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Un altro lunedì mattina, un
altro giorno di scuola, altre sei ore seduta vicino a lui.
Come tutti i giorni, come
tutti gli anni, per nove mesi.
Kagome si immerse nel piumone senza intenzione di alzarsi,
seppure la sveglia continuasse a suonare il suo campanello.
Ma il pensiero del compito di
biologia ebbe la meglio. Il giorno prima aveva studiato come una matta, non
aveva intenzione di saltarlo.
Si infilò svogliatamente le
pantofole, trascinandosi nel bagno. Alla fine, l’acqua fredda della doccia la
costrinse a svegliarsi. Si avvolse nell’asciugamano e tornò il camera, dove
riempì la cartella lanciandoci dentro i libri e i quaderni disordinatamente. Si
vestì e scese a fare la colazione. Si bloccò all’entrata della cucina, fece un
respiro profondo, ed entrò esibendo il suo solito sorriso.
<< Buongiorno! >>
disse vivace sedendosi a tavola accanto al piccolo Sota,
suo fratello minore << Dormito bene? >>
<< Oh, buongiorno Kagome. Sei sempre così energica la mattina! >> la
salutò il nonno, prima di immergersi nuovamente nella lettura del giornale.
Lei mangiò rapida una tazza
di cereali con il latte, addentò un cornetto e corse alla porta.
<< Sono in ritardo, ci
vediamo questo pomeriggio >> disse ad alta voce dall’ingresso. Si infilò
le scarpe e la cartella, ma la madre la fermò chiamandola.
<< Kagome,
hai dimenticato il pranzo >> gli disse dolcemente consegnandogli il bento.
<< Oh, grazie mamma! >>
rispose lei prendendolo frettolosamente e uscendo di corsa. Percorse il
sentiero del tempio in tutta fretta, e a momenti cadde dalle scale.
Il sorriso finto che mostrava
sempre a casa non era più necessario. Non voleva che a casa sapessero che aveva
problemi a scuola.
In realtà non era neanche in
ritardo, ma doveva prendere il posto prima di lui. Altrimenti non sarebbe riuscita a sedersi, e doveva ripassare
prima dell’arrivo del prof.
<< Buongiorno! >>
disse aprendo la porta della classe e osservando rapidamente le persone
presenti.
<< Mi dispiace Kagome, è arrivato prima lui >> le disse Eri << se vuoi puoi ripassare accanto a
me finché non arriva Yuka >>
Kagome sospirò tristemente, ma declinò l’invito. Non voleva
dargli quella soddisfazione. Era stata un’idea sciocca quella di correre a
scuola in quel modo.
Inuyasha lo aveva fatto apposta, come sempre. Sapeva che lei
avrebbe voluto ripassare, quindi aveva fatto in modo di arrivare prima di lei.
Eche lei cercasse di battere un hanyou, umana com’era, era come la lepre e la tartaruga.
Tutti sapevano chi fosse più veloce, ma lui non si fermava a dormire a metà
percorso.
Si avvicinò al banco, come
nulla fosse, come se non avesse alcuna fretta.
Inuyasha stava sbracato sul banco, con la schiena poggiata al
muro e una gamba a penzoloni, gli occhi chiusi.
<< Inuyasha
>> chiamò lei, inutilmente. Sapeva che l’hanyou
aveva già sentito il suo odore da lontano.
Lui aprì un occhi lentamente,
fissandola con la pupilla felina.
<< Oh, sei tu >>
disse con un ghigno sul volto. Come sempre, vedere le sue zanne scoperte la
fece rabbrividire.
<< Devo sedermi >>
disse lei alludendo alla sua posizione scomposta. Cercava di non tradire la sua
agitazione. Doveva assolutamente ripassare.
<< Davvero? Ma a me non
va affatto di spostarmi >> ribatté lui incrociando le braccia.
Lei sospirò rassegnata,
poggiando la cartella sulla sedia. Tirò fuori il libro di biologia, nel
tentativo di concentrarsi anche se non stava seduta, ma fu tutto inutile. Li,
in mezzo alla classe, la confusione era davvero troppa. Rinunciò all’impresa,
chiudendo il libro con uno scatto e lanciandolo nel sottobanco.
<< Ehi, senti… >> cominciò il ragazzo osservandola
insistentemente. Il suo sguardo dorato fisso su di lei la infastidiva.
<< Che vuoi? >>
Ma in realtà già sapeva cosa stava per dire. Stava per dire la stessa cosa che
diceva tutte le mattine, dal primo giorno di scuola in cui si era seduta
accanto a lui.
<< Quella puzza che hai
addosso non la riesci proprio a togliere, eh? >> disse ghignando e
facendo una smorfia.
Lei distolse lo sguardo,
stringendo i pugni. A causa sua, quella era diventata una nomea per lei. Tutti i
ragazzi ormai dicevano che Kagome aveva un pessimo
odore, anche gli umani, che non potevano certo sentirlo.
Nella sua sezione, solo Hojo si opponeva a quella frase. La consolava dicendogli
che, secondo lui, il suo odore era ottimo. Ma anche lui era umano, ed era ovvio
che lo diceva solo per consolarla.
Ringraziando il cielo, aveva
amici anche in altre classi.
E infatti, Koga non si fece attendere.
<< Ehi tu, cagnaccio,
alzati da quel banco! >> sbraitò facendo irruzione nella classe.
Era uno youkai,
lupo per la precisione, dell’ultimo anno, con i capelli scuri legati in una
coda di cavallo, e gli occhi di un azzurro cielo molto intenso. Kagome era felice di averlo come amico, era l’unico nella
scuola che riusciva a tenere testa a Inuyasha, oltre
al fratello Sesshomaru.
Inuyasha si alzò di scatto, e in un attimo fu a pochi
centimetri da Koga.
Era il suo esatto contrario.
Aveva dei lunghissimi capelli bianchi, sempre sciolti, e i suoi occhi erano
color ambra, con la pupilla felina. Ma la cosa più sorprendente di Inuyasha, erano le sue orecchie. Aveva due adorabili
orecchie da cane, bianche. Nessuno era mai riuscito a toccarle, ma tutti
giuravano che fossero morbidissime.
Per quanto le costasse
ammetterlo, Kagome doveva dire che Inuyasha era proprio un bel ragazzo. Non tutti gli hanyou avevano questa fortuna.
Oltretutto, sia gli youkai, i demoni, che gli hanyou,
i mezzi demoni, incutevano paura alla maggior parte degli esseri umani, che si
tenevano alla larga. Kagome, invece, si era abituata
alla sua presenza da sempre. E anche ai litigi tra youkai
e hanyou, che avvenivano di frequente e che lei aveva
il compito di sedare.
Appena Inuyasha
e Koga cominciarono a ringhiare, tutti gli studenti
attorno si dileguarono. Le loro risse erano famose per la loro tendenza a
coinvolgere gli innocenti.
Kagome sospirò rassegnata. Anche oggi, niente ripasso.
Inuyasha fece scrocchiare le ossa della mano, preparando gli
artigli, mentre Koga si mise in posizione pronto a
prenderlo a pugni.
La ragazza si mise tra i due.
<< Buoni, smettetela
ora! >> disse severa ad entrambi.
<< Spostati, cretina! >>
sbraitò Inuyasha, facendo minaccioso un passo verso
di lei.
<< Non chiamarla
cretina, cane rognoso! >> urlò in risposta Koga.
<< Ammasso di pulci! >>
<< Sei solo uno stupido
hanyou che non sa apprezzare la bellezza >>
disse Koga strafottente, ignorando gli insulti
<< Kagome profuma sicuramente di fiori estivi.
Il tuo olfatto è certamente peggiore del mio, che non sono figlio di una debole
umana e un demone cane >>
Inuyasha emise il ringhio più minaccioso che Kagome avesse sentito. Meglio fermarli subito.
<< Koga,
non esagerare adesso. Ti ringrazio per avermi difeso >> disse
avvicinandosi a lui.
<< Oh Kagome >> disse lui prendendole le mani << Se
avrai bisogno di aiuto chiamami immediatamente, ci penserò io a sistemare
questo cucciolo pulcioso >>
<< Chi sarebbe il
cucciolo?! >> sbraitò Inuyasha, ma Koga era gia uscito dalla porta.
Kagome sospirò sfinita. Tutte le mattine la stessa storia. Odiava
fare la smorfiosa con Koga, ma era l’unico modo per
evitare che si picchiassero.
La campanella suonò, e tutti
presero posto.
Inuyasha si sedette cercando di prendere più spazio possibile.
Come sempre, Kagome era seduta con la sedia a cavallo
della gamba del banco, e con il quaderno degli appunti sul bordo. Occupava solo
un quarto del banco, il resto era occupato da lui.
Sentì le voci dietro di due
compagni.
<< Hai visto Kagome stamattina? Io non capisco dove trovi il coraggio
per mettersi tra qui due. Non ha paura degli youkai?
Sono pericolosi. Poi Inuyasha è proprio un teppista >>
<< Voi due, laggiù,
smettetela di parlare >> disse la preside Kaede.
Era lei che insegnava inglese, ed era l’insegnante più vecchia di tutta la
scuola.
I due finsero di essere
concentrati sul libro, anche se non avevano voltato la pagina.
<< Inuyasha,
traduci questa frase >> disse la vecchia, scrivendo sulla lavagna la
frase in inglese.
Lui alzò il capo
impercettibilmente.
<< Non posso >>
disse semplicemente.
<< Non lo sai fare? >>
<< No, sto osservando Kagome mentre ripassa biologia >>
Kagome si immobilizzò. Non era affatto vero! Cosa stava
dicendo Inuyasha?
<< La signorina Higurashi non avrà problemi ad andare a ripassare fuori,
vero? >> disse la vecchia Kaede.
<< Ma prof, non è ver… >>
<< Fuori! Inuyasha, anche tu >> disse volgendosi al ragazzo.
Lui alzò la testa, perplesso.
<< Perché? >>
<< Non stavi aiutando Higurashi? >>
I due si ritrovarono in
piedi, in corridoio, uno accanto all’altro. Kagome si
guardava le scarpe, cercando di ignorare quel silenzio imbarazzante, mentre Inuyasha guardava assorto fuori dalla finestra.
Perché doveva finire sempre
in punizione con lui? E non era mai colpa sua! Se solo i professori se ne
fossero accorti.
I professori…
sentiva una strana ansia a pensare a quella parola. Che professore avevano
all’ora successiva?
Kagome si irrigidì, e Inuyasha lo
notò immediatamente, anche se distolse immediatamente lo sguardo da lei.
Kagome era terrorizzata. La prossima ora, era l’ora di
storia. E il professore di storia era… oh, riusciva
ad immaginare la sua risata malefica talmente bene da rabbrividire. Ma appena
sentì l’originale, si rese conto che era molto più spaventosa di quanto
ricordasse.
<< Kuhuhuhuhu
>> sghignazzò il professor Naraku, facendo la
ronda nei corridoi. Aveva l’abitudine di arrivare sempre in anticipo alla
lezione, sostituendosi nelle altre classi con delle emanazioni uguali a lui, in
aspetto ed infamia, mentre gli alunni erano distratti.
Inuyasha spostò lentamente lo sguardo dalla finestra, e
incrociò gli occhi rossi del prof. Entrambi cominciarono a sghignazzare in modo
inquietante, anche se, mentre Naraku sorrideva, Inuyasha lo fissava in cagnesco. Era un demone ragno, anche
se questo non era proprio accertato, e sembrava avere dei conti in sospeso con
la famiglia di Inuyasha. Kagome
avrebbe giurato di aver sentito dire che più di una volta Sesshomaru
lo aveva quasi ucciso. Queste storie, assieme alla sua freddezza,tenevano tutti alla larga dal demone cane. Sesshomaru era un demone completo, perché lui e Inuyasha erano nati da madri diverse.
<< Inuyasha
e Higurashi. E così facevate baldoria durante l’ora
della preside? >> chiese Naraku, concentrandosi
su Kagome, già terrorizzata senza bisogno della
pressione psicologica. La ragazza annuì debolmente, deglutendo.
<< Mi sento quindi in
dovere di punirvi per insegnarvi l’educazione >>
<< Non era questa la
punizione? >> chiese Kagome non appena recuperò
l’uso della voce.
Naraku non rispose. Si limitò a fare “Kuhuhuhuhu”,
ed entrare in classe.
Kagome si voltò verso il suo banco, ma il professore la
fulminò con lo sguardo, mentre Kaede osservava i tre
fare irruzione allibita.
<< Mi perdoni preside,
ma la campanella suonerà tra tre, due, uno… >>
La frase del professore venne
interrotta dallo squillo stridulo e acuto della campana. La vecchia Kaede alzò gli occhi al cielo, e uscì dalla stanza
lanciando ai due ragazzi un’occhiata compassionevole.
<< Higurashi,
Inuyasha, alla lavagna >> disse Naraku sedendosi alla cattedra, e aprendo il libro a caso.
I due erano già lì, quindi Kagome si limitò a
lanciare un’occhiata speranzosa verso i compagni. Inuyasha,
dal canto suo, era tranquillissimo. E certo, lui aveva tutta la vita per
recuperare. I demoni frequentavano la scuola quando volevano, non come gli
umani, e spesso continuavano a venire bocciati per il lorodisinteresse. Inuyasha
era stato bocciato quattro volte solo nel secondo anno delle medie, prima che
arrivasse Kagome. Da allora, non era stato più
bocciato, anche se sempre per un soffio.
<< Molto bene, Higurashi. Sono sicura che ieri tu abbia passato tutto il
giorno a ripassare il programma di storia, giusto? Quindi aprirò una pagina a
caso e ti chiederò il primo argomento che vedo >> disse Naraku sghignazzando.
E così fece. Fu un massacro, Kagome cominciò a dimenticarsi le parole, gli argomenti e
le date per il panico. Inuyasha non rispondeva, e si
concentrava assorto sul registro di classe.
<< Saprai sicuramente
la data in qui i portoghesi approdarono in Giappone, vero Higurashi?
>>
<< Ehm…mille…equattr… no, cinquecento… sessantadue? >> balbettò lei cercando di
capire dall’espressione del prof per capire se era giusto o sbagliato.
<< E la battaglia di Sekigahara? >>
<< Ehm…
mille e seicento? >>
<< E il giorno? >>
Kagome si impanicò, osservando il
sorriso crudele di Naraku. Era 1600, ne era certa,
non poteva essersi sbagliata. Ma il giorno?
<< Ehm…
20 ottobre? >> ipotizzò cercando disperatamente di ricordare.
Inuyasha fece una smorfia, e questo le bastò per capire che
aveva sbagliato.
Naraku si appoggiò sullo schienale della sedia, fissandola
insistentemente.
<< I portoghesi
sbarcarono in Giappone nel 1542, Higurashi. E la battaglia
di Sekigahara è avvenuta il 21 ottobre, non il 20 >>
La campana suonò. Ormai la
tortura era quasi finita. Biologia l’avrebbe salvata ma…
il terrore le aveva fatto dimenticare tutto quello che aveva studiato!
La porta si aprì, e un
leggero vento preannunciò l’entrata della professoressa.
<< Naraku!
Come hai osato terrorizzare i miei
alunni prima del mio compito!? >>
sbraitò la professoressa Kagura, brandendo minacciosa
il suo ventaglio. Gli alunni, istintivamente, si nascosero sotto i banchi. Kagura era un demone che impersonava il vento. Le sue
tormente e lame di vento erano fin troppo conosciute.
Naraku non disse una parola, si alzò ed uscì dall’aula con
un “Kuhuhuhuhu” soddisfatto.
Nonostante l’intervento della
professoressa, Kagome era ormai in preda al panico, e
non riuscì a scrivere una riga. Mise qualche crocetta sulle risposte multiple,
ma non era affatto sicura di quello che aveva segnato.
Alla campanella del pranzo,
cercò ingenuamente il bento nella cartella.
Ovviamente, mancava. E, ovviamente, il ladro era Inuyasha.
Quasi tutti i giorni, si impossessava del pranzo di Kagome.
Ormai era di routine.
Kagome si avviò con Yuka, Eri e Ayumi alla mensa, sapendo che anche quel giorno avrebbe
dovuto elemosinare qua e là. Dopo aver racimolato qualcosa dalla sua classe, si
diresse verso il tavolo dell’ultimo anno.
Come al solito, Sango e Kikyo avevano tenuto un
posto per lei.
<< Ehi, Kagome, anche oggi a digiuno? >> chiese Miroku scherzosamente, ma lo sguardo infuocato della
ragazza lo spinse a rifugiare il volto dietro la spalla di Sango.
La ragazza sospirò
rassegnata. Lei e Miroku erano legati dal rapporto
più instabile che potesse esistere, dato che il ragazzo era un eterno don giovanni.
Kikyo offrì un boccone a Kagome,
mentre osservava distrattamente Inuyasha da lontano
con occhiate di puro odio. Stava nella stessa sezione di Koga,
e lei e Kagome erano cugine. Non poteva sopportare di
vederla preda del bullismo dell’hanyou. Oltretutto,
lei era stata la fidanzata di Inuyasha, relazione
finita a causa di un pettegolezzo riguardo ad un tradimento del ragazzo, poi in
seguito smentito. Ma non si erano più rimessi assieme, né si parlavano.
<< Kagome,
dovresti reagire. Non puoi continuare così, a regalargli il tuo pranzo >>
disse Sango, dando una gomitata a Miroku,
che si era distratto ad ammirare una ragazza del secondo anno.
<< Non parlare ad alta
voce! Non voglio che Koga lo sappia, o finiranno per
picchiarsi >> la zittì frettolosamente Kagome,
ma lo youkai aveva già sentito tutto.
<< Cosa non dovrei
sapere? >> domandò affacciandosi lungo la fila di studenti.
<< Nulla, nulla! >>
lo tranquillizzò Sango << Oh, guarda, sta
arrivando Ayame! >>
La ragazza, del secondo anno,
era, come Koga, un demone lupo. Saltò al collo del
ragazzo, rischiando di strozzarlo.
<< Sempai!
>> strillò allegra << ti piace il pranzo? >>
Koga si liberò dalla stretta a fatica, ansimante.
<< Ayame,
ti sei impazzita? Non farlo mai più! >> sbraitò lui, ma la ragazza non se
ne preoccupò, e si sedette in uno spazio enormemente piccolo, pur di sedergli
accanto.
<< Se ti farai
bocciare, il prossimo anno saremo in classe assieme >> disse allegra Ayame << cosa ne dici, sempai?
>>
<< Certo che mi farò
bocciare, per altri due anni almeno. Così potrò stare in classe con Kagome >> rispose Koga
facendo una smorfia, come se fosse ovvio.
Ayame lanciò un’occhiata fulminante alla ragazza, che si
nascose prontamente dietro a Sango. Una volta Ayame l’aveva quasi picchiata dicendo che i loro nomi erano
troppo simili. E pensare che condividevano solo l’ultima sillaba. Per fortuna, Koga era arrivato in tempo per fermarla.
La campanella richiamò gli
studenti ai loro doveri. Kagome raggiunse la sua
classe, per scoprire che avevano un’ora di buco.
<< Kagome,
il 9 dicembre compio gli anni, faccio la festa a casa. Tu puoi venire, vero? >>
chiese Ayumi allegra, trascinando la ragazza al suo
posto, accanto ad Hojo. C’erano anche Eri e Yuka.
<< Sicuro, se vuoi
vengo a darti una mano a preparare >> si propose lei, a disagio.
Inuyasha, seduto sul banco, la stava squadrando.
<< Ehm…
hai invitato la classe? >> si informò rapidamente Kagome.
<< Si. Sembra che
possano venire tutti, quella sera. In fondo è sabato, quindi non abbiamo scuola
o compiti per il giorno dopo >> confermò Ayumi.
<< Anche…lui? >> domandò la ragazza.
Le tre amiche annuirono
contemporaneamente, dispiaciute. Kagome non poté fare
altro che sospirare rassegnata.
Ecco l’inizio del Progetto Profumo! XD Io e Emiko, dato che siamo due pazze masochiste, abbiamo cominciato a fare questi disegni per ogni capitolo, ecco il primo, spero diano venuti bene ^^’ Questo disegno non è stato un problema, ma Emiko mi ha subito sorpresa con le sue pazze capacità O.O
Portiamo in salotto tutti e 62 i volumetti di Inuyasha (io non lo sapevo disegnare, avevo bisogno della traccia), dopodiché gli dico “Trovami un immagine di Inuyasha di profilo”. Nemmeno finisco che lei si fionda su non so quale numero, lo apre, lo sfoglia con sicurezza e me lo piazza a una spanna dal naso. Rimango shockata O.O
Secondo Shock, trova al volo un’immagine di Eri, ERI cavolo, una comparsa, al volo di profilo! O.O Mi dice “Mi sembra che qui sia disegnata da profilo”, ed era così O.O
Ok, per qusta immagine è tutto, alla prossima! XD
Kagome fissò tristemente il
suo voto sul foglio di biologia.
Come temeva,
era pessimo. Tutta colpa di Naraku che l’aveva
terrorizzata… e di Inuyasha.
Lanciò il compito nella cartella, e prese il bento da
sotto il banco. Chiuse le mani sul vuoto, e il suo sguardo raggiunse l’hanyou, che usciva tranquillamente dalla classe con il suo
pranzo.
Alla mensa, il suo umore era
nero. Ayame non le si avvicinò nemmeno, mentre Sango e Kikyo avevano
l’impressione di essere sedute vicino ad un demone.
<< Ehm… Kagome, vuoi un
po’ del mio pranzo? >> chiese Miroku, cercando
di migliorarne l’umore, ma ottenne solo un brontolio
sommesso di diniego. Al suono della campanella, lui e Sango
si avviarono in classe assieme a Sesshomaru.
All’uscita, Kagome incontrò Kikyo alla stazione. Era un fatto insolito, perché lei
solitamente tornava a piedi.
<< Devo chiedere una
cosa al nonno >> si giustificò la ragazza, salendo sulla
metro.
Kagome rimase in silenzio per
tutto il viaggio, e Kikyo gli fece solo un paio di
domande su come fosse andata la giornata. Ottenne per risposta un ringhio minacciosa, che la spinse a tacere.
<< Oh, Kikyo! Che piacere vederti
>> la salutò Sota, mentre inseguiva Bujo, il gatto, per il giardino.
<< Dov’è
il nonno? >> chiese la ragazza, acchiappando al volo il
micio e rendendolo al cugino.
<< E’ andato con mamma
a fare la spesa. Kagome, posso andare a casa di Kanna
a fare i compiti? >>
<< Si, avvertirò io
mamma >> rispose la sorella, mentre guardava il
sorriso soddisfatto di Kikyo. Qualcosa non andava, il
nonno non c’era eppure la ragazza non sembrava affatto
dispiaciuta.
<< Kagome, accompagnami a vedere una cosa> > disse la cugina,
trascinandola in uno dei depositi del tempio. Si mise a frugare negli
scatoloni.
<< Ehm, forse e meglio
aspettare il nonno. Lui saprà di certo dov’è la cosa che stai cercando >>
propose Kagome perplessa.
<< No no, se glielo chiedessi dovrei spiegargli anche a cosa mi
serve. Ah, l’ho trovato! >> disse alla fine soddisfatta.
Stringeva tra le mani un
rosario di pietre nere, separate a gruppi da pietre bianche a forma di artigli. Kagome non ricordava di averlo mai visto.
<< Un rosario? Che te ne fai di un rosario? >>
<< Non è un semplice
rosario, ovvio! Reggilo un momento, devo cercare
un’altra cosa >> aggiunse frettolosa, mettendosi nuovamente a frugare.
Kagome lo osservò da vicino.
Le sembrava un normalissimo rosario, certo un po’ originale, ma non aveva nulla
di strano.
<< Trovato! >>
<< Che
cosa? >> chiese distratta dai suoi pensieri.
<< Ora ti faccio vedere, andiamo in camera tua. Se
il nonno ci trova qui sono guai >>
Kagome fece
strada. Arrivate a casa, mise su l’acqua per il tè, e si tolse
la divisa, mettendosi una semplice tuta.
Kikyo la aspettò, seduta sul letto, ammirando con lo
sguardo la stanza della cugina, semplice, sulle tonalità rosee. La scrivania
era in disordine, ma l’effetto generale era quello di una stanza ordinata.
<< Ecco, ho fatto del tè >> disse Kagome entrando nella camera
con il vassoio.
<< Grazie >>
Le porse la tazza e qualche
biscotto, e rimasero in silenzio per un po’.
<< Senti >> cominciò infine Kagome << mi dici a cosa ti serve quel
rosario? >>
Kikyo non rispose. Le porse un rotolo ingiallito.
<< Leggi. Sono le
istruzioni >>
<< Le istruzioni per
cosa? >> chiese lei srotolandolo e leggendo le poche righe. La fine era
rovinata, e non si riusciva a distinguere nemmeno una parola, ma le prime righe
erano chiare e definite, scritte con una grafia elegante e tradizionale.
<< “Questo documento è
allegato al rosario che intendo lasciare in eredità al mio figlio primogenito,
in modo che possa difendersi dai demoni durante i suoi viaggi. Il rosario, se
posto al collo di una creatura demoniaca, è in grado di renderla docile con la
prima parola pronunciata da colui che lo pone. Il suo
effetto è devastante, poiché è in grado di addomesticare i demoni. Dopo aver
pronunciato la formula, il rosario…” >> Kagome si interruppe
nel punto dove i kanji si facevano illeggibili
<< non capisco, Kikyo, che te ne fai di questo
aggeggio? Vuoi addomesticare Koga? >>
<< Ma
cosa dici? Senti, io e te abbiamo un problema, giusto?
>>
Kagome la guardò perplessa.
<< Lo abbiamo? >>
Kikyo alzò gli occhi al cielo.
<< Non fra me e te!
Abbiamo lo stesso nemico. Perché non vendicarci?
>> disse con un luccichio speranzoso negli occhi.
Kagome collegò la parola nemico a una sola persona.
<< Parli di Inuyasha? >>
<< E
di chi, altrimenti? Dopo quell’incidente non mi ha più rivolto la parola, come
se fosse stata colpa mia. E poi non smette di farti passare una vita d’inferno
a scuola >>
Kagome annuì. Cominciava a
vedere il progetto di Kikyo come se fosse stata lei a elaborarlo.
<< Ho capito, vuoi
mettergli il rosario >> concluse Kagome << ma come facciamo?
Prendere un hanyou di sorpresa è impossibile.
Dovremmo ingannarlo >>
Kikyo si fece pensierosa, riottenendo la sua espressione di
tutti i giorni. Fissava i tatami sul pavimento con
occhi spenti.
<< Dovremmo sedurlo
>> concluse infine << ma sarà dura. Ormai
non ci parliamo da più di un anno >>
Kagome frugò nella sua testa
alla ricerca di un’idea migliore, ma senza successo. Alla fine, si accese una
lampadina.
<< E
se lo facessi io? >> domandò di slancio, senza pensarci troppo.
Kikyo rimase perplessa. La sua innocente cuginetta si offriva di sedurre e tradire un hanyou per vendetta?
<< Ehm, Kagome, non penso
sia una buona idea. Tu sei presa di mira da Inuyasha ogni giorno. Se lo fai
arrabbiare… >>
<< Se riesco a
mettergli il rosario non potrà più maltrattarmi. E
poi, dato che lo vedo ogni giorno, sarà più facile
>> propose Kagome, ormai già convinta dalla sua idea. Alla fine, anche Kikyo si convinse che andava bene.
<< Ma se vedi che non
funziona, lasciamo perdere >> la fece promettere
la ragazza.
<< Non ti preoccupare.
Tanto, peggio di così >> rispose Kagome facendo spallucce << Ora
dobbiamo solo scegliere la parola da dire per la formula >>
Le due si guardarono, sicure
che stessero pensando alla stessa parola.
<< Stupido >>
Kagome aprì la porta della
classe di scatto, e trovò Kagura che la squadrava.
<< Ma
bene Higurashi, arrivi in ritardo. Non ti spiace passare
il resto dell’ora fuori dalla porta, presumo >>
disse gelida fissandola con gli occhi rossi.
La ragazza annuì borbottando
un “si”, e chiuse la porta. Dall’ultimo spiraglio, scorse Inuyasha che rideva sotto i baffi. Sbuffò scocciata,
e si sedette sul davanzale della finestra. Da oggi, cominciava il piano per la
vendetta.
Rientrò in classe alla fine
dell’ora, sedendosi come al solito al suo posto.
<< Ehi, Kagome, sembra
che il professor Sengoku si sia sentito male. Meno
male, ieri non ho avuto tempo di fare matematica >>
disse Eri avvicinandosi al banco.
Kagome rimase perplessa.
<< Perché,
che hai fatto? >>
<< Ho studiato storia.
Ieri girava la voce che oggi avrebbe fatto un compito
a sorpresa, non lo sapevi? >>
Kagome congelò, e accanto a
lei Inuyasha. Le ragazze rimasero sorprese della
reazione di entrambi.
<< Ehm… non lo
sapevate? >> chiese Yuka preoccupata. Kagome
stava decisamente per svenire. Meglio
svenire che affrontare un compito di storia con Naraku,
senza aver aperto libro.
Inuyasha intuì l’idea di Kagome, e si sedette sul banco con un
movimento fluido. La ragazza rimase impietrita.
<< Ma
insomma, Inuyasha! >> scoppiò alzandosi in
piedi << Anche tu non hai ripassato, no? Perché
ti comporti così? >>
<< C’è qualche
problema? >> chiese il ragazzo << Tanto ho tutta la vita per
recuperare >>
Kagome gli lanciò l’astuccio,
ma l’hanyou lo schivò prontamente. QuandoInuyasha tornò a guardare Kagome, stava in un angolo,
imbronciata, a parlare distrattamente con Hojo.
All’ora di pranzo, Kagome filò dritta verso la mensa,
senza degnare di uno sguardo né il banco, né Inuyasha.
Il ragazzo scoprì subito dopo, che non c’era traccia del pranzo di Kagome.
<< Sango!
>> chiamò la ragazza alla mensa, raggiungendo l’amica. Sentiva aria di
tempesta. Sango si era seduta sul bordo della panca,
al posto di Kikyo, e fece
sedere Kagome tra loro due. Era chiarissimo, lei e Mirokuavevano litigato. Di nuovo.
<< Ehm, hai ancora il
mio pranzo? >> chiese Kagome cercando di distrarla.
<< Sicuro >>
disse lei porgendogli il bento << spero che tu
non sia arrivata tardi a lezione per portarmelo >>
<< No, figurati
>> mentì lei, aprendo il fazzoletto e impugnando le bacchette. Per una
volta, poteva mangiare in pace.
Kikyo faceva la sua funzione separatrice senza parlare,
mentre Miroku sentiva una specie di scossa sulla
schiena. Era lo sguardo di Sango.
<< Cosa
ha combinato? >> chiese in un sussurro Kagome a Kikyo.
<< Sembra che abbia
corteggiato una certa youkai di nome Abi, dell’ultimo anno. Sango l’ha
colto sul fatto. Se guardi bene, vedrai che Miroku ha
un bel bernoccolo >>
<< Abi
lo ha picchiato? >>
<< No, Sango gli ha tirato una sedia >>
spiegòKikyo, prendendo un nuovo boccone.
<< Uhm, capisco >> mormorò la ragazza alzandosi.
<< Dove
vai? >> chiese Sango perplessa.
<< A nutrire il cane prima che muoia di fame >> disse lei ironica.
Inuyasha, che l’aveva sentita grazie al suo ottimo udito, la
fulminò con lo sguardo. Lei gli passò davanti, lasciandogli il resto del pranzo
sul tavolo. Lui fece una smorfia, ignorandolo. Invece, i
compagni di classe di Kagome, la guardarono allibiti. Kagome, che non
riusciva mai a mangiare a causa di Inuyasha,
gli stava lasciando parte del suo pranzo?
Lei si allontanò soddisfatta,
andando a sedersi accanto a Koga e Ayame.
Nessuno vide Inuyasha mangiare, ma quando la campanella squillò, Kagome
andò a riprendere il contenitore, dopo che il tavolo si era svuotato, e lo
trovò vuoto.
Quando entrò in classe, fu accolta da un malvagio “Kuhuhuhuhu”, che la congelò.
<< Signorina Higurashi, vuole farci il piacere di prendere
posto? >> chiese Naraku, con un ghigno dipinto
sul volto.
La ragazza si avviò rapida al
suo banco, inciampando in un paio di cartelle. Inuyasha
rideva di nuovo sotto i baffi.
<< Molto bene, il
compito è ad otto file, quindi vi sconsiglio vivamente
di copiare dai vostri compagni >> spiegò mentre camminava avanti e
indietro distribuendo i fogli.
Kagome lesse rapidamente le
domande. Aveva la mente abbastanza lucida, nonostante il terrore, e si accorse
di saperne alcune. Meglio di niente, contando che non aveva
ripassato. Inuyasha, invece, sembrava
parecchio agitato.
Naraku stava tranquillamente seduto alla cattedra, e nella
classe si sentiva solo il rumore delle penne sui fogli.
Inuyasha si era inceppato alle scoperte del Portogallo nel
quindicesimo secolo, e fissava il foglio scervellandosi.
<< Le isole di Capoverde >> sibilò Kagome,
in modo che solo le sue orecchie potessero sentirla << poi Madera, le
Azzorre e il Golfo di Guinea >>
Inuyasha cominciò a scrivere rapidamente, numerando la
risposta.
<< Poi? >>
sussurrò lui a sua volta, rimanendo immobile a fissare il foglio.
<< Poi il Tropico del
Cancro e il Cap… >> ma Kagome si zittì,
congelando. Otto occhi la stavano fissando dal bordo del banco.
Inuyasha, sentendola interrompersi, si voltò verso di lei, e
vide il ragno sul bordo. In quel momento si rese conto che l’odore di Kagome
aveva coperto quello dell’emanazione di Naraku.
L’originale, dalla cattedra,
emise la sua oscura risata.
<< Kuhuhuhuhu,
Higurashi e Inuyasha. Che ingenuità credere di poter suggerire durante il mio compito.
Portate qui i fogli, è annullato. E andate di fuori >>
I due si alzarono, l’una rassegnata, e l’altro come se nulla fosse. Ma appena si chiusero la porta alle spalle, Inuyasha ringhiò.
<< Ehm… mi dispiace >> disse Kagome di slancio. Perché si scusava? Aveva solo cercato di aiutarlo.
<< Scema, perché mi hai
suggerito? Ci hai rimesso anche tu >> disse lui scontroso poggiandosi al
muro e guardando fuori dalla finestra.
<< Bè, perché mi
sembravi in difficoltà >> disse lei, ma si pentì subito. Temeva che Inuyasha si arrabbiasse ancora di più. Ma
lui rimase in silenzio, con lo sguardo fisso sul vetro.
<< Sei arrabbiato? >>
chiese lei. Aspettava il momento in cui Inuyasha le dicesse di non impicciarsi.
<< Non voglio essere bocciato >> disse lui secco,
rivolgendogli un’occhiata fulminante. Era un avvertimento?
<< Bè, che ti importa? Hai tutto il tempo per recuperare, no? E poi,
così non dovrai più stare in classe con me >>
Inuyasha assottigliò gli occhi, come per leggere il suo
pensiero. Poi, distolse lo sguardo. Kagome si stava comportando in modo strano.
Non gli piaceva questa cosa.
Anche Kagome rimase sorpresa. Strano che l’hanyou non sfruttasse l’occasione per canzonarla.
Meglio così. Se il piano andava in porto, lei avrebbemesso il rosario al collo di Inuyasha. E a quel punto, avrebbe vinto lei.
Ecco il secondo capitolo! Sto pubblicando velocemente,
perché ho già una parte scritta. Vi ho avvertito, è parecchio lunga, quindi pazientate e sopportate le mie pazzie (come Naraku professore infame che fa il compito a 8 file XD).
Sono contenta che la prima parte sia piaciuta a qualcuno, mi
ha aiutato a superare il terrore per i commenti negativi! Grazie mille per avermi letto! XD
Il seguito a domani! (spero!)
Rieccoci con il Progetto profumo ^^
Stavolta è stato parecchio divertente, perchè i personaggi in gioco erano tanti, e con espressioni non molto semplici.
Iniziamo con Sango.
A:"Emy, mi trovi un'ammagine di Sango arrabbiata?"
E:"Oh, ce ne sono tante"
Inizia la ricerca, mentre contemporaneamente crechiamo Kagome depressa. Poi lei mi dice:
E:"Guarda, qua ho un set di Kagome arrabbiata". Cinque pagine di Kagome con ogni genere di espressione che ispiri rabbia o depressione O.O Continuo a ripetere, Emiko è un mostro. Cerchiamo Miroku. Avete presente l'espressione che ha sempre nel cartone? Ebbene, non è così facile trovarla nel manga! Sta sempre dannatamente di profilo! Meno i capelli, quelli Emiko l'ha trovati al volo (non avevo dubbi al riguardo). Kikyo è stata la più semplice in questo disegno, tranquilla come suo solito ù.ù.
Naraku. L'immagine della cattiveria, il sol pensiero di doverlo disegnare mi fa rabbrividire. Ma è stato necessario ù.ù Ci abbiamo messo più tempo a fare lui che altro, perchè non sghignazzava mai decentemente e quegli stupidi capelli non stavano mai in una posizione umana! è.é
Ho avuto problemi a pulirla (i miei programmi per immagini fanno schifo), quindi Miroku è terribilmente dark >.> Se riesco a sistemarla meglio, magari la riposto ^^'
Alla prossima immagine! ;-)
Ecco il terzo capitolo! Sono riuscita a pubblicarlo subito
(che fortuna quando tuo fratello esce e lascia libero il pc!),
solo che questo capitolo è un po’… imprevedibile? Spero che piaccia, sono
terrorizzata XD
Grazie a tutti voi che state leggendo!
La festa
Kagome lanciò l’ennesima
gonna sul letto. Proprio non sapeva cosa indossare. Sango
sarebbe passata tra poco con Miroku, e lei non era ancora pronta. Ayumi aveva
detto a Kagome di invitare loro e Kikyo, e anche Koga, se prometteva di impedirgli di distruggere la casa.
Non potendo assicurarlo, fece in modo di farlo sapere
solo agli altri tre.
<< Kagome, ci sono Miroku e Sango alla porta! >>
urlò la madre dal piano di sotto.
<< Fai salire Sango! >> urlò la figlia in
risposta.
Sango arrivò nella stanza dopo una decina di secondi.
Indossava un paio di pantaloni aderenti, cui andavano
sopra un paio di stivali scamosciati che si era tolta all’ingresso. La
maglietta era monospalla, con due scaldamuscoli di
cotone che le coprivano le braccia. Kagome si
domandava come facesse a non avere freddo.
<< Kagome, sei ancora
così? >> chiese Sango sorpresa, vedendola
ancora in tuta.
<< Oh Sango, non so cosa mettermi! >> piagnucolò lei, osservando
sconsolata gli abiti sparsi sul letto.
Sango alzò gli occhi al cielo, e cominciò a frugare tra i
vestiti, scartandone qualcuno di tanto in tanto.
<< Metti questo vestito
azzurro. E sopra ci puoi mettere questo scaldacuore blu >> consigliò la ragazza
porgendoglieli.
<< Questo? Ma è troppo corto! >> disse Kagome alludendo alla
gonna.
<< Mettilo e basta! Ti metti un paio di calze bianche o azzurre con le ballerine blu
scamosciate >> insistette lei.
Erano troppo in ritardo per
discutere. Kagome si cambiò in fretta, e alla fine doveva ammettere che
l’effetto generale era buono. Sango
era un’ottima stilista.
<< Ferma, dove vorresti
andare? >> la bloccò immediatamente la ragazza << Vai ad una festa,
sistemati un po’ la faccia >>
<< No, ti prego! Non ci
sto bene >> si lamentò Kagome, ma fu tutto
inutile. Sango la costrinse a sedersi, e cominciò ad
armeggiare con la matita, il mascara e gli ombretti.
Fece un trucco molto
delicato, spinta dalle numerose proteste della
ragazza, che, non stando mai ferma, aveva quasi cecato
per ben tre volte.
Quando Kagome vide il risultato, poté dirsi soddisfatta. La
matita era un filo, e l’ombretto era davvero delicato.
<< Sango,
potrei assumerti giornalmente >> disse allegra
scendendo con lei le scale.
<< Mettiti
in fila allora, prima di te ci sono tutte le mie compagne di classe >>
rispose lei ridacchiando.
Miroku stava aspettandole pazientemente. Lui e Sangoavevano appena fatto pace,
meglio non protestare.
<< Ciao Kagome, e
divertiti! >> la salutò il nonno dal salotto.
La ragazza infilò gli stivali
ed uscì rapidamente. Non faceva troppo freddo, anche se era dicembre. Ora
capiva perché Sango si era messa quella maglietta.
Si incamminarono verso casa di Ayumi
chiacchierando del più e del meno, finchè il loro
sguardo non si fermò su un punto davanti a loro. In fondo alla strada, Sesshomaru stava passando, seguito da una bambina
trotterellante tutta sporca di terra. Lo youkai
sembrava ignorarla, ma lei continuò a seguirlo finchè
non sparirono entrambi dalla vista dei tre ragazzi.
Rimasero
paralizzati per cinque minuti, fissando il punto in qui il demone era sparito.
Dopo questa
ulteriore perdita di tempo, arrivarono alla festa con un ritardo
spaventoso. Eri e Yuka stavano aspettando Kagome per
dare il regalo alla festeggiata, dato che lo avevano fatto
insieme.
Lo sguardo della ragazza
passò rapido nel cortile, trovando finalmente Inuyasha.
Chissà se lui sapeva chi era quella bambina che stava assieme a Sesshomaru.
<< Kagome? Chi stai cercando? >> chiese Sango
perplessa. Kagome si voltò di scatto, arrossendo.
<< Io? Nessuno. Stavo
solo dando un’occhiata per vedere se eravamo gli
ultimi >>
<< Lo siete >> risposeKikyo
dietro di lei, facendogli prendere un colpo.
<< Ehm, è colpa mia >>
ammise la ragazza guardandosi le scarpe, maSangointervenì rapidamente per
scaricare le sue colpe.
<< No, è colpa di Kohaku. Mi ha trattenuto per farsi aiutare a fare matematica. Se fossi passata
da te in orario, non avremmo fatto tardi >> la giustificò.
Kagome sorrise. Era una bella
festa, molto animata, con la musica di sottofondo. Ayumi
era uno splendore, a tal punto che Kagome cercava di non mettersi accanto a
lei, per non fare la figura del bruco accanto alla farfalla.
Si accorse che lei e Inuyasha si avvicinavano sempre di più, quando si trovarono
uno accanto all’altro, senza sapere come fosse successo. Lui non la degnava di
uno sguardo, e lei faceva lo stesso.
<< Ayumi,
c’è del tè freddo? >> chiese Kagome sporgendosi per
guardare il tavolo.
<< Penso che sia
finito. Vado a prenderlo? >>
<< No, figurati! Vado al distributore qui dietro >> disse lei
immediatamente. Non voleva disturbare, Ayumi
doveva godersi la festa.
<< Fatti accompagnare
da un ragazzo, è meglio dato che è buio >> proposeKikyo.
Kagome si rivolse verso Miroku, ma si rese conto che lui e Sangoerano spariti. Meglio non disturbarli, nei pochi
momenti di pace…
<< Credo sia tornato a
casa. Ho sentito che la madre non stava troppo bene, quindi è tornato presto >>
disse Eri.
A quel punto, Kagome si sentì
percorsa da un brivido. Lei e Inuyasha si voltarono
contemporaneamente, incrociando gli sguardi.
<< Che
vuoi? >> chiese lui scontroso come se non lo avesse già sentito.
<< Renditi utile e
accompagnami al distributore >> disse lei
altrettanto scontrosa, aspettandosi un no.
<< Ah, è così? >>
chiese lui con fare altezzoso.
Kagome sospirò.
<< Mi accompagneresti
al distributore per prendere una bibita? >> disse con voce volutamente
smielata.
<< Manca qualcosa >>
<< Per favore? >> aggiunse di malavoglia.
Lui sorrise soddisfatto, per
poi voltarsi, andandosene. Kagome rimase impietrita, finché lui non si girò
perplesso.
<< Allora? Che fai ancora lì? >> chiese prendendola in giro.
Kagome ci mise qualche
secondo per realizzare che Inuyasha
la stava veramente accompagnando a prendere una bibita al distributore, e
quando lo realizzò, corse a raggiungerlo, imbarazzata.
Ma insomma, prima era tutto scontroso e poi faceva il
gentile. Almeno si decidesse per una buona volta!
Camminarono in silenzio.
Kagome teneva il passo dell’hanyou a fatica, e
raggiunsero il distributore in poco tempo.
<< Ehm… bella festa, no?
>> disse lei rompendo il silenzio, mentre inseriva le monete nella
fessura e controllava che apparisse l’importo esatto.
<< Uhm… noiosa >>
commentò lui. Strano che avesse risposto, pensò la ragazza facendo una smorfia.
<< Allora… il tè freddo
è…? Numero 52 >>mormorò lei digitando il numero sulla tastiera, per poi
rispondere pungente all’hanyou << Bè, senza Koga con cui picchiarti è normale annoiarsi >>
Si abbassò per prendere la
bibita, e quando si alzò, Inuyasha era lì, a pochi
centimetri da lei, fissandola con gli occhi d’ambra. Si immobilizzò,
qualcosa nel suo sguardo le metteva paura. E poi
quando si era spostato? Era sicura di non averlo visto né sentito.
<< SeKoga mi provoca, io non posso farci nulla >>
ringhiò minaccioso, incrementando la paura di Kagome. Ma
nonostante tutto, lei non riuscì a stare zitta.
<< Koga
mi difende, questo ti provoca? >> chiese acida.
Stava cercando di non far notare il terrore.
<< Ti difende insultandomi >> ringhiò nuovamente il ragazzo.
Kagome fece un passo indietro, ma lui fece un passo in
avanti nello stesso momento, e la situazione non cambiò. Continuava a fissarla
con quegli occhi minacciosi.
<< Magari sentirti
insultato può farti capire come mi sento io tutti i giorni >> mormorò lei, temendo che la sua voce non fosse
sufficientemente ferma per poterlo dire con lo stesso tono piccato ad un volume
più alto.
Sembrò funzionare. Il suo
sguardo si fece… dispiaciuto? Kagome era sicura che fosse solo un’impressione, Inuyasha non poteva essere dispiaciuto per lei. Pochi
secondi dopo, ricominciò a scrutarla con un’espressione illeggibile. Non voleva
spostarsi, e Kagome aveva l’impressione che se avesse mosso un muscolo, sarebbe caduta. Stava in una posizione scomoda, e Inuyasha limitava i suoi movimenti.
La lattina fredda stava
congelandogli la mano, era sicura che tra poco non avrebbe più sentito il
braccio.
<< Mi odi, vero? >>
chiese alla fine il ragazzo, continuando a scrutarla. Kagome impallidì. Che razza di discorso stava facendo?
<< Mach… >>
<< Quanto mi odi? >> la interruppe, come se sapesse che la prima
risposta era affermativa.
<< Che domande fai, io… >>
Sentì la presa di Inuyasha sul polso, e si sentì tirare
in avanti. Perse l’equilibrio finendogli addosso, ma lui la sorresse con
l’altro braccio, impedendole di cadere.
Fu in quel momento che chiuse
gli occhi, presa alla sprovvista da quel gesto improvviso. Stava per
picchiarla? Forse aveva parlato troppo, e l’aveva fatto arrabbiare. Era stata
una pessima idea andare lì da sola con lui.
Ma poi, sentì le sue labbra
calde sulle sue, e spalancò gli occhi mentre una
tempesta le si scatenava dentro. Non ricambiò il bacio, ma le sue labbra si
dischiusero automaticamente.
Fu breve, lui la lasciò
facendo in modo che non cadesse e, senza degnarla di uno sguardo, si voltò
avviandosi verso una panchina. Si sedette fissando la strada, con
un’espressione illeggibile.
Kagome rimase in piedi,
immobile, cercando di calmare i battiti del suo cuore impazzito. Sentiva le
guance calde, chiaro segno che era arrossita parecchio, e la sua presa sulla
lattina era talmente debole che le stava scivolando dalle mani.
Quando riuscì a riprendere il controllo degli occhi, li
spostò imbarazzata dall’hanyou. Si accorse che aveva
ripreso un minimo di autocontrollo, e strinse la
lattina con entrambe le mani, concentrandosi sull’apertura. Il battito stava
rallentando.
Sentiva ancora il calore
sulle labbra, e il suo respiro fresco. Questo pensiero le mandò nuovamente il
cuore a mille.
Riuscì a spostare lo sguardo
su Inuyasha, che sedeva tranquillo sulla panchina. Cosa stava aspettando, di vedere la sua reazione? Poteva
fare tre cose. Primo, schiaffeggiarlo, con poche probabilità
di prenderlo e, nel caso, di fargli male. Secondo, andarsene lasciandolo
lì. Terzo…
Kagome fece un respiro
profondo. Si avviò verso la panchina, e si sedette a distanza sufficiente dal
ragazzo. Era un grande sforzo per lei, non prenderlo a pugni. Come aveva potuto
fare così, senza nemmeno chiederle il permesso? Lei non aveva ricambiato, ma si
poteva comunque considerarlo come il primo bacio?
Primo bacio… due parole che
le evocava scene totalmente differenti. E poi, avrebbe voluto un ragazzo che le piaceva, di cui era
innamorata. Non Inuyasha! Cioè,
Inuyasha era un bel ragazzo ma… In effetti Inuyasha…
Kagome avvampò, e strinse la
lattina con le mani sudate. Non doveva pensarci. Doveva fare come se nulla
fosse accaduto. Si, era la cosa migliore.
Inuyasha si alzò, cogliendo la ragazza di sorpresa.
<< Muoviamoci, o
penseranno che ci siamo persi >> disse
incamminandosi.
Kagome annuì debolmente, e
gli corse dietro.
Il piano, pensa al piano. Lo
stai facendo per il piano!diceva una vocina nella sua mente.
Quando tornarono, la ragazza si sedette, aprendo la lattina.
Si sentiva ancora lo stomaco sottosopra. Kikyo rimase
ad osservarla da lontano, perplessa. Dopo poco, la raggiunseSango, di pessimo umore.
<< Cosa
è successo? >> chiese subito la ragazza, percependo aria di
tempesta.
<< Oh, Miroku… Grrr, non farmi parlare,
è meglio! >> ringhiò Sango stringendo i pugni
<< Kagome dov’è? >>
<< E’ lì >>
indicò Kikyo << è strana, deve essere successo
qualcosa >>
Sango si avvicinò all’amica, cercando di cancellare per un
momento la sua ira. Ma in quel momento Kagome era
ipersensibile. Alzò lo sguardo prima che Sango la raggiungesse.
<< Miroku
>> disse, senza aggiungere nulla.
Sango annuì energicamente.
<< Kagome, va tutto
bene? >> chiese subito, cercando di sviare il discorso che la
interessava.
<< Si
>> rispose lei, con una faccia che diceva tutto il contrario. Sango la guardò perplessa.
<< Sei sicura? Non è cheInuyasha ti ha dato
fastidio? >>
<< No! >> urlò
Kagome, prendendo l’amica alla sprovvista. Era arrossita.
<< Ehm… no. Non farci caso, sono solo
stanca. Piuttosto, che ha fatto Miroku? >>
chiese nuovamente calma.
Sango cominciò a raccontare l’ennesima scappatina
di Miroku, ma non dimenticò la reazione di Kagome.
Oltretutto, l’amica era completamente distratta.
Questo confermava le sue tesi.
Primo, era successo qualcosa. Secondo, era colpa di Inuyasha.
Questo capitolo è fuori dalla storia
principale. Emiko mi ha obbligata
ad inserire delle scene con alcune coppie, quindi non potevo evitare di inserirne
una con due dei miei personaggi preferiti! Non vi preoccupate, Kagome ed Inuyasha tornano subito!
La bambina e il demone
La strada era più fredda del
solito, quella notte.
Le luna era calante, e la luce del lampioni impediva di
scorgere le stelle. Con tutta quella luce, era difficile addormentarsi.
La bambina si accoccolò su se
stessa. Quanto avrebbe voluto una coperta calda!
Aveva gli occhi socchiusi, e
non faceva molto caso a chi passava sulla strada. Finché non
vide una stola di pelliccia bianca che strusciava sull’asfalto, a pochi centimetri
da lei. Istintivamente, ci si aggrappò, e sentì che, oltre ad essere
perfettamente pulita, era anche calda e morbidissima.
Sorrise
istintivamente, prima di accorgersi che qualcuno la stava fissando. Alzò gli occhi, incrociando lo sguardo perplesso del
proprietario della stola.
Era uno youkai, e considerando l’abito, era di stirpe nobile. Era difficile vedere qualcuno
vestito in quel modo, probabilmente era uno che andava
fiero della propria posizione.
Aveva i capelli bianchi e
lunghissimi, le orecchie leggermente appuntite, gli occhi dorati e dei segni
violacei sulle guance. Il suo portamento era invidiabile, ma nel suo sguardo c’era qualcosa di strano. Che
non era disprezzo. La bambina lo apprezzava, perché tutti la guardavano
sempre come se avesse una malattia. Era sempre stato
così.
Rimase aggrappata alla stola,
mentre Sesshomaru la squadrava perplesso.
<< Staccati >>
disse scontroso. La bambina si prese un colpo. Solo adesso si rendeva conto
che, nel portamento del demone, c’era qualcosa di minaccioso. Ma non riusciva ad avere paura, né a lasciare la stola. Era troppo calda, le sue braccia si rifiutavano di aprirsi.
Sesshomaru si voltò, e riprese a camminare. La bimba sentì la
stola sfuggirle dalle mani, e cominciò a corrergli dietro per non lasciare la
presa. Lui, dal canto suo, la ignorava. Prima o poi,
avrebbe mollato la presa.
La piccola continuava a
trotterellare alle sue spalle. Sembrava allegra. E lo
era. Aveva appena incontrato una persona che non la guardava con superiorità e
che non la cacciava via. Non sapeva più se stava seguendo la stola o lo youkai.
Lui svoltò ad un angolo, e
poi ad un altro, sempre seguito dalla bimba, come se fosse un’ombra. Finché, svoltando all’ingresso di casa, la bimba si fermò, e
lasciò la pelliccia. Stava osservando l’edificio, tristemente. Lì non poteva
entrare.
Questa bambina non ha paura di me, ma non ha il
coraggio di entrare in una casa?
In quel momento, la pancia
della piccola brontolò, e lei si portò le mani a coprirla, arrossendo. Quel
giorno non era riuscita ad andare alla mensa dei poveri.
<< Entra >>
La bimba sobbalzò di nuovo.
Era sempre la voce scontrosa del demone, che la stava osservando curioso.
Si avviò dentro casa, e lei,dopo un attimo di
esitazione, lo seguì.
<< Signor Sesshomaru! >> disse un piccolo demone all’ingresso.
La bimba lo guardò curiosa. Sembrava un kappa, o
forse una lucertola. Era più basso di lei, tutto verde, con degli occhi grandi
e gialli, come quelli dei serpenti. Rimase impietrito nel vederla alle spalle
dello youkai.
<< Chi è quella
bambina? >> chiese perplesso.
<< Dagli
da mangiare >> rispose Sesshomaru,
avviandosi nel corridoio. Jaken (così si chiamava il
piccolo demone) rimase a bocca aperta.
<< Ma…
signor Sesshomaru! E’ una bambina umana e… >>
Lo sguardo fulminante del
demone lo spinse a tacere.
<< Ehm… e dopo? >>
chiese umilmente, facendosi piccolo piccolo.
Lui guardò un attimo la
bambina, si voltò e sparì dietro l’angolo del corridoio.
Jaken si voltò verso di lei, scontroso. Chissà
cosa ci vedeva, Sesshomaru, di particolare in
quel cucciolo umano.
La condusse in cucina, e le
diede un piatto di ramen. La bimba li divorò,
affamata. Era tutta sporca e ricoperta di terra, con i capelli impicciati, e
indossava dei vestiti vecchissimi, probabilmente quelli delle donazioni per i
poveri.
<< Come ti chiami? >>
chiese Jaken con la sua voce stridula.
La bimba lo guardò. Non era sicura di riuscire a parlare, non lo faceva da troppo
tempo. Bevve un po’ del brodo caldo dei ramen, e poi
provò.
<< Rin >> disse
con la voce un po’ roca.
<< E
dove sono i tuoi genitori? Dove abiti? >> chiese frettoloso il piccolo
demone. Non appena finiva di mangiare, l’avrebbe riportata a casa.
<< Non c’è l’ho >> rispose con voce più limpida la bambina.
<< Che
cosa? >>
<< Tutti
e due >> disse facendo spallucce.
Jaken rimase a bocca aperta. E
adesso? Non poteva mica buttarla in mezzo alla strada! Sesshomaru
l’aveva raccolta in giro e l’aveva portata a casa? Non
era da lui.
<< Devo andarmene? >>
chiese Rin, tristemente.
Jaken fece una smorfia.
<< Il signor Sesshomaru non ha detto nulla. Se Inuyasha
non dice nulla puoi rimanere >>
<< Signorino Inuyasha! >> disse una vocina dall’ingresso, seguita
da un rumoroso schiaffo.
<< Ah, sei tu vecchio Miyoga >> disse
un’altra voce. Dopo pochi secondi, un altro demone, simile a Sesshomaru, ma più giovane e sicuramente meno elegante,
entrò nella cucina, con in mano un esserino
saltellante. Era un demone pulce.
<< E
questa chi è? >> chiese Inuyasha storcendo il
naso. Quella bambina puzzava di sporco, terra, abiti
vecchi, e chi più ne ha…
<< E’
una protetta del signor Sesshomaru >> risposeJaken scontroso.
<< Posso restare? >>
chiese Rin unendo le mani, speranzosa.
Inuyasha la guardò per bene, per poi fare spallucce.
<< Mah, fai come ti
pare. Basta che vai a farti un bagno >> disse voltandosi
e sparendo oltre la porta.
Jaken sospirò.
<< Seguimi, il bagno è
da questa parte. Presumo che tu non vada a scuola, giusto? >>
Rin annuì energicamente. Mai
frequentata.
<< Allora ti porterò a iscriverti domani >> disse il piccolo demone, ormai
rassegnato alla presenza della bambina dentro casa.
Inuyasha si lasciò cadere sul letto.
<< Com’è andata la
serata? >> chiese il vecchio Miyoga,
saltellando sul cuscino.
L’hanyou
rimase in silenzio a pensare alla festa. Gli apparve l’immagine di Kagome, come
se fosse lì, davanti a lui.
Riecco Kagome ed Inuyasha, in uno
dei capitoli più lunghi che ho scritto fin’ora! Sto
per raggiungere la storia (altri 3 e l’ho raggiunta) e allora penso che ne
pubblicherò uno al giorno circa, se mio fratello non
occupa il pc. Da questo momento ho cominciato a progettare i dialoghi con Emiko (in origine la fanfict me l'aveva commissionata lei, ma non so bene come abbiamo finito per farla assieme!). Questo cap
volevo pubblicarlo domani, ma ho letto un commento e ho deciso di fare la
pazzia di pubblicarlo XD
Grazie a tutti voi che leggete!
Luna
Kagome si asciugava i capelli
distrattamente, davanti allo specchio.
La sua mente era totalmente
assente.
Ormai erano diversi giorni
che stava in quella condizione. Non riusciva a concentrarsi su nulla, come se
la sua testa non fosse al suo posto. Agiva per forza
d’inerzia, e non aveva voglia di fare nulla.
Si toccò qualche ciocca, per
assicurarsi che i capelli fossero asciutti. Al momento, sembrava di si. Spense il phon, e si lasciò cadere sul letto. Un’altra
giornata era passata, e lei si era tenuta alla larga da Inuyasha,
almeno per quanto le consentiva il piano. Si era pentita della sua proposta di
fare da esca. Adesso come faceva?
Il pensiero tornò a quel
momento, al distributore, e Kagome si fece paonazza.
<< STUPIDO! >>
urlò prendendo a pugni il cuscino.
Se ne pentì subito. Sota fece irruzione nella stanza per sapere cos’era successo, e Kagome fu costretta a dire la prima balla
che gli venne in mente per cacciarlo via.
Sospirando, affondò il volto
nel cuscino. Non voleva continuare così. Doveva dire a Kikyo
che non ne voleva più sapere di vendette.
Il giorno successivo, Kagome
fu svegliata da un tuono. Alzò la tapparella alla finestra, e il vetro venne investito immediatamente dall’acqua. Pioveva a vento.
Anzi, diluviava.
La ragazza sbuffò. Con quel
tempo, non poteva certo andare a scuola. Si vestì comunque,
nel caso spiovesse, e lanciò i libri nella cartella. Quando
scese a colazione, si accorse che non c’era nessuno in cucina. E solo allora guardò l’orologio. Erano appena le 7.
Si preparò la colazione e il bentoda sola, visto che non aveva
niente da fare di meglio. Non c’era abituata, ma comunque
non era una cattiva cuoca. Preparò la colazione anche per il resto della
famiglia, e il pranzo per Sota.
Quando squillò il campanello, Kagome rimase sorpresa. Chi
poteva essere a quell’ora del mattino? La mente corse a lui, e Kagome scacciò immediatamente il pensiero arrossendo. Erano
giorni che andava avanti così, tutto per colpa sua e di quel suo
stupido… La ragazza scosse la testa, ed aprì la porta.
Erano Sango
e Kohaku, entrambi con impermeabile e ombrello.
<< Sango,
cosa ci fai qui a quest’ora? >> chiese Kagome sorpresa e… era delusione
l’altra sensazione che provava? Si convinse a forza che era sollievo per non
aver trovato lui alla porta.
<< Ho pensato che con
questa pioggia ti sarebbe stato utile un passaggio. Scusa l’ora,
ma papà ci accompagna prima di andare a lavoro >> rispose Sangosgrullando l’ombrello sotto
la tettoia.
<< Grazie mille, mi
serviva proprio >> disse Kagome << vado a scrivere un biglietto per
dire che sono uscita e che ho fatto io il pranzo di Sota >>
<< Se
lo svegli e fa in fretta a prepararsi, portiamo anche lui. Tanto va alla mia stessa scuola >> proposeKohaku.
Kagome andò a svegliare il
fratello, che si preparò in tempo di record, e nell’attesa, scrisse alla madre
che erano andati a scuola accompagnati dal padre di Sango.
Quando Sota
fu pronto, uscirono di fretta sotto alla pioggia, e
nonostante gli ombrelli e gli impermeabili, si bagnarono le gambe. A Kagome si
rovesciò l’ombrello, e quindi aveva anche i capelli zuppi.
<< Buongiorno ragazzi,
ottima giornata per fare una bella doccia >> li salutò il padre di Sango quando
entrarono in macchina.
Kagome, forse per il fatto
che si era bagnata veramente, non riuscì a ridere della battuta. Oltretutto, in quel breve silenzio, nel quale accompagnarono Sota e Kohaku, la sua mente volò
nuovamente via.
<< Kagome? Ehi, Kagome?
>>
La ragazza si riscosse, e si
concentrò il più possibile su Sango.
<< Si, dimmi >>
<< Oggi non hai
l’interrogazione di storia? >> chiese la ragazza, abituata ormai allo
strano comportamento di Kagome dell’ultimo periodo.
<< Ah, giusto >>
<< Hai studiato? >>
<< No >>. Kagome
si sorprese della tranquillità con cui lo diceva. Normalmente sarebbe stata
terrorizzata.
Sango alzò gli occhi al cielo, rassegnata.
Arrivate a scuola, si
fermarono sotto il portico in attesa che aprisse. Il
padre di Sango le scaricò li
davanti e andò al lavoro.
Adesso che erano da sole, Sango poteva partire all’attacco.
<< Senti, Kagome, sei
proprio sicura che vada tutto bene? >> chiese come tutte le mattine.
L’altra annuì, persa nei suoi
pensieri.
Devo passare alle maniere forti… pensòSango, voltandosi quindi dall’altra parte e assumendo un’espressione
sorpresa.
<< Oh, c’è Inuyasha >>
<< CHE?
>> urlò Kagome affacciandosi per vedere.
Sango si voltò a guardarla vittoriosa.
<< Oh, allora dici che va tutto bene? >>
Kagome tossì, in evidente
difficoltà. Non poteva dire a Sango del piano, né di
quella sera alla festa. Ma non riusciva a nascondere
il suo evidente stato di stordimento. Oltretutto, lei stessa non capiva del
perché fosse rimasta così scioccata.
Riuscì ad eludere le domande
di Sango fino all’apertura della scuola. Erano le
prime. O almeno, così credeva Kagome. Entrando in
classe, trovò Inuyasha seduto sul banco, come suo
solito. Lui alzò lentamente lo sguardo su di lei.
<< ‘Giorno
>> disse tranquillamente.
Kagome riuscì a dire una sola
frase, in quel momento.
<< Che
ci fai tu qui? >>
<< Bè, sai com’è, oggi
c’è scuola ed io sono uno studente. Sarebbe preoccupante se non ci fossi >>
rispose lui scontroso.
<< No, non intendevo
questo >> disse Kagome scuotendo il capo << io e Sangosiamo rimaste all’entrata
fino ad ora, e tu non sei passato. E poi non sei bagnato,
come hai fatto? >>
Lui indicò la finestra. Anche se era chiusa, la ragazza cominciò a capire.
<< Sei entrato dalla
finestra? >> chiese con evidente sorpresa.
<< E
prima che cominciasse a piovere >> terminò lui. Era socievole quella
mattina. Troppo socievole, per i gusti di Kagome.
Koga fece irruzione nella classe, seguito da Ayame.
<< Sempai,
aspettami! >>
<< No, ho sentito
l’odore di Kagome >> disse lui, sorridendo
soddisfatto non appena la vide << Avevo ragione! Visto Ayame? E tu che dicevi che non c’era >>
La ragazza mormorò qualcosa
imbronciata. Era chiarissimo che aveva cercato di evitare che Koga andasse da lei mentendo.
<< K… Koga? Anche tu sei qui? E anche Ayame! >> disse Kagome, sempre più sorpresa.
<< C’è anche Sesshomaru, se ti consola >> aggiunseInuyasha, che adesso stava squadrando Koga.
Kagome si sedette. Possibile
che tutti gli youkai della scuola fossero entrati
dalla finestra prima che cominciasse a piovere?
<< Arrivate a quest’ora tutte le mattine? >> domandò la ragazza
perplessa.
<< No, ma oggi era meglio
arrivare in anticipo, giudicando il tempaccio >> rispose Koga, anche lui occupato a fulminare Inuyasha
con lo sguardo.
Non passò molto, prima che i
due cominciassero a ringhiare. Ayame se ne teneva fuori, dato che non voleva
essere coinvolta. Se ne andò
dalla classe con la scusa di dover chiedere una spiegazione al professor Totosai sulla lezione di giapponese antico della settimana
scorsa.
<< Ehi tu >>
cominciò Inuyasha, senza alzarsi.
<< Che
vuoi, cagnaccio? >> ringhiò Koga.
<< Vuoi andartene dalla
mia classe? Comincia a puzzare di lupo >>
<< La tua classe, eh? E
se non me ne andassi? >> chiese lui con fare
strafottente.
Inuyasha scattò in piedi, e Koga si
mise in guardia.
<< Non riuscirai a prendermi neanche volendo >> disse il lupo
ridacchiando.
<< Non rideraipiù quando ti avrò fatto a
fettine >> ringhiò Inuyasha facendo scrocchiare le ossa della mano e tenendo pronti gli
artigli.
<< Voi due >> ringhiò una terza voce, facendoli voltare entrambi. Rimasero
sorpresi scoprendo che il ringhio proveniva da Kagome.
<< Se
non la smettete subito, oggi è il giorno che mi arrabbio, chiaro? >>
continuò lei, con lo sguardo basso.
<< E cosa fares… >> cominciò Inuyasha,
ma si azzittì immediatamente, quando venne raggiunto
dallo sguardo fulminante di Kagome.
<< Sono stata chiara? >>
ripeté la ragazza, stringendo con la mano la sedia accanto alla sua.
Inuyasha la guardava perplesso. Quella non era Kagome! E poi cosa voleva fare con quella sedia? Lanciargliela?
L’avrebbe evitata facilmente, ma non era proprio da
lei. Sbuffando, l’hanyou si risedette, incrociando le
braccia.
<< Mah, mi è passata la
voglia di picchiarti >>
Koga fece per ribbattere, ma
nemmeno lui fu risparmiato dallo sguardo di Kagome. Si immobilizzò,
spaventato da quel lato sconosciuto della ragazza, prima di andarsene inventando
la scusa che la preside lo aveva chiamato in presidenza poco prima.
Kagome sospirò. Quella
mattina era proprio nervosa. Forse per l’insistenza di Sango.
Con il passare del tempo, la
scuola si popolò, ma dato che continuava a diluviare, gli studenti umani erano
la metà.
Quel giorno, il tempo passò
in fretta. Come ogni giorno, Kagome si fece dare il pranzo da Sango, e ne lasciò un po’ per Inuyasha.
Non c’era Kikyo, ma Miroku
fece arrabbiare Sango, che quindi smise di assillare
Kagome. Sembrava che la ragazza del giorno fosse una certa
Sara dell’ultimo anno.
Al ritorno, dato che aveva
finalmente spiovuto, Kagome tornò a piedi, e passò a
prendere Sota a scuola.
Lo trovò
mentre parlava con una bambina e un piccolo demone volpe. Riconobbe la
bimba, era quella che seguiva Sesshomaru la notte
della festa.
<< Ciao sorellona, sei
passata a prendermi? >> chiese Sota.
<< Che
bello, Kagome! >> disse allegro Shippou, il
piccolo youkai << non ti vedevo
da tanto tempo, mi mancavi >>
<< Ciao Shippou, e ciao anche a te >> disse rivolgendosi alla
bimba << io sono la sorella di Sota, mi chiamo
Kagome >>
<< Io sono Rin,
piacere! >> rispose la bimba sorridendo.
<< Conosci Sesshomaru? >> chiese Kagome curiosa.
<< Certo, il signor Sesshomaruè sempre gentilissimo con me.
Abito da lui >> rispose Rin.
Kagome rimase di stucco. Sesshomaru si divertiva ad
adottare bambini?
<< Conoscerai anche Inuyasha allora. Io sono in classe con lui >>
Rin annuì allegramente.
<< Sorellona, possono
venire a studiare a casa da noi, oggi? >> chiese Sota
speranzoso.
Kagome annuì, e si avviarono
a casa. Si sentiva come una baby-sitter con tutti quei
bambini attorno. Shippou stava accoccolato sulla sua
spalla, con la folta coda che dondolava da una parte all’altra.
Anche a casa, Kagome fu occupata nelle faccende fino a
sera. Alla fine della giornata era letteralmente distrutta.
<< Io vado a dormire >> disse subito dopo aver finito di
mangiare.
<< Vai
pure, Kagome, sparecchio io >> disse la madre premurosamente.
Kagome salì le scale con una
lentezza esagerata, e arrivata nella stanza si buttò sul
letto sfinita. Ci mise parecchio a convincersi ad andare al bagno e a
mettersi il pigiama. Si accoccolò sotto le coperte, prese un respiro profondo e
spense la luce.
Dopo pochi minuti, la madre
bussò alla porta.
<< Kagome, sei sveglia?
C’è un tuo amico alla porta >>
Un amico? Kagome si sollevò,
dandosi una sistemata ai capelli. Chi poteva essere? SeMiroku aveva litigato con Sango
di brutto, forse voleva un consiglio. Ma era strano
che sua madre non lo avesse chiamato per nome. Che
fosse Hojo? Oppure… oh, Koga no!
Scese le scale di malavoglia,
e improvvisamente, si svegliò.
Aveva davanti un ragazzo in
jeans larghi e maglione, con dei lunghissimi capelli neri. Quei capelli, gli
ricordavano qualcuno…
<< Ehm… scusami ma tu… >>
cominciò, intimorita dallo sguardo di quel ragazzo.
<< Senti, mi sento a
disagio qui davanti, non vorrei che mi vedesse qualcuno >> la interruppe
lui rapidamente << posso entrare? >>
Quella voce… e quei capelli! Ed era alto uguale!
Kagome si concentrò un attimo sugli occhi. Erano scuri, ma riuscì a distinguere
la pupilla felina.
<< Non ci posso
credere! Inuyasha! Che cosa
ti è successo? >> chiese sconvolta.
<< Sesshomaru
mi ha cacciato di casa. Posso restare qui? >>
<< “Sesshomaru
mi ha cacciato di casa”? Che
razza di… >>
<< Ti prego >> mormorò lanciando un’occhiata alle sue
spalle. Kagome si voltò di scatto, e vide che il nonno la spiava dalla cucina.
<< Tutto a posto,
Kagome? >> chiese lui con fare disinteressato.
<< Ehm… Inuyasha mi ha appena detto che Hojo lo ha chiamato per dirgli che domani inglese fa un
compito a sorpresa. Ci toccherà studiare tutta la notte, mi
dispiace >> inventò la ragazza sul momento. Si sorprese della
naturalezza con cui uscì quella bugia.
<< Posso studiare con
Kagome? >> chiese rapidamente Inuyasha.
Il nonno inarcò le sopracciglia.
<< Kagome non è brava
in inglese >>
<< Oh, mi creda, io
sono peggio >> commentò il ragazzo con
un’espressione tale che il nonno si convinse, e sparì oltre la porta.
Kagome rimase a fissare Inuyasha incredula per un minuto buono, finché lui non la
guardò male.
<< Che
c’è? >> chiese scontroso.
Kagome si riscosse, e
scuotendo la testa lo accompagno in salotto.
<< Vado
a prendere i libri >> disse avviandosi verso la porta.
<< Ma
non c’è inglese domani >> fece notare il ragazzo perplesso.
<< Ma
loro devono crederlo >> sibilò lei, infastidita dalla bugia che aveva
detto.
Inuyasha la osservò a lungo, come per capire il perché fosse
così scocciata. Non capiva nemmeno perché dovesse dare tutte quelle
spiegazioni. Lui non diceva mai nulla alla sua “famiglia”, né loro se ne
interessavano.
Aspettò il ritorno di Kagome
con il gomito sul tavolo e il mento sorretto dalla mano. Fissava distrattamente
l’arredamento della stanza. Capì che la ragazza stava tornando non appena sentì
il suo odore. In quel luogo stava quasi ovunque.
Lei richiuse la porta, e posò
i tomi e i quaderni sul tavolo.
<< Ho preso un quaderno
anche per te. Fingi di studiare, almeno se entrano avremo una scusa >>
<< Ti sto mettendo in
difficoltà? >> domandò lui scrutandola. A Kagome dava fastidio quello
sguardo. Era come se cercasse di capire cosa stava pensando.
<< Bè, piombare a casa
mia alle dieci di sera non è l’idea migliore che tu potessi
trovare >> rispose lei. Fu molto più pungente di quanto volesse. Alla fine non le dispiaceva troppo.
Lui distolse lo sguardo, ma
non sembrava dispiaciuto. Anche se la sua espressione era
illeggibile, Kagome avrebbe giurato che stava ridendo tra sé e sé.
<< Allora… >>
cominciò disponendo i libri sul tavolo << perché Sesshomaru
ti ha cacciato? >>
L’hanyou
si voltò a guardarla sorpreso.
<< Non si nota? >>
Kagome capì che la stava
prendendo in giro.
<< E
allora? Io mica ti ho buttato fuori! E poi mi spieghi che cosa ti è successo? I capelli, gli
occhi… che fine hanno fatto le tue orecchie da cane? >>
Lui sospirò rassegnato.
Adesso era obbligato a spiegargli quella situazione. Un’altra
persona a conoscenza del suo segreto.
<< Ad
essere precisi >> cominciò incrociando le braccia << non ho
più neanche gli artigli e le zanne. E lo stesso vale per la forza e l’aura
demoniaca >>
<< Oh, adesso è tutto più chiaro >> disse lei rassegnata,
appoggiando le braccia incrociate sul tavolo.
<< Davvero non sai
nulla degli hanyou? >>
<< No, altrimenti non
te lo chiederei, non trovi? >> Voleva sembrare arrabbiata, ma era
talmente stanca che finì per sbadigliare.
<< Allora, secondo te
cosa porta la presenza di sangue umano in un corpo demoniaco? >> domandò
lui assumendo un espressione divertita.
<< Cos’è, un quiz? >>
<< Forse >>
<< E
va bene, >> sospirò la ragazza cercando di concentrarsi << forse
sei meno forte di un demone completo? >>
Sembrò infastidito da questa
teoria.
<< Ti sembro secondo a Koga? >>. Sembrava che stesse trattenendo un ringhio.
<< No, in effetti no >> ammise lei abbassando gli occhi sul
tavolo.
Lui si calmò, ma aspettò
prima di continuare, forse per assicurarsi che la ragazza non tirasse fuori
altre teorie.
<< Il sangue umano è
debole, quindi è ovvio che siamo più deboli degli youkai,
ma non lo siamo sempre. Solo in un momento, una volta ogni
mese. Perdiamo il potere demoniaco, e diventiamo dei semplici umani. Come
ora >>
<< Allora ogni
quattordici del mese diventi così? >> chiese
lei, cercando di abituarsi all’idea.
<< No, scema! Il mese
lunare! >>
<< Ah, allora oggi è… >> rifletté, ignorando le reazioni esagerate dell’hanyou.
<< E’
luna nuova >> borbottò lui.
<< Allora tutti gli hanyou diventano umani durante il novilunio? >>
<< No, solo io. Ognuno
ha un giorno diverso, il fatto che per me sia il novilunio è solo una
coincidenza >> precisò il ragazzo pazientemente.
Kagome si chiuse in silenzio,
riflettendo sulle nuove scoperte del giorno.
<< Ma allora >>
disse quasi in un sussurro << avete anche un
giorno in cui il potere demoniaco è maggiore >>
Inuyasha la guardò perplesso.
<< Come? >>
<< Dico, c’è un giorno
in cui diventate del tutto demoni? >> ripeté lei
ad alta voce. Doveva abituarsi al pensiero che, in forma umana, l’udito di Inuyasha era come il suo.
Si irrigidì. Probabilmente non era la domanda giusta da
fare.
<< No. Quello succede
di rado, ed è meglio che non succeda >> tagliò corto, concentrandosi sul
libro che, Kagome sapeva, non gli interessava affatto.
Anche se era curiosa, decise di evitare altre domande
sull’argomento. Si alzò, e si sedette sul divano, sfinita, seguita dallo
sguardo perplesso del ragazzo.
<< Che
fai? >>
<< A quest’ora saranno
andati tutti a letto. E’ mezzanotte passata. E io non
ce la faccio a stare seduta davanti ai libri >> rispose lei assonnata.
Prese tra le braccia un cuscino, e fece un respiro
profondo. Sarebbe crollata molto presto; sperava solo che non entrasse nessuno,
che stessero veramente dormendo tutti.
Si accorse a malapena di Inuyasha, quando si sedette
accanto a lei.
<< Ehi >>
<< Si? >> chiese
lui fissandola.
<< Dove
vai di solito, quando diventi così? >> domandò lei
curiosa.
<< In giro >>
rispose lui tranquillo.
<< Per tutta la notte? >>
chiese perplessa.
<< Sicuro >>
disse il ragazzo con sicurezza, come se fosse la cosa più normale del mondo.
<< Ehi >>
<< Mhh?
>> mugolò lei, chiudendo gli occhi.
<< Se vuoi dormire me ne vado >> propose il ragazzo distogliendo
lo sguardo.
Kagome aprì gli occhi a
sufficienza per vederlo. Sembrava dispiaciuto.
<< No, non hai ancora risposto >> disse dopo un lungo silenzio.
<< A cosa? >>
chiese lui voltandosi a guardarla, perplesso.
<< Non mi hai detto
perché Sesshomaru ti ha cacciato di
casa >>
Lui non rispose. La ragazza
cominciò ad avere il dubbio che quella storia non c’entrasse nulla con la
trasformazione.
<< Bè, non è che mi ha cacciato >> disse lui concentrandosi
su un cuscino. Kagome spalancò gli occhi e si raddrizzò a fissarlo.
<< Come? >> chiese tra il perplesso e l’arrabbiato.
<< A dire il vero, lui
non mi sopporta quando sono così per via del mio odore
– non lo sopporta neppure quando sono normale, in realtà – ma sono io che non
riesco a sopportare lui >> spiegò il ragazzo, sempre evitando lo sguardo
indagatore di Kagome.
<< Non capisco >> ammise lei, cedendo alla curiosità.
<< Ecco, il fatto è che
lui non lo dice chiaramente, ma io capisco che è infastidito. E poi, non riesco
a sopportare il suo sguardo pietoso e infastidito >>
Kagome rimase in silenzio,
riflettendo su quelle ultime parole. Possibile che Sesshomaru
lo guardasse in quel modo? In fondo erano fratelli!
<< Ma,
continuo a non capire… >>
<< Cosa?
>> chiese lui inarcando le sopracciglia.
<< Anche
io ti guardo in modo strano, perché non sono abituata a vederti così. Il mio
sguardo non ti dà fastidio? >>
<< Bè, no >>
Kagome si accoccolò
nuovamente sul divano, ma continuò a fissarlo, in
attesa di una risposta più esauriente. Alla fine, Inuyasha
si arrese.
<< Il fatto è che il
tuo sguardo è molto diverso da quello di Sesshomaru.
Non è infastidito come il suo. E poi… >> aggiunse incrociando finalmente
con lo sguardo gli occhi di Kagome << …con te
non mi vergogno >>
La ragazza distolse lo
sguardo in fretta, arrossendo. Ma cosa stava dicendo,
così d’improvviso?
Rimasero in
silenzio a lungo, Inuyasha fissava il pavimento concentrato.
<< Senti,
Kagome… >> cominciò voltandosi a guardarla. Lei stava immobile,
respirando regolarmente.
<< Kagome? >> la
chiamò lui nuovamente. Nessuna risposta. Si era addormentata.
Il ragazzo sospirò,
appoggiandosi allo schienale.
<< …Inuyasha…
>> mormorò Kagome nel sonno, girandosi improvvisamente. Inuyasha se la ritrovò appoggiata sulla spalla e con un
braccio sul petto. Arrossì di colpo, fissandola sorpreso.
<< Cielo, fai che non
entri nessuno >> pregò lui in un sussurro. La
abbracciò, mentre lei si accoccolava sul suo petto sorridendo.
Rieccomi con il capitolo del
giorno. Oggi penso che non riuscirò a metterne altri (poi chissà, si può sempre
sperare!), perché devo cominciare a progettare una storia per un concorso! Spero
di mantenere la media di un capal
giorno, per non lasciarvi sulle spine troppo a lungo (anche io odio quando una fic non continua per mesi XD). Baci a tutti!
Il primo ritardo di Inuyasha
Kagome si svegliò. Era quasi
certa di aver sentito la porta di casa che si chiudeva, ma dalla sua stanza non
poteva averlo sentito. Si sollevò lentamente, stropicciandosi gli occhi. Ci
mise un po’, prima di realizzare che era in salone.
Aveva la sua trapunta che la copriva. Perché era lì?
Improvvisamente, ricordò
tutto del giorno precedente: Inuyasha, il Novilunio,
perché era venuto lì.
<< Inuyasha?
>> chiamò sottovoce. Si sentiva una stupida. Non rispose nessuno, che si fosse sognata tutto? Vide i libri di inglese
sparsi sul tavolo. Era impossibile che fosse stato un sogno. Ma
chi l’aveva coperta con la trapunta? Inuyasha era
salito in camera sua a prenderla?
Sospirò. Era inutile farsi
tutte queste domande. Si alzò, e riportò il piumone nella sua stanza. Fece un
secondo viaggio per i libri.
<< Kagome, sei già in
piedi? >> chiamò la madre, uscendo dalla sua stanza.
<< Oh, mamma, mi sono svegliata poco fa >> rispose lei, lanciando i libri
del giorno nella cartella.
<< Il tuo amico? >>
<< Oh >> disse
Kagome arrossendo << è andato via dopo un po’ che studiavamo >>
Quando la madre scese a preparare la colazione, Kagome si
rifugiò sotto la doccia. Se anche sua mare si
ricordava di Inuyasha, era davvero venuto là.
Sospirando, si mise la divisa
scolastica, e scese le scale.
<< Esci subito, Kagome?
>> chiese la madre vedendola mangiare rapidamente.
<< Si, non voglio arrivare in ritardo >> rispose Kagome,
tagliando corto. Prima ancora che Sotafosse sceso a mangiare, lei era già uscita.
Era una mattinata fredda,
Kagome si affrettò ad arrivare alla metro. Essendo in
anticipo, non era troppo affollata.
Incrociò Hojo
e Yuka alla fermata, così fece il tratto di strada
fino alla scuola in compagnia.
<< Senti
Kagome, hai studiato storia? >> chiese Yukad’un tratto.
Kagome impallidì.
<< S…storia? >>
balbettò con una faccia da funerale.
<< Si, oggi interroga,
non hai ricevuto il giro di telefonate? >>
Il suo silenzio fu eloquente.
Hojo cambiò il discorso, ma
Kagome rimase zitta fino al suo arrivo a scuola.
Sango cercò di calmarla con l’aiuto di Miroku,
ma finirono per litigare tra loro riguardo una certa Shima del primo anno, che, secondo Sango,
gli stava facendo la corte.
Kagome andò totalmente nel
panico. Kikyo tentò di tranquillizzarla.
<< Guarda, Kagome, se
tu fingi di sapere tutto, con sguardo sicuro, lui non ti chiamerà per dispetto.
Io lo faccio sempre >> le consigliò con
tranquillità.
<< Parli
facile tu, hai sempre lo sguardo sicuro! >> borbottò la cugina
dirigendosi verso la sua classe.
Posò la cartella sul banco, e
si sedette. Aveva l’impressione che mancasse qualcosa.
La cartella ce l’aveva, il banco era al suo posto, la
borsa era sopra… sopra?!
Scattò in piedi fissando il banco incredula. Era impossibile! Ogni giorno, per tre
anni, Inuyasha era stato seduto su
quel banco tutte le mattine. Che fine aveva
fatto quella mattina?
La campanella squillò, e una
risata riportò Kagome alla realtà.
<< Kuhuhuhu…
Buongiorno studenti, pronti al massacro? >> disse il professor Naraku con un ghigno, entrando al preciso squillo della
campana.
Kagome deglutì. Credeva che
fosse impossibile risollevare il suo umore, in preda al terrore, in presenza di Naraku, ma quando Inuyasha si fiondò nella classe,
con la borsa a tracolla e tutto sudato per la corsa, si illuminò.
<< Kuhuhuhu,
Inuyasha. Adesso arriviamo anche in ritardo? Sono
sicuro che preferisci restare fuori dalla classe >>
<< Ma
prof, è arrivato solo con quattro secondi di ritardo! >>
Tutta la classe si voltò a
fissare Kagome. Primo, perché nessuno, prima d’ora, si era opposto a una decisione di Naraku.
Secondo… Kagome che difendeva Inuyasha? Questo era
impossibile, come il sole che sorge ad occidente!
Naraku rimase a fissarla in silenzio, spiazzato. Ma questo non durò che per pochi secondi. Il solito ghigno
riapparve sul suo volto.
<< Ebbene,
questo mi porta a pensare che la signorina Higurashi
desidera essere interrogata per prima >> disse fissandola maligno con gli
occhi rossi.
Kagome deglutì. Ora si che erano guai. Il poco colorito che aveva riacquistato
sparì, e il suo cervello cominciò a fare i capricci.
Ehm… allora, di cosa parlava il
modulo numero 8? C’era una data importante, ne sono sicura, qual’era?cominciò a pensare mentre si
avviava alla lavagna. Se avesse potuto vedersi, avrebbe
notato che strava tremando come una foglia.
Inuyasha la guardava severo, come per rimproverargli un gesto
molto stupido.
<< Molto bene, Higurashi. Il tuo sacrificio permette aInuyasha di rimanere in classe… ad aspettare il suo
turno. Si, perché tu sarai il secondo >>
aggiunse in tono minaccioso all’occhiata innocente dell’hanyou
che si avviava al banco.
<< Allora, Higurashi, parlami dell’argomento del
giorno >> disse poggiandosi comodamente alla cattedra.
<< A…argomento? >>
balbettò Kagome cominciando a torturarsi le dita.
<< Si, Higurashi, argomento. E’ una parola, sai >>
La classe trattenne una
risata. Pessimo inizio, Kagome cominciò a sudare freddo.
Questo finché la porta non venne spalancata con una… folata di vento?
Naraku osservò l’entrata infastidito,
mentre Kagome rimaneva immobile al suo posto.
<< Professoressa Kagura. Solitamente, si bussa >>
disse con un ghigno.
<< Tu bussi alla mia
porta, Naraku? >> chiese lei entrando, aprendo il ventaglio minacciosa. Gli studenti si rifugiarono sotto i
banchi.
<< Ebbene,
cosa desidera? >>
Kagura fissò il suo sguardo su Kagome.
<< Lei. Mi serve >> disse rapida e gelida. Kagome si irrigidì al “Kuhuhuhu” che ne
seguì.
<< E’
interrogata, Kagura, mi spiace. Ritenta un'altra volta >> disseNaraku
ridacchiando.
<< Ah si? >>
disse lei, sorridendo furba << Ho il permesso
della preside di convocare tutti gli studenti che voglio per organizzare lo
spettacolo natalizio. Vuoi discutere con lei? >>
Naraku la squadrò.
<< Ebbene,
prenditela. Mi divertirò con il prossimo >>
Kagome lanciò un’occhiata preoccupata
aInuyasha, che a sua volta
stava guardando la scena incredulo, ed era l’unico a non essersi rifugiato
sotto il suo banco.
Anche lui la guardò, con uno… sguardo implorante? Forse era
solo una sua impressione.
Sango entrò, alle spalle di Kagura,
accompagnata da Kikyo, forse per assicurarsi che la
professoressa non avesse affettato nessuno.
<< Bene, Higurashi, vieni con me >> disse
lei voltandosi. Kagome fissò Inuyasha un’altra volta.
Era decisamente implorante. Si rivolse a Sango, con il medesimo sguardo. L’amica la guardò
perplessa, fu Kikyo a capire quello scambio di occhiate. Sussurrò qualcosa a Sango,
che la guardò confusa.
<< Allora? Muoviamoci, non abbiamo tutto l’anno per questo spettacolo. Oppure preferisci restare all’interrogazione, Kagome? >>
chiese Kagura divertita. Sango
si avvicinò alla professoressa.
<< Ehm, scusi, stavo pensando… >> cominciò la ragazza, per poi
sussurrarle qualcosa all’orecchio.
<< Oh, giusto… ci sarà
utile >> approvò lei, per poi indicare Inuyasha
<< Tu, vieni con me >>
<< Anche
lui? >> ringhiò Naraku fulminandola. Ma lei non si preoccupò minimamente di quello sguardo.
<< Si, anche lui >>
disse calma, sventolandosi con il ventaglio.
<< Posso conoscere la
sua utilità? >> chiese Naraku visibilmente
irritato.
<< Stiamo risparmiando,
quindi usiamo gli youkai come operai >> spiegòKagura alzando il mento,
con un gesto di superiorità.
<< Non è uno youkai! >> ringhiò lui, alzandosi in piedi.
<< Oh, sono sicura che
lui e Kogaformeranno
un’ottima squadra. D’altronde, Sesshomaru si è
rifiutato, ho bisogno di un sostituto >> rispose
lei facendogli cenno di seguirla. Inuyasha si alzò e
si avviò alla porta. Prima di uscire, seguito da Kagome, la sua occhiata verso Naraku fu eloquente… “Non ridi
più adesso, eh?”
Kikyo affiancò Kagome, rapidamente, mentre la ragazza
assaporava la libertà dei corridoi scolastici.
<< Ho fatto bene a
dirgli di farlo uscire? >> mormorò lanciando
un’occhiata aInuyasha.
<< Oh, non sai quanto!
E’ colpa mia se Narakuvoleva
massacrarlo >> rispose lei in un sussurrò.
<< Kikyo!
Sango! >> chiamò Kagura,
e le ragazze la raggiunsero subito << Andate a chiamare le vostre classi,
e Ayame e Jinenji del secondo della prima sezione.
Così possiamo cominciare a lavorare >>
Le due annuirono, e li
superarono dirigendosi alle classi. Kagome rimase con Inuyasha,
mentre Kagura entrava in sala professori per prendere
il progetto dello spettacolo.
<< Ehm… >>
cominciò lei, evitando il suo sguardo << come mai sei arrivato in
ritardo? >>
<< Perché sono dovuto tornare a casa a cambiarmi dopo che sono rimasto
da te >> disse lui fissandola, fino a costringerla a guardarlo negli
occhi ambrati. Non era più abituata a vederlo così, dopo aver passato una notte
intera con lui in forma umana.
<< Perché
mi guardi strano? >> chiese perplesso.
<< Mi sto riabituando alla presenza delle orecchie da cane >>
commentò lei ironica. Lui distolse lo sguardo. Era sicura che stesse
trattenendo un sorriso.
<< Sei stata sciocca
prima. Mi andava bene di restare fuori dalla classe >>
la rimproverò pensando all’interrogazione appena evitata.
<< Oh, scusa allora! La
prossima volta te la cavi da solo >> brontolò
lei distogliendo lo sguardo a sua volta. Cafone.
Lui sospirò rassegnato.
<< Scema, non dico che mi è dispiaciuto! Ma
dovresti pensare di più a te. Io ho una vita per recuperare gli anni scolastici,
tu no >>
Kagome non sapeva se
mantenere la modalità arrabbiata. Non le andava di litigarci.
<< Quanti anni hai? >>.
La domanda le uscì spontanea. Inuyasha rimase
sorpreso, ma sorrise.
<< Vuoi saperlo? Puoi metterti paura >> disse ridacchiando.
<< Non prendermi in
giro! Non mi spaventerò >> brontolò lei,
fissandolo convinta.
<< Ho
circa duecento anni >> disse con un sorriso soddisfatto.
<< COSA?!
>> urlò lei, ma Inuyasha le tappò
immediatamente la bocca.
<< Sei impazzita? E meno male che non ti spaventavi! >> ringhiò lui
fissandola severo.
<< S…scusa >>
balbettò lei << ma sono rimasta sorpresa >>
ammise arrossendo.
<< Perchéarrosisci? >> chiese l’hanyou
perplesso. Kagome non rispose. Forse, FORSE, un giorno gli avrebbe domandato il
pensiero che le ronzava nella testa in quel momento.
<< Ehi, pretendo la mia
porzione di pranzo anche oggi >> ridacchiò lui
cambiando discorso.
<< E chi ti dice che te lo darò? >> lo stuzzicò
lei, curiosa della risposta.
Lui non rispose subito, ma alla fine sorrise maligno.
<< Sai, parli nel sonno
>> disse osservandola minaccioso << ci sono delle cose interessanti
che la gente potrebbe venire a sapere >>
Kagome arrossì
improvvisamente.
<< Oh no! Non mi dire che hai sentito quello che ho detto >>
<< Tu avrai pure
dormito, ma io ho passato la notte in bianco >>
disse lui serio.
Kagome lo fissò imbronciata.
<< E va bene >>
cedette infine << avrai il pranzo >>
Lui sorrise soddisfatto, e
Kagome vide Sango che li raggiungeva con Ayame e Jinenji, il figlio dell’infermiera. Anche
lui era un hanyou, ma non era fortunato come Inuyasha. Non aveva molto di umano,
ma uno strano muso da tasso e due grandissimi occhi azzurri. Inoltre
era altissimo, e molto robusto. Ma, malgrado le
apparenze, aveva un animo gentile, e non avrebbe fatto male a una mosca.
<< Kagome, devi farmi
un monumento! Sono io ad averti proposto alla prof per lo
spettacolo teatrale >> disseSango
raggiungendola. Kagome sorrise riconoscente. Qualunque, e
dico qualunque cosa, era meglio di un’interrogazione di Naraku.
Anche lo spettacolo teatrale.
Il corridoio si popolò, e
Kagome cercò Inuyasha con lo sguardo per non perderlo
di vista. Troppo tardi, era già impegnato in una
discussione con Koga.
<< Vai
sempai, prendilo a calci! >> tifava
Ayame allegra. Il resto degli studenti si tirò indietro per non venire coinvolti.
<< Lo spettacolo
natalizio è di competenza dell’ultimo anno, cosa ci fai tu qui? >>
ringhiò Koga minaccioso.
<< Sono
stato convocato, lupetto >> rispose lui beffardo, senza cedere
alla provocazione. Incredibile, pensò
Kagome.
<< Stamattina non c’eri, avrei sentito la tua puzza. Sei arrivato tardi? >>
ridacchiò Koga incrociando le braccia. Inuyasha lo fulminò con lo sguardo. Ecco, come non detto.
<< E’ arrivato tardi
per colpa tua >>. Kagome si prese un colpo. Sesshomaru
era alle sue spalle, ma non l’aveva sentito arrivare. La sua voce profonda la
spaventò.
<< C…come? >>
balbettò confusa. Sesshomaru non le aveva mai rivolto la parola prima, era alquanto sorpresa.
<< Aveva
il tuo odore addosso >> tagliò corto lui con il suo fare gelido,
per poi superarla e andarsene. Kagome lo fissò allibita. Il suo odore addosso?
Le voci dei due contendenti tornarono ad occupare le sue orecchie, e si voltò a
guardare la discussione, che stava rapidamente degenerando in rissa.
<< Ti taglio a fette,
massa di pulci! >> ringhiò Inuyasha facendo scrocchiare le mani.
<< Provaci,
cane randagio >> lo aizzòKoga con
sicurezza, guardandolo altezzoso.
Inuyasha si slanciò in avanti, quando sentì un vento
improvviso, e si buttò a terra. Giusto in tempo. Koga
lo imitò, e due lame di vento li sorpassarono. Entrambi avevano
lo sguardo di chi è appena scampato alla morte.
<< Cosa
state combinando,branco di
incapaci? >> ringhiò Kagura
chiudendo il ventaglio con uno scatto << vi sembra il momento di
picchiarvi? >>
I due deglutirono, negando
energicamente con la testa.
<< Tu, Inuyasha, tornatene in classe se devi darmi problemi >>
<< Ha
comiciato lui >> brontolò l’hanyou. Kagome alzò gli occhi al cielo. Il solito
infantile.
<< Non mi importa chi ha cominciato, vuoi tornare in classe? >>
chiese lei minacciosa.
Inuyasha analizzò le due opzioni. Kagura o Naraku. Abbassò la testa
sbuffando.
<< Scusi
>> disse con un tono difficilmente udibile. MaKagura si accontentò, e fece cenno agli alunni di
seguirla. Kagome si accorse in quel momento che, lei, Sango
e Kikyo escluse, gli studenti erano tutti appiatiti sul pavimento.
Koga si alzò, ignorando Ayame che si offriva di aiutarlo,
e se ne andò. Kagome, con un sospiro, raggiunseInuyasha, che era
rimasto seduto per terra crucciato.
<< Muoviamoci, o ci
rimanda in classe davvero >> disse offrendogli
una mano. Come Koga prima di lui, anche lui si alzò
da solo ignorandola. Kagome sospirò, e lo seguì.
<< Ho visto Sesshomaru >> disse lei ignorando il suo fare
scontroso << mi ha detto una cosa >>
Dato che lui non la degnava
di uno sguardo, decise di continuare per conto suo.
<< Ha detto che avevi il mio odore addosso >>. Lui sussultò.
<< Perché? >> chiese
allora lei curiosa.
Lui la guardò per un attimo,
poi con un sorrisino furbo accellerò il passo,
lasciandola indietro.
<< Ehi, Inuyasha! Rispondimi! E dai! >>
gli urlò dietro lei fermandosi. Ma
lui non la degnò di uno sguardo.
Kagome si sdraiò sul letto sfinita. Le vacanze di Natale stavano per finire,
e dopo capodanno sarebbe ricominciata la scuola. Era
appena rientrata da una uscita con Sango
e Kikyo, per cercare un modo per liberarsi a
capodanno. Voleva andare con loro a pregare al tempio per il nuovo anno, ma il
nonno l’aveva obbligata a lavorare come sacerdotessa per aiutarlo. Lo stesso
era toccato a Sota, ma almeno lui aveva trovato un
compromesso. Sarebbe intervenuto solo se necessario, per il resto avrebbe passato il tempo con i suoi amici.
Kagome sospirò. Dopodomani
era l’ultimo dell’anno, e lei non era riuscita a liberarsi.
Si addormentò tra questi
pensieri, abbracciando il cuscino.
Il mattino successivo, si
svegliò tardissimo. Lanciò un’occhiata torva alla sveglia, per accorgersi che
era mezzogiorno passato, e balzò in piedi.
<< Oh no, avevo un
appuntamento con Kikyo! >> urlò cercando i
vestiti in tutta fretta. La stanza era completamente in disordine, e per terra
c’era ancora il costume che aveva indossato alla recita natalizia. Non trovò la
maglietta e la gonna che cercava, quindi si accontentò di un maglione pesante e
un paio di jeans scolorati. Si tuffò sotto la doccia, evitando di bagnarsi i
capelli, e si vestì in fretta.
<< Oh, buongiorno
Kagome >> la salutò il nonno vedendola passare davanti alla porta della
cucina di corsa.
<< Sono
in ritardo, ci sentiamo più tardi! >> gridò lei dall’ingresso mentre si infilava le scarpe. Il nonno si sporse a
fissarla perplesso, ma vide solo la porta chiudersi.
<< Questi giovani
d’oggi, vanno sempre di corsa >> brontolò
rimettendosi a leggere il giornale.
Kagome fece le scale del
tempio di fretta, saltando i gradini due a due. Tutta
quella fretta la fece inciampare verso la fine della rampa. Chiuse gli occhi di
scattò e si rannicchiò, pronta a rotolare lungo i
rimanenti gradini. Ma, incredibilmente, non toccò
terra. Si sentì prendere da una presa di acciaio, e aprì
gli occhi spaventata.
Inuyasha la stava fissando spaventato. Lei abbassò gli occhi,
e si accorse che erano ancora a mezz’aria.
<< Ahhhh!
>> urlò terrorizzata ancorandosi alla maglietta dell’hanyou.
<< Che
ti urli, stupida! >> sbraitò lui atterrando sullo spiazzo tra le due
scalinate del tempio, sotto il torii. Kagome era
pallida come un cencio.
<< Ch…che
paura >> balbettò mentreInuyasha
la poggiava a terra.
<< Sei impazzita? Fare tutte quelle scale di corsa è da matti! >> la
sgridò visibilmente arrabbiato. Kagome si spaventò, la guardava come guardava Koga quando
stava per attaccare.
<< S…sono
in ritardo >> balbettò nuovamente cominciando a giocare
imbarazzata con le mani. Che vergogna, farsi salvare
da Inuyasha.
<< Allora vado >> disse lui scorbutico, voltandosi per scendere.
<< Aspetta! >> lo
chiamò la ragazza. Lui si voltò perplesso. Era ancora arrabbiato.
<< Ehm… grazie per
avermi presa >> disse arrossendo e distogliendo lo sguardo.
Inuyashafece un respiro un profondo, a
Kagome parve un sospiro.
<< La prossima volta fai attenzione >> rispose lui in tono più calmo.
<< Dove
andavi? >> domandò lei rapida e curiosa, per cambiare discorso.
<< Un giro, così >>
disse facendo spallucce. Era tornato socievole, almeno per i suoi parametri.
<< Ehm, scusa la
domanda ma… io non ti ho visto sulle scale, come hai fatto a prendermi? >> chiese Kagome cominciando a scendere le scale. Lui
la precedeva sempre di quattro o cinque gradini.
<< Ero
all’angolo della strada >> rispose lui tranquillo. Kagome lo
guardò sconvolta.
<< Laggiù? >>
disse indicando l’angolo. Erano almeno venti metri di distanza rispetto al
punto da cui era caduta. Lui annuì tranquillo, voltandosi a guardarla. Scosse
le orecchie rapidamente, come per ricordargli qualcosa.
<< Ah, giusto >>
disse lei. Era un hanyou, però non si
immaginava che potesse saltare ben venti metri in un secondo.
<< E
tu? Dove andavi? >> chiese lui, come se non
fosse interessato.
<< Con Kikyo a formulare un piano per liberarmi a capodanno. Devo
fare il turno al tempio, ma vorrei andare a pregare e
ad accendere una candela per esprimere il desiderio per l’anno nuovo >>
brontolò lei scocciata. Inuyasha sembrava divertito.
<< Voi ragazze vi
divertite ad esprimere desideri, eh? >> la canzonò, incrociando le
braccia. Kagome assunse un’espressione offesa.
<< Meglio
che azzuffarsi ogni mattina >> rispose piccata. L’hanyou la ignorò.
<< Ti ci accompagno io,
se vuoi >> disse come se lei non avesse parlato.
Kagome si irrigidì. Lui la guardò perplesso.
<< Nulla, fai come se
non ti avessi detto niente >> aggiunse rapido,
avviandosi per la sua strada.
<< No, aspetta! >>
gridò la ragazza correndogli appresso << Non so se mio nonno mi lascia
libera >>
Inuyasha si voltò a guardarla. Era soddisfatto, anche se
cercava di nasconderlo.
<< Io passo, poi se
devi fare il turno, pazienza >> disse semplicemente,
per poi voltandosi ed andarsene.
Kagome lo fissò immobile.
Ancora non ci credeva, aveva appena accettato di
andare a pregare al tempio con Inuyasha. Arrossì
improvvisamente, per poi correre via. Kikyo stava
ancora aspettando.
<< Kikyo!
>> la chiamò da lontano. Lei la stava aspettando pazientemente appoggiata
ad un muro.
<< Finalmente,
cominciavo a pensare che non saresti venuta >> disse Kikyo
sollevata. Era in ritardo di quarantacinque minuti.
<< Scusa, la sveglia
non ha suonato, ma questo non importa, devo dirti una cosa! >> la
interruppe Kagome parlando a macchinetta.
<< Ehi, fermati e
respira! E parla lentamente, o non ti capisco >> la
bloccò immediatamente la cugina. Kagome prese un respiro profondo, e
spiegò tutto ciò che era successo.
<< Capisci? Mi ha invitato
ad andare con lui! >> disse allegra, trattenendosi a stento dal
saltellare da una parte all’altra. Si erano sedute ad una caffetteria per
pranzare con un gelato. Anche se erano in inverno…
<< È perfetto! >>
disse Kikyo entusiasta << è un ottimo modo per
mettere in atto il piano >>
Kagome annuì dopo qualche
secondo. Giusto, lo stavano facendo per il piano. Lei stava facendo la
smorfiosa con Inuyasha apposta.
<< Ma
come faccio? Il nonno non mi lascerà mai libera >>
brontolò immergendo il cucchiaino nel cioccolato.
Kikyo sorrise con complicità.
<< Lascia
fare a me >> la rassicurò. Kagome rimase perplessa.
<< Dopo incontriamo Sango al centro commerciale >>
continuòKikyo cambiando discorso.
<< Giusto, Sango! Dobbiamo dirgli qualcosa, ormai mi
perseguita in eterno >> ricordò Kagome. Sango
ormai era la sua ombra, e non faceva altro che farle
domande su lei e Inuyasha.
<< Digli
che lui ci sta provando. In fondo è così. L’importante è che non sappia del
piano. Probabilmente si arrabbierebbe >> risposeKikyo con tranquillità.
Kagome annuì poco convinta. Sango era troppo sveglia, sapeva che non gli sarebbe
sfuggito niente. Lei odiava Inuyasha, e Sango lo sapeva. Non era normale che avesse cambiato parere
così in fretta.
Comunque, con l’appoggio di Kikyo,
riuscì a persuaderla su quella versione dei fatti.
<< Allora, vai assieme a lui >> constatò maliziosamente. Kagome
arrossì. Il pensiero andò alla sera in cui era andato
a casa sua. Nemmeno Kikyo lo sapeva. E poi, ricordò del distributore… Avvampò, e Sango non se lo fece sfuggire.
<< Guarda,
sta arrossendo! Allora sei proprio cotta >>
ridacchiò, un po’ sorpresa. Kagome che usciva con Inuyasha…
qualcosa non andava.
Al ritorno, Kikyo passò al tempio, per parlare con il nonno.
<< Senti nonno, ti
spiace se domani sostituisco Kagome? >> chiese cordialmente. Il nonno
rimase un attimo perplesso.
<< Sicuro Kikyo, ma sei sicura? Non sei
impegnata con i tuoi amici? >> domandò piegando il giornale sul tavolo.
<< Vengono tutti qui,
quindi non è un problema. Almeno Kagome potrà pregare al
tempio, ci teneva tanto! >>
Ilnonno rifletté un poco, ma alla fine
decise che andava bene comunque. Kikyo era anche più
pratica, perché Kagome aveva fatto il servizio solo una volta
e diversi anni prima.
Kagome salì nella sua stanza
euforica, e si lanciò sul letto. Avrebbe potuto passare il capodanno con Inuyasha! Sorrise stringendo il cuscino,
ma lo sguardo le cadde sul rosario, che sporgeva sotto alcuni fogli sulla
scrivania. Assunse un’espressione pensierosa. Doveva
ricordarsi del piano, non doveva farsi prendere da quella storia. Inuyasha l’aveva sempre presa in giro,
non poteva avere un simile voltafaccia. E poi
anche con Kikyo, non aveva mai fatto nulla per
riallacciare la loro relazione. Stava sicuramente cercando di abbindolarla con
qualche secondo fine.
Si addormentò, e venne svegliata da Sota all’ora di
cena. Scese le scale assonnata, e mangiò molto
lentamente.
<< Kagome, il nonno mi
ha detto che domani andrai alla festa del tempio >>
disse la madre allegra. Kagome annuì lentamente.
<< Che
bello! E dimmi, quest’anno hai voglia di indossare il
kimono? Gli altri anni non lo hai mai messo, eppure ne hai uno così bello >>
La ragazza annuì nuovamente,
questa volta pensando ad Inuyasha. Voleva farsi
vedere con il kimono da lui? Decise che non gli importava, e si affrettò ad
andare a letto.
Il giorno successivo, venne svegliata da Sota all’ora di
pranzo. Mangiò che indossava ancora il pigiama. Passò il
pomeriggio distesa sul letto. Non voleva alzarsi, già
si stava pentendo di non aver mantenuto il turno al tempio.
Quando si convinse a prendere il kimono, la madre la chiamò
per la cena. Mangiarono molto presto, dato che dovevano sistemare tutto per la
festa. Kikyo li raggiunse per prepararsi e dare una
mano. Aiutò anche Kagome ad indossare il suo kimono. Era nero, con delle farfalle
rosse e l’obi con dei decori arancioni, sempre rossa. Non
era abituata aportarlo,
e ci mise un po’ prima di riuscire ad abituarsi a vedersi così.
Kikyo indossò il kimono bianco e una hakama rossa, , e si legò i capelli in una coda.
Kagome uscì fuori. Faceva un
certo freddo, anche se si era ben coperta. Respirò profondamente l’aria fredda,
e si sentì il petto rinfrescato. Si svegliò del tutto, e si sedette su una
panchina, sotto l’albero sacro. Non aveva voglia di restare dentro casa, e
fuori non c’era ancora nessuno. Chiuse gli occhi e rimase lì seduta, senza
sapere per quanto tempo.
<< Presumo dal vestito
che ti abbiano lasciato uscire >> disse una voce
. Kagome sobbalzò, e si voltò a fissare Inuyasha,
seduto lì accanto. Quando era arrivato? Sembrava
divertito.
<< Non farlo… mai più! >>
lo sgridò Kagome portandosi una mano sul cuore. Era impazzito. Lui rise. Era difficile vederlo ridere, Kagome non poté tenergli il
muso a lungo.
<< Stai bene con il
kimono >> disse lui, e Kagome arrossì. Distolse
lo sguardo, concentrandosi sull’albero sacro.
Rimasero a lungo in silenzio,
e il tempio cominciò a popolarsi.
<< Non vai ad esprimere
il tuo desiderio? >> domandò Inuyasha dopo un
po’. Kagome parve svegliarsi improvvisamente.
<< Giusto! Tu non
vieni? >> chiese lei, osservandolo attentamente. Lui scosse la testa.
<< Non credo in queste
cose. Il modo migliore per esaudire i propri sogni e andare e prenderli,
piuttosto che affidarsi al destino >> rispose lui serio, fissando lo
sguardo sull’albero secolare.
Kagome si alzò, e si avviò
verso il tempio. Vide Kikyo che distribuiva le
candele da accendere davanti all’altare, e poco lontano il nonno e Sota che stavano spostando dei
talismani e dei portafortuna nel magazzino.
Fu in quel momento che il
nonno si voltò, e vide Inuyasha accanto a Kagome.
Strabuzzò gli occhi, e si avviò rapido verso di lui.
<< Chi sei tu, youkai? Che ci fai con mia nipote?
>> domandò minaccioso. Inuyasha lo fissò
perplesso. La gente attorno si voltò a guardare la scena.
<< Ehm, nonno, non
parlare così forte >> disse Kagome guardandosi attorno imbarazzata.
Scorse Sango, che osservava la scena preoccupata.
<< Allontanati, spirito
maligno! >> cominciò ad urlare spingendo Inuyasha,
che non arretrava nemmeno di un passo.
<< Nonno, lascia stare Inuyasha >> cercò di calmarlo Kagome << è un
mio compagno di scuola >>
Il nonno la fissò per qualche
secondo, pensieroso.
<< Inuyasha…
ho già sentito questo nome. E’ il ragazzo di due settimane fa! >> urlò
improvvisamente. Kagome indietreggiò, e anche Inuyasha
mutò di espressione. Quel vecchio aveva un’ottima
memoria, ma questo non era un bene.
<< Sei un hanyou, allora! Allontanati, spirito maligno >>
ricominciò a fare. Ormai tutti erano concentrati su quella scena inaspettata.
Kagome voleva sotterrarsi.
<< Nonno, cosa succede?
>> chiese la madre di Kagome, raggiungendo la figlia.
<< Non vedi, figlia
mia? Quest’hanyou maligno
all’interno del tempio rappresenta… ma cosa fai? >>
La madre di Kagome non
ascoltava più il nonno, ma si concentrò a fissare le orecchie di Inuyasha. Gli si piazzò davanti,
decisa.
<< Ehi tu >>
disse con tono convinto. Inuyasha la fissò perplesso.
Poi, la donna allungò le braccia, e gli acchiappò le orecchie con un gesto
talmente inaspettato che il ragazzo non ebbe il tempo di reagire.
<< Che
carine queste orecchie da cane! Tu devi essere Inuyasha >> disse allegra strofinandole con le
dita. Inuyasha indietreggiò, abbassando le orecchie.
Un’esclamazione di stupore
attraverso tutta la folla.
<< Avete visto la mamma
di Kagome? Ha toccato le orecchie di Inuyasha! >> cominciò a dire uno, e si sparse un
mormorio generale. Kagome fissava la scena a bocca aperta.
<< Oh, tieni d’occhio
Kagome, ho paura che si cacci nei guai se va in giro da sola >> si
raccomandò la donna, per poi trascinare via il nonno << su papà, finiamo
di sistemare gli amuleti >>
<< Ma…
ma quell’hanyou >> balbetto lui confuso.
<< Oh, niente paura,
gli ho raccomandato Kagome >> rispose la mamma
sorridendo allegra. Il nonno non ebbe altra alternativa
che farsi trascinare via.
Kagome scosse la testa, e
raggiunse l’altare, cominciando a pregare. Inuyasha
rimase ad aspettarla poco lontano.
Al suo ritorno, stava ancora
muovendo le orecchie, infastidito. Le scappò una risata.
<< Che
c’è? >> chiese lui perplesso.
<< Niente, pensavo a mia madre >> rispose Kagome allegra. In quel
momento, Sota si scontrò contro Inuyasha
con uno scatolone pieno di portafortuna a forma di sfera degliShikon, che rotolarono per tutto il pavimento.
<< Oh no! Sota, fai più attenzione >> lo
sgridò Kagome severa. Rin corse verso di loro allegra.
<< Sota,
ti do una mano a raccoglierle? Ehi Shiori, vieni ad
aiutarci! >> disse la bimba chiamando un’altra piccola hanyou, con i capelli bianco celesti e gli occhi
violetti.
Sota tirò una manica del maglione rosso di
Inuyasha, che si voltò a guardarlo.
<< Ehi, fratellone
cane, mi aiuti a raccoglierle? >> chiese allegro.
<< Fratellone che? >>
chiese lui perplesso mentre Kagome scoppiava a ridere.
AncheKohaku arrivò a dare
una mano a raccogliere le sfere, accompagnato da Sango,
imbronciata.
Kagome la raggiunse, alzando
gli occhi al cielo.
<< Fammi
indovinare, Miroku >> disse rapida. Sango annuì con sguardo truce.
<< Vieni,
facciamo una passeggiata? >> propose la ragazza, avviandosi lungo
le scale. Indossava un kimono con motivi rosa e un’obi viola.
<< Cosa
ha combinato stavolta? >> chiese Kagome preparandosi allo sfogo
dell’amica, maSango assunse
un’espressione seria.
<< In realtà, non
volevo parlarti di questo >> disse lei guardandola << ma di Inuyasha >>
Kagome la guardò sorpresa.
<< Sai, ho notato che
ti stai comportando in modo diverso con lui. Ieri mi hai detto
che ci stava provando, ma a me sembra che sia stata tu a cominciare >>
<< Ma
cosa dici? >> si lamentò Kagome infastidita << è sempre stato lui a
cominciare, io mi comporto sempre allo stesso modo >>
<< Io credo che lui non
abbia mai conosciuto la vera Kagome prima, perché appena lo hai conosciuto hai
cominciato a comportarti in modo freddo con lui >> fece
notare Sango. Kagome non rispose subito.
<< E’ lui che ha
cominciato a comportarsi meglio. Quindi io ho fatto lo
stesso >> mentì lei. Sapeva bene che era stata lei a cominciare. Eppure… Sango aveva ragione. Il
primo giorno di scuola, quando si sedette accanto ad Inuyasha,
non fece in tempo a salutarlo che lui già cominciò a dirle
che aveva un cattivo odore. E lei aveva cominciando a
trattarlo in maniera distaccata. Ma non era mica colpa
sua! Inuyasha l’aveva notata perché aveva cominciato
a comportarsi bene? Allora prima la odiava davvero.
Sango la guardava perplessa, domandandosi il perché di quel
silenzio.
Kagome cominciò a ripetersi
del piano, che era tutto in funzione del piano.
Poi sentì Miroku
che chiamava Sango, e si affrettò a convincere
l’amica a parlarci. La lasciò sola con lui, e raggiunseInuyasha, ancora intento a cercare le sfere sparse
per il tempio assieme ai bambini.
<< Fratellone cane, c’è
ne una anche lì! >> fece notare Sota indicando l’ultimo portafortuna. Kagome osservava la
scena ridacchiando. Vide le orecchie di Inuyasha rizzarsi. Sicuramente l’aveva sentita.
<< Ti stai divertendo? >>
chiese sottovoce ironica. Inuyasha si voltò a
fulminarla. Kagome ridacchiò; stava testando quanto il suo udito fosse fine.
<< Non provare a farle
cadere di nuovo >> minacciò l’hanyou a Sota, mentre Rin e Shiori lo
ringraziavano per l’aiuto. Kohaku si offrì di portare
la scatola per evitare altri incidenti.
Inuyasha superò Kagome, e lei lo seguì tranquilla, ancora
ridendo.
<< Che
fai, sfotti? >> chiese lui scontroso, ma non rovinando il buon umore
della ragazza.
<< Oh no. Solo non ti vedevo così gentile, ad
aiutare mio fratello a raccogliere i portafortuna >> spiegò lei
allegra, alzando lo sguardo sul cielo stellato.
Lui fece una smorfia,
distogliendo lo sguardo.
<< Che desiderio hai espresso? >> chiese lui fingendo indifferenza.
Kagome lo spiò per un attimo con la coda dell’occhio.
<< Non te lo posso
dire, porta sfortuna! >> lo sgridò lei sorridendo
<< ma ho pregato per non venire bocciata >>
<< Allora il desiderio
non riguarda la scuola, è già un indizio >> la
riprese lui con l’abbozzo di un sorriso sul volto.
<< Impiccione >>
commentò la ragazza sedendosi sotto l’albero sacro. Inuyasha
non rispose, ma rimase in piedi accanto alla panchina.
Kagome arrossì
istintivamente. Il pensiero corse al distributore.
<< Cosa?
>> chiese cercando di mantenere la calma. Cominciò a giocare con le mani.
<< Tu pensi che…
potrebbe… >> continuò lui, sedendosi lì accanto,
in difficoltà con le parole. Kagome si obbligò a guardarlo. Non voleva
distogliere lo sguardo dal suo.
<< KAGOME! TORNA IN
CASA! >> urlò il nonno da lontano non appena li vide.
La ragazza si allontanò di
scatto, con un turbine dentro. Non si era accorta che il suo cuore stava
battendo all’impazzata.
<< S…scusa >>
balbettò alzandosi e correndo via.
Inuyasha rimase immobile a fissarla mentre
se ne andava. Fece un respiro profondo, per poi fissare il pavimento distratto.
<< …pensi che potrebbe
mai funzionare? >> sussurrò tra sé e sé, prima di alzarsi e andarsene.
Ecco l’ultimo capitolo! Ho raggiunto la storia proprio oggi,
quindi penso che da adesso potrò pubblicare solo un capal giorno.
Buona lettura!
P.S. Ho aggiustato il problema al cap 6 come richiesto, grazie per avermelo fatto
notare! Faccio attenzione, ma a volte mi sfugge
qualcosa ^^’
Sussurri
Kagome fissava il calendario
sbuffando. Perché non c’erano scritti i giorni lunari?
Scese le scale per osservare il calendario della cucina. Come sospettava, quella notte era luna nuova.
Da quando
era ricominciata scuola, lei e Inuyasha non si erano
rivolti una parola, escluso lo scambio del pranzo. Oltretutto, Kagome aveva preso
dei pessimi voti in storia e matematica, anche se aveva approfittato dello
spettacolo natalizio per prendere ripetizioni di biologia dalla professoressa Kagura.
Uscì di
casa, prendendo un respiro profondo. Nessuno le assicurava che Inuyasha sarebbe venuto. Oltretutto, ora
che il nonno lo aveva scoperto, non avrebbe acconsentito a fargli
passare la notte lì con una semplice scusa.
Era
talmente soprappensiero, che non si accorse nemmeno che stava camminando molto
lentamente. Arrivata alla metro, lo sguardo le scivolò sul grande orologio
pendente dal soffitto. E si lasciò sfuggire un urlo,
immediatamente represso con entrambe le mani. Era in ritardo! Le toccava
entrare alla seconda ora. Poco male, non aveva voglia di fare giapponese
antico, il professor Totosaifaceva
addormentare.
Arrivata in classe, si
affrettò a prendere posto prima che entrasse la
preside per la lezione di inglese.
<< In ritardo, eh? >>
la canzonò Inuyasha, sbracato sul banco durante il
cambio dell’ora.
<< Bè, facciamo a turno >> rispose la ragazza tagliente. Inuyasha si fece immediatamente serio. Odiava che qualcuno
glielo rinfacciasse. Storse il naso, e Kagome lo
fulminò.
<< Non ci provare >>
sibilò prendendo i libri.
<< A fare cosa? >> chiese lui innocentemente, fissandola con un sorriso
crudele sul volto. Kagome lo odiava quando
faceva così, anche se ultimamente lo faceva meno spesso.
<< Sai cosa >>
rispose quindi semplicemente, mostrandosi tranquilla.
<< Dici commentare il
tuo odor… >>
<< Buongiorno professor
Naraku >> esclamò Kagome ad alta voce. Inuyasha scattò in piedi, spostando lo sguardo sulla porta.
Nessuno. La ragazza ridacchiò, ma poi si accorse che, oltre ad Inuyasha, anche gli altri si erano precipitati al posto. Si
sentì leggermente in colpa. Leggermente.
<< Questa me la paghi >>
ringhiò il ragazzo, ma Kagome non si scompose. Si
limitò a guardare la porta alzandosi in piedi.
<< Buongiorno
professoressa >> disse gentilmente.
<< Pensi davvero che ci
ricascherò? >> chiese lui scontroso, fissandola.
<< Faresti
meglio a girarti >> sussurrò allora Kagome.
<< Keh!
>> sbuffò lui << sei proprio scema se pen…
>>
<< Inuyasha
>> disse Kaede, facendo irrigidire il ragazzo
<< presumo dal tuo comportamento che tu preferisca
passare l’ora fuori >>
Inuyasha abbassò automaticamente le orecchie. Kagome rimase
sorpresa da quel gesto, ma Kaede non si ammorbidì.
<< Fuori >>
ripeté irremovibile. L’hanyou uscì dalla classe
brontolando.
L’ora passò rapidamente, e
Kagome scarabocchiò tutti i bordi dei suoi quaderni. QuandoInuyasha ritornò in classe, non le rivolse una
parola. Era visibilmente scocciato. Kagome, dal canto suo, non aveva alcuna intenzione di scusarsi. Aveva cominciato lui. E poi, scusarsi di cosa? Non aveva fatto nulla di male.
Le due ore successive
passarono in religioso silenzio, e Kagome andò alla mensa rapidamente, per
prendere il pranzo che, ormai per abitudine, affidava a Sango.
Forse adesso Inuyasha non lo avrebbe più rubato, ma
non voleva rischiare.
Mangiò in silenzio,
ascoltando i vari problemi degli amici. Quel giorno, avevano cambiato la
disposizione dei posti. Kagome sedeva accanto a Sango,
a sua volta vicina a Miroku, mentre Kikyo si era spostata di fronte. Koga
stava esattamente davanti a Kagome, che adesso non aveva un attimo di tregua
nemmeno a pranzo, tranne quando Ayame si infilava sul
bordo della panca, ma a quel punto la tavola diventava un campo di battaglia.
<< E’
bello avere una tavola allegra, ti distrae dai problemi scolastici >>
commentò Sango vivacemente. Kagome non condivideva
troppo.
Dopo le ultime tre ore,
Kagome era sfinita. Si trascinò fino alla metro a
forza, e arrivata alle scale del tempio, considerò seriamente l’idea di
accamparsi lì, pur di non salirle.
<< Kagome, oggi la
mamma non c’è, a cena ci arrangiamo con un panino >> annunciò Sota quando
la vide entrare. Kagome annuì passiva, senza aggiungere domande. Fece gli esercizi
di matematica e rispose ad un questionario di storia svogliatamente. Voleva
evitare di addormentarsi, ma non riuscì ad evitarlo. Si svegliò
quando sentì il nonno che la chiamava. Scese a prepararsi un panino con
il formaggio e uno con uova ed insalata. Stava per salire in camera, quando si
voltò istintivamente verso l’ingresso.
Forse, non sarebbe venuto. In
effetti, quella mattina avevano litigato.
Sospirò. Era un’utopia
sperare che venisse. Questo pensiero le riportò la mente al piano. Era tutto in funzione del piano, doveva ricordarlo.
Fu in quel momento, che suonò
il campanello. Kagome si fiondò ad
aprire la porta.
Vedere il ragazzo con i
lunghi capelli neri davanti all’ingresso fu un sollievo tale che le vennero gli occhi lucidi. Inuyasha
impallidì.
<< C…che ho fatto? >>
chiese preoccupato. Kagome era sicura che avrebbe abbassato le orecchie se
fossero state ancora quelle di un cane.
Lei scosse la testa, come per
dirgli di non preoccuparsi, ma in quel momento le tornò in mente un problema
più importante.
<< Ehm, dobbiamo
inventarci qualcosa di credibile per il nonno >> mormorò guardando il corridoi. Ancora non si era affacciato,
forse non si era accorto di nulla.
<< Ehm… compito di
storia? >> propose lui impacciato. Kagome annuì, poco convinta.
<< Kagome, chi è? >>
domandò Sota affacciandosi dalla cucina << Un
tuo amico? >>
Inuyasha parve sollevato dal fatto che non lo aveva chiamato
“fratellone cane”. Sollievo che durò poco. Il nonno
uscì dal salone tranquillamente, ma la sua espressione si fece immediatamente
scura.
<< Cosa
ci fai qui, spirito maligno? >> cominciò ad urlare. Kagome si precipitò a
calmarlo.
<< Nonno, non urlare! E’ venuto per avvertirmi di un compito >> disse
frettolosamente, tappandosi le orecchie davanti alle numerose proteste del
vecchio.
<< Di nuovo? Tutte le
volte che è così? >>
<< E’ solo una
coincidenza! Può succedere, no? >>
Il nonno la squadrò, per poi
posare il suo sguardo di fuoco su Inuyasha.
<< Che
dovete fare? >> domandò con sguardo truce. Kagome lanciò uno sguardo
complice ad Inuyasha.
<< Storia >>
rispose con tono terrorizzato, rabbrividendo. Non era
difficile, bastava pensare a Naraku per
riuscirci. Quella reazione convinse il nonno a sufficienza.
<< Va bene >>
concesse, ma subito si rivolse minaccioso ad Inuyasha << ma
ricorda, rimarrò sveglio a controllarti! >>
L’hanyou
fece spallucce, mentre Kagome sospirò rassegnata. Salì a prendere i libri di
storia, e quando riscese trovò il nonno che fissava torvo il ragazzo.
<< Nonno, dubito che Inuyasha riesca a studiare se lo fissi così, perché non guardi
la tv? >> disse visibilmente scocciata.
L’uomo la guardò offeso, ma
lo sguardo fulminante di Kagome lo spinse a “limitare” la sua azione di
controllo. Si sedette sul divano e accese la televisione su una popolare fiction.
Kagome prestò un quaderno ad Inuyasha, che lo aprì silenziosamente. Rimasero a sfogliare
a lungo il libro, riassumendo i vari paragrafi. All’inizio, il nonno li
controllava di continuo, ma dopo un po’ cominciò ad appassionarsi al telefilm,
e alzò il volume. Kagome ne approfittò. Il nonno era un po’ sordo, forse avevano qualche possibilità di non
farsi sentire.
<< Ehi, mi senti? >>
bisbigliò sporgendosi sul tavolo. Inuyasha alzò
impercettibilmente lo sguardo, annuendo. Kagome fece un sospiro, voltandosi
verso il nonno per assicurarsi che non sentisse. Era beatamente preso dalla
storia d’amore della fiction.
<< Sei arrabbiato? >>
mormorò abbassando lo sguardo, per non far notare un leggero rossore. Odiava
fare quella domanda.
<< Per cosa? >>
chiese lui perplesso. Ma bene, nemmeno se lo ricordava!
<< Nulla >>
tagliò corto lei. Meglio approfittarne. MaInuyasha cominciò a fissarla intensamente.
<< Kagome >>
disse severo. La ragazza sospirò rassegnata.
<< Per oggi a scuola >>
ammise infine, fingendo di concentrarsi sul capitolo riguardante i paesi
dell’Europa Orientale.
<< Ah! Figurati,
nemmeno lo ricordavo >> sbuffò lui sorpreso. Era
l’ultima cosa che si immaginava. Kagome gli fece cenno
di abbassare la voce, controllando che il nonno fosse ancora distratto.
Inuyasha scrisse qualcosa sul quaderno, per avere almeno le
prove del fatto che stavano studiando. La ragazza lo osservò per qualche
minuto. Le tornò in mente quando, quasi un mese prima,
le aveva detto che aveva ben duecento anni. Le sembrava impossibile,
considerando che sembrava un diciassettenne. E poi, se lui era così vecchio, allora Sesshomaru?
Lui quanti ne aveva?
Mentre si perdeva in questi ragionamenti, le tornò in mente
la domanda che, a suo tempo, aveva represso. Arrossì, e si concentrò sul suo
quaderno, sperando che l’hanyou non lo notasse. Vana speranza.
Inuyasha alzò lo sguardo, perplesso.
<< Che
c’è? >> mormorò confuso << ho fatto qualcosa che non va? >>
Kagome scosse il capo, fin
troppo energicamente. Questo incuriosì il ragazzo.
<< Allora che succede?
Devi chiedermi qualcosa? >>. Ma da dove lo tirava
fuori quell’intuito del cavolo? Kagome si chinò ancora di più sul quaderno.
Girò la pagina del libro, maInuyasha
le fermò la mano con la sua prima che potesse ritrarla. La ragazza alzò lo
sguardo arrossendo, e incrociò gli occhi scuri dell’hanyou.
<< Kagome >> la
riprese, come prima, ma con voce più dolce. Era troppo convincente. La volontà
di Kagome cominciò a vacillare. Sentiva la stretta della sua mano, e il cuore
cominciò a battere talmente forte che temeva che lui lo sentisse.
<< Ecco… >>
sussurrò timidamente, diventando paonazza << pensavo… chissà quante donne
hai incontrato in duecento anni >>
Inuyasha la guardò divertito.
<< Ma che razza di
domande fai? >> chiese sorridendo. Kagome notò
che era in imbarazzo, anche se lo nascondeva con abilità. Non rispose, in attesa che continuasse. L’hanyou,
dopo un lungo silenzio, capì che non poteva liquidare la questione così
facilmente. Sospirò rassegnato, e concentrò il suo sguardo scuro sulla ragazza,
serio.
<< Senti,
duecento anni fa era tutto diverso, >> mormorò, lanciando di tanto
in tanto qualche occhiata al nonno << a quei tempi la vita non era facile
per noi hanyou. Non lo è nemmeno adesso, che uomini e
youkai convivono. Un essere… mezzosangue era
considerato feccia. Non potevamo unirci, sentimentalmente
parlando… >> aggiunse lanciando uno sguardo a Kagome << … né
con umani né con youkai. E a
quel tempo eravamo pochi. Anche ora, siamo in minoranza rispetto ai demoni >>
Kagome ascoltò in silenzio,
senza interrompere. Ma anche dopo, rimase a fissarlo
imbronciata. Voleva una risposta, non una spiegazione. Dopo l’imbarazzo
iniziale, era diventata insistente.
Inuyasha sbuffò, rinunciando a qualunque tentativo di sviare
il discorso.
<< E
va bene, solo due, d’accordo? >> disse scocciato. Il nonno si voltò di
scatto, e Inuyasha ritirò la mano con una rapidità
che, considerando il suo stato umano, sorprese Kagome. Lei finse immediatamente
di scrivere.
<< Solo due stati
sociali, allora >> disse rapidamente, dando uno sguardo al libro. Il
nonno la guardò perplesso << Oh no, sono tre. Avevi ragione tu >> aggiunse poi rivolta ad Inuyasha. Lui annuì in silenzio, meravigliato dalla
prontezza di Kagome a rigirare la sua frase. Il nonno si rivoltò, convinto che
stessero studiando.
Kagome fece un respiro di
sollievo. Era dispiaciuta da quella interruzione,
sentiva ancora il calore della mano di Inuyasha sulla
sua.
<< Solo due allora? >>
mormorò guardandolo, quasi speranzosa.
Lui annuì impercettibilmente.
<< Solo due >>
confermò poi a voce, come a volerlo sottolineare.
Kagome concentrò il suo sguardo
sulla pagina bianca del quaderno. Solo due… una era Kikyo,
poco ma sicuro. E l’altra? Chissà
quanto tempo fa l’aveva conosciuta. Forse adesso era una vecchietta
decrepita, se ancora era. Questi pensieri la fecero intristire. Inuyasha sembrò accorgersene, ma non poteva fare nulla in
quel momento. La madre di Kagome rientrò poco dopo, ma non riuscì a convincere
il nonno a schiodarsi dal salone. I ragazzi continuarono a fingere di studiare
fino al mattino, anche se ormai Kagome era
completamente assente.
Inuyasha si alzò in piedi, controllando l’ora.
<< Devo
andare, >> disse rapidamente, alzandosi. La ragazza lo guardò
perplesso. Ancora non era tornato normale.
<< Grazie di tutto >>
aggiunse rivolto al nonno. Il vecchio annuì assonnato. Era riuscito a restare sveglio,
ma era sfinito. Kagome alzò gli occhi al cielo. Che
nonno testardo.
Accompagnò Inuyasha alla porta.
<< E’ quasi l’alba, non
voglio trasformarmi davanti a tuo nonno >> spiegò,
intuendo la domanda dallo sguardo interrogativo di Kagome. Lei annuì debolmente.
<< Senti… perché non ti
siedi con noi a pranzo? >> chiese impulsivamente, arrossendo << così
non dovrei portarti il pranzo ogni volta >>
Lui la guardò sorpreso, ma
poi annuì. Kagome sorrise, ma poi la sua mente volò altrove. L’hanyou si allontanò nel buio, e sparì ben presto alla vista
della ragazza.
Kagome salì le scale assonnata, lasciandosi cadere sul letto. Aveva si e no due ore per dormire, ma non riusciva a non pensare a
Inuyasha. Due donne, solo due. E,
escludendo Kikyo, una sola. Era sicuramente una
storia vecchia. Sperava che fosse una storia vecchia. Si rigirò nel letto,
nervosa. Come poteva essere gelosa di una donna che nemmeno conosceva? E poi si doveva ricordare assolutamente del piano. Non
doveva innamorarsi di Inuyasha,
assolutamente no!
Fece un respiro profondo,
abbracciando tristemente il suo cuscino. Aveva promesso a Kikyo
che avrebbe lasciato perdere, se la situazione si
fosse fatta complicata. Ma sapeva che ormai non poteva
tornare indietro.
Fu in quel momento, che un
dubbio si insinuò nella sua mente.
Oggi sono un po’ in ritardo, ma ecco il capitolo! L’ho
finito di corsa per colpa di mio fratello che non lasciava il pc-.-
Inoltre, sabato e domenica non pubblicherò nulla, perché non
sarò a casa, e forse nemmeno venerdì, dipende se riesco a scriverlo oggi o meno.
In questo capitolo, qualche scena di coppia. Buona lettura!
Pausa pranzo? No grazie!
Kagome si svegliò di botto,
con un ronzio fastidioso nelle orecchie. Il suo udito ci mise un po’ per
distinguere che quel ronzio era il trillo della sveglia. La spense con un
sonoro ceffone, strofinandosi gli occhi con l’altra mano. Era distrutta, con
solo due ore di sonno alle spalle. Si alzò sbadigliando, e si
infilò di malavoglia sotto la doccia. Nemmeno l’acqua riuscì a
risvegliarla da quel torpore.
Scese a colazione con una
lentezza esagerata, e mangiò tutto a piccoli morsi. Il nonno non c’era. E certo, lui mica doveva alzarsi presto la mattina! Se solo non si fosse messo lì, forse Kagome avrebbe dormito
un po’, come la volta precedente.
Si addormentò in classe,
durante l’ora di inglese e di matematica. Inuyasha la tenne sveglia durante storia e biologia.
Come stabilito, si sedette
accanto a lei alla mensa, e passò tutto il tempo a fulminarsi con lo sguardo
assieme a Koga. Kagome era troppo assonnata per
arrabbiarsi, o per accorgersi che mezza scuola li guardava allibita. Inuyasha e Kagome che pranzavano insieme? Ma che cosa stava succedendo a quei due?
Per i primi giorni, furono al
centro dei pettegolezzi, ovviamente con molta attenzione, perché se Inuyasha sentiva anche un solo accenno alla questione, il
suo sguardo inceneriva immediatamente il colpevole.
Kagome, che il primo giorno
non ci aveva fatto caso, cominciò ad arrossire ogni
volta che Inuyasha le si sedeva accanto.
Andarono avanti così per tre
lunghissime settimane. Sango, dal canto suo, non
smise nemmeno per un momento di assillare Kagome con centinaia di domande,
tranne quando litigava con Miroku (quindi circa una
volta ogni due giorni).
Stavano mangiando, circondati
dalla solita aria di tensione tra Inuyasha e Koga, quando Sango partì
nuovamente all’attacco.
<< Allora Inuyasha, non rubi più il pranzo a Kagome? >> chiese
ironica, mentre la ragazza le lanciava una gomitata. Inuyasha
non reagì, ma Koga sì. Guardò Sango
con gli occhi sbarrati, prima di rivolgersi aInuyasha con lo sguardo più scuro che Kagome avesse mai
visto.
<< Che
cosa? >> urlò alzandosi in piedi di scatto << rubavi
il pranzo alla mia Kagome? >>
Inuyasha drizzò le orecchie, e scattò in piedi anche lui.
<< E
allora? >> domandò ringhiando. Kagome distingueva le saette che si
scambiavano a vicenda con gli sguardi. Stava per intromettersi, quando Koga saltò addosso ad Inuyasha.
L’hanyou lo schivò prontamente, e lo colpì con un
pugno.
<< Che
state facendo? Smettetela! >> urlò la ragazza, mentre la sala si svuotava,
conscia del pericolo. Sesshomaru si allontanò
lentamente, con uno sguardo che diceva “non voglio saperne nulla”.
Solo Sango,
Miroku e Kagome rimasero nella sala. Lei cercava
disperatamente di fermarli.
<< Inuyasha,
smettila! E tu, Koga, che
cosa stai facendo? >> sbraitò rivolta ai due. Non si era mai trovata a
doverli fermare durante una rissa, aveva sempre evitato che cominciassero. E adesso, come faceva? Sango le
mise una mano su una spalla.
<< Non preoccuparti, ci
pensa Miroku a calmarli. Tu vieni
con me, ti devo parlare >> mormorò, facendo un cenno al ragazzo. Miroku annuì, e si avviò con fare
minaccioso verso i due, che nel frattempo avevano rovesciato tavoli e panche,
spargendo ovunque i resti dei pranzi.
<< MaMiroku non può fare niente da solo! >> protestò
Kagome, mentre Sango la portava via.
<< Oh, non ti
preoccupare! E’ bravo a tirar pugni >> rispose
l’altra con tranquillità. Kagome strabuzzò gli occhi.
<< CHE
COSA? >>
<< Suvvia, Kagome! Devo parlarti di cose serie adesso, non di zuffe >>commentòSango, fermandosi per il corridoio deserto. Kagome si
costrinse a guardarla, sbuffando.
<< Che
c’è stavolta? >> domandò brusca. Sango alzò gli
occhi al cielo. Cosa le toccava sopportare.
<< Senti Kagome, Inuyasha è un bel ragazzo, d’accordo, però… >>
<< Cosa
vuoi dire? >> la interruppe subito Kagome, preoccupata.
<< …il fatto è che tu
ti comporti in modo strano. Vedi, forse non te ne accorgi,
ma... >>
<< Cosa?
>>
<< E
mi fai parlare? >> sbottò Sango scocciata.
Kagome ammutolì. Mormorò un debole “scusa”, per poi rimanere ad attendere in
silenzio.
<< Allora, tu non ti
comporti con lui… anzi, no. Prima rispondimi, lui ti
piace? >> domandò cambiando idea. L’altra annuì, perplessa.
<< Ti piace molto? >>
<< Che
significa che… >>
<< O
sì, o no >> precisò immediatamente Sango, senza
ammettere repliche. Kagome, suo malgrado, annuì arrossendo.
<< Ecco, non ti
comporti come se ti piacesse. E’ come se tu stessi…
mantenendo le distanze >> commentò l’amica, osservandola preoccupata
<< Inuyasha nemmeno se ne accorge,
ma ti assicuro, sei davvero strana. A tratti, fai la smorfiosa, e lo avvicini. E poi cominci ad ignorarlo! E’ come se tu non volessi
immergerti davvero in questa relazione >>
Kagome la guardò, senza
riuscire ad aprire bocca. Come… come faceva ad accorgersene? E
poi, lo faceva davvero? Non se ne era accorta. Però, considerando il piano, si stava comportando nel modo
giusto. Non doveva venire coinvolta in quella
relazione. Il piano…
<< E poi, secondo meInuyasha non ci sta provando… >>
continuò Sango, con sicurezza.
<< Ti dico di sì! >>
ribatté Kagome scocciata, fin troppo.
<< …ma
lo stava facendo anche da prima >>
<< Che
cosa? >> chiese la ragazza sconvolta.
<< Siamo sincere,
Kagome! Inuyasha non rubava il pranzo a tutte le
ragazze della scuola. Lo faceva solo con te. E poi, se tu davvero puzzassi, non
pensi che si sarebbe spostato subito, invece di
mettersi sempre seduto vicino a te? >>
Kagome rimase a bocca aperta,
cercando una qualunque frase per controbattere. Quella reazione fece capire a Sango di aver appena illuminato l’amica sulla verità.
Kagome era troppo cieca e arrabbiata per accorgersene. Non che avesse torto,
chi non si sarebbe arrabbiata davanti a un
comportamento simile?
<< Allora? Che ne pensi? >> domandò sorridendo, riprendendo a
camminare verso la mensa. Kagome fissava il pavimento
ammutolita.
Sango concentrò lo sguardo sulla sala, e capì perché
l’amica aveva urlato.
La scena era da film. Inuyasha, Koga e Miroku erano al centro della stanza, un po’ ammaccati, ma
in fin dei conti in buone condizioni di salute. La stanza era totalmente
distrutta, tanto che Sango si sorprese che i muri
fossero ancora in piedi. Poi, la mensa aveva tre entrate. Una, era occupata da
lei e Kagome. Un’altra da Ayame, che stava entrando in quel
momento. E l’ultima…
<< CHE
DIAVOLO STÀ SUCCEDENDO QUI? >> sbraitò Kagura
aprendo il ventaglio. I tre ragazzi si immobilizzarono,
e spostarono lo sguardo verso la professoressa. Che,
ovviamente, non era da sola. Con lei c’erano anche la preside, il
professor Byakuya, di educazione
fisica ed economia domestica, e...
<< Kuhuhuhuh
>> ridacchiò Naraku compiaciuto << adesso
si che mi diverto >>
<< Voi sei, venite subito qui >> disse la preside con lo sguardo
scuro.
I ragazzi si misero, loro
malgrado, in fila davanti ai professori.
<< Non vi sospendo solo
perché tre di voi sono all’ultimo anno, e non potrebbero
sostenere gli esami >> precisò la vecchia Kaede
minacciosa << ma non pensate di cavarvela! Il vostro insegnante della
prossima ora deciderà la vostra punizione >>
Koga la fissò colpevole. Era lei la sua professoressa.
<< Io sono convinta che
vi passerà la voglia di distruggere la mensa dopo averla pulita con le vostre
stesse mani >> rifletté fissando Koga. Kagura, voltandosi verso Sango e Miroku, annuì.
<< Giusto. Voi due, a
lavare i piatti >>
<< Preside, lasciò a
lei Ayame. Avrebbe educazione fisica, quindi non posso
controllarla a dovere >> fece notare Byakuya. Koga si voltò di scatto.
<< No, Ayame non ha
fatto nulla! >>
Ayame immaginò di poter
rimanere sola con Koga per un’ora intera. Non ci
pensò una seconda volta.
<< Non è vero, io ho rovesciato i tavoli! >> mentì allegra,
dando una pacca sulla schiena a Koga, talmente forte
che il ragazzo trattenne un gemito di dolore.
Inuyasha e Kagome si lanciarono un’occhiata preoccupata, deglutendo.
Il loro professore, era Naraku.
<< Molto bene. Mi
sembra di capire che non posso sospenderli >> disse il professore ridacchiando << ma sono sicuro che saranno felicissimi
di copiare per me le pratiche scolastiche. Kuhuhuhuh >>
Kagome sospirò. Poteva andare
peggio. Mentre loro si avviavano con Naraku, Kagome si voltò verso Sango,
che stava avviandosi con Miroku verso la cucina.
Doveva riflettere su quanto si erano dette.
Koga e Ayame vennero forniti di
sacchi e spazzoloni, e mentre la ragazza lavava il pavimento, e in alcuni casi
anche i muri, Koga raccoglieva da terra carte, resti
di pranzi e roba varia.
<< Sei una scema,
Ayame! Come ti è venuto in mente di prenderti la colpa? >> brontolò il
lupo, intento a recuperare un fazzoletto sotto uno dei
pochi tavoli ancora in piedi.
<< Ma volevo restare in
punizione con te, sempai >> protestò la ragazza
immergendo lo spazzolone nel secchio d’acqua e sapone << e poi, anche io
sono della tribù dei lupi, è giusto che ti dia una mano >>
Koga alzò gli occhi al cielo, raddrizzando un paio di
panche che si erano storte, probabilmente sotto il peso di Inuyasha, che più di una volta era stato scaraventato via.
<< Uffa, Koga! Non ti piaccio nemmeno un po’? >> chiese
tristemente la ragazza, abbassando gli occhi sul pavimento bagnato << Mi
avevi promesso che mi avresti sposato, e invece adesso… >>
Koga avvampò. Di rado Ayame pronunciava il suo nome, anche
se erano amici d’infanzia. Per lei, chiamarlo sempai
era un modo personale per distinguerlo.
<< Eravamo piccoli! Nemmeno sapevo cosa significava sposarsi >> protestò
allora, leggermente in difficoltà. Ayame si intristì
ancora di più.
<< Uffa! Kagome nemmeno
ti degna di uno sguardo, perché la assilli? E’ evidente che le piace Inuyasha e… >>
<< Non lo dire nemmeno!
>> ringhiò il lupo. Ayame si azzittì, e arrivò sull’orlo del pianto. Kogavenne preso dal panico.
<< N… no Ayame! Non piangere su, mi
spiace che ho alzato la voce, davvero >> si scusò, sinceramente
dispiaciuto. Ayame tirò su con il naso, con gli occhi umidi e languidi che
fissavano Koga.
<< Mi prometti una
cosa? >> chiese con voce acuta, cosa che
preoccupò ancora di più il ragazzo.
<< Che
non sia di sposarti o uccidere Kagome >> precisò lui. Non che prendesse troppo sul serio l’ipotesi che le
chiedesse la seconda, ma meglio non rischiare.
<< Se un giorno lascerai perdere Kagome, promettimi che non ti innamorerai
di nessuna che non sia io >>
<< Ma
che razza di… >>
Ayame singhiozzò
pericolosamente, e Koga si affrettò a promettere
solennemente.
<< Ricordati la
promessa, chiaro? >>
Il ragazzo annuì, suo
malgrado. Ayame, sorrise allegra, cominciando a saltellare
per la stanza.
<< Evviva! Ho ancora
speranze, evviva, evviva! >> cominciò ad urlare
euforica. Koga la fissò sconvolto.
<< Mi hai mentito! Non eri affatto depressa o triste! >> ringhiò
arrabbiato, ma Ayame si limitò ad abbracciarlo di slancio.
<< Ormai hai promesso >> precisò facendogli la linguaccia.
<< Staccati! >> urlò lui cercando di allontanarla << Mollami, dobbiamo
finire di pulire! >>
Ayame si limitò a ridere
allegra, prima di rimettere mano allo spazzolone, e Koga
cominciò a rimettere in piedi i tavoli.
Sango sentiva le loro urla e risate dalla cucina,
sospirando.
<< Beati loro che si divertono >> commentò lavando l’ennesima pentola
incrostata.
Miroku era impegnato a sciogliere l’olio di una padella con
l’acqua bollente.
<< Oh bè, Ayame è
carina >> fu il commento di Miroku,
che chissà cosa pensava. Dopo poco venne investito da
una pentola volante, che lo prese dritto sulla fronte.
<< ADESSO ANCHE AYAME? >>
ringhiò Sango minacciosa, per quanto potesse risultarlo completamente ricoperta di bolle di
sapone. Dato che la pentola era piena d’acqua, e che dopo l’urto si era
rovesciata sopra Miroku, il ragazzo era zuppo.
<< Ahi ahi, che dolore >> si lamentò lui alzandosi in piedi
<< nemmeno Inuyasha e Koga
picchiano così forte >>
<< Avrebbero dovuto >>
rispose lei tagliente << Ragazzo degenere che
non sei altro! Sempre a correre dietro alle altre ragazze. Ti manca solo Kagome
adesso, se vuoi venire ucciso da Inuyasha! Perché non ci provi? >>
Miroku la guardò perplesso.
<< Allora è vero che Inuyasha e Kagome stanno insieme >>
<< Non cambiare
discorso >> ringhiò Sango minacciosa,
lanciandogli anche la spugna. Almeno quella era morbida.
<< Sango,
possibile che non capisci? Le altre ragazze si fanno toccare solo perché non
sono fidanzate >> disseMiroku
come se fosse logico.
<< Allora se io mi
facessi toccare, tu smetteresti di inseguirle? Nemmeno morta! >>
<< Ma
no! Io non lo faccio con te proprio perché ti voglio bene! >>
Sango rimase impietrita a confusa. Che
cosa voleva dire? Miroku sospirò, per poi
concentrarsi su di lei, serio.
<< Se fosse solo una
scappatella, non mi importerebbe, ma non lo è. Se io mi comportassi con te come faccio con le altre, quanto
durerebbe la nostra relazione? >>
Sango scosse la testa.
<< Non durerebbe >>
<< Esatto. Ammetto di
essere… >>
<< Un pervertito >>
terminò lei al suo posto.
<< Si
>> confermò lui << ma sai benissimo che c’è solo una ragazza che mi
fa impazzire e mi rende felice. Ed è quella che, davanti a me, riesce ad essere bellissima anche ricoperta di sapone e arrabbiata
come una belva >>
Sango arrossì, e si voltò di scatto, concentrandosi su un’altra
pentola.
<< Sango?
>> chiamò Miroku. La sua voce era più vicina. La
ragazza si accorse che era lì accanto.
<< La spugna >>
fece notare, porgendogliela.
<< Ah >> disse
lei, imbarazzata << grazie >>
<< E
la pentola >> aggiunse Miroku porgendole la
pentola che gli aveva tirato. Lei la prese con fare
colpevole. Almeno finché non sentì la mano di Miroku sul sedere. Utilizzò di nuovo la stessa
pentola.
<< Non posso abbassare
la guardia nemmeno per un attimo >> sbuffò,
rimettendosi a lavare i piatti, mentre il ragazzo cercava di riprendersi dall’ennesimo
colpo.
<< Speriamo bene per
Kagome e Inuyasha >> aggiunse
dopo un po’, ripensando all’amica.
I due non se la passavano
troppo bene. Avevano a malapena il tempo per scambiarsi un paio di occhiate. E, mentre quella di Inuyasha era colpevole, quella di Kagome parlava chiaro. “NON
farlo MAI più!”
Questo capitolo è stato scritto sotto obbligo, perché Emiko voleva che scrivessi almeno una scena con Kagura e Sesshomaru (io tifo per Sesshomaru e Rin, quando crescerà ovviamente). E’ corto, perché,
dato che è stato forzato e non volevo inserire nessuna scena romantica XD
Un piccolo capitolo di svago prima
di tornare a Kagome e Inuyasha!
P.S. Forse, se riesco a finire in tempo il prossimo, dato
che né domani né dopodomani pubblicherò, ne metterò un altro più tardi. Non sono sicura di fare in tempo, non ci sperate
troppo XD
Oddio che poema, vi lascio al racconto! Bacioni
a tutti! (un giorno vi ringrazierò uno per uno,
prometto XD)
Non solo biologia
Kagura controllò bene l’indirizzo, prima di suonare al
campanello.
Una voce gracchiante, pochi
giorni prima, l’aveva chiamata per chiedere delle ripetizioni di matematica per
una bambina che aveva cominciato l’anno in ritardo. Aveva trovato il suo numero
sull’elenco. Kagura sbuffò. Era abituata a fare
ripetizioni di biologia, ma di tanto in tanto faceva qualche lezione di
matematica. Si convinse, contro ogni logica, che l’indirizzo fosse
giusto, e suonò.
Dopo non molto, un piccolo
demone aprì alla porta.
<< Buongiorno, deve essere la signorina Kagura >>
disseJaken squadrandola. Rin stava causando
troppo scompiglio in quella famiglia. Una volta nessuno,
esclusi i figli e la moglie di Taisho,
oltrepassava quella porta.
La youkai
si fece fare strada nei corridoi illuminati, fino al
salotto, dove la piccola Rin stava testando l’elasticità del divano saltandoci
sopra.
<< Rin, questa è la tua
insegnante di ripetizioni >> disseJaken con il tono più cortese che riuscì a fare. Rin saltò
giù dal divano, e fece un educato inchino.
<< Piacere bella
signora, io sono Rin >> si presentò con voce
squillante. Kagura rimase di
stucco, prima di scoppiare in una sonora risata.
<< Bella signora? Sei
davvero divertente, piccolina. Vai a prendere i tuoi libri e quaderni,
cominciamo subito >>
Jaken, sempre con fare scocciato, fece
sedere Kagura al tavolo, e poco dopo Rin la
raggiunse.
<< Molto bene,
cominciamo con qualche esercizio semplice >> disse la donna aprendo il
libro << Ricorda, la matematica è esercizio >>
Rimasero a lavorare a lungo,
senza venir disturbate. Verso sera, Rin sentì la porta
chiudersi, e alzò lo sguardo verso il corridoio.
<< Bentornato, padronSesshomaru >> disse
la voce gracchiante del kappa. Poco dopo, lo youkai apparve davanti alla porta. Non si sarebbe fermato, se Rin non l’avesse chiamato allegra.
<< Buonasera signor Sesshomaru! >>
Kagura osservò il ragazzo divertita.
<< ‘Sera
Sesshomaru >> disse imitando la tonalità
allegra di Rin.
<< Rin, cosa vuoi per
cena? >> si intromise Jaken,
mentre il silenzioso padrone osservava la scena.
<< Voglio il tempura! >> rispose la bimba.
<< Anche
io >>
Gli sguardi di Jaken e Sesshomaru si
concentrarono sulla youkai.
<< Rin deve finire gli esercizi dopo cena >> si giustificò
con serenità. Jaken stava per controbattere, quando si intromise Rin.
<< Che
bello! Può rimanere, signor Sesshomaru? >>
chiese frizzante la bambina, con gli occhi colmi di entusiasmo.
Jaken sbuffò; mai vista una bimba così allegra mentre fa i compiti.
Lo youkai,
dal canto suo, si voltò e sparì nel corridoio buio.
<< Questo come si interpreta? >> domandò Kagura
ironica.
<< Quando non risponde,
di solito è si >> spiegò Jaken,
avviandosi in cucina. Kagura sorrise. Che carattere contorto.
Rin e Kagura
cenarono da sole. Chissà dov’era il resto della famiglia.
Non c’era nemmeno Inuyasha, o almeno non lo aveva
visto.
Dopo cena,
Rin continuò a fare esercizi a tutto spiano. Kagura
non aveva pietà.
<< Se continui così,
stai sicura che farai un compito in classe perfetto >>
la rassicurava, per spronarla. La bambina annuiva energica. Kagura
spostò lo sguardo sulla stanza. Solo il salotto era enorme. Chissà
com’era il resto della casa.
Dopo un po’, Sesshomaru si presentò alla porta con una coperta. Kagura lo guardò perplessa.
<< Che
cosa c’è? >> chiese guardandolo curiosa. Lui, senza rispondere, si avviò
verso Rin. Solo n quel momento, Kagura si accorse che
si era addormentata, in quel poco tempo in cui non l’aveva controllata.
<< Che
strana bambina: prima è energica come non mai, e poi si addormenta di colpo >>
commentò, osservando Sesshomaru che prendeva la
bambina e la stendeva sul divano, coprendola con la coperta. Si alzò e fece per
andarsene.
<< Aspetta! >> lo
bloccò Kagura. Lui si voltò impercettibilmente.
<< Che
c’è? >>. La sua voce profonda risuonò nella stanza. Era impressionante.
<< Non mi mandi via? >>
domandò la donna, osservandolo con gli occhi rossi. Lui non la perse d’occhio.
<< Fai come ti pare >>
rispose gelido << non mi riguarda >>
<< Come no? E’ casa tua questa, ti riguarda eccome! >> ribatté Kagura ridacchiando. Secchomaru
si limitò a voltarsi nuovamente.
<< No! D’accordo, ho
capito, non mi impiccio, ma aspetta un attimo! >>
si affrettò a dire, per poi brontolare << che scorbutico cafone >>
<< Come? >>
chiese lui voltandosi, punto sul vivo. Kagura
sorrise.
<< Si può sapere perché
hai preso con te questa bambina? >> chiese curiosa << Tu, un grande demone, che ti trascini dietro questo scricciolo
umano >>
Sesshomaru la fissò, come per analizzarla. Poi, si limitò a
voltarsi, uscendo dalla stanza. Kagura sorrise
nuovamente.
<< Cuore tenero! >>
disse ad alta voce. Non rispose nessuno, ma lei sapeva bene che aveva sentito. E stando a quanto diceva Jaken, se
non reagiva, era un sì.
Fu con questi pensieri che si
congedò, avviandosi verso casa. Estrasse dai capelli la piuma che utilizzava
come mezzo di trasporto, e si alzò in volo sulla città, libera come il vento.
<< Eh, già, proprio un
cuore tenero >> commentò sorridendo, ammirando la notte senza luna.
Incredibilmente sono riuscita a postare il capitolo del
giorno! Non sperate troppo per domani, il prossimo capitolo è troppo lungo per essere
scritto solo domani sera, penso che uscirà lunedì. Volevo pubblicarlo ieri, ma
non sono riuscita a scrivere perché mia madre, in un momento di
illuminazione, si è ricordata che doveva mandarmi a fare la spesa -.- No
comment.
Spero che il capitolo vi piaccia, in
attesa del prossimo “San Valentino”! (il titolo è
promettente, eh? ;) )
Fino al mattino
Kagome faceva avanti e
indietro per il corridoio, nervosamente. Luna nuova, ancora luna nuova. EInuyasha
non si vedeva. Era impossibile che non venisse, non avevano neanche litigato!
Era sabato 10 febbraio, e ormai erano le dieci passate. Non poteva
essere, doveva venire! Perché era in ritardo?
Forse era successo qualcosa.
Quando
suonò il campanello, si fiondò alla porta. Lui era lì, tranquillo, ad osservare il cielo. Il
primo istinto di Kagome fu quello di abbracciarlo, ma si trattenne, non
conoscendo la sua reazione.
<< Scemo! Mi hai fatto
preoccupare! >> lo aggredì a quel punto, non potendo sfogarsi in altro
modo. Lui la osservò perplesso.
<< Eri preoccupata? Per
me? >> domandò curioso, abbozzando un sorriso. Forse Kagome si stava
immaginando quella sfumatura compiaciuta. Arrossì, e lo fece
entrare dentro casa. Non ci volle molto, prima che il nonno facesse irruzione.
Sembrava preparato a quella situazione. Aveva controllato sul calendario le
notti di novilunio.
<< Cosa
ci fai qui? >> ringhiò il vecchio, squadrando Inuyasha.
<< Compito di
matematica >> rispose prontamente Kagome << Eh già >>
<< Per quando? >>
chiese lui sorridente. C’era qualcosa che non tornava nella sua reazione. Inuyasha fece per precedere Kagome, ma la ragazza lo
bloccò.
<< Domani >>
rispose tranquilla. Dallo sguardo dell’hanyou, capì
che era la risposta sbagliata. Il sorriso del nonno si allargò.
<< Domani è domenica >> fece notare, fin troppo allegro. Stava
facendo saltare i nervi alla nipote.
<< Lo sappiamo, è che
io faccio ripetizioni la domenica con la professoressa Kagura,
e mi fa fare un compito per valutare il recupero >>
spiegò Inuyasha , inventandosi sul momento una scusa
per rimediare. Non poteva immaginare quanto fosse
vicino alla realtà.
<< Non capisco perché
devi tenere sveglia mia nipote >> ringhiò il
nonno, ma per fortuna arrivò la mamma di Kagome a sistemare il tutto.
<< Oh, papà! Lascia che
Kagome aiuti i suoi compagni di classe >> disse
allegra << E’ un piacere averti qui, Inuyasha.
Fai come se fossi a casa tua >>
Il nonno brontolò, dicendo che sarebbe rimasto a controllare, e lo fece. Si
misero a fare i compiti di matematica, in silenzio.
Quella sera non c’era nulla che piacesse al nonno in televisione, quindi
dovettero rinunciare anche ai dialoghi sussurrati. FinchéInuyasha, non si alzò con sicurezza, sporgendosi per
spiare il nonno.
<< Si è addormentato >> bisbigliò sollevato. Kagome fece un
respiro profondo. Finalmente.
<< Saliamo
in camera mia >> suggerì a bassa voce. Si sorprese del fatto che
l’hanyou la precedette. Si ricordò subito dopo che la
prima notte era salito nella sua stanza per prenderle la trapunta.
Si rese conto solo in quel
momento di non aver mai visto né immaginato Inuyasha
nella sua piccola stanzetta rosa. Scoprì subito dopo che effetto faceva. Era
come se tutti i mobili e gli oggetti fossero posizionati per concentrare
l’attenzione su di lui. O forse era lui che attirava
l’attenzione del mobilio. Kagome scacciò rapidamente quel pensiero. Quella
notte era decisa a fare una cosa. Inuyasha si era
seduto sul letto, a gambe incrociate e poggiato al muro. Sembrava una statua
per quanto era immobile. Kagome, si accoccolò, raccogliendo le gambe in un
abbraccio, sopra al cuscino, fissandolo curiosa. Quel giorno non si era ancora
abituata a vedere quella chioma fluente del colore della pece, e gli occhi
scuri, quasi viola.
Inuyasha si voltò verso di lei, leggermente a disagio. Stava
nella stanza di Kagome, seduto sul letto di Kagome, con gli occhi di Kagome
fissi su di lui. E un potenziale nonno omicida al
piano di sotto, che dovevano sperare non si risvegliasse.
<< Tienimi
sveglia >> disse decisa la ragazza, spezzando il silenzio. Inuyasha si sentì sollevato, ma al contempo confuso.
<< Perché?
>> domandò fissando i suoi occhi felini sul suo
volto. Era decisamente bellissima, anche in pigiama.
<< Due ragioni! >>
spiegò lei allegramente << Primo,non è giusto che solo tu rimanga
sveglio. Secondo, voglio vederti quando torni normale >>
<< Non è tutto questo granché, rimarresti delusa >> brontolò
l’hanyou, spostandosi, in modo da stare seduto
frontalmente alla ragazza. Kagome sorrise. Sembrava di buon umore quella sera.
<< Bè, se proprio vuoi
restare sveglia, dobbiamo trovare qualcosa da fare >> cedette
lui infine. Kagome aveva già un’idea.
<< Ti dà fastidio se ti
faccio qualche domanda? >> chiese, impostandosi sulla modalità
impicciona. Inuyasha inarcò le sopracciglia.
<< In che senso? >>
<< Su di te. Se non ti dà fastidio. Puoi non rispondere, se vuoi >>
L’hanyou
la guardò, indeciso. Non gli piaceva parlare di sé. Non voleva che la sua vita
diventasse di dominio pubblico. Ma forse, di Kagome
poteva fidarsi. In fondo, era lei che lo aveva accolto a braccia aperte a casa
sua, quando si era presentato totalmente senza preavviso. E
che lo faceva anche adesso. E, da quanto ne
sapeva, non aveva mai detto a nessuno di quel particolare. Era rimasto un
segreto tra loro due.
<< Va bene >>
concesse, distogliendo lo sguardo << cosa vuoi sapere? >>
<< Tua madre era umana,
giusto? >> cominciò Kagome, con attenzione. Non voleva metterlo a
disagio, per una volta che si stava aprendo.
<< Si
>> rispose lui, senza aggiungere altro. Kagome si impuntò
su quel particolare.
<< Come si chiamava? >>
<< Izayoi
>>
<< Era bella? >>
Inuyasha alzò lo sguardo su Kagome. Che
razza di domanda era?
<< Così dice il vecchio
Miyoga. Io non me la ricordo, ero piccolo
quando è morta >>
<< Chi è Miyoga? >> chiese Kagome, confusa.
<< Un
demone pulce che serve la mia famiglia da secoli. Da quando ho memoria è sempre stato sulla mia spalla
a saltellare >> rispose lui sorridendo. Anche Kagome sorrise. Stava cominciando a parlare in modo
meno forzato.
<< E
non ti ricordi nulla di lei? >> chiese la ragazza. Le sembrava
impossibile che non avesse il minimo ricordo della madre.
<< Mi ricordo la sua voce quando cantava. Mio padre la adorava. Ma anche lui è morto, poco dopo >>
<< E
tu vivi da solo con Sesshomaru? >>
<< E con la madre di Sesshomaru >> precisò l’hanyou
<< è stata la prima moglie di mio padre, ed odiava mia madre e me. Mi ha
preso con lei solo perché aveva promesso >>
<< Tuo padre aveva
un’altra moglie? Allora perché ha sposato tua… aspetta un attimo, l’ha sposata?
>>
Inuyasha sospirò. Non era tanto facile da spiegare.
<< Allora… mio padre e
la madre di Sesshomaru si sono sposati per un
matrimonio combinato, ma lei lo amava davvero. Per
lui, invece, era un semplice dovere. Quando conobbe
mia madre, poté solo proteggerla, ma non sposarla. Se lo avesse fatto,
probabilmente un membro della famiglia l’avrebbe uccisa per rivendicare il
primo matrimonio >>
Kagome spostò lo sguardo
sulle coperte. Era una situazione complicata quella della famiglia di Inuyasha.
<< Ma
se la madre di Sesshomaru ti odia… come fai a vivere
con loro? >> chiese, timorosa. Non voleva dare
l’impressione di impicciarsi troppo, ma non resisteva. Voleva sapere tutto di
lui. Non voleva segreti.
<< Lo faccio per non
separare la famiglia. Sono un hanyou, non sarei ben visto se fossi separato dalla mia famiglia.
Causerebbe solo molti problemi. E poi, dato che mi
odiano, torno a casa solo per dormire >> spiegò lui, con un po’ di
rassegnazione.
<< Vieni pure qui
quando vuoi >> disse subito Kagome << non mi dai fastidio >>
Lui sorrise. Com’era bello quando sorrideva.
<< Me lo ricorderò…
sempre se a tuo nonno va bene >> aggiunse
ironico. Kagome rise. Dopo un po’, si accorse che la stava fissando.
<< Sicura che non vuoi
dormire? >> chiese Inuyasha
dopo un lungo scambio di sguardi. Kagome scosse la testa, decisa.
<< Ti sveglio prima
dell’alba, se vuoi >> insistette lui. Non voleva
che Kagome passasse la notte in bianco per lui. La ragazza valutò l’opzione.
<< Va bene. Ma se ti senti solo svegliami >>
<< Sentirmi solo? >>
ridacchiò lui << Meglio se dormi, và! >>
Kagome gli fece una
linguaccia, e si mise offesa sotto alle coperte. Stava
decisamente scomoda così.
<< Non stai scomoda? >>
intuì il ragazzo, osservandola mentre si rigirava nel
letto per la settima volta. Kagome si mise a sedere.
<< Non riesco a dormire così >> si lamentò.
<< Alzati in piedi >>
disse lui. Kagome, seppur perplessa obbedì. Inuyasha alzò la coperta, lasciando scoperto il materasso.
<< Siediti
qui >> disse poi, dando una pacca al posto accanto a lui. Kagome
si sedette, confusa. Poi, con un gesto fluido, Inuyasha
le avvolse il piumone attorno alle spalle, e le passò un braccio attorno alle
spalle, obbligandola a poggiare la testa sul suo petto.
Era stato talmente veloce che
Kagome si accorse solo all’ultimo che l’aveva
abbracciata, e arrossì tremendamente. Si affrettò a nascondere il viso con i
capelli con un rapido gesto del capo.
<< Comoda? >>
chiese lui con tranquillità. La ragazza annuì. Non era sicura di riuscire a
parlare. Doveva ammettere, che dopo l’imbarazzo iniziale, stava davvero comoda
appoggiata al petto di Inuyasha.
Si sentiva protetta. Nasconse le gambe lateralmente,
sotto la trapunta, e si accoccolò con un braccio sul suo petto, chiudendo gli
occhi.
Dopo pochi minuti, cadde in
un sonno profondo e senza sogni.
<< Kagome? >>
<< Inuyasha…
>> mugolò la ragazza, stiringendo il cuscino. O meglio, quello che pensava fosse un cuscino.
<< Ehi, Kagome!
Mollami! >> si lamentò la stessa voce maschile di prima.
<< …scemo >>
mormorò aprendo gli occhi, assonnata. Chi era a parlare?
<< Oh, grazie >>
rispose l’hanyou, fissandola con gli occhi violetti.
Kagome avvampò, e quando si accorse che il presunto “cuscino” era in realtà Inuyasha, e scattò in piedi.
<< Oddio! Scusa >>
disse rapidamente, ma Inuyasha le fece cenno di
abbassare la voce. Solo in quel momento, Kagome si accorse che non era ancora
mattina, e ricordò della sera precedente.
<< Che
ore sono? >> chiese bisbigliando, sedendosi sulla sedia, di fronte al
ragazzo.
<< E’ quasi l’alba >>
rispose lui semplicemente. Kagome annuì. Rimasero in
silenzio per diversi minuti, finché Kagome non concentrò lo sguardo sull’hanyou. Per un attimo, le era sembrato di vedere la sua
immagine sfocata. Successe di nuovo.
<< Inuyasha…
ma cosa…? >> cominciò, ma si interruppe quando
vide i suoi capelli scuri agitarsi, come mossi dal vento. Guardò fuori dalla finestra, e vide il primo raggio di sole che si
affacciava sull’orizzonte. Riportò rapidamente lo sguardo su Inuyasha. I capelli stavano diventando gradualmente più
chiari, e le orecchie si facevano appuntite, quasi elfiche.
I suoi occhi furono tra le ultime cose a cambiare. Il suo sguardo scuro si fece
luminoso, riacquistando quel colore ambrato che lo distingueva. Le orecchie
tornarono quelle di sempre, ricoperte dal soffice pelo bianco.
Kagome rimase a guardare la
scena, senza riuscire a dire una parola. La stanza sembrava illuminata, o forse
erano il suoi capelli argentati a renderla luminosa.
Inuyasha abbozzò un sorriso forzato.
<< Tornato normale >>
mormorò, facendo vedere che anche gli artigli erano al loro posto. Kagome rise
di quel gesto.
<< Però, è strano
vederti così dopo che mi ero abituata a vederti umano >>
disse la ragazza risedendosi nuovamente accanto a lui.
<< Non è la prima volta
che lo dici >> la riprese il ragazzo. Era vero.
Kagome decise di ignorarlo, e prese una ciocca di capelli argentati. Erano così
soffici! Le veniva voglia di abbracciare la folta chioma del ragazzo, se non fosse che questo avrebbe scatenato una situazione
imbarazzante. Già Inuyasha la guardava perplesso,
senza capire cosa stesse facendo.
<< Ti posso fare una
treccia? >> chiese lei, non riuscendo a resistere. Inuyasha
strabuzzò gli occhi.
<< Sei impazzita? Non
penso proprio >>
<< E
dai! La disfo subito >> insistette lei, con gli
occhi languidi. Inuyasha alzò gli occhi al cielo,
rassegnato.
<< E va bene >>
concesse, lasciando che Kagome si divertisse. Era
piacevole sentire le sue mani delicate sui capelli. Lo rilassava.
<< Senti,
Kagome… >> cominciò dopo un po’, arrossendo. Ringraziò che la
ragazza fosse concentrata sulla treccia.
<< Si? >> chiese lei spensierata, incrociando le ciocche per
l’ultima volta. Ammirò soddisfatta la sua creazione.
<< Tu credi che noi…
insomma, tu ed io… >> continuò lui, impacciato.
Kagome sciolse la treccia perplessa. Non lo aveva mai visto così in difficoltà.
Un urlò
fece sobbalzare entrambi, e Inuyasha guardò Kagome, e
poi la finestra.
<< Fai
finta di dormire >> disse rapido, aprendola e saltando fuori.
Kagome, shockata, si affrettò a chiuderla, e a ficcarsi sotto alle coperte. Dopo poco, il nonno fece irruzione nella
stanza, ma rimase deluso di non trovare nessuno, a parte sua nipote.
<< Oh, se n’è andato >>
disse allegro, mentre Kagome lo malediceva mentalmente.
Inuyasha, dal canto suo, stava insultando il vecchio in tutte
le lingue che conosceva.
Chiedo umilmente scusa a tutti per ieri, ma una mia amica ha
avuto (e sta avendo) dei problemi, quindi è venuta a stare da me. Non sò se
riuscirò a postare domani o nei prossimi giorni, cercherò di scrivere non
appena avrò il tempo. In compenso (dato che avete una fortuna sfacciata!) mi
sono ammalata e ho la febbre, quindi mentre lei sta a scuola io sto a casa a
scrivere XD
Comunque ecco il capitolo! Attendete il prossimo, che
arriverà appena possibile "A cuccia!"
San Valentino
Kagome fece le scale di
corsa, acchiappò al volo un cornetto e il bento mentre si infilava la cartella
e si mise le scarpe mentre apriva la porta. Un persona con sei braccia non
avrebbe saputo fare di meglio. Urlò un saluto alla madre mentre correva nel
cortile verso la scalinata. Questa volta, ruzzolò giù, facendosi tutte le scale
rotolando.
<< Ahi ahi, che male
>> si lamentò massaggiandosi il sedere. Era tutta dolorante, la sua
caduta peggiore in assoluto. Si mise di nuovo a correre, anche se più
lentamente, sia per la botta che per prudenza.
<< Aspettatemi!
>> urlò entrando nella stazione come un razzo. Le porte della metro si
stavano chiudendo, e la ragazza si infilò all’ultimo momento, dando una spinta
a tutti gli occupanti del vagone. Si ritrovò circondata da sguardi ostili.
<< Ehm… scusate
>> mormorò arrossendo imbarazzata. Ringraziò il cielo che doveva fare
solo poche fermate. Arrivò in classe al suono della campana. Dato che aveva
Kaede, era sicura di non trovare ancora nessun professore in classe. Ma questo
non giustificava l’inferno che si trovò davanti quando aprì la porta.
Raggiunse Yuka e Ayumi per
sapere cos’era tutto quel macello.
<< Ma come Kagome, non
dirmi che non sai che giorno è oggi! >> esclamò Yuka sorpresa.
<< Ehm… >> fece
lei soprappensiero.
<< Kagome, che hai
fatto alla divisa? >> chiese Eri sconvolta, raggiungendola. Kagome
abbassò lo sguardo, confusa, e si accorse che era tutta sporca, senza contare
che aveva una bella escoriazione sul ginocchio.
<< Oh, non me ne ero
accorta >> commentò lei tranquilla << sono caduta dalle scale del
tempio, le ho fatte tutte rotolando >>
<< Keh! Ti avevo detto
di non correre >> commentò Inuyasha, sbuffando.
<< Oh, scusa se ero in
ritardo! >> rispose Kagome infastidita. Si accorse solo dopo che le tre
amiche li stavano fissando. Questo era strano. Di solito, quando litigavano,
tendevano ad allontanarsi, non ad ascoltare interessate.
<< Kagome, verresti un
attimo con noi? >> chiesero dopo essersi consultate. Sempre più sospetta,
la ragazza le seguì.
<< Non hai fatto nessun
regalo a Inuyasha? >> domandarono a bassa voce, sperando di essere a
distanza sufficiente. Il ragazzo rizzò un orecchio. Falsa speranza.
<< Perché? E’ il suo
compleanno? >> chiese Kagome confusa. Gli sguardi che seguirono le fecero
capire che le sfuggiva qualcosa di ovvio.
Vediamo… euforia in classe,
sguardi curiosi attorno a lei e a Inuyasha, regali…
<< Oh no! E’ San
Valentino! >> urlò Kagome, connettendo finalmente il 14 febbraio con la
nota festività.
<< Signorina Higurashi,
ha imparato a leggere il calendario? >> commentò la vecchia Kaede
entrando in classe. Kagome si rifugiò al suo posto mormorando uno “scusi”,
mentre la classe rideva. Non vedeva la faccia di Inuyasha, ma avrebbe giurato
che stava ridendo anche lui. Anche perché, era quasi sicura, aveva sentito
tutta la conversazione.
Alla mensa venne presa da
parte da Sango e Kikyo. Questo era tremendamente sospetto.
<< Allora Kagome, hai
fatto un regalo a Inuyasha? >> si informò subito Sango, euforica. Kagome
immaginava il perché: prima Miroku le aveva detto di incontrarsi dietro alla
scuola all’uscita.
Lanciò un’occhiata a Kikyo.
Sapevano entrambe quale sarebbe stato il “regalo” di Inuyasha.
<< Forse… non lo so se
glielo faccio >> disse mantenendosi sul vago << E tu? Hai fatto
qualcosa a Miroku? >>
Sango esibì un timido sorriso
di conferma.
<< Comunque, stasera
l’ultimo anno ha affittato un locale per fare una festa di San Valentino
>> disse Kikyo, con disinteresse << se vuoi venire… dillo anche al
resto della tua classe>>
E così fece. Per fortuna il
professor Sengoku mancava, e gli urli che seguirono quell’annuncio non
procurarono troppi problemi.
<< Che bello, una festa
di San Valentino! Non sei contenta Kagome? >> disse Yuka allegra. La
ragazza annuì, soprappensiero. Chissà se Inuyasha sarebbe venuto. Doveva
assolutamente venire. Sbirciò con la coda dell’occhio il gruppo dei ragazzi,
che probabilmente parlavano di strategie per abbordare ragazze alla festa.
Inuyasha stava seduto sul banco, come al solito. Kagome non capiva se stesse
partecipando o meno alla conversazione. Il ragazzo drizzò le orecchie, sentendo
chiamare il suo nome.
<< Ehi, Inuyasha, tu
vieni? >> chiese un ragazzo con coraggio. Forse era solo una sua
impressione, ma a Kagome sembrava che lo avessero scelto a sorte, grazie alla
morra cinese, per fare quella domanda. Inuyasha sbuffò, voltandosi da un’altra
parte.
<< Keh! Io non perdo
tempo in queste cose >> rispose scontroso. Kagome gli avrebbe tirato una
scarpa, se non fosse che doveva fingere di non sentire.
<< Ma dai! Viene pure
Kagome >> tentò di convincerlo il ragazzo. Pessima idea. Inuyasha lo
fulminò con lo sguardò, pietrificandolo. Non disse una parola, si limitò a
fissarlo per qualche secondo, prima di voltarsi nuovamente. Kagome, dal canto
suo, lo stava fulminando a sua volta.
Da quel momento, i compagni
di classe terrorizzati non toccarono più l’argomento.
All’ora di educazione fisica,
Kagome ne approfittò per avvicinare l’hanyou.
<< Che sguardo
inceneritore >> commentò sedendogli accanto. Cercò di ignorare gli
sguardi incuriositi di Yuka, Eri e Ayumi.
<< Origli le mie
conversazioni? >> chiese lui scontroso. Oggi ha la luna storta pensò la
ragazza.
<< Tu origli le mie
>> rispose piccata. Inuyasha sbuffò, voltandosi dall’altra parte.
<< Allora, vieni o non
vieni? >> chiese Kagome, fingendosi indifferente.
<< Perché dovrei
venire? >> domandò lui, voltandosi a guardarla scocciato.
<< Non rispondere a una
domanda con una domanda! >>
<< Tu dimmi il perché!
>>
Kagome sbuffò, infastidita.
Che testardo, orgoglioso, geloso e cafone! Geloso…? Sorrise impercettibilmente.
<< E’ un vero peccato.
C’erano proprio tutti, ci saremmo divertiti. Sango, Miroku, Ayame… Hojo...
>> disse rallentando la lista, resistendo alla tentazione di guardare la
sua reazione << …Koga… >>
Inuyasha drizzò le orecchie,
guardandola con la coda dell’occhio.
<< Oh bè, vorrà dire
che dovrò andare a comprargli dei cioccolatini, non sarebbe carino presentarsi
ad una festa di San Valentino senza >> commentò la ragazza, giocando con
una ciocca di capelli.
Inuyasha si voltò a fissarla,
e lei sostenne il suo sguardo. Sentirono suonare la campana di fine lezioni.
<< Potrei fare un salto
>> propose lui, ma Kagome sospirò.
<< Ok, andrò a comprare
i cioccolatini >> disse alzandosi rassegnata. Inuyasha ringhiò.
<< E va bene! Vengo!
>>
<< Non venire se non ti
va >> disse lei a quel punto. Lo sguardo di Inuyasha era davvero
minaccioso. Si sarebbe messa paura se non fosse che era abituata.
<< Ti odio >>
sibilò lui tra i denti.
Lei gli fece una linguaccia,
soddisfatta, prima di andarsene. Incrociò Sango mentre usciva dal cancello. La
ragazza si stava dirigendo all’appuntamento.
Trovò Miroku appoggiato al
muro, con una scatola giallina in mano, bucherellata.
<<Ciao >> lo salutò, arrossendo
tremendamente.
<< Ciao >>
rispose lui andandole incontro << scusa se te lo do ora, ma non penso che
sia una buona idea portarlo alla festa. Anche adesso me lo ha portato mio nonno
Mushin >>
Sango annuì, sorpresa dalla
naturalezza del ragazzo.
<< Aspetta! >> lo
bloccò arrossendo ancora di più << prima posso darti il mio? >>
<< Mi hai preso un
regalo? >> chiese lui sorpreso.
<< Cos’è tutta questa
sorpresa? >> domandò lei imbronciata << Ovvio che te l’ho fatto. Li
ho fatti io >>
Gli porse una scatola rossa,
contenente dei cioccolatini a forma di cuore.
<< Oh Sango. Ti sei
ricordata che adoro la tua cucina >> esclamò osservando la scatola
commosso. Sango divenne un pomodoro.
<< Bene, ora è il mio
turno >> disse sorridendo, porgendogli la scatola. Fu in quel momento che
Sango sentì un debole miagolio.
<< Ma cosa…? Oddio, è
un amore! >>
Appena sciolse il nastro, una
piccola nekomata le saltò in braccio. Era panna con striature nere sulle zampe
e sulle due code, e aveva un grosso fiocco rosso sul collo.
Sango la coccolò emozionata.
<< Miroku, è
bellissima! Ti adoro… ma che dico, ti amo! Da morire >> disse allegra
stringendo la piccola nekomata. Il ragazzo sorrise compiaciuto.
<< Allora, come la
chiami? >> chiese curioso. La ragazza ci pensò su.
<< Kirara>>
decise infine, sorridendo. Miroku le porse il braccio per accompagnarla a casa,
ma Sango gli fece notare che aveva le braccia occupate.
<< Non è un problema
>> rispose il ragazzo passandole un braccio sulle spalle. Sango si
accoccolò sul suo petto. Era talmente felice! Di slancio, lo baciò, lasciandolo
di stucco.
<< S… Sango… stai bene?
>> chiese lui preoccupato dalla reazione della ragazza.
Lei sorrise.
<< No, affatto. Sono
troppo felice >> rispose stringendosi a lui. Miroku sorrise
abbracciandola.
<< Devo tornare a casa
ora. Ci vediamo alla festa >> disse. Sango rimase un po’ delusa. Voleva
stare un po’ da sola con lui.
<< Va bene >>
disse, prima di baciarlo di nuovo << ti aspetto >>
Corse in direzione di casa, e
appena arrivata prese il telefono, compose il numero di Kagome e rimase in
attesa. Occupato. Sango attaccò pensierosa, mentre carezzava Kirara. Per
fortuna non c’era nessuno dentro casa, o ci sarebbe stato un bel litigio su chi
potesse coccolare per primo la nekomata.
La ragazza riprese la
cornetta, e compose il numero di Kikyo. Occupato. Sbuffando riappese, ma questo
non poté intaccare il suo ottimo umore.
Le due linee erano occupate
per due motivi molto semplici. Le due cugine stavano parlando tra loro.
<< Allora, quindi lo
tiro da parte e gli metto il rosario >> riassunse Kagome, ancora
titubante.
<< Si, esatto. Cerca di
non farti vedere da Sango, si arrabbierebbe >> gli ricordò Kikyo <<
ma comunque fammi un cenno quando ti serve una mano per portare via eventuali
scocciatori >>
<< Sì >> rispose
l’altra dopo un po’ << e poi gli dico “stupido” >>
Le lunghe pause di Kagome
fecero riflettere Kikyo. Qualcosa non andava.
<< Kagome, sicura di
volerlo fare? Se hai paura lasciamo perdere >> propose quindi. Non voleva
che la cugina attuasse la vendetta se non se la sentiva. Anche perché era lei
quella che si stava esponendo di più.
Kagome rispose rapidamente di
non preoccuparsi, con voce allegra. Riattaccò con la scusa di dover studiare.
Ma non riuscì affatto a
concentrarsi sullo studio. Si sentiva una morsa sullo stomaco. Aveva mentito a
Kikyo. Non sapeva se mettere o meno il rosario a Inuyasha. Ultimamente era così
cambiato, era così diverso. Però, lo era solo perché lei aveva fatto la
smorfiosa. Se non lo avesse fatto, lui sarebbe rimasto quello di sempre.
Continuò a tormentarsi fino
all’ora di cena, mentre si preparava per la festa e mentre ci andava insieme a
Sango. Ascoltò distrattamente l’amica mentre raccontava del regalo di Miroku e
di quanto era stato dolce, carino, gentile, e molti altri aggettivi che non
colse.
<< Ehi, Kagome, tu cosa
regali a Inuyasha? >> domandò poi Sango, per la seconda volta in quella
giornata. Kagome strinse impercettibilmente la borsetta contenente il rosario.
<< Nulla >>
rispose con tranquillità.
<< Nulla? >>
ripeté Sango perplessa << Come nulla? >>
<< Esatto. Tanto so che
lui non mi regalerà nulla, e non voglio metterlo in difficoltà. E poi non siamo
ancora così legati da poterci regalare qualcosa >> spiegò la ragazza.
Sango decise di lasciar perdere la discussione, cominciando ad elencare i
disastri che Kirara aveva fatto in casa solo il primo giorno: squarciato
cuscini, rotto vasi, morso e graffiato tavoli, e così via in una lunga lista.
Kagome rimase a pensare a
quello che aveva detto. Davvero non erano così legati? Sango non sapeva delle
notti di luna nuova, di come l’aveva abbracciata, del distributore…
La ragazza avvampò, e l’abito
giallo pastello fece risaltare il rosso del suo viso. Questo causò non poche
domande da parte di Sango. Kagome fece un sospiro di sollievo quando arrivarono
alla festa, perché la ragazza si dedicò totalmente a Miroku. Kagome sperava che
Miroku non facesse il cascamorto con qualcuna, o le sarebbe toccato consolare
Sango.
Il locale era tremendamente
affollato, e la ragazza cominciò a cercare Inuyasha con lo sguardo. Inutile
dire che fu lui a trovare lei.
<< Ho sentito il tuo
odore >> disse una voce alle sue spalle. Kagome non fece in tempo a
voltarsi che Koga saltò tra lei e l’hanyou, prendendogli le mani. O almeno
pensava che fossero le mani di Kagome. Perché Ayame, prontamente, si era
infilata tra lui e lei, e appena sentì la stretta di Koga lo prese per i polsi,
per nulla intenzionata a lasciarlo andare.
<< Sempai, vieni a
prendere il mio cioccolato? L’ho preparato apposta per te! >> esordì la
ragazza portandoselo via, verso una statua di cioccolato con un grosso
biglietto su cui era scritto “Per Koga♥”.
Kagome osservò la scena sconvolta,
prima di voltarsi verso Inuyasha, altrettanto sconvolto.
<< Ehm… ciao >>
lo salutò, arrossendo leggermente. Perché arrossiva? Stava per compiere l’atto
più crudele e infame della sua vita e arrossiva?
Inuyasha fece per rispondere,
quando Koga saltò nuovamente davanti a Kagome con una scatola di cioccolatini.
<< Oh Kagome, questi
sono per te >> esordì con gli occhi luccicanti, mentre Kagome sospirava
rassegnata. Inuyasha si mise in mezzo, squadrando Koga. Subito la folla attorno
si dileguò allontanandosi il più possibile.
<< Che cosa vuoi,
cucciolo pulcioso? >> ringhiò Koga minaccioso e infastidito.
<< Cosa vuoi tu? E’ un
tuo hobby saltare in mezzo a due persone che parlano? >> rispose l’altro
con un tono talmente scuro da spaventare perfino Kagome. Ma la ragazza si
riprese subito, e si infilò tra i due spostando Inuyasha, che, incredibilmente,
si fece spostare.
<< Non litigate anche
oggi! >> li sgridò rassegnata, prima di rivolgersi a Koga << Koga,
senti, grazie per il regalo, ma è meglio se lo regali ad Ayame no? Io non ho
del cioccolato per te, e sarebbe carino se tu la ricambiassi >>
<< Allora lo rifiuti?
>> disse lui con una faccia da lupo bastonato, che fece pena anche a
Kagome. Ma la pena svanì subito non appena Koga si concentrò su Inuyasha.
<< Se non ti fossi
messo in mezzo l’avrebbe preso >> ringhiò adirato, quando Ayame, con
molta tranquillità, gli sfilò il cioccolato di mano.
<< E’ per me? >>
disse allegra correndo via << Grazie sempai! >>
Koga, dapprima immobile,
cominciò a rincorrerla per tutto il locale, urlando che era per Kagome. Ma la
ragazza lupo lo mangiò fino all’ultimo cioccolatino, ignorandolo.
Inuyasha, sempre più
sconvolto dall’andamento della serata, si voltò verso Kagome, che nel frattempo
era sparita.
<< Ragazze, ma cosa
volete? >> si lamentò Kagome con Ayumi, Eri e Yuka.
<< Kagome, non ti
lamentare così! Non pensi che dovresti dargli una possibilità? >>
<< Ma a chi? >>
domandò esasperata, prima di venir spinta dalle tre nella folla, perdendole di
vista. Si voltò, e si accorse di essere finita davanti ad Hojo. Il ragazzo
sembrava sorpreso quanto lei.
<< Higurashi, ci sei
anche tu! >> esclamò allegro e sorridente. Kagome cercò di concentrarsi
su lui e sulla ricerca di Inuyasha contemporaneamente.
<< Sono contento che tu
sia venuta… >> cominciò il ragazzo arrossendo. Ma dove si è cacciato Inuyasha?
pensò lei, osservando la folla.
<< …perché vedi, io ho
pensate che sarebbe stato carino… >> continuò Hojo, sempre più rosso,
abbassando lo sguardo. Kagome si sentì tirare per il polso.
<<… regalarti del
cioccolato >> terminò porgendogli una scatola di cioccolatini. Si accorse
di avere davanti Eri, che lo guardava rassegnata.
<< Kagome se né andata
>> disse sospirando. Almeno poteva tenerla d’occhio mentre ci parlava!
<< Inuyasha, non mi
tirare! >> si lamentò Kagome, sedendosi su un piccolo divano. Inuyasha si
sedette accanto a lei con fare offeso. La ragazza si accorse che stavano in una
zona appartata del locale, male illuminata. Kikyo le lanciò un’occhiata da
lontano, e si mise a fare la guardia con fare disinteressato. Era il momento.
Kagome si sentì morire, e si voltò a guardare Inuyasha. Era decisamente offeso.
<< Che hai? >>
chiese lei per rompere il silenzio. Non voleva pensare a quello che stava per
fare.
<< E me lo chiedi? Se
non mi fossi messo in mezzo avresti accettato il regalo di Koga >> ringhiò
lui, ma mantenendo basso il tono di voce.
<< Se non lo avessi
fatto avreste litigato >> si giustificò la ragazza << e poi che ti
importa? Ormai ce l’ha Ayame >>
Lui sbuffò infastidito. Ci
mancava solo questa!
Kagome decise di utilizzare
il metodo dei sensi di colpa.
<< D'altronde, tu non
mi hai fatto nessun regalo, quindi con che diritto ti arrabbi? >> disse
con fare offeso. Fu molto più tagliente del dovuto. Inuyasha deglutì, ma
riprese subito il controllo.
<< Nemmeno tu >>
rispose, sicuro di aver centrato. Il sorrisino di Kagome gli fece capire che si
sbagliava. Allora, abbassando le orecchie, distolse lo sguardo.
<< E va bene, scusa!
>> disse in imbarazzo << Il fatto è che non sono bravo a fare i
regali >>
<< Non fa nulla, non
avrei dovuto rinfacciartelo. Non sono arrabbiata, davvero >>. Inuyasha
non era molto convinto. Kagome infilò la mano nella borsetta, alzando gli occhi
al cielo.
<< Su, chiudi gli occhi
>> ordinò, ma il ragazzo la guardò perplesso.
<< Perché? >>
chiese tra il curioso e l'infastidito.
<< E dai! >>
<< Dimmi il perchè!
>>
<< E va bene >>
disse lei alzandosi << vado a prendere il cioccolato di Koga >>
<< Tanto l'ha mangiato
Ayame >> commentò lui con tranquillità. Kagome rimase un attimo in
silenzio.
<< Allora vado a dare
il regalo a Koga >> decise voltandosi, ma lui si irriggidì e le prese il
polso.
<< Va bene >>
ringhiò chiudendo gli occhi. In quel momento, Kagome capì che era arrivata alla
scelta finale. E non aveva più tempo per scegliere.
Con un rapido gesto prese il
rosario e glielo mise al collo senza pensarci. Quando lui aprì gli occhi,
osservò il rosario perplesso.
<< Che cos'è? >>
chiese confuso. Kagome fece per rispondergli, ma richiuse la bocca.
"Stupido", doveva solo dirgli stupido. Quella parola rimaneva nella
sua mente, opprimente e pesante. Gli veniva voglia di urlare, di dire una
qualunque altra cosa, ma la prima parola che avrebbe detto avrebbe distrutto
tutto quello che c'era tra loro due.
Si alzò improvvisamente, e
corse via, lasciandolo di sasso. Sgomitò fra la folla fino all'uscita, e corse
verso casa senza pensarci. Non dovevano parlarsi finché Inuyasha non si fosse
tolto il rosario.
Il ragazzo cercò di seguirla,
ma la perse tra la folla. Lì il suo profumo era confuso, e non si accorse che
era uscita dal locale. Quando se ne accorse, capì che era già lontana. Avrebbe
potuto seguirla, ma in quel momento si sentiva troppo confuso per farlo. Che
cosa le era preso così, d'improvviso?
Spero che questo capitolo possa compensare l’assenza di
ieri! E’ un po’ corto, ma d’altronde il prossimo è molto lungo, quindi si
compensano (spero di riuscire a scriverlo in tempo >.>). Buona lettura, e
grazie mille a chi commenta e anche chi solo legge! ^^
A cuccia!
Inuyasha entrò dentro casa furente. Non
fece la minima attenzione a non fare rumore. Non gli
importava di svegliare qualcuno. Il vecchio Miyoga,
che era rimasto alzato, saltellò allegro verso la porta.
<< Signorino Inuyasha, bentornato >> lo salutò saltandogli sulla
spalla, ma il ragazzo rispose con un ringhio. La pulce notò il rosario sul
collo, e alzò lo sguardo perplesso.
<< Signorino Inuyasha, ma questo è… >>
<< Non scocciare! >>
lo interruppe lui mandandolo via con una schicchera, e
cercando di togliersi il rosario. Quello emanò una forte luce,
e si rifiutò di farsi sfilare. Inuyasha rimase
perplesso. Era impossibile che un rosario agisse di sua spontanea volontà!
Cercò di nuovo di toglierlo, ma niente da fare. Non superava la linea del
mento.
<< E
va bene >> ringhiò << se non ti togli, ti rompo! >>
Altri numerosi tentativi
senza risultato. Il vecchio Miyoga si riprese dal
colpo, e saltellò nuovamente sulla spalla dell’hanyou.
<< Non potete toglierlo,
signorino Inuyasha. E’ un rosario anti-demone! >>
spiegò sedendosi a gambe incrociate. Il ragazzo si voltò a guardarlo perplesso.
<< Che
cos’è? >> chiese con un tono di voce completamente afono.
<< Un rosario
anti-demone. Veniva usato per domare o liberarsi di
demoni fastidiosi che… >>
<< CHE
COSA? >>
Kagome si svegliò di
soprassalto. Aveva passato buona parte della notte in bianco. Lanciò
un’occhiata alla sveglia: le sei. Si alzò comunque e
si preparò completamente. Preparò il bento e la
colazione, e uscì di casa intorno alle sette. Non
sapeva nemmeno lei il perché, ma non voleva rimanere a casa. Non era sicura di
riuscire a camuffare il suo pessimo umore. La metro
non era troppo affollataa quell’ora, e
dopo un breve tratto a piedi si ritrovò davanti al cancello della scuola.
Chiuso. Sbuffò infastidita, appoggiandosi lungo il muro. Doveva aspettare per
più di un’ora. La sua mente si concentrò nuovamente su Inuyasha.
L’importante era che si fosse tolto il rosario. Poi gli avrebbe
spiegato tutto, non le importava più. Gli avrebbe detto del piano
assieme a Kikyo, e del perché faceva la smorfiosa con
lui.
Sentì un debole lamento, e
abbassò lo sguardo su un cucciolo ai suoi piedi. Era un piccolo cagnolino,
forse un beagle.
<< Ciao cucciolo >>
disse dolcemente, sedendosi a terra accanto al cagnolino, che non perse
l’occasione per sedersi sulle sue gambe. Kagome rise, carezzandolo, mentre lui
scodinzolava. Non si accorse di Inuyasha
che arrivava lungo la strada. Non appena il ragazzo la vide, si ricordò delle
parole di Miyoga. Doveva farselo togliere prima che
lei pronunciasse qualunque parola, altrimenti si sarebbe attivata chissà quale
stregoneria.
Il cagnolino cominciò a
leccare il naso a Kagome, che si spostò rapida ridendo.
<< Ehi, ma cosa fai? >>
mormorò divertita al cucciolo.
<< Ehi,
Kag… >> cominciò Inuyasha,
quando sentì cosa stava dicendo Kagome. Sentì quelle due parole, pronunciate come se fossero una sola.
<< A cuccia! >>
esclamò lei al cucciolo, che obbediente si sedette. Ma,
in contemporanea, sentì un tremendo tonfo, e la terra tremare. Spostò lo
sguardo sulla strada, confusa. Un terremoto? Il cucciolo cominciò ad abbaiare,
e lei si voltò verso la causa di quell’agitazione. C’era un ragazzo sul
pavimento, a faccia in giù, che si stava alzando a fatica. Riconobbe la
corporatura e i capelli argentei, e si sentì morire.
<< Kagome.. >> disse con una voce roca, traboccante d’ira
<< …sei una STUPIDA! >>
La ragazza arretrò
quandoInuyasha alzò lo sguardo per fissarla.
<< Come hai potuto mettermi al collo un rosario anti-demone? >>
ringhiò lui alzandosi in piedi dolorante << Almeno
informati prima di regalare cose così pericolose! >>
Lei fece per parlare, ma si
azzittì. Lui pensava… che fosse un errore?
<< Credevo che te lo
fossi tolto. Ho scoperto a casa che cos’era. Me lo ha detto
il nonno >> disse allora con un’espressione colpevole.
<< Non si più togliere >> sbraitò lui << Dovevi
toglierlo tu prima di parlare! Come ti è venuto in mente di parlarmi dopo che
non lo hai fatto ieri sera? >>
Era molto arrabbiato. Troppo.
Kagome si sentì in difficoltà.
<< Ecco. Ieri sera ho… ho avuto paura >> disse. Inuyasha
capì che era vero, anche se non poteva immaginare il perché.
<< E
allora sei scappata? Di che avevi paura >> chiese lui,
più calmo. Si pulì la divisa sporca di polvere, e riprese la cartella
dalla strada.
<< Non lo so. Mi stavo
sentendo male, e ho agito d’impulso. Poi, quando mi hai chiesto cos’era, ho
creduto che non ti fosse piaciuto e mi sono offesa >>
Erano tutte cose vere, meno
l’ultima. Inuyasha sospirò rassegnato.
<< Anche tu, che regali
rosari a San Valentino >>
<< Che
fai, sfotti? >> chiese lei inarcando le sopracciglia. Lui scosse la
testa.
<< Basta che non dici
quella parola. Soprattutto davanti a qualcuno >> si assicurò lui.
<< Va bene, niente “a cucc..” >>
<< KAGOME! >>
urlò lui, in un misto tra rabbia e terrore.
<< Oh, scusa >>
si bloccò la ragazza, sorridendo. Era una bella arma,
in effetti. Lui sospirò di nuovo, nascondendo il rosario sotto la maglietta.
<< E
poi perché hai chiesto a tuo nonno? >> domandò perplesso.
<< Non gliel’ho chiesto. Gli ho detto cosa ti aveva regalato. Sai, è stato molto insistente. E
quando gliel’ho detto, mi ha spiegato tutto >> mentì Kagome << sembrava
felice che te lo avessi messo >> aggiunse per rendere credibile la
storia.
Inuyasha annuì, rassegnato.
<< Allora, entriamo? >>
chiese avviandosi verso il muro
<< E
come? Il cancello è chiuso >> fece notare lei,
riprendendo la cartella sulle spalle.
<< Liberati di quel
cucciolo e ti faccio entrare >> disse lui,
facendo girare Kagome verso il cagnolino. Si era totalmente dimenticata di lui,
che continuava a trotterellarle dietro. Si chinò a fargli un paio di carezze,
prima di avvicinarsi aInuyasha.
<< Allora, sei pronta? >>
chiese il ragazzo voltandosi ad osservarla.
<< Per fare cosa? >>
domandò lei preoccupata. Ma lui non si mise a
spiegare. Le passò un braccio dietro alle ginocchia, facendola cadere, ma
l’altro braccio era già dietro di lei per sorreggerle la schiena. E prima che lei potesse dire “A”, lui aveva già saltato il
cancello. Attraversò il cortile con pochi balzi, prima di saltare alla finestra
della classe. Kagome era totalmente terrorizzata. Lui rimase in equilibrio sul
davanzale, aspettando che lei scendesse, ma la ragazza non si mosse. Era
rimasta con le braccia raccolte attorno alla cartella da
quando l’aveva presa.
<< Ehm, Kagome? Puoi scendere adesso >> le fece notare, scendendo dal
davanzale. Lei posò una gamba a terra, ma subito si accorse che tremava. Inuyasha la riprese in tempo, prima che cadesse.
<< Tutto a posto,
Kagome? >> chiese perplesso. Era bianca, tanto da sembrare morta. La mise
a sedere sul banco, preoccupato. Quando lei parlò, Inuyasha si tappò le orecchie balzando contro il muro per
lo spavento.
<< MA
TI SEI IMPAZZITO? NON FARLO MAI
PIÙ! >> gridò la ragazza fuori di sé. Si sentiva il
cuore in gola, e la testa le girava.
<< Ma
io lo faccio tutti i giorni >> si lamentò lui.
<< Esatto, TU! >>
urlò nuovamente Kagome, alzandosi in piedi.
<< E
dai, non è poi una tragedia >>
<< A cuccia >>
Il rosario si
illuminò e si sfilò da sotto la maglia. Inuyasha
vide il pavimento avvicinarsi, e si preparò all’impatto. Il botto fece tremare
l’edificio.
<< Così impari >>
disse lei più calma. Funzionava anche come sfogo!
<< Kagome! >>
ringhiò lui alzando la faccia. Era nero, ma già rassegnato alla situazione: non
stuzzicareKagome.
Questo capitolo è molto lungo, per cui
sono riuscita a postarlo solo ora, nel tardo pomeriggio! Spero vi piaccia, è
stato difficile scriverlo (Ho passato tutta la mattina e il pomeriggio a farlo,
dato che ho ancora la febbre ç.ç). Il titolo è in inglese,
perché mi piaceva molto il modo in cui suonava XD
Ok, pazzie a parte, adesso buona lettura ^^
Itwas a lie
Ginnastica. Il giovedì, la
loro classe faceva ginnastica con quella di Kikyo.
Kagome voleva approfittarne per spiegargli la situazione, ma si accorse che la
cugina mancava. Si ricordò solo allora che aveva detto
che andava a trovare la nonna a Funabashi, quel
giorno. In compenso, fu occupata a controllare che Koga
e Inuyasha non si scannassero. In effetti, le sarebbe
bastato un “A cuccia” per mettere pace tra i due, maInuyasha la aveva pregata di non farlo davanti agli altri
(e di non farlo in generale).
Si sentì chiamare dal
professor Byakuya, e andò con la sua batteria a fare
la corsa ad ostacoli. Era più tranquilla rispetto al
mattino, anche perché Inuyasha non sospettava nulla.
Poteva anche evitare di rivelargli tutto, mettendosi d’accordo con Kikyo di non svelare la situazione.
<< TI AMMAZZO, BOTOLO! >>
urlò Koga, attirando la sua attenzione. Stava
saltando addosso ad Inuyasha. La ragazza fece per
urlare di smetterla, quando il mondo si storse. O
meglio, lei cadde. Infatti, per pensare a quei due,
non saltò un ostacolo, nel quale quindi inciampò rovinosamente.
Si parò il volto con le
braccia, e sentì l’impatto del ginocchio sinistro e del braccio desto sulla
corsia.
Inuyasha, impegnato a schivare i colpi di Koga,
sentì odore di sangue. Il sangue di Kagome. Schizzò in sua direzione, dove nel
frattempo si erano riunite le compagne e il professore. Koga,
inizialmente confuso, gli corse dietro non appena capì la situazione.
<< Kagome, tutto bene? >>
chiese Eri preoccupata. Kagome si mise a sedere, sfilando
le gambe dall’ostacolo caduto.
<< Ahi! Il ginocchio >>
si lamentò piegando la gamba. Stava sanguinando. Anche
il braccio era un po’ rosso, ma non era ferito.
Inuyasha si affacciò nella folla, e vide il taglio profondo
sul ginocchio della ragazza. Byakuya si abbassò per
controllare che non ci fosse nulla di rotto.
<< E’ meglio che tu
vada a medicarti in infermeria >> propose lui,
per poi voltarsi verso gli alunni.
<< Chi vuole portare Higurashi in infermeria? >> domandò, vedendo
schizzare in aria la mano di Koga. Inuyasha, appena lo vide, schizzò fuori
dalla massa.
<< La porto io >> si offrì, scatenando il ringhio infastidito
del lupo.
<< Ma
no! Professore, vado da sola, davvero! Io non… Inuyasha,
mollami! >> sbraitò mentre lui la prendeva in
braccio e la portava via.
<< Mi metti in
imbarazzo! Cammino da sola >> si lamentò, ma in modo meno vistoso rispetto a prima. In compenso, arrossì.
<< Mandami a cuccia, se
ci riesci >> la stuzzicò lui. Kagome si arrese.
Non poteva mandarlo a cuccia se la portava, o sarebbe stata
schiacciata. Per tutto il tragitto, lanciò qualche occhiata ai capelli di Inuyasha, ma soprattutto alle
orecchie. In quella posizione avrebbe potuto prenderle facilmente.
Quando arrivarono in infermeria, si accorsero che era vuota.
<< Vado
a chiamare l’infermiera >> propose chinandosi per adagiare Kagome
sul letto. Lei ne approfittò per allungare la mano
destra su una delle sue orecchie da cane. Inuyasha
sobbalzò, afferrandole la mano con la sua destra, e perdendo l’equilibrio.
Caddero entrambi sul letto, e
quando Kagome riaprì gli occhi, chiusi per lo spavento, se lo ritrovò sopra,
con una gamba piegata sul letto e l’altra ancora a terra, la mano destra sulla
sua, accanto al volto. Lei era distesa, il braccio destro che passava sulla
spalla sinistra e la mano imprigionata da quella di Inuyasha. Arrossì, vedendolo a pochi centimetri da lei.
Erano in quella posizione, da soli, in infermeria. Lo vide avvicinarsi, perduta
nei suo occhi ambrati. Non sentiva più nemmeno il
dolore al ginocchio. Le loro labbra stavano per sfiorarsi, quando…
<< C’è qualcuno? >>
chiese una voce roca e gracchiante. Kagome spostò il braccio, riportandolo al
suo posto, dando così una sonora botta al collo Inuyasha,
che cadde dall’altra parte del letto, sulla schiena. L’hanyou,
dopo l’iniziale spaesamento, si sedette accanto al
letto, facendo finta di niente.
L’infermiera entrò, trovando
i due leggermente rossi in volto.
<< Tutto bene? >>
chiese leggermente perplessa.
<< In realtà no >>
disse la ragazza indicando il ginocchio sanguinante. La vecchia signora, che
poi era la madre di Jinenji, prese tutto il
necessario per la medicazione, e disinfettò la ferita, fermando l’emorragia. Ci
mise sopra un bel cerotto che prendeva tutta la fascia della rotula.
Dopo aver ringraziato,
andarono direttamente a pranzo. Sango, che aveva
litigato con Miroku, si sedette al bordo della panca,
lasciando che Kagome e Inuyasha sedessero accanto a
lui.
<< Allora… com’è andata
in infermeria? >> chiese Sango senza malizia. I
due divennero comunque color porpora, e questo generò sospetti
nella compagnia. Koga li fissò entrambi, prima di
concentrarsi solo su Inuyasha.
<< Tu! Cosa hai fatto a… >>
<< Sempai,
assaggia questa frittata! >> strillò allegra Ayame ficcandogli in bocca
l’intera frittata. Koga a momenti si strozzò.
<< Coff!
Ayame, ma sei impazzita? Vuoi uccidermi? >> sbraitò alzandosi in piedi.
Si accorse che nel frattempo Inuyasha e Kagome erano
fuggiti in classe. Miroku e Sango
si lanciarono un’occhiata che diceva tutto. Misero da parte il rancore, per
organizzare un piano degno di due impiccioni!
Il pomeriggio, Sango chiamò Kagome a casa.
<< Ciao Kagome, come
va? >> chiese, anche se si erano viste fino a
mezz’ora prima.
<< Bene, grazie. Tu? >>
<< Tutto bene. Senti, Miroku ha quattro biglietti gratis per il cinema, volevo sapere se ti andava di venire con noi >> disse Sango rapidamente.
<< Sicuro,
grazie mille! >> rispose l’altra allegra.
<< Mirokusta chiamando Inuyasha, a te va
bene? >>
Kagome arrossì ripensando
all’infermeria, che poi, non sapeva bene il perché, le riportava alla mente il
distributore.
<< Non penso che verrà >>
disse con sincerità << ma comunque va bene >>
<< Oh, verrà, verrà >>
disse l’amica con un tono che preoccupò Kagome << Comunque
ci vediamo tra mezz’ora sulla piazza del centro commerciale, va bene? Ci
vediamo! >>
<< Ehm, è ancora in
linea? >> chiese perplesso. Di nuovo silenzio. Quando
stava per riattaccare, sentì una voce scorbutica rispondere.
<< Che
c’è? >>. Era chiaramente Inuyasha.
<< Inuyasha,
sono Miroku. Ho quattro biglietti per il cinema, e volevo sapere se ti andava di venire. Viene anche Kagome >>
disse il ragazzo sbrigativo. Erano inutili tanti giri
di parole.
<< Non penso di potere >> rispose l’altro con un tono
altezzoso. Miroku alzò gli occhi al cielo. Come
immaginava.
<< Va
bene, non fa nulla. Vorrà dire che chiamerò Koga >>
<< ASPETTA! >>
urlò l’hanyou, assordando l’orecchio del povero Miroku.
<< Sì? >> chiese
il ragazzo con fare disinteressato.
<< Ora che ci penso,
credo di poter venire >>
<< Benissimo, allora
tra mezz’ora sulla piazza del centro commerciale. A dopo >>
Inuyasha riattaccò
la cornetta in malo modo. Odiava le uscite, e odiava i
ricatti!
Kagome,
dopo aver messo sottosopra la stanza per trovare qualcosa da mettere, punto sul
casual sportivo, mettendo un paio di blue jeans e un maglione arancione con scollo a V. Questa decisione
prese fin troppo tempo, e si ritrovò a correre per le scale, come sempre, e per
le strade per arrivare in tempo. Inutile dire che arrivò in ritardo. Ma,
quando già si aspettava di trovare Sango a sgridarla,
si accorse che non c’era nessuno sulla piazza. O
almeno nessuno di quelli che dovevano essere lì ad aspettarla.
Dopo aver controllato più
volte, pensò che forse erano andati senza di lei. Non sapeva quando cominciava lo spettacolo, e magari era arrivata
troppo in ritardo.
<< Ehi >> fece
una voce dietro di lei, facendola sobbalzare. Si voltò
arretrando, ma subito si calmò, accorgendosi che era Inuyasha.
<< Oh, sei venuto? >>
disse con sollievo prima ancora di salutare.
<< Preferivi Koga? >> chiese lui con un sarcasmo un po’… glaciale.
Kagome lo guardò perplessa.
<< Ti hanno obbligato >>
concluse, incrociando le braccia. Lui stava per sbuffare, quando pensò che era
meglio rispondere a parole. Kagome poteva diventare pericolosa.
<< Più
o meno >> disse quindi, voltandosi e cominciando ad attraversare
la piazza. Kagome gli corse dietro.
<< Allora, dove sono Sango e Miroku? >> chiese
Kagome guardandosi attorno.
<< Non ci sono. Non
sento nemmeno il loro odore, anche se qui è molto affollato >>
Kagome si fermò a pensare.
Possibile che proprio loro due fossero in ritardo? Considerando che anche lei
lo era, dato che Miroku aveva i biglietti poteva
almeno chiamare. Controllò il cellulare, ma non c’erano messaggi non letti o
chiamate perse. Oltretutto era anche scarico.
<< Qualcosa non va >> mormorò perplessa. E in
effetti qualcosa non le tornava da quando l’aveva chiamata Sango.
<< Qualche idea? >>
chiese il ragazzo con fare rassegnato. Rassegnato a che cosa poi? Kagome decise
di lasciar perdere e concentrarsi sui due amici
“scomparsi”.
<< Miroku
e Sango non avevano litigato? >> chiese ad Inuyasha, perplessa.
<< Si, infatti. Avranno
fatto pace >> concluse poi lui con rapidità.
<< No no! Tu non conosci Sango. Non
perdona così velocemente. Di solito ci mettono almeno un giorno intero per fare
pace, se non più di uno >>
Inuyasha era molto perplesso.
<< E
allora? >>
<< Allora? Allora quei sue stanno organizzando qualcosa! Sono tra le persone
più impiccione che conosca, quando ci si mettono >>
spiegò Kagome. Inuyasha sembrò capire a cosa si
riferiva.
<< Andiamo
a casa di Sango, non è lontana da qui >>
propose la ragazza, avviandosi. Inuyasha la seguì
docilmente.
Arrivati a destinazione,
Kagome suonò il campanello. Sentirono una serie di botti e urli, tra qui un “Kirara, vieni subito qui!”, prima che Kohaku
aprisse la porta con la nekomata in braccio.
<< Oh, ciao Kagome! >>
salutò affannato, mentre la micia tentava la fuga.
<< Ciao Kohaku. Sango è in casa? >> chiese la ragazza carezzando Kirara,
che subito si addolcì e cominciò a fare le fusa.
<< No, è uscita. Ha detto che non torna nemmeno per cena, e si è portata dietro
un incenso anti-demone per cancellare l’odore >> spiegò il fratello,
mostrando tutta la sua perplessità su quella strana situazione. Kagome lanciò
un’occhiata aInuyasha. Sango discendeva da una famiglia di sterminatori, ed era
piena di curiosi gadget anti-demone.
<< E’ chiaro che non voleva che tu seguissi le sue tracce >> commentò dopo
aver ringraziato e salutato Kohaku.
<< Proviamo ad andare
da Miroku? >> chiese lui poco convinto.
<< Sangoha il sangue di sterminatori nelle vene, si sarà
organizzata bene. Non li troveremmo nemmeno volendo >> rispose
la ragazza rassegnata.
<< Bè, allora che vuoi
fare? >> domandò lui osservandola. Kagome alzò lo
sguardo perplessa.
<< C… che voglio fare? >>
ripeté confusa, mentre lui continuava a fissarla.
<< Keh!
>> sbuffò lui << Visto che ci siamo tanto vale che facciamo
qualcosa >>
Kagome rimase a bocca aperta.
Possibile che Sango e Miroku
fossero riusciti davvero nel loro intento?
<< Allora? >>
chiese l’hanyou impaziente. Kagome chiuse la bocca, e
si mise a pensare.
<< Mi porterai ovunque
ti chiedo? >> domandò curiosa.
<< Se
è possibile andare e tornare prima di domani >> rispose lui ironico. Questo la sorprese. Di nuovo.
<< Non sono mai andata
alla torre di Tokyo, anche se abito nella stessa città >> disse quindi, osservando la sua reazione.
<< Nemmeno io >>
commentò, avviandosi verso la stazione. Kagome gli corse dietro, allegra. Le piaceva quandoInuyasha si
comportava così, era naturale come nelle notti di luna nuova.
Presero la
metro fino alla stazione di Shibuya, e poi
l’autobus fino alla torre. Kagome credeva che fosse molto più vicina, ma
soprattutto molto più piccola. Si sorprese di quanto fosse grande.
Ormai era quasi buio, e già
era illuminata di arancio. In estate sapeva che era
illuminata d’argento. Dentro c’era un acquario gigantesco, e anche diversi
musei molto curiosi. Si sentiva una bambina a sorprendersi per ogni cosa, mentre
Inuyasha la seguiva pazientemente. Sembrava che le
stesse facendo la guardia.
<< Andiamo
all’osservatorio? >> chiese allegramente tirandolo verso gli ascensori.
Si era fatto buio, e la città non si vedeva. In compenso, il cielo era limpido,
e si vedevano un po’ di stelle e la luna crescente.
<< Peccato che sia buio, forse oggi si vedeva il monte Fuji
>> mormorò, osservando le vetrate.
<< Io lo vedo >> disseInuyasha,
attirando l’attenzione di Kagome.
<< Ah… è vero >> commentò sorridendo. Inuyasha
la guardò perplesso. Perché sorrideva.
<< Ho sete >>
disse poi, guardando l’osservatorio << vado a prendere qualcosa al
distributore >>
<< Ti accompagno >> propose lui seguendola.
<< NO! >> urlò
lei, arrossendo, e lasciandolo di stucco. Lui si tappò le orecchie con un
gemito.
<< Non urlare! >>
si lamentò, continuando a tenerle tappate << E
poi, perché no? >>
Kagome fece per rispondere,
ma poi rimase zitta. Non se lo ricordava? Un po’ rimase delusa, e decise di
ignorare la discussione. Lui non insistette, forse per paura di un “A cuccia”,
o forse perché cominciava a capire il perché.
Quando scesero al primo piano, Kagome disse nuovamente che
andava a prendere da bere.
<< Va
bene >> si limitò a dire lui, senza seguirla. La ragazza fece un
respiro di sollievo, o forse di rassegnazione? Sembrava proprio che non si
ricordasse di quella sera al distributore.
Digitò il codice dell’acqua
naturale sull’apparecchio. Quei bip erano così fastidiosi. Ma
perché dovevano essere così rumorosi, quei distributori? Si chinò per
raccogliere la bottiglietta, ma quando si alzò si ritrovò davanti due ragazzi
che la fissavano. Dopo una prima occhiata, capì che erano demoni. Avevano la
pupilla felina, e le orecchie appuntite, oltre a canini molto pronunciati e artigli.
<< Ehi, ma questa è
Kagome? >> chiese uno dei due, con una cresta bianca
divisa in punte. Lei lo guardò perplessa. Si conoscevano?
<< Si, riconosco
l’odore che ci ha fatto sentire Koga >> confermò l’altro, con i capelli bianchi e corti, e un ciuffo
scuro che li separava.
<< Io sono Hakkaku, e lui e Ginta. Koga parla spesso di te. Una volta abbiamo
visto una tua foto >> disse quello con la cresta.
<< Ah >> rispose
Kagome, immobile. Che volevano quei due?
<< Tra un po’ non
vediamo Koga? >> chiese Ginta,
con la faccia di chi aveva avuto una grande idea.
<< Giusto! Vieni con noi >> disseHakkaku
prendendole il polso.
<< Ehm, io veramente…
ma che fai? Lasciami! >> urlò mentre se la
tiravano dietro.
<< Ehi >>
Kagome sentì un’altra mano
sul suo braccio, e Hakkaku si fermò, voltandosi. Inuyasha era lì accanto.
<< Lasciala stare, lupo
>> disse con voce calma, ma Kagome percepì che
traboccava di rabbia. Ginta lo squadrò da capo a
piedi, prima di lanciargli un’occhiata perplessa.
<< Che
vuoi, hanyou? >> chiese con tono sprezzante.
Kagome gli lanciò un’occhiata inceneritrice, che per
un attimo lo fece vacillare.
<< Lei sta con me >> risposeInuyasha,
lasciando la ragazza di stucco. Ma cosa stava dicendo?
E poi, così davanti a tutti!
<< Non ha il tuo odore addosso >> commentòHakkaku. Kagome parve perplessa. Il suo odore addosso? Cosa voleva dire?
In quel momento, Inuyasha ringhiò, Il ringhiò più
minaccioso che Kagome avesse mai sentito. Per la prima volta in vita sua,
Kagome ebbe davvero paura di Inuyasha,
tanto che le venne la tentazione di scappare. Lo guardò
terrorizzata, probabilmente stava anche tremando. Lui sembrò notarlo,
perché strinse la presa sul suo braccio, come a rassicurarla.
<< Inuyasha…
>> mormorò lei, con voce tremante. I due lupi strabuzzarono gli occhi.
<< I… Inuyasha? >> ripeté Hakkaku
terrorizzato.
<< Quell’Inuyasha? L’amico di Koga? >>
domandò Ginta arretrando, e tirando con lui Hakkaku, che lasciò il polso di Kagome.
<< Amico? >>
chiese la ragazza perplessa. Koga riteneva Inuyasha un suo amico?
<< Questo ci fa a fette
>> sussurròGinta a
voce troppo alta, tanto che lo sentì anche Kagome.
<< Dobbiamo andare, che
sfortuna! Ci vediamo! >> si congedò rapidamente Hakkaku,
e i due corsero via. Inuyasha teneva ancora stretto
il braccio di Kagome, fissando il punto in cui i due erano spariti.
<< Ehm… Inuyasha, il braccio >> fece notare Kagome,
riportandolo nel mondo dei vivi. Lui la guardò per un attimo, come per
assicurarsi che fosse tutto a posto. Poi le lasciò il braccio, ma in compenso
le prese la mano, e cominciò a tirarsela dietro. Kagome arrossì, mentre cercava
di tenere il suo passo.
<< Ehi, che ti prende?
Lasciami! >> disse dopo un po’, stanca di corrergli dietro. Lui le lanciò
un’occhiata che diceva tutto. No, non la lasciava e no, non rallentava.
Kagome sbuffò. Cosa gli era preso, tutto d’un tratto?
<< Non posso distrarmi
due secondi che tu ti cacci nei guai >> disse
lui spezzando il silenzio, mentre erano in metro. Le teneva ancora la mano.
<< Non è colpa mia se Koga mostra le mie foto in giro >>
rispose lei piccata, cercando di incrociare le braccia. Nulla da fare, l’hanyou non mollava la presa della sua mano.
Quando arrivarono alla stazione, prese una direzione diversa
da casa di Kagome, ma lei lo seguì in silenzio. Quando
svoltò nel viale di una casa dal cancello aperto, però, si fermò. Inuyasha si voltò a guardarla perplesso.
<< Che
hai? E’ casa mia >>
<< Perché
mi hai portato qui? >> chiese lei perplessa. Era tardi
ormai, e tra non molto doveva tornare a casa.
<< Non voglio che Koga venga a cercarti >> disse
arrabbiato.
<< Perché
dovrebbe? >> domandò perplessa. Lui alzò gli occhi al cielo.
<< Appena quei due
diranno a Koga che ci hanno visti
insieme, stai certa che correrà a cercarti. Ma
non sa dove abito, e dato che abbiamo usato i mezzi pubblici non può seguire il
tuo odore. E dato che non sei tornata a casa, non può
seguirti fin qui >> spiegò l’hanyou,
trascinandola a forza nel cortile.
<< Va
bene, ho capito! So camminare da sola >> si
lamentò strattonando la mano. Inuyasha la
lasciò. Probabilmente era convinto che fosse al sicuro adesso. Ma l’assenza di quel contatto le faceva sentire la mano
fredda. In quel momento si accorse di volergli stringere la mano di nuovo, solo
per sentirne il tepore.
Lo seguì dentro casa, e poi
nella sua stanza, accompagnati dal saltellante Miyoga.
Nel tragittò, sentì di tanto in tanto gli strilli di
Rin e di una voce gracchiante che la sgridava.
<< Ecco, questa è camera mia >> disse il ragazzo arrivando ad una
porta con sopra intagliato il suo nome in kanji.
<< Chi l’ha scritto? >>
chiese curiosa. Era un intaglio molto rude.
<< L’ha fatto Rin su
tutte le porte delle stanze. Ha obbligato Jaken ad
insegnargli come scrivere i nostri nomi e li ha incisi. Quando
l’ha scoperto era furioso >> spiegò Inuyasha
ridacchiando. Kagome sorrise.
<< Oh, signorino Inuyasha! Che rara visione vedervi ridere
>> disse allegro Miyoga saltellando sulla
scrivania. Inuyasha tossì, riassumendo il suo
solito sguardo. Kagome rise divertita.
<< Che
c’è? >> chiese lui confuso.
<< Nulla. È che appena Miyoga ti ha fatto notare che ridevi hai subito smesso >>
disse allegra, sedendosi sul letto. Lui la imitò, sedendole
accanto.
<< Senti,
ti ricordi oggi in infermeria? >> chiese Kagome quasi subito. Inuyasha arrossì.
<< C…cosa? >>
chiese confuso.
<< Perché
non mi hai fatto toccare le orecchie? >> si lamentò sedendosi a gambe
incrociate, frontale a lui.
<< Perché
dici? Non ci sono abituato >> rispose più
tranquillo.
<< Non è giusto! Mia
madre ti ha toccato le orecchie e io no! >> disse offesa, incrociando le
braccia. Inuyasha sospirò rassegnato.
<< Se
vuoi toccarle fallo >> concesse, piegando un po’ la testa. Lei non se lo fece ripetere due volte. Allungo le
mani e le acchiappò delicatamente, sfregandole con le
dita.
<< Come sono morbide! >> disse allegra, ma a bassa voce.
Sapeva che i rumori troppo alti gli davano fastidio. Rimase a strofinarle
ancora un po’, prima di lasciarle andare. Non voleva infastidirlo. Lui non si
mosse.
<< Si è addormentato di
nuovo >> commentò Miyoga saltellante << è
da quando è piccolo che gli fa questo effetto. Mi
ricordo che sua madre gli carezzava sempre le orecchie quando
non voleva dormire, e lui crollava in pochi minuti >>
Kagome trattenne una risata. Ecco perché non voleva mai farsi toccare le orecchie. Lo
rilassava e addormentava. Lo distese sul letto, e si mise ad osservarlo. Non lo
aveva mai visto dormire. Sembrava un bambino, e aveva un’espressione così
rilassata, come se non potesse sfiorarlo alcun problema. Si sedette sul bordo
del letto, accanto al suo fianco. Il vecchio Miyoga
saltellò via per una commissione, e lei rimase lì ad ammirarlo. Era perfetto.
Si accorse solo in quel momento di quanto era bello. Bello come un dio. Gli
carezzò i capelli, senza pensarci, e si accoccolò accanto a lui, per sentirne
il calore. Si accorse che due occhi ambrati la stavano fissando.
<< Scusa, ti ho svegliato >> mormorò, rimanendo stesa accanto a
lui. Stranamente, non si sentiva in imbarazzo. Lui scosse la testa
impercettibilmente, abbracciandola e stringendola a sé. Kagome chiuse gli occhi
ascoltando il battito del suo cuore, percependo il suo
calore. Sentì il suo respiro tra i capelli.
<< Hai
un buonissimo odore >> sussurrò lui. Era invaso dal suo aroma,
così dolce e inebriante.
<< Ma
se dici sempre che ho un cattivo odore! >> rispose lei piccata,
sentendosi presa in giro.
<< Ho sempre mentito >>
Kagome arrossì, e nascose il
volto sul suo petto, cercando di non farlo notare.
<< Signorino Inuyasha! Signorina Kagome! Svegliatevi! >> urlò il
vecchio Miyoga saltellando sul volto di Inuyasha, pungendolo. Il
ragazzo lo schiacciò istintivamente con la mano, aprendo gli
occhi assonnato. Kagome si svegliò a sua volta, sentendolo muoversi.
Erano ancora abbracciati, come quando si erano addormentati. Rimase un attimo confusa, non ricordando bene cosa fosse successo. Poi
alla sua mente riaffiorarono quelle parole, quelle che aveva sentito prima di
addormentarsi.
“Ho sempre mentito”. Era una
bugia. Lui non la odiava, e lei era stata una stupida. ESango aveva ragione. Gli era sempre piaciuta.
<< Oh, sei tu vecchio Miyoga >> commentò
il ragazzo mettendosi a sedere.
<< Non vi scusate signorino, ci sono abituato >> rispose l’altro
con voce spezzata.
Kagome lanciò uno sguardo all’orologio
digitale sul comodino, e scattò in piedi, improvvisamente piena di energie.
<< ODDIO! SONO LE
UNDICI PASSATE! >> urlò tirando fuori il cellulare dalla tasca. Possibile che non lo avesse sentito. Lo schermo scuro spiegò
tutto. Era scarico, e si era spento. Quindi tutte le
chiamate della famiglia, che di sicuro aveva chiamato, avevano dato il numero
come irraggiungibile.
<< Ti accompagno io, o
non arriverai prima di mezzanotte >> proposeInuyasha, accompagnandola rapidamente alla porta.
<< E
con te quando arriverò? >>
<< In cinque minuti >>
rispose, offrendogli la schiena. Lei lo guardò perplessa.
<< Su, Sali >> la
incoraggiò. La ragazza prese un respiro profondo, prima di salirgli in spalla. Gli
abbracciò il collo, e strinse le ginocchia attorno ai suo
fianchi, mentre lui la reggeva per le ginocchia.
<< Pronta? >>
chiese, preparandosi. Lei annuì, poco convinta. QuandoInuyasha saltò, urlò, chiudendo gli occhi. Ci mise un
minuto buono prima di riuscire ad aprirli. Sentiva il vento sul volto, e vide
che stavano sorvolando le case. Inuyasha atterrava di
tanto in tanto su un tetto, per spiccare un nuovo salto verso la prossima
destinazione.
Arrivarono al tempio in
cinque minuti, come previsto. Kagome vide le luci di casa accese, chiaro segno
che erano tutti alzati. La aspettava una bella sgridata.
<< Kagome,
di che è colpa mia se hai fatto tardi.
In fondo è vero, se non mi fossi addormentato… >>
<< Non ci provare! >>
rispose lei scendendo dalla sua schiena, e fissandolo severa << Se lo
faccio il nonno mi impedirà di vederti. Poi come farai
nel novilunio? >>
<< Posso girare per la
città come prima >> propose lui divertito.
<< Fossi
matta! Finché io abiterò in questa casa, tu verrai qui
nel novilunio. Sempre che tu lo voglia, ovviamente >>
Lui sorrise. Un sorriso
dolce, cheKagome
non aveva mai visto sul suo volto. La abbracciò, sorprendendola.
<< Grazie >>
mormorò l’hanyou al suo orecchio. Kagome si voltò a
guardarlo negli occhi. Erano così vicini, e lei era totalmente rapita dal suo
sguardo. Gli prese il volto tra le mani, timidamente, avvicinandolo al suo,
quando…
<< MAMMA! Kagome è
tornata! E c’è anche il fratellone cane >>
strillò Sota affacciandosi dalla porta. I due ragazzi
si allontanarono arrossendo, mentre la mamma di Kagome e il nonno correvano nel
cortile.
<< Oh, Kagome! Ero così preoccupata >> disse la madre abbracciandola.
Il nonno si concentrò sul ragazzo.
<< TU! Sapevo che era
meglio se mia nipote non frequentava un teppista come… >>
<< Oh, Inuyasha, grazie mille per aver riportato a casa la mia
Kagome >> disse la madre interrompendolo e
prendendo le mani del ragazzo << non ti ringrazierò mai abbastanza >>
<< Ma
si figuri >> rispose lui tranquillamente. Il nonno, sconvolto, fissò la
figlia, poi Inuyasha, poi i nipoti.
<< Basta, fate come
volete! Io non voglio saperne nulla! >> esplose tornando in casa.
Dopo altri ringraziamenti e
saluti, anche il resto della famiglia tornò in casa. Kagome
lanciò un ultimo sguardo aInuyasha.
Lui sentiva ancora il calore delle sue mani sul volto.
<< Kagome, mi spieghi
che fine avevi fatto? Avevi detto
che uscivi con Sango, e lei non era a casa! Abbiamo
chiamato Miroku e niente! Questo, ovviamente, senza
contare le centinaia di telefonate che abbiamo fatto
al tuo cellulare a partire dalle sette e mezza! >>sbraitò il nonno. Kagome
annuiva senza ascoltarlo. La sua mente era impegnata a non cancellare la sensazione
di quel calore sulla pelle, e quelle tre parole… “Ho
sempre mentito”.
<< Kagome, mi stai
ascoltando? >> chiese il nonno rabbioso.
<< No >>
<< Come? >>
<< NO! >> urlò la
ragazza, scattando in piedi << Lasciatemi in pace per una volta! >>
Detto ciò corse in camera
sua, lasciando il vecchio di stucco, e la madre preoccupata.
Si lanciò sul suo letto
piangendo. Era una stupida, stupida, STUPIDA! Aveva
sempre preteso il massimo della sincerità, e lei non faceva altro che mentire. Inuyasha, e il piano, e Kikyo. Perché
aveva gli messo quel dannato rosario?
<< Kagome >>
chiamò la mamma in un sussurro. La ragazza si accorse che era seduta sul letto
accanto a lei. Non l’aveva neanche sentita entrare. Di slanciò,
si mise a piangere sulla sua spalla, singhiozzando. La madre la abbracciò,
dandogli qualche affettuosa pacca sulla schiena.
<< Su, su Kagome, non
fare così. Si può sapere cosa ti è preso? >> chiese lei tranquilla. Kagome
capì dal suo tono di voce che poteva scegliere di non rispondere. Ma lo fece. Raccontò tutto, dei tre anni passati con lui che
la prendeva in giro e le rubava il pranzo, del piano con Kikyo,
del distributore e delle notti di novilunio. Di San Valentino
e della giornata passata insieme, tutto senza omettere nulla. E tutto mentre continuava a piangere. Quando
finì di raccontare, si calmò, limitandosi ai singhiozzi.
<< Kagome, come sei
arrivata a fare questo? Avevo visto che stavi male, ma addirittura vendicarsi! >>
<< Avevi…
avevi visto? >> chiese la ragazza confusa. La madre la guardò
dolcemente.
<< Kagome, pensi
davvero che non mi fossi accorta di nulla? Sono tua
madre. Anche nelle notti in cui è rimasto qui, tu
pensi davvero che io non vi abbia controllato? Solo che io
non sono… invadente come il nonno. Mi limitavo a rimanere alzata in
cucina, o in camera mia, quando vi siete spostati nella tua stanza. Non volevo obbligarti a parlarmene >> spiegò carezzandogli
i capelli.
<< Oh mamma! Cosa posso fare? >> chiese Kagome singhiozzante.
<< Se
mi chiedi la cosa più saggia da fare, è spiegare a Kikyo
la situazione, e non dirgli nulla. Ma se mi chiedi la cosa più giusta… allora devi dirgli la verità, tesoro >>
<< Ho
paura >> singhiozzò la ragazza << sono sicura di perderlo. Lo
amo troppo per perderlo! >>
<< Bambina mia, devi
essere forte. E sperare che lui ti capisca >> la
consolò la madre, cullandola. Kagome si addormentò tra le sue braccia, ma si
risvegliò durante la notte, a causa di incubi. Non
riuscì più a prendere sonno, e passò il resto della nottata a piangere. Cercando
di farsi coraggio.
Kagome si fece
coraggio, e chiamò a casa di Kikyo. Erano le otto del
mattino.
<< Pronto? >>
rispose una voce femminile, assonnata.
<< Pronto,
zia? Sono Kagome >> disse la ragazza
cominciando a giocare con il filo del telefono. Ecco, era già nervosa.
<< Oh, Kagome! Come stai tesoro? Come mai chiami a ques’ora?
>>
<< Sto bene, grazie.
Per caso c’è Kikyo? >>
<< Mi spiace, ma è già
uscita per andare a scuola. Ti serve qualcosa in particolare? >>
<< No, grazie comunque. E scusa per l’ora >>
rispose lei, prima di riattaccare.
Kikyo era uscita, e tutto perché Kagome non aveva voluto
chiamarla troppo presto. Doveva assolutamente incrociare la cugina prima che
parlasse con Inuyasha, e si accorgesse
che gli aveva messo il rosario.
Prese la cartella e uscì di casa, facendo le scale di corsa. Non cadde per miracolo.
Quando arrivò alla stazione,
scoprì che la metro non funzionava per un guasto. Ma
perché le disgrazie avvengono tutte insieme? Cominciò
a fare il tragitto a piedi, ma era troppo lungo per farlo tutto correndo. Si
dovette fermare più volte con il fiatone. Alla fine era stato un bene uscire in
anticipo, perché almeno non arrivò in ritardo, Ma perché Kikyo
era uscita di casa così presto? Abitava lì vicino, e
gli ci voleva una decina di minuti per arrivare a scuola. Che senso aveva
arrivare con quaranta minuti di anticipo?
<< Kagome! >>
urlò Koga non appena la ragazza entrò in classe
<< Stai bene? Hakkaku
e Ginta mi hanno detto di averti vista con Inuyasha e… >>
La ragazza rimase perplessa,
mentre il lupo si interrompeva, e la fissava
sconvolta. Si avvicinò ad annusarle i capelli.
<< Ma…
hai il suo odore addosso! >> strillò, facendo girare tutti i presenti, Inuyasha compreso, che prima arrossì, e poi impallidì.
Kagome ricordò che non aveva
lavato i capelli. Non ci aveva pensato, in effetti, dato che erano puliti. Koga gli annusò la mano, e poi il collo. Kagome lo
allontanò con un ceffone.
<< Ma
che fai? >> chiese arrabbiata e arrossendo. Koga
sembrò non far caso allo schiaffo, e fece un respiro
di sollievo.
<< Meno male, è solo
superficiale >> disse, lanciando un’occhiataccia
ad Inuyasha, che fece finta di niente. Ma di cosa parlavano? Odore superficiale? Anche il giorno
prima, Hakkaku e Ginta
avevano parlato di odore.
La campanella suonò, e Kagome
si rese conto di non essere riuscita a parlare con Kikyo.
Fermò Koga, che stava uscendo.
<< Koga,
dì a Kikyo che devo parlargli, e di non parlare con nessuno, NESSUNO, prima di aver parlato con me,
va bene? >>
<< Ok >> rispose
lui perplesso, uscendo dalla classe. Kagome tornò al posto sospirando. AncheInuyasha la stava guardando
perplesso.
All’ora di pranzo, Kagome si accorse di essersi scordata
il bento.
<< Non ti preoccupare,
io posso non mangiare volendo >> disseInuyasha tranquillo.
<< Tu si, ma io no >>
rispose lei scocciata, dirigendosiverso la mensa. Si sedette accanto a Kikyo, dividendo il suo pranzo, e Koga
si mise vicino aInuyasha.
<< Che
c’è? >> chiese la cugina in un sussurro, finito il bento.
<< Ti devo parlare… da
sola >> aggiunse, con un’occhiata che diceva
tutto. Kikyo si alzò, sussurrando, ma in tono udibile
agli altri:
<< Mi accompagni in
bagno? >>
<< Sicuro >>
rispose l’altra alzandosi. Inuyasha le guardava
sospetto, ma poco interessato. Non poteva certo immaginare la ragione di quel
mistero.
<< Allora, che succede?
>> chiese Kikyo attraversando il cortile.
<< Kikyo,
ho messo il rosario aInuyasha
>> disse Kagome. Il solo pensarci la faceva sentire male.
<< Ce
l’hai fatta? Perfetto! >> disse la cugina allegra, ma la sua
allegria svanì vedendo il pallore sul volto di Kagome.
La campanella squillò,
attirando l’attenzione degli alunni, loro due escluse.
<< Oh, Kikyo. Sono stata così cieca. Non mi sono
resa conto di come lui avesse sempre tenuto a me >> disse tra i
singhiozzi.
<< Ti sei innamorata di
lui? >> chiese la cugina dopo un lungo silenzio. Kagome annuì, con gli
occhi lucidi. Kikyo l’abbracciò, prendendola
alla sprovvista.
<< Kagome, stupida! Perché non me lo hai detto? Non ti avrei mai obbligato a
fare questo se tu non avessi voluto >> la strillò
lei a bassa voce, consolandola contemporaneamente. Kikyo
non la odiava per essersi innamorata di Inuyasha. Già questo, la fece sentire sollevata.
<< Kikyo,
il rosario anti-demone… lui ce l’ha… gliel’ho messo
perché ho scelto la vendetta. La nostra vendetta. Non gli ho parlato subito, ma
poi lui mi ha sentito fuori scuola mentre parlavo con
un cane e… >> spiegò Kagome, parlando a voce alta tra i singhiozzi
<< …e funziona se gli dico “A cuccia” >>
Il tonfo che seguì fece
impallidire la ragazza. Non ebbe il coraggio di voltarsi. Kikyo
impallidì, spostando lo sguardo su Inuyasha che si
rialzava da terra. Kagome prese un respiro profondo, e si voltò a
fronteggiarlo. Nei suoi occhi lesse due sentimenti:
delusione e rabbia.
<< I… Inuyasha >> balbettò con le lacrime agli occhi.
<< Ero
venuto a chiamarti per tornare in classe >> disse con voce afona.
Per Kagome fu come una pugnalata.
<< I… Inuyasha io… fammi spiegare, non so cosa hai sentito ma… >>balbettò lei, ma l’hanyou
non la fece parlare.
<< Ho sentito quello
che dovevo sentire. Rosario, vendetta… la vostra
vendetta >> aggiunse lanciando un’occhiata d’odio ad entrambe << e
“A cuccia” >>
Kagome stava tremando.
<< Non è… non è come
sembra… non hai sentito tutto, fammi spiegare! >>
<< NON VOGLIO SENTIRTI >> ringhiò lui, perdendo il controllo.
Kagome sentì le gambe abbandonarla, ma doveva restare in piedi. Non poteva finire così, non doveva.
<< Inuyasha…
all’inizio era così, ma ora… >>
<< Ti aspetti che me la
beva? >> ringhiò il ragazzo << Di nuovo? Non sono così stupido
Kagome. Abbindola qualcun altro >>
La ragazza fece per
ribattere, ma lui gli voltò le spalle e se ne andò.
Vide la sua schiena allontanarsi, e sentì che non si sarebbe voltato. Stava
diventando tutto nero, le gambe si fecero molli, e cedettero. L’ultima cosa che
vide, fu il cielo. L’ultima cosa che sentì, l’urlo di Kikyo. Ma lui, non si
voltò.
<< Oh, mio dio! KAGOME!
>>
Questo capitolo è corto, ma mi veniva da piangere
mentre lo scrivevo (e pensare che io almeno so come finirà la storia,
poveri voi ç.ç). Spero di riuscire a postare un altro
capitolo, almeno per non farvi finire la giornata con un capitolo in sospeso
come questo. Comunque, dato che tra due capitoli ho
bisogno di un dialogo che ha Emiko sul suo pc, e lei non ha internet, e io ho la febbre…. >.>’
Insomma, speriamo che mi passa così posso prenderlo da lei e scrivere il
capitolo, o sono costretta a sospendere finché non la vedo. Sperando di
riuscire a postare il prossimo capitolo oggi (sottolineando
che nemmeno quello è allegro…)
<< S…Sango? >> balbettò la ragazza, confusa. Si sentiva le
guance bagnate. Capì subito dopo che stava piangendo. E
anche il perché. Il ricordarlo la fece esplodere in singhiozzi.
<< Kagome, ti prego,
calmati >> le disse l’amica dolcemente, carezzandogli i capelli.
<< Lui… lui non mi
vuole più vedere! >> urlò piangendo, nascondendo il volto nel cuscino.
<< Kikyo
mi ha raccontato tutto. Vedrai, riuscirete a
spiegarvi. Ora è arrabbiato, ma poi tutto tornerà normale >> la consolò, facendola sfogare.
<< Voi… voi non sapete
tutto >> disse emergendo dal guanciale << Lui si fidava di me. Ed
io… io… >>
Scoppiò di nuovo in lacrime,
stavolta abbracciata a Sango.
<< E’ tutta colpa mia.
Non avrei dovuto chiederti di fare una cosa così infame. E avrei
dovuto accorgermi che eri stata coinvolta con lui >> disse Kikyo tristemente << E’ stata una mia idea. Non
dovevo coinvolgerti >>
<< Su Kikyo, lo sai che non è colpa di nessuno >> intervenneSango bruscamente. Non
poteva consolare due persone contemporaneamente.
L’infermiera entrò nella
stanza, seguita da Kagura, l’insegnante dell’ora di
Kagome.
<< Oh, ti sei
svegliata. Stavo per chiamare l’ospedale >> disse la vecchia,
tranquillizzandosi << hai avuto uno svenimento, credo da stress >>
<< Higurashi.
Kikyo, intendo, Naraku
vuole che torni in classe. Sango, tu puoi restare,
dirò io a Kaede che stai con Kagome >> disseKagura, vedendo la ragazza
in lacrime attaccata all’amica. Sango annuì, grata.
Kagome continuava a piangere.
Anche davanti ai professori, anche davanti alla
scuola, non le importava più nulla. Sango la
abbracciò, cullandola.
<< Si risolverà, vedrai. Tornerà tutto a posto >>
Kagome si svegliò, osservando
la sveglia. Le sette. Si mise a sedere, tastando il cuscino con la mano. Era bagnato, aveva pianto di nuovo. Si trascinò in bagno a
forza, infilandosi sotto la doccia. Vide la sua faccia allo specchio. Aveva gli occhi rossi e gonfi, esattamente come il giorno prima, e
quello prima ancora, e quello prima ancora.
<< Buongiorno Kagome
>> la salutò la mamma, quando la ragazza entrò in cucina. La prima cosa
che fece, fu avviarsi al calendario, per fare una X
sul giorno precedente.
Ventuno. Erano ventuno giorni
che la ignorava, che faceva come se non esistesse e non fosse mai esistita. Il nonno la guardò perplesso. Erano tre settimane
che Kagome si comportava in modo strano e faceva croci sul calendario. La mamma
sembrava sapere il perché, ma non c’era stato modo di farsi dire la ragione.
Aveva un sospetto, ma gli sembrava totalmente infondato. Andavano così
d’accordo fino al giorno prima, non poteva certo
essere per… o forse si?
<< Oh, dopodomani è luna nuova >> disse il nonno soprappensiero,
leggendo le previsioni del tempo. Kagome si voltò a fissarlo con gli occhi
lucidi. Il vecchio non capì subito la ragione di quello sguardo triste, ma la
nipote prese la cartella e corse via, per non far vedere che piangeva. Di
nuovo.
<< Ma..
ma cosa gli ha preso? >> chiese confuso guardando la figlia, che alzava
gli occhi al cielo e ricominciava a pulire la cucina. Che
tonti gli uomini.
<< Ho solo detto che è luna nuova! >> si lamentò
guardando Sota, che, a differenza sua, aveva
capito tutto.
<< Nonno, la luna nuova
non ti ricorda niente? >> domandò scocciato, prendendo a sua volta la
cartella. Odiava vedere la sorella in quelle condizioni.
<< Sota!
Non impicciarti dei fatti di tua sorella >> lo riprese la madre, con voce
tranquilla.
<< Non mi sto
impicciando. Ce li sta praticamente sventolando
davanti! >> si lamentò il ragazzino, prima di prendere il suo bento e uscire.
Il nonno era ancora confuso.
Possibile che tutti avessero capito e lui no?
<< Non capisco perché è
così triste. Dopodomani è luna nuova, no? Di solito è felice
quando viene Inuya… >>. Si bloccò
improvvisamente, mentre la figlia gli mandava uno sguardo che diceva “Ce ne hai
messo di tempo per capire”.
Kagome fece un respiro profondo
ed entrò in classe. Era riuscita a calmarsi, e gli occhi non si erano
arrossati. Fece di tutto per non guardare in direzione di quel banco. Non
voleva vederlo, non voleva vedere lui che la ignorava.
Si sedette accanto ad Eri, che la salutò allegra. Giusto, Eri. Dopo quel
giorno, ventuno giorni prima, lui si era spostato.
Dopo tre anni seduti allo stesso banco, aveva cambiato il suo posto con Eri, e
si era messo accanto adHojo.
Kagome si sforzava di non piangere in sua presenza, si era
già umiliata abbastanza. Alla mensa, lui si era rimesso al tavolo della sua
classe, e anche se Kagome continuava a portargli il pranzo, lui non lo mangiava
più. Aveva smesso di portarlo quando l’aveva obbligata
Sango.
<< Kagome, smettila di
umiliarti in questo modo! E’ doloroso, lo so, ma lui non ti degna di uno
sguardo, e non farete pace solo perché tu gli porti il pranzo >> gli aveva detto. Era la verità, ma faceva così male.
Alla mensa, lei andò a
mangiare in cortile. Non voleva stare in mezzo agli altri, con Koga che la corteggiava, ma senza più
lui che si metteva in mezzo per difenderla, perché era geloso.
<< Kagome >> la
chiamò Sango, facendogli alzare gli occhi.
<< Oh, Sango, sei tu >>
<< Tutto bene? >>
chiese l’amica sedendosi accanto a lei. Kagome scosse la testa, trattenendo le
lacrime.
<< Senti,
ti va di venire a casa mia, questo pomeriggio? >>
<< No, mamma ha bisogno
di me a casa >> rispose, con tutta la
tranquillità che riusciva a mettere insieme.
<< E
domani? >> chiese allora Sango. Kagome si voltò
a guardarla. Cos’era tutta quell’insistenza?
<< Si, penso di si >> rispose, confusa.
<< Bene. Vieni dopo
pranzo, penso che tu preferisca evitare l’incontro con mia madre >> disse l’altra ironica. Kagome sorrise debolmente. La madre
di Sango era molto insistente, e soprattutto
impicciona, ma in fondo in fondo era simpatica, anche se la figlia ne parlava
come un mostro.
Kagome sopportò altre tre ore
di lezione, e poi corse a casa. Non voleva sentire o vedere nessuno quel
pomeriggio, ma fu obbligata ad accompagnare la madre a fare delle commissioni.
In verità non era obbligata, ma sapeva che sua madre cercava di distrarla
tenendola occupata.
Il giorno successivo era
sabato, e Kagome cercò di dormire il più possibile. Ma
era tutto inutile. Durante la notte, aveva incubi ricorrenti di lui che si
allontanava e non tornava indietro. Rimase comunque a
letto fino a mezzogiorno, cercando di calmare i singhiozzi.
<< Dopo pranzo vado da Sango >> disse
Kagome, entrando in cucina. Segnò l’ennesima croce sul calendario. Ventidue. Quando si sedette a tavola era riuscita a calmarsi a
sufficienza, e gli occhi non erano rossi né gonfi.
<< Va
bene >> rispose la madre con tranquillità, servendogli il riso.
Kagome si sforzò di mangiare, ma, come nei giorni precedenti, si limitò a una minima parte dei piatti serviti. Si vestì rapidamente
con i primi pantaloni e il primo maglione che trovò, e
andò da Sango. Notò che alcune persone la guardavano
male, ma non capì il perché finché non arrivò dall’amica.
<< Ma
come ti sei vestita? >> chiese la ragazza facendola entrare. Kagome si
concentrò sul suo vestiario, un maglione fucsia e pantaloni rosso fuoco.
Facevano decisamente a cazzotti. Oltretutto
quei pantaloni li usava per casa, perché gli stavano stretti. Possibile
che non se ne fosse accorta?
<< La situazione è
peggiore di quanto credessi >> commentò Sango portandola in camera sua.
<< Kirara!
>> strillò avanzando minacciosa verso il letto << Cosa hai fatto al mio
cuscino? >>
Kagome si affacciò per vedere
i resti del “cuscino”. Rise, prendendo al volo la nekomata
che si rifugiò dall’ira di Sango nelle sue braccia. Anche lei sorrise, vedendola ridere. Passarono buona parte
del pomeriggio a parlare del più e del meno, rincorrendo Kirara
che mordeva i fili del computer, rosicchiava le gambe del tavolo o graffiava le
coperte, per poi far sbucare la testolina dai buchi che si era divertita a
creare. Per la prima volta da ventidue giorni, Kagome dimenticò veramente le
sue preoccupazioni.
<< Senti, Kagome… sono
contenta che tu ti sia distratta, ma so bene cosa succederà non appena tornerai
a casa >> cominciòSango,
osservandola seria. Kagome annuì, carezzando Kirara.
<< Non puoi andare
avanti così. Lui non ti vuole parlare? Obbligalo! Vai a casa sua >>
<< Non posso, Sango! Lui non è quasi mai a casa. Solo la notte >>
<< Allora, vai di
notte! A costo di svegliare tutto l’isolato >> disse l’amica severa
<< Non può trattarti così, deve almeno darti la possibilità di spiegarti
>>
Kagome sospirò.
<< Tu e Miroku litigate sempre no? Però fate pace
quasi subito >>
Sango sorrise, a quel pensiero.
<< Kagome, io e Mirokulitighiamo sempre per delle
sciocchezze. Certo, io sono molto gelosa, quindi mi arrabbio spesso. Ma lui torna sempre a chiedermi scusa. Certe volte esagero,
me ne rendo conto, e allora anche io mi scuso >> spiegò, osservando una
foto che li ritraeva insieme sulla scrivania << Ma
io lo ascolto, quando torna. Certo, all’inizio magari sono arrabbiata, e non
voglio vederlo, ma poi… insomma, Kagome, non l’ho mai ignorato per ventidue
giorni! E con oggi sono ventitre. Questo è assurdo, deve ascoltarti! >>
<< Domani è luna nuova
>> disse Kagome in un sospiro << di solito veniva da me, te l’ho
detto >>
<< Kagome, ti
dimentichi chi erano i miei avi? >> chiese perplessa << Mi hai detto che viene da te ad ogni luna nuova, è ovvio che sia
perché diventa umano >>
Kagome distolse lo sguardo,
rassegnata.
<< Deve venire. Ho bisogno di parlargli >> mormorò tristemente. Sango annuì.
<< Ricorda Kagome. Se tu sarai sincera, lui capirà >> la rassicurò, con
un sorriso. Kagome rispose con un sorriso molto sforzato.
Non dormì nemmeno quella
notte. Era impossibile dormire. Si affacciò per vedere l’ultimo spicchio di
luna di quella notte, ma quando lo fece era già calata
oltre l’orizzonte. Rimase alla finestra nell’attesa dell’alba. La chiacchierata
con Sango l’aveva tranquillizzata, ed era riuscita a
non piangere. Aveva avuto un solo incubo, perché poi non si era più messa a
letto, ma alla fine crollò, appoggiata al davanzale,
in un sonno senza sogni.
<< Kagome! Il pranzo è pronto >> chiamò la madre dalla cucina per la quinta
volta. La ragazza si svegliò di colpo a quell’urlo. Volò giù per le scale,
ancora in pigiama, chiedendo scusa per il ritardo. La madre sorrise, vedendola
così conciata. Finalmente aveva dormito. Kagome corse al calendario a fare
l’abituale crocetta. Ventitre. Ed
era decisa di non raggiungere il ventiquattro.
Passò la giornata con Sota, per non pensare a quella sera. Non doveva
assolutamente pensarci. Con il passare del tempo, il cielo si annuvolò, e
cominciò a piovere. Inizialmente era una pioggerella leggera, ma si trasformò
ben presto in un temporale con tanto di tuoni e saette.
Kagome osservò l’orologio,
dato che il cielo coperto non le permetteva di controllare il calare del sole.
Ormai il tramonto era passato. Pensò che, conoscendo Inuyasha,
sarebbe venuto a piedi sotto la pioggia, quindi preparò degli asciugamani
all’ingresso, e chiese alla madre di prendere degli abiti del
padre come cambio. Si sedette davanti all’ingresso, in
attesa. Doveva assolutamente venire.
<< Non arriva? >>
chiese la madre, sedendosi accanto a lei. Kagome scosse la testa, tristemente.
Sapeva cosa doveva fare, ma non poteva… o forse si?
<< Kagome, penso di
sapere cosa vuoi fare >> mormorò la madre
dolcemente. La figlia si voltò a guardarla. Non voleva, non
voleva segnare quel ventiquattro. Non poteva sopportarlo, non più.
<< Stai chiedendo il
mio permesso? >> domandò osservandola con affetto. Kagome si morse il
labbro, speranzosa e timorosa allo stesso tempo.
<< Corri
>> disse la madre sorridendogli. Kagome non se lo fece ripetere
due volte. Infilò le scarpe, aprì la porta e corse
via, sotto la pioggia, senza giacca, senza nulla. Non le importava nulla di
bagnarsi, né di ammalarsi, o qualunque altra cosa. Ormai aveva deciso cosa
fare.
Inuyasha e Kagome riusciranno a fare
pace? Lo scoprirete solo nel prossimo capitolo, vi avverto!
=P
E vi avverto anche su un’altra
cosa. Oggi mi vedo con Emiko, così
dovrei riuscire a pubblicare il capitolo di domani (speriamo bene XD).
Nel frattempo godetevi il capitolo, in
attesa del prossimo “Volevo vederti sorridere” (titolo ancora incerto >.>)
Volevo inoltre rispondere alla domanda di akane_date (se si può chiamare risposta quella che sto per dare >.>'): sinceramente non ne ho la più pallida idea! So come farò continuare e finire la storia, ma non quanti capitoli ci vorranno ancora. Non penso che supereranno i venticinque, ma non ne sarei così sicura. Non sono capace a fare i calcoli di quanto scrivo (conta che credevo di finire la storia in venti pagine... sono a cento -.-)
Spero di farvi sapere appena avrò un'idea più chiara!
Volevo dirti
che ti amo
Kagome correva, sotto la
pioggia scosciante. Casa di Inuyasha
era vicina, ma a piedi era comunque una bella camminata. Lei non si fermò
nemmeno un attimo, anche se le faceva male il fianco, e se faticava a
respirare. Non vedeva bene, a causa dell’acqua negli occhi. Corse
per un tempo che le sembrò interminabile. Quando poi
lo vide: quel cancello, socchiuso, e quel viale che attraversava il piccolo
cortile. Si buttò contro il cancello, aprendolo, e corse per il
viale.L’urto le fece perdere
l’equilibrio, e cadde davanti alla porta. Non riusciva più a respirare, e le
faceva male il petto.
<< Jaken,
sono sicura di aver sentito un rumore in cortile! >> disse la vocina
allegra di Rin, sempre più vicina.
<< Era di sicuro un
fulmine Rin, non uscire! >> rispose la voce gracchiante del piccolo youkai. La bimba lo ignorò, aprendo la porta.
<< Signorina! >>
strillò impaurita, vedendo Kagome a terra, bagnata e con i capelli gocciolanti,
che respirava a fatica.
<< Chi è quella
ragazza? >> chiese una voce femminile, autoritaria ma dolce allo stesso
tempo. Kagome alzò il volto, mente cercava di
rimettersi in piedi con l’aiuto della piccola Rin. Vide una youkai
bellissima, vestita con il kimono tradizionale, gli occhi dorati, una mezzaluna
violetta sulla fronte e delle strisce della stessa tonalità sulle guance. Aveva
dei lunghi capelli argentati, in parte legati in due codini alti legati con dei fermagli a forma di conchiglia. La
somiglianza con Sesshomaru era impressionante.
<< Signora Madre, è
un’amica di Inuyasha >>
rispose Jaken inchinandosi. La donna spostò lo
sguardo sprezzante su Kagome.
<< Un’amica del figlio
di quella sgualdrina? Che ci fai qui? >> chiese
scontrosa. Anche il carattere era uguale a quello del
figlio.
<< D… dov’è? >> chiese Kagome cercando di far tornare il respiro regolare.
La youkai la squadrò, perplessa.
<< Come scusa? >>
<< Inuyasha…
dov’è? >> ripeté Kagome con le lacrime agli occhi. Solo Rin, che era lì
accanto, lo notò. Per gli altri apparivano come gocce di pioggia sul volto.
<< E’ già uscito… che
cos’hai, signorina? Sei così triste! >> domandò
la bimba quando lei singhiozzò. Lo aveva perso. Era
arrivata troppo tardi.
<< Vai a sinistra, e
corri più veloce che puoi >>
Kagome alzò lo sguardo sorpresa. Davanti a lei, sotto la pioggia, c’era Sesshomaru. Il suo sguardo era… comprensivo?
<< Se
corri lo raggiungi >> disse, coprendo Rin con un impermeabile.
Kagome scoppiò in singhiozzi.
<< G… grazie! >>
urlò girandosi, correndo fuori dal cortile e svoltando
a sinistra.
<< Ma
insomma, chi era quella ragazza, Sesshomaru? >>
chiese la madre scocciata. Lui si voltò, e rientrò in casa con Rin.
<< La sua compagna >>
rispose lui, con tranquillità. Un lampo di sorpresa attraverso gli occhi della
donna, ma non si scompose.
<< Non aveva il suo odore addosso >> fece notare, perplessa.
<< Non ancora >>
rispose il figlio sbrigativo, asciugando i capelli di Rin con un asciugamano.
Alla madre faceva sempre uno strano effetto vederlo indaffarato con quella
bambina.
<< E
da quando aiuti Inuyasha? >> domandò perplessa.
Lui fece un cenno a Jaken, che andò a prendere un
cambio alla bambina, con lei che gli trotterellava dietro. Poi, lanciò uno
sguardo neutro alla madre, e si ritirò senza dire una parola. La donna sospirò.
<< Tsk!
Figlio ingrato, ma chi se ne importa! >> sbuffò, andando nelle sue
stanze.
<< Pensi che la
signorina Kagome raggiungeràInuyasha?
>> chiese la piccola Rin mentre si cambiava la
maglietta.
<< Penso che lui si fermerà quando sentirà il suo odore. Certo, sotto alla pioggia ci metterà un po’ a sentirlo. Comunque, il signor Sesshomaru ha
detto che stava crollando. Non sarebbe riuscito ad ignorarla
ancora a lungo >> risposeJaken,
soprappensiero.
Kagome continuava a correre
nella direzione indicata, ma di lui neanche una traccia. Cominciò a temere di
averlo perso, di non aver corso a sufficienza. Sesshomaru
non poteva aver mentito, non poteva essere stato così
crudele. Ma se Inuyasha
avesse previsto tutto? Se glielo avesse chiesto per evitarla.
Cercò di sotterare quel pensiero sotto le sue
speranze, ma continuava a tornare a galla. Superò l’ennesima svolta. Ormai
stava per cedere. Non ce la faceva più. Quando i suoi
occhi, videro qualcosa. Frenò bruscamente per tornare all’incrocio appena
superato. Non poteva aver sbagliato, quei capelli neri…. Rimase immobile a
fissare quella sagoma di spalle, il petto che si muoveva frenetico al ritmo del
suo respiro.
<< I… Inuyasha >> balbettò con voce debole. Non aveva più
fiato, e aveva un dolore lancinante sui fianchi. L’hanyou
si voltò impercettibilmente. Riuscì a vedere la sua pupilla viola scuro che la
scrutava, ma non parlò.
La pioggia continuava a
scendere, incessante, mentre i due si osservavano in silenzio.
Kagome lo vide
mentre stringeva i pugni. Si stava trattenendo? Da cosa? Il ragazzo si
voltò, cominciando ad allontanarsi.
<< A… ASPETTA! >>
urlò la ragazza avanzando. Lui si fermò nuovamente. Kagome sentì le gambe
tremare. Aveva paura, paura di vederlo andare via di
nuovo, come quel giorno.
<< Io… ti prego, perdonami! >> urlò, per sovrastare il rumore
della pioggia. Ricominciò a piangere, singhiozzando. Inuyasha
si voltò, guardandola con uno sguardo neutro. Fu un’altra pugnalata.
<< Non… non mi
lasciare… torna a casa con me >> balbettò,
sforzandosi di trattenere le lacrime. Lui strinse ancor di più i pugni, fino a
far diventare bianche le nocche.
<< Io… lo so che non me
lo merito, e che sono stata stupida, e infame e che… e che non avrei dovuto farlo ma… non… non andartene, ti prego! Almeno
ascoltami! >> singhiozzò, osservando la schiena del ragazzo terrorizzata.
Inuyasha fece un respiro profondo, prima di voltarsi
completamente per fronteggiarla.
<< Che
vuoi? >> chiese brusco. Kagome sobbalzò. Il suo tono di voce le metteva
paura, ma era da così tanto che non lo sentiva parlare
che si sentì morire di gioia. Gli aveva parlato di nuovo. Dopo ventitre giorni. Tirò su con il naso, cercando di non
piangere, ma fu tutto inutile. Sentì le gambe cedere, e non fece nulla per
evitarlo. Cadde seduta, con le gambe lungo i fianchi, piangendo e singhiozzando
e con le mani sul volto.
<< Volevo… volevo dirti che ti amo! >> urlò tra le lacrime, disperata.
Lui sobbalzò a quella frase. La osservò, così bagnata, seduta sull’asfalto
freddo e zuppo, in lacrime davanti a lui. Ringraziò il cielo che Kagome non potesse vederlo in quel momento. Gli aveva chiesto scusa.
Era venuta a cercarlo. E adesso… Fece un respiro
profondo, aprendo le mani. Se avesse continuato così,
anche senza artigli avrebbero cominciato a sanguinare. Sapeva che non sarebbe
riuscito a rimanergli lontano ancora per molto.
<< Ti prego >> lo
implorò lei con voce troppo acuta << non mi lasciare da sola >>
I
singhiozzi si erano intensificati talmente tanto da farla tremare violentemente. Cominciò a sentire freddo, e il bagnato del vestito
che si era attaccato alla sua pelle. Le facevano male le
gambe per la corsa, e il dolore al fianco si era intensificato. Aveva
troppa paura per spostare le mani dal volto e alzare lo sguardo su di lui. Paura di vedere il suo sguardo duro, o la sua schiena che si
allontanava.
Inuyasha sospirò, rassegnato, un po’ al suo istinto e un po’
all’insistenza di quella ragazza, così egoista, crudele, vendicativa, ma al
contempo così tenera e indifesa.
<< Credo di non avere
altra scelta >> disse infine, concentrando il suo sguardo violetto sulla
ragazza. Lei smise di singhiozzare, e alzò lo sguardo su di lui. Incrociò per
un attimo i suoi occhi, e capì. Capì che l’aveva perdonata. Scoppiò a piangere
nuovamente, mentre lui si avvicinava e si chinava accanto a lei.
<< Ti riporto a casa >> sussurrò, prendendola in braccio.
Lei si rannicchiò sul suo petto. Anche lui era
bagnato, ma era così caldo. Continuò a singhiozzare ancora per una decina di
minuti, prima di calmarsi. Rimase in silenzio, tra quelle braccia che la
proteggevano. Avrebbe voluto rimanere così per sempre,
con la consapevolezza di aver ottenuto il suo perdono. Ma
sapeva che non era così. Non era stata ancora perdonata. Aveva solo ottenuto la
concessione di venire ascoltata. E se lui non l’avesse
comunque perdonata? Cosa
avrebbe fatto a quel punto?
<< Mamma, Kagome è
tornata! C’è il fratellone cane con lei! >> urlòSota affacciandosi dalla porta. La madre corse
all’ingresso con gli asciugamani, e subito li porse ai due ragazzi
quando entrarono. Inuyasha posò Kagome sullo
scalino dell’ingresso, e lei rimase lì seduta. Cominciò a tremare,
ricominciando a sentire il freddo della pioggia.
<< Inuyasha,
grazie per aver riportato a casa Kagome >> lo ringraziò la madre con
sincerità, offrendogli un asciugamano.
<< Grazie, ma è meglio
che vada >> rispose lui con tono neutro. Kagome
spalancò gli occhi, e si aggrappò alla sua gamba.
<< NO! >> urlò,
terrorizzata. Il ragazzo la guardò sbalordito.
<< E’ meglio che tu
rimanga, non è una buona idea uscire con questa
pioggia >> propose nuovamente la donna, porgendogli anche i vestiti
puliti << tieni, sono di mio marito. Vai pure a cambiarti in camera del
nonno, dovrebbero andarti bene >>
Il ragazzo salì le scale rassegnato. Anche l’ultimo
tentativo di fuga era fallito. Ormai era incapace di andarsene.
<< Kagome, vieni, ti aiuto a cambiarti >> le disse la madre, portandola
nella sua camera. Gli fece indossare il pigiama, e le asciugò i capelli con il
phon. Dopo i primi violenti tremori, la ragazza si calmò. Smise di piangere e
singhiozzare, e si riscaldò con l’aria calda dell’asciugacapelli.
<< Vai in camera tua
adesso. E porta una coperta e una tazza di tè aInuyasha. Lo scalderà >> disse
porgendogli una tazza portata da Sota. Kagome ebbe
l’impressione che tutti si fossero preparati in
anticipo. Anche il nonno non si era intromesso.
Tornò nella sua stanza, dove
trovò Inuyasha seduto sul suo letto.
<< Tieni,
è da parte di mamma >> disse porgendogli la tazza di tè e la
coperta. Lui annuì, mettendosi la coperta sulle spalle e prendendo la tazza. Anche Kagome si rifugiò nel suo piumone, prendendo un
respiro profondo.
Mi spiace se ieri non sono riuscita
a pubblicare (mio fratello ha sequestrato il pc -.-),
spero che mi perdoniate (se volete posso ucciderlo da parte vostra XD)
Ecco il capitolo che qualcuno aspettava da tempo, “Per
rivedere il tuo sorriso”! Spero che vi piaccia, baci!
Aryuna
Per rivedere il tuo sorriso
Kagome rimase a fissare il
pavimento, in silenzio. Non sapeva cosa dire, come cominciare. Lui era lì,
accanto a lei, con il tè in mano, la coperta sulle spalle, i capelli bagnati… i
capelli bagnati? Ma era
impazzito? Si alzò in piedi osservandolo severa. Voleva ammalarsi, per caso?
Era anche umano in quel momento, non poteva certo vantare la sua forza fuori dal comune. Prese il phon dal cassetto del mobiletto
del bagno, e ritornò nella camera. Lo accese e cominciò ad asciugargli i lunghi
capelli scuri. Lui la ignorò, o almeno cercò di farlo. Non resistette a lungo.
<< Che
ci facevi in giro? >> chiese con voce sufficiente a
farsi sentire sopra il ronzio dell’asciugacapelli.
<< Cercavo
te >> rispose lei, più tranquilla. Era un
sollievo non dover rompere il silenzio, non avrebbe saputo cosa dire.
<< Di notte? >>
domandò lui, perplesso.
<< Casa tua non è tanto
lontana >>
<< A piedi? >>
<< Sono uscita di corsa e non ho pensato a prendere la bici >>
rispose con franchezza. Meglio non precisare che per correre si era sentita
male ed era caduta.
<< Sotto la pioggia? >>.
La voce del ragazzo si faceva sempre più perplessa. Kagome non sapeva se
interpretarla con sollievo o preoccupazione.
<< All'inizio non
pioveva >> mentì lei, forse per non ammettere del tutto quanto fosse terrorizzata << Ha cominciato mentre ti cercavo
per tutta la città >>
Per un attimo Inuyasha rimase in silenzio, sbalordito e confuso. Era
davvero convinta che lui…?
<< Credevi davvero che
sarei venuto a casa tua dopo ciò che hai fatto? >>
domandò, dando sfogo ai suoi pensieri. Si sentiva dal suo tono che era
incredulo e arrabbiato.
Kagome spense il phon,
lasciando che il silenzio si insinuasse tra lei e l’hanyou. Quando si fece troppo
pesante per entrambi, Inuyasha decide di romperlo.
<< Perchè tu e Kikyoavete fatto tutto questo? >>.
Forse Kagome si stava solo immaginando la sfumatura triste della sua voce?
<< Ecco... Kikyo mi ha raccontato che ti ha lasciato perchè girava la
voce che la tradivi con un'altra ragazza... >>
spiegò la ragazza incerta.
<< Ma
non è vero! >> ringhiò lui, arrabbiato. Kagome si scostò leggermente. Gli
faceva paura, perché temeva che svanisse da un momento all’altro, come un
sogno. Alla fine trovò il coraggio di rispondere.
<< Lo so. Ma Kikyo mi ha detto che tu non hai
fatto nulla per rimetterti con lei e che non sembravi neanche starci male... per
questo ha deciso di vendicarsi >>
<< Quando
si è scoperta la verità, non mi ha neanche chiesto scusa! Come pretendeva che
tornassi con lei? E poi... >> aggiunse con una nota malinconica e
dispiaciuta << non mi ha chiesto se ci fossi stato male o meno >>
Kagome si sentì male a quelle
parole. Come avrebbe reagito Inuyasha al piano? Di
nuovo calò il silenzio, di nuovo fu lui a romperlo.
<< E
tu, perchè ti sei alleata con lei? >> domandò squadrandola. Kagome
deglutì, preoccupata. Dopo Kikyo, ora era il suo
turno.
<< Non era solo per Kikyo... >> spiegò, imbarazzata << anche io
avevo i miei motivi. Tu mi facevi continuamente dei dispetti: occupavi sempre
tutto il banco, non mi facevi sedere fino all'inizio delle lezioni, mi rubavi
il pranzo, mi facevi mettere continuamente in punizione dal professor Naraku... >>
La lista poteva continuare in
eterno. Kagome decise di arrivare al dunque.
<< e
inoltre... mi dicevi sempre che avevo un cattivo odore >> terminò quindi,
alzando lo sguardo su di lui. A quelle parole i suoi occhi si fecero sofferenti.
Li spostò sul pavimento, mordendosi il labbro.
<< Scusa >>
sussurrò in un tono quasiinudibile. Kagome lo fissò sorpresa.
Doveva aver sentito male, era impossibile che Inuyasha le avesse chiesto scusa. O
forse si? Ormai non ci capiva più niente.
<< Ma
quindi...sei ancora arrabbiato per via del rosario? >> domandò, attirando
nuovamente l’attenzione dell’hanyou. Il suo sguardo
si fece nuovamente duro.
<< Non è tanto per il rosario... ma perchè mi hai ingannato >>
<< All'inizio era
così... ma dopo... >>
Kagome strinse il phon tra le
mani, e si rese conto di essere ancora in piedi. Si
sedette accanto al ragazzo, accoccolandosi nel piumone. Una domanda le ronzava
nella testa, ma non poteva fargliela, era troppo imbarazzante. Eppure, doveva trovare un modo.
<< E’ meglio se bevi il
tè, o si fredderà >> disse per rompere il
silenzio. In realtà si era già freddato, ma lui lo bevve
senza fare storie, ma soprattutto senza dire una parola. Kagome si morse il
labbro, in difficoltà. Lui non l’assecondava, né l’aiutava ad esprimersi.
Doveva puntare sulla linea diretta. Prese un respiro profondo, e si voltò a
guardarlo. Anche lui si voltò, forse intuendo che
stava per dire qualcosa. Eppure rimasero in silenzio
ancora per diversi minuti. Kagome non riusciva a trovare il coraggio per parlare.
<< Perchè mi hai
baciato? >> chiese con un filo di voce. Dubitava che lui la sentisse, ma
il ragazzo inarcò le sopracciglia, confuso.
<< Quando?
>>. Kagome lo fissò allibita. Q… quando?!
<< Come quando? >>
chiese quasi urlando << Alla festa di Ayumi! >>
<< Ah,quello...
>> rispose lui con tranquillità e disinvoltura.
<< COME SAREBBE
"AH,QUELLO..."?! >>. Stavolta aveva
urlato, ma il ragazzo non ci fece troppo caso.
Ringraziando il cielo, il suo udito non era sopraffino in quel momento.
<< Non urlare, ci sento
benissimo >> commentò, comunque. La voce di
Kagome non era proprio… delicata in quel momento.
<< Questo non fa che
aumentare le mie preoccupazioni >> rispose lei piccata. La paura di un attimo prima aveva lasciato spazio alla
rabbia. Come, come, COME poteva essere così stupido?
<< Mi andava... >> disse lui interrompendo il flusso dei
suoi pensieri.
<< Che
cosa? >> domandò lei arrabbiata, fulminandolo con lo sguardo.
<< Di baciarti >>
Kagome rimase pietrificata.
Il suo sguardo era perso, ma allo stesso momento concentrato sugli occhi
violetti e ipnotizzanti del ragazzo. Lo distolse a fatica, e la sua assenza fu
quasi dolorosa.
<< E
tu perchè non mi hai respinto? >> domandò lui, con un tono accusatorio <<
Solo per portare avanti il tuo piano? >>
<< N-no...
non solo per quello... >> balbettò lei, cominciando a giocare
nervosamente con le mani << Il fatto è che... e-ecco... mi hai... colto di sorpresa >>
Che razza di spiegazione! Un bambino di tre anni avrebbe
fatto di meglio. Kagome si diede mentalmente della stupida. Perché
era così difficile parlargli, dopo aver urlato quello che provava sotto la
pioggia?
<< Allora ti ha dato
fastidio? >> domandò il ragazzo, forse un po’ preoccupato della risposta
che poteva ricevere. Kagome alzò nuovamente gli occhi, incrociando i suoi. Era
difficile mentire adesso. Ma soprattutto non voleva
più mentire.
<< N-no...n-non
è che m-mi ha dato f-fastidio... >> balbettò, in
evidente difficoltà.
Inuyashale si avvicinò, per nulla
intenzionato a metterla a suo agio. Sembrava godere nel vederla così in difficoltà
con le parola, così indecisa. Arrivò ad avere il viso
a pochi centimetri dal suo. Poteva sentire il suo respiro regolare, e sentire il suo odore. O forse era
solo una sua impressione. Gli umani potevano sentire l’odore altrui? Kagome era
sicura di riuscire a sentire l’aroma sulla pelle delle persone, e le sembrava
di sentire anche quello di Inuyasha.
Selvatico.
<< E
se ora lo rifacessi... >> cominciò lui con voce suadente << ti
darebbe fastidio? >>
Kagome rimase colpita dagli occhi di lui. Così profondi, ci si sarebbe potuta perdere.
Voleva perdercisi. Dimenticare tutto, rimanere solo con lui,
con il suo tepore, il suo aroma, i suoi occhi…
<< N-no...
>> balbettò,avvicinandosi
a sua volta.
Pochi centimetri li
separavano, ma sembravano metri. Kagome non riusciva a trovarlo, lì, accanto a
lei. Lui non esitò, cancellando quello spazio, e raggiungendo le labbra morbide
della ragazza. Per lei quel tocco fu come una scossa, seppure lo aspettasse. Il
sapere che stava arrivando non le servì a prepararsi. Sentì un turbine dentro
di lei, mentre le labbra del ragazzo di muovevano morbide sulle sue. Gli passò
le braccia attorno al collo, ricambiando il bacio con passione e timore al
contempo, senza sapere se abbandonarsi a quel momento o meno. Ma la sua mente
venne meno quando lui intensificò il bacio,
prendendola per i fianchi. Sentì il contatto con la sua lingua, il suo respiro fresco e affannato, quasi tormentato, come se
avesse atteso quel momento da secoli. Non voleva lasciarlo, voleva
che quel momento durasse in eterno. Si accorse solo in quel momento che anche
lei respirava affannosamente. Lui sembrò accorgersene, e la lasciò.
Kagome si accoccolò sul suo
petto, assaporando il suo sapore. Anche
quello aveva un qualcosa di selvatico. Rimasero in silenzio così, assaporando
entrambi quella perfezione. Inuyasha respirò
profondamente l’essenza di Kagome, annusando i suoi capelli. Lo inebriava, lo faceva impazzire. Voleva prenderla di nuovo,
conquistare le sue labbra morbide e rosee, sentire il suo sapore sulla lingua.
Ma lei parlò, rompendo quell’atmosfera.
<< E’ stato diverso
rispetto a quando eri normale... >>. La sua voce
aveva una dolcezza che non aveva mai sentito prima.
<< In che senso? >>
domandò confuso.
<< Non lo so... era un bacio diverso rispetto al primo >>
rispose lei, senza trovare un modo più chiaro per spiegarsi. Tornarono in quel
silenzio, e di nuovo lui venne inebriato dal suo
sapore. Era incredibile come riuscisse ad offuscargli
la mente, anche quando era un semplice umano.
<< Non mi hai ancora risposto >> fece notare la ragazza,
distogliendo nuovamente l’hanyou dai suoi pensieri.
<< A cosa? >>
<< Alla domanda di
prima... quella volta l'hai fatto solo perchè ti andava?
>> domandò, forse curiosa, forse preoccupata. Dopo un
brave silenzio, aggiunse timorosa: << E anche adesso? >>
Lui fece un respiro profondo.
La ragazza sentì il movimento del suo petto.
<< Non proprio... >>
<< Non proprio? >>.
Kagome era perplessa. Quella riposta non le bastava << Allora...ti
andava in che senso? >>
<< Come in che senso? >>
chiese lui, imbarazzato.
<< Bè...quando baci una
persona è ovvio che ti vada... >> rispose lei << ma
è diverso se ti va perchè le vuoi bene o solo per una... una... >>. Non
riusciva a trovare la parola adatta.
<< Una? >> la
invitò a parlare lui, incuriosito.
<< ...reazione
chimica... >>
Il ragazzo rise, ma lei non
la prese così bene.
<< Lo sapevo! Hai
studiato troppa biologia... te l'avevo detto... >>
<< Scemo... >>
brontolò Kagome mettendogli il muso. Scherzare su una cosa così seria. O forse, per lui non era così seria? Scosse impercettibilmente
il capo, per cacciare quei pensieri. QuandoInuyasha parlò, lei era ancora distratta.
<< No >>
<< No cosa? >>
chiese confusa.
<< Non era solo una reazione chimica >> spiegò lui,
arrossendo leggermente.
Kagome avvampò.
<< Allora tu... io... >>
balbettò disordinatamente, prima di trovare un ordine
alle parole << ma allora perchè a scuola mi facevi tutti quei dispetti? >>
<< Per tenerti lontana >>
rispose lui con semplicità.
<< Perchè? >>
domandò lei confusa, forse un po’ tristemente. La voleva lontana…
<< Perchè il tuo odore
mi ricordava troppo quello di Kikyo e avevo paura di
starci di nuovo male come con lei >> spiegò il ragazzo. Era triste mentre lo diceva, Kagome poteva percepirlo.
<< E
allora perchè dopo... >>. Lasciò la frase in sospeso, senza sapere di
preciso come finirla.
<< Poi tu hai iniziato a
comportarti in modo diverso, e non sono più riuscito a starti lontano >>
<< Ma
quindi... io ti piaccio solo perchè assomiglio a Kikyo?
>>
Fare quella domanda fu più
faticoso del previsto. Kagome si sentì pugnalare dentro, tanto
era terrorizzata di sentire la risposta.
<< No >> rispose
lui. Sentì la ragazza fare un respiro di sollievo, e continuò: << In
realtà tu e Kikyosiete
molto diverse. Tu sei più dolce... >> fece una pausa, guardandola per
vedere la sua reazione << e più carina >>
Kagome arrossì,
concentrandosi sui disegni delle cuciture del piumone. Era così strano
sentirselo dire proprio da lui. Ma, al contempo,
quella spiegazione non la soddisfaceva. Il dubbio continuava a torturarla.
<< All'inizio ero
attratto da te perchè mi ricordavi Kikyo >>
cominciò lui intuendo i pensieri della ragazza << ma
poi conoscendoti meglio mi sono reso conto che... i lati di te che mi piacciono
sono quelli unicamente tuoi. Kikyo mi piaceva, ma con
te è… diverso >>
Kagome sorrise. Lui era così in difficoltà con le parole, le faceva tenerezza.
Non parlò, aveva l’impressione che dovesse continuare.
E infatti fu così.
<< Perchè i sentimenti
che provo per te non li ho mai provati prima. E poi, Kikyo non sorrideva quasi
mai. Invece ho capito che quando tu sorridi mi sento
davvero… felice. Quando ti ho vista piangere a causa mia
mi sono sentito morire >>. Kagome sentì la mano dell’hanyou
stringere la sua, in un gesto tormentato. Non alzò il volto, e non vide il suo
sguardo afflitto.
<< In quel momento
avrei fatto qualunque cosa per rivedere il tuo sorriso >> terminò,
sollevandole il viso con la mano. Incrociò di nuovo i suoi occhi color
cioccolato. Come aveva fatto a resistergli fino ad allora?
<< Questa...è una dichiarazione?
>> domandò la ragazza divertita.
<< A te cosa sembra? >>
rispose lui a tono.
Kagome lo guardò, perdendosi in quegli occhi violetti, e sorrise. Lo baciò dolcemente,
sfiorando le sue labbra. Lui la strinse a sé, immergendo una mano nei suo capelli neri come quella notte, catturandole la
bocca con la sua. Ma si ritrasse quasi subito. Kagome
non capì subito il perché. Poi capì. Lui aveva chiarito tutto, ma lei?
<< Ehm… per quella
storia del rosario… >> cominciò, in imbarazzo.
<< Si? >> fece
lui, senza nascondere che aspettava che lei chiarisse l’argomento.
<< Io… diciamo che ero ancora molto confusa, e ho agito di impulso.
Poi mi sono subito pentita, per questo non ti ho
parlato. Non sapevo che non si potesse togliere! Le “istruzioni” non erano
complete. Avevo deciso di dirti la verità, ma poi ho
avuto troppa paura per farlo. Il giorno dopo mi sono completamente convinta,
solo che tu mi hai sentito mentre parlavo con Kikyo, e hai sentito solo quello che non avresti dovuto
sentire >> spiegò, tutto d’un fiato. Lui le fece cenno di respirare, e in
quel momento si accorse che non lo stava facendo.
<< Poi >>
continuò << parlando con Sango, ho capito
quello che provavo, e quello che provavi tu. Sai, è un’ottima osservatrice >>
Lui rimase in silenzio, ad
ascoltare. Kagome non sapeva se era un bene o un male.
<< Scusa se ti ho mentito. Tu sei sempre stato sincero, mentre io ti ingannavo >> aggiunse, sinceramente. Lui la guardò,
con uno sguardo illeggibile. Non aveva fatto nemmeno una domanda, come se si
accontentasse di quella spiegazione. Alla fine, fece un sospiro rassegnato, e
la ragazza lo guardò perplessa.
<< Credo di non avere
altra scelta >> disse con lo stesso fare rassegnato << mi toccherà
prenderti così, anche bugiarda come sei >>
<< Ehi, non sono
bugiarda! Era una situazione… particolare! >> disse Kagome offesa. Non
gli piaceva dire bugie, ma in quel contesto era
diverso, anche se sbagliato.
<< Allora prometti che
non mi mentirai più? >> chiese lui. Non aveva un particolare tono, ma a
Kagome risultò minaccioso. Sembrava un ultimatum.
<< No, non lo farò più.
Prometto >> disse con sincerità. Lui sorrise.
Era così bello quando sorrideva. Anche
Kagome sorrise.
<< Meglio se dormi,
domani abbiamo scuola >> fece notare il ragazzo,
obbligandola a stendersi. Lei lo prese per il
maglione, per nulla intenzionata a staccarsi.
<< Stavolta dormi anche
tu !>> impose, facendolo sdraiare accanto a lei.
Lui sospirò.
<< Anche
volendo, non ci riuscirei, umano come sono >> Lei sorrise di nuovo.
<< Difficile
dirlo, se non ci provi >>
Solo in quel momento, Kagome
si accorse che stava crollando. Ovvio, dopo una giornata così! Si addormentò
quasi subito, tra le sue braccia così accoglienti e protettive.
Ecco il capitolo del giorno. Come potete
notare, è uscito in ritardo, e questo è stata una conferma ai miei timori. Non riesco
più a scrivere un capitolo al giorno, anche perché da adesso
la storia non è più programmata bene come prima, ma solo a grandi linee. Spero
che mi perdoniate, ma non riesco più a studiare bene, quindi penso che uscirà
un cap ogni due giorni. Certo, se ci riesco li farò
uscire più serrati ^^’
Scusatemiiiii! XD
Lei è mia
<< Io esco! >>
urlò Kagome infilando le scarpe e prendendo cartella e bento.
Era così felice quel mattino, che nonostante il cielo fosse ancora nuvolo, il
suo umore non ne fu intaccato nemmeno un po’.
<< Buongiorno! >>
salutò entrando in classe. Buona parte dei suoi compagni si voltarono verso di
lei, increduli. Fino ad un attimo prima, la loro attenzione era concentrata sul
banco di Kagome. Sì, perché il suo proprietario se l’era ripreso, sfrattando la
povera Eri, che si era seduta nuovamente accanto adHojo. E adesso, Kagome entrava in classe tutta contenta
dopo che, per quasi un mese, aveva mostrato il lato più depresso a cui avessero mai assistito. Chiaramente, qualcosa non andava. Lo
capì anche Koga, entrando in classe. O meglio, lo annusò. Per lui, il fatto che Kagome avesse
litigato con Inuyasha, era stata un’ottima
possibilità per conquistare la ragazza. Arrivò in un turbine, e frenò solo
davanti ad Inuyasha.
<< TU! PERCHÉ HAI IL
SUO ODORE ADDOSSO? >> urlò il lupo, sconvolto. Tutti si allontanarono in
tempo record, mentre la povera Kagome sospirava. Ecco che
ricominciava la vita di tutti i giorni. Inuyasha
non rispose, limitandosi a fissarlo con uno sguardo “Avvicinati e ti uccido”. Koga corse da Kagome, le prese le mani e la fissò.
<< Ehm... Koga, lasceresti le mie mani? >>
chiese lei con tutta la gentilezza che riusciva a mettere insieme. Lui la
ignorò.
<< Tu non hai il suo odore >> disse, serio. Kagome sbuffò
infastidita.
<< Ovvio, mi sono anche
lavata i capelli stamattina! >> rispose senza pensarci. Il lupo
impallidì.
<< C… COSA? >>
strillò con voce troppo acuta per lui. Ayame arrivò correndo dal corridoio,
preoccupata.
<< Sempai,
che succede? Ti si sente dal cortile! >> disse la ragazza, precedendo di
poco l’entrata di Sango, Miroku
e Kikyo, altrettanto preoccupati.
<< Lei… lui… >>
balbettò Koga indicando Kagome, poi Inuyasha, poi di nuovo Kagome. Lei alzò gli occhi al cielo,
mentre Sango e Kikyo si
facevano perplesse.
<< IO LO AMMAZZO! >>
urlò alla fine, girandosi minaccioso verso l’hanyou. Anche lui scattò in piedi, ringhiando. Era lo stesso ringhio
di quel giorno alla torre. Molti scapparono dalla classe.
<< Koga,
non vorrai ripetere l’episodio della mensa, vero? >> chiese Miroku preoccupato. Kagome notò che, per quanto rabbioso, Koga teneva ancora le sue mani con una delle sue.
<< Koga,
lasciami le mani >> ripeté più tranquilla che
poté. Lui strinse la presa. Questo la infastidì parecchio.
<< Ti ha detto di lasciarla >> ringhiòInuyasha,
avvicinandosi. Koga sbuffò, altezzoso.
<< A te? Nemmeno morto >>
lo provocò tirandola a sé. Kagome gli finì addosso, e Inuyasha
divenne rosso di rabbia.
<< Siamo
gelosi >> disseKoga, divertendosi come
un matto. Kagome non si stava affatto divertendo. Come
si permetteva a trattarla così? Si dimenò, tirandogli un calcio. Koga, intuendo la traiettoria, fece un balzo indietro,
lasciandola andare.
<< Ehi, che volevi
fare? >> strillò preoccupato. Inuyasha si parò
rapidamente davanti alla ragazza. Koga ringhiò.
<< Stalle lontano >>
<< Lei è mia! >>
sbraitò Inuyasha, facendo scrocchiare
la mano << E se non ti sta bene detto così, te lo rispiego.
Toccala anche solo con un dito senza che lei lo voglia
e ti uccido >>
Kagome si trovò circondata da
sguardi curiosi. In particolare, quelli di Sango e Kikyo erano sconvolti.
<< Non mi sembra che
sia già tua. Non a quanto dice il mio olfatto >>
commentò Koga con tranquillità.
<< Così mi metti fretta >> disse l’hanyou,
con uno strano sorriso sul volto. Koga impallidì, e Sango mostrò una faccia scandalizzata. Kagome decise di
chiedergli spiegazioni più tardi.
Ora era meglio calmarli prima
che si squartassero.
<< Buongiorno professor
Naraku >> disse rivolta alla porta. I pochi
presenti in classe schizzarono ai propri posti, mentre gli altri fuggivano. AncheKoga scattò, prima di
accorgersi del trucco.
<< Non c’è Naraku! >>
<< Ci sarà tra… >>.
Kagome alzò lo sguardo all’orologio per controllare l’ora << nove, otto,
sette, sei… >>
Il lupo scappò a gambe
levate, e gli studenti tornarono in classe in tempo in tempo prima che Naraku si presentasse alla porta
con il suo abituale “Kuhuhuhuhu”.
Durante le varie ore di
lezione, Kagome si sentì osservata. Era troppo distratta per
soffermarsi a pensare al perché. La motivazione le venne
svelata da Eri mentre andavano in mensa.
<< Kagome… ma è vero
quello che ha detto Inuyasha? >> domandò la
ragazza curiosa, attirando l’attenzione di tutti coloro
che erano attorno.
<< C… cosa? >>
domandò Kagome confusa. Non potevano aver sentito, la classe era praticamente vuota in quel momento. Giusto, praticamente, non totalmente! Di sicuro la voce di quello
che aveva detto Inuyasha era girata.
<< Ha detto che state insieme, no? L’ho sentito dal corridoio. Non
volevo impicciarmi, ma l’ha urlato >> si difese subito vedendo la ragazza
arrossire.
È vero! Aveva urlato! O no, così davanti a tutti, era così imbarazzante. Gli
veniva voglia di mandarlo a cuccia, così si imparava!
<< Kagome, luce dei
miei occhi! >> urlò Koga dal fondo del
corridoio.
<< Ma
va a cuccia! >> strillò Kagome senza pensarci. Un tonfo sordo, e poi
sentì il terreno tremare. Si voltò di scatto, per vedere il povero Inuyasha con la faccia a terra, che tremava di rabbia.
<< K…Kagome… MA COME TI
VIENE IN MENTE DI DIRLO CON TANTA LEGGEREZZA! >> strillò il ragazzo saltando
in piedi davanti a lei. Kagome assunse un’espressione colpevole, ma al contempo
di rimprovero.
<< Era meglio se stavi
zitto >> gli disse sospirando. Inuyasha
impallidì. In effetti, avrebbe potuto dire che era
inciampato. Certo, era umiliante per un hanyou, ma
meglio che ammettere di indossare un rosario anti-demone. Adesso era difficile
spiegare che la sua caduta e la frase di Kagome non erano collegate. Ayame gli
risparmiò qualunque spiegazione.
<< E’ un rosario
anti-demone quello? >> domandò curiosa. Inuyasha
si affrettò a rimetterlo sotto la divisa, agitato. Koga
li raggiunse immediatamente, con un’espressione divertita.
<< Non ci credo! Kagome
ti ha messo un rosario? Che stana forma di affetto >>
lo stuzzicò, ma subito si pentì. Lo sguardo inceneritore di Kagome lo
raggiunse.
<< Ne vuoi uno anche
tu? >> minacciò la ragazza. Non aveva l’aria di voler scherzare. Koga scosse il capo terrorizzato.
<< Bene. Inuyasha, andiamo a pranzo >> disse
lei allontanandosi con fare offeso. L’hanyou la seguì
in silenzio, per paura di diventare anche lui una vittima degli sguardi
assassini di Kagome.
La ragazza sospirò. Sperava
che Koga capisse presto, che si presentasse
l’occasione per farglielo capire.
Non poteva sapere che si
sarebbe presentata molto, molto presto.
Ecco un altro capitolo! Non è lungo, e probabilmente non lo
sarà neppure il prossimo (quello dopo si, anche troppo ù.ù).
E’ principalmente un prologo della seconda parte della storia. Credo che si concluderà in 23 capitoli, massimo 24! (questa
volta il calcolo dovrebbe essere giusto XD)
Buona lettura!
Campo scuola ad Okinawa
<< INUYASHA! >>
urlò Kagome inseguendolo per il corridoio. Lui scappava più veloce che poteva,
considerando che i corridoi erano gremiti di gente.
<< N… non l’ho fatto
apposta >> balbettò lui in risposta. Kagome lo
guardò furiosa, con i capelli in parte color magenta.
Un breve riepilogo di quello
che era successo cinque minuti prima, durante l’ora di
artistica.
<< Bene ragazzi, qui ci
sono i tre colori primari e il bianco, quelli che userete di più >>
spiegò la professoressa Yura << li ho comprati
io per non farvi usare troppa tempera. Passateveli tra voi quando vi servono >>
Si erano messi in gruppo a
copiare dei quadri del puntinismo. Kagome era sfortunatamente capitata in
gruppo con Inuyasha e Hojo,
totalmente privi di capacità artistiche e senso dell’estetica.
<< Bene, facciamo così.
Io dipingo la parte bassa, Hojo la parte alta e tu, Inuyasha >> Il
peggiore tra tutti noipensò << mischi i
colori, va bene? >>
L’hanyou
annuì. Sapeva bene di non essere una cima ad artistica, ed era meglio non toccare
nulla. Se non fosse che…
<< Questo stupido
tubetto non si apre! >> inveì contro il grande
tubo color magenta.
<< Stai girando il
tappo dalla parte sbagl… >> gli fece notare Kagome, ma nel frattempo il ragazzo aveva
stretto il tubetto talmente tanto che il tappo era esploso. Vi lascio intuire
dove finì più della metà del suo contenuto.
E adesso torniamo al corridoio.
<< Inuyasha,
se non ti fermi ora, userò quella
parola! >> minacciò Kagome, furiosa.
<< N…non ci provare! >>
rispose lui, ma senza avere il buon senso di fare ciò che la ragazza aveva
detto. Lei smise di correre, prese un bel respiro e…
<< A CUCCIA! >>
strillò con voce chiara. Il tonfo fu proporzionale al tono di voce della
ragazza. Tremò l’intero edificio. I professori
accorsero per vedere quello che era successo.
<< Higurashi,
vuoi distruggere la scuola? Se continui così crollerà >>
fece notare il professor Totosai, esaminando il
povero Inuyasha ancora steso a terra.
<< Vi preoccupate
dell’edificio? >> sbraitò il ragazzo, cercando di rialzarsi dolorante
<< Sono io quello che prende le botte >>
<< Sei resistente >>
commentò Kagome come se quello la giustificasse. In
quegli ultimi giorni aveva detto talmente tanti “a cuccia” che Inuyasha era perennemente attaccato al pavimento. Il
ragazzo le lanciò un’occhiata torva.
<< Higurashi,
cosa hai fatto ai capelli? >> chiese Totosai
perplesso.
<< Si è fatta una tinta >> commentòInuyasha
a carponi. Kagome gli diede un calcio sul fianco, senza pietà.
Alla mensa Inuyasha finì quasi tutto il pranzo di Kagome per vendetta.
La ragazza non gli diede troppo peso. Era concentrata a tormentare Sango, altra attività di routine di quel periodo.
<< Dimmi
cosa sai >> mormorò all’amica. Sango
fece finta di non sentire.
<< Sango,
non mi ignorare! >>
<< Non ti sto ignorando >> mentì lei, con espressione innocente.
Kagome sbuffò. Prima o poi doveva parlare. Sarebbe
diventata così assillante da obbligarla!
<< Sempai,
stai ringhiando di nuovo >> fece notare Ayame,
mentre Koga squadrava Inuyasha.
Lui rispose con un brontolio. Ultimamente, Koga
litigava con Inuyasha per qualunque cosa. Dal modo in
cui stava seduto al modo in cui mangiava, ogni cosa
era un pretesto. Quel giorno era fin troppo tranquillo, al punto che Kagome si insospettì. Comunque, il pranzo
passò senza incidenti, e ognuno tornò nella propria classe.
<< Perché
non vuoi dire a Kagome di quella storia dell’odore? >> chiese Miroku perplesso. Sango lo guardò
torva.
<< E’ meglio che lei
non lo sappia. Soprattutto da me >> rispose con aria truce. Miroku si spaventò.
<< Ma…
si può sapere di cosa si tratta? Giuro che non glielo dirò >> promise curioso. Ma la ragazza
scosse la testa, con aria scandalizzata.
<< No! Assolutamente
no! E’ meglio che rimangano tra demoni queste informazioni >>
<< Ci sono possibilità
che io lo sappia? >> domandò insistente.
<< Sai come avvengono i
matrimoni tra demoni? >>
<< No >>
<< Meglio così >>
concluse Sango, e affrettò il passo verso l’aula.
Kagome invece stava correndo
verso l’aula. Avevano Naraku, e non poteva
permettersi ritardi. Fortunatamente arrivò in tempo.
Il demone entrò proprio dietro di lei.
<< Kuhuhuhuhu
>> ridacchiò, osservando gli alunni << prima di cominciare la
lezione ho un messaggio da parte della preside >>
Tutti tesero le orecchie.
<< E’ stato organizzato
un campo scuola al mare ad Okinawa. I ragni stanno
distribuendo le comunicazioni, dove troverete scritto tutto ciò che vi serve
sapere >> disse con disinteresse. Kagome lo
guardò con sospetto. Prima rideva e ora no? C’era qualcosa sotto. La sua
attenzione fu attirata dal ragno che passò sul suo banco, lasciandoci sopra il
foglio che teneva tra le tenaglie. Fece molta attenzione a non mettere le mani
su quel punto.
Hojo alzò la mano quasi subito,
dopo aver dato una letta veloce alla comunicazione.
<< Si? >> chiese Naraku infastidito.
<< Quali professori ci
accompagneranno? >> domandò il ragazzo. Sul volto di Naraku
apparve un ghigno.
<< Quali, dici? >>
<< NO! Non ci credo!
Non posso credere che Naraku ci accompagni al mare.
E’ orribile! >> si lamentò Kagome con Kikyo. La
ragazza fece spallucce, rassegnata.
<< Bè, almeno viene
anche la professoressa Kagura. Lo terrà
a bada, non credi? >>
<< Lo spero >> rispose Kagome, poco convinta. Quel campo
scuola sarebbe stato una guerra.
<< Oh si, l’ho convinto >> confermò soddisfatta << Ora
dobbiamo solo aspettare questo mese ed è fatta! >>
E il tempo passò, senza particolari cambiamenti. Se non fosse, che l’ultima settimana…
<< Ragazzi, mi spiace dirvi che per un impegno di lavoro non potrò venire con voi
a Okinawa >> spiegò Kagura
al termine della lezione. Calò il silenzio.
<< C…come? >>
chiese terrorizzata Yuka.
<< Si, credo che il mio
posto rimarrà vacante, perché anche gli altri professori non possono venire >>
<< Ehm, scusi la
domanda, ma… >> fece Kagome alzandosi in piedi << questo vuol dire che verrà solo Naraku? >>
<< Si, solo il professorNaraku
>> sottolineò la donna. Il silenzio si trasformò
in terrore.
Per l’intera settimana ci fu
un tentativo per disdire i posti del viaggio. Inutile dire
che la preside si era preparata, e fece in modo che non fosse possibile.
Kagome era tranquilla, finché
c’era Inuyasha poteva sopportare anche Naraku. Quando un giorno lo
sorprese mentre cercava di disdire il suo posto. Si prese ben tre “a cuccia”,
uno perché aveva cercato di disdire, l’altro perché non glielo aveva detto e
l’ultimo perché non era da lui.
Sango commentò la scena dicendo
che Kagome stava diventando una sadica violenta. Inuyasha
annuì tristemente, mentre Kagome liquidava il tutto con un “Tanto c’è
abituato”.
Il giorno
prima della partenza, Kagura annunciò che era riuscita a spostare i suoi impegni,
quindi veniva. Ci fu un esplosione di gioia e
sollievo, escluso Naraku, che se ne stava in un
angolino con una smorfia sul volto.
Ecco il capitolo di pasqua! ^^ Scusate il ritardo nella
pubblicazione, ma ho avuto un po’ di litigi per il pc.
In questo capitolo appare la squadra dei sette, e infatti
ero indecisa sul titolo. Spero vi piaccia, il prossimo è
il penultimo capitolo, “Profumo”!
Buona lettura!
Ti aspetterò sempre
Inuyasha era pallido. Tremendamente pallido. E Kagome, anche se non avrebbe dovuto, era divertita. Era
incredibile che Inuyasha, sempre così altezzoso,
avesse paura di volare.
<< Inuyasha?
>> lo chiamò con voce dolce. Lui si voltò a guardarla con una faccia da
cadavere.
<< Tra un po’ partiamo.
Sei sicuro di sentirti bene? >> domandò per la quinta volta. Lui annuì.
Temeva che parlando la sua voce lo tradisse. Purtroppo per lui, a quello ci
pensava già il suo volto.
Sentirono la comunicazione di
“allacciare le cinture di sicurezza, l’aereo sta per decollare, in caso di atterraggi di emergenza bla, bla, bla…”.
E quando decollò, Kagome si
sorprese del pallore che aveva raggiunto la pelle di Inuyasha.
<< Bene, questa è la nostra stanza >> disseSango
osservando il numero sulla chiave e quello sulla porta. Ayame annuì allegra.
<< Che
bello, stiamo in camera tutte e tre insieme! Vero, Kagome? >>. La ragazza
annuì. Da quando stava ufficialmente con Inuyasha,
Ayame aveva messo da parte il rancore.
<< Solo, mi preoccupo
per la stanza dei maschi >> ammise, alzando gli
occhi al cielo << credete che l’albergo reggerà ai terremoti? >>
<< Se non mandi Inuyasha a cuccia, forse si >>
disse Sango sincera, entrando nella stanza. Era
accogliente, anche se poco arredata, con un letto matrimoniale e uno semplice.
Kagome lo prenotò subito, mettendoci sopra la valigia.
<< Non ti preoccupare!
C’è anche Miroku con loro >> cercò
di rassicurarla Sango. Kagome ricordò l’immagine
della mensa distrutta, e scosse la testa preoccupata.
<< Koga
e Inuyasha staranno bene, non ti preoccupare! >>
<< STUPIDO BOTOLO, RANDAGIO
CHE NON SEI ALTRO! >> urlò Koga, cercando di
acchiappare Inuyasha, rifugiato sopra al letto a
castello.
<< Suvvia, Koga! E’ solo una valigia >> si
difese lui, cercando di tenere a bada il lupo.
<< Ti sbagli >> fece notare lui, per un istante calmo
<< ERA UNA VALIGIA! >>
Miroku esaminava il bagaglio, nella speranza di aggiustarlo
in qualche modo. Era completamente deformato. Inuyasha
c’era saltato sopra, fuggendo da Koga che cercava di
riprendere la sua chiave della stanza.
<< Dai, non litigate!
Domani andiamo al mare, cosa si può volere di più? >> disse Miroku, cercando di alleggerire l’atmosfera. Koga si voltò a guardarlo perplesso.
<< Non sapevo che ti
piacesse il mare >> fece notare poco convinto. Aveva un sospetto…
<< Certo che no! Io
parlavo delle ragazze in costume! >>. Inuyasha
cadde dal letto a castello.
<< Miroku,
ma non riesci a pensare ad altro? >> domandò incredulo. Ma subito la sua attenzione si rivolse a Koga,
che osservava un punto imprecisato con aria sognante.
<< Oh, potrò vedere
Kagome in costume! >> esclamò felice, prima di ricevere un pugno sulla
testa da parte dell’hanyou.
<< Piano con la
fantasia >> lo avvertì il ragazzo senza troppa enfasi. Ormai non si
arrabbiava più di tanto.
<< Ahi, mi hai fatto male! >> si lamentò Koga
arrabbiato. Inuyasha fece finta di non sentirlo,
affacciandosi alla finesta. Anche
da lì, riusciva a sentire il suo profumo.
<< Bene ragazzi, da
oggi comincia la vacanza! >> esclamò allegra Kagura.
Gli studenti la fissavano estasiati. Avevano davanti una specie di divinità
femminile, con i lunghi capelli ondulati sciolti, un costume rosso e un pareo
di un’altra tonalità che scendeva lungo sulle gambe snelle. Le studentesse si
domandavano perché loro non facessero lo stesso effetto. Ma quando i ragazzi
videro che la professoressa aveva con sé il temuto
ventaglio, si concentrarono sulle coetanee.
<< Bella giornata, vero
Naraku? >> chiese la donna sedendosi
sull’asciugamano. Lui era seduto sotto l’ombrellone con il figlio Hakudoshi. Kagome constatò che erano due figure inquietanti
che fissavano gli alunni con aria minacciosa, l’uno facendo “Kuhuhuhuhu”, l’altro “Hehehehehe”.
Ma poi figlio di chi? Naraku
non era sposato! La ragazza decise che era meglio non
saperlo. Oltretutto, Hakudoshi andava alla stessa
scuola di Sota, e non godeva di
buona fama. Una volta si era anche picchiato con Shippou.
<< Sempai!
>> strillò Ayame lanciandosi al collo di Koga.
<< Ayame, mi stai
strozzando! >> disse lui con voce gracchiante. La ragazza lo lasciò,
mormorando uno “scusa”. Kagome rise. Era divertente vederli litigare. Lei e Inuyashafacevano lo stesso
effetto? L’hanyou la guardava da lontano. Era
tremendamente bella con quel bikini blu. La sua attenzione si spostò per un
attimo su Sango e Miroku.
La ragazza aveva appena urlato, per poi tirargli un sonoro ceffone. Inuyasha scosse la testa rassegnato.
Kagome lo raggiunse, altrettanto rassegnata.
<< Che
pazienza che ci vuole >> commentò sedendosi accanto a lui. Il ragazzo annuì.
<< Kagome! >>
chiamò Yuka arrivando di corsa << C’è un’altra
scuola >>
<< Oh, ma li hai visti?
Ci sono quattro ragazzi bellissimi! Anche se uno
sembra una ragazza… >> commentò Ayumi. Inuyasha alzò un sopracciglio.
<< Una ragazza? >>
domandò preoccupato. Ayumi annuì.
<< E
sono… >>
<< Quattro >>
ripeté la ragazza. Inuyasha rimase in silenzio,
pensieroso.
<< Per caso ci sono
altri tre ragazzi? Uno molto robusto, uno con i capelli rossi e un altro che
sembra un gobbo, basso e zoppo con il naso schiacciato? >> chiese dopo
poco. Kagome lo guardò perplessa. Li conosceva?
<< Si
>> confermò Yuka << e uno degli altri quattro
ha una treccia nera lunghissima! >>
Inuyasha impallidì.
<< No… non loro sette >>
mormorò portandosi una mano sulla fronte.
<< Chi? Inuyasha, si può sapere di chi stai
parlando? >> domandò Kagome confusa.
<< Inuyasha!
>> disse una voce femminile allegra, un po’ roca. Kagome si voltò, e si sorprese quando scoprì che apparteneva ad un ragazzo.
<< Jakotsu…
>> mormorò l’hanyou con un tono tutt’altro che amichevole.
<< Ma guarda >>
disse un ragazzo alto nel dialetto di Osaka, con una
lunghissima treccia nera e gli occhi blu scuro << c’è Inuyasha!
Hai visto Suikotsu? Chiama anche Renkotsu,
Mukotsu, Kyokotsu e Ginkotsu. >>
<< Ehi! Non sono un’attrazione
turistica, Bankotsu! >> protestò Inuyasha, scattando in piedi, schivando Jakotsu
che tentava di abbracciarlo, facendogli lo sgambetto e lasciandolo cadere a
faccia in giù sulla sabbia. Kagome si trattenne dal ridere. Quei ragazzi
venivano sicuramente da Osaka.
<< E’ così che si
salutano gli amici? Scorbutico come sempre >> protestò Bankotsu avvicinandosi. Kagome capì con uno sguardo
che era il tipico playboy sicuro di sé. Ma gli stava
simpatico.
<< Inuyasha,
sei crudele! Mi rivedi dopo così tanto tempo e nemmeno
mi saluti >> si lamentò Jakotsu con gli occhi
lucidi.
<< Non ti avvicinare! >>
lo ammonì l’hanyou con un’occhiata omicida.
<< Sii
gentile, Inuyasha >> fece Kagome,
alzando gli occhi al cielo. Tutti lei li incontrava. Lui sbuffò, infastidito.
<< Altrimenti? >>
domandò, ma subito si pentì. Kagome sillabò silenziosamente un “a cuccia”, e
lui abbassò le orecchie, facendo capire che aveva capito
cosa sarebbe successo altrimenti.
<< Ehi, è la tua
ragazza? >> domandò Bankotsu osservando Kagome.
Lei arrossì, mentre Inuyasha sbuffava di nuovo.
<< Keh!
Ma chi la vuole >>
<< Ah, è così? >>
chiese lei con uno sguardo sadico fisso sul rosario. Inuyasha si allontanò per istinto.
<< Inuyasha,
non stuzzicare Kagome! >> suggerì Sango da
lontano. L’hanyou decise che
era un buon consiglio. Mukotsu si avvicinò a Kagome
di soppiatto.
<< Sei bella, perché non…
>>
<< Mukotsu,
lascia in pace la ragazza, prima di farla scappare a gambe levate >>
suggerì Renkotsu interrompendolo.
<< Giusto. E poi, se
non è diInuyasha, sarà mia!
>> fece Bankotsu avvicinandosi.
<< Ma
insomma! >> fece Kagome incredula << Nessuno
chiede il mio parere? >>
<< Giusto, mettetevi in
fila! >> intervenne Koga << Se Kagome si
metterà con qualcuno, quello sarò io! >>
<< Io non intendevo questo >> commentò la ragazza rassegnata.
<< Basta! >>
sbraitò Inuyasha << Non mi importa
la vostra lista di chi dovrà mettersi con Kagome prima o dopo. Adesso sta con
me, quindi lasciatela in pace! >>
<< Esatto >>
intervenne Miroku << e poi, quando sarà libera,
Kagome dovrà passare almeno una notte con me >>
Sango infilzò una conchiglia appuntita nella spalla del
ragazzo, mentre Kagome tratteneva Inuyasha.
<< Su, lo sai che è da Miroku dire queste cose >> disse
cercando di liquidare la questione.
<< Ci provasse >> minacciò l’altro con aria truce.
La vacanza passò così, tra
discussioni e litigi, insieme ai sette fratelli di Osaka.
Nonostante i vari tentativi, Kagome non riuscì a
rimanere sola con Inuyasha. Ogni volta venivano raggiunti o interrotti da qualcuno. Quel “qualcuno”
era spesso Koga.
Un giorno Kagome si arrabbiò
talmente tanto che gli urlò di sparire. Il lupo ci rimase male, ma non si intromise più.
<< Che
crudele, non c’era bisogno di urlare in quel modo >> si lamentò lo youkai con Ayame.
<< Dovresti capirla,
invece. Oggi è l’ultima notte, e domani mattina riprendiamo l’aereo. Almeno un
momento di intimità lasciaglielo >> disse la
ragazza, disegnando sulla sabbia dei cuoricini. Koga
annuì con una smorfia.
<< Ricordi ancora la
promessa, vero? >> domandò Ayame dopo un lungo silenzio.
<< Si
>> rispose lui semplicemente. Lei lo osservò a lungo, curiosa.
<< Cosa
ne pensi del mio profumo? >> chiese rompendo di nuovo il silenzio.
<< Che sta migliorando >> rispose Koga
con franchezza, prendendola alla sprovvista.
<< S… sta migliorando? >>
balbettò lei mentre il lupo si avviava verso l’albergo.
Sentirono Inuyasha
urlare a Jakotsu di stargli lontano, e Koga rise.
<< Bene Ayame, ho
deciso. Non ho più speranze, per cui li aiuterò >>
disse il lupo sorridendo.
<< Cosa
vorresti fare? >> chiese lei curiosa.
<< Facciamo in modo che
Kagome e Inuyasha restino da soli! >>
La ragazza annuì. Sebbene si fosse arreso, riusciva a leggere un velo di
tristezza sul volto del lupo.
<< Ehi, Koga… >>
<< Che
c’è? >> chiese lui voltandosi. Ayame gli diede un bacio sulla guancia,
per poi precederlo lungo la strada. Koga rimase parallizato.
<< A… Ayame, per mille
fulmini, avvertimi! >> sbraitò arrossendo imbarazzato. La ragazza rise
allegra, facendogli la linguaccia.
<< Io ti aspetterò
sempre! >> esclamò allegra. Koga sorrise
osservandola. Era contagiosa.
Ecco il penultimo capitolo! ^^ Ci ho messo un po’ per
scriverlo perché mi sono incriccata nei dialoghi (grazie
Emiko, sei la mia salvezza! XD), ma alla fine eccolo
qui! Il prossimo è l’epilogo, “Due anni dopo”!
Sigh, sob,
è già finita la ficciç.ç
Spero vi piaccia questo capitolo, ci ho
messo dentro l’anima! (il ragionamento è contorto, lo so,
opera delle mie notti insonni ù.ù)
Un bacione, la vostra Aryuna.
Profumo
Kagome si lanciò sul letto,
sfinita. Anche quel giorno, non era riuscita a
rimanere da sola con Inuyasha. Sbuffò infastidita,
abbracciando il cuscino.
<< Stupido! Se solo non
si facesse sempre seguire da qualcuno >> si
lamentò accoccolandosi sul letto << dovrebbe essere più discreto >>
<< Più di così? >>
fece una voce dalla finestra. Kagome scattò in piedi, spaventata. Inuyasha era accucciato sul davanzale, con un dito davanti
alle labbra per farle cenno di rimanere in silenzio.
<< Sei pazzo? >>
sussurrò lei sedendosi nuovamente sul letto. Lui scavalcò il davanzale, e le si sedette accanto.
<< Ti ho spaventata? >>
<< Spaventata? Potevi
mandarmi all’ospedale con il colpo che mi sono presa >>
<< Esagerata >>
commentò lui divertito. Anche Kagome sorrise. In effetti era stata una buona idea entrare dalla finestra.
<< Jakotsu
ancora ti insegue? >> domandò sarcastica. Inuyasha sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
<< Divertente! >>.
Kagome rise. Adorava stuzzicarlo. Anche lui accennò un
sorriso vedendola ridere. Poi le cinse la vita, tirandola verso di lui. Kagome
allacciò le braccia attorno al suo collo, e lo baciò. Lui rimase un attimo
sorpreso da quella Kagome intraprendente, ma decise in pochi secondi che la preferiva così. Lei approfondì il bacio, sfiorando la sua
lingua, gustando il suo sapore unico. Inuyasha rispose al bacio con passione, e il respiro della
ragazza cominciò a farsi affannoso. Quando lui se ne accorse,
la lasciò. Kagome lo guardò interdetta, dispiaciuta. Lui rise.
<< Cos’è tutta questa intraprendenza >> domandò malizioso. Kagome
sbuffò, posando il capo sul suo petto marmoreo.
<< Ero in astinenza.
Averti davanti tutto il giorno, per sei giorni, senza
poterti nemmeno baciare! E’ stata una tortura >>
<< Sapessi
per me >> commentò lui. Kagome alzò gli occhi per osservarlo. Non era un commento tanto per fare, era tremendamente serio.
Troppo serio. Sembrava quasi tormentato.
<< Che
c’è? >> domandò osservandolo in quei profondi occhi d’ambra. Lui distolse
lo sguardo, in difficoltà. Era difficile parlare quando
era perso nei suoi occhi color cioccolato. Prese un respiro profondo, prima di
voltarsi a fronteggiarla.
<< Dobbiamo
parlare >> disse con voce seria. Kagome si allarmò.
Aveva fatto qualcosa di sbagliato? Si allontanò da lui per guardarlo meglio, e
attese.
<< Sto per rivelarti
una cosa importante, e ho bisogno di sapere veramente da te cosa provi >>
<< Non capisco >> ammise la ragazza confusa. Inuyasha sospirò, in difficoltà.
<< Tu cosa provi? >>
domandò nuovamente, fissandola.
<< Per te? >>
<< Per me >>.
Kagomelo fissò
spaesata. Non capiva bene cosa voleva sentirsi rispondere.
<< Ti amo >> disse confusa. Lui scosse il capo, e cercò di essere più chiaro.
<< Lo so, ma in che senso?
>>
<< In che senso?
Correre sotto alla pioggia perché non mi parlavi da
ventitre giorni che senso ha per te? >> chiese lei scocciata?
<< Oh, si! E mettermi un rosario al collo che senso ha? >>
rispose lui scocciato. Kagome rimase a fissarlo paralizzata, e distolse lo sguardo dispiaciuta. Il ragazzo sospirò.
<< Scusa… ho perso un attimo il controllo… non volevo >> le
disse abbassando le orecchie. Sapeva che non era carino rinfacciarglielo. Lei
si morse il labbro, cercando di calmarsi. Per reagire così, per lui quella
domanda doveva essere importante. E lei doveva trovare
un modo per rispondergli. Prese un respiro profondo, mettendo in ordine le
idee.
<< Io… quando ti vidi,
per la prima volta >> cominciò, incrociando i suoi occhi d’ambra <<
pensai che eri molto carino. Ma poi, quando
cominciasti a trattarmi male, prendermi in giro davanti a tutti… in poco tempo,
conquistasti il mio odio >>
Inuyasha abbassò subito le orecchie. Kagome sorrise
impercettibilmente, vedendolo così pentito. Possibile che non si fosse mai accorto
di quanto esagerasse?
<< QuandoKikyo mi chiese se volevo vendicarmi, non avevo alcun
dubbio in proposito. Eppure… quando ti vidi cambiare,
proprio davanti ai miei occhi… capì che in realtà non avevo mai conosciuto il
vero Inuyasha. Tutte le volte che stavo con te, mi
dimenticavo del piano. Quando mi hai baciato al
distributore, tutte le notti che hai passato da me, mentre cercavamo di non
farci notare dal nonno, San Valentino… ormai, il rosario era diventato una
scusa per giustificare a me stessa il mio comportamento >> continuò,
sorridendo tristemente. Inuyasha continuò ad
osservarla in silenzio, senza interromperla.
<< Poi, grazie a Sango, capii molte cose: di come fossi sempre stata
distante da te, senza darti alcuna possibilità di comunicare, di come tu mi
dedicassi molte più attenzioni di quanto credessi…
anche se rudi, certo. Mi rendevo conto del fatto che qualcosa stava cambiando.
Ma ero così confusa, sentivo su di me le aspettative
che in realtà Kikyo non aveva, e avevo paura di
essere ingannata: ero così convinta che tu mi odiassi… >> ammise Kagome,
distogliendo lo sguardo. Inuyasha scosse
impercettibilmente il capo, chiudendo gli occhi. Alla ragazza, l’assenza di
quello sguardo fisso sul suo, bruciò.
<< Eppure…
il giorno dopo San Valentino, finalmente capì. E mi
sentì così in colpa per averti mentito, dopo aver preteso da te il massimo
della sincerità. Volevo dirti tutto, anche a costo di perderti, ma poi… bè, lo sai. Ero sempre stata innamorata di te, ma avevo paura di
ammetterlo… paura di soffrire. Ma le mie menzogne
hanno solo peggiorato la situazione >>
<< Kagome… >>
disse lui prendendole le mani << …per me è importante sentirtelo dire >>
<< Ti amo più della mia
vita. E non mi importa se Koga
mi odierà, o mio nonno mi caccerà via di casa. Non voglio più soffrire come
quei ventitre giorni >> terminò la ragazza,
sorridendogli dolcemente. Lui sospirò, distogliendo nuovamente lo sguardo.
<< Ora… devo dirti una
cosa difficile da spiegare. E’ una cosa che noi demoni non riveliamo agli
umani, quindi dovevo essere sicuro di ciò che provavi >>
cominciò, molto lentamente. Kagome capì che era insicuro.
<< Riguarda l’odore? >>
domandò, cercando di incoraggiarlo. Lui la guardò sorpreso.
<< Come lo sai? >>
chiese, confuso.
<< Bè, tu e Koga ne parlavate spesso. E anche Sango lo sapeva. Ho
cercato di estorcerlo con l’inganno, ma ha detto che
era meglio che non lo sapessi. Aveva un’espressione
scandalizzata >> ricordò Kagome, perplessa.
<< Oh, la capisco >> disse l’hanyou
annuendo.
<< Quindi
riguarda l’odore? >>
<< Si… il profumo >>
ammise lui. Poi si concentrò nuovamente sulla ragazza.
<< Vediamo, Kagome… tu
sai, a grandi linee, come funzionano i matrimoni tra demoni? >> domandò,
arrossendo. Lei scosse il capo.
<< Questo complica le cose >> mormorò lui, portandosi una mano
alla testa. Lei lo guardò, sempre più confusa.
<< Allora, cominciamo a
spiegare la differenza tra odore e profumo. L’odore è quello che i demoni
percepiscono su ogni cosa, e ogni cosa o persona ha un
odore diverso. Il profumo, invece, è un particolare odore, che fa individuare a
noi youkai, o hanyou, la
nostra compagna per la vita. E’ un odore inebriante, che ci colpisce e ci
attrae verso quella persona. Due demoni solitamente
percepiscono vicendevolmente il profumo, ma certe volte questo non è reciproco.
Succede spesso nei matrimoni combinati. Ora… il matrimonio, consiste nello
scambiarsi il profumo: i due sposi si scambiano gli odori, e in questo modo
entrambi aquisiscono parte del profumo dell’altro. Questo avviene solo con il
primo matrimonio, perché difficilmente il compagno sopravvive alla morte
dell’altro >> spiegòInuyasha,
guardando fisso Kagome, come per assicurarsi che capisse. Lei lo ascoltò in silenzio, pensierosa. Tutta quella storia finalmente veniva svelata. Ed ora, era a
conoscenza della verità sulla comunità degli youkai. Eppure, se ne sentiva ancora fuori. Continuava a venirle in
mente le poveraIzayoi,
l’umana che scelse un demone come compagno.
<< Ma…
allora tuo padre aveva l’odore di tua madre? >> domandò, leggermente
confusa.
<< No. Lei aveva
l’odore di papà, ma lui aveva l’odore della madre di Sesshomaru.
E’ stata lei la sua prima moglie. Ma essendo un matrimonio combinato, quando
mio padre sentì il profumo di Izayoi,
non poté fare a meno di legarsi a lei >> disse Inuyasha,
in difficoltà. Era come se stesse evitando di toccare un argomento.
<< Ma
se tuo padre non amava la madre di Sesshomaru, perché
si erano scambiati il profumo? Non potevano evitarlo? >>
<< Non è una cosa che
si può evitare… In effetti, capisco perché la madre di SesshomaruodiasseIzayoi. Per lei era una creatura venuta a strapparle suo marito >> rispose
il ragazzo, pensieroso. Sapeva che presto avrebbe chiesto chiarimenti… molto
presto.
<< Ma
come si scambiano i profumi? >>. Ecco, era arrivato.
<< Bè… questa è la parte complicata >> fece lui arrossendo. Kagome
divenne perplessa. Stava evitando l’argomento. Doveva essere questo che Sango le teneva nascosto.
<< Allora, cercherò di
spiegartelo così >> cominciò, raddrizzando la schiena << Mio padre
ha spostato la madre di Sesshomaru… è nato Sesshomaru… poi ha sposato Izayoi,
e sono nato io >>
Calò il silenzio. I due
ragazzi si fissavano, senza dire una parola.
<< Scusa, ma non
capisco >> disse Kagome, confusa. Inuyasha sbuffò.
<< Come sei lenta,
Kagome! >>
<< Io sarei lenta? >>
protestò lei incredula.
<< Si, e ottusa anche >>
aggiunse l’hanyou, senza pietà. Lei storse il naso,
infastidita.
<< Perché non cerchi di essere più chiaro? >>
<< Perché ti terrorizzerei >> rispose in un ringhio. Si avvicinò
nuovamente alla ragazza, gesticolando per sottolineare
le sue parole.
<< Allora. MIO padre ha
sposato la madre di Sesshomaru. E’ NATO Sesshomaru >> disse sottolineando
le parole giuste << poi, ho sposato MIA madre, e sono nato IO! >>
Kagome aprì la bocca per
ribattere, ma si bloccò improvvisamente, rimanendo con la bocca aperta. Inuyasha la guardò con uno sguardo che diceva “Si, hai
capito”.
<< Cioè…
non è…. >> balbettò, fissandolo incredula.
<< O
si. Ora capisci perché Sango era scandalizzata, eh? >>
disse arrossendo. Kagome si sforzò di chiudere la bocca. Non ci riuscì, quindi si decise a parlare.
<< E tu e Koga ne parlavate con tanta leggerezza?
>> disse, con voce tremendamente acuta.
<< Bè, per noi demoni è normale >> si difese lui, abbassando le orecchie.
Lei scosse il capo, sempre più incredula.
<< Era giusto che tu lo
sapessi. Devi sapere che conseguenze comporta essere
fidanzata con un’hanyou >> spiegò Inuyasha, fissando il suo sguardo sul pavimento. Lei ci
mise un po’ a mettere insieme il concetto. In effetti,
gli youkai vivevano in base all’istinto. Per loro era
normale.
<< Allora… il mio
profumo ti ha colpito fin dall’inizio? E allora Kikyo? >> domandò quando
riuscì ad adattarsi a quel modo di pensare.
<< La percezione del
profumo può cambiare, con il tempo e con i sentimenti. Quando
ho conosciuto Kikyo, sentivo il suo profumo. Ma, quando abbiamo litigato, lentamente cominciai ad essere…
indifferente nei suoi confronti. Poi, ho conosciuto te. E
il tuo profumo mi ha colpito forte come mai prima di allora. Era diventato aria
per me. Quando abbiamo litigato, mi aspettavo di
sentirlo scemare come con Kikyo. Ma
invece, la lontananza mi fece solo soffrire tremendamente. E capì che eri tu quella che dovevo scegliere >>
rispose il ragazzo, imbarazzato. Lei cominciò a giocare con le ciocche di
capelli, nervosa. Era giovane per sposarsi, quindi per adesso
non c’erano problemi… giusto?
<< Ma…
finché non ci scambieremo il profumo, io non sarò riconosciuta come la tua
compagna? >> domandò, timorosa. Lui prese un respiro profondo, mantenendo
un’espressione neutra.
<< No >> ammise,
evitando il suo sguardo << ma tu sei umana. Per
voi è molto diverso. Non devi sentirti obbligata, io posso aspettare… e nel
frattempo picchiare chiunque ti si avvicini >>
Kagome rise, osservandolo
divertita. Il tentativo di alleggerire la situazione aveva funzionato. Però…
<< Senti… tu mi hai
detto di Kikyo, ma la donna che hai avuto prima? >> chiese lei, nascondendo una punta di gelosia. Lui
la guardò confuso.
<< Quale donna? >>
<< Sveglia! Mi hai detto che c’erano due donne importanti per te. Una era Kikyo, l’altra? >>
Inuyasha continuò a guardarla spaesato, senza capire. Poi, quando quella conversazione gli tornò in mente, sorrise.
Kagome era decisamente ottusa. Guardò da un’altra
parte, con fare indifferente.
<< Ah, parli di quella! Bè, è >> disse, sottolineando il verbo al presente, << una ragazza
orgogliosa, gelosa, violenta e sadica, ma è anche molto dolce e bella, e… >>
Kagome impallidiva sempre di
più. “È”? “È”, come il verbo essere al presente? Il pallore divenne rosso, di
gelosia.
<< Ah, è così? >>
ringhiò, assottigliando gli occhi in uno sguardo da serpente. Lui la guardò
divertito, ma continuò come se non l’avesse interrotto.
<< …e la cosa più bella
è il suo sorriso >>
Kagome fece per urlargli
tutti gli insulti che conosceva, ma quell’ultima frase la fece immobilizzare.
Lui la stava fissando con lo sguardo di uno che si sta
trattenendo dal rotolarsi sul pavimento per le risate. Arrossì improvvisamente,
abbassando lo sguardo.
<< L’avevo detto che eri gelosa… e anche che eri tonta >> fece
notare Inuyasha abbracciandola. Lei non riuscì a
trattenere un sorriso, anche se voleva tenere il broncio per un altro po’.
<< Sei crudele. Mi hai fatto prendere un colpo >> si lamentò, ancora
evitando di incrociare il suo sguardo d’ambra liquida.
<< Grazie per la
fiducia. Sei proprio una credulona >> rispose lui, alzandole la testa con
una mano sotto al mento. Kagome gli fece una
linguaccia, ma poi scoppiò a ridere. Era davvero tonta, lenta, ottusa e
credulona, ma non lo avrebbe mai ammesso davanti a
lui.
Il ragazzo la baciò, e lei
perse il filo dei suoi pensieri. Voleva rimanere così per sempre, abbracciata
all’hanyou che tanto amava, come se il tempo si fosse
fermato. E un giorno si, l’avrebbe anche sposato. E, anche senza sentirlo, avrebbe finalmente condiviso il suo
profumo, e sarebbe stato suo.
Ecco l’ultimo capitolo! I ringraziamenti alla fine! ^^
P.S. E’ corto, ma soprattutto ho impiegato più tempo a
scrivere i ringraziamenti che l’epilogo XD
Epilogo – Due anni dopo
Kagome si morse
il labbro, cercando quel dannato numero sul tabellone. Quello stupidissimo “415”
la stava facendo sudare freddo. Possibile che non fosse passata? L’esame era
andato bene, ne era sicura! AncheInuyasha l’aveva rassicurata, ma Inuyasha
non era un professore. Inuyasha non era Naraku, che l’aveva fatta impicciare durante gli orali. Il
ricordo le fece una rabbia tale, che per un attimo distolse lo sguardo dal
tabellone.
<< KAGOME! >>
urlò una voce squillante e femminile. Due secondi dopo la ragazza si ritrovò
stretta tra le braccia di Ayame, che saltellava
ovunque come un grillo.
<< Kagome, siamo
passate! Non ci credo, ho finito la scuola! E insieme a Koga! >>
<< Ayame… non… respiro >> balbettò Kagome senza voce. La ragazza la
lasciò mormorando uno “scusa”, per poi aiutarla a rintracciare quel maledetto “415”. Kagome sorrise
raggiante. Ebbene si, era passata! Aveva finalmente
finito la scuola, passando l’ultimo anno assieme ad Inuyasha,
Ayame e Koga (l’una bocciata
una volta, l’altro due). Si sentì avvolgere da due braccia con delicatezza, e
il suo sorriso si ampliò.
<< Bene, ci hai azzeccato >> rispose Kagome divertita. Lui la
osservò offeso.
<< Io non ci azzecco, io so! >> ribatté con fare saccente. Lei
rise, e si concentrò a cercare Koga tra la folla. Non
fu difficile trovarlo.
<< Ehilà botolo,
bocciato spero! >> esordì il lupo emergendo dalla massa di studenti, e
dando una sonora pacca sulla schiena di Inuyasha. L’hanyou trattenne un
gemito di dolore, mentre Kagome si liberava dall’abbraccio per andare a raggiungere Eri,Yuka e Ayumi per congratularsi con loro. Ormai non era più
pericoloso lasciare quei due da soli. La loro “litigiosa” amicizia era ormai fuori dal pericolo di compiere omicidi, ferite mortali e
duelli all’ultimo sangue.
Passarono parecchio tempo a
salutarsi tra loro e a congratularsi con Hojo, che
era passato con il massimo dei voti. Poi Kagome guardò l’orologio, e corse da Inuyasha.
<< Inuyasha,
è tardi! Tra poco arriva il treno alla stazione, ho
promesso a mamma che andavo a riprendere Sota! >>
disse correndo dal ragazzo. Lui si voltò a guardarla confuso,
poi ricordò. Sota era andato a trovare un suo
amico fuori città, e aveva promesso a Kagome che l’avrebbe accompagnata a
riprenderlo. Salutarono tutti e si avviarono lungo la strada. Koga rimase ad osservarli a lungo, prima che un odore
inebriante lo distraesse. Si voltò a fissare Ayame sorridente.
<< Allora, andiamo
anche noi? >> chiese osservando gli occhi verdi della
ragazza. Lei annuì allegra, prendendogli il braccio.
<< Andiamo! >>
disse, dando un ultimo sguardo a Kagome, che in quel momento girava l’angolo
con Inuyasha.
<< Allora, hai sentito Sango e Miroku? >> chiese
il ragazzo distrattamente. Kagome sbuffò.
<< Si, ma non so se
verranno alla festa. Si stanno ammazzando di lavoro, e la sera sono stanchi
morti >> rispose scocciata.
<< Keh!
Io gli avevo detto di non sposarsi subito >> sbuffò Inuyasha
<< Dovevano mettere da parte un po’ di soldi per il matrimonio, invece di
indebitarsi fino al collo >>
<< Conoscendo Miroku, Sango ne ha approfittato.
E’ quel genere di ragazzo che sparisce da un momento all’alto, se non gli metti
il guinzaglio >> rispose Kagome, difendendo
l’amica. Mirokuera il simbolo
supremo dell’infedeltà, Sango non aveva perso
un minuto.
<< Non è normale
sposarsi così giovani per voi umani >> fece notare Inuyasha
<< subito dopo il liceo è una pazzia >>
<< Io lo farei >> disse Kagome osservandolo contrariata. Inuyasha la fissò perplesso.
<< Mi stai dicendo che se ti chiedessi di sposarmi oggi, tu lo faresti >>
chiese malizioso. Kagome valutò l’ipotesi in meno di un secondo.
<< E’ una
dichiarazione? >> chiese, fingendo indifferenza.
<< A te cosa sembra? >>
domandò lui scocciato. Kagome si voltò a guardarlo.
E sorrise.
Ringraziamenti! Adoro arrivare a questo punto della storia!
XD
Vi ho scritti tutti con le mie manine, uno per uno! L’ordine
è sparso, esclusa la prima, che è Emiko (chissà come mai XD)
Grazie per avermi letto, vi aspetto su The Theft e sulla ancora in produzione NekotoInu (è la mia prima
arancione, aiuto! O.O)
Un bacio, Aryuna
-Emiko 92, bè, c'è molto da dire!
Grazie per avermi fatto cominciare a scrivere questa ficci!
Ti ricordi quando ti sei fatta raccontare la storia, e
ci siamo ritrovate a fare insieme le scene romantiche? XD Grazie mille per
avermi sbloccato al penultimo capitolo, o starei ancora a scervellarmi su come
scriverlo XD E adesso un po’ di pubblicità occulta ù.ù
Leggete KurasatoHikari e Fiore d'Arancio! (so che
mi ucciderai, ma non importa ù.ù). Grazie per avermi
messo tra i preferiti e tra gli autori *.*
-Goten, grazie mille per avermi
messo tra gli autori e tra i preferiti! I tuoi commenti mi facevano un enorme
piacere, al punto che pensavo sempre "Uffa, se non riesco a pubblicare mi
spiace per Goten e gli altri" XD (si, lo so, sono malata ù.ù).
Grazie mille per avermi avvertito quando hai spostato la ficci,
potevo suicidarmi senza sapere come finiva il Cavaliere Rosso ç.ç Adoro le tue storie, sei bravissima! (anche
se non commento sempre, non sono brava a commentare XD)
-roro, ho risvegliato la tua
natura sadica, vero? XD Grazie per i tuoi commenti, per avermi messo tra i
preferiti e tra gli autori e per il supporto morale! Mi spiace per non averti
potuto soddisfare per il WhiteDay,
ma come hai ben potuto vedere, in quel periodo non andavano molto d'accordo!
Per il matrimonio, sì, si devono sposare per scambiarsi i profumi, perché è
proprio quello il matrimonio! XD
-yumielen, mi piacciono
tremendamente i tuoi commenti (anche perchè sono lunghi, e io adoro i commenti lunghi! XD) Spero ti sia piaciuta la conclusione, grazie per
aver messo "Profumo" tra i preferiti =D
-THangel, la mia prima
commentatrice! *.* Spero che tu sia riuscita a finire
di leggere la storia ^^ Grazie mille per i tuoi incoraggiamenti, ne avevo
bisogno! Grazie per aver messo nei preferiti "Profumo" ^^
-Bchan, il pezzo in cui Kagome
parla dei suoi sentimenti l'ho scritto per te ^^ (Emiko mi aveva detto di metterlo, io non l'ho fatto, e
quando ha letto il tuo commento mi ha detto "Visto? Te l'avevo
detto!"... Emiko non mi uccidere >.>). Per
l'incongruenza nella storia, grazie per avermela fatta notare, anche se volevo suicidarmi quando l'ho notato XD (giorni interi a contare
uno per uno i giorni tra le lune nuove e poi ho fatto una simile gaf! Che vergogna XD). Prendila
per una dimenticanza di Jaken >.> Grazie per
aver messo la storia nei preferiti ^^
-ary22, ti ho fatto odiare il nonno, vero? XD Spero che la
storia ti sia piaciuta, un bacio!
-daygum,spero che i tuoi vicini non abbiano
chiamato il manicomio, non vorrei averti sulla coscienza XD. Grazie per i tuoi
commenti, spero di non averti fatto penare troppo con gli ultimi radi
aggiornamenti ^^' Grazie per avermi messo nei preferiti!
-cri_91, penso di averti fatto odiare il nonno a sufficienza
XD In effetti è stato un bel rompiscatole! Sono
contenta che ti siano piaciute le scene romantiche (sono quelle che mi fanno
pensare, perchè è difficile mantenere il carattere dei personaggi >.>)!
Grazie anche a te per aver messo la storia tra i preferiti! (sto
diventando ripetitiva >.>)
-_Dana_, grazie per avermi messo
nei preferiti! Sono felice che la "distruzione-della-sala-mensa"
ti sia piaciuta, mi sono molto divertita a scrivere quel cap
XD. Ho fatto attenzione a non saltare altre frasi con
le freccette proprio pensando a te^^ Un bacio, spero che continuerai a
leggermi! (credo di aver risvegliato la tua natura
sadica nei confronti del povero InuO.o)
-DenaDena, anche tu fai parte del
club "odiamo il nonno"? Ok, forse ho un po’ esagerato con le sue
continue interruzioni >.>' Grazie per avermi letto!
-Elychan, grazie per avermi messo
nei preferiti ^^ Sono felice che questa AU ti sia piaciuta, ho capito di aver
fatto un buon lavoro =P Un bacio, grazie mille!
-dolcepiccolina, grazie, è bello
sentirsi dire che si scrive bene *.* Vivo nel terrore
degli errori grammaticali e dei periodi troppo lunghi, è bello scoprire che si
è riusciti a tirare fuori qualcosa di decente ^^ Un bacio!
-robylee, grazie per la
comprensione per i ritardi ç.ç Spero continuerai a
leggermi sulle alte fanfic! Un bacione!
(grazie per aver messo "profumo" tra i
preferiti!)
-akane_date, anche a te grazie per aver messo la storia tra
i preferiti! Come vedi, la storia è finita al 23! (avevo contato bene, evviva! XD) Spero ti sia piaciuta, i
tuoi commenti mi hanno dato coraggio e mi hanno fatto passare la paranoia del “no-nemmeno-oggi-riesco-ad-aggiornare-XD”
(adoro i tuoi commenti lunghi, quanto mi piacciono i commenti lunghi! XD)
-Only_a_Illusion, grazie per aver creduto nel lieto fine! Tra mille peripezie sono finalmente riuscita a
risolvere l’intricata situazione! (d’altronde, sono
per il lieto fine, io, sono una romanticona… sadica
ma romantica ù.ù)
-intery, spero ti sia piaciuta la
conclusione! Mi spiace di non essere riuscita ad aggiornare giornalmente
nell’ultimo periodo, ma comunque avevi già capito
tutto riguardo al profumo! XD (non solo tu, da quello che ho capito, ma sei
stata la più esplicita XD) Un bacio e un grazie grosso
come un palazzo!
-NENACHAN, grazie per avermi letto! Un bacio, sperando che
ti sia piaciuta la fine! ^^
-Kabubi, grazie per aver messo la
storia tra i preferiti! Mi ha fatto piacere leggere i tuoi commenti (premetto
che Kikyo non riesco a farla troppo cattiva, le
voglio bene per molte cose che ha fatto nel corso della sua morte… nel corso
della sua vita, anche da morta ma viva, ammetto che un po’ l’odiavo >.>).
Grazie per avermi detto che i personaggi erano venuti
bene, sono commossa *.*
-HollyShort91, sono felice che ti siano piaciuti Koga e Ayame, è una delle mie coppiette preferite ^.^
Grazie mille per aver messo “Profumo” tra i preferiti, un bacio!
-inukag90, grazie mille per avermi messo tra i preferiti e
tra gli autori, spero che la storia ti sia piaciuta! ^^
-AYRILL
-baby_dark
-DarkyChan
-Dreamer21
-Erinlaith
-Evans Lily
-excel sana
-FlyingSquirrel
-Frozen_WhiteFox**************Grazie
per aver aggiunto**************
-hina*************************"Profumo”
ai preferiti!*************************