SHURIKEN'S CREED

di Tyara Riddle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** IN FUGA ***
Capitolo 3: *** RIMORSO E ORGOGLIO ***
Capitolo 4: *** IL MIO CUCCIOLO ***
Capitolo 5: *** IMPRESSIONE ***
Capitolo 6: *** SOLDATO O DONNA ***
Capitolo 7: *** IL TRANELLO DELLA FOGLIA ***
Capitolo 8: *** INFINE LA LUCE ***
Capitolo 9: *** IL PIANO ***
Capitolo 10: *** LA QUIETE PRIMA DELLA TEMPESTA ***
Capitolo 11: *** LUNA, INCOSTANTE E BUGIARDA ***
Capitolo 12: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


SHURIKEN’S CREED

IL CREDO DELLO SHURIKEN

 

PROLOGO:

Catene o guinzaglio non cambia

Legati sono eterni il carnefice e la sua vittima

Nella vita come nella morte sono uniti.

Un Hokage oscuro governa Shin Konoha,

il vento della foglia tradisce per servire il falso Signore.

Vediamo svanire questo giorno

Che le ombre allunga.

Chi potrà aiutare i veri figli della foglia a prevalere?

                                                                                  (dalle Cronache di Konoha tomo II)

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Capitolo 2
*** IN FUGA ***


Capitolo 1

In fuga

 

Erano tre mesi che scappava, da un nascondiglio ad un altro attraversando tutte le nazioni ninjia senza sosta la Principessa. Preferiva essere in esilio che dover convolare a nozze non desiderate. A lei di vivere ormai importava assai poco. Si svegliava urlando ormai ogni notte, faceva sempre lo stesso sogno da mesi. Rivedeva nei suoi sogni il suo cucciolo che veniva inghiottito dalle tenebre di quello strapiombo e lei che era riuscita semplicemente a sfiorare quelle dita. Angosciata si alzava dal letto e restava ad osservare la mano. Nemmeno quella notte il ricordo pareva averla lasciata. L’ultima reale sensazione era stata quella di cadere e battere la testa e poi … si era risvegliata priva della sua vista e legata anche in maniera blanda mani e piedi.

“Vedo che hai ripreso conoscenza.” Una voce. Simile alla sua, ma era morto perciò doveva trattarsi di un altro.

“Chi diavolo sei?! Come osi parlarmi con tanta confidenza.” Rispose.

“fiera ed altezzosa anche nella caduta. Mi eccitano le donne come te.” Aggiunse ancora lo sconosciuto.

Un brivido percorse Temari, quando l’uomo si avvicinò a lei. Era in svantaggio e questo lo sapeva bene, ma non avrebbe ceduto certo.

“Non ci vedi, ma noto che sei combattiva. Una deliziosa gattina che tira fuori le unghie anche se sa bene di non avere le zampe.” Ghignò accarezzando le gambe tornite e piene di lividi.

Temari tentò di morderlo. “Come osi.” Ringhiò.

“Dovrò metterti la museruola. Non è certo mia intenzione prendere con la forza una donna che non lo vuole.” Replicò.

“Dove sono? E soprattutto chi sei tu?”

“Ti trovi nel covo della banda dello Shuriken.” Disse con noncuranza guardando fuori.

La principessa ne aveva sentito parlare molto. Erano un noto gruppo di dissidenti che creava problemi sia al paese del fuoco che a quello del vento. Nessuno conosceva l’identità dei suoi appartenenti e nemmeno da chi fossero comandati. Tutti comunque molto giovani ed esperti nell’arte del ninjitsu. Forse loro potevano sapere dove si era nascosto Gaara dopo che il padre privandolo di qualsiasi agio lo aveva esiliato da Suuna.

“Posso farti una domanda?” chiese la bionda cambiando di punto in bianco il suo atteggiamento.

“Perché fino ad ora hai fatto altro?” aggiunse con tono ironico lo sconosciuto.

“Sapete dove si trova il Principe di Suuna?”

“Perché mai dovrei essere a conoscenza di tale dettaglio? Siamo dei ribelli.” Precisò con sussiego.

In realtà lo straniero conosceva benissimo la risposta, da quasi due anni Gaara militava tra le sue file.

Temari sospirò … si era cacciata in una bruttissima situazione, per la prima volta si sentiva debole ed indifesa, ma non in pericolo. Una sensazione strana.

“Non mi hai ancora risposto. Chi sei?” insistette lei.

“Io non rispondo alle donne che non sono gentili con me.” Aggiunse sorridendo sapendo bene che lei non poteva vederlo.

“Allora stai fresco. Io non sono mai stata carina con nessuno e non vedo perché dovrei cambiare.” Rispose fiera.

“Con nessuno? Nemmeno con il vostro cane?” domandò avvicinandosi a lei.

“Che ne sai tu del mio Shikamaru? E’ vivo? Sta bene?” iniziò a tempestarlo di domande.

“Che ve ne importa? Non era uno schiavo? La vostra reputazione Principessa è nota a tutti.” Aggiunse.

“Lui era diverso …” sussurrò ricacciando in dietro le lacrime.

“Tanto diverso che ha preferito buttarsi da un dirupo. Stupido.” Incalzò lo sconosciuto.

“Non provare nemmeno a parlare male di lui! Tu non lo conoscevi e sono stati sempre tutti bravi a sputare sentenze!” gridò Temari in preda dalla collera.

“Andiamo Bellezza ti ha piantata come si fa con le meretrici nei bordelli.” Continuò imperterrito.

“No. Sono sicuro che è stato costretto a dirmi quelle cose! Pensava che avrei sofferto di meno.”

“Sogna pure. Ne sei davvero convinta?”

“Ho avuto tanto tempo per pensarci. Non era nella sua indole. Lui era una persona gentile e per quanto io possa essere stata crudele è sempre rimasto con me. Non chiedermi come lo so. Sono sicura di questo.”

Lo sconosciuto rise: “Il carnefice che difende la sua vittima. Sei una donna davvero interessante. Credimi troverò il modo di toglierti il cucciolotto dalla testa.”

“Come scusa?”

“Lo tenevi al guinzaglio, ma in realtà la schiava eri tu, bellezza.” Concluse chiudendosi la porta alle spalle.

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Capitolo 3
*** RIMORSO E ORGOGLIO ***


CAPITOLO 2

RIMORSO E ORGOGLIO

Neji era furente. Quella piccola bastarda gli era sfuggita dalle mani come la sabbia, ora non restava accontentarsi di una inutile concubina sottratta al Principe Kankuro. Pensava fosse la punizione giusta per aver aiutato la sorella a fuggire, e, poi, infondo non era quello che Tenten voleva? Quanto si era divertito con quella stupida, in particolare, da quando Kiba era scappato con gli altri. Era sempre stato lui ad opporsi con estrema forza al suo volere, ma ora l’aveva abbandonata. Vigliacco, uomo senza un briciolo di spina dorsale. Sua era ora Tenten. Sua era ora Shin Konoha risorta.

Aveva fatto radere al suolo quel poco che era rimasto in piedi, ricostruendolo a suo gusto e cambiando per sempre il volto del paese ninja della foglia. Non voleva che nulla ricordasse il passato … anche i volti degli Hokage erano stati cancellati dalla parete di roccia e sostituiti con il suo. Così non avrebbe avuto sempre la sensazione che quei dannati occhi di pietra seguissero ogni suo movimento, lo rimproverassero per ciò che aveva fatto. Furono cancellati perché lui non sopportava il peso di quello sguardo immoto; la sua coscienza, cominciava a risentire degli effetti delle sue azioni. Una voce si levava sempre sopra le altre che da tempo ronzavano nella sua testa, quella del figlio del precedente Hokage, nelle tenebre della sua testa, occhi azzurri tormentavano la sua coscienza già duramente messa alla prova dalla costante solitudine. Nessuno degli abitanti del paese del Fuoco, se non per necessità, desiderava stringere rapporti con lui. Tenten che lui disprezzava, forse, era l’unica a provare pietà e pena per il suo animo divorato dal rimorso. Non poteva tornare indietro, proprio come Sasuke che era restato a Suuna per amore di Sakura pagando le conseguenze del suo, mezzo fallimento. Senza Orichimaru, forse, quei vegliardi se la sarebbero cavata. Ricordava con estremo piacere, quando li avevano giustiziati poco prima dell’alba, la testa di quel insolente di Jinraya cadere senza far rumore nel cesto, i capelli bianchi diventati rosa dal copioso sangue che ne era defluito dal collo; Tsunade che avevano dovuto legare per immobilizzarla, il crack del delle vertebre quando penzolava dalla forca. La morte non l’aveva colta subito, quel dimenarsi come un pesce attaccato al lamo prima di esalare l’ultimo respiro. Piegato dal gatto a nove code il valoroso Asuma, Chozu imbottito dei suoi stessi tonaci di guerra era imploso, macchiando di sangue la sabbia. Il padre di Ino era stato risparmiato come regalo di nozze. Ma Yoshino, madre di quel bastardo che gli aveva impedito di sposare Temari, era nelle sue mani. Se fosse stato vivo, no, sperava che fosse sopravvissuto a quel volo, per dirgli di averla posseduta, violata e torturata; solo perché a lui era stato negato il suo premio. Aveva venduto sua cugina per essere libero, aveva tradito la sua gente per diventare Hokage. Ora l’unica cosa che mancava, era il tanto agognato successore. Degna di tale onore, poteva essere solo la irriverente Principessa di Suuna. Non sapeva quando, ma prima o poi, il mondo gli sarebbe appartenuto.

Tenten restava a guardarlo, relegata nel suo angolo, alla catena, come una bestia. Ora era solo la pietà che non le faceva desiderare di morire, perché quella persona che si trovava davanti tutte le notti non era più il suo Neji. Il Principe Kankuro per quanto egoista, mai l’aveva picchiata o legata. Certo la prima volta l’aveva costretta a giacere insieme, ma, poi, aveva iniziato a condividere con lei molto di più. Avrebbe fatto bene a restare con le altre, invece che seguire il suo pazzo cuore, pazzo come l’uomo che continuava dopotutto ad amare. Se avesse ceduto al tenero affetto di Kiba, forse, le cose sarebbero andate diversamente, ma lei era cocciuta, troppo.

 

“Sarà il caso di comunicarlo anche alla prigioniera?” Chiese Fang depositando un cadavere su una lastra di pietra al centro della camera principale del covo.

“Non starà esagerando il nostro capo? Infondo è pur sempre una ragazza.” Borbottò Hiro.

“Pietà … non fa parte del vocabolario del Giglio Nero.”

“Si sono conservati bene, anche se sono gonfi di acqua. Due merluzzi sotto ghiaccio.” Rise Brandon.

“Già come solo le acque dello strapiombo in fondo al castello possono per caso strano essere.” Replicò Feng.

La persona che loro chiamavano Capo, fece il suo ingresso, reggendo il braccio a Temari che procedeva a tentoni a causa della sua temporanea cecità.

“Bellezza, ti chiederò una cosa poco gradevole, ma dovrai farla.” Le disse mentre si accostavano al tavolo.

“Sarebbe?” domandò con la solita voce autoritaria.

“Abbiamo ripescato due corpi. Credo che solo tu sia in grado d’identificarli.” Precisò con tono di voce incolore.

“Schiavi?” chiese senza dar segno di cedimento.

“Esatto.” Replicò facendole appoggiare le mani sul primo corpo.

Al contatto era gelido, non doveva essere molto alto, risalì lentamente fino al volto, le sue dita si soffermarono sotto gli occhi e passarono lievi sulla bocca.

“Senza dubbio uno schiavo delle miniere. Non porta tatuaggi di nessun tipo e quindi non serviva a corte. La piega della sua bocca è particolare … forse, Naruto.” Concluse fissando il vuoto.

I presenti si guardarono stupiti. Il Giglio Nero con il ghigno sul viso l’accompagnò al secondo cadavere; appena vi poggiò sopra i palmi delle mani le ritrasse, come colpita da una scossa elettrica.

“Adesso che ti prende?” domandò crudele.

“Questo è il mio cane.” Rispose gelida, come se la cosa non la riguardasse.

“Come puoi affermarlo con tanta sicurezza?” insistette perfido.

“Non ti fidi? Dovrebbe avere un tatuaggio sul bicipite destro …”

Il capo scoppiò in una risata: “Certo che il destino con te è davvero crudele, ma è la giusta punizione per gli oppressori della tua specie.”

Chiunque sarebbe crollato al suono di quelle parole, ma Temari era una donna orgogliosa, abituata alla meschinità degli uomini.

“Posso andarmene?” chiese scostandosi dal tavolo.

“No.” Le afferrò i posi e con gesto brusco la obbligò a poggiarli nuovamente sul secondo corpo.

“Questo cadavere ha un nome! Pronuncialo Principessa! Per te è davvero tanto difficile? Evidentemente questo cane come lo chiami tu significava molto. Giusto?!”

Temari si morse le labbra fino a farne uscire il sangue, non poteva piangere, non doveva piangere. Quel corpo che aveva desiderato più di ogni altro e sopra ogni altra cosa, adesso era freddo.

“Adesso state esagerando!” scattò Hiro, ma bastò uno sguardo dell’altro per farlo tacere.

“Voglio che senta tutta la sofferenza che ha causato a questo poveretto. Gli deve almeno le sue lacrime, no?” replicò continuando a tenere ferma la donna.

“Sei davvero un illuso.” ringhiò Temari che si voltò verso di lui guidata dalla voce.

“Bellissima anche nell’ira.” Aggiunse a fior di labbra.

“Bastardo. Tu potrai avermi solo morta.” Soffiò con il solito orgoglio lei.

“Chissà che non sia così, bellezza.” Ridendo l’uomo lasciò Feng ad occuparsi della prigioniera.

 

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Capitolo 4
*** IL MIO CUCCIOLO ***


Capitolo 3

IL MIO CUCCIOLO

Sentì qualcuno muoversi nel buio, Tenten si rannicchiò nel suo angolo tremando, forse, era giunta la sua fine. Chiuse gli occhi.

“Che diamine ci fai qui?!” sussurrò lui a pochi centimetri dal suo viso.

“Kiba! Allora stai bene!” gli gettò le braccia al collo, facendolo arrossire.

“Sono stata regalata a Neji.”

“Puah” sbuffò il ragazzo armeggiando con la serratura che la teneva legata alla catena, poi, il sospirato click del lucchetto che si apriva.

“Cosa stai facendo?”

“Ti porto via. Ce la fai a camminare?”

“Sì, ma …”

“Dai non mi dirai sul serio che vuoi restare con lui!” bisbigliò notando i lividi sul corpo dell’amica.

“Va bene.” Replicò dopo averci pensato un attimo, ma traballava faticando a restare in piedi.

Kiba allora se la caricò sulla schiena, certo che la sensazione di quei seni che premevano contro di lui era piacevole. Si scosse, non era certo il momento di pensare a certe cose.

Attraversò il lungo corridoio, silenzioso,  raggiungendo velocemente una delle stanze ad est. Quella dalla quale era entrato. Un odore familiare gli punzecchiò il naso.

“Aspettami, torno subito.” Bisbigliò sparendo nell’ombra.

Fece il cammino a ritroso, seguendo quell’odore e si fermò davanti ad una porta a soffietto.

“Allora Yoshino hai scoperto se i ragazzi sono vivi?” domandò Kabuto

“Non so dirtelo, celano bene la loro presenza. Non capisco come possano mimetizzare dei chakra simili.”

“Forse è opera dello shiaringan che il loro capo utilizza.” Aggiunse il ninja sistemandosi gli occhiali.

“Dubito che Kakashi possa aver raggiunto un tale grado di perfezione, ma non vedo altre soluzioni … mio figlio è morto, era il solo in grando oltre ad Hyate di fare una cosa simile.”

“Traditrice.” Ringhiò Kiba tornado verso l’uscita.

“Tutto bene?” chiese tenten aggrappandosi a lui.

“Devo conferire con il capo, il più in fretta possibile.” Bisbigliò mentre si confondevano con la notte.

 

Nulla sembrava poterla scaldare quella notte d’estate, il suo corpo era percorso da brividi, ma non si trattava di febbre. Quella dannata sensazione lasciata dalla pelle gelida del cadavere di Shikamaru le era penetrata fin dentro le ossa. Non riusciva a piangere. Come avrebbe voluto cedere allo sconforto e mostrarsi umana, ma ora non c’era più lui. Sarebbe stato sprecare inutilmente le poche forze che le rimanevano. Si alzò, cercando a tentoni la porta, che si aprì non appena girò il pomello, procedette lentamente lungo le scale, cercando di ricordare dove si trovava il salone centrale. Incespicò in un grandino e cadde in avanti, sbattendo il mento sul freddo pavimento, ma si rialzò. Doveva raggiungere il tavolo sul quale avevano lasciato a prendere freddo il suo cane. Lui odiava il freddo. Finalmente dopo vari tentativi lo raggiunse. Cercò il volto, con le dita ne accarezzò le sopracciglia, la linea del naso, gli occhi e si soffermò sulla bocca, sorrideva.

“Scusami. Io vorrei davvero riuscire a dimostrarti quanto contavi per me. Forse ti metteresti a ridere, ma ho paura. Shikamaru perché mi hai lasciata sola? Lo sai quanto possa essere imbranata e che mi caccio sempre nei guai? Perdere la vista è diventato solo un dettaglio, ma perdere te …” si chinò a baciare le labbra fredde della morte. Solo allora scoppiò a piangere, in silenzio, appoggiando la testa sul corpo che tanto amava. Come potesse ancora emanare calore.

Un improvviso rumore alle sue spalle la fece sobbalzare, si girò anche se sapeva di non poter capire di chi si trattasse.

“Sapevo che vi avrei trovata qui.” Disse il Giglio Nero.

“Cosa volete?” ringhiò Temari asciugandosi gli occhi.

“Dare sepoltura a questi due poveretti.” Replicò con voce atona.

“Un gesto nobile da parte di un malvivente.” Aggiunse alzandosi.

“Il nome di questo? Non me lo avete ancora detto.” Ricordò gettando uno sguardo distratto dietro la donna.

“Shikamaru Nara.” Rispose abbassando la testa per nascondere altre lacrime che silenziose le bagnavano il viso.

“Un uomo dopo tutto fortunato.” Ammise con una punta di amarezza nella voce.

“E’ morto! Che fortuna vi è in questo?!” gridò lei.

“Di avere il cuore della gelida principessa Amazzone. Quindi nonostante le apparenze, anche tu, provi dei sentimenti ed a giudicare da quanto ho visto poco fa, molto profondi.”

Temari si sentì avvampare dal rossore, era stata beccata. Come un bambino sorpreso con le mani nella marmellata.

“Shikamaru era la mia famiglia. Lui non credo l’abbia mai saputo. Era una fonte inesauribile di energia e buon umore per me. Quanto poi mi sono accorta di provare qualcosa di ben diverso per lui … sono diventata cattiva. Lo picchiavo solo perché sapevo di non poter ottenere ciò che desideravo.” Borbottò.

“Cioè?” chiese il Giglio nero

“Lui.”

“Scusa ma se era tuo schiavo non lo possedevi già? Non capisco la tua logica.”

“Non si può possedere Shikamaru Nara se lui non lo vuole. Era cocciuto, testardo e ribelle. Sapevo bene che mi faceva vincere in allenamento solo perché aveva paura della mia frusta. Lo so che sembra stupido, ma volevo che mi amasse … sul serio intendo.”

“Torturarlo non era certo il metodo migliore.” Aggiunse l’uomo.

All’improvviso Temari si rese conto di stare confidando il suo più grande segreto ad un perfetto sconosciuto e per giunta bastardo.

“Poi perché lo sto raccontando a te?”

“Se non mi dai buoni motivi, butto via il suo cadavere come un vecchio straccio.” Replicò aggiungendo enfasi alla frase.

“No, Ti prego.” Aggiunse Temari poggiando le sue mani sopra quelle del bandito.

“Ci tenevi parecchio a quel rifiuto della società. Prosegui forza.”

La Principessa avrebbe voluto ucciderlo. Come si permetteva di chiamare il suo Shikamaru in quel modo, ma sapeva che era l’unica strada per fargli ottenere una degna sepoltura.

“Ero gelosa. Non sopportavo che quella potesse prendersi pure lui.” Ammise nascondendo il viso tra le mani.

“Vi riferite alla vostra giovane matrigna?Ino Yamanaka?” chiese.

“Come fai a conoscerla?”

“Beh gli inviti per il matrimonio sono giunti anche al palazzo dell’Hokage.” Rispose con noncuranza lui.

“Una rete di spie valida, lo ammetto.” Rise per la prima volta dopo tanto tempo.

“Sei bellissima quando ridi.” Bisbigliò sfiorando con un dito la guancia.

Temari si ritrasse.

“Non credo di averti mai permesso tale confidenza.” Rispose acida.

“Sei proprio una bisbetica sai? Comunque meglio che ti accompagni in camera.”

“Grazie.” Replicò con la solita altera eleganza.

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Capitolo 5
*** IMPRESSIONE ***


CAPITOLO 4

IMPRESSIONE

“Per quanto tempo hai intenzione di tenerla con noi?” chiese Gaara.

“Fino a che non si è ripresa del tutto. E’ ancora molto debole per via degli ultimi avvenimenti.”

“Ti devo forse ricordare che sei stato tu a volerlo?” gli ricordò il rosso.

“Sono problemi miei. Intanto faresti meglio ad andarla a trovare, così, si risolleva un pochino lo spirito.”

Il Principe del Deserto continuava a non capire l’assurdo atteggiamento di quell’uomo che sapeva essere generoso, quanto, spietato. Comunque nei riguardi della sorella era un continuo controsenso. Prima sembrava acido e scontroso, per poi, subito dopo, gentile e comprensivo.

Il Giglio Nero, capo degli Shuriken rimaneva un enigma. Doveva comunque a lui la sua vita, quando lo aveva accolto tra i suoi uomini, senza chiedere spiegazioni di alcuna sorta. Suo padre lo aveva ripudiato dopo il tentativo fallito di usurparne il trono, e, di conseguenza, anche il matrimonio con Matsuri si poteva dire concluso. Chissà cosa pensava adesso la sua donna, forse, si era maritata con un altro e questo pensiero gli faceva salire il sangue al cervello. No. Stava ancora piangendo per l’infausta conclusione delle nozze, tanto desiderate da entrambi. Oppure lo stava maledicendo, destino che spettava a tutti coloro, che, possedevano il potere di evocare lo Shikaku.

Hinata si svegliò, urlando. Ancora quel maledetto sogno che pareva non lasciala in pace, il cadavere di Naruto che galleggiava nelle acque del fiume.

“Ancora quell’incubo?” chiese Matsuri toccandole una spalla.

La giovane concubina si era trasferita al palazzo della principessa, pochi mesi dopo la rivolta, per desiderio della nobile. Per Matsuri era una specie di ricordo del suo Gaara.

“Sì.” Rispose asciugandosi gli occhi chiari.

“Devi stare tranquilla, Naruto mi sembra un tipo troppo in gamba.” Sorrise debolmente. Si vedevano i segni della sua sofferenza, il volto era scavato a causa dell’insonnia di quei mesi, gli occhi segnati da profonde occhiaie, per le troppe lacrime versate. Il suo principe le mancava, forse, più di quanto ad Hinata potesse mancare quello schiavo delle miniere. Lei non aveva conosciuto il piacere, l’intensa sensazione di appartenere all’altro in maniera esclusiva. Di un’altra pelle, che brucia al contatto con la tua. Della morbidezza intesa, di labbra, che sfiorano il tuo corpo, delicate e setose come i petali di una rosa. Del calore di un altro essere che con te si fonde in maniera totale. A lei non era stato strappato, all’improvviso, il cuore e gettato in mezzo a dei rovi. Non era stata tolta una parte importante di sé. Per quanto potesse amare Naruto, non gli era appartenuta, mai.

Sakura scostò una ciocca di capelli scuri dalla fronte del suo uomo, per posarvi un bacio, come faceva da mesi ormai. Sasuke aprì contro voglia un occhio, borbottando qualche cosa che somigliava al buongiorno.

“Farai infuriare Lord Neji se ritardi.” Rise indossando il vestito rosso, con le rifiniture bianche.

“Vuoi che mi importi qualcosa di quello psicopatico? Io sono il capitano delle sue guardie solo perché non aveva nessuno di valido, oltre me.” Precisò il ragazzo scattando a sedere sul letto, esibendosi in uno sbadiglio.

“Scendo a preparati la colazione.” Disse allegramente lei chiudendosi la porta alle spalle.

Sasuke guardò fuori, lui non aveva mai visto il paesaggio della vecchia Konoha, ma la era convinto che fosse ben diverso da quello che ora si presentava davanti ai suoi occhi. Poteva aver tradito, ma non avrebbe mai fatto cancellare i volti dalla montagna che ora si stagliava all’orizzonte. Infondo rappresentavano il loro passato e la storia di quello che un tempo erano stati. Se Naruto avesse visto, come era stato fatto esplodere il volto del padre che per quel paese aveva dato la vita, sicuramente si sarebbe arrabbiato, per fortuna non aveva assistito alla scena. Si stupì di aver pensato a quel dannato, lo aveva torturato per mesi, ora, si ritrovava a pensare al dolore che avrebbe provato a quella vista. Solo la voce di Sakura dal basso, gli ricordò che doveva prepararsi per andare al lavoro. Si fece la doccia, ultimamente si sfregava con maggiore forza la pelle, fino ad arrossarla, si sentiva sporco come non mai. Lavorare per il signore della sabbia, sarebbe stato meno umiliante, ma Sakura gli aveva chiesto di ritornare a Shin Konoha e come sempre non era riuscito a rifiutarle quel favore. Ecco un altro punto fastidioso, Sakura era l’unica persona che poteva fare di lui ciò che voleva, anche quando litigavano, in un modo o nell’altro riusciva sempre ad averla vinta. Non si ricordava nemmeno quando la loro storia era incominciata, così, per gioco, poi, si era trasformata in una storia importante. Perché il premio che aveva chiesto al Re, era stata lei. Faticava ancora a credere alle sue stesse parole, insomma per tutta la sua vita aveva desiderato il potere, e, quando poteva ottenerlo, che aveva chiesto? Di portarsi via una donna … no, la sua donna. La baciò prima di uscire.

Il Re del Deserto, si sciolse dall’abbraccio di Ino. Possibile che l’unico della sua famiglia sulla quale poteva contare era Kankuro? Temari come aveva potuto non obbedire al suo preciso ordine? Scappata per andare dove,poi?  Come se i guai non fossero finiti, quei dannati criminali dello Shuriken continuavano a creare seri problemi al confine. Incitavano alla rivolta tutti i villaggi sottomessi. Ce ne era voluto per sedare gli animi, tuttavia, sapeva che sarebbe bastato poco, per far scoppiare una nuova ribellione.

“Hai qualche nuova notizia, Sasori?” chiese, quando il ragazzo si chinò davanti allo zio.

“No. Sappiamo solo che quell’idiota si è fatto fuggire da sotto il naso, Tenten. Sei sicuro di voler dare in sposa mia cugina ad uno simile?” domandò seccato.

“Mi sembri geloso. Ci occorre che il paese del fuoco collabori con noi. Solo un matrimonio tra l’Hokage e Temari ci garantisce che non provi a imbrogliarci. Dopo la rivolta abbiamo dovuto aumentare il numero delle guardie. Inoltre la partenza del più giovane Uchiha a creato una grave falla nell’ordine degli Ambu.”

“Zio, ma possibile che con tutti gli uomini che le abbiamo messo alle calcagna, si riuscita a sparire? Come ha potuto gabbare ben sette ninja inseguitori?”

Il Re sorrise, evidente che Sasori non conosceva le abilità di Temari, che le avevano fatto assumere con il tempo il soprannome di Principessa Amazzone. Non c’era nessuno nel paese del vento che potesse tenerle testa, quando si trattava di nascondersi a degli inseguitori.

“Continuate a cercarla. Prima o poi commetterà un errore.” Replicò incerto.

“Avete sempre intenzione di sposarvi domani?” domandò l’Akazuki.

“Sì. Lord Neji mi ha già comunicato la sua presenza. Ho mandato Itachi ed Hidan per fargli da scorta.”

“Per via degli Shuriken? Avete paura che possa subire un agguato?”

Il Re annuì con la testa, il Giglio Nero non era avversario da sottovalutare, anche se, poteva trattarsi solo di un ragazzo. Congedò Sasori con un cenno della testa prima di ritirarsi nelle sue stanze.




MI scuso sinceramente per la mediocrità di questo capitolo, ma è sinceramente non sapevo bene come rappresentare i personaggi che non mi piacciono molto.  
RINGRAZIO COME SEMPRE TUTTI QUELLI CHE COMMENTANO ANCHE QUESTO SEGUITO E CHI LO HA AGGIUNTO NEI PREFERITI:

1 - Amy_Rose
2 - chibi51
3 - Cyberman93
4 - gloria7
5 - krisy
6 - LalyBlackangel
7 - lilithkyubi
8 - Mat Darkwind
9 - Metallika
10 - mhcm
11 - Ramiza
12 - shikatema
13 - vale_03
14 - vale_92


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Capitolo 6
*** SOLDATO O DONNA ***


Capitolo 5

SOLDATO O DONNA

Erano passati due mesi, la condizione di cecità della Principessa rimaneva sempre la stessa, ma, non era donna che cedeva tanto facilmente alla depressione. Inoltre sapere che suo fratello le era vicino, le dava un pochino di sollievo e pace.

“Guarda che a fare la dura non ci ricavi nulla.” Le disse il Giglio nero, dopo che per l’ennesima volta aveva rischiato di perdere una delle dita della mano.

“Slegami e poi te lo faccio vedere io!” ringhiò la bionda.

“Suvvia, bellezza. Pensi di potermi tenere testa senza usare la vista?” la sbeffeggiò il bandito.

“Sì. Ho domato uomini ben più tenaci di te!” rispose seria.

“Proprio per questo motivo ti tengo legata. Ho rischiato che facessi seriamente male a Fang.” Disse, ricordando come aveva tentato di scappare dalla sua camera, nella quale era stata rinchiusa.

“Se quella sera non avessi tentato di fare la furba, non sarei ricorso a modi tanto violenti.” Continuò nascondendo a malapena un sorriso.

“Piuttosto che tua. Meglio morta.” Replicò con durezza.

“Andiamo tesoro, non sarà poi tanto male.” Aggiunse sedendosi sul letto.

Temari era allo stremo delle sue forze, in quei mesi, il suo spirito era stato messo a dura prova ed ormai non riusciva ad opporre una degna resistenza. Per giunta, era stata legata mani e piedi, i suoi movimenti risultavano quindi limitati.

“Stai lontano da me!” disse a denti stretti, quando sentì la mano del ragazzo sfiorarle la spalla.

“Mi eccitano le donne ostinate come te. Non ti arrendi all’evidenza che non potrai mai battermi. Per il semplice fatto che sei una femmina.”

“Non hai mai conosciuto una vera donna, allora.” Lo beccò lei, orgogliosa.

Il Giglio Nero sogghignò debolmente: “Capisco ora perché Lord Neji ci tenga tanto a riaverti.”

Le pupille di Temari si dilatarono nell’udire quel nome.

“Che diavolo ne sai?” chiese, percependo dal respiro la posizione assunta dal bandito.

“Una delle mie spie, mi ha detto che offre una grossa ricompensa. Gli Shuriken sono a corto di fondi.” Sibilò asciutto.

“Tu, non farai una cosa simile!” gridò tentando di colpirlo con una testata che il ragazzo evitò con facilità.

“Perché mai? Infondo tutti sono utili ma nessuno indispensabile.” Rispose calmo.

“Vigliacco.” Bisbigliò tra i denti.

“Potrei cambiare idea, ma tu dovresti essere più gentile con me, sai?”

Temari tremò di rabbia, non sopportava di dover cedere ad un ricatto di così bassa lega, perché doveva cedere la sua verginità ad un essere tanto insolente? Certo, tra lui e Neji non vi era differenza, ma dannazione le era tremendamente difficile da accettare.

“Perché tentenni? Scommetto che se fosse stato il tuo cane a chiedertelo, non avresti avuto certo dubbi.” Aggiunse perfido.

“Lascia fuori da questa storia il mio Shikamaru! E’ morto ed anche se non lo fosse cosa cambierebbe per me?” replicò mentre lacrime di rabbia scivolavano sul suo viso.

“Sei solo una stupida.”

Il tono della sua voce era più caldo e confortante. Ecco, quell’uomo aveva nuovamente mutato l’ atteggiamento nei suoi confronti.

“Perché?” chiese lei.

“Il tuo orgoglio non ti farà mai ottenere nulla. Potresti sfruttarle le tue doti invece di fregarti con le tue stesse mani. Questa è la sostanziale differenza che vedo tra te e la preferita di tuo padre.” Sbuffò il Giglio Nero.

“Ino non vale nemmeno la metà di me!” urlò offesa.

“Però sa come piegare il volere di un uomo e senza usare la forza bruta … tu ci riusciresti?” la sfidò.

“Con quel corpo che si ritrova, bisognerebbe essere ciechi per non notarla.” Borbottò abbassando lo sguardo.

“Perché pensi che fisicamente sia meglio di te? Non a tutti gli uomini piace un fisico asciutto e snello. Per esempio, io ti trovo molto più interessante.”

“Solo perché non hai altra scelta.” Lo beccò ancora.

“Sei senza speranza. Smettila di fare la dura, anche a te piace come a tutti essere amata, accarezzata.” Bisbigliò mentre sfiorava il suo collo con la lingua.

Temari avrebbe voluto cedere a quella dolce violenza, ma era troppo orgogliosa per farlo con chi non amava. Si irrigidì senza mostrare né di non volerlo né piacere.

Sospirando il Giglio Nero tornò a guardarla in faccia o meglio a fissare quella maschera di freddezza.

“Se solo fossi arrivato prima di quel cane.” Sbuffò alzandosi.

“Perché?”

“Te lo ripeterò fino alla nausea … tra voi due la schiava eri tu, bellezza. Quel cane ti ha talmente irretito … che nemmeno tu te ne sei accorta.” Concluse chiudendosi la porta alle spalle.

“La consegnerai all’hokage di Shin Konoha?” chiese Hiro accomodandosi sulla sedia.

“Non ho scelta, mi pare.” Replicò abbandonando le braccia lungo i fianchi.

“Sì invece. Perché continui ad infierire su quella povera ragazza? Magari un tempo poteva crearci dei problemi, ma ora?”

“Tu non ti sei mai reso conto del reale pericolo, che quella donna può rappresentare.”

“Mentre tu, da quando c’è quella ragioni solo con un’altra parte del corpo e non mi riferisco alla testa.” Lo beffeggiò Brandon.

“Piantala. Non è vero.” Aggiunse annoiato.

“Capo, allora perché ci hai messo quasi tre mesi per deciderti a consegnarla a Lord Neji?” rise ancora Brandon evitando un kunai che il Giglio gli aveva lanciato.

“Zitto. Rompiscatole e torna al tuo lavoro.” Ordinò.

“La verità fa male.” Concluse uscendo.

“Idiota. E voi due che fate ancora qui?! Non è ancora iniziato il vostro turno di guardia?!” Berciò il Giglio Nero.

“Andiamo subito!” risposero Feng ed Hiro cercando di non ridere.

I due si avviarono lungo lo stretto corridoio che passava proprio davanti alla porta di Temari, volutamente i loro discorsi vennero fatti a voce alta, tanto da quella distanza solo la ragazza poteva udirli.

“E’ proprio cotto.” Rise Feng.

“Già non ci sono dubbi, peccato che QUELLA sia così bisbetica.” Aggiunse Hiro

“Non capirò mai i gusti del capo, con la bambolona che si ritrova a mano non capisco perché insista con QUELLA.” Sghignazzò Feng correndo verso l’entrata principale seguito dall’amico.

 

CREDIT: SI RINGRAZIA ASHARA PER IL NOME GIGLIO NERO ANCHE SE IN RITARDO!!!

 

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Capitolo 7
*** IL TRANELLO DELLA FOGLIA ***


Capitolo 6

IL TRANELLO DELLA FOGLIA

 

Lord Neji si voltò verso il ragazzo inchinato alle sue spalle con addosso la divisa verde-grigio.

“Così adesso ti fai chiamare Brandon?” chiese l’Hokage sorridendo.

“Già.”

“Quindi presumo che i nomi dei membri conosciuti come gli Shuriken’s Creed siano nomi fittizi per sviare le mie indagini.”

“Esatto.”

“Perché stai tradendo i tuoi amici?” domandò poi poco convinto.

“Non mi va di servire dei perdenti.” Rispose alzandosi.

“Chi è il tuo capo? Voglio il suo nome.”

“Si chiama…” il moro non terminò la frase, la porta dello studio si aprì facendo entrare Yoshino.

“Perdonate Hokage, ma la delegazione di Suuna è arrivata. C’è anche la principessa Matsuri insieme a Lord Kankuro.”

“Interessante. Tu puoi andare e comunicami subito qualunque cambiamento nei piani di quello squinternato.” Replicò congedandolo con un cenno della mano.

Feng lo beccò proprio mentre stava rientrando nel covo, i suoi occhi incrociarono sospettosi quelli dell’amico. Dove diavolo era andato invece di restare al suo posto durante il turno di guardia? Fingendo indifferenza, l’altro attraversò il corridoio che portava alle stanze dove alloggiava Gaara. Il fatto che Matsuri facesse parte della delegazione di Suuna poteva significare solo una cosa. Avrebbe goduto nel vedere la sua faccia impassibile mutare espressione.

“Scusa posso entrare?” chiese.

“Siediti.” Replicò il rosso senza voltarsi a guardarlo.

“Ho una notizia che non ti piacerà.” Aggiunse non riuscendo a nascondere il compiacimento.

“Da uno che tradisce i suoi compagni ci si può aspettare solo menzogne.” Replicò calmo gettando uno sguardo in tralice a Brandon che aveva perso ogni baldanza.

“Che stai dicendo?” balbettò.

“La puzza di Neji si sente fin da questa distanza e credimi non sarà sfuggita nemmeno a Feng. Questo ti creerà seri problemi con il nostro amico Giglio.” Sorrise freddo.

“Sarebbe la sua parola contro la mia! Poi sono assurde le accuse che mi rivolgi!”

“Davvero?” chiese prendendo una foglia che si era poggiata sulla divisa del compagno.

“Si tratta di una foglia non testimonia nulla.”

“Chissà come mai la tua ignoranza non mi stupisca. Questa particolare specie di pianta è stata importata a Konhoa da uno dei clan per le sue qualità curative. Ergo non può trovarsi nel bosco, perché non ha mai attecchito in questo terreno umido.” Precisò evitando che l’altro la strappasse dalla sue mani.

“Lui non può saperlo!” balbettò Brandon.

“Vogliamo fare una prova?” ghignò Gaara.

“Bastardo.”

“Sentiamo la notizia che dovrebbe sconvolgere la mia esistenza.” Lo provocò inconsciamente.

“La tua bella principessina ti ha tradito. Adesso è la promessa sposa del tuo fratellone, lo sapevi?”

Il rosso non si girò nemmeno, non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di vedere la rabbia dipinta sul suo volto sempre calmo ed indifferente.

“Tutto qua? Sarà il caso che tu vada fare rapporto al Giglio Nero prima di Feng o saranno guai.” Replicò indicando il ragazzo che passava veloce davanti alla sua porta.

“Sei pronta?” chiese il Giglio Nero aiutandola ad alzarsi.

“Certo.” Rispose Temari levandosi in piedi ed appoggiandosi anche se contro voglia al braccio dell’uomo. Doveva essere alto quanto Shikamaru a giudicare dal modo in cui camminava.

“Qualcosa non va?” domandò vedendola turbata.

“E perché? Finalmente mi libero della tua disgustosa presenza.” Ironizzò lei sfiorando casualmente con una mano il bicipite destro del bandito che si scostò come se fosse stato bruciato.

“Così anche tu eri uno schiavo.” Disse lei soddisfatta.

“Già di una donna molto gelosa.” Replicò fingendo la più completa indifferenza.

“Doveva essere di un certo rango, altrimenti non ti avrebbe marchiato.”

“Che differenza fa? I nobili hanno il vizio di trattare come manzi al macello i loro servitori.” Rispose secco.

“A Suuna marchiare uno degli schiavi significa che non potrà mai essere venduto né riscattato.”

“Di bene in meglio.” Berciò l’altro.

“A dire il vero, io il mio lo avevo marchiato semplicemente perché mi aveva disobbedito. Avevo solo 12 anni … ed ero prepotente.”

“Non è che le cose siano molto cambiate.” Aggiunse ironico.

“Sei sempre così galante.”

“Così come tu sei dolce.” La punzecchiò lui.

“Tra poco non dovrai più lamentarti.” Sospirò sedendosi.

“Pensi che la cosa non mi dispiaccia?” sussurrò attirandola contro di sé.

“Ehi, non ti ho mai permesso tanta confidenza!” brontolò poco convita lei.

“Io prendo. Non ho il vizio di chiedere.” Sussurrò impedendole di voltare il viso dall’altra parte con la mano.

“Non ci provare nemmeno o dovrai trovarti un altro paio di palle!” sibilò lei.

“Fantastico mi eccitano le donne con iniziativa.” Aggiunse ridendo prima di allontanarla da sé.

Temari si sedette sulla carrozza e girò la testa verso il punto da cui proveniva l’aria, sicura che vi fosse il finestrino, appoggiò le braccia sul bordo e vi appoggiò sopra la testa. “Shikamaru aveva certo più iniziativa.” Borbottò socchiudendo gli occhi per godersi la brezza. Convinta che lui non la potesse sentire. Doveva ammetterlo, gli era dispiaciuto che quel dongiovanni si fosse dato alla fuga così presto. Dalla morte del suo schiavo cominciavano a mancarle quel genere di attenzioni. Infondo sarebbero andati bene tutti ed invece stava per finire tra le braccia dell’unico uomo per il quale non provava nulla. Almeno la vista stava cominciando a tornarle, era curiosa di vedere in viso il famoso Giglio Nero.

Hiro sbuffò, ma quando avrebbe potuto tornare dalla ragazza che amava? Era stufo di doversi sorbire le effusioni di Kiba e Tenten. Il più delle volte veniva sbattuto fuori nel cuore della notte dalla sua camera perché quei due dovevano copulare. Dove era la giustizia?

“Cagnaccio maledetto! Ho sonno!” berciò picchiando inutilmente contro la porta di legno. Non ricevendo risposta a parte i mugolii sommessi dei due, si diresse verso la cucina per placare almeno quella fame.

“Ciao Tamebasu.” Disse sedendosi accanto al cuoco del loro gruppo.

“Che faccia grigia.”

“Sono stufo di vedere che si diverte solo lui … la sua innegabile fortuna.” Borbottò incrociando le braccia.

“Appena il capo torna gli chiediamo il permesso di andare a fare un giretto in città.” Disse l’altro.

“Certo per farci arrestare dagli Ambu di Shin Konoha! Bella mossa.” Brontolò ricordando che in una delle precedenti missioni aveva notato Sasuke.

“Insomma dobbiamo pur divertirci anche noi! Senza contare che c’è il festival oggi!” insistette Tamebasu

“Quando il Giglio torna sarà bello che finito.” Gli ricordò il biondo.

“Allora perché non ci andiamo ora?” suggerì Brandon comparendo sulla soglia.

“Tu devi essere fuori. Passeremo dei guai.” Protestò Hiro.

“No tranquillo torneremo prima dell’alba. Allora conigli che fate?” chiese imboccando l’uscita.

“Arriviamo.” Dissero in coro. Ignari del fatto che stavano finendo dritti nella trappola ordita da Lord Neji.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** INFINE LA LUCE ***


Capitolo 7

INFINE LA LUCE

Feng entrò nel salone, non c’era nessuno era tutto completamente deserto, nemmeno Tamebasu era più in cucina.

“Adesso sì che sono nella merda … dove sono finiti quei deficenti?” si chiese proprio nell’istante in cui il Giglio Nero aveva varcato la porta.

“Mi aspetto una spiegazione. Eri tu il responsabile oggi.” Replicò severo incrociando le braccia.

Gaara apparve sulle scale, scendendo con l’eleganza di un gatto la gradinata impervia, scavata nella roccia viva.

“A quest’ora saranno nelle mani del tuo amico Neji.” Disse semplicemente porgendo la foglia che aveva trovato sulla spalla di Brandon.

“Dannazione ha scoperto la nostra identità. Siamo nei guai adesso, non potremo agire liberamente come prima.” Borbottò sedendosi.

“Se conosco bene il vostro Hokage, manderà il suo parrocchetto con un messaggio di riscatto. Anche se non abbiamo più nulla che possa interessargli, visto che gli hai consegnato …” alzò lo sguardo stupito, vedendo comparire da dietro le spalle del Giglio la sagoma di sua sorella.

“Dicevi, Principe del Deserto?” ironizzò il capo.

“Cosa diavolo combinate voi due?” domandò sospettoso.

“Nulla. Solo che mi seccava consegnare un così bel trofeo a Neji senza farlo sudare.” Replicò il Giglio facendo le spallucce.

“Piantala di trattarmi come un oggetto … idiota.” Fu la risposta secca di Temari.

Il ragazzo alzò disperato gli occhi al cielo, ma perché si era lasciato convincere a portarsela dietro?

“Io non sono un tuo schiavo. Per cui modera i termini, Bellezza!” replicò voltandosi.

“Pensi di spaventarmi con quel tono minaccioso? Non vedi sto tremando. Una povera cieca impaurita!” ironizzo lei.

“Insopportabile, noiosa e petulante donna!” ringhiò il capo.

Gaara scosse la testa disperato, ma possibile che la sorella trovasse il modo di discutere con tutti anche in quella evidente condizione di svantaggio? Era proprio irrecuperabile, senza speranza.

“Volete piantarla? Se ci tenete tanto a scannarvi fatelo in un altro momento!” gridò esasperato.

“Zitto, tu!” risposero in coro.

Il rosso faticò a trattenere un sorriso, sembrava che la sorella finalmente si fosse ripresa, peccato che ancora la vista tardava a tornarle.

Temari sospirò, anche quella volta era riuscita a cavarsela e cominciava anche a distinguere le ombre in sagome più o meno definite. Era impaziente, voleva conoscere il volto di quell’uomo che le piaceva, ma nello stesso tempo lo odiava. Sicuro che qualunque donna dovesse cascare ai suoi piedi, purtroppo per lui si era trovato davanti un’amazzone e non un’ingenua femminuccia. Però il ruolo della dura, cominciava a starle stretto. Detestava dover ammettere che forse il Giglio Nero aveva in parte ragione. Non aveva più il suo cane. Questo era un fatto fin troppo doloroso che le faceva bruciare ancora gli occhi. Se solo si fosse resa conto di quanto Shikamaru significava per lei, forse, adesso sarebbe stretta tra le sue braccia invece che sola in quel gelido letto. Dannato il suo orgoglio e la sua voglia di essere libera.

Come aveva ipotizzato Gaara, ecco che pochi giorni dopo Brandon si presentò al covo con un messaggio. Feng avrebbe voluto spaccargli la faccia, ma il capo lo trattenne. Sapeva che era del tutto inutile. Non chiese nemmeno il motivo di quell’improvviso cambiamento, lo aveva sempre sospettato.

“No.” Rispose dopo aver alzato gli occhi dal foglio.

“Hai capito che li ammazzerà come cani? Quella femmina vale più della vita di due tuoi uomini?”

“Mi consegnerò io stesso in cambio di loro. La mia vita è sufficiente, vero?”

Feng lo afferrò per un braccio: “Non fare pazzie! Senza di te come diavolo facciamo?”

“Il principe del Deserto sarà perfettamente in grado di guidarvi in mia assenza.” Rispose infilandosi il mantello.

“Aspetta un minuto!” la voce di Temari si udì chiara.

“Che vuoi donna? Non ho tempo.”

“Che c’è scritto sul messaggio?”

“Nulla che ti riguardi.”

Fu Brandon a risponderle: “Chiede che tu venga consegnata a lui in cambio della vita di Hiro e Tamebastu, ma si accontenta anche del Giglio Nero.”

“E chi a dato il diritto a questo di decidere per me?” domandò la bionda.

“Senti non vorrai metterti a discutere su questo.” Replicò il Capo.

“Certo che sì. Con chi credi di avere a che fare? Inoltre la tua vita è ben più importate della mia per questa gente.” Gli passò accanto con un passo un po’ troppo sicuro che insospettì l’uomo.

“Io vengo con te.” Si intestardì lui.

Entrarono scortati da Sasuke nel palazzo dell’Hokage, la principessa si reggeva al braccio del Giglio Nero.

Nella sala ad attenderli c’erano Brandon e l’hokage di Shin Konoha: Neji Hyuga e furono le parole di questi che rivelarono alcune cose che sarebbero dovute rimanere segrete.

“Se fossi venuta prima da me, non avresti passato mesi di cecità. Tramite i Byakugan posso curare i tuoi occhi.” Disse non appena la vide. Aveva mantenuta intatta la sua regale bellezza, anche se il fisico ne aveva un po’ sofferto.

“Per rivedere la tua brutta faccia?” rispose acida.

L’Hokage si voltò nella direzione del capo degli Shuriken, si aspettava che dietro le mentite spoglie del Giglio si nascondesse quell’uomo.

“Il fedele cane che nemmeno privo di guinzaglio riesce ad allontanarsi dalla padrona. Mi commuovi.” Lo derise.

“Che stai dicendo? Il mio schiavo è morto tempo fa!” replicò Temari.

Neji si avvicinò alla donna toccandogli le tempie: “Adesso dovresti vederci, principessa.”

Temari aprì lentamente gli occhi, la luce proveniente dalla finestra davanti a lei, la costrinse a chiuderli, ma poi ben presto si adattarono al riverbero del sole. Davanti a sé legati ed inginocchiati stavano quelli che avrebbero dovuto essere Hiro e Tamebatsu, ma che invece si rivelarono Naruto e Choji. Ancora incredula per essere stata ingannata, si voltò con estrema lentezza verso la persona che avrebbe dovuto essere il Giglio Nero. Non era possibile. I suoi occhi la stavano nuovamente ingannando, lui era morto e quello era solo un brutto scherzo tiratogli da Neji quando aveva premuto sulle tempie. Restò immobile, incapace di articolare un suono.

“Visto a fidarti dei tuoi schiavi che succede? Ti hanno presa per i fondelli, facendoti credere di essere altre persone.” Aggiunse l’Hokage soddisfatto.

Gli occhi di lei si assottigliarono, mentre si poneva davanti a quell’animale che le aveva mentito, prendendosi gioco dei suoi sentimenti. Lui conosceva bene quello sguardo. Temari afferrò con decisione la testa del bandito e questo chiuse gli occhi, si aspettava di ricevere una testata come era solita fare quando la rabbia si impadroniva di lei. Adesso sarebbe morto sul serio, deglutì nervoso. Restò di sasso, quando le labbra della principessa premettero con forza sulle sue.

“Che bello, sei vivo cagnaccio impudente!” singhiozzò abbracciandolo con tutta la forza che possedeva.

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Capitolo 9
*** IL PIANO ***


 

“Visto come sono generoso, mia Signora?”

Ironizzò l’Hokage, ricevendo in cambio un’occhiataccia da Shikamaru che delicatamente allontanava la principessa da lui.

“Hai ottenuto quello che volevi. Posso andarmene?” chiese il moro.

“Nemmeno tu sei così stupido. Rappresenti una minaccia sia per me che per il Kazekage della sabbia. La tua vita vale molto di più di quanto tu stesso non creda. Però io sono generoso. Rock Lee gettali in prigione. Questa notte concederò alla mia sposa il piacere di giocare con il suo cane. Domani all’alba, appena il Kazekage arriva lo giustizierò!” rise prima di congedarlo.

I tre si avviarono per il lungo corridoio, solo quando furono sicuri di non essere uditi, il ragazzo in verde parlò.

“Ho piazzato gli le bombe dove mi avevi chiesto.” Sussurrò.

“Ottimo lavoro. Gaara si sarà già piazzato all’ingresso che sigillerà dopo l’entrata dalla delegazione di Suuna.”

“Scoppierà il finimondo e quei bastardi moriranno.” Aggiunse Rock Lee.

“Mentre li legavi hai passato le mini cariche a Naruto e Choji?” domandò mentre una incredula Temari ascoltava in silenzio.

“Ad Akimichi ho dato il tonico da guerra. La sua tecnica dell’espansione servirà come diversivo.” Replicò soddisfatto.

“Agiremo poco prima dell’alba. Avvisa gli altri.” Concluse mentre veniva rinchiuso in cella.

La principessa era furente. Non solo gli aveva mentito per tutto quel tempo, ma addirittura l’aveva tenuta all’oscuro del loro piano. Chi era quella persona che si stava trovando davanti?

“Non ti sembra che tu debba spiegarmi un bel po’ di cose?” domandò la bionda.

“No.” Rispose sedendosi per terra.

In quel posto c’era un odore insopportabile, in un angolo della cella si potevano vedere i resti di un cadavere mezzo putrefatto, ma ad attirare l’attenzione fu il copri fronte che teneva stretto in mano. Shikamaru scattò in piedi, tenendo Temari dietro di sé si avvicinarono a quel corpo e fu solo quando lui notò il corpo di un neonato che impedì alla donna di proseguire oltre.

“Adesso che ti prede.”

“Resta ferma dove sei.” Disse serio.

“Tu non puoi …”

Shikamaru si voltò e la trapassò con lo sguardo: “Ti ho detto di stare ferma, Seccatura!” ringhiò a bassa voce.

Lei obbedì, aveva visto quello sguardo solo un’altra volta.

Il ragazzo sparì nell’ombra, quei due corpi erano quelli di Kurenai e del figlio di Asuma … come poteva essere stato tanto privo di cuore? Era sempre stato legato da sincero affetto con Asuma, che gli aveva fatto da padre, prima che venisse condotto a palazzo. Non riuscì a trattenere le lacrime né il coato di vomito. Cadde in ginocchio. Tra lo sporco ed i vermi.

“Avanti torniamo sotto la luce. Ti fa male restare al buio.” Disse Temari aiutandolo ad alzarsi.

“Che ne puoi sapere tu?! Io ci sono nato in questa merda!” gridò spingendola lontano.

“Non è in questo modo che potrai fare qualcosa per loro. Sono morti e tu invece no!” gridò offesa tornado a sedersi dalla parte opposta del muro.

Sospirando Shikamaru la raggiunse, le scostò una ciocca ribelle dietro un orecchio.

“Mi spiace. Solo che...”

“Pensi davvero che io sia così insensibile? Sono cresciuta in un campo di battaglia e in quei posti l’unica cosa da fare è sopravvivere! Pensi davvero di essere l’unico ad avere sofferto? Hai mai pensato a me, quando mi ha fatto credere di essere morto e che quello supido Bushin fossi realmente tu? Sei solo un egoista, come tutti i maschi del resto!” gridò lei tutto d’un fiato.

Come sempre Shikamaru restava ad ascoltarla, senza ribattere e senza dare cenno che quelle parole lo avessero infastidito.

“E’ stato meglio così. Se avessi fin da principio saputo chi ero, certo avresti continuato a fare la dispotica. Io volevo solo che mi mostrassi di possedere un lato tenero. Cercavo di capire se ti importasse veramente di me.” Spiegò sedendosi accanto a lei.

“Non ne hai avuto sufficiente dimostrazione?! Credi che non possa ricordare che hai detto prima di gettarti da quella dannata finestra?” borbottò voltandosi a guardarlo.

“Ti ho mentito.” Ammise arrossendo lievemente.

“Certo come no. Mi predi per scema? O… ehi che fai?” balbettò lei diventando rossa.

“Voglio farti stare zitta e penso di aver trovato un modo gradevole per farlo.” Sussurrò con le labbra appoggiate sulla spalla di lei.

Temari indietreggiò contro l’angolo: “Stai fermo!” intimò.

Shikamaru gattonò fino a raggiungerla, bloccandole con le braccia ogni possibile via di fuga.

“La principessa amazzone ha paura di un bacio?” la beffeggiò sapendo quanto amasse le sfide.

Un brivido percorse il moro, quando le dita sottili di lei, accarezzarono lievi quel collo muscoloso per scendere delicate sulle spalle: “Ti sei messo nei guai, cagnaccio.” Bisbigliò a pochi centimetri dalle labbra incrinate in un malizioso sorriso.

In quel preciso istante la porta si aprì e Naruto e Choji ruzzolarono dentro rumorosamente. Restarono per qualche secondo a godersi l’inaspettata scena, prima che i due si staccassero.

“Potevate aspettare tre secondi?!” borbottò Shikamaru.

“Scusaci. Lord Neji aveva degli ospiti.” Rise Naruto.

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Capitolo 10
*** LA QUIETE PRIMA DELLA TEMPESTA ***


 

La quiete prima della tempesta

 

Gli occhi chiari di Gaara nascosto tra la vegetazione non poterono evitare di fissarsi sulla coppia che avanzava al seguito del padre. La principessa Matsuri stava letteralmente incollata al braccio di suo fratello Kankuro. Questo gli provocò un moto intenso di gelosia ed a fatica riuscì a trattenere lo shikaku dentro di sé. Un brivido alla schiena fece voltare la giovane.

“Cerca di restare calmo. O manderai a monte il piano di Shikamaru.” Bisbigliò Kiba raggiungendolo.

“Io sono calmissimo…” replicò voltandosi.

“Certamente lo si capisce dalla vena ingrossata del tuo collo.” Rise Kiba anche se comprendeva benissimo i sentimenti dell’amico.

 “La smetti?!”

“No, davvero è troppo divertente vedere l’arido principe del deserto mostrare qualche sentimento.”

“Solo perché io no li esprimo in maniera spropositata come te e Naruto non significa che non sia umano.” Precisò offeso, mentre la ragazza continuava a camminare fino a sparire dalla sua vista.

“Muoviamoci a sigillare le uscite.” Aggiunse Tenten osservando il sole che stava per concludere il suo ciclo.

Annuendo il gruppetto proseguì silenzioso verso il palazzo dell’Hokage, intanto i ragazzi continuavano a guardarsi intorno, non avevano mai visto la loro patria, ma non corrispondeva alle descrizione fatte loro dai Sennin quando erano ancora in vita nelle silenziose notti a Akasuna.

Temari starnutì e si rannicchiò ancora di più cercando di farsi calore con il proprio corpo, Naruto dormiva abbracciato a Choji ed entrambi russavano sonoramente, mentre questo teneva poggiata la testa sulla spalla di Shikamaru che aprì distratto gli occhi.

“Perché sei così cocciuta? Avvicinati non mordiamo.” Rise il moro osservandola tremare.

“No sto bene…” a quelle parole seguì subito un altro starnuto.

“Prometto che faccio il bravo.” Aggiunse incrociando le dita dietro la schiena.

Temari lo guardò poco convinta, ma l’idea di dormire abbracciata a lui le piaceva molto, gattonò fino al gruppetto e sistemò accanto al ragazzo, appoggiando la testa bionda alla spalla libera, in effetti aveva smesso di tremare, ma la mano di Shikamaru appoggiata semplicemente sul suo fianco le impediva di rilassarsi.

“Faceva tanto freddo nelle mie galere?” sussurro con la bocca appoggiata al collo di lui per via della posizione.

“Non saprei. Ero piccolo quando sono stato portato a palazzo.” Rispose scostando con un gesto delicato un ciuffo biondo.

“Mi stupisce che tu non mi abbia mai chiesto, come mai tra tanti possibili candidati a diventare miei cani abbia scelto te.” Ammise facendo le spallucce.

“Ma io conosco già il motivo.” Replicò il moro.

“Ah, si?” Temari alzò la testa sorpresa: “Sentiamo signor saputello.”

“Sono il solo uomo al mondo che riesce a tenerti testa, senza contare che sono bello da paura.” Scherzò lui.

“Direi più un pallone gonfiato.” Si affrettò a rispondere la principessa.

“Sei bellissima, Seccatura.” Aggiunse poi sfiorandole il viso con le labbra.

“Allora? Vuoi sapere perché?”

“Se insisti.”

“I tuoi occhi … tra tutti quelli che erano presenti, sono stati gli unici a non abbassarsi nemmeno quando mio padre ti ha colpito con il bastone.” Replicò toccando un punto esatto dietro alle sue spalle dove c’era rimasta la profonda cicatrice.

Shikamaru fu percorso da un brivido, ogni volta che solamente lo sfiorava, rimanere insensibile diventava sempre più complesso, senza contare i mesi di astinenza completa dal sesso. A palazzo riusciva sempre a dominarsi, perché qualche servetta compiacente si divertiva con lui, ma da quando era scappato non si era concesso il minimo cedimento. Questi erano i risultati. Arrossì fingendo di essersi addormentato sperando che ella non si accorgesse del suo stato.

“Cagnaccio sei mai stato con Ino?” chiese improvvisamente.

Shikamaru si trovò costretto ad aprire gli occhi, quando lo chiamava in quel modo il suono della sua voce era simile a quello di qualcuno pronto ad ucciderti.

“No.” Replicò serio.

“Mi stai dicendo la verità? Ti ho visto più di una volta uscire dalle sue stanze.” Aggiunse affondando le unghie nel suo braccio.

“C’è un passaggio segreto. Lo utilizzavo per uscire da palazzo.” Riuscì a dire prima che gli occhi si riempissero di lacrime a causa delle unghie conficcate nella sua pelle.

“E’ la verità?” chiese diminuendo la stretta.

“Tu sei l’unica donna che io voglio.” Sussurrò vicinissimo alla sua bocca.

Temari dovette distogliere lo sguardo, si scostò leggermente da quel corpo muscoloso che l’eccitava, dannato cagnaccio al quale avrebbe permesso tutto. Senza contare che ormai lui SAPEVA  e questo la metteva in difficoltà. Shikamaru si era stufato di sorreggere il peso di quei due, scostò la spalla, ma anche se Choji cozzò con la testa contro il muro a parte qualche mugolio contrariato non si svegliò e tantomeno il compagno biondo. Si fece largo con il capo sotto il braccio della principessa ed appoggiò la testa sul seno, circondando il bacino con entrambe le braccia.

“Si può sapere che ti passa per la testa?” bisbigliò lanciando occhiate agli altri due per paura che si svegliassero.

“Si dorme meglio su morbido.” Replicò.

“Io non sono il tuo cuscino!” aggiunse cercando di scrollarselo di dosso, ma senza reale intenzione di volerlo. Temari cadde supina sul pavimento e il ragazzo per non caderle sopra si fece forza sulle braccia.

“Ti sei fatta male?” chiese faticando a nascondere un sorriso.

“E’ tutta colpa della tua invadenza!” borbottò arrossendo.

“No. Se stavi calma questo non sarebbe successo.” Aggiunse malizioso.

Lei si fece forza sui gomiti per guardarlo diritto in faccia: “Stai diventando troppo invadente per i miei gusti!” ringhiò.

“Perché ti comporti in questo modo?” domandò mentre si sedeva sulle ginocchia per darle modo di mettersi a sedere.

“Come, scusa?” chiese levando della paglia dalla tunica.

“Perché ti metti sempre sulla difensiva? Vuoi cacciare in quella tua testaccia dura che non fai che allontanare le persone …” sottovoce aggiunse: “Che ti amano?”

Temari si alzò in piedi e ritornò nel suo angolo vicino al fieno, si rannicchiò su sé stessa nascondendo il viso tra le braccia e le gambe. Non voleva che la vedesse piangere. La schiena sobbalzava ad ogni singhiozzo anche se lei cercava di trattenerlo. Lui non era più il suo cane, lui non era più il suo schiavo e lei non era più in grado di tenergli testa.

“Sarai stupida?” disse Shikamaru restando fermo a guardarla.

Fu allora che lei, furente si alzò in piedi, sarà pure uomo libero, ma non gli avrebbe mai permesso di umiliarla ancora. Camminò velocemente fino a lui con lo sguardo carico di rabbia, tentò di sferragli un calcio, ma Shikamaru lo parò con la mano facendole perdere l’equilibrio e cadere sul fieno. Non le diede il tempo di rialzarsi, se lo avesse fatto non sarebbe riuscito a parare il prossimo colpo. Le fu sopra bloccandole con forza le braccia a terra. Si stupiva che in tutto quel trambusto i due amici dormissero ancora.

“Razza d’impudente come osi?” soffiò mentre il seno si alzava ed abbassava ad un ritmo frenetico.

“Con chi credi di avere a che fare?! Dannata ma per baciarti uno deve impazzire?!” chiese tenendola ferma.

“Lasciami o giuro che te ne pentirai.” Rispose fingendo di non aver capito.

“Dai fammi vedere! Sono curioso di sapere quanto sei forte cocciuta di una Seccatura!”

Temari tentò inutilmente di liberarsi dalla presa ferrea del moro, che anche se con fatica riusciva ad avere la meglio solo per il fatto che durante la sua cecità non era riuscita ad allenarsi. Perché diavolo la sua bisbetica Seccatura non poteva calmarsi ed accettare di aver perso?

“Bifolco, contadino, idiota, cagnaccio!”

“Non è insultandomi che riuscirai a liberarti.” Rispose calmo.

“Stupido, prepotente …” sussurrò lei smettendo di scalciare.

Sentì la presa di lui farsi meno salda a tal punto che riuscì a liberarsi, ribaltandolo sotto di sé, gli era involontariamente finita a cavalcioni. Arrossì perché da quella posizione poteva percepire l’eccitazione del ragazzo.

“Contenta hai vinto adesso spostati.” Borbottò con il viso color porpora.

“Sei il solito irriverente cagnaccio …” sussurrò al suo orecchio.

Dannata questo era davvero troppo, con un rapido movimento portò nuovamente la situazione a suo vantaggio, era evidente che lei fingeva una resistenza che non c’era.

Temari rideva sommessamente, più per imbarazzo che per altro. I suoi capelli biondi erano sparsi intono a lei formando una specie di aureola dorata. Shikamaru non incontrò resistenza quando si chinò a baciarla. In quell’istante il mondo intorno a loro parve scomparire.

“La piantate di fare tanto chiasso? Io e Choji vorremmo dormire!” replicò Naruto a sedere.

“Da quanto cavolo siete svegli?” chiese Shikamaru mentre il suo viso assumeva un’espressione contrariata.

“Dal calcio più o meno.” Rispose Choji.

“Potevate dire qualcosa non vi sembra?!” ringhiò Temari scrollandosi di dosso il moro.

“Perché? E’ stato uno spettacolo divertente.” Risposero tornado a sdraiarsi, poco dopo russavano sonoramente.

 

 

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Capitolo 11
*** LUNA, INCOSTANTE E BUGIARDA ***


CAPITOLO 10

LUNA

INCOSTANTE E BUGIARDA

 

 

Gaara non riusciva a meditare, i mugugni e gli uggiolamenti di Tenten e Kiba erano davvero fastidiosi, specialmente da quando aveva visto la sua donna abbracciata al fratello.

“Non potete abbassare il tono della voce?!” borbottò tappandosi le orecchie.

Per tutta risposta i due parvero aumentare il volume, invece che abbassarlo. Kiba inutile dirlo era un po’ troppo selvaggio nelle sue esternazioni amorose, ma a Tenten non dispiaceva più di tanto. Sempre meglio che dover subire l’umiliazione della catena e della frusta. Il suo cuore non era riuscito a dimenticare Neji, ma l’Inozuka sapeva bene come farle smettere di pensare.

Il rosso si alzò seccato, cercò distante un  posto dove quei due non potessero disturbare la sua quiete. Quando da uno dei terrazzi, illuminato dalla luce della luna, lei apparve come una specie di visione. Si nascose tra i cespugli per osservarla meglio ed udire i suoi discorsi.

“Padrona dovreste rientrare.” Disse Hinata coprendola con uno scialle.

“No, c’è una bellissima luna questa sera.” Rispose sospirando ed appoggiandosi al parapetto del balcone.

“Invece faresti bene a dare retta alla tua schiava.” La voce maschile di Kankuro giunse come uno stridio alle orecchie di Gaara.

“Mio signore, anche voi qui?” sorrise.

Le dita del ribelle lasciarono profondi solchi nel terreno, quando il castano si chinò a baciarle la fronte.

“Ti aspetti di vederlo comparire con la luna piena? Chissà che fine a fatto il mio fratellino e Temari? Staranno bene?” chiese guardando davanti a sé.

“Siete preoccupato?”

“Sono molto legato ai miei fratelli, ma li invidio per il coraggio che hanno avuto. Io confronto a loro sono un vigliacco.” Aggiunse notando una chioma rosso fuoco tra i cespugli.

“Senza di voi non sarebbero fuggiti.” Replicò lei.

“Io vado a riposare. Vieni anche tu con me Hinata ho un favore da chiederti.” Disse facendo cenno alla brunetta di seguirlo.

Matsuri si strinse nello scialle stava per tornare dentro, quando con un balzo Gaara si appollaiò su davanzale. Sapeva di stare commettendo un errore.

“Te ne vai senza salutare?”

Lei restò congelata al suo posto e lentamente voltò la testa, gli occhi chiari come specchi riflettevano i suoi più scuri. Si lanciò letteralmente sul ragazzo che perso l’equilibrio a causa dello slancio franò con lei nei cespugli sottotanti.

“Gaara, sei vivo.”

“Per poco se non mi permetti di respirare.” Aggiunse ridendo.

“Scusa!” si staccò da lui arrossendo.

“però a quanto pare non eri così preoccupata. Visto che sei diventata la promessa sposa di mio fratello.”

“Come?”

“Principessa Matsuri mi hai preso per un idiota?” replicò mettendo il muso.

“Oddio, non crederete seriamente …. No Kankuro non lo farebbe mai!” si affrettò a rispondere.

“Però entra in camera tua e ti vede in … chiamiamola camicia da notte, anche se è più corta dei calzoncini che portava Sasori da bambino!” replicò osservandola con più attenzione.

“Perché scusa mi sta male?” Chiese a disagio per quello sguardo così indagatore che pareva poterle leggere nell’anima.

“Vi sta orrendamente bene … purtroppo.” Borbottò mentre le guancie si coloravano di un pallido rosa.

Lei allungò una mano per sfiorargli il viso, ma il ragazzo si spostò lievemente evitando che lo toccasse.

“Perché?”

“Dimmi la verità, sei stata a letto con Kankuro?” chiese assumendo un’espressione dura.

“Oh certo, perché mentre mi disperavo per la vostra pseudo morte o come diavolo la volete chiamare non avevo nulla di meglio da fare.” Si offese lei alzandosi in piedi, dandogli le spalle. Il corpo era scosso da tremiti.

“Siete arrabbiata?” chiese senza mutare il tono della voce.

 “Come potete credere che basti così poco per farmi dimenticare del mio principe? Mi sono donata senza timore a voi quella notte e pensate sul serio che potrei farvi questo?” chiese singhiozzando.

Sussultò quando il respiro di Gaara le sfiorò lieve il collo sottile e le labbra setose accarezzarono la sua pelle.

“Devo andare adesso. Ho commesso un errore a rivelare la mia presenza.” Le disse piano.

“Aspetta!” lo trattenne per un braccio.

“Addio, Matsuri.” Rispose sciogliendosi dalla presa con dolcezza e correndo via.

 

Hinata seguendo le indicazioni di Rock Lee raggiunse la cella dove erano tenuti i prigionieri e girò il chiavistello.

“Forza, Rock Lee è venuto a liberarci.” Bisbigliò Shikamaru facendo attenzione a non svegliare Temari.

“Lei?” chiese Naruto.

“Meglio che resti al sicuro.”

“Quando si sveglia ti scanna vivo.” Rise Choji.

“Sai che novità.” Replicò chiudendosi la porta alle spalle.

Naruto restò di sasso, quello che vedeva non era certamente la sagoma scheletrica di Lee.

“Dammi una gomitata.” Disse tirando la maglietta del compagno grassoccio.

“Hinata, grazie. Tutti sono al loro posto?” chiese Nara.

“Sì, Signore.”

“Ragazzi è tempo di porre fine alla tirannia di Neji!” aggiunse riprendendo a camminare per lo stretto corridoio.

Temari si svegliò, nella cella non c’era più nessuno a parte lei. Sarebbe stata colta dal panico se sulla pietra inciso non avesse letto il messaggio lasciatole da Shikamaru:   TI AMO, SECCATURA.

“Cagnaccio. Ti uccido io se non torni vivo.” Bisbigliò accarezzando le lettere sulla pietra.

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Capitolo 12
*** EPILOGO ***


 

Tutto iniziò con la prima esplosione, il portone centrale era stato sigillato per evitare qualunque via di fuga.

Gli unici che avevano deciso di rimanere a proteggere Neji erano un gruppo di mercenari conosciuti come l’Akazuki che il giovane aveva opportunamente assoldato qualche giorno prima di spedire l’invito agli Shuriken.

“Cazzo …” ringhiò Kiba quando entrando nell’ufficio si trovò davanti il viso di Kisame.

“Ma guarda la feccia di Konoha che si ribella al suo signore.” Rise Deidara .

“Quello non è il nostro capo!” precisò Naruto.

Pain si avvicinò al biondo e l’osservò attentamente, sul suo viso si dipinse un vago sorriso di scherno.

“Fratellino, ma che sorpresa. Certo che tu somigli tanto a nostro padre … decisamente troppo.”

“Io non ho nulla a che spartire con te!” replicò Naruto sospettoso.

“Insomma guardami con attenzione. Sei sicuro che non ti ricordi vagamente nessuno?” insistette Pain fissandolo negli occhi.

In effetti quel giovane che sembrava essere il leader dell’Akazuki nei tratti ricordava Kushina Uzumaki, aveva lo stesso colore di capelli e gli occhi azzurri di Naruto.

“Mio padre non ha mai nemmeno accennato alla tua esistenza! Perché dovrei crederti?”

“Bhe io e papà abbiamo avuto parecchie divergenze in passato.” Spiegò sedendosi sulla scrivania.

Nel frattempo ovviamente i suoi compagni avevano bloccato gli altri membri del gruppo minacciandoli con i kunai alla gola, non volevano che interrompessero in qualche modo quella piccola riunione famigliare.

“Sono sicuro che stai mentendo!” gridò stringendo i pugni.

Pain cercò con gli occhi qualcuno che potesse confermare la sua affermazione, ma era tutti troppo giovani per conoscerlo. Il suo sguardo si bloccò quando incrociò quello di Shikamaru.

“Indubbiamente un Nara. Siete sempre stati una palla al piede per noi e l’Hokage. Senza contare che avete costretto lady Hinata ad aiutarvi.” Disse avvicinandosi alla ragazza, obbligandola a guardarlo.

“Veramente un esserino grazioso. Non capisco perché Lord Neji lo abbia venduto ad uno stupido principe …” Pain non terminò la frase, i suoi occhi guizzavano attenti in cerca di una chioma rossa. Il sorriso scomparve dalle sue labbra … si voltò furente verso Hidan.

“Che cosa c’è Pain-san?” chiese Hidan notando il suo disappunto.

Sul viso di Shikamaru comparve un involontario sorriso, era stati furbi a dividersi prima di entrare nel palazzo.

“Dove si trova Gaara?! Razza di dementi avete lasciato a piede libero colui che domina lo shikaku?! Dove avete la testa?!” gridò pochi istanti prima che una mano di sabbia rompesse il muro alle loro spalle.

“Avete bisogno di un passaggio?” chiese il rosso comparendo sulle spalle del tasso.

Approfittando del diversivo fornito dal principe, che aveva lasciato spiazzato gli Akazuki, Shikamaru e gli altri scivolarono fuori dall’apertura, in verità Naruto fu quasi trascinato.

“Non è il momento di ricongiungersi ai tuoi cari!” berciò Choji trascinandolo.

Pain tentò di fermarli, ma prontamente Gaara li bloccò contro la parete con della sabbia resistente quanto il cemento.

“Questo vi intratterrà il tempo necessario per sistemare Neji.” Disse voltandosi.

“Il tuo errore è stato voltarmi le spalle! Shoten no  jitsu!” gridò Pain.

Troppo tardi Gaara si accorge della lancia scagliata dal secondo corpo del ninja per evitarla. L’arma gli trafigge la schiena da parte a parte, sotto gli occhi di Kankuro e Matsuri che erano accorsi al balcone attirati dal trambusto. Prima che però il corpo esanime tocchi il terreno due mani lo afferrano scomparendo nel folto del bosco.

“Questo muore se non facciamo subito qualcosa!” gridò Kiba.

“Sei decisamente un genio! Però ci sono degli organi vitali in gioco e non si può estrarre una lancia senza opportune conoscenze. Purtroppo solo gli Hyuga sono esperti in questa arte!” replicò Rocklee adagiandolo sul manto erboso.

“Non ci sono problemi, Naruto sta giungendo con Hinata e lei una Hyuga.”

“Ma sei tonto! Bisogna essere opportunamente addestrati e non credo che in tutti questi anni, quello splendore sia stata istruita se non a compiacere il principe!” borbottò l’altro.

“Bhe allora lo lasciamo morire?” chiese Naruto raggiungendoli con la ragazza.

Hinata si chinò sul rosso: “Non sono brava e potrei uccidervi.”

“Tra questo e la morte non credo vi sia grossa differenza. Sei una ragazza in gamba.” Replicò lui.

Hinata appoggiò le mani sul ventre di Gaara iniziando a nutrirlo con il proprio chakra per sanare la ferita, poi chiamò Naruto.

“Al mio tre estrai con decisione … 1, 2, 3!”

L’urlo di Gaara lacerò il silenzio della foresta, ma almeno la ragazza era riuscita a farlo smettere di sanguinare.

“Dove si trovano Shikamaru e Choji?” domandò Naruto.

“Loro avranno raggiunto Neji ormai.” Ansimò il rosso cercando di rimettersi in piedi.

“Cosa pensate di fare?!” chiese l’ancella.

“Devo tornare a palazzo … ci sono Matsuri e mio fratello in mano all’Akazuki.” Rispose mentre tentava qualche passo incerto.

“Non gli sarete di aiuto così! Dovete riposare. A loro pensiamo io e Kiba.” Disse Rock Lee.

“Ma…” tentò di opporsi.

“Se vi farete ammazzare poi chi la sente la vostra innamorata?” ironizzò Kiba strizzando un occhio.

“Stupido.” Bisbigliò sedendosi.

 

Shikamaru e Choji avevano ormai intrappolato Neji, ma il giovane non era stato sconfitto ancora, come ultima risorsa utilizzò un’antica tecnica di maledizione insegnatagli da Hidan come risorsa finale.

Con il vostro sangue traccio il mio cerchio,

con la vostra carne sancisco la vostra vita,

non più vita umana riservo a voi,

condannati alla mezza umanità resterete

per volere del mio sacro sigillo.

Fino a quando mia la principessa guerriero non sarà,

notte da uomini e giorno da bestie vivrete,

Cervo, farfalla, volpe, tasso, lupo e lepre,

vittime del vostro amore sarete!

Quando scenderà la notte uomini tornerete,

ma con le vostre compagne congiungervi non potrete

perché se parlerete della vostra dannazione

a morte sicura le condurrete.

Salmodiando queste parole l’Hyuga scomparve … lasciando il segno maledetto sulla pelle dei ragazzi.

Era da poco giunta l’alba, quando Hinata si svegliò ritrovandosi sola. Una volpe la spiava dal folto del bosco in compagnia di un tasso.

 

 

MALEDETTI SONO STATI I FIGLI DELLA FOGLIA

E DEL LORO DOLORE PARLARE NON POSSONO

PER NON CONDANNARE CHI AMANO AD UNA

EFFERATA FINE.

LA PRINCIPESSA GUERRIERO CEDERE DOVRA’

PER SALVARE LO SCHIAVO CHE L’ANIMA LE HA STRAPPATO?

RINUNCERA’ AL SUO ORGOGLIO PER POTERLO ANCORA STRINGERE?

E LUI SARA’ ANCORA IN GRADO DI AMARLA?

 

Tutto questo nel terzo tomo: MALEDETTI DAL CUORE libro conclusivo della serie di Dorei no Kisu

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