Keep your eyes open

di Pervinca95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** L'ennesima potenza dell'odio ***
Capitolo 3: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 4: *** Fuori dal rifugio ***
Capitolo 5: *** Al peggio non c'è mai fine ***
Capitolo 6: *** Il principio della fine ***
Capitolo 7: *** La fine del principio ***
Capitolo 8: *** Chi non muore... si rivede ***
Capitolo 9: *** Giochi, lotte e scontri ***
Capitolo 10: *** Guerra aperta ***
Capitolo 11: *** Nuovi incontri ***
Capitolo 12: *** Parole, pugni e verità ***
Capitolo 13: *** Ritorno ***
Capitolo 14: *** Mille pensieri ***
Capitolo 15: *** Faccia a faccia ***
Capitolo 16: *** Dalle stelle alle stalle ***
Capitolo 17: *** TJ ***
Capitolo 18: *** Acqua ***
Capitolo 19: *** Desideri ***
Capitolo 20: *** Secondo attacco ***
Capitolo 21: *** Maledetto il giorno... ***
Capitolo 22: *** Senza acqua ***
Capitolo 23: *** La città morta e deserta ***
Capitolo 24: *** Svolta ***
Capitolo 25: *** Il tempo non ha valore, è il modo in cui si sfrutta a darglielo ***
Capitolo 26: *** Sfumature d'amore ***
Capitolo 27: *** Piano d'attacco ***
Capitolo 28: *** Verso la base militare ***
Capitolo 29: *** La fine ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Prologo






 
Non avrei mai creduto che potesse esistere qualcosa di simile.

Mai.

Ma da quando quest'inferno ha avuto inizio mi sono dovuta ricredere su tante cose che prima ritenevo impossibili. E tante cose per me lo erano.

Mi è stato strappato tutto.
La mia famiglia, i miei amici, la spensieratezza, la felicità, ma non la voglia di vivere. Quella non la perderò mai.

Nei miei diciassette anni di vita ho sempre lottato contro tutto e tutti, non mi sono mai arresa. Perciò ritengo non sia questo il momento migliore per cominciare.

Ogni giorno cerco di mantenere la calma, tento di tenere a bada i terribili attacchi di panico di cui soffro dicendomi che andrà tutto bene. Ma cosa andrà bene? Ora come ora di cosa posso avere la certezza?

Ormai non posso più parlare nemmeno di vivere, più che altro cerco di sopravvivere, giorno per giorno, andando avanti e tentando di non farmi scoprire.

Ma non sono sola. C'è lui, l'essere che più ripugno sulla faccia della terra, colui che non ho mai potuto soffrire e con cui ovviamente mi ritrovo a vivere quest'inferno. Ma l'odio ovviamente è reciproco, ci mancherebbe.

In quel fuggi fuggi generale proprio lui dovevo beccare?
Avrei di gran lunga preferito stare da sola. Tutto pur di non averlo accanto. Ma, ovviamente, quando si parla di sfortuna lui è incluso nel pacchetto.
In momenti come questi bisognerebbe farci forza a vicenda, invece i nostri discorsi vertono su offese, battibecchi e prese in giro.

Credo di non aver mai tenuto una conversazione civile con quest'essere, ma la colpa non è solo mia, le cose si fanno in due, e di certo lui non mi viene incontro.
Ma ora come ora sarebbe troppo rischioso allontanarci, sarebbe una pura follia, perciò questa convivenza forzata va avanti. 

Avanti come va la vita, nella buona e nella cattiva sorte.

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Capitolo 2
*** L'ennesima potenza dell'odio ***


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L'ennesima potenza dell'odio













Stamattina c'è una strana atmosfera. Il cielo è strano, l'aria è strana e le nuvole sono strane.
Ma probabilmente è solo una mia impressione, chiamiamolo sesto senso.

Scendo le scale e corro in cucina, come al solito vuota.
I miei genitori, essendo medici, devono far fronte a continui turni, perciò il più delle volte non si trovano in casa e rimango sola o con mio fratello più grande.
Diciamo più sola dal momento che il signorino ne approfitta quasi sempre.

Apro il frigorifero e prendo una bottiglia di latte. 
Ne verso un po' in una tazza e mi siedo sullo sgabello al bancone da cucina.
Bevo lentamente, a sorsi, e di tanto in tanto lancio occhiate all'orologio a muro.
Come al solito sono perfettamente in orario.
In quattro anni di liceo non sono mai arrivata in ritardo, anzi, piuttosto in anticipo. Diciamo che sto tenendo una sorta di record personale con la speranza di ricevere un premio un giorno.

Metto la tazza nel lavello e, come ogni mattina, sento gli urli della mia vicina. 
Alzo gli occhi al cielo e sospiro.
Tutte le mattine è la stessa storia, devo costantemente sorbirmi gli urli di quella povera donna a causa di suo figlio che non vuole alzarsi per andare a scuola. In un certo senso so più i fatti della mia vicina che di casa mia.

Un giorno, non appena raggiungerò la maggiore età, credo che li denuncerò per disturbo della mia quiete, e magari gli farò pagare anche un risarcimento... sì, magari sui dettagli devo ancora lavorarci.

Vivo in un contesto di villette a schiera, ognuna con il suo giardino e la sua recinzione, ma ho come l'impressione che le pareti siano di cartongesso. Non è nemmeno necessario attaccare l'orecchio al muro per origliare, si può stare comodamente seduti su una poltrona a sorseggiare un buon tè.

Apro il mobiletto delle medice. Sì, perché mia madre ha voluto creare un mobiletto apposito per le medicine, tanto che credo ce ne siano più lì dentro che in un'intera farmacia. Ne estraggo la confezione delle mie pasticche per tenere sotto controllo gli attacchi di panico di cui soffro.

Sono stata seguita da psicologi e psichiatri, ma la situazione non è mai cambiata, anzi, con gli anni è solo peggiorata.

Non so di preciso da quando ne soffro. Una volta lo chiesi a mia madre e mi rispose semplicemente che un giorno, mentre eravamo allo zoo, me ne prese uno. Consolante. 

Da un po' di anni prendo queste pasticche prescrittemi dal dottore.
Qualche volte funzionano, ma nei casi più estremi, quando sono colpita dagli attacchi di panico più forti ed intensi, be', nemmeno queste fanno troppo.

Da piccola nei casi più disperati facevo degli esercizi-giochetti con mio fratello; tuttora li facciamo, ma molto più di rado.
Ricordo che una volta, alle elementari, non riuscivo a mettere piede in classe. Ero completamente immobilizzata.
Le maestre fecero di tutto pur di farmi ragionare, ma non capirono che la mia non era una ripicca, bensì un attacco di panico in piena regola; alla fine, disperate, chiamarono mio fratello.
Dopo dieci minuti ero a sedere in classe come tutti gli altri bambini.

Mio fratello è sempre stato l'unico in grado di calmarmi, ma talvolta non basta nemmeno il suo aiuto.
Quand'ero più piccola questi attacchi erano più lievi e meno frequenti, adesso invece sono molto più forti ed intensi. E devo far appello a tutte le mie forze per cercare di controllarmi.

Butto giù la pasticca e ripongo tutto dentro il mobiletto, un ultimo sguardo all'orologio e afferro la mia tracolla colma di libri per andare verso la fermata del pulmino che mi condurrà a scuola.

Cammino per i viali del mio quartiere sorridendo estasiata.
Il quartiere nel quale vivo, Riverdale, è il più ricco del Bronx, ma non ha niente a che vedere con quest'ultimo, da sempre famoso per la sua malavita. Anzi, da molti abitanti del Bronx Riverdale non viene nemmeno considerato parte della loro circoscrizione.
Quindi, nonostante questi sia situato a nord di Bronx, è ben lungi dall'immaginario di sporcizia e violenza tipiche di quel quartiere malfamato.
La zona è meravigliosa: ricca di grandiose ville in stile Georgiano e Tudor e di case lungo sinuosi viali alberati, arricchite da splendidi panorami sul fiume Hudson.

Adoro il mio quartiere, specialmente in primavera quando gli alberi sono in fiore e il loro profumo inonda di positività la mia giornata. Ma anche d'autunno, come adesso, quando i viali sono ricoperti da un leggero manto arancione dovuto alla caduta delle foglie.

Giungo alla fermata e comincio ad osservare una foglia appena caduta sulla punta di una mia scarpa. E la studio con una tale curiosità da non rendermi conto dell'arrivo del pulmino.

<< Sali? >> mi chiede l'autista, leggermente scocciato.

Alzo la testa di scatto e lo osservo. Ha la tipica espressione di un uomo costretto a trasportare un branco di urlanti e scalmanati ragazzi ad un orario quasi illegale, a giudicare dai suoi occhi spenti.
Annuisco e salgo, salutando mentalmente la fogliolina con la quale stavo giocando.
Percorro un piccolo tratto dell'angusto e sudicio corridoio in mezzo a studenti esagitati che producono schiamazzi simili a guaiti di animali. Fortunatamente vedo quasi subito Clarice farmi cenno di avvicinarmi, mentre con una mano toglie la sua borsa dal sedile accanto: nostra abitudine per tenerci il posto a vicenda.

Mi siedo e rilascio un sospiro.

<< Come stai, Sarah? >> mi chiede sorridendo ed appoggiando la sua borsa a terra, in mezzo ai piedi.

<< Meglio, grazie. Però ho ancora mal di testa, e di sicuro quella marmaglia laggiù in fondo non fa che peggiorarlo >> mi lamento, facendo un chiaro riferimento alla banda di animali che occupa gli ultimi posti del pulmino.

Per banda di animali intendo quei cavernicoli di cui purtroppo, ma proprio purtroppo, conosco anche i nomi.
E li conosco per dei semplici motivi. Innanzitutto perché alcuni di loro frequentano le mie stesse lezioni e poi, in secondo luogo, perché il loro capo scimmione è niente poppò di meno che David Trent: il più famoso, ambito, e a detta di molti anche bello, ragazzo della scuola.
Perciò se stai con il capo scimmione, di conseguenza, il tuo nome è conosciuto da tutti. Ma, soprattutto, è sulla bocca di tutti.
Ho un odio viscerale per quell'essere, se così può essere definito, nato all'incirca quattro anni fa. E quest'odio è a dir poco reciproco.
Non posso proprio sopportarlo, e lui non sopporta me. 
Mi dà fastidio anche solo sentire il suo nome, che per mia sfortuna lo si sente quasi sempre, specialmente quando viene urlato dalle cheerleaders, che non fanno altro che dispensare apprezzamenti, irripetibili a mio avviso, sul suo fisico statuario.
E loro lo conoscono bene dal momento che se le è fatte praticamente tutte. Che squallore. 

<< Non li sopporti proprio, eh? >> mi domanda la mia amica, ridendo sommessamente.

<< No, se potessi li impalerei tutti davanti alla scuola, ma ovviamente il posto d'onore lo lascerei a Trent >> affermo convinta, annuendo convulsamente con la testa per dare più enfasi alle mie parole.

Vedo Clarice guardarmi con gli occhi fuori dalle orbite, e non capisco il perché dal momento che ho sempre fatto battute simili sulla banda di animali.

<< Clar? >> la chiamo, passandole una mano davanti al viso, come per scantarla.

Ma lei non sta guardando me, bensì qualcuno alla mia destra...

<< Addirittura un posto d'onore? Per cosa? Sono curioso >> sento dire da una voce odiosa e ripugnante, capace di farmi ribollire il sangue nelle vene. << Intendevi forse fra le tue gambe? >> aggiunge divertito.

Dio solo sa quanto vorrei che l'autista frenasse improvvisamente e facesse volare via David Trent dal mio cospetto, magari facendolo spiaccicare a terra.
Ma queste cose probabilmente succedono solo a me.

Mi volto a guardarlo con riluttanza e mi stampo un finto sorriso sulla faccia. << Veramente avevo intenzione d'impalare te ed i tuoi amici fuori dalla scuola, come monito, capisci? >> Arriccio il naso e poi sgrano gli occhi. << Ma a te lascerei comunque il posto d'onore. >>

<< Quanto amore, Anderson >> commenta ironico, appoggiando una mano sulla testata del mio sedile e scompigliandosi i capelli con l'altra. 
Giurerei di aver sentito dei sospiri sognanti da un gruppetto di ragazze a pochi sedili di distanza da noi, ma ovviamente la cosa non mi stupisce. Trent ha ammiratrici ovunque, nascoste negli angoli più impensabili... come delle cimici. 

<< Talmente tanto che non riesco a contenerlo >> ribatto sarcastica, mantenendo il mio falso sorriso.

Fa un sorrisino di scherno ed abbassa la testa per avvicinarla alla mia. << Allora ti consiglio di scaricarlo in qualche modo. Brad sarebbe disponibile, a me farebbe troppo schifo. >> Rialza la testa e sorride divertito.

Bradly Thomson, altro componente della banda animali e da tre anni, dicono, cotto di me.
Non so se sia una presa in giro oppure una cosa seria, in ambedue i casi non m'interessa minimamente.

<< A me farebbe schifo con tutti e due, figurati >> rispondo, facendo una smorfia con la bocca, tanto per enfatizzare quanto la cosa mi farebbe effettivamente ribrezzo.

<< Ti credi tanto superiore agli altri? >> domanda, piuttosto innervosito dalla mia risposta.
Ebbene... qui qualcuno non sopporta essere disdegnato. Bene, attaccare, ora.

<< Be', rispetto a tutte le ragazze e a tutti i ragazzi che ti vanno dietro come cani... >> Faccio una teatrale pausa e, perché no, anche finta di pensarci. << Sí, credo proprio di sì >> concludo aprendomi in un largo sorriso, finalizzato a farlo innervosire ulteriormente.

A questo punto sulla sua bocca si pennella una smorfia schernente. << Tutta invidia la tua. >>

<< Non sai nemmeno che cosa significhi la parola invidia. Prima studiatene il significato e poi ne riparliamo >> ribatto in fretta, alterata dalle sue parole.
Odio quando la gente insinua falsità solo per darsi un tono; e lo odio soprattutto se a farlo è Trent.

E a quanto pare non sono l'unica ad essere piuttosto incavolata...

Le sue iridi castane si accendono ed il suo sguardo si fa affilato come la lama di un coltello. << Mi stai forse dando dell'ignorante? >> domanda indicandosi con un dito. 

Faccio spallucce ed una smorfia per nascondere il sorriso che si sta prepotentemente facendo largo sul mio viso. << Forse. >>

Sorride in un modo strano e riavvicina la testa. << Se tu non fossi una ragazza ti avrei fatto perdere la voglia di scherzare da parecchio tempo, ritieniti fortunata. >> 

<< È una minaccia? >> domando scettica, sollevando un sopracciglio.

<< Forse >> conclude ghignando, prima di allontanarsi e ritornare fra gli altri animali.

Stringo le mani a pugno ed irrigidisco la mascella. Non lo sopporto, non lo sopporto, non lo sopporto.
Se quello era un invito a fare a botte avrei accettato di buon grado, anche solo per tirargli un bel pugno fra i denti, almeno non avrebbe più la possibilità di fare quei suoi maledetti sorrisini di scherno.

<< Sarah, tutto ok? >> Ma potrei anche assestargli un bel calcio nel suo punto X, almeno non sarebbe in carreggiata per parecchio tempo, o magari per sempre...

<< Sarah stai bene? >> Mi volto a guardare Clarice, che mi sta osservando turbata, e le sorrido; forse di un sorriso un po' inquietante a giudicare dal suo sguardo preoccupato.

<< Benissimo, grazie >> rispondo raggiante appena prima di alzarmi per scendere alla fermata, davanti al Manhattan College.

<< Ok >> accondiscende incerta, osservandomi guardinga e scendendo dopo di me.

Sorrido e cominciamo a camminare verso l'entrata principale della nostra scuola, passando attraverso uno dei tanti vialetti circondati dall'enorme giardino.
Come al solito è pieno di studenti seduti sotto qualche albero a ripassare le lezioni o a scherzare con gli amici. Adoro quest'atmosfera, la trovo estremamente rilassante.
Peccato che qualcuno mini sempre la mia quiete con schiamazzi e urla poco fini.

Ma perché non posso avere un minimo di pace? Possibile che la banda di animali debba camminare proprio dietro di noi, anche se a qualche metro di distanza?
Non potevano prendere un altro vialetto? 
Nuove grida, stavolta stridule e civettuole, giungono alle mie sensibili orecchie.
Giusto, ci mancavano solo le cheerleaders a completare il quadretto già di per sé tragico.

Sospiro e mi sistemo la tracolla sulla spalla: tipico gesto di quando sono nervosa.

<< Ho parlato con Kevin Torn l'altro giorno >> confessa improvvisamente Clarice, lasciandomi sgomenta.

Kevin Torn?! No, non posso crederci. 
Torn: altro componente della banda animali, secondo migliore amico di Trent, nonché terzo partecipante attivo delle tre T.
Le tre T è il mio modo di chiamare David Trent, Bradly Thomson e Kevin Torn in riferimento al fatto che i loro cognomi comincino tutti con la lettera T, ma, ovviamente, come è giusto che sia, gli ho anche dato un'accezione diciamo... più simpatica, ovvero "The Three Troglodytes", e non c'è bisogno che spieghi perché trogloditi.
Sono un genio, un genio del male, ma pur sempre un genio.

<< Anche se è amico di Trent e fa parte delle tre T non è poi così male >> aggiunge, quasi a volersi giustificare, per poi abbassare la testa.

<< Ah >> è il mio unico commento, prima di portare lo sguardo sullo stemma del Manhattan College.

Non capisco l'atteggiamento di Torn. In fondo Clarice è una bella ragazza, ma lo è sempre stata, non è sbocciata negli ultimi giorni, perciò non riesco a capire questo interessamento improvviso da parte del troglodita numero due.
Se fosse stato un ragazzo come gli altri mi sarei fidata, ma parlando di un amico di Trent è impossibile farci affidamento.

<< So a cosa stai pensando, però abbiamo solo chiacchierato. E non mi sembrava che avesse doppi fini >> constata sempre a testa bassa e scalciando un sassolino.

Osservo le sue guance rosse per una manciata di secondi, finché non mi è inevitabile sorridere intenerita. << Ok, però stai attenta e se hai bisogno di parlarne io sono qui. >>

Alza la testa e mi sorride felice, poi mi abbraccia di slancio, trasmettendomi tutta la sua gratitudine, ed infine ci apprestiamo a salire gli scalini d'ingresso. 
Una volta giunte nell'affollato atrio ci salutiamo con un sorriso e ci dividiamo per raggiungere il nostro rispettivo armadietto.

Giungo davanti al mio ed inizio a girare i numeri sul mio lucchetto per inserire la giusta combinazione, ma c'è qualcosa che non va.
E questo qualcosa è un qualcuno, e questo qualcuno è David Trent, che mi sta fissando con un sorriso divertito stampato in faccia, mentre i suoi amichetti dietro di lui se la stanno ridendo bellamente.
Posso solo presumere che abbiano ordito qualche scherzo contro di me e che tale scherzo si trovi nel mio armadietto.

<< Sentiamo Trent, che ti sei inventato stavolta? >> domando scocciata, fulminandolo con lo sguardo.

Fa spallucce ed incrocia le braccia sul petto. << Non so di cosa tu stia parlando. >> afferma. E dietro di lui i suoi amici ridono ancora più sonoramente. 
L'opzione d'impalarli sta diventando sempre più allettante. 

<< Fai poco lo spiritoso, che cosa c'è dentro l'armadietto? Un sacco di farina, un rospo, dell'acqua? Muoviti, non ho tutta la giornata. >> Faccio un gesto stizzito con la mano e sistemo la tracolla sulla spalla.

<< Tu vaneggi >> taglia corto, sorridendo sfacciato.

<< Bene, allora se vaneggio perché non vieni tu ad aprirmelo? >> propongo sollevando un sopracciglio a mo' di sfida.

Scrolla le spalle con nonchalance. << Ok. >>

Si avvicina lentamente a me, attirando l'attenzione di molte ragazze con la sua camminata disinvolta e da menefreghista spezzacuori. << Qual'è il tuo codice? >> domanda, appena dopo essere giunto davanti al mio armadietto ed aver preso in una mano il mio lucchetto.

<< E secondo te sono tanto scema da dirtelo? Comunque siete ingegnosi, non so come abbiate fatto ad aprirlo per ordire la vostra imboscata >> mi complimento indignata, posizionando il palmo davanti al lucchetto per non fargli vedere la sequenza di numeri.

<< Questione di esperienza, comunque stavolta non abbiamo ordito nessuna "imboscata"... >> E mima davvero le virgolette. << Contro di te >> dichiara con uno sguardo divertito, indietreggiando e sollevando le mani per provare la sua innocenza.

Sollevo un sopracciglio e lo osservo ritornare fra i suoi amici. << Lo spero per te >> sibilo minacciosa, aprendo di scatto l'armadietto.
E ci avrei dovuto scommettere che mi sarebbe arrivata della farina in faccia e su tutti i vestiti. Maledetto Trent.

Sento ridere tutta la banda di animali, compreso capo scimmione ovviamente, e sbatto i piedi per terra dalla rabbia.

<< Trent! >> urlo in preda ad una furia omicida mai provata prima. Mi volto verso il troglodita con uno scatto meccanico, ma giustamente si è già dileguato nel nulla insieme alla sua marmaglia.

Con un colpo secco chiudo l'armadietto e comincio a camminare in stile "sterminator", perché solo quello posso essere ora come ora, per i corridoi, alla ricerca di Trent.
Vedo uno del primo anno guardarmi spaventato e lo fermo, parandomi di fronte a lui.

<< Hai visto Trent? >> domando tutt'altro che amichevole. Scuote la testa in senso di diniego e scappa via correndo impaurito.
Di certo non ho una bella faccia in questo momento, però poteva essere un attimino più loquace.

Perfetto, il signorino non si fa trovare? L'ha voluto lui.

Con il sorriso stampato in faccia mi dirigo verso la presidenza; sono proprio curiosa di vedere come se la caverà con la preside.
Per mia fortuna quella brava donna di una preside non è fatto transigente per quanto riguarda questi stupidi scherzi, perciò solitamente le sue punizioni vanno da un minimo di una settimana di sospensione o ad un mese. Geniale, a mio modesto parere.

Quando sto per abbassare la maniglia della presidenza mi sento afferrare per i capelli e strattonare all'indietro.

<< Cosa credi di fare? >> sento dire da un maledetto qualcuno alle mie spalle.
Mi volto ancora più livida in volto, se possibile, e mi ritrovo a fronteggiare per l'ennesima volta Trent.

Allontano la sua mano dai miei amati capelli color nocciola chiaro e lo fulmino con un'occhiata pregna d'odio. << Azzardati a tirarmi un'altra volta i capelli e taglio i tuoi. >>

Sorride divertito e mi afferra per un braccio, trascinandomi in un altro corridoio, desolato; sicuramente per paura che io possa entrare in presidenza.
Si ferma di scatto e si guarda intorno, poi apre una porta alle mie spalle e mi spinge dentro.
Accende una lucina sopra le nostre teste e chiude velocemente la porta.

<< Bene >> afferma con un tono di scherno. Punta i suoi innervositi occhi nei miei ed inclina leggermente la testa. << Che diavolo stavi per fare? >> 

Sollevo un sopracciglio sorpresa, credevo avesse capito cosa stavo per fare, a quanto pare è più ottuso del previsto. << Semplice, stavo andando a denunciarti dalla preside. >>

<< Ah davvero? >> chiede, facendo il finto tonto.

<< Sì, e lo avrei fatto se tu non mi avessi fermata. >> Incrocio le braccia al petto e gli lancio uno sguardo a mo' di sfida. 

<< Credi sia tanto cretino da rischiare di farmi sospendere da una sfigata in cerca di vendetta? >> domanda indicandosi con un dito e sorridendo derisorio.

Incrocio le braccia sul petto e lo guardo incolore. << Abbastanza, perché solo un cretino può fare scherzi simili. >> E m'indico la faccia sporca di farina, sia per fargli il verso che per dimostrare ciò che ho detto.

<< Chi ti dice che sia stato io? Potrebbe essere stato Kevin. >> Appoggia una spalla alla porta e mi osserva, in attesa di una risposta.

Un mio sopracciglio scatta istintivamente verso l'alto. << Si dà il caso che il capo scimmione sia tu e che gli altri seguino ciecamente ciò che dici, quindi anche se lo avesse fatto Torn o qualcun altro, la mente saresti comunque tu, sempre. Chiaro il ragionamento? >> domando scocciata.

<< Non fa una piega >> accondiscende con una smorfia, per poi aprirsi in un sorriso beffardo.

<< Bene, ora lasciami andare, sono già in ritardo a lezione >> dico sbrigativa, avvicinandomi alla porta e posando la mano sulla maniglia. Peccato che sia bloccata dalla sua spalla.

<< Credi davvero di uscire da qui? >> chiede sghignazzando in una maniera derisoria.

Sbarro gli occhi. << Non avrai mica intenzione di farmi rimanere qua tutto il giorno? >>

Scrolla le spalle ed il suo sorrisetto beffardo si allarga. << Perché no? Così la prossima volta ci penserai due volte prima di metterti contro di me. >>

<< Non puoi farlo >> affermo decisa, stringendo la mano sulla maniglia.

<< Tu credi? >> Solleva un sopracciglio e si stacca dalla porta. Avanza nella mia direzione con una lentezza snervante e si abbassa su di me, sghignazzando. << Lo sto già facendo >> sussurra al mio orecchio con un sorrisetto provocatorio. 

Colta da un'ondata di rabbia, alzo una mano per colpirlo in piena faccia, ma mi afferra per il polso appena prima dello schianto.
Cerco di liberarmi immediatamente dalla sua presa, ma stringe ancora di più le sue dita intorno al mio esile polso, facendomi male.

<< Non ho mai alzato un dito contro una ragazza, ma se continui a darmi sui nervi in questo modo credo che per te farò un'eccezione >> sibila crudelmente, senza l'ombra di un sorriso sul volto o di una vena ironica nel tono.

<< Provaci e la denuncia dalla preside ti sembrerà una stupidaggine in confronto a quello che ti farò passare >> minaccio guardandolo con lo stesso astio ed odio.

Un sorriso di scherno si pennella sulle sue labbra. << Intanto la preside non la vedrai nemmeno di striscio. >> Mi lascia il polso di scatto e fa un passo indietro, estraendo dalla tasca un mazzo di chiavi.

<< Le hai rubate >> quasi urlo, indicando il mazzo.

<< Sei molto intelligente >> commenta, a presa di giro.

Le fa roteare tra le dita e poi ritorna con lo sguardo su di me. << Buon divertimento >> augura compiaciuto, prima di uscire velocemente dallo sgabuzzino e chiudere la porta con un'infinità di mandate.

Sento l'ira ribollirmi nelle vene come lava incandescente e sbatto i piedi per terra. << Fammi uscire >> urlo picchiando un pugno tanto forte contro la porta da farla tremare.

<< Col cavolo, ci vediamo a fine giornata... >> Fa una pausa. << Forse >> E detto ciò scoppia a ridere divertito, prima di allontanarsi definitivamente.

Ringhio fra i denti e, frustrata, picchio un altro pugno contro la porta. 
Odio David Trent, qui lo dico e qui lo giuro.

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Angolo dell'autrice XD:

Per la prima volta in vita mia posso dire di essere puntuale come un orologio svizzero!
Ahahahahah XD
Segnate questo giorno sui calendari perché sicuramente avverrà qualcosa di catastrofico... Ahahahah, ok, scusate, la pazzia mixata ad un concentrato di euforia si è impossessata di me.

Passiamo al capitolo! Che ve ne pare di questo terribile ed arrogante Trent?
Io lo amo, ma sono di parte, del resto l'ho "partorito" io quindi il mio giudizio non conta.
Ho come l'impressione che lo odieranno in molte... Anche perché poi ne combinerà di peggiori...
E Sarah? Come vi sembra? Io la trovo uno zuccherino pepato, ahahahah.
È dolce, ma sa anche tirare fuori le unghie se serve a farsi valere col suo acerrimo nemico.
Insomma, un'accoppiata vincente! Ahahahah (oggi mi è presa con le risate, scusate ;))

Questo primo capitolo è servito soprattutto ad inquadrare la situazione, i protagonisti, l'ambiente, insomma, un po' tutto.
Ah, per quanto riguarda i quartieri che citato e la scuola che frequentano, mi sono informata, cioè, non li ho inventati.
Sono stata giorni a leggere articoli sul Bronx, Riverdale eccetera. Ormai quei posti non hanno più segreti per me ahahahahah!

Dal prossimo capitolo si parteeeee!! Si entrerà nel vivo della storia! Quindi preparate i bagagli già da ora, sarà un viaggio lungo e pericoloso ;)


Un bacione enorme e a presto!!!! GRAZIE MILLE!!! Vi adoro!!!!

REVISIONATO!

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Capitolo 3
*** L'inizio della fine ***







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L'inizio della fine








Ho perso il conto delle ore che ho schiacciato qua dentro, e ancora non sono uscita.
Credo siano trascorse all'incirca... cinque ore, o forse di più, non ne ho la più pallida idea.
Spero solo che quello stupido troglodita si ricordi di farmi uscire, altrimenti credo che ritroveranno soltanto i miei resti.

Oltretutto ho l'impellente bisogno di andare in bagno e l'urgente necessità di mangiare qualcosa. Sono certa che tra poco il mio stomaco farà il suo teatrale ingresso in scena con un boato talmente forte da essere scambiato per l'arrivo di un ciclone.
Chissà perché ma ho il presentimento che quell'animale non si ricorderà di farmi uscire, o magari lo farà intenzionalmente, in tal caso può considerarsi morto... sempre che prima non muoia io.

Sento l'ultima campanella della giornata suonare e di scatto mi alzo in piedi.
Se ne andranno via tutti, e chiuderanno la scuola, e non mi troverà nessuno, e morirò qua dentro per la fame, per la sete e per il freddo... no, non voglio morire così giovane per colpa di quella feccia immonda.
Cavolo, ma qualcuno dovrà pur venire ad aprire questo maledetto sgabuzzino! Un custode, un addetto alla sicurezza, insomma qualcuno di competente!

Il fatto che, già adesso, non riesca più ad udire neanche un passo non è che mi faccia stare tranquilla. Le mie orecchie di pipistrello odono solo degli schiamazzi e qualche voce in lontananza, quasi sicuramente degli studenti che se ne stanno felicemente tornando a casa. Perfetto. L'unica scema ancora intrappolata in questo tugurio sono io. 
Quel troglodita si è rivelato essere più intelligente di quanto pensassi. Mi ha chiusa in questo sgabuzzino cercando di tenermi il più lontano possibile non solo dalla preside, ma anche dagli altri.
La sua specie si sta evolvendo... dopo grandi sacrifici di neuroni e mancate sinapsi ha raggiunto lo stadio di animale troglodita a tratti intelligente. Notevole. Un grande passo per i trogloditi, un piccolo passo per l'umanità. 

Sbuffo spazientita e mi scosto un ciuffo di capelli dall'occhio. 
Qui non arriva nessuno ed è passato già un po' di tempo da quando la campanella ha suonato. Perfetto, Sarah fattene una ragione, questa sarà la tua tomba. 
Adesso non sento più niente, sono sparite anche le voci. E io sono sola, affamata, infreddolita, incavolata come una iena e ricoperta di farina. Allegria! 

Forse potrei tentare di sfondare la porta, al massimo mi romperei una spalla, però perlomeno sarei libera.
Rinvigorita dalla mia ultima ancora di salvezza e confidante nella mia forza, retrocedo fino ad arrivare con le spalle al muro per prendere una piccola rincorsa. Osservo con decisione l'ostacolo frapposto tra me ed il mondo esterno. Lo annienterò, fosse l'ultima cosa che faccio.
Per un attimo trattengo il respiro, poi scatto in avanti per ricoprire la breve distanza tra me e la maledetta porta. Proprio nel momento in cui sto ruotando il busto per colpire il pannello con la spalla, la porta si apre con un colpo secco. 
Quello che avviene dopo accade ad una tale velocità da lasciarmi per più di un attimo stordita. Avverto la mia faccia schiacciarsi come quella di un gatto persiano, la fronte rimbalzare su una superficie dura e liscia ed infine il mio povero sedere incontrare poco pacificamente il pavimento. 

<< Ottimo. Con questa facciata sei rinsavita completamente >> sento dire a Trent con un tono beffardo. E potrei giurare che sul suo viso ci sia dipinto un ghigno divertito. 

Sollevo la testa e gli lancio un'occhiata colma d'odio. Sì, il ghigno c'è eccome. Vorrei tanto levarglielo a suon di schiaffi e pugni. Anzi, perché no? Con qualche porta sbattuta ripetutamente sul volto sarebbe decisamente più appagante. 
Mi alzo in piedi e mi tasto la faccia per controllare che il naso non mi si sia incavato del tutto. << Ti rendi conto di quanto tempo tu mi abbia fatto trascorrere qua dentro? >> sbraito spostando un ciuffo di capelli dal viso. 

Fa una smorfia disinteressata e poi spallucce. << Non mi è sembrato poi così tanto, almeno ti è servito a schiarirti le idee. >>

Assottiglio lo sguardo e muovo un minuscolo passo avanti, intenzionata a mettergli le mani addosso. << Di sicuro mi sono schiarita le idee su come vendicarmi degnamente, su questo non ho più dubbi >> affermo con un cenno del capo ed un piccolo sorriso minatorio.

<< Allora sarò costretto a rinchiuderti qua dentro un'altra volta. È un circolo vizioso, Anderson. >> Sul suo volto stavolta compare un sorrisetto derisorio capace di mandarmi il sangue al cervello nel giro di pochi secondi. 
Perché Dio ha deciso di privarmi di una forza sovrumana capace di stroncare in due questo deplorevole abominio? Mi sarei accontentata anche della facoltà di scagliare attacchi di dissenteria con lo sguardo. 

Mentre sono intenta a fulminarlo con i miei lampeggianti occhi ridotti a due fessure, lui apre la porta e mi fa segno di precederlo con un sopracciglio alzato ed il suo tipico sorrisetto da schiaffi.
Trattenendo tutti gli insulti che il mio cervello sta sciorinando alla velocità della luce, gli sfilo accanto ed esco rapidamente da quel tugurio, finalmente libera di assaporare la libertà.  

Giusto il tempo di guardarmi attorno che una spiacevole verità si insinua nella mia testa con la delicatezza di un mattone di piombo. << Mi hai fatto perdere il pulmino! >> strillo infuriata, voltandomi ad osservarlo con gli occhi leggermente spalancati. << Come cavolo faccio a tornare a casa? >> Mi passo le mani tra i capelli con disperazione e li attorciglio come un'isterica nel vano tentativo di calmarmi. 
Inutile. Di questo passo l'unica cosa che riuscirò a fare sarà lasciarmi calva. 
Abbandono l'anti-stress improvvisato e lascio ricadere le braccia con uno sbuffo. 

<< Vedi Anderson? Non ti conviene metterti contro di me, ti si ritorce tutto contro >> afferma la feccia con un sorriso provocatorio, poi mi volta le spalle e s'incammina con le mani nelle tasche dei pantaloni. << Buona passeggiata >> sono le sue ultime parole pronunciate con un tono canzonatorio, prima di scoppiare a ridere. 

Potrei ucciderlo ora, tanto nessuno lo verrebbe a sapere. Nessuno saprebbe che sono stata io. Be', forse qualcuno potrebbe sospettarlo visti e considerati tutti i precedenti di minacce, insulti, provocazioni e vendette tra me ed il troglodita, ma a coloro che avranno il coraggio di testimoniare a mio sfavore potrei sempre pensare a tempo debito. 
Mi riscuoto dai miei pensieri tutt'altro che legali non appena percepisco i suoi passi farsi man mano più distanti. 

<< No, fermo, tu non vai da nessuna parte! >> urlo additandolo e camminando come una furia verso di lui.

Arresta il passo e ruota il capo per guardarmi visibilmente scocciato. << Che vuoi ancora? >> biascica con uno sbuffo.

Voglio liberare il mondo della tua presenza fastidiosa rifilandoti un colpo tra capo e collo. << Cosa voglio?! Cosa voglio?! >> sbraito parandomi di fronte a lui, nonostante sia dieci centimetri più bassa. << Mi sembra ovvio, come minimo devi riportarmi a casa >> dichiaro convinta, portando le mani sui fianchi per apparire più minacciosa. << Sana e salva possibilmente >> aggiungo, non essendo una cosa poi così tanto ovvia con lui. 

Solleva un sopracciglio per poi guardarmi come se fossi una pazza. << Ti faccio presente che per colpa tua ho perso pure io il pulmino, e credo di abitare molto più lontano di te. >>

<< Non puoi saperlo >> ribatto prontamente, togliendomi della farina dalla faccia.

Alza gli occhi al cielo. << In che quartiere abiti? >> chiede con un'aria scanzonata.

<< Riverdale. >>

<< Appunto, è più vicino del mio, perciò smettila di rompere e buona passeggiata >> taglia corto superandomi ed incamminandosi verso l'uscita della scuola.

Non ho parole, prima mi rinchiude dentro uno sgabuzzino e poi la colpa è mia se ha perso il pulmino. Se il suo cervello da troglodita fosse abbastanza evoluto avrebbe capito che segregarmi in quelle quattro mura sarebbe stato controproducente anche per lui. A quest'ora ce ne staremmo entrambi sul pulmino e non saremmo costretti a vederci. 

Sbuffo innervosita dalla situazione e m'incammino verso i bagni per pulirmi la faccia. Non voglio immaginare cosa potrebbe pensare la gente nel vedermi in queste condizioni. Magari che sono vittima di bullismo o che invece di studiare sto a fare battaglie di farina con gli amici. La scadente pazienza di cui dispongo oggi non mi farebbe sopportare né le occhiate interrogative delle persone né le domande insistenti di mio fratello. Rischierei di sbottare e compiere una strage. 

Dopo una decina di minuti sono fuori dalla scuola con la mia tracolla in spalla. Comincio ad avanzare per uno dei tanti sentieri cementati in mezzo al giardino, cercando di accelerare man mano il passo per arrivare a casa prima che cali il sole. 

D'improvviso alzo la testa ed osservo il cielo. È da questa mattina che mi sembra strano. Il sole è coperto da delle minacciose nuvole grigie screziate di nero, eppure non sembra che stia per piovere, non c'è quell'atmosfera tipica da temporale, quel lieve vento freddo che ti fa chiudere le finestre e ritirare i panni stesi. 
Mi blocco sul posto ed osservo basita come il colore del cielo stia cambiando rapidamente. Le uniche distese azzurre tra il grigiore delle nuvole stanno scomparendo per tingersi di... rosso? Non è possibile. Per il tramonto è ancora presto. Che cosa sta succedendo? Sembra che il cielo stia prendendo fuoco. 

Scorgo della gente uscire dalle proprie abitazioni ed altre persone affacciarsi dai terrazzi, tutti intenti a guardare il cielo.

<< Sta per arrivare un tornado, Fred? >> sento urlare da una donna verso quello che penso sia suo marito.

<< Non credo, non riesco a capirlo, ma deve essere qualcosa di grosso >> le risponde a sua volta strillando e mantenendo il naso per aria. 

Poi una scossa. Sento la terra tremarmi sotto i piedi con una forza tale da confondermi mentalmente e farmi cadere a terra come un sacco di patate. Immediatamente si levano delle urla di terrore da parte della gente riversa sulla strada e meno di un attimo dopo la paura s'insinua in me con la silenziosità di una nube di fumo.

<< Cosa sta succedendo?! >> strilla un'altra donna, mettendosi le mani nei capelli con uno sguardo di puro terrore.

<< Saranno delle scosse di assestamento, niente panico >> vocia un uomo barbuto, guardando le persone intorno a sé. << Niente panico. >>

Mi rialzo in piedi barcollante e deglutisco con la gola secca, ma appena riesco a stendere le ginocchia vengo rispinta a terra a causa di un'altra scossa, stavolta più intensa e capace di spaccare la strada attraverso delle crepe che si stanno diramando lungo il suolo come serpenti. 
Ed una crepa arriva fin sotto di me, tra le mie gambe e le mie braccia.

<< Spostati! Veloce! >> mi urla l'uomo barbuto con gli occhi fuori dalle orbite.

Mi sollevo di scatto e corro tra la gente senza essere quasi più in grado di ragionare lucidamente. Una donna mi si avvicina e mi tocca i capelli con fare materno. << Stai bene tesoro? >>

Annuisco a scatti e titubante, successivamente avvertiamo un'altra scossa che fa diffondere il panico tra la folla; chi comincia a scappare da una parte, chi dall'altra, chi si butta a terra ed invoca perdono a Dio. 
La donna mi stringe per le spalle e di riflesso mi avvicino a lei alla ricerca di riparo.

D'un tratto qualcosa di estremamente luminoso e veloce attraversa una nube di piombo per puntare contro di noi. Sgrano gli occhi terrorizzata mentre il cuore mi confonde la mente col suo battito frenetico e martellante. 
Le persone cominciano ad urlare e nel tumulto vengo allontanata dalla donna che prima mi teneva stretta. Un attimo dopo un boato devastante si propaga per l'intera area, facendo tremare l'aria con le sue turbolenti onde sonore. Chiudo gli occhi impaurita e casco a terra per via delle spinte incassate dai corpi della gente che guizzano da una parte all'altra in preda al delirio. 
Spalanco le palpebre e mi volto in direzione dello schianto con uno sguardo allucinato. 
Nel momento in cui vedo volare calcinacci e pezzi di cemento in tutte le direzioni, mi copro la testa e strizzo gli occhi per proteggermi. Nonostante le braccia con cui mi sono avvolta,  un pesante frammento mi colpisce con violenza sulla tempia destra lasciandomi per qualche secondo stordita. 

<< La casa! La mia casa! >> grida un uomo in preda alla disperazione.

Alzo la testa e vedo un intero condominio, poco distante da me, completamente distrutto. Disintegrato.
Delle persone si avvicinano per vedere cosa sia cascato dal cielo e, non so per quale stupido motivo, dopo essermi risollevata decido di seguire la folla.
Quando mi sporgo con la testa per riuscire a scorgere di cosa si tratti, mi si accappona la pelle con orrore: una palla infuocata, ecco cosa è sceso giù a quella velocità.
Non ho mai visto niente di simile, mai.

<< Altre, ne stanno cascando altre! >> Una vecchia signora indica il cielo e si getta a terra, prendendosi i capelli fra le mani. << È finita, moriremo tutti! >> urla impazzita, quasi strozzandosi con le sue lacrime.

Un uomo le si avvicina e la solleva, per poi sussurrarle delle parole all'orecchio in un vano tentativo di calmarla. 
Ed io nel frattempo osservo l'intera scena ammutolita, completamente preda del panico. 

<< Sta uscendo qualcosa da questa palla! Sta uscendo qualcosa! >> Un altro urlo, stavolta più stridulo proveniente da una donna.
Le persone si avvicinano incuriosite mentre io rimango immobilizzata sul posto.
Non riesco a sentirmi le gambe, sento solo del sangue colarmi lentamente dalla tempia. Niente di più. Questo è tutto ciò che mi tiene ancora in contatto con la realtà. 

Altre grida, stavolta di puro terrore. Istintivamente mi tappo le orecchie e forzo le mie pesanti e scoordinate gambe a correre, seguendo persone a caso in mezzo alla calca.
Non ho una meta, ho solo paura. Non capisco più nulla, è come se un manto di nebbia avesse offuscato i miei sensi. Il cuore mi rimbomba nelle orecchie in modo assordante e la gola secca mi impedisce di liberare le urla che mi riempiono la testa.   

Durante la corsa mi volto e focalizzo lo sguardo su un uomo che sta correndo accanto a me. Vorrei avvicinarmi a lui e chiedergli aiuto, chiedergli cosa sta succedendo, vorrei... d'improvviso un qualcosa gli circonda la vita e lo strattona all'indietro ad una velocità allucinante, come per effetto di un elastico scattato a ritroso. 
Sbarro gli occhi per la paura e mi giro per seguire la traiettoria dell'uomo, ma ciò che vedo mi lascia senza parole: c'è un qualcosa, una specie di enorme macchina vivente provvista  di lunghi tentacoli verdi che si muovono in tutte le direzioni e alle cui estremità sono intrappolate delle persone.

Osservo quello scenario raccapricciante con gli occhi fuori dalle orbite, la mente in blackout e le gambe piantate sul posto per l'incapacità di muoversi. 
Che cosa sta succedendo? Chi sono quei mostri? Cosa... Mi sento afferrare per un braccio e vengo strattonata via con brutalità. 

Sto correndo, ma non vedo. I miei occhi non riescono a mettere a fuoco nulla di ciò che mi circonda, non so chi mi stia tenendo per il polso, non so verso quale meta stiano procedendo le mie gambe, non so dove sia la mia famiglia, non so cosa vogliano quei mostri e non so cosa faranno a quelle persone. Non so niente. Mi sento la testa vuota, ma al contempo pesante. 

Lancio istintivamente un urlo non appena un albero incendiato ci casca davanti sbarrandoci il passaggio. Ed è proprio in quel momento, mentre il mio cervello sembra ricollegarsi alla mia facoltà visiva, che riconosco una testa di capelli castano chiaro. David Trent.
Lo sento imprecare tra i denti e riprendere a correre in un'altra direzione, verso una stradina buia e apparentemente deserta. 

E mentre intorno il mondo sembra sfaldarsi pezzo per pezzo, noi continuiamo a scappare lontano da quei mostri, lontano dalla civiltà, lontano da tutto. Persino dalle nostre normali vite appena deviate su un terreno ignoto. 
Ad un certo punto Trent vira in prossimità di alcune scale e mi strattona di rimando. 
Scendiamo i gradini di un seminterrato con la stessa furia cieca mantenuta per tutta la corsa, poi gli sento aprire una porta a calci e spingermi dentro. Blocca la porta con tutto ciò che gli capita a tiro: sedie, tavoli, attaccapanni, portaombrelli. Rimango a guardarlo per qualche istante, tremante in ogni parte del corpo, infine mi lascio scivolare a terra una volta appurato che di lì a poco le gambe non mi avrebbero più sorretta.

Una fioca luce subentra dalla rettangolare finestra sul livello della strada. Per un attimo sono tentata di non guardare lo scenario che si cela oltre di essa, ma poi, forse spinta dalla poca razionalità di cui godo in questo momento, mi perdo ad osservare fuori. 
Dalla mia posizione riesco soltanto a vedere le imperiose nuvole grigie incombere sulla città, ma ciò che più mi sconvolge è il silenzio. Un silenzio innaturale, forse perché probabilmente saranno scappati tutti.

<< Curati quella ferita, stupida. >> La voce ammonitrice ed infastidita del troglodita giunge alle mie orecchie con la stessa piacevolezza di una nota stonata in una sinfonia perfetta. 

Non lo ascolto e persisto a guardare fuori dalla finestrella. 
Ho così tanta paura che non riesco a formulare un solo pensiero che non sia una domanda ricolma d'ansia. Questo silenzio inquietante fa apparire tutto così... morto. 
Mi chiedo cosa ne sarà di me? Dove si sarà rifugiata la mia famiglia? E perché sono apparsi quei mostri? Che cosa vogliono da noi?
Per la mente mi vorticano così tanti quesiti senza risposta da rendermi ancora più agitata rispetto a quanto non sia già. 

<< Ehi, ci senti? >> mi chiede Trent quasi allarmato. Si appoggia sui talloni e mi volta la testa verso di lui con una mano.
Per la prima volta, da quando è cominciato quest'inferno, incontro i suoi occhi ambrati. Gli stessi occhi che per ben quattro anni ho cercato di rifuggire perché infastidita dalla vena derisoria, beffeggiatrice e presuntuosa che li permeava. Sembra quasi strano che solo adesso mi renda conto di quanto sia caldo il colore delle sue iridi, completamente l'opposto del mio: freddo, glaciale, azzurro.

Le sue mani si spostano sulle mie spalle e d'improvviso mi sento scuotere piano. << Mi senti? >> insiste, stavolta con una sfumatura ansiosa sia nella voce che nello sguardo.

Annuisco e sospira. << Temevo che la caduta di quella specie di meteorite ti avesse resa sorda, ma a quanto pare sei solo sotto shock >> constata lasciandosi cadere a terra per sedermisi di fronte.

<< Tu... tu eri lì? >> Non riconosco nemmeno la mia voce tanto è flebile e rauca. Mi sembra di non parlare da anni, eppure le ultime parole le ho rivolte a Trent ormai chissà quanto tempo fa. Non ho neanche idea di quanto tempo sia trascorso da quando tutto questo pandemonio ha avuto inizio. 

<< Stavo fumando nel giardino della scuola >> dichiara senza staccare i suoi occhi dai miei. << Ho visto tutto. >> E nel momento in cui pronuncia quest'ultima frase mi sembra di scorgere un qualcosa di diverso attraversare le sue iridi come una freccia. Che sia... consapevolezza?

<< Cosa sono? >> domando stringendomi le gambe contro il petto, quasi in un banale tentativo di proteggermi. 

<< Non lo so >> risponde in fretta, abbassando il capo per scrutare il pavimento con uno sguardo assorto. 

Per un po' di tempo restiamo in silenzio, immersi in riflessioni che mai avremmo immaginato di fare. Di colpo mi torna alla mente l'immagine di quell'uomo che correva vicino a me. Deglutisco spaventata e pianto i miei occhi su di lui. << Che... che cosa hanno fatto a quelle persone? >>

Solleva la testa con lentezza ed un attimo più tardi il suo intenso sguardo mi piomba addosso con il peso di un macigno. Mi scruta a fondo per qualche istante, facendomi improvvisamente sentire piccola sotto la forza dei suoi occhi. << Non lo vorresti davvero sapere >> afferma con un tono basso, quasi in un sussurro. Alla fine fa un cenno del mento nella mia direzione e m'indica il tinello alle sue spalle con un altro cenno. << Curati quella ferita >> ordina inespressivo. 

Scuoto la testa e rilascio un tremulo sospiro. << Non ce la faccio ad alzarmi, mi tremano le gambe >> sussurro guardandolo di sottecchi nella penombra della stanza. 

Mi osserva per un millesimo di secondo, forse meno, poi si alza in un gesto fluido e si dirige ad aprire alcuni cassetti della piccola cucina. Lo seguo con lo sguardo e controllo ogni suo gesto nel tentativo di capire che cosa stia facendo esattamente. 
Estrae uno strofinaccio e lo mette sotto l'acqua, poi si volta nella mia direzione e me lo lancia con poca delicatezza.
Neanche a dirlo, il pezzo di stoffa cade a terra e s'impregna del sudicio sul pavimento, ma sono ancora troppo scossa per lamentarmi, così lo raccatto e comincio a passarlo sulla tempia per asportare il sangue incrostato.

I miei occhi si perdono nel vuoto, al contrario dei miei pensieri che invece ritornano sullo stesso terreno. << Cosa ne sarà della mia famiglia? >> chiedo in un sussurro quasi impercettibile.

Alle mie orecchie giunge uno sbuffo. << Cosa vuoi che ne sappia, siamo nella stessa schifosa situazione >> mi fa presente con un tono seccato. 

Le sue parole mi raggiungono come uno schiaffo in pieno viso. Ma non tanto per la fitta di dolore che mi causano, ma più che altro per il fastidio. Alzo la testa e lo fulmino con un'occhiata. << È tutto quello che sai dire? È il massimo che sai fare per consolare una persona? >> 
Diamine, potrebbe avere un po' più di tatto. Non chiedo un abbraccio, ma almeno una parola di conforto dopo tutto ciò che siamo stati costretti a vedere, dopo che le nostre precedenti vite sono state spazzate via in un soffio, dopo aver disperso le persone a cui più teniamo. 

Il suo sguardo si fa gelido come una lastra di ghiaccio. << Non ho mai consolato nessuno, non credo che comincerò per te >> taglia corto appoggiandosi al bancone della cucina con il fondoschiena.

Se non fossi tanto impaurita, infreddolita e scossa gli avrei già messo le mani intorno al collo. << Grazie >> sputo fuori con una buona dose di acidità e risentimento.

Fa spallucce ed una smorfia menefreghista. << Prego. >>

Espiro lentamente per distendere i nervi ed appoggio la testa al muro alle mie spalle. 
Chiudo gli occhi e permetto che un sospiro carico di tensione fuoriesca dalle mie labbra. 
Ho voglia di piangere, ma non posso farlo davanti a lui. Odio piangere davanti agli altri, persino di fronte ai miei familiari, la considero una debolezza. Anche se... in certi casi è così difficile trattenersi e reprimere l'istinto di sfogarsi, ma al contempo è così faticoso premere contro se stessi per lasciarsi andare.
In questo preciso momento sto facendo appello a tutte le mie forze pur di pensare in positivo e non piangere, ma non basta. Ora come ora non riesco ad immaginare nulla che possa andare per il verso giusto. Davanti ai miei occhi appare tutto così vuoto, oscuro e pericoloso che pensare in positivo mi sembra soltanto una grande idiozia. 

Sollevo stancamente le palpebre e forzo il mio intero corpo ad alzarsi da terra. Mi sento spossata, privata di tutte le forze. 
Per un istante barcollo come se la forza di gravità mi stesse giocando qualche scherzo, poi riesco a recuperare l'equilibrio e m'incammino guardinga verso la zona buia della casa alla ricerca di un letto o un divano. 

<< Che fai? >> Storco la bocca in una smorfia al suono della voce indagatrice di Trent. 

<< Cerco un posto per dormire >> rispondo secca. Tasto una superficie liscia e cerco di mettere a fuoco: un tavolino. Troppo duro, inutile.

Proseguo a brancolare nell'oscurità come un fantasma degno dei peggiori film horror, fino a quando un'intesa luce illumina tutto il non visibile; giro la testa e mi accorgo che Trent ha una mano posata sull'interruttore della luce ed un sopracciglio sollevato in una muta domanda canzonatoria.

<< C'è un divano lì >> mi fa notare indicandolo con la testa.

Senza proferire parola mi ci vado a sedere. Tasto la sua liscia superficie per appurare che non sia rotto in qualche punto ed infine mi distendo. Nel momento in cui adagio la testa sul bracciolo, tutto si fa nuovamente buio. Rabbrividisco per la paura ed il freddo e mi concentro sulla figura di Trent che passo dopo passo si sta avvicinando a me.

<< Una notte a testa >> dice soltanto, prima di distendersi a terra e portare le braccia dietro la nuca.

Annuisco piano. << Ok >> acconsento in un sussurro. Almeno questo glielo devo, del resto è stato lui a portarmi via da quella strada e a nascondermi qui. 

Mi raggomitolo su me stessa e rilascio l'ennesimo sospiro della serata. Poco dopo la mia mente si fa più leggera ed i miei muscoli tesi si rilassano, fino a che non mi sento sprofondare nel sonno insieme all'unico pensiero sopravvissuto all'oblio che mi circonda: la mia famiglia.












REVISIONATO!

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Capitolo 4
*** Fuori dal rifugio ***


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Fuori dal rifugio


In questo capitolo è presente un particolare (diciamo due) che apre un collegamento con un qualcosa. Ve lo dico prima di farvi leggere il capitolo perchè se qualcuno volesse scovarlo e prenderlo come sfida è ben accetto :)
Spero solo di non deludervi!!! >//<
Posso darvi due indizi: è in una frase di David e si collega con qualcosa che avete o dovete ancora studiare (ma non vi preoccupate, è famosa, l'avete siuramente sentita nominare).
A voi il piacere di scovarlo, piccole Sherlock Holmes! Quindi afferrate la lente d'ingrandimento e... a caccia!


















Sono sveglia da quattro ore all'incirca. Ho dormito poco e a tratti, e tutto perché ho paura di addormentarmi.
Ho paura che, mentre io dormo, uno di quei mostri si possa avvicinare e portarmi via. Ho paura di non svegliarmi più, in un certo senso.

Il troglodita non so se abbia dormito, dato che non l'ho mai sentito né russare né respirare più pesantemente. È sempre stato fermo e in silenzio.

Rimango ancora un po' distesa sul divano e poi mi alzo, cercando di non calpestarlo.
Guardo fuori dalla piccola finestra e quello che vedo mi lascia senza fiato, immobilizzata.

- Che c'è?- sento dire a Trent, che si è alzato e si sta avvicinando.

Non lo ascolto e continuo a guardare fuori: è tutto grigio, nero e rosso. 
Grigio per il colore del cielo, nero per quello dei palazzi bruciati, rosso per il fuoco che circonda la zona e per qualcos'altro...sangue. 
In alcuni punti ci sono delle vere e proprie pozze e sembra quasi che delle persone si siano ammazzate in un combattimento, però non ci sono corpi...non c'è nessuno.

Mi porto le mani nei capelli e comincio a scuotere la testa. Cos'è quel sangue?! Da dove viene?! Perché non c'è nessuno?! 

Faccio qualche passo indietro ed arrivo a toccare il muro con la schiena, cominciando poi a tremare come una foglia.
Dov'è la mia famiglia?! Dov'è Clarice?! E quella donna che mi aveva stretta a sé per proteggermi?! Dove sono le persone?! 

Inizio ad urlare istericamente e quasi mi strappo i capelli, tanta è la foga con cui li tiro. 

- Ehi ehi, calmati- Trent si avvicina a me e mi prende per le spalle- Calmati- ordina nuovamente, fissando i suoi occhi nei miei.

- Da dove viene quel sangue?!- urlo ancora, con gli occhi fuori dalle orbite ed indicando la finestra- Dove sono tutti?!- 

- Si saranno nascosti, come noi- ipotizza.- Di sicuro non stanno fuori a farsi vedere da quei cosi- 

- E il sangue?! Quello è sangue! È sangue umano!- Sto tremando come una foglia... E non riesco né smettere né a ragionare lucidamente.

Mi guarda intensamente e poi abbassa lo sguardo- Non lo so- sussurra, aumentando la presa sulle mie spalle e mordendosi il labbro.
E invece lui sa, lui sa tante cose che non vuole dirmi.

- Voglio uscire, voglio andare via di qui!- urlo, dimenandomi e sfuggendo alla sua presa.

Mi riagguanta un secondo dopo e mi tira verso di sé- Sei pazza?! Ti prenderebbero subito- 

- Non m'importa! Voglio mio fratello! Voglio la mia famiglia! Voglio tornare alla mia vita normale!- Comincio a lanciare gli oggetti impilati contro la porta alla rinfusa, ma poi mi sento strattonare per un braccio e subito dopo schiacciare con le spalle al muro.

Porta le mani ai lati del mio viso e mi osserva severo.- Non puoi averli, non ora, quindi togliti dalla testa questo pensiero. Vuoi farci scoprire per caso? Non mi diverto nemmeno io a stare qui, ma non abbiamo altra scelta adesso- scandisce ogni parola con una calma solo apparente, si vede benissimo che è nervoso ed agitato.

Volto la testa e punto lo sguardo sulla porta.

- Guardami- ordina categorico. Faccio finta di non sentirlo e resto con lo sguardo fisso sulla porta.

- Ehi- Con un dito mi sfiora il mento e mi fa girare la testa.- Guardami- ripete, stavolta più dolcemente.

Punto i miei occhi nei suoi e aspetto di sentirlo parlare. Sto ancora tremando ed ho il respiro accelerato, per non parlare poi del cuore, il quale mi sta praticamente uscendo dal petto.

- Devi stare calma. È difficile, ma devi provarci, ok?- chiede, alzando le sopracciglia ed appoggiando le braccia sulle mie spalle.

Annuisco e cerco di regolarizzare il respiro.- Soffro di attacchi di panico- confesso, facendo dei grossi e profondi respiri come consigliatomi dal medico.

Sorride.- Me ne sono accorto- 

- Prendo delle pasticche per tenerli sotto controllo- continuo, rilasciando un grande sospiro.

- E dove ce le hai? A casa?- chiede, forse sperando che io le abbia nella tracolla.

Annuisco.- Sì, in un mobiletto della cucina- 

- E quelle riescono a calmarti? Ti fanno stare meglio?- 

- Il più delle volte sì- ammetto, annuendo.

- Le rimanenti volte?- 

- Le rimanenti volte non bastano nemmeno quelle e, in quei casi, cerco di far affidamento sulla mia ragione- 

- Beh, prima la tua ragione ti avrebbe mandata a morire, perciò credo faccia cilecca- ironizza, sorridendo.

- Non è facile- mi lamento, incrociando le braccia al petto.- Non è affatto facile avere a che fare con un attacco di panico: t'immobilizza, non ti fa ragionare e sei preda della paura. Anche...-

- Anche in quella strada, eri immobilizzata a guardare quel coso- m'interrompe, rendendosi finalmente conto.

Annuisco.- Anche lì- Sospiro e mi passo una mano sulla faccia.- Ah, e grazie- 

- Per cosa? Per averti calmata o per averti salvata in quella strada?- chiede, sorridendo sfacciatamente.

- Per entrambe- ammetto, abbassando lo sguardo.

- Te ne prenderanno altri? Di attacchi di panico intendo- chiede poi, ritornando serio.

- Probabile, non lo so- 

- Quelle pasticche fanno parte di una cura?- È stranamente interessato a questa cosa, non fa altro che ritornare sull'argomento.

- Sì, le prendo da un po' di anni e me le ha prescritte il medico. Con quelle ho cominciato a stare meglio, anche se, a volte, non bastano nemmeno quelle. Ne prendo una ogni mattina prima di venire a scuola- spiego, tornando a guardarlo.

È concentrato e ha captato ogni informazione con uno strano e serio cipiglio… non l'ho mai visto così... mi fa quasi impressione.

- Ok- conclude, senza spostarsi di un millimetro. Abbassa la testa e osserva per qualche istante un punto indefinito del pavimento, poi sembra ritornare in sé e torna a guardarmi.- Dobbiamo mangiare, ma qui non c'è cibo. Se lo sono portato via tutto- 

Sgrano gli occhi e deglutisco a vuoto.- Quindi...dobbiamo...uscire?- 

Mi guarda e non risponde, però chi tace acconsente, quindi la risposta non può che essere affermativa.

- No, esco solo io- se ne esce fuori all'improvviso, spiazzandomi.

- Non se ne parla. Se tu non torni io che faccio? No, preferisco venire- 

- Sei molto ottimista- commenta, sorridendo ironico, per poi tornare serio e scrutarmi a fondo- Non sarà una passeggiata- 

- Lo so- rispondo, con voce tremula.
Ho una paura folle di uscire. E pensare che prima me ne volevo andare da qua. Pazza.

Si allontana da me e torna a rovistare tra i cassetti della cucina. Da uno di questi fa uscire un panno da cucina e torna verso di me, mentre lo arrotola in modo da formare una specie di...benda?

- Che vuoi farci?- chiedo, sospettosa.

- Bendarti- Appunto, come immaginavo.

- Perché? Ce la posso fare- mi lamento, cercando di allontanare, inutilmente, le sue mani.

Mi tira verso di sé per un braccio e poi mi mette di spalle, passandomi velocemente il panno sugli occhi e legandolo dietro la testa con almeno una ventina di nodi.

- Esagerato- sbotto, incrociando le braccia al petto.

- Ora stai ferma, devo spostare la roba dalla porta.- Sento i suoi passi e poi degli oggetti che vengono sollevati e lanciati alla rinfusa. A forza fisica sta bene, non c'è che dire.

- Tu sai di preciso dove siamo?- chiedo, rimanendo immobile come ordinatomi.

- Siamo nel centro di Bronx- fiata, lanciando qualcos'altro e tirando calci ad un...mobile credo.

- Come facevi a sapere la strada?- C'è qualcosa che non mi torna: io, ad esempio, non sapevo dove eravamo, e infatti per me potevamo pure essere arrivati in Antartide; lui, invece, sembra piuttosto pratico della zona.

- Forse perché abito in questo quartiere- risponde annoiato e facendo uno sbuffo.- Ok, possiamo andare- 

Abita in questo quartiere?! Il Bronx è uno dei quartieri più malfamati e col più alto tasso di criminalità di New York, tanto che, ad una certa ora, viene pure chiuso ai turisti, che di certo non vengono a visitare un posto simile.

- Scioccata?- chiede, ridendo.- La riccona di Riverdale non credeva potessero esistere persone che vivono in questo quartiere?- 

Mi tolgo la benda di scatto, rabbiosa, e gliela lancio addosso.- Cosa vorresti dire?! Credi sia nata ieri?! So perfettamente che ci abitano delle persone in questo posto, e so anche di che tipo!- urlo, accusatoria.

- Credi che sia un criminale?- Apre le braccia e sorride beffardo.- Se ti dicessi di sì cambierebbe qualcosa? Avresti paura?- 

- Sei solo uno stupido montato!- 

- Credo sia più tu la montata, ma forse è una caratteristica comune dei ricconi- Fa segno di resa con le mani e solleva le sopracciglia.

- Come ti permetti di insinuare certe cose?- Gli punto un dito contro e mi avvicino velocemente a lui, arrivando ad un palmo dal suo naso.

- Ehi stai calma, se no ti prende un altro attacco di panico, poveretta. I malati devono essere curati e lasciati tranquilli, non trovi?- domanda, sorridendo leggero ma con una malignità tale da farmi rimanere senza fiato.

Indietreggio con gli occhi sbarrati ed annaspo con la bocca, come in assenza di ossigeno, il quale mi manca davvero…mi ha spiazzata. 
Non ho più parole… mi ha dato della malata, e con una cattiveria così raggelante da fare invidia al più crudele assassino.
Mi ha dato della malata per una mia debolezza, per il semplice fatto che soffro di attacchi di panico. Nessuno mi aveva mai offesa in questo modo, nessuno si è mai permesso di arrivare a tanto. Forse perché non l'ho mai confessato a nessuno.
Proprio a lui dovevo dirlo? Sono stata tanto stupida da fidarmi, di Trent poi. Neanche un cane si fiderebbe.

Arrivo con le spalle alla porta e stacco gli occhi dal suo viso, che adesso non sorride più, ma sta solo esaminando ogni mia mossa. 
Ho voglia di andarmene, di scappare lontano da qui, da lui e dalle sue offese.
Porto una mano sulla maniglia e, nel momento stesso in cui riesco ad aprire la porta e sto per mettere il viso fuori, vengo ritirata dentro con una velocità tale da farmi girare la testa.

- Lasciami!- urlo, dimenandomi dalla sua presa.- Ti ho detto di lasciarmi!- 

Chiude la porta con un calcio e, tenendomi per i polsi, mi trascina verso il divano, mentre io scalcio e tento di graffiargli la faccia.

- Stai ferma, stupida!- vocia, facendomi distendere e portandosi a sedere sopra il mio bacino, per tenermi ferme le gambe.

- E tu lasciami, animale!- Mi alzo col busto, ma mi spinge nuovamente giù con poca grazia. La grazia di un animale appunto.

- È inutile che continui a dimenarti come una posseduta. Sono più forte di te, non hai speranze- fa presente, sorridendo divertito.

Mi calmo e volto la testa di lato. Tutto pur di non guardarlo.
Nessuno dei due parla e, nella stanza, si sente solo un silenzio innaturale, quasi pesante; poi, sento una sua mano sul mio viso per spostarmi un ciuffo di capelli e portarlo dietro l'orecchio.
E quello scemo di cuore che mi ritrovo sobbalza per lo stupore procurato dal suo gesto del tutto inaspettato.

- Non volevo offenderti- sussurra, puntando i suoi occhi nei miei.

- Però l'hai fatto- ribatto prontamente, tanto per mettere i puntini sulle i.- E sei stato anche abbastanza chiaro su quello che volevi dire- 

- Anche tu, se è per questo- 

- Io?!- mi indico e lo guardo scioccata. Questo è il colmo!

- Sono stato io a darmi del criminale solo perché vivo in questo schifo di quartiere?- chiede, leggermente innervosito.

- Sì, io non l'ho detto- 

- Era sotto inteso, pure un cane lo avrebbe capito- Fa una smorfia con la bocca e ruota lo sguardo.

- Non ho detto che sei un criminale o giù di lì. So solo la fama di questo posto, fine della storia- 

Torna a guardarmi, infervorato.- Credi che non la sappia già da solo?! Credi mi piaccia vivere in questo schifo di posto?! Credi che mi diverta a far uscire di casa mia madre o mio fratello pur sapendo che potrei non rivederli la sera quando torno in quella specie di topaia?! Per te è tutto facile: hai una bella casa, una bella famiglia, una vita tranquilla. Per me non è così. Ho visto cose che nemmeno immagini, perciò non importa che tu mi ricordi la fama di questo schifo, la conosco da me- conclude, fulminandomi con lo sguardo e voltando la testa.

Rimango in silenzio e lo guardo intensamente per qualche istante, poi abbasso lo sguardo non appena i suoi occhi incontrano i miei.

- Scusa- sussurro, senza alzare gli occhi.

Sospira e sembra calmarsi.- Non lo penso davvero- se ne esce fuori, confondendomi.- Non penso che tu sia una malata- ripete, stavolta specificando.

Alzo la testa e fisso i miei occhi nei suoi.- Resti comunque un animale- appunto, scherzosa.

Sorride- E tu resti comunque una stupida- 

- Siamo pari- constato, sorridendo anch'io.

- Pari- ripete guardandomi, poi comincia a saltellare sul mio bacino- Lo sai che sei comoda?- domanda, sorridendo divertito.

Rido e cerco di allontanarlo spingendolo per le spalle.- Grazie, ma così mi spezzi in due- 

Fa spallucce, sorridendo, e continua a saltellare senza un minimo di ritegno per il mio povero bacino, che si sta sgretolando. 

- Ohi- dico ridendo e cominciando a scalciare per allontanarlo.

- Che pappa molla che sei, non sai nemmeno difenderti- commenta, piegando il labbro inferiore e facendomi il verso.

Mi rimbocco le maniche, facendolo ridere, e mi sollevo sui gomiti per avere un minimo di altezza in più.- O ti sposti o sarò costretta a scaraventarti a terra, e non sarà piacevole per te- lo minaccio.

Apre le braccia e solleva un sopracciglio.- Prego-

Sollevo di scatto una gamba e lo colpisco sia sulla schiena col ginocchio, che sulla testa con la scarpa. Si tocca il capo dolorante e io ne approfitto per spingerlo di sotto, giù dal divano, riuscendoci egregiamente. 

Mi lascio ricadere con la schiena sul divano e rido a crepapelle, come da molto non riuscivo più a fare. E sembra un paradosso che io rida in un momento simile, ma almeno per una volta voglio godermi il momento.
Mi sento afferrare per un braccio e poi vengo malamente spinta a terra pure io, accanto a lui.

- Così impari a ridere di me- si lamenta, cercando di fare lo stizzito, anche se non si direbbe dal sorriso che ha stampato in faccia.

- E tu, così, impari a darmi della pappa molla- ribatto, voltando la testa per guardarlo.

- Siamo pari- constata, appoggiando le mani sulla pancia e osservandomi.

- Di nuovo- noto curiosamente.

Mi sollevo da terra e cerco di pulirmi i vestiti sbattendoli qua e là, ma poi noto che Trent non si è mosso da terra e che mi sta guardando.

- Dobbiamo andare a prendere qualcosa da mangiare- gli ricordo, sistemandomi i capelli e cercando di pettinarli con le dita.

Annuisce e si alza.- Stavo pensando- 

- A cosa?- chiedo, corrugando la fronte.

- È meglio che tu rimanga qua, nascosta- Si passa una mano fra i capelli e porta lo sguardo su di me.

- No, te l'ho già detto. No. Senti, è già un traguardo che tu riesca a pensare, almeno pensa cose che abbiano un senso- 

- Come sei acida, deve essere tipico delle zitelle come te- ribatte, sorridendo beffardo.

- Come sei stupido, deve essere tipico dei trogloditi come te- Faccio una smorfia e sbuffo.- Muoviamoci, ho fame- 

Arrivo alla porta e mi ferma un'altra volta tirandomi indietro, stavolta, per i capelli.
Mi volto a guardarlo furiosa, mentre lui sorride tranquillo. Coraggioso...o pazzo, a seconda dei punti di vista.

- Trent, ti ho già detto che mi dà sui nervi questo tuo modo di fermarmi. Potresti essere più aggraziato e rispettoso nei confronti dei miei capelli? Vorrei continuare ad averli tutti, non solo qualche ciocca. Grazie.- concludo, sbuffando come un bue e annuendo con la testa.

- Anderson, ti ho già detto che devi metterti la benda. Su, forza, non far perdere altro tempo a papà- mi prende in giro, facendomi segno di avvicinarmi.- Uh, ma che cipiglio assassino! Lo sai che non si addice ad una bambina brava e buona come te?- Scuote la testa in senso di diniego e fa di no con l'indice.

Sbuffo, fulminandolo un'ultima volta e sperando che la sua testa prenda fuoco. Mi metto poi davanti a lui, dandogli le spalle per farmi allacciare il panno dietro la testa.

- Ecco fatto, brava bambina- Stringe l'ultimo nodo e io incrocio le braccia al petto per trattenermi dal prenderlo a pugni.

- Quante sono?- mi chiede all'improvviso, probabilmente facendo un numero con le dita davanti ai miei occhi.

- Non lo so, non vedo niente. Lo hai stretto talmente tanto che, quando lo leverò, avrò gli occhi incavati di venti centimetri- mi lamento, facendolo scoppiare a ridere.

- Almeno hai il senso dell'umorismo, Anderson- 

- Non è senso dell'umorismo, quanto la pura, triste, amara e sconsolante realtà- 

- Brava, così ti voglio! Ottimista!- commenta ridendo e facendo sorridere anche me.- Ora andiamo- 

Gli sento aprire la porta lentamente e mi sale il cuore in gola. Non voglio sapere che cosa stia vedendo lui, non voglio saperlo.

- Muoviti- ordina, sbuffando.

- Come faccio a muovermi se non vedo dove vado?- sbotto, innervosita. Come fa ad essere tanto scemo? Questo stupido troglodita credeva di bendarmi e poi lasciarmi allo sbando...ma si può essere più ottusi?

- Almeno fino a qui ci arrivi, no?- chiede annoiato e, anche se non lo vedo, di sicuro scocciato.

- Ti prenderei a sprangate- commento, facendo alcuni passi e mettendo le mani avanti.

- Pure io, specialmente quando fai così- ribatte, non muovendo nemmeno un dito per aiutarmi.

- Così come?- chiedo, alzando il tono di voce di qualche ottava e perforandomi i timpani.

- Come ora, quando ti lamenti e sei petulante- Sbuffa e gli sento fare un risolino.- Di qua scema, o vuoi prendere un'altra porta in faccia?- 

- Mamma mia come sei gentile, sono commossa da tanta galanteria- Sposto le braccia, molto in stile zombie, e cammino verso di lui.

- Sembri un mostro- commenta, ridendo sommessamente.

- Tu lo sei invece- ribatto prontamente.- E dammi un braccio, una gamba, qualcosa per farmi capire quanto mi manca a raggiungerti cavolo!- sbotto all'improvviso, stanca e stressata di andare a tentoni.

- Quanto sei stressante- si lamenta ridacchiando e afferrandomi un polso.- Arrivata- 

Sospiro e mi trattengo dal mollargli una cinquina in piena faccia. Dopodichè, sempre tenendomi per il polso, comincia a trascinarmi fuori dal nostro rifugio.

- Ci sono nove gradini- m'informa, cominciando a salire il primo. Lentamente lo seguo e mi aggrappo alla sua maglietta con l'altra mano non appena rischio di scivolare sul terzo.
Prontamente aumenta la presa sul mio polso e mi raddrizza, evitandomi la caduta di faccia.

Finita la salita infernale cominciamo a camminare, lentamente, lungo la strada.
Posso solo affidarmi ai sensi e a Trent in questo momento...bella cosa! Adesso sì che mi sento meglio.

Sento puzza di bruciato ed un grande calore inondarmi, soprattutto sul fianco sinistro. Mi passo una mano sul viso, sul quale avverto qualcosa...tipo polvere.

- Cosa brucia?- domando, flebilmente.

- Un palazzo- risponde velocemente, come per non perdere la concentrazione.

Si ferma di botto e fa qualche passo indietro, aumentando la presa sul mio polso e tenendomi vicina a lui.

- Che...- 

- Zitta, non fiatare- sibila, scandendo le ultime due parole con una calma apparente.

Faccio come mi dice e trattengo il respiro, con il cuore che mi batte a mille e le mani che sudano. 
Rimaniamo con le spalle al muro dell'edificio dietro di noi per qualche minuto, forse di più; dopodiché ricomincia a camminare davanti a me e diminuisce la stretta intorno al mio polso.

Ho come l'impressione che uno di quei mostri sia passato molto vicino a noi, probabilmente nella strada perpendicolare alla nostra. 
Mi vengono i brividi e la tremarella solo a pensarci, quindi meglio che faccia finta di niente.

Sbadatamente metto un piede in una pozza e mi aggrappo alla schiena di Trent, quasi certamente graffiandolo. Si ferma e si volta verso di me, a giudicare dal fatto che adesso ho davanti un braccio e non più la sua schiena.

- Stupida, perché sei andata in quella pozza?!- sbraita, ma comunque a bassa voce.

- Non l'ho fatto mica apposta! Non ci vedo- mi giustifico, indicando gli occhi e liberando il polso dalla sua presa.- Perché? Cos'è?- chiedo, leggermente allarmata.

- È solo acqua, acqua putrida- taglia corto, riafferrandomi il polso e rimanendo immobile, non so a fare cosa.

Abbasso un braccio per cercare di toccare la parte bagnata del pantalone e verificare che sia effettivamente acqua, ma la sua mano mi ferma ancor prima che io allunghi la mia.
Corrugo la fronte e dei brutti presentimenti cominciano a sorgere nella mia testa.

- Puzza- dice soltanto, senza lasciarmi né il polso né la mano.- Non ti conviene toccarla- 

Annuisco e decido di accantonare l'argomento. Mi lascia la mano, ma non il polso e, nel frattempo, riprendiamo a camminare, stando sempre all'erta.
Dopo una decina di minuti circa si ferma e si volta verso di me.

- Che c'è?- chiedo, preoccupata.

- Niente, siamo arrivati. C'è un supermercato, ma è dall'altra parte della strada, indi per cui dobbiamo correre se non vogliamo farci vedere- spiega calmo.- Te la senti?- mi chiede poi.

- Certo- affermo, annuendo con la testa.

- Ok- Aumenta la presa intorno al mio polso e si volta di nuovo verso la strada.

- Trent?- lo chiamo, picchiettando con un dito sul suo braccio.

- Che c'è Anderson?- 

- Solo...non lasciarmi cadere- dico quasi in una preghiera, mordendomi il labbro inferiore.

Lo sento sorridere, o almeno ho l'impressione che lo stia facendo, mentre fa scivolare la sua mano nella mia, liberandomi una volta per tutte il polso.- Al mio tre comincia a correre più veloce che puoi, capito?- 

Annuisco e istintivamente stringo la sua mano.

- Uno- I suoni, gli odori… è tutto ovattato. Il mio unico pensiero, adesso, è arrivare dall'altra parte di questa benedetta strada sana e salva. 

- Due- L'unica cosa che percepisco è il battito impazzito del mio cuore. Nient'altro. Anche il mio respiro è sempre più agitato e veloce. Tutto solo in attesa di un momento.

- Tre- Comincio a correre, a correre come mai in vita mia. Corro come se, dall'altra parte, ci fosse la salvezza, anche se so benissimo che non è così.
Ci sono solo il mio respiro accelerato e il rumore della ghiaia sotto le mie scarpe a farmi mantenere il contatto con la realtà...ah no, non solo, adesso c'è anche la mia mano stretta in quella di Trent. 

- Salta- mi avverte nella corsa, sollevando il mio braccio per saltare prima lui.

Seguo i suoi ordini alla lettera e, poco dopo, sento aprire velocemente una porta, per poi ritrovarmi dentro un luogo chiuso: il supermercato.

- Ce l'abbiamo fatta- dico, sorridendo felice.

- Meno male- Sospira, cominciando a trascinarmi dietro di sé per i corridoi, ancora mano nella mano.

Sta camminando a passo spedito, segno che è molto pratico di questo posto. Probabilmente è qui che era solito fare la spesa, e, cosa ancora più probabile, ha una meta ben precisa in mente.

- Dove stiamo andando?- chiedo confusa e cercando di stargli dietro. 

- Reparto vestiti- E, ancora una volta, la sua risposta è telegrafica. Ormai ho capito che più è nervoso per qualcosa più le sue risposte sono secche e vaghe.

- Perché dobbiamo partire dai vestiti?- domando, non appena svoltiamo l'angolo di un corridoio.

- Almeno ci leviamo subito il pensiero- Altra risposta vaga e senza troppi particolari.

Si ferma e mi lascia la mano, per poi cominciare a cercare qualcosa in uno scaffale. Lo sento sbuffare ed imprecare allo stesso tempo, dopodiché mi prende le mani e mi ci lascia dei...pantaloni...jeans sembrerebbe.

- Mettili e poi passami i tuoi- ordina perentorio e ricominciando a cercare qualcosa.

- Girati- 

- Devo cercare dei vestiti qua, non ti guardo- mi rassicura, muovendo effettivamente delle grucce.

Senza aggiungere altro comincio a sbottonarmi i pantaloni e li faccio calare velocemente, ma una gamba del pantalone mi rimane impigliata alla scarpa e avvicino le mani per liberarmi.

- Ferma, faccio io- interviene Trent, bloccandomi le mani e scacciandole malamente.

- Grazie, ma un briciolo di gentilezza nei modi non stonerebbe- lo appunto, tenendomi alle sue spalle per non cadere a terra.

- Come cavolo puoi pensare di levarti i pantaloni senza prima togliere le scarpe?!- sbraita, non riuscendo a liberarmi il piede.
Strattona il pantalone e quasi me lo strappa di dosso.

Rido silenziosamente e stringo le mani sulle sue spalle non appena riesce a liberarmi, pur rischiando di farmi cascare.

- Oh, finalmente- esulta sospirando.- Ora le scarpe-

- Faccio io, tu continua a cercare quello che stavi cercando- propongo, chinandomi per raggiungere una scarpa.

- No, ormai sono qui e levo anche queste- Allontana ancora una volta le mie mani e comincia a sciogliere i lacci della prima scarpa.

Corrugo la fronte- Come mai ti comporti da mio schiavetto?- 

- Quello neanche nei tuoi sogni. Semplicemente sei troppo lenta e, prima che tu riesca a toglierti una scarpa, passa un anno. Se poi sono due è peggio ancora.- commenta, slacciando la prima e passando alla seconda.- Chi se ne frega- La prende e me la fa scivolare via, senza sciogliere i nodi.

- Alza un piede- ordina, afferrandomi il polpaccio. Faccio come mi dice e mi toglie velocemente il calzino, facendo la stessa cosa con l'altro.- Ora aspettami qua e non ti muovere- 

Annuisco e lo sento correre via, lontano da me. M'infilo i pantaloni e poi mi siedo a terra, in attesa che torni...perché tornerà vero? Non mi lascerà qui da sola...

Mi tolgo la benda e, finalmente, riapro gli occhi. Mi alzo e comincio a cercare dei calzini e delle scarpe da potermi mettere, dal momento che non c'è più nulla di mio qui intorno.
Prendo dei calzini corti bianchi e li infilo, poi rovisto tra le scarpe e trovo delle converse rosse. Sono le uniche della mia misura.
In realtà sarebbe meglio che cambiassi anche maglietta e prendessi un golf...ma sì, dato che ci sono.
Opto per una maglietta di flanella a maniche corte turchese ed un golf bianco aperto sul davanti, che si può chiudere tramite una cerniera. Molto comodo.
I jeans che mi aveva passato sono scuri e, per fortuna, della mia taglia. Per lo meno ha occhio.

Tolgo la mia maglietta e la lancio a terra, rimanendo in reggiseno.

- Sono...- sento dire alla mia sinistra, dal fondo del corridoio. Volto la testa lentamente, gustandomi tutto l'imbarazzo che sto provando, e lo vedo immobile che sta scrutando il mio corpo millimetro per millimetro. Poi sorride e incrocia le braccia al petto, facendo dei passi verso di me.- Potevi pure dirlo che aspettavi solo me per spogliarti. Avrei aspettato ad allontanarmi- 

- Depravato- lo appunto, infilando velocemente la maglia.- Dove sei stato?- chiedo, mettendo anche il golf, ma lasciandolo aperto.

Scrolla le spalle- A buttare via i tuoi vestiti- Prima che io ribatta fa un altro passo avanti e mette una mano davanti alla mia faccia.- Quell'acqua era puzzolente, fine della storia. E comunque non li avresti riusati- 

Sospiro e decido di non continuare a discutere su una cosa tanto scema...e vera.- Ti sei tolta la benda- constata, notando il panno appoggiato a terra.

- Mi dava fastidio e poi, se no, non vedo niente qua dentro- mi giustifico, riafferrando la benda e tenendola in mano.

- Tanto dopo la rimetti- dice, facendo spallucce.- Ora devo cambiarmi io-
Prende una maglietta a maniche corte nera e un golf beige con degli alamari davanti. Infine opta per dei jeans scuri simili ai miei.

Senza nemmeno curarsi del fatto che io lo stia guardando si toglie la maglietta ed i pantaloni, rimanendo solo in boxer.
Giro la testa di scatto e guardo uno scaffale alla mia destra.
Certo che ad addominali sta bene, anzi, benone. Ha un fisico invidiabile, o almeno invidiabile dalla maggior parte dei ragazzi......ma perché penso queste cose? 

- Puoi girarti- annuncia, ridendo.

Torno lentamente con lo sguardo su di lui e lo guardo accigliata.- Anche se sei abituato a spogliarti spesso davanti a delle ragazze- Chiaro riferimento alle cheerleaders, anche se avrei preferito dire ‘oche’.- Avresti potuto avvertirmi- 

- Perché avrei dovuto?- chiede, sorridendo beffardo e avvicinando il suo viso al mio.- Non mi dispiace se guardi- sussurra al mio orecchio, spostandomi una ciocca di capelli dietro.

Allontano il viso di scatto e sollevo un sopracciglio.- Dispiace a me, e ora muoviamoci- affermo, allontanandomi e recuperando un minimo di spazio vitale.

Sorride divertito.- Capisco che ti dispiaccia, visto che puoi solo guardare ma non toccare- 

- Ma quanto sarai scemo- Sospiro e mi tolgo le pinzette dai capelli, lasciandoli ricadere fluenti sulla schiena.

Li raccolgo su una spalla per farci una treccia e comincio a dividerli in ciocche, poi alzo lo sguardo su Trent che noto sta seguendo ogni mio movimento con la massima attenzione...in realtà sembra quasi rapito.

- Sono belli- commenta, avvicinandosi e prendendo a sfiorarli.- Mi piacciono...anche il colore-

- Con tutte le volte che me li hai tirati non lo avrei mai detto...o forse eri solo geloso e cercavi di lasciarmi spelacchiata per fartici un parrucchino?- insinuo, sorridendo.

Sorride e continua a tenere lo sguardo fisso sui miei capelli, poi prende una piccola ciocca e la tira, anche se delicatamente.- Aspetta, com'era la tua minaccia? Ah sì, ora ricordo: azzardati a tirarmi un'altra volta i capelli e taglio i tuoi- 

- È ancora valida, specialmente se mi fai arrabbiare- minaccio, bloccando sul nascere la sua risata.

- Se dovessi adottare il tuo stesso ragionamento, a quest'ora, saresti pelata- 

- Allora vedi di stare attento. Anche tu urti molto spesso il mio sistema nervoso- concludo, dandogli le spalle e cominciando a camminare per il corridoio.

Finisco di fare la treccia e la lascio ricadere sulla spalla destra.
Poi, passo al secondo scompartimento: cibo, finalmente.

- Trent, dove ti sei cacciato?- lo chiamo, sbuffando.

- Buu- sento fare dietro di me. Sobbalzo e per poco non caccio un urlo.- Dovresti imparare a guardarti alle spalle, Anderson- Strizza l'occhio e mi passa avanti.

- Tu invece comincia a tenere gli occhi sempre aperti- minaccio, seguendolo.

Si ferma e torna verso di me, sorridendo divertito.- Perché, se no che fai?- 

Scrollo le spalle.- Semplicemente potrei mettere in pratica la mia minaccia- E faccio il verso delle forbici sui capelli, con tanto di un sonoro "zac".

- Tu provaci e una mattina ti sveglierai senza i tuoi- Fa un sorrisino antipatico e afferra una scatola di biscotti lì accanto, aprendola all'istante.

Guardo la confezione e lo sorpasso schifata.- Come fanno a piacerti i biscotti alla marmellata di albicocche?- domando, afferrando un altro pacchetto e sedendomi a terra per mangiare.

- Come fanno a piacerti quelli con la marmellata di more, piuttosto- ribatte, sedendosi di spalle allo scaffale davanti al mio.

- È la migliore- 

- Su questo ho qualche dubbio- 

- Gusti- taglio corto, continuando a mangiare.

- Gusti- ripete, osservando il suo biscotto e divorandolo un attimo dopo.- Bene, ora io prendo qualcosa da mangiare per portarlo via, tu intanto cerca qualcosa che può esserci utile- ordina, mangiando tre biscotti insieme.

Mi alzo e mi guardo attorno in cerca di una bottiglietta d'acqua o di latte; ho più sete di un pellegrino nel deserto.
Con il sacchetto di biscotti in mano comincio a percorrere tutto il corridoio, lanciando occhiate a tutti gli scaffali.

Svolto l'angolo e ancora dell'acqua nessuna traccia ma, in compenso, trovo delle confezioni stracolme di mutandine. Ne prendo tre e torno da Trent per fargliele mettere in un sacchetto.

- Ti sembra che le tue mutande possano esserci utili a qualcosa?- domanda, indicando le tre confezioni che ho sottobraccio.

Ingoio il biscotto e annuisco.- A me sono utili. Non ho intenzione di rimanere per sempre con quelle che ho ora- 

Le guarda e ne prende una per metterla nel sacchetto.- Solo una- accorda, sospirando.

- Due- ribatto velocemente.

- Una-

- Tre- 

Sbuffa.- Due- Prende la seconda confezione e la lancia nel sacchetto.

Sorrido soddisfatta e saltello per andare a cercare la mia acqua. Supero il primo corridoio, poi passo ad un altro e ad un altro ancora.
Dell'acqua nemmeno l'ombra, o forse sono io che cerco nei punti sbagliati.
Svolto un altro angolo e, finalmente, vedo delle casse d'acqua impilate l'una vicina all'altra. Accanto ad esse, vi è un frigorifero contente bottiglie di latte. Bingo.

Mi avvicino e prendo una bottiglia di latte, la apro e bevo velocemente qualche sorso. Mi era mancato il suo sapore: mi ricorda la mia casa, la mia precedente routine, la mia famiglia...
Richiudo la bottiglia di scatto e la rimetto nel frigo, passando a scuoiare una cassa d'acqua per prendere solo alcune bottiglie.

All'improvviso sento dei passi avvicinarsi nella mia direzione, così mi fermo e mi alzo sulle punte per poter vedere meglio.

- Trent? Sei tu?- chiedo flebilmente, muovendo la testa.

- Non so chi sia questo Trent, però ci sono io a farti compagnia adesso- sento dire da una voce sconosciuta, che poco dopo s'impersona in un uomo alto e robusto.

Indietreggio con gli occhi sbarrati dalla paura e l'uomo mi punta contro una pistola.- Non ti voglio fare del male piccolina, ho solo bisogno di soldi- 

- Non ho soldi- dico immediatamente, arrestando il passo.

- Lo so- Sorride malignamente e avanza.- È per questo che mi servi. Potrei venderti, ci guadagnerei abbastanza- 

- Non mi comprerebbe nessuno- ribatto cercando, inutilmente, di dissuaderlo.

- Io invece credo di sì. Ti donerebbero a quei mostri come vittima, al posto loro. Del resto nessuno vorrebbe essere...- 

- Taci!- Un urlo riesce a coprire la voce dell'uomo e a far dirottare la nostra attenzione su Trent, comparso alle spalle del pazzo mercenario.

L'uomo gli punta la pistola contro e mi dà la schiena, mentre vedo Trent farmi segno di scappare.
Sì certo, come no, e lo lascio qui a morire. Pur essendo il mio peggior nemico non ne sarei capace.

- Potrei vendere anche te- medita l'uomo, riferendosi a Trent.

- Ma venditi il cervello- gli risponde, facendo una smorfia e poi alzando il dito medio in sua direzione.

Oh cavolo! Certo non è che così migliori la situazione, anzi. Di questo passo gli pianta una pallottola in testa alla velocità della luce.

- Se la metti così prima ti ucciderò e poi andrò a vendere la ragazza. Tu mi saresti solo d'impiccio- decide l'uomo, preparando la pistola allo sparo.

No, no, e ora che faccio?! Potrei urlare, saltargli addosso… Insomma, fare qualcosa! Ma cosa?!

- Se te la vuoi prendere fai pure, non ho intenzione di oppormi- Che?! Cosa odono le mie orecchie?!
Mi sta deliberatamente lasciando nelle mani di questo pazzo!

L'uomo abbassa la pistola e sorride.- Allora ti posso anche risparmiare, mi stai simpatico- 

Trent fa spallucce e gli sorride.- Buon divertimento con lei- Poi punta lo sguardo su di me e mi saluta con la mano.- Addio, Anderson-














Angolo dell'autrice:
Eccomi come al solito in ritardo! La cosa non vi sorprende eh?
Ahahahahah ;)
La colpa stavolta è da attribuire alla scuola, ovviamente.

Spero il vostro rientro a scuola sia stato meno traumatico del mio ahahahahah.
Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto, e cosa avrà intenzione di fare David? 
Il nostro amato protagonista non è proprio uno stinco di santo (e ne ha dato conferma) quindi cosa deciderà di fare?
Questo capitolo è anche più lungo degli altri, spero vi possa alleggerire il ritorno domani a scuola :)
Fatemi sapere cosa ne pensate!

E poi, il piccolo particolare:Allora, il riferimento nascosto è a Dante. Più precisamente alla Divina Commedia e più nel dettaglio all'Inferno.
Quando David dice: - Ci sono nove gradini- E Sarah la definisce "salita infernale".
Allora, mi spiego meglio: Dante suddivide l'Inferno in nove cerchi concentrici, in ognuno dei quali vengono punite le anime a seconda dei loro peccati.
Volevo ricreare un collegamento tra l'Inferno immaginato da Dante e l'Inferno che stanno vivendo i due protagonisti.
I nove cerchi sono rappresentati dai nove gradini che ci sono per scendere nel seminterrato in cui vivono.
Inoltre Sarah inciampa sul terzo gradino, e la cosa non è casuale.
Nel terzo cerchio si trovano i golosi, i quali sono condannati per aver fatto affidamento soltanto sui loro sensi: soprattutto il gusto, ma anche la vista e l'olfatto.
E questo è ciò che fa Sarah, ovvero fa affidamento solo sui suoi sensi dal momento che è bendata.
Nel suo caso i sensi sono solo l'olfatto (quando sente odore di bruciato), udito e tatto.Inoltre lo si intuisce dai colori: rosso, nero e grigio che in questo capitolo sono i colori dominanti.
Ecco spiegato!

Spero davvero che non sia una cosa estremamente banale >\\< 
E spero soprattutto di non avervi deluse >\\<


Un GRAZIE IMMENSO a tutte voi!!!!! 
Alla settimana prossima, un bacione!!!!!!!

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Capitolo 5
*** Al peggio non c'è mai fine ***


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Al peggio non c'è mai fine






L'uomo abbassa la pistola e sorride.- Allora ti posso anche risparmiare, mi stai simpatico- 

Trent fa spallucce e gli sorride.- Buon divertimento con lei- Poi punta lo sguardo su di me e mi saluta con la mano.- Addio Anderson- 











- Cosa?!- sbraito facendo dei passi verso Trent.- No, non puoi! Ma come...come...come puoi farmi questo?!- 

Continua a guardarmi con quel suo solito sorriso stampato in faccia e fa spallucce.- A quanto pare posso- dice soltanto, con un tono di voce tra il divertito e l'annoiato.- Lo sto già facendo- aggiunge con un sorriso maligno.

Non posso crederci. Mi sta vendendo ad un uomo soltanto per salvarsi la vita, non ha minimamente pensato a me, neanche per un istante. 
Ed io che stupidamente mi stavo scervellando su come difenderlo nel caso questo pazzo mercenario avesse avuto intenzione di sparargli. Ma a quanto pare, ho perso solo tempo.

Rimango a fissarlo attonita, senza parole, e l'uomo ne approfitta per afferrarmi un braccio e strattonarmi verso di lui.

- Forza piccola, il tuo amichetto non ti vuole- Mi volto a guardarlo rabbiosa e cerco di liberarmi rifilandogli un calcio nello stinco, che fortunatamente va a buon fine.

Mi lascia il braccio e comincio a correre disperatamente verso quel maledetto di Trent, ma solo perché dalla sua parte c'è l'uscita, non per altro.
Ma faccio pochi metri che vengo subito agguantata per i capelli e fatta cadere a terra con malagrazia.

- Te la faccio pagare cara questa, piccola impertinente!- urla il pazzo, puntandomi la pistola contro e stringendo la sua enorme e sudicia mano intorno al mio collo.
Non ho paura in questo momento, sento solo rabbia. Rabbia causata da Trent e da ciò che mi sta facendo. È sempre lui la causa dei miei problemi per ora.

Stringo le mie mani intorno alla sua per cercare di allontanarla dal mio collo, ma sento solo aumentare la pressione e comincio a faticare addirittura a respirare.

- Così ti passa la voglia di fare la furba- commenta il pazzo, ridendo.

E a questo punto faccio qualcosa che mai mi sarei aspettata di fare: gli sputo in faccia, con tutta la forza che mi è rimasta, anche se so che non servirà a liberarmi, ma solo per fargli capire quanto mi faccia schifo.

L'uomo smette di ridere e con la mano libera si tocca il viso; poi punta lo sguardo su di me, furioso e fuori di sé, ed aumenta la presa.

- Come hai osato! Come hai osato!- urla con gli occhi fuori dalle orbite e sbattendomi contro uno scaffale.
Spalanco gli occhi per il dolore alla schiena e comincio a scalciare per cercare di colpirlo da qualche parte, qualsiasi punto va bene, purché sia del corpo.
Ma sembra non funzionare, e comincio a respirare peggio a causa della stretta sempre più forte.
Poi mi fa nuovamente sbattere la schiena contro un altro scaffale e chiudo gli occhi per il dolore e per sforzarmi di non piangere.

E poi avviene tutto rapidamente, sento solo uno sparo, il mio corpo cadere a terra e rimanere accasciato. Intorno il silenzio. Adesso non c'è più nessuna mano intorno al mio collo, non c'è più alcun rumore o urlo, sembra essere tutto finito.
Ma cosa è finito? Io forse? Sono morta?

Mi basterebbe aprire gli occhi per rendermene conto, ma non ce la faccio. 
Mi fa troppo male la schiena anche solo per respirare, figuriamoci muovermi.
Sento due mani alzarmi la testa e poi percepisco di essere sospesa in aria, e qualcuno sta camminando. Ma non sono io.
E se fosse quell'uomo? Che cosa dovrei fare? Non riesco a muovermi, sono decisamente a pezzi. 

Poi un pensiero comincia a balenare nella mia testa: e quello sparo? Chi ha colpito? Me? Ma non sento un dolore tanto forte da nessuna parte, eccetto che sulla schiena, dalla quale sono sicura stia uscendo sangue a causa di qualche taglio causato dallo scontro contro lo scaffale.
E se quello che mi sta tenendo tra le sue braccia è l'uomo allora...Trent dov'è? 
Forse è già scappato e quello che ho sentito è stato uno colpo partito per caso. E se invece fosse stato ferito...o addirittura...ucciso?

Spalanco gli occhi di colpo e guardo in volto colui che mi sta tendendo tra le sue braccia, ma lo vedo offuscato.
Non riesco a riconoscerne i tratti del volto, per quanto mi stia sforzando di mettere a fuoco.
Mi sento adagiare a terra e poi la figura si mette davanti a me, procurandomi una leggera zona d'ombra.

- Come stai?- Ed è la sua voce! Santo cielo è lui! È lui! È vivo, oh mio Dio sia ringraziato il cielo!

Riapro gli occhi e stavolta, grazie al velo d'ombra, riesco a mettere a fuoco il suo viso. 
Non è cambiato nulla, ha solo un taglio sulla guancia dal quale esce sangue, ma per il resto sta bene per fortuna.
Poi passo ad analizzare i suoi occhi e lì mi soffermo. Non c'è più quel divertimento, quel menefreghismo con i quali mi parlava poco prima, c'è solo preoccupazione e stanchezza.
Ma in fin dei conti preoccupazione per cosa? È stato lui a lasciarmi nelle mani di quel tizio, non ci sono andata di mia volontà.

Volto la testa e non lo degno di una risposta, del resto non se la merita nemmeno dopo quello che mi ha fatto. 

Sospira e con la coda dell'occhio lo vedo passarsi una mano tra i capelli; poi si mette a sedere sui talloni e sposta lo sguardo sulla sua destra.- Non volevo davvero lasciarti a quell'uomo- se ne esce fuori, ritornando su di me.- Avevo in mente un piano, che ovviamente hai mandato a farsi benedire- Sorride e mi volta la testa verso di lui.

- Quindi la colpa sarebbe mia?- chiedo scioccata e con una rabbia crescente.

- Sì, se tu non ti fossi ribellata tanto a quest'ora non saremmo in queste condizioni- 

- Non sarei vorrai dire, mi sembra di averle prese soltanto io- puntualizzo allontanando la sua mano dal mio mento.- Il tuo piano prevedeva di entrare in azione nel momento in cui fossi morta?- domando con cattiveria ed alzando un sopracciglio.- Perché se è così potevi aspettare ancora un po'- 

- Quanto sei stupida- commenta scuotendo la testa e congiungendo le mani.

- Ah, io sarei la stupida? Ti ricordo che il tuo brillante piano prevedeva me come vittima sacrificale!- 

Alza la testa di scatto e mi fulmina con lo sguardo.- Vittima sacrificale? Credi davvero che ti avrei lasciata con quel pazzo solo per salvarmi?!- 

- È quello che mi hai fatto credere- sussurro senza allontanare i miei occhi dai suoi.

- Stavo fingendo- risponde soltanto, abbassando il tono di voce.- Per quanto non ti sopporti non ce la farei a farti una cosa simile- 

Sollevo le sopracciglia scettica.- Ho i miei dubbi. Se davvero non fossi riuscito a farmi una cosa simile avresti dovuto evitare di far degenerare la situazione fino a questo punto- ribatto, spostando lo sguardo sul pavimento ed incrociando le braccia al petto.

- Sei stata tu a far degenere la situazione! Non gli ho di certo sputato io in faccia!- sbraita passandosi una mano fra i capelli.

Torno con gli occhi su di lui, ormai accecata dalla rabbia.- Ho solo cercato di difendermi, cosa dovevo fare? Farmi portare via senza obiettare?!- 

- Non ti avrebbe portata via, glielo avrei impedito stupida!-

- E io come facevo a sapere che avevi un piano, si può sapere?- 

- Vorrà dire che la prossima volta farò un murales per fartelo capire, dato che non ci arrivi da sola!- vocia accasciandosi a sedere per terra.- Ma, davvero, come hai potuto credere che ti vendessi così?- 

Faccio spallucce ed abbasso la testa.- A quanto pare perché so che è quello che in realtà vorresti, ma che non hai il coraggio di fare. Forse è questo che me lo fa credere- concludo guardandolo.

Scatta i piedi e mi punta un dito contro.- E cosa accidenti ne sai tu di quello che vorrei fare io?! Cosa ne vuoi sapere?! Credi che non ti avrei salvata?! Credi che me ne sarei stato a guardare la scenetta di te che venivi sbattuta da una parte all'altra senza fare niente?! Allora fatti una domanda, una sola, dov'è adesso quell'uomo? Dov'è?!- Apre le braccia e mi fa segno di guardarmi intorno.

Poi comincio ad assemblare i pezzi del puzzle: lo sparo, il silenzio, nessuna mano intorno alla mia gola, Trent che mi porta via...
- Tu...tu...- sussurro flebilmente, senza riuscire a terminare la frase.

- Sì, esatto. Sono stato io a sparare- conclude al posto mio, poi ride istericamente.- E sai perché? Lo capisci o hai bisogno che te lo dica io? Beh, te lo dirò nel caso tu non ci arrivi. L'ho fatto per salvarti la vita, e non l'avevo programmato, sono scattato non appena ho visto che ti stava per sparare alla testa. E ora quell'uomo è morto, l'ho ucciso io- Si prende la testa fra le mani e torna a sedersi sui talloni.

Non ho parole. Ha sparato per salvarmi, è stato lui allora, ed io che sospettavo mi avrebbe lasciata...quanto sono stupida. Ma sembrava così reale mentre mi diceva quelle cattiverie, che...che ho agito d'impulso, senza pensare minimamente che in quel modo lo avrei messo in pericolo.

Mi trascino vicina a lui, scivolando con il sedere e procurandomi non poco male alla schiena; poi mi sollevo sulle ginocchia per arrivare alla sua altezza, ed infine lo abbraccio, circondandogli il collo con le braccia e appoggiando la testa su di esse.
So perfettamente che non può servire a niente un abbraccio, ma è l'unica cosa che, istintivamente, mi è venuta da fare, anche solo per ringraziarlo.

Si toglie le mani dalla testa, sorpreso dal mio gesto, e lentamente porta le braccia intorno alla mia vita, circondandola delicatamente.

- Scusa- sussurro posando il mento sul mio braccio e guardando davanti.

Non dice niente, ma lo sento appoggiare il mento sulla mia spalla ed aumentare la presa intorno alla mia vita per avvicinarmi a sé.
Faccio qualche passetto in avanti con le ginocchia, ma mi sbilancio e faccio cadere entrambi distesi, con me sopra di lui.

- Scusa- dico nuovamente, cercando di rialzarmi, ma mi sento immediatamente trattenere e torno a guardarlo.

- Aspetta, ferma così- sussurra guardando prima me e poi sollevando lo sguardo al soffitto.
Rimango ad osservarlo rapita per tutto il tempo, fino a che non sorride e porta i suoi occhi su di me.- Hai chiesto due volte scusa, mi fai quasi paura Anderson- commenta, portandosi un braccio dietro la testa.

Sorrido e gli tiro un leggero pugno sul petto.- Sono i primi e gli ultimi che sentirai, quindi goditeli Trent- 

- Vedremo- ribatte senza perdere il sorriso, stavolta divertito, quasi di sfida.

Sospiro sorridendo e mi sollevo da sopra di lui, con qualche difficoltà dal momento che non riesco a piegare la schiena e sono una specie di palo.
Sento Trent ridere e mi lascio rotolare accanto a lui. Sembro una specie di tartaruga che si è cappottata e che non riesce a rigirarsi. 

Trent si alza e rimane a guardarmi, appoggiandosi con la schiena allo scaffale e ghignando.

Sgrano gli occhi e lo guardo scioccata- Come non mi aiuti?- 

Scuote la testa e fa una smorfia.- Preferisco godermi lo spettacolo da qua- 

- Mostro- taglio corto cominciando a rigirarmi per tentare l'impossibile e uscirne con la schiena illesa...se così si può dire.

Dopo un buon quarto d'ora sono in piedi e dolorante in ogni parte del corpo, ma almeno ce l'ho fatta.
Trent si posiziona alle mie spalle e improvvisamente mi solleva il golf.

- Che stai facendo?- chiedo allarmata e voltandomi verso di lui.

- Hai la maglietta sporca di sangue, stai sanguinando- dice soltanto, continuando a guardarmi la schiena.

Faccio una smorfia e porto una mano sulla fronte.- Lo so, me ne ero accorta, e devo prendere un'altra maglietta- Sbuffo e comincio a camminare verso il reparto vestiti, ma improvvisamente sento una fitta interna, all'altezza delle costole, e mi fermo.

Mi appoggio ad uno scaffale e cerco di fare dei profondi respiri, ma il dolore persiste e, anzi, sembra aumentare.

- Che hai ora?- chiede Trent, visibilmente scocciato.

- Stai...stai...- Non riesco a terminare i miei urli che il dolore aumenta ancora di più.- Zitto- sussurro infine, portandomi una mano sul torace.

Accidenti, c'è una specie di rigonfiamento. Oh cavolo, non mi dire che...

Mi tolgo velocemente il golf e lo lascio cadere a terra, poi alzo la maglietta e comincio a tastare delicatamente, fino a che non sento nuovamente quel piccolo gonfiore...che non è gonfiore, bensì una costola incrinata.

- Ho una costola incrinata- annuncio riabbassando la maglietta e sospirando.

- Come fai a saperlo?- mi chiede il troglodita, scettico.

- I miei genitori sono medici, certe cose le so anch'io. E non è difficile capire i sintomi di una costola incrinata, anche perché il dolore è facilmente riconoscibile- spiego velocemente.

Alza le mani in segno di resa.- Se lo dici tu- 

Sbuffo ed alzo gli occhi al cielo, poi ricomincio a camminare lungo il corridoio, fermandomi di tanto in tanto per riprendere fiato.

- E come fai a a sapere che non si è rotta?- chiede raggiungendomi e guardandomi con la fronte corrugata.

- Perché se si fosse rotta a quest'ora non potrei piegare il torace e probabilmente mi avrebbe già perforato un polmone con tutte le botte che ho preso- Faccio una smorfia e ricomincio a camminare, anche se lentamente.

- Che si fa per curarla?- 

Mi fermo e lo guardo.- Niente- 

- Come niente? Ci deve essere qualcosa- sbotta nervoso e gesticolando con le mani.

Sospiro.- Se per qualcosa intendi una fasciatura, no. M'impedirebbe di fare respiri profondi e potrei rischiare sul serio la perforazione di un polmone. Si sistemerà da sola, ho solo bisogno di riposo e in una ventina di giorni dovrei ritornare come nuova- Sorrido e riprendo a camminare.

- La costola è tua, tu sei l'esperta, fai quello che ti pare, non è affar mio- taglia corto con un'alzata di spalle e superandomi.

- Quanto sei simpatico- commento con una smorfia.

- Oh tranquilla Anderson, tu mi superi di gran lunga- ribatte continuando a camminare e alzando una mano, a mo' di saluto.

- Dove vai?- chiedo quasi allarmata e affrettando il passo per raggiungerlo.

Si volta verso di me, sorridendo sornione, e indica con il pollice lo scomparto adiacente.- Vado a recuperare la busta con i viveri, tu vai a cambiarti- Mi dà le spalle e comincia ad allontanarsi.- Ah, e vedi di non morire- conclude ghignando.

- Ribadisco: troppo simpatico- Faccio una finta risata e poi torno seria.- Stupido troglodita, non hai un minimo di tatto umano- E detto ciò mi allontano a fatica, camminando nella direzione opposta alla sua.

Raggiungo lo scaffale con i vestiti e prendo altre tre magliette, una delle quali metto subito. Poi, ma proprio perché sono buona, prendo due magliette anche per Trent e torno al punto in cui ci eravamo lasciati.

- Ce ne hai messo di tempo- si lamenta appoggiando la testa allo scaffale dietro di sé.

- Veramente sono stata velocissima- ribatto avvicinandomi e aprendo il sacchetto per metterci dentro le magliette.

Solleva un sopracciglio scettico. Alzo la testa e lo guardo, e siamo troppo vicini, se ne è accorto pure lui perché, per un attimo, ha sgranato gli occhi.
Cavoli sento il suo respiro sul mio viso! No no, non va bene, troppo vicini, specialmente se si parla di me e di Trent.

Sposto lo sguardo sulla sua guancia e osservo il taglio che si è fatto, o che probabilmente gli ha fatto quell'uomo. Alzo lentamente una mano e gli sfioro la parte adiacente alla ferita, cercando di fare il più piano possibile per non fargli del male.
Sento lo sguardo di Trent fisso su di me, sento i suoi occhi su ogni centimetro della mia pelle...e gli dò anche ragione, sono impazzita.

- Devi disinfettarlo- sussurro abbassando la mano e ritornando a guardarlo.

I suoi occhi sono ipnotici, soprattutto adesso, ed è difficile smettere di guardarli. 
Sembra che non abbia nemmeno sentito quello che gli ho detto, mi sta guardando come non l'ho mai visto fare, non so descrivere come, so solo che mi fa venire la pelle d'oca. 
Per un attimo il suo sguardo si posa sulla mia bocca, poi velocemente ritorna a guardarmi negli occhi.

Abbasso la testa titubante e mi mordo il labbro. Perché mi ha guardata in quel modo? Deve essere stata colpa della vicinanza...di sicuro, non c'è altra spiegazione.

- Andiamo- gli sento dire improvvisamente.- Siamo stati qua dentro anche troppo- 

Alzo la testa e mi allontano di qualche centimetro.- Prima devi disinfettare quel taglio, o ti farà infezione- 

Annuisce e prendiamo a camminare verso un altro reparto. 
È calato il silenzio, e solitamente tra noi non succede mai, cioè, il più delle volte lui comincia a fare battutine o a lamentarsi di me, ma comunque non rimaniamo mai in silenzio.
E non capisco perché adesso debba essere diverso. Sta pensando a qualcosa, lo si vede lontano un miglio, ma non riesco a capire cosa. 
Tiene lo sguardo costantemente alto, non lo ha mai abbassato, eppure si vede che la sua testa è da tutt'altra parte, in un mondo a parte. 

Arrivati lo supero e mi metto a cercare del cotone e del disinfettante. Li prendo e torno da lui mentre scarto le confezioni che ho in mano.

- Stai fermo ora, brucerà un po'- lo avverto mentre bagno il cotone col liquido verde.

Non dice niente e continua a guardarmi intensamente, senza perdersi nessuna mia mossa.
Avvicino la mano al suo viso e appoggio il cotone sul taglio...procurandogli del dolore a giudicare dalla sua smorfia.

- Che mano pesante che hai- si lamenta mentre continuo a strofinare il cotone.

- Hai del sangue incrostato, dato che con le buone non se ne andava ho optato per le cattive- ironizzo bagnando il batuffolo con altro disinfettante.

Si apre in un sorriso inquietante, ma pur sempre bello, e mi afferra il polso.- Mi vendicherò, stanne certa- 

- Oh che paura- ribatto facendo una faccia terrorizzata, tanto per prenderlo in giro.

- Fai bene ad averne- 

- Ero sarcastica-

- Io no- conclude sorridendo e allontanando il viso dalla mia mano. Rimango con il batuffolo a mezz'aria e si volta per darmi le spalle.- Muoviamoci Anderson, ho voglia di riposare- 

Sbuffo rassegnata e lo seguo, ovviamente dopo essermi messa in tasca sia il disinfettante che il cotone. 
Appena arriviamo davanti all'uscita del supermercato si mette a cercare qualcosa nel sacchetto e se ne esce fuori con la mia benda.

- Girati- ordina perentorio. Non rispondo nemmeno e faccio come mi dice, ci ho già preso l'abitudine.

- La stringi troppo- mi lamento non appena ha finito di fare il decimo nodo.

- Meglio, almeno non rischia di cadere- taglia corto prendendomi per il polso.- Ce la fai a correre?- 

Annuisco incerta. Sono quasi sicura di non potercela fare, insomma, già faccio fatica a camminare, figuriamoci a correre. Ma non c'è molta scelta, perciò dovrò tenere i denti stretti e sopportare il dolore, che sarà sicuramente forte.

- Bene, allora prova a correre avanti e indietro, qui, adesso- comanda dopo un lungo silenzio, spiazzandomi del tutto.

- No, non ce n'è bisogno, ce la posso fare- affermo sicura di me.

- Allora dimostramelo- sussurra, sicuramente con un sorriso da schiaffi.- O hai paura di non farcela?- aggiunge in un sibilo.

Sbuffo e mi tolgo la benda. Sta giocando la carta dell'orgoglio, e purtroppo io ne ho tanto, per questo non sono in grado di tirarmi indietro.
Gli apro la mano e gli lascio la benda, mentre quello scemo non fa altro che sorridere divertito. 

- Perché quello sguardo truce?- mi chiede con un sorriso beffardo stampato in faccia .- Forse perché sai di non farcela? Puoi anche ammetterlo e non correre- suggerisce incrociando le braccia al petto e guardandomi a mo' di sfida.

- Taci- Gli dò le spalle e faccio un profondo respiro, avvertendo immediatamente il dolore.
Bene, se sento male già ora che non sono partita non voglio immaginare che sentirò dopo, probabilmente stramazzerò al suolo.

Fisso un punto davanti a me e comincio a correre, anche se mooooolto lentamente.

- E questo ti sembra correre? Potrei tenerti il passo camminando e facendo pure dei riposini nel mezzo- commenta il troglodita, visibilmente compiaciuto.

Mi fermo e mi volto a fulminarlo.- Un attimo, mi stavo solo riscaldando- improvviso ricominciando a correre, per modo di dire.

- Oh beh, tanto abbiamo tutta la giornata, fai con calma- gli sento dire, ma lo ignoro.

Aumento il passo e la prima fitta si fa sentire prepotentemente, accelero leggermente e mi mordo il labbro per evitare di urlare dal dolore. 
Ma continuo ad andare avanti, senza fermarmi. Tocco il fondo del corridoio e mi volto per tornare da Trent, sempre che io ci arrivi, s'intende.

Riprendo a correre a testa bassa, e solo per non fargli vedere che sto facendo fatica e che mi sto mordendo il labbro per...ah, e adesso mi sta pure sanguinando, perfetto.
Sono messa peggio di mia nonna: una costola incrinata, un taglio sulla tempia che si sta rimarginando, altre ferite sulla schiena e adesso anche il labbro spaccato.

Aumento l'andatura per arrivare prima alla meta, ma una fitta più forte delle altre m'impedisce di muovere solo un altro passo e così mi fermo di scatto, tenendomi il torace e camminando verso il primo scaffale che trovo, per poi appoggiarmici con la schiena e farmi scivolare a terra.
Ho il fiatone per aver fatto cinque metri, incredibile, non sono mai stata così cenciosa in vita mia.

- Come immaginavo- sento dire al troglodita, che lentamente si sta avvicinando.- Non ce la fai e quindi c'è solo una cosa da fare- 

- Cosa?- chiedo col fiato corto e alzando la testa per guardarlo.

Sorride sghembo e si passa una mano fra i capelli.- Tu rimarrai qui, io torno nel rifugio- 










Angolo dell'autrice:

Ciaooooo! Eccomi qua mie carissime lettrici :)
Scusate il ritardo, perdonatemi */\*
Spero che questo capitolo denso di colpi di scena vi abbia ripagate dell'attesa. Ne sarei davvero felice :)
Sono successe un po' di cose in questo capitolo, e ancora una volta ho lasciato un finale aperto ahahahahah.
David è terribile: da una parte è borioso, antipatico, scontroso e arrogante, dall'altra si preoccupa per Sarah, anche se lo dà poco a vedere. Insomma, lo amo *-* ahahahahahahah
Pubblicherò presto, quindi tuuuutta la vostra curiosità sulla prosecuzione degli eventi verrà soddisfatta, e spero di non deludervi >.<

Grazie mille di tutto il supporto che mi date! Sempre! Vi sono infinitamente grata, e mi dispiaccio veramente tantissimo di farvi attendere tanto per i capitoli :')
Cercherò di fare ancora di più del mio meglio, sperando di essere all'altezza delle vostre aspettative *//*
Un bacione a tutte!!!!! Infinitamente GRAZIE!


Federica <3

E per farmi perdonare..............
Due piccoli spoiler sul capitolo successivo:



- In realtà mi tocca ammettere che hai un fisico niente male Anderson, se non fosse per il tuo carattere ci avrei già fatto un pensierino- ammette, sorprendendomi.

- E credi che io ti avrei dato il consenso?- domando scettica.- Illuso- 

- L'illusa sei tu che continui a resistermi, ma sei fortunata, perché con te non avrei il coraggio di fare nulla, se non impiccarti- 

- Non ti resisto caro, semplicemente non sento nessun tipo di attrazione o sentimento nei tuoi confronti, se non odio- Faccio una smorfia come a dire "ben ti sta" e sorrido da sola, vittoriosa.






- Che...che...che è successo?- domando ricacciando indietro le lacrime.

- È morta- afferma in un sospiro e sollevandosi da sopra di me. 

Rimango a terra, con gli occhi puntati sul soffitto e un braccio sulla fronte. 

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Capitolo 6
*** Il principio della fine ***


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Il principio della fine











Spalanco gli occhi impaurita e allo stesso tempo scioccata.- C...che?- domando titubante, sperando con tutto il cuore di aver sentito male.

Sbuffa e poi ride.- Quanto sei scema, ci hai creduto un'altra volta- Si abbassa sui talloni e sorride divertito.- Sono un ottimo attore-

- Non sono scema, solo che a forza di tentare di abbandonarmi sto cominciando ad avere reali sospetti, perciò ci credo- spiego risentita e facendo una smorfia di dolore.

Torna serio e mi guarda intensamente.- Non ho mai tentato di abbandonarti, per quanto l'idea sia allettante non lo farò- Sorride beffardo e si alza nuovamente in piedi.

- Ah, l'idea sarebbe allettante ?!- sbotto, livida di rabbia.

Fa spallucce.- Non lo nego- 

Sono senza parole. Se non fossimo in questa situazione estrema non ci penserebbe due volte ad abbandonarmi da qualche parte, senza pietà. 
A questo punto comincio a credere che abbia ucciso quell'uomo non tanto per salvare me, ma bensì per salvare se stesso perché sapeva che probabilmente dopo di me avrebbe tentato di fare fuori lui.
Che essere spregevole! 

- Muoviamoci adesso, o qui si fa notte- commenta riprendendo la benda e avvicinandosi per legarmela dietro la testa.

Mi scanso e gliela strappo di mano per fare da sola, ma me la riprende immediatamente e mi volta in modo da poterla legare saldamente. 

- Stai calma Anderson, le picche le farai quando saremo arrivati nel rifugio- mi sussurra all'orecchio, ridendo sommessamente.

Mi alzo da terra ancora più stizzita e su tutte le furie, poi comincio a camminare verso non so che cosa dal momento che ho gli occhi tappati, ma dopo poco vengo malamente fermata per i capelli.

- Ma ce l'avete tutti con i miei capelli?! E toglimi le mani di dosso!- urlo cercando di schiaffeggiarlo, ma colpendo solo aria e molto in stile gattino che si ribella.

Quando mi fermo per un'altra fitta al torace mi sento afferrare per i polsi e poi attaccare con la schiena ad uno scaffale.

- Datti una calmata- sibila vicinissimo al mio viso, tanto che sento il suo respiro sulla mia pelle.

Sorrido sprezzante.- Sì, me la darò non appena ti avrò preso a schiaffi, e ora lasciami- dico strattonando i mie polsi dalla sua presa.

- Mi dispiace, ma finché non ti dai una calmata non ti lascio andare, non ho intenzione di farmi schiaffeggiare da una pazza isterica- ribatte nervoso e spingendomi ancora di più contro lo scaffale.

- Pazza isterica?! Io sarei una pazza isterica?! Forse non ti rendi conto che a questi livelli mi fai arrivare tu con le tue stupide insinuazioni senza tatto!- urlo sfinita, prima di sospirare ed abbandonare la mia guerriglia.

Non risponde ed allenta la presa intorno ai miei polsi, ma senza allontanare definitivamente le mani. 

- La pazza isterica e prima anche malata vorrebbe andare via da qui, se possibile- dico pungente e respirando a fatica per essermi sforzata troppo ad urlare.

- Ed invece non muoverà un passo. Almeno non la pazza isterica e prima anche malata- Fa una pausa in cui sospira.- Solo la Anderson- spara all'improvviso, scommetto sorridendo.

E come una scema rimango colpita dalle sue parole, e sempre come una scema sorrido. 
Sorrido perché sono felice che in un certo suo modo mi stia chiedendo scusa e che non mi ritenga una pazza isterica. 

Gli tiro un pugno sul petto e volto la testa di lato.- Non puoi fare così, non puoi prima offendermi e poi...fare così- mi lamento sospirando.

- Così come?- domanda in un sussurro, al mio orecchio.

- Essere improvvisamente gentile- 

- Lo sono sempre- ribatte ironico, perché solo ironico può essere.

- No, sei sempre odioso- constato voltando la testa verso di lui.

- Senti chi parla- replica appoggiando una mano sul mio fianco.- Non sei certo la persona più sopportabile di questo mondo-

- Potrei dire lo stesso di te- 

- Abbiamo una cosa in comune allora- nota allontanandosi e prendendomi per un polso.- Cercherò di contenermi con le offese, adesso però devi salire sulla mia schiena, capito?- 

- Perché?- chiedo corrugando la fronte.- In parte puoi ritenerti perdonato, anche se per espiare tutte le tue malefatte nei miei confronti dovrai fare questo ed altro, comunque non c'è bisogno che tu diventi mio schiavetto facendomi sedere sulla tua schiena- 

Ride e mi tira verso di sé.- Che fantasia Anderson- Poi mi dà le spalle e mi sembra di sentirlo piegarsi.- Su, sali- dice tirandomi il polso.

Scrollo le spalle e appoggio la mano libera sulla sua spalla per darmi una leggera spinta e riuscire a salire. Con non poca fatica ce la faccio e stringo le braccia intorno al suo collo non appena lo sento alzarsi.

- Così mi strozzi- mi fa presente afferrandomi sotto le cosce per tenermi salda.

- Ah, scusa- Tolgo immediatamente le braccia ed appoggio le mani sulle sue spalle.

Sbuffa e mi prende una mano per portarsela sul petto, poi ritorna a tenermi la gamba e fa la stessa cosa con l'altra mano.- Puoi appoggiarti lì, sulle spalle ti sbilanceresti e rischieresti di farci cadere- spiega velocemente e annoiato.

Annuisco, anche se non mi può vedere, e comincia a camminare tenendomi ben salda per le gambe. 
Sento sotto i polpastrelli i suoi pettorali e...capperi, si deve allenare duramente per avere un fisico simile, non c'è dubbio. Credo non faccia nemmeno fatica a portarmi.

- Non pesi molto, ma credo sia dovuto alla tua nanezza- se ne esce fuori, ghignando spudoratamente.

Gli tiro uno scappellotto sulla testa e riporto velocemente la mano sul suo petto per non sbilanciarmi.- Non sono una nana, sono quasi un metro e settanta- ribatto stizzita.

- Appunto, una nana- Insiste divertito, poi fa spallucce.- Però almeno sei leggera- 

- Mi stai forse dicendo che se non fossi bassa, che poi bassa non sono, sarei pesante e dunque grassa?- domando già sul piede di guerra.
Un altro passo falso e gli stacco la testa.

- In realtà mi tocca ammettere che hai un fisico niente male Anderson, se non fosse per il tuo carattere ci avrei già fatto un pensierino- ammette, sorprendendomi.

- E credi che io ti avrei dato il consenso?- domando scettica.- Illuso- 

- L'illusa sei tu che continui a resistermi, ma sei fortunata, perché con te non avrei il coraggio di fare nulla, se non impiccarti- 

- Non ti resisto caro, semplicemente non sento nessun tipo di attrazione o sentimento nei tuoi confronti, se non odio- Faccio una smorfia come a dire "ben ti sta" e sorrido da sola, vittoriosa.

- Vedi? Siamo già a due cose in comune, non ci sopportiamo e l'unico sentimento reciproco è l'odio- constata divertito.

- Ti sbagli, siamo a tre cose. Anch'io ti impiccherei volentieri- Rido e lo sento fermarsi.

- Bene, allora vedremo di metterle in pratica non appena arrivati al rifugio, ora tieniti forte, si corre- annuncia prendendo un grosso respiro, mentre io lo trattengo.

Sento la porta aprirsi e poi avviene tutto molto velocemente: corre, salta, poi ricomincia a correre aumentando la presa sulle mie gambe ed io arpionandomi alla sua maglietta, poi svolta e continua a correre, all'improvviso si ferma e mi ordina di non fiatare, infine riparte e continua con la sua folle corsa.
Non so dopo quanto tempo di preciso, ma comunque credo pochi minuti, giungiamo, sani e salvi, nel nostro piccolo rifugio.
Scende velocemente i nove gradini e apre la porta con un calcio, la richiude con un altro e mi lascia cadere sul divano, molto poco finemente.

Mi tolgo la benda e cerco di abituare i miei occhi alla penombra della stanza, a poco a poco ce la faccio e metto a fuoco la figura di Trent che è appoggiato al tinello.

- Tutto bene?- gli chiedo, alzandomi e arrivandogli vicina.

Si volta a guardarmi e posa il bicchiere che ha in mano.- Certo, te l'ho detto, non pesi molto perciò non è stato faticoso- Ad un certo punto ride e sposta lo sguardo sul pavimento.- Sei talmente leggera che ad un certo punto mi era sembrato di non averti più dietro- 

- Non sono poi così leggera- Faccio una smorfia e comincio ad estrarre il mangiare dal sacchetto per riporlo negli scaffali della minuscola cucina.

- Per uno che è abituato a sollevare pesi, sì, sei leggera- constata annuendo.

Scrollo le spalle ed estraggo le magliette.- Ah, ne ho prese due di ricambio anche a te- dico porgendogliele.

- Uhm, mettile là- ordina indicando il divano.

No, forse ho sentito male io. Sbaglio o non ha nemmeno detto grazie, ma mi ha solo imposto di appoggiargliele da una parte come se fossi la sua schiavetta? 
Questo è il colmo!

Gliele lancio addosso e continuo a togliere roba dal sacchetto.

- Suscettibile eh?- mi canzona mentre si toglie le maglie dalla faccia.

Mi volto per fulminarlo e poi continuo con il mio lavoro di smistamento. Non si merita nemmeno una risposta, anche perché l'unica cosa che vorrei fare in questo momento sarebbe mettergli le mani addosso.
Con lui parlare non serve, si deve necessariamente passare alle maniere forti.

- Sto davvero prendendo in considerazione l'idea d'impiccarti- commenta alle mie spalle e facendo qualche passo verso di me.

- Credo che prima lo metterò in pratica io- sputo rabbiosa e appoggiando malamente un pacchetto di zucchero.

- Non puoi saperlo Anderson, è questione di velocità- Si posiziona accanto a me e mi guarda di sottecchi, sorridendo.

- La velocità non mi manca- ribatto facendogli una smorfia e chiudendo uno sportello.

Torno a guardare dentro il sacchetto e trovo un pacchetto di sigarette, lo estraggo e lo fisso.- Prendi solo lo stretto indispensabile, solo cose che ci possono essere utili- ricordo sollevando un sopracciglio.

- Tu hai preso le mutande, io ho preso queste- taglia corto strappandomele di mano.

- Le mutande sono utili, non so tu come viva, ma io mi cambio. Queste no, non servono a niente se non a farti del male- lo appunto seria.

- Ti preoccupi Anderson?- chiede a presa in giro.

Faccio spallucce e torno con lo sguardo dentro la busta.- Fai quello che ti pare, non sono affari miei-

- Infatti, non sono affari tuoi- replica velocemente, scartando il pacchetto ed estraendone una.

Se la porta alla bocca e poi mi si avvicina per cercare qualcosa nel sacchetto, sicuramente l'accendino.
Lo trova quasi subito e si accende la sigaretta, buttandomi tutto il fumo in faccia...e volontariamente anche.

- Allontanati, non voglio il tuo fumo- dico scacciando con la mano una nuvoletta grigia e facendogli segno di andarsene.

Sorride divertito e aspira nuovamente, poi avvicina il suo volto al mio e mi ributta il fumo in faccia. L'attimo dopo scoppia a ridere della mia faccia disgustata.

- Ti ho detto di levarti!- sbotto irritata e spingendolo con tutta la mia forza.

- Non mi faccio ordinare le cose da una nana- Ride e si mette la sigaretta in bocca per bloccarmi i polsi.

Lo guardo infuriata e sorride sghembo, facendo attenzione a non far cadere quella schifezza che si ritrova tra le labbra.
Alzo una mano, facendo un enorme sforzo dal momento che mi tiene ben bene, e afferro la sua sigaretta con l'intento di buttargliela via, ma con un veloce scatto mi lascia il polso e se la riprende sorridendo beffardo.

- Non hai speranze- commenta facendomi la linguaccia.

- Ridi ridi, intanto il tuo pacchetto potrebbe svanire nel nulla- Scrollo le spalle e faccio la finta tonta.

Sorride divertito ed avvicina la testa alla mia per poi dirottare verso l'orecchio.- Tu provaci e ti taglierò davvero i capelli- Con la punta del naso mi sfiora il lobo e poi si ritrae sorridendo sornione.

Lo guardo smarrita e poi scuoto la testa per riprendermi dal suo gesto inaspettato. Non mi aspettavo che si avvicinasse tanto, e poi, sì, cioè, mi ha fatto venire la pelle d'oca con quel contatto.
E la cosa è innaturale, almeno per me.

Quando rialzo la testa per guardarlo noto che mi sta osservando... in modo strano, intensamente, ma c'è qualcosa di diverso che non riesco a cogliere.
Poi sposta lo sguardo sulla parete alla sua sinistra e si riporta la sigaretta alla bocca.

È strano, molto strano: il suo atteggiamento, il suo modo di guardarmi in alcuni momenti, il suo essere antipatico ma altre volte quasi protettivo, forse protettivo è un parolone, comunque sia tutto di lui è strano.
Quasi incomprensibile in dei momenti.

Ritorno a riporre le ultime cose negli scaffali e appoggio la busta vuota accanto al tinello. 
Poi sento un rumore, proveniente da fuori, che mi fa scattare con lo sguardo verso la finestrella che dà sulla strada. Trent si volta velocemente e butta la sigaretta a terra per poi pestarla, mi prende per un polso e mi tira verso il divano.
Ci posizioniamo dietro, al buio... perché la parte dietro al divano è completamente priva di luce; e lo vedo tirarsi sù, ogni tanto, per controllare.

- Stai zitta e non fiatare- ordina a bassa voce, senza lasciare la presa intorno al mio polso.

Annuisco, anche se non mi può vedere, e deglutisco a vuoto, cercando con tutta me stessa di non farmi prendere dal panico.
Ed è difficile, specialmente adesso che si sentono tipo dei...passi? Non riesco a capirlo, è tutto così innaturale e buio, e questa cosa mi sta facendo agitare sempre di più.

Sento distintamente le gocce di sudore scivolarmi lungo la schiena ed imperlarmi la fronte.
Sto sudando caldo e freddo allo stesso tempo, oltre che ad avere un battito impazzito del cuore, tanto che sento distintamente il suo trottare incalzante nella mia testa.
Non ho mai provato niente di simile. Mai.
Se entro poco mi scoppiasse il sistema nervoso non mi meraviglierei affatto.

Improvvisamente cala il silenzio. Non sentiamo più nulla, tutto sembra essersi fermato.
Con il respiro sempre più accelerato mi volto a guardare Trent e rigiro il polso che ancora mi tiene stretto.
Il suo sguardo è puntato sulla porta, non batte ciglio da quanto è concentrato, e sono sicura che non si è nemmeno accorto che lo sto osservando.

Un urlo. Improvviso. Lancinante. Disperato. Agghiacciante.
E non è mio, è di qualcuno fuori da quella porta. È una donna, e sta continuando ad urlare disperata.
Che cosa cavolo sta succedendo?! 

Mi alzo di scatto, tremante, e strattono il mio polso da Trent per liberarmi. Non so cosa stia succedendo a quella donna, ma non posso abbandonarla.
Un altro urlo da brividi ed un altro passo da parte mia verso la porta; ma non ci arrivo nemmeno vicina che mi ritrovo distesa a terra, sotto il corpo di Trent.

- Che accidenti fai?!- sbraita, anche se a bassa voce.

- Q...quella donna, bisogna...devo salvarla- balbetto, in preda al panico e dopo aver sentito un altro urlo, stavolta più smorzato.

- Non puoi salvarla- mormora voltando la testa di lato ed evitando il mio sguardo.

Sento le lacrime pungermi gli occhi e premere per uscire.- Perché?- chiedo in un sussurro.

Torna a guardarmi, scuro in volto.- Perché ormai è troppo tardi- 

Un tonfo. Un tonfo sordo e poi ricala il silenzio. Non c'è più nessuna donna che urla adesso, è tornato tutto come prima.
Quindi è...è...morta. 
Ma cos'era quel tonfo ovattato? Cosa le hanno fatto?

- Che...che...che è successo?- domando ricacciando indietro le lacrime.

- È morta- afferma in un sospiro e sollevandosi da sopra di me. 

Rimango a terra, con gli occhi puntati sul soffitto e un braccio sulla fronte. Non ho la più pallida idea di cosa sia avvenuto fuori da quella porta, non so perché la gente è scomparsa, non so cosa fanno quei mostri, non so niente.
So solo che questa situazione è straziante, a dir poco invivibile.

Sento Trent lasciarsi sprofondare sul divano e sospirare pesantemente. 
Lui sa molte più cose di me riguardo questa faccenda, ma non ha la minima intenzione di mettermene al corrente, e non capisco il perché. Del resto dobbiamo vivere tutto questo insieme, tanto vale che anche io sappia cosa realmente sta accadendo.

Sento un dolore straziante all'altezza del petto, ed avrei tanta voglia di piangere.
È morta...morta. Non c'è più, l'hanno uccisa brutalmente.
Non so chi sia quella donna, ma mi sento profondamente triste, distrutta, annientata.
Perché sta succedendo tutto questo?! Perché la gente deve morire?! 

Mi porto il braccio sugli occhi non appena sento una lacrima fuggire al mio controllo e scendere lentamente per depositarsi sul pavimento freddo.
Ne scende un'altra, ma l'asciugo prima che possa toccare terra, poi mi alzo e vado al tinello per bere un bicchiere d'acqua.

- Non puoi sempre agire d'impulso, così ci farai ammazzare- sbotta Trent, disteso sul divano.

Bevo altra acqua e poi ripongo il bicchiere.- Volevo solo tentare di aiutare quella donna- rispondo atona e psicologicamente priva di forze.

- Peccato che questo tuo spasmodico bisogno di fare la crocerossina ci farà ammazzare- sputa rabbioso e tirandosi a sedere per fulminarmi meglio.

- Non volevo mettere in pericolo nessuno, ripeto, volevo aiutare una persona- ribadisco cominciando ad innervosirmi seriamente.

- Hai intenzione di fare così per tutti coloro che verranno catturati da quelle macchine? Perché se è così possiamo considerarci già morti- Apre le braccia e fa un sorrisino di scherno, poi appoggia i gomiti sulle ginocchia e congiunge le mani.

Prendo nuovamente il bicchiere che avevo abbandonato e lo riempio d'acqua.- Se potrò  aiutare qualcuno lo farò- taglio corto appoggiandomi con la schiena al mobile della cucina e sorseggiando lentamente.

- Sappi allora che ne vedrai talmente tanti che non ce la farai a salvarne nemmeno uno- Poi fa un altro sorriso di scherno e scuote la testa.- Ma cosa credi? Di poterti fidare delle persone ora come ora? Anche se tu riuscissi a salvarne uno chi ti dice che quello non ti abbandonerà al momento giusto? Solo una stupida ingenua come te può cascarci- conclude sprezzante.

Mi volto a guardarlo, furiosa e livida di rabbia.- Come al solito offendi, e meno male che ti dovevi contenere- 

- Fidati, mi sto contenendo- 

- Non mi pare invece. Mi stai deliberatamente attaccando perché ho tentato di salvare una donna che...che...che è morta adesso!- sbotto gesticolando con le mani e facendo cadere dell'acqua a terra.

Si alza di scatto e si avvicina imbestialito.- Deliberatamente attaccando?! Ma come credi di poter salvare la gente se nemmeno riesci a dire che quella è morta?! Non hai nemmeno il coraggio di guardare cosa c'è là fuori! Agisci solo d'impulso senza pensare alle conseguenze, se tanto ci tieni a farti ammazzare sei liberissima di andare, ti accoglieranno a braccia aperte!- M'indica la porta e poi torna con lo sguardo su di me.

Rimango a guardarlo senza parole. Ancora una volta ha infierito sulle mie debolezze senza un minimo di tatto o comprensione.
E ancora una volta è riuscito a ferirmi come nessun altro era mai riuscito a fare.

Mi dà le spalle e cammina verso il muro opposto, al quale si appoggia con un piede e con la schiena.- Sai una cosa?- domanda all'improvviso.

Alzo la testa e l'osservo.

- Mi sto davvero pentendo di averti salvata quel giorno, in quella strada- spara con una tranquillità disarmante.

Sento uno schianto improvviso, come se qualcosa si fosse appena distrutto, e non so se è il mio cuore o il bicchiere che avevo in mano e che adesso non c'è più.
Abbasso la testa: è il bicchiere.
Ma credo che quel pezzo di vetro illustri fedelmente in che condizioni verte adesso il mio cuore.

Si è pentito di avermi salvata. Avrebbe preferito lasciarmi morire. Cosa c'è di peggio? Peggiore che sentirsi dire che qualcuno si è pentito di lasciarti vivere perché sei un peso?
Perché è questo che sono, un peso.

E fa tanto male ciò che ha detto, senza contare il tono, non arrabbiato, ma calmo, pacato, come se stesse dicendo qualcosa di piacevole da sentirsi dire.
Ma non capisco perché debba sempre essere lui a ferirmi in questo modo. Perché solo lui ci riesce? Perché solo lui è capace di annientarmi in questo modo brutale?

Sbatto le palpebre, che fino ad ora non ho mosso, come del resto nessun altro muscolo, ed abbasso nuovamente la testa per guardare il bicchiere in mille pezzi.
Perché lo vedo offuscato e non nitidamente?
No, non devo piangere. Non davanti a lui, gli darei solo una maggiore soddisfazione, e credo che per oggi ne abbia già avute abbastanza.

Mi volto a prendere uno strofinaccio e torno, con la testa bassa, sui tanti pezzetti di vetro.
Comincio a raccoglierne qualcuno senza far davvero caso a ciò che sto facendo, senza vedere veramente cosa sto toccando.
E ovviamente mi taglio. Un rivolo di sangue esce velocemente dal mio polpastrello e mi alzo per metterlo sotto l'acqua fredda. Ma non sento un granché.
Mi sento...vuota, tremendamente vuota.

Senza far troppo caso al bruciore insistente ritorno a recuperare gli altri pezzetti di vetro e poi getto tutto nel cestino.
Mi sento stanca, sfinita, anche se non ho fatto molto. Forse sono state le parole di Trent ad annientarmi definitivamente, rendendomi incapace addirittura di reagire.
Ho voglia di dormire e di non sentire più nulla, più nulla che mi possa fare del male. Voglio allontanarmi da questa schifosa realtà.

Cammino verso il divano e mi distendo mettendomi con la faccia contro lo schienale per non vedere Trent.
Chiudo gli occhi e li sento gonfi, probabilmente di lacrime che insistono per uscire, ma che non troveranno sbocco.
Poi all'improvviso diviene tutto lontano, indistinto, silenzioso, quasi pacifico, e solo a quel punto, finalmente, mi addormento.









Angolo dell'autrice:

Sorpresaaaaaaa! Eccomi anche di qua, sto diventando il vostro peggior incubo ahahahaahah
Stavolta aggiornamento super veloce, non volevo farvi attendere troppo, anche perchè eravamo arrivati ad un punto clù (non so come si scriva clù... forse clou...).
Comunque l'idea è quella ahahahahahah.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che vi abbia incuriosite ancora di più ihihih.
Brutta lite quella tra David e Sarah... riusciranno a fare pace?
Ribadisco che Trent è terribile, e Sarah estremamente sensibile, per questo sorbisce tutte le parole di David come dei brutti colpi. 
Chiunque di voi sia moooolto sensibile come Sarah può capirla ;) io per prima ahahahahah
Alleiamoci e lottiamo per la sua causa!
David comunque non è il cattivo della situazione, e non è sua intenzione farla soffire, ma nonostante ciò vedremo nel prossimo capitolo cosa combinerà...
A presto ed un bacioneeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!

PS: lo spoiler stavolta è il titolo di questo capitolo.... molto vago lo so, sono crudele xD

 

GRAZIE A TUTTE!!!

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Capitolo 7
*** La fine del principio ***


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La fine del principio











Mi sveglio nel bel mezzo della notte e strofino gli occhi per cercare di abituarli al buio.
Ho dormito tanto, forse anche perché la prima notte non avevo praticamente chiuso occhio. Mi sento quasi più rilassata adesso, anche se definirmi rilassata in un frangente simile è puro eretismo.

Trent quindi ha dormito per terra, aveva detto che avrebbe preso il divano, ma forse non mi ha voluta svegliare.
Ma non credo l'abbia fatto come atto di bontà, probabilmente non voleva sentire la mia voce.

" Mi sto davvero pentendo di averti salvata quel giorno, in quella strada".

Le sue parole mi rimbombano ancora nella mente, e ogni volta è come sentirsi conficcare delle lame nello stomaco. 
Fanno sempre male, tanto male, come quando me le ha dette.
Non so che faccia io gli abbia mostrato l'attimo dopo, non ne ho davvero idea. Forse distrutta, forse imperturbabile, ed è quella in cui confido, anche se so per certo che non sarà andata affatto così. 
Del resto niente va mai come spero.

Mi alzo a sedere e guardo a terra dove c'è Trent... Struscio gli occhi e guardo meglio: Trent non c'è.

Istantaneamente dei brividi percorrono la mia schiena e poi salto giù dal divano per cercarlo in un altro punto.
Probabilmente si è disteso da qualche altra parte pur di non starmi vicino...e allora perché ho questa strana sensazione?

Con il cuore che comincia a battere furioso dentro al petto guardo dietro al divano, nessuna traccia.
Poi spalanco la porta del bagno, ma non è nemmeno lì.
E non ci sono altri posti in cui lui possa trovarsi, perché questa casa è un buco e la parte dietro al divano non è accessibile a causa di un crollo dei mobili, impilati l'uno sull'altro... Sicuramente dovuto ai terremoti del primo giorno.

Non c'è. Trent se n'è andato. Mi ha abbandonata. Alla fine ce l'ha fatta.

Sono sola adesso, sola come non sono mai stata in vita mia. E la cosa mi terrorizza.

Come farò a sopravvivere?! 

Mi porto le mani sul viso e le lacrime cominciano a scendere impetuose.

Come farò a non farmi scoprire?!

Lentamente e tremolante mi lascio cadere a terra.

Perché mi ha lasciata in questo modo?!

Porto le mani tra i capelli e li stringo disperata.

Traditore! Aveva detto che non mi avrebbe abbandonata! Lo aveva detto! Perché se n'é andato senza dire niente?! 

Piango, piango ancora, disperata, delusa, distrutta. Mi sono fidata, stupidamente fidata. Avevo creduto che mi avrebbe protetta in qualche modo, invece con la sua fuga mi sta solo augurando la morte, perché sa benissimo che non ho il coraggio di mettere piede fuori da quella porta, sa benissimo che non sopravviverò senza nemmeno sapere cosa fanno quei mostri, sa benissimo che non conosco la zona, sa benissimo che non so niente e che questo mi porterà a morire qua dentro o catturata.

Sento un forte dolore alle costole e cerco di regolarizzare il respiro. 

È forse perché aveva programmato tutto che mi ha tenuta all'oscuro di questi particolari?
Potrebbe essere così, eppure non riesco a crederci, non posso capacitarmene. Non voglio credere che la sua sia stata tutta una finzione, fin dall'inizio.

In caso fosse effettivamente così non capisco perché mi abbia salvata...ah, già, ma se ne è già pentito. Forse è per questo che se n'è andato.

Scuoto la testa e continuo a piangere, singhiozzando e stringendomi ciocche di capelli tra le dita. 
Sento il cuore battere all'impazzata, e le costole dolermi fortemente. Ho paura, tanta paura.
Morirò, sarà questa la mia fine, e nessuno mi salverà. Magari verrò catturata da quei mostri e mi ridurranno a pezzi, mi faranno fare la stessa fine di quella donna.

Sangue. Quel giorno c'era del sangue a terra, quando avevo guardato fuori da quella finestrella. 
Perché c'era del sangue?! Che accidenti fanno queste macchine?! 

Punto gli occhi sulla finestrella. È coperta, qualcuno l'ha coperta con una maglietta, e quella è...è una delle magliette che avevo preso a Trent.
Che ci fa lì?! 

Non voglio indagare. Non voglio nemmeno sapere cosa c'è dietro quella. Forse vedrei altro sangue.
E quello era sangue umano, né più né meno.

Ritorno con lo sguardo sul pavimento e gli occhi sbarrati.
No, no, non devo farmi...farmi prendere dal panico. Non è detto che succederà la stessa cosa a me, non è detto che io farò quella fine.

Caccio un urlo non appena sento un rumore provenire da dietro il divano e dunque dai mobili crollati. 
Continuo ad urlare e mi tappo la bocca con le mani, per zittirmi. All'improvviso ne esce un topolino e mi calmo, o almeno smetto di strillare.

Questo si avvicina guardingo e spaventato, quasi come me, poi si alza sulle zampe posteriori e mi osserva.
Asciugo alcune lacrime sparse sul viso e tendo una mano verso la piccola creatura.

- Sei solo anche tu?- chiedo dolcemente, come se potesse rispondermi.

Appena arrivo ad un centimetro dal suo esile corpicino scatta all'indietro terrorizzato, poi si volta nuovamente a guardarmi e si rimette nella posizione di poco prima.

- Forse hai fame, aspetta, guardo se c'è qualche briciola- Mi alzo e raggiungo la piccola cucina; prendo dei piccoli tocchi di pane e torno a sedere davanti al topolino.

- Tieni piccolo- dico porgendogli delle briciole. Gliele metto davanti e si fionda a mangiarle voracemente.

Sorrido e gliene lascio delle altre. 
Termina di mangiare anche quelle e mi guarda piegando la testolina di lato, a quel punto decido di lasciargli definitivamente l'intero tocco di pane che ho in mano.
Pazienza se poi mancherà a me, almeno avrò salvato qualcuno, se non una persona almeno un animale indifeso.

Mentre il topolino mangia mi ritraggo con la schiena al muro ed appoggio la testa. 
Non riesco ancora a credere che Trent mi abbia abbandonata. Ma perché poi? Avremmo potuto trovare qualche accordo, un compromesso per sopportarci a vicenda, non era necessaria una fuga.

Senza rendermene conto ricomincio a piangere. Sono sola adesso, e devo saper badare a me stessa.
Se non fosse per questa situazione critica non vivrei il suo abbandono in questo modo, ma per quanto voglia fare la menefreghista e l'imperturbabile ho comunque paura che possa succedere qualcosa anche a lui.
E se venisse catturato? Se lo...uccidessero? 
Però sicuramente sono solo io a farmi certi problemi, da parte sua non credo ci sia tanta compassione, del resto mi ha lasciata lui qui, così.

" Mi sto davvero pentendo di averti salvata quel giorno, in quella strada".

Perché mi ha detto una cosa simile? Va bene che non ci tolleriamo a vicenda, ma nemmeno con il mio peggior nemico, ovvero lui, riuscirei ad arrivare al pentimento per avergli salvato la vita.
A quanto pare il suo odio per me è più forte del mio...a quanto pare sta cercando di rimediare al suo "sbaglio" abbandonandomi a morte certa.

Ho talmente tante domande per la testa, alle quali non so trovare risposte, che sto per impazzire.
È riuscito a farmi nuovamente male, prima con le sue parole, poi con il suo gesto. 
Ma non so ancora decidere quale delle due cose sia stata più dolorosa, se ciò che ha detto o ciò che ha fatto, anche se credo che la sua fuga sia solo una conseguenza.
Ma a cosa? Una conseguenza al suo pentimento o al fatto che sono un peso? 
Non credo che troverò mai delle risposte a tutte queste domande, forse la cosa migliore è mettersi l'anima in pace e cercare di sopravvivere. Lo devo fare per la mia famiglia, lo devo fare per me.

Ora come ora, però, non ho voglia di niente, se non di piangere.
Non ho mai pianto tanto in vita mia, e lo sto facendo per lui, per il male che mi ha fatto e che continua a farmi.
Aveva detto che non mi avrebbe abbandonata, me lo aveva detto, e invece non ha mantenuto la parola.

Eppure avevo creduto che in questi giorni, ieri ad esempio, le cose stessero migliorando...O forse ci ho solo sperato.
Probabilmente siamo talmente incompatibili da non trovare nemmeno un punto d'incontro. Siamo come ghiaccio e fuoco, l'uno non vive se l'altro esiste. Dove c'è il ghiaccio non può esserci anche il fuoco, e viceversa.
E non c'è una via di mezzo tra ghiaccio e fuoco, forse è per questo che non c'è nemmeno un punto d'incontro. Non esiste niente d'intermedio fra noi, niente. O l'uno o l'altro.
Io il ghiaccio, lui il fuoco. 








Angolo dell'autrice:

Eccomi qua! Puntuale dopo una settima XD

Come avrete notato questo capitolo è completamente incentrato su Sarah, David è presente solo nei suoi pensieri. 
Ma arriviamo al punto cruciale: Trent se n'è andato. E non per scherzo, se n'è andato sul serio, lasciando Sarah da sola ed indifesa.
Adesso sta a lei rimboccarsi le maniche e cercare di farcela da sola, e la sua reazione è del tutto legittima.
Si dispera, è distrutta, chiunque lo sarebbe nel scoprire che il proprio compagno di disavventure ha deciso di andarsene per conto suo. 
Insomma, un capitolo piuttosto drammatico :'(
Ma David ritornerà? E se sì quando? E se sì perché se n'è andato? Davvero perché non la sopportava? Ahahahahahah, come sono diabolica >.<
Siete liberissime d'ipotizzare tuuuuuuutto ciò che volete! Da questo momento è ufficialmente aperto il famosissimo (no, l'ho inventato adesso XD) IPOTIME!!!! 
Ahahahahah, queste "perle" di pazzia mi vengono fuori ogni tanto ;) siate clementi ahahahah

Ah! Stavo quasi per dimenticarmene! Sarah alla fine dice una cosa sbagliata... non so se qualcuna di voi ci abbia fatto caso, comunque sia lei dice che fra ghiaccio e fuoco non c'è una via di mezzo, e invece c'è: l'acqua. 
Sarah pensa questa cosa per un motivo, collegato a questa frase: "Avremmo potuto trovare qualche accordo, un compromesso per sopportarci a vicenda, non era necessaria una fuga."
Dal momento che questo accordo non esiste (ciò che sarebbe stato intermedio) allora non esiste nemmeno una via di mezzo fra loro (che sono rispettivamente ghiaccio e fuoco). Tenetelo ben presente in futuro questo concetto di ghiaccio e fuoco, perche ritornerà ;)
Scusate se non mi sono spiegata bene >\\< forse non si capisce un granché, perdonatemi >\\< 
Per qualsiasi chiarimento comunque io sono disponibile! ;)
Posso dire comunque che poi troveremo questa via di mezzo (acqua) tra loro due.

Grazie infinite di tutto!!!! Alla settimana prossima ed un extra-gigante-enorme-super bacioneeeee!!!



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Capitolo 8
*** Chi non muore... si rivede ***


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Chi non muore... si rivede






Dedicato a Marta e Caty (Cristal Mouri)










Sono ormai passati quattro giorni da quando ho scoperto che Trent se ne era andato.
Non mi sono mai mossa da qua, dal mio rifugio, perché ormai è solo mio.

Ho pianto, tanto, ogni santo giorno, ininterrottamente, senza curarmi del fatto che più mi agito e più peggioro la situazione della mia costola incrinata.
Mi sento sola, abbandonata, non riesco a pensare a niente di concreto per adesso.
Mi chiedo continuamente "perché? Perché ha fatto una cosa simile?", ma non riesco mai a trovare una risposta soddisfacente, e ormai sono quattro giorni che tento invano.
A questo punto comincio a credere che non ci sia un reale motivo al suo gesto. 

Non ho chiuso occhio in queste notti, ad ogni impercettibile rumore sono sempre scattata come una molla per poi nascondermi dietro il divano... l'ultimo posto in cui ci siamo nascosti insieme... ma adesso non devo pensare a queste cose, non hanno più senso ormai.

Per quanto abbia tentato di farmi una ragione del suo abbandono non ci sono riuscita, e forse anche perché, nonostante l'odio reciproco, un po' mi ero affezionata a Trent. Vorrei augurargli tutto il male possibile, eppure... eppure non ci riesco, sono preoccupata per lui, nonostante ciò che ha fatto. 
Sono una stupida forse, me lo ripeto ogni qual volta il pensiero di Trent mi affiora nella mente, e ogni volta questo pensiero appassisce come un fiore a cui non viene data acqua.
E che acqua dovrei dargli dopo ciò che mi ha fatto? Dovrei forse alimentare il pensiero che ho di lui?
Da una parte c'è la me preoccupata per la sua vita, dall'altra c'è la me che lo odia profondamente... E se le metto insieme ciò che ne viene fuori è una me distrutta, in pena per la vita del suo nemico e vogliosa di spezzargli l'osso del collo.

Appoggio la testa al muro e guardo il soffitto, sospirando.
Non so per quale futile motivo, ma preferisco stare seduta per terra che sul divano... forse perché mi sento più riparata... non so.
Anzi, credo di saperlo il perché, quando ho scoperto che Trent se n'era andato mi sono seduta in questo punto, e sono rimasta tutto il giorno qui, ferma, a piangere e a guardare il soffitto, con la speranza che quella porta si aprisse e che lui tornasse da me.

Speranza vana, perché non è successo niente, non è tornato, e mai più lo farà.
 
In compenso ho stretto amicizia con il topolino che mi si era avvicinato. Ogni giorno gli lascio qualche mollica di pane e lui viene a mangiarla, talvolta avvicinandosi alla mia mano, senza paura.
Io ogni volta lo guardo senza dire una parola, assorta nei miei tristi ed innumerevoli pensieri.

Sospiro ancora e punto lo sguardo sulla piccola cucina.
In questi giorni ho mangiato poco e niente, più niente che poco. Mi si è chiuso lo stomaco, sono riuscita a buttare giù solo qualche crosta di pane secco e due pezzetti di cioccolata fondente... poi basta.
È come se sentissi una morsa allo stomaco e automaticamente la mia gola si chiudesse impedendomi d'ingurgitare. Immagino di essere dimagrita di qualche chilo da quando tutto questo maledetto inferno ha avuto inizio. Mi sto riducendo ad uno straccio... e per chi? Per lui?! Tanta pena per niente.
Ma per ora non sento nessuna pressione della fame, diciamo che sono piena così, con dell'acqua e poco pane.

Un rumore.
Scatto in piedi e strabuzzo gli occhi puntandoli sulla porta. 
Facendo il minor rumore possibile corro dietro il divano e rimango in allerta, come un cacciatore che sta attendendo che la sua preda si avvicini... peccato che la preda dovrei essere io.

Altri rumori, ora più vicini.

Sento il cuore martellare ad un ritmo incalzante, e so per certo che non reggerà stavolta, alla fine mi scoppierà dentro al petto. Poveretto.
Allungo la testa e mi sporgo per guardare la porta, perché da lì fuori vengono e sembrano...sembrano...passi.
Ho paura, e se fosse un altro pazzo mercenario che crede di aver trovato riparo?
Ritraggo la testa e mi attacco con la schiena al divano, immobilizzata dal terrore.

Si sta avvicinando, qualcuno sta scendendo velocemente i gradini fuori e... la porta si apre, o meglio dire, si spalanca con forza e subito dopo viene richiusa violentemente.
Perfetto, e ora che faccio? 

Il tizio muove dei passi e poi si ferma, io nel frattempo ho smesso di respirare.
È calato il silenzio. Nessuno si muove, io nemmeno respiro figuriamoci.
Poi improvvisamente sento sbattere qualcosa contro il muro, con violenza, e a giudicare dal rumore sembrerebbe un pugno... sì, un pugno contro la parete.

- Dannazione! Dannazione!- Sgrano gli occhi e m'irrigidisco come se mi avessero appena rovesciato addosso dell'acqua ghiacciata.
È la sua voce, è lui, è il troglodita, è Trent.

Lentamente mi alzo in piedi e mi volto a guardarlo, ancora con gli occhi sgranati dalla paura e dalla sorpresa.
E dopo quattro lunghi giorni i nostri occhi s'incontrano, s'incatenano, e percepisco un calore diffondersi per tutto il corpo.

Ha il viso pieno di graffi e qualche rivolo di sangue secco che scende dalla tempia destra. Per non parlare della maglietta, completamente lacerata, tanto che si vede nitidamente il suo fisico scolpito.

Mi osserva per qualche istante, quasi con sollievo, poi fa dei passi verso di me e mi si para davanti, a pochi centimetri di distanza.
Non riesco ad allontanare i miei occhi dai suoi, che adesso mi guardano intensamente, quasi con felicità.

Allunga una mano e la posa sulla mia guancia, carezzandola dolcemente con il pollice.- Stai bene- sussurra, più con il tono di una constatazione che di una domanda.

Non rispondo, rimango a guardarlo ammutolita, e poi ricordo. Ricordo la mia disperazione nel non trovarlo, le mie lacrime, la paura, il senso di abbandono costante, e allontano la sua mano con violenza.

Mi guarda confuso ed aggrotta la fronte.- E ora che ti prende?- domanda piegando la testa di lato.

Mi avvento su di lui e comincio a sferrargli tanti piccoli pugni sul petto, con tutta la rabbia e la disperazione che mi ha fatto provare in questi giorni.- Tu, sporco traditore! Mi hai abbandonata senza dire uno straccio di parola, hai minimamente pensato a ciò che mi avresti fatto passare?! Eh?! Ci hai pensato?! E ora ritorni e fai finta di niente, come se non fosse successo assolutamente nulla!- urlo continuando a picchiarlo con tutta la mia forza.

Mi blocca i polsi e mi strattona verso il muro, sbattendomici contro e fermandomi le mani sopra la testa.
Lo guardo con risentimento e cerco di liberarmi dalla sua presa ferrea, ma non me lo permette, come non mi permette di abbassare lo sguardo.

- Cosa accidenti stai dicendo?!- sbraita riducendo gli occhi a due fessure.- Abbandonata?! Non l'ho mai fatto, e non mi è nemmeno mai passato per l'anticamera del cervello! Sono qui adesso, se non ci vedi!- 

- Hai detto bene. Adesso. Prima non c'eri, te ne sei andato senza dire una parola dopo avermi vomitato addosso tutte quelle cattiverie. Cosa avrei dovuto credere io, eh?! Mettiti nei miei panni una buona volta! Come ti sentiresti a sentirti dire da qualcuno che si è pentito di averti salvato la vita e il giorno dopo, quando ti svegli, non c'è più?! Eh?! Come ti sentiresti tu?!- Sento i miei occhi riempirsi di lacrime ed abbasso la testa, ma con scarsi risultati dal momento che con una mano mi tiene fermo il mento.

Rimane in silenzio, a guardarmi, perché sa che ho ragione, lo sa perfettamente, solo che gli costa ammetterlo.

Sospira ed avvicina la sua testa alla mia, chiudendo gli occhi e facendo strusciare delicatamente il suo naso contro il mio, come a volermi tranquillizzare.
E ci riesce, ma solo in parte, perché alcune lacrime rompono gli argini e si riversano sul mio viso.

- Non è vero- sussurra alitando sulla mia bocca.- Non mi sono mai pentito di averti salvata quel giorno, era una bugia, solo una stupida bugia- ribadisce posando la bocca su una lacrima.

Mi lascia le mani e stringe le braccia attorno alla mia vita, avvicinandomi a sé, fino ad arrivare corpo contro corpo.
Chiudo anch'io gli occhi e mi lascio cullare come una bambina, felice di risentire il suo calore dopo giorni.

- Perché allora? Perché te ne sei andato?- domando flebilmente.

Sorride sulla mia guancia e ritrae la testa per guardarmi negli occhi.- Le tue pasticche- risponde soltanto, continuando a sorridere.

Inizialmente rimango interdetta, poi ricollego tutto: il nostro discorso, il suo strano interesse su dove si trovassero le mie pasticche per gli attacchi di panico, le continue domande...

- S...sei andato fino a casa mia per...per prendermele?- chiedo sempre più stupita.

- Sai, le farmacie sono chiuse per ora- taglia corto ironicamente.

- C...come facevi a sapere...?-

- Dove abitavi? Beh, Brad abitava da quelle parti, ed una volta mentre andavo da lui ti ho vista entrare in casa.- Fa spallucce.- Tutto qua.-

Sono senza parole. Non so nemmeno più cosa pensare.

- Grazie- riesco solo a dire, guardandolo intensamente e...abbracciandolo.

Affondo la faccia nel suo petto e mi stringo a lui, cercando di comunicargli la mia gratitudine.
Aumenta la presa intorno alla mia vita ed appoggia il mento sulla mia testa.

- Quando sei docile mi fai quasi impressione Anderson- commenta ironico.

- E tu quando sei gentile mi fai quasi paura Trent- ribatto sorridendo.

Cala il silenzio. Non paliamo più, lo sento solo sorridere per il tono con cui gli ho risposto, e rimaniamo abbracciati, stranamente in pace l'uno con l'altra.
Stranamente, perché non siamo mai andati d'accordo, non ci siamo mai abbracciati e non siamo mai stati contenti di rivederci, ma probabilmente è questa situazione che ci fa fare cose che non avremmo mai fatto.

Lentamente sposta la testa da sopra la mia e mi sembra di percepire la sua bocca sui miei capelli, ma forse è solo una mia impressione, agitata come sono per la felicità potrei anche immaginare le cose.

- Te l'ho già detto che sei nana?-chiede all'improvviso, destandomi dai miei pensieri.

Alzo la testa ed incontro i suoi occhi, che sono troppo vicini, talmente tanto da permettermi di scorgere tutte le sfumature di marrone presenti. Ma poi, a scoppio ritardato, mi accorgo che non sono solo i nostri occhi ad esserlo, bensì anche le nostre bocche, estremamente in prossimità.

E le sue labbra sono dannatamente attraenti. Accidenti, no, le ho guardate.
Alla velocità della luce ritorno con lo sguardo sui suoi occhi. È incredibile come non mi sia resa conto di averlo abbassato sulla sua bocca. Comincio a farmi paura da sola.

Ma quando torno a guardare i suoi occhi non trovo altro che le sue palpebre semichiuse, perché anche lui ha abbassato lo sguardo sulle mie labbra, e non è la prima volta che succede. 
Non so perché, ma mi sento...strana, cioè, è come se fossi...attratta da Trent a livello fisico, ma non è possibile, non è giusto, non va assolutamente bene.

Mi schiarisco la gola e muovo di lato la testa, slacciando le braccia dal suo collo per tornare ad una certa distanza. Ma le sue mani non si spostano dai miei fianchi, e neanche mi permettono di allontanarmi, così torno a guardarlo smarrita e confusa, ma non per ciò che sta facendo, piuttosto per ciò che sto provando io.

- Perché non me lo hai detto che saresti andato a casa mia?- chiedo all'improvviso, corrugando la fronte.

- Perché se no mi avresti seguito- risponde calmo, in un sussurro. Poi sorride sornione ed incrocia le braccia al petto.- Ti sono mancato parecchio eh?- 

Sollevo un sopracciglio e gli tiro un leggero pugno sul braccio.- Ma per favore- taglio corto andando verso la cucina.- Più che altro ti avrei voluto strozzare, sgozzare e impiccare- 

- Quanta aggressività Anderson, ne deduco che tu abbia sofferto molto- commenta ironico, sollevando un sopracciglio.

Non mi volto nemmeno a guardarlo e prendo un panno pulito da uno sportello sotto il lavello.- Ti sbagli, su tutto il fronte- dico soltanto, cercando di mostrarmi sicura. Perché ci ha preso in pieno, come al solito. Ho sofferto tanto per la sua mancanza, mi sono disperata per giorni, ma preferirei farmi tagliare i capelli piuttosto che ammetterlo, per di più davanti a lui.

Bagno il panno e poi glielo passo.- Hai un sacco di graffi sulla faccia, passaci questo, almeno ti sentirai meglio- 

Lo prende e non sento nemmeno un "grazie"uscire dalla sua bocca, cosa che mi manda su tutte le furie.

- La buona educazione noto che è rimasta la stessa- attacco pungente e riducendo gli occhi a due fessure.

Mi guarda come se fossi una pazza e poi sorride beffardo.- Come al solito siamo suscettibili, eh?- domanda sfregandosi la faccia per levare il sangue incrostato.

- Diciamo che ho una sorta di repulsione alla maleducazione, quindi o ti muovi a dirmi grazie, come ho fatto io poc'anzi o...- Scrocchio le dita delle mani e sorrido diabolica.- O ti passerà la voglia di fare lo spiritoso, te l'assicuro-

Avanza verso di me sorridendo ed abbassa la testa per arrivare col viso vicino al mio, e qui mi si blocca il respiro in gola.

- Sarei curioso di conoscere i tuoi metodi bruschi- sussurra piegando la testa di lato e sfiorandomi l'orecchio con le labbra.- Ma per stavolta mi limiterò a dirti grazie- 

Allontano il viso dal suo, velocemente, e cerco di riprendere un certo contegno.- Bene, hai fatto la scelta più giusta. Vedo che ci tieni alla tua vita- dico sollevando le sopracciglia e andando a sedermi sul divano, per aumentare ancora di più le distanze tra i nostri corpi.

- In realtà ci tenevo a scoprire le tue maniere forti, mi sarei voluto fare qualche risata- commenta tamponandosi la tempia e guardandomi con aria di sfida.

Stringo le gambe al petto e faccio un sorriso malefico.- Credo che le conoscerai presto le mie maniere forti, puoi giurarci-







Angolo dell'autrice:
Addirittura in anticipo!!! Spero il capitolo vi sia piaciuto :)
Ho deciso di saltare la narrazione di tutti e quattro i giorni di solitudine di Sarah perchè capite che poi sarebbe diventato monotono e pesante, ma comunque è presente un breve riepilogo all'inizio. Spero abbiate apprezzato il tutto >.<
David è tornatooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!!!! Evviva, e si era allontanto per una buona causa, ha pensato a Sarah. 
Sono sicura che molte di voi lo staranno rivalutando ahahahaah, anche Sarah lo sta facendo, ma le liti e tutti i dissapori tra loro non finiscono di certo qua ihihih.
Vedremo, vedremo....
Il prossimo capitolo personalmente lo ADORO!! Non vedo l'ora di farvelo leggere!
Alla prossima ed un bacioneeeeeee!!!
GRAZIE DI CUORE!

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Capitolo 9
*** Giochi, lotte e scontri ***



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Giochi, lotte e scontri




Dedicato a tutte le mie splendide lettrici, silenziose e non














- No, forse sei tu che non hai capito, io per terra non ci dormo. Dopo tutto quello che mi hai fatto passare come minimo dovresti crearmi un letto a baldacchino- sbotto piantandomi sul divano.

Se crede che lascerò il mio morbido divano per dormire sul freddo e duro pavimento di questa minuscola casa si sbaglia di grosso.
E poi dovrei cederlo a lui? Pff... Neanche nei suoi sogni più remoti.

Incrocia le braccia al petto e storce la testa con un ghigno "made in Trent" stampato in faccia.- Te lo ripeterò per l'ultima volta, levati- sibila calcando sull'ultima parola e terminando con uno schiocco di lingua.

- Te lo ripeterò per l'ultima volta, scordatelo- gli faccio il verso e poi sorrido compiaciuta.

- No, tu adesso ti scolli di lì, e se non lo vuoi fare con le buone lo farai con le cattive- Scatta in avanti e mi afferra per un braccio con l'intento di farmi cadere dal divano.

Velocemente mi allaccio allo schienale e mi ci arpiono con tutta la forza che ho.

- Mamma mia, come siano galanti- commento stizzita, mentre mi strattona ancora verso di sé.

- Non ho mai detto di esserlo- taglia corto ghignando.

- Invece un po' di galanteria e buone maniere non ti farebbero male, ma credo che un troglodita come... Ehi, lasciami subito!- urlo non appena mi afferra anche una caviglia.

Sto per cedere accidenti! Non ce la faccio a reggermi con un solo braccio! 
Mi volto di schiena a lui e faccio passare la gamba libera sopra lo schienale del divano... Ecco, così sembro un koala abbarbicato ad un albero.
Praticamente ho una gamba penzoloni dall'altra parte del divano e tutto il corpo spiaccicato su questo.

- Se credi di salvarti in questo modo ridicolo ti sbagli di grosso- Tira un forte strattone rischiando quasi di staccarmi il braccio e la gamba e mi volto a fulminarlo.

- Ehi, razza di scemo che non sei altro, vuoi forse mutilarmi?- domando acida e continuando a lanciargli occhiatacce.

Corruga la fronte e si ferma, senza però lasciare la presa sui miei poveri arti doloranti.- Come mi hai chiamato?-

- Col tuo nome, ovvero razza di scemo- ripeto, sorridendo diabolica.

Ma il sorriso che si apre sul suo volto l'attimo dopo è molto più agghiacciante e malefico del mio.
Improvvisamente molla la presa sia sulla mia caviglia che sul mio braccio e cado rovinosamente dall'altra parte del divano.
Atterro poco delicatamente e mi tasto il sedere dolorante mentre sento la sua regale persona sprofondare sul MIO divano.

No, non può finire così! 
Mi rialzo velocemente da terra e mi lancio dallo schienale piombando di schianto su di lui, che se ne stava bello disteso.
Si lamenta di dolore non appena gli conficco, per sbaglio s'intende, un gomito nello stomaco e un ginocchio nella coscia.

- Oh, non sai quanto mi dispiace- dico fintamente affranta mentre osservo la sua smorfia di dolore.

- Credi di essere una piuma per caso?!- domanda arrabbiato e guardandomi con furore.

Sorrido divertita.- È proprio perché so di non esserlo che mi sono lanciata- 

- Sei perfida- mi apostrofa puntando i suoi occhi nei miei.

- Tu non sei da meno- lo appunto offesa.- Cavolo io ho una costola incrinata e tu mi vuoi far dormire per terra, ma con che cuore?!- domando infine, con finta drammaticità.

- Ah già, me ne ero scordato. Come va?- chiede d'un tratto, stranamente pacifico.

- Insomma, in alcuni momenti mi fa ancora male, ma succede soprattutto quando mi sforzo o cammino rapidamente, però per il resto diciamo che ... Ehi non cambiare discorso, qui c'è un divano in ballo!- ricordo non appena lo vedo guardarmi divertito, come se mi avesse appena presa in giro ed io ci fossi cascata.
Ora ho capito! L'ha fatto apposta questo maledetto subdolo di un troglodita, stava cercando di deviare la mia attenzione. Accidenti, non posso permettermi simili distrazioni!

- Molto interessante- commenta infatti, parecchio divertito a giudicare da quel perfido luccichio dei suoi occhi.

Ehi, da quando in qua mi fermo a guardare il luccichio degli occhi di Trent? Luccichio poi, neanche avesse due diamanti incastonati nelle orbite oculari... Ridicolo.

- E poi sarei io quella perfida? Ma fammi il piacere- dico voltando la testa di lato.

- Vuoi del piacere?!- domanda facendo il finto scandalizzato.

Torno a guardarlo con gli occhi sgranati.- Ma che...- Poi capisco e spalanco ancora di più gli occhi, se possibile.- Sei un maiale- taglio corto scandalizzata, ma io sul serio.

Ride della mia espressione e solleva un sopracciglio.- Sei stata tu a dire di farti il "piacere", piuttosto sei tu il maiale- nota con un ghigno stampato in faccia.

- Cosa sarei io?!- sbraito, incredula che abbia rigirato la frittata in così poco tempo.- Non sono io quella che ha continuamente dei pensieri...- Non mi viene la parola e mi fermo mordendomi il labbro.

- Peccaminosi?- tenta, visibilmente divertito.

Scuoto la testa e riprova.- Sconci?- 

- Sì, ecco, sconci. Sei tu quello che pensa a queste cose, quindi fino a prova contraria sei tu il maiale- concludo chiudendo le mani a pugno sul suo petto ed osservandolo accigliata.

- Non puoi sapere a cosa penso- constata ghignando.- Mm... Quindi ne devo dedurre che sia sempre tu a pensare a quel genere di cose che tu definisci sconce- 

- Cosa?!- urlo sconvolta.- Forse a te ha dato di volta il cervello, non sai quello che dici- 

Sorride altamente divertito e appoggia una mano sulla mia schiena, cominciando a far galoppare il mio cuore.

- Invece so benissimo cosa sto dicendo. Se tu credi che io pensi sempre a quello significa che lo stai pensando tu, non io, di me non puoi averne la certezza. Di conseguenza il maiale che pensa a cose sconce, tra noi, sei tu- conclude tranquillo, dopo il suo stupido e distorto ragionamento.

- Non ti azzardare a rigirare la frittata- lo minaccio puntandogli un dito contro.- Sei stato tu a cominciare con quell'insinuazione poco casta.- 

- Peccato, perché l'ho già fatto- sussurra avvicinando la bocca al mio orecchio.

No, qui le cose si stanno mettendo male, ed il mio povero cuore è impazzito. 
Perché Trent mi fa quest'effetto?! Non va assolutamente bene, e poi io stupida ad essergli saltata addosso in quel modo ridicolo, senza minimamente pensare che mi sarei spalmata su di lui come la marmellata sul pane. 
Stupida, stupida e ancora stupida.

Ritraggo la testa e non gli permetto di avvicinarsi ancora.- Ora sei pregato di sloggiare e lasciarmi il divano- dico facendogli cenno di andarsene.

- Te lo scordi, sei tu quella che se ne deve andare- insiste con una fastidiosa alzata di spalle.

- E io dove dovrei dormire?- domando stressata.

- Per terra, mi pare ovvio. A meno che tu non voglia dormire sulla tazza del water- insinua ghignando.

- Non se ne parla- Guardo il freddo pavimento e faccio una smorfia.

- Ti propongo un affare- se ne esce fuori, dopo qualche minuto di silenzio.

- Non ci sto- 

- Non sai nemmeno di cosa si tratta- 

- Non importa, i tuoi "affari" hanno sempre un doppio fine- 

- Questo no- E lo dice con una voce così seria che stacco gli occhi dal pavimento e torno a guardarlo.

- Allora, di che si tratta?- domando quasi incuriosita.

- Dormiamo insieme qui, dato che nessuno dei due vuole dormire per terra- propone incatenando i suoi occhi coi miei.

Ci penso per qualche minuto, rimanendo in silenzio e spostando lo sguardo sulla porta.
I suoi occhi mi destabilizzano, mi fanno uno strano effetto, e potrei rischiare di fare o dire cose sceme.

- Ok- sussurro infine, tornando a guardarlo.

- Ok- ripete serio e osservandomi.- Allora come prima cosa sei pregata di levarti da sopra di me e rotolare di fianco- dice poi, facendo una smorfia di dolore.

- Se non ti sposti un po' più a sinistra non posso rotolare da nessuna parte- mi lamento guardando lo stretto spazio tra il suo corpo e lo schienale del divano.

- No scusa perché hai forse intenzione di dormire bella comoda attaccata allo schienale?- domanda con un tono di voce che sta a voler dire solo: "illusa".

- Certo, che domande. Tu starai sul bordo- gli faccio presente rotolando a destra e spingendolo più lontano per farmi spazio.

- Perché scusa? Vacci te, io non ci sto-

- No, ci stai te lì, punto e basta. Almeno se entra un assassino ammazza prima te- taglio corto, spiccia e concisa.

- Grazie eh- 

- Prego, non c'è di che- concludo riuscendo a ricavarmi abbastanza spazio per mettermi su un fianco.- E poi io ho paura del buio- confesso tenendo lo sguardo basso.

- Oh, che tenera- mi canzona unendo le mani e prendendomi in giro.

Gli lancio un'occhiataccia e lo colpisco sul petto con un pugno.

- Ehi, fai male- si lamenta sorridendo divertito.

- Ben ti sta, così impari a prendermi in giro- Annuisco più volte con gli occhi chiusi e poi sbadiglio.

- Sonno?- domanda continuando a sorridere.

- No- mento puntando gli occhi nei suoi.

Sono quasi più belli nella penombra, sembrano più liquidi. Adesso sì che assomigliano a due diamanti che brillano.

- Lo fai per la tua costante voglia di contraddirmi o perché ti costa ammettere che avere sonno solo alle dieci di sera è davvero da vecchi?- continua ancora più divertito, se possibile.

- Nessuna delle due, non ho sonno e basta- mento di nuovo, bloccando uno sbadiglio sul nascere.

- E quello sbadiglio come lo spieghi?- domanda indicandomi. Accidenti se ne è accorto!

- Tic- rispondo velocemente, con la prima cosa che mi viene in mente.

Solleva un sopracciglio.- Tic- ripete scettico.- Nervoso?- chiede poi, ghignando.

- No, annoiato- Altra colossale scemenza, ma se avessi detto nervoso sono sicura che avrebbe attaccato tutta un tiritera sul fatto che siamo così vicini ed io sono nervosa... Cosa non vera poi.

- Non esiste il tic annoiato- ribatte corrugando la fronte.

- Sì invece, documentati- 

- Che stai insinuando?- domanda riducendo gli occhi a due fessure.

Sorrido.- Solo che sei una capra ignorante- Faccio spallucce ed attacco a ridere non appena sento la sua mano sulla mia pancia.

- Non ti sto nemmeno facendo il pizzicorino!- esclama sorridendo, vedendomi ridere come una pazza.

Allontano la sua mano e cerco di regolarizzare il respiro.- Anche solo se mi viene toccata comincio a ridere, se poi mi viene fatto il pizzicorino muoio istantaneamente- spiego ridendo ancora a tratti.

Si apre in un sorriso diabolico e si puntella su un gomito per guardarmi meglio, poi posa nuovamente la mano sulla mia pancia.

- No, no dai, ti prego non...- Ma non riesco a finire la frase che ricomincio a ridere come una scema sotto al suo sguardo divertito.

Cerco di distendermi sulla pancia, e nonostante ci riesca non pare intenzionato a staccare la sua mano dal mio punto debole.
Poi accade tutto velocemente, mentre mi dimeno e scalcio, continuando a ridere impazzita, la maglietta che mi sta coprendo si alza, e la sua mano in poco tempo arriva a toccare la mia pelle, non so se in un gesto volontario o meno.

Mi fermo e smetto anche di ridere, cosa assolutamente impossibile per me.
Il punto è che non... Non riesco ad allontanare la sua mano, o forse non voglio?
Sentire il suo palmo caldo a contatto con la mia pelle mi sta provocando un sacco di sensazioni piacevoli che non sono nemmeno in grado di descrivere.

Lentamente mi volto verso di lui con tutto il corpo, ritornando distesa su un fianco.
E quando incontro i suoi occhi mi sento ancora più strana. È come se fossi entrata in un mondo a parte.
Perché mi sta guardando di nuovo in quel modo strano, quel modo che non riesco a capire cosa voglia dire, quel modo che però mi fa venire i brividi lungo la schiena.
Ancora non ha allontanato la sua mano da lì, ma anzi, sta disegnando dei cerchi concentrici con il pollice.

Mi mordo il labbro e lo vedo seguire il movimento con gli occhi, quasi rapito, poi abbassa lo sguardo sulla sua mano e la fa scivolare lungo la mia schiena, alzando la maglietta ovunque la incontri ad ostacolargli il cammino.
Mi avvicina a sé e poi abbassa la testa sul mio collo, sfiorandolo delicatamente con le labbra.

- Trent...- lo chiamo flebilmente, incapace però di aggiungere altro.

Nell'esatto momento in cui pronuncio il suo cognome le sue labbra si schiudono e assaggiano la pelle sul mio collo, facendomi bloccare il respiro.
Senza pensarci allungo una mano ed afferro la sua maglietta, artigliandola con le unghie per avvicinarlo a me.
La mano che si trovava sulla mia schiena sale ancora di più e mi fa distendere sotto il suo corpo, mentre con l'altra mano si regge alla testata del divano per non pesarmi troppo addosso.

Poi lo sento spostarmi i capelli di lato e tornare a lasciarmi dei caldi e sempre più umidi baci sul collo, fino a risalire verso la mandibola.

- Dovremmo... dormire- sussurro schiarendomi la voce subito dopo.

- Tranquilla, non farò nulla che tu non voglia- dice prima di baciarmi delicatamente lo zigomo destro.- Basta che tu me lo dica- 

Non appena torna a baciarmi sul collo e a toccarmi la pancia gli allaccio le braccia intorno al collo e lo avvicino a me.
Sento come il bisogno di un contatto più diretto, anzi, non lo sento, lo pretendo.

- Perché, tu saresti capace di fermarti se io te lo chiedessi?- domando tutto d'un fiato.

Alza la testa e mi guarda negli occhi, poi sorride.- Non mi è mai successo di essere fermato, semmai mi hanno sempre incitato a continuare- si vanta, pieno di sé.

Non lo sopporto, non lo sopporto e non lo sopporto. Specialmente quando fa così, quando si dà tutte queste stupide arie da stupido borioso che non è altro. 
Cosa intende dire poi? Che nemmeno io avrei il coraggio di fermarlo, ma anzi, lo pregherei di continuare come tutte quelle sgualdrine che si porta a letto? Illuso.
Ed è proprio per questo che decido di mettere in atto la mia vendetta.

Gli prendo la testa tra le mani, lo guardo intensamente per qualche istante e poi lo avvicino velocemente a me, facendo combaciare le nostre labbra.
Dapprima lo sento irrigidirsi sorpreso, poi si scioglie sempre di più fino a che non comincia a prendere il comando della situazione e a baciarmi con più foga di prima, muovendo le mani lungo il mio corpo e chiedendo l'accesso della sua lingua nella mia bocca. 
Ma è qui che entra in atto la mia personale e nonché geniale vendetta.

Gli nego l'accesso e allontano la mia bocca dalla sua, interrompendo bruscamente il bacio.- Fermati, adesso- comando decisa, con un sorriso vittorioso dipinto in faccia.

Per qualche istante rimane di sasso, poi capisce ciò che avevo in mente di fare e sorride divertito.- Spiritosa, davvero spiritosa. Cos'è? Una specie di vendetta?- chiede cominciando ad innervosirsi.

Faccio spallucce.- Semplicemente non mi andava più- 

- Raccontalo ad un altro, forse ti crederebbe- sputa rabbioso, fissandomi negli occhi.

Sorrido divertita.- Credimi conosco ragazzi che baciano molto meglio di te- dico, perfettamente conscia che come minimo gli partirà l'embolo.

Ed infatti posso intravedere il fuoco nei suoi occhi.- Tu deliri Anderson. Non sono mai stato...- 

- C'è sempre una prima volta, per tutti, anche per gli spacconi boriosi come te- lo anticipo, guardandolo freddamente.

Mi osserva per qualche istante, visibilmente furioso, e poi si alza di scatto per avvicinarsi al lavello. Afferra il suo pacchetto di sigarette e se ne accende una, con un'urgenza che non gli avevo mai visto.
So perfettamente che odia essere rifiutato, del resto non gli è mai successo, non sa nemmeno cosa significhi. Una piccola lezione di vita non può che fargli bene, così impara a credere che tutto gli sia dovuto.

Tra l'altro non so nemmeno se esistano ragazzi che baciano meglio di lui, insomma, bacia davvero da Dio, non c'è che dire. 
Ho fatto affidamento a tutto il mio autocontrollo per impormi di fermarlo in tempo, e ci sono riuscita fortunatamente. Lodevole da parte mia.

Ho baciato solo un ragazzo prima di Trent, Timothy, ma successe durante una festa alla quale Clarice mi costrinse ad accompagnarla.
Timothy lo conoscevo già da due anni, ma eravamo da sempre stati amici, niente di più; poi quella sera mi confessò di essere innamorato di me e all'improvviso me lo ritrovai incollato alla bocca. Lo allontanai all'incirca due o tre secondi dopo, non appena mi resi conto di cosa stava succedendo.
Finì lì, Timothy poi si trasferì in Canada e disse che quello sarebbe stato il nostro bacio di addio. Il nostro... Diciamo che praticamente me lo aveva rubato, ma comunque non infierii accusandolo di avermi strappato il mio primo bacio. Tanto ormai era fatta, non avrebbe avuto senso farlo sentire in colpa.
Ecco riassunta la mia vita sentimentale, se così la si può definire.

Continuo a guardare Trent, che se ne sta a fumare appoggiato al tinello con l'aria di chi farebbe a pezzi il mondo.
Sospiro e gli dò le spalle. 
Sono sicura che sia così arrabbiato non solo per il rifiuto, ma anche perché sa perfettamente che ciò che ho detto corrisponde alla realtà, ovvero che c'è sempre una prima volta anche per gli spacconi come lui.
Non può credere di poter trattare le ragazze come degli oggetti solo per soddisfare il suo piacere personale, e anzi, pensando di essere addirittura un benefattore.
Sono cose che non sopporto, mi mandano il sangue alla testa.

- Spostati- sento dire alle mie spalle, con una freddezza tale da far venire i brividi.

Mi volto a guardarlo mentre se ne sta davanti al divano a guardarmi con astio. Sbuffo e alzo gli occhi al soffitto.- Smettila di fare il bambino capriccioso solo perché hai avuto un due di picche per la prima volta nella tua vita- 

- Taci, inutile che non sei altro, non mi faccio dire cosa devo fare da una cretina come te che si diverte a scherzare nei momenti meno opportuni- sibila furioso.- E ora spostati, ho sonno- 

- Cosa hai detto?! Inutile a chi?! Azzardati a ridire una cosa simile e ti ritroverai fuori da quella porta in men che non si dica!- urlo scattando in piedi e fronteggiandolo.

Sorride diabolico.- Oh, che paura- mi deride facendo un passo verso di me.- Ribadisco: inutile- calca l'ultima parola e lo fa con un sorriso cattivo dipinto in faccia.
Un sorriso unito ad una parola che fanno male, molto male.

Senza pensarci troppo, ma solo ferita dalla sua cattiveria, alzo una mano e lo colpisco in piena faccia, lasciandogli l'impronta delle mie cinque dita su una guancia.

- Non permetto a nessuno di darmi dell'inutile, tantomeno a te!- urlo con la mano ancora alzata e con le lacrime che premono per uscire.

Si volta di scatto e afferra il polso della mano che ho ancora per aria, stringendolo senza però farmi male.- Ah no? E ai tuoi amichetti cosa permetti?! Sentiamo!- sbraita facendo un altro passo verso di me.

- Quali amichetti?- domando confusa.

- Non fare la finta tonta adesso, sai perfettamente che mi riferisco a quelli con cui a quanto pare ti baci a destra e a manca!- 

- Ma... Ma che...- annaspo guardandomi intorno.- A te non deve importare quello che faccio! Fatti i cavoli tuoi!- urlo infine, strattonando il mio polso per cercare di recuperarlo. Ovviamente invano.

- Perché, credi forse che me ne freghi qualcosa di ciò che fai?- domanda con un sorriso di scherno.- Già non me ne frega un accidente di te, figuriamoci se mi preoccupo di quello che combini. Sprecherei solo il mio tempo, e non ho da sprecarlo con una sfigata del tuo calibro- conclude continuando a tenere quel maledetto sorrisino stampato in faccia.

Rimango a fissarlo basita.
No, non posso credere che sia tornato tutto come prima. Non posso credere che mi abbia nuovamente vomitato addosso tante cattiverie. 
Ma perché?! 
Se un attimo prima penso che tra noi si stia per creare qualcosa, l'attimo dopo sembra essersi tutto sfracellato, ridotto a pezzi dalle sue parole taglienti.
Non è giusto! Perché deve sempre andare a finire così tra noi, perché?!

Mentre ho ancora gli occhi puntati nei suoi sento qualcosa di umido scivolarmi lungo la guancia. 
Sto piangendo! No, accidenti, io odio piangere davanti agli altri, ed è già la seconda volta che mi succede davanti a lui. Maledetto Trent, è sempre colpa sua.

Abbasso la testa e con la mano libera scaccio velocemente la lacrima dal mio viso, ma non mi rendo conto che un'altra è già caduta al suolo, e questa è la fine che stanno facendo anche le altre.

- Lasciami- sussurro con un filo di voce, senza alzare la testa.

Non sento nessuna risposta, ma soprattutto non sento la sua mano allontanarsi dal mio polso.

- Ti ho detto di lasciarmi!- sbotto puntando lo sguardo su di lui.

Sembra che non mi stia nemmeno ascoltando, si limita solo a guardarmi con freddezza.
Anzi, forse non è nemmeno freddezza, è qualcosa d'inspiegabilmente doloroso per il mio cuore però. Non capisco perché mi debbano sempre fare quest'effetto le sue parole, non capisco perché solo lui sia capace di farmi così tanto male, non capisco più un bel niente.
Sono sempre stata una ragazza forte, determinata, che non si è mai fatta abbattere da niente e da nessuno, e poi arriva questo... Questo troglodita e tutto si frammenta come uno specchio a cui viene lanciato contro un masso. Non è giusto, non è giusto che io debba soffrire così.

All'improvviso mi strattona velocemente verso di sé e con la stessa velocità si china a baciarmi impetuoso.

Appoggio un pugno sul suo petto e cerco di allontanarlo, ma non vedendo risultati alzo la mano e faccio per mollargli un altro schiaffo. Ma, prima ancora che il colpo parta, riesce a bloccarmi anche l'altro polso e continua a baciarmi, incurante del mio evidente rigetto.

Mi dimeno tra le sue braccia e tento di fargli del male pestandogli un piede o rifilandogli qualche calcio, ma inspiegabilmente è sempre capace di scansarsi un momento prima che il colpo vada a segno.
Ha dei riflessi davvero notevoli, probabilmente è il football che lo ha reso così... Ma non è il momento di pensare a certe scemenze.

Lo colpisco qualche volta sul petto, sempre più flebilmente e con meno attenzione, infine mi abbandono al bacio, forse perché è ciò che desideravo, ed intreccio lentamente le braccia intorno al suo collo, per poi alzarmi sulle punte.

Le sue braccia mi vanno ad avvolgere dolcemente la vita ed il bacio si fa più prepotente, ma al contempo più calmo, senza quella furia che prima lo contraddistingueva; e dopo poco mi trascina verso il divano, facendomici distendere.
Non appena si posiziona sopra di me si allontana dalla mia bocca per riprendere fiato e mi osserva con una luce diversa negli occhi, non più quella fredda e distaccata di poco prima, ma una nuova, quasi dispiaciuta e dolce.

- Scusa- sussurra baciandomi a stampo.- Scusa- ripete scendendo sul collo e disseminandolo di baci.- Scusa- ribadisce con un filo di voce prima di tornare sulla mia bocca.

Schiudo subito le labbra ad un bacio da principio dolce, come se ci dovessimo conoscere, poi la sua lingua chiede accesso alla mia bocca, e stavolta lo trova immediatamente.
Porto le mani tra i suoi capelli e comincio a carezzarli delicatamente mentre le nostre lingue sono l'una in esplorazione della bocca dell'altro, quasi in una dolce e passionale danza.

Si sistema meglio sopra di me e con la mano asciuga la scia bagnata tracciata da una lacrima scesa poco prima, poi carezza il mio viso risalendo lungo la guancia, lo zigomo, la tempia, ed infine scosta un ciuffo di capelli che mi era scivolato sull'occhio nella foga di cercare di colpirlo.
Ci stacchiamo per riprendere fiato e punto i miei occhi nei suoi.

- Quello che hai detto...-

- Non ci pensare. Sono stato un idiota- ammette appoggiandosi su un fianco e facendomi spazio.

Corrugo la fronte e sorrido.- Ti stai offendendo da solo- 

- Lo so, ed è un momento più unico che raro, quindi goditelo- afferma sorridendo e passandomi un braccio intorno alla vita.

- Il grande e venerabile Trent che ammette di aver sbagliato, si offende e chiede scusa. Sì, ha decisamente dell'epico- commento ridendo.- Non è che potresti offenderti un'altra volta?- chiedo divertita.

- No, scordatelo. Una volta è stata più che sufficiente- taglia corto, quasi inorridito all'idea di essersi davvero dato dell'idiota.

Rido sinceramente felice e sbadiglio l'attimo dopo.

- Stavolta hai sonno, è inutile che tenti di negarlo- constata ghignando.

- Non ho sonno- mento nuovamente, spalancando gli occhi per fargli vedere quanto sono sveglia.

- Allora il tuo è spirito di contraddizione- nota, squadrandomi come se fossi un imputato sotto accusa.

- Beh, se tu dici che ho sonno con quel ghigno stampato in faccia mi viene spontaneo darti torto- spiego facendo spallucce.

- Quindi come dovrei dirlo? Oh piccola cara, ma tu hai sonno, dormi tesoruccio che la nonna ti va a cucinare qualche bel biscottino per quando ti sarai svegliata- dice facendo la voce stridula e gli occhi dai quali sembrano uscire cuoricini.- Così va meglio?- domanda infine, visibilmente scocciato.

- Molto meglio grazie- affermo sorridendo.

- Peccato che questo non succederà mai- mi ghiaccia subito, con un tono di voce che non ammette repliche.

- Mostro- lo apostrofo accigliata.

- Sei una petulante bambina capricciosa- dichiara annuendo con la testa non appena mi vede sgranare gli occhi.

- Io sarei capricciosa?! Ma fammi il...- m'interrompo prima di incorrere nello stesso errore.

- Si?- chiede con un sorriso malizioso dipinto in faccia.

- Favore. Fammi il favore, ho detto favore- 

- Ho capito, non importa che me lo ripeti altre dieci volte- mi fa presente sorridendo divertito.

- Non si sa mai, tu potresti trovare qualcosa di sconcio anche in quello- dico guardandolo come se ormai fosse un caso perso, e credo proprio lo sia.

Sembra pensarci e poi si apre in un sorriso.- In effetti se proprio vogliamo mettere i puntini sulle i...-

- No, non li vogliamo mettere- lo interrompo prima che spari qualcosa ad alto livello di sconcità.

Sorride divertito.- Come siamo pudichi- 

- Meglio così guarda, almeno io un po' di decoro ce l'ho- asserisco passandomi una mano sulla fronte.

- Stai forse insinuando che io non ho decoro?- domanda quasi con sospetto.

- Non lo sto insinuando, lo sto palesemente dicendo- gli faccio notare sorridendo angelica.

Ghigna e poi mi fa un cenno del capo.- Ti conviene dormire prima che ponga bruscamente fine alla tua vita per lesa maestà- 

Rido divertita e socchiudo gli occhi non appena sento le palpebre farsi sempre più pesanti.- E se non avessi sonno?- domando flebilmente, raggomitolandomi contro il suo corpo.

- Posso sempre ricorrere a qualche bella pentola che ho visto dentro un cassetto della cucina e sbattertela violentemente in testa. Dormiresti come un angioletto, credimi- ironizza stringendomi a sé ed appoggiando il mento sui miei capelli.

- Mm... Ok, se tra poco non mi addormentassi ricorri pure ai tuoi metodi... 'Notte troglodita- biascico sbadigliando nuovamente.

- 'Notte bambina, capricciosa, viziata e petulante- 

Sollevo la testa ed apro gli occhi.- Ehi, ma io ho detto solo troglodita, tu me ne hai dati ben quattro di epiteti. Scegline uno, di più non puoi- lo rimprovero accigliata.

Non capisco perché stia sorridendo divertito, questa è una cosa seria perdindirindina!

- Ok, 'notte capricciosa- accondiscende sospirando.

Faccio una smorfia e torno ad appoggiare la fronte al suo petto.- Certo che hai scelto il meno veritiero, comunque per stavolta te lo passo. 'Notte troglodita- sussurro prima di addormentarmi, tranquilla come non lo ero da tempo.






Angolo dell'autrice:

Come avevo promesso eccomi qui! Oddio, sono orgogliosa di me *-* Addirittura dopo soli tre giorni sono riuscita ad aggiornare!!!! Ahahahahah
Ma passiamo alle cose importanti.... c'è stato il bacio, o meglio, i baci! 
Sarah ha agito per vendicarsi della presunzione di David, e lui ha reagito come qualsiasi ragazzo. Poi però è scoppiata la lite non appena se ne è accorto, e lì sono nuovamente volate parole pesanti da parte sua, ma se n'è subito reso conto e chiesto scusa come si deve ;)
Ha chiesto scusa tre volte! Dico, ma ci rendiamo conto?! 
Non pensiate però che David stia cambiando e diventando improvvisamente un romanticone dolcioso. Assolutamente. Lui manterrà per sempre quel suo caratterino... potrà smussarlo, ma rimarrà sempre lo stesso. 
Nei prossimi capitoli vedremo cosa combinerà insieme a Sarah ;)
Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo >//< Fatemi sapere!
Un bacione enorme e grazie mille!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 
A domeica prossima!!!

Picolo spoiler visto che dovrete aspettare una settima :)


Si ferma di botto e mi lascia la gamba; poi lo sento avvicinarsi e fiatare sul mio viso.- In realtà sei tu che m'ispiri questo atteggiamento...- Fa una pausa, come se ci stesse pensando.- Sì, solo con te mi comporto così... ed è molto divertente-

- Mi fa piacere sapere che riesco a tirare fuori il peggio di te, questa cosa mi conforta- ammetto ironica, facendo una smorfia con la bocca.

- A me non dispiace- gli sento dire, praticamente sul mio collo.




E con questo ho concluso sul serio, a presto e ancora GRAZIE!!!

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Capitolo 10
*** Guerra aperta ***


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Guerra Aperta








Sento un rumore e mi sveglio di soprassalto, scattando a sedere come una molla.
Mi guardo intorno e poi sposto lo sguardo su Trent: sta ancora dormendo, non si è accorto di niente a quanto pare.
Oppure sono io che ho immaginato tutto.

Mi porto una mano sulla faccia e stropiccio gli occhi.
Se ripenso a cosa è successo ieri sera mi vengono i brividi, non posso credere di aver baciato per ben due volte Trent, il troglodita, il leader delle tre T, il mio nemico da sempre.
Perché l'ho fatto? Ah sì, per vendetta.
Però la seconda volta è stato lui a baciarmi... Perché? 

Torno a guardarlo dormire placidamente e comincio a scuoterlo violentemente per svegliarlo.

- Ehi svegliati- sussurro, quasi con dolcezza.

- Oh ma che rompi, lasciami in pace- risponde voltandosi dall'altra parte, con le spalle rivolte verso lo schienale del divano.

Che rompo?! Ho sentito bene?!
Come mai sento già la mia vena sulla fronte pulsare convulsamente? Ah sì, perché tra poco ucciderò Trent.

- Ti ho detto che ti devi svegliare. Ora. Subito!- urlo infine, sperando con tutto il cuore di avergli spaccato i timpani.

- Urla quanto ti pare... gallina- dice infine, ghignando con gli occhi chiusi.

Cosa?! Gallina a chi?! 
Oh mamma mia, Sarah controllati, non puoi farti esplodere il sistema nervoso solo perché uno stupido, cretino e idiota troglodita ti ha dato della gallina.
Ok, se non vuole alzarsi con le buone sarò costretta a ricorrere alle cattive. L'ha voluto lui.

Mi alzo tranquillamente dal divano e faccio qualche passo verso la cucinetta.
Afferro un bicchiere dalla dispensa e lo riempio con dell'acqua gelata, sorridendo diabolica di tanto in tanto.
Quando sto per tornare verso Trent, che sta dormendo placidamente, mi blocco.

Forse un bicchiere è troppo piccolo... Credo sia meglio qualcosa di più grande, tipo una pentola o una tinozza.
Sorrido guardando Trent, ignaro di tutto, e torno indietro per prendere una pentola di quelle profonde, in modo da farci entrare più acqua.
La riempio fino ai limiti del possibile e torno dal troglodita.

Tra l'altro pesa un quintale quest'affare, sto addirittura facendo questo enorme sforzo per lui... Sono troppo generosa.

- Buongiorno Trent- sussurro prima di rovesciargli tutta l'acqua gelata addosso.

Apre gli occhi di scatto e salta in piedi alla velocità di un nano secondo, ormai fradicio come un pulcino.
Povero piccolo.

Mi guarda con astio e... sì potrei dire che sia furioso, ma chi se ne frega.
Sorrido soddisfatta e torno a posare la pentola nel tinello.

- Visto come sei stato veloce ad alzarti?- chiedo ironica, prima di scoppiare a ridere come una pazza.

Non risponde e continua a guardarmi con le fiamme che escono dagli occhi.
Credo non gli sia piaciuto questo tipo di buongiorno.

- Questo risveglio ti ha...ghiacciato?- continuo ricominciando a ridere.

Mi sorreggo al tinello e continuo a ridere fino a che non sento male alla pancia e il viso pieno di lacrime.
Oddio devo farlo più spesso.

- Lo trovi tanto divertente?- sibila aprendo le braccia ed indicandosi eloquentemente.

- Ah finalmente dici qualcosa, pensavo di averti congelato anche la lingua- rispondo col sorriso stampato in faccia.

- Per quanto hai ancora intenzione di sfottere? No perché se permetti vorrei ricambiare il buongiorno- Ghigna e un sorriso vendicativo si fa largo sul suo viso.

Io, al contrario, perdo immediatamente la voglia di ridere.

- Non c'è bisogno che ti affatichi tanto per me, tranquillo, io sto bene anche così- dico gesticolando con le mani e facendogli segno di stare lontano.

- Macché, per te questo ed altro. Lo faccio volentieri, non è affatto una fatica- spiega avvicinandosi a me, ma soprattutto alla pentola incriminata.

- Sono lusingata, ma sono costretta a declinare la tua gentile offerta. Non sai quanto mi costi farlo- Faccio un'espressione drammatica e continuo.- Ma non posso permettere che tu ti affatichi fino a questo punto- 

- Insisto mia cara- Si apre in un sorriso divertito ed afferra un manico della pentola, mentre io repentinamente afferro l'altro.

- No no, insisto io... caro- affermo, sputando l'ultima parola come se fosse un insulto.

Trent tira la pentola verso di sé ed io la ritiro dalla mia parte con la stessa forza.
Non ho nessunissima intenzione di fare la sua stessa fine, l'idea è stata mia e deve rimanerlo.

- Mollala- sibila ritornando serio in volto.

- Mollala tu o te la tiro in testa- ribatto avvicinando la pentola a me con uno strattone.

- Vuoi la guerra?- domanda sorridendo divertito.

- Sono una pacifista- 

Solleva un sopracciglio, scettico.- Non l'avrei mai detto, soprattutto vedendoti ora- 

- È la tua influenza negativa che mi porta a questo. Se tu ti fossi alzato senza fare tante storie adesso non saresti completamente zuppo- replico piantandomi con i piedi per terra e cercando di resistere dal momento che ha cominciato a tirare il manico con molta più forza.

- Dovrei dedurre che tu abbia un'influenza positiva?- 

- Esatto- affermo annuendo con la testa.

- Ma non farmi ridere- Solleva gli occhi al soffitto e sorride.- Sei peggio di me se ti ci metti- 

- No caro, a te non ti batte nessuno. Fidati.- Faccio un sorrisetto tirato e, con tutta la mia forza, stendo le braccia per strattonare ancora una volta la pentola.

- Lo prendo come un complimento- Sorride sornione e fa una smorfia come a dire "sono inimitabile, lo so".

- Era tutt'altro che un complimento, ma prendilo come ti pare, basta che lasci la pentola- 

- Scordatelo, sto aspettando il momento in cui esalerai l'ultimo respiro e mollerai la presa- 

- Allora staremo così per sempre- gli faccio presente, con un'alzata di spalle.

- Se credi che ti lascerò vincere solo perché sei una ragazza ti sbagli di grosso- m'avverte, sorridendo divertito.

- Da un troglodita come te non c'era da aspettarsi altro. Non sai nemmeno cosa significhi essere un gentleman- ribatto stizzita.

- E me ne infischio altamente- Schiocca la lingua e, non so perché, lo trovo un gesto molto attraente.

- Sei deplorevole- affermo facendo una smorfia schifata.

- Aspetta, mi hai fatto venire un'idea geniale- esclama quasi su di giri, ma con un sorriso strano.

- Perché la cosa non mi meraviglia?- domando vantandomi.- Da me vengono solo idee geniali- 

Sorride diabolico e si passa la lingua sulle labbra.- Buongiorno Anderson- sussurra prima di lasciare la presa sul manico.

Sgrano gli occhi e cado a terra sbattendomi la pentola sulla fronte con una certa violenza.
Sento Trent ridere come un pazzo mentre io sono a tastarmi tutta la zona dolorante. Accidenti, me l'ha fatta! 

Mi alzo da terra e vado al tinello per buttarmi dell'acqua ghiacciata su tutta la fronte, anche se la parte che mi sta facendo più male è vicina alla tempia destra. Tutta colpa di questo scemo!

- Stupendo! Si è sentito proprio lo "stonc" della tua fronte contro l'alluminio della pentola. Fantastico, dovremmo rifarlo- Ritorna a ridere e afferro uno strofinaccio da un cassetto per bagnarlo e mettermelo sulla zona lesa.

- Sappilo, hai vinto una battaglia, non la guerra!- sbotto, indicandolo con fare minaccioso.

- Uh che orrore sentire queste cose uscire dalla bocca di una pacifista convinta- Si porta una mano davanti alla bocca e scuote la testa. Ovviamente prendendomi in giro.

- Da questo momento non sono più pacifista, quella parte di me è stata rimpiazzata da quella bellicosa. Fossi in te terrei gli occhi aperti- lo minaccio con un sorriso inquietante dipinto in faccia.

Sgrana gli occhi e fa il labbro tremulo.- Ora sì che ho paura- dice a presa in giro.- Questo non è più un posto sicuro per me-

- Vedo che ci siamo capiti- Sorrido e rimetto la pezza sotto l'acqua gelida.- Sei un animale, mi hai pure fatto male- mi lamento poi, mettendo il broncio.

Ride e si avvicina a me.- Non è che tu scherzi, guarda come mi hai conciato- Apre le braccia e s'indica.

Sposto lo sguardo sul suo corpo e rimango a guardarlo rapita. 
Forse non è stata una buona idea quella di bagnarlo... no, decisamente. Adesso la maglietta è completamente appiccicata al suo corpo e ne mette ancora più in risalto gli addominali e quella... linea perfetta... quella V... quelle spalle... ok, basta!
Sto sragionando.

Volto velocemente la testa e torno a guardare l'acqua che scorre sulle mie dita, ormai intorpidite.
Che figura, che figura, se ne sarò accorto sicuramente, e come minimo adesso mi sferrerà una delle sue battutine poco caste. Ma l'autocontrollo dove è andato?!

- Ti fa parecchio male?- mi chiede invece, quasi dolcemente.

Chiudo l'acqua e strizzo la pezza.- Abbastanza- rispondo voltandomi verso di lui e fulminandolo.

Fa spallucce e sorride divertito.- Fino a prova contraria te la sei tirata in faccia da sola- 

- Ma sei stato tu a lasciarla- puntualizzo accusatoria.

- Dettagli- dice, sventolando la mano come se dovesse scacciare una mosca.

- Sì certo, ed immagino che il manico ti sia accidentalmente scivolato di mano- 

- Esattamente- Annuisce con la testa e sorride.

- È inutile che cerchi di trovarti un alibi, sei tu l'assassino- ribatto, piccata e divertita allo stesso tempo.

- Questo lo deciderà la corte suprema, in tribunale- Sorride beffardo e fa un altro passo verso di me.- Dai fammi vedere che cosa ti sei fatta- 

- Che cosa TU mi hai fatto- preciso, calcando soprattutto sul "tu".

Sorride e mi toglie la pezza dalla fronte. Esamina per un po' la zona lesa e poi alza una mano per posarla sopra il punto dolorante.
Sobbalzo e faccio una smorfia di dolore, trattenendo a stento un gemito.

- È già gonfio- constata.- E sta diventando viola... insomma, hai un bernoccolo gigante- 

- Grazie per la bella notizia- 

- Di niente, quando vuoi- 

- Potresti levare la mano? Mi fa parecchio male- chiedo gentilmente, mordendomi subito dopo il labbro per il dolore.

- Mm... non mi dispiacerebbe farti soffrire un altro po'- Passa un dito sul rigonfiamento e sorride divertito.

- Vuoi un'altra doccia ghiacciata?- domando minacciosa.

Stacca subito la mano e fa un passo indietro, mentre io sorrido vittoriosa.

- Quella di oggi mi è bastata, grazie per l'interessamento- risponde ironico, mettendo le mani avanti.

Annuisco e sorrido divertita.-  Perfetto, ora siamo pari- 

- Come sempre- fa notare, sorridendo sghembo.

Rimaniamo a guardarci per qualche istante, intensamente, persi l'uno negli occhi dell'altra; poi Trent si riavvicina a me e, con lentezza, posa una mano sul mio collo.

- Dobbiamo uscire per andare a prendere da mangiare, le scorte stanno finendo- dice con un tono di voce più basso e serio.

Annuisco e non allontano, neanche per un solo istante, i miei occhi dai suoi.
Sono di un marrone così bello... chiaro e con delle sfumature più scure. Anche solo guardandoli per un attimo mi riempiono di calore in tutto il corpo, in poche parole mi sento al sicuro.

- Non ho mai visto nessuno con degli occhi come i tuoi- Non sono stata io a dirlo, vero? Oh mio Dio non mi dire che... No, ma non era la mia voce quella... È stato lui, è stato Trent!

Alzo un sopracciglio e lo osservo scettica.- Jessica Wright ha gli occhi azzurri- 

Jessica Wright non è altro che la capo cheerleader, nonché insopportabile oca e prima... come dire... amichetta che Trent si porta a letto? Sì, ecco diciamo così, chiamiamola amichetta.

- Ma sono diversi- mi corregge immediatamente.- I tuoi sono grandi e di un celeste estremamente chiaro, Jessica non li ha così. I suoi sono più piccoli e scuri, in confronto ai tuoi fanno quasi schifo- Fa una smorfia e sorride.

Mi ha sorpresa, non pensavo che potesse farmi un complimento simile... del resto non me ne ha mai fatti, la mia reazione è più che giustificata.
La cosa non giustificata è il mio cuore che sta battendo furiosamente.

- G... grazie- dico, ancora sconcertata.

Fa spallucce indifferente.- È la verità, non un complimento- Oh, ora sì che riconosco il vecchio ed insopportabile Trent!

- Mi sembrava strano infatti- affermo sorridendo divertita.

Sorride e allontana la mano dal mio collo.- I complimenti li faccio solo a me stesso-dice scotolandosi i capelli bagnati e schizzandomi sia i vestiti che la faccia.

- Ma cosa sei? Un cane?- Rido e mi sposto per evitare altri schizzi.

- Ti ho bagnata?- chiede quasi con urgenza.

M'indico il viso e la maglia piena di chiazze d'acqua.- Tu che dici?- 

Sorride diabolico.- Missione compiuta- 

Scuoto la testa esasperata e sorrido. Ma si può essere più infantili? 
Sembra di avere a che fare con un bambino cresciuto in fretta invece che con un ragazzo di quasi diciotto anni.

Mentre io sono lì che sospiro e scuoto la testa quel troglodita decerebrato si toglie la maglietta, rimanendo a petto nudo davanti a me.
Mi si blocca il respiro in gola e rimango a fissarlo come una scema.

- Dove sono le magliette che mi avevi preso?- mi chiede mentre continua a scotolarsi i capelli.

Senza dire niente lo supero e prendo, da un piccolo cassetto della cucina, una maglietta pulita.

Gliela porgo e appena allunga la mano per prenderla la ritraggo.- Manca una parolina- gli faccio presente sorridendo.

Alza un sopracciglio scocciato.- Grazie?- 

- Esatto- Annuisco e nascondo la sua maglietta dietro la schiena non appena tenta di prenderla.

- L'ho appena detto, ora dammela- ordina accigliato.

Alzo l'indice e gli faccio segno di no.- L'hai detto a domanda, non ad affermazione- 

Sbuffa ed alza gli occhi al soffitto.- Grazie- si abbassa a dire, piuttosto scocciato.

- Bravo, così va meglio- Rido e gli porgo la maglia. Quanto mi diverto a farlo innervosire! Sarà il mio nuovo hobby d'ora in poi.

Me la strappa praticamente di mano e mi lancia uno sguardo di fuoco. 
Se la infila e poi mi volto a prendere una maglietta pulita anche per me, solo che io ho la discrezione di andarmela a mettere in bagno.

- Ok, ora possiamo andare- asserisce, con la mia famosa benda in mano, non appena ho fatto.

Senza fare storie mi avvicino a lui e gli dò le spalle per farmela allacciare. Come al solito ci fa una ventina di nodi e poi mi afferra per il polso.

- Pronta?- chiede non appena ha la mano sulla maniglia.

Annuisco e deglutisco a vuoto. 




Siamo arrivati al supermercato sani e salvi, ancora una volta.
Spero solo che sia sempre così.
Trent dice che non abbiamo incontrato nessuno di quei mostri per la strada, l'ha quasi definita una passeggiata. Io invece lo vedo più come un viaggio di sola andata per la morte... Ma sono punti di vista.

- Ok, ora stammi sempre attaccata. Tu sei capace di ricacciarti in qualche guaio- commenta il troglodita, lasciandomi il polso.

- Mica me li vado a cercare da sola, solo loro che vengono da me- ribatto acida.

Gli sento fare dei passi e sbuffare.- La cosa non m'interessa, vedi solo di starmi vicina- 

Mi puntello i pugni sui fianchi e sollevo un sopracciglio.- E secondo te come faccio a starti accanto se non mi sciogli questa dannata benda?!- 

- Non ce la fai da sola?- domanda scocciato e tornando verso di me.

- Se te lo chiedo evidentemente no. Fai talmente tanti nodi che per me è impossibile scioglierli- gli faccio notare, indicandomi con un dito la nuca.

- Impedita- se ne esce fuori, coraggiosamente.

Sento la mia vena sulla fronte cominciare a pulsare spasmodicamente e dopo poco attacco a sbuffare come un bue inferocito.

- Tu sei l'impedito che non riesce a fare un solo nodo decente e ha bisogno di farne come minimo dieci!- sbotto stendendo le braccia.- Dove sei?! Se ti prendo non hai idea di cosa ti faccio!- 

- Prendimi allora, vediamo se ce la fai- butta là, con tono di sfida.

- Prima scioglimi questa matassa- ordino categorica.

- Fammici pensare... No. Non sarebbe divertente- 

- Fossi in te non mi divertirei molto- Faccio un sorrisetto diabolico e incrocio le braccia al petto.- Ti ridurrò in pezzettini talmente piccoli che non riusciranno a capire neanche se si tratti di polvere o di te-

- Uh che paura- 

- Ammettilo che ne hai, tranquillo non lo dirò a nessuno dei tuoi amici- gli concedo, facendo una smorfia divertita con la bocca.

- Stai cercando di tergiversare?- domanda, sicuramente mostrando un sorrisino beffardo ed antipatico.

- Sei tu quello che sta tentando, invano poveretto, di allungare la sua esistenza- 

- Illusa-

- Stupido- 

- Ottusa-

- Cretino-

- Deficiente-

- Idiota- 

- Vuoi la guerra?- mi chiede, stavolta più vicino al mio orecchio.

Faccio spallucce.- Sei stato tu a cominciare-

- Vuoi la guerra- conferma ridendo e tirandomi uno scappellotto sul bernoccolo.

Urlo dal dolore e mi volto per colpirlo con un calcio... peccato che il mio tentativo vada a vuoto.

- Cosa sei?! Edward Cullen?! Ti sposti alla velocità della luce?!- sbraito muovendo la testa da una parte all'altra, come se potessi vedere.

Lo sento ridere dalla mia sinistra e mi volto di scatto per sferrare un nuovo calcio, che stavolta va a buon segno, ma solo perché mi afferra il polpaccio.

- E ora?- domanda a presa in giro.

- E ora mi devi lasciare la gamba- ordino stizzita e cominciando a saltellare dal momento che questo scemo ha preso a camminare.

- Come sei ingenua- 

- E tu come sei ignorante! Ho una costola incrinata io!- sbotto all'ennesimo saltello.

- Appunto, tu... non io- asserisce derisorio.

Ora lo picchio! Fermatemi! Se gli piglio quei capelli non ha idea di cosa posso combinare, se sono buona gli lascio tre peli.

- Oh ma sei proprio odioso, ma come ti fanno a sopportare gli altri?! O forse ti comporti da lurido verme solo con me?- chiedo già col fiatone.

Si ferma di botto e mi lascia la gamba; poi lo sento avvicinarsi e fiatare sul mio viso.- In realtà sei tu che m'ispiri questo atteggiamento...- Fa una pausa, come se ci stesse pensando.- Sì, solo con te mi comporto così... ed è molto divertente- 

- Mi fa piacere sapere che riesco a tirare fuori il peggio di te, questa cosa mi conforta- ammetto ironica, facendo una smorfia con la bocca.

- A me non dispiace- gli sento dire, praticamente sul mio collo.

Rimaniamo in silenzio. Io perché lo sento vicinissimo ed il mio cuore è già partito per la tangenziale, Trent non so perché.
Quando si è avvicinato di scatto avevo temuto che si fosse arrabbiato per quello che avevo detto, invece ha reagito in tutt'altro modo, quasi divertito.

- Posso baciarti?- chiede all'improvviso, in un sussurro.

Rimango spiazzata e per un momento annaspo come una scema. 

- Non sono solito chiedere le cose, perciò ti conviene darmi una risposta, e alla svelta- fiata tra i miei capelli.

- N... no, no non puoi- dico fermamente, anche se di fermo c'è ben poco vista la mia voce tremula.
E poi perché pure io ho voglia di baciarlo? Sono diventata scema forse? 

- Ah, ho dimenticato un piccolo ed insignificante particolare- bisbiglia sulle mie labbra.- Non accetto mai un no come risposta- E prima che io possa ribattere mi ritrovo con la sua bocca sulla mia.

Inizialmente cerco di respingerlo, ma solo per fargli capire che non si può comportare in questo modo maleducato, poi mi abbandono al bacio e porto una mano dietro al suo collo.
Le sue labbra si muovono velocemente sulle mie, quasi con prepotenza, anzi, con prepotenza... Del resto da un prepotente del suo calibro non ci si può aspettare altro.
Mi morde il labbro gentilmente e sorride sulla mia bocca.

- La prossima non te lo chiedo nemmeno se questa è la risposta- commenta derisorio e posando una mano sotto la mia maglietta.

Sorrido e stavolta sono io a mordergli il labbro, ma con più violenza. 
Si lamenta facendo un mugolio e mi tira un pizzicotto sul fianco. 

- La risposta la prossima volta sarà questa, chiaro?- domando ridendo.

- Vedremo Anderson, vedremo. Tanto ormai anche tu non mi puoi più resistere- 

Gli metto un dito sul petto e sorrido.- Sbaglio o sei stato tu a chiedere di potermi baciare? Forse sei tu quello che non mi resiste- affermo vittoriosa, superandolo per poi cominciare a camminare a tentoni.

- Sei astuta Anderson- commenta ridendo e seguendomi.

Mi volto verso di lui e faccio la linguaccia.- Tu no invece. Aspetta, chi era quella ingenua?- domando prendendolo in giro.

Ridacchia e si avvicina, anche se non riesco a capire di quanto.- La vuoi proprio questa guerra eh?- 

- Sto firmando il contratto- ribatto ridendo.

- Ok, lo hai voluto tu. Ma ricorda che in guerra tutto è lecito- ghigna facendo un altro passo avanti.

- Sono d'accordo- 

- Qua la mano- esclama prendendo la mia e stringendola nella sua.- Da adesso in poi è guerra aperta- 

Sorrido diabolica e stringo maggiormente la presa.- Guerra aperta, senza esclusione di colpi-

- E che vinca il migliore- sussurra divertito.

Annuisco e pregusto il sapore della vittoria.











Angolo dell'autrice:

Eccomi qua! Puntuale dopo una settimana ;)
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e rileggendolo mi sono resa conto che è un po' corto -.- indi per cui (ahahahah, che carino questo "indi per cui"!!) il prossimo lo pubblicherò moooolto prima e non vi farò attendere una settimana ;)
Spero di avervi dato una bella notizia!
Lascio a voi tutte le considerazioni su questo capitolo :) mi piace un sacco leggere le vostre stupende recensioni quindi GRAZIE!!! Siete davvero fondamentali!
Ah! Stavo quasi per dimenticare!! Che sbadata! >\\<
Vi lascio un piiiiiiiccolo spoiler sul capitolo successivo (dato che c'è qualcuna che lo attende da tanto ;)). 





Svolto l'angolo per cercare delle bottiglie d'acqua naturale e, non appena lo faccio, vedo per terra delle enormi strisce di sangue incrostato.
Sbarro gli occhi e rimango a guardarlo atterrita. Alzo leggermente la testa, a scatti e tremolante, e noto che il sangue percorre anche tutta la parete e che degli scaffali sono crollati a terra.
Che cosa significa? Perché c'è del sangue? Chi è morto? Che cosa è successo?!

E poi, all'improvviso, lo sguardo mi cade su un qualcosa che è sotto gli scaffali crollati.
Sembra... sembra un tentacolo. Ed è di un verde scuro tendente al nero, simile a... Oh mio Dio!



Non svelo nulla ahahahahahah!!! A prestoooooo!!! Un bacione extra-gigante!!!





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Capitolo 11
*** Nuovi incontri ***


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Nuovi Incontri











- Ti ho detto che me la devi levare!- urlo per l'ennesima volta.

- Siamo in guerra, e tutto è lecito- mi ricorda sghignazzando divertito.

Possibile che sia quasi un'ora che non faccio altro che urlare contro questo stupido troglodita insolente?! E sono ancora al punto di partenza, ancora con questa maledetta benda!

Faccio dei passi avanti come una furia e allungo una mano con l'intenzione di afferrarlo.
Sento il suo petto sotto i polpastrelli e stringo la mano intorno alla sua maglietta, stritolandola poco gentilmente.

- Apri bene le orecchie Trent, tu adesso mi sciogli questo maledetto groviglio di nodi che hai fatto e poi ti prometto che ti risparmierò la vita. E sappi che da questo momento nemmeno io accetto un no come risposta, quindi datti una mossa!- sbraito infine, scuotendolo con tutta la mia forza.

Ride e allontana la mia mano.- Ok, come vuoi. Però in cambio voglio che tu stanotte mi faccia dormire sul divano, da solo- puntualizza ghignando.

Sbuffo e borbotto frasi senza senso, poi alla fine annuisco e gli concedo ciò che vuole.
Alla fine credo non sarei potuta arrivare a nessun altro compromesso. Con Trent bisogna sempre barattare, non fa mai niente se non riceve qualcosa in cambio. 
È diabolico e raccapricciante.

- Hai fatto la scelta più giusta- afferma spostandosi dietro di me.

- Non è che tu me ne avessi date molte- ribatto acida e incrociando le braccia al petto.

Non risponde, ma lo sento sghignazzare e sciogliere i primi nodi... Primi di un'interminabile serie.
E poi, ad un certo punto, comincia a tirarmi i capelli sempre più forte.

- Ehi, stai cercando di scotennarmi?- domando ironica e sollevando un sopracciglio.

- No... In realtà mi si sono incastrati coi nodi della benda- dice quasi faticosamente, mentre continua a tirare e tirare.

Immediatamente m'infurio come una belva. Tutto, ma i capelli no! Quelli devono rimanere meravigliosi come sono!

- Ma razza di scemo che non sei altro, non hai fatto attenzione a scostare i capelli quando hai fatto i nodi?!- domando alzando il tono di voce.

- Certo che ho fatto attenzione! Sei tu che a forza di muoverti come un'anguilla li hai fatti incastrare!- controbatte strattonando una ciocca.

- Ah quindi ho fatto tutto da sola!- 

- La cosa ti meraviglia?- 

- Ma cosa sto a discutere con te? Uh mammina santissima addolorata, peggio di così non posso essere messa. Una costola incrinata, un taglio sulla tempia che si sta rimarginando, un bernoccolo inguardabile e adesso pure pelata. Ma cosa ho fatto di male per meritare tutto questo? Ah già, dimenticavo la più catastrofica tra le disgrazie che mi sono capitate: convivere con te. No, ma io dico, come si può essere così sfortunati? Forse la sfiga si è incarnata in me, non capisco- Mi porto una mano sotto al mento in fase meditativa mentre sento Trent ridere sommessamente.

- Ahia!- urlo all'ennesimo strattone dei miei capelli.- Ma cos'hai, la delicatezza di un elefante?- 

- Guarda che sto facendo piano- mi fa presente ridendo.

Ma che ci troverà di tanto divertente? A me viene da piangere!

- Uh allora non voglio immaginare in che condizioni sarei se tu facessi forte. Già così avrò come minimo cinque capelli dietro, in caso contrario non ne avrei punti. Grazie per la gentilezza- dico a presa in giro e ridendo non so per quale motivo.

- Perché ridi? Sei impazzita?- mi chiede curioso.

- Ma che ne so! Nei casi disperati attacco sempre a ridere come una scema- Faccio un gesto con la mano e continuo a sganasciarmi.

- Ecco ridi, perché adesso dovrò tirare parecchio, è l'ultimo nodo- mi comunica, facendo una maggiore pressione.

Mi mordo il labbro e stringo i denti non appena gli sento tirare con violenza una povera ed innocente ciocca che ho come l'impressione gli sia rimasta in mano.
Dopo poco la benda scivola via dai miei occhi e, finalmente, rivedo la luce.

- Fatto. Veloce e indolore- si azzarda a dire Trent, sghignazzando e parandomisi difronte.

Lo guardo accigliata e appoggio il peso su una gamba.- Vorrai dire lento e doloroso- lo correggo.

Fa spallucce e si mette la benda in tasca.- Punti di vista. Ora muoviamoci, e stai al mio passo- Si volta e comincia a camminare spedito per alcuni corridoi.

Ci fermiamo solo quando arriviamo al settore cibo, e più precisamente davanti allo scaffale di quelli precotti, contenuti in una teca di vetro per mantenerli al caldo.
Trent apre la vetrina e afferra un pollo bello arrostito e delle patatine fritte, poi prende anche delle fette di carne impanate e me le passa, anzi, me le lancia.

- Mangiamo questi intanto, ho fame- annuncia richiudendo la teca e sedendosi a terra.

Mi siedo davanti a lui ed appoggio a terra le confezioni.
Apro la busta contenente il pollo e rimango a guardarlo come in contemplazione.

- Che c'è?- mi chiede il troglodita, con un tono di voce tra il curioso e lo scocciato.

- Nulla, è che è da tanto che non mangiavo della carne- taglio corto scrollando le spalle.- E poi mancano le posate- noto corrugando la fronte.

- Ma dai- mi canzona Trent, con il suo solito fare antipatico.

- Taci. Vado a prenderle- Mi alzo e supero il corridoio nel quale siamo per andare in quello accanto, dove poco prima mi sembrava di aver notato qualche forchetta...

Bingo! Trovate! Sarah sei un genio, non come quello scemo che ti porti appresso.
Ne afferro due bustine e ritorno da Trent che ha già cominciato a mangiare, dopo aver brutalmente staccato una coscia. Ma il bello è che ha, in entrambe le mani, ambedue le cosce del povero pollo dilaniato.

- Anche a me piace quella parte! Lasciala subito!- urlo puntandogli contro le posate e sedendomi davanti a lui.

- I polli hanno due cosce, prenditi l'altra- mi fa presente, con la bocca piena.

- Ma dai- gli faccio il verso.- Se hai tutt'e due tu le cosce come credi che possa mangiarne almeno una?- 

Ingoia il boccone e mi guarda per qualche istante, come se avesse appena realizzato la cosa.

Sospiro e sollevo gli occhi al soffitto.- Ti rendi conto che se per sbaglio tu ingoiassi un moscerino avresti più cervello nello stomaco che in testa?- domando ironica e pungente.

Trent si apre in un sorriso divertito e morde anche la MIA coscia, senza mai staccare gli occhi dai miei.

- È mia! - urlo, con un tono di voce leggermente, ma solo leggermente, stridulo.

- L'hai voluto tu- Fa spallucce e ghigna.

- No ciccino, tu ora me la dai!- ordino categorica, spostando il pollo e tutto il resto da davanti per avvicinarmi a lui a gattoni.

Ride e lancia l'ossicino della prima coscia alle sue spalle.- Non credo proprio, mi è rimasta solo questa, e credo proprio che me la gusterò fino in fondo- afferma a mo' di sfida, avvicinando lentamente la sua bocca al mio pasto.

- No!- urlo prima di avventarmi su di lui e di far cadere entrambi distesi a terra.- Lasciala!- 

Sposta velocemente il braccio sopra la sua testa e m'impedisce di prendere la coscia dei desideri.
Allungo il mio braccio quando, all'improvviso, mi rendo conto di essere spalmata su di lui come la sera prima.

Abbasso lentamente la testa ed incontro i suoi occhi che mi stanno fissando divertiti.- Comoda?- chiede alzando un sopracciglio, in un gesto estremamente sexy.

Annaspo per un nano secondo e infine riprendo il controllo di me.- Non molto se penso di essere distesa su un troglodita egoista come te. E ora sei pregato di restituirmi la mia coscia- concludo riportando lo sguardo sull'arto del mio pollo.

- La vuoi davvero?- domanda con un tono di voce stranamente suadente... O forse sono io che lo sento così.

Ritorno a guardarlo e sospiro.- Cosa vuoi in cambio?- 

Sghignazza e porta una mano sulla mia schiena, facendo sobbalzare il mio povero cuore.- Niente di che- sussurra sul mio collo, prima di  ribaltare le posizioni e portarmi sotto di sé.

Stende le braccia accanto alla mia testa, facendo sempre attenzione a tenere la coscia ben alta di modo che non tocchi terra, mentre io appoggio le mani sul suo petto e tento di allontanarlo... Invano ovviamente.

- Quella coscia è mia di diritto, non puoi ricattarmi- mi lamento, emettendo dei mugolii non appena sento le sue labbra sul mio viso.

Deposita un piccolo bacio sullo zigomo e sorride.- Non ti sto ricattando, ammetti che lo vuoi anche te- Ghigna con quel suo fare odioso ed indisponente, così allontano la faccia dalle sue labbra.

- È proprio questo che non sopporto di te. Pensi sempre che tutto ciò che vuoi tu lo vogliano anche gli altri, e solo perché ti credi un dio sceso in terra. Ed è qui che ti sbagli mio caro, forse gli altri penderanno dalle tue labbra, ma la sottoscritta no, quindi levati da sopra di me. Immediatamente- ordino risoluta e sorridendo beffarda.

- Se no che fai?- domanda a mo' di sfida.

- Questo- dico prima di sollevare un ginocchio e colpirlo proprio là dove non batte il sole.

Trent fa un lamento e si raggomitola su stesso, per poi spostarsi di lato.
Mi sollevo da terra e gli sfilo via la coscia dalla mano per poi mettermi comodamente seduta e cominciare a mangiarla, mentre quello si rotola a destra e a sinistra con le mani posate sul suo coso.

- Così impari. Ti avevo detto che non ci sarei andata per le leggere se tu ci avessi riprovato- Faccio spallucce e continuo a gustarmi tranquillamente il mio pranzo.

Mi lancia un'occhiataccia.- Sei una violenta- 

- Mi sono solo difesa da un tuo attentato- spiego senza degnarlo di uno sguardo.

- Pff, attentato. È solo il tuo smisurato orgoglio che ti dà la forza di respingermi, se no a quest'ora saresti tra le mie braccia come hanno fatto tutte le altre- Si rimette a sedere e mi guarda obliquo, come se fosse curioso della mia risposta.

Lo guardo e per un secondo non batto ciglio, poi sorrido e scrollo le spalle.- Non si tratta di orgoglio, solo che non m'interessi in quel senso- 

Sorride sornione e comincia ad avvicinarsi a gattoni.- E in quale senso allora?- chiede ad una spanna dal mio viso.

Ritraggo la testa e sollevo un sopracciglio.- In nessun senso. Mi dispiace annientare il tuo ego in questo modo brutale, ma proprio non sei il mio tipo- Faccio una faccia sconsolata e scoppio a ridere della sua espressione irritata.

- Se è per questo nemmeno tu sei il mio tipo- Fa un sorrisetto antipatico e va avanti.- Chi vorrebbe avere una rottura come te tra i piedi? Sei petulante e insopportabile, mi spiace solo per quel poveretto che ti prenderà. Fagli le condoglianze da parte mia- 

- Ma come siamo spiritosi oggi- lo canzono facendo una smorfia.- Povera quella santa che deciderà di averti al suo fianco piuttosto. Chi vorrebbe avere un borioso come te tra i piedi? Forse rimarrai zitello- Scoppio a ridere e per sbaglio mi cade la coscia di pollo a terra.

- No- mi lamento guardandola dispiaciuta.

- Ah ah ah- mi beffeggia il troglodita.- Ben ti sta- 

Lo fulmino con lo sguardo e afferro una forchettina con fare altezzoso.- Scansati, devo prendere un altro pezzo del pollo- 

- Credo proprio di no- risponde divertito e allontanando la confezione da me.- Prima voglio che tu mi chieda scusa per il calcio che hai tirato al mio collega- dice indicando la patta dei suoi pantaloni.

- Non ci penso nemmeno, te la sei cercata- taglio corto allungandomi verso il pollo.
Questo pranzo sta diventando una tortura e un'impresa per mangiare.

Mi afferra il braccio e tira verso di sé con uno strattone, fino a farmi finire distesa su di lui.
Mi circonda la vita precludendomi ogni via di fuga e sorride vittorioso.

- Dicevi?- domanda a mo' di sfida.

Sbuffo e alzo gli occhi al soffitto.- Cosa vuoi?- 

- Delle scuse- risponde ovvio e continuando a sorridere beffardo. Sembra quasi che stia architettando qualcosa di losco in quella sua mente malata. Ma non riesco a capire cosa...

- Scusa- dico in un sospiro.- Ora mi puoi lasciar mangiare in pace?- 

- Non mi sembra di aver mai detto che le scuse le volevo orali- Sorride sghembo e subito dopo mostra un ghigno made-in-Trent.

Ecco cosa stava architettando, dovevo capirlo subito che avrebbe voluto qualcosa di più delle semplici scuse! Che razza di scema!

- Le vuoi scritte?- domando ironica. 

- No, le voglio sotto forma di bacio- se ne esce fuori, spiazzandomi.

Sbatto le ciglia più volte, sorpresa dalla sua schiettezza, e annaspo come un pesce fuor d'acqua.- C...cosa?- domando con il cuore che batte all'impazzata e il cervello ridotto in poltiglia.

Si fa serio e stringe le sue braccia intorno alla mia vita.- Baciami, adesso- 

Non so per quale motivo, non so per quale forza, ma senza ribattere o lamentarmi avvicino la mia testa alla sua e faccio combaciare le nostre labbra.

Perché lo sto facendo? Perché non mi sono ribellata? E perché non gli ho risposto per le rime? Ho sempre odiato essere ricattata o, peggio, prendere ordini dagli altri.
Eppure ho ubbidito. Ho ubbidito senza battere ciglio, e l'ho fatto con Trent.
Perché mi sta battendo forte il cuore mentre sento la sua bocca che si muove delicatamente sulla mia? Perché ha voluto che lo baciassi? Non ha senso. Tutto questo è privo di qualsiasi logica.
Eppure... stranamente mi piace... mi sento al sicuro quando sono tra le sue braccia... perché? Che vuol dire tutto questo? 

Trent sposta una mano dalla mia schiena e la porta sul mio viso per scostarmi una ciocca di capelli e portarla dietro l'orecchio. 
Poi mi allontano dalla sua bocca per riprendere fiato e guardarlo negli occhi.

Ricambia il mio sguardo, serio in volto, e poi lo punta sul mio bernoccolo.- Ti dona, devo ricordarmi di fartene altri quando mi fai incavolare- scherza sorridendo divertito.

- Perché volevi che ti baciassi? E perché è da ieri sera che lo fai?- domando di getto, senza nemmeno pensarci.

Riporta gli occhi nei miei e mi osserva per qualche istante, mentre io sono a rodermi dentro in attesa di una risposta soddisfacente. Che poi in realtà non so cosa voglio davvero sentirmi dire.

- Perché ci sei tu e di qualcuno dovevo pur accontentarmi no?- risponde, mandando in frantumi il mio cuore che da poco tempo si era ricomposto.

- Ah, quindi se fosse stata un'altra sarebbe stata la stessa cosa giusto? È solo per soddisfare un tuo piacere personale- specifico irritata.

- Sono un ragazzo, ho le mie esigenze- taglia corto guardandomi accigliato.

- E le tue esigenze ti danno il diritto di sfruttare le persone a tuo piacimento? Se è così mi fai davvero schifo- sputo fuori, alzandomi velocemente da sopra di lui.

Scatta in piedi, con molta più agilità di me, e mi guarda astioso.- Non mi sembrava di farti tanto schifo prima- 

- Adesso che so quali sono le tue esigenze sì però- ribatto dandogli le spalle per nascondere una lacrima.

- Sai una cosa? Non sarebbe stata la stessa cosa se mi fosse capitata un'altra al posto tuo... sarebbe stato mille volte meglio- aggiunge infine, uccidendo quell'ultima speranza appena nata in me.

- Vai al diavolo- concludo allontanandomi e uscendo dal corridoio.

Da un altro corridoio sento Trent imprecare ad alta voce e prendere a calci qualcosa di non ben definito. 
Scaccio un'altra stupida lacrima e cammino spedita verso l'area provvista di bottiglie d'acqua.
Appena arrivo mi tornano alla mente tutte le immagini della prima volta in cui ci ho messo piede: quell'uomo, la pistola, le botte, lo sparo... Trent che mi salva la vita, Trent che mi porta al sicuro, Trent che... basta! 
Devo smetterla di pensare a quell'animale.

Svolto l'angolo per cercare delle bottiglie d'acqua naturale e, non appena lo faccio, vedo per terra delle enormi strisce di sangue incrostato.
Sbarro gli occhi e rimango a guardarlo atterrita. Alzo leggermente la testa, a scatti e tremolante, e noto che il sangue percorre anche tutta la parete e che degli scaffali sono crollati a terra.
Che cosa significa? Perché c'è del sangue? Chi è morto? Che cosa è successo?!

E poi, all'improvviso, lo sguardo mi cade su un qualcosa che è sotto gli scaffali crollati.
Sembra... sembra un tentacolo. Ed è di un verde scuro tendente al nero, simile a... Oh mio Dio!

Sbarro gli occhi per la paura e faccio dei passi indietro non appena vedo quel coso muoversi leggermente; come se si stesse risvegliando.
Si volta leggermente dalla mia parte e apre una specie di enorme occhio blu scuro, privo però di pupilla. 
Rimango immobile, preda del panico. Immobile come è rimasto quel tentacolo, che immagino debba essersi staccato dal corpo-madre di una di quelle macchine.

Il tentacolo alza leggermente quella che credo sia una testa e tenta di avvicinarsi a me, ma poco dopo fa una specie di mugolio e ricade a terra.
Stringo gli occhi e, nonostante il tremolio del mio corpo, faccio un passo avanti verso il coso.
Sembra stia male, e sembra... innocuo. Non so perché ma ho voglia di toccarlo e provare ad aiutarlo.

Il tentacolo chiude l'occhio e fa un altro rumore simile ad un flebile lamento. Compio altri passi avanti e, non appena gli sono vicina, mi appoggio sui talloni.
Allungo una mano tremante, lentamente e con cautela, verso la testa del tentacolo e, infine, lo sfioro. È... è estremamente caldo... quasi bollente...
L'occhio del coso si riapre di scatto e mi osserva.

- Ehi piccolino- sussurro cominciando a carezzarlo. Il tentacolo fa un movimento repentino e punta l'occhio proprio sulla mia mano, come se la stesse studiando, poi torna a guardarmi e mi si avvicina, cercando di liberarsi dalle macerie.

Gli appoggio la mano sulla testa e lo accarezzo di nuovo.- Fermo, ora ti libero io- dico sorridendogli. E incredibilmente si ferma, come se avesse capito ciò che ho appena detto.

Lo guardo sorpresa e poi mi alzo per cercare di spostare lo scaffale che gli impedisce di muoversi. Peccato che pesi un quintale.
Mentre sono intenta a spostare le macerie sento la voce di Trent che, da lontano, mi sta chiamando. E non mi sta chiamando per cognome... bensì per nome! 

- Sarah! Dove diavolo ti sei cacciata?!- gli sento urlare, stavolta più vicino.

- Qua! Sono qua! David qua!- lo chiamo a squarciagola.

Lo sento correre e dopo poco spunta alla mia destra. Sgrana gli occhi e si avvicina velocemente a me.- Stai bene? Hai perso tu questo sangue? Dov'è che ti sei fatta male? Cos'è successo?- chiede alla velocità della luce, mentre esamina ogni angolo del mio corpo per controllare che sia illesa.

Stacco le mani dallo scaffale e mi volto a guardarlo.- Sto bene, quando sono arrivata era già così- spiego velocemente.- Ho trovato lui- dico indicando il tentacolo.

David abbassa la testa e fa uno salto indietro non appena lo nota.- È ancora vivo dannazione! Bisogna ucciderlo!- urla guardandosi intorno per cercare qualcosa con cui farlo fuori.

Il tentacolo si muove di scatto e cerca invano di scappare. Ed ancora una volta ha capito la nostra lingua.

- No, tu non lo ucciderai- affermo risoluta. 

David si volta a guardarmi come se fossi impazzita.- Che cosa?! Questo è uno di quei cosi che ha ucciso milioni di persone! Vuoi fare anche tu la loro stessa fine?!- sbraita indicandolo.

Mi abbasso sui talloni e guardo il tentacolo che mugola.- Lui non è cattivo, non ci farà del male- sussurro prima di accarezzarlo nuovamente. 

Rialzo lo sguardo su David e vedo che mi sta osservando sorpreso.- Come fai a sapere che non ci farà del male?- chiede, ora più calmo.

- Non lo so, è solo una sensazione- spiego tornando a guardare il tentacolo.- Lo voglio salvare-

- Io non ti aiuterò. Anzi, aspetterò che tu lo tiri fuori per ucciderlo- taglia corto il troglodita.

- Non lo ucciderai ti ho detto- ribatto rabbiosa.

- Vedremo- è la sua unica risposta prima di incrociare le braccia al petto e appoggiare la schiena alla parete vicina.

- Sta' tranquillo, non ti toccherà neanche con un dito- prometto al tentacolo, sorridendogli.
Il piccolo mostro apre il suo occhio e mi guarda con tristezza, poi fa un mugolio ed appoggia la testa sulla mia mano.

- Capisce quello che dici- nota Trent, il cui viso è il ritratto dello stupore più puro.

- Capisce tutto quello che diciamo- lo correggo prima di sollevarmi da terra e rimboccarmi le maniche.

Comincio a spostare alcune macerie più piccole e poi passo a quelle più grosse che non permettono al mio piccolo amico di muoversi. 
Riesco a sollevare un primo scaffale e, con un enorme sforzo, a lasciarlo cadere di lato.
Poi passo agli altri tre che incombono ancora sul tentacolo.

- Tranquillo, ce la farò- lo rassicuro asciugandomi alcune gocce di sudore dalla fronte.

Il piccolo mostro mi guarda con il suo occhio e fa un piccolo movimento con la testa, come un assenso.
Sgrano gli occhi per la sorpresa e gli sorrido.

Tiro verso di me lo scaffale più esterno e poi tento di alzare gli altri due, di modo che possa sgusciare da sotto.
Li sollevo leggermente, ormai fradicia di sudore, e vedo la testa del mio amico muoversi in avanti, e di conseguenza uscire più in fuori.
Ho le dita delle mani che mi si stanno segando per lo sforzo di tenere questi due scaffali, ma finché il mio amico-tentacolo non si è liberato non posso lasciarli.

Mentre il corpo del tentacolo sta uscendo da sotto le macerie mi rendo conto che il primo scaffale che avevo tirato in fuori sta lentamente scivolando verso di me.
Vedo Trent, con la coda dell'occhio, alzarsi di scatto e cercare di avvicinarsi.

- Sarah spostati di lì! Spostati! Ti crollerà addosso!- urla guardandomi... impaurito.

Stringo gli occhi e sento una goccia di sudore scivolarmi lungo la tempia.- Non posso! Rimarrebbe schiacciato sotto tutta questa roba- 

- Ma cosa me ne frega di lui! Dannazione allontanati ti ho detto!- sbraita cercando di venire verso di me. 

Lo scaffale all'improvviso aumenta la velocità della sua corsa e poi avviene tutto velocemente.
Sento Trent urlare il mio nome e correre nella mia direzione, lo scaffale sfregare sull'altro e avvicinarsi sempre più al mio viso, e poi un rumore simile ad un piccolo urlo, infine il silenzio.

Apro lentamente un occhio e quello che vedo mi lascia senza parole. 
Il tentacolo è proprio davanti a me e con la sua schiena, se così la si può chiamare, sta bloccando lo scaffale che mi avrebbe sommersa.
Il suo enorme occhio è aperto e mi sta guardando intensamente.

- Grazie- sussurro prima di appoggiare le mani sullo scaffale, per aiutarlo.

Trent riesce a raggiungermi e ci dà una mano a spostare tutte le macerie. 
E, finalmente, dopo poco meno di dieci minuti riusciamo ad uscirne sani a e salvi.

- Sei una stupida ottusa! Ti avevo detto di spostarti!- mi urla contro Trent non appena mi lascio ricadere a terra, esausta.

- Scusa- bisbiglio senza alzare lo sguardo su di lui.

Lo sento sospirare e poi si siede davanti a me.- Stai bene, vero?- 

Annuisco e poi gli sorrido.- Ti preoccupi per me?- butto là, immaginando già la sua risposta acida.

- Non posso?- risponde invece, facendo battere il mio cuore più velocemente.

Lo guardo per un istante, poi abbasso la testa imbarazzata e punto lo sguardo sul mio amico tentacolo che ci sta osservando.- Ti darò l'onore di poterti preoccupare per me- Sorrido e sento Trent sghignazzare.

- Com'è che questo coso ti vuole bene?- domanda poi, seguendo la direzione del mio sguardo.

Allungo una mano verso il tentacolo e questo striscia verso di me, cominciando a strofinare la testa contro il mio palmo.- Non lo so, forse perché ho voluto salvarlo- ipotizzo, sorridendo al mio amico.

- È incredibile. Questi mostri ammazzano le persone e... lui ti vuole bene, ti ha addirittura salvata- ammette scandalizzato.

Il tentacolo mi guarda e poi striscia fino ad avvicinare il suo occhio alla mia testa, per poi fermarsi ad osservare un qualcosa sul mio viso.

- Cosa c'è piccolo?- gli chiedo, curiosa.

Fa un verso squillante e poi appoggia delicatamente la testa sul mio bernoccolo, come se stesse cercando di massaggiarlo.

- Ma che diavolo...- comincia Trent, prima di sgranare gli occhi.

- Che c'è?- domando stranita.

- Sta cercando di... dal suo occhio sono uscite delle gocce, le sta spargendo sul tuo bernoccolo... e stai guarendo- mi spiega sconvolto e con la bocca aperta.

Appena il tentacolo finisce la sua medicazione appoggia la testa sulle mie gambe e chiude il suo occhio.
Mi tocco la fronte e non sento più nessun rigonfiamento. 

- Mi ha curata- affermo incredula.

Trent mi guarda stupito e poi punta lo sguardo sul tentacolo.- Cavolo, questo si comporta come un cane- 

Rido e prendo ad accarezzare il mio amico.

- Ah...ehm...per quanto riguarda prima...- comincia, portandosi una mano tra i capelli.

- Lo so, non importa- Gli sorrido e faccio spallucce.- Eravamo nervosi, si dicono cose che non si pensano. Per quanto riguarda il fatto che tu avresti preferito la compagnia di un'altra però...-

- Non avrei preferito la compagnia di un'altra- m'interrompe.- Mi diverto troppo a prenderti in giro e a condurti all'esasperazione, quindi mi vai benissimo tu- Ride e si scompiglia i capelli.

Sorrido felice ed abbasso la testa.- Ok allora, a posto- 

- Ehi piccolo, dobbiamo andare- dico poi, rivolta al tentacolo.

Il piccolo mostro apre il suo occhio e si sposta dalle mie gambe, permettendomi di alzarmi. 
Anche Trent si alza e va a prendere qualche bottiglia d'acqua, poi insieme ci dirigiamo verso altri scompartimenti per prendere da mangiare.

- Devo trovargli un nome- dico pensierosa, guardando il tentacolo che striscia al mio fianco. 

- Non è un cane, ma un mostro- mi fa presente Trent, acidamente.

- Lo so, ma lui è buono- taglio corto fulminandolo.- Lo chiamerò Trent Junior- asserisco sorridendo diabolica.

- Cosa?!- sbotta incredulo.

- Hai detto tu che è un mostro, quindi mi è sembrato giusto dargli il nome del capo dei mostri. In tuo onore, capisci?- domando innocentememte.

- Che pensiero carino, comunque Trent Junior è troppo lungo come nome- commenta cercando di farmi demordere. Illuso.

- Infatti per abbreviare lo chiamerò TJ- 

- Le hai pensate proprio tutte- 

- Esatto carissimo- Sorrido vittoriosa e prendo del cibo per buttarlo nella busta.

All'improvviso TJ solleva le testa e spalanca il suo occhio, come se fosse in allerta.
Trent immediatamente mi afferra per un braccio e ci nascondiamo dietro una specie di montagna di pacchi di zucchero.

- TJ vieni qua- gli ordino, dal momento che è rimasto in mezzo al corridoio.
Si volta e velocemente ci raggiunge.

Trent si posiziona davanti a me, come a volermi proteggere col suo corpo e, istintivamente, gli circondo la vita con le braccia. Abbassa la testa e mi guarda sorpreso, nascondendo a malapena un sorriso.

- Come mai?- mi chiede divertito.

- Come ringraziamento per quando sei buono- rispondo tutto d'un fiato, scrollando le spalle.

Sorride e porta anche lui le braccia intorno alla mia vita, cingendola dolcemente.

- Come mai?- chiedo stavolta io, ridacchiando.

- Perché mi andava- risponde abbassando la testa e portando le sue labbra ad un centimetro dalle mie.

Mi soffermo a guardare la sua bocca e sento che i suoi occhi stanno facendo la stessa cosa. Avrei tanta voglia di baciarlo, ma... ma non voglio che sia davvero perché non ha niente di meglio e quindi si accontenta, non voglio che giochi con i miei sentimenti.

- Davvero mi hai baciata perché non... non hai niente di meglio? Avresti voluto Jessica Wright giusto?- domando puntando gli occhi nei suoi.

- Te l'ho già detto- comincia, scocciato.- Non avrei preferito né Jessica né nessun'altra. Da quando è cominciato quest'inferno non ho mai pensato di voler un'altra al tuo posto, ci sei tu e va bene così. E ogni volta che ti bacio non lo faccio perché non ho di meglio. Lo faccio perché ne sento il bisogno... tipo adesso- conclude in un sussurro, prima di tapparmi la bocca con la sua.

Rispondo al bacio e porto le mani tra i suoi capelli, giocando con delle piccole ciocche e arrotolandone altre tra le dita.
Lambisce il mio labbro inferiore più e più volte con la lingua fino a che non lo mordicchia delicatamente per chiedere completo accesso alla mia bocca.
Mi alzo sulle punte e permetto alla sua lingua di cominciare a giocare con la mia in una lenta corsa.

Sta per scoppiarmi il cuore dentro al petto, tanto che lo sento rimbombare anche dentro la testa. Perché Trent mi fa questo strano effetto? Sta diventando tutto incomprensibile.

Appoggio le mani sul suo petto e, con mia grande sorpresa, sento che anche il cuore di David sta battendo all'impazzata. Oddio, sta battendo veloce come il mio.
Che vuol dire? E perché sono... così felice?

Sorrido sulle sue labbra e lo bacio un'ultima volta prima di tornare con i piedi ben piantati a terra.

- Comunque sei una tappa- se ne esce fuori, sorridendo divertito.

Lo guardo accigliata e gli tiro un pugno sul petto.- Ti ho già detto che sono quasi un metro e settanta, non sono tappa. E sei un cafone, spero tu ne sia al corrente- 

- Intanto tra tappa e cafone vince cafone- Fa un sorrisetto vittorioso ed appoggia un braccio sulla mia testa.

- Questo perché tappa è... oh cavolo- dico non appena mi rendo conto di essermi appena data di tappa.

David scoppia a ridere e allontana il braccio.- Ti sei appena data di nana praticamente- fa presente.

- Distrazione imperdonabile da parte mia- borbotto accigliata.

- Che scema- esclama il troglodita, indicandomi e ridendo di gusto.

- Che troglodita- lo canzono, facendogli il verso.

- Uh, la nana rattrappita passa al contrattacco- 

- Nana rattrappita?!- urlo sconvolta.

David scoppia a ridere e, non so perché, lo seguo nella risata. Poi sentiamo una terza risata, che non è di TJ e non è nostra, bensì di qualcun altro.

Ci voltiamo di scatto e davanti a noi si presenta un ragazzo alto quanto David e poco più grande di noi, suppongo. Ha gli occhi castani ed i capelli neri, ma uno sguardo strano, quasi fuori dal mondo.

- Chi sei?- domanda David, guardingo.

- Ciao piacere, io sono Bim, ma per gli amici Bum e per le amiche Bam. Voi chi siete?- domanda, illuminando il suo volto della stessa strana espressione dei suoi occhi.








Angolo dell'autrice:

Salve a tutteeeeeee!! Dovete perdonarmi, non ho aggiornato in anticipo come avevo detto la scorsa volta :( ma il problema è che questa settimana non sono stata affatto bene -.- a causa di febbre, tosse, mal di testa allucinante e raffreddore (che ho ancora e che mi fa avere una voce simile a quela di Babbo Natale, oh oh oh) XD. 
Ma a parte tutto ciò eccomi qua! Scusate ancora per il mancato aggiornamento anticipato */\* so che ci tenevate...
Spero comunque che questo capitolo vi sia piaciuto e che vi abbia ripagate di tanta curiosità non subito placata :) Fatemi sapere!
Ci sono due nuovi personaggi: uno è il nostro TJ, e chissà se sarà veramente affidabile o meno... l'altro è Bim, un ragazzo mooooolto particolare.
Sono curiosa di sapere cosa ne pensate >.<
A prestissimo e un BACIONE!!!!! Grazie mille di tutto!!!

Ps: dovete anche perdonarmi per non aver risposto alle vostre stupende recensioni */\* Oddio mi dispiace così tanto!!! Scusatemi davvero!!! Siete state tutte gentlissime e avete speso per me delle parole stupende di cui vi sono infinitamente grata. Vi voglio così beeeneeeeeee!!!!


GRAZIE!

 

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Capitolo 12
*** Parole, pugni e verità ***


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Parole, pugni e verità
















Guardo David e David guarda me. Stiamo pensando la stessa cosa: questo ragazzo deve essere impazzito.
Probabilmente non ha retto a tutta questa situazione ed ha perso la testa.

- David, piacere, e lei è Sarah- risponde Trent, al posto mio.

Il tipo strano mi guarda e sorride.- Ciao bellina, come stai?-

- Bene grazie, tu?- domando osservandolo.

- Benissimo, ero venuto a fare una passeggiata. È una bella giornata oggi, c'è un sole che spacca le pietre. E quello chi è?- chiede poi, notando TJ. Sgrana gli occhi e lo addita.- Ma lui è quello che ho cercato di fare fuori ieri! Perché è con voi adesso?! Ha ucciso un sacco di persone! Dovete fargli fare la stessa fine!-

- No, lui è buono, e nessuno lo toccherà- affermo seria.

Bim mi guarda e poi si avvicina curioso.- Come mai vi segue?- domanda squadrandomi.

- Perché lo abbiamo salvato- taglio corto.

- Che cosa?!- Mi afferra per le spalle e comincia a scuotermi violentemente, mentre io rimango inerme.
Immediatamente David lo afferra per la maglietta e lo allontana da me, mentre TJ scatta in avanti, pronto ad attaccare.

- Tieni giù le mani amico- gl'intima David, trafiggendolo con lo sguardo.

- Quel mostro è ancora vivo! E vi sta seguendo! Morirete tutti e due! Vi state portando dietro un assassino!- urla Bim, con gli occhi fuori dalle orbite.

David gli tira un pugno nello stomaco e Bim si lascia cadere al suolo, in ginocchio.

- Perché gli hai tirato un cazzotto?- domando sconvolta.

David fa spallucce e incrocia le braccia al petto.- Non si voleva calmare...-

- Ma sei scemo?!- esclamo inorridita.

- Sei tu quella scema che si fa subito mettere le mani addosso senza battere ciglio- mi fa presente fulminandomi.

- Non mi sono lasciata mettere le mani addosso- puntualizzo stizzita.

- No giusto, ti sei solo lasciata scuotere come un'insalata a cui va tolta l'acqua, solo che a te va via il cervello... E già ne hai poco- Sghignazza e tenta di nascondere le grasse risate che si vorrebbe fare.

- Uh ma senti da che pulpito! Parla quello il cui cervello si connette a fasce orarie e per farlo deve comporre un numero verde. Questa è la fascia oraria in cui è spento ovviamente- ribatto, scoppiando a ridere della mia geniale battuta.

David ride e mi afferra i polsi.- Ma come ti vengono?-

- Sei tu ad ispirarmi, sei la mia musa- dico guardandolo sorridente.

- State insieme?- chiede all'improvviso Bim, che si è alzato e ci sta osservando.

- No!- esclamiamo all'unisono io e il troglodita.- Chi la sopporterebbe!- aggiunge Trent.

Mi volto a fulminarlo e Bim fa un sorrisetto malizioso.- E perché prima vi baciavate allora?-

David fa spallucce e sghignazza.- Se lei mi salta addosso che ci posso fare?-

Bim scoppia a ridere ed io guardo lo stupido troglodita con gli occhi fuori dalle orbite. Io gli salto addosso?! Ma è impazzito! Ha visto un film alla radio, cioè qualcosa d'inesistente.

- Trent, vuoi che sia TJ a saltarti addosso?- domando, velando la minaccia con un tono tranquillo.

David si volta verso di me e sorride a mo' di sfida.- Sono sicuro che lo precederesti-

- Vogliamo provare?- Sollevo un sopracciglio e lo perforo con lo sguardo.

- Chi è TJ?- s'intromette Bim.

- È lui- taglio corto indicando il tentacolo al mio fianco.

- Và ucciso, lui vi condurrà alla morte. Probabilmente starà già dando informazioni al suo corpo madre, e tra poco verrà a prendervi- ricomincia Bim, allarmato.- Ci penso io!- esclama infine.

Con un piccolo scatto si avvicina a TJ, il quale istintivamente si lancia in avanti con il suo enorme occhio spalancato, riuscendo ad atterrare Bim e a fargli fare un volo di qualche metro.

- Fermo! TJ sta' fermo, ti prego!- urlo tappandomi gli occhi.

- Non gli fa nulla, si è già fermato- mi fa presente David, al mio fianco. Tolgo le mani dagli occhi e vedo che TJ sta lentamente tornando da me e Trent.

Appena arriva davanti a noi gli poso una mano sulla testa e lo accarezzo.- Bravo TJ- sussurro sorridendo.- Ma solo per il fatto che ti sei fermato-

Trent allunga una mano e, per la prima volta, lo sfiora. L'occhio del tentacolo si sposta repentinamente su di lui e inizia a scrutarlo.

- Ehi che cavolo hai da guardare? Mai visto uno tanto bello?- sbotta stizzito il troglodita.- Odio essere fissato-

Rido e TJ gli si avvicina, sollevandosi fino ad arrivare alla sua altezza. Lo scruta ancora mentre Trent lo fissa indispettito, e lì mi accorgo di cosa sta per succedere.

- Ti vuole curare quel taglio sulla guancia- bisbiglio avvicinandomi a David.

Bim nel frattempo si è rialzato e sta osservando la scena attonito, incapace di credere a ciò che si para davanti ai suoi occhi.

- Che? E perché dovrebbe volermi curare?- chiede il troglodita, muovendo la testa verso di me.

- Gli piaci probabilmente, ancora non ha scoperto il tuo lato scorbutico, insopportabile, indisponente, egocentrico e borioso- Ridacchio divertita e appoggio una mano sul suo braccio.- E stai fermo, se no non può curarti-

- Allora quando scoprirà tutte le terribili sfaccettature del tuo orribile carattere ti strangolerà senza pietà- mi appunta Trent, ghignando.

Alzo un sopracciglio e gli tiro uno schiaffetto sul braccio.- Stavi parando di te forse?- domando sorridendo beffarda.

- Ah ah ah, oggi il tuo umorismo mi uccide- commenta facendo una smorfia a dir poco buffa.

Scoppio a ridere e TJ lascia ricadere dal suo occhio alcune gocce che istantaneamente rimarginano il taglio di David. Poi chiude l'occhio e si stende vicino a noi.

- Comincio a credere che faccia un grande sforzo a produrre queste goccioline- dico, osservando TJ ai nostri piedi.

- Credo anch'io- asserisce David, mentre si tocca la guancia, sorpreso.

- Certo che fa fatica- s'intromette Bim.- Quelle non sono semplici gocce, sono le sue lacrime. Le usano solo nel caso in cui sono feriti o in fin di vita, gliel'ho visto fare con i miei occhi. Quel tentacolo che chiamate TJ era stato colpito da un missile dell'esercito, e proprio ieri l'ho trovato che cercava di curarsi. Quando producono lacrime perdono forze e s'indeboliscono, per questo l'ho attaccato, ma alla fine è sopravvissuto comunque- Fa una pausa e guarda il nostro amico.- Il fatto che le abbia usate per voi... Sembra che vi sia affezionato. Ora ho capito quello che volevi dire con "non ci farà del male". Credo che... Non tenterò più di ucciderlo, lo prometto- conclude abbassando la testa.

- Vedi di mantenere ciò che hai detto allora- lo appunta freddamente David.- Ne deduco che tu abbia deciso di venire con noi quindi- Incrocia le braccia al petto e lo guarda in modo altezzoso.

- Se per voi va bene... sì. Magari potremmo andare a fare una passeggiata per conoscerci meglio o andare a prendere un gelato, che ne dite?- domanda sorridendo.

Guardo David con un'espressione di pietà per Bim, ma il troglodita non si volta nemmeno a guardarmi, anzi, rimane con lo sguardo puntato sul ragazzo.

- Forse tu non hai ancora capito quello che sta succed...-

- David- lo riprendo flebilmente, toccandogli il braccio.- Per favore-

Trent si volta a guardarmi e rimane per qualche secondo con gli occhi puntati nei miei. È visibilmente infastidito dalla nuova presenza del ragazzo, lo si vede lontano un miglio, però è naturale che non possiamo lasciarlo qui da solo.

- Vieni con noi- afferma infine, rivolgendosi a Bim.- Ma se ti azzardi a crearci problemi o a renderci le cose ancora più difficili, puoi considerarti morto- Gli lancia uno sguardo di puro gelo e s'incammina verso l'uscita del corridoio.

Bim, invece, lo guarda con un'espressione di stima e poi porta lo sguardo su di me.- Scusa bellina se prima ti ho aggredita- Sorride e mi porge una mano.- Ti ho già detto che mi chiamo Bim, ma per gli amici Bum e per le amiche Bam?- chiede, visibilmente confuso.

- Si si, me lo hai già detto- Gli stringo la mano e sorrido.- Io sono Sarah comunque-

- Ah!- esclama spalancando la bocca.- Sarah significa principessa!-

- Già, vogliamo muoverci? Mi sono rotto di stare qua dentro- s'intromette David, sbuffando e battendo un piede a terra.

- Ok capo!- Bim si porta una mano davanti alla fronte e ridacchia.- Conosco una gelateria deliziosa, potremmo andare là-

- Niente gelaterie- lo fredda Trent, scocciato.

Bim non perde il sorriso e fa spallucce; poi si volta verso di me e mette una mano davanti alla bocca, come se mi volesse rivelare qualcosa.- È nervoso eh? Forse ha le sue cose- sussurra ridacchiando.

- È quasi sempre così, te lo posso assicurare- Sospiro ed alzo gli occhi al soffitto non appena noto lo sguardo di fuoco di David.

- Invece di fare la spiritosa vieni a metterti la benda- m'intima estraendo il panno dalla tasca dei pantaloni.

Mi avvicino a lui e gli dò le spalle per farmela allacciare.- Ehi stavolta fallo per bene, non voglio rimanere senza capelli- lo ammonisco, prima che ricombini lo stesso macello.

- Perché la bendi?- domanda Bim.

- Perché non sono ca...-

- Perché mi fa impressione vedere ciò che c'è fuori- mi affretto a dire, prima che Trent degeneri la situazione con la sua finezza.

- Ah... quindi tu non sai che cosa fanno quei mostri- nota, osservandomi serio.

Scuoto la testa in senso di diniego e sento David, dietro di me, irrigidirsi. Bim mi guarda pensieroso e poi si apre in un sorriso.

- Te lo dirò io! Praticamente loro prendono le persone e gli strap...-

David scatta in avanti e lo afferra per il colletto della maglietta, riuscendo a sollevarlo da terra di qualche centimetro. Lo sbatte contro uno scaffale e avvicina il suo volto a quello di Bim.- Mi sembrava di averti detto che non avresti dovuto creare problemi. Un'altra parola e ti lascio qui a marcire insieme alla tua pazzia, chiaro?- sibila furioso.

Mi avvicino a David e stringo le mani intorno al suo braccio con l'intento di calmarlo. Sta' a vedere ora si rigira contro di me e m'arriva un manrovescio in piena faccia.

- Sono stato chiaro razza d'idiota?!- urla sul suo viso.

Bim sgrana gli occhi per il terrore ed annuisce convulsamente; solo a quel punto David lo lascia andare, voltandosi verso di me.
Il suo volto è una maschera di rabbia, frustrazione e stanchezza.

Porto una mano sulla sua guancia e lo carezzo dolcemente.- Calmo David, va tutto bene- sussurro alzandomi sulle punte per abbracciarlo.
Si è arrabbiato così tanto solo perché voleva proteggermi da questa schifosa realtà che stiamo vivendo.
Mi sento così... strana e felice se ci penso. Se penso che lo ha fatto per me.

Le sue braccia mi circondano la vita ed appoggia la testa sulla mia.- Sono calmo, è solo che non reggo gli idioti-

Sorrido sul suo petto e mi stacco per guardarlo.- Allora non dovresti sopportare nemmeno te stesso- ironizzo, cercando di alleggerire l'atmosfera.

Trent sorride divertito e mi afferra una ciocca di capelli.- Devo ancora metterti la benda... vuoi che succeda la stessa cosa di stamani?- minaccia sorridendo sghembo.

Riduco gli occhi a due fessure e sbuffo dal naso.- Per stavolta hai vinto tu, spaccone-

Sorride vittorioso e tira la ciocca.- Come sempre del resto, tappa-

Lo fulmino con lo sguardo, mentre sento già la mia vena sulla fronte pulsare convulsamente, e poi lo supero per andare da Bim, a terra.

- Come stai? Fatto male?- domando, porgendogli una mano per farlo alzare.

Sorride e strizza l'occhio.- Tutto bene principessa. Ehi capo, picchi duro tu!- Scoppia a ridere ed approfitta del mio aiuto per sollevarsi.

- Vedi di non costringermi a dartele sul serio- lo avverte David, serio.

- Se tu lo picchi io picchio te- minaccio, rivolta al troglodita.

Trent solleva un sopracciglio e dopo poco scoppia a ridere come un pazzo, seguito a ruota da Bim.

Quest'ultimo si avvicina a David e gli dà una pacca sulla spalla.- Coraggiosa la principessa- dice, in preda alle risate.

- Più che altro pazza. Scusa ma tu dove la vedi questa principessa? Io vedo solo un mostriciattolo- sghignazza lo scemo, mettendo fuori la lingua e lanciandomi un'occhiata divertita.

Che cavolo di sguardo è il suo? E poi perché mi sta guardando in quel modo... provocante accidenti!

Il mio cuore perde qualche battito e volto la testa di lato, stizzita e fintamente offesa. Poi gli passo vicina e faccio un versetto altezzoso, prima di superarlo e dirigermi verso il fondo del corridoio. Ovviamente seguita a ruota da TJ.

- Amico, credo si sia offesa- sento dire da Bim.

Trent fa una risata e percepisco i suoi occhi puntati su di me con prepotenza.- Non si è offesa, fa solo la stizzita in attesa che io le chieda perdono... E se lo può scordare- conclude divertito.

Mi volto a guardarlo con le sopracciglia sollevate, in un gesto di puro scetticismo, e con un'espressione altezzosa.- Sai dove te le puoi mettere le tue scuse?- domando, mostrando nonchalance.

Bim fa un sorriso divertito e mi fa segno di "ok" con la mano.- La principessa è tornata all'attacco, ma passiamo la parola al suo principe- dice, facendo finta di porre un microfono davanti alla bocca del troglodita.

- Pff, mio principe?- domando derisoria, indicando David.- Preferisco rimanere zitella- Faccio un gesto della mano come a voler scacciare una mosca, che sarebbe Trent, e ridacchio tra me e me.

- Con il carattere che ti ritrovi rimarrai sicuramente zitella, non hai nemmeno da scegliere vecchia inacidita che non sei altro- ribatte colui che da questo momento può tranquillamente considerarsi morto.

Lo fulmino con lo sguardo mentre lui mi osserva divertito e a mo' di sfida.
Siamo in guerra, giusto. E lui se la sta giocando bene la sua partita... perfetto, se vuole il gioco duro lo avrà! Lo metterò a tacere una volta per tutte, o con le buone o con le... cattive.

- Oh oh, la principessa mi pare piuttosto arrabbiata- commenta Bim, portando il microfono immaginario sotto la sua bocca, poi si guarda la mano e corruga la fronte.- Questo microfono non fa tanto bene, devo prenderne un altro-

- Per tua informazione, razza di troglodita decerebrato, io sono più giovane di te, quindi se io sono una vecchia tu sei un relitto decrepito- lo appunto incrociando le braccia al petto e sorridendo soddisfatta.

- Come fai a sapere che, magari, sono nato prima di te? Sei forse andata negli archivi della scuola per cercare informazioni sul mio conto? Puoi ammetterlo di essere follemente innamorata di me, è normale- Fa spallucce e sghignazza divertito.

- Ti sbagli sul tutto il fronte, carissimo. Ti assicuro che mai e poi mai sarei in grado d'innamorarmi di te, piuttosto preferisco l'amputazione degli arti- Faccio una smorfia altezzosa e poi sorrido diabolica- Che sei più vecchio di me è evidente dalle rughe che ti ritrovi-

Bim ci guarda rapito e con la bocca aperta, come se fosse affascinato dal nostro battibecco.

- Ehi vecchia, stai forse cercando di affibbiare a me i tuoi difetti? Mi pare di scorgere un po' di rughe sul tuo di volto, e quello sguardo assassino che adesso ti ritrovi le sta accentuando ancora di più- contrattacca il maledetto, facendomi saltare: embolo, sistema nervoso e coronarie.

- Tu!- sbraito avvicinandomi a lui a grandi falcate.- Razza d'idiota patentato che non sei altro! Come ti permetti d'insinuare certe cose sulla mia splendida pelle?! Le rughe ce l'avrai te, vecchiaccio che non sei altro! Forza, quando sei nato?! Vedremo chi è il più vecchio fra noi! E se sei tu pretendo delle scuse in ginocchio, per l'affronto arrecato alla mia stupenda persona, è chiaro?!-

Trent scoppia a ridere e sembra fatichi anche a rispondere.- Stupenda persona! Oddio, vuoi farmi morire?- continua, ridendo come uno scemo.

- Rispondi, non ho tutta la giornata- Picchietto il piede per terra e l'osservo scocciata.

- 3 Gennaio- riesce a dire, tra una risata e l'altra.

Scoppio a ridere vittoriosa e comincio a saltare dalla gioia.- Ho vinto! Ho vinto! Tié! Beccati questa Trent!- urlo ridendo felice.

- Perché tu quando sei nata?- domanda il troglodita perdente.

Fermo i miei saltelli impazziti e l'osservo con un sorriso vittorioso stampato in faccia.- 5 Aprile, mio caro. Hai perso, puoi inginocchiarti e baciarmi i piedi adesso. Se mi andrà ti perdonerò- affermo soddisfatta e sventolando una mano in sua direzione.

- Scordatelo, stupida illusa che non sei altro- ribatte Trent, stizzito per aver perso. Povero sciocco, neanche ha pensato che fosse quasi scontata la mia vittoria dal momento che è nato agli inizi dell'anno.

- Stupida illusa lo dici ad un'altra-

- Eppure a me va di dirlo a te- insiste, sorridendo beffardo.

- Beh, se la metti così... cretino decerebrato che non sei altro...-

- Uh, ha parlato quella piena di cervello!- Fa un applauso di scherno e ridacchia.

- Di sicuro ho più materia grigia rispetto a te, e questo lo abbiamo potuto appurare parecchie volte- Scrollo le spalle con nonchalance e sospiro, facendogli intendere che, in confronto a me, lui è un caso perso.

- Sai, mi ha telefonato la clinica dove avevi portato il cervello ad aggiustare. Hanno detto che è stato sistemato e che puoi andarlo a ritirare... è incartato in un coriandolo- conclude, scoppiando a ridere e lasciandomi basita.

Basta! Non posso sopportare un simile affronto! Questo è troppo persino per la mia pazienza di martire!

Lo afferro per la maglietta e lo strattono verso di me.- Vuoi che ti strappi i capelli uno ad uno?- lo minaccio, in un sibilo inquietante.

- Qui la situazione si sta surriscaldando amici telespettatori, credo proprio che arriveremo ad uno scontro corpo a corpo- bisbiglia Bim al suo microfono immaginario.

- Allora Trent? Hai ancora voglia di mostrare la tua chioma fluente alle tue amichette o preferisci che ti spelacchi senza pietà?-

Il troglodita sorride divertito e mi afferra i polsi.- E tu hai intenzione di lasciarmi la maglietta o preferisci che ti stacchi la mani lasciandoti monca?-

- Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda- lo appunto riducendo gli occhi a due fessure.

- Infatti non era una domanda- Sorride diabolico ed aumenta la pressione sui miei polsi.- Era una minaccia-

- Eh certo, perché la mia era una domanda di cortesia- Sospiro e l'attimo dopo lo fulmino.- Muoviti a chiedermi scusa in ginocchio, non ho tempo da buttare via-

- Nemmeno io, per questo non ti chiederò scusa e non m'inginocchierò. Mi faresti sprecare solo fiato, e tu non ne sei degna-

- Non sono degna della tua presenza in effetti, meriterei molto di più, hai ragione. Una volta tanto sono d'accordo con te- ribatto soddisfatta e sorridendo.

- Anch'io meriterei molto di più, per avere almeno qualcuno al mio livello- contrattacca sospirando.

- Bene- dico stizzita.

- Bene- ripete risentito.

Contemporaneamente io lascio la sua maglietta e lui i miei polsi, entrambi con la stessa stizza e irritazione.
Poi io mi dirigo verso la fine del corridoio e Trent s'incammina verso la parte opposta, io seguita da TJ e lui seguito da un Bim confuso e impressionato.

- All'uscita- è l'unica cosa che dice il troglodita, prima di svoltare l'angolo.

Sbuffo innervosita e stringo i pugni.
Vorrei tanto tirargliene uno in faccia, avrei un gancio destro micidiale, ne sono sicura, dovrei solo metterlo in pratica... e quale migliore occasione se non provarlo su Trent?
Prima o poi sono sicura che glielo rifilerò; la cinquina gliel'ho già spalmata, altre cinque nocche non possono che fargli bene, magari rinsavirebbe.
O magari la parte spenta del suo cervello si rimetterebbe in funzione.
Alla fin fine sarei altruista... in una maniera un po' macabra e contorta forse, ma comunque altruista nei confronti del suo cervello.

Cammino ancora per qualche metro fino a che non arrivo davanti alla porta d'uscita.
Picchietto un piede per terra spazientita, in attesa di quello stupido troglodita e di Bim che non si decidono ad arrivare ancora.
E poi dovrebbero essere le donne a farsi attendere! Come no!

Sbuffo e mi abbasso sui talloni per fare qualche carezza a TJ.
Il tentacolo chiude il suo enorme occhio e si lascia cullare dalla mia mano.

- Grazie TJ, stai facendo tanto per noi- sussurro sorridendogli.

In risposta sfrega la sua testa contro il mio palmo e rilascia un piccolo verso.

- Ti prego, non ci lasciare. Resta con noi- chiedo, quasi in un lamento.

Il suo occhio improvvisamente si apre e mi osserva intensamente. Si alza ed arriva con la testa a pochi centimetri dal mio viso.
Ci guardiamo per qualche istante e poi richiude l'occhio quasi con tristezza, una tristezza che non riesco a comprendere e che mi lascia una terribile sensazione nello stomaco.
È come se... se lui sapesse qualcosa che io non so... qualcosa di brutto e spiacevole.

Ricerco il suo sguardo, ma decide di appoggiare la sua testa sulla mia spalla e dunque di evitare i miei occhi.

- Cosa c'è TJ? Perché sei triste?- domando, pur sapendo che non mi darà mai una risposta orale.

Infatti non si muove nemmeno. Lascia la sua testa adagiata sulla mia spalla e a questo punto, istintivamente, lo abbraccio, come se fosse umano.

Tengo lo sguardo puntato davanti a me e non so per quale motivo sento delle lacrime che premono per uscire.
Perché? Non c'è nessun motivo.
Eppure... eppure sento qualcosa... non so cosa, è solo una fastidiosa sensazione che parte dallo stomaco e che mi fa venire voglia di piangere disperatamente.
È un presentimento schiacciante, destabilizzante... capace di togliermi il respiro e farmi soffocare.

- Che fate?- La voce di David mi riporta alla realtà e punto gli occhi sulla sua figura.

- Mi sembra abbastanza evidente- rispondo acida, probabilmente per cercare di allontanare questa sensazione.

- Comunque non m'interessa- taglia corto scrollando le spalle.- Fatti mettere questa benda e leviamoci di qui, mi sono stufato- fa presente sbuffando e facendo roteare il panno nella sua mano.

Sollevo un sopracciglio e mi alzo da terra.- Dov'è Bim?- domando, non notando la sua presenza dietro di lui.

David sorride sghembo e mi lancia uno sguardo divertito.- L'ho fatto fuori mentre venivamo-

Sospiro avvilita da tanta stupidità e infantilità e sollevo gli occhi al cielo.- Ripeto la domanda: dov'è Bim?-

- Certo che non c'è proprio divertimento con te, neanche ci sei caduta o ti sei spaventata- si lamenta sorridendo.- Comunque gli ho dato da portare la busta coi viveri, e diciamo che l'ho... un po' riempita mentre venivamo- conclude ghignando.

Sgrano gli occhi e lo addito.- L'hai fatto apposta per rallentarlo poverino!-

- Davvero perspicace-

- Ma sei un mostro!- esclamo sconvolta e portandomi le mani sulla faccia.

Fa spallucce e sghignazza.- Ti assicuro che tutte le ragazze mi definiscono in un altro modo, al massimo mi reputano un mostro di bravura quando ci vado a letto-

Faccio una smorfia schifata e incrocio le braccia al petto.- Sei disgustoso-

Si avvicina lentamente e con passo cadenzato fino a che non arriva davanti a me. Alza una mano e l'appoggia sul mio collo sorridendo divertito.- Gelosa per caso?- domanda passandosi la lingua sulle labbra.

Seguo quel movimento rapita e poi punto i miei occhi nei suoi.- Non farmi ridere- replico facendo un'alzata di spalle.

- Stai forse cercando di evitare la domanda?- insiste divertito.

- No, affatto. E con questo ho risposto ad entrambe le tue assurde domande- concludo tirando uno schiaffetto alla sua mano e superandolo per sporgermi nel corridoio a vedere dove sia Bim.

Lo vedo che sta trascinando una busta piena zeppa di roba e corro in suo soccorso.- Aspetta Bim, leviamo un po' di roba- dico facendolo fermare e piegandomi per terra.

- David ha detto che sono tutte cose essenziali alla sopravvivenza- risponde confuso.

Mi volto di scatto a fulminare il troglodita che se ne sta bellamente appoggiato ad uno scaffale con le braccia conserte e un ghigno stampato in faccia. Poi ritorno su Bim e gli sorrido.

- Decido io cosa è necessario, non ti preoccupare- lo rassicuro cominciando a scartare un sacco di cose inutili.

- Trent?- lo chiamo ad un certo punto.

- Dimmi Anderson- risponde divertito.

- Secondo te un ferro da stiro a cosa ci sarebbe stato utile?- domando voltandomi a guardarlo e mostrandogli il ferro.

- A sbattertelo in testa quando mi dai fastidio- è la sua coraggiosa risposta.

Mi alzo in piedi, lasciando Bim a togliere altra roba dalla busta, e comincio ad avvicinarmi a lui.- Adesso mi stai dando fastidio- gli faccio notare sorridendo.- Direi di provare a vedere quali sono gli effetti di un ferro da stiro sbattuto in testa-

- Ottimo- risponde Trent ghignando.- Proviamo su di te-

Allunga una mano per strapparmi di mano l'arnese, ma riesco a ritrarmi un secondo prima.
Sorrido beffarda e gli faccio di no con l'indice.

- Prima tu, se poi ne uscirai vivo proveremo su di me- affermo divertita.

- Di solito si dice "prima le signore"- nota sollevando un sopracciglio e sghignazzando.

- C'è sempre l'eccezione che conferma la regola- ribatto prontamente.

- Mi dispiace, ma non ci sto- asserisce prima di fare uno scatto repentino e imprevedibile grazie al quale riesce ad afferrare una parte del ferro.

- Lascialo immediatamente- sibilo fulminandolo.

- Non vorrei ricordarti cos'è successo stamattina...- dice sorridendo diabolico.

Strattono il ferro dalla mia parte e con uno nuovo scatto David mi afferra per la vita ed avvicina velocemente a sé.

- Se credi di destabilizzarmi con la tua vicinanza ti sbagli di grosso- gli faccio presente riducendo gli occhi a due fessure.

Ridacchia e mi attacca con la schiena ad uno scaffale lontano dalla visuale di Bim.- Veramente non era questa la mia idea- sussurra approssimando le distanze tra i nostri visi.

- Allora non andrà a buon fine nemmeno quest'altra tua idea- dico appoggiando la mano libera sul suo petto per allontanarlo.

- Vuoi scommettere che cederai dopo pochi secondi?- domanda sorridendo, sicuro di sé.

Sento la rabbia ribollirmi nelle vene e faccio un grande respiro per controllarmi.- A quanto pare ti ho dato troppe libertà- borbotto tra me e me.- Allora, mettiamo le cose in chiaro una volta per tutte- comincio additandolo.- Io non sono come quelle tante galline che ti porti a letto e che cadono ai tuoi piedi come pere cotte solo perché fai uno dei tuoi tanti sorrisi insopportabili. Il mio odio per te è parecchio consolidato dopo quattro anni di liceo, quindi se credi di avermi in un pugno abbandona l'idea. Ripeto: non sono come quelle galline, io il cervello ce l'ho-

Trent sorride compiaciuto e annuisce.- Non ne ho mai dubitato-

- Ah, e la prossima volta che tenti qualche approccio di questo genere- continuo indicando la sua mano intorno alla mia vita.- Il calcio che ti ho tirato a pranzo diventerà l'abitudine. Inutile dire quali saranno gli effetti sui tuoi gioielli di famiglia, credo tu ne abbia una vaga idea- concludo liberandomi dalla sua presa e lasciandogli il ferro da stiro in mano.

Torno nel corridoio dove si trova Bim e lo aiuto ad eliminare le ultime cose.
Dopo poco siamo pronti e ci avviciniamo all'uscita dove si trova David che mi guarda torvo e lancia occhiate di puro odio a Bim.

- La benda- dice soltanto, estraendola dai pantaloni e avvicinandosi.

Me la mette velocemente e poi apre la porta.- Dammi la mano- mi ordina con un tono di voce tra il perentorio e l'asettico.

- Non posso tenere quella di Bim?- domando, ancora innervosita per la faccenda di poco prima.

- Non mi pare di averti dato una seconda scelta, e comunque anch'io farei a meno di stringere la tua. Il disgusto è reciproco, fidati- sputa afferrandomi la mano poco gentilmente.

E come una scema ci rimango male per le sue parole, perché io non mi riferivo al disgusto quando ho affermato di non voler tenere la sua mano. Era solo una ripicca per l'arrabbiatura.
Io... io non ci capisco più niente.
Un secondo prima mi tratta bene, il secondo dopo litighiamo e tutti i bei momenti bruciano al vento lasciando posto solo a polvere, e niente più.
Ma perché? Perché deve sempre dire cose sbagliate e di conseguenza farmi stare male?

Strattono la mia mano e ne riprendo possesso.- So fare da sola, non ho bisogno che tu mi faccia da balia- ribatto nascondendo la voce tremula.

- Bene, come vuoi. Allora facciamo così, tu corri per conto tuo. Io correrò davanti, se quando torno al rifugio sei ancora dietro a me bene, se no tanti saluti e condoglianze- asserisce innervosito.

- Ma Sarah come può...- s'intromette Bim sconvolto.

- L'ha voluto lei- lo interrompe Trent.- Andiamo, al mio tre-

Sento il cuore esplodermi nel petto e trattengo il respiro volontariamente.
So benissimo che da sola non riuscirò ad andare da nessuna parte, anzi, andrò dritta ad una morte sicura.
Sono cocciuta, è vero, ma come potrei dirgli di aiutarmi adesso che mi ha esplicitamente detto che disgusta tenermi la mano? Preferirei morire piuttosto che calpestare indignitosamente il mio orgoglio.

Quando Trent pronuncia il numero tre nemmeno ci faccio caso. Rimango immobile al mio posto mentre li sento cominciare a correre ed allontanarsi da me, per sempre.
La porta si chiude dietro di loro e mi tolgo la benda lentamente.

"Se quando torno al rifugio sei ancora dietro a me bene, se no tanti saluti e condoglianze" mi rimbomba nella mente come se fosse un rumore estremamente sgradevole impostato a tutto volume.

Abbasso lo sguardo e vedo TJ accanto a me che mi guarda col suo enorme occhio.
Gli sorrido tristemente e una lacrima scende lungo la mia guancia.
La caccio velocemente, ma subito ne cade un'altra. E così fanno le altre che impetuose e senza un briciolo di pietà decidono di sgorgare dai miei occhi.

Alla fine mi ritrovo sempre sola. Forse è questo il mio destino.
In un attimo mi passano alla mente i ricordi con la mia famiglia: mia madre, mio padre e mio fratello.
Ogni notte, prima di addormentarmi, prego che stiano bene, che siano tutti vivi, che non mi lascino per sempre. È solo una speranza la mia, che come una fiammella accesa durante una notte di vento impetuoso cerca di rimanere accesa, lottando con tutta se stessa.
Prego che questa speranza si tramuti in realtà prima o poi, ma prima di allora sono e sarò sola.

- Vieni TJ, andiamo a nasconderci da qualche parte- dico flebilmente, cominciando a camminare in un corridoio.

Percorro qualche metro, forse meno, non sono più sicura di nulla da un po' di tempo.

Sento le gambe pesanti, ogni passo è una tortura. Il respiro faticoso e le membra doloranti.
Mi lascio scivolare a terra e stringo le gambe al petto come a volermi proteggere.

Mi sento... male, uno schifo. Sto provando un dolore immane nel ripensare alla mia famiglia, ai miei amici... a Trent.
Sì anche lui, perché da quando ha avuto inizio questo dannato inferno è stata lui la persona alla quale mi sono affidata, la mia ancora di salvezza, l'unico che mi abbia dato una speranza nel domani e che, in un certo qual modo, mi abbia alleggerito questa situazione.

Ma adesso non ho più nessuno. Nemmeno lui.

Sono sola, sola come lo ero quella volta in cui David decise di andarsene per recuperare le mie medicine. Sola come poche volte sono stata nella mia vita.

"Se quando torno al rifugio sei ancora dietro a me bene, se no tanti saluti e condoglianze"

Ci sono ricordi, momenti, parole, messaggi, persone che rimangono incisi nella testa per sempre e torneranno a fare compagnia quando si è soli e fragili.
Allora si può reagire in due diversi modi: sorridere ricordandoli, oppure, asciugare il viso e permettere che facciano male, ancora.

Da tempo ormai mi sono rassegnata alla seconda opzione, permettendogli di farmi male, di nuovo.
Accidenti! Non ho mai... provato un dolore tanto forte in tutta la mia esistenza.
Fino a poco tempo fa mi chiedevo addirittura cosa fosse il dolore. Adesso lo so per esperienza vissuta.
È un verme solitario. Ti entra dentro senza che tu te ne renda conto, ti strappa via fino all'ultimo pezzo di anima. E non lascia più niente. E diventi invisibile, sia per gli altri che per te stessa... soprattutto per te stessa. Rimani da sola con lui. Rimani sola.

Se questa schifosa situazione ha un aspetto positivo è che mi sta insegnando tante cose di cui prima ignoravo l'esistenza. O forse ero io che non volevo conoscerle direttamente.

Scuoto la testa con rabbia e piango ancora.
La cosa che più di tutte non sopporto è piangere e mostrarmi debole difronte alle difficoltà.
Non ho mai reagito così per nulla, invece adesso sembra che non riesca a fare altro.
E questa cosa la odio. Soprattuto perché sono lacrime che vengono dal profondo.
Sono pezzi di anima distrutta che fuoriescono con veemenza per cercare sbocco all'esterno ed abbandonarmi. Anche loro.
Ogni lacrima ed il vuoto che sento dentro si raddoppia, triplica, quadrupla, lasciandomi oppressa dal nulla.
E per quanto io mi possa sforzare di fermarle loro non si arresteranno, continueranno fino a che tutte le speranze, le illusioni e la felicità non saranno state risucchiate da quel grande vuoto che sta dilagando dentro di me.

Vorrei fermare il tempo ed osservarmi. Sono sicura che non sarei in grado di riconoscermi. Questa non sono io.
Io non affronto così la realtà, io non piango disperata in un angolo nascosto, io non demordo, io non mi faccio sconfiggere.
Eppure non sono cambiata. No. Sono solo, pian piano, stata distrutta.
Sento l'anima a brandelli e vorrei tanto urlare e chiedermi come ho fatto a non accorgermene... Ma lo sapevo, no? Lo sapevo benissimo che stava succedendo. E per quanto mi sia sforzata di nasconderlo agli altri e a me stessa facendo sorrisi e ricacciando le lacrime alla fine è tutto scoppiato, si è distrutto.
E ora come mi sento? Colma di parole non dette e di altre che mi hanno spezzato il cuore.











Angolo dell'autrice:

Bonsoir!!! Stavolta in anticipo \(^.^)/ che bello!!
Allora, non so per quale motivo specifico, ma questo capitolo lo adoro. Spero vi sia piaciuto e che abbiate gradito :)
Ovviamente, come avevo anticipato e come v'immaginavate, le litigate fra Sarah e David non sono finite. Quindi eccone qui un'altra.
Sarah se l'è presa per un motivo preciso e (lasciatemelo dire) aveva ragione! *Solidarietà femminile mode on*
David con la sua frase "vuoi scommettere che cederai dopo pochi secondi?" ha rovinato tutto, e questo perché è come se l'avesse paragonata ad una delle tante che cadono ai suoi piedi. Questa cosa Sarah non la sopporta e quindi ha reagito di conseguenza.
Brava brava! Ahahahah, David non può pensare di farla sempre franca! Eh no, va riportato all'ordine!
Ma... Ma... C'è sempre un ma... E questo "ma" lo scoprirete nel prossimo capitolo! ;)
Bim alla fine si è scoperto che è pazzo ( povero ragazzo! >.<) Bum e Bam sono solo cose aggiuntive che gli è venuto un mente di mettere oltre al suo nome.
Il suo cognome è ignoto... Mistero...
Mi sto dilungando tantissimo, scusate ahahahah >_<
Alla prossima ed un bacione!!! GRAZIE A TUTTEEEEEEEEE!



 

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Capitolo 13
*** Ritorno ***


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Ritorno "a casa"










TJ mi guarda col suo enorme occhio mentre io non riesco a smettere di piangere. 
Avanza verso di me ed appoggia la sua testa su un mio ginocchio. Strofina il suo corpo alla mia gamba e gli sorrido intenerita.
È impressionante come stia cercando di consolarmi e di come si renda conto delle cose.

- Grazie TJ- sussurro tra un singhiozzo e l'altro, accarezzandogli la testa.- Se non ci fossi nemmeno tu non so davvero cosa farei- confesso tristemente.

Il tentacolo mi guarda per qualche istante e poi avvicina la testa al mio viso, dove si strofina come in una carezza rassicurante.
Ridacchio e asciugo delle lacrime con un colpo di mano, poi lo abbraccio e lo cullo tra le mie braccia come se fosse un bambino che deve dormire.

- Ti voglio bene TJ- bisbiglio chiudendo gli occhi e appoggiando la testa allo scaffale dietro di me.

Fa un flebile verso e si abbandona nelle mie braccia. E per delle ore rimaniamo abbracciati, con me che piango silenziosamente e lui che m'infonde calore con il suo gesto.





È sera ormai. 
Mi sento esausta, stremata, sfinita. Mi fa male la testa, anzi, sta quasi per esplodermi e ho tutti i muscoli rattrappiti.
Sospiro e mi alzo da terra faticosamente.

- TJ dobbiamo andare a trovare un posto un po' più riparato di questo- dico guardandolo.

Muove la testa verso lo scaffale pieno di cibo e poi torna ad osservarmi.
Corrugo la fronte confusa e ripete lo stesso gesto fino a che non capisco cosa stia cercando di dirmi.

- Non ho fame- rispondo semplicemente.

Sbatte il suo enorme occhio e m'indica nuovamente lo scaffale. Sorrido e mi avvicino a prendere qualcosa da mangiare per portarmelo dietro.

- Non demordi eh?- commento prendendo a camminare.

Ogni corridoio che percorro e mi tornano alla mente i ricordi con Trent: la nostra litigata per la coscia di pollo, quando mi ha bendata e non voleva liberarmi, quando mi ha tirato tutti i capelli, quando mi ha salvata da quell'uomo, quando ci siamo abbracciati per la prima volta...

Sorrido istintivamente e mi fermo a guardare il punto in cui questa mattina stavamo lottando per quel pollo. Ci sono ancora le cartacce per terra e anche le forchettine che avevo preso.
Sembra passato così tanto tempo... eppure si tratta solo di poche ore fa. 
Forse perché appare tutto lontano quando si perde qualcosa...

- Sarah! Sarah! Dimmi che ci sei! Dimmi che sei qui, ti prego!- Una voce, un urlo, una persona che riconoscerei tra milioni.

Il mio cuore sussulta e sgrano gli occhi.
Forse sono io che immagino di sentire la sua voce, si si, sono io. Non c'è dubbio.
Non è possibile che io lo abbia sentito chiamarmi... no, sono sic...

- Sarah! Ti prego dimmi che sei qui!- Di nuovo un urlo.

Un secondo dopo lo sento correre velocemente da una parte all'altra, come impazzito.
Allora non sono uscita fuori di testa, non lo sto immaginando.

Mano a mano che realizzo la cosa sul mio volto si apre un sorriso radioso.

- D... David!- urlo stringendo le mani a pugno e guardando il lungo corridoio davanti a me, sperando che lui appaia da un momento all'altro.

I passi si fanno sempre più vicini fino a che non lo vedo spuntare nel corridoio nel quale mi trovo, proprio davanti a me.
Vicino, ma al contempo lontano.

Punta i suoi occhi nei miei e sorride col fiatone.
Faccio un passo avanti, ma lui mi precede, cominciando a camminare velocemente fino a che non mi piomba addosso per abbracciarmi.

Affondo la testa nel suo petto e lo stringo forte. Ed in quel preciso istante sento che quel vuoto che avevo dentro si sta lentamente riempiendo, fino a rimarginarsi completamente.

Non una sola parola esce dalle nostre bocche. Rimaniamo in silenzio per qualche minuto.
Ho ancora il cuore che batte all'impazzata e adesso sento persino le gambe molli.
Se non fossi stretta tra le sue braccia, a quest'ora, sarei già caduta al suolo come una pera cotta.

Si allontana leggermente per guardarmi in viso e mi sfiora una guancia col dorso della mano.- Hai pianto- nota percorrendo col pollice un percorso immaginario che parte da sotto il mio occhio sinistro.

Non rispondo e non faccio nessun segno per dirgli che ha ragione o torto, tanto sarebbe inutile. Che io abbia pianto è piuttosto evidente, probabilmente avrò gli occhi rossi e gonfi visto che li sento bruciare.

Si morde il labbro inferiore e punta lo sguardo alla sua destra, come se fosse in difficoltà, poi torna su di me e s'inumidisce le labbra.- Io... è inutile che ti chieda scusa, tanto sai meglio di me che la prossima volta che litigheremo per qualche assurdità ti farò stare male di nuovo, ma...- Fa un lungo sospiro e aumenta la pressione della sua mano sulla mia schiena.- Non lo faccio di proposito, non mi diverto a farti soffrire, anzi, è... in qualche modo deleterio. Solo che quando sono arrabbiato parlo a sproposito e dico cose che non penso. Sono stato uno stupido quando ti ho detto "condoglianze". Nell'esatto momento in cui ho terminato la frase mi sono sentito un vero imbecille, e se, nonostante ciò, non ho cercato di modificare la situazione è per colpa...-

- Dell'orgoglio- concludo al posto suo, sorridendo.- Ne so qualcosa- 

Sorride e mi lancia un'occhiata obliqua.- Però tutto questo è cominciato perché tu ti sei incavolata per qualcosa che non ho ben capito- 

Abbasso la testa e porto le mani sul suo petto.- Puoi immaginarlo invece, non è difficile- 

- Mi fa fatica, faremmo prima se me lo dicessi tu- fiata sui miei capelli.

Tengo lo sguardo puntato sulle mie dita, che giocano, e prendo un grande respiro.- Non sopporto quando... quando mi tratti come una delle tante che ti porti a letto. Anche prima lo hai fatto, quando mi hai presa in disparte ed hai detto che sarei ceduta dopo pochi secondi, in poche parole è come se tu mi avessi dato di una facile, e questo non lo sopporto, ho anch'io un orgoglio- 

- E anche molto smisurato- commenta sghignazzando.

Alzo la testa e sorrido.- Abbastanza- confermo ridacchiando.

Ci guardiamo per qualche istante, forse minuti, poi si fa serio e sospira.- Non ho mai pensato che tu sia una facile, anzi- Ride e mi stringe a sé.- Se devo essere sincero non mi è mai capitato di trovare una ragazza tanto testarda e con un carattere come il tuo. Quando faccio commenti come quello non c'è nessun doppio senso, lo dico semplicemente per stuzzicarti- confessa mostrando un sorriso sghembo.

- Stuzzicarmi?- domando stranita e confusa.

- Non sai quanto sia divertente farti arrabbiare- risponde sghignazzando.

- Dunque tu attenti al mio sistema nervoso cercando di farmi diventare pazza- constato divertita.

Fa una smorfia.- Più o meno- 

Rido e gli tiro un pugno sul petto.- Stupido- dico soltanto e flebilmente, poi appoggio la testa sul punto che ho appena colpito e inspiro profondamente.- Non mi abbandonare mai più- chiedo in una preghiera.

Posa la testa sulla mia e mi stringe.- Te lo prometto- afferma serio e convinto.

- Anche se... è stata colpa mia stavolta- ammetto tornando a guardarlo e sorridendo.

- Concordo pienamente- dice mostrando il suo solito ghigno da sbruffone.- Adesso dovremmo andare, prima che faccia buio-

Annuisco e tiro fuori la benda dalla tasca dei pantaloni. Me la prende dalle mani e si mette dietro a me per legarmela delicatamente.
Poi mi afferra il polso e si arresta. Non sento nessun movimento intorno a me.
L'unica cosa che percepisco è la sua mano stretta attorno al mio polso.

All'improvviso fa scivolare lentamente e con una delicatezza disarmante la sua mano, fino a  farla atterrare sulla mia.
La stringo e, non so per quale motivo, mi spunta un sorriso che non riesco a nascondere.
Intreccia le sue dita con le mie e comincia a camminare verso l'uscita.

Come mai sento il mio cuore battere come un forsennato? Prima non mi faceva questo effetto tenere la sua mano... non capisco perché adesso quel pazzo di un muscolo debba cominciare a pulsare ancora più velocemente.
Chissà se anche il cuore di David ha accelerato... aspetta, ma perché mi faccio queste domande? 

Ad un certo punto si ferma ed il corso dei miei pensieri viene interrotto bruscamente.

- Siamo arrivati?- domando curiosa.

- Basta, non ce la faccio più- dice facendo dei veloci passi verso di me. E non ho il tempo di chiedere a cosa si riferisca che mi ritrovo con la sua bocca sulla mia.
Porto repentinamente le mani sul suo viso mentre le sue vanno a sollevarmi la maglietta e a sfiorarmi al di sotto, con delicatezza ma al contempo bramosia.
La sua lingua s'introduce famelicamente nella mia bocca e sento una scarica attraversarmi per intero, dalla punta dei capelli fino alle unghie dei piedi.
Mi avvicino ancora di più e gli alzo leggermente la maglia per poter sentire la sua pelle sotto i polpastrelli.
Il suo corpo viene percosso da un brivido e immediatamente la sua bocca si fa più esigente e vogliosa.

Mi allontano per prendere fiato, tolgo la benda e apro gli occhi per guardare la sua espressione, ma non mi dà il tempo per riprendermi che porta la bocca sul mio collo e comincia a baciare e lambire ogni anfratto di pelle libera.
Rilascio un flebile gemito e le sue labbra risalgono velocemente sino alle mie per impegnarle in un nuovo bacio. Lascio scorrere le mani sulla sua pelle e mi fermo non appena arrivo agli occhi di Venere, quelle due fossette che ha sopra il sedere.
Libera un mugolio sulla mia bocca e mi fa fare qualche passo fino ad attaccarmi con la schiena al muro; poi allontana la sua bocca per riprendere fiato, si lecca le labbra e mi guarda intensamente.

Gli rendo lo stesso sguardo e allontano, lentamente, le mani dal suo corpo. 
Non so cosa mi sia preso all'improvviso... tutta questa voglia di toccarlo e... fare anche di peggio se proprio devo essere sincera.

- Mi piace baciarti- confessa tenendo lo sguardo puntato sulla mia bocca, poi ride e accarezza delicatamente la mia pelle sotto la maglietta.- Se Brad sapesse quello che ho fatto mi castrerebbe e riempirebbe di botte- 

Corrugo la fronte confusa e storco la testa di lato.- Bradly Thomson?- domando stranita.

Annuisce e fa una smorfia.- Gli piaci da un po' di tempo- 

- Avevo sentito girare questa voce, ma ho sempre creduto fosse un tuo scherzo- ammetto sorridendo.

Ghigna e fa un sorriso sghembo.- No, questa cosa di Brad è vera- Fa spallucce e roteare gli occhi.- Mi diceva sempre di lasciarti in pace e non darti fastidio- Ritorna a guardarmi e schiocca la lingua.- Ma la tentazione è sempre stata troppa, quindi non lo ascoltavo- 

- Avresti dovuto invece, almeno una cosa giusta l'ha detta- commento ridendo e sferrandogli un leggero pugno sulla spalla.

Ride e mi afferra prontamente la mano non appena sono lì lì per ritirarla. Osserva le mie dita e comincia a giocarci ammaliato.
Seguo i suoi movimenti mentre il mio povero cuore ha ricominciato a battere furioso e impazzito.

- Questo anello?- domanda curioso.- Hai un ragazzo?- 

Punta i suoi occhi nei miei e attende una risposta mostrandosi indifferente.

- Mi è stato regalato...-

- Dal tuo ragazzo?- insiste con un tono di voce leggermente diverso, quasi... ansioso?

- No- rispondo velocemente, come se fosse ovvio.- Me lo ha regalato mia nonna quando ero più piccola- Punto gli occhi sull'anello e sorrido.- Lo aveva fatto mio zio quando aveva diciotto anni, poco dopo è morto e da allora mia nonna lo ha sempre conservato- 

- Sembra una fede- nota sfiorandolo.

- Sì, è molto simile. Solo che questa è molto più sottile e non la porto all'anulare, ma al dito medio- gli faccio presente sorridendo.

- Perché al medio?- domanda incuriosito e portando i suoi occhi nei miei.

Faccio spallucce.- Perché all'anulare mi stava largo- 

- E?- 

- E... e perché il dito medio è come se spartisse la mano in parti uguali, cioè, ti restano due dita da una parte e due dall'altra. Mi piaceva la cosa che, anche se non l'ho mai conosciuto, mio zio fosse al centro della mia vita come l'anello è al centro della mia mano, in un certo senso che fosse parte integrante di me- spiego scrollando le spalle e sorridendo al cerchietto dorato intorno al mio dito.

Rimane in silenzio ed alzo la testa per guardarlo. 
Ha gli occhi puntati su di me come se stesse cercando di leggermi e scavare nella mia anima; poi sposta lo sguardo sull'anello e sorride.

- Sei complessa. Io non sarei mai riuscito a dare un significato simile a qualcosa, tutto ciò che faccio non so nemmeno perché lo faccio, non ha un valore di per sé- 

- Se fosse qualcosa d'importante e a cui tieni immensamente gli daresti un significato. Per quanto tu sia borioso, indisponente, odioso, maleducato, arrogante e presuntuoso alla fine sei pur sempre un essere umano- 

- Grazie per avermelo riconosciuto eh- commenta ridacchiando.

Rido e sposto un ciuffo dagli occhi.- Anche se a volte la parte animale prende il sopravvento su quella umana- 

- Stai parlando di te?- insinua sghignazzando.

- No quando parlo di me lo capisci immediatamente perché uso la parola "splendida"- ribatto con fare altezzoso.

Ride e solleva un sopracciglio scettico.- Preferisco non commentare- 

Gli tiro qualche pacca sulla spalla e sospiro.- Ti capisco, del resto difronte alla perfezione cosa vuoi dire? Ma tranquillo, è una fase che hanno passati tutti quelli che si sono presentati al mio cospetto, dopo un po' passa- lo rassicuro con finta drammaticità.

- Adesso mi sento molto meglio, grazie maestà- risponde ridendo.

- Non c'è di che, sono sempre disponibile ad aiutare qualche fanciullo ignorante- Scoppio a ridere e gli passo la benda per farmela nuovamente mettere.




Dopo poco giungiamo al rifugio e, non appena metto piede dentro, Bim mi viene incontro e mi abbraccia ridendo.- Bentornata a casa principessa. Ho fatto un po' di pulizie nel frattempo, spero sia tutto di tuo gradimento. Ah, e attenta a non urtare quel vaso di cristallo, vale un occhio della testa- conviene scuotendo la testa ed indicando qualcosa d'invisibile ai miei occhi.

- Ah, ci starò attenta allora- asserisco annuendo convulsamente.

Mi tira una pacca sulla testa e si volta fischiettando per poi sedersi sul divano e... leggere una rivista? 
Strabuzzo gli occhi e guardo meglio. Sì è proprio un giornale, deve averlo preso al supermercato.

David sospira dietro di me e si avvicina al tinello per prendersi una sigaretta.
L'osservo accigliata e gli strappo il pacchetto di mano, prima che possa compiere il misfatto.

- Dovresti smetterla- dico allontanando la mano.

Solleva un sopracciglio e mi guarda come se fossi impazzita.- Non prendo ordini- ribatte allungando il braccio per prendere possesso delle sue sigarette.

- Non era un ordine infatti, solo un consiglio- Porto il pacchetto dietro la schiena e sorrido sorniona. 

- Bene, ci penserò. Ora dammi le sigarette- taglia corto porgendomi una mano.

Sorrido divertita e retrocedo di un passo.- Nervoso?- 

Ruota gli occhi e poi torna a guardarmi con un ghigno non troppo rassicurativo.- Vuoi davvero che lo prenda con la forza? Ci rimetteresti tu, quindi...- si avvicina a me con un passo lento e sensuale fino ad arrivare a prendere una ciocca dei miei capelli e giocarci.- Se hai un briciolo di amor proprio ti conviene arrenderti- 

Metto il pacchetto di sigarette nella tasca sul retro dei pantaloni, poi faccio un passo in avanti e mi alzo sulle punte appoggiando i palmi delle mani sul suo petto.- Io ce l'ho un po' di amor proprio, sei tu quello che non ne ha- fiato al suo orecchio, sorridendo soddisfatta.

- Sbaglio o sei tu quella che cerca di destabilizzarmi con la sua vicinanza?- domanda ridacchiando ed appoggiando le mani sui miei fianchi.

Lo guardo intontita e confusa.- In realtà no, quel genere di cose le fai solo tu- 

Ride e, con un piccolo scatto, mi avvicina ancora di più a sé, facendo cozzare i nostri corpi. Poi abbassa la testa e porta le sue labbra vicine al mio orecchio mentre io sento il cuore battere furioso.- Tanto non avrebbe nessun effetto, anche se tu ci provassi- 

Mi allontano e sollevo un sopracciglio.- Tolto il fatto che non ci proverei nemmeno a farti...-

- Perché sai di non riuscirci?- domanda sorridendo beffardo e interrompendomi.

Mi acciglio innervosita per l'interruzione non desiderata; se c'è una cosa che odio è essere interrotta quando parlo, mi manda in bestia.- No, semplicemente perché non vorrei mai avere quel tipo di effetto su di te- replico guardandolo male... molto, ma molto male.

- Quindi sei sicura che in realtà potresti se tu lo volessi?- chiede a mo' di sfida.

Scrollo le spalle e faccio una smorfia.- La cosa non m'interessa- 

- Quindi ti dai già per vinta- contrattacca sorridendo divertito.

- Non mi dò per vinta, solo che non...-

- Allora provaci- butta là il pazzo.- Vediamo se ne saresti davvero capace... o forse sai già di non poterci riuscire?- insinua con un tono di voce tra il divertito e il mellifluo.

Perché ho l'istinto di dargli fuoco, prendere le ceneri e passarci sopra con un tir? Ah sì, perché sta bellamente insinuando che io non sia abbastanza femminile da poter avere su di lui l'effetto che hanno le altre galline.

- Parliamoci chiaro Trent- comincio fulminandolo con lo sguardo.- Il sogno della mia vita non è farti alzare l'asta non appena mi avvicino, se permetti, avrei altre ambizioni più caste. Quindi puoi anche non tentare di farmi cadere nel tuo tranello solo per ottenere ciò che vuoi, soprattutto colpendomi nell'orgoglio. A differenza delle tue amichette ho un cervello, quindi questi giochetti non attaccano con me- concludo sorridendo soddisfatta.

Sghignazza divertito e fa un sorriso sghembo.- Estremamente acuta- nota annuendo.

- Estremamente scaltro- ribatto sorridendo.

Ci guardiamo per qualche istante, poi fa scorrere una mano sul mio sedere, palpando ben bene, come si addice ad un maniaco come lui.

Sorrido e stacco la sua mano dal mio sedere.- So che stai cercando di prendere le sigarette. Ritenta, sarai più fortunato- 

Ride e lancia un'occhiata a Bim seduto dietro di noi, poi fa spallucce e sogghigna. 
È incomprensibile questo figliolo, un vero enigma. Una ne fa e cento ne pensa.
Peccato che non riesca mai a capire cosa gli frulla per quella mente bacata e contorta.

- Ti propongo un affare- se ne esce fuori sghignazzando.

- Non so se voglio sentirlo, anche perché sicuramente è un affare per te e una tragedia per me- constato diffidente.

- Tu non vuoi che io adesso fumi, giusto?- domanda senza levarsi quel sorrisetto malefico dalla faccia.

- Sentiamo, cosa vuoi in cambio?- lo anticipo sospirando afflitta.

- Io non fumo se tu...- lascia la frase in sospeso e ghigna spudoratamente.- Se tu ti spogli davanti a me- 

Strabuzzo gli occhi e assumo un'espressione sconvolta, sbalordita, sconcertata, sorpresa, sbigottita e stupita. Che ha detto?! Forse ho sentito male, non è possibile che mi abbia chiesto di spogliarmi davanti a lui. È pazzo!

Annaspo per qualche secondo come una scema mentre lui se la ride bellamente sotto i baffi che non ha. 

- Stai scherzando vero?- domando con un filo di voce.

Scuote la testa e sghignazza.- No, assolutamente. Allora? Ci stai?- 

Afferro il pacchetto di sigarette dalla tasca e glielo metto in mano molto velocemente.- Strozzatici- dico soltanto, andando verso il divano e sprofondandoci.

Ride come un pazzoide e si porta le mani sulla pancia. 
Mi scappa un sorriso e sposto la mia attenzione su TJ che sta dormendo, credo, in un angolino della stanza. 

Mi alzo di nuovo e vado a sedermi accanto a lui. Apre il suo occhio e volta la testa verso di me. Poso una mano sul suo caldo corpo e comincio ad accarezzarlo dolcemente, facendo meno pressione possibile.

Ho come l'impressione che ci sia qualcosa che non va in TJ. Come se... sapesse di dover... non lo so, ma qualcosa di brutto. È una strana sensazione che non riesco a spiegarmi. Ogni volta che mi avvicino a lui la sento aumentare a dismisura e la tristezza diventa quasi incontrollabile.
So che lui sa. Ne ho la certezza, perché tutte le volte che mi guarda è come se cercasse di dirmelo. 
Non pensavo che sarei mai arrivata a dire una cosa simile, ma... credo che questi mostri, queste macchine assassine che ci hanno attaccato, abbiano dei sentimenti.
Il suo occhio è come se fosse velato da una sorta di tristezza e rassegnazione ogni volta che si posa su di me. Ma per cosa poi? Perché?
Sta cercando di dirmelo, di farmelo capire, ma... non arrivo mai a capo di nulla, e questa cosa è estremamente frustrante.
Frustrante perché, di punto in bianco, mi sono ritrovata a voler bene a questa creatura mostruosa. Se lo dicessi a David probabilmente sverrebbe e Bim si suiciderebbe dopo avermi dato di pazza.

- Bim?- lo chiamo, puntando lo sguardo su di lui.

- Si principessa?- domanda senza staccare gli occhi dal giornale.

Torno a guardare TJ e la mia mano che lo accarezza.- Tu per caso sai... qualche cosa sulle conseguenze di quelle lacrime che TJ produce?- 

Nella stanza cala il silenzio ed alzo lo sguardo su Bim. Mi sta guardando senza... una reale espressione, come se non mi vedesse sul serio. Sembra perso in un altro mondo.

- Non devi affezionarti a quel mostro- dice soltanto, con un tono di voce quasi inesistente.

- Perché? Perché dici questo?- domando confusa.- Hai già visto cosa ha fatto per noi, è buono, non ci tradirà- 

- Non lo dico per quello- replica amorfo.- Su quanto hai detto ti credo, devo ammettere che mi riesce difficile pensare una cosa simile, ma lui con voi è buono- 

- E allora perché? Sai qualcosa vero?- incalzo ansiosa.

Bim abbassa la testa e ritorna col naso nella rivista.- Non ti ci affezionare- ripete serio.- O ne rimarrai scottata per sempre- 

Scuoto la testa confusa e riabbasso la testa su TJ che mi sta guardando di nuovo in quel modo. Di nuovo triste.












Angolo dell'autrice:

Eccomi qua! XD
Come state carissime? Spero bene ;)
Anche questa volta sono riuscita ad aggiornare un po' prima del previsto \(^.^)/ che felicità!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e vi abbia appagate dell'attesa. 
David è tornato! Non poteva lasciarla lì, nessuna di noi glielo avrebbe mai perdonato. Lo avremmo arrostito a fuoco lento e poi lanciato da un palazzo di cento pieni. Uahahahah >.<
Non so cosa dire... Lascio a voi la parola :) se avete qualche domanda siete sempre liberissime di farmele! Vi ringrazio immensamente per tutte le stupende recensioni che mi lasciate! */\* siete gentilissime! */\* 
Scusate se sono un po' indietro col rispondermi, ma non temete, tutte avrete una risposta ahahahah! Vi voglio davvero bene, anche se non vi conosco di persona >\\<
A presto!!! Aggiornerò... domenica se per voi va bene :) 
Un bacione enormeeee!!! GRAZIE!!!!

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Capitolo 14
*** Mille pensieri ***


Mille pensieri








È passato un altro giorno. Il vento freddo soffia sulla città facendo smuovere le foglie cadute a terra e lo sporco nei canaletti di scarico, o almeno questo è quello che immagino. 
Vorrei poter aprire quella porta, uscire e respirare una boccata d'aria fresca.
Vorrei poter sentire quell'aria entrarmi nei polmoni, riempirli e sorridere soddisfatta. Ma non posso. Non posso, relegata come sono in questa piccola casa.

Mi siedo sul vecchio divano sgualcito e consunto e rannicchio le gambe al petto per potermi tenere più al caldo. 
Rabbrividisco e sfrego le mani per poi portarmele davanti alla bocca ed alitarci contro. Se solo si potessero accendere i riscaldamenti... accidenti, non ne va una giusta.

- Hai freddo?- mi domanda Bim, seduto accanto a me.

Sorrido debolmente.- Un po'- 

- Ti riscaldo io- propone facendosi più vicino e circondandomi le spalle con un braccio. 

Inizialmente m'irrigidisco e percepisco lo sguardo di Trent posato su di me. Alzo la testa e punto gli occhi su David per constatare se sono pazza e mi sono immaginata tutto, oppure se la mia percezione è reale.
Ok, sono pazza ed ho immaginato tutto: il troglodita sta guardando il muro davanti a sé e tra le labbra stringe una sigaretta.

- Grazie Bim- sussurro appoggiando la testa sulla sua spalla e chiudendo gli occhi.

- Non c'è di che principessa. È mio dovere aiutare una fanciulla in difficoltà. Del resto a Natale si è tutti più buoni- dice infine, facendomi corrugare la fronte.

- Non è Natale Bim, è Novembre- lo correggo guardandolo e sorridendogli.

Mi osserva confuso e poi si apre in un sorriso.- Ah davvero? Va be' comunque non importa, il concetto è quello- 

Ridacchio e ritorno con la testa sulla sua spalla. Il suo corpo è tiepido, non esattamente caldo, e inizialmente rabbrividisco per una seconda volta. 
Bim si avvicina ancora di più e posa la mano libera sulle mie per tentare di riscaldarle.

- Lo sapevi che esistono le coperte?- interviene una voce antipatica, odiosa e maleducata: Trent.

Apro gli occhi e lo guardo.- Lo sapevi che in questa casa non ce ne sono?- rispondo a tono, ripagandolo con la stessa moneta.

- Invece sì, ne ho prese due al supermercato- afferma facendo un'espressione altezzosa e di sfida.

Ecco, adesso avrei l'istinto di prendergli la testa e sbattergliela al muro ripetutamente fino a farne uscire qualcosa... sempre che ci sia qualcosa lì dentro, s'intende.

- Se tu non parli io non posso sapere le cose- ribatto acida e fulminandolo nel momento in cui mi lancia una coperta di pile addosso.

- Basta chiedere- replica incrociando le braccia al petto e sollevando il mento con fare provocatorio.

Mi scatta un sopracciglio in alto per un attacco di nervosismo incontrollabile e mi alzo in piedi arrivandogli davanti per fronteggiarlo.

- Se stai cercando di farmi incavolare ci stai riuscendo benissimo- sibilo riducendo gli occhi a due fessure.

Fa un sorrisetto divertito e un passo avanti accorciando le distanze tra noi.- L'avevo notato, e ti confesso che la cosa mi diverte parecchio- 

- Trovi gioia nel far esplodere il sistema nervoso ad una povera fanciulla indifesa?- domando guardandolo innocentemente ed indicandomi.

- No, alla povera fanciulla indifesa no. A te sì- puntualizza sempre più divertito dalla situazione.

- Ah e io cosa sarei? No sentiamo, sono curiosa di saperlo- 

Si porta un dito sotto il mento e sembra pensarci, poi torna con lo sguardo su di me e sorride sornione.- Una specie di belva assatanata- 

Il mio tic nervoso diventa sempre più incontrollabile e mi ritrovo a stringere le mani per evitare di prenderlo a pugni.- Tu invece sai cosa sei? Un mostro con corpo di animale e testa di...-

- Non si dicono parolacce- m'interrompe facendo di no con l'indice e sghignazzando.

- Non ho detto parolacce- sputo rabbiosa.

- Ma lo stavi per fare-

- Dettagli- 

Sorride divertito e scuote la testa.- Vuoi sempre avere l'ultima parola eh?-

- Sì, con te sì- affermo sicura e riducendo gli occhi a due fessure.

- Mi devo sentire privilegiato quindi?- domanda con un tono di scherno.

Scrollo le spalle e piego il labbro in giù.- Be' più che altro ti dovresti sentire onorato dato che spreco il mio prezioso fiato con te, ma vedila come ti pare- 

- Grazie vostra altezza per così tanta generosità... O forse dovrei dire bassezza?- conclude ponendosi un'altra volta il dito sotto il mento e ridacchiando.

Basta! Lo uccido! O ora o mai più! 
Sento le fiamme bruciare dentro i miei occhi, le mani che prudono e la rabbia che sale velocemente, a questo punto decido di agire: lo afferro per la maglietta e lo strattono poco gentilmente verso di me fino a far arrivare i nostri visi vicinissimi.

- Senti simpaticone che non sei altro, vuoi forse che ti spacchi la faccia? Basta chiedere- sibilo mostrando un sorriso inquietante persino per me.

Solleva un sopracciglio e ghigna sprezzante del pericolo a cui sta andando incontro.- Ho sbagliato, mi correggo, sei una belva assatanata e violenta- 

- Ti rendi conto che stai accorciando il tempo che ti divide dalla morte?- domando guardandolo come se fosse uno stupido... cosa che poi effettivamente è.

- Cosa sei una delle Parche? Magari quella che taglia il filo e decide quando far morire- 

- Allora qualcosa hai studiato anche tu, troglodita disturba-lezioni. Se sfoggi così le tue conoscenze mi emozioni però- dico prendendolo in giro e sorridendo soddisfatta.

Sorride e punta lo sguardo sulla mia mano che lo sta quasi per strangolare.- Ti sarei molto grato se tu lasciassi la mia maglietta, me la stai sgualcendo- Fa una pausa e poi torna a guardarmi con una strana luce maliziosa negli occhi.- O forse preferisci levarmela?- 

Sgrano gli occhi ed assumo un'espressione disgustata.- No grazie, preferirei amputarmi le mani piuttosto- dico lasciandolo andare e pulendomi le mani, come se il contatto con lui mi avesse sporcata.

Sghignazza alle mie spalle mentre io torno sul divano e mi siedo, imbottendomi come un fagottino dentro le coperte. 
Ne passo la metà a Bim che mi sorride e si avvicina per mettercisi sotto. Nello stesso istante Trent lancia l'altra coperta addosso a Bim e si piazza davanti a noi a braccia conserte.

- Voglio dormire, quindi dovete spostarvi di lì- se ne esce fuori coraggiosamente.

Bim, senza fare un minimo di protesta, si siede a terra e fa segno di ok al suo grande capo. Non capisco perché lo stimi tanto, è uno scemo patentato! Come fa a non notarlo?!
Io invece mi pianto lì e, anzi, mi distendo pure, trascinando la coperta con me.

Stranamente Trent non dice nulla e si siede sul divano. 
Perché non si lamenta, non cerca di spostarmi, non mi prende di peso e lancia per terra? È impazzito? O forse è stato intimorito dalla mia furia omicida di poco prima... probabile, chi non si sarebbe spaventato?

Alza la coperta e si stende accanto a me senza pronunciare la minima parola. 
Ok, c'è qualcosa che non va. Tutto ha un limite, e non posso tollerare quest'indifferenza.

Picchietto un dito sulla sua spalla e dopo poco comincio a strattonarlo con violenza per farlo girare dalla mia parte.

- Ehi un attimo! Fammi sistemare, non vedi che sto per cascare?- si lamenta facendo dei lenti movimenti per voltarsi. E finalmente arriva con la faccia ed il corpo davanti a me.- Cosa vuoi?- domanda scocciato ed annoiato.

- Perché non ti lamenti?- parto all'attacco, guardandolo incredula.

- Veramente mi sto lamentando- 

- No, ma non di quello- specifico muovendo una mano.- Io sono rimasta qui- gli faccio notare indicando con un dito il divano.

- E allora? Me ne ero accorto- 

- Ma sei scemo?-

- Direi di no, tu?- domanda improvvisamente divertito.

- Non è questo il punto- dico scuotendo la mano.- Io sono qui, e tu non dici nulla?- 

Alza gli occhi al cielo e sospira.- Mi fa fatica prenderti di peso e buttarti di sotto, quindi per stavolta ti permetterò di dormire sul divano con me. Tutto qua, non era difficile da capire- 

- Sei tu che sei difficile da capire- dico flebilmente, abbassando gli occhi sulla mia mano.

Cala il silenzio. L'unico rumore è provocato dal russare di Bim. Come ha fatto ad addormentarsi così velocemente?! Incredibile.

- Nemmeno tu sei facile- bisbiglia Trent, all'improvviso serio.

Alzo lo sguardo su di lui.- In che senso? Che sono complessata e piena di problemi?- domando senza rabbia o fastidio per la sua affermazione.

Sorride e si passa la lingua sulle labbra.- No, anche perché non sei né complessata né piena di problemi- dice, lasciandomi a dir poco stupita. 
Sbaglio o sta dicendo qualcosa di carino nei miei confronti? Miracolo!

- Trent ti avverto che se stai per farmi un complimento mi farai emozionare e potrebbe essere l'ultima cosa che sentirò tanto sarà forte il colpo al cuore- lo prendo in giro ridacchiando.

- Tranquilla, non ho intenzione di farti un complimento- mi rassicura con uno splendido sorriso stampato in faccia... Splendido?! Un decente sorriso volevo dire.

Mi metto una mano sul cuore e sospiro.- Avvertimi il giorno in cui me ne farai uno, potrei non reggere al colpo- ironizzo ridendo sommessamente, per non svegliare Bim.

Sghignazza e mi scosta un ciuffo di capelli caduto sul viso. Lo prende tra le dita e comincia a giocarci ammaliato, come se fosse ciò che di più bello abbia mai visto.
Mi perdo a guardare la sua espressione concentrata e non mi accorgo nemmeno che ha cominciato a tirarmi i capelli delicatamente.

- I tuoi capelli sono la seconda e ultima cosa che mi piace in te- asserisce ghignando.

- Perché ti piacciono?- domando incuriosita.

Tiene lo sguardo fisso sulla ciocca con la quale sta giocando e fa una smorfia con la bocca.- Non so, mi piace il loro colore e la loro morbidezza, come ti ricadono sulla schiena, e come te li sposti dal viso quando sei nervosa.- Sorride perso in qualche pensiero e si rigira la ciocca tra le dita.- E anche quando te li leghi nella treccia perché t'infastidiscono- 

Ammutolita. Ecco come sono rimasta: ammutolita. 
Sento solo il cuore battere freneticamente nel petto e rimbombare nelle orecchie. 

- E... perché è la seconda?- chiedo con la gola secca e inghiottendo un litro di saliva subito dopo.

- Perché c'è una cosa che mi piace ancora di più, o meglio, due cose- risponde, come se fosse un'ovvietà e io fossi scema a non arrivarci. 

- E cioè?- Deglutisco un blocco di saliva che sembra essersi solidificato ed attendo impaziente.

Porta lo sguardo su di me e tace per vari secondi, facendo salire la mia curiosità alle stelle.
Ma dico io, si diverte a farmi patire in quest...

- I tuoi occhi- spara all'improvviso, interrompendo il corso dei miei pensieri.- Sono... sembrano pezzi di cielo- Fa una pausa e s'inumidisce le labbra.- Si dice che gli occhi siano lo specchio dell'anima, non ci ho mai creduto, ho sempre avuto delle convinzioni solide e inespugnabili però... be' quando guardo i tuoi è come se queste convinzioni si sgretolassero. Quando menti, quando dici di stare bene, quando qualcosa ti dà noia o t'infastidisce, in tutti questi casi riesco a capirlo guardandoti in quelle specie di gocce d'acqua- conclude indicando con il mento i miei occhi.

Come fa a dire certe cose così facilmente? Cioè, a me si è fermato il cuore nel momento in cui ha detto che i miei occhi sembrano pezzi di cielo e lui non pare nemmeno essersi accorto della portata di ciò che ha detto.
Riesce a spiazzarmi e stupirmi ogni volta. Ed è l'unico ad esserne in grado. Perché?! 

Sbatto le palpebre più volte e velocemente ed abbasso lo sguardo imbarazzata. "Pezzi di cielo e gocce d'acqua" li ha chiamati. Sa essere anche poetico quando vuole, e questo aspetto di lui fa galoppare il mio cuore innaturalmente. Accidenti! Perché non riesco a regolarizzarlo?! Ci mancava il cuore impazzito ora!

- Non ti chiedo cosa ti piace in me perché mi rendo conto che sia impossibile non amare tutto- scherza indicandosi e facendo una faccia come dire "lo so, lo so, è difficile".

Ridacchio divertita e sospiro puntando gli occhi nei suoi.- In realtà ci sono delle cose che mi piacciono di te- confesso portandomi le mani sotto la guancia.

- La cosa non mi sorprende, è naturale- si vanta sghignazzando.

- Dicevo sul serio- affermo ridendo.

- Anche io- ribatte scrollando le spalle.

- Ok, allora non te le dico- concludo voltandomi e dandogli le spalle. 

Cala il silenzio e dopo poco avverto un suo braccio intorno al mio fianco. Sorrido, non so per quale astruso motivo, e volto la testa verso di lui.

- Che vuoi?- domando cercando di mantenere un'espressione arrabbiata... cosa che non mi riesce a giudicare dal suo sorriso divertito.

- Ormai mi hai incuriosito, me lo devi dire- 

- No- 

- Sì- 

- No- 

- Sì- 

- No sempre una volta in più di te. Ho vinto- constato mostrando un sorriso a trentadue denti vittorioso.

Inizialmente sembra stordito da ciò che ho detto, poi si riprende ed aumenta la presa intorno al mio fianco.- Vuoi costringermi ad usare la forza?- minaccia credendo di intimorirmi.

Gli rido bellamente in faccia e concludo con una linguaccia degna di Oscar.- Non uscirà una parola da questa bocca- affermo convinta ed indicandomi le labbra con un dito.- Adesso sei pregato di farmi dormire, grazie- 

Torno a dargli le spalle e ridacchio sommessamente. 
Ti ho fregato Trent! Piglia e porta a casa! Ho vinto io stavolta...

- Nemmeno un piccolo bacio della buonanotte?- chiede all'improvviso, spiazzandomi e facendomi sgranare gli occhi.

Con degli scatti lenti e quasi meccanici volto la testa per guardarlo nuovamente. Sta scherzando vero? Non me l'ha chiesto sul serio...
No, ha detto sul serio a giudicare dal suo sguardo... profondo, ipnotico, stranamente concentrato e non di scherno.

- Perché? Da quando in qua hai bisogno del bacio della buonanotte?- domando cercando di mascherare l'imbarazzo con dell'ironia.

- Da sempre, solo che tu non me lo dai mai- si lamenta mettendo su il broncio. 

- Ci sarà un motivo se non te lo dò- 

- E quale?- 

- Non te lo meriti e non sono cose che si dovrebbero chiedere- rispondo piccata. 

Fa uno strano sorriso malizioso e divertito e fa scorrere la mano sulla mia pancia, bloccandomi il respiro.- Quindi d'ora in poi non te lo dovrò mai più chiedere?- 

- Esatto, sei pregato di non...- Non termino la frase che all'improvviso, senza nemmeno capire come possa essere successo, mi ritrovo con la sua bocca sulla mia.

Mi bacia delicatamente, lambendo le mie labbra e toccandole appena con le sue. Si ritrae leggermente per spostare la testa di lato e ricomincia con la sua lenta e dolce tortura, facendomi irrimediabilmente staccare il cervello e rispondere al bacio. 
Mi stendo a pancia in su e nello stesso istante si posiziona sopra di me, permettendo al suo petto di sfiorare il mio e alle sue gambe di chiudere le mie in una gabbia mortale.
Sento che il cuore tra pochi secondi smetterà di battere e mi scoppierà dentro al petto. Dire che sta correndo furiosamente è un puro eufemismo.

Una sua mano corre al mio viso e prende ad accarezzare delicatamente la mia guancia, scostando di tanto in tanto dei capelli che intralciano il suo percorso. 
Le mie mani s'intrecciano tra i suoi capelli, cominciando a giocarci, e sollevo la testa per avvicinarla alla sua. Fa scorrere la mano dal mio viso lungo tutto il braccio fino a stringerla intorno al mio polso e, a questo punto, approfondisce il bacio prendendo a leccare lentamente le mie labbra, senza però mai chiedere completo accesso alla mia bocca.

Si può impazzire tanto per un bacio e volerne sempre di più? Arrivata a questo punto credo proprio di sì. Ma... accidenti lui è David Trent! Non stiamo parlando del mio amico d'infanzia, stiamo parlando del mio nemico d'infanzia. Va be', non proprio d'infanzia, ma comunque sia degli ultimi quattro anni. 
Non ci capisco più nulla, è tutto così... confuso, strano, fuori dal normale. Oramai non riesco più a basarmi su niente di logico e razionale.

Mi allontano per riprendere fiato ed apro gli occhi. 
I suoi mi stanno osservando, anzi, mi correggo, mi stanno scandagliando l'anima. Sembra che non si soffermino solo a guardarmi, ma che vadano più in profondità riuscendo a toccare le corde del mio animo e a tramutare in musica i miei pensieri più nascosti.

- Buonanotte- sussurra riposando le sue labbra sulle mie per un ultimo delicato bacio.

- Buonanotte- bisbiglio guardandolo come ipnotizzata. 

Ricambia il mio sguardo per qualche secondo, poi sorride ed appoggia completamente il suo corpo sul mio, reggendosi con gli avambracci, adagiati ai lati del mio viso, per non schiacciarmi sotto il suo peso.- Che c'è?- domanda divertito.

Scuoto la testa in senso di diniego ed arriccio istintivamente il naso.- Nulla- 

- Stai mentendo- se ne esce fuori, trapassandomi con lo sguardo.

- Non è vero- ribatto innervosita.

- Sì invece- insiste convinto.- Hai arricciato il naso e distolto lo sguardo, segni inequivocabili che hai mentito e stai continuando a farlo- 

Rimango spiazzata ed annaspo alla ricerca di una risposta soddisfacente. Ma non mi viene in mente nemmeno uno straccio di parola e così mi ritrovo a sospirare stancamente e ad abbassare gli occhi.

- Non...- comincio, prendendo a giocare con il colletto della sua maglietta.- Non... non ci capisco più niente- 

- Cosa non capisci?- domanda con un tono di voce serio ed attento, privo di alcuna traccia di scherno o d'ironia.

Mi mordo il labbro inferiore e stritolo il colletto.- Non capisco te, non capisco cosa sta succedendo e non capisco perché continui a baciarmi come se fosse una cosa naturale- confesso alzando lo sguardo sui suoi occhi.

Sorride divertito.- E non lo è invece?- 

- No che non lo è!- dico spalancando gli occhi e scuotendo la testa.- David, io e te ci siamo sempre disprezzati, siamo come il diavolo e l'acqua santa, tu poi hai sempre detto che ti avrebbe fatto impressione anche solo toccarmi, adesso... insomma che sta succedendo?- 

Fa spallucce ed assume un'espressione disinteressata.- Forse perché non è vero che mi avrebbe fatto impressione anche solo toccarti; non hai mai pensato che lo dicessi per provocarti e farti incavolare?- domanda sorridendo divertito.

- Sapevo che lo facevi per farmi innervosire, ma ho sempre creduto che tu stessi dicendo la verità- ammetto sbalordita.

Solleva un sopracciglio compiaciuto.- E secondo te uno come me dice sempre la verità?- 

- Quindi potresti mentirmi anche adesso?- 

- Non ne avrei motivo- risponde velocemente, serio in volto.

Sorrido ed abbasso nuovamente lo sguardo sulle mie mani intorno al suo colletto.- Il fatto che io non ti faccia impressione non spiega comunque perché tu continui a baciarmi. Cioè, ci possono essere milioni di ragazze che non disprezzi eppure mica le baci tutte- noto leggermente imbarazzata.

- Infatti bacio solo quelle che trovo attraenti- spara con nonchalance, mozzandomi il fiato.

- Quindi... Tu mi trovi attraente?- domando stranita e confusa.

Sorride divertito.- Intendevo ragazze, non belve, è diverso- 

Riduco gli occhi a due fessure e lo fulmino.- Grazie simpaticone- 

- Prego simpaticona- risponde scrollando le spalle.- Quando vuoi- 

Ridacchio e sbadiglio rumorosamente, ricordandomi comunque di portare una mano davanti alla bocca e non mostrare ai quattro venti la mia gola.
Trent scivola accanto a me ed io mi metto di spalle a lui, avvicinando però la mia schiena al suo petto per sentirne il calore. Rimbocca la coperta fin sopra la mia spalla e poi quello stesso braccio va a circondarmi la vita per attirarmi a sé e far combaciare i nostri corpi come pezzi di un puzzle.
Sorrido stranamente felice e dopo poco perdo la cognizione del tempo cadendo in un sonno profondo.




Apro gli occhi quando è ancora buio e la stanza è immersa in una penombra quasi rassicurante. 
Sbatto più volte le palpebre per abituarmi all'oscurità e sbadiglio, ancora assonnata.

E ora che mi sono svegliata che faccio? Purtroppo ho la brutta abitudine di non riuscire più ad addormentarmi, a meno che non sia estremamente calma.
In questo momento, al contrario, sono agitata. Cioè, in realtà non so perché, ma quando mi sveglio è come se fosse pieno giorno e se sto ferma mi viene la smania.
Ho bisogno di muovermi.

Il braccio di David mi sta ancora avvolgendo delicatamente la vita procurandomi calore e riscaldando tutto il mio corpo e la mia schiena è sempre attaccata al suo petto. Conclusione: nessuno dei due si è mosso.
È naturale che mi senta tutta indolenzita allora. 

Mi muovo delicatamente fino ad arrivare con la faccia davanti alla sua ed a distendere le gambe, facendo attenzione a non svegliarlo.
Perfetto, ci sono riuscita con ottimi risultati, adesso mi sento meglio. Riesco ancora a percepire la presenza delle gambe. 

Punto gli occhi sul viso di David e l'osservo assorta: ha le labbra leggermente dischiuse e le palpebre distese, le guance arrossate e il respiro regolare, i capelli scompigliati e la fronte rilassata, come se non stesse pensando a nulla.
È bello. Indubbiamente bello. Per quanto possa non sopportarlo a volte, devo ammettere a me stessa che David Trent è di una bellezza particolare. Una di quelle che spicca sulle altre a livello estetico, ma che si nasconde a livello interiore. 
È... strano, difficile da spiegare, ma Trent è bello anche dentro e lo si può notare solo nei momenti in cui LUI ti permette di notarlo. 
Si comporta spesso in modo arrogante, indisponente, quasi cattivo talvolta, ma ormai ho la certezza che lo faccia solo per nascondere ciò che ha dentro. È una sorta di corazza, un qualcosa che faccia fermare le persone a giudicarlo solo per quello che vedono e non per quello che non vedono. 
E lui ne è consapevole, per questo motivo si comporta in questo determinato modo. Non vuole che tutti lo conoscano veramente. Anche se credo comunque che l'essere arrogante ed insopportabile faccia parte del suo carattere... del resto lo ha detto lui stesso che si diverte a farmi innervosire.
Fatto sta che David ha una bellezza non solo esteriore, ma anche interiore, e se la prima la ostenta a tutti, la seconda la tiene per sé e per quelle poche persone che lo conoscono veramente e che lo amano.

Chiudo gli occhi e sorrido assorta nei miei pensieri. 

Non avrei mai creduto che un giorno mi sarei ritrovata a pensare che David Trent, il mio incubo, la persona da me più detestata al mondo, il mio nemico numero uno, è una bella persona.
Se mi avessero detto: "ehi Sarah un giorno arriverai alla conclusione che Trent è bello anche dentro e che quello che tu vedi è solo uno scudo che usa perché non gliene frega nulla di farsi conoscere dalla gente" mi sarei fatta una di quelle risate che ti fanno rotolare per terra... anzi, probabilmente sarei morta dal ridere.
Eppure è così strana la vita... Ci si trova a cambiare idea anche sulle persone che prima avremmo volentieri evitato anche solo di vedere. 

Se c'è un aspetto positivo che riconosco a quest'orribile situazione è che sto conoscendo meglio me stessa, e Trent. 
Me stessa perché ogni giorno mi vengono sbattute in faccia le mie paure, le mie debolezze, e non ho altra scelta se non quella di superarle; ed in questo modo, facendo violenza contro me stessa, mi sono resa conto di essere più sensibile e forte di quanto credessi. 
Forse sono queste le uniche cose che riconosco di positivo a quest'inferno, sì, le uniche.

La mano di David scivola lentamente dalla mia vita e lo sento sospirare pesantemente, muove le gambe e si volta stendendosi a pancia in su, come se stesse per alzarsi...
Velocemente sgrano gli occhi e porto un braccio sul suo petto per trattenerlo.

- Dove vai?- chiedo ansiosa ed impaurita che possa abbandonarmi di nuovo.

- Sei sveglia?- domanda con la voce impastata e stropicciandosi un occhio.

- Sì, da un po'- Stringo tra le dita la sua maglietta e sollevo la testa per guardarlo.- Perché ti volevi alzare?- 

Punta i suoi occhi nei miei, smarrito.- Volevo andare in bagno...- Poi sorride divertito.- Hai paura che me ne vada di nuovo?- 

E contro ogni mia previsione sputo fuori la verità, senza riuscire a fermarmi.- Sì- affermo infatti, senza allontanare lo sguardo dal suo.

- Non ne hai motivo- sussurra serio.- Perché non succederà più- 

Sorrido rassicurata ed appoggio la testa sulla sua spalla, stringendomi a lui.- Mai più?- chiedo alla ricerca di un'ulteriore conferma.

Alza un braccio e mi circonda le spalle con fare protettivo.- Mai più... Anche perché non avrei ragione di andarmene- 

- Bene, anche perché se riuscissi a ritrovarti ti farei a pezzi- lo minaccio divertita, alzando leggermente la testa per guardare il suo profilo.

Sorride ed abbassa il viso per guardarmi.- Credo che se ti incavolassi sul serio riusciresti a far paura anche a quei mostri, di sicuro scapperebbero a gambe levate- ironizza divertito.

Riduco gli occhi a due fessure.- Puoi giurarci- affermo convinta.

Ridacchia sommessamente e poco dopo cala il silenzio. Stavolta non so perché, ma riesco ad avvertire la tensione fra i nostri corpi, e soprattutto una sorta di scarica elettrica attraversare il mio. Ehi calma Sarah, che ti sta prendendo?!

Guardo ancora i suoi occhi e lui fa lo stesso, poi abbassa ancora di più il suo viso mentre io mi ritrovo ad alzarlo per avvicinarlo al suo. Pazza, fermati!
Le sue labbra sfiorano e sfregano contro le mie, e continua a fare lo stesso movimento per qualche secondo, alla fine mi lascia un tenero e veloce bacio a stampo e si allontana per osservarmi.

- E invece tu perché mi baci?- chiede di getto, procurando il battito accelerato del mio cuore.

Abbasso la testa e stringo la sua maglietta fra le dita, prendendo a giocherellarci.- Io... cioè... mi ritrovo a rispondere, non c'è un perché- dico arricciando il naso e facendo spallucce.

- Menti, hai di nuovo distolto lo sguardo ed arricciato il naso- afferma con un tono di voce divertito. Mi solleva il mento e fa incontrare i nostri occhi.- Perché lo fai? Voglio saperlo- domanda poi, serio in volto.

- Io... non lo so... non lo so, è... automatico- rispondo, quasi con un tono interrogativo sull'ultima parola. 

- Sei una macchina per caso?- 

- Vuoi un calcio là dove non batte il sole per caso?- 

Sghignazza e scuote la testa.- No grazie, ho già avuto prova dei tuoi calci- 

- Perfetto, noto con piacere che hai ancora la capacità di ragionare dal bacino in sù. Il tuo cervello ogni tanto si mette in funzione, questa cosa mi rallegra- affermo ridacchiando.

- Sì infatti, il mio funziona, è quello di qualcun'altra che non si decide a mettersi in moto- ribatte lanciandomi uno sguardo di sfida.

- Non ti conviene fare lo spiritoso proprio in questo momento visto che ho il ginocchio vicino al tuo collega- dico sorridendo soddisfatta.- O forse lo vuoi davvero questo calcio?- 

Con la mano libera mi afferra il polso e lo stringe.- Sarei comunque in grado di fermarti in tempo, quindi la tua minaccia non mi sfiora nemmeno di striscio- 

Sollevo un sopracciglio scettica.- Non è vero, non ce la faresti- replico convinta.

- Vuoi scommettere?- 

- Ci sto- 

- Ok, allora, se io vinco...- Fa una pausa e guarda il soffitto in fase meditativa, dopo poco riporta lo sguardo su di me, ma una strana luce illumina i suoi occhi.- Se io vinco tu dovrai spogliarti- 

- Di tutto?!- domando sgranando gli occhi.

- Dato che fa freddo ti concedo di solo la maglietta- Ghigna divertito.- Non puoi tirarti indietro, ormai hai accettato-

Sbuffo infastidita ed alzo gli occhi al soffitto.- Se io vinco tu, invece, dovrai lasciarmi il divano libero per una settimana. In altre parole dormirai per terra tutti e sette i giorni- 

- Ok, ci sto- accetta velocemente, continuando a ghignare.

- Bene, che vinca il migliore- 

- Hai detto bene, il migliore, non la migliore- afferma ridacchiando.

Lo fulmino con lo sguardo.- Staremo a vedere- 

Senza aspettare un "via" o il conto alla rovescia, faccio scattare il mio ginocchio all'attacco con l'intento di colpirlo violentemente in quel punto X. 
La sua mano scatta repentina sul mio ginocchio e lo ferma un secondo prima dell'impatto.- Furba e veloce, ma non abbastanza- commenta divertito.

Sbuffo rumorosamente e torno all'azione. Mi posiziono sopra di lui e gli lancio un'occhiata capace di uccidere... solo che con lui non succede, peccato.
Comune sia ritraggo il ginocchio assassino e, dopo avergli bloccato le mani sopra la testa (anche se è stato troppo docile nel farselo fare), parto di nuovo all'attacco, ma nemmeno stavolta va a buon fine.
In meno di due secondi riesce a capovolgere le posizioni e a schiacciarmi sotto il suo corpo. 

- Ho vinto, mi dispiace- afferma facendo il finto affranto e piegando il labbro inferiore in giù.

- Hai barato sicuramente- sbotto innervosita. Odio perdere. Per me l'importante non è partecipare, è vincere!

- Veramente quella che ha barato sei stata tu, del resto non hai aspettato nemmeno che dessi il via. La prima volta ci sei andata molto vicina, fortuna che ho i riflessi pronti- si vanta sghignazzando.

- Non avevamo programmato che dovesse esserci il via, quindi fino a prova contraria non ho barato- 

- È inutile il tuo tentativo di scagionarti, hai comunque perso e devi rispettare la punizione- 

Gli lancio ripetutamente occhiate assassine, ma il risultato rimane invariato: Trent è sempre vivo e vegeto davanti a me. Alla fine sbuffo e gli faccio segno di sollevarsi.

- Alzati un po', se no non riesco a togliere la maglia- constato innervosita e allo stesso tempo sconfitta.

Sorride divertito e pone le mani ai lati del mio viso per fare pressione sul divano e sollevare il suo corpo dal mio. 
Alzo leggermente la schiena, porto le mani ai lati della maglietta e la tolgo velocemente, poi l'appoggio sullo schienale del divano e torno a distendermi stizzita. 

- Va bene?- domando incrociando le braccia al petto.

- Togli le braccia- ordina osservando il mio corpo.

Sbuffo e le tolgo per dargli una visione completa della mia pancia e del mio seno, coperto dal reggiseno fortunatamente. 
Sorride sghembo e, non appena rabbrividisco per il freddo, riporta delicatamente il suo corpo sul mio, cercando di non pesarmi troppo e sistemando la coperta intorno a noi. 

- L'avevo detto che avevi un fisico niente male- commenta divertito.

- L'avevo detto che eri un maiale- ribatto sempre più stizzita, nonostante mi abbia appena fatto un complimento.

Ridacchia ed avvicina il viso al mio, tenendo lo sguardo puntato sulle mie labbra dischiuse.
Oh cavolo... fermo cuore, fermo cuore, non fare stupidaggini! Non è proprio il momento più opportuno per scoppiare!
Appoggia la bocca sul mio mento e un istante dopo comincia a percorrere un tragitto immaginario sul mio viso: prima la guancia destra, poi lo zigomo, la tempia, la fronte, il naso ed infine la bocca, dove si sofferma più del dovuto.
Istintivamente muovo le labbra e catturo le sue in un bacio. Pazza! Che hai fatto?! Tu ce l'hai un cervello, usalo!
Risponde immediatamente e quasi con urgenza, muovendo una mano ed adagiandola sul mio viso per avvicinarlo ancora di più. Io, da pazza furiosa quale sono diventata, porto le mani sull'orlo della sua maglietta e vengo pervasa dall'istinto di togliergliela, ma fortunatamente non tutto il mio cervello è partito per la tangente, e rimango ferma. 
Intanto la sua lingua si muove con la mia in un misto di passione e dolcezza, riuscendo a farmi rabbrividire ogni secondo di più e ad uccidere lentamente ogni mio neurone. 

Accidenti, ma che mi sta prendendo?! Ma la vera domanda è: perché io lo bacio? Non ho saputo rispondergli e tuttora non riesco a trovare una risposta soddisfacente. 
Ci deve essere un perché, c'è sempre. E allora come mai non lo trovo stavolta? Perché accidenti?! Non ha senso tutto questo, non ha un briciolo di logica. 
Se una persona non mi piace non la bacio, è ovvio. Quindi... Trent mi piace?! Eresia, pura eresia. Non è possibile. 
Forse però... forse fisicamente mi piace... cioè, deve essere questo. Non trovo altra spiegazione altrimenti.

La sua calda mano si sposta dal mio viso e mi sfiora delicatamente il collo... la clavicola... la spalla... il braccio... infine si ferma sulla pelle nuda del mio fianco e lì comincia a massaggiarla.
Allontano la bocca dalla sua per riprendere fiato e apro gli occhi per guardarlo. Ma non trovo nulla dal momento che le sue labbra sono già scese sul mio collo e stanno lasciando una calda scia di baci.
Devo mantenere il controllo... della situazione... non posso alzargli la... maglietta e...
Si allontana di scatto da me e si sfila via la maglia, lanciandola malamente per terra, poi ritorna a far combaciare i nostri corpi e qui sento il mio tendersi come una corda di violino e il suo irrigidirsi istantaneamente.
I miei occhi corrono veloci alla ricerca dei suoi, e stavolta li trovano immediatamente. Sono liquidi, caldi... due tizzoni ardenti... due scintille di fuoco in una notte senza luna... Gli occhi più belli che abbia mai visto in tutta la mia vita.

Si abbassa lentamente sulla mia bocca e riprende a baciarmi con calma, senza nessun tipo di foga, poi dopo poco sposta le sue labbra sulla mia clavicola e lì gioca con la lingua, stuzzicando l'anfratto di pelle coperto dalla sua bocca.
Mi ritrovo a sospirare in un modo tutt'altro che normale e appoggio le mani sulla sua schiena, cominciando ad accarezzarlo delicatamente con le mie esili dita. Scende ancora di più e stavolta passa a stuzzicare l'anfratto di pelle del seno non coperto dal reggiseno, facendomi irrigidire e al tempo stesso surriscaldare in tutto il corpo.
Hanno acceso i termosifoni? C'è una stufa da qualche parte? Sto cominciando ad avere un caldo indicibile. 
Trent trema leggermente e mi rendo conto che forse sono io l'anormale... cioè, lui ha freddo ed io caldo?!

- Hai freddo?- domando con un filo di voce.

Alza la testa e mi guarda confuso, poi sorride e torna ad adagiarsi sul mio corpo, tenendo però sollevata una parte...- No, non è quello- dice divertito e rocamente.

Corrugo la fronte confusa e a quel punto si distende completamente su di me, anche se non riesco a capire cosa... Oh cavolo! Sento il suo coso... sulla mia gamba... ed è... oh mammina! 

- Capito ora?- domanda sorridendo sghembo.

- Sì sì... molto chiaro, grazie per la dimostrazione pratica- affermo imbarazzata e spostando lo sguardo sul pavimento.

Ridacchia e mi spinge a destra per potersi distendere accanto a me. Gli faccio spazio mettendomi su un fianco e lui fa lo stesso, ritrovandoci così l'uno di fronte all'altra.

- Scusa, ma... cioè... adesso come fai?- domando ancora più imbarazzata. Scema io a fare certe domande.

Solleva un sopracciglio e si apre in un ghigno divertito.- Be' ci sono due alternative: una è quella di farmi una doccia ghiacciata- Schiocca la lingua e allarga il suo ghigno.- L'altra è quella di sfogare la voglia- 

- Allora vatti a fare una doccia ghiacciata, ti posso anche aiutare se vuoi- affermo, alludendo a quella volta che gli ho rovesciato addosso tutta quell'acqua. Un momento epico!

Sorride divertito ed un lampo malizioso attraversa i suoi occhi.- Anche nel fare l'altro potresti aiutarmi...- lascia la frase in sospeso e si passa la lingua sulle labbra.

Per un attimo perdo la cognizione del tempo e mi concentro sul movimento della sua lingua, poi, non appena me ne rendo conto, sobbalzo e sposto velocemente lo sguardo sui suoi occhi.- Sei un maiale, ci tengo a ribadirlo- dico cercando di mostrarmi sicura.

Ride ed appoggia un gomito sulla mia testa.- Comunque sta passando, non ti preoccupare, non rischierai che ti salti adesso- 

- Sei pregato di spostare... questo gomito... non sono...- afferro il suo braccio e cerco di allontanarlo, invano.- Un appoggino, chiaro?- 

Parto all'attacco anche con l'altra mano, mentre lui sghignazza, e lo strattono malamente con la speranza di scollare il suo maledetto gomito dalla testa. Ma ce l'ha attaccato con il vinavil?! 
Ha il muscolo del braccio teso... è ovvio che in forza mi batta, accidenti!
Sospiro affranta e allontano le mani sconfitta.

- Già arresa?- mi canzona divertito.

Poi un lampo di genio attraversa la mia mente... Sorrido diabolica e il secondo dopo gli sferro un pugno, leggero ovviamente... no per nulla leggero, nello stomaco.
Inarca la schiena e allontana il gomito dalla mia testa, e a questo punto rido soddisfatta e vittoriosa. 

- Ho vinto- gli faccio notare con un sorriso a trentadue denti.

- Solo perché hai barato come al solito- ribatte fulminandomi.

Scrollo le spalle e sogghigno.- In guerra ogni mezzo è lecito, lo avevi detto tu. E poi il fine giustifica i mezzi- concludo affermando la mia tesi.

Sorride e si avvicina lentamente a me, dirottando con la bocca verso il mio orecchio.- Sappi, per precauzione, che non ti conviene toccarmi quando ce l'ho alzato, perché a quel punto dovresti davvero temere che ti salti addosso- alita contro la mia pelle, procurandomi dei piacevoli brividi lungo la schiena.

- A parte la finezza con cui dici le cose che mi lascia a dir poco basita, tu non eri quello che sapeva fermarsi se solo lo avessi chiesto?- domando sollevando un sopracciglio.

Sorride sul mio collo e torna a guardarmi.- Certo che ne sarei capace, ti faccio notare che l'ho già fatto... Solo che se tu mi stuzzichi potrei non avere più tanta voglia di fermarmi- 

- Non ti ho stuzzicato!- ribatto indignata.

- Oh sì invece- 

- Tu deliri. Se ti avessi voluto stuzzicare avrei fatto... non so, così- Passo la mano sul suo petto e la tolgo dopo qualche secondo come scottata.- Non ti avrei di certo tirato un pugno nello stomaco- 

- Mi stai mettendo alla prova? Perché mi hai appena toccato e ti avevo detto di non farlo- mi ricorda sorridendo divertito.

- Ah... giusto- sussurro imbarazzata.- Scusa, non ci avevo pensato- 

- Pensaci la prossima volta, perché poi non avresti giustificazioni se ti saltassi addosso- 

- Che antipatico che sei- ribatto stizzita e guardandolo male.

- Parla la simpatica- 

- Sicuramente più di te- 

- Ho i mie dubbi- 

- Ma taci- 

- Taci tu, gallina- 

- No taci tu, scemo-

- Coda di paglia eh?- 

- Tu hai quella dei pavoni, quindi fai te- Scrollo le spalle e sorrido divertita.

- Ah, mi sono dimenticato di dirti che al supermercato ho preso anche le forbici- Tagliuzza l'aria con le dita e ghigna.- Sai, nel caso tu mi dessi fastidio... potrei volerci dare un taglio- 

Sgrano gli occhi e mi tocco immediatamente i capelli.- Provaci e non vedrai la luce del giorno dopo- 

- Ti ho avvertita- Sorride vittorioso ed indica con il mento la maglietta alle mie spalle.- Ti conviene metterla, prendi freddo altrimenti- 

Mi volto per afferrare la maglietta e la infilo velocemente, rabbrividendo non appena esco da sotto la coperta.- Anche tu dovresti, dove ce l'hai?- domando una volta essere tornata al calduccio. 

Fa una smorfia con la bocca e scrolla le spalle.- Boh, da qualche parte- 

- Te la prendo- affermo togliendomi la coperta e preparandomi a scendere dal divano... anche se la cosa è un po' difficile visto che lui sta proprio dal lato più esterno.

- Non importa, non ho freddo- interviene afferrandomi per un polso.

- Ho detto che te la prendo e così farò, punto- insisto cocciutamente. 

Scendo dal bracciolo e comincio a cercare per terra, mentre sento lo sguardo di David su di me. Percorro con lo sguardo la stanza e vedo Bim che dorme placidamente avvolto nella sua coperta, TJ che sta rannicchiato in un angolo con il suo grande occhio chiuso e... la maglietta! L'unico problema è che si trova ai piedi di Bim...
Mi avvicino a passo felpato e metto un piede in mezzo a quelli di Bim per abbassarmi e prendere la maglia, ma nell'esatto momento in cui compio questo movimento, Bim si muove ed imprigiona il mio povero piede fra i suoi, facendomi perdere l'equilibrio e cadere a terra. Precisamente di sedere. 

Soffoco un urlo di dolore e mi mordo il labbro per evitare d'inveire contro l'innocente Bim dormiente. Recupero la maglietta e libero delicatamente il mio piede prestando attenzione a non svegliarlo, poi mi alzo in piedi e, una volta arrivata davanti a David, gli porgo la maglia.

- Ti sei fatta male?- domanda senza alcun tono derisorio, come invece mi sarei aspettata.

- No no, sto bene- mento ripassando dal bracciolo e tornando sotto la coperta.

- Dov'è che ti fa male? Sei cascata di sedere, probabilmente l'osso sacro- ipotizza infilandosi la maglia e tornando a guardarmi.

- No, sto bene ti ho detto- ribatto piccata e voltandomi per dargli le spalle, con l'assurda speranza che smetta d'interrogarmi.

- Ok- dice.- Quindi se ti tocco qua...- Posa le dita sul fondo della mia schiena, proprio all'inizio del sedere, e fa una leggera pressione.- Non ti fa male?- 

Attendo qualche secondo prima di rispondere e l'ignorante aumenta la pressione, procurandomi non poco dolore.

- Sei pregato di allontanare la mano- asserisco infine.

- Perché ti fa male vero?- insiste senza staccare le dita.

- Un po', adesso togli la mano- ripeto, incapace di sopportare per un secondo di più il dolore.

- Ferma, ti faccio un massaggio- spara all'improvviso, facendo arrestare il mio cuore.

- Che?!- domando con un tono di voce a dir poco stridulo.

- Ho detto che ti faccio un massaggio, ora stai ferma così- Mi alza la maglietta ed appoggia la sua calda mano sul punto dolorante, prendendo a sfiorarlo e toccarlo delicatamente, senza procurarmi alcun dolore.

Chiudo gli occhi e mi abbandono ai suoi movimenti.
È incredibile come ogni volta riesca a sorprendermi, a fare l'esatto opposto di quello che credo farebbe. Forse è per il fatto che non lo conosco abbastanza... comunque sia è l'unica persona tanto imprevedibile che io conosca. Sembra quasi che riesca a leggermi il pensiero e decida di fare il contrario di quello che ho immaginato. 
Questa cosa da una parte è spaventosa... insomma, Trent è l'unica persona in troppe cose: l'unico che riesca a zittirmi una volta per tutte, l'unico che riesca a farmi tanto male con le sue parole, l'unico capace di stupirmi tanto.
Mi sto rendendo conto che più faccio la sua conoscenza e più mi rendo conto quanto sia diverso da me, quasi l'opposto... Anzi, l'opposto, senza il quasi.
Una volta mi pare di averlo già pensato... sì: io il ghiaccio, lui il fuoco. Siamo i due poli opposti, se io sono bianco lui è nero, se io vedo il bicchiere mezzo vuoto lui lo vede mezzo pieno. Non c'è un punto d'incontro, o almeno ancora non lo abbiamo trovato. 
Io sono razionale, prudente, logica. Lui invece è impulsivo, sprezzante del pericolo e totalmente irrazionale. L'unica cosa che ci accomuna è l'orgoglio, e non è proprio l'aspetto migliore dei nostri caratteri. Alla fin fine l'orgoglio di entrambi non fa altro che allontanarci invece che unirci.

- Va meglio?- sussurra al mio orecchio, facendomi tornare alla realtà.

Apro gli occhi e sobbalzo.- Sì sì, grazie- 

Mi abbassa la maglietta e sbadiglia tra i miei capelli... o almeno mi sembra, poi sistema meglio la coperta sulle nostre spalle e sembra addormentarsi di schianto.
Ma... manca qualcosa... manca il suo braccio intorno alla mia vita, manca il calore del suo corpo contro il mio... Accidenti, così non riesco ad addormentarmi!
Muovo la mia mano all'indietro e, dopo aver tastato un po' a vuoto, afferro il suo polso e tiro il braccio verso di me, circondandomi così la vita. Dopo un attimo d'incertezza, decido anche d'intrecciare la mia mano con la sua e a questo punto sorrido soddisfatta.
Adesso posso dormire tranquilla. 
Fortunatamente lui sta già dormendo e non si è accorto di quello che ho appena fatto, se no sarei sprofondata nella vergogna più assoluta.
Non ho mai avuto bisogno neanche di un pupazzo per addormentarmi e adesso ho bisogno di Trent... incredibile.

Il suo braccio fa una maggiore pressione intorno alla mia vita e le sue dita stringono le mie, poi mi sento scivolare verso il suo corpo e in quel preciso istante mi rendo conto di un'inquietante verità.

- Eri sveglio?- domando flebilmente e ingurgitando un blocco di saliva.

Sorride tra i miei capelli e con la mano libera me li scosta dal collo.- Piuttosto sveglio direi- risponde facendomi decidere di porre fine alla mia vita una volta che lui si sarà addormentato sul serio.

- Ah... ehm... io non...- butto là, senza nemmeno riuscire a trovare le parole per dire qualcosa...e non so di preciso cosa.

- Tu non?- domanda divertito. Maledetto, nemmeno cerca di aiutarmi!

- Buonanotte e sogni d'oro, ci rivediamo domani- taglio corto stizzita.

- Puoi anche ammetterlo che non riesci a starmi lontana- dice sfiorandomi il collo con le labbra e sorridendo.

- Ma per favore, non essere ridicolo- sbotto guardando insistentemente il divano, come se fosse la sua faccia.- Ti ho preso il braccio solo perché avevo freddo, così ti sfrutto e mi riscaldi- 

Solleva le nostre mani intrecciate e le porta davanti al mio viso.- E questo come lo spieghi?- insiste ancora più divertito.

- Avevo freddo alle dita. Tu non lo hai mai? E poi se non sbaglio anche la tua mano sta stringendo la mia, quindi fai poco lo spiritoso- ribatto annuendo con la testa per dare più enfasi alla mia sentenza.

Ridacchia e mi stringe ulteriormente a sé.- Anch'io avevo freddo alle dita... tanto freddo- 

- Ecco vedi? Quindi lo abbiamo fatto per lo stesso motivo, ci sfruttiamo a vicenda. Benissimo- concludo soddisfatta.

- E se invece ti dicessi che l'ho fatto per un altro motivo?- domanda all'improvviso, facendomi sgranare gli occhi e battere all'impazzata il cuore.

- Ti chiederei qual è questo motivo- bisbiglio cercando di trattenere l'ansia che sto provando per la sua risposta.
Ringrazio il cielo che in questo momento non siamo faccia a faccia o potrei morire prematuramente d'imbarazzo.

- Semplicemente perché non sono solito rifiutare le avance da una belva... Ora che ci penso da una belva non le ho mai avute, no, solo da ragazze...- Non termina la frase che comincia a ridere non appena tento di colpirlo col gomito nello stomaco, ed ogni volta riesce a fermarmi. Accidenti!

- Avance?! Ma non farmi ridere! Probabilmente sei stanco, per questo deliri- 

- Anche se sono stanco riesco comunque a ragionare lucidamente- 

- Ed è proprio qui il problema, tu non ragioni, non lo hai mai fatto, e quindi provare a farlo ti fa dire scemenze- replico divertita e fermando il mio gomito assassino.- Ma non è colpa tua poverino, sei solo arrivato tardi alla consegna dei cervelli, ma sono sicura che alla prossima saprai riscattarti- concludo con un tono di finta drammaticità.

- Tu invece non ci sei proprio arrivata eh?- domanda a mo' di sfida, sghignazzando.

- Io non ne avevo bisogno dato che fin dalla nascita sono fornita di un cervello- 

- Che puntualmente non usi- 

- Che puntualmente uso-

- Ah, scusa, è ovvio che non lo usi... non lo attivi nemmeno poverina- 

- Ti assicuro che ho un cervello più attivo del tuo e di quello dei tuoi amici messi insieme... Anche se mi rendo conto che questa sia un'offesa al mio cervello- constato facendo una smorfia.

- Brad sarebbe molto triste se sapesse ciò che hai detto- dice con un tono di voce tra l'ironico e il divertito.

- Ancora con quello! Uh, ma sei petulante. Ti ho già detto che non m'interessa minimamente- 

- A Brad invece interessi, e parecchio anche- dichiara serio.

- La situazione non cambia... a me non piace, mi dispiace- sussurro abbassando lo sguardo sulle nostre mani unite.

- Perché ti dovrebbe dispiacere?- domanda sempre serio, ma stavolta con una nota di curiosità nella voce.

- Be', perché se a me piacesse qualcuno e venissi respinta ci rimarrei male- spiego ovvia.

- A me non è mai successo, non riesco ad immaginarlo- 

- Modesto il ragazzo- 

Ridacchia divertito e poi sospira.- L'hai detto come se potesse dispiacere a me se a te non piace Brad... A me invece non me ne frega una mazza, fate quello che vi pare- afferma scrollando leggermente le spalle. 
Perfetto, non gliene importa nulla... è normale del resto, e allora perché la cosa mi... delude? Perché il sorriso che avevo dipinto si è subito scolorito perdendo i colori della felicità di poco prima? Accidenti a lui! È sempre colpa sua se rimango così colpita da ogni parola che dice.

- Ci tengo a ribadire che sei molto galante nel dire le cose- affermo stizzita.

- Lo so, grazie- 

Sbadiglio e chiudo gli occhi non appena sento le palpebre farsi sempre più pesanti.- Buonanotte troglodita- sussurro flebilmente, prima di addormentarmi con mille pensieri che frullano per la testa... tutti riguardanti una sola persona: Trent.











Angolo dell'autrice:

Eccomi quaaaa! Allora, innanzitutto.... Buone feste! A voi e alle vostre famiglie! Vi auguro di trascorrerle nel miglior modo possibile!!! <3
Finalmente il carcere (scuola) è finito e sono cominciate le vacanze, perciò non vedo l'ora di mettermi sotto con tutte e due le mie storie!! >.<
Che bello! Finalmente del tempo libero da dedicare a cose che mi piace fare!!!! <3
Ma comunque, dovete scusarmi per gli errori/orrori che avrete trovato in questo capitolo ma essendo di fretta non mi sono nemmeno fermata a rileggerlo >\\< scusate! Lo sistemerò il prima possibile! Promesso!
Spero che vi sia piaciuto :) Sarah comincia a farsi moooolte domande ed il suo cuore pare impazzito da quanto batte ;) Ihihih, si preannuncia qualcosa? ;)
E David... Be', è David. Sempre il solito ahahahah. Butta là frasi con doppi sensi allucinanti e non si premura nemmeno di spiegare che cosa vuol dire, e questo manda ancora più in confusione la nostra protagonista.
David è terribile... ma lo amiamo *-* *-* *-*
Concludo qua, il resto lo lascio a voi! Risponderò prestissimo alle vostre recensioni! 
GRAZIE E BUONE FESTE A TUTTE!!!!!

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Capitolo 15
*** Faccia a faccia ***


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BUON NATALE MIE CARE LETTRICI! 
Non potevo non farvi anch'io un regalo e quindi eccomi qua! ;) 
Vi lascio al capitolo, ci vediamo sotto! 








Faccia A Faccia








La mattina fa sempre più freddo. Sembra quasi che durante la notte un manto di gelo si depositi su tutta la città, fossilizzandola come se fosse una scultura di ghiaccio. Una scultura priva di vita e calore, priva di amore e colore, priva di tutto.
E poi in contrasto a questa si trova il fuoco dei palazzi in fiamme. Ogni tanto si avverte qualche schianto e subito dopo la luce che filtra attraverso la maglietta posta sulla finestrella si tinge di colori caldi.
Stanotte ad esempio ho sentito un boato, come di qualcosa che si schiantava a terra, ed era molto vicino a noi. Sono saltata in piedi come una molla ed ho cominciato ad urlare con tutta la forza che avevo. Bim si è svegliato di soprassalto e mi è corso incontro, David mi ha subito presa per le spalle e scossa violentemente perché lo guardassi negli occhi. 
Ho attaccato a piangere furiosamente e a scuotere la testa per non sentire ciò che mi stava dicendo. Sono riuscita a liberarmi dalla sua presa ed ho corso verso la finestrella per spostare la maglietta e guardare fuori, ma David è stato capace di afferrarmi un secondo prima e di trasportarmi sul divano, sul quale mi ha bloccata.
Ho scalciato, pianto ancora ed urlato il nome di mio fratello ed invocato i miei genitori. Trent mi ha fermato il viso ed urlato contro che li avrei rivisti, che sarei tornata con loro, che avrebbe fatto il possibile per ritrovarli. 
Ed incredibilmente è riuscito a calmarmi. Ho smesso di piangere ed annuito con la testa, poi ha ordinato a Bim di dargli un bicchiere d'acqua e mi ha fatto prendere una mia pasticca. 
Appena mi si è regolato il respiro sono riuscita ad alzarmi dal divano e davanti a me si sono posizionati Bim e David, come in attesa di una mia prossima mossa. Sono corsa da Trent e mi sono gettata tra le sue braccia. Mi ha stretta a sé e dondolata dolcemente come si fa con i bambini nelle culle per tranquillizzarli. 
Dopo poco era passato tutto. Il silenzio era diventato nuovamente padrone della scena e così siamo tornati a dormire: Bim a terra ed io stretta sul divano a David.
Non ricordo nemmeno dopo quanto mi sono addormentata, forse dopo qualche secondo.

Insomma, una nottata a dir poco schifosa, se consideriamo anche le occhiaie che mi sono spuntate sotto gli occhi. 
E adesso si presenta un altro problema: sono ormai trascorsi tre giorni dall'ultima volta che siamo stati al supermercato e il cibo sta cominciando a finire. Sono rimasti solo dei residui di pane e qualche barretta di cioccolato, il resto lo abbiamo spolverato in pochissimo tempo da quanto eravamo affamati.
Perciò oggi dovremo tornare nuovamente a quel supermercato, per la mia immensa gioia.

Mentre David e Bim decidono cosa dovremo prendere da mangiare, io mi siedo accanto a TJ e lo accarezzo.
La sua testa è fredda, stranamente fredda, perché non lo è mai stato. Eppure non credevo possibile che soffrisse il freddo.
Il suo occhio si apre su di me e rimane spalancato ad osservarmi. 

- Perché sei freddo in tutto il corpo?- domando stranita.

Continuo a toccarlo in vari punti e percepisco sempre lo stesso identico gelo. C'è qualcosa che non torna. Non è possibile che lui abbia freddo, è una macchina, non un essere umano. 
Non appena punto gli occhi nel suo mi accorgo di un particolare che prima mi era sfuggito: il colore. Non è più di quel blu scuro di qualche giorno prima, ma è diventato nero. 
Nero come il petrolio, talmente tanto che mi ci posso riflettere. 
C'è decisamente qualcosa che non torna, non è nemmeno possibile che il suo occhio cangi in base ai cambiamenti climatici. 
Mi avvicino per osservarlo meglio, ma istantaneamente chiude l'occhio e si raggomitola su se stesso, come se stesse cercando di dormire.

- Siamo pronti, possiamo andare- sento dire a David. 

Quando mi sto per voltare a guardarlo, noto un qualcosa sul corpo di TJ che attira subito la mia attenzione. 

- Che stai...- 

- Shh- lo interrompo, mettendomi un dito davanti alle labbra.- Aspetta- 

Mi sporgo su TJ e corrugo la fronte: c'è qualcosa, come un'incisione minuscola poco sotto la testa, ma non riesco... a leggerla.
Allungo ancora la testa e l'avvicino sempre più alla piccola scritta, fino a che non riesco a metterla a fuoco. Srats. C'è scritto Srats. Che cavolo significa?! 

Mi ritraggo pensierosa e poi mi alzo in piedi per raggiungere David. Lancio un'ultima occhiata a TJ ed infine mi preparo a mettere la benda.

- Cosa hai visto?- mi domanda Trent, alle mie spalle.

- Una parola, ma non riesco a capire cosa voglia dire- 

- Che parola?- insiste con un tono di voce incuriosito.

- Srats- rispondo concisa.- Non so perché ma mi ricorda qualcosa- 

- Non ho mai sentito una parola simile, forse è il suo vero nome, per questo ce l'ha inciso sul corpo- propone afferrandomi la mano e dirigendosi verso la porta, suppongo.

- Non mi piace come nome, il mio è molto più bello. Ma chi è che si chiama così? Il cane di qualcuno?- sento chiedere a Bim, dietro a noi.

Sorrido e mi volto verso di lui, anche se non posso vederlo.- No, è solo un'incisione che ho trovato sul corpo di TJ- spiego tranquillamente.

- Andiamo, sarebbe meglio rientrare prima che faccia buio- interviene David, aprendo la porta. 

Subito vengo investita da un forte odore di bruciato e metallo. Non so perché il mio cervello lo abbia subito ricollegato al metallo, del resto non so nemmeno se abbia un odore quest'ultimo. Fatto sta che oltre al solito puzzo di bruciato ce n'è un altro: forte, nauseante, indistinguibile, che colpisce come un pugno allo stomaco... che sembra urlare silenziosamente. Ma non riesco a capire cosa sia. 

David muove dei passi e saliamo i nove gradini davanti a noi; superati questi ha inizio la nostra lotta alla sopravvivenza... ancora una volta.
Costeggiamo il fianco ancora intatto di un palazzo e procediamo lentamente. Sempre con calcolata precisione e sempre attenti a non commettere alcun passo falso. 
Continuiamo a camminare, allontanandoci sempre di più dal nostro rifugio... adesso vuoto. Ad un certo punto sento David trattenere il respiro e lì la mia paura sale a dei livelli inimmaginabili.
Accidenti, perché ci siamo fermati?!

- Che succede di bello?- domanda Bim, dietro di noi.

David mi stringe la mano e lo sento voltarsi irrigidito.- Stai zitto razza d'imbecille- sibila tra i denti.

- Perché? Cosa c'è?- continua a chiedere.

- Bim, per favore, fai silenzio- intervengo, prima che David gli salti addosso e lo riempia di pugni.

- Ma non capisco perché ci siamo fermati sinc... Oh, adesso ho capito! C'è uno di quei mostri!- urla ridendo.

Alle sue parole dei brividi cominciano a scendere lungo la mia schiena e gocce di sudore freddo m'imperlano la fronte. Probabilmente sono anche sbiancata, mi sento vicina ad uno svenimento.

- Stai zitto dannazione!- urla anche David, lasciandomi la mano e avvicinandosi a Bim, credo. Accidenti! Non vedo nulla con questa maledetta benda!

- Ehi capo non ti scaldare- dice Bim, sempre ridendo.- Ora vado a dare una bella lezione a quei mostri, almeno ci lasciano in pace!- 

- Abbassa la voce, idiota!- gli sbraita contro Trent.- Vuoi farci uccidere?!- 

Sento le loro voci quasi lontane, e non c'è più David accanto a me. Non c'è più la sua mano stretta nella mia, ed ho paura. 
Sono qui, attaccata a questo muro, da sola, mentre quei due urlano. Non riesco a fare nulla per fermarli, non riesco a vedere, non sono capace di poter continuare da sola, neanche di avvicinarmi a loro. Non sento nemmeno le gambe, per questo mi sto reggendo al muro alle mie spalle con le mani, facendomi male alle unghie e spezzandomele.

Muovo la testa dalla parte opposta a David e Bim e percepisco un'ombra sui miei occhi. Come qualcosa che mi si è posizionato davanti e mi sta oscurando... Un brivido più freddo degli altri mi percorre la schiena fino ad arrivare alla punta dei piedi. 
È... è qui, lo sento. È... uno... di quei... mostri. Davanti a me. 
Percepisco i suoi tentacoli vibrare e la sua immensa struttura ergersi sopra la mia testa per metri e metri.
E poi qualcosa mi avvolge la vita, sollevandomi da terra e facendomi per poco fermare il cuore che batte ad un ritmo incalzante. Non riesco ad... urlare, parlare, ribellarmi, sono pietrificata. Tanto vale lasciarsi morire...

- Sarah!- Un urlo disperato, impaurito, distrutto, è quello che sento uscire dalla bocca di David. E in quel preciso istante mi sento risvegliare, come se il suo urlo mi avesse investito simile alla folata di un vento caldo.

Mi dimeno nella stretta del tentacolo che continua a sollevarmi e prendo ad urlare istericamente, cercando di colpirlo con la mia scarsa forza.
E cominciano a scorrermi nella mente immagini di sangue, della fuga del primo giorno, degli uomini imprigionati nei tentacoli di questi mostri, sento riecheggiare nella mia testa l'urlo agghiacciante di quella donna...

- Accidenti!- ringhia David furioso.- Accidenti!- 

Poi avverto il rumore di un oggetto di ferro sbattuto per terra ed il tentacolo smette di sollevarmi. Ho il fiatone per lo sforzo di colpirlo, per la paura, per tutto. Non ricordo nemmeno più il nome fra poco.

- Ehi mostro schifoso! Guarda un po' qua!- urla Trent, con un tono quasi divertito.

Il tentacolo mi muove con una tale velocità, in direzione di David, da provocarmi un conato di vomito che sento risalire distintamente dallo stomaco alla gola. Lo ricaccio giù, con non poco fastidio, e mi porto una mano sulla fronte.

- Oh, ma che carino, capisci quello che dico! Peccato che tra poco di te non rimarrà che una carcassa inanimata!- lo minaccia David.

All'improvviso sento qualcosa strisciare su per il corpo del mostro che mi sta tenendo stretta, ed anche lo stesso rumore di ferro di poco prima, solo che stavolta sembra quasi che venga conficcato e fatto sprofondare in qualcosa.

- Dannazione!- urla David frustrato.- Hai la pellaccia dura tu!- 

Comincio ad urlare nuovamente quando avverto una presenza accanto alla mia faccia. C'è qualcosa che sta strisciando attorno alle mia spalle libere e le sta intrappolando. Ma poi riconosco il freddo corpo di TJ e mi calmo, per quanto mi possa essere possibile.

- TJ- sussurro, con una voce che non sembra nemmeno mia.

Un flebile suono arriva dalla creatura che mi sta proteggendo ed appoggio la fronte sul suo corpo.- TJ non voglio morire, non adesso- bisbiglio con le lacrime che mi stanno rigando il viso. 

- Adesso basta!- urla David da sotto.- Me le hai già fatte girare abbastanza per oggi!- 

- Che fai?!- domando con il terrore nella voce.

- Cerco di liberarti- risponde ovvio e con il fiatone, facendo un... salto? 

Oh mio Dio, ma che sta facendo?! Si sta arrampicando sul mostro?! 

- Fermo! Stai fer...- La frase mi muore in bocca non appena un suono acuto, stridulo, capace di spaccare i timpani e far venire un improvviso mal di testa si diffonde intorno a noi. Ma c'è qualcosa in questo suono che... è dolce?
Mi tappo le orecchie e mi sembra di riuscire a sentire un tonfo, anzi, uno schianto, vicino a me.
Poi la presa del tentacolo intorno alla mia vita si allenta e mi sento velocemente precipitare a terra. Stringo gli occhi pronta all'impatto sentendo la mia cassa toracica comprimersi sempre di più, ma stranamente atterro su qualcosa, o meglio, sul corpo di qualcuno.

- David?! Sei tu?! David rispondi!- urlo afferrando la maglietta di colui al quale sono caduta addosso.

- No, sono Bim- risponde intontito e flebilmente il ragazzo.

- David! David!- Mi alzo in piedi ed urlo disperata, muovendo la testa da una parte all'altra, come se potessi vedere.- David! Rispondi!- continuo, con un terrore crescente.

- Sono... sono qua- Poco più di un sussurro è quello che giunge alle mie orecchie nel momento in cui il suono stridulo termina e si sente un grande schianto a pochi metri da noi.

Pezzi di asfalto volano via e mi copro il viso con le mani per cercare di proteggermi, ma uno mi colpisce comunque sulla testa ed altri sulle gambe. Avanzo incurante verso Trent, fino a che non riesco a sentire i suoi capelli sotto le mie dita; m'inginocchio e lo abbraccio stringendolo a me.

- Sei ferito? Stai bene?- domando agitata.

- Sono solo stato lanciato contro un muro ad una velocità impressionante, mai stato meglio- risponde a fatica e ironicamente.

- Dove ti fa male?- insisto impaurita.

- La testa e la schiena, ma poteva andarmi peggio. Tu come stai?-

- Bene, io sto bene- dico sospirando stancamente. 

- Stai sanguinando dalla testa, sopra la fronte- mi fa notare con un tono di voce serio.

- Poteva andarmi peggio- lo canzono abbozzando un sorriso.

- Giusto- replica stancamente ed emettendo un flebile sospiro.- Dobbiamo andarcene, adesso, prima che ne arrivino altri- aggiunge dopo pochi secondi, alzandosi.

Annuisco e mi sollevo anche io in piedi.- TJ? Dove sei?- chiamo ponendo le mani intorno alla bocca.

- Sta arrivando, ed è ferito- mi avverte David accanto a me.- Cominciamo a camminare, lui ci seguirà. Tu, invece- continua, rivolgendosi a Bim con un tono gelido.- Puoi anche rimanere qui se proprio vuoi lottare contro uno di quei cosi... ah, e possibilmente, fatti ammazzare- conclude lasciandomi senza parole.

Mi afferra un mano, stringendola delicatamente, e mi strattona per farmi camminare. 

- No- Pianto i piedi per terra e m'impedisco di muovere un solo altro passo.- Bim verrà con noi- 

- Cosa stai dicendo?! Ti sei già scordata che è per colpa sua se sei arrivata ad un passo dalla morte?!- sbraita David, avvicinandosi rapidamente a me, tanto che adesso riesco a sentire il suo respiro agitato sul mio viso.

- Ma non è successo, quindi viene con noi- ribatto abbassando la testa e sospirando.

- Lasciarlo qui è la fine che si merita!- continua adirato.- Non m'importa se non è successo nulla, se TJ non fosse intervenuto adesso di noi non rimarrebbe altro che...- Si ferma per un attimo e batte un piede a terra.- Non sarebbe rimasto nulla accidenti! È un pericolo, solo un pericolo, te ne rendi conto?!-

- E allora ciò che proponi di fare è quello di lasciarlo morire?!- 

- Non me ne frega un fico secco di lui e della sua vita, chiaro?! Ci ha quasi fatti morire, te per prima!- 

- Che diritto hai tu di decidere quando e come deve finire la sua vita?!- domando in un urlo, esaurendo tutto l'ossigeno presente nei polmoni.

Rimane in silenzio e scuoto la testa in senso di diniego.- Viene con noi- sussurro flebilmente.- Se proprio non lo vuoi portare allora non verrò nemmeno io... decidi- 

- Non mi stai dando scelta- 

- C'è sempre un'altra scelta... e te l'ho appena data- Dopo la mia risposta cala il silenzio, nuovamente. 

Nessuno pronuncia più parola, l'unico che parla è il vento: freddo, glaciale, inarrestabile. Rabbrividisco e mi stringo le mani intorno alle braccia, sfregandole e tentando di generare calore. Ma inutilmente. 
I miei denti cominciano a battere furiosamente e sento le mani gelarsi velocemente, fino a faticare addirittura a muovere le dita.

- Va bene, andiamo, o qui moriremo assiderati- spezza il silenzio David, con un tono di voce più glaciale del vento.

Sorrido tra me e me e gli porgo la mano, ma non l'afferra. Perché?!
Corrugo la fronte e l'allungo ancora di più.- Se non mi aiuti non posso fare un altro passo, lo sai- dico tranquillamente.

- Allora chiedi aiuto all'idiota che hai voluto salvare- risponde tagliente.

- Cosa? Perché?- domando confusa e ritraendo la testa.

Non risponde più e lo sento muovere dei passi. Faccio cadere la mano lungo il mio fianco e sospiro affranta.
In cosa ho sbagliato adesso? Non capisco, il suo comportamento non ha senso, sembra... offeso. Ma di cosa?! 

- Vieni principessa- sussurra Bim, afferrandomi la mano congelata.

- Non sono una principessa, non mi chiamare così- rispondo atona.- Sono solo Sarah- 

- Va bene- acconsente il ragazzo, cominciando a camminare.- Sei solo Sarah- 




Arrivati al rifugio strappo finalmente via la benda e torno a vedere.
TJ mi striscia davanti faticosamente e subito corro a fermarlo e ad esaminare le sue condizioni. Si arresta in un angolo e mi guarda col suo bell'occhio.

- Grazie- sussurro toccandolo.- Grazie TJ- 

Si solleva leggermente ed appoggia l'occhio sulla mia guancia destra, sfregandoci la testa.
Si ritrae sporco di sangue e sgrano gli occhi impaurita. Una mia mano scatta verso il mio viso e sfioro tutto il lato destro; sulle mie dita si attacca una sostanza liquida, fredda e in dei punti secca: sangue. 
Mi ero completamente scordata che la ferita sulla testa stava continuando a sanguinare. 
TJ si solleva di nuovo e capisco immediatamente cosa ha intenzione di fare.- No fermo, non voglio che tu mi curi- dico ponendo le mani sul suo corpo per allontanarlo.

Si ferma e mi guarda. Poi torna a terra e si raggomitola su se stesso. 
Non voglio che stia male a causa mia, che si faccia del male da solo, non posso sopportarlo.
Lo accarezzo delicatamente un'ultima volta e poi mi alzo in piedi per affrontare David.

Bim si chiude la porta del bagno alle spalle e noto che Trent si sta accendendo una sigaretta. Mi avvicino a lui e i suoi occhi dorati si posano su di me con calcolata indifferenza.- Che vuoi?- 

- Che cos'hai? Perché adesso ti comporti così?- domando afflitta.

Fa spallucce e porta la sigaretta alla bocca per prendere un'altra boccata di fumo. 
M'innervosisce quando fa così, quando mi evita e fa il menefreghista. E la cosa mi manda ancora più in bestia se sta pure fumando.

- Allora?- lo incalzo battendo un piede a terra.- Hai intenzione di rispondermi oppure devo andare a tentativi?- 

- Fa' quello che ti pare. Il fiato lo sprechi tu, non io- taglia corto sollevando la testa e guardandomi dall'alto.

Tutto in lui mi sta ispirando violenza in questo momento; è come se ogni suo poro stesse urlando "picchiami, e non avere pietà". Con piacere!
Mi avvicino con uno scatto e gli strappo la sigaretta di mano, ritraendomi velocemente e stringendola tra due dita.

- Vediamo se adesso ti decidi a rispondermi. Forse prendendo in ostaggio la tua amica otterrò qualcosa- dico fulminandolo.

Mi lancia uno sguardo capace di attaccare al muro ed impietrire e fa un lento passo avanti, nella mia direzione.- Sai cosa mi dà sui nervi?- sussurra sorridendo sghembo.- Vuoi saperlo?- domanda avvicinando la testa alla mia.

Deglutisco e mi ritraggo leggermente, poi annuisco e mantengo uno sguardo fermo.

- Non sopporto il fatto che tu saresti davvero rimasta con quell'idiota se io avessi deciso di non portarlo dietro- bisbiglia al mio orecchio.- Questo mi dà sui nervi- conclude sfiorandolo poco delicatamente con le labbra.

- Non è vero- ribatto con la voce tremula.

- Ammettilo che quel pazzo ti piace, è evidente- dice annoiato, allontanandosi.

Corrugo la fronte confusa e lo guardo di traverso.- Non capisco cosa sia evidente visto e considerato che Bim non mi piace... almeno non in quel senso-

Solleva un sopracciglio scettico ed incrocia le braccia al petto.- Credi forse che sia cieco? Si vede lontano un miglio come gli stai dietro e ti preoccupi per lui. Ti è piaciuto dal primo momento che lo hai visto, per questo lo hai voluto portare dietro, e per questo ti sei impuntata prima- 

- Sei completamente fuori strada. Bim non mi piace- 

- Sì, e io sono scemo-

- Allora tutto torna- 

- Non sto scherzando-

- Nemmeno io- ribatto seria.- Ti ho ricattato prima solo perché sapevo che avresti ceduto, non ho mai pensato di rimanere sola con lui- 

- E se io non avessi ceduto?- domanda a mo' di sfida.- Tu cos'avresti fatto?- 

Annaspo spiazzata dalla sua domanda e lascio cadere a terra la sigaretta. Non può chiedermi una cosa simile, non posso...

- Appunto, lo sapevo- conclude sorridendo.

- No, non lo sai- 

- Chi tace acconsente- 

- Smettila!- urlo in preda alla disperazione.- Non... Basta!- 

Fa un veloce passo in avanti e mi guarda intensamente e con rabbia.- E allora rispondi alla domanda. Cosa credi?! Che mi offenderei? Non m'interessa assolutamente se tu te ne fossi andata con lui, sei libera di fare ciò che vuoi- 

- Davvero? E se non t'interessa perché vuoi saperlo?- domando fissando i miei occhi nei suoi.

- Prima rispondi tu- mi esorta con un cenno del capo.

- No, smettila- taglio corto muovendomi per andare verso il divano. Ma neanche arrivo a toccarlo. Mi afferra per un braccio e dopo poco mi trovo la schiena schiacciata alla parete e lui davanti a me.

- Rispondi, non te lo chiederò una seconda volta- sibila vicinissimo al mio viso.

- Io...- Mi mordo un labbro ed abbasso lo sguardo. "Non m'interessa assolutamente se tu te ne fossi andata con lui"... Ah sì? Davvero non gli sarebbe importato? Ed io dovrei forse dargli la soddisfazione di deridermi e magari credermi più debole perché avrei scelto lui invece che Bim? No. Non se ne parla.- Sarei andata con lui- rispondo infine, sicura di me.- Ora tocca a te- 

Sorride sghembo ed abbassa gli occhi sulla mia bocca.- Lo voglio sapere per capire quanto tu sia poco riconoscente dopo tutto ciò che ho fatto per te- 

- Non sai mentire- ribatto fermamente.

- Nemmeno tu- contrattacca serio.

Perché deve sempre finire tutto in parità fra noi?! Perché semplicemente non posso averla vinta io?!
Sospiro ed appoggio la testa sul suo petto, mentre con una mano gli tiro un leggero pugno.- Lo sai chi avrei scelto, non me lo chiedere più- sussurro stancamente.

- Quindi?- 

- Quindi cosa?- domando flebilmente.

- Avresti lasciato lui lì?- 

- Non l'ho fatto e non lo farei. Te l'ho già detto, sapevo che avresti ceduto, per questo ho detto quella cosa. Non perché avessi pensato di... andarmene senza di te- confesso infine, sospirando subito dopo... come se mi fossi appena liberata di un fardello insostenibile.- E poi smettila di dire scemenze, Bim non mi piace in quel senso- borbotto scocciata.

- Ah no? Eppure sembra l'esatto opposto- 

- Ti ho detto di no- taglio corto sempre più innervosita.

- Puoi anche ammetterlo, non m'interesserebbe comunque- 

Stacco velocemente la testa dal suo petto e lo guardo adirata.- Ma possibile che tu creda sempre che il mondo giri intorno a te?! Se ti dico che non ne sono innamorata è così, se no non m'impunterai tanto a negarlo- Sollevo un sopracciglio ed incrocio le braccia al petto.- Ti avevo detto che avrei salvato tutti coloro che mi fosse capitato d'incontrare, e lo sto facendo. Non c'è un perché a ciò che faccio, è semplicemente spontaneo-

Resta in silenzio a guardarmi con i suoi perforanti occhi dorati e poi abbassa lo sguardo sulle mie mani incrociate sotto le braccia. Ne prenda una e delicatamente la solleva fino a porla davanti ai nostri visi; le sue dita accarezzano le mie come aliti di vento e poi sorride divertito.- E dunque non ne sei innamorata... Sicura?- chiede infine, a presa in giro e sghignazzando.

Sollevo gli occhi al cielo e faccio per allontanarmi, ma le sue dita si chiudono istantaneamente sulle mie e con l'altra mano mi avvolge un fianco per riportarmi con la schiena al muro.

- Mi stai trattenendo contro la mia volontà- gli faccio notare stizzita.

- Nervosa?- domanda divertito. 

- Assolutamente no... sento solo la voglia di spaccarti la faccia, ma quella è quotidiana- affermo sventolando la mano libera, come per liberarmi della presenza di una mosca.

Ridacchia e fa un passo verso di me, poi dirotta il viso verso il mio orecchio e ci alita contro.- Io sento un altro tipo di voglia, e sarebbe utile anche a te per scaricare la rabbia- 

- Non ti preoccupare per me, caro. Ti consiglio di placare la tua voglia mettendoti fuori dalla porta con i pantaloni e le mutande calate, sai, magari il freddo te lo iberna per un po'- asserisco dandogli una pacca amichevole sulla spalla. 

- Come fai?- domanda ridendo ed allontanandosi quanto basta per guardarmi negli occhi.

- A rifiutarti?- 

- No, a trovare sempre risposte così... secche- 

Assumo un'espressione altezzosa e mi scosto i capelli dalla spalla con un gesto fluido.- Dote innata mio caro, ma devo ammettere che tu sei un degno concorrente- 

- So bene di essere migliore di te anche in questo- risponde facendo spallucce.- Non importava che tu me lo dicessi-

- Infatti non l'ho detto- ribatto accigliata.

- Non ti preoccupare, non c'è bisogno che tu tenti di scusarti per avermelo detto in questo modo poco educato e privo di reverenza, apprezzo comunque il complimento- afferma divertito.

- Ma non ti ho fatto un complimento- sbotto scandalizzata.

- Ti ho detto di non preoccuparti, ti perdono- insiste socchiudendo gli occhi e annuendo.

- Ma... Non ho parole- concludo allibita. È una partita persa dal principio con lui, quando ci si mette d'impegno è capace anche di far credere cose che non sono vere. È una specie di manipolatore di cervelli!

Sorride divertito ed appoggia il suo petto contro il mio schiacciandomi alla parete, poi porta il mento su una mia spalla e le mani sui miei fianchi.- Sono stanco- sussurra sospirando.

- Vuoi dormire?- domando girando leggermente la testa verso la sua.

- Tra poco, ora mi fanno male la testa... e la schiena- 

- E a stare in piedi non senti dolore?- domando con un tono di voce basso.

- Sì, abbastanza- ammette in un altro sospiro.

Muovo la testa verso di lui e per sbaglio le mie labbra sfiorano il suo collo. Mi ritraggo velocemente come scottata e sgrano gli occhi istintivamente.- Scusa- dico subito, senza nemmeno pensarci.

- Di cosa?- domanda curioso.- Perché hai fatto questo?- E fa sfiorare le sue labbra contro il mio collo, schiudendole improvvisamente e lasciandoci un bacio.
Fermo stupido cuore, potrebbe sentirti!

- Non ho fatto esattamente quello- specifico guardando davanti a me.

- Puoi farlo- dice tranquillamente, lasciandomi spiazzata e sorpresa.

Perché mi stanno sudando le mani? E perché avrei voglia di baciargli veramente il collo? Ah, forse è colpa di quel pezzo di cemento che ho preso in testa poco fa. Sì sì, è sicuramente quello.

- No grazie- ribatto dopo qualche secondo di smarrimento.

- Ah, già, mi ero dimenticato che non lo sai fare, scusa se sono stato così indelicato- afferma senza nessun tono derisorio o di scherno, ma quasi stancamente.

E la cosa, non so perché, mi dà ancora più fastidio. Cioè, un conto è dirlo a presa in giro e quindi è come se sapesse che in realtà lo so fare, ma, dato che non voglio dimostrarlo, mi stuzzica fino a che non cedo, un conto è dirlo seriamente e quindi sembra davvero che io non ne sia capace. 
Ragionamento contorno, ma veritiero.

Per tale stupido motivo di orgoglio ferito decido di agire. 
Avvicino lentamente la mia bocca al suo collo e lo sfioro con estrema delicatezza per varie volte, con cadenzati movimenti dall'alto verso il basso. Poi, quando sento un desiderio impellente di contatto più diretto, mi decido a schiudere le labbra e lo sfioro con la punta della lingua prima di lasciare un bacio ed allontanarmi. 

Oh mio Dio... che ho fatto?! Sono impazzita. Totalmente impazzita. E grazie al cielo che mi sono allontanata, se no sarei rimasta incollata al suo collo per tempestarlo di baci. Ma che cosa mi sta prendendo?! 

David rilascia un sospiro tremulo e con il naso mi sfiora la mandibola, salendo sempre più fino a spostare il viso davanti a me e a far strusciare il suo naso col mio.- Te la cavi bene devo ammettere- Si apre in un sorriso divertito e vittorioso.- E noto che basta cambiare il tono di voce per minare il tuo smisurato orgoglio e farti agire- 

Spalanco gli occhi stupita.- Lo hai fatto apposta!- 

- Se la vuoi mettere su questo piano... Sì- conclude facendo spallucce e sghignazzando.

- Sei un...-

- Genio, lo so- 

- Non volevo dire quello-

- E non avrai nemmeno il tempo di dire quello che effettivamente pensavi- taglia corto divertito.

- Perché?- domando confusa.

Incolla le sue labbra alle mie e immediatamente capisco a cosa si stesse riferendo.
Rispondo al bacio e lambisco teneramente le sue labbra prima di sentire la sua lingua entrare rapidamente nella mia bocca con crescente passione.
Inesorabilmente porto le braccia intorno al suo collo e lo stringo a me.
Avevo bisogno di un bacio, di un suo bacio. Le sue labbra sembrano essere diventate ormai indispensabili, per non parlare poi di lui.
Per questo lo avrei scelto sempre e comunque invece di Bim. Anche se... non riesco a comprendere per quale motivo io abbia tanto bisogno di sentirlo vicino, quando prima l'unica cosa che volevo era l'esatto opposto.

Si allontana e mi guarda intensamente, con quei suoi occhi scrutatori. Gli restituisco lo sguardo e rimaniamo in silenzio per una quantità di tempo inesorabile, o forse per pochi secondi.
Infine sollevo una mano e gli sfioro il viso, come a volermi assicurare che stia bene e non sia ferito. Ma invece di deridere o scherzare sul mio gesto come mi sarei aspettata, volta la testa e, tenendo gli occhi puntati nei miei, mi bacia il palmo della mano.
Se avessi una macchinetta per misurare il battito del cuore in questo momento ci sarebbe una lunga linea retta ed un suono costante. 

Presa da un'urgenza improvvisa, allungo la mano libera verso la sua maglietta e lo attiro velocemente a me per far scontrare nuovamente le nostre labbra.
Ricambia immediatamente il bacio, come se lo avesse atteso, e fa scorrere le mani per tutto il mio corpo, fino a portarle sotto la mia maglietta dove comincia a massaggiare la pelle.
Non... non... non va bene, non è normale... o forse sì? Perché non capisco più nulla e tutto sembra non avere più un senso?!

- Che succede?- la voce di Bim ci risveglia come una doccia d'acqua ghiacciata, facendoci allontanare di scatto... o almeno, facendo allontanare solo me.

Mi passo una mano fra i capelli e faccio spallucce.- Niente- mento con nonchalance.

- Ah, mi era sembrato di sentire degli urli... ma forse stavate cantando- ipotizza aprendosi in un sorriso.- Avete delle belle voci, simili a quelle degli uccelli in primavera. Una delizia per l'udito- 

- Perché non ci rimanevi un altro po' nel bagno?- domanda David, con un tono di voce freddo ed irritato.

Bim lo guarda incuriosito.- Perché avevo finito, ma devi andarci tu?- 

David alza gli occhi al cielo e avanza verso la porta del bagno che poco dopo gli si chiude dietro. 
Immediatamente mi sale il sangue al cervello per il suo atteggiamento e mi precipito a battere un pugno contro la porta.- Sappi che quando uscirai di lì dovremo fare un discorso, quindi ti consiglio di prepararti psicologicamente- lo minaccio furiosa.

Si apre un piccolo spazio tra la porta e il telaio e vengo tirata dentro il bagno con uno strattone poco delicato.

- Che stai facendo?!- domando stupita.

Sorride divertito ed appoggia una mano accanto alla mia testa, sul legno alle mie spalle.- Volevi parlare no?- 

- Sì, ma ho detto che prima saresti dovuto uscire- 

- Non mi andava di uscire- 

- Vuoi passarci la notte qua dentro?- domando ironica.

- Perché no? Nessuno me lo vieta- Fa spallucce e poi si apre in un sorriso malizioso.- E se vuoi puoi farmi compagnia- 

- No grazie- rispondo velocemente, spostando lo sguardo sulla doccia alle sue spalle.- Noi dobbiamo parlare- continuo, tornando su di lui.

- Sì, abbiamo lasciato un discorso in sospeso. Una volta tanto sono d'accordo con te- asserisce divertito.

- No, non di questo, ma di come tratti Bim- 

- Lo tratterei anche peggio se potessi, quindi ritienilo un lusso il trattamento che gli sto offrendo- taglia corto serio.

Sospiro afflitta ed abbasso la testa per osservare un punto imprecisato del pavimento. 
Non c'è verso di fargli cambiare idea su quel povero ragazzo. Alla fine è vero che per poco non ci ha fatti tutti ammazzare, ma bisogna anche valutare che deve aver visto così tanti orrori che lo hanno reso pazzo e desideroso di vendetta nei confronti di quei mostri. 
Orrori che magari noi nemmeno immaginiamo. 

Mi solleva delicatamente il viso e fa incontrare i nostri occhi.- Che c'è?- domanda calmo.

- Nulla, solo che... Bim mi fa pena, ma non in senso cattivo, cioè... immagino tutte le cose orribili che deve aver visto, il dolore che ha provato, e... ho come l'impressione che tutta la sua famiglia sia stata annientata da quei mostri, per questo è impazzito. Non ti chiedo di trattarlo meglio per fare un favore a me, ma perché ha già sofferto tanto... dobbiamo cercare di capirlo- spiego affranta e mordendomi un labbro.

Mi guarda intensamente e poi chiude gli occhi, sospirando.- Ci proverò, ma non ti prometto nulla- 

Sorrido realmente felice e lo abbraccio delicatamente, facendo attenzione a non fargli male alla schiena. Il suo braccio scende a circondarmi i fianchi e rimaniamo per qualche istante fermi, immobili, rilassati, l'uno stretto all'altra.
Respiro regolarmente, quasi come se stessi per addormentarmi e nel frattempo guardo davanti a me senza però effettivamente vedere su cosa sono posati i miei occhi. Perché ho sempre una persona in testa per ora, e questa persona è David. 
E questa cosa mi sta lentamente sfinendo e mandando in paranoia poiché non è giusto che io pensi e addirittura sogni lui mentre l'unico mio pensiero dovrebbe essere per la mia famiglia.

Gli sento fare un lamento e mi ritraggo di scatto.- La schiena?- domando preoccupata.
Annuisce e si appoggia con una mano alla porta dietro di me. 

- Spogliati- ordino perentoria.

Solleva lo sguardo e sorride malizioso.- Mi piace quando prendi l'iniziativa- 

- Scemo, spogliati per farmi vedere la schiena- ribadisco alzando gli occhi al cielo. 

- Tanto so che ne approfitterai- ribatte divertito, dandomi le spalle e togliendosi la maglia. La lascia cadere a terra e mi avvicino per osservare la condizione.

È pieno di ematomi, e ci sono anche dei tagli, non troppo profondi ma che vanno comunque disinfettati e curati alla svelta, prima che s'infettino. 
Sfioro la sua pelle con il polpastrello dell'indice e lo faccio scorrere su un rigonfiamento quasi violaceo, poi aumento leggermente la pressione e ciò che sento è un qualcosa di duro: una costola. 
Comincio a sudare freddo e tasto altri punti della sua schiena che fortunatamente sono piani e non presentano nessun tipo di rigonfiamento.

- Girati- dico con un tono di voce fermo, senza staccare gli occhi dal suo corpo. Esegue ciò che ho chiesto e non appena appoggio una mano sul suo petto avverto i suoi muscoli tendersi. Tasto un altro punto, in prossimità degli addominali e, non so per quale motivo, mi sento surriscaldare. 
Concentrati Sarah, accidenti, fai il tuo dovere! 
Alzo gli occhi su di lui e quando sto per chiedergli se gli fa male un determinato punto le parole mi muoiono in bocca. Non mi può guardare in... con questi occhi lucidi e... tipo calamite, non può. Insomma, non aiuta la mia sanità mentale e il surriscaldamento del mio corpo che si sta sciogliendo per autocombustione.

- N... non fare così- balbetto spazientita.

- Così come?- domanda serio.- Ti assicuro che è più difficile per me mantenere il controllo- 

Deglutisco a fatica e mi concentro sui suoi occhi invece che sulla sua... no, guarda gli occhi!

- Se non sbaglio anche tu qualche botta l'hai presa no?- domanda corrugando la fronte.- Forse sarebbe meglio guardare anche le tue e poi ripulire quella sulla testa- 

- Mi stai dicendo che devo levare la maglietta?- 

- Non so, se prima vuoi levare la testa fai tu- 

- Quanto sei spiritoso- 

Sghignazza e poi fa un cenno nella mia direzione col mento.- Dai, ci curiamo le ferite a vicenda- 

Sbuffo e mi tolgo la maglia con un movimento unico e fluido, posizionandola sul lavandino mezzo rotto.- Non credo di avere molte ferite, a parte qualcuna sulla schiena come te- 

- Girati e controllo- ordina fin troppo divertito.

Gli lancio un'occhiataccia e faccio ciò che mi ha detto, spostando i capelli su una spalla per permettergli di vedere meglio.
La sua mano si posa poco sotto il collo e scende lentamente fino al centro della schiena, mentre il battito del mio cuore è impazzito. La mano sinistra raggiunge l'altra ed insieme toccano e accarezzano ogni millimetro della mia pelle, premendo in alcuni punti e sorvolando leggere su altri.
Arrivate ai fianchi si fermano per qualche istante, poi lì si arpionano e mi spingono all'indietro, verso di lui e dunque contro il suo corpo. 
Velocemente le sue labbra corrono sulla mia spalla e cominciano a baciare e lambirne la pelle, mentre le sue mani scorrono con una lentezza sfinente fino alla mia pancia, dove s'intrecciano.
Rilascio un sospiro, o meglio, più un gemito che un semplice sospiro e piego la testa di lato per permettere alle sue labbra di compiere il loro tragitto dalla spalla al collo. Poi decido di voltarmi verso di lui ed incontro i suoi occhi famelici e vogliosi che mi fanno perdere la condizione del tempo. 
Porto le labbra sul suo petto e ci lascio un bacio più che casto, ma che evidentemente in lui ha l'effetto contrario perché il secondo dopo mi spinge con irruenza contro la porta ed attacca la sua bocca alla mia, in un bacio passionale e colmo di desiderio.
Intreccio le dita tra i suoi capelli e lo avvicino ancora di più a me, per quanto possa essere possibile. Poi all'improvviso porta le mani sotto il mio sedere e mi solleva da terra, spingendo il suo bacino contro il mio e continuando a baciarmi con foga. Gli prendo la testa fra le mani e mi allontano un momento dalla sua bocca per spostare i capelli di lato, poi torno su di lui come un'assetata nel deserto che dopo tanti giorni vede dell'acqua: l'unica sua salvezza.

- D... David- sussurro quando le sue labbra scendono sull'anfratto di pelle non coperta dal reggiseno.

- Lo so- risponde soltanto con voce roca, diminuendo l'intensità e l'urgenza dei baci.- Ma aspetta un altro po'- 

Mi fa scendere a terra facendo scorrere le mani lungo tutto il mio corpo e poi mi guarda intensamente negli occhi.- Comunque le tue ferite stanno bene, solo qualche graffio- ammette rocamente. 

- Le... le tue invece vanno curate- dico schiarendomi la voce.- Ma ce n'è una che non mi convince, e credo di sapere cosa sia- 

- Devi rimettere la maglietta- afferma all'improvviso, confondendomi.- Così mi distrai e non capisco ciò che dici- 

- Ti distraggo? Ne avrai viste a centinaia di ragazze in reggiseno, anzi, a centinaia nude, una decina in reggiseno- mi correggo pensierosa.

- Prima di spogliarle hanno il reggiseno- mi fa notare, come se non lo sapessi.- Quindi a centinaia con il reggiseno... anche se- Porta un dito sotto il mento e pensa.- Alcune non avevano nemmeno quello, quindi alcune l'ho viste direttamente nude- 

- Disgustoso- Faccio una smorfia con la bocca ed infilo la maglietta.- Non vedo in cosa potrei distrarti comunque- 

Sorride malizioso.- Sono in queste condizioni- S'indica il cavallo dei pantaloni e tiene lo sguardo fisso su di me.- Per colpa tua... E ti chiedi come fai a distrarmi? Secondo te che pensieri ho adesso in mente?- 

- Sconci e non voglio sapere i particolari, grazie- 

- Come vuoi, ma sappi che ti stai perdendo un mondo di... piacere- conclude passandosi la lingua sulle labbra e distraendomi.

Mi riscuoto dal mio intorpidimento e sospiro.- Comunque, stavamo parlando della tua ferita, be' credo sia una costola fin troppo incrinata, e la cosa non mi piace affatto- 

- Perché? Non devo solo riposarmi come hai fatto tu?- domanda con noncuranza. 

Riduco gli occhi a due fessure e scuoto la testa.- No sciocco bambino rincitrullito, non è così semplice- 

- Sciocco bambino rincitrullito?- 

- Sì- affermo convinta.- Comunque dicevo che non è così semplice perché è troppo incrinata, e se tu compissi un movimento brusco o magari anche solo una rotazione del busto potrebbe perforarti un polmone. Per questo non mi piace- 

- E quindi che devo fare?- domanda incrociando le braccia al petto.

- Completa immobilità e riposo, anche se non sono sicura bastino, ma per ora è meglio di niente- asserisco pensierosa. 

- Ok, cercherò di stare fermo- concede facendo spallucce. 

Annuisco sempre più preoccupata e sospiro guardando il freddo e duro pavimento. 
Non mi piace affatto questa situazione, non mi piace pensare che le sue condizioni possano aggravarsi. E a quel punto servirebbero solo delle cure più approfondite, che adesso non possiamo permetterci. 
Se quella costola perforasse davvero il polmone sarebbe la fine. Di tutto.

- Perché sei così seria?- domanda con un tono di voce basso, come se non volesse frantumare il silenzio.

- No, niente, stavo pensando. Comunque ti lascio fare ciò che stavi facendo prima che io entrassi- sussurro aprendo la porta ed uscendo velocemente.

Sta andando tutto a rotoli: Bim è pazzo e in cerca di vendetta, TJ è strano e continua a cambiare colore, temperatura e ad assumere un'espressione sempre più triste, David ha una costola talmente incrinata che lo potrebbe quasi uccidere se non venisse curata nella maniera giusta. Ed io sono sola più che mai adesso, non a livello fisico, ma non so cosa fare, non so come comportarmi. Non so più niente. Niente di niente.













Angolo dell'autrice:

Spero di avervi fatto una sorpresa! Questo è il mio regalo di Natale per voi ;)
Ho fatto i salti mortali per scriverlo visto che ho finito i capitoli pronti che avevo.
Ma per voi questo ed altro! 
Ve lo devo, perché siete voi quelle che mi date la forza di scrivere, siete voi che date un senso a ciò che butto giù per puro divertimento. È tutto GRAZIE A VOI
Non smetterò mai di dirlo, ahahah, finché camperò!
Quando leggo le vostre recensioni, vi giuro, sorrido dall'inizio alla fine. Mi si riempie il cuore, cioè, sento distintamente i suoi battiti aumentare e mi emoziono sempre.
Il più delle volte mi vengono le lacrime. 
Se io riesco a farvi calare nei miei personaggi, be' sappiate che voi mi trasmettete un sacco di energia positiva con le vostre parole.
GRAZIE DI CUORE! Ogni secondo che spendete per me, per leggere la mia storia, per scrivere qualcosa, lo conservo con cura dentro di me, dentro quello scrigno chiamato cuore.
Ringrazio Dio di aver trovato su questo sito delle persone come voi, GRAZIE. 
Ogni capitolo concluso è un traguardo in vostro onore. 
Vi auguro tutto il bene possibile in queste feste e godetevele! ;) 
Un bacione caloroso e affettuoso a tutte!!!



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Capitolo 16
*** Dalle stelle alle stalle ***


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Dalle stelle alle stalle


 
DEDICATO A TUTTE LE MIE STUPENDE LETTRICI





Ho trascorso tutta la notte con gli occhi aperti. Per un solo motivo fondamentale: controllare Trent. 
Ho preferito che dormisse sul divano da solo, almeno non avrebbe dovuto stare su un fianco e magari complicare la sua condizione. Perciò ho passato la notte sul freddo pavimento ed ho fatto finta di dormire fino a che non l'ho sentito assopirsi. A quel punto mi sono messa a sedere ed ho cominciato ad osservarlo, in attesa che si voltasse o facesse qualche movimento brusco. In quel caso lo avrei dovuto sistemare in modo tale da evitare ulteriori complicazioni. 
Fortunatamente si è mosso solo tre volte, e lo ha fatto lentamente, anche se ho notato delle smorfie di dolore sul suo viso.
Inutile dire che adesso sono a pezzi, dolorante in ogni punto del corpo ed infreddolita.

- Come ti senti?- domando a David non appena si sveglia e si volta a guardarmi.

Sbatte gli occhi e li stropiccia con le mani, molto similmente ad un gattino.- Bene. Sei già sveglia?- 

- Oh, sì, da poco comunque- mento con un'alzata di spalle.

- Come hai dormito per terra?- chiede con la voce impastata e mettendosi a sedere. Si passa una mano tra i capelli e punta gli occhi nei miei.

- Bene- Batto una mano sul pavimento e sorrido.- È molto morbido, mi ricorda il mio letto- 

- Immagino- commenta restituendomi il sorriso.- Dai vieni un po' qua che ti riscaldo, sarai tutta infreddolita- propone facendomi segno di avvicinarmi.

Apre le gambe e le braccia, portando con sé la coperta, adagiata sulle sue spalle. Mi alzo da terra e, dopo essermi scotolata i pantaloni per allontanare lo sporco raccattato, vado a sedermi in mezzo alle sue lunghe gambe; chiude le braccia intorno al mio corpo e vengo avvolta nella coperta.
Rabbrividisco istintivamente e mi rannicchio ancora di più contro il suo petto scultoreo.

- Sei tutta fredda, accidenti- nota sorpreso.- Ma l'altra coperta non l'hai usata?- 

- L'ho lasciata a Bim, ne aveva più bisogno. Lui è da quando sta con noi che dorme per terra- rispondo chiudendo gli occhi a causa del sonno accumulato.

Sospira e mi stringe a sé, appoggiando il mento su una mia spalla.- Potevi dirmelo- dice soltanto, a bassa voce.

- Perché, mi avresti dato la tua?-

- No, assolutamente no- ribatte scandalizzato.- Ma ti avrei fatta dormire con me- 

- Ah ecco, mi sembrava strano che fossi diventato all'improvviso un cavaliere pronto a sacrificarsi per una povera fanciulla indifesa e infreddolita- commento ridacchiando.

- Questo mai, neanche nei tuoi sogni- afferma divertito.- E poi tu non sei una fanciulla indifesa, mi sembrava si fosse già appurato che in realtà sei una belva- 

- Anche tu si era già appurato cosa fossi- replico sorridendo e riaprendo gli occhi. 

- Sì, un genio affascinante e dotato di straordinaria bellezza. Me lo ricordo- 

Rido divertita ed abbandono la testa sulla sua spalla.- Veramente non era proprio questo, ma bisogna assecondare i pazzi, quindi... sì caro, hai ragione- 

Mi guarda dall'alto, sorridendo, e poi si avvicina per lasciarmi un casto bacio sul collo; si ritrae e passa una mano sulla mia pancia, dove si trovano le mie chiuse in grembo.
Afferro prontamente la sua mano e comincio a giocarci, rigirandola e sfiorando le sue lunghe dita, poi la intreccio con la mia e sospiro rilassata. 
Me la stringe e rimaniamo in silenzio per qualche minuto, poi sono io la prima a rompere il silenzio.

- Dobbiamo pensare all'incisione sul corpo di TJ- ricordo.- Secondo me non è il suo nome-

- E cosa se no?- domanda incuriosito.

- Non so, però ha un suono... familiare... Srats- ripeto cominciando a far muovere gli ingranaggi del mio cervello.

- A me non dice nulla- taglia corto scrollando le spalle.

- Il suo corpo, cioè, TJ è cambiato, non l'hai notato?- domando corrugando la fronte e guardando il soffitto, come se lì ci fosse scritta la riposta.

- In che senso cambiato? Se intendi la forma no, è sempre quella- 

- No, non la forma. La sua temperatura corporea è diversa... ricordi che le prime volte era caldo? Molto caldo?- 

- Sì, perché adesso com'è?- domanda, stavolta con sincera curiosità. 

- Adesso è freddo, sembra di toccare un pezzo di ghiaccio. E non credo sia dovuto ai cambiamenti climatici, ma ha a che fare con quelle lacrime che produce- affermo convinta della mia ipotesi.

- Probabilmente gli fanno perdere forze, o almeno così aveva detto lui- dice indicando con un cenno del capo Bim, che sta ancora dormendo.- Ma in fin dei conti se è una cosa che fa parte del corpo di quei mostri perché dovrebbero indebolirsi? Forse non sono in grado di produrne altre?- 

- Probabilmente per crearne di nuove devono avere a disposizione una grande quantità di energia, e, avendole usate spesso, TJ non è riuscito a procurarsene di nuova- butto là.

- È per questo che ieri non ti sei fatta curare la ferita sulla testa?- domanda improvvisamente. Allora se n'era accorto.

- Non solo per questo, c'è un'altra cosa... il suo occhio- 

- Cos'ha il suo occhio?- domanda girando leggermente la testa per guardarmi.

- Ha cambiato colore- Corrugo la fronte pensierosa e continuo.- Prima era blu scuro, adesso è... nero come la pece- 

- Il che deve essere collegato anche al cambiamento della sua temperatura corporea- ipotizza sempre più preso dal discorso.

- Esatto, è quello che penso anche io, ma... manca ancora un tassello, il perché di questi cambiamenti- 

- Le lacrime: gli rubano energia e quindi perde sempre più forze... in un certo senso si sta uccidendo- conclude David, lasciandomi a bocca aperta.

- T... tu dici che... sta morendo?- domando con la gola secca e deglutendo subito dopo. 

- Non lo so, è solo una supposizione- Scrolla le spalle e fa una smorfia con la bocca.- Ma da come si comporta sembrerebbe-

- Non è possibile che delle goccioline lo uccidano, non è normale!- sbotto incredula, scuotendo la testa.

- O forse non ci vuoi credere?- insinua guardandomi.

Incontro i suoi occhi e mi perdo ad osservarli, cogliendo tutte le sfumature di colore e di luminosità, in base a dove sta battendo la luce. 
E sono così... profondi. Sembra mi stiano sbattendo in faccia la realtà ed impedendo di credere in altro.

Scuoto la testa in senso di diniego e dalla mia bocca esce poco più di un sussurro.- Non ci voglio credere- ammetto senza allontanare lo sguardo.- Ti sembrerò pazza, ma io voglio bene a TJ- 

- Lo so- fiata sul mio viso.- Lo so- 

Rimango a guardarlo per qualche istante in quei suoi occhi magnetici, poi distolgo lo sguardo e lo punto davanti a me.- C'è comunque qualcosa che ancora non mi torna- dico assorta.

- E cioè? Siamo arrivati alla conclusione che tutti i cambiamenti di colore e temperatura sono legati alla produzione di quelle lacrime, che altro c'è che non ti torna?- domanda stranito.

- Da dove prendono energia loro?- sparo corrugando la fronte.- È come se ci fosse qualcosa di... esterno che gli dona forza- 

- Cosa intendi per qualcosa di esterno?- 

- Non so, ma... non credo che ricavino energia in base a ciò di cui si nutrono. La loro energia sembra qualcosa d'inesauribile: ad esempio non dormono- gli faccio notare, ripensando a quando credevo che TJ si fosse assopito ed invece era più sveglio di me.- Non ne hanno bisogno. Quindi ho come l'impressione che sia qualcos'altro a dargli forza- 

- Qualcosa che non si trova sulla Terra però- continua lui, con uno sguardo serio.- Be', credo che le tue ipotesi non siano campate in aria, potrebbero essere anche vere- 

- Grazie per la fiducia- ribatto stizzita, ma divertita allo stesso tempo.

Sorride e sento i suoi occhi sul mio viso. Muovo di poco la testa e il mio sguardo incontra il suo, nuovamente. Resto a guardarlo per qualche secondo e poi, a causa di un moto di pazzia incontrollabile, mi sollevo leggermente ed appoggio le labbra sulle sue, lambendole delicatamente.
Risponde con lentezza al bacio, quasi come se se lo volesse gustare, quasi con dolcezza, e nel frattempo stringo la sua mano, ancora intrecciata alla mia. 
È così caldo il suo corpo, il suo viso, la sua bocca, così... familiare. Ed è come se mi sentissi a casa, al sicuro, quando sono stretta tra le sue braccia. È tutto così pacifico...
Mi allontano leggermente dal suo viso e rimango ad occhi chiusi, poi appoggio la testa nell'incavo del suo collo e sospiro tranquilla.

- Per cos'era questo?- domanda abbassando la testa per cercare di guardarmi.

- Per nulla- rispondo alzando una spalla.

- E perché lo hai fatto?- insiste.

- Non c'è un perché- 

- C'è sempre- 

Alzo la testa e punto gli occhi nei suoi.- Quindi tu quando mi baci hai un perché? C'è un motivo preciso per cui lo fai?- domando quasi con ansia, sentendo il mio cuore battere furiosamente.

- No- risponde soltanto, senza un briciolo d'espressione.

La sua risposta mi arriva come uno schiaffo in pieno viso, uno schiaffo molto doloroso, capace di farmi storcere la testa e sentire le lacrime. Ma del resto cosa mi aspettavo? Che mi dicesse qualcosa di... romantico? Ha chiaramente fatto capire che non c'è sentimento quando mi bacia. Nulla, non c'è nulla.

- Hai appena detto che esiste sempre un perché- gli faccio notare, cercando di celare la mia delusione.

Fa spallucce e sghignazza.- Io posso permettermi di non averlo- 

- E pure io allora- ribatto stizzita.

- No, tu non sei David Trent, quindi tu non te lo puoi permettere- 

- Ragioni come un bambino di appena due anni- affermo accigliata e guardandolo male.- Mi correggo: un bambino citrullo e antipatico di appena due anni- 

- Tu non ragioni proprio, quindi mi sento superiore comunque- asserisce mostrando un'espressione altezzosa.

Avverto la rabbia salire rapidamente. Tra pochi secondi sarò capace di sollevarlo con un braccio e spezzarlo in due parti uguali. Un altro passo falso e la sua fine sarà segnata.

Riduco gli occhi a due fessure e sorrido vittoriosa.- È inutile discutere con gli idioti: ti trascinano al loro livello e ti battono con l'esperienza- affermo soddisfatta.

Sorride divertito e si pone un dito sotto il mento, in una fase meditativa.- Quindi dici che non dovrei discutere con te? Ok, lo terrò a mente, grazie del consiglio- 

La mia rabbia sta per traboccare. Ancora qualche secondo e di lui non rimarrà che un pallido ricordo. Ho come l'impressione di avere delle fiamme crepitanti al posto degli occhi in questo momento. 

- Non ti picchio perché potrei aggravare la tua situazione, ma puoi giurarci che quando starai bene non mi farò scrupoli a fartela pagare- dico con uno sguardo eccezionalmente diabolico.

Spalanca gli occhi sorpreso.- Ah, me la vuoi anche far pagare?- 

- Certo, te l'ho appena detto- noto confusa. È scemo o cosa?

- Nessuno sconto?- domanda visibilmente divertito da qualcosa che io non riesco ad afferrare.

- No, niente sconti per te- affermo accigliata.

- Allora mi aspetto un lavorino coi fiocchi- dice ghignando e sollevando un sopracciglio.- E deve essere solo per me- 

Corrugo la fronte e ruoto la testa di lato.- Ma tu... di cosa stai parlando per la precisione? Perché ho l'impressione che non sia la stessa cosa a cui mi riferisco io- 

Si apre in un sorriso a trentadue denti ed abbassa la testa per avvicinarla al mio collo.- Be' hai detto che me la farai pagare... pensavo me l'avresti data gratis, eppure mi sbagliavo- soffia sulla mia pelle, procurandomi dei brividi.

Sgrano gli occhi non appena assemblo le sue parole e mi scosto bruscamente.- Ma sei proprio un... Ma che schifo!- sbotto scandalizzata.

Ride e mi riavvicina a sé.- Come si vede che non sei esperta... se no non lo troveresti tanto schifoso- 

- E chi ti dice che in realtà io non lo sia?- domando sollevando un sopracciglio e guardandolo scettica.- Fa schifo il modo in cui alludi a quello, non l'atto in sé per sé- 

- In che senso saresti esperta?- domanda guardingo.- Per caso l'hai fatto?- 

- Sono cose private, non vedo perché dovrei...-

- E lo faresti con me?- spara all'improvviso, facendomi arrestare il cuore e fischiare le orecchie. 

Resto in silenzio per qualche secondo, leggermente scossa e presa alla sprovvista dalla sua domanda, poi punto gli occhi nei suoi e lo guardo seria.- Non ci sarebbe sentimento, quindi no, non potrei farlo- 

- Vuoi per forza trovare del sentimento in tutto?- domanda alzando gli occhi al cielo.- Non funziona sempre così- 

- Dovrebbe essere un atto d'amore, quindi, almeno in quello, il sentimento dovrebbe essere alla base di tutto. Non vedo come tu possa farlo sapendo che della persona a cui stai donando te stesso non te ne frega nulla, ma è solo un passatempo- Rabbrividisco e faccio una smorfia.- È una cosa orribile- 

- Orribile o meno è una cosa istintiva e naturale. Quando ho bisogno di farlo lo faccio, punto- risponde scrollando le spalle.

- Infatti quelle che mi sorprendono di più sono le ragazze. Danno via loro stesse come niente. Sembra quasi che non si vogliano dare valore... non lo capisco- Scuoto leggermente la testa e m'incanto a guardare il pavimento.

- Se sono felici così che continuino a farlo- taglia corto il troglodita.

- Non sono felici- affermo seria.- La maggior parte lo fa per darsi un tono, per poter dire in giro che non sono vergini... e non comprendo l'utilità di spifferarlo ai quattro venti, in fin dei conti è una cosa privata. Quando sento arrivare alle mie orecchie voci simili sinceramente mi rattristo. Alcune hanno un così disperato bisogno di sentirsi apprezzate dal resto del mondo che non sanno più cosa fare... È quasi come... un urlo silenzioso di aiuto. Sembra quasi che dicano "ehi guardami, ci sono anche io, ti prego non mi evitare perché nulla di me avrebbe ragione di esistere se no"- Sospiro e rannicchio le gambe contro il petto.- Sto male per loro, non è giusto tutto questo- 

Sento le braccia di David circondarmi dolcemente la vita ed avvicinarmi a sé.- Spetta a loro capire che non hanno bisogno di tutto questo per farsi notare, no?- sussurra al mio orecchio.- Alcune non lo fanno, eppure spiccano tra le altre- conclude sfiorandomi con le labbra il lobo.

Il mio cuore perde un battito e apro poco di più gli occhi. A chi si sta riferendo con la parola "alcune"? Perché... cioè, io tutto quello non lo faccio, ma... Oddio mi sto facendo un milione di paranoie inutili! Sicuramente non si stava riferendo a me.

- David... tu... sei mai stato innamorato?- butto là, sperando in un solo tipo di riposta: negativa... E non capisco il perché.

- No, mai- alita sul mio collo.- Tu invece?- 

Annaspo, come alla ricerca di ossigeno, ed infine sospiro.- No, nemmeno io- 

- E dunque sei vergine- spara divertito.

- Cosa?- domando mezza stordita e voltandomi a guardarlo.

- Sei vergine. Se non sei mai stata innamorata e fai sesso solo in presenza di un sentimento... Be' allora non lo hai mai fatto- conclude sorridendo soddisfatto.

Astuto e perspicace il tipo. Credo di averlo sottovalutato fin troppo, è più pericoloso di quanto immaginassi. Va tenuto sotto controllo.

- Il tuo ragionamento non fa una piega- affermo stupita.- Noto che ti stai evolvendo in fatto d'intelligenza- 

Sghignazza e preme la mia schiena contro il suo petto.- Almeno io mi evolvo, a differenza di qualcuno- 

- Se ti riferisci a me hai ragione. Non posso progredire perché sono già arrivata al livello massimo d'intelligenza che si possa avere- commento con aria affranta.- Forse in un futuro molto lontano ci arriverai anche tu- 

- Grazie mille per avermi dato delle speranze- risponde divertito.

- Oh è mio dovere, quando vuoi caro- Gli dò qualche pacca sulla spalla per rincuorarlo e scoppio a ridere. È troppo divertente prenderlo in giro, direi addirittura che è molto gratificante. Devo farlo più spesso, anche perché la sua espressione stizzita e divertita allo stesso tempo non ha prezzo.

Con la coda dell'occhio lo vedo guardarmi e ridacchiare sommessamente. Non appena mi calmo rilascio un sospiro sfinito e felice. 
È a dir poco paradossale l'effetto che la vicinanza di Trent sta cominciando a farmi. Mi sento... felice, come se al mondo ci fosse un posto per me, un posto al sicuro e dal quale non vorrei mai allontanarmi e dal quale nessuno mi allontanerà mai. 
Tutto ciò in netto contrasto con la situazione che, invece, siamo costretti a vivere ogni giorno.

- A proposito, hai fame?- Non so come io abbia fatto a scordarmi una cosa simile. Per ora ho la testa da tutt'altra parte.

- Un po'- risponde facendo spallucce.

- Ok, aspetta, ti porto qualcosa- Scosto la coperta di dosso, rabbrividendo immediatamente per il freddo, e vado verso la piccola e ormai familiare cucina. Apro alcuni sportelli e frugo al loro interno; le uniche cose che trovo per fare colazione, dopo minuti di esplorazione, sono dei biscotti e alcune barrette di cioccolata al latte e fondente.
Torno al divano, facendo attenzione a non far cadere nulla, e gli porgo i residui di cibo, appoggiandoli ordinatamente accanto a lui.

- Ho trovato solo questo- dico leggermente delusa e appoggiandomi le mani sui fianchi.

- Va be', basteranno per tutti e tre- liquida la faccenda aprendo la busta di biscotti ed afferrandone uno tra pollice ed indice. L'osserva per qualche istante ed infine lo morde delicatamente.

- Per tutti e due- lo correggo tornando alla cucinetta.

- Prima mi dici di comportarmi bene con lui- Indica Bim a terra e sorride divertito.- E poi sei tu che non gli vuoi dare da mangiare?- 

- Infatti non mi riferivo a Bim- affermo riempiendo un bicchiere d'acqua.

- Perché non vuoi mangiare? Sei impazzita?- 

Sposto gli occhi su di lui e contemporaneamente porto il bicchiere alla bocca per bere qualche sorso.- Non ho fame- taglio corto.

- Menti. Non hai mangiato nulla ieri sera, non puoi non avere fame- mi riprende lanciando la coperta da una parte e venendomi davanti.- Quindi ti riporrò la domanda: perché non vuoi mangiare?- 

Sposto lo sguardo a terra e sbuffo.- Non lo vedi?- domando indicando Bim.- Lui è dimagrito parecchio e tu non stai nemmeno bene. Io sono quella messa meglio, quindi per adesso posso non mangiare e lasciarlo a voi che ne avete più bisogno- concludo alzando gli occhi sul suo viso. E sta sorridendo.

- Credi che te lo lascerò fare?- domanda con un tono divertito e di scherno.- Sai cosa me ne frega di lui- 

- A me sì però. E non lo lascerò morire di fame per sfamare me stessa. E poi parliamoci chiaro, dentro quella busta ci sono talmente pochi biscotti che non bastano nemmeno per te, figuriamoci per tutti e tre- asserisco annoiata ed indicando il pacco che tiene in mano.

Si mette un nuovo biscotto in bocca e mastica lentamente.- Questo non significa che tu te ne debba privare, possiamo spartirli- propone a bocca piena. Non riesco a capire perché ci stia tanto a mandare giù questo maledetto biscotto.

- Ti ho detto di no. Per stavolta io non mangerò, punto. La questione è chiusa, e non mi farai cambiare idea- taglio corto incrociando le braccia al petto.

Fa spallucce.- Ok, lo hai voluto tu- Mi strattona a sé e si china a baciarmi. Ma... c'è qualcosa che... la sua lingua sta accarezzando la mia delicatamente e... sta spingendo dentro la mia bocca... Avverto il sapore di qualcosa di dolce e sgrano gli occhi stupita. Mi sta passando il biscotto che stava mangiando. Ecco perché mangiava lentamente e non deglutiva. Lui sapeva che non avrei ceduto e quindi stava già macchinando tutto.
Incredibilmente mi ritrovo a masticare e si allontana da me con un sorriso beffardo dipinto in faccia. 

- È stato piuttosto eccitante, non mi era mai capitato di farlo- commenta divertito, poi guarda il sacchetto nelle sue mani e torna con lo sguardo su di me.- Dovremmo riprovare- 

Scuoto violentemente la testa in senso di diniego e deglutisco a fatica.

- Oh sì invece, del resto è l'unico modo per farti mangiare- afferma sorridendo e mettendosi in bocca un nuovo biscotto.

- No, stai fer...- La sua bocca torna sulla mia e lo vedo lanciare il pacco dentro il tinello; pone le mani sui miei fianchi e mi spinge con la schiena contro la parete, mentre la sua lingua è tornata prepotentemente nella mia bocca e sta accarezzando con più foga di prima la mia. Un altro biscotto, precedentemente sbriciolato dai suoi denti, passa sotto i miei e per la seconda volta mi trovo costretta a masticare. 
Non posso credere che stia compiendo un atto così... intimo con me. È fuori dal normale! Ed il più grande problema è che mi piace pure, quando invece dovrebbe schifarmi. Insomma, io non mangio nemmeno da dove ha mangiato mio fratello! 

Deglutisco quando ho ancora la sua bocca sulla mia e quello che prima era un bacio di "passaggio" si trasforma in un bacio vero. 
Le sue mani navigano fino al mio viso ed avvicina il corpo al mio, finché non aderiscono come pezzi di un puzzle.
Un qualcosa di simile ad una scossa o ad un brivido si diffonde in me, a partire da dove si trovano le sue mani sino alla punta dei piedi, e rabbrividisco, ma stavolta non per il freddo.
Mi allontano, pur se controvoglia, per riprendere fiato e lo guardo stupita. 

- P... perché lo hai fatto?- domando a corto di ossigeno e parole.

Anche lui ha il respiro irregolare, molto più accelerato del solito. Fa spallucce e sorride divertito.- Era l'unico modo per farti mangiare e con cui saresti stata zitta. Un'idea a dir poco geniale- si vanta da solo.

- Sì, ma... non ti ha fatto... schifo? Cioè, è una cosa molto...-

- A te ha fatto schifo?- domanda improvvisamente serio ed inchiodandomi con lo sguardo.

- No, è questo il punto!- esclamo allibita e confusa. 

Sorride quasi... felice e fa un ulteriore passo in avanti.- A me la cosa non ha schifato. Ma forse perché eri tu... Molto probabilmente farlo ad un'altra mi avrebbe fatto schifo, anzi, non lo avrei fatto- 

Stai fermo dannato cuore! Non è il momento di agitarsi, e soprattutto non in questo modo indecoroso.

- Perché?- È tutto ciò che riesco a pronunciare, a causa della gola improvvisamente secca.

Scrolla le spalle indifferente.- Boh, non lo so- 

Come non lo sa?! Ci sarà pure un perché, una risposta valida, un maledetto qualcosa che mi faccia capire che cosa significano le sue parole sconnesse! 
Me lo deve dire accidenti, perché io sto impazzendo!

- Non puoi pretendere di sapere sempre le cose da me se poi sei tu il primo a buttare là frasi strane e non spiegarti- mi lamento allontanandolo con una piccola spinta. 

- Perché, a te interessa davvero sapere perché farlo con te non mi ha schifato mentre farlo con un'altra mi darebbe il voltastomaco?- mi provoca riavvicinandosi ed imprigionandomi le mani contro la parete.

- Sì che m'interessa. È un mio diritto saperlo- 

- Be' allora mi dispiace deluderti, ma non riesco a darti una riposta. L'ho fatto e basta, non ho neanche pensato che mi potesse infastidire. Forse perché ormai sei diventata in un certo senso familiare, non lo so. Ma alla fine non è questo che conta- 

- E cos'è che conta?- domando confusa.

- Che tu abbia mangiato- risponde ovvio e sorridendo beffardo.- Questo conta- 

Sorrido ed abbasso la testa. Alla fine non ho ancora capito perché abbia fatto tanto per farmi mangiare, ma in compenso mi sento felice. Ed una volta tanto questa felicità è dovuta alle sue parole. 

- Comunque grazie, nonostante i tuoi metodi discutibili- Alzo il viso e gli sorrido sinceramente.

Ridacchia e solleva gli occhi al cielo.- Non riesci a dire solo grazie?- 

- No, dovevo aggiungere anche il mio commento- affermo divertita e posando le mani sui suoi fianchi. 

Abbassa la testa per guardare dove si sono posate le mie mani e l'attimo dopo sorride sghembo.- Mi vuoi togliere la maglietta? Perché se vuoi ti dò una mano- dice ghignando.

- Figuriamoci se il pensiero non ti andava lì- commento trattenendo a stento un sorriso.- Comunque c'è un problema- concludo abbassando lo sguardo sulle mie scarpe.

- E cioè?- domanda avanzando di un passo.

Sospiro sconsolata.- Il cibo, sta finendo e bisogna andare a prenderlo- 

- Non vedo il problema- taglia corto con un'alzata di spalle.

Alzo la testa su di lui e lo fulmino.- Il problema non lo vedi perché sicuramente stai pensando di venire con noi a prenderlo. Ed è qui che ti sbagli, tu non verrai- affermo decisa.

- Cosa?- domanda corrugando la fronte.- Non mi faccio dare ordini da te- 

Scuoto la testa con disperazione.- Ma non lo capisci?! Non puoi venire nelle tue condizioni, tu... tu non immagini nemmeno cosa succederebbe se quella costola ti perforasse il polmone. Non è una scemenza come la mia, è molto più grave. Devi stare qua e non compiere sforzi... per favore- lo supplico stringendo la sua maglietta tra le mani.

I suoi occhi s'incatenano ai miei e mi diventa impossibile abbassare lo sguardo. I muscoli del suo viso sono contratti e la mascella ha assunto una forma quasi spigolosa, segni inequivocabili che la mia idea non gli piace affatto.

- No, non se ne parla- se ne esce fuori gelidamente.- Non ti lascerò andare con quel cretino- dichiara perentorio.

- Vedi forse qualche altra soluzione?- domando sollevando un sopracciglio.- O andiamo io e Bim o tutti e tre moriremo di fame e di freddo- 

- Se TU andrai con lui morirai!- sbotta fulminandomi ed indicandomi.- Ma non l'hai visto com'è fanatico di scontrarsi contro quei maledetti cosi?! Appena ne vedrà uno ci si catapulterà contro, e tu cosa farai eh?!- 

- Io...- 

- Farai la sua stessa fine, ecco come andrà a finire!- 

- Perché devi sempre pensare male?!- sbraito innervosita.- Bim non mi lascerà da sola, e non andrà a scontrarsi contro quei mostri! Non se glielo chiedo almeno!- 

- E cosa ti dà la certezza che al momento buono non commetterà lo stesso errore di ieri?!- grida, furioso come non lo avevo mai visto. Mi afferra un polso con uno scatto ed avvicina il suo viso al mio.- Tu con lui non ci andrai, il discorso è chiuso- sibila fissandomi negli occhi.

- Tu non prendi ordini da me, non vedo perché io dovrei obbedire ai tuoi- oso dire, contraccambiando l'occhiata gelida.

Aumenta la presa sul mio polso.- Perché non posso sopportare di rimanere segregato qua dentro col pensiero se tu tornerai o non tornerai. Non ce la faccio- E il mio cuore smette di battere. Poi riprende la sua folle corsa facendomi surriscaldare in tutto il corpo e probabilmente pompando più sangue del necessario.

- Invece tornerei- dico solo, abbassando lo sguardo.

- Non ne posso avere la certezza. Quindi il discorso si chiude qua- Si allontana da me con altrettanta velocità e si chiude in bagno, sbattendosi la porta alle spalle.







Per tutto il giorno David non mi ha più rivolto la parola, e adesso è calata la notte. 
Non l'ho mai visto reagire così per qualcosa, non l'ho mai visto tanto furioso. E per cosa? Ha davvero così tanta paura di perdermi? 
Ogni volta che ci penso mi ritrovo ad arrossire involontariamente o mi perdo a guardare un punto indefinito mentre la mia mente vola tra mille pensieri. 
Mi sono posta la stessa domanda: io avrei paura di perdere lui? La risposta è stata veloce quanto sicura: sì. Ne avrei, talmente tanta da non riuscire nemmeno a crederlo possibile.
Quando quella volta mi aveva lasciata per andare a prendere le mie pasticche ero sì preoccupata per lui, ma... in un modo diverso. Mancava qualcosa.
Pensavo solamente che non avrei potuto vivere senza di lui in questa situazione, ma adesso mi chiedo se potrei vivere senza di lui in tutte le situazioni.
Nel corso delle ore, dei giorni, delle settimane, Trent è diventato importante per me. E molto probabilmente non sarei più capace di farne a meno.
Ho sempre paura che gli possa succedere qualcosa, quasi come se... il mio obiettivo adesso non fosse più quello di fare in modo che io sopravviva, ma solo quello di far sopravvivere lui.
Per questo motivo temo più di ogni altra cosa, addirittura più di quei mostri, che quella sua maledetta costola possa perforargli il polmone, perché nel caso succedesse, senza le dovute cure, potrebbe addirittura morire.
Sto sopportando tanto, ma questo non riuscirei ad accettarlo. 
E per di più sembra non voler capire la gravità della sua situazione, ma anzi, si diverte a farmi disperare! 

Mi sollevo leggermente da terra e, cercando di abituare gli occhi al buio, guardo verso il divano per assicurarmi che non si sia mosso. Ma non c'è nessuno. 

Deglutisco a vuoto e dei brividi gelati mi scendono lungo la schiena. 
No... no... no. Lui non può essersene andato di nuovo. 
Mi alzo lentamente e tasto il divano alla ricerca disperata del suo corpo, ma le mie dita non sfiorano nulla se non la coperta che lo ricopre.
Corro verso il bagno e spalanco la porta con una crescente angoscia, guardo al suo interno, ma i miei occhi non s'imbattono in nessuna figura.

- Bim! Bim!- urlo sbattendo la porta.- Bim!- 

TJ fa scattare la testa in alto, Bim si sveglia di soprassalto e mi guarda con gli occhi ancora pieni di sonno. Calde lacrime cominciano a scorrere sul mio viso e mi getto a terra, distrutta.

- Che cosa è successo?- domanda delicatamente, strisciando verso di me.

Punto gli occhi su di lui e lo afferro per la maglietta, scuotendolo violentemente.- Dov'è?! David dov'è?! Dimmelo! Devo saperlo!- grido in pena.

Spalanca gli occhi e si guarda intorno.- Non lo so... Se n'è andato?- 

- No! No! Lui non mi ha abbandonata! Me lo aveva detto, lui non mi avrebbe più abbandonata!- Scuoto la testa e gli lascio la maglia.

- Forse è andato a fare una passeggiata- butta là posando una mano sul mio braccio, con l'intento di rassicurarmi.

- No!- singhiozzo prendendomi i capelli fra le mani.- Non può essere uscito nelle sue condizioni... No- concludo con un filo di voce e distendendomi a terra. Mi copro il viso con un braccio e continuo a piangere e singhiozzare, affranta e avvilita. 
Non doveva farlo, non doveva. Tutto, ma non questo. Se gli succedesse qualcosa io... preferirei la morte piuttosto che questa tortura.

- Tornerà, me lo sento- mi conforta Bim, accarezzandomi la testa.

- Deve tornare... deve- mi lamento con un filo di voce, a causa dei singhiozzi incontrollabili.- Non mi può lasciare- continuo artigliando con le unghie il pavimento e sfregandole con violenza, spezzandomene due.- No!- urlo afferrandomi la testa con maggiore disperazione.- David! Ti prego... non lasciarmi- mormoro senza fiato.

E se non tornasse mai più? E se non potessi rivederlo un'altra volta? Nelle sue condizioni gli è difficile persino muoversi, come può...

- So dov'è andato!- esclamo all'improvviso, rizzandomi a sedere.- È andato al supermercato!- Guardo la porta e mi alzo in piedi per raggiungerla.

- No, ferma- dice Bim, prendendomi per un braccio.- Non puoi andare- 

Corrugo la fronte e scaccio delle lacrime dal viso e dagli occhi che m'impediscono di vederlo bene.- Perché non posso?- 

Abbassa la testa in imbarazzo e sfrega le punte delle scarpe l'una contro l'altra.- Lui mi ha... ordinato di non...- 

- Di non?!- lo incalzo ansiosa.

- Di non farti fare pazzie mentre non c'era. Quindi non posso farti correre da lui- conclude tornando a guardarmi.

- Quindi tu...- Avanzo verso di lui con una rabbia crescente.- Tu lo sapevi! Tu sapevi che lui sarebbe andato da solo a prendere da mangiare!- 

- Mi aveva svegliato per dirmelo- confessa abbattuto.

Lo afferro nuovamente per la maglietta e lo scuoto con furia.- E perché non sei andato con lui?! Perché non lo hai fermato?! Perché gli hai permesso di compiere questa pazzia?!- 

- Non mi ha dato scelta. Ha detto che sarei dovuto rimanere a sorvegliarti. Io... ci ho provato- afferma in un sospiro, abbassando la testa.

- No... no- ripeto con un filo di voce e spalancando gli occhi.- No, no!- urlo infine, correndo alla porta.

Bim mi afferra in tempo per la vita e un attimo dopo mi solleva anche da terra. Scorgo TJ scattare in avanti e giungere vicino a noi, come ad assicurarsi che nessuno commetta sbagli. Comincio a scalciare e a dimenarmi come un serpente tra le braccia di Bim mentre gli urlo di lasciarmi andare e altre parole sconnesse. 
Piango. Piango disperatamente, tanto da sentire male alla testa e agli occhi, tanto da sentire che potrei cadere a pezzi da un momento all'altro.

- Lasciami- piagnucolo premendo le mani sulle sue braccia.- Ti prego, lasciami andare- 

- Non posso, l'ho promesso- risponde soltanto, stringendomi ancora più forte.

Libero un ringhio sconfitto e rabbioso e smetto di scalciare, mentre le lacrime continuano a scendere imperturbabili. 

- Ti prego, calmati- sussurra Bim, portandomi a sedere sul divano. Mi prendo la testa fra le mani e la scuoto violentemente, aumentando di gran lunga il mal di testa.

- No... no, se non torna?! Se gli succede qualcosa?! Non dovevo addormentarmi, non dovevo!- grido distendendomi e tirandomi i capelli. 
È tutta colpa mia, non avrei dovuto dirgli che sarei andata con Bim, non mi sarei dovuta addormentare, dovevo sorvegliare su di lui, dovevo... ma non l'ho fatto! Accidenti!

- Tornerà, lui tornerà- ripete Bim, per la millesima volta.

- Come fai saperlo? Perché sembri tanto sicuro di ciò che dici?- domando innervosita e guardandolo di sbieco.

Mi sorride e si siede vicino a me.- Perché ci sei tu qua, e non ti lascerà- dice soltanto, guardando la porta davanti a sé.

Tiro su col naso e punto anch'io lo sguardo sulla porta. Tornerà. Tornerà. Deve tornare. Lui... tornerà.















Angolo dell'autrice: 

Ciao a tutte le mie meravigliose lettrici, silenziose e non! <3
Eccoci alla fine di un nuovo capitolo non proprio felice :( eh già.
Qui la situazione è critica e non delle più rosee: David ha questa maledetta costola incrinata che potrebbe ucciderlo, e per di più il signorino si diverte a sparirci come se nulla fosse. 
Ci sta facendo decisamente impazzire >.< 
Sarah reagisce molto più violentemente stavolta, e tra poco capirà anche lei perché. E Bim cerca solo di aiutare il suo grande capo T.T 
Mi dispiace lasciarvi sempre sul più bello ahahahah, ma non lo faccio apposta */\* abbiate pietà! È che poi i capitoli mi vengono talmente lunghi che sembrerebbe di leggere la Divina Commedia, ahahah, che poi la mia storia divina non è, ma va be' serviva per rendere l'idea ;)
Coooooomunque, da questa premessa avrete capito o intuito che il nuovo capitolo è già pronto... Ihihih. 
Uuuuh, sono così contenta \(^.^)/ 
Ma andiamo avanti con la telecronaca del capitolo mie care spettatrici. 
Dunque, il mistero TJ s'infittisce... Mmm, chi sarà che dà energia a queste macchine/mostri? Ma la vera domanda è: perché TJ ha queste mutazioni? Che cosa gli sta succedendo? 
Questo caso si sta avvitando su se stesso mie care investigatrici! 
E poi arriviamo alla parte romantica del capitolo *-* 
David che passa i biscotti a Sarah *-* *-* *-* il problema è che poi non si sa spiegare come mai la cosa non lo abbia schifato... e nemmeno Sarah se lo spiega ;)
Solo che come al solito la nostra amata s'interroga su questo, David se lo lascia scivolare addosso come se nulla fosse. Tanto prima o poi arriverà anche lui alla resa dei conti! Muahahahahah. 
E poi, ancora una volta, si sono messi a parlare, ed in questo modo riescono a conoscersi meglio e a scoprire i segreti l'uno dell'altra. Che teneri *-*
Oddio ho scritto un sacco di roba, scusate vi starete annoiando! 
Vi lascio immediatamente >\\<
GRAZIE DI CUORE A TUUUUUUUUUUUUUUUUTTE! A prestooooo! E BUON CAPODANNO! 
Un bacioneeeeeee!

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Capitolo 17
*** TJ ***


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TJ






- Hai detto che sarebbe tornato... perché non è ancora qua?- domando sempre più in ansia.

Sono trascorse delle ore, ed ormai è giorno, ma di David ancora nessuna traccia. 
Mi sento stremata, come se mi avessero risucchiato tutte le forze con un'aspirapolvere. Ma il punto è sempre e solo uno: mi è stato tolto tutto. La mia famiglia, i miei amici e adesso... No, non devo pensare che non rivedrò mai più David, perché non andrà così. No. 

- Arriverà, non temere- mi rassicura Bim, posando una mano sulla mia testa ed accarezzandomi gentilmente.

- Perché credi che tornerà per me? Cosa te lo fa pensare?- gli chiedo alzandomi dal divano e cominciando a camminare per la stanza. Ho bisogno di scaricare la frustrazione, la rabbia, la disperazione, e non conosco miglior metodo se non quello di muovermi.

- Lui ti ha guardata- risponde a bassa voce e sorridendo al vuoto.- Ti ha guardata prima di andarsene, quando è arrivato con la mano sulla maniglia della porta si è fermato, è tornato velocemente da te, si è piegato e ti ha baciato la fronte. Poi se n'è andato senza fiatare- Rialza lo sguardo e mi sorride teneramente.- Tu lo ami vero?- 

Spalanco gli occhi e smetto di camminare.- Cosa?- 

- Lo ami non è vero?- ripete senza cambiare espressione.- Ti vedo, sai, come lo guardi, come non lo perdi mai di vista, quel luccichio che tinge i tuoi occhi non appena ti è vicino, come sei stata sveglia tutta la notte scorsa per vegliare su di lui, come sei spaventata all'idea di perderlo...- Sospira sognante.- L'amore rende ciechi e fa compiere pazzie, e tu prima le stavi per commettere- 

Annaspo ed apro la bocca, colpita al cuore da ogni sua singola parola.- Io...- La porta si apre di scatto ed appare David davanti a noi, affaticato, quasi cianotico e che respira a fatica. Rimaniamo tutto fermi, poi alza la testa e sorride vittorioso mentre ci mostra la busta con il mangiare.

Ricomincio a piangere e mi getto addosso a lui per abbracciarlo stretto.- Sei tornato! Sei vivo!- urlo di gioia.

Ridacchia e lascia cadere la busta a terra per stringermi tra le braccia ed affondare la testa tra i miei capelli.- Era ovvio che sarei tornato- dice soltanto, prima di tossire convulsamente.
Mi allontano preoccupata e quando toglie la mano dalla bocca ciò che vedo mi fa rizzare i capelli in testa e perdere per un attimo i sensi.

David guarda la sua mano e poi punta lo sguardo su di me, impaurito e col terrore dipinto negli occhi. 

- Il polmone- dico soltanto, in un sussurro. Non posso crederci, si stanno avverando tutti i miei peggiori incubi. Se questo è un brutto sogno voglio essere svegliata! Adesso!

Con la mano tremolante afferro il suo polso e lo conduco a passi lenti e cadenzati verso il tinello. Apro l'acqua e sciacquo via il sangue che si trova sul suo palmo.
Questo è decisamente un incubo. Non è possibile che sia tutto così vero e catastrofico, così reale e doloroso.

Gli asciugo le dita con un panno e porto le mani sul suo viso. Ha gli occhi spauriti come un cerbiatto al quale stanno dando la caccia e la bocca dischiusa per respirare meglio.- Ascoltami bene, quello che hai visto è la conseguenza del polmone perforato, ma...- Rimango a corto di fiato e saliva e deglutisco per darmi la forza di continuare a parlare.- Ma si può curare ok? Andrà tutto bene- 

Rimane immobile a guardarmi, senza proferire parola, alla fine annuisce e stringe la sua mano nella mia.- Mi fido di te- bisbiglia con un filo di voce.

Abbozzo un sorriso e lo trascino a sedere sul divano, mentre dò a Bim l'ordine di svuotare il cibo e riporlo negli scompartimenti della cucina. 
Punto gli occhi sul viso di David e noto del sangue agli angoli della sua bocca, torno a prendere il panno imbevuto d'acqua e lo pulisco delicatamente, con una cura e una dedizione che non avevo mai riservato a niente e nessuno.

Il suo viso è uno specchio in questo momento: riflette ciò che prova dentro ma non mostra la sua vera faccia. È impaurito, confuso, stordito da ciò che ha visto, ma allo stesso tempo sta mostrando una calma, un controllo di sé e un coraggio che io non sarei mai riuscita ad avere. 
Ha gli occhi aperti più del solito e la pupilla dilatata, ma al contempo i muscoli del suo viso sono rilassati e la mascella non è irrigidita. 

- Ci vuoi stare tutto il giorno a strusciarmi questo cencio sulla bocca?- E anche la sfrontatezza e il sarcasmo sono rimasti invariati evidentemente.

Lo fulmino e allontano il panno per lanciarlo nel tinello.- Dovevo pulirti, sciocco- 

- Adesso probabilmente risplenderò- continua mostrando un sorriso divertito.
Non capisco se si stia comportando come al solito per far sentire me a mio agio o per riuscire a mantenere meglio il controllo di sé.

E ad un tratto comincia a tossire violentemente, incurvandosi su se stesso e portandosi entrambe le mani davanti alla bocca. 
Lo guardo impaurita e non appena vedo sgusciare un rivolo di sangue dalle sue dita mi fiondo a riprendere il panno.
Non so... non so cosa fare, non so come aiutarlo, accidenti! 
Continua a tossire e il sangue prende a cadere in piccole gocce sul pavimento, imbrattandolo di un rosso accesso e liquido.

Mi passo le mani sul viso con disperazione e avverto le lacrime riempirmi gli occhi. Ma no. Non devo piangere adesso. Non posso. 
Sembra calmarsi e rilascia un sospiro stanco. Il suo viso è pallido, più cianotico di quando è entrato, sembra quasi sul punto di morire.
Gli ripulisco la bocca e poi faccio lo stesso con le mani, sfregando delicatamente la stoffa sui suoi palmi.
Bim si avvicina e osserva David con gli occhi fuori dalle orbite, come se non potesse credere a ciò che ha visto.- Quello era sangue?- chiede infatti, indicando per terra.

- No, il mio corpo genera pomodoro- risponde David, con una nota di triste ironia nella voce.

- Basta!- sbotto spaventata.- State zitti- E poi l'occhio mi cade su TJ che mi sta guardando con palese curiosità, ma allo stesso come se conoscesse tutto.

Stringo gli occhi e lo vedo avvicinarsi silenziosamente. Striscia sul pavimento con calma e lentezza fino a che non giunge davanti ai piedi di David, poi si solleva e il suo occhio si pone davanti alla sua faccia stanca e stranita.
Rimane immobile, fermo, ad esaminarlo. Mi piego sui talloni ed arrivo all'altezza di TJ per controllare cosa voglia fare, anche se ho già la netta sensazione di saperlo. Ma... sarebbe davvero in grado di curare ferite interne e tanto gravi? Ogni cellula del mio corpo spera di sì.

Il suo grande occhio nero si volta verso di me e mi osserva con... tristezza? Perché?! Che cosa significa?! Poi striscia leggermente nella mia direzione ed appoggia la testa sulla mia spalla, come se mi stesse abbracciando. Gli circondo il corpo ormai sempre più freddo, rabbrividendo io stessa, e lo stringo al mio petto in un muto ringraziamento.
Sorrido teneramente tra me e me e quando sta per staccarsi mi affretto a dargli un leggero bacio sulla testa. Un luccichio strano, e finora a me sconosciuto, invade il suo occhio e mi guarda un'ultima volta prima di tornare su David, che ha assunto un'espressione sbigottita.

- Devi toglierti la maglietta- gli dico improvvisamente e senza sapere perché, ma come se lo sapessi...

- Ok- acconsente eseguendo la mia richiesta. Rimane a petto nudo e TJ gli si fa ancora più prossimo. 
Un livido violaceo, che poi livido non è, ricopre parte della sua pelle, nell'esatto punto in cui la sua costola è rotta e ha perforato il polmone. 
Sussulto alla vista di quell'enorme macchia con ramificazioni rosse e leggermente gonfia.

TJ appoggia l'occhio su quel punto preciso e David mi guarda confuso.- Può farlo? Può curare anche questa?- domanda infatti.

- Spero di sì- È la mia unica risposta, mentre osservo le lacrime che copiose e lentamente stanno scendendo dall'occhio nero di TJ.

Rimaniamo tutti in silenzio: io speranzosa, David stupito, Bim incuriosito. Tutti persi in molteplici pensieri, probabilmente della stessa natura.

- Sono... sono calde- nota David, guardando le piccole gocce che ricadono sul suo petto. Poi allunga una mano e sfiora con due dita la testa di TJ, ma le ritrae di scatto non appena tocca la sua superficie liscia e metallica. Avvicina le due dita al viso e le osserva sconvolto. Cosa... Raggiungo David, gli prendo la mano e la scruto con attenzione per vedere cosa gli sia successo.

- Guarda le punte delle dita con cui l'ho sfiorato- mi dice, chiudendo le altre dita a pugno.

Ciò che immediatamente mi salta all'occhio sono dei piccoli pezzetti di cristallo proprio sui polpastrelli delle due dita. Con la punta del dito ne sfioro uno e sento il gelo attraversarmi la mano, come una scarica elettrica. 

Alzo la testa e guardo David sbigottita.- È ghiaccio- affermo lasciandogli la mano.

- Sì, è ghiaccio. Mi stava congelando la mano- dichiara abbassando lo sguardo su TJ che continua a generare lacrime.- Al contrario di queste gocce che sono bollenti- 

Sposto gli occhi sul mio piccolo amico strisciante e l'osservo in silenzio, con mille domande che mi ronzano per la testa e che, ho come la sensazione, non troveranno mai risposta. 
Ma c'è una sola parola che non mi dà pace per ora: Srats. Lui è uno strats, ma cosa... perché mi suona familiare? È una parola con un suono spigoloso, acerbo, ma allo stesso tempo musicale, dolce, intenso, armonioso. 
TJ spesso ha prodotto dei suoni che apparivano duri e meccanici, ma che ascoltati con maggiore attenzione sembravano suonare una dolce melodia. Come... come quando mi ha aiutata contro quel mostro che mi aveva aggredita; in quel momento ha emesso un verso stridulo, acuto, ma le corde di quel verso erano vibranti di una tenue armonia. 
Ora che ci penso non ci ho dato nemmeno peso, ero troppo intenta a tapparmi le orecchie con l'impressione che quel suono fosse assordante, ed invece era l'esatto opposto.
Tutto questo mi ricorda... mi ricorda... alcuni versi che scrisse Cicerone, se non sbaglio nel Somnium Scipionis. 
Ricordo quando la mia professoressa di lettere decise di farci imparare alcuni versi a memoria perché da lei considerati troppo belli e poetici e noi avremmo dovuto cogliere tanta poeticità piuttosto che rimanere aridi ramoscelli in inverno.
Li ho ancora impressi a fuoco nella mente: 

"Quae cum intuerer stupens, ut me recepi: 'Quid hic?' inquam, 'quis est, qui complet aures, tantus et tam dulcis sonus?' 'Hic est,' inquit, 'ille, qui intervallis disiunctus imparibus, sed tamen pro rata parte distinctis, impulsu et motu ipsorum orbium efficitur et acuta cum gravibus temperans varios aequabiliter concentus efficit; nec enim silentio tanti motus incitari possunt, et natura fert, ut extrema ex altera parte graviter, ex altera autem acute sonent."

"Dopo aver osservato questo spettacolo, non appena mi riebbi, esclamai: «Ma che suono è questo, così intenso e armonioso, che riempie le mie orecchie?». 
«È il suono», rispose, «che sull'accordo di intervalli regolari, eppure distinti da una razionale proporzione, risulta dalla spinta e dal movimento delle orbite stesse e, equilibrando i toni acuti con i gravi, crea accordi uniformemente variati; del resto, movimenti così grandiosi non potrebbero svolgersi in silenzio e la natura richiede che le due estremità risuonino, di toni gravi l'una, acuti l'altra."


Cicerone parlava delle sfere celesti e delle loro rotazioni, di come producessero musica solo girando. Ma se non ricordo male la mia professoressa ci parlò anche di un altro grande autore, toscano, fiorentino per l'esattezza, che parlava di questo: Dante.

"Quando la rota, che tu sempiterni
Desiderato, a sé mi fece atteso,
Con l'armonia che temperi e discerni,
Parvemi tanto, allor, del cielo acceso
De la fiamma del sol, che pioggia o fiume
Lago non fece mai tanto disteso". 


Le parole mi scorrono nella mente e mi ritrovo a sussurrarle con lo sguardo perso nel vuoto.
Entrambi parlavano di suoni, melodie prodotte dalle sfere celesti. Suoni dolci e acuti come quelli generati da TJ.
Ma perché mi sono venuti in mente? Perché il nome Srats mi rievoca argomenti che ho studiato a scuola? Non ha senso... eppure sento che esiste una sorta di collegamento tra ciò che loro dicevano e la natura di TJ.

- Srats- ripeto a voce bassissima, guardando a terra.- Srats- 

Non significa nulla... Non ha alcun... Un lampo attraversa la mia mente e alzo di scatto la testa, come se fossi stata folgorata. Srats ha un significato, basta solo cambiare l'ordine delle lettere. Se si legge al contrario esce fuori un'altra parola: stars. 

- L'ho trovato!- esclamo sorridendo.- L'ho trovato!- 

David e Bim puntano gli occhi su di me guardandomi in differenti modi: il primo come se fossi impazzita, il secondo incuriosito.
Osservo TJ che continua a bagnare il petto di David e poi punto lo sguardo su quest'ultimo.

- Cosa hai trovato?- mi chiede sollevando un sopracciglio.

- Cosa significa Srats, so cosa vuol dire- affermo, sorridendo felice e soddisfatta.

- Davvero?- chiede sorpreso.

Annuisco.- Se inverti l'ordine delle lettere viene fuori la parola stars, e questo spiegherebbe molte cose- 

David mi guarda stupito e poi abbassa la testa su TJ.- Spiegherebbe da dove prendono energia, del perché avesse una temperatura tanto elevata del corpo, e...- 

- Cosa?- lo incalzo, all'improvviso ansiosa.

TJ si allontana dal corpo di Trent e chiude l'enorme occhio, mentre la grande macchia che prima copriva parte del suo petto è sparita insieme al gonfiore.

- Stai bene?- domando sorridendo felice.

Il troglodita si guarda le mani, poi sgranchisce la schiena e sorride.- Nessun dolore- 

Corro ad abbracciarlo e rido come una scema mentre stringo le braccia intorno al suo collo.- Oh mio Dio! Stai bene!- grido serena e contenta.
Non credo di aver mai provato una felicità tanto grande in vita mia. Mi sento... scoppiare il cuore ed avrei tanta voglia di urlare e saltare.

David ride e mi stringe a sé.- Sì, sto bene- 

In preda ad un moto inarrestabile di contentezza mi stacco dal suo corpo e lo bacio velocemente a stampo, poi scendo dal divano e corro da TJ per abbracciarlo e... Dov'è TJ?

Mi guardo intorno ed infine scorgo la sua presenza in un angolo al buio, in cui sta rannicchiato e raggomitolato su se stesso.
Mi avvicino cautamente ed appoggio sui talloni per osservarlo. È... è ancora più nero, o almeno credo. Sembra confondersi con il buio di questa parte della stanza, per questo non lo avevo visto subito.

- Cosa stavi dicendo prima?- domando atona, senza voltarmi verso David, ma tenendo gli occhi puntati su TJ.

Sento i suoi passi alle spalle e poco dopo mi spunta accanto.- Raccolgono la loro energia dalle stelle a cui appartengono- comincia in un sospiro.

Annuisco e prosegue.- E quando generano quelle lacrime curative ne usano molta, quindi quella contenuta nella stella comincia a diminuire, suppongo. Per guarire me deve aver compiuto uno sforzo enorme, e credo che l'energia della sua stella sia finita- 

- Quindi tu mi stai dicendo che... sta morendo?- domando con un filo di voce.

- Sei stata tu a farmi notare i cambiamenti del colore del suo occhio e del suo corpo, e anche il mutamento della sua temperatura. Ora che ci penso le stelle da quando cominciano a vivere sono calde perché producono reazioni di fusione nucleare al loro interno e quindi energia, ma...-

- Quando questa finisce si raffreddano e il loro colore cambia, si spengono... muoiono- termino al posto suo, con uno sguardo vitreo a causa delle lacrime.- Quindi è per questo motivo che TJ da caldo è diventato freddo e contemporaneamente è diventato sempre più... scuro- 

- Ha usato le sue ultime riserve di energia per salvarmi- nota David, con un nota riconoscente e stupita nella voce.

- Ma lo ha fatto per Sarah, perché sapeva che era ciò che più desiderava- interviene Bim, alle nostre spalle.

David porta velocemente gli occhi su di me, ma il mio sguardo rimane puntato su TJ che mi sta abbandonando. 
Quella tristezza nel suo occhio, quel modo in cui mi guardava come se stesse cercando di comunicarmi qualcosa, quel presentimento di perdita che sentivo negli ultimi tempi quando gli stavo vicina, quell'ultimo luccichio quando l'ho baciato sulla testa, quel modo in cui ha appoggiato la testa sulla mia spalla come se...

- Mi stava salutando- sussurro con un filo di voce, sgranando gli occhi.- Lo sapeva che sarebbe morto, per questo mi ha abbracciata- concludo, sentendo qualcosa incrinarsi nella mia voce e qualcos'altro spezzarsi dentro.

Mi copro il viso e le lacrime rompono la diga che avevo sapientemente innalzato, riversandosi come un fiume in piena che porta con sé detriti di sentimenti e frammenti di speranze.

Poi all'improvviso sento David pronunciare le parole che mai avrei voluto sentire nella mia vita e che continuano a rimbombarmi nella mente: è morto. Morto.
Subito mi avvolge tra le sue braccia, sollevandomi da terra e portandomi sul divano, a sedere sulle sue gambe. 
Mi culla dolcemente, sussurrando frasi che non riesco ad udire a causa dei singhiozzi, e mi accoccolo contro il suo petto.

Mi ha lasciata. Lo sapeva che sarebbe andata finire così, lui lo sapeva. E cercava di farmelo capire tutte le volte che mi avvicinavo, era come se mi trasmettesse lui quel senso di inquietudine e tristezza... Stava solo cercando di dirmelo. Lui... lui sapeva come sarebbe andata a finire. Per questo aveva cominciato a stare sempre più sulle sue, a guardarmi in quel modo, a raggomitolarsi su se stesso. Ma io non l'ho mai capito. Mai.

- Sono una stupida- dico.- Una stupida- 

- Che stai dicendo?- domanda David, staccandomi quel tanto che basta per guardarmi negli occhi.

Annuisco e tiro su col naso.- Lui cercava di dirmelo, ha tentato di farmelo capire, ma io non ci sono mai arrivata... Sono... una stupida- concludo abbassando la testa e sentendo le lacrime cadermi sulle mani.

Mi alza il mento e guarda con serietà.- E credi che avresti comunque potuto fare qualcosa per lui? Ha deciso di morire e sacrificarsi, non lo avresti potuto fermare- 

- David ha ragione- s'intromette Bim, sospirando. Mi volto a guardarlo e continua.- Quel tentacolo sapeva che ciò che tu desideravi era ed è- Calca sull'ultima lettera e mi lancia uno strano sguardo.- Che David sopravviva. Era questo quello che lui sapeva, per questo al momento opportuno ha deciso di sacrificarsi. Lo ha fatto per te, per avverare il tuo desiderio-

In silenzio, e colpita dalle sue parole, mi giro a guardare TJ. 
Lui era la parte buona in tanta cattiveria. Lui era l'innocenza in tanta falsità. Lui era la foglia che nonostante sia sospinta dal vento nella direzione di tutte le altre tenta di andare controcorrente. Lui era l'eccezione. Lui era l'ultima fiamma di una speranza, che esiste sempre un lato buono anche dove non si crederebbe. 
Lui era il mio amico, il mio migliore amico. L'unico che mi sia sempre rimasto accanto, anche quando mi detestavo da sola per la mia debolezza. L'unico che, anche senza parlare, mi abbia comunicato più cose di tutti gli altri. L'unico che mi ascoltava con attenzione e sembrava meditare su quello che gli confidavo. L'unico che non mi abbia mai fatto del male. Mai.

Nelle mente mi scorrono le immagini del nostro primo incontro, di quando l'ho aiutato a salvarsi e di quando lui ha salvato me, di quando è rimasto al mio fianco dopo che avevo litigato con David, di quando mi ha imposto di mangiare, di quando mi ha curata, di quando mi guardava in quel modo triste... 

- Grazie TJ- sussurro flebilmente, con la voce rotta e le lacrime che scendono lentamente.- Grazie- 

Avverto qualcosa sfiorarmi una guancia e sposto immediatamente lo sguardo su David, la cui mano sta asciugando le lacrime che m'incorniciano il viso.- TJ non vorrebbe che tu piangessi, ha fatto di tutto per evitarlo- mi dice, sorridendo dolcemente.

Restituisco il sorriso, incapace però di arrestare le lacrime, e sospiro prima di guardare per l'ultima volta TJ: il mio piccolo grande amico.











Angolo dell'autrice:

Boinsoir! Buon anno a tutte! Vi auguro il meglio del meglio in questo 2014!
Capitolo triste, molto triste. Non so voi, ma io ho pure pianto mentre lo scrivevo. Ormai TJ faceva parte della famiglia e perderlo così, per un suo atto d'affetto nei confronti di Sarah, è stato straziante.
Ovviamente Sarah è distrutta per questa perdita. Pian pianino TJ era diventato il suo migliore amico, il suo confidente. La seguiva ovunque, cercava di curarla e di proteggerla. 
Insomma, è stato un addio davvero triste e sentito.
Addirittura David ci è rimasto male, anche se non lo vuol dare a vedere. 
E per di più è stato scoperto il mistero che avvolgeva TJ e quindi che riguarda anche tutte le altre macchine/mostri.
Ah, volevo fare i complimenti a mastinx che ha indovinato in anticipo la cosa del capovolgimento di Srats! Complimenti!!! \(>.<)/
Scusate se non ho risposto subito alle vostre recensioni, in questi giorni mi metterò sotto ahahahahah XD
Ok, chiudo qua, non vi voglio rubare altro tempo :) 
Alla prossima settimana!!! Un bacione enorme a tuuuuuuuuutte! GRAZIE!!!!

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Capitolo 18
*** Acqua ***


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Acqua






Mettetevi belle comode, perché questo è il capitolo più lungo della storia dei capitoli lunghi.
Fatto? Benissimo, buona lettura! 









Sono passati due giorni da quando TJ è morto. Il suo corpo, Bim e David, lo hanno spostato in strada, coprendolo con un telo bianco che abbiamo trovato in casa. Mi sembra ancora impossibile, come se il mio cervello debba assimilare la cosa. Non riesco ancora a credere che se ne sia andato e tantomeno a farmene una ragione.
Il primo giorno non ho toccato cibo; il secondo mi sono dovuta sforzare sotto espresse minacce di David. 
Oggi ho ricominciato a mangiare normalmente, dopo che stamattina David mi ha chiusa in bagno con lui e fatto un discorso sul fatto che TJ non avrebbe voluto vedermi stare male in questo modo, che non vorrebbe che io piangessi.
Me lo ha detto duramente, quasi urlandomi contro, ma so bene che ha solo cercato di spronarmi, di farmi reagire... e ci è riuscito bene perché la cosa è terminata con una sorta di lotta in cui ho riso e tentato di strappargli i capelli. Infine il tutto si è concluso con il suo "fammi un sorriso, fallo a TJ". 
Ed ho sorriso sinceramente, ho fatto il sorriso più felice che potessi fare. L'ho fatto per lui e per TJ.

- Secondo te adesso lui cos'è?- domando a David, mentre siamo distesi sul divano, l'uno davanti all'altra, nonostante sia pomeriggio.
Bim invece ha deciso di dormire visto che non faceva altro che camminare come uno zombie per la stanza.

- Intendi TJ?- 

Annuisco e stringo le mani sotto il viso.

Alza gli occhi e ci pensa per qualche istante, poi riporta lo sguardo su di me.- Credo che il suo spirito sia tornato da quella stella- ipotizza sorridendo.

- Dici?- domando incuriosita.

- Secondo me sì, e credo anche che ti guardi da là- afferma indicando il soffitto con l'indice.

Sorrido ed il mio viso s'illumina della felicità che nei giorni precedenti era mancata.- Tu come stai invece?- domando indicandolo col mento.

- Bene, direi in forma. Nessuna ricaduta- Scrolla una spalla e fa una smorfia d'indifferenza.

Sospiro rasserenata e chiudo gli occhi per via della stanchezza.- Bene, meno male- sussurro sbadigliando l'attimo dopo.
La sua risatina sommessa arriva alle mie orecchie ed apro un occhio per guardarlo.

- Mr. Simpatia trova qualcosa divertente?- domando ironicamente.

Il sorriso sulle sue labbra è fin troppo divertito per essere normale.- No- mente facendo una smorfia.- Mi chiedevo soltanto da quando sei diventata mia madre- 

- Non sono diventata tua madre- ribatto stizzita, aprendo anche l'altro occhio.- Scusa se mi preoccupo per te... antipatico- concludo facendogli la linguaccia e voltandomi per dargli le spalle.

Ride e passa un braccio attorno al mio fianco.- Come sei permalosa- osa dire, fiatando sul mio orecchio e facendomi scendere dei brividi lungo la schiena.

- Non sono permalosa- 

- Sì invece- 

- Ti dico di no, non insistere- 

- Insisto. Sei permalosa- 

- Hai detto che stai bene, giusto?- domando facendo apparire sul mio viso un ghigno malvagio, che lui però non può vedere.

Sbuffa, e scommetto alza anche gli occhi al soffitto.- Ti ho detto di sì- 

Perfetto Sarah, è il momento di vendicarti per tutti gli scherzi e le beffe che hai dovuto sopportare a causa sua. E quale momento migliorare di attaccare se non questo? Proprio ora che il nemico non se lo aspetta...

Afferro la coperta e la sposto di modo da potermi sollevare e, con uno scatto fulmineo, sedere sul suo bacino. Appoggio le mani sul suo petto e sorrido soddisfatta mentre lui ha sgranato gli occhi e mi guarda confuso. Perfetto, ho appena destabilizzato il nemico.
Ora non mi resta che sferrargli un bel pug...

- Lo sai che in questa posizione stai pericolosamente mettendo in moto la mia fantasia?- domanda con un sorriso sghembo stampato in faccia.- E non una fantasia qualsiasi, ma una in cui le luci si tingono di rosso- 

L'osservo allibita e sbatto le palpebre più volte.- Ma non sei normale- affermo impressionata.

Ride e si passa un braccio dietro la testa in modo da rialzarla.- Cosa credi che pensi un ragazzo di diciotto anni se una ragazza gli sta seduta proprio sul bacino? A me il pensiero va lì- 

- Bim non lo penserebbe- ribatto sicura.

- Oh, invece sì- 

- Faremo una prova e confuteremo la tua ipotesi- dico facendo spallucce, per 
liquidare frettolosamente il discorso.

Mi trafigge con lo sguardo ed appoggia la mano libera sulla mia schiena, facendomi lentamente scivolare più avanti. Poi solleva la sua di schiena e arriva con la testa accanto alla mia, posando la bocca sul mio orecchio.- Te lo puoi scordare di provare con lui- sibila freddamente.

Sorrido divertita.- E perché non posso?- lo stuzzico.

Preme entrambe le mani sulla mia schiena e mi trascina distesa su di sé, poi mi solleva il mento e fa incontrare i nostri occhi... E i suoi sembrano emanare fuoco e fiamme.- Perché no- afferma in un soffio. 

- Non è una risposta- 

- Lo è eccome- taglia corto sbrigativo.

Storco la bocca e trattengo a stento un sorriso.- Sai, se non ti conoscessi direi quasi che sei geloso- 

Solleva un sopracciglio e mi guarda come se fossi una pazza che ha appena detto la cosa più stupida e insensata che esista.- Io geloso?- Sposta gli occhi sul soffitto in una teatrale smorfia e poi torna a guardarmi.- Non lo sono mai stato per nessuna ragazza che ho avuto, non vedo perché dovrei esserlo per te- 

- Infatti- ribatto stizzita.- È quello che stavo dicendo. Quindi non vedo perché t'infastidisca tanto- 

- Non m'infastidisce- afferma assumendo un'espressione indifferente. 

- E allora per...- 

- Perché mi manda direttamente in bestia- Fa un sorrisino sghembo e passa un dito sul mio collo, seguendo con gli occhi il suo movimento.

Lo guardo allibita e scuoto la testa.- Sei un enigma, non riesco proprio a capirti- 

- Cos'è che non capisci?- domanda in un sussurro, spostandomi i capelli da dietro il collo e sfiorando con le labbra il mio mento.

- Be'- Deglutisco e mi schiarisco la gola, nel tentativo di mantenere un briciolo di lucidità.- Ad esempio non capisco quello che hai appena detto. Che vuol dire che ti manda in bestia? Cioè... perché? Se non sbaglio avevi detto che se io e Brad ci fossimo messi insieme non ti sarebbe importato... o è solo una cosa personale nei confronti di Bim?- 

Le sue labbra si fermano e si ritrae lentamente per guardarmi negli occhi.- Non è una cosa personale nei confronti di Bim- 

- Ma avevi detto che...-

- So cos'avevo detto- m'interrompe accigliandosi.- Non importa che tu me lo ricordi- 

- Allora spiegati una volta per tutte- sbotto stremata e con il cuore che batte ancora all'impazzata.

Sorride divertito, mi afferra per le braccia e in un nano secondo ribalta le posizioni, imponendosi sopra di me. 
Si abbassa ed appoggia tutto il corpo sul mio, facendo scontrare i nostri bacini in una muta sentenza, come se volesse far capire qualcosa. E poi i suoi occhi inchiodano i miei, in una sorta di gabbia dalla quale è impossibile fuggire.- So cos'avevo detto, e rimango di quell'idea. Se Brad ti chiedesse di metterti con lui e tu accettassi...- Fa spallucce.- A me non fregherebbe molto, ti avrei solo un po' di più fra i piedi- Sorride beffardo mentre io sento la rabbia montare pericolosamente.- Ma a patto che lui non ti possa toccare- E passa una mano sulla mia pancia.- Stringere- E quella stessa mano si stringe sul mio fianco.- O baciare- sussurra prima di fiondarsi famelicamente sulla mia bocca.

Rispondo al bacio mentre sono ancora mezza stordita e confusa dalle sue parole. 
Che cosa vuol dire? Che posso mettermi con chiunque io voglia ma rimarrei sempre legata a lui? Non ha senso.

Allontana di un millimetro le sue labbra dalle mie e fiata sulla mia bocca.- Queste cose le posso fare solo io- bisbiglia facendo sfiorare i nostri nasi e ritraendosi di poco.

Apro gli occhi e trovo i suoi ad osservarmi. Due grandi pezzi d'ambra incorniciati da lunghe ciglia nere come la pece.- Fai...- deglutisco e m'inumidiscono le labbra.- Fai così con tutte? Gli dici che solo tu puoi fare certe cose? Ho sempre pensato che non fossi tanto possessivo con quelle che ti portavi a letto- noto confusa.- Anche perché le tue ragazze durano una notte, due al massimo- 

- Infatti- Sorride sghembo.- Non faccio così con nessuna, ma tu...- Mi guarda di sbieco e schiocca la lingua divertito.- Non sopporto l'idea che tu possa provare piacere con qualcun altro- 

- Perché? Non ha senso- sussurro abbassando lo sguardo sul suo petto.- Cos'è? Una gara a chi arriva primo e tu non vuoi essere sconfitto?- 

- Probabile- risponde atono. Ed una semplice parola mi annienta psicologicamente quanto potrebbe fare fisicamente un tir lanciato dall'ultimo piano di un grattacielo sulla mia testa.

- Oh- esclamo alzando gli occhi su di lui, furiosa.- Quindi hai sempre pensato che prima o poi mi avresti portato a letto e dopo quello ti sarebbe passata la voglia. Alla fine è solo una questione di tuo autocompiacimento, non devi essere secondo a niente e nessuno. Perché se io un giorno mi innamorassi e perdessi la verginità a quel punto ti sentiresti sconfitto perché non sei stato tu a strapparmela, no?! Poverino, chissà quanto ci avevi scommesso coi tuoi amici- 

Riduce gli occhi a due fessure e ritrae la testa confuso.- Ma che stai dicendo? Non ho mai scommesso con nessuno... almeno non su di te- 

- Spostati, non ti voglio vicino- dico allontanandolo con le mani.- Mi fai schifo!- urlo non appena sento le sue mani stringersi sui miei polsi.- Mi hai sempre usata! Hai sempre cercato di soddisfare te stesso! E poi mi vieni a dire che solo tu puoi fare quelle cose perché devi essere il primo?! Ma chi ti credi di essere?! Sei un viscido e lurido verme!- 

- Stai dando i numeri!- sbraita bloccando le mie imprese di ribellione.

- Non sto dando i numeri!- ringhio furibonda.- Purtroppo sto dicendo la verità! E tu sai benissimo qual è! L'hai detto chiaramente, no?! Ti manda in bestia sapere che potrebbe essere qualcun altro a... a farmi stare bene perché devi essere tu il primo, per te è solo una gara... dove non hai intenzione di perdere- 

- Tu capisci solo quello che vuoi capire, non ho detto questo!- urla incollandomi le mani sul divano, ai lati della testa.

- Capisco fin troppo, forse è questo il problema- sussurro debolmente, abbassando lo sguardo.- E pensare che ci avevo quasi creduto- Sorrido mesta.- Da quando me lo dicesti, avevo davvero cominciato a pensare che tu non mi trattassi come le altre, ma invece stavi mentendo, anche in quel caso. In realtà il tuo scopo è sempre stato uno: portarmi a letto, essere il primo e poi considerarmi alla stregua di tutte le tue conquiste. Ma è qui che ti sbagli- Alzo gli occhi su di lui e lo perforo.- Non sono una tua conquista- 

- Stai farneticando, il dolore per TJ ti ha dato alla testa- afferma freddamente.

- Non osare mettere in mezzo TJ!- urlo strattonando i polsi per cercare di colpirlo in faccia.- Lui era più umano di quanto lo sia tu!- 

- Addirittura- nota con una vena d'ironia nella voce.- Devo essere proprio un mostro ai tuoi occhi- 

- Sì, lo sei- ribatto sicura.- Hai sprecato tante parole solo per raggiungere il tuo scopo... E allora sai una cosa? Perché non darti ciò che volevi? Ti sei sforzato tanto poverino, non è giusto non ripagare tutto questo lavoro- 

- Che stai dicendo? Che vuoi dire?- domanda riducendo gli occhi a due fessure.

- Alzati- ordino con un cenno del capo. Esegue la mia richiesta e, a mia volta, mi sollevo dal divano; lo afferro per la maglia e lo trascino in bagno, mi chiudo la porta alle spalle e fisso i miei occhi nei suoi, che sono totalmente persi e disorientati.

- Tanto più di così non puoi distruggermi, non farà differenza- mormoro tra me e me, prima di fare spallucce e sfilarmi la maglia. Scuoto i capelli dietro la schiena, scostandoli dal viso, e lancio l'indumento contro di lui, colpendolo sul petto.- Ora tocca a te- dico sollevando un sopracciglio ed avvicinandomi.

- Non sai quello che stai facendo- bisbiglia facendo un passo indietro.

- Oh sì che lo so, fidati- Mi sollevo sulle punte e lo bacio. Appoggia una mano sul mio braccio per allontanarmi, ma la ritira di scatto, come se fosse stato bruciato. Ed intanto continua a baciarmi con attenzione, misurandosi quasi.

- Smettila- sibila sulla mia bocca.- Non voglio questo- 

- Ah no?- domando sarcastica. Passo la punta della lingua sul suo labbro inferiore, lentamente, con l'unico intento di farlo impazzire.- Non lo vuoi?- sussurro suadente.

- No- ribatte dopo poco, sicuro di sé.- Non così- 

- Oh, mi dispiace...- Scendo dalle punte e lo guardo fintamente affranta.- Forse preferivi su un letto?- 

- Smettila- ringhia, afferrandomi i polsi e stringendoli.- Ti stai solo facendo del male- 

- Di questo non ti devi preoccupare, già qualcuno ha pensato a farmene- rispondo scrollando le spalle.

Sbuffa ed alza gli occhi al soffitto.- Sei solo tu che ti fai del male, lo fai con le tue stesse mani. La verità è che non ti fidi di me ed ogni parola che dico è come se confutasse le tue stupide teorie- 

- Che cosa?- Ruoto gli occhi per la stanza e torno su di lui.- Se non mi fidassi di te non sarei qui adesso, ma sarei già scappata con Bim- 

- Bim, Bim, Bim- ripete innervosito.- Sto cominciando ad odiarlo questo nome. Senti...- M'inchioda con lo sguardo e sospira.- Finiamola una volta per tutte. Per quanto inizialmente possa essermi sforzato mi è impossibile trattarti come le altre, e questo è solo dovuto al fatto che sei... tu... sei diversa. Fai sempre l'opposto di quello che penso faresti, sei l'unica che mi tiene testa, il tuo modo di fare è l'unico capace di farmi innervosire tanto, sei... diversa in tutto. Non me ne frega un accidenti di averti nel mio letto, non voglio quello e non ho mai cercato di ottenerlo. Fine della storia- termina con uno sbuffo e sposta lo sguardo sulla porta.- Ti fai un sacco di paranoie inutili- 

Stupido cuore malato! Tu devi stare immobile, non devi rispondere alle sue parole battendo più forte e cercando di uscirmi dal petto. Controllo, controllo prego!

- Come faccio a capire se stai mentendo oppure no?- 

Mi guarda e sorride divertito.- Avevi detto che sono un pessimo bugiardo- 

- Sì, ma a volte t'impegni talmente tanto che risulti credibile- gli faccio notare mostrando una smorfia infastidita. Pensare al fatto che mi abbia mentito mi manda il sangue al cervello, anche se talvolta può averlo fatto a fin di bene. Voglio sapere tutto di lui, e in quel tutto è compresa solo la verità.

- Adesso no, non mi sto impegnando... né provando a mentire- ribatte sospirando.- Riesci a credermi?-

Mi scappa un sorriso. Stupida bocca che si muove da sola! Ed annuisco vigorosamente.- Va bene... quindi adesso... pace?- Provo tendendogli il mignolo della mano.

Ride e il suo stesso dito si stringe intorno al mio.- Pace- conferma divertito.

Ridacchio e sciolgo le nostre dita per mettermi sulle punte ed abbracciarlo. Sospiro sulla sua spalla e chiudo gli occhi, mentre avverto le sue braccia stringersi attorno ai miei fianchi ancora scoperti.

- Mi farai impazzire- sussurro flebilmente.

Ridacchia e sposta le labbra sul mio collo.- Anche tu se continui a non tenere la maglietta- 

- È vero... me ne ero scordata- noto senza però spostarmi.- Ora la metto, un attimo- 

- Ti dò anche più di un attimo- afferma schiudendo le labbra e depositando un bacio. Rabbrividisco all'istante ed allontano lentamente la testa dalla sua spalla per osservarlo. 

- Perché litighiamo quasi sempre?- domando sconsolata. È davvero incredibile come ogni giorno, e per più di una volta, si finisca con lo scannarci... anche per delle sciocchezze alle quali non dovremmo dare peso. Alle quali IO non dovrei dare peso.

- Semplice, perché tu non capisci niente- osa dire, con un sorriso divertito stampato in faccia.

Lo fulmino con lo sguardo e punto un dito sul suo petto.- Vuoi forse litigare di nuovo?- 

- No grazie- risponde, continuando a sorridere.- Adesso non mi va- 

- Benissimo- sibilo, molto similmente ad un serpente velenoso.- Ci siamo intesi-

- Ed è un miracolo perché considerando che tu non capisci nulla, aver inteso qualcosa è già un grande passo avanti- Ride non appena comincio a tempestarlo di pugni sul petto e cerca di fuggire dal bagno, ma riesco a bloccargli l'uscita e dopo poco lo chiudo tra la porta e il mio corpo. Situazione ribaltata eh? Come godo!

- Non puoi scappare, e dato che Bim sta dormendo nessuno potrà sentire i tuoi urli e correre in tuo aiuto per strapparti da morte certa- Sorrido diabolica.- Ultime parole?- 

- Sparisci, nana- 

- Stupende parole, molto toccanti- commento facendo finta di scacciare una lacrima, poi sorrido e lo guardo.- Adesso posso procedere con il tuo assassinio- 

Incrocia le braccia al petto e solleva un sopracciglio.- Col tuo metro e un tappo non incuti paura nemmeno ad un lombrico- 

Mantenendo la calma (cosa molto difficile dopo la sua insinuazione) alzo l'indice e lo agito in senso di diniego davanti alla sua faccia, scuotendo simultaneamente la testa.- Ribadisco che sono quasi un metro e settanta, troglodita. E ti assicuro che i lombrichi hanno paura di me- 

- Solo perché vedono la tua faccia- 

- Ah ah ah- esclamo muovendo la testa a scatti, da destra a sinistra.- Carina questa, il tuo senso dell'umorismo rischia di uccidermi- 

Fa spallucce e una smorfia divertita.- Vedrò di andarci piano allora, proprio per non farti secca- 

Batto le mani e lo guardo con ammirazione.- Ma sei... troppo gentile! Suvvia così mi fai emozionare- Stendo il braccio destro e muovo la mano verso il basso, come a voler scacciare una mosca.- Devi andarci piano anche con le premure, potrei rimanerne mortalmente colpita- lo avverto ridacchiando.

Si apre in un mezzo sorriso e alza gli occhi per pensare a qualcosa che a me, al momento, sfugge. Torna con lo sguardo su di me e muove un passo in avanti.- Be', se la metti così...- 

Cosa?! Cosa?! Continua accidenti! Ho già il cuore in gola per non so quale motivo, mi sento emozionata in modo illogico, lo stomaco mi fa strane capriole ed è sorta in me una fastidiosa (fastidiosa?) voglia di saltargli addosso. Continua, per la miseria!

E mentre urlo nella mia mente come una pazza, al di fuori cerco di mantenere calma e contegno, mostrandomi sicura e padrona della situazione nonostante si stia avvicinando ulteriormente con passo felino e un sorriso sghembo, poco promettente, stampato in faccia.

Si ferma non appena arriva ad un centimetro dal mio corpo e dal mio viso.- Se la metti così... sarò costretto ad utilizzare i metodi più bruti- alita contro la mia bocca.
Avverto una scarica percorrermi e lotto contro la quasi irrefrenabile tentazione di afferrare la sua maglietta e strapparla. Devo essere impazzita, non è da me pensare certe cose... queste cose.

Scrollo le spalle e punto gli occhi nei suoi, cercando di non soffermarmi sulla sua... guarda su!- Vorrei puntualizzare che i tuoi metodi per ora non sono stati proprio dei più educati e delicati- Assumo un'espressione altezzosa e sollevo il naso.- Tale comportamento ha mostrato la tua totale mancanza di educazione e rispetto delle esigenze di una signorina per bene come me. In poche parole ti sei dimostrato un vero cafone- concludo annuendo convinta.

I suoi occhi divertiti e la sua bocca deformata in un sorriso sghembo mi fanno immediatamente intendere che come minimo ho abboccato a qualche sua trappola... che ancora non so in cosa consista. Sicuramente in qualcosa di diabolico se considerato la mente che l'ha generata.

- Un vero cafone eh?- ripete afferrandomi un fianco.

- Sì, detieni il primato della maleducazione- ribadisco appoggiando le mani sul suo petto per allontanarlo... Ma chi voglio prendere in giro? Allontanarlo da dove?! 

- Sei ancora in tempo per ritirare ciò che hai detto... se ci tieni- sussurra, fin troppo divertito da qualcosa che non riesco a cogliere.

Ora, una sana di mente avrebbe ritirato tutto e chiesto perdono, visto e considerato il sorriso poco rassicurante stampato sulla faccia di questo folle, ma una non sana di mente (ovvero la sottoscritta) e dotata di un orgoglio che fa fatica a contenersi in un solo corpo, ovviamente, rifiuta.

- Te lo scordi- scandisco ogni parola lentamente e concludo con uno schiocco di lingua.

Se possibile il suo sorriso si allarga ed i suoi occhi s'illuminano di una strana luce... direi quasi soddisfatta. Mentre sono intenta ad analizzare il pericoloso bagliore dei suoi occhi non faccio caso al fatto che adesso sono spalle al muro e che il suo corpo sovrasta il mio.
Non appena me ne rendo conto sobbalzo a causa del freddo contatto della mia schiena contro le piastrelle e, per sbaglio, muovo un passo in avanti, scontrandomi contro il suo petto scultoreo.

- Ti avevo dato l'opportunità di rimangiarti tutto- Fa una faccia abbattuta e sospira mesto.- Ma non hai accettato, peggio per te. Adesso dovrai vedertela col tuo peggior incubo- 

Corrugo la fronte e storco la testa di lato. Ho un peggior incubo? Davvero? Come mai io non ne sono a conoscenza e David sì? Semplice, sta cercando di destabilizzarmi e farmi chiedere perdono. Oh, può aspettare in eterno se pensa che dalla mia bocca uscirà la parola "scusa"!

- Potrei sapere quale sarebbe il mio peggior incubo?- domando scettica e ponendo le mani sui fianchi.

- Oh sì, certo che puoi- sussurra bloccandomi le gambe con le sue e quindi impedendomi qualsiasi via di fuga. Dovrei essere spaventata, eppure l'unica cosa che sento è un calore diffondersi dal punto in cui le sue gambe sono entrate in contatto con le mie, nonostante siano rivestite dai pantaloni. Non voglio immaginare come mi sentirei se così non fosse.
Quando avverto le sue mani posate delicatamente sulla mia pancia, abbandono i precedenti pensieri per portare gli occhi nei suoi e cercare di capirci qualcosa. 
Ma non appena scoppio a ridere e mi dimeno come una posseduta per sfuggire dalle sue mani torturatrici perdo completamente la voglia di pensare e capisco a cosa si riferisse con "peggior incubo". 

- D... dai! Sei... ingiusto!- mi lamento tra una risata e l'altra.

- Si chiama vendetta, deve essere ingiusta per forza- mi fa presente divertito. 

Maledetto! Gliela farò pagare cara! Gli strapperò tutti i capelli e poi lo trascinerò per un orecchio per tutta la stanza, in più diverrà mio schiavo a vita. Lasci solo che mi riprenda e lo concerò per le feste.
Rido ancora, sguaiatamente, faticando addirittura a respirare e piangendo, poi mi lascio scivolare a terra e mi siedo stremata, mentre le sue mani mi stanno raggiungendo.

Gli afferro i polsi e lo fermo prima ancora che possa riprendere la tortura.- Adesso basta- sibilo con un sorriso beffardo.- Il gioco si ribalta- Non gli lascio il tempo di replicare che lo stendo a terra, sormontandolo con il mio corpo e sedendomi sul suo bacino. Sorrido soddisfatta del sua faccia confusa e scrocchio le dita.- Ti farò rimpiangere di essere nato, mi chiederai in ginocchio di smettere... E ovviamente subito dopo accetterai di diventare mio schiavo- affermo con nonchalance.

- Povera illusa, piuttosto preferirei morire strozzato dalle risate- 

- È la fine che farai- gli faccio presente appoggiando le mani sulla sua pancia. Immediatamente una scossa attraversa le mie braccia fino a farmi fremere, e più per abitudine che per altro mi mordo un labbro. 
Non devo assolutamente pensare a cose... strane e decisamente poco caste. Il punto è: farlo soffrire.

Con questo pensiero ripetuto più volte nella mente comincio a muovere le dita e a fargli il pizzicorino, ma stranamente non reagisce e punto gli occhi nei suoi, confusa.
Oh cavolo! Non mi dire che...

- Non lo soffro- dice, espandendo un sorriso vittorioso per tutta la faccia.- T'è andata male- 

Sgrano gli occhi e subito dopo sbuffo rumorosamente dal naso. Che sfortuna, che sfortuna! Non è possibile che non me ne vada giusta una, c'è sicuramente qualcuno che me le manda.

- Ci sarà pure un punto in cui lo soffri- ribatto stizzita, continuando imperterrita e fargli il solletico sulla pancia. Lui deve soffrire! 

- Oh sì, c'è- Si porta le braccia dietro la testa e la rialza, guardandomi malizioso.- Basta che scendi un po' di più con le mani- 

Come una scema corrugo la fronte ed abbasso lo sguardo, posandolo più in basso della sua pancia, prima sull'orlo dei suoi pantaloni e poi proprio su dove sono sed... Oh santissimo cielo! Ma che schifo! Ed io che mi sono anche appollaiata in... su... Oddio svengo! Questo è troppo per il mio povero cuore e per la mia dignità.

Sollevo il sedere con uno scatto quasi impaurito e per sbaglio le mani mi scivolano lungo tutta la sua maglietta, sollevandola fino al petto. L'occhio mi cade (ma proprio mi cade per sbaglio eh) sui suoi addominali scolpiti e l'attimo dopo mi ritrovo a deglutire per l'assenza di saliva. Ora che ci faccio caso in questo bagno fa un caldo rovente, probabilmente qui dentro funzionano ancora i termosifoni. O forse è il mio corpo il termosifone... stranamente lo sento molto più caldo del solito. Magari ho la febbre... sì, dev'essere quello.
Schiarisco la gola con calcolata indifferenza e, senza guardarlo in faccia, afferro i lembi della sua maglietta e l'abbasso lentamente. 

Ho come l'impressione che sia cambiato qualcosa tra noi, cioè, tra i nostri corpi. Adesso, ogni volta che ci sfioriamo anche per sbaglio, si crea una forte tensione e immediatamente parte l'irrigidimento, come lui in questo momento. 
Ogni suo muscolo è teso, quasi come quelli di un ghepardo che si sta preparando all'attacco della sua pred... Mi prende velocemente per le braccia e si solleva a sedere con una rapidità tale da lasciare senza fiato, poi incolla le labbra alle mie. 
Una sua mano afferra saldamente la mia nuca, e sento le sue dita intrecciarsi tra i miei capelli, mentre l'altra la posa sulla mia schiena nuda.
Ed è questo a farmi perdere totalmente il controllo della ragione.
Circondo con le braccia il suo collo e muovo il bacino sul suo per avvicinare i nostri corpi e metterli in contatto, peccato che lui abbia ancora la maglietta... Mi allontano dalla sua bocca e con una nuova frenesia porto le mani sotto l'impedimento mentre con le labbra comincio a stuzzicare il suo collo. 

Pazza, pazza, sono pazza. Ho perso completamente il senno. Non capisco nemmeno quello che sto facendo, lo faccio e basta. Sono in balia dell'istinto, e quando mai lo sono stata?! Ogni mio singolo neurone deve essersi suicidato per alto tradimento.

Mordo delicatamente un anfratto di pelle e poi ci passo la punta della lingua compiendo un lavoro estremamente preciso. Mi stringe maggiormente a sé e un suono gutturale esce dalle sue morbide labbra. 
Come faccio a rimanere calma e tranquilla se penso che si sta... eccitando a causa mia? È ovvio che il mio cervello decida di staccare la spina e commettere un suicidio.
Mi stacca violentemente da sé e quasi si strappa la maglia di dosso; dopo averla lanciata in un angolo della stanza si distende a terra e fa una smorfia, probabilmente per il freddo contatto con il pavimento, poi mi attira a sé e i nostri corpi entrano, finalmente, in completo contatto.
La sua bocca cerca famelicamente la mia e comincia un gioco di lingue, frenetico e passionale. Istintivamente struscio il mio bacino contro il suo e ciò che immediatamente avverto è un certo rigonfiamento nei suoi pantaloni. Oh mio Dio! Sono veramente io che gli sto facendo quest'effetto? È così... in un certo senso mi fa quasi sentire potente. Oltre che maggiormente surriscaldata.

Prendo una ciocca di capelli fra le dita e gliela tiro per allontanare la sua testa dalla mia e riprendere fiato. Il suo sguardo acceso e liquido incontra subito il mio e per un momento mi perdo nella profondità dei suoi occhi: così belli, ipnotici, caldi e familiari. Mi ricordano il colore di un frammento d'ambra che quando ero piccola trovai in un bosco dopo essermi persa. Era sotto un albero, lo raccattai e da quel momento lo custodii gelosamente sulla mia scrivania, sotto un piccola teca di vetro di modo che non si potesse sciupare.
Chissà perché il colore dei suoi occhi l'ho ricollegato ad una cosa tanto privata e personale.

- Perché sorridi?- domanda con un tono di voce roco e confuso. Cosa? Io sto sorridendo? Da quando? Oh Signore! Da quando ho pensato ai suoi occhi!

Schiarisco la gola e sposto velocemente lo sguardo alla mia destra.- No... niente, così- concludo con un'alzata di spalle.

Inizialmente non sento nulla, il silenzio. Poi avverto le sue labbra sul mio collo e mi sembra anche di sentire la presenza di un sorrisino stampato sulla sua bocca.- Tu sorridi senza un motivo?- sussurra divertito.- Scommetto di no, ormai ti conosco- 

- Ah davvero?- Mi volto a guardarlo e sollevo un sopracciglio.- Allora dimmi perché ho sorriso, visto che mi conosci- 

Sorride compiaciuto e fa scorrere lentamente una mano sulla mia schiena, accarezzandola con i polpastrelli.- Hai sicuramente pensato a qualcosa su di me... Probabilmente sui miei occhi visto che li guardavi come imbambolata... Ho indovinato?-

Oh Santo cielo! Non è che sa leggere nel pensiero?! Perché se così fosse avrei fatto una miriade di figure penose... e pure adesso la starei facendo. 

- No, ti sbagli- rispondo facendo una smorfia d'indifferenza con la bocca.- Evidentemente non mi conosci- 

- Ti conosco abbastanza per sapere che ci ho azzeccato e che stai mentendo- ribatte divertito.- Sai...- Appoggia la bocca sulla mia spalla e sospira.- Non mi dispiacerebbe sapere cos'hai pensato- rilascia in un soffio, causandomi un quasi collasso. 

Sorrido, stavolta senza farmi vedere, e gli passo una mano fra i capelli in una sorta di carezza, scompigliandoli appena. Mi piace quando ce l'ha disordinati, gli danno un non so che di sbarazzino e di appena sveglio. 
Poi nascondo la testa nell'incavo del suo collo e sospiro, mentre la sua bocca mi sta lasciando tanti piccoli baci sulla spalla e le sue mani mi accarezzano la schiena.

- Stavo pensando...- comincio, mordendomi subito dopo il labbro. Ormai è fatta, tanto vale continuare.- Stavo pensando che il colore dei tuoi occhi mi ricorda un pezzo d'ambra che da piccola trovai in un bosco dopo essermi persa. L'ho sempre custodito gelosamente- 

- E ce l'hai ancora?- domanda roco.

- Sì... o almeno credo. Lo tenevo sulla scrivania- Sorrido al ricordo.- Quando i raggi della luna ci battevano sopra sembrava illuminarsi e diffondere per la stanza una luce calda. Una volta sono riuscita a scorgerci dentro un insetto fossilizzato... Era piccolo, però estremamente bello- 

- Sei la prima ragazza a cui sento dire che un insetto è bello- nota ridacchiando e cercando il mio sguardo.- Un altro motivo per cui sei diversa- sussurra alla fine, stranamente serio.

Porto gli occhi nei suoi e li osservo rapita. È come se questo fosse il primo sguardo intenso che condividiamo. Sento qualcosa di diverso, di forte, di... assurdamente coinvolgente che parte dallo stomaco e risale fino alla punta dei capelli, mettendomi in fibrillazione.
La sua testa si solleva lentamente mentre io mi avvicino al suo viso, alternando lo sguardo tra i suoi occhi e la sua bocca. Infine le nostre labbra combaciano dolcemente, similmente a due pezzi di un puzzle che hanno il compito di concluderlo. 
E anche questo sembra il primo bacio che ci diamo. Lento, dolce, calmo, tenero, delicato come i petali di una rosa appena sbocciata.
La sua mano sinistra s'insinua tra i miei capelli e mi avvicina a sé, mentre io porto la stessa mano sinistra sul suo viso per tenerlo saldamente ancorato al mio.
Non capisco perché tutto questo mi appaia nuovo. È successo tante volte che ci si baciasse o guardasse in quel modo... Eppure mi sembra tanto diverso adesso, forse perché sono io a dargli uno strano valore. Probabilmente a causa di queste incomprensibili emozioni che sto provando.

Mi stacco dalla sua bocca e riprendo fiato.

- Anche tu sei diverso- sputo fuori, con un filo di voce. Oddio che ho detto! La pazzia si è impossessata della mia mente e del mio corpo. La speranza è che non abbia sentit...

- In cosa?- domanda, facendo affondare la mia ultima ancora di salvezza.

Rifuggo il suo sguardo imbarazzata ed appoggio la testa sul suo petto.- Be'...- comincio, torturandomi una mano.- Tanto per cominciare sei il più insopportabile, presuntuoso ed egocentrico ragazzo che abbia mai conosciuto- 

Ride e mi afferra la mano con cui stavo tentando di scaricare il nervosismo; poi, causandomi quasi la morte, comincia a giocarci, facendo scivolare le sue dita tra le mie e rigirandosele divertito.- E poi?- 

- E poi...- E poi sai essere dolce e protettivo, buono e comprensivo, buffo e divertente, sai consolarmi come nessun altro è capace di fare, sai alleviarmi i dolori solo con poche parole, sai più cose di me di quante ne sappia io stessa, sai come rendermi tutto questo vivibile, sai essere tutto ciò che c'è di più bello.

- Solo insopportabile, presuntuoso ed egocentrico?- domanda, ridestandomi dai miei pensieri. 

Chiudo gli occhi e ripenso a quando mi ha salvata, a quando mi ha bendata per non farmi sapere cosa ci fosse là fuori, a quando per la prima volta mi ha stretto la mano dopo che lo aveva pregato di non lasciarmi cadere, a quando ha ucciso quell'uomo per me, a quando è andato a casa mia per recuperare le mie medicine, a quando mi ha offerto di dormire con lui, a quando mi ha baciata dopo essersi scusato per ciò che aveva detto...- No- è poco più di un sussurro il mio, ma capace di sconvolgermi.

Le sue dita si stringono sulle mie e poco dopo ci ritroviamo con le mani intrecciate.- E cos'altro?- bisbiglia sollevandomi il mento e facendo incontrare i nostri occhi.

Mi sembra di star vivendo questo momento a rallentatore e col sottofondo di una musica dolce. E forse questa musica dolce è proprio la sua voce, calma e pacata.
I suoi occhi sono concentrati e lucidi. Lucidi come uno specchio e concentrati come quelli di un cacciatore che controlla la sua preda. 

Socchiudo i miei e sospiro debolmente.- Sei anche buono... e generoso quando ti ci metti- Sorrido e vedo spuntare un sorriso anche sulle sue labbra.- E poi anche tu fai sempre il contrario di quello che penso faresti, il più delle volte riesci a sbalordirmi con le tue uscite- Scuoto la testa divertita e ridacchio da sola.- In un certo senso sei diverso dagli altri ragazzi che conosco... è difficile da spiegare-

- Oddio ti stai confessando!- esclama divertito e portandosi una mano davanti alla bocca a presa in giro.

- Scemo- Gli tiro un pugno sul petto e rido.- Puoi attendere in eterno per una mia confessione, anche perché non avrei nulla da confessarti se non il mio desiderio di strozzarti... che ho anche in questo momento- concludo dopo averci riflettuto.

Sorride sghembo e scioglie le nostre mani intrecciate con mio enorme disappunto, poi fa scorrere entrambe le mani sul mio sedere e lì si ferma.- Io avrei anche un altro desiderio, oltre a quello di strozzarti...- 

- E quale?- domando di getto, senza nemmeno pensare alle sue parole.

- Ti darò una dimostrazione- afferma divertito, prima di tapparmi la bocca con la sua in un bacio irruente e... focoso. 
Rispondo immediatamente e gli circondo il collo con le braccia per attirarlo maggiormente a me, mentre le sue mani fanno sempre più pressione sul mio didietro. Ed invece d'infastidirmi stranamente la cosa mi piace. Sto decisamente perdendo il senno... però se è lui a fare questo genere di cose non provo alcun fastidio come invece mi darebbe se fosse un altro.

Muove il bacino contro il mio, facendolo scontrare delicatamente, e ribaltata le posizioni atterrandomi con la schiena sul pavimento. Mi si mozza il respiro non appena avverto il ghiaccio delle piastrelle contro la mia pelle, ma subito questa sensazione entra in contrasto con il caldo che sto provando, annullandola.
Torna sulla mia bocca e schiaccia il suo corpo contro il mio, facendo sempre attenzione a non spiaccicarmi completamente. E poi le sue mani arrivano alla cerniera dei miei pantaloni, mentre le mie sono corse sui suoi fianchi nudi e perfetti. Abbassa velocemente la zip e quasi mi strappa il bottone, infine li fa scorrere verso il basso, fino a sfilarmeli definitamente e lanciarli da qualche parte.
Mi fido di lui. E so che non andrà fin in fondo se non lo voglio. Forse avrei dovuto fermarlo nel momento in cui le sue mani sono arrivate ai miei pantaloni, ma... ora come ora ho il bisogno di sentire il suo corpo sul mio, più di ogni altra cosa.
Stringo il suo collo tra le mie braccia e gli circondo i fianchi con le gambe, molto similmente ad un koala abbarbicato ad un albero. 
Ma ad un certo punto fa una cosa che mai mi sarei aspettata avrebbe fatto. 
Capovolge nuovamente le posizioni e mi trascina su di sé, senza staccare la sua bocca dalla mia, poi riporta le mani sul mio sedere, adesso rivestito solo dalle mutande, e le fa scivolare sotto la stoffa. 
Il respiro mi muore in gola e una scarica di pura elettricità mi attraversa il corpo.
Arpiona le mani sul mio sedere e mi attira contro il suo bacino, che verte in condizioni ben peggiori delle mie. E di nuovo, stranamente, sentire il suo... coso contro il mio corpo non mi provoca alcun fastidio o senso di ribrezzo, ma anzi, mi fa surriscaldare ancora di più.
Sposto la bocca dalla sua e scendo a baciarlo prima sul mento, poi sul collo dove lascio una scia irregolare ed umida, successivamente mi soffermo sulla clavicola e passo al petto non appena lo sento liberare un gemito gutturale capace di farmi fremere e desiderare di lambire ogni angolo del suo corpo.
Mi fermo e porto lo sguardo nel suo: liquido, estremamente acceso e simile ad un fuoco in una notte buia. 

- Ti avevo avvisata- sussurra estremamente roco e inumidendosi le labbra l'attimo dopo.

- Su cosa?- domando confusa.

- Non ti conviene toccarmi quando ce l'ho alzato, perché a quel punto dovresti cominciare a temere per la tua incolumità- Sorride divertito della mia faccia sconvolta ed avvicina la bocca al mio orecchio.- Non puoi capire quanto sforzo stia facendo a trattenermi dal toglierti anche quest'ultimo pezzo di stoffa- sussurra, tirando un lato delle mie mutandine e leccandomi l'attimo dopo il lobo.

Rabbrividisco e chiudo gli occhi. Sta diventando uno sforzo anche per me quello d'impormi di fermarlo e di conseguenza fermarmi. Non avrei mai creduto che una cosa simile fosse possibile, specialmente pensando che tutto ciò sta succedendo con David.
Una parte di me vorrebbe rispondere "e allora non trattenerti", ma fortunatamente non ho ancora perso del tutto la testa e riesco addirittura a pensare lucidamente. Un miracolo.

- Cercherò di ricordarmelo- riesco a dire, deglutendo a vuoto.

- Fosse per me te lo potresti anche scordare- bisbiglia baciandomi il mento.- A me non dispiacerebbe di sicuro- 

Ridacchio e ritorno con la testa sul suo petto, mentre le sue braccia mi avvolgono delicatamente i fianchi in una sorta di abbraccio. Restiamo in un silenzio in cui si sentono solo i nostri respiri ancora irregolari che si confondono nell'aria. 
Adoro stare stretta tra le sue braccia, mi sento al sicuro, come se fossi a casa. Avverto distintamente un calore diffondersi per il corpo e il freddo diventa nulla in confronto. È un po' come stare davanti ad un camino quando fuori è in corso una bufera di neve, e ti senti al riparo, riscaldato dal fuoco e dal suo scoppiettio.
Credo di non aver mai provato una sensazione simile, forse solo con mio fratello. Quando avevo gli attacchi di panico e lui mi stringeva tra le braccia e mi coccolava sentivo la stessa sensazione di porto sicuro, ma... quella che provo con David è differente in qualcosa che ancora mi sfugge.
Mio fratello... Quanto vorrei vederlo, anche solo per un attimo, e sapere che sta bene. Vorrei essere accolta tra le sue braccia come lo ero un tempo, vorrei saltargli al collo ed urlargli che gli voglio bene. Mi manca, disperatamente. Come mi mancano anche i miei genitori. 

- David- chiamo flebilmente.

- Si?- 

Chiudo la mano a pugno sul suo petto e ci appoggio il mento per guardarlo negli occhi.- Le troveremo mai le nostre famiglie? Tu credi che stiano bene?- 

- Non lo so- risponde soltanto, spostando un braccio e portandolo dietro la testa.- Però se gli fosse successo qualcosa lo avremmo saputo, non credi?- 

Corrugo la fronte e storco leggermente la testa, confusa.- Come lo avremmo potuto sapere? I telefoni non prendono e non abbiamo uno walkie-talkie per contattare nessuno. Siamo ritornati all'era preistorica- 

Sorride divertito e scuote la testa, poi torna serio e punta gli occhi nei miei, incatenandoli.- Si dice che quando succede qualcosa di brutto a quelli che si amano si avverte un forte dolore al cuore... io non l'ho mai sentito, e nemmeno tu. Quindi ne deduco che siano tutti vivi e nascosti da qualche parte come noi- 

Rifletto sulle sue parole ed abbasso la testa.- Tu credi sia così?- domando ritornando a guardarlo.

- Suppongo di sì- risponde scrollando le spalle.- Ad ogni modo è l'unica cosa in cui posso sperare- 

Annuisco e sorrido rincuorata.- Hai ragione, dev'essere così. Ogni tanto hai anche tu qualche perla di saggezza- ironizzo alla fine, facendo una piccola linguaccia.

- Soprattutto io- precisa pavoneggiandosi.

Alzo gli occhi al soffitto e rido.- Il solito presuntuoso ed egocentrico- 

- La solita nana ed antipatica- 

Mi acciglio e lo fulmino con lo sguardo.- Il solito maleducato e troglodita- 

- La solita permalosa e logorroica- 

- Vuoi fare a botte?- lo minaccio sollevando un sopracciglio.

- Perderesti- 

- Questo è tutto da vedere. Per vincere mi basterebbe una mossa- Sorrido diabolica e pregusto il sapore della vittoria.

- È commovente il tuo modo d'illuderti. Mi fai davvero tenerezza- afferma ridendo e facendosi dunque beffa di me. Come osa?! 

- Allora, vuoi fare a botte sì o no?- lo incalzo, ridendo dentro di me come una pazza.- O forse hai paura...-

- Ok, ci sto. Però poi non dire che non ti avevo avvertito- 

- Lo stesso discorso vale per te- concludo soddisfatta e sollevandomi da sopra di lui.
Sarah, lasciatelo dire, tu sei un vero e proprio genio! Adesso basterà solo sferrargli un calcio ai suoi gioielli di famiglia e avrò la vittoria in pugno. Geniale!

Si mette in piedi, davanti a me e, mentre mi guarda, si sgranchisce la schiena. Pensa forse di mettermi paura? Povero illuso. Non sa con chi ha a che fare.
Abbasso per un attimo lo sguardo sul cavallo dei suoi pantaloni e... ma è ancora... in quel modo! Oddio e se gli faccio male sul serio? Non so se quando è in quelle condizioni potrebbe essere pericoloso o fargli più male del normale... Forse no, però ho paura di stenderlo completamente.
Colpire o non colpire? È questo il dilemma.

Persa nei miei pensieri non mi rendo conto che si è avvicinato pericolosamente a me. Sollevo lo sguardo ed incontro i suoi occhi divertiti. Oddio che figura! Non posso credere di essermi imbambolata a guardargli il coso. Devo fuggire! O ora o mai più!
No, non posso. Ho una reputazione ed un orgoglio da difendere! Lotterò sino alla fine, finché non esalerò l'ultimo respiro. A noi due, Trent.

- Be' volevo lasciarti compiere la tua mossa speciale, quella che mi avrebbe atterrato, però... visto che non ti muovi... vorrà dire che comincerò io- dichiara sorridendo beffardo.

Oddio qui si mette male. Non mi resta che fuggire o correre come una scema per il bagno, oppure... colpire!
Quando sto per sollevare la gamba mi precede attirandomi a sé e stringendomi al suo corpo in una morsa d'acciaio. Ma più che darmi fastidio la sua mossa mi fa scendere dei piacevoli brividi lungo la schiena. 
Lo fulmino con lo sguardo e riparto all'attacco con il mio potente calcio, ma l'attimo prima riesce ad imprigionarmi il ginocchio tra le gambe, rendendomi impossibile perfino muoverlo.

- Non vale!- sbotto infuriata.

- Prima non mi pare di averti sentito dire che bloccare l'avversario è vietato- ribatte divertito.- Quindi la mia mossa è più che valida- 

Libero un ringhio frustrato e rabbioso. Possibile che debba sempre averla vinta? Non può finire ogni volta in questo modo! 
Devo escogitare al più presto qualcosa che... lo distragga e mi permetta di compiere la mia mossa astuta e geniale. Ma cosa?! 

- Ti arrendi?- domanda sollevando un sopracciglio ed aumentando la pressione delle sue braccia intorno al mio corpo.

- Mai- ribatto agguerrita. 

Fa spallucce.- Come vuoi tu, rimarremo così per sempre- 

L'idea non è che mi dispiaccia più di tanto... Anzi, fosse per me potremmo davvero rimanere così a vita... Aspetta un attimo, ma che sto dicendo, o meglio, pensando?! Davvero mi piacerebbe restare abbracciata a lui per sempre? Credo di saperla la risposta, lo vorrei davvero, quindi... Sì. 
Non appena lo ammetto abbasso la testa imbarazzata e mi guardo le mani. 
Non è che... mi sto... davvero innamorando... di David? Sarebbe il colmo, ma... 

- Perché ti sei zittita e non tenti di liberarti?- domanda sospettoso.- Ti senti male? No perché se ti viene da vomitare gradirei che tu me lo dicessi prima, sai com'è- 

Ridacchio e torno a guardarlo. Mi sento strana e diversa quando mi perdo a guardare i suoi occhi, provo delle emozioni che prima neanche avvertivo lontanamente. Adesso mi sento rassicurata, in un certo senso... felice. Sono sicura che potrei stare ore solo a guardarlo, senza muovermi o parlare. 

Socchiudo gli occhi e mi sollevo sulle punte per baciarlo sul collo. Schiudo le labbra non appena incontro la sua calda pelle e l'assaggio lentamente, chiudendo definitivamente gli occhi. 
I suoi muscoli si tendono nel punto in cui l'ho toccato e comincio a scendere coi baci, in una lenta e dolce tortura. Allenta la presa intorno al mio corpo e si scioglie letteralmente, lasciandomi il ginocchio e poggiando le mani sui miei fianchi.
Se non altro sono riuscita a distrarlo, ottima mossa, nonostante non l'avessi premeditata. Adesso non mi resta che agire ed avrò la vittoria in pugno!
Sorrido sul collo e faccio scattare ginocchio killer, fino a colpirlo con fin troppa delicatezza dal momento che sembra quasi che lo abbia solo sfiorato. Si morde un labbro e rilascia un gemito distruttivo per il mio cervello, poi mi allontano di scatto e lo guardo preoccupata.

- Ti ho fatto molto male?- chiedo fissando gli occhi nei suoi, che sembrano emanare fuoco.

Scuote la testa in senso di diniego e lascia il labbro per aprirsi in sorriso inquietante e minaccioso.- Ti conviene cominciare a correre, questa non te la lascerò passare liscia. Hai ordito un attentato contro il mio collega... e ti è andata pure male- nota divertito.

Quando lo vedo avvicinarsi faccio un passo indietro e comincio a correre nel bagno, in tondo, col timore che possa farmi di nuovo il pizzicorino. 
Assomiglio tanto ad una farfalla che vola intorno ad una lampadina.
Neanche mezzo minuto dopo David mi afferra per la vita e mi solleva da terra facendomi scappare un urletto impaurito e sorpreso.

- Pensavi di salvarti girando in tondo come una scema?- Ride nel mio orecchio e fa combaciare la mia schiena col suo petto.

- Scemo sarai tu, sottospecie di lurido e viscido lombrico spappolato- ribatto accigliata.

Ride di nuovo e mi spinge contro il muro, attaccandomici di petto e viso. Mi sposta i capelli dalla schiena e li posa su una spalla.- Te la farò pagare anche per quest'ultima affermazione, sottospecie di nana psicopatica logorroica e indisponente- 

- Cosa?!- esclamo allibita.- Nana psicopatica logorroica e indisponente?! Ma questo è il colmo!- 

- È triste come la verità non venga accettata- sospira affranto.

- È triste come tra poco non sarai più in grado di usare il tuo collega- 

- Triste perché poi non potrai usufruirne te?- domanda malizioso e divertito.

- No!- sbotto imbarazzata.- Triste perché saranno le tue amichette a non usufruirne più- Faccio una smorfia infastidita, cercando di nasconderla al suo sguardo, ed una scrollata di spalle.

Appoggia le labbra sulla mia spalla e sorride.- Gelosa per caso?- 

- No- mento alzando di un'ottava il tono della mia voce.- Mi rattristo per loro, non vedo come potrei essere gelosa- 

- E quella smorfia di prima?- Oh mio Dio l'ha vista! 

- Te la sei sognata- 

- Ah davvero?- 

- Sì davvero- taglio corto tentando di essere un minimo convincente.

Sposta le labbra sul retro del mio collo e comincia a depositarci tanti piccoli baci, uno dietro l'altro. Istintivamente piego la testa in avanti e chiudo gli occhi per godermi a pieno la sensazione della sua bocca sul mio corpo. 
Come si può impazzire solo per dei piccoli baci? Neanche stesse facendo chissà cosa in fin dei conti, eppure basta questo ad incendiarmi e a farmi desiderare ancora di più.
Una sua mano raggiunge la mia pancia e prende ad accarezzarla con le dita, disegnando alcune figure concentriche e destabilizzandomi maggiormente; poi avvicina il suo bacino al mio didietro e mi schiaccia completamente contro la fredda parete, facendomi avvertire la condizione del suo amichetto che preme contro di me.

- Non so per quanto... riuscirò a resistere- sussurra roco al mio orecchio, passandoci sopra le labbra. Una nuova scarica, di pura elettricità e più forte delle altre, mi attraversa interamente e fatico addirittura a pensare a ciò che mi ha appena detto. Lui non sa se resisterà? Oh be', siamo in due allora.

- Forse... è meglio che...- Mi muoiono le parole in bocca non appena sento la sua lingua percorrere una striscia dal mio collo fino a sotto l'orecchio e rilascio un gemito poco silenzioso e dignitoso.
Il suo petto trema per un attimo e mi volto verso di lui, ritrovandoci faccia a faccia. Ha le guance arrossate, come le mie suppongo, gli occhi lucidi e le labbra estremamente rosse come quella di una bambola. E la mia mente produce un solo aggettivo per descriverlo: bello. Dannatamente bello.

- Devi andarci piano- sussurra avvicinando il viso al mio e tenendo lo sguardo puntato sulla mia bocca.- Stavo quasi per venire, e solo per averti sentito gemere- 

- Oh- esclamo stupita ed imbarazzata.- Scusa- 

Ride sommessamente e scuote la testa.- Che scema che sei- bisbiglia prima di tapparmi la bocca ed impedirmi di dirgliene di tutti i colori per il suo "scema". 
Le sue labbra lambiscono dolcemente le mie e passo le braccia intorno al suo collo, insinuando una mano tra i suoi capelli. 
Mi sono già scordata quello che volevo dirgli, non ricordo più nemmeno una parola, o meglio, offesa. Ma chi se ne frega adesso!
Mi sollevo sulle punte e spalmo il corpo contro il suo, provocandomi un'altra scarica di piacere e sentendo un verso gutturale fuoriuscire dalla sua bocca, ancora sulla mia.
E poi all'improvviso si stacca da me ed appoggia la fronte contro la mia, tenendo gli occhi chiusi e sospirando. 

- Ti voglio- bisbiglia sfregando le labbra contro le mie.- Da impazzire- 

Il mio cuore sobbalza, fa dieci capriole, comincia a pompare più velocemente e poi attacca a battere furiosamente con l'unico intento di uscirmi dal petto. 
Deglutisco a vuoto e mantengo gli occhi fissi sulla sua bocca.

Anche io ti voglio, e tanto.- Non... nessuno... me lo aveva mai detto- è l'unica cosa scema che riesco a dire, addirittura balbettando.

- Meglio così- ribatte prontamente, baciandomi a stampo.- Meno colli da spezzare- 

- E poi chiedi se sono gelosa io- noto sollevando un sopracciglio, stizzita.

Sorride ed apre gli occhi per guardarmi.- Tu lo sei, questo è evidente- 

- Non è evidente e non sono gelosa. Non sono io quella che vorrebbe spezzare il collo a... quelle- concludo con una smorfia ed un gesto della mano come se stessi indicando qualcuno.

- Hai fatto di nuovo quella smorfia- m'indica la bocca e sorride beffardo.- Non riesci proprio a contenerti- 

Sbuffo ed alzo gli occhi al soffitto.- Taci, mollusco- dico scherzosa e con crescente disperazione per la situazione a mio sfavore.

- Comunque non mi dispiace affatto che tu sia gelosa...- 

- Non lo sono-

- Sì invece-

- No-

- Sì- 

- No- 

- È inutile che tenti di negarlo-

- Non tento di negarlo, sei tu che possiedi una fervida immaginazione e vedi cose inesistenti- 

- Ti dirò- Riavvicina la bocca e sorride malizioso. Pessimo segno.- È perfino eccitante... se sei tu ad essere gelosa- 

Appunto, pessimo segno, specialmente per il mio cuore che non smette di galoppare impazzito. Sono sicura che un giorno di questi si fermerà e tanti saluti a tutti.

- E...- E questa gola secca? Accidenti a lui e a quando dice queste cose!- Le tue amichette sono gelose?- 

- Alcune sì- Fa spallucce.- Ma non gli dò peso, la cosa non mi scalfisce minimamente- Si fa serio e mi guarda intensamente.- Invece... tu mi fai strani effetti- 

- Tipo?- 

- Be', basta che guardi più in basso- dice indicandosi la patta dei pantaloni e ridacchiando.- Non mi è mai capitato di eccitarmi tanto solo limitandomi a baciare... almeno non la bocca- insinua malizioso.

Gli tiro un pugno infastidita. Sì perché non sopporto l'idea che abbia baciato altre spingendosi ben oltre il semplice bacio. Nonostante sappia benissimo che lo ha fatto. Sono stilettate al cuore queste verità.

- Sei un maiale- lo appunto stizzita e spostando la testa di lato.

- Io ti dico che mi eccito tra poco solo guardandoti e tu l'unica cosa carina che sai dire è che sono un maiale?- domanda indicandosi e ridacchiando divertito, mentre il mio cuore sobbalza.

- Subito dopo hai aggiunto quella cosa oscena, quindi... Sì- ribatto facendo una smorfia altezzosa.

Fa spallucce.- È la verità- Appoggia le mani sui miei fianchi e porta la bocca sul mio collo.- Come è vero che sei gelosa e che la cosa mi piace più del dovuto- sussurra prima di schiudere le labbra su un anfratto di pelle che si è subito surriscaldato.

- Non sono gelosa- ribadisco, sciogliendomi sotto il suo tocco.

- Mm mm- 

- Dico sul serio- 

- Ammettilo. Ti prego- mormora roco e strusciando la sua guancia contro la mia.- Ho bisogno di sentirtelo dire- dice quasi in una preghiera, circondandomi la vita e stringendomi a sé.- Sei gelosa?- richiede infine.

Annaspo per qualche secondo, come in assenza di ossigeno, poi sospiro debolmente e gli circondo il collo per avvicinarlo.- Forse- sussurro con un filo di voce al suo orecchio.- Ma se solo osi pensare di ritorcermelo contro ti farò rimpiangere il giorno in cui sei nato- 

Scosta la testa e mi guarda negli occhi, estremamente divertito.- È più eccitante di quanto avessi immaginato, specialmente con l'aggiunta della minaccia- 

- Potrebbe diventare realtà quella minaccia, quindi ti conviene non fare troppo lo spiritoso- lo ghiaccio sollevando un sopracciglio.

Sposta le mani sulla mia pancia e struscia il naso contro il mio.- Sta' tranquilla. Se si tratta di te non ho intenzione di prenderti in giro... almeno non su questo- conclude ghignando.

- E tu?- domando di getto.

- Io cosa?- 

- Tu non sei geloso, vero?- 

- No, non lo sono- risponde scrollando le spalle. Risposta prevedibile.

- Allora non ti dispiace se vado un po' a coccolare Bim, vero?- lo stuzzico indicando la porta e sollevando entrambi i sopraccigli.

Fa una smorfia d'indifferenza, stupendomi.- No, va' pure- dice facendo dei passi indietro per lasciarmi spazio.

Cosa?! Non reagisce? Che cavolo gli prende? Allora davvero non è geloso. 
Ed io che... io credevo che lo fosse. Insomma, si comportava in un modo tale da farmi pensare che le mie ipotesi fossero fondate.
Ma mi sbagliavo evidentemente.

Lo guardo un'ultima volta prima di fare dei passi decisi verso la porta. Appoggio la mano sulla maniglia e l'apro, mettendo fuori la testa e poi il primo piede. 
Non ha senso stare male per una cosa così sciocca, no? Non ha senso che io ci sia rimasta male e che stia sperando ardentemente che tutto ciò sia stata una mia invenzione, un frutto della mia immaginazione, e non la realtà. 
È questo che odio di me. Riesco ad illudermi con una facilità disarmante, costruendo castelli di sabbia su castelli di sabbia, e facendoli crollare uno dopo l'altro. 

Sospiro silenziosamente ed esco dal bagno. Peccato che non mi fossi mai accorta che la stanza in cui viviamo è uguale al bagno... e davanti a me c'è di nuovo David...

- Che accidenti stai facendo?- domanda tenendomi un braccio nella sua presa ferrea.

Sbatto le palpebre più volte e lo guardo confusa.- Stavo uscendo, e pensavo di averlo fatto- 

- Per andare da quello?- Solleva un sopracciglio e assume un'espressione derisoria e innervosita.- Te lo scordi- 

- Ma tu...- 

- Ti sembrava che stessi dicendo sul serio?- domanda palesemente stupito ed indicandosi.

- Be'... Sì, sai essere molto convincente- 

- E tu sai essere molto stupida- attacca accigliandosi.- L'ho detto apposta, non sul serio. Tsk... figuriamoci se ti lascio andare da quello e per di più svestita- Incrocia le braccia al petto e volta la testa di lato.

Sorrido felice e lo guardo di sottecchi.- Allora è vero- 

- Cosa?- domanda tornando a guardarmi.

- Che sei geloso- 

Passano minuti interminabili in cui non vola una mosca, poi scioglie le braccia e porta le mani sulla mia vita, mantenendo lo sguardo fisso su queste.- Semplicemente non voglio che altri guardino, tocchino o bacino ciò che è mio. In fondo avrei solo voglia di spaccare la faccia a tutti coloro che osano fare pensieri osceni su di te, o anche solo fare apprezzamenti. Non mi piace essere violento, ma se viene toccato ciò che è mio non ci penso due volte a diventarlo. E tu sei mia- Porta gli occhi nei miei e subito dopo, con uno scatto veloce, fa combaciare le nostre labbra.- Mia- sussurra prima di ritapparmi la bocca.- Solo mia- 

Rispondo al bacio mentre dentro di me sento una miriade di emozioni e sensazioni impossibili da descrivere. Mi si sta contorcendo lo stomaco, ho un battito del cuore impazzito, ma questa non è una novità, il cervello che si è totalmente scollegato e le gambe molli. Se non fosse lui a tenermi in piedi probabilmente cadrei a terra.
Ha detto che sono sua. E tu sei mia. Forse mi dovrebbe dare fastidio questa cosa, ma... Com'è che invece mi rende felice?
Ha ammesso di essere geloso oltretutto, nonostante non lo abbia esplicitamente detto. Oddio mi sento così elettrizzata! Come al solito è capace di stupirmi con poche semplici parole. Anche se ormai sono dell'idea che non siano solo le sue parole a stupirmi, ma è proprio lui stesso: con il suo essere gentile e arrogante, protettivo e menefreghista, dolce e scontroso, bello e dannato, unico ed irripetibile... almeno per me.

Sposto la testa di lato per permettere alla sua lingua di avere libero accesso alla mia bocca, mentre porto lentamente le mani tra i suoi capelli.
Da un po' di tempo a questa parte mi sembra di provare qualcosa di... diverso per David. Non so cosa sia, però ho la certezza che morirei se gli dovesse succedere qualcosa, che non riuscirei ad andare avanti senza di lui, e non intendo solo in questo frangente, perché si porterebbe via una parte di me. Inizialmente pensavo si trattasse di affezionamento, e forse era così, ma adesso non è solo quello. C'è di più. 
Gli voglio bene, sì, ma non come ad un fratello, non come ad un amico. È un affetto forte, destabilizzante, creativo e distruttivo al tempo stesso.
Lo ami non è vero? Ti vedo, sai, come lo guardi, come non lo perdi mai di vista, quel luccichio che tinge i tuoi occhi non appena ti è vicino, come sei stata sveglia tutta la notte scorsa per vegliare su di lui, come sei spaventata all'idea di perderlo... L'amore rende ciechi e fa compiere pazzie, e tu prima le stavi per commettere.
Le parole di Bim riemergono prepotentemente nella mia mente e sgrano gli occhi, folgorata.
Lui diceva che... sono innamorata di... David. Davvero? È così evidente, ma nascosto ai miei occhi? Io... amo... David?
Non so cosa sia l'amore per un ragazzo, non l'ho mai provato. Da piccola ho avuto varie cotte, ma mai un innamoramento serio. 
Ho sempre sentito dire che quando si è innamorati si è felici solo stando accanto alla persona che si ama, che si gioisce per un suo successo, che ci si sente come una sua parte, che si morirebbe per quella persona. Io sarei capace di tutto questo? Be'... se si tratta di David... Sì, sarei capace di sacrificarmi. Vorrei offrirgli solo il meglio, vorrei che non soffrisse mai, vorrei stare accanto a lui e vederlo sorridere ogni giorno. 
E dunque io... sono... Oh mio Dio! 

Con uno scatto mi allontano dalla sua bocca e punto gli occhi nei suoi. Mi guarda confuso e fa un passetto avanti schiacciandomi contro la porta.- Che hai?- domanda intontito.

Io amo David. È incredibile, cioè, ma ci rendiamo conto? Potrei scrivere un libro su questa cosa, sembrerebbe una pazzia, non ci crederebbe mai nessuno. Innamorata del mio nemico, della persona che meno sopporto sulla faccia della Terra... o meglio, che meno sopportavo, adesso è un altro discorso. 
No, non è possibile, no no. Noi siamo come il diavolo e l'acqua santa, come Voldemort e Harry Potter, se lui è nero io sono bianco, se lui vede il bicchiere mezzo pieno io lo vedo mezzo vuoto, siamo ghiaccio e fuoco e nulla d'intermedio esist... 

- Stai bene? Hai lo sguardo perso nel vuoto- Oh sì che esiste invece, accidenti! Non ci avevo mai pensato, ma è ovvio che qualcosa d'intermedio c'è fra ghiaccio e fuoco: l'acqua. Come ho fatto a non pensarci prima? Se io sono il ghiaccio e lui il fuoco, l'acqua è... l'amore?! Oh santo cielo! Ma poi perché sto pensando a fuoco, acqua e tutte queste cavolate varie quando non c'entrano nulla? 

- Ehi rispondimi! Terra chiama Sarah- 

Sposto lo sguardo su di lui.- Si?- domando stralunata.

- Forse hai la febbre- ipotizza facendo una smorfia divertita con la bocca. Mi posa una mano sulla fronte e attende qualche secondo.- No, non ce l'hai. Allora sei rimbambita di tuo- 

- Ah, sì- rispondo atona, senza neanche aver capito cos'ha detto. Abbasso la testa e guardo a terra. È così strano pensare di essermi innamorata di questo zotico troglodita. Da una parte mi fa sorridere come una scema, da una parte mi lascia stordita. Però è uno stordimento... piacevole.

- Ma allora ti senti male sul serio- dice alzandomi il viso e osservandomi seriamente.

- No, sto bene, perché?- 

- Ti ho detto che sei rimbambita e non hai reagito, ma solo confermato la mia ipotesi- spiega guardingo e stupito.

- Cosa?!- esclamo riducendo gli occhi a due fessure.- Mi hai dato della rimbambita?! Ma come ti permetti, zotico bifolco che non sei altro!- 

Sorride e annuisce.- Adesso ti riconosco- Si allontana e prende la mia maglietta da terra, poi me la lancia e si riavvicina con un sorriso sghembo stampato in faccia.- Mi stavi quasi facendo preoccupare- 

Infilo la maglia ed appoggio il peso su una gamba.- Fossi in te mi preoccuperei di dormire con un occhio aperto stanotte- 

- E chi ha detto che dormirò?- domanda divertito, lanciandomi anche i pantaloni.

- Non sapevo che tu fossi un vampiro, quante cose che si scoprono- noto, assumendo un'espressione compiaciuta e meravigliata.

Ridacchia e, mentre io mi sono ormai rivestita, rimane a petto nudo, destabilizzandomi maggiormente.- Potrei passare la notte in un altro modo... magari più piacevole e in compagnia di qualcuno- sussurra malizioso, lanciandomi uno sguardo da capo a piedi.

Mi porto una mano davanti alla bocca e sgrano gli occhi.- Ma... cioè, me lo dovevi dire!- 

Fa spallucce.- Te l'ho detto infatti-

- Sei ammirevole- Gli batto una mano sulla spalla e scuoto la testa divertita.- Non molti avrebbero il coraggio di ammetterlo così. Ma stai tranquillo, io sono dalla tua parte- 

- Ma di che parli?- domanda corrugando la fronte.

Alzo la testa ed incontro i suoi occhi confusi, rischiando di scoppiargli a ridere in faccia.- Metterò una buona parola con Bim per la tua serata, magari accetta, lo affascini- concludo non riuscendo a trattenermi. Scoppio come una scema e mi piego in due dalle risate. 

- Se ti prendo, non sai cos...- comincia cercando di afferrarmi per la vita, ma il secondo prima riesco a sgusciare dalla sua presa ed esco di corsa dal bagno, ridendo ancora come una pazza e sentendomi veramente felice.










Angolo dell'autrice: 

Chi è arrivato fin qua batta il cinque ahahahahah, non so se ci sono stati caduti nel corso della lettura del capitolo... comunque apprezzo il fatto che abbiate letto tuuuuuutto quanto!
Ci voleva un piccolo regalino prima del temuto rientro a scuola T.T
Ma passiamo al capitolo!
Eh qui, come da titolo, Sarah scopre l'acqua, ovvero quel qualcosa che congiunge gli opposti e che si chiama AMORE! *-* *-* Aaaaaaaaa, che bello!
La nostra amata protagonista ci è arrivata finalmente! Adesso manca David... che comincia a sentire qualcosa di strano per Sarah ihihih, da alcune sue frasi si capisce che sta entrando nello stadio confusionale ahahahah. Sta a voi individuarle piccole Sherlock Holmes!
Benissimo. Muahahahah.
Non so cos'altro idee, a parte che vi ringrazio per le stupende recensioni che mi lasciate!
Spero di trovarvi in numerose anche stavolta!!! 
Un bacione enorme e felice ritorno a scuola (anche se felice, mi rendo conto che non può essere) Ah, e buona epifania!
A domenica!!! GRAZIE!

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Capitolo 19
*** Desideri ***


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Desideri









- Bim... posso farti una domanda?- domando mentre David è chiuso in bagno e noi siamo seduti sul divano, stretti nelle nostre coperte.

- Dimmi pure- Si volta verso di me e sorride dolcemente.

- Tu... cioè, la tua famiglia...- 

- Sono rimasto solo- m'interrompe facendosi serio e puntando lo sguardo davanti a sé.

Lo guardo per qualche istante e rabbrividisco. È rimasto solo. Cioè significa che la sua famiglia è stata... sterminata. Come fa ad andare avanti? Come può continuare a sorridere? Io cercherei la morte probabilmente. Credo che non riuscirei più ad essere me stessa, ma sarei annientata dal dolore.
E magari anche lui è stato distrutto psicologicamente da tutto questo.

- Scusami- sussurro guardando a terra.- Non volevo farti ricordare cose tanto brutte- 

- Quelle macchine, quei mostri, mi hanno portato via tutto: mia madre, mio padre e mia sorella- Ride tristemente.- Li ho visti mentre venivano uccisi. Uno ad uno- 

- Avevi una sorella?- domando con il magone e le lacrime agli occhi.

- Sì, più piccola di sei anni. Era la mia sorellina- bisbiglia sorridendo teneramente e scuotendo la testa.- Aveva solo tredici anni, e me l'hanno portata via- 

Punto gli occhi su di lui e le lacrime cominciano a scendere sul mio viso. E non ho né l'intenzione né la forza di nasconderle.

- L'ultima voce che ho sentito è stata quella di mia madre che mi urlava di scappare. Ho cominciato a correre e mi sono nascosto in un lurido e fatiscente locale abbandonato. Sono rimasto lì per un po', non sapendo nemmeno cosa fare. Non ricordo di aver pianto però- Si volta a guardarmi confuso.- Secondo te sono un mostro per questo?- 

Scuoto violentemente la testa in senso di diniego.- No, ognuno mostra il dolore in maniera diversa. Chi piangendo e chi rimanendo in silenzio. Ciò però non significa che tu non soffra- 

- Ma tu stai piangendo- nota osservandomi di sbieco.

- Io il dolore lo mostro piangendo- Gli sorrido ed asciugo le lacrime con il dorso della mano.

Sorride ed allunga una mano per cacciare le altre lacrime dal mio viso.- Mi dispiace se piangi, e poi David s'infurierebbe con me se ti vedesse- 

Rido e mi avvicino a lui, poi appoggio la testa sulla sua spalla e punto lo sguardo sulla porta.- Bim... io credo che... quei mostri ti hanno strappato via la tua famiglia a livello fisico e... io sono la prima a dirti che non so se riuscirei a mostrare la forza che tu stai dimostrando di avere, però... loro saranno sempre con te, saranno nel tuo cuore fino alla fine. In quel senso non ti lasceranno mai. Loro vivono in te- concludo con gli occhi di nuovo pieni di lacrime.

- Tu credi?- domanda avvolgendomi le spalle con un braccio.

- Certo. Finché tu vivrai loro continueranno a fare altrettanto-

- Loro stanno dormendo adesso- dice all'improvviso, lasciandomi intontita.

- Cosa?- domando corrugando la fronte.

- Non ho mai creduto che i morti andassero in cielo e da lì ci guardassero. Ho sempre ritenuto che fosse un'invenzione della Chiesa per ricavare soldi. Secondo me i morti sono morti, e stanno dormendo in attesa di essere svegliati da Dio- 

Sorrido al vuoto.- Anch'io credo sia così. È solo che a volte il dolore può essere tanto forte da far cercare una consolazione anche in ciò che è falso. Però, hai ragione. E nel frattempo vivono nel tuo cuore e nei tuoi ricordi- 

- Sì, è così- ammette annuendo.- Ma la loro morte verrà vendicata. Ucciderò quei mostri- 

Mi scosto di scatto da lui e sgrano gli occhi.- Bim così ti farai ammazzare, lo sai bene- 

- Non m'importa, voglio vendicarli- 

- Bim...- sussurro in un lamento.

Si volta verso di me e mi rivolge uno sguardo severo, il primo da quando lo conosco.- Se tu fossi al mio posto non cercheresti vendetta? Non vorresti uccidere chi ti ha portato via tutto?- 

Le sue parole mi colpiscono come una stilettata al cuore ed annaspo per qualche istante, poi sospiro ed abbasso la testa.- Sì- ammetto in un soffio.- Credo proprio di sì- 

- Allora promettimi che non mi fermerai quando tenterò di ucciderne uno- 

- Io...-

- Chi vuole uccidere chi?- interviene David, appena uscito dal bagno. Solleva un sopracciglio ed alterna lo sguardo da me a Bim.- Mi sono forse perso qualcosa?-

- Stavo dicendo a Sarah di promettermi ciò che mi hai già promesso tu- spiega Bim, lasciandomi a dir poco basita. David lo sapeva? E non mi ha detto nulla? 

- Tu... gliel'hai promesso?- domando intontita ed indicandolo.

David si fa improvvisamente serio ed annuisce.- Se è ciò che vuole... io non posso ostacolarlo- 

- Che cosa?!- sbotto livida di rabbia.- Ma ci rendiamo conto che qui si sta parlando di vita e di morte?!- Mi volto verso Bim e scuoto la testa.- Non lascerò che tu ti faccia ammazzare. Per quanto la vendetta possa essere la prima soluzione alla quale ricorrerei pure io... alla fin fine cosa otterresti?- 

- Giustizia, ecco cosa otterrei- risponde senza un briciolo di esitazione.- Me lo devi promettere-

- No- Incrocio le braccia al petto e punto lo sguardo sulla finestrella coperta dalla maglietta.- Non ci penso nemmeno- 

- Devi- È la voce di David quella che giunge alle mie orecchie: calda, seria e perentoria.

- E sentiamo- Punto lo sguardo su Trent e lo fulmino.- Tu quando gli avresti promesso di non intrometterti nella sua vendetta?-

Si passa una mano fra i capelli e sospira.- La notte in cui sono andato al supermercato da solo- 

- Ah, e noto con piacere che avete parlato molto quella notte. Vi siete confidati altri segreti o fatti altre promesse di cui dovrei essere al corrente?- domando pungente e guardando entrambi.- Perché io rimango sempre all'oscuro di tutto, e quando me le spiattellate in faccia non ho la possibilità di scegliere- 

- Quando non avresti potuto scegliere?- domanda David, irritato.

- Vuoi che ti faccia uno dei tanti esempi? Bene. Quando tu quella notte sei andato via ve lo siete detto fra voi, o sbaglio?- Sollevo un sopracciglio.- Quando me ne sono accorta era troppo tardi per fare qualcosa ed impedirtelo. Vuoi forse negare? Ho avuto scelta? No- concludo alzandomi dal divano ed andando al tinello.

- Questo non c'entra niente- ribatte David.

- Oh sì che c'entra. Anche se la situazione cambia il concetto di fondo è sempre quello- 

- Non capisci niente- 

- Meno male che capisci tu- 

- Non pensi che se ti teniamo all'oscuro di tutto è perché ci metteresti solo i bastoni fra le ruote?!- sbraita all'improvviso, investendomi in pieno con le sue parole.

Sgrano gli occhi e punto lo sguardo per terra. 
Io... metto i bastoni fra le ruote? Ma qui si sta dando di matto!

Sento la rabbia ribollirmi dentro come lava incandescente e riporto gli occhi su di lui.- Quindi se tu mi vieni a dire che vai a fare la spesa da solo con una costola incrinata io ti devo dire che fai bene e stare zitta?!- sbotto, incapace di controllare il nervosismo.- E se Bim mi viene a dire che vuole rischiare di farsi ammazzare per cercare vendetta io devo lasciarlo fare?! Ma che razza di persona sarei?! Ti rendi conto di quello che mi stai chiedendo di fare?! Solo perché cerco d'impedirvi di fare scemenze su scemenze io sarei quella che mette i bastoni fra le ruote?!- Mi stacco dal tinello e vado verso il bagno. Appoggio la mano sulla maniglia e mi volto a guardarli.- Forse se per una volta voi usaste il cervello e foste ragionevoli io non v'impedirei nulla- concludo sbattendomi la porta alle spalle.

- Cavolo- sento dire a Bim.- Sarah ha fegato, c'è da dirlo- 

- È solo una cretina- ribatte il simpaticone, sbuffando.

Cosa sarei io?! Che ha detto?! Alle mie orecchie è giunta la parola "cretina"? 
Eh no, questa non la passa liscia. Ho già un diavolo per capello per tutto quello che mi hanno tenuto nascosto, pure cretina no. Eh no.

Apro la porta con uno scatto, rischiando di farla staccare dai cardini arrugginiti. Ed in effetti se mi fosse rimasta in mano avrei fatto più scena, del tipo "la forza distruttrice della furia di Sarah". Ma non importa.
I due mi guardano sorpresi, e chi anche divertito. David. 

- Che cos'hai avuto il coraggio di dire?- domando avanzando minacciosa.

Fa spallucce ed alcuni passi nella mia direzione, poi sorride sghembo e prende fra le dita una mia ciocca di capelli, facendomi battere il cuore.- Non saprei- 

- Oh sì che lo sai- replico portandomi le mani sui fianchi.

- Non ricordo- taglia corto, sempre più divertito. Dopo che gli avrò spaccato la faccia non sarà così tanto avvezzo a sorridere. È bene che si goda gli ultimi momenti.

- Te la rinfresco io la memoria. Hai detto che sono una cretina, che poi detto da te è il colmo- Caccio la sua mano con uno schiaffetto e lo fulmino.- Ovviamente chi usa il cervello viene anche ritenuto un cretino, mi pare giusto- 

- Anche a me- 

- Hai voglia di fare lo spiritoso?- domando sollevando un sopracciglio.

- No, tu?- 

- Ti spacco la faccia se continui a fare così- 

- Così come?- chiede sorridendo angelico.

Emetto un ringhio frustrato e mi allontano da lui per posizionarmi davanti a Bim.- Ascoltami bene- comincio, puntandogli un dito contro.- Sappi che non ti prometterò mai quella cosa, e per quanto io possa capire la tua sete di vendetta non ho intenzione di vederti mentre ti fai uccidere perciò se potrò fare qualsiasi cosa in mio potere per fermarti la farò. Punto. La questione è chiusa- 

Bim sorride e si alza dal divano, parandomisi difronte.- Ok, non te lo chiederò più- dice, prima di stringermi in un abbraccio. Porto le mani sulla sua schiena e sospiro stremata. 

Vorrei tanto sapere come potrei impedirgli di commettere quella pazzia, anche perché già so che David impedirebbe a me d'impedire a lui di fare ciò. 
Perché deve essere sempre tutto così complicato? Per di più non solo me la devo vedere con Bim, ma anche col troglodita che sembra essersi schierato dalla sua parte.
E la cosa è incomprensibile. Perché tutto ad un tratto a David va bene se Bim prova ad uccidere quei mostri? La volta in cui ci ha provato lo ha quasi preso a botte e gli ha augurato di farsi ammazzare.

- Devo parlarti- La voce seria ed irritata di David mi riporta alla realtà e mi allontano dall'abbraccio di Bim.

Quest'ultimo mi sorride e poi batte le mani tutto felice.- Io intanto darò una ripulita al mio vaso di cristallo, voi fate pure- 

Guardo David che con un cenno del capo mi fa segno di entrare in bagno e lo seguo. Mi chiudo la porta alle spalle ed attendo di sentire ciò che ha da dirmi, ma non sembra intenzionato a parlare. Se ne sta con le braccia incrociate, la testa leggermente sollevata verso l'alto e gli occhi puntati su di me.
Come ho fatto a... ad innamorarmi di un tipo così borioso ed antipatico? La cosa è incomprensibile persino per me. 
Ogni volta che ci ripenso sento le farfalle nello stomaco e mi sento come... elettrizzata.

- Perché sorridi?- domanda dopo un lungo silenzio. Aspetta... Io cosa?! 

- Non sto sorridendo- ribatto toccandomi istintivamente la bocca.

- Ora no, ma prima sì- Si avvicina di un passo.- E tutto perché quello ti ha abbracciata?- 

- Quello ha un nome, e sai benissimo qual è- 

- Tsk... Me ne sbatto- se ne esce fuori, facendo una smorfia.- Comunque non hai risposto alla domanda- 

- Non stavo sorridendo perché mi ha abbracciata, stavo pensando tra me e me ed ho sorriso- Scrollo le spalle e punto gli occhi nei suoi.- Altre domande? Mi hai fatta venire qui per un motivo, no?- 

- Sì, un motivo c'è- risponde serio e perforandomi con le sue pozze d'ambra fusa. Avanza ancora fino a schiacciarmi col suo corpo contro la porta, poi abbassa la testa e porta le labbra sul mio orecchio.- Non voglio vedere un solo suo dito su di te, perciò o glielo vieti tu o sarò costretto a rompergli ambedue le mani- Dei brividi mi percorrono la schiena non appena sento il suo naso sfregare contro il mio lobo.- Sono stato chiaro?- sussurra roco.

Deglutisco e sbatto le palpebre più volte.- Non vedo perché non dovrei farmi abbracciare da Bim, visto che è solo un amico- E che io sono innamorata di te.
- Non mi fido di come ti vede lui, quindi evita di abbracciarlo e cose varie. O se no...- Sorride sulla mia guancia e si scosta appena per guardarmi negli occhi.- Non appena rivedrò Jessica l'abbraccerò stretta stretta e se ci scappa anche dell'altro meglio ancora- 

Avverto la rabbia risalire come le bollicine dell'acqua frizzante dopo che viene scotolata. Senza nemmeno pensare stringo la mano intorno alla sua maglietta ed avvicino il suo viso al mio.- Sei uno...-

- Ah- m'interrompe divertito, scuotendo un dito davanti alla mia faccia.- Niente brutte parole- mi prende in giro ridendo sommessamente.

- Te ne vorrei dire talmente tante che ho solo l'imbarazzo della scelta. Sembrano essere state coniate per te- 

- Uh, ma così mi spezzi il cuoricino- Piega il labbro inferiore ed assume un'espressione a cucciolo bastonato.- Sei cattiva- 

- Cosa mi tocca sentire- Alzo gli occhi al soffitto e mi scappa un sorriso divertito.- Comunque non posso impedire a Bim di abbracciarmi solo perché a te dà fastidio- 

Fa spallucce.- Nemmeno io posso impedire a Jess di saltarmi addosso solo perché tu sei gelosa- 

- Jess?- domando stizzita e sollevando un sopracciglio.- Addirittura il nomignolo- 

Sorride e fa passare le braccia attorno ai miei fianchi, avvolgendoli delicatamente.- E poi dici che non sei gelosa, o al massimo che forse lo sei- 

- Non sono gelosa infatti, è solo che quella gallina non la sopporto-

- Quindi...- Si passa la lingua sulle labbra, destabilizzandomi e facendomi perdere il filo del discorso.

- Cosa?- domando intontita.

- Se invece abbracciassi... non so... Melanie, Clara, Britney, Allie, Caroline... andrebbe bene?- 

Ad ogni nome la mia rabbia aumenta sempre di più, fino a diventare incontrollabile.- Va be', ci sta che io sia gelosa- sbotto infine, facendo stampare sulla sua faccia un sorriso a trentadue denti.- Ma il discorso non era su di me, qui il punto è che sei tu quello geloso- 

- Ci sarà un motivo se mi fai diventare tale- replica prontamente.- Forse stai troppo appiccicata a quello- 

- Non ci sto appiccicata- preciso infastidita.- L'ho solo abbracciato, è un amico- 

- Anch'io abbraccerei soltanto le mie amiche- 

- È diverso. Tu sei un ragazzo- 

- Sei piuttosto acuta- 

- Hai ragione, ma il punto non è questo. Se una... gallina ti fa delle avance tu ci cadi come un allocco, e questo perché ragioni dal bacino in giù. Se Bim le facesse a me, cosa che non fa, io non mi lascerei andare tanto facilmente come faresti tu, e questo perché ragiono dal bacino in su. Chiaro adesso?- 

- Può darsi- Fa una smorfia e mi stringe a sé.- Ma non voglio comunque che le sue mani siano su di te- sussurra sulla mia bocca.- Non m'importa se le sue intenzioni sono solo amichevoli, delle supposizioni non me ne faccia nulla. Se tieni alle sue mani ti consiglio di evitare di farti avvicinare tanto- 

Sospiro esasperata e gli circondo il collo con le braccia.- Sappi che se mi vorrà abbracciare di nuovo non mi tirerò indietro. Per il resto, in caso ce ne fosse bisogno, terrò a mente ciò che hai detto- 

- Immagino che di più non si possa contrattare- nota divertito.

- No, infatti- rispondo puntando lo sguardo sulla sua bocca.- Niente di più niente di meno- 

- Mm?- mugola avvicinandosi ulteriormente.

- Mm mm- biascico prima di posare le labbra sulle sue. Lo stringo a me mentre lui cattura la mia bocca in un bacio dolce e al contempo elettrizzante.
Ha ammesso di essere geloso, però ho notato una cosa: non pronuncia mai la parola "geloso". È talmente orgoglioso che gli brucia anche solo ammetterlo usando quelle sei lettere. 

Porta una mano sul mio viso ed introduce la lingua nella mia bocca, facendo nascere in me la voglia di privarlo dell'inutile maglietta che indossa. Insomma, lui potrebbe stare benissimo senza... tanto nessuno lo guarderebbe... 
Mi alzo sulle punte e spalmo il mio corpo contro il suo, solo per sentirne il calore rassicurante. E l'attimo dopo mi attira maggiormente a sé, rinchiudendomi nelle sue forti braccia e privandomi di qualsiasi via di fuga... Ma tanto chi vuole scappare? Mi va bene rimanere così fino alla fine dei miei giorni.
Al pensiero sorrido sulla sua bocca ed allontana il viso per guardarmi.

- Adesso perché sorridi?- domanda facendo scattare in alto un sopracciglio.

- Pensavo- rispondo soltanto.

- A cosa?- sussurra sfregando il naso contro il mio e mozzandomi il fiato. Sto cominciando a soffrire di tachicardia per colpa sua, alla fine mi ricovereranno o morirò.

- C'è la privacy, non posso dirtelo- bisbiglio avanzando col viso e posando le labbra sul suo mento.- Capito?- 

Porta le mani sotto la mia maglietta e prende ad accarezzarmi la schiena con dei movimenti cadenzati ed un tocco leggero.- Capito- mormora ridacchiando.- Per stavolta te la dò vinta- 

- Oh che onore!- esclamo divertita e tornando a guardarlo negli occhi.- Sono colpita da tanta benevolenza- 

- Sono buono e generoso, lo so lo so- ironizza facendo vagare lo sguardo per la stanza.

- E a proposito di benevolenza...- dico riducendo gli occhi a due fessure.- Com'è che ora appoggi la causa di Bim quando prima lo avresti preso a botte?- 

Rimane in silenzio per una manciata di minuti, facendomi presumere di aver fatto la domanda sbagliata; poi sospira, abbassa lo sguardo ed appoggia la fronte contro la mia.- Perché so cosa vuol dire cercare vendetta per qualcuno che è morto- 

La sua riposta mi lascia confusa quanto basita.- Che... che vuoi dire?- domando balbettando. 

- È una storia lunga- Scuote la testa.- E non piacevole d'ascoltare... né da raccontare- 

- Se non vuoi dirmi niente non voglio forz...-

- È successo sei anni fa- comincia, allontanandosi da me ed andando a sedersi sulla tavolozza del water. Rimango ancorata alla porta e punto lo sguardo sulla sua testa reclinata che impedisce di vederne gli occhi.- Avevo undici anni ed ero uscito con mio padre. Era sera, tutto buio. Nel Bronx non conviene camminare per le strade se è giorno, figuriamoci di sera- Fa un sorrisino mesto e subito dopo una smorfia.- Ma mio padre mi aveva portato con lui nella fabbrica in cui lavorava, ed avevamo fatto tardi. Le luci dei lampioni erano fioche ed illuminavano poco la strada, per di più era inverno e la nebbia impediva la vista nitida di tutto il vialetto in cui camminavamo. Ero impaurito. Mio padre mi avvolse in un'ala del suo lungo giubbotto e m'intimò di non farmi vedere. Inizialmente non capii perché lo avevesse fatto, poi mi resi conto che stava cercando di nascondermi- Si porta una mano sulla fronte e mantiene lo sguardo fisso sul pavimento, mentre io avverto l'ansia e il terrore aumentare ad ogni sua parola.- Ci fermarono quattro uomini. Chiesero a mio padre di mostrargli cos'aveva nelle tasche del giubbotto. Intanto io guardavo quelle persone cercando di mostrarmi sicuro, ed uno di loro, con una grande cicatrice sull'occhio sinistro, mi sorrise divertito- Stringe le mani a pugno e le sue nocche diventano lentamente bianche.- Poi sentii una risata provenire da un secondo uomo. Mi voltai a vedere e notai che si rigirava fra le dita un anello d'oro bianco che mio padre aveva dovuto tirare fuori dalla tasca- Per la prima volta da quando ha cominciato a raccontare porta lo sguardo su di me e sorride tristemente.- Lo aveva fatto quel pomeriggio a lavoro, e lo aveva fatto per mia madre come fede di matrimonio visto che non avevano mai potuto permettersele. Ci aveva speso sei ore per farlo e per inciderci dentro il nome di mia mamma, sapendo bene che poi avrebbe dovuto ripagare il materiale usato alla fabbrica e che avrebbe dovuto lavorare più del solito per risarcire il debito- Torna con gli occhi sul pavimento mentre io comincio a piangere silenziosamente, e mi lascio scivolare a terra.- L'uomo che aveva preso l'anello se lo mise in tasca e mio padre scattò in avanti per riprenderselo. Ma erano in quattro, e lui uno solo. Attaccarono a ridere- Appoggia i gomiti sulle gambe e si porta le mani fra i capelli.- Ho odiato quelle risate, per mesi hanno continuato a rimbombarmi nella testa quando andavo a dormire. Per mesi. Non mi davano pace. Distrussi la mia camera una notte, pur di non sentirle. Ricordo che presi le sedie e cominciai a lanciarle contro la parete, l'armadio lo staccai dalla parete e lo schiantai a terra, il mio letto lo distrussi con dei pezzi intatti di una sedia, tutto ciò che era piccolo lo lanciavo contro il muro, in questo modo distrussi ogni cosa. Non rimase nulla d'integro- Emette un sospiro e lo vedo tremare, anche se solo per un attimo.- Quei maledetti picchiarono mio padre. Lo presero a calci, pugni, gli sputavano addosso, si pulivano le scarpe su di lui. Saltai addosso ad uno e gli sferrai un pugno in piena faccia, rompendogli il naso. Poi un altro mi prese dalle spalle, ma riuscii a divincolarmi e gli rifilai un calcio nello stomaco, facendolo cadere a terra. E subito dopo gli sputai addosso, proprio come loro avevano fatto a mio padre. Ma erano comunque troppi per un bambino di soli undici anni, infatti mi afferrarono in due e mi riempirono di botte, ogni pugno che gli tiravo me lo restituivano dieci volte più forte. Mio padre si rialzò da terra e cercò di liberarmi, ma lo rispinsero subito a terra. E l'uomo con la cicatrice sull'occhio che avevo precedentemente atterrato si alzò, andò da mio padre, tirò fuori una pistola e gli sparò- Sobbalzo e mi porto le mani sulla bocca.- Urlai talmente forte che quegli schifosi mi lasciarono andare. Corsi da mio padre e cercai di svegliarlo. Lo scuotevo, gli tiravo schiaffi sul viso, gli gridavo contro, ma i suoi occhi erano aperti e vuoti. E... sotto questi c'erano delle lacrime. Aveva pianto, e lui non piangeva mai. Sentii dietro di me una risata, era l'uomo che lo aveva ucciso. Mi alzai e gli corsi incontro, gli strappai di mano la pistola e gliela puntai alla faccia.
Godetti quando vidi la paura dipinta sul suo viso, ma non riuscii a sparare. Non sapevo nemmeno come s'impugnava, mi tremavano le mani per la rabbia e vedevo offuscato a causa delle lacrime. Gli ordinai di darmi l'anello o gli avrei sparato in bocca. Me lo diede subito e poi tutti e quattro scapparono. 
Presi mio padre sulle spalle e lo portai a casa. Il resto... te lo puoi immaginare- conclude con un tono di voce spento e apatico.

Rimango con gli occhi spalancati, dai quali scendono lacrime, e la bocca aperta in cerca di ossigeno. Mi sento improvvisamente mancare l'aria. Non so cosa pensare, non so cosa dire, ho la mente svuotata e spenta.

- Ho cercato vendetta, non mi sono mai fermato. La sera uscivo dicendo a mia madre che mi ritrovavo con gli amici ed invece andavo a cercare quel maledetto con la cicatrice. 
Mi portavo dietro la pistola con cui aveva ucciso mio padre. Avevo imparato a maneggiarla e sapevo come farla funzionare. Ero andato ad allenarmi in uno di quei centri dove puoi fare tiro con l'arco o sparare al bersaglio. E quindi, a quindici anni, tutte le sere andavo a cercarlo con la speranza di trovarlo e piantargli una pallottola fra gli occhi.
Non l'ho mai scovato, e non so se sia stato più un bene per me o per lui. Ho smesso di dargli la caccia dopo che mia madre lo scoprì e mi disse di non fare sciocchezze, di non trasformarmi in un assassino e di non rischiare la vita ogni giorno, perché mio padre era orgoglioso di me comunque.
Per questo motivo non voglio mettermi in mezzo nella vendetta di Bim, so cosa vuol dire e non posso biasimarlo- Porta gli occhi su di me e si alza di scatto.- Perché piangi?- domanda avvicinandosi e sedendosi davanti a me.

Scuoto la testa in senso di diniego e mi porto le mani sul viso per coprirmi dalla sua vista.

- Ehi- sussurra, dolcemente.- Non fare così- Mi afferra i polsi e lentamente mi scopre la faccia. Incontro i suoi occhi e sorride con tenerezza.- Non piangere, è tutto passato- 

Agito nuovamente la testa e comincio a singhiozzare.- Non riesco... a... smettere- dico tirando su col naso.

Ride e si alza per prendere della carta igienica, poi torna davanti a me e si piega sui talloni.- Soffia- ordina divertito, mettendomi la carta intorno al naso.

Faccio come mi dice e strizzo gli occhi come quando ero piccola e mio fratello mi diceva di buttare fuori tutto quello che avevo nel nasino.

- Ma che schifo- esclama non appena ho finito.- Dovevi prendere la carta e soffiartelo da sola, non sulle mie dita- 

Ridacchio e passo una mano sugli occhi per asciugare delle lacrime.- Scusa... non avevo capito- 

Mi fa la linguaccia e lancia la carta dietro di sé.- Ti ho fatta ridere, ci sono riuscito- nota soddisfatto.- Dai vieni qui, pulce- Apre le braccia e sorrido prima di fiondarmici. Mi stringe a sé ed appoggio la testa sul suo petto, chiudendo gli occhi e godendomi la vicinanza e il calore del suo corpo.
Si siede a terra ed avverto la sua bocca sui miei capelli, mentre una sua mano passa sotto le mie ginocchia per rialzarmi leggermente ed avvicinarmi ancora di più.

- Non mi piace vederti piangere- mormora tra i miei capelli.

Gli circondo la vita con le braccia e deposito un bacio sulla sua maglietta.- Non l'ho fatto apposta, è che... tuo padre... è come se lo avessi fatto diventare anche mio. Quindi ci sto male- 

Prende il mio mento fra le dita e mi solleva il viso per potermi guardare.- Solitamente la gente normale dice il solito "mi dispiace" ed il giorno dopo si è dimenticata di tutto- Riduce gli occhi a due fessure.- Tu invece dici sempre l'esatto opposto di quello che mi aspetto. Sei... strana- 

- Strana in senso cattivo?- domando quasi impaurita.

- No- Sorride.- Sei diversa e strana in senso positivo. Ti differenzi dalla massa, è una cosa bella- 

- Credo tu sia l'unico a vedermi così- Abbasso la testa e torno ad appoggiarla sul suo petto; poi sospiro e chiudo gli occhi.

- Spero di sì- spara all'improvviso, facendomi fermare il respiro e partire il cuore in quarta. Che significa che lui spera di essere l'unico a trovarmi diversa? Insomma, è una cosa bella o brutta? Non ci capisco più niente.

Alzo lo sguardo e lo poso sul suo viso. Mi guarda intensamente, incatenando i suoi occhi ai miei, e poi sorride sghembo.- Che faccia da babbea- commenta divertito.

Come?! Ho sentito forse un insulto rivolto alla mia persona e più precisamente alla mia espressione?! Propongo una sola cosa: botte!

- Che faccia d'allocco- ribatto fulminandolo.

- Anche se avessi una faccia d'allocco rimarrei comunque estremamente bello- replica sospirando, come se la cosa fosse un peso per lui.- Mi dispiace, hai perso- 

- Ma sentitelo- Alzo gli occhi al soffitto e sorrido.- Non ho mai visto nessuno farsi i complimenti come fai tu. Hai un talento naturale- 

- Ho tanti altri talenti- Sorride malizioso.- Anche più fisici e naturali di questo- 

- Maniaco- taglio corto, facendolo scoppiare a ridere. Lo seguo nella risata e mi stringe nel suo abbraccio, ricominciando a far batter il mio cuore all'impazzata.
Morirò un giorno di questi, non so se per la felicità di trovarmi tra le braccia della persona che... amo, o se per ciò che ogni tanto dice. E a proposito di questo...

- Prima...- comincio, giocherellando con le mie mani per il nervoso.- Cosa... che volevi dire? Cioè... che significava? Non perché m'interessi eh, però... così... per curiosità- 

Ride nuovamente ed appoggia le labbra sui miei capelli.- Lo vuoi davvero sapere?- mormora roco. Annuisco con la testa, incapace di proferire parola, e mantengo lo sguardo puntato sul pavimento.

- In realtà è semplice- dice, passando le labbra sul retro del mio collo e riempiendolo di piccoli baci. Chiudo gli occhi e rilascio un flebile gemito.- Te l'avevo già detto- continua, facendo crescere in me il desiderio di urlargli contro di sbrigarsi a parlare... e anche un altro tipo di desiderio, meno casto e altrettanto violento.- Sei proprietà privata- Passa la lingua in un tratto del mio collo, passando dal retro al mento e facendomi artigliare le mani sulla sua inutile maglia.- Devo essere l'unico, devi essere diversa solo per me- sussurra portando le mani sotto la mia maglietta e risalendo fin sotto il mio reggiseno, mentre la sua bocca si muove sul mio viso, disseminandolo di piccoli baci.- Solo mia- conclude avventandosi sulle mie labbra ed impegnandole in un bacio intenso e profondo.
Contemporaneamente mi avvinghio con una mano alla sua maglietta e con l'altra ai suoi capelli, tirandoli leggermente per avvicinarlo.

- Ho pulito il mio vaso! È stupendo, venite a vedere!- si sente urlare Bim, da dietro la porta.- Intanto gli faccio qualche foto come ricordo- 

- Dobbiamo... andare- provo a dire, sulla bocca di David, che non si ferma un attimo, ma continua a baciarmi.

- Chi se ne frega del suo vaso immaginario- taglia corto, zittendomi con la sua lingua appena insinuata nella mia bocca.

Con uno scatto veloce mi distende sotto di sé e si appoggia al mio corpo, senza però schiacciarmi completamente. Stringo le mani intorno al suo collo e per un attimo mi dimentico addirittura di Bim e di ciò che ci ha detto.
Le sue mani vagano per il mio corpo ed una si blocca appena sotto la coppa del reggiseno. Rimane lì per un po', ferma, mentre la sua bocca si muove vogliosa sulla mia ed io, con altrettanto desiderio, rispondo al bacio; poi due sue dita s'insinuano lentamente sotto il reggiseno, facendomi mozzare il respiro e surriscaldare in ogni millimetro di pelle. Prende a stuzzicare l'area intorno al capezzolo e vengo percorsa da una scarica di pura elettricità, mentre avverto il suo amichetto premere sulla mia gamba.
Gli circondo il bacino con le gambe e lo avvicino al mio, facendoli scontrare in un'azione non premeditata, ed a questo punto David trema violentemente, libera un gemito sulla mia bocca e chiude tutta la mano sul mio seno. Anch'io mi lascio sfuggire un gemito poco silenzioso e mi allontano dalla sua bocca per riprendere fiato. 

- Oh cavolo- sussurra roco e guardandosi il cavallo dei pantaloni.- Non è possibile- 

- Cosa?- domando col fiatone, neanche avessi fatto una corsa di dieci chilometri.

Porta i suoi occhi liquidi e accesi nei miei e mi guarda sorpreso. Scosta la mano dal mio seno ed il mio cuore manca un battito.

- Tu... cioè, io... sono venuto- confessa palesemente stupito. Sgrano gli occhi e istintivamente guardo i suoi pantaloni. È vero, oh mammina, sono bagnati! 

Sento la punta del suo naso strusciare contro la mia guancia ed alzo lo sguardo stordita. Perché sono felice? Oddio, mi metterei ad urlare. Cioè, io gli ho fatto provare piacere, è stata la prima volta che è venuto... con me. Perché avrei voglia di ridere per la contentezza? Pazzia, pazzia. Controllati Sarah.

- È la prima volta che mi succede una cosa simile- ammette sorridendo.- Ed è anche la prima volta che mi succede con te- aggiunge baciandomi a stampo.

Sorrido sulla bocca e catturo le sue labbra in un nuovo bacio, stavolta più dolce e delicato.
Oddio, l'ha pensato anche lui! Potrei svenire, mi devo calmare. Anche lui ha pensato la mia stessa cosa: che è la prima volta che viene con me. Respira Sarah, respira. Oh mammina, sono sotto shock. Lui che pensa alle mie stesse cose. Miracolo. Una volta tanto siamo in sintonia. Devo urlare dalla gioia! No, devo contenermi... sì, sì, contegno.

- Ma nessuno viene a vedere il mio vaso?- si lamenta Bim, battendo una mano contro la porta.- Vi concedo due secondi, poi faccio irruzione a mano armata- 

Rido sulla bocca di David e mi allontano per guardarlo.- Stavolta bisogna andare sul serio- dico indicando la porta con il mento.

- Dai, cinque minuti- 

- No, adesso. Scansati- affermo perentoria e divertita dalla sua smorfia infastidita. Si alza in piedi e subito dopo lo seguo. 

- Mi servono dei nuovi pantaloni- nota guardando quelli che ha addosso.

Sorrido divertita dalla sua espressione cucciolosa.- Te li prendo io, aspetta qua che te li porto- Mi avvicino alla porta e quando sto per abbassare la maniglia mi tira indietro e fa scontrare la mia schiena col suo petto.

- Hai la maglietta alzata, di dietro- dice soltanto, abbassandomela.

- Ah grazie, sentivo un certo spiffero freddo- ammetto ridendo e buttando la testa all'indietro, per guardarlo. Sento che mi si sta per staccare il capo tra pochi secondi se non lo tiro su.

Sorride e porta le mani ai lati del mio viso, poi si avvicina, facendo tremare il mio cuore, ed appoggia le sue labbra sulle mie, impegnandole in un delicato e dolce bacio "al contrario". 

- Faccio irruzione!- urla Bim, aprendo di scatto la porta e colpendomi sul mento e su tutto il corpo. Mi stacco da David e porto la testa al suo posto, beccandomi una botta pure sulla fronte a causa di un secondo tentativo di Bim di aprire la porta.

Mi allontano leggermente, tutta dolorante, e Bim entra nel bagno con una scopa in mano che punta contro di noi. 
Intanto David, da quando ho preso la porta addosso, non fa altro che ridere senza ritegno. Non ha un minimo di tatto il troglodita.

- Perché il capo ride e la principessa si tiene la faccia?- domanda il ragazzo, riponendo la sua arma.- Ti ho forse colpita con la porta?- 

Se possibile David ride ancora più forte di prima. Lo fulmino con lo sguardo e poi porto gli occhi su Bim.- Sì, ma non ti preoccupare. Non mi sono fatta niente- Incrocio le braccia al petto e sorrido diabolica.- Invece David ha avuto talmente paura della tua irruzione armata che si è fatto la pipì addosso- concludo soddisfatta. Vendetta!

- Davvero?- domanda Bim, con gli occhi fuori dalle orbite. David, invece, smette di colpo di ridere e mi lancia uno sguardo di puro fuoco. Pff, non m'intimorisce il moscerino.

- Sì, era terrorizzato- continuo, ridendo macabramente dentro di me.- Vedi i suoi pantaloni? Tutta pipì- 

- Oh, perdonami capo, non volevo farti paura- si scusa Bim.- Abbandono subito la mia sciabola- aggiunge appoggiando la scopa al muro.

- Non avevo paura- si difende David, incrociando le braccia al petto e guardandomi torvo.

Mi volto verso Bim e porto una mano davanti alla bocca.- Non lo vuole ammettere- bisbiglio.- È piuttosto vergognoso su queste cose- concludo strizzandogli l'occhio e trattenendomi a stento dal scoppiare a ridere in faccia a tutti.

Bim annuisce con la testa e alza il pollice nella mia direzione.- Ho capito, è timido- Poi si gira verso David che lo sta decisamente fulminando.- Non ti preoccupare capo, sono cose che capitano. Ne hai fatta tanta?- 

Il troglodita solleva un sopracciglio e schiocca la lingua, infine fa un mezzo sorrisetto malizioso e si guarda i pantaloni.- È stato un flusso abbastanza forte in effetti- Porta gli occhi su di me e si passa la lingua sulle labbra.- Anzi, senza l'abbastanza. Diciamo solo forte e appagante- 

Sgrano gli occhi ed annaspo come una scema, mentre Bim lo guarda con ammirazione. 
Oh mio Dio! Ma... ho bisogno di urlare e sbattere nuovamente la testa da qualche parte per dimenticare ciò che ha detto.
Si è chiaramente riferito a... quello. È un maniaco, pazzo e pervertito. E per di più mi... ha guardata in... quel modo mentre lo diceva. Fa ribrezzo ai polli!

- Accidenti, allora te la reggevi da parecchio se hai goduto così tanto- commenta Bim, guardandogli il cavallo dei pantaloni ed annuendo.

- Intendi nel farmela addosso?- domanda il maniaco, sorridendo divertito.- Oh sì, ho goduto parecchio, ma non l'ho fatta proprio tutta... e non nel modo giusto- insinua, lasciandomi a bocca aperta per il doppio senso lampante.

- Vuoi rifarla quindi?- insiste Bim, ignaro dello sconcio che le sue orecchie stanno udendo.

David appoggia il peso su una gamba e sorride sghembo.- Me la rifarei addosso tante di quelle volte da rimanere senza più fiato- spara con un tono tra il malizioso andante e il divertito, mentre il mio cuore si è fermato di botto.

Esco velocemente dal bagno, alla ricerca di ossigeno, e corro al tinello per prendere un bicchiere e riempirlo d'acqua ghiacciata, possibilmente capace di congelarmi il cervello.
Non riesco a metabolizzare le parole che ha detto. Mi ronzano tutte per la testa come piccole mosche che non riesco ad afferrare. 
Ma poi possibile che ad ogni sua scemenza il mio cuore debba saltare e fare capriole come un pazzo?! Quando dice quelle cose mi verrebbe voglia di picchiarlo e subito dopo saltargli addosso. Cavolo, anch'io lo voglio! Solo che non faccio doppi sensi tanto... spinti. Anche se... in fin dei conti... non è che mi dispiacciano poi tanto se fatti da lui.

- Sarah- mi chiama Bim, appena uscito dal bagno.- David dice che gli devi portare i pantaloni puliti- 

Annuisco e gli sorrido.- Ah, a proposito, mi fai vedere il tuo vaso?- 

Il volto di Bim s'illumina immediatamente e batte le mani saltellando sul posto.- Vieni, vieni- urla facendomi segno di avvicinarmi.

Mi accosto a lui e guardo nella direzione indicata dal suo dito, ma i miei occhi non vedono altro che il muro.- È bellissimo! Sei davvero un talento a lucidare!- esclamo su di giri.- Magari fossi anch'io così brava- 

- Non ti preoccupare principessa, t'insegnerò, non è difficile, ma devi essere precisa- dice dandomi qualche buffetto sulla testa.- Sono davvero fiero della mia opera, a casa ne ho uno uguale- 

- È stupendo, e poi sembra mandare raggi di luce. Chissà come sarebbe bello col sole che ci batte sopra- affermo sorridendogli.

- A casa lo mettevo sempre al sole!- esclama guardandomi felice.- Era meraviglioso. Tutte le pareti si tingevano dei colori dell'arcobaleno e davano l'impressione di essere infinite, come se fosse possibile attraversarle e sfociare in un altro mondo. Ti farò vedere un giorno, non appena ci sarà una bella giornata- 

- Grazie Bim, sarei felicissima-

- Si possono avere questi pantaloni o devo aspettare di diventare vecchio?- urla una voce antipatica, uccidendo l'atmosfera pacifica che si era creata.

Alzo gli occhi al soffitto e mi dirigo alla piccola cucina per tirare fuori il nuovo paio da un cassetto sotto il lavello.
Bim si siede sul divano e riprende in mano la sua rivista, lanciando occhiate al suo vaso e sorridendo felice. Mi fa così tanta tenerezza, gli basta un nonnulla per essere contento e soddisfatto, anche qualcosa che esiste solo ai suoi occhi.
Busso alla porta del bagno ed attendo che il troglodita mi apra.

- Parola d'ordine?- domanda invece.

- Scemo, apri- 

- Sbagliata, mi dispiace. Ritenta, sarai più fortunata- osa dire, emettendo una risata sommessa.

- Apriti sesamo?- tento.

- No, errata- 

Incrocio le braccia al petto.- Tutte le porte si aprono con "apriti sesamo"- affermo stizzita.- Quindi anche questa deve farlo- 

- Questo lo dici tu- 

- No caro, lo dice Alibabà- ribatto annuendo.- E Alibabà ha sempre ragione- 

- Ti farò entrare proprio perché mi fa pena il tuo modo di attaccarti a personaggi immaginari pur di vedermi- Sospira con drammaticità.- Esaudirò questo tuo desiderio- 

- Uh guarda, non aspettavo altro- scherzo entrando, finalmente, dentro il bagno.- Poi è talmente tanto che non ti vedo... non puoi capire quanto tu mi mancassi- 

- Me lo immagino. Non ti preoccupare, non importa che cerchi di spiegarmi come ti sei sentita in questa mia lunga assenza. Comprendo che non ci sono parole per descrivere ciò che hai sofferto- replica divertito.

- Esatto- Faccio finta di scacciare una lacrima e gli porgo i pantaloni.- Questi li ho cuciti durante la tua assenza, spero vadano bene- 

- Che pensiero gentile, ma non dovevi- 

- Lo so. Sei così brutale che non ti meriti il frutto del mio duro lavoro- Caccio un'altra finta lacrima e sospiro affranta.

- Ehi, la tua parte non è così. Hai sbagliato la battuta- mi riprende ridendo. Scoppio anch'io a ridere e gli tiro un leggero e scherzoso pugno sulla spalla.

- Ah!- esclamo all'improvviso.- Ma ti servono anche le mutande pulite- 

- Non ce l'ho quelle, le ho finite- mi fa presente con un'alzata di spalle.

Mi porta una mano davanti alla bocca e lo guardo di sbieco.- Ah ah ah. Sciocco fanciullo primitivo, ci ho pensato io- 

- Mi hai cucito dei boxer per caso?- butta là sghignazzando.- Perché se mai tu lo volessi fare ti dò le misure- 

- Fai sempre più schifo- taglio corto, facendo svolazzare la mano come a voler scacciare una mosca: lui.- Quelle che hai usato te le ho lavate, quindi ora sono asciutte- affermo soddisfatta.- Dimmi se non sono un genio- 

- Non sei un genio- 

- Che cosa?- Riduco gli occhi a due fessure e lo fulmino.

- Hai detto di dirti che non sei un genio e io te l'ho detto- Fa spallucce e trattiene a stento un sorriso divertito.

- Ho detto "dimmi SE non sono un genio" non "dimmi CHE non sono un genio"- preciso portando le mani sui fianchi.- Ma è inutile spiegare questo genere di cose ad un sordo celebroleso- 

- Se tu sei dislessica e non riesci a scandire le parole non è colpa mia- ribatte incrociando le braccia al petto.

- Non ti ho sentito- replico sorridendo beffarda, nonostante abbia sentito benissimo.

- E pure sorda- 

- Taci, vecchiaccio, se no niente mutande- lo minaccio vittoriosa. Ho la situazione in pugno una volta tanto e adesso non gli resta che chiedermi perdono in ginocchio.

Fa un sorriso malizioso e si avvicina, imprigionandomi con la schiena alla porta.- Posso anche stare senza, a me non cambierebbe nulla- 

- Ma sì dai, stai anche senza pantaloni visto che ci sei- commento sarcastica.- Sappi che sei sempre più disgustoso- concludo voltando la testa di lato.- E prima hai superato te stesso- 

Ride e posa una mano sulla mia vita.- È per questo che te ne sei andata proprio sul più bello?- 

Punto gli occhi su di lui per appurare se stia scherzando o meno.- Vorrai dire sul più sconcio spero. I tuoi doppi sensi sono allucinanti, comincio a chiedermi se hai seguito un corso o è un talento naturale e innato- 

- Talento naturale e innato- Sorride divertito e si fa più vicino, cominciando a far galoppare il mio povero cuore.- Che poi non capisco perché ciò che ho detto ti abbia scandalizzata tanto- 

- Ah non lo capisci?- domando sollevando un sopracciglio.- Tu dici... quelle cose e secondo te dovrei stare tranquilla come quando parliamo del più e del meno?- 

Fa spallucce e con l'altra mano afferra una ciocca dei miei capelli, cominciando a giocarci e tenendo lo sguardo puntato su questa.- Visto che tu facevi la spiritosa ho deciso di giocare sporco anch'io- ammette ghignando.- Non sai quanto mi sono divertito-

- L'ho notato, te l'assicuro- sputo fuori stizzita.- Ma... quindi stavi solo scherzando? Non dicevi sul serio?- 

Porta gli occhi nei miei.- No- afferma sicuro, annientandomi psicologicamente.- Stavo dicendo sul serio- aggiunge, facendomi sorridere istantaneamente come una scema.

Cerco di mantenere un'espressione seria e mi schiarisco la voce.- Il tuo modo di dire le cose è comunque discutibile- 

Ride divertito.- Ah davvero?- domanda ironico, dirottando la bocca verso il mio orecchio.- In fin dei conti lo sapevi già, no?- 

- Cosa sapevo?- chiedo con un filo di voce.

- Che ti voglio- spara con nonchalance, arrestando il mio battito cardiaco e facendolo ripartire in quinta. Strofina la guancia contro la mia e poi ci passa sopra le labbra.- Ormai vengo anche senza spogliarmi, e per di più intensamente. Non puoi... capire quanto io ti desideri. Sto seriamente rischiando d'impazzire- sussurra sulla mia bocca, sorridendo l'attimo dopo.- Anche detta così è poco casta?- 

- Meglio di prima sicuramente- riesco a dire, nonostante la gola secca e la voglia irrefrenabile di baciarlo.- Su alcune cosine devi ancora lavorare, ma stai facendo progressi- scherzo sorridendo.- Non sei del tutto un caso irrecuperabile- 

- Grazie mille per la diagnosi che mi hai fatto- replica divertito.

- Di niente- concludo ridacchiando.- Adesso... vado a prenderti anche le mutande, così puoi cambiarti- 

Annuisce e si allontana per farmi spazio.- Ah, portami anche una maglietta- 

- Ok- acconsento posando la mano sulla maniglia, ma rimanendo immobile, incapace di aprirla. 
Mi volto verso David, lo afferro per la maglia, l'avvicino velocemente a me e faccio scontrare le nostre labbra. Stavo morendo dalla voglia di farlo, non riuscivo neanche a capire ciò che diceva.

Le sue braccia si stringono immediatamente intorno a me e sorride.- Perché questo?- 

- La colpa è solo tua- ribatto tappandogli nuovamente la bocca.- Se tu non dicessi quelle cose io starei tranquilla- 

Mi solleva da terra e porta le labbra sul mio collo, cominciando a tempestarlo di baci umidi e bollenti.- Da quando in qua non ti posso dire di portarmi una maglietta?- 

- Non mi riferisco a quello- taglio corto, avvolgendogli i fianchi con le gambe.- Ma a quello che hai detto prima- Gli prendo la testa fra le mani e la sollevo per poterlo baciare con un desiderio ed una voglia che non avevo mai avuti.

Insinua la lingua nella mia bocca e comincia una piacevole tortura, stuzzicando e rincorrendo la mia. Muove dei passi in avanti e mi schiaccia contro le fredde piastrelle della parete, poi libera una mano e con quella va a sollevarmi la maglietta per permettere alle sue dita di accarezzarmi la pelle.
Rabbrividisco e continuo a baciarlo con una passione crescente, scordandomi persino perché ero entrata nel bagno.

- Se...- sussurra, staccandosi per riprendere fiato.- Se questo è il risultato te lo ripeterò continuamente- 

- Scemo- dico ridendo e tirandogli uno schiaffetto sulla testa.- Ok, ora vado davvero a prenderti la roba- 

- Se vuoi rimanere ancora un po' a farmi compagnia non ci sono problemi- afferma, facendo spallucce e sorridendo divertito.

- No grazie, fammi scendere- taglio corto fulminandolo.

- E se non volessi?- controbatte sollevando un sopracciglio.

- Ti tiro un calcio-

- Che paura- 

- Due calci- 

- Ora sì che sono terrorizzato- 

- Ed un pugno in faccia-

- Allora mi conviene proprio farti scendere- 

- Direi di sì se ci tieni a sopravvivere- 

Alza gli occhi al soffitto e ride divertito.- Povero me, cosa devo sentire. Minacce da una nana- 

Torno con i piedi per terra e gli lancio uno sguardo di puro fuoco.- Minacce che si tramuteranno presto in realtà, caro- 

- Ricordi quelle forbici, cara?- domanda tagliuzzando l'aria con le dita.- Le ho in un posto speciale, nascosto a tutti e...-

- Sono nel secondo cassetto della cucina- lo interrompo, freddandolo.

- Bene, le nasconderò in un altro posto- Mi fulmina.- Visto che in questa casa i miei oggetti non possono avere un briciolo di privacy- 

Faccio spallucce e mi dirigo alla porta.- Non è colpa mia se lasci le tue cose in bella vista- 

- Non le avevo lasciate in bella vista, erano in un cassetto-

- Bastava aprirlo e chiunque avrebbe potuto vederle- 

- Infatti non andava aperto, per questo esiste la privacy- ribatte come se fosse una cosa ovvia.- Dopo questa ti consiglio di dormire con gli occhi aperti, sai, è divertente tagliare i capelli- Sorride beffardo ed incrocia le braccia al petto.

- Mostro- gli faccio la linguaccia ed esco dal bagno, dirigendomi alla cucinetta per prendergli un paio di mutande pulite. Afferro dei boxer neri, una maglietta verde scuro e torno davanti al bagno, apro leggermente la porta e faccio entrare solo la testa.- Ecco qua- lo avverto, lanciandogli il tutto.

- Bene, brava, ora sparisci, mi devo cambiare- Si apre in un sorriso malizioso e schiocca la lingua.- O forse vuoi assistere?- 

- No, porcello pervertito, grazie dell'offerta, addio, e spero che nel lavaggio ti si siano ristrette!- esclamo sbattendo la porta ed udendo le sue risate sguaiate da dentro. Sospiro sorridendo e mi lancio sul divano, ancora una volta stanca, ma felice.










Angolo dell'autrice:

Buonasera carissime! Scusate per questo ritardo di un giorno sulla tabella di marcia >\\< ma purtroppo non è un periodo né facile né felice per me.
Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto :) non so se avete notato che anche questo è lunghissimo ahahahah >.<
Mi auguro di non avervi annoiate troppo :) cosa che sto facendo adesso ahahah.
In realtà mi sono scordata tutto quello che volevo dire... non capisco perché, ma quando arrivo a scrivere l'angolo autrice mi dimentico ogni cosa di cui vi volevo informare... Mah, sto diventando scema. 
Va be' lascio a voi la parola! 
A domenica tesori miei e GRAZIE DI CUORE per le stupende recensioni, riuscite sempre a farmi scappare dei sorrisi più abbaglianti di quelli della Mentadent, ahahahah, GRAZIE!

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Capitolo 20
*** Secondo attacco ***


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Secondo attacco
 
Dedicato a tina98







Un altro giorno è trascorso. Ormai sono delle settimane che viviamo quest'inferno. Da una parte sembra che il tempo si sia fermato, dall'altra mi rendo conto che sta passando con una velocità impressionante, impedendomi di metabolizzare ciò che succede intorno a me.
Mi chiedo quando tutto questo finirà, quando potrò finalmente rivedere la mia famiglia, quando sarò in grado di uscire da questo seminterrato senza rischiare la vita e quando riuscirò a scorgere un raggio di sole.
Il cielo non lo vedo ormai dal giorno in cui sono entrata qua dentro. Non so nemmeno che colore abbia ora, ma il mio sesto mi dice che è esattamente uguale a quando sono uscita da scuola e tutto ha avuto inizio. Me lo immagino grigio, blu scuro e con degli sprazzi rossi.
Ciò che è al di fuori del rifugio lo posso solo immaginare purtroppo. 

Mi volto su un fianco ed apro gli occhi. Ciò che è dentro il rifugio, invece, lo posso vivere.
Osservo il volto addormentato di David e sorrido. Alzo una mano e gli sposto un ciuffo di capelli ricadutogli su un occhio. 
Quando dorme sembra un agnellino indifeso, mi verrebbe voglia di stropicciarlo tutto, a partire dalle guance rosate che ha in questo momento.
Al contrario di quando è sveglio, che invece assomiglia ad un ghepardo pronto all'attacco e per niente indifeso. 
Ma è anche questo che amo di lui, mentre prima era ciò che più detestavo. 

Avverto un rumore e mi sollevo di scatto per guardare la finestrella coperta dalla maglia. Poi cala il silenzio. Sembra tutto immobile... e questa cosa non mi piace affatto.
Con il cuore in gola continuo a tenere lo sguardo puntato sulla finestrella, mentre dalla mia bocca escono nuvolette bianche che si confondono con l'aria fredda.
C'è troppo silenzio, non è naturale. 
Solitamente quando intorno non si ha alcun rumore o suono si sente quel fischio fastidioso all'interno delle orecchie, ma adesso non avverto nemmeno quello.
È come se... tutto si fosse fermato.
Guardo David, che sta ancora dormendo, e mi alzo dal divano con cautela, cercando di non svegliarlo. Scendo dal bracciolo e muovo dei passi felpati, percependo l'ansia e l'angoscia aumentare sempre di più. Giungo sotto la piccola apertura ed attendo di udire un nuovo rumore. Ma niente. Nulla si muove.
C'è solo... un qualcosa che... ho come la sensazione che qualcosa stia... vibrando. 
Oh mio Dio! Sgrano gli occhi e sento mancarmi il respiro.
Quel giorno, quel maledetto giorno in cui quel mostro ci ha attaccati ho sentito la stessa sensazione. Percepivo i suoi tentacoli vibrare davanti a me. Non c'erano altri rumori, quel coso si era avvicinato senza muovere neanche un sasso, nessuno lo aveva sentito arrivare, per questo ci aveva presi alla sprovvista.
È vicino anche stavolta, è qui fuori. Non era un rumore quello che ho sentito prima. Era la vibrazione dei suoi tentacoli. 

- David- lo chiamo flebilmente, avvicinandomi con passi incerti e tremanti.- David, ti prego svegliati- ritento scuotendolo piano.

Apre gli occhi e mi guarda assonnato, poi nota il terrore nei miei e si alza velocemente dal divano.- Che è successo? Stai bene?- domanda passandomi una mano sui capelli.

- Là... là fuori- balbetto, indicando la finestrella.- C'è uno di quei mostri- 

- L'hai visto?- chiede spalancando gli occhi.

Scuoto la testa.- No, ma lo sento. È qui- 

- Come hai fatto a sentirlo? Non fanno rumore quando si muovono- nota corrugando la fronte, visibilmente confuso.

- La... la vibrazione, non la senti?- domando deglutendo a vuoto.- Anche adesso c'è. Fai silenzio per un po'- 

Annuisce e continua a guardarmi, mentre cerca di percepire anche lui il vibrare di quel mostro. Ad un certo punto sposta lo sguardo sul muro alle mie spalle, stringe gli occhi e piega la testa di lato.- Io non sento nulla- Fa dei passi in avanti e raggiunge la finestrella. Si alza sulle punte e solleva pian piano la maglietta che la ricopre, lancia un'occhiata al di fuori, muovendo la testa da destra a sinistra, e poi torna coi piedi per terra.- Non c'è niente- afferma pulendosi le mani.- Tutto normale-

- Ti dico che c'è, lo sento- insisto sedendomi sul divano e prendendomi la testa fra le mani.

- Là fuori non ho visto niente- dice soltanto, andando a prendersi un bicchiere d'acqua. Si appoggia al tinello e beve qualche sorso.- Forse si è spostato- 

- No, è sempre qui intorno- Alzo la testa e lo guardo.- Non lo senti?- 

- Prima no, ma ci sta che tu abbia l'udito più sviluppato del mio- butta là facendo spallucce.- Per questo tu lo senti ed io no- 

Annuisco e cala il silenzio. E di nuovo sento quella vibrazione, stavolta più forte e chiara, e quindi più vicina e pericolosa. 
Punto gli occhi sulla porta e li sgrano completamente, percependo la paura e il terrore divenire padroni di me. Mi alzo tremante e sveglio Bim, ordinandogli di stare zitto, poi mi accosto con l'orecchio alla porta e la vibrazione diventa quasi insopportabile.
È... lì fuori. Gli sono vicina, ci separa solo un pezzo di legno che potrebbe tranquillamente rompere e ridurre in cenere.

Porto gli occhi su David e gli faccio un cenno col capo per fargli capire che il mostro è dietro la porta. Annuisce e mi tira verso di sé, mi mette in mano un bicchiere d'acqua e poi schiude la sua per mostrarmi la mia pasticca per gli attacchi di panico. La prendo senza fare il minimo rumore ed, una volta finito, appoggio il bicchiere nel tinello. 
Bim nel frattempo ci guarda stordito ed assonnato e l'attimo dopo s'indica la bocca mimando un "facciamo il gioco del silenzio?" con le labbra. Gli annuisco e sorride divertito.
David, con una mano, mi afferra per un braccio e mi tira dietro il divano. Fa segno a Bim di venire dalla nostra parte ed il ragazzo ubbidisce immediatamente, raggiungendoci tutto sorridente.

E poi, di scatto, la porta si apre. Sento solo il cigolare dei cardini arrugginiti e un'ondata di gelo investirmi. Afferro la mano di David e la stringo nella mia per darmi un po' di forza e non morire d'infarto. Si volta a guardarmi e mi perdo nei suoi occhi magnetici e ambrati. Estrae dalla tasca dei pantaloni un panno ed abbandona la mia mano, facendomi sentire subito un enorme vuoto e la paura riprendere il sopravvento.
Si avvicina e me l'appoggia sugli occhi, facendo scivolare le mani lungo la mia testa per legarla al di dietro. E mentre armeggia coi nodi sento il suo respiro sul mio viso e i suoi occhi scrutarmi. Ritira le mani e, poco prima di scostarsi, deposita un leggero e fugace bacio a stampo sulle mie labbra, facendo galoppare il mio cuore.
Riprende la mia mano ed intreccia le nostre dita, ed io stringo le sue saldamente, avvertendo la paura scemare in parte.

Uno schianto è la prima cosa che giunge alle mie orecchie. Vetri che si sfracellano al suolo, legno ridotto a pezzi, pentole che sbattono l'una contro l'altra, piatti che vengono distrutti non appena entrano in contatto col pavimento e posate che rimbalzano a terra producendo un suono metallico.
Sobbalzo leggermente e gocce di sudore freddo cominciano a scendermi lungo la schiena e ad imperlarmi la fronte.
Poi torna quel silenzio carico di vibrazioni di poco prima. 

- Finalmente sei arrivato- sento dire a Bim, rivolto al mostro. Mi si ferma il cuore e giro la testa verso il ragazzo, anche se non posso vederlo.- Ora posso vendicarmi- sibila divertito.

Subito avverto un colpo forte e devastante contro il muro vicino a me e David, e poi il crollo di questo, i cui frammenti volano per terra e in parti sparse della stanza, giungendo addosso a noi e ai nostri piedi. 

- Mi dispiace, mi hai mancato- afferma Bim, ridendo.- Non sei bravo a colpire il bersaglio, ma ti darò la possibilità di compiere un nuovo tentativo... proprio perché sono buono e tu mi stai quasi simpatico- 

David mi passa la mano libera sul viso e mi fa girare la testa dalla sua parte.- Al mio via devi alzarti e cominciare a correre, ok?- domanda con un tono di voce bassissimo.

Annuisco, incapace di proferire parola, e apro la bocca per poter fare dei grandi respiri e calmarmi. Devo stare tranquilla, David è con me, non accadrà nulla di brutto. Ce la faremo come sempre e...

I miei pensieri vengono interrotti da un nuovo rumore. Sembra quasi che il soffitto sulle nostre teste si stia per staccare, e credo di non sbagliarmi al riguardo. 
Pezzi di muro grossi come macigni, a giudicare dal boato che producono una volta caduti a terra, cominciano a staccarsi e a riversarsi intorno a noi. Vengo tirata distesa per terra da un braccio di David e poi avverto il suo corpo sul mio.

- Che... che stai... facendo?- domando con un filo di voce.

- Zitta- taglia corto bruscamente, fiatandomi sul viso. Mi... mi sta proteggendo col suo corpo, è per questo che si è messo sopra di me e mi ha tirata giù... ed è anche per questo che non me lo vuol dire.

Un detrito di soffitto cade proprio vicino alla mia testa e sento nelle mie orecchie rimbombarne lo schianto. Mi raggomitolo spaventata e mi tappo la bocca per impedirmi di urlare e farci scoprire.
David avvicina ancora di più il suo corpo e passa una mano sui miei capelli, cominciando ad accarezzarli.- Calma, non è successo nulla- sussurra al mio orecchio. E grazie al suo tocco e alla sua voce riesco a tranquillizzarmi. Tolgo le mani dalla bocca e rilasso i muscoli delle gambe e delle braccia, poi sospiro debolmente e deglutisco.

Riesco a capire che non c'è più nulla sopra di noi non appena una fioca luce s'imbatte contro la mia benda e il gelo mi punge le guance. 
L'istante dopo, in lontananza, si sente un boato più forte degli altri che tuona intorno a noi, fa tremare la terra e vibrare l'aria circostante. 

- Cavolo- mormora David, con un tono di voce rapito.

- Cosa?- chiedo spaventata.

- Ha lanciato via il soffitto e il resto della casa ad una velocità pazzesca- risponde, lasciandomi senza fiato.

- Sei abbastanza forte, devo riconoscertelo- sento urlare a Bim.- Dopo mi dai il numero della palestra in cui ti sei allenato- 

Mi sembra di udire un rumore metallico provenire da Bim e subito dopo il riecheggio di questo. Come se... stesse colpendo qualcosa. Probabilmente lui è armato e sta colpendo la macchina.

- Bim ha qualcosa in mano?- domando, speranzosa in una riposta affermativa.

- Sì, un lungo bastone di ferro- David fa una pausa e si solleva a sedere.- Dobbiamo nasconderci ora che quel coso è impegnato- 

Annuisco e lo sento piegarsi in avanti, probabilmente nella posizione giusta per cominciare a correre. Mi tiro su a sedere ed attendo, con ansia crescente, che la sua bocca pronunci la parola "via". 
Intanto i rumori metallici continuano a susseguirsi senza un attimo di tregua. 
Spero solo che Bim stia bene e non sia ferito e, soprattutto, che non gli venga fatto alcun male.

- Adesso!- esclama David, afferrandomi la mano ed iniziando a correre. Lo seguo e faccio tutto ciò che mi dice di fare: saltare, piegarmi, velocizzare, fermarmi e ricominciare.

- Ok, qui può andare bene- afferma arrestando la corsa.

- Dov'è Bim?- domando subito, col fiatone. 

- È vicino, se sporgo la testa oltre questo muro lo vedo. Siamo nella strada perpendicolare a dove si trova lui- spiega sospirando ed appoggiandosi con le spalle al muro... credo.

- Che facciamo? Dobbiamo aiutarlo, non possiamo lasciarlo da solo- 

- È la sua vendetta- 

- Non m'importa che cosa è!- sbotto innervosita.- Bisogna fare qualcosa, e al più presto- 

- Ti ho detto di no- se ne esce fuori perentorio.

Batto i piedi per terra e libero un ringhio frustrato.- E allora cosa dici di fare? Sentiamo!- 

- È quello che vuole e che ha desiderato per settimane. Non gl'impedirò di farlo, non adesso- ribatte freddamente.- Sa perfettamente a cosa sta andando incontro, per quanto possa essere impazzito, ha ancora il senso del rischio. Al momento opportuno si fermerà e scapperemo tutti quanti- 

Abbasso la testa ed annuisco, poi faccio dei passi in avanti ed attacco anch'io la schiena al muro.
Sto cominciando a non reggere più questa situazione, tutto sembra complicarsi ogni minuto che passa. TJ mi ha abbandonata, il nostro rifugio è stato distrutto, Bim cerca la sua vendetta contro quei mostri e niente e nessuno riusciranno a fermarlo, e David lo asseconda pure. Come se non bastasse.
Questa continua paura di perdere le persone che amo, la continua sensazione d'angoscia, di timore di essere attaccati stanno diventando insostenibili. 

- Se la sta cavando bene- m'informa David, accanto a me.- Ha messo fuori gioco uno dei suoi tentacoli- 

Annuisco nuovamente e non proferisco parola. Mi dispiace, ma anche se un tentacolo è stato fatto fuori non riesco a stare tranquilla, perché so bene che questi mostri ne hanno più d'uno. E probabilmente adesso sarà pure arrabbiato per ciò che Bim gli ha fatto. 
Invece di essere più calma, adesso sono più agitata di prima.

I rumori metallici continuano a diffondersi nell'aria ad intervalli regolari e scanditi, poi tutt'ad un tratto, non sento più nulla. Tutto tace.
Mi volto allarmata verso David e stringo le mani sul suo braccio. Che diamine sta succedendo?! Perché non si sente più niente?!

- Questo è per mio padre!- urla Bim, facendo propagare un rumore simile a quello di un affondo in una sostanza liquida, ma al tempo stesso solida.

- Questo è per mia madre!- grida di nuovo, ricreando lo stesso suono.

- E questo...- dice con un tono di voce più basso.- Questo è per mia sorella!- dichiara liberando un urlo potente e facendo lamentare e stridere la creatura alla quale sta infliggendo l'ultimo colpo.

Per un attimo tremo violentemente ed avverto il cuore battere all'impazzata. È tutto finito. L'ha ucciso sul serio, ce l'ha fatta. E lui è salvo! Oddio, oddio, sia ringraziato il cielo! 
Rilascio un lungo sospiro e sorrido tra me e me.
Ma poi avverto i muscoli del braccio di David tendersi ed irrigidirsi, e l'istante dopo un urlo acuto e perforante giungere alle mie orecchie. Istantaneamente la mia mente produce un solo nome: Bim.

- No!- urlo staccandomi dalla parete e cercando di correre da lui. Le mani di David si stringono intorno alle mie braccia e mi riportano con la schiena al muro, mentre lui si posiziona davanti a me per impedirmi di fuggire.

Un altro urlo ci raggiunge e si schianta addosso a noi come un'onda violenta, stordendomi e facendomi cominciare a piangere.- No, ti prego! Lasciami andare David! Devo aiutarlo!- lo supplico dimenandomi.

- Non puoi fare niente per lui- ribatte fermamente, aumentando la presa. 

- Ma sta urlando! Lui starà sperando in un nostro aiuto!- sbraito scuotendo la testa.- Non possiamo abbandonarlo, ti prego- dico flebilmente e singhiozzando disperata.

- Anche se...- Qualcosa trema nella sua voce e l'attimo dopo se la schiarisce.- Anche se volessi salvarlo non potrei fare nulla. Ci faremmo uccidere anche noi- 

- Fammi provare, per favore!- insisto piangendo a dirotto ed appoggiando le mani sui suoi avambracci.- Ti prego!- 

Bim continua a liberare gridi strazianti e sempre più flebili, facendomi tremare ogni secondo di più e distruggendo violentemente la mia mente. 
David porta le mani sulle mie orecchie e i suoni intorno vengono attutiti, poi si fa più vicino ed appoggia delicatamente il corpo contro il mio e la testa sulla mia. 
Piango sul suo petto, bagnandogli la maglietta e svuotandomi di tutte le energie. Ed infine, dopo qualche minuto, tutto finisce. L'ultima cosa che sento è uno schianto capace di far tremare la terra sotto i miei piedi. In seguito il silenzio. Bim non urla più. Nessuno si muove. 

Artiglio le mani sulla maglia di David e con dolore apprendo che Bim non c'è più. 
Ha avuto la sua vendetta, e dopo questa cosa?! Che diavolo ha avuto?! 
No... non è giusto! Non doveva finire così, non doveva nemmeno cominciare così. Mi sento svuotata, ho solo rabbia e dolore. Vorrei resuscitare Bim per urlargli contro, prenderlo a botte ed ucciderlo con le mie mani. Perché non ha pensato a cosa stava facendo?! Perché ha agito d'impulso?! Non me ne frega più niente della sua vendetta! Quella è una cosa senza senso che gli ha annebbiato il cervello fino a portarlo alla morte.

Batto un pugno sul petto di David e scuoto violentemente la testa.- Non me lo dovevi fare Bim! Sei uno stupido!- urlo con tutto il fiato che mi è rimasto nei polmoni.- Che cosa hai avuto?! Dimmelo! Cosa?!- Mi lascio scivolare a terra ed alzo il viso al cielo.- Fatti sentire maledetto! Che cosa credi di aver fatto?! Accidenti a te e alla tua vendetta!- 

- Calmati Sarah, per favore, calmati- sussurra stancamente David, sedendosi davanti a me e portando le mani sulle mie braccia.

- No, no- Agito la testa lentamente.- Io non ce la faccio più, non ce la faccio più. Non riesco ad andare avanti così- 

- E allora cosa dici di fare?- domanda con una nota irritata nella voce.

- Tu riesci a vivere così?!- gli grido contro.- Sempre se di vivere stiamo parlando. Io mi sono stancata, non ho più la forza di continuare. Basta! Tanto vale farla finita come ha fatto Bim!- 

Mi afferra rudemente per le spalle e mi scuote una volta.- Credi che anch'io non sia stanco di tutta questa situazione?! Credi che anche per me non sia difficile?! Ma vado avanti! Non posso mollare tutto ora! È una cosa che non posso permettermi!- 

- Non riesco più a vivere così. Ho la paura addosso ogni santo giorno. Paura di non svegliarmi mai più, di non rivedere le persone che amo, di sapere cosa mi circonda anche in questo momento, di essere attaccati, di veder morire gli altri... e questo sta succedendo troppo spesso. È diventato insostenibile. Prima TJ, ora Bim... chi sarà il prossimo?- 

- Reagisci dannazione! Reagisci!- sbraita scuotendomi.- Per quanto io inizialmente non abbia sopportato Bim... ci sto male anch'io per quello che gli è successo! Vorrei anch'io svegliarmi la mattina e non dovermi preoccupare di come sopravvivere, e vorrei soprattutto non dover temere che chi amo venga fatto fuori!- Fa una pausa e sospira.- Ma non è così per ora, quindi è inutile sognare ad occhi aperti. Ci faremmo solo del male. 
Bim voleva quello che ha avuto, voleva tornare dalla sua famiglia, non chiedeva di meglio. C'è chi è forte abbastanza da poter vivere senza più nessuno al mondo e chi invece non ci riesce e preferisce buttare via tutto. È questo che vuoi anche tu?!- urla contro il mio viso.- Vuoi farla finita e smettere di soffrire?! Mi dispiace, ma il gioco non funziona così. Sarebbe troppo facile. Alle prime difficoltà non si può mollare tutto, si deve solo reagire ed andare avanti. Non c'è altra scelta- 

- Forse non sono forte abbastanza- bisbiglio abbassando la testa.- Come Bim-

- Bim non aveva più nessuno. Tu hai una famiglia da rivedere e che sarà in pensiero per te come tu lo sei per loro. Accetteresti che qualcuno di loro si sia fatto ammazzare perché non reggeva più la situazione?-

- No, non lo accetterei- ammetto con un filo di voce.

- Allora reagisci e continua a vivere per loro! Alla fine non è quello che dicevi a Bim? Vuoi forse deluderlo facendogli vedere che non ne sei capace nemmeno tu?- 

- No, non voglio- ribatto sicura di me e rialzando la testa.

- E allora lotta per ciò che vuoi-

- Non è facile- 

- Nessuno ha mai detto che deve esserlo- replica prontamente.- Ma se vuoi davvero qualcosa, sta' tranquilla che riuscirai ad ottenerla. Nessuno sarà in grado d'impedirtelo. Quando non si ha scelta... almeno si abbia coraggio*. È l'unica cosa che ti farà sopravvivere- 

Annuisco e tiro su col naso.- D'accordo, capito- 

Fa scivolare le mani lungo le mie braccia e prende una mia mano per aiutarmi ad alzarmi da terra.- Dobbiamo cercare un altro posto dove nasconderci- annuncia sospirando.

Nel momento in cui sta per lasciarmi la mano, riagguanto la sua e la stringo.- Come fai a sapere che Bim non cercava solo vendetta, ma voleva anche morire?- 

- Lo so perché me l'aveva detto la notte in cui sono andato al supermercato da solo. Prima che me ne andassi mi aveva chiesto di promettergli quello che ha chiesto anche a te ed aveva confessato di non voler più vivere senza la sua famiglia. E che se non fosse riuscito ad ammazzare uno di quei mostri avrebbe voluto farsi uccidere- Rimane in silenzio.- Alla fine ha ottenuto tutt'e due- 

- Morte e vendetta- sussurro, di nuovo con le lacrime agli occhi.

- Muoviamoci ora, non c'è tempo da perdere- È l'ultima cosa che gli sento dire, prima di trascinarmi verso l'ignoto.




Dopo un'ora di cammino abbiamo trovato una casa abbandonata e ancora intatta al primo piano di una palazzina. 
Entrati nell'ingresso porto le mani sulla benda per toglierla, ma David me lo impedisce.

- Aspetta, ti dico io quando levarla- dice soltanto, camminando per la stanza e fermandosi di tanto in tanto per... tirare delle tende?- Ok, ora puoi- mi avverte infine.

E finalmente, dopo ore di cecità, torno a vedere. Lancio una rapida occhiata alla stanza in cui mi trovo e poi muovo dei passi verso il centro, osservandomi intorno.
È un piccolo appartamento in cui la cucina e il salotto si trovano nella stessa stanza, quella in cui mi trovo. Davanti a me si presentano tre porte, tutte sulla stessa parete bianca e scrostata. Avanzo verso quella centrale e l'apro, ritrovandomi in una camera da letto matrimoniale, poi faccio lo stesso con le altre due, entrando prima in una camera con due letti singoli e poi nel bagno. 
Se non altro non dovremo più dormire su un divano.

Torno nel salotto, dove trovo David a controllare dentro i cassetti della cucina, e mi siedo su uno dei due divani in tessuto marrone. 
Non riesco ancora a capacitarmi di come tutto sia successo velocemente: l'attacco del mostro, il rifugio distrutto, la morte di Bim e ora il trasferimento in una nuova casa.
Mi sembra impossibile. Ancora il mio cervello non ha metabolizzato niente di tutto ciò, specialmente la morte di Bim. 
Credo di essere sotto shock, anzi, ne sono sicura.

- Ci sono della carne, della pasta, delle uova, del bacon e delle merendine- m'informa chiudendo uno sportello.- Hai fame?- 

Scuoto la testa con lentezza.- No- sussurro tenendo lo sguardo puntato sul tappeto ai miei piedi.- Vado a dormire- Mi alzo e, senza mai voltarmi verso di lui, giungo nella camera coi due letti. Chiudo la porta alle spalle e mi ci appoggio contro, poi alzo la testa al soffitto e le lacrime finora trattenute cominciano a scendermi lungo il viso.
È vero, devo reagire e farmi forza, ma non so come fare. Potessi sbatterei la testa al muro con l'intento di dimenticare ciò che è successo nelle ultime ore. Ma non posso.
Bim mi mancherà, lo so già. Pure in questo momento ne sento la pesante assenza perché in un certo senso faceva parte della strana famiglia costituita da David, TJ e me.
E adesso siamo tornati al punto di partenza: solo io e David. Niente più TJ, niente più Bim.

Cammino verso il primo letto e mi ci lancio sopra, affondando la testa nel cuscino e bagnandolo immediatamente di lacrime tristi e salate. Poi perdo gradualmente la cognizione di ciò che mi circonda e del tempo, cadendo in un sonno profondo e tormentato.




Quando mi sveglio apro gli occhi lentamente e tocco il mio viso ancora bagnato e freddo.
Osservo la stanza avvolta nel buio in cui mi trovo, spostando lo sguardo da un oggetto all'altro senza capacitarmi di dove io sia. Poi mi tornano alla mente i suoni del rifugio che veniva spazzato via e riprendo coscienza della situazione.
Ho dormito certamente poco se si considera che la camera è ancora avvolta nel buio. Non ricordo nemmeno cosa ho sognato, mi sento la mente vuota ed appannata.

Lo sguardo mi cade sulla piccola sveglia collocata sul comodino accanto a me che segna le tre del mattino. 
Quindi, a rigor di logica, ho dormito circa un'ora e mezza. Probabilmente è anche per questo che mi sento tanto spossata e stordita. O forse è solo perché non fa altro che tornarmi in mente la faccia di Bim. 
Stringo una mano sul cuscino e mi mordo il labbro inferiore per impedirmi di piangere ancora. Ma la mia forza di volontà perde miseramente contro il dolore lacerante, e quindi ricomincio a singhiozzare.
Voglio David, voglio stare con lui adesso. 

Mi alzo traballante ed esco dalla camera per ritrovarmi in un salotto vuoto e cupo, e solo in quel momento noto che tutte le pesanti tende marroni sono state tirate per coprire le finestre. 
Avanzo verso la porta accanto a me e l'apro lentamente, facendola cigolare e gracchiare. Poi intrufolo la testa e guardo all'interno della camera.

- Ehi- sento dire a David, che se ne sta disteso sul letto con le braccia dietro la testa e lo sguardo puntato su di me.

Entro e richiudo la porta.- Posso dormire con te?- domando cacciando le lacrime dal viso e tirando su col naso.

- Vieni- è l'unica cosa che risponde. Mi avvicino al letto e ci salgo sopra a carponi, poi mi distendo accanto a lui, senza entrarci in contatto, ed in quel momento si muove.
Si gira su un fianco, risultando faccia a faccia con me, e porta gli occhi nei miei.- Smettila di frignare, m'infastidisci- afferma bruscamente.

Appoggio un braccio sugli occhi e mi nascondo dalla sua vista.- Scusa- sussurro, facendo forza contro di me per cercare di fermare le lacrime.

Sospira e si rimette a pancia in su, poi inavvertitamente passa un braccio intorno alle mie spalle e mi avvicina a sé. Smetto di coprirmi gli occhi e lo guardo sorpresa, smettendo di piangere. 
La penombra in cui è immersa la stanza risalta alcuni punti del suo viso come la mascella, lo zigomo e gli occhi, offuscandone altri e dandogli un tocco più etereo.
Appoggio la testa ed un braccio sul suo petto e poi anche una gamba sulle sue.

- Guarda che non sono un cuscino, e nemmeno un materasso- mi fa presente divertito.- Va bene che sono bello, ma ora questo mi sembra esagerato- 

Rido, per la la prima volta dalle ultime ore, e sollevo la testa per guardarlo.- Sei la persona più modesta che io conosca- dico sorridendo.

Mi sorride di rimando e mi stringe a sé.- Hai riso- nota soddisfatto.- È già la seconda volta che ci riesco, dovrei ricevere un premio- 

- Un premio?- domando confusa.- E di che genere?- 

Avvicina il viso e strofina il naso contro il mio.- Non so- sussurra.- Fai un po' te- 

I battiti del mio cuore cominciano ad aumentare velocemente e le farfalle, che finora stavano dormendo, riprendono a vorticare nello stomaco.
Schiudo le labbra e poso lo sguardo sulle sue. Infine mi sollevo di poco e lo bacio con dolcezza. Subito la sua bocca si chiude sulla mia e risponde prontamente, prendendomi il viso tra le mani ed avvicinandomi ancora di più.
Porto una mano sul suo collo ed in quel preciso istante ribaltata le posizioni, distendendosi sopra di me. Allontana la bocca dalla mia e mi osserva intensamente.- Non piangere più, per favore- mormora lasciandomi un piccolo bacio sul mento.- È una cosa che non sopporto- aggiunge strusciando le labbra su una mia guancia.

Dopo poco annuisco e volto leggermente la testa per catturare la sua bocca in un tenero bacio.- Va bene- affermo infine, sospirando sul suo viso.

- Sorridi- ordina all'improvviso, inchiodandomi con lo sguardo. Ed istintivamente mi apro in un sorriso radioso e soprattutto sincero, e tutto ciò perché lo sto facendo per lui. 
Mi sorride in risposta e si lascia ricadere al mio fianco, di nuovo a pancia in su e passando ancora una volta un braccio attorno alle mie spalle per avvicinarmi.
Torno nella stessa posizione di pochi minuti prima e sorrido tra me e me sul suo petto.
Ha fatto tutto questo per me, per non vedermi più triste. In un momento come questo vorrei urlargli che lo amo, ma sarebbe una follia visto che la cosa non è ricambiata.
Ma adesso non voglio pensarci, voglio solo godermi la sua vicinanza con la speranza che questo istante duri per sempre. 
Devo fare come mi ha detto: andare avanti, nella buona e nella cattiva sorte, e farmi forza. La parola chiave è solo una: reagire. Sempre, perché non c'è altra scelta.

- David?- lo chiamo con un tono di voce bassissimo.

- Mm?-

- Tu dici che adesso Bim è felice?- domando tenendo lo sguardo puntato sulla mia mano che sta giocando con la sua maglietta.

Tace per vari secondi.- È l'unica cosa di cui sono sicuro- afferma infine, con un tono pacato e tranquillo.

Mi stringo a lui e sospiro stancamente, sentendo il dolore per Bim affievolirsi ma non spegnersi. Perché se è come dice David, se lui adesso è felice, io non devo esserne triste. Non è ciò che Bim vorrebbe. 

- Quando ti dico che è necessario reagire non significa che devi cancellare ciò che è stato- aggiunge sorprendendomi. Alzo la testa e punto gli occhi sul suo viso, il cui sguardo è perso sul soffitto.- Sembra che tu associ la parola reagire a dimenticare, ed invece non è così. Bim vivrà nei tuoi ricordi per sempre, non lo scorderai mai. Si può andare avanti anche portando con sé le proprie cicatrici e trasformandole in qualcosa in grado di fortificarti. Questo significa reagire- 

Le sue parole mi colpiscono come un pugno nello stomaco... perché ci ha preso in pieno. Ancora una volta. 
Abbasso la testa e fisso un punto indefinito della stanza, senza però effettivamente vederlo.
La mia più grande paura era che reagire fosse l'anticamera dello scordare e che quindi, prima o poi, mi sarebbe successo.
Avevo pensato che andare avanti significasse evitare il passato, rinchiudendolo in un cassetto col lucchetto e poi gettando via la chiave. Ma chiaramente mi sbagliavo. Questo non ha niente a che vedere con ciò di cui parla David.

- Credo... che tu abbia ragione- ammetto con un grande sforzo.

- Dire francamente che ho ragione ti è impossibile, vero?- domanda divertito. 

Porto gli occhi sul suo viso e sorrido.- Abbastanza, ma non è colpa mia-

- È colpa dell'orgoglio- specifica, sorridendo beffardo per qualcosa che a me sfugge.

- Esatto-

- Che fa parte di te-

- Esatto- 

- Quindi è colpa tua-

- Esat... No!- esclamo, non appena mi rendo conto della sua accusa. 

Ride e con la mano libera comincia a giocare con la mia, rigirandola e tirandone delicatamente le dita. Sorrido ed osservo il suo sguardo assorto nel seguire ciò che sta facendo; poi mi sollevo e gli stampo un bacio sulla guancia.

Si volta a guardarmi e solleva un sopracciglio.- E questo?- 

- Per quando sei buono- taglio corto con un'alzata di spalle.

Velocemente mi porta sotto di sé e lentamente avvicina il viso al mio.- Per quando sono buono mi davi un altro tipo di bacio- sussurra sulla mia bocca.

- Non ricordo- ribatto sorridendo, anche se in realtà rammento benissimo.

Fa un mezzo sorriso e la sua fronte entra in contatto con la mia.- Allora vorrà dire che ti rinfrescherò la memoria- Appoggia le labbra sulle mie e si distende completamente sul mio corpo, senza pesarmi troppo e reggendosi sugli avambracci.
Con le braccia vado a circondargli il collo e mordicchio il suo labbro inferiore, prima d'insinuare la lingua nella sua bocca.
E all'improvviso fremo, mentre le sue mani navigano sotto la mia maglietta fino ad arrivare alla schiena, dove fanno una leggera pressione per spingermi contro il suo petto. 
Mi stacco per riprendere fiato ed apro gli occhi, puntandoli nei suoi che sono più liquidi e brillanti del solito. I miei due frammenti d'ambra preferiti.

Ad un certo punto sorride sghembo.- Sei più bella al buio- spara con nonchalance, facendomi venire un attacco di cuore, un capovolgimento dello stomaco e uno stordimento improvviso.

Sbatto le palpebre più e più volte, cercando di appurare se sto sognando o sono sveglia, e poi deglutisco un mattone di saliva.- Perché non mi si vede?- domando confusa.

- No- Sorride e scuote la testa.- Non per quello. È solo perché l'oscurità della stanza entra in contrasto col colore dei tuoi occhi e sembra illuminarti il viso invece che adombrarlo- spiega fissandomi negli occhi, come rapito.

Oh mamma mia. Sento che tra pochi minuti rischierò lo svenimento, no anzi, la morte per sovraccarico al cuore. 
Ha detto che sono più bella al buio, ma quindi ciò implica che io sia già bella per lui? Glielo chiedo, no non glielo chiedo, sì glielo chiedo, no mi vergogno troppo.

Mi schiarisco la gola e punto gli occhi sul colletto della sua maglietta.- Gr... grazie- riesco a dire, dopo una lotta interiore su cosa rispondere.

- Mi sono dimenticato di aggiungere che alla luce sei inguardabile- annette divertito.- E quello di prima non era un complimento- 

Mi acciglio e gli lancio un'occhiata di fuoco.- Tu sei brutto sia al buio che alla luce invece. Un vero sgorbio- concludo voltando la testa di lato, stizzita e offesa.- E ora sei pregato di sloggiare- 

Ridacchia e mi prende il mento fra le dita per girarmi la testa, ma oppongo resistenza e gli caccio la mano con uno schiaffetto poco delicato.

- Offesa?- mi canzona fin troppo divertito.

- Non parlo con gli sgorbi antipatici e maleducati- 

- Quindi con me sì- 

- No, tu rientri tra gli sgorbi antipatici e maleducati- replico, non degnandolo di uno sguardo.

Sento la sua bocca sul collo ed annaspo sorpresa. Schiude le labbra e passa la lingua su un lungo tratto, assaggiando e mordicchiandomi la pelle.- Stavo scherzando- dice sorridendo e salendo con la bocca.- Non sei poi così inguardabile alla luce- 

- Oh grazie, adesso mi sento molto meglio- affermo sarcastica e sciogliendo le braccia dal suo collo per incrociarle al petto.

Fa spallucce.- Mi fa piacere- dice con un tono di voce tra il menefreghismo più assoluto e il divertito.

- Ah!- Volto la testa verso la sua e lo fulmino.- Ti fa anch...- La sua bocca tappa prontamente la mia e mi ritrovo a rispondere al bacio prima ancora di capire cosa sia successo. 
Insinuo, con calma, le mani fra i suoi capelli e gioco con alcune ciocche, poi ne tiro due e gli mordo delicatamente il labbro per allontanarlo.- Sei un approfittatore- lo appunto corrucciata.

Sorride beffardo e scrolla le spalle.- Volevo baciarti e l'ho fatto- 

- Ed io volevo finire la frase e non l'ho fatto- controbatto stizzita, celando il batticuore che la sua frase mi ha provocato.

- Oh poverina, a chi tanto e a chi niente- mi prende in giro facendo il finto dispiaciuto.- Ti riscatterai in futuro- continua, ridendo della mia faccia infervorata. 
Lo spingo via e si lascia ricadere pesantemente al mio fianco, poi sorrido e l'attimo dopo sbadiglio.

- Sonno?- mi domanda retorico e con un sorriso divertito stampato in faccia.- Dai dormiamo- accorda infine, prendendomi per un polso e tirandomi verso di sé. Si gira su un fianco e mi raggomitolo contro il suo petto, poi sento la coperta sopra le mie spalle e chiudo gli occhi rassicurata.

- David?- lo chiamo, con un filo di voce.

- Mm?- 

- Posso chiederti un favore?- 

- Dimmi- risponde passandomi un braccio attorno alla vita ed appoggiando il mento sopra la mia testa.

- Non è che... potrei tenerti la mano?- domando titubante ed imbarazzata.

Non mi arriva risposta, ma in compenso la mano dell'altro suo braccio si sposta sulla mia e l'attimo dopo intreccia le nostre dita. 

- Grazie- sussurro sorridendo.

- Prego- mormora tra i miei capelli, prima di depositarci un bacio quasi impercettibile. Mi addormento poco dopo, col sorriso stampato sulle labbra. Un sorriso per David, un sorriso per TJ e, soprattutto, un sorriso per Bim, la cui stella, in questo momento, starà risplendendo nel cielo, illuminandolo di gioia e speranza. 










Angolo dell'autrice:

Eccomi qua fanciulle! Buonasera a tutte :)
Anche questo capitolo è stato piuttosto lungo, spero di non avervi annoiate. 
Allooooora, da dove cominciare... Parliamo subito di Bim.
Non c'è più, ha ottenuto la sua vendetta ed è morto combattendo. Inutile dire che Sarah è nuovamente straziata da questa perdita, e lo è anche David nonostante non lo voglia dare a vedere. 
Ormai erano diventati amici, avevano formato un gruppo, e vedere un amico morire in quel modo è terribile per chiunque. Per di più David sa come è morto, Sarah lo può solo immaginare. Lo scoprirà più avanti, tra qualche capitolo.
Il discorso Bim non si chiude certamente con questo capitolo. Ci saranno sempre dei momenti in cui Sarah penserà al suo amico e ne sentirà la mancanza.
Alla fine David cerca di smorzare l'atmosfera e far sorridere la nostra protagonista. Si è notato parecchio. Fa di tutto pur di non vederla triste. Che dolce *-*
Comunque, grande notizia, preparatevi belle perché nel prossimo capitolo ci sarà il primo pov David! Entrerete nella sua testa e navigherete fra i suoi pensieri.
Spero di essere riuscita nella mia impresa titanica ahahahah.
In questa settimana ho scritto fino al capitolo 23! Sono orgogliosa di me stessa! Ahahah XD
A domenica prossima carissime! Un bacione immenso e grazie di essere arrivate fin qua a leggere! GRAZIE!

* aforisma di Susie Morgenstern.

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Capitolo 21
*** Maledetto il giorno... ***


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Maledetto il giorno...






Mi sveglio con un braccio intorpidito e la bocca asciutta. Apro gli occhi e sbatto più volte le palpebre per guardarmi intorno, ma il mio sguardo si concentra sulla tenda davanti a me, mentre sento un braccio attorno ai fianchi ed un respiro regolare sul retro del collo.
Lentamente faccio una leggera torsione del busto e della testa per guardare David alle mie spalle, addormentato e con la bocca dischiusa.
Sorrido ed appoggio le labbra sulla punta del suo naso, facendo il più piano possibile per non svegliarlo; poi mi ritiro velocemente e torno nella precedente posizione.
Però... non posso stare qui a letto a non fare nulla, nonostante sia stretta a lui. Potrei fare qualcosa... ma cosa? 
Il mio stomaco emette un leggero brontolio e una splendida idea mi balena istantaneamente per la testa: preparare la colazione a David... e a me.
Sposto il braccio intorno ai miei fianchi e sgattaiolo fuori dalla stanza senza fare il minimo rumore, chiudendomi la porta alle spalle per evitare di farmi rovinare la sorpresa che gli sto facendo.
Ok, e ora a noi due cucina.

Mi rimbocco le maniche, e dopo essere stata in bagno a lavarmi le mani, apro il frigo per frugare dentro. 
I miei occhi si posano immediatamente sulle uova e sul bacon, che decido l'attimo dopo saranno le mie vittime.
Le appoggio sullo stretto pianale di marmo bianco e mi piego per recuperare una padella dallo scompartimento più basso e dell'olio.
Perfetto, adesso c'è tutto, non manca più niente. Posso cominciare la mia sorpresa per David. Dio, mi sento così eccitata e su di giri se penso che sto per fare qualcosa per lui con le mie mani.
Ok, devo mantenere il controllo, o rischio di mandare tutto in fumo. Letteralmente.
Spargo un po' d'olio nella pentola ed accendo il fornello, con la speranza che ci sia ancora gas e che il mio piano non fallisca così miseramente.
Dopo due tentativi andati a vuoto, al terzo, vedo spuntare una fiamma blu e rossa. Batto le mani entusiasta e ridacchio saltellando sul posto. Oh sia ringraziato il cielo! Ce l'ho fatta!
Rompo una dopo l'altra le uova e ne lascio due integre per poterle usare in futuro e riporle nel frigorifero.
Verso anche del bacon, il sale, e sbatto il tutto velocemente e ad intervalli scanditi, strapazzando ben bene le povere uova.
Dopo pochi minuti spengo la fiamma e travaso la mia opera in un piatto piano e bianco, acciuffato dalla credenza. Ne lascio una piccola porzione anche per me, in un piatto più piccolo, e la mangio immediatamente, prima che si raffreddi. 
E adesso resta solo una cosa da fare: svegliare David.

Prendo una forchetta, un tovagliolo e lentamente mi dirigo col piatto in mano verso la camera in cui dorme.
Apro, con il gomito e con una fatica non indifferente, la porta e cammino a passo felpato fino al letto. Mi siedo alle sue spalle e, con il cuore che batte all'impazzata, mi schiarisco la gola prima di chiamarlo.

- David? Su svegliati- sussurro pungolandogli un fianco col gomito.

- Mmmm- si lamenta rimanendo immobile.- Aspetta ancora un po'- 

- No, ora, se no la colazione si raffredda- ribatto guardando le uova nel piatto e poi tornando con gli occhi su di lui non appena lo sento muoversi.

Si distende a pancia in su e mi guarda assonnato per qualche secondo. In seguito si rizza a sedere e passa una mano fra i capelli, donandogli quell'aspetto ribelle e sbarazzino che tanto amo.
Sposta lo sguardo sul piatto nelle mie mani e lo indica con un dito.

- L'hai fatto per me?- domanda sollevando gli occhi sul mio viso e perforandomi.

- Oh, be', ehm, no, cioè, sì. Ho pensato di preparare la colazione visto che mi ero svegliata per prima- dico infine, abbassando la testa e guardando di nuovo le uova.

- Puoi appoggiare il piatto sul comodino?- mi chiede all'improvviso, indicando col mento il piccolo mobile alla sua destra.

Annuisco incerta e confusa e mi alzo per fare ciò che ha detto, depositando tovagliolo, forchetta e piatto. Appena termino il mio compito faccio per risiedermi sul letto, ma vengo prontamente afferrata per le braccia e in meno di due secondi schiacciata sul letto sotto il suo corpo.
Spalanco gli occhi per la sorpresa ed apro la bocca senza emettere alcun suono.

- Se fai qualcosa di carino per me non puoi pretendere che non mi ecciti- mormora abbassando la bocca sul mio collo e cominciando a riempirlo di baci.

Immediatamente sento una contrazione piacevole alla bocca dello stomaco e il battito del cuore accelerare.- Quindi quando qualcuno fa qualcosa di carino per te tu... ti ecciti?- domando col fiato corto.

Si ferma ed alza la testa, puntando i suoi occhi nei miei e rimanendo in silenzio per qualche istante.- No- bisbiglia infine.- Non se lo fa qualcuno... basta che sia tu a farlo- 

Resto di sasso alle sue parole. 
Non ricordo nemmeno più come si respira, ho dimenticato il mio nome e perso l'uso della parola.
Non si rende conto che se dice una cosa simile rischia di farmi prendere un infarto o morire di embolia? Mio Dio, ho un disperato quanto urgente bisogno di baciarlo.

Agguanto la sua maglietta e lo attiro a me, facendo scontrare le nostre labbra per impegnarle in un bacio bramoso e passionale.  
Ho ancora le palpitazioni e la mente sconvolta per ciò che ha detto prima, tanto che non riesco né a pensare lucidamente né ad agire di conseguenza. E per questo motivo porto le mani sotto la sua maglietta, passandole prima sugli addominali con calcolata lentezza e poi sui pettorali.
Rilascia un gemito sulla mia bocca e si stacca violentemente, poi si solleva e sfila via la maglia, lanciandola dietro di sé. Torna su di me con una bramosia maggiore e comincia a baciarmi il collo, passando di tanto in tanto la lingua e facendomi surriscaldare ogni secondo di più.
Stringo i suoi capelli in una mano e mi mordo il labbro inferiore per evitare di liberare versi strani, o peggio, frasi sconvenienti.

- Alza la schiena- dice afferrando i lembi della mia maglietta e tirandola sempre più verso l'alto. Mi tiro su a sedere, mentre lui è inginocchiato davanti, e me la faccio sfilare senza obiettare, puntando l'attimo dopo gli occhi nei suoi.
Mi restituisce lo sguardo e lancia la maglia alla sua sinistra, poi, con una lentezza disarmante, avvicina il viso ed appoggia una mano sulla mia guancia. Socchiudo gli occhi e li punto sulla sua bocca, vicinissima alla mia.
Nessuno dei due si muove. Il silenzio regna sovrano. Tutto ciò che si sente sono i nostri respiri agitati che s'imbattono sulle labbra dell'altro come onde che si scontrano contro le scogliere.
Sembra che il tempo si sia fermato. La luce soffusa della stanza dona un senso di calore e calma ineguali, avvolgendo i nostri volti e producendo delle ombre leggere e sinuose che si riflettono sul pavimento.
Deglutisco ed alzo gli occhi sui suoi per poterli osservare da una ancor più piccola distanza. E sono puntati nei miei. Mi sta fissando. Un brivido di piacere mi scende lungo la schiena e il mio respiro si fa più concitato.
Abbassa gli occhi sulla mia bocca mentre con il pollice ha cominciato ad accarezzarmi delicatamente la guancia, poi si fa più vicino e, dopo secondi interminabili, preme le labbra contro le mie.
Mi bacia lentamente e con una dolcezza che non gli avevo mai sentito prima, producendo così un'incessante tachicardia al mio povero cuore.
Avanza col corpo e mi spinge di nuovo distesa sotto di sé. Ed io, simultaneamente, lo attiro a me passandogli le braccia attorno al collo.
Lambisco le sue labbra con amorevolezza e poco dopo sento la sua lingua percorrere tutto il mio labbro inferiore e stuzzicarlo. Mugolo di piacere ed un fremito mi percorre dalla punta dei capelli alla punta dei piedi.
E la reazione del suo corpo non tarda ad arrivare. Immediatamente i muscoli sotto le mie dita si tendono e trema leggermente prima di approfondire il bacio trasformandolo in uno più caldo ed agitato.
Mio Dio, sento che sto per perdere il controllo, che tra pochi secondi non sarò più in grado di ragionare lucidamente ed agirò istintivamente. 
Non appena percepisco il calore della sua mano su un mio fianco avviene ciò che temevo.
Interrompo il bacio, mi sollevo e ribalto le posizioni, sovrastandolo col mio più esile corpo. 
Appoggio le mani ai lati della sua testa e punto gli occhi nei suoi: liquidi, accesi e colmi di desiderio. 
Risponde al mio sguardo e, senza interrompere per un solo secondo il nostro contatto visivo, raggiunge i miei fianchi e ci si arpiona con le mani.
Altre scariche partono da ogni anfratto di pelle coperto dalle sue dita e decido di abbassarmi su di lui per poterlo baciare sul collo e sul petto.
Poso le labbra prima sul mento, poi rilascio una scia di baci roventi lungo tutto il collo e, mentre comincio a scendere verso i suoi pettorali, sento le sue mani aumentare la presa sui miei fianchi e poi risalire per la schiena.
Schiudo le labbra su un tratto di pelle del suo petto e lo assaggio lentamente, gustandolo e succhiandolo di tanto in tanto.
Vorrei poter ripetere lo stesso gesto su ogni parte del suo corpo e fargli capire che se io sono sua anche lui è mio. Soltanto mio.
Sposto la bocca su un altro punto e ci passo sopra la lingua, ed in quel preciso istante dalle sue morbide labbra esce un gemito forte e capace di farmi tremare in tutto il corpo. Le sue dita si stringono sulla mia pelle ed una mano scorre fino al mio mento per alzarmi la testa e farla avvicinare al suo viso. 
Cattura la mia bocca in un bacio passionale e preme l'altra mano sulla mia schiena per farmi distendere completamente su di sé. Ed io non posso chiedere di meglio.

- Se stai cercando di farmi perdere il controllo sappi che ci stai riuscendo benissimo- sussurra sulle mie labbra, sorridendo.

- Be', anche tu non scherzi- ribatto divertita e guardandolo negli occhi.

Mi bacia a stampo.- E allora perdilo questo maledetto controllo- 

Fosse per me lo avrei abbandonato già da un pezzo, ma il problema è solo uno, e fa male ammetterlo. David non mi ama.
Abbasso la testa e mi sposto dal suo corpo per scivolargli accanto. Lo vedo seguirmi con lo sguardo e girarsi di fianco per osservarmi.

- È sempre per quella storia dell'amore?- domanda puntellando un gomito sul materasso ed appoggiandoci sopra la testa.

Annuisco, incapace di proferire parola, e tengo gli occhi piantati sul soffitto.
È straziante sapere che David non prova nulla per me, almeno non in quel senso. Probabilmente ciò che lo lega a me è solo affetto come amico, ma niente di più. E pensare che invece, io, ne sono perdutamente innamorata. Farei qualsiasi cosa per lui, darei pesino la mia vita se sapessi che poi lui vivrebbe felice.

- Da cosa si capisce se si è innamorati?- spara ad un certo punto, facendomi voltare di scatto la testa dalla sua parte e sgranare gli occhi. Mi guarda intensamente e senza l'ombra di alcun sorriso. Cavolo, sta parlando seriamente!

- Oh... be'...- 

- Ah già, ma tu non sei mai stata innamorata, non puoi saperlo- ricorda rovesciandosi a pancia in su e fissando gli occhi sul soffitto.

Ecco, se c'è una cosa che non sopporto e che più di tutte mi manda in bestia è essere interrotta mentre parlo... o balbetto. Non fa differenza. Il sangue mi va comunque alla testa. 

- Invece ti sbagli- rispondo accigliata e sollevandomi a sedere.

- Che vuoi dire?- domanda aggrottando le sopracciglia e puntando i suoi occhi nei miei.- Che tu sai da cosa si capisce se si è innamorati o che sei tu quella innamorata?- 

Scrollo le spalle.- Entrambi- 

- Non è possibile- 

- Perché non potrebbe?- 

- Perché avevi detto che non sei mai stata innamorata- sputa con rabbia, fulminandomi con lo sguardo.

- Forse ho mentito- 

- O forse stai mentendo ora- Riduce gli occhi a due fessure e cala il silenzio.

Incapace ancora di sostenere il suo sguardo perforante e accusatorio, volto la testa verso il comodino ed afferro il piatto e la forchetta. Li passo davanti a me, cercando di non far rovesciare le uova strapazzate, e gli porgo il tutto.- Credo siano già fredde- noto pensierosa.

- Non ho fame- se ne esce fuori, gelidamente.

- Che cosa? Perché?- domando confusa e riportando gli occhi nei suoi. E non so per quale motivo, in questo momento, mi ricordano la lava incandescente.

- Chi è?- 

- Chi è chi?- 

Fa una smorfia ed alza gli occhi al soffitto.- Il tipo di cui saresti innamorata. Lo conosco?- 

Scemo, sei tu.- Non credo- rispondo invece, con un'alzata di spalle.

- Come si chiama?- insiste sempre più innervosito. 

- Perché vuoi saperlo?- 

- Dimmelo- sibila trafiggendomi con lo sguardo. Mio Dio, non so cosa inventare, vorrei dirgli che è lui, ma... sarebbe una follia. Molto probabilmente non mi vorrebbe più vedere... e poi mi vergogno.

- Timothy- butto là, prendendo in prestito il nome del mio amico che rubò il mio primo bacio.

Solleva un sopracciglio e mi fa segno di continuare.- E?- 

- Timothy Rotter- dico infine, in un sospiro, come se mi fossi appena liberata di un grande fardello. 

- Vi conoscevate?- domanda mantenendo un'espressione neutra ed impassibile. Assomiglia tanto ad una statua di granito in questo momento.

Annuisco ed abbasso la testa, sia per il senso di colpa che per l'imbarazzo. Questa stupida sensazione di colpa che avverto è del tutto infondata. Insomma, io sto solo cercando di nascondere ciò che provo, non gli sto facendo del male... Anzi, ne sto facendo a me.

- E perché non ci sei andata a letto?- Alzo la testa di scatto e porto gli occhi su di lui. Che cos'ha detto? Mi ha davvero chiesto quel che ho sentito? No, ho sicuramente capito male. Non è possibile che mi stia chiedendo una cosa simile. Lui che ha sempre detto che gli darebbe fastidio se qualcuno mi toccasse.

- Come?- 

- Ho chiesto come mai non ci sei andata a letto. L'amore c'era, no? Potevi anche farlo- sostiene facendo spallucce.

Dio! È più astuto di una volpe, e al tempo stesso più ottuso di un pollo.- Lui non mi ama- ammetto senza staccare gli occhi dai suoi. Perché in questo preciso istante mi sto riferendo solo ed esclusivamente a lui. 

- Meno male- dice, annientando la maschera che fino ad ora stava portando e assumendo un'espressione soddisfatta.

- Perché meno male?- domando stupita e intontita. Credo di aver perso qualche passaggio...

- Perché almeno non ci sei andata a letto- afferma con nonchalance, senza minimamente immaginare che potrebbe far fermare il mio cuore da un momento all'altro.- E quindi per tutto questo tempo tu mi hai mentito?- domanda fulminandomi.

- No, non è vero- esclamo scuotendo la testa.- Ti ho sempre detto la verità, il fatto che io sia innamorata di qualcuno è solo un inutile particolare- 

- Forse per te- sibila alzandosi dal letto con un movimento fluido e dandomi le spalle. Rimango seduta a guardarlo. All'improvviso si volta, fa dei veloci passi nella mia direzione, appoggia le mani sul materasso ed accorcia le distanze tra i nostri visi.- Ma non per me- fiata infervorato. E, per la prima volta, nei suoi occhi riesco a scorgere qualcosa di diverso dalla rabbia. C'è una piccola e quasi impercettibile sfumatura di... dolore, frustrazione... disperazione quasi.

Con altrettanta velocità si allontana e si muove verso la porta. All'improvviso ricordo di avere ancora il piatto fra le mani.

- David, la colaz...-

- Puoi buttarla, mi è passata la fame- taglia corto bruscamente, prima di sbattersi la porta alle spalle e far tremare l'aria nella stanza.




Pov David

Mi dirigo a grandi passi verso il bagno e, una volta entrato, mi chiudo dentro. Ho bisogno di una doccia fredda per calmarmi. Sto seriamente rischiando di distruggere tutto quello che c'è in questa casa. Avrei tanta voglia di prendere ogni mobile e fargli fare un volo contro le pareti, oppure buttarlo dalla finestra e stare in attesa di ascoltare lo schianto sul suolo.
Ma una musica ancor più piacevole sarebbe quella delle ossa di questo Timothy mentre gli spezzo le braccia per aver solo osato toccare Sarah. 
Perché sono sicuro che lui abbia a che fare coi baci di cui una volta lei aveva parlato. Anche se in quel frangente aveva detto che aveva conosciuto dei ragazzi che baciavano meglio di me. Ragazzi. Plurale

Afferro un bicchiere di vetro appoggiato al lavandino e lo lancio con rabbia contro la parete di fianco a me.

Mi sta facendo impazzire. Non riesco più a capirci una mazza!
E tanto per complicarmi le cose adesso mi viene pure a dire che è innamorata di questo Timothy. Maledetto lui e la sua stirpe! Spero che gli piombi addosso un palazzo e si levi di torno.
Ma poi perché adesso?! Perché?! Perché ha detto di amare questo tizio solo ora?! 
Sono settimane che viviamo insieme e proprio oggi salta fuori questa cosa. Accidenti a me e alla domanda che ho fatto!
Se solo fossi stato zitto e non avessi chiesto da cosa si capisce di essere innamorati a quest'ora starei mangiando la mia colazione e la terrei tra le mie braccia. 
Al solo pensiero una sensazione piacevole si diffonde per il mio stomaco e provo una fitta di dolore. 

Invece siamo in due stanze diverse. Separati e con un diavolo per capello... almeno io.
Perché ho fatto quella domanda idiota?! Io, David Trent, che mi preoccupo di sapere cosa si prova ad essere innamorati di qualcuno. Il colmo. Neanche un comico ci crederebbe.
Mi è scappata di bocca e nemmeno me ne sono reso conto. Volevo saperlo, anche se non so il perché. 
È ridicolo. Veramente ridicolo. Io con le ragazze ci vado a letto, mi ci passo il tempo, non significano nulla a livello emotivo. Quando ci faccio sesso non mi batte forte il cuore, non ho nessun dolore piacevole allo stomaco, non penso a niente se non al fatto che voglio godere ed arrivare al culmine. Perché lei deve essere diversa?! Per la miseria!

Mi spoglio velocemente e lancio i vestiti alla rinfusa sul pavimento. Entro dentro la doccia ed apro l'acqua, che subito si spalma sul mio corpo con un getto freddo.
Rabbrividisco, ma decido di non spostare la manovella sul caldo. Il gelo dovrebbe riuscire a schiarirmi le idee. 
Strofino le mani sulle braccia e poi tra i capelli, come a voler scacciare questi maledetti pensieri nocivi.

Ma qui non si schiarisce un bel nulla! Adesso ho solo una cosa in mente, un desiderio più che altro: prendere a botte il tizio. Godrei fino all'inverosimile se solo riuscissi a trovarlo e a spaccargli la mandibola. Almeno non userebbe più la bocca per baciare le ragazze altrui.
Perché Sarah è mia. Solo ed esclusivamente mia. E nessuno deve osare posare un dito sul suo corpo. 

Avanzo di un passo e permetto al getto d'acqua di colpirmi sul viso. 

Quel maledetto... devo sapere che libertà si è preso con lei, o rischio d'impazzire ancora di più.
Ma più di tutto devo capire cosa sta succedendo a me. Non mi è mai capitato di provare una rabbia tale solo perché qualcuno si è preso il lusso di sfiorare una mia ragazza.
Che poi Sarah non è nemmeno la mia ragazza... è solo di mia proprietà.
Con le altre che mi sono portato a letto non ho mai provato niente di simile.
E Sarah nemmeno me la porto a letto... Dannazione c'è qualcosa che non quadra! 

Arretro di qualche passo e lascio scorrere l'acqua, sentendo il suo scrosciare intenso ma non ascoltandolo veramente.
Ho bisogno di una distrazione, sì, devo trovare qualcuna e fare del sano sesso. Deve ritornare tutto come prima. Alle origini.
Sarah mi sta facendo arrivare alla pazzia, e non perché non si decide ad abbandonare il suo autocontrollo inespugnabile, ma perché mi fa provare cose strane, incomprensibili e confuse.
Tipo il dolore piacevole allo stomaco di poco prima... come si chiama? Farfalle nello stomaco? O anche il battito accelerato del cuore, la voglia di baciarla in ogni secondo della giornata, di stringerla tra le mie braccia, di proteggerla a costo della mia vita... A questo punto non credo nemmeno di stare impazzendo, lo sono già diventato.
Ed è tutta colpa sua! Poi salta fuori che lei ama il maledetto sconosciuto! Ed io ci rimango di sasso nonostante la cosa non dovrebbe fregarmi minimamente. 
Sì ecco, perché m'importa in fin dei conti? Me ne sono sempre sbattuto di tutto e di tutti, e non mi pare questo il momento migliore per cominciare a fare l'opposto.
Devo solo mettere una pietra... anzi no, un macigno, sopra a questa questione.
Peccato che se si tratta di lei non riesco proprio a farlo.

Giro con violenza il pomello dell'acqua e la chiudo. 

Odio non avere la situazione sotto controllo. È una cosa che non mi è mai successa. 
Da che mondo è mondo ho sempre tenuto io le redini del gioco, nessuna mi ha mai fatto entrare in paranoia come sta facendo lei. 
Forse sarebbe meglio che la smettessi di pensare continuamente a... dannazione, ai suoi baci, alle sue mani su di me, al suo viso, ai suoi modi insopportabili, al suo carattere... a lei in generale. Devo smetterla. Devo togliermela dalla testa.
Non è da me sprecare tempo a fantasticare su una ragazza. Ma... Sarah non è una ragazza qualunque, sta qui il problema. Il maledetto problema. Lei è diversa.
E mentre io impazzisco a pensare a lei, quella si ritrova bellamente innamorata di uno stupido essere che nemmeno conosco.
Deve essere proprio un cretino questo tizio se non si è mai accorto che lei nutriva quei sentimenti per lui. Un emerito idiota. Vorrei tanto conoscerlo e spezzargli l'osso del collo.

Esco dalla doccia e lascio che le gocce d'acqua scivolino sul mio corpo. Porto gli occhi sullo specchio e mi fisso. 

Proprio di quell'imbecille doveva innamorarsi?! Non poteva... non poteva cosa?! Innamorarsi di un altro? No, neanche per sogno. Lei è solo mia. 
Ed invece non è così, lei non è mia! È solo una mia idea. Una mia convinzione. 

Libero un ringhio frustrato e rabbioso ed afferro il portaspazzolino in vetro satinato sotto lo specchio. Me lo rigiro fra le mani e l'osservo per qualche istante prima di lanciarlo bruscamente contro il muro e farlo scomporre in mille pezzi.

Maledizione! Sta andando tutto per il verso sbagliato! Ed io sto letteralmente uscendo di senno per... lei, dannazione! 
Lo ha chiamato "piccolo particolare"? Un corno! Per me non è né un particolare né piccolo. È importante quanto la vita e grande quanto una reggia. E mi sta lentamente logorando.

- David?- sento dire con un filo di voce, da dietro la porta.

Immediatamente sposto lo sguardo sul pannello di legno.- Vattene- sibilo freddamente. 

- David, ti prego... esci- insiste, quasi con... tristezza, disperazione.- Non ti ho mai mentito, credimi- 

Mi avvolgo un asciugamano attorno ai fianchi e non la degno di una risposta. 

- David, esci ho detto!- sbotta all'improvviso, battendo una mano contro la porta. Mi scappa un sorriso e, non appena me ne rendo conto, mi dò mentalmente dell'idiota. 
Ecco, per colpa sua ho cominciato anche ad offendermi da solo. Di male in peggio.

- Perché te la prendi tanto per una cosa di cui nemmeno t'importa?! Sei un bambino!- urla ribattendo un colpo.

Apro la porta di scatto ed afferro il suo polso a mezz'aria, stringendolo fra le dita.- Forse perché non è come credi tu- ringhio fulminandola.

Mi guarda con i suoi grandi occhi color cielo e poi scuote la testa.- Non t'importa veramente,  la tua è solo una questione di possesso-

- Mi hai mentito- 

- Tu lo hai fatto più volte di me!- sbraita ritirando il suo polso con uno strattone.

- E quindi questo ti dà il diritto di farlo anche tu?! Cos'è... una vendetta?!- domando accusatorio, avanzando di un passo ed accorciando le distanze tra noi.

- Non pronunciare quella parola- sussurra abbassando lo sguardo.- Non la voglio più sentire- 

Si sta chiaramente riferendo a Bim. Evidentemente è ancora sotto shock per ciò che è successo ieri. 
Stanotte l'ho sentita piangere mentre dormiva. Aveva gli occhi chiusi e singhiozzava silenziosamente. Non appena me ne sono accorto l'ho stretta a me e cullata finché non si è calmata. E se si va di questo passo sarà anche stata l'ultima volta che l'ho tenuta tra le mie braccia. La sensazione di perdita che sto provando è bruciante quasi quanto la rabbia che mi divora.

- Sei una bugiarda- soffio tra i denti.- Fosse per me non ti vorrei più vedere- 

Alza la testa e mi guarda smarrita, sgranando gli occhi come un cerbiatto impaurito.- Che cosa?- 

- Levati dai piedi- ripeto deciso ed ignorando la fitta all'altezza del cuore che mi ha appena colpito.

Rimane a bocca aperta e continua a guardarmi nello stesso modo: persa, addolorata, quasi... distrutta. Non proferisce più parola e ne approfitto per scansarla da davanti e dirigermi nella camera da letto.
Mi chiudo la porta alle spalle e mi ci appoggio con la schiena ancora bagnata.

Che diavolo ho fatto?! 
Non riesco a rendermene conto. Devo assemblare i tasselli e trarre le conclusioni il più in fretta possibile.

Mi passo una mano tra i capelli e li lascio sgocciolare a terra.

In poche parole le ho detto di togliersi di torno. Era questo quello che volevo, no? Che lei uscisse dai miei pensieri, dalla mia mente, dalla mia vita.
E adesso il messaggio è stato recepito dalla diretta interessata. Perfetto. E allora com'è che vorrei tanto prendermi a pugni? Com'è che mi sento peggio di prima? 
Dannazione! È sempre lei che mi frulla per la testa! I miei pensieri, la mia mente, il mio mondo stanno girando fin troppo intorno al suo nome! 
Basta, è giunto il momento di finirla con queste cavolate. È l'ora di trovare un rimpiazzo, uno svago, un passatempo. Qualcosa che mi tenga la mente occupata e che possibilmente mi soddisfi a livello fisico.
Non posso andare avanti così. Non più. È diventato insostenibile. E ne ho già piene le tasche. Mi sono rotto di sentire questo stupido cuore battere più velocemente se c'è lei nei paraggi, di avere delle fastidiose e schifose farfalle nelle stomaco, di perdere il mio prezioso tempo a pensarla! Voglio dare un taglio netto a tutte queste scemenze.

Frugo nei cassetti del comò in legno massiccio, posto davanti al letto, alla ricerca di qualcosa da indossare. Richiudo il primo cassetto sbattendolo e passo al secondo, dove trovo una camicia bianca della mia taglia e dei pantaloni neri.
Afferro un paio di boxer grigi e indosso tutto velocemente, rischiando di far saltare in aria i bottoni della camicia per il nervoso.
Passo una mano tra i capelli e poi scotolo la testa come un cane bagnato per fargli assumere una piega naturale e farli asciugare più velocemente. Ma, in fin dei conti, chi se ne frega di come stanno. Al diavolo tutto!

Ho pure fame, e se lei non se ne fosse uscita fuori con quella confessione io a quest'ora avrei mangiato la mia colazione. Mai nulla che vada per il verso giusto.
Esco di camera e lo sguardo mi cade immediatamente su Sarah che se ne sta sul divano con le gambe strette al petto e gli occhi fissi sul tappeto. 
Ci è rimasta male? Bene! Che soffra anche lei! Anzi, non anche, soffra solo lei visto che a me non frega più una beata mazza di quello che fa o dice. 
Alza la testa e mi guarda senza proferire parola. Le lancio un'occhiata indifferente ed avanzo verso la porta di casa. 

- Dove vai?- domanda con la voce tremula.

- A prendermi da mangiare- 

- Te lo posso preparare io, non c'è bisogno che tu esca- propone alzandosi ed avvicinandosi a me.

Punto gli occhi su di lei e la guardo con una rabbia crescente.- Non voglio niente da te- ribatto fermamente, col solo intento di ferirla ulteriormente. Deve patire tanto quanto sta facendo patire me. Occhio per occhio, dente per dente è il mio motto.

- E dove vorresti andare? Sentiamo!- 

- Te l'ho già detto- taglio corto posando una mano sulla maniglia.

- Vengo con te- 

- No- replico duro.- Mi saresti solo d'impiccio- Volto la testa per guardarla negli occhi.- Ed io pesi morti dietro non ne voglio- concludo tagliente.

So bene di averla ferita, nonostante non lo stia dando a vedere. Solo la sua pupilla improvvisamente dilatata è riuscita a tradirla. Voglio allontanarla da me, deve andarsene dai miei pensieri, dalla mia testa. 
Più mi rendo conto di farle del male con le parole e più mi sento uno schifo. E più aumenta la rabbia per me stesso più la sfogo su di lei. È un maledetto circolo vizioso.

- Non m'importa- sussurra a testa bassa.- Verrò con te, fosse anche l'ultima cosa che faccio- Si volta a prendere un giubbotto nero lasciato sul divano, che probabilmente deve aver trovato in qualche armadio, e se lo infila prima di raggiungermi alla porta.

- Dov'è la tua benda?- domando puntando gli occhi su di lei, che sta sapientemente evitando il mio sguardo.

Mi fa saltare i nervi quando fa così. Quando si rifiuta di guardarmi e smette di parlare o va avanti a monosillabi. 
Faccio un passo avanti e le prendo il mento fra le dita, alzandole la testa poco delicatamente. Fisso gli occhi nei suoi e per un nano secondo lo sguardo mi cade sulla sua bocca semi aperta. Dio quanto vorrei baciarla! 

- Ti ho fatto una domanda- affermo, cercando di concentrarmi sulle sue pozze celesti.

- Non la userò- risponde sicura.

- Tu la userai invece- 

- Sarei un peso morto se lo facessi, o sbaglio?- Solleva un sopracciglio a mo' di sfida e per un momento vengo preso da un'irrefrenabile voglia di tapparle la bocca con la mia e portarla in camera da letto. 

Scosto bruscamente la mano dal suo viso ed apro un cassetto della cucina per cercare la sua benda. La trovo subito, al primo tentativo. Almeno poteva nasconderla meglio.

Gliela lancio e torno davanti alla porta.- Mettila e finiscila di rompere- 

- Non faccio certo quello che mi si ordina di fare, specialmente se sei tu a dirmelo e con quel tono maleducato- ribatte stizzita e tirandomi il panno sulla schiena.

- Ovvio, perché se era Timothy lo facevi, non è vero?- domando furioso, parandomi di fronte a lei.

Scuote la testa e sorride mesta.- Sei uno scemo, non vuoi capire- 

- Almeno non sono un bugiardo- commento lanciandole un'occhiata colma di risentimento.- E adesso metti questa dannata benda o ti lascio qui- 

Sospira, raccoglie il panno da terra e se lo lega intorno alla testa. La osservo attentamente per tutta la durata della sua azione. 

Maledetto il giorno in cui mi ha baciato e la notte in cui l'ho sognata. 
Maledetto il giorno in cui l'ho abbracciata e la notte in cui ho desiderato continuare a farlo proponendole di dormire con me.
Maledetto il giorno in cui ho sentito il cuore battere più velocemente e la notte in cui sono stato sveglio per più di un'ora per poterla guardare.
Maledetto il giorno in cui l'ho chiusa con me in quel bagno e la notte in cui non desideravo altro che sentirla mia.
E maledetto questo giorno in cui ha confessato di amare un tizio a me sconosciuto e questa notte in cui non riuscirò a dormire.

- Fatto- mi avverte porgendomi una mano. L'afferro svogliatamente ed apro la porta di casa. 






Incredibile. Abbiamo passato la bellezza di circa due ore a vagare tra le macerie e i detriti. 
Lo schifo che c'è per le strade fa salire il vomito persino a me che sono forte di stomaco. E l'odore non aiuta. 
Il peggio è avere la consapevolezza di cosa sono quei sacchi per terra.
Se solo Sarah scoprisse ciò che veramente sta succedendo credo rischierebbe l'infarto o un attacco di panico talmente forte da ucciderla. Per questo dovrà tenere quella benda finché tutto non sarà finito. Con la speranza che la parola fine possa essere messa anche a questa situazione del cavolo.

- Posso toglierla ora?- mi domanda, una volta entrati nel primo supermercato trovato. 

- Sì, puoi- Le lascio la mano e comincio ad avanzare tra i corridoi alla ricerca di qualcosa da mangiare, senza alcuna intenzione di aspettarla.

Prendo un pacchetto di sigarette e me lo metto in tasca, poi una vaschetta di gelato, un cucchiaio e comincio a mangiare voracemente. 
Non ricordavo nemmeno che sapore avesse la vaniglia. È qualcosa di sublime, e mi rimanda con la mente a quando mia madre faceva il gelato in casa. Sempre e solo alla vaniglia: il mio preferito.

Vedo spuntare Sarah e correre verso di me impaurita. Lascio cadere la vaschetta a terra e le vado incontro.

- Che cosa c'è? Hai visto qualcosa?- domando scrutando i suoi occhi.

Scuote la testa.- C'è qualcuno, ho sentito dei passi- 

Alzo la testa e punto lo sguardo davanti a me. Dannazione! Possibile che non si possa mai stare in pace?! Sempre qualcuno pronto a farmele girare ancora di più.

Adesso che ci faccio caso sento anch'io dei movimenti e... delle voci, sembrano quelle di due o tre ragazzi. Non sono poi così distanti da noi. Muovo dei passi per uscire dal corridoio e cammino sempre più rapidamente verso di loro.
Le voci si fanno ad ogni passo più forti e squillanti. Sono vicini, li sento. Molto vicini.

Svolto in un nuovo corridoio e mi ritrovo faccia a faccia coi tre tipi. Ed uno lo conosco...










Angolo dell'autrice:
Hello everybody!!!!
Muahahahah, David sta impazzendo! Ahahahah, scusate la mia vena macabra e di sadismo. No, comunque sono dell'idea che un po' di confusione non gli faccia altro che bene, almeno sta cercando di capire cosa prova... anche se nella sua maniera.
Oddio, spero con tutto il cuore di non avervi deluso col pov David! Sono terrorizzata all'idea! */\* 
Cioè, diciamo pure che il suo pov è stato un vero e proprio parto ahahahah, con tanto di sudore ahahahah. Una doccia mi avrebbe bagnata meno ahahah.... scusate la pazzia... ogni tanto prende il sopravvento. 

Insomma, spero di aver tirato fuori qualcosa di concreto dalla testa contorta e distorta di David. Il prossimo capitolo ricomincerà col suo pov (perchè in realtà ho tagliato in due parti questo capitolo che era troppo lungo XD) e poi passeremo a quello abituale di Sarah :)
Ah, che sciocca! Volevo ringraziare tutti coloro che mi hanno lasciato una recensione e a cui però non ho risposto per problemi di tempo ed altro. Vi chiedo perdono in ginocchio, sappiate che leggo ogni vostra recensione col cuore colmo di gioia e con la speranza di risentirvi il prima possibile. Vi confesserò che la parte più bella della giornata è andare su efp e leggere le cose meravigliose che mi avete scritto. Sono così... felice è riduttivo, ma rende in parte l'idea.
Grazie della vostra pazienza, grazie di leggere i capitoli, grazie di usare del tempo per lasciarmi il vostro parere, grazie del vostro sostegno, grazie di essere arrivati fin qua con me, grazie di TUTTO!
Non so come ringraziarvi, davvero. Delle volte mi sembra addirittura banale dirvi un semplice grazie, ma credo che non esista parola più bella al mondo, quindi la spendo volentirti per VOI!
A domeica prossima mia famiglia di efp! Un bacione e un abbraccio stritolante ahahahah!




 
GRAZIE!

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Capitolo 22
*** Senza acqua ***


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Senza acqua









Pov David



- David!- urla Kevin, avvicinandosi con un'espressione di puro stupore dipinta sul viso. 

Sorrido ed alzo la mano per batterla con la sua.- Non sai quanto sono felice di rivederti- ammetto facendo scontrare anche le nostre spalle.

- Anch'io sono felice di rivederti. Non ci siamo più visti da quando siamo usciti da scuola. Dio, è scoppiato il pandemonio! Hai visto che roba? È da non credere- commenta scuotendo la testa, poi si volta verso i due alle sue spalle.- Ah, loro sono Steven e Tom- li presenta indicandoli con una mano, poi la stessa mano si rivolge a me.- Ragazzi, lui è David. Anche se l'avrete già capito- 

Faccio un cenno del capo nella loro direzione e li squadro ben bene. Steven è alto più o meno quanto me, spalle larghe, capelli castani e occhi del medesimo colore. Tom, invece, è leggermente più basso del compare, capelli neri, occhi verdi e non troppo muscoloso. Sembrerebbero due tipi a posto da una prima analisi.

- Eravate venuti a prendere da mangiare?- domando guardando la busta vuota che Kevin ha fra le mani.

- Sì, in casa abbiamo finito tutto, ma ancora non abbiamo preso niente- Fa spallucce.- Ce la stavamo prendendo comoda- 

- D...- Mi volto e scorgo Sarah che è appena entrata nel corridoio. È rimasta a bocca aperta e con lo sguardo puntato oltre le mie spalle.

- Non ci posso credere, la Anderson!- esclama Kevin ridendo. Cosa cacchio ci trova da ridere non lo so proprio. 

- È un piacere anche per me rivederti, Torn- ribatte subito Sarah, incrociando le braccia al petto come quando è stizzita o offesa. Sorrido impercettibilmente nel vederla così agguerrita. 

- No dai, non ci credo. Per tutto questo tempo siete stati insieme?- domanda il cretino che continua a ridere.- Voi due? È incredibile- 

- È incredibile come tu trovi divertente la cosa- taglio corto, stufo delle sue risate da idiota.- Dove avete vissuto finora? Siete solo voi tre?- chiedo cambiando discorso e riportandolo su cose più importanti.

- Siamo in cinque- interviene Tom.- Viviamo in un seminterrato poco distante da qui. È piuttosto grande, ci sono quattro camere da letto. Potreste unirvi a noi, più siamo e più possibilità abbiamo di far fuori questi mostri- 

- Ottima idea, sono d'accordo- commenta Kevin, spostando lo sguardo da Tom a me.- Dovresti accettare, David. È una questione di sopravvivenza e di strategia- 

Annuisco.- Ok, verremo con voi. La cosa più urgente è distruggere quelle macchine. Va pianificato qualcosa a tavolino- 

- Zitti!- urla improvvisamente Sarah. Ci voltiamo tutti verso di lei. Ha gli occhi sgranati e si sta tappando le orecchie con le mani tremanti. 

Tom fa un passo avanti, ma lo precedo, correndo davanti a lei e prendendole i polsi.- Che succede? Hai sentito qualcosa?- domando cercando i suoi occhi.

Alza la testa e mi guarda con la paura dipinta in faccia.- Di nuovo- sussurra.- La vibrazione- 

- Che vibrazione?- chiede Steven, dietro di me. 

Dannazione, bisogna fare presto. Potremmo essere attaccati da un momento all'altro.

- Dove hai la benda?- chiedo agitato. La estrae dalla tasca sul retro dei jeans e me la mostra.- Ok, infilala velocemente. Sbrigati!- 

- Che sta succedendo?- domanda Kevin, avvicinandosi a noi.

- Dobbiamo uscire di qui. Stiamo per essere attaccati- spiego rapidamente, afferrando la mano di Sarah e cominciando a camminare.

- Come fai a saperlo?- 

- Sarah riesce a sentire delle vibrazioni che indicano se uno o più di quei cosi è nei paraggi- 

- Come accidenti fa a sent...-

- Smettila di fare domande e sbrighiamoci ad andarcene!- ringhio aumentando il passo ed imboccando un altro corridoio.

Cammino sempre più velocemente, stringendo la mano di Sarah per avere la certezza di averla ancora accanto, mentre sento i passi dei tre alle mie spalle.

- David attento!- urla impaurita Sarah, nell'esatto momento in cui un tentacolo di quel mostro piomba dal soffitto, distruggendolo in parte e provocando un frastuono assordante.
Dio! Ci è andato vicino! Se solo fossi stato dei metri più avanti mi avrebbe preso in pieno.

Il lungo tentacolo, attaccato al corpo del mostro alto all'incirca una decina di metri, si solleva ed apre il suo occhio, puntandolo su di noi.
Si avvicina lentamente e muovo all'indietro la mano stretta in quella di Sarah, per cercare di spingerla dietro il mio corpo e ripararla.
Deglutisco ed arretro di un passo, facendo segno agli altri, con la mano libera, di retrocedere con cautela.
Che schifo di situazione.

Un secondo tentacolo entra dal grande buco sul soffitto e si mette nella posizione dell'altro: occhio aperto e pronto all'attacco. 
E poi, tanto per concludere in bellezza, se ne introduce un terzo, che però sembra più agitato degli altri a giudicare dal suo modo di muoversi. Ci osserva per qualche istante, poi sbatte la testa contro uno scaffale vicino a noi e lo rovescia a terra. Che cretino.
E ripete lo stesso gesto per altre quattro volte, distruggendo le pareti, parte del soffitto e gli scaffali. 

- Al mio tre correte- dico tra i denti. Il primo tentacolo si avvicina rapidamente e mi osserva a pochi centimetri di distanza.
Si dev'essere accorto che ho mosso la bocca. 
Mantengo uno sguardo impassibile e quindi decide di spostarsi a guardare Sarah. 
Il cuore mi va subito in gola. No, accidenti, lei no.
Che cavolo m'invento ora?! Devo colpirlo o distrarlo in qualche modo. Devo fargli riportare l'attenzione su di me.

Con la coda dell'occhio scorgo il tentacolo guardarla con interesse, e poi Sarah apre la bocca.- TJ- sussurra con un filo di voce. Sento dei brividi ghiacciati scendermi per tutta la schiena. Che diavolo sta facendo?!

Il "braccio" del mostro si ritrae di scatto. Alzo la testa confuso e solo in quel momento mi rendo conto di un particolare che avevo trascurato.
Queste macchine possiedono quattro diramazioni, e questa ne possiede solo tre. Una manca, quindi...

- È il corpo madre di TJ- affermo meravigliato. Mi volto a guardare Sarah con palese incredulità.- Come hai fatto a riconoscerlo?- 

- Non so... mi trasmetteva le stesse sensazioni di TJ, quindi ho pensato subito a lui- risponde sorridendo. 

I tre tentacoli si riavvicinano e si dispongono davanti a lei per osservarla. Poi, il primo, con una lentezza disarmante, sfrega la testa contro il suo braccio e si ritira velocemente. 
La vedo sorridere felice e, non so per quale stupido motivo, sorrido nel vederla. 
Il più agitato fra tutti e tre decide di toccarla a sua volta, ed appoggia la testa sulla sua spalla, rimanendo immobile per qualche istante.

È incredibile. Il corpo madre di TJ è in grado di riconoscerla. 
Comincio a credere che ogni tentacolo, pur se staccato dalla sua centrale, ne rimanga mentalmente collegato e sia in grado di passare informazioni. 
Questo spiegherebbe perché Bim le diceva continuamente di non affezionarsi a TJ e che portarcelo dietro avrebbe significato morire. 
Lui aveva capito prima di noi come funzionavano queste macchine.
La cosa che non si spiega è come mai, se TJ è morto esaurendo le sue energie, anche il corpo madre non è deceduto.
Probabilmente... quando un tentacolo si divide dalla centrale acquista vita propria e diventa indipendente, perciò l'energia che usa non è quella del corpo madre, ma quella che ricava dalla sua stella e che sfrutta attraverso le lacrime. 
Se invece TJ fosse rimasto collegato alla sua "base di controllo" ed avesse esaurito l'energie sarebbe morta l'intera macchina.
Quindi quando i tentacoli vengono scissi dal corpo rimangono in collegamento solo col cervello e si passano tutte le informazioni, probabilmente anche ciò che vedono, ma non spartiscono più energie. I due corpi divengono entità separate e distinte.

Sarah alza una mano ed accarezza la testa di uno dei tre, rilassata e felice come non la vedevo da qualche giorno. 

- Che c... cosa? Non ci capisco niente- commenta Kevin, incredulo per ciò che vede.- Come fai a toccarlo? Perché non ti attacca?- domanda rivolto a Sarah.- Cavolo, si stanno facendo accarezzare come cani!- 

- È una storia lunga- risponde, ridacchiando.- Diciamo che, in un certo senso, li conoscevo- 

- Continuo a non capire, ma non m'importa, basta che tu non ci faccia uccidere- 

- Dovremmo andare- intervengo, ignorando Kevin che continua a borbottare da solo. 

Sarah annuisce ed accarezza un'ultima volta la testa di tutti e tre i tentacoli.- Ciao piccoli, spero d'incontrarvi di nuovo un giorno- mormora sorridendo.

I tre rimangono a guardarla coi loro occhi spalancati e privi di pupilla. E per tutto il tragitto, fino all'uscita del supermercato, non le staccano gli occhi di dosso, che adesso, mentre stiamo per uscire, sembrano velati di tristezza e riconoscenza.






Pov Sarah



Nonostante si stia correndo per le strade col solo intento di non farci scoprire, riesco ad avere solo un pensiero in testa: TJ.
Ho conosciuto il suo corpo madre, i suoi "fratelli", e me ne sono accorta fin dall'inizio. Sapevo che era lui, perché da quando ho visto quell'ombra sui miei occhi ed ho capito che avevo un tentacolo davanti non mi sono sentita in trappola o impaurita. No. Ero felice, perché stavo risentendo tutte le emozioni che avevo provato con TJ. 
Ed istintivamente ho pronunciato il suo nome. Mi veniva da piangere per la contentezza. Avrei voluto abbracciare ciascuno dei suoi "fratelli" e stringerli a me. Spero davvero di poterli incontrare un'altra volta, solo per potergli dare un bacio sulla testa come facevo col mio piccolo amico.
E loro, non so come, mi hanno riconosciuta. Forse TJ gli mandava informazioni mentalmente e li teneva al corrente di cosa gli succedeva. 
Magari è anche per questo che non hanno attaccato David. Ci hanno riconosciuti entrambi.

- Siamo arrivati- sento dire a Torn. Scendiamo velocemente delle scale e poi sento una porta aprirsi. 

Tolgo la benda e mi guardo attorno. Davanti a me c'è un grande tavolo in legno, con alcune sedie depositate sui fianchi. Sulla spoglia parete alla mia destra, invece, si trova una distesa di porte. Una dietro l'altra. E sono... quattro. Probabilmente le quattro camere di cui parlava un tizio dei due a me sconosciuti.
Alla mia sinistra si trova una piccola cucina, e nessun muro la divide dal resto della sala. Accanto a questa è situata una piccola finestra, proprio come quella che avevamo nel nostro rifugio, solo che questa ha un vetro ed un piccola tenda bianca che la riveste.
Invece, ciò che immediatamente noto è l'assenza di un divano. Neanche l'ombra.
Ed infine, oltre il tavolo, sulla parete difronte a me, scorgo una quinta porta che identifico come il bagno.

- Non ci siamo ancora presentati- sento dire accanto a me. Volto la testa e guardo il ragazzo che mi sta sorridendo.- Sono Tom, piacere- 

Gli stringo la mano e sorrido a mia volta.- Sarah, piacere- 

- Io sono Steven- interviene l'altro tipo, facendo un cenno del capo. 

- Piacere Steven- 

- Sarah!- Un urlo acuto e squillante giunge alle mie orecchie. Di scatto giro la testa e i miei occhi incontrano quelli di...

- Clarice!- grido aprendomi in un sorriso da orecchio a orecchio. Lascio la mano di Tom e corro verso di lei. Le salto quasi addosso... anzi, le salto letteralmente addosso, e rido felice.- Oddio non posso credere di averti trovata!- affermo con le lacrime agli occhi e stringendola tra le mie braccia.

- Nemmeno io Sarah, sono così contenta- Appoggia la testa sulla mia spalla e sorride.- Ogni giorno pensavo a te, a dove tu fossi finita. Per fortuna stai bene!- 

Annuisco e sciolgo l'abbraccio per guardarla negli occhi.- Tu come stai?- 

Fa spallucce e sorride radiosa.- Io bene, nonostante tutto quello che sta accadendo- Poi ride e mi abbraccia nuovamente.- Mio Dio sono così felice che tu sia qui!- 

- Che succ... David!- Alzo gli occhi oltre la spalla di Clarice e vedo Jessica Wright, in piedi e con la bocca aperta.

- Amore, ci sei anche tu!- squittisce correndo da David e lanciandoglisi addosso. Lui le sorride e la stringe tra le braccia, ed immediatamente mi si ritorce lo stomaco.

Allento la presa su Clarice e, senza nemmeno accorgermene, perdo il sorriso per guardare quei due. Perché la sta abbracciando in quel modo? E perché sta sorridendo come se fosse la persona più felice del mondo? Sbaglio o l'ha chiamato "amore"? E lui non ha battuto ciglio, anzi, l'ha stretta a sé. 
No, non può farmi questo. Non posso crederci.

- Sarah, tutto bene?- domanda Clar, cercando il mio sguardo. Ma non riesco a guardarla ora come ora. È come se il tempo si fosse fermato ed io fossi l'unica ad essersene resa conto. 

David libera il corpo dell'oca e le sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, sorridendo teneramente.
Un'altra morsa alla stomaco. Ho voglia di vomitare. E di piangere. 
Perché mi sta facendo questo?! Semplice, perché io per lui non sono niente, e dopo la lite di stamattina sembra essere tutto precipitato al punto di partenza. Anzi, meno del punto di partenza. Adesso non siamo più nulla, nemmeno nemici.

- Sarah?- mi richiama la mia amica, con una leggera preoccupazione nella voce. La guardo e, incomprensibilmente, sgrana gli occhi. 

- Vieni con me- dice sicura, afferrandomi per un braccio e trascinandomi in una camera. Chiude la porta dietro di sé e indica il letto matrimoniale, facendomi capire che devo sedermi.- Perché stai per piangere?- domanda osservandomi.

- Non sto per...- m'interrompo non appena mi rendo conto della voce tremula e rotta che ho. Sento gli occhi gonfi e adesso vedo per giunta appannato. Vorrei tanto aver avuto questo velo di lacrime sugli occhi anche prima, almeno non avrei assistito a quella scena.

- Per tutto questo tempo hai vissuto con Trent?- 

Annuisco. Perché so che se aprissi bocca scoppierei a piangere.

- E te ne sei innamorata- conclude velocemente, sedendosi accanto a me.

Annuisco un'altra volta. Sono stata così debole e stupida da innamorarmene, e per colpa di questo mi sento una schifezza adesso. Però, se da una parte odio questa cosa, dall'altra sento che essermi innamorata di lui è ciò che di più bello io abbia mai fatto.

- È un bel casino- commenta sospirando.

Scuoto la testa.- Infatti non dobbiamo parlarne, passerà- 

- Sarah, lo vedo come stai, ti conosco. So che dentro sei a pezzi, sfogati con me. Voglio aiutarti, non posso vederti stare così male- Appoggia una mano sulla mia gamba e piega la testa in avanti per incontrare i miei occhi, fissi sul pavimento.

- Non preoccuparti Clar, è solo una cosa passeggera- sussurro abbozzando un sorriso.

- No Sarah, non passerà- ribatte sicura.- Mi sono bastati due secondi per vedere quanto tu ne sia innamorata. Non è una cotta, è molto di più. Tu lo ami. L'ho letto nei tuoi occhi quando ti sei girata a guardarmi- Fa una pausa e sospira.- Era come se ti avessero tolto l'aria e tu stessi cercando comunque di sopravvivere. Eri persa, e lo sei tuttora- 

Le parole di Clarice rispecchiano perfettamente come mi sento. Persa. Non so più dove andare con la mente, cosa fare, che pensare. Al posto del cervello ho un labirinto, e non so che direzione prendere. Sto boccheggiando come un pesce al quale hanno tolto l'acqua. Ed io mi sento tanto così. Senza acqua. 

- Non voglio parlarne, per favore- mormoro con un filo di voce.

- Sarah...-

- Per favore- ripeto più decisa. 

- Vuoi rimanere da sola?- domanda dolcemente.- Ti conosco, so che lo desideri- 

Annuisco e mi alzo dal letto.- Vado in bagno a darmi una ripulita, almeno terrò la mente occupata- 

- Aspetta, ti dò i vestiti e la biancheria puliti- afferma sorridendo e correndo ad un armadio in vetro satinato. Estrae degli indumenti e me li porge delicatamente.- Sono della tua taglia, ti staranno benissimo- 

- Grazie Clar- sussurro stirando, a fatica, le labbra in un sorriso.

Usciamo dalla camera e getto un'occhiata alla sala. Kevin, Steven e Tom sono seduti al tavolo con un foglio tra le mani e stanno discutendo.
Avanzo e mi chiudo nel bagno. 

Non voglio pensare a niente. Devo solo farmi una doccia ed evitare di riflettere su ciò che ho visto o su David. E soprattutto non devo piangere, devo resistere. 
Quella gallina non mi ha nemmeno guardata, nemmeno calcolata di striscio. Forse crede che un saluto alla mia persona potrebbe ucciderla o farle venire chissà quale malattia incurabile. 
Accidenti, sto pensando a loro. No, devo bloccare la mente. Non posso lasciarmi annientare da David e da Jessica, non ne sono degni. 

Sfilo i miei vestiti, riponendoli accuratamente sul lavandino, ed entro nella doccia.
Apro l'acqua e mi godo il suo getto caldo sulla pelle. Finalmente, dopo tanto tempo, una doccia. Quanto mi era mancato sentire l'acqua scivolare lungo tutto il mio corpo e bearmi del suo tepore.
Sfortunatamente la doccia che avevamo nel rifugio era rotta, come parte della casa del resto.
Eppure è stato proprio in quella casa mezza distrutta e dissestata che ho trascorso i miei momenti migliori. È incredibile come tutto sembri lontano. Pare quasi che siano passate settimane, ed invece fino a ieri io, David e Bim eravamo lì dentro. Tranquilli e felici.

Bim era con noi. Chissà se fosse qui cosa farebbe, chissà che cosa si metterebbe a pulire, o cosa immaginerebbe.
Sorrido tra me e me mentre guardo il soffitto. 
Magari prenderebbe la sua rivista e si accomoderebbe su una sedia per leggerla. Amava quel giornale, da quando se n'era impossessato al supermercato non aveva più smesso di portarlo con sé. Avrei tanto voluto tenerlo con me, dopo la sua morte. Come ricordo.
Probabilmente è ancora sotto le macerie della casa. Vorrei poterlo recuperare e mettere sotto una teca di vetro nella mia camera. 
Almeno quando Bim mi verrà a trovare, potrà fermarsi a leggerlo e riprendere dal punto in cui aveva smesso. A lui non piaceva lasciare le cose a metà. Quello che voleva lo portava fino in fondo.
Chissà che cosa faresti Bim. Vorrei tanto saperlo. 
Nell'attesa, ogni sera, immaginerò di vedere la tua stella nel cielo. Perché sono sicura che ci sia e che sia la più bella e luminosa. 
Sorrido di nuovo e porto il viso sotto il getto per confondere le lacrime con le gocce d'acqua.

Più mi convinco che non piangerò e più faccio l'esatto opposto. Ormai mi ci sono abituata.
Ma in fin dei conti, finché sono da sola, posso anche permettermi questa debolezza. L'importante è non piangere per chi non se lo merita: David.
Si diverte a farmi soffrire, e il bello è che ha anche osato dire che non gli piace vedermi piangere. È la falsità e l'ipocrisia fatta persona. 

Afferro un flacone di bagnoschiuma alla vaniglia e ne metto un po' sul palmo della mano. Poi sfrego tra loro le mani e m'insapono su tutto il corpo. 
Dopo poco mi risciacquo ed esco dalla doccia, avvolgendomi in un grande asciugamano bianco che fermo con un nodo sopra al petto.
Giungo davanti allo specchio e mi osservo. 
È vero, ho gli occhi lucidi, come diceva Clarice, ed anche contornati di rosso a forza di sfregarli per scacciare le lacrime. 
Alzo lo sguardo sui capelli e decido di sistemarli in una crocchia dalla quale scendono e ricadono sul mio viso alcuni ciuffi. 
Poi sospiro e comincio a vestirmi. Indosso un paio di jeans chiari e un golf di lana bianco ricamato con un decoro a intreccio ed aderente sul busto. Le misure sono perfette, mi calzano a pennello. Inutile dire che Clarice aveva ragione anche su questo.

Esco dal bagno e torno nella camera di prima per depositare la mia biancheria e i vestiti sporchi. Poi entro nella sala e mi avvicino alla mia amica che sta ascoltando i ragazzi con un'espressione particolarmente turbata dipinta sul viso.

- È così, non abbiamo altra scelta- le dice Kevin, piegando il foglio che ha tra le mani. 

- Dovete cambiare il turno, non puoi farlo davvero- ribatte Clarice, scuotendo la testa.- Non adesso- 

Tossisco a causa di un improvviso pizzicorino alla gola e i quattro si voltano a guardarmi.- È successo qualcosa?- domando alternando lo sguardo fra di loro.

Clarice abbassa la testa sconsolata, Tom sposta lo sguardo alla sua destra, Steven alla sua sinistra e Kevin è l'unico che mi guarda negli occhi. 

- Devo parlarti- dice infatti, alzandosi dalla sedia.- In privato, vieni- Mi conduce in una nuova camera, che differisce dalla precedente solo per il colore delle coperte e dell'armadio.
Chiude la porta con cautela e mi siedo sul letto, in attesa di sentirlo parlare.

- Ok Anderson, è giusto che ti metta al corrente di come funziona qua dentro- introduce, appoggiando la schiena al muro davanti a me.- Per procurarci da mangiare abbiamo dei turni. Ognuno di noi parte e se ne va al supermercato più vicino. Ma sempre da solo- 

- Perché solo uno? Non andate in coppie per guardavi le spalle?- domando confusa.- Prima eravate in tre-

- Questo perché volevamo solo uscire da questa casa. Erano giorni che non mettevamo piede fuori. Saremmo impazziti- Fa una smorfia disgustata.- Per quanto uscire di qui possa essere piacevole. Comunque andiamo sempre da soli, e a turni. Almeno se qualcuno... venisse fatto fuori non rischierebbero anche gli altri che sono con lui- 

Deglutisco a vuoto.- Quindi è per una questione di vita o di morte- 

- Esatto- Sorride divertito.- Noto che sei perspicace Anderson- 

- Grazie Kevin, e comunque sono Sarah- preciso infastidita. Odio essere chiamata solo per cognome.

- Va bene, Sarah- acconsente con un'alzata di spalle.- Ad ogni modo siamo regolati da dei turni, e, dato che tu e David siete appena arrivati e noi avremmo finito il nostro giro...-

- Dovrei andare io- lo interrompo, rabbrividendo.- È questo che stai cercando di dirmi, non è vero?- 

- Sì, questo. Anche perché tu sembri essere l'unica in grado di avvertire la presenza di quei mostri, e a fraternizzarci- 

- Non ci fraternizzo- 

- Come vuoi, comunque non hai scelta. Il cibo è finito e non siamo riusciti a prenderne di nuovo. Qui dentro abbiamo tutti fatto il nostro turno e siamo stanchi e affamati- taglia corto guardandomi come in attesa di una mia reazione, che non arriva. Perché sono bloccata dalla paura.

- V... voglio parlare c... con David- bisbiglio balbettando.

- Non puoi, adesso è occupato- Sorride malizioso.- Si sta piacevolmente intrattenendo con Jessica- Indica la stanza accanto alla nostra e ride.- Non hanno perso tempo quei due- 

Che cosa? Non è possibile che stia dicendo sul serio. 
Nell'esatto momento in cui le sue parole giungono al mio cervello sento un grande boato dentro di me. Stavolta non si è spezzato solo il cuore, oh no. Stavolta è crollato tutto: ogni muscolo, ogni cellula, ogni fibra... tutto. 

- Va bene- sussurro, con un filo di voce.- Parto tra dieci minuti- 

- D'accordo- è l'ultima cosa che sento, prima che se ne vada e mi lasci da sola.












Angolo dell'autrice:

Eccomiiiiii! Come promesso ho pubblicato il capitolo!
Spero vi sia piaciuto... Ok, saltiamo i convenevoli, chi vuole uccidere David alzi la mano!!!
Io opterei per una fine lenta e dolorosa, ma se avete altre idee sono ben accette ;)
Tipo sgozzarlo, impiccarlo, renderlo monco, fargli la ceretta.... Pff ahahahahahahahah! Scusate, non so come mi sia venuta. La versione Fede crazy sta prendendo il sopravvento, perdonatemi.
Oooooooh che volevo dire... Boh O.O non me lo ricordo...
Ah sì, Sarah sta arrivando alla resa dei conti. Finalmente affronterà le sue paure e scoprirà cosa si cela là fuori. Il prossimo capitolo sarà mooooooooooooolto importante! Oh yes!
Jessica la odio... non so voi, ma io la lascerei in pasto a quei mostri... prima di averle tirato tutti i capelli... e un pugno in faccia.
Ahahahah, va be' lascio a voi il verdetto! ;)
Un bacione a tuuuuuuuuuuutti e GRAZIE MILLE!!!!!!!!!!! 
Alla settimana prossima! 

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Capitolo 23
*** La città morta e deserta ***


La città morta e deserta







Rimango immobile e con lo sguardo perso sul pavimento, mentre le lacrime scendono silenziosamente e si depositano sulle mie mani chiuse in grembo.

Non è la gelosia a rodermi, no, non è quella. È il dolore di sapere che l'ho perso per sempre a causa di una mia bugia. Per una stupidaggine inventata su due piedi senza né capo né coda. Come ha fatto a crederci? Non si rendeva conto che stavo mentendo? Credevo fosse evidente, ed invece sono riuscita a commettere l'errore più grande della mia vita. 
Ho perso la persona che amo. E per lui non sono mai stata niente.
Tutti quei bei momenti che abbiamo passato cos'erano per lui, effettivamente? Per me sono significati tanto, troppo, tutto. 
Ero in grado di essere felice nonostante avessi continuamente il timore che alla mia famiglia potesse succedere qualcosa. Io ero felice. E solo perché avevo lui con me. Mi bastava sentirlo accanto per desiderare che il tempo si fermasse e che non ripartisse mai più, intrappolandoci in una dimensione parallela. Solo lui ed io.

I was thinkin about you, thinkin about me. 
Thinkin about us, what we gonna be? 
Open my eyes; it was only just a dream. 


Ma era soltanto un sogno. Quando eravamo abbracciati su quel divano, quando mi baciava o sussurrava cose dolci, quando mi diceva che ero sua e diversa, quando litigavamo per cose stupide e poi facevamo la pace alla nostra maniera, quando mi consolava pur non avendolo mai fatto per nessuno. Era un sogno. Ed adesso che ho aperto gli occhi si è tutto dissolto. Si è spaccato come un vetro al quale viene lanciato contro un masso. Ed ora, quei frammenti, stanno ricadendo a terra uno dietro l'altro, frantumandosi e riducendosi in polvere non appena entrano a contatto con la realtà.

I was at the top and I was like I'm in the basement. 
Number one spot and now you found your own replacement. 
I swear now that I can't take it, knowing somebody's got my baby. 


Mi sentivo al settimo cielo quando eravamo insieme nel rifugio. Nonostante lo schifo di situazione che stavamo passando e che tuttora persiste. 
Ma adesso lui ha trovato un rimpiazzo. Io non conto più nulla, ho solo fatto comodo finché ce n'era bisogno, ora che ha la sua amica di letto tutto è precipitato. 
Allora mentiva quando mi parlava, quando mi guardava in quel modo, come se io contassi veramente qualcosa per lui. Come ha fatto ad essere così convincente? Ed io come ho fatto a non accorgermene? Dovrei odiarlo, con tutto il cuore. Dovrei augurargli il peggio e la sofferenza che sto provando io in questo momento... Ma non ci riesco. 
È diventato parte di me, ha preso possesso di tutto il mio cuore. Odiarlo sarebbe come odiare me stessa, e farlo soffrire sarebbe come fare del male a me.
E giuro che non posso sopportare di sapere che le mani di lei saranno sul suo corpo e tra i suoi capelli, che la sua bocca sarà sulla sua e che diventerà suo... Mi viene da vomitare al solo pensiero.

And now you ain't around, baby I can't think. 
See your pretty face, run my fingers through your hair. 


Non... non ho nemmeno paura di dover uscire da questa casa da sola. L'unico a cui riesco a pensare adesso è lui, e a nient'altro. 
Vorrei poter andare di là per urlargli contro che mi riferivo a lui quando dicevo di amare Timothy, che ho solo mentito per paura di essere allontanata, che lo amo con ogni fibra del mio essere. Ma ormai è troppo tardi. 

Because I was wrong... 

Perché ho sbagliato. Non dovevo dire quella cosa, dovevo confessargli fin da subito che la persona che amo è lui, e non l'immaginario Timothy.
Ma, ancora una volta, è troppo tardi. Il passato non si può cambiare.

Asciugo le lacrime e mi dirigo alla porta di camera, l'apro ed entro nella sala a testa bassa.
Clarice porta subito gli occhi su di me e mi raggiunge di corsa.- Non devi andare per forza, farò io il tuo turno. Tu non stai bene- dice appoggiando una mano sul mio viso bagnato.

- No, andrò io. Non potrei sopportare di perdere anche te a causa mia- sussurro alzando lo sguardo su di lei.- Andrà tutto bene- la rassicuro sorridendo mestamente.

- Sei pronta?- interviene Kevin, venendo verso di noi.

Annuisco e mi porge una busta. La prendo e la infilo in una tasca dei pantaloni.

- Hai due ore di tempo. Se dopo queste non ti vediamo tornare...- 

- Sono morta- concludo al posto suo.

Mi guarda impassibile e con una sfumatura di preoccupazione negli occhi. Annuisce e si sposta per farmi avvicinare alla porta.- Sta' attenta- dice soltanto, accostandosi al fianco di Clarice.

- Sarah, ti prego...- La voce della mia amica si spezza e scorgo una lacrima scivolarle sul viso.

- Tornerò te lo prometto, non preoccuparti- affermo sicura, mostrandole un vero sorriso e dandole un buffetto sulla fronte.  

Muovo altri passi avanti, appoggio la mano sulla maniglia ed inspiro profondamente. Sto per vedere cosa veramente si cela fuori di qui, cosa sta succedendo realmente e cosa David mi ha sempre nascosto.
Devo farcela. Devo portare il cibo agli altri.

- Vedi di mantenere la tua promessa- conclude Kevin, facendomi un cenno del capo come saluto.

Mi volto a guardarlo negli occhi ed annuisco rapidamente e con convinzione, poi esco.




Appena sento la porta sbattere dietro di me chiudo gli occhi di scatto, strizzandoli ben bene.
Ho paura di vedere, di sapere, di conoscere. 
Il cuore mi batte furiosamente dentro al petto, l'adrenalina si è già messa in circolo, le mani mi stanno sudando freddo e sento le vertigini. 
Ma ce la posso fare, devo farcela. Lo ha detto anche Kevin: non ho scelta.

Apro un occhio e poi l'altro. Dal fondo di queste scale non si vede ancora nulla fortunatamente. Salgo ogni gradino con sempre più ansia e paura, iniziando anche a tremare e facendo vibrare la ringhiera alla quale mi sto reggendo.
L'aria che si respira è pesante. Simile a quella che c'è prima di un temporale e che fa presumere il peggio. 
Alzo gli occhi al cielo e li sgrano l'attimo dopo. È rosso e con delle sfumature nere. 
Dei brividi risalgono dalla punta dei miei piedi fino alla punta di ogni capello, e vengo scossa da un fremito.
Non è come lo immaginavo, così è molto più pauroso e innaturale. Allora è cambiato da quel giorno in cui tutto ha avuto inizio. Ricordo che inizialmente era grigio scuro, come se da un momento all'altro sarebbe arrivato un uragano. 
Adesso non ci sono nuvole. È tutto fermo. Sembra non ci sia più il vento, e che quello che appare davanti ai miei occhi sia una fotografia, non la realtà viva. È tutto immobile e... inverosimile.
Quello che mi viene da chiedermi è: il cielo è ancora vivo? Perché sembra morto?

Riprendo a salire e giungo agli ultimi gradini. 
Il battito del cuore mi rimbomba nelle orecchie impedendomi di udire gli altri suoni intorno a me. 
È giunto il momento. Stavolta devo lottare da sola, non ci sarà nessuno pronto ad aiutarmi o che correrà in mio soccorso. È l'ora di guardare in faccia alla realtà.

Li scalo velocemente, forzando le mie gambe a muoversi nonostante il tremito incessante, e giungo sulla strada.
Sento il cuore fermarsi e una calda scarica scendermi dal centro della testa fino ai piedi. 

È... è... sangue. Tutto sangue. Solo sangue. Rosso. Liquido. Vischioso. Maleodorante.
Allora... quell'odore... quello che sentii la volta in cui io, Bim e David uscimmo dal rifugio... quell'odore metallico ed amaro... era... sangue.

Un conato mi risale dallo stomaco e istintivamente mi piego in due ed apro la bocca. 
Ci sono solo sangue e distruzione. Sangue umano. Persone che lo hanno versato. Gente morta.
Mi si appanna la vista e parte un secondo rigurgito. 
Sto respirando l'odore del sangue. Mi sta entrando dentro come un parassita. Si sta mescolando al mio corpo. 
Appoggio una mano fredda e sudata sullo stomaco e richiudo la bocca per impedirmi di vomitare, ma inutilmente. Perché al terzo violento conato m'inarco su me stessa e rigetto un fiotto di succhi gastrici.
Le lacrime per lo sforzo cadono a terra e si confondo con la sostanza arancione che esce dalla mia bocca. Un brivido mi risale lungo la schiena e indietreggio per evitare di vomitarmi sulle scarpe.
Poco dopo sento lo stomaco contrarsi. 

Alzo la testa, con la fronte imperlata di sudore caldo, ed appoggio le mani sulle ginocchia tremanti.
Quello che si presenta ai miei occhi è distruttivo. 
Le strade sono disseminate di pozze di sangue, alcune ancora fresco, e in certi punti è addirittura difficile distinguere il colore grigio del cemento. I muri dei palazzi sono neri e bruciati, e su alcuni si trovano delle lunghe strisce o chiazze rosse. In uno c'è perfino l'impronta di una mano insanguinata. Più avanti si scorgono macerie di condomini che sono stati distrutti senza pietà e logica. Non sembra nemmeno di essere nel Bronx, ma direttamente all'inferno, in cui il colore predominante è il rosso.

Avanzo traballante e con l'andatura di un ubriaco, mentre sento le forze cominciare a venirmi meno e il respiro spezzarsi e diventare man a mano più veloce.
Sbando e mi ritrovo addosso al muro con l'impronta di mano. Mi ci arpiono con le dita e cerco di sostenermi per non cadere a terra.

Non so dove sia il supermercato. Non vedevo quando abbiamo fatto la strada al ritorno, e nemmeno all'andata. Sono sola in una città morta e deserta. In cui nulla si muove e tutto tace.
Allontano le mani dal muro al quale sono appoggiata e guardo la distruzione davanti a me.
D... devo avventurarmi per le strade e cercare una fonte di cibo. Non posso certo tornare indietro e far andare un altro al posto mio.

Prendo un grosso respiro, cercando di non focalizzarmi sul sangue, e corro in un'altra strada. Mi fermo per riprendere fiato e poi la stessa cosa la ripeto più volte, inoltrandomi nella città a me sconosciuta ed allontanandomi sempre più da Clarice, Kevin, Tom, Steven, Jessica e... David.

E se... se mi perdessi? E se mi fossi già persa?! 
Mi nascondo dietro un condominio e lancio un'occhiata circospetta attorno. Dove sono? Non... non riesco ad orientarmi.
Lentamente sento i miei occhi sbarrarsi per la paura e volto la testa da una parte all'altra con frenesia e disperazione. Dove accidenti mi sono cacciata?! Che strade ho preso?! 
Porto una mano sul viso ed una sulla gola. Sento il respiro mancarmi e non riesco a respirare correttamente, come mi succede sempre prima di un forte attacco di panico. Annaspo ed apro la bocca come un pesce fuor d'acqua. 

Scivolo a terra e percepisco distintamente la paura avanzare dentro di me ed espandersi come una grande nube capace di ricoprire tutto ed annebbiarmi la mente.
Morirò. Morirò. Nessuno riuscirà a trovarmi e a portarmi in salvo. Avrei dovuto lasciare qualcosa per terra mentre correvo, di modo che poi avrei potuto ritrovare la strada. Sono stata una stupida. E per la mia stupidità morirò. Qui, al freddo, da sola, senza mai più rivedere David... senza più rivedere la mia famiglia.

Improvvisamente sobbalzo. Uno schianto poco distante fa tremare la terra, e l'istante successivo vedo dei calcinacci enormi volare a gran velocità nella strada perpendicolare, alla mia destra, e depositarsi sulle macchine, schiacciandole, e sul suolo, distruggendolo.
E poi quella vibrazione. 

Sbarro gli occhi, mi alzo da terra tremante e, prima di capire cosa stia facendo, comincio a correre nella direzione opposta. Nel momento in cui sento un rumore assordante provenire dalla mia sinistra, volto la testa. Non credo ai miei occhi. 
Un qualcosa sta attraversando a gran velocità l'interno del palazzo al quale sto correndo vicina, dilaniandolo. Spaccandolo a metà.
E immediatamente comincia a crollare, alzando un enorme polverone grigio che mi circonda ed impedisce di vedere nitidamente.
Porto le mani sulla testa e cerco di coprirmi dai frammenti di muro che sento stanno volando disparati mentre continuo a correre.
Uno dalla punta acuminata mi colpisce sull'avambraccio, provocandomi una fitta di dolore allucinante e facendomi urlare spaventata; poi un secondo sulla spalla ed un altro sul fianco. 
Al terzo calcinaccio, che mi giunge addosso con maggiore violenza, cado a terra e striscio al suolo su tutto il fianco sinistro, rovinando il golf ed escoriandomi la pelle.
Sollevo la testa e cerco di vedere cosa si nasconde dietro la grande nube grigia che ricopre l'aria come una nebbia. In tempo riesco a scansare un quarto grosso calcinaccio che stava per prendermi sulla testa.
All'improvviso spunta fuori un tentacolo, e subito dopo ne scorgo altri tre. Tutti collegati ad una sorta di testa ellittica ed enorme che si staglia a metri e metri di altezza e poggia su delle gambe nere e di un materiale simile al ferro.
Lentamente mi alzo da terra, con gli occhi sgranati e vitrei, e ricomincio a correre, sperando di non essere notata.

Non so dove mi sto dirigendo, non so che strada sto prendendo, non so niente eccetto che ho paura. Sento il suo inconfondibile sapore in bocca, la sento espandersi per il corpo e per la mente, la sento parte di me.
Svolto ad una curva ed entro in una nuova strada, la percorro velocemente e giro in un'altra. Tutto per allontanarmi da quel mostro e da quell'insopportabile vibrazione.
E pochi minuti dopo non sento più nulla. È ripiombato il silenzio della città deserta.

Mi fermo, ormai stremata, ed appoggio la schiena ad un muro per riprendere fiato. 
Il cuore mi sta per scoppiare e sento pulsare le tempie e il braccio, come se il cuore si trovasse in quei punti, per non parlare del respiro affannato che mi rimbomba nelle orecchie. 
Alzo la testa e guardo il cielo. Non ho ancora trovato un supermercato, non so dove mi trovo e sono sola. Persa in una città morta. E se va di questo passo tra poco lo sarò anch'io.
Probabilmente è già trascorsa una mezz'ora da quando sono uscita dalla casa. Ho ancora un'ora e mezza di tempo e poi mi daranno per morta.

Abbasso lo sguardo e mi cade su un sacco poco più avanti. 
Corrugo la fronte e muovo qualche passo per avvicinarmi e poterlo scrutare da vicino.
È rosa pallido, quasi bianco. Intorno c'è una vasca di sangue asciutto che emana un odore rivoltante.
Il mio stomaco si contrae ed avverto di nuovo la voglia di vomitare. Appoggio una mano sudata sulla pancia e stringo il golf per farmi coraggio.
Ancora qualche metro e...  subito noto la presenza di alcuni peli su varie parti della sacca raggomitolata a terra. Peli?! Che cosa...
Giunta davanti decido di toccarla con un piede. È morbida, quasi inconsistente... Le tiro un leggero calcio e la faccio girare. E in quell'esatto momento assume una forma più... umana.

Oh mio Dio! È pelle, quella è pelle! È di una persona! L'hanno scuoiata viva! Oh mio Dio!
Comincio a tremare convulsamente e mi porto le mani tra i capelli.
È pelle umana! Pelle! Ecco perché c'erano quei piccoli peli!
Cado a terra come un peso morto, gettandomi sulle ginocchia. E, ancora una volta, comincia a mancarmi il respiro. Le dita mi si stringono attorno alla gola e calde lacrime scendono dai miei occhi sgranati ed inorriditi.
È questo quello che David mi ha sempre tenuto nascosto! Ecco cosa fanno quei mostri! Loro si nutrono delle interiora umane e lasciano solo la pelle. Ci sbucciano come arance!
Inizio ad urlare spaventata, e porto le mani sugli occhi per non guardare ciò che mi circonda. Sangue! Pelle! Morte! Distruzione! Tentacoli! Mostri! Assassini!
Annaspo e sento l'aria mancarmi sempre di più, impedendomi di respirare.
Del sangue fresco e liquido ricade dalle mie dita e si confonde con quello asciutto e puzzolente a terra. Giro la testa a scatti e sollevo la manica rossa e bagnata del golf per esaminare la ferita provocata dal masso acuminato. 
Quello che vedo, e che mi fa rivoltare lo stomaco, è un lungo taglio che percorre quasi tutto l'avambraccio e che sanguina copiosamente.
Improvvisamente lo sento bruciare come se mi ci avessero buttato sopra dell'acido e stringo un labbro tra i denti per contenere il dolore.
Ma è troppo forte ed intenso per trattenerlo. E così mi ripiego su me stessa, stringo una mano intorno alla ferita, affondando le unghie nella zona circostante, e libero un grido straziato. 




Pov Clarice

È trascorsa più di un'ora da quando Sarah ha varcato quella soglia ed è uscita. Ma ancora non ha fatto ritorno, ed io non riesco più a sopportare questa straziante attesa.
Di solito quando noi usciamo per prendere da mangiare ci mettiamo mezz'ora, al massimo quaranta minuti. Ci diamo due ore di tempo nel caso in cui trovassimo complicazioni per la strada o fossimo rallentati.
Inoltre il supermercato è vicino, avrebbe dovuto fare presto. Perché ancora non è qua?! 

Da quando Sarah se n'è andata mi sono seduta a terra, con la schiena alla parete e gli occhi fissi sulla porta. Kevin, invece, continua a camminare avanti e indietro per la stanza o talvolta si siede al tavolo e guarda le sue mani. Si vede lontano un miglio che anche lui è preoccupato, almeno quanto me.
Tom e Steven hanno deciso di ritirarsi nelle loro stanze per riposare, durante l'attesa. Anch'io dovrei, ma proprio non riesco a scollarmi da questo posto.
Il timore che le possa succedere qualcosa mi attanaglia peggio di una morsa. 
Ci siamo ritrovate da poco e subito abbiamo dovuto dividerci, e nel modo peggiore, perché la tristezza che ho letto nei suoi occhi era disarmante. 
Sta soffrendo come un cane per colpa di quello stupido di Trent! 

- Quanto ci mette?- domanda Kevin, abbassando lo sguardo su di me.

Scuoto la testa e sospiro.- Non lo so- 

Striscia la sedia per terra e si alza di scatto, innervosito ed ansioso. 
Stiamo temendo entrambi la stessa cosa. Se le fosse successo qualcosa io...

Una porta si apre e giro la testa per guardare chi stia uscendo: David Trent seguito a ruota da Jessica. 
Lui ha i capelli spettinati e si sta chiudendo il bottone dei pantaloni. Chissà come si sarà divertito lo schifoso, e tutto alle spalle di Sarah che soffre a causa sua. 
Vorrei tanto sputargli nel viso e sbatterlo fuori di qua.

Porta gli occhi su di me e poi su Kevin, che è di spalle. Infine volta la testa da una parte all'altra per osservare la stanza. Jessica gli tocca un braccio e gli lancia un sorrisino malizioso che lui nemmeno considera, poi gli passa accanto e si va a sedere su una sedia.

- Dov'è Sarah?- domanda Trent, alternando lo sguardo tra me e Kevin.

- Non è qui- risponde spiccio Kevin, voltandosi a guardarlo.

- Questo lo vedo. Ma dov'è? In una camera?- ripete avanzando di un passo.

- È fuori- dice infine Kevin, abbassando la testa e passandosi una mano sulla fronte. È stanco... quando fa quel gesto significa che non ce la fa più.

Vedo Trent spalancare gli occhi e schiudere le labbra incredulo.- Che... cosa hai detto?- 

- Non c'era più cibo, ok?!- sbotta l'altro.- Noi avevamo già fatto i nostri turni e voi no! Lei era l'unica che potesse... andare a prenderlo- conclude con un filo di voce.

Accade tutto in una frazione di secondo. Trent scatta in avanti e prende Kevin per la maglietta, lo solleva da terra e lo sbatte contro un muro.- Maledetto!- urla fuori di sé.- Lei non sapeva niente di quello che c'è là fuori!- 

Con uno strattone Kevin riesce a liberarsi dalla sua presa ferrea.- Che stai dicendo?! Non è possibile che non sapesse cosa sta succedendo!- 

- Idiota, non hai visto che aveva una benda sugli occhi?!- 

Giuro di non aver mai visto Trent in queste condizioni. Non c'è solo rabbia nella sua voce, c'è anche disperazione, come se avesse appena realizzato di aver perso la cosa più importante della sua vita.

Kevin sgrana gli occhi e, solo in quel momento, sembra capire.- Non me n'ero ricordato- sussurra abbassando la testa.

- Non te ne sei ricordato?!- grida.- Soffre di attacchi di panico, per la miseria!- 

Mio Dio, è vero. Sarah ha sempre sofferto di quei terribili attacchi di panico di cui qualche volta mi parlava. Come ho fatto a non ricordarmene?! Come ho fatto a permettere che uscisse?! Sono stata una sconsiderata.
Porto una mano sulla bocca e comincio a piangere silenziosamente.

- Ed io come facevo a saperlo?!- 

- La benda doveva farti intuire che lei non sapesse cosa c'è fuori!- Emette un ringhio frustrato e si passa una mano fra i capelli.- Chi è andato con lei? Tom o Steven?- domanda perforandolo con lo sguardo.

- Non funziona così- interviene Jessica, con una tranquillità disarmante.

- Cosa non funziona così?!- sibila Trent, voltandosi a guardarla minacciosamente.

- Non andiamo a coppie- spiega Kevin.- È da sola...- E prima ancora che termini la frase Trent gli sferra un pugno in pieno viso, facendogli voltare la testa e sanguinare il naso.

- Io ti ammazzo!- urla colpendolo di nuovo. Mi alzo in piedi, Jessica fa cadere la sedia su cui è seduta e Steven e Tom escono dalle loro camere per correre a dividerli.
Steven prende Trent per le spalle e lo tira indietro, mentre Tom aiuta Kevin a rialzarsi da terra.

- Giuro che ti ammazzo!- continua a vociare David, accecato dalla rabbia.- Se le succedesse qualcosa non ci penserò due volte a farti a pezzi con le mie mani! Basta solo un capello fuori posto e ti farò rimpiangere di essere nato!- Scuote la testa, colpisce Steven con una gomitata allo stomaco e si avventa di nuovo su Kevin, gettandolo a terra e riempiendolo di calci e pugni.
Fortunatamente Steven si riprende in fretta ed afferra ancora una volta David, bloccandogli le braccia ed allontanandolo dall'altro.

- Calmati amore!- dice Jessica.- In fondo è solo la Anderson- 

- Sta' attenta a come parli- intervengo, asciugando le lacrime col palmo della mano e fronteggiandola.

Fa spallucce.- Sinceramente non capisco tutta questa preoccupazione. A tutti è toccato di andare a prendere da mangiare, lei non è...-

- Chiudi quella boccaccia!- sbraita David, battendomi sul tempo. Jessica assume un'espressione offesa e corre a chiudersi in una camera.

Il ragazzo torna con gli occhi su Kevin e lo fulmina, nero di rabbia.- Da quanto è partita?- domanda freddamente.

- Un'ora e venti minuti circa- gli risponde passandosi una mano sulla bocca per togliere il sangue.

Trent si libera dalla presa di Steven e retrocede di qualche passo.- Ci sta mettendo troppo tempo- constata scuotendo la testa.- È successo qualcosa- 

- Il supermercato era vicino, come ha fatto a perdersi?- interviene Tom, lasciando che Kevin si sorregga da solo.

- Aveva una benda sugli occhi!- ripete David.- Come pretendi che potesse vedere quale strada stavamo facendo?! Siete un branco d'idioti!- 

- Lei è l'unica che riesca ad avvertire la presenza di quei mostri! Ha più possibilità di salvarsi di tutti noi!- gli urla contro Kevin, parandosi difronte a lui.

- E quindi hai visto bene di buttarla là fuori!- 

- Non ha rifiutato quando gliel'ho chiesto!-

- Forse sapeva di non avere scelta!- Vedo David stringere le mani a pugno talmente forte da far diventare le sue nocche bianche e pallide.
Kevin trattiene lo sguardo sul suo amico ancora per qualche istante, in silenzio, poi abbassa la testa colpevole e sospira pesantemente.

- Sei stato tu! Tu le hai detto che non aveva scelta!- lo accusa Trent, spalancando gli occhi inorridito.- L'hai mandata a morire senza che potesse scegliere!- ringhia digrignando i denti.- Maledetto schifoso!- urla prima di afferrare Kevin per il colletto e fargli sbattere la schiena contro il muro. Ma Kevin stavolta reagisce e gli sferra un pugno in faccia, liberandosi dalla stretta.
E i due cominciano così a picchiarsi e a rotolare sul pavimento, mentre Steven e Tom cercano di dividerli invano.
In quell'esatto momento sento dei passi veloci e felpati che si stanno avvicinando alla porta.

- Zitti! State fermi!- urlo battendo le mani sul tavolo.

I ragazzi si bloccano e si voltano a guardarmi, ma non li calcolo nemmeno tanto sono intenta a cercare di ascoltare i rumori che provengono da fuori.
E all'improvviso la porta si spalanca e compare Sarah sulla soglia. Gli occhi sgranati e vitrei, la bocca aperta e da cui respira a fatica, un braccio penzoloni da cui scende sangue bagnandole la mano e ricadendo sul pavimento, il corpo tremante, e una busta piena che lascia cadere a terra.

David si alza di scatto e si avvicina a lei. Si piega, le passa le braccia sotto le ginocchia, la solleva e se la porta in una camera. Senza dire niente, senza battere ciglio, senza darmi la possibilità di abbracciare la mia amica. E se c'è un motivo per cui gli permetto di farlo è che nel suo gesto leggo solo una cosa: amore.




Pov Sarah

Scuoiano le persone. Scuoiano le persone. Scuoiano le persone. 
Mangiano le interiora e disgustano la pelle. La lanciano via come se fosse buccia. E poi il sangue. Tanto sangue. Pozze, vasche, fiumi, laghi, mari di colore rosso. 
Il suo odore inconfondibile mi è entrato nel naso e nel cervello, riesco a sentirlo ovunque. 

Vengo depositata su un letto e mi raggomitolo su me stessa, continuando a tremare spasmodicamente e portandomi le mani davanti alla bocca.

Quel rosso acceso. Ovunque. Sui muri, sulle strade, sul cielo, sui miei vestiti, sulla mia pelle... dentro di me. 
Urlo terrorizzata e cerco di allontanare il sangue dal mio braccio. Non lo voglio! Non lo voglio! Non lo voglio!

- Ferma, ferma, ci sono io adesso- sussurra una voce calda, bloccandomi le mani.- È tutto finito. Sei al sicuro- 

Volto la testa e sbatto le palpebre più volte per mettere a fuoco il volto della persona che mi sta guardando. È tutto così offuscato e sbiadito. C'è rosso dappertutto... è davanti a me, è intorno al mio corpo, è nell'aria! Mi sta ricoprendo, sommergendo e soffocando! Sta per venirmi addosso! Sta per inondarmi! 
Grido spaventata e scalpito per cercare di fuggire dall'ondata di sangue che sta per investirmi.

- No, no, calma. Sarah sono io, David- Smetto di urlare e rilasso i muscoli di tutto il corpo. È David, c'è lui. Il mio David.

Torno a guardarlo e finalmente riesco a mettere a fuoco il suo viso. Sembra preoccupato, ansioso, ma al tempo stesso felice. 
Alzo il braccio illeso ed avvicino una mano al suo viso per sfiorarlo, come a volermi assicurare che lui si trovi davvero davanti a me.
Mi afferra la mano e la stringe; mi guarda intensamente negli occhi e poi avvicina la bocca al mio palmo per riempirlo di piccoli baci a fior di pelle.

- S... sei tu?- domando con la gola secca e mettendomi a sedere per arrivare con la faccia davanti alla sua.

- Sono io- afferma annuendo.- Sono qui- 

Sposto lo sguardo sul muro alla mia sinistra e ciò che vedo è una grande striscia di sangue fresco che cola fino al pavimento. 

- C'è del sangue!- esclamo liberando la mano dalla sua ed indicando la parete.- Sta gocciolando a terra! È sangue!- constato terrorizzata.

David mi afferra la testa e me la fa girare dalla sua parte. Mi perfora con gli occhi ed appoggia la fronte sulla mia.- Non c'è sangue. Non c'è. È tutto finito, adesso sei al sicuro, ok?- 

Deglutisco e con la coda dell'occhio riguardo quel muro. Adesso non c'è più niente, solo intonaco bianco.
Guardo David ed annuisco.
È tutto finito, ora c'è lui con me. Non mi succederà più nulla.

Sospira contro la mia bocca e chiude gli occhi.- Non farmi mai più una cosa simile. Potrei morirne- mormora con un tono distrutto. E lì per lì non capisco a cosa si riferisca.- Distenditi e togli il golf, vado a prendere qualcosa per pulirti le ferite- dice infine, alzandosi ed uscendo dalla camera.

Faccio come mi dice e lancio il maglione sporco di sangue a terra. Rimango a guardarlo in silenzio.
Alla mente mi torna l'immagine di quel sacco di pelle sulla strada. La vedo accostarsi più volte a quella del golf per terra e il mio cuore comincia ad aumentare i battiti. 
È come se la mia mente mi facesse vedere prima la foto dell'ammasso di pelle, poi quella del maglione, poi di nuovo quella della pelle, e così via. 
Scuoto la testa e porto le mani insanguinate tra i capelli. Mi rimbombano nella testa le urla di Bim, di quella donna, delle persone che per prime avevo visto essere state catturate... A tutti loro hanno diviso la pelle dal corpo. Li hanno spellati come se non fossero stati umani! 
Le loro non erano urla di paura, ma di dolore... E adesso vedo le loro pelli appese nella stanza, le vedo sui muri, sull'armadio, sul pavimento... ai miei piedi.

Lancio un urlo straziante e mi getto distesa sul letto per coprirmi la testa con le braccia. 
Sono ovunque e mi circondano insieme al loro sangue. 
Strizzo gli occhi ed impedisco alle lacrime di uscire, e nel frattempo continuo ad urlare e scalpitare per allontanare dai miei piedi quella pelle umana.
Non la voglio addosso, non la voglio! 
Sento il suo odore nauseante entrarmi nelle vene e scuotermi il corpo, che si ripiega su se stesso a causa di un conato.

Sporgo la testa dal letto e guardo a terra. 

- Sarah- sento dire dietro di me da David, con un tono di voce preoccupato.- Che cos'hai? Ti prego...- Non riesco a sentire l'ultima parte della sua frase che mi ritrovo a vomitare.

La prima cosa che avverto è il materasso piegarsi sotto un peso, poi delle mani corrono ai ciuffi di capelli che mi sono sfuggiti dalla crocchia e me li tirano indietro delicatamente.
Termino di rigettare i pochi succhi gastrici che mi sono rimasti nello stomaco ed immediatamente un fazzoletto viene passato sulla mia bocca per ripulirla.
Chiudo gli occhi e mi rimetto con la testa su un cuscino, respirando pesantemente come dopo una corsa.

- Ce la fai a metterti a pancia in giù?- sussurra David al mio orecchio. Non rispondo, ma eseguo la sua richiesta. 

Un panno bagnato e freddo viene passato sulla mia spalla con delicatezza. E così per altre dieci volte, provocandomi dei leggeri dolori e bruciori in tutta la zona circostante. 
Appena il panno si stacca dalla mia pelle sento che viene immerso nell'acqua. Viene strizzato e alcune goccioline ricadono nella bacinella, infine torna su di me. Adesso sul fianco che quel masso aveva colpito violentemente; e proprio a causa di quel macigno ero caduta a terra come se fossi stata un ramoscello che veniva spazzato via.
Invece quello di David è un tocco così delicato e leggero. Sembra stia mettendo una gran cura e dedizione in quello che sta facendo per me. E basta questo per farmi sciogliere e rilassare completamente.
La pezza si muove sul lato opposto, precisamente sulla parte in cui ho strisciato per terra per qualche metro dopo essere stata gettata al suolo.

- Va meglio?- sussurra vicinissimo al mio orecchio.

Annuisco e sento le sue labbra sui miei capelli e poi sul collo dove depositano un leggero bacio. Sorrido tra me e me e, per un momento, dimentico tutto ciò che ho visto fuori di casa, persino il dolore bruciante al braccio.
Il panno viene immerso di nuovo nell'acqua e poi passato sullo stesso punto per varie volte, fino a che non sento un certo sollievo nella zona appena pulita.

- Adesso tocca al braccio. Devi metterti a sedere, ce la fai?- 

Apro gli occhi con lentezza, mi stendo a pancia in su e poi, con il suo aiuto, riesco a sedermi. 
Guardo il mio avambraccio pieno di sangue incrostato e fresco e mi sento mancare improvvisamente le forze dopo un'ondata di calore che parte dalla punta della testa. 
Porto l'altra mano vicina al lungo taglio e mi mordo il labbro per non urlare.
David mi sposta verso di sé e passa delicatamente il panno sulla lacerazione. Sgrano gli occhi per il dolore e stringo ancora più forte il labbro, rompendolo e facendolo sanguinare.
Ripete lo stesso gesto più volte, fino a togliere tutto il sangue intorno alla ferita e a ripulirla esteriormente.
Quando getta il panno nella bacinella, l'acqua al suo interno si tinge subito di rosso accesso, e sposto velocemente lo sguardo per non vederlo.

- Aspettami qua, vado a prendere il disinfettante e a buttare l'acqua- dice, rimanendo però a fissarmi e non muovendosi. Alzo gli occhi su di lui, confusa, e lo guardo. Con uno scatto, di cui nemmeno mi accorgo, si avvicina e fa incontrare le nostre labbra. Lambisce dolcemente il mio labbro inferiore, privandolo del sangue che avevo fatto uscire, e poi si allontana.- Torno subito- sussurra prima di alzarsi e sparire dalla mia vista.

Stavolta resto a guardare la porta da cui è uscito con il batticuore e le mani sudate. Ma non per la paura, bensì per un altro motivo.
Mi ha baciata. Ed è stato così dolce mentre lo faceva. 
Nell'esatto momento in cui le nostre labbra sono entrate in contatto ho sentito la nube di paura dissiparsi e la mente schiarirsi. 
Non ho visto il sangue, ho visto i momenti più belli che abbiamo passato insieme. Ho visto solo noi due e niente di tutto ciò che ci circonda.
Ed ho sentito risvegliarsi tutte le emozioni che prima erano schiacciate, minimizzate e sotterrate dal terrore. 
Abbasso la testa e sorrido.

- Questo farà male, ti brucerà parecchio- sento dire da David, appena rientrato e che sventola una confezione piena di liquido verde. Sorride sghembo.- Quindi ho portato questa-  annuncia mostrandomi una nuova pezza. Si avvicina e si siede sul letto, davanti a me.- Apri la bocca e stringila fra i denti- 

Annuisco ed eseguo il suo comando, affondano i denti nel panno e preparandomi al peggio.

- Pronta?- domanda mettendo il disinfettante su un altro pezzo di stoffa.

Deglutisco e, non appena sento la porta della camera cigolare, sposto lo sguardo su coloro che stanno entrando: Kevin, che ha il volto pieno di lividi viola, e Clarice.
David si volta e li guarda impassibile, specialmente il suo amico.

- Eravamo venuti a vedere come sta- bisbiglia Clarice, avvicinandosi e chiudendo la porta. 

- Va disinfettata la ferita- spiega sbrigativamente David, gettando altro liquido sul panno.

Noto che Kevin e Clarice muovono dei passi in avanti e si sporgono per guardare il mio taglio sull'avambraccio. Entrambi fanno una smorfia di dolore non appena riescono a vederla e Kevin guarda il panno che David ha in mano.

- Non riuscirai a tenerla ferma. Le brucerà troppo- afferma sicuro.

- Allora mettiti dall'altra parte del letto e trattienila non appena comincerà a dimenarsi- ordina David, facendogli un cenno del capo.

Kevin annuisce, fa il giro del letto, e si siede alla mia destra. 
Mi sento in trappola. David sul lato sinistro, Kevin su quello destro e Clarice che mi guarda preoccupata con le mani congiunte come se stesse pregando.

- Sarah- mi chiama David, perforandomi con i suoi occhi ambrati.- Pronta?- 

Aspetto qualche secondo, poi annuisco con poca convinzione e l'attimo dopo il panno si trova su una parte del mio lungo taglio.
Spalanco gli occhi e cerco di urlare con tutto il fiato che ho nei polmoni, ma la pezza in bocca m'impedisce di liberare le urla.
Sento distintamente le gocce di disinfettante entrare nella ferita e bruciare come fuoco nelle vene. 
Sposta il panno e lo posa su un altro punto. 
Scuoto la testa, accecata dal dolore, e cerco di allontanare la sua mano, cominciando a scalciare e afferrando il suo polso con la mia.
Ma Kevin mi afferra la mano e la preme contro il materasso, impedendomi di muoverla.

- Falla distendere, falla distendere- quasi urla David, appena provo a ritirare il braccio dalle sue mani.

Clarice mi spinge le spalle sul letto e mi tiene ferma, immobile. Punto gli occhi su David e vedo che ha posto la pezza sotto il mio avambraccio, togliendola dalla ferita. Poi con l'altra mano afferra in disinfettante, svita il tappo e punta la bocca della confezione sopra il mio taglio. In quel momento capisco cosa voglia fare. 

Comincio a dimenarmi e a cercare di liberarmi, impaurita. Kevin si alza in piedi, appoggia un ginocchio sul letto e mi tiene saldamente ferma con entrambe la mani. Clarice, invece, aumenta la pressione sulle mie spalle.
Una grande quantità di liquido ricade lungo tutto il mio squarcio e m'immobilizzo istantaneamente per lo shock. Poi, non appena un dolore bruciante e acuto si diffonde per tutto il braccio, sgrano ancor di più gli occhi, comincio a piangere e a provare a divincolarmi dalle mani di tutti.
Grido contro il panno e ci affondo i denti con disperazione, provocando un fischio nelle mie orecchie. Tremo per un istante e butto la testa all'indietro in un inutile tentativo di allontanare il dolore. 

- Qualcuno mi porti una garza, un panno, qualcosa!- ordina David sbrigativo.

Le mani di Clarice sulle mie spalle si allontanano ed in quel momento ne approfitto per provare a ritirare il braccio da David. Ma lui se ne accorge in anticipo e m'immobilizza anche l'altra mano sul materasso.

- Resisti Sarah, resisti- sussurra stringendo le mie dita nelle sue. Chiudo gli occhi e cerco di non focalizzarmi sull'intenso bruciore al braccio. Il che è quasi impossibile.

- Ho trovate delle garze e anche un fermaglio- sento dire a Clarice che corre tutta trafelata verso di me. Srotola il tessuto e lo appoggia sulla ferita, poi lo passa sopra e sotto al mio avambraccio con delicatezza, mummificandomelo, e dopo qualche minuto blocca il bendaggio col fermaglio.

Sento il bruciore attenuarsi in parte e libero un sospiro stremato che s'imbatte contro la pezza che ho ancora in bocca. Kevin me la toglie e la lancia per terra.

- Come va? Meglio?- mi domanda David, scrutandomi con apprensione.

Annuisco sfinita.- Fa sempre male, ma un po' meno di prima- 

- Credo debba dormire- sussurra Clarice, spostandomi dei ciuffi dal viso.- È bianca come un cadavere e le si chiudono gli occhi-

Mi si chiudono gli occhi? Davvero? Non me ne ero accorta. Anche se... in effetti adesso è tutto così buio e lontano...

- Va bene. Voi andate, io rimango qua- 

Dopo qualche secondo sento una porta chiudersi ed apro gli occhi a fatica. David si alza dal letto e va verso il mobile di legno attaccato al muro. Estrae una maglietta bianca a mezze maniche dal primo cassetto e torna da me.

- Ah, sei sveglia. Pensavo ti fossi addormentata di schianto- Sorride ed appoggia un ginocchio sul materasso, inclinandolo leggermente.

- No, ancora no. Però ho sonno- mormorò stropicciando un occhio con la mano del braccio sano. Mi metto a sedere ed alzo la testa per guardarlo.- Devo metterla?- domando indicando la maglietta fra le sue mani.

Annuisce e me la passa sopra la testa, facendola scendere sulle spalle. Mi aiuta a infilare nella manica il braccio fasciato e poi la fa ricadere sui fianchi. E noto immediatamente che mi sta enorme. 

- Ti conviene levare anche i pantaloni, sono sporchi- annuncia, arrivando con le mani alla mia cerniera.

Apre il bottone e poi abbassa la zip lentamente. Il mio cuore comincia a battere come impazzito ed abbasso la testa imbarazzata per osservare le sue mani che si sono fermate sulle mie cosce.

- Distenditi ed alza il sedere- dice all'improvviso, facendo un cenno del capo.

Obbedisco e non appena sollevo il sedere mi sfila i pantaloni con cautela, lasciandoli scivolare verso il basso e privandomene con un ultimo colpo secco. Li getta sul cassettone alle sue spalle e poi porta gli occhi nei miei.
Restiamo a fissarci in silenzio. E solo in quel momento mi rendo conto di quanto mi fossero mancati i nostri sguardi, quelli in cui ci perdiamo l'uno negli occhi dell'altra e il tempo si ferma. 

- Adesso dormi, hai bisogno di riposare- spezza il silenzio lui, ridestandomi dai miei pensieri.

M'infilo sotto la pesante coperta e mi giro su un fianco, sospirando stremata. 
Chiudo gli occhi e, dopo qualche secondo di silenzio, sento i passi di David farsi sempre più vicini. 
Si siede sul letto e sfila qualcosa... sembrano scarpe a giudicare dai rumori; poi le lancia sul pavimento e solleva la coperta per distendersi al di sotto, accanto a me.

- Ehi- sussurro sorridendo felice.

- Ehi- ripete sistemandosi il cuscino sotto la testa. Si gira su un fianco e mi passa un braccio attorno alla vita per attirarmi a sé, poi mi circonda anche con l'altro e in poco tempo mi ritrovo abbracciata a lui.
Poso la fronte contro il suo petto e le sue labbra mi lasciano un piccolo bacio sui capelli. Ma prima ancora che io possa dirgli qualcosa o rispondere al suo bacio con un altro, cado addormentata in un sonno profondo e privo di sogni.











Angolo dell'autrice:

Buonasera a tutti!
Allora, capitolo importante, molto. Per due motivi fondamentali: 
- Innanzitutto abbiamo scoperto che cosa combinano questi mostri, ed è terribile, rivoltante, disgustoso. 
- Secondo... Non so se avete notato il cambiamento del comportamento di David... c'è una netta differenza da quando esce tutto annoiato, e sfacciatamente, dalla stanza con Jessica e  quando mano a mano apprende che Sarah non c'è. Per poi infine ritrovarla. Il suo atteggiamento cambia radicalmente. Che cosa vorrà dire? Presa di coscienza? E se sì, di cosa? Chissà, ahahahahah.
Potrei condurre Mistero ahahahah XD
Spero che il capitolo vi sia piaciuto :) Grazie mille per tutte le stupende recensioni che mi avete lasciato!!!! Vi adorooooooo!
Alla settimana prossima! ;) Anzi no, a domenica!
Un bacione enorme a tuuuuutti!

Ps: la canzone di Sarah è "Just a dream" cantata da Sam Tsui.

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Capitolo 24
*** Svolta ***


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Svolta












A svegliarmi sono delle voci che provengono da fuori la stanza in cui mi trovo. Sbatto le palpebre un paio di volte ed infine apro gli occhi per guardarmi attorno.
Non c'è nessuno, nemmeno David.
La camera è vuota ed avvolta nella penombra per via delle lunghe tende sulle finestre.

Mi sollevo a sedere e porto gli occhi sul mio avambraccio fasciato che sento ancora bruciare, anche se in maniera più fievole. Provo a stringere la mano a pugno e subito avverto una forte scarica di dolore risalirmi fino alla ferita.
Sussulto e mi mordo un labbro per contenere un gemito di sofferenza.

Improvvisamente sento un corpo sbattere contro la porta della mia camera ed alzo la testa stranita. 

- Dai David, so che lo vuoi. Lo abbiamo già fatto un'infinità di volte- sussurra suadente Jessica. 

Il mio cuore perde qualche battito e i ricordi del giorno prima riemergono prepotenti nella mia mente. David e Jessica si erano chiusi in quella stanza... e di sicuro non per giocare a carte o per parlare come vecchi amici. Loro hanno...

- Spostati Jessica- risponde scocciato David.- Mi stai addosso- 

- Vuoi forse farmi credere che la cosa t'infastidisce?- domanda l'altra, ridacchiando come una scema insopportabile e priva di cervello.

- No, non te lo voglio far credere. M'infastidisce e basta-

- Sei strano- constata l'oca, con un tono pensieroso.- È da ieri che ti comporti in un modo... sì strano-

- Vai da Tom, magari lui ti accontenta- conclude David annoiato, e abbassando la maniglia. Nel giro di pochi secondi i miei occhi corrono ai suoi e ci rimangono incollati.

- Oh, ti sei svegliata- esclama sorridendo e chiudendo la porta alle sue spalle.- Hai dormito un sacco di ore- 

- Davvero?- domando stupita. Porto una mano sulla fronte ed aggrotto le sopracciglia.- In effetti mi sento piuttosto intontita. Che ore sono?- 

- Le sei del pomeriggio. Dormi da più di ventiquattr'ore- 

- Oh- è tutto ciò che riesco a dire, sorpresa di me stessa. Giuro di non aver mai dormito tanto in vita mia. È decisamente la prima volta che mi succede una cosa simile. 

Sposto le coperte e scendo dal letto con cautela, appoggiando i piedi sul freddo pavimento e cercando di non farmi cogliere da qualche capogiro.

- Hai freddo?- mi chiede David, avvicinandosi ed esaminando il mio viso. 

Scuoto la testa e sorrido.- No, per ora no. Devo solo andare in bagno- 

- Ok, te lo concedo- ironizza facendo un cenno del capo verso la porta.

Rido ed esco velocemente di camera. Nella sala non c'è nessuno, probabilmente sono tutti nelle loro stanze, e suppongo che Clarice sia con Kevin. Credo sia nato qualcosa fra loro... ma forse mi sbaglio. 
Corro nel bagno e, dopo essermi liberata della pipì, dò un'occhiata al mio riflesso nello specchio. Sono pallida... molto pallida, e credo che sia tutto dovuto al sangue che ho perso ieri. I capelli li ho ancora raccolti nella crocchia, o meglio, in quel che ne rimane. 
Decido di scioglierli e legarli in una grossa treccia che mi fluisce sulla spalla, mentre alcuni ciuffi più corti sfuggono e ricadono morbidi sul viso.
La porta si apre con uno scatto e sobbalzo impaurita.

- Ah, ci sei tu- dice scocciata Jessica, squadrandomi da capo a piedi per una decina di volte. Cos'ha da squadrare lo sa solo lei...

- Esco subito- mi affretto a dire, chiudendo l'elastico intorno ai capelli.

Non appena mi rendo conto che l'oca è entrata ed ha chiuso persino la porta capisco che non solo è scema, ma anche sorda. 

- Sai, ieri hai fatto prendere un bel colpo a David- comincia, incrociando le braccia al petto ed appoggiandosi con le spalle al muro.

Mi volto a guardarla confusa. Il punto della questione è solo uno: dove vuole arrivare? 

- Avresti dovuto dirglielo che saresti uscita a farti una passeggiata- continua. Poi improvvisamente si porta una mano davanti alla bocca e mi guarda con finto dispiacere.- Ah è vero, ma non potevi perché lui in quel momento era a letto con me, che sciocca che sono- Ridacchia e scuote la testa, mentre in me sorge il malsano desiderio di strapparle tutti i capelli.- Il nostro amplesso è stato talmente bello ed intenso che si era persino scordato di te- 

- Smettila Jessica- sibilo abbassando la testa e spostando lo sguardo sul pavimento. Ad ogni sua parola sento il cuore sanguinare e rompersi in pezzi.

- È normale che ti dia fastidio sentire certe cose- Fa spallucce.- Del resto quando è entrato in camera mia aveva un urgente bisogno di fare del vero sesso. Mi ha detto che tu non ti decidevi a dargliela- 

Sgrano gli occhi e li punto su di lei.- David non direbbe mai una cosa simile- 

- Credi? Be' allora non lo conosci- 

- Smettila, ti stai inventando un sacco di balle- sbotto innervosita.

Sorride melliflua e fa un passo avanti.- La verità fa male, specialmente quando si è accecati dall'amore per una persona che non ci corrisponde, non è vero?- 

- E tu come...-

- È evidente- risponde scrollando le spalle ed assumendo un'espressione da sapiente.- Me ne sono accorta immediatamente, dal primo momento in cui hai messo piede in questa casa- Sospira fintamente affranta e posa una mano sulla mia spalla.- Mi dispiace che anche tu sia caduta ai suoi piedi, e mi dispiace dirtelo ma... per David non sei nulla. Sei stata solo un passatempo- 

Rimango a guardarla con una disperata voglia di piangere, ma preferirei tagliarmi le dita delle mani piuttosto che cedere davanti a lei. E quindi, mostrando un pieno controllo della situazione, non replico alla sua frase, esco dal bagno e torno in camera. 

- Ce ne hai messo di tempo- esclama David, venendomi incontro.- Cominciavo a temere di doverti tirare fuori con la forza- Sorride e mi passa le mani sulle braccia, ma lo scanso malamente e lo supero per rimettermi sotto le coperte.

- Ehi- ribatte afferrandomi una mano e facendomi girare verso di sé.

- Non mi toccare- ringhio tra i denti, alzando lo sguardo su di lui.

Solleva un sopracciglio e mi guarda come se fossi impazzita.- Sei per caso cascata e hai battuto la testa?- 

- Smettila anche tu!- sbraito cercando di riprendere possesso della mia mano, inutilmente.- Vi piace così tanto prendervi gioco di me?!- 

- Ma di che parli?- 

- Tu e quella...- non mi viene la parola e mi blocco ancor più innervosita. Ci sarebbero talmente tanti modi per chiamarla che non me ne viene in mente nemmeno uno. 

Subito il suo volto si scurisce ed aumenta la presa sulla mia mano.- Che ti ha detto?- 

- Quello che sai già, e comunque non m'interessa- taglio corto sbrigativamente, spostando lo sguardo sul pavimento.

- Ah già, perché a te piace quel... Timothy- sputa con rabbia.- E comunque hai ragione, non ti deve interessare- 

Alzo gli occhi su di lui, allibita.- Quindi tu dai pienamente ragione a quella gallina che mi viene a raccontare tutto quello che avete fatto mentre io ero fuori!- 

- Non si chiama gallina- 

- La difendi pure?!- sbotto incredula. Sento che la rabbia sta per diventare incontrollabile e che tra poco mi metterò a piangere per la frustrazione. 

Fa spallucce e mi lascia la mano per incrociare le braccia al petto.- Non posso?- 

- Oh no, tienitela pure stretta- dico mostrando una smorfia d'indifferenza.- E visto che ci sei fammi la cortesia di dire alla tua ragazza di non venirmi a raccontare i particolari dei vostri incontri sotto le coperte- 

Sorride divertito e scuote la testa.- Perché? T'infastidiscono?- 

- Mah, non so, fai un po' te. Se vuoi io posso venirti a raccontare i particolari di ciò che faccio con...-

- Con nessuno- m'interrompe avvicinandosi pericolosamente al mio viso e trafiggendomi con lo sguardo.

- Certo, perché solo tu puoi divertirti con chi ti pare- 

- Io non mi diverto con nessuno- 

- Oh- esclamo stupita.- Entrambi andiamo con questo nessuno, chissà se è lo stesso- 

- Vuoi fare dell'ironia?- sibila sempre più innervosito.

Scrollo le spalle.- Ce n'è fin troppa in questa ridicola situazione, preferirei non aggiungerne- 

- Vorrei tanto sapere cosa ci trovi di divertente- Fa un gesto della mano.- Illuminami- 

- Be', innanzitutto io vado in bagno tutta tranquilla e all'improvviso mi spunta fuori la tua ragazza fantasma che attacca a raccontarmi di quello che avete fatto ieri, e non solo...-

- Che cos'altro ti ha detto?- insiste irrigidendo la mascella.

Punto gli occhi nei suoi e taccio per vari secondi.- Quello che hai detto su di me- affermo infine, con un filo di voce.

- Non so di cosa tu stia parlando- ammette retrocedendo di alcuni passi fino ad arrivare con la schiena al muro.

- Chiedilo alla tua ragazza- taglio corto con un'alzata di spalle.

- Smettila di chiamarla così- 

- È offensivo anche questo?- domando a presa in giro.- Posso proporre altri epiteti, ma non credo approveresti- 

- Non è la mia ragazza, punto- risponde freddamente e perforandomi con lo sguardo.

- Dovresti dirlo a lei, non a me- Ricambio il suo sguardo.- Del resto è lei che te la dà, giusto?- 

- Che stai dicendo?- chiede confuso e riducendo gli occhi a due fessure.

- Lo sai benissimo cosa sto dicendo. È un'altra piccola informazione che mi ha fornito la tua... boh, non so nemmeno come chiamarla a questo punto- Scrollo le spalle.- Comunque noto con piacere che prima di passare all'azione avete avuto anche il tempo di confidarvi i segreti- Batto le mani.- Che dolci che siete- 

- Il sangue che hai perso veniva tutto dal cervello- commenta derisorio.

- Smettila di fare il finto tonto!- sbraito furiosa.- La tua amichetta mi ha raccontato tutto quello che le hai detto sul mio conto, almeno abbi la decenza di ammetterlo!- 

- Che cosa dovrei ammettere se non è vero assolutamente nulla?!- sbotta muovendo dei passi veloci verso di me.  

- Quindi vorresti negare che ci sei andato a letto?!- urlo gesticolando come un'ossessa.

- Ma che te ne frega, si può sapere?!- 

- Nulla, non me ne frega nulla- sussurro abbassando la testa.

- Ecco brava, tu preoccupati di Timothy e di chi si fa lui- insinua con cattiveria. E a quel punto, con gli occhi colmi di lacrime, gli mollo uno schiaffo in pieno viso.

Mi osserva sorpreso e retrocedo di qualche passo.- Sei uno stupido, non capisci niente- Le lacrime cominciano a scendere silenziose e inesorabili.- Dal giorno in cui mi hai fatto quella domanda... da cosa si capisce se si è innamorati... io ti ho detto che lo sapevo... ma prima non ti ho mai mentito, perché era vero che non ero mai stata innamorata- Scuoto la testa.- Ho scoperto dopo che cosa significasse amare qualcuno, e Timothy non... lui... lui non esiste dannazione!- urlo frustrata.- Come hai fatto a non capirlo?! Come hai fatto a non vederlo?! Sei sempre stato tu quel Timothy!- 

Abbasso la testa per evitare i suoi occhi e cala il silenzio.
Non ho nemmeno il tempo di pensare alla pazzia che ho appena commesso che mi ritrovo con la schiena attaccata all'armadio e David addosso.

- Ripetilo, ripetilo- sussurra passando la punta del naso sul mio collo.- Ho bisogno di sentirtelo ridire, ti prego- 

- Io...- Ho il cuore che batte all'impazzata e il sangue che pulsa in ogni parte del corpo. Che sta succedendo?- Io... sono innamorata di te- ammetto in un soffio, sgranando gli occhi non appena mi rendo conto della confessione che ho appena fatto.

Sorride sul mio collo e ci deposita un piccolo bacio capace di farmi sciogliere.
Ma poi mi tornano alla mente le parole di Jessica e lo allontano disgustata.  

- Questo non significa nulla comunque...-

- Forse per te- m'interrompe sorridendo sghembo.

- Tu sei andato a letto con quella- gli ricordo infervorata.

- Non ci ho fatto nulla- mormora avvicinandosi di nuovo ed appoggiando le mani sui miei fianchi.- Non ci sono riuscito, anche se lo volevo- 

- C... cosa? E me lo dici pure?- domando sconvolta.

Abbassa gli occhi sulla mia bocca.- Volevo trovare qualcuna con cui fare sesso per levarti dalla testa- Li riporta nei miei e tutto quello che ci leggo è sincerità.- Non c'è un solo pensiero di cui tu non sia diventata la protagonista indiscussa. Questa cosa mi stava facendo impazzire. Quando ho visto Jessica ho pensato che avrei potuto provarci- Appoggia il suo petto contro il mio e dirige la bocca verso il mio orecchio.- Ma non ci sono riuscito- sussurra in un soffio.- Perché non è lei che voglio- Sfiora con le labbra il mio lobo ed inspira profondamente.- Non voglio nessuna- afferma riportando gli occhi nei miei.- Solo te-  

Ed all'ultima sua parola mi si ferma il cuore. 
Che ha detto? Non... non capisco più se questo è un sogno oppure se si tratta della realtà. Vuole... vuole solo me. Quindi che vuol dire? In che senso? 
Sento le palpitazioni e una grande vampata di calore diffondersi in tutto il mio corpo, dalla punta dei piedi alla punta della testa.

- E... c... che vuol dire? Sei come al solito enigmatico- bisbiglio guardandolo di sottecchi per l'imbarazzo.

Sorride e prende la mia treccia in una mano per rigirarsela tra le dita.- Significa che ho bisogno solo di te- Avvicina le labbra al mio collo e comincia a disegnare una via immaginaria il cui cemento è fatto di baci.- Le altre non esistono- conclude arrivando con la bocca sulla mia.

- Quindi tu... non è vero che sei andato con Jessica?- domando col fiato corto, pur non avendo mosso un dito.

Scuote la testa.- No, non ci ho fatto niente- 

Sorrido felice e radiosa e gli passo le braccia intorno al collo.

- E quindi tu mi ami- spara divertito, guardandomi con una luce maliziosa negli occhi.

- Posso sempre ritirare tutto- lo minaccio stizzita.

- Non lo farai- 

- E perché?-

- Perché non te lo permetterei- confessa calando le mani sulla mia schiena ed attirandomi maggiormente a sé, poi sorride.- È la prima dichiarazione che non rifiuto. Ritieniti onorata- 

- Avresti potuto anche rifiutarmi- butto là, facendo spallucce.

- Ma non ne avrei avuto motivo- Appoggia la fronte sulla mia e fa strusciare le punte dei nostri nasi.- Perché adesso sei finalmente mia. Solo mia. Ufficialmente-

Scuoto la testa e sorrido beffarda.- Eh no mio caro, dalla tua bocca non sono uscite le paroline magiche- 

- Di che parli?- domanda tirando indietro la testa e corrugando la fronte.

- Be' io te l'ho detto esplicitamente ciò che provo per te- dico giocherellando con le dita.- Tu ancora no- 

- Vuoi che ti dica...- lascia la frase in sospeso ed annuisco convulsamente con gli occhi che brillano.

- Scordatelo- taglia corto, freddandomi peggio di un secchio d'acqua ghiacciata lanciato addosso.- Non ci penso nemmeno- Sposta lo sguardo di lato e si allontana di un passo 
per incrociare le braccia al petto. 

- Oh, il grande e magnifico Trent che si vergogna di pronunciare poche paroline- lo canzono, col solo intento d'intaccare il suo smisurato orgoglio. Prima o poi cederà, ne sono sicura. Il punto è quello di condurlo all'esasperazione e fargli sputare il rospo.

- Non attacca- 

- Chi l'avrebbe mai detto che in realtà Trent il magnifico è un timidone!- 

- Finiscila-

- Ma guarda che lato cuccioloso che nasconde! E pensare che non avrei mai immaginato di...-

Mi rispinge velocemente contro l'armadio e mi blocca le mani sopra la testa. Punta gli occhi nei miei e mi perfora col suo intenso sguardo.- Sei assillante- è la prima cosa che dice.

- E figurati che posso anche continuare- ironizzo ridacchiando.

- Non ne dubito- 

- Sbaglio o invece di sentire le paroline magiche ho sentito solo un "sei assillante"?- domando sollevando un sopracciglio. 

- Non dirò mai quella cosa stucchevole e da diabete- afferma convinto e facendo una smorfia di puro disgusto. Neanche gli avessi chiesto di mangiare un lombrico vivo!

Non mi resta che ripartire all'attacco.- Come sei tenero quando fai il timido! Posso stropicciarti le guance?- 

- No- risponde secco.- Tieni le mani a posto- 

- Da come me le stai tenendo mi è difficile perfino muovere le dita-

Sorride sghembo ed avvicina il viso al mio.- Mi piace avere la situazione in pugno- 

- Stai tergiversando- noto assumendo un'espressione altezzosa.- Ma sono troppo astuta per cascarci- 

Sbuffa ed alza gli occhi al soffitto.- Sei troppo assillante, non astuta- 

- Punti di vista- affermo con nonchalance.

- È la verità-

- Non credo proprio-

- L'orgoglio è una brutta bestia-

- Parli tu-

- Me lo posso permettere-

- Non direi- 

- Punti di vista- 

- È inutile che rigiri la frittata- 

- Ti amo-

- Con me non attacca nemmeno questo, sono troppo fur...- Sgrano gli occhi e rielaboro ciò che ho appena udito. Improvvisamente il cuore comincia la sua maratona e la bocca mi trema.- C... che... co... cosa?- balbetto intontita.

Fa spallucce.- Ti dico solo che adesso ho il diabete- 

- L'hai detto- noto stralunata ed aprendomi in un sorriso da orecchio a orecchio.

- Per la prima ed ultima volta- aggiunge con una smorfia.- Non succederà mai più, quindi fattelo bastare e avanzare- 

Rido felice e libero le mani per portarle sui suoi fianchi.- E allora perché l'hai detto?- 

Sorride e fa un passo avanti.- Secondo te?- 

- Davvero mi ami?- domando con apprensione.- Non è uno scherzo, vero?- 

- Se fosse uno scherzo non sarei qui con te adesso, ma di là con Jessica- Strofina la sua guancia contro la mia e il respiro mi si mozza istantaneamente.- A fare ciò che vorrei fare con te- Deposita un bacio sul mio collo e risale con la punta del naso.- E poi non ti starei così incollato, non ti avrei detto... quello e non morirei dalla voglia di baciarti- Sfrega le labbra contro le mie e chiudo gli occhi ammaliata.- In ogni momento del giorno, in ogni momento della notte. Sempre- sussurra facendo, finalmente, combaciare le nostre bocche.

Rispondo lentamente al bacio, beandomi della sua dolcezza e gustandomi il suo sapore. Poi insinuo una mano fra i suoi capelli e lo attiro maggiormente a me, mentre le sue dita navigano fino al mio viso e mi sollevano il mento.

Ha detto che mi ama. Lo ha confessato. Mi sembra tutto così inverosimile, non riesco ancora a crederci. Se ne avessi il coraggio andrei da Jessica e le stamperei un bacio sulla guancia per poi abbracciarla e ringraziarla di tutte le cattiverie e bugie che ha raccontato. Probabilmente mi prenderebbe per pazza... ma in fondo è merito suo se adesso io e David ci siamo confessati. Lui mi ama! 
Oh mammina, ho ancora le palpitazioni.

- D... David- lo chiamo scollando le nostre labbra. Punto gli occhi nei suoi e poi li riabbasso imbarazzata.

- Che c'è?- chiede cercando il mio sguardo.

- Tu... cioè... Jessica ha detto che... come dire...- Torturo le mie dita e mi mordo un labbro.- Ehm... che tu avevi bisogno di... cioè... capito?- 

Alzo gli occhi su di lui e me lo ritrovo che sorride divertito.- Che avevo bisogno di fare sesso?- 

Annuisco e volto la testa di lato per osservare il cassettone che improvvisamente è diventato molto interessante. Ha proprio un bel colore: marrone scuro, lucido e intarsiato. Un mobile di spicco, eh, non c'è che dire.

Sento le sue labbra sul viso e m'immobilizzo come una statua. In questo momento l'unica parte di me che si muove è il cuore.

- È vero, ma lo voglio fare con te- mormora schiudendo le labbra e dandomi un bacio sulla tempia.- Ma non oggi, e nemmeno domani. Prima ti devi riprendere. Intanto mi basta sapere che sei mia- 

Volto la testa e punto gli occhi nei suoi.- Ricorda che anche tu sei mio, e se solo osi dimenticarlo giuro che ti farò a pezzi con le mie mani-

- Non puoi dirlo così- sussurra sorridendo malizioso.

- Perché?- 

- Perché mi fai venire voglia di prenderti qui, adesso- 

Il mio cuore martella ancora di più contro il petto e poi si ferma per un secondo, prima di ripartire la sua folle corsa.

Gli tiro un pugno sul petto e sposto la testa di lato per nascondere l'imbarazzo.- Sei davvero un maniaco- affermo convinta.

Ride ed afferra la mia mano chiusa a pugno per aprirla e giocare con le dita.- Pensavo di poter dire certe cose alla mia ragazza- 

Nuovo sussulto del cuore. Porto lo sguardo sui suoi occhi e sorrido come un'ebete.- Sì, ma la tua schiettezza a volte è destabilizzante- 

Fa spallucce e sorride beffardo.- Un'altra mia dote, che ci vuoi fare. Ti ci dovrai abituare- 

Stiro le labbra in un sorriso divertito e mi alzo sulle punte per baciarlo.
Porta prontamente le mani sul mio sedere e mi solleva da terra, bloccandomi tra il suo corpo e l'armadio alle mie spalle. Incrocio le gambe nude intorno ai suoi fianchi e gli stringo le braccia al collo.
La sua lingua s'insinua nella mia bocca ed inclino leggermente la testa per permettergli di giocare con la mia; e l'attimo dopo decido d'introdurre una mano nel colletto della sua maglietta, per toccargli la schiena con lenti movimenti. 
I muscoli sotto i miei polpastrelli si tendono come corde di violino e mi fa scivolare verso il basso per mettere in contatto i nostri bacini. Rilascio un flebile gemito sulla sua bocca e lo sento fremere per un istante. 

- David, posso entrare? O Sarah sta ancora dormendo?- domanda Clarice, bussando lievemente alla porta.

- Dio- ringhia il sopracitato, sulle mie labbra.- Sempre qualcuno tra le scatole- 

- Non osare dire una cosa simile, è Clarice- lo riprendo, fulminandolo con lo sguardo.- E ora fammi scendere- ordino abbassando la testa per guardare a terra.

- No- 

Alzo di colpo gli occhi sui suoi e noto che sorride beffardo.- Invece sì- ribatto risoluta.

- Vuoi scommettere?- domanda sollevando un sopracciglio con fare provocatorio. Ecco, in questo momento vorrei prenderlo a schiaffi e contemporaneamente riempirlo di baci. Si può essere più incoerenti?! 

- Clarice sta aspettando, almeno rispondile- sbraito scuotendo la testa disperata.

- David? Ci sei?- chiede ancora la mia amica. 

- Arrivo Clar!- urlo al posto dello scemo che mi sta tenendo prigioniera e che sembra parecchio divertito da ciò che ho appena detto.

- Vorrei tanto sapere come ci arriverai fino alla porta- commenta infatti.

- Mi ci porterai tu, ovvio- Tiro una leggera tallonata contro la sua schiena e sorrido vittoriosa.- Forza cavallino, galoppa- Stendo un braccio ed indico la porta.- Clar stiamo arrivando!- 

Ridacchia e mi stacca dall'armadio per muovere dei passi nella giusta direzione.- Lo faccio solo perché mi fa pena vedere un'impedita del tuo calibro- 

- Che non sarebbe impedita se non ci fosse nessuno che le impedisse di arrivare alla porta coi suoi piedi- preciso stizzita.

- Lo saresti comunque, fidati- 

- Vuoi fare a botte?- 

Sorride sghembo.- Non ti conviene, metterebbe ancora più un luce il tuo essere impedita- 

- Vuoi fare a botte- constato appoggiando le mani sulle sue spalle per non rovesciarmi all'indietro.

Apro la porta e Clarice rimane a bocca aperta. Al suo posto avrei avuto la medesima reazione sperduta e disorientata. Insomma, non è normale vedere una persona che apre la porta in collo ad un'altra. E se poi quest'altra persona si chiama David Trent è ancora più anormale.

- Scusa Clar, ti abbiamo fatta aspettare- dico schiarendomi la voce per l'imbarazzo.

- Non ti preoccupare, piuttosto come stai?- domanda aprendosi in un sorriso da parte a parte. Un sorriso che non riesco a decifrare e che significa una marea di cose.

- Meglio, la ferita mi brucia ancora un po', ma comunque posso dire di star bene. Con la garza sopra non sento praticamente nulla- 

- Oh, sono contenta! Ci hai fatti stare tutti in pensiero, persino Kevin- Sposta lo sguardo su David e gli fa un cenno del capo verso la sala.- Dovresti andare a parlargli, dice che dovete trovare un modo per eliminare quei mostri il prima possibile- 

David annuisce serio.- Ok, ora vado- 

La mia amica sorride e mi lancia un ultimo sguardo, mimando un "dobbiamo parlare, preparati", poi mi strizza l'occhio e richiude la porta. 
Oh mio Dio, adesso mi farà il terzo grado! Anche se potrei approfittarne per chiederle qualcosa sulla sua presunta relazione con Kevin... la cosa potrebbe volgere a mio favore in effetti.

Abbasso la testa e guardo David che se n'è rimasto in silenzio e scuro in volto.

- Che hai?- domando appoggiando una mano sulla sua guancia.

- Nulla- risponde secco; segno inequivocabile che è nervoso.

- Che è successo tra te e Kevin?- ritento.- Avete litigato?- 

- No, ci siamo solo presi a botte... o meglio, io l'ho preso a botte- 

- Solo?- esclamo sbarrando gli occhi.- Perché poi? Siete migliori amici- 

- Eravamo migliori amici- mi corregge velocemente, alzando gli occhi su di me.- Devo andare- 

Annuisco e sento che mi sta lentamente facendo scivolare coi piedi per terra. E nel farlo mi solleva il maglietta-vestito-pigiama che indosso, sfiorandomi volontariamente la pelle della schiena.
Rabbrividisco ed appoggio le mani sul suo petto.

- Sappi che la cosa non finisce qua, dopo mi racconti tutto- dico sorridendo vittoriosa.- Non so se ti ho mai detto che ottengo sempre ciò che voglio- 

- Me ne sono accorto da un pezzo- ammette sghignazzando ed avvicinando il suo viso al mio.- E non sei l'unica- sussurra prima di baciarmi dolcemente.

- In effetti anche tu lotti duro per ottenere ciò che vuoi- mormoro divertita, dopo poco.

Sorride e passa la punta della lingua sul mio labbro inferiore.- Quindi guerra ad armi pari- 

- Come sempre- aggiungo ritappandogli la bocca con la mia.

Qualche secondo dopo ci allontaniamo per riprendere fiato e mi sposta un ciuffo di capelli dietro l'orecchio.- Vado- dichiara annoiato, poi apre la porta ed esce.







Clarice entra poco dopo e mi afferra per le spalle, sorridendo malvagia.
Ecco che arriva il terzo grado. 

- Dimmi tutto, dall'inizio, e coi particolari- pronuncia strizzando l'occhio.- Se tralascerai qualcosa te la farò pagare-

- Oh- è tutto ciò che riesco a dire, scossa dalla sua minaccia.- D'accordo- 

Mi fa segno di sedermi sul letto ed obbedisco. Quando Clarice si mette qualcosa in testa è meglio non obiettare. Potrebbe diventare più aggressiva di un rinoceronte in corsa.
Si accomoda davanti a me ed incrocia le mani.- Preferisci che ti faccia delle domande o vuoi raccontare tutto senza interruzioni?- 

- Meglio le domande- rispondo risoluta. So già che, come minimo, se dovessi fare da sola non saprei da dove iniziare. 

- Perfetto. Allora, partiamo dalla prima: che cosa vi siete detti?- 

- È una domanda troppo generica!- mi lamento prendendo la treccia tra le mani sudate e cominciando a giocarci. Tipico gesto di quando sono nervosa, e imbarazzata.

- Ok ok, allora... state insieme ora?- domanda aprendosi in un sorriso malizioso.

- Ehm... io credo... cioè, sì- 

- Come lo credi?- ribatte scandalizzata.- Gli hai confessato di amarlo?- 

- Sì- dico flebilmente. Oddio mi sta battendo il cuore alla velocità di ottocento chilometri orari. È incredibile come il solo ripensare a ciò che ci siamo confessati mi faccia sciogliere ed andare in brodo di giuggiole.

- E lui che ti ha detto? Immagino una risposta positiva- 

Annuisco ed abbasso la testa imbarazzata.- Mi ha detto...- Il cuore perde un battito e le farfalle svolazzano agitate nello stomaco.- Che mi ama- concludo sorridendo come una scema.

- Oddio!- urla Clarice, coprendosi la bocca con le mani e ritirandosi indietro con la schiena.- Non posso crederci! Cioè, sapevo che lui ti ama, ma non pensavo che sarebbe arrivato a dirtelo esplicitamente- Si riavvicina e lascia cadere le braccia.- Voglio dire... parliamo di Trent, non di uno qualsiasi- 

- Ha sconvolto pure me quando gliel'ho sentito dire. Credimi- 

- Ti credo eccome! Questo significa solo una cosa...- sussurra portandosi una mano sotto al mento.

Alzo gli occhi su di lei, confusa e curiosa.- Cosa?- 
Quando Clarice fa queste precisazioni c'è sempre un qualcosa di sconvolgente sotto.

Mi osserva per qualche istante senza battere ciglio, poi sospira.- Ragiona. Insomma, David cambia le ragazze come i fazzoletti. Le usa e poi le getta via. E soprattutto non ha mai avuto legami seri con nessuna- 

- Dove vuoi arrivare Clar?- domando con sospetto. Ripensare a tutte le conquiste di David non è certo piacevole, anzi, mi sta scatenando un istinto omicida fuori dal comune.

- Voglio dire che... Cavolo! Ti ha detto che ti ama! Ma ti rendi conto? Nella sua vita non avrà mai sprecato quelle poche parole per nessuna, eppure lo ha fatto per te. Immagino che si sia sforzato parecchio per dirtele... non è proprio tra i suoi hobby- 

Ridacchio e mi dondolo sul posto.- Ha detto che gli sarebbe venuto il diabete se solo le avesse pronunciate. Io ho insistito, insomma, io mi ero confessata, lui no. Alla fine abbiamo cominciato a battibeccare scherzosamente e lui...- Arrossisco al ricordo.- Ha sparato che mi ama. All'inizio non avevo nemmeno capito quello che aveva appena fatto- 

Batte un pugno sulla mano e sorride.- Lo ha fatto per te. Perché sapeva che ci tenevi, e, ribadisco, questo significa solo una cosa. Ovvero che è follemente innamorato di te- 

Le farfalle che prima mi volavano nello stomaco cadono a terra con un tonfo, e al loro posto si levano in volo dei condor.

- Prima hai detto che sapevi già che David mi... ama. Perché?- domando stranita e con il cuore che pompa all'inverosimile.

- Be'- Fa spallucce.- Me ne sono accorta dal momento in cui hai varcato la soglia dopo...- Abbassa la testa e si morde un labbro.- Dopo che eri stata fuori- Fa una pausa significativa.- Sono ancora turbata per come ti ho lasciata andare... non sono riuscita ad impedirti di...-

- Clarice va tutto bene- la rassicuro afferrando una sua mano e stringendola.- Non è successo nulla, e qualcuno doveva pur andare. Tu l'avevi fatto un sacco di altre volte- 

- Questo non significa nulla- Porta gli occhi lucidi nei miei.- Tu soffri di attacchi di panico, quale migliore amica se lo sarebbe scordato? Tu al posto mio non avresti agito come, invece, ho fatto io-

Mi acciglio e le scuoto la mano.- Smettila. Anch'io devo far la mia parte qua dentro, non voglio essere meno di voi altri. Non posso accettare che voi rischiate la vita per procurare del cibo anche a me, mentre io me ne sto bella comoda qui. È una cosa che non riesco proprio a concepire. Quindi togliti dalla testa tutte queste sciocchezze. Sei e rimarrai sempre la migliore amica che io possa desiderare- Le sorrido e tolgo una lacrima dal suo viso.

Stira le labbra in un sorriso e si avvicina per abbracciarmi. La stringo forte e chiudo gli occhi sulla sua spalla, rilassata e felice come non ero da qualche giorno.

- Non ci pensare più Clar, è tutto passato- mormoro accarezzandole la schiena.

Annuisce e scioglie l'abbraccio per scacciare altre lacrime e sorridermi.- Torniamo sull'argomento bollente del giorno: tu e David-

Rido e scuoto la testa.

- Come ti ho già detto mi sono accorta che ti ama quando ha preso a botte Kevin e quan...-

Sgrano gli occhi stupita.- Che cosa? David ha fatto cosa? Spiega un po'- 

- Non te l'ha detto?- domanda con gli occhi a punto interrogativo.- Be', è molto semplice. Dopo che sei uscita e David lo ha scoperto ha dato di matto... giustamente- 

- E... ha picchiato Kevin?- 

Annuisce.- Lo ha sollevato da terra e sbattuto contro il muro, gli ha urlato in faccia che lo avrebbe ammazzato ed altre cose del tipo che se tu fossi tornata con un solo capello fuori posto lui gliel'avrebbe fatta pagare cara. Poi ha cominciato a prenderlo a pugni, e la situazione sarebbe degenerata se Tom e Steven non fossero intervenuti. Fino a che non hai fatto ritorno quei due se le sono date di santa ragione... come hai potuto notare le ha prese soprattutto Kevin- 

Credo che la mascella mi sia caduta a terra. 
Non posso pensare che David abbia menato il suo migliore amico per... 

- Ecco perché tra quei due c'è il gelo adesso- esclamo interrompendo il corso dei miei pensieri.- E con questo si spiega anche perché David non mi voleva parlare di ciò che è successo con Kevin- 

- Probabilmente gli costa ammettere che farebbe fuori mezzo mondo se solo qualcuno osasse allontanarti da lui- afferma, schioccandomi un'occhiata che la dice lunga.

I condor riprendono a svolazzare allegri e sento il sangue affluire nelle guance e tingerle di rosso.

- C... credi che torneranno amici come prima? Mi dispiacerebbe se non succedesse- confesso stringendomi le gambe al petto. 
David e Kevin sono sempre stati migliori amici, di quelli che fanno tutto insieme, che sacrificherebbero la loro vita per l'altro, che sono legati da un affetto fraterno. Come me e Clarice. E vederli divisi per un litigio su... me è doloroso, perché so bene che sotto sotto vorrebbero solo stringersi la mano e tornare amici come prima.

- Non so... David l'ha presa davvero brutta. Non l'ho mai visto così arrabbiato da che lo conosco, però...-

- Però?- 

- Tu potresti aiutarlo a cambiare idea- spara convinta.

- Io?- domando indicandomi e assolutamente sicura dell'opposto.- Non credo basterebbe- 

- Tu provaci, non si sa mai- 

Annuisco.- Va bene, farò il possibile- Abbasso la testa pensierosa e poi mi apro in un sorriso malizioso.- A proposito di Kevin... hai qualcosa da dirmi?- 

- Oh... be'...- Comincia a gesticolare convulsamente e mi rendo conto di averla colpita in pieno.

- Secondo me tra voi c'è qualcosa...- butto là, convinta delle mie parole.- Tipo che state insieme- 

Clarice arrossisce fino alla punta dei capelli ed annaspa alla ricerca di aria, poi sospira ed annuisce.- Stiamo insieme da una settimana... come hai fatto ad accorgertene? Abbiamo limitato al minimo i rapporti in pubblico- 

Faccio spallucce ridacchiando.- Ho molto occhio per quanto riguarda le storie degli altri. Perché volevate tenerlo nascosto? Per caso c'entro io?- 

Capisco di averci azzeccato di nuovo non appena ricomincia a gesticolare.- Sai... tu mi dicevi di stare attenta a Kevin... ricordi? E pensavo che quindi l'avresti presa male se avessi saputo di noi... ma adesso non è più così, vero?- 

- Certo che no! Ti confesserò che Kevin mi sta pure simpatico, e poi chi sarei io per impedirti di stare con la persona che ami quando io mi sono messa col capo troglodita delle tre T? Sarei solo un'ipocrita egoista- Le accarezzo un braccio e sorrido dolcemente.- Sono felicissima per voi, credimi- 

- Grazie Sarah- sussurra sorridendo e con le guance rosse.

- Avete la mia benedizione- ironizzo facendola scoppiare a ridere. Mi unisco alla risata e l'abbraccio fraternamente.














Angolo dell'autrice:

Buonasera a tutti! :) 
Vi avverto da subito che non so che cosa io stia scrivendo in questo spazio autrice perché sono sveglia dalle 4.20 per studiare e ho il cervello un po' in pappa ahahahahah. Quindi ad un certo punto potrei uscirmene con un " David quindi gli spaghetti sono buoni" e altre robe illogiche. Ecco, vi ho avvisati! Ahahahah.

Passiamo alle cose importanti: capitolo di svolta per la storia tra Sarah e David. Ora non resta che vedere come si comporteranno, ma sicuramente non in modo molto diverso rispetto a prima. I battibecchi non sono di certo finiti! 
E alla fine si scopre anche che David non ha combinato nulla con Jessica. M'immagino i vostri sospiri di sollievo ahahahah. 
Ci ha provato, è vero, ma non ci è riuscito. E credo che abbia spiegato bene il perché ;)
Non aspettatevi un David dolcione d'ora in poi, lui rimarrà lo stesso di sempre. E noi lo amiamo proprio per questo *-*

Mm... non so cosa volevo scrivere... memoria a breve termine... bah.
Vi voglio ringraziare per tutte le bellissime recensioni! Mi dispiace non aver riposto nemmeno ad una, ma questa è stata una settimana scolastica davvero davvero davvero intensa. -.- purtroppo non ho fatto altro che studiare. E ripeto il 'purtroppo'.
Spero la vostra sia andata meglio e che i professori/tiranni vi abbiano risparmiati. 
Buona fortuna questa settimana! Ed un bacione a tutti! 
Il prossimo capitolo arriverà lunedì :) GRAZIE ANCORA!


Federica <3 



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Capitolo 25
*** Il tempo non ha valore, è il modo in cui si sfrutta a darglielo ***


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Il tempo non ha valore, è il modo in cui si sfrutta a darglielo





Dedicato a Sasimarti, che la scorsa settimana ha compiuto gli anni.
Auguri, anche se in ritardo!







- E se andassimo di là a sentire quale piano stanno progettando?- domando dopo un buon quarto d'ora di chiacchiere e risate.

- Anch'io sono curiosa- afferma Clarice.- Accetto la tua proposta, però prima ti devi cambiare o David farà fuori chiunque osi posare gli occhi su di te- Strizza l'occhio e scende velocemente dal letto.

La seguo e mi dirigo all'armadio per cercare qualcosa al suo interno. Ma quello che trovo sono solo vestiti lunghi e scuri. Passo al cassettone e, cassetto dopo cassetto, vedo solo indumenti maschili.

- Qui non c'è un bel niente da mettere- mi lamento sbuffando.

- Tranquilla, vado a prenderti qualcosa di là. Ho trovato un sacco di altri golf e pantaloni carini. Probabilmente nella mia stanza ci dormiva una ragazza- Scrolla le spalle.- Vado e torno- 

Neanche due minuti dopo la vedo rientrare con un paio di jeans neri a sigaretta, un golf uguale a quello che avevo prima solo di colore rosso, dei calzini, e delle scarpe da tennis color panna. 

- Ecco a te, tesoro. Sono sicura che ti andranno alla perfezione; in fatto di misure non sbaglio mai- 

- Grazie mille Clar, ti erigerò una statua prima o poi- Rido e sfilo velocemente il maglietta-vestito-pigiama che mi aveva procurato David.

Indosso quel che mi ha portato Clarice e incredibilmente tutto mi calza a pennello. Persino le scarpe sono del numero giusto. 

- Sei forse dotata di superpoteri?- le chiedo scherzosamente, squadrandola con sospetto.

Ride e mi passa un braccio intorno alle spalle per condurmi fuori dalla camera. 
La prima cosa che noto, una volta uscita, è il volto teso di David mentre parla animatamente con Kevin, stando in piedi difronte al tavolo. Poi sposto lo sguardo su Tom e Steven che se ne stanno seduti intorno ad ascoltare con interesse, ed infine, scorgo la serpe. Jessica. In tutta la sua immane antipatia. Il cui regale sedere si trova sulla sedia accanto al MIO David.

Devo stare calma, calma. Non devo assolutamente pensare al mio insopportabile desiderio di prenderla per i capelli e spostarla di peso da quel posto. No, non amo la violenza. Non arriverei mai a metterle le mani addosso... certo che no... 

- Vieni Sarah- dice Clarice, con un tono di voce più alto del normale. Quando gli occhi di tutti i presenti si posano su di me capisco il perché della scelta della mia amica: ha cercato di spostare l'attenzione su di me. Accidenti. Odio essere fissata come una cavia da laboratorio.

David mi sorride divertito ed allunga un braccio nella mia direzione. Afferro la sua mano e mi attira rapidamente a sé, bloccandomi tra il tavolo e il suo petto. 
Appoggia le mani sul pianale, ai lati del mio corpo, e il mento sulla mia testa.- Credo che sarebbe meglio se trovassimo un modo per prosciugare le loro riserve di energia- afferma più rilassato.

Kevin incrocia le braccia sul petto e sembra pensarci.- In che modo? Hai detto che producono delle lacrime... mica possiamo farli piangere tutti- 

- Infatti. Il punto della questione è trovare il modo- precisa il ragazzo alle mie spalle, facendo un piccolo e quasi impercettibile passo avanti per far combaciare i nostri corpi.
Sento un brivido scivolarmi lungo la schiena, ma cerco d'ignorarlo. 

Cala il silenzio. 
La tensione tra Kevin e David è percepibile anche a metri e metri di distanza. Talmente consolidata che la si potrebbe affettare con un coltello da macellaio.
Clarice fa scivolare la sedia accanto a Kevin e si siede silenziosamente. 

- Come stai?- mi chiede Tom, spezzando la bolla di tensione e di silenzio.

Porto gli occhi su di lui e sorrido.- Meglio, grazie. Il dolore al braccio sta passando, anche se  lentamente- Faccio una smorfia e passo una mano sulla manica del golf per accarezzare la ferita sottostante. Il bruciore è ancora insistente, ma fortunatamente è niente in confronto a quello che ho sentito quando David ci ha versato sopra il disinfettante. 

- Quelle lacrime si trovano sicuramente in una sacca all'interno del loro corpo- interviene David, pensieroso.- Quindi dovremmo cercare di distruggere quella sacca e le loro energie si dissolverebbero. A quel punto morirebbero- 

- Come fai a dire che si trovano in una sacca, o qualcosa di simile, con certezza?- domanda Steven.

- Noi produciamo lacrime, no? Possiamo farlo quante volte ci pare, non abbiamo un limite. Loro sì. Più di un certo tot non ne possono rilasciare perché morirebbero. Funzionano come la benzina per le macchine. Quando il serbatoio si esaurisce la macchina non si muove- Tace.- Per loro è la stessa cosa- 

Cala un altro silenzio religioso. Tutti che si guardano come se stessero realizzando che David potrebbe avere ragione. 
Kevin e Clarice si fissano e poi lei annuisce. 

- Ok, potrebbe essere come dici- conviene Kevin, incrociando le braccia al petto.

- Non potrebbe, è come dico- sibila David. E sento i suoi muscoli lungo le braccia tendersi.- Ma non mi meraviglia che voi non capiate- aggiunge con un tono di scherno.

Oh mammina, qui la situazione si sta scaldando fin troppo. Già immagino il mezzo sorriso che ha stampato in faccia, quello di sfida, derisorio. 

Steven si alza di scatto dalla sedia e punta i pugni sul tavolo.- Ti credi molto superiore a noi?- 

- No, assolutamente- risponde calmo il mio ragazzo. Sospiro più rilassata e vedo Steven calmarsi.- So per certo di essere superiore a voi- Oh mio Dio! Non l'ha detto, vero? 

Steven fa cadere la sedia con un colpo del ginocchio e si avvicina minacciosamente a David... e dunque a me. Oddio, e se ora si picchiano? Non è che poi vengo coinvolta pure io? Un naso rotto non mi farebbe molto comodo in questo momento.

- Mi hai davvero stufato coi tuoi modi di fare- ringhia Steven. David si stacca da me ed avanza, a braccia incrociate e con un sorrisetto da schiaffi, verso l'altro. 

- Sai che me ne frega- dice alzando le spalle.- Il problema è tuo- 

- Smettetela- interviene Kevin, alternando lo sguardo tra i due.- Non c'è tempo per mettersi a litigare- 

Ma nessuno lo considera. E la paura che possano picchiarsi da un momento all'altro mi assale.

- Il problema diventerà anche tuo- lo minaccia Steven, stringendo le mani in due pugni.- Non ti è andato giù, eh?- domanda riferendosi a qualcosa che non riesco a cogliere.

David apre le braccia e fa un mezzo sorriso.- Vuoi fare a botte? Sono tutto tuo... cucciolone- conclude divertito. 
Sbaglio o la situazione sta degenerando e quello stupido si sta ampiamente divertendo a far partire l'embolo al ragazzo che gli sta davanti?

- Se lo desideri tanto...- E in meno di due secondi il pugno di Steven si muove contro David. Ma lui, con una grazia e una velocità quasi felina, si abbassa sulle ginocchia e lo schiva prontamente. Sospiro di sollievo e porto una mano sul cuore che mi sta scoppiando nel petto.

- Perdi colpi?- domanda lo scemo, col solo intento di stuzzicare l'avversario.- Forse hai battuto un po' troppo la fiacca ieri- sibila infine, riducendo gli occhi a due fessure ed afferrando il polso di Steven.

Glielo torce di lato e Kevin corre a dividerli. O meglio, a tentare
Steven mostra una smorfia di dolore, e stringe i denti nel momento in cui David fa ruotare ancor di più il suo polso. Oh mio Dio, non è che...

- Lascialo David, glielo romperai- dice duramente Kevin, cercando di allontanare la sua mano.

- Amore, ti prego. Devi lasciarlo- starnazza Jessica, guardando la scena con le mani congiunte e gli occhi sperduti.

David sorride beffardo e fa un passo avanti, senza mollare la presa, ma, anzi, aumentandola.- Capisci adesso che cosa significa essere sul punto di perdere una parte di sé? Lo senti il dolore che si prova?- Fa una pausa nella quale Steven libera un ringhio di dolore e frustrazione.- E no, non mi è andato giù- conclude inclinando maggiormente il polso.

- David, glielo spezzerai!- urla Kevin, mentre guarda il colore bianco e cianotico che sta assumendo la mano di Steven.

- Fatti gli affari tuoi!- sbraita, fulminandolo.

Avanzo, senza minimamente pensare a ciò che sto facendo, e mi posiziono accanto a David. Gli poso una mano sul braccio con cui sta tenendo il polso di Steven e cerco il suo sguardo.- Basta- sussurro con fermezza.- Lascialo stare. Adesso

Posa gli occhi su di me, e ciò che ci leggo è un mix di rabbia, dolore e frustrazione. Poi, lentamente, rilassa i muscoli contratti del viso, espira pesantemente ed abbandona la presa. 
Steven si porta immediatamente il polso sul petto e lo massaggia con la mano, ma sono troppo presa a guardare David per seguire le sue condizioni.
Gli ha quasi rotto il polso, e perché poi? Che cosa significa quello che ha detto? Capisco che fosse arrabbiato, ma per arrivare a fare una cosa simile deve essere successo qualcosa di grave che...
Torno con la mente al giorno precedente. Quando io sono uscita David è esploso, ha picchiato Kevin e distrutto i loro rapporti. 
Forse hai battuto un po' troppo la fiacca ieri. Si stava riferendo a... al fatto che mentre io ero fuori Steven se ne stava qui al sicuro, a non fare niente.
Capisci adesso che cosa significa essere sul punto di perdere una parte di sé? Lo senti il dolore che si prova?
E anche in quel momento... anche con quelle parole... si riferiva a... me. 
Sento l'aria mancarmi e la stanza girare attorno al mio corpo.
Credeva di avermi persa, che non mi avrebbe più rivista. Era sul punto di... perdermi. Io. Una parte di sé. 
Se prima il mio cuore stava correndo la maratona, adesso ha segnato il record mondiale dei cento metri in un nano secondo.

David si sposta ed afferra il pacchetto di sigarette sul tavolo per accendersene una. Si passa una mano fra i capelli, espira la prima boccata di fumo e si appoggia al tavolo col sedere.
Cavolo quant'è sexy. Mi sta facendo venire voglia di saltargli addosso.

Vedo con la coda dell'occhio che Steven si sta dirigendo in una camera accompagnato da Tom. Kevin sbuffa e Clarice gli si avvicina per accarezzargli il viso e sussurrargli qualcosa che lo fa sorridere. Ed infine vedo Jessica entrare nel mio campo visivo ed avvicinarsi a David. 
L'oca forse non ha ancora capito chi è di chi.

Gli posa una mano sul braccio e David si volta a guardarla con sufficienza.- Che vuoi?- domanda duro.

- Dovresti scaricare i nervi... sai cosa intendo- sussurra schioccandogli un sorriso malizioso. Dio fa che la terra si apra sotto ai suoi piedi e che la risucchi nelle viscere del pianeta.
Sto per avere un attacco isterico, anzi, se tra due secondi la sua mano non si allontana da lì gliela stacco a morsi.

Incrocio le braccia al petto e sollevo un sopracciglio, in attesa di sentire la risposta di David.
Il tipo si gira a guardarmi e sorride divertito. Probabilmente solo lui riesce a trovare qualcosa di divertente nella mia furia omicida.

Mi squadra da capo a piedi e si passa la lingua sulle labbra. Gesto che mi fa incendiare in parecchie parti del corpo.

- Hai ragione- dice aprendosi in un sorriso sghembo e continuando a fissarmi. Giuro che gli spezzo le braccia se solo osa toccare quella gallina in calore. 

L'oca gli sorride soddisfatta mentre io comincio a tamburellare il piede a terra. Ok, sto per avere un attacco di nervi. Questa situazione sta veramente iniziando a stancarmi. Se Jessica non lo ha capito con le buone significa che lo capirà con le cattive.

- Allora andiamo?- gli chiede accennando con la testa alla camera da letto. Ma certo, andate pure. Fate come se io non ci fossi. 

David si volta a guardarla freddamente.- Non mi riferivo a te- Sorride divertito non appena la bocca di Jessica forma una O perfetta.- Perché non vai a farti sbattere da Steven? Anche lui ha bisogno di scaricare i nervi- insinua spegnendo la sigaretta sul tavolo e raggiungendomi.

Mi posa le mani sui fianchi e cerca il mio sguardo. Alzo gli occhi su di lui e lo fulmino. 
L'ha fatto apposta, si capisce perfettamente dal sorriso da bambino cattivo che ha stampato  in faccia. Ha volutamente fatto credere che sarebbe andato con lei. E tutto per stuzzicarmi. 

- Sei un idiota- lo appunto spostando lo sguardo su Jessica. Oh, ci sta fissando confusa e adirata. Che bella sensazione.

Sento le dita di David sotto il mio mento e poi, subito dopo, le sue labbra sulle mie. Mi bacia con bramosia e prepotenza, stringendo una mano sulla mia schiena e tenendomi premuta a sé. 

- Mi hai sostituita con lei!- si sente urlare da Jessica, con quella sua odiosa voce stridula e petulante.

David sorride sulla mia bocca e si allontana per girarsi a guardarla.- Non ti ho sostituita. Non mi pare che tu sia mai stata la mia ragazza- Sembra pensarci e fa spallucce.

- State insieme?- domanda l'oca, con gli occhi fuori dalle orbite. 

- Problemi?- ribatte David, alzando un sopracciglio.- Perché la cosa sinceramente non ti riguarda- 

Oh, come godo nel vedere l'espressione incredula di Jessica. Aspetta no, non solo incredula, adesso ha assunto anche una sfumatura di gelosia. Povera ochetta. 

- Hai preferito lei...- m'indica con l'indice, disgustata.- A me? Non posso crederci- 

David sbuffa ed alza gli occhi al soffitto.- Mi sono davvero rotto le scatole di stare a sentire tutti questi discorsi- 

Mi scappa un sorriso divertito e mi sposto per andare a prendere un bicchiere d'acqua. Non ricordo nemmeno quand'è stata l'ultima volta che ho bevuto... forse ieri mattina. Mi sto lentamente disidratando. 
Mentre cammino verso la cucina non mi accorgo che Jessica si sta avvicinando a me a grandi passi.
Mi afferra un braccio, quel braccio, in quel punto, e lo stringe tra le dita. Delle scariche di dolore si diramano per tutto il mio corpo ed un bruciore agghiacciante si diffonde lungo tutto il braccio, fino alla schiena. Libero un lamento straziato e m'inarco su me stessa per contenere il dolore.

- Tu non mi ridi in faccia, ok?!- sbraita l'oca impazzita.

Un secondo dopo non sento più la pressione della sua mano sul mio avambraccio. 

- Azzardati a toccarla un'altra volta e prima che tu ti renda conto di com'è successo ti ritroverai là fuori- sibila David, indicando con un cenno del capo la porta.

Jessica mi guarda imbestialita, annuisce verso di lui e poi se ne va dalla stanza con un diavolo per capello. Mio Dio, neanche stavo ridendo per lei, avevo sorriso per come aveva risposto David.
Clarice accorre trafelata e mi prende delicatamente il braccio tra le mani. Solleva la manica del golf e faccio una smorfia di dolore.

- Sta ributtando sangue- annuncia. Abbasso la testa e vedo la garza imbrattata del liquido rosso. Comincio ad odiare questo colore.

- Non c'è problema, metterò il taglio sotto l'acqua fredda e smetterà di sanguinare. Non è niente di che- rassicuro tutti, scrollando le spalle.

- Niente di che, certo- sento dire a David, che è a dir poco furioso. Borbotta qualcos'altro fra sé e sé e poi mi afferra la mano per portarmi in bagno.
Mi toglie la garza con pazienza, facendo attenzione a farmi il minor male possibile, e poi la lascia cadere a terra. 
Apro il rubinetto e lascio che l'acqua fredda porti via tutto il sangue che la ferita sta buttando fuori. Solo pochi istanti dopo sento il bruciore attenuarsi. 
Sospiro sfinita e chiudo gli occhi.

- Sai una cosa?- mi domanda, ancora innervosito.

Punto lo sguardo su di lui. Ha le braccia incrociate sul petto, la mascella contratta ed ogni muscolo teso. Esiste una sola parola per descriverlo: furioso.  

- Da quando siamo arrivati qua è andato tutto rotoli. Ne sono successe troppe ed una dietro l'altra. Comincio davvero a non sopportare più nulla. A partire dagli idioti che popolano questa casa- Fa una smorfia disgustata.- Sono stufo di loro- 

- Clarice non ha fatto nulla- ribatto chiudendo l'acqua ed avvolgendo il braccio in un asciugamano.

Fa spallucce.- Se ne salva una. Il resto è un branco di deficienti- 

- David stai esagerando- lo riprendo scuotendo la testa.- Kevin è tuo amico- 

Scatta in avanti e mi spinge con la schiena contro la porta. Appoggia le mani ai lati della mia testa e mi blocca qualsiasi via d'uscita col suo corpo.- Era mio amico- precisa, calcando sul tempo verbale.- Adesso è al pari degli altri: non conta nulla- 

- Ma perché?- sbotto spalancando gli occhi.- Se è per quello che è successo a me puoi metterci una pietra sopra. Ormai è passato, e sono viva-

La mia riposta sembra scatenare in lui ancora più rabbia. Mi fulmina con lo sguardo e muove un passo avanti.- Metterci una pietra sopra?- sibila riducendo gli occhi a due fessure.- È stato lui a mandarti là fuori, e sono sicuro che prima si fosse messo d'accordo con quegli altri due cani- Le sue braccia tremano per la collera.- Sono andato vicino tanto così- Indica una piccola misura tra pollice ed indice.- A perderti. Secondo te perché quella volta mi rifiutai di farti andare con Bim al supermercato? Perché uscii io, di notte, nonostante le mie condizioni?- Tace, mentre il mio cuore, galoppando, sembra riempire il silenzio.- E poi arrivano questi...- Scuote la testa.- Questi maledetti che mandano in fumo tutta la mia fatica di tenerti al sicuro. Come faccio a perdonarli? Come mi puoi chiedere di metterci una pietra sopra?- sussurra appoggiando la fronte sulla mia.- Per colpa loro ho quasi perso ciò che di più importante ho- Sfrega le nostre labbra con dolcezza. Oh, non sento più battere il cuore, mi si è fermato in gola.- Non puoi capire come mi sia sentito- 

- Oh, capisco benissimo. Qualcuno di mia conoscenza mi ci ha fatto passare parecchie volte - ribatto incrociando le braccia al petto.- In questo genere di cose sono una veterana- 

Vedo un sorriso divertito spuntare sulle sue labbra.- Credo di non conoscere questo qualcuno- 

- Lo conosci perfettamente, fidati- 

- Intendi quel fusto alto, estremamente bello, con un fisico da modello e un'intelligenza fuori dalla norma? Credo di aver capito chi è- 

Rido e sollevo gli occhi al cielo. Poi gli tiro un leggero pugno sul petto.- Sei uno scemo- lo appunto abbassando lo sguardo sulla sua maglietta.

Afferra la mia mano e l'apre per giocare con le mie dita.- Eppure ti sei innamorata di questo scemo- sussurra malizioso.- Che poi scemo non è, anzi, chiamarlo genio sarebbe riduttivo- Alzo la testa e mi perdo nei suoi occhi ambrati. Come fa ad essere sempre così bello? Dio, più lo guardo e più mi viene voglia di... farmelo nel modo più selvaggio possibile.

- Perché non ce ne andiamo?- domanda facendo incontrare le punte dei nostri nasi.- Da questa casa. Torniamo nella nostra- 

Sgrano gli occhi sorpresa.- Perché? Qui saremmo più protetti- 

- La loro protezione non la voglio- ribatte sprezzante.- Non mi pare che fino ad ora, specialmente tu, abbia goduto della loro protezione- Irrigidisce la mascella ed espira pesantemente.- Qui dentro ognuno pensa a se stesso e ai suoi interessi, tanto vale starsene per conto proprio allora- 

- Sicuro che poi non ti dispiacerà per Kevin?-

- Di lui non me ne frega più nulla- 

- E smettila di fare così! È il tuo migliore amico, non puoi mandare tutto all'aria per quello che è successo. Sai benissimo che ci starai male- lo riprendo perentoria.- Siete come fratelli. E comunque prima o poi avrei dovuto scoprire cosa si cela là fuori, quindi era solo questione di tempo- 

- Fosse stato per me non lo avresti mai scoperto- Incrocia le braccia al petto e volta la testa di lato.- Ad ogni modo non ho intenzione di rimanere qua dentro un giorno di più. Non voglio avere niente a che fare con loro- 

- Sei più testardo di un mulo- ribatto stizzita.

Sghignazza e torna a guardarmi.- Per caso avresti voglia di passare altri giorni in compagnia di Jessica?- 

- Mio Dio, no!- esclamo inorridita. Quella vecchia befana gli girerebbe sempre intorno in attesa di un suo cedimento. Per carità! Potrei rischiare di avere una crisi isterica al giorno. 

- Allora è deciso- dichiara appoggiandomi le mani sui fianchi.- Torneremo ad essere solo noi due- Sorride malizioso e porta la bocca sulla mia fronte.- E sinceramente non vedo l'ora- 

Perché le sue parole hanno sempre l'effetto di farmi sciogliere come un cubetto di ghiaccio al sole? È ingiusto, perché non credo che a lui succeda la stessa cosa quando parlo io.
Ad ogni modo anch'io non vedo l'ora di essere nuovamente sola con lui. Saremo come una di quelle coppie che convive. E l'idea mi eccita da morire. Io e lui. Soli. L'unica cosa che mi dispiace è...

- Capirà- sussurra David, alzandomi la testa.- E poi non è sola, sta con Kevin, giusto?- 

Annuisco e punto gli occhi nei suoi.- Ho solo paura che le possa succedere qualcosa... e di non vederla mai più- 

- Non le succederà niente- afferma sicuro.- Kevin farà in modo che non le capiti nulla di brutto. Puoi stare tranquilla- 

- Come fai ad esserne sicuro?- domando, incuriosita da tanta convinzione.

Tace per vari secondi e s'inumidisce le labbra.- Lo so, punto- 

- Dimmelo- ordino perentoria, posando le mani sui suoi fianchi e riducendo gli occhi a due fessure.

- Ma che vuoi? No, sparisci, nana- dice divertito, cercando di allontanarsi. Povero illuso. Se pensa che lo lascerò andare dopo ciò che ha detto si sbaglia di grosso. 

- Ora me lo dici, troglodita- M'impunto fulminandolo con lo sguardo.- O non uscirai vivo da questo bagno- 

- Oh che minaccia- mi canzona.- Questo mi spinge proprio a dirtelo- 

- Fossi in te non sottovaluterei la mia furia omicida- Sorrido beffarda ed incrocio le braccia al petto.- Ora sei pregato di parlare- 

Avanza sorridendo, mentre il mio cuore ha già ripreso la sua folle corsa, e mi posa una mano sul collo, che poi velocemente sostituisce con la bocca. 
Comincia a rilasciare una lunga scia di baci ed istantaneamente mi sciolgo. Porto le mani intorno al suo collo e fra i suoi capelli e lo attiro a me. 
Intanto un piacevole calore si sta espandendo per tutto il mio corpo, a partire dallo stomaco fino alle gambe. Soprattutto in mezzo alle gambe.
Lo sento ansimare sul collo e sposta la bocca sulla mia, impegnandola in un bacio sfumato di passione e dolcezza. Mi sollevo sulle punte e la sua lingua s'insinua nella mia bocca per stuzzicare e giocare con la mia, mentre le sue mani si posano sulla mia schiena per stringermi a lui.

Cavolo, mi sento incendiare ogni secondo di più. Tutte le volte che la sua pelle entra a contatto con la mia perdo la ragione e stacco la spina del cervello. In poche parole mi ritrovo in balia dell'istinto. E la cosa non è che mi dispiaccia più di tanto. Anzi.
Il punto è che abbiamo una questione in sospeso, e sta cercando in tutti i modi di farmene dimenticare. Illuso.

Gli mordo il labbro inferiore e sorrido non appena lo sento mugolare infastidito.

- So cosa stai cercando di fare- dico aprendo gli occhi e fissandoli nei suoi.

- Non so di cosa tu stia parlando- risponde con tanto di spallucce e un sorriso beffardo stampato in faccia. Il signorino non ricorda con chi ha a che fare. Meglio rinfrescargli la memoria.

Umetto le labbra e vedo i suoi occhi seguire quel movimento come incantati e rapiti. L'attimo dopo libera un sospiro tremulo e si passa una mano fra i capelli, scompigliandoli.

- Invece credo che tu lo sappia bene- sussurro, cercando di essere un briciolo suadente. Anche se sono sicura che il risultato sia stato solo un tono di voce ridicolo. Perché a Jessica riesce tanto bene?! 

Per rincarare la dose mi mordo il labbro inferiore e lo trattengo fra i denti. E a quest'ultimo gesto i suoi occhi si scuriscono e divengono più liquidi del solito. Bene. Ottimo lavoro Sarah. Eccellente. Il soggetto sta per cedere e confessare.

Deglutisce e scuote la testa.- Se continui così giuro che niente e nessuno mi fermeranno dal prenderti contro questa porta- Incatena gli occhi nei miei e fa un mezzo sorriso.- Ti ho avvisata- 

Controllo Sarah, controllo. Non devi farti prendere da... dalla voglia di baciarlo. È sbagliato e fuori luogo. Contegno prego!

- E allora tu sputa il rospo... oppure continuo- 

- Continua pure, a me va più che bene- Fa un gesto eloquente della mano, come per dire "accomodati", e poi alza la testa in fase meditativa, sorridendo divertito.- Farlo contro la porta è piuttosto eccitante. Mi è già successo prima, ma...-

- Sto per staccarti le braccia, ti conviene non aggiungere altro riguardo le tue precedenti avventure- Scrollo le spalle con nonchalance.- Insomma, sempre che tu ci tenga ai tuoi arti- 

- Veramente stavo per dire che con te sarebbe diverso... Di gran lunga più eccitante- Mi strizza l'occhio e fa la linguaccia.

Volto la testa stizzita.- Inutile dire che pensi solo con quel coso in mezzo alle gambe. Ma per stavolta te la passo- 

- Oh- esclama fin troppo divertito. Torno a guardarlo stranita e corrugo la fronte. Ho difronte a me un pervertito, c'è da aspettarsi di tutto e di più.- Me la passi, eh?- chiede.

O è scemo, o io sono scema. Queste sono le opzioni, e credo che sia più probabile la prima dato che più e più volte è stata confermata.

- Mi sono persa qualc...- Dal suo sorrisino malizioso capisco il senso della sua domanda e di ciò che ho detto. O meglio, del modo in cui l'ha preso.- Sei un pervertito porcello. Complimenti, ti stai evolvendo in peggio- borbotto buttando fuori l'aria dal naso, con stizza.

Ride e mi attira a sé. E quello stupido di cuore mal funzionante comincia a correre impazzito.

- Oh, sei tu che me le metti in bocca. Prima dici che penso col "coso" che ho in mezzo alle gambe e poi che me la passi. Pensare a quello è stato inevitabile- si giustifica divertito.

Sollevo un sopracciglio scettica.- Inevitabile, sì, certo. Ammettilo che sei un porcello con un pallino fisso- Gli lancio uno sguardo di sufficienza.- Del resto ti chiami anche troglodita- 

- Devo ancora capirla questa storia del troglodita- sussurra portando la bocca sul mio collo.- Ma c'è tempo- afferma schiudendo le labbra.

- Lasciatelo dire, i tuoi doppi sensi sono allucinanti- 

- Sei tu che me li fai venire così bene. Con te ho fatto molta esperienza, devo riconoscerlo- 

- Oh, ne sono lusingata- Sospiro inclinando la testa di lato e socchiudendo gli occhi.- Perché Clarice sarà al sicuro?- domando col fiato corto. E come al solito senza aver mosso un dito. 

- Perché Kevin l'ama, no?- risponde insinuando le mani sotto il mio golf. Eh no, se mi parla e nel frattempo mi tocca comincio a non capirci più nulla... Appunto. Di cosa stavamo parlando?

- E quindi...- continua, facendo scorrere le dita fino al gancetto del reggiseno.- Non permetterà che le succeda niente. La proteggerà a costo della sua vita. Non sopporterebbe l'idea che le venisse fatto del male- Lascia un bacio a stampo sulla mia bocca e mi stringe fra le braccia.

- Sembri così sicuro quando lo dici- noto sorridendo ed appoggiando le mani sulle sue spalle.

Mostra un sorriso sghembo ed assume un'espressione da sapiente.- Perché lo sono-

- Ok, se lo dici tu mi fido- 

- Quindi ce ne andiamo- annuncia fissandomi intensamente. Molto probabilmente sta cercando di sondare il mio viso in attesa di scorgere qualche segno di titubanza.

Annuisco.- Sì, torniamo nella nostra casetta. Quando si parte?- 

- Fosse per me anche subito- risponde all'istante, irrigidendo la mascella e contraendo i muscoli. 

Mi alzo sulle punte e gli bacio l'angolo della bocca, poi il mento, ed infine la bocca.
Si rilassa immediatamente e, quando sto per allontanarmi, cattura le mie labbra in un bacio bramoso e possessivo. E il cervello mi parte subito per la tangente.
Porto le mani sotto la sua maglietta e comincio ad accarezzarlo, con un'eccitazione crescente, sugli addominali, sui pettorali e sulla schiena. 
Lo voglio. Da impazzire. Ogni bacio sta diventando una tortura se so che non posso spingermi oltre, che non posso assaggiare ogni parte del suo corpo lasciando un marchio del mio passaggio. 

Sento l'amichetto dei suoi piani bassi svegliarsi e premere contro il mio ventre. Per la mia sanità mentale, un altro colpo distruttivo.
Poi si stacca rapidamente dalla mia bocca e mi fissa coi suoi occhi carichi di desiderio. Restituisco lo sguardo, col fiato corto. 

Non so per quanto tempo rimaniamo immobili, coi respiri spezzati e irregolari, e con gli occhi incatenati l'uno all'altra. Forse per una decina di minuti, forse per qualche secondo, forse per un'ora. Il tempo non ha valore, è il modo in cui si sfrutta a darglielo. E per me questi minuti hanno un valore inestimabile, che vale più delle parole.
Ogni volta che guardo i suoi occhi perdo la percezione di ciò che mi circonda. Non esiste più nulla, solo lui. Il mio mondo è da un po' di tempo che ha smesso di girare intorno a me. Adesso ruota tutto intorno alla persona che più amo. E che prima odiavo, tanto per mettere i puntini sulle i.

Si passa una mano fra i capelli ed emette un sospiro tremulo. Deglutisco a vuoto e mi perdo a contemplare la sua bocca perfetta e più rossa per via dei baci. 

- David?- lo chiamo, con una voce non mia. Che è 'sta cosa roca che mi è uscita?! 

- Mm?- 

- Ti voglio- confesso alzando gli occhi sui suoi. 

Si morde un labbro in difficoltà, come se stesse lottando duramente contro se stesso. Poi si fa più vicino, abbassando la testa e dirottando verso il mio collo.- Ti voglio anch'io. Sto diventando pazzo, ogni volta che ti sono vicino...- Fa una pausa in cui alita sulla mia pelle procurandomi dei brividi in ogni parte del corpo.- Dio! Non ce la faccio più- sbotta incollando le sue labbra alle mie. 

Senza perdere tempo insinua la lingua nella mia bocca e dà il via ad una danza senza esclusione di colpi e prese di fiato. 
Mi abbarbico a lui come se fosse l'unica acqua dopo giorni e giorni di sete, in poche parole come una gatta in calore, e mi sollevo per far aderire i nostri corpi.
Un verso gutturale e profondo, proveniente dal suo petto, s'infrange contro le mie labbra e spazza via, anzi, uccide il mio ultimo neurone. Poverino. 

- Andiamocene via- sussurra roco.- Adesso- 

Oddio, se me lo dice con questa voce acconsentirei anche a lanciarmi di sotto da un grattacielo. 
Annuisco e scendo dalle punte per ritrovare un certo contegno e non agire d'impulso strappandogli i vestiti di dosso. 

Sistemo il golf e l'istante dopo sento le sue dita sotto il mio mento. Incontro i suoi occhi famelici, ma velati di dolcezza, e sorrido istintivamente.

- Sei sicura?- domanda sempre con quel tono ammazza-neuroni.

- Si sono invertiti i ruoli? Prima ero io a chiedertelo- noto divertita.- Comunque sì, sono sicura. Clar starà bene e potremo tornare a trovarla. Quindi tutto a posto- concludo raggiante.- E poi staremo insieme- 

Sorride sghembo e un luccichio malizioso illumina i suoi occhi.- Preparati alla notte più lunga della tua vita. Non ti lascerò prendere fiato nemmeno per un attimo- 

Sollevo un sopracciglio e, volontariamente, mi passo la lingua sulle labbra.- Non vedo l'ora- 










Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! XD
Mi scuso immensamente per il ritardo, ma il mio amatissimo computer aveva deciso di non sotterrare del tutto i nostri antichi rancori e di riprendere in mano l'ascia di guerra. 
Dopo vari pugni e colpi ben assestati ha deciso di arrendersi e dichiararsi sconfitto. 
Sono molto soddisfatta, ahahah!

Ma passiamo al capitolo~
Beh, che dire, spero vi sia piaciuto, lo spero con tutto il cuore. Ah! E nuovamente perdonatemi per non aver risposto nemmeno ad una recensione. Scusatemi anche per questo. Vi giuro che a questo nuovo capitolo risponderò a tutti! >\\<
Vi ringrazio immensamente, non smetterò mai di dirvelo ahahah! GRAZIE DI TUTTO CIÒ CHE FATE! Per me è molto importante ed ha un valore enorme :)

Il prossimo capitolo sarà QUEL capitolo, ihihih. Oddio spero di riuscire a scriverlo nel miglior modo possibile. Anche perché sarà luuuuungo e focalizzato solo su quel momento. 
C'ho già l'ansia ahahah. Mi metterò sotto di brutto e cercherò di uscirmene con qualcosa di decente... anzi, più di decente, dovrà essere almeno discreto. 
Devo pensare positivo... sì, positivo. Farò del mio meglio (e probabilmente anche una sudata) a scriverlo. 

Lascio a voi il verdetto miei cari lettori! E GRAZIE GRAZIE GRAZIE!!!!!!!!!!!! A TUTTI!!!!! 
Un bacione e buona settimana! 
Ah, e ancora tanti tantissimi auguri (in ritardo, perdonami) a Sasimarti. 
Ho cercato, nel mio piccolo, di fare un regalino, ahahahah! (Ovviamente in ritardo). Ahahahah!

Alla settimana prossima famiglia di efp!! <3

Federica <3



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Capitolo 26
*** Sfumature d'amore ***


Sfumature d'amore









Dover dire quell'arrivederci a Clarice non è stato duro, di più.
Specialmente nel momento in cui ho visto i suoi occhi riempirsi di lacrime. Ha tirato su col naso e detto che capiva la nostra decisione e che avrebbe fatto la stessa cosa se fosse stata al mio posto. Poi mi ha portata in una camera e lì sono scoppiata anch'io.
Abbiamo pianto abbracciate e alternando sorrisi. È stato uno tra i momenti più significativi della mia vita. E l'ho condiviso con una delle persone più importanti.
Ci siamo asciugate le lacrime a vicenda e le ho promesso che sarei tornata a trovarla. Oh sì, scavalcherei qualsiasi mostro pur di tornare a vederla. Neanche quelle macchine potrebbero fermarmi.
In seguito ho abbracciato Kevin e salutato gli altri ragazzi. Jessica non si è nemmeno presentata, e non potevo chiedere di meglio. Avrebbe certamente rovinato il momento con qualche suo commento cattivo.
David non ha detto una parola a nessuno. Nemmeno a Kevin, che non faceva altro che fissarlo. E giuro che in quegli occhi ho letto tutto il suo desiderio di stringere la mano a David, di chiedergli perdono e di far in modo che tutto tornasse come un tempo. Come quando erano amici per la pelle.
È stato questo a spingermi ad abbracciarlo. David mi ha osservata sorpreso, e quindi ho visto bene di lanciargli uno sguardo come per dire "se l'ho perdonato io puoi farlo anche tu". E il messaggio sembra averlo captato. Il secondo dopo ha posato gli occhi su Kevin e gli ha rivolto un leggero cenno del capo. Kevin ha sorriso incredulo e gli ha restituito il saluto allo stesso modo.
La mia piccola vittoria.
Ho stretto di nuovo Clarice tra le braccia e poi siamo usciti. Appena la porta si è chiusa alle nostre spalle David mi ha bendata dicendo che non voleva che rivedessi tutto quello schifo. E così abbiamo percorso le strade mano nella mano, rifugiandoci ogni tanto dietro qualche palazzo e correndo a perdifiato in altri momenti.
Ma stranamente non avevo paura di nulla. Né dei mostri né di quello che mi stava circondando nonostante non lo vedessi. E questo perché mi è bastato sentire la presenza di David al mio fianco per non temere più la realtà. È diventato, in un certo senso, la mia pillola anti-panico. Se so che lui è con me so per certo che andrà tutto bene, l'importante è che nessuno ci divida. Poi posso anche accettare questa terribile realtà. Perché diventa di secondaria importanza.

- Siamo arrivati- annuncia sospirando sollevato. Apre la porta e sfilo la benda dagli occhi.
Oh, è proprio il caso di dirlo. Casa dolce casa. Finalmente.

Sorrido tra me e me e muovo dei passi verso il centro del salotto, lasciandomi cadere pesantemente su uno dei divani. Sposto lo sguardo sull'orologio a muro: 21.15. Prima che iniziasse quest'inferno, a quest'ora chiudevo i libri e correvo a guardare la televisione coi miei genitori o con mio fratello.

- Hai fame?- mi domanda David, prendendomi da dietro per le spalle e chinandosi a baciarmi sul collo.- Anzi, non te lo chiedo nemmeno. Tu ora mangi- alita contro la mia pelle, riscuotendo i miei sensi.

- Certo che se me lo dici così non mi aiuti a farmi venire fame- Ridacchio divertita e butto indietro la testa per guardarlo.- Almeno non di cibo-

Rimane a fissarmi coi suoi occhi liquidi e senza emettere una parola per un minuto buono.- Ok- dichiara annuendo.- Puoi mangiare anche dopo, avrai sicuramente più fame- E subito dopo cattura le mie labbra in un bacio ricolmo di passione.
Sorrido contro la sua bocca ed insinuo una mano tra i suoi capelli per giocarci. Ma poco più tardi sono costretta ad interrompere il bacio a causa della mia posizione scomoda.
Baciare con la testa reclinata all'indietro non è proprio tra le cose più confortevoli.

Mi alzo e, contemporaneamente a me, David si avvicina facendo il giro del divano. Lo scontro tra le nostre labbra segna l'inizio di un nuovo bacio, stavolta più dolce e tranquillo. O almeno in principio.
Sollevo le punte dei piedi e racchiudo il suo collo tra le mie esili braccia, intrappolandolo in una sorta di gabbia dalla quale non può fuggire. Anche se credo che in questo momento David stia pensando a tutto tranne che a scappare.

Le sue mani navigano esperte sulla mia pelle, al di sotto del golf, e rabbrividisco istantaneamente. Come al solito ogni brivido che mi scuote esternamente accende una fiamma ardente internamente.
Lascia scivolare le dita sulla mia schiena, in delle carezze calibrate e delicate, poi risale con tutto il palmo della mano aperto fino al gancetto del reggiseno. E il mio cuore perde il primo di un'infinità di battiti.

Si stacca dalla mia bocca per riprendere fiato e punta gli occhi nei miei, inchiodandomi col suo sguardo intenso e sconvolgente.- Sei sicura?- domanda serio.

Annuisco e sorrido.- Sì, sicurissima-

Continua a guardarmi come se stesse cercando di leggere la mia anima.- Ti aspetterei. Non devi sentirti costretta-

- Non mi sento costretta- Scuoto la testa e passo una mano fra i suoi capelli.- Sembra quasi che sia la tua di prima volta- ironizzo ridacchiando.

- Infatti lo è- risponde, stupendomi.

Corrugo la fronte e aggrotto le sopracciglia.- Ma tu... cioè, tutte quelle... galline- Faccio una smorfia infastidita.- Insomma...-

Ride e porta le labbra sul mio collo.- Gelosa come sempre- Il suo alito fresco s'infrange contro la mia pelle e rabbrividisco di piacere.

- Scemo come sempre- lo rimbrotto, tirandogli uno scappellotto sulla testa.

Ride di nuovo e mi stringe a sé, premendo il suo corpo contro il mio. Poi mi solleva da terra, sorreggendomi dal sedere e, senza staccare gli occhi dai miei, mi trasporta fino alla camera. Apre la porta con un calcio e mi adagia delicatamente sul materasso. Non gli lascio il tempo di ritrarsi che afferro la sua maglietta e lo tiro sopra di me, incollando le nostre labbra in un bacio tutt'altro che casto.
Risponde da subito, come se lo avesse aspettato, e il suo corpo viene scosso da un tremito mentre porto le mani sotto la sua inutile maglietta. E che, per inciso, tra poco polverizzerò con lo sguardo.

Improvvisamente la mia mente scatta a ritroso. E come una spettatrice passiva mi sento catapultare a tutti i momenti che ho passato con David, da quando lo odiavo a quando mi sono resa conto che lo amo pazzamente.

- Non li sopporti proprio eh?-

- No, se potessi l'impalerei tutti davanti alla scuola, ma ovviamente il posto d'onore lo lascerei a Trent-

- Addirittura un posto d'onore? Per cosa? Sono curioso. Intendevi forse fra le tue gambe?-

- Veramente avevo intenzione di impalare te ed i tuoi amici fuori dalla scuola. Come monito, capisci? Ma a te lascerei comunque il posto d'onore-

- Quanto amore Anderson-

- Talmente tanto che non riesco a contenerlo-


Ansimo non appena le sue mani si spostano sulla mia pancia e reclino la testa all'indietro. Mi bacia sul collo e percorre una scia di fuoco fino al mento, poi mi fa sollevare leggermente e mi sfila via la maglietta, lanciandola rudemente da qualche parte.
Agguanto i lembi della sua ed alza le braccia per farsela togliere. Volontariamente faccio scorrere la maglietta con lentezza, tenendo i palmi ben aperti per poter toccare ogni centimetro del suo corpo. Chiude gli occhi e si morde un labbro. E quella visone mi manda il cervello in pappa.
Con un colpo secco tolgo la maglietta e lo tiro su di me, facendo aderire i nostri corpi.

- È tutto quello che sai dire? È il massimo che sai fare per consolare una persona?-

- Non ho mai consolato nessuno, non credo che comincerò per te-

- Grazie-

- Prego-


La sua bocca cerca la mia e la suggella con un bacio colmo di avidità e desiderio.
Il cuore mi perde un altro battito quando sento la sua mano destra scorrere lungo il mio corpo, dall'orlo dei pantaloni al mio viso. E lì si sofferma, cominciando ad accarezzare col pollice la mia guancia infuocata, come se stesse cercando di rassicurarmi. Perché sa che da una parte sono spaventata dal dolore che si prova la prima volta; per questo prima si voleva assicurare che fossi pronta.

- Come faccio a muovermi se non vedo dove vado?-

- Almeno fino a qui ci arrivi, no?-

- Ti prenderei a sprangate-

- Pure io, specialmente quando fai così-

- Così come?-

- Come ora, quando ti lamenti e sei petulante. Di qua scema, o vuoi prendere un'altra porta in faccia?-

- Mamma mia come sei gentile, sono commossa da tanta galanteria-

- Sembri un mostro-

- Tu lo sei invece-


Circondo la sua vita con le gambe ed avvicino i nostri bacini. Lo sento fremere e l'istante dopo la sua bocca si fa più esigente e vogliosa, perseguitando la mia lingua con la sua.
Un brivido di piacere mi scorre dentro le vene ed un fuoco degno di un lanciafiamme s'irradia nel mio ventre.

- Stai fermo ora, brucerà un po'-

- Che mano pesante che hai-

- Hai del sangue incrostato, dato che con le buone non se ne andava ho optato per le cattive-

- Mi vendicherò, stanne certa-

- Oh che paura-

- Fai bene ad averne-

- Ero sarcastica-

- Io no-


Si allontana per recuperare fiato e fisso gli occhi nei suoi, col fiato corto e la mente annebbiata. I suoi due frammenti d'ambra fusa restituiscono il mio sguardo e, per una quantità di tempo incommensurabile, rimaniamo immobili, a guardarci.
Alcune punte dei suoi capelli toccano la mia fronte e chiudo gli occhi nell'esatto momento in cui il suo naso sfiora il mio in un gesto dolce e rassicurante.

- In realtà mi tocca ammettere che hai un fisico niente male Anderson, se non fosse per il tuo carattere ci avrei già fatto un pensierino-

- E credi che io ti avrei dato il consenso? Illuso-

- L'illusa sei tu che continui a resistermi, ma sei fortunata, perché con te non avrei il coraggio di fare nulla, se non impiccarti-

- Non ti resisto caro, semplicemente non sento nessun tipo di attrazione o sentimento nei tuoi confronti, se non odio-


Deposita un piccolo bacio all'angolo della mia bocca e poi un altro sulla fronte. E comincia a scendere, senza mai fermare il suo boulevard di piccoli, ma grandi baci. Prima mi riempie il viso: guancia, zigomi, tempie, palpebre, sopracciglia, naso, mento e bocca. In seguito passa al collo, alla clavicola, alla spalla, al petto, e poi si ferma sugli anfratti di pelle non coperti dal reggiseno.
Scosta leggermente il tessuto della coppa e schiude le labbra, con delicatezza.
Spalanco gli occhi ed inarco la schiena non appena la sua lingua prende a sfiorare e stuzzicare il punto coperto dalla sua bocca.
Affondo le mani fra i suoi capelli e le mie labbra rilasciano un gemito capace di farlo fremere.

- Tu, sporco traditore! Mi hai abbandonata senza dire uno straccio di parola, hai minimamente pensato a ciò che mi avresti fatto passare?! Eh?! Ci hai pensato?! E ora ritorni e fai finta di niente, come se non fosse successo assolutamente nulla!-

- Cosa accidenti stai dicendo?! Abbandonata?! Non l'ho mai fatto, e non mi è nemmeno mai passato per l'anticamera del cervello! Sono qui adesso, se non ci vedi!-

- Hai detto bene. Adesso. Prima non c'eri, te ne sei andato senza dire una parola dopo avermi vomitato addosso tutte quelle cattiverie. Cosa avrei dovuto credere io, eh?! Mettiti nei miei panni una buona volta! Come ti sentiresti a sentirti dire da qualcuno che si è pentito di averti salvato la vita e il giorno dopo, quando ti svegli, non c'è più?! Eh?! Come ti sentiresti tu?!-

- Non è vero. Non mi sono mai pentito di averti salvata quel giorno, era una bugia, solo una stupida bugia-

- Perché allora? Perché te ne sei andato?-

- Le tue pasticche-


Si solleva a sedere sul mio bacino, sorreggendosi sulle ginocchia per non pesarmi minimamente addosso, e fa scorrere le mani lungo la mia pancia, risalendo fino ai seni e passando sotto la mia schiena per arrivare al gancetto del reggiseno.
Punta gli occhi nei miei e si passa la lingua sulle labbra rosse. Mi sta silenziosamente chiedendo il permesso. Sorrido ed inarco la schiena per portare le mani sulle sue e sganciare insieme a lui il reggiseno. Quel "tac" del gancetto che si è aperto mi fa perdere più di un battito alla volta.

- Semplicemente non mi andava più-

- Raccontalo ad un altro, forse ti crederebbe-

- Credimi conosco ragazzi che baciano molto meglio di te-

- Tu deliri Anderson. Non sono mai stato...-

- C'è sempre una prima volta, per tutti, anche per gli spacconi boriosi come te-


Non scosta subito il reggiseno, ma me lo lascia addosso anche se sganciato.
Col respiro tremulo torna sulla mia bocca e la cattura in un bacio delicato, lambendo le mie labbra con calma, succhiandole e stuzzicandole con la punta della lingua.
Libero un mugolio di piacere e lo attiro ancora più a me, facendo aderire il suo petto al mio. E proprio in quel momento nasce in me il desiderio di un contatto ancora più ravvicinato, più diretto.
Stacco le mani dal suo collo e le faccio scivolare più in basso, prima sui pettorali, poi sugli addominali ed infine su quelle due linee che vanno a formare una V perfetta che continua oltre l'orlo dei pantaloni. Un brivido scuote il suo corpo statuario e velocemente porta una mano su un mio seno, stavolta sotto il tessuto.

- Non ho mai visto nessuno con degli occhi come i tuoi-

- Jessica Wright ha gli occhi azzurri-

- Ma sono diversi. I tuoi sono grandi e di un celeste estremamente chiaro, Jessica non li ha così. I suoi sono più piccoli e scuri, in confronto ai tuoi fanno quasi schifo-

- G... grazie-

- È la verità, non un complimento-


Mi si mozza il respiro ed annaspo prima di lasciarmi scappare un gemito poco silenzioso. Mano a mano che le sue lunghe dita cominciano a muoversi con più intensità sul mio seno, il bacio si fa più rovente e passionale. Torno con una mano fra i suoi capelli e li stringo mentre sollevo leggermente la testa per spostare la bocca sul suo collo.
Un verso gutturale fuoriesce dalle sue labbra e posa lo sguardo sul mio petto. Afferra il reggiseno e me lo sfila velocemente prima di lanciarlo alle sue spalle.
Per qualche istante rimane immobile, e pure io. Entrambi col respiro spezzato e irregolare, entrambi con la mente annebbiata dal desiderio, entrambi accaldati ed eccitati.
Deglutisce e porta gli occhi nei miei. Esisterebbero tanti aggettivi per descrivere il suo sguardo: intenso, voglioso, liquido, accesso, infuocato, annebbiato, profondo. Ma oltre a tutto questo, oltre al primo velo, c'è dell'altro. Una sfumatura, un qualcosa di dolce... di... amore.
Porto una mano sul suo viso e gli accarezzo la guancia lentamente. E con mia grande sorpresa appoggia la testa sul mio palmo, mentre io subisco un nuovo arresto cardiaco.

- Mi sono solo difesa da un tuo attentato-

- Pff, attentato. È solo il tuo smisurato orgoglio che ti dà la forza di respingermi, se no a quest'ora saresti tra le mie braccia come hanno fatto tutte le altre-

- Non si tratta di orgoglio, solo che non m'interessi in quel senso-

- E in quale senso allora?-

- In nessun senso. Mi dispiace annientare il tuo ego in questo modo brutale, ma proprio non sei il mio tipo-

- Se è per questo nemmeno tu sei il mio tipo. Chi vorrebbe avere una rottura come te tra i piedi? Sei petulante e insopportabile, mi spiace solo per quel poveretto che ti prenderà. Fagli le condoglianze da parte mia-

- Ma come siamo spiritosi oggi. Povera quella santa che deciderà di averti al suo fianco, piuttosto. Chi vorrebbe avere un borioso come te tra i piedi? Forse rimarrai zitello-


Continua a guardarmi anche quando si volta quel tanto che basta a depositare un bacio sulla mia mano e poi sul polso.
Mi mordo il labbro e con uno scatto ribalto le posizioni, distendendomi sopra di lui. Ancora una volta sento il respiro venirmi meno nel momento in cui il mio petto nudo entra in diretto contatto con la sua pelle.
Rabbrividisco fino alle punte dei capelli e sento David liberare un gemito. Porta le mani sulla mia schiena e le fa scorrere dal sedere fino alla nuca, poi le fa scivolare ai lati del mio corpo e scende nuovamente verso il fondoschiena.
Ansimo dal piacere e, presa da una nuova scarica di desiderio, schiudo le labbra su un suo pettorale, passandoci la lingua e succhiandolo come volevo fare da tempo.

- Con il carattere che ti ritrovi rimarrai sicuramente zitella, non hai nemmeno da scegliere vecchia inacidita che non sei altro-

- Per tua informazione, razza di troglodita decerebrato, io sono più giovane di te, quindi se io sono una vecchia tu sei un relitto decrepito-

- Come fai a sapere che, magari, sono nato prima di te? Sei forse andata negli archivi della scuola per cercare informazioni sul mio conto? Puoi ammetterlo di essere follemente innamorata di me, è normale-

- Ti sbagli sul tutto il fronte, carissimo. Ti assicuro che mai e poi mai sarei in grado d'innamorarmi di te, piuttosto preferisco l'amputazione degli arti-


Aumenta la presa sulla mia schiena e trascino la lingua su di un altro punto, ricominciando a torturarlo e lambirlo.
E volutamente faccio percorrere alla mia bocca un tragitto che arriva fino al suo cuore, che in questo preciso momento sta battendo all'impazzata. Sorrido sulla sua pelle e bacio ripetutamente quell'anfratto, finendo per lasciarci un marchio rosso. Il mio marchio.
Sento il suo respiro farsi sempre più frettoloso e spezzato, e un secondo dopo mi ritrovo con la schiena sul materasso. Atterrata.
I suoi occhi accesi incontrano di nuovo i miei ed appoggia la fronte sulla mia. Fa sfiorare ripetutamente le punte dei nostri nasi e mi sollevo leggermente per baciarlo sulla guancia.
Sorride e, mentre le sue mani arrivano alla cerniera dei miei pantaloni, torna ad impegnare la mia bocca in un bacio famelico.

- Ti propongo un affare-

- Non so se voglio sentirlo, anche perché sicuramente è un affare per te e una tragedia per me-

- Tu non vuoi che io adesso fumi, giusto?-

- Sentiamo, cosa vuoi in cambio?-

- Io non fumo se tu... Se tu ti spogli davanti a me-

- Stai scherzando vero?-

- No, assolutamente. Allora? Ci stai?-

- Strozzatici-


Lancia i miei pantaloni da qualche parte e fa scorrere le mani lungo le mie cosce, accarezzandole con movimenti concentrici.
Gemo di piacere ed allontano la bocca dalla sua per puntare lo sguardo sui suoi pantaloni. Allungo le mani fino alla cerniera e gliel'abbasso con urgenza, facendogli scappare un sorriso divertito. Le sue dita, decisamente più esperte, corrono in mio soccorso e meno di un minuto dopo dei suoi pantaloni non rimane nemmeno l'ombra.
Osservo per non so quanto tempo la sua erezione contenuta a malapena nei boxer e deglutisco a vuoto, sia per il piacere che per la paura.
Cerco il suo sguardo, e lo trovo immediatamente che mi sta fissando come se stesse leggendo tra le righe dei miei pensieri.

- E... perché è la seconda?-

- Perché c'è una cosa che mi piace ancora di più, o meglio, due cose-

- E cioè?-

- I tuoi occhi. Sono... sembrano pezzi di cielo. Si dice che gli occhi siano lo specchio dell'anima, non ci ho mai creduto, ho sempre avuto delle convinzioni solide e inespugnabili però... be' quando guardo i tuoi è come se queste convinzioni si sgretolassero. Quando menti, quando dici di stare bene, quando qualcosa ti dà noia o t'infastidisce, in tutti questi casi riesco a capirlo guardandoti in quelle specie di gocce d'acqua-


Ribalta le posizioni e mi trascina su di sé, poi mi circonda la vita con le sue forti braccia ed io appoggio le mani sul suo petto.

- Quando e se vorrai fermarti dimmelo e lo farò- dice con un tono di voce talmente roco che all'inizio stento a riconoscerlo.

- Non voglio fermarmi- sussurro allungando il collo e baciandolo sul mento.- Ti voglio più di ogni altra cosa, David-

Abbassa la testa e rapisce le mie labbra in un piccolo e dolce bacio. Successivamente insinua una mano fra i miei capelli e torna a distendersi su di me, calibrando il suo peso per non schiacciarmi.
Sposta la bocca sul mio collo ed espira pesantemente.- È la prima volta che faccio l'amore con qualcuno- ammette in un soffio, procurandomi il secondo arresto cardiaco della serata.
E subito capisco a cosa si riferisse quando diceva che anche per lui questa era la prima volta.

Sorrido felice come non mai e lo stringo a me.- Ti amo David-

Le sue labbra, rapide come un fulmine, tornano sulle mie e cominciano a muoversi con passione, con sentimento. Posso sentire tutto l'amore che mi sta trasmettendo anche senza parole. Ed è questo a generare il desiderio impellente di sentirlo parte di me, dentro di me.

- Perché devi sempre pensare male?! Bim non mi lascerà da sola, e non andrà a scontrarsi contro quei mostri! Non se glielo chiedo almeno!-

- E cosa ti dà la certezza che al momento buono non commetterà lo stesso errore di ieri?! Tu con lui non ci andrai, il discorso è chiuso-

- Tu non prendi ordini da me, non vedo perché io dovrei obbedire ai tuoi-

- Perché non posso sopportare di rimanere segregato qua dentro col pensiero se tu tornerai o non tornerai. Non ce la faccio-

- Invece tornerei-

- Non ne posso avere la certezza. Quindi il discorso si chiude qua-


Sfioro con lentezza la sua schiena e poi gli circondo il collo con le braccia per attirarlo sempre più vicino.
Sentire la sua erezione sul mio ventre accende una specie di falò all'interno del mio corpo, a partire dal basso ventre fino alle guance che sento in fiamme.
Lambisce ancora un'ultima volta il mio labbro inferiore e poi sposta la bocca sul solco in mezzo ai seni, passandoci la lingua più e più volte. E ad ogni stoccata il fuoco dentro di me dilaga e si diffonde come fumo.

- Ti voglio. Da impazzire-

- Non... nessuno... me lo aveva mai detto-

- Meglio così. Meno colli da spezzare-

- E poi chiedi se sono gelosa io-

- Tu lo sei, questo è evidente. È inutile che tenti di negarlo-

- Non tento di negarlo, sei tu che possiedi una fervida immaginazione e vedi cose inesistenti-

- Ti dirò. È perfino eccitante... se sei tu ad essere gelosa-


Istintivamente alzo il bacino e lo struscio contro il suo, lentamente e con movimenti dal basso verso l'alto. Lo sento gemere sulla mia pelle e fa scendere una mano sul tessuto delle mie mutandine. E poi quella benedetta mano arriva su una mia coscia, dove comincia a giocare e stuzzicarmi.
Libero un mugolio di piacere e frustrazione e capovolgo la testa all'indietro non appena la sua lingua percorre una scia di fuoco dai miei seni fino all'ombelico. Prima deposita dei piccoli baci tutt'intorno, poi introduce la lingua e la muove con lentezza, uccidendo senza pietà ogni mio neurone.
I gemiti che escono dalle mie labbra li sento come in lontananza. Non riesco nemmeno a capire se sono proprio io a generarli, oppure se provengono da fuori. Ma la seconda opzione è decisamente poco probabile.

- Oh cavolo. Non è possibile-

- Cosa?-

- Tu... cioè, io... sono venuto. È la prima volta che mi succede una cosa simile. Ed è anche la prima volta che mi succede con te-


Alza gli occhi sui miei e lo guardo col respiro affannato e la vista appannata. Ma riesco comunque a scorgere nelle sue pozze d'ambra un desiderio che non avevo mai visto prima. Deglutisce e si avvicina per baciarmi con dolcezza e trasporto, facendo sfregare le nostre labbra più e più volte. Sorrido sulla sua bocca e, senza pensare, con la mano sfioro la sua erezione. Interrompe bruscamente il bacio e freme violentemente prima di lasciarsi scappare un gemito forte e devastante per il mio cervello.

- Sei più bella al buio-

- Perché non mi si vede?-

- No. Non per quello. È solo perché l'oscurità della stanza entra in contrasto col colore dei tuoi occhi e sembra illuminarti il viso invece che adombrarlo-

- Gr... grazie-

- Mi sono dimenticato di aggiungere che alla luce sei inguardabile. E quello di prima non era un complimento-


Mi sfila le mutandine con frenesia e poi lo aiuto mentre fa calare i suoi boxer e li lancia a terra. Torna sopra di me e si abbassa quel tanto che basta a mettere in contatto le nostre intimità. Annaspo e sgrano gli occhi per il desiderio impellente che sento di lui, talmente forte da farmi quasi male. E lo stesso succede a David, che si morde un labbro tanto forte da farlo sanguinare e punta i suoi occhi, più scuri del solito, su di me.

- Quindi tu... non è vero che sei andato con Jessica?-

- No, non ci ho fatto niente... E quindi tu mi ami-

- Posso sempre ritirare tutto-

- Non lo farai-

- E perché?-

- Perché non te lo permetterei. È la prima dichiarazione che non rifiuto. Ritieniti onorata-

- Avresti potuto anche rifiutarmi-


- Ma non ne avrei avuto motivo. Perché adesso sei finalmente mia. Solo mia. Ufficialmente-

Ha le guance arrossate, le labbra rosse, i capelli scarmigliati e gli occhi lucidi. Una visone da mozzare il fiato, e della quale posso godere solo io.
Sollevo la testa e sfioro la sua bocca con la mia. Quando sto per allontanarmi cattura le mie labbra in un piccolo, ma lungo bacio e passa una mano sul mio viso in una tenera carezza.
M'irrigidisco non appena avverto la punta del suo coso proprio sulla mia femminilità.

- Shh, tranquilla. Devi rilassarti- sussurra al mio orecchio.- Non voglio farti male-

Annuisco convulsamente e rilasso i muscoli in un sospiro.

- Così- bisbiglia entrando in me, anche se di poco.- Perfetto-

Appoggio le mani sulle sue spalle e ci affondo le unghie man mano che lo sento scivolare sempre di più al mio interno. Il suo respiro si fa più concitato e il suo petto trema per una piccola frazione di tempo, mentre io cerco di abituarmi alla sua presenza.
All'improvviso si ferma ed appoggia la fronte sulla mia. È giunto il momento.

Deglutisco a vuoto, con la gola secca, e punto lo sguardo sulle sue labbra.- Farà male?- domando con un filo di voce.

- Un po'- ammette senza troppi giri di parole.- Ma farò il più piano possibile-

Porto gli occhi nei suoi.- E saresti in grado di controllarti?-
Ho sempre sentito dire che per i maschi è diverso, cioè, una volta che sono dentro hanno il quasi irrefrenabile istinto di muoversi, e controllarsi e calibrarsi diventa parecchio difficile.

- Si tratta di te, quindi sì. Sarei anche in grado di fermarmi qui, se solo tu me lo chiedessi- mormora facendo sfregare le punte dei nostri nasi.

Sorrido felice e lo stringo a me. Poi faccio incontrare le nostre labbra e muovo leggermente il bacino per fargli capire che può andare avanti.
Sorride sulla mia bocca e riprende a baciarmi con più passione e bramosia di quanta ne mettesse prima.
Scivola un altro po' dentro di me e poi si riferma. Probabilmente è arrivato esattamente davanti all'ultima barriera.
Torno ad artigliare le sue spalle e, mentre la sua bocca si muove sulla mia, mentre il tempo scorre, mentre la città è deserta, mentre la penombra aleggia nella stanza, mentre l'orologio continua a scandire le ore, fa una piccola e quasi impercettibile pressione capace di disintegrare la mia verginità.

- È la verità-

- Non credo proprio-

- L'orgoglio è una brutta bestia-

- Parli tu-

- Me lo posso permettere-

- Non direi-

- Punti di vista-

- È inutile che rigiri la frittata-

- Ti amo-


Uno strano dolore misto di sprazzi di bruciore si diffonde tra le mie vene ed in tutto il mio corpo come una grande scossa. Ma lentamente scema, fino a diventare solo un dolce ed indelebile ricordo. E il tutto viene sostituito da un piacere elettrizzante, dieci più volte più coinvolgente del dolore.
Sorrido mentre la bocca di David ha cominciato a tempestare il mio viso di tanti piccoli baci.

- Stai bene?- mi domanda con apprensione ed una nota... d'ansia?

Ridacchio senza motivo, ma mossa dalla pura felicità.- Benissimo-

Sorride rilassato e comincia a muoversi con lentezza, facendomi impazzire ad ogni piccola spinta. Delle gocce di sudore iniziano ad imperlarmi la fronte, e lo stesso succede a David, le cui spalle stanno diventando sempre più scivolose.
Sollevo la testa e gli bacio il collo, mentre la mia vista si fa sempre più vitrea e sfuocata. Lo sento gemere tra i miei capelli e prende a muoversi ad un ritmo più sostenuto, mentre le sue mani si aggrappano ai miei fianchi.
E poi avverto una scarica di piacere passarmi attraverso ogni vena ed incendiarla, fino a che qualcosa non mi esplode dentro come una bolla di sapone, facendomi perdere la cognizione del tempo e tremare come una foglia.
Le spalle di David fremono violentemente e libera un verso roco e gutturale. Lo sento venire dentro di me e l'attimo dopo si lascia ricadere sul mio corpo sudato e bollente.

I nostri respiri agitati e spezzati riempiono la stanza. David alza la testa dal mio petto e mi osserva con gli occhi che brillano.- Come stai? Ti ho fatto male?-

Scuoto la testa e mi apro in un sorriso a trentadue denti.- Mai stata meglio, dico sul serio-

Dire che sono felice è un eufemismo. Mi sento come se... non lo so nemmeno, ma avrei tanta voglia di saltare, ridere ed urlare.
Abbiamo fatto l'amore, entrambi per la prima volta. Ed è stato a dir poco magnifico.

Sorride e mi trascina sotto le coperte, poi si fa più vicino e mi circonda la vita con un braccio, mentre l'altro lo distende sul mio cuscino. Ci appoggio sopra la testa e allungo una mano per posarla su un suo fianco.

- Per te com'è stato?- domando, guardandolo dritto negli occhi.

Fa spallucce e trattiene a stento un sorriso divertito.- Discreto, insomma, così così-

- Dai, cattivo- Rido e gli tiro un pugno sul petto.- Sei un ignorante-

Sghignazza e mi afferra il polso per portarselo davanti alla bocca.- È stato il sesso migliore della mia vita- Mi bacia l'interno del polso e punta lo sguardo sui miei occhi.- Anche se non si è trattato solo di sesso- Avvicina la testa e mi bacia delicatamente, con un'estrema dolcezza.- Non si tratterà mai solo di sesso se è con te-

Sorrido, sciolta dalle sue parole, e mi raggomitolo contro il suo petto, l'unico posto in cui mi sento davvero al sicuro. Mi stringe a sé e deposito un tenero bacio sul suo collo poco prima che entrambi si cada addormentati, scaldati dall'amore e cullati dai battiti dei nostri cuori.















Angolo dell'autrice:

Buonasera!!! Oddio, se possibile adesso ho più ansia di prima. Spero che il capitolo vi sia piaciuto >\\< Cioè, mi auguro che non mi sia venuta fuori una schifezza colossale. 
In questo momento non riesco ad essere obiettiva, quindi... a voi l'ardua sentenza!
Scusate anche per il ritardo :) il capitolo lo avevo pronto da sabato sera, ma ho avuto un po' tanto da studiare T.T e quindi non ho mai avuto il tempo per pubblicarlo. 
Ah! E ovviamente scusate se non ho risposto alle recensioni di tutti >.< ogni volta mi sento in colpa! SCUSATE!
E poi vi volevo informare di una piccola piccola cosa... Alllllluuura: io giovedì parto per la gita e torno l'11, quindi (avete già capito, lo so */\*) non potrò pubblicare nè scrivere :( perciò il capitolo nuovo di zecca arriverà in riardo... tipo domenica o lunedì 17, o martedì 18, insomma, giù di lì... non oltre, spero...
Ma comunque cercherò di rispondere a tutti voi attraverso il mio fdatissimo cellulare, muahahahahah! Non temete cari miei, non tutto è perduto!
A presto (tardi, sigh)! Un bacione e GRAZIE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Federica :)


 

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Capitolo 27
*** Piano d'attacco ***


Piano d'attacco




Ho sempre amato la mattina. Forse perché è l'unico momento della giornata in cui si è veramente rilassati, o almeno questo vale per me. 
Osservo David dormire e sorrido felice. Il suo respiro lento e regolare s'imbatte sul mio viso muovendomi alcuni ciuffi di capelli che poi mi ricadono delicatamente sulle guance.
Tante volte mi sono ritrovata a contemplare David addormentato, e tutte le volte la mia mente ha generato una sola parola per descriverlo: bello. Solo che oggi me ne viene anche un'altra, accompagnata da un coro di alleluia: mio. 
Oh sì, perché finalmente David è diventato di mia proprietà, e chiunque osi allungare le sue sozze mani su di lui sarà costretta a ritirarle con qualche dito in meno. Ovviamente non si tratta di una minaccia, ma di un semplice avvertimento. 
Jessica ad esempio non avrà più bisogno della manicure dal momento che le mozzerò tutte le dita. I suoi precedenti con David mi bastano per decidere d'impartirle la mia pena. Anzi, a lei voglio dedicare qualcosa di più speciale... 

- Perché hai quello sguardo?- Sobbalzo spaventata e punto gli occhi in quelli di David. L'attentatore alla mia vita mi guarda con un sorriso sghembo e gli occhi lucidi. 

- Che sguardo?- domando intontita e aggrottando la fronte.

- Omicida- risponde divertito, premendo il suo avambraccio contro la mia schiena.

- Oh- esclamo stupita. Be' del resto stavo pensando a Jessica... è più che lecito. 

- Comunque buongiorno- sussurra abbassando la testa sul mio collo e depositandoci un tenero bacio. 
Sorrido e poso una mano sul suo fianco nudo e caldo. Poi comincio ad accarezzarlo dall'alto verso il basso mentre la sua bocca sfiora lentamente la mia pelle.

- Buongiorno- bisbiglio nascondendo il viso nel suo petto. Chiudo gli occhi e mi abbandono al tepore che s'irradia dal suo corpo. 
Sembra paradossale la pace che regna in questa stanza, in questo momento... soprattutto se penso che fuori da qui regnano solo morte e orrore. 

- David?- domando con un filo di voce mentre la sua mano mi accarezza delicatamente la schiena. Riapro gli occhi e sollevo la testa per guardarlo.- Come faremo ad uscire da questa situazione? Insomma, tu credi che sia possibile?- 

I suoi occhi si abbassano sui miei e mi scrutano per un lasso di tempo interminabile. Dopo poco rialza la testa e sospira.- Sto pensando a qualcosa, da un po' di tempo. Non so se funzionerà, ma... - 

- Dobbiamo provarci- continuo io per lui.- Non c'è altra scelta, vero?- 

Evita accuratamente il mio sguardo e chiude gli occhi inspirando profondamente. I muscoli del suo corpo si sono improvvisamente irrigiditi, come se ci fosse qualcosa che lo preoccupa più del dovuto.

- David?- lo richiamo aggrottando la fronte. Mi stringo la coperta sul petto e mi sollevo su un gomito.- Cosa c'è?- 

Apre gli occhi e mi osserva.- Nulla- risponde soltanto. E, da sempre, quando dà risposte secche e sbrigative significa che è nervoso.

- Dimmelo- m'impunto guardandolo male.- So che qualcosa non va, perciò ti conviene sputare il rospo- 

- Se no?- domanda con un sorriso sghembo stampato in faccia. Solleva un sopracciglio e mi guarda con un che di derisorio.- Che fai? Mi prendi a botte? Che paura- 
Mi tira una leggera spinta alla spalla sinistra e mi fa cadere distesa sul letto. Inutile dire che un nano secondo dopo lui si trova sopra di me e continua ad avere quel sorriso... dannatamente bello. Accidenti a lui! 

- Ti prendo a schiaffi- contrattacco posando le mani sui suoi avambracci.- E poi ti stendo con un calcio dove so io- 

- Abbiamo già appurato che sono più veloce di te, broccoletta- 

- Come mi hai chiamata?- domando aprendomi in un sorriso da orecchio a orecchio. 

- Broccoletta- ripete scendendo a baciarmi sul collo.- La mia broccoletta- sussurra roco, mordendomi piano la spalla. 
Addio cervello. Addio neuroni. Addio a tutti. Dio, ma come è possibile che anche solo essere chiamata "broccoletta" mi faccia sciogliere come burro al sole?! 
O c'è qualcosa che non va in me, o sono troppo innamorata di questo scemo. Decisamente la seconda. 

- Sappi che la questione non finisce qui, carciofetto- ribatto con un filo di voce, ma cercando di sembrare perlomeno autoritaria. 

Solleva la testa e mi sorride.- Carciofetto?- 

- Sì, sei un carciofetto. E ti si addice pure come verdura, sai? Le foglie più esterne hanno le spine, però se le levi con pazienza alla fine scopri che dentro c'è solo un cuore tenero- spiego facendo spallucce... Oh cavolo che ho detto?! Mio Dio, troppo sdolcinata! 

Alzo gli occhi imbarazzata su David... che mi fissa sorridendo ed in un modo piuttosto strano... 

- Te l'ho detto che le cose romantiche che dici mi eccitano, vero?- se ne esce baciandomi sul naso.- E mi stimolano persino la fantasia- conclude prima di scendere dal letto. 

Mi puntello sui gomiti e l'osservo confusa.- In che sens...- Non finisco la frase che mi ritrovo ad urlare e ridere contemporaneamente. David mi ha afferrata per una caviglia e mi sta tirando verso di lui, nonostante i miei inutili tentativi di aggrapparmi alla testata del letto. 
Scivolo sempre più in giù fino a che non mi solleva in braccio. 

- Lasciami! Sciocco carciofetto pervertito che non sei altro!- urlo ridendo e scalciando goffamente. 

David scoppia in una fragorosa risata e mi stringe contro il suo petto caldo.- Non ti preoccupare broccoletta. Quello che ho in mente di fare piacerà anche a te- mi sussurra all'orecchio, leccandomi il lobo subito dopo. 
Rabbrividisco e la mia mente viene affollata da mille pensieri tutt'altro che casti. 

- Davvero?- bisbiglio allungando una mano dietro il suo collo per attirarlo a me. 

Avvicina la testa e sorride malizioso; poco dopo fa sfiorare le nostre labbra ed afferra il mio labbro inferiore coi denti per tirarlo leggermente.- Decisamente- dice con una voce talmente roca da mandarmi in tilt il cervello.
Al diavolo tutto! Stringo tra le dita alcuni suoi ciuffi di capelli e faccio scontrare le nostre labbra quasi con violenza. La sua bocca si apre famelica sulla mia e una sua mano si stringe sulla mia gamba. 
Qualche secondo dopo sento che ci stiamo muovendo per la stanza, ma sono troppo indaffarata a baciarlo per accorgermi di dove stiamo andando. 
Si stacca dalla mia bocca e riprendiamo entrambi fiato. Nel frattempo ho notato che ha cominciato a camminare più spedito verso... il bagno? 
Apre la porta con un calcio e mi fa tornare coi piedi per terra. Lo guardo smarrita e in risposta mi arriva uno sguardo divertito e malizioso. Oh cavolo! 
Appoggia le mani sui miei fianchi nudi e mi attira rapidamente a sé, afferrando il mio mento con delicatezza per alzarmi la testa e baciarmi.
Schiudo le labbra con calma mentre le sue mani navigano per la mia schiena, indugiando su alcuni punti e massaggiandone altri. Infine arriva con entrambi i palmi rivolti al mio sedere e lì la sua presa aumenta per sollevarmi e permettermi di chiudere le gambe intorno ai suoi fianchi. 
Sfioro per sbaglio il suo amichetto e sento un gemito sfuggire dalle labbra di David. 

Tutto questo basta per incendiarmi come la fiaccola olimpionica e per convincermi a scendere con la bocca sul suo collo. 
Lo tempesto di baci umidi e caldi mentre lui muove dei passi veloci dentro la doccia. Mi spinge con la schiena contro le fredde mattonelle, incastrandomi tra il suo corpo e la parete, ed apre l'acqua tiepida che si riversa su di noi come lo scroscio di una cascata.

Le sue dita si ancorano sui miei glutei e la sua bocca scende voracemente sul mio seno, torturandolo e plasmandolo con la lingua.
Ansimo e sollevo la testa, mordendomi il labbro per trattenere il piacere ed evitare di urlare. L'acqua mi bagna il viso e le gocce scendono rapidamente fino al collo, poi più in giù, verso la pancia. Tolgo le mani dal collo di David e le porto sui miei capelli fradici per raccoglierli su una spalla. 
Improvvisamente David mi fa tornare coi piedi a terra e mi fa voltare con il petto rivolto verso le piastrelle. Rabbrividisco per il contatto ed appoggio i palmi delle mani sulla parete. 
Un secondo dopo avverto il petto caldo di David a stretto contatto con la mia schiena, e successivamente la sua bocca sul mio collo e la sua mano sulla pancia. 

- Hai freddo?- mi domanda con quel suo tono roco e da stupro. 

Chiudo gli occhi ed appoggio la fronte sulle mattonelle bianche.- No, piuttosto il contrario- 

Lo sento sghignazzare e con la mano sulla mia pancia fa più pressione per avvicinarmi a sé.- Ho così tanta fame di te che... ti mangerei tutta adesso, cavolo- sussurra tornando a baciarmi e leccarmi il collo, poi la spalla, poi le scapole, poi le fossette di Venere, poi una natica... mentre io ansimo e tento invano di controllarmi.

- Non sei il solo ad avere fame- riesco a dire, voltandomi e prendendolo delicatamente per i capelli per baciarlo. Sorride sulle mie labbra e posa le mani ai lati del mio viso, mentre l'acqua batte imperterrita sui nostri visi e sui nostri corpi accaldati.
La sua bocca comincia a muoversi con più foga sulla mia e le sue dita scivolano per il mio corpo fino ai fianchi. Lì comincia a massaggiarmi la pelle e mi allontano dalle sue labbra per riprendere fiato e non rischiare di morire di embolia.
Punto i miei occhi nei suoi, che stanno praticamente ardendo come lingue di fuoco, e noto quanto sia dannatamente bello coi capelli che gli si riversano in piccoli ciuffi sulla fronte.
Vorrei tanto poter essere una goccia d'acqua capace di percorrere tutto il suo corpo e gustarselo lentamente. Sto forse diventando una pervertita?

- Dovresti vederti- dice sorridendo e stringendomi a sé. 

Aggrotto la fronte e storco di lato la testa.- Sembro una pazza?- Oh mio Dio, spero che sulla mia faccia non sia trapelato niente di tutto ciò che ho pensato un momento fa.

Scuote la testa e ridacchia divertito. Mi spinge contro il muro ed abbassa la testa sul mio collo, sfiorandolo con la punta del naso. Inspira a fondo e solleva le labbra fino a toccare il mio orecchio.- Sei semplicemente stupenda- bisbiglia baciandomi la tempia. 

- Lo sai che è una delle poche volte che mi fai un complimento? E tu non ne fai mai a nessuno- dico col cuore a mille e la mente in cortocircuito.

Alza la testa e mi osserva con un sorriso sghembo a dipingergli il viso.- Ogni volta che te ne ho fatto uno ne è valsa la pena- 

Rido e gli circondo il collo con le braccia.- Grazie carciofetto, sappi che anche tu non sei affatto male- affermo sorridendo da orecchio a orecchio.

- Lo so, modestamente- risponde facendo spallucce e una smorfia altezzosa con la bocca.

Scoppio a ridere nuovamente e le sue braccia s'incastrano intorno ai miei fianchi. Fa sfiorare i nostri nasi e poi mi bacia dolcemente, lambendo le mie labbra con tenerezza.
Mi abbandono totalmente a lui e spengo il cervello. 
Scorro con le mani sul suo petto e poi le conduco sul suo fondoschiena, soffermandomi sulle fossette di Venere che tanto adoro. 

Ogni qual volta ci baciamo sento le farfalle nello stomaco, ogni qual volta mi fa un complimento mi batte il cuore a mille, ogni qual volta lo guardo negli occhi mi rendo conto che... lui è ciò che di più bello mi sia mai capitato. 

- David ti amo- sussurro sulla sua bocca, ritappandogliela subito dopo con un nuovo bacio. Lo sento rabbrividire di piacere e mi solleva di nuovo da terra per stringermi ancora più a sé. Poi avverto il suo compare entrare lentamente in me; mi si mozza il fiato e rilascio un gemito sulla sua bocca. 

- Se... se ti faccio...- la sua voce è strozzata e roca- se ti faccio male dimmelo, ok?- bisbiglia guardandomi negli occhi. 

Annuisco e sorrido, poi lo stringo a me e permetto che i nostri corpi si fondano completamente in uno solo. David appoggia la testa sul mio petto e ansima pesantemente, poi solleva di scatto la testa e mi bacia con passione, mentre il suo bacino ha iniziato a muoversi lentamente. 
Nel momento in cui anche le nostre labbra si fondono sento crescere un bisogno quasi viscerale di sentirlo ancora più... più parte di me. Come se lui fosse la mia acqua ed io solo un pesce in apnea.
Istintivamente, senza che quasi me ne accorga, anch'io comincio a compiere dei movimenti col bacino per andare in contro ai suoi.
David si stacca immediatamente dalla mia bocca e freme violentemente; si morde il labbro inferiore e chiude gli occhi in un disperato tentativo di bloccare il suo orgasmo e di attendere me. 
Mi avvicino al suo viso e prendo tra i denti il suo labbro per poi lambirlo con la lingua. Intanto le spinte di David hanno cominciato ad essere più decise e rapide, in poche parole capaci di annebbiarmi la vista e la mente. 
Infine mi tappa la bocca con la sua nell'esatto momento in cui entrambi veniamo. Dapprima mi bacia con foga, succhiando le mie labbra fino a gonfiarle, poi sostituisce la passione con la dolcezza, fino a depositare dei piccoli baci per tutto il mio viso sudato.

- Tutto a posto?- mi chiede col fiatone.

Annuisco ed appoggio la testa sulla sua spalla, chiudendo gli occhi a causa della stanchezza e del sonno. M accarezza la schiena con dolcezza e chiude l'acqua, muovendo subito dopo dei passi fuori dalla doccia. 
Riapro gli occhi e sciolgo le gambe, intrecciate ai suoi fianchi, per scendere coi piedi in terra. Nel frattempo David ha afferrato un asciugamano e me lo ha deposto sulla testa, iniziando ad asciugarmela. 

- Oh grazie carciofetto- dico ridacchiando e sollevando gli occhi sui suoi. 

- Ovviamente non lo faccio gratis- mette in chiaro scoccandomi un'occhiata maliziosa.- Tutto ha un prezzo in casa Trent- 

- Solo per mettere i puntini sulle i, questa è anche casa Anderson- ribatto facendogli la linguaccia.

Sorride divertito e fa spallucce.- Dettaglio superfluo, totalmente trascurabile- 

Rido e gli sferro un leggero pugno sul petto, che ovviamente non lo sposta di un millimetro, e poi lo abbraccio. Immediatamente mi stringe a sé e lo sento premere le labbra sulla mia testa, in un bacio delicato e silenzioso. 

- Ho sonno- sussurro sbadigliando. 

- Mm, peccato, io ero già pronto per il secondo round- se ne esce fuori sghignazzando. Sollevo la testa e l'osservo divertita, poi scoppio a ridere difronte alla sua faccia da pervertito e l'attimo dopo l'unico rumore che si sente proviene dalle nostre labbra che si scambiano baci.




È ormai pomeriggio quando ci sediamo al piccolo tavolino in soggiorno e mangiamo il nostro pranzo improvvisato. 
Il massimo che sono riuscita a cucinare, a causa delle distrazioni procurate da David, sono state delle omelette al bacon. Ovviamente il signorino non ha mosso un dito per aiutarmi, ma nonostante ciò devo ammettere che sono venute piuttosto bene.
Metto in bocca un nuovo boccone e lo gusto lentamente, pensando a cose disparate. 
Improvvisamente mi torna in mente il discorso che David ed io stavamo facendo prima di... insomma, di quello.

- A quale piano avevi pensato? Intendo per uscire da questa situazione- preciso gesticolando con la forchetta.

David punta gli occhi su di me e li riabbassa dopo poco, senza proferire parola. Atteggiamento molto strano da parte sua, se si considera che non sono mai riuscita a zittirlo in nessun modo. 

- Dimmelo David- insisto con un tono di voce più dolce.

Sospira ed allontana il piatto, poi si alza e va a sedersi sul divano.- Non mi va di parlarne adesso, e comunque tu non devi essere coinvolta- 

Aggrotto la fronte e mi volto verso di lui col busto.- Sono stata coinvolta in questa faccenda fin dall'inizio, non mi tirerò indietro proprio adesso- 

- Invece lo farai- ribatte immediatamente, puntando su di me degli occhi completamente diversi dal solito. Sono seri e duri come non li ho mai visti; sul suo volto non c'è un minimo accenno di tensione, e nemmeno di rilassamento... Non so perché ma mi ricorda tanto il detto "la calma prima della tempesta". 

- Tu non mi dici cosa devo fare, so bene cosa è meglio per me e fin dove posso spingermi- Incrocio le braccia al petto ed accavallo le gambe.- Scommetto che il tuo piano prevedeva che io entrassi in gioco, e tu sai che accetterei, per questo non me lo vuoi dire- 

Una smorfia dipinge il suo viso e si passa una mano fra i capelli, cosa che fa soprattutto quando è nervoso ed in difficoltà.- Andrò da Kevin e gli chiederò di prendere il tuo posto in questa cosa.- Mi fulmina con lo sguardo ed appoggia gli avambracci sulle gambe.- Come puoi notare il tuo aiuto non è necessario- 

- In cosa consisterebbe il tuo piano? Posso almeno saperlo?- 

Alza gli occhi al cielo e sbuffa sonoramente.- Te lo dirò perché se no non la smetti di rompermi le scatole- Sorrido vittoriosa e mi ricompongo sulla sedia in attesa che cominci a parlare. 

- Ho come l'impressione che quelle specie di lacrime curative si trovino in una sorta di serbatoio all'interno del loro corpo. Abbiamo già potuto constatare che, finite le lacrime, finisce anche la loro vita. In poche parole voglio fare in modo che di quei serbatoi non rimanga nulla. Voglio farli saltare in aria- conclude spiazzandomi. Tutto mi sarei immaginata, ma di certo non questo.

- E... in che modo? Con cosa?- domando deglutendo pesantemente. 

- Un po' di tempo fa avevo visto una base militare, ero entrato ed era pieno di ordigni: bombe a mano, bombe aeree, bombe mine, missili, ma l'arma più micidiale presente in quel posto era un'altra: il tritolo. Ce n'era a quantità industriali- Alza gli occhi su di me.- Mi basterebbe quello per farli saltare in aria, sono sicuro che si disintegrerebbero- 

- Quand'è che sei andato alla base militare?- 

- Quando ero andato a prenderti le pasticche, al ritorno- Abbassa la testa pensieroso.- Mi servirebbe però un detonatore, di modo da far esplodere il tritolo da lontano. Devo tornare in quel posto e controllare che ce ne sia uno- dice mettendosi una mano sotto il mento e guardando a terra, perso nei suoi pensieri.

Dal canto mio devo dire che mi sento piuttosto spaesata in questo momento. Non mi sarei di certo aspettata una svolta simile in questa situazione. Se solo il piano di David funzionasse potremmo tornare alla normalità, potrei rivedere la mia famiglia, potremmo ritornare a vivere e a smettere di sopravvivere. 

- Quale sarebbe il mio ruolo?- domando, animata da una nuova speranza. 

David alza la testa e mi guarda come se fossi pazza.- Nessuno, te l'ho detto. Tu non ti muoverai di qui- 

- Scordatelo, io verrò con te- ribadisco perentoria, battendo una mano sul tavolo.

- Non se ne parla- sibila tornando serio e... freddo.- Hai un braccio malconcio, ferite in varie parti del corpo e un taglio sulla tempia che si sta rimarginando- 

- Se il problema sono solo i miei tagli puoi stare tranquillo, non mi fanno più male- 

- In realtà non è quello il problema- Abbassa la testa e sospira.- Se tu venissi con me dovresti... cercare di farli avvicinare al luogo in cui piazzerò il tritolo- Solleva lo sguardo su di me e mi perfora coi suoi occhi magnetici.- Non ho intenzione di metterti in pericolo- 

Nei suoi occhi riesco a leggere l'angoscia e la paura che lo attanagliano, e mi fa male al cuore vederlo così, ma sapere che lui si troverà là fuori, senza che io possa accertarmi se starà bene... questo pensiero riesce a farmi ancora più male.

- David- sussurro con la testa bassa e giocherellando con la forchetta.- Quel che provi tu nel sapermi in pericolo lo provo anch'io nel sapere che ci sei te. Non ce la faccio a starmene qui con le mani in mano sapendo che tu sei là fuori a far saltare in aria delle macchine assassine con qualche tonnellata di tritolo- Scuoto la testa e porto gli occhi nei suoi.- Non ce la faccio, e non posso neanche dirti che la cosa mi dispiaccia-

Rimane immobile ad osservarmi per una decina di secondi, poi si alza dal divano e mi si avvicina con passo deciso.- Sarah, ti prego, non mi rendere le cose ancora più difficili- 

- No, io vengo. Fine della questione- taglio corto voltando la testa di lato per evitare di guardarlo.

Con la coda dell'occhio lo vedo alzare gli occhi al cielo ed appoggiare una mano sul tavolo. Piega leggermente il gomito ed abbassa la testa quasi alla mia altezza, in seguito sento le sue dita sul mio mento e subito dopo i suoi occhi nei miei. 

- Giurami che non appena la situazione si metterà male tu scapperai verso di me. Non m'importa se quelle macchine saranno arrivate nel punto prescelto, tu devi venire da me, chiaro?- I suoi occhi non mi permettono di allontanare lo sguardo, sono come calamite in questo momento. Ma nonostante ciò sembrano riuscire a trattenere tutte le emozioni senza farle emergere in superficie, come degli scrigni.

- Va bene- acconsento annuendo.

- Giuralo- 

- Te lo giuro- 

Si avvicina e mi dà un rapido bacio a stampo.- Prova solo a venire meno al giuramento e ti ucciderò con le mie mani, e non sto scherzando- 

Ridacchio e mi alzo dalla sedia per abbracciarlo. Appoggio la testa sul suo petto e chiudo gli occhi beandomi del battito del suo cuore. Mi stringe a sé e comincia a cullarmi dolcemente, con leggeri movimenti da destra verso sinistra.- Domani andremo alla base militare per portare via un bel po' di roba, perfezioneremo il piano e agiremo il giorno dopo- 

- Agli ordini, generale- dico sorridendo. Porto il mento sul suo petto e lo guardo.- Se tutto andrà bene torneremo alla normalità, rivedremo le nostre famiglie... Non riesco a crederci, finirà quest'inferno- 

Abbassa la testa e mi fissa assorto.- Spero solo che tutto vada bene, e per tutto intendo te- confessa facendomi battere il cuore all'impazzata.- Vedi di non commettere stupidaggini, non devi sacrificarti per nessuno, non devi dimostrare nulla. Appena vedi il pericolo scappa- 

- Ho capito- affermo alzando gli occhi al cielo.- Me lo hai già detto- 

- Ci tengo a precisare. Ti conosco bene, qualche cretinata la fai sempre- 

- Grazie- 

- Prego- Sorride e mi scosta una ciocca di capelli dal viso.- Ti prego non farmi morire di paura, sono ancora troppo giovane ed ho ancora tante ragazze da possedere- 

Gli mollo uno schiaffetto sul petto e lo allontano stizzita, mentre lui è scoppiato a ridere divertito.- Sei uno scemo- dico incrociando le braccia al petto.- Dopo questa sarai costretto a venire da me in ginocchio se vuoi che ti perdoni- 

- Scordatelo- ribatte alzando la testa e guardandomi con superiorità.- Non chiedo perdono ad una nana- 

Mostro un sorrisetto di sfida e muovo un passo verso di lui.- È quello che c'è da aspettarsi da un troglodita del tuo livello- 

- Almeno io possiedo un certo livello- sghignazza, sollevando la mano per far segno di qualcosa di alto.

- Che sfrontato- 

- Oh oh oh, la nana si sta arrabbiando- 

- Tu non conosci la mia vera potenza- sibilo riducendo gli occhi a due fessure.- L'ho sempre tenuta nascosta, ma sappi che sarei capace di stenderti con un solo dito, e ad occhi chiusi- 

- Come no- 

- Prima o poi ti mostrerò il dolore che posso provocarti con le mie cinque dita della morte- lo minaccio sorridendo trucemente.- Tieni gli occhi aperti- 

Mi fissa impassibile per qualche secondo, poi scoppia in una sonora ristata, piegandosi addirittura in due e tenendosi la pancia. Sciocco plebeo, non sa con chi ha a che fare. 
Gli dò le spalle e mi dirigo a testa alta a sedere sul divano. Incrocio le braccia e l'osservo stizzita mentre si fa beffa di me: la grande e venerabile Sarah. 
Non appena sembra calmarsi, nonostante il suo corpo sia ancora scosso da qualche risatina, si viene a sedere vicino a me e stende il braccio sulla testata del divano.- Cinque dita della morte... bel nome. Devo ammettere che hai fantasia- dice sorridendo divertito e cercando il mio sguardo. 

Volto la testa dalla parte opposta, mostrandomi offesa, e cerco di evitare la sua mano che è scesa sulla mia spalla con l'intento di farmi girare. 

- E dai- si lamenta sghignazzando. Lo evito accuratamente ed emetto uno sbuffo stizzito. Dopodiché cala il silenzio nella stanza, o meglio, una sorta di silenzio dal momento che sento un fruscio provenire da David. Sarei curiosa di girarmi per vedere cosa sta... il suo naso struscia delicatamente sul mio collo e il mio cuore sobbalza sia per la paura sia per l'emozione. Il suo alito s'infrange contro la mia pelle, ricoprendola di brividi, e successivamente le sue labbra, depositando piccoli baci sparsi.- Scherzavo prima sulle ragazze da possedere- sussurra stendendo la bocca in un sorriso.- Me ne interessa solo una, che in questo momento sta facendo l'offesa ed ha arricciato il naso- bisbiglia baciandomi sul lobo dell'orecchio. 

Sorrido come una babbea, sciolta dalle sue parole, e mi giro a guardarlo. I suoi occhi, dalle tante sfumature di castano chiaro, si posano sulla mia bocca e poi risalgono sino ai miei.- Perché sorridi come una scema?- domanda, spezzando la romantica atmosfera che si era creata.

Lo fulmino con lo sguardo.- Perché hai rovinato questo momento romantico? Troglodita che non sei altro- lo appunto divertita. 

Fa una smorfia con la bocca, probabilmente schifato dalla parola "romantico" e scrolla le spalle.- Il romanticismo mi fa schifo, non sono mai stato romantico per nessuna- 

- Ma a volte sei romantico con me- constato afferrandogli le guance e stritolandogliele.- Pucci pucci, amorino mio- scherzo ridendo. 

Mi afferra i polsi e allontana le mie mani dal suo viso, guardandomi intensamente.- Infatti, con te e basta- dice serio.- Mi fai diventare schifosamente romantico, è disgustoso- conclude con una smorfia. 

Rido e mi accoccolo con la testa sulla sua spalla, mentre un suo braccio va subito a cingermi la vita.- Allora, signor schifosamente romantico, attenderò con impazienza un cenetta a lume di candela organizzata da te- 

- Non succederà mai, puoi aspettare in eterno- ribatte immediatamente, di gran lunga disgustato dalla sola idea. 
 
Rido di nuovo e gli circondo i fianchi col mio esile braccio.- Non importa, mi basterà anche solo stare così- 

Le sue labbra si posano sui miei capelli e il cuore comincia a battermi come un pazzo, perché dalle sue labbra esce un flebile sussurro che suona come una promessa:- questo te lo posso concedere in eterno-











Angolo dell'autrice: 
Ho come l'impressione che questo capitolo sarà bombardato di critiche, diciamo che il mio sesto senso me lo suggerisce. 
Vi spiego anche i motivi:
- perché è più corto rispetto agli altri
- perché non succede nulla di troppo importante
- perché sono mesi che non pubblico e quindi vi aspettavate qualcosa di più. 
Ed io vi spiegherò il perché di tutti questi perché! Sono qui apposta, quando posso.
Number one: il capitolo è più corto perché volevo pubblicarlo velocemente (per non farvi attendere ancora e ancora) ed il tempo per scriverlo è stato veramente poco. Credetemi. 
Number two: non succede nulla d'importante perché volevo soffermarmi sia sulla neo-relazione David/ Sarah sia sul piano d'attacco. Dal prossimo capitolo si entra nel vivo della "lotta" contro le macchine. 
Number three: non ho pubblicato per tuuuuutto questo tempo per vari motivi, che vanno dalla maturità ai problemi familiari che non sono ancora finiti. Mi rendo conto di essere stata ampiamente criticata per questo, come qualcuno ha voluto far notare, ma sappiate che non vi vorrei mai fare un torto o un dispetto non pubblicando. Se mi sono messa a scrivere di fretta e furia in questi giorni l'ho fatto solo per voi, per cercare di non deludervi ancora di più. Mi dispiace immensamente per le promesse non mantenute, per i ritardi frequenti e così via, ma la famiglia viene sempre prima di tutto. 
Ringrazio invece tutte le stupende ragazze che mi hanno mandato messaggi privati per chiedermi il perché di questa mia scomparsa, GRAZIE! Siete carinissime! 
Non avevo voluto postare un altro messaggio in cui vi spiegavo perché continuavo a non pubblicare perché... cioè io non sono solita parlare dei miei problemi familiari, anche con le amiche più vicine. Preferisco tenere per me e non scocciare gli altri. Quindi non volevo infastidirvi ed ho evitato di pubblicare il messaggino.

Per chi sta seguendo la storia "Tra modelli e manichini" vorrei dire che il capitolo che avevo cominciato a scrivere ora lo riprendo in mano e spero di pubblicarlo a breve. Perciò tenetevi pronte anche su quel fronte ahahah. 
Mi siete mancate tutte e mi siete mancati tutti. Mi sono sentita distante da voi per tutti questi mesi, ma adesso cercherò di farmi più viva che mai! Insomma, forza e coraggio! Un bel sorriso e si ricomincia :)
GRAZIE COME SEMPRE! Buone vacanze a tutti!!! Vi auguro il meglio! Un bacione! 



































 

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Capitolo 28
*** Verso la base militare ***


 
Verso la base militare





L'alba di un nuovo giorno. Anche se non riesco a vederla dal momento che le tende di questa casa sono state tutte sapientemente tirate sulle finestre da David. 
Riesco a capire che si tratta di un nuovo giorno solo grazie alla sveglia sul comodino che in questo momento sta annunciando le dieci del mattino. 
Sbadiglio e mi volto a guardare David accanto a me. Mi sembra di rivivere la stessa scena di qualche giorno prima, quando gli avevo preparato la colazione e l'aveva rifiutata per via della storia sull'immaginario Timothy. Mi pare impossibile credere che siano trascorsi sì e no quattro giorni. Nel frattempo sono accadute così tante cose che hanno fatto estendere l'arco temporale di quei giorni, che se nella realtà sono quattro, nella mia mente si sono allargati a dieci.
L'incontro con gli altri ragazzi, con Clarice, con l'odiosa gallina chiamata Jessica, la mia uscita fuori dalla tana, il mio ritorno poco felice, la decisione di dividerci dagli altri... insomma una marea di eventi tutti concentrati in un lasso di tempo troppo breve perché il mio cervello riesca ad assimilarli. 
Osservo David ed un sorriso affiora sulle mie labbra senza che nemmeno me ne renda conto. Anche il fatto che lui sia diventato il mio ragazzo e che abbia confessato di amarmi mi sembra surreale. Ma non perché è successo in fretta, bensì perché credevo che non sarebbe mai successo. Non avrei mai immaginato che potesse ricambiare i miei sentimenti e che addirittura me lo dichiarasse. Ogni volta che ci penso sento i condor librarsi in volo nel mio stomaco. Tipo adesso. 
Alzo un braccio e con le dita gli tiro indietro alcuni ciuffi di capelli ricaduti sulla fronte. Scendo con la mano ed accarezzo la sua guancia col pollice, non notando che nel frattempo ha aperto gli occhi e che mi sta osservando. Sobbalzo non appena me ne rendo conto e ritraggo il braccio di scatto. 

- Oddio mi hai fatto paura- esclamo portandomi una mano sul cuore. 

Scoppia a ridere e si distende a pancia in su.- Pensavo che tu fossi rimasta folgorata dalla mia bellezza, non che ti fossi spaventata.- 

- Se apri gli occhi di scatto, come nei film horror, è ovvio che mi fai prendere un colpo- ribatto ancora scossa. 

Volta la testa verso di me e mi osserva con un sorriso divertito pennellato sulle labbra.- Hai paura dei film horror?- 

- Certo che ne ho paura- dichiaro come se fosse una cosa ovvia.

- Oh povera cucciola- mi prende in giro sghignazzando.- Ha paura del buio e dei film horror.- 

- Cattivo- lo rimbrotto facendo l'offesa.- Il giorno in cui troverò le tue debolezze te le schiafferò in faccia prendendomi gioco di te- concludo con tanto di linguaccia. 

Si gira su un fianco e si puntella sul gomito.- Ho solo una debolezza- confessa mordendosi un labbro ed assumendo un'espressione pericolosamente sexy. 

Deglutisco con la gola secca in un disperato tentativo di mantenere l'autocontrollo.- E qual è?- 

Mi afferra un braccio e mi fa scivolare vicina a lui, dopodiché abbassa la testa sul mio collo e ci deposita un piccolo bacio.- Sei tu- bisbiglia salendo con lo sguardo per puntarlo nei miei occhi. 

Il mio cuore si è fermato fin da quando mi ha preso il braccio, adesso non lo sento nemmeno più. 
Non vuole ricominciare a battere. È andato in vacanza insieme al cervello.

Circondo il collo di David con le mani e sposto lo sguardo sulla sua bocca.- Spero di non farti lo stesso effetto che i film horror ed il buio hanno su di me- dico scherzosamente. 

Ridacchia e si abbassa per lambire la mia bocca con le sua. Chiudo gli occhi e mi godo la sensazione di averlo vicino e poterne gustare il sapore. 
Si stende su di me, senza pesarmi, ed approfondisce il bacio portando la lingua nella mia bocca. Muovo le labbra con avidità e lascio navigare una mano sino ai suoi addominali. 
Non appena comincio a massaggiargli lentamente la pelle, rilascia un gemito strozzato sulla mia bocca e si allontana di qualche centimetro. 

- Decisamente no- afferma col fiato corto.- Non mi fai lo stesso effetto che i film horror ed il buio hanno su di te.- Scende sul mio collo e schiude la labbra per toccare la mia pelle con la punta della lingua.- Tu mi destabilizzi- mormora arrivando alla spalla e mordendola piano. 
Mugolo di piacere e riporto le braccia attorno al suo collo, per stringerlo a me. Gli sfioro la clavicola con la bocca e successivamente la ricopro di piccoli baci.
A quel punto David riporta le labbra sulle mie e mi bacia dolcemente, mentre con una mano mi accarezza il viso. Ci allontaniamo di poco per guardarci negli occhi e mi scappa un sorriso. 
Un sorriso di felicità. Perché ho la consapevolezza che stiamo insieme, che nessuno ci può dividere e che lui mi ama. 
Ed è proprio quest'ultima a rendermi più felice.  

Gli scompiglio i capelli e ridacchio della sua smorfia. Si solleva da sopra di me e scende dal letto, mentre io insistito a fissarlo incuriosita. 
Punta i suoi occhi nei miei ed un sorriso sghembo si fa largo sul suo volto.- Lo sai cosa succede a chi mi tocca i capelli?- domanda scrocchiando le dita delle mani. 

Sollevo un sopracciglio e mi puntello sui gomiti.- Sinceramente...- lascio la frase in sospeso e schiocco la lingua al palato.- Me ne frego- concludo provocatoria. 

Il suo sorriso si allarga, come se non avesse desiderato altro che quel tipo di affermazione. Abbassa la testa e comincia a camminare attorno al letto come uno squalo attorno alla sua preda.- Hai dato la risposta sbagliata- afferma scuotendo il capo.

Si fa più vicino e mi afferra una caviglia. Lancio un urlo divertito e, mentre mi strozzo dalle risate, mi fa scivolare fino a sé. Malgrado i miei goffi tentativi di ribellarmi riesce a caricarmi su una spalla e anche a tastarmi il sedere da sopra i pantaloncini. 

- Il solito maniaco- replico tirandogli uno scappellotto sulla schiena nuda. 

- È roba mia questa, posso farci quel che voglio- dichiara sghignazzando e facendomi battere forte il cuore. Gli sento sollevarmi la maglietta sul fianco e depositarci un bacio.- Tutta mia- ribadisce prima di muovere dei passi per dirigersi fuori dalla camera.

Sorrido scuotendo la testa e sospiro divertita. Nel frattempo giungiamo in cucina e David mi adagia delicatamente sul pianale. Posa le mani sulle mie gambe nude ed incatena i suoi occhi color ambra coi miei.- Tu, adesso, mi cucinerai la colazione- ordina con un'espressione spavalda.- Chiaro il concetto?- 

- Non credo proprio- ribatto incrociando le braccia sul petto e facendomi scappare un sorriso. 

Abbassa la testa aggrottando le sopracciglia in una posa quasi teatrale.- L'ho sempre saputo che eri dura di comprendonio, oltre che ottusa, logorroica e petulante, ma così...- Solleva lo sguardo e mi osserva meravigliato.- Così mi stupisci- 

- Ma dai- mi lamento ridendo e tirandogli un leggero schiaffetto sul capo.- Se prima avrei potuto cedere ed accettare di farti la colazione, adesso quell'unica possibilità è scomparsa- affermo voltando il viso di lato e cercando di mostrarmi stizzita.- Puff- aggiungo con un gesto della mano. 

- Hai ragione, scusa- gli sento dire in un tono sconsolato. Ritorno a guardarlo e sospira pesantemente. Ha chiesto scusa? Davvero? No, non è possibile. Non che non avesse mai chiesto scusa prima, ma tutte le volte che lo ha fatto si trattava di discussioni molto più pesanti e su argomenti molto più importanti.- Ho dimenticato di aggiungere che, oltre ad essere dura di comprendonio, ottusa, logorroica e petulante, sei anche crudele. In una sola parola: una strega- conclude con un ghigno divertito stampato in faccia e lasciandomi per un attimo disorientata. 

Appena mi riprendo ed assimilo tutte le sue parole, riduco gli occhi a due fessure e lo fulmino.- Come osi?- 

Si fa più vicino e fa scivolare le mani sino ai miei fianchi. Dopodiché mi osserva con le sue brillanti gocce d'ambra ed un mezzo sorriso da bambino cattivo.- Ti ho già detto che hai gli occhi più belli del mondo?- domanda di punto in bianco, facendomi perdere più di un battito. 

Deglutisco emozionata.- Hai detto che ho gli occhi più belli che tu abbia mai visto, e che in confronto quelli di Jessica Wright fanno schifo- aggiungo con una leggera smorfia. Solo il nome Jessica ormai m'ispira odio, proprio per il fatto che lo ricollego sempre a quella gallina dalle mani lunghe.

David mi spinge contro il suo corpo e mi afferra i polsi per portare le mie mani sopra le sue spalle. Gli circondo il collo e continuiamo a fissarci intensamente.

- Quella che ho visto era una smorfia?- mi canzona divertito. 

- No- ribatto guardandolo male. 

- Bene, perché...- Fa spallucce.- Dopotutto Jessica è stata importante per me, forse la più importante tra tutte le altre ragazze che ho avuto- conclude con un'espressione seria, come se la sua mente stesse rievocando ricordi piacevoli e lui li guardasse con nostalgia.
La mia, invece, si sta tingendo di rosso e tra poco, ne sono sicura, vedrò tutto di quel colore. 

Allontano le mani da lui ed abbasso la testa alla ricerca di un modo per scendere da questo maledetto pianale, oltretutto freddo, che mi sta diventando troppo stretto. 
Che diavolo vuol dire questo discorso adesso? Più cerco di capirlo e più sento il sangue ribollirmi nelle vene. 

- Cosa cerchi di fare?- mi chiede passandomi le braccia dietro la schiena e bloccandomi. Cerca il mio sguardo mentre io lo rifuggo come la peste bubbonica, e poco dopo lo sento ridere.

- Non c'è nulla da ridere, mio caro- lo riprendo furente, tentando di spingerlo via con la mia debole forza. 
Mi prende il mento tra due dita e m'immobilizza la testa, riuscendo a far incontrare i nostri sguardi: il suo divertito, il mio irato. 

- Ma, secondo te, dicevo sul serio?- domanda abbassando il tono di voce e rendendolo più dolce.- Credi davvero che qualcuna delle ragazze che ho avuto, Jessica compresa, possa minimamente competere con te?- 

Sbuffo dal naso e provo a muovere la testa. Inutilmente.

- Hai avuto tante belle ragazze- mi tocca ammettere, seppur mi dia non poco fastidio. Scrollo le spalle in un vano tentativo di non mostrarmi indispettita dalla cosa.

- Non mi riferisco alla bellezza, anche se su quel fronte puoi dormire tra due cuscini- dichiara con un ghigno.- Mi riferisco a ciò che provo per te. Non è minimamente paragonabile a quello che sentivo per tutte le altre. Da una parte il tutto, da una parte il nulla- conclude facendo scivolare via la mano dal mio viso ed approssimando le distanze.- Perciò oltre a dura di comprendonio, logorroica, petulante e crudele, sei anche credulona- soffia sulla mia bocca.- Di bene in meglio- dice sorridendo. 

Socchiudo gli occhi ed avvicino il viso al suo.- E tu sei uno stupido, ti diverti a farmi saltare il nervoso- 

- Quello è il mio hobby preferito, anche se mi diverto di più a vederti gelosa- afferma, appoggiando le labbra sulle mie e non dandomi più modo di controbattere. In compenso gli prendo una ciocca di capelli e la tiro, seppur delicatamente. 
Inclina la testa di lato e mi passa una mano dietro al collo. Con le gambe gli vado a circondare i fianchi e lo attiro a me, gustandomi la sensazione della sua calda pelle contro i polpacci. 

Si allontana di poco dalle mie labbra e respira affannosamente.- La colazione può aspettare- dichiara prima di rifiondarsi sulla mia bocca. Mi solleva dal pianale e comincia a camminare a tentoni per la stanza. Sbatto il sedere contro lo spigolo del tavolo e mugolo di dolore. David, invece, sorride sulle mie labbra e mi passa una mano sulla zona colpita, massaggiandola con dolcezza.
Dopo poco mi ritrovo distesa sul divano con lui sopra di me. Ci guardiamo negli occhi per vari secondi, mentre io corro ad avvolgergli il collo con le mani. 
I suoi lucidi frammenti d'ambra mi osservano intensamente, non mascherando le sue emozioni. Riesco a leggerci tanta eccitazione, ma soprattutto un qualcosa che mi fa battere forte il cuore. Amore.

Mi perdo in quello sguardo e dopo poco mi ritrovo a sorridere.- Credo che siano i tuoi gli occhi più belli del mondo- affermo convinta. 

Si piega lentamente su di me e mi sfiora il naso col suo, fiatando sulla mia bocca.- Dopotutto cosa non è bello in me?- risponde aprendosi in un sorriso. 

Ridacchio e gli mollo una leggera spinta sulla spalla.- Dai, hai ucciso l'atmosfera romantica che avevo creato.-

- E ne vado fiero. Ho intenzione di farne una strage- ribatte con decisione, abbassando il capo sul mio collo e sghignazzando.- Il romanticismo deve essere sterminato brutalmente.- 

Lo stringo nel mio abbraccio ed inspiro profondamente, con un sorriso felice sulle labbra.- Sei un mostro- lo appunto divertita.- Ma sono sicura che ti ricrederai e che finirai con l'essere stucchevolmente romantico. Il giorno in cui stenderai un tappeto di fiori sotto i miei piedi...-

- Non avverrà mai- m'interrompe tornando a guardarmi. Si apre in un sorriso impietosito e scuote la testa.- È quasi commovente il tuo modo d'illuderti. Molto struggente- asserisce baciandomi a stampo.

Gli lancio uno sguardo di sfida e sorrido beffarda.- Vedrai.- 

Alza gli occhi al soffitto e ride sulla mia bocca.- Aspetta e spera, illusa broccoletta- sussurra depositando un bacio sulla mia guancia. Dopodiché mi passa una mano sulla fronte per spostarmi alcuni ciuffi e lo vedo seguire quel suo movimento con gli occhi, come se fosse incantato. Torna a puntare lo sguardo nel mio e pochi istanti dopo si abbassa lentamente sulle mie labbra per impegnarle con le sue.
Mi bacia con morbidezza, quasi velatamente, lambendo la mia bocca con calma e tenerezza. E nel frattempo mi accarezza il viso con la punta delle dita, facendomi sciogliere ad ogni tocco. 
Sollevo il mento ed incremento la velocità del bacio, desiderosa di un contatto più profondo. David risponde nell'immediato, adagiando il suo petto sul mio ed insinuando la lingua nella mia bocca, mentre con una mano scende a sfiorarmi la pelle su un fianco. 
Rimaniamo avvinghiati in questo modo per svariati minuti, fin quando non avverto una familiare vibrazione propagarsi nell'aria. 
Interrompo il nostro bacio e sgrano gli occhi di colpo. David assottiglia i suoi ed apre la bocca per domandarmi qualcosa, ma prima che riesca a far uscire un soffio d'alito intuisce il perché del mio repentino cambiamento.
Si alza con una velocità impressionante e mi trascina in piedi con sé con la medesima rapidità. Mi afferra una mano, stringendola nella sua, e corriamo in un'altra area dell'appartamento, più precisamente nella seconda camera da me una volta utilizzata.
Chiude la porta dietro di sé e ci si appoggia sia con la schiena che con la testa, liberando uno stanco sospiro di sollievo. 

Mi soffermo ad osservarlo mentre il suo sguardo si perde sul soffitto e la paura dilaga nel mio corpo. 
In questi due giorni trascorsi in assoluta tranquillità mi ero quasi allontanata dal pensiero di quei mostri. Stavo ricominciando a vivere e smettendo di sopravvivere. Stavo accantonando il terrore per riprendermi in mano la serenità che solo accanto a David riesco a ritrovare. 
Ma, ovviamente, non tutto è destinato a durare. 
Ed adesso ricomincio a provare quella spiacevole sensazione capace di mandarmi in tilt il cervello ed immobilizzarmi sul posto: il panico. 

Mi sento tirare il braccio ed alzo lo sguardo su David, che mi sta fissando con gli occhi semichiusi. Mi fa avvicinare a sé e poco dopo mi ritrovo avvolta nel suo abbraccio protettivo. Deposito la testa sul suo petto e faccio calare le palpebre, beandomi di quel piccolo momento di pace attorno al mare di orrori che ci circonda fuori da questa casa. 
Se solo il suo piano funzionasse... sarebbe la fine di tutto e l'inizio di una nuova vita. Potrei rivedere la mia famiglia e smettere di pregare che non sia successo loro nulla.

Sento David stringermi più forte ed appoggiare le labbra sui miei capelli.- A che pensi?- mi domanda in un flebile sussurro. 

Affondo ancor di più nel suo petto ed espiro profondamente.- A tante cose- affermo portando una mano sul suo fianco.- Alla mia famiglia, al tuo piano, a questa situazione... alla paura. Ho tanta paura- confesso infine in un sospiro.

Uno strano silenzio cala pesantemente su di noi. Apro gli occhi, ma rimango immobile nella mia posizione, mentre con un orecchio riesco a percepire il battito accelerato del suo cuore. Sorrido d'istinto, felice che la mia vicinanza gli faccia provare qualcosa. 

- When I see your smile, tears roll down my face I can't replay- intona ad un certo punto, facendomi sgranare gli occhi e battere il cuore all'impazzata.- And now that I'm strong I have figured out how this world turns cold and it breaks through my soul- continua a canticchiare con la bocca tra i miei capelli.- And I know, I'll find deep inside me, I can be the one.-

Sposta le labbra sul mio collo e ci deposita un piccolo bacio.- I will never let you fall- sussurra dolcemente, seguendo la melodia.- I'll stand up with you forever- prosegue, prendendo a cullarmi.- I'll be there for you through it all. Even if saving you sends me to heaven- conclude alzandomi il mento e facendo incastrare i nostri sguardi. Si apre in un sorriso divertito e m'indica con un cenno del capo.- Hai gli occhi lucidi- constata sghignazzando. 

- È colpa tua- replico con la voce rotta e tirando su col naso.- Stupido.- 

Ride e si piega su di me per nascondere il viso sulla mia spalla. Inspira profondamente e subito dopo mi sfiora il collo con la punta del naso, provocandomi un brivido lungo la schiena.- Farò in modo che non ti succeda nulla- sussurra con serietà.- A qualunque costo.- 

Si ritrae lentamente e pone una mano sulla mia guancia destra, permettendo ai nostri occhi d'incatenarsi. Appoggio la mano sulla sua e piego di poco la testa per abbandonarmi al calore del suo palmo. 

- Voglio che non succeda nulla nemmeno a te- affermo angosciata.- Dobbiamo uscirne vivi entrambi da questa situazione. Senza di te non vado da nessuna parte- mormoro con un filo di voce. 

Il solo pensiero che gli possa succedere qualcosa di brutto o, peggio, d'irreparabile... mi distrugge. Sono sicura che non sarei capace di andare avanti. E preferirei di gran lunga morire annientata dal dolore piuttosto che vivere una vita senza la sua presenza costante.

David mi osserva intensamente per qualche altro istante, dopodiché si abbassa su di me e mi bacia delicatamente, facendo scorrere un braccio dietro la mia schiena per stringermi a sé. Rispondo al bacio con disperazione, reggendomi ad una sua spalla per alzarmi sulle punte e passando l'altra mano tra i suoi capelli. 
Dopo poco porta la bocca sulla mia fronte e ci deposita un lungo e casto bacio.- Ne usciremo vivi entrambi. È una promessa- bisbiglia alzandomi il mento per guardarmi negli occhi.- Ti fidi di me?- 

Annuisco con vigore.- Ciecamente.- 

Sorride e mi sposta dei capelli dal viso.- Bravo Fuffi- conviene sghignazzando. 

- Ma dai- mi lamento ridendo e tirandogli un leggero schiaffetto sulla mano.- Hai rovinato di nuovo l'atmosfera romantica che si era creata.-

- Te l'ho detto- asserisce con un sorriso sghembo stampato in faccia.- Sono intenzionato ad annientare il romanticismo. Deve sparire dalla faccia della Terra- conclude divertito. 

Sollevo un sopracciglio e mi rialzo sulle punte per farmi più vicina al suo viso.- Eppure prima, mentre mi cantavi la canzone, sei stato molto romantico- gli faccio presente, con l'intento d'incastrarlo e fargli abbandonare la sua folle idea.

Mostra una smorfia infastidita e mi attira a contatto col suo corpo.- È colpa tua- risponde facendo calare lo sguardo sulla mia bocca.- Mi porti a fare cose per me innaturali- sussurra facendosi sempre più vicino. 

- Allora...- Mi mordo un labbro per farlo cadere nella mia trappola e trattengo un sorriso malvagio appena mi rendo conto che ha seguito quel movimento con gli occhi accesi dal desiderio.- Potresti ripetermi che mi ami... Magari adesso- butto là con nonchalance.

- Non se ne parla- ribatte di colpo, mandando in frantumi il mio piano. Riporta i suoi frammenti d'ambra nei miei occhi e sorride beffardo.- Quello non succederà mai più. Una volta è stata più che sufficiente.- 

Sbuffo dal naso e lo fulmino con lo sguardo.- Cattivo- lo rimbrotto accigliata. Anche se nel mio profondo so bene che prima o poi riuscirò a farlo cedere. È tutta una questione di tempo. 

Di colpo sposto la testa verso la finestra e tendo l'orecchio, percependo che la vibrazione di prima si sta pian piano attenuando. 
David mi allontana da sé e si avvicina alle tende, ne scosta una e guarda al di fuori. I suoi occhi si muovono velocemente da una parte all'altra ed i muscoli sul suo viso si tendono sempre di più, conferendogli un'aria dura e severa. 
Appena la vibrazione svanisce mi porto una mano sul petto e libero un sospiro.- Se n'è andato- affermo sollevata. 
Un attimo più tardi un rimbombante frastuono si propaga nell'aria, facendo vibrare i vetri ed il pavimento sotto i nostri piedi. Appoggio una mano al muro accanto a me e lancio delle occhiate spaventate a David.- Che sta succedendo?!- grido per farmi sentire sopra il fragore. 
Lui contrae improvvisamente la mascella e torna da me con rapidità e quasi urgenza. 
Colloca le mani sopra le mie orecchie e mi spinge contro la parete, venendomi subito addosso e deponendo le labbra sui miei capelli. 
Corrugo la fronte, chiedendomi cosa stia succedendo, quando, tutt'ad un tratto, tante grida ovattate dai palmi di David giungono al mio udito. Sgrano gli occhi e me li sento subito inumidire. 

Le orride immagini di ciò che vidi fuori dal rifugio si ripresentano prepotentemente nella mia mente. 
Agguanto la cintura dei pantaloni di David e la stringo con forza, mentre il mio respiro si fa gradualmente più concitato. 
Quelle persone... la loro pelle... Un grido colmo di dolore si libra nell'aria, facendomi stringere lo stomaco e salire la nausea. 
E non posso fare nulla per loro, assolutamente nulla. Mentre nel frattempo vengono dilaniati come un pezzo di carta, sbucciati come un frutto e mangiati voracemente. 
Il cuore mi batte all'impazzata e le mani iniziano a tremarmi per la frustrazione e la paura. 
Perché tutto questo? Perché queste macchine non possono essere come TJ? Perché le persone devono morire tra queste atroci sofferenze?

Altre urla grottesche raggiungono le mie orecchie. Ed immediatamente il pensiero mi corre a Bim. Anche lui... lui è stato... Una lacrima scivola sulla mia guancia e si deposita sul petto di David. 
Le sue grida disperate mentre veniva squarciato mi sono rimaste nella testa, incastrate in ogni angolo con forza, e sono sicura che non riuscirò mai più a togliermele. 
A rapidi intervalli, davanti ai miei occhi, si susseguono le immagini di quel giorno fuori dal rifugio. Sangue ovunque: sui muri, sulle strade, sulle macchine, sul cielo. E quella pelle... quell'unico tenue colore in un mare di rosso. 

Un ultimo urlo si solleva al cielo insieme ad un assordante boato. Scuoto la testa e dei violenti singhiozzi prendono ad uscirmi dalla bocca.- No...- bisbiglio in un lamento, pensando a come quelle persone adesso saranno ridotte. 

- Shh- sussurra David, stringendomi forte a sé.- Finirà presto. Molto presto.- Mi solleva il viso e punta i suoi convinti occhi nei miei.- Te l'ho promesso, e così sarà- conclude senza allontanare lo sguardo dal mio. 
Annuisco piano e gli passo le braccia attorno ai fianchi. Si avvicina lentamente e deposita le labbra sulla mia fronte per baciarmi con delicatezza. 
Chiudo gli occhi e rimaniamo immobili mentre mille pensieri ci affollano la testa e tante speranze ci danno la forza di continuare a lottare. Ma oltre tutta questa coltre di dubbi, nella mia mente si fa largo una certezza. La certezza che niente e nessuno potrà mai dividerci. 




                                                                        *  *  *




- Sei pronta?- mi domanda David, prendendomi una mano. 

Ancora una volta, con la benda sugli occhi e con il cuore che batte furiosamente nel petto, mi ritrovo ad annuire seppur non sia affatto convinta. 
Dopotutto non ho scelta. Dobbiamo andare alla base militare e raccogliere sia la dinamite che il detonatore, nella viva speranza che ce ne sia uno. 
Sebbene David si sia più volte impuntato sul fatto di volerci andare da solo, non ho mai ceduto. Il signorino se lo può assolutamente scordare se pensa di poter fare tutto in solitudine. Siamo una squadra e dobbiamo sempre rimanere uniti. 
Rischierei l'infarto se gli succedesse qualcosa e non lo vedessi tornare a casa. 
E dunque, dopo una serie di trattative poco pacifiche, siamo giunti di comune accordo a questa decisione: andarci insieme. 

- Ok, allora si parte- asserisce aprendo la porta e trascinandomi fuori con sé.- Sta' attenta, qui cominciano le scale... Anzi...- Mi passa le braccia sotto le ginocchia, facendomi spaventare e scappare un flebile gridolino, e mi solleva da terra. Sghignazza divertito e mi stringe al suo petto, mentre io vado ad avvolgergli il collo per sorreggermi.- Così facciamo prima- afferma cominciando a scendere di corsa i gradini. 

- Mi stai portando come una principessa- gli faccio notare con un sorriso da orecchio a orecchio. 

- Assolutamente no- ribatte con una risatina beffarda.- Ti sto portando come un'impedita.-

Sollevo un sopracciglio e la mia espressione gioiosa cambia in una stizzita.- Sei un cafone. Anzi, un troglodita scimmione senza tatto- dichiaro sbuffando dal naso.- Non meriti di portare la mia regale persona in braccio, ma per stavolta te lo concedo- concludo con un gesto della mano. 

- Che onore- mi canzona fin troppo divertito. Perché ovviamente il tipetto non ha ancora compreso che non sto affatto scherzando. 

- Dici bene, mio caro- affermo annuendo.- Sei il primo a cui permetto tanto.- 

- E l'ultimo- mormora al mio orecchio, baciandomi subito dopo il lobo. Il cuore mi perde una quantità infinita di battiti, rischiando di farmi morire, e le guance mi si surriscaldano. 
Mio Dio, mio Dio. Che cos'ha detto? Il mio cervello è andato in latitanza dopo le sue parole, e chissà quando tornerà a farsi vedere. 
Sbaglio o ha detto qualcosa del tipo che vuole essere il primo e l'ultimo, in una parola: il solo? No, non me lo sono immaginato. Non posso essere impazzita da un momento all'altro. Il punto della questione era quello. 
I condor riprendono a svolazzare felici nel mio stomaco con la stessa velocità di una centrifuga ed un sorriso spontaneo si fa largo sulle mie labbra. 

Appoggio la testa sulla sua spalla ed annuisco piano, sfregando la punta del naso contro il suo collo.- E l'ultimo- ripeto in un sussurro. 

Sento che giungiamo al pian terreno ed i miei piedi tornano a toccare il suolo. Adesso manca solo un'altra porta, dopodiché saremo fuori e privi di protezione. Ancora una volta ad attraversare la nostra città morta e sepolta. 
David mi trattiene a sé con le mani sulla mia schiena e poco dopo ne fa scivolare una nella mia per intrecciare saldamente le nostre dita. 
Non riesco a vedere che cosa stia osservando, ma sento comunque i suoi occhi su di me ed il suo respiro sulla mia fronte. 
Sospira pesantemente e mi passa una mano fra i capelli, buttandomeli dietro le spalle.- Adesso usciamo- m'informa con un tono di voce serio. 

Annuisco e cominciamo a muovere dei passi verso quel confine oltre il quale saremo in pericolo. Il cuore riprende a battermi rapidamente e le mani a sudarmi, come se almeno loro volessero sgusciare via da questa situazione. 
Un sinistro cigolio si propaga per l'ingresso, facendomi intuire che la porta è stata aperta e che tra poco dovremo correre. 
Rumori di sassi e calcinacci che collidono sotto il passo di David riempiono il silenzio della città, rendendo il tutto ancora più inquietante.
Mi mordo un labbro ed avanzo dietro di lui. 

Ho paura, come ogni volta che siamo usciti dal rifugio. Paura per me, ma soprattutto per David. Per ciò che i suoi occhi vedono, per ciò che deve psicologicamente sopportare in questo momento e per il fardello di portarmi con sé. 
Mi ero impuntata di non mettermi la benda per stavolta, in modo da non essergli di peso, ma non ha voluto sentire storie. Mi ha costretta a metterla affermando innervosito che non voleva io vedessi ancora lo schifo che popola ogni angolo di questa città. A quel punto non ho potuto che obbedire in silenzio. 

- Dobbiamo correre ed attraversare la strada- m'informa stringendomi la mano. 

Annuisco e scatto dopo di lui, pregando il mio scarso equilibrio di assistermi. 
L'aria immobile si scontra contro il mio viso e l'odore nauseabondo del sangue e della morte mi entra nelle narici. Scuoto la testa come a volerlo cacciare via e trattengo il fiato per impedirgli di contagiarmi ancora. 
Odio questa puzza. Mi fa sentire sporca e vestita di orrori avvenuti a mia insaputa. Mi fa sentire oppressa dalla morte e dal dolore delle persone. In un certo senso mi uccide, come se ogni boccata d'aria rappresentasse l'ultimo alito spirato dalle vittime di quei mostri. 

Rallento insieme ai passi di David e mi nascondo dietro la sua schiena, mentre lui probabilmente sta controllando le strade vicine. 
Alzo un gomito e sbatto contro la parete di un edificio al mio fianco. Faccio per appoggiarmici con la spalla, ma David mi attira subito contro di sé.- Non lo toccare- ordina con un tono perentorio. E subito immagino che cosa possa esserci spalmato su quel muro; qualcosa che i miei occhi hanno già visto. 
Deglutisco faticosamente per contenere la nausea ed annuisco. 

Poco dopo riprendiamo a correre, diretti nella via perpendicolare alla nostra. 
Una via che non sembra più finire da quanto è lunga. L'ansia comincia a diramarsi nelle mie vene mentre nella testa si fa largo il martellante pensiero che qualcuno di quei mostri possa vederci. 
Sento David imprecare sottovoce e deviare di scatto, rischiando di farmi cadere. Mi sorregge fulmineo e prende a correre ancora più veloce di quanto non facesse già. 
Nonostante la fatica che compio per stargli dietro ed il dolore ai muscoli delle gambe, la mia mente accecata dal terrore si focalizza sulla possibile causa del nostro repentino spostamento. 
Improvvisamente un potente scoppio ed un calore bruciante mi raggiunge dalle spalle, facendomi sgranare gli occhi non appena sento il retro del mio golf ed i miei pantaloni diventare incandescenti. 
Mi si mozza il respiro e stringo i denti per il dolore. 

Corriamo ancora, allontanandoci sempre più dal calore, finché non svoltiamo in un'altra strada e ci fermiamo per riprendere fiato. 
David mi avvicina a sé con urgenza e mi spinge contro la parete di petto. Mi alza il maglione ed osserva la mia schiena, posando la sua mano fredda su alcuni dei punti che mi bruciano maggiormente. 

- Che cos'era? Cos'è scoppiato?- domando con la fronte contro il muro. 

- Un camion- risponde brevemente, continuando a tastare la mia pelle. Mi scappa un mugolio di dolore ed inarco la schiena per allontanarla dalle sue dita.- Hai delle piccole ustioni- mi fa sapere, abbassandomi il golf.- Appena torneremo a casa le dovremo curare.- 

- E tu? Anche tu ne avrai alcune- ipotizzo voltandomi verso di lui. Allungo un braccio a tentoni e gli tocco il petto, afferro un lembo della sua maglia e mi avvicino a lui per accoccolarmi contro il suo corpo. Sospiro stancamente e mi sento avvolgere con delicatezza dalle sue forti braccia. 

Saremmo potuti morire se solo David non avesse notato in tempo quel furgone. Il solo pensiero è sufficiente a farmi rabbrividire e chiudere lo stomaco. 
Delle bruciature sulla schiena, in confronto, le accetto più che volentieri, quasi a braccia aperte.

- Ce le cureremo a vicenda- sussurra tra i miei capelli. Mi alza la testa e poco dopo avverto le sue labbra sulle mie, in un bacio tenero ma al tempo stesso disperato e frenetico.- Non deve più succedere- mormora contro la mia bocca, riprendendo a baciarmi. Gli passo una mano dietro al collo e mi alzo sulle punte per approfondire il contatto.

- Mai più tanto vicino a perderti- fiata sul mio viso appena ci allontaniamo.- E con questa siamo già a due- afferma innervosito.- Dannazione- insiste stringendomi a sé. 

Poso le mani sui suoi bicipiti e ritraggo la testa.- E io cosa dovrei dire allora? Ci sono andata vicina molto più di due volte. Staremo ancora più attenti- concludo in un soffio.

- La situazione è diversa- ribatte ancora irritato.- Comunque adesso dobbiamo muoverci, prima che cali il sole dobbiamo essere a casa nostra.-  

Annuisco mente il cuore mi batte furiosamente nel petto più per quel "casa nostra" che per la paura. 
David riprende la mia mano nella sua e ricominciamo a correre. E stavolta noto che prima di buttarsi su un'altra strada impiega molto più tempo ad osservare che non ci siano pericoli. 

Non so di preciso per quanti infiniti minuti ci spostiamo per la città, probabilmente per un'ora. Ma dopo quel lasso interminabile e sfiancante sia per l'ansia che per la fatica, giungiamo a destinazione. David sfonda frettolosamente una porta con un calcio e mi fa entrare per prima. 

- Aspetta a toglierti la benda- mi comunica spostando qualcosa di pesante a giudicare dal rumore che fa. E se non sbaglio sta collocando quel qualcosa sopra la porta, in modo da non permettermi di guardare al di fuori.- Ok, ora puoi- conviene infine, sfilandomela lui stesso. 
Riapro gli occhi ed immediatamente dopo li sgrano. 
In questo cantiere si trova qualsiasi tipo di ordigno micidiale: fucili e mitra appesi alle pareti, bombe a mano gettate malamente a terra, delle bombole del gas allineate entro una striscia colorata, bombe delle più svariate forme, un carro armato, dei cannoni e tantissimi altre armi. 

- Ci passeremo una vita- è tutto ciò che riesco a dire, prima di fiondarmi alla ricerca della nostra salvezza: il detonatore. 


















Angolo dell'autrice:

Credo che il fato ce l'abbia con me. Perché non è possibile che quando decido di pubblicare il capitolo, dopo oltre due/tre mesi, il modem decida di non funzionare. 
Perciò scusatemi se avevo detto che avrei pubblicato per le 21 ed invece adesso sono le 22 >.<
Lo sciocco modem credeva di possedere libero arbitrio e fare quel che accidenti gli pareva, peccato che non avesse fatto i conti con la sottoscritta. Perciò ha deciso di ritornare al lavorare grazie ai miei modi  "pacifici". 
Ma arriviamo a noi... Questo capitolo è stata una sfida, davvero. 
Avevo cominciato a scriverlo un po' di tempo fa, ma poi, per una serie di cose, lo avevo lasciato fermentare da una parte. 
GRAZIE a voi l'ho ripreso in mano questa settimana e concluso entro oggi, il giorno che avevo promesso.
Ne sono felicissima, anche se sono certa che il risultato non sia eccellente. 
Ma col prossimo capitolo mi rifarò ;) perché sarà l'ultimo e terribilmente lungo. Preparatevi! 
Ok, non vi faccio perdere altro tempo e per qualsiasi domanda io ci sono, sia qui che sul gruppo Facebook :) 
Inutile chiedervi scusa ormai *^* ma spero possiate almeno un po' perdonarmi >\\< ci tengo molto a voi, quindi scusatemi davvero per questi ritardi e tutto quanto. 
Il prossimo capitolo credo che non arriverà tardi, anzi, ne son sicura. Magari, se ce la faccio a concluderlo e ne sono soddisfatta, lo pubblico la settimana prossima... Ad ogni modo vi aggiornerò costantemente sul gruppo Fb :)
Un bacio enorme a tutte!!! GRAZIE!!! 

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Capitolo 29
*** La fine ***










Sono già trascorse due ore da quando siamo entrati in questo immane deposito di armi. David ha raccolto la dinamite all'interno di un sacco di logora stoffa, con la speranza che durante il tragitto verso casa non si rompa e non mandi in fumo tutta la nostra fatica ed il nostro piano. 
Ma ancora manca il detonatore. Ogni volta che alzo la testa ed osservo la grandezza di questo posto e la quantità di armi in esso contenute, mi sento sconfortata. Ho il pressante timore che impiegheremo più tempo di quanto ne abbiamo a disposizione. Anche se più volte, per la mente, mi è passato il dubbio che forse un detonatore non ci sia, e che magari stiamo solo perdendo tempo. Ma David è sicuro che si trovi qui da qualche parte, perciò mi fido delle sue parole e persisto nella mia ricerca. 

Sposto con delicatezza una cassetta di legno su cui è minacciosamente marchiata la parola "dangerous" e la apro. Suppongo siano delle bombe a mano, piuttosto inquietanti oltretutto. Ogni arma qui presente mi fa salire l'ansia, perché ho sempre paura che mi possano scoppiare tra le mani da un momento all'altro. Perciò ripongo la cassetta a terra facendo attenzione a smuoverla il meno possibile.
Sbuffo pesantemente e mi passo una mano sulla fronte. Sgranchisco la schiena e ricomincio la mia ispezione, sperando porti a qualche esito positivo. 
Un tonfo assordante mi fa sobbalzare impaurita. Mi volto di scatto e punto i miei occhi sgranati dal terrore su una frana di armi e casse pesanti a pochi metri da me.
Lì per lì resto impietrita, subito dopo un pensiero mi trapassa la mente come un proiettile. David. 
Tiro un calcio ad un qualcosa di non identificato ed inizio a correre verso la catasta di armi.

- Oh mio Dio- sussurro terrorizzata.- Oh mio Dio- ripeto con un tono più alto. 

Mi passo le mani fra i capelli e cerco David con lo sguardo. Non può essere sotterrato sotto questa montagna... No, non è possibile. 

- David!- urlo disperata, fiondandomi sul cumulo per spostare le armi. Con una furia cieca lancio tutto ciò che mi capita sottomano e tento di scavare sempre più a fondo.- David, ti prego!- grido ancora, mentre gli occhi mi si riempiono di lacrime. 

- Dio!- sbotto straziata, ritirandomi dalla catasta per prendermi i capelli fra le mani.- David!- urlo scuotendo la testa. 
Non voglio credere che sia seppellito là sotto. Mi sento morire al solo pensiero. Lui non può essere...
Mi scaglio un'altra volta contro la montagna di armi e con il doppio della velocità scavo in profondità, graffiandomi le mani e spezzandomi le unghie. 

- Che stai facendo?- Sposto di colpo lo sguardo ed i miei occhi incontrano quelli di David oltre il cumulo di macerie. Mi sta osservando con un sorrisetto divertito pennellato sulle labbra. Uno di quei suoi sorrisetti usati per sfottere. 

Il cuore rallenta la sua folle ed incessante corsa, mentre la rabbia si fa padrona della mia mente. 

- Razza di deficiente- sbraito ritirando le mani e pestando le varie armi per giungere dalla sua parte.- Cosa accidenti ti costava rispondere? Eh?- Giungo davanti a lui, che persiste a fissarmi con quell'odioso sorriso, e gli tiro un pugno sul petto.- Volevi farmi morire? Ti ho chiamato un sacco di volte.- 

- Uh, siamo nervosetti?- mi canzona sollevando un sopracciglio.

Non so se il mento mi sia già caduto a terra, ma le braccia sicuramente sì. 
Il mio sguardo s'infiamma come la torcia olimpica e sono costretta ad inspirare profondamente per mantenere la calma. Espiro con lentezza e rilasso i muscoli. 

- Vuoi forse scherzare, ibrido decerebrato che non sei altro?- sbraito mandando in fumo i miei tentativi di contenere la rabbia.- Quando fai così ti prenderei a schiaffi- confesso scuotendo il capo.- Pensavo che tu fossi stato sommerso da quell'ammasso di roba- urlo indicandolo.- Ti ho chiamato un sacco di volte e... quando non mi hai risposto...- Vengo scossa da un brivido e mi stringo nelle spalle.- Sei proprio uno stupido- dico in un sospiro, appoggiando la testa sul suo petto.

Mi cinge i fianchi e mi attira a sé, poi sento le sue labbra sui capelli far pressione per farmi alzare la testa.- No, sei uno stupido. Non ti voglio nemmeno guardare- borbotto imbronciata.

- Nervosetta?- sussurra divertito.

Alzo lo sguardo di scatto e lo punto nel suo.- Vuoi scherzare?- 

Si apre in un mezzo sorriso beffardo ed abbassa la testa, finendo per posare le labbra su una mia guancia.- Era l'unico modo per farmi guardare da te. Sei molto suscettibile alle provocazioni. Lo sei sempre stata- mormora depositando dei piccoli baci sulla scia di una lacrima.

- Mm... non sei così stupido, a volte- gli concedo con un'alzata di spalle.

Ridacchia sulla mia pelle e mi stringe a sé, dopodiché ritrae la testa e mi guarda intensamente negli occhi. In meno di un secondo il suo sorriso si spegne ed il suo sguardo s'incupisce. Come se io gli avessi ricordato qualcosa di spiacevole o gli avessi fatto formulare dei pensieri negativi.

- A cosa stai pensando?- gli domando in un sussurro. 

Insiste a fissarmi con quei suoi occhi profondi senza proferire parola per una manciata di secondi, alla fine sospira e sposta l'attenzione sul cumulo di macerie accanto a noi.- Non credo che sia una buona idea- prorompe increspando le labbra.- Intendo il piano.-

Corrugo la fronte ed inclino il capo.- E perché non dovrebbe? È l'unico modo alla nostra portata...-

- Non è alla nostra portata- ribatte improvvisamente nervoso. Torna a guardarmi e slaccia le mani dai miei fianchi per distanziarsi di qualche centimetro. Scuote il capo e si passa una mano fra i capelli con uno sbuffo.- Tu non capisci.-

- E cos'è che non capirei? Sentiamo- lo incito con un gesto della mano.- Sai benissimo che potremmo non uscirne mai più da questa situazione. Potremmo continuare a sopravvivere in queste condizioni per quanto ancora? Forse fino a quando non verremo scoperti e...- Deglutisco e resto immobile ad osservare i suoi freddi e distaccati occhi, incapace di pronunciare quell'ultima parola. Poi volto la testa ed appoggio lo sguardo sul pavimento, mentre con i denti mi massacro l'interno guancia. 

- È questo il punto- pronuncia lentamente.- Tu pensi solo a quando questo finirà, a come sarà la nostra vita dopo quest'inferno, ma mai al modo in cui questa tanto proclamata fine arriverà. Dimentichi sempre il passaggio più importante.- 

Scuoto piano il capo e stringo gli occhi.- Non è affatto vero- affermo puntando lo sguardo nel suo.- Ci penso continuamente e...-

- Allora ci pensi in modo molto superficiale- m'interrompe con freddezza.- O forse non hai capito bene- conclude contraendo la mascella. 

- D'accordo- accondiscendo allargando le braccia.- Io non ho capito niente. Quindi cosa vuoi fare? Mandiamo tutto a monte per delle tue insicurezze? Decidi tu dato che sei l'unico che capisce.-

Riduce gli occhi a due fessure e m'indica.- Ma ti rendi conto di cosa stai parlando?- domanda alzando il tono di voce.- Di cosa dovrei essere sicuro secondo te? Si tratta di far saltare in aria dei mostri con la dinamite, non di giocare con le bambole! Metto in gioco tutto senza sapere quale potrà essere l'esito! Hai idea di quanto mi costi?- 

- Sai, non sei l'unico a trovarsi in questa fantastica situazione- replico con sarcasmo.- Siamo in due. E l'affronteremo insieme fino alla fine.- 

- Non saremo insieme- controbatte sempre più innervosito.- Ci dovremo dividere ed ognuno dovrà fare la sua parte nel miglior modo possibile.- 

- E qual è il problema?- sbraito gesticolando.

- Il problema è che dovrò vederti attirare quei mostri nel punto in cui piazzeremo la dinamite!- grida avvicinandosi.- Chi mi dà la certezza che ne uscirai sana e salva? Chi mi dice che ce la farai a correre da me prima che io debba far saltare tutto in aria? E tu queste le chiami insicurezze?- S'inumidisce le labbra e sospira pesantemente.- Ho paura, Sarah- ammette voltando la testa e perdendo le sue pozze d'ambra nel nulla.- Come non ne ho mai avuta in vita mia- termina in un flebile sussurro.

Rimango ferma sul posto, con gli occhi pieni di tristezza ed il cuore che batte rapido. Mi fa male vederlo così, vederlo soffrire per me. È una specie di pugnalata al cuore, ma non abbiamo altre possibilità. Solo una, con la speranza che vada a buon fine.

Intreccio le dita e ci gioco agitata.- Scusa- mormoro fissando le mie mani. Lo sento girarsi verso di me e deglutisco in difficoltà.- Non... non avevo capito che ti stavi riferendo a me. Mi rendo conto che sarà estremamente rischioso, ma... se ci fosse stata un'alternativa  l'avremmo già adottata, no?- domando retoricamente.- Insomma... mi dispiace per quello che ho detto- concludo sollevando gli occhi su di lui.

Lo sguardo che mi restituisce è per metà serio e per metà tranquillo. Probabilmente è solo una mia sensazione o un frutto della mia immaginazione, anche perché sta continuando ad osservarmi senza pronunciare una sola sillaba. E la cosa non è affatto positiva, ma solo capace di farmi agitare ulteriormente.

Ad un tratto scuote la testa e sbuffa, tira un leggero calcio ad un ciottolo sul pavimento ed incrocia le braccia sul petto.- Farò venire con me Kevin- esordisce sicuro.

- No, no- ribatto avanzando.- David ti prego, ne abbiamo già parlato- lo supplico posando le mani sui suoi avambracci. Mi scruta profondamente con i suoi severi pozzi d'ambra ed irrigidisce la mascella.

- David- lo chiamo in un sussurro, scuotendolo piano.- Ascoltami bene, anche io ho paura. Forse fino a qualche mese fa non conoscevo nemmeno che cosa fosse la vera paura, ma adesso lo so. E so anche che sono capace di affrontarla quando sei con me. Non possiamo continuare a farci logorare e mangiare da questo terrore, dobbiamo reagire. Me lo hai detto proprio il giorno in cui è morto Bim. Mi hai spronata a reagire e a tirare fuori il coraggio. Te lo ricordi? Non abbiamo altre soluzioni. Qui non c'è un'altra scelta plausibile. È l'ostacolo più grande che ci toccherà affrontare, ma insieme possiamo farcela, possiamo scavalcarlo. Ti prego, abbi fiducia in me. Ti prometto che tornerò da te e che correrò più veloce del vento solo per raggiungerti. Credimi David, tornare tra le tue braccia è l'unica cosa che desidero davvero. Ce la farò. Non sono mai stata così tanto sicura in vita mia- concludo con un piccolo sorriso.

Si morde un labbro, si volta a guardare da un'altra parte ed infine sospira. Abbassa la testa ed adagia la fronte sulla mia, avvicinandosi per baciarmi la punta del naso.- Scusa- pronuncia in un sospiro.- Non volevo alzare la voce- asserisce seriamente.- E non volevo nemmeno dirti quelle cose- aggiunge depositando un bacio a stampo sulla mia bocca.

Lo abbraccio e sorrido sul suo petto.- Sei perdonato.-

Mi sposta i capelli su una spalla e si china per appoggiare le labbra sul mio collo. Rabbrividisco d'istinto ed affondo il viso nel suo torace per ispirarne l'odore. L'unico che mi faccia sentire a casa e che riesca a tranquillizzarmi.

- È evidente, no?- domanda sfiorandomi l'orecchio con la punta del naso.

- Cosa?- 

Posa le mani sui miei fianchi e mi stringe a sé.- Che quando si tratta della mia nana perdo la testa.-

Sollevo un sopracciglio e mi allontano per guardarlo negli occhi.- E questo dovrebbe suonare romantico? La mia nana?- 

- Be'- inizia a dire, con un ghigno divertito ed un'alzata di spalle.- Una cima non sei, ma...- Corruga la fronte ed il suo sguardo si fa interrogativo.- Chissà come vedi le cose da laggiù, probabilmente riesci a vedere le formiche più grandi rispetto a come lo vedo io, essendo tu più vicina al livello della terra- ipotizza trattenendosi a stento dal ridere.- Ma non temere- aggiunge dandomi una leggere pacca sulla testa.- Rimani sempre e comunque la mia nana preferita.- 

- Saluta questa nana, perché tra poco di te non rimarrà che un cumulo di polvere- lo minaccio scherzosamente, aprendomi in un sorriso. 

Ride di gusto, facendomi riscaldare il cuore, e mi attira di nuovo a sé, cullandomi piano tra le sue braccia.- La cosa certa e su cui non si discute è che sei mia- bisbiglia al mio orecchio, prima di farmi voltare la testa per baciarmi dolcemente. Sorrido sulle sue labbra e poco dopo mi allontano sia per riprendere fiato che per colpa della mia coscienza che mi richiama al dovere.

- Dobbiamo cercare il detonatore- gli ricordo, mentre con la bocca sfioro il suo mento. 

Mi prende il volto tra le mani e punta i suoi occhi, adesso seri, nei miei.- Me lo giuri, vero? Me lo giuri che tornerai subito da me qualsiasi cosa accada, anche se andasse tutto storto?- 

Annuisco.- Te lo giuro. Qualsiasi cosa accada.- 

Resta a fissarmi con un'intensità tale da scuotermi in ogni parte del corpo e della mente, dopodiché si fionda sulle mie labbra e ci deposita una marea di piccoli baci frenetici.- Ricorda bene il tuo giuramento, perché se ne verrai meno sarò io a correre da te- afferma risoluto. 

Annuisco con sicurezza, mentre la mia mente soppesa ognuna delle sue parole come fossero macigni. Alla fine riprendiamo ad occuparci della nostra ricerca, nella speranza di un esito positivo. 






Dopo circa un'altra ora di ricerca tra le mie mani giunge qualcosa di molto pesante e simile a ciò che stiamo disperatamente cercando. Lo soppeso e lo esamino da più angolazioni, scrutando la leva arrugginita e verdastra che immagino sia fondamentale per la riuscita del piano. 

- David?- lo chiamo voltandomi dalla sua parte.- Forse ho trovato qualcosa.-

Lo sento correre da me mentre io continuo ad osservare l'attrezzo che tengo tra le mani.

- Accidenti è questo!- esclama su di giri.

Sorrido e punto lo sguardo nel suo illuminato dalla gioia. Mi restituisce l'occhiata e subito dopo prende il detonatore, lo appoggia a terra e mi abbraccia.- Ci si avvicina ad una probabile fine- afferma baciandomi i capelli.- E se tutto andrà secondo i piani potremmo comunicarlo a tutte le centrali militari dello Stato.-

Alzo la testa e lo guardo negli occhi.- E come faremo a far sapere che farli saltare con la dinamite serve ad eliminarli?- 

Sorride sghembo e mi scocca un'occhiata beffarda.- Con chi credi di parlare? Ti ricordo che hai difronte a te niente popò di meno che la perfezione- si vanta con una scrollata di spalle.

Rido e gli mollo un leggero pugno sul petto.- Dai, sto dicendo sul serio.- 

- Credi che io stia scherzando?- insiste divertito, iniziando a cullarmi.- Sulla mia evidente perfezione non scherzo mai.-

- Evidente- ripeto scettica, alzando un sopracciglio.

- Esatto- sussurra con un sorriso, facendosi sempre più vicino alla mia bocca.- Evidente come molte altre cose- mormora sfiorando le mie labbra con le sue. Mi faccio più vicina e le catturo in un piccolo bacio che viene immediatamente corrisposto, come se lui non avesse aspettato altro che una mia mossa.
Porta una mano sul mio viso e mi accarezza teneramente una guancia, finendo per farmi rabbrividire. 

- Mi fai il solletico- lo informo ridacchiando. Cerco i suoi occhi e li trovo che mi osservano divertiti e con così tanto amore da farmi battere furiosamente il cuore.- E comunque non mi hai ancora detto come faremo a comunicare con le altre basi militari- gli ricordo.

Si distanzia e m'indica una piccola e malridotta scala a chiocciola dietro le sue spalle.- Ho fatto una piccola perlustrazione, e proprio lassù si trova una centrale di controllo ancora funzionante- spiega alzando la testa per guardarla.- Se il nostro piano andasse a buon fine e riuscissimo a distruggere le macchine che attireremo nella trappola... Be' potremmo tornare qua e comunicarlo a tutte le centrali dello Stato, cosicché possano diffondere la notizia in tutto il pianeta ed impiegare la dinamite per porre fine a quest'inferno- conclude tornando a posare gli occhi su di me.

- Wow- esclamo impressionata e con la bocca mezza spalancata.

- Cosa?- mi canzona sghignazzando.

- Sei un genio- mi tocca ammettere con un certo orgoglio per lui.

Si batte le mani sul petto e le alza con un che di spavaldo.- Sempre sostenuto- afferma con un'espressione compiaciuta. 

Rido e raccatto da terra il detonatore.- Dai, ora prendiamo la dinamite ed andiamocene di qui. Mi fa un certo effetto questo posto. È inquietante- noto guardandomi attorno con uno sguardo torvo. 
David rimane in silenzio, e così torno a concentrare la mia attenzione su di lui. I suoi occhi si sono rabbuiati e la sua postura si è irrigidita un'altra volta, mentre sul suo volto si leggono nitidamente le preoccupazioni e i dubbi che lo assillano. 

- Appena usciremo di qua inizierà tutto- afferma con serietà, perforandomi con lo sguardo. Fa una pausa significativa durante la quale la paura inizia a farsi sempre più concreta nella mia mente.- Sei pronta?- 

Deglutisco e per un attimo ascolto il battito del cuore nelle orecchie. Dopodiché inspiro profondamente ed annuisco con convinzione.- Sono pronta.-






Siamo nascosti dietro ad un palazzo, in una stretta via lontana dalla nostra abitazione e dalla caserma, così ha detto David. Abbiamo corso a perdifiato per una quantità di tempo incommensurabile, forse un'ora o forse solo dieci minuti. Ad ogni passo da bendata ho sentito la paura crescere e diffondersi come un'infezione. Completamente in balia dei miei sensi e della mia mente. 
Fino a poco tempo fa ero io quella che cercava d'infondere coraggio a David, adesso mi sembra di aver perso tutta quella verve, risucchiata nel vortice del terrore. 
Ciò che più mi fa agitare è l'aver visto David, per la prima volta, così tanto impaurito. 
Appena abbiamo messo piede in questa strada ha cercato di abbassare la leva del detonatore per sentire quanto fosse pesante, in modo da poter far a cambio di ruoli. Io col detonatore in mano e lui ad attirare i mostri. Ma sfortunatamente per lui la leva non si è abbassata facilmente, anzi tutt'altro. Perciò le nostre parti sono rimaste invariate. 
Solitamente era lui quello che mi spronava e che mi donava sicurezza con la sua di sicurezza. È sempre stato la mia colonna portante. Adesso che lo vedo bacillare mi sento come... come se fossi scoperta e priva di un appoggio solido. Mi sento traballante ed instabile. Priva di quella sicurezza che mi stava aiutando a controllare i miei attacchi di panico. 
Ed ora che siamo giunti fin qua non c'è nessuna possibilità di tornare indietro. So bene che se solo facessi presente a David tutti questi miei dubbi, ci metterebbe tre secondi a riportarmi a casa, chiudermi lì e correre da Kevin. Ma sono io a non voler tornare indietro. Voglio stare al suo fianco fino alla fine, comunque vada. Nel bene e nel male. Sempre. Anche se, come in questo momento, la paura mi divora da dentro e mi rende difficile la concentrazione.

Mi sento attaccare con le spalle al muro ed immediatamente dopo, sui miei occhi, si posa un velo di oscurità.- Ti tolgo la benda, d'accordo?- mi domanda David, fiatando sul mio viso. 

Annuisco soltanto, sentendo la saliva mancare ed il respiro farsi più concitato.

- Guarda subito me, non concentrarti su altro- mi ordina tra il perentorio ed il dolce. 

Annuisco ancora e deglutisco a fatica mentre avverto la benda scivolare via dai miei occhi chiusi. Li apro lentamente e li punto in quelli lucenti e concentrati di David, cercando di non farmi distrarre dallo sfondo rosso che vedo oltre la sua testa. 

Mi prende il viso tra le mani e si fa più vicino.- Tutto bene?- domanda con uno sguardo apprensivo. 

- Tutto bene- riesco a dire sotto i suoi occhi indagatori. Non voglio mostrargli quanto invece tutto non stia andando bene, quanto io sia terrorizzata dalla sola idea di andare allo scoperto per attirare quei mostri vicini e di quanto abbia paura di perderlo per un mio stupido errore. È questo il punto: ho troppe responsabilità che mi gravano sulle spalle. Un mio passo falso e tutto andrebbe a monte. E la cosa più folle è che quest'immenso terrore di sbagliare mi sta salendo minuto dopo minuto, quando fino ad un'ora prima non ci stavo neanche pensando. 
Forse perché solo adesso si sta concretizzando quello che per giorni ho immaginato nella mente, o forse perché prima mi rifiutavo di comprendere fino in fondo. 

- Adesso devo andare là in mezzo- mi comunica indicando con un cenno del capo il viale perpendicolare alla nostra stretta viuzza.- Devo piazzare la dinamite al centro e collegarla al detonatore. Ci metterò il minor tempo possibile. Tu devi aspettarmi qua senza muoverti. Chiaro?- 

Annuisco convulsamente e deglutisco ancora.- Sta' attento, ti prego- sussurro con un filo di voce.

Si apre in un piccolo sorriso e mi bacia rapidamente a stampo.- Chiudi gli occhi- ordina con un tono calmo e pacato. 

Ubbidisco alla sua richiesta e subito dopo mi ritrovo a sorridere. Esattamente nel momento in cui avverto le sue labbra prima su una e poi sull'altra palpebra.- Torno subito- mormora distanziandosi e lasciandomi scoperta. 

Rabbrividisco e mantengo per altri secondi gli occhi chiusi, ma appena lo sento scattare ed iniziare a correre li apro di colpo, spalancandoli come fanali.
Tant'è la mia attenzione sulla sua figura che si allontana rapida, che non faccio neanche caso a tutto ciò che mi circonda. Lo osservo correre per metri e metri con il sacco logoro in una mano mentre sottobraccio tiene il detonatore ed i suoi cavi. 
Ad un tratto si ferma, si guarda attorno con una certa tensione ed inizia a rovesciare il contenuto del sacco sulla strada, creando una piccola montagna. 
Ormai non noto nemmeno più il battito impazzito del mio cuore, sta diventando un'abitudine.  Solo che stavolta non mi sembra di avere il cuore nel petto, ma incastrato nella gola. 
Lo vedo allacciare i due cavi a due bussolotti di dinamite e collegarli poi al detonatore. Ricontrolla che siano attaccati bene ed infine afferra il detonatore, sciogliendo i cavi e lasciandoli cadere sull'asfalto man mano che torna verso di me.
Dopo qualche minuto di tensione allungo un braccio e lo agguanto per tirarlo al riparo tra i due palazzi. 
Gli concedo giusto il tempo di appoggiare il detonatore a terra, poi gli salto letteralmente addosso, aggrappandomi a lui come un koala. 

Ridacchia nel mio orecchio e mi stringe a sé.- Che caloroso bentornato- ironizza affondando il viso tra i miei capelli sul collo. 

Chiudo gli occhi ed inspiro a fondo il suo odore.- Ce l'hai fatta- sussurro emozionata, baciandogli l'orecchio. 

Mi chiude tra il muro ed il suo petto e ritrae la testa per guardarmi profondamente.- Devi farcela anche tu- afferma con gli occhi lucidi, forse per la corsa. 

- Te l'ho giurato- ricordo con un piccolo sorriso. Alzo lo sguardo ed osservo alcuni suoi ciuffetti ribelli sulla fronte, li prendo tra le dita e ci gioco.- Ce la farò- confermo risoluta, probabilmente più per convincere me stessa.

Sospira pesantemente ed abbassa il capo, finendo per appoggiare la fronte contro la mia.- Vorrei che le nostre parti fossero invertite, vorrei che quella leva fosse meno arrugginita e che potessi abbassarla tu- confessa con un altro sospiro. 

- Andrà tutto bene- dico soltanto, troppo provata per aggiungere altro.
 
Annuisce piano e torna a guardarmi. E nel suo sguardo leggo così tanta preoccupazione, così tanta paura e così tanta tensione da farmi, per un attimo, venir voglia di piangere. 

- Torna subito da me appena si saranno avvicinati. Non m'importa di quanto e non m'importa nemmeno se saranno vicini o meno alla dinamite, tu devi tornare da me- scandisce con un'occhiata perforante e decisa.- Sarah...- Mi tocca i capelli fino a far scivolare il palmo sulla mia guancia. S'inumidisce le labbra ed abbassa per un secondo la testa, ma subito la rialza e ripunta i suoi pozzi d'ambra fusa nei miei occhi.- Sei ciò che ho di più importante al mondo. Non mi abbandonare, ti prego. Torna da me il prima possibile- asserisce con un tono più rauco.

Restiamo a fissarci intensamente per del tempo, non sapremo mai quanto. Alla fine lo abbraccio stretto e lo stesso fa lui, quasi stritolandomi tra le sue braccia. 
Mi tira delicatamente i capelli ed appena dopo mi ritrovo la sua bocca sulla mia che si muove con una disperazione che non gli avevo mai sentito prima. Stringo delle sue ciocche di capelli tra le mani e lo attiro più vicino a me, facendo combaciare i nostri petti e i battiti furiosi dei nostri cuori.
 
Mi prende una mano e se l'appoggia su un pettorale.- Lo senti questo?- domanda col fiato corto a pochi millimetri dalle mie labbra.- Questo batte per te. Non farlo smettere mai- sussurra prima di ricominciare a baciarmi, facendo arrestare il mio di battito. 

- Ti amo, David- bisbiglio sulla sua bocca, andando poi a nascondere il viso nel suo collo. 

In risposta mi stringe a sé e continua a cullarmi dolcemente, mentre dissemina la mia spalla, i miei capelli ed il mio viso di piccoli baci. 

Trascorrono ancora dieci minuti buoni prima che ci si divida per andare a ricoprire i nostri ruoli. Minuti pieni di raccomandazioni e di abbracci silenziosi.
Inspiro profondamente ed osservo il cumulo di dinamite che dovrò raggiungere tra pochi secondi. Il cuore mi lancia una fitta e la vista per un istante mi si appanna dal terrore. 
Espiro lentamente e mi volto verso David.- Vado- pronuncio agitata. 

Lui non dice nulla, si morde un labbro ed annuisce. E così parto, scatto in una corsa non troppo rapida per conservare le forze per la corsa successiva, quella decisiva. 
Non so, ma mentre le mie suole toccano lo sporco e fetido asfalto, mi sento strana. Come se non riuscissi a realizzare per davvero ciò che sta succedendo, come se il mio corpo e la mia mente fossero scollegati. Da una parte sento il mio corpo pesante, dall'altra la mente leggera per via dell'impossibilita di formulare un singolo pensiero. Una sensazione paradossale.

Raggiungo il punto indicato e mai per una volta decido di voltarmi verso David. Sarei troppo tentata di correre da lui e di mandare in fumo tutto quanto. Un lusso che non voglio assolutamente permettermi. Devo farcela con le mie forze. E so che posso farcela. 

Il mio sguardo si stende lungo la devastazione più totale, lasciandomi impietrita. 
Come la prima volta che vidi quest'orrore, il mio stomaco comincia a ribellarsi e a farmi salire dei conati di vomito che prontamente ricaccio indietro. 
Mi appoggio due dita sulle tempie martellanti e cerco di raffreddarle con il mio sudore ghiaccio. Ma non sento nessun giovamento, anzi. 
Sbatto più volte le palpebre e dischiudo le labbra per prendere dei grossi respiri e calmarmi. 

E mentre i secondi scorrono inesorabilmente e la temperatura del mio corpo sembra oscillare tra il caldo ed il freddo, avverto una vibrazione che mi fa alzare di scatto la testa e sgranare gli occhi. 
In meno di un secondo mi trasformo in una statua di pietra. Immobile. 
Anche se la mia mente incita le mie mani a muoversi, loro rimangono ferme, come se si fossero paralizzate.
E subito dopo sento salire quella tanto familiare sensazione di terrore puro. Quella che oscura la vista e che fa impazzire il cuore. Quella che ero stata in grado di accantonare per settimane, quella che avevo imparato a controllare. 
Chiudo gli occhi, senza quasi accorgermi che i miei denti battono e che le dita mi tremano, e cerco di riacquistare il controllo della mia mente.
La prima persona a cui penso è David. Espiro piano e rilasso i muscoli del corpo. Ripenso a quanto sia fondamentale la riuscita di questo piano e a quanto le nostre vite cambierebbero se tutto finisse. Ripenso alla mia famiglia e al momento in cui riabbraccerò ognuno di loro. Ripenso a Clarice, a Kevin e agli altri ragazzi nella casa, persino a Jessica. Ripenso a Bim e a TJ, a come le loro morti non siano state invane... Ed è questo, proprio questo a farmi riaprire gli occhi e a convincermi che posso lottare anch'io per qualcosa e per qualcuno che amo, che posso farcela, che posso donare un futuro migliore a David e a tutti gli altri. Che posso farlo solo con quel coraggio che ho sempre creduto di non possedere. 

Alzo la testa e punto lo sguardo al cielo. Immediatamente dopo, dalla mia bocca, parte l'urlo più forte e acuto che abbia mai cacciato in vita mia. Continuo ad urlare finché non inizio ad avvertire che la vibrazione sta dirottando verso di me e che man mano si fa più vicina. 
Mi fermo per riprendere fiato mentre all'orizzonte individuo la testa di uno di quei mostri. 
Porto le mani attorno alla bocca e ricomincio a gridare. E proprio mentre l'enorme macchina si fa più vicina, percepisco un'altra vibrazione che mi fa gelare il sangue nelle vene. 
Volto la testa alla mia destra e scorgo l'imponente testa di un secondo mostro. 
Loro avanzano ed io rimango immobile, ma stavolta non per la paura. 
Mentalmente continuo a convincermi che ce la farò e che ne usciremo tutti sani e salvi, dandomi così la forza ed il coraggio per affrontarli. 

- Sarah torna qui!- sento gridare a David. Lo evito, pur sapendo di farlo soffrire, e mi concentro sui due esseri che distanziano da me ormai pochi metri. 
Posso farcela. Devo solo farli avvicinare il più possibile senza farmi catturare. 
Stringo le mani sudate in due pugni e deglutisco agitata. 

I loro tentacoli si muovono come serpenti, sbattendo le teste le une con le altre come se fossero divertiti. Ed i loro occhi mi esaminano con fare circospetto, ma al tempo stesso con curiosità. 
Rabbrividisco e continuo a controllare i loro movimenti.

La terra sotto i miei piedi trema ed io mi ritrovo a traballare e a tenermi in equilibrio con le braccia. Poi un tentacolo si scaglia contro un massiccio edificio e lo dilania, sparando in tutte le direzioni macigni di cemento e provocando un frastuono assordante. 
Mi copro le orecchie e mi volto su un fianco per proteggermi dai detriti, chiudendo gli occhi per evitare di farci entrare qualche scheggia della nube di polvere che mi sta avvolgendo. 

- Sarah!- urla David, scuotendomi profondamente. Perché nel suo tono di voce percepisco non solo preoccupazione, ma anche disperazione ed impotenza. Un mix di sensazioni che non gli ho mai visto manifestare, nemmeno nei momenti più difficili. 

Il boato cessa ed io ritorno a guardare davanti a me, stringendo gli occhi per osservare oltre la coltre grigia che aleggia nell'ambiente. 
Improvvisamente un tentacolo mi compare davanti e mi punta addosso il suo enorme occhio privo di pupilla. Strillo per lo spavento e retrocedo di qualche passo, finendo per pestare un bussolotto di dinamite.
Deglutisco in difficoltà mentre una goccia di sudore mi scivola dalla tempia lungo il contorno del viso.

- Sarah accidenti torna qua!- continua ad urlare David, stavolta con una sfumatura di rabbia. 

Non posso. Non posso correre da lui adesso. Prima devo farli avvicinare alla dinamite, o tutti i nostri sforzi saranno stati inutili. Vorrei urlarglielo, ma la paura mi ha bloccato il respiro in gola. 
Il tentacolo oscilla davanti a me, dissipando la coltre di polvere e rendendo visibile il suo intero corpo madre ancora troppo distante. 

Mi volto di scatto ad un rumore simile al ferro arrugginito che si piega. Ed è proprio in quel momento che i miei occhi si posano sui piedi dell'immenso mostro che stava arrivando dalla mia destra. Alzo lentamente la testa col cuore che batte frenetico, aspettandomi da un momento all'altro il peggio. Perché esattamente sopra di me sono radunati quattro lunghi tentacoli che mi puntano col loro inquietante occhio. 
Stavolta retrocedo in direzione di David, non perdendo mai di vista tutte quelle iridi che mi osservano con appetito. 
E in meno di dieci secondi se ne aggiungono altre quattro, alcune delle quali si allungano verso di me per provare a toccarmi. Le scanso riluttante e dirotto verso la dinamite, cercando di trarre i due corpi madre ancora più vicini.

- Sarah! Adesso basta!- sbraita David con più vigore di prima.- Dannazione torna qua!- 

Scuoto piano la testa ed abbasso erroneamente lo sguardo sui piedi dei due mostri che si muovono verso di me. 
D'un tratto tutto si fa confuso. Sento David urlare il mio nome talmente forte da perforarmi le orecchie e per un attimo il mio cervello va in black out. Poi riacquisto lucidità e mi scanso appena in tempo, proprio prima che un tentacolo mi avvolga tra le sue squame aperte. 
Rotolo su un fianco e mi rialzo rapidamente. Poi comincio a correre e salto dietro la montagna di dinamite, facendomi inseguire dalle due macchine. Mi volto a guardarle col cuore in gola e mi rendo conto della loro prossimità al cumulo di esplosivo. 

- Ora Sarah!- grida David. Stavolta ubbidisco e dirotto verso di lui, dando il via alla corsa più importante della mia vita. Quella decisiva, quella che decreterà il mio diritto alla vita, quella conclusiva.
Il vento mi frusta la pelle mentre i miei piedi quasi volano sull'asfalto, facendomi bruciare tutti i muscoli del corpo e gli occhi.

- Più veloce Sarah!- m'incita la mia meta in persona, tendendo un braccio verso di me. 

Stringo i denti per contenere il dolore ed intensifico la velocità, sentendo male persino ai polmoni e alla gola. 
Ma devo farcela. Posso farcela. Posso farcela per tutti coloro che sono morti, per Bim e TJ, per coloro che nasceranno, per le persone che amo e soprattutto per David. 
Lui che è sempre stato al mio fianco, che mi ha protetta mettendo a rischio la sua vita, che mi ha insegnato a lottare e a reagire, che mi ha donato il suo cuore rubandosi il mio, che mi ha consolata quando non c'era nessun altro e che amo più di ogni altra cosa al mondo. 

- Tappati le orecchie!- mi ordina posando le mani sulla leva. Ubbidisco e con un ultimo enorme sforzo giungo da lui. 
Mi afferra per un fianco e rapidamente mi nasconde dietro il suo corpo, poi, con la stessa velocità, abbassa la leva e scatena un'esplosione immensa. 
Non ho il tempo di guardare cosa stia succedendo che mi agguanta una mano ed iniziamo a correre lungo la nostra stretta via, nella direzione opposta agli scoppi assordanti che si susseguono minacciosamente.

Svoltiamo in una strada dopo l'altra, probabilmente a caso, ma con la certezza che ci stiamo sempre più allontanando da quell'inferno di fuoco e polvere. 
Poi, dopo circa dieci minuti di corsa ininterrotta, David inizia a rallentare fino a fermarsi del tutto. Si volta verso di me e mi osserva con i suoi occhi lucidi e provati da un turbinio di emozioni. 
Per vari secondi restiamo immobili, con il fiato corto, a scrutarci. Mi sembrano passati secoli dall'ultima volta che mi sono specchiata nelle sue iridi ambrate, e più volte ho avuto la sensazione che non ne avrei più avuto la possibilità. Ed invece...
Gli sorrido e mi fiondo tra le sue braccia. Nascondo la testa nel suo petto mentre mi sento stringere da lui con disperazione. 

Un boato più forte degli altri ci scuote e ci fa voltare a guardare nella sua direzione.
Lingue di fuoco si stendono oltre gli edifici insieme ad una colonna di fumo talmente grande da avvilupparsi su se stessa e protendersi verso il cielo. 

- Ce l'avremo fatta?- domando continuando ad osservare impressionata quello spettacolo agghiacciante.

David mi passa un braccio attorno ai fianchi e mi avvicina a sé.- Spero di sì- risponde soltanto, appoggiando le labbra sui miei capelli.- Dopo torneremo a controllare, adesso è troppo pericoloso.- 

Annuisco e mi abbandono tra le sue braccia, chiudendo gli occhi e lasciandomi cullare dai suoi lenti movimenti. 

- Se non ti sgrido per ogni volta che sei venuta meno al tuo giuramento è solo perché adesso sei qui- afferma in un sussurro al mio orecchio.

Sorrido ed alzo la testa per guardarlo.- Quindi non mi sgriderai mai.- 

Solleva un sopracciglio e si apre in un mezzo sorriso.- Fossi in te non ne sarei così sicura- dichiara avvicinandosi alla mia bocca.- È solo che adesso ho in mente qualcos'altro- bisbiglia prima di lambire le mie labbra con le sue, in un bacio delicato e casto. Il bacio più bello, rilassato e comunicativo che ci si sia mai dati.






Ad un'ora di distanza siamo tornati sul luogo dell'esplosione. A parte alcune zolle di suolo ancora incendiate, ci sono saltati immediatamente all'occhio i due corpi arsi e prosciugati dalle lacrime vitali delle due macchine. 
La gioia di quella vista raccapricciante è stata infinita. David mi ha sollevata in aria e mi ha fatta volteggiare come una bambina, per poi imprigionarmi in un abbraccio stritolante.
Senza sprecare altri secondi preziosi abbiamo fatto ritorno alla centrale militare e, dopo una serie di frustranti e deprimenti tentativi, siamo riusciti a metterci in contatto con le vicine caserme dello Stato. 
David ha spiegato per filo e per segno ogni passaggio del piano ai militari che sono riusciti a mettersi in linea con noi. Non ha saltato neanche un particolare. 
Ci hanno lasciato con una marea di complimenti per il coraggio e la promessa di porre fine alla situazione con tutta la dinamite in loro possesso. 
Ma sono ormai trascorsi cinque giorni da quella promessa. In ogni momento ci chiediamo se là fuori stia davvero cambiando qualcosa o se tutto sia rimasto invariato. 
Non sappiamo nulla e viviamo nel dubbio. Un dubbio irritante e continuo.

Sprofondo nel divano e sospiro mentre mi raccolgo le gambe al petto. Appoggio il mento sulle ginocchia e guardo davanti a me.- Credi che ce la faranno?- domando atona.

David smuove la piccola padella con le uova e si allunga per prendere dei piatti dalla minuscola e sciupata credenza.- Lo spero- risponde soltanto.

Sposto lo sguardo sulla sua schiena ed inclino la testa.- Di solito sei più sicuro- noto con un velo di malinconia.

Fa scivolare le uova nei piatti e li porta sulla tavola con un'espressione tranquilla. Alza gli occhi e me li punta addosso, rivolgendomi un'occhiata profonda.- A volte bisogna solo sperare- asserisce con una scrollata di spalle.

Mi alzo dal divano e lo raggiungo con un sorriso.- Sei diventato più saggio, lo sai?- 

Alza un sopracciglio e si stampa in faccia un sorriso compiaciuto.- Lo sono sempre stato, ma in effetti adesso sto toccando le vette della saggezza- afferma divertito, appoggiando le mani sui miei fianchi e sollevandomi per mettermi a sedere sul tavolo.- Chiamami pure David Gandhi.- 

Arriccio il naso e scuoto la testa.- Suonerebbe troppo simile al nome del bellissimo modello David Gandy- noto ridacchiando.

David perde il sorriso e reclina leggermente la testa all'indietro.- Bellissimo?- domanda scettico.

- Be', non si può certo dire che sia brutto- ribatto stringendomi nelle spalle. E mentre dentro di me rido come una pazza, lui sbuffa dal naso e borbotta uno scocciato "mm".  

- Dubito che sia più bello di me- aggiunge facendosi vicino e dirottando la bocca sul mio collo.- Dico bene?- mormora suadente.

- Stai cercando di corrompermi?- domando divertita, assecondando la sua volontà di farmi inclinare la testa per seguire con le labbra tutto il profilo del mio collo. 

- Assolutamente no- ribatte baciandomi lascivamente la pelle.

Ridacchio e porto le mani sulla sua nuca, avvicinandolo a me.- Comunque sì, per i miei gusti sei più bello tu- confesso divertita. 

- Mi pare ovvio- borbotta portando la bocca davanti alla mia. Mi guarda intensamente negli occhi e con una mano va ad accarezzarmi i capelli.

- Sai cosa ci starebbe bene in questo momento?- lo stuzzico sorridendo. 

Mi fissa le labbra ed annuisce.- Ho una mezza idea.- 

- No, mi riferisco ad alcune paroline magiche- butto là con un'espressione da bambina monella. 

Sorride sghembo e torna a guardarmi negli occhi.- Lo vuoi davvero?- 

Annuisco con convinzione e sorrido felice. Il cuore ricomincia a picchiare contro il mio petto come un forsennato e le gambe mi scalpitano da sotto il tavolo per l'emozione.

- Ok- accondiscende con un'alzata di spalle.- Lo faccio solo perché lo vuoi così tanto.-

Batto le mani ed il mio sorriso si allarga ancora di più.- Davvero?- 

Sorride beffardo.- No- scandisce, mandando in frantumi la mia gioia.- Scordatelo- infierisce divertito. 

Un attimo dopo scoppia a ridere della mia faccia delusa e per poco non si si ribalta all'indietro dalle risate. Scendo dal tavolo stizzita e recupero il mio piatto per portarlo con me sul divano.- Me la pagherai- borbotto non degnandolo di uno sguardo.

E proprio nel momento in cui David attacca a ridere più forte ed io ingoio un pezzetto del mio uovo, sentiamo una sirena d'allarme diffondersi per la città. 
Sgrano gli occhi e li punto in quelli adesso seri di David. 

- Rimani qua- comanda avviandosi alla porta.- Vado a vedere cosa sta succedendo. Ci metterò poco- mi tranquillizza prima di precipitarsi per le scale.

Per un istante rimango immobile, spaventata dalla novità dell'allarme, poi appoggio il piatto sul divano e corro verso la porta. Esco sul pianerottolo e resto in ascolto di ciò che si propaga per il condominio dal portone centrale aperto.

- A tutti i sopravvissuti- pronuncia una voce da un altoparlante. Una scarica di adrenalina mi s'incanala nelle vene con la conseguente reazione di farmi tremare.- A tutti i sopravvissuti. La guerra contro le forze aliene è finita. Ripetiamo: la guerra è finita. Le forze armate di tutto il mondo hanno posto la parola fine al supplizio. Ripetiamo: la guerra è finita. Siete liberi.- 

Mi porto una mano sulla bocca e rilascio un gridolino di felicità mentre gli occhi mi si riempiono di lacrime. 

- David!- urlo correndo giù per le scale. 

- Sarah!- mi chiama lui, venendomi in contro con rapidità. Non faccio caso agli ultimi gradini che ci dividono e mi lancio tra le sue braccia, mentre per la città si propaga ancora la voce all'altoparlante. 

- Oddio, non ci credo- esclamo singhiozzando e stringendolo a me con tutta la forza di cui dispongo. 

David appoggia la fronte sulla mia spalla e scuote il capo.- Nemmeno io- sussurra emozionato.

Per circa dieci minuti non ci muoviamo di un solo millimetro. Ma restiamo in silenzio ad abbracciarci stretti e a confondere i nostri respiri agitati. 
In quei minuti la mia mente vola su così tante frequenze da lasciarmi confusa e spaesata. Il primo pensiero va alla mia famiglia e al momento in cui riabbraccerò ciascuno di loro, poi vola a Clarice e alla gioia che adesso starà provando, ed infine a tutte le persone che come noi hanno vissuto quest'inferno. 

- Voglio farti vedere una cosa- pronuncia David, facendomi rimettere i piedi su un gradino.- Vieni.- Mi afferra una mano e scendiamo di corsa le rimanenti rampe. 

Appena mettiamo piede fuori dal malmesso condominio noto subito le persone che si sono riversate sulla strada. Ciascuna con uno sguardo incredulo, ma al tempo stesso specchio della felicità, più precisamente della libertà ritrovata. Sorrido nell'osservarle e tiro su col naso per la commozione.

- Guarda il cielo- mi dice David, baciandomi sulla tempia. Alzo la testa e rivedo quell'azzurro che per settimane mi era mancato. Quel colore vivo e luminoso che ricorda tanto la vita e lo scorrere del tempo. Ed istintivamente mi scivolano delle lacrime di gioia. 
Ho creduto di morire così tante volte, mi ero convinta che nulla sarebbe mai cambiato e che saremmo rimasti a marcire in quell'inferno, e adesso che rivedo la vita... che so che smetteremo di sopravvivere e che ricominceremo a vivere... mi sembra quasi impossibile. Un sogno. Una mera illusione della mia mente.

- Non piangere- mi consola David, sfregandomi una mano sul braccio.- È tutto finito adesso.-

- Proprio per questo piango- affermo asciugandomi gli occhi.

Mi rivolge un sorriso divertito e solleva un sopracciglio.- Già ti manca, eh?- mi canzona sghignazzando.

Sorrido e cerco di tirargli un leggero pugno sul petto, ma lui intercetta la mia mano e mi afferra il polso per attirarmi di scatto a sé. Mi prende anche l'altro polso e se li porta entrambi dietro la schiena, dopodiché mi cinge i fianchi e punta i suoi allegri occhi nei miei.- Sei pronta adesso?- domanda facendomi dondolare.

Sorrido raggiante.- Pronta per cosa?- 

Scrolla le spalle e fa vagare lo sguardo per il cielo.- Per cercare le nostre famiglie, per tornare alla realtà di sempre...- Si apre in un sorriso sghembo e riporta i suoi occhi nei miei.- Per costruirti una vita con me.-

- Mm, sembra allettante- affermo passandogli le braccia dietro al collo.

Accorcia le distanze ed annuisce.- Lo è.- 

- Allora sono pronta- dichiaro sorridendo.- E tu?- domando, facendo cadere lo sguardo sulla sua sempre più vicina bocca.

Sorride sghembo e scrolla le spalle.- Sono nato pronto- si vanta divertito, fissandomi le labbra. 

Ridacchio e lo stringo a me, beandomi della luce viva nelle sue iridi. Quando le palpebre gli cominciano a calare mi ritraggo e scuoto la testa.- Tieni gli occhi aperti- sussurro.- Non li chiudere.-

Riapre gli occhi e mi osserva con intensità. E basta quel momento per farmi riprendere contatto con la vita e farmi sentire sicura di essere dove voglio stare per il resto dei miei giorni. 
Senza quasi accorgercene ci avviciniamo l'uno all'altra, fino a che le nostre labbra non s'incontrano e suggellano le silenziose promesse che ci siamo fatti. 

  





FINE








Angolo dell'autrice: 

Ed eccoci qua. Giunti alla fine di questa storia. Mi sento estremamente emozionata se penso a quando iniziai a scriverla. Esattamente due anni fa. 
Tra poco mi scioglierò in un pianto melodrammatico, me lo sento ahahahah.
Ho amato David e Sarah dal primo momento in cui la mia mente ha iniziato a dargli forma. Li sento come delle mie creature, dei figli ahahah. 
Ma devo ringraziare, in primis, ognuna di voi per avermi sempre spalleggiata e spronata a scrivere. Non dico che avrei lasciato la storia inconclusa, neanche per sogno, ma che probabilmente questa fine sarebbe arrivata ancora più tardi. 
Quindi il ringraziamento più grande va a voi. Vi devo tutto. Le soddisfazioni più grandi le ho avute per merito vostro, che mi avete sempre fatta sentire fiera del mio lavoro.
GRAZIE!
Vorrei nominare tutte coloro che hanno messo questa storia tra i preferiti, le seguite e le ricordate, ma siete un po' tante ahahahah. Però sappiate che avete tutta la mia gratitudine, ed un GRAZIE speciale anche a coloro che hanno sempre seguito questa storia in silenzio.
Oddio mi viene da piangereeeeeeeeeee *^* 
Ed infine, prima che mi dilunghi troppo, vi chiedo umilmente perdono per i continui ritardi. 
Spesso non sono stati di mia volontà, ma solo delle conseguenze di altri motivi. (Frase enigmatica XD) 
Ok, qui concludo! 
Prossimamente arriverà il seguito di questa storia: "Keep you eyes 2 la Vendetta", ahahahah.
Un bacione immenso a tutteeeee!!
GRAZIE!!! 



Federica~


 

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