Summertime sadness

di AlexisJ_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** uno. ***
Capitolo 2: *** due. ***



Capitolo 1
*** uno. ***


-Siamo arrivati piccola.. – disse mio padre accarezzando con la sua mano grande, ruvida e calda la mia morbida guancia.
- mh, la ricordavo più distante..- dissi togliendo entrambe le cuffie.
- sicura di voler passare tutta l’estate qui?- disse abbassando la voce.
- si papà, tranquillo!
Scesi dalla macchina e chiusi delicatamente lo sportello, poi andai al cofano per prendere la valigia.
Presa la valigia, mi posizionai davanti il finestrino di mio padre e lui lo abbassò.
-mi mancherai, fai la brava.
-papà, ho 16 anni, farò la brava!- scoppiai a ridere.- mancherai tanto anche a me..
Mi voltai e osservai la casa: era tutto come lo avevo lasciato.
Mentre fissavo l’altalena appesa all’albero al centro del giardino sentì la macchina di mio padre mettersi in moto e partire, mi voltai e lo vidi.
Vidi il laghetto. Quella distesa di acqua blu assassina che uccise mia madre.
Rimasi a guardarlo per qualche minuto, fino a quando non udì la porta della casa sbattere.
Mi voltai di scatto e vidi la migliore amica di mia madre o almeno, quella che era la migliore amica di mia madre, corrermi incontro.
- Alexis!– urlò correndo verso di me.
- Helena!– dissi sfoggiando un grande sorriso.
- Sei cresciuta molto. L’ultima volta che ti ho vista avevi solo 11 anni e ora..- disse guardandomi dritta negli occhi.
- ora ne ho 16..- dissi cercando di fuggire dal suo sguardo.
Odio quando le persone mi guardano dritte dritte negli occhi, è una sensazione orribile.
- Già.. Ora vieni dentro casa,  ti mostro la tua stanza.
-Dormirò nella stanza in cui stavo con mamma, vero?- dissi mordendomi il labbro inferiore.
-Si, dormirai li.. sempre se per te va bene..
-Certo, va benissimo!
Presi la valigia dal manico e la trasportai fino all’interno della casa.
Appena entrata sentì un leggero profumo di pizza, il mio cibo preferito.
-Mh, pizza?- dissi sorridendo.
-Ricordo male o è il tuo cibo preferito?- disse andando in cucina.
-Beh, ricordi benissimo.- dissi ridendo.- ora vado di sopra, vado a disfare la valigia.
Presi  la valigia e la trascinai per tutte le scale. I vestiti erano pochi, ma pesavano molto..
Camminando per il corridoio mi vennero in mente tanti ricordi su mia madre, ma cercai di ignorarli per non crollare e iniziare a piangere.
La stanza, come ben ricordavo, era l’ultima del corridoio a destra.
Entrai, era molto luminosa.
Il quadro con le rose bianche disegnate c’è, lo specchio grande che copre mezza parete c’è, la parete lilla c’è, l’armadio bianco e nero anche, quindi.. la stanza è questa.
Poggiai la valigia per terra e mi buttai sul letto.
E’ uno di quei letti strani, quelli su cui ti butti e ci affondi, quelli morbidi.
Fissai per un po’ il soffitto, il giorno dopo avrei iniziato le ricerche sulla morte di mia madre.
Deve avere giustizia e, se non si è suicidata, troverò l’assassino, a tutti i costi.
Mi riaffiorò nella mente l’immagine di mia madre appena presa dall’acqua: lei, con il suo vestito preferito bianco con delle piccole rose disegnate verso la fine della gonna, tutta bagnata e con il cuore fermo. I suoi capelli neri e lunghi erano inzuppati e le coprivano tutte le spalle.
Era bellissima anche senza vita, era e sarà sempre stupenda.
Sentì gli occhi bagnati, quindi mi alzai e li strofinai un po’ con le dita.
Presi la valigia, la posai sul letto e l’aprì, per poi sistemare i vestiti nell’armadio e le foto sui comodini.
Il giorno dopo mi svegliai alle 7:00 e scesi subito giù per fare colazione.
-Alexis, già sveglia?- chiese Helena meravigliata.
-Si, non ho molto sonno..- dissi sedendomi su una sedia.
Presi i cereali e li misi in una tazza, per poi versare sopra tanto latte.
-Megan dovrebbe arrivare verso le 9:00, è andata a dormire da un’amica.- disse alzandosi per venire verso di me.- oggi cos’hai intenzione di fare?
-voglio andare al laghetto, il punto di partenza.
- tesoro mio, sono passati anni ormai, non credo che riuscirai a..
-Helena, ce la farò, tranquilla.
Mi alzai velocemente, lasciando il latte con i cereali sul tavolo.
Tornai in camera e scelsi i vestiti da mettere: maglietta nera con un teschio, pantaloncini bianchi e converse nere.
Andai a  fare la doccia e mi vestì.
Sono solo le 8.20, ma ho bisogno di andare li per scoprire di più su mia madre.
-Helena, io esco.- dissi aprendo la porta rumorosamente.
-Non aspetti Megan?
-Preferisco andare prima da sola, scusa.
Uscì fuori, feci un lungo sospiro e mi guardai intorno: un tempo amavo questo luogo.
Venivo ogni estate con mia madre, quando mio padre partiva per lavoro. Ricordo che passavamo mattine intere con Megan al lago per farci il bagno e la sera stavamo su quell’altalena ora inutilizzata. Era come il paradiso sulla terra per me, aspettavo l’estate solo per venire qui.
Mi incamminai verso quel laghetto, che sembrava sempre più lontano.
In realtà non avrei voluto vederlo, troppi ricordi belli e brutti.. ma devo farlo.
Arrivai li, davanti quella distesa di acqua trasparente, ma che sembrava azzurra per il riflesso del cielo. Iniziai a fissarla, senza parole, senza pensare a nulla.
-Alexis?
Una voce maschile, calda e profonda mi chiamò.
Mi voltai, era un ragazzo alto, magro, capelli neri, occhi azzurri.
-Si, sono io.. tu sei?- chiesi guardandolo quasi spaventata.
-Non sai chi sono, vero? Sono Drew.- disse rimanendo fermo.


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Okay gente, questo è il primo capitolo.
Spero vi sia piaciuto c:


Pubblicherò il secondo capitolo quando avrò almeno 3 recensioni.

Vorrei ringraziare tanto Valeria per avermi aiutata a scegliere il titolo della storia; grazie splendore. *^*

 

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Capitolo 2
*** due. ***


-Drew?- dissi spalancando gli occhi e facendo un passo indietro.
-Non fare più passi indietro!- disse venendo verso di me.
-Perché non dovrei?- feci un altro passo indietro.
-Se vuoi tornare così come sei a casa, non fare più passi indietro.
Ne feci un altro, cadendo nel lago.
L’acqua era gelida, al primo impatto mi sentì seriamente congelare. Mi bagnai tutta, dalla testa ai piedi.
I miei poveri vestiti inzuppati, i miei capelli lavati il giorno prima completamente bagnati.

Guardai quel ragazzo malissimo.
-Potevi avvertirmi.. Cioè, me ne ero dimenticata. Io credevo che..- mi alzai dall’acqua stringendo tra le mani la maglietta cercando di far uscire un po’ d’acqua.
-Che..?- disse ridendo.
-Guardo troppi film. Insomma.. ‘se vuoi tornare così come sei a casa, non fare più passi indietro ’ - dissi facendo una cattiva imitazione di lui- tu che avresti pensato?
- Avrei pensato semplicemente di non fare più passi indietro, semplice. Beh, ora ti ricordi di me?- disse diventando serio.
-Io.. No, non ricordo nessun Drew..- dissi abbassando il volto.
-Quando venivi qui in estate giocavamo sempre insieme, ricordi? Sono passati molti anni, okay.. ma non puoi dimenticarti di me!- disse mettendo le mani sui fianchi.
Lo guardai bene: gli occhi azzurri, i capelli un po’ lunghi e neri.
Si, ora ricordo.
Sorrisi guardandolo, è bellissimo.
-Ora ricordi?- disse sorridendo e avvicinandosi a me.
-Oddio! Si, ricordo perfettamente!- dissi mettendo una mano davanti alle labbra.
Venne verso di me a braccia aperte e io mi buttai tra di loro.
Mi strinse forte forte, facendomi sentire protetta. Poi alzai un po’ il viso e lui mi sorrise, poi tornai a poggiarmi con la guancia sulla sua spalla.
-Che bei piccioncini!- disse una voce femminile da lontano.
Mi liberai subito dalle sue braccia tanto dolci e calorose, per cercare con lo sguardo la ragazza che aveva parlato.
-Megan!- urlai andandole incontro.
-Alexis!- disse buttandosi tra le mie braccia.
Mi mancava tantissimo.
Mi sono cresciuta con lei, con la figlia della migliore amica di mia madre.
-Sono passati 5 anni..- dissi abbassando la voce stringendola sempre di più.
-Mi mancavi..- disse guardandomi negli occhi.
I suoi occhi color caramello divennero sempre più lucidi e piano piano scese una piccola lacrima, che io asciugai con le mie dita.
-Ciao Megan!- disse Drew restando fermo guardandoci.
-Drew!- urlò Megan salutandolo con la mano.
-Cosa facciamo?- disse Drew sorridendo.- Alexis, hai intenzione di restare qui o ti facciamo fare un piccolo giro della città?
-Ti mostriamo la città? E’ cambiata molto rispetto a 5 anni fa..- disse Megan prendendomi per mano.
-Okay, vada per la visita guidata della città.- dissi ridendo.
 
Beh, avevano ragione. La città era completamente diversa: la gelateria in cui mi portava mia madre è stata sostituita da un negozio di vestiti, al posto del parco giochi è stato costruito un enorme edificio..
-La pizzeria della signora Parker dov’è?- dissi sgranando gli occhi.
-La signora Parker è morta 2 anni fa..- disse Megan abbassando il volto.
-Morta? Non ne sapevo nulla. Perché non mi avete avvertita? Quella signora era come una nonna per me.- sentì gli occhi diventare umidi.
-Scusa Alexis, ma non sapevamo come dirtelo..
-Okay, fa nulla..- dissi strofinando gli occhi con le mani.
-Una cosa però ancora c’è..- disse Drew guardandomi sorridendo.
-Cosa?
-La pista. Le rampe per gli skateboard.
Sorrisi e ripensai a tutte le cadute prese tra quelle rampe, devo tornarci prima o poi.
-Drew, Megan, chi avete portato con voi?- disse un ragazzo poggiando una mano sulla spalla di Drew.
-Dylan, lei è Alexis. Dovresti ricordarla..- disse indicandomi.
Il ragazzo mi fissò per qualche istante, squadrandomi dalla testa ai piedi.
-Alexis? Ah, ho capito.. Tua madre si è suicidata, ricordo.- disse ridendo.
-Mia madre non si è suicidata, l’ha uccisa qualcuno.- dissi con un tono duro.
Mi voltai verso Drew, lui mi diede le spalle e si allontanò.
-Pensaci, in questa città nessuno avrebbe avuto motivo di ucciderla. Non sopportava più la sua vita!-disse mettendomi una mano sulla spalla, per poi iniziare ad accarezzare i miei capelli che scendevano davanti il mio occhio.
-Non toccarmi, mia madre non si è suicidata!- mi voltai e iniziai a camminare velocemente.
-Sei uno stronzo Dylan.- disse Megan cercando di raggiungermi.
 
La sera preferì non cenare, per stare sul letto ad ascoltare musica.
E se quel Dylan avesse ragione? Se mia madre si fosse suicidata perché non sopportava più la sua vita? E’ stata anche causa mia la sua morte, quindi..
E’ stata colpa mia, perché non ho capito che mia madre stava male, sono una figlia orribile.

Sentì bussare la porta.
-Chi è?- dissi togliendo le cuffie.
-Sono io..- era la voce di Megan.
Aprì lentamente la porta, per poi chiuderla senza nessun rumore e si mise sul letto affianco a me.
-Come stai?- disse guardandomi.
Mi morsi un po’ le labbra, poi mi misi seduta, poggiando le spalle al muro.
-Eh se Dylan avesse ragione? Forse mia madre si è suicidata e io ne sono la causa.
-Alexis, non devi pensare questo.. – disse poggiando una mano sulla mia gamba.
-Lo penso, si. Sono stata una figlia orribile, ho spinto mia madre al suicidio.
-Tua madre non si è suicidata. – disse alzando la voce.
-Allora chi è stato così crudele da ucciderla?- dissi lasciando cadere qualche lacrima.
-Non lo so, ma lo scopriremo insieme.
Si avvicinò a me, era sempre più vicina.
Sentivo il suo respiro sul mio corpo, le nostre labbra erano vicinissime.


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Bene, questo è il secondo capitolo.
spero vi sia piaciuto come il primo, ci sto mettendo davvero molto impegno per scriverlo.
per colpa della scuola lo pubblicherò circa ogni sabato, durante la settimana sono molto impegnata con lo studio, scusate.


PUBBLICHERO' IL TERZO CAPITOLO QUANDO AVRO' ALMENO 4 RECENSIONI QUI.

ciao ciao.*u*

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