Thé, biscotti e casi misteriosi per Ell Richards

di Paradise Lost
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una nuova vita ***
Capitolo 2: *** Una lettera misteriosa ***
Capitolo 3: *** Il molo ***



Capitolo 1
*** Una nuova vita ***


Era la più ombrosa giornata che avessi mai visto. Il sole aveva lasciato il suo posto a una candida pioggia, che scendeva intrepida e frettolosa sotto il cielo autunnale. Mi stavo trasferendo in un semplice appartamento di Liverpool. L’aria era meno insipida e sicuramente molto più fresca e pulita di quella di Londra. Non c’era molto traffico per le strade, e arrivai alla mia nuova abitazione giusto in tempo per la cena. Appena uscii dalla mia vettura un giovane ragazzo stava vendendo il Times, e sotto quella poca pioggia che scendeva, le persone di Liverpool stavano continuando la loro vita come se niente fosse. Mi avvicinai alla porta del nuovo appartamento,e un’anziana signora mi chiese subito i miei documenti. Se li guardò un po’, ridacchiò e infine me li riconsegnò. – Quindi lei, è il signor Dave Campbell. La stavamo giusto attendendo. – Prese così le valigie, e sbuffando per la troppa pesantezza, mi accompagnò nella mia stanza. Salimmo una lunga scalinata che pareva non finire più; Quando, finalmente, arrivammo nella camera. Le pareti erano tappezzate di ritratti e quadri di pittori sconosciuti, e riecheggiava nell’aria un distinto profumo di rose. I mobili erano visibilmente antichi, ma non per questo non curati e sporchi. L’unica pecca, se così si può chiamare, era il fatto di esserci una visibile crepa sulla parte sinistra della camera. – Posso portare io le mie valigie, adesso. Arriverò a cena tra poco, se non le disp … – non feci in tempo a finire la frase che riecheggiò uno sparo dalla camera appresso alla mia. La governante impallidì, mentre io corsi mosso dalla curiosità a vedere che cosa fosse successo. Appena aperta la porta, vidi una donna elegante, seduta su una poltrona con in mano una pistola, mentre stava puntando al muro della mia camera. – Ferma, così peggiorerai la crepa! – dissi, con tutto il buonsenso che avevo in corpo. Lei si alzò, sorridendo maliziosamente, e si incamminò giù per le scale. Aveva lunghi capelli castani boccolosi, racchiusi in una coda di cavallo e un vestito color avorio. Il suo profumo di gelsomino lasciava una dolce scia nell’aria e avvolgeva la sua figura in un alone di mistero. – Mi perdoni, non le avevo ancora presentato la sua inquilina. Si chiama Ell Richards, ed è un’investigatrice privata. La migliore di tutta Liverpool. – Sin da lì, compresi che la mia vita non sarebbe stata più la stessa. Così tornai in camera, misi il cappotto sul letto e sospirando scesi giù per le scale.

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Capitolo 2
*** Una lettera misteriosa ***


La mattina dopo, il tempo non era migliorato molto, ma neanche pioveva e quindi ero soddisfatto. Mi affacciai alla finestra, e scorsi Liverpool molto diversa dal giorno precedente. Il cielo era coperto di un grigio poco preoccupante, i cittadini camminavano fieri e entusiasti per le via della città, facendo sembrare Liverpool una speciale cittadina Inglese. Non era passato neanche un giorno dal mio trasloco e mi ero già accinto a scrivere qualche rigo per la mia lettera da inviare ai miei genitori. Liverpool comunque mi piaceva; la mia nuova casa non era affatto male, e nonostante tutto stavo affrontando il mio trasloco in maniera serena. Ad un tratto qualcuno mi toccò la spalla sinistra. Ebbi un sussulto, ma poi mi tranquillizzai capendo che era la governante, Miss Murple. – Signor Campbell, si sbrighi o arriverà tardi per la colazione. – La ringraziai, e mi feci accompagnare nella sala da pranzo. Notai così un uomo anziano, probabilmente sulla settantina, seduto sulla poltrona che stava leggendo il giornale di oggi. Aveva una folta barba grigia, e portava un panciotto marrone un po’ malandato. – Ma la signorina Richards, ha già avuto la sua colazione? – chiesi. La sua figura aveva celato in me molti misteri, e niente di più avrei desiderato se non parlare con lei. –Lei è il signor Campbell, vero? Il mio nome è Georges, e sono il marito di Miss Murple. Conosco abbastanza le abitudini di Ell e posso dire che si lascia portare la colazione in camera ogni mattina da mia moglie. Adesso non è ancora passata, se vuoi fare qualcosa di utile, perché non gliela porti tu? – Io? Non credevo di avere la faccia da maggiordomo, ma ero disposto a tutto pur di parlare con quella signorina che ieri sera stava per squarciare definitivamente la crepa della mia camera e così presi il vassoio e mi apprestai a salire ancora una volta, quella infinita scalinata senza fiatare. Bussai alla porta della Richards senza pensarci due volte e aprii la porta di scatto. Nella stanza non c’era nessuno, e la finestra della sua camera era aperta; mentre la tenda grigia svolazzava per la leggera di brezza. Mi affacciai e la vidi allontanarsi correndo. Incuriosito e intimorito allo stesso tempo, la chiamai, ma invano. Così appoggiai il vassoio con la colazione e mi buttai anche io. Camuffai un po’ l’aspetto, mi tolsi la giacca e rubai una sciarpa a righe nere e azzurre da una bancarella, mentre a passo veloce, cercavo d seguirla senza dare troppo nell’occhio. Vidi che si stava dirigendo verso la piazza del paese, dove numerosi locali e ristoranti costosi si affacciavano, quando la vidi accostarsi e parlare con un uomo di mezz’ età alto e robusto. I due si divisero dopo pochi minuti, mentre procedettero in due sensi opposti. Decisi così di seguire la signorina Richards, che aveva rallentato di poco l’andatura quasi come se si fosse accorta della mia presenza. Passò da un locale all’altro, cambiando dalla destra alla sinistra della strada finché non si fermò davanti all’ Opera. Aspettai un po’ fuori, ma quando vidi che non usciva, decisi che forse era meglio entrare. Mi feci coraggio, sistemai un po’ il mio camuffamento ed entrai dalla porta principale. Spedito andai alla cassa, superando tutta la fila. – Per favore, può dirmi se la signorina Ell Richards ha preso i biglietti per qualche spettacolo? – dissi alla donna che vendeva i biglietti. –Ha preso un biglietto per le nozze di Figaro, signore. Ne vuole uno anche lei? – rispose, tranquilla. – Sì grazie, possibilmente vicino. – presi il biglietto e mi incamminai correndo verso il loggione. Era strano il modo in cui aveva scelto la sua postazione, e comunque non mi sembrava un’esperta di musica. Stavo per entrare, quando vidi la sua figura guardarmi e studiarmi in ogni minimo dettaglio. – Signor Campbell, è dall’inizio che mi segue. Ha qualcosa da dirmi? –disse con noncuranza mentre guardava lo spettacolo. Era appoggiata alla balaustra in legno, con sguardo serio e la voce affannata. – Io .. dovevo portarle la colazione. – mi inventai subito qualcosa di spontaneo e di semplice. –E dove sarebbe la mia colazione, signor Campbell? – rispose ironicamente. – E’ sul tavolo della sua camera, signorina. – aveva già capito tutto, presumo. –Vede, questa rappresentazione è puramente esclusiva. Di solito la mattina l’Opera di Liverpool è indiscutibilmente chiusa. Ora, lei si chiede il perché di questa cosa? – disse. –Probabilmente è una rappresentazione in onore di qualcosa. – ma che cosa ne potevo sapere io? Ero a Liverpool solo da un giorno! – O di qualcuno. – aggiunse – Aspetti pure con me. Ah, e tenga i soldi per la sciarpa, ho visto che l’ha rubata dal negozio di Scott. – non risposi e passò un po’ di tempo. Mentre tenevo tra le mani i soldi, contemplavo la buona musica di Mozart, e accadde l’imprevedibile. Si udì un’esplosione provenire da dietro il palco, e Ell farfugliò qualcosa che parve essere “Troppo tardi.” aprì la porta della cameretta e corse via. A causa della mia inarrestabile curiosità, la seguii e attraversammo i lunghi corridoi del teatro, fino ad arrivare nel retro palco. Era esplosa una bomba poco lontano dal sipario e qualche attore era rimasto ferito, mentre uno soltanto era morto. Scoprii molto più tardi che si trattava di un’importante cantante lirico, e che si chiamava Edmund Raichers. Ell non pareva molto sconvolta, forse perché sapeva già qualcosa di tutto questo, o forse perché non era nel suo interesse; ma la cosa che mi stupì più di tutte fu che era proprio l’uomo con cui poco fa la Richards stava parlando. Lontano una figura, che non distinsi bene a causa della mia lieve miopia, osservò un po’ la scena e si allontanò senza dare nell’occhio. Ell si fermò un po’ a pensare, con la mano sotto il mento e poi infine parlò –Vieni, abbiamo un caso da risolvere, e soprattutto presumo che questo caso sia il caso più interessante mai affrontato. Questa, Dave –se così posso chiamarla –, non è la prima bomba che scoppia in un teatro, e soprattutto non la prima che scoppia a Liverpool e in tutta Europa. Immagino che c’è qualcosa di grande sopra tutto questo. – aspetta, “abbiamo”? Che cosa stava farfugliando? Io avevo da fare, avevo da sistemare il muro della mia stanza, avevo da scrivere alla mia famiglia e di certo da terminare questo benedetto trasloco! –Ell, Ell Richards, sarei sicuramente molto felice di aiutarla ma questo non è il momento opportuno. E poi sono un semplice avvocato e le leggi in questo caso non le saranno sicuramente d’aiuto. –replicai. –Lei, Signor Campbell è in questa faccenda più di quanto crede. – disse, puntandomi il suo dito contro. Rimasi allibito. Le scintillanti luci del retropalco si spensero, la terra cominciò a tremare e qualcosa mi afferrò da dietro, poi svenni. Mi risvegliai nella mia stanza della mia nuova abitazione, sul letto. A fianco a me, sulla poltrona rossa sedeva Ell che rilassata e tranquilla stava leggendo il Times. – Che ore sono? –chiesi. –Sono le 16 e 27 del 6 novembre 1884. Ha dormito parecchio, quasi un giorno intero. Tutta quella corsa l’ha stancata Signor Campbell? –rispose. Ero alquanto imbarazzato, probabilmente mi aveva portato a casa da sola e chissà da quanto tempo mi aveva aspettato seduta su quella scomoda poltrona. –Durante il suo sonno, ha per caso contemplato l’idea di aiutarmi? –aggiunse più tardi. –Signorina Campbell, le ho già detto che non posso. – risposi. –Ovviamente mi aspettavo questa risposta, ma come vede, ho assolutamente bisogno di un’aiutante in questo caso e lei mi sembra la persona adatta. – sembrava quasi una supplica, e il mio ferreo “no” cominciava a vacillare. Mi alzai, e mi sedetti sulla poltrona davanti alla sua. – Che cosa glielo fa pensare? –dissi, sfidandola. –Signor Dave, lo si vede sin dall’inizio che lei ama l’azione. Non mi faccia aggiungere altro. – era vero,la mia curiosità era una cosa che non riuscivo comunque a trattenere e quindi era una buona dote nei casi. Quindi mi decisi di dare una piccola svolta alla mia noiosa vita di avvocato Londinese, e ruppi subito il ghiaccio. –Quali sono le sue considerazioni su questo caso? –per un attimo sorrise, ma ritornò subito seria e tirò fuori qualche piccolo inserto dei vari giornali che circolavano in Inghilterra e nel resto del mondo. Sulla scrivania vicino alle mie valigie, vidi però una lettera che colpì la mia maggiore attenzione. –A quanto tempo fa’ risale questa lettera? –domandai. –E’ arrivata stamattina, credo che dovrebbe leggerla, non è scritto il mittente sul retro. –disse Ell. Aprii la busta e lessi il messaggio. Era un’Inglese illeggibile, la grammatica era veramente un disastro e scomponeva le diverse frasi in un qualcosa di poco comprensibile, poi Ell me lo tolse di mano e cominciò a leggere ad alta voce. “Gentile Sr. Campbell, Malo vremeni per dirle questo ya. La vita sua è in opasnost'. Alla larga da mne stare, non nazyvat'Ell. Non indagare. Temo che dovrò ubivat'.” –Probabilmente è Russo. – disse Ell. –Come fai a dirlo? – chiesi. –Vedi i caratteri? Se noti bene tendono a formare forme geometriche, e non il classico alfabeto Latino. Poi senti lo spessore della carta, si sente perfettamente che non proviene da una stamperia di Liverpool e guarda qua. Una macchia. – Annusò la macchia, e poi mi passò il foglio. –Annusa anche tu. Questa è indubbiamente Vodka. – annusai la lettera, e condivisi il parere della signorina Richards. –E come possiamo capire il contenuto della lettera, se non sappiamo che cosa significhi neanche la metà delle parole? – chiesi ironicamente. Ell si alzò, andò a chiamare la signorina Murple e farfugliò qualcosa sottovoce. Poi tornò in stanza dopo cinque minuti; si sedette di nuovo sulla poltrona, accavallò le gambe e si mise a fissare il suo orologio da taschino, impaziente. Restammo un poco in silenzio, mentre stavo studiando per bene Ell; il suo profumo di gelsomino era veramente buono. Ad un tratto qualcuno bussò alla porta, e la Signorina Richards si alzò subito in piedi come per far posto ad un nuovo ospite. Alla fine la vidi un po’ preoccupata, quando però vidi entrare un uomo sulla mezza età, moro e dai capelli tendenti al grigio. Portava con se un grande bastone da passeggio, e sotto il braccio teneva un ombrello scuro. – Buongiorno – disse. Aveva un accento molto strano. – Buongiorno signor Sokrat, se non le dispiace l’ho fatta chiamare da Miss Murple proprio per chiedere un chiarimento su una strana lettera. – rispose impacciata Ell. – Mi dica pure, sono molto felice di aiutarla detective. – Mentre i due parlavano, mi soffermai molto sul fatto di come Ell potesse fidarsi di Sokrat. Proveniva da Mosca, era Russo e poteva essere stato lui a spedire la lettera. – Mi pare proprio una lettera di minaccia per il signor Campbell. – affermò; dopo aver guardato per un po’ la lettera. – Adesso ve la leggo, signore : “Mi dispiace molto dirle questo. La sua vita è in pericolo. Stai alla larga da me, non aiutare Ell. Non indagare, temo che altrimenti dovrò ucciderla.” – pausa. Ci guardammo tutti un po’ perplessi, e io già temevo per la mia vita. Ero a Liverpool da circa tre giorni, e qualcuno già mi conosceva. –Il mio russo non è molto ponderoso, dovete scusarmi signori; ma non parlo russo da anni! E adesso ho ancora molte faccende da sbrigare, mi faccia sapere del caso, mi raccomando. – Non si preoccupi signor Sokrat , lei ci è stato molto d’aiuto. Le invierò un telegramma alla prossima scoperta, signore. – Non mi fidai fino in fondo di Sokrat fino a che non se ne andò. Alla fine io ed Ell ci risedemmo sulle poltrone, e cercai di chiarire i miei piccoli dubbi. – Ell, davvero lei si fida di quell’uomo? Insomma, è pur sempre un russo. – mi alzai e mi avvicinai alla finestra di camera mia. –Sai, Sokrat è tornato dalla Spagna pochi giorni fa. Ammettendo che l’avesse scritta lui, quella non è affatto la sua scrittura e il francobollo è un francobollo inglese, non spagnolo. E costa anche £0.90; quindi chi lo ha spedito doveva conoscere bene i francobolli e comunque doveva avere la possibilità di pagarsi costi del genere. Sokrat non è affatto di famiglia nobile. – disse infine Ell. – Ha dimestichezza, signor Dave, con la grafologia? – In quel momento mi ricordo che ero concentrato sulla bellezza di Ell. Non riuscivo a distogliere lo sguardo da quei capelli raccolti e pettinati perfettamente e il suo profumo di gelsomino che si estendeva ovunque. Ovviamente non ero attratto da lei, ma non riuscivo a capire da dove provenisse quell’interesse. –Il tratto è molto marcato, e la scrittura è molto fluida. Deve essere stata scritta di sfuggita. – osservai la lettera. – Guarda, Ell. Ci sono degli acuti spazi tra una riga e l’altra. E in alcune zone ci sono gocce di … acqua. – spostò il suo acuto sguardo prima su di me, poi sulla lettera ed esultò. – Ottimo! Questa non ci dà altra spiegazione che la lettera è stata scritta da un porto! E inoltre, ho appena concluso una curiosa ricerca. Questa carta appartiene a una stamperia non lontana dal paesino di Mont Saint Michel. Adesso le chiedo solo di accompagnarmi al ristorante vicino alla panetteria del signor Benitt. Devo bere il mio tè. – acconsentii. Ma solo più tardi capii che era tutto un suo piano. Senza neanche cambiarmi accompagnai Ell al ristorante, ci mettemmo nell’angolo vicino alla finestra e Ell aspettò impaziente il proprio tè picchiando nervosamente la propria mano sulla tavola, mentre la pioggia aveva cominciato a scendere forte e noi non avevamo neanche un ombrello. La vidi girare lo sguardo verso la clientela, fino a quando non trovò qualcuno da studiare. – Vedi quella donna, Dave? Ha una lettera nella sua tasca sinistra, e quella è una seconda lettera indirizzata a te. –disse Ell – Che cosa dobbiamo fare? La distraggo e tu la prendi? – dissi. – No. – rispose. Si alzò di scatto proseguì lungo la nostra direzione puntando la donna. Essa le sventrò così un pugno alle costole, dove però Ell si rialzò e dove, in fretta, pianificò velocemente come disarmare l’avversaria. Rimanendo un po’ sconvolto dall’azione delle due rimasi in primo tempo da parte, fino a quando Ell non ebbe bisogno del mio aiuto; perché un uomo si era avvicinato per aiutare la donna che portava la mia lettera. La clientela si dissipò velocemente, e rimanemmo soltanto noi quattro. Ell atterrò la donna astutamente, prese la lettera, qualche suo gioiello e venne poi ad aiutarmi. Sventrò qualche colpo ben assestato all’uomo, rovesciando tavolini e interi servizi di piatti di porcellana e dopo poco lo atterrò definitivamente. Ne uscimmo con qualche graffio e qualche taglio. – Porca puttana, Ell! Ma che diavolo ti viene in mente di fare? – ero arrabbiato. Arrabbiato come non mai. Afferrai Ell per le spalle. – Ell! Ell! Avvertimi prima di queste tue uscite! Potevamo rimanerci secchi! – mi prese per un braccio. – Forza, seguimi. Ho la lettera. – uscimmo in fretta dal ristorante e spingendoci tra la folla che si era ammassata davanti al locale, percorremmo la piazza di Liverpool correndo, per cercare un luogo indiscreto dove leggere.

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Capitolo 3
*** Il molo ***


Ci fermammo nell’angolo sud-ovest della piazza, e Ell tirò fuori dalla sua giacca la lettera. –Stessa busta, francobollo diverso. – affermò. La aprimmo ed Ell, come al solito, volle essere la prima a leggere il suo contenuto. – E’ in Inglese. – affermò, sbalordita. Volli vederla. Al Signor Dave Campbell, vedo che è riuscito a prendere la sua seconda lettera. Mi congratulo con lei. Vediamoci stasera al porto. DA SOLO. Se sarà in compagnia di qualcuno, sarò costretto ad ucciderla. Ell, non pensare di venire, stasera, queste cose interessano soltanto me ... – No, non verrò, non ti devi preoccupare, Dave. – si limitò a dire, per poi passare ad uno stato di silenzio tombale. Si fece sera. Ell e Io facemmo ritorno all’appartamento in King Street verso le 19; mi preparai per la cena, e successivamente, per andare al porto. Ell non si fece vedere. Rimase in camera sua fino alla mia partenza, dove la salutai prima di partire. Era nella sua camera nell’intento di vivisezionare un cadavere per i suoi studi e non le volli chiedere altro, per il disgusto che quella visione mi recava. Dopodiché presi la prima carrozza che trovai e mi diressi alla zona del porto. Notai che una figura, nell’oscurità mi stava seguendo per tutto il viaggio, e solo alla fine, si diresse in una direzione a me sconosciuta. Ancora Liverpool mi era quasi del tutto estranea. Quando scesi dalla carrozza, e pagai il cocchiere, notai una figura di un uomo, ad aspettarmi sul molo. Mi salutò da lontano e mi fece cenno di avvicinarmi. Sentivo il pericolo divampare, e una volta arrivato a pochi centimetri da lui, sentii il mio cuore battere velocemente come non mai. La sua faccia era oscurata dalle tenebri. – Vedo che alla fine, è venuto. Non mi presenterò per fini personali, spero capisca. Vedo che la sua idea sia definitiva, allora. – disse. – Di quale idea stiamo parlando? – risposi, agitato. – Lei prenderà parte alle indagini di Ell, posso dedurre. Per questo mi hanno mandato ad ucciderla. Un uomo molto potente, da una mente più che geniale di quella della sua cara amica. Uno dalla Russia. Mosca è la sua città, il suo scopo è di provocare grandi innovazioni e scoperte. – rispose la figura, mentre mi puntò un congegno simile a una pistola alla testa. – Addio. – continuò. Da lontano echeggiò però uno sparo e una figura giovane, aveva sparato all’uomo che poco prima stava per uccidermi. Ell. – Grazie a Dio! Ell, grazie mille … - ma non feci in tempo a finire la frase che mi rimproverò. – Dave, sei un completo idiota. Secondo te per quali altri scopi potevano farti venire al molo da solo? Se non era per qualche indizio che quel poveraccio sicuramente aveva da offrirti prima di ucciderti, ti avrei già ucciso io stessa per le tue macchinazioni! Ma che cosa hai al posto del cervello? – urlò. Tornammo a casa, Ell non sembrava arrabbiata; ma comunque evitai qualsiasi tipo di conversazione. – Che cosa ti ha detto? Intendo nel momento prima di spararti. Ho notato benissimo che ha sillabato qualcosa. – disse. – Ha detto soltanto che era stato inviato da un Russo, un uomo potente, che aveva idea di sconvolgere o comunque di innovare qualcosa. Niente di rilevante, Ell. Le innovazioni sono sempre pacifiche. – scosse la testa. – No, Dave. L’innovazione che i nostri amici intendono è sicuramente qualcosa riservata al terrorismo. Non dirmi che leggi ancora i giornali. Russia e Inghilterra sono sotto sorveglianza, ognuna controlla l'altra in segreto. C’è una discordia, in corso. Non si è ancora risolta, diamine, Dave! – si soffermò – Ci sono! Non occorre andare a trovare quest’uomo. Lui è già qui, in Inghilterra. E il suo scopo è il parlamento Britannico, ne sono quasi sicura. Ma non capisco il perché del tuo coinvolgimento. – poi si addormentò, e sprofondò nel sonno più totale assopendosi sulla mia spalla. “Che strani, gli investigatori.” Diceva mia madre, e pensandoci, non aveva neanche tutti i torti.

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