Episodio 2.08 "Eclissi Interiore"

di TruvsJack
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 "Competizione" ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 "La paura di cadere..." ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 "Non di nuovo..." ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 "Competizione" ***


Eccoci qui!! Il secondo episodio della mia FanFiction su Tru Calling!! Questo episodio sarà molto diverso dal primo che ho scritto e sembrerà più un episodio della prima stagione. Infatti ho cercato di vedere come personaggi come Jack, Carrie e Jensen potessero agire in una trama “chiusa” come quella degli episodi della prima stagione. Quindi, più recensioni, meglio è (come al solito... hihi)!!

Per rispondere a Lyrapotter: Carrie avrà un ruolo davvero perfido nella mia fan-fiction, ma ti assicuro che riceverà quello che si merita e quando accadrà, sarà veramente una soddisfazione...

Una sola cosa ancora: se non ve ne foste accorti, ho inserito la Track List di canzoni che avrei utilizzato nell’episodio 2.07 «Lo scambio»!! Ne inserirò una per tutti gli episodi!! Che telefilm sarebbe senza musica!!

Ora non mi resta che augurarvi una buona lettura e spero che anche questo episodio vi piaccia come il primo!!

 
Episodio 2.08 “Eclissi interiore”

 
Negli episodi precedenti:
«Se Carrie avesse saputo del tuo dono, per esempio, oggi non avrebbe mandato Jensen in quel bar! __ Credo dovremmo dirglielo. Sarebbe più facile!» fece Davis.
«Non lo so...» rispose Tru. «Non mi fido ancora di lei...». __

__Jack guardò Carrie negli occhi. «...Invece tu?».
«Non male. Ho conosciuto meglio Davis...» disse Carrie, soddisfatta. «... ometto interessante». «E...?».
«E si beve ogni singola parola che io gli dico!». Carrie brindò con Jack. __

__Harrison corse fuori dall’appartamento. «Tu lavori per Jack! Come ho fatto a non pensarci prima?!».
Harrison arrivò al telefono pubblico per avvisare sua sorella dell’accaduto.
Tru sentì il suo cellulare suonare. Il cadavere a fianco a lei si mosse. «Aiutala!». La giornata si riavvolse.

__Richard guardò Jensen e si rivolse a Jack senza farsi notare. «Lui non doveva essere uno dei tuoi?». «Dagli tempo!» rispose Jack, con la stessa attenzione a non farsi notare. Richard volse lo sguardo a Carrie, che parlava con Davis.
«E che mi dici della talpa?». __
«Vedi, Carrie...». Davis non sapeva da dove cominciare.
«Devo raccontarti un segreto e questo segreto riguarda Tru». __
Carrie annuì a Jack. Questi si rivolse a Richard. «Ce l’ha in pugno!».

__«Lui è morto e non mi ha chiesto aiuto...» disse Tru a Davis. _«... E Carrie ha ragione: per me non è mia successo!!». Tru fisso il cadavere di Jensen sul lettino metallico e poi uscì dalla stanza.
__Il cadavere si mosse. «Aiutami!». La giornata si riavvolse.
__«Già è grave quando salvi chi ti chiede aiuto, ma se salvi anche chi non lo fa...» fece Jack, guardando la ragazza. «Io salverò Jensen...» disse Tru. _ Tru si gettò verso Jensen: l’auto non riuscì a colpirlo e finì nella vetrina del bar. _ «Secondo me stai scivolando verso un sentiero pericoloso...» commentò Jack, grave.
__«E’ strano...» disse Jensen, toccandosi il polso. «Che succede?» chiese Tru, preoccupata. «In questo momento ho una fortissima sensazione di déjà vu...» spiegò Jensen.

__Tru entrò al Gray Market._ Il proiettile la colpì._ Harrison si gettò verso di lei._ «Aiutami!» disse Tru a Harrison._ La giornata si riavvolse. _ «C’è di buono che Jack non può saperlo!».
__ Carrie chiuse il telefono. La talpa aveva agito.
__ I rapinatori erano entrati nel supermercato._ Jack trattene Tru per il braccio. _ «Perché non mi hai lasciata andare, prima? Quando i rapinatori sono entrati, mi hai fermato, come se fossi certo che se avessi seguito Linda Gordon mi sarebbe accaduto qualcosa...» chiese Tru.
__ Tru non poté far altro che essere fiera di lui: quel giorno, anche se aveva fatto qualche piccolo errore, l’aveva aiutata, ma soprattutto, l’aveva salvata. _ «Dimmi che non ho io il potere... Dimmi che non è passato a me!» fece Harrison, andando subito al dunque. Davis non sapeva cosa rispondere. «Non so dirti cosa accadrà, Harrison».

__  «E’ che mi è successa una cosa strana...» disse Every. «Ho fatto uno strano sogno...». «E cosa hai visto nel sogno?» chiese Carrie. Every non rispose subito. «Quello... quello che mi sarebbe accaduto oggi...».
__ Carrie subito prese il cellulare dalla sua borsa. «Sono io...» disse. «L’ho trovato, Jack! Ho trovato l’opposto di Harrison!».

 
 
Capitolo 1 “Competizione”

 
Ore 8.00

 
Non era una domenica come le altre per Tru.
La sveglia suonò, svegliandola. Sarebbe rimasta a dormire volentieri, ma aveva un impegno.
Spostando le coperte, spense la sveglia e si alzò dal letto.
Prese il cellulare che aveva sul comodino e guardò se qualcuno l’avesse chiamata o le avesse mandato un messaggio. Noto che il cellulare aveva la batteria quasi scarica.
«Oh...» fece, svogliata. «Lo metterò in carica dopo...»
Svelta si diresse in cucina a fare colazione.

 
A casa di Davis, lui stava dormendo tranquillamente fra le coperte, quando la sveglia suonò.
L’uomo sussultò. Un gemito uscì dalle coperte.
«Cosa diavolo... Oh Mio Dio...».
Quando si voltò, si accorse di aver tirato un calcio a Carrie. La donna si svegliò di malo modo.
«Davis... Cosa succede? Mi hai fatto male...» disse la donna, con voce ancora assonnata.
«Emh... Scusami...» voltandosi verso di lei.
Quando la vide, non poté fare a meno di notare che, per quanto fosse ancora assonnata, per quando avesse i capelli arruffati e gli occhi semichiusi, Carrie rimaneva sempre bellissima.
«Cosa c’è?» chiese lei.
«E’... è stato davvero bello questa notte...» rispose dolcemente Davis, appoggiandosi su un braccio a osservarla.
Carrie sorrise. «Sì... E’ stato bellissimo anche per me...».
Lei si avvicinò e lo baciò.
Era molto che Davis non provava un sentimento così forte per una donna.
Carrie si lasciò coccolare nelle braccia di Davis.
«Emh... Sono le otto...» disse lui. «Dovremmo alzarci...».
«Giusto...» fece Carrie, svogliata. «Mi ripeti perché dobbiamo assistere come pubblico ad una competizione di giovani scrittori?».
«Perché ci partecipa Jensen... e perché quando Tru me lo ha detto, le ho promesso che ci saremmo andati...».
«Ma da quando Jensen ha scoperto questa sua vena artistica?» chiese Carrie.
«A dire il vero, da poco...» spiegò Davis. «Anche Tru era molto sorpresa quando mi stava raccontando dell’evento...».
«Allora sarà meglio che vada a prepararmi...» disse Carrie, alzandosi dal letto.
La donna prese il lenzuolo e coprì il suo corpo nudo. Si alzò e si diresse in bagno.
Quando vide tutta la sua eleganza e la sua sensuale femminilità, Davis sentì crescere il desiderio dentro di sé.
Fu in quel momento che si accorse di essere rimasto nudo sul letto... e senza coperte.
Subito arrossì quasi imbarazzato: prese un cuscino e si coprì. 


Ore 9.47 

Tru suonò il campanello dell’appartamento 711.
La porta si aprì e suo fratello la guardò con un sorriso 32 denti.
«Allora...» fece Tru. «Fammi vedere!!».
«Benvenuta nella mia umile dimora...» disse Harrison, spostandosi dalla porta.
Tru entrò impaziente nell’appartamento di suo fratello.
«Mio Dio, Harrison!!» fece, arrivando in soggiorno. «E’ bellissimo!!».
«Quindi ne è valsa la pena non avertelo fatto vedere fino a quando non era tutto arredato...».
«Sì, credo di sì!!» fece Tru. «E’ forse più bello del mio!!».
Harrison sorrise compiaciuto. «Certo i mobili non saranno di legno d’acero e le poltrone di vera pelle, però credo di aver fatto un bel lavoro...».
Tru era rimasta stupita. «E lo hai fatto tutto da solo?» chiese.
«A dire il vero... nell’ultimo periodo mi ha aiutato... Every!». Harrison arrossì un poco.
«Aaaah...» fece Tru. «Si vede un tocco femminile...».
I due sorrisero.
«Ma dove hai trovato i soldi per prendere tutte queste cose?».
«Sai... il lavoro con papà va bene... avevo già messo da parte qualche soldo per prendermi un appartamento, ma poi nostro padre esce fuori con questo regalo!! Allora ho utilizzato i soldi che avevo messo da parte per prendermi tutto l’occorrente per la casa...».
«Magari...» fece Tru, prendendo le chiavi della sua auto. «Potevi tenere quei soldi per prenderti un’auto nuova che non ha bisogno di essere riparata ogni due mesi...».
«Ok, capito cosa vuoi dire...» fece Harrison, sbuffando. «Ora che ho dei soldi non devo gettarli al vento dalla mia... nuova finestra ermetica!!» disse, ridendo.
«Tieni...» fece Tru, sorridendo.
Harrison prese le chiavi della macchina di Tru e la baciò sulla guancia. «Grazie mille!! Te la riporto domani!».
«E sarà meglio che sia senza un graffio, fratellino...».
«Non ti fidi di me?» fece Harrison.
«Muoviamoci...» disse Tru. «Jensen è giù che mi aspetta in auto!».
I due uscirono dall’appartamento.

Ore 10.14

Tru, Jensen, Davis e Carrie entrarono nella palestra del Liceo della città.
«Ah, quanti ricordi...» fece Tru. «In questo liceo ne sono successe di cose...».
«MI ricordo che... poco più di un anno fa qui c’è stato un tentato omicidio!» disse Jensen.
Tutti lo guardarono, straniti. Tru lanciò un occhiata a Davis: Jensen si riferiva proprio ad una giornata rivissuta da Tru.
In fondo alla palestra era stato messo un palco e sopra di esso si ergeva l’insegna “IV Concorso per Giovani Scrittori”.
Una giovane ragazza porse ai quattro il volantino con il programma della giornata.
«Ah...» fece Carrie. «Ore 11: Lettura Poesie. Ore 12: Ristoro. Ore 13: Lettura di Racconti d’Avventura. Alle 14 i Racconti Romantici...».
«Questi li voglio sentire...» disse Tru, prendendo Jensen a braccetto.
«La mia lettura invece è alle 17...» disse Jensen.
«Orrore?» chiese Davis, guardando il programma. «Hai scritto un racconto dell’orrore?».
Jensen annuì. «Mi sono divertito molto...» disse.
«E si può sapere di cosa parla?» chiese Carrie.
«Di un ragazzo che, dopo essere scampato alla morte, comincia a capire il vero senso di essa e apprezzerà questa seconda possibilità...».
Non era quello che Carrie si aspettava di sentire. «Oh, beh... sì, beh, credo che sarà un racconto molto... interessante!» disse, sorridendo. «Non vedo l’ora di sentirlo!».
«Grazie» rispose il ragazzo. «Ora credo che andrò a chiedere cosa mi aspetta oggi...».
Tru lo baciò. «Buona fortuna...».
«Non me ne servirà...» fece Jensen.
Tru trovò quella risposta un po’ strana: Jensen era sempre molto gentile con tutti e si sarebbe aspettata un grazie. Ma forse era solo l’agitazione per la giornata.
Il ragazzo si scostò dai tre e scomparve nella piccola folla intorno ad uno stand.
«Secondo me l’idea di Jensen può funzionare...» commentò Davis.
«Non mi sembra una così grande sorpresa che a te possa piacere questo racconto...» commentò Carrie.
«Perché?» chiese Davis.
«Insomma... lavori in un obitorio: è ovvio che tu rimanga affascinato da un racconto che possa definire la morte...».
«Mmm...» commentò Tru. «Porti il lavoro anche a casa...».
«Già... E il fatto che tutti vorremmo avere una seconda possibilità, ma non tutti riescono a darcela».
Le parole e lo sguardo di Carrie fecero credere a Tru che la donna si stesse rivolgendo proprio a lei e alla sua chiamata.
Carrie sorrise. «Credo che se qualcuno ha una seconda possibilità, deve sfruttarla al meglio...».
Davis capì cosa stava facendo Carrie: doveva conquistarsi la fiducia di Tru per far si che la ragazza desse la libertà a Davis di dirle che lei sapeva del dono.
«Anche io la penso così...» disse Tru, un po’ confusa.
Nei tre secondi seguenti vi fu un interessante scambio di sguardi fra le due donne.
«Perché non andiamo a prendere posti?» chiese Davis.
«Ottima idea!» disse Tru.
I tre si fecero spazio nel corridoio centrale fra le sedie e si diressero il più vicino possibile al palco.

Ore 12.57

Harrison stava guidando l’auto di Tru. Il suo volto non era dei più felici, però.
«Che cos’hai?» chiese Every, seduta sul sedile del passeggero.
«Dovevano proprio venire anche Tyler e quel suo amico...».
«Jason?» fece la ragazza.
«Sì, sì... qualunque sia il suo nome non mi interessa... Dovevano proprio venire?».
«Eravamo all’Università e mi è scappato... Tyler si è praticamente auto invitato! E siccome Jensen oggi è con Tru, ha invitato un suo amico! Sarebbe stato molto imbarazzante se fossimo stati tu, lui ed io...». Every sorrise.
«Sì, ma poteva anche non venire...» sussurò Harrison. Era sicuro che non lo avrebbero sentito perché erano troppo impegnati a giocare ad un videogioco.
«Ma danno così tanto...».
«HO VINTOOOOOOOOO!» urlò Jason a Tyler, facendo qualche linguaccia.
«... fastidio? No...» rispose Harrison, sarcastico. «E’ solo che oggi avrei voluto rimanere un po’ con te... da soli!».
«Non preoccuparti!» disse Every. «Troveremo il tempo per noi!».
Harrison la guardò per qualche secondo e notò quanto il suo sorriso fosse solare.
Subito portò lo sguardo sulla stradina: non era trafficata, anzi, era completamente vuota. A entrambi i lati, alberi di pino si ergevano come una barriera.
«Sai che Jason potrebbe vincere il Premio Pulizer dell’anno?» fece Every.
«Davvero?» disse Harrison, non molto entusiasta di sapere la storia.
Jason si portò vicino all’orecchio di Harrison per parlargli. «Sì! Ho scritto 23 artico...».
«Hey, hey, hey...» disse Harrison. «Non starmi così vicino!».
Jason si spostò. «Dicevo... ho scritto 23 articoli nelle ultime 13 settimane e ben 16 di loro sono finiti in prima pagina!!».
«Ha come un fiuto per le grandi storie...» commentò Harrison. «Sembra riesca a capire subito quando una persona nasconda un segreto...».
«Nella mia Università mi odiano già tutti!!» fece Jason, sorridendo.
«Mi chiedo il perché...» commentò a bassa voce Harrison.
«Cosa?» fece Jason.
«No, mi chiedevo a che Università andassi!» ripose Harrison.
«Frequento il Corso di Giornalismo della stessa Università di Every e Tyler...».
«E puoi stare sicuro che ha trovato la sua vocazione...» disse Tyler, che ascoltava il discorso distrattamente mentre giocava con il suo videogioco. «Sì... muori mostro delle Caverne!!». Il ragazzo si mise a saltare sul sedile.
Harrison si voltò a guardare Tyler. «Non saltare! Stai fermo! Questa macchina non è mia... se le faccio un solo graffio mia sorella mi uccide!!».
«Attento!» urlò Jason, indicando davanti a loro.
Harrison si voltò a guardare la strada: un cervo era fermo in mezzo.
Tutti urlarono.
Harrison cercò di frenare, ma l’animale non si spostò.
Harrison dovette sterzare a destra per evitare l’animale, che subito corse via dalla strada.
Il ragazzo cercò di far ritornare l’auto in posizione, ma quando lo fece, il mezzo si ribaltò a causa dell’alta velocità a cui andavano.
La macchina rotolò su se stessa due volte e poi strisciò a terra per qualche metro, capovolta.
Harrison cercò di capire cosa fosse successo: era appeso a testa in giù, sorretto dalla cintura di sicurezza.
Guardò al suo fianco: anche Every era appesa a testa in giù, ma Harrison poteva vedere che aveva una ferita alla testa ed era priva di sensi.
«Tyler...» sentì.
La voce di Jason era dolorante.
Harrison vide nell specchietto che Jason cercava di svegliare Tyler, rannicchiato in una posizione inumana.
«Jason...» disse Harrison con tutte le sue forze.
«Tyler!» urlò ancora Jason.
Quelle furono le ultime parole che Harrison sentì prima che i suoi occhi si chiusero.

Fine capitolo, ma il bello deve ancora venire!! In fondo, Tru non ha ancora ricevuto la richiesta d’aiuto... o la riceverà Harrison!! Hihi...
Perdonatemi se il “Negli episodi precedenti” è troppo lungo, ma cerco di far capire il più possibile senza che diventi un semplice riassunto. Così è più simile alla serie!!
Spero vi sia piaciuto, anche perché questo intero episodio sarà molto importante per capire come si svilupperà la trama della mia FanFiction.
Come al solito vi chiedo di recensire il più possibile!!
Grazie 100000!!
Al prossimo capitolo,
Ciao Ciao

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 "La paura di cadere..." ***


Tru Calling 2.08 "Eclissi interiore" - Capitolo 2 "La paura di cadere..."

Mmm... Capitolo che vi sorprenderà, questo. Lo credo principalmente per tre motivi:

  1. Il titolo si riferisce a ben due personaggi che non immaginereste mai... hihi!!
  2. La situazione si fa davvero interessante degenerando drasticamente!!
  3. Ci sono MOLTISSIMI riferimenti alla trama futura!! 
A voi i commenti!! Vorrei sapere se vi è piaciuto, se vi ha sorpreso o no e sono molto curioso nel vedere cosa riuscirete a dirmi del punto 3... muhahah!!
Aggiungo una sola cosa: rileggendo le recensioni, in una di Hikary c’era una frase riguardante Carrie che volevo chiarire. Non è che tutti si fidano di lei (vedi Tru... lei si che capisce!!), sono solo le situazione che le sono favorevoli: Davis le racconta il segreto di Tru perché ne è innamorato e non vuole avere segreti; Every, invece, e forse non l’ho fatto notare molto (errore mio!! Scusatemi...), era molto scossa per aver rivissuto la giornata e l’aver trovato una psicologa (per di più che sta con Davis... quindi di sicuro ci si può fidare... o almeno così pensa Every) le ha dato l’occasione di parlare di ciò che era successo! Tutto qui... J

Ora non mi lesta che dirvi: Buona lettura!!!!!

 
Capitolo 2 “La paura di cadere...”

 
Ore 18.59

 
«Complimenti Jensen!!» esclamò Davis. «Hai davvero fatto un ottimo lavoro con il tuo racconto!!»
«Sì, hai veramente meritato di vincere...» aggiunse Carrie.
Lei, Davis, Tru e Jensen erano al bancone per il ristoro dopo la premiazione. L’atmosfera che si respirava era di spensieratezza e rilassamento dopo una faticosa giornata ad ascoltare molti nuovi scritti.
Jensen era fiero del suo lavoro. «E’ stata una cosa improvvisa...» disse. «Per caso ho trovato in Università il volantino della competizione e... non so cosa sia successo. E’ come se avessi sentito che dovevo scrivere quello che... avete sentito oggi».
Davis e Carrie annuirono, non sapendo cosa pensare.
«Ho scoperto cose di me...» aggiunse Jensen. «... che non sapevo neanche di avere!».
«Complimenti al vincitore del genere Horror!» esclamò un uomo, avvicinandosi.
Era alto, capelli castani arruffati, ed indossava jeans blu, camicia bianca sotto una giacca beige. Di sicuro non aveva più di trent’anni.
«Ha veramente meritato di vincere! Il suo racconto mi ha davvero affascinato...» disse poi.
«Grazie mille...» fece Jensen, mentre teneva stretto a sé Tru. «Anche il suo racconto era molto interessante! Mi ha davvero stupito! Non mi aspettavo che il colpevole fosse il Dottor Creever...».
«E’ vero, ha un talento innato nel genere giallo...» commentò Tru.
«Per non parlare... emh... della parte medica: spiegata in modo davvero sorprendente e reale...» disse Davis, un po’ timido.
«Sto ricevendo tutti questi complimenti e non mi sono ancora presentato! Che maleducato...» disse l’uomo. «Il mio nome è...».
«Thomas Smith!» fece Jensen.
L’uomo sembrò sorpreso. «Sono già famoso e non me ne sono accorto!!».
Tutti risero.
«Il fatto...» spiegò Jensen. «... è che mi ha davvero colpito dalla sua storia! In fondo non è molto differente dalla mia...».
«Ha ragione, signor...».
«Jensen Ritchie, piacere di conoscerla...» fece il ragazzo, porgendogli la mano.
«Il piacere è mio, signor Ritchie! Insomma, ho già un fan senza aver venduto neanche una copia!» disse Thomas, ridendo.
Anche gli altri risero.
«Sempre a far ridere la gente, Tom...» si intromise una donna.
Era una bellissima donna di circa 25 anni, non molta alta, capelli neri che delicatamente superavano le spalle. Un viso perfetto.
«E tu sempre a seguirmi...» disse Thomas. «Vuol dire che ti faccio ridere!».
I due risero.
La donna si voltò verso Tru, Davis, Carrie e Jensen. «Ah, ma lui è il vincitore del premio per il suo racconto Horror... Piacere, Sarah Jonson...».
«Il piacere è mio! Jensen Ritchie...» disse il ragazzo, prendendole la mano.
«E voi siete i suoi amici, suppongo...» chiese la donna.
«Tru Davies, la sua ragazza...». Lo sguardo di Tru lasciava traspirare un po’ di gelosia, ma quello della donna nel guardare Jensen faceva capire che il sentimento di Tru era più che fondato.
«Ehm... Il mio... emh... nome è... è... Davis... sì, Davis!». L’uomo sorrise, imbarazzato. «Piacere di conoscerla...».
«La ringrazio» disse, freddamente Sarah.
«Piacere, Carrie Hallen» disse la donna, porgendole la mano.
«Piacere mio...» fece Sarah. «Spero non siate qui ad adulare quest’uomo! Il suo ego è già stato ingrandito abbastanza, questa sera...».
Un bip risuonò nell’aria.
Davis si spaventò e guardo il suo cercapersone: era tempo di iniziare il suo turno. «Oh, scusate... Il lavoro chiama!».
«Non vorrei essere indiscreta, ma che lavoro fa, se deve sbrigarsi a quest’ora di notte?» chiese Sarah.
«Emh... Lavoro... come... come medico legale al... sì, all’obitorio della città!». L’uomo sorrise ancora.
Sarah si pentì di averlo chiesto. «Beh, non la tratterremo di certo noi...».
«Salve!» disse Davis, voltandosi verso Carrie. «Vieni, ti riaccompagno a casa...».
«Certo!» fece la donna. «Salve a tutti! E’ stato un vero piacere conoscervi e Jensen, di nuovo complimenti per la tua vittoria!».
«Grazie...» disse ancora Jensen.

 
Davis era nella cripta. Lasciò scorrere il carrello con il corpo di un anziano dentro il cassetto e chiuse la finestra metallicca.
Si diresse alla lavagnetta per segnare un’altra autopsia.
Quando con il pennarello segno sulla plastica, sentì le porte della stanza aprirsi.
Subito guardò chi era entrato.
Jack faceva qualche passo lento verso Davis.
«Cosa diavolo ci fai qui?» chiese Davis. «Non è lavoro per te, questo... Tu le uccidi le persone, no? Qui sono tutti morti...».
Jack sorrise. «A dire il vero non sono qui per uccidere qualcuno...».
«Allora ammetti che qualche volta lo fai?».
«No, io non uccido mai nessuno» rispose Jack, sottolineando la parola “io”. «Sono venuto qui... per un altro motivo».
Davis fece finta di non sentirlo, lo superò e uscì dalla stanza. «Beh, sei venuto qui per nulla...».
Jack lo seguì. «Non puoi evitare questo discorso, Davis».
«Non so di cosa tu voglia parlarmi e comunque... Sì che posso!» rispose l’uomo. «Guarda, lo sto già facendo!».
«Si tratta di Tru...» spiegò Jack, entrando nel corridoio.
Davis si bloccò, con le spalle rivolte a Jack. «Giuro che se le hai fatto qualcosa...».
«E’ proprio di questo che ti dovevo parlare, Davis».
L’uomo non capì. Si voltò, lasciando trasparire la sua perplessità e preoccupazione.
«E’ ovvio che sia tu che Tru mi state nascondendo qualcosa...» cominciò Jack. «Qualcosa che è accaduto settimana scorsa...».
«Di che cosa parli?» fece Davis.
«Devo farti ricordare della rapina al Gray Market?» disse Jack.
Davis diventò più serio che mai: la sua serietà doveva nascondere la verità.
«E’ ovvio che è successo qualcosa» continuava Jack. «Tru sembrava molto strana... Pareva veramente stupita delle mie mosse e soprattutto, il modo in cui Harrison si sia intromesso...». Jack lasciò in sospeso la frase.
«Dove vuoi arrivare, Jack?».
«Voglio arrivare al punto in cui tu ammetti che Tru è morta e che Harrison ha rivissuto la giornata per salvarla!».
Le parole di Jack risuonarono nel silenzio dell’obitorio per qualche secondo.
«Non so di cosa...». Davis non sapeva cosa rispondere.
«Non mentire, Davis! Non sono stupido...». Jack riavvicinò. «Osservo molto bene!» sussurrò. «E quello che ho notato mi ha... chiarito tutto!».
Davis era alle strette. Cosa doveva fare?
«Ammesso che sia come dici tu...» disse. «Non capisco ancora quale sia la questione della quale tu voglia parlare con me!».
Jack sorrise. «Sai, credevo fosso più ovvia...».
Si avvicinò ancora di più a Davis. «Se Tru dovesse perdere il potere, Davis...» spiegò. «... lo perderei anche io!».
Con quella frase, Davis cominciò a farsi un’idea sul perché Jack fosse giunto a lui. «Quindi...?».
«Quindi... per la prima volta ci ritroviamo con un qualcosa in comune...».
«Tru non può perdere il suo potere...» chiese Davis.
«Eppure settimana scorsa è successo... e non si sa ancora se ora ce l’abbia suo fratello!».
Davis non sapeva cosa dire.
«Tru non deve più rischiare la vita, Davis...» chiarì Jack. «E l’unico modo per farlo è smettere di tentare di salvare persone che dovrebbero morire!».
«No, mai!» esclamò Davis. «Questo non è da Tru!».
«Ma tu sei d’accordo con me, non è vero?» chiese Jack.
Eccola: la domanda che Davis temeva di più.
«Il tuo silenzio mi ha già detto tutto...» fece Jack, sorridendo. «Convincila, Davis...».
Quelle parole entrarono nella testa di Davis come il rumore di un trapano.
«Falle capire che sta sbagliando e che per salvare sé stessa deve smetterla di tentare di salvare gli altri!!» continuò Jack.
«Lei può salvare chi le chiede aiuto e anche sé stessa, se solo non ci fosse qualcuno a ostacolarle il lavoro...». Davis tentava di convincersi che Jack aveva torto.
«Non posso!» disse Jack. «Se trasgredissi le regole che mi sono state imposte, le cose si metterebbero male per tutti!».
«Spiegale anche a me queste regole, così potrei aiutarti!» fece Davis, in tono di sfida.
«Non capiresti...» sussurrò Jack. «Devi solo aiutarmi a... a far capire a Tru che sta sbagliando!».
«Tu lo fai solo per puro egoismo!» esclamò Davis. «E di certo preferisco vedere Tru senza potere e tu che fai la fame in mezzo alla strada, che fermare il suo Destino!!».
«Forse non ti è chiaro che Tru senza potere significa Tru morta...» disse Jack, mentendo. In fondo, ma Davis non poteva saperlo, Richard aveva il potere ed era ancora vivo.
Davis spalancò gli occhi.
«Andiamo, Davis!» urlò Jack. «Tru fino ad ora ha avuto solamente fortuna! Quante volte Harrison avrà la possibilità di salvarla e quante volte, se accadrà, ci riuscirà!?!».
Jack aveva capito che aveva colto nel segno.
Davis stava per rispondere, quando le porte dell’ascensore di aprirono. «Sono arrivati due cadaveri! Uno arriva direttamente dall’ospedale...» disse il tirocinante che era andato a fare i recuperi.
«Devo andare...» disse Davis, togliendosi il prima possibile dal discorso.
Jack lo vide voltarsi ed entrare nella sala autopsie. Non poteva mollare ora. Subito si diresse verso le porte. Entrò nella sala delle autopsie.
«Non sai leggere?» disse Davis. «Solo personale autorizzato e tu non lavori qui da un bel po’...».
«Non me ne vado fino a quando non finiamo il discorso!» fece Jack.
«Questa è l’ultima volta che te lo ripeto, Jack...» disse Davis, mettendosi i guanti. «Esci da questa stanza».
Davis doveva prevalere in quel discorso, altrimenti la perdita sarebbe stata molto grave.
Jack rimase fermo, immobile.
«Beh, sappi che ora non ti risponderò!» aggiunse l’uomo. «Procedi con la descrizione!».
Se Davis faceva finta che non esistesse, Jack forse se ne sarebbe andato.
Il tirocinante cominciò a descrivere il primo cadavere.
«Donna. 23 anni. Bianca. Trovata sulla riva del fiume Hudson. La polizia crede che il cadavere sia rimasto lì da almeno tre giorni...».
Davis aprì la prima sacca nera, rivelando il corpo raggrinzito della ragazza: una visione orribile.
«Davis...» disse Jack.
«Le mani...» fece l’uomo, non pensando minimamente a Jack. «Ho già visto qualcosa de genere...».
«Sì...» disse il tirocinante. «L’ho pensato anche io... Due giorni fa è arrivato il cadavere di uno studente di appena 27 anni con gli stessi tagli...».
Davis fissò le mani della ragazza: qualcuno le aveva procurato del piccoli tagli proprio dove erano situati i nervi.
«E’ già la seconda vittima che la polizia trova in una settimana...» fece Davis.
«Esatto... E la polizia pensa già ad un serial killer!!» spiegò il tirocinante.
«Puoi occuparti tu di questo?» chiese Davis.
Il tirocinante annuì. «La porto in cripta...».
«Prima descrivi il secondo cadavere» fece il capo.
«Davis...» ripeté Jack.
«Non ora!» esclamò l’uomo. «Sono molto occupato!».
«Maschio. 24 anni. Asiatico. Morto in ospedale forse a causa di lesioni dovute ad un incidente d’auto...» spiegò il tirocinante.
Davis aprì il sacchetto con il primo cadavere. Subito si bloccò.
Lo sguardo di Davis incuriosì Jack: anche lui guardò il cadavere.
Tyler, l’amico di Tru, era disteso nel sacco nero.
Jack poteva vedere il terrore negli occhi di Davis.
 
Tru, Jensen, Thomas e Sarah stavano camminando nel corridoio degli spogliatoi che venivano utilizzati come stanze di preparazione degli scrittori prima che salissero sul palco.
«Dovremmo uscire più spesso, insieme...» commentò Thomas. «Siete molto simpatici!».
«Lo stesso vale per voi!» disse Tru. Avevano notato che entrambi portavano la fede, quindi dovevano essere sposati: sembravano una coppia davvero felice.
«Devo aver lasciato le miei cose nell’ultima stanza in fondo...» fece Jensen.
«Io no» disse Thomas. «La mia roba è proprio qui, in questa stanza...».
Thomas rimase indietro e aprì la porta alla sua destra.
Subito rimase immobile.
«Oh mio Dio...» sussurrò.
«Cosa suc...?». Sarah si avvicinò a guardare e poi urlò.
Tru e Jensen si voltarono, spaventati.
«Cosa c’è?!» domandò Tru.
Sarah si tolse dalla porta.
Tru e Jensen arrivarono alla stanza e videro cosa vi fosse all’interno: un uomo, seduto; il suo corpo esanime, si lasciava con tutto il suo peso sulla scrivania, tra un lampada ed una valigetta nera.
Tru corse verso l’uomo. «Può essere ancora vivo!» urlò.
Quando raggiunse il corpo, subito pensò a spostarlo all’indietro: la pelle non era molto calda. Un brutto segno.
Tru tentò di sentire il battito. «Avanti...» mormorò, come per darsi una speranza.
Le dita poggiate sul collo non sentivano nulla.
Il cellulare di Jensen, fuori dalla stanza, squillò. Guardò chi era a chiamarlo: Davis. «Cosa...?».
Accettò la chiamata.
«Pronto?... Sì, cosa c’è?».
Tru stacco le dita dal corpo e si volto verso gli altri. «Qualcuno chiami la polizia...» disse.
Thomas sembrava spaventato.
Sarah era scoppiata a piangere.
Tru tornò a guardare il corpo e non poté che notare dei segni sul collo: erano segni lineari, che si evidenziavano proprio sulla gola, mentre dietro erano quasi inesistenti.
Tru non fece in tempo a realizzare ciò che stava vedendo: Jensen era corso verso di lei.
«Tru! E’ Davis! Dice che è importante...» disse il ragazzo.
Tru prese il cellulare. «Davis! C’è stato un omicidio qui... Che cosa c’è?!».
«Tru! Il tuo cellulare è scarico...» iniziò Davis.
«Sì, ma mi hai chiamato per questo?!» chiese la ragazza.
«No...» fece Davis. «Devi chiamare subito Harrison!! C’è stato un...».
Tru non fece in tempo a sentire cosa Davis volesse dirle. «Aiutami!» esclamò il cadavere sulla sedia, con voce forte.
Tru sentì la solita strana sensazione: il mondo si contorse dietro di lei.
Tutto quanto tornava indietro.
I suoi occhi si spalancarono.
Subito si mise seduta sul suo letto.
«Harrison...» disse. «Cosa è successo?!».
 

 
Allora... spero la situazione si sia complicata abbastanza (hihi...)!!
Piaciuto quindi?
Capito a chi si riferiva il titolo? Ma a Jack e a Davis: entrambi spaventati dal perdere qualcosa di veramente importante (che sia il potere o Tru...)!!
Ora sono curioso di vedere quali particolari vi sono risaltati... Vediamo se riuscite a capire cosa accadrà (e non solo in questo episodio...)! A voi le supposizioni!!
Recensite!
Grazie 10000000!
Ciao ciao!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 "Non di nuovo..." ***


Tru Calling 2.08 "Eclissi interiore" - Capitolo 3: "Non di nuovo..."

Ecco il capitolo 3!! Ho visto dal commento di Lyrapotter che il Capitolo 2 è stato veramente difficile da seguire... (Questo era quello che volevo!! Hihi...) ma spero che questo sia un po' più rivelatore! Ora sto pubblicando da un mio amico (Un grazie anche a lui che mi dice sempre quello che può non funzionare!) per vari problemi al mio maledetto pc!! Ma lasciamo stare... cercherò di pubblicare sempre ogni sabato della settimana!! Passiamo ad altro, però...

Prima di tutto, però, volevo dire a Lyrapotter: non sei poco recettiva, anzi!! Hai colto quasi tutti i punti che andavano evidenziati (anche se i più difficili da vedere sono rimasti nacosti... hihi! Li scoprirete più avanti, comuqnue!):

- credo sia ormai chiaro che Tru ha il potere e che Harrison lo avrà solo quando sarà Tru a perderlo... (non fate molto conto su questo fatto, però: le cose possono cambiare, e lo faranno!! Hihi...)

- i 3 cadaveri: l’uomo dello studio e Tyler sono sicuramente legati alla giornata, però forse ti è sfuggito un particolare con il primo...

- i ruoli di Thomas e Sarah sono ovviamente correlati alla vittima nello studio, ma il come lo si capirà meglio con i prossimi capitoli...

- Jack: ecco... qui è stata una parte difficile da scrivere!! Non volevo che le intenzioni di Jack fossero chiare fin dall’inizio e ho cercato di confondere un po’ il discorso (però forse l’ho confuso troppo...), ma vuoi che finisca tutto qui?!? Ovviamente no... Jack ha in mente un piano davvero (scusate la parola...) bastardo e lo si nota già in questo capitolo!!

- Che fine ha fatto Harrison? Beh... Visto che l’unico cadavere dell'incidente che è arrivato in obitorio è quello di Tyler, credo si possa capire che non è morto. Ma il fatto che Tru non sappia che cosa gli sia successo, sarà un forte stimolo. Però rifletti ancora un poco sulla situazione...

Grazie comunque per seguire con così tanta attenzione la mia fanfiction!!

Vi lascio leggere, ora...
Ricordo solo una cosa: le parti in blu sono i flashback.

Buona lettura!!

 

Capitolo 3 “Non di nuovo...”

Ore 8.00
 
Tru si alzò dal letto e di corsa andò verso il telefono di casa, quando si bloccò sulla porta.
«Tru! Il tuo cellulare è scarico...» iniziò Davis.
Tru tornò in camera e prese il cellulare: il giorno prima si era dimenticata di ricaricarlo e se solo l’avesse fatto, Davis sarebbe riuscita a contattarla prima e ora lei saprebbe cosa era successo a Harrison.
Dopo aver messo il cellulare in carica, prese il telefono di casa.

A casa di Davis, lui stava dormendo tranquillamente fra le coperte, quando la sveglia suonò.
L’uomo sussultò. Un gemito uscì dalle coperte.
«Cosa diavolo... Oh Mio Dio...».
Quando si voltò, si accorse di aver tirato un calcio a Carrie. La donna si svegliò di malo modo.
«Davis... Cosa succede? Mi hai fatto male...» disse la donna, con voce ancora assonnata.
«Emh... Scusami...» disse, voltandosi verso di lei.
Il telefono di Davis squillò.
«Ma chi diavolo può essere a quest’ora?» fece lui.
Prese il telefono e rispose. «Pronto?».
«Davis...».
«Ciao, Tru! Che succede? Perché mi chiami così presto?».
«E’ uno di quei giorni, Davis...» fece lei, preoccupata.
«Non riesce ad avere un giorno libero, eh!» disse lui, mettendosi a sedere sul letto.
«Sì, questa volta la vittima sarà uno dei partecipanti al Concorso di Scrittura!».
«Sembra un vera maledizione, però...» commentò Davis, sarcasticamente.
«Qui la maledizione è un’altra!!» disse Tru. «Poco prima che il cadavere mi chiedesse aiuto... tu mi hai chiamato e mia hai detto che era successo qualcosa ad Harrison...».
«Di nuovo...?».
«Non so cosa sia successo quindi non so se sia... morto. Ma devo prepararmi al peggio...». La voce di Tru era davvero preoccupata. «Oggi deve andare in campeggio con Every, Tyler e un amico di Tyler, quindi credo possano aver fatto un incidente o qualcosa del genere...».
«Certo, credo sia l’unica cosa che tu possa pensare...» disse Davis.
«A dire il vero ne ho pensate di cose, in un solo secondo: una rapina in autogrill, qualche problema alla mia auto... Come faccio a prevedere tutto questo?» domandò Tru.
«Non puoi...» disse Davis. «E’ impossibile! Per ora puoi solo evitare che vada in campeggio con la tua auto!!».
«No, devo proprio evitare che vada in campeggio...» disse Tru.
«Quella è di certo la soluzione migliore, ma pensa... Every si fa già tante domande su di te! Non credi che si insospettirebbe molto?».
«Ho già in mente un piano...» fece Tru.
«Bene...».
«Davis...» riprese Tru, con voce affranta. «Ho bisogno del tuo aiuto...».
«Dimmi tutto, Tru!».
«Non posso lasciare che mio fratello ci rimetta ancora la vita... Dovrai occuparti tu della vittima alla gara!».
Davis rimase qualche secondo in silenzio. «Tru, non so se riesco a gesti...».
«Sì che ce la fai, Davis!» lo incoraggiò Tru. «Ho bisogno di te ora più che in qualsiasi altro momento...».
«Io non riesco a tenere a bada Jack...» spiegò Davis. «L’ultima volta che ci ho provato mi sono ritrovato svenuto nella mia auto mentre un uomo stava andando da tuo fratello per ucciderlo!!».
«Davis, non devi preoccuparti! So che ce la puoi fare...». La voce di Tru era così disperata che Davis si convinse: doveva aiutarla.
«E con Jensen come fai? Cosa gli dico quando vedrà che non ci sarai?» chiese l’uomo.
«Grazie, Davis!! Ci penso io, a questo...» disse Tru.
«Ok!»
«Ascoltami, ora...» disse Tru. «Non so il nome della vittima, ma è un uomo, uno dei partecipanti. Quando lo abbiamo trovato, il corpo era ancora caldo, quindi...».
«Quindi doveva essere morto da più di due ore, perché altrimenti avrebbe già iniziato a raffreddarsi!».
«Esatto. E abbiamo trovato il corpo verso le 19.30, quindi l’ora della morte va dalle 17.15 alle 19.30! Credo anche di aver capito quale sia la causa della morte...» spiegò Tru.
«Qual è?» chiese Davis.
«L’uomo aveva dei segni intorno al collo, quindi penso sia per strangolamento. Non so chi sia stato, né che rapporti avesse con gli altri partecipanti... So solo che è il terzo dei partecipanti per il miglior Racconto di Avventura...».
«Ok, il terzo ai Racconti di Avventura! Riesci a darmi anche una descrizione fisica o qualche altro particolare?» chiese Davis.
«Sì...» fece Tru.
Mentre Davis parlava al telefono con Tru, Carrie aveva già sentito abbastanza per capire che Tru aveva rivissuto la giornata.
Prese le lenzuola e si alzò dal letto, mentre Davis cercava dei boxer intanto che parlava al telefono con Tru, un po’ imbarazzato, ma comunque concentrato nel discorso.
Senza farsi notare, Carrie si avvicinò alla sua borsetta e tirò fuori il cellulare.
Con calma si diresse in bagno e aprì il cellulare.
«Jack, sono io...» disse.
«Stavo per chiamarti, quando mi sono ricordato che questa notte dovevi passarla con Davis... A proposito, come è andata? E’... un tipo esigente?» fece Jack, a casa sua.
«Non più di tanto...» rispose Carrie. «E’ filato tutto liscio...».
«Se voleva essere una battuta, era un po’ volgare!» disse Jack, ridendo. «Piuttosto, perché hai chiamato?».
«Perché so che hai rivissuto la giornata...» spiegò Carrie, sottovoce: non doveva farsi sentire da Davis.
«Aaah...» fece Jack. «Vedo che Tru non perde tempo!».
«Già...» commentò Carrie, con una nota di disprezzo nella sua voce. «A quanto ho capito vuole che Davis si occupi della vittima perché lei è occupata altrove...».
«So dove vuole andare: ieri ho visto il cadavere di Tyler all’obitorio. Tru cercherà di salvare anche lui...».
«Quindi non è stato quel ragazzo a chiederle aiuto...» fece Carrie.
«No, infatti. E ci sta provando ancora...». La voce di Jack lasciava traspirare un po’ di  risentimento.
«Come devo agire?» chiese Carrie.
Jack si morse il labbro, riflettendo quei pochi secondi che gli servivano per elaborare un piano. «Questa volta dovrai stare molto attenta...» disse poi.
«Hai già in mente qualcosa?» chiese Carrie.
«Sì...» disse Jack.

 
Ore 9.03

Tru suonò il campanello dell’appartamento 711.
La porta si aprì e suo fratello la guardò con un sorriso 32 denti.
«Non ti aspettavo così presto, sorellina! Benvenuta nella mia umile dimora...» disse Harrison.
«Harrison...» fece Tru, con tono grave. «Devi cambiare i programmi per oggi!».
«Cosa?!» urlò lui.

 
Ore 11.13

«Cosa?!» urlò Every, gettando a terra il suo zaino.
«Anche io contavo molto su questo pic-nic...» spiegò Harrison, davanti all’auto di Tru.
«Lo so, scusate...» disse Tru. «Ma non è colpa mia se si è guastata anche la mia auto!».
«Io ho qualche conoscenza nel campo dei motori...» si intromise Jason. «Potrei darle un’occhiata?».
Tru doveva ritornare ad utilizzare le sue piccole scuse. «Senza offesa, ma preferirei che la veda un... vero esperto» disse con un sorriso.
«Beh, è ovvio!» fece Jason, un po’ imbarazzato. «Comunque... mi chiamo Jason Swan. Scrivo per il giornale dell’Università...».
Il ragazzo porse la mano a Tru. «Piacere!».
Tru sorrise e gli strinse la mano. «Tru Davies, sorella di Harrison...».
«Oh, lo so...» disse lui.
Nessuno parlava più.
Jason si mise le mani in tasca e rimase a guardare Tru negli occhi.
«Jason...» disse Every a bassa voce.
Il ragazzo fece finta di non sentirla e continuò a fissare Tru, sorridendo.
«E’ già impegnata!» aggiunse Every.
Jason cercò si mantenere il sorriso, ma poi si voltò. «Ok... Questa è stata... la peggior figura della mia vita!!» commentò.
Tru si mise a ridere con Every.
«Ma quindi cosa si fa oggi?» chiese Tyler.
«Emh... stiamo a casa mia!» spiegò Harrison. «Ho appena finito di arredare l’appartamento ed è... ora di inaugurarlo!».
«Ok!» dissero Tyler e Jason.
«E noi potremo avere tutto il tempo per noi...» aggiunse Harrison a Every.
«Va bene...» fece lei, sorridendo.
Harrison si avvicinò per baciarla, ma lei si spostò. «Però lo zaino me lo porti tu di sopra...».
Detto questo, sorrise e se ne andò verso l’appartamento.
Jason e Tyler la seguirono.
«Harrison...» lo fermò Tru, parlando a bassa voce.
«Cosa c’è?» chiese lui.
«Ti lascio il compito di tenere sotto controllo la situazione...» spiegò lei. «Davis non si sente sicuro a gestire la cosa da solo al concorso! Ora è tutto nelle tue mani!».
Il tono di Tru era severo.
Harrison era preoccupato. «Ora che ho scoperto di non avere il potere, mi ritrovo lo stesso a dover salvare le vite...».
«Fratellino...» disse Tru.
«Stavo scherzando!» fece lui.
Tru lo guardò negli occhi per qualche secondo: stava cercando di nascondere la sua preoccupazione dietro qualche battuta e qualche sorriso.
«Ricorda...» riprese Tru. «Non dovete utilizzare l’auto! E’ essenziale che non lo facciate!! Hai capito?».
Harrison annuì.
Tru lo baciò sulla guancia. «Buona fortuna, fratellino!».

 
Ore 11.48

 
«Grazie per essere venuto a prendermi da Harrison...» disse Tru a Jensen. «Devo portare la mia auto a riparare...».
Tru e Jensen erano appena entrati nella palestra, già piena di gente seduta ad ascoltare la Lettura di Poesie, iniziata da poco meno di 50 minuti.
«Dove saranno Davis e Carrie?» chiese Tru.
«Non lo so...» rispose Jensen. «Credo si siano seduti nelle le prime file! Sono arrivati presto...».
Tru e Jensen guardarono in giro: non era molta la gente in piedi. Erano quasi tutti seduti ad ascoltare le poesie.
Tra la gente in piedi, però, Tru notò l’unica persona che non voleva vedere: Jack Harper.
«Non... Non devi andare a preparare le tue cose?» chiese a Jensen senza distogliere lo sguardo da Jack.
«Sì, hai ragione!» fece Jensen. «Ora vado subito...».
«Buona fortuna!» disse Tru, distaccata. Era troppo impegnata a seguire Jack con lo sguardo, a qualche metro di distanza da lei che cercava da bere sul bancone del ristoro.
Jensen lasciò Tru, che subito non perse tempo: a passo svelto si diresse da Jack.
Con la sua camminata non ci mise molto a raggiungerlo.
«Vattene!» gli disse, a bassa voce, appena lo raggiunse.
«Ah, Tru! Eccoti finalmente!» fece Jack, sorridendo.
«Ti ho detto di andartene...».
«Oh, non credo proprio!» rispose Jack. «Questa volta più delle altre...».
Il terrore pervase gli occhi di Tru.
«Sì, Tru...» continuò l’uomo. «Non so se riesco a lasciartelo fare. Non di nuovo...».
«Tu... tu osa fare qualcosa a Harrison e le uniche conseguenze gravi saranno per te!».
Jack rimase fermo per qualche secondo: Harrison? Lui non voleva fare nulla a Harrison: non era morto nel giorno 1, a differenza di Tyler.
L’uomo non ci mise molto a capire: Tru non sapeva chi era morto, o almeno, non di preciso. Sapeva che c’era stato un incidente e che era successo qualcosa a qualcuno, ma evidentemente lei credeva fosse morto Harrison.
«Che c’è?» disse Tru. «Paura di perdere ancora?».
«Oh, no, mia cara!» rispose Jack, prontamente. «Con Jensen sei solamente stata fortunata, ma questa volta chi vuoi salvare è lontano dalla scena del crimine... Come farai a controllarne due a distanza? Mmm... questa volta la vedo difficile!».
«Se credi che non possa farcela, ti stai sbagliando!» esclamò Tru.
«Ma non vedi che hai l’Universo intero contro, Tru!» fece Jack.
Quelle parole sembrarono colpire Tru nel cuore: erano tanto inaspettate quanto vere.
«Harrison, Luc, Jensen, addirittura tu…» continuava l’uomo. «Se questi non li chiami segnali, come li chiami?».
Tru non rispose. Non poteva dire che Jack non avesse ragione: quattro persone, tra le quali lei, nelle ultimi 2 erano morte.
«Di tutte quelle che mi hanno chiesto aiuto, ho perso solo Luc, e a causa tua...» fece Tru, con la rabbia che rinasceva.
«Ma è il Destino stesso che ti sta dicendo di fermarti! Non puoi vincere! Quante persone devono ancora morire prima che tu lo capisca?!» aggiunse Jack.
Tru era rimasta veramente sconvolta dalle parole pronunciate dalla sua nemesi.
«Io non voglio che ti accada nulla, credimi Tru... Ma questa battaglia è fuori dalla tua portata!».
«E per te no?» chiese Tru, in aria di sfida.
Jack si mise a ridere. «Ti è così difficile da capire, Tru?! Tu non stai lottando contro di me... Stai lottando contro ciò che è prestabilito!». Jack le si avvicinò e abbassò la voce, ma il suo tono rimase comunque severo. «Stai lottando contro il Destino!».
«Quindi vuoi dire che è già prestabilito che io perda?» domandò lei.
Jack non rispose.
Tra i due vi fu silenzio per qualche secondo.
«Sei sicura di quello che è accadendo, Tru?» chiese Jack, all’improvviso.
Tru rimase confusa per qualche secondo. «Cosa vuoi dire?».
Jack non rispose. Non sapeva il perché, ma sentiva che doveva aiutare Tru in qualche modo. Non voleva dirle che era morto Tyler, non poteva, avrebbe rovinato tutto. Eppure sentiva il bisogno di darle un indizio, un qualcosa che la potesse mettere in guardia.
Una strana sensazione si era creata in lui: dopo quello che gli era accaduto quando aveva ricevuto il potere, era certo di essere dalla parte giusta.
Ma ora che aveva incontrato la sua rivale, ora che aveva di fronte tutto ciò che cercava di lottare, essa era riuscita a insinuare il lui il dubbio. Un piccolo, atroce dubbio che cominciava a logorarlo dall’interno.
Un applauso si levò dagli spettatori della competizione.
«E ora decretiamo la sezione di Lettura di Poesie terminata...» disse la voce del presentatore. «Ora se volete accomodarvi, il bancone del ristoro è alla vostra sinistra!».
Dopo un breve applauso, la gente cominciò ad alzarsi.
Jack si allontanò di qualche passo da Tru.
«Cosa vuoi dire, Jack? Che cosa sta succedendo?».
«Sei sicura di quello che è accaduto?» fece lui, nuovamente.
Detto questo, la gente cominciò ad arrivare e di due si ritrovarono divisi.
Tru era rimasta molto confusa: cosa voleva dire Jack?

Davis uscì dal bagno. Non si aspettava di trovare qualcuno nelle toilette, invece vide Jack.
«Come mai sapevo che ti avrei visto, oggi?» chiese, dirigendosi a lavarsi le mani.
«Riesci a prevedere le mie mosse senza rivivere le giornate! Beh... stiamo facendo progressi, Davis!» disse Jack, avvicinandosi. «Peccato che tu non possa fare altri progressi...­».
«Se pensi che solo Tru può tenerti testa, stai errando!» disse Davis, in aria di sfida.
Chiuse l’acqua.
«Ah, davvero? E come mai è qui ora?» chiese Jack, con un sorriso beffardo sul viso.
Davis era rimasto senza parole.
«Sarà venuta a dirmi qualcosa di più sulla persona che tu vuoi uccidere oggi!».
«Secondo me è venuta perché non si fida ancora di te...» disse Jack.
Di nuovo, le parole di Jack colpirono nel segno.
«Come dicevo prima...» aggiunse Jack. «Non puoi fare molti progressi nel rivivere le giornate. E quindi non ti potrai neanche ricordare il... discorso che abbiamo avuto io e te, ieri!».
Davis cercava in tutti i modi di tenere testa a Jack, ma era molto difficile. «E di cosa avremmo parlato?» chiese.
Jack sorrise. «E’ interessante vedere come alcune circostanze possono cambiare l’atteggiamento di alcune persone...».
Davis era confuso.
«Vedi...» continuò Jack. «Ieri... Sarà che non sei nel tuo ambiente di lavoro o forse è il fatto che non ti abbia preso così alla sprovvista, ma credo che oggi sarai meno incline a cercare di capire quello che sto per dirti...».
Davis non rispose. Le parole di Jack aveva insinuato il lui il dubbio: meno incline a capire le sue parole?
«Di cosa abbiamo parlato?» chiese Davis, guardandolo negli occhi, cercando di reggere una maschera impassibile sul suo volto.
«Oh, abbiamo avuto una discussione molto interessante io e te, ieri!» spiegò Jack. «Abbiamo parlato del fatto che Tru sta lentamente scivolando verso un gigantesco buco nero che inghiottirà tutti quanti... se non si ferma!».
«Tru non si fermerà e di certo non sarò io a dirle di farlo!» fece Davis, fermo sulla sua posizione.
«Il fatto... sì, il fatto è che ieri... avevi detto l’opposto!» mentì Jack.
Davis rimase immobile. «Stai mentendo!».
«So che è più facile pensare così, ma... no!» disse Jack. «Ieri mi hai dato il tuo appoggio!
Davis si voltò, per evitare qualsiasi tipo di contatto visivo con Jack. «Non... non è vero!».
«Sì, Davis...» ripeté Jack.
Davis fece un lungo respiro: non poteva essere vero.
«Davis...» riprese Jack. «Vuoi dirmi che sei sempre d’accordo con Tru?».
L’uomo non rispose. Jack aveva ragione: negli ultimi tempi Tru e lui si erano trovati più volte in disaccordo.
«Vedi il corso della vita come quello di un fiume...» disse Jack.
Davis non capiva dove stava andando a parare.
«Ogni volta che Tru salva qualcuno, devi questo corso! E lo sta facendo di continuo!».
Davis cominciava a capire il ragionamento di Jack. «E... e cosa accade... se... se il corso viene deviato?» chiese.
Jack fu sorpreso: Davis stava realmente entrando nella sua ottica. Fece un sorriso e rispose. «Accade... che il fiume non sfocerà nello stesso mare!».
Davis rifletté: Jack stava facendo uscire tutto quello che lui aveva cercato di reprimere per anni.
«Il fiume sta già scorrendo altrove e, a mio parere, stanno nascondo troppi Jensen... E ti assicuro, quelle sono le deviazioni più pericolose!».
Davis si voltò di scatto e guardò negli occhi Jack.
«Se Tru non avesse fatto nulla, lui sarebbe morto! Ha salvato una vita! Una vita!!» urlò Davis.
«La tua bontà d’animo sta offuscando la tua ragione, Davis!».
Tra i due vi fu ancora uno scambio di sguardi.
«Io ti ho detto cosa sta succedendo: ti ho detto che Tru sta modificando irreparabilmente il Destino e che questo ci sta facendo cadere nel baratro più oscuro che esista...».
«Come fai a sapere che Tru non stia facendo del bene!?» chiese Davis.
«E tu come fai ad essere certo che lo stia facendo?» rispose Jack. «Quello che so... è che se il Destino ha scritto la storia, non trovo nessun motivo valido per tentare di riscriverla!».
Davis stava quasi ansimando: tutte le sue certezza si stavano sgretolando tanto velocemente che avrebbe fatto molta fatica a ricostruirle.
«Io il mo dovere l’ho fatto...» disse Jack. «Ora sta a te, Davis...».
L’uomo era spaventato.
«Conto su di te...» aggiunse Jack, prima di uscire dal bagno.
Quando la porta si chiuse, Davis prese ad ansimare più velocemente. Si appoggiò al lavandino e accese l’acqua fredda.
Ne prese un po’ sulle sue mani e si sciacquò la faccia, sperando che con essa tutti i dubbi che gli aveva gettato addosso Jack sparissero.
Non era così.
In quel momento gli fu quasi chiaro quello che doveva fare: seguire Jack.

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Allora? Piaciuto?
Lo so, è un po’ lunghetto, ma per me scrivere questo capitolo è stato fantastico!! Davvero!!
Esplora molto la personalità dei personaggi e la loro posizione in questa battaglia. Tutte le convinzioni si ribaltano e molti pensano di stare sbagliando.
Mi è piaciuto specialmente sviluppare il personaggio di Davis: da ometto tranquillo e “schiavo” delle idee di Tru, sta cominciando a sviluppare delle sue idee sulla faccenda e a capire che forse si trova sul lato sbagliato del campo.
Riguardo a Jack... Beh, il mentire a Davis per far vacillare le sue convinzioni è stato molto bastardo, lo ammetto! E' un colpo basso, sì, ma la lotta sta diventando davvero dura: ora Tru vuole salvare un'altra persona che non le ha chiesto aiuto... Jack si è ritrovato alle strette!

Voi cosa pensavate di personaggi in generale negli episodi che hanno mandato in onda? Mi piacerebbe molto saperlo...

Grazie 1000000000!
Al prossimo capitolo!
Ciao ciao!

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