My Own Private Keanu

di Codivilla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cioccolato al sapore d'Oriente ***
Capitolo 2: *** River flows in you ***
Capitolo 3: *** So quick to give ***
Capitolo 4: *** Mr. Reeves ***
Capitolo 5: *** L.A.P.D. ***
Capitolo 6: *** Scars ***
Capitolo 7: *** Legami Indissolubili ***
Capitolo 8: *** Stelle Nascenti ***



Capitolo 1
*** Cioccolato al sapore d'Oriente ***


Cioccolato
al sapore d'Oriente

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- Los Angeles (California), Novembre 1999 -

Le sue dita facevano all’amore con le corde della chitarra. Tocchi veloci, più rapidi d’un respiro. Le sfiorava delicatamente, allo stesso modo in cui accarezzava la sua pelle, alla sera, prima di rimarcare con passione quanto lei fosse irrimediabilmente sua.
Adorava osservarlo mentre suonava. Aveva accorciato i capelli, ma quell’aria trasognata e un po’ misteriosa, forma esterna di un’anima d’artista, gli restava incollata addosso. Era parte di lui. E lei aveva imparato ad amarla.
Le ultime note di “Every breath you take” morirono dolcemente.
«Una dedica per le mie bambine».
Lui sorrise, guardandola. Jennifer s’accarezzò il ventre pronunciato. Era persa, come sempre, nei suoi occhi castani.
Cioccolato al sapore d’Oriente.

 

_________ ₰ _________

 

Stavo ascoltando una versione meravigliosa di “Every breath you take”, una delle mie canzoni preferite, suonata alla chitarra acustica, quando ho avuto nitida nella mia mente l’immagine di questa piccola Drabble.
Nella realtà, Keanu Reeves suona il basso elettrico. Ma questo non conta. Conta solo che l’ho immaginato immerso nella sua musica, impegnato a trasmettere alle corde tutto l’amore che prova per Jennifer.
Jennifer Syme, una delle poche donne con cui Keanu abbia condiviso una relazione abbastanza duratura, era in quel periodo in dolce attesa di una bambina. Il nome che avevano deciso per lei era quello di Ava. Purtroppo, nel Dicembre dello stesso anno, la bimba nacque morta pochi giorni prima della scadenza prevista per il parto.
Fu poco dopo che la relazione fra i due naufragò disastrosamente.
Jennifer morì in un incidente stradale il 2 Aprile del 2001. Riposa con la sua bambina a Los Angeles.
Ho sempre immaginato Keanu molto innamorato di questa donna e che lei ricambiasse appieno tale sentimento. Al ricordo tragico del lutto che lui ha elaborato per queste due morti così dolorose ed atroci, ho deciso di contrapporre una immagine che esplodesse d’amore e tenerezza, in queste poche righe. 

Grazie a chiunque si troverà a passare di qua. 

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Capitolo 2
*** River flows in you ***


River Flows in You
«L’amicizia è un’anima sola che vive in due corpi».


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- Portland (Oregon) [1], Agosto 1990 -

«Gesù, anche oggi si crepa».
Keanu allungò una birra ghiacciata al biondino che, all’ombra di una roulotte, stava arrotolando con cura del tabacco dentro una cartina.
«Non lamentarti, poteva andar peggio».
River [2] prese la birra e la sollevò, facendola scontrare leggermente con l’altra che l’amico aveva in mano. Un tintinnio ovattato fendette l’aria umida ed afosa nel momento in cui i due vetri impattarono fra loro.
Il moro si sedette sul gradino accanto a lui, distendendo in avanti le lunghe gambe e grattando il terreno arido con il tallone delle scarpe.
«Del tipo?»
«Del tipo che poteva toccarci davvero di girare in Idaho, a casa del diavolo».
Il biondo s’accese la sigaretta.
«Vuoi un tiro?»
«Lo sai che non fumo [3], Riv».
«Ma nel film lo fai».
«Mica sono io a fumare. È quella testa di cazzo di Scott [4]».
«Stessa cosa. I personaggi che interpretiamo ce li portiamo dentro».
Lo disse soffiando via una densa nuvola di fumo grigiastro e caldo. Keanu l’osservò silenziosamente.
Stettero così per qualche minuto, senza dirsi niente. Qualche sorsata di birra a rinfrescar loro le gole, mentre l’aria pesante d’umidità si riempiva dell’odore del tabacco che bruciava. L’orizzonte stava prendendo lentamente fuoco, e quella non era che una pausa prima di riprendere a girare fino a notte inoltrata. La voce pacata e profonda del moro ruppe quel calmo silenzio.
«Quindi tu in fondo sei narcolettico e mi ami, come Mike [5]».
A quella affermazione, gli occhi azzurro chiaro dell’amico si volsero verso di lui. Ma lui non colse lo stupore che risiedeva in essi. Era ancora intento a fissare il tramonto.
«Potrei pure amarti, se tu non fossi così coglione. Ma mi dispiacerebbe per la tua tipa. Come hai detto che si chiama, stavolta?»
«Lory [6]».
«Ho deciso che non perderò tempo a ricordarmelo. Tanto fra due mesi l’avrai già scaricata».
Finì la sigaretta e fece saltare lontano la cicca. Keanu sorrise scuotendo il capo. Era questo che gli piaceva di River, il fatto che fosse così conciso e diretto da non sprecare mai parole o energia più del dovuto.
«Di solito sono loro a scaricarmi».
«Perché si accorgono che sei un coglione, amico mio».
Il biondo gli diede una pacca sulla spalla, sorridendo. Fissò lo sguardo negli occhi scuri di lui e finì di bere la sua birra, posando la bottiglia a terra, accanto al gradino della roulotte.
«O forse perché si rendono conto che sei troppo per loro» aggiunse, alzandosi i piedi e ficcando le mani nelle tasche dei jeans malandati e strappati. Alzò il mento quando una delle luci del set s’accese. Era definitivamente notte, ormai.
Una folata di vento sollevò onde di polvere dal terreno. Keanu sospirò, alzandosi a sua volta e raccogliendo la bottiglia di birra che River aveva lasciato a terra. La gettò insieme alla sua in un cestino.
«Forse è un bene che tu non mi ami. Sei meglio come amico» disse, raggiungendolo.
«Lo penso anch’io».
Gli sorrise. Non c’era al mondo verità più grande di quella.

 

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Note:
[1]
L’ambientazione di questa Flash è quella del set del film ‘My own private Idaho’. Rilasciato nelle sale nel 1991, il film venne girato a Portland dove gli attori principali, compreso Reeves, furono ospitati nella casa del regista Gus Van Sant. Si dice che facessero così tanto casino (facendo tardi la notte, ubriacandosi, dando feste e sentendo musica) da prendere il completo controllo della casa, tanto che Van Sant alla fine per trovare il modo di riposare un poco di notte dovette trasferirsi a casa di un amico fino alla fine delle riprese.

[2]
River Phoenix, protagonista di ‘My own private Idaho’ insieme a Keanu Reeves e suo grande amico. Si conobbero quando Keanu stava girando ‘Parenthood’ col fratello di River, Joaquin, nel 1989, lavorarono insieme a ‘I Love You To Death’ ed immediatamente nacque fra loro un rapporto di grande amicizia.
[3] Nonostante sia poi diventato un fumatore abituale, lo stesso Reeves ha rivelato di non aver mai fumato fino all’età di trent’anni, quando cominciò a farlo sul set di ‘Feeling Minnesota’.
[4] Scott Favor è il personaggio interpretato da Keanu nel film ‘My own private Idaho’. È un ragazzo di buona famiglia che decide di vivere una vita sregolata a Seattle fino ai ventuno anni, momento in cui, è lui stesso a dirlo, erediterà le fortune del padre, sindaco della città di Portland, nell’Oregon e metterà la testa a posto. Passa la maggior parte del suo tempo a mettere in imbarazzo il padre, scandalizzato dal suo stile di vita. Fa uso di droghe pesanti e si prostituisce indifferentemente a uomini e donne per denaro.
[5] Mikey ‘Mike’ Water è il personaggio interpretato da River nel film ‘My own private Idaho’. È omosessuale e soffre di narcolessia. Anche lui, come l’amico Scott, si prostituisce a uomini e donne per soldi. Abbandonato da piccolo, vive con l’ossessione di ritrovare sua madre, che compare spesso nei suoi sogni quando ha le crisi di narcolessia. È Scott che si occupa di lui in tali momenti ed è lui che lo accompagna nell’Idaho per cercare il fratello e la risposta ai perché del suo abbandono. Durante questo viaggio, Mike confesserà a Scott di amarlo, ma questi si dichiarerà eterosessuale, rimarcando il fatto che la sua vita di strada è solo temporanea.
[6]Lory Petty fu la partner di Keanu sul set di ‘Point Break’, girato quasi in contemporanea con ‘My own private Idaho’. I due ebbero una relazione, peraltro non molto duratura.
 

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Una Flash piena di sentimento per un'amicizia che è andata oltre la morte.
River Phoenix, il migliore amico di Keanu Reeves, morì infatti tragicamente per una overdose di eroina e cocaina nella notte fra il 30 e il 31 Ottobre del 1993.
Non mi sento di dire niente in merito al loro rapporto. Lascio che parlino loro stessi.

 ***

- “Una definizione di ‘migliore amico’?”
River: “Qualcuno a cui puoi confidare i tuoi segreti. Per me, è qualcuno con cui ti piace stare, a cui vuoi bene e del quale ti prendi cura. E Keanu è il mio compagno, amico!”
Keanu: “Io ti ho voluto bene da sempre, River. River è il mio migliore amico, e io di amici non ne ho molti”.
River: “Questo è molto dolce, Keany”.

 ***

“Penso che sia il migliore. Lui si pone delle domande a cui io non penserei nemmeno. Lavora con tale passione che, almeno per quanto mi riguarda, mi sprona sempre a metterci tutta l’anima e a far girare la mia immaginazione”.

Keanu Reeves su River Phoenix

 ***

Keany è di una dolcezza infinita. La gente non lo capisce. Lui è coi piedi per terra, è un ragazzo di compagnia. Potrebbe governare il mondo intero: è intelligente, originale ed estremamente produttivo”.

River Phoenix su Keanu Reeves

 ***

“Tutto quello che posso dire è che non ho mai provato nulla del genere in tutta la mia vita” ci dice, quieto. “Ero davvero triste…anzi, un sentimento che va di molto oltre la tristezza. Non so spiegarvi cosa sia, è qualcosa che riesce soltanto a farti piangere per ore”.

“River era un artista eccezionale e una persona più unica che rara. Mi manca ogni giorno”.

Keanu Reeves sulla morte di River Phoenix

 

Chiudo perché mi commuovo da sola a scrivere oltre.
Grazie a chiunque passerà di qua.

 

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Capitolo 3
*** So quick to give ***


 So quick to give
«La generosità è sempre sacrificio di sé.
Ne è l'essenza».


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- Baltimora (Maryland) [1], Gennaio 1999 -

Calcò velocemente la propria firma in fondo al contratto. Quando sollevò lo sguardo dal foglio, vide che Howard [2] lo stava fissando con una tale soddisfazione che non potè fare a meno di sorridergli.
«Non pensavo che alla fine avresti accettato».
«È un bel copione. Sarà divertente girarlo. Anche se preferisco l’hockey [3] al football».
Keanu strinse la mano che il regista gli porse. Gli occhi scuri si socchiusero leggermente, rivelando una punta di malcelata curiosità.
«Mi chiedevo a chi stessi pensando per il ruolo di Jimmy McGinty [4]».
Howard sospirò.
«In realtà avrei voluto scritturare Gene Hackman. Sareste stati una bella coppia. Ma sai...», si interruppe, alzando le spalle, «il budget è quel che è, e non mi basta per avere anche lui. Dovrò ripiegare su qualcuno meno...esoso».
Le labbra del moro si incresparono appena. Gli occhi del regista si erano fatti d’improvviso scostanti.
«Capisco».
Prese i fogli che aveva appena firmato e vi diede un’ultima occhiata. Li piegò accuratamente a metà, lasciando in bella vista un numero evidenziato in neretto.
«Forse puoi recuperarla qui, qualcosa».
L’indice della mancina battè su quel numero. Howard strabuzzò gli occhi. Vi fu una lunga pausa di interminabile silenzio.
«Keanu, anche volendo... dovrei far tagliare più della metà del tuo compenso».
La mano destra dell’attore si posò amichevolmente sulla spalla di lui. Gli sorrise nuovamente.
«Tu fallo e non preoccuparti».
Una pacca lieve. Era tutto a posto. Si voltò verso l’uscita della piccola stanzetta d’albergo. Ma la voce di Howard lo richiamò nuovamente.
«Keanu, aspetta».
Si fermò tra la porta aperta ed il corridoio. Restò in silenzio aspettando che l’altro continuasse. Solo gli occhi castano scuro, vivacissimi, parevano contrastare la tranquillità impressa sul suo viso.
«Non sono sicuro di poterti restituire questi soldi, lo sai. Se il film è un fiasco...»
La mano destra del moro si alzò fermando quel discorso.
«Non è importante, Howard».
Le ultime sue parole, prima di sparire oltre la porta. Howard sospirò, guardando la cifra impressa sul contratto dell’attore. Sollevò la cornetta del telefono e compose velocemente un numero, ripescandolo da una vecchia agendina telefonica tirata fuori dal taschino della giacca.
«L’agente del signor Hackman? Sono Howard Deutch. Gli vorrei parlare, appena possibile».
E intanto, sorrideva come un bambino.

 

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Note:
[1]
Questa Flash racconta il momento in cui Keanu Reeves firma il contratto per interpretare il ruolo di Shane Falco, quarterback dei Washington Sentinels, nel film ‘The Replacements’ (‘Le Riserve’), che verrà rilasciato nelle sale nel 2000. Ho scelto di ambientarla a Baltimora perché le riprese del film si svolsero proprio in quella città, ma ovviamente è una licenza della mia fantasia.

[2]
Howard Deutch è il regista del film in questione.
[3] Quando Keanu Reeves frequentava il De La Salle College “Oaklands” di Toronto, era un portiere di hockey di notevole talento, tanto da guadagnarsi il soprannome di “The Wall” (‘il Muro’). Il suo talento gli avrebbe permesso di giocare come professionista, se non fosse stato per un infortunio che stroncò la sua carriera di atleta.
[4] Nel film in questione, Jimmy McGinty è l’allenatore dei Sentinels.
 

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Non fu l’unico episodio di generosità di Keanu Reeves nei confronti della crew e del regista dei suoi film. Un paio d’anni prima, infatti, nell’accettare il ruolo di Kevin Lomax (giovane avvocato nel film “L’Avvocato del Diavolo”), aveva ceduto un milione di dollari dalla sua paga per poter scritturare Al Pacino nel cast.
Quando il regista, in questa Flash, parla di un taglio di metà dello stipendio di Keanu, è fin troppo ottimista: il taglio fu in realtà addirittura del novanta per cento del compenso che era stato pattuito. Praticamente, in questo film, recitò gratuitamente.
Una Flash che racconta ancora qualcosina di lui e del suo modo d'essere.
Grazie a chiunque passerà di qua.

 

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Capitolo 4
*** Mr. Reeves ***


Mr. Reeves
«L'educazione è il pane dell'anima».

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- New York (NY), Settembre 2011 -

Se ne stava seduto tranquillamente su quel sedile, sul treno della metropolitana, con una grossa tracolla nera poggiata a terra, fra le gambe. Era curioso a vedersi; a tratti, pareva che non riuscisse a star fermo, ed avvertisse il bisogno di muovere ora i piedi, ora le spalle. Nessuno pareva però essersi accorto di lui, e lui non faceva nulla per farsi notare, in effetti. Anzi, schivava gli sguardi degli altri passeggeri abbassando il proprio, come se non volesse essere in alcun modo riconosciuto. Gli piaceva attraversare la città in quella maniera. Niente clacson, niente traffico, niente code ai semafori, niente nervosismo. Niente macchine costose, né guardie del corpo al seguito. Solo un biglietto acquistato in un’edicola, come facevano tutti, e via.
Gli piaceva riflettere, in metropolitana. Pensare, qualsiasi cosa gli venisse in mente. Il ronzio sottile del treno che sfrecciava lo rilassava e lo spingeva a far pace con sé stesso. Non poteva fare a meno di ricordarsi della memorabile scena della metropolitana di ‘Speed’[1], ogni santa volta che viaggiava; ed ogni volta la sua mente andava a Sandra[2], facendolo sorridere. Pensare a lei gli riempiva il cuore di contentezza.
Era immerso in questi ed in altri ricordi, più o meno dolci e più o meno piacevoli, quando alzò gli occhi alla propria destra.
«Signora, si sieda pure al mio posto» disse, improvvisamente, accompagnando quelle parole con un gesto della mano e un sorriso appena accennato.
Si alzò, lasciando il posto ad una donna che stringeva fra le mani una borsa dall’aria assai pesante e che era in piedi accanto a lui. Le dita della sua mano destra abbracciarono il metallo freddo di uno dei sostegni del treno, mentre si sistemava in piedi. Si mise in spalla la sua tracolla, aggiustandosi poi la giacca nera ed infilando la mano sinistra nella tasca dei jeans. Guardò i muri di cemento, pieni di graffiti, sfrecciare dai vetri delle porte scorrevoli, e tornò ad immergersi nei propri pensieri.
«Ma non è quello di Matrix, quel tizio lì?»
Keanu neanche sentì che la gente iniziava a sussurrare, preso com’era dai suoi ricordi.
Scese alla fermata successiva, scomparendo nella densa folla. Uno fra tanti.
Uno come tutti.

 

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Note:
[1]
 Nel film ‘Speed’, del 1994, c’è una scena nel finale ambientata nella metropolitana di Los Angeles.

[2]
 Sandra Bullock. È una delle migliori amiche di Keanu Reeves, e nonostante quel che le cronache hanno riportato per un certo periodo, entrambi assicurano che non ci sia mai stato di più. Si conobbero proprio sul set di ‘Speed’. 

 

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Questo è un episodio successo davvero nel 2011 (cercando su Internet è facile imbattersi nel video che ne è testimonianza). Keanu Reeves viaggia spesso in metropolitana e ha sempre dichiarato di preferirla sopra tutti i mezzi di trasporto cittadino possibili.
Ho voluto includere questo episodio, romanzato per quello che il video mi ha trasmesso, in questa mia piccola raccolta di storie, perché Keanu è la dimostrazione che la notorietà non dà alla testa a tutti, e men che mai ha dato alla testa a lui. La gentilezza e l’educazione fanno parte di lui da prima ancora che fosse famoso e sono rimaste intatte, come è possibile vedere.

Grazie a chiunque passerà di qua. 

 

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Capitolo 5
*** L.A.P.D. ***


L.A.P.D.
«L'alcol uccide lentamente. Chi se ne frega.
Non ho fretta».


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- Los Angeles (California), Maggio 1993 -

Gli veniva da ridere. Dannatamente. Senza potersi fermare in alcuna maniera.
Cercò di mantenersi serio… per quanto gli fosse possibile.
Chissà che fine aveva fatto quel coglione di River[1]. L’aveva lasciato in balia di una bottiglia di Tequila mezza vuota e di un paio di biondine che non erano niente male.
«Come si pronuncia, qualcuno me lo sa dire?!»
Un vocione baritonale gli trapanò il cranio, già notevolmente oppresso da un mal di testa che gli faceva pulsare le tempie. Cercò di tenere gli occhi aperti. Aveva l’aria di un completo idiota. E da come lo stava guardando, sembrava che il ciccione che debordava dalla sedia dietro la scrivania, proprietario della voce che lo stava rimproverando da almeno mezz’ora, la pensasse esattamente allo stesso modo.
Però quel localino era stato una bella scoperta. Bisognava tornarci, prima o poi.
Tentennò col capo in avanti un paio di volte, come una sedia a dondolo sfasciata, rischiando di sbattere col naso sul bordo della scrivania, incapace di mantenere a lungo fisso il proprio baricentro.
«Ma che cazzo di nome di merda ti hanno messo?!»
La voce insistette. Da qualche parte nella sua testa, partì a raffica un martello pneumatico. Tum-tum-tum. Chissà se prendere a craniate la scrivania avrebbe attenuato quel dolore. Non aveva la forza di replicare; più che altro perché aveva la netta sensazione che non fosse una buona idea, aprire la bocca per dir qualcosa in merito. Una morsa acidogena che non prometteva nulla di buono gli stringeva la bocca dello stomaco.
Un’altra voce si fece largo nella Babilonia che c’era nel suo cervello. Più giovanile, di tono più alto, stridula. E se era possibile, ancora più fastidiosa.
«Ho aperto un dossier da nuovo, signore. Keanu Charles Reeves. È incensurato» la voce gracchiante fece una pausa. «E inoltre…»
Riaprendo un occhio a metà vide una divisa blu che si chinava su un’altra, sussurrando qualcosa. Che non capiva. Sfido. Non aveva capito neanche che diamine volesse il panzone che urlava. A dirla tutta i suoni bypassavano le sue orecchie per conficcarsi direttamente nel suo cervello come lame affilate.
«Non me ne frega un cazzo di chi è!» tuonò il panzone, che si rivolse poi verso di lui. «Stanotte te la passi al fresco. Così ti passa la voglia di guidare da sbronzo!»
Continuò a non replicare. Quantomeno era riuscito ad aprire entrambi gli occhi, adesso. Così potè vedere il doppio mento del poliziotto traballare mentre lo rimbeccava aspramente. L’altro lo osservava con espressione apparentemente neutra; aveva ancora l’acne in volto. Un ragazzino arruolato da poco, con ogni probabilità.
A un certo punto, alzò l’indice della mano destra, come a chiedere parola. L’intera mano sinistra seguì la gemella in quel gesto. Le catenine delle manette che gli cingevano i polsi tintinnarono fra loro.
Il panzone in divisa dietro la scrivania lo guardò, facendogli segno che poteva parlare.
«Devo vomitare».
Sulla faccia del poliziotto comparve una smorfia di disgusto.
«Levamelo dai coglioni» disse soltanto, rivolto al giovane collega.

 

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Note:
[1]
 River Phoenix, il migliore amico di Reeves e suo compagno di scorribande notturne.
 

 

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Anche questo è un episodio successo davvero, precisamente nella notte fra il 4 e il 5 Maggio del 1993. Non so se fosse con River Phoenix o con chi altri, ma sta di fatto che Keanu Reeves venne arrestato per guida in stato di ebbrezza. La foto a sinistra nel bannerino è la foto segnaletica originale che gli venne scattata quella sera. Il titolo della Flash è una sigla che sta per: Los Angeles Police Department.
Siccome nella vita di ognuno c'è il bianco, ma anche il nero... doveroso farvi conoscere anche questo lato dell'ombroso Keanu! XD
Grazie a chiunque passerà di qui. 

 

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Capitolo 6
*** Scars ***


Scars
«Le ferite guariscono. Le donne amano le cicatrici.
La gloria dura per sempre».


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- Topanga Canyon (California), 199... [1]-

Riaprì gli occhi improvvisamente. Per qualche secondo, non vide altro che il buio della notte lungo il fianco della montagna che si ergeva imponente mentre lui giaceva disteso a terra.
Sentiva sul proprio corpo il tocco di mani del tutto estranee. Delicate, questo sì, ma sbrigative e decise mentre affondavano nel suo addome, tastandolo e palpandolo. Represse un grido di dolore che si palesò solo come una smorfia sul volto sofferente.
«Ragazzo, mi senti?»
C’era un fastidioso bip-bip che spiccava fra i diversi rumori di sottofondo. Ruotò il capo alla propria destra a fatica. S’abituò lentamente alla poca luce che c’era, riuscendo ad inquadrare qualcuna delle figure che gli giravano attorno. Le mani appartenevano ad un uomo di mezza età vestito con una divisa arancio acceso, i cui bordi rifrangevano la luce di un paio di torce che erano puntate sui due.
Qualcuno l’aveva spogliato della giacca di pelle e della maglietta e gli aveva apposto sul torace una serie di elettrodi che rilevavano il suo battito cardiaco.
Cercò di contorcersi leggermente. Lo spigolo di quella che poteva essere una pietra gli si era conficcato nella schiena, fra le scapole, poiché era disteso a terra mezzo nudo. Ma a quel piccolo movimento l’intero suo corpo si ribellò, esplodendo in un dolore atroce specie al costato, sulla sinistra, dove sembrava che lo stessero infilzando con tutta una serie di coltelli, uno dietro l’altro. I denti si strinsero come tagliole, distorcendo un suono gutturale che salì su direttamente dalla gola e che non riuscì a trattenere. Sussultò provocandosi un’ulteriore fitta; si lasciò ricadere con la schiena a terra. Il fastidio di quella pietra era senza dubbio il minore dei suoi problemi.
«Non muoverti, sta buono. Credo che tu ti sia rotto qualche costa. Sapremo qualcosa di più in ospedale».
L’uomo osservò attentamente il viso del giovane. A parte un livido che si stava formando sul sopracciglio sinistro, il casco aveva fatto il suo dovere. Sospirò, scuotendo il capo. In tanti anni di lavoro, non capiva ancora il senso di fare delle ragazzate come quella.
«Potevi restarci secco, ragazzo, lo sai?» continuò l’uomo, con voce seria.
Lui aprì la bocca un paio di volte per dir qualcosa. Ci riuscì solo al terzo tentativo.
«… la mia moto?» soffiò dolorosamente, con la voce graffiata e arrochita.
L’uomo fece un cenno di diniego col capo.
«Lascia perdere e ringrazia che sei qui a parlarne» disse, duramente, richiamando l’attenzione degli altri due ragazzi che erano lì accanto. «Caricatelo sull’ambulanza e andiamo in ospedale».
I due paramedici annuirono. Nel momento in cui lo sistemarono sulla barella, il giovane percepì distintamente lo scricchiolare delle ossa della sua gabbia toracica. Ma quello fu il meno.
Nell’issare la barella, uno dei due se ne lasciò sfuggire l’estremità, facendolo cadere rovinosamente a terra, di nuovo. Ecco, quello era decisamente peggio.
Ma nonostante la paura, a Keanu veniva da ridere per la comicità della scena. E l’avrebbe fatto, se non fosse stato tanto doloroso perfino il semplice respirare.

 

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Note:
[1]
 Non so di preciso in che periodo sia accaduto questo episodio, ma immagino che Keanu fosse ancora relativamente giovane.
 

 

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Eccoci ancora qua per la serie: “In realtà Keanu Reeves è uno scavezzacollo senza sale in zucca” aka "Keanu Reeves: testa di ca**o dei giorni nostri". Nota è infatti la sua passione per le moto e per l’alta velocità. Ammette di non aver mai indossato il casco, per anni, e per fortuna l’aveva addosso la notte dell’incidente raccontato in questa Flash.
Durante una ‘demon ride’ (corsa ad alta velocità a fari spenti nella notte) nella zona del Topanga Canyon, il nostro eroe prese una curva in malo modo, finendo dritto contro il fianco di una delle montagne del Canyon e trovandosi sbalzato di parecchi metri lontano dalla propria moto. È stato un incidente che l’ha profondamente scosso, tanto che lui stesso dice di aver pensato di essere morto in quell’istante.

Poi è diventato tutto nero”, dice. “La seconda cosa che ho realizzato era che ero stato sbalzato lontano dalla moto. È stata anche la prima volta nella mia vita che ho urlato cercando aiuto. È imbarazzante. Ma, semplicemente, non volevo morire. Quando sono arrivato in ospedale mi hanno detto che avevo una emorragia interna e delle costole rotte. Sono stato ricoverato per una settimana”.

Tuttavia, come al solito al buon Keanu, anche in stato di shock, non è sfuggito il lato comico della vicenda. La caduta della barella è infatti parte integrante di essa ed è Keanu stesso a raccontare quel che provò, fra la paura e il dolore.

It made me laugh, but I couldn’t breathe!

Dell’incidente Keanu conserva una vistosa cicatrice sull’addome e una cicatrice sulla spalla destra, dalla quale nel cadere un bel po’ di pelle venne ‘grattugiata’ via.
Non è l’unico episodio di questo genere: nel 1996, si scontrò contro un’automobile, sempre con la moto, rompendosi la caviglia destra e provocandosi una cicatrice sulla gamba.
In un altro scontro con un’automobile che stava facendo una inversione ad U, gli saltarono entrambi gli incisivi superiori, che sono infatti rimpiazzati da due impianti ortodontici.
In un altro incidente, i denti inferiori gli trapassarono il labbro superiore, nella parte sinistra. Anche in quel punto conserva un paio di piccole cicatrici, così come ne ha diverse sparse sulle ginocchia dovute a svariate altre cadute.
Adesso dice di correre decisamente meno, in moto. E ci credo. Perché alla prossima caduta, ci lascia direttamente le penne! XD

Grazie a chiunque passerà di qui. 

 

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Capitolo 7
*** Legami Indissolubili ***


Legami Indissolubili
«Il vero amore fraterno è fatto di luci ed ombre.
Le prime illuminano e confortano,
le seconde ne coprono benignamente i difetti».


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- Los Angeles (California), Giugno 2002 -

Fece una smorfia disgustata. Sospirò ad occhi chiusi, cercando di non pensare. L’ago piantato nel suo braccio sinistro faceva un male cane, ma niente rispetto alla sensazione di nausea che l’assaliva ogni volta che faceva quella terapia. Spesso vomitava, nonostante i farmaci che avrebbero dovuto impedirlo, ma non lo diceva a nessuno. Non voleva far preoccupare inutilmente le persone che le stavano attorno.
Anche se quella volta se l’era vista brutta, tanto da pensare che fosse arrivata davvero la fine. Non sapeva scegliere fra sentimenti contrastanti, quando pensava alla sua morte. Certo, sarebbe stato un sollievo il non dover più soffrire in quella maniera. Ma d’altro canto, amava troppo la vita per non aggrapparsi ad essa con tutte le sue forze.
«Kim».
La ragazza si voltò lentamente al richiamo di quella voce familiare, stupita.
«Dovevi essere in Giappone. E non dovresti essere qui», disse con una punta di rimprovero, mentre l’alto uomo dai corti capelli scuri che aveva parlato si avvicinava alla sua poltrona. Nonostante il freddo che faceva in quella bianca e asettica stanza d’ospedale fornita di aria condizionata, lui se ne stava in maniche di maglietta, sopra un paio di pantaloncini alla zuava.
«Mi ha chiamato il medico».
Si vide immediatamente scoperta quando lui la fissò. I suoi occhi gli rivelavano sempre più di quanto lei stessa volesse fargli intendere.
«Non è successo niente», mentì. «Non voglio che tralasci i tuoi impegni per me».
Lui prese una sedia e si sistemò vicino alla poltrona, facendo attenzione a non urtare le flebo ed i macchinari che la circondavano.
«Nessun impegno è importante quanto la donna della mia vita».
Le sorrise, e lei finalmente lasciò andare l’aria severa che aveva tenuto fino a quel momento. Sospirò profondamente, cercando poi la mano del moro con la propria. Lui la strinse delicatamente nel palmo e ne sfiorò il dorso col pollice, in una lieve carezza.
«Sono stata uno schifo, Keany», ammise infine, rilassandosi sulla poltrona.
«Lo so. Mi dispiace non essere arrivato prima», mormorò lui. «Ho preso il primo volo disponibile».
«E hai lasciato soli i ragazzi. Bret[1] ti ucciderà».
«Rimanderemo il concerto. Sarà l’occasione per suonare insieme qualche mese in più».
Rimasero in silenzio per diversi attimi.
La mano libera di Keanu andò poi a cercare qualcosa nella tasca dei pantaloncini. Una foto, che porse alla ragazza. Lei la osservò curiosa. Lui la vide bellissima, nonostante la malattia.
«Capri», disse, accarezzando la foto che raffigurava i Faraglioni. «Promettimi che mi ci porterai di nuovo».
«Farò di meglio».
Cercò nuovamente nella tasca dei pantaloni e ne trasse una chiave, legata a un nastrino rosso. Lei la guardò, aggrottando le sopracciglia.
«La casa che ci piaceva tanto. Ma devi prima rimetterti in forze».
Lei scosse il capo, prendendo la chiave e rimirandola.
«Ti sposerei, se non fossi mio fratello».
«A che servirebbe? Che dipendo completamente da te, lo sai già».
Si fissarono, rispecchiandosi l’uno nel viso dell’altra.
Nonostante il dolore, un sorriso si dipinse sulle labbra di Kim. E Keanu seppe di essere nel posto giusto.

 

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Note:
[1]
 Bret Domrose, chitarra e voce della band “Dogstar”, di cui Keanu ha fatto parte come bassista fino al 2002.
 

 

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Kim Reeves è una delle tre sorelle di Keanu, nata due anni dopo di lui, prima che suo padre Samuel abbandonasse la famiglia. A differenza delle altre due sorelle, Karina ed Emma Rose (nate rispettivamente da una seconda relazione della madre e da una seconda relazione del padre), Kim è sua sorella naturale e gli somiglia parecchio, sia caratterialmente che fisicamente. Lui fu il suo punto di riferimento quando il matrimonio dei genitorì collassò mestamente. Keanu, pur avendo quattro anni appena, sentì da subito la responsabilità di occuparsi della sua piccola sorellina. Da allora, fra i due, si è formato un legame che non si è mai incrinato. Negli anni a venire, il ruolo si invertì, e Kim divenne la forza trainante nella vita difficile di Keanu.
Cathy Koslow, un’amica di lunga data di Kim, dice in proposito:

«Kim lo spronava quando voleva abbandonare tutto. Per quanto lottasse, lui spesso sentiva la voglia di gettare la spugna. Allora Kim gli diceva: “Hai la capacità per essere una star. E lo diventerai”. Keanu si scrisse questa frase su un post-it e lo sistemò sul suo frigorifero. La cosa toccante è che adesso lui la conforta con la stessa determinazione e dolcezza che aveva lei all’epoca nei suoi confronti».

Quand’era ancora una ragazza, a Kim venne infatti diagnosticata una brutta forma di leucemia, contro la quale sta tutt’ora combattendo.  Da allora, il già forte rapporto fra i due si intensificò immensamente.
Keanu aveva in programma con la sua band il concerto di chiusura della loro carriera in Giappone, e contemporaneamente stava girando i sequel di Matrix, quando le condizioni di Kim peggiorarono improvvisamente, tanto da indurre i medici a darla per spacciata. L’attore cancellò tutti i suoi impegni per raggiungerla nell’ospedale dove era ricoverata a Los Angeles, mettendo in stallo la propria carriera.

«Kim è la persona più importante per me», spiegò Keanu all’epoca. «Tutto diventa relativo quando si fronteggia una situazione come questa con una persona che si ama. Lei c’è sempre stata, per me, e io sarò sempre qui per lei».
 
Chris Fowler, un caro amico dei due fratelli Reeves, dice a proposito delle azioni di Keanu in quel periodo:

«Lei è la donna che avrà sempre l’amore incondizionato di Keanu. Lui va completamente fuori di testa, quando c’è lei in discussione. Ha sempre aspettato che si rimettesse dalle crisi della sua malattia, le cucinava i pasti, le riordinava casa e si occupava di preparare i farmaci che lei doveva assumere ogni giorno. Nonostante tutto, ha sempre cercato di tenere il passo con i suoi impegni di attore e di non tradire la fiducia dei fan dei Dogstar. Ma adesso sono i legami familiari che dettano le azioni di Keanu.
La sua più grande paura è non esserci nel giorno in cui Kim dovesse lasciarci. È il suo peggiore incubo
».
 
L’idea di comprarle una casa a Capri gli venne quando, dopo una gita con gli amici nell’isola del Golfo di Napoli, sul volo di ritorno, Kim gli si accoccolò vicino dicendogli: “Questa è la cosa più bella che mi sia capitata in due anni”.
Tutt’ora Kim vive ad Anacapri in tranquillità, giovandosi dell’aria serena dell’isola. Keanu si reca a trovarla ogni volta che ha tempo. Dice di suo fratello:

«Mio fratello è il mio principe azzurro. Lui ascolta ogni parola che dico, perfino le virgole. Mi ha aiutata ad affrontare i momenti più brutti. Quando il dolore si faceva più forte, aveva l’abitudine di tenermi per mano per aiutarmi a scacciare l’uomo nero (n.d.a. così lei chiama la sua malattia). Era lì con me, tutto il tempo, anche quando era lontano».

Grazie a chiunque passerà di qui. 

 

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Capitolo 8
*** Stelle Nascenti ***



Stelle Nascenti
«Chi non ha luce in viso, non diventerà mai una stella».

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- Los Angeles (California), Marzo 2005 - 
 
«Per lei, signora Bullock».
Le palpebre di Sandra si socchiusero, nascondendo in parte le iridi castane, nell’osservare la copia del ‘Los Angeles Times’ che il concierge del Loews Hollywood Hotel le stava porgendo. Era accuratamente piegata e chiusa da una fascia di carta bianca. Sul frontespizio, in un minuto stampatello, con le lettere leggermente accollate l’una all’altra, c’erano poche parole.

 
“PAGINA 50. K.”
 
La carta del quotidiano frusciò sotto le sue dita. Le labbra si incresparono in un sorriso.
«Chi l’ha consegnato?» chiese, riponendolo nella propria borsa.
«Un corriere espresso, signora. Non so altro». L’impomatato concierge si strinse nelle spalle.
Lei annuì, una sola volta, allungando la mano destra con la classe di una vera signora. L’uomo sorrise porgendole una chiave magnetica.
«Gradirei essere svegliata alle sette, domattina».
«Sarà fatto. Le auguro un buon riposo».
Sandra chinò lievemente il capo, prima di incamminarsi verso gli ascensori.
Una volta giunta alla suite, all’ultimo piano dell’albergo, si guardò attorno. La moquette bianca attutiva il rumore dei tacchi. L’arredamento nero, moderno e costoso, esprimeva tutto lo sfarzo di quel lussuoso hotel.
Si lasciò cadere sul letto, sprofondando nella morbidezza del materasso e concedendosi di chiudere gli occhi qualche istante. Quando li riaprì, ruotando il viso sulla propria destra, vide l’angolo del quotidiano sporgere dalla cerniera della sua borsa, precipitata sul letto insieme a lei. Scattò a sedere rialzandosi ed afferrandolo con decisione.
Lo liberò dalla fascia di carta, dispiegandolo, e lo aprì alla pagina indicata. Scorse le righe lentamente, con un sorriso che si faceva man mano più ampio, illuminandole il bel viso dai contorni morbidi e sfumati dalla luce delle delicate applique che illuminavano le stanze della suite. Accarezzò la carta ruvida ed odorosa del giornale, piegandolo a metà in modo che quella pagina fosse all’esterno e posandolo poi sul materasso, accanto a sé.
Recuperò il cellulare dalla borsa e armeggiò coi tasti. Per parecchi secondi il silenzio della stanza fu interrotto dagli squilli che avvertiva all’orecchio.
«Pronto?»
Un nuovo sorriso, all’udire quella voce mascolina, profonda, lievemente arrochita. Familiare.
«C’era bisogno di una pagina intera di congratulazioni sul giornale più letto di Los Angeles?» esordì decisa, ma senza far nulla per mascherare la gioia insita nel suo tono di voce. Un’occhiata al giornale ancora aperto, e alle parole che comparivano nell’angolo in basso a destra della pagina: “Keanu R.”.
Una risata sommessa all’altro capo.
«Ho solo ricambiato il favore, Sandy».
«Ma smettila. Devi sempre strafare», disse, alzandosi dal letto e camminando verso il salottino. «Che stai facendo?», chiese poi, giocherellando distrattamente con un soprammobile.
«Niente di speciale. Una passeggiata… sulle stelle».
Sandra aggrottò le sopracciglia a quelle parole. Si diresse verso la finestra, che affacciava direttamente sulla Walk of Fame [1], guardando con attenzione di sotto. Lui era lì, con lo sguardo fisso sul piano della suite.
«Scendi giù, dai».
Annuì, sorridendo, pur conscia che lui non potesse accorgersene da così lontano.
«Arrivo».
Due stelle brillarono sopra ogni altra, in quella notte, tra scherzi e risate.
Fulgide, vive, rafforzandosi l’una nello splendore dell’altra.


 
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Note:
[1]
 La Walk of Fame, sita ad Hollywood, è un lungo camminamento composto di due marciapiedi che corrono fra Hollywood Boulevard e Vine Street. Su tale percorso, al Giugno 2013, risultano incastonate 2500 stelle a cinque punte in ottone. Esse recano il nome di celebrità che, in modo diretto o indiretto, hanno contribuito allo star system e all’industria dello spettacolo statunitense, insieme a un simbolo che indica il campo in cui la celebrità si è distinta. Fu creata nel 1958.

 
 
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Il 31 Gennaio 2005, Keanu Reeves ricevette una stella sulla Hollywood Walk of Fame. In quella occasione, fra i vari annunci pubblicati come congratulazioni sui giornali di Los Angeles, ne spiccò uno firmato “Sandy B.”, in cui l’attrice Sandra Bullock si complimentava con lui e si aspettava che lui facesse la stessa cosa nel caso anche lei avesse ricevuto una stella. Quando, qualche tempo dopo, Sandra ricevette la sua stella, si ritrovò non un semplice annuncio ma una intera pagina di congratulazioni firmata da Keanu.
Le stelle dedicate ai due sono, fra l’altro, apposte l’una vicino all’altra, quasi a suggellare la loro amicizia.
 

«È una delle persone più gentili e rispettose che si possano incontrare. La gente impazzisce per lui, e ha tutte le ragioni per farlo, perché lui è bello dentro, oltre che fuori. Credo che abbia passato tempi più duri di quanto sia disposto ad ammettere. A volte nei suoi occhi leggi una tale tristezza che ti viene voglia di chiedergli: “Che cosa c’è?”. Ma lui tiene tutto per sé, ed è questo che ti fa desiderare di saperne di più su di lui. Prima di incontrarlo, mi aspettavo una sorta di macho presuntuoso, ma lui è il ragazzo più dolce e sensibile che possa esistere».
Sandra Bullock a proposito di Keanu Reeves
 
Sandra è una delle migliori amiche di Keanu e, a discapito di quanto riportato per qualche tempo dai giornali, non è mai stata nient’altro.
Una Flash su questa sincera amicizia, che mi consente di parlare di una attrice meravigliosa che stimo tantissimo. Non posso non dire che Keanu non poteva scegliere amica migliore di Sandra.
Grazie a chiunque passerà di qui.
 

 

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