SHURIKEN'S CREED di Tyara Riddle (/viewuser.php?uid=28737)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** IN FUGA ***
Capitolo 3: *** RIMORSO E ORGOGLIO ***
Capitolo 4: *** IL MIO CUCCIOLO ***
Capitolo 5: *** IMPRESSIONE ***
Capitolo 6: *** SOLDATO O DONNA ***
Capitolo 7: *** IL TRANELLO DELLA FOGLIA ***
Capitolo 8: *** INFINE LA LUCE ***
Capitolo 9: *** IL PIANO ***
Capitolo 10: *** LA QUIETE PRIMA DELLA TEMPESTA ***
Capitolo 11: *** LUNA, INCOSTANTE E BUGIARDA ***
Capitolo 12: *** EPILOGO ***
Capitolo 1 *** PROLOGO ***
SHURIKEN’S
CREED
IL
CREDO DELLO SHURIKEN
PROLOGO:
Catene
o guinzaglio non cambia
Legati
sono eterni il carnefice e la sua vittima
Nella
vita come nella morte sono uniti.
Un
Hokage oscuro governa Shin Konoha,
il
vento della foglia tradisce per servire il falso Signore.
Vediamo
svanire questo giorno
Che
le ombre allunga.
Chi
potrà aiutare i veri figli della foglia a prevalere?
(dalle
Cronache di Konoha tomo II)
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Capitolo 2 *** IN FUGA ***
Capitolo
1
In
fuga
Erano tre mesi
che
scappava, da un nascondiglio ad un altro attraversando tutte le nazioni
ninjia
senza sosta la Principessa. Preferiva essere in esilio che dover
convolare a
nozze non desiderate. A lei di vivere ormai importava assai poco. Si
svegliava
urlando ormai ogni notte, faceva sempre lo stesso sogno da mesi.
Rivedeva nei
suoi sogni il suo cucciolo che veniva inghiottito dalle tenebre di
quello
strapiombo e lei che era riuscita semplicemente a sfiorare quelle dita.
Angosciata si alzava dal letto e restava ad osservare la mano. Nemmeno
quella
notte il ricordo pareva averla lasciata. L’ultima reale
sensazione era stata
quella di cadere e battere la testa e poi … si era
risvegliata priva della sua
vista e legata anche in maniera blanda mani e piedi.
“Vedo
che hai
ripreso conoscenza.” Una voce. Simile alla sua, ma era morto
perciò doveva
trattarsi di un altro.
“Chi
diavolo sei?!
Come osi parlarmi con tanta confidenza.” Rispose.
“fiera
ed altezzosa
anche nella caduta. Mi eccitano le donne come te.” Aggiunse
ancora lo
sconosciuto.
Un brivido
percorse
Temari, quando l’uomo si avvicinò a lei. Era in
svantaggio e questo lo sapeva
bene, ma non avrebbe ceduto certo.
“Non
ci vedi, ma
noto che sei combattiva. Una deliziosa gattina che tira fuori le unghie
anche
se sa bene di non avere le zampe.” Ghignò
accarezzando le gambe tornite e piene
di lividi.
Temari
tentò di
morderlo. “Come osi.” Ringhiò.
“Dovrò
metterti la
museruola. Non è certo mia intenzione prendere con la forza
una donna che non
lo vuole.” Replicò.
“Dove
sono? E soprattutto
chi sei tu?”
“Ti
trovi nel covo
della banda dello Shuriken.” Disse con noncuranza guardando
fuori.
La principessa
ne
aveva sentito parlare molto. Erano un noto gruppo di dissidenti che
creava
problemi sia al paese del fuoco che a quello del vento. Nessuno
conosceva l’identità
dei suoi appartenenti e nemmeno da chi fossero comandati. Tutti
comunque molto
giovani ed esperti nell’arte del ninjitsu. Forse loro
potevano sapere dove si
era nascosto Gaara dopo che il padre privandolo di qualsiasi agio lo
aveva
esiliato da Suuna.
“Posso
farti una
domanda?” chiese la bionda cambiando di punto in bianco il
suo atteggiamento.
“Perché
fino ad ora
hai fatto altro?” aggiunse con tono ironico lo sconosciuto.
“Sapete
dove si
trova il Principe di Suuna?”
“Perché
mai dovrei
essere a conoscenza di tale dettaglio? Siamo dei ribelli.”
Precisò con
sussiego.
In
realtà lo
straniero conosceva benissimo la risposta, da quasi due anni Gaara
militava tra
le sue file.
Temari
sospirò … si
era cacciata in una bruttissima situazione, per la prima volta si
sentiva
debole ed indifesa, ma non in pericolo. Una sensazione strana.
“Non
mi hai ancora
risposto. Chi sei?” insistette lei.
“Io
non rispondo
alle donne che non sono gentili con me.” Aggiunse sorridendo
sapendo bene che
lei non poteva vederlo.
“Allora
stai
fresco. Io non sono mai stata carina con nessuno e non vedo
perché dovrei
cambiare.” Rispose fiera.
“Con
nessuno?
Nemmeno con il vostro cane?” domandò avvicinandosi
a lei.
“Che
ne sai tu del
mio Shikamaru? E’ vivo? Sta bene?”
iniziò a tempestarlo di domande.
“Che
ve ne importa?
Non era uno schiavo? La vostra reputazione Principessa è
nota a tutti.” Aggiunse.
“Lui
era diverso …”
sussurrò ricacciando in dietro le lacrime.
“Tanto
diverso che
ha preferito buttarsi da un dirupo. Stupido.”
Incalzò lo sconosciuto.
“Non
provare
nemmeno a parlare male di lui! Tu non lo conoscevi e sono stati sempre
tutti
bravi a sputare sentenze!” gridò Temari in preda
dalla collera.
“Andiamo
Bellezza
ti ha piantata come si fa con le meretrici nei bordelli.”
Continuò imperterrito.
“No.
Sono sicuro
che è stato costretto a dirmi quelle cose! Pensava che avrei
sofferto di meno.”
“Sogna
pure. Ne sei
davvero convinta?”
“Ho
avuto tanto
tempo per pensarci. Non era nella sua indole. Lui era una persona
gentile e per
quanto io possa essere stata crudele è sempre rimasto con
me. Non chiedermi
come lo so. Sono sicura di questo.”
Lo sconosciuto
rise: “Il carnefice che difende la sua vittima. Sei una donna
davvero
interessante. Credimi troverò il modo di toglierti il
cucciolotto dalla testa.”
“Come
scusa?”
“Lo
tenevi al
guinzaglio, ma in realtà la schiava eri tu,
bellezza.” Concluse chiudendosi la
porta alle spalle.
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Capitolo 3 *** RIMORSO E ORGOGLIO ***
CAPITOLO
2
RIMORSO
E ORGOGLIO
Neji era
furente.
Quella piccola bastarda gli era sfuggita dalle mani come la sabbia, ora
non
restava accontentarsi di una inutile concubina sottratta al Principe
Kankuro.
Pensava fosse la punizione giusta per aver aiutato la sorella a
fuggire, e,
poi, infondo non era quello che Tenten voleva? Quanto si era divertito
con
quella stupida, in particolare, da quando Kiba era scappato con gli
altri. Era
sempre stato lui ad opporsi con estrema forza al suo volere, ma ora
l’aveva
abbandonata. Vigliacco, uomo senza un briciolo di spina dorsale. Sua
era ora
Tenten. Sua era ora Shin Konoha risorta.
Aveva fatto
radere
al suolo quel poco che era rimasto in piedi, ricostruendolo a suo gusto
e
cambiando per sempre il volto del paese ninja della foglia. Non voleva
che
nulla ricordasse il passato … anche i volti degli Hokage
erano stati cancellati
dalla parete di roccia e sostituiti con il suo. Così non
avrebbe avuto sempre
la sensazione che quei dannati occhi di pietra seguissero ogni suo
movimento,
lo rimproverassero per ciò che aveva fatto. Furono
cancellati perché lui non
sopportava il peso di quello sguardo immoto; la sua coscienza,
cominciava a
risentire degli effetti delle sue azioni. Una voce si levava sempre
sopra le
altre che da tempo ronzavano nella sua testa, quella del figlio del
precedente
Hokage, nelle tenebre della sua testa, occhi azzurri tormentavano la
sua
coscienza già duramente messa alla prova dalla costante
solitudine. Nessuno
degli abitanti del paese del Fuoco, se non per necessità,
desiderava stringere
rapporti con lui. Tenten che lui disprezzava, forse, era
l’unica a provare
pietà e pena per il suo animo divorato dal rimorso. Non
poteva tornare
indietro, proprio come Sasuke che era restato a Suuna per amore di
Sakura
pagando le conseguenze del suo, mezzo fallimento. Senza Orichimaru,
forse, quei
vegliardi se la sarebbero cavata. Ricordava con estremo piacere, quando
li
avevano giustiziati poco prima dell’alba, la testa di quel
insolente di Jinraya
cadere senza far rumore nel cesto, i capelli bianchi diventati rosa dal
copioso
sangue che ne era defluito dal collo; Tsunade che avevano dovuto legare
per
immobilizzarla, il crack del delle vertebre quando penzolava dalla
forca. La morte
non l’aveva colta subito, quel dimenarsi come un pesce
attaccato al lamo prima
di esalare l’ultimo respiro. Piegato dal gatto a nove code il
valoroso Asuma,
Chozu imbottito dei suoi stessi tonaci di guerra era imploso,
macchiando di
sangue la sabbia. Il padre di Ino era stato risparmiato come regalo di
nozze.
Ma Yoshino, madre di quel bastardo che gli aveva impedito di sposare
Temari,
era nelle sue mani. Se fosse stato vivo, no, sperava che fosse
sopravvissuto a
quel volo, per dirgli di averla posseduta, violata e torturata; solo
perché a
lui era stato negato il suo premio. Aveva venduto sua cugina per essere
libero,
aveva tradito la sua gente per diventare Hokage. Ora l’unica
cosa che mancava,
era il tanto agognato successore. Degna di tale onore, poteva essere
solo la irriverente
Principessa di Suuna. Non sapeva quando, ma prima o poi, il mondo gli
sarebbe
appartenuto.
Tenten restava a
guardarlo, relegata nel suo angolo, alla catena, come una bestia. Ora
era solo
la pietà che non le faceva desiderare di morire,
perché quella persona che si
trovava davanti tutte le notti non era più il suo Neji. Il
Principe Kankuro per
quanto egoista, mai l’aveva picchiata o legata. Certo la
prima volta l’aveva
costretta a giacere insieme, ma, poi, aveva iniziato a condividere con
lei
molto di più. Avrebbe fatto bene a restare con le altre,
invece che seguire il
suo pazzo cuore, pazzo come l’uomo che continuava dopotutto
ad amare. Se avesse
ceduto al tenero affetto di Kiba, forse, le cose sarebbero andate
diversamente,
ma lei era cocciuta, troppo.
“Sarà
il caso di
comunicarlo anche alla prigioniera?” Chiese Fang depositando
un cadavere su una
lastra di pietra al centro della camera principale del covo.
“Non
starà
esagerando il nostro capo? Infondo è pur sempre una
ragazza.” Borbottò Hiro.
“Pietà
… non fa
parte del vocabolario del Giglio Nero.”
“Si
sono conservati
bene, anche se sono gonfi di acqua. Due merluzzi sotto
ghiaccio.” Rise Brandon.
“Già
come solo le
acque dello strapiombo in fondo al castello possono per caso strano
essere.” Replicò
Feng.
La persona che
loro
chiamavano Capo, fece il suo ingresso, reggendo il braccio a Temari che
procedeva a tentoni a causa della sua temporanea cecità.
“Bellezza,
ti
chiederò una cosa poco gradevole, ma dovrai
farla.” Le disse mentre si
accostavano al tavolo.
“Sarebbe?”
domandò
con la solita voce autoritaria.
“Abbiamo
ripescato
due corpi. Credo che solo tu sia in grado
d’identificarli.” Precisò con tono di
voce incolore.
“Schiavi?”
chiese
senza dar segno di cedimento.
“Esatto.”
Replicò facendole
appoggiare le mani sul primo corpo.
Al contatto era
gelido, non doveva essere molto alto, risalì lentamente fino
al volto, le sue
dita si soffermarono sotto gli occhi e passarono lievi sulla bocca.
“Senza
dubbio uno
schiavo delle miniere. Non porta tatuaggi di nessun tipo e quindi non
serviva a
corte. La piega della sua bocca è particolare …
forse, Naruto.” Concluse fissando
il vuoto.
I presenti si
guardarono stupiti. Il Giglio Nero con il ghigno sul viso
l’accompagnò al secondo
cadavere; appena vi poggiò sopra i palmi delle mani le
ritrasse, come colpita
da una scossa elettrica.
“Adesso
che ti
prende?” domandò crudele.
“Questo
è il mio
cane.” Rispose gelida, come se la cosa non la riguardasse.
“Come
puoi
affermarlo con tanta sicurezza?” insistette perfido.
“Non
ti fidi?
Dovrebbe avere un tatuaggio sul bicipite destro …”
Il capo
scoppiò in
una risata: “Certo che il destino con te è davvero
crudele, ma è la giusta
punizione per gli oppressori della tua specie.”
Chiunque sarebbe
crollato al suono di quelle parole, ma Temari era una donna orgogliosa,
abituata alla meschinità degli uomini.
“Posso
andarmene?”
chiese scostandosi dal tavolo.
“No.”
Le afferrò i
posi e con gesto brusco la obbligò a poggiarli nuovamente
sul secondo corpo.
“Questo
cadavere ha
un nome! Pronuncialo Principessa! Per te è davvero tanto
difficile?
Evidentemente questo cane come lo
chiami tu significava molto. Giusto?!”
Temari si morse
le
labbra fino a farne uscire il sangue, non poteva piangere, non doveva
piangere.
Quel corpo che aveva desiderato più di ogni altro e sopra
ogni altra cosa,
adesso era freddo.
“Adesso
state
esagerando!” scattò Hiro, ma bastò uno
sguardo dell’altro per farlo tacere.
“Voglio
che senta
tutta la sofferenza che ha causato a questo poveretto. Gli deve almeno
le sue
lacrime, no?” replicò continuando a tenere ferma
la donna.
“Sei
davvero un
illuso.” ringhiò Temari che si voltò
verso di lui guidata dalla voce.
“Bellissima
anche
nell’ira.” Aggiunse a fior di labbra.
“Bastardo.
Tu potrai
avermi solo morta.” Soffiò con il solito orgoglio
lei.
“Chissà
che non sia
così, bellezza.” Ridendo l’uomo
lasciò Feng ad occuparsi della prigioniera.
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Capitolo 4 *** IL MIO CUCCIOLO ***
Capitolo
3
IL
MIO CUCCIOLO
Sentì
qualcuno
muoversi nel buio, Tenten si rannicchiò nel suo angolo
tremando, forse, era
giunta la sua fine. Chiuse gli occhi.
“Che
diamine ci fai
qui?!” sussurrò lui a pochi centimetri dal suo
viso.
“Kiba!
Allora stai
bene!” gli gettò le braccia al collo, facendolo
arrossire.
“Sono
stata
regalata a Neji.”
“Puah”
sbuffò il
ragazzo armeggiando con la serratura che la teneva legata alla catena,
poi, il
sospirato click del lucchetto che si apriva.
“Cosa
stai
facendo?”
“Ti
porto via. Ce
la fai a camminare?”
“Sì,
ma …”
“Dai
non mi dirai
sul serio che vuoi restare con lui!” bisbigliò
notando i lividi sul corpo
dell’amica.
“Va
bene.” Replicò
dopo averci pensato un attimo, ma traballava faticando a restare in
piedi.
Kiba allora se
la
caricò sulla schiena, certo che la sensazione di quei seni
che premevano contro
di lui era piacevole. Si scosse, non era certo il momento di pensare a
certe
cose.
Attraversò
il lungo
corridoio, silenzioso, raggiungendo
velocemente una delle stanze ad est. Quella dalla quale era entrato. Un
odore
familiare gli punzecchiò il naso.
“Aspettami,
torno
subito.” Bisbigliò sparendo nell’ombra.
Fece il cammino
a
ritroso, seguendo quell’odore e si fermò davanti
ad una porta a soffietto.
“Allora
Yoshino hai
scoperto se i ragazzi sono vivi?” domandò Kabuto
“Non
so dirtelo,
celano bene la loro presenza. Non capisco come possano mimetizzare dei
chakra
simili.”
“Forse
è opera
dello shiaringan che il loro capo utilizza.” Aggiunse il
ninja sistemandosi gli
occhiali.
“Dubito
che Kakashi
possa aver raggiunto un tale grado di perfezione, ma non vedo altre
soluzioni …
mio figlio è morto, era il solo in grando oltre ad Hyate di
fare una cosa
simile.”
“Traditrice.”
Ringhiò
Kiba tornado verso l’uscita.
“Tutto
bene?”
chiese tenten aggrappandosi a lui.
“Devo
conferire con
il capo, il più in fretta possibile.”
Bisbigliò mentre si confondevano con la
notte.
Nulla sembrava
poterla scaldare quella notte d’estate, il suo corpo era
percorso da brividi,
ma non si trattava di febbre. Quella dannata sensazione lasciata dalla
pelle
gelida del cadavere di Shikamaru le era penetrata fin dentro le ossa.
Non
riusciva a piangere. Come avrebbe voluto cedere allo sconforto e
mostrarsi
umana, ma ora non c’era più lui. Sarebbe stato
sprecare inutilmente le poche
forze che le rimanevano. Si alzò, cercando a tentoni la
porta, che si aprì non
appena girò il pomello, procedette lentamente lungo le
scale, cercando di
ricordare dove si trovava il salone centrale. Incespicò in
un grandino e cadde
in avanti, sbattendo il mento sul freddo pavimento, ma si
rialzò. Doveva
raggiungere il tavolo sul quale avevano lasciato a prendere freddo il
suo cane.
Lui odiava il freddo. Finalmente dopo vari tentativi lo raggiunse.
Cercò il
volto, con le dita ne accarezzò le sopracciglia, la linea
del naso, gli occhi e
si soffermò sulla bocca, sorrideva.
“Scusami.
Io vorrei
davvero riuscire a dimostrarti quanto contavi per me. Forse ti
metteresti a
ridere, ma ho paura. Shikamaru perché mi hai lasciata sola?
Lo sai quanto possa
essere imbranata e che mi caccio sempre nei guai? Perdere la vista
è diventato
solo un dettaglio, ma perdere te …” si
chinò a baciare le labbra fredde della
morte. Solo allora scoppiò a piangere, in silenzio,
appoggiando la testa sul
corpo che tanto amava. Come potesse ancora emanare calore.
Un improvviso
rumore alle sue spalle la fece sobbalzare, si girò anche se
sapeva di non poter
capire di chi si trattasse.
“Sapevo
che vi
avrei trovata qui.” Disse il Giglio Nero.
“Cosa
volete?”
ringhiò Temari asciugandosi gli occhi.
“Dare
sepoltura a
questi due poveretti.” Replicò con voce atona.
“Un
gesto nobile da
parte di un malvivente.” Aggiunse alzandosi.
“Il
nome di questo?
Non me lo avete ancora detto.” Ricordò gettando
uno sguardo distratto dietro la
donna.
“Shikamaru
Nara.”
Rispose abbassando la testa per nascondere altre lacrime che silenziose
le
bagnavano il viso.
“Un
uomo dopo tutto
fortunato.” Ammise con una punta di amarezza nella voce.
“E’
morto! Che
fortuna vi è in questo?!” gridò lei.
“Di
avere il cuore
della gelida principessa Amazzone. Quindi nonostante le apparenze,
anche tu,
provi dei sentimenti ed a giudicare da quanto ho visto poco fa, molto
profondi.”
Temari si
sentì
avvampare dal rossore, era stata beccata. Come un bambino sorpreso con
le mani
nella marmellata.
“Shikamaru
era la
mia famiglia. Lui non credo l’abbia mai saputo. Era una fonte
inesauribile di
energia e buon umore per me. Quanto poi mi sono accorta di provare
qualcosa di
ben diverso per lui … sono diventata cattiva. Lo picchiavo
solo perché sapevo
di non poter ottenere ciò che desideravo.”
Borbottò.
“Cioè?”
chiese il
Giglio nero
“Lui.”
“Scusa
ma se era
tuo schiavo non lo possedevi già? Non capisco la tua
logica.”
“Non
si può
possedere Shikamaru Nara se lui non lo vuole. Era cocciuto, testardo e
ribelle.
Sapevo bene che mi faceva vincere in allenamento solo perché
aveva paura della
mia frusta. Lo so che sembra stupido, ma volevo che mi amasse
… sul serio
intendo.”
“Torturarlo
non era
certo il metodo migliore.” Aggiunse l’uomo.
All’improvviso
Temari si rese conto di stare confidando il suo più grande
segreto ad un
perfetto sconosciuto e per giunta bastardo.
“Poi
perché lo sto
raccontando a te?”
“Se
non mi dai
buoni motivi, butto via il suo cadavere come un vecchio
straccio.” Replicò
aggiungendo enfasi alla frase.
“No,
Ti prego.”
Aggiunse Temari poggiando le sue mani sopra quelle del bandito.
“Ci
tenevi
parecchio a quel rifiuto della società. Prosegui
forza.”
La Principessa
avrebbe voluto ucciderlo. Come si permetteva di chiamare il suo
Shikamaru in
quel modo, ma sapeva che era l’unica strada per fargli
ottenere una degna
sepoltura.
“Ero
gelosa. Non
sopportavo che quella potesse prendersi pure lui.” Ammise
nascondendo il viso
tra le mani.
“Vi
riferite alla
vostra giovane matrigna?Ino Yamanaka?” chiese.
“Come
fai a
conoscerla?”
“Beh
gli inviti per
il matrimonio sono giunti anche al palazzo
dell’Hokage.” Rispose con noncuranza
lui.
“Una
rete di spie
valida, lo ammetto.” Rise per la prima volta dopo tanto tempo.
“Sei
bellissima
quando ridi.” Bisbigliò sfiorando con un dito la
guancia.
Temari si
ritrasse.
“Non
credo di
averti mai permesso tale confidenza.” Rispose acida.
“Sei
proprio una
bisbetica sai? Comunque meglio che ti accompagni in camera.”
“Grazie.”
Replicò
con la solita altera eleganza.
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Capitolo 5 *** IMPRESSIONE ***
CAPITOLO
4
IMPRESSIONE
“Per
quanto tempo
hai intenzione di tenerla con noi?” chiese Gaara.
“Fino
a che non si
è ripresa del tutto. E’ ancora molto debole per
via degli ultimi avvenimenti.”
“Ti
devo forse ricordare che sei stato tu a volerlo?” gli
ricordò il rosso.
“Sono
problemi miei. Intanto faresti meglio ad andarla a
trovare, così, si risolleva un pochino lo
spirito.”
Il Principe del
Deserto continuava a non capire l’assurdo
atteggiamento di quell’uomo che sapeva essere generoso,
quanto, spietato.
Comunque nei riguardi della sorella era un continuo controsenso. Prima
sembrava
acido e scontroso, per poi, subito dopo, gentile e comprensivo.
Il Giglio Nero,
capo degli Shuriken rimaneva un enigma.
Doveva comunque a lui la sua vita, quando lo aveva accolto tra i suoi
uomini,
senza chiedere spiegazioni di alcuna sorta. Suo padre lo aveva
ripudiato dopo
il tentativo fallito di usurparne il trono, e, di conseguenza, anche il
matrimonio con Matsuri si poteva dire concluso. Chissà cosa
pensava adesso la
sua donna, forse, si era maritata con un altro e questo pensiero gli
faceva
salire il sangue al cervello. No. Stava ancora piangendo per
l’infausta
conclusione delle nozze, tanto desiderate da entrambi. Oppure lo stava
maledicendo, destino che spettava a tutti coloro, che, possedevano il
potere di
evocare lo Shikaku.
Hinata si
svegliò, urlando. Ancora quel maledetto sogno
che pareva non lasciala in pace, il cadavere di Naruto che galleggiava
nelle
acque del fiume.
“Ancora
quell’incubo?” chiese Matsuri toccandole una
spalla.
La giovane
concubina si era trasferita al palazzo della
principessa, pochi mesi dopo la rivolta, per desiderio della nobile.
Per
Matsuri era una specie di ricordo del suo Gaara.
“Sì.”
Rispose asciugandosi gli occhi chiari.
“Devi
stare tranquilla, Naruto mi sembra un tipo troppo
in gamba.” Sorrise debolmente. Si vedevano i segni della sua
sofferenza, il
volto era scavato a causa dell’insonnia di quei mesi, gli
occhi segnati da
profonde occhiaie, per le troppe lacrime versate. Il suo principe le
mancava,
forse, più di quanto ad Hinata potesse mancare quello
schiavo delle miniere.
Lei non aveva conosciuto il piacere, l’intensa sensazione di
appartenere
all’altro in maniera esclusiva. Di un’altra pelle,
che brucia al contatto con
la tua. Della morbidezza intesa, di labbra, che sfiorano il tuo corpo,
delicate
e setose come i petali di una rosa. Del calore di un altro essere che
con te si
fonde in maniera totale. A lei non era stato strappato,
all’improvviso, il
cuore e gettato in mezzo a dei rovi. Non era stata tolta una parte
importante
di sé. Per quanto potesse amare Naruto, non gli era
appartenuta, mai.
Sakura
scostò una ciocca di capelli scuri dalla fronte
del suo uomo, per posarvi un bacio, come faceva da mesi ormai. Sasuke
aprì
contro voglia un occhio, borbottando qualche cosa che somigliava al
buongiorno.
“Farai
infuriare Lord Neji se ritardi.” Rise indossando
il vestito rosso, con le rifiniture bianche.
“Vuoi
che mi importi qualcosa di quello psicopatico? Io
sono il capitano delle sue guardie solo perché non aveva
nessuno di valido,
oltre me.” Precisò il ragazzo scattando a sedere
sul letto, esibendosi in uno
sbadiglio.
“Scendo
a preparati la colazione.” Disse allegramente lei
chiudendosi la porta alle spalle.
Sasuke
guardò fuori, lui non aveva mai visto il paesaggio
della vecchia Konoha, ma la era convinto che fosse ben diverso da
quello che
ora si presentava davanti ai suoi occhi. Poteva aver tradito, ma non
avrebbe
mai fatto cancellare i volti dalla montagna che ora si stagliava
all’orizzonte.
Infondo rappresentavano il loro passato e la storia di quello che un
tempo
erano stati. Se Naruto avesse visto, come era stato fatto esplodere il
volto
del padre che per quel paese aveva dato la vita, sicuramente si sarebbe
arrabbiato, per fortuna non aveva assistito alla scena. Si
stupì di aver
pensato a quel dannato, lo aveva torturato per mesi, ora, si ritrovava
a
pensare al dolore che avrebbe provato a quella vista. Solo la voce di
Sakura
dal basso, gli ricordò che doveva prepararsi per andare al
lavoro. Si fece la
doccia, ultimamente si sfregava con maggiore forza la pelle, fino ad
arrossarla, si sentiva sporco come non mai. Lavorare per il signore
della
sabbia, sarebbe stato meno umiliante, ma Sakura gli aveva chiesto di
ritornare
a Shin Konoha e come sempre non era riuscito a rifiutarle quel favore.
Ecco un
altro punto fastidioso, Sakura era l’unica persona che poteva
fare di lui ciò
che voleva, anche quando litigavano, in un modo o nell’altro
riusciva sempre ad
averla vinta. Non si ricordava nemmeno quando la loro storia era
incominciata,
così, per gioco, poi, si era trasformata in una storia
importante. Perché il
premio che aveva chiesto al Re, era stata lei. Faticava ancora a
credere alle
sue stesse parole, insomma per tutta la sua vita aveva desiderato il
potere, e,
quando poteva ottenerlo, che aveva chiesto? Di portarsi via una donna
… no, la
sua donna. La baciò prima di uscire.
Il Re del
Deserto, si sciolse dall’abbraccio di Ino.
Possibile che l’unico della sua famiglia sulla quale poteva
contare era
Kankuro? Temari come aveva potuto non obbedire al suo preciso ordine?
Scappata
per andare dove,poi? Come
se i guai non
fossero finiti, quei dannati criminali dello Shuriken continuavano a
creare
seri problemi al confine. Incitavano alla rivolta tutti i villaggi
sottomessi.
Ce ne era voluto per sedare gli animi, tuttavia, sapeva che sarebbe
bastato
poco, per far scoppiare una nuova ribellione.
“Hai
qualche nuova notizia, Sasori?” chiese, quando il
ragazzo si chinò davanti allo zio.
“No.
Sappiamo solo che quell’idiota si è fatto fuggire
da
sotto il naso, Tenten. Sei sicuro di voler dare in sposa mia cugina ad
uno
simile?” domandò seccato.
“Mi
sembri geloso. Ci occorre che il paese del fuoco
collabori con noi. Solo un matrimonio tra l’Hokage e Temari
ci garantisce che
non provi a imbrogliarci. Dopo la rivolta abbiamo dovuto aumentare il
numero
delle guardie. Inoltre la partenza del più giovane Uchiha a
creato una grave
falla nell’ordine degli Ambu.”
“Zio,
ma possibile che con tutti gli uomini che le
abbiamo messo alle calcagna, si riuscita a sparire? Come ha potuto
gabbare ben
sette ninja inseguitori?”
Il Re sorrise,
evidente che Sasori non conosceva le abilità
di Temari, che le avevano fatto assumere con il tempo il soprannome di
Principessa Amazzone. Non c’era nessuno nel paese del vento
che potesse tenerle
testa, quando si trattava di nascondersi a degli inseguitori.
“Continuate
a cercarla. Prima o poi commetterà un
errore.” Replicò incerto.
“Avete
sempre intenzione di sposarvi domani?” domandò
l’Akazuki.
“Sì.
Lord Neji mi ha già comunicato la sua presenza. Ho
mandato Itachi ed Hidan per fargli da scorta.”
“Per
via degli Shuriken? Avete paura che possa subire un
agguato?”
Il Re
annuì con la testa, il Giglio Nero non era
avversario da sottovalutare, anche se, poteva trattarsi solo di un
ragazzo.
Congedò Sasori con un cenno della testa prima di ritirarsi
nelle sue stanze.
MI scuso sinceramente per la mediocrità di questo
capitolo, ma è sinceramente non sapevo bene come
rappresentare i personaggi che non mi piacciono molto.
RINGRAZIO COME SEMPRE TUTTI QUELLI CHE COMMENTANO ANCHE QUESTO SEGUITO
E CHI LO HA AGGIUNTO NEI PREFERITI:
1 - Amy_Rose
2 - chibi51
3 - Cyberman93
4 - gloria7
5 - krisy
6 - LalyBlackangel
7 - lilithkyubi
8 - Mat Darkwind
9 - Metallika
10 - mhcm
11 - Ramiza
12 - shikatema
13 - vale_03
14 - vale_92
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Capitolo 6 *** SOLDATO O DONNA ***
Capitolo
5
SOLDATO
O DONNA
Erano passati
due
mesi, la condizione di cecità della Principessa rimaneva
sempre la stessa, ma,
non era donna che cedeva tanto facilmente alla depressione. Inoltre
sapere che
suo fratello le era vicino, le dava un pochino di sollievo e pace.
“Guarda
che a fare
la dura non ci ricavi nulla.” Le disse il Giglio nero, dopo
che per l’ennesima
volta aveva rischiato di perdere una delle dita della mano.
“Slegami
e poi te
lo faccio vedere io!” ringhiò la bionda.
“Suvvia,
bellezza.
Pensi di potermi tenere testa senza usare la vista?” la
sbeffeggiò il bandito.
“Sì.
Ho domato
uomini ben più tenaci di te!” rispose seria.
“Proprio
per questo
motivo ti tengo legata. Ho rischiato che facessi seriamente male a
Fang.” Disse,
ricordando come aveva tentato di scappare dalla sua camera, nella quale
era
stata rinchiusa.
“Se
quella sera non
avessi tentato di fare la furba, non sarei ricorso a modi tanto
violenti.” Continuò
nascondendo a malapena un sorriso.
“Piuttosto
che tua.
Meglio morta.” Replicò con durezza.
“Andiamo
tesoro,
non sarà poi tanto male.” Aggiunse sedendosi sul
letto.
Temari era allo
stremo delle sue forze, in quei mesi, il suo spirito era stato messo a
dura
prova ed ormai non riusciva ad opporre una degna resistenza. Per
giunta, era
stata legata mani e piedi, i suoi movimenti risultavano quindi limitati.
“Stai
lontano da
me!” disse a denti stretti, quando sentì la mano
del ragazzo sfiorarle la
spalla.
“Mi
eccitano le
donne ostinate come te. Non ti arrendi all’evidenza che non
potrai mai
battermi. Per il semplice fatto che sei una femmina.”
“Non
hai mai
conosciuto una vera donna, allora.” Lo beccò lei,
orgogliosa.
Il Giglio Nero
sogghignò debolmente: “Capisco ora
perché Lord Neji ci tenga tanto a riaverti.”
Le pupille di
Temari si dilatarono nell’udire quel nome.
“Che
diavolo ne
sai?” chiese, percependo dal respiro la posizione assunta dal
bandito.
“Una
delle mie
spie, mi ha detto che offre una grossa ricompensa. Gli Shuriken sono a
corto di
fondi.” Sibilò asciutto.
“Tu,
non farai una
cosa simile!” gridò tentando di colpirlo con una
testata che il ragazzo evitò
con facilità.
“Perché
mai?
Infondo tutti sono utili ma nessuno indispensabile.” Rispose
calmo.
“Vigliacco.”
Bisbigliò
tra i denti.
“Potrei
cambiare
idea, ma tu dovresti essere più gentile con me,
sai?”
Temari
tremò di
rabbia, non sopportava di dover cedere ad un ricatto di così
bassa lega, perché
doveva cedere la sua verginità ad un essere tanto insolente?
Certo, tra lui e
Neji non vi era differenza, ma dannazione le era tremendamente
difficile da
accettare.
“Perché
tentenni?
Scommetto che se fosse stato il tuo cane a chiedertelo, non avresti
avuto certo
dubbi.” Aggiunse perfido.
“Lascia
fuori da
questa storia il mio Shikamaru! E’ morto ed anche se non lo
fosse cosa
cambierebbe per me?” replicò mentre lacrime di
rabbia scivolavano sul suo viso.
“Sei
solo una stupida.”
Il tono della
sua
voce era più caldo e confortante. Ecco, quell’uomo
aveva nuovamente mutato l’
atteggiamento nei suoi confronti.
“Perché?”
chiese
lei.
“Il
tuo orgoglio
non ti farà mai ottenere nulla. Potresti sfruttarle le tue
doti invece di
fregarti con le tue stesse mani. Questa è la sostanziale
differenza che vedo
tra te e la preferita di tuo padre.” Sbuffò il
Giglio Nero.
“Ino
non vale
nemmeno la metà di me!” urlò offesa.
“Però
sa come
piegare il volere di un uomo e senza usare la forza bruta …
tu ci riusciresti?”
la sfidò.
“Con
quel corpo che
si ritrova, bisognerebbe essere ciechi per non notarla.”
Borbottò abbassando lo
sguardo.
“Perché
pensi che
fisicamente sia meglio di te? Non a tutti gli uomini piace un fisico
asciutto e
snello. Per esempio, io ti trovo molto più
interessante.”
“Solo
perché non
hai altra scelta.” Lo beccò ancora.
“Sei
senza
speranza. Smettila di fare la dura, anche a te piace come a tutti
essere amata,
accarezzata.” Bisbigliò mentre sfiorava il suo
collo con la lingua.
Temari avrebbe
voluto cedere a quella dolce violenza, ma era troppo orgogliosa per
farlo con
chi non amava. Si irrigidì senza mostrare né di
non volerlo né piacere.
Sospirando il
Giglio Nero tornò a guardarla in faccia o meglio a fissare
quella maschera di
freddezza.
“Se
solo fossi
arrivato prima di quel cane.” Sbuffò alzandosi.
“Perché?”
“Te lo
ripeterò
fino alla nausea … tra voi due la schiava eri tu, bellezza.
Quel cane ti ha
talmente irretito … che nemmeno tu te ne sei
accorta.” Concluse chiudendosi la
porta alle spalle.
“La
consegnerai all’hokage
di Shin Konoha?” chiese Hiro accomodandosi sulla sedia.
“Non
ho scelta, mi
pare.” Replicò abbandonando le braccia lungo i
fianchi.
“Sì
invece. Perché continui
ad infierire su quella povera ragazza? Magari un tempo poteva crearci
dei
problemi, ma ora?”
“Tu
non ti sei mai
reso conto del reale pericolo, che quella donna può
rappresentare.”
“Mentre
tu, da
quando c’è quella ragioni solo con
un’altra parte del corpo e non mi riferisco
alla testa.” Lo beffeggiò Brandon.
“Piantala.
Non è
vero.” Aggiunse annoiato.
“Capo,
allora perché
ci hai messo quasi tre mesi per deciderti a consegnarla a Lord
Neji?” rise
ancora Brandon evitando un kunai che il Giglio gli aveva lanciato.
“Zitto.
Rompiscatole e torna al tuo lavoro.” Ordinò.
“La
verità fa male.”
Concluse uscendo.
“Idiota.
E voi due
che fate ancora qui?! Non è ancora iniziato il vostro turno
di guardia?!” Berciò
il Giglio Nero.
“Andiamo
subito!”
risposero Feng ed Hiro cercando di non ridere.
I due si
avviarono
lungo lo stretto corridoio che passava proprio davanti alla porta di
Temari,
volutamente i loro discorsi vennero fatti a voce alta, tanto da quella
distanza
solo la ragazza poteva udirli.
“E’
proprio cotto.”
Rise Feng.
“Già
non ci sono
dubbi, peccato che QUELLA sia così bisbetica.”
Aggiunse Hiro
“Non
capirò mai i
gusti del capo, con la bambolona che si ritrova a mano non capisco
perché insista
con QUELLA.” Sghignazzò Feng correndo verso
l’entrata principale seguito dall’amico.
CREDIT: SI
RINGRAZIA ASHARA PER IL NOME GIGLIO NERO ANCHE SE IN RITARDO!!!
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Capitolo 7 *** IL TRANELLO DELLA FOGLIA ***
Capitolo
6
IL
TRANELLO DELLA FOGLIA
Lord Neji si
voltò
verso il ragazzo inchinato alle sue spalle con addosso la divisa
verde-grigio.
“Così
adesso ti fai
chiamare Brandon?” chiese l’Hokage sorridendo.
“Già.”
“Quindi
presumo che
i nomi dei membri conosciuti come gli Shuriken’s Creed siano
nomi fittizi per
sviare le mie indagini.”
“Esatto.”
“Perché
stai
tradendo i tuoi amici?” domandò poi poco convinto.
“Non
mi va di
servire dei perdenti.” Rispose alzandosi.
“Chi
è il tuo capo?
Voglio il suo nome.”
“Si
chiama…” il
moro non terminò la frase, la porta dello studio si
aprì facendo entrare
Yoshino.
“Perdonate
Hokage,
ma la delegazione di Suuna è arrivata.
C’è anche la principessa Matsuri insieme
a Lord Kankuro.”
“Interessante.
Tu
puoi andare e comunicami subito qualunque cambiamento nei piani di
quello
squinternato.” Replicò congedandolo con un cenno
della mano.
Feng lo
beccò
proprio mentre stava rientrando nel covo, i suoi occhi incrociarono
sospettosi
quelli dell’amico. Dove diavolo era andato invece di restare
al suo posto
durante il turno di guardia? Fingendo indifferenza, l’altro
attraversò il
corridoio che portava alle stanze dove alloggiava Gaara. Il fatto che
Matsuri
facesse parte della delegazione di Suuna poteva significare solo una
cosa.
Avrebbe goduto nel vedere la sua faccia impassibile mutare espressione.
“Scusa
posso
entrare?” chiese.
“Siediti.”
Replicò
il rosso senza voltarsi a guardarlo.
“Ho
una notizia che
non ti piacerà.” Aggiunse non riuscendo a
nascondere il compiacimento.
“Da
uno che
tradisce i suoi compagni ci si può aspettare solo
menzogne.” Replicò calmo
gettando uno sguardo in tralice a Brandon che aveva perso ogni baldanza.
“Che
stai dicendo?”
balbettò.
“La
puzza di Neji
si sente fin da questa distanza e credimi non sarà sfuggita
nemmeno a Feng.
Questo ti creerà seri problemi con il nostro amico
Giglio.” Sorrise freddo.
“Sarebbe
la sua parola
contro la mia! Poi sono assurde le accuse che mi rivolgi!”
“Davvero?”
chiese
prendendo una foglia che si era poggiata sulla divisa del compagno.
“Si
tratta di una
foglia non testimonia nulla.”
“Chissà
come mai la
tua ignoranza non mi stupisca. Questa particolare specie di pianta
è stata
importata a Konhoa da uno dei clan per le sue qualità
curative. Ergo non può
trovarsi nel bosco, perché non ha mai attecchito in questo
terreno umido.” Precisò
evitando che l’altro la strappasse dalla sue mani.
“Lui
non può
saperlo!” balbettò Brandon.
“Vogliamo
fare una
prova?” ghignò Gaara.
“Bastardo.”
“Sentiamo
la
notizia che dovrebbe sconvolgere la mia esistenza.” Lo
provocò inconsciamente.
“La
tua bella
principessina ti ha tradito. Adesso è la promessa sposa del
tuo fratellone, lo
sapevi?”
Il rosso non si
girò nemmeno, non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di
vedere la rabbia
dipinta sul suo volto sempre calmo ed indifferente.
“Tutto
qua? Sarà il
caso che tu vada fare rapporto al Giglio Nero prima di Feng o saranno
guai.” Replicò
indicando il ragazzo che passava veloce davanti alla sua porta.
“Sei
pronta?”
chiese il Giglio Nero aiutandola ad alzarsi.
“Certo.”
Rispose Temari
levandosi in piedi ed appoggiandosi anche se contro voglia al braccio
dell’uomo.
Doveva essere alto quanto Shikamaru a giudicare dal modo in cui
camminava.
“Qualcosa
non va?”
domandò vedendola turbata.
“E
perché?
Finalmente mi libero della tua disgustosa presenza.”
Ironizzò lei sfiorando
casualmente con una mano il bicipite destro del bandito che si
scostò come se
fosse stato bruciato.
“Così
anche tu eri
uno schiavo.” Disse lei soddisfatta.
“Già
di una donna
molto gelosa.” Replicò fingendo la più
completa indifferenza.
“Doveva
essere di
un certo rango, altrimenti non ti avrebbe marchiato.”
“Che
differenza fa?
I nobili hanno il vizio di trattare come manzi al macello i loro
servitori.” Rispose
secco.
“A
Suuna marchiare
uno degli schiavi significa che non potrà mai essere venduto
né riscattato.”
“Di
bene in meglio.”
Berciò l’altro.
“A
dire il vero, io
il mio lo avevo marchiato semplicemente perché mi aveva
disobbedito. Avevo solo
12 anni … ed ero prepotente.”
“Non
è che le cose
siano molto cambiate.” Aggiunse ironico.
“Sei
sempre così
galante.”
“Così
come tu sei
dolce.” La punzecchiò lui.
“Tra
poco non
dovrai più lamentarti.” Sospirò
sedendosi.
“Pensi
che la cosa
non mi dispiaccia?” sussurrò attirandola contro di
sé.
“Ehi,
non ti ho mai
permesso tanta confidenza!” brontolò poco convita
lei.
“Io
prendo. Non ho
il vizio di chiedere.” Sussurrò impedendole di
voltare il viso dall’altra parte
con la mano.
“Non
ci provare
nemmeno o dovrai trovarti un altro paio di palle!”
sibilò lei.
“Fantastico
mi
eccitano le donne con iniziativa.” Aggiunse ridendo prima di
allontanarla da sé.
Temari si
sedette
sulla carrozza e girò la testa verso il punto da cui
proveniva l’aria, sicura
che vi fosse il finestrino, appoggiò le braccia sul bordo e
vi appoggiò sopra
la testa. “Shikamaru aveva certo più
iniziativa.” Borbottò socchiudendo gli
occhi per godersi la brezza. Convinta che lui non la potesse sentire.
Doveva ammetterlo,
gli era dispiaciuto che quel dongiovanni si fosse dato alla fuga
così presto.
Dalla morte del suo schiavo cominciavano a mancarle quel genere di
attenzioni. Infondo
sarebbero andati bene tutti ed invece stava per finire tra le braccia
dell’unico
uomo per il quale non provava nulla. Almeno la vista stava cominciando
a
tornarle, era curiosa di vedere in viso il famoso Giglio Nero.
Hiro
sbuffò, ma quando
avrebbe potuto tornare dalla ragazza che amava? Era stufo di doversi
sorbire le
effusioni di Kiba e Tenten. Il più delle volte veniva
sbattuto fuori nel cuore
della notte dalla sua camera perché quei due dovevano
copulare. Dove era la
giustizia?
“Cagnaccio
maledetto! Ho sonno!” berciò picchiando
inutilmente contro la porta di legno.
Non ricevendo risposta a parte i mugolii sommessi dei due, si diresse
verso la
cucina per placare almeno quella fame.
“Ciao
Tamebasu.” Disse
sedendosi accanto al cuoco del loro gruppo.
“Che
faccia grigia.”
“Sono
stufo di
vedere che si diverte solo lui … la sua innegabile
fortuna.” Borbottò incrociando
le braccia.
“Appena
il capo
torna gli chiediamo il permesso di andare a fare un giretto in
città.” Disse l’altro.
“Certo
per farci
arrestare dagli Ambu di Shin Konoha! Bella mossa.”
Brontolò ricordando che in
una delle precedenti missioni aveva notato Sasuke.
“Insomma
dobbiamo
pur divertirci anche noi! Senza contare che c’è il
festival oggi!” insistette
Tamebasu
“Quando
il Giglio
torna sarà bello che finito.” Gli
ricordò il biondo.
“Allora
perché non
ci andiamo ora?” suggerì Brandon comparendo sulla
soglia.
“Tu
devi essere
fuori. Passeremo dei guai.” Protestò Hiro.
“No
tranquillo
torneremo prima dell’alba. Allora conigli che
fate?” chiese imboccando l’uscita.
“Arriviamo.”
Dissero
in coro. Ignari del fatto che stavano finendo dritti nella trappola
ordita da
Lord Neji.
|
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Capitolo 8 *** INFINE LA LUCE ***
Capitolo
7
INFINE
LA LUCE
Feng
entrò nel
salone, non c’era nessuno era tutto completamente deserto,
nemmeno Tamebasu era
più in cucina.
“Adesso
sì che sono
nella merda … dove sono finiti quei deficenti?” si
chiese proprio nell’istante
in cui il Giglio Nero aveva varcato la porta.
“Mi
aspetto una
spiegazione. Eri tu il responsabile oggi.” Replicò
severo incrociando le
braccia.
Gaara apparve
sulle
scale, scendendo con l’eleganza di un gatto la gradinata
impervia, scavata
nella roccia viva.
“A
quest’ora
saranno nelle mani del tuo amico Neji.” Disse semplicemente
porgendo la foglia
che aveva trovato sulla spalla di Brandon.
“Dannazione
ha
scoperto la nostra identità. Siamo nei guai adesso, non
potremo agire
liberamente come prima.” Borbottò sedendosi.
“Se
conosco bene il
vostro Hokage, manderà il suo parrocchetto con un messaggio
di riscatto. Anche
se non abbiamo più nulla che possa interessargli, visto che
gli hai consegnato
…” alzò lo sguardo stupito, vedendo
comparire da dietro le spalle del Giglio la
sagoma di sua sorella.
“Dicevi,
Principe
del Deserto?” ironizzò il capo.
“Cosa
diavolo
combinate voi due?” domandò sospettoso.
“Nulla.
Solo che mi
seccava consegnare un così bel trofeo a Neji senza farlo
sudare.” Replicò il
Giglio facendo le spallucce.
“Piantala
di
trattarmi come un oggetto … idiota.” Fu la
risposta secca di Temari.
Il ragazzo
alzò
disperato gli occhi al cielo, ma perché si era lasciato
convincere a portarsela
dietro?
“Io
non sono un tuo
schiavo. Per cui modera i termini, Bellezza!”
replicò voltandosi.
“Pensi
di
spaventarmi con quel tono minaccioso? Non vedi sto tremando. Una povera
cieca
impaurita!” ironizzo lei.
“Insopportabile,
noiosa e petulante donna!” ringhiò il capo.
Gaara scosse la
testa disperato, ma possibile che la sorella trovasse il modo di
discutere con
tutti anche in quella evidente condizione di svantaggio? Era proprio
irrecuperabile, senza speranza.
“Volete
piantarla?
Se ci tenete tanto a scannarvi fatelo in un altro momento!”
gridò esasperato.
“Zitto,
tu!”
risposero in coro.
Il rosso
faticò a
trattenere un sorriso, sembrava che la sorella finalmente si fosse
ripresa,
peccato che ancora la vista tardava a tornarle.
Temari
sospirò,
anche quella volta era riuscita a cavarsela e cominciava anche a
distinguere le
ombre in sagome più o meno definite. Era impaziente, voleva
conoscere il volto
di quell’uomo che le piaceva, ma nello stesso tempo lo
odiava. Sicuro che
qualunque donna dovesse cascare ai suoi piedi, purtroppo per lui si era
trovato
davanti un’amazzone e non un’ingenua femminuccia.
Però il ruolo della dura,
cominciava a starle stretto. Detestava dover ammettere che forse il
Giglio Nero
aveva in parte ragione. Non aveva più il suo cane. Questo
era un fatto fin
troppo doloroso che le faceva bruciare ancora gli occhi. Se solo si
fosse resa
conto di quanto Shikamaru significava per lei, forse, adesso sarebbe
stretta
tra le sue braccia invece che sola in quel gelido letto. Dannato il suo
orgoglio e la sua voglia di essere libera.
Come aveva
ipotizzato Gaara, ecco che pochi giorni dopo Brandon si
presentò al covo con un
messaggio. Feng avrebbe voluto spaccargli la faccia, ma il capo lo
trattenne.
Sapeva che era del tutto inutile. Non chiese nemmeno il motivo di
quell’improvviso cambiamento, lo aveva sempre sospettato.
“No.”
Rispose dopo
aver alzato gli occhi dal foglio.
“Hai
capito che li
ammazzerà come cani? Quella femmina vale più
della vita di due tuoi uomini?”
“Mi
consegnerò io
stesso in cambio di loro. La mia vita è sufficiente,
vero?”
Feng lo
afferrò per
un braccio: “Non fare pazzie! Senza di te come diavolo
facciamo?”
“Il
principe del
Deserto sarà perfettamente in grado di guidarvi in mia
assenza.” Rispose
infilandosi il mantello.
“Aspetta
un
minuto!” la voce di Temari si udì chiara.
“Che
vuoi donna?
Non ho tempo.”
“Che
c’è scritto
sul messaggio?”
“Nulla
che ti
riguardi.”
Fu Brandon a
risponderle: “Chiede che tu venga consegnata a lui in cambio
della vita di Hiro
e Tamebastu, ma si accontenta anche del Giglio Nero.”
“E chi
a dato il
diritto a questo di decidere per me?” domandò la
bionda.
“Senti
non vorrai
metterti a discutere su questo.” Replicò il Capo.
“Certo
che sì. Con
chi credi di avere a che fare? Inoltre la tua vita è ben
più importate della
mia per questa gente.” Gli passò accanto con un
passo un po’ troppo sicuro che
insospettì l’uomo.
“Io
vengo con te.”
Si intestardì lui.
Entrarono
scortati
da Sasuke nel palazzo dell’Hokage, la principessa si reggeva
al braccio del
Giglio Nero.
Nella sala ad
attenderli c’erano Brandon e l’hokage di Shin
Konoha: Neji Hyuga e furono le
parole di questi che rivelarono alcune cose che sarebbero dovute
rimanere
segrete.
“Se
fossi venuta
prima da me, non avresti passato mesi di cecità. Tramite i
Byakugan posso
curare i tuoi occhi.” Disse non appena la vide. Aveva
mantenuta intatta la sua
regale bellezza, anche se il fisico ne aveva un po’ sofferto.
“Per
rivedere la
tua brutta faccia?” rispose acida.
L’Hokage
si voltò
nella direzione del capo degli Shuriken, si aspettava che dietro le
mentite
spoglie del Giglio si nascondesse quell’uomo.
“Il
fedele cane che
nemmeno privo di guinzaglio riesce ad allontanarsi dalla padrona. Mi
commuovi.”
Lo derise.
“Che
stai dicendo? Il
mio schiavo è morto tempo fa!” replicò
Temari.
Neji si
avvicinò
alla donna toccandogli le tempie: “Adesso dovresti vederci,
principessa.”
Temari
aprì lentamente
gli occhi, la luce proveniente dalla finestra davanti a lei, la
costrinse a
chiuderli, ma poi ben presto si adattarono al riverbero del sole.
Davanti a sé legati
ed inginocchiati stavano quelli che avrebbero dovuto essere Hiro e
Tamebatsu,
ma che invece si rivelarono Naruto e Choji. Ancora incredula per essere
stata
ingannata, si voltò con estrema lentezza verso la persona
che avrebbe dovuto
essere il Giglio Nero. Non era possibile. I suoi occhi la stavano
nuovamente
ingannando, lui era morto e quello era solo un brutto scherzo tiratogli
da Neji
quando aveva premuto sulle tempie. Restò immobile, incapace
di articolare un
suono.
“Visto
a fidarti
dei tuoi schiavi che succede? Ti hanno presa per i fondelli, facendoti
credere
di essere altre persone.” Aggiunse l’Hokage
soddisfatto.
Gli occhi di lei
si
assottigliarono, mentre si poneva davanti a quell’animale che
le aveva mentito,
prendendosi gioco dei suoi sentimenti. Lui conosceva bene quello
sguardo. Temari
afferrò con decisione la testa del bandito e questo chiuse
gli occhi, si
aspettava di ricevere una testata come era solita fare quando la rabbia
si impadroniva
di lei. Adesso sarebbe morto sul serio, deglutì nervoso.
Restò di sasso, quando
le labbra della principessa premettero con forza sulle sue.
“Che
bello, sei
vivo cagnaccio impudente!” singhiozzò
abbracciandolo con tutta la forza che
possedeva.
|
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Capitolo 9 *** IL PIANO ***
“Visto
come sono
generoso, mia Signora?”
Ironizzò
l’Hokage,
ricevendo in cambio un’occhiataccia da Shikamaru che
delicatamente allontanava
la principessa da lui.
“Hai
ottenuto
quello che volevi. Posso andarmene?” chiese il moro.
“Nemmeno
tu sei
così stupido. Rappresenti una minaccia sia per me che per il
Kazekage della
sabbia. La tua vita vale molto di più di quanto tu stesso
non creda. Però io
sono generoso. Rock Lee gettali in prigione. Questa notte
concederò alla mia
sposa il piacere di giocare con il suo cane. Domani all’alba,
appena il
Kazekage arriva lo giustizierò!” rise prima di
congedarlo.
I tre si
avviarono
per il lungo corridoio, solo quando furono sicuri di non essere uditi,
il
ragazzo in verde parlò.
“Ho
piazzato gli le
bombe dove mi avevi chiesto.” Sussurrò.
“Ottimo
lavoro.
Gaara si sarà già piazzato all’ingresso
che sigillerà dopo l’entrata dalla
delegazione di Suuna.”
“Scoppierà
il
finimondo e quei bastardi moriranno.” Aggiunse Rock Lee.
“Mentre
li legavi
hai passato le mini cariche a Naruto e Choji?”
domandò mentre una incredula
Temari ascoltava in silenzio.
“Ad
Akimichi ho
dato il tonico da guerra. La sua tecnica dell’espansione
servirà come
diversivo.” Replicò soddisfatto.
“Agiremo
poco prima
dell’alba. Avvisa gli altri.” Concluse mentre
veniva rinchiuso in cella.
La principessa
era
furente. Non solo gli aveva mentito per tutto quel tempo, ma
addirittura l’aveva
tenuta all’oscuro del loro piano. Chi era quella persona che
si stava trovando
davanti?
“Non
ti sembra che
tu debba spiegarmi un bel po’ di cose?”
domandò la bionda.
“No.”
Rispose sedendosi
per terra.
In quel posto
c’era
un odore insopportabile, in un angolo della cella si potevano vedere i
resti di
un cadavere mezzo putrefatto, ma ad attirare l’attenzione fu
il copri fronte che
teneva stretto in mano. Shikamaru scattò in piedi, tenendo
Temari dietro di sé si
avvicinarono a quel corpo e fu solo quando lui notò il corpo
di un neonato che
impedì alla donna di proseguire oltre.
“Adesso
che ti
prede.”
“Resta
ferma dove
sei.” Disse serio.
“Tu
non puoi …”
Shikamaru si
voltò
e la trapassò con lo sguardo: “Ti ho detto di
stare ferma, Seccatura!” ringhiò
a bassa voce.
Lei
obbedì, aveva
visto quello sguardo solo un’altra volta.
Il ragazzo
sparì
nell’ombra, quei due corpi erano quelli di Kurenai e del
figlio di Asuma … come
poteva essere stato tanto privo di cuore? Era sempre stato legato da
sincero
affetto con Asuma, che gli aveva fatto da padre, prima che venisse
condotto a
palazzo. Non riuscì a trattenere le lacrime né il
coato di vomito. Cadde in
ginocchio. Tra lo sporco ed i vermi.
“Avanti
torniamo
sotto la luce. Ti fa male restare al buio.” Disse Temari
aiutandolo ad alzarsi.
“Che
ne puoi sapere
tu?! Io ci sono nato in questa merda!” gridò
spingendola lontano.
“Non
è in questo
modo che potrai fare qualcosa per loro. Sono morti e tu invece
no!” gridò
offesa tornado a sedersi dalla parte opposta del muro.
Sospirando
Shikamaru
la raggiunse, le scostò una ciocca ribelle dietro un
orecchio.
“Mi
spiace. Solo
che...”
“Pensi
davvero che
io sia così insensibile? Sono cresciuta in un campo di
battaglia e in quei
posti l’unica cosa da fare è sopravvivere! Pensi
davvero di essere l’unico ad
avere sofferto? Hai mai pensato a me, quando mi ha fatto credere di
essere morto
e che quello supido Bushin fossi realmente tu? Sei solo un egoista,
come tutti
i maschi del resto!” gridò lei tutto
d’un fiato.
Come sempre
Shikamaru restava ad ascoltarla, senza ribattere e senza dare cenno che
quelle
parole lo avessero infastidito.
“E’
stato meglio
così. Se avessi fin da principio saputo chi ero, certo
avresti continuato a
fare la dispotica. Io volevo solo che mi mostrassi di possedere un lato
tenero.
Cercavo di capire se ti importasse veramente di me.”
Spiegò sedendosi accanto a
lei.
“Non
ne hai avuto
sufficiente dimostrazione?! Credi che non possa ricordare che hai detto
prima
di gettarti da quella dannata finestra?” borbottò
voltandosi a guardarlo.
“Ti ho
mentito.” Ammise
arrossendo lievemente.
“Certo
come no. Mi predi
per scema? O… ehi che fai?” balbettò
lei diventando rossa.
“Voglio
farti stare
zitta e penso di aver trovato un modo gradevole per farlo.”
Sussurrò con le
labbra appoggiate sulla spalla di lei.
Temari
indietreggiò
contro l’angolo: “Stai fermo!”
intimò.
Shikamaru
gattonò
fino a raggiungerla, bloccandole con le braccia ogni possibile via di
fuga.
“La
principessa
amazzone ha paura di un bacio?” la beffeggiò
sapendo quanto amasse le sfide.
Un brivido
percorse
il moro, quando le dita sottili di lei, accarezzarono lievi quel collo
muscoloso per scendere delicate sulle spalle: “Ti sei messo
nei guai,
cagnaccio.” Bisbigliò a pochi centimetri dalle
labbra incrinate in un malizioso
sorriso.
In quel preciso
istante la porta si aprì e Naruto e Choji ruzzolarono dentro
rumorosamente.
Restarono per qualche secondo a godersi l’inaspettata scena,
prima che i due si
staccassero.
“Potevate
aspettare
tre secondi?!” borbottò Shikamaru.
“Scusaci.
Lord Neji
aveva degli ospiti.” Rise Naruto.
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Capitolo 10 *** LA QUIETE PRIMA DELLA TEMPESTA ***
La
quiete prima della tempesta
Gli occhi chiari
di
Gaara nascosto tra la vegetazione non poterono evitare di fissarsi
sulla coppia
che avanzava al seguito del padre. La principessa Matsuri stava
letteralmente
incollata al braccio di suo fratello Kankuro. Questo gli
provocò un moto
intenso di gelosia ed a fatica riuscì a trattenere lo
shikaku dentro di sé. Un
brivido alla schiena fece voltare la giovane.
“Cerca
di restare calmo.
O manderai a monte il piano di Shikamaru.”
Bisbigliò Kiba raggiungendolo.
“Io
sono
calmissimo…” replicò voltandosi.
“Certamente
lo si
capisce dalla vena ingrossata del tuo collo.” Rise Kiba anche
se comprendeva
benissimo i sentimenti dell’amico.
“La
smetti?!”
“No,
davvero è
troppo divertente vedere l’arido principe del deserto
mostrare qualche
sentimento.”
“Solo
perché io no
li esprimo in maniera spropositata come te e Naruto non significa che
non sia
umano.” Precisò offeso, mentre la ragazza
continuava a camminare fino a sparire
dalla sua vista.
“Muoviamoci
a
sigillare le uscite.” Aggiunse Tenten osservando il sole che
stava per
concludere il suo ciclo.
Annuendo il
gruppetto proseguì silenzioso verso il palazzo
dell’Hokage, intanto i ragazzi
continuavano a guardarsi intorno, non avevano mai visto la loro patria,
ma non
corrispondeva alle descrizione fatte loro dai Sennin quando erano
ancora in
vita nelle silenziose notti a Akasuna.
Temari
starnutì e
si rannicchiò ancora di più cercando di farsi
calore con il proprio corpo,
Naruto dormiva abbracciato a Choji ed entrambi russavano sonoramente,
mentre
questo teneva poggiata la testa sulla spalla di Shikamaru che
aprì distratto
gli occhi.
“Perché
sei così
cocciuta? Avvicinati non mordiamo.” Rise il moro osservandola
tremare.
“No
sto bene…” a
quelle parole seguì subito un altro starnuto.
“Prometto
che
faccio il bravo.” Aggiunse incrociando le dita dietro la
schiena.
Temari lo
guardò
poco convinta, ma l’idea di dormire abbracciata a lui le
piaceva molto, gattonò
fino al gruppetto e sistemò accanto al ragazzo, appoggiando
la testa bionda
alla spalla libera, in effetti aveva smesso di tremare, ma la mano di
Shikamaru
appoggiata semplicemente sul suo fianco le impediva di rilassarsi.
“Faceva
tanto
freddo nelle mie galere?” sussurro con la bocca appoggiata al
collo di lui per
via della posizione.
“Non
saprei. Ero
piccolo quando sono stato portato a palazzo.” Rispose
scostando con un gesto
delicato un ciuffo biondo.
“Mi
stupisce che tu
non mi abbia mai chiesto, come mai tra tanti possibili candidati a
diventare
miei cani abbia scelto te.” Ammise facendo le spallucce.
“Ma io
conosco già
il motivo.” Replicò il moro.
“Ah,
si?” Temari
alzò la testa sorpresa: “Sentiamo signor
saputello.”
“Sono
il solo uomo
al mondo che riesce a tenerti testa, senza contare che sono bello da
paura.”
Scherzò lui.
“Direi
più un
pallone gonfiato.” Si affrettò a rispondere la
principessa.
“Sei
bellissima,
Seccatura.” Aggiunse poi sfiorandole il viso con le labbra.
“Allora?
Vuoi
sapere perché?”
“Se
insisti.”
“I
tuoi occhi … tra
tutti quelli che erano presenti, sono stati gli unici a non abbassarsi
nemmeno
quando mio padre ti ha colpito con il bastone.”
Replicò toccando un punto
esatto dietro alle sue spalle dove c’era rimasta la profonda
cicatrice.
Shikamaru fu
percorso da un brivido, ogni volta che solamente lo sfiorava, rimanere
insensibile diventava sempre più complesso, senza contare i
mesi di astinenza
completa dal sesso. A palazzo riusciva sempre a dominarsi,
perché qualche
servetta compiacente si divertiva con lui, ma da quando era scappato
non si era
concesso il minimo cedimento. Questi erano i risultati.
Arrossì fingendo di
essersi addormentato sperando che ella non si accorgesse del suo stato.
“Cagnaccio
sei mai
stato con Ino?” chiese improvvisamente.
Shikamaru si
trovò
costretto ad aprire gli occhi, quando lo chiamava in quel modo il suono
della
sua voce era simile a quello di qualcuno pronto ad ucciderti.
“No.”
Replicò
serio.
“Mi
stai dicendo la
verità? Ti ho visto più di una volta uscire dalle
sue stanze.” Aggiunse
affondando le unghie nel suo braccio.
“C’è
un passaggio
segreto. Lo utilizzavo per uscire da palazzo.”
Riuscì a dire prima che gli
occhi si riempissero di lacrime a causa delle unghie conficcate nella
sua
pelle.
“E’
la verità?”
chiese diminuendo la stretta.
“Tu
sei l’unica
donna che io voglio.” Sussurrò vicinissimo alla
sua bocca.
Temari dovette
distogliere lo sguardo, si scostò leggermente da quel corpo
muscoloso che
l’eccitava, dannato cagnaccio al quale avrebbe permesso
tutto. Senza contare
che ormai lui SAPEVA e
questo la metteva
in difficoltà. Shikamaru si era stufato di sorreggere il
peso di quei due,
scostò la spalla, ma anche se Choji cozzò con la
testa contro il muro a parte
qualche mugolio contrariato non si svegliò e tantomeno il
compagno biondo. Si
fece largo con il capo sotto il braccio della principessa ed
appoggiò la testa
sul seno, circondando il bacino con entrambe le braccia.
“Si
può sapere che
ti passa per la testa?” bisbigliò lanciando
occhiate agli altri due per paura
che si svegliassero.
“Si
dorme meglio su
morbido.” Replicò.
“Io
non sono il tuo
cuscino!” aggiunse cercando di scrollarselo di dosso, ma
senza reale intenzione
di volerlo. Temari cadde supina sul pavimento e il ragazzo per non
caderle
sopra si fece forza sulle braccia.
“Ti
sei fatta
male?” chiese faticando a nascondere un sorriso.
“E’
tutta colpa
della tua invadenza!” borbottò arrossendo.
“No.
Se stavi calma
questo non sarebbe successo.” Aggiunse malizioso.
Lei si fece
forza
sui gomiti per guardarlo diritto in faccia: “Stai diventando
troppo invadente
per i miei gusti!” ringhiò.
“Perché
ti comporti
in questo modo?” domandò mentre si sedeva sulle
ginocchia per darle modo di
mettersi a sedere.
“Come,
scusa?”
chiese levando della paglia dalla tunica.
“Perché
ti metti
sempre sulla difensiva? Vuoi cacciare in quella tua testaccia dura che
non fai
che allontanare le persone …” sottovoce aggiunse:
“Che ti amano?”
Temari si
alzò in
piedi e ritornò nel suo angolo vicino al fieno, si
rannicchiò su sé stessa
nascondendo il viso tra le braccia e le gambe. Non voleva che la
vedesse
piangere. La schiena sobbalzava ad ogni singhiozzo anche se lei cercava
di
trattenerlo. Lui non era più il suo cane, lui non era
più il suo schiavo e lei
non era più in grado di tenergli testa.
“Sarai
stupida?”
disse Shikamaru restando fermo a guardarla.
Fu allora che
lei,
furente si alzò in piedi, sarà pure uomo libero,
ma non gli avrebbe mai
permesso di umiliarla ancora. Camminò velocemente fino a lui
con lo sguardo
carico di rabbia, tentò di sferragli un calcio, ma Shikamaru
lo parò con la
mano facendole perdere l’equilibrio e cadere sul fieno. Non
le diede il tempo
di rialzarsi, se lo avesse fatto non sarebbe riuscito a parare il
prossimo
colpo. Le fu sopra bloccandole con forza le braccia a terra. Si stupiva
che in
tutto quel trambusto i due amici dormissero ancora.
“Razza
d’impudente
come osi?” soffiò mentre il seno si alzava ed
abbassava ad un ritmo frenetico.
“Con
chi credi di
avere a che fare?! Dannata ma per baciarti uno deve
impazzire?!” chiese
tenendola ferma.
“Lasciami
o giuro
che te ne pentirai.” Rispose fingendo di non aver capito.
“Dai
fammi vedere! Sono
curioso di sapere quanto sei forte cocciuta di una Seccatura!”
Temari
tentò
inutilmente di liberarsi dalla presa ferrea del moro, che anche se con
fatica
riusciva ad avere la meglio solo per il fatto che durante la sua
cecità non era
riuscita ad allenarsi. Perché diavolo la sua bisbetica
Seccatura non poteva
calmarsi ed accettare di aver perso?
“Bifolco,
contadino, idiota, cagnaccio!”
“Non
è insultandomi
che riuscirai a liberarti.” Rispose calmo.
“Stupido,
prepotente …” sussurrò lei smettendo di
scalciare.
Sentì
la presa di
lui farsi meno salda a tal punto che riuscì a liberarsi,
ribaltandolo sotto di sé,
gli era involontariamente finita a cavalcioni. Arrossì
perché da quella
posizione poteva percepire l’eccitazione del ragazzo.
“Contenta
hai vinto
adesso spostati.” Borbottò con il viso color
porpora.
“Sei
il solito
irriverente cagnaccio …” sussurrò al
suo orecchio.
Dannata questo
era
davvero troppo, con un rapido movimento portò nuovamente la
situazione a suo
vantaggio, era evidente che lei fingeva una resistenza che non
c’era.
Temari rideva
sommessamente, più per imbarazzo che per altro. I suoi
capelli biondi erano
sparsi intono a lei formando una specie di aureola dorata. Shikamaru
non
incontrò resistenza quando si chinò a baciarla.
In quell’istante il mondo
intorno a loro parve scomparire.
“La
piantate di
fare tanto chiasso? Io e Choji vorremmo dormire!”
replicò Naruto a sedere.
“Da
quanto cavolo
siete svegli?” chiese Shikamaru mentre il suo viso assumeva
un’espressione
contrariata.
“Dal
calcio più o
meno.” Rispose Choji.
“Potevate
dire
qualcosa non vi sembra?!” ringhiò Temari
scrollandosi di dosso il moro.
“Perché?
E’ stato
uno spettacolo divertente.” Risposero tornado a sdraiarsi,
poco dopo russavano
sonoramente.
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Capitolo 11 *** LUNA, INCOSTANTE E BUGIARDA ***
CAPITOLO
10
LUNA
INCOSTANTE
E BUGIARDA
Gaara non
riusciva
a meditare, i mugugni e gli uggiolamenti di Tenten e Kiba erano davvero
fastidiosi, specialmente da quando aveva visto la sua donna abbracciata
al
fratello.
“Non
potete
abbassare il tono della voce?!” borbottò
tappandosi le orecchie.
Per tutta
risposta
i due parvero aumentare il volume, invece che abbassarlo. Kiba inutile
dirlo
era un po’ troppo selvaggio nelle sue esternazioni amorose,
ma a Tenten non
dispiaceva più di tanto. Sempre meglio che dover subire
l’umiliazione della
catena e della frusta. Il suo cuore non era riuscito a dimenticare
Neji, ma l’Inozuka
sapeva bene come farle smettere di pensare.
Il rosso si
alzò
seccato, cercò distante un
posto dove
quei due non potessero disturbare la sua quiete. Quando da uno dei
terrazzi,
illuminato dalla luce della luna, lei apparve come una specie di
visione. Si nascose
tra i cespugli per osservarla meglio ed udire i suoi discorsi.
“Padrona
dovreste
rientrare.” Disse Hinata coprendola con uno scialle.
“No,
c’è una
bellissima luna questa sera.” Rispose sospirando ed
appoggiandosi al parapetto
del balcone.
“Invece
faresti
bene a dare retta alla tua schiava.” La voce maschile di
Kankuro giunse come
uno stridio alle orecchie di Gaara.
“Mio
signore, anche
voi qui?” sorrise.
Le dita del
ribelle
lasciarono profondi solchi nel terreno, quando il castano si
chinò a baciarle
la fronte.
“Ti
aspetti di
vederlo comparire con la luna piena? Chissà che fine a fatto
il mio fratellino
e Temari? Staranno bene?” chiese guardando davanti a
sé.
“Siete
preoccupato?”
“Sono
molto legato
ai miei fratelli, ma li invidio per il coraggio che hanno avuto. Io
confronto a
loro sono un vigliacco.” Aggiunse notando una chioma rosso
fuoco tra i
cespugli.
“Senza
di voi non
sarebbero fuggiti.” Replicò lei.
“Io
vado a riposare.
Vieni anche tu con me Hinata ho un favore da chiederti.”
Disse facendo cenno
alla brunetta di seguirlo.
Matsuri si
strinse
nello scialle stava per tornare dentro, quando con un balzo Gaara si
appollaiò
su davanzale. Sapeva di stare commettendo un errore.
“Te ne
vai senza
salutare?”
Lei
restò congelata
al suo posto e lentamente voltò la testa, gli occhi chiari
come specchi
riflettevano i suoi più scuri. Si lanciò
letteralmente sul ragazzo che perso l’equilibrio
a causa dello slancio franò con lei nei cespugli sottotanti.
“Gaara,
sei vivo.”
“Per
poco se non mi
permetti di respirare.” Aggiunse ridendo.
“Scusa!”
si staccò
da lui arrossendo.
“però
a quanto pare
non eri così preoccupata. Visto che sei diventata la
promessa sposa di mio
fratello.”
“Come?”
“Principessa
Matsuri
mi hai preso per un idiota?” replicò mettendo il
muso.
“Oddio,
non
crederete seriamente …. No Kankuro non lo farebbe
mai!” si affrettò a
rispondere.
“Però
entra in
camera tua e ti vede in … chiamiamola camicia da notte,
anche se è più corta
dei calzoncini che portava Sasori da bambino!”
replicò osservandola con più
attenzione.
“Perché
scusa mi
sta male?” Chiese a disagio per quello sguardo
così indagatore che pareva
poterle leggere nell’anima.
“Vi
sta
orrendamente bene … purtroppo.”
Borbottò mentre le guancie si coloravano di un
pallido rosa.
Lei
allungò una
mano per sfiorargli il viso, ma il ragazzo si spostò
lievemente evitando che lo
toccasse.
“Perché?”
“Dimmi
la verità,
sei stata a letto con Kankuro?” chiese assumendo
un’espressione dura.
“Oh
certo, perché mentre
mi disperavo per la vostra pseudo morte o come diavolo la volete
chiamare non
avevo nulla di meglio da fare.” Si offese lei alzandosi in
piedi, dandogli le
spalle. Il corpo era scosso da tremiti.
“Siete
arrabbiata?”
chiese senza mutare il tono della voce.
“Come
potete credere che basti così poco per
farmi dimenticare del mio principe? Mi sono donata senza timore a voi
quella
notte e pensate sul serio che potrei farvi questo?” chiese
singhiozzando.
Sussultò
quando il
respiro di Gaara le sfiorò lieve il collo sottile e le
labbra setose
accarezzarono la sua pelle.
“Devo
andare
adesso. Ho commesso un errore a rivelare la mia presenza.” Le
disse piano.
“Aspetta!”
lo
trattenne per un braccio.
“Addio,
Matsuri.” Rispose
sciogliendosi dalla presa con dolcezza e correndo via.
Hinata seguendo
le
indicazioni di Rock Lee raggiunse la cella dove erano tenuti i
prigionieri e
girò il chiavistello.
“Forza,
Rock Lee è
venuto a liberarci.” Bisbigliò Shikamaru facendo
attenzione a non svegliare
Temari.
“Lei?”
chiese Naruto.
“Meglio
che resti
al sicuro.”
“Quando
si sveglia
ti scanna vivo.” Rise Choji.
“Sai
che novità.” Replicò
chiudendosi la porta alle spalle.
Naruto
restò di
sasso, quello che vedeva non era certamente la sagoma scheletrica di
Lee.
“Dammi
una gomitata.”
Disse tirando la maglietta del compagno grassoccio.
“Hinata,
grazie.
Tutti sono al loro posto?” chiese Nara.
“Sì,
Signore.”
“Ragazzi
è tempo di
porre fine alla tirannia di Neji!” aggiunse riprendendo a
camminare per lo
stretto corridoio.
Temari si
svegliò,
nella cella non c’era più nessuno a parte lei.
Sarebbe stata colta dal panico
se sulla pietra inciso non avesse letto il messaggio lasciatole da
Shikamaru: TI
AMO, SECCATURA.
“Cagnaccio.
Ti uccido
io se non torni vivo.” Bisbigliò accarezzando le
lettere sulla pietra.
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Capitolo 12 *** EPILOGO ***
Tutto
iniziò con la
prima esplosione, il portone centrale era stato sigillato per evitare
qualunque
via di fuga.
Gli unici che
avevano deciso di rimanere a proteggere Neji erano un gruppo di
mercenari
conosciuti come l’Akazuki che il giovane aveva opportunamente
assoldato qualche
giorno prima di spedire l’invito agli Shuriken.
“Cazzo
…” ringhiò
Kiba quando entrando nell’ufficio si trovò davanti
il viso di Kisame.
“Ma
guarda la
feccia di Konoha che si ribella al suo signore.” Rise Deidara
.
“Quello
non è il
nostro capo!” precisò Naruto.
Pain si
avvicinò al
biondo e l’osservò attentamente, sul suo viso si
dipinse un vago sorriso di
scherno.
“Fratellino,
ma che
sorpresa. Certo che tu somigli tanto a nostro padre …
decisamente troppo.”
“Io
non ho nulla a
che spartire con te!” replicò Naruto sospettoso.
“Insomma
guardami
con attenzione. Sei sicuro che non ti ricordi vagamente
nessuno?” insistette
Pain fissandolo negli occhi.
In effetti quel
giovane che sembrava essere il leader dell’Akazuki nei tratti
ricordava Kushina
Uzumaki, aveva lo stesso colore di capelli e gli occhi azzurri di
Naruto.
“Mio
padre non ha
mai nemmeno accennato alla tua esistenza! Perché dovrei
crederti?”
“Bhe
io e papà
abbiamo avuto parecchie divergenze in passato.”
Spiegò sedendosi sulla
scrivania.
Nel frattempo
ovviamente i suoi compagni avevano bloccato gli altri membri del gruppo
minacciandoli con i kunai alla gola, non volevano che interrompessero
in
qualche modo quella piccola riunione famigliare.
“Sono
sicuro che
stai mentendo!” gridò stringendo i pugni.
Pain
cercò con gli
occhi qualcuno che potesse confermare la sua affermazione, ma era tutti
troppo giovani
per conoscerlo. Il suo sguardo si bloccò quando
incrociò quello di Shikamaru.
“Indubbiamente
un
Nara. Siete sempre stati una palla al piede per noi e
l’Hokage. Senza contare
che avete costretto lady Hinata ad aiutarvi.” Disse
avvicinandosi alla ragazza,
obbligandola a guardarlo.
“Veramente
un
esserino grazioso. Non capisco perché Lord Neji lo abbia
venduto ad uno stupido
principe …” Pain non terminò la frase,
i suoi occhi guizzavano attenti in cerca
di una chioma rossa. Il sorriso scomparve dalle sue labbra …
si voltò furente
verso Hidan.
“Che
cosa c’è
Pain-san?” chiese Hidan notando il suo disappunto.
Sul viso di
Shikamaru comparve un involontario sorriso, era stati furbi a dividersi
prima
di entrare nel palazzo.
“Dove
si trova
Gaara?! Razza di dementi avete lasciato a piede libero colui che domina
lo
shikaku?! Dove avete la testa?!” gridò pochi
istanti prima che una mano di
sabbia rompesse il muro alle loro spalle.
“Avete
bisogno di
un passaggio?” chiese il rosso comparendo sulle spalle del
tasso.
Approfittando
del
diversivo fornito dal principe, che aveva lasciato spiazzato gli
Akazuki,
Shikamaru e gli altri scivolarono fuori dall’apertura, in
verità Naruto fu
quasi trascinato.
“Non
è il momento
di ricongiungersi ai tuoi cari!” berciò Choji
trascinandolo.
Pain
tentò di
fermarli, ma prontamente Gaara li bloccò contro la parete
con della sabbia
resistente quanto il cemento.
“Questo
vi
intratterrà il tempo necessario per sistemare
Neji.” Disse voltandosi.
“Il
tuo errore è
stato voltarmi le spalle! Shoten
no jitsu!”
gridò Pain.
Troppo tardi
Gaara
si accorge della lancia scagliata dal secondo corpo del ninja per
evitarla. L’arma
gli trafigge la schiena da parte a parte, sotto gli occhi di Kankuro e
Matsuri
che erano accorsi al balcone attirati dal trambusto. Prima che
però il corpo
esanime tocchi il terreno due mani lo afferrano scomparendo nel folto
del
bosco.
“Questo
muore se
non facciamo subito qualcosa!” gridò Kiba.
“Sei
decisamente un
genio! Però ci sono degli organi vitali in gioco e non si
può estrarre una
lancia senza opportune conoscenze. Purtroppo solo gli Hyuga sono
esperti in
questa arte!” replicò Rocklee adagiandolo sul
manto erboso.
“Non
ci sono
problemi, Naruto sta giungendo con Hinata e lei una Hyuga.”
“Ma
sei tonto! Bisogna
essere opportunamente addestrati e non credo che in tutti questi anni,
quello
splendore sia stata istruita se non a compiacere il
principe!” borbottò l’altro.
“Bhe
allora lo
lasciamo morire?” chiese Naruto raggiungendoli con la ragazza.
Hinata si
chinò sul
rosso: “Non sono brava e potrei uccidervi.”
“Tra
questo e la
morte non credo vi sia grossa differenza. Sei una ragazza in
gamba.” Replicò lui.
Hinata
appoggiò le
mani sul ventre di Gaara iniziando a nutrirlo con il proprio chakra per
sanare
la ferita, poi chiamò Naruto.
“Al
mio tre estrai
con decisione … 1, 2, 3!”
L’urlo
di Gaara
lacerò il silenzio della foresta, ma almeno la ragazza era
riuscita a farlo
smettere di sanguinare.
“Dove
si trovano
Shikamaru e Choji?” domandò Naruto.
“Loro
avranno
raggiunto Neji ormai.” Ansimò il rosso cercando di
rimettersi in piedi.
“Cosa
pensate di
fare?!” chiese l’ancella.
“Devo
tornare a
palazzo … ci sono Matsuri e mio fratello in mano
all’Akazuki.” Rispose mentre
tentava qualche passo incerto.
“Non
gli sarete di
aiuto così! Dovete riposare. A loro pensiamo io e
Kiba.” Disse Rock Lee.
“Ma…”
tentò di
opporsi.
“Se vi
farete
ammazzare poi chi la sente la vostra innamorata?”
ironizzò Kiba strizzando un
occhio.
“Stupido.”
Bisbigliò
sedendosi.
Shikamaru e
Choji
avevano ormai intrappolato Neji, ma il giovane non era stato sconfitto
ancora,
come ultima risorsa utilizzò un’antica tecnica di
maledizione insegnatagli da
Hidan come risorsa finale.
Con
il vostro sangue traccio il mio cerchio,
con
la vostra carne sancisco la vostra vita,
non
più vita umana riservo a voi,
condannati
alla mezza umanità resterete
per
volere del mio sacro sigillo.
Fino
a quando mia la principessa guerriero non sarà,
notte
da uomini e giorno da bestie vivrete,
Cervo,
farfalla, volpe, tasso, lupo e lepre,
vittime
del vostro amore sarete!
Quando
scenderà la notte uomini tornerete,
ma
con le vostre compagne congiungervi non potrete
perché
se parlerete della vostra dannazione
a
morte sicura le condurrete.
Salmodiando
queste
parole l’Hyuga scomparve … lasciando il segno
maledetto sulla pelle dei
ragazzi.
Era da poco
giunta
l’alba, quando Hinata si svegliò ritrovandosi
sola. Una volpe la spiava dal
folto del bosco in compagnia di un tasso.
MALEDETTI SONO
STATI I FIGLI DELLA FOGLIA
E DEL LORO
DOLORE
PARLARE NON POSSONO
PER NON
CONDANNARE
CHI AMANO AD UNA
EFFERATA FINE.
LA PRINCIPESSA
GUERRIERO CEDERE DOVRA’
PER SALVARE LO
SCHIAVO CHE L’ANIMA LE HA STRAPPATO?
RINUNCERA’
AL SUO
ORGOGLIO PER POTERLO ANCORA STRINGERE?
E LUI
SARA’ ANCORA
IN GRADO DI AMARLA?
Tutto questo nel
terzo tomo: MALEDETTI DAL CUORE libro conclusivo della serie di Dorei
no Kisu
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