Be the light

di reila_guren
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 
Just the though of another day
How did we end up this way?
What did we do wrong, God?
Always weighing on my shoulders a time like no others
it all changed on that day sadness and so much pain
You can touch the sorrow here
I don't know what to blame
I just watch and watch again...
 
 
Piccole gocce di pioggia si infransero contro il vetro, creando rivoli d'acqua che scorsero lungo la finestra. Quel giorno anche il cielo piangeva quelle lacrime che io non riuscivo a versare.
Fissai con sguardo assente la mia immagine, riflessa sulla superficie trasparente dei vetri bagnati e sospirai, tornando ad occuparmi del nodo della cravatta. Non ho mai capito come annodarla correttamente, di solito lo faceva lui per me.
-Yuu, è quasi ora.- mia madre fece capolino nella stanza, avvolta nel suo kimono bianco: il colore del lutto qui da noi.
-Sono pronto.- risposi, e gettai per terra la cravatta con rabbia. Perché diavolo dovevo preoccuparmi di rendermi elegante in un momento del genere? Avevo già fin troppe cose per la testa...
Mia madre mi rivolse un espressione addolorata e mi si avvicinò, raccogliendo la mia cravatta e passandomela attorno al collo.
-Kouyou non avrebbe voluto vederti così.- disse, mentre con gesti esperti faceva un nodo perfetto.
Aveva anni di pratica alle spalle: ogni mattina annodava quella di mio padre. Come me, anche lui, non ha mai imparato a farlo.
-Non dire il suo nome ti prego.- risposi guadando il pavimento. Non ce la facevo a pensare a lui, eppure non riuscivo a togliermelo dalla mente un solo istante. Eravamo stati insieme per quasi dieci anni e poi, nel giro di pochi mesi, un cancro al fegato me l'aveva portato via.
Mia madre lasciò andare la mia cravatta, ora perfettamente annodata, e mi abbracciò.
-Mi dispiace così tanto Yuu.- disse stringendomi tra le sue braccia, come faceva quando ero bambino. -So quanto lo amavi, e so quanto lui amava te, per questo so che non vorrebbe vederti così.-
-Non ce la faccio, mamma. Non posso stare senza di lui.- la strinsi a mia volta, in cerca di un po' di conforto. Non mi importava di sembrare patetico a piangere tra le braccia della mamma alla mia età, stavo troppo male che badarci.
-Kou...- singhiozzai disperato e sentii qualcosa di umido bagnarmi il collo, e la schiena di mia madre tremare leggermente.
Era molto affezionata a Kouyou, l'aveva accolto come un figlio fin da subito. Quando a 16 anni avevo rivelato ai miei genitori di essere gay, la sua prima preoccupazione era stata che non riuscissi a trovare la persona giusta e che quindi passassi la vita da solo. Era stata dunque molto felice quando, un paio di anni dopo, portai a casa Kouyou presentandolo come il mio ragazzo e con il passare del tempo aveva imparato a volergli bene.
Mia madre si staccò dolcemente da me, asciugandosi gli occhi con un fazzoletto, e disse:
-È ora di andare Yuu. Vai a salutare Kouyou.-
Varcammo le porte del tempio e percorremmo il lungo viale d'ingresso. Aveva smesso di piovere, ma il cielo era ancora coperto da nuvole nere, facendo prevedere che era solo una breve tregua.
Davanti a me la famiglia di Kouyou procedeva in silenzio, tutti troppo distrutti per poter dire qualcosa, e attorno a me i miei amici cercavano di darmi conforto.
Entrammo nella piccola saletta allestita per le cerimonie funebri e vidi i monaci intonare i sutra attorno alla semplice bara di legno chiaro. L'odore dell'incenso mi arrivò alle narici dandomi la nausea.
Rimasi in disparte, mentre la famiglia di Kouyou andava a salutarlo per l'ultima volta e distolsi lo sguardo, fissando le candele che erano state poste nella stanza per il rito. Lasciai che la fiamma tremolante mi distraesse per un po', portandomi lontano, in un posto in cui andava tutto bene e in cui il mio ragazzo era ancora con me.
Solo quando qualcuno mi toccò delicatamente la spalla mi riscossi dal mio stato di torpore. Mi guardai attorno e vidi che i genitori e le sorelle di Kouyou si erano spostati un angolo, tutti con il viso rigato di lacrime.
Feci un respiro profondo e lentamente mi avvicinai alla bara. Sentii un nodo stringermi la gola, quando posai gli occhi sul suo volto sereno: non c'era più traccia della sofferenza che aveva passato durante i mesi di malattia, sembrava essere finalmente libero e in pace, bello come non l'avevo mai visto.
Gli occhi iniziarono a pizzicarmi e le lacrime iniziarono a sgorgare di nuovo. Non provai nemmeno a trattenerle, non ne avevo la forza. Mi inginocchiai accanto a lui e sfiorai il suo viso: era gelido, ma riuscì comunque ad infiammarmi. Posai un leggero bacio sulle sue labbra fredde e quando iniziai a singhiozzare sentii mia madre prendermi per un braccio e farmi allontanare.
-Dobbiamo andare Yuu, mi dispiace.- disse con sguardo triste.
Era arrivata l'ora della cremazione, ma io non ce la facevo.
-Andate voi, io non ci riesco- dissi tra le lacrime, mentre la bara veniva chiusa.
-Ma...-
-Per favore. Voglio stare solo.- dissi.
Mia madre annuì e mi abbracciò, prima di seguire tutti gli altri verso il carro funebre. Guardai la bara che veniva caricata sull'auto e la mia famiglia, quella di Kouyou e i nostri amici che si recavano alle rispettive macchine per raggiungere il luogo in cui si sarebbe tenuta la cremazione. Quando se ne furono andati, rimasi solo nel tempio, quindi attraversai il cortile interno e raggiunsi la struttura dedicata alla preghiera. Mi lavai le mani nell'apposita fontana e accesi un bastoncino d'incenso, poi battei le mani due volte, per annunciare la mia presenza agli Dei. Chiusi gli occhi e lasciai che il fumo dell'incenso portasse via con se le mie preghiere.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


*****TRE ANNI DOPO*****
 

La brezza leggera di settembre entrò dalla finestra aperta, muovendo piano le tende blu della nostra camera da letto.
Anche se erano passati già tre anni, continuavo a considerare "nostra" quella camera, come tutto ciò che avevamo condiviso.
Mi rigirai nel letto per l'ennesima volta, dando le spalle alla finestra, per sfuggire alla luce che ne entrava e strinsi maggiormente gli occhi. Non sapevo che ore fossero, ma considerando che i raggi del sole stavano già rischiarando il cielo, probabilmente a breve la mia sveglia avrebbe iniziato a suonare.
Mi appallottolai su me stesso come un gatto, stringendo al petto quel cuscino che ancora portava impresso il suo odore, o forse più probabilmente era solo una mia impressione, perché tutto attorno a me sapeva ancora di lui, e mi godetti gli ultimi momenti prima che la sveglia iniziasse a suonare.
Quelli erano sempre i momenti peggiori: la sera quando tornavo a casa dal lavoro, fino al mattino successivo. Durante il giorno riuscivo a distrarmi, riuscivo a non pensare al vuoto immenso che costantemente mi accompagnava, ma quando poi rientravo in quella casa in cui avevo vissuto con lui, e che ora sembrava tremendamente vuota, il dolore si abbatteva di nuovo su di me, stringendomi nella sua morsa che da tre anni non mi dava tregua.
Quando il rumore dell' aggeggio infernale che tenevo sul comodino si propagò nella stanza rompendo il silenzio in cui era immersa la casa, mi stiracchiai. Sbadigliando, mi alzai e mi trascinai in bagno per una doccia veloce. Lasciai che l'acqua tiepida si infrangesse sulla mia pelle e mi rilassai sotto il suo getto, distendendo i muscoli. Sentii la stanchezza abbandonarmi piano piano, mentre mi insaponavo accuratamente. Era una sensazione rigenerante, ma purtroppo non avevo tempo di godermela. Quella sera, una volta tornato a casa, mi sarei fatto un lungo bagno, di quelli rilassanti, con tanta schiuma e i sali.
Io e Kouyou amavamo rilassarci nella vasca, lo facevamo ogni giorno. A volte, quando tornavo a casa dal lavoro, lo trovavo immerso nell'acqua ad aspettarmi, allora mi univo a lui e lasciavo che le sue mani piene di bagnoschiuma percorressero tutto il mio corpo, facendomi sentire in paradiso. Era terribile pensare che non sarebbe più successo...
Mi sciacquai velocemente, cercando di scacciare dalla mente quei ricordi, poi mi asciugai e, quando ebbi finito, mi misi i primi vestiti che trovai e mi diressi in cucina, per prepararmi un caffè.
Ne avevo assoluto bisogno, era come una droga per me.
Mentre il suo aroma amaro si diffondeva in tutta la casa, alzai lo sguardo sull'orologio appeso alla parete di fronte a me: segnava le 7:30. Io iniziavo a lavorare alle 10:00, ma c'era una cosa che dovevo fare...
 
Parcheggiai l'auto davanti al grande cancello di ferro ed entrai nel piccolo negozietto che si trovava di fianco.
Subito l'odore di diverse specie di fiori mi arrivò alle narici, ma ormai ci ero abituato. Erano tre anni che andavo lì ogni giorno. Mi avvicinai al bancone e, quando la proprietaria mi vide, mi salutò:
-Buongiorno Yuu. Sempre i soliti?-
-Dovrebbe saperlo ormai.- risposi accennando un sorriso.
La signora annuì e andò a scegliere i fiori. La vidi esaminarli attentamente e poi estrarne alcuni dai grandi mazzi in cui erano raccolti.
-Undici rose rosse e un giglio. Come ti sembrano?- chiese quando tornò.
-Sono perfetti.- risposi, allora lei accorciò i gambi e li avvolse in carta trasparente, stringendo poi tutto con un nastro.
-Salutami Kouyou.- disse, quando ebbi pagato.
Le avevo parlato diverse volte del mio ragazzo. Andando ogni giorno a comprare dei fiori nel suo negozio era normale iniziare a parlare dopo un po', e mi aveva aiutato molto. Aveva perso il marito pochi anni prima, quindi sapeva come mi sentivo.
-Certo.- risposi e la salutai, uscendo dal negozio.
Varcai il cancello davanti cui avevo parcheggiato e percorsi il viale ricoperto di foglie rosse e gialle, ai miei lati file e file di lapidi. Era un posto che trasmetteva una profonda calma, una tranquillità che non riuscivo a trovare da nessun'altra parte. Ma forse era solo perché lui era lì...
Oltrepassai diverse tombe e arrivai davanti a quella con la sua foto. Era semplice, bianca, di marmo con il suo nome inciso in lettere dorate. I fiori che avevo portato il giorno prima erano ancora belli, ma volevo che ne avesse ogni giorno di freschi, quindi li sostituii con quelli comprati poco prima e mi sedetti.
-Ciao, Kou.- dissi, fissando la foto sulla lapide.
Mi strinsi le ginocchia al petto e chiusi gli occhi, godendomi la sensazione di pace che la sua vicinanza mi procurava. Sapevo che probabilmente mi avrebbe riso dietro. Potevo quasi sentire la sua voce divertita dire:
"Yuu, perché vieni ogni giorno a parlare con una lastra di marmo? Io non sono lì".
Sapevo che lui era sempre accanto a me, ma in qualche modo venire sulla sua tomba mi dava un po' di pace.
-Ieri Yutaka mi ha sgridato, sai?- dissi ridacchiando.
-Dice che sembro un recluso, tutto casa e lavoro. Ultimamente continua ad invitarmi ad uscire con lui e gli altri...mi sa che prima o poi dovrò accettare, almeno così forse la smetterà di tormentarmi. Tu invece come stai?-
La voce sarcastica di Kouyou mi risuonò nella mente:
"Tesoro, ti aspetti che quella lapide ti risponda? Smettila di venire qui ogni giorno, puoi parlarmi anche a casa."
Me l'avevano detto tutti che non mi faceva bene continuare ad andare al cimitero ogni giorno, ma non potevo farne a meno. Stare lì mi faceva sentire più vicino a lui. Rimasi in silenzio per un tempo indefinito, fissando il suo viso che mi sorrideva dalla lapide. Mi piaceva quella foto, gliel'avevo scattata di sorpresa, un giorno, al mare.
Dopo la sua morte ne avevo fatto un ingrandimento e lo tenevo appeso in salotto.
Con un sospiro, gettai uno sguardo all'orologio. Erano già le nove e mezza, quindi dovevo sbrigarmi o sarei arrivato in ritardo al lavoro.
-Ora devo andare, Kou, ci vediamo domani. Ti amo.- mi alzai e mi sgranchii le gambe, intorpidite per essere rimasto seduto a terra.
Raccolsi i fiori del giorno prima e li buttai in un cestino lì vicino, poi ripercorsi il vialetto, diretto verso l'uscita. Come ogni giorno, uscii di lì con il viso bagnato di lacrime...
 
Il locale in cui lavoravo era piuttosto vicino, quindi arrivai in perfetto orario.
Era un ristorante di proprietà della famiglia del mio amico Yutaka e tutti loro mi avevano aiutato molto. Dopo la morte di Kouyou non riuscivo nemmeno più ad alzarmi da letto e, per questo, avevo perso il lavoro. Loro mi avevano offerto un posto come cameriere nel loro ristorante e mi avevano dato una mano a rimettermi in sesto.
Entrai nel locale e trovai Yutaka già intento a preparare la sala per l'apertura.
-Ciao Yuu!- disse il mio amico con un sorriso.
-Buongiorno. Vado a cambiarmi e vengo ad aiutarti.- risposi e andai nello spogliatoio del personale. Dentro trovai Takanori, anche lui intento a cambiarsi.
-Ciao Taka.- lo salutai, tirando fuori la mia divisa. -Non c'è Akira?-
-Questa settimana fa il turno serale.- rispose, abbottonandosi la camicia. -Tu come stai?-
-Come al solito.- risposi, facendo spallucce.
-Stasera, dopo che Akira finisce di lavorare, andremo a bere qualcosa con Yutaka. Perché non vieni con noi?- propose Takanori.
"Ecco che ci risiamo" pensai seccato.
Ogni volta cercavano di convincermi ad uscire con loro, ma io trovavo sempre delle scuse, ad esempio che ero troppo stanco o che avevo un impegno.
-Mi dispiace, ma stasera ho da fare.- risposi, cercando di essere gentile. Alla fine erano solo preoccupati per me. Lui mi guardò sospettoso, sapeva che mentivo, ma non insistette.
Finimmo di vestirci in silenzio, poi andammo ad aiutare Yutaka. Apparecchiammo i tavoli, mentre i suoi genitori in cucina stavano iniziando a pulire le verdure e gli altri ingredienti. Due ore dopo aprimmo le porte del ristorante, pronti per un'altra dura giornata di lavoro.
 
******
 
Quel giorno la stazione era affollata.
Le persone correvano in ogni direzione, urtandomi e poi scusandosi frettolosamente. Sembravano tutti impazziti.
Sbuffando, guardai il biglietto ferroviario per sapere in quale binario sarebbe arrivato il mio treno, e mi diressi verso il sottopassaggio.
Ero pieno di valige e riuscivo a procedere solo trascinandomi a fatica sotto il peso dei miei bagagli. Di certo la mia nuova vita da persona indipendente, non poteva iniziare in modo più faticoso.
Avevo ventidue anni e avevo finalmente deciso di lasciare la casa in cui avevo sempre vissuto e il mio piccolo paesino, per trasferirmi a Tokyo.
Non avevo mai vissuto da solo, ed ero davvero elettrizzato all'idea della nuova vita che mi aspettava. Quando comunicai la mia decisione alla mia famiglia, cercarono di farmi cambiare idea. Andare in una città nuova, molto grande, non pensavano fosse una buona idea, ma io ormai avevo preso la mia decisione. Volevo iniziare una nuova vita, in un posto che mi desse più opportunità del paese in cui ero cresciuto.
A Tokyo avevo un cugino, poco più grande di me, che si era offerto di ospitarmi a casa sua finché non avessi trovato un appartamento e mia zia, cioè la madre di mio cugino Yutaka, mi aveva anche assunto nel loro ristorante, quindi non avrei dovuto nemmeno mettermi a cercare lavoro.
Avevo avuto una fortuna sfacciata.
Arrancai fino al mio binario e mi lasciai cadere esausto su una panchina in pietra.
"Forse sarebbe stato meglio portare solo l'essenziale e poi farmi spedire il resto dai miei genitori, una volta trovato casa."
Pensai, riprendendo fiato, ma proprio in quel momento, una voce annunciò che il mio treno era in arrivo. Con un lamento disperato, mi alzai di nuovo e ripresi tutti i miei bagagli. Sentii il treno arrivare, infatti subito dopo lo vidi sfrecciare a tutta velocità e poi rallentare, fino a fermarsi completamente.
Subito le porte dei vagoni si aprirono e una miriade di persone scesero. Aspettai che tutti furono scesi e iniziai a caricare le mie valigie, poi finalmente salii. Percorsi lo stretto corridoio in cerca di un posto libero e, quando finalmente lo trovai, sistemai le borse nell'apposito spazio sopra i sedili e mi lasciai cadere su uno di essi. Il treno riprese la sua corsa e io vidi la stazione allontanarsi sempre di più. Mi misi comodo e con un sorriso guardai la mia vecchia vita sparire...


 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


******KAI POV******

 

 

 

Quella sera il locale era stracolmo.
Mi muovevo a fatica tra i tavoli pieni per prendere le varie ordinazioni, incrociando ogni volta i miei colleghi, tutti con vari stadi di stanchezza stampati in faccia...
Avevamo decisamente bisogno di altro personale. Fortuna che il giorno dopo mio cugino avrebbe iniziato a lavorare qui, così avremmo avuto una mano. Il ristorante della mia famiglia era piuttosto famoso in questo quartiere, ma non era mai capitato di fare un simile pienone prima d'ora; c'erano addirittura delle persone in fila fuori!
"Gli affari vanno alla grande" pensai soddisfatto mentre andavo a porgere i menu ad una coppia appena arrivata.
-Benvenuti signori- dissi con un sorriso, allontanandomi subito dopo per lasciar loro decidere cosa ordinare.
-Non ce la faccio più, mi serve una vacanza.- disse stravolto Akira, mentre portava le pietanze ad un tavolo pieno di bambini famelici. Come se non bastasse, quella sera già piena di lavoro c'era anche un compleanno.
-Porta quelli e poi fai una pausa, al resto del tavolo ci penso io.- gli dissi e lo vidi subito illuminarsi.
Ridacchiando, detti un'occhiata all'orologio e gemetti. Quella sera sarebbe arrivato mio cugino e io sarei dovuto andare in stazione a prenderlo, ma c'erano talmente tante persone al ristorante che non potevo assolutamente allontanarmi.
"Kazuki, non potevi scegliere giorno peggiore per trasferirti" pensai con uno sbuffo.
Andai nelle cucine, dove trovai i miei genitori indaffarati quanto tutti gli altri.
-Mamma, non ce la faccio ad andare a prendere Kazuki. Hai visto quanta gente c'è? Sembra che tutti gli abitanti di Tokyo si siano riversati qui!- dissi disperato.
Sembrava davvero un manicomio!
Mia madre rimase un po' a pensare, con il coltello a mezz'aria sul pesce che stava sfilettando, mordendosi il labbro come faceva ogni volta che rifletteva, poi disse
-Potresti chiedere a Takanori di farci il piacere di andare a prenderlo.-
-Takanori ha l'influenza. È a casa con trentanove di febbre- risposi.
Quel pomeriggio Akira era arrivato al lavoro, dicendo a tutti di come prima Takanori gli avesse starnutito violentemente in faccia e di come poi, a causa della febbre, si era risvegliato il suo istinto selvaggio/perverso e avesse cercato di assumere il ruolo di maschio dominante. Tentativo risultato del tutto vano, visto che era crollato subito dopo.
Tralasciando i curiosi effetti che la febbre aveva su Takanori, non mi sembrava il caso di farlo uscire di casa.
-Potrei chiedere a Yuu...- dissi riflettendo. Se non altro almeno sarebbe uscito un po' di casa per andare in un posto che non fosse il lavoro o il cimitero.
-Ora provo a chiamarlo.-
Andai nello spogliatoio del personale, presi il cellulare dall'armadietto e composi il suo numero. La voce di Yuu mi rispose dopo pochi squilli.
-Yuu, ho bisogno del tuo aiuto!- dissi con voce tragica, cercando di far leva sulla sua pietà.
"Dimmi" rispose lui sorpreso.
-Vedi, stasera arriva mio cugino e io sarei dovuto andare in stazione a prenderlo, ma non hai idea di quanta gente ci sia qui!-
"Devo venire a dare una mano?" chiese lui, leggermente scocciato.
Se era scocciato ora, figuriamoci quando gli avrei detto che doveva andare dall'altra parte della città.
-No, dovresti andare in stazione a prenderlo.-
"Ah...non può andare da solo?"
“Kazuki da solo in giro per Tokyo?” pensai, allarmato al solo pensiero.
Stavamo parlando di uno che da bambino si era perso nella sua stessa stanza!
-Il fatto è che non è mai stato a Tokyo, si perderebbe sicuramente! Ti prego fammi questo favore! Devi solo andare a prenderlo e portarlo a casa tua, poi quando finisco di lavorare passo da te e non ti romperò mai più!-
Yuu sospirò dall'altra parte della cornetta, infine disse:
"E va bene. A che ora arriva il suo treno?"
Guardai l'orologio e vidi che mancava poco.
-Tra mezz'ora! Grazie Yuu! Grazie grazie grazie! Lo avviso subito del cambiamento-
Chiusi la conversazione e chiamai Kazuki, poi tornai in sala, trovandomi davanti un Akira in preda ad una crisi di nervi, che tentava di tenere a bada trenta bambini assatanati che avevano ingaggiato una lotta con il cibo, con lui come bersaglio.

 

******KAZUKI POV******

 

 

La vibrazione del cellulare nei pantaloni mi riscosse dal dormiveglia in cui ero da un po'. Mi guardai attorno confuso e vidi con imbarazzo di essermi addormentato con la testa sulla spalla della vecchietta che avevo di fianco.
-M-mi scusi signora!- borbottai imbarazzato ed estrassi il cellulare. -Pronto?- risposi, soffocando a fatica uno sbadiglio.
"Kazuki-kun, sono Yutaka! C'è un cambiamento di programma. Non riesco a venire a prenderti in stazione, ma ho chiesto ad un amico di venire al posto mio."
-Ah, va bene. Ma non è un problema vero?- dissi un po' dubbioso.
Mi dispiaceva creare fastidi ad uno sconosciuto.
"No no, nessun problema, è felicissimo!" rispose Yutaka tutto allegro.
-Se lo dici tu...come lo riconosco?-
"Oh non puoi sbagliare, se vedi uno con i capelli neri, tutto vestito di nero, con un piercing al labbro e l'aria cupa, allora è lui di sicuro!"
-O-ok- risposi, un po' preoccupato. Non era esattamente la descrizione di una persona che ispirava fiducia, ma se era amico di Yutaka...
"Verrò a prenderti a casa sua appena finisco di lavorare, a più tardi!"
-Va bene, grazie di tutto!- chiusi la chiamata e rimisi il telefono in tasca.
Guardai l'orologio e vidi che mancava ancora circa mezz'ora prima di arrivare a Tokyo, quindi mi misi le cuffie e passai l'ultimo tratto del viaggio ascoltando un po' di musica. Quando il treno si fermò, sentii l'adrenalina scorrere veloce nelle vene.
Ora era davvero iniziata, ero davvero in una nuova città, pronto ad una nuova vita.
Tirai giù i miei bagagli, tirandomi in testa una borsa, e mi avviai lungo lo stretto passaggio tra le due file di sedili. Guardai dal finestrino tutte le persone che si riversavano in stazione e finalmente scesi dal treno anch'io.
Trascinai le mie numerose e pesanti valigie in un angolo, per non intralciare i passeggeri che continuavano a scendere dal treno, e mi guardai attorno per cercare di individuare qualcuno che corrispondesse alla descrizione che mi aveva fatto Yutaka.
C'era una giovane coppia che si salutava con trasporto, una madre che teneva per mano due graziose bambine e diversi uomini in giacca e cravatta che sembravano essere in viaggio di lavoro. Ma un uomo dall'altra parte del marciapiede attirò la mia attenzione. Era appoggiato al muro e fumava distrattamente una sigaretta, il fisico, sotto il cappotto nero, sembrava tonico e asciutto. Aveva anche un piercing al labbro, il che mi fece pensare di aver individuato colui che stavo cercando.
Avanzai verso di lui sotto il peso delle mie valigie. Non vedevo l'ora di liberarmi di tutto quel peso. Quando lo sconosciuto vide che stavo camminando nella sua direzione mi venne incontro.
-Sei il cugino di Yutaka?- chiese.
Aveva un tono di voce profondo e dolce. La sua espressione era davvero cupa come aveva detto Yutaka pensai, ma guardando meglio si capiva che era solo molto triste.
-Sì, sono Kazuki. Piacere di conoscerti.- dissi inchinandomi leggermente. Lui spense la sigaretta nel grande posacenere che c'era affianco e disse:
-Io sono Yuu, piacere mio-
Prese due delle mie borse, lasciando il trolley e la borsa più piccola a me e si incamminò fuori dalla stazione.
Io arrancai dietro di lui mentre in completo silenzio raggiungevamo il parcheggio, finché il mio trolley non passò sopra qualcosa di non definito e l'urlo di Yuu mi disse che quel qualcosa era il suo piede.
-AHI!!!PORCA...- urlò dolorante.
-Oddio!!M-Mi dispiace!! Scusami tanto!!- esclamai mortificato, vedendo che il mio pesantissimo trolley era sopra al suo piede, inchinandomi ripetutamente.
-Cavolo ma hai dei mattoni dentro?- gemette, appoggiandosi al muro e tenendo sollevato il piede.
-Mi dispiace tanto.- dissi, inchinandomi di nuovo e sperando di non avergli rotto qualche osso.
Yuu mosse con circospezione il piede, per controllare che non ci fossero danni seri, e quando ebbe appurato che era tutto a posto si incamminò di nuovo verso il parcheggio, mentre io lo seguivo cercando di non fare altri danni.
Arrivammo alla macchina e mi aiutò a caricare le valigie nel bagagliaio, dopodiché ci dirigemmo verso casa sua. In macchina regnava il più completo silenzio, a quanto pare Yuu non era un tipo a cui piacesse parlare.
Una volta arrivati a casa mi tolsi le scarpe nell'ingresso e seguii Yuu in sala. Era una stanza ampia, arredata con gusto ed eleganza in colori neutri. Non c'erano quadri alle pareti, fatta eccezione per una grande foto appesa alla parete di fronte al divano. Ritraeva un bellissimo ragazzo con lunghi capelli biondi leggermente mossi dal vento, due grandi occhi nocciola e un bellissimo sorriso.
-Lui chi è?- chiesi curioso, senza nemmeno pensare. Yuu fissò a sua volta la foto con un espressione che non riuscii a decifrare, poi rispose:
-Il mio ragazzo.-
-Oh- riuscii solo a rispondere. Non ero stupito dal fatto che gli piacessero i ragazzi, anzi, significava che avevamo qualcosa in comune, ad avermi sorpreso era il tono con cui l'aveva detto. Non riuscii a capire cosa gli passasse per la mente, ma ebbi la sensazione che quel ragazzo era la ragione per cui Yuu sembrava così triste.
Rimase un altro po' a fissare la foto, poi disse:
-Ti porto qualcosa da bere.- e andò in cucina. Mi sedetti sul divano e mi guardai attorno, poi Yuu chiese dall'altra stanza:
-Vuoi una birra, acqua o del tê?-
-Una birra per favore-
Tornò subito dopo con due birre ghiacciate e fece per darmi la mia, ma la ritrasse subito.
-Ehi, li hai ventun anni?- chiese sospettoso.
-Certo che li ho!- risposi indignato. Sembravo così piccolo? Yuu mi guardò, probabilmente per capire se stessi mentendo, ma poi mi diede la bottiglia. Me la portai alla bocca e solo quando il liquido freddo mi toccò la gola mi accorsi della sete che avevo. Mi sembrava quasi di avere il deserto del Sahara in bocca.
-Allora, come mai hai deciso di trasferirti?- Chiese Yuu sedendosi di fianco a me e sorseggiando la sua birra.
-Beh non c'é un motivo in particolare.- risposi -Volevo solo andare via dal mio paese e trasferirmi in una città che mi desse più possibilità.-
-Mmh- rispose Yuu. Evidentemente aveva già esaurito tutta la sua loquacità.
-Casa tua è molto bella, hai buon gusto.- dissi, tentando di fare un po' di conversazione. Tentativo del tutto inutile, perché Yuu rispose solo:
-Grazie-
-Ok...- borbottai tra me e me. Come diavolo poteva un tizio del genere essere amico di Yutaka?! Mio cugino non stava zitto un attimo! Forse era solo una giornata no...
Passammo mezz'ora nel più completo silenzio, poi finalmente il campanello mise fine a quell'imbarazzo.
-Dev'essere Yutaka.- Disse Yuu, alzandosi per andare ad aprire. Infatti subito dopo vidi mio cugino entrare con aria stanca, ma felice.
-Yuta-chan!- esclamai andandogli incontro e abbracciandolo. Io e lui eravamo molto uniti anche se fino ad ora avevamo vissuto lontani, ma da piccoli durante le vacanze giocavamo sempre insieme.
-Kazuki-kun! che bello rivederti, hai fatto buon viaggio?- chiese lui ricambiando l'abbraccio.
-Sì, è andato tutto bene.- risposi sorridendo.
-Allora andiamo, sarai stanco immagino. Yuu grazie di tutto, ti devo un favore.-
-Sì grazie Yuu. Scusa per il disturbo e per...il piede.- dissi, grattandomi la punta del naso, un po' imbarazzato. Yutaka mi guardò curioso, ma io scossi la testa. Gli avrei spiegato tutto più tardi. Yuu ci aiutò a trasferire le mie valigie dalla sua auto a quella di mio cugino, poi ci salutò.
-Ci vediamo domani al lavoro Yuu.- Disse Yutaka. Un momento. Yuu lavorava al ristorante?
-Anche tu lavori lì?- chiesi al diretto interessato e mio cugino rispose al posto suo.
-Sì, sarete colleghi. Andrete d'accordo vedrete-
A me non sembrava proprio il classico tipo con cui si fa amicizia facilmente, ma se lo diceva lui...

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


******KAZUKI POV******

 

Il tragitto da casa di Yuu a quella di Yutaka fu piuttosto tranquillo e rilassante.
Ero stanco morto a causa del viaggio e non vedevo l'ora di andare a dormire. Anche Yutaka era stanco per la dura giornata di lavoro, ma questo non gli impedì di travolgermi di domande e progetti su quello che avremo fatto nel tempo libero con i suoi amici. Era intenzionato a farmi entrare nella sua compagnia e non potevo che esserne felice.
Ero molto socievole e facevo amicizia con tutti molto facilmente. Certo che se tutti i suoi amici erano come quel Yuu...
-Il tuo amico Yuu è stato molto gentile a venirmi a prendere.- dissi, mentre eravamo fermi ad un semaforo. Yutaka sorrise e annuì.
-Yuu è gentile e buono con tutti. So che ti sarà sembrato silenzioso e piuttosto cupo, ma non farti una cattiva idea di lui, è il mio migliore amico.-
-Mi è sembrato solo molto triste. Triste e solo.- ribattei leggermente titubante. Avevo la sensazione di stare per addentrarmi in un terreno molto delicato e che soprattutto non mi riguardava. Mio cugino si morse il labbro e abbassò lo sguardo, facendosi improvvisamente cupo.
-Lui...ne ha passate tante.-
Non dissi niente, dopotutto non erano affari miei e non mi sembrava il caso di ficcanasare sulla vita del migliore amico di mio cugino, nonché mio futuro collega di lavoro.
-Sai, sono un po' nervoso per domani. Non ho mai fatto il cameriere, spero di non combinare qualche guaio.- dissi, pensando che in realtà sembravo fatto apposta per attirare guai. Lui mi tranquillizzò
-Oh non preoccuparti! Tutti fanno cadere qualche piatto il primo giorno, stai tranquillo. E poi tutti gli altri camerieri sono miei amici, ti aiuteranno. Inoltre non si inizia una nuova vita senza correre un minimo di rischio e se il tuo è solo quello di rompere un piatto direi che ti è andata bene!-
Scoppiai a ridere rincuorato dalle sue parole. Non vedevo l'ora di conoscere i miei colleghi e di cercarmi una casa tutta mia.
Sbadigliai sonoramente e gettai un'occhiata all'orologio. Era quasi l'una e io mi stavo letteralmente addormentando in macchina.
-Siamo quasi arrivati- mi rassicurò Yutaka, probabilmente notando le enormi occhiaie che adornavano i miei occhi, infatti subito dopo si fermò. Non avevo mai visto la sua casa ed ero molto curioso di vedere dove viveva.
Aprì la porta di una graziosa casa, non molto grande, ma accogliente ed entrai in una tipica abitazione giapponese, tutto il contrario della casa di Yuu, che era arredata in un moderno stile occidentale.
-È molto carina!- esclamai, togliendomi le scarpe e sistemandole in un angolo dell'ingresso. Yutaka sorrise cordialmente e mi disse di fare come se fossi a casa mia.
Portammo le valigie in camera sua, che non aveva un futon come mi sarei aspettato, ma un grande letto occidentale, e le sistemammo in un angolo della stanza.
-Mi dispiace invaderti così la camera- dissi, guardando tutte le mie cose sparse in giro.
-Figurati, non importa!- rispose lui tirando fuori dall'armadio un futon e srotolandolo sui tatami
-Purtroppo non ho una camera per gli ospiti, dovremo dividere questa.-
-Oh non importa! Sarà divertente! Sarà come tornare ai vecchi tempi, quando facevamo i pigiama party- risposi allegro e aprii la borsa in cui avevo messo i pantaloncini e la t-shirt che usavo come pigiama.
Yutaka mi mostrò dov'era il bagno e mi cambiai con aria da zombie per poi infilarmi nel futon e crollare addormentato nel giro di due minuti.

 

-Ragazzi, lui è mio cugino Kazuki.-
La mia prima giornata di lavoro era finalmente iniziata. Ero nervosissimo ed emozionato al tempo stesso e non vedevo l'ora di dimostrare a mia zia, che mi aveva dato questa opportunità, che non se ne sarebbe pentita.
Eravamo negli spogliatoi ed avevo appena indossato la mia divisa, davanti a me c'erano i miei nuovi colleghi.
-Allora, lui è Akira- disse Yutaka indicando un ragazzo piuttosto alto con i capelli biondi tenuti in piedi da chili di gel, che mi sorrise allegro.
-Lui invece è Takanori.- Indicò il ragazzo accanto ad Akira. Era più basso di lui di diversi centimetri e aveva i capelli castani con le punte bionde. Aveva l'aria di aver appena passato una brutta influenza, infatti era piuttosto pallido e, di tanto in tanto, tirava su col naso, di un vago color pomodoro.
-E poi c'è Yuu, ma lui già lo conosci.- Yuu se ne stava un po' in disparte e mi fece un cenno con la testa. A quanto pare il giorno prima non era solo una giornata no, lui era proprio così. Beh avrà avuto i suoi motivi, dopotutto Yutaka aveva detto che "ne aveva passate tante".
-Tra poco apriamo, quindi andiamo a preparare. Yuu, saresti così gentile da insegnare un po' il lavoro a Kazuki?-
Ma lo faceva apposta mio cugino a chiederlo proprio a colui che sembrava averne meno voglia?
Yuu annuì con un cenno, senza dire niente. Sembrava anche meno loquace del giorno prima se possibile. Mi fece strada verso il retro del ristorante, dove tenevano piatti, bicchieri e pentole.
-Ora dobbiamo apparecchiare i tavoli, quindi prendi una pila di piatti e andiamo.-
Io annuii tutto concentrato e mi misi in punta di piedi per arrivare allo scaffale in alto, quindi presi tutti i piatti che riuscii. Forse però, nel tentativo di fare bella figura, ne presi troppi, perché il peso eccessivo mi fece perdere l'equilibrio e caddi rovinosamente a terra, facendo quindi cadere e rompere tutti i piatti che tenevo in mano.
-Oddio!- esclamai fissando disperato il disastro attorno a me. Avevo iniziato da appena due minuti e avevo già combinato un guaio. Tutti i miei propositi di rendere fiera mia zia erano andati in fumo.
-Tutto ok?!- chiese Yuu preoccupato, avvicinandosi a me e inginocchiandosi per assicurarsi che fossi tutto intero.
Ora che era così vicino potei osservare meglio i tratti del suo volto: le ciglia lunghe e nere che conferivano profondità allo sguardo, gli occhi altrettanto neri, che sembravano due pozzi in cui non sarebbe stato difficile perdersi, la carnagione così pallida che faceva risaltare il nero di occhi e capelli, dandogli un'aria di estrema eleganza e quelle labbra, così carnose e rosse, impreziosite dal piercing. Era davvero bellissimo.
"Peccato che sia fidanzato" pensai, continuando a fissarlo inebetito. I migliori erano sempre già presi.
-Ehi stai bene?!- chiese ancora, scuotendomi leggermente.
-Eh? S-si tutto bene.- risposi e feci per alzarmi, ma misi una mano proprio su un pezzo di piatto rotto.
-Ahi!!!!- gemetti e ritrassi rapidamente la mano, trovandola sporca di sangue. Avevo ragione a dire che attiravo i guai come un alveare pieno di miele attirerebbe un orso.
-Ma sei proprio un disastro!!- esclamò Yuu con occhi sgranati. In effetti proprio la sera prima gli avevo quasi rotto un piede...non dovevo avergli fatto una bella impressione.
-Mi dispiace- gemetti demoralizzato, tenendo la mano alzata per evitare di spargere sangue in giro. Yuu prese un fazzoletto dalla tasca e lo usò per avvolgere la mia mano. Tamponò delicatamente la ferita per fermare il flusso di sangue, poi mi tirò su per un braccio, probabilmente pensando che se avessi toccato un' altra volta il pavimento mi sarei reciso un'arteria o qualcosa del genere.
Mi riportò nello spogliatoio, mentre io mi tenevo la mano recante le mie ferite di guerra, e aprì un armadietto nell'angolo in cui era riposta una valigetta di primo soccorso. Prese del disinfettante e ci inzuppò un batuffolo di cotone e prese a passarlo delicatamente sul taglio, stando attento a non farmi male, ma nonostante le sue premure bruciava terribilmente. La mia smorfia di dolore non passò inosservata, perché Yuu alzò lo sguardo su di me.
-Scusa, non sono molto delicato.- disse, tornando a disinfettare la ferita facendo maggiore attenzione.
-N-non è colpa tua- lo rassicurai.
"Yutaka aveva ragione, Yuu è davvero gentile." pensai, mentre lo guardavo prendere una benda e fasciarmi la mano.
-Grazie.- dissi, provando a muovere la mano, quando ebbe finito. Non sembrava niente di grave, riuscivo a muoverla abbastanza bene e non faceva nemmeno così male. Lui fece un cenno con la testa.
-Torniamo al lavoro.- disse, uscendo dallo spogliatoio senza aggiungere altro.
Il suo comportamento mi lasciava spiazzato. Sembrava che gli stessi antipatico, perché mi rivolgeva a stento la parola, però era stato gentile ad aiutarmi, quindi forse era solo il suo carattere. Beh di certo nei prossimi giorni avrei avuto modo di conoscerlo meglio e capirci qualcosa di più...
Tornai al mio lavoro e trovai Yuu intento ad apparecchiare i tavoli. Aveva quasi finito, perché Akira lo stava aiutando, mentre Takanori era in un angolo a soffiarsi il naso gocciolante.
"Avrebbe fatto meglio a starsene a casa" pensai fissandolo. Non aveva per niente una bella cera.
Siccome mio cugino mi aveva affidato a Yuu, neanche avessi bisogno di una balia, mi avvicinai a lui.
-Cosa devo fare ora?- chiesi, mentre lo aiutavo a sistemare gli ultimi piatti. Yuu guardò l'orologio, mi diede un bloc-notes e rispose:
-Tra poco apriamo. Quando arrivano i clienti vai a prendere le ordinazioni, poi portale in cucina dai genitori di Yutaka. Man mano ti daranno i piatti pronti e tu dovrai portarli in sala. Mi raccomando sii sempre carino e sorridente con i clienti e cerca di...non far cadere niente.-
Io annuii. Prendere le ordinazioni, portarle in cucina, portare le pietanze in sala, sorridere. Non sembrava così complicato, potevo farcela.
Circa dieci minuti dopo arrivarono i clienti e mi buttai in pista, pronto a sfoggiare le mie qualità di perfetto cameriere.

 

Sei ore dopo ero a pezzi, uno straccio, completamente distrutto.
Mi sedetti a peso morto sulla panca dello spogliatoio, fermamente intenzionato a non muovermi mai più e guardai i miei colleghi.
Com'era possibile che fossero tutti belli pimpanti mentre io sembravo in punto di morte? Perfino Takanori che era malato aveva un aspetto migliore del mio.
-Tutto bene Kazuki?- chiese divertito Yutaka.
"Devo essere proprio uno spettacolo da far sbellicare dalle risate" pensai, leggermente irritato, domandandomi cosa diavolo avesse da essere così allegro davanti alle mie sofferenze.
-B-benissimo- risposi, cercando di riprendermi.
-Mi fa piacere, perché ora andiamo tutti a bere qualcosa per festeggiare il tuo primo giorno di lavoro!- esclamò mio cugino, con un sorriso che andava da un orecchio all'altro.
-C-che cosa?!- esclamai sconvolto. Io non vedevo l'ora di andare a casa e morire nel mio futon e lui parlava di andare a bere?!
-Io me ne vado a casa- disse Yuu con il suo solito tono piatto.
Oh finalmente qualcuno che ragionava!
-Oh no mio caro, tu vieni con noi! Ti trascinerò con la forza se necessario, quindi niente lamentele!- esclamò Akira mettendo un braccio attorno alle spalle dell'altro, come se fosse pronto a mettere in pratica il suo proposito di trascinarlo in giro per la città contro il suo volere.
-Ma non sarebbe meglio rimandare? Takanori è malato.- chiesi io, sperando che il piccoletto mi desse man forte.
-Io sto benissimo.- disse il diretto interessato con la tipica voce da naso chiuso a causa del raffreddore. Aveva le occhiaie, il naso rosso e gocciolante, era pallido come un fantasma e quello per lui era "stare benissimo?!"
-Perfetto! Allora è deciso!- esclamò Yutaka, felice come se gli avessero detto che il suo compleanno veniva con un mese d'anticipo.
Con un lamento disperato mi alzai dalla panca che avevo giurato non avrei mai più abbandonato e iniziai a togliermi la divisa, sostituendola con i miei vestiti, rischiando di addormentarmi mentre mi infilavo la felpa.
Un quarto d'ora dopo eravamo immersi nelle strade illuminate del centro di Tokyo.
"Certo che è davvero stupendo" pensai, guardandomi attorno a bocca aperta. Per uno che, come me, era abituato a vivere in un paesino in cui non c'era assolutamente niente, trovarsi di colpo catapultato in una metropoli come Tokyo era davvero il massimo. Ovunque guardassi c'era qualcosa di interessante da vedere: persone con abiti stravaganti che camminavano in tutte le direzioni, locali di ogni tipo con insegne luminose dai colori sgargianti e tantissimi negozi aperti perfino a quest'ora. Non potevo scegliere posto migliore in cui trasferirmi!
Seguii gli altri fino a un pub piccolo ma accogliente, con diversi divanetti dall'aria molto comoda sparsi qua e là.
Evidentemente venivano spesso qui, perché i baristi li conoscevano e li salutarono calorosamente.
Furono piuttosto sorpresi, però, di vedere Yuu. Forse a lui non piacevano molto quei posti, quindi di solito non li frequentava.
Ordinammo tutti da bere e andammo a sederci in uno di quei divanetti. Erano davvero comodi come sembravano, avrei potuto tranquillamente addormentarmi lì, nonostante la musica a volume altissimo.
-É molto bello questo posto.- dissi guardandomi attorno, mentre sorseggiavo il mio cocktail. -Come si chiama?-
-Miyavi- rispose mio cugino -È il nome del proprietario, un nostro caro amico. Dev'essere qui da qualche parte...-
-È là!- esclamò Akira, indicando un ragazzo dall'aria molto stravagante: aveva i capelli sparati in tutte le direzioni e di tutti i colori possibili. Stava parlando con dei ragazzi al bancone e ci salutò allegramente con la mano.
La serata trascorreva piacevolmente, Takanori in un impeto di passione aveva cercato di strappare di dosso i vestiti ad Akira, sotto gli occhi allibiti dei presenti. A quanto pareva quei due stavano insieme. Mi chiesi come facesse mio cugino a restare etero quando era sempre circondato da gay.
Anche Yuu lo era e stava con il bellissimo ragazzo della foto. Guardai il moro e vidi che se ne stava silenzioso a bere il suo cocktail, perso nei suoi pensieri.
-Il tuo ragazzo cosa fa?- gli chiesi, sperando così di fargli fare un po' di conversazione. Yuu smise di bere e senza guardarmi disse con voce atona:
-Il mio ragazzo?-
-Sì- risposi confuso -Il biondo di cui hai la foto in sala.-
Il silenzio calò prepotentemente attorno a me. Akira, Takanori e Yutaka guardarono preoccupati prima me, poi Yuu, che ancora non alzava lo sguardo. Cosa diavolo avevo detto di male?


 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


-C-cosa succede?- chiesi confuso, guardandomi attorno.
Gli altri stavano fissando Yuu con un'espressione di preoccupazione che quasi sfociava nell'orrore.
Ok, chiaramente avevo detto qualcosa che non avrei dovuto. Guardai a mia volta il moro, che ancora non dava segno di voler staccare gli occhi dal pavimento, e mi parve che tutti i rumori attorno a me fossero spariti a causa della tensione che si era creata.
Naturalmente era solo una mia impressione, infatti la musica era ancora alta, così come il chiacchiericcio che circondava il nostro tavolo. Yuu strinse i pugni, conficcandosi le unghie nei palmi delle mani e alzò lo sguardo, puntando gli occhi su di me. Riuscivo quasi a sentire quegli occhi, al momento glaciali, perforarmi da parte a parte.
"Adesso mi prende a pugni" pensai, seriamente preoccupato, cercando di ricordare quel poco di autodifesa che avevo imparato a scuola durante le lezioni di educazione fisica. Fortunatamente però non dovetti mettere in pratica ciò che mi avevano insegnato. Yuu si alzò e prendendo la giacca disse:
-Vado a casa.-
-Aspetta, Yuu!- esclamò Yutaka, alzandosi a sua volta e afferrando l'altro per un braccio, ma Yuu si liberò facilmente.
-Lasciami stare Yutaka. È tardi, è ora che vada.- disse, infilandosi la giacca e se ne andò senza aggiungere altro, lasciandomi completamente spiazzato. Mio cugino si risedette al suo posto con un sospiro e rimase a guardare Yuu finché non fu uscito dalla porta.
Rivolsi uno sguardo ad Akira e Takanori e vidi che si stavano guardando con un espressione che non riuscii ad interpretare.
-Q-qualcuno potrebbe spiegarmi cos'è successo?- chiesi titubante, preoccupato all'idea di dire ancora qualcosa di sbagliato. Yutaka si morse il labbro, soppesando le parole.
-É colpa mia, avrei dovuto parlartene subito. Kouyou è...un argomento di cui è meglio non parlare con Yuu.- rispose, guardando gli altri due.
-Kouyou sarebbe il ragazzo della foto?- chiesi, domandandomi perché non potessi parlare con lui di quello che lui stesso mi aveva detto essere il suo ragazzo.
-Esatto...Yuu cosa ti ha detto di lui?- mi chiese mio cugino. Sembrava che stessimo camminando su una sottilissima lastra di ghiaccio, che al minimo passo falso avrebbe potuto spezzarsi e trascinarci tutti a fondo, da quanto era palpabile la tensione.
-Mi ha detto solo che è il suo ragazzo.- risposi non capendo il perché dell'atmosfera che si era creata, ne tantomeno il motivo della reazione che aveva avuto Yuu.
-Kouyou ERA il ragazzo di Yuu.- disse Yutaka.
-Non stanno più insieme?- domandai. Forse si erano lasciati e Yuu ancora non riusciva ad accettarlo. Poteva essere così, anche se la sua reazione mi sembrava un tantino esagerata. Yutaka non rispose, sembrava non sapesse bene come affrontare la questione, infatti dopo un po' Takanori rispose al posto suo:
-Kouyou è morto.-
-C-come?!- chiesi sorpreso.
Se il ragazzo della foto, quel Kouyou, era davvero morto, avevo proprio detto l'ultima cosa che avrei dovuto dire per fare conversazione.
-Andiamo a parlare da un'altra parte.- disse Yutaka, alzandosi.
Eravamo nel salotto di mio cugino, seduti sul divano, e sembrava che l'atmosfera tesa che si era creata al pub si fosse un po' ammorbidita, lasciando il posto ad un sottile velo di tristezza.
-Kouyou è morto tre anni fa- iniziò a dire Akira. Sembrava gli costasse molto parlare di un argomento che chiaramente gli faceva ancora male.
-Lui era il mio migliore amico fin dall'asilo e all'ultimo anno di liceo abbiamo conosciuto Yuu.- Sorrise tristemente mentre raccontava, come se ricordare quei momenti gli procurasse dolore, ma allo stesso tempo felicità.
-Lui era il classico bulletto spaccone che aveva tutta la scuola ai suoi piedi, mentre Kouyou era...beh tutto l'opposto- disse, scoppiando a ridere. -Kou era timido, impacciato e gentile con tutti, odiava chi si comportava in modo tronfio e prepotente come Yuu, e lui d'altro canto snobbava quelli come Kouyou, quindi nessuno avrebbe mai immaginato che avrebbero potuto fare amicizia, figuriamoci poi innamorarsi! Invece tra loro fu un vero e proprio colpo di fulmine, di quelli che penseresti di vedere solo nei film. Ovviamente però erano entrambi troppo orgogliosi per ammetterlo. Si punzecchiarono a vicenda per un anno intero, senza mai ammettere che era un modo di cercare di attirare l'attenzione dell'altro, fino alla fine della scuola. Non so bene cosa successe, credo che semplicemente si stancarono di rendersi ridicoli con i loro dispetti e frecciatine. Fatto sta che il giorno della cerimonia dei diplomi li trovai in un' aula vuota a baciarsi come due assatanati. Da quel giorno Yuu cambiò completamente. Kouyou diventò il centro della sua vita, la sua intera esistenza ruotava attorno a lui, e per Kouyou era lo stesso. Non ho mai visto due persone più innamorate di loro. Andarono a vivere insieme quasi subito e per dieci anni non si separarono mai, ma poi tre anni fa...- Akira si interruppe e abbassò lo sguardo, come se non riuscisse a proseguire. Takanori gli strinse la mano confortandolo e Yutaka continuò al suo posto:
-Tre anni fa scoprì di avere un cancro al fegato, ma ormai aveva intaccato altri organi e non si poté fare niente. Morì nel giro di quattro mesi.-
Sentii un tonfo al cuore a quelle parole. Potevo solo immaginare come dev'essersi sentito Yuu, e anche tutti gli altri, davanti alla consapevolezza che Kouyou sarebbe certamente morto.
-Per Yuu fu un colpo durissimo.- continuò Akira, dopo essersi ripreso -Era davvero a pezzi, non si alzava nemmeno più da letto e smise di mangiare. Credo volesse lasciarsi morire. Non sai quanta fatica abbiamo fatto per farlo rimettere più o meno in sesto...Io sono riuscito a superare la perdita del mio migliore amico grazie a Taka, ma Yuu non si è mai ripreso. Una parte di lui se ne è andata con Kouyou...-
Rimasi in silenzio dopo che ebbe finito di parlare. A dire il vero non sapevo proprio cosa dire, tutto ciò che mi veniva in mente era banale e scontato. Dalle parole di Yutaka e soprattutto di Akira, capivo perfettamente quanto quel ragazzo fosse stato importante per loro, figuriamoci poi per Yuu che lo aveva amato.
-Ora che sai tutto, capirai perché è meglio che tu non parli di Kouyou davanti a Yuu. Per lui la ferita è ancora aperta.- disse Yutaka con un sospiro triste.
Io annuii, sentendomi in colpa al pensiero di aver fatto riaffiorare brutti ricordi nella mente di Yuu e degli altri.
 
Quella notte rimasi per ore steso sul mio futon a fissare il soffitto senza chiudere occhio, ma ciò che vedevo in realtà era lo sguardo triste che Yuu aveva fin da quando l'avevo visto la prima volta.
Era ormai notte fonda quando capii che non sarei riuscito a dormire, quindi mi alzai, mi vestii in silenzio ed uscii di casa.
 
 

 
******AOI POV******
 
 
Uscii dal pub più velocemente possibile.
Avevo assolutamente bisogno di stare solo. Le parole di Kazuki mi avevano davvero sconvolto. In questi anni avevo imparato, per quanto possibile, a contenere le mie reazioni quando il ricordo di Kouyou mi sopraffava e i miei amici evitavano accuratamente di parlarmi di lui, quindi riuscivo a mantenere un certo equilibrio.
Avevo imparato a convivere con quel dolore che costantemente mi opprimeva, era diventato una parte di me, una parte che mi teneva legato a Kouyou. Ma sentire quel ragazzino parlare di lui così all'improvviso, mi aveva sconvolto.
Mi incamminai per le strade di Tokyo, lasciando che le mie gambe mi guidassero senza bisogno di pensare. In momenti come quello, quando la ferita si faceva sentire più del solito, avevo bisogno di andare in un posto che mi trasmettesse pace e tranquillità, ed erano solo due quei posti: uno era la tomba di Kouyou, ma a quest'ora non potevo andarci, e l'altro era esattamente dove stavo andando.
Varcai i cancelli di un piccolo giardino tradizionale: davanti a me si stendeva una distesa di verde capace di mozzare il fiato a chiunque. L'acqua nei ruscelli scorreva calma e pacifica e vari ponti di forme diverse permettevano di attraversarne le sponde.
Mi incamminai lungo un sentiero in ghiaia, ai lati del quale si ergevano due lunghe file di ciliegi. In primavera quel posto diventava un luogo magico, ma ora, con gli alberi così spogli, metteva una certa malinconia.
Arrivai su un piccolo ponte in legno e mentre guardavo l'acqua scorrere sotto di me, la mia mente tornò indietro di quasi dieci anni fa...
 
-Yuu!! Yuu guarda quante paperelle!!-
Kouyou aveva sempre avuto la straordinaria capacità di rendere unica ed emozionante qualsiasi cosa su cui i suoi grandi occhi si posavano, non importava quanto banale fosse, lui riusciva a renderla speciale.
Chi l'avesse visto correre su quel ponticello e sporgersi per guardare tutto felice quelle paperelle, avrebbe sicuramente pensato che nascosto in quel ruscello ci fosse un tesoro di inestimabile valore.
Seguii Kouyou con un sorriso e lo abbracciai da dietro, dandogli un casto bacio sul collo.
-Sono bellissime, vero?- chiese, voltandosi verso di me con un sorriso che lo illuminava completamente. Lo fissai incantato e gli portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Non le guardi?- chiese Kouyou, mettendo su un broncetto che lo rendeva ancora più adorabile.
-Ne sto guardando una proprio adesso.- dissi, sorridendogli dolcemente. Kouyou mi guardò un attimo con sguardo confuso, poi sgranò gli occhi e, colpendomi ripetutamente ad un braccio, esclamò:
-Sei uno stupido cretino!-
Scoppiai a ridere e lo strinsi a me, baciandogli la fronte.
-Non sono una papera- borbottò indignato, nascondendo il viso nell'incavo del mio collo.
-Sì che lo sei. Sei il mio paperotto.-
Kouyou ridacchiò e alzò il volto, guardandomi negli occhi. Posai una mano sulla sua guancia e catturai delicatamente le sue labbra, assaporandone il sapore dolce. Kouyou si strinse maggiormente a me e schiuse le labbra, permettendomi di approfondire il bacio. Invasi dolcemente la sua bocca, accarezzandone ogni angolo con la lingua, mentre le sue mani affondavano nei miei capelli tirandoli leggermente.
Quando fummo entrambi in carenza d'ossigeno mi staccai a malincuore e appoggiai la mia fronte alla sua.
-Ti amo, Kou- dissi, senza nemmeno pensarci.
Era la prima volta che glielo dicevo, anzi, era la prima volta che lo dicevo a qualcuno, ma in quel momento il mio cuore era invaso da talmente tante emozioni diverse, che se non avessi fatto qualcosa, sarebbe sicuramente esploso, e dire quelle due parole mi parve l'unica cosa che potessi fare.
Lui mi guardò sorpreso, probabilmente non se lo aspettava, ma subito dopo si appropriò delle mie labbra, come se fossero un frutto prelibato, e quando si staccò mormorò al mio orecchio:
-Ti amo anch'io.-
 
Aveva iniziato a piovere quando uscii dal parco. Mi diressi lentamente verso casa, ignorando le gocce d'acqua che cadevano sempre più forte, creando piano piano un vero e proprio acquazzone.
I miei vestiti si inzupparono velocemente, attaccandosi alla pelle, ma non ci badai. Avevo riacquistato la lucidità come ogni volta che andavo in quel posto ed ero come perso in un altro mondo.
Molti probabilmente avrebbero pensato che continuare ad andare in posti che mi ricordavano Kouyou così tanto non mi facesse bene, ma per me era proprio il contrario: ricordarlo era proprio ciò di cui avevo bisogno. Quando se n'era andato avevo il terrore che prima o poi l'avrei dimenticato. Mi spaventava a morte il pensiero che avrei potuto non ricordare il suono della sua voce, la morbidezza dei suoi capelli tra le mie dita, il calore rovente del suo corpo nudo stretto al mio quando facevamo l'amore...era per quello che facevo di tutto per ricordare quei momenti.
Quando succedeva era come se li rivivessi e Kouyou era di nuovo accanto a me. Sapevo che non avrei dovuto rimanere incatenato al suo ricordo, che avrei dovuto lasciarmi alle spalle gli anni passati con lui, ma io non volevo recidere quel sottile filo che ancora ci univa.
Imboccai il vialetto di casa mia intenzionato a farmi un bagno caldo che mandasse via il freddo che mi impregnava fino alle ossa a causa della pioggia...
Peccato che il mio proposito venne annullato quando, davanti a casa mia, vidi un Kazuki bagnato fradicio e tremante di freddo.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Kazuki era davanti a me, rannicchiato sui gradini della porta di casa mia, con le gambe strette al petto e il viso nascosto tra le ginocchia, nel tentativo di sfuggire almeno un po' al freddo pungente.
Era senza giacca e tremava violentemente a causa dell'aria pungente e della pioggia che gli aveva inzuppato completamente capelli e vestiti. Sembrava proprio un gattino abbandonato.
-Stai cercando di prenderti un malanno già il primo giorno di lavoro?- chiesi, avvicinandomi per aprire la porta. Kazuki alzò la testa sorpreso, non si era accorto della mia presenza, e balzò subito in piedi.
-Yuu!- esclamò ansioso. Sicuramente gli altri gli avevano raccontato tutto ed era venuto qui per consolarmi o chissà cos'altro. Forse temeva addirittura che mi sarei imbottito di sonniferi ed era venuto qui ad impedirmelo...
-Vieni dentro prima di prenderti una polmonite.- dissi abbastanza seccato. Onestamente non ero in vena di chiacchiere, volevo solo farmi un bagno caldo e buttarmi sotto le coperte...
Aprii la porta e Kazuki si infilò in casa velocemente e iniziò a strofinarsi le braccia con le mani.
-Cavoli che freddo!- esclamò, cercando poi di scaldarsi le mani con il proprio fiato.
-Sai com'è, se esci senza giacca in inverno...- risposi, togliendomi le scarpe e sistemandole in un angolo dell'ingresso. Lui si affrettò ad imitarmi e, leggermente imbarazzato, disse:
-N-non riuscivo a dormire...-
-E hai deciso di fare una passeggiata al chiaro di luna?- chiesi sarcastico, mentre sistemavo il cappotto fradicio nell'attaccapanni. Non è che lo facessi apposta a comportarmi così...quello era sempre stato il mio carattere.
Kazuki mi guardò incerto, non sapendo bene cosa rispondere, e provai un po' di pena per lui. In fondo non aveva fatto niente di male...
-Dai, vieni ad asciugarti.- dissi, conducendolo in bagno. Mentre passavamo davanti alla sala lo vidi gettare uno sguardo alla foto di Kouyou...
Avevo ragione, gli altri gli avevano raccontato tutto.
Entrammo in bagno e gli diedi un asciugamano, poi andai a cercargli dei vestiti asciutti. Ripescai da un cassetto dei vecchi pantaloni della tuta, tutti sgualciti, e una t-shirt che gli sarebbe stata sicuramente larga, ma per il momento poteva andare.
-Ecco, metti questi- dissi, una volta tornato in bagno. Kazuki si voltò e, arrossendo leggermente, si coprì il petto nudo con l'asciugamano.
-Non mi ero accorto che fossi una donna- lo presi in giro, alzando un sopracciglio. Insomma non è che avesse molto da coprire...
Lui arrossì ancora di più e mi strappò di mano i vestiti, con aria contrariata. Lo lasciai solo mentre si cambiava, anche perché anch'io avevo bisogno di mettermi addosso qualcosa di asciutto, poi quando ebbi finito andai in cucina e misi a bollire dell' acqua per il tè. Mi appoggiai al bancone di marmo e chiusi gli occhi sospirando.
Di sicuro Kazuki era venuto qui per parlarmi di quello che era successo al pub, e per scusarsi probabilmente, ma io non avevo proprio voglia di affrontare l'argomento, non avevo voglia di fare niente...
"Maledizione Kou, perché diavolo te ne sei andato lasciandomi qui da solo?!" pensai infuriato.
Non era la prima volta negli ultimi tre anni che provavo rabbia per quello che era successo. I primi tempi la rabbia era una delle emozioni predominanti in me. Continuavo a chiedermi perché, perché lui se ne era andato e io no? Perché non mi aveva portato con sé? C'erano stati momenti in cui avevo addirittura pensato di farla finita...ma sapevo che Kouyou non mi avrebbe mai perdonato...
-Yuu? Ehi Yuu?-
La voce di Kazuki mi riportò alla realtà. Mi massaggiai le tempie, sperando di alleviare il mal di testa che mi era venuto.
-L'acqua bolle...- insistette lui, indicando la teiera che aveva iniziato a fischiare.
-Ah già...- risposi, ancora sovrappensiero, e spensi il fuoco. Presi due tazze e misi una bustina di tè in ognuna, dopodiché versai l'acqua e ne diedi una a Kazuki.
-Grazie- disse, accettando la tazza e tenendola tra le mani per scaldarsi.
Sorseggiai piano il mio tè, godendo del liquido caldo che piano piano diffondeva calore nel mio corpo, beandomi del silenzio che regnava attorno a noi. Silenzio che durò ben poco...
-Senti Yuu...- disse Kazuki con tono incerto. Io alzai lo sguardo, per fargli capire che lo stavo ascoltando.
-Ecco in realtà sono venuto qui per parlarti...-
 
 
****
 
 
-Kouyou era bellissimo...- dissi guardando la sua foto, con un sorriso che celava un velo di tristezza. Eravamo seduti sul divano del mio salotto e nonostante non amassi parlare del mio ragazzo, soprattutto con qualcuno che per me era fondamentalmente un estraneo, stavo per affrontare l'argomento.
Avevo come l'impressione che Kazuki fosse una di quelle persone così rompiscatole che non ti mollano finché non ottengono ciò che vogliono, e quello che voleva in quel momento era sentire da me la triste storia che gli avevano raccontato i miei amici. Forse, oltre che rompiscatole, era anche un tantino sadico...
-Lui era... tutto, per me.- continuai, abbassando lo sguardo e torturandomi le mani. Faceva male...anche dopo tutto quel tempo, faceva male come il primo giorno.
-Ci siamo conosciuti a scuola e per un anno non ho fatto altro che prenderlo in giro... lui era così diverso da me, così dolce e sensibile, era sempre gentile con tutti, mentre io... beh io ero il classico coglione montato... e così ho sprecato un prezioso anno che avrei potuto passare con lui...-
Durante i mesi della malattia, mentre lo vedevo stare sempre peggio e avevo la consapevolezza che lo avrei perso, mi ero rimproverato spesso per non aver cercato di conoscerlo prima, per aver perso un intero anno per colpa della mia stupidità.
Quando hai la certezza che nel giro di pochi mesi perderai la cosa più importante che hai, la persona che per dieci anni è stata il fulcro del tuo intero universo, il tuo compagno, il tuo amante, il tuo confidente, il tuo migliore amico, ti rimproveri di ogni momento che non hai passato con lui e vorresti tanto tornare indietro e recuperare tutto il tempo perso...
-Lui era davvero straordinario...- continuai con un sorriso. Ero in preda ad emozioni contrastanti: da una parte mi faceva male parlarne, ma dall'altro, rievocare il suo ricordo, era un modo per sentirlo accanto a me, mi sembrava quasi di sentire le sue braccia stringermi e confortarmi...
-Riusciva a rendere speciale anche la cosa più insignificante, e il fatto che riuscisse sempre a far sentire speciale ME ne è dimostrazione...-
Alzai lo sguardo e vidi che Kazuki aveva gli occhi lucidi.
-Comunque poi ha iniziato a stare male e le analisi hanno rivelato che...che non c'era niente da fare insomma-
Sentii un groppo stringermi la gola e deglutii con fatica, ma continuai:
-L'ho visto morire e...Dio, non sai cosa significhi vedere la persona che ami spegnersi lentamente e non potere fare niente per impedirlo...- senza accorgermene avevo iniziato a singhiozzare come un bambino.
Mi nascosi il viso tra le mani e non cercai nemmeno di fermare le lacrime, poi sentii due braccia che mi cingevano. Mi irrigidii a quel calore improvviso che mi circondava, ma poi mi rilassai e appoggiai il viso sulla sua spalla, inzuppandogli la maglia.
-Mi dispiace tanto Yuu- disse Kazuki e dalla sua voce capii che stava piangendo anche lui. -Per tutto...per quello che hai passato e per quello che ho detto al pub.-
-N-non è colpa tua- risposi, senza riuscire a smettere di piangere e lui iniziò ad accarezzarmi lentamente i capelli.
È strano, ma quel gesto riuscì a calmarmi. Era da così tanto tempo che qualcuno non mi abbracciava in quel modo...
Strinsi la sua maglia e lasciai che il dolore che provavo si riversasse tutto fuori, mentre Kazuki mi confortava. In quegli anni avevo pianto spesso, ma sempre da solo. Non ero mai riuscito a sfogarmi così con gli altri, ed era strano che ora, la spalla sulla quale stavo piangendo, fosse quella di un estraneo...
-S-scusa- dissi una volta che mi fui calmato, sciogliendo l'abbraccio. -Era da tanto che non perdevo il controllo in questo modo-
Kazuki mi rivolse un sorriso rassicurante e prese un pacchetto di fazzoletti dalla tasca, offrendomene uno.
-Non preoccuparti. A volte fa bene sfogarsi. É sempre meglio tirare tutto fuori, invece di tenersi le cose dentro a rimuginare...-
Risposi al sorriso con un po' di fatica, ma accettai il fazzoletto e mi asciugai gli occhi, un po' imbarazzato per essermi mostrato in quello stato.
-Sei saggio per la tua età- dissi per prenderlo un po' in giro. -Quanti anni hai esattamente?-
-Ventuno!- rispose lui entusiasta e io sgranai gli occhi.
-Ventuno?! Ma sei praticamente un bambino!- esclamai sconvolto. Kazuki mi guardò con espressione in parte sorpresa e in parte indignata.
-Perché tu quanti anni hai?- chiese, aggrottando le sopracciglia.
-Trentuno-
-Trentuno?!?- esclamò lui, anche più sconvolto di me, guadagnandosi un'occhiataccia da parte del sottoscritto.
-B-beh li porti bene...- disse balbettando e io lo fulminai con lo sguardo.
-Stai forse dicendo che sono vecchio?- Ero piuttosto suscettibile quando si trattava di questo argomento.
-N-no! Assolutamente no!- si affrettò a dire lui. -S-sei maturo ecco!-
Io lo guardai malissimo, assottigliando al massimo gli occhi, ma decisi di lasciar perdere e cambiare argomento.
-Allora, cosa facevi prima di trasferirti qui? Intendo quando non andavi all'asilo ovviamente- dissi, accendendomi una sigaretta ed ispirando profondamente.
Kazuki ignorò la mia frecciatina e rispose:
-Oh la mia vita non è stata niente di entusiasmante! Io vengo da un paesino davvero piccolo e i miei genitori hanno un negozio di frutta e verdura, quindi a volte dopo la scuola andavo ad aiutarli...Posso prenderne una?- chiese poi, indicando il pacchetto di sigarette che avevo lasciato sul divano. Gli porsi il pacchetto, ma dissi:
-I bambini non dovrebbero fumare.-
Mi divertiva particolarmente prenderlo in giro, e mi aiutava a darmi un contegno dopo lo sfogo di poco prima.
-E dimmi ce l'hai la fidanzatina al tuo paese?-
Kazuki prese la sigaretta, ignorando ancora una volta il fatto che lo stavo prendendo in giro.
-Non c'è nessuna fidanzatina, non c'è mai stata... a dire il vero mi piacciono i ragazzi- Disse tranquillo e io rimasi sorpreso.
Non avrei mai immaginato che gli piacessero gli uomini, certo non avevo un radar o qualcosa del genere, ma un minimo di sentore avrei dovuto averlo... o forse ero solo abituato a Takanori che sprizzava omosessualità da tutti i pori.
-Dev'essere proprio il destino di Yutaka essere circondato da gay!- esclamai scoppiando a ridere divertito, e Kazuki mi imitò.
-In effetti mi sono chiesto come facesse a restare etero, visto che tutti i suoi amici sono gay!-
-Gli piacciono troppo le donne per farsi convertire- dissi scherzando e presi il posacenere, mettendolo sul divano tra noi due.
-Potrà sembrare ingenuo e innocente, ma rimorchia alla grande, te lo assicuro!- continuai, pensando a tutte le sue conquiste.
-Oh lo so!- disse Kazuki ridendo -Quando da piccolo andavo a passare le vacanze estive a casa sua, aveva sempre una nuova fidanzatina! Era un Don Giovanni fin da bambino!-
Me lo immaginavo perfettamente il piccolo Yutaka all'asilo con tutte le bambine ai suoi piedi. Alle ragazze piacevano quelli dolci come lui...
-Comunque, allora in questo caso la domanda è "ce l'hai il fidanzatino?"- chiesi ridacchiando e lui mi guardò con faccia offesa e disse:
-Smettila di parlarmi come se fossi un bambino! Non sono così piccolo! Per tua informazione sono maggiorenne da quasi quattro mesi-
-Oh, davvero un sacco di tempo- risi di gusto, mentre lui mi diede una manata non troppo delicata sulla spalla.
-Ahia!-
-Te la sei meritata! Così la smetti di prendermi in giro...comunque no, non c'è nemmeno un fidanzato-
-Dai non ci credo...un ragazzo bello come te single?- Mi resi conto di ciò che avevo detto solo quando Kazuki si voltò verso di me con un sorriso che andava da parte a parte del volto.
-Sì, me lo dicono spesso- disse, ammiccando scherzosamente...per fortuna aveva preso le mie parole come una semplice battuta e non come un mio pensiero personale, come in realtà era, perché altrimenti non avrei saputo così dire.
-Comunque- continua poi, facendosi più serio -Quando vivi in un paesino di seicento persone, la maggior parte delle quali sono over quaranta, è un po' difficile trovare qualcun altro gay. Li ho avuti un paio di ragazzi, ma non posso dire di essere un esperto in relazioni sentimentali...anzi, diciamo che non ho praticamente esperienza-
Lo capivo perfettamente. Anche io ero cresciuto in un paesino e mi ero trasferito a Tokyo solo il penultimo anno di liceo, quindi sapevo come andavano le cose in quei posti...
-Qui avrai solo l'imbarazzo della scelta...soprattutto se frequenti il locale di Miyavi.-
-Oh beh non è che stia cercando qualcuno- rispose lui facendo spallucce. -C'è tempo, sono giovane IO.-
Non mi piaceva per niente il modo in cui aveva sottolineato quel "IO", ma feci finta di niente e accesi la televisione.
-Oh è meglio che vada ora- disse Kazuki, gettando un'occhiata all'orologio. Io guardai fuori dalla finestra e vidi che stava praticamente diluviando.
-Vuoi davvero andare là fuori con questo tempo?- chiesi, un po' preoccupato. Avendo avuto modo di constatare quanto era goffo, avevo l'impressione che, se fosse uscito con quella pioggia infernale, sarebbero potute succedergli le cose più assurde. E probabilmente lui la pensava allo stesso modo, perché guardò a sua volta fuori dalla finestra e disse:
-Credo che resterò qui se non è un problema.-
-Nessun problema, ho la camera degli ospiti- risposi, cercando distrattamente qualcosa di interessante da vedere alla tv.
Mi fermai su un vecchio film, giusto per avere qualcosa da vedere, non perché mi interessasse davvero e nel giro di pochi minuti sentii Kazuki appoggiarsi addosso a me. Abbassai lo sguardo sorpreso e vidi che si era addormentato. Mi venne da sorridere osservandolo...con il viso così rilassato e sereno sembrava ancora più piccolo.
Quella notte dormimmo entrambi sul divano e per la prima volta dopo tanto tempo mi sentii un po' meno solo...
 
 
Quando il mattino dopo mi svegliai trovai Kazuki ancora addormentato accanto a me. Siccome il divano era piuttosto stretto, mi si era praticamente avvinghiato addosso, quindi, stando attento a non svegliarlo, lo spostai delicatamente e mi alzai. Andai in bagno e riempii la vasca, intenzionato a farmi il bagno caldo che non avevo potuto godermi la sera prima, e mi immersi nell'acqua piena di schiuma, chiudendo gli occhi.
Ero ancora un po' scombussolato da tutte le emozioni del giorno prima e avevo bisogno di rilassarmi e sgombrare la mente, ma era più difficile del previsto. Erano anni che non avevo qualcuno che dormiva accanto a me, e fino a quel momento non me ne ero mai preoccupato, ora mi ero reso conto di una cosa: mi mancava.
Mi mancava avere una persona vicino, mi mancava svegliarmi e trovare qualcuno di fianco a me, mi mancava non essere solo...
Ripensai agli anni passati con Kouyou, a ciò che si prova a dividere la vita con la persona che ami e dalla quale sei amato...mi mancava tutto ciò. Stavo forse buttando via la mia vita, continuando a vivere nel passato?
Con un sospiro mi tirai su ed uscii dalla vasca. Rabbrividii a contatto con l'aria fredda, quindi mi avvolsi subito nell'accappatoio e andai in camera per vestirmi. Sentii dei rumori provenire dalla cucina, infatti quando uscii dalla mia camera da letto, vestito di tutto punto, lo trovai intento a preparare il caffè.
-Buongiorno- dissi, aprendo il frigo e versandomi del succo di frutta. Kazuki sussultò e fece cadere il cucchiaino pieno di caffè che stava mettendo nella moka.
-N-non ti avevo sentito- disse, prendendo uno straccio per ripulire. Io feci un cenno con la testa, l'avevo capito, poi finii di preparare il caffè al suo posto.
-Mi dispiace essermi addormentato sul tuo divano- disse, grattandosi la punta del naso, vagamente imbarazzato, una volta finito di pulire. Io misi la macchinetta sul fuoco e risposi:
-Tranquillo, era il tuo primo giorno di lavoro sarai stato stanco. Piuttosto, Yutaka sarà preoccupato...-
-L'ho chiamato appena sveglio! Era agitatissimo, pensava fossi stato rapito o qualcosa del genere- disse ridacchiando e si sedette al tavolo.
-Oggi, prima di andare al lavoro, pensavo di fare un salto all'agenzia immobiliare...Devo trovarmi un appartamento, non voglio dare troppo disturbo a Yutaka, e mi stavo chiedendo se volessi venire con me...-
Io? Perché lo stava chiedendo a me? Avrebbe avuto più senso chiederlo a Yutaka...
-Mi dispiace, ma stamattina sono impegnato- risposi, versando il caffè nelle tazze.
-Oh- disse lui, un po' deluso -Beh non importa...-
Bevemmo il caffè in silenzio, dopodiché Kazuki andò a casa a cambiarsi, per andare poi all'agenzia, mentre io mi diressi verso la mia meta giornaliera.
Come ogni giorno mi fermai a prendere i fiori e cinque minuti dopo ero davanti alla tomba di Kouyou.
-Ciao Kou- dissi, sedendomi sul prato davanti alla lapide bianca. -Sai, ieri ha iniziato a lavorare al ristorante il cugino di Yutaka. È...beh un completo imbranato- dissi ridendo -Pensa che appena arrivato mi ha tirato la valigia sul piede, poi al lavoro ha fatto cadere tutti i piatti dopo appena due minuti. Ora che ci penso mi ricorda un po' te...-
Sorrisi con un velo di malinconia al ricordo di tutte le volte che Kouyou mi aveva fatto tenerezza con la sua dolce goffaggine, poi mi trovai a ripensare a quella mattina, ai pensieri che mi avevano invaso la mente mentre facevo il bagno.
-Kouyou, secondo te sto sbagliando? Secondo te sto buttando via la mia vita?-
Avevo passato gli ultimi tre anni ancorato al passato, non avevo mai pensato che avessi tutta la vita davanti a me, vivevo giorno per giorno cercando di trattenere il ricordo di Kouyou, per non far si che mi scivolasse via come acqua tra le dita.
Ma era davvero quello che volevo? Volevo davvero passare gli anni che avevo davanti, parlando con una lapide bianca?
-Cosa devo fare Kou?- chiesi disperato, ma non ottenni alcuna risposta.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Quando arrivai al lavoro, appena ebbi varcato la porta del ristorante venni assordato dalla voce squillante di Kazuki. Il ragazzino era in un angolo della sala, tutto intento a parlare animatamente con Yutaka, Akira e Takanori. L'argomento della conversazione non mi era chiaro. Non che mi interessasse saperlo...
"Ma quanto è casinista!" pensai infastidito, dirigendomi verso lo spogliatoio.
Kouyou mi diceva sempre che sembravo un vecchio che si lamentava di ogni minimo rumore, ma che potevo farci? Mi era sempre piaciuta la calma e la tranquillità.
Cercai di infilarmi velocemente nella piccola stanza in cui si cambiava il personale, tentando di non dare nell'occhio, ma Yutaka, attento come un falco, notò subito il mio tentativo di fuga.
-Yuu! Ehi Yuu vieni qui!- disse tutto allegro, facendomi cenno di unirmi all'allegra combriccola.
Sbuffai infastidito e feci dietrofront. Sembravano tutti molto eccitati, soprattutto il casinista.
-Che succede?- domandai leggermente seccato.
-Indovina un po'!- esclamò Yutaka, con un sorriso che andava da un orecchio all'altro. Sembrava parecchio divertito. Alzai un sopracciglio, stampandomi in faccia un'espressione che suggeriva a chiare lettere che non ero in vena di indovinelli, quindi disse:
-Avanti Kazuki, diglielo tu!-
Kazuki si voltò verso di me tutto felice, sembrava che gli avessero appena detto che il Natale era arrivato con un mese di anticipo, e disse:
-Ho trovato la casa perfetta per me!-
Wow che velocità! Era andato a vedere degli appartamenti solo poche ore prima e aveva già trovato quello giusto. Beh, buon per lui...
-Mi fa piacere.- dissi, alzando un sopracciglio. Onestamente non capivo perché fossero tutti così emozionati, né perché Yutaka fosse così divertito al pensiero di comunicarmi la notizia. Cosa centravo io? Ed ecco che, come se mi avesse letto nel pensiero, aggiunse:
-So che ti starai chiedendo cosa ha a che fare con te tutto questo, quindi ti spiego: stamattina sono andato all'agenzia immobiliare e mi hanno detto che c'erano diversi appartamenti che avevano i requisiti che avevo richiesto. Oddio non che avessi chiesto chissà cosa, mi andava bene anche un buco, basta che avesse...-
-Kazuki, per favore, arriva al punto!- dissi esasperato. Sapevo per esperienza che, se gliene si dava l'opportunità, avrebbe impiegato un quarto d'ora per esprimere un concetto che sarebbe benissimo potuto essere espresso in due minuti. Decisamente, la sintesi non era una qualità di cui era dotato.
-Certo certo, scusa. Allora, l'ultimo appartamento che mi hanno mostrato è proprio nel condominio di fianco a casa tua! Non è fantastico?!- esclamò, felice come una pasqua.
Kami-sama, ti prego, dimmi che non è vero. Quel moccioso come vicino di casa? Addio pace, addio tranquillità, addio beata solitudine!! Fissai Kazuki senza dire niente. Non sapevo esattamente quali emozioni trasparissero dal mio volto, ma di certo la mia muscolatura facciale doveva avere qualcosa che impediva al mio viso di esprimere i miei reali sentimenti, perché Kazuki continuava a guardarmi sorridente.
-Hai già firmato il contratto?- chiesi, con una piccola speranza che non l'avesse fatto. Forse riuscivo ancora a fargli cambiare idea, magari dicendogli che quello era un quartiere poco raccomandabile o qualcosa del genere. Non era cattiveria la mia, ma avevo l'impressione che averlo vicino mi avrebbe portato solo guai.
-Certo!- rispose lui. -L'agente immobiliare mi ha detto che se ci avessi pensato troppo avrei corso il rischio di perdere l'appartamento, quindi ho firmato subito!- sembrava molto fiero di sé. Peccato che l'agente immobiliare gli avesse detto una balla. Sapevo perfettamente che quell'appartamento era vuoto da mesi, quindi l'unico motivo per cui gli aveva messo fretta era perché volevano liberarsene, non certo per l'alta richiesta. Maledetto!
-Ho già assicurato a Kazuki che siamo tutti disponibili ad aiutarlo a portare le sue cose nella casa nuova.- disse Yutaka, facendo chiaramente intendere che in quel "tutti" aveva incluso anche il sottoscritto. Non capivo bene perché, ma avevo come l'impressione che cercasse in tutti i modi di farmi fare amicizia con suo cugino. Certo, la sua compagnia non mi dispiaceva, per quanto a volte fosse assillante, ma Yutaka sapeva bene che, da quando avevo perso Kouyou, stare in mezzo alla gente non era esattamente la cosa che mi faceva più piacere al mondo. Chissà, forse era proprio ciò che voleva cambiare. Beh in ogni caso una mano con il trasloco potevo dargliela...
-Non ti ha insegnato nessuno che non si prendono impegni per gli altri?- domandai scherzando, a Yutaka, e Akira, che fino a quel momento era stato in silenzio disse:
-Non fare l'antipatico! Ti farà bene passare del tempo con i tuoi cari amici a cui vuoi tanto bene! Soprattutto con quello a cui vuoi più bene di tutti, ovvero il sottoscritto.-
Gli rivolsi un'occhiataccia, ma poi scoppiai a ridere. Akira aveva sempre avuto quel modo di fare un po'...stupido? Era una fortuna comunque, perché la sua idiozia riusciva sempre a tirare su il morale di tutti quando ce n'era bisogno.
-Dunque oggi pomeriggio, finito il lavoro possiamo iniziare a portare le prime cose nel nuovo appartamento. É un peccato che sia già arredato, mi sarebbe piaciuto aiutarti a scegliere i mobili-disse Takanori e io ringraziai mentalmente di essermi salvato da interminabili ore in giro per negozi. Perché sapevo che mi avrebbero costretto ad andare con loro!
-In realtà non è completamente arredato.- rispose Kazuki. -Avrò bisogno di diverse cose, quindi mi servirà il vostro aiuto. Anche perché non so dove sono i negozi più economici a Tokyo.-
Accidenti! Avevo cantato vittoria troppo presto.
-Oh io sono un esperto del risparmio!- esclamò Akira, mettendo un braccio attorno alle spalle di Takanori. -Io e Taka abbiamo arredato tutta la nostra casa ad un prezzo che non immagini nemmeno!-
-È per questo che la nostra casa fa schifo.- rispose lui, guardando male il suo ragazzo. Akira spalancò gli occhi, chiaramente offeso dalle parole dell'altro.
-Se ti avessi lasciato scegliere l'intero arredamento, non solo avremmo speso un patrimonio, ma ora vivremmo in una casa con la carta da parati leopardata! Scusa se non voglio vomitare ogni volta che poso i miei sensibili occhi su un muro!- Takanori assottigliò gli occhi. Li assottigliò così tanto che mi chiesi se riuscisse a vederci, e disse:
-Io almeno non avrei comprato un letto usato! Dio, chissà cosa ci hanno fatto su quel letto i precedenti proprietari!-
-Il tizio del negozio mi ha assicurato che è stato accuratamente disinfettato!- replicò Akira, mettendo le mani sui fianchi.
-Ti ricordo che quel tipo puzzava come una fogna! Se la pulizia delle cose che vende è uguale a quella della sua persona, mi stupisce che non mi sia ancora preso qualche malattia!-
Continuarono a battibeccare fino all'orario di apertura, poi finalmente, grazie all'arrivo dei clienti, potei godermi un po' di pace.

 

*****

 

Appena finito il turno eravamo andati a casa di Yutaka a prendere le cose del cugino, poi ci eravamo diretti al suo nuovo appartamento, carichi di roba. Dovevo ammettere che Kazuki aveva davvero fatto un affare. A dire il vero, quando ci aveva detto a quanto ammontava l'affitto, avevo pensato che si sarebbe trasferito in una vecchia catapecchia decadente, una di quelle con i pavimenti cosparsi di secchi per raccogliere l'acqua che, quando pioveva, entrava dai buchi nel tetto.
Ecco perché ero davvero rimasto sorpreso vedendo la casa. Anche se era ancora a soqquadro e c'erano dei pensili da montare e un sacco di altre cose da fare, si vedeva subito il potenziale. Non era molto grande, ma era moderna e accogliente. L'ingresso dava su un corridoio che a sinistra si apriva su una cucina piuttosto spaziosa che fungeva anche da sala, con un'ampia finestra e un balcone. In fondo, c'era la camera da letto e il bagno. Anche l'arredamento non era affatto male, anzi! Tutto il contrario della catapecchia che avevo immaginato, insomma. Con un prezzo del genere ci doveva essere sotto qualcosa. Forse il precedente inquilino aveva sterminato la famiglia con una motosega? O forse avevano fatto qualche strano rituale di magia nera che aveva risvegliato un'entità malvagia? Questo avrebbe spiegato tutto. Beh, qualunque fosse il motivo, non erano problemi miei...
-Allora, cosa ne pensate?- domandò Kazuki, sorridendo soddisfatto, facendoci entrare.
-Però! Non è affatto male!- esclamò Akira, sorpreso. Forse nemmeno lui immaginava che si sarebbe sistemato così bene.
-Sì, è davvero bella!- disse Yutaka, guardandosi attorno curioso. Takanori iniziò a girare per le stanze, iniziando a dare consigli di arredamento:
-In questo angolo metterei un bel divano, magari rosso, il colore della passione, e lì un bel tavolino. Poi per le tende ci vuole assolutamente colore! Giallo magari, o arancione.- vidi Akira voltarsi e fingere di vomitare, e Kazuki disse:
-Per ora credo che dovrò accontentarmi di quello che c'è già, ma quando deciderò di rinnovare l'arredamento, sarai il primo che avviserò.- dubitavo fortemente che l'avrebbe fatto.
Kouyou avrebbe fatto un lavoro splendido. Aveva arredato il nostro appartamento con gusto ed eleganza, si sarebbe divertito a fare lo stesso con quello di Kazuki.
Chissà cosa avrebbe pensato di lui, Kouyou? Lo avrebbe preso in simpatia? Per certi versi Kazuki me lo ricordava un po'. Aveva la sua stessa spensieratezza e innocenza, inoltre Kou si faceva voler bene da tutti, quindi sarebbero sicuramente diventati amici.
-Yuu, tu cosa ne pensi?-
-Eh?- chiesi, ancora mezzo immerso nei miei pensieri.
-La casa. Come ti sembra?- ripeté Kazuki, sorridendo con aria speranzosa.
-Oh è bella! A dire il vero mi aspettavo un rudere, ma invece è proprio bella!-
-Su, bando alle ciance! Ho portato la mia cassetta degli attrezzi, quindi mettiamoci al lavoro!- esclamò Akira, molto fiero di sé, mostrando la cassetta.
-Quella con cui hai montato gli stipetti di casa nostra, che sono caduti dopo due giorni?- domandò Takanori, per prenderlo in giro.
Quei due non facevano altro che punzecchiarsi. Mi chiesi se anche a casa facessero così tutto il giorno...
-Se la persona che dovrebbe aiutare è troppo impegnata a fare la pignola e a criticare quello che fa l'altro, è ovvio che i lavori non vengono proprio perfettamente!- replicò lui, alterato. Takanori stava per ribattere, ma fortunatamente Yutaka interruppe la loro lite da asilo mettendo tutti al lavoro.

 

Era quasi sera ormai e avevamo finito la maggior parte del lavoro. Avevamo pulito i mobili e montato quelli che dovevano essere montati. Rimaneva solo da spazzare e lavare i pavimenti, visto che durante il lavoro avevamo sporcato in giro. Non vedevo l'ora di andare a casa e farmi una doccia per togliermi di dosso polvere e altro.
Mi buttai a peso morto sul divano e chiusi gli occhi. Non ero sicuro che sarei stato in grado di alzarmi da lì per le prossime ventiquattro ore. Forse non mi sarei alzato mai più...
Mi stavo rilassando, fantasticando sul bagno caldo che avrei fatto una volta tornato a casa, quando sentii qualcosa far sussultare violentemente il divano, come se ci avessero buttato una palla da demolizione o qualcosa del genere. Aprii gli occhi e vidi Akira di fianco a me, completamente stravolto. Se lui aveva quell'aspetto, chissà in che condizioni ero io!
-Sono sfinito.- gemette, più morto che vivo.
-Non hai un bell'aspetto.- lo presi in giro, guardandolo con la coda dell'occhio. Aveva i capelli pieni di trucioli di legno. Lui mi rivolse un'occhiataccia e rispose:
-Non credere di essere messo meglio di me. Hai la faccia sporca di vernice.-
Sbarrai gli occhi, immaginando la mia faccia a macchie verdi. Avevo pitturato degli sgabelli, ma come diavolo avevo fatto a sporcarmi anche il viso? Beh ero troppo stanco per preoccuparmene...
-Sai, ieri sono andato a trovare Kou.- disse Akira, dopo un po'. Gli altri erano in un'altra stanza, quindi eravamo soli. -Era da un po' che non ci andavo...-
-Ah si?- chiesi, non sapendo bene cosa dire. All'inizio anche lui ci andava quasi tutti i giorni, in fondo era il suo migliore amico, ma poi era riuscito ad andare avanti...
-Già. C'erano dei fiori freschi...ci vai ancora tutti i giorni?-
Ah, ecco dove voleva andare a parare. Stava per farmi la solita ramanzina...
-Beh si.- risposi, senza guardarlo. Sapevo che mi avrebbe rimproverato, l'aveva fatto altre volte.
-Dovresti smetterla, sai?- si accese una sigaretta e inspirò una profonda boccata di fumo. Io non risposi, quindi continuò: -Non è che se non ci vai tutti i giorni, Kouyou pensa che l'hai dimenticato.-
-Tu non capisci- dissi, sospirando. Avevamo già affrontato l'argomento diverse volte, perché tornare ancora a parlarne? -Io non ci vado per quello. Ci vado perché ne ho bisogno, perché ho bisogno di stare vicino a Kouyou.-
-Yuu, ormai sono passati tre anni...- disse Akira con voce triste. Faceva male anche a lui parlarne. Io alzai gli occhi e incontrai il suo sguardo. Era strano, non era solo triste sembrava anche…preoccupato?
-E quindi cosa dovrei fare? Dimenticarlo perché sono passati tre anni?- chiesi incredulo. Come poteva chiedermi una cosa del genere? Non si possono dimenticare così 10 anni.
-No, non devi dimenticarlo.- si affrettò a rispondere lui. -Ma devi cercare di andare avanti. Sai, sono un po' preoccupato per te. Tu continui a parlare di Kou come se fosse ancora il tuo ragazzo, continui ad andare al cimitero, ma lui non c'è più, Yuu!- mi mise una mano sul braccio e continuò: -Tu però ci sei ancora! Sei qui, sei vivo! Devi cercare di andare avanti Yuu, devi tornare a vivere, perché se continui così sarà un casino.-
Era più o meno quello che avevo pensato anch'io la sera prima, ma era più facile a dirsi che a farsi. Come potevo rifarmi una vita, quando Kouyou non era più qui? Non era giusto, mi sembrava di fargli un torto...
-Cosa dovrei fare, Akira? Fare finta che non sia mai esistito? Annullare di colpo gli anni passati con lui? Non ci riesco e non voglio.-
-Pensi che Kouyou sarebbe felice di vederti così? Diamine, stai andando avanti per puro istinto di conservazione! Tu non vivi, tu sopravvivi! Kouyou non vorrebbe questo!- aveva alzato la voce, segno che stava iniziando ad arrabbiarsi. Brutto segno, perché Akira non si arrabbiava mai sul serio.
Anche io comunque non ero più così calmo. A sentire lui sembrava tutto così facile, ma lui non aveva idea di come ci si sente a perdere chi ami, e se fosse stato al mio posto si sarebbe comportato esattamente come me.
-Cazzo, Akira! Lo so anch'io che la mia vita fa schifo, ma non riesco a comportarmi diversamente! Non è facile!- la mia voce aveva iniziato a tremare, e questo parve addolcirlo.
-Lo so che è difficile, ma provaci. Ad esempio, la settimana prossima Kazuki darà una piccola festa per inaugurare il nuovo appartamento, quindi perché non vieni anche tu? Ci saremo tutti e così ti svagherai un po'.-
Era da tanto che non mi divertivo con i miei amici. L'ultima volta al pub non era finita bene, e mi sarebbe piaciuto passare una serata diversa dalle altre.
-Va bene, verrò.- risposi, sorridendogli. Raramente si riusciva a fare un discorso serio con Akira, ma mi era servito. Non dovevo fare tutto in una volta, potevo riprendere in mano la mia vita poco alla volta...
Nello stesso istante in cui Akira mi sorrise e fece per alzarsi dal divano, sentimmo un gran fracasso provenire dalla camera da letto, come se qualcosa fosse crollato. Preoccupato mi precipitai a vedere e quando arrivai vidi Kazuki incastrato sotto le assi di legno che stava montando, e Takanori e Yutaka che ridevano come pazzi.
-Sei un disastro!- dissi, mentre svelto andavo ad aiutarlo.
-Che male!- gemette, massaggiandosi la schiena, una volta che l'ebbi liberato dalle assi.
-Insomma! Vi lascio soli per cinque minuti e voi fate crollare tutto! Faccio io!- esclamò Akira, facendosi largo, ma Takanori lo fermò.
-Dobbiamo andare Akira, devo dare da mangiare a Koron, quindi devi accompagnarmi a casa.-
-Ma ha mangiato stamattina!- protestò lui. Takanori lo guardò malissimo. Quando si trattava del suo cane, diventava parecchio suscettibile.
-Allora, quando tu mi dirai che hai fame, io ti risponderò "Hai già mangiato stamattina"! Muovi il culo e andiamo!- Akira borbottò qualcosa di incomprensibile, ma iniziò a prepararsi per andare.
-Anche io devo andare ora. Ti aiuterà Yuu con quelle assi, tanto non ha niente da fare.- disse Yutaka, mettendosi il cappotto. Io non avevo niente da fare? Invece avevo una marea di cose da fare! Ok, non era vero, ma lui che ne sapeva?
-E tu cosa devi fare di tanto importante?- chiesi, alzando un sopracciglio. Yutaka ridacchiò soddisfatto e rispose:
-Ho un appuntamento galante.-
-Che cosa?!- esclamò Akira, sorpreso. -Perché io non ne sapevo niente?!-
-Non vedo perché avrei dovuto dirtelo.- rispose lui, suscitando le risate di tutti.
-Ok, andate pure e grazie per l'aiuto! Non ce l'avrei mai fatta a finire tutto così presto senza di voi!- disse Kazuki e li accompagnò alla porta. Avrei voluto andare a casa anch'io, visto che ero stanchissimo, ma ormai Yutaka gli aveva detto che lo avrei aiutato con quelle assi...
Mi sentivo tanto un baby sitter.
-Dai, montiamo il mobiletto, così poi me ne vado a letto.- dissi, soffocando uno sbadiglio. Presi un martello e iniziai a mettere i chiodi ad un'anta, mentre Kazuki faceva lo stesso con l'altra, e intanto mi pregustavo un lungo sonno.
-AAAAAHHH!!!-
Sonno che non sarebbe arrivato ancora per un bel po'...
-Che è successo?!- chiesi allarmato.
-Il mio dito!!- gemette Kazuki, reggendosi il dito con la mano. -Mi sono dato una martellata!!-
Dio, qualcuno lo leghi ad una sedia e gli impedisca di fare alcunché.
Lo presi per un braccio e lo portai in cucina, facendogli mettere il dito sotto l'acqua fredda.
-Non credo che sia rotto, ma non sono un medico. Forse è meglio andare al pronto-soccorso.- dissi dopo un po', sospirando.
-Mi dispiace crearti tutti questi problemi.- mormorò Kazuki con voce triste. Non sapevo se fosse triste per il suo dito o per il disturbo arrecatomi, però.
-Non preoccuparti. Dai, andiamo...-

 

*****

 

Uscimmo dal pronto-soccorso tre ore dopo. Tutto sommato poteva andare peggio. Le lastre avevano rivelato una microfrattura, praticamente invisibile, ma gli avevano steccato il dito e dato degli antidolorifici. Eravamo in macchina, diretti verso casa, quando Kazuki disse con voce titubante:
-Ti prego non odiarmi, ma devo chiederti un altro favore...-
L'unica cosa che mi impedì di chiudere gli occhi esasperato, fu il fatto che stavo guidando e quindi dovevo guardare la strada.
-Dimmi.-
-Beh ecco, ti dispiacerebbe fermarti ad un konbini? Oggi non ho avuto tempo di fare spesa, quindi non ho niente in casa, e io sto morendo di fame.- ma perché dovevo fare da fattorino a questo tizio?
Però anch'io avevo fame...
-Va bene, ma a patto che mi fai mangiare da te.- risposi. Per fortuna c'era un konbini poco distante da dove eravamo...

Comprammo un po' di tutto, eravamo carichi di borse, e una volta a casa iniziammo a cucinare.
Siccome Kazuki aveva il dito steccato era piuttosto impacciato nei movimenti, quindi feci tutto io. Avevamo preso spaghetti e dei pomodori, dunque optai per preparare un piatto di pasta.
-La settimana prossima darò una festa. Niente di particolare, giusto una festicciola per inaugurare l'appartamento...- disse Kazuki mentre, seduto sul tavolo, mi guardava mettere a bollire l'acqua.
-Sì Akira me l'ha detto. Verrò...- lo rassicurai e, mentre tagliavo i pomodori e li mettevo in padella, mi ritrovai a pensare a quando cucinavo per Kouyou. Di solito io preparavo da mangiare e intanto lui mi raccontava com'era andata la sua giornata. Mi sembrava strano ora cucinare per qualcun'altro, ma non mi dispiaceva...
Questo mi fece tornare in mente i pensieri della sera prima...sarebbe stato bello tornare a casa dal lavoro e cucinare ancora per qualcuno. Anzi, sarebbe stato bello tornare a casa e trovare qualcuno ad aspettarmi. Il fatto era che per quanto dicessi che stavo bene così, in realtà mi sentivo tremendamente solo. Mi mancava la sensazione di essere abbracciato da chi amavo, mi mancava avere qualcuno accanto. Mi mancava essere amato.
-Domani voglio fare un po' di compere per la casa, vuoi venire con me?- domandò Kazuki, dondolando le gambe, che penzolavano dal tavolo. Io annuii, ancora perso nei miei pensieri. Strano, avevo accettato senza farmi pregare come facevo di solito.
In realtà non mi dispiaceva poi così tanto passare il tempo con lui, anzi. Kazuki era sempre così allegro che la sua allegria contagiava anche me e questo non poteva farmi che bene. Era proprio di una persona come lui che avevo bisogno. Qualcuno che con la sua spensieratezza e allegria ridesse un po' di luce alla mia vita...
Ma cosa diavolo stavo pensando? Nessuno poteva sostituire Kouyou! Non avrei mai potuto amare nessun altro, lui era ancora il mio ragazzo e non potevo tradirlo. Dovevo smetterla con questi pensieri...

Mezz'ora dopo eravamo a tavola, davanti ad un piatto fumante di spaghetti.
-È buonissimo!- esclamò Kazuki sorpreso, divorando tutto come se non mangiasse da mesi.
-Certo che è buono, l'ho fatto io.- risposi ridendo. Tutti quelli che assaggiavano la mia cucina mi facevano i complimenti...
-Ti farò cucinare più spesso per me!- disse convinto e io spalancai gli occhi. Ci mancava solo che mi prendesse per il suo cuoco personale oltre che per il fattorino.
-Oh no no scordatelo!- risposi, ma lui insistette, per cui lasciai perdere e mi preparai a doverlo sfamare altre innumerevoli volte...
Finimmo di mangiare parlando tranquillamente del più e del meno, e quando me ne andai mi sentivo stranamente sereno, senza pensieri e preoccupazioni. Mi buttai sul letto appena arrivato a casa e mi addormentai all'istante.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***




Il giorno di riposo mi metteva sempre a disagio. Non potendo distrarmi con il lavoro al ristorante e non avendo nemmeno degli hobby particolari che mi permettessero di staccare la spina per un po’, la mia mente finì automaticamente col pensare a Kouyou.
Così, dopo essere andato come di consueto a trovarlo al cimitero, mi ritrovai a gironzolare per casa stile mummia appena uscita dal sarcofago. La sera prima avevo promesso a Kazuki che sarei andato a fare compere con lui, ancora mi chiedevo perché avessi accettato, ma ci saremmo dovuti incontrare solo nel pomeriggio, quindi per far passare le ore che sembravano essere lunghe intere giornate, feci le pulizie. Spazzai, pulii i mobili, le mensole e tutti i soprammobili; passai l’aspirapolvere e lo straccio; infine feci il bucato. Ma quando poi non ebbi più panni da lavare e sui mobili non ci fu nemmeno l’ombra di un acaro, ecco che ricominciò tutto daccapo.
Mi sedetti sul divano e rimasi immobile come una statua, con lo sguardo spento e gli occhi fissi sulla foto di Kouyou nella sala. Era davvero bello…
A guardare quell’immagine mi sentii sopraffare dalla tristezza, mentre la familiare sensazione di nostalgia e il successivo desiderio di piangere mi lanciavano una fitta lancinante al cuore. Eppure le lacrime non uscirono. Ormai credevo di averle esaurite…e se da una parte ero sollevato dal fatto di non avere più gli occhi che bruciavano e terribili mal di testa, dall’altra parte avrei voluto piangere ancora, solo per poter far uscire tutta la sofferenza che provo. Mi sollevai a sedere, avvicinando le gambe al petto e nascondendo il viso fra le ginocchia. Tre anni…
Erano passati solo tre anni da quando Kou mi aveva lasciato e a me sembrava un’eternità…anzi no, mi sembrava ieri! Non mi era rimasto più niente…potevo solo aggrapparmi a vecchi e tristi ricordi. I ricordi dei tempi trascorsi insieme, di tutte le risate che avevamo fatto, dei litigi, delle difficoltà affrontate…ricordi che presto o tardi col passare del tempo sarebbero diventati sempre più sbiaditi, fino a che nella mia mente sarebbe rimasta solo una fitta nebbia. Erano passati tre anni dal giorno in cui me lo avevano strappato via dalle braccia…tre anni di completa solitudine. Grazie al cielo c’erano i miei amici! Era stato solo grazie a loro se non ero sprofondato nell’oblio, perché da com’ero partito avevo tutte le carte in regola per farlo. Nel primo anno mi ero chiuso in casa; mi rifiutavo di uscire e di sentire anche solo per telefono chiunque volesse coinvolgermi in attività che riguardassero il solo mettere il naso fuori dalla porta. Il secondo anno era andato un po’ meglio…avevo capito che così facendo non avrei concluso nulla. Avevo perso il lavoro e c’era mancato poco che mi sfrattassero di casa, così cercai di rimettere insieme tutti i pezzi della mia vita. Ripresi i rapporti con i miei familiari, con i miei amici e accettai di buon grado il posto come cameriere nel ristorante di Yutaka. Stare sempre a contatto con lui, Ryo e Takanori mi aveva aiutato davvero tanto e nell’ultimo periodo, sebbene avessi continuato a sopravvivere, avevo lavorato sodo per tenermi stretto il lavoro e i rapporti sociali. E poi era arrivato Kazuki. Quel ragazzino con il sorriso perenne sulle labbra, più simile ad una catastrofe che ad un essere umano e che era entrato nella mia studiata routine scombussolandola come solo un uragano potrebbe fare.
"Chissà cosa starà facendo in questo momento?" Pensai distrattamente. "Sarà andato a lavoro o sarà ancora alle prese con la montatura di quegli scaffali?"
La sera prima l'avevo lasciato mezzo addormentato sul divano e quindi non mi ero fatto dire i suoi progetti per la mattina…Non che fossero affari miei. Speravo solo che non si facesse niente prima che andassi da lui.
Oddio, per quanto era distratto poteva succedergli qualsiasi cosa! E se sbadato com’era si fosse dimenticato di chiudere il gas? E se si fosse tirato un’altra martellata? O gli fosse finita in testa un’asse di legno? Forse avrei fatto bene ad andare a suonare a casa sua per vedere se era ancora tutto intero…
Mi misi le scarpe e, quando stavo per prendere la giacca, qualcuno suonò il campanello. Guardai l’orologio. Era quasi mezzogiorno ed era strano che qualcuno venisse a cercarmi a quell’ora.
Un momento. Non sarà mica…
Un sorriso mi nacque spontaneo sulle labbra, mentre svelto andai verso la porta, e quando aprii mi ritrovai di fronte quel sorriso che ormai conoscevo fin troppo bene.
-Kazuki!- esclamai sollevato. Almeno se era lì di fronte a me voleva dire che stava bene e non aveva fatto altri danni…
-Ciao!- disse lui felice. -Scusami se piombo qui così presto, è che...-
-E’ successo qualcosa?- chiesi un po' preoccupato.
-Oh no…è che sai ho apprezzato così tanto la cena che mi hai preparato ieri, così pensavo che magari...- lasciò la frase in sospeso e sollevò una busta che subito non avevo notato.
-Vuoi che cucini per te?- domandai alzando un sopracciglio. Avevo ragione quando avevo pensato che mi sarebbe toccato sfamarlo ancora.
-Beh se non ti dispiace...- rispose lui con un sorrisetto imbarazzato.
In effetti non mi dispiaceva affatto, e così almeno mi sarei distratto un po'. La cosa positiva di Kazuki è che era sempre così allegro che la sua allegria avrebbe contagiato chiunque, perfino me! Gli sorrisi e mi feci da parte, facendogli cenno di entrare. Il sorriso che già adornava il suo volto si allargò ancora di più, mentre senza tanti complimenti mi metteva tra le braccia la busta della spesa per togliersi le scarpe.
-Ho comprato un po' di tutto!- disse una volta in cucina e iniziò a tirare fuori dalla busta una gran quantità di cibo. C'era davvero di tutto: pesce, bistecche, riso, frutta e verdura. Aveva preso anche una piccola torta al cioccolato.
-Hai intenzione di farmi preparare il cenone di capodanno in anticipo?- chiesi, guardando incredulo tutte le cose sul tavolo.
-Ero un po' indeciso...- ridacchiò lui e tirò fuori un'ultima cosa dalla busta: due grembiuli bianchi con dei cuoricini.
-Ecco, uno per te e uno per me! Oggi voglio aiutarti!- spalancai gli occhi e fissai inorridito i grembiuli.
-C-che cosa dovrei farci con quello?- non si aspettava sul serio che io mettessi quel coso, vero?
-Te lo devi mettere ovviamente!- rispose lui divertito e mi infilò uno dei due grembiuli, legandomelo stretto. Evidentemente se lo aspettava davvero.
-Bene, cominciamo!- esclamò entusiasta Kazuki, dopo essersi messo a sua volta il grembiule e battendo le mani felice. Sembrava proprio un bambino. Sospirai e iniziai a tirare fuori pentole e padelle, indeciso su cosa cucinare. Aveva preso talmente tante cose che avevo solo l'imbarazzo della scelta.
-Cosa devo fare, chef?- domandò Kazuki, trotterellandomi dietro ad ogni mio minimo movimento. Gli dissi di lavare e tagliare le verdure mentre io mi occupavo delle altre cose, e meno di un'ora dopo eravamo a tavola davanti a due bistecche, accompagnate da riso con pesce e verdure alla griglia. Ero un po' sorpreso della buona riuscita del pranzo, infatti, mentre sfilettavo il pesce, mi aveva assalito il pensiero che far cucinare Kazuki non fosse affatto una buona idea! E se si fosse tagliato un dito? O se si fosse rovesciato addosso dell'acqua bollente? Come diavolo era possibile che i suoi genitori avessero acconsentito a farlo vivere da solo?! Uno come lui aveva bisogno di una babysitter ventiquattro ore su ventiquattro! Lo tenni d'occhio tutto il tempo, pregando che non si facesse del male in qualche modo, ma grazie al cielo riuscimmo a preparare tutto senza bisogno di andare all'ospedale.
Avevamo finito di mangiare e Kazuki mi aveva aiutato a riordinare, e senza accorgercene era arrivata l'ora di uscire. Mi ero divertito così tanto a sentire i racconti di tutte le cose folli che gli erano successe a scuola, tipo quando durante educazione fisica, giocando a calcio, invece della palla era finito lui in rete, oppure in gita a Sapporo si era ritrovato in mezzo ad un'altra scolaresca e i professori erano stati costretti ad andarlo a recuperare dall'altra parte della citta. Mi ero divertito così tanto che il tempo era davvero volato! E pensare che solo poche ore prima giravo per casa come uno zombie...
Siccome Kazuki ancora non conosceva i negozi migliori e più economici, lasciò a me il compito di decidere l'itinerario da seguire in base a ciò che gli serviva, quindi prima di tutto mi fermai in un negozio in cui vendevano tutto a 1000 Yen. Vendevano un po' di tutto, quindi ero sicuro che avrebbe trovato molte delle cose di cui aveva bisogno senza spendere un patrimonio.
-Tutte queste cose costano solo 1000 Yen?!- esclamò guardandosi attorno sorpreso.
-Già...- risposi, prendendo due cestini all'ingresso e dandogliene uno.
-Allora cosa ti serve?-
-Ho fatto una lista!- rispose lui e tirò fuori dalla tasca un foglio tutto accartocciato.
Me lo passò e iniziai a leggere: piatti, bicchieri, posate, pentole varie, lenzuola, asciugamani, una sveglia, posacenere, un cagnolino...
-Un cagnolino?- domandai alzando un sopracciglio.
-Beh è una lista a lungo termine.- rispose, iniziando a riempire il suo cestino di cose assolutamente inutili che non erano nemmeno nell'elenco.
-In futuro voglio prendere un cagnolino. Uno di quelli piccoli e con tanto pelo.-
Mi chiesi distrattamente se uno che non sapeva nemmeno badare a se stesso fosse in grado di prendersi cura di un cane. Forse per lui sarebbe stato meglio prendere una piantina, una di quelle che non hanno bisogno di essere annaffiate spesso, tipo un cactus. Presi mentalmente nota di dirglielo e continuai a leggere la lista che aveva fatto:
-Perché un materasso?- domandai sorpreso. Ne aveva già uno.
-Quello che ho a casa è scomodissimo! Non sono riuscito a chiudere occhio e adesso ho la schiena a pezzi!-
A me sembrava bello arzillo. Beato lui, quando io avevo il mal di schiena rischiavo di rimanere bloccato ad ogni passo che facevo.
-C'è un negozio qui vicino, finiamo qui e poi ci andiamo subito. Se non facciamo troppo tardi forse possono consegnartelo già stasera.-
Continuammo a girare per il negozio, cercando le cose che gli servivano. Anzi, io cercavo le cose che gli servivano, lui metteva nel cestino tutte le cose che attiravano la sua attenzione, nonostante non gli servissero a niente. Dubitavo infatti che avrebbe mai usato il set da cucito su cui aveva appena messo le mani. Forse però avrei potuto usarlo io per cucirgli la bocca quando mi sfiniva con la sua parlantina.
Tirai fuori dal cestino tutte le cose inutili che ci aveva messo e, ignorando le sue proteste, gli dissi di concentrarsi sulla lista. Grazie alla mia autorevole guida finimmo di comprare tutto in poco tempo e, carichi di buste e pacchi, andammo al negozio di mobili. Avendo capito che Kazuki era quel tipo di persona che, se lasciata a se stessa, avrebbe vagato per tutto il negozio cercando di comprare tutto, rischiando così di prosciugare in due minuti il proprio conto in banca, lo portai dritto dritto nel reparto dei materassi, quasi correndo, per non dargli la possibilità di gettare nemmeno uno sguardo alle altre cose.
-Bene, prova a vedere qual è più comodo.- dissi, una volta davanti ad una fila di materassi. Kazuki puntò il primo e ci si sedette. Ci saltellò leggermente su e giù con sguardo dubbioso, poi, non convinto, si alzò in piedi e iniziò a saltare.
-C-cosa diavolo stai facendo?!- esclamai, guardandomi attorno per accertarmi che nessuno lo avesse visto, o che almeno nessuno avesse capito che io ero con lui. Purtroppo però le mie speranze furono annullate dallo sguardo perplesso di una signora che ci guardava preoccupata.
-Sto cercando di capire qual è il più comodo, proprio come mi hai detto tu!- disse Kazuki, continuando a saltare con aria molto concentrata. Gettai un'occhiata alla signora, che si stava allontanando rapidamente, e afferrai Kazuki per un braccio e lo tirai giù di peso dal materasso.
-Limitati a sederti sopra! Tanto a casa mica devi saltarci!-
-Ma voglio che sia comodo per quando mi troverò un ragazzo!- esclamò Kazuki e io non potei fare a meno di provare pietà per il poveretto che se lo sarebbe preso. Senza contare il fatto che, immaginarlo impegnato in funambolismi erotici che richiedevano un letto comodo, mi faceva un po' senso...
-Non mi importa, siediti e basta o ti mollo qui!- sibilai, vergognandomi come un ladro per la figuraccia fatta. Kazuki non parve troppo felice, ma fece come gli avevo detto e mezz'ora dopo aveva trovato il materasso giusto. Lasciammo l'indirizzo a quelli del negozio, che sarebbero andati a consegnarglielo quella sera, e quando uscimmo aveva iniziato a scendere una leggera, ma fitta, pioggia.
-Non ho per niente voglia di bagnarmi...non c'è un bar qui vicino in cui possiamo andare?- domandò Kazuki.
In effetti uno ce n'era, ma non sapevo se era una buona idea andarci...
Il fatto era che in quel bar ci andavo ogni mattina con Kouyou a fare colazione. Siccome entrambi lavoravamo lì vicino facevamo un pezzo di strada insieme e ci fermavamo a mangiare qualcosa. Non ci avevo più messo piede però dopo la sua morte, e non sapevo come avrei reagito...
-Yuu?- mi voltai verso Kazuki, che mi guardava.
Beh se volevo davvero lasciarmi alle spalle il passato dovevo iniziare con queste piccole cose.
-Andiamo- dissi, tirandomi la giacca sulla testa per ripararmi dalla pioggia.
 
 
Il familiare tepore e l'aroma del caffè e delle brioche, mi investì in pieno appena entrai nel bar.
Anche se erano passati più di tre anni da quando ci ero andato l'ultima volta, tutto era rimasto uguale lì dentro: i sei tavolini, decisamente troppi per la piccola sala in cui erano stati collocati, la macchina del caffè, le stampe astratte sulle pareti...c'era perfino la solita macchia di bruciato sul bancone. Sembrava che il tempo lì dentro si fosse fermato.
Ci avvicinammo al bancone per ordinare, e la barista, che era impegnata a preparare un cappuccino e ci dava le spalle, disse senza voltarsi:
-Vengo subito da voi!-
"Anche la barista non è cambiata." Pensai, riconoscendo la voce. Aveva solo i capelli più corti. La conoscevo abbastanza bene, era anche venuta al funerale di Kouyou...
-Eccomi!- esclamò con un sorriso, voltandosi verso di noi. Mi riconobbe subito, perché il sorriso scivolò via dal suo volto, lasciando il posto ad un'espressione stupita.
-Yuu?!- chiese, incredula.
-Ciao Aya- la vidi aprire la bocca e poi richiuderla e intanto continuava a fissarmi con occhi sgranati.
-Sembra che tu abbia appena visto un fantasma- issi con un sorrisetto e lei parve riprendersi.
-S-scusa, è che non ti vedo da...- lasciò la frase in sospeso, perché l'ultima volta in cui mi aveva visto era stato al funerale di Kou.
-Già, è passato tanto tempo.- dissi io, sperando che capisse che non volevo entrare nell'argomento.
-Beh volete sedervi? Verrò io da voi.-
-Io vado un attimo in bagno.- disse Kazuki, che aveva assistito a quello scambio di parole senza dire niente. Probabilmente aveva avvertito la tensione che si era creata. Aya gli indicò una porta in fondo al bar, così rimanemmo da soli.
-Allora, come stai?- chiese, preparandomi il caffè che le avevo chiesto. Mi appoggiai al bancone e risposi:
-Sto abbastanza bene.- in effetti ultimamente le cose erano migliorate. Uscivo più spesso e avevo capito che dovevo rifarmi una vita. Rispetto a un mese fa era un netto miglioramento.
-A te come vanno le cose?-
Lei sorrise radiosa e mi mostrò la mano, che sfoggiava una fede.
-Ma dai ti sei sposata! Non sapevo nemmeno che frequentassi qualcuno!- esclamai sorpreso.
-È successo tutto molto velocemente- spiegò lei. -Ci siamo conosciuti due anni fa, e sei mesi fa ci siamo sposati.-
-Non avete proprio perso tempo- esclamai scoppiando a ridere.
-È stato un colpo di fulmine! Ci siamo conosciuti qui e abbiamo iniziato subito ad uscire insieme. È un fotografo e quando deve fare dei viaggi di lavoro mi porta sempre con lui. Sono proprio fortunata!- disse lei, che sprizzava gioia da tutte le parti.
Presi il caffè che mi stava dando e iniziai a metterci lo zucchero.
-Allora, mandami una cartolina dalle città in cui vai!- dissi ridendo. Lei scoppiò a ridere a sua volta, ma poco dopo tornò seria.
-Sai, sono contenta di trovarti così bene. Non vedendoti più qui mi ero un po' preoccupata...-
-Ho passato un brutto periodo, ma ora va meglio.- risposi, mescolando distrattamente lo zucchero e sorseggiando poi il caffè.
-Mi fa piacere che tu esca con qualcuno. Immagino che sia stato difficile all'inizio, ma è giusto che tu ti rifaccia una vita.-
Alzai lo sguardo, non capendo bene di cosa stesse parlando.
-Uscire con qualcuno?- chiesi, confuso.
-Beh si- rispose lei. -Quel ragazzo con cui sei entrato. Voi non...?-
Il caffè mi andò per traverso.
-C-cosa?! Io e Kazuki? Assolutamente no! Lui è solo...solo...la mia spina nel fianco!- esclamai con fin troppa enfasi, tossendo.
-Oh capisco.- disse lei, che in realtà sembrava non capire. Mi ripresi da quel piccolo shock e mi accorsi che Kazuki non era ancora tornato dal bagno.
-Cosa cavolo sta facendo?- sbottai tra me e me, e in quel momento lo vidi tornare.
-Ti eri perso là dentro?-
-Ero al telefono con Yutaka.- rispose lui. -Mi ha detto che lui non potrà aiutarmi con i preparativi per la festa che darò la settimana prossima, perché ha degli impegni che non può assolutamente annullare, quindi ti prega di farlo tu al suo posto.-
Sentii la spina nel mio fianco iniziare a pungere fastidiosamente, e in quel momento ebbi la sinistra sensazione che Yutaka stesse cercando in tutti i modi di appiopparmi il cuginetto.
 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


***YUTAKA POV***
 
 
 
-Si esatto, stasera...lo so che ti ho avvisata un po' tardi, ma se riuscissi a venire sono sicuro che gli farebbe piacere...Davvero? Perfetto! No, non dirgli niente, sarà una sorpresa! A stasera allora!-
Con un sorriso soddisfatto chiusi la chiamata e mi voltai verso gli altri due: Takanori era seduto in braccio ad Akira e a sua volta teneva in braccio Koron. Akira fissava il cagnolino come se gli avesse fatto un grave torto personale.
-Ha detto che verrà!- esclamai contento, sedendomi accanto a loro.
-Perché sei così soddisfatto? Non è che non la vede da mesi...- chiese Takanori curioso, mentre accarezzava affettuosamente Koron. Io ridacchiai sommessamente e feci spallucce.
-È solo che più siamo meglio è...-
Akira strinse gli occhi, fissandomi con sguardo indagatore.
-Yutaka, non fare tanto l'innocentino...lo so che sotto a quel visino dolce si nasconde una mente diabolica e so anche che tu non fai mai niente senza motivo. Hai sicuramente in mente qualcosa.-
Finsi un'espressione di pura indignazione che diceva "Ma se sono la persona più innocente di questo mondo", ma non aggiunsi altro a riguardo.
In realtà aveva perfettamente ragione.
C'era un motivo se avevo invitato proprio lei alla festa che Kazuki avrebbe fatto quella sera...
Se c'era qualcuno che aveva il dono di notare all'istante ciò che gli altri non notavano era proprio lei, inoltre aveva anche il dono di essere totalmente incapace di farsi gli affari suoi, soprattutto se c'era di mezzo Kazuki, e la cosa era anche naturale, ma fortunatamente quei due doni facevano proprio al caso mio. Era da un po' che mi frullava in testa un'idea...
Tutti noi avevamo notato il cambiamento che Yuu aveva fatto in quest'ultimo periodo e io credevo, anzi, sapevo con certezza, qual era la causa di questo cambiamento. Da quando era arrivato Kazuki, Yuu sembrava tutt'altra persona. Aveva una luce negli occhi che non gli vedevo da quando Kouyou era vivo, e non era più apatico e spento com'era stato negli ultimi tre anni. Non potevo dire che si fosse ripreso, ma di certo era scattato qualcosa in lui che gli aveva dato la spinta per provare a ricominciare. Inoltre ogni volta che li vedevo insieme non potevo fare a meno di pensare che formassero davvero una bella coppia, per questo facevo di tutto per far sì che passassero più tempo possibile insieme.
Sì, Kazuki era esattamente ciò di cui Yuu aveva bisogno. Con il suo carattere allegro e solare poteva aiutarlo ad uscire dal baratro in cui si trovava. Certo, non potevo essere sicuro che tra loro sarebbe nato qualcosa, un po' per la poca esperienza di mio cugino in campo sentimentale, unita alla sua goffaggine, e un po' per la difficoltà che immaginavo avesse Yuu ad iniziare una nuova storia, ma era innegabile che l'arrivo di Kazuki gli avesse fatto un gran bene ed era per questo che avevo chiamato quella persona. A lei sarebbero bastati cinque minuti in loro compagnia per notare lo strano feeling che si era creato tra quei due e di certo non sarebbe riuscita a resistere alla tentazione di parlarne con Kazuki, e questo forse gli avrebbe fatto aprire gli occhi, perché ero certo che a lui piacesse Yuu.
-Bene, ora è meglio che voi due andiate...dovete ancora andare a fare la spesa per stasera e poi portare tutto a casa di Kazuki!- esclamai, alzandomi dal divano e Akira sbuffò scocciato.
-Perché dobbiamo andare noi a fare spesa?- domandò afflosciandosi sul divano, rischiando di far cadere Takanori. La svogliatezza di quel ragazzo mi lasciava sempre sorpreso, anche sul lavoro faceva sempre il minimo indispensabile. A differenza di me che sgobbavo continuamente...
-Perché io non ho tempo, devo andare da Yukiko, e Yuu e Kazuki sono già abbastanza impegnati.- risposi e lui si mise subito sull'attenti.
-Yukiko? Chi è?- domandò, pronto ad estrapolarmi informazioni che ovviamente non avrebbe avuto.
-La mia ragazza.- risposi semplicemente, e lo tirai su dal divano prendendolo per un braccio. -Tra l'altro stasera ci sarà anche lei quindi ricordatevi di comprare del tè verde, lei ne va matta. E tu per favore sforzati di non metterla in imbarazzo.- aggiunsi, rivolgendo un'occhiataccia a Takanori. -Non ho dimenticato il quarto grado che avevi fatto a Sonoko!-
Quando avevo presentato la mia ex ragazza ai miei amici non avrei mai immaginato che sarebbe stata vittima di un vero e proprio interrogatorio da parte di quel subdolo nano perverso. Takanori era davvero sorprendente. Tra lui e Akira il più depravato sarebbe parso a tutti quest'ultimo, e probabilmente era così, ma anche il piccoletto non scherzava e inoltre lui non aveva peli sulla lingua, diceva tutto quello che gli passava per la testa...
Ed ecco come, rimasta sola con lui (e aggiungendo anche la presenza di un paio di bottiglie di sakè) la povera Sonoko si era trovata a dover rispondere a domande parecchio imbarazzanti sulla nostra intimità.
Takanori sfoggiò la miglior espressione innocente che era in grado di fare, che comunque non era per niente credibile, e disse:
-Lo sai che non lo farei mai Yucchan. Vero, Koron-chan che non lo farei mai?- perfino il cane gli rivolse un'espressione che la diceva lunga...
 

 
***REITA POV***
 
Se c'era una cosa che odiavo ancora di più di fare spesa, era fare spesa quando il konbini era affollato. E quel giorno non era semplicemente affollato, era stato preso d'assedio.
-L'ho già detto che ne ho due palle?- domandai, mentre con la flemma che avrebbe fatto invidia ad un bradipo, spingevo il carrello.
-Almeno quindici volte negli ultimi cinque minuti.- rispose distrattamente Takanori, intanto che, con Koron in braccio, controllava la lista della spesa. Fissai il cagnolino che, stretto al petto del mio nano, si guardava placidamente attorno, e dissi:
-Lo sai che fuori c'era il cartello "Io non posso entrare"?-
Non è che il topo di Taka mi stesse realmente antipatico, non ero così infantile da essere geloso di un cane, anche se molti avrebbero avuto da ridire su questo, è che sapevo che quando si trattava di Koron, lui andava in bestia facilmente. E io adoravo stuzzicarlo...
Takanori controllò quali fossero i peperoni più maturi, li mise nel carrello, e rispose:
-Sì, l'ho visto, ma mi dispiaceva lasciarti fuori...inoltre mi serviva qualcuno che spingesse il carrello.-
Io sgranai gli occhi, bloccandomi in mezzo alla corsia delle verdure e rischiando di provocare un tamponamento a catena di carrelli, con porri e finocchi come potenziali vittime.
Avevo sentito bene?
L'altro si voltò ridacchiando e si alzò sulle punte dei piedi per darmi un leggero bacio sulla guancia.
-Se fai il bravo poi ti compro un collarino nuovo.-
Taka 1 - Illustre sottoscritto 0.
Tendevo sempre a dimenticare quanto il nanetto che mi ritrovavo come fidanzato fosse abile a tenermi testa quando gli lanciavo certe frecciatine. Male, molto male...
Gli andai dietro, praticamente spalmato sul carrello che stavo spingendo, e lo seguii nei vari reparti.
Mezz'ora dopo, finita la missione spesa, eravamo in macchina, diretti verso casa di Kazuki.
-Secondo te cos'ha intenzione di fare Yutaka?- domandai, tamburellando con le dita sul volante.
Era ormai ora di pranzo quindi le strade erano affollate di persone che tornavano a casa o che passavano la pausa pranzo all'aria aperta. Un'altra voce da aggiungere alla lista di cose che odiavo fare: guidare all'ora di punta.
-Che intendi?- chiese Takanori, guardandomi curioso.
-Beh l'hai visto prima, no? Era più sospetto del solito...secondo me sta tramando qualcosa.-
Lui e la sua capacità di sembrare ingenuo e innocente anche quando architettava diabolici piani...
Takanori sorrise divertito e con una scrollata di spalle rispose:
-Credo voglia solo trovare un ragazzo a Kazuki.-
Oh...dunque era tutto lì? E io che mi immaginavo chissà cosa....
-E perché ha chiamato proprio lei?- chiesi, non più così interessato. Il sorriso sulle labbra di Takanori si allargò fino a diventare un ghigno tipico di chi la sapeva lunga. Si mise a rovistare nel sacchetto della spesa che era nel sedile posteriore alla ricerca di un pacchetto di patatine, e rispose:
-Beh ecco... io credo che il ragazzo che Yutaka ha in mente per suo cugino sia Yuu.-
Grazie al cielo eravamo fermi ad un semaforo, altrimenti per lo shock avrei inchiodato di colpo rischiando di causare una strage. E questa volta le vittime non sarebbero state delle verdure...
-Yuu? Il nostro Yuu?- domandai, con gli occhi che quasi uscivano dalle orbite.
-Ne conosci altri?-
Beh no, lui era l'unico, ma...Yuu?! Ero davvero sconvolto. Probabilmente se mi avessero detto che sarei diventato il futuro imperatore del Giappone sarei stato meno sorpreso. Che poi mi ci vedevo benissimo nei panni di imperatore, ma questi erano dettagli...
-Perché sei così stupito?- chiese il mio ragazzo, dividendosi le patatine con Koron.
Ecco, un altro segno di quanto fosse elevato il mio livello di shock era che non avevo protestato vedendolo sbriciolare sulla mia preziosa auto. Solitamente non permettevo quasi che si respirasse sulla mia bimba, figuriamoci imbrattarla di unto, briciole e chissà cos'altro!
-Beh perché...insomma...è di Yuu che parliamo!- risposi, come se questo spiegasse la mia sorpresa.
-E quindi non può avere un ragazzo?- domandò, ridendo.
-Beh no, però...-
-Senti- disse Taka, impedendomi di finire la frase che comunque non avrei saputo come finire. -Lo so che cosa pensi, ma non credo che tu abbia ragione. Non vedi com'è cambiato Yuu da quando è arrivato Kazuki?-
Beh sì, avevo notato che sembrava meno triste, ma da qui a mettersi con lui...
-Se Yuu scopre che Yutaka vuole appioppargli il cuginetto lo spella vivo...- dissi, seriamente preoccupato per la reazione che avrebbe potuto avere. Già quando io gli avevo detto di cercare di rifarsi una vita non l'aveva presa bene, ma Yutaka gli aveva addirittura trovato un pretendente!
-O magari è la volta buona che si rende conto di quanto gli abbia fatto bene l'arrivo di Kazuki...-
Mi morsi un labbro, riflettendo, mentre il semaforo diventava verde. Non doveva essere facile per lui anche solo pensare di iniziare una nuova storia. Chissà io come mi sarei comportato al suo posto...
-Non lo invidio affatto.- mormorai, mentre parcheggiavo poco distante, e Takanori mi guardò. -Beh insomma non dev'essere facile per lui.-
Spensi la macchina e appoggiai la testa al sedile.
-Ci ho pensato molto dopo la morte di Kouyou...se io fossi stato al posto di Yuu, se fossi morto tu...cosa avrei fatto?-
Mi voltai e lo vidi guardarmi attentamente.
-Non credo che sarei riuscito ad andare avanti. Yuu è stato molto forte, lo ammiro davvero, perché se io fossi stato al suo posto credo che l'unica cosa che avrei fatto sarebbe stata lasciarmi morire lentamente. So che lui non sta bene, però è ancora qui, è riuscito in qualche modo a rimettere insieme i cocci della sua vita e tirare avanti in qualche modo. So che non è molto, ma io credo che non sarei riuscito a fare nemmeno quello...- abbassai lo sguardo, incapace di sostenere i suoi occhi che mi scrutavano in profondità. -I primi tempi avevo anche degli incubi in cui morivi e sono arrivato addirittura a temere che ogni volta che uscivi per andare al lavoro o da qualche altra parte potesse essere l'ultima che ti vedevo.-
-Non ne avevo idea...- disse lui, sinceramente colpito.
Ovvio che non ce l'aveva, avevo fatto di tutto perché non se ne accorgesse...
-Sono stato bravo a nasconderlo. Non volevo farti preoccupare...- risposi con un sorriso mesto, senza guardarlo. Takanori si sporse verso di me e mi costrinse al alzare il volto.
-Stai tranquillo. Non vado da nessuna parte.- disse e mi diede un bacio leggero e dolce.
Non ero abituato a momenti così profondi con il mio ragazzo, il nostro rapporto era sempre stato poco romantico. Sapevamo cosa provavamo l'uno per l'altro senza bisogno di dircelo, ma ero felice di essermi aperto con lui.
-Grazie- disse poco dopo, avvolgendo le braccia attorno al mio collo e io lo strinsi a me, accarezzandogli piano la schiena.
-Per cosa?-
-Per avermelo detto. Ti amo tanto-
Affondai il viso nei suoi capelli e sorrisi, senza dire niente.
Non ce n'era bisogno...
 

 
***AOI POV***
 
 "Devo ammettere che siamo stati davvero bravi" Pensai, guardando soddisfatto la tavola imbandita.
Avevamo passato tutto il pomeriggio a cucinare per la festa, o meglio, io avevo cucinato, mentre Kazuki era stato impegnato tutto il tempo a disturbarmi con la sua parlantina da radio e a rubare il cibo da me preparato. Ma comunque non gli avrei permesso di aiutarmi in ogni caso...era riuscito a conficcarsi nel dito un pezzo di guscio di un pistacchio, chissà cosa avrebbe potuto combinare se gli avessi dato in mano un coltello. Fortuna che noi giapponesi mangiavamo con le bacchette, altrimenti per tenere in casa anche solo una forchetta gli sarebbe servito il porto d'armi. Ma in fondo qualsiasi cosa in mano sua poteva diventare una potenziale arma omicida, anche un semplice fazzoletto...
-Allora sei soddisfatto?- chiesi, ammirando il risultato del mio duro lavoro.
-Assolutamente sì! Siamo stati bravissimi!- esclamò lui entusiasta, battendo le mani.
-Ti ricordo che ho fatto tutto io, quindi perché parli al plurale?- gli feci notare, incrociando le braccia e squadrandolo. Quel mocciosetto voleva prendersi il merito dei miei sforzi...
-Io ti ho aiutato! Ho assaggiato tutto per vedere se ciò che preparavi era buono! Il controllo qualità è molto importante!-
Controllo qualità? Mangiare qualsiasi cosa gli capitasse non era esattamente ciò che io intendevo con "controllo qualità", ma preferii non ribattere per evitare di cadere così in basso da discutere con un ragazzino che aveva dieci anni in meno di me, quindi dissi:
-Beh direi che ora una birra me la merito.- mancava ancora mezz'ora prima che arrivassero gli altri, quindi avevo ancora un po' di tempo per rilassarmi.
-Akira e Takanori ne hanno portate in abbondanza!- disse Kazuki con un sorriso, prendendone una dal frigo e porgendomela. -Oh sicuro di non essere troppo vecchio però? A una certa età bisognerebbe astenersi dall'alcool!-
Un momento...cos'aveva detto quel mostriciattolo? Stava forse insinuando che ero vecchio? I giovani non avevano più alcun rispetto!
-E tu non sei un po' troppo piccolo invece? Dovresti bere il latte o del succo di frutta.- replicai, vedendolo aprirsi a sua volta una bottiglia.
-Mio nonno diceva sempre che per crescere bene bisognerebbe bere un bicchiere di vino ad ogni pasto. Questo non è vino, ma non importa...- rispose lui facendo spallucce.
Beh se davvero da piccolo gli riempivano il biberon con il vino, ecco spiegato perché era cresciuto così...
Mezz'ora dopo, puntuale come un orologio svizzero, Yutaka suonò il campanello. Accanto a lui c'era una ragazza che non avevo mai visto, con lunghi capelli neri e un sorriso gentile. Probabilmente era la sua nuova fiamma...
-Ragazzi, lei è Yukiko. Yukiko, lui è mio cugino Kazuki e quest'altro dall'aria cupa è Yuu.- disse, allegro, e lei si inchinò salutandoci.
Parlammo un po' del più e del meno, la ragazza sembrava aver preso in simpatia Kazuki, forse perché erano quasi coetanei, e ad un certo punto disse:
-Siete proprio una bella coppia. Potremmo fare un'uscita a quattro qualche volta.-
Eh no...non di nuovo. Prima la barista, ora lei...
Perché diavolo tutti pensavano che io e quello lì fossimo una coppia?
-No, Yukiko, ti sbagli! Non sono loro che stanno insieme, ma Akira e Takanori. A proposito, sono in ritardo come al solito.-
Yukiko parve molto sorpresa dalle parole del suo ragazzo, e un po' imbarazzata si scusò.
-Non preoccuparti, è facile sbagliarsi. E poi sono così carini insieme...-
Ebbi l'improvvisa voglia di prendere Yutaka e buttargli la testa dentro al vassoio delle tartine, ma mi trattenni solo perché non volevo sprecare le mie prelibatezze. Perché si metteva ad alimentare questa malsana impressione che evidentemente davamo?! Grazie al cielo il suono del campanello mise fine a quel momento di imbarazzo.
Kazuki andò ad aprire la porta e vidi una piccola palla di pelo nera sfrecciare dentro come se fosse a casa sua, seguita da un Takanori dall'aria imbronciata e da un Akira stravolto.
-Cibo. Datemi del cibo.- gemette, buttandosi a peso morto sul divano, proprio accanto a Yukiko che si ritrasse spaventata.
-Hai appena finito di correre la maratona?- domandò Yutaka divertito e lui gettò un'occhiataccia al suo ragazzo, che continuava a sfoggiare la stessa aria imbronciata che aveva appena entrato.
-Peggio! Una certa persona di cui non faccio il nome, dirò solo che è molto bassa, ha finito la lacca, quindi ha costretto il suo gentilissimo e molto paziente fidanzato a passare tutto il pomeriggio in giro alla ricerca di quella lacca in particolare, perché nessun'altra va bene per i suoi capelli! Nossignore solo quella!-
"Ecco perché i capelli di Takanori sono più flosci del solito." Pensai, cercando di trattenere un sorrisetto alla vista dell'espressione indignata di Akira. Ero stupito che Takanori avesse accettato di venire nonostante non fosse in perfetto ordine. Conoscendolo sarebbe stato capace di chiudersi in casa rifiutandosi categoricamente di uscire.
-Non l'hai nemmeno trovata- borbottò immusonito lui, ma subito il suo sguardo cadde su Yukiko, che non capivo se fosse divertita da quel siparietto comico o se, molto più probabilmente, li stesse compatendo.
-Tu sei la ragazza di Yutaka.- disse, più come un'affermazione che come una domanda.
-Oh ehm sì. Piacere, sono Yukiko.- rispose lei, un po' timidamente.
-Giusto! Yukiko, loro sono Akira e Takanori. Ragazzi lei è Yukiko. Taka, ricordati cos'ho detto stamattina...-
Yutaka fece le presentazioni, seguite da una velata minaccia rivolta al più piccolo, e poco dopo ci mettemmo a tavola.
 
***
 
La cena procedeva da circa mezz'ora. Tutti si stavano divertendo: Takanori si era strategicamente seduto vicino alla ragazza di Yutaka e la stava sommergendo di domande sulla loro relazione, ignorando bellamente le proteste di lui e l'imbarazzo di lei, mentre Kazuki mi stava tormentando elencandomi tutti i posti di Tokyo che ancora non era riuscito a vedere e che voleva assolutamente visitare, possibilmente con me come guida turistica. Insomma stava tutto procedendo tranquillamente quando qualcuno suonò il campanello...
-Chi è?!- domandò, sorpreso quanto me, il padrone di casa.
Non conosceva ancora nessuno al di fuori di noi qui, quindi chi poteva essere? Andò ad aprire la porta e subito sentii una voce squillante urlare:
-Il mio bambino!- e Kazuki ribattere, con la voce tipica di chi sta soffocando, uno stupito:
-Mamma!-
Una donna dall'aspetto allegro e giovanile lo stava stringendo in un abbraccio stritacostole. Era un po' più bassa di lui e più che sua madre sembrava sua sorella...
-Zia Rei, ce l'hai fatta a venire!- esclamò Yutaka sorridendo e si alzò per raggiungerla. La donna sciolse l'abbraccio, liberando Kazuki che boccheggiava, e si lanciò su di lui, riservandogli lo stesso abbraccio micidiale dato al figlio.
-Come avrei potuto non venire quando me l'ha chiesto il mio nipote preferito!- squittì lei tutta felice.
Era incredibilmente simile a Kazuki, sia nell'aspetto che nel modo di fare. Si somigliavano così tanto che mi sembrò di vederlo con i capelli lunghi, un cappotto da donna e dei vertiginosi tacchi.
Era decisamente un' immagine raccapricciante...
Yutaka ridacchiò, dandole dei colpetti affettuosi sulla schiena e replicò:
-Sono il tuo unico nipote, zia.-
Dopo aver fatto le presentazioni la fece accomodare a tavola e prese a riempirle il piatto, mentre Kazuki le raccontava tutto ciò che era successo da quando se n'era andato di casa. Le raccontò del lavoro e di quanto tutti fossimo stati gentili con lui...
-Yuu è venuto a prendermi in stazione quando sono arrivato.- disse allegro. -Non credo di aver fatto una bella prima impressione, perché mentre mi portava a casa sua gli ho tirato la valigia nel piede.-
Non sembrava affatto dispiaciuto dalla cosa, anzi rideva come un matto.
-Mi dispiace, Kazuki ha ereditato da me la sua goffaggine. Anche io sono incredibilmente imbranata. - mi spiegò la donna, dispiaciuta quanto il figlio. -Pensa che mio marito mi dice sempre che gli sembra di essere il mio baby sitter!-
Mi sentii improvvisamente solidale con quel poveruomo. Se le poche settimane passate a far da balia a Kazuki erano state sfiancanti per me, figuriamoci in che stato pietoso era lui che da più di vent'anni si occupava di due elementi del genere.
-Yuu è molto paziente e gentile. Mi ha anche accompagnato a fare shopping per la casa ed è lui che ha cucinato tutto questo!-
La donna ci squadrò entrambi con sguardo indagatore, poi, con un sorriso che mi ricordò molto quello di Yutaka quando tramava qualcosa, disse:
-Ma davvero? Sono felice che mio figlio abbia trovato un così caro amico.-
Non mi piacque per niente il tono con cui pronunciò la parola "amico". Di sicuro si stava facendo un'idea del tutto sbagliata, come era successo prima alla barista e poi a Yukiko. Stavo per mettere in chiaro le cose, ma Yutaka si intromise:
-Yuu e Kazuki hanno fatto subito amicizia. Passano un sacco di tempo insieme, vanno molto d'accordo!- il sorriso di Rei si allargò ancora di più.
-Beh allora posso stare tranquilla grazie a Yuu...Kazuki è in buone mani.-
La festa era finita da circa un'ora e Kazuki era in cucina a chiacchierare con sua madre. Si sarebbe fermata a casa del figlio per la notte, poi il giorno successivo avrebbe ripreso il treno. Gli altri se n'erano andati da un po' mentre io ero stato incastrato e costretto a restare per aiutare Kazuki a sistemare. La cosa non mi stupì nemmeno più di tanto...ormai ero diventato ufficialmente il suo badante.
Era una serata molto piacevole, serena e fresca, quindi, dopo aver pulito i piatti, andai sul balcone a fumare una sigaretta. Kazuki aveva davvero una bella vista da qui. Non c'erano edifici alti davanti al palazzo, quindi dal balcone poteva vedere il cielo espandersi fino all'orizzonte, cosa rara in una città come Tokyo. Anche da casa mia si poteva vedere e in estate io e Kouyou adoravamo stare sul balcone tutta la notte per parlare o anche solo guardare la luna in silenzio.
Quella era una serata che sarebbe piaciuta anche a lui: c'era la luna piena e l'assenza di nuvole rendeva possibile ammirarla al meglio. Mi sedetti per terra e sorrisi, sperando che da lassù anche lui si stesse godendo la serata...
-A che pensi?- Kazuki fece capolino sul balcone con due birre in mano e il suo solito sorriso allegro stampato in faccia. Fortuna che era arrivato a distrarmi o molto probabilmente mi sarebbe venuto il solito attacco di depressione che mi prendeva quando ripensavo a Kouyou, e non volevo rovinarmi quella giornata che era trascorsa in modo così spensierato...
-A niente in particolare...- risposi, prendendo la birra che mi porgeva.
-Tua madre?-
Kazuki si sedette accanto a me e disse:
-È andata a letto. Mi ha detto di salutarti, visto che domani parte presto e probabilmente non vi vedrete-
Annuii e bevvi un sorso di birra.
-Grazie per essere rimasto ad aiutarmi. Mi sento un po' in colpa...prima ti ho fatto cucinare tutto e poi hai dovuto anche lavare i piatti.-
-Non preoccuparti. Sarei rimasto a casa ad annoiarmi, quindi è stato meglio così.- risposi, buttando via la cenere della sigaretta, che continuava a bruciare tra le mie dita. Kazuki si allungò e prese una boccata di fumo.
-Non ti fa bene, sai?- gli dissi e lui mi lanciò un'occhiataccia.
-Parli proprio tu che fumerai un pacchetto al giorno!- protestò con occhi sgranati.
Allontanai la sigaretta da lui, che stava per rubarmi un altro tiro, e me la misi tra le labbra.
-A mia madre stai molto simpatico, sai?- disse scoppiando a ridere. -Ha detto che se avesse qualche anno in meno e non avesse un marito ci proverebbe con te.-
Io ridacchiai a mia volta e risposi:
-Purtroppo ho altri gusti.-
Passò qualche minuto di silenzio, in cui ognuno rimase immerso nei propri pensieri, poi Kazuki disse:
-Yuu... Posso farti una domanda?-
Mi voltai a guardarlo e annuii.
-Beh ecco... Non ti manca avere qualcuno accanto?-
Rimasi a fissarlo in silenzio per un po' e lui probabilmente pensò di essere stato troppo indiscreto, perché abbassò lo sguardo e si scusò.
-Perdonami, non avrei dovuto chiedertelo.-
Tornai a fissare il cielo, bevendo un altro sorso di birra.
-A volte mi manca da morire...- sentii i suoi occhi di nuovo su di me, ma continuai senza guardarlo. -Ci sono giorni in cui mi sento così solo che vorrei tanto avere qualcuno...ma poi penso a Kouyou e...non posso. Non posso fargli questo.-
-Ma Yuu...vuoi davvero passare tutta la vita da solo?- mormorò lui, posandomi una mano sul braccio e io alzai lo sguardo su di lui, cercando di trattenere le lacrime che sentivo pizzicare negli angoli degli occhi.
-Non ho altra scelta.- gemetti mordendomi le labbra nel tentativo di non crollare. Non volevo piangere, ero stanco di farlo.
-Kouyou...lui...non posso tradirlo.-
Le lacrime che tanto avevo cercato di trattenere presero a scorrere lente. Non avrei mai potuto fare questo al mio Kou...non importava quanto solo potessi sentirmi, Kouyou sarebbe stato per sempre l'unico. Sentii le braccia di Kazuki avvolgermi e appoggiai la testa sulla sua spalla, lasciando che le lacrime scorressero libere fino ad esaurirsi, inzuppandogli la maglia.
Stavo così bene tra le sue braccia che non volevo staccarmi, tuttavia mi allontanai, sciogliendo piano l'abbraccio, e quando lo feci vidi il suo viso a pochi centimetri dal mio, anch'esso rigato di lacrime...
Perché stava piangendo? Vedevo le lacrime appese alle sue ciglia, che rendevano il suo sguardo liquido e intenso. Era così vicino...le sue mani salirono sul mio collo, affondando poi nei miei capelli e io ero letteralmente paralizzato, come in quegli incubi in cui vorresti scappare, ma non riesci a muovere un passo. Il suo fiato caldo e un po' accelerato si infranse sulle mie labbra e prima che riuscissi a rendermene conto la sua bocca era sulla mia. Le sue labbra calde avvolgevano delicate le mie, accarezzandole piano, e le sue mani mi massaggiavano la nuca, tenendomi stretto a lui. Era passato così tanto tempo dall'ultima volta che avevo baciato qualcuno che avevo dimenticato cosa si provava, tanto che mi sembrava la prima volta...
Tuttavia quel bacio mi stava scatenando sensazioni contrastanti: il senso di colpa voleva farmi allontanare da lui e andarmene, ma c'era una parte di me, che per tutto questo tempo era rimasta sopita e schiacciata dal dolore, che ora si stava risvegliando e mi tratteneva lì, facendomi rispondere al bacio. Lo strinsi a me e gli accarezzai il viso, sentendolo ancora bagnato di lacrime, e lui schiuse titubante le labbra. Ancora una volta quella parte di me che voleva tornare ad amare prese il sopravvento su quella che mi teneva legato al passato e approfondii il bacio, assaporando appieno la sua bocca. Avvolsi la sua lingua con la mia, sorprendendomi delle sensazioni che mi dava quel contatto...
Possibile che un semplice bacio potesse farmi sentire così? O forse per la prima volta stavo vedendo Kazuki con occhi diversi?
A quest'eventualità sentii la parte di me che mi aveva fatto rispondere al bacio diventare sempre più debole, soffocata dall'altra, ancora legata a Kouyou. Non ero pronto a questo...
Mi scostai bruscamente, allontanando Kazuki.
-Scusami…scusami, non avrei dovuto.- disse, toccandosi le labbra e guardandomi sconvolto.
Mi alzai e rientrai in casa, presi la giacca e andai alla porta, con Kazuki dietro di me che continuava a scusarsi.
-Mi dispiace, ma non posso.- dissi, sconvolto quanto lui, prima di uscire di casa senza guardarlo.
-Mi dispiace davvero...-

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Una luce bianca e abbagliante mi ferisce gli occhi, nonostante siano chiusi. Provo ad aprirli, per capire da dove provenga, ma la luce è talmente forte che sono costretto a richiuderli e a coprirmi il volto con la mano. Facendo affidamento sugli altri sensi cerco di percepire qualcosa, ma non mi giunge alcun suono...
C'è un silenzio così assoluto che è quasi assordante.
Sento qualcosa di morbido sotto di me, sembra un materasso, ma è molto più soffice di qualunque altro su cui abbia dormito, così come sono sorprendentemente morbide e leggere le lenzuola che mi avvolgono. Inspiro profondamente e un piacevole profumo di aria fresca mista a fiori mi riempie le narici. Conosco quel profumo...
Immediatamente apro gli occhi e accanto a me, disteso su un fianco e con la testa appoggiata ad una mano c'è lui. È esattamente come l'ultima volta che l'ho visto tre anni fa... gli stessi capelli biondi, accarezzati da quella luce bianca che li fa sembrare dorati, lo stesso sorriso dolce che lo illumina e gli stessi occhi nocciola capaci di sciogliermi.
Mi tiro su a sedere incredulo e lo fisso sbalordito, incapace di proferire parola. Riesco solo a sbattere le palpebre e a guardarlo, come per accertarmi che lui sia davvero lì e non si tratti di uno scherzo della mia mente. Il suo sorriso si allarga ancora di più e con voce ironica dice:
-Sembra che tu abbia appena visto un fantasma.-
Dio, quanto mi era mancata quella voce, con tutte le sfumature di ogni suo singolo tono.
-Kouyou!- riesco solo a dire, prima di buttarmi con slancio su di lui e stringerlo come credo mai abbia fatto prima d'ora. È un abbraccio colmo di disperazione e paura che lui possa sparire da un momento all'altro, ma poi lui ricambia dolcemente la stretta, facendo aderire i nostri corpi in modo perfetto, come due pezzi di un puzzle che si incastrano alla perfezione. Chiudo gli occhi, godendomi la sensazione di averlo così vicino. Il suo profumo mi avvolge completamente inebriandomi la mente, tanto da farmi sentire ubriaco. E proprio come un ubriaco ne vorrei sempre di più...
Le mie mani scorrono tra i suoi capelli, che al tatto sono così morbidi e sottili che mi sembra di avere dell'acqua che scorre tra le dita. Lo stringo maggiormente contro il mio petto, quasi volessi inglobarlo dentro di me per non lasciarlo più andare, e gli accarezzo le braccia nude. La sua pelle è liscia e morbida, ma priva del calore che aveva sempre avuto. È fredda, tanto fredda...
-Kouyou...- mormoro ancora, affondando il viso nel suo collo e inspirando a pieni polmoni quel profumo così tipicamente suo. Non mi sono accorto che le lacrime hanno iniziato a scendere, ma questa volta non sono solo lacrime di tristezza. Non capisco nemmeno io cosa provo. Sento talmente tante emozioni tutte insieme: gioia, dolore, nostalgia...ma al momento non mi importa più di tanto, l'unica cosa che conta è che lui ora è qui...
Mi scosto appena e gli prendo il volto tra le mani, accarezzandolo, e gli bacio la fronte, le tempie, le guance...bacio ogni centimetro della sua pelle fino ad arrivare alla sua bocca che sfioro appena con la mia, prima di prenderle e baciarla con foga e disperazione. Le sue labbra sono morbide e dolci, sanno quasi di miele, e proprio come il miele mi riempiono la bocca del loro sapore.
-Kouyou-
Chiamo il suo nome ancora e ancora, in una disperata richiesta a non andare via. Lo sento sorridere nel bacio e vorrei solo che il tempo si fermasse per poter vivere questo momento per sempre, ma sono a corto d'aria, quindi a malincuore mi allontano. Le immagini di quello che è successo ieri sera mi tornano alla mente, smorzando la gioia che provo, offuscata dal senso di colpa. Come ho potuto lasciarmi andare così con Kazuki? Avrei dovuto fermarlo subito…
Mi aggrappo a Kouyou e appoggio la fronte contro la sua, dandogli poi dei leggeri baci, mentre le sue mani mi accarezzano il collo e il viso.
-Mi dispiace, Kou. Mi dispiace tanto...- dico tra le lacrime e non riesco più a sostenere il suo sguardo. Nascondo il viso sulla sua spalla, mentre continuo a piangere, ma lui mi fa alzare il volto.
-Perché ti stai scusando?- domanda, senza smettere di sorridere. E quel sorriso così dolce e innocente mi spezza il cuore...come ho potuto tradirlo così?
-Io ho...baciato Kazuki.- dico tra le lacrime, aspettando di vedere i lineamenti del suo viso scurirsi, ma sorprendentemente si fanno ancora più dolci.
-Lo so.-
-Mi dispiace Kou. Mi dispiace tanto, ti prego perdonami.- Kouyou si sistema di fianco a me, le nostre gambe si sfiorano e mi prende le mani tra le sue.
-Ti dispiace per averlo baciato o ti dispiace perché ti è piaciuto?- la sua domanda mi lascia spiazzato, tanto che i miei singhiozzi si interrompono.
-C-come?- domando incredulo. Non ci avevo pensato...
Possibile che il mio senso di colpa sia provocato dal fatto che in realtà sono felice di aver baciato Kazuki? In effetti nel momento in cui le mie labbra erano sulle sue mi ero sentito così bene...
Kouyou sorride e io adoro il modo in cui il suo naso si arriccia quando lo fa...
-Yuu, ormai sono passati più di tre anni...non credi sia arrivato il momento di aprire il tuo cuore a qualcun altro?- chiede, sfiorandomi dolcemente il viso.
-Io...non posso.- rispondo scuotendo la testa e prendo la sua mano, che ancora mi accarezza. Kouyou si avvicina maggiormente a me, si siede a cavalcioni sulle mie gambe e chiede:
-Yuu, hai dimenticato la promessa che mi hai fatto?- abbasso lo sguardo e la mia mente torna a tre anni fa, quando, ormai vicino alla fine, Kouyou mi ha fatto promettere di non rinunciare all'amore. Mi ha fatto promettere che sarei stato felice, ma come posso mantenere questa promessa? Scuoto la testa e lui dice:
-Allora perché stai buttando via questa possibilità?-
-Io...- mormoro, fissando le nostre mani intrecciate. -Non ci riesco. Io amo te. Non importa se non possiamo stare insieme, questo non cambia quello che provo.-
-Lo so, Yuu. So che quello che c'era tra noi non si spegnerà mai, ma tu devi andare avanti. Custodisci il nostro amore in un angolo del tuo cuore e permetti a qualcuno di renderti felice. Lasciami andare e torna a sorridere, ti prego...-
Il suo volto è diventato triste e preoccupato. Odio vedere quell'ombra sul suo viso, ma come posso lasciarlo andare?
-Io sarò sempre con te, ma tu devi lasciarmi andare...-
Vorrei davvero tanto poterlo fare. Da troppo tempo non provo la sensazione e la gioia di avere accanto qualcuno che amo e che mi ama, da troppo tempo ogni sera torno in una casa fredda e vuota. Voglio poter amare di nuovo...
Sento un groppo in gola e gli occhi pizzicare, ma li asciugo prima che le lacrime inizino a scendere. Forse è davvero arrivato il momento di lasciar andare Kouyou...
Mi abbraccia e si stende sotto le coperte, tenendomi stretto a sé.
-Resta con me stanotte, ti prego...- Kouyou non risponde, ma inizia ad accarezzarmi i capelli e piano piano la luce abbagliante si attenua sempre di più fino a sparire e io resto avvolto in un piacevole tepore.
 

Mi svegliai che era mattina presto. Il sogno che avevo fatto era stato così vivido che mi aspettavo quasi di trovare Kouyou accanto a me, ma ovviamente non fu così. Un po' deluso mi rigirai nel letto, voltandomi verso la parte che di solito era occupata da lui, e chiusi gli occhi, allungando la mano verso lo spazio vuoto. Era strano che avessi sognato Kouyou. Non mi capitava spesso e la cosa più strana era che l'avessi sognato subito dopo aver baciato Kazuki. Era sicuramente un segno, un segno che mi diceva che stavo facendo qualcosa di sbagliato e l'unica cosa che ora potevo fare era implorare in ginocchio il perdono di Kouyou. Perché ero stato così debole? Perché mi ero lasciato vincere da quel momento di tristezza?
"Ti dispiace perché lo hai baciato o ti dispiace perché ti è piaciuto?" Le parole di Kouyou mi risuonarono nella mente. Il punto era proprio quello...
Non riuscivo più a capire se a provocare il mio senso di colpa fosse il bacio in sé o le sensazioni che mi aveva scatenato. Perché, Dio, era stato così bello...mentre ci baciavamo mi ero sentito così sereno e senza pensieri, come non mi sentivo da tanto tempo. Era stato come con Kouyou...anzi, era completamente diverso, ma allo stesso tempo uguale...
I baci con Kouyou erano quelli di una relazione salda, matura, un progetto di vita e una strada percorsa insieme. Mentre con Kazuki c'era stata l'aspettativa e la curiosità di scoprire l'altra persona per la prima volta. Ma in entrambi i casi mi ero sentito vivo. Era questo forse che mi faceva sentire maggiormente in colpa. Non volevo che qualcun altro mi facesse provare la gioia di vivere che per anni mi aveva fatto sentire Kouyou. Chissà cosa pensava di me? Si sarà sentito tradito e deluso sicuramente...però nel sogno non sembrava arrabbiato, anzi, mi spingeva a voltare pagina.
Questa era un'altra cosa che mi faceva sentire in colpa: non essere in grado di mantenere la promessa che gli avevo fatto. Ero così frastornato da tutte quelle emozioni contrastanti e pieno di dubbi su cosa dovevo fare. Era come se mi trovassi ad un bivio: da una parte c'era Kouyou, che non sarebbe mai tornato. Se avessi preso quella direzione avrei continuato a vivere per sempre di ricordi...ma dall' altra parte c'era quel ragazzo che era entrato nella mia vita come un uragano, e con lui forse avrei potuto ricominciare. La scelta era tutta lì: passato o futuro? Oddio, magari per lui quel bacio non aveva significato assolutamente nulla. Non ci avevo pensato, ma magari gli avevo solo fatto pena e aveva cercato di consolarmi e io ero lì a farmi tanti problemi per niente. Che situazione complicata...
Avevo bisogno di fare due passi per schiarirmi le idee, quindi, anche se era ancora piuttosto presto, mi alzai e uscii di casa. Camminai senza prestare attenzione a dove andavo, lasciai che i miei piedi andassero dove volevano, e non mi stupii quando in lontananza avvistai il cancello del cimitero. Mi fermai a comprare un mazzo di fiori e entrai. Camminai tra le varie tombe, alcune ben tenute, altre sembravano abbandonate da tempo. Provavo sempre un po' di pena davanti a quelle lapidi spoglie e senza neanche un fiore...anche per questo a Kouyou li portavo ogni giorno. Non volevo che pensasse che l'avevo dimenticato...
Percorsi il viale di ghiaia finché non avvistai la tomba di Kouyou e vidi che c'era già una donna a mani giunte, intenta a pregare. Era passato un po' dall'ultima volta che l'avevo vista ma riconobbi subito la madre di Kouyou. Dopotutto assomigliava così tanto a lui...
Mi avvicinai in silenzio e rimasi un po' distante per non disturbarla, poi quando ebbe finito di pregare si voltò.
-Yuu!- esclamò sorpresa. -Buongiorno Ayame- dissi con un sorriso. Io e lei eravamo sempre andati d'accordo. Fin da quando Kouyou mi aveva presentato alla sua famiglia era stata molto gentile, accogliendomi a casa sua come un figlio, e anche dopo la morte di Kouyou avevo continuato ad andare a trovare lei e gli altri di tanto in tanto.
-Quanto tempo è passato! Come stai?- chiese, dandomi un abbraccio affettuoso.
-Sto...bene, grazie. E lei?- risposi. Non avevo voglia di parlare dei pensieri che mi affollavano la mente, ma sapevo che non aveva creduto alla mia bugia.
-Bene quanto te.- disse con un sorriso mesto. Restammo in silenzio a guardare la foto di Kouyou sulla lapide, poi dissi:
-A casa tutto bene?-
Il suo sorriso assunse un tono più allegro e replicò:
-Sai, Haruka si sposerà quest'estate.-
Haruka era la sorella di Kouyou e aveva una relazione che durava da quasi dieci anni. Era ora che convolassero a nozze...
-Davvero? Sono felice, lei e Yusuke sono davvero una bella coppia-
-È vero. E poi dopo tutto quello che è successo ci voleva qualcosa per cui festeggiare. Farà bene a tutti svagarsi un po'. Ovviamente sei invitato anche tu e puoi portare qualcuno se vuoi.- disse lei, gentilmente. Sorrisi con un velo di amarezza e risposi:
-Non ho nessuno da portare, ma verrò volentieri.- il sorriso scivolò via dal suo volto, lasciando il posto ad un'espressione triste e un po' preoccupata.
-Nessuno? Non ti sei più innamorato?- domandò, guardandomi con apprensione. Abbassai lo sguardo e tornai a guardare la foto di Kouyou.
-Non posso innamorarmi...Kouyou è impossibile da sostituire.-
-Lo so...- annuì lei, guardando a sua volta la foto del figlio. -Ma voglio dirti una cosa, se me lo permetti.- continuò e la guardai, facendole cenno di continuare. -Alla mia età, dopo tutti questi anni che sono sposata, ho capito quanto sia importante avere qualcuno vicino. Le persone non sono fatte per stare sole, hanno bisogno di un compagno su cui fare affidamento e con cui passare la vita. Tu sei stato il compagno del mio Kouyou, l'hai sostenuto e supportato in ogni momento, anche in quelli più difficili, e per questo ti sarò sempre grata. Sei come un figlio per me, Yuu, e per questo ti dico che non puoi farcela da solo, hai bisogno anche tu di qualcuno con cui dividere la vita. Kouyou non potrà riposare in pace finché tu non troverai la tua di pace.-
Mi morsi il labbro, riflettendo sulle sue parole. Da quando mi ero svegliato avevo questo dilemma e ora incontravo la madre di Kouyou che mi diceva più o meno le stesse cose che mi aveva detto lui in sogno...
-Sa, stanotte ho sognato Kou...mi faceva praticamente lo stesso discorso...-
Lei sorrise e disse:
-Allora è stato sicuramente lui a farci incontrare. È preoccupato per te e vuole che tu torni ad essere felice. Non precluderti la possibilità di amare. Fallo per Kouyou...-
Forse aveva ragione. Forse era davvero arrivato il momento di andare avanti e farlo riposare in pace. Anzi, forse era stato proprio lui a mandarmi Kazuki...
"Grazie, Kou...” Pensai riconoscente, guardando il suo sorriso smagliante nella lapide.
 

 
KAZUKI POV
 
Quando le prime luci dell'alba entrarono dalla finestra io ero già in piedi da tempo. Mia madre aveva dormito nella mia camera, quindi mi ero sistemato sul divano, sperando di riuscire a dormire almeno un po', ma dopo quasi un'ora passata a fissare il soffitto mi ero reso conto che quella notte non sarei riuscito a prendere sonno. Per quanto mi sforzassi di liberare la mente da ogni pensiero per riuscire ad addormentarmi, il ricordo di quello che era successo poche ore prima non voleva saperne di andarsene. Mi tormentava insistentemente come una fastidiosa zanzara che ronza nelle orecchie, impedendomi di chiudere occhio, quindi alla fine avevo rinunciato e mi ero preparato una tazza di tè. Ce l'avevo ancora davanti e mi ero incantato a guardare il piccolo vortice creato dal cucchiaino che giravo nella tazza, nonostante lo zucchero fosse ormai sciolto e il tè raffreddato da un pezzo. Perché ero stato così stupido? Mi dispiaceva così tanto per Yuu...stava andando tutto così bene, lui sembrava sereno e rilassato e io avevo dovuto rovinare tutto.
Chissà in che stato era adesso...
Avrei voluto andare da lui per accertarmi che stesse bene, ma dubitavo che volesse vedermi, inoltre non avevo il coraggio di guardarlo in faccia. Era da un po' che avevo capito che il mio interesse per lui andava al di là della semplice amicizia, ma nonostante lui mi piacesse davvero tanto credevo che sarei riuscito a tenerlo nascosto...ma a vederlo così avvilito e sconfortato non avevo resistito. Mi sentivo in colpa perché in un certo senso mi sembrava di aver approfittato del suo stato d'animo, che in quel momento era così fragile, ma in realtà non mi ero nemmeno reso conto di quello che stavo facendo. Era come se una forza superiore mi avesse spinto verso di lui e quando avevo realizzato cosa stava succedendo la mia bocca era già sulla sua e non ero riuscito a fermarmi.
La sua bocca era così morbida e dolce, la pelle del suo viso così liscia sulla mia, e il mio cuore batteva così forte che la mia mente si era come oscurata. Non avevo pensato minimamente alle conseguenze che quel bacio avrebbe portato, soprattutto per Yuu. Inoltre adesso cosa sarebbe successo tra me e lui? E se non avesse più voluto vedermi? Io non volevo perdere la sua amicizia, non volevo assolutamente. Ero stato un completo idiota...
Appoggiai la testa sulle braccia e sospirai avvilito. Il giorno dopo lo avrei visto al lavoro e come avrei dovuto comportarmi? Che poi imbranato com'ero avrei finito sicuramente per fare qualche figuraccia. Maledetto il gene della goffaggine che avevo ereditato da mamma...
-Buongiorno Kazuchan!-
Ecco parli del diavolo...
Con un sospiro mi tirai su e risposi un triste:
-Ciao mamma.-
-Ehi che ti succede?- chiese preoccupata, avvicinandosi.
-Niente.- mormorai, ben sapendo che non se la sarebbe bevuta. Mi conosceva troppo bene...
-Bugiardo- disse, infatti, sedendosi accanto a me.
-Allora?- tornai a mescolare il mio tè, ancora un po' e avrei fatto un buco nella tazza, e risposi:
-Niente di importante...-
Mia madre alzò un sopracciglio con aria scettica.
-Dalla tua espressione non si direbbe. Hai la stessa faccia di quando è morta Miu...-
Miu era il criceto che avevo da bambino. Un giorno, dopo essere tornato a casa da scuola, andai a darle da mangiare come ogni giorno e la trovai morta nella gabbietta. Piansi per una settimana. Se avevo la stessa faccia di quella volta ero davvero in uno stato pietoso...
-Io...ecco...ho baciato Yuu.- dissi, arrossendo. Non mi piaceva parlare di certe cose con mia madre. Al contrario lei diceva sempre di ritenersi fortunata ad avere un figlio gay, perché così potevamo parlare di ragazzi.
"Non ho figlie femmine, quindi devo accontentarmi." Diceva.
-Allora ci avevo visto giusto!- esclamò entusiasta. -C'è qualcosa tra voi due! Lo sapevo!-
-No, non emozionarti troppo...non c'è niente tra noi.-
"E mai ci sarà" Pensai con il morale a terra. Sapevo perfettamente che non avrei mai potuto sostituire Kouyou, quindi potevo anche mettermi il cuore in pace...
-Ma come?- gemette delusa, più per il fatto di aver sbagliato con le sue deduzioni che per altro, immaginai.
-Beh ecco lui mi piace molto, ma tra noi non potrà mai esserci niente.- spiegai, preparandomi psicologicamente a dover affrontare un interrogatorio.
-È etero?- chiese lei e io scossi la testa.
-No non è quello. È che...beh...la sua situazione è complicata.-
-In che senso?-
Non mi piaceva l'idea di raccontarle i fatti di Yuu, erano cose che riguardavano lui, ma mia madre non era una persona che si arrendeva facilmente, quindi mi avrebbe sicuramente tormentato finché non avessi vuotato il sacco.
-Ecco...Yuu stava con un ragazzo...sono stati insieme per quasi dieci anni, ma poi lui è morto. Ormai sono passati tre anni, ma non è ancora riuscito a dimenticarlo...-
-Oh...- disse lei e si incupì. -Lui sa quello che provi?-
-No- risposi, scuotendo la testa. -Ma immagino che dopo ieri sera qualche sospetto gli sia venuto. Non so che fare...dopo che ci siamo baciati è corso via sconvolto...come faccio a guardarlo in faccia? Lavoriamo anche insieme!-
Mi presi la testa tra le mani, disperato. Perché mi ero cacciato in un casino del genere? Possibile che facevo solo guai? Mia madre mi sfiorò il braccio e, sorridendomi dolcemente, disse:
-Quel ragazzo ti piace davvero tanto, vero? Non ti ho mai visto così per nessun altro...-
Io annuii, quasi vicino alle lacrime. Era vero, Yuu mi piaceva più di quanto mi fosse mai piaciuto chiunque altro. Non era ancora amore, ma non escludevo che col tempo sarebbe potuto diventarlo.
-Allora parlargli onestamente. Digli quello che senti e rispetta i suoi sentimenti. Non dev'essere per niente facile per lui, quindi dagli il tempo di cui ha bisogno.-
-Ma lui non prova niente per me...a che scopo dirgli cosa provo io? Gli darei solo più preoccupazioni.- replicai. Non me la sentivo proprio di dirgli tutto. Solo il pensiero di affrontare l'argomento mi faceva venir voglia di nascondermi sotto le coperte e non riemergerne più.
-Oh su questo non ne sarei così sicura.- disse lei, facendosi improvvisamente più allegra. -Vi ho osservati tutta la sera e secondo te come ho fatto a giungere alla conclusione che tra di voi c'è qualcosa? Ho visto come ti guarda...-
-E come mi guarda?- domandai sorpreso. Non mi era mai sembrato che mi guardasse in modo diverso da come guardava chiunque altro. Mia madre scoppiò a ridere e mi scompigliò affettuosamente i capelli.
-Hai ancora tante cose da imparare eh? Il mio piccolo sta crescendo...mi sembra ieri che mi rubavi l'eye liner e ora sei qui che soffri per amore.- disse divertita, con un finto tono nostalgico.
-Non so se essere più arrabbiato perché le mie sofferenze ti divertono o perché mi rinfacci ancora quell'unica volta che mi sono messo il tuo eye liner...avevo sei anni! Sei!- borbottai infastidito, incrociando le braccia. Lei mi rivolse un'occhiata ferita e con tono melodrammatico rispose:
-Non è vero che le tue sofferenze mi divertono! Il dolore del mio bambino è il mio dolore!- poi si fece di nuovo seria e aggiunse: -Parlagli, ok? Sicuramente lui ora sta peggio di te, quindi dagli tempo di schiarirsi le idee e domani digli tutto. Ora vado a vestirmi o rischio di perdere il treno.-
Rimasi seduto al tavolo a riflettere sulle sue parole, mentre lei si preparava per tornare a casa. Davvero c'era la possibilità che Yuu provasse interesse per me? Yuu, che non aveva occhi che per Kouyou?
Kouyou...chissà che tipo era? Mi avevano parlato di lui, ma mi sarebbe piaciuto conoscerlo di persona per capire com'era. A giudicare dalla foto che c'era a casa di Yuu era davvero bellissimo, quindi come poteva essere interessato a me che non avevo nemmeno un decimo del fascino e dell'eleganza che traspariva da quella foto? Anzi, ero un disastro che cammina...
Magari in realtà mia madre si era completamente sbagliata e per Yuu ero solo un amico. In tal caso mi sarei messo il cuore in pace e pazienza...però se non gli avessi parlato onestamente non l'avrei mai saputo. Per cui gli avrei detto tutto, perché se davvero c'era la possibilità che lui sentisse qualcosa per me, allora volevo provarci. Sapevo che non sarebbe stato facile per lui, ma io avrei fatto del mio meglio. Gli avrei dato tutto il tempo di cui aveva bisogno, avrei rispettato il suo amore per Kouyou e avrei aspettato finché non sarebbe stato pronto a voltare pagina.

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


AOI POV
 
 
Quel mattino mi recai al lavoro intenzionato a non fare niente. Avevo riflettuto tutta la notte su come affrontare con Kazuki l'argomento "bacio" ed ero giunto alla conclusione che non far niente era la cosa migliore. Se poi lui avesse sollevato l'argomento allora ne avremmo parlato, altrimenti avrei fatto finta che non fosse successo... Era vero che avevo deciso di provare ad andare avanti, ma era anche vero che non avevo la più pallida idea di come fare e quindi era più facile lasciare che le cose facessero il loro corso da sole. Anche se così c'era la possibilità che non portassero a niente e quindi mi sarei ritrovato esattamente al punto di partenza. Da una parte però speravo fermamente che lui decidesse di parlarmi, perché volevo davvero provare ad uscire con lui.
Mi vergognavo un po' di me stesso... Avevo trentuno anni suonati ed ero così codardo da lasciare fare tutto ad un ragazzino. Che poi la cosa era legale? Insomma se davvero io e lui avessimo iniziato ad uscire insieme non è che mi avrebbero arrestato per adescamento o qualcosa del genere? Dopotutto tra me e lui c'erano ben dieci anni di differenza... Beh però era maggiorenne, per quanto fosse totalmente incapace di badare a sé stesso, per cui non avrebbero dovuto esserci problemi. Almeno lo speravo. Mi mancava solo essere arrestato... Ero così nervoso all'idea di incontrarlo che mi sudavano le mani... Sembravo proprio un povero idiota.
"Kou, guai a te se ridi di me da lassù. È tutta colpa che tua che hai scaraventato quel moccioso nella mia tranquilla e monotona vita..." Pensai, stringendo convulsamente il volante della macchina e mi sembrò quasi di riuscire a sentirlo ridacchiare. Misi la macchina nel parcheggio del ristorante e feci un respiro profondo, prima di scendere dall'auto. Io e Kazuki facevamo lo stesso turno quindi doveva già essere lì o comunque sarebbe arrivato a breve.
Entrai e vidi Yutaka intento ad aiutare i suoi genitori in cucina prima dell'apertura del locale. Parlava animatamente con sua mamma della visita che aveva fatto sua zia.
-Che peccato che sia dovuta partire così presto... Mi avrebbe fatto piacere vedere la mia sorellina dopo tanto tempo.- Disse lei, un po' imbronciata.
-Ha detto che tornerà presto.- Le assicurò lui. -Purtroppo le ho chiesto di venire un po' tardi, quindi non è riuscita ad organizzarsi per restare più a lungo. Mi ha detto di salutarti e ti chiede di prenderti cura di Kazuki al posto suo. Ma tanto Kazu ha già Yuu che si prende cura di lui...-
Sgranai gli occhi a quelle parole. Che cavolo stava dicendo? Di colpo un pensiero assurdo mi balenò in mente... E se forse...?
-Yutaka caro, vieni un attimo con me.- Dissi, arrivandogli alle spalle di soppiatto e lui fece un salto per lo spavento.
-Yuu!- Esclamò sorpreso. -Non ti avevo visto.- Lo trascinai fuori dalla cucina, sotto lo sguardo stupito dei suoi genitori che stavano assistendo al sequestro del loro unico figlio, e andai verso lo spogliatoio, per poi fare subito dietrofront. Non sapevo se Kazuki fosse già arrivato, ma siccome non volevo trovarmelo davanti così all'improvviso, andai sul retro, continuando a tirarmi dietro Yutaka.
-Yuu, che c'è?- Chiese, una volta fuori. Mi misi davanti a lui con le braccia incrociate, fissando il suo faccino fintamente ingenuo e innocente e dissi: -L'hai fatto apposta vero?-
-Di che parli?- Domandò, non capendo.
-L'hai fatto apposta a farmi passare tutto quel tempo con Kazuki, vero?- Yutaka rimase un attimo spiazzato, ma si riprese immediatamente e mise sfoderò la sua migliore espressione di beata ignoranza. Certe volte quel ragazzo mi faceva paura...
-Non so di cosa tu stia parlando, Yuu.- Disse, guardandomi come se fossi impazzito. Ah no? Che piccolo bugiardo...
-Guarda che non mi freghi...- Dissi, appoggiandomi al muro e accendendomi una sigaretta. Yutaka rimase in silenzio, scrutandomi indagatore, poi, quando ebbe capito che non poteva negare, chiese: -Non sei arrabbiato?-
Aspirai una boccata di fumo e sorrisi, scuotendo la testa. Yutaka mi guardò intensamente, sembrava quasi che volesse entrare nella mia testa e tirare fuori i miei pensieri... E non ero nemmeno sicuro che non ne fosse in grado!
-Cos'è successo alla festa, dopo che io e gli altri ce ne siamo andati?- Domandò stringendo gli occhi, come se cercasse di districare il groviglio di pensieri che mi giravano nella mente. Maledetto lui e la sua perspicacia... Era riuscito subito a capire che era successo qualcosa. Ero tentato di non dirgli niente, ma visto che, a quanto pareva, si era impegnato tanto per far sì che tra me e Kazuki succedesse qualcosa, forse avrei dovuto dargli la soddisfazione di sapere che era riuscito nel suo intento.
-Ci siamo baciati.- Risposi, aspirando un'altra boccata di fumo, e lui sgranò gli occhi incredulo. -Non fare quella faccia, lo so perfettamente che non aspettavi altro.- Dissi, guardandolo con disappunto. Mi infastidiva un po' sapere che aveva tramato alle mie spalle per tutto questo tempo. Ma in realtà gliene ero grato, perché probabilmente se non fosse stato per lui non avrei mai visto quella debole luce alla fine del mio tunnel personale. Ora stava a me raggiungerla e alimentarla...
-No, cioè sì ovviamente non aspettavo altro... Sono solo sorpreso...- balbettò lui e in effetti lo sembrava davvero, ma sotto l'aria di incredulità riuscivo a intravedere l'espressione di uno che sta per esplodere dalla gioia.
-Non ti agitare, non è ancora detto che quel bacio significhi qualcosa.- Dissi e infatti non ero sicuro che Kazuki fosse davvero interessato a me. Certo mi aveva baciato, ma c'era anche da tenere presente che in quel momento ero molto triste, quindi magari voleva solo consolarmi. Io non baciavo la gente per consolarla, ma forse lui sì. Dopotutto era così strano e io non lo conoscevo abbastanza per saperlo...
-Perché dici così?- Chiese Yutaka non capendo.
-Beh perché non so se per Kazuki quel bacio abbia significato qualcosa... Forse voleva solo tirarmi su di morale e si è lasciato trasportare...- Yutaka mi guardò incredulo.
-Chi è che bacia qualcuno per consolarlo?!- Esclamò con gli occhi sbarrati.
-Ma che ne so!- Sbottai e buttai a terra la sigaretta, spegnendola con il piede. -Tuo cugino è così strano, non mi stupirebbe affatto!-
-Mio cugino strano?! No senti, piuttosto... E per te? Ha significato qualcosa?- Mi morsi il labbro e mi strinsi nelle braccia, poi annuii.
-Io... Credo che lui mi piaccia...- Il viso di Yutaka si illuminò di un sorriso smagliante ed esclamò tutto emozionato: -Lo sapevo! L'ho capito quando sono venuto a prenderlo a casa tua la sera che è arrivato! L'ho capito subito che eravate perfetti insieme, basta guardarvi!-
-Calmo Yutaka, o ti verrà un infarto. Non so se Kazuki prova qualcosa per me, quindi non c'è niente per cui agitarsi.- Dissi facendo spallucce. Facevo finta che la cosa non mi importasse più di tanto, ma in realtà se avessi scoperto che per lui ero solo un amico ci sarei rimasto davvero male, perché avrebbe significato che tutta la fatica che avevo fatto per decidermi a provare a guardare avanti era stata inutile. Yutaka parve leggermi nel pensiero perché mi strinse un braccio per confortarmi e disse: -Non ti preoccupare. Conosco bene Kazuki e ti assicuro che è molto preso da te. Non avrei fatto del mio meglio per farvi passare quanto più tempo possibile insieme, altrimenti... Dai, ora andiamo che tra un po' dobbiamo aprire.-
Annuii e rientrammo nel locale, e io mi diressi nello spogliatoio per cambiarmi, mentre Yutaka tornò ad aiutare in cucina. Quando aprii la porta mi trovai faccia a faccia con Kazuki. Lo vidi arrossire leggermente e un po' imbarazzato mormorò un "ciao".
-Ciao.- Dissi a mia volta, a disagio. Si era creata una spiacevole tensione tra noi a cui non ero abituato, e quasi sentivo la mancanza dei disastri che combinava abitualmente. Quelli almeno sapevo come gestirli e se non altro avrebbero aiutato a rompere il ghiaccio... Kazuki aprì la bocca per poi chiuderla subito dopo, abbassando lo sguardo. Sapevo cosa voleva dire, ma sembrava non trovare il coraggio di affrontare la questione... E lo capivo perfettamente. Restammo in silenzio per un po', entrambi fissando il pavimento, poi disse con un filo di voce: -Dopo il lavoro possiamo parlare?-
"Ecco ci siamo" Pensai, sentendo il nervosismo aumentare. Avevo sperato che Kazuki tirasse fuori l'argomento, ma ora che l'aveva fatto mi diedi dell'idiota per aver sperato una cosa del genere... Che diavolo gli avrei detto? Ma ormai non potevo rifiutare e soprattutto non volevo. Forse quella conversazione avrebbe portato qualcosa di buono... Almeno avevo davanti le ore di lavoro per prepararmi psicologicamente, per cui annuii. Kazuki sorrise incerto e uscì dallo spogliatoio per mettersi al lavoro, lasciandomi solo. Con un sospiro iniziai a cambiarmi e a riflettere su cosa gli avrei potuto dire. Certo, tutto dipendeva da quello che mi avrebbe detto lui, perché nel caso si fosse scusato dicendo che quel bacio per lui non aveva significato nulla, allora io gli avrei semplicemente detto di stare tranquillo e non pensarci più, ma se invece mi avesse confessato di provare qualcosa per me, la situazione sarebbe stata più complicata e l'unica cosa che avrei potuto fare sarebbe stata parlargli sinceramente e sperare che capisse che avevo bisogno di tempo. Dopo essermi cambiato andai in sala e mi misi subito a lavorare, cercando di tenere la mente occupata. Temevo il momento in cui avremmo finito il turno, ma allo stesso tempo non vedevo l'ora di togliermi quel peso, quindi sperai che le ore passassero in fretta... Ma come ogni volta che si aspetta con ansia qualcosa, il tempo sembra non passare mai e tutte le volte che guardavo l'orologio erano passati solo dieci minuti. Probabilmente sembravo impazzito a controllare così di frequente l'orologio, infatti più di una volta Yutaka mi chiese se dovessi andare da qualche parte. Quando poi, una volta finito il lavoro, io e Kazuki stavamo camminando uno di fianco all'altro, in completo silenzio, mi sembrò che il tempo fosse passato fin troppo in fretta. Sembravo un ragazzino alle prime armi... Ci eravamo solo baciati, possibile che dovessi essere così nervoso?
-Ti va di mangiare qualcosa?- Domandò ad un certo punto Kazuki e io annuii subito. Ero troppo teso per mangiare, ma almeno avremmo avuto qualcosa da fare, perché continuare a camminare senza dire niente stava diventando insostenibile per i miei poveri nervi. Entrammo in una pasticceria e ci sedemmo nell'unico tavolo libero. Mentre aspettavamo che la cameriera venisse a prendere le nostre ordinazioni, iniziai a guardarmi attorno: il locale era molto elegante e i dolci esposti sembravano davvero buoni, ma sembrava la tipica pasticceria frequentata da adolescenti, infatti vidi che c'erano quasi esclusivamente liceali appena uscite da scuola... Bene, ci mancava solo che venissi preso per un pervertito a cui piacciono le ragazzine...
"O i ragazzini..." Pensai, guardando Kazuki, tutto intento a leggere la lista dei dolci.
-Siete pronti ad ordinare?- Chiese la cameriera poco dopo, sfoggiando un sorriso cordiale.
-Per me un caffè.- Dissi e lei lo scrisse nel suo blocchetto.
-Anche per me.- Kazuki che prendeva solo un caffè? Strano, goloso com'era credevo avrebbe preso ogni dolce esposto, inoltre era stato lui a proporre di mangiare qualcosa. Doveva essere proprio teso per non mangiare nemmeno un pasticcino... La ragazza andò via e tornò pochi minuti dopo con due caffè. Mentre mescolavo lo zucchero, mi ritrovai involontariamente ad origliare la conversazione delle ragazze sedute dietro di noi. Cercavano di parlare a voce bassa, ma i loro gridolini e i loro squittii giungevano chiari alle mie orecchie. A quanto pareva si stavano domandando se io e Kazuki fossimo una coppia. Beh ovvio... Probabilmente solo le sedicenni e le coppiette frequentavano quel posto. Ma avevo per caso "Gay" scritto in fronte? Prima la barista, ma lei non contava perché mi vedeva sempre con Kouyou, poi la nuova fidanzata di Yutaka e ora delle ragazzine. Improvvisamente mi pentii di aver accettato di andare in quella pasticceria.
-Ecco...- La voce di Kazuki mi fece tornare alla realtà. Bene, era arrivato il momento...
-Ecco...- Ripeté incerto, mordendosi il labbro e torturandosi le mani. Forse avrei dovuto iniziare a parlare io, ma preferii aspettare.
-Mi ero preparato un discorso fantastico, ma pare che lo abbia dimenticato.- Disse ridacchiando nervosamente e mescolando il caffè così velocemente che rischiava di farlo uscire dalla tazza da un momento all'altro.
-Perché per iniziare non prendi un respiro profondo e ti calmi un po'?- Gli consigliai guardandolo divertito. Era davvero buffo così nervoso e teso. Kazuki annuì e smise di mescolare il suo caffè.
-Beh ecco volevo solo scusarmi per quello che è successo alla festa.- Disse imbarazzato una volta che ebbe recuperato una parvenza di calma, diventando rosso. Scusarsi? Dunque si sentiva in colpa? -Io non so cosa mi sia preso, non so perché l'ho fatto. Cioè in realtà lo so, ma questo non lo giustifica... Il fatto è che tu mi piaci e vedendoti così abbattuto volevo solo tirarti su di morale, ma mi sono lasciato trasportare e non ho pensato a come ti saresti sentito. Mi dispiace, sono stato uno stupido.-
Io ero rimasto a "Tu mi piaci". Dunque davvero Kazuki era interessato a me? Non si era trattato solo di un gesto dettato dalla compassione?
-Kazuki...- Dissi, ma lui mi interruppe subito, diventando ancora più rosso.
-Aspetta, non devi dire niente! Lo so che ho detto che mi piaci, ma so benissimo che la cosa non è reciproca e non mi aspetto niente.-
-Kazuki...-
-Insomma perché a te dovrebbe piacere uno come me? Sono goffo, imbranato, non sto mai zitto, mi attacco peggio di una piattola e sono un pericolo pubblico.-
-Kazuki...-
-Davvero non mi aspetto niente, non so nemmeno perché te l'ho detto, volevo solo spiegarti perché ti ho dato quel bacio.-
-Vuoi stare un po' zitto?!- Esclamai esasperato. Ma che aveva quel ragazzo? Dove diavolo era l'interruttore per spegnerlo?
-Scusa.- Mormorò mortificato, abbassando lo sguardo.
-Non devi scusarti.- Dissi sorseggiando il mio caffè, che nel frattempo era diventato freddo. -C'ero anche io lì e non ti ho respinto.-
-Si ma...- Una mia occhiataccia lo fece zittire. Già era abbastanza difficile per me affrontare quella conversazione, se poi lui mi interrompeva ogni due secondi non mi aiutava.
-Le cose si fanno in due, no? E io ho risposto a quel bacio, quindi non hai nulla di cui scusarti. In realtà anche tu mi piaci... Molto di più di quanto vorrei.- Kazuki mi guardò stupito, a bocca aperta e con gli occhi spalancati, senza dire niente. Ovvio, quando avevo bisogno di una mano per continuare, lui perdeva improvvisamente l'uso della parola.
-Stai bene?- Gli chiesi, temendo che potesse svenire da un momento all'altro. Lui annuì e dopo essersi ripreso da quel momento di shock disse: -Se non ti conoscessi abbastanza bene da sapere che non hai il minimo senso dell'umorismo, penserei che mi stai facendo uno scherzo.-
Perfetto. Io gli confessavo che mi piaceva e lui pensava che stessi scherzando. E comunque io il senso dell'umorismo ce l'avevo eccome...
-Non sto scherzando, mi piaci davvero. Senti, ci ho pensato a lungo e credo sia arrivato il momento di andare avanti. Non ti posso assicurare che le cose funzioneranno, ma credo che valga la pena provarci, quindi se per te va bene mi piacerebbe uscire con te qualche volta.-
Non potevo credere di averlo detto. E se poi non funzionava? E se non fossi riuscito a lasciarmi alle spalle Kouyou? Però non volevo rinunciare senza averci almeno provato. Vidi il volto di Kazuki stendersi in un sorriso smagliante, il più grande che gli avessi mai visto fare e annuendo felice disse: -Ma certo che voglio!-
-Sappi che però dovrai avere pazienza. Da quando Kouyou non c'è più non ho mai provato ad iniziare una relazione, quindi ho bisogno di tempo. Ti chiedo di essere paziente e se ti stancherai di aspettare non preoccuparti, lo capirò.- Speravo davvero che però riuscisse ad avere la pazienza di aspettare che fossi pronto. Ci tenevo troppo per perdere tutto.
-Non ti preoccupare, aspetterò tutto il tempo che vuoi, non ti metterò alcuna fretta.- Si affrettò a dire, senza smettere di sorridere e non potei fare a meno di sorridere a mia volta.
 

 
KAZUKI POV
 
Non ci potevo credere. Mentre ascoltavo le parole di Yuu pensavo davvero che mi stesse prendendo in giro. Come poteva essere interessato a me? Soprattutto dopo Kouyou, che da come me lo immaginavo era la personificazione della grazia e dell'eleganza, mentre io... Beh era già tanto se riuscivo a fare due passi senza inciampare nei miei stessi piedi. E invece sembrava davvero che fosse così... Aveva subito messo in chiaro che gli sarebbe servito del tempo, ma io non avevo nessuna fretta, quindi gli avrei dato tutto il tempo di cui aveva bisogno. Potevo solo immaginare come si sentiva in quel momento. Chissà quanti pensieri e dubbi aveva... Ma se davvero era intenzionato ad andare avanti, se davvero voleva voltare pagina e ricominciare, allora era già un buon punto di partenza e io avrei fatto di tutto per aiutarlo, perché lui mi piaceva davvero tanto e volevo sul serio che potesse nascere qualcosa. In realtà lui era il primo ragazzo a piacermi così tanto, anche se forse "ragazzo" non era proprio il termine giusto visto che era un uomo di trentuno anni... Ma in fondo l'età era solo un numero e quando ero con lui non sentivo affatto quei dieci anni che ci dividevano. Il problema era che fino a quel momento avevo avuto solo storie brevi e di poco conto e speravo davvero di non rovinare tutto a causa della mia inesperienza. Se Yuu aveva bisogno del suo tempo per iniziare una nuova storia, io avevo bisogno del mio per imparare a coltivare una relazione seria e, speravo, duratura. Ci saremo aiutati a vicenda... Ero così felice che se non fossi stato in un luogo pubblico mi sarei messo a saltare e urlare dalla gioia.
-Beh andiamo?- Domandò Yuu dopo un po'.
-Aspetta, compro qualcosa da mangiare mentre torniamo a casa.- Risposi alzandomi in piedi. Ora che la tensione era sparita sentivo i crampi allo stomaco dalla fame, quindi andai al bancone, comprai diverse brioche e uscii dalla pasticceria insieme a Yuu, decisamente più sollevato e tranquillo di quando ero entrato.
Mentre camminavamo tranquillamente parlando del più e del meno, guardando i negozi, mi ritrovai a pensare a quanto mi sarebbe piaciuto passeggiare così insieme a lui come una coppia, magari tenendoci per mano e discutendo di tutto ciò di cui si discute tra fidanzati. Ad esempio cosa scrivere nella lista della spesa, decidere chi doveva portare fuori il cane (che nessuno dei due aveva) e chi doveva lavare i piatti... Sorrisi e arrossii leggermente, rendendomi conto che ciò su cui stavo fantasticando era molto simile ad una vita coniugale. Forse le mie fantasie stavano correndo un po' troppo...
-Che c'è?- Domandò Yuu, guardandomi curioso.
-Niente.- Risposi e mi misi in bocca un croissant, per cercare di smettere di sorridere.
-Stai ridacchiando.- Mi fece notare lui, alzando un sopracciglio.
-È una tua impressione.- Replicai, guardando imbarazzato da un'altra parte e lui sbuffò.
-Piuttosto, non è il quarto croissant che mangi, quello?- Chiese, probabilmente convinto che ridessi da solo e senza motivo come un matto, e che quindi fosse meglio assecondarmi e cambiare argomento.
-No, il terzo, ma ho intenzione di mangiarne un altro.- Risposi, ingoiando l'ultimo pezzo e tirando fuori un altro croissant dal sacchetto.
-Si può sapere dove metti tutto quello che mangi?- Domandò, squadrandomi da capo a piedi e io ridacchiai, dandomi dei colpetti sulla pancia.
-È tutto merito del mio metabolismo. E meno male, altrimenti sarei una botte probabilmente, visto quanto sono goloso.-
-Ah sei uno di quelli che mangiano e non ingressano. C'è un girone dell'inferno apposta per quelli come te, lo sai?- Scoppiai a ridere e gli diedi una gomitata nel fianco, guadagnandomi un'occhiataccia, e lui per risposta mi rubò l'ultimo pezzo di croissant.
-Ehi è mio!- Protestai cercando di riprendermelo, ma lui con un gesto veloce lo mise in bocca e lo inghiottì.
-Non essere egoista.- Rispose, pulendosi le labbra dalle briciole con la lingua. Distolsi lo sguardo, arrossendo davanti a quel gesto così sensuale fatto inconsapevolmente. La verità è che morivo dalla voglia di assaporare di nuovo quelle labbra. Mi tentavano come il più succoso e proibito dei frutti e io volevo solo potermi perdere nuovamente nel loro sapore dolce e avvolgente... Ma ovviamente non potevo farlo. Speravo solo di riuscire a resistere all'attrazione che provavo per lui e di non rovinare tutto con qualche gesto dettato dall'impulso. E dai miei ormoni...
-È meglio tornare a casa ora, inizia a farsi tardi.- Disse dopo un po' e annuii. Senza rendermene conto si era quasi fatta sera.
-Ti accompagno.- Disse Yuu, dopo aver parcheggiato la macchina davanti a casa sua e scendendo insieme a me.
-Guarda che abito massimo a cinquanta metri da qui.- Gli feci notare. -Posso anche andare da solo.- Yuu affondò le mani nelle tasche e si avviò verso casa mia, lasciandomi dietro.
-Con la fortuna che hai potrebbe succederti di tutto in questi cinquanta metri. Preferisco non correre rischi.- Allungai il passo per raggiungerlo e quando gli fui vicino gli diedi un colpetto sul braccio.
-Uomo di poca fede.- Scherzai, percorrendo il vialetto accanto a lui. Yuu sorrise e si fermò davanti al portone del palazzo. Restammo in silenzio un attimo, entrambi imbarazzanti, non sapendo esattamente come salutarci. Adesso che ci eravamo confessati i nostri sentimenti si era creato un leggero imbarazzo tra noi, ma in fondo era normale...
-Beh allora ci vediamo domani.- Dissi e lui annuì, poi si avvicinò e mi abbracciò. Mi irrigidii, più per la sorpresa che per altro, ma quando poi appoggiò il mento sulla mia testa, stringendomi maggiormente a sé, mi rilassai nel suo abbraccio e lo ricambiai, sorridendo contro il suo petto. Sentivo il suo profumo entrarmi nelle narici, dolce e così famigliare che sembrava lo sentissi da sempre. Era quello il profumo che volevo sentire ogni mattina appena sveglio e ogni sera prima di addormentarmi. Lentamente sciolse l'abbraccio e mi sorrise.
-A domani.- Disse e io annuii, ancora un po' frastornato. Lo guardai percorrere il vialetto e quando ebbe girato l'angolo entrai in casa, senza riuscire a smettere di sorridere.

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


-Quindi, esattamente, da quanto tempo state insieme?- Chiese Akira, buttando fuori una nuvoletta di fumo. Il turno era finito da poco e, giustamente, mentre tutti erano impegnati a pulire e sistemare il locale, lui aveva pensato bene di venire a rompere le scatole a me. Era una settimana che mi stava addosso come un cane da guardia, ma ero sempre riuscito a scamparla… Quel giorno, invece, era stato veloce e furbo.
-Non stiamo insieme.- Risposi stizzito, accendendomi svelto una seconda sigaretta. Meglio avere la nicotina a portata di mano, visto che si prospettava una conversazione piuttosto pesante.
-E allora se non state insieme, cosa siete? Amici di letto?- Disse ridendo.
-Idiota! Non siamo niente di tutto questo. Solo…ci frequentiamo, ecco.-
-Ah, capisco. Dunque, esattamente, da quanto tempo vi frequentate?-
-Saranno…dieci giorni, più o meno.-
-E in questi dieci giorni quante volte siete usciti?-
-Beh…- Mi bloccai. In effetti non eravamo usciti nemmeno una volta. A dire la verità ci sarebbero state tantissime occasioni in cui avrei voluto chiedere a Kazuki di uscire, ma poi mi ero sempre tirato indietro. La prima volta che dovevamo uscire, Yutaka ci aveva chiamati disperato chiedendoci di fare un turno extra perché c’era tantissima gente al locale e Akira e Takanori da soli non riuscivano a gestirlo; la seconda volta, era stato Kazuki a rimandare perché si era preso l’influenza e aveva la febbre, così la terza volta non gliel'avevo più chiesto.
Forse era destino che andasse così. Forse era Kouyou che mi stava mandando tutti quegli inconvenienti per farmi capire che non voleva che io uscissi con Kazuki. Però allora perché mi sembrava che avesse fatto di tutto per farmelo piacere?
-Scusami se te lo chiedo, Yuu- Disse Akira distraendomi. -Ma quando hai intenzione di chiederglielo? Sai, “frequentarsi” a casa mia vuol dire uscire insieme per conoscersi… o stare in casa per conoscersi in altri modi, tu non stai facendo né l’uno né l’altro e non è molto produttivo!-
-Me la sto prendendo con calma, ok? Mica ci corre a dietro qualcuno.-
-Cielo, cosa mi tocca sentire!-
-Senti, non siamo tutti come te che hai fatto sesso con Takanori ancor prima di sapere il suo nome!-
-Non avevo bisogno di sapere il suo nome. Già sapevo che sarebbe stato quello giusto… comunque, a parte gli scherzi, sei convinto di questo? Voglio dire… sei sicuro di voler uscire con Kazuki? In fondo si può quasi dire che tu sia stato spinto a provare qualcosa per lui, dato che Yutaka ha fatto di tutto per farvi stare insieme il più possibile.-
-Che vuoi dire con questo?-
-Voglio dire che nessuno ti sta forzando. Sono passate due settimane e non gli hai mai chiesto un appuntamento; non venite al lavoro insieme, sebbene abitiate vicino; al lavoro vi parlate pochissimo e non vi guardate mai… visto da fuori sembra che tu ti stia sforzando di fartelo piacere!-
-Non è affatto così!- Esclamai, anche se mi rendevo conto che un po’ aveva ragione. In quelle due settimane si poteva dire che l’avevo completamente ignorato e se ad Akira era arrivato quel messaggio, chissà Kazuki cosa stava pensando. Qui ci voleva un’altra sigaretta.
-Allora se non è così, non dovrebbe essere molto complicato chiedergli di uscire, no?-
-No, suppongo di no. È che è passato così tanto tempo… dove potrei portarlo?-
-Oh, beh, ci sono un sacco di posti. Per esempio l’altro giorno io e Taka siamo andati a vedere il nuovo acquario ed è stato divertente, si può fare anche la nuotata in mezzo agli squali!-
-Per carità, meglio di no!- Dissi, rabbrividendo solo al pensiero di Kazuki in mezzo agli squali. Come minimo sarebbe diventato il loro spuntino.
-Allora non ti rimane che l’opzione classica: fiori, cena e bacio della buonanotte sulla porta di casa.-
Già…ci avevo pensato anche io a quello, ma ancora non me la sentivo di portare Kazuki fuori a cena. Insomma la cena era una cosa seria e io non mi sentivo ancora del tutto pronto. Certo ero convinto di voler uscire con lui, ma c’era– e probabilmente ci sarebbe sempre stato– il pensiero di Kouyou. Non volevo far soffrire nessuno nel caso questa storia non fosse andata nel migliore dei modi, quindi per il momento volevo evitare di ficcarmi nei casini. Che già di per sé Kazuki era un gran casino… bello, questo sicuramente non lo mettevo in dubbio, ma comunque un casino.
-Direi che mi accontenterò della gita all’acquario- Dissi, buttando a terra la sigaretta. Akira sorrise, battendomi una pacca sulla spalla, dopodiché tornò dentro ad aiutare gli altri. Io aspettai fuori fino a che non vidi Kazuki lasciare il ristorante.
Ok, forza e coraggio. Cavoli avevo trentun anni, non dieci… Dovevo essere capace di chiedere a qualcuno di uscire. Allora perché ero così nervoso e mi sudavano le mani?
-Kazuki!- lo chiamai con voce un po’ incerta e lui si voltò sorpreso.
-Cosa c’è?- Chiese, un po’ imbarazzato.
-Ecco… sai… sono passate ormai due settimane da quella sera al bar e… insomma… domani ti va di venire con me al nuovo acquario? Akira mi ha detto che c’è stato con Takanori e si sono divertiti, per cui mi chiedevo se…-
-Credevo non me lo chiedessi più- Disse.
-Come?-
-Di uscire… credevo non me lo chiedessi mai.-
-Perdonami- Dissi, sinceramente dispiaciuto. -Allora è un sì?-
-Ma certo! E poi non ci sono mai stato in un acquario, sarà divertente e potremmo vedere…-
Ecco che iniziava a parlare a raffica. Ma devo dire che se all’inizio mi dava fastidio, ora mi dava quasi un senso di pace… quella pace che non sentivo da tanto tempo.
-…Oh! E ho anche sentito che si può fare la nuotata con gli squali! Ma ti immagini? Dev’essere una figata assurda!-
-Frena l’entusiasmo, ragazzino. Non succederà mai, neanche fra dieci vite, che tu vada in una vasca piena di squali… al massimo potrai accarezzare i delfini insieme ai bambini, ma niente di più- Dissi e lui mi tirò una simpatica spallata, prima di scoppiare a ridere. Anche io risi, sentendo finalmente una ventata di aria fresca percorrermi tutta la mente e il corpo.
 
***
 
Il giorno dell'appuntamento il cielo era sereno, completamente sgombro da nuvole, e un timido sole faceva capolino fuori dalla finestra. La primavera era ormai alle porte e con sé aveva portato una leggera brezza molto piacevole che scompigliava le chiome degli alberi e portava via il senso di attesa e immobilità che per me aveva sempre avuto l'inverno, come se la città fosse in letargo sotto la neve, lasciando il posto a quella sensazione di nuovo inizio che si posava su ogni cosa. In effetti il mio letargo era durato molto più dei soli mesi invernali, ma la sensazione che provai quella mattina affacciandomi alla finestra e sentendo l'aria sferzarmi il viso con dolcezza era esattamente la stessa: così come la vecchia stagione scivolava dolcemente nel tiepido calore della nuova, così anche la mia vita stava abbandonando il gelo degli ultimi anni per riscaldarsi. L'appuntamento con Kazuki era per le dieci, ma io mi ero svegliato alle sei e il nervosismo mi aveva impedito di riprendere sonno, quindi mi ero alzato dopo pochi minuti. Il giorno prima ero piuttosto preoccupato che potesse succedere qualcosa che ci avrebbe impedito di uscire come era successo le altre due volte, ma quella mattina, forse complice la bella giornata, ero abbastanza fiducioso. Dopo essermi preparato in tutta calma il caffè e aver guardato il notiziario alla tv, mi infilai sotto la doccia. Mi sentivo un po' come un ragazzino alle prime armi mentre stavo in piedi davanti all'armadio cercando di decidere cosa indossare, e in effetti l'ultima volta che mi ero trovato in una situazione del genere era stato parecchi anni prima. Chissà come se la stava cavando Kazuki... Probabilmente anche lui era nervoso quanto me, anzi, magari anche lui in quel preciso momento era davanti all'armadio a buttare all'aria tutti i vestiti. Ridacchiai divertito, immaginandolo tutto impegnato a lanciare l'intero contenuto del suo armadio per tutta la stanza, e presi una semplice camicia nera e un paio di jeans. Dopo essermi vestito e aver sistemato i capelli gettai uno sguardo all'orologio e vidi che mancavano ancora trenta minuti alle dieci, quindi mi sedetti sul divano ad aspettare. Davanti a me Kouyou mi sorrideva felice da dietro il vetro che proteggeva la grande foto appesa alla parete. Solo un mese prima non avrei mai pensato che un giorno mi sarei seduto su quel divano, davanti a quella foto, ad aspettare con impazienza di andare ad un appuntamento. Quando Kouyou se n'era andato credevo di essere morto con lui, non avevo mai pensato che sarei potuto tornare a provare sensazioni semplici come l'emozione e l'attesa di un appuntamento, eppure eccola lì che mi formicolava dappertutto. Sorrisi di rimando alla foto e mi alzai, presi una giacca leggera e anche se mancava ancora parecchio uscii di casa, incapace di aspettare. Attraversai la strada e percorsi il vialetto di casa di Kazuki e suonai il campanello. Subito sentii il portone aprirsi. Apriva la porta senza nemmeno chiedere chi era? Pessima abitudine che andava corretta assolutamente. Salii le scale e arrivato alla porta alzai il pugno per bussare, ma un rumore al di là di essa mi bloccò con il braccio a mezz'aria.
-Kazuki tutto bene?- Chiesi allarmato, pensando se fosse il caso di sfondare la porta e fare irruzione per controllare che fosse ancora tutto intero, ma subito la porta si aprì e mi tranquillizzai. Kazuki aveva la maglia mezzo infilata ed era a piedi nudi, dietro di lui c'era una sedia per terra. Evidentemente per correre ad aprirmi ci aveva sbattuto contro.
-Scusami, sono in ritardo.- Esclamò, finendo di infilarsi la maglia e facendosi da parte per farmi passare.
-No, sono io che sono in anticipo.- Risposi entrando e mettendo a posto la sedia.
-Fai pure con calma, tanto c'è tempo.- Lui annuì e corse in camera a finire di prepararsi. Mezz'ora dopo eravamo pronti per uscire. Siccome l'acquario non era troppo lontano, avevamo deciso di non prendere la macchina e di approfittare della bella giornata per fare una passeggiata. Avevo pensato che probabilmente mi sarei sentito nervoso e teso, dopotutto questo era il nostro primo appuntamento ufficiale, invece ero straordinariamente rilassato. Kazuki aveva questa capacità di farmi sentire a mio agio sia che fosse in silenzio sia che parlasse come se avesse mangiato una radio. Cosa che accadeva con una frequenza allarmante...
-Ah ti saluta mia madre!- Esclamò, dopo dieci minuti buoni passati a raccontarmi nei minimi dettagli il film poliziesco che aveva visto la sera prima.
-Tua madre?- Domandai, guardandolo sorpreso. L'avevo vista solo una volta, strano che si ricordasse di me. Ma dopotutto era la zia di Yutaka e chissà cosa le aveva detto...
-Sì. Le ho detto che oggi saremmo andati all'acquario... Ah e tra l'altro mi ha detto di dirti che se verrò mangiato dagli squali ti riterrà responsabile.-
Cosa?! Perché mai dovrei essere ritenuto responsabile nel caso che suo figlio decidesse di trasformarsi in snack per squali?
-Ti ho già detto che tu non ti avvicinerai nemmeno a quegli animali! Con la fortuna che hai quelli ti mangiano davvero!- Risposi con fermezza.
-Dai, Yuu, ti prego! Solo una nuotata veloce!- Insistette con occhi imploranti.
-Una nuotata veloce? Così anziché divorarti ti daranno solo un morsetto?- Ribattei sarcastico.
-Esatto! No cioè... Ecco... Vedrai che andrà tutto bene...-
-Ma esatto cosa?!- Sbottai dandogli uno scappellotto sulla nuca. -Ho detto che tu al massimo accarezzerai i delfini. Non ci tengo ad essere perseguitato da tua madre. E per favore cerca di non cadere nella vasca.- Kazuki si massaggiò la testa con aria imbronciata, ma non insistette. Probabilmente anche lui era consapevole che la distanza minima che doveva mettere tra sé stesso e uno squalo per potersi ritenere relativamente al sicuro era più o meno la stessa distanza che c'era tra il Giappone e Saturno.
Continuammo a chiacchierare del più e del meno finché finalmente non arrivammo all'acquario. L'entrata era davvero d'effetto, dovetti ammettere: due alte colonne reggevano due grandi delfini molto realistici che formavano un arco e sotto di essi un'insegna trasparente piena d'acqua e pesci finti recava il nome dell'acquario. Al di là dell'arco c'era un piccolo cortile e l'edificio vero e proprio. Essendo domenica ed avendo aperto solo da una settimana c'erano molte persone in coda fuori, quindi ci unimmo agli altri.
Dopo mezz'ora di fila e diversi minuti passati a discutere davanti alla ragazza che faceva i biglietti su chi dovesse pagare, dopo essermi impuntato ribadendo che, siccome ero stato io ad invitarlo, toccava a me pagare per entrambi, finalmente riuscimmo ad entrare. L'ingresso era davvero qualcosa di sorprendente: le pareti erano veri e propri acquari dentro cui tanti pesci di vari colori e specie nuotavano tranquilli, ignari della sorpresa che suscitavano nei visitatori. Cartelli indicatori a forma di pesce palla segnavano due possibili direzioni da seguire: a sinistra c'era l'acquario vero e proprio, mentre a destra il bar, il ristorante e il negozio di souvenir. Optammo per vedere prima i pesci e dopo fermarci a mangiare qualcosa, quindi andammo a sinistra. Seguimmo un corridoio anch'esso costituito da pareti ad acquario e mi accorsi subito che guardare Kazuki che, come un bambino, si guardava attorno estasiato, era senza dubbio uno spettacolo più divertente che guardare i pesci. Pensai che probabilmente anche Kouyou avrebbe reagito così a quella vista... In effetti lui e Kazuki erano straordinariamente simili, ma allo stesso tempo molto diversi. Kouyou era più serio e silenzioso e si poteva dire che viveva in un mondo tutto suo... Ogni tanto lo sorprendevo completamente immerso nei suoi pensieri e quando gli chiedevo a cosa stesse pensando scuoteva la testa e mi dava un bacio sorridendo. Kazuki invece era un terremoto su gambe, non stava zitto un secondo e diceva tutto quello che gli passava per la testa. Eppure nonostante queste enormi diversità non potevo fare a meno di trovare qualche tratto in comune tra i due...
-Ehi Yuu, guarda!- Esclamò tutto d'un tratto Kazuki, riportandomi con i piedi per terra. Il corridoio ora si affacciava su diverse porte, ognuna delle quali recava una targhetta con il nome dei pesci che potevi vedere nella stanza e lui stava guardando con occhi che brillavano la scritta "Squalo Bianco". Un brivido freddo mi percorse dalla testa ai piedi.
-Ok io direi che è meglio andare oltre!- Dissi oltrepassando velocemente la porta, ma Kazuki mi afferrò la mano e mi trascinò indietro. Subito un piacevole calore si diffuse nella mia mano e dalla punta delle dita si diffuse in tutto il mio corpo, avvolgendomi. Era come se avessi messo la mano tra le fiamme, ma anziché bruciarmi mi riscaldava piacevolmente, facendomi desiderare di non lasciare mai la mano che stringeva la mia.
-Non ci penso nemmeno a passare oltre!- Disse lui spingendomi nella stanza. Davanti a noi, attraverso una vetrata, potevamo vedere un grande squalo che nuotava placidamente insieme ad un uomo con la tuta da sub. Mi domandai preoccupato se quell'enorme essere fosse in grado di rompere il vetro... E probabilmente ne era in grado eccome, così come sarebbe stato in grado di divorare me, Kazuki e le altre persone presenti in un sol boccone se solo gli fosse venuto un languorino.
-È bellissimo, vero?- Esclamò lui emozionato, lasciando andare la mia mano e avvicinandosi maggiormente al vetro. Nel momento in cui la sua mano lasciò la mia, subito la sensazione di calore provata poco prima scivolò via con mio grande disappunto. Disappunto che presto però venne sostituito dal puro terrore nel vederlo così vicino ad un animale potenzialmente letale. Inoltre non avevo dimenticato le parole di sua madre...
-Se con "bellissimo" intendi feroce, letale e aggressivo, allora sì.- Risposi facendolo indietreggiare di qualche passo.
-Quanto vorrei nuotare con lui...- Disse, senza distogliere lo sguardo dallo squalo, che a dirla tutta sembrava parecchio scocciato di avere tutti gli occhi puntati addosso.
-A parte il fatto che non sono nemmeno sicuro che tu sappia nuotare... Comunque te l'ho già detto, non esiste che tu entri in quella vasca.-
-Certo che so nuotare, per chi mi hai preso? Qualche anno fa ho fatto anche il bagnino in piscina.- Replicò lui, incrociando le braccia e guardandomi imbronciato.
-Tu il bagnino? E chi salvava te, scusa?- Domandai ironico, ricevendo una botta sul braccio. Restammo ancora un po' a battibeccare sotto lo sguardo dei presenti che di tanto in tanto ci lanciavano occhiate divertite, poi andammo a mangiare qualcosa al ristorante dell'acquario.
-Sai sono felice che tu ti sia deciso alla fine.- Disse Kazuki, soffiando sul suo ramen per raffreddarlo. Il ristorante era bello quanto tutto il resto. Le pietanze, cucinate divinamente, erano servite in eleganti piatti di varie sfumature di blu, per richiamare il resto dell'ambiente, e per i bambini i piatti erano a forma di pesce. Anche io ero felice di averlo fatto. Non solo perché quella giornata era stata un piacevole cambiamento nella mia monotona routine, in effetti da quando era arrivato Kazuki la mia routine era andata a rotoli, ma soprattutto perché la mia mente era finalmente vuota da pensieri tristi e preoccupazioni. Mi ero semplicemente goduto la compagnia di Kazuki e mi aveva fatto bene.
-Anche io sono felice- risposi, addentando il mio yakitori.
-Sono stato davvero bene oggi.- Le labbra di Kazuki si distesero in un enorme sorriso. Bastava così poco a farlo felice... -Ma non credere che la giornata sia finita!- disse poi. -Dobbiamo ancora vedere i delfini, visto che sei stato così gentile da darmi il permesso di accarezzarli, e io voglio assolutamente farlo!-
-Basta che non cadi in acqua o dovrei tuffarmi per salvarti.- Replicai, scoppiando a ridere.
 
 
La vasca dei delfini copriva un'ampia parte dell'esterno dell'edificio. Tutt'attorno gli spalti facevano da contorno alla piscina, permettendo ai visitatori di assistere allo spettacolo. Io e Kazuki eravamo in seconda fila, circondati da genitori con bambini. Mi sentivo un po' a disagio in mezzo a tutti quei ragazzini, ma l'espressione rapita di Kazuki mentre guardava lo spettacolo era così divertente che valeva la pena essere lì. Inoltre io non avevo mai visto i delfini dal vivo. Nella vasca un'istruttrice nuotava con un delfino femmina e con il suo cucciolo e faceva fare loro diversi esercizi con una palla, coinvolgendo i bambini seduti nella prima fila.
-Sono stati bravissimi, vero?- Disse Kazuki, mentre applaudiva entusiasta, una volta finito lo spettacolo. A dire il vero io avevo passato quasi tutto il tempo a guardare lui, ma per quel poco che avevo visto dei delfini dovetti ammettere che sì, erano stati davvero bravi.
-Ora possiamo andare ad accarezzarli!- Esclamò, balzando in piedi. E infatti un gran numero di bambini si riversò sul bordo della vasca, dove i due delfini spruzzavano acqua tutti felici.
Peggio di un bambino. Pensai, scuotendo la testa divertito, mentre lo seguivo lungo gli spalti, fino alla piscina. Lo vidi accucciarsi davanti al cucciolo e allungare la mano per accarezzarlo, ma quello saltò in aria, fece una capriola e si rituffò in acqua, investendo in pieno Kazuki con una gran quantità di schizzi. Scoppiai a ridere fino alle lacrime, mentre lui, bagnato fradicio, sbarrava gli occhi incredulo. Perfino il delfino sembrava ridere di lui.
-La prossima volta che veniamo porterò una videocamera!- Dissi continuando a ridere, mentre Kazuki si asciugava i capelli con un asciugamano datogli dall'istruttrice. Lui mi guardò male, ma poi si mise a ridere anche lui. Alla fine, dopo avergli fatto la doccia, il delfino si era fatto accarezzare anche da me.
-La prossima volta andiamo allo zoo a vedere le tigri.- Disse Kazuki ridendo, mentre ci dirigevamo verso il negozietto di souvenir.
-Scherzi?! Non ti farei avvicinare nemmeno ad un criceto!- Replicai guardandomi attorno.
Il negozio era piuttosto grande e pieno di oggetti di ogni tipo: Peluche, portachiavi, soprammobili, cuscini... tutto a tema dell'acquario.
-Sai, sono ferito dalla poca fiducia che hai in me.- Disse fingendosi offeso, mentre guardava un espositore di ciondolini per il cellulare a forma di vari pesci.
-Non è che ho poca fiducia in te, è che ci tengo troppo a te per rischiare che tu venga mangiato.- Dissi, prima di rendermi conto delle mie effettive parole. Lui si voltò verso di me, un po' imbarazzato ma felice. Non rispose, ma il suo sorriso mi fece capire che le mie parole gli facevano piacere.
-Credo che prenderò questo.- Disse poi, prendendo dall'espositore un ciondolino a forma di delfino e andando alla cassa. Fece per tirare fuori i soldi, ma io fui più veloce e misi diverse monete sul bancone.
-Regalo.- Dissi in risposta al suo sguardo sorpreso. Uscimmo dall'acquario che era quasi sera, ma c'era ancora abbastanza luce e il tempo era ancora piacevole, quindi tornammo a casa a piedi, chiacchierando tranquillamente.
-Grazie per oggi, sono stato davvero bene.- Disse una volta arrivati davanti a casa.
-Anche io. Dobbiamo rifarlo presto.- Non vedevo l'ora di uscire di nuovo con lui. Mi sentivo come un ragazzino che dopo il primo appuntamento con la sua cotta non vedeva l'ora di replicare. Forse era proprio quello che mi stava accadendo. Forse, nonostante tutti i miei dubbi, le mie resistenze e il mio attaccamento al passato, mi stavo davvero prendendo una cotta per lui.
-Ci vediamo domani al lavoro.- Dissi, incerto su come salutarlo.
Che dovevo fare? Un bacio sulla guancia poteva andare. Mi avvicinai, ma anziché sulla sua guancia il mio sguardo cadde sulle sue labbra. La luce del lampione faceva brillare i piercing che le adornavano, attirandomi come una calamita. Forse era troppo presto, forse non ero ancora pronto, ma ero stanco di stare sempre a preoccuparmi. Per una volta volevo lasciarmi andare... Mi avvicinai di più e sentii lui fare lo stesso. I nostri respiri si infrangevano l'un l'altro, diventando una cosa sola e prima che me ne rendessi conto la distanza tra noi fu azzerata. Le sue labbra erano morbide e dolci come ricordavo, se non di più, e mentre le sfioravo con le mie sentivo i battiti del mio cuore aumentare, come se fino a quel momento fosse stato fermo e ora stesse finalmente tornando a battere.

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


KAZUKI POV
 
Raccontare a mia madre che sarei uscito con Yuu era stata una pessima idea e avrei dovuto immaginarlo. Tutte le volte che avevo avuto un appuntamento e che avevo fatto l'errore di dirglielo, il giorno dopo, puntualmente, ero stato sempre sottoposto ad un terzo grado con i fiocchi, quindi cosa mi aveva dato il diritto di pensare che, siccome ora vivevo per conto mio, lei si sarebbe astenuta dal farlo? Ovviamente avrei dovuto immaginare che un simile dettaglio non l'avrebbe fermata. Dopotutto mia madre era la persona più pettegola e impicciona che avesse mai camminato sul suolo terrestre.
-Dunque adesso state insieme?-
Nonostante tutti i miei tentativi di tenermi per me quello che era successo il giorno prima, e mi ero impegnato parecchio per riuscirci, lei era comunque riuscita ad estrapolarmi le informazioni che le interessavano, e non sapevo nemmeno io come ci fosse riuscita. Credo che semplicemente alla fine fossi così stanco delle sue insistenze che avevo sputato il rospo. Non che ci fosse poi molto da dire, comunque... Tuttavia iniziavo a pensare che mia madre sarebbe stata un ottimo agente di polizia. Avrebbe sfiancato così tanto i sospettati che, proprio come me, alla fine avrebbero confessato anche il più atroce dei delitti.
-Mah non saprei, non ne abbiamo parlato.- Risposi distrattamente, tenendo il cellulare in una mano e il telecomando nell'altro. Non stavo davvero guardando la tv, ma fare zapping era un modo come un altro di non prestare completamente attenzione alla conversazione.
-Non c'è bisogno di parlarne, Zukki caro. Sono cose che si sentono.-
Ed ecco che tornava ad usare quel nomignolo che tanto odiavo.
-Mamma, è da quando ero bambino che ti dico che non sopporto che mi si chiami Zukki- sbuffai, fermandomi su un canale che trasmetteva repliche di Sailor Moon. -E comunque non lo so. C'è stato solo un bacio, non mi ha giurato eterno amore.-
In effetti, però, anche io avrei voluto avere un po' più di chiarezza. La sera prima, dopo esserci baciati, lui se n'era andato senza dire niente. Non che avesse dovuto dire qualcosa tipo "Ah adesso stiamo insieme eh", però magari un indizio... Io comunque ci speravo. Volevo davvero potermi considerare il suo ragazzo, ma magari stavo correndo troppo...
-A proposito, com'è stato?-
-Com'è stato cosa?-
-Il bacio, ovviamente! È bravo a baciare?-
In quel preciso momento Usagi fece un'espressione sbalordita, come se dalla televisione avesse sentito la domanda di mia madre.
-Mamma! Che razza di domanda è?!- Esclamai incredulo. Avevo il sospetto che mi avrebbe chiesto anche della nostra prima volta, se mai ci sarebbe stata. Dovevo stare attento a non cadere nuovamente nella sua rete da detective.
-Che c'è? Mi preoccupo che il fidanzato del mio piccolino sia un bravo baciatore. La mamma vuole che tu sia felice.-
Iniziavo ad invidiare i miei amici che avevano delle madri che passavano le giornate a fare giardinaggio o a sferruzzare, anziché impicciarsi nella vita dei figli...
-Prima di tutto "fidanzato" mi sembra eccessivo, secondo non sono affari tuoi!- Risposi indignato.
-Che antipatico. Comunque devo dire che hai proprio buon gusto eh... Yuu è proprio un gran figo. Un po' tenebroso, forse, ma i belli e dannati sono sempre stati il mio tipo. Se non fossi sposata, un pensierino magari...-
Altra espressione incredula di Usagi e del sottoscritto.
-Mamma! Potrebbe essere tuo figlio!-
-Ma mica tanto, sai? Se non sbaglio ha dieci anni in più di te, quindi solo undici in meno di me. Tra l'altro non pensavo che ti piacessero gli uomini maturi. Fai bene, sono più esperti in tutto.-
Ok, la conversazione stava decisamente prendendo una brutta piega, meglio farla finita.
-Ehm... ok... bene... ora devo proprio andare, mamma. Ci sentiamo presto. Salutami il papà.-
-Oh vai di già? Ok, tu salutami Yutachan e mio genero.-
Genero? Era già arrivata a quel punto? Chiusi la chiamata scuotendo la testa e mi stiracchiai. Ero un po' nervoso al pensiero di andare al lavoro quel giorno; ci sarebbe stato anche Yuu e non avevo idea di come comportarmi. Il mio primo istinto era quello di saltargli addosso, ma forse non era una buona idea. In realtà ero anche un po' preoccupato... Il giorno prima, mentre mi baciava, mi sembrava tutto perfetto, la ciliegina sulla torta per quella bellissima giornata... Ma una volta a casa, ragionando a mente lucida, avevo iniziato a preoccuparmi. E se Yuu si fosse sentito in dovere di farlo, vista la situazione, e se ne fosse poi pentito? E se quel bacio, anziché avvicinarci, ci avesse solo allontanati? Era una situazione così delicata che mi sembrava di camminare su dello zucchero filato. Abbassai lo sguardo sul cellulare ancora stretto tra le mie mani e guardai il ciondolino a forma di delfino che mi aveva regalato Yuu.
Forse mi stavo preoccupando per niente. Dopotutto Yuu mi aveva detto che era stato bene, no? Inoltre mi sembrava davvero intenzionato a far sì che le cose funzionassero e non credevo che avrebbe buttato tutto a rotoli con un gesto dettato dalle circostanze, se non fosse stato sicuro di volerlo davvero. Il delfino attaccato al telefono prese ad illuminarsi e pochi secondi dopo il telefono vibrò, segnalando un messaggio. Vedendo il nome di Yuu sullo schermo il mio cuore finì da qualche parte in zona pancreas.
 
Buongiorno Kazuchan! Preparati che tra un'ora passo a prenderti e andiamo a fare colazione prima di andare al lavoro.
P.S. Cerca di non ucciderti, anche se usciamo cinque minuti dopo non succede niente.
 
Sorrisi e digitai velocemente una risposta. Ma sì, forse mi stavo preoccupando troppo...
Mi fiondai sotto la doccia, ignorando bellamente le raccomandazioni di Yuu, e avevo appena finito di vestirmi quando sentii suonare il campanello.
-Ciao.- Dissi, resistendo alla tentazione di saltargli al collo, dopo aver aperto la porta. Nonostante la tentazione fosse tanta non era ancora il caso di lasciarmi andare a certi slanci.
-Ciao.- Rispose lui sorridendomi. Restammo a fissarci per un po', vagamente in imbarazzo. Ma era un imbarazzo quasi piacevole, quel genere di imbarazzo che era normale che ci fosse all'inizio di una storia. Storia che non ero nemmeno sicuro che avessimo, comunque... Yuu sorrise nervoso, e con fare un po' incerto si chinò per sfiorare le mie labbra con le sue. Fu un bacio casto e delicato, ma questo non impedì al mio cuore di fare una capriola.
-Andiamo?- Disse, una volta scostatosi da me. Potevo vedere un leggero rossore diffuso sulle sue guance ed ero sicuro che anche le mie avevano lo stesso colorito. Annuii e presi la giacca, dopodiché uscimmo.
 
 
AOI POV
 
 
Fare colazione al bar prima di andare al lavoro era un'abitudine che avevo con Kouyou. A dire il vero non ci avevo pensato quella mattina quando avevo mandato il messaggio a Kazuki, ma poi, una volta seduto al piccolo tavolino dell'elegante bar, mi era tornato in mente. Stranamente, però, questo non mi provocò la reazione che immaginavo. Pensavo che ricordare la mia routine con Kouyou mi avrebbe fatto sprofondare nello sconforto, ma invece non successe. Avevo avvertito la nostalgia e la tristezza nascere, pronte a travolgermi come sempre, ma vedere Kazuki seduto davanti a me che parlava a raffica mentre mangiava il terzo cannoncino, le aveva assopite. Questo mi fece pensare che, certo, non stavo ancora bene e Kouyou non era ancora diventato un ricordo, non sapevo nemmeno se lo sarebbe mai diventato... Sicuramente una parte di me sarebbe stata sempre legata a lui, ma ero sulla buona strada per migliorare. E tutto grazie a quel ragazzino.
- ...e quindi pensavo che se vuoi potremmo andarci insieme... Ehi Yuu? Mi stai ascoltando?-
La mano di Kazuki che sventolava davanti alla mia faccia, mi fece intuire che dovevo essermi perso nei miei pensieri e non avevo sentito una parola di quello che mi stava dicendo.
-Ehm certo che ti sto ascoltando- mentii, sorseggiando il mio cappuccino nel tentativo di mascherare l'imbarazzo. -Dov'è che vorresti andare?-
-Bugiardo! Non mi stavi ascoltando affatto!- Esclamò mettendo su il broncio.
-Scusa- risposi, cercando di non ridere davanti alla sua espressione imbronciata. -Dai, dimmi.-
-Voglio andare al cinema. Questo weekend esce un nuovo horror che voglio assolutamente vedere!-
-Un horror?- domandai sorpreso. -Non ti facevo uno da horror.-
-Scherzi? Li adoro! Certo, poi non dormo per una settimana, ma non posso fare a meno di vederli!- Spiegò entusiasta.
-Beh direi che si può fare... Ma non sei troppo piccolo per certi film?- Lo presi in giro scherzosamente e in cambio lui mi tirò un calcio da sotto il tavolo. Considerando come erano iniziate le cose, due appuntamenti in così poco tempo erano un gran passo avanti...
 
-Ma dunque dopo tutto questo tempo ti sei ricordato come si fa sesso?- Akira, Takanori ed io eravamo sul retro del ristorante a goderci la nostra pausa. A dire il vero io avevo sperato di godermela, ma avrei dovuto immaginare che quei due pettegoli non me lo avrebbero permesso. Akira sapeva che il giorno prima ero andato all'acquario con Kazuki, e sicuramente era corso subito a riferirlo a Taka. Molto probabilmente la notizia si era poi diffusa anche a Yutaka, ai suoi genitori e probabilmente anche il cane di Taka ne era al corrente. Bello tenersi le cose per sé...
-Non sono cose che si dimenticano.- Disse Takanori, ignorando l'occhiataccia che avevo lanciato ad Akira.
-Beh sai ad una certa età...-
-La smettete?- sbottai, irritato. -Non abbiamo fatto sesso.-
-Dunque è vero che non te lo ricordi!- esclamò ridendo, Akira. -Se vuoi ti diamo qualche dritta.-
Takanori gli diede un colpetto sul braccio e disse: -Scusa, non ti stiamo prendendo in giro. Siamo solo contenti... È da tanto che non possiamo parlare così con te.-
In effetti in quegli ultimi anni i miei amici erano stati molto trattenuti con me, come se credessero che scherzare in mia presenza avrebbe urtato i miei sentimenti. Non avevo mai pensato a questa cosa...
-Sono stato insopportabile, vero?- Domandai in colpa, abbassando lo sguardo.
-No, eri solo a pezzi- rispose Takanori, comprensivo. -Piano piano quei pezzi torneranno a posto, però.-
Sperai proprio che avesse ragione...
-Dunque quanto hai intenzione di farlo aspettare?- Chiese poi Akira, tirando fuori le sigarette dalla tasca e accendendosene una.
-Chi?- Domandai, non capendo. Akira alzò gli occhi al cielo sbuffando.
-Kazuki ovviamente! È giovane, ha gli ormoni in subbuglio, poveraccio... Quanto vuoi farlo aspettare?-
-Ma non pensi proprio ad altro eh!- Esclamai esasperato.
-Ignoralo, lo sai che è un pervertito- Disse Takanori lanciandogli un'occhiataccia. -E poi non vi corre dietro nessuno.-
-Non la pensavi allo stesso modo quando mi hai infilato le mani nelle mutande, appena cinque minuti dopo esserci conosciuti.- Sghignazzò Akira, passando un braccio attorno alle spalle del più piccolo. Lui gli tirò una gomitata nel fianco.
-Ti ricordo che tu mi avevi palpeggiato abbondantemente il sedere.- Replicò e io decisi che era ora di tornare al lavoro. Gettai la sigaretta per terra e la pestai per spegnerla, dopodiché rientrai, lasciando i due a discutere di chi avesse fatto prima cosa.
 
 
REITA POV
 
Quel sabato sera il cinema era pieno. Era una piacevole serata primaverile e questo aveva convinto molte persone a passare qualche ora fuori, compresi il sottoscritto e Takanori. Avevamo deciso di andare al cinema a vedere l'ultimo film horror uscito e ora eravamo in coda per i biglietti. A dire il vero a nessuno dei due importava particolarmente del film, l'unico motivo per cui avevamo scelto di andare proprio al cinema e proprio quella sera era perché sapevamo che anche Yuu e Kazuki ci sarebbero andati e, per dirla in parole povere, volevamo spiarli. Non che volessimo farci i fatti loro, ovvio, volevamo solo accertarci che tutto andasse bene e che Yuu non rovinasse tutto. Almeno questo è quello che mi ripetevo per sentirmi meno impiccione...
-Avresti potuto evitare di metterti la sciarpa, ci stanno guardando tutti!- Sibilai a Takanori.
Per non essere riconosciuti, avevamo sfoggiato i nostri migliori look da incognito, che consistevano per il sottoscritto in occhiali da sole e mascherina, e per lui una grande sciarpa nera che gli copriva il viso fino al naso e degli altrettanto grandi occhiali da sole, che tra l'altro sospettavo fossero da donna.
-Stanno guardando te! Sembri un terrorista! Probabilmente temono che tu ti faccia esplodere da un momento all'altro.- Replicò Takanori. A me sembrava di passare totalmente inosservato, anche se in effetti una ragazza si era allontanata allarmata quando mi aveva visto. Stavo per replicare quando una voce familiare alle nostre spalle mi fece trasalire.
-Ah allora avevo ragione, siete voi due!-
Ci voltammo di scatto e trovammo Yutaka e la sua ragazza mano nella mano. Lei ci salutò allegra con la mano, poi mi squadrò dalla testa ai piedi e si strinse impercettibilmente a Yutaka, ma non disse niente.
-Cosa fate voi due qui? State progettando un attentato?- Domandò lui, passando un braccio attorno alle spalle della fidanzata e cercando di non ridere del nostro look da detective.
-Aspettiamo di guardare un film, mi pare ovvio.- Risposi, sfoggiando la mia migliore aria innocente.
-Un horror? Tu? Ti devo ricordare che quando hai visto E.T non hai dormito per una settimana, perché temevi un'invasione aliena?- Disse Yutaka alzando un sopracciglio e accanto a me Takanori ridacchiò.
-B-beh ecco...- Borbottai imbarazzato, non sapendo come rispondere.
-Sicuri che la vostra presenza qui non c'entri in alcun modo con il fatto che anche Yuu e mio cugino avevano intenzione di venire?- Domandò lui sospettoso.
-Noi?!- Esclamai fingendomi offeso. Come poteva pensare che io e Taka fossimo così subdoli ed impiccioni da spiare i nostri amici? -E voi piuttosto cosa ci fate qui?!-
-Noi naturalmente siamo qui per il film- Rispose Yutaka con un sorriso innocente. -Yukiko è una grande appassionata di film horror, non ve l'avevo detto?- Continuò, sorridendo alla ragazza, che seguiva la conversazione con sguardo che diceva chiaramente che ci considerava completamente pazzi.
-Beh tanto vale fare la fila insieme, allora.- Disse Takanori.
La coda procedeva piuttosto lentamente, ma era una serata piacevole, quindi la cosa non mi pesò, anche se di solito perdevo la pazienza nel giro di cinque minuti. Yutaka ci stava raccontando che i suoi genitori stavano pensando di fare qualche cambiamento nell'arredamento del ristorante, per renderlo più moderno, quando Yukiko esclamò, indicano un punto all'ingresso del cinema: - Ehi quello non è tuo cugino con il vostro amico?-
Ci voltammo tutti a guardare: Kazuki e Yuu si stavano mettendo in fondo alla fila e sembravano divertirsi un mondo, perché ridevano a crepapelle per motivi a me ignoti. Subito ci girammo dalla parte opposta per non essere visti e Yutaka prese Yukiko per un braccio facendo voltare anche lei.
-Non volete salutarli?- Chiese stupita, mentre io e Takanori ci coprivamo la faccia con la mano. Non che si vedesse molto comunque, visto come eravamo conciati.
-No. Il loro è un appuntamento romantico, meglio non disturbarli.- Rispose Yutaka. -E voi due cercate di comportarvi normalmente!-
-Ma credevo che non stessero insieme.- Disse Yukiko confusa.
-Oh le cose sono un po' cambiate dalla sera della cena.- Fece Yutaka, con aria estremamente soddisfatta. Quasi dimenticavo che se quei due stavano uscendo insieme era in gran parte merito suo. Arrivò il nostro turno di fare i biglietti, poi lasciai che gli altri tre mi precedessero in sala e andai in bagno. Mentre mi lavavo le mani, la porta si aprì e mi trovai faccia a faccia con Yuu.
-Akira!- Esclamò lui sorpreso.
-Yuu, anche tu qui? Che sorpresa...- Dissi imbarazzato. Mi sentivo un bambino colto in flagrante con le mani dentro al barattolo della marmellata.
-Sorpresa? Ma se sapevi benissimo che sarei venuto.- Rispose lui sospettoso.
-Ah sì? Devo essermene dimenticato. Sai, la memoria non è più quella di una volta.- Ridacchiai, asciugandomi le mani.
-Sei qui da solo?- Domandò, senza smettere di fissarmi con sospetto.
-No, c'è anche Takanori. E Yutaka... e Yukiko...- Risposi, sempre più imbarazzato.
-Ma che allegra combriccola.- Commentò lui sarcastico.
-E tu invece? Sei qui da solo?- Chiesi innocentemente. Peccato che la mia aria innocente non fosse come quella di Yutaka, accidenti.
-Sai benissimo con chi sono.- Rispose lui, guardandomi male. -Siete venuti a spiarci, vero?-
-Spiarvi? Noi?! Ma quando mai!- Forse ci misi un po' troppa enfasi e un po' troppo sdegno, perché Yuu non se la bevve.
-Non fare l'innocentino, te lo leggo in faccia!-
-B-beh ecco...- Borbottai, non sapendo bene cosa dire. -Volevamo solo accertarci che tu non facessi danni.-
-Ho trent'anni suonati, credo di essere in grado di andare al cinema.-
-Ah sì?- Ridacchiai. Avevo molti dubbi al riguardo. -Piuttosto, dov'è Kazuki?-
-Sta comprando i pop corn.-
-Fai pagare a lui? Che razza di spilorcio!-
-Io ho pagato il cinema e lui ha insistito per pagare i pop corn. Non la smetteva più, quindi ho dovuto lasciarlo fare.-
-Beh allora non ti trattengo. Kazuki ti starà dando per disperso e non avrà nessuno da abbracciare durante le scene più spaventose. Mi raccomando confortalo come si deve.- Gli diedi una pacca sulla spalla e uscii dal bagno.
 
 
AOI POV
 
 
Incredibile! Quegli idioti dei miei amici si erano presi la briga di venire a spiare il mio appuntamento. Non avevano proprio niente di meglio da fare...
Uscii dal bagno e raggiunsi Kazuki al bar. Era in piedi davanti ad un tavolino pieno di cose. C'erano due enormi barattoli di pop corn, due grandi bicchieri di coca cola e svariati sacchetti di patatine e caramelle.
-Eccoti finalmente! Ce ne hai messo di tempo!- Esclamò, vedendomi arrivare.
-Oh ehm c'era molta fila.- Mentii. -Ma hai svaligiato il bar?-
-Oh beh sai guardare un film mi fa sempre venire fame.- Spiegò lui. Incredibile che con tutto quello che mangiava fosse così magro. Anche se in effetti iniziavo ad intravedere una leggera pancetta.
-È meglio andare, il film inizia tra pochi minuti.- Dissi, iniziando a mettere tutti i sacchetti di caramelle e cose varie nella busta. Tra quella, i barattoli di pop corn e le bibite avevamo entrambi le mani piene, ma riuscimmo ad arrivare in sala senza far cadere niente. La sala era davvero grande, con una scalinata al centro che divideva le file di poltrone di velluto rosso. Mentre cercavamo i nostri posti vidi Akira, già seduto tra Takanori e Yukiko, che mi salutava di soppiatto con la mano. Lo ignorai e continuai a guardare i numeri sulle poltrone in cerca delle nostre. Fortunatamente erano lontane da quelle dei miei amici, anche se, essendo loro dietro di noi, potevano vedere tutto quello che facevamo. Non che avremmo fatto granché comunque... Indicai i nostri posti a Kazuki e, dopo aver rischiato di inciampare addosso ad una vecchietta che per qualche motivo aveva scelto di passare il sabato sera a guardare un film horror, anziché fare l'uncinetto, riuscimmo a sederci.
-Ho letto un sacco di recensioni positive per questo film.- Disse Kazuki tutto emozionato, iniziando a mangiare i suoi pop corn.
-Di cosa parla esattamente?- Domandai. Non gliel'avevo detto per non sembrare ridicolo, ma io e gli horror non andavamo proprio d'accordo.
-Parla di un fantasma che infesta un liceo- Spiegò lui. -Dopo la morte accidentale di una studentessa, lo spirito si risveglia e inizia a perseguitare studenti e insegnanti!-
Ma bene, pensai. Un film sui fantasmi. Proprio l'ultima cosa che avrei voluto vedere. E pensare che Akira si era raccomandato di confortare Kazuki... Era più probabilmente che succedesse il contrario.
-Ti vedo entusiasta.- Commentai, guardando il sorriso a trentadue denti che sfoggiava, mentre divorava tutto quello che gli capitava sottomano.
-Lo sono! Adoro questi film!- Disse, quasi saltando sulla poltrona -E poi sono contento di vederlo con te.- Aggiunse in imbarazzo.
Se proprio in quel momento non si fossero spente le luci, probabilmente avrei visto le sua guance diventare rosa, ma il film stava per iniziare. Kazuki si voltò verso il grande schermo e io feci lo stesso.
Il film era iniziato da appena cinque minuti e io avevo già l'ansia. Mi girai verso Kazuki e vidi che lui, al contrario, era tutto preso. Forse in effetti era meglio continuare a guardare lui, almeno non avrei rischiato di avere gli incubi per una settimana. Lui però forse si sentì osservato perché si voltò verso di me e mi sorrise.
-Bello, vero?- Mi domandò, parlandomi nell'orecchio per non disturbare gli altri.
-Sì.- Mentii, tornando a guardare il film. Una giovane ragazza con l'uniforme scolastica mi guardava dallo schermo con occhi sbarrati, chiaramente morta. Bene...
Ad ogni colpo di scena sentivo Kazuki sobbalzare accanto a me. Io per fortuna riuscivo a controllarmi, ma dentro di me pensavo che avrei di gran lunga preferito guardare qualsiasi altra cosa, anche un cartone animato. Decisi di pensare a dell'altro per non concentrarmi sul film... Il silenzio che regnava nella sala, a parte le urla che provenivano dal film, mi rese ancora più consapevole della vicinanza di Kazuki. Sentivo il suo braccio contro il mio, che mi sfiorava ogni volta che si muoveva per mangiare qualcosa. Da quando eravamo andati all'acquario non avevamo avuto molto tempo per stare insieme. Certo, ci vedevamo tutti i giorni al lavoro, ma non era la stessa cosa e, anche se avevamo iniziato a frequentarci da poco, mi era mancato. Ripensai al nostro primo appuntamento, a com'era stato bello baciarlo e abbracciarlo prima di salutarci e provai il desiderio di farlo di nuovo.
Con un po' di incertezza alzai un braccio per passarlo attorno alle sue spalle, ma di colpo ricordai che Akira e gli altri erano da qualche parte dietro di noi, a poche file di distanza, e sicuramente non si stavano perdendo neanche una delle mie mosse. Mica ero un ragazzino, però... Al diavolo, pensai, dì che guardino. Gli cinsi le spalle con il braccio e lo sentii sobbalzare appena, ma poi si rilassò e si appoggiò a me. I suoi capelli mi solleticarono il collo quando appoggiò la testa sulla mia spalla. Era una scena un po' comica pensandoci. Non stavamo certo guardando il film più romantico del mondo, anzi, proprio in quel momento una donna con lunghi capelli neri e un pallore mortale si stava aggirando trascinandosi per i corridoi deserti del liceo, eppure Kazuki era appoggiato al mio fianco e io gli stavo accarezzando i capelli, come se stessimo guardando una tranquilla commedia romantica. Mi domandai distrattamente cosa stessero pensando i miei amici e trattenni a stento un sorriso. Almeno avevo seguito le raccomandazioni di Akira e non avevo fatto danni.
Finito il film aspettammo che gran parte delle persone fosse uscita dalla sala prima di uscire a nostra volta, e in macchina, mentre tornavamo a casa, Kazuki non smise un attimo di parlare del film. Era davvero entusiasta, l'aveva trovato bellissimo e io, che avevo guardato per quasi tutto il tempo da un'altra parte, lo presi in parola.
Era stata una bella serata, ero stato bene con lui e mi dispiaceva che fosse già finita. Ero tentato di chiedergli di venire a casa mia, ma forse non era una buona idea... Le cose andavano bene, ma se poi una volta arrivato il momento di fare un passo avanti non ce l'avessi fatta? Quello era la casa che avevo condiviso con Kouyou, ogni cosa lì mi ricordava lui. Era ancora troppo presente, avevo bisogno di altro tempo...
-Siamo arrivati.- Dissi, fermando la macchina davanti casa di Kazuki. Lui si slacciò la cintura di sicurezza e si allungò verso di me per darmi un bacio.
-Ci vediamo domani. Grazie per stasera, sono stato davvero bene.- Disse sorridendo, a pochi centimetri dalle mie labbra. Gli arruffai i capelli e lo baciai a mia volta.
-A domani.-
Entrai in casa e buttai la giacca sul divano. Nonostante fosse piuttosto tardi non avevo sonno, quindi andai in cucina a prendere una birra e accesi la televisione in cerca di qualcosa di interessante da guardare. Trovai un giallo iniziato da poco e mi fermai su quel canale, mettendomi comodo sul divano. Seguii distrattamente la storia, una donna era stata uccisa con del cianuro mescolato al cocktail che aveva bevuto ad una festa, ma la mia mente vagava libera dove voleva. Le cose con Kazuki andavano bene, stare con lui era molto più facile di quanto pensassi. E poi lui era così dolce e divertente... Mi sentivo quasi un ragazzino alle prese con la sua prima cotta...
 
Dovevo essermi addormentato, perché di colpo sobbalzai sentendo un rumore. Mi guardai attorno tendendo le orecchie. Si sentiva solo la tv, possibile che fosse stata quella a svegliarmi? Stavo per alzarmi per andare a letto quando sentii suonare il campanello. Guardai l'orologio che segnava l'una e mezza. Chi poteva essere a quell'ora?
Andai ad aprire, pronto ad affrontare un ladro particolarmente educato che suonava il campanello, ma quando aprii davanti a me non trovai un ladro , ma Kazuki. Aveva l'aria esausta e aveva in mano un borsone.
-Kazuki! Che succede?- Chiesi sorpreso.
-Ho allagato la casa... Potresti ospitarmi qualche giorno?-

 

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