10 Things I Hate About You - Dieci Cose Che Odio Di Te

di Laady
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Bad Reputation ***
Capitolo 3: *** I want you to want me ***
Capitolo 4: *** Somebody wants you ***
Capitolo 5: *** Girl, you are... ***
Capitolo 6: *** Just a different point of view ***
Capitolo 7: *** Party time ***
Capitolo 8: *** I need to see you – I need to hold you – tightly ***
Capitolo 9: *** Don't leave ***
Capitolo 10: *** Baby that is how love goes ***
Capitolo 11: *** Heartache ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


 

10 Things I Hate About You - Dieci Cose Che Odio Di Te

 

Prologue,

 

It's been one week since you looked at me

Cocked your head to the side and said "I'm angry"

Five days since you laughed at me saying

"Get that together come back and see me"

Three days since the living room

I realized it's all my fault, but couldn't tell you

Yesterday you'd forgiven me

But it'll still be two days till I say I'm sorry

 

Esistono ragazze che sperano di trovare il principe azzurro, l'essere perfetto; desiderano iniziare una favola con quei monotoni e fastidiosi: 'C'era una volta', 'Molti anni fa'; avvenutre incantate ambientate in castelli fastosi, dove i protagonisti sono principi e principesse, scudieri e rospi. Fate e maghi, draghi e cavalli. Ma questo decisamente non era il caso di Quinn Fabray.

Ma chi è questa? Vi starete chiedendo, comprensibilmente.

Quinn è la ragazza bionda tutto pepe, la donna irascibile e bisbetica che adora vedere la gente temere per la propria incolumità al suo passaggio. Si nutre di paura, perchè di terrore non vuole morire.

Ha vissuto una vita travagliata, cominciata dalla morte della madre, dove subì un immediato cambiamento e i suoi neuroni iniziarono a maturare. Si rifugiò nei libri, nella musica, nella rivoluzione femminile. A causa dei troppi dolori che dovette superare innalzò una barriera verso il mondo esterno tassellata dal suo caratteraccio e dalla sua acidità.

Come ogni mattina Quinn si levò dal letto, con sè solo un morbido pigiama e le sue fidate cuffie che riproducevano una delle canzoni de 'Letters to Cleo'. Inutile dire che fossero il suo gruppo preferito. Perchè? Facile. Il loro carisma, la voce, il modo in cui non temevano di mostrare al mondo le proprie sensazioni attraverso la via di comunicazione più diffusa a livello globale: la musica. Una volta, Jim Morrison, disse: "Un giorno anche la guerra si inchinerà al suono di una chitarra." Questo era il credo di Quinn, nominata anche Lucy nell'ambiente familiare. Aprì il suo armadio a muro bianco, chinando la testa e alzando le braccia al cielo, ballando la sua fede. Optò per il maglioncino bianco della settimana scorsa, lo annusò per sentirne l'odore e con un'alzata di spalle tolse la maglietta slavata del padre che utilizzava per la notte -Perchè comprare degli indumenti per giacere sotto a delle coperte?- e lo infilò. Si abbassò, mettendo in mostra quella piccola farfalla tatuata in fondo alla schiena, nelle zone del coccige. La fece qualche mese dopo che sua madre morì, all'insaputa del suo genitore che l'avrebbe sicuramente uccisa se ne fosse venuto a conoscenza. Non aveva mai creduto in nessuna religione, l'unica sua preghiera proveniva dalle corde della chitarra lasciata in eredità da Meredith -così era il nome della sua genitrice-, e di conseguenza non professava alcun 'Paradiso' o 'Inferno'. Pensava che la donna non l'avesse mai abbandonata, che fosse sempre stata con lei, nell'aria. Se Quinn aveva avuto una brutta giornata si rifugiava sul tetto della sua finestra, con Lullaby -la sua chitarra- e intonava qualche nota ispirando a pieni polmoni; certa che fosse l'unico contatto con la ormai defunta. Era come un rito -malsano, qualcuno può pensare; ma dolce, sotto determinati punti di vista.-, ed era così che le piaceva sentirsi. Libera a tal punto che se chiudeva gli occhi poteva giurare che stesse volando insieme a sua madre. Come una farfalla. Prese uno dei tanti jeans abbandonati sul pavimento, lo indossò e scese di corsa le scale, "Rachel, muoviti o ti lascio a casa." Sibilò passando davanti alla camera della sorella.

Rachel era l'esatto opposto di Quinn. Posata in ogni istante, affabile, migliore amica della capo cheerleader in quanto era cheearleder lei stessa. Amata da tutta la scuola, presidentessa di numerosi club, ambita da quasi tutti i ragazzi del liceo che frequentava.

"Rachel. Perchè ti ostini a mettere quella collana?" Chiese Quinn alla sorella minore, vedendo le perle preferite da Meredith.

"Perchè era la collana preferita dalla mamma e mi donano in modo particolare, che domanda stupida." La rimbeccò lei.

"Ragazze, muovetevi o farete tardi a scuol-" Iniziò il padre, "Oh cavolo." Si fermò, prendendo bruscamente la giacca e correndo in direzione della porta di casa, giusto in tempo per vedere le sue due adorate e pregiate figlie scendere di corsa le scale, "Ho un parto proprio ora. Mi dispiace non riesco proprio ad accompagnarvi" -"E ti pareva", fu interrotto da Quinn che ricevette un'occhiataccia dal più anziano, "Quinn usa la tua macchina. E vai piano." Disse appena prima di uscire.

"Hai dieci dollari?" Chiese subito Quinn alla minore,

"Non hai fatto benzina, vero?"

"Già."

Rachel superò la sorella nella discesa delle scale, "Muoviti svitata."


 




 

NDA

Good evening boys and girls!
Eccomi qui con un'altra delle mie idee malsane. Questa volta, però, con qualcosa di originale. Più o meno. Ecco a voi un incipit di quel che sarà una storia tratta dal magnifico film '10 Things I Hate About You', ma ambientata a Lima e con i personaggi del Glee Club.
Ci tengo a precisare che questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e che i personaggi non sono di mia proprietà, così come buona parte delle frasi che seguiranno nei capitoli precendenti essendo prese dal film sopra citato.
Detto questo spero di leggere un vostro pensiero a riguardo! Pubblicherò tre volte a settimana essendo questa storia di undici capitoli e, soprattutto, essendo -signori e signore attenzione!- già finita.
Hope you like it! Peace! (:

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Capitolo 2
*** Bad Reputation ***


Capitolo 1, Bad Reputation

 

I don't give a damn 'bout my reputation

You're living in the past it's a new generation

A girl can do what she wants to do and that's

What I'm gonna do

An' I don't give a damn ' bout my bad reputation

Oh no, not me!

 

"E allora io le ho detto: 'Brittany, non credi di esagerare?'" Disse tutta entusiasta Rachel alla sorella, in macchina, mentre si dirigevano a scuola con Avril Lavigne a palla sullo stereo comprato dai soldi sudati da Quinn la scorsa estate.

"Tutto qui?" Chiese incredula la bionda.

La mora non rispose, la guardò soltanto. "Sì." bisbigliò. Possibile che non riuscisse mai a sorprendere la sorella ed essere abbastanza per lei?

Non appena la macchina entrò in territorio scolastico Rachel prese lo specchietto e ripassò il contorno delle sue labbra con il lucidalabbra, "Smaaack" imitò con la bocca.

"Oh, ecco Mer e Brit! Lasciami pure qui, Quinn. Ciao!" Disse solare.

"Alle 14 al solito parcheggio. Non farti aspettare. Odio i ritardatari." Disse soltanto la bionda fissandola intensamente negli occhi, per poi ripartire in quinta alla fine del parcheggio. Fare due passi le avrebbe fatto bene.

 

 

§

 

"Finn, giusto?" Fece il preside Figgins.

"Sì, signore." Rispose il nuovo arrivato.

"Figlio di un generale, vedo."

"Sì, signore." Replicò.

"Interessante, interessante.." Fece il preside, palesemente annoiato dalle chiacchiere.

"Insomma, signore, non dovrei andare in segreteria a ricevere il mio orario delle lezioni, o cose del genere?" Chiese di nuovo il moro tentando di alzare il viso al di sopra dell'altezza del computer del direttore scolastico, la cui attenzione era visibilmente incatenata a quell'aggeggio tanto vecchio da produrre un rumore infernale.

"Sì come ti pare. Ed ora vai, ho da fare."

Non appena Figgins notò che il ragazzo fosse ancora seduto sulla seggiola rossa, dello stesso colore del ripiano del suo tavolo da lavoro, alzò lo sguardo e finse un sorriso, "Buon lavoro!"

 

 

"Buongiorno, tu devi essere Finn, il nuovo arrivato. Piacere, io sono Kurt e sarò la tua guida."

"Ciao Kurt." Disse lo straniero esibendo un'espressione compiaciuta.

"Ti farò fare un breve giro del distretto scolastico et voici la tua lista dei libri. Ho avuto la sfacciataggiane di prenderla al posto tuo." Disse tutto gongolante, "Ho potuto notare che abbiamo gli stessi orari, quindi seguimi e tutto andrà bene. Almeno per oggi."

"G-grazie." Disse il moro all'altro, veramente stranito da tutte quelle attenzioni.

 

"Bene, Finn, questo è tutto quello che devi sapere. Lì ci sono i caffeinomani, stai loro alla larga a meno che non vuoi una tazza di caffè bollente addosso. Quelli sono gli hippie, fumati come pigne amico. Se devi dare una festa, quella è la gente giusta a cui rivolgersi per i rifornimenti. Se hai capito che intendo." Fece con un occhiolino. "Quelli sono i cantanti e gli attori. Fingono di essere migliori amici ma in realtà si odiano. Il mondo del cinema non è facile come sembra. Quelli, sono i 'cool' della scuola. E quando dico 'cool' intendo che non ti ci puoi avvicinare a meno che non ti invitino. Non parlarci e non pensare nemmeno a loro. Lo scoprirebbero e ti prenderebbero a calci. Quelli sono i lettori, i giocatori di scacchi e di dama, il club di matematica e il club degli sportivi. Quelli laggiù, invece, è tutta gente senza una personalità. Si chiamano 'le anime'. Ed è esattamente dove la gente normale sta. O almeno, dove io sto. Per te si dovrà ancora vedere. Là, invece, vicino ai cassonetti c'è tutta gente strana, o meglio, gli sfigati degli sfigati."

"Chi sono quelli sul tetto?"

"Oh, quella è Quinn Fabray con Tina Cohen-Chang e Santana Lopez. Fidati, faresti bene a star loro alla larga. Sono un gruppo di femministe acerbe. Quello di fianco a loro è Blaine Anderson, così gay da essere accettato solo da loro. Ogni cosa di lui richiama gaysmo. I capelli gellati, quei maglioni attillati, i pantaloni di Abercrombie. Quanto è sexy."

"Sexy?" Chiese subito l'altro.

"Oh, si, ecco. Mi sono scordato di dirtelo. Sono un gay giurato." Fece Kurt girandosi e andandosene a passo spedito.

"E chi sono quelle?" Chiese in direzione di un trio di ragazze molto affascinanti,

"Oh, quelle sono le cheerleader. Sta' loro alla larga. Non sono alla tua portata."

"E'.. bellissima." Sussurrò Finn.

"Quale tra le tre?" Curiosò il più basso,

"Quella castana, alla destra."

"Oh, marchi male amico. Fosse stata Brittany, la bionda, te l'avrebbe data subito. Ma quella è Rachel. Il trofeo più ricercato qui al liceo di Lima. Ma ha una maledizione, il padre non la lascia uscire a meno che non esca anche la sorella."

"E quindi?"

"E quindi, straniero, dato che la sorella è la zitella più temuta al mondo, come pensi che possa uscire?"

"Chi è, se posso?"

"Finn, guarda lassù, sul tetto. La vedi quella seduta a gambe a penzoloni?"

"Sì."

"Ecco. Quella, come ho detto prima, è l'incubo peggiore di tutti, spericolata, pericolosa e intraprendente. 'Quinn-lava-bollente'. Ma non perchè è solo una delle più fighe di Lima. Ma perchè se ti prende, ti concia a dovere. Benvenuto nel mio mondo, amico."

 

§

 

 

"Mer, come credi che mi stia la divisa nuova? Sai, il blu di quella dell'anno scorso mi donava dato che metteva in risalto i miei occhi castano nocciolato.. ma questa rossa fa risaltare i miei lunghi capelli mori. Oh, la vita sa essere così melensa a volte.."

"Rachel, sai cosa significa melensa?" Chiese Brittany.

"C-certo.. perchè tu no?"

"Oh, beh.. ovvio. Giusto per chiedere." Rispose la bionda.

"Ragazze, a pranzo ci sono quei cespuglietti di bruxelles. Che cosa ripugnante. Non vi sembra come mangiare una foresta?" Domandò Mercedes.

"Pensieri profondi sorella." Le battè il cinque Brittany.

"Ehm, scusate, devo proprio andare a lavarmi le mani.." Si congedò Rachel a tale stupidità. Prese tra le mani il blackberry curve che le regalò il padre per la promozione dell'anno precedente e, mentre percorreva la strada per giungere ai bagni, trovò quel che stava cercando:

 

melènso [me'lɛnso]

agg.

che è tardo nell'intendere e nel muoversi, goffo.

 

"Fico." Pronunciò alzando la testa per entrare nella porta con raffigurata la donna in gonnella.

 

 

§

 

 

"Beh, c'è addirittura chi giura che le opere di Shakespeare siano in realtà dei plagi.." Disse durante la sua lezione il professor Schuester.

"Io trovo che sia lo scrittore più esaltante dei nostri tempi." Disse Sugar.

"Sugar, per Dio, sai di che anno è Shakespeare?" Si intromise Quinn.

"E' ovvio che si. Andiamo, l'hai sentita la sua nuova canzone? Quella si che è roba che scotta."

"Che cosa?" Si girò infuriata la bionda.

"Sugar come diavolo fai a non sapere che è il regista di Gnomeo e Giulietta?" Chiese shockato Jesse.

"Il regista di che?" Intervenne Blaine.

"Ragazzi, ma voi siete fuori." Disse Sam.

"Ehi ehi ehi. Non intendo tollerare questo gergo e stupidità nella mia classe. Ryder, Sugar, non voglio più vedervi, andatevene dal preside." Fece il professore che, prontamente, si diresse verso la lavagna per prendere un gesso che lanciò con fare particolarmente agile ad una testa con una bassa cresta, "Che cazz..?" Si ridestò questo.

"Buongiorno Noah, per caso le nostre chiacchiere ti infastidiscono?"

"Beh, a dire la verità si. Molto." Disse Puckerman con un ghigno sul viso.

"Allora penso che mi scuserai dal momento che per domani dovrai fare una ricerca approfondita di almeno 2000 parole su Shakespeare e le sue opere prima citate. E, inoltre, dovrai comporre una poesia di almeno 500 parole in stile vittoriano." La campanella suonò, "Beh, ti auguro in bocca al lupo." Sorrise William, prima di girarsi.

"Sei proprio uno sfigato," Lo canzonò Jesse.

"Che cazzo hai detto novellino?" Fece Noah alzandosi, guadagnando un metro abbondante su di lui, allargando le narici e gonfiando il petto per incutere un maggior timore.

"Bambini." Fece esaperata Quinn.

"Che hai detto, ragno al limone?" La insultò Ryder.

"Come mi hai chiamata, buffone?" Lo guardò male la bionda.

"Cessa e acida." Scandì meglio le parole Ryder.

"Ho solo un dubbio: La lobotomia te l'hanno fatta da piccolo o è ancora fresca?*" Chiese alzandosi Quinn, ghignando, guardandolo con un'acidità nauseante per poi andarsene vedendo che quell'essere insignificante non proferiva più alcuna parola.

Probabilmente, visti i suoi livelli intellettuali, non aveva capito quasi nulla di quello che gli aveva detto.

 

 

§

 

 

"Ti avevo detto alle 14 puntuale." Sbottò Quinn nei riguardi della sorella una volta giunta in macchina.

"Scusami, Mer non mi voleva proprio lasciare andare." Le disse la mora.

"Non mi interessano le tue scuse, non darmene nessuna. Sii puntuale e basta, ok?"

"Sì."

"Come è andata oggi a scuola?"

"Bene. Solite cose. Du' palle.."

 

"..Hai zittito di nuovo Brittany, oggi?" Le chiese la bionda con un sorriso, dopo un attimo di silenzio.

Rachel volse subito lo sguardo verso di lei. Non disse niente, si limitò a far emergere un timido risolo sulle sue labbra.

In fondo, sua sorella, non era poi così subdula e cattiva come tutti credevano. In fondo, Quinn, aveva dei sentimenti. In fondo, sapeva ascoltare i discorsi senza senso della sorella. In fondo, le voleva bene. In fondo, aveva pur sempre diciassette anni.
 



NDA

*Frase tratta dal film 'Come Tu Mi Vuoi.

Buongiorno a tutti miei cari!! Ho aggiornato con un po' di anticipo poichè domani non mi sarà permesso. Comunque, eccoci qui, con il primo ufficiale -clapclap- capitolo di questa storia. Ringrazio coloro che leggerano, recensiranno -se ma lo farete!- e tutto coloro che hanno messo/metteranno questa storia tra le seguite. Siete magnifici :')

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Capitolo 3
*** I want you to want me ***


Capitolo due, I want you to want me

 

 

I want you to want me.

I need you to need me.

I'd love you to love me.

I'm beggin' you to beg me.

 

 

"Ciao Lucy, fatto piangere nessuno oggi a scuola?" Chiese il padre scherzando alla figlia.

"Purtroppo no, ma è ancora pomeriggio." Sorrise diabolica di rimando.

"Oh, ciao papà, finalmente sei a casa, avevo in mente di andare con Brittany oggi al centro commerciale, sai, con quegli sconti da Bat non posso darle buca. Ho visto delle scarpe, papà, oh, delle scarpe meravigliose, stupende, favolose. Devono essere mie. Ti prego, ti prego, ti prego!" Domandò tacitamente Rachel.

"Quanto vuoi?" Fece lui.

"Solo 50 dollari, promesso." Congiuse le mani in segno di preghiera la mora al, ormai quasi calvo, papà.

"Lucy?" Chiese alla maggiore. "Lucy?!" Rimarcò di nuovo, vedendo che la bionda non rispondeva, completamente immersa nella lettura di uno dei suoi soliti libroni. "Quinn, per Dio, mi ascolti?" Si catapultò il padre davanti a lei, rubandole il libro di mano.

"Che ho fatto ora?" Disse scorbutica.

"Hai voglia di andare al centro commerciale con tua sorella?"

"Che cosa? Oh, andiamo papà, ho quindici anni, non sono più una bambina. Posso andare benissimo da sola con Brittany, forse c'è anche Mercedes. Eddai, ti prego."

"..Alle 7:00 si cena. Non voglio chiamarti e non tollero ritardi. Ti chiamerò ogni mezz'ora. È chiaro?" Puntò il dito il signor Fabray, esaperato, verso la più piccola.

"Chiarissimo." Si sentì una suonata di clacson, "Sono arrivate. Ciao papi!" Gli diede un bacio sulla guancia. "Quinn" Disse per salutarla, senza nemmeno vederla sul serio.

"Rach-".

 

 

§

 

 

"Dico, dico, dico. Guardatelo. Muscoli scolpiti nella pietra, quel viso angelico.. quei capelli, Dio, neri come i miei occhi. Ragazze, io e lui siamo fatti per amarci." Esalò Mercedes rivolta alle due amiche sedute vicine a lei.

"Oh, ma che dici. È chiaro che ha occhi solo per me." Si intromise Brittany, guardandolo.

Rachel si voltò verso di lui, e come se ci fosse una carica esplosiva nell'aria, le vibrò la colonna vertebrale.

"Oddio, sta venendo verso di noi. Dei." Sussurrò Mercedes.

"Ciao ragazze." Si pavoneggiò Jesse.

Mercedes e Britanny squittirono subito nella sua direzione, Rachel era un'unico ghiaccio. Il moro la guardò ed alzò il sopracciglio sinistro, allargando un sorrisino malizioso sul lato destro del viso.

"Come ti chiami bellezza?"

"Rachel. Rachel Fabray."

"Incantato." Le prese la mano, baciandola, senza smuovere lo sguardo dalle sue pupille. "I tuoi occhi sono più luminosi di mille stelle."

Rachel sorrise. "Nessuno mi aveva mai detto una cosa simile."

"Vorrei riempirti di altri mille complimenti e poterti guardare ogni singolo giorno. Ti prego, lascia che ti riaccompagni a casa."

"Sarebbe.. Oltre modo perfetto." Riuscì soltanto a dire lei.

Jesse cinse il suo braccio dietro alla sua schiena, fece un occhiolino alle amiche di lei e la portò alla sua macchina.

"Wow, è.. bellissima." Lo complimentò.

"Lo so, sai, me l'hanno regalata per il compleanno, dopo aver recitato in un'importante campagna pubblicitaria." Sorrise raggiante lui.

"Campagna pubblicitaria? Oddio, ma sei un attore?"

Jesse la guardò come se provenisse da un altro mondo. "Certo che sono un'attore. Il migliore fra tutti."

"E che pubblicità hai fatto?" Gli domandò lei, sempre più esaltata.

Jessie frenò di colpo con la macchina, prendendosi la testa tra le mani.

"Jesse? Stai bene, è tutto ok?" Chiese impaurita Rachel, posando con cautela la sua piccola mano sulle spalle larghe di lui.

Il ragazzo si alzò di colpo con uno strano bagliore nelle pupille, "La nuova invenzione, migliorata, è anche per uomo. Gyno-canesten, per un domani migliore." Finì con un ghigno.

Rachel era sconvolta. "I-io non so cosa dire.. cioè tu.."

"Sì, lo so, tutti sono sorpresi delle mie doti. Il mio manager mi complimenta tutto il giorno. Sai che strazio. E tu cosa fai nella vita, piccola?"

"Beh, io-"

"Oh, guarda, il mio cartellone. Non sono magnifico?" Sorrise lui, alzando -di nuovo- il sopracciglio sinistro e allargando il suo magnifico sorriso nella parte destra del viso.

"Sì, tu sei-"

"E' quella casa tua?" Chiese facendo un cenno in direzione di una villetta bianca e blu.

"Sì, è quella. Ma come facevi a saperlo?"

"C'è tua sorella sul terrazzo."

"Come conosci mia sorella?"

"E' in classe con me." Rispose brusco lui. "Ora scusami ma devo andarmene. Ciao." La congedò freddamente.

Rachel ci rimase male, ma prima di scendere dalla macchina Jesse le bloccò il polso. "Quando potrò rivederti, mia diletta?"

"Domani a scuola." Le sorrise. "Ciao Jesse, e grazie per il passaggio."

"Dovere." Rispose, facendo -sì, di nuovo- quel maledetto ghigno.

La mora alzò lo sguardo sulla terrazza, sua sorella la fissava, dietro lei suo padre con un'espressione angosciata. Ora era davvero nei guai.

 

§

 

 

"Ma papà, è un ragazzo molto dolce e gentile, mi ha persino chiesto quand-"

"Lo so io che cosa ti ha chiesto, sono un ginecologo, vedo tutti i giorni montagne di ragazze della vostra età con il pancione! In questa casa ci sono delle regole da seguire, signorina, numero uno-" Inziò, facendo sospirare contemporaneamente le due, "Niente appuntamenti fino al diploma, numero due.. niente appuntamenti fino al diploma!"

"Oh, che palle però papà!" Fece la minore.

"Ehi, Non tollero questo tuo linguaggio signorina! Fino a quando vivi sotto al mio tetto devi seguire le mie regole. D'ora in poi non ti sposterai da nessuna parte senza tua sorella, e così lei."

"Che cosa?" Si levò subito su Quinn.

"Avete capito bene entrambe," disse riferendosi all'espressione scombussolata delle due, "Così ho deciso e così sarà."

"Ma quella è un'aliena, e se non dovesse uscire mai?"

"Non uscirai nemmeno tu, oh mi piace! Così potrò dormire in pace la notte. Il sogno di un padre è quello in cui le figlie non stanno fuori a farsi ingravidare."

"NO, non credo proprio. Mi sono rotta di dover patire tutte queste punizioni a causa di questa qui che non sa non mettersi nei guai e stare lontana da delle belle labbra-"

"Belle labbra?" La fermò subito Rachel, guardando dubbiosa la sorella, lievemente ingelosita da quel piccolo complimento inidirizzato a St. James.

"'Sta zitta, sono troppo arrabbiata per parlare con te." La fermò senza nemmeno voltarsi, stoppandola con la mano, la bionda. "Ora io non c'entro assolutamente niente con questa storia, tu le hai dato il permesso di uscire, tu hai sbagliato e lei ha preso il braccio oltre che la mano. Ma fatti vostri. Io mi tiro fuori. Va bene scorazzare in lungo e in largo per scortarla ovunque, ma io ho i miei spazi, i miei progetti e i miei problemi. Quindi, se vuoi scusarmi, sarò un'ottima taxista, ma niente di più." Prese la via delle scale la maggiore.

"Ferma lì!" Si catapultò il padre verso di lei, "Lucy Fabray ti proibisco di chiuderti in camera tua!" Urlò guardando in alto al piano superiore. Lo sbattere violento di una porta gli fece alzare le spalle sorpreso. "Tanto non dicevo sul serio." Disse lui, come per giustificare l'insolenza della figlia, andandosene in un'altra stanza, dimenticandosi di punire Rachel che, inevitabilmente, adorava quando sua sorella se ne usciva con questi discorsi.

 

"Rachel.. Penso che dovremo parlare." Disse il padre, spezzando il silenzio con le proprie forchette.

"Dimmi tutto papà." Fece lei senza nemmeno alzare lo sguardo dalla sua cena.

"Credo.. credo di avere esagerato prima." Affermò prendendo le mani di entrambe le sue figlie.

"E vi chiedo scusa. È per questo che ho deciso che la punizione si limiterà solo nel non far uscire Rachel senza di te,.. Quinn." Finì. La bionda gli sorrise immediatamente, sapeva quanto era dura per lui chiamarla in quel modo.

"Grazie papà." Gli disse.

"Grazie papà? Col cavolo! Sei amebata con questa casa tu!"

"Rachel, sai cosa significa ameba?" La fermò la bionda con la sua solita espressione saccente.

"Certo che lo so, dannazione! Potresti uscire un po' di più di casa, potresti farti invitare da qualche ragazzo per andare al cinema!"

"Tu invece potresti azionare il tuo cervello e capire con che sfigato stai uscendo!"

"Uscendo?" Si levò su il loro papà. "Non stiamo parlando con te!" Urlarono in coro le due.

"Sei tu la sfigata qui, non lui." Disse come ultima cosa la minore, alzandosi da tavola e correndo in camera sua.

"Sei tu la sfigata qui, non lui." Le fece il verso la bionda, imitandola, scatenando ilarità nel padre.  

 

§

 

"Amico, guardala. È bellissima." Disse Finn a Kurt, durante la pausa pranzo.

"Ehi, smettila di farti troppi film mentali, mettila nel materiale da sega e tira dritto. C'è un motivo se il mondo è diviso in classi sociali. Hai presente la storia delle piramidi? Ecco, lei è in cima, e tu, tesoro, sei così in basso da reggerne a malapena le fondamenta."

"Ci deve essere un modo.." Fece con fare pensoso il più alto, ignorando le parole dell'amico.

"Mi dispiace affliggerti ma non c'è nessun modo, quella lì è una principessa altezzosa che indossa una coda piena di diamanti per incantare pavoni come.. come.. Jesse St. James."

"E' quel tipo che le si sta avvicinando?" Chiese Finn a Kurt.

"Esatto amico."

"Hm. Capisco. Però.. ehi, devo averla. Questo è quanto." affermò infine il nuovo arrivato dando una pacca sulla schiena dell'altro.

"Beh.. un modo ci sarebbe." S'illuminò Kurt

"E quale?"

"Lo sai parlare il francese?"

"No."

"Bene, allora andiamo a studiarlo."

"Ma che dici?"

"Ho sentito che le serve un maestro di francese."

"E chi te lo ha detto?" Chiese corrucciato lo straniero.

Kurt tentennò. "Non ha importanza."

 

§

 

"Credo che debba finire tutto questo." Fece la mora alla bionda.

"Che intendi?" Rispose l'altra.

"Intendo che non possiamo andare avanti così, ad amarci di nascosto, e, Dios, fare finta di niente nemmeno dieci minuti dopo."

"Mi stai lasciando?" Disse timorosa una vocina flebile.

"Lasciando? Brit! Non siamo mai state insieme! La chiami relazione questa?"

"Beh, quando ti dimeni grazie a me mi sembra che ne sei convinta anche tu."

"Ah si? Stai dicendo che io e te possiamo essere fidanzate solo in questo ripostiglio? E poi tu potrai fare la troia con tutti quelli che ti capitano a tiro?"

"..Non dovresti parlarmi così. Mi stai ferendo."

"Tu invece mi ferisci tutti i giorni quando ignori me e riempi di sorrisi, baci e abbracci tutti quegli sconosciuti. Mi dispiace Brittany, ma io non posso vivere una cosa così. Fa strano sentirlo dire da me. Ma io voglio l'amore. Tu sei il mio amore. E non ho intenzione di dividerti con nessun altro. Quindi le nostre strade si dovranno dividere." Esclamò risoluta, senza nascondere le lacrime che le impreziosivano il viso, Santana.

Quando la spagnola abbassò la maniglia della porta il suo cuore ricevette l'ultima dolorosa sconfitta.

"Io ti amo, lo sai." Le disse con la voce roca la bionda.

"Non ci credo più." Affermò senza girarsi la mora, con la voce rotta dal pianto.

 




 

NDA

Good evening my caari!
Ecco il secondo attesissimo -si fa per dire ovviamente- capitolo di questa incredibile -si fa per dire- storia.
Spero di non aver fatto errori stupidi di battitura, per voi voglio solo il meglio, dears.
Ringrazio tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite e le seguite, e ringrazio anche -in particolare- una meravigliosa ragazza che ha recensito i capitoli addietro. Significa molto per me. (: Spero di leggere in un futuro molto vicino recensioni anche da altre persone. Non mordo mica! (:
Detto questo auguro una buona notte a todos, e vi dico un grazie sincero anche solo per aver letto questo scempio. 
Good nite!
 

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Capitolo 4
*** Somebody wants you ***


 

Capitolo tre, Somebody wants you

 

Fascinating new thing

You delight me

And I know you're speaking of me

Fascinating new thing

Get beside me

I want you to love me

I'm surprised that you've never been told before

That you're lovely and you're perfect

And that somebody wants you

 

"Sono contento che alla fine tu sia venuto." Disse il gellato all'altro.

"Ma ti pare." Esclamò quello con il naso alla francese, chiudendo la porta dietro di se.

"Non ci speravo." Affermò veritiero.

"E perchè mai?" Si avvicinò a lui Kurt, sistemandogli il colletto della camicia.

"Beh, ultimamente stai sempre con il nuovo arrivato, e-"

"Aspetta, non dirmi che sei geloso." Lo fermò quello vestito Gucci, posizionando le sue morbide mani sul petto dell'amante.

"Io, io... ecco, non la definirei gelosia, forse un po' di fastidio mi da, ecco, magari lievemente.."

"Peccato. Mi piacciono i micetti gelosi." Lo interruppe, di nuovo, quello con la pelle candida.

Blaine si concedette in una risata cristallina, che fece rabbrividire Kurt, destabilizzandolo. Dopo poco i loro sguardi magnetici si persero tra le loro pupille nere come la pece, e come con un'esplosione di fuochi d'artificio, scoppiò la scintilla tra di loro. I loro corpi si riempirono di malizia, amandosi, accarezzandosi, come se fosse l'ultima cosa che entrambi potessero fare prima di morire.

"Ti amo" Disse Kurt, mordendo il labbro al suo fidanzato,

"Ripetilo, ti prego!" Rispose Blaine, estasiato dalla voce dell'uomo.

"Ti amo, Blaine Anderson!" Fece di nuovo, al culmine del piacere.

"Ti amo anch'io, modaiolo fissato." Rise, sudato Blaine tra le braccia del suo più grande e segreto amore.

 

 

§

 

Veloce come il vento, Finn leggeva e rileggeva il libro preso qualche ora prima in biblioteca, "La costruzione ne...jamais tiene unito il primo verbo coniugato. Okay. Semplice."

Il ragazzo iniziò a sentire uno strano profumo di fragola e vaniglia, alzò il viso e vide arrivare, come un'uragano colmo di rose, Rachel; bellissima, come sempre, nella sua divisa dei Cheerios.

"Ok, facciamo in fretta, Kitty Wilde e Marley Rose stanno avendo un'orrenda lite in pubblico al prato, di nuovo." Disse pimpante lei.

"O-oh già" Fece Finn disincantandosi dalla figura maestosa seduta innanzi a lui. "Ok, pensavo che avremmo potuto cominciare con la pronuncia, sempre se per te va bene." Sorrise, leggermente goffo.

Il viso della mora si rabbuiò, "Non la parte della tosse, dei conati e degli sputi perfavore."

"B-beh, allora.. allora, ecco, si, penso che ci sarebbe un'alternativa."

"Davvero?" Abbozzò un sorriso la quindicenne.

"Sì, e-ehm, cucina francese. Noi potremmo m-mangiare qualcosa insieme,.. sabato sera?" Disse prendendo coraggio lui, tentando di non far fuoriuscire l'imbranato che era.

Rachel gli mostrò i suoi trentadue denti, "Mi stai chiedendo di uscire?" Fece lusingata. "Oh, che carino! Com'è che ti chiami?"

"Finn. Lo so che tuo padre non ti fa uscire, ma pensavo che se fosse, beh ecco.. per la lezione di francese lu-"

"Aspetta un'attimo." Lo interruppe lei." Jim,"

"Finn." La corresse.

"Mio padre ha appena messo una regola, posso uscire se esce anche mia sorella."

"Stai scherzando? Ti piace andare in barca? Perchè ho letto di questo posto dove si affittano le barche, e-"

"Ehm, il y a beaucoup de problèmes Vin,-"

"Finn." La corresse di nuovo.

"Mia sorella" Riprese lei, "E' un genere di perdente particolarmente insopportabile."

"Si si, ho notato che lei è, ehm, un po'.. antisociale, che cos'ha?"

"Un mistero irrisolto!" Esclamò Rachel, "Un tempo era popolare, e poi in seguito.. Non so, penso si sia stufata o qualcosa del genere. Le teorie sui motivi abbondano, ma sono abbastanza certa che lei sia capace di interazione umana. In più.." Si fermò riprendendo fiato dalla sua parlantina, "E' una strega." Concluse finalmente.

"Oh-hm beh, si, sono sicuro che.. ci sono un mucchio di ragazzi a cui non dispiacerebbe.. uscire con una donna come lei. Voglio dire, insomma, persone che saltano giù dagli aerei, catturano squali, sarebbe un appuntamento estremo."

"Pensi che potresti trovare qualcuno così estremo?" Chiese lei, posando i gomiti sul tavolo, con fare malizioso, sbattendo le sue folte ciglia piene di mascara.

"Ma si certo, perchè no?" Domandò di conseguenza Finn.

"E tu faresti questo per me?" Lo toccò suadente.

"Ovvio! ..Ah, eh-h, voglio dire.. Io potrei provarci."

 

§

 

"Allora, ho riunito un gruppo interessante di ragazzi, non potrebbero essere più perfetti. Pronto per i provini?" Chiese Kurt a Finn.

"Sono nato pronto!" Rispose lui.

 

"Allora, saresti interessato ad uscire con Quinn Fabray?" Fece Kurt a Jake Puckerman, che senza rispondere, si mise a ridere se ne andò.

 

"Ti piacerebbe uscire con Quinn Fabray?" Domandò Finn a Ryder Lynn, che ebbe la stessa reazione dell'amico.

 

"Cosa ne pensi di uscire con Quinn Fabray?" Postulò Kurt a Mike Chang.

"Forse se fossimo rimasti gli unici due al mondo e non ci fossero pecore.. Ci sono pecore?" Chiese lui, interessato.

 

"Ti è mai venuta voglia di chiedere di uscire a Quinn Fabray?" Interrogò, questa volta Finn, Sam Evans.

"Non sono mai stato abbastanza ubriaco, amico."

 

"Vorresti avere un appuntamento con Quinn Fabray?" Si informò Kurt nei confronti di Artie Abrams. Come unica risposta ricevette un urlo sgraziato.

 

 

 

"Senti, te lo avevo detto o no che era una missione impossibile?" Richiese Kurt all'amico durante l'ora di biologia. "E' una cosa inutile, nessuno, e quando dico nessuno intendo nessuno uscirà mai con lei." Disse risoluto infine.

Finn, come al solito, non lo ascoltò con tutta la sua attenzione, e mentre il suo sguardo vagava nell'aula vide Noah Puckerman infilare con gioia il bisturi nella sua rana da dissezionare, squartandola gioioso. Deglutì.

"Ehi, che ne dici di lui?" Fece in direzione dell'altro.

"Lui? No no no no, non guardarlo neanche, intesi? È un criminale," Disse guardandosi in torno, avvicinandosi ad Hudson, "Ho sentito che ha dato fuoco ad una caserma di polizia, si è fatto un'anno a San Quintino, la prigione!" Marcò l'ultima parola.

"Beh, allora sarà assatanato!" Rise quello nuovo.

"Dico sul serio amico, quello è matto!"

Finn guardò di nuovo nella sua direzione, e vide Puck che si accese una sigaretta con il fornello elettrico.

"Puckerman, in presidenza, immediatamente" Urlò la professoressa Pillsbury.

"Quello è il nostro uomo!" Gioì lo straniero, alzando la mano per battere il cinque a Kurt, che si limitò a guardarlo male.

 

 

"Ciao!" Disse euforico, anche se un po' impaurito, Finn a Noah. "Come va?" Gli chiese, appoggiandosi al tavolo usato da Puck per la lezione di falegnameria.

Puckerman non gli rispose, lo guardò male ed azionò il trapano.

Hudson si ricompose sbiancando, "B-bene, a più tardi!" Scappò.

Noah lo guardò dileguarsi ridendo di gusto.

 

§

 

 

"Come lo convinciamo ad uscire con Quinn?" Domandò la guida al nuovo allievo.

"Potremmo.. potremmo pagarlo!" Si ingeniò Finn.

"E con quali soldi?"

"Beh.. abbiamo bisogno di un sostenitore."

"Questa è un'ottima idea! Ho sentito che Jesse St. James è particolarmente interessato a Rachel."

"Ha i soldi.. Ed è stupido. Geniale! Eccolo là!"

 

Kurt andò nella sua direzione, si sedette al suo tavolo sotto gli occhi indagatori di tutti.

"Oh, un succo al lime, non se ne vedono più molti!" Sorrise in direzione di uno degli scagnozzi di Jesse.

"Che vuoi pivello?" Chiese quest'ultimo guardandolo male.

"Te."

"..Me?" Lo guardò male l'attore, azionando il suo solito ghigno.

"Si, sai, volevo proporti un'affare."

"Che genere di affare?" Si interessò immediatamente.

"Ho sentito dire che sei interessato a Rachel Fabray. Beh, ho un'idea su come potresti uscire con lei."

"E cosa ti viene in tasca?" Chiese dubbioso l'altro.

"La felicità di un'amica." Sorrise Kurt.

"Ti ascolto." 
 


 

NDA

Voglio ringraziare coloro che continuano a mettere questa mia storia tra le seguite e preferite, soprattutto per le visualizzazioni che sta avendo. Grazie mille a tutti, un bacio.
Buona giornata! Hope you like it, PEACE!

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Capitolo 5
*** Girl, you are... ***


Capitolo quattro, Girl, you are..

 

I Will Never Find Another Lover

Sweeter Than You

Sweeter Than You

And I Will Never Find Another Lover

More Precious Than You

More Precious Than You

Girl You Are..

Close To Me You're Like My Mother,

Close To Me You're Like My Father,

Close To Me You're Like My Sister,

Close To Me You're Like My Brother

And You Are The Only One My Everything

And For You This Song I Sing.

 

 

"Hey." Si presentò Jesse a Noah, dopo una giro di riscaldamento della pista di atletica della scuola.

"Ci conosciamo?" Chiese Noah a quello.

"Vedi quella ragazza?" Domandò l'attore in direzione di Quinn Fabray, intenta a giocare la sua partita di calcio, ignorando deliberatamente la richiesta del bullo.

"Sì."

"Quella è Quinn Fabray."

"Dovrebbe colpirmi questa cosa?"

"Sì, perchè voglio che tu esca con lei." Esclamò risoluto St. James.

"Certo pivello." Rise Noah.

"Okay amico, io non posso uscire con sua sorella se non esce anche lei."

Puck alzò il sopracciglio destro.

"Il padre è un pazzo, ha stabilito questa regola che le ragaz-"

"E' una storia molto commovente, davvero." Lo bloccò Noah. "Ma non è un mio problema." Finì a denti stretti.

"Ti andrebbe di farlo diventare un tuo problema se ti offrissi una generosa ricompensa?"

Puckerman si voltò subito interessato. Rise. "Vuoi pagarmi per uscire con una ragazza?"

Jessie annuì con il capo.

"Quanto?" Assottigliò lo sguardo Puck.

"Venti bei verdoni."

Noah ci pensò su. Si girò in direzione della ragazza e la vide placcare una sua compagna, per poi tirare la palla talmente forte che il portiere si lanciò a terra.

"Facciamo trenta." Ritrattò impaurito Jesse.

"Beh, allora, vediamo un po'.. Se andiamo al cinema saranno quindici per il biglietto.." Si alzò. "Poi le offrirò i pop-corn e saranno.. cinquantatre." Fece, con un'alzata di spalle. "E poi lei vorrà anche le praline, giusto? Quindi.. stiamo parlando di settantacinque dollari."

"Questa non è una trattativa. Non hai alternative, prendere o lasciare." Affermò risoluto il riccio.

"Dammi cinquanta pezzettoni ed è affare fatto."

Jesse si guardò attorno, indignato, prese i soldi dalla tasca dei pantaloni e glieli diede. Noah li guardò sorridendo. "E' un piacere fare affari con te, amico."

 

§

 

"Ottimo allenamento ragazze! Bel gioco Fabray." Esclamò la Coach Beiste.

"Grazie Coach!" Affermò soddisfatta la bionda, correndo per andare a recuperare la borraccia di acqua naturale.

"Ehilà, ragazzina!" Si avvicinò Puck a lei, sorridendole. "Come va?"

Quinn lo guardò con un sopracciglio levato, "Sto sudando come un maiale a dire il vero, ma grazie per l'interessamento."

"Un modo come un altro per attirare l'attenzione di un ragazzo, eh?" Chiese imperterrito il crestato.

"E' la mia missione nella vita. Ma ovviamente ho ottenuto i tuoi favori, quindi ha funzionato, il mondo ha di nuovo senso." Fece sarcastica lei, sollevando il suo borsone ed andandosene.

Noah rise e la seguì, "Ti vengo a prendere venerdì."

"Ah, si giusto, venerdì, ah-ahn." Lo snobbò.

"Senti.. ti porterò dove non sei mai stata." Tentò di fare il galante.

"Dove per esempio, allo spaccio sulla Broadway? Ma sai almeno il mio nome?" Chiese indignata.

"So più cose di quanto tu creda." Rispose leggermente alterato l'"ex-carcerato".

"Difficile, molto difficile." Lo superò la bionda, catapultandosi negli spogliatoi.

 

§

 

"Ora siamo fregati." Esalò sull'orlo di una crisi di nervi Finn Hudson, che aveva appena assistito a tutta la scena.

"Ah-ahn, non ci provare nemmeno. Sto giocando tutte le mie carte per te, non voglio sentire questo atteggiamento disfattista, voglio sentire l'Hudson ottimista!"

"Siamo fregati!" Fece Finn canticchiando.

"Così va meglio." Rise Kurt.

 

§

 

"Ciao bellezza." Affermò una chioma bionda al negozio di dischi.

"Brittany. Cosa ci fai qui?" La guardò infastidita la mora.

"Ti cercavo." Non demorse l'altra.

"Mi spiace, per te oggi niente bughi bughi."

"Oh, hai detto oggi." Constatò la bionda, sfiorandole le spalle con le sue.

"Stai. Alla. Larga. Da. Me."

"E' questo il problema, San. Non ci riesco. Odio ammetterlo. Ma mi manchi."

"Ti manco io o questo ben di Dio, guapa?"

"Sarò sincera. Entrambi."

"Perchè ti stai prendendo tutta questa briga per me?"

"Non lo so."

"Peccato." Disse andandosene la mora.

"Perchè tu, ragazza, sei mia." Le soffiò Brittany da dietro, cingendole la pancia con le sue braccia magre e toniche.

Santana non disse niente. Chiuse gli occhi, inebriandosi di quel profumo di cui non si beava da giorni ormai. E così, dopo poche volte in quel periodo, si concedette in un lieve sorriso. Morbido. Vellutato. Come la pelle candida e pura della persona che lo provocò.

 

§

 

Quinn uscì dalla doccia del suo bagno. Si asciugò con il suo solito asciugamano, si mise la sua solita crema al cioccolato fondente sulle gambe, il suo solito pigiama slavato ed uscì. Adorava quel profumo di famiglia.

"Quinn, hai mai pensato ad un nuovo look?" La fece sussultare Rachel, sprofondata nella poltrona della sua camera, vicino alla lampada a lava luminescente.

"Come diamine sei entrata dal momento che ho chiuso a chiave?" Chiese stupita la bionda.

"Quinn, Quinn, Quinn. Non impari mai? Le finestre vanno sempre chiuse. È così facile arrampicarsi sull'albero davanti a camera tua! Pensa a quanti male intenzionati possono entrare!"

"So difendermi a differenza tua, Rach. Che cosa vuoi?"

Rachel si alzò, "Sorellona, non hai mai notato tutte queste potenzialità inespresse, sepolte sotto tutto questa ostilità?" Fece toccandole i capelli ancora bagnati.

"Io non sono ostile, sono annoiata."

"Perchè non cerchi di essere carina? Faresti colpo. Sei una splendida ragazza. Hai le basi giuste, il viso giusto.."

"A me non importa quello che la gente pensa di me." Rise Quinn, cercando le cuffie.

"Si, invece." La contestò la minore, consegnandole il suo desiderio.

"No, non è vero. Rachel, non devi essere quegli che gli altri vogliono che tu sia." Si sedette guardandola.

"A me piace essere adorata, grazie." Si confessò la mora guardandosi allo specchio che aveva davanti.

"Prospettive." Fece Quinn, alzando le coperte e buttandosi sotto di esse. "Spegni la luce quando esci?" Domandò assonnata.

"Io, veramente.." Chiese incerta quella in piedi.

"Ok, ma solo per sta notte." La anticipò la mezza dormiente.

Rachel non se lo fece ripetere due volte, si tolse le pantofole e andò a sdraiarsi vicino al corpo dell'altra. "Grazie Lucy." Sorrise, un'ultima volta, allungando il braccio e spegnendo la luce. "A volte mi chiedo cosa farei.. se.. se tu non esistessi." La più piccola fece un sospiro. "Sono una stupida." Si maledisse da sola poi.

"No, non lo sei." Si girò Quinn verso di lei, abbracciandola. I loro corpi si incastrarono perfettamente tra di loro, quasi come se fossero dei cubetti di tetris.

"Ti voglio bene." Sussurrò dopo qualche minuto Rachel, credendo che la maggiore dormisse già.

"Anch'io te ne voglio." Rispose la bionda, chiudendo gli occhi ed abbandonandosi finalmente alle braccia di Morfeo, rendendo la sorella felice come non era mai stata.

 

§

 

"Bella carretta." Esclamò Noah appoggiato alla macchina di Quinn, davanti alla biblioteca

"Mi stai seguendo per caso?" Chiese scocciata la bionda, abbassando le spalle, nervosa.

"Ero in gelateria, ho visto la tua macchina e ho pensato di passare per un saluto." Si giustificò lui.

"Ciao." Disse lei.

"Non ti piace parlare, eh?" Scivolò davanti alla portiera del guidatore.

"Dipende dall'argomento e dal soggetto."

"Tu non hai paura di me?" Domandò Puckerman spiazzandola.

"Per quale motivo dovrei averne?" Rise Quinn.

"Sai, molta gente c'è l'ha." Le spiegò lui.

"Beh, non io."

"Magari non hai paura di me, ma sono sicuro che hai pensato a me nudo, eh?" Chiese lui esibendo un sorriso sghembo.

"Ah, sono così trasparente? Ti voglio, ho bisogno di te, ti amo, ti amo." Concluse lei, aprendo la portiera, facendo ridere il 'Semi-Dio' che vi era appoggiato.

"Un giorno ti conquisterò."

"Fammi un fischio quando ci riesci!" Disse lei, accellerando ed uscendo dal parcheggio, sorridendo quando era certa che lui non l'avrebbe più vista.
 





 

NDA


Buon pomeriggio a tutti, dears!
Ecco l'attesissimo nuovo capitolo sfornato dalle mie manine.
Spero vi piaccia, ma soprattutto, spero che continuerete a seguirmi.
Le visualizzazioni stanno aumentando tutt'ora e sono veramente contenta per questo.
Vi ringrazio, per tutti voi che recensite, per tutti voi che mi seguite, per tutti voi che continuate a leggere in silenzio.
HOPE YOU LIKE IT! PEACE!
 

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Capitolo 6
*** Just a different point of view ***


Capitolo cinque, Just a different point of view

 

The grey ceiling on the earth

Well it's lasted for a while

Take my thoughts for what they're worth

I've been acting like a child

In your opinion, and what is that?

It's just a different point of view

 

 

Noah Puckerman era parecchio nervoso quel giorno. I compiti, gli esami in sospeso per la riammissione scolastica, l'ansia per la conquista di quella ragazza. Quinn Fabray. Come poteva anche solo pensare quel damerino insulso che lui non sapesse chi era? Capelli biondi, occhi verde celeste, pelle diafana, carattere tosto.. irresistibile. Un bocconcino troppo prezioso per esser consumato da lui. La classica botta e via da raccontare agli amici fino all'ultimo giorno della sua vita. I suoi pensieri furono interrotti dall'arrivo di quel presuntuoso di St. James. Non poteva esistere giornata migliore.

"Quando io investo cinquanta dollari mi aspetto di vedere dei risultati."

"Ci sto lavorando."

"Spero per te. Se tu non ottieni io non ottengo. Chiaro il concetto?"

"Ho appena aumentato i prezzi."

"Che cosa?" Disse voltandosi Jesse.

"Cento bei pezzettoni."

"Te lo scordi."

"E tu ti scordi la sorella." Sorrise vincitore Noah.

"Farai meglio a darmi quel che voglio."

Noah lo guardò allontanarsi, sputò a terra lo stuzzicadenti e sbattè con violenza il proprio armadietto, facendo voltare mille studenti nel corridoio.

Forse, dopo tutto, come giornata, non era poi così male.

 

§

 

"Sappiamo che intenzioni hai con Quinn Fabray." Lo minacciò quasi Finn Hudson, seguito a ruota da Kurt.

"Ma davvero?" Rispose sarcastico Noah.

"E in merito vorremmo darti una mano." Intervenne Kurt.

"Cosa vi viene in tasca?" Chiese scettico il crestato.

"Il fatto è che.. vedi, noi.." Tentò Finn, inutilmente.

"Il mio amico," Fece Kurt, prendendo in mano la situazione, "Finn, è pazzamente innamorato della sorella, Rachel Fabray."

"Ma che ha questa ragazza di tanto speciale, i capezzoli al gusto di birra?"

"Ehi!" Lo rimbeccò Finn.

"Io credo di parlare correttamente se dico che l'amore di questo qui" Disse Kurt indicando l'amico, "E' molto più puro e reale di quello di Jesse St. James."

"Ehi, io sono in affare per soldi, St. James può farsi chi gli pare."

"Quell'imbecille non si farà nessuno!" Lo interruppe Finn.

"Puck, Puck, Puck.. Lascia solo che ti spieghi una cosa. Noi abbiamo organizzato tutta questa messa in scena per far si che Finn potesse arrivare a Rachel, Jesse è solo una pedina"

Noah era incredulo. "Mi aiutereste ad addomesticare quella belva feroce?"

"Puoi contarci amico." Esclamarono i due in coro.

"Iniziamo da qui. Venerdì sera Joseph Art darà una festa a casa sua. Portala."

"Ci penserò sopra. Grazie.."

"Kurt." Rispose non poco esaltato colui che aveva appena finito di parlare.

"Finn." Disse sorridendo lievemente l'altro.

 

§

 

"Okay, dimmi qual'è la migliore tra le due." Chiese Jesse a Rachel, mostrandole due foto perfettamente identiche, dove cambiava solo il colore dei pantaloni.

"Preferisco questa." Indicò quella con i pantaloni bianchi, leggermente scettica.

"Si, forse hai ragione, piccola. Sembra molto più.."

"Vintage?" Chiese lei.

"Hai ragione, stavo esattamente per dire Vintage." Si complimentò lui. "Allora, ci vieni alla festa di Hart venerdì sera?"

"Sì, forse."

"Bene. Bene.. ti aspetto lì allora."

"Va bene." Le sorrise raggiante lei, andando a lezione, ravvivandosi i capelli.

 

§

 

"Allora, hai sentito della festa di Joseph Hart di venerdì sera?" Chiese Finn a Rachel, seduti al parco.

"Sì! Pensi di andare?"

"Certo! Tu ci vieni?"

"Sai bene che vorrei molto, molto, molto andarci.. ma che non posso. A meno che non ci vada anche mia sorella."

"Sì, lo so.. Ma ci sto lavorando. Sai, Rach, mi è venuto un dubbio.. non è che è lesbica?"

"No, una volta ho trovato nel suo cassetto una foto di quel cantante strano, Jared Leto."

"Quindi preferisce uscire con bei ragazzi.. Qualche altro consiglio?"

"Non so, le ho sentito dire che preferirebbe morire piuttosto che uscire con un ragazzo che fuma. Dopo posso fornirti altro materiale. So per certo che ha delle mutandine nere in pizzo, però."

"E questo cosa ci dice?" Gli chiese innocente Hudson.

"Che ha intenzione di fare l'amore."

 

§

 

"Per prima cosa.. Quinn odia i fumatori." Disse Finn spegnendo la sigarette del bel fusto.

"Perfetto, odio il fumo."

"Rachel ha detto che a Quinn piacciono soltanto i bei ragazzi."

Noah inizialmente fu sorpreso. "Vuoi dire che non sono un bel ragazzo?"

"Oh, no no, sei bellissimo, solo che, ecco, si.. Punti di vista, insomma." Dissero sorridendo impauriti i due.

"Le piace.." Iniziò a dire Kurt, cercando il biglietto precedentemente annotato, "La cucina thailandese, la prosa femminista, e.. la musica delle ragazze arrabbiate che si ispira al rock indipendente. Qui c'è una lista dei CD che ha nella sua stanza e una dei libri che già ha."

"Quindi, mi state dicendo che devo comprarle un libro, farle da mangiare e stare ad ascoltare un gruppo di ragazze svitate che non sanno suonare?"

"Sei mai stato al Pub Bel Grissino? Il suo gruppo preferito suona lì domani sera."

"Io non ci posso andare lì, ok?"

"Ma lei ci sarà, ha già preso i biglietti! Amico, violenta le tue orecchie per una sera." Disse risoluto Finn. "Lei ha un paio di mutandine nero di pizzo. Se questo può aiutare.." Finì malizioso.

Noah sorrise. Forse, dopo tutto, non sarebbe stata una così pessima serata.

 

§

 

Odiava quella musica. Pensava che non ci fosse niente di peggio al mondo. Noah si girò a destra e a sinistra per il locale, con il solo scopo di trovarla. Quando la vide per poco non ci rimase secco.

Aveva i capelli lisci, un look sbarazzino, senza trucco. Era esattamente così che le donne, secondo lui, dovevano essere. Trasparenti. Vere.

Si catapultò al bar, prendere qualcosa di forte lo avrebbe aiutato a sopportare quell'assordante rumore.

"Puckerman, che ci fai qui?" Lo salutò con un pugnetto come stretta di mano il barista.

 

"Ho bisogno di acqua!" Disse, quasi contemporaneamente, Quinn a Santana, con cui stava ballando.

 

"Due acque!" Disse, allungando i soldi sul bancone, la Fabray. Si voltò per vedere la gente attorno a lei e si scaldò immediatamente.

"Se hai in mente di chiedermi di nuovo di uscire puoi anche andare all'in-"

"Se non ti dispiace sto ascoltando questa canzone" Le rispose invece Noah, alzando verso di lei la sua Coca ghiacciata.e

"Queste ragazze non sono le 'The Iron Maidens' o le 'Phantom Blu', ma non sono male."Dichiarò Noah, andando sotto al palco.

Quinn era oltre modo stupita. Lo seguì a ruota, "Conosci le Phantom Blu?"

"Perchè, tu no?" Domandò lui con fare ovvio.

"Ti stavo guardando prima, non ti ho mai vista così sexy." Disse urlando Noah, accorgendosi solo dopo che la musica era finita e che tutto il locale lo stava osservando.

Quinn rise di gusto, da quanto non era così allegra?

"Vieni con me alla festa di Joseph Hart domani sera."

"Non ti arrendi mai, vero?"

"Questo è un sì?"

"No!"
"Ti vengo a prendere alle nove e mezza!" Le urlò Noah, mentre lei fuggeva via, forse per tornare dalla sua amica, forse per scappare da lui. Fatto sta, che a lui non importava dove stesse andando, tanto meno con chi. Per il momento l'unica cosa che gli interessava era che, stranamente, aveva detto sì. E che, cosa altrettanto inusuale, ora lui stava sorridendo. Sorrideva al pensiero di lei.

 


 



NDA

Ci tengo a ringraziare tutti coloro che credono in questa storia, che la apprezzano e che la leggono. Siete grandiosi, sono così contenta che ogni giorno aumentate sempre di più!
HOPE YOU LIKE IT! PEACE!
 

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Capitolo 7
*** Party time ***


Capitolo sei, Party time

 

Saturday night I feel the air is getting hot

like you baby

I'll make you mine you know i'll take you top

I'll drive you crazy

saturday night dance I like the way you move

pretty baby

it's party time and not a minute we can lose

be my baby

 

"Dove pensate di andare voi due?" Chiese il padre di Rachel alla figlia, che piano piano scendeva le scale insieme a Mercedes tentando di non farsi scoprire da lui.

"Ad un ritrovo tra amici, papà." Fece lei dolcemente.

"Chiamasi orgia!" La rimproverò lui. "Tu non andrai da nessuna parte a meno che non venga Lucy con te." Disse lui, facendo girare Quinn che stava per andare in bagno.

"Signor Fabray, è solo una festa!" Intervenne Mercedes.

"E l'inferno è solo una sauna." Le rispose lui. "Sai niente di una festa?" Chiese poi a Quinn.

"Mmh" Miagolò lei soltanto.

"Loro si aspettano che io ci vada." Disse Rachel risoluta.

"Quinn non va, tu non vai."

"Ma perchè non puoi essere normale per una sera, perchè, per Dio, non puoi essere mia sorella e comportarti da tale?"

Lei sbuffò.

"Perfavore. Avanti Quinn, perfavore, fallo per me." La guardò implorante negli occhi Rachel.

"D'accordo. Va bene. Andiamo." Disse Quinn.

"Vuoi traviare anche lei, ora?" Chiese il padre disperato.

"E' solo una festa, papà." Affermò Rachel.

"Solo una festa? Voglio che indossi la pancia" Ordinò il papà a lei.

"Papà, no."

"Metti la pancia, ho detto!" Ripetè lui.

Rachel buttò la testa all'indietro, andò ad aprire un armadio e tirò fuori quel materiale spregevole.

"Io sono perfettamente conscia ch-"

"Stammi a sentire. Ogni volta che desideri baciare un ragazzo voglio che tu immagini di indossare questa, sotto al vestito."

Il suono della porta fece risvegliare tutti.

"E' per me, è arrivato!" Rachel corse alla porta, scordandosi della pancia. "Oh.. ciao." Disse soltanto verso il nuovo arrivato.

"Buonasera.. Quinn è in casa?" Domandò Noah Puckerman, vestito in tenuta da festa.

"Cosa ci fai qui?" Chiese Lucy guardando estasiata fuori dalla porta di casa.

"Nove e trenta, giusto? Ah, sono in anticipo." La sorprese.

"Non fa niente, guido io." Disse risoluta.

"Chi l'ha messa incinta?" Chiese lui all'improvviso verso Rachel, che si limitò a guardare il soffitto.

 

§

 

"Significativo. Capisci cosa significa? Rachel mi ha detto che sono significativo per lei."

"Sì, Finn, me l'hai detto almeno dieci volte stasera. Ed ora smettila di essere così egoista. Questa o questa?" Chiese Kurt mostrandogli due polo.

"Quell'altra. Con questa sembri mio zio Mirton. Perchè sei così nervoso?"

"Kurt, è arrivato." Sentì una voce urlare.

Dopo pochi secondi un ragazzo gellato, con dei jeans chiari e una polo nera aderente si presentò innanzi ai due ragazzi, elegante -ma casual- ed estremamente sexy. Kurt non riusciva a smettere di sorridergli. "Beh, Finn.. è ora che ti presenti il mio fidanzato. Finn, Blaine. Blaine, Finn; quello pazzo di Rachel."

"Fidanzato? Wow! Kurt non mi aveva detto niente. È un piacere fare la tua conoscenza." Sorrise Hudson.

"Anche per me." Gioì Anderson.

"Mamma mia, sono nervoso ed eccitato, è tutto così confuso!" Disse rompendo il silenzio Kurt.

"Amore, andrà tutto bene." Lo sostenne il fidanzato.

"Perchè sei così nervoso, ripeto?" Chiese nuovamente Finn.

"Questa sera vogliamo annunciare la nostra relazione." Affermò Blaine.

"Oh.. è una cosa magnifica!" Disse Finn.

"Si.. magnifica. E ora, scusate, muoviamoci. Credo che sto per sentirmi male!

 

§

 

 

"Wow, si sente la musica fino a qui." Tentò di fare conversazione Quinn.

Noah la guardò sorridendo, "Andiamo!" Quasi urlò.

 

"Ti prendo da bere?" Le chiese una volta dentro.

"Ok." Sorrise lei, ora un po' più timida.

"Intanto vai pure a fare un giro. Ti raggiungo subito." Le disse.

 

Avete presente quella sensazione in cui vi sentite un pesce fuor d'acqua, vi sudano le mani e vorreste solo sotterrarvi sotto terra? Ecco, quello era l'esatto umore di Lucy quella sera.

"Dolcezza!" La affiancò Jesse. "Sei uno schianto stasera, Quinnie."

"Aspetta! Cos'è? Stai diventando stempiato?" Gli rispose lei. L'attore si toccò immediatamente la fronte.

"Ehi, tesoro, non scappare." Le cinse la vita non appena lei si girò. "Dove stai andando?" Le chiese poi, appoggiandosi al muro con una mano. "Tua sorella è qui?"

"Stai lontano da mia sorella."

"Oh, io potrei anche starle lontano, ma.. non so se lei starà lontana da me." Finì poi, passandole accanto, sfiorandole la guancia con le sue labbra.

"Idiota." Lo maledisse lei voltandosi dall'altra parte.

 

 

"Finalmente ti ho trovata!" Esclamò Santana.

"Voglio andarmene." Le rispose.

"Perchè, non ti stai divertendo?" Fece un sorriso sghembo.

"Ehi, Quinnie. Guarda chi mi ha catturato!" Le passò accanto, di nuovo, quell'idiota di St. James, con avvolta tra le sue spire niente di meno che Rachel.

"Rach, aspetta!" Le urlò la maggiore prendendola per un braccio.

"Perfavore Quinn, lasciami in pace." Scandì le parole.

"No, aspett-"

"Sto cercando di fare il possibile per godermi la mia adolescenza. Fai come me e vivrai meglio."

"Ciao ciao" La riportò via Jesse.

 

Quinn iniziò a prendere uno, due, tre, fino a perdere il conto, chupiti che mandò giù all'ultima goccia. La stanza iniziò a vorticarle, i volti delle persone erano sfumati.

"Ma dove eri finita?" Disse spazientito Noah, facendola girare verso di lui.

Quinn prese un'altro cocktail, "Che è quello?" Le chiese Puck. "Cosa diavolo stai facendo, ti ho cercata ovunque!"

"Bene, ora mi hai trovata, tana per Quinn!" Gli urlò contro.

"Ma che diavolo, ti lascio dieci minuti e ti ubriachi?" Si adirò quello muscoloso.

"Non è forse quello che si fa ad una festa?" Sputò la sua rabbia.

"Non lo so, fai quello che ti va di fare!"

"Strano, sei l'unico qui a pensarlo! Ci vediamo."

Ad un tratto, tutte le frustrazioni, i pensieri, i problemi, le ansie della Fabray vennero a galla, fino a che i suoi occhi non ne poterono più di reggere e si abbandonò ad un pianto disperato. Odiava sentirsi così. Voleva solo prendere e partire per il Sarah Lawrence, quella magnifica scuola d'arte che suo padre le aveva vietato così tante volte che ormai perse le speranze. Voleva prendere sua sorella e urlarle, 'Svegliati, quello è un coglione bastardo!', ma non ebbe il coraggio di rivendicarsi nemmeno su quello. Avrebbe voluto andare da Noah ed urlargli 'Complimenti, mi piaci, ora lasciami e non darmi più fastidio!' Ma non ebbe la forza di muovere nemmeno un muscolo. L'unica sua movenza, quella sera, era la ferma decisione di abbandonarsi a quel mondo che le aveva dato le spalle tante di quelle volte da perderne il conto. Non si rese nemmeno conto di come fece a salire su quel tavolo, sotto le urla incitanti di tutti quei ragazzi eccitati. Non si accorse neppure di come iniziò a ballare e a ridere, a girare, come una pazza ballerina di qualche locale sconcio.

 

"L'hai vista?" Chiese Finn a Kurt.

"Calmo amico," Disse lui fermando le danze con Blaine, "Arriverà il tuo momento. Basta pazientare."

"Lupus in fabula!" Urlò il gellato verso di loro, abbracciando il suo fidanzato e portandolo via dal nuovo arrivato.

Hudson era completamente perso nella visione di lei, piccola e fragile, ma così potente e vulcanica. Le sorrise e le andò in contro, senza pensare o riflettere su quello che avrebbe dovuto dire, fare.. In quel momento la cosa più importante era lei. Il resto non contava. Il resto era niente.

"Ciao Rachel!" Le fece con la gioia sulle labbra.

"Err.. Ciao.. Finn?" Gli rispose lei, a disagio, con a fianco Mercedes che li guardava con un sopracciglio levato. "Conosci Mercedes?" Disse poi, buttando l'interessata innanzi a lei.

"Uh, ehm, sì. Credo che facciamo biologia insieme, giusto?" Rispose soddisfatto di aver allargato la sua schiera delle amicizie, illudendosi, anche se solo per un attimo, di esser finalmente riuscito ad entrare nel suo gruppo.

"Sì.. credo." Fece Mercedes di rimando.

"Allora, ehm.. Hai un aspetto fantastico." Improvvisò lui, ridacchiando, in direzione della 'mini-Fabray'.

"Grazie." Gli rindirizzò con un'espressione strana sul viso, quasi.. di disagio.

"Amico, sanno tutti che ha un'aspetto fantastico!" Intervenne Jesse, facendo ghignare Mercedes.

"Vieni, siamo tutti riuniti attorno al divano." Disse l'infiltrato prendendo Rachel per un braccio.

"Ehm.. ci vediamo più tardi." Riuscì a dire lei nella direzione dello straniero.

Finn non riuscì a dire niente, dispiaciuto. La osservò andare via, scappare da lui, mentre Jesse si voltò e gli fece quel malefico ghigno, accompagnato da un verso della mano che non lasciò dubbi sulle sue intenzioni verso la sua amata. Si accorse che il suo unico piano per conquistare quella magnifica creatura era sfumato, così come tutte le sue possibilità di rivalere su di lei. L'aveva persa. Ma la cosa che più gli lasciava l'amaro sulle labbra era la consapevolezza che non l'aveva mai avuta.

 

 

§

 

 

"Vedi la differenza?" Chiese Jesse a Rachel, dopo averle mostrato una delle sue innumerevoli -ma soprattutto uguali- pose per le sue pubblicità future.

"Non importa, chiedo a voi ragazze." Disse spostando la sua attenzione dalla mora a tutte quelle altre ragazze dall'altra parte del tavolo, che -novità delle novità- pendevano senza nessuna ragione dalle sue labbra.

La quindicenne sbuffò, prese la sua piccola borsa e se ne andò, lasciando quello spettacolo pietoso. Cosa diavolo stava succedendo? Come aveva fatto a non accorgersi di quanto fosse stupido quel ragazzo fino a quel momento? L'amarezza di non aver ascoltato sua sorella le salì nelle vene, insieme ad una rabbia indomabile, sorta senza nessuna ragione. Si perse tra la folla, fino a quando un piccolo raggio di sole la illuminò.

Rachel guardò Finn con uno sguardo disperso, quasi volesse chiedergli 'scusa' tramite il contatto dei loro occhi. Lui la guardava con una tristezza tale da destabilizzare la volontà di lei di andargli a parlare. Si voltò dall'altra parte e prese il braccio di Mercedes tra la folla che ballava e le disse: "Sbaglio o questa festa ha iniziato a fare schifo?!"

 

 

"Amico, ehi, come l'hai convinta?" Chiese Jesse a Noah.

"A fare cosa?" Rispose quello più alto, capendo immediatamente a chi si riferisse.

"A comportarsi da essere umano!" Disse quello viziato, dirigendosi verso la fonte della ricerca di Noah.

Tutti erano in visibiglio. Lo spettacolo che quell'acida senza cuore di Quinn Fabray stava regalando era un bene troppo prezioso per lasciarlo scappare.

"Oh Dio." Esclamò Puck guardando l'esibizione della bionda.

"Hai visto che panorama?!" Urlò St. James a Puckerman, ammaliato dalle curve messe in mostra dalla ragazza.

"Sì, così!" "Sei fantastica!" Erano le voci percebibili dall'ammasso di maiali che si beavano della sua ragazza.

Inevitabilmente la festa si concentrò su di lei, fu così che Rachel venne a contatto con quella realtà scomoda. Non appena la guardò si sentì subito in colpa, era stata lei a spingere la sorella in una tale fesseria? La risposta le sorse spontanea dalle viscere, il suo sistema nervso crollò. "Santo cielo." Riuscì soltanto a dire.

"Ancora, ancora, haha!" "Sì! Facci vedere come si fa, Quinn!" Continuò ad urlare la massa informe.

Rachel se ne andò indignata dallo spettacolo, conscia che avrebbe dovuto assolutamente fare qualcosa. Ma cosa?

"Sei una Dea!" "Brava!" Urlava la folla perdendo quel minimo di controllo che c'era.

Quinn pestò la testa contro al lampadario cadendo, Noah la prese prontamente in braccio.

"Stai bene?"

"Benissimo!" Le rispose lei senza riaprire gli occhi. "Ho soltanto bisogno di stendermi." Disse sincera.

"A-ahn! Ti stendi così ti addormenti." Affermò Noah, visibilmente rincuorato che quell 'orrendo spettacolo aveva finalmente avuto una fine.

"Dormire va bene!" Fece lei ridendo, accarezzandosi la testa.

"Non se hai preso una botta in testa! Vieni, ecco, siediti." Le disse portandola fuori da quel trambusto, adagiandola sull'erba del parco situato davanti alla villa in cui troneggiava quella festa insana.

"Così, brava." Si complimentò con lei.

"Ehi, dobbiamo parlare!" Urlò Finn in direzione di Puckerman.

"Hudson, non in questo momento." Gli rispose a tono Noah.

"Puoi darmi almeno un secondo?" Si avvicinò.

"Che c'è?" Chiese Noah stizzito, continuando ad osservare da lontano la ragazza.

"Lasciamo stare. Lasciamo stare tutto!"

"Di che cosa stai parlando?"

"Lei non ha mai voluto me, ha sempre voluto Jesse."

"Ti piace quella ragazza?"

"Ehm.. si."

"E pensi che lei meriti tutto questo?"

"Pensavo di si, ma i-io.."

"No, o lo merita o non lo merita. Prima di tutto, Jesse non vale nemmeno la metà di te, amico. Secondo, non devi mai pensare di non meritare quello che vuoi, capito? Devi combattere."

 

 

"Come sei accondiscendente." Disse Quinn tra le braccia di Puck.

"E' proprio da te usare paroloni quando sei ubriaca." Rise Noah mentre la sorreggieva.

"Non sono ubriaca." Affermò innocentemente lei con una strana pronuncia.

"Perchè fai tutto questo?"

"Potresti avere una commozione cerebrale."

"Non ti importerebbe se l'avessi."

"Certo che sì invece, stupida."

"Perchè?"

"Perchè allora dovrei iniziare a parlare con ragazze a cui piaccio veramente."

"Come se potessi trovarne una."

"Ma sì ecco, lo vedi? Ho bisogno di affetto e trovo soltanto odio!" Disse ridendo il ragazzo.

"Ti prego, lasciami sedere un minuto." Fece lei, stanca di tutto quel dondolio.

"D'accordo." Le permise lui, facendola sedere su un'altalena.

"Perchè gliel'hai permesso?" Le chiese lui dopo un'attimo di silenzio.

"A chi?"

"A Jesse."

"Lo odio."

"Beh, hai scelto la vendetta perfetta. Riempirti di Tequila."

"Sai come dicono." Disse lei ridendo.

"Non proprio. Come dicono?" Le rispose.

Quinn cadde all'indietro, "Nononono!" Si catapultò Puck su di lei. "Svegliati, Quinn, apri gli occhi."

Lei lo guardò. "Ehi. Nei tuoi occhi c'è un po' di verde."

Noah le regalò il suo sorriso più bello. L'atmosfera stava diventando sempre più magica intorno a loro, fino a quando Quinn non chinò il capo e vomitò l'anima nelle sue scarpe.

"Ouff." Sbuffò Noah, lanciandole via, sedendosi nell'altalena a fianco alla sua e accarezzandole la testa. "Stupida." Sussurrò.

 

 

§

 

 

"Ehi, signorine." Fece Jesse a Rachel e Mercedes. "Alcuni stanno andando da Sam, venite?"

"Ehm, io devo essere a casa tra venti minuti." Disse Rachel, cercando aiuto negli occhi della sua amica.

"Oh, io posso rientrare alle due! Quindi.." Rispose invece Mercedes.

"Non puoi tardare?" Chiese quasi scandalizzato St. James in direzione della mora.

"Mi dispiace, ma.. Accidenti."

"Che peccato!" Finse quella di colore.

"Tu, tu vuoi venire?" Chiese allora l'attore.

"Certo!" Esclamò entusiasta, ignorando il richiamo di Rachel.

"Ehi, che vuoi da me?" Affermò con non curanza Mercedes.

"Sgualdrina." Sussurrò la mora verso quella che reputava un'amica, ormai troppo lontana per sentirla.

"Ehi, ti sei divertita?" Chiese di punto in bianco Finn, passandole accanto senza nemmeno attendere una risposta.

"Tanto." Rispose Rachel. "Ehm, Finn?.. Potresti darmi un passaggio a casa?"

"Seguimi." Le disse lui, senza mostrare alcun'emozione sul suo viso.

 

 

"Dovrei farlo io." Disse di tutto punto Quinn sul sedile del passeggero, nella macchina di Puck.

"Che cosa?" Le rispose -comprensibilmente- lui.

"Questo!" Esclamò rivolta alla radio che trasmetteva, per via dell'ora, delle vecchie canzoni anni ottanta.

"Formare un gruppo?"

"No, montare stereo sulle auto." Fece lei ridendo. "Sì, formare un gruppo. Mio padre ne sarebbe felice."

Noah non rispose, continuò a guardare imperterrito la strada.

"Eccoci qua." Spezzò il silenzio parcheggiando vicino alla casa della sua dama.

Quinn guardò con nostalgia verso la sua casa.

"Non mi sembri il tipo di ragazza che chiede il permesso al padre." Lucy lo guardò con i suoi occhi verdi grigiastri spalancati. "Così ora credi di conoscermi?"

"Ci sto provando." Sogghignò Puckerman.

"Di solito alla gente faccio solo paura." Si confessò lei.

"Capisco, anche io non sono uno facile."

La Fabray gli sorrise con uno sguardo tenero in volto.

"E così.." Tentò di argomentare il crestato. "Hai problemi con tuo padre.. è un vero rompipalle..?"

"No, vorrebbe solo che io fossi un'altra persona."

"Chi, per esempio?"

"Rachel!" Disse lei euforicamente.

"Già.. Rachel." Rispose lui osservando fuori dal finestrino. "Beh, senza offesa, davvero, so che tutti vanno pazzi per tua sorella, ma.. è insignificante."

Quinn era sorpresa. "Sai.." Rispose regalandogli uno dei suoi migliori sorrisi. "Non sei detestabile come credevo." Finì lei, poggiando una testa sulla sua spalla, inebriandosi del suo profumo. Noah potè sentire quel cioccolato fondente, quasi misto al profumo di rosa, che caratterizzava la giovane. Si chinò per guardarla negli occhi, sporgendosi verso di lei. La ragazza non declinò, si avvicinò soltanto, chiudendo gli occhi, fino a quando..

"Scusa." Interruppe lui la magica atmosfera che si era creata. "Forse è meglio farlo un'altra volta."

Quinn aprì gli occhi, sconvolta, respinta, delusa. Aprì la portiera della macchina, per poi sbatterla dietro a lei, per provocare il maggior numero di danni alla catapecchia guidata dal suo accompagnatore. Lo stesso che l'aveva seguita, che l'aveva fatta sentire a suo agio, amata, felice. Lo stesso che gli aveva appena rotto il cuore.

Noah si mise le mani tra i capelli, accarezzandosi la testa, mentre la guardava andare via. 'Fermala!' gli urlavano dentro una multitudine di voci. Diede una sberla al volante, per poi sgommare via, lontano, dall'unica persona che l'avrebbe mai amato.

 

 

§

 

Finn parcheggiò davanti alla casa di Rachel, guardando nel vuoto. La mora tolse, molto lentamente, quasi per non disturbare quel silenzio fastidioso, la cintura. Guardò Hudson in volto, come per voler dire qualcosa, qualasiasi cosa. Ma niente. La sua mente aveva smesso di elaborare inebriata dal profumo di colonia del suo insegnante di francese.

"Non hai mai realmente voluto venire in barca con me, vero?" Le disse senza staccare gli occhi dalla strada.

"Sì che volevo." Rispose lei con difficoltà. Finn la guardò, finalmente. Scosse la testa e rise piano, "No, non è vero." Si stava spezzando il cuore con le sue stesse mani.

"Beh, va bene.. Non esattamente, ma-"

"Tutto qui quello che hai da dire?" Le rispose, interrompendola, sconvolto. "Sei sempre stata così egoista?" Le chiese flebilmente, come se non volesse far raggiungere il suo della sua voce al suo organo vitale.

"Sì." Rispose, rendendosi conto di tutte le cattiverie dette e fatte, Rachel.

"Anche se sei bella, non puoi trattare le persone come se non avessero nessuna importanza. Voglio dire, tu mi piacevi veramente! I-io.. Io." Fece prendendo tutto il suo coraggio e facendo un immenso respiro, "Io ti difendevo quando dicevano che eri altezzosa, ti ho aiutato quando me l'hai chiesto, io ho imparato il francese per te e tu mi ignori completament-" Rachel lo interruppe con un bacio. Un umido, al sapore di fragola e lamponi, bacio. Una felicità incontenibile montò dentro al ragazzo, che inizialmente era troppo confuso, ma poi rispose con gioia a quello scambio di emozioni.

La mora sorrise, imbarazzata dal suo gesto, e scese lentamente dalla macchina.

Finn la osservò con gli occhi sgranati raggiungere la porta di casa, senza notare quel piccolo sorriso sghembo increspare le sue labbra fini.

Rachel si voltò, dopo aver aperto casa. Gli sorrise e si tuffò nell'oscurità, dove il suo cuore avrebbe potuto battere furiosamente senza essere scovato.

 



 

NDA

Ok ragazzi, ciao a tutti!
Siamo già arrivati al capitolo sei -sigh, come passa il tempo- e sono sicura che vi piacerà. O almeno lo spero. Ugualmente, lo ho fatto appositamente lungo per voi cari miei fans che mi scrivete e che seguite sempre. Le visualizzazioni aumentano sempre di più e non so come esservene grata.
Un bacio, 

Laady

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Capitolo 8
*** I need to see you – I need to hold you – tightly ***


Capitolo sette, I need to see you – I need to hold you – tightly

 

I'm not the sort of person who falls in and quickly out of love

But to you, I give my affection, right from the start.

I have a lover who loves me - how could I break such a heart?

Yet still you get my attention.

Why do you come here, when you know I've got troubles enough?

Why do you call me, when you know I can't answer the phone?

And make me lie when I don't want to,

And make someone else some kind of an unknowing fool?

Make me stay when I should not?

If you're so strong then resolve the weakness in me.

Why do you come here, and pretend to be just passing by?

I need to see you - I need to hold you - tightly.

 

"Ehi, Quinn."

"Ciao mia regina, ti prego, danza di nuovo per me!"

"Ehi Qiunnie, balli divinamente."

Un ammasso di voci sovrapposte la accolsero in classe, quella mattina, senza rendersi conto che lei non era dello stato adatto -ma soprattutto dell'umore- per dar loro retta o per contrastarli. Si fece piccola piccola, senza più la forza di lottare.

"Non che mi interessi," Iniziò il professore Schuester,"Ma com'è andato il vostro weekend?"

"Chieda a Quinn, prof!" Rispose Jesse, levando un'insieme di risate generali tra gli alunni presenti.

"Se non ha umiliato il tuo stupido ego non mi interessa saperlo. Avanti, aprite i vostri libri a pagina 83, il sonetto numero 151 ed ascoltate attentamente." Il prof si preparò alla lettura, tra le occhiate annoiate di tutti.

"Per la verità, io non ti amo coi miei occhi,

perché essi vedono in te un mucchio di difetti;

ma è il mio cuore che ama quel che loro disprezzano

e, apparenze a parte, ne gode alla follia.

Né i miei orecchi delizia il timbro della tua voce,

né la mia sensibilità è incline a vili toccamenti,

né il mio gusto e l'olfatto bramano l'invito

al banchetto dei sensi con te soltanto.

Ma né i miei cinque spiriti, né i miei cinque sensi

possono dissuadere questo mio sciocco cuore dal tuo servizio,

avendo ormai perso ogni sembianza umana,

ridotto a schiavo e misero vassallo del tuo superbo cuore.

Solo in questo io considero la mia peste un bene:

che chi mi fa peccare, m'infligge pure la penitenza." Recitò in perfetto stile rappettaro, scatenando l'ilarità di tutti, prendendo l'attenzione anche di quelli che solitamente dormono nelle sue ore.

"Ora.." Continuò. "So che Shakespeare è una realtà lontana dalla vostra, ma sapeva il fatto suo, quindi pretendo che ognuno di voi scriva a modo suo questo sonetto per settimana prossima."

Quinn alzò la mano, e il professore nominò il suo nome senza nemmeno voltarsi, conoscendo quell'alieva peperina.

"Lo vuole in pentametri giambici?" Gli chiese.

"Hai voglia di contestarmi?" Le domandò.

"No. Dico davvero, sono davvero entusiasta e vogliosa di svolgere questo compito!" Disse sorridendo, sincera.

"Fuori."

"Che cosa?"

"Ho detto esci dalla mia classe."

Quinn si indispettì ed uscì, sbattendo la porta.

"Grazie, professore." Disse Jesse.

"Stai zitto." Gli rispose.

 

§

 

"Non posso crederci!" Affermò lieto e soddisfatto Kurt a Finn, ancora in delirio per quanto era successo due notti prima. Nello stesso istante una timida Rachel attraversò il corridoio, sostenendo il suo sguardo, perdendosi nei suoi nocciola; sorridendo.

 

§

 

"Ciao tesoro." Si avvicinò Brittany a Santana.

"Ehi, bionda." Le rispose lei.

"Sei pronta?"

"Per cosa?"

Brittany non le rispose, prese il suo bacino tra le mani e la sbattè contro il muro, baciandola con passione, sotto gli sguardi increduli e i commenti di tutti.

"A questo." Le rispose Brittany.

"T-tu.." Bisbigliò Santana.

"Ho appena reso pubblica la nostra relazione? Sì. Ho appena reso tutto questo reale? Sì. Ho dimostrato al mondo il mio bisogno di te, la mia voglia di te, la mia omosessualità, il mio cuore? Sì. Ed ora, se permetti, sei mia." Le soffiò sulle labbra, prima di baciarla di nuovo.

 

 

§

 

 

"Ti devo parlare." Fece Kurt a Blaine.

"Dimmi amore." Gli rispose lui, preoccupato.

"Devo parlarti di un mio amico a cui piace una tua amica."

 

 

§

 

 

"Che cosa le hai fatto?" Chiese Finn a Noah, mentre guardavano Quinn giocare la sua partita di calcio.

"Niente, sarebbe stata troppo ubriaca per ricordarselo."

"Sì, ma il piano stava funzionando!" Tentò Finn.

"Ma tu non eri quello che voleva mollare?"

"Sì beh.." Iniziò a sorridere Hudson, "Questo prima che lei mi baciasse"

"Dove?" Lo guardò con un sorriso sghembo Noah.

"In macchina!" Fece entusiasta il più piccolo, sotto lo sguardo incredulo di Noah che solo in quel momento stava iniziando a capire quanto in realtà fossero simili quelle due.

La loro discussione fu interrotta dall'arrivo di Kurt, "Ok, ho parlato con Blaine. Ho lo scoop."

"Che ha detto?" Gli chiese subito Finn.

"Ha detto che lo odia con l'intensità di mille soli.. Sono le sue parole!"

"Grazie Kurt. È molto confortante." Fece un finto sorriso Puck.

"Beh, potrebbe, potrebbe aver bisogno di un giorno per calmars-, uo!" Finn fu interrotto da una palla che, se non si sarebbero prontamente spostati, li avrebbe sicuramente colpiti.

"Magari due" Disse Puck vedendo lo sguardo adirato di Quinn per non aver colpito la sua preda.

 

 

§

 

 

"Ma ti rendi conto di quello che ha detto?" Fece Quinn ridendo a Blaine, strappando un poster sul ballo appena appeso da una primina.

"Ehi!" La rimbeccò quest'ultima.

"Puoi immaginare chi andrebbe a quel antiquato rituale di accoppiamento?" Chiese poi la bionda al gellato.

"Beh.. Io." Rispose lui.

"Tu?" Lo guardò male.

"Sì."

"E con chi?" Gli chiese.

"Kurt!"

"Oww!" Fece uno sguardo malizioso Lucy.

 

 

§

 

 

Alla lezione di ginnastica Rachel stava, stranamente, dando il suo meglio. Questa volta, stranamente, non aveva detto che così si sarebbe rovinata la manicure nuova di zecca, e, stranamente, era molto partecipe. Prima che potesse tirare la sua freccia al tiro con l'arco un'individuo le fece perdere la concentrazione.

"Ciao cupido."

"Ciao Jesse." Disse lei puntando gli occhi al cielo.

"Ti concentri molto considerato che è la lezione di ginnastica."

"Che cosa vuoi?" Gli chiese scoccando la freccia nella direzione sbagliata, colpendo in pieno il deretano della Coach Beiste.

"Invitarti al ballo." Le ripose St. James.

"Lo sai, non posso andare se non ci va Quinn." Usò come scusa.

"Tua sorella ci va!" Disse con non curanza l'attore.

"Questa è una novità!" Esclamò contenta per la sorella.

"Beh, diciamo che me ne occuperò io." Le diede una nuova freccia, andandosene con una delle sue soliti frasi ad effetto, lasciando Rachel con uno strano sorriso sul volto.

 

 

§

 

 

"Questi dovrebbero bastare per la limousine, i fiori e lo smocking" Disse Jesse a Noah, allungandogli cento verdoni. "Accertati solo che lei arrivi lì." Finì.

"Senti.." Iniziò Puck. "Sono stufo di questo giochetto." Concluse ridandogli i soldi.

"No, no, no, aspetta. Sei stufo, di, diciamo.. trecento?"

Puckerman era sconvolto, gli stava proponendo davvero una cifra così elevata? I suoi sentimenti iniziarono una guerra tra di loro, fino a quando non li afferrò con rabbia.

"Contaci." Disse soltanto, prima di vedere Jesse andarsene via.

 

 

§

 

 

Era bella come un sogno, pensava Puck osservando Quinn dentro ad un negozio di oggetti musicali. La vedeva sorridere mentre accarezzava una chitarra, una semplice EKO bianca e giallo carino chiarissimo. Splendente, luminosa, esattamente come lei. Una cosa così bella e rara tra un mucchio di persone di merda. E, purtroppo, dovette ammetterlo, lui era tra queste. Non si meritava niente di quello che poteva offrirle, perchè lui stesso era il nulla più assoluto. L'aveva ingannata, l'aveva attrata a se con l'inganno. E ora come diamine poteva anche solo guardarla negli occhi senza sentirsi in colpa? Spiava tutta quella perfezione da dietro, mentre lei arpeggiava distrattamente le corde di quell'oggetto, in modo tanto delicato da far tenerezza.

Si mise a sorridere senza accorgersene, apparentemente senza una motivazione logica, ma dentro di se lui sapeva.

L'avrebbe riconquistata, le avrebbe fatto capire quanto bisogno aveva lui di lei, si sarebbe mostrato per chi era realmente senza più usare alcun inganno. Uscì dal negozio, guardandola un ultima volta sorridere mentre teneva tra le braccia quel che era il suo sogno più segreto e prezioso. Si rese conto, che la stupida non era lei. Capì, finalmente, di quanto fosse stato testardo e idiota a non capire prima cosa provasse nei suoi confronti. Stupido.

 

 

§

 

 

Quinn si recò, annoiata, verso la sua libreria preferita. Guardò tra gli scaffali, i soliti libri letti e riletti un trilione di volte, e la sua pacata tranquillità venne interrotta da due occhi castani, profondi, magnetici.

"Mi scusi, sa per caso dove posso trovare la Mistica Femminile? Ho perso la mia copia." Sorrise Puck a lei.

"Cosa ci fai qui?" Gli domandò senza giri di parole.

"Sono un'amante della lettura."

"Sei così.." Iniziò lei.

"Simpatico." La fermò lui.

Quinn fece per andarsene, ma lui la bloccò di nuovo con la sua voce, "Affascinante?"

"Importuno?" Lo guardò male, prima di fuggire, un'altra volta, da lui.

"Non sei perfida come credi di essere, sai?" La sfidò lui inseguendola.

"E tu non sei così duro come credi."

"Oh, qualcuno si è alzato con il piede sbagliato stamattina?"

"Non pensare neanche per un piccolo attimo di avere il minimo effetto sul mio umore."

"E allora su cosa ho effetto?"

"Solamente sul mio vomito." Le sorrise lei, prendendo dallo scaffale un libro e puntandolo contro il suo petto, scappando dal negozio.

Puck la guardò disorientato, gettò uno sguardo sull'oggetto. Rise. Mistica femminile.
 



 

NDA

Buongiorno a tutti my dears, how are you?
Come procedono le vacanze? Chi di voi ha da studiari per i fatidici esami di inizio settembre?
Vorrei ringraziare, come al solito, coloro che non perdono tempo a leggere la mia storia e coloro che seguono, che recensiscono. Un bacio grande a tutti voi. E vi chiedo scusa in anticipo, ma domani partirò per il mare e non potrò postare per ben due luuunghissime settimane! Ma oggi,dears, pubblicherò due capitoli della mia storia only for you!
Un bacio grande grande,

Laady

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Capitolo 9
*** Don't leave ***


Capitolo otto, Don't leave

 

Oh, come crush me now

Don't leave

No one has won this war

This time

No, don't sleep tonight

I'm hurt and ready for fire

Don't leave me up

Alarmed and ready to die

Come on, it's war, come on

Come on, come on, come on

Come on, it's war, come on

 

"Ok, forse avevate ragione voi, è ancora arrabbiata." Si confidò Noah ai soliti due amici di sempre.

"Dolce amore, rinnova la tua forza!" Fece Kurt.

"Ehi, non dire simili stupidaggini, potrebbero sentirti!" Lo bloccò Puck.

"Guarda, l'hai messa in imbirazzo. Sacrifica il tuo orgoglio e la tua reputazione e chiarisci tutto." Gli suggerì Finn.

"Stai dicendo che mi devo umiliare pubblicamente?" Gli domandò.

"Esatto amico."

Noah grugnì e se ne andò.

Kurt si avvicinò a Finn, "Senti.. non dire simili stupidaggini. Potrebbero sentirti!"

 

Noah si avvicinò al tecnico dell'impianto sonoro della scuola, gli allungò una mazzetta da trenta e fece un cenno della testa, che venne subito ricambiato.

Si catapultò a prendere il necessario, sistemò i giusti valori e..

"Ok Puckerman. Un sospiro. E poi sarà tutto finito." Tirò su la giusta levetta,

"You're just too good to be true

Can't take my eyes off of you

You'd be like heaven to touch" Iniziò a cantare, scendendo dagli spalti della palestra, sotto gli occhi di tutti. Al termine della prima strofa la banda iniziò a suonare, le ragazze che giocavano a calcio si fermarono divertite.. specialmente una, che prestava particolare attenzione ai gesti e alle parole del crestato canterino.

"I wanna hold you so much

At long last love has arrived

And I thank God I'm alive

You're just too good to be true

Can't take my eyes off of you

Pardon the way that I stare

There's nothing else to compare

The sight of you leaves me weak

There are no words left to speak

So if you feel like I feel

Please let me know that it's real

You're just too good to be true

Can't take my eyes off of you

I love you baby and if it's quite all right

I need you baby to warm the lonely nights

I love you baby, trust in me when I say

Oh pretty baby, don't bring me down I pray." La sicurezza iniziò ad inseguirlo, Puck scappava, avvicinandosi sempre di più alla sua preda.

"Oh pretty baby, now that I've found you stay

And let me love you baby, let me love you

You're just too good to be true

Can't take my eyes off of you

You'd be like heaven to touch

I wanna hold you so much

At long last love has arrived

And I thank God I'm alive

You're just too good to be true" Continuò, scappando, arrivando in cima agli spalti, voltandosi per l'ultima volta ad ammirare quella strega incantatrice.

"Can't take my eyes off of you!" Finì, facendole l'occhiolino, fuggendo da quei tre armadi che erano alle sue costole.

Quinn non riusciva a smettere di sorriderle, incredula, arrossita.. felice.

 

 

§

 

 

Nell'aula detenzione Puck potè finalmente pensare e realizzare che cazzata aveva appena fatto. "Mi sono rintronato". Disse ad un tratto ad alta voce, ancora incredulo.

"Hai detto qualcosa, Puckerman?" Chiese la Coach Beiste.

"Assolutamente no, Coach."

La Beiste si voltò e rivoltò tra i banchi, fino a quando non iniziò a parlare con Rory Flangan.

"Sembri piuttosto nervoso, amico." Gli disse.

"Sì." Sussurrò lui.

"Stai sudando come un maiale." Si appoggiò lei al banco.

"Sì." Ripetè di nuovo, abbassando la testa.

"Hai gli occhi molto arrossati." Continuò imperterrita.

"Ti sei fatto una canna, non è così?" Gli chiese conoscendo già la risposta.

Rory tentò di dire qualcosa, inutilmente, allora le diede un piccolo sacchetto contenente del fumo.

"Questo lo prendo io." Disse lei, gongolando.

"Coach Beiste? Potrei parlarle solo per un minuto?" Entrò nell'aula Quinn.

Noah alzò subito lo sguardo, sorpreso, intento ad ammirarne i più piccoli particolari.

"Che posso fare per te Fabray?"

"Ho delle idee su come migliorare la squadra di calcio femminile."

"Fantastico! Parliamone più tardi."

Quinn si girò verso Noah, che le sorrideva. Iniziò ad indicargli la Coach, poi la finestra, tentando di dire qualcosa con le labbra.

La Coach, sentendo di nuovo la presenza della bionda dietro di se, si voltò verso di lei. Quinn si mise a sorridere, "Come sa avremo una partita con la Dalton la settimana prossima," Le toccò il braccio, "Wow, ma, ha dei muscoli davvero formidabili Coach! Il suo bicipide è enorme, o mio Dio l'altro è persino più grosso! Non fa uso di steroidi," Puck iniziò a sgattaiolare verso le finestre, "vero? Perchè ho sentito che possono danneggiare gravemente le.. uova." Disse indicando verso la sua femminilità, "Voglio dire, non che stessi pensando ai suoi ovuli, non è questo il punto." Fece infine scuotendo la testa.

"Lo spero proprio." La guardò male la Coach.

"Il punto è che.. loro ci fanno nere tutti gli anni, così io.. ho ideato un piano che ci permetterà di metterci alla pari con loro."

"E quale sarebbe questo piano?" Chiese la Coach, girandosi verso la finestra, dove sentì uno strano rumore, "Questo!" Urlò Quinn, girandole il viso, alzandosi la maglietta e mostrando il seno.

La Coach era così così basita che stette almeno dieci secondi a guardarle le forme. Non appena la bionda, però, si accorse che Puck era finalmente uscito si abbassò la maglietta, "Grazie per avermi ascoltata!" Le urlò contro, scappando via, tra i fischi di ammirazioni di tutti gli studenti presenti.

 

 

"Sei stata grande ad avermi evitato la punizione." Fece Noah, realmente grato e stupito alla ragazza, mentre erano su un pedalò nel lago dello Schoonover Park.

"Ma no, figurati."

"Mi avrebbe di certo peccato mentre scavalcavo la finestra." Quinn rise. "Ma come hai fatto ad intrattenerla?"

"L'ho impressionata con.. le mie doti.." Pensò un'attimo. "Intellettuali." Rise infine, di nuovo.

"Tu che scusa hai?" Le chiese Puck.

"Per cosa?" Gli domandò di rimando, osservando gli alberi e gli uccellini cinguettare felici.

"Per comportarci in questo modo." Le rispose.

"Non amo essere conformista. Perchè dovrei soddisfare le aspettative degli altri invece che le mie?"

"Quindi li deludi fin dall'inizio così dopo sei coperta."

"Qualcosa del genere." Lo guardò.

"Hai fatto un'errore."

"Quale?"

"Beh, non hai deluso me." Disse lui, guardandola negli occhi, sfiorando le sue mani. "Che ne diresti di seguirmi e fidarti di me?"

Quinn lo guardò con uno sguardo indagatore. "Ok." Si lasciò trasportare, ridendo, dal momento.

 

"Non mi prendi!" Disse la bionda, fuggendo dall'ira di Puck.

"Scommetti?" Le chiese, colpendola sul petto con una gavettone di vernice.

"Oh, a noi due!" Gliene sparò uno lei, colpendolo in fronte.

Persero il pomeriggio a ridere e a correre, a trovarsi e a fuggire da loro, sporcandosi dalla testa ai piedi, fino a che caddero tra le balle del fieno del percorso.

Quinn tentò di alzarsi ridendo a crepapelle, un po' impaurita dal fatto che Puck la avrebbe -sicuramente- riempita di vernice.

Noah, al contrario, non le diede il tempo di scappare e le cinse la vita con un braccio. La fece sdraiare tra il fieno a terra, prese le loro mascherine e le gettò dalla parte opposta alla loro. Le parole non servivano più, in quel momento esistevano solo loro, nessun altro. Iniziò ad accarezzarle il volto, pieno di vernice blu e gialla, verde e rossa. Si avvicinò al suo viso e catturò le sue labbra, in un bacio che sapeva di gioia e tranquillità, ma anche di stupore e colore. Cose che non erano mai appartenute alla vita di Puck, ma che lei sola era stata in grado di donargli.
 



 

NDA

Eccomi qui, come promesso, con un mini capitolo, ma pur sempre un capitolo, solo per voi!
Chiedo scusa per il mio futuro ritardo, spero di essermi fatta perdonare con questa piccola 'perla'.
Beh, auguro buone vacanze a tutti voi, buon mare o montagna, e soprattutto, buon divertimento qualsiasi cosa facciate!

Byeee.

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Capitolo 10
*** Baby that is how love goes ***


Capitolo nove, Baby that is how love goes

 

You've found hope, you've found faith,

Found how fast she could take it away.

Found true love, lost your heart.

Now you don't know who you are.

She made it easy, made it free,

Made you hurt till you couldn't see.

Sometimes it stops, sometimes it flows,

But baby that is how love goes.

 

"Nemmeno quello?" Disse Quinn tra le risate di Noah, scendendo dalla sua macchina.

"No, non è affatto vero." Rispose lui.

"E il poliziotto?" Chiese la bionda.

"Nemmeno quello!"

"Cosa mi dici dell'anatra?"

"Un'invenzione di Sam. E il ragazzo ucciso?" Richiese in direzione della Fabray.

"Voci." Lo guardò male.

"Sembravano così vere!" Rise lui. "E le palle di David Karofsky?"

"Vero, ma se lo meritava!" Rispose lei di rimando. "Aveva cercato di palparmi."

"Hai fatto bene." Le disse con non curanza.

"Le tue origini?" Chiese lei.

"Autentiche. Io.. ho vissuto in Australia fino a dieci anni."

"Con i Pigmei?"

"Quasi." Rispose gioioso Puck. "Con mia madre."

"Dov'eri l'altro anno? So che la storia della carriera porno era una falsità!"

"Credi?" Le domandò di rimando lui.

Lei non fece a meno di ridere, apoggiandosi ai gradini del suo portico.

"Dimmi qualcosa di vero." Lo istigò lei.

"Qualcosa di vero, eh.." Pensò lui mettendosi due dita sul mento, con fare pensoso. "Odio i piselli."

"No." Disse la bionda ridendo. "Qualcosa di serio. Qualcosa che nessun altro sa."

"Sei dolce." Le rispose baciandole il collo. "Sexy." Le sussurrò dandole un altro bacio nella parte destra del collo, "Completamente pazza di me." Finì baciandole la fronte.

"Sei molto sicuro di te, te l'ha mai detto nessuno questo?" Gli chiese lei.

"A dire la verità me lo dicono ogni giorno." Le confidò con malcelato mistero prima di darle un altro bacio a fior di labbra.

"Vieni con me al ballo." Le domandò.

"E' una richiesta o un'ordine?" Fece lei.

"Dai, vieni." Le sussurrò.

"No."

"No?"

"Non voglio. È una stupida tradizione."

"Quinn la gente non si aspetta che tu vada."

"Perchè insisti tanto?" Gli chiese di punto in bianco, iniziando ad insospettirsi.

Puck iniziò a guarsi intorno, cercando una scusa, aprendo e chiudendo la bocca.

Quinn perse il suo sorriso allegro. "Che cosa ci guadagni?"

"Ah.." Iniziò lui. "E-eh, hn, perchè ho bisogno di un motivo per stare con te?" Le domandò di rimando.

"Dimmelo tu." Alzò un sopracciglio.

"Ah-uhn.. Ti serve un'analista, te lo ha mai detto nessuno?" Iniziò con fare scorbutico.

"Rispondi alla mia domanda, Noah."

"Niente, non ci guadagno niente, solo il piacere della tua compagnia." Si arrabbiò lui."Chiaro?"

Quinn prese la sua borsa, fece ripetutamente 'no' con la testa, si diresse in casa e sbattè la porta dietro di lei.

Pessima, pessima giornata.

 

 

"Finn. Non dovresti chiedermi niente?" Gli chiese Rachel durante una delle loro lezioni di francese.

"Di che genere?"

"Del nostro genere." Tentò lei.

"N-non ti seguo, tesoro." Azzardò lui come soprannome.

"Mi chiami tesoro e non mi chiedi di uscire. Sei proprio un pazzo, Finn Hudson!"

"Beh, ehm.. Rachel, ti va di uscire con me?"

Rachel si voltò verso di lui.

"Vieni a casa mia verso le 9:00 di stasera. Sali sull'albero. La stanza rosa è la mia." Gli rispose con un occhiolino.

"..A-albero?"

 

 

§

 

 

"Ti va di venire al ballo con me, domani sera?" Chiese Santana accarezzando il braccio candido di Brittany.

"Ok."

"..Forte." Rispose la latina.

"Santana.."

"Dimmi Brit-Brit."

"Penso.. Penso di esserne fermamenti sicura, ora."

"Di cosa, Brit?"

"Sono certa di essere completamente, follemente e stupidamente innamorata di te."

 

 

§

 

 

"Ciao papi." Fece Rachel verso il padre.

"Ciao bambolina." Rispose lievemente preoccupato, il tono di voce della figlia non prometteva niente di buono.

"Sai, volevo discutere con te di una cosa. Ecco io.. volevo chiederti.. Domani sera ci sarà il ballo, e io.."

"Ballo? Quinn ha un appuntamento?"

"Beh.. No."

"Non credere di imbrogliarmi, so bene per chi fai tutto questo, è per Jesse St. James. Beh mi dispiace, ma se tua sorella non ci va tu non ci vai. Finita la discussione."

"Va bene, ricapitoliamo, a Quinn non interessa, a me piacerebbe da morire."

"Sai cosa succede ai balli?"

"Sì papà, balleremo, ci baceremo e poi torneremo a casa, non è niente di quello che tu immagini."

"Baciarsi, eh? Tutto qui secondo te? Beh ti sbagli, ti garantisco che non è per dei semplici baci che ogni giorno sto immerso nella placenta fino ai gomiti."

"Puoi considerare soltanto per un minuto la mia esigenza di trascorrere una serata da normale adolescente?"

"Cos'è normale? Quei dannati ragazzi di Lima Heights che si infilano sotto le gonne di tutte le adolescenti portandole al picco della perversione?!"

"Non è proprio così.." Tentò Rachel.

"Ho deciso, mi è tutto chiaro, e tu non uscirai per fare la cretina con quel ragazzo, non mi interessa che macchina ha, se è ricco no."

Rachel emise un suono misto tra l'arrabbiato e il deluso, si voltò e se ne andò.

 

 

"Sono così contenta che tu sia venuto, Finn."

"Anche io, Rach. Ma a dire la verità sono venuto per chiederti una cosa, più che altro."

"Che cosa?" Chiese lei tutta pimpante, alzandosi sui gomiti per osservarlo meglio.

Finn si mise più comodo sul suo letto, "Verresti al ballo con me, domani?"

"..Speravo tu me lo chiedessi. Ma non so davvero se questo sarà possibile. Mio padre è deciso a non farmi andare a meno che non vada mia sorella, che, come al solito, è troppo impegnata a pensare a se stessa prima che a me."

"Non sei tu che invece pensi troppo a te stessa?"

"Che intendi dire?"

"Intendo dire che tua sorella è venuta, per esempio, alla festi di Joseph Hart per farti andare.."

"Oh, no, lo senti?"

"Cosa?"

"Sta arrivando qualcuno, scusami, devi andartene!"

"Ma cos-"

"Rachel?" Chiamò una voce femminile fuori dalla porta,

"Non aprire, sono nuda!" Urlò la mora a sua volta, "Vai, presto, o ti vedranno!"

"Ok, corro, corro!" Sussurò agitato Finn correndo verso la finestra.

"Ti scrivo io." Fece la mora.

"Non vedo l'ora" Esclamò il moro, dandole un fugace bacio sulle labbra, per poi dileguarsi sull'albero.

"Puoi entrare!" Urlò poi la quindicenna in direzione della porta.

Quinn entrò e si sedette sul letto di lei, "Senti, lo so che detesti restare a casa perchè a me non piace uscire."

"Come se ti importasse."

"Sì che mi importa, ma.. Credo che si debbano fare le cose per le proprie ragioni, e non per quelle di qualcun altro."

"Beh, vorrei potermi permettere questo lusso. Sono l'unica studentessa del secondo anno che è stata invitata al ballo e non posso andarci perchè a te non va."

"Jesse.. non ti ha mai detto che noi uscivamo insieme..?"

"Come no, certo."

"Alle medie, per più di un mese."

"E.. Perchè?"

"Perchè lui era così.. Così dolce e carino." Disse Quinn con aria sognante.

"Ma tu odi Jesse!"

"Adesso sì."

"..Allora che è successo?" Chiese Rachel con aria confusa.

Quinn si guardò intorno con l'aria di una che la sa lunga mista ad un'espressione piena di rimorsi ed imbarazzo.

"Oh.. oh ti prego dimmi che stai scherzando!"

"Una volta soltanto. Proprio.. Proprio dopo che mamma se ne andò. Lo facevano tutti e così.. L'ho fatto anch'io. Dopo gli dissi che io non volevo rifarlo perchè io non mi sentivo pronta. Lui si arrabbiò moltissimo e.. Mi lasciò. Da allora giurai che non avrei mai più fatto qualcosa solo perchè gli altri la facevano e da allora non l'ho più fatto. Con l'eccezione della festa di Hart e dell'esplosione dei miei fuochi d'artificio gastrici."

"Com'è possibile che io non abbia saputo questa storia?"

"Lo avvisai che se avesse raccontato questa storia a qualcuno le cheerleader avrebbero saputo quanto è piccolo il suo pisello!" Entrambe ridacchiarono.

"Va bene, ma.. Perchè non l'hai detto a me?"

"Volevo lasciare che tu ti facessi un'idea tua su di lui." Esclamò veritiera la bionda.

"Allora perchè hai permesso a papà di lasciarmi in ostaggio," Si infuriò Rachel alzandosi dal letto per guardarla negli occhi, "Non è detto che io sia così stupida da rifare i tuoi errori."

"Rachel, io l'ho fatto solo perchè volevo proteggerti."

"Proteggermi? Non lasciandomi sperimentare niente per conto mio?"

"Non tutte le esperienze sono positive, Rachel. Non puoi fidarti sempre delle persone che hai intorno."

"Immagino che non lo saprò mai, vero?" Chiese la mora, aprendo la porta e facendo cenno alla maggiore di andarsene.

Quinn era basita, si alzò, fece per tentare di dire qualcosa ma anche la sua battuta pronta era 'game over' in quell'istante. 

 



NDA

Buonasera a tutti ragazzi! Eccomi qui, finalmente, con il mio nuovo chappy. Spero fortemente che vi piaccia!
Un beso, e buona fortuna a chi è appena tornato -come me- dalle vacanze!

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Capitolo 11
*** Heartache ***


Capitolo dieci, Heartache

 

Oh, I can't take another heartache

Though you say you're my friend

I'm at my wits end

You say your love is bonafide

But that don't coincide

With the things that you're doing

When I ask you to be nice

You say you gotta be

 

Cruel to be kind, in the right measure

Cruel to be kind, it's a very good sign

Cruel to be kind, means that I love you

Baby, (you gotta be cruel)you gotta be cruel to be kind

 

"Papà io vado al ballo!" Disse Quinn scendendo dalle scale, con un bellissimo vestito addosso che la fasciava perfettamente.

"Buon divertimento tesoro!" Esclamò il padre svogliatamente mentre guardava la TV.

Non appena sentì la porta chiudersi e un paio diverso di tacchi toccare il pavimento in legno si alzò in piedi, "E quello cos'è?" Chiese a Rachel.

"Un vestito da ballo, papà." Rispose lei con nonchalance, voltando lo sguardo verso la porta, fulminata dal suono del campanello.

"Si, ultimamente ho sentito molto questa parola." Rachel andò ad aprire la porta, "Ciao." Sorrise al suo cavaliere.

"Wow.. Io.. Tu.." Finn si fermò e rise, Rachel era così bella che aveva perso la capacità di parola. "Wow." Sussurrò in fine.

"Ciao papà!"

"Ferma. Girati. Spiegami."

"Va bene. Ricordi che hai detto che potevo uscire se usciva Lucy? Beh lei ha trovato questo ragazzo che è proprio perfetto per lei, il che è perfetto per me perchè Finn mi ha chiesto di andare al ballo e io desidero andarci davvero tanto! E visto che Lucy c'è andata penso di avere anche io il permesso per andarci grazie alla regola prima citata."

"Piacere di averla conosciuta signor Fabr-" Finn allungò la mano, ma prima che potesse continuare a parlare Rachel la strinse al posto del padre e lo portò fuori da casa, forse per paura che quest'ultimo cambiasse idea.

"Conosco tutti i poliziotti della città, bello." Gli urlò contro l'anziano. "Così non va." Disse poi, appena la sua piccola bambolina salì in macchina con il suo nuovo fidanzato.

 

 

§

 

 

Quinn Fabray salì le scale della villa che ospitava il ballo scolastico, con il suo magnifico abito del color del cielo. Vide parecchi sguardi indiscreti osservarla, ma lei, come suo solito, li ignorò, mentre cercava con lo sguardo quello che sarebbe stato il suo cavaliere per quella sera.

"Wow.." La sorprese da dietro.

"Anche tu." Esclamò verso l'altro, che al posto di rispondere le diede una rosa rossa.

La bionda lo osservò ringraziandolo con lo sguardo, "Dove sei riuscito a trovare uno smocking in così poco tempo?"

"Non è stato difficile, lo avevo a casa da qualche parte."

"Ahn, capisco."

"Tu dove hai preso il vestito?"

"C'è lo avevo da qualche parte, sai, non è stato difficile."

"Oh, capisco." Rise Noah.

"Senti, mi dispiace aver messo in dubbio le tue intenzioni.. Mi sono sbagliata sul tuo conto."

"Sei perdonata." Disse Puck dopo qualche tentennamento.

Quinn gli sorrise, "Va bene.. Sei pronto per il ballo?"

"Sì mamma!" Disse lui prendendola a braccetto, scendendo lentamente le scale, come se fossero in un film.

 

 

§

 

 

Jesse andò a casa Fabray, con il suo smocking, elegante come sempre, e con lo sguardo strafottente. Bussò alla porta.

Il padre delle due ragazze gli aprì con uno sguardo che non lasciava intendere nulla di buono.

"Buongiorno Signor Fabray, sono venuto a prendere Rachel. Disturbo per caso?"

Senza dare la più che minima importanza al ragazzo, il Signor Fabray chiuse la porta ed andò a sedersi, di nuovo, sul divano.

 

 

§

 

 

Quinn e Noah stavano ballando spensieratamente, con l'unico intento di divertirsi, abbracciati, a soli qualche centimetri dalle corrispettive labbra, quando Rachel passò accanto a loro, mano nella mano con Finn, felice.

La musica cambiò.

"Oh mio Dio, ma questa è.." Tentò di dire Quinn guardando la sua cantante preferita cantare la sua canzone preferita, scendere dal palco dopo la prima strofa, e dirigersi verso di lei.

"Mi sono fatto restitiuire un favore." Le sussurrò all'orecchio Puck.

E mentre la bionda guardava estasiata la cantante tornare sul palco a continuare a cantare 'Cruel to be kind', Puckerman le girò il viso verso il suo, per riempirla di tanti piccoli e significanti baci.

La Fabray, che aveva ufficialmente abbassato le difese dopo quel gesto così romantico e speciale, catapultò le proprie braccia attorno al collo del crestato, lasciandosi trasportare dall'attimo.

 

 

§

 

 

"E tu che ci fai qui?" Chiese Rachel in direzione di Mercedes, mentre si specchiava nel bagno delle ragazze.

"So che pensavi di essere l'unica matricola al ballo, ma, ti sbagliavi. Jesse mi è venuta a prendere."

"Ah beh, le mie congratulazioni, prendilo, è tutto tuo!"

"Molto generosa principessa, e tanto perchè tu lo sappia, Jesse ti veniva dietro solo per un motivo, aveva fatto una scommessa con i suoi amici, ti si sarebbe fatta stasera."

Rachel era sconvolta, tentò di dire qualcosa a quella che reputava la sua migliore amica, ma capì che non ne valeva la pena. Uscì dal bagno con un unico scopo: vendetta.

 

 

§

 

 

"New York!" Urlò Noah a Quinn.

"Cosa?" Rise lei.

"E' lì che ero l'anno scorso! Non sono mai stato in carcere, non ho mai conosciuto Marylin Manson e non sono mai andato a letto con una Spice Girl!.. O almeno non credo. Vedi, mio nonno era malato, quindi ho passato la maggior parte dell'anno sul suo divano guardando la ruota della fortuna e cucinando spaghetti! Fine della storia!" Si confessò lui facendo fare un perfetto caschè alla sua dama, persa tra i suoi occhi ingannatori e nelle risate.

"Impossibile!"

"Ehi" Lo portò via Jesse St. James, "Che sta facendo lì Rachel con quell'idiota?" Gli chiese spintonandolo. "Non ti ho pagato per uscire con Quinn per far sì che un teppistello potesse uscire con Rachel." Disse arrabbiato, spezzando il cuore della bionda dietro di lui.

"Non ci guadagnavi niente, eh?" Chiese delusa, andandosene da tutto quel trambusto, scappando, questa volta per sempre, da quell'uomo che credeva fosse suo.

Puck corse verso di lei, per fermarla, inutilmente.

 

Blaine e Kurt, che ballavano vicino a loro, si recarono verso Finn e Rachel.

"La merda è entrata nel ventilatore." Disse in codice quello con il naso alla francese.

Finn lo guardò male. Blaine interpretò Kurt, "Amico, guarda là." Fece indicando con un cenno Jesse.

Kurt e Finn si diressero verso Jesse, "Ehi, amico" Disse Kurt in direzione di Jesse, che lo spinse via. Se non ci fosse stato Blaine a prenderlo, probabilmente quello vestito in Gucci si sarebbe rotto il femore.

"Ti sei messo con il tipo sbagliato, e ora la pagherai cara. Tu e quella piccola cagna." Urlò a Finn.

Il ragazzo non seppe più gestire la rabbia al sentir nominare la sua piccola Rachel in quel modo e si girò verso di lui, "Adesso basta, d'accordo? Hai oltrepassato il limite." Lo ammonì, con una piccola vena sul suo visibile, pulsante, segno della sua collera crescente.

St. James lo guardò male, fece un ghigno perfido e gli tirò un destro sul viso, facendo cadere Hudson a terra. "Oh, andiamo, alzati, teppistello." Due dita fini chiamarono Jesse da dietro, che si voltò strafottente, ricevendo un pugno dritto sul naso, "Uh!" Urlò. "Merda, Rachel, domani dovrò girare con il naso tumefatto!"

"Questo è per aver colpito il mio accompagnatore," Disse prima di colpirlo di nuovo, "Questo è per mia sorella," Urlò prima di tirargli un calcio nei gioielli di famiglia, "E questo,.. E' per me."

Eslcamò la mora prima di andare a raccogliere il suo fidanzato dal suolo, "Ti senti bene?" Chiese a Finn dolcemente, mentre la musica riprendeva e tutti deridevano quello che fino a poco prima era il loro idolo.

"Mai stato meglio." Rise guardando la sua fidanzata negli occhi, sorridendole compiaciuto, prima di abbandonarsi in un lungo bacio appassionato, dal sapore di mirtilli e ribes.

 

 

§

 

 

 

"Vuoi darmi la possibilità di-" Tentò di giustificarsi Puck.

"Ti ha pagato per portarmi fuori l'unica persona che odio veramente. Sapevo che era una montatura!" Urlò la bionda fuori di sè.

"Quinn! Non è come credi, va bene?" La fermò Noah, prendendole un braccio.

"E com'è allora, un anticipo subito e il saldo dopo essere stato a letto con me?!"

"A me non interessavano i soldi, a me interessavi.. A me interessavi solo tu."

Quinn lo guardò negli occhi, gli stessi per cui avrebbe ucciso, gli stessi che erano diventati quelli per cui voleva essere uccisa. "Sei così diverso da come credevo che fossi."

Puckerman la fermò, baciandola con passione, forse perchè consapevole che sarebbe stata l'ultima volta, forse perchè credeva che la Fabray avrebbe dimenticato tutto alla semplice scossa delle loro labbra.. Forse perchè non pensava ci fosse altra possibilità.

Quinn si staccò immediatamente da lui, guardandolo con disgusto, sfuggendo sulle scalinate, ovunque, pur di allontanarsi da lui.

Puck si sporse sulla ringhiera, mentre la osservava perdere pezzi del suo cuore. Rachel e Finn corsero entrambi vicino a lui, per controllare la situazione tra lui e la sorella. Niente spezzò il cuore di Rachel più della visione della sorella che piangeva, correndo via da quel castello di diamanti finti.

 

 

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