la stessa..."
"Non credo, gli anni purtroppo mi hanno resa più distaccata da ciò che mi circonda, più indifferente al resto del mondo!" disse lei con voce ferma e puntando gli occhi in quelli di Shirogane senior.
"Gli anni o mio figlio ti hanno cambiata?" chiese il padre di Ryan con voce pacata e saggia, come solo le persone di una certa età possiedono.
"... Non intendo ritornare sulla questione. Il passato è morto, sepolto. Ho imparato dai miei errori e sono andata avanti!" esclamò la rossa alzandosi e avvicinandosi alla porta vetrata che conduce al giardino.
"Come sempre ti cito una frase abbastanza famosa: il passato non muore mai! E' una prova il fatto che tu sia ritornata qui! - e dopo aver fatto una pausa, continuò - Adesso cara, che ne diresti di suonare qualcosa per me? Lo sai che ho sempre apprezzato ascoltare un bel pezzo di musica classica nel pomeriggio inoltrato."
"Volentieri!" affermò Strawberry andandosi a sedere davanti al piano e cominciando a suonare Notturno di Chopin.
 
Nel mentre...
"Si, metti l'incontro con Wong la settima prossima, mentre per l'archiviazione del caso dei fratelli me ne occupo io domani."
"Ryan per quanto riguarda la trattativa che mi hai assegnato sta andando un pò per le lunghe, avrei bisogno di un tuo parere a riguardo."
"Mandami il materiale via e-mail, Kyle. Lo studierò sta sera e domani ti saprò dare il mio riscontro." dissi al vivavoce mentre aspettavo che il cancello si aprisse.
"Non ci sono problemi. Ah, mi stavo dimenticando di dirti che oggi Mina ha mandato a casa un tirocinante..."
"Il motivo?" chiesi percorrendo con la mia audi A3 Cabriolet un vialetto di ghiaia e fermandomi successivamente davanti all'entrata della villa.
"Incompetente, buono a nulla e una serie di aggettivi con lo stesso significato."
"Capisco. Allora domani sarà tuo compito trovare un altro apprendista più qualificato. Adesso devo andare." dissi chiudendo la chiamata senza aspettare di ricevere risposta.
"Buona sera, signor Shirogane, il signor Shirogane in questo momento ha ospiti! Devo avvisare il padrone della vostra presenza in casa?" mi avvisò un maggiordomo appena entrai in casa.
"Non si preoccupi, sono venuto solo per prendere alcune cose che mi servivano, non c'è ne bisogno!" dissi avviandomi verso le scale. Più mi avvicinavo più una dolce melodia percepivo provenire dal salone. Mi avvicinai alla porta del salone rimasta socchiusa e potei finalmente scoprire chi era l'autore di quella sinfonia che si stava mano a mano propagando per casa. La luce del tramonto che entrava dalla porta finesta del giardino si scontrava con la sua figura creando sul pavimento la sua ombra e quella del pianoforto. I capelli avevano acquistato dei riflessi dorati: bellissima.
La musica terminò. Stavo per salire le scale quando...
"Mi piacerebbe chiederti di rimanere a cena ma saprei già la tua risposta."
"Mi conosci bene, Sebastian. Mi sono trattenuta anche più del dovuto!" disse lei cominciando a recuperare la sua giacca e borsa.
"Per quanto hai intenzione di fermarti?"
"Credo che sia meglio per tutti se il prima possibile faccia armi e bagagli" commentò Strawberry con un sorriso eloquente.
Un silenzio pesante si innalzò per qualche secondo, creando un'aria pesante e tesa.
"Non credi che questo possa essere un segno?"
"Andiamo Sebastian, noi non siamo quel genere di persone che credono nel destino o roba del genere!" proruppe la rossa.
"Già, dimentico sempre che noi due siamo fatti della stessa pasta, ma credo che per te ci sia ancora speranza."
"Non ricominciare con i soliti discorsi, lo sai che mi altero quando parli cosi!"
"In fondo è quello che penso..." concluse Sebastian, appesantendo ulteriormente l'aria. E' mia impressione o si fatica a respirare?
"Bhé, sarà meglio che vada, domani ho un volo da prendere." disse Strawberry mettendosi il cappotto e, dopo aver salutato mio padre, cominciò ad allontanarsi prendendo per il giardino.
"Lo vuoi un consiglio da un signore anziano - disse mio padre alzandosi e interrompendo la camminata della rossa - Datti del tempo, rimani e scopriamo chi ha veramente ragione. Ti ricordo dopo tutto che se tu sei testarda, io lo sono di più!" Strawberry voltò appena il capo e, dopo aver fatto un breve cenno, si voltò e continuò il suo percorso. 
"Non ti avevo insegnato che origliare è segno di maleducazione?" Damn it! A quanto pare sono stato beccato.

TBC

P.S. I dialoghi di ambito giuridico sono tratti dal telefilm "The Suits".

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Capitolo 4
*** La Punta dell'Iceberg ***


4.

Ansimi.
Gemiti soffocati.
Unghie che graffiano.
Labbra color fragola che sussurrano il mio nome vicino al mio orecchio.
Capelli arruffati sparsi sul materasso.
Attesa.
Desiderio.
Mani che si intrecciano.
I respiri si mescolano.
Occhi negli occhi e poi, in un colpo, finalmente a casa.
 
DRIN-DRIN
 
Apro gli occhi e la fioca luce che passa attraverso le tende mi obbliga a strizzarli un attimo, prima di adattarmi all'ambiente rendendomi conto che questa è la realtà. Dopo essermi preparato parto per raggiungere, al bar di fronte allo studio, Kyle per parlare del suo caso.
"Ryan vieni, ho fatto riservare il solito tavolo." disse venendomi incontro.
"..."
"Cos'hai Ryan? dormito male?"
"No, solo sogni assassini!" dissi con sarcasmo.
"Cosa?" mi domandò con aria interrogativa.
"Niente, allora per quel caso..." cominciai ma venni presto interrotto dalla voce squillante di Mina.
"Ryan! Finalmente ti rivedo. Lavoriamo nello stesso stabile ma è come se fossimo in due mondi distinti e separati." disse sedendosi al nostro tavolo e puntando i suoi occhi nei miei.
"Mina, come fai di prima mattina essere così attiva? Non sono preparato a dover sopportare la tua voce appena sveglio! Lascia almeno che prima la caffeina entri in circolo." le comunicai massaggiandomi le tempie, sperando di calmarmi.
"E tu invece sei sempre più antipatico, comunque ho sentito Strawberry che mi ha detto..." smisi di ascoltarla nel momento in cui pronunciò il suo nome e il ricordo di quello che successe ieri mi ritornò alla memoria.
 
"Non ti avevo insegnato che origliare è segno di maleducazione?" Damn it! A quanto pare sono stato beccato.
"Buona sera papà!" dissi entrando nel salone.
"Davvero una brava ragazza! Non riesco neanche a immaginare quello che potresti averle fatto per cambiarla così tanto! - Sebastian bevve un sorso di bourbon e io, dopo aver riempito un bicchiere, lo assecondai. - Non capisco come ti sia lasciato fuggire una gemma così preziosa!"
"Papà non credi che, continuare ad interfierire in questo modo, sia peggio!"
"Domani parte."
"Papà, ho ascoltato la conversazione, non serve continuare a ripetermelo."
"Non so, a volte con te le cose bisogna ripetertele più volte prima che ti entrino in quella testa che ti ritrovi."
"Cosa vuoi farci, cosi sono venuto fuori!" dissi con un accenno di riso.
Padre e figlio si fissarono per un attimo per poi scoppiare entrambi a ridere. Ad interrompere la risata del giovane Shirogane fu l'improvviso colpo di tosse che colpì il padre.
"Papà, tutto bene? Siediti, lo sai che lo stare troppo in piedi non ti fa bene!"
"Lo so, ormai non ho più l'età ed è tempo anche per me di salutare questo mondo..." 
"Non dirlo nemmeno per scherzo papà! Per una semplice tosse non è morto nessuno!" lo interruppe Ryan.
"Già... comunque cosa intendi fare con Strawberry?"
"Niente, domani partirà e tutto tornerà alla normalità!" disse il figlio alzandosi, raggiungendo la vetrata che dava sul giardino.
"Ahh figlio mio, maledetta sia la tua testardaggine!"

"Ryan! Ryan! Mi stai ascoltando?" 
"Eh, si, cosa?" ammetto di sentirmi leggermente scombussolato.
"Allora cosa ne pensi della mia idea?" mi chiese Mina infastidita.
"Quale idea?" domandai ritornando in me.
"Uff, ma hai seguito almeno una parola di quello che ho detto? Comunque dato che tra un mese si celebra il decimo anniversario dall'apertura dallo studio, ho pensato che organizzare una festa sarebbe una splendida idea!!" disse una Mina tutta eccitata.
"Secondo te, con tutti i problemi che in questo momento sta vivendo l'azienda, posso prendermi il lusso di organizzare una festa?" chiesi con voce impassibile.
"Punto uno la festa la organizzerei io, non sia mai che lasci a te questo compito, non vorrei ritrovarmi in una bettola a mangiare fagioli e patate; punto secondo... Quale problema??" concluse una perplessa Mina.
"Sai in questo periodo ne sono succcesse tante..." dissi io sul vago.
"Abbiamo una probabile talpa in studio che sta portando al verde i conti." commentò calmo Kyle. Io lo fulminai con lo sguardo.
"COSA??" 
"Niente Mina, stai tranquilla, è tutto risolto. Non ti preoccupare!" conclusi io lanciando a Kyle uno sguardo eloquente: stai zitto.


***
 
Nel tardo pomeriggio di quello stesso giorno
"Pronto"
"Pronto, ciao Strawberry. Sono Mina."
"Ehi, ciao Mina. Come stai?"
"Io bene..."
"C'è qualcuno che non sta bene, Mina?" chiesi cominciando ad agitarmi.
"No..."
"Devi dirmi qualcosa, Mina?" 
"Dove sei?"
"All'areoporto. Lo so che non ti ho avvertita, ma non abbiamo avuto più modo di vederci e quindi..."
"Stai partendo?"
"Si."
"Ah, comunque ti volevo informare delle ultime notivà che stanno accadendo qui! - disse Mina tutta emozionata, non dandomi neanche il tempo di controbattere che proseguì - Allora mi sto vedendo con uno, il lavoro va alla grande anche se a volte vorrei uccidere i tirocinanti; ho deciso di organizzare una festa per l'anniversario dello studio e tu sei invitata..."
"Ma..."
"Non interrompermi che non ho ancora finito - mi ringhiò dietro Mina - vuoi sapere qual è il pezzo forte?"
"Tanto anche se ti dico di no, tu me lo dici lo stesso, quindi..." sospirai io, sperando che dal telefono non mi sentisse.
"Ti comunico che la SS sta per fallire!" concluse Mina. Gelo. Attorno a me non sentii più nulla. La gente mi spingeva per raggiungere il gate ed io neanche li vedevo.

ATTENZIONE-ATTENZIONE. ULTIMA CHIAMATA PER IL VOLO "DELTA 1886 - PRIMA CLASSE - MD/80" DIRETTO AD ATLANTA.

"Devo andare" dissi chiudendo la chiamata e apprestandomi verso il gate.

 
"Ti comunico che la SS sta per fallire" "...la SS sta per fallire" "...Fallire"
 
L'areo partì alle 20.00 in punto, come previsto.
 
*** 

Il giorno dopo

Kyle: “Prego signori accomodatevi  pure in sala Congressi, evitando di fare rumori inutili…”
Associata: “Ma cosa è successo?? Tu sai qualcosa?” “Assolutamente niente!” “Si vocifera che la società stia navigando in pessime acque!!”

“Ho detto evitando di fare rumore. In altre parole fate silenzio, queste chiacchere di corridoio sono fuori luogo!” esclamò guardando torvo il gruppetto di associati.
Mina: “Lasciali perdere Kyle. Quante volte dovrò ripetertelo i nuovi associati sono peggio dei bambini… - iniziò fulminando con lo sguardo i suddetti << nuovi acquisti > della SS - Allora perché è stata convocata questa riunione d’emergenza con tutto il personale??”
“E’ una faccenda delicata Mina, per essere le 8.00 del mattino” commentò facendo uno sguardo allusivo.
“Dimmi solo una cosa… La festa per il decimo anniversario si fa ancora, vero??”

Kyle fissò negli occhi Mina alla ricerca di una conferma che quello che avesse sentito fosse corretto; d’altra parte lei sembrava essere terribilmente seria “Sei sempre la solita Mina!” disse ridacchiando.
“Guarda che per organizzare l’evento dell’anno ci vuole un sacco di spese d’ energia, considerando poi che ci troviamo nella Grande Mela… di sicuro non rende l’impresa meno ardua!!” rispose orgogliosa lei.

“Prego signori, da questa parte… Ah Lory, hai visto Ryan?” “No, credo che debba anc…”
Ryan: “Eccomi! E’ tutto pronto mi auguro!” si presentò scuro in volto.
Kyle: “Di cattivo umore già di primo mattino?? – ad un’ occhiata che gli lanciò il biondo, preferì tacere – Comunque si, è tutto pronto!”
Ryan: “Bene, si va in scena!” disse avviandosi verso il palco.

“Certo che oggi Ryan ha mangiato pane e simpatia! Non si è degnato nemmeno di salutarmi, che villano!!”
“O suvvia Mina, non te la prendere. Non lo vedi che oggi ha un diavolo per capello?”
“Ancora questa sfortuna di vedere oltre la maschera non l’ho acquisita… ma cosa vuoi saperne tu, per te e Strawberry è sempre stato facile capirlo…”
“Mina!” la rimproverò dolcemente Kyle.
“… Comunque – proruppe Mina tornando seria, dopo alcuni attimi di tensione che si era venuta a creare – Quanto siamo nella merda, Kyle?”
“Se è come penso, siamo in un mare di merda!”

***

Ryan: “Allora signori, vi ho riunito tutti qui per farvi una semplice domanda. Qualcuno sente il desiderio di spogliarsi e scambiare le mutande con un altro? – una risata iniziale cominciò, subito freddata da una occhiata del biondo. Il silenzio ritornò sovrano e la tensione si cominciò a sentire – Nessuno? No? Assolutamente no, perché non volete sbandierare i panni sporchi, giusto? Ma a quanto pare l’avete fatto. A quanto pare qualcuno in questa stanza sta facendo il doppio gioco. Qualcuno in questa stanza mi sta indirettamente sfidando. Ebbene voglio che questo qualcuno sappia che io accetto la sfida lanciatami. E inoltre voglio che sappia che siamo in uno studio legale, la fuga di notizie è punita dalla legge. Inoltre, come ho già provveduto a controllare, ogni singolo posto di lavoro contratto in questo studio presenta la clausola riguardante il segreto d’ufficio. Pertanto, voglio farvi sapere che questa fantomatica talpa ha le ore contate. Tornate a lavoro!” concluse il capo, lasciando la sala gremita di persone.

“Ma capo!” “Aspetti che cosa vuol dire?” “Sono sicura che sarà sicuramente quella troietta dell’ala ovest, quella non me la racconta giusta!” “E adesso che cosa faccio, non posso perdere questo lavoro!” “Lo sapevo, anche la SS non è perfetta come vuole fare credere!” “Tu sai chi potrebbe  essere il responsabile?” “Secondo me è uno dei nuovi, dovremmo metterli tutti sotto torchio e vedrete che qualcuno alla fine sputerà il rospo!!”

Kyle: “Ascoltatemi tutti.
 disse prendendo il microfono in mano nel vano tentativo di sovrastare quel gran fracasso.
“Lascia fare a me, so io come fare – intervenne la blu impossessandosi del cono – SILENZIO!” urlò. E la calma ritornò.
“Hai mai pensato di fare la cantante lirica??” Chiese uno stupito Kyle.
“Nha, il canto non fa proprio per me, anche se devo ammettere che per un periodo ho pensato che magari se qui mi andava male, potevo buttarmi nel mondo della danza” disse convinta, ripensando ai vecchi tempi andati, in cui era una giovane promessa della legge.
“Ripeto se vi siete persi nel discorso del capo: Tornate A Lavorare, e fategli credere per un momento che vi stia pagando perché facciate il vostro lavoro di avvocati, e non per pugnalarlo alle spalle! - disse con il sorriso sulle labbra un sempre gentile Kyle – E comunque… la danza, sul serio??”

 
***
 
“Capo, c’è il signor Pie della contabilità, lo faccio entrare?”
“Si, Lory. Fallo accomodare.” Ho l’impressione che questa giornata non voglia proprio finire, pensai facendo sedere Pie di fronte a me, a dividerci esclusivamente la mia scrivania di vetro.
“Capo, ho qui i dati che mi aveva richiesto – cominciò con voce affranta – Purtroppo quello che avevamo previsto potesse accadere è accaduto, di nuovo” disse consegnandomi il plico di tabulati.
“Com' è potuto accadere che vi sia stato un altro ingente prelievo dalle nostre finanze, se io stesso ho dato l’ordine preciso di bloccare qualsiasi richiesta in uscita!” sibillai con voce concisa e carica di rabbia.
“Io non so. I miei colleghi stanno esaminando tutte le possibili vie di accesso. A quanto pare nel settaggio iniziale deve esserci stato un mal collegamento, che fino ad oggi non ha provocato problemi di alcun sorta. A quanto pare qualcuno deve aver scoperto questa falla e, insomma… ha colto la palla al balzo!” commentò Pie.
“Questo in ogni caso non ci aiuta a capire chi sia il colpevole… - sussurrai appoggiandomi con i gomiti al tavolo e tenendomi la testa con le mani, scompigliandomi i capelli – Ho bisogno di saperne di più! Faccia tutto quello che può. Faccia l’impossibile per scoprire il nome del prossimo morto che cammina.” Conclusi io salutando con una stretta di mano l’ambasciatore di cattive novelle – ma sentitemi, adesso sono diventato anche un drammaturgo…

***

Nel tardo pomeriggio, di quella lunga giornata
“Pronto, SS law firm?”
“Si, come posso esserle utile?”
“Vorrei fissare un appuntamento con il proprietario.”
“Il signor Shirogane è una persona molto impegnata. Mi faccia dare un’occhiata alla sua agenda. Resti in linea.”
“Faccia con comodo. Ho tutto il tempo che desidera.”
“Se vuole posso organizzarle una conference Call per Martedì prossimo, ora di pranzo.”
“Perfetto. La ringrazio per la sua efficienza.”
“Aspetti! A quale nome devo mettere l’incontro?”
“Oh, che sbadato! Non mi sono neanche presentato… sono un delegato dello Studio legale Blues”
“Ok, allora inserisco l’appuntamento con Studio legale Blue. Non mi risulta che il nostro ufficio abbia casi con voi…”
“Oh, ma infatti l’appuntamento non riguarda nessun caso.”
“E allora per quale motivo vuole parlare con il signor Shirogane.”
“Diciamo che abbiamo una proposta che non potrà rifiutare!” disse il delegato sghignazzando e chiudendo la chiamata in faccia a Lory.

“Lory, chi era?” chiese Ryan uscendo dall’ufficio pronto per andarsene.
“Ah, niente. Un delegato della Blues voleva fissare un appuntamento con te! - rispose Lory spegnendo  il computer e, messasi il copricapo addosso, si avvicinò al biondo – Andiamo?”
“Andiamo” rispose un Ryan pensieroso e distante, stringendo al petto la sua segretaria.

TBC
 
P.S. I dialoghi di ambito giuridico sono tratti dal telefilm “The Suits”

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Capitolo 5
*** Profondo Rosso ***


5.

Qualche settimana dopo

“Ancora! Non è possibile, ci deve essere un errore!” esplosi continuando freneticamente a sfogliare la montagna di dati che mi ritrovavo davanti.
“Capo, la situazione è questa. Io e la mia squadra siamo arrivati al punto di pensare che abbiamo a che fare con un hacker, senò solo qualcuno che conosce tutti i segreti della società avrebbe potuto ingannare tutti i software che abbiamo installato al fine di preservare la situazione finanziaria!” discusse Pie.

“Tutti i segreti della società?” chiesi con la mente oramai annebbiata.
“Tutti i documenti, i vari contratti, le passwords, le varie licenze. Tutta la documentazione dagli albori di questa società, i vari controlli effettuati negli anni, tutti i tipi di sistemi di sicurezza. Glielo dico con franchezza, se non fossi convinto che sia impossibile, penserei che fosse lei il responsabile di ciò.”
“Certo, sicuro adesso io mi metto a derubare la società di cui sono proprietario, della quale ho sudato per guadagnarmela e per farle acquisire il riconoscimento che le spetta! - dissi al limite della sopportazione alzandomi dal divano del mio studio e dirigendomi verso la vetrata illuminata dalla luce del tramonto. Sospirando e portando le mani dietro la schiena conclusi - Pie si è fatto tardi, continueremo domani. Torna a casa.”
“E lei capo? La vedo così sciupato… credo che abbia bisogno di dormire!”
“Come posso chiudere occhio sapendo quello che sta succedendo; sapendo che tutto quello che mi circonda potrebbe svanire; sapendo tutte le decisioni difficili che dovrò prendere al fine di non far affondare questa barca che si sta dirigendo sempre più inesorabilmente verso gli scogli?? - conclusi rassegnato - Vattene, tu che puoi!”

“A domani, Ryan” salutò Pie uscendo.
“Pie! – richiamai – di a Lory di andarsene e di chiudere tutto. Ho bisogno di rimanere solo” dissi.
 
***

“Dannazione il mal di testa non ci voleva” dissi ingurgitando una buona quantità di bourbon e versandomene subito un altro bicchiere.

“Se continui così il mal di testa non scompare” credo di essere ubriaco, perché questa voce non può essere la sua. Mi volto e la vedo.
“Credo di essere ubriaco, non solo ti sogno, adesso ho anche le visioni!” dissi sedendomi sul divano e appoggiando la testa sullo schienale, nella speranza che quel martellare assurdo cessasse una volta per tutte. Chiusi gli occhi. E tutti i pensieri si riaccavallarono nella mia testa, e l’unica soluzione possibile che vidi risaliva a quell’incontro…

“Buon giorno, sono Ryan Shirogane proprietario della SS law firm. Ho saputo che mi avete cercato.”
“Si, salve. Siamo dello studio legale Blues, e abbiamo indetto questa conference perché volevamo farle un’offerta che avvantaggerà entrambe le parti.”
“Che tipo di offerta?”
“Ecco vede la nostra società presenta oramai una cerca solidità economica, ma d’altra parte nel nostro team non abbiamo nessuna superstar del foro. Non mi fraintenda, sia chiaro abbiamo degli ottimi avvocati, ma come lei sa i clienti preferiscono comunque quelli di Serie A, se capisce quello che intendo…”
“Continuo a non capire il perché di questa telefonata.”
“Ci pensi bene, lei ha i migliori avvocati della città, noi abbiamo i finanziamenti.”
“Se non ho capito male la vostra è una proposta di…”
“Le stiamo proponendo una fusione tra le due società al fine di crearne una imbattile!”
“…”
“Le lasciamo il tempo di riflettere. Siamo persone molto pazienti e siamo sicure che alla fine farà la scelta migliore. Arrivederci.”

Cosa devo fare? Se accetto, distruggo tutto quello che ho fatto per avere una società autonoma, in cui sono libero di amministrarla a mia immagine e somiglianza, d’altra parte però se rifiuto e non trovo una soluzione alternativa vedrò il mio, il nostro sogno, il sogno di mio padre andare lentamente in frantumi e sgretolarsi tra le mie mani come neve al sole.

Immerso nei miei pensieri più profondi vengo riportato alla realtà da un paio di mani che gentilmente, con delicatezza e maestria, cominciano ad accarezzarmi prima le tempie, poi la testa e alla fine le spalle nel tentativo di sciogliermi e scacciare via lo stress accumulato in questi giorni.

“E così… mi sogni?” aprii gli occhi e mi ritrovai davanti, o meglio dietro di me, il profilo della mia Strawberry, che, adesso con un ghigno dipinto in volto, continuava imperterrita a massaggiarmi, fino a farmi sospirare di piacere.
“Sempre!” risposi incatenando il mio sguardo col suo. La smorfia sul suo viso lentamente lasciò il passo alla serenità.
“Credi che bere sia il modo giusto di affrontare la situazione?”
“E anche se fosse? Te ne importerebbe…” “Assolutamente niente!” “Giusto” sussurrai, ormai rilassatomi, chiudendo nuovamente gli occhi.

Passarono alcuni minuti prima che potei risentire nuovamente la sua voce.

“Dovresti chiedere a Lory di farti qualche massaggio ogni tanto, e non solo nella zona sud!” disse tranquillamente la rossa facendomi riaprire gli occhi e con voce goliardica le proposi.
“Magari potresti insegnarle tu come si fa?”
“Non credo. Non sarei una brava insegnante.”
“Perché?” chiesi accennando un sorrisino impertinente.
“Perché ne sarei terribilmente gelosa! - sussurrò abbassandosi al mio orecchio e guardandomi con la coda dell’occhio con un sorrisino sarcastico – E questo che vorresti sentirti dire?”
“Dannatamente si!” ruggii
“Peccato. Non questa volta!” disse togliendo le mani da me – dio quanto amo quelle mani – e, girandomi attorno, si andò a sedere di fronte a me, dove prima Pie aveva illustrato la situazione. Le feci una radiografia partendo dalla parte inferiore: décolleté nere, jeans a vita bassa stretti che andavano a delineare ogni sua curva, camicetta leggera e morbida a maniche lunghe bianca da cui si intravedeva il reggiseno nero. Salii ancora con gli occhi fino a soffermarmi con lo sguardo prima sul viso, lasciato completamente al naturale, una treccia disordinata le cadeva sul lato sinistro del collo. Giacca e borsa nera erano state lasciate vicino alla mia scrivania, probabilmente mentre ero immerso in me. Riposizionando lo sguardo su di lei non potei non notare lo sguardo impertinente e malizioso che mi lanciò.

“Finito?” chiese.
“Cosa?” domandai ingenuamente.
“… - scosse lievemente la testa da destra a sinistra con gli occhi chiusi per poi fermarsi e riaprirli – posso?” Chiese prendendo il bicchiere di bourbon che avevo precedentemente appoggiato sul tavolino che ci separava, bevendone un sorso.
“Da quanto hai cominciato a bere?” chiesi.
“Da quanto ti conoscono?” controbatte.
“Simpatica.” Risposi tagliente.
“O su dai, non si può scherzare? Comunque è stato bello rivederti. Stai benissimo! Un po’ affaticato ma non male per uno della tua età!”
“Colgo una vena ironica che mal si accorda con la tua persona!” commentai acido, irrigidendomi e alzandomi.
“Cosa vuoi che ti dica, a state con lo zoppo impari a zoppicare” sorrise la rossa.
“Questa te la concedo!” sorrisi anche io abbassando lo sguardo.
“Bene, vedo che sei ancora tutto intero, nonostante tutto. Credo che Mina abbia esagerato per telefono…”
“Cosa c’entra Mina?” la interruppi cominciando a scorgere la verità, una verità che non mi sarebbe piaciuta per niente.
“Sai noi parliamo, ogni tanto. Diciamo che non è una persona che sia in grado di tenere per se i segreti.”
“A quanto pare la bocca cucita la tiene solo quando riguardano i tuoi, di segreti” sbuffai.
“Che cosa vuoi che ti dica, la sorellanza è un legame indistruttibile!” rise lei di gioia prendendo giacca e borsa e avviandosi verso la porta.

“Aspetta! - lei si fermò, voltando appena la testa e facendo incrociare i nostri sguardi. Subito ritornò seria. Sapeva quello che stavo per fare e lo sapevo anche io, ma le parole non volevano uscire – Io, io… - E la Strawberry manipolatrice, brillante avvocato ritornò tra noi. Aspettò e non fece nessun gesto per rendermi le cose più facile, anzi cominciai a percepire il muro che stava innalzando, e tutto il dialogo… amichevole avuto qualche minuto prima era come se non fosse mai esistito, tanto da farmi chiedere se  non lo avessi immaginato.
Respirai. Profondamente.
E poi, le parole uscirono.

“Ho bisogno di te”

***

“Ho bisogno di te”

Sorrisi, stupita del coraggio, e della forza che dimostrò in quel momento. Dovetti abbassare lo sguardo dal suo, troppo penetrante e magnetico.
“Ho bisogno di te” ripeté il biondo avvicinandosi di qualche passo a me.
Stavo cedendo. Spostai il mio sguardo alle sue spalle, dove una magnifica vista di Manhattan, pronta ad accogliere la vita notturna, illuminava parte dello studio rimasto in penombra. Il mio sguardo vagò fino a che non vidi l’ultima cosa che avrei voluto vedere: delle mutandine abbandonate per terra mi riportarono alla realtà, sembrava che mi stessero deridendo, che si stessero facendo burla di me e allora, tornando con lo sguardo su Ryan dissi:
“Non posso.” e lo lasciai lì, con una mano sollevata nel vano tentativo di fermarmi.

Scappai il più in fretta possibile da quello studio divenuto una gabbia per me, con le lacrime agli occhi e con un macigno sul cuore al ricordo di un altro momento della mia vita, in cui le parti erano invertite…

“No, ti prego Ryan non farlo! Non capisci è solo un momento passerà!”
“Menti! E da mesi ormai che va avanti questa storia, io non c’è la faccio più!”
“Ti prego Ryan, io… io non posso. Non ci riesco, ho bisogno di te, non puoi andartene.” Il biondo mi fisso a lungo negli occhi, io piegata su me stessa versavo lacrime a non finire.
“Non posso” mormorò uscendo dalla camera.
 
*** 
 
“Dannazione dove l’ho messo!” sbuffai tirando fuori dalla borsa l’impensabile.
“Cosa stai cercando Berry?” mi chiese Mina sorseggiando il suo Cosmopolitan.
“Il mio cellulare, non lo trovo. Eppure sono sicura di averlo messo in borsa!” esclamai, rovesciando il contenuto della suddetta sul tavolo del pub in cui Mina e Pam mi avevano costretta a venire.
“Prova a ricordare l’ultima volta che l’hai usato dove ti trovavi” provò a dire Pam.
“… - pensai – Damn it!” proruppi.
“Credo che tu abbia finalmente capito dove lo hai mollato…” concluse Pam guardandomi con sguardo complice.
“ L’ho lasciato in studio…”
“Ad Atlanta?? E per fortuna che dici sempre che senza il tuo IPhone non vai da nessuna parte!” commentò la blu.
“Non quello studio…” lasciai la frase sospesa in maniera inequivocabile.
“Oh-Ho, ho l’impressione che qui qualcuno stia nascondendo qualcosa!” Sorrise complice con Pam.
“Non c’è niente di misterioso. Sono andata a verificare se quello che mi avevi detto per telefono fosse vero…”
“SEI ANDATA DA RYAN?” urlarono contemporaneamente le due.
“Scusate, potreste ripeterlo, ad Atlanta non sono riusciti a sentirvi” commentai acida, incrociando le braccia al petto.
“Scusa è che, insomma… ci hai prese in contro-piede, non credevamo che saresti andata da lui…” disse Mina veramente stupita.
“Non è mica satana!”
“E adesso lo difendi pure… Che cosa è successo esattamente?”
“Niente che le vostre teste perverse possano pensare, abbiamo… parlato” dissi abbassando lo sguardo.
“Parlato, solo questo?? Avanti ragazza ammettilo, cos’è che non vuoi dirci?”
“Ma niente…” tentai inutilmente.
“Sputa il rospo!” Proruppe Pam, chiudendo la questione.
“Diciamo che non ci siamo, ecco… salutati nel migliore dei modi…” dissi abbassando gradualmente la voce e cominciando a giocherellare con le mani.
“Dicci, dicci!!” mi invitò la blu.
“Ragazze, basta! Non mi va di parlarne!”
“Sarà... Secondo me qui gatta ci cova!” concluse Mina.
“Non credo, a giudicare dal modo in cui Berry si sta contorcendo sulla sedia credo che sia più che altro attanagliata dai rimorsi…” commentò Pam.
“…” un lungo e significativo silenzio si dipanò tra noi.

***

Qualche ora più tardi

“A proposito Mina, come vanno i preparativi per la festa?” chiese Pam.
“Non potrebbero andare meglio, mi manca giusto da sistemare gli ultimi dettagli, e l’Evento dell’anno sarà un successo garantito” disse orgogliosa Mina.
“Ragazze io vado, si sono fatte le 11:30. Ho bisogno di dormire. Il viaggio mi ha completamente distrutta!” dissi alzandomi e prendendo le mie robe.
“Ricordati che sei invitata anche tu alla festa!” dichiarò la blu con voce ferma, fissandomi.
“Vedrò quello che potrò fare…” conclusi lasciando i soldi sul bancone ed avviandomi verso l’uscita con ancora la voce di Mina che mi penetrava nelle orecchie.
“Come vedrai?? Tu ci sarai! Hai capito STRAWBERRYYYY!” urlò una scandalizzata Mina. Mi voltai verso di loro e, dopo aver fatto un sorrisino eloquente, girai i tacchi e me ne andai. Sarà il caso di passare a prendere il cellulare , non vorrei che  mi avesse cercato qualcuno…

***

Intanto al pub

“Mmh, è buonissimo questo cocktail, non riesco a capire come faccia Strawberry a bere certi liquori…”
“Non esagerare Mina! - disse una molto più pacata Pam – Comunque non ti è sembrato strano il comportamento di Berry questa sera??”
“Perché? Quando mai lei ha atteggiamenti normali?” chiese ironica la blu.
“…”
“Ad ogni modo, sono convinta che non tutti i mali vengano per nuocere!”
“E questo cosa c’entra?”
“Ascolta: da quando le cose si sono cominciate a mettere male per la società ecco che la nostra amica torna, non è forse un segno?”
“Già, l’unica cosa che bisogna capire è se sia un buono o cattivo presagio… - commentò saggiamente Pam – A proposito, cosa ne pensi della situazione generale??”
“Credo che Ryan e Strawberry avrebbero bisogno di una gran scopata e…”
“Mina, io mi riferivo ai problemi della SS… - la bloccò Pam – Certo che a te l’alcool da proprio alla testa!”
“Nha, credo invece che mi renda più disinibita ahahah – rise Mina – Comunque non ho proprio idea di chi possa essere così diabolico da voler mandare alla rovina il nostro studio, derubandolo di ogni quattrino.”
“… Io in verità nutro qualche sospetto già da un po’ di tempo…” mormorò a bassa voce Pam.
“Eh, cosa hai detto?”
“Non ti sembra strano che solo nell’ultimo periodo siano cominciati i problemi?? Voglio dire è strano che questo fantomatico hacker non abbia iniziato il suo piano già tempo addietro”
“Magari è uno dei nuovi… Stai dicendo che è una delle matricole?” disse innervosendosi  Mina.
“No, non credo. Quei ragazzini appena uscita da Harvard non sanno neanche come pulirsi il naso… No, secondo me il responsabile è da ricercare tra quelli che conoscono meglio lo studio. Credo infatti che nell’ultimo periodo deve essere successo qualcosa che potrebbe rischiare di mandare in fumo il suo piano e quindi ha pensato di agire immediatamente!”
“Se è come dici tu, è una persona astuta che magari stava aspettando il momento migliore ma visto che sono sorti delle complicanze, ha preferito uscire allo scoperto e depredare tanto in poco tempo, abbandonando la sua idea iniziale… ovvero sia poco nel lungo periodo!”
“Già!” esclamò la viola.
“Sei geniale Pam, hai già parlato della tua supposizione a Ryan?”
“No, ti ricordo che in mano non ho ancora nessuna prova, sono solo congetture! E’ meglio per il momento agire nell’ombra. Ti ricordo che non sappiamo chi sia l’hacker, potrebbe anche essere la signora delle pulizie per quanto ne sappiamo!” concluse Pam osservando l’interno del pub.

Dopo un momento di silenzio Mina commentò: “… Certo che è strano però…”
“Cosa?” disse la viola tornando a fissare la blu.
“Hai detto che qualcosa che avrebbe potuto rovinare i piani dell’hacker è accaduto, così facendo preso dalla paura e dall’ansia avrebbe preferito agire subito…”
“Quindi?”
“Mi domandavo che cosa possa essere accaduto… tanto da preoccupare un delinquente…” ragionò Mina ponendosi una mano sotto al mento.
Ad un certo punto, le due si fissarono negli occhi e contemporaneamente ebbero la stessa idea: “Strawberry!”

***

“Accidenti!” ah-ahn ecco dove eravate finite, pensai tirando fuori dalla borsa le chiavi della SS e aprendo il portone principale, avendo cura di richiuderlo a chiave… non si sa mai chi gira per le strade a mezzanotte. Mi diressi di gran carriera verso l’ufficio del capo. Tutto era silenzioso, non una luce era accesa. Entrai e mi diressi verso la lampada vicino alla scrivania. La accesi, presi il cellulare pronta per andarmene quando una mano mi si appoggiò sulla spalla. Cominciai a tremare.

“Cosa ci fai qui?” chiese un Ryan palesemente alticcio e con la voce impastata dal sonno.
“Scusa, non pensavo che fossi ancora qui… ero venuta a prendere il mio telefono. Adesso vado.” Dissi cercando di oltrepassarlo, cosa che mi risultò difficile quando lui mi strinse con forza il polso sinistro con la sua mano.
“Ahia Ryan, mi fai male. Lasciami” dissi cominciando a dimenarmi.
“Fa male questo, vero? Quasi quanto quello che ho provato io” ruggì tirandomi a se.
“No, Ryan ascolta. Sei ubriaco. Ti prego lasciami.” Vano era il tentativo di sottrarmi alle sue mani che adesso stringevano con forza i miei fianchi.
“Tu sei mia. Non dimenticarlo Strawberry! Posso fare di te ciò che voglio! Ed è quello che ho intenzione di fare…” disse ghignando e spingendomi fino a farmi sentire con le gambe la superficie della scrivania.
“No, ti prego Ryan…” cominciai a piangere disperata, tirando pugni sul suo petto, sperando di poterlo scalfire… vano fu il tentativo.
“Basta!” lo schiaffo che ricevetti non lo vidi arrivare, ma cominciai a sentire un forte dolore sulla guancia, il mio volto, dal colpo subito, girò verso destra fino a che con la guancia non contusa potei sentire il fresco del vetro. Da quel momento non ricordo esattamente cosa successe, il mio cervello smise di connettere adeguatamente… Sentii il peso dell’uomo sopra di me, entrambi eravamo sdraiati sopra la sua scrivania; una presa ferrea mi stringeva le mani sopra la testa; ricordo di  aver sentito uno strappo, credo che fosse la mia camicia, ridotta ormai in brandelli. Ricordo il suo viso premuto su di me, mi annusava cose se fosse un predatore pronto a mordere la sua preda, continuando a sussurare parole che non compresi. Intanto lacrime silenziose scendevano lungo i miei occhi e sperai che quel momento finisse velocemente. Buio.

Non so quanto tempo passò prima che ripresi completamente coscienza di me, appena aprii gli occhi la prima cosa che notai era che Ryan non era più sopra di me; mentre mi massaggiavo i polsi ancora doloranti, scesi dalla scrivania con le gambe tremanti. Mi resi conto un secondo dopo che avevo ancora i jeans addosso e che solo la camicia era irriconoscibile. Presi in fretta e in furia le mie cose e mi voltai pronta per andarmene quando vidi, in un angolo, seduto per terra con le mani tra i capelli, un piangente Ryan.

“Che cosa ho fatto? Cosa ho fatto?” continuava a sussurrare interrotto qua e là da piccoli singhiozzi.
Mi avvicinai gradualmente, con tutti i sensi in allerta, fino a ritrovarmi davanti a lui.

***

Sono un mostro, come ho potuto?! Ho davvero rischiato di… no, non posso credere che sia vero. Non posso aver distrutto la cosa più bella che mi sia mai capitata tra le mani. Dio papà, perché mi hai fatto così coglione!
Una mano gentile, se pur tremante, mi accarezzò i capelli e io alzai immediatamente lo sguardo verso di lei.

“Vattene! - gli ruggii contro – Vattene finché puoi!” nonostante i miei avvertimenti lei continuò ad accarezzarmi i capelli.
“Andiamo a casa” disse solo, aiutandomi a tirarmi su. Io la guardai sconvolto per poi poggiare il mio capo sulla sua spalla e ricominciare a piangere come un bambino.
“Shhh, è passato” cercò di consolarmi lei. Che ironia!
“Come puoi essere ancora qui, nonostante tutto?”
“Mi sono sempre piaciute le sfide, non ricordi? – disse abbozzando un sorriso timido – forza andiamo!” concluse sistemandosi la giacca. Intravidi i segni di quello che stavo per compiere se solo non mi fossi fermato e con una mano andai a toccarle un pezzo di quello che rimaneva della camicia. Lei si tese immediatamente.
“Come poi essere qui nonostante quello che ti ho fatto?” dissi chiudendole la giaccia in modo da coprire quello che prima avevo scoperto.
“Non hai fatto niente, Ryan.” dichiarò guardandomi negli occhi.
“Come no, ti ho quasi…”
“Shh, non dirlo. Non è successo.” Mi fermò con gli occhi lucidi.
“Ma io ti ho quasi violentata, come puoi passare sopra una cosa del genere?” chiesi mentre lei si interruppe dall’aiutarmi a mettere la giaccia.
“L’hai detto tu stesso, mi hai quasi violentata, ma non è successo. Sei riuscito a fermati. Prima era l’alcool, no tu - Concluse rimanendo rigida accanto a me – Allora dove sono le chiavi della macchina?”

***

“Fai piano! Altrimenti svegli tuo padre! - mi sussurrò mentre mi accompagnava in camera mia – Ce la fai a spogliarti da solo” mi chiese una volta chiusa la porta.
“Vuoi aiutarmi tu? - chiesi malizioso. Subito la vidi irrigidirsi, quindi tentai di stemperare la tensione – Non ti preoccupare, non ho bisogno della badante!” esclamai ridendo subito susseguito da un colpo di tosse.

Mentre mi svestivo, vedevo che Strawberry si era avvicinata alla mia scrivania e stava sbirciando dei fogli: “ Non te lo ha mai detto nessuno che curiosare è segno di maleducazione?” dissi sdraiandomi sul letto, continuando a fissarla.
“Scusa. Adesso è meglio che vada.”
“Come pensi di ritornare a casa?”
“Con la tua auto. Te la riporto domani.”
“Con la guida che ti ritrovi domani me la farai riconsegnare dal carro attrezzi!” sbuffai mettendo le mani dietro la testa.
“E con questo che cosa vorresti dire?”
“Che sei stata sempre una frana a guidare.”
“Ma sentitelo, il nuovo Schumacher!” scoppiammo entrambi a ridere.
“Buona notte, Ryan!” disse aprendo la porta.
“Aspetta!” la bloccai.

Lei si voltò. Mi fissò negli occhi e attese.

“Resta”
“Non mi sembra il caso” mormorò abbassando la testa. Io mi tirai su, e, ancora seduto sul letto, continuai:
“Resta, perché ne abbiamo bisogno.
Resta, perché voglio illudermi per un momento di non averti persa.
Resta, perché è tuo marito che te lo sta chiedendo.”

Vidi la porta chiudersi e dopo qualche minuto, un corpo, con addosso una  mia tuta, si sdraiò accanto a me, dandomi le spalle. Io mi voltai e, come tanto tempo fa, potei riabbracciarla, stringerla a me, immergere la mia testa nell’incavo del suo collo respirando fra i suoi capelli e lasciarmi cullare tra le braccia di morfeo.

***

La mattina dopo

Le luci di un nuovo sole che sorgeva illuminava la mia stanza. I raggi prepotentemente sbatterono contro i miei occhi, costringendomi ad aprirli. Notai subito l’assenza affianco a me nonostante sentissi il suo odore attorno a me, tra le lenzuola. Decisi di alzarmi, ma prima di poter anche solo poggiare i piedi per terra, una voce mi gelò:

“Dobbiamo parlare”


TBC

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