L'Angelo di Kurapika

di Red_Hot_Holly_Berries
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontro ***
Capitolo 2: *** Coincidenze ***
Capitolo 3: *** Decisione ***
Capitolo 4: *** Incomprensioni ***
Capitolo 5: *** Esequie ***



Capitolo 1
*** Incontro ***


1° L'incontro:

Kurapika camminava tranquillo per un viottolo sterrato che attraversava una foresta, la sacca gettata con noncuranza su una spalla e le catene alle mani che tintinnavano allegramente.
Pochi giorni prima era andato a cercarsi un lavoro all'agenzia "Mille orecchie" (specializzata in lavori per Hunter e simili), e l’aveva trovato proprio dove voleva: a York Shin.
Ma la data fissata per il colloquio con il suo nuovo datore di lavoro era ancora lontana, quindi aveva deciso di muoversi con calma e di godersi il viaggio.
Stava pensando ai suoi amici, Gon, Killuha e Leorio, quando improvvisamente uno stridio acuto e un fruscio di piume lo fecero immobilizzare.
Proprio davanti a lui, sospeso in aria, c’era un grosso falco dal piumaggio argentato.
Kurapika lo guardò incuriosito: a quanto gli risultava, infatti, quella specie era una notturna, oltre ad essere molto schiva nei confronti degli umani.
Ma evidentemente il falco aveva un obbiettivo ben preciso in mente: senza aspettare si posò sul braccio di Kurapika e cominciò a sbattere le ali, arruffare le penne e roteare frenetico gli occhi.
Stridette ancora e, quando si rese conto di non essere stato compreso, si infuriò e cominciò a beccare senza ritegno la sua tunica, cercando di strattonarlo.
-Qui ci vorrebbe Gon. Almeno lui capisce il vostro linguaggio…- disse Kurapika, osservando l’uccello.
Avanzò di un paio di passi, ma si fermò di nuovo bruscamente quando il falco, chiaramente spazientito, si staccò dal suo braccio e prese a tirargli la manica, facendo grandi segni verso la foresta da cui era spuntato.
-Vuoi che ti segua?- chiese Kurapika, sorpreso, e accennò ad assecondare l’animale, che subito si levò in volo e si inoltrò tra gli alberi, salvo di tanto in tanto posarsi su un ramo per vedere se lo stava davvero seguendo.

___________________________

Poco dopo il falco e Kurapika arrivarono in una piccola radura erbosa, circondata dagli alberi.
Il falco si diresse verso uno particolarmente grande, ma invece di posarsi su un ramo, come Kurapika si era aspettato, si posò su una grossa radice sporgente dal terreno, vicino ad una figura sdraiata ai piedi della pianta, che prima Kurapika non aveva notato.
Guardando meglio notò che era una ragazza, e che sarebbe potuta sembrare addormentata se non fosse stato per le varie ferite, tra le quali alcune gravi come quella al fianco e quella al costato, che si vedevano attraverso la tunica lacerata.
Dimostrava più o meno della sua età, ma aveva il viso dai tratti delicati come quelli di un bambino, e i capelli lunghi, lisci e neri come la notte. Vestiva in modo simile a Kurapika, indossando un paio di pantaloni bianchi, corti al polpaccio, e una sopratunica verde dai motivi bianchi sopra una sottotunica bianca. Vestiti artigianali, senza dubbio, di qualcuno che vive nella foresta.
Arrivato ai piedi dell’albero, Kurapika si bloccò sgranando gli occhi: prima non l’aveva notato dato che la ragazza era stesa nell’ombra dell’albero, ma sulla schiena aveva due grandi ali di piume nere, simili a quelle di un corvo!
-Ma tu guarda…- mormorò, veramente stupito, come mai gli era capitato.
Alcune leggende dei Kuruta parlavano di esseri alati, ma non avrebbe mai pensato di vederne uno in carne e ossa! Avvicinandosi pensò che fosse morta, visto che l‘erba tutto intorno a lei, tinta di rosso dal suo sangue, testimoniava quanto ne avesse perso.
Ma osservandola più attentamente, captò un debole sollevarsi del petto.
Respirava: debolmente, ma respirava.
Kurapika guardò il falco argentato con ammirazione: che animale intelligente! Lo aveva condotto lì perché aiutasse la sua padrona!
Si chinò sulla ragazza, attento a non calpestare le ali, aperte e stese sul terreno, flosce, e le scostò i capelli dal viso, ma ritrasse di scatto la mano: bruciava di febbre!
-E adesso ci vorrebbe Leorio…- disse tra sé, consapevole che le scarse conoscenze mediche forse non l’avrebbe salvata, mentre quelle del suo amico sì.
Era Leorio il medico, non lui, diamine!
Inginocchiatosi al fianco della ragazza, Kurapika fece scorrere con leggerezza le mani sul suo corpo, indugiando particolarmente sulle due ferite al busto.
-Ferite da arma da taglio, senza dubbio. Ha combattuto contro qualcuno… e non ha vinto.- mormorò tra sé, mentre calcolava che lo scontro doveva essere avvenuto alcune ore prima, visto che il sangue era del tutto secco.
Poi, per verificare la gravità delle ferite, le tolse delicatamente la sopratunica macchiata di sangue e le sollevò la sottotunica.
In questo modo scoprì che la ferita inferta obliquamente al petto non era grave, in quanto la lama aveva strisciato sulle costole senza far grandi danni.
Quella al fianco, invece, era abbastanza profonda e, sebbene nessun organo era stato danneggiato, la perdita di sangue era stata così ingente da farlo stupire che fosse ancora viva.
Con un sospiro Kurapika si rassegnò mentalmente a perdere alcuni giorni di vacanza per cercare di curare quella povera ragazza.
Non poteva certo lasciarla morire…
Presa la decisione, si mise con calma a lavare con l’acqua della bua borraccia i graffi e le ferite, per poi fasciarle con delle bende di fortuna che ottenne strappando a strisce un panno tratto dalla sua sacca.
Quando ultimò le prime medicazioni, posò le mani sul petto della ragazza e liberò il suo Nen, per poi spingerne parte dentro di lei per stimolare la guarigione.
-Se solo fossi in Specializzamento!- disse Kurapika, consapevole che quando i suoi occhi diventavano scarlatti acquisiva il totale controllo su ogni abilità Nen, compresa quella della guarigione.
Ma a quanto pare quella ragazza era davvero tenacemente attaccata alla vita, in quanto bastò quel poco Nen per risvegliarla.
La ragazza emise un flebile lamento, e prima ancora che aprisse gli occhi, una nebulosa aura rosso fiamma la circondò.
-Sa usare il Nen!- esclamò meravigliato Kurapika.
Ma un attimo dopo notò una cosa stranissima: l’aura della ragazza, invece di assorbire subito la sua energia, come sarebbe stato naturale, sembrava cercare di rifiutarla.
Ma, dato che alla fine l’istinto di sopravvivenza è sempre più forte, la ragazza cominciò lentamente ad assorbire il flusso che le stava trasmettendo, utilizzandolo per corroborare la sua aura, rendendone più definito il contorno.
Poco dopo, infatti, la ragazza si era rimessa abbastanza da aprire gli occhi e subito li fissò sofferente su Kurapika, che interruppe il flusso e si scostò, credendo che volesse cercare di alzarsi, e notò quanto bello fosse il verde dei suoi occhi: scuro come le fronde di un albero, ma con dei riflessi dorati simili a raggi di sole che filtrano tra le foglie.
Ma evidentemente lei non si sentiva ancora troppo bene, in quanto non fece nessuno sforzo per muoversi e rimase lì, immobile, a guardarlo inerme, arresa e rassegnata.
-Vattene- gli disse la ragazza, con voce flebile e assolutamente atona, sbalordendolo.
-Vattene- ripeté, chiudendo gli occhi con un sospiro e voltando il viso.
-Lasciami morire in pace…tanto ormai mi avete già portato via tutto ciò che avevo. Sono stanca di questo gioco, uccidimi e fatela finita…non ne posso più.-
La sua voce era come quella di chi ha sofferto per tanto, troppo tempo, fino a desiderare di morire purché le sue sofferenze avessero termine, e accetta con gratitudine la fine.
-Non so cosa ti abbiano fatto perché tu possa desiderare la morte- disse Kurapika, scandendo bene le parole -ma ti assicuro che questo non è il modo per mettere a tacere il dolore. La resa non ti porterà a nulla…-
-Taci!- lo interruppe la ragazza, riaprendo gli occhi di scatto, le lacrime che luccicavano.
-Chi sei TU per dirmi cosa è meglio fare? Oh, sì, lo capisco dal tuo sguardo: anche tu hai visto le persone che amavi morire davanti ai tuoi occhi e ogni tua illusione svanire…-
Kurapika sobbalzò. Era davvero così evidente?
No, doveva averlo capito grazie al suo Nen…
-Perché dovrei vivere? Il mio compagno e mio figlio sono morti, e coloro che li hanno uccisi sono scappati… perché dovrei voler soffrire ancora?- chiese lei con un rantolo soffocato.
Kurapika non rispose subito, e il silenzio si allungò tra loro, finché lei non cominciò a tossire, tanto forte da sembrare che stesse per sputare l’anima.
Prima che Kurapika potesse muovere un dito, le convulsioni colsero il corpo di lei, facendole muovere gli arti a scatti e sbattere violentemente le ali a terra, tanto che alcune piume nere si staccarono e si posarono a terra, inosservate.
Il giovane, a dispetto di ciò che l’altra gli aveva appena detto, si affrettò a metterle un braccio dietro la schiena (sopra l’attaccatura della ali) per metterla seduta, permettendo così ai suoi polmoni di riempirsi d’aria: sdraiata così, rischiava di soffocare.
Grazie a ciò, dopo poco la ragazza riprese a respirare, anche se stentatamente e rantolando.
Riaprì gli occhi (che aveva chiuso durante la crisi) e sembrò sorpresa di vederlo.
-Perché?- chiese con voce flebile, abbandonata tra le sua braccia.
-Perché la vita è il bene più prezioso, e non puoi sprecarlo così. Hai detto che il tuo compagno e tuo figlio sono morti. Non hai nessun altro?- la voce di Kurapika era calma e ragionevole.
-No…noi non abbiamo famiglia, tranne il nostro partner- lei palesemente cercava di concentrarsi sulle parole dell’altro per restare cosciente. Kurapika ammirò la sua tenacia.
-E allora vivi per coloro che sono morti. Fa che non siano stati uccisi invano.- la voce del ragazzo era cambiata: non sembrava più rivolgersi a qualcuno, ma sembrava parlare a sé stesso.
-Cosa?- balbettò lei, ma lui non la sentì neanche.
-Vivi tutta la vita attento a non fare del male a nessuno, convinto che se sarai buono il destino lo sarà con te, che se ti impegnerai abbastanza otterrai sempre qualcosa. Ma non è così. Il mondo non ha riguardi con nessuno, e di certo non ne ha per le tue illusioni. Nella pace credono sono gli ingenui, in realtà devi lottare per il privilegio di vivere… ma anche così la Morte agisce a suo piacimento, senza chiedere il permesso a nessuno.-
Tristezza.
Rimpianto.
Dolore.
Odio.
Emozioni represse che si intessevano nelle sue parole amare, sentimenti confusi che si inseguivano nei suoi occhi, mutandone il colore in rosso carminio.
La ragazza lo notò e trattenne bruscamente il fiato.
La sua espressione e il suoi occhi spaventarono Kurapika, tanto che la lasciò e indietreggiò di due passi, inciampando nei suoi stessi piedi per la fretta.
Chiuse gli occhi, ma non servì a niente.
Lo sguardo della giovane alata lo perseguitava come un incubo.
Scosse disperato le testa, artigliandosi i capelli, cercando di scacciare il ricordo di quegli occhi.
Pieni non di sorpresa o sconcerto.
Pieni di paura.
Pieni di assoluto orrore.
Pieni di abbietto terrore.

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ke ne pensate??? (ndA gongolante) a me pare carina...non trovate????
e vedreta cosa accadrà al povero angelo...muhaha!! (ndA risata maligna)
COMMENTATE!!!!!!!!

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Capitolo 2
*** Coincidenze ***


ma grazie!!
sono felice ke mi aabiate commentato!! ^_^
xLilian_Kurapika: bella la tu aficcy!! solo devi capire ke la ragazza ke Kura ha soccurso (il suo nome sarò top-secret fino al next chappy!!!) non è un angelo nel vero senso di dire: è "solo" un'umana con le ali!!! non ha poteri strani (tranne il Nen U_U)....è un peccato lo so, ma mi è venuto in mente troppo tardi...
xKeira: davvero sembro un ascrittite professionista??? (ndA deliziata)!! sono contenta!!! ^_^ ma ti assicuro che è tutta farina del mio sacco!!!
xKura92: curiosa, eh??? muhaha! (ndA risata sadica) mi disiace davvero, ma le spiegazioni generali ci saranno solo nel 3 chappy!! [ndLettore ma allora io chappy n2 a ke serve? (ndA a complicare la situazione all'inverosimile, ovvio!! U_U) ndLettore COOOOSA??? (ndA zitto tu, leggi e basta!!!]
xragazzasilenziosa: grazie mille!! spero dsi essere all'altezza delle aspettative!!! hummm.. silenziosa, eh?? credo ke tu davvero un ottimo pubblico: almeno tu non interromperai la narrazione con domande inopportune!!! [ndLettore come inoppotune?? sei tu ke spieghi male!! non si capisce nulla!!! (ma davvero??? ndA con gli occhi pieni di fiammme) ndLettore nononononono....volevo dire che tu spieghi divinamente, sei limpida come l'acqua di fonte, chiara come un dimante....]

…Occhi rossi…
…Occhi verdi…
…Occhi vuoti, senza vita…
…Occhi colmi di cieco terrore…
“Basta, basta, basta!”
Figure confuse baluginavano nella mente di Kurapika, che implorava senza sosta che lo lasciassero in pace, gridando senza però emettere un suono.
Immagini vecchie e nuove si fondevano tra loro, dando viva a nuovi tormenti, fatti di odio e paura, rabbia e disperazione…
Ironicamente, fu la causa di quella crisi a salvarlo dalla pazzia certa.
Il rumore di un gemito e di un tonfo penetrarono nella sua mente, distogliendolo dai suoi cupi pensieri.
Kurapika aprì gli occhi, sorpreso di trovarli bagnati di lacrime, e vide che la ragazza, nonostante le gravi ferite ricevute, aveva avuto la forza di girarsi e di prostrarsi davanti a lui, a capo chino.
“Come ha fatto a muoversi? Un attimo fa riusciva appena a respirare!” pensò distrattamente lui, asciugandosi il viso con una manica e sedendosi più comodo.
-Perché ti sei inginocchiata? Ti farai male…-
-È ciò che mi hanno insegnato a fare, Figlio del Sangue- rispose lei, senza neanche alzare la testa, stringendo un po’ di più le ali contro la schiena.
-Come mi hai chiamato, scusa?- chiese Kurapika, confuso.
La ragazza dovette scambiare il suo tono sorpreso per arrabbiato, e abbassò ancora di più la testa, rispondendo con voce tremante:- Figlio del Sangue, mio signore. Mi scuso se prima mi sono rivolta a voi in tono irriverente, ma vi giuro che non vi avevo riconosciuto…-
“Figlio del Sangue…”
Qualcosa nella mente di Kurapika scattò, e lui si ricordò di un libro che aveva letto, dove si diceva che, secoli prima, molte genti credevano che i Kuruta fossero degli dèi, per via dei loro occhi scarlatti e dei loro formidabili poteri (quasi sicuramente dovuti al Nen).
A quei tempi venivano chiamati in molti modi: Dèi della morte, Signori della guerra, Figli del Sangue…ma non credeva che qualcuno ancora tributasse loro quei titoli!
-Io non sono un dio- disse Kurapika con voce gentile, tendendo una mano e sollevandole con dolcezza il mento per vederla negli occhi.
La ragazza restò davvero spiazzata, con gli occhi spalancati e la bocca aperta.
In un attimo però la ragazza si ridiede un po’ di contegno e sforzò al massimo le sue poche forze per tirarsi su, in una posizione tra il seduto e l’inginocchiato, rifiutando con un gesto l’aiuto di Kurapika.
-Sicuro di non essere un dio?- chiese poi, guardandolo con un’espressione incredula.
Kurapika sorrise, lieto che lo sbalordimento le avesse se non altro fatto dimenticare il dolore.
-Certissimo. Mi chiamo Kurapika, del clan dei Kuruta.- disse con calma, mentre gli occhi tornavano azzurro cielo.
-Il tuo falco, qui- indicò l’uccello, che sentendosi chiamato in causa arruffò fiero le penne -mi ha condotto qui, e ti ho trasmesso parte del mio Nen per aiutarti a guarire.-
-Un Kuruta? Davvero?- chiese sorpresa lei, accarezzando il falco, ma mai quanto lui: lei era la prima estranea che incontrava che conosceva il suo clan…sembrava quasi che nessuno sapesse nemmeno della sua esistenza!
-È incredibile! Pensavamo che foste tutti morti! Allora qualche famiglia è sopravvissuta!-
Kurapika gelò. -Cosa…?- ma lei non lo ascoltò.
-Eravamo così preoccupati! Tutti gli accampamenti sul fiume distrutti…è stato un massacro! Non siamo riusciti a salvare neanche uno di quelli scampati…sono morti tutti uno dopo l’altro…-
Si interruppe quando vide che Kurapika si era immobilizzato, lo sguardo fisso nel nulla. Stava per chiedergli cosa avesse quando un’illuminazione la colse: che quell’ombra di dolore nei suoi occhi fosse essere legato allo sterminio della sua gente? “Temo proprio di sì…” pensò poi.
-Ho detto male, vero?- gli chiese con voce dolce, afferrando una mano di quel ragazzo apatico.
-No, non qualche famiglia…sei rimasto solo tu, giusto? L’ultimo, e porti sulle spalle il peso delle loro morti da cinque anni…- Silenzio.
-Come hai fatto a sopportarlo? Cosa ti ha dato la forza?- domandò ancora, cercando di riscuoterlo: vederlo così le faceva paura. E quegli occhi azzurri…erano vacui e vuoti, sembravano… sembravano quelli di un morto.
Che il suo problema fosse proprio questo? Che il cuore di Kurapika fosse morto alla vista di quel bagno di sangue? Era una cosa terribile da dire, ma ne aveva sentito parlare.
“Come posso fare per farlo tornare in sé?” si chiese allora, sorprendendosi poi lei stessa del tono con cui l’aveva pensato, come se volesse riparare un oggetto.
Anche le aveva qualche problema ad inquadrare le sue emozioni: era davvero troppo scossa per quello che le era successo…e quello che aveva visto…
Ma ebbe fortuna: la sua precedente domanda, sebbene proferita a bassa voce, era stata udita e compresa.
-Solo la vendetta.- rispose infatti Kurapika, senza guardarla.
-Quel giorno ho fatto un giuramento sulle mia anima: avrei trovato coloro che avevano distrutto la mia gente e li avrei uccisi, recuperando tutti gli Occhi Scarlatti che ci erano stati rubati.-
-Ru…rubati?- chiese con voce malferma, lei, temendo di vomitare.
-Esatto.- Kurapika guardò il cielo furioso. -Una intera tribù è stata annientata solo perché qualcuno a cui piacevano i nostri occhi rossi ha pagato una banda di assassini per prenderceli.-
La giovane scosse le ali a disagio, disgustata da quella storia non meno di lui.
-La vostra fama non è immeritata- disse allora, per alleggerire l’atmosfera ed attirando la sua attenzione.
-Cosa?- chiese.
-Al tempo in cui avevamo spesso dei contatti con voi molti vi chiamano “Signori della Vendetta”. Quando un Kuruta decide…decideva…hemm- la ragazza si impappinò nella spiegazione, ma con suo grande sollievo il ragazzo le fece segno di continuare, senza prendersela.
-Un nostro modo di dire fa: ”Meglio fare arrabbiare un demone che un Kuruta: con il primo puoi sempre patteggiare, il secondo te la fa pagare subito”.-
Lei sembrava orgogliosa di essersi ricordata il proverbio; Kurapika, invece, sembrava imbarazzato: non aveva mai pensato che la sua gente avesse una fama del genere!
La ragazza, nel frattempo, cercava di tornare su un terreno che sapeva essere pericoloso, ma aveva bisogno di sapere.
Si era davvero addolorata del fatto accaduto ai Kuruta 5 anni prima, e se poteva fare qualcosa per l’ultimo di quel clan così gentile…
-Dici di volerli uccidere.- Il giovane la guardò male, come se credesse che lei si prendesse gioco di lui.
-No, non è come pensi. Volevo sapere se conosci chi è stato…- ma non ebbe il tempo di finire.
Gli occhi cerulei di Kurapika si colorarono di nuovo di cremisi, e un’aura di rabbia quasi tangibile le fece venire i brividi sulla schiena, ma non si spostò.
-Sai chi è stato- mormorò lei, cauta, con tono a metà tra un affermazione una domanda.
-Sì.- confermò lui, chiudendo i pugni, furioso per la sua impotenza.
-La Brigata dell’Illusione.- Kurapika fece un profondo respiro, costringendosi ad aprire la mani.
-La squadra dei Ragni.-
Il Kuruta sentì un rumore strozzato e si voltò di scatto, scoprendola d’un tratto pallida e tremante.
Si sporse verso di lei…
…ma lei non poteva più vederlo.

I suoi occhi vedevano solo il sangue spandersi sulla tunica del suo compagno, le ali flosce sul terreno, gli occhi aperti a fissare il cielo vacui come quelli di una bambola.
-Me la pagherete!-
Strinse la presa sulla lunga lancia fino a farsi sbiancare le nocche, le fiamme rosse che lambivano la lama senza bruciarle minimamente la mano.
Si slanciò contro l’uomo davanti a lei, quello che lo aveva ucciso, e riuscì a puntargli la lancia contro il petto, ma l’altro subito si scostò, veloce come un serpente.
Qualcosa di argentato volò in aria e la ragazza lo prese al volo: era un ciondolo attaccato a una catenina argentata.
Nello spostarsi l’uomo era passato troppo vicino alla punta dalla lama e questa si era infilata sotto la catena, rompendola.
L’assalitore approfittò subito della distrazione della giovane e la colpì al fianco il pugnale rimastogli.
Con un grido la ragazza si accasciò a terra, premendo la mano con cui stringeva l’oggetto contro la ferita.
-Basta così- ordinò una voce, facendo immobilizzare l’uomo, chinatosi per finire la ragazza.
-Abbiano ciò per cui siamo venuti. Andiamocene.-

-Svegliati! Apri gli occhi!- disse una voce perentoria nell’orecchio della giovane.
-Cosa…?- domando, alzandosi di scatto e poi gemendo per il dolore improvviso.
-Sei svenuta- sillabò il ragazzo - quando ho parlato dei Ragni. Cosa significano per te?-
Lei si fece forza e aprì la mano, mostrandogli piccolo ragno d’argento macchiato di sangue.
-Vengo con te. Anche io voglio la mia vendetta.-

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che ne pensate???
COMMENTATE!!!

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Capitolo 3
*** Decisione ***


x kura92: in effetti sì, è stata la brigata. ma se vuopi delle precisazioni su chi erano i due, dovrai aspettare il next chappy, temo...
x yuko-chan: davvero scrivo bene? meno male ^_^ io adoro gli angeli (anche se io dic erto non lo sono!!!)
x Keira: io odio la brigata, perchè non fare sì che quei due la sterminino?? tanto l'autrice sono io e io ho il potere!! muhaha!!
x elena +killua=love: tutti con Kurapioka, eh??? ma d'altronde, quello è talmente bonazzo che tiferi per lui cneh se fosse un super-cattivo....
x ragazzasilenziosa: sono anke appassionata di mitologia...è il mio forte!!! e il proverbio esisteva già (mi dspiace deluderti ^_^) io l'ho solo adattato!!!!
x angy92: le curiosità sui kuruta stanno tutte nel next chappy!! mi disp, ma sembra che qll ke ho appe scritto non soddisfi le domande di nessuno....vabbuò, che si poisso fà?? armatevi di santa pazienza!!!

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Decisione:

-Vendetta…-
La rabbiosa parola echeggiò a lungo tra gli alberi, come un cupo presagio di sventura.
-È una strada difficile- commentò atono Kurapika, dopo un lungo silenzio.
-Non più di quella che hai scelto tu- ritorse la ragazza, osservando gli occhi dell’altro tornare azzurri, segretamente sollevata: non aveva alcun desiderio di scontrarsi con un Kuruta arrabbiato.
-Hai ragione-
Lei sgranò gli occhi, credendo di aver sentito male: l’ultima cosa che si era aspettata da quel tipo testardo era che le desse ragione.
-Io per primo non ho i diritto di criticare la tua decisione. Dopo tutto- disse, con un sospiro amaro -anche tu hai perso coloro che amavi.-
Ora fu la ragazza ad abbassare lo sguardo, irrazionalmente arrabbiata con lui per averle fatto di nuovo pensare al compagno e al figlio morti, mentre cercava con tutta sé stessa di non pensarci.
Il dolore per la loro perdita le scorreva come fuoco nelle vene, le faceva dolere così tanto il cuore da farle sembrare che a ogni battito un pugnale la trafiggesse.
-Era il migliore guerriero maschio della tribù…anzi, era l’uomo migliore in tutto. E il mio piccolo… avevo già deciso il suo nome, sapevo che sarebbe diventato grande e forte come suo padre…-
La ragazza aveva cominciato a piangere.
Il suo non era il pianto disperato e singhiozzante che Kurapika associava sprezzante alle donne, ma un pianto quieto e silenzioso, ma proprio per questo spaventoso: era quasi…innaturale.
In quel momento il cuore di Kurapika, che lui aveva volontariamente indurito per non provare mai pietà per nessuno, si strinse, facendogli provare suo malgrado una profonda pena per quella povera ragazza, così brutalmente strappata all’innocenza della gioventù.
Come era accaduto a lui anni prima.
In lui sorse spontaneo il desiderio di consolarla, di mentirle e di dirle che andava tutto bene, che non era successo niente, che con il tempo il dolore sarebbe passato…
Ma non lo fece.
No, non poteva dirle tali falsità: non se lo meritava.
-Ascoltami- disse con voce pacata e gentile, come quella di un domatore che cerchi di ammansire un cavallo irrequieto.
Lei sollevò la testa e lo guardò fisso, asciugandosi con una manica gli occhi bagnati.
-So cosa provi…-iniziò, ma poi si interruppe, indeciso su come proseguire.
-Sì, anch’io ho visto morire le persone a cui tenevo di più. No, guardami!- ordinò Kurapika con voce ferma, vedendo che lei distoglieva lo sguardo al sentir parlare di morte.
-Guardami. Ti spaventa ciò che vedi nei miei occhi, vero? Vedi ciò che sono diventato. Adesso non sopporti affatto l’idea della morte, ma se vuoi davvero vendicarti devi abituatici. Guarda me: io vivo per la vendetta, visto che è tutto ciò che mi rimane.- Si chinò verso di lei e le afferrò i polsi per costringerla a togliere le mani dagli occhi, e continuò, implacabile.
-Il dolore per la loro morte non scomparirà mai, il tempo ti aiuterà solo ad accettarlo. “Ciò che non ti uccide ti fortifica”, si dice, ed è così: fai sì che la vendetta diventi il tuo unico scopo. Ma non dimenticare mai ciò che ti hanno fatto: se imparerai ad odiare, diventerai più forte. Se non riesci più a vivere per te stessa, vivi per i morti. Vivi perché le loro anime possano passare oltre senza rimpianti. Hai capito?-
Parlando si era avvicinato sempre di più e ormai il viso di Kurapika era a pochi centimetri dal suo, inginocchiati uno di fronte all’altro.
La ragazza sbatté un paio di volte le ali, a disagio sotto il suo sguardo inquisitore e per via della domanda, che intuiva avere un significato più profondo di quanto non sembrasse.
Davvero intendeva diventare come lui?
Un assassino.
Un essere uguale a quelli a cui dava la caccia con tanto odio.
Perché era questo che gli occhi del ragazzo, blu o rossi che fossero, comunicavano: il loro padrone non avrebbe esitato ad uccidere chi si fosse messo tra lui e le sue prede, avrebbe venduto la sua stessa anima pur di raggiungere il suo scopo.
Sempre che gli rimanesse un’anima da vendere, che il fioco che lo rodeva da anni non l’avesse già consumata.
Era questo ciò che voleva?
Ma d’altro canto, cos’altro le rimaneva, ora?
Sarebbe potuta tornare alla tribù e cercare un nuovo compagno, ma avrebbe per sempre dovuto convivere con quel peso sull’anima.
Se esisteva anche solo una possibilità di alleggerire la morsa che la serrava il cuore…
-Ho capito.- disse alla fine con un sospiro tremulo, un attimo prima di gettarsi contro il petto di Kurapika, che per riflesso la strinse a sé.
E pianse.
Pianse tutte le lacrime che le rimanevano.
Per il suo compagno, morto per difenderla.
Per suo figlio, che non aveva mai nemmeno avuto la possibilità si bearsi della luce del sole.
Per quel ragazzo a cui si stringeva con disperazione, quasi fosse l’unica ancora che le potesse impedire di perdersi in quel mare di sangue in cui era stata trascinata.
Per sé stessa, che stava per lasciarsi alle spalle ogni parvenza di umanità pur di non soffrire più.

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che ne pensate????
ed ecco che la ragazza (il cui nome scoprirete infine nel prossimo captolo....XD XD) ha prteso una decisione da cui non può più fuggire...il punto di non ritorno, insomma!!!
scusate davvero se è così corto e tragico, ma questo periodo mi gira così...sorry!!!^_^
ma fidatevi che prossimo sarà un pò più leggero!!!

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Capitolo 4
*** Incomprensioni ***


attenzione: il capitolo precedente era un pò troppo triste, quindi ho provveduto ad inserite un pò di comicita (anzi, demenza...)...l'insieme con la tristezza di prima potrebbe risultare grottesco, mi dispiace....ma nn sono riuscita a fare di emglio!!
siate pietosi, vi prego!!

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4° Capitolo: Incomprensioni

I due rimasero abbracciati a lungo, finché lei non scrollò le ali (per mettersi più comoda), e il suo volto fu attraversato da un’espressione di dolore. Kurapika se ne accorse, e gentilmente la allontanò da sé, arrossendo quando si rese conto di quanto fosse ridotta la distanza che separava i loro corpi.
-Che dolore!- si lagnò la ragazza, tastandosi il fianco dolente.
-La ferita al petto ti fa ancora male?- chiese Kurapika, rimettendosi in piedi e aiutandola a fare lo stesso.
-Meno dell’altra, grazie. Sei un bravo guaritore!- disse lei, alzandosi la sottotunica per controllare il bendaggio, fino a scoprire parzialmente il seno (non portava il reggiseno o cose simili ndA).
Kurapika divenne subito rosso come un peperone, e abbassò gli occhi al terreno.
-Ma cosa fai???- °////////° chiese balbettando alla ragazza, che si girò curiosa verso di lui, esponendosi ancora di più e facendolo arrossire ancora più furiosamente: quando l’aveva bendata era stato molto più facile, con la ragazza senza sensi, ma ora…!
-Cosa c’è?- domandò sorpresa lei, guardandolo stupita, non capendo il motivo del suo comportamento.
-Sei sicuro di non avere la febbre? Sei tutto rosso…- disse lei, preoccupata per li suo salvatore.
Ignorando i frenetici cenni di dinnego che le faceva il ragazzo, si sporse verso di lui per toccargli la fronte con le labbra. Ma, dato che era più altro di lei, per farlo dovette alzarsi sulle punte dei piedi, e di conseguenza dovette appoggiarsi contro di lui per non perdere l’equilibrio.
Risultato: il viso rosso fuoco di Kurapika si trovò a davvero pochi centimetri dal petto nudo di lei, a mala pena coperto dalle bende (non si era ancora riabbassata la sottotunica XD XD ndA).
-S…sto…b…b…benissimo!- °//////////° balbettò disperato Kurapika, cercando di sottrarsi alla presa dell’altra…ma invano: le sue mani sembravano tutto d’un tratto essersi trasformate in burro!
Ormai persa tutta la sua naturale compostezza, Kurapika gettò alle ortiche anche tutto il suo sangue freddo: gli occhi serrati, cercò di spingerla via, ottenendo però solo il risultato di farla barcollare e cadere, trascinandolo con sé con uno strillo.
-Ma la smetti di agitarti come una lucertola?- sbuffò la ragazza, schiacciata dal peso del ragazzo, cadutole sopra.
-Puoi alzarti? Pesi e mi fai male!- si lamentò ancora, vedendolo immobile con aria ebete, troppo stupito per arrossire di più di quanto già non fosse. [cosa che cmnq credo impossibile, visto che già aveva raggiunto una delicata sfumatura bordeaux! ndA sogghignante (ma senti, tu, autrice sadica!! vorrei vedere te, in una situazione simile!!! ndKura arrabbiato) cos’è, ti stai offrendo volontario? ndA con la bava alla bocca e sguardo assatanato (°/////° non ho detto questo!!! ndKura nel panico) eddai, smettila di lagnarti!! in fondo ti è piaciuto, no??? ndA maliziosa (in effetti…no, non era questo che volevo dire!!! ndKura °///////°) muhaha… ndA risata crudele (basta!!!! voglio andarmene!!! ndKura a un passo dalla crisi isterica) non ti preoccupare, hai finito con le scene imbarazzanti!! ndA che sorride nascondendo le zanne (davvero? ^_^ ndKura sollevato) si, in questo chappy…muhaha!! muhaha!! ndA con sguardo malvagio (noooooo!! ndKura che saltella, pestando i piedi per terra)
Il secondo richiamo, però, riuscì a ridestarlo dalla sua trance contemplativa [ti è piaciuta la panoramica??XD XD XD XD ndA che si rotola dalle risate (°////////° non è come pensi!! ndKura rosso fuoco) ah, no?? non dire bugie alla tua padrona! ndA XP XP] e Kurapika si affrettò in modo comico ad allontanarsi dalla ragazza stesa al suolo e dolorante.
-Ma che ti ha preso?- chiese infine lei, alzandosi e tirandosi giù la sottotunica. Senza aspettare una risposta si chinò a raccogliere la sua sopratunica, scuote
ndola per togliere la polvere. -Tu, piuttosto! Mi è venuto un colpo quando ti sei spogliata!- rispose lui, con lo sguardo ancora annebbiato.
-E allora, scusa? Dovevo vedere li bendaggio!- ribatté lei, facendo una smorfia alla vista dello stato pietoso della sua tunica.
-Mi toccherà buttarla! Questo sangue non andrà via, temo. E gli squarci…non vale nemmeno la pena rattopparli.- constatò lei con un sospiro, mentre Kurapika si arrovellava per trovare un argomento con cui ribattere alla ragazza… era assolutamente priva di pudore!
-Senti tu…- il ragazzo si interruppe, sbalordito: le aveva svelato il lato più buio della sua anima e non conosceva nemmeno il suo nome!
-Scusa, come ti chiami?- chiese perciò cortese, cercando di allacciare una conversazione civile.
Lei fece una faccia stupita: non si era nemmeno presentata! Forse era perché le sembrava di conoscerlo da una vita intera…
-Hai ragione, ti dirò il mio nome…anzi, te lo mostrerò!- disse seria.
Prima che lui potesse ribattere ancora, si sporse nuovamente verso di lui, posandogli il palmo della mano destra sulla fronte.
-Cosa…- balbettò lui, ma all’improvviso arrivò la comprensione, e chiuse gli occhi senza ribellarsi.
All’inizio vide solo nero, ma pian piano dall’oscurità emerse un lieve bagliore che si allargò, scacciando il buio.
E Kurapika vide un tramonto magnifico, come se lo stesse guardando ad occhi aperti: un grande sole rosso amaranto stava calando, per metà già nascosto dietro una lunga catena montuosa. Il cielo aveva assunto la delicata sfumatura violetta che indica l’avvicinarsi della notte, e le nuvole erano tinte di rosa e arancio dagli ultimi raggi della sfera infuocata.
Era uno spettacolo talmente suggestivo che Kurapika trattenne il fiato, cercando di scolpirsi nella memoria quell’immagine che sapeva essere troppo bella per durare.
E infatti, dopo quelli che sembrarono secoli, la scena svanì come era apparsa, offuscandosi lentamente mentre lui cercava nonostante tutto di trattenerla.
Quando tutto ritornò buio, Kurapika aprì gli occhi, ma immediatamente fu ferito dai raggi implacabili del sole pomeridiano, che lo costrinsero a parasi il viso con una mano.
Quando finalmente si fu riabituato alla luce, fissò i suoi profondi occhi azzurri in quelli verdi di lei.
-Perché mi hai rivelato il tuo Nome Segreto? Bastava il Nome Comune…- disse lui, confuso.
Molte genti (tra cui anche la tribù dei Kuruta) davano ai figli due nomi: uno, il Nome Comune, veniva usato normalmente ed era il nome con cui ci si presentava agli sconosciuti.
L’altro, il Nome Segreto, si usava solo nelle cerimonie e veniva rivelato solo alle persone più fidate e intime. Ma mentre il primo era composto da una semplice parola, il secondo era costituito da un’immagine che rappresentava l’anima del suo proprietario, che veniva proiettata a piacimento nella coscienza altrui.
Ma in realtà il Nome Segreto era molto più di una semplice immagine mentale: chi lo conosceva poteva avere il completo controllo sull’anima dell’altra persona, nel bene e nel male…per questo veniva chiamo anche “Nome d’Anima”.
Era una grande responsabilità, come custodire un segreto…e Kurapika non capiva perché mai glielo avesse rivelato.
-Mi hai salvata.- rispose semplicemente lei.
-Non parlo solo dell’avermi guarita…quelle ferite non mi avrebbero uccisa. Ma mi hai ridato uno scopo…se non fosse per te, probabilmente mi sarei lasciata morire…- gli spiegò. Poi, davanti alla sua occhiata interrogativa, continuò, per fargli capire la cosa che le stava più a cuore.
-La mia vita ti appartiene- disse con calma accettazione.
Quella che poteva sembrare una decisione presa d’istinto, dettata dall’emozione del momento, in realtà era una mossa ragionata.
Il suo cuore era ancora confuso da un turbinio di sentimenti caotici, ma un imperativo si era fatto strada fino a diventare una priorità: voleva che fosse qualcun altro a prendere le decisioni al posto suo.
Non voleva più trovarsi di fronte a un bivio, sapendo che imboccare la strada sbagliata le avrebbe portato ancora dolore…
Non voleva più vedere il sangue che testimoniava il suo fallimento.
Perché sapeva che quello che era successo era colpa sua.
Era stata sciocca, aveva peccato di superbia…e ora sapeva che avrebbe dovuto convivere con il peso della sua colpa fino alla morte.
-Non posso accettare!- esclamò Kurapika, sopraffatto dall’affermazione della ragazza, interrompendone in modo brusco i tristi pensieri.
-Si, invece. La legge è uguale per tutti: chi salva la vita a qualcuno avrà da quel momento in poi la responsabilità di quella persona finché il debito non viene saldato.- disse lei in tono atono, sapendo che le leggi degli Alati erano molto simili a quelle dei Kuruta.
-Stando così le cose, mi è sembrato appropriato dirti il mio Nome d’Anima- scollò le spalle, come a dire che quel che fatto è fatto.
-Ho capito, ho capito…- sospirò Kurapika massaggiandosi le tempie, rinunciando per il momento a discutere con lei.
Quella ragazza gli stava facendo venire un gran mal di testa…
-Ma non mi hai ancora detto qual è il tuo Nome Comune.- le fece notare, cambiando discorso.
-Giusto. Il mio nome è Sole-Amaranto-che-tramonta-dietro-le-montagne- annunciò lei, fiera.
Il ragazzo gemette: quella non gli stava facendo venire il mal di testa… lo aveva già.
-Ce l’hai un diminutivo?- chiese con voce stanca.
Ma tutte le donne erano così asfissianti?
-Certo. Puoi chiamarmi semplicemente Amaranto, se vuoi.- concesse lei, magnanima.
-Ottimo.- disse Kurapika, sollevato: un problema in meno.
-Adesso…- cominciò lui, ma venne interrotto da un rombo sommesso.
-Cos’era?- chiese a nessuno in particolare, scrutando intorno a sé.
-Hemmmm…- borbottò lei, premendo una mano sulla pancia.
-Si?- chiese Kurapika ad un’imbarazzatissima Amaranto, la pazienza ai minimi storici.
La ragazza alata dovette notare la venuzza pulsante sulla tempia di lui, perché disse, coincisa:
-Sto morendo di fame!- la rivelazione ottenne il solo risultato di fare sollevare un sopracciglio al ragazzo.
-Ti prego…è tanto che non mangio!- lo supplicò lei, sbattendo le ali e guardandolo con la sua migliore espressione da cucciolo.
-E va bene…dimmi, tu abiti da queste parti? Possiamo andare a casa tua?- chiese lui, con sorprendente calma. Amaranto esitò a lungo prima di annuire.
-D’accordo. Il mio nido non è lontano da qui. Ma prima devo…- la sua voce si affievolì così tanto che Kurapika non riuscì a sentire il resto della frase.
-Come, scusa?-
Amaranto alzò lentamente gli occhi, due solitarie lacrime che le rigavano il viso.
-Devo preparare una tomba per il mio compagno.-

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lo so, la conclusione fa skifo...ma ke ci volete fare: è mezzanotte meno un quarto, cavolo!!!
xAngry92: sai che non lo so di ki è qll collana? devo ancora decidertlo...XD XD XD e quanto al come fa a conoscerli così bene...si vedrà!!
xKeira: ottimo, le iscrizioni sono ancora aperte!! costa solo 20€!
xragazzasilenziosa: è proprio il risultato che volevo ottenere!!sono felice id esserci riuscita!
xyuko-chan: spiacente di avreci messo molto...felice ke commentiate! senza lettori non esisterebbero scrittori, nojn ti pare?
xkura92: porca miseria...mi sa ke hai ragione!! ma nn importa, a me piacciono le scene drammatiche...e andrà sempre in peggio!! ^_^
xlilian_kurapika: povero piccolo...in realtà mi è dispiaciuto farlo morire, e pure al suo compagno...ma spiegherò tutto meglio nel next chappy!!
xlady choccolate: felice di riuscire sempre a stupirvi!!!

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Capitolo 5
*** Esequie ***


xYuko-chan: lo so ke è lungo, am è così pittoresco!! non ho saputo resitere…XD
XAngry92:lo so, la scena che dici ha fatto ridere fino alle lacrime pure me, l’autrice…e dire ke di solito sono negata per le scene comike (o demenziali..dipende dal punto di vista!!)
xragazzasilenziosa: pudico?? temo ke nn sia un aggettivo consono a Kura, fidati..sapessi kje combinerà nei prossimi capitoli!! pudore: off limits!!!! XD XD
XRaRa 93:lo so…hunterxhunter è un bell’anime, ma si sente davvero la mancanza di figure femminili!! ma ci penso io ad aggiungerla…
xkura 92: il nome d’anima..bhò, l’ho inventato di sana pianta, è difficile da speigare… trattoi dalla mitologia celtica: ai bambini venivano dati due nomi (entrambe mere parole, in qst caso), uno di uso comune e uno da rivelare solo agli intimi. era diffusa la credenza che ki conosceva il tuo vero nome poteva controllarti (o maledirti). io ho solo modificato la “parola”. il nome d’anima è come un ritratto dell’anima (sole-che-tramonta=persona riflessiva, mare-in-tempesta=tipo agitato, ecc)
xlilian-kurapika: xkè mi vuoi uccidere?? nn ti è gustata la scena?? ahahahaha…dio, ke ridere… dici ke Kura nn è contento?? spiacente per lui, am dovrà sorbirsi molte altre scene simili…al pubblico piace, a quanto pare!! ^_^
xIryuchan: io sono davvero tipa da riflessioni profonde (vedi le mie poesie postate su qst sito!! [pubblicità occulta]) e no, tutte le tradizioni, leggende, detti, etc sono stati inventati (non dal nulla, am quasi) da me!! e ne sn orgogliosa…ma che strano!! XD XD Amaranto piace a tutti!!! non la’vrei mai detto….XD XD XD e si poverina…cmnq ha 16 anni, (Kura 17, ricordiamolo) anke se ne dimostra di più. gli alati crescono + in fretta, ma vivono meno di noi. e continua così cn i commeti!! ne sn felice…^_^

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avvetimento: non adatto ai deboli di stomaco

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5° Capitolo: Esequie

-Devo preparare una tomba per il mio compagno-
Kurapika rimase in silenzio all’uscita della ragazza, ma poi annuì secco e raccolse la sua sacca.
-Ti do una mano, se vuoi- si offrì, con una voce talmente gentile da stupire sé stesso.
-Grazie. Da sola non ce la posso, fare, in queste condizioni.- lo ringraziò Amaranto, prendendolo per mano e avviandosi con un profondo sospiro verso la foresta.
-Vieni, Mysa!- disse lei, e il falco dalla piume d’argento si posò ubbidiente sulla sua spalla, beccandola con affetto per farle sapere che poteva contare su di lui.
Il primo impulso di Kurapika ovviamente fu quello di sfilare la mano dalla presa di lei, ma poi capì che la ragazza dalle grandi ali nere in quel momento aveva un disperato bisogno di sostegno e comprensione, e quel contatto fisico era solo un modo per lei di assicurarsi di non essere sola al mondo.
Perciò fece il bravo e la seguì ubbidiente, tutta la sua attenzione concentrata sull’evitare gli ostacoli e sostenere discretamente Amaranto quando barcollava.
Non gli ci era voluto molto a capire che quella ragazza era una fiera guerriera, troppo orgogliosa per chiedere aiuto a chicchessia a meno che non fosse strettamente necessario.
E tutto andò bene finché la ragazza, improvvisamente, si fermò di colpo e la repentina fermata non lo fece andare sbattere contro di lei, rischiando seriamente di mandarla dritta distesa a terra.
-Cosa c’è?- chiese irritato lui, togliendo le mani dai suoi fianchi [l’aveva afferrata per impedirle di cadere, ma non mi convince… Kura, insomma, ci provi cn lei anke se è ferita?? ndA è.é (ma cosa hai capito??!! io le ho solo impedito di cadere!! l’ho solo afferrata! ndKura °/////////°) se, se…e io ti credo! ndA XD].
-Lì dietro…- Amaranto indicò un tronco davanti a loro. -È lì dietro…-
Ancora una volta Kurapika provò una profonda pena per lei. -Ce la fai?-
-Ce la faccio- rispose lei, prendendo un bel respiro e superando l’albero.
-Oh, mio…- si lasciò scappare Kurapika, fissando la scena che gli si prospettò d’un tratto innanzi, che lo turbò talmente da fargli diventare gli occhi rossi.
In mezzo a una pozza di sangue, giaceva scomposto un giovane dalle grandi ali di piume aperte al suolo a un angolo innaturale, gli occhi grigi che fissavano vacui il cielo, il torace sfondato da quello che doveva essere stato un colpo potentissimo, tanto da far vedere i pezzi di costole e altre ossa che spuntavano dalla carne maciullata.
Amaranto si avvicinò mesta al ragazzo, il falco sulla sua spalla che cinguettava ansioso.
La ragazza si la sciò cadere in ginocchio accanto al compagno, incurante del sangue che le sporcava i vestiti e le ali, e gli accarezzò i corti e capelli neri, scostando con tenerezza i ricci incollati al viso dal sangue secco.
-È stata colpa mia- esordì lei, a bassa voce.
-Lo so che è così. Vorrei dirti che mi dispiace che sia finita così, ma…- gemette -non cambierebbe nulla, giusto?- Kurapika osservò la ragazza immobile, conscio della sua indescrivibile sofferenza.
Ad un tratto Amaranto gettò indietro il capo e dalla sua gola eruppe un grido, un ululato di dolore che fece volare via il falco e tremare il giovane, paralizzandogli i muscoli.
E così il ragazzo rimase impotente ad ascoltare quel innaturale pianto senza lacrime, così infinitamente straziante, così triste nella sua realtà.

Dopo quelli che forse furono minuti o forse ore, Amaranto si alzò.
-Dovremo raccogliere della legna per cremarlo. Ma ora…- guardò Kurapika negli occhi -devo fare ancora una cosa. Puoi venire con me? Non credo di farcela…-
Il ragazzo annuì, non fidandosi della sua voce.
-Di qua…- disse lei, avviandosi con Kurapika al fianco.
Questa volta non andarono molto lontano, ma il ragazzo così non ebbe il tempo di riprendersi e ciò che vide lo sconvolse ancora di più.
Nuovamente senza preavviso Amaranto si era fermata, inginocchiata ai piedi di un albero, e si era messa a frugare in un cespuglio, da cui aveva tratto qualcosa che si era stretta al petto.
-Cos’è, Amaranto?- chiese Kurapika, inginocchiandosi al suo fianco.
-Mio figlio- e gli mostrò ciò che stava cullando.
-Un…un uovo?- mormorò il ragazzo, allibito.
Proprio così: un uovo.
Un uovo lungo poco più di una spanna e mezza, di un delicato grigio perla sfumato di bianco e nero.
Un uovo con svariate grosse crepe da cui colava un liquido bianco-giallo e del sangue.
-Piccolo mio…- piangeva Amaranto, sfiorando con delicatezza il guscio, come sperando di poter così chiudere le mortali crepe.
Kurapika assisteva alla scena muto, senza sapere cosa dire.
Che parole usare per confortare una madre in lacrime davanti al figlio senza vita?
Perché era ovvio anche ai suoi occhi che il piccolo nell’uovo doveva essere morto: il sangue ne era la prova certa...dall’aspetto sembrava che fosse caduto a terra da una grande altezza.
In quel momento era così turbato che non si sorprese nemmeno a scoprire che gli Alati covavano le uova come veri uccelli.
-Basta così- disse alla fine, circondandole le spalle con le braccia.
-È in pace. Non ti preoccupare, sono sicuro che suo padre si occuperà di lui, ovunque siano.-
Lei sollevò gli occhi e lui vide un’ombra che prima non c’era...e che probabilmente non se ne sarebbe mai andata del tutto.
-Lo credi davvero?- gli chiese con voce flebile, come una bambina che chiedesse di essere confortata, sperando che le dicessero che non c’era nessun mostro sotto il letto.
-Certo.- le disse lui, sforzandosi però di non vomitare: era già provato dalla vista del giovane, ma quello era troppo…
-Dai, alzati. Hai detto che dobbiamo raccogliere della legna…- la spronò lui, aiutandola ad alzarsi.
-Giusto- ripose lei con voce più decisa, ritornando al corpo del compagno senza aiuto.
Amaranto depose l’uovo accanto alla figura a terra e si inoltrò nel sottobosco, alla ricerca di legna.
Kurapika, vedendola arrancare penosamente, stava per dirle di riposarsi per non riaprire le ferite, ma si fermò in tempo capendo che lei cercava di immergersi in quel compito fisico per cercare di non pensare alla scena dietro di lei.
Il giovane scrollò mesto le spalle e si mise ad aiutarla, raccogliendo tutti i rami che trovava.

-Va bene così, grazie.- disse Amaranto, facendogli cenno di spostarsi.
Kurapika esalò un tremulo sospiro e scese dalla bassa pira, si cui aveva appena finito di sistemare il cadavere del giovane secondo le istruzioni della ragazza, al momento incapace di sollevare pesi.
Il ragazzo dagli occhi azzurri si appoggiò stanco al tronco di uno degli alberi che circondavano la minuscola radura, subito raggiunto dal falco argentato, che gli si posò su una spalla.
Distrattamente lo accarezzò, osservando la giovane Alata sistemare l’uovo crepato tra le braccia del morto, come se il padre volesse lo volesse proteggere anche nella morte.
Poi si sistemò a lato della catasta di legna e alzò le mani.
-Ere fa, dalle nuvole tempestose nacque il Lupo dalle Grandi Ali, che giunse tra noi come un fulmine che si abbatte sulla terra.- cominciò a salmodiare Amaranto, come una preghiera.
“Il Lupo Alato?” si chiese meravigliato Kurapika, spalancando gli occhi.
Era una delle divinità dei Kuruta!
-I suoi occhi lampeggiavano come saette, il suo ringhio aveva il fragore del tuono, le sue zanne erano tanto forti da triturare le rocce. Nessuno poteva opporsi alla sua potenza, e per questo veniva temuto ed evitato da tutti. Gli Dei Superiori, vedendo la sua solitudine, un giorno gli offrirono di fare da guida alle anime trapassate verso l’Altro Mondo, e lui accettò.- la voce della ragazza era come trasfigurata: non più esile e rotta dal pianto, ma grave e seria come quella di un sacerdote.
-E da allora egli adempie fedelmente al suo compito, scortando le nostri spiriti verso il cielo. Perciò ora, io, rimetto a te due persone la cui vita è stata troncata prima del tempo. Possa tu difenderli e possano loro avere finalmente pace. Che mio figlio possa sempre essere protettola suo padre.- concluse con voce stentorea, e abbassò di scatto le mani verso la pira, con un gesto imperioso.
Improvvisamente fiamme rosse e viola compaiono nei suoi palmi e lei li dirige con sicurezza sul legno, che istantaneamente prende fuoco, sebbene buona parte dei legni fossero verdi.
Kurapika rimase sbalordito ad osservare la figura ad ali spiegate di Amaranto, le fiamme che si riflettevano nei suoi occhi verdi, ora cupi come un mare in tempesta.

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