Il mistero dei Tueldex

di ___jenna___
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una sveglia non suonata... ***
Capitolo 2: *** Il ritorno dei genitori ***
Capitolo 3: *** Quando il gioco ti prende troppo... ***
Capitolo 4: *** Maledetta febbre! ***
Capitolo 5: *** Rimedi naturali... ***
Capitolo 6: *** Prime rivelazioni ***
Capitolo 7: *** Max nasconde qualcosa... ***
Capitolo 8: *** La confessione di Jake ***
Capitolo 9: *** Nessuno vuole mai stare da solo veramente ***
Capitolo 10: *** Addio alla Dalia perfetta! ***
Capitolo 11: *** Due capi Tueldex molto mooolto svegli... ***
Capitolo 12: *** Ieri sicura di sè ...E oggi? ***
Capitolo 13: *** Affronta le tue paure! ***
Capitolo 14: *** Più pronta che mai! ***
Capitolo 15: *** Dalia fuori, Libera dentro! ***
Capitolo 16: *** Questa me la paghi, Avarett! ***
Capitolo 17: *** Corsi notturni...E a volte le arpie ritornano! ***
Capitolo 18: *** Ci mancava pure la scuola guida! ***
Capitolo 19: *** In quanti misteri sono coinvolti i Tueldex! ***
Capitolo 20: *** La conversazione più strana degli ultimi tempi xD ***
Capitolo 21: *** Vuoi vedere il mio lato Libera, Emy? ***
Capitolo 22: *** Meglio avere rimorsi che rimpianti! ***
Capitolo 23: *** L'enigmatica Emy! ***
Capitolo 24: *** Il destino dei Tueldex è nelle mie mani ***
Capitolo 25: *** Bene VS Male! ***
Capitolo 26: *** Il proprietario della pietra. ***
Capitolo 27: *** Il combattimento. ***
Capitolo 28: *** Cosa nasconde Juan? ***
Capitolo 29: *** Il prezzo dei Cheerups. ***
Capitolo 30: *** I Sedreck. ***
Capitolo 31: *** Non sei sprecata per essere felice. ***
Capitolo 32: *** Giunse soltanto la mia voce. ***
Capitolo 33: *** "Non ci sarà un lieto fine." ***



Capitolo 1
*** Una sveglia non suonata... ***


Appena mi sveglio sento mio fratello Max sbattere la porta. Strano, oggi doveva essere già a lavoro!
Ma che ore sono? Ancora assonnata, afferro la sveglia...sono le 10:15! Caspita, dovevo essere a scuola già da un pezzo! Ecco quello che accade a studiare la notte fino a tardi, addormentarsi sui libri e non svegliarsi in tempo la mattina...
<< Buongiorno Dalia! Ti sei svegliata di buon ora >> mi prende in giro mio fratello.
<< Invece di fare tanto lo spiritoso, si può sapere perchè diavolo non mi hai svegliata? >> gli dico mettendomi la cartella sulle spalle.
Lui, tutto tranquillo, mi risponde che avevo meglio da fare...
<< Tipo mangiare biscotti? >> domando sarcastica. Max aggrotta la fronte e aggiunge:
<< Per tua informazione se non te lo ricordassi sono un dottore e ho dovuto riordinare alcune cartelle cliniche, quindi grida un po'meno! >>. Senza aggiungere nemmeno una parola cammino a passo spedito fino in camera, mi guardo allo specchio ed ecco ciò che vedo: una sedicenne alta e snella, con capelli lunghi e mossi, color castano ramato ed occhi grandi e verdi. Il mio carattere,invece, ha mille sfaccettature: un attimo prima sono triste e subito dopo divento allegra, a volte mi ritengo carina altre no, in certi momenti mi sento invincibile, in altri debole. 
Finisco di prepararmi ed esco (ho deciso di andare comunque a scuola): cammino velocemente sul ciglio della strada, chiedendomi quale scusa potrebbe essere più credibile. Autobus perso? Caduta dalle scale con annesso svenimento? Non posso certo dire che ho dormito fino alle 10:15!
Nel momento esatto in cui percorro la scalinata della mia scuola mi sento un po'a disagio con la mia divisa, era da così tanto che non la indossavo...non che sia di dubbio gusto, ma è un po'troppo elegante per me, che sono più il tipo da jeans e t-shirt. Sistemo i libri nel nuovo armadietto verde e mi dirigo verso la classe, stranamente impacciata.
<< Buongiorno, chiedo scusa per il ritardo. E'che ho finito la benzina al motorino >> mento.
<< Oh, non sapevo ne avessi uno. Accomodati, per oggi sei perdonata >> sorride il prof.
Mi avvio verso il mio banco, accanto a Sarah, ma è già occupato da un ragazzo. Lo scruto per qualche secondo, poi concludo che è un nuovo arrivato. Non dovrebbe essere di questa città, non l'ho mai visto prima d'ora. Ha un aspetto un po'particolare. Alto e magro, capelli corti dritti e neri come la pece, occhi quasi grigi e lineamenti decisi. Sembra davvero un modello.
<< Perchè ti sei messo qui? E'il mio posto, alzati! >> esclamo in preda ad un cambio di carattere improvviso. Sarah mi fissa con disprezzo.
<< Oh, in ogni caso adesso ci sono io. >> mi risponde a voce bassa. Non ha la minima intenzione di lasciarmi il posto. Tenevo a quel banco più di qualsiasi altra cosa. Beh, più che altro mi serviva per copiare meglio! Non sono mai stata una grossa cima a scuola. Ho letto tantissimi libri in cui descrivevano i nuovi arrivati e in tutti usavano gli aggettivi "timido, gentile,elegante,...", il contrario di colui che si era impossessato del mio banco, Luke.
Lui non  è assolutamente timido, non molto elegante e di certo non potreebbe vincere il premio "mister gentilezza". C'è da dire che io avrei potuto essere un po'meno dura, ma in quel momento l'istinto ha avuto la meglio.
Sospiro, e fisso la nuova professoressa di latino. E'giovane, alta e snella, con i capelli neri raccolti sulla testa, gli occhi di un verde spento e delle fossette vicino alle guance. E'vestita in modo semplice, anonimo, ed è disperata  perchè sta cercando di spiegare mentre gli alunni giocano a una battaglia di palline di carta.
Io non sto dando molto fastidio, però in fondo non la sto ascoltando comunque o meglio cerco di ascoltarla, ma non ci riesco. Nel momento stesso in cui abbasso la testa sul quaderno di latino, ricevo una pallina di carta. Riconosco la risata di Jimmy. Senza voltarmi rilancio la carta appallottolata con grinta. Mi accorgo solo ora che la pallina è arrivata dritta verso Luke. Lui non se ne cura. Restituisce la pallina a Jimmy tranquillamente continuando ad ascoltare la lezione. Penso che vorrei essere come lui: non si arrabbia per un nonnulla ed è sempre calmo e tranquillo, persino quando diventa nervoso sembra sereno o rilassato.
<< Insomma, Dalia. Un po' di silenzio, per favore! >> Jane, la prof. di latino, mi ha richiamato alzando la voce. Strano. Non ha nominato una sola volta Jimmy e la sua troupe, mentre per una parola che ho detto devono per forza farmi la predica. Chissà perchè i professori ce l'hanno tanto con me!
Dopo l'interminabile ora di latino, arriva il prof di chimica. Tiro un sospiro di sollievo. Il Signor Harr non è uno di quei prof. pesanti e noiosi, ricorda il professor Vitious di Harry Potter. E'anziano, avrà più di sessant'anni ed è perfino un nonno, ma è dolce e buono. L'unico lato negativo è che cammina a malapena e siccome ha una voce stanca e affaticata non riusciamo a capire nulla di chimica. La chimica è una materia che mi piace molto: misteriosa e complicata al tempo stesso, mi ricorda un po'me. Cerco di zittirmi al massimo durante l'ora di Harr, non ho voglia di farlo stancare a ripetere novecentonovantasette volte le stesse cose. Immagino la fatica che fa...
Finalmente, la campanella suona, perfino lei sembra stanca di quelle ore passate a scuola. Mi alzo dalla sedia sgangherata attenta a non cadere e percorro il corridoio di quella scuola. Quante volte ci sono passata di lì! Non potrei mai dimenticarmi i muri gialli come quelli della camera di Max, i pavimenti bianchi, cartelloni di regole da rispettare stracciati, cartine geografiche e gli studenti che ansimano correndo per lo zaino troppo pesante. E'così anche oggi. Tutti corrono come tante formichine operose, mentre io procedo tranquillamente ricordandomi di tutti i compiti per oggi. Quando ho guardato la lavagna ho pensato:"Caspita! Siamo umani, non macchine!".
Mi rendo conto che non sono l'unica a camminare lentamente, dietro di me c'è qualcuno. Mi volto e vedo Luke. Vorrei provare ad essere sua amica, ma per colpa sua( anche se involontariamente) ho perso il mio banco e soprattutto l'amicizia (già fragile) con Sarah. E adesso chi mi resta? Non è che Luke mi porta un po'sfortuna?
<< Ti piace la chimica, vero? >>mi domanda.
<< Sì >>rispondo, sconvolta per l'argomento così banale di cui stiamo parlando.
<< Non è che vorresti indietro il tuo banco? >>
<< Oh, no. Non ti preoccupare per me, sul serio. Quel banco è davvero utile. Allora, come ti trovi qui? >> domando cambiando argomento.
<< Oh, bene. Ma è solo il primo giorno. >>
<< Bene, allora ciao. >> lo saluto un po'a disagio. Quando arrivo davanti alla porta mi accorgo che si è appena scatenato il diluvio universale. E'il 1 Dicembre e da giorni non fa altro che piovere. Perchè non nevica? Sarebbe molto meglio e chiuderebbero le scuole, invece questa pioggia incessante è totalmente inutile. Con l'uniforme che hanno affibbiato alle ragazze mi farei una bella doccia perchè è completamente estiva e quindi per evitare questo decido di rimanere sull'uscio aspettando che scampi. E'da più di venti minuti che sono sospesa lì ad osservare la pioggia rumorosa. Apro lo zaino e sfoggio il mio cellulare "all'ultima moda": è un apri-chiudi totalmente inutile con pochissime applicazioni e che probabilmente appartiene a dieci secoli fa. Scorro la rubrica e telefono Max per farmi venire a prendere. Il suo telefono squilla a vuoto. Ma a che gli serve? A volte preferirei che non fosse un medico, ha sempre da fare! Sento una voce alle mie spalle...
<< Scusa se m'intrometto, ma se tuo fratello non risponde, perchè non chiami i tuoi genitori o qualche altro tuo parente? >>. E'Luke.
<< I miei genitori sono fuori città e gli altri miei parenti abitano più o meno a centomila chilometri da qui. >>
<< Oh, vorresti un passaggio? Ho la patente, ovviamente. >> Sorrido e accetto. La macchina di Luke è davvero bellissima e originale, ne vorrei una simile. Apro lo sportello caricando lo zaino sul sedile posteriore.
<< Spero che il mio zaino non rompa la tua macchina. >> gli dico stupita di quanto pesi. Lui risponde che ci è abituato. Gli dico di lasciarmi al baretto un po' più lontano da casa mia, ma mi risponde che può portarmi direttamente a casa e allora gli spiego tutto correttamente, sperando di non confondere la destra con la sinistra.
<< Ah, ho capito. Lì abita anche un ragazzo, Max. E'il medico di mia sorella. >> dice distrattamente.
<< Eh, già. E'proprio un bravo medico, ma per prima cosa resta un fratello con il cellulare sempre spento. >> continuo io. Lui rimane stupito, probabilmente non si aspettava che mio fratello fosse proprio lui. Aspetta che il semaforo si decida a far scattare il verde ed arriva davanti al mio palazzo.
<< Bene, grazie! >> gli dico correndo per arrivare al portone. Piove ancora ed io non ho nè un ombrello, nè il cappuccio. Afferro lo zaino, ma non trovo nemmeno le chiavi di casa. Allora provo a suonare a Max, che però non risponde. Sbuffo. Deve essere la mia giornata no! 
Fortunatamente, però, un ragazzo, che non avevo mai visto prima, mi apre. Somiglia in modo impressionante a Luke, ma ha folti capelli castani e occhi viola.
<< Ciao, grazie per avermi aperto il portone. Comunque che belle le tue lentine a contatto viola, anch'io le vorrei. >>
<< Lentine a contatto? Ah, sì certo. Comunque piacere, io sono Jake. Sono un nuovo arrivato nel palazzo. >> Mi da l'impressione di nascondere qualcosa, ma qualunque cosa sia devo starne fuori. Mi rendo conto che non gli ho ancora detto il mio nome.
<< Oh, io sono Dalia. >> Mi chiedo perchè assomigli così tanto a Luke, sembrano quasi gemelli. Strano.
Ma ci rifletterò dopo, adesso devo solo far volare in aria i biscotti di Max così la prossima volta invece di ingozzarsi verrà a prendermi, magari. E'sorprendente come Max mangi da mattina a sera, e nonostante tutto pesi poco. Appena lo vedo, sta leggendo qualche assurdo libro di fantascienza.
<< Si può sapere perchè non mi sei venuto a prendere? >>
<< Il libro di fantascienza era troppo interessante... >> So perfettamente che il motivo non era quello, Max non è così stupido. Vuole semplicemente farmi infuriare. Cerco di restare calma e vado in bagno a cercare un asciugamano. Con i capelli bagnati e leggermente arricciati somiglio un po'alla mia cantante preferita Shakira, la prossima volta uscirò di casa così! In realtà non lo farò perchè Max non me lo permetterà mai. Lui è il fratello maggiore e si deve occupare di me adesso che mamma e papà non sono qui in città. E'un dottore e per causa sua ho preso tutta quell'acqua e sarà sempre per casa sua se mi verrà una bronchite. Quando mi siedo a tavola e noto quello che ha cucinato per poco non piango. Mio fratello sarà un bravo dottore, ma di certo non un buon cuoco. Rimpiango i piatti sostanziosi della mamma. Mangio tutto solamente per far felice Max, che sorride compiaciuto.

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Capitolo 2
*** Il ritorno dei genitori ***


Capitolo 2.
Mentre sistemo i libri sotto il banco mi viene incontro Sarah.
<<  Mancano pochissimi giorni… >> mi dice entusiasta.
<< Eh? >>
Sarah mi guarda incredula.
<< Alla festa di Natale, Dalia. Non ti ricordi? Il 12 si terranno qui a scuola le prove. Faremo uno spettacolo il 20, ci aiuterai a prepararlo? >> domanda più contenta di prima. Non le dico che fare uno spettacolo a scuola mi sembra un’usanza da bambini della scuola materna e rispondo che l’aiuterò sicuramente per non essere scortese. Se a causa di questa festa i prof non terranno lezione allora organizzare lo spettacolo non potrebbe farmi più felice. Sarah se ne va saltellando allegra. La osservo distribuire volantini a tutti gli alunni, i quali sembrano più contenti ed entusiasti. Quando notano la professoressa Rembady in fondo al corridoio, però, i loro sorrisi spariscono. La Rembady è davvero una strega, quando tiene le sue lezioni non vola una mosca in classe e fa tremare qualsiasi studente. Non mette mai un voto superiore al tre, neanche a chi è davvero bravo. Insegna italiano, una delle materie principali ovviamente. Oggi ce l’ho a prima ora.  <<  Luke, non potresti cedermi il mio vecchio banco? Ti prego! La Rembady è davvero una strega pazza. >>   racconto a Luke. Luke, gentile, sta per cedermelo, ma la professoressa si è già sistemata sulla sedia dietro la cattedra e sta scorrendo il registro. Spero non abbia sentito ciò che ho detto di lei.
<<  Pevity, all’interrogazione. In fretta. >>
Mi sento male. Pevity è il mio cognome e ieri, stanca com’ero, mi sono totalmente dimenticata di ripassare italiano. Comincia a pormi alcune domande e noto il suo sguardo severo sotto i capelli dritti colmi di lacca. Non rispondo. Scena muta. Ci mancava solo questa. Sento una voce che cerca di suggerirmi, ma è troppo lontana e non riesco a sentire nulla. Capisco, però, che è stato Luke a parlare.
<< Resfer, silenzio! >>grida la Rembady riferendosi a Luke.
Luke si zittisce mentre la professoressa mi manda al mio posto con un due e mezzo. Almeno ho avuto “mezzo” stavolta.
<< Mi dispiace >> sussurra Luke. Alzo le spalle e rispondo che ci sono abituata. Gli interrogati non sono ancora finiti. Tocca ad altri tre ragazzi. Nessuno ha avuto più di tre, come previsto. Luke mi guarda incredulo. Quando suona la campanella esco affiancata da lui.
<< Me l’avevi detto che era una strega pazza, ma non pensavo così. Sei andata benissimo all’interrogazione… >> mi dice.
<< Ma per favore! Me lo sono meritato. Ti saluto, per una volta mio fratello ha finito di ingozzarsi e mi è venuto a prendere. >> gli dico notando Max che si specchia nel vetro della Lamborghini.
Salgo sull’ auto di Max caricando lo zaino e quasi lui parte senza di me.
<<  Mi vuoi aspettare?  >>  grido. Si ferma subito. Arriviamo nel palazzo ed incontro di nuovo Jake.
<<  Com’ è andata a scuola?  >>mi chiede. Neanche fosse mio padre! Max mi guarda incredulo.
<<  Scusami?  >>  gli chiedo.
<<  Oh, nie…niente  >>
Ignorandolo salgo di sopra dove in cucina mi aspetta un pranzo squisito. Ma che è successo, mio fratello sa cucinare? A quando la fine del mondo?
<<  Non ci credo che tutto questo l’hai preparato tu  >>  gli dico.
Lui tranquillo accomodandosi sulla poltrona, mi risponde: <<  In realtà è tutta opera di Jake. Ma cosa importa, ti devo dire una cosa! Domani torneranno mamma e papà… >>. 
Sono felicissima che tornino, anche se Max mi è sembrato un po’ cupo. Probabilmente gli piaceva cucinare, ultimamente l’unica cosa che non sapeva preparare erano i dolci. Non che non ci abbia provato, ma appena ha acceso i fornelli è quasi saltata in aria casa!Di pomeriggio, tornata a casa da scuola, ho sentito bussare alla porta. La mia prima conclusione è stata quella che fossero tornati mamma e papà, quindi ho tolto velocemente la felpa che avevo addosso presa “in prestito” da mamma. Quando sono andata ad aprire, però, era Jake.
<<  Jake…ti serve qualcosa?  >> gli domando, cercando di sembrare gentile.
<<  Ti andrebbe di venire al Bowling con me e un mio amico?  >>
<<  Mi dispiace, ma a breve dovrebbero arrivare i miei genitori.  >>
Sembra mortificato, così aggiungo:
<<  E se andassimo domani sera?  >>. Mi sento la protagonista di un telefilm americano, che Max guarda la sera per passare il tempo.
<<  Perfetto!  >> sorride lui andandosene e scusandosi per il disturbo. Il campanello suona di nuovo. Sono mamma e papà. Mamma è carica di bagagli, stanca e felice. Ha un rossetto rosso acceso intonato alla maglia e si è piastrata i suoi capelli ricci ribelli. Papà ha pochi bagagli, ma sembra più stanco che felice.
<<  Tesoro, Max ti ha fatto morire di fame, vero?  >> mi domanda mamma abbracciandomi. Max la guarda in modo strano.
<<  Oh, no…ha cucinato ogni giorno, è così bravo a cucinare!  >> gli rispondo.
Lei mi guarda in modo strano e comincia a spostare mobili.
<<  Io e tuo padre abbiamo pensato di cambiare un po’ la disposizione degli oggetti.  >> dice a me e Max. Passano tutto il pomeriggio a spostare cuscini, lucidare mobili e perfino dipingere i muri. La cosa mi lascia abbastanza indifferente, spero solo non tocchino la mia camera... mi piace così com’è! Ha i muri color lilla, un parquet che cerco sempre di tenere pulito( anche se non è facile) e appesi al muro ci sono tantissimi poster, ma non di stupidi cantanti o band da ragazzine, solo di animali! Il primo è quello di due delfini, poi due cagnolini che giocano a palla, a seguire un gattino, un koala buffissimo,… Amo gli animali, ma mamma è stata sempre contraria a tenerne uno in casa. L' unico che ho avuto è stato Fledric, un pesce rosso carinissimo! Peccato che sia durato meno di due giorni. Mentre osservo i libri riposti nello scaffale sento qualcuno aprire la porta. E’mamma.
<<  Tesoro, basta con questi poster sciocchi! Vorremmo fare un po’di ristrutturazione, in futuro vorrei fare l’arredatrice, sai.  >> mi dice.
<<  Per me puoi fare qualsiasi lavoro che vuoi basta che lasci stare la mia camera! E poi hai sempre detto che ti piace fare la giornalista.  >> le rispondo.
Lei alza le spalle e se ne esce mentre io incollo altri due poster di animali: un gatto sdraiato sul letto che ascolta la musica con le cuffie ed un cagnolino sdraiato vicino ad un iphone. Perfino un cane ha un cellulare migliore del mio! Ho provato più di una volta a chiedere un cellulare leggermente più nuovo, ma la risposta che ottengo è sempre che il mio funziona perfettamente e non è poi così vecchio. Ho cercato persino di comprarmelo con il mio budget e mi mancano una trentina di euro per comprare uno Smartphone. Nel frattempo, domani, potrò comperarmi un Samsung Galaxy! E poi chissà, magari al Bowling ottengo diecimila punti e mi compro uno di quei premi in vetrina!

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Capitolo 3
*** Quando il gioco ti prende troppo... ***


Capitolo 3
Stamattina a scuola ho notato Jake entrare nella mia classe. Che si sia iscritto in questa scuola?
<< Buongiorno ragazzi, oggi abbiamo un nuovo arrivato. Date il benevenuto a Jake e trattatelo bene. >> sorride Harr. Mi capita lui come vicino di banco.
<< Mi troverò bene qui? >> mi domanda un po’titubante.
<< Suppongo di sì. >> gli dico.  << Conosci già qualcuno in questa classe, a parte me? >> gli domando.
<< Certo, c’è anche l’amico con cui andremo stasera al Bowling, Luke.Non sapevo vi conoscevate già >> mi risponde.
E così è proprio Luke l’amico con cui dovrei andare al Bowling. Beh, credo che accetterò. Ormai noi ci conosciamo da un po’di tempo e stiamo diventando amici. Quando osservo tutti sistemare sotto il banco il quaderno di chimica mi rendo conto che è l’ora della Rembady. Almeno ieri l’ho ripassato italiano( non che cambi qualcosa, il voto sempre quello sarà). Racconto a Jake della Rembady, di come sia perfida e scontrosa con tutti. Interroga Luke. Sfoglio il libro nervosamente cercando di suggerirlo, ma appena partono le domande lui risponde correttamente a tutto non dimenticandosi nemmeno di un particolare! Beh, ma la Rembady darà sempre un voto non superiore al tre a prescindere da tutto. Quando finisce di parlare  la professoressa segna un voto sul registro non facendolo vedere. Mi accorgo solo ora che il voto è “10”. 10? L’ultimo dieci che ho preso in italiano risale alle elementari! Luke ha preso 10. Sono contenta per lui, anche se( lo ammetto) un po’ invidiosa e scioccata. Per un momento mi è venuto il dubbio che Luke avesse poteri straordinari. Ma che scema!
<< Non mi pare tanto malvagia, no? Dieci da voi è un brutto voto? >> sussurra Jake.
<< No, ma aspetta che chiami me all’interrogazione e darà sfogo a  tutta la sua cattiveria!  >>
Chiama Sarah ed altre tre sue amiche, che prendono due. Adesso è Jake a guardare incredulo. Ha capito che Luke deve essere stato molto bravo per meritarsi quel voto. Rimetto tutto nello zaino contenta di essermi scampata un’interrogazione. Anche se avevo ripassato, non ero poi così preparata.
<< E così ci vedremo stasera al Bowling? >> mi chiede Jake per l’ennesima volta.
<< Certo che sì. >> rispondo, cercando di sembrare entusiasta.
<< Qual è la tua amica con cui dovremmo andare al Bowling? >> domanda Luke a Jake non notandomi.
<<  Ce l’hai qui davanti.  >>  gli dico. Luke e Jake sorridono. Corro a casa. Per una volta torno a piedi insieme a Jake. E’una bella giornata e mezz’ora di camminata non mi farà certo male. Stiamo zitti per tutto il tragitto concentrati sulle macchine e le strisce pedonali.
<< Per la prima volta non dovrai aprirmi tu. Ho le chiavi di casa! >> scherzo scuotendo il mazzo di chiavi.
<< Mmm… >> borbotta Jake.
Infilo la chiave nella serratura ed entro a casa.
<< Oggi vado al Bowling con Jake e Luke!  >> annuncio a Max.
<<  Chi è Luke? Domanderai il permesso a mamma e papà quando torneranno dalla spesa? >>
<< Non ho sei anni! Ne ho sedici! Saranno sicuramente d’accordo… >> sbuffo.
Max alza le spalle e torna in soggiorno mentre io mi chiudo in camera. Sfoglio il calendario e mi accorgo che domani è il 6 Dicembre, il 12 cominciano le prove dello spettacolo. Sarà meglio che non dica a Sarah che me n’ero completamente dimenticata. Mamma e papà tornano dalla spesa. Altro che cucina di Max! Sono piatti molto più abbondanti e sostanziosi, anche se non rimprovero mio fratello. Cosa posso dire io che non so cucinare nemmeno un po’di pasta? Quando finisco di mangiare una mela squilla il telefonino. Mi alzo da tavola, camminando su e giù. E’un numero anonimo. Riconosco, però, che è il numero di Sarah! L’avevo cancellato dal cellulare quando avevamo litigato e poi quando ci siamo riappacificate mi sono dimenticata di memorizzarlo di nuovo.
<< Sarah, ti serve qualcosa? Verrò alle prove, non preoccuparti. >> le dico cercando di non sembrare annoiata.
<< Benissimo, ma non ti ho chiamata per questo, potrei venire un po’a casa tua? E’da tanto che non vengo. Insieme ci divertivamo tanto! >> esclama.
<< Mmm…ok. >>
Venti minuti dopo Sarah bussa alla porta di casa. La apro e andiamo nella mia camera.
<< Hai raddoppiato i tuoi poster! >> nota.
<< Eh, già…Ma chi ti ha aperto il portone se non mi hai citofonata?  >>
<< Oh… Jake, quello della nostra classe. >>
Sarah si siede sul letto e sfoglia il mio diario mentre io sistemo i libri genere fantasy, che ho prestato più volte a Sarah.
<< Senti, Dalia, ti dispiacerebbe se venissi anch’io con te, Luke e Jake al Bowling? In quattro ci divertiremo. Sono già rimasta d’accordo con Jake. >> mi dice Sarah. Tiro un sospiro di sollievo. Mi sarei sicuramente sentita a disagio con Jake e Luke così rispondo a Sarah che non potrei essere più felice. Inoltre  la nostra amicizia si sta ritrovando. Apro l’armadio per tirare fuori la felpa di mamma e metterla a posto nella sua stanza senza che se ne accorga. Mi scuso con Sarah ed esco dalla porta passando per il corridoio. Incrocio mamma, però, che mi guarda con aria severa.
<< Adesso prendi le mie cose? >>  mi domanda togliendomi la felpa di mano.
<< Ma dai, è l’unico tuo vestito che ho preso.>> rispondo cercando di cavarmela.
<< E aggiugi la collana. E l’altra felpa. E gli orecchini. E… >>
<< Ok, ciao, ci vediamo presto. >>  le dico tornando nella mia stanza.
Sarah è seduta sul letto e sfoglia un mio libro fantasy, l’unico che non ha mai letto. L’ho comprato nel periodo in cui avevamo litigato. Quando mi sento triste o furiosa leggo. Leggo circa duecentocinquanta pagine consecutive. Max dice che a leggere sono una macchina! Beh, devo pur essere brava in qualcosa, no?
<< Cosa ti metti oggi, Dalia? Quel vestito blu che hai comprato qualche settimana fa? >> mi chiede Sarah. Il vestito di cui parla Sarah è un abito da sera blu scollato e senza spalline con una fila di perline, l’ ho indossato a un matrimonio.
<< Certo che no! E’un vestito da sera che si usa solo alle feste o ai grandi balli, nessuno al Bowling si veste così. Devo scegliere qualcosa di più comodo. E poi è il sei dicembre, non il sei agosto >> dico a Sarah. Sarah alza le spalle continuando a sfogliare il libro. Sto zitta in piedi davanti all’armadio per almeno un quarto d’ora. Quando Sarah legge ha sempre bisogno di silenzio. Non riesce a concentrarsi su due cose contemporaneamente. In silenzio tiro fuori dall’armadio i vestiti più adatti. Cosa mi metto? Le ragazze della mia classe si lamentano sempre di non avere nemmeno un vestito originale, io ho il problema contrario! Non riesco a sceglierli. “Ambarabà ciccì coccò” canticchio. Il vincitore è il quarto degli abbinamenti! Stivali alti , jeans nero e maglietta con le maniche a pipistrello. Voglio sembrare il più semplice possibile …Sarah alza gli occhi dal libro poggiandoli su tutti i miei vestiti tirati fuori dall’armadio. Dilata le pupille e lancia un grido.
<< Sarah, che succede? >> le chiedo confusa.
<< I…i…tu-uoi vestiti sono magnifici! >>
Alzo le spalle e le dico che se vuole gliene posso prestare qualcuno. Lei li esamina camminando su e giù per la stanza. Li guarda ad uno ad uno. Dopo molte indecisioni, ripetendo: “Era meglio questo, quell’altro era ancora più bello”sceglie il terzo degli abbinamenti, che le sta molto bene. Scendiamo giù e fiocchi di neve volteggianti e silenziosi cominciano a scendere lentamente. Io e Sarah siamo a piedi e ci vorrà circa mezz’ora prima di arrivare al Bowling. Il mio telefono prende a squillare il suo “drinn drinn” classico.
<< Pronto, Jake? Sei ancora a casa? >> gli chiedo.
<<  Sì, ma verrò al Bowling. Luke passerà da qui e mi darà un passaggio con la macchina. Voi, piuttosto?  >>
<<  Siamo avventurate nella bufera... >> dico distrattamente calpestando un rametto di legno. Chiudo la telefonata mentre un piccolo fiocco di neve mi cade sulla spalla. Mimetizzato nella neve davanti a me e Sarah c’è un grazioso gatto bianco che miagola. Ancora pochi passi e siamo al Bowling. Sto congelando di freddo. Non ho nemmeno un cappotto. Nella tasca della maglietta, però, trovo qualcosa di lana. Appallottolato. E’un cappello! Per fortuna. Tiro i capelli all’insù e lo metto sulla testa. Non è un cappotto, ma starò sempre più riparata. Questa neve ha un tempismo perfetto! E’contro di me, me lo sento. Poteva nevicare tutti i giorni ed ha nevicato proprio oggi che dovevo uscire con Jake, Sarah e Luke. Sento un tonfo alle mie spalle. Sarah ha perso l’equilibrio ed è scivolata.
<< Ecco cosa succede a voler portare sempre tacchi. >> scherzo.
<< Non è divertente … > >si rialza Sarah scuotendo i lunghi capelli neri per liberarli dal ghiaccio. Entriamo nel Bowling. Finalmente un po’di caldo! Ci posizioniamo vicino alla vetrina dei premi e dopo aver aspettato per più di quindici minuti non è ancora arrivato nessuno. Se non sono venuti sono davvero degli stupidi! Chiamo Luke. Ha il cellulare staccato, che squilla a vuoto. Provo con Jake. Cellulare completamente spento. Ci hanno fatto fare mezz’ora di camminata sotto la neve e al freddo e poi non sono venuti! Lo sapevo che non dovevo fidarmi di loro. Sarah non fa altro che sbuffare. Mi tolgo il cappello e guardo i premi in vetrina. Il Samsung Galaxy c’è. Vale circa tremila punti, ma c’è!
<<  Sai che ti dico? Cosa importa di quelli! Andiamo a fare una partita a Bowling!  >>  esclama Sarah raggiante. Ci avviamo al banco dei gettoni e paghiamo. Scendiamo giù per le scale scivolose. Le piste sono tutte deserte e quelli del bancone ci guardano stupiti. Chi è, del resto, che sotto la neve va a giocare a Bowling? Comincio il turno aspettando la palla viola( la fortunata). Quando una mano l’afferra più velocemente di me.
<< Hey, era mia. >> dico come se fossi una bambina capricciosa dell’asilo a cui hanno rubato l’orsacchiotto. Alzo lo sguardo e vedo due occhi viola che riconosco molto bene. Sono quelli di Jake.
<< Pensavo non venissi. >> gli dico.
<< E Luke? >> domanda Sarah.
Jake gli indica col dito una panchina dov’è seduto Luke. Decidiamo di sfidarci. Io e Sarah contro Jake e Luke. La mia palla viola sta facendo un buon lavoro. Cinque strike su dieci tiri. Sarah ha ottenuto solo uno split. Controllo in che situazione sono Jake e Luke. Che frane! Zero strike. Mi avvicino di più a loro, però, e scopro che quello zero è preceduto da un uno! Hanno fatto tutti strike!
<< Ci pensi tu a tirare? Voglio andare a vedere come se la cavano Jake e Luke. >> dico a Sarah. Mi siedo su uno scalino. Appena parte il ritornello della canzone I follow rivers Luke lancia la palla con una tale forza e precisione che centra i birilli in un attimo. Rimango sbalordita. Luke batte il cinque a Jake, il quale tira la palla lievemente, ma fa centro.  Parte il ritornello di Play Hard, la canzone più ascoltata nella playlist del mio ipod. Mi sposto per vedere cosa sta combinando Sarah. Zero strike, uno split. Decido di rientrare in pista. Recuperiamo alla grande! Trentacinque punti, loro trentasette. Sarah si siede su una panchina per la troppa stanchezza. I suoi occhi ruotano da Jake e Luke a me. Inutile dire che è una tifosa perfetta! Strike per Jake. Split per me. Sono in svantaggio, loro sono due( per di più due campioni del Bowling) ed io una! Tempo finito. Controllo il mio punteggio sullo schermo alto. Centottanta, non male. Ed il loro è sempre lo stesso. Centottanta. Ci sfidiamo per quasi tutta la serata ed è sempre pareggio. Non capisco il perché, ma Jake e Luke non fanno altro che fissarmi increduli. Mi stanno dando leggermente sui nervi. Mi siedo vicino a Sarah e tiro fuori il cellulare. C’è un messaggio di Max.
Mamma e papà sono preoccupati per te. Sei al Bowling? Sono anche furiosi perché non gli hai detto niente. Ci ho pensato io a salvarti, però. Cosa faresti senza di me, eh? Tuo fratello Max.
Scuoto la testa e gli rispondo con un semplice “Va tutto bene, grazie.”
<< Che ne dite se andiamo a provare gli altri giochi? Quello dei canestri, il basket? >> propone Luke. Noi annuiamo. Sono una frana nel basket, ma decido di giocare lo stesso. Stavolta le coppie sono: io e Luke contro Jake e Sarah. Sarah gioca più o meno come me, zero canestri. Anche Luke e Jake giocano identici tra di loro. Non mancano un tiro. Alla fine del gioco chiedo a Luke e Jake come mai siano così bravi nello sport.
<< Lo pratichiamo fin da piccoli >> è la risposta secca.
<< Oh, ma io parto svantaggiata. Sono la più bassa tra di voi. >> sbotta Sarah. Decidiamo di andare sulle moto. Siccome non c’era più posto, sono dovuta andare su quella di Jake. Per fortuna che erano moto finte altrimenti sarei già andata all’ospedale…Si sposta come un pazzo facendomi quasi cadere.
<< Grazie, Jake. Quando ho bisogno di un passaggio ricordami sempre di non chiedertelo a te! >> scherzo. Tra un gioco e l’altro mi rendo conto che la mia striscia di punti è lunghissima. Sì, sono tremila punti esatti! Avrò un Samsung Galaxy! Un ragazzo dai capelli che sembrano quelli di un riccio, robusto e non molto alto, mi consegna il mio nuovo cellulare. Lo conservo nella tasca della maglietta. Mentre giochiamo a un gioco con delle pistole a cui si devono sparare dei mostri la corrente salta. Diventa tutto buio e i giochi non funzionano più. Mi chiedo quale sia il problema. Una  voce all’altoparlante annuncia: “Il Bowling è chiuso.” Mi rendo solo ora conto che le porte sono completamente chiuse. Tentiamo di aprirle con scarsi risultati. Perfetto, ora cosa dico a Max? Stai tranquillo, non preoccuparti per me. Sono solamente rimasta chiusa nel Bowling, ma domattina potrò tornare, avverti mamma e papà.
<< Siamo rimasti chiusi! >> esclama Sarah << Come farò ad andare alle prove per lo spettacolo? >> aggiunge terrorizzata.
<< Ah, ti preoccupi per quello? >> le domando.
Decido di chiamare Max.
<< Max, siamo rimasti chiusi nel Bowling. Stiamo bene, non preoccuparti. Torneremo domani mattina, tranquillo. >> gli dico. Chiudo la telefonata prima di sentire la sua risposta. In realtà ho paura della sua reazione. Dovremmo restare tutta stanotte al Bowling. Chiudo gli occhi, appoggiandomi alla vetrina dei premi.
 
Angolo dell’autrice: Ciao a tutti! Questa è la prima storia che scrivoJ Spero che finora vi stia piacendo, ringrazio tutte le persone che la leggono & Sono curiosa di sapere cosa ne pensate con una recensione;) 

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Capitolo 4
*** Maledetta febbre! ***


Capitolo 4
Quando mi sveglio sento dei rumori. Sono appoggiata ancora alla vetrina semi-distesa sul pavimento. Per un attimo non capisco cosa sia successo, cosa ci faccio qui? Perché non sono nella mia camera piena di poster di animali? Poi guardo Sarah, Luke e Jake che mi fissano e capisco. Ieri siamo rimasti chiusi nel Bowling.
<< Buongiorno! >> esclamo sentendomi ridicola.
<< Anche a te! >> rispondono in coro.
Poi sento un rumore sonoro. Una palla da Bowling! Sta rotolando giù per la discesa e si è fermata davanti alla vetrina dei premi dove ci troviamo. Com’è possibile? Nel Bowling ci siamo solo noi!
<<  Avete visto? La palla è arrivata qui  >>  dico.
<<  A volte sei proprio scema, Dalia…Te lo devo dire, scusami…Sicuramente te la sarai immaginata, io non vedo niente davanti a me…  >> . Evito di risponderle per le rime per non litigare di nuovo anche se è impossibile con Sarah! Sentiamo dei rumori, è qualcuno che apre la porta. Finalmente! Corriamo tutti verso la porta e usciamo subito fuori. Sta nevicando e non in modo lieve!
<< Ho la macchina qui, posso dare un passaggio a tutti voi. >> si offre Luke. Lo ringraziamo e saliamo in macchina congelati. Il Bowling era freddo come un Igloo. Sarah mi guarda e mi dice:
<< Ma tu hai il viso tutto rosso! E scotti, hai la febbre! >>
Mi tocco la fronte ed in effetti è bollente. In circa cinque minuti arriviamo a casa di Sarah. Cecilia, sua madre, la sta aspettando sporgendo la testa dal balcone a braccia conserte. Spero solo che non si sia arrabbiata. La conosco da quando ero piccola e non è una persona molto calma e paziente. La villa di Sarah è ancora più bella rispetto all’ultima volta che l’ho vista. Il manto di neve ha coperto il prato e tutto il resto di bianco. Dopo Luke porta me e Jake al nostro palazzo. Cerco le chiavi e per fortuna le trovo! Quando entro a casa la mia famiglia è radunata in soggiorno.
<< Com’è andata al Bowling? Oh, povera! Sotto il freddo! Ma perché non sei tornata qui a casa? Va a dormire, sarai stanchissima. Che stupidi quelli del Bowling, vi hanno chiuso dentro? >> domandano abbracciandomi. Almeno non si sono arrabbiati con me. Rispondo a tutte le domande insistenti e torno nella mia camera.
<< Max, potresti darmi il termometro? Credo di avere la febbre. >> gli dico.
Max prende il termometro dall’armadio e me lo porge. Dopo cinque minuti lo tolgo. 40. Ho la febbre a 40. Mi stendo sul letto sommersa di coperte e afferro un libro di J.K. Rowling, l’autrice di Harry Potter. L’ho letto cinquecentonovantasette volte, ma non mi annoia mai. L’ho cominciato a leggere a otto anni e mi è piaciuto talmente tanto che l’ho messo nella lista delle mie letture  preferite. Senza muovermi dal letto grido a gran voce che ho la febbre, ma non esce nemmeno un minimo di suono. Guardo il Samsung Galaxy sul comodino, devo inserire la scheda del vecchio cellulare per farlo funzionare. Magari un’altra volta, quando ho la febbre mi spazientisco velocemente. Chiamo Sarah per vedere come sta.
<< Pronto, Sarah? >> dico a bassissima voce.
<< Chi è? Oh, sei tu, Dalia. Ma cosa ti è successo? Comunque qui a casa non mi parla più nessuno, sono furiosi. E a te come va? >>
<< A me? Niente, non sono arrabbiati. Ho semplicemente la febbre a 40. >>
<< Oh, mi dispiace. Non muoverti. Vengo da te. >>
<< No, no. Già non ti parla più nessuno in casa, non  voglio crearti guai. Comunque domani non verrò alle prove dello spettacolo e credo che ci vorrà almeno una settimana prima di riprendermi >> le rispondo. Chiudo la telefonata non appena Max entra in camera dicendo che è pronta la cena.
<< Non ho fame, ho la febbre a 40. >> rispondo non alzandomi.
Comincio ad avere dei brividi che è la parte che odio di più della febbre. Ma fa davvero così freddo o sono solo io che lo avverto? Suppongo la seconda. Max mi scruta e poi va ad avvisare tutti. Si stanno preoccupando un po’ troppo per i miei gusti. Chiudo gli occhi. Mi sento stanca con la voce calata e il mal di testa. Sono sudata anche se ho freddo. Mi dispiace per Sarah, ma credo proprio di non poter andare allo spettacolo. Mi sarebbe piaciuto recitare. Peccato.

Angolo dell'autrice: Ringrazio ancora una volta tutte le persone ke seguono la mia storia...Come proseguirà? Posso darvi una piccola anticipazione: questa febbre nasconde qualcosa...
 

Poi vorrei fare un sondaggio: secondo voi ki sono questi Tueldex? 

 

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Capitolo 5
*** Rimedi naturali... ***


Capitolo 6
Mi sveglio con la testa appoggiata allo schienale del letto. Ieri sono andata a dormire alle 19.30, non ci posso credere! L’ultima volta che ho dormito a quell’ora avevo solo due anni e mezzo. Beh, sono giustificata vista la stanchezza del Bowling e la febbre che non è ancora del tutto passata.
<< Domani potrai ritornare a scuola … >> mi dice Max esaminandomi. Dopo aver finito la frase si pettina i capelli mossi e afferra la giacca più pesante che possa mai esistere. E’il 15 Dicembre e, anche se la neve è quasi del tutto sciolta, non potrebbe fare più freddo. Si gela. Non posso mettere piede fuori casa fino a domattina. Non avrei mai creduto di dirlo, ma non vedo l’ora di tornare a scuola! Rimango di nuovo sola come gli altri giorni. Riaccendo il televisore in ricerca di qualche film o programma, ma nessuno in tv considera la gente che la mattina deve stare a casa? Hanno rimosso perfino il programma stupido, che cominciava a piacermi un tantino di più. Decido di collegarmi su Facebook, quando un suono aleggia per la stanza. E’la chat che ha preso a funzionare ed è arrivato un messaggio di Charlotte, un’amica conosciuta in Francia durante una vacanza con i miei e Max. Non faccio in tempo a leggere, che arriva una domanda dopo l’altra. Un interrogatorio. Per fortuna mi ha scritto in inglese e non in francese.
C: Ciao, come va? Hai nuovi amici? Ti trovi bene a scuola? E Max, Anastacia e Ludovico come stanno? Spero bene. Ti stai divertendo? Da voi che tempo c’è? Cosa fai a Natale? A scuola che voti hai? Adesso cosa stai facendo? Scusa le troppe domande, Charlie.
Non rispondo a tutte le domande fatte, dico solamente che va tutto bene e che non so ancora cosa fare a Natale. Magari vado da lei, anche se Maximo non sarà sicuramente felice. Adora passare il Natale in casa. Dal modo in cui sento girare la chiave nella serratura, riprovandoci più volte, direi che mio fratello è tornato dal lavoro.
<< Un consiglio: non diventare mai medico. >> dice entrando nella mia stanza come una furia. Lo sento sbattere la suola delle scarpe e la porta della sua stanza. Non sarò la migliore delle sorelle, ma mi preoccupo per lui. Busso alla porta della sua camera. Da quanto tempo che non ci entravo! Più o meno da quando ho compiuto sette anni. E’disordinata come la ricordavo con l’imponente armadio bianco, la scrivania elegante e il tappeto con ciabatte riposte in un angolo. E’steso sul letto, il giubbotto ancora addosso. Sta fissando lo schermo della televisore, anche se non sembra ascoltarla. Non l’avevo mai visto tanto serio e compìto.
<< Max, è successo qualcosa? >> gli chiedo intimidita da tanto silenzio.
<< Beh, troppo lavoro e … ma cosa ne puoi capire tu!  >> risponde distogliendo gli occhi dalla televisione. E’l’ennesima volta in cui Max  mi tratta come una bambina di due anni. Senza spiccicare più una parola mi volto e sbatto la porta tornando nella mia stanza. Ritorna il mal di testa che mi aveva appena lasciato dopo avermi fatto compagnia per circa tre giorni. Non fa bene innervosirsi quando si ha la febbre, è una frase che dice sempre Max. Adesso perfino la mia stanza colorata mi sembra cupa e inutile, senza un perché. Ci ho passato ore in quella stanza e l’ho sempre trovata stupenda, ma come potrebbe essere stupendo un piccolo spazio? L’armadio, il tappeto, il letto,i libri, i poster, i cd,…in questo mi sono sempre rifugiata nei momenti di tristezza. Perché non avevo nessuno a cui potevo parlarne sul serio. Quando avevo litigato con Sarah avevo chiesto aiuto a Talita. Non eravamo mai state grandi amiche, ma aveva quella saggezza e tranquillità insolita per una ragazza della sua età. Sembrava avere una risposta a tutto. Ci eravamo incontrate nel bar vicino casa e, con la sua solita voce tranquilla mi aveva risposto:
<< Passa un po’di tempo nella natura, ti aiuterà. >>
Allora, ripensando a questo, capisco cosa devo fare. Cerco nell’armadio la felpa e il giubbino pesante per non rischiare di prendermi la febbre a 40 di nuovo e scendo giù per le scale. Più che scendo volo. Percorro circa dieci minuti di strada per arrivare di lì. Il parco, d’inverno, ha qualcosa di sinistro. Il prato verdeggiante è appena stato tagliato ( sarebbe stato più bello con i fiori che sbocciano in primavera), gli alberi sono spogli con puntini di neve qua e là. Le panchine sono completamente vuote ed è quasi tutto silenzioso. E’del tutto deserto. Gli unici rumori provengono dal bar vicino, che a basso volume per non disturbare le persone che riposano, mettono un po’di musica. D’inverno il parco non mi rilassa per nulla, è un ambiente troppo tetro. Lo scivolo, le altalene, la corda e il resto dei giochi per i bambini sono vuoti e bagnati dal temporale scoppiato nella mattinata. Afferro la borsa rimasta sulla panchina e m’incammino per casa. Una mano mi afferra la spalla. In mezzo a quel silenzio è facile credere che qualche creatura innaturale come un vampiro o un licantropo possa spuntare da dietro a un albero. Sento una risata, però, a me conosciuta.
<< Hey, Dalia. Non mi saluti più adesso? >>
Mi giro e la prima cosa che metto a fuoco sono degli stivali neri, un jeans nero e una larga maglietta di lana. Una lunga treccia castana arriva fino alle braccia. Riconosco gli occhi neri di Talita.
<< Stavo seguendo il tuo consiglio. Anche se il parco d’inverno … >> comincio a dire.
<< Lo so, mette un po’i brividi … comunque io ora vado che è il compleanno di mio fratello Dustin, te lo ricordi? Bene, ciao … >>
E’la prima volta che vedo Talita di fretta. Ripercorro sempre i venti minuti di camminata e rientro a casa. Max ha ancora la porta chiusa. E, anche se non lo vedo, sono sicura che sta fissando la televisione senza seguirla. Vorrei tanto provare ad aiutarlo e capire cos’abbia, ma se lui non me lo permette non posso farci nulla. Quando rientro nella mia camera, mi sembra sempre molto carina. Andrò al parco più spesso in questi giorni. Osservo i due delfini nel poster, poi mi alzo e vado davanti alla finestra. Vedo il traffico in strada, le macchine che suonano clacson, i negozi che chiudono. E poi dove avrei voluto sempre abitare. La casa poco imponente, ma accogliente sulla collina, poco distante dal laghetto. La luna sembra così vicina da lì. Mi addormento osservandola.

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Capitolo 6
*** Prime rivelazioni ***


 Capitolo 5
E’il terzo giorno che rimango a casa da sola. E’sabato mattina. Mi sono svegliata alle 7.58 e sono ancora tutti a casa.
<<  Quanto tempo dovrò restare a casa, ancora ?  >>  chiedo a Max.
<<  Credo proprio altri quattro giorni. Potrai fare lo spettacolo, non preoccuparti!  Sarah ti aiuterà con le battute  visto che sei rimasta indietro e potrebbero comunque aver già assegnato tutte le parti, tu comunque provaci  >> . Ad un certo punto la casa si svuota. Max va a lavorare e lo stesso fanno mamma e papà  in redazione. Rimango di nuovo sola in quella casa silenziosa. Ricevo un paio di sms da Sarah, poi decido di mettere la scheda al nuovo cellulare. Non ci entra. Mi spazientisco e riappoggio i pezzi sul comodino delicatamente. Mi alzo e accendo la televisione. Sto meglio, la voce è ancora calata, ma i brividi e il freddo sono passati. Sento il campanello suonare. Apro la porta, per la prima volta senza spiare dall’occhiolino. E’una ragazza che non conosco. Non chiudo la porta visto che non mi sembra una persona pericolosa. E’media di statura, ha i capelli ricci neri raccolti in una coda alta, gli occhi color castano scuro, la pelle chiara e un vestito nero lungo. Elegante come se dovesse andare a un grande ballo.
<<  Posso aiutarla in qualcosa?  >> domando.
<< Sì, potrei parlare con il medico Maximo? Mi è arrivata voce che abita qui. >>
<< In questo momento è al lavoro in ospedale, può raggiungerlo lì. >>
Lei annuisce e mi ringrazia. Poi aggiunge:
<< Comunque io sono Felicita Resfer, piacere. >>
E’la sorella di Luke, ha la sua stessa gentilezza.
<< Dalia Pevity > > le rispondo.
Lei mi scruta per qualche secondo, poi aggiunge:
<<  Oh,…l’amica di Luke.  >> Mi saluta e ringrazia di nuovo scendendo giù per le scale. Quando mi sono risistemata sul divano a guardare il programma più stupido che possa mai esistere( ma l’unico che trasmettono la mattina) sento di nuovo il campanello. Oggi è giorno di visite! Apro la porta. E’Jake.
<<  Ciao, Dalia. Come stai ?  >>
<<  Beh, escludiamo la febbre a 40. Ma adesso sto meglio. >>
<<  E’tutta colpa mia se hai preso la febbre. Non dovevo proporvi di uscire il giorno in cui nevicava.  >>
<<  No, non importa.  >>
Continua a ripetere che è tutta colpa sua e si scusa mille volte ed io rispondo che non è vero. Dopo un po’cerco di mandarlo via perché non voglio si prenda la febbre che ho preso io e, in parte, perché mi sta stancando con le sue chiacchiere.
Lui probabilmente lo intuisce dal momento che dice: <<  Allo spettacolo manca ancora una parte, che probabilmente assegneranno a te. Ti saluto, scusa per il disturbo.  >>  Quando Jake se ne esce ricevo un sms da Luke che mi chiede come sto. Il resto del giorno è una tale noia. Spengo il televisore, poi l’accendo, dopo riprendo a leggere, cerco di mangiare un po’, leggo di nuovo…Se solo mamma, papà o Max vedessero cosa sto combinando in questo momento! Per caso, a terra, trovo un quadernetto. E’blu. Semplice e spesso. Ricordo allora che in terza media avevo comprato un diario. Era un po’per sfogo e un po’perché le mie compagne si vantavano di averne uno. Avevo provato a scrivere e non avevo provato quella sensazione di libertà come mi avevano garantito Talita e le altre, ma semplicemente disperazione perché non riuscivo ad esprimermi. E non avrei migliorato il mio voto in italiano. Cerco la chiave del lucchetto per più di venti minuti, cercando di aprire il diario. Ma perché il lucchetto poi? Non è che avessi questi grandi segreti! Controllo l’orologio, è l’1.45. Mamma e papà sono già tornati dal lavoro e adesso sono andati a fare qualche servizio, resta solo Max a lavoro. Poverino! Chissà quanto lavoro ha oggi e il giovedì ha il doppio dei clienti rispetto al solito. Non potrei mai diventare dottoressa. Mi piacerebbe diventarlo per salvare persone,ma non sono così intelligente. Ed odio studiare per troppo tempo. Sedendomi tranquillamente composta sul divano  rifletto su di me. Sulle cose che mi piacciono e su come sono in realtà. Apro la finestra ammirando la mia Liverpool…Un grillo entra in casa.
<<  Aiuto!  >> grido correndo e nascondendomi dietro i mobili. Sento qualcuno rincorrermi e per la distrazione cado dalle scale e batto la testa sul pavimento. Una nuvola di polvere cresce poco a poco davanti a me e mi ritrovo davanti una maschera a forma di luna argentata.
<<  Oddio, CHE CASPITA STA SUCCEDENDO?  >>  grido, incurante dei vicini che mi staranno prendendo per pazza.
<<  Mmm…forse sta succedendo che fra poco la tua vita prenderà una svolta…Che questa febbre nasconde qualche tua trasformazione in futuro…Non te ne saresti accorta se non ti avessi detto nulla.  >>  sussurra una voce. Non ci credo! La maschera ha parlato…Ok, la febbre mi fa avere delle allucinazioni e sto delirando…Chiudo gli occhi e quando li riapro non c’è nessun’altra anima viva a parte me…

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Capitolo 7
*** Max nasconde qualcosa... ***


Capitolo 7 Alle sedici e trenta di pomeriggio sento qualcuno piangere. I singhiozzi provengono dalla stanza di Max. << Max, va tutto bene? >> domando appoggiando l’orecchio alla porta. << No,le cose non vanno come speravo… >> risponde distrattamente. << Non capisco >> dico spostando un ciuffo di capelli dagli occhi. << Un giorno capirai, spero….Un giorno saprai tutto quello che ti voglio dire da tanti anni… >> risponde confuso. Mi domando se stia poco bene, ha detto un mucchio di cose senza senso. Mi siedo sul pavimento fissando il parquet lucido cercando di mettere insieme le sue parole. Era sicuramente successo qualcosa e non capivo cosa, mi sentivo una sorella inutile. Max non ha mai fatto giri di parole con me, è sempre stato molto diretto! E’inutile, non riesco a capire cosa intende… Spero non c’entri di nuovo il suo lavoro, che era stato motivo di lite la volta scorsa. Ripenso alle sue parole “Un giorno capirai…vorrei tanto potertelo dire…” Doveva dirmi qualcosa d’importante, ne ero sicura. E avevo la sensazione che fosse stato qualcosa che avrebbe scombussolato la mia vita normale e un po’monotona! Non so perché avevo avuto questo presentimento. Respiro profondamente e busso nella camera di Max. << Vieni, Dalia. Riconosco il tuo modo di bussare, quindi ormai so che sei tu! Ti serve qualcosa? >> domanda con la voce rotta. << Credo proprio di sì. Cosa mi devi dire? Perché fai tanti giri di parole? >> << Vorrei dirtelo, ma non posso, Dalia… E mi fa stare male. Te lo dirò, un giorno o l’altro. O forse lo capirai da sola, che è l’opzione migliore. >> risponde fissando un punto sul mobile. << Max, non stiamo giocando a “Indovina Chi”. Non ha idea di come ci si sente a sapere che qualcuno ti deve dire una cosa importante e te la sta nascondendo, che non ti reputa abbastanza affidabile da raccontarla… >> << Ritorna nella tua camera, per favore. >> Furiosa sbatto la porta della mia camera. Mi siedo di nuovo a terra e penso a mille ipotesi, cosa potrebbe nascondermi Max? Che si è dimenticato di comprarsi i biscotti? No, non era questo! Lo sentivo che era qualcosa di molto diverso, strano, nuovo…Nuovo. Era questo l’aggettivo perfetto!

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Capitolo 8
*** La confessione di Jake ***


Capitolo 8
Quasi senza volerlo mi ritrovo davanti alla porta di Jake. << Dalia, che piacere vederti! Posso aiutarti in qualcosa? >> << In realtà sì. Vorrei chiederti un consiglio. Max ultimamente è molto strano con me, ha detto che un giorno scoprirò la verità e usa una miriade di giri di parole quando parla con me! Potresti aiutarmi in questo? >> . Distolgo lo sguardo dalle scale posandolo su Jake. E’impallidito. Bianco come un fantasma! Subito dopo le sue guance prendono un colorito violaceo, ma per fortuna si riprende subito. << Andiamo un po’fuori, a fare una passeggiata? >> propone. << Se desideri. >> rispondo. Scendiamo le scale lentamente e ci troviamo davanti a un bar. Dopo esser stati seduti per più di cinque minuti restiamo zitti e tossiamo ogni tanto ( classica situazione d’imbarazzo! ) Tamburellando le dita sul tavolo Jake si schiarisce la gola. << Devo confessarti una cosa… E probabilmente è la stessa che vuole dirti Max… >> dice. << Ora basta! Se dovete dirmi questa cosa importante, ditemela! Punto. Mi avete preso per una bambina? Ditemi cosa mi dovete dire, non ce la faccio più con queste domande trabocchetto! >> dico alzando la voce e facendo cadere tutti i tovaglioli riposti sul tavolino. << Calmati, Dalia… E’difficilissimo confessare ciò che sto per dirti…Potresti prendermi per pazzo, non credermi, spaventarti e andartene, ma te lo dirò lo stesso…Io sono…sono….sono…. >> << Sei? >> lo incito. << Un Tueldex. >> risponde lui riprendendo fiato. << Che? Potresti spiegarti meglio? >> gli chiedo. << I Tueldex sono dei ragazzi che trovano una pietra preziosa. Possono trovarla da qualsiasi parte: per strada, sopra un armadietto,nel mare,…Dopo averla trovata compare un ragazzo che ti chiede se vuoi scegliere di realizzare un tuo desiderio o aiutare qualcun altro portando a termine una missione, quindi scegliere di compiere un dovere. Ovviamente quasi tutti scelgono il desiderio. Io no. Io ho voluto scegliere di prendermi carico di una responsabilità. >> << Ah…Ah…sono rimasta senza parole. Non…non può essere. La mia vita si sta trasformando in un’ innaturale fiaba della Disney. Non mi stupirei se adesso vedessi la Sirenetta o Biancaneve! Comunque, ti potrei chiedere qual era la tua responsabilità? >> chiedo. << Vorrei risponderti di scoprirlo da sola, ma ti abbiamo tenuto nascosta la verità per troppo tempo. La mia missione è farti trovare la pietra. >> Ormai non mi stupirei più di nulla. Tra pochi giorni sarò una Tueldex! Sì, esatto, una Tueldex! E non ho la minima idea di come incida sulla propria vita…E se un giorno diventasse troppo faticoso per me nascondere la mia indentità? Non so neanche che emozioni si provano, se acquisti qualche capacità magnifica, se spari fuoco dagli occhi come Clark Kent,… Perché in tutto il mondo, proprio io dovevo essere scelta? Ma non voglio parlare di questo con Jake, non voglio il suo aiuto. << Ok… E Max cosa c’entra con questo? E poi, ci sono altri Tueldex? >> chiedo, mostrandomi fredda. << Max è proprio il ragazzo che compare dopo la pietra, sì. E’un Kostar, così si chiama colui che ti dice di scegliere tra il desiderio e il dovere! Sì, ce ne saranno molti di Tueldex, ma io ne conosco solo uno: Luke. >> << Anche Luke è un Tueldex? E Max è un Kostel o come caspita si chiama? Ecco, adesso si spiega tutto>> domando, sbarrando gli occhi. << Sì. Come ti senti? Forse non avrei dovuto dirti una notizia dopo l’altra, vero? >> << No, ma vorrei stare un po’da sola, mi dispiace,… Ho bisogno di tempo per assimilare le notizie e capire se non mi state tutti mentendo come avete fatto fin ora. >> rispondo afferrando la borsa e tornando nel mio palazzo. Spingo la porta trattenendo un forte impulso di tornare da Jake e un forte senso di colpa nei suoi confronti per averlo lasciato così.

Angolo dell'autrice: Recensite in numerosi altrimenti Dalia non continuerà a parlarvi della sua avventura. Vero, Dalia? *si volta e annuisce*...A parte gli scherzi, vi aspettavate che i Tueldex fossero così? Commentate con la vostra opinione in proposito. Tanti saluti da Jake, Sarah, Luke, Dalia e Max( aggiunge che se recensite vi regala tanti bei biscotti) xD 

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Capitolo 9
*** Nessuno vuole mai stare da solo veramente ***


Capitolo 9
Sono in camera mia e mi sento in colpa per aver lasciato Jake sotto il bar ad aspettare. Quasi quasi ritorno, non si meritava una cosa del genere. Volo giù per le scale e cerco di nuovo il tavolino dov’eravamo seduti, ma Jake non c’è. Se n’è andato! Sarà tornato nel palazzo, che cretina che sono. E invece no! Lo guardo aprire uno sportello di una macchina rossa, un po’più in là…Cerco di correre per fermarlo, ma la macchina è già partita…Non mi resta che fare una cosa, cercare di raggiungerlo! Corro per circa venti minuti e finalmente l’auto di Jake si accosta a un marciapiede. Jake non mi ha vista e sta correndo in direzione della spiaggia…Un delizioso venticello mi tiene compagnia. Osservo Jake sistemarsi la camicia e sedersi sul bagnasciuga tirando una pietra nel mare…Sarebbe un’immagine da poster e mi verrebbe quasi voglia di fotografarlo, ma in un momento così non ci starebbe molto il flash. Non è solo. C’è un altro ragazzo vicino a lui e riconosco i capelli neri e dritti di Luke. Stanno parlando tra di loro, ma non riesco a sentire cosa stanno dicendo…Mi avvicino un po’di più.
<< Come l’ha presa Dalia? >> chiede Luke a Jake.
<< Ha detto che vuole stare da sola >>
<< Tutti  possono dire di voler stare da soli, ma nessuno vuole mai starlo veramente >> risponde Luke  fissando l’orizzonte.
E adesso cosa faccio? Sbuco dall’ombrellone riposto qui e rispondo che non sono arrabbiata? L’impulso di farlo è fortissimo, ma mi scambierebbero per un’impicciona( e in effetti è vero)…Adesso ho un solo problema! Mi siedo sulla sedia a sdraio per un paio di minuti distogliendo lo sguardo dai due Tueldex, poi ritorno a fissare il mare! Loro non ci sono più, sono già ripartiti! E io non me ne sono accorta…Adesso come torno a Liverpool? Non posso neanche chiedere un passaggio in questo posto deserto!  E’sera. Le 22:30 stanno scoccando. Tremo di freddo e in questo posto non c’è nemmeno un legnetto per accendere il fuoco…Ma ora che ci penso, a cosa mi servirebbe? Non sono fatta per i lavori da “uomo primitivo-Tarzan”, ma neanche per fare la “signorina schizzinosa e precisina”, insomma come potrei spiegare il mio carattere? Sono ribelle? Neppure. Simpatica? Mmm…quando voglio…Ma soprattutto: perché mi sto ponendo queste domande, invece di pensare a una soluzione per il terribile gelo? Quest’anno il Natale lo passeranno senza di me, a Liverpool…Infatti è già il 22 Dicembre. Dopodomani è la Vigilia. Non resta che incamminarmi per la strada e sperare nel destino…Stropiccio gli occhi  battendo i denti e stringendomi nella felpa. M’incammino per Liverpool  sgranando gli occhi e cercando di non pensare al fatto che mi sento una protagonista di un film dell’orrore…E’tutto buio e non vedo niente. Non ci sono macchine intorno a me, ma solo bottiglie spaccate di vetro e sigarette schiacciate…Cerco di stare lontana da un gruppo di quattro ragazzi che stanno parlando a voce fin troppo alta e non sembrano molto raccomandabili. Tuttavia, sono gli unici a cui posso chiedere come arrivare a Liverpool.
<< Che c’è, principessina? Ti sei persa? >> domanda il primo del gruppo spiaccicando a terra un’altra sigaretta.
<< Non dovresti buttarle a terra, c’è un cestino un po’più in là… >> rispondo, indicandogli un punto alla sua destra.
<< E a noi non interessa…Vuoi un passaggio? >> domanda il secondo.
Meglio di no, vorrei rispondere.
<< No, mi dispiace…Tra poco dovrebbero venire a prendermi i miei parenti… >> invento.
<< Vabbè, intanto il passaggio te lo dobbiamo dare per forza…povera ragazzina >>
<< Ho detto di no! >> rispondo gridando sentendomi coraggiosa,ma anche tanto stupida. Loro non si schiodano da lì e mi lanciano contro una marea di insulti… “Qui la situazione si mette male…” penso. Ai margini della strada, fuori dal mondo, un ragazzo sta seguendo la nostra conversazione. I quatto delinquenti si mettono a correre.
<< Stai bene? >> mi domanda.
<< Sì, credo di sì… >> rispondo confusa guardandolo meglio. Wow! E’molto meglio dei protagonisti fantasy nel libri che leggo di solito e mai come ora mi sento una protagonista di un nuovo successo di Lauren Kate. Il ragazzo sta sorridendo e sembra che il suo volto venga illuminato dalla luna piena splendente nel cielo scuro...I suoi arruffati capelli biondi sono leggermente lunghi, disordinati come se avessero passato una giornata stressante,eppure perfetti e unici nel suo genere. La cosa che mi piaceva dei suoi occhi neri era che non scrutavano come tutti gli occhi delle persone che conoscevo, ma semplicemente pensavano. Parlavano. Sorridevano. Volevo sorridergli anch’io e magari lanciargli una frase profonda di un libro oppure raccontargli una barzelletta, ma in silenzio era molto meglio…Non avrei rovinato quel momento così strano e speciale. E in parte perché ero in preda a un attacco di timidezza…Socchiusi per un attimo gli occhi convinta che fosse una buona mossa e che sarei sembrata una “ragazza misteriosa”, ma lui sparì. Sì, davanti a me non c’era nient’altro che le onde fragorose del mare che scorreva e le bottiglie e le sigarette lasciate da quei ragazzi. Bel tipo! Prima fa il gentile e dopo mi pianta in asso in un secondo…Non mi ha neanche detto il suo nome! E come ha fatto ad andarsene in un attimo? E io che avevo pensato perfino ad una storia tormentata da libro…Qualcosa vibra in tasca distogliendomi dai miei pensieri. Il cellulare! Avevo dimenticato di avercelo con me…
<< Dalia, come stai? Sono preoccupato per te, finalmente rispondi…>> parla Max ansioso.
<< Sto bene, grazie…A parte che sono semplicemente rimasta in una spiaggia deserta, si chiama Gilbawe o qualcosa del genere…E che tu sei un Koala o cosa caspita sei…Koster! Ecco, non mi veniva la parola >>  rispondo ripensando al mio “eroe” che s’è l’è filata.
<< L’hai saputo…Vabbè, ti vengo a prendere subito… >>
<< Grazie, ciao. >> rispondo seccata.
L’auto di Max mi corre incontro. Apro lo sportello mezza addormentata…Mi appoggio al sedile senza dire più una parola. Non mi va. 

Angolo di Max: Sì, avete letto bene! Al posto dell'angolo dell'autrice, c'è l'angolo di Max...Innanzitutto volevo dirvi ke l'autrice non sa niente di tutto questo...Poi volevo aggiungere una cosa: mia sorella è proprio una tonta! Ha inseguito Jake e Luke ed è rimasta a piedi in una spiaggia deserta...Ma sono qui con un altro scopo...DOVETE RECENSIRE, RECENSIRE RAGAZZI! Perchè dovreste recensire la storia? Perchè ci sono io, ovvio *sguardo tenebroso ed intrigante*. Poi, da poco sono diventato molto tecnologico ed ho scoperto gli smile: :) :D xD Avete visto ke roba? Non è bellissimo riempire gli amici di smile? Drinn drinn...L'autrice mi ha contattato su Faccialibro! 

Autrice: Cretino di un Max uscito dalla storia, tu adesso te ne esci dal mio account! Chiaro? E smettila di fare il presuntuoso, devono recensire la storia solamente se vogliono, brutto costrittore! Non hai neanche messo da parte un po'di biscotti...E poi si dice Facebook, asino ignorante!

Max_ilpiùsimpaticoebellodelmondo_Pevity: Hai visto che soprannome mi sono dato? Sfizioso, vero? Ma chissene importa di come si chiama 'sto libro con la faccia, l'importante è che ho già 123 amici e mi sono iscritto solo ieri...E smettila di preferire Dalia a me! Parli quasi sempre di lei nella storia...

Autrice: E'LEI LA PROTAGONISTA, GENIO! Vabbè, ti saluto ke devo fare un servizio importante...

Max_ilpiùsimpaticoebellodelmondo_Pevity: Ok, ciao bellissima! *devo fare pratica con il linguaggio moderno dei ragazzi xD*

Max_ilpiùsimpaticoebellodelmondo_Pevity: Oddio, cosa stai facendo? Mi stai cancellando il mio account Facebook? No,nooooooooooooooo....Ferma lì!

Marck Zucherberg: L'account di Max è stato disattivato.


 

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Capitolo 10
*** Addio alla Dalia perfetta! ***


Angolo dell'autrice: Salve a tutti, ragazzi! :) In questo capitolo la nostra protagonista subirà una trasformazione e se ne vedranno delle belle...Poi vorrei ricordarvi che qualche recensione farebbe piacere a Jenna *mooolto piacere:)*...Vi lascio alla lettura, bye:)
 

<< Vorrei parlarti... >> mi dice Jake dopo aver bussato alla porta di casa mia.
<< Sì, ma a patto che non riguardi i Tueldex o i Koster... >> rispondo.
<< Beh, in realtà riguarda un po'te e un po'i Tueldex...Dopo aver trovato la pietra il tuo carattere cambierà totalmente. E tu dovrai riuscire a conviverci...Bene, ciao. Grazie per avermi ascoltato... >> mi dice andandosene e facendo cadere dalla sua tasca una brillante pietrolina verde. Mi avvicino a quel brillante quadratino e squadrandolo meglio mi accorgo che sembra piuttosto strano. E'scheggiato su di un lato ed ha una forma di una clessidra o di un tubo, non capisco...Dopo averlo tenuto in mano per un po'di tempo mi ritrovo di fronte un semplice ragazzo vestito con una strana tunica e un fazzoletto che gli copre il viso. Ma è Max! Mi trattengo dal non ridere...
<< Max? Senti, vestito così sei proprio ridicolo...Sembri arabo, indiano... >> gli dico, ridendo a crepapelle.
<< Dalia, per piacere...E'un momento così serio e tu vuoi rovinarlo? Dai, scegli il dovere o il desiderio? E smettila di farmi sentire scemo... >> risponde.
<< Ma certo, genio della lampada! Io scelgo il desiderio di non dover scegliere... >> dico masticando un chicco d'uva.
<< Non puoi sprecare così un'opportunità! >> esclama lui dispiaciuto con il morale a terra. Sparisce di colpo come l'eroe misterioso e io rimango seduta sulle scale sbattendo per cinque volte consecutive gli occhi. Non dev'essere altro che un sogno. No, io non sono una Tueldex, quell' "eroe misterioso" è solo un'allucinazione, nient'altro. E Luke e Jake non esistono! Non esiste niente. Domani mi sveglierò tranquilla come un anno fa. Stiracchiandomi e aprendo la finestra...Pronta per una vita normale e riempita da giorni tutti uguali. Come fanno le persone a desiderare una vita piena di avventure e di stranezze? Io rivoglio la mia vita normale! Perchè ho sprecato così l'opportunità della mia vita? Potevo esprimere che la fame nel mondo non esistesse più, che nel mondo siano tutti felici e contenti( come avevo scritto in un testo in prima elementare) oppure, e questa mi sembra la cosa più esatta, di capire chi sono e cosa ci faccio in mezzo a quest'avventura. Sarah mi ha chiamato almeno undici volte e mi ha scritto un messaggio: "Sono preoccupata per te...Rispondimi, per piacere...". Sarah è un'amica simpatica, ma non posso confidarle il segreto della mia vita. Ci sono due ipotesi: o se lo lascerebbe scappare e lo racconterebbe a mezza scuola oppure mi direbbe "Dalia, scusami se te lo dico, ma sei proprio cretina! Questa è la migliore storia che tu abbia mai inventato" con quella sua vocetta stridula, che in passato mi è sempre sembrata indifferente mentre adesso non posso sopportarla. 
*****************************************************************************************************************
Che brutto risveglio! Devo proprio alzarmi? Che pizza! Pronta in un'altra polverosa giornata, senza schiodarsi dalle sedie ad ascoltare quegli stupidi e noiosi insegnanti...Ma chi ha voglia di una cosa così? Accendo la radio ad altissimo volume e mi capita uno sdolcinato pezzo romantico. Bleah! In compenso, cambiando stazione, capito su una bellissima canzone rock. Scuoto i capelli ed alzo il volume fino a farlo rimbombare per tutta Liverpool! Sveglia, cittadina dormiente...Ci pensa Dalia a risvegliarvi, non preoccupatevi...Perchè mi chiamo Dalia? Non posso chiamarmi Libera? E'un bellissimo nome ed esprime anche come mi sento! In vestaglia mia madre apre la porta sbadigliando per tre-quattro ore circa. 
<< Dalia, tesoro mio. Che succede? Sei sempre stata tranquillissima, che ti succede? >> domanda.
<< Che hai detto? Ritira subito quella parola, io non sono tranquillissima. >> sbuffo.
Eh, ma come si azzarda a chiamarmi "tranquilla"? Io tranquilla? Ma cosa dice? Non sono una bambina di due anni, io sono stupendamente rock...
<< Max, che succede a Dalia? >> domanda terrorizzata.
<< E'una lunga storia...Il carattere cambia del tutto dopo esser diventato Tueldex... >> risponde con la fronte gocciolante.
<< Tuelde che? >> risponde lei, come al solito non capisce niente!
Mi guardo allo specchio. Ma chi è quell'orribile mostro? La "ragazzina perfetta, la principessina"riesce a descrivermi perfettamente. No, no, no...C'è bisogno davvero di un lavoro di ristrutturazione, devo riuscire ad esprimere il mio carattere...Diventare completamente rock! E il più me stessa possibile...Basta, Dalia "la principessina" sta davvero stufando, da oggi non esisterà più. Sarà come se non fosse mai esistita, una molecola infinitesimale...Arriva la "Dalia Rock". Anzi, "Libera Rock"...Ho deciso di cambiare nome. Fra poco comincerà la trasformazione! Addio Dalia, date il Benvenuto a Libera. Per prima cosa mi reco da "Ye e Cie"( nome davvero cretino per un negozio di parrucchieri), dove vedo che c'è poca fila! Per fortuna...Prima di me, però, ci sono altre due persone. Quindi trasgredisco le regole e passo prima di loro. 
<< C'era prima l'altra ragazza... >> mi dice una filippina, dall'accento inconfondibile.
<< Sì, pazienza...Aspetterà...Allora vorrei un taglio nuovo ed innovativo. Corto e scalato, con tinta nera e magari una ciocca fucsia o viola sul davanti... >> dico toccandomi quegli stupidi capelli lunghissimi.
<< Vabbè... >> risponde la parrucchiera( forse è lei Ye oppure si chiama Cie, ma non è che m'importa più di tanto). La parrucchiera mi tira i capelli all'indietro, che superano il bordo del lavandino, poi li taglia e li pettina per più di due ore. Non afferro nemmeno un giornale, potrei sembrare troppo "di classe" e non voglio ricadere in quello stile...
<< Hai finito, Ye? >> dico, sbuffando e alzando un po'la voce.
<< No, ci vuole tempo...E poi io sono Cie! >> risponde.
<< Uff, ma che importa...Muoviti! >> le ordino gesticolando. Dopo un tempo che sembra interminabile finisce la sua opera. Mi guardo allo specchio appena ha finito di sforbiciare...Che soddisfazione vedere quelle ridicole ciocche rossicce sparite! Quando inclino la testa di lato, però, mi accorgo che non va molto bene. Mi ha conciata troppo alla moda! Sembra un taglio così da cantante o attrice famosa! E mi sta maledettamente bene...Perchè non m'imbruttisco un po' ? Però devo ammettere che così sono super-rock. E queste ciocche fuxia acceso mi piacciono già.
<< Settanta euro... >> sorride Cie, calcando la voce su "euro". Settanta euro? Ma è impazzita? Mi ha fatto attendere per tutto quel tempo e vuole essere pagata? Volo giù per la strada senza darle nemmeno un centesimo. La voce di quell'idiota aleggia per le strade del centro. Adesso dobbiamo solo occuparci dei vestiti, del trucco e di nuovi oggetti di scuola. Il mio cellulare va già bene (è bianco con puntini neri, abbastanza rockettaro!)... Arrivo in un negozio in cui non avevo mai messo piede e una ragazza paziente e che ricorda un po' me prima del taglio di capelli mi fa accomodare su una poltrona. Dopo circa un'ora mi accorgo del mio fantastico trucco! Beh, lei se la merita la paga... Almeno dieci centesimi se non altro. Il trucco è bellissimo, sfumato ai bordi e con un ombretto brillantinato, ma di un colore scuro. Lascio i dieci centesimi alla gentilissima ragazza, che rimane sbalordita.
<< Sono venti euro! Delinquente, torna qui... >> mi grida dietro, cercando di prendermi. Io, però, sono più veloce di un fulmine e della luce messi insieme. Adesso mancano solamente i vestiti e gli oggetti per la scuola (zaino, astucci e quaderni). Mi reco prima in un negozio di vestiti rock-dark che è davvero bellissimo...Un paradiso rock si potrebbe definire! Compro più di venti-trenta magliette, jeans e scarpe con borchie. Le borchie sono la mia vita! Cosa farei senza? Sono meravigliose...I soldi non mi bastano, ma tanto io non pago. A gattoni sul pavimento esco dal retro della porta e mi ritrovo sballottata nel traffico di Liverpool. Ho comprato tantissimi vestiti, oh yeah! Libera è già pronta per diventare una bellissima stella del rock! Adesso che manca? Ah, certo : gli oggetti per la scuola. Inutile dire che anche questi acquisti non falliscono! Mi procuro, infatti, un fantastico zaino nero e fucsia e tantissime altre cose chiccose. Invidiose, eh? Lo so, lo so, sono tutti invidiosi di me ( sto scherzando, io non ho niente di perfetto adesso... a parte l'arte nel prendere in giro la gente). Ritorno a casa canticchiando e vedo una bellissima pioggia scrosciante...Che bello! Devo prenderla tutta...La pioggia bagna completamente il mio vestito azzurrino ( quello indossato dalla Dalia perfetta) trasformandolo in un'enorme macchia. Adoro la pioggia! E mi sento ancora più libera quando mi centra in pieno!... Apro il portone a malincuore con i vestiti inzuppati. Max mi accoglie sulla porta.
<< Max ti volevo dire una cosa: hai un nome troppo infantile e stupido. Ne ho già uno in serbo per te: Borchio. Che te ne pare? >> gli chiedo ricordandomi che devo fare anche un piercing per risultare più rock. Lui mi spara un grande sorriso disperato e perplesso.
<< Borchio come le borchie, wow! Senti, Dalia... >>
<< Veramente mi chiamo Libera e adesso togliti dai piedi... >> rispondo.
Per risultare ancora più rock, però, dovrei cambiare anche il mio linguaggio. Devo seppellire il linguaggio corretto da principessina, deciderò di mettere apposta qualche errore grammaticale ogni tanto. Per tutta la sera mi esercito con la chitarra elettrica ( rubata in un negozio, senza farmi scoprire) e finisco in un sito internet per ragazzi con la mia stessa passione del rock! Con questa nuova trasformazione mi sento sempre più me stessa!

 

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Capitolo 11
*** Due capi Tueldex molto mooolto svegli... ***


Angolo dell'autrice: Hola, sono tornata con un nuovo capitolo pieno di sorprese in compagnia delle battute di Dalia-Libera:) Un ringraziamento speciale a coloro ke hanno inserito la storia tra le ricordate, preferite, seguite, ecc... :) E anche a coloro che leggono semplicemente...Buona lettura;) Spero vi piaccia...

Non avete idea di come ci si senta bene con questo nuovo look, con questa nuova vita. E marinare la scuola ogni giorno non ha prezzo! No, veramente un prezzo ce l'ha, quello della mia bocciatura...Ma chissene frega della scuola, l'importante è la vita. La vita è una sola e va vissuta. Ecco la mia nuova massima. Cosa potrei fare? Mmm...Potrei iscrivermi a Facebook. Ma come caspita va sto coso? Non mi riesco ad iscrivere *prendendo a pugni il monitor*, ah, è partito...Entro in uno strano quadro blu con delle scritte...Per sbaglio apro uno schermo dove c'è il nome di Talita. Scrivo:
Libera Pevity: Ma perchè Facebook.cel'hatantoconme.it? 
Talita_: Ehh? Libera? Sei Dalia?
Libera Pevity: Sì, ero Dalia. Ma come sei uscita tu? E che cavolo, ti piace proprio fare l'intrusa?
Talita_: Ehi, sei tu che mi hai scritta nella chat e quindi mi hai disturbata!
Mmm...Figura poco imbarazzante, insomma...Passo un po'di tempo a navigare *in fondo al mar, in fondo al marrr, amo la Sirenetta xD* su Facebook. Arrivo in uno stato di Max Pevity, sì, proprio mio fratello!
"Ma mia sorella che si sperde in una spiaggia! Poco tonta, vero? Ahahaha, rotolo dalle risate... ". Sì, caro fratellino, fra poco rotolerai dai pugni...Grrr...Mi raccomando, non venite a casa mia adesso perchè la visione potrebbe spaventare i minori che mi crederanno una strega *insomma, non so che effetto faccia vedermi con le guance infuocate e i pugni chiusi*
<< Maaaaax, tu sei davvero un idiota! Ma insomma, scrivere queste cose su Facebook! Grazie, eh, così tutto il mondo saprà che io sono un'imbranata...Ti faccio vedere io!!!! >> grido raggiungendolo in cucina. Sta guardando Winnie the Pooh! Ahaha, che razza di neonato! Afferro la macchina fotografica Nikon...
<< Maxino, dì un bel cheaseeee...anzi, dì Winnie the Pooh! Forte, bella foto...Lo sai che mi sono iscritta su Facebook? Corro a taggarti! >> 
<< No che non lo farai, la mia popolarità finirà...Non è che in questo mese t'iscriverai ad altri siti di cui non capisci niente? >> 
<< In effetti credo proprio m'iscriverò a www.infastidisciunfratellopresuntuoso.it e tu? >> 
<< Io devo lavorare e non ho tempo per certe cose! >> risponde.
<< E lavori guardando Pucca? >> 
<< Hey, Garu è davvero forte! E poi in questa puntata succederanno grandi novità... >> 
<< Serio? Waooo...Vabbè, vado al bosco qui vicino! >> rispondo.
<< C'è un bosco? Proprio come quello di Pucca? >> domanda lui speranzoso. 
<< Ma che cavolo, vivi qui da almeno novant'anni >> rispondo. Infilo una felpa e scendo le scale attraversando una piccola stradina ed arrivando in un fitto bosco. Hey, non ho mai provato una magia da Tueldex! Chissà come sono i vantaggi... Stringo il pugno e fiocchi di neve volteggianti cominciano a scendere intorno a me. Non è una casualità, è pura magia... Oh, yeah! Il potere dell'umanità è nelle mie mani * ma perchè non smetto di guardare film d'azione??? *. Una ragazza attraversa il manto bianco... Nooooo, è Talita! E che pizza questa, me la trovo dappertutto, sembra quasi mi pedini... Ovviamente, con la sua solita gentilezza ed educazione non può che corrermi incontro a salutarmi.

<< La mia amica Dalia! Come stai? >> domanda.
<< Bene. >>
<< E? >>
<< Niente. >> Lei mi guarda perplessa aggrottando la fronte.
<< Beh, in ogni modo, oggi c'è una festa a casa mia, perchè non vieni? Sarah non c'è, stai tranquilla... >> dice.
<< Non vengo >> rispondo con sicurezza. Lei annuisce e se ne va mentre io torno a casa.
*****************************************************************************************************************
E' sera e non ho idea di cosa fare. Forse potrei andare alla festa, in fondo... le scelte sono due: guardare i Fantagenitori con Max o divertirmi a una festa... Mi entusiasma leggermente di più la seconda opzione. Indosso un vestito con un cuore di diverse sfumature e degli shorts con anfibi.

<< Timmy Turner, tu sei davvero forte! >> commenta Max davanti al televisore.
<< E tu sei impazzito! >> rispondo uscendo dalla porta.
In pochi minuti giungo a casa di Talita: è molto grande e da fuori rimbomba una musica assordante. Suono il campanello e lei mi apre... Non può essere vero. Non può essere vero. No, non è vero... Indossa una maschera argentata. La maschera. Quella che ho visto quando avevo la febbre prima di diventare Tueldex. 
<< Perchè ce l'hai tu? >> le domando.
<< Cosa? >>
<< Non fare la finta tonta, quello che hai capito >> rispondo.
<< Andiamo fuori così rieco a parlarti e a spiegarti qualcos'altro... >>. Ci sediamo sul dondolo.
<< Ascolta Dalia, in questi giorni sei diventata Tueldex ed hai scoperto una miriade di misteri  >> comincia a dire.
<< E tu-tu come fai a saperlo? Io sono Libera e poi non farmi la predica... >> la interrompo. 
<< E tu non interrompermi >> risponde lei bruscamente.
<< Dunque, stavo dicendo... in questi giorni sei diventata Tueldex ed hai scoperto una miriade di misteri, però, per il tuo stupore ce ne saranno almeno altri diecimila! Diventare Tueldex comporta essere sempre invaso da tanti punti interrogativi, da strane situazioni che non riesci a spiegare... Vedi Dalia, io sono il capo dei Tueldex... >> confessa.
<< Ma Max è il capo dei Tueldex! >> protesto. Le sue guance prendono un colorito violaceo.
<< Lo siamo entrambi... E questo ti dovrebbe riportare ad un collegamento, cioè... >>
<< Ci sono! Tu e Max state insieme... >> rispondo più che sconvolta.
<< Sì, sì... >> conferma.
<< Bleah! Non puoi stare con uno che guarda i Fantagenitori! >>
<< Hey, Timmy Turner è davvero forte e così anche Garu di Pucca... >>
<< Mi sbagliavo, siete fatti l'uno per l'altra... >>. In ogni modo questo non spiega perchè ha mandato la maschera a casa mia e perchè ce l'ha lei. 
<< Io ho la maschera perchè tutti i capi dei Tueldex devono possedere maschere! Alle scuole medie e al parco non la indossavo, non ne avevo voglia. Max non la porta per sua decisione... >> spiega lei in modo chiaro e preciso.
<< Da quanto stai con Max? >> le domando.
<< Da poco... All'inizio non lo sopportavo: credevo che fosse insopportabile, antipatico e immaturo... >>
<< E poi? >>
<< E poi ho scoperto che avevo ragione, ma mi piace così tanto... Pensa che per lui mi sono pure travestita da sorella di Luke bussandoti alla porta quando avevi la febbre >> continua con lo sguardo sognante.
<< Cosa avresti fatto? >>
<< Niente, dimenticati ciò che ho detto... >>
<< Davvero astuto come piano!... >>
<< Che ci posso fare se tuo fratello è bellissimo? >> continua con sguardo sognante * di nuovo, fra poco non ce la faccio più... Aiutooo, sono in un romanzo rosaaaa * 
<< Io correggerei: che ci posso fare se mio fratello ha ventisette anni e guarda ancora Pucca e i Fantagenitori! Comunque, vuoi dirmi qualcos'altro? >> le chiedo.
<< Sì... E riguarda te. Ricordi quel ragazzo che tu credevi fosse un'allucinazione, quello che ti ha salvato da quei delinquenti? >>
<< Quel cretino? >>
<< Sì, quel cretino...Come vuoi. Potresti scoprire qualcosa su di lui... >> mi dice.
<< Ah, niente potrebbe sconvolgermi più del fatto che tu e Max state insieme, credimi... >>
<< Hey, siamo una bella coppia... >> risponde.
<< Sì, una meraviglia... Comunque continua... >>
<< Ecco, quel ragazzo ha dei poteri... Ma non è Tueldex. Semplicemente possiede l'anima di due Tueldex messi insieme: Luke e Jake. E tu t'innamorerai di lui, che è un misto tra Jake e Luke e in più la personificazione del dovere e del desiderio >> spiega soddisfatta.
<< Ehh? Stare con Max ti deve aver provocato la perdita del cervello, Talita! >>
<< Sei libera di non credermi, ma è così... >>
Credevo che niente mi avrebbe sconvolta più del fidanzamento tra Max e Talita. Mi sbagliavo.



 

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Capitolo 12
*** Ieri sicura di sè ...E oggi? ***


Angolo dell'autrice: Hola, eccoci al dodicesimo capitolo della storia "Il mistero dei Tueldex". Oggi scoprirete che Dalia-Libera non è più così tanto sicura di sè. Vi lascio alla lettura:) Qualche recensione, ecc. farebbe piacere :D Ah, felice Halloween a tutti<3 << Ciao mamma, ciao papà, buongiorno fidanzato di Talita... >> dico a Max. Per poco non gli vanno di traverso i biscotti. << No, mangia pure tranquillo, eh...Ho scoperto tutto! >> dico. << Anche noi abbiamo scoperto qualcosa. Com'è questa storia che non vai più a scuola, Dalia? >> s'intromette papà. << Per sentirmi libera! Ci mancherebbe altro! >> << Ti sentirai ancora più libera quando ti sbatteremo di testa sui libri >> (interruzione di mamma). Che risveglio tranquillo, eh? Ecco il riassunto della mia vita nell'ultima settimana: ho scoperto di essere amica con dei ragazzi che hanno poteri straordinari, sono diventata Tueldex, mio fratello è il fidanzato di una mia amica e in più un Koster, tra poco nella mia vita ci sarà una nuova novità che tra l'altro è l'anima di Luke e Jake messa insieme, i miei genitori non accettano che io marini la scuola ogni giorno e rubi nei centri commerciali. Ciliegina sulla torta? Facebook continua ad avercela sempre di più con me: l'altro giorno ho postato in bacheca dei miei amici quello che pensavo di loro tipo "Credi che ___farebbe mai il bagno con le paperelle?". Era un gioco, non credevo venisse veramente postato nelle bacheche! Ed oggi è finita che sono stata spedita a scuola a calci. Quanto ho odiato ripercorrere quella scalinata! Entro nella classe. Il mio posto è lì. Come sempre. Tutto uguale. La depressione più totale *promemoria: mi può servire per creare una poesia con le rime xD*. C'è la Rembady, nooooooo! << Signorina Pevity, questo non è un abbigliamento adatto per la scuola e giustifichi subito la sua assenza. Perchè non è venuta a scuola? >> chiede. << Sono libera, ecco perchè. >> << Vogliamo fare le spiritose, eh? Quindi sai cosa facciamo, interroghiamo te! >> esclama. << Non puoi pretendere che io abbia studiato dopo tutti questi giorni di assenza! >> mi ribello. << Qui si dà del lei, Daliaaaaa...Sei sempre stata una somara, ma adesso sei pure scortese. In presidenza! >> urla. Mi avvio per la presidenza, dove incontro il Signor Harr. << Signor Harr! >> esclamo. << La mia alunna preferita! Come stai? Quella vecchia pazza della Rembady si lamenta sempre con voi, vero? >> chiede. Non si è accorto, però, che la prof. è dietro di lui con il volto paonazzo. Ah, caro vecchio Harr! Quando se ne accorge se ne va subito balbettando mozziconi di parole. Mi siedo sulla poltrona, davanti alla preside. << Signorina, com'è possibile? >> << Eh? >> << Intendo che ha sempre studiato, non ha mai avuto problemi comportamentali. >> << Adesso ce li ho >> concludo quando il suono della campanella mi salva. All'uscita cerco di provare una magia da Tueldex. Non mi riesce. << Ma sei stupida? Cosa fai? Lo sai che ci possono scoprire se metti in mostra i tuoi poteri? >> chiede una voce. Jake. << Dai, fammi provare una magia. Starò attenta >> gli dico. Lui acconsente ed io cerco di provare una magia...Non mi riesce. << Povera illusa! Non sai che la pietra dei Tueldex è stata rubata, prova a venire a prenderla al cimitero, se vuoi, oggi puntuale alle venti. >> sussurra una voce. Che scherzo di pessimo gusto è? Mi giro. La Rembady. Lo dicevo io che aveva una mente maligna... << Jake, hai sentito? >> chiedo a Jake. << Sì, la Rembady ha la pietra! L'andremo a prendere, Dalia. >> risponde. Torno a casa, il più pensierosa possibile. Le venti arrivano in fretta e io mi preparo per andare al cimitero con Jake. << E Luke? >> chiede. << Non viene, siamo solo noi. >> rispondo. C'incamminiamo per il sentiero che porta al cimitero e arriviamo in poco tempo. La Rembady c'è e ha in mano la pietra. << Dammi la pietra! >> le ordino. << No, maleducata, non così in fretta...Prima dovete attraversare quest'enorme buca... >> dice. << Vado prima io! >> dichiara Jake. Jake atterra nella buca con un sonoro rumore e capisco che è ferito. Non riesce a muoversi. << Aiuto, aiutatemi! >> grida. Scendo subito nella buca senza farmi male. Lo aiuto a risalire in superficie. E'svenuto. Bisogna portarlo in ospedale, assolutamente. Ma devo prendere la pietra! E'l'unica occasione che ho. Cerco di ritornare in quella buca fino a quando non vedo più nulla. ***************************************************************************************************************** Mi risveglio. Davanti a me c'è solo un ragazzo. L'incrocio tra Jake e Luke. Lo riconosco... << Come stai? >> mi dice. Non ce la posso fare. << Ma perchè non esci dalla mia vita? Perchè devi sempre cercare di salvarmi? Tu sei solo un'illusione, nient'altro. Poi sparisci. Come tutti gli altri...Non ti voglio più nella mia vita, da quando ci sei tu è tutto più complicato >> dico piangendo e urlando contemporaneamente cercando di alzarmi. << Non puoi alzarti! Non sei in ottima forma, non credi? >> << Sì, scusa...Anzi mi dispiace se ti ho detto quelle cose prima. Hai ragione. >> rispondo sedendomi di nuovo. << Aspetta, che fine ha fatto Jake? >> gli chiedo. << Vedi, lui...E'in ospedale ed è grave. >> risponde abbassando gli occhi. Lacrime continuano a scendermi dagli occhi. << La verità è che io voglio fare la guerriera, ma alla fine mi riesce bene solo il ruolo di principessa. Sotto il nome di "Libera" fingevo di essere una ragazza piena di sicurezza...Ma non basta solo rubare nei negozi e cambiare stile e acconciature per essere una persona diversa. Non sono riuscita nè a prendere la pietra, nè a salvare Jake. Mi puoi accompagnare all'ospedale, ti prego? >> gli chiedo. Lui annuisce e camminiamo fino all'ospedale. Arrivo nella sala dov'è Jake. Il ragazzo-incrocio mi aspetta fuori, mentre io mi avvicino a Jake. << E'grave. >> dice il medico. << Lo so. Salvatelo, vi prego! >> Passo tutta la notte in ospedale in attesa che Jake abbia qualche miglioramento. ***************************************************************************************************************** Il giorno dopo. Il ragazzo-incrocio è ancora seduto vicino a me. << Che pazienza che hai! Ma perchè fai tutto questo per me? Non sai nemmeno il mio nome! >> gli dico. << Dalia. Talita me l'ha detto. Io e lei ci conosciamo da quando eravamo piccoli, sai. Comunque sono Avarett, piacere! >> dice lui. << Basta parlare di nomi, però, adesso. Piuttosto ho una sorpresa per te! >> continua. Mi trascina fino alla stanza di Jake. Credo di aver intuito qual è la sorpresa... << Ciao, Dalia! >> saluta forse con voce un po'debole. << Jake! >> grido correndo ad abbracciarlo delicatamente. << Sono felice che tu sia guarito. La prossima volta non ci fideremo mai più della Rembady. Abbiamo perso la pietra, pazienza...Posso resistere senza i poteri, ma non senza il mio amico >> gli dico. Poi mi volto verso Avarett. << Grazie >> gli mormoro,sorridendo.

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Capitolo 13
*** Affronta le tue paure! ***


Angolo dell'autrice: Eccoci al tredicesimo capitolo de "Il mistero dei Tueldex". Questo cap. parla di affrontare le proprie paure: Max per i ragni, Dalia per la sua identità! Leggete in numerosi e recensite:) Grazie a tutti :D

Il giorno dopo mi risveglio senza accendere la radio a tutto volume e senza gridare di essere "Libera". E' proprio la mia testardaggine e questa presunta libertà che mi ha portata all'incidente di Jake e allo svenimento. Era stato inutile accanirmi contro Avarett, che era stato l'unico che mi aveva sostenuta... Io in realtà ce l'avevo con Libera, che faceva di tutto per distruggere la vera persona che ero. Perchè non avevo detto a Jake di andare prima io in quell'odiosa buca? Per tutta la notte ho sentito una voce gridarmi nella testa: <<  Come potreste mai avere la pietra se non avete passato nemmeno il primo "livello" ? Non sapete che dopo aver attraversato la buca ce ne saranno di altri ancora più pericolosi... >> . Quella era la voce della Rembady. Senza ombra di dubbio. La buca non era altro che il primo "livello", come se fosse un gioco della Wii. E se vengo "sconfitta" già dall'inizio che possibilità ho di vincere? Tutte queste domande mi martellano la testa per tutto il giorno. Mi affaccio alla finestra per distrarmi un po'. Dalla collina che avevo ammirato ogni notte si vedevano delle persone con dei trapani e dei pennelli, avrei voluto passare la domenica a giocare con i giochi di società in famiglia, dipingere, passare un po' di tempo fuori. Non certo a pensare al cimitero di ieri! Sento un urlo e sono convinta che sia solo la voce della mia coscienza o un mio pensiero, ma questa voce mi sembra familiare.
<< Dalia, aiutoooooooooo! >> grida Max. Anche mio fratello è in pericolo! Mi sembra impossibile che il destino ce l'abbia così tanto con me... Corro più velocemente che posso ed arrivo in cucina con il fiatone.
<< Max che succede? Non mi sembra aver preso fuoco nulla >> osservo. 
<< Magari avesse preso fuoco qualcosa! Guarda lì, l-l-ì  su-su-ss-ulla pa-a-a-rete! C'è un ra-ragno g-g-g-igantesco... >> balbetta. In questo momento avrei voglia di ammazzarlo. Non il ragno, Max. 
<< E mi hai fatto arrivare qui di corsa per un ragnetto sulla parete? A volte mi chiedo se sia tu il fratello maggiore! >> esclamo osservando il ragno che si arrampica sulla parete.
<< Ehi, sei tu quella con le crisi d'identità! Co-comu-munque è un ragno grosso e cattivo! >> risponde.
<< Non credevo che i Koala avessero paura dei ragni! >> rido tornandomene nella mia stanza.
<< M-ma io sono un Koster, non un koala! Oh, il ragno s-si sta avv-vvvicinandooooooo, aiutoooooo! >> grida Max. Beh, mio fratello e la sua aracnofobia sono sistemati. Vado in soggiorno e mi siedo sullo sgabello del pianoforte. Avevo imparato a suonarlo a soli sette anni... Era stato mio padre ad insegnarmelo e soprattutto a farmi amare la musica classica... Non che ascoltassi solo quello, amavo anche la musica moderna. Ma credevo che nessun altro tipo di musica riuscisse a rilassarti completamente come quella classica... Provai a suonare una melodia. Era da molto che non suonavo e il pianoforte era ben tenuto, sembrava quasi nuovo. Mentre cercavo di concludere la melodia con delle note adatte un rimbombante suono di chitarra elettrica fece cadere il vaso di porcellana che c'era nel soggiorno e io dovetti tapparmi le orecchie. Odiavo la musica metal, rock e quelle altre cose idiote... Perchè mai uno dovrebbe ascoltare musica assordante? Seguii il suono della "musica"  ( se così si poteva chiamare ) che mi trasportò in cucina. Max con una chitarra elettrica! Che scena! Avrei proprio voluto continuare a guardarlo, ma non potevo danneggiare i miei timpani e quindi staccai la presa della corrente. 
<< Grazie mille! >> borbotta Max.
<< Da quando ti piace la musica rock? >> domando, con le braccia sui fianchi.
<< Non mi piace la musica rock. Ho suonato la chitarra elettrica che avevi comprato tu qualche giorno fa, cara Libera! >> risponde. 
<< E perchè la suonavi? >>
<< Credevo che il ragno ascoltando questa musica assordante se ne sarebbe scappato. E avrebbe funzionato se tu non mi avessi interrotto. Guarda, hai salvato quella bestia cattiva, brava, eh! >> risponde mentre io resto più o meno imbambolata per cinque minuti. Ma si poteva essere così scemi? Suonare la chitarra elettrica per spaventare un ragno! Vi pare normale?
<< Ah, posso fare una cosa: buttare tanti chicchi di riso sul muro così il ragno si spaventerà e crederà in un'invasione di meteoriti! >> aggiunge raggiante. Ok, ha superato ogni limite.
<< Sì, così si mangia tutto il riso, Einstein! >> rispondo.
<< Hai dato un nome al ragno? E che ne sai delle abitudini di cibo dei ragni? >> domanda perplesso.
<< Ma no, parlavo dello scienziato, Albert Einstein. E poi io ne so di ragni visto che ti ho come fratello. Ma si può essere così cretini? >>. Lui alza le spalle frugando nel cibo. 
<< Gli vuoi tirare addosso un panettone? >> chiedo.
<< A chi? Al ragno? Non ci avevo pensato, ma bell'idea... >> risponde.
<< No, fermo, scherzavo... >> comincio a dire, ma lui ha già imbrattato il muro di panettone.
" Dopo pulisce lui " penso. Il ragno è ancora lì.
<< Ma è proprio forte 'sto ragno, eh? Comunque dopo trascriverai questo nostro dialogo sul tuo diario, vero? >> chiede. Sorrido. 
<< No, se qualcuno lo legge mi denuncia. >>
<< E allora continua pure a scrivere "Caro diario, sono così confusa" e tutta quella roba da femminuccia! >> risponde. 
<< Ah, sul serio? Non sono io che guardo Pucca, i Fantagenitori  e che crede di poter uccidere un ragno con una chitarra elettrica oppure versandogli del panettone addosso. >>
<< Hey, sei ingiusta! Però, grazie! Ora che ci penso, posso usare i Fantagenitori per sconfiggere il ragno! >> risponde.
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Sono tornata in cameretta. Non ce la facevo più ad assimilare così tante stupidaggini. Apro il mio diario segreto *non per scrivere che sono confusa e tutte le altre cretinate che presume mio fratello*. Vi rendete conto che ho sprecato un'ora e mezza del mio tempo ad assistere allo spettacolo Max+ragno? Sento di nuovo la sua voce: 
<< Sì, quel ragno se n'è volato! Oh, mamma, ce n'è un altro. >> Se non sbaglio i ragni non volano, ma contento lui. Quello che ha dato la laurea a Max doveva avere un serio problema. Apro la penultima pagina del mio diario.

Adesso vorrei parlare di mio fratello. Si chiama Max Pevity ed è davvero eccezionale, nonchè simpatico e molto divertente. Sa sempre farmi ridere con le sue avventure...E'anche molto carino e fa di tutto per proteggermi. E'un vero re, si potrebbe definire solo come un principe azzurro. E'un fratello molto colto e maturo, il fratello maggiore che non ha paura di niente e che tutti desiderano. Posso sempre contare su di lui e gli voglio molto bene. E'così responsabile oltre che attivo e sempre calmo e serafico. Ha tantissimi talenti: lo snowboard, il tennis, la pallavolo, il basket, la corsa, suonare il pianoforte, la chitarra normale e quella elettrica. Lo invidio per tutto quello che fa. E'davvero magnifico, sempre perfetto. E'in ottima forma, ovvio. E non ha paura di niente. Se non ci fosse dovrebbero inventarlo.

Credete davvero che sia stata io a scrivere tutto questo? No, è stato Max. Si dice da solo che è un principe azzurro, contento lui. Si sta esaurendo ancora di più rispetto al solito. Altro che crisi da Dalia-Libera, in quanto a follia, questo mi batte! Volete sapere cosa avrei scritto io su Max? Ecco qui.

Oggi parlo di mio fratello*solo perchè sono stata costretta*. Si chiama Max Pevity e ha ventisette anni. E'un dottore *anche se chi gli ha dato la laurea forse aveva bevuto un po'troppo prima*. E'vanitoso e insopportabile. Non mi fa ridere con le sue avventure, piuttosto mi fa disperare. Sarà pure carino, ma si crede Mister Universo. Principe azzurro? See, come no. Non mi viene a prendere a scuola se i nostri genitori sono partiti, mi lascia sotto la pioggia se suono al campanello, cucina malissimo. Colto e maturo? La sua maturità si è fermata ai tre anni e la cosa più colta che ha visto è "Pucca" o "I Fantagenitori". Ha paura praticamente di qualsiasi cosa. Tutti lo desiderano? Mah, se lo dice lui. Io lo detesto. No, non posso contare sempre su di lui e sì, dai, gli voglio bene. Attivo, calmo e serafico? E'pigrissimo, oltre che super-nervoso. Non ha nessun talento ed è l'opposto della perfezione. Sì, vabbè, è abbastanza in forma, anche se mangia quantità di biscotti. E fa un sacco di ripetizioni quando scrive, inff ha scritto due volte: "non ha paura di niente". Beh, che dire! E'un fratello che scrive sul mio diario fingendosi me. Se non ci fosse?...Sopravviverei. No, vabbè, è mio fratello e gli voglio bene, ma dire che è perfetto è pura follia! Come quella che possiede lui.
Writer Dalia Pevity. Posso o no fare la scrittrice?
Risposta autrice: Hey, bella! Qui l'unica scrittrice sono io.
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Ok, almeno la stupidità di Max mi ha un po'distratto dalla pietra dei Tueldex. Ma adesso ci sto ripensando. Devo prenderla, devo prenderla, devo prenderla,...
<< Max, ti devo raccontare una cosa: la pietra è stata rubata e tu devi venire con me a casa della Rembady e poi al cimitero, ti spiego tutto strada facendo >> gli dico. Lui afferra l'ultimo biscotto e mi accompagna a casa della prof. Remabady, che mi apre con i capelli stravolti e gli occhi spaventati. 
<< Venga al cimitero, dobbiamo parlarle. E porti la pietra! >> le ordino. In dieci minuti siamo al cimitero. La nebbia ha offuscato il paesaggio e aleggia un forte vento. La Rembady si allontana da noi.
<< Dov'è la buca? >> le domando.
<< Non ci sono buche. In questo "livello" dovrete affrontare le vostre paure >> spiega lei. 
<< Tu non sai quali sono le nostre paure! >> mi ribello.
<< Invece sì. Cominciamo da Maximo Pevity, il Koster più fifone nella storia dei Koster fifoni... >> scandisce le parole in tono sprezzante. Almeno su una cosa io e la Rembady siamo d'accordo! Quel mostro umano fa scivolare una ventina di ragni a terra. Max trema. Brutto segno.
<< Dai, Max! Sono solo dei ragni, non fanno nulla >> lo incoraggio. La paura ha la meglio su di lui, però, e quindi scappa via.
<< Siamo rimaste solo noi >> sorride in quel suo modo odioso.
<< Io non ho paura di nulla! >> protesto. In effetti, neanche da piccola, non ho mai avuto paura del buio, dei temporali, degli squali, del dentista e di tutte le altre cose di cui hanno paura i bambini piccoli. E non ho mai avuto fobie neanche crescendo. C'è solo una cosa di cui ho il terrore...
<< Sì, è proprio quello che pensi tu. Hai paura della tua identità. Non sai se essere Dalia o Libera >> ride malvagiamente. 
<< Anche tu avrai una paura e riuscirò a scoprirla, credimi. >> l'affronto.
<< Anch'io ne ho una. E sono una persona sincera, per questo posso dirti cos'è o chi è. Ho il terrore di quello stupido ragazzo, Avarett o come si chiama. E'il più potente che esista, perchè ha l'anima di due Tueldex che sono abbastanza forti. Però Avarett non può aiutarti in questa prova, dal momento che se qualcuno ti aiuta risulterai perdente. Ecco qual è la prova: dovrai decidere se essere Dalia o Libera. Una sola. Non puoi essere a metà tra le due. Adesso scegli se accettare o fuggire come tuo fratello. Se scegli Dalia dovrai farti aiutare in ogni minima cosa. Se scegli Libera, affronterai qualsiasi cosa da sola >> spiega lei centrando il punto. 
<< Accetto. Sarò Libera senza nè rubare nei negozi nè marinare la scuola. E non dovrò neanche comportarmi male. Basterà semplicemente cavarmela sempre da sola >> rispondo.
<< Esatto. Ma perchè hai scelto Libera? Essere Dalia è molto più comodo, tanto ti aiutano tutti. Invece con Libera dovrai cavartela da sola. Sono sicura che non avrai mai la pietra, perchè non riuscirai a resistere >> mi guarda con aria di sfida. 
<< Sì che ci riuscirò. Sono stata Libera per molto tempo e continuerò ad esserlo >> rispondo, lasciando lì la Rembady. 

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Capitolo 14
*** Più pronta che mai! ***


Capitolo 14.
<< Mi dispiace di esser scappato dai ragni… >> si scusa Max.
<< Non è colpa tua, ma della Rembady. Anzi, ora che ci penso è un po’ colpa tua. Perché hai lasciato incustodita la pietra? Non era una cosa qualsiasi, renditi conto! >> mi accanisco contro di lui.
<< Calmati un po’, la pietra era celata in un baule chiuso a chiave. Era Talita ad avercelo, non io. Va’ a parlare con lei, se vuoi. >> mi risponde. Ed è esattamente quello che farò. Parlare con Talita Birenss. Attraversando la salita incontro Avarett.
<< Dalia, come stai? >> chiede allegramente.
<< Shhh, silenzio! Chiamami Libera, non Dalia! >> rispondo.
<< Eh? Non capisco, perché dovrei chiamarti con un nome che non è il tuo? >> .
<< Perché la Rembady mi ha sottoposta ad una prova. Tu ricordati solo di chiamarmi Libera! E non puoi intervenire nella prova >> parlo velocemente, scostando un ciuffo di capelli dagli occhi.
<< Ok. Ti posso dire una cosa? Sai, ora che ci penso, assomigli ad una bellissima ragazza che ho salvato qualche tempo fa. Non posso proprio dimenticarla. Chissà se era vera e se abita lontano da qui…L’ho salvata da una truppa di delinquenti in una spiaggia deserta a Gilbawe, non mi ricordo bene. Era la sera del ventidue dicembre, non mi dimenticherò mai di quel giorno. Poi sono dovuto sparire, perché altrimenti avrebbe riconosciuto che io ho dei poteri >> termina il suo lungo romanzo. Ora che ci penso è tutto familiare! Ma certo! Io il ventidue dicembre ero a Gilbawe e mi ricordavo perfettamente dei ragazzi che spiaccicavano a terra delle bottiglie e insistevano per darmi un passaggio. Era il momento in cui Avarett mi aveva salvato e avevo fatto il paragone con un libro di Lauren Kate. Era tutto così nitido adesso.
<< Wow! Quella ragazza è una mia…mia amica molto stretta! >> mento, guardandomi intorno, con la sensazione che qualcuno mi seguisse.
<< Davvero? Vorrei conoscerla! Sembrava così forte e diligente! >> risponde.
<< Sul serio? Vedi, forse già la conosci e l’hai salvata più di una volta...Ero io quella che hai salvato a Gilbawe. >> confesso.
<< Perché non me l’hai detto prima? >> chiede.
<< Perché io ero molto confusa in quel periodo. Avevo appena scoperto di essere una Tueldex e in più sorella di un Koster. E credevo che tu fossi solo frutto della mia immaginazione dopo che eri sparito. >>.
<<  Mi sembra impossibile di aver avuto davanti agli occhi colei a cui avevo pensato almeno per sei settimane e non essermene accorto. E’ solo che dopo il taglio di capelli sei cambiata molto! E in più sono rimasto di sasso quando Talita mi ha confidato… >>
<< Sì, anch’io sono rimasta di sasso. E’ meglio che tu non finisca la frase. >>
<< Perché? >> domanda.
<< Perché io non sono interessata a nessuno e credo semplicemente che a Talita piaccia fare da Cupido…Ma questa volta ha sbagliato. Mi sei molto simpatico, però… >> .
<< Non ti piaccio. Ma stai tranquilla, neanche tu mi piaci. Dicevo semplicemente che eri carina, nulla. E in fondo non sei neanche così forte dato che fanno tutti a gara per salvarti. Credo che Talita si sia sbagliata, sì… >> risponde lui. Non ci eravamo parlati in tutta sincerità, dato che vedevo i suoi occhi lucidi. E avevo una strana sensazione allo stomaco, come se avessi ricevuto venti pugnalate di seguito. Non era per l’insulto, ma più per il fatto che ci stavamo mentendo a vicenda.
<< Ti sei offesa per ciò che ti ho detto prima? >> chiede.
<< No, non mi offendo per insulti così stupidi >>. E allora perché la mia vista si è offuscata e sento gli occhi bagnati?
<< Amici? >> chiedo con la voce spezzata.
<< No, non ha senso essere amico con una che vuole semplicemente essere salvata >> continua in tono distaccato. Capii che mi aveva dato questa risposta solo perché non gli avevo detto di essere la ragazza che era sulla spiaggia a Gilbawe, ma non riuscivo a sopportare quell’insulto.
<< Io non ho bisogno di essere salvata in nessuna situazione e non capisco perché tutti credete sia così! >> sbotto.
<< Vado, non ho tempo da perdere con una come te >> risponde lui. Mi accorgo solo ora che dal nervosismo ho lanciato calci a migliaia di sassolini.  Lo guardo allontanarsi. Ma chi si crede di essere? Cammino con furia fino all’abitazione di Talita. Lei è fuori, in giardino.
<< Talita, Max dice che hai tu il baule! E come ha fatto la Rembady ad aprirlo se era sigillato? >> domando, con le braccia conserte. Lei mi guarda sospirando.
<< Ha avuto il permesso di Max, il Koster è stato soggiocato da Avarett. Adesso la Remabady ha il baule, Avarett la pietra. >> sospira lei suscitando in me un’enorme quantità di stupore.
<< Avarett? Ma lui era dalla nostra parte! >> protesto.
<< Dalia, c’è una cosa che ho imparato in sedici anni da Tueldex. Mai fidarsi di uno con la doppia faccia, tipo Avarett >> sospira lei. << Io ne conoscevo un paio. Ed erano tutti come lui. E’ meglio stare alla larga da loro. Sono dei bravissimi attori e riescono a soggiocare le menti perfino più intelligenti. Il loro più grande talento è prendere in giro la gente… >> continua. Avarett doveva essere il re del prendere in giro la gente! Era riuscito in modo perfetto a farmi credere che fosse un principe azzurro. Sospirai come aveva fatto Talita qualche secondo fa, quando all’improvviso mi venne un dubbio.
<< Senti, Talita, tu che sai tutto sai dirmi come mai Avarett è così perfido? Ha l’anima di due Tueldex che sono la calma e la bontà in persona! >> dico. Lei impallidisce.
<< Non mi aspettavo che avresti subito fatto questa domanda ed è piuttosto difficile risponderti, ma cercherò di farlo senza girarci troppo intorno. Sai che il carattere cambia del tutto quando si diventa Tueldex, no? E Jake e Luke non hanno fatto alcuna eccezione. Non hai idea di com’erano prima. Avarett sarebbe stato niente in confronto a loro >> rabbrividisce lei. Io spalanco gli occhi scioccata.
<< C’è qualche probabilità che ritornino come prima? >> chiedo riprendendo fiato.
<<  Sì, ma sono rare. In ogni modo, meglio non fidarsi di loro due e di Avarett >> rispondo. Al nome di Avarett ripenso a tutto ciò che mi aveva fatto.
<< Certo che Avarett ha giocato proprio sporco! Non sarà arrivato il momento della vendetta? >> sorrido io.
<< No, Dalia, ti prego… >> ride Talita già sicura di un nuovo piano strambo all’azione.
<<  No, no…Dalia non c’è, entra in gioco Libera, mia cara! >>
<<  Come pensi di fare a riavere la pietra? >> chiede lei.
<< Cercherò di superare uno strano “livello” della Rembady, poi avrò il baule. E tu hai chiesto giustamente come farò ad avere la pietra… >>
<< Esatto, come farai ad averla? >>
<< Farò sì che Avarett s’innamori di me, in modo che lo costringa a ridarmi la pietra. Ho scoperto che gli piaceva la “Dalia perfettina”. >>
<<  Ma se adesso non lo sei più! >> protesta lei.
<< Ah, Tali, Libera pensa a tutto! Andrò a farmi mettere le extencion da Ye e Cie, giusto il tempo per avere la pietra. Poi ritornerò come prima. >> sorrido soddisfatta.
<< Ma sei un genio! >>
<< No, sono Libera! >> la correggo facendola ridere per l’ennesima volta.
Prima cosa: dirigersi dalla Rembady. Busso alla porta di casa sua. Capelli stravolti di nuovo! Ma questa dorme sempre?
<<  Quale strambo tunnel dell’orrore affronto oggi? >> chiedo “allegra”, già pensando al mio piano.
<<  Al parco giochi. Preparati ad avere paura, mia cara! >>.
<< Sì, paura di cadere dallo scivolo! >> rispondo tra le risate. Ma l’occhiata fulminea della Rembady non promette nulla di buono, quindi mi zittisco. Ci avviamo sul serio per il parco giochi! Questa Remabady è matta! Il parco è deserto, ovviamente, e ha qualcosa di sinistro. Massì, meglio dare poca importanza alle descrizioni sui luoghi, concentriamoci sulla prova. Cosa potrebbe essere? Un bambino che mi costringe a ingozzarmi di caramelle? Devo tuffarmi nel fango? Al pensiero mi viene da ridere e ricevo un’altra occhiataccia della Rembady. All’improvviso vengo circondata da una gabbia. “Calma, tu sei Libera, tu sei Libera!” penso dentro di me. E ora come faccio a liberarmi? Mi siedo in un angolo stranamente tranquilla. Non mi sento male, non ho attacchi di claustrofobia, anzi! Mi sento…Libera! Mi siedo per terra ragionando al perché mi sento così stranamente LIBERA! Beh, perché io sono Libera, però avere questa sensazione in una gabbia è piuttosto strano. All’improvviso la gabbia si distrugge in mille pezzi ed io resto seduta sul pavimento osservando i pezzi separati. La Rembady mi applaude.
<<  Brava, Pevity, con te ho avuto pane per i miei denti, vedo! Era questa la prova da superare. Dovevo circondarti da una gabbia in modo che tu ti sentissi male e io potessi canzonarti perché non sei una vera “Libera”. Invece il tuo vero senso di libertà ti ha aiutata molto, brava! >> conclude lei.
<< E ricorda, a volte anche il più cattivo è buono in fondo >> sorride lei. Cioè vorrebbe dire che in qualche modo mi ha aiutato a capire chi sono? Sto per chiederglielo, ma lei è già sparita. Abile la vecchia Rembady! Mi ha lasciato anche a terra il baule. Lo afferro. Senza il baule la pietra non ha valore. Adesso non manca che dirigersi da Ye e Cie.
Arrivo in fretta da Ye e Cie.
<< Eh, no, tu maleducata! Adesso paghi la quota dell’altra volta! >> s’arrabbia con me Cie non appena faccio ingresso nella sua sala. Mi ha riconosciuto.
<< No, signora, mi dispiace molto. E’ che quella volta avevo veramente troppa fretta e mi scuso con tutto il cuore. Pagherò sia quello dell’altra volta sia quello di oggi. Ha tempo di un’extancion e dei ritocchi in più per farmi ritornare come avevo i capelli prima? Rossicci, ondulati, ricorda? >> le chiesi. Lei diede un’occhiata all’orologio e alzò le spalle.
<< Si può fare. Ma se non paghi, giuro che finirai nei guai! >> mi lancia la stessa occhiata della Rembady quando le avevo detto che il parco giochi mi sembrava per bimbi dell’asilo!
<< Pagherò, vedrete! >> sorrisi. Cie sistemò i capelli molto più velocemente dell’altra volta e quando guardai il risultato…WOW! Ero praticamente identica a prima!
<<  La ringrazio, Cie! >> sorrido pagando con tutti i soldi che ho . “Ma  che è successo alla ragazza? “ sento Cie parlare tra sé e sé, mentre esco dal negozio. Mando un MMS a Talita.
Visto, Taly? Sono ritornata come prima! Sono pronta per il complotto xD Se vuoi puoi preparare i pop-corn e travestirti da qualcun altro in modo d’assistere alla scena xD
Sotto incollo la mia foto. Messaggio inviato. Come avevo scritto nel messaggio a Talita ero davvero pronta per il complotto. Oh, yeah!


Angolo di Libera: Ciao, ragazzi, sono Libera! Volevo precisare una cosa: ho il permesso dell’autrice d’intrufolarmi nel mio account, non come Max *che invece non ha nessun permesso*. Beh, che ne dite di recensire questo capitolo, lettori + silenziosi? Volete seguire il mio complotto contro  Avarett? Ci sarà da divertirsi! *Se non ne siete sicuri chiedete a Talita Birenss, che  ha già preparato i pop-corn*. Adesso, ditemi una cosa: Chi è il vostro personaggio preferito? Vi prego, scegliete me! *Ho fatto una scommessa con Taly e Max*.

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Capitolo 15
*** Dalia fuori, Libera dentro! ***


Oggi ero completamente elettrizzata perchè era il giorno in cui cominciava la "guerra contro Avarett". "Ma non ti senti in colpa?" mormorava la voce della mia coscienza. "No, non mi sento in colpa" le rispondo.Ok, sono un po'strana. Chi è, del resto, che parla con la propria coscienza? Vado in cucina salutando la mia famiglia.

<< Buongiorno a tutti! >> dico sentendomi molto la vecchia "Dalia perfettina".

<< Tesoro, sei ritornata come prima! >> sorride mamma.

<< Sì, in effetti sei molto più carina con i capelli così >> sorride papà. << Ma perchè proprio adesso hai deciso di farteli tornare come prima? >> continua.

<< Non mi piacevano più >> sorrido forzatamente ignorando le occhiate di Max. Vado davanti allo specchio e mi piastro i capelli aggiungendo anche un ferrettino con strass( piano strategico da Libera, look da Dalia). Adesso devo solo trovare i vestiti! Apro l'armadio dove ci sono in bella vista tante borchie e teschi. Per un momento dovrò mettervi da parte, miei cari. Scosto questi vestiti e in fondo trovo un jeans sbiadito e una maxi-maglia un po'più elegante rispetto alle altre, poi indosso le mie Converse ed afferro lo zaino. Dalia è pronta per andare a scuola! No, in realtà non stavo andando a scuola, ma meglio non rivelare troppi dettagli altrimenti vi rovino la sorpresa. Quello che posso dirvi è che pochi minuti dopo mi trovavo sulla soglia della porta di casa di Avarett.

<< Ciao, Avarett! Volevo chiederti scusa per ieri >> gli dico quando mi apre.

<< Hey, Da-da-dalia? I tuoi capelli sono ritornati come prima! Sai, stai molto ma molto meglio così! >> balbetta lui.

<< Grazie >> rispondo scuotendo i capelli. Intanto, qualcuno sul pianerottolo stava seguendo la scena. Era Talita mascherata da dolce e cara vecchina! Un'altra versione della nonna di Cappuccetto Rosso. Ahaha, che ridere! Intanto, però, sapevo che sotto la maschera mi stava lanciando delle occhiate fulminee dato che l'avevo fatta conciare in quel modo. Era arrivata la sua parte!

<< Scusate, giovani ragazzi, sapete per caso dov'è la scuola? Devo andar a prendere per la prima volta i miei nipotini! >> dice Talita con voce buffissima. Mi trattengo dal non ridere.

<< Sì, signora. Dopo esser arrivata alla piazza principale deve svoltare a destra, poi percorrere il tratto di viale dopo il bar, giri a sinistra ed è arrivata! >> rispondo io.

<< Grazie, giovani! Sapete, stareste proprio bene voi due insieme! Siete dei bei giovanotti! >> dice lei con voce affettuosa da vecchina camminando con la schiena ricurva e i passi lenti. La frase se l'era preparata prima, ovviamente.

<< E quindi secondo la vecchina siamo una bella coppia! >> rido io sperando che Avarett mi ridasse la pietra.

<< Sì, eh già! Hai visto che bel tempo che c'è oggi? >> dice lui. Hey, io voglio la pietra, non parlare del tempo come due vecchi, ci manca solo che fra poco mi propone una partita a briscola!

<< Appunto! Andiamo alla caffetteria! >> esclamo raggiante prendendolo sotto un braccio.

<< Ci sono un paio di ragazzi di scuola che mi stanno antipatici... >> 

<< Massì, che importa! Pure io detesto qualcuno, ma non mi nascondo a casa. Andiamo alla caffetteria! >> ripropongo.

<< Come vuoi. >>

Scendiamo in fretta le scale e ci ritroviamo in un bar. Avarett, in realtà, ha ragione: è un bar como di snob.

<< Vai a scuola con loro? >> domando, giusto per fare un po'di conversazione.

 

<< Sì >> annuisce. << E non li posso proprio sopportare. Sono odiosi. Soprattutto quella lì coi capelli rossi >> continua indicandomi  una ragazza dai capelli rosso fuoco liscio perfetto, gli occhi bluastri e una felpa grigia.

<< E se viene verso di noi? Nascondimi, Dalia! >> dice lui.

<< Hai paura di una ragazzina alta circa un metro e sessanta? >> domando stupita.

<< C'è qualcosa di strano? Quella è un'arpia! >> 

<< Ma vedrai che è simpatica! Vado a parlare con lei, sicuramente diventeremo amiche e ti proverò che non avevi ragione >> dissi io.

<< Facciamo una scommessa? >> chiede.

<< Ok, che scommettiamo? >> . Fa che dica la pietra, fa che dica la pietra...

<< La pietra dei Tueldex ritornerà da voi! >> esclama lui.

<< Eh, sì. Mi manca così tanto! Un momento, ma tu che ne sai che la pietra tornerà da noi se vincerò la scommessa? Mica puoi deciderlo tu, no? >> dico. Libera è in atto. Lo sto quasi per sgamare, forse è il momento per incolparlo. Anzi, devo aspettare ancora un po', forse.

<< Vabbè, vado da quella ragazza. Come hai detto che si chiama? >> chiedo.

<< Non ricordo. Non la sopporto. >> 

<< Visto che non la conosci poi così bene? Come fai a dire che è una snob se non sai neanche il suo nome? >>

gli chiedo. Vai, Libera!  Seeeei fooorteeee *ci voleva un angolo sclero, ok solo io m'incito da sola...*. Mi avvio verso la ragazza. E'seduta su un tavolino  con un'espressione malinconica e un dessert a metà. Ha un cappotto di pelliccia e degli stivali neri. 

<< Ciao >> le dico allegra. Con tono da "Dalia", ma piano strategico da "Libera"*stop, ripetizione*.

<< Chi diavolo sei? >>

<< Qualcuno che ti aiuterà ad essere più gentile...Noooo, scherzavo! >> . Ma 'sta ragazza conosce il significato della parola "ironia"?

<< Chiunque tu sia, sparisci! Devo fare acquisti, quindi vattene. Ma poi chi ti credi di essere per venirmi a disturbare all'ora del dessert? La mia reputazione è finita se mi vedono parlare con una ragazza da orribili vestiti. Ma non ti ritieni fin troppo fortunata del fatto che ti ho degnato di uno sguardo e più di una parola? Stai sciupando il mio tempo,  muoviti ad andartene! Ascolta, se proprio vuoi parlare con me, devi fare la fila e hai una possibilità su un milione che ti rivolga la parola >> sorride in modo perfido. Avarett aveva ragione! Sono tutti snob qui!

<< Zittisciti, viziatella. Fare la fila per parlare con te? Neanche fossi la regina d'Inghilterra! Abbassa un po'la cresta e ascolta quello che ti dico: non me ne potrebbe importare di meno se ti piacciono i miei vestiti o no e non li cambierò certo perchè me lo dici tu. Devo fare una scommessa con un mio amico: io ho scommesso che tu fossi simpatica, lui ha detto di no. Devi mostrarti simpaticissima davanti ai suoi occhi, va bene? >> chiarisco. *C'è qualcuno che vi prende in giro? Usate il metodo Libera, fate come me! ( Rispondete a tono:D). Ok, ritorniamo al discorso con la "Regina d'Egitto". 

<< Un secondo, un secondo. Perchè dovrei aiutare te? Cosa ci guadagno? >> mi squadra dall'alto in basso.

<< Che Tutankamon si rianima e ti nomina regina! >> mi lascio sfuggire ridendo. << Cioè, volevo dire un'altra cosa, scusa! Beh, ho sentito che se si tratta di prendere in giro la gente sei una campionessa, quindi se vuoi puoi aiutarmi. Ci guadagni la soddisfazione di prendere in giro qualcuno >> spiego. 

<< Ci sto. Ah, sono Tracey Lilot. Ma sicuramente già mi conoscevi... >>

<< Dalia. Dalia Pevity. Sì, già avevo sentito parlare di te...E molto bene! >> mento. In realtà avevo sentito parlare di lei solo un paio di volte, ma tutti mi avevano detto che era un'arpia altezzosa.

<< Beh, allora ci stai? >> continuo.

<< Ma certo. Si tratta di prendere in giro qualcuno, quindi sono d'accordo! >> sorride lei con aria di sfida. E fu così che Libera strinse un patto col diavolo.

**************************************************************************************************************************************************************************************************

Mi avvicino ad Avarett fingendo di ridere a più non posso e salutando "La regina d'Egitto".

<< Non mi avevi detto che era così meravigliosamente simpatica! Visto che avevo ragione? >> gli dico.

<< Ah, sì? Dalia, credi davvero che io sia un idiota? Lo so che non la sopporti e che ti ha aiutato solo per la soddisfazione di prendere in giro qualcuno! >> 

<< Hey! Beh, almeno ci ho messo impegno per la recitazione. Comunque parliamo di qualcos'altro, come...Della pietra. Sai, io non mi arrabbierei se qualcuno confessasse di aver rubato la pietra, lo perdonerei... >> scandisco le parole.

<< Già, la cosa peggiore è non confessarlo. >>

<< Ma non mi dire! >> esclamo digrignando i denti. 

<< Ti aiuterò ad incastrare il ladro, non preoccuparti. Siamo amici, no? >> 

<< Già. Quando stiamo insieme sento il ladro molto vicino... >> sorrido.

<< Che vuoi dire? >> domanda sospettoso.

<< Voglio dire che con te incastreremo sicuramente il ladro. Insomma, con Avarett è molto più facile trovare il ladro! Dalia più Avarett incastreranno il ladro! Yeeeee! >> esulto con finto entusiasmo. Ma quello che penso è: *la mia pieeeeetra, il mio tessssorrrroxD Sarò la reincarnazione di Gollum?*. All'improvviso mi squilla il cellulare. E'Talita. La mia migliore amica *per chi non lo sapesse: con Sarah si è sciolto ogni rapporto e adesso è Taly la mia nuova migliore amica*. In tutti i miei diari ho sempre dedicato poco spazio a Taly ed è forse ora che lo faccia: forse può apparire un po'antipatica in quanto abbastanza perfettina e puntigliosa, ma è sempre pronta ad aiutarmi e non se ne esce con frasi idiote come fa Sarah. Beh, da questo punto di vista è identica all'ex-Dalia. Ma ha anche un lato un po'irascibile e ama i cartoni, da questo punto di vista è identica a Max. Praticamente è un cubo pieno di sfaccettature. Ah, devo rispondere.

<< Pronto, Taly, dimmi! >> scoppio a ridere, perchè Avarett mi sta imitando in modo buffo. Poi copro il telefono con una mano. << Avarett, vuoi ritrovarti appeso a testa in giù per il balcone della caffetteria? Sta un po'zitto, devo parlare con Talita! >> gli dico. A quel nome si blocca. << Chi, Cupido? Passamela, le devo dire una cosa... >> continua. << Nooo, zitto e fammi parlare con lei! >> grido facendo voltare tutti verso di me. A questo punto, divento color pomodoro. Gollum-Pomodoro. Suona bene.

<< Hey, Taly, sono con la vittima di Cupido! >> le dico. Avarett mi lancia una strana occhiata e Talita non ride. Ho forse detto qualcosa di sbagliato?

<< Jake e Luke sono ritornati come prima. Non hai idea di cosa stanno facendo! Stanno distruggendo i poteri di qualsiasi Tueldex, li stanno addormentando, non ne ho idea...Sono quasi sul punto di essere messi in prigione. Sono impazziti. Siamo davanti al parco... >> piange lei.

<< Calmati, Talita, dimmi...C'è un rimedio per farli tornare come prima? >> domando preoccupata.

<< Sì. Devono essere in compagnia di colui che ha le loro anime, Avarett >> continua tra le lacrime.

<< Arriviamo subito, tanto Avarett conosce il loro segreto >> concludo la telefonata avviandomi verso il parco. Arrivo subito, con Avarett. Jake gli lancia uno sguardo fulmineo.

<< Tu! Tu sei colui che ha rubato le nostre anime! >> grida riferendosi ad Avarett.

Rimango di sasso. << E'vero, Avarett? Hai rubato le loro anime? >> gli domando. Lui annuisce con un cenno del capo. 

<< Sì. Ma l'ho fatto per il loro bene: erano due amici anche se malvagi. Dopo esser diventati Tueldex non riuscivano a convivere con un'anima buona e una cattiva. Io ero sempre stato buono e mi sono sacrificato per Jake e Luke prendendo le loro anime cattive. E così ho vissuto con due lati. Quindi, se a volte ti sembro cattivo o perfido, è solo colpa di quei due, che non mi sono stati nemmeno riconoscenti dopo che li ho liberati >> grida Avarett.

<< E perchè adesso sono ritornati come prima? >> domanda Talita, che doveva saperne quanto me.

<< Perchè mi sono stufato. Adesso si faranno carico delle loro responsabilità e riavranno le loro anime >> grida lui andandosene.

Non ci sto capendo nulla. 

Angolo dell'autrice: Hey, sono ritornata con un altro capitolo pieno di sorprese:)

Libera: E non sapete quante ce ne saranno nei prossimi cap. !

IO: ZITTA E FAMMI FINIRE SENZA INTRUFOLARTI SEMPRE NEI MIEI 

ANGOLI D'AUTRICE!

Dunque, dicevamo *sguardo angelico*...Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno aggiunto la storia tra le preferite, seguite, ricordate e recensito( anche per messaggio privato)...

Libera, Max, Avarett, Luke, Talita, Sarah, Harr, Rembady, genitori Pevity e tutti gli altri personaggi: GRAZIE! Ciaoooo=)

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Questa me la paghi, Avarett! ***


Ero così sconvolta il giorno dopo. Avarett aveva aiutato Jake e Luke prendendo le loro anime e loro non l’avevano ringraziato abbastanza, quindi lui gliel’aveva restituite. Ma ci può essere una vita più confusionaria della mia? Sfido chiunque a cercarla. Suona il campanello. Chi poteva essere alle cinque del pomeriggio? Apro la porta. Un Avarett malinconico mi compare davanti.
<< Ciao, Avarett. >>
<< Potrei parlarti in privato? >>
<< Sì, a casa non c’è nessuno. >>
Lui si siede sul divano e deglutisce come se cercasse le parole giuste per dirmi un’altra novità sconvolgente. Così lo precedo.
<< Non sapevo quella storia tua e delle anime di Jake e Luke. Sei stato davvero buono con loro. >> gli dico.
<< Le loro anime mi hanno rovinato. E ci sono tante mie cose che non sai. >>
<< Ti piacerebbe raccontarmele? >> gli domando.
<< Sì. Se hai voglia di ascoltarmi ancora. >>
Annuisco con un cenno del capo. Avevo voglia di cimentarmi fino in fondo nella storia dei Tueldex.
<< Quelli come me, che possono rubare o restituire le anime, non hanno una categoria precisa. Non sono come i Tueldex, esisteno solo due: io e…Lo devi scoprire. Non so se in futuro ne esisteranno altri e non posso dirti niente riguardo all’argomento. Beh, la mia categoria ha le stesse identiche capacità dei Tueldex e anche qualcuna in più. Come quella di cancellare alcuni momenti della tua vita e ritornare come prima. Questa possibilità si può avere una sola volta, però. >> racconta.
<< Dimmi una cosa: hai mai provato a cancellare un tuo momento? >> domando curiosa.
<< No. Però ho provato con un amico. Era stata una sciocchezza, voleva cancellare un’interrogazione scolastica finita male e gliel’ho cancellata, ma non ho mai provato su di me…Se una cosa accade nella vita è perché deve accadere. Non credo serva cancellarla >>.
<< Capisco. Concordo con te. Poi, qualche altra capacità? >>
<< Sì, Dalia. Quella di scoprire chi eri nella tua vita passata guardando attraverso uno specchio qualunque >>
<< Che bello! Me lo puoi fare? >> domando.
<< Dalia, io non so se ne sono capace… >>
<< Provaci! >> lo incito. << Sono disposta a correre il rischio >>. Lui tossisce e si concentra, poi chiude gli occhi e li riapre spaventato.
<< Va’ allo specchio >> mi ordina. Io cammino fino allo specchio nel soggiorno e ciò che vedo dietro di me è…Un’altra me. Sì, è proprio identica. Avarett corre verso di me, mi guarda e poi guarda ciò che c’è dietro lo specchio.
<< Avarett, com’è possibile? Io sono sempre stata così? >> domando.
<< Sì. Ed è particolarente…Strano. Di solito le persone cambiano in due vite diverse >>
<< C’è una spiegazione? Hai sbagliato qualche passaggio? >> chiedo incuriosita.
<< No, non ho sbagliato nulla. Tutti quelli che sono uguali in due vite sono destinati a ruoli importanti >>
<< E qual è il mio? >>
<< Non ne ho idea. Per questo devi rivolgerti a colui che ha fondato i Tueldex >>
<< E chi sarebbe? >> domando.
<< Tuo nonno,Hundry. >> spiega spazientito.
<< Come? Quel vecchietto che passa tutta la giornata a casa? >>
<< Già. Ti sei mai chiesta come mai suo nipote sia un Koster? Evidentemente i tuoi familiari lo sono in segreto; tu, invece, no. Sei destinata ad avere un altro ruolo, è per questo che andrai da tuo nonno >>
<< Sei un insopportabile arrogante, Avarett! >> scherzo. << Vabbè, ti faccio sapere dopo >> continuo.
Mi avvio verso casa del nonno. Una casa in stile ‘800 con un giardinetto davanti. E’una bella giornata per essere inzio Gennaio, ma il nonno non esce spesso fuori. Dice che troppo sole fa male. In realtà è solo troppo pigro per alzarsi dalla poltrona. Suono al campanello.
<< Aspetta, che ora ti apro. Ma non sei un ladro, vero? >> domanda.
<< No, sono Dalia >> rispondo sbuffando.
<< Dalia chi? >> riprende. Credo che Avarett mi abbia fatto uno scherzo di pessimo gusto, non può essere nonno Hundry il capo dei Tueldex!
<< Dalia, la nostra nipotina. Smemorato! >> sento gridare una voce. La nonna! E’sempre uguale.
<< Ma noi abbiamo solo un nipote: Max! >> risponde il nonno. Come avrete capito, il nonno è  più premuroso con Max, la nonna con me.
<< Mi volete aprire? O dobbiamo continuare a fare i pagliacci davanti alla porta? >> domando. Nonna mi apre subito con uno scialle sulle spalle e uno chignon grigio raccolto sulla testa.
<< Ciao, nonna! >> le dico. << Nonno è sulla poltrona, vero? >> le domando.
<< Già, principessa, non si stacca mai da lì…Questi maschi pigri! Vabbè, tesoro, vado di sopra che ti preparo dei biscotti buonissimi e una spremuta d’arancia deliziosa >> mi dice. Arrivo subito in soggiorno, davanti al nonno.
<< Max come sta? Sta bene quel simpatico ragazzo? Perché non è venuto? >> mi domanda.
<< Sì, sta benissimo. Senti, so che preferisci Max, ma devo parlarti con sincerità… >>
<< Io non preferisco Max… >> comincia a dire.
<< Ma per favore! Non ricordavi neanche che ero tua nipote! >> lo interrompo ridendo.
<< Beh, però la nonna preferisce te e il mio povero Max si sente offeso quando non gli dà retta... >>
<< Non importa chi preferite, volevo parlarti di una cosa… >> comincio a dire.
<< Non ora! Sto leggendo Hunger Games! >> esclama lui.
<< Nonno, lo leggi dopo Hunger Games…Devo parlarti di una cosa davvero importante! >> sbuffo spazientita.
<< Senti, anche questo capitolo è importante. KATNISS SI E’ SACRIFICATA PER LA SORELLA, MI HAI CAPITO? TI PARE NON IMPORTANTE, EH? EH? TU LO FARESTI, AVRESTI IL SUO CORAGGIO? RISPONDIIII! >> grida.
<< Ma certo, è molto coraggiosa… >>
<< Bene, adesso so che ti piace Hunger Games, quindi puoi parlarmi. Dimmi. Poi devo ritornare alla lettura. >>
<< Sai qual è la mia missione da Tueld… >>
<< No! PERO’ SO QUAL E’ LA MISSIONE DI KATNISS! >> esclama lui felice.
<< NON ME NE IMPORTA DELLA MISSIONE DI KATNISS! Ascolta, nonno, qualche giorno fa ho scoperto chi ero nella mia vita passata e ne è uscita una copia identica mia..Un mio amico mi ha raccontato che dovrei avere un ruolo importante e non so qual è…. >>
<< NON CI POSSO CREDERE! >> esclama lui.
<< E’ così strano ciò che sono? >> domando incuriosita.
<< NO, PERO’ KATNISS…. >>
<< Ok, ciao, ci vediamo spero tra mille anni. Vado a prendere i biscotti dalla nonna e me ne esco. >>
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Ritorno a casa dove Avarett mi aspetta sogghignando. Gli do una spinta.
<< MIO NONNO SAREBBE IL CAPO DEI TUELDEX? UN GIORNO O L’ALTRO MI FARAI ESAURIRE! >> gli dico.
<< Ehi, calmati, non ti è piaciuto lo scherzo? >> ride.
<< AHAAHA, CHE DIVERTIMENTO! Sapessi che vergogna che ho provato…Il nonno avrà creduto che sono esaurita. Non avrei dovuto darti fiducia. >> gli rispondo.
<< Guarda che era solo uno scherzo! Non ti sarai offesa per così poco? >>
<< Ma no, per nulla! E per provartelo, adesso andrai tu dal nonno. Bussa alla porta e dì che sei un ladro se hai il coraggio. >>
<< Mica mi manda alla polizia? >>
<< Nahhh, il massimo che puoi ottenere è la nonna dal balcone che ti lancia le sue ciabatte >> rido.
<< Ok, lo posso fare… ci andrò davvero. Dove abita? >>
<< Vengo anch’io, ma mi nasconderò… >>
<< Sei molto divertente, sai… >> comincia  a dire.
<< Lo so. Andiamo! >> concludo. Ci avviammo di nuovo verso casa dei nonni e mentre io mi nascondo osservo Avarett bussare al portone e confessare che è un ladro. Come previsto la nonna esce dal balcone e lancia una ciabatta dalla finestra, che colpisce Avarett in pieno.
<< IO TI ODIO, DALIA! >> scherza. Cioè, non so se scherzava sul serio xD
<< Anch’io…Non siamo una coppia di amici fantastici che si odiano? >>
<< Non ha molto senso questa frase… >> sorride lui.
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<< Ci conosciamo da così poco tempo e abbiamo fatto così tante cose! >> dice.
<< Già: mio nonno mi ha scambiato per una pazza, hai ricevuto una ciabatta in testa dalla nonna( meritata), ho finto di essere amica con una snob( Tracey), ho fatto voltare un’intera caffetteria verso di me…TUTTE BELLE FIGURE, AVARETT! GRAZIE MILLE! >> gli dico.
<< Prego, prego…Ma non darmi la colpa per le tue figure, carina! >>
<< Comunque hai capito qual è il tuo ruolo? >> continua lui.
<< Quello di fare figure? >>
<< No, non credo...In realtà è quello di leggere nelle anime >>
<< Ma come hai fatto a scoprirlo? >>
<< Perché anch’io lo so fare…E vuoi sapere una cosa, Dalia? Tu appartieni alla mia stessa categoria. Puoi prendere le anime e restituirle. Vediamoci domani, ti spiegherò meglio tutto >>. *Svengo*
Devo ammetterlo, oggi mi sono divertita tantissimo! Credo che andrò un po’a casa di Talita per concludere la giornata fantastica.
A casa di Talita le racconto tutto ciò che è successo e lei mi fissa sospettosa.
<< Dalia, ma ti ricordi che stai fingendo con Avarett? >> chiede.
<< Ovvio >> le rispondo.
<< No, perché non sembrava da come raccontavi la tua giornata…Dalia, è solo FINZIONE. CAPITO? >> mi scuote per le spalle.
<< Ahia! Ma come ti viene in mente? NON POTREBBE MAI PIACERMI UN INSOPPORTABILE IDIOTA COME AVARETT, E’ SOLO FINZIONEEEEEEEEE! >> grido.
<< Ci credi sul serio a quello che hai detto? >> mi chiede lei. Uff…Non sopporto quando Talita fa la saggia. Purtroppo mi conosce bene.
<< Non lo so… >> le rispondo. 

Angolautrice: E così si sono scoperte tante cose su Dalia.

Io: Dalia, non me l'aspettavo che ti piacesse Avarett.

Dalia: Basta torturarmi con questa storia!

Detto questo, vi è piaciuto il capitolo? Sarebbero molto gradite recensioni ^-^ Sono curiosa di sapere cosa ne pensate della storia e se avete dei consigli da darmi per renderla sempre + bella =)

 

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Capitolo 17
*** Corsi notturni...E a volte le arpie ritornano! ***


Capitolo 17
Sono le sei di sera e sono a casa di Talita, mentre lei mi fissa in silenzio.
<< Libera, sapevo che non era un buon piano quello per avere la pietra >> mi dice lei.
<< Troppo facile dirlo, Talita. Tu mi avevi detto che era un piano geniale, non mischiare le cose >>
<< Lo so. Ma non potevo contraddirti. Tu avevi trovato un piano e quindi l’ho approvato, niente di più semplice >> spiega con aria soddisfatta.
<< Quindi in poche parole di me non te ne importa niente. Cerchi di dirmi in modo gentile che devo vedermela da sola, non è vero? >> chiedo. Lei cammina nervosamente per la stanza e respira profondamente.
<< Tu stai per compiere diciassette anni. Credo che sia abbastanza matura per prendere scelte da sola, senza bisogno del mio aiuto né di quello di qualsiasi altra persona. Secondo te il piano è geniale? Per me va bene, è tua la scelta >> sorride lei.
<< Talita, non mi stai facendo capire niente! Quindi secondo te il piano è geniale oppure no? Lo so che dovrei prendere da sola le mie scelte, però mettiti nei miei panni. Non sai com’è difficile dall’oggi al domani diventare qualcun altro. Ho scoperto perfino di essere come Avarett, posso prendere le anime e restituirle.  >> confesso. Lei sorride.
<< So che è difficile. Ma Libera è capace di tutto, quindi non preoccuparti. Secondo me il piano non è geniale poiché ti sei innamorata del nemico e questo era fuori programma, però chi sono io per impedirti di scegliere? Ti racconto una storia. Io sono diventata Koster a soli dodici anni. All’inizio non capivo nulla e non avevo amiche che mi aiutassero...Ero diventata scontrosa con tutti, sempre nervosa e non regalavo mai un sorriso a nessuno. Poi ho cominciato a capire tutto e sono stata sempre più felice. Ma Max mi ha aiutato molto >> racconta lei.
<< Cioè, tu e Max vi conoscete da quando avevate dodici anni? >>
<< Sì. Però adesso parliamo di un’altra cosa, sei convinta della scelta che hai fatto? >>
<< No, Talita. Io non sono mai stata convinta in niente. >> le dico.
<< Beh, Dalia sì. Ma non Libera. La Libera che conosco sarebbe capace di affrontare tutto e tutti. Ricordatelo >> mi dice lei. Io sorrido ed esco da casa sua, ringraziandola. Poi rifletto sulle sue parole. E’vero, sono Libera proprio per questo. Non ci avevo mai pensato.
**********************************************************************************
Ritorno a casa e suono il campanello. Mamma mi apre la porta e percorro le scale, fin quando non arrivo nella mia camera. Max è al computer.
<< Max, non ce l’hai anche tu un computer? >> chiedo nervosamente.
<< Sì, ma qui la grafica è migliore. Sto leggendo storie su Efp. Una su un ragazzo goloso che mangia i biscotti! >> esulta emozionato. << Forse qualcuno si è ispirato a me >> continua.
<< Torna nella tua camera, devo scrivere il mio diario >> dico.
<< E quindi? Accettalo. L’altro giorno era la giornata mondiale della gentilezza! >> dice lui allegro.
<< ESCI DALLA MIA STANZA, NON POSSO STARE IN PIEDI! >> grido così forte che probabilmente mi sente tutto il vicinato.
<< Ti posso dire una cosa, Dalia? Sei davvero fuori luogo. Era la giornata mondiale della gentilezza e gridi così! >> dice lui andandosene. Afferro il mio diario e cerco di scrivere. Ma non esce nulla. Non riesco più a buttare giù i miei pensieri, è come se fossero tutti bloccati nella mia testa. All’improvviso, mi squilla il cellulare.
<< Chi è? >> domando.
<< Adesso si dà buca agli appuntamenti, eh? >> ride qualcuno.
<< Ma chi sei? >>
<< Indovina? >> domanda. Beh, la voce è familiare di sicuro. Chi è dei miei amici che si comporta così di solito … Ah, ecco. Forse ho capito.
<< Che vuoi, Avarett? >> chiedo.
<< Così si tratta chi ti fa il favore di dire la verità? >> domanda lui.
<< Dato che me l’hai detta subito la verità, Avarett. Ma in ogni modo, avevamo un appuntamento? >>
<< Ah, che pessima memoria, Daly! >>
<< Daly????? >>
<< Sì, è un soprannome, no? >>
<< Odio i soprannomi. E Daly sembra un nome da barboncino! >>
<< Ok, LIBERA >> dice lui. Un momento, COSA,COSA?
<< Ti ho vista centrare la pioggia tanto tempo fa. Quando rubavi nei negozi, ecc… Da morire dalle risate! >> continua. IO ODIO AVARETT.
<< In ogni modo, che appuntamento c’era? >> cambio discorso.
<< Ti dovevo spiegare tutto sulla tua categoria >>. Uffa! Ora non mi va. Devo inventarmi una scusa.
<< Ehhh…Mi dispiace ma devo andare a scuola, ciao! >> dico. Lui ride.
<< A scuola? Alle otto di sera? Dalia, inventati almeno qualcosa di più originale! >> risponde.
<< Guarda che nella mia scuola ci sono i corsi notturni, ciao! >> chiudo la telefonata. Corsi notturni??? Ma quanto posso essere stupida certe volte! Il mio telefono squilla di nuovo e io, senza pensarci, rispondo.
<< Hola, ditemi! >> saluto.
<< Ho sbagliato numero? >> domanda una voce.
<< E se mi dici come ti chiami, magari … >>
<< Avarett. >>
<< No, purtroppo non hai sbagliato numero. Sono Lib… Volevo dire Dalia. Ti serve qualcosa? >> domando.
<< Sì, che fai? >>
<< Sto a casa >> rispondo.
<< Ma non eri al “corso notturno”? Sgamata, Dalia. >> ride lui.
<< Sono al corso notturno. Ci fanno usare i cellulari qui. >>
<< Ah, però. Da quando mi hai conosciuto sei diventata una tale secchiona. Ci vediamo domani mattina? >> chiede.
<< No. Vado a scuola. >>. * Questo è vero, sono costretta ad andare a scuola prima di essere sgamata da mamma e papà *.
<< Che agenda piena la ragazza >> ride. Sto ODIANDO questa risata canzonatoria.
<< Scusa, adesso ho impegni … >> chiudo la telefonata. E adesso GIURO CHE SE SQUILLA IL CELLULARE NON RISPONDO. Decido di prendere il mio diario.
 
Caro diario, sono così confusa. Ho  cancellato perché so che Max leggerà il diario e se legge ciò che ho scritto pensa di aver ragione sul fatto che scrivo stupidate. Appello x Max * ma ti sfizi proprio a leggere i fatti degli altri? *. Adesso capisco la sua passione per Gossip Girl..Probabilmente si rivede nella misteriosa identità. Oppure in altri personaggi. Beh, non possiamo perder tempo a parlare di Max.
 
Poi non riesco a scrivere nient’altro. I miei pensieri sono bloccati di nuovo. Squilla il cellulare. Rispondo. Oh, non dovevo rispondere … E se è Avarett???
<< Chi è? >> domando.
<< Sono Sarah. Ma tu ce l’hai il mio numero, aspetta un attimo: non l’avrai cancellato??? >> strilla lei. Stringo i denti.
<< Ma figurati se posso fare una cosa del genere >> dico. << Ma perché mi hai chiamata? >> continuo.
<< Per dirti che domani ci sarà la verifica di storia. Oh, poi voglio aggiungere un’altra cosa: ho trovato una migliore amica per sempre. Si chiama Sylvie. Vedi, noi siamo davvero unite e quindi adesso ti snobberò un po’a scuola. So che sono l’unica a considerarti, però ti raccomando di non piangere perché sei sola. Se vuoi, per una mezz’ora al mese puoi stare con noi. Mi raccomando, eh! Non preoccuparti perché ti degnano poco di attenzione … Un giorno anche tu sarai notata. Almeno, credo. Bye, bye mia cara! >>  chiude lei la telefonata senza nemmeno aspettare la mia risposta. Cioè, ci credete che io ho considerato QUESTA QUI una sincera amica??? Ero fuori di testa, direi. CHE RAZZA DI ARPIA CHE E’ SARAH!

Angolo dell’autrice: Ecco qui l’altro capitolo. Il diciassettesimo, x essere precisi. Spero vi piaccia =) Poi vorrei farvi una piccola domanda, per curiosità: qual è il personaggio in cui vi rispecchiate di più??? Bye, bye. Ho cancellato “Bye, bye”. Poteva sembrare troppo in stile Sarah l’arpia xD
 

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Capitolo 18
*** Ci mancava pure la scuola guida! ***


Capitolo 18.
Oggi avevo intenzione d’ignorare completamente Sarah a scuola. Beh, di quella lì non mi preoccupavo più di tanto, il problema era la Rembady. Cosa mi avrebbe detto dopo l’ultima prova che avevo superato? No, dovevo convincermi che sarebbe andato tutto bene.
<< Vado a scuola >> dico dirigendomi verso la porta blindata.
<< Ciao, torni per l’una e mezza? >> mi chiede papà
<< No, verso le due >> rispondo. Esco fuori dalla porta camminando sul marciapiede. Qualcuno mi sbatte contro. Un solito distratto.
<< Stai attento la prossima volta >> dico seccata.
<< Dalia! >> esclama. Alzo lo sguardo.
<< Avarett >> sbuffo.
<< Vai a scuola, secchiona? >>. Irritante.
<< Sì, vado a scuola se ti sposti >> rispondo andandomene scuotendo la testa. Arrivo a scuola. Tutto uguale, monotono. Sulle scale, tra migliaia di studenti ,da lontano chi vedo? Sarah, che dà a gomitate tutti per passare. Mi raggiunge subito.
<< Dimmi, cosa c’è? >> le chiedo.
<< Quella è la mia amica Sylvie … Te la voglio presentare. >>
<< Non ne ho voglia >> rispondo.
<< Ma dai, che sicuramente andrete d’accordo! >>. La ragazza sembra aver un volto familiare, dove l’avrò vista? Forse in qualche festa, al parco, non so … Lei si avvicina a me e sussurra: << Dalia, come procedono i Tueldex in questi periodi? >>. Divento dello stesso colore delle scale che stavo calpestando in quel momento.
<< Che ne sai? >> dico a Sylvie digrignando i denti. In quel momento s’intromette Sarah.
<< Lei ha un fratello, sai. Si chiama Avarett >> dice. Noooooo! Non può essere la sorella di Avarett.
<< Sì … sono sicura che se si conoscono diventerebbero ottimi amici lui e Dalia, no? >> dice Sylvie con aria di sfida. Che bello * con mooolto poco entusiasmo *, avrò una copia di Avarett anche a scuola. Sei ore su sei.
<< Sarebbe un piacere conoscere questo Avarett … Ma adesso inizia la lezione, quindi devo scappare! >> . Fuggo.
*********************************************************************************
Il mio banco è vuoto. Jake non è venuto a scuola. E neanche Luke. Oggi è l’ora della Rembady… Beh, forse è meglio così. Prima l’affronto, prima mi tolgo questo immenso peso. Oggi starò da sola, credo. Jimmy mi colpisce la spalla.
<< Ahi, Jimmy! >>
<< Scusa, ma è arrivato questo biglietto da Sarah. E’per te. >> mi dice. Lo prendo e leggo:
Dalia, ti ricordo che il mio patto vale. Io sono di parola. Se vuoi puoi stare cinque minuti con me e Sylvie, poi te ne vai.
                       Con affetto, Sarah.
 
Altro che affetto! Le darei un pugno se solo non mi mandassero via dalla classe. Meglio concentrarsi sulla scuola, che sono un po’ indietro sul programma * moooolto indietro, in realtà *. Mi arriva un altro bigliettino, consegnato da “Jimmy il postino”. Quest’altro è di Sylvie.
 
Scusa Sarah, io voglio che passi tutto il tempo possibile con noi. Così puoi raccontarmi perché per Avarett sei così speciale.
                                        Con affetto, Sylvie.
 
So di essere ripetitiva, ma darei un pugno anche a lei. Tutta la giornata a parlare di Avarett! Sai che bello … La Rembady tossisce e guarda verso la mia direzione.Dopo essersi guadagnata l’attenzione e tutti gli occhi puntati verso di lei assume un’espressione soddisfatta.
<< Allora, oggi faremo una bella verifica d’italiano. Da qui si vedrà chi ha studiato e chi no. E secondo me ci sono parecchi somari che fingono di studiare, qui >> dice. In un minuto il caos più totale. Disperazione per tutti. Anche da parte mia … Non posso nemmeno copiare, quella lì( da come avrete capito) tiene d’occhio tutti e tutto. E come in ogni classe che si rispetti tutti corrono come matti per la classe. “Chi ha un foglio? “, “Chi ha una penna?”, “Non ho studiato, fammi copiare”. La Rembady ci lancia un’occhiata fulminea. Comincia a dettare le domande. Speriamo siano solo a risposta multipla, speriamo!!! La Rembady sorride maleficamente.
<< E ovviamente sono tutte a risposta aperta! >>. Che voce irritante! Ecco quali sono le prime domande:
  1. Saggio breve e analisi del testo sulla Divina Commedia.
  2. Confronto tra Petrarca e Boccaccio.
Partiamo benissimo. Già non so nulla. Mi arriva un altro bigliettino. UFFA!
Se non sai qualcosa, io ti posso aiutare.
                                               Baci, Sylvie.
Non voglio l’aiuto di quest’estranea! Come glielo faccio capire???
Non voglio il tuo aiuto, so tutto, grazie.
                                              Dalia.
Ok, non so nulla. Ma non voglio essere aiutata da lei. Se racconta tutto ad Avarett? Non fraintendete … Dell’opinione di quell’essere non m’importa nulla.
<< Pevity, niente biglietti nella mia classe >> strilla la Rembady.
EPPURE QUANDO SYLVIE E SARAH MANDAVANO BIGLIETTI NON DICEVA NIENTE, EH?
<< Mi scusi >> rispondo. Lei sorride compiaciuta, poi riprende il filo del discorso: << Cari miei ragazzi, avete mezz’ora di tempo >> ci dice. MEZZ’ORA? MEZZO’ORA? In mezz’ora io rispondo alla prima domanda!!! Voglio almeno due ore, sono trentadue domande!
<< Va benissimo >> mento. Comincio a riflettere sulla prima domanda. Saggio breve e analisi sulla Divina Commedia. Che caspita ne so io? So solo che è stata scritta da Dante … o no? Perché sono così stupida? Perché ho rifiutato l’aiuto di quella Sylvie? Avarett porta sfiga, mi sa. La Rembady si piazza davanti al mio banco.
<< Scaduto il tempo, Pevity >> dice. << Impara cosa significa la parola “velocità” che è meglio >> continua.
<< Ma non ho risposto nemmeno ad una domanda!!! E sono passati solo cinque minuti >> mi ribello.
<< Sembra a te, ma ti ho concesso anche dieci minuti in più. Tutti i tuoi compagni hanno già finito, compresa la nuova alunna, Sylvie. E’davvero brava, a differenza tua >>. Eh, no! Non posso sopportare un paragone con la sorella di Avarett!
<< Beh, ragazzi, lunedì vi porto le verifiche … E non per tutti saranno rose e fiori, carissimi . Ah, domani la scuola sarà chiusa. Devono fare pulizie o qualcosa del  genere >> ci “saluta”. E adesso che dico a mamma e a papà sulla verifica???
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A casa.
<< Mamma, papà. Devo dirvi una cosa >> comunico.
<< Che c’è? >> sbuffano. Sono abituati ai miei votacci.
<< Credo di aver preso un due meno … Però ho una buona notizia: domani la scuola è chiusa per pulizie … >> dico.
<< Perché un due meno? E’andato male l’orale? >> chiede Max.
<< No. C’è stata una verifica scritta a sorpresa e non avevo studiato >> confesso. E adesso mi preparo a sorbire la predica.
<< Beh, a quante domande non hai risposto? >> mi chiedono.
<< Ne erano trentadue >> dico. << E non ho risposto a nessuna >>.
<< Dalia, tu devi essere più matura, mi dispiace … Tu devi studiare sempre. Nella vita bisogna fare sacrifici e tu non hai idea di cosa significhi … >>
<<  LO SAPEVO! Sono in punizione? >> mi rassegno. Mamma scuote la testa.
<< No. Sai cosa farai per maturare? Andrai all’autoscuola. Oggi portiamo i documenti e domani cominci, dato che la tua scuola è stata chiusa. Stavo pensando che tu potresti già prendere la macchina … Hai sedici anni e mezzo … Puoi prendere la patente >>. Purtroppo quando parla così non c’è niente da fare. Non posso contraddirla.
<< Allora, in quale scuola guida vado? >> chiedo.
<< Beh, ce n’è una sotto casa … Credo si chiami Moldin o qualcosa del genere >>. Annuisco e torno nella mia camera.
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Stamattina, al mio risveglio, ero stata accolta da un perfetto temporale. Secondo voi centra qualcosa il fatto che devo cominciare ad andare all’autoscuola??? Anche il tempo si è preparato al “GRANDE EVENTO”. Ieri mamma ha portato i miei documenti all’autoscuola e oggi comincio la teoria. Piccola raccomandazione per voi: Oggi restate tutti a casa anche se non devo ancora guidare, almeno quelli che abitano nelle vicinanze di Cambridge. Voi come immaginate l’istruttore? ^-^ E’così, un piccolo sondaggio. Io lo immagino tipo un attore hollywoodiano, però non so ancora …
<< Allora, Dalia? Sei pronta? >> chiede Max. << Ti accompagno io. Sai, la Moldin è una buona autoscuola. Quando ci andavo io era gestita da un buono e vecchio signore >> continua. Entro nella macchina di Max.
<< Mi posso comprare anch’io questa macchina quando avrò la patente? >> chiedo emozionata.
<< Beh, Dalia … Questa è per ragazzi davvero duri >> risponde lui aggiustandosi il colletto del giubbotto di pelle.
<< Sì, infatti tu sei un vero duro … >>. Mentre percorriamo Cambridge, osservo Max maneggiare il volante.
<< Beh, una cosa è certa: donna al volante pericolo costante! >> ride mio fratello.
<< Quindi tu sei sempre stato bravo alla guida? >> chiedo con timore.
<< No, all’inizio mi buttavo contro i cassonetti e i marciapiedi e stringevo lo sterzo come se avessi dovuto torturare qualcuno … In più non avevo una buona postura quando guidavo >>
<< E come hai fatto a guidare bene dopo? >> domando.
<< Beh, con il passare del tempo. Adesso non pensarci, tanto devi ancora passare la teoria >> conclude accostando l’auto vicino al marciapiede.
<< Come puoi notare, la fissa dei marciapiedi mi è un po’rimasta >> ride. Ci salutiamo e arrivo nella scuola guida. E’un edificio piccolo, accogliente. Ok, adesso devo solo sapere una cosa: DOVE SI TIENE LA LEZIONE? No, perché sto girando come una cretina per tutto l’edificio senza decidermi a chiedere nulla. Incontro una ragazza che scende di fretta sulle scale.
<< Scusami, mi sai dire per caso dov’è la stanza in cui si tiene la teoria? >> chiedo.
<< Sì, in fondo al corridoio, gira a sinistra … >>
<< Grazie, troppo gentile >>
Cammino fino alla fine del corridoio. Dove ha detto che era? A destra, giusto? Busso alla porta e apro.
<< E ARRIVA DALIA PEVITY, RAGAZZI! >> esclamo. Delle persone mi fissano in religioso silenzio.
<< Veramente noi qui stiamo tenendo un serio esame >>
<< Scusatemi, ho sbagliato >> rido stringendo i denti. “ Miseriaccia, Dalia”. Sarà Ronald Weasley ad aver parlato intrufolandosi nella mia testa? Appello per mamma e papà: se fossi così tanto matura, non sarei in mezzo a un corridoio da ventotto minuti senza saper cosa fare. Oh, che sciocca! Quella ragazza mi aveva detto a sinistra, non a destra … Ma come ho fatto a dimenticarlo? Busso alla porta.
<< Avanti >> rispondono in coro tante voci, come quando ero alle elementari e le maestre mi facevano andare nelle altre classi ad annunciare qualcosa. Che vergogna che provavo! E quando c’era qualche altro compagno insieme a me? Il solito discorso “Io busso, tu parli”. Apro la porta. AVARETT! Che ci fa lì, vicino a un tavolo? Non ditemi che segue la mia stessa scuola-guida!!! Ma no, sarà qui per caso … O forse gli piace fare lo stalker, dato che me lo ritrovo dappertutto.
<< Perché sei qui, Avarett? >> chiedo.
<< Io? Sono l’istruttore di scuola – guida, benvenuta Pevity! >>. Svengo.
 
Angolo dell’autrice: Come avete visto, la nostra Dalia ha dei problemi con la scuola-guida, con la scuola e soprattutto con Avarett …
 
Dalia: Già, com’è possibile che me lo ritrovi sempre davanti???
Io: Ma dai, Dalia … Sarà destino. Voi siete destinati per stare insieme, mia cara.  
Dalia: Sì, sì … Secondo me è un vero stalker.
Io: Ma no. Siete praticamente destinati a stare insieme!!!
Dalia: Parliamo di altro.
Io: Sì, la tua verifica è andata malissimo, somara …
Dalia assume un’espressione terrificante, entra in una macchina piovuta dal cielo (?) e si lancia a tutta velocità verso Jenna.
Io: Ma non hai la patenteeeee, aiutoooo.
Beh, in questo momento vi saluto … Sono occupata a scappare da Dalia, vi assicuro che alla guida è super-pericolosa. Adesso sta volando su i tetti di Cambridge(?), ciao<3

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Capitolo 19
*** In quanti misteri sono coinvolti i Tueldex! ***


Avarett? Ma che cosa ho fatto di male nella mia vita precedente per meritarmi questo?? Però in fondo in fondo nonostante sia un antipatico di prima categoria devo ammettere che è carino… “Ah! E menomale che non ti piaceva, Dalia. Molto sincera “. Un’altra voce intrufolatasi nella mia testa: Talita. BASTA! Tu e Ronald Weasley dovete smetterla di torturarmi! Un gruppo di ragazzine si avvicina ad Avarett.
<< Istruttore, ci aiuterai ad essere preparate, vero? >> chiedono con voce stridula. Sì, come se a loro importasse veramente qualcosa dell’autoscuola! Vogliono solo Avarett. Perché? Perché quell’essere attira tutte, anche me, ovviamente volevo dire “tranne me”. Capita di sbagliarsi, no? Oppure non è uno sbaglio?
<< Certo che vi aiuto ragazze! Per me è un piacere >> … Non lo sopporto! Lui si avvicina a me con aria di sfida.
<< Allora, Dalia? Vuoi aiuto anche tu? >>
Gli lancio un’occhiata fulminea.
<< NO! >> rispondo chiudendo il libro dell’autoscuola.
<< Quindi cosa sei venuta a fare? >> chiede
<< Devo maturare, uff … Adesso torna dal tuo gruppetto di fans, che ti stanno aspettando >>
<< Maturi bene, vedo >>.
NON LO SOPPORTO PIU’! E non sopporto quelle ochette delle fans. Il gruppo di ragazze mi si avvicina: << Perché hai rifiutato il suo aiuto? E’un bravo istruttore! >> mi dicono. NO! LUI E’UN ESSERE MALVAGIO, NON DIMENTICHIAMOCI CHE NON MI HA ANCORA RESTITUITO LA PIETRA!!!
<< Sì, un istruttore preparato ed eccellente … >> sorrido.
<< Ma che dici? Super eccellente! >> rispondono loro andandosene. Ok, è super eccellente! Basta che la finiscono!
<< Incomincia la lezione! >> annuncia Avarett. << Si faranno delle piccole domande, per classificare il livello di preparazione di ognuno di voi. Scommetto che siete tutti bravissimi, ragazzi! >> continua.
Mettiamo in chiaro una piccola cosa: Io non so nulla sulla teoria!
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<< Cominciamo a domandare:  Dopo il segnale di preavviso dare precedenza a destra si può trovare lo stop? >>.  << Me lo dice, me lo dice … Mmm, vediamo … DALIA PEVITY! >> esclama.
<< Una a caso, eh? >> sussurro.
<< Voglio che la mia amica Tueldex sia preparata al massimo >> mi sussurra.
<< Zitto! Vuoi ti sentano? >> dico ancora più a bassa voce.
<< Comunque qual è la risposta? >>
<< E’ naturalmente sì… Dopo il segnale di preavviso si deve dare precedenza a destra e si può trovare lo stop >> spero di aver indovinato.
<< Molto brava e poco esauriente, ma … La RISPOSTA E’ NO! >>. Vado male anche all’autoscuola. Perfetto. Interviene una delle ragazze del gruppo.
<< Ovvio che la risposta è sì >> dice.
<< GRAZIE, ADESSO CHE L’HA DETTO AVARETT! >> grido.
<< Pevity, vuoi andare fuori? >>
<< Sì. Se fosse per me non sarei neanche venuta in questa scuolaguida! >> mi alzo di scatto.
<< Andiamo a parlare fuori >> dice lui.
<< Io voglio andarmene di qui >>
<< Bene, vai fuori. Noi non ci perdiamo niente. >>
<< Però noi della nostra categoria ci abbiamo perso qualcosa, la pietra! >> grido.
<< NON STIAMO PARLANDO DI QUELLO! >> urla. << E io che centro se avete perso la pietra? >>
<< Scusami, è che SONO FURIOSA CON CHI HA RUBATO LA PIETRA! >>
<< Ricordi che ti ho detto di aiutarti a scoprirlo? Manterrò la parola data >>
MA SE SEI TU IL LADRO! Adesso devo solo andare a parlare con Talita, mi aiuterà. Devo scoprire una cosa. Perché la pietra dei Tueldex è stata rubata. Cosa contiene di prezioso? E un altro mistero: Avarett è buono oppure no? Lui ha detto che prima era buono, poi le anime di Jake e Luke lo hanno rovinato. Boh, è troppo enigmatico. Ci rinuncio a scoprirlo, questo si vedrà poi. In quanti misteri sono coinvolti i Tueldex!
Eccomi a casa di Talita. Lei mi apre e la trovo in un momento in cui è intenta a sorseggiare il tè… emette un grido, guardandola dalla finestra mi accorgo che appena ha sentito il campanello suonare l’ha bevuto tutto in un sorso e si è scottata. Mi apre la porta.
<< Ah, scusami, Taly. So che sto sempre a casa tua, ma devo farti alcune domande: Avarett è buono? La pietra dei Tueldex ha grande valore? >>
<< Basta parlare di Avarett. Mi stai stufando con questa storia, senza offesa. Ne abbiamo già parlato: mai fidarsi di uno con la doppia faccia, ecc … E per quanto riguarda la pietra, è sicuro che abbia un valore prezioso. Ma non si sa qual è. Credo sia proprio questo il suo valore prezioso: Il Mistero. Sono tutti intenzionati a scoprire quale sia e nessuno ci è mai riuscito >>
<< E quindi … Avarett e la Rembady sono a conoscenza di qual è il valore prezioso? Lo hanno scoperto? >> domando sempre più curiosa.
<< Boh, credo di sì … Altrimenti perché avrebbero rubato la pietra? >>
<< E come hanno fatto a scoprirlo? >>
<< Non so se Avarett ti ha parlato della categoria che può prendere e restituire le anime. Credo che solo loro sappiano qual è il valore della pietra … Una leggenda narra che una volta esisteva una ragazza, che fu la prima ad essere come Avarett, anche se adesso non c’è più. Pensava a quale potesse essere il valore della pietra giorno e notte e trovò il segreto. Capì come mai la pietra dei Tueldex era preziosa e lo svelò, ma si persero tutte le tracce … Si narra, però, che tutti coloro che potevano prendere l’anime avevano ereditato il potere della ragazza: erano destinati a capire cos’era racchiuso nella pietra >>
<< ASPETTA, ASPETTA UN ATTIMO: IO SONO COME AVARETT! >>
<< E … Non sai qual è il valore prezioso? Fruga nella tua mente, vedrai che ci riuscirai >> mi dice.
<< No, mi dispiace … Io non sono a conoscenza dei segreti della pietra. Non riesco ad immaginare cosa c’è racchiusa in quella pietra!!! E non posso certo contare su Avarett, non me lo dirà mai. In fondo è stato lui a rubare la pietra! >>
<< Beh, quando lo saprai non tenermi sulle spine, mi raccomando >> mi saluta lei.
Torno a casa e rifletto su cosa potrebbe esserci racchiusa nella pietra? Una principessa? Banale. Una scimmia? Ma che dico! Il mio modo di pensare è pari a quello di una scimmia, piuttosto. Dei libri? No. Un gelato? Non credo proprio. Ah, ma perché non ho la fantasia di quella ragazza? Però sicuramente si sarà esaurita a pensare giorno e notte alla pietra, poverina.
Un giorno scriverò un libro sulla mia vita. E sapete come lo intitolerò? Il Mistero dei Tueldex.

Spazio autrice: Ciao a tutti, volevo ringraziarvi perchè al primo capitolo sono state superate le 300 visite. Vi ringrazio ^-^ Volevo ringraziare tutti coloro che recensiscono sia per messaggio pubblico che privato, tra cui: Marina94, Mariangela fg ed Elivisi01. Un grazie anche a coloro che hanno aggiunto tra i preferiti: EvaxDMartiMartina, tittigonzales. Grazie anche a tutti quelli che hanno aggiunto alle seguite: melody9699Niniel_Aprile rem1xaa. Infine, grazie a chi ha aggiunto tra le ricordate: lillila09, Lilu_Wolf.
Ps: Buona festa dell'Immacolata! Avete già fatto l'albero e il presepe?? :)

 

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Capitolo 20
*** La conversazione più strana degli ultimi tempi xD ***


Afferro la borsa ed esco per andare alla scuola guida a piedi. Mentre percorro i vialetti penso a cosa ci possa essere nella pietra.
<< Dalia! >> esclama Avarett quando mi vede.
<< Non conosci gli orari di scuola guida? >> mi domanda una ragazza con i capelli neri come la pece.
<< Li conosco >> rispondo fissandola.
Avarett intanto stava spiegando qualcosa sulle marce, non so … 
<< Allora, Dalia, mi sai dire qualcosa sulle marce? >> mi chiede.
<< No. Non so se l’hai notato, ma sono arrivata solamente ora. Perché non chiedi a qualcun altro? >> rispondo.
<< Sei davvero acida! >> mi sussurra la mia vicina di banco. Avarett comincia a guardare l’aula e sceglie una ragazza che poteva avere circa la mia età, credo.
<< Elizabeth, sai dirmi tu qualcosa sulle marce? >> chiede.
<< Certo, prof. Per me le marce sono come un libro aperto, prof. >>
<< Evitiamo di chiamarmi prof. Non sono un professore, ho solo pochi anni più di voi. Va bene Avarett, grazie >> risponde imbarazzato. Probabilmente era la prima volta che qualcuno lo chiamasse “professore”.
 << Comincia a parlarmi delle marce >> sorride Avarett
<< Allora … Mmm… Le marce sono molto carine hem … e … Purtroppo non vanno usate sempre, credo … No, non è vero. Come ti trovi meglio: se ti trovi bene, le usi. Altrimenti no. Non c’è niente di più semplice. Viva le marce!!! >> balbetta lei. L’intera classe scoppia a ridere. Tutti tranne me, Avarett e ovviamente la ragazza. Io perché ero nella sua stessa situazione ( non sapevo nulla) e Avarett perché era l’istruttore. Ci mancava solo che fra poco ridevano pure i mobili!
<< A quella Elizabeth manca qualche rotella! >> sento commentare.
<< ORA BASTA! >> grida lei. Ma nessuno smette. Avrei voluto fare qualcosa, ma cosa? Fu a quel punto che interviene Avarett.
<< Basta! Mi sembra di stare all’asilo nido. Elizabeth non ha certo azzeccato tutto sulle marce, ovvio. Però l’ha presa a ridere e almeno ci ha provato. Siamo qui da poco, no? E qui per … Per che cosa siamo qui, Dalia? >> mi chiede Avarett.
<< Per non importarsi del giudizio della gente, Elizabeth >> rispondo io.
<< E per cos’altro? >> continua Avarett. << Per imparare! >>
<< Avarett, non siamo all’asilo. Non ti puoi aspettare che ti rispondiamo tutti in coro >> dico io.
<< Questa è proprio una somara >> sussurra qualcuno riferito a me.
<< Lasciatela stare e pensate a voi >> interviene Elizabeth in mia difesa. Giorno di litigi, vedo.
<< Non preoccuparti per me, Elizabeth >> sorrido. Avevo imparato a lasciare alle spalle le critiche degli altri. Detto questo feci per stendere un pugno sul viso della “pettegola” dell’aula. Avarett mi ferma.
<< Dalia, insomma! >> mi lancia un’occhiata.
<< Va bene, per questa volta si salva … >>
<< Ok, ma dopo la scuola ci vediamo al parco? Ti devo spiegare qualcosa in più sulla categoria >> sussurra.
Annuisco. I pettegolezzi nella classe volano velocemente.
<< Parlano tutti di te >> mi dice Elizabeth al termine della lezione.
<< Se è per quanto riguarda il fatto di essere una somara, lo sapevo già, grazie >> sorrido sarcastica.
<< No, non per quello … I pettegolezzi su te e Avarett! State insieme, non è vero? Siete bellissimi entrambi! >> esclama Elizabeth.
<< Neanche per sogno! >>
<< E vi conoscete? >>
<< No, non … forse di vista, no, non è un mio amico … >>
<< Perché fingi di non conoscerlo? Vi hanno sentito tutti quando ti ha dato un appuntamento al parco >> sospira lei.
<< Ok, noi ci conosciamo … >>
<< Come fate a conoscervi? >>
<< Una volta mi ha salvata >> sbuffo io.
<< Oh, che storia romantica! >>
<< Sparisci subito, Elizabeth >> scherzo.
Al parco.
<< Mi dispiace per l’altra volta >> mi dice Avarett.
<< Sì, anche a me. Credo che tu non sia proprio così insopportabile. Forse non ti conosco ancora bene. Non so, quanti anni hai? Quali sono i tuoi hobbies? >> chiedo curiosa.
<< Io ho diciotto anni. A parte guidare, insegnare scuola guida o andare al collage a me piace disegnare … >>
<< Disegnare. Anche a me piacerebbe, ma disegno come una bambina di tre anni >> rido.
<< Basta un po’ di concentrazione e immaginazione … >>
<< Cose che a me mancano! Ma dimmi un po’, cosa ti piace disegnare? Dipinti? >> domando.
<< A me piace disegnare sulla sabbia! >>
<< Sulla sabbia? >> * espressione perplessa *.
<< Sì. Mi piace disegnare sulla sabbia >>
<< A me no. Tanto poi se arriva un’onda sparisce, quindi mi sembra inutile, non credi? >>
<< E’ proprio per questo. Voglio che le onde si portino con sé un mio ricordo >>. E’ molto strano questo tizio.
<< Beh, non avevo mai riflettuto su questo. Parliamo della categoria, adesso. Ti conosco abbastanza! >> continuo io.
<< E adesso voglio sapere io qualcosa su di te. Come passi il tempo libero? >>
Mah, non so: scopro i ladri delle pietre, affronto missioni impossibili, nei miei periodi da “Libera” rubo nei negozi, chiedo a Talita in quali misteri sono coinvolta, scopro che c’è una ragazza che ha già scoperto cosa c’era nella pietra dei Tueldex … Nulla di che, insomma.
<< A me piace … Giocare a bowling??? >>
<< Hai un bowling a casa? >> domanda perplesso.
<< Ma no! >>
<< E poi, cosa ti piace fare? >>
<< Guardare i miei film preferiti, leggere milioni di libri, scrivere, stare su FB, … Cose così. >> * Di certo non vado a scrivere sulla sabbia. *
<< Capisco. Vogliamo passare alla categoria? >> chiede. In quel momento, mi accorgo di alcuni flash. Mi volto verso il cespuglio e vedo la “pettegola” dell’autoscuola scattarci delle foto.
<< Siete una coppia fantastica! >> esclama andandosene con la sua fotocamera.
<< Perfetto! Adesso la mostra a tutta la scuola guida! >> esclamo.
<< Non credevo che entrando in un’autoscuola sarei diventato una star di Hollywood! A Liverpool ogni persona è seguita da paparazzi? >>
<< Beh, forse un po’ sì … Ma tu non sei di Liverpool? >> domando.
<< No, sono nato in Spagna. Ma mi sono trasferito già da piccolo qui. Beh, adesso ci conosciamo abbastanza. Possiamo parlare della categoria? >>
<< Aspetta un attimo, qual è il tuo colore preferito? >> chiedo.
<< Dalia, se non sei pronta per scoprire la verità sulla categoria va bene, sarà per la prossima volta … >>
<< No, sono pronta. Dimmi tutto… >> dico facendomi forza.
<< Beh, il fatto delle anime lo conosci già. C’è però qualcos’altro che non ti ho ancora detto … >>
<< Potrebbe riguardare la pietra? >> sussurra una voce gelida alle nostre spalle. Mi volto. Una ragazza dagli occhi quasi grigi e capelli violacei – blu.
<< Chi sei? >> le chiedo.
<< Emy. La prima della vostra categoria, piacere! >> ci guarda con aria di sfida.

ANGOLNATALIZIO.
Piaciuto il capitolo? Spero di sì! In ogni modo, recensite che a Natale siamo tutti più buoni U.U ( a Natale si può fareee di piùùùù xD).
Ne approfitto dell'angolo per augurarvi una serena Vigilia di Natale. Stasera tutti i personaggi del Mistero dei Tueldex organizzano una tombolata, volete partecipare anche voi? Siete invitati ;)
Avarett: Che fate a Natale? Vi piace disegnare sulla sabbia?
Jenna: Avarett, non fare lo stolker. 
Avarett: E' solo per rendere l'angolo più interessante.
Allora, volete partecipare alla tombola?? Vi aspettiamo in numerosi :)

 

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Capitolo 21
*** Vuoi vedere il mio lato Libera, Emy? ***


Avarett e io ci voltiamo. Non c’è praticamente nessuno! Sento un brivido. No, non è nessuno. Non è Emy.
<< Dalia,sta calma! Sarà stato uno scherzo… Lo sanno tutti che Emy è morta da tempo, no? >>
<< Sì, Talita me ne ha parlato. Lei è nata all’incirca nell’800, credo. E se la nostra vita non è come una pessima telenovela di fantasmi o siamo in una casa dell’orrore credo che sia stato solo uno scherzo >> rido per alleggerire un po’ la situazione.
<<  Beh, potrebbe essere stata Talita  >> ipotizza Avarett. Io, però, conosco Talita ed è una ragazza troppo seria per farmi spaventare a morte scherzando sulla prima della categoria mia e di Avarett. Non lo farebbe mai! Perché dovrebbe spaventarmi quando ho appena scoperto tante, troppe cose sulla mia categoria?!? Rispondo di sì solamente per convincermi che non sia stata Emy a parlare. Io e Avarett decidiamo di non pensarci più. Se fosse stata Emy si sarebbe fatta viva più tardi, cosa che sinceramente non speravo.
<< Non mi piace dare la caccia ai fantasmi  >> sbuffa Avarett.
<< Infatti è il fantasma, ammesso che lo sia, a dare la caccia a noi! >> rispondo.
Guardo un po’ l’ambiente che ho intorno: alberi, panchine e giochi arrugginiti. Poi ricordo: questo è il parco in cui ho affrontato l’ultima prova contro la Rembady e, casualmente Emy ci sta cercando proprio qui.
<< Beh, il fantasma non si è fatto vivo … Ahaha, capita la battuta? Lui non è vivo perché è un fantasma! Da sbellicarsi dalle risate! >>
<<  Vaaaa beneeee, Avarett. Battute intelligenti, vedo! >> rispondo.
<< Ehi, magari ai fantasmi piacciono le barzellette e ci lasciano in pace! >>
<< Se non l’hai notato, Emy non si è più fatta viva …  >> rispondo. No, non era una barzelletta cretina. Mi è venuto spontaneo dirlo!
<< Beh, forse dovrei andare a casa. Che ore sono? >> continuo io.
<< Nove e trenta ... >>
NO! Quelli sono capaci di non farmi uscire più di casa( o magari farmi iscrivere a un corso di guida degli aereo solo per “maturare”) se non rientro prima delle dieci. Oggi è lunedì e domani devo andare a scuola. Ragionamento: avrei dovuto studiare almeno sette ore perché domani c’è la Rembady. Conclusione: non ho studiato nemmeno un paragrafo!
<< Avarett, mi dispiace ma io devo correre a casa >> dico allontanandomi.
<< No, aspetta, Dalia! Devo darti una cosa >> grida lui.
<< Cosa? >>
Lui mi porge un pacchetto dorato con una coccarda color ciano.
<< Non è il mio compleanno e neanche Natale o Pasqua  >> dico.
<< Lo so. Ti ho fatto un regalo perché siamo amici. Scartalo e vedi cosa c’è dentro! >>
Io lo scarto con la solita delicatezza ( sì, sì, delicata al massimo) mentre i pezzi della carta regalo se ne volano per il parco. Arrossisco.
<< Io scarto sempre i regali così. Lo so, forse non è buona educazione distruggere la carta regalo >>
<< No, anch’io li scarto così >> risponde Avarett.
Il mio occhio cade subito su un biglietto scritto con una penna fucsia.
<< Cos’è? >> chiedo.
<< Leggilo. C’è una frase per te! >>
Apro il biglietto ( questo con delicatezza) e leggo:
Fai in modo che la tua felicità sia il tuo unico vizio.
             Avarett.
 
<< Carina come frase. Dove l’hai presa? >> domando.
<< Beh, l’ho letta da una parte … >>
<< Grazie, non dovevi disturbarti >>
<< Non hai ancora aperto il regalo! >> esclama.
<< Il regalo?!? >>
<< Sì, lo vedi? Quello impacchettato! >>. Lo scarto. E’un i-pod. * Adesso io assumo una faccia come ipnotizzata *.
<< Avarett? Per il mio compleanno che regali mi fai, un castello??? Non puoi regalarmi un i-pod senza motivo!!! >>
<< Il motivo c’è: siamo amici! Poi tu hai detto che ti piace ascoltare la musica. Questo ha 16 GB >>
<< Grazie, davvero. Non dovevi! Mi dispiace, però, io adesso devo correre a casa. GRAZIE ANCORA, CIAOOO! >> grido ormai lontana.
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Non so più cosa pensare su Avarett. Prima sembra malvagio, poi sembra gentilissimo, dopo non si capisce … Bah, troppo enigmatico per i miei gusti! La prof. Rembady, però, non è per niente enigmatica quando si tratta di voti e domani potrà schiaffarmi un bel tre. E’ tardissimo per studiare. Mamma entra in camera.
<< Oggi sei stata molto a scuola guida. Cos’hai imparato? >>
<< Tante cose sulle marce e sui segnali stradali >> invento.
<< Va bene. Allora ti scrivo una giustifica, Dalia. Questa, però, è l’ultima giustifica … Vuoi sprecarla? >> . Mi sembra il programma “Affari tuoi” in cui mamma mi chiede: vuoi accettare l’offerta o rifiutarla!
<< Sì, fammi una giustifica. E’ tardissimo per studiare! >> noto io. Non voglio ricadere nel tranello dell’anno scorso: studiavo fino alle quattro del mattino, senza pause, e il giorno dopo non ci guadagnavo nulla.
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NEVICA! Sì,OGGI NEVICA! Che bello, che bello, che bello!
<< Dalia, la smetti di saltare per casa come Pippicalzelunghe? >> ride Max.
<< No, non la smetto. PERCHE’ OGGI NON SI VA A SCUOLAAA, YU-HUU! >> grido.
<< Ho capito, ho capito … >>
<< Non mi sono sprecata l’ultima giustifica! >>
Peccato solo che non posso comprare un regalo ad Avarett, perché nevica.
Il nostro sindaco, rispettabilissimo e gentilissimo sindaco, * ok, dico così solo perché ha chiuso le scuole! *. Beh, prima di darmi a qualche danza sudamericana per la felicità credo che scriverò un po’ il diario.
Ieri AVRY mi ha fatto un regalo. Oh, no! Mi sono ridotta a chiamarlo AVRY. Significa che lo sento veramente amico! Ma non può essere mio amico. LUI E’UN ESSERE MALVAGIO, LUI E’UN ESSERE MALVAGIO, LUI E’UN ESSERE MALVAGIO. Sembro Max quando vede un ragno, lo so. Resta il fatto che Avarett non mi ha ancora restituito la pietra. In cambio mi ha regalato un I-pod. Vabbè, vado a ballare( in cameretta) solo che devo ancora decidere la musica. Boh, adesso vedo.
Ps: scusa la grafia infantile, mi andava di scrivere così. DIARIO di DALIA.
 
Appena finisco di scrivere sento un tonfo. Proviene dalla camera di Max. Lo trovo steso a terra con un bernoccolo in fronte. Non posso fare a meno di ridere.
<< Sei caduto? >> chiedo.
<< Non è stata colpa mia. Volevo provare la breakdance siccome non devo andare a lavoro e sono felice… solo che appena ci ho provato sono rimasto fermo a testa in giù per mezz’ora e quando mi sono alzato sono caduto! >> esclama lui.
<< AHAHAHAHAHAHA! >>
<< Ma non puoi aiutarmi ad alzare, no eh? >>
<< NO! Aspetta, non ho finito. AHAHAHAHAHAHAHAHA! >> 
Ridendo torno in camera mia.
<< Dalia, ho scoperto una cosa. Avarett! Quello stupido. Adesso ricordo tutto: lui mi ha soggiogato. Andrebbe fatta sparire tutta la sua specie!!! Hai idea di cosa ci ha fatto?!? Ha rubato la pietra!!! Odioso, stupido. Tu devi aiutarmi. Devi far sparire tutta la sua categoria, non importa quanti ne sono! >> esclama Max. Il mio umore passa dalla felicità più totale alla tristezza \ rabbia più grigia.
<< Allora … Allora credo che farò meglio a SPARIRE! >> grido sbattendo la porta della camera. Max bussa insistentemente.
<< DALIA, DALIA! Apri!!! Che ho detto? Ti ho semplicemente dato il compito di far sparire tutta la sua categoria! >>
<< STAI PEGGIORANDO LA SITUAZIONE! Perché io sono come Avarett! >>.
Lui non risponde, resta di sasso. Dopo una decina di minuti bussa di nuovo.
<< Dalia, apri, per favore! >>. Stavolta lo dice con voce più calma, così apro la porta.
<< Tu vuoi che l’intera categoria di Avarett sparisca. E purtroppo io faccio parte sia dei Tueldex che della sua categoria >>
<< Ma … Com’è possibile? Ne sei sicura? >>
<< Purtroppo sì. Ma adesso non ti preoccupare, sparirò io e tutta la sua categoria >>
<< Ma io non ti posso paragonare ad Avarett. Lui è malvagio, ruba le anime. Tu no. Sarai sempre Libera o Dalia, non c’entra a quale categoria appartieni. Dovrebbe sparire solo quello lì, non tu >>
<< Avarett non è così malvagio … Io lo conosco, è il mio istruttore di scuola guida e anche un mio amico >>
<< Ci ha rubato la pietra, Dalia! Accettalo, è un ingannatore! >>
<< Forse non è stato lui … >>
<< Purtroppo sì. Ci sono varie prove. Adesso vado di là. Tu sentiti un po’ con Avarett e capisci se è così malvagio, poi me lo dici >>
Sì, certo. E cosa dico? “Pronto, Avarett. Sei malvagio?”. Non credo che mi guadagnerei una risposta seria.
<< Aspetta un attimo, Dalia. Chi ti ha regalato quell’I-Pod? Rubi ancora nei negozi, brava Libera! >>
<< No, non è vero. Me l’ha regalato … >>
<< Avarett! >> esclama Max. << Dalia, non cadere nel suo tranello. Ti fa regali solamente per imbrogliarti. Basta, non credergli più! >> continua lui. Max se ne esce mentre davanti a me si materializza qualcuno. Emy! Che ci fa qui?!?!?
<< Complimenti. Finalmente ti sei fatta vedere di persona, credevo fossi una vigliacca >> le dico.
<< Non lo sono. Però tu faresti meglio a pensare cosa contiene la pietra. Ti posso dare un suggerimento: tu come sei? >>
<< Beh, sono alta, ho i capelli … >>
<< NON L’ASPETTO FISICO! Ah, sei troppo stupida per capire cosa contiene la pietra! Probabilmente ci riuscirà qualcun altro( spero) >>
IO NON PERMETTO A QUESTA DI DARMI DELLA STUPIDA.
<< Vuoi vedere il mio lato da Libera? >> grido. Ma Emy è già sparita. Codarda!

A.A.
Non è l'autrice a scrivere, ma sono io. EMY! Fareste meglio a leggere la storia e recensirla \ metterla tra seguite, ricordate o preferite!!! Non si dice mai di "NO" a me. Comunque, voglio vedere se siete meno stupidi di Dalia. Cosa è nascosto nella pietra secondo voi?!? Se indovinate significa che fate parte della mia CATEGORIA!

A.A. 2
Stavolta a scrivere l'Angolo dell'Autrice 2 sono io, Dalia. Sapete per caso dov'è Emy? Aspettate un attimo, l'ho trovata. Si è intrufolata nell'angolo 1 *rincorre Emy gridando "Codarda, ASPETTA CHE ADESSO LIBERA TI PICCHIA!*

A.A. 3
Stavolta a scrivere è quella vera, Jenna :) Quelle due stupide hanno rovinato i miei angoli :'( Spero vi piaccia lo stesso la storia :) Ah, un grazie a 
PurpleViolet_00 che ha appena aggiunto la storia alle preferite :)
Grazie a tutti quanti, ciao :) ( Spero di aver migliorato l'Angolo Autrice XD).


 

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Capitolo 22
*** Meglio avere rimorsi che rimpianti! ***


Cioè, ma voi accettereste che una comparsa dal nulla vi dia della stupida? E che poi sparisca così, in un batter d’occhio?
<< Ritorna qui, idiota di una fantasma! >> grido. Ma che grido a fare contro un fantasma?!? Lei si materializza davanti a me.
<< Ascolta, tonta: io non sono un fantasma! >>
<< Sì, certo … E io dovrei crederci! Cosa sei allora, una torta alla panna? >>
<< No … Ma perché non provi a scoprirlo da sola, eh? Io devo andare, non ho tempo da perdere, mi dispiace >>
Quindi lei non è una fantasma né una torta alla panna. “Come risolvo questo mistero, allora?” penso forse a voce un po’ troppo alta. Così alta che mi ha sentito pure mamma dalla cucina.
<< Che mistero? Quello del tuo tre meno alla verifica della Rembady? >>
<< Ho preso tre meno? Che delusione! >> sospiro.
<< No, nulla è certo … Ho ipotizzato io che avessi preso tre meno, ma sicuramente è così … Adesso corri a scuola che è tardi, capito? >>
Uff, oggi devo andare a scuola a piedi ( e ti voleva parere!) perché mamma e papà vanno presto in redazione. L’unica che ci rimette sono io, che non ho la patente. Ecco perché devo prenderla assolutamente! Scendo le scale canticchiando: << Devo prendere la patente, devo prenderla assolutamente, yeah! Devo imparare a guidare, così Cambridge potrò sorvolare, oh sì! >>. Lo so sono una rapper pessima! Mentre continuo il mio “rapper” sbatto contro mamma, che sta scendendo le scale freneticamente. Ha fatto tardi a lavoro! Poi mi chiedono da chi ho acquisito la “puntualità”.
<< Ascolta, tesoro: come rapper non faresti futuro. Se vuoi guidare la verifica con la Rembady devi prima passare, altrimenti a suon di schiaffi i tetti di Cambridge ti farò sorvolare! Ti va bene come rap? >> canticchia mamma.
<< Vedrai che ho passato la verifica >>
<< Tesoro, non puoi aspirare ad un otto se non hai risposto a nemmeno una domanda! >>
<< A un sette? >>
<< Nemmeno! >>
<< A un sei e mezzo? >>
<< Sì, se lo dividi per 6 >>
<< Ingiusta! Vedrai che lo riuscirò a passare almeno con sei e mezzo! >> L’ho detto, ma non lo penso sul serio. Insomma, più di 1 non posso aver preso. Mamma ha centrato in pieno! E se la Rembady mi mettesse 0? No, non oso pensare. Ottimismo. E’quello che mi manca! Adesso percorro la scalinata della scuola a testa alta, mi siedo al mio posto, apro il foglio della verifica dignitosamente e …
TROVO UN GIGANTESCO “1” ROSSO CHE CAMPEGGIA IN MEZZO AL FOGLIO!
 
1? Ho preso 1, ho preso 1! Posso mettermi a piangere, almeno?!?!? No, sarebbe inutile: non ho più tre anni! La Rembady è proprio malvagia, super malvagia! Mamma aveva ragione su tutto! Ma dai, posso aver preso 1? Che vergogna! La Rembady entra in aula con un ombrello e una borsa stile “Mary Poppins”. Toglie gli occhiali da sole e si appollaia sulla sedia della cattedra.
<< Sono arrivata qui alle sei e mezza apposta proprio per portarvi le verifiche. Poi sono uscita un attimo, adesso sono appena ritornata dalla libreria: ho comprato un nuovo libro per voi! Ci sono alcune cose che vi detterò dopo, ma adesso pensiamo alle verifiche: è severamente vietato confrontare e svelare voti l’uno con l’altro, intesi? >> dice.
Il resto della giornata non riesco a capire nulla degli esercizi pensando a come potrebbero punirmi mamma e papà se svelo loro del mio “magnifico” voto: forse potrebbero davvero farmi iscrivere ad un corso di guida degli aereo come ho pensato l’altra volta!!! Beh, sarebbe utile pilotare un aereo! La campanella suona, come se ti volesse dire “Dai, per questa volta ti aiuto. Ti salvo, cara prigioniera di queste mura, banchi scricchiolanti e tantissimi mostri che si nascondono sotto il nome di “professori”. Mi avvicino alla professoressa Rembady ( non so con quale coraggio. Mai avvicinarsi ai mostri!).
<< Professoressa, vorrei chiederle una co-co-cosa … >> balbetto. Non ho mai sofferto di balbuzie, ma i mostri possono provocarti questo.
<< Sì, io sono sempre disponibile per le mie care prede … per i miei carissimi alunni! >>.
Ha qualcosa d’inquietante! Mi ricorda la maestra del libro “La classe terribile”( non so se l’avete letto, in ogni caso la Rembady è identica!).
<< Beh, vorrei sapere una cosa, Miss Rembady. Perché alla verifica mi avete messo “1”? So che non ho scritto nulla, però non sapevo niente … >> Solo adesso mi rendo conto di quanto suoni stupido il mio ragionamento. E’chiaro che mi meritavo l’ “1” se non sapevo nulla. La Rembady si toglie gli occhiali argento, inforcati poco prima.
<< Il problema non è questo, Pevity. Il problema è che tu hai avuto paura. Hai dimostrato una grande insicurezza non scrivendo niente. Se tu avessi comunque provato a scrivere qualcosa ti avrei messo un voto molto alto. Meglio avere rimorsi che rimpianti, Pevity! Con questo compito non volevamo assolutamente testare la preparazione, ma solo dimostrarvi che non siete ancora troppo maturi. Era per dimostrare la vostra sicurezza. E purtroppo siete stati tutti molto ingenui non scrivendo nulla. Insomma, gli argomenti della verifica non erano ancora stati ripetuti! Credevate così malvagia la vostra prof? >>
<< Cioè … Lei mi sta dicendo che anche se avessi scritto stupidaggini avrei avuto un voto alto? Insomma, lo scopo di questo test era dimostrare sicurezza? >> mi meraviglio.
<< Proprio così. E dimostrate tutti di essere ancora insicuri e immaturi >>
CIOE’, Avete capito in che scuola di pazzi mi ritrovo? Dare un test con cose che non abbiamo fatto solo per dimostrare se siamo maturi!!!  Non ci posso credere!!!
<< Va bene, prof. Capisco tutto, la ringrazio per aver perso tempo con me >>
A casa mi accolgono direttamente sul pianerottolo. Vengo sommersa da “Come sei andata? Tutto bene? Che voto hai preso? La Rembady ti ha detto qualcosa?”. Io sospiro, tolgo la tracolla dalle spalle, che tocca il pavimento con un tonfo, e mi siedo sulla poltrona.
<< Ho concluso che non voglio più andare a scuola >> sbuffo.                 
<< Tesoro, non dire una cosa del genere. Tu devi andare a scuola per avere un futuro, devi studiare … >> fanno degli scandalizzati genitori.
<< Era per dire, purtroppo sono costretta ad andarci. Ho preso “1” … >>
<< 1? >> chiedono scandalizzati. << Stai scherzando, vero? >> continuano.
<< No. In pratica questo test era solo a scopo di sicurezza. La Rembady ci aveva dato degli argomenti che non abbiamo fatto, ma noi dovevamo comunque scrivere qualcosa per dimostrare maturità e sicurezza. Mi ha anche detto “Meglio avere rimorsi, che rimpianti!” >>
<< Oh, tesoro. Non è assolutamente colpa tua, questa Rembady è matta! Andremo a parlarci un giorno. Però ho ancora un dubbio: perché qualcuno non le ha detto “Questi argomenti non li abbiamo fatti” ? >>
<< Perché siamo senza coraggio, pensavamo che la prof li avesse spiegati già e noi ce n’eravamo dimenticati! >> 
<< Siete una classe di cretini, insomma! >> interviene Max. Sbuffo.
<< No, non siamo cretini … >>
<< Siete codardi! >>
<< Max, ma cosa dic … sì, più o meno è così! >>
Detesto dare ragione a Max( anche se questo non succede spesso, la maggior parte delle volte non indovina niente). Dopo pranzo decido di uscire un po’, vado da Talita. Cammino sul marciapiede, attraverso migliaia di ville tutte uguali,ma uniche nel loro genere e finalmente scorgo casa di Talita: è nascosta, sembra quasi un giardino incantato: siepi alte circa due metri, cancello bianco “floreale” e una villa abbastanza grande. Mi piacerebbe abitare in una villa, i palazzi sono sempre così monotoni. Così uguali. Così grigi! Senza contare che in una villa hai anche molta più privacy, quando, invece, nei palazzi “le mura hanno le orecchie”. Poi si può mettere la musica ad alto volume quando si vuole, a differenza dei palazzi. Talita mi apre la porta.
<< Ciao, c’è anche tuo fratello. E’ venuto a portarmi un paio di libri >> mi accoglie. Entro nel soggiorno di cui conosco ogni minimo dettaglio. Oramai mi sembra la mia seconda casa!
<< Ciao, Max >> dico.
<< Ciao, sorellina. Talita mi ha raccontato tutto di Avarett. Ti piace, non è vero? Perché non glielo dici? Meglio avere rimorsi che rimpianti, in fondo! >>
BASTA! Oggi questa frase mi sta PERSEGUITANDO!
<< Da quando in qua tu fai parte della “Posta del cuore”, Max? >> chiedo.
<< Cercavo solo di darti un consiglio! Comunque, Talita, i libri sono quelli che ti ho lasciato sul tavolo. Ciao, devo andare >> ci saluta Max.
Talita lo saluta, mentre comincia a bere il tè. Sì, sono le cinque.
<< Bevi il tè ogni giorno alle cinque?!? >> domando stupita.
<< Sì. Tu non lo fai? Ogni inglese lo beve! >>
<< No, noi non abbiamo questa usanza. Però tu non hai origini inglesi, vieni dal Perù! Perché lo bevi? >>
<< Così, mi adatto alle usanze >>
Il resto del pomeriggio trascorre tra chiacchiere su di tutto: Rembady, Tueldex, musica, film, libri, ecc … Sono le sei, devo andare a scuola guida!  
<< Talita mi dispiace, ma io devo correre all’autoscuola >> la saluto, ormai sulla soglia della porta.
<< Vai, ti aspetto un altro giorno! >> risponde.
Esco fuori da quel giardino nascosto che somiglia ad una specie di labirinto. E chi trovo sulla strada? Sarah! Fingo di non vederla spostandomi verso l’altro marciapiede e rischiare di essere investita. Succedono sempre disastri quando c’è Sarah di mezzo! La detesto! Purtroppo lei mi ha vista( mascherarmi con il cappuccio non è servito. La gente mi guardava come se fossi una psicopatica\ladra con il cappuccio in una giornata soleggiata). Mi corre incontro come se avesse visto Lady Gaga( la sua eroina). “Dalia” sento gridare con la voce stridula, che mi aveva perseguitato per mesi.
<< Che c’è? >> mi giro.
<< Adesso non si salutano più le care amiche? >>
<< Le care amiche sì, te no! >> rispondo. Libera mi sta contagiando con la sua grinta … Aspetta un attimo, io sono Libera!
<< Mi spieghi cosa ti ho fatto? >>
Non rispondo. Ha anche la faccia tosta di chiedermi cosa mi ha fatto! Se non lo sa lei …
<< Dov’è Sylvie? >>
<< E’ partita >>
<< Ah, adesso si spiega perché mi cercavi >> commento.
<< Mi tratti malissimo da quando è arrivata Sylvie! Sei gelosa, non è vero? >>
<< NO! Semplicemente non sopporto di essere usata da una che si crede la più brava-la più bella-la più simpatica e invece è solo una snob che ti usa! Adesso che non c’è Sylvie tenti di rimpiazzarla con me, quando ti serviamo ci usi! Ma non siamo oggetti e non siamo disposte a questo! Quindi ciao, ciao cara Sarah! O no, aspetta. Com’è che dici tu? Ah, bye bye, Sarah! >> continuo sarcastica, facendo per andarmene.
<< Sei la più grande bugiarda che esista! >> Mi giro.
<< Puoi dire tutto su di me, ma non che non sono sincera! E’come dire che tu sia simpatica! >>
<< Un tempo mi consideravi simpatica, ma poi hai fatto di tutto per allontanarmi … Perché? >> chiede.
<< NON SONO STATA IO, SARAH! SEI STATA TU! E ADESSO NON FARMI PERDERE TEMPO PERCHE’DEVO ANDARE A SCUOLA GUIDA! >>
<< Fammi specificare una piccola cosa: sei stata tu ad allontanarmi non venendo allo spettacolo e non raccontandomi che eri una Tueldex >> dice lei abbassando la voce. Mi blocco.
<< Chi ti ha parlato dei Tueldex? Ah, certo: Sylvie! >>
<< Sì, ma non stiamo parlando di questo. Il fatto è che tu mi consideravi troppo stupida per capire una cosa del genere. Secondo te ero solo una pettegola che l’avrebbe detto a tutta la scuola,si vede che non mi conosci bene! ... Io ti sarei stata vicino, ma tu purtroppo non hai nemmeno provato a spiegarmi della tua categoria, del motivo per cui non eri venuta allo spettacolo … Perché non me lo hai spiegato? Nella vita meglio avere rimorsi che rimpianti, Dalia! >> spiega lei. BASTA! SONO STANCA DI QUESTA FRASE!
<< Sarah, il fatto è che tu … >>
<< Non potevo capire! No, io non posso capire nulla, è chiaro! Stammi bene, Dalia! >> continua andandosene.
 Ecco, s’è offesa pure lei! Va bene, ho sbagliato a non dirle niente: magari mi sarebbe stata vicina e non mi avrebbe rimpiazzata con Sylvie, però lei non era la persona adatta! Fin da quando eravamo piccole mi ha sempre considerato una ragazza dalla troppa immaginazione, quindi non mi avrebbe sicuramente creduto se le avessi parlato dei Tueldex. In fondo la mia scelta è stata quella più sensata … O no?!? Continuo a camminare, è tardissimo: sono già le sei e mezza! Credo che ormai i corsi di autoscuola sono finiti. Devo chiamare Avarett per avvertirlo. Apro la zip della tracolla e come al solito non trovo il cellulare: sta pure squillando! Evidentemente è Avarett. Finalmente( dopo almeno sette squilli) lo trovo!
<< Avarett, sarei voluta venire a scuola guida ma … >>
<< Hey, calma, Dalia! Innanzitutto come stai? >>
<< Bene grazie. Oggi non sono venuta all’autoscuola perché … Dovevo fare un servizio! Eh sì. Noiosi e stancanti servizi! >>
<< Classica scusa per dire che dell’autoscuola non te ne frega niente! >>
<< No, in realtà sono stata bloccata per strada da Sarah, l’amica di tua sorella >>
<< Ah, l’amica di Sylvie. La detesto! >> esclama.
<< Sì, non sei l’unico. Beh, chiamavo solo per questo >>
<< Va bene, ciao. Però prima ti vorrei proporre una cosa:come te la cavi con la fotografia? >>
<< Bene, mi piace. Ma perché questa strana domanda, Avarett? >>
<< Mia sorella Sylvie organizza un concorso della “foto più bella”: devi scattare una foto a un paesaggio e la foto più bella vince! Ha pochi partecipanti, fin ora! Se vuoi domani vi potete mettere d’accordo a scuola! >> esclama.
<< Avarett, non saprei ... Non sono proprio la più brava fotografa di tutti! >>
<< Provaci! Meglio avere rimorsi che rimpianti! >>
Chiudo immediatamente la telefonata. Perché questa frase mi perseguita?!?! Cosa cerca di dirmi? Torno indietro, attraversando il bosco per arrivare a casa. “So che è inquietante, ma non ti preoccupare, Dalia. Attraversi il bosco miliardi di volte, anche la sera. Non preoccuparti, ‘sta calma e smettila di leggere libri e vedere film gialli” mi ripeto correndo per il bosco. Beh, se corro arriverò prima a casa e lo strazio “sensazione da film” sarà finito. E’vero, attraverso il bosco praticamente ogni giorno! Ma oggi ho l’impressione che qualcuno mi segua, quindi mi giro. Bah, non c’è nessuno. A meno che …
<< Ciao, Dalia! >> voce fin troppo conosciuta. Non ho il coraggio di voltarmi.
<< Ciao, Emy! >>
“Non pensare al fatto che ti ritrovi sola in una foresta con un fantasma, non pensare al fatto che ti ritrovi sola in una foresta con un fantasma, …” ripeto. OPS, l’ho detto ad alta voce.
<< NON SONO UN FANTASMA, CASPITA! >> sbotta Emy.
<< Cosa sei? >>
<< Se non lo scopri tu! Ah, sei proprio un caso perso … Ma sei tu Dalia Pevity  o ti hanno scambiata con un’altra? >> domanda.
<< Sono Dalia Pevity. Mi dispiace,ma io ho già abbastanza casini, eh! Se si aggiunge pure un fantasm … hem, una persona dall’identità sconosciuta, impazzisco! >> esclama.
Lei fa un giro per il bosco piantandomi in asso al centro del bosco. “Resta qui, eh!” mi raccomanda prima di andarsene. E sì, cosa faccio qui? La bella statuina? Attenzione, gente: in mezzo al bosco c’è una nuova attrazione! La statuina vivente! Emy mi lancia un’occhiata fulminea.
<< Sì, sei abbastanza sarcastica per essere l’altra metà di Libera >> commenta Emy appena ritornata.
<< Tu mi leggi nel pensiero?!? >>
<< Ma guarda! Che scoperta dell’acqua calda! >>
<< Beh, perché mi avevi piantato qui in asso? Dovevi fare shopping nella foresta?!? >>
<< NO!  ADESSO TU SCOPRI LA MIA VERA IDENTITA’. E TI ASSICURO CHE NON SONO UN FANTASMA! >>
<< Beh, sei colei che ha scoperto cosa è racchiuso nella pietra! >>
<< Dalia, questo lo sanno anche i Tueldex di tre anni! Cosa sono, inoltre?!? >>
Stavo per ripetere “un fantasma”, ma mi sono bloccata: se ha detto che non lo è evidentemente non lo è, no? Dunque, facciamo una lista:
Fantasma
Torta alla panna
Torta al cioccolato o altri gusti
Vampiro
Fata? Forse è una fata: no, troppo malvagia, quindi = fata
<< Ah, io sarei malvagia? >> interviene Emy. Giusto, legge nel pensiero. Veggente? Sì, potrebbe essere una veggente.
<< Non sono una veggente, fantasma, fata, vampiro o torte alla panna! E’un po’difficile indovinare la mia identità e non credo che un cervello di gallina come te ce la farà, anche un cervello astuto come il tuo ce la farà! >> conclude lei.
<< Non lo so, non so proprio! >>
<< Provaci. Nella vita meglio avere rimorsi che rimpianti! >>
IL PROSSIMO CHE LO DICE LO BASTONO! Sembra che la mia vita sia basata su quella frase persecutrice. Sai, cosa ti rispondo? Io non sono una codarda e quindi da ora in poi non avrò mai nessun rimpianto. Proverò a far di tutto. Non mi arrenderò mai, capito carissimo * si fa per dire * proverbio???
<< Invece di ragionare con i proverbi, scopri un po’chi sono! >>
<< Allora ti va di giocare a Indovina Chi? Ho una versione del gioco giusto nel salotto di cas … >>
<< DALIA! Mi dispiace tu non arriverai mai alla conclusione, quindi è ora che te lo dica io: io sono … sono … LIBERA! >>
LIBERA? COME LIBERA? Non può essere … me!
<< Aspetta un attimo, Libera non esiste sul serio … E’ solo un personaggio che uso come copertura, no? >>
<< Invece esiste. E sono io! >>
<< Sei più o meno la sua manifestazione vivente? >>
<< Diciamo che è così! >>
<< Quindi … Saresti una parte di me, in pratica! >>
<< Esatto! >>
<< Un secondo … Sei stata tu a scoprire cosa c’era nella pietra! Una parte di me l’ha scoperto >>
<< Sì, però noi siamo due persone diverse, come se fossimo due metà! E’complicato da spiegare. Comunque adesso sei tu che lo devi scoprire, no? >>
SPETTA A ME, PURTROPPO.

ANGOLO  DALIA!

Ciao, ragazzi. Ormai ho imparato a fare un Angolo Autrice come si deve, quindi non temete. *Non tenete conto di quest'angolo e delle stupidaggini che dice. ND Jenna*. Beh, innanzitutto Jenna deve sparire dal mio Angolo, poi volevo parlarvi di questo capitolo, il 22. C'è stato un colpo di scena su Emy, no? Chi se lo aspettava che fosse un'altra metà di me?!? Nemmeno io, pensa un po'! Comunque non provate a dirmi la frase "MEGLIO AVERE RIMORSI CHE RIMPIANTI" o sarete puniti severamente! Detto questo, volevo ringraziare la new entry nei "preferiti" e nelle "seguite": Prillashock99.

Vi porgo i miei migliori saluti, Dalia.

Commento autrice: finalmente questa( dopo 22 capitoli) ha imparato a fare un Angolo Autrice più decente ^_^ 

Risposta Dalia: lo so, lo so, sono la migliore U.U. Scherzo, ovviamente xD

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Capitolo 23
*** L'enigmatica Emy! ***


Guardo Emy con un’espressione … STRANA! Come può essere Libera? Libera l’ho creata io, non esiste sul serio …
<< Invece esiste, sono io! >>
E’ fastidiosamente terrificante quando qualcuno ti legge nel pensiero. Non sono libera e sottolineo LIBERA di pensare  tutto quello che voglio. Mi sento osservata … Spiona di una fantasma LIBERA!
<< Se mi chiami di nuovo fantasma riduco te in uno spettro! >> sbotta
<< E tu non leggermi più nel pensiero! >> le dico, continuando a camminare per la foresta. Lei mi segue. Non credo che potrei presentarla alla mia famiglia, mi scambierebbero per una psicopatica… immaginate la scena: Ciao, questa è Libera. Sì, lei esiste ed è quella che ha scoperto per prima cosa contiene la pietra dei Tueldex. Nulla di strano, ragazzi! Non spaventatevi!
<< Bella presentazione! >> esclama lei.
<< Finiscila .. Non ho intenzione di presentarti sul serio! Comincio a pensare che tu soffra di solitudine … >>
Il viso stile Manga di Emy prende la forma di un punto interrogativo. Sembra voglia dirmi più o meno “Sul serio? Sei così stupida da pensare questo?”.
<< Infatti è proprio quello che ti voglio dire … >> continua
<< La smetti di insinuarti nei miei pensieri? Insomma, questa ti sembra una situazione di tutti i giorni? Una tizia comparsa dal nulla mi dice che è metà di me stessa, s’intrufola nei miei pensieri e in più siamo da sole in un bosco all’una e mezza di notte! Insomma, mettiti nei miei panni … >>
<< Io sono già nei tuoi panni. SONO LIBERA, NO? >>
<< Ma non eri EMY? >> domando.
<< No, sono Libera. Ho usato il nome EMY come copertura, no??? >>
<< Perché proprio EMY? >>
<< Boh … Non saprei! Mi piaceva … >>
All’improvviso una nuvola minacciosa compare sulla nostra testa. Dalla nuvola scende una pioggia abbondante. Il cielo che prima mi sembrava di un colore blu oltremare, eccolo diventare freddo e gelido. Sembra celare dietro quelle nuvole un mistero, un non so che di strano, qualcosa … Non facile da spiegare. So solo che se ti ritrovi insieme ad una metà di te in una foresta potrebbe succedere di tutto. Sì, perché anche la foresta sembra spaesata: gli alberi si muovono come se avessero timore delle nubi che minacciose si poggiano su di loro come se volessero schiacciarli, gli animali rincasano nelle loro tane e le pozzanghere spuntano in ogni angolo del bosco come se volessero divorare tutto. Qualche anno fa ero una grande poetessa \ compositrice di canzoni. Componevo canzoni poetiche, tutte orribili a dir la verità e poesie ancor più orrende tipo questa:
E comincia a piovere:
piove, piove, piove, piove ( si ripete fino a quando non finisce la pioggia), le nuvole liberano i loro pensieri( le gocce) su di noi scaricando la loro tensione. Sì, perché quelle gocce sono solo i pensieri delle nuvole. Vogliono scaricare la loro tensione su di noi, urlare al mondo “Nessuno ci ascolta, nessuno! E per oggi ci liberiamo di ogni peso! Ognuno deve ascoltare un nostro pensiero perché siamo … LIBERE!”
Ero fissata con la libertà già da piccola … ma di certo non sapevo che sarei diventata LIBERA! Quella poesia l’ho “composta” a undici anni, è per questo che fa vomitare. Qualche pezzo è pure carino, ma ammetto che il “Piove, piove, piove( si ripete fino a quando non finisce la pioggia)” è ORRENDO. Sono quasi sul punto di recitarla ad EMY( non mi piace chiamarla Libera, Libera sono io e non lei!), ma mi accorgo che sono sola. E’ sparita, quella lì. Comincio a gridare “EMY, DOVE SEI? Perché mi hai lasciata sola nella foresta? NON DIRMI CHE SEI STATA SEQUESTRATA DAI DISSENNATORI!”. No, se fossero arrivati i DISSENNATORI me ne sarei accorta,non credete? Ho un po’ di timore a tornare a casa da sola a quest’ora … Probabilmente in famiglia hanno già chiamato a “CHI L’HA VISTO?”. Torno a casa, camminando piano. “BUUUU” sento urlare, spaventandomi. Comincio a correre verso casa e intanto inciampo in un rametto. Ahi, mi sono graffiata! Lo sento, il nemico si sta avvicinando. Sono i DISSENNATORI, SONO LORO! E invece mi giro … E non c’è nessuno! Ah, sarà Emy, niente di che … Ma lei non ha questa voce. La cosa si fa sempre più inquietante …  Continuo a correre senza voltarmi e giungo a casa, senza essere “divorata dal nemico”. Stanno già tutti dormendo, è buio.
<< Ragazzi, qui c’è Dalia. Colei che ha affrontato il nemico! >> esulto vittoriosa. Mi rimane un dubbio però: a chi apparteneva quella voce nel bosco? Era una voce maschile e sicuramente conosciuta … Adesso devo solo dormire. Domani non vado a scuola. M’inventerò una scusa: il classico mal di pancia va più che bene.
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Giorno, ragazzi! E’ora di mettere in scena il mio “commovente” mal di pancia improvvisato.
<< Dalia, preparati che devi andare a scuola! Io non ti accompagno in macchina, oggi devo andare prima in redazione! >> mi dice mamma. Ma dove la trova tutta quella energia di prima mattina quando io alle 7.30 ho ancora la tipica faccia da zombie?!?
<< Oggi non vado a scuola … Ho mal di pancia! >>
<< Uhm … In effetti ti vedo pallida! >> conclude lei andandosene e salutandomi. Lo sapevo! La faccia da zombie colpisce sempre! Mi affaccio alla finestra e vedo spuntare dalla cassetta della posta una bustina. C’è posta, bah … Sarà qualcosa d’inutile, però io vedo lo stesso. Rientro a casa, dopo aver ritirato una lettera! E’ indirizzata a mio nome … Chi può mandarmi posta? Forse ci sono … I GUFI DI HOGWARTS! No, non sono i gufi … Sono nata Babbana, purtroppo. Apro subito la lettera.
Carissima Dalia,
mi dispiace per averti piantata in asso in mezzo alla foresta, perdonami. E’che … Il tempo … Beh, questo te lo spiego dopo. Comunque non devi tardare a casa, perché la foresta è completamente pericolosa … Lì ci sono Luke e Jake, so che erano tuoi amici …ma adesso non sono più così. Avarett ha deciso di riprendersi la sua anima e adesso loro sono come prima … Tradotto: evitali assolutamente. Non hai idea di come siano. Avarett, invece, adesso è come prima: gentile, cordiale … Ma ormai( a mio parere) la pietra è troppo importante  per lui, così non ha intenzione di restituirla. Se hai domande da farmi, possiamo vederci quando vuoi. Troverò io il modo. Io sono Libera, posso fare tutto no? Vengo al concorso di fotografia che si tiene oggi, ok? Così quando hai finito puoi farmi tutte le domande che vuoi. Ti spiego anche perché sono fuggita non appena ha cominciato a piovere ...
A presto, EMY- Libera.
Quanti altri disastri da combinare ha in serbo quella ragazza? Ci mancava solamente che si presentava al corso di fotografia. E cosa dirà Avarett? Lui la conosce sicuramente, dovrà stare molto attenta a non dare nell’occhio quella lì.
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E’ ora di andare al corso di fotografia! Credo che la macchina fotografica Nikon vada più che bene per fotografare. Ne ho scattate un miliardo di foto con quella cosa lì! Sperando che non sia finita la memoria giungo dove si tiene il concorso. E’ un ambiente … non so, indifferente. Non lo vedo molto ben strutturato per scattare foto divertenti: è all’aperto e a parte il prato, il cielo e gli alberi non vedo molto di adatto per uno “studio fotografico”. Sylvie è in piedi su una specie di palco alto poco più di 8 cm, per fortuna che non ha la statura di una formica, altrimenti non l’avrebbe vista nessuno lì sopra. C’è anche Sarah tra la folla, probabilmente. “Folla” per modo di dire, in realtà siamo meno di venti persone. Avarett, però, c’è ed è sul palco con sua sorella Sylvie. Appena mi vedono mi salutano da lontano. Mi sento un po’ fuori luogo, non so: ogni gruppo è almeno in cinque – per scattare foto originali e divertenti, infatti, si necessita di più di persone – io invece sono una sola. Sylvie ci spiega tutto sulle foto da scattare e io comincio a prendere posizione. Comincio con un autoscatto al cielo. Beh, trovo un po’ banale fotografare un cielo nuvoloso e color grigio perla che lascia presagire quantità di pioggia nei prossimi giorni, però provo lo stesso a schiacciare. Dov’è che si scattavano le foto? Uhm … forse sul pulsante destro, o quello sinistro … Ah, trovato! Quello in alto! “Modestamente, sei una grande fotografa, Dalia” mi complimento con me stessa, sono un genio lo so :3 Peccato che la macchina fotografica non mi faccia scattare la foto. Chiamare Avarett per farmi aiutare mi secca non poco, quindi opto per Sylvie.
<< Sylvie … Come mai non riesco a scattare foto? Ho premuto sul pulsante giusto, ne sono sicura … >> affermo. Lei prende in mano la macchina fotografica, ripetendomi la frase “Tutto chiaro”. Dopo che l’ha ripetuta una decina di volte si decide a spiegarmi la situazione : << Semplice, Dalia. Hai terminato la memoria della macchina fotografica, la batteria è quasi scarica e il pulsante è stato schiacciato con troppa forza … >>
Sono prontissima per fare la fotografa, eh?!?
<< Sono un disastro, Sylvie … Mi dispiace così tanto, non volevo farlo di proposito >> spiego mortificata.
<< Figurati … Ti presto la mia macchina fotografica per fare una bella fotografia, non romperla  >> sorride. Mi sento una bambina piccola a cui regalano un giocattolo e poi mi dicono: “Non romperlo, fa’ attenzione”. Nonostante questo, annuisco non pensandoci troppo. Cammino per la collinetta e finalmente riesco a decidermi a scattare una foto decente: una bella visuale del paesaggio. Cioè il cielo nebbioso, il prato e gli alberi. Beh, non è colpa mia se lo studio fotografico non è ben attrezzato. Chiamo Sylvie a squarciagola, ma vedo arrivare Avarett verso di me. Abbasso lo sguardo.
<< Mi pare di aver chiamato Sylvie … >> borbotto.
<< Cos’hai contro di me? >>. Non rispondo. Io ho molto contro di lui, in realtà …
<< Niente >> fingo. << Beh, adesso guarda la foto >> continuo. Mollo la fotocamera e gliela consegno. Sta osservando attentamente la foto: sembra studiarla nei minimi particolari, come se volesse capire il motivo per cui quel paesaggio mi ha spinta a scattare la foto, com’è la qualità, …
<< Hai finito, fotografo di professione? >> domando.
<< Non sei nella posizione di giudicare, Dalia! Questa foto è … non riesco nemmeno a trovare le parole, è una foto … Amorfa! Completamente inutile e anonima, che non colpisce al primo sguardo. Insomma, un paesaggio grigio? E’così che vuoi mostrare Liverpool agli altri? Ti servono foto più originali … >> protesta.
<< Grazie tante! Quando ho bisogno di gentilezza non ti chiamerò mai. Io non sono una fotografa e non è colpa mia se il “set fotografico” offre solo questa struttura! >>
<< Dalia, bisogna cercare le occasioni anche quando non ci sono … E non solo per la fotografia! >> risponde andandosene. Mentre volta le spalle e si allontana comincio ad imitarlo con voce ridicola: “E non solo per la fotografia … “. Lo so, sono simpaticissima. Poco dopo una voce mi dà della stupida. Non è la mia coscienza, è una voce … una voce reale, una che conosco fin troppo bene. Mi volto e vedo dei capelli violacei. EMY! Certo che questa tizia con i capelli e gli occhi color viola gelido dà poco nell’occhio, eh? La trascino dietro al palco di 7-8 cm.
<< Emy! Non dovevi venire proprio adesso, credi che la gente non se ne accorga di te? No, giustamente è molto normale una tizia con i capelli e gli occhi violacei! >> mi accanisco contro di lei.
<< Sai, esistono da un po’di tempo cose chiamate “tinture per capelli” e “lenti a contatto colorate” >> ride. Sto per schiacciarle un bell’ “irresponsabile” contro, quando mi accorgo che il suo ragionamento non è proprio insensato. E’ il mio che non fa una piega. Detesto dare ragione a qualcun altro, ma purtroppo alle volte è necessario. Lei si scosta dal palco e mi chiede se ho intenzione di scattare una foto decente.
<< No, non c’è la struttura adatta qui … >>
<< Non preoccuparti. Con me la foto del paesaggio sarà stupendo! >> sorride. Io sbuffo e intanto mi ritrovo dei ricci castani davanti al mio volto. Mi sono scontrata con Sylvie!
<< Ah, hai portato anche una tua amica? Come si chiama quella ragazza dai capelli viola? >> mi chiede, come se fosse una cosa normalissima. Sto per risponderle, quando Emy interviene sempre col suo modo di fare un po’ aggressivo. Un bel po’, a dir la verità.
<< Io sono Emy posso anche presentarmi da sola, Dalia! A te non te ne frega niente di come mi chiamo, però. A che ti serve, allora? Corri da qualcun altro, ficcanaso! >> dice Emy riferita a Sylvie, che si allontana ignorandola. Mollo uno schiaffo a Emy pentendomi subito di ciò che ho appena fatto. Non era proprio uno schiaffo, un buffetto sulla guancia… anche se credo di averle fatto un po’ male. Non so perché, è stato un riflesso involontario. Non mi era mai capitato prima d’ora …
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<< Scusami tanto, Emy! Ti sei fatta male??? >> le domando.
<< No, guarda … Mi sono fatta bene! Grazie del bel regalo, Dalia! >> continua sarcasticamente come il solito.
<< Mi dispiace … >>
<< No, in fondo era anche colpa mia … Però il tempo mi fa questo effetto >> risponde.
Io mi blocco. Che cosa vuol dire “Il tempo mi fa quest’effetto” ?  Resto per un attimo imbambolata a fissare le nubi minacciose, senza prendere in mano la situazione. Poi la mia intrepida curiosità ritorna e quindi non esito a chiedere a Emy il senso della sua frase.
<< Beh, dovrei star su tutta una notte per spiegartelo … Il mio carattere è sempre stato collegato con il tempo meteorologico: quando il cielo è nuvoloso mi sento anch’io grigia, quando c’è il sole mi sento meglio … Sono meteoropatica in una maniera straordinaria, direi! >> ride nervosamente. Risata isterica, suppongo.
<< Quindi sei un po’ lunatica … Ecco perché eri fuggita dal bosco! >> esclamo, concludendo una mia idea.
<< Sì. E a quanto pare anche tu lo sei! Mi hai dato uno schiaffo, ho saputo che hai trattato male Avarett, … >>. Mi siedo su un muretto.
<< Mi mancava solamente essere lunatica! >> ridacchio.
<< Beh, sei come me … E questo è un gran complimento, non credi? Tutte vorrebbero essere così, perché con me non ci si annoia mai, non credi? >> ride. In effetti, da quando l’ho conosciuta, me ne sono capitate molte! Sì, Emy ha proprio ragione! All’improvviso vengo assolta da un dubbio: Emy è un’amica immaginaria con cui parlo solo io o no? Glielo chiedo e lei mi risponde che non potrebbe essere più reale. Quindi non sono una pazzoide che ha un’amica immaginaria – che poi sarebbe una parte di lei stessa - , almeno questo!
<< Avremmo delle foto da fare! >> esclama lei energica.
<< Sì, decisamente. Questo sarà l’inizio di una grande amicizia … >>
<< NON FACCIAMO PARTE DEL WINX CLUB, DALIA! >> grida.
Ok, adesso ha uno sbalzo d’umore.


A.A

Finalmente un angolo autrice tutto mio e che non appartiene a Dalia, Avarett, Max o Emy ... Solo mio! Dunque, in questo capitolo abbiamo scoperto un altro lato del carattere dell'enigmatica Emy e ne scoprirete tantissimi altri!!!! Dal lato aggressivo a quello coraggioso, ecc...Non voglio anticiparvi nulla ;) Beh, ne approfitto per pubblicizzare un'altra mia storia: "Perle di saggezza di Voldy"= è comica, con il bollino verde e se volete farvi quattro risate passate di lì ;)

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Capitolo 24
*** Il destino dei Tueldex è nelle mie mani ***


Mi sveglio e mi affaccio alla finestra ... Liverpool  è inebriata da una fitta nebbia che ha ricoperto ogni cosa.
-Nuvolosa la giornata, eh? – chiede una voce alle mie spalle.
-Sì, papà ... Siccome è così nuvolosa, stavo pensando di ... – comincio a dire.
-Di non andare a scuola, vero? – indovina lui.
-Eh, diciamo d-di sì – balbetto impaziente.
-Toglitelo dalla zucca, Dalia!!! Adesso ti muovi subito e raggiungi la scuola che è già tardi ... Ti vengo a prendere io più tardi – taglia corto.
 
Mi guardo allo specchio. Non sono più la Dalia che si preoccupa per il suo aspetto, che vuole acquisire il titolo di “Miss popolarità” come prima. Sarah prima mi accusava sempre di essere frivola: da  che pulpito. Anche se ammetto che è vero: prima non avevo interesse, curiosità per nulla ... Adesso ho un obiettivo: scoprire tutti i segreti sui Tueldex, dal primo all’ultimo, anche se questo dovesse comportare dei rischi. Riuscirò. Riuscirò nel mio intento. L’importante è acquisire il coraggio e la sicurezza che mi mancano. Mi domando il perché del mio cambiamento improvviso: è una totale svolta di carattere rispetto all’anno precedente. Da bambina ho sempre sognato di diventare una principessa, una di quelle ragazze perfette ... E inizialmente c’ero anche riuscita! Poi ho capito che non serviva a nulla, non era la cosa più importante. Se mai diventerò famosa – anche se ne dubito seriamente – voglio essere ricordata per il mio coraggio. Per aver affrontato la Rembady, Luke, Jake, Avarett ... Ma la mia missione non era affatto terminata. Di “mostri” come loro ce ne sarebbero stati tantissimi altri e anche peggiori.
-Sono pronta per affrontare tutto questo? – domandai a me stessa, guardandomi allo specchio. Poi annui con un cenno del capo: sì, ero pronta!! Prontissima. Cominciai a correre e arrivai a scuola in un tempo record!! Oggi avevamo la Rembady. 6 ore su 6. Lei si appollaiò sulla cattedra, come il solito. La guardai di sottecchi.
- Pev, interrogazione alla lavagna!! – gridò stridula lei.
Chi era Pev? Uno nuovo, suppongo. Almeno non ero stata chiamata io. Odiavo le interrogazioni alla cattedra. Ho anche composto una lista dei motivi per cui le detesto:
1.Alla lavagna provo soggezione, non chiedete perché
2.Mi sento una bambina di prima elementare che non riesce a risolvere il “caro” problema dato dalla maestra, non chiedete perché.
3.I compagni mi guardano come fossi un alieno, non chiedete perché.
-Pev, non vieni alla lavagna? Sei impreparata, Pevity? – domandò lei. A quel punto sgranai gli occhi.
-Sbaglio o ha pronunciato il mio cognome? – domandai timorosa – No, giusto? – chiesi speranzosa. Sylvie mi lanciò un bigliettino stracciato. C’era scritto, con una grafia leggibile e una biro: “Dalia, certo che si riferisce a te!!!”
Mi alzai dal mio posto incerta, noncurante dei bisbigli che si scambiavano tutti: “No, non è preparata, sono sicura che non ha studiato”.  Sussurrai tra me e me: “Sfortuna, sfortuna, sfortuna!!!” Cominciai a poggiare incertamente il gesso consumato sulla lavagna polverosa.
-Eh ... mi detterebbe l’esercizio, professoressa? – chiesi io.
-Zitti tutti e non la suggerite, mi raccomando – disse la odiosa Rembady riferita a tutti i compagni che mi colpivano con palline di carta colmi di suggerimenti e che non riuscivo ad afferrare. Riuscii a prenderne solo uno, quando l’odiosa Meredith Carey Rembady si voltò. Scrissi velocemente sulla lavagna ciò che c’era scritto e mollai il biglietto, poggiandolo a terra.
-Hai finito, Dalia? – domandò la professoressa voltandosi.
-Sì, finito -
-Hai sbagliato! – esclamò la professoressa – A posto. Subito. Non farmelo ripetere di nuovo – continuò. Corsi a posto, mentre meditavo su chi avrebbe potuto mandarmi un suggerimento errato: sicuramente qualcuno che non conosceva perfettamente l’italiano o forse voleva semplicemente farmi sbagliare. Ma perché?!?!? Era l’ora dell’appello: sì, noi facevamo l’appello verso la fine della giornata. Avrei avuto voglia di dire “Assente” quando pronunciarono il mio nome, tanto era come se non ci fossi durante le lezioni.
- Sylvie Jenny Moldin – mormorò la professoressa. Solo allora il suo cognome mi fece ricordare che dovevo tornare all’autoscuola. Facendo alcune approdate ricerche, ho scoperto che la Moldin era gestita dal nonno di Avarett, Gregory Moldin. Dopo ha deciso che suo nipote Avarett avrebbe dovuto insegnare lì ... Ok, magari  vi sembrerà strano ... Però sono una ragazza curiosa, mi piace ricercare notizie su tutti .... E poi così magari avrei potuto capire qualcosa in più sulla loro categoria, sulla pietra stata rubata ... Ma non ho scoperto nulla di questo purtroppo.
- Sarah Crynnest – disse la professoressa. “Presente!” strillò Sarah.
-Dalia Pevity – mormorò la Rembady. “Presente ... purtroppo “ aggiunsi a voce bassa.
La campanella squillò. Era ora!!! Uscii da scuola e vidi ... EMY! Che ci faceva lì??? E soprattutto, si stava cacciando ancora nei guai??
-Emy, sembri davvero affascinata dai pasticci, eh! – esclamai.
-Dai pasticci, ma non dai rischi ... Beh, ascoltami: tu oggi non uscirai da casa, neppure per prendere la posta. Intesi? – raccomandò lei con sguardo sospetto.
-Dammi un motivo valido –
-Dalia, ti prego ... Ti dico solo: non uscire, va bene?? – continuò lei.
-Perché?? –
-Devi sempre rovinare tutto con la tua curiosità?? Se esci ti cacci in un pasticcio molto grosso, che ti sia d’avvertimento ... Fidati di me, per una volta. Anche se non mi conosci – disse Emy.
-Sai che non mi fiderò di te ... Sei troppo combina guai! – sorrisi.
-Se uscirai sarai tu a cacciarti in un guaio, sono stata chiara??? –
   -NO!!! Oggi devo andare all’autoscuola e non intendo perdermi la lezione. Ma se vuoi che io stia a casa, dimmi almeno un motivo –
-Dalia, io non posso dirti la verità ... Ho stretto un patto importante sulla pietra, ok? Ti spiegherò domani il motivo. Intanto tu oggi non comportarti imprudentemente – concluse lei allontanandosi.
Perché non dovrei uscire? Il mio istinto di non fidarmi di lei. Sarei uscita quel pomeriggio, sarei normalmente andata a scuolaguida, come sempre. Andiamo, cosa poteva succedermi?!? Un altro torneo contro la Rembady?? Sarei stata comunque prontissima ad affrontarlo.
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Alle tre e mezzo del pomeriggio mi avviai tranquillamente per il bosco, sicura che Emy mi stesse riempiendo di stupidaggini e bugie. Invece cominciai a sentire dei sussurri, poi dei passi. Allora chiusi gli occhi e trattenni le lacrime, mentre mi davo della stupida. Emy aveva ragione. Emy, anche se non sembra, ha sempre ragione. Mi voltai, aprendo gli occhi.
-CHI SEI? – gridai. – Fatevi avanti, chiunque siete! Io sono pronta ad affrontarvi – continuai. Non li stavo affrontando in modo eroico con spade, lance e archi ... Li stavo affrontando semplicemente faccia a faccia. Senza armi. Vidi un’ombra, anzi ... Due. Notai con un po’di sollievo che mi rallegrò leggermente, che anche loro erano disarmati. Riconobbi subito i volti di Luke e Jake. C’era qualcosa di diverso nei loro volti: sembravano malvagi, colmi di rancore, non più quelli di una volta. Un’altra mia mossa stupida fu questa: mi ero dimenticata della lettera di Emy in cui c’era scritto “Luke e Jake non sono più quelli di una volta. Non sai come sono davvero da malvagi” e mi rivolsi a loro con tono gentile:
-Ragazzi, mi avevate spaventato! Siete solo voi! Allora Emy è stata proprio una stupida.  Sapevo che avevo fatto bene a non fidarmi di lei – dissi con sollievo.
Feci per spostarmi, ma loro mi bloccarono il passaggio.
-La cara Emy ti ha detto bene ... – disse Luke.
-Non capisco ... Cosa vorresti dire, Luke?? – domandai.
Solo allora mi ricordai della lettera di Emy e feci per fuggire. Jake mi trattenne per un braccio. Mi divincolai dalla stretta.
-Cosa volete? – chiesi cercando di affrontarli con coraggio.
-La cosa è piuttosto semplice ... –
-Non perdete tempo. Ditemelo. Cosa volete? –
-Magari lo potresti chiedere al tuo amichetto – rispose Luke. Mi battei il palmo della mano sulla fronte: la pietra, certo!
-E’ davvero un peccato che la pietra non ce l’abbia io ...  – mormorai.
-Lo so. Infatti dovrai semplicemente convincere Avarett a ridarcela – intervenne Jake. Alzai lo sguardo.
-Altrimenti? – domandai.
-Non ti conviene sfidarci, Dalia ... –
-La pietra sarà vostra. Ditemi però cosa succederebbe se non ce l’avreste, anche se questa eventualità è impossibile  -     Stavo mentendo, ovviamente. La pietra non sarebbe mai stata in loro possesso. Mai. Avrei architettato un piano per averla ...
-Altrimenti di’pure addio ad Emy! – esclamò Luke, mentre io restai come pietrificata.
-Non succederà ... La pietra sarà vostra – promisi.  – Lasciatemi andare adesso, però – continuai, spostandomi e correndo velocemente verso casa.
Cosa avrei fatto?? Avevo bisogno di chiedere consiglio a qualcuno: Talita era fuori città, ... Non mi restava che Max.
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Raccontai tutto a Max, che rimase un po’ sconcertato.
-Cioè, io sono il Koster e tu non mi avevi mai raccontato nulla?!? –
- Max, lo so che sei il Koala ... –
-KOSTER, SI DICE KOSTER! – esclamò lui interrompendomi.
-Quello che è ... Comunque è successo tutto troppo in fretta. Pensa che devo ancora realizzare perfino di essere una Tueldex –
-Sei veloce d’apprendimento – rise lui.
-Come te – risposi.
- Beh, fingerò d’ignorarti ... Ah, una domanda da farti: perché tutti vogliono la  pietra dei Tueldex?? E’ un’inutile pietra argentata! –
-Max, sei completamente ottuso. Senza pietra noi Tueldex non abbiamo poteri ... Se invece la pietra è in possesso di un qualsiasi Tueldex( non malvagio, ovviamente) a tutti ritornano i nostri poteri. Chiaro?? –
- Perchè non chiedi a Luke e Jake di custodire la pietra?? La rubano ad Avarett e poi la custodiscono loro, no? – domandò lui.
-Sei senza speranza, Max. Loro adesso sono MALVAGI. Insomma, hai bisogno di un disegno? Aiutami a trovare una soluzione. Sai che Emy scomparirà se non porto la pietra a Jake e Luke?? –
-Mi sono perso qualcosa?!? – domandò lui.
-Eh, in realtà sì ... Emy è metà di me ... –
-CHE COSA??? –
- Va bene, te lo spiegherò quando tutto questo sarà finito – tagliai corto.  –In ogni caso, stiamo perdendo solo tempo in chiacchiere. La soluzione, please!! – continuai.
-CI SONO: I biscotti della fortuna. Ti sapranno dare una risposta!! – esclamò lui raggiante.
- Max! Non ho tempo per queste stupidaggini. Comunque ho architettato un piano, anche se non sono sicura funzioni – mormorai titubante.
-Spara! – esclamò Max – Qual è questo stratagemma meraviglioso? –
-Ruberò la pietra da Avarett( servirà solamente intrufolarmi nella sua casa e scoprire dove può essere sigillata la pietra), poi Luke e Jake mi chiederanno se ho la pietra e io risponderò semplicemente “Ho domandato ad Avarett ... Vi porterà subito la pietra”. A questo punto Avarett si accorgerà di non avere più la pietra e Jake e Luke saranno convinti che la pietra si sia persa, sia sparita per sempre –
-GENIALE!! Ma tu a sedici anni credi di riuscire a fare questo?? –
-Ho portato a termine missioni più difficili ... – mi “pavoneggiai”.
-Tipo? –
-Studiato in un giorno un intero libro di matematica. Adesso scusa ma devo mettere in atto il mio piano, ciao!! ­–


Angolo di Dalia:
Vi è piaciuto questo capitolo? Beh, nel prossimo capitolo dovrò combattere Jake e Luke. Andrà bene *spero*, riuscirò ad avere la pietra *spero*, mi salverò e salverò tutti i Tueldex*spero*, i Tueldex riacquisteranno i loro poteri *spero*.

                             
Dal prossimo capitolo:
-Il destino dei Tueldex è nelle tue mani, Dalia. Lo sai? -
-Lo so. Farò il possibile -
-Non basterà fare il possibile. Dovrai fare l'impossibile per salvare tutti i Tueldex -

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Capitolo 25
*** Bene VS Male! ***


Ero confusa. Oggi sarebbe stato il grande giorno .... Quello in cui avrei attuato il mio stratagemma. In ogni modo, non ero totalmente sicura che avrebbe funzionato. Max arrivò in soggiorno, quando io stavo prendendo la borsa per uscire ...
-Ci ho pensato a lungo. Al tuo stratagemma – disse Max.
-E cos’hai concluso, grande genio?? – domandai curiosa. Volevo proprio sentire che  risposte insensate avrebbe trovato: in questo era più bravo di un regista di fantascienza.
-Tu ... tu stai mettendo in pericolo la vita di qualcuno! – esclamò. Stavo per replicare, quando mi accorsi che aveva ragione ... Sospirai.
-Lo so. So di mettere in pericolo la vita di Avarett e anche quella di Emy, ma ... - 
-Non te ne importa nulla, vero? Non avrei mai pensato che la pietra sarebbe riuscita a renderti così spietata ... Potresti mettere in pericolo Avarett ed Emy solamente per avere di nuovo i tuoi poteri? –
-Non so perché adesso tu sia diventato il grande saggio. In ogni modo, Avarett ed Emy si salveranno ... SI SALVERANNO, HAI CAPITO? – gridai.
-Ma c’è l’eventualità che loro non si salvino –
- E’ praticamente da sempre che Emy sopravvive a gente come Luke e Jake. Ha esperienza in questo campo ... E Avarett .... Non so cosa pensare di lui! In fondo è un po’malvagio, anche se è sotto il controllo della pietra! – esclamai.
-Anche tu adesso sei controllata dalla pietra, non capisci? Vuoi solamente i tuoi poteri magici. Ma a cosa ti servono? – domandò.
-La pietra è importantissima! Se fosse in mano di Jake e Luke, chissà che azioni perfide potrebbero compiere! – esclamo indignata.
Max annuisce.
-Stai attenta. Sei in pericolo anche tu – mi dice, prima che mi voltassi e me ne andassi. Poi squillò il telefono.
-Dalia, il destino dei Tueldex è nelle tue mani! – riconobbi la voce di Talita.
-Lo so, farò il possibile! –
-Non basta. Dovrai fare l’impossibile per salvare noi Tueldex! -
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Bussai a casa di Avarett. Ad aprirmi fu Sylvie.
-Ciao, devo prendere un libro che Avarett mi deve prestare – dissi. Sylvie annuì e mi lasciò passare. Cominciai a frugare nei cassetti di tutta la casa, sulla scrivania, ... Non trovai nulla.
-Hai bisogno di aiuto, Dalia? – domandò Sylvie. Non so perché, ma mi parve sarcastica, malvagia.
-Non trovo il libro che dovevo prendere, però continuerò a cercare – sorrisi.
-Dalia, lo sanno tutti che cerchi la pietra. Non la troverai mai. E non sarà mai tua –
Rimasi sconcertata.
 
-Tu ... tu ... come facevi a sapere tutto? – domandai balbettando.
-Te lo si legge in faccia .... I Tueldex farebbero di tutto per la pietra. E sapevo perfettamente che tu avresti scoperto che mio fratello l’avesse rubata -  disse.
-Io non cerco la pietra – mentii.
-Non ti facevo così intelligente da scoprire che mio fratello l’aveva rubata .... In ogni caso, tu NON AVRAI MAI  LA PIETRA. Non provare a rubarla, faresti una bruttissima fine e io potrei ... Come dire, sconfiggerti o qualcosa del genere ... Ma non succederà, perché verrà qualcuno in tuo soccorso. Come il solito! – esclamò lei. La guardai negli occhi.
-Non verrà nessuno in mio soccorso. Se dovrò vincere, vincerò per merito mio. Se dovrò perdere, perderò per causa mia. Adesso levati di torno, perché devo trovare la pietra – sbuffai.
Ma la pietra non c’era, almeno, non la vedevo. Era stata custodita in un modo davvero ottimo. Chissà quanti altri, prima di me, avevano perso la pietra e cercavano di riconquistarla. In quel momento, ebbi come una visione: non so bene come definirla, era quasi un lampo di luce diurna ... Riconobbi il paesaggio. Non poteva essere altro che il bosco, quello che attraversavo ogni giorno per arrivare a casa ... Poi vidi due volti scuri, che non potevano che essere Luke e Jake. Infine vidi qualcuno che stava piangendo, senza forze, quasi sfinita. Era Emy! Per fortuna quell’orribile visione durò solamente un secondo. Poi ricominciai a squadrare la casa da cima a fondo: NIENTE. Non c’era la pietra ... Eppure avevo cercato bene ... Mi parve di conoscere quella casa centimetro per centimetro. Ad un certo punto, vidi uno scrigno: era uno scrigno bianco che sembrava celare quantità di misteri ... Non esitai ad aprirlo:  quella casa in cui predominava la penombra, venne avvolta da un raggio di luce: la pietra. L’afferrai subito, d’istinto. Sylvie corse verso di me.
-Brava, hai trovato la pietra – ringhiò. –Pensi che la tua missione sia già finita? –
-No – risposi secca. – Avanti, cosa vuoi fare? Picchiarmi? Sapevo che non saresti mai stata dalla mia parte –
-Cosa te lo ha fatto capire? – domandò lei con un tono imbarazzato e gelido.
-Avanti, sei la sorella di Avarett! So che lui è in qualche modo buono, ma se tiene così tanto alla pietra ... Evidentemente non è così generoso come tutti lo definite –
-Anche tu tieni molto alla pietra, non negarlo ... – gridò. – E adesso passiamo all’azione – continuò sarcastica. Avevo la pietra in mano, per adesso, quindi avevo tutti i poteri di cui necessitavo. Ero in vantaggio. O così credevo. Feci per scappare, ma lei si parò davanti a me, con una velocità incredibile! Non so dove trovò quei poteri ...
-Io ed Avarett siamo più forti di voi, abbiamo sempre tutti i nostri poteri, anche senza pietra – sorrise malvagiamente lei. A quel punto, dalle sue mani si aprì una scintilla verde, che mi scaraventò contro l’armadio: non so cos’era quella strana scintilla, credo fosse un incantesimo.  
-E’ l’incantesimo che toglie tutte le forze di una persona. Stammi bene, Dalia – disse lei andandosene e chiudendo la porta. Prima, però, afferrò la pietra dalle mie mani. E io non riuscii a riprendermela, perché oramai ero stanca e i miei occhi si chiudevano contro la mia volontà. Poi il buio. Ero svenuta o peggio?
Il giorno dopo mi svegliai nella mia camera. Accanto a me c’era Emy.
- Emy! Stai bene? – domandai.
-Certo, non sono io la vittima di un incantesimo terribile – rispose.
-Ma ... Sylvie ha vinto? Ha lei la pietra, adesso? Non è vero? –
-Non ha vinto lei ... La pietra è nostra, Dalia – sorrise. Dopo questa buona notizia, mi rallegrai. Giusto un po’.
-Ma mi ha praticamente sfinita. Qualcun altro ha combattuto contro Sylvie, giusto? –
-Io –
Sgranai gli occhi.
-Grazie – mormorai. Sospirai: - C’è sempre qualcuno a salvarmi -
-Non devi preoccuparti. Io sto bene –
-Hai rischiato la vita per me! – esclamai.
-Sì. E comunque, quella Sylvie è facile da abbattere al suolo – si pavoneggiò Emy.
“Insomma” pensai.
-E’ morta? – domandai.
- No. E’semplicemente fuggita e credo che sia così anche per Avarett. Ma ora devo andare, scusa, ho un’altra cosa da fare –
In questa risposta mi parve come sfuggente. Mi nascondeva qualcosa ... Qualcosa in cui centravo io, purtroppo.
-Dimmi la verità – ordinai decisa.
-Cosa? –
-Oggi ho avuto una visione: eri nel bosco, insieme a Jake e Luke. Stavi piangendo –
-Non so di cosa tu stia parlando, io devo andare semplicemente a fare dei servizi in centro. Nulla di che, ok? –
Poi se ne andò. Avevo il presentimento che si sarebbe imbattuta in qualcosa di pericoloso. E io non potevo certo stare con le mani in mano ...
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Di pomeriggio andai al bosco. Non sapevo perché, ma una forza misteriosa mi spingeva verso quel luogo. Sarebbe stato sicuramente deserto, oggi. Come sempre, d’altronde. M’incamminai per il sentiero, quando vidi tre persone ... Erano quelli della mia visione. Mi avvicinai di più e scorsi Jake e Luke ... Vidi anche Emy. Mi nascosi dietro un imponente albero e riuscii a sentire i loro discorsi.
-La pietra, dov’è la pietra? CONSEGNALA. SUBITO. – ordinavano Jake e Luke ad Emy. Io al posto suo sarei svenuta dal terrore, invece Emy sembrava quasi inespressiva. Gelida.
-La pietra non c’è. E’stata distrutta – disse Emy. Fu allora che vidi una scintilla a me familiare: l’incantesimo che era stato fatto anche a me. Emy battè la testa contro un tronco, ma riuscì comunque a rialzarsi, anche se era stanca. Sfinita.
-Ce l’ha Dalia, giusto? – disse Luke.
-Dalia non c’entra nulla. Lei è all’oscuro di tutto – continuò a mentire Emy. Mi stava proteggendo. Per la seconda volta.
-Non ti crediamo, Emy. In ogni caso, l’incantesimo Lumeria che toglieva le forze non ha funzionato con te .... Dovremmo provare con quello più terribile di tutti: mai sentito parlare del Nevrugeian? –
- Cos’è? – domandò Emy.
-Sembra strano che tu non l’abbia mai sentito. E’un  incantesimo che distrugge tutto e tutti. Poi, per noi Tueldex fare incantesimi è praticamente una sciocchezza: non utilizziamo bacchette o altro ... –
Luke e Jake urlarono: - NEVRUGEIAN.
Allora vidi Emy scaraventarsi contro un tronco, con una lacrima che le scendeva dalla guancia. Poi chiuse gli occhi. “E’ morta” pensai. All’improvviso, cominciai a sentirmi male ... Non sapevo perché. Dopo venni come “illuminata” da un’idea: Emy è parte di me, adesso si sentiva male e quindi tecnicamente anch’io. Ma di certo non l’avrei fatta passare liscia a Jake e Luke. Mi piazzai davanti a loro.
-COS’AVETE FATTO, SPREGEVOLI ODIOSI E MALVAGI?– urlai.
Loro si voltarono.
-La cara Dalia! Che piacere vederti! Ti va di praticare con noi qualche incantesimo? – domandò Jake sarcastico.
-Magari serve anche a te un Nevrugeian, come quello di Emy – rise Luke.
-Sapete cosa mi serve? Solamente un bastone per prendervi a schiaffi! – esclamai. Poi mi accorsi di avere qualcosa in tasca: la pietra! Luke e Jake mi guardarono increduli.
-CONSEGNACI LA PIETRA – disse Luke sillabando.
-Mai – risposi fredda.
Alzai la pietra con aria vittoriosa. –E’ mia! – esclamai.
-Non è tua, sciocca! – esclamò Jake.
-Da oggi lo è - risposi.
-Qui c’è qualcuno che ha voglia di vantarsi – sogghignò Luke. – Magari ti potrai vantare quando ti troverai nella stessa situazione di Emy! –
A quel punto venni travolta da un incantesimo, ma ... Io stavo bene. Allora alzai ancora di più la pietra; a quel punto mi ero accorta di una cosa: la pietra mi aveva protetta e aveva rivoltato l’incantesimo proprio contro Jake e Luke, che erano caduti a terra. Provavo una sensazione di tristezza e felicità insieme. Felicità perché Luke e Jake erano morti e la pietra era in mio possesso, tristezza perché avevo perso Emy: colei che aveva fatto di tutto per salvarmi. All’improvviso sentii una voce sussurrare : - Hey, Dalia! Sei stata grande! – Mi voltai tremando, quando vidi Emy!
-EMY???? – domandai con stupore.
-Sì – affermò.
-Sei uno spettro, non è vero? –
-No, sono in carne ed ossa. Mi hai salvata! – esclamò.
-Ma tu eri morta! –
-Quando hai alzato la pietra, hai praticamente sconfitto il male. E in qualche modo, hai “rianimato” anche me ... Sai perché? –
-No. Non ne ho veramente idea-
-Ricordi quella cosa del dovere e del desiderio che riguarda la pietra? –
-Ovvio –
-Beh, tu in quel momento hai provato entrambe le sensazioni: il tuo desiderio era quello di riportarmi in vita ed è stato realizzato dalla pietra. In quello stesso momento, però, hai compiuto un dovere: quello di combattere Jake e Luke o anche quello del combattimento con Sylvie! –
-Oh – mormorai a disagio, senza saper cosa dire.
-E non provare a ripetere che sono sempre gli altri a salvare te ... Guarda cosa sei stata capace di fare oggi! – esclamò Emy sorridendo.
 


Angolo Dalia:
Avete seguito attentamente i due duelli?? Beh, nel primo non è che sia stata tanto "una guerriera da ammirare", nel secondo me la sono cavata meglio. Chi l'avrebbe mai immaginato che nella mia vita da semplice studentessa fossero subentrati tanti misteri, duelli ed azione?!?

    Recensite, mi raccomando ;)

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Capitolo 26
*** Il proprietario della pietra. ***


Il giorno dopo mi risvegliai passando un’altra noiosa giornata a scuola. Ma in fondo ci voleva ... Non tutti giorni potevo combattere o rubare la pietra. Un po’ di normalità non fa mai male. Beh, la mia scuola non è proprio “normale”: in fondo c’è la Rembady che è terribile quasi quanto Jake e Luke. In quel momento, la professoressa Janet stava entrando in classe.
-Avete saputo della morte dei vostri compagni di scuola, Jake e Luke? – domandò. E adesso?
-So che ieri erano con te, Dalia – mormorò lei con aria sospetta. Perfetto, ero incastrata.
-Infatti -  dissi, con la testa bassa.
La professoressa sbarrò gli occhi, scandalizzata. Poi si avvicinò al mio banco, guardandomi di soppiatto.
-Immagino che tu abbia visto la scena – disse, gelida, quasi sillabando.
-Infatti. C’è stato un incidente stradale. Dovevamo uscire io, loro e un’altra mia amica. Noi eravamo a piedi, Jake e Luke stavano guidando quando  ho visto la loro macchina sbattere contro un tronco – m’ inventai.
La professoressa annuì, dispiaciuta. A quel punto la giornata andò avanti normalmente, a parte alcuni miei compagni che piangevano disperati per la morte dei “cari Jake e Luke”. Se solo avessero saputo ciò che era successo in realtà.
La campanella suonò e, mentre attraversavo la strada, m’imbattei in una ragazza di circa la mia età. Aveva la carnagione ambrata, i capelli castani spettinati, corti e sbarazzini.
-Ciao – mi disse sorridendo, un po’imbarazzata.
-Ciao ... Ci conosciamo? -
-In realtà io ti conosco, ma tu no. Sei stata grande, quando hai sconfitto Jake e Luke. Bravissima, Dalia! – dice lei quasi gridando. La zittisco diventando paonazza.
-Taci. Se lo sa qualcuno sono finita ... E poi chi sei? – chiedo. Non ne ero sicura, ma il mio istinto diceva di non fidarmi di lei. Perché sapeva tutto su di me? Che fosse complice di Jake e Luke? O forse ero diventata famosa, senza essermene accorta?
-Sono Alicia Jovvest. Senti, sono anch’io Tueldex, ok? E sono dalla parte del bene ... Ti conosco perfettamente. In fondo sei l’eroina di noi Tueldex! – esclama. Io sorrido, anche se provo a metà la sensazione di fidarmi di lei, da un’altra metà non ne sono proprio convinta. E poi, il fatto che Alicia mi abbia fermata per strada come se avesse incontrato una celebrità, mi aveva fatto capire che aveva qualcosa da nascondere. O forse voleva parlarmi di qualcosa e io ero semplicemente troppo paranoica.
 
-Che ne dici di collaborare per difendere la nostra categoria? Sai, non esistono solamente Jake e Luke di malvagi. Ce ne sono molti, fin troppi ... L’importante è che tu abbia quella pietra. Beh, che ne dici? Collaboriamo? – chiese lei.
-Senti, Alicia. Io forse sono un po’paranoica, ma la nostra categoria nasconde troppi misteri. E ho imparato a stare attenta alle persone che possono sembrare buone ma non lo sono ... Com’è successo con Jake e Luke. Non so se devo fidarmi di te ... Magari se mi racconti un po’della tua storia potrei accettare la proposta –
Lei ci pensa, poi assume un’aria accigliata.
-Non mi piace la gente che non si fida di me. Come ti ho già detto, sono Alicia Jovvest e faccio parte della categoria dei Tueldex. Ho un fratello e una sorella, Giuly e Tomas, che adesso sono via per lavoro, entrambi aiutanti dei due Koster ... Cosa ti serve più di questo per fidarti di una persona?  –
-COSA? Mio fratello e la mia amica sono entrambi Koster. Come avrai capito, sono Dalia Pevity e non sono completamente una Tueldex, dato che posso prendere e restituire le anime, anche se quella categoria non ha un nome preciso. Sono la sorella di Max Pev ... – comincio a dire. Alicia ride.
-Ok, ok. Tutto chiaro. E comunque non sono così diffidente come te –
-Ho i miei buoni motivi per esserlo. Ma ... perché non mi parli un po’del tuo carattere, della tua famiglia? –
Lei mi guarda come se fossi un’aliena piombata da chissà quale pianeta lontano.
 -Sul mio carattere c’è molto da dire. Ma lo scoprirai quando mi conoscerai bene. Riesco solamente a dirti che sono una poco coraggiosa, emotiva, ma sincera. Per quanto riguarda la mia famiglia, mio padre è la guida dei Tueldex. Marcus Jovvest, mia madre invece è una semplice umana, Leila Calteryn –
-Credevo che la guida dei Tueldex fossero i Koster! – esclamo.
-No, il compito di mio padre è ben diverso. Durante i combattimenti, lui guida i Tueldex. E sta sempre dalla parte del bene. Per questo vorrei fartelo conoscere, magari se ti ritrovi ad affrontare persone come Jake e Luke .... Potrai mettere in pratica qualche suo consiglio. E’anziano, piuttosto noioso e pignolo, però saggio ... E mi somiglia un po’, credo.  Apprezza le persone curiose, quindi se porto te sarà sicuramente felicissimo –
- Allora perché, se guida i Tueldex durante i combattimenti, non mi ha aiutato a combattere Jake e Luke? – domando diventando più aggressiva.
- Lui guida solamente le persone più deboli, Dalia. E tu dovresti essere fiera di aver portato avanti il combattimento da sola. Sei forte. In ogni modo, credo che tu abbia molte domande da fare a mio padre – risponde.
-Infatti, moltissime –
 -E anche lui ne avrà molte per te. Oh, poveri noi! Immagino che trascorrerò il pomeriggio tra mille domande. Io non ho nemmeno un briciolo di curiosità. Credo che la curiosità sia come la diffidenza. – mormora lei. – Ci vediamo domani sempre allo stesso punto, così ti farò conoscere mio padre – dice mentre si allontana correndo verso il marciapiede opposto.
 
Ma oggi sembra che il destino faccia di tutto per non farmi ritornare a casa. Infatti m’imbatto in Emy.
-Che ci fai qui? – le domando scorbutica.
-Non posso uscire per una passeggiata allegra al chiaro di luna? – domanda.
-Sono le due di pomeriggio – osservo perplessa.
-Non è importante ... L’importante è che tu non abbia detto a nessuno di Jake e Luke. Passeresti tu per “la strega cattiva” che ha “misteriosamente” fatto scomparire i damerini della sua scuola. Con quelle cravatte erano proprio fuori moda, eh? – ride lei.
-EMY! Non voglio parlare di questo, ok? E comunque è la nostra divisa ... –
-Beh, è una divisa ridicola. Ma come hai detto tu non sono qui per parlarti di questo ... Chi era quella tizia che correva? Alicia Jovvest, giusto? – domanda sospettosa.
-La conosci? – domando.
-Sì. – afferma.
-Non ... Non sarà anche lei come Jake e Luke? –
-Basta diffidare così tanto ... E’probabilmente la Tueldex più buona che esista! Però occhio a non confidarle nulla sul combattimento. I Jovvest sono famosi in questa città ... – risponde Emy.
-Per cosa? – domando.
-Io sono stata la prima a scoprire cosa era racchiuso nella pietra, ma ... La pietra mi rendeva ... Diversa. Ero diventata un’altra persona, credevo che il potere fosse tutto e mi comportavo diversamente. Quindi, decisi di liberarmi della pietra e la regalai a qualcuno. Era Michelle Sellywood, che sarebbe la  bisnonna di Alicia. Ma ... Michelle Sellywood  non cambiò il suo carattere, era gentile come sempre, disponibile. Eppure sapeva cosa era contenuto nella pietra, proprio come me. Si crede che abbia fatto un incantesimo per non cambiare il suo carattere, nonostante possedesse la pietra. O avesse qualche amuleto magico. Adesso la pietra è in tuo possesso, Dalia. Eppure non sei cambiata. Come te lo spieghi? – domanda.
-Non lo so. Ma se mi dici cosa c’è nella pietra, posso capirlo –
-No, non posso. Ho fatto una promessa a Michelle: non avrei confidato mai a nessuno ciò che era racchiuso nella pietra. Però devi spiegarmi perché tu non sei cambiata ... Non avrai fatto un incantesimo, vero? – chiede.
-No, non so ... Non ho neanche idea di quest’incantesimo sulla pietra ... Però scoprirò tutto. Oggi devo parlare con i genitori di Alicia. Ma ho una domanda: la sua bisnonna è ancora viva? Avrei tantissime cose da chiederle, sono sicura che lei conosce tutto sulla pietra –
-No, la bisnonna di Alicia è vissuta molto tempo fa. Però credo che se domandi qualcosa a Marcus e a Leila sapranno risponderti - mi dice Emy.
-Vado subito da loro – rispondo. – Salto il pranzo, mamma, papà e Max capiranno – continuo. A quel punto l’immagine di Emy diventa un puntino lontano e io mi ritrovo a correre per il traffico caotico di Liverpool. Ricordo l’indirizzo che mi aveva segnato Alicia prima e riconosco subito la sua casa, da come me l’aveva descritta: una casa in stile antico, con un tetto bordeaux. Suono il campanello, sentendomi un’intrusa. In genere non sono una che va a bussare nelle case all’ora di pranzo, però Alicia mi ha detto che avrei potuto venirla a trovare in qualsiasi momento, quindi in fondo non sto dalla parte del torto. Ad aprirmi è proprio Alicia, che mi accoglie calorosamente.
-Vedo che hai seguito il mio consiglio. Stiamo giusto cucinando, ti farò conoscere Leila. Ho già parlato del tuo combattimento contro Jake e Luke – mi dice. Incontro una signora che sta portando dei piatti in tavola, probabilmente è la madre di Alicia.
Infatti, mi dice: - Leila, piacere.
-Dalia Pevity – sorrido.
-L’eroina dei Tueldex – interviene Alicia.
-Bah, non è che posso definirmi proprio cos ... – comincio a dire, ma Alicia m’interrompe e due minuti dopo sono seduta a tavola. Noto che Leila porta un medaglione al collo: è un medaglione strano, d’argento e che raffigura qualcosa. Qualcosa d’astratto, dai contorni poco definiti. In fondo ho sempre fatto molte domande, quindi perché non “sfoggiare” la mia curiosità anche adesso?!?
-Cosa raffigura quel medaglione? – chiedo a Leila. Noto un’occhiataccia da parte di Alicia, la “nemica della curiosità”. Leila prende in mano il suo medaglione, guardandolo con malinconia e sorridendo debolmente. “Avrò detto qualcosa di sbagliato?” penso. Probabilmente sì, perché Leila ora giaceva immobile in piedi, mentre il pallido sole che faceva capolino dalla finestra illuminava lievemente i lineamenti del suo viso.
-Scusa,  stavo pensando a .... Ricordi. Quel medaglione raffigura la pietra dei Tueldex e anche se io non lo sono, ho molto a cuore questa categoria. Me l’ha regalata mia madre, Michelle, sostenendo che fosse un amuleto magico ma io non ci credo – sospira Leila, mentre giocherella con la sua scarlatta rosa per capelli. – Tu sei una Tueldex, Dalia? – aggiunge.
-Non proprio, sono metà Tueldex e metà di un’altra categoria. Una che può restituire le anime o qualcosa del genere ... –
-Non ha un nome questa categoria? –
-No, o forse sono io che non lo conosco –
-Comunque, ho ereditato questo medaglione da mia madre, Michelle ... Sai chi ha creato questo medaglione? Emy. Tu dovresti conoscerla, giusto? –
-Sì, beh ... Lei è metà di me – sorrido. Leila torna in salotto. Mi chiesi dove potesse essere in quel momento il padre di Alicia.
-Mio padre sta aiutando alcuni Tueldex a combattere, adesso. Quindi potrai rivolgerti a mia madre, per le domande – sorride Alicia, come se avesse intuito i miei pensieri.
Dopo un’abbuffata di dolci, pasta e bibite che quasi scoppiavo, mi affretto ad andarmene. Dovevo spiegare tutto a mamma, papà e Max. Li stavo un po’trascurando nell’ultimo periodo: sentivo la necessità di dover raccontare tutto ... Di Jake e Luke, di Emy, della pietra che era in mio possesso, di Alicia,... Uscii fuori, dopo aver ringraziato Alicia e sua madre. Percorsi la solita strada per tornare, quando fui bloccata da qualcuno. Avarett! Fuggii velocemente, ansimando. Lui intanto mi seguiva e, mi dispiace ammetterlo, era molto più veloce di me. Mi nascosi dietro un muretto, sicura di averla scampata. Infatti di Avarett non c’era più neanche l’ombra. Mi voltai dall’altro lato e vidi ... AVARETT! Sentii il cuore fare un balzo, mentre digrignavo i denti.
-Credevi di averla scampata? – chiese lui sarcastico. O meglio, non sapevo se fosse sarcastico, fatto sta che la sua espressione era quasi ... Divertita.
-No, ma ... Complimenti per aver rubato la pietra da noi Tueldex e poi ... Ottima recitazione quando ti sei mostrato gentile e simpatico con me – risposi.
-Grazie. Anche tu sei stata magnifica, sai? So tutto. Tu aspiri alla pietra dal primo momento in cui hai scoperto cosa fosse ... Mi consideri come Jake e Luke, ma tu desideri il potere proprio come lo desidero io. Siamo molto simili e tu non sei migliore di me, non trovi? – dice lui guardandomi negli occhi. Io abbasso lo sguardo, cercando di non incrociare il suo. E mi zittisco ...
-Non vuoi guardarmi negli occhi perché sai che sto dicendo la verità -  mi dice. Io annuisco ... A questo punto non vedo il motivo di nascondere ciò che penso realmente.
-Bravo, hai centrato in pieno. Adesso lasciami in pace – rispondo fissandolo. Lui sorride: non è il sorriso di un amico, è il sorriso di qualcuno che ha appena conquistato il potere. Oppure il sorriso di un idiota che crede di dominare il mondo. Forse la seconda.
-Scendiamo ad un compromesso: condividiamo la pietra? Avanti, perché non condividi il potere con il tuo “nemico”? – dice lui. Prima che potessi replicare, compare Emy. Dal nulla, come al solito.
-Lei con te condividerà al massimo l’ossigeno – dice ad Avarett sghignazzando, mentre io trattengo le risate e mi domando perché Emy si comporta come il mio avvocato personale. Il mio sguardo si sposta sull’espressione perplessa di Avarett.
-Emy, nessuno ti ha chiesto di spuntare fuori dal nulla e impicciarti nei fatti altrui – dice lui, forse colto alla sprovvista.
-Ah, forse disturbo? Beh, fate come se io non ci fossi. Mi piace molto la vostra love story – risponde Emy. “Perché, perché?” penso, mentre sono indecisa se sbattere la testa sul cemento oppure no. Scelgo la prima opzione.
-Sai, in fondo non perdo niente se tu non ti allei con me. In fondo, perché dovrei volere dalla mia parte una tizia che sbatte la testa sul cemento? – sghignazza Avarett. Io a questo punto alzo la testa e tossisco. Tento di replicare, ma taccio.
-Bene, io torno a casa. La conversazione sta prendendo una piega ridicola. Ah, Avarett, volevo semplicemente dirti che Emy ha ragione. Non condividerò la pietra con te  – dico alzandomi e tornando a casa. Piove. La primavera a Liverpool si preannuncia rigida quanto l’inverno, probabilmente. Corro per la strada bloccata dal traffico e arrivo a casa.
-Dove sei stata? – chiede mamma gridando.
-Calma – dico togliendomi il cappuccio.
-Sei così attratta dalla pioggia,  Dalia? Ti becchi sempre i temporali – osserva papà.
-Più che dalla pioggia, da Avarett – sghignazza Max. Gli lancio un’occhiataccia, mentre mamma sbuffa. 
-Adesso voglio sapere perché mi nascondi tutto – dice mamma. Io mi siedo sul divano e sospiro. Adesso basta, è il momento di raccontare tutto.
-Mamma, io ... – comincio a dire.
-Sono stanca! Stanca delle tue fughe, dei misteri, salti la scuolaguida, vai a scuola solo quando vuoi! Mi spieghi che succede? Credevo fosse passato il tuo periodo da Libera – m’interrompe, alzando e abbassando la voce di continuo.
Io la fisso, a braccia conserte.
 
-E invece no. Un po’di Libera resterà sempre dentro di me ... E comunque non è questo il motivo per cui mi comporto così. Io sono una Tueldex e di questo ve ne ho già parlato ... Il punto è che faccio parte anche di un’altra categoria, come Avarett, riesco a restituire le anime e posso prenderle. Capite? Poi ho incontrato Alicia Jovvest, oggi, che è la figlia di una guida dei Tueldex. In più nella mia vita è comparsa  anche Emy, credevo fosse un fantasma, ma invece è metà di me. Lei è come ... Come la personificazione vivente di Libera, capite ciò che intendo? – spiego tutto d’un fiato.
-Dalia, è ridicolo – dice mamma.
-Tesoro, non ci capisco nulla – dice papà.
-Ecco perché non vi dico mai niente – sbotto. 
A quel punto ecco arrivare il Koala.
 
-Senti, Max, se sei venuto per fare battute stupide levati di torno, per favore – dico.
-No, però nel mio ruolo da Koster, vorrei sapere che succede. Spiegami meglio la situazione –
-Ho vinto contro Jake e Luke – spiego. 
-Ah. A bowling? – chiede. Perché la sua stupidità arriva a questo punto, perché?!?
-Un combattimento, Max. Ho vinto io ... Magia, no? – Mi viene quasi da ridere, per la sua reazione: spalanca gli occhi e si dà uno schiaffo sulla guancia.
-Ma che fai? – chiedo.
-Hai ... sconfitto i tuoi migliori amici .... suona male ... –
-Max, loro erano malvagi. Volevano la pietra per dominare il mondo e ... –
-Ok, ok, ho capito – m’interrompe Max tirando un sospiro di sollievo. Apro il mio diario. Non scrivo praticamente da tantissimo tempo ... In fondo c’è Max che scrive al posto mio, fingendosi me. Dovrebbe comprare un diario, un giorno ... Già immagino il titolo banale che li assegnerebbe, tipo: “Memorie di un Koala. Come comportarsi se la propria sorella sconfigge i suoi migliori amici che in realtà si sono rivelati perfidi ” ... Ricevo una chiamata. Spero non sia Avarett, Sylvie o qualcuno di sgradevole. Prima di afferrare il telefono, noto che Max sta rispondendo. AL POSTO MIO.
-Buonasera, Max Pevity, fratello di Dalia Pevity, posso fare qualcosa per lei? – dice.
-Dai, Max, smettila di giocare all’agente segreto, per favore! – esclamo prendendo il telefono. E’ Emy.
 
 
-C’è qualche novità, Emy? – chiedo. Lei respira faticosamente, sembra preoccupata.
-Novità orribili, purtroppo ... – mormora, a voce bassa, come per non farsi sentire.
-Dimmi tutto -
-Ricordi la Rembady? La tua professoressa, quella inquietante? –
-Beh, sono tutti inquietanti i miei professori, a parte Harr ... Comunque cosa vorrebbe da me la Rembady? – domando.
Emy balbetta, confusa.
-Vuo-vuo-vuole vederti al più presto ... –
-Dove e quando? – chiedo.
-No-no-non lo so, credo domani pomeriggio,  davanti alla tua scuola –
 
Io sospiro ... Quella tizia non smetterà mai di infastidirmi. Credevo avesse finito con quegli assurdi duelli.
-Dovrò portare con me anche Max? L’altra volta c’era anche lui, in quell’assurda prova dove dovevamo affrontare le nostre paure, o qualcosa del genere  - ricordo.
-No, non ha parlato di Max ... Ma poi, chi sarebbe? –
- Quell’essere strambo con cui hai parlato prima a telefono. Ma quindi dovrò andare da sola? – chiedo. Emy sospira, poi tossisce e borbotta continuamente “Uhm”, come per prendere tempo.
-In realtà dovresti andare con Avarett – mi spiega.
-Perché proprio lui? Tra tutte le persone che ci sono nel mondo, perché lui? –
-Senti, ho incontrato la Rembady poco fa e mi ha ordinato di dirti questo e che non devi presentarti senza di Avarett, domani pomeriggio, ok? –
-Ehm, ok – borbotto.
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E’mattina. Non so se sia prudente andare a scuola, oggi. Abbiamo la Rembady per circa quattro ore.
-Mamma, papà, oggi non ritengo sia prudente andare a scuola – dico, pronta a ricevere la solita ramanzina “invece ci andrai, Dalia” ...
-CHE COSA? PER QUALE MOTIVO? Invece ci andrai, Dalia – borbottano, come previsto, all’unisono. 
-Ma ... Ok, ci andrò. Prima vi devo fare un avviso, visto che devo rendervi partecipi della mia vita: una professoressa mi vuole uccidere. Bene, ciao – dico, mentre i miei genitori corrono verso la porta.
-Che scuse ti stai inventando, Dalia? Hai passato il limite, davvero – mi dicono.
-Non è una scusa ... La Rembady. Quella lì ogni tanto organizza degli assurdi duelli, è così che passa il tempo ... –
-E’ assurdo da credere, sul serio. Tu ci andrai a scuola – ribattono mamma e papà, la mascella serrata. Sbatto la porta e corro per le scale. Arrivo a scuola in poco tempo, ma la Rembady c’è già, dietro la cattedra in tutto il “suo splendore”.
“Oggi dovremo sopportare quella befana della Rembady per circa quattro ore” sento mormorare da qualcuno.
-Vorrei parlare con Dalia, fuori – dice la Rembady. Non sarà così stupida da tenere il duello nei corridoi della scuola? No, giusto, non c’è Avarett. Andiamo fuori, sotto gli sguardi increduli degli altri.
 
“Forse la vorrà interrogare e mandare in presidenza” sento dire da qualcuno ... Magari. Preferirei mille volte l’interrogazione del nostro assurdo “combattimento”. Insieme ad Avarett, per giunta. I corridoi sono silenziosi, il preside è rintanato nel suo ufficio e tutta la scuola è in “letargo”.
-Cosa voleva dirmi? – dico, indecisa se darle del “lei” o del “tu”... Lei si accerta che in quel momento non passi nessuno, in modo che non la sentano parlare di combattimenti o altre cose del genere. Nessuno sa che lei ha a che fare con la magia, nella nostra classe, a parte me e Sylvie.
-Spero che Emy ti abbia detto tutto, altrimenti quella ridicola fantasma se la vedrà con me –
-Lei ... lei non è una ... una fantasma! –
-NON ME NE IMPORTA NULLA! L’importante è che tu, oggi alle sedici e trenta, venga davanti alla scuola. Accompagnata da Avarett e dovrai portare anche la pietra  ... E adesso torna dentro, devo interrogare – dice.
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Mancano esattamente quattordici minuti e otto secondi al combattimento con la Rembady. Busso a casa di Avarett.
-Ehilà, proprietaria della pietra. Vuoi dirmi qualcosa? –
-No, guarda, è solo che il pomeriggio non ho mai nulla da fare e quindi spendo il mio tempo a bussare a casa tua, no? – dico sarcastica.
-Ok, ok, tregua. Cosa vuoi? –
-La professoressa pazza vuole vederci, si chiama la Rembady, non so se la conosci ... –
-Sì, era la mia ex professoressa – mormora.
-Beh, vuole vederci e dovremo portare anche la pietra. Ti assicuro, non sarà di certo una cosa piacevole. Quella tizia è ... Completamente fuori di testa, ti assicuro ... –
-Andiamo pure. Hai con te la pietra? –
Annuisco. Io e Avarett arriviamo davanti alla scuola subito, ma della Rembady non c’è traccia. Forse ci ha semplicemente presi in giro e non verrà. Spero. Leggo l’orario sul display del cellulare: sono quasi le diciassette, è praticamente un’ora che stiamo aspettando. Avarett, con l’aria accigliata e le sopracciglia aggrottate, non fa che borbottare.
-Dalia, sei sicura di avermi detto la verità? Ci sarà davvero un combattimento con quella befana o no? –  Appena termina la sua domanda, ecco comparire davanti a noi la Rembady, che indossa un mantello viola... Mi lascio suggestionare dall’immaginazione e vedo la Rembady che agita il suo mantello, simile ad un pipistrello.
-Sono arrivata tardi, scusate – sorride con quel suo sorriso odioso ... Quei sorrisi che ti fanno venir voglia di stendere la befana-pipistrello con un pugno. La scuola è silenziosa, non c’è nessuno in quella piazzetta deserta, è un ottimo posto per un combattimento segreto, direi. Ma sono stanca di questi insulsi combattimenti, stanca di queste assurde prove. Se tornassi indietro, forse non avrei scelto una delle più importanti scuole di Liverpool, in cui puoi incontrare professori talmente fuori di testa.
 
-Questo non è un combattimento – spiega la Rembady. – Voi non dovete fare quasi nulla, per adesso. Semplicemente, avvicinatevi a me e tenete ben alta la pietra –
Né io né Avarett osiamo muoverci di un millimetro. Fingiamo di non averla sentita, di star pensando ad altro.
-Bene, andrà prima Dalia – dice Avarett.
-Davvero coraggioso da parte tua – replico. Era come se le mie Converse mi dicessero di non muovermi dal punto in cui mi trovavo.
-MUOVETEVI, CODARDI! – grida la Rembady. A quel punto non esitiamo ad avanzare verso di lei. Vedo che quella specie di befana sta girando le lancette di uno strano oggetto, poi lo riconosco: ma ... E’ il medaglione! Il medaglione che raffigura la pietra dei Tueldex. Tutti e tre veniamo travolti da una scintilla rossastra e dopo ci ritroviamo in un posto strano ... Mi sento come un personaggio in un dipinto di un quadro astratto. Infatti è un posto in cui nell’aria ci sono schizzi di colore, sembra davvero un quadro di un famoso artista ... Invece non lo è.
-Dove siamo? – chiede Avarett perplesso. La Rembady sbuffa.
-Possibile non conosciate questo posto? Siete dei veri ignoranti. Questo è praticamente il nostro covo! E’ il posto in cui possono accedere solamente quelli della vostra categoria, quelli che possono prendere e restituire le anime – spiega lei. Sono un po’ confusa, ho ancora in mente la Rembady che rigirava continuamente il medaglione e io che venivo catapultata da uno strano vortice. Osservo il covo: è bellissimo, davvero.
-Quindi anche tu, Rembady, fai parte della nostra categoria? – domanda Avarett. Era una domanda che volevo farle anch’io ...
-Esattamente. E conosco la vostra categoria più di chiunque altro. Quindi, se volete fare delle domande d’orientamento, fate pure –
Io non dico nulla. Non ho voglia di partecipare a questa ridicola conversazione: la Rembady che ci fa da guida? Invece Avarett non la pensa così.
-Vorrei sapere molte cose. La prima: per quanto tempo io e Dalia saremo bloccati su questo strano posto. La seconda: perché questo covo è pieno di colori. La terza: qual è la missione mia e di Dalia?  -
Avarett di solito non è uno che parla moltissimo, ma se ha domande da fare diventa una macchina ed è difficile bloccarlo. La Rembady ci pensa un po’ prima di darci delle risposte.
-Tu e Dalia sarete bloccati qui fin quando lo dico io. La seconda risposta è un po’ più complessa: questo covo è dipinto di mille colori perché noi di questa categoria abbiamo mille sfaccettature ... Siamo cattivi e buoni al tempo stesso, siamo molto lunatici. E poi ne siamo molto pochi, noi di questa categoria. Pensa, non abbiamo neppure un nome! Siamo esattamente io, voi ed Emy. La vostra missione è abbastanza complicata: scoprire cosa c’è nella pietra – spiega lei.
 
Non riuscirò mai a scoprire cosa contiene quella strana e misteriosa pietra.
-Chi scoprirà cosa c’è nella pietra, potrà tenerla per sempre – dice la Rembady.
-Ma .. – comincio a dire.
-La pietra non appartiene a te, Dalia! E’la pietra che deciderà a chi affidarsi: a te oppure ad Avarett. Se sarai tu a scoprire cosa contiene, allora sarà tua ... –
-So che chi possiede la pietra poi cambia il suo carattere del tutto. Mi spieghi perché io non l’ho cambiato? – chiedo.
- Per i nostri duelli. Sai a cosa servivano? Se riesci a duellare contro qualcuno e vincere, dopo il tuo carattere non cambierà mai e potrai tenere la pietra. Ma per sicurezza, se sarai tu a vincere, dopo  ti regalerò anche il medaglione che raffigura la pietra dei Tueldex. Ti garantisce di non cambiare il tuo carattere ed è più efficace dei duelli, sai. Ma potrebbe vincere Avarett e, nel caso la pietra andasse a lui, dovrebbe prima duellare un po’contro di me – spiega la Rembady.
Adesso è tutto chiaro! Michelle non aveva mutato il suo carattere perché era in possesso del medaglione!
 
-Mettetevi a lavoro e cercate di scoprire cosa contiene la pietra – ordina la Rembady. Non so neppure da dove partire!
-E come si fa? Dobbiamo spaccare la pietra in due con un martello? – chiede Avarett. Neanche il mio “avversario” sembra saperne molto al riguardo. 

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Capitolo 27
*** Il combattimento. ***


Io e Avarett avevamo passato un’intera serata a contemplare la pietra ipotizzando cosa ci sarebbe potuto essere dentro. Probabilmente dalla mia testa stava uscendo il fumo, a furia di pensare. Anche Avarett non era arrivato ad una conclusione sensata. La cosa che m’infastidiva più di tutte era la Remabady, che arrivava di soppiatto alle nostre spalle e sfoggiava la sua sghignazzata da far invidia ad un’oca.
<< Ride del nostro fallimento? >> sussurrò Avarett.
<< Non m’interessa di cosa pensa quella vecchia oca. Voglio solo trovare cosa c’è nella pietra. E sappi che sono molto determinata >> risposi.
<< Pensi di spaventarmi? >> domandò lui.
<< Zitto e fai delle ipotesi su cosa potrebbe esserci in questa pietra. >>
Avarett sorrise. Era un sorriso misto ad un ghigno insopportabile, simile a quello di una vecchia strega delle fiabe che vive in una cantina.
 
<< Anche se dovessi scoprire qualcosa, non lo condividerei certo con te. Noi due qui siamo rivali, non ricordi? Lottiamo per il potere! >> rise.
<< Non stai prendendo la cosa sul serio come dovresti. >>
Una voce impastata di sonno aveva parlato ... Apparteneva alla Rembady, che stava chiaramente ridendo per il nostro fallimento. La sentii borbottare qualcosa del tipo: “Non ho mai avuto a che fare con ragazzi così privi d’immaginazione”. Forse è questo che manca a me e ad Avarett: l’immaginazione ... Stavolta non potevo chiedere aiuto a nessuno, per sapere qualcosa sulla pietra: la Rembady non era certo il tipo di persona a cui potevi facilmente estorcere informazioni, e forse neanche lei era a conoscenza di ciò che c’era nella pietra. Ed Emy? Lei era l’unica persona che avrebbe potuto aiutarmi, ma c’era un “minuscolo” problema: ero bloccata nel covo, insieme ad un “genio” che non aveva la minima idea di ciò che stava succedendo.
<< Ho appena finito di dormire e ho ancora sonno, incredibile! >> esclamò  la Rembady sbadigliando. Questo mi fece infuriare ancora di più e dovetti lottare contro l’istinto di scagliare la pietra contro la vecchia oca.
 
<< Pensate a cosa c’è in quella pietra, incapaci! >> sussurrò.
<< VOGLIO ANDARMENE! >> urlai. Urlai con tutta la voce che avevo. Avarett sobbalzò, la Rembady serrò la mascella. Assunse un’espressione di finta compassione, quella in cui era tanto brava.
<< Ascoltami bene, voi starete qui perché lo dico io. >>
Era irremovibile, quindi mi sedetti e continuai a pensare ... Mi sentivo una persona inutile, passare le giornate a contemplare il vuoto. La Rembady sembrava in colpa dopo quello che mi aveva detto, infatti si avvicinò a noi.
<< Secondo voi che interesse potrei avere a farvi stare qui? E’per voi, so che voi meritate quella pietra. Ma dovete dimostrarlo >> disse. Io ed Avarett sbuffammo all’unisono.
<< Adesso sedetevi. Devo raccontarvi qualcosa di me >> continuò. Io obbedii, mentre Avarett si ribellava sbuffando “Incredibile! Adesso dobbiamo anche ascoltare la biografia del vecchio rospo!”
La Rembady lo sentì.
<< Ah, sta zitto, il rospo sarai tu >> disse e fece un gesto strano, come per scacciare una mosca.
<< Dunque >> cominciò. << Vi ho detto che anch’io faccio parte della  vostra categoria. Lo scoprii a sedici anni, che è più o meno la vostra età se non erro. Un giorno mi arrivò una comunicazione da un ometto strano che si presentò davanti casa mia, probabilmente un folletto. Nella mia famiglia nessuno era Tueldex, Koster e nessuno faceva parte della mia categoria. Erano semplici umani. Beh, questo folletto diceva di chiamarsi Cìor. Fu lui a portarmi ad una scuola. >>
 
<< Una scuola? >> chiesi perplessa.
<< Sì, attraversammo un tunnel e poi mi disse che quelli della mia categoria e i Tueldex erano destinati a frequentare questa particolare scuola. >>
<< Si praticava magia, lì? >> chiese Avarett.
<< Sì, ma soprattutto imparavamo molte cose sulla nostra categoria. >>
<< E adesso? Dov’è questa scuola? >>
La Rembady singhiozzò.
<< Non c’è. E’stata distrutta. >>
<< Da chi? >>
<< Da alcuni Tueldex. Probabilmente gli antenati di Luke e di Jake. Forse non lo sapevate, ma in realtà loro erano imparentati. >>
<< Cugini? >> azzardai.
<< No, erano fratelli. Jake ha creato un falso cognome per venire a scuola e anche sul citofono di casa sua. L’ho scoperto solo poco tempo fa e non ho potuto fermarli. Ci hai pensato, tu, però. >>
<< Beh, comunque adesso questa scuola non c’è più. E’ un’ingiustizia >> protestò Avarett.
<< In realtà la vostra missione sarebbe proprio questa: far sì che la scuola ritorni. >>
<< Un’altra missione?? >> domandai stupita.
<< Sì, se ve la sentite! >> mormorò la Rembady. Io ed Avarett annuimmo.
 
 
<< Beh, allora dovrete fare quello che dico io, Avarett e Dalia. Dovete sapere che questa scuola di nome Cheer Up, venne costruita da alcuni folletti, antenati del caro Cìor. Era il lontano 1.342 ... Ma torniamo a quando frequentavo io la scuola ... Gli antenati di Jake e Luke, dei Tueldex anziani, distrussero la scuola. Ci fu una battaglia e noi studenti fummo rispediti a casa, per la nostra sicurezza. A combattere restarono solo gli adulti. E io. Avevo sedici anni, ma non intendevo arrendermi e perciò restai a combattere ... Ci furono molti feriti e alla fine quei vecchi Tueldex scapparono, dopo aver distrutto la nostra scuola. Dopo pochi mesi, dei folletti si offrirono di ricostruirci la scuola, uguale a quella di prima >> spiegò la professoressa. Non avevo mai provato così tanta stima per lei: era l’unica ragazza rimasta a combattere, pur di difendere un luogo a cui teneva molto.
<< E poi, che successe? >> chiesi. Ero molto interessata e probabilmente si capiva. Anche Avarett, sembrava un bimbo di cinque anni a cui stavano raccontando una favola prima di andare a dormire.
<< I folletti furono perseguitati. Quei vecchi Tueldex avevano saputo la notizia. E poi i folletti passarono un’eternità a nascondersi, a vivere nella paura. Adesso sono ancora nascosti. Quindi, in conclusione, della scuola adesso non abbiamo più niente. >>
 
<< E cosa dovremmo fare io e Dalia? >> chiese Avarett.
<< Beh, dovete recuperare i folletti. Così la scuola sarà ricostruita! >> esclamò la Rembady. << Ma so che è un sogno irrealizzabile >>
 
<< No, non credo sia irrealizzabile. Ma come faremo? >>
<< Sconfiggendo i Tueldex malvagi, che discendono da quelli che hanno distrutto la nostra scuola. Dalia, tu hai già fatto un buon lavoro con Jake e Luke. Ma credo ce ne siano circa altri cinque, qui in città >>
<< E come si riconoscono? >> chiedo.
<< La pietra. Vibra ogni volta che c’è nei paraggi uno di loro. Per questo, portatela sempre con voi ... >>
<< Ma esattamente, quando dovremo affrontare tutto questo? >> chiese Avarett.
<< Per adesso prima uno di voi dovrà scoprire cosa c’è nella pietra. Poi affronterete anche quell’altra missione. Ma non basta il potere di una sola persona, ne servono due. Quindi in quella missione non dovrete essere rivali, ma complici. >>
 
Ero molto confusa: perché tutte queste missioni erano toccate a me e ad Avarett? Non bastava la pietra, adesso si aggiungevano anche i discendenti di coloro che hanno distrutto Cher Up.
 
<< Ma ... perché gli antenati di Jake e Luke volevano distruggere Cher Up? >>
<< E’ una storia lunga. Ci sono alcuni Tueldex che inspiegabilmente non hanno magia. E quindi, anche se erano Tueldex, non potevano andare a Cher Up. E Cher Up era un luogo meraviglioso, credetemi ... Tutti avrebbero voluto andarci. >>
<< Quindi, gli antenati di Jake e Luke erano senza magia, seppur Tueldex? >>
<< Sì, a differenza dei loro discendenti. >>
Guardai la pietra, sembrava più luccicante del solito. Solo a guardarla venivo abbagliata da un’intensa luce. E c’erano anche delle scritte: erano in una lingua sconosciuta, segni che non sapevo decifrare, ma dovevano significare sicuramente qualcosa.
<< Che vuol dire? >> domandai alla Rembady, mostrandole la pietra. Lei la scrutò per qualche minuto e la rigirò tra le mani.
<< E’chiaro. Ci siamo quasi. >>
<< Che ... che vuol dire? >> chiese Avarett incuriosito. Era incupito perché non aveva la minima idea di cosa potesse racchiudere la pietra. Io invece, nelle ultime ore ero un po’più ispirata,ma dovevo perfezionare ancora un po’ le mie idee. Comunque avevo la sensazione che la pietra sarebbe stata in mio possesso in pochi giorni, forse settimane.
<< Domani, esattamente alle 6.30, uno di voi scoprirà cosa c’è nella pietra. >>
<< Sarò io! >> mormorò Avarett.
Non replicai, non m’importava battibeccare con Avarett. Avevo imparato a mie spese che con le chiacchiere non si ottiene nulla, quindi mi conveniva mettermi a lavoro. Azzardai un paio di ipotesi e le confessai alla Rembady.
<< Potrebbe essere ... un’altra pietra? >> chiesi. Lei scosse la testa.
<< La pietra è una. >>
<< Un anello? >> s’intromise Avarett.
<< Qualcos’altro di prezioso? >> continuai io. La Rembady aggrottò la fronte.
 
<< Ragazzi, riprovateci domani. La pietra dice chiaramente ... >>
<< La pietra potrebbe sbagliare! >> contestò Avarett, interrompendola.
<< LA PIETRA NON SBAGLIA MAI. LO SO PER ESPERIENZA! >> gridò la Rembady, cercando di riacquistare silenzio. Le mancava fare la professoressa e quindi si sfogava su di noi. O almeno, questa era la mia ipotesi ...
<< Ok, riproveremo domani >> tagliai corto.
************************************************************************
Il giorno della “grande scoperta” era arrivato. Fra pochi minuti sarebbero arrivate le 6.30. Io, la Rembady ed Avarett eravamo seduti a cerchio, intorno alla pietra.
 
<< Ci sono! Sento l’ispirazione! >> esclamò Avarett vittorioso. La Rembady lo scrutò.
<< Dì pure, Avarett. >>
<< La pietra contiene ... contiene dei folletti! >> esclamò lui. Io risi.
<< Avanti, non può contenere dei folletti, non essere sciocco! >> esclamò la Rembady.
All’improvviso provai una sensazione strana. E’chiaro, avevo scoperto cosa c’era dentro ... Però mi trattenni, cercando di capire se la mia tesi era giusta oppure no. Non volevo fare la figura della stupida, come aveva fatto Avarett.
<< Credo di aver capito cosa contiene! >> esclamai, con un tono meno vittorioso e ridicolo di quello di Avarett, guardando l’orologio. Erano le 6.30 precise.
<< Dì pure, ma se supponi sia una stupidaggine come quella che ha detto Avarett, faresti meglio a tacere. >>
All’improvviso provai più timore di prima.
<< Nella pietra non c’è nulla! >> esclamai, ignorando la sghignazzata di Avarett.
<< Che sciocchezze dici? >> domandò Avarett.
<< Sta’ zitto. E’ così, nella pietra non c’è nulla. Lo scopo della pietra è semplicemente farci sentire più forti, perché siamo arrivati fin questo punto, no? >>
Avarett continuava a sghignazzare e dire che la mia ipotesi era del tutto improbabile.
<< Brava, Dalia! Complimenti! Però dobbiamo aggiungere una cosa: quando il castello sarà ricostruito, troverete ciò che era custodito prima nella famigerata pietra!  >> esclamò la Rembady.
<< Davvero? >> domandammo io ed Avarett all’unisono.
<< Sì, è proprio questo lo scopo della pietra. >>
<< Quindi, adesso possiamo andarcene? Possiamo partire per l’altra missione? >> domandò Avarett.
<< Credo che la missione sia piuttosto vicina. >>
Notai la pietra: vibrava. La Rembady sembrava terrorizzata.
<< Non possono essere qui, nel nostro covo. I discendenti di quei Tueldex anziani hanno avuto accesso al nostro luogo! >> esclamò tremante.
Mi voltai e vidi un ragazzo, di circa la mia età. Somigliava un po’a Luke.
 
<< Però, che fortuna! Tre prede, tutte in un colpo solo. La rossa, la vecchia guerriera e il tizio che non è riuscito a scoprire cosa contenesse la pietra ... >> disse in tono sarcastico. Calò il silenzio. Lui sorrise.
<< Facciamo le presentazioni: io sono Andres Kartnes. Ma con chi possiamo cominciare a combattere? Con colei che ha già ucciso due dei discendenti? >> disse. Avarett si parò davanti a me.
<< LASCIALA STARE! Se hai il coraggio, comincia a combattere contro di me!  >> gridò. Andres rise in modo sprezzante e scostò Avarett in malo modo.
<< Allora, com’è stato sconfiggere Jake e Luke? >> disse, avvicinandosi a me. Io non risposi.
 
<< Fra poco invece saprai com’è essere sconfitti >> rise.
<< Cosa vuoi? Vuoi la pietra, giusto? >> chiesi.
<< Tieniti pure la tua pietra. Siete voi che volete qualcosa da me, lo so ... Il vostro stupido castello, giusto? Ma sapete che dovrete prima vedermela con me e con qualche altro Tueldex. >>
<< VA BENE! >> gridai. << PERCHE’ NON DUELLIAMO, ANDRES? >> chiesi. Andres rise sprezzante.
<< Non aspettavo altro che duellare con la piccola eroina che ne ha già sconfitti due di noi. Ma pensi che io sia come quei due idioti di Jake e Luke? Sono molto più forte! >> esclamò.
<< Allora dimostralo. Smettila di parlare e lancia incantesimi. >>
Mi voltai verso la Rembady e Avarett.
<< Ti aiuteremo! Riusciremo a mandar via Andres, sta’ tranquilla >> mormorò Avarett.
<< Non ce n’è bisogno. Lo affronterò. >>
Andres cominciò a dire qualcosa: stava pronunciando un incantesimo, a bassa voce. Poco dopo venni travolta da alcuni rami che mi stavano imprigionando. Intanto mi sentivo spezzata, come se tutte le mie forze fossero state tolte. Poi mi ricordai di un incantesimo che avevo imparato per sciogliere ogni cosa che ti stesse bloccando. Lo aveva fatto Jake. Mi pareva fosse qualcosa del tipo “Liberteas”... Lo pronunciai. Ero finalmente libera dai rami.
<< Liberteas, giusto? >> pronunciò Andres. << Mossa stupida! >> esclamò, pronto a scagliare un altro incantesimo.
<< NEVRUGEIAN! >> gridò. Una scintilla verde piuttosto familiare mi comparse davanti e feci appena in tempo a spostarmi. La scintilla mi mancò di un soffio. La Rembady e Avarett sospiravano ansiosamente e anche io ero piuttosto tesa, ma non mi arrendevo, anche se ero quasi sicura che avrei perso. Andres conosceva sicuramente più incantesimi di me.
<< Adesso che mossa farai? >> sogghignò. Non so cosa mi diede il coraggio di farlo, ma all’improvviso gridai: << NEVRUGEIAN! >>
Ci avevo messo tutta la concentrazione possibile, perché sapevo che era un incantesimo piuttosto complicato e Andres sarebbe stato di certo in grado di respingerlo. Una scintilla verde anche più alta di quella che aveva prodotto prima il mio avversario, si scagliò contro Andres. Era stato colpito in pieno, non aveva fatto in tempo a spostarsi. Due secondi dopo lo vidi cadere a terra. E sparì, all’improvviso. Ma la pietra continuava a vibrare ...
<< Perché vibra ancora? >> dissi, tra le lacrime. Ero esausta.
<< Dalia, dobbiamo portarti lontana da qui. Sei ferita >> disse Avarett.
<< Non importa, passerà. >>
La Rembady si avvicinò a noi.
<< E’chiaro. Ce ne sono altri due qui nel nostro covo. E andranno sconfitti tutti... Ma io sono troppo vecchia per combattere! >> disse tra le lacrime.
<< Ci penserò io >> disse Avarett.
<< Scherzi, vuoi affrontarne due? >> chiesi.
<< Sì. >>
<< Non lo permetterò. >>
<< Almeno uno lo affronterò da solo ... E l’altro ... >>
<< Lo affronteremo insieme. Non si preoccupi, professoressa Rembady, lei non combatterà >> conclusi io. Ed ecco arrivare l’altro.
 
<< Ciao, io sono Chorbin Travin. Però, persino quell’altro è stato sconfitto. Siete forti, ma non abbastanza da sconfiggere me ... >> disse. Aveva gli occhi grigi e i capelli castani.
<< DITE TUTTI LA STESSA COSA! >> gridò Avarett. Gli incantesimi scagliati furono talmente veloci che non riuscivo a vedere da chi erano stati prodotti. Comunque, Avarett sembrava cavarsela bene e infatti, come previsto, Chorbin fece esattamente la stessa fine di Andres.
 
<< Beh, direi che sei piuttosto bravo con gli incantesimi >> dissi ad Avarett, notando che non aveva nemmeno una piccola ferita.
<< Sciocchezze, era Chorbin che non era un avversario molto pericoloso. >>
<< Smettila di fare il modesto! >> esclamai ridendo.
Ed ecco arrivarne un altro. Sembrava spavaldo come gli altri. Era quello che avremmo dovuto affrontare insieme, sia io che Avarett. L’ultimo avversario non parlò. Non ci disse come si chiamava, ma leggemmo il suo nome su una targhetta dorata sulla sua maglia: Juan Acher. Scagliò subito un Nevrugeian contro me e Avarett e ci mancò forse per due centimetri. Anche Avarett decise di ricambiare con lo stesso incantesimo, ma lui si spostò e lo ritorse contro di noi.
<< Sei stata colpita dall’incantesimo? >> domandò Avarett disperato.
<< No, mi ha solo sfiorato. >>
Dopo contro di noi si abbatterono milioni di altri ostacoli: fuoco, incantesimi sconosciuti e che non sapevamo bloccare. Non potevamo neppure scappare. Poi Avarett lanciò un incantesimo che non avevo mai sentito nominare.
All’improvviso Juan sparì.
<< L’abbiamo sconfitto? >> domandai speranzosa.
<< No, è semplicemente scappato. Ci riproveremo un altro giorno, ok? >>
Intanto la Rembady si alzò da terra.
<< Grazie, ragazzi. Siete davvero i due guerrieri più valorosi della vostra età che io abbia mai conosciuto ... >> ci disse.
All’improvviso sentii una voce.
<< Non temete, ragazzi. L’eroe Max è arrivato! >> esclamò.
<< Max, che ci fai qui? >> dissi annoiata.
<< Sono pronto per il combattimento. Allora, ditemi, cosa dovrò affrontare? Zombie? Licantropi? Vampiri? Tueldex pericolosi? Streghe? >> chiese.
<< Uhm, niente di tutto questo ... Il combattimento è finito, per oggi.  >>
<< Oh, che peccato! Beh, mi renderò utile la prossima volta. Ho saputo che eravate in pericolo e anche se non faccio parte della vostra categoria senza nome, ho avuto accesso al covo. >>
<< Perché hai avuto accesso al covo? >>
<< Beh, quando c’è gente in pericolo tutti possiamo avere accesso al vostro luogo segreto per aspiranti maghi ... >>
<< Non siamo maghi >> osservò Avarett.
<< Comunque, in quanto Koster, ero venuto qui a vedere se i piccoli guerrieri se la cavavano bene. Oh, guarda, c’è anche la professoressa Rembady! Sa, professoressa, Dalia mi ha detto molte volte che lei è una vecchia befana ... Ok, forse non avrei dovuto dirlo. >>
<< Max, sparisci di qui! >>
<< Scherzi? Resto anch’io a combattere. Sono o non sono il guerriero perfetto? >>
Mi voltai verso la Rembady e Avarett.
<< Beh, in effetti un Koala ci potrebbe servire, giusto? >>
<< Koster, si dice Koster! >> mi corresse lui.
<< Oggi mi sono reso poco utile, ma mi rifarò nei prossimi giorni. Sono sicuro che stenderò i nemici con divertenti barzellette! Oppure potrei parlargli dei nuovi episodi di una serie tv che seguo da poco e spoilerare qualcosa, uhm, tu che ne dici? >>
<< Dico che dovresti tacere. >>


 

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Capitolo 28
*** Cosa nasconde Juan? ***


Mi svegliai la mattina presto, molto presto. Avevo dormito su un pavimento ghiacciato, il covo non era poi arredato così bene. Tutti gli altri stavano ancora dormendo: Max, Avarett e la Rembady. Era silenzioso. Il covo era sempre così silenzioso ... Mi mancavano i rumori dei bambini che giocavano nella strada che portava al mio palazzo, il rumore di auto e di un ragazzo al piano di sotto che sognava di diventare un famoso chitarrista e faceva pratica tutti i giorni strimpellando una chitarra. Qui era tutto terribilmente silenzioso.
<< Già sveglia, Dalia? >>
Per poco mi prende un colpo: qui ti aspetti che tutto il giorno sia completamente privo di suoni. E’stata la Rembady a parlare.
<< Un po’stanca per ieri? >> mi chiese. Annuì. “Un po’stanca?”, un bel po’, direi. Non ci si può definire solo “un po’stanca” quando il giorno prima hai evitato miliardi d’incantesimi e scagliati altrettanto, per altro alcuni sono stati scagliati invano. C’era qualcosa di diverso nel terzo discendente dei Tueldex, gli altri mi sembravano spavaldi, mentre lui mi sembrava quasi un po’ ... insicuro. Ma evidentemente mi sbagliavo, perché una persona insicura non sarebbe riuscita a scagliare così tanti incantesimi senza battere ciglio. Forse si sentiva in colpa con noi, dopo il combattimento, dato che ci aveva quasi scaraventato al muro. O forse era solo un po’sfinito. Incantesimi del genere richiedono grande concentrazione.
<< Perché i discendenti hanno avuto accesso al vostro covo? Insomma, io ho avuto accesso al vostro covo perché eravate in pericolo, ma loro come hanno fatto? >> chiese Max, che si era appena svegliato. Per una volta, Max si pone una domanda giusta! Non ci avevo pensato, in effetti. La Rembady sospira.
<< Max, noi abbiamo accesso al covo. Ma ce l’hanno anche i discendenti. Questo era evidentemente il posto dove Luke e Jake si consultavano per i loro perfidi piani >> dice lei. Anche Avarett si è svegliato, osservando la pietra. La pietra non vibrava, per fortuna ... Nessun discendente all’attacco.
 
<< Come fa una cosa così piccola ad essere così tanto importante? >> chiese. Scrollai le spalle, non ero in vena per dispensare consigli e saggezza. Talita sarebbe stata utile in questa situazione, senz’altro. Scorsi un velo di preoccupazione nel volto della Rembady. Ma no, non poteva essere! La Rembady non aveva paura di nessuno e anche se spesso si rendeva insopportabile, a suo modo era una guerriera.
<< Professoressa Rembady, posso parlarle? >> chiesi.
<< Avanti, cosa c’è che non va? >> dissi. Lei assunse di nuovo un’espressione piuttosto preoccupata farfugliando “no, niente ...”
 
<< E’che ... non voglio che voi ragazzi vi prendiate troppe responsabilità. Sono stata un’ingrata a non combattere quando c’erano i discendenti >> disse lei.
<< Non fa niente, io e Avarett ce la caviamo benissimo. Ma ormai la conosciamo bene, professoressa, e non può mentirci. Ci dica cosa c’è che non va e perché lei è così preoccupata ... >> risposi. Lei sospirò.
 
<< Dovremmo combattere fuori dal covo. Con i discendenti. Ci saranno ostacoli, moltissimi ostacoli. E sono molto preoccupata ... >> disse lei. Lo sapevo! Ero sicura che la Rembady ci stesse nascondendo qualcosa.
<< Non c’è motivo di essere preoccupati! >> esclamai. E per la prima volta, ci credevo davvero. Sapevo che la mia frase aveva un senso, che tutti noi avremmo combattuto senza arrenderci. La Rembady scosse la testa.
<< E invece c’è motivo di essere preoccupati! >> disse lei alzando il tono della voce. << Mi dispiace, Dalia, ma dovremmo arrenderci. >>
  
<< No. Mai. >>
<< Accettalo, leggo la paura nei tuoi occhi e in quelli di Avarett, ogni volta che si presenta un nuovo avversario ... >>
<< Quindi lei pensa che dovremmo mollare? >>
Lei annuì.
<< Se lei non vuole combattere va bene, ma io non mi arrenderò. >>
************************************************************************
E’pomeriggio. Ho parlato ad Avarett e a Max del combattimento che si terrà nel luogo dove prima c’era la scuola frequentata dalla Rembady. Nessuno ci noterà, lì. E’disabitato. Avarett e Max sono d’accordo con me e perciò ci stiamo allenando per stasera. Il covo è arredato in modo molto semplice: diciamo che c’è il necessario per vivere, a parte un letto e per questo siamo costretti a dormire sul pavimento. La Rembady ha ancora un’aria arcigna e non fa altro che borbottare. La sera arriva quasi subito e io, Avarett e Max ci presentiamo davanti alla Rembady.
<< Professoressa, può lasciarci uscire da questo covo? >> chiedo. Lei fa apparire un’ampia porta di legno, senza degnarci di uno sguardo.  Noi facciamo un segno di saluto, mentre lei ci ferma.
<< Aspettate, vengo anch’io! >> esclamò lei con un sorriso un po’forzato. Il luogo del combattimento è lontano, lontanissimo e mi stupisco nel non vedere neppure un folletto. Poi mi ricordo della storia che mi aveva raccontato la Rembady, cioè che le molte creature che popolavano il castello adesso vivevano nella paura. Con spavento, scorsi un discendente e la pietra cominciò a vibrare così forte che per poco non cadde a terra. Era Juan. Era tornato, forse ancora più forte di prima ... Non esitò a scagliare un incantesimo che colpì Max e con un tonfo atterrò nel lago. Ne uscì poco dopo, bagnato fradicio.
<< Max, stai bene? >> chiesi.
<< Sì, certo. Adesso gliela faccio vedere io a quel Juan! >> esclamò lui cercando di scagliare un incantesimo. Ma lo bloccai.
<< Juan è più forte di quello che sembra, ti assicuro. >>
 Allora lasciammo perdere gli incantesimi e cominciammo a correre. Ma fummo bloccati dalla Rembady e atterrammo proprio vicino a Juan.
<< Professoressa, ma cosa sta facendo? >> chiese Avarett.
<< Ragazzi, non potete usare la magia tra di voi, adesso. Le regole per riavere il castello sono queste: qui ci sono tantissime trappole e dovete cercare di usare il vostro intelletto per attirare Juan. Vale lo stesso per te, discendente. Niente magia per nessuno di voi. Neppure per me ... >> ci spiegò la Rembady. Juan sogghignò.
<< Mi ricordo di lei, Rembady. I miei nonni mi hanno parlato della stupida ragazza che è restata a combattere per dimostrare il suo coraggio. E adesso cerca di far lo stesso con questi tre ragazzi. Perché rovinare la vita a qualcuno costringendolo a combattere contro avversità più forti di loro? >> chiese lui.
 
<< Tu non sai niente di noi, la Rembady non ci ha costretto. Noi vogliamo combattere ... >> dissi io.
<< Bene, allora combattiamo. Senza alcun tipo di magia. >>
Passa circa un’ora, quando Max si presenta davanti a me.
 
<< Dunque, dobbiamo stare attenti alle trappole che Juan ha creato per noi. Tu, hai fatto qualcosa di concreto? >> chiese. In effetti, avevo installato una trappola perfetta, nascosta in un mucchio di foglie. Raccontai il mio piano a Max, ad Avarett e alla Rembady!
<< Geniale, quindi quando lui passerà di qui, finirà in trappola come un topo, giusto? >> disse Max.
<< Non so se funzionerà, potrebbe notare la trappola. >>
Ma evidentemente non ci avevo visto giusto, perché Juan aveva messo una trappola sull’albero dove mi ero arrampicata. E sia io che Max, la Rembady ed Avarett eravamo finiti in una strana rete. Juan si arrampicò sull’albero con agilità e rise, mangiando una mela.
<< E’stato facile, direi ... >> disse. Come potevo essere stata così stupida?
<< Ci ucciderai adesso, non è vero? >> chiesi io.
<< Potrei farlo. E con molta facilità. >>
 
<< Ma non lo farò ... >> disse lui. << Non sono di pietra, ho dei sentimenti anch’io. >>
<< Perché? A che gioco stai giocando? Pensi che noi crederemo a questa recita strappalacrime? >> disse Avarett alzando la voce. Juan inarcò il sopracciglio.
<< Siete bravi guerrieri e so che non vi arrenderete. Mi ricordate tanto me un paio di anni fa. Quindi vi lascerò andare. >>
<< E poi che farai? Continuerai a combattere contro di noi? >> chiesi io. Lui scosse la testa.
<< No. Ho passato l’intera vita a combattere, vivendo nella paura che i miei avversari potessero trovarmi. Me ne andrò lontano da qui ... >> disse lui con calma. << Ma prima, devo farvi uscire dalla trappola, siete così buffi. >>
************************************************************************
Era passata un’altra giornata e mi ero risvegliata ancora in quello strano luogo. Ripensavo alle parole di Juan, al fatto che era stanco di combattere. Succederà anche a me, tra qualche anno?
<< Allora, che trappola installiamo per Juan? >> mi chiese Avarett.
<< Nessuna. Non è giusto. Tra l’altro, sta per andarsene ... Domani se ne andrà e tutto questo sarà finito ... >> dirò.
<< Può darsi che ci ha raccontato un mucchio di frottole ... >>
<< Sembrava sincero, Avarett. >>
<< Non credevo che saresti stata ammaliata da una storia strappalacrime. E’semplicemente furbo e cercherà di ammazzarci tra poche ore, ne sono sicuro >> disse lui.
<< E quindi, cosa farai? Metterai milioni di trappole per catturare Juan? Sappi che è inutile, perché lui se ne andrà domani ... >>
<< Come puoi essere così ingenua? Ci ha ingannati! >> disse lui.
<< Beh, ci ha lasciati liberi. Tu al posto suo l’avresti fatto? Dimmi, se noi catturassimo Juan, tu lo lasceresti andare? >> chiesi.
Avarett non rispose e se ne andò. Mi nascosi dietro un cespuglio e vidi Avarett inserire una trappola in una piccola fontana. Per fortuna era una trappola abbastanza insensata e potevo ancora sperare che Juan non ci cascasse in pieno. Ma se Juan avesse avuto sete e avrebbe bevuto nella fontana?  Avarett l’avrebbe catturato in pieno. Dovevo fermarlo.
<< Togli immediatamente quella trappola da lì ... >> dissi ad Avarett.
<< No ... >> disse lui con tranquillità. << Juan ci ha presi in giro sicuramente e oggi pomeriggio cadrà in questa trappola, alle otto e in punto. Ogni sera a quest’ora passa di qui ...E non provare a fermarmi ... >>
 
<< Perché ce l’hai così tanto con Juan? >> chiesi ad Avarett.
<< Perché probabilmente succederà come con Jake e Luke. Sia io che te ci siamo fidati di loro e abbiamo sbagliato ... Pensi che Juan sia diverso da quei due? >> chiese.
<< Forse hai ragione. Dov’è la pietra? >>
<< Ce l’ha la Rembady >> rispose lui.
A quel punto, incrociai la Rembady. Fissava la pietra, senza accennare ad un’espressione.
 
<< La pietra ci aiuterà a capire quando Juan si avvicinerà a noi ... >>
<< Sì, forse ... >> dissi sovrappensiero. La Rembady mi guardò.
<< Cosa c’è che non va, Dalia? >>
<< Avarett pensa che dovremmo eliminare Juan definitivamente. Ha già progettato una trappola per lui. Ma non penso sia giusto ... lui ci ha lasciati andare ... >> dissi. << Non so cosa fare ... >>
<< Penso che Avarett abbia ragione: se ci fidiamo di lui, la storia potrebbe andare a finire come con Jake e Luke. Anche tuo fratello, Max, dice che dovremmo lasciar andare Juan ... Ma non penso abbiate ragione. >>
<< Va bene, allora vado ... >> dissi.
Che senso aveva eliminare Juan, quando ci aveva liberati e domani se ne sarebbe andato per sempre? Ma poi pensavo a Luke e Jake, a come erano riusciti a ingannarci bene. Non sapevo cosa poter fare: se avessi liberato Juan e ci fossi riuscita, Avarett e la Rembady mi avrebbero rimproverato fino al mattino precedente e forse sarei venuta a sapere che il discendente ci aveva ingannati, se non l’avrei liberato avrei vissuto tutta la mia vita con un senso di colpa per non aver lasciato andare Juan.
**********************************************************************
Mancavano pochissimi secondi alle 20.00 ... Mi nascosi dietro lo stesso cespuglio di prima e vidi Juan. Come previsto, Juan cadde nella trappola. Era una trappola invisibile. Vidi arrivare Avarett ... Cominciai a correre per fermarlo e liberare Juan. C’era anche Max con me ... Lui era d’accordo, voleva liberare il discendente. Poi sia io che mio fratello fummo catturati da una pianta ... Una pianta apparentemente normale. Rami corposi si diradavano e io e Max veniamo sbilanciati all’indietro e in avanti.
<< Pensi sia stato Juan? >> chiese Max.
<< Non credo. Penso sia stato Avarett. Guarda caso, sono le otto in punto ... Ci sta trattenendo su quest’albero perché non voleva che liberassimo Juan, no? >>
<< Ma avrebbe dovuto legare qui anche la Rembady. >>
<< No, la Rembady era dalla sua parte .... Ma loro dovevano essere nostri alleati, non ostacolarci ... >> dissi.
Max sospirò.
<< Sono stanco di dondolarmi sui rami di quest’albero ... >>
<< Devi farlo, se non vuoi volartene via trasportato dal vento! >> esclamai.
<< Volareee oh oh, cantare oh, oh >> canticchiò Max.
 
<< Non mi sembra proprio il momento di cantare ... >> dissi io annoiata. Avarett si era avvicinato a Juan e gli stava dicendo qualcosa che non riuscivo a comprendere.
 
<< Così vuoi eliminarmi? >> chiese Juan ad Avarett con una voce sottile e spezzata.
<< Potrei farlo. E forse lo farò. >>
<< Che problema hai contro di me? >> chiese Juan.
<< Conosci Jake e Luke? >>
<< No. >>
<< Ecco, sembravano come te. E io ho riposto in loro troppa fiducia ... >> dissi. Juan sogghignò: << Non puoi eliminarmi solo perché ti ricordo delle persone che ti hanno fatto del male. E’assurdo. >>
 
 
<< AVARETT, LASCIALO ANDARE! >> gridammo io e Max, con la speranza che potesse sentirci e darci ascolto. Ma Avarett non ci sentiva, o forse preferiva fingere di non sentirci. In quel momento passò la Rembady ...
<< Professoressa ... >> sussurrammo io e Max. << Deve liberare Juan! >>
<< Perché? >>
<< Non vogliamo che Avarett lo elimini. Lui se ne andrà domani stesso. Lo liberi, per favore ... >> dissi.
<< Non credevo che Avarett potesse arrivare a questo punto ... >> mormorò Max.
 
La Rembady rispose: << Non è lui a parlare, sono i suoi ricordi. In Juan rivede Jake e Luke. Ma libererò Juan, promesso. >>
Lei si affrettò verso Avarett e gridò << FERMO! >>
 
Avarett si voltò verso di lei. << Cosa vuole, professoressa? >>
<< Voglio che lasci andare Juan. >>
<< Ma ... >>
<< Lascialo andare. >>
L’aveva detto con un tono di chi non si aspettasse repliche, quindi Avarett non poteva far altro che slegare Juan.
 
<< Grazie, professoressa Rembady. Grazie Dalia e Max ... >> disse Juan, mentre io e Max venivamo tirati giù dall’albero da un incantesimo di Avarett. Avarett stava piangendo.
<< Mi dispiace, non avrei dovuto cercare di eliminarti solo perché mi ricordavi Jake oppure Luke ... Mi dispiace tanto ... >> disse lui.
<< Non preoccuparti, tanto domani me ne andrò da qui per sempre ... >>
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Il giorno dopo mi svegliai, ero distesa su un tappeto di foglie colorate con i capelli increspati dal vento. Anche Max stava dormendo, la Rembady invece era già sveglia.
<< Juan se n’è andato? >> chiesi. La Rembady annuì. Juan non ci aveva mentito, era diverso da Jake e Luke, anche se Avarett stentava a crederci. A proposito, dov’è Avarett? Lo chiesi alla Rembady e lei mi sembrò un po’a disagio.
<< Se n’è andato anche lui ... >> disse con un filo di voce.
Io la fissai. << Non è possibile, non può essersene andato. Aveva paura di combattere? >> chiesi.
<< Non credo ... Ma puoi rintracciarlo, ti ha lasciato un biglietto ... >> mormorò la Rembady estraendo qualcosa dalla tasca.
 
<< Non me ne faccio niente di uno struggente e strappalacrime biglietto d’addio. >>
<< Non credo sia uno struggente biglietto d’addio ... >> disse la Rembady porgendomelo.
Lo lessi:
“Ascolta, Dalia, io sono fuggito per sempre. Non venire a cercarmi assolutamente”
Fissai il biglietto con attenzione, concentrandomi su ogni minima lettera.
 
<< Non penso che il biglietto sia stato scritto da Avarett ... Non è la sua grafia, è evidente che l’abbia catturato qualcuno ... >> dissi.
<< Pensi sia stato Juan? >> chiese la Rembady con sguardo sospetto.
<< Non credo, lui mi è sembrato fin troppo sincero ... >>
 
<< Pensaci, sono spariti entrambi esattamente lo stesso giorno, fossi in te non escluderei Juan. E’pur sempre un discendente e ha molto contro di noi ... >>
<< In effetti avrebbe senso, dopo che Avarett ha tentato di distruggerlo. Ma non penso sia Juan. Cercherò di scoprirlo ... >>

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Capitolo 29
*** Il prezzo dei Cheerups. ***


Capitolo 29.
<< Dobbiamo trovare Avarett ad ogni costo. Il problema è che non ho la minima idea di cosa fare, non so nemmeno chi l’abbia rapito, dove siano andati e perché solo lui? Aveva senso rapire anche noi, no? >> dissi camminando nervosamente.
<< La smetti di agitarti e di camminare? Mi fai venire mal di testa ... >> disse Max pensando solo a mangiare quantità di biscotti. Non mi sorprese il fatto che li avesse portati con sé. Gli lanciai un’occhiata di disapprovazione.
<< Che c’è? Quando sono nervoso mangio! >> si difese. Era un mattino piovoso e mi stavo bagnando da capo a piedi, ma in quel momento nessuno di noi pensava a rifugiarsi da qualche parte, pensavo solamente al perché avessero catturato Avarett. Il bosco non era silenzioso, ogni tanto si sentiva qualche strano verso di creature o folletti che si nascondevano, un frusciare di foglie, vento.
<< Nessuna idea su come trovare Avarett? >> dissi sedendomi. Cercavo di concentrarmi e trovare altri biglietti, ammesso ne avesse scritti altri.
<< Avarett starà bene? >> chiese Max.
<< Non lo so. Spero di sì. >>
<< Juan se n’è andato? >> continuò.
 
<< SI’. E HA CATTURATO AVARETT! >> gridò la Rembady.
<< Perché ci ostiniamo a incolpare Juan? Lo so, in effetti è un po’sospetto, ma qualcosa mi dice che lui è innocente. Fidatevi di me ... Avete visto che se n’è andato oggi, come ci aveva promesso? >> dissi.
<< Se n’è andato, ma potrebbe aver portato con sé Avarett. >>
Sbuffai. In un certo senso era incredibile che io credessi a Juan: aveva molto contro di noi, specialmente contro Avarett, aveva senso che lo avesse catturato. Questo era ciò che mi diceva la mia testa. Ma il mio istinto invece controbatteva che Juan era sincero, era sparito e Avarett era stato catturato da qualcun altro. La possibilità che lui se ne fosse andato di sua spontanea volontà non l’avevo presa neppure in considerazione: Avarett non se ne sarebbe mai andato. Era troppo orgoglioso e determinato per mollare tutto e andarsene. La Rembady esultò.
<< Ci sono! Avarett ha lasciato il suo cellulare qui? >> chiese. Guardai verso gli alberi: vicino c’era uno zaino. Non ricordavo se Avarett l’avesse portato con sé durante la nostra missione, ma non esitai a prenderlo, qualcosa mi diceva che fosse il suo. Invece no: dentro c’era un’agenda ed era scritto a caratteri maiuscoli il nome JUAN.
<< Non è suo questo zaino, è di Juan. L’ha lasciato qui, forse se ne sarà dimenticato quando è partito ... >> dissi io.
<< Oppure non è partito affatto ... >> propose la Rembady con il suo solito scetticismo.
Cosa me ne facevo dello zaino di Juan? Lo riposi esattamente lì dov’era. Poi pensai una cosa: Avarett non poteva neppure rintracciarci! Max e io avevamo lasciato il cellulare nel covo, la Rembady non ce l’aveva neppure. Uno squillo di un cellulare mi distolse dai miei pensieri: proveniva dallo zaino di Juan. Allora aveva lasciato qui anche il telefono! Il numero che comparve sul display mi sembrava familiare. Decisi di rispondere.
<< Pronto? >> dissi. Dall’altro capo c’era una voce esasperata e un po’sorpresa.
<< Dalia? Sono Avarett! >> disse sorpreso. << Ho provato a chiamarti mille volte, ma non rispondevi, così Juan mi ha suggerito di provare a chiamarti sul suo cellulare che ha dimenticato lì per sbaglio ... >>
<< Sei con Juan? Ti ha catturato? >> chiesi.
<< Ehm, ti dispiace non investirmi di domande? Sì, sono stato catturato. In realtà siamo stati catturati io e Juan ... >> disse con voce un po’titubante.
<< E’una tragedia! Chi vi ha presi? >>
<< Una pazza, suppongo. Siamo nel covo e non so quale sia il suo scopo. Raggiungeteci, vi prego ... >> disse la voce di Juan.
Chiusi subito la chiamata.
<< Dobbiamo andare al covo! Qualcuno ha catturato Juan e Avarett, muoviamoci! >> dissi a Max e la Rembady. La Rembady ci riportò in fretta al covo. Il caro vecchio covo! Mi era così mancato il calore e quell’accogliente stanza colorata. Juan c’era, Avarett anche e ... una ragazza che non avevo mai visto prima d’ora.
<< E’stata lei che vi ha catturati? >> dissi indicandola. Lei annuì, guardandomi con aria di sfida.
<< Sì, li ho catturati io. E’divertente ... >> rispose la ragazza. Aveva capelli ricci castano scuro, occhi neri, un sorriso un po’canzonatorio e una perenne aria di sfida.
<< Cosa sei? >> chiesi. << Come ti chiami? >>
<< Sono Amelia. E che tu ci creda o no, sono una delle creature magiche che un tempo popolavano il castello ... >>
<< Cos’hai di magico? >>
<< Posso assumere l’aspetto che voglio. Adesso mi vedete come sono davvero, ma potrei sembrarvi anche un comodino, non so ... >> disse.
Io annuì, un po’perplessa.
<< Vuoi farci del male? >> chiese Max.
<< No. A patto che tu mi dia quei biscotti che reggi in mano ... >> disse lei.
<< Ma ... >>
Max fu interrotto da un’occhiata fulminea di Amelia.
<< Perché hai catturato Juan ed Avarett? >> chiese la Rembady.
<< Io ho molto contro i discendenti, dato che i loro antenati hanno cercato di distruggere il mio castello. Io popolavo quel bellissimo sogno e sono costretta costantemente a scappare ... >> disse lei con una punta di disprezzo e malinconia nella sua voce.
<< E perché proprio me? >> disse Juan. << Io ho promesso a Dalia, alla Rembady, a Max e anche ad Avarett che sarei fuggito per sempre, non voglio più essere coinvolto nei vostri combattimenti, ve l’ho detto ... >>
<< Non è colpa tua se sei l’unico discendente affascinante. Gli altri sono stati tolti di mezzo da Avarett e Dalia e comunque erano davvero orripilanti ... >> disse Amelia.
<< Modestamente ... >> disse Juan sfoggiando un sorriso.
<< Sei ridicolo ... >> disse Avarett. << In ogni modo perché hai coinvolto anche me? >>
<< Quanto sei noioso! Mi serviva uno della categoria Cheerups. La Rembady è troppo vecchia, senz’offesa, mi rimanevate tu e Dalia. Ma Dalia ha già troppe responsabilità: Emy, l’aver scoperto cosa contiene la pietra, ... Una volta potresti renderti utile anche tu! >> esclamò.
<< Perché ti serviamo? >>
<< Mi serve un Cheerups e un discendente che combattano tra di loro. Se vince il Cheerups, il castello tornerà il più velocemente possibile ... >>
<< Questo già lo sappiamo! Ma io non voglio combattere, potete trovare un altro discendente ... >>
<< Il problema ... >> disse Amelia alzando la voce << è che i discendenti sono finiti. Sei rimasto solo tu ... >>
                                                               
<< Quindi, se volete indietro il castello, dovete combattere contro Juan ... >> disse Amelia. << Volevo che lo sapeste. >>
Non voglio combattere contro Juan. E non voglio neppure rinunciare a un luogo meraviglioso che poi è sempre stato il sogno della Rembady e delle creature magiche che lo popolavano.
<< Dovete scegliere: o Juan oppure un castello da sogno e salvare la vita a milioni di creature magiche. Mi dispiace per questa scelta che dovete fare, sappiate che non l’ho imposta io, ma la pietra dice così. >>
<< Che si fa? >> mormorò Avarett.
<< Non voglio uccidere Juan. E nemmeno lui vorrà farlo, credo. Non vuole combattere! >> mormorai a denti stretti.
 
Juan mi si avvicinò. << Il castello è così importante per voi? >> mi disse.
<< Per me no, per la Rembady sì. >>
<< Io capirò se vorrete salvare quelle creature magiche, davvero. >>
<< Ma come fai ad essere così buono? Non ti accadrà niente! >> intervenne Avarett.
<< Vedremo come andrà a finire la faccenda, ma una cosa è certa: non ti sacrificheremo per uno stupido castello. E credo che neppure alla Rembady sia passata per la testa quest’idea. >>
************************************************************************
Avevo passato un’intera nottata senza dormire: mille pensieri mi affollavano la testa, avevo delle visioni su Juan. La sua vita era in pericolo e forse anche la nostra. Controllai l’orologio: erano le 4.30 di notte, ero stesa sul pavimento ghiacciato del covo e tutti stavano dormendo profondamente. Avarett reggeva un cuscino( ma dove l’avrà trovato?!?), Juan si era addormentato con un libro a pochi centimetri dalla faccia, Amelia aveva un cellulare in mano che stava squillando da circa tre ore trapanandoci il cervello, Max reggeva una scatola di biscotti che era stata svuotata interamente da Amelia e la Rembady stringeva in mano la pietra. Mi avvicinai per controllare che non mandasse alcuni segnali: ogni tanto la pietra gioca questi scherzi. Perché ero sveglia nel cuore della notte? Da quando avevo conosciuto Juan, erano esattamente tre notti che facevo incubi su di lui. E se Avarett o la Rembady avessero scelto il castello al suo posto? In fondo avrebbero salvato migliaia di creature fantastiche e realizzato il sogno di molti, ma come ogni cosa bisognava pagare il prezzo. E il prezzo era Juan. Non mi ero mai trovata in una situazione del genere e non sapevo come comportarmi: io avevo la possibilità di scegliere? O era tutto nelle mani di Avarett, perché Amelia aveva scelto di affidare a lui questa responsabilità? Di giorno in giorno diventavo sempre più paranoica. Decisi di svegliare Amelia, che borbottava qualcosa nel sonno. La chiamai più volte e finalmente si decise ad aprire gli occhi.
<< Ma che cavolo vuoi a quest’ora? >> ringhiò lei. Diciamo che mi ero aspettata una reazione un po’più delicata.
<< Tu vorresti che riaprisse il castello? >> le chiesi con voce un po’titubante.
<< Ti sembrano domande da farmi a quest’ora? >> mi rispose stropicciando gli occhi e con la voce abbastanza seccata.
<< Sì, mi sembrano domande da farti. E’urgente che tu mi risponda adesso. Tu vorresti il castello? >> le dissi cercando di simulare un tono deciso, di chi non si aspetta repliche. Non che mi uscisse molto bene, ma valeva la pena provarci. Così almeno avevo una possibilità di essere presa sul serio.
<< Senti, Dalia,  fammi un favore e torna dormire. Ho sonno e in cinque secondi potrei sbatterti fuori dal covo ... >> disse lei. Non era la reazione che mi aspettavo. Le lanciai un’occhiata che presagiva ciò che stavo pensando.
 
<< Sì, voglio che il castello riapra, che domande sono? E’chiaro che voglio finalmente il mio luogo. Quel castello è la mia casa, è la mia possibilità di non vivere più nell’ombra. Cosa vorresti che ti risponda? Ma questa responsabilità non è nelle mie mani, ma in quelle di Avarett ... >> spiegò.
<< Quindi preferisci affibbiarla a lui? >> chiesi.
<< Dovevo per forza affibbiarla ad un Cheerups ... >> dissi.
<< E perché proprio Avarett? Secondo me lui è molto indeciso se salvare voi o Juan ... >> le dissi.
Lei sospirò.
<< Non potevo dare questo incarico a te. Prima eri la ragazza che voleva sempre qualcuno in suo soccorso, dopo sei diventata l’eroina di ogni situazione. Non conosci le mezze misure, eh! >> osservò Amelia divertita.
<< Il fatto è che non ritengo giusto uccidere Juan. E’un ragionamento stupido. Se Juan provasse a difendervi, ci sono alte possibilità che morirebbe anche Avarett.  Io vorrei provare a farvi avere il castello ma senza che ci vadano di mezzo loro due! >> dissi io cercando di parlare a voce bassa per non farmi sentire da loro due.
<< Dalia, sì, in effetti è possibile riottenere il castello senza danneggiare Juan o Avarett ... >> disse lei, ma notando la mia espressione di gioia, aggiunse: << Non costruirti castelli in aria, è una cosa abbastanza complicata ... >>
 
<< E cosa si dovrebbe fare? Qualche combattimento? >> dissi io.
<< Combattimenti piuttosto complicati ... >> disse lei. << Ne parliamo domani >> disse Amelia.
<< D’accordo ... >> dissi sovrappensiero.
<< Adesso lasciami dormire, per favore. >>
Spensi la luce, ma quella notte perfino il covo mi sembrava un luogo tetro e oscuro da cui sarebbe stato meglio fuggire. Non ero abituata a scappare di fronte alle difficoltà, da un po’di tempo a questa parte. Forse Amelia aveva ragione, non conoscevo le mezze misure. In così poco tempo stavo cercando di diventare la paladina dei Tueldex, dei Cheerups, delle creature magiche. Magari ad Avarett serviva un incarico, non potevo far tutto io. Ma potevo non intervenire se lui avesse deciso di uccidere Juan?
Ok, fra poco sono le 5.00 ... Dovrei smetterla di pensare e cercare di dormire. Prima di chiudere gli occhi, mi accorgo che la pietra vibra: ah giusto, c’è Juan e lui è un discendente. Ma questa volta la pietra è diventata più scura, color blu oltremare. C’è qualcuno nel covo. Mi ricordo che nel cassetto c’è una torcia ... Magari se riesco a scavalcare Max posso prenderla. In questo tentativo però per sbaglio pesto la scatola di biscotti che fa un rumore tremendo. Per fortuna nessuno si è svegliato e Amelia ha ricominciato a dormire come un sasso. Probabilmente non si sveglierebbero nemmeno se ci fosse un terremoto in corso. Riesco finalmente a raggiungere il cassetto, prendo la torcia e la punto verso il muro. C’è Emy.
  << Sei brava come detective ... >> disse lei facendo un passo avanti.
<< C’è un’altra notturna come me, qui ... >> risposi io riponendo la torcia nel cassetto.
<< Spero che tu non consideri la mia presenza superflua, perché non ci metto niente a chiamare un taxi e tornarmene nella mia dimora ... >>
<< Dov’è che abiti esattamente? >> chiesi.
<< E’un posto simile al covo, ma arredato meglio ... >>
 
<< Oh. >>
<< E’la mia impressione o a meno di due metri da noi c’è un discendente dormiente? >>
<< Sì, è Juan. Non era così perfido. >>
<< Ah. E nemmeno così intelligente, dato che si è addormentato con un libro sulla faccia ... >> rise lei.
<< Ah, questa tizia qui si chiama Amelia ed è una delle creature magiche che popolano il castello. Si trasforma in ciò che vuole. E’qui perché ci ha dato alcune informazioni di cui non eravamo al corrente ... >> dissi un po’perplessa. Ma che stavo dicendo?
<< E’un covo o un hotel? >> chiese Emy ridendo.
<< Non chiedermelo. Juan se ne doveva andare l’altro giorno, ma alla fine è stato rapito da questa strana tizia e adesso è costretto a combattere di nuovo. Quanto a lei, non fa altro che sfuggire ai discendenti ... >>
<< Ehm, io dovrei parlarti di una cosa: passavo di qui per caso e ho sentito che tu vuoi ricorrere ai combattimenti per far ritornare quel castello, ma non vuoi uccidere Juan. Sappi che in quei combattimenti potresti perderci un bel po’ ... Sono molto complicati. >>
<< Sì, lo so. Ma forse adesso non sono più così convinta di far ritornare quel castello: in fondo, se resta solo Juan come discendente, loro sono al sicuro. Che se ne fanno di un bellissimo castello? >> dissi io. Emy tossì, mi sembrava un po’in imbarazzo. Conoscevo bene quella reazione: aveva qualcosa da dirmi, ma non riusciva a dirmelo.
<< Avanti, cosa nascondi? >> sbuffai spazientita.
<< Loro non sono perseguitati solo dai discendenti. Anche da altre creature che si faranno avanti poco a poco ... >> rispose lei. << Mi dispiace, Dalia. >>
<< Ma ... quante creature restano da combattere ancora? >>
<< Tre categorie. Ognuna di queste è composta da una persona, per fortuna non sono numerosi come i discendenti ... >> disse lei.
Io annuii: in fondo non era così impossibile, erano solamente tre! Cominciavo a diventare sempre più allegra.
<< Dalia, saranno anche tre ma sono difficili da affrontare. Ti sottopongono a prove incredibili ... >> disse lei. << Per questo, voglio affrontarli anch’io insieme a te. Per la seconda volta ... >> disse lei con voce nostalgica. Io mi fermai sulle sue ultime parole “Per la seconda volta”. Riflettei e mi sedetti sul pavimento ghiacciato.
<< Che vuol dire “Per la seconda volta?” >> chiesi. Emy non rispose e mi ritrovai circondata da un silenzio insopportabile. Solamente un lieve ticchettio di una sveglia.
<< Rispondi, Emy! >> dissi, forse la stavo distogliendo da alcuni pensieri felici o tristi. << Emy, non è il momento per i flashback! >> aggiunsi.
 
<< Un giorno scoprii che il mio migliore amico era un Tueldex. E io ero una Cheerups. Ed era una cosa piuttosto terribile, perché in quel periodo i Cheerups e i Tueldex combattevano fra di loro. Volevo molto bene a Stenn, era il mio migliore amico praticamente da quando avevo tre anni. Ma se uno viveva, non poteva vivere anche l’altro ... >> spiegò lei.
 << E come finì? >> chiesi io curiosa.
<< Alcune creature del castello, quando c’era ancora, mi suggerirono di ribellarmi. E io ascoltai il loro consiglio, volevo che la guerra fra le due categorie finisse ad ogni costo. >>
<< E Stenn? Era d’accordo con te? >> chiesi.
<< Sì, e cercammo in ogni modo che i Tueldex e i Cheerups finalmente si dessero tregua ... >>
<< Qual era il motivo della guerra? >>
<< Suppongo qualcosa che avesse a che fare con la pietra. Comunque né i Cheerups e né i Tueldex ci diedero ascolto, anzi: adesso ci detestavano. Io e Stenn passammo circa tre anni a nasconderci da vari Tueldex o Cheerups. Tuttavia ogni giorno che passava volevo che quella guerra finisse, perché lì avevo lasciato tante persone care. Probabilmente la mia famiglia era fuggita in chissà quale parte del mondo ... >> disse lei.
 
<< Mi dispiace ... >> commentai.
<< Sono sicura che un giorno la ritroverò. Comunque chiesi alle creature del castello se potessi fare qualcosa per fermare la guerra tra i Cheerups e i Tueldex. E mi parlarono di questi combattimenti ... >>
<< Dove si sono tenuti i combattimenti? >>
<<  Sempre nel covo. >>
<< E com’erano? >> domandai titubante.
 
<< Piuttosto complicati. Ogni giorno mi ritrovavo in situazioni che non avevo mai vissuto, che non avevo mai affrontato. Ogni giornata era così diversa dalle altre, un tornado di emozioni. Ti accadono delle cose che in realtà non stanno succedendo davvero ... Ad un certo punto mi era sembrato quasi d’impazzire. Ma per fortuna c’era anche Stenn e quando hai delle persone accanto è più facile ... Per questo, cerca di radunare un bel po’di persone a cui tieni davvero in questi combattimenti ... >> mi consigliò Emy.
<< Beh, oltre a te, potrei chiedere alla Rembady, ad Avarett e a Max. >>
<< D’accordo. >>
<< E alla fine vinsero i Tueldex? >> chiesi io ad Emy.
<< Io e Stenn vincemmo quei combattimenti. Alla fine la guerra tra le due categorie si placò. I Cheerups decisero di dare la pietra ai Tueldex. E da quel momento è diventata “La pietra dei Tueldex” ... >> mi rispose. La guardai un po’sconvolta.
 
<< E prima che i Cheerups la concessero ai Tueldex, la pietra a chi apparteneva? >> domandai.
<< Nessuno lo sa con certezza ... >> rispose lei. 

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Capitolo 30
*** I Sedreck. ***


Capitolo 30.
<< Hai chiarito i tuoi dubbi amletici, Dalia? >> mi chiese Amelia sarcastica. Finsi di dormire: non avevo voglia di rispondere ad Amelia, sorbirmi i suoi sguardi perplessi e sbandierare a tutti i miei piani. Lei mi lanciò un cuscino addosso.
<< Ahi, che male! >> dissi massaggiandomi la testa.
<< Ti ho arruffato i capelli? >> rise lei.
<< Ti senti divertente? >> le chiesi. Lei alzò le spalle.
 
<<  Dov’è Max, Avarett, Juan e la Rembady? >> dissi un po’confusa guardandomi intorno.
<< Giocano a nascondino ... >> disse lei.
<< Che? >>
<< Ma dai, scherzavo. Ho mandato i magnifici quattro a comprare i biscotti ... E comunque non pensare che non mi sia accorta di Emy, ieri. Ho sentito tutti i tuoi piani ... E non sono molto d’accordo con te. E’troppo quello che hai da affrontare, non permetterò che tu faccia rischiare ancora una volta la sua ... >> mi disse lei arrabbiandosi.
 
<< Tu conosci molto bene Emy, da quello che mi stai dicendo. Eri una sua avversaria? >> le chiesi.
<< No, giovane Detective Conan, sono sua sorella ... Sono ritornata qui per cercarla e l’ho trovata. Sono sicura che sia lei ... >>
<< Ne ero sicura anch’io. Hai esattamente lo stesso carattere e la stessa abilità nell’insultarmi in dieci modi diversi, facendomi sentire un’idiota ... >> sorrisi io.
Amelia si guardò intorno.
<< Il nome Emy è una copertura, giusto? Perché il nome di mia sorella era Libera e anche se non la vedo da tanto tempo, credo sia impossibile sbagliarmi. Emy è collegata a te e suppongo che non cambi mai, resti giovane anche quando avrà novant’anni. E’una cosa che succede a tutte le creature magiche. E lei lo è per metà, se non sbaglio ... >> spiegò.
 << E quindi, sono anch’io una creatura magica? Tu hai a che fare con me, proprio come Emy? >>
<< No, noi non siamo la stessa persona, a differenza di te e Libera. E tu come puoi essere una creatura magica? Sei già Cheerups e Tueldex insieme! E adesso taci, stanno tornando tutti ... >>
Sentii i tacchi di Amelia andare dritti verso la porta e chiedere “trovati i biscotti?”
Sta gridando. No, non credo abbiano trovato i suoi biscotti preferiti.
*******************************************************************
Oggi pomeriggio Emy è arrivata nel covo. Doveva farmi qualche lezione, spiegarmi meglio come affrontare questi duelli, in modo che il castello potesse tornare e non ne andasse la vita di nessuna creatura magica o di Juan. Ogni tanto Amelia passava di lì e mi diceva cose come “ma chi te la fa fare di salvare il mondo? Da quale strano fumetto di super eroine te ne sei uscita?”
<< Mi stai deconcentrando ... >> dissi io. << Ti dispiace, devo ascoltare Emy ... >>
<< Fai pure, paladina della giustizia ... >> disse lei alzando le mani in segno di resa.
 
<< A volte non la sopporto ... >> borbottai a bassa voce. Emy mi sentì.
<< Invece è simpatica! >> esclamò.
<< Sì, mi ricorda qualcuno ... >> dissi sperando che cominciasse a capirci qualcosa.
<< E’un personaggio famoso? A me non ricorda proprio nessuno invece, forse un po’un cartone animato in cui ... >> cominciò a dire lei, ma io la interruppi.
 
<< Cominciamo con la lezione, d’accordo?  Voglio sapere innanzitutto dove si tengono i combattimenti e quando .... >> dissi io emozionata.
La porta si aprì cigolando.
<< Qualcuno ha visto il mio cellulare? >> ... Era Max.
<< Sì, è sulla mensola. >>
Max se ne andò chiudendo la porta.
 
<< Speriamo che non ci siano altre interruzioni! >> esclamai io, guardando la porta e sperando che non si aprisse un’altra volta. Non avrei mai voluto più sentire un cigolio in tutta la mia vita.
E invece non successe esattamente così, perché dopo arrivarono Amelia, la Rembady e Juan.
<< Sembra che lo facciano a posta! Io devo sostenere un combattimento importante e loro pensano ai loro cellulari, a chiudere la finestra, ... >> dissi evidentemente annoiata, perché Emy mi guardava con una faccia molto divertita e un po’perplessa. Poi sentii un'altra volta bussare alla porta e decisi di lanciarci contro un astuccio ... Peccato che in quel momento si aprii e l’astuccio colpì Avarett in pieno.
<< La gente che apre le porte riceve sempre questo trattamento? >> chiese lui quando era già a terra.
<< Complimenti, hai stecchito Avarett! Congratulazioni! >> disse Emy.
<< Non è niente di grave, mettici del ghiaccio ... >> dissi io chiudendo la porta, mentre Avarett continuava a lamentarsi. Intanto era entrata anche Amelia ... Solo che non aveva l’espressione divertita di Emy, anzi, mi sembrava quasi furiosa. Non so se ce l’aveva con me, ma evidentemente sì perché quando me la ritrovai davanti aveva un’aria piuttosto minacciosa.
 
<< Emy, devo parlare un attimo con Dalia, ti dispiace? >> disse lei. Emy se ne andò dicendomi: << Per quella cosa, ne parliamo un altro giorno ... >>
<< No, non andartene. Dopo ti dovremmo parlare ... >> dissi io, ignorando gli sguardi  di Amelia. Emy alzò le spalle e chiuse la porta.
 
<< Tu non farai quel combattimento. >>
<< Ci riuscirò, invece ... >> dissi con tono un po’aggressivo.
<< Forse sì, perché tanto sei l’eroina dei Tueldex e dei Cheerups, a te riesce sempre tutto. Ma Libera? Non è molto forte rispetto a qualche anno fa. Con gli anni i poteri diminuiscono ed è già morta una volta per colpa tua. Credi che non lo sappia della storia con Jake e Luke? >> chiese. << Sbaglio o eri coinvolta anche tu? >>
 
<< Io non ho chiesto ad Emy di combattere con me, si è offerta. Ma posso dirle di no, così non le succederà nulla! >> dissi cercando di trovare un modo ragionevole per placare la rabbia di Amelia.
<< Libera è orgogliosa e generosa, non potrebbe mai tirarsi indietro. O non combatte nessuno di voi, o combattete entrambe. Voglio riavere il mio castello, ma non voglio perdere Libera adesso che l’ho trovata ... >> rispose lei e mi sembrò un po’triste. Io pensai di non dire niente, ma poi le parole mi uscirono spontanee, senza rifletterci.
<< Da quand’è che hai trovato Emy? >>
<< Sei mesi, circa. >>
<< Ti dico una cosa: se tu ci avessi tenuto davvero a Libera, le avresti detto che eri tornata qui, che l’avevi trovata e che soprattutto sei tu sua sorella. Lei cerca la sua famiglia da una vita, mentre tu te ne esci adesso ordinando di non combattere ... In ogni caso lei rischia comunque, perché ci sono tante cose strane che danno la caccia alle creature magiche ... E anche alle loro famiglie! >> le dissi.
<< TU NON NE SAI NIENTE, NON SAI CHE HO CERCATO LIBERA PER ANNI ... Ti facevo un po’meno stupida ... >> disse lei andandosene. Emy era davanti alla porta e aveva sentito tutto ciò che ci eravamo dette io ed Amelia.
 
<< Tu sapevi di essere mia sorella e non me l’hai detto? >> disse Emy ad Amelia.
<< E anche tu, Dalia, non hai avuto il coraggio di dirmi quello che sapevi. Tu sapevi che la mia vita era in pericolo da molto tempo, vero? >> disse lei con la voce spezzata. << Siete patetiche, entrambi. >>
<< Emy, avrei voluto dirtelo proprio adesso! >> gridai, quando lei se ne stava già uscendo dal covo. Forse in fondo avrei dovuto lasciar perdere questo stupido duello: tanto ormai erano tutti contro di me ed ero troppo debole per combattere da sola.
<< Ti ho sentita parlare del combattimento .... >> disse Avarett.
<< Sì, ma ormai non se ne fa più niente. >>
<< Perché no? Ci siamo io, Max, la Rembady ... >>
<< Non voglio coinvolgervi in questa storia! >> protestai.
 
<< Ormai siamo tutti coinvolti, da quando siamo arrivati qui. Tu non vorresti tornare a casa, alla tua vita a Liverpool? >> chiese lui guardando fuori dalla finestra. Io risposi distrattamente.
<< Uhm, sì ... >>
<< Ma non possiamo. Perché siamo già tutti coinvolti in questa storia ... >> disse Avarett. << Non abbiamo niente da perdere, no? >>
<< Evitate di rischiare per me, posso farcela benissimo da sola, non ho bisogno di voi. >>
Ma cosa stavo dicendo? Ero diventata un’insopportabile orgogliosa e presuntuosa che non aveva mai bisogno dell’aiuto di nessuno? Stavo diventando l’opposto di me stessa, l’opposto di quella Dalia che cercava di aiutare tutti, ma poi finiva che tutti aiutavano lei e non sapeva come ringraziarli? Abbassai lo sguardo, dopo aver intravisto la mascella serrata di Avarett. Stava pensando d’insultarmi in una lingua sconosciuta? Voleva tirarmi qualcosa addosso? Se l’avesse fatto, non avrei potuto biasimarlo.
Ero pronta a sorbirmi ciò che aveva da dirmi Avarett.
<< Ok, visto che puoi benissimo farcela da sola e io non servo a un cavolo, va’pure solo tu a fare questo stupido duello, tanto si tiene fra soli cinque minuti, l’ho sentito da Emy. Stammi bene e mi raccomando, distruggi tutti come sempre ... Tanto sei bravissima ... >> disse lui andandosene.
<< Avarett, non volevo dire questo ... >> gridai quando lui era già lontano. Ma cosa avevano tutti oggi, avevo litigato in mezz’ora con Avarett, con Amelia e con Emy. Il problema erano loro che avevano un po’la luna storta o io? Ricordai ciò che mi aveva detto Emy: “Durante questi combattimenti, l’importante è avere al tuo fianco persone che ti vogliono bene, così riuscirai a superarlo”. E io in quel combattimento ero sola: Max doveva compiere delle strane missioni da Koster, probabilmente qualcuno era diventato Tueldex da poco, con quei tre( Avarett, Emy e Amelia) ci avevo litigato da poco, Juan non voleva più combattere ed era inutile chiederglielo e ... mi restava solamente la Rembady. Certo che il mondo è strano: la professoressa che odiavo di più adesso potrebbe cambiare la mia vita aiutandomi. Sì, è abbastanza strano. La trovo seduta su uno sgabello che contempla la finestra.
<< Professoressa Rembady? >> chiesi. << Ha mai sentito parlare di quei combattimenti che si fanno per tenere in vita qualcuno e far riavere a voi il castello? Beh, mi spiace, ma penso mi tirerò in dietro. Se non c’è nessuno disposto ad aiutarmi ... Se lei combattesse, ovviamente lo farei anch’io ... >> continuai.
La Rembady sospirò: stava per darmi una cattiva notizia oppure cercava di trovare una scusa abbastanza credibile per non combattere. Speravo solo non tirasse in ballo l’argomento “è ora di arrenderci, ci saranno avversari molto tosti”. Per fortuna non lo fece, ma la cattiva notizia c’era comunque.
<< Vorrei combattere ... Ma non posso. Il regolamento dice che possono combattere solo i Cheerups, i Tueldex e le creature magiche più giovani. O che almeno, dimostrino molto di meno. Io ti sembro giovane? >> rise lei beffarda. Io non risposi.
Lei riprese il libro che stava leggendo, inforcò gli occhiali e continuò a girare pagina. Stava ferma su una pagina meno di cinque secondi, leggeva talmente in fretta!
 
<< In ogni caso c’è Emy, Amelia, Juan, Avarett, Max ... Non sei sola! >> disse lei.
<< Juan non vuole combattere, con Emy, Amelia e Avarett ci ho litigato e Max sta compiendo una sua missione da Tueldex ... Ergo, niente combattimento! >>
<< Dalia, si è aggiunta una piccola novità: se qualcuno non combatte, noi resteremo bloccati nel covo. Per sempre. >>
Spalancai gli occhi, poi feci un sorriso molto forzato annuendo e sperando di sembrare convinta e spavalda. Perché cercavo di sembrare l’opposto di quel che ero?
<< Quindi, riappacificati con chi hai litigato, richiama Max e convinci Juan. >>
<< No, ce la faccio da sola. >>
Presi una giacca a caso che avevo rubato da un negozio, nei miei momenti da “Libera” e mi diressi verso la porta.
<< Dove vai? >> mi chiese la Rembady.
<< A vincere. >>
Se non mi fossi presentata a quel luogo del combattimento, probabilmente saremmo rimasti bloccati per sempre lì. Intendiamoci, il covo non è male, c’è il necessario per sopravvivere. Ma mi manca Liverpool, mi manca la mia casa, i negozi, la mia famiglia e persino la mia scuola! Beh, in ogni caso non avrei mai immaginato di vivere in un covo con la mia pazza e odiosa professoressa Rembady. Arrivai al luogo del combattimento, cioè dove c’era prima il castello.
Non c’era nessuno, era deserto. E la notte stava calando.
 
<< Se è uno scherzo, non è affatto divertente ... >> dissi con voce sicura.
<< Io lo so che stai tremando dalla paura! >> esclamò una voce. In genere, nei film, si sentivano voci potenti che dicevano frasi del genere e invece quella era una voce un po’ridicola e avrei voluto ridere, ma forse non era il momento più appropriato.
<< Sei un mostro? >> dissi con tono calmo e indifferente.
<< No, una creatura magica. Non sono così brutto di persona ... >> disse quella voce. Non capivo se era una voce femminile o maschile, ma di certo era molto singolare.
 
<< Mostrati. Vieni qui e scaglia tutti gli incantesimi che vuoi fare ... >> dissi io.
<< Sei da sola? >>
<< Codardo ... >> borbottai. << O codarda, non so ... >>
Sentii dei passi muoversi davanti a me e mi ritrovai davanti qualcosa dai contorni molto poco definiti. Era grigiastro, sembrava una specie di rombo con gli occhi color oro e degli strani denti neri. Io non ero molto impressionabile e poi probabilmente quella era una maschera: forse in realtà aveva un aspetto normale. Ne dubitavo profondamente, però.
<< Cosa sei? >> chiesi.
<< Una creatura mitologica molto rara ... >>
Annuii.
<< Come vi chiamano? >>
<<  Sedreck ... E il nostro scopo è esattamente quello dei discendenti, distruggere i Cheerups ... Ne eravamo molti, ma sono rimasto solo io. >>
 
<< Perché dovresti intimorirmi? Guardati, sei così ridicolo e buffo. >>
<< Lo prendo come un complimento. Ma l’apparenza inganna: in realtà sono molto ma molto più potente di una ragazzina come te! >> esclamò lui.
 
<< Ah. >>
<< Qual è la tua specialità? >>
<< Questa ... >> disse lui, indicandomi delle persone lontane, che vedevo come un po’sfocate. Mi avvicinai per guardarle meglio: ma erano Max, la Rembady, Juan ... E’c’erano anche Amelia, Emy e Avarett! Corsi loro incontro.
<< Grazie per essere venuti! Sapevo di potermi fidare di voi. Sì, avevate ragione, non posso cavarmela senza di voi .... Perfino tu, Juan, sei venuto a combattere. E Max, hai lasciato la tua missione? Oh, beh, grandioso! E tu, professoressa? Era solo una scusa, non era davvero troppo vecchia per combattere giusto? Si consideri perdonata! >> dissi in preda all’entusiasmo.
<< Come te la cavi qui? >> disse Avarett. Io sorrisi.
<< Bene, ma con voi ancora meglio. C’è questo strano coso che dice di essere molto potente ma non mi ha ancora mostrato i suoi poteri ... >> dissi alzando la voce per farlo sentire anche al Sedreck. E poi all’improvviso tutti loro sparirono e restai solo io, con quella strana creatura che si sbellicava dalle risate. Ma non poteva ridere con la bocca chiusa? Non erano molto carini quei denti color carbone.
 
<< Dove sono andati? Dove li hai portati? >> chiesi io spintonando il Sedreck. Avrebbe potuto essere l’ultima cosa che avrei fatto, ma lo feci ugualmente. Almeno, se fossi sopravvissuta, mi sarei potuta vantare in giro “ho spintonato un Sedreck, sai”.
 
<< Loro non sono andati da nessuna parte. Non sono mai venuti a cercarti, perché tu non interessi a nessuno, Dalìa ... >>
<< Mi chiamo Dalia. >>
<< Non è importante, comunque è questo il mio potere: posso entrare nella tua mente e far accadere cose che voglio tu veda. Ma che non sono vere. E’un grande potere, non credi? >>
<< Forse. >>
E poi ritornarono di nuovo: c’erano tutti, tranne la Rembady.
 
<< Sei ridicolo, ormai ti ho scoperto, stupida creatura poco diffusa ... >> dissi.
<< Ma noi siamo quelli veri, te lo assicuro! >> disse Amelia.
<< Dalia, non saresti dovuta venire qui ... >> disse Juan. << Lui è pericoloso ... >>
Scivolai contro lo stipite di un muro ma cercai di trattenere le lacrime, per non dare la soddisfazione a quello stupido di un Sedreck di vedermi piangere.
<< Vedi, non sei forte come credi! >> esclamò il Sedreck.
<< Con questa frase hai proprio sbagliato, perché se mi dici che non riesco a fare qualcosa, è allora che riesco a farla ... >> dissi al Sedreck rialzandomi.
 
<< Va bene, ma intanto per sconfiggere me dovrai distruggere con i tuoi stupidi incantesimi le immagini che faccio apparire nella tua mente. Ma quelli lì potrebbero essere i tuoi veri amici, no? >> rise lui beffardo.
<< Non lo sono. Io li conosco bene e non sono loro ... >> dissi dirigendomi verso quell’immagine fatta apparire da Sedreck. In poco tempo scagliai incantesimi e tutti crollarono, senza nemmeno provare a difendermi. Se quella era solo un’immagine, sarebbe dovuto crollare anche Sedreck.
<< Cosa ho fatto? Ho ucciso i miei amici. E’colpa tua, Sedreck ... Un giorno riuscirò a distruggerti, vedrai ... >> dissi tra le lacrime osservando tutti. Dovevo avvisare la Rembady, ma probabilmente mi avrebbe sbattuta fuori dal covo. E avrebbe avuto ragione.
Il Sedreck non parlò. Era diventato più taciturno.
<< Hai senso di colpa, Sedreck? Beh, allora puoi farmi compagnia! >> dissi andandomene nel bosco a rifugiarmi sotto l’albero. Se solo non fossi stata così stupida da sconfiggere i miei amici, le uniche persone che mi avevano aiutato. E pensavo ad Avarett, Max, Juan, Amelia, Emy.
E poi li vidi arrivare, sì, erano tutti e sei.
<< Voi – voi come avete fatto? Siete que-quelli veri o è Sedreck che vuole continuare a distruggermi?  >> dissi tra le lacrime. No, è inutile, quelli veri erano già crollati dopo che li avevo distrutti con degli incantesimi ... altrimenti, perché quelli non avevano neppure provato a difendersi? Aveva senso che quelli che avevo sconfitto fossero loro: non avevano neppure fatto altri incantesimi, perché a me ci tenevano e si erano lasciati distruggere.
<< Chi sono i Sedreck? >> chiese Max.
<< Ma quindi voi ... siete reali ... >> dissi sorridendo.
<< Certo. Ma Sedreck è quello strano triangolo crollato a terra? >> disse Juan.
<< E’crollato. Sì, significa che siamo ancora tutti vivi, che non ho distrutto i miei amici e le uniche persone che mi sono state accanto, per fortuna ... >> esultai.
 
<< Che vuoi dire? >> disse Emy.
<< I Sedreck sono creature che fanno apparire nella tua mente ciò che loro vogliono e mi avevano fatto apparire l’immagine di voi. L’unico modo per distruggere un Sedreck è distruggere anche le persone che appaiono e per un attimo ho temuto di aver distrutto non l’immagine, ma quelli reali cioè voi ... >>
<< Dovresti tornare al covo ... >>
<< E rinunciare ai combattimenti? >>
<< Ti è andate bene, stavolta. Ma sono del parere che ci sono ancora molti avversari terribili che tu non puoi affrontare ... >>
<< Non da sola, ma con voi sì, giusto? >>
<< Per me va bene ... >> fu la risposta di tutti. Fui stupita di vedere anche Juan che rispose.
 
<< Juan, ma tu non volevi più combattere ... >> notai io.
<< Ma tu mi hai aiutato parecchie volte, e adesso è il mio turno, no? >>

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Capitolo 31
*** Non sei sprecata per essere felice. ***


Capitolo 31.
<< Devo parlarti ... >> disse Max. Eravamo di nuovo tutti al covo, ma sapevamo che il pomeriggio stesso avremmo dovuto affrontare creature di cui non conoscevamo neppure l’esistenza, probabilmente. Mi voltai verso mio fratello.
<< E’rischioso ... E’molto rischioso combattere contro di loro, tutti insieme, non credi? E se ci ritirassimo e tornassimo a vivere la nostra vita? E se trovassimo un altro modo più semplice di risolvere la situazione? >> disse Max. Io evitai di sbuffare e mi limitai a sospirare un po’annoiata. Era un discorso che avevo sentito milioni di volte “Dalia, arrenditi, è impossibile” e invece non lo era mai, non era impossibile diventare metà Tueldex e metà Cheerups, non era impossibile vincere tutti quei combattimenti, non era impossibile aver avuto una vittoria contro un Sedreck. Forse la vecchia Dalia si sarebbe arresa, ma adesso no. Forse non ho più i capelli corti e neri con strane ciocche viole, non ho un intero scaffale dedicato alle chitarre elettriche, non cerco di prendere la pioggia in pieno durante un diluvio. Però un po’di Libera resterà sempre con me. E sarà proprio questa Libera che mi da coraggio? Questa Libera che mi dice di non arrendermi, di essere il più determinata possibile? Forse un po’sì.
<< Mi avete detto tante volte che è impossibile, ma ... Dimmi, Max, vi ho ascoltato una sola volta? >> sorrisi.
<< No, purtroppo ... >> sospirò Max. << Ma noi dobbiamo combattere per forza? >>
<< No, se non volete no ... Anche se mi farebbe piacere avermi al mio fianco. Non voglio fare la ragazzina stupida e orgogliosa, quindi sì, non nego che l’aiuto di un Koala sarebbe l’ideale ... >> risi.
 
Non feci a meno di notare però che nel covo c’era atmosfera di tensione: erano tutti nervosi e quasi tremavano, ma cercavano di non farmelo notare.
<< Io so che avete paura ... >> dissi. << E io ne ho più di voi ... >> continuai.
Loro non risposero. Emy sembrava l’unica a non importarsene molto, sembrava quasi che il pomeriggio stesso non avrebbe dovuto combattere con strane creature, ma fare una passeggiata. Forse per lei era più semplice, in fondo l’aveva già affrontato una volta e conosceva la maggior parte delle creature, credo.  
<< Le creature cambiano, io non le conosco ... Sì, ti ho letta nel pensiero. Ancora. E’divertente, magari un giorno lo saprai fare anche tu ... >> disse.
<< E’un potere snervante, non lo userei mai anche se ce l’avessi... Non voglio mettere in imbarazzo nessuno!  >> dissi. << E comunque dobbiamo pensare ad oggi pomeriggio. >>
 
<< I Sedreck andranno a dormire presto. Chissà perché i loro combattimenti sono sempre il pomeriggio! >> osservò Amelia.
<< Amelia, non è importante ... Ma dobbiamo fare qualche ricerca su queste creature, scoprire i loro punti deboli, le cose in cui sono più forti ... >> dissi io cercando di concentrarmi, anche se non era facile in una situazione del genere. Mancavano poche ore al combattimento ed ero sempre stata una persona ansiosa, quindi figuratevi adesso.
 
<< Dalia, senza offesa, ma la vedo una cosa inutile. >>
<< Perché, Avarett? >>
<< Perché la questione è questa: o ci mandano al tappeto loro oppure li mandiamo a nanna noi, è semplice. Credo che Avarett volesse dire questo! >> rise Emy.
<< Non è divertente, rischiamo tutti qui ... >> disse Juan.
<< Sì, ma ci salveremo come al solito, non è vero? >> dissi. Avevo un brutto presentimento. Pessimo. Cioè, l’avevo ogni volta che c’era un combattimento, logicamente.
 
<< Aspettiamo oggi pomeriggio. Siamo in tanti. Se è vero il detto “l’unione fa la forza” ... >> dissi.
<< Secondo me è una stupidaggine che dicono nei cartoni animati o nei film per far illudere le persone ... >> rispose Juan.
<< Ottimista! >> osservò Emy.
***************************************************************
Il pomeriggio era arrivato. Tutti noi eravamo nel bosco. C’era anche la Rembady, ma lei non avrebbe mai potuto combattere. Era troppo anziana e le regole delle battaglie andavano rispettate.
<< Ad un tratto vorrei essere una vecchia come la Rembady, per non partecipare a quest’assurdità ... >> sbuffò Avarett.
<< Hey! >> lo rimproverò la Rembady. << Io non sono così vecchia ... >>
<< Quanti anni ha? >> chiese Amelia.
<< Lasciamo perdere, continuate a camminare ... >> rispose lei, mentre tutti cercavamo di trattenere le risate. Sì, era una circostanza abbastanza strana: probabilmente fra qualche secondo saremmo stati messi al tappeto da non so che strana creatura da poteri incredibili, ma stavamo sghignazzando e trattenendo una risata come idioti. E l’argomento era la cara vecchia Rembady. Non credo che avremmo continuato a ridere così, fra un po’.
La creatura che ci stava aspettando era girata, anche se apparentemente sembrava una normale persona.
<< Voltati, mostra il tuo viso ... >> dissi con tono piatto e indifferente, che non lasciava presagire nessun’emozione. Lei si girò: era una ragazza, forse anche un po’più giovane di noi. Aveva i capelli biondi e aggrovigliati, che sembravano un nido di uccelli. I suoi occhi erano grandi e castano chiaro tendente al verde, apparivano perfino attenti e curiosi. Aveva una carnagione normale ed era piccola di statura.  Mi aspettavo di vedere dipinta sul suo volto un’espressione sarcastica oppure una un po’cattiva, ma invece aveva un viso quasi dolce. Ma probabilmente mi sbagliavo, altrimenti che ci faceva lì davanti a noi a guardarci con un sorriso che sembrava perfino sincero?
<< Sei sicura che è lei l’avversario pericoloso? >> sussurrò Juan.
<< Dovrebbe esserlo, altrimenti che ci farebbe qui? >>
Io mi schiarii la voce.
<< Devi ... >>
<< Combattere contro di voi? >> finì la frase lei. << Forse ... >>
<< Il tuo sorriso mi dà sui nervi, biondina! >> disse Amelia.
<< Già, sembri una barbie vendicativa! >> esclamò Emy.
<< Tacete! >> sussurrai.
 
<< Chi è? E come ti comporti di solito? >> chiese Avarett alla nostra avversaria. Forse in preda al terrore non sapeva più cosa dire.
<< Mi dispiace, non impartisco lezioni di bon ton. Diane, sono Diane. >>
<< E’un bel nome ... >> dissi.
<< No, è stupido. Beh, si combatte? >> disse lei con tono un po’sbrigativo.
 
<< Non mi sembra che tu stia prendendo questo combattimento sul serio. >>
<< Perché so di essere molto forte. So di vincere. Non m’incutete timore, ragazzini, altrimenti sarei già scappata via. E sarebbe stato da deboli. E se pensate che sono la classica cattiva che alla fine si rivela brava, non siete sulla buona strada. La mia vita non è un lieto fine, quello esiste solo nelle fiabe >>
 Non sapevo il motivo, ma quella ragazza mi metteva curiosità. Probabilmente aveva avuto una vita interessante, o con qualche problema, ma qualcosa mi diceva che non era stata tutta rose e fiori.
 
<< Che vuoi dire? >> dissi.
<< Dalia, non perdiamo tempo, stendiamola e scappiamo ... >> mi mormorò qualcuno, ma non riuscii a comprendere a chi apparteneva la voce. Lo zittii, chiunque fosse stato colui che l’aveva detto.
 
<< Io sono sprecata per avere una banale vita normale! >> esclamò lei.
<< E’come dire che sei sprecata per essere felice. Nessuno è sprecato per esserlo ... >> dissi.
<< Che c’entra? Se combatto, ci sarà pur un motivo ... >> disse lei estraendo qualcosa da una sua borsa: era una spada. Una spada ci avrebbe sconfitti per sempre. E lei la stava lucidando.
“Pronta per l’uso” la sentii dire qualche secondo dopo.
<< Aspetta! >> gridai.
<< Che vuoi? >>
<< Perché tu combatti? E cosa sei? >>
<< Voglio distruggere le creature che popolavano questo castello, un tempo. Creature come Amelia, ma sono compresi anche i Sedreck, draghi e tutte quei personaggi descritti così stupidamente nelle vostre favole che vi raccontano da bambini. Io non sono nessuno di speciale, ma combattendo faccio di tutto per esserlo. Non sono una fata, non sono una strega, non c’è nessuno nella mia categoria. Non è nemmeno una categoria questa. Però ho poteri speciali, molto speciali ...  >> spiegò lei.
 
<< Cos’hai contro le creature che popolavano questo castello? Perché non vuoi dare l’opportunità ai Cheerups di rientrare in un luogo del genere, dove possono sentirsi finalmente a casa? >> sbottò Amelia, infastidita. Diane non ci degnò di uno sguardo e non si prese nemmeno il disturbo di risponderci. La ragazza alzò la spada.
<< La mia storia non è interessante. Non voglio che questo luogo riapra, perché la mia famiglia ha combattuto per anni, sperando di entrare in questo particolare castello. Invece no, era destinato solo a quelli più fortunati che erano nati come Cheerups. Oppure a creature con stranezze e poteri particolari e anche l’aspetto fisico era importante: si entrava se avevi un paio d’ali o comunque qualcosa di strano.  Non agli inutili come me ... Quindi, sono felice che sia stata chiusa e distrutta. Lo sarà per sempre. >>
 
<< Quanti anni hai? >> le chiesi.
<< Sedici. >>
<< E getti così la tua vita all’aria? A vendicarti dei Cheerups e delle Creature Magiche, invece di pensare a divertirti? >> chiese Juan.
<< Se non sbaglio anche Dalia ha sedici anni. Solo che lei ha una famiglia che le vuole bene, un bellissimo palazzo, amici che la sostengono. E io no. Ecco qual è la differenza tra noi! Ma sai qual è il lato positivo? Che quando rimani da sola, sai sempre di più come riuscire a cavartela e ad essere forte, e indipendente ... >> disse lei guardando un punto fisso a terra, dove aveva poggiato la spada. Forse, alla fine non aveva intenzione di combattere. Magari ci avrebbe lasciato via di scampo, ma lo credevo poco probabile: ci aveva spiegato ogni motivo per cui ce l’avesse con noi, ma non aveva voluto svelarci i suoi poteri. Non come aveva fatto il Sedreck. Da questo si poteva dedurre quanto fosse astuta e determinata a portare a termine il lavoro compiuto dalla sua famiglia: vendicarsi delle Creature Magiche e anche di noi Cheerups.
<< Quindi, questa è la vita che vivi: “forte e sola” >> rise Avarett.
<< Preferirei definirmi indipendente. Se non vi dispiace, vorrei combattere. Fate la prima mossa, vi concedo questo onore, prima di distruggervi. >>
 
Non volevo cominciare subito con un Nevrugeian, anche perché Diane avrebbe saputo evitarlo e scagliarmene un altro contro. Ma intanto gli altri incantesimi servivano a ben poco. Forse avrei dovuto giocare la carta dell’astuzia, ingannandola in qualche modo.
<< Siete così incapaci, avete pochissimi poteri. >>
<< Per me, anche tu ne hai pochi ... >> disse Emy.
<< Bah, non direi! >> dissi io, quando una scintilla scattante, somigliante a fuochi d’artificio piuttosto potenti, si diresse verso di noi. La scintilla era silenziosa, ma bastò per scagliarci tutti a tre metri di distanza. Avevo in mano la pietra e la scintilla l’aveva colpita in pieno.
<< Succederà qualcosa, adesso che hai colpito la pietra? >> dissi con voce ansimante, praticamente stesa sul pavimento.
<< No. Quest’incantesimo scaglia lontano le persone, ma non danneggia delle stupide pietre, non preoccupatevi. >>
Ci stavamo tutti rialzando, mentre Diane continuava a lucidare la sua spada, anche se non l’aveva usata minimamente. Evitai di fare domande sul perché la lucidasse continuamente, non era il momento per la curiosità. Max fece una domanda che mi sorprese, non lo credevo capace di chiedere qualcosa di intelligente per una volta.
 
<< Dimmi, Diane, hai mai avuto qualche amico? Oppure qualche passatempo che ti distraesse da queste follie del combattimento? Noi combattiamo per uno scopo, tu no. >>
 << Io ho avuto un amico. Ma a che serve parlarne? I Tueldex l’hanno distrutto. >>
Io evitai di commentare, temendo le reazioni di Diane. Forse se anch’io mi fossi trovata nella sua situazione, senza nessuno che mi sostenesse, sarei diventata come lei. Non ero nella posizione di giudicare. Anch’io avevo solo sedici anni, la sua stessa età e probabilmente avrei dovuto passare il tempo a guardare film, uscire con le amiche, divertirmi, magari studiare un po’. E invece ero qui, a cercare di salvare creature magiche. Sì, a sconvolgermi la vita era bastata una sveglia non suonata, un’assurda maschera argentata, il mio nuovo amico che somigliava tanto al ragazzo che viveva al piano di sotto.
Non ebbi più tempo per pensare. Perché, in un batter d’occhio, tutti noi venimmo colpiti da qualcosa di strano.
“che ci succede?” mormorai, sentendomi un po’stordita. Qualcosa forse ci aveva colpito e avevamo perso i sensi. Quando aprii nuovamente gli occhi però non c’era Diane davanti a noi con un’espressione trionfante, come mi aspettavo...lei era sparita.
 
<< Forse abbiamo vinto, non siete contenti? >> dissi entusiasta, già pronta a dare una festa nel covo.
<< Non abbiamo vinto, Dalia! >> mi contraddisse Avarett.
<< Fatto sta che Diane è sparita ... >>
<< Ok, ma da’ un’occhiata al paesaggio! >> esclamò Emy.
Non eravamo più nel bosco e nemmeno nel covo. Eravamo stati catapultati nel traffico di Liverpool, proprio davanti il mio palazzo. Guardai la strada, le macchine scattanti e i palazzi freschi di pittura, senza capire bene.
<< Che cosa vuol dire? Perché siamo a Liverpool di nuovo? Cioè, sono contenta di essere nella mia città, ma la missione non è finita! >> esclamai. La Rembady sbuffò.
 
<< Diane è riuscita a cacciarci via da quel bosco. E anche dal covo. Non potremmo mai più rimetterci piede. Hanno vinto loro, Dalia, è andata così ... I suoi poteri particolari le hanno permesso di bloccarci l’accesso per il covo. Mi spiace, vi siete dati tutti così tanto da fare ... >> disse la Rembady.
<< L’importante è che stiamo tutti bene, però! >> esclamò Emy. Come sempre cercava di vedere il lato positivo nella faccenda e dovevo ammettere che non aveva affatto torto, anche se non ero per niente spensierata come avrei dovuto essere.
<< No, abbiamo fatto tanta fatica per nulla. >>
<< Troveremo una soluzione! Rientreremo in quel bosco e in quel covo, ok? Ci riusciremo, non so come ma ci riusciremo! >> esclamai.
Notai che gli altri tossivano e si scambiavano sguardi d’intesa, come se stessero pensando tutti a qualcosa che io non potevo sapere.
 
<< Potete dirmi cosa c’è che non va. >>
<< Dalia, abbiamo combattuto troppo ... >> disse Avarett.
Amelia annuì con espressione un po’dispiaciuta, come se avesse timore di quello che io stessi per dire o se alla fine li avrei coinvolti di nuovo in piani geniali e strampalati. Del resto, in questo ero diventata un’esperta.
 
<< Sono d’accordo, Dalia. Siamo un po’stanchi e credo anche tu. Non ne possiamo più di questi combattimenti, vorremo vivere una vita normale. Io te lo dico con sincerità, sul serio! >> disse Avarett. Senza accorgermene dovevo aver fatto un’espressione assurda o sconfortata, perché dopo tutti in coro mi chiesero “Dalia, tutto bene?” ... Sì, ero piuttosto espressiva senza volerlo. Ero indecisa se dire “ok, va bene, avete ragione” – che poi sarebbe stata una normale reazione di una normale persona con un minimo di prudenza e intelligenza – oppure ... Oppure rispondere impulsivamente, tipico di Dalia.
 
<< Abbiamo combattuto troppo! >> si lamentò Emy.
<< I veri eroi combattono. Altrimenti che eroi sarebbero? >> domandai con espressione sognante. Non me ne importava di sembrare una sognatrice, illusa e con la testa tra le nuvole che credeva di poter salvare il mondo e diventare un’eroina. Forse un po’lo ero.
<< Noi non siamo eroi! Siamo ragazzi. A parte la Rembady! >> sghignazzò Juan, riportandomi alla realtà, con i piedi per terra.
 
<< Voi tornerete a casa? >> domandai a tutti.
<< Dovresti farlo anche tu ... >> mi rispose Emy.
<< Ok, vado a casa a sorbirmi venti ramanzine in venti diverse lingue per essere stata lontana da casa così tanto tempo. Ah, non solo, racconterò anche a mamma e papà tutto ciò che è successo così mi rinchiuderanno in un manicomio. Che ne dite, vi pare una prospettiva allettante del resto della mia vita? >> dissi con fare sarcastico.
<< Divertiti! >> esclamò Emy fuggendo. << I tuoi capiranno! >>
E quando tornai a casa, successe una cosa piuttosto inaspettata: io e Max raccontammo tutta la verità ai miei genitori e loro capirono. Sul serio, ci hanno creduto! Ok, dovevano essere impazziti. Questo non impedì comunque di farci una trentina di domande. Ma comunque avevano finalmente capito tutto! Nonostante tutto però ero arrabbiata, quasi furiosa, per non aver fermato Diane e per aver coinvolto tutti nei miei strani piani e alla fine tutte le fatiche e i giorni di combattimento che avevamo accumulato non erano serviti praticamente a niente. Tutto inutile, era stato tutto inutile. Evitai di scagliare oggetti contro le porte oppure giocare a freccette con una foto di Diane( ma poi dove l’avrei trovata una sua foto?), altrimenti i miei avrebbero creduto un’altra volta che volevo ritornare allo stile da “Libera”. Sentii qualcuno bussare, probabilmente era Max.
 
<< Entra. >>
<< Come va? >> disse.
<< Male. Sono arrabbiata per avervi coinvolto e fatto fare tutta questa fatica e con scarsi risultati ... >> risposi distrattamente.
 
<< Ok, ma siamo tutti salvi ed è tutto finito. Possiamo avere una vita normale. Non è magnifico? >> disse lui.
<< No che non lo è! >> risposi arrabbiata. << Potevo finalmente rendermi utile per qualcosa e adesso cosa devo fare? Stare con le mani in mano? Avere una vita normale? Ballare la macarena? Vorrei fare qualcosa di utile, per una volta. Qualcosa che serva davvero! Ma io non mi sono ancora arresa. Domani troverò una soluzione. Sarò una stupida, una testarda, orgogliosa, quello che vuoi ma di certo non mi tiro indietro! >> continuai con tono un po’più calmo.
Max sospirò.
 
<< Sai, viviamo quasi più avventure di Timmy Turner! >> disse.
<< Non mi sembra un paragone appropriato. >>
<< Beh, ma i Fantagenitori ci sarebbero più che utili. >>
 
<< Sì, ma loro non ci sono e io sono leggermente infuriata! >> dissi calcando la voce su “infuriata”.
<< Niente che un biscotto non possa risolvere, no? >>
<< Ma per favore. Piuttosto, tu saresti disposto a combattere, Koala? >> chiesi.
 
<< Se impari a dire Koster, sì. >>
<< Ok, caro “Koster” >> risposi sarcastica.
<< Sì, ci starei. Ma è difficile ritornare al covo. >>

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Capitolo 32
*** Giunse soltanto la mia voce. ***


Ed ecco il mattino dopo. Avevo in programma di passare tutta la notte a studiare strategie per riottenere il mio covo. E’incredibile. Per la prima volta l’ho chiamato “mio covo”. Sì, perché credo davvero che quel covo adesso appartenga a me, che sia un po’il “mio luogo”. Nonostante fosse un ambiente colorato e accogliente, non l’avevo mai sentito davvero “mio” finora.
Dunque, sì, avevo – già da ieri sera -  in programma di passare un’intera notte con una lampadina che emanava luce fioca, a “meditare” su come rientrare nel covo. Ma è finita che sono crollata verso mezzanotte e un quarto. E ho capito che il proverbio è proprio vero: la notte porta consiglio. Mi ero svegliata con un’idea brillante, che forse avrebbe potuto cambiare la mia vita. Volevo avvertire Max che probabilmente saremmo tutti ritornati al covo in un batter d’occhio, ma erano le dieci e mezza di domenica e stava ancora dormendo. Era da ieri sera che si comportava in modo strano. Sì, fingeva indifferenza ma in realtà me ne accorgevo che voleva raggiungere il suo scopo quasi più di quanto lo volessi io. Con gli altri ho perso i contatti. Emy avrebbe potuto materializzarsi qui in qualsiasi momento, ma non l’ha fatto quindi penso ce l’abbia un po’con me. O forse sta studiando delle strategie per ottenere il covo, o magari cerca di passare del tempo con sua sorella ritrovata dopo tanto tempo. Avarett potrei vederlo benissimo se andassi alla scuolaguida, ma stavo pensando di rimandare la patente all’anno prossimo. Devo aver detto questo pensiero ad alta voce, perché mamma si è presentata in camera mia, piuttosto infuriata.
<< Ok. Cos’ho fatto, stavolta? >> chiesi.
<< Dimmelo tu. Hai scoperto una pietra magica, i tuoi poteri, delle Creature Magiche? Cose che ogni figlia fa, insomma! >> esclamò lei.
<< Qual è il problema? >>
<< Oggi non andrai a scuola, ma sarà l’ultimo giorno che succede. Ho sentito che vuoi lasciare la scuola guida e rimandarla all’anno prossimo. Per quanto mi riguarda, adesso tu sei fuori da quel covo. E forse è meglio così, voglio che tu viva la tua vita senza pensare a creature fantastiche e stupidi poteri magici. Ricomincia a frequentare l’autoscuola ... Ritorna domani stesso dai tuoi professori e compagni. M’inventerò una giustifica credibile ... >> sbottò.
 
<< Ma ... >> tentai di obiettare.
<< Fa’come ti dico. >>
Io annui. Sì, forse non dovevo tanto concentrarmi sul covo e farmi troppe speranze. Ero fuori dal covo, adesso ero nella mia vita di sempre, quel mondo non c’entrava più nulla con me. Avrei ricominciato a frequentare l’autoscuola, la scuola e tutte le altre cose che fa una ragazza di sedici anni.
Prima di abbandonare per sempre questo mondo magico, però, dovevo concedermi un’ultima magia da Tueldex. Una qualsiasi, magari una delle prime che avevo imparato. Decisi di spostare un oggetto solo guardandolo. Però provai con un oggetto pesante, come la libreria. Chiusi gli occhi per un attimo e quando li riaprii ... la libreria era ancora lì. Al suo posto. Ne ero sicura, non si era mossa di un millimetro! Mi domandai se avevo fatto un incantesimo corretto. Vidi una figura nella mia stanza. Era Emy, comparsa dal nulla.
 
<< Emy! >> esclamai.
<< Che ti succede? Perché non si sposta la libreria? >> domandò lei allarmata, guardando fisso la libreria.
<< Il tuo tono preoccupato mi fa quasi paura. Non è niente di grave, probabilmente ho dimenticato la formula! >> dissi io, cercando di tranquillizzarla.
 
Lei mi ordinò di spostarsi e recitò una formula che avevo già sentito: faceva apparire delle scintille solo guardando un oggetto. Ovviamente non si poteva utilizzare sulle persone. Era un potere grandioso, che apparteneva a tutti: Cheerups, Tueldex, Creature Magiche. Emy indirizzò la voce verso il mio orologio a muro.
Non successe nulla. Lei sbuffò e camminò nervosamente su e giù per la stanza.
 
<< Vedi cos’è successo? Abbiamo perso i nostri poteri! >> disse. << E’ una sensazione orribile non avere i propri poteri. La detesto! >>
<< Detesti chi, scusa? >> chiesi incuriosita.
<< E’ Diane. E’Diane ad aver fatto sì che tutti noi perdessimo i poteri, senza ombra di dubbio. >>
<< Forse è colpa mia! >> dissi.
 
<< Per cosa? >> chiese Emy distrattamente.
<< Beh, io ho chiesto a Diane tutta la sua storia. Avremmo dovuto combattere direttamente, mi dispiace. >>
<< Non sarebbe cambiato nulla. Diane conosceva l’incantesimo che ci avrebbe banditi dal covo e fatto perdere tutti i nostri poteri. D’altronde, ci aveva avvertito che era pericolosa come avversario! >> sospirò Emy sedendosi su uno sgabello e guardando il cielo sereno.
 
<< Non sei triste per aver perso i tuoi poteri? Amelia è praticamente sconsolata, non fa che lamentarsi tutto il giorno! >> disse Emy.
<< Sì, anche a me dispiace. Ma in fondo avevo promesso alla mia famiglia di ricominciare una vita normale, dopo che eravamo stati banditi dal covo. E così, io non c’entro più niente con quel mondo, Emy! >> risposi con sincerità. Stranamente non me ne uscii con “rientreremo in quel covo”. Dovevo concentrarmi sulla mia vita e avere uno scopo realizzabile. Non avevo salvato nessuna Creatura Magica e probabilmente se Juan e uno di noi Cheerups non avesse combattuto, o lui o qualcuno di noi sarebbe sparito per sempre. Sì, c’era un modo per evitare di combattere con Juan: chiedere a qualcuno se avesse voluto sfidarci. E si era offerto un Sedreck, che avevo distrutto. Ma era bastata Diane con una spada affilata per far finire questo sogno.
 
<< Ti sto leggendo nella mente. >>    << Tu arrenditi, io no. >>
<< E’impossibile. Non posso credere di averlo detto, ma è impossibile. >>
 
<< Ti stai comportando da Dalia! >> esclamò lei divertita per la mia espressione stupita.
<< Io sono Dalia, Emy! >>
<< Beh, però non vedo quel coraggio che caratterizza Libera. >>
<< Fammi sapere se trovi una soluzione! Ma io non potrei comunque intervenire. E’ovvio che se voi combatteste, spererei che tornereste qui da me, vittoriosi, ma con quel mondo non ho più nulla a che fare, okay?  >> dissi guardando la pietra che avevo poggiato sulla sedia. C’erano tanti ricordi legati a quella pietra: combattimenti, difficoltà, festeggiamenti, strategie, tutti quei giorni nel covo. La presi in mano e la guardai in modo un po’nostalgico.
“Addio, pietra” pensai. “Non avrò più nulla a che fare con il tuo mondo” e feci per lanciarla via dalla finestra, scaraventandola nel traffico insistente di Liverpool. A molta gente piace avere un ricordo di un momento bellissimo, dopo che è finito ... Così potranno riguardarlo magari tra qualche anno e portarlo per sempre con sé, nella sua mente. Invece non è così. Per me quella pietra simboleggia la sconfitta, una sfida che non sono riuscita a superare. Ma chissà per quale strano motivo non riesco a decidermi a dire addio a questa pietra, così resto con la pietra sospesa in aria.
 
<< Aspetta un attimo! >> gridò Emy contemplando la pietra.
<< Sei stata veloce a trovare una soluzione. Sapevo che l’avresti detto, che non volevi buttassi via la pietra.  >>
<< Non ho trovato una soluzione, non esattamente. Porta qui la pietra! >> esclamò lei.
<< Sta vibrando? Discendenti in arrivo? Potrebbe benissimo essere Juan, ma a me ormai non importa. Sono destinata a vivere una vita normale ... >> scandii le parole nervosamente. Me la stavo prendendo con Emy inutilmente, non avrei risolto niente ma almeno mi sfogavo.
Lei scosse la testa e rigirò la pietra tra le mani.
 
<< Non è possibile ... >> disse a bassa voce, poi rivolse la pietra verso di me.
<< E’la pietra di sempre. Che c’è di strano? >>
<< Avvicinati. >>
Guardai la pietra da vicino e vidi delle immagini molto poco nitide.
 
<< Sono sfocate! Sta mostrando dei posti. >>
<< Esatto. C’è un luogo diverso sia dal lato di davanti della pietra, sia da quello di dietro. Mi sembrano familiari e penso di avere qualche idea. >>
 
<< Non credi possa essere ...? >>
<< Sì, il primo è il nostro covo. E il secondo è senz’altro il luogo in cui ci sono le macerie del castello. E c’è anche una ragazza bionda con una spada che non può non essere Diane. >>
<< Che vorrà dire? >> domandai perplessa.
Emy sorrise con espressione eroica che la faceva apparire un po’ridicola.
 
<< Che non tutto è finito, che non è finita qui. Una soluzione c’è, senz’altro. Dobbiamo solo trovarla. Ma tu preferisci vivere la tua solita vita e io non voglio intromettermi. >>
Io risi per il tono di Emy che sembrava indifferente. Sapevo che voleva avermi nel combattimento. Io ero sicura che ce l’avrebbe fatta anche da sola, ma volevo dare il mio appoggio. Sarebbe stato da codardi lasciarla combattere da sola. Una cosa era certa: Max era dalla mia parte. Quindi eravamo io, Max ed Emy. Chissà cosa ne pensavano gli altri! Forse erano già tornati a condurre la loro solita vita di sempre. L’idea che tutti i miei compagni di avventura ricordassero il covo solamente come una macchiolina sbiadita e insignificante della loro vita, non mi piaceva affatto. Ma probabilmente era così ... La Rembady era tornata a fare la vecchia strega e a terrorizzare generazioni di studenti, Avarett aveva ripreso le lezioni di scuolaguida, Juan era chissà in che parte del mondo.
<< Ehi, anche in quattro possiamo affrontare i nostri avversari! >> esclamò Emy carica. Sì, quel giorno Emy era particolarmente entusiasta ed ero quasi stupita che si fosse trattenuta dal saltellare allegramente per la mia casa.
<< Aspetta, che vuoi dire in quattro? Io, tu e Max. Siamo in tre. >>
<< Qualcuno si è presentato da me oggi e mi ha fatto parecchie domande. Non vede l’ora di riprendere il combattimento e cerca disperatamente una soluzione ... >>
<< Avarett? >>
<< Sì, lui. >>
 << Amelia e la Rembady, combatteranno? >>
Emy sospirò e continuò a camminare.
<< Amelia non ha mai combattuto seriamente ed è piuttosto terrorizzata, è una cosa nuova per lei. La Rembady non l’ho sentita, non sono in contatto con professoresse terrificanti.>>
<< E quindi Amelia cosa farà? >>
<< Per ora non lo sa ancora con precisione. Teme che se non combatte la odierò a vita, ma se combatte ha paura di perdermi lo stesso. Ma le ho risposto che anche se non dovesse combattere è sempre mia sorella e che comunque non mi perderà. Sono forte. Siamo forti, tutti noi! >> esclamò Emy.
<< Lo è anche Diane! >> risposi, cercando di tornare alla realtà. << Così forte da infrangere il nostro sogno, di buttarci via dalla nostra dimora! >>
“Chi è Diane?” gridò mio padre dall’altra stanza, mentre Emy stava per soffocarsi dalle risate.
<< Una mia compagna di classe! >> gridai per farmi sentire.
Poi sentii uno squillo e mi precipitai ad afferrare il mio cellulare, nascosto da qualche parte in uno scaffale con sopra un libro aperto. L’avevo lasciato tra le pagine del libro. Guardai il numero: non mi sembrava familiare, ma risposi ugualmente.
<< Ha sbagliato numero, giusto? >> dissi abbastanza annoiata. << Beh, non ha scelto un momento adeguato, sono in una pessima situazione! >>
<< Non hai voglia di rispondere nemmeno a ... Juan Acher? >>
<< JUAN?>> gridai.
<< Bella reazione. Voglio combattere. A costo d’impazzire per trovare una soluzione, per ritornare a combattere per ciò che è giusto. Siete stati voi a farmi cambiare idea, voi pieni di vita. Io vi do la mia disponibilità più totale ed è bene che lo sappiate. Potete contare su di me. >>
<< Grazie, Juan. >>
<< Ricorda però che più siamo meglio è. Diane è forte, sono all’oscuro di tutti i suoi poteri. Avresti qualche tua amica o amico, ovviamente non umana, disposta ad aiutarci? >> chiese lui.
<< C’è Talita, ma è troppo occupata nei suoi ruoli da Koster. Max le ha lasciato l’incarico per aiutarci. E poi Sylvie, la sorella di Avarett, ma sono sicura che non ci garantirebbe mai la sua disponibilità. Diciamo che disposto a combattere, a parte io, te, Emy,  forse Amelia, Avarett e Max ... Non c’è nessun altro! >> risposi.
<< Siamo troppo pochi, non basta. Diane sarà anche una, ma è quasi impossibile vincere con lei! E non sappiamo nemmeno da dove partire per ritornare nella nostra casa. >>
 
<< E’strano chiamarla casa. Io casa mia la considero questa qui a Liverpool con la mia stanza disordinata, il soggiorno grande e la cucina variopinta. Fa un certo effetto! >> dissi, inciampando in una delle cianfrusaglie che avevo lasciato in mezzo alla stanza.
<< Capisco. >>
<< E tu, invece, quale consideri casa tua? >>
<< Il mondo. Il mondo è casa mia. Sono fuggito dai miei avversari per anni, non ho una casa fissa. Ho viaggiato tantissimo, mi sono ambientato in mille posti, ho vissuto con il timore che mi trovassero. Ma adesso combatterò, perché voglio aiutare voi, che siete così determinati a salvarmi! >> sogghignò.
<< A volte ti invidio! >>
<< Amelia cosa ne pensa, combatterà? >> chiese.
<< Forse, ma penso di no. >>
<< Peccato, era molto forte, poteva aiutarci! >>
 
<< Sono protettiva verso la mia sorellina, hai troppo interesse nei suoi confronti! >> commentò Emy divertita al telefono.
<< Emy, non è il momento per il tuo sarcasmo ... >>
<< Ah, Dalia, non sono sarcastica. E’solo ironia pungente fatta con l’intento di offendere qualcuno. >>
<< Ecco, appunto. >>
Spensi il telefono. Ero in preda alla gioia, tentavo di restare calma ma in realtà pensavo a mille soluzioni per ritornare nel covo.
<< Calmati, Dalia. >>
<< Calmarmi? Dovrei calmarmi? In questo momento, non so nemmeno lontanamente cosa significhi. Sai cosa significa ritornare per me ritornare a combattere, Emy? >> dissi.
<< Già, ma qualcuno te l’ha severamente proibito. Insomma, fino a due minuti fa eri disposta a lasciare tutto e dedicarti alla tua semplice vita normale. >>
<< Cambio idea spesso. E soprattutto adesso, quando ho saputo che combattono anche Avarett e Juan! >> esclamai.
 
 
<< Io devo andare, Dalia, ci rivedremo! >> aggiunse poi Emy, andandosene. Io decisi di avventarmi nel parco. Era giorno, ma non c’era ugualmente nessuno. Speravo d’incontrare Talita, anche se avevo deciso di andarci per correre e restare un po’sola senza che nessuno mi disturbasse. Avevo portato con me la pietra, perché se l’avesse trovata uno dei miei familiari – Max a parte – l’avrebbe buttata via senza pensarci troppo.
Perché infondo, per loro è una semplice pietra. Sospetta, certo, ma pur sempre una pietra. Non possono capire che in quella pietra è racchiusa la mia speranza, la mia possibilità di vittoria. La possibilità di vittoria di me, Max, Avarett, Emy, forse Amelia e la Rembady, Juan. Mentre correvo, la pietra cadde ma non si ruppe. Vibrava forte, fortissimo, come se ci fosse un terremoto in corso. E il suo colore da un chiaro azzurro era diventato un blu elettrico. 
<< Che succede? >> gridai, senza che nessuno potesse darmi risposta. In quel momento avevo solo un desiderio: non essere da sola. E invece lo ero. All’improvviso avvertii una forte folata di vento gelido. Un vento che diventava sempre più insistente, ogni secondo che passava. Non mi sarei stupita se fossi stata risucchiata dall’aria. La pietra giaceva per terra e non riuscivo a prenderla, perché il vento me lo impediva. Cercai di aggrapparmi a lei, ma non era facile. Non ero stata io ad essere trasportata via dal vento, ma la pietra. Mi alzai velocemente e cominciai a correre, cercandola. Era stata risucchiata dall’aria. Mentre correvo velocemente, caddi.
“Non credo proprio che ciò sia causa solo di un brutto vento” pensai.
 
<< Povera, tenace guerriera ... >> commentò una voce alle mie spalle.
Mi voltai. Diane ghignava, tenendo in mano la pietra.
<< Dimmi, Dalia, come ci si sente quando qualcuno ti porta via la tua cara pietra a cui tieni tanto? E’un oggetto, non dovrebbe avere valore. >>
<< Ce l’ha. Ce l’ha perché per ottenerla ho faticato tanto, perché rappresenta le vittorie di me e i miei amici. Rappresenta la speranza che ho di vincere contro di te ...  >> dissi tra un sospiro e l’altro, con voce rauca.
 
<< Tu non hai alcuna speranza di vincere contro di me, Dalia. Credevo l’avessi imparato quando ti ho mandata via dalla tua casetta, e così tutti i tuoi cari amici. >>
<< Restituisci la pietra, se per te non ha nessun valore. >>
<< Infatti non ce l’ha. E’una stupida pietra che rappresenta la vittoria dei Tueldex. E per quella categoria, i Tueldex con poteri magici, non posso che provare risentimento ... >> disse lei gettandola via a pochi metri di distanza.
La guardai poco convinta.
 
<< Hai generato tu questo vento? >> chiesi.
<< Sì. La pietra era solo uno stupido diversivo per attirarti qui. Sai cosa desideravo davvero? Che tu non fossi con i tuoi amici nel momento del combattimento. Perché con i tuoi amici ti senti forte anche quando non lo sei, me ne accorgo. >>
<< Dicevi di essere una semplice umana che non voleva che riaprisse il castello. Non lo sei, vero? >>
 
<< Sono anch’io una discendente dei Tueldex, di quelli senza magia. E’solo che noi discendenti la possediamo, la magia.>>
<< Aspetta un attimo! Ci basta uccidere solo un altro discendente per vincere. Eravamo preoccupati di dover uccidere Juan, ma non serve. Tu sei una discendente. Se uccidiamo te, vinciamo noi. Sei l’ultima rimasta, i nostri avversari sono finiti. >>
<< Non mi farò ammazzare da dei novellini. >>
<< Conosco bene la vostra categoria. Juan, Luke, Jake. >>
<< Juan è dalla tua parte, è diverso ... >> disse lei. << Ha tradito i suoi antenati, avevamo promesso che tutti noi avremmo dovuto impedire che qualcuno riaprisse Cheer Up. Passiamo alla resa dei conti, Dalia. >>
 
<< Forse, Diane, non hai previsto proprio tutto ... >> disse una voce.
<< Emy! >> esclamai.
<< Una o in più una in meno, sono in ogni caso più forte di voi. Sbaglio o ve l’ho dimostrato? >>
Non mi scomposi. << Forse. Dimostracelo di nuovo, adesso. >>
 
<< Come volete! >> disse Diane con aria di sfida. Aprì il palmo della mano e sia io che Emy sentimmo un rumore fortissimo, che mi fece venire un gran mal di testa. Stavo per addormentarmi. O per svenire.
 
 
 
Mi svegliai. Ero nel luogo dovevamo incontrato Diane per la prima volta. Ma Diane non c’era e non c’erano nemmeno i miei amici.
<< EMY! >> gridai. Nessuno mi rispose, nonostante continuavo a gridare. Cercavo di trattenere le lacrime, ma era evidente che ero rimasta bloccata lì.
<< Aiuto ... >> implorai una seconda volta. Non c’era nulla di peggiore della solitudine, per me. E in qualche modo, Diane aveva fatto sì che la mia paura peggiore si avverasse. In quel momento desideravo solamente che ci fosse qualcun altro lì, perfino un mio avversario. Chiunque. Era evidente, però, che Emy non c’era lì ... altrimenti sarebbe venuta ad aiutarmi. E ormai non sapevo neppure se Emy stesse bene, se stesse combattendo con Diane, se fosse arrivata già nel covo. Il covo, certo! Era la mia unica salvezza: potevano essere tutti lì e io, magari per uno strano scherzo del destino, ero l’unica finita in un altro posto. Non che questo ragionamento mi quadrasse particolarmente, ma ormai nulla aveva senso nella mia vita. Cercai di muovermi rapidamente verso il covo, ma ero bloccata. Bloccata lì, come se ci fosse stata una barriera invisibile.
<< DIANE! Liberami subito! Liberami! >> gridai. Cercai di dare a pugni a quell’inspiegabile barriera, ma ... non ci riuscii. Era come dare a pugni all’aria. E nessuno mi rispondeva. Probabilmente Diane non era lì in quel momento. Per essere ottimista, mi convincevo che era solo un sogno o un’illusione ottica provocata da Diane. Dovevo solo svegliarmi.
 
Ma non ci riuscivo. Quella barriera, quel vuoto mi stava divorando.
<< Aiuto! Liberatemi, liberatemi, trascinatemi via da qui ... >> gridai, tra le lacrime, scivolando a terra. Ma non mi giunse risposta, soltanto il risuonare della mia voce. 

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Capitolo 33
*** "Non ci sarà un lieto fine." ***


Non era successo niente. Ero ancora lì. Tentavo di rompere quella barriera di vetro invisibile, ma non ci riuscivo. Ero come sigillata ... e di Diane, nemmeno l'ombra. La barriera stava avendo effetti negativi su di me. Non sapevo bene quali, ma mi sentivo stordita come non lo ero mai stata. Stavo per perdere i sensi e le forze per lottare. Magari sarei rimasta lì, per tutta la settimana. Per tutto il mese. Per anni. O, peggio, per tutta la vita. Non c'è niente di peggio, nella consapevolezza che i tuoi tentativi di difesa saranno vani.
<< Aiutatemi ... >> mormorai, con una voce stranamente debole. Stava risucchiando tutta la vita che c'era in me. Tutta la mia voglia di combattere.
<< Diane! >> gridai, di nuovo. << Codarda. >>
Diane era l'avversario più temibile di tutti, con la sua aria innocente. Del resto, avrei dovuto saperlo.Aveva fatto sì che io mi ritrovassi nella sua identica situazione. Speravo che fosse solo un sogno, ma non lo era. Era la realtà. La crudele realtà. C'era un'unica differenza tra lei e me. Lei adesso era chissà dove in giro, senza alcun ostacolo da affrontare, a piede libero. E io ero incantenata in una barriera di vetro invisibile. Cosa c'era di peggio?
Mi sarei lamentata, avrei gridato, combattuto ... cercato di rompere la barriera. Se solo ne avessi avuto le forze.
"Non ti resta che accasciarti per terra ... vivrai il resto della tua vita qui."
Questo era ciò che pensavo. Non sapevo quanto tempo era passato, probabilmente più di un anno e non me ne ero neppure accorta. Ero ridotta ad uno straccio.

Chiusi gli occhi, poi li riaprii debolmente.
Mi accorsi delle ombre, lontane da me. Erano ombre scure, probabilmente non affidabili, ma comunque l'unico aiuto che mi restava.
<< Aiutatemi ... da ... da questa parte. >>
Le ombre corsero verso di me, e quando le figure si schiarirono riuscii a vedere ...due ragazzi.

<< No! No, no, no, no! >> ripetei, cercando di scappare e nascondermi. Ero bloccata lì.
<< Dalia ... >> mormorò uno di loro.
<< Suvvia, siete venuti a darmi il colpo di grazia? >> dissi, cercando di non disperarmi.
<< No. >>
<< Oh ... che ci fate qui? >>
<< Siamo innocui. Noi non siamo vivi. E non possiamo nemmeno entrare in quella barriera invisibile che ha creato Diane. >>
Loro erano aldilà della barriera. 
Mi alzai da terra.
<< Sono morta? >>
<< Non proprio. >>
<< Be', lo sono quasi! >> gridai.
Loro si azzittirono improvvisamente.
<< Quanto tempo è passato, da quando sono stata imprigionata qui? >> dissi.
<< Un anno e mezzo, all'incirca, se non erriamo.
Abbiamo visto quella spiacevole scena, Dalia. >>
Sospirai.
<< Non potevate fare qualcosa per fermarla? >> dissi.
<< Dalia, noi non siamo vivi. E in ogni modo, nessuno può attraversare le barriere imposte da Diane. E'forte e anche molto! >> esclamò uno di loro.

<< Va bene. Grazie per tutto. Chi siete? Eravamo amici? >> dissi.
<< Ha perso la memoria, Jake ... >> disse uno di loro.
<< Lo so! >> risponde l'altro.

<< Siamo Jake e Luke.>>
<< Siamo amici? >>
<< Non proprio. Diciamo che abbiamo avuto divergenze. >>
<< Ci conosciamo? >> dissi io, confusa.
<< Adesso lasciamo perdere questo ... >> disse Jake.
<< Voglio sapere la verità! >> gridai.
<< E'una lunga storia, Dalia. Tu hai perso la memoria, adesso. Ricordi qualcosa? O nulla di nulla? >> disse Luke.
<< Ricordo il mio nome, Liverpool ... e delle persone a cui tengo. >>
<< Quali? >>
Mormorai: << Max, Avarett, Rembady, Juan, Emy, Amelia ... e Diane. Ricordo queste persone. E so che sono stati importanti per me, ma non so come. >>

Luke sospirò: << Erano tuoi amici. Max tuo fratello, la Rembady una professoressa che vi ha aiutato nella vostra avventura. >>
<< Sono mai venuti qui, a cercarmi? >> sospirai.
<< No. Non li abbiamo visti. >>
<< Ormai non importa ... non li vedrò mai più. Adesso ditemi, però, chi siete voi? >>
Jake si avvicinò alla barriera.

<< Sai, Dalia. Siamo pessime persone che ti hanno ingannato. Abbiamo combattuto tante volte, contro di te e i tuoi amici. Abbiamo tentato di uccidervi. Tu hai vinto contro noi, come puoi ben vedere. >>
L'istinto di allontanarsi da loro diventa ogni secondo più forte, ma non posso.
<< E Diane ha vinto contro me. >>
<< Non ancora. Sappiamo come salvarti ... >> disse Luke.
<< E' l'ideale, venir salvata da chi ha cercato di uccidermi. Direi che sono in ottime mani.
Chi mi dice che voi non mi stiate mentendo? >> risposi, testarda come al solito.
Jake sogghigna.
<< Sei bloccata da una barriera di vetro invisibile da più di un anno. Nessuno si reca in questo posto, a parte noi. Non hai molta alternativa. Devi fidarti. >>
<< Perché mi state aiutando? Eravamo avversari. >> << Appunto, lo eravamo. Ormai non serve più a niente combattere ... è rimasto un solo Discendente, che è dalla tua parte. E poi c'è Diane, che ci ha ingannato troppe volte. Ha usato quella barriera anche su di noi. Ucciderti significherebbe fare un favore a lei. Quindi, sì, un briciolo d'umanità è rimasta in noi. La utilizzeremo per aiutarti. >>
Mi lasciai convincere da quelle parole. << Qual è il modo? >>
<< E'rischioso, ma è l'unico per tornare nella tua città. Nella tua Terra ...>> disse Luke.
<< Devi rompere questa barriera. Devi riuscirci.
 Con tutta la forza che hai, usando tutti gli incantesimi contemporaneamente. Se dovessi riuscirci, be', meglio per te. E se non dovessi riuscirci ... >>
<< Non ci riuscirò mai, lo sapete? >> dissi.
<< Dalia, ce l'ho fatta io, una volta ... >> disse Luke. << Ce la farai. >>
Tesi la mano verso la barriera e cercai di ricordare tutti gli incantesimi da Tueldex.
<< Grazie! >> mormorai, mentre avevo finito di pronunciare tutti gli incantesimi e venivo portata via da lì. Ero finita in un tunnel. Non sapevo se stavo riuscendo a tornare nella mia città oppure no.
Quando ebbi il coraggio di aprire gli occhi, mi ritrovai a Liverpool. Ciò era tutto grazie a quei due, Jake e Luke. La memoria era tornata. Ricordavo tutto ... anche cosa mi avessero fatto loro due.
Corsi velocemente e felice, cercando di tornare a casa.
Diane comparve davanti a me.
<< Non sei in ottima forma ... >> disse.
<< Basta. >>
<< Adesso viene il bello, Dalia. Ci hai voluto molto per liberarti dalla barriera. >>
Adesso ero forte. 
Ero riuscita a scagliare tutti gli incantesimi contemporaneamente. E lo feci. Anche contro Diane ... le bastò voltarsi per respingerli tutti. Ad un certo punto, Diane si accorse di esser stata accerchiata. Quando mi guardai intorno, notai Avarett, Juan, Max, Talita, la Rembady, Emy, Amelia ... Tutti!
<< Non vi siete dimenticati di me! >> notai.
<< Ti abbiamo cercata per un anno. Senza riuscirci. Comunque, non ci siamo arresi ... >> rispose Max.

<< Che storiella commovente! >> intervenne Diane.
<< Faresti meglio ad andartene ... >> dissi. 
<< Per ora, certo che me ne andrò. Voglio che tu sappia, Dalia, che non ci sarà mai per te un lieto fine. Come non c'è stato per me. >>

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