The power, the love... The transgenic

di Tiva_Giuly96
(/viewuser.php?uid=455700)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. una misteriosa ragazza ***
Capitolo 2: *** 2. un nuovo agente ***
Capitolo 3: *** 3. Max VS Tony ***
Capitolo 4: *** 4. Codici ***
Capitolo 5: *** 5. primo caso per Max ***



Capitolo 1
*** 1. una misteriosa ragazza ***


Era una bella giornata a Washington, il sole splendeva limpido nel cielo, non c’era neanche una nuvola. Solo poche ore prima, sulla capitale si era abbattuto un bel temporale che spazzò via l’afa di quei giorni. Erano le otto del mattino e Gibbs era già arrivato alla base. Si diresse verso il carretto degli hot-dog e delle bevande. Si prese il suo solito caffè, nero, rovente anche se fuori c’erano circa 22 gradi. Pagò il caffè e fece per dirigersi all’edificio quando sentì degli spari provenienti dal poligono di tiro della base. Andò per vedere chi è che era a sparare a quell’ora. Entrò, si mise le cuffie e vide una ragazza di circa diciassette anni, alta, magra e molto carina che sparava a un bersaglio. Rimase sconcertato nel vederla. Si avvicinò, e si accorse che stava mirando al petto, al cuore e alla testa, tutto in un unico foro, non aveva nemmeno le cuffie e gli occhiali di protezione. Si mise a distanza di sicurezza dietro di lei mentre osservava la bravura della ragazza. La ragazza lo vide con la coda dell’occhio, aveva un’espressione seria e concentrata. Svuotò il caricatore in poco tempo. Appena finì prese un caricatore nuovo di zecca munito di proiettili, lo infilò nella pistola in un batter d’occhio e si voltò di scatto verso Gibbs puntandogli la pistola contro e mostrandogli i suoi occhi azzurri. L’uomo non si mosse e guardò la ragazza con attenzione con ancora il caffè rovente in mano. < non dovresti essere qui.. > disse Gibbs alla ragazza mentre si avvicinava a lei. < perché? > < perché può essere pericoloso e poi.. credo tu sia minorenne > < e allora? Non sono fatti tuoi > lo guardò seria e decisa < non è pericoloso, almeno non per me > < ok. Vedo che ti piace fare la dura... > < non mi piace, lo sono… > < sei sicura di te! È positivo! > < lo so! > Gibbs la guardava con attenzione, aveva capito che quella ragazza aveva qualcosa ma non sapeva cosa. < posso chiederti come ti chiami? > < Max... > < Max cosa? > < Max Guevara! > La ragazza lo fissava, come per tenerlo d’occhio. < ok, Max.. quanti anni hai? > < diciassette! > < oh! Allora avevo ragione, sei minorenne > < si, e allora? > < i tuoi genitori? Sanno che sei qui? > < non ce li ho.. > < che significa che non ce li hai? > Max abbassò la pistola. < nel senso che non li ho mai conosciuti, non so chi sono e non so nemmeno il loro nome. Contento? > mise la pistola sul pannello della postazione e premette il pulsante per prendere il bersaglio. Si avvicinò Gibbs e lo prese lui il bersaglio. Lo osservò. C’erano solo tre buchi sulla sagoma ma in ogni foro erano passati quattro proiettili. < dove hai imparato a sparare? > < da nessuna parte... > < e allora questi? > le mise davanti la sagoma. Lei lo guardò seria. < ce l’ho nel DNA, me lo hanno insegnato.. > < mh! > < cosa, mh!? > < vai a scuola o lavori? > < la scuola l’ho già fatta e credo anche finita.. > Gibbs la guardò leggermente confuso. < ok! Allora vieni con me > < dove? > < te seguimi.. > Gibbs cominciò a camminare verso l’Ncis seguita dalla ragazza che teneva d’occhio ogni persona che passava vicino a loro, persino Tony che passava anzi, correva in quel momento perché era in ritardo fu squadrato da Max. Angolo autrice: ok, questo è il mio primo cross-over. Chi è questa Max? Dove la vuole portare Gibbs? Spero vi sia piaciuto questo primo capitolo! Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2. un nuovo agente ***


Gibbs portò la ragazza verso l’edificio. Chiamò l’ascensore.
< dove mi sta portando, agente.. a proposito! Lei mi ha chiesto come mi chiamo, ma lei non me lo ha detto.. > la ragazza si mise sulla difensiva e lo guardò seria.
< Gibbs, agente Gibbs.. >
< Gibbs! Mh! Ora va meglio... >
Si aprirono le porte dell’ascensore e i due entrarono. Quando si stavano per chiudere, Tony le bloccò ed entrò con loro.
< scusa, capo.. > lo guardò e poi guardò Max < chi è questa ragazza? >
< dipende da chi sei tu! > gli rispose. Max lo guardava con uno sguardo serio, lo fissava in silenzio. Forse aveva capito chi era, anzi, lo sapeva. Tony la guardò incuriosito.
< caratteraccio la ragazza.. > si voltò dandole le spalle.
< fatti i fatti tuoi.. > rispose lei dura.
Finalmente arrivarono al piano degli uffici. Le porte dell’ascensore si aprirono e Tony schizzò fuori come un razzo e si fiondò alla scrivania dove c’erano Ziva e McGee.
Gibbs e Max uscirono anche loro.
< allora? Dove mi stai portando, agente Gibbs? >
< seguimi.. >
Max  lo guardò e Gibbs si diresse verso le scale che lo portavano all’ufficio di Jenny. Passarono davanti alla Squad Room dove c’erano i ragazzi che chiacchieravano allegri, Max li osservò tutti ma soprattutto Tony che quando la vide l’osservò anche lui.
< chi è quella ragazza? > chiese Ziva vedendola fissare Tony.
< non ne ho idea ma l’ho incontrata prima con Gibbs in ascensore e non mi è sembrato avesse un buon carattere >
< mi devo preoccupare, Tony? Ti sta fissando intensamente > Ziva aveva ragione, Max non gli toglieva gli occhi di dosso con quello sguardo serio.
< no, Ziva. Non ti devi preoccupare... Ci sei solo tu! >
Finalmente Max gli tolse gli occhi di dosso.
Gibbs entrò nell’ufficio di Jen senza bussare. Si fermò a guardarla. Jenny si voltò di scatto e squadrò Gibbs con gli occhi.
< non ti hanno insegnato a bussare? >
< lascia stare il bussare, Jen. Ti portato una persona >
Jenny guardò la ragazza perplessa.
< questa ragazza? >
< si! Questa ragazza >
< perché, scusa? Non so nemmeno chi sia... >
Max la guardò e le porse la mano.
< Max, Max Guevara >
Jenny le strinse la mano alzandosi e la guardò curiosa.
< quanti anni hai, Max? >
< diciassette > rispose lei secca.
< diciassette? Gibbs! È minorenne! Perché l’hai portata qui? >
Dal viso di Gibbs comparve un sorrisetto.
< voglio averla nella mia squadra! >
Jenny lo fissò in silenzio e rimase a bocca aperta mentre Max rimase in silenzio ad ascoltare anche se non credeva l’avesse mai detto.
< sei impazzito!? Quanto Burbon hai bevuto? >
< no, Jenny! Ti dico la verità! La voglio nella mia squadra, ora! >
< non si può, Gibbs! È minorenne! E poi.. Bisogna farle fare dei test di cui non sono autorizzata a farle visto che non ha la maggiore età! >
< dipende da che test… > disse Max intromettendosi.
< il test del poligono >
< ottimo, Jen! Sa sparare meglio di qualsiasi altro! Proviamo! >
Jenny guardò per un attimo Gibbs e poi Max.
< sia sparare? > la ragazza annuì sicura di se < ok! Facciamo il test! > si alzò e li condusse fuori.
Ancora una volta, Max squadrò la squadra con gli occhi mentre passano nel corridoio che dividevano la Squad Room dalle finestre. Entrarono in ascensore. Per tutto il tragitto fatto dall’ascensore, Max rimase zitta ad osservare l’ambiente, quando poi uscirono, fece lo stesso finche non arrivarono al poligono della base.
< vai, Max > le disse Gibbs.
Jenny e Gibbs si misero lontani da lei per circa due metri, si misero le cuffie di protezione e aspettarono che Max sparasse alla sagoma.
< questa è una follia, Gibbs >
< fidati, non lo è.. >
Max prese posto alla quarta postazione di tiro. Non si mise le cuffie di protezione.  Prese la pistola che si trovava li, prese il caricatore e lo infilò nella pistola così veloce che Jenny fece fatica a notare i movimenti. Caricò la pistola e la spianò davanti a lei, prese la mira e sparò i proiettili. Quattro colpirono il cuore, quattro il centro della fronte e quattro il petto, tutti passanti per un unico foro, come prima. Schiacciò il pulsante per far avvicinare la sagoma. Tolse il caricatore dalla pistola e si allontanò in modo da far avvicinare Gibbs e Jenny.
I due si avvicinarono e Jenny prese la sagoma. Fu sconvolta quando la vide.
< ma.. Ma come hai fatto, Max? >
La ragazza non rispose.
< hai visto, Jen? Te l’avevo detto che sapeva sparare! Allora! Che cosa vuoi fare? >
Jenny guardò Gibbs e poi Max.
< ci vediamo nel mio ufficio > detto questo tornò nell’edificio seguita dai due.
Entrati, Jenny consegnò pistola, distintivo e tesserino a Max.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3. Max VS Tony ***


Gibbs scese le scale con Max che fissava la pistola nella fondina. Arrivarono alla Squad Room e Max si fermò a fissare le postazioni con i computer, tutte quelle penne e biro, aveva diciassette anni ed era già un’agente federale. La più giovane agente federale.
< ehm.. capo? > McGee lo guardò confuso < perché questa ragazza è qui e.. > abbassò lo sguardo sulla pistola  < ha la pistola!? >
< non è un po’ giovane? È minorenne! > disse Ziva.
< ha una buona mira > Gibbs disse solo questo.
Max prese posto alla scrivania vicino a quella di Gibbs, dietro al pannello. Si sedette e ripose la pistola e il resto nel cassetto della scrivania e si mise ad osservare l’ambiente.
< prima che ti sistemi, Max.. devi fare un ultimo piccolo e forse doloroso test > Gibbs la guardò.
< e sarebbe? >
Gibbs guardò Max e poi Tony. Tony ricambiò lo sguardo non convinto.
< capo? Che vuoi farci fare? >
Gibbs si alzò e finì di bere il suo caffè.
< palestra. Te e Max andrete in palestra a fare addestramento sulla difesa e a come lottare >
< capo.. ne sei sicuro? >
Max si mise a ridere sotto ai baffi.
< io non credo che vada bene questo addestramento. Ho paura.. >
Tony e Gibbs si girarono verso di lei.
< paura? Sai sparare e hai paura di fare dell’addestramento? > disse Tony.
< di farti male, Tony.. giusto? Tony? >
< si, Tony. Tony DiNozzo! E poi, perché avresti paura di farmi del male? Hai solo diciassette anni, sei piccola! Io sono più grande.. >
< non c’entra l’età.. >
Tony la guardò un po’ irritato dal suo comportamento. Mentre si girava, mostrò il collo libero tra i capelli e il colletto della camicia.
Max lo vide girarsi e quando vide bene il collo di Tony, scattò in piedi sconvolta.
< Max? tutto bene? > le chiese Gibbs.
< si.. si.. tutto bene.. > guardò Tony con uno sguardo al dir poco serio tanto che Tony a poco non si preoccupava.
< allora, andiamo o hai intenzione di fissarmi ancora per venti minuti? >
< si! Andiamo! >
I due si diressero in ascensore e poi in cinque minuti arrivarono alla palestra. Vennero seguiti da Ziva e McGee che erano curiosi nel vedere come si comportava con Max.
Tony andò nello spogliatoio e si cambiò mettendosi una tuta comoda e con la scritta “NCIS” sul petto. Si posizionò sui cinque tappetini. Max era già li ad aspettarlo da ormai dieci minuti.
< ok.. Max.. sei pronta? >
< lo sono già da dieci minuti, Tony >
Arrivarono McGee e Ziva e si  appoggiarono al muro vicino ai tappetini, entrambi sorridenti e curiosi per quello che poteva succedere.
< ok, io cercherò di colpirti e te cercherai di parare o schivare i colpi, chiaro? > Tony era un po’ seccato a insegnare a combattere a una ragazzina.
A Max scappò una risatina < ok! Nessun problema! >
Tony si mise in posizione per prepararsi a colpire possibilmente senza farle male, invece Max era tranquilla e sicura di se, in piedi immobile sul tappetino a guardare Tony che faceva la figura del fenicottero.
Tony si avvicinò e fece per tirare un gancio destro abbastanza veloce e forte quando Max si spostò veloce verso sinistra, sempre immobile.
Tony era incredulo, era un gancio ben piazzato e quella ragazza lo aveva schivato. Anche i due appoggiati al muro sgranarono gli occhi.
Max lo guardava serio e tornò dritta. Tony gliene tirò un altro che schivò anche quello. Cercò di tirargliene altri ma Max li parava e schivava tutti. Ad un certo punto Tony con rabbia gliene tirò uno che puntava alla tempia. Anche questa volta Max lo schivò abbassandosi e mettendosi in ginocchio, ma appena Tony tirò in dietro il braccio, Max saltò a circa due metri da terra. Portò le braccia con il pugno vicino al petto e allungò la gamba sinistra colpendo Tony al petto e facendolo cadere. Atterrò normalmente.
Tony cadde a terra colpito dal calcio di Max. in quel momento arrivò anche Gibbs che vedendo la scena rimase in silenzio a guardare Max che fissava Tony a terra.
Ziva e McGee rimasero a bocca aperta nel vedere quella stessa scena che aveva lasciato Gibbs sconvolto.
Tony si mise una mano al petto e guardò la ragazza incazzato nero. Con uno scatto tornò in piedi e cercò di colpire Max ma ogni volta che ci provava, lei li schivava e lo colpiva con gomitate, calci e pugni. Si fermò perché aveva capito che gli stava facendo troppo male e se avesse continuato, lo avrebbe ucciso di sicuro.
Tony cadde ancora una volta a terra ,a questa volta con il labbro tagliato.
Max lo guardò impietosita.
< scusa, Tony.. ma ti avevo detto che non mi serviva addestramento > detto questo, prese e se ne andò nello spogliatoio per darsi una ripulita.
Tony la guardò sconvolto e si rialzò.
< Tony! Stai bene? > chiese Ziva avvicinandosi al collega.
< si, sto bene.. ho solo un labbro tagliato e un paio di lividi >
< Max ti ha massacrato! Ma chi è quella ragazza? > chiese McGee guardando i due e Gibbs.
Max osservava la scena da lontano e capì che aveva fatto troppo male a Tony.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4. Codici ***


Gli agenti, compresa Max, tornarono in ufficio. Tony si sedette alla sua scrivania un po’ dolorante mentre Ziva gli metteva del ghiaccio sui lividi prodotti dalle gomitate e dai pugni di Max.
< potevi andarci un po’ più leggera, ragazzina.. > disse Ziva voltandosi verso di lei.
< non sono una ragazzina, non mi chiamare così.. e poi, pensavo sapesse come funziona, insomma, è stato addestrato a questo! > ribatte lei.
< addestrato? Ma che dici? Io no ho fatto nessun addestramento di quel genere.. >
Max lo guardò stupita.
< che cosa? Non ti hanno insegnato a combattere? >
< chi!? >
< Manticore! Sei un soldato, non ricordi? >
< Manti che? No! Ti stai confondendo con un altro, non sono un soldato, Max.. >
< e come te lo spieghi quel tatuaggio sul collo? >
< tatuaggio? Ah! Si! Me lo so sono fatto, ma non so quando.. >
< cosa..? non  te lo ricordi? Non ti ricordi niente dei tuoi primi quattordici anni di vita? >
McGee e Gibbs si guardarono negli occhi confusi.
< no! >
< quello è il tuo codice, il tuo codice a barre! Non è un tatuaggio! Non te lo sei fatto fare! Ce l’hai da quando sei nato! >
< che!? Ma sei impazzita? >
< no! Guarda! >
Max si voltò verso Tony dandogli le spalle. Si scostò i capelli dal collo e gli fece vedere il collo. Anche lei aveva il suo stesso codice a barre ma con una designazione diversa.
Tony guardò il collo della ragazza stupito, non si spiegava com’era possibile avere quei codici sul collo.
La ragazza si rivoltò verso di lui.
< ora ci credi? Sei un soldato, Tony.. >
< ma.. ma io non ricordo niente.. >
McGee si intromise nel loro discorso.
< senti, Tony, una volta mi hai detto che quando eri piccolo avevi battuto la testa e che sei stato in coma per dieci giorni. Ora, non so se c’entra ma.. >
< si, è vero, ma cosa c’entra adesso? >
< c’entra! Perché hai perso la memoria e quindi non ti ricordi nulla dei tuoi primi quattordici anni.. > disse Max guardandolo.
< ok, rinfrescamela, visto che dici che sei come me.. >
< va bene.. > lo guardò e cominciò a raccontare < il tuo vero nome non è Anthony  DiNozzo o Tony, è un codice.. >
< un codice? >
< si! Fammi vedere il tuo.. > Tony si girò e le mostrò il collo. La ragazza lo decifrò in pochi secondi.
< ok! Il tuo codice è X5-599. Sei stato creato da un progetto, chiamato progetto Manticore. Qui, creavano bambini in provetta, li addestravano già a due anni di vita a combattere e ad essere dei soldati.. > mentre l’ascoltava, Tony piano piano ebbe dei piccoli flashback riguardanti il progetto. < ci riconoscevano grazie a un marchio, il codice. Ci torturavano per vedere quanto era alta la nostra soglia del dolore, spezzandoci le gambe. Ci puntavano un laser negli occhi per farci dire delle missioni che ci assegnavano, il nostro codice per intero e per potenziare la nostra vista, per farci fare una sorta di zoom. Ci facevano correre su dei tapirulan per potenziare le gambe e quindi per farci correre più veloce… > continuava ad avere dei flashback che ogni volta Max aggiungeva un dettaglio, diventavano più precisi e chiari, stavano diventando dei ricordi veri e propri. < cin insegnavano ad uccidere e a sparare, e ci potenziavano il respiro tenendoci cinque minuti  sott’acqua.. >
Max si sentì  male a raccontare quelle cose.
Tony, dopo che Max finì di raccontare, si sconvolse. Aveva ricordato tutto!
< ma.. ma io sono qui.. com’è possibile? >
< sei scappato, trent’anni fa. Scappaste in nove.. >
< e tu? >
< anche io sono scappata, sette anni fa. Eravamo in dodici.. > abbassò lo sguardo.
< tutto ok? > Tony la guardò comprensivo.
< solo in quattro sono riusciti a scappare, a superare le varie recinzioni, compresa io.. >
< quattro?? E gli altri? >
< uccisi o catturati.. tutto perché volevamo la libertà! Erano miei fratelli e sorelle.. >
McGee, Ziva e Gibbs abbassarono lo sguardo in segno di rispetto.
Tony si alzò e mise una mano sulla spalla di Max. < sai dove sono? >
< no.. >
Gibbs la guardò. < hai detto che ognuno di voi ha un codice, non ci hai detto il tuo.. >
< giusto, il mio è X5-452.. >
 
 
Note dell’autrice: ok!!! Spero vi  siano piaciuti anche gli altri capitoli J come avrete notato, Tony non è umano, come Max! spero vi sia piaciuto, alla prossima!!
Giuly J

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5. primo caso per Max ***


Sono passate tre ore da quando Tony ha scoperto di non essere “umano”. Era ancora un po’ sconvolto, ogni volta che pensava alle parole di Max gli venivano in mente dei piccoli flashback.
Gibbs era seduto alla sua scrivania e rifletteva su quello che aveva detto Max poche ore prima mentre beveva uno dei suoi caffè bollenti. In realtà erano tutti sconvolti e silenziosi.
Il telefono di Gibbs ruppe il silenzio che si era creato.
< Gibbs.. > rispose.
Tutti lo guardavano curiosi.
< si, ok.. Arriviamo.. > chiuse la chiamata e si alzò prendendo l’attrezzatura < prendete la vostra roba, marine morte sul molo >
Detto questo si diresse verso l’ascensore seguita dagli altri quattro agenti che lo seguirono prendendo la loro roba.
Arrivarono in poco tempo sulla scena del crimine. Gibbs diede gli ordini.
< Tony, Ziva, fate foto al cadavere e al luogo del delitto. McGee dai testimoni e Max… vai con McGee >
< agli ordini, capo! > dissero in coro.
Tony e Ziva fecero le foto al cadavere, alla ferita che gli aveva provocato la morte e agli schizzi di sangue provocato dalla ferita.
< allora, marine scelto Justin Truman, 29 anni > disse Tony guardando la piastrina della vittima.
< colpito due volte in pieno petto da una Colt.. > disse Ziva.
< come fai a saperlo che è una Colt? >
< perché l’assassino l’ha lasciata qui! >
Ziva prese da una busta li per terra una pistola, una Colt. La mostrò a Tony.
< oh! È un vecchio modello! Per essere precisi il primo! Deve essere di un collezionista.. >
< si, hai ragione.. quando torniamo in ufficio dobbiamo trovare il proprietario e interrogarlo.. >
Nel frattempo, Max e McGee si occupavano dei quattro testimoni presenti durante il delitto.
< ok, Max, a te le due donne, io mi occupo dell’anziano del ragazzo >
< va bene.. > Max si diresse dalle donne per interrogarle. Non ci volle molto che finì. Si, certo, era una ragazza ma con gli interrogatori ci andava pesante e le due donne se ne andarono dicendo in fretta tutto quello che avevano visto. Tornò da McGee che anche lui aveva finito di raccogliere informazioni dai due testimoni.
< finito! Devo dire che come mio primo interrogatorio non è andato male.. > disse rimettendo nella giacca il libretto per gli interrogatori.
< ah! Bene, Guevara! Che metodo hai usato? >
 < chiamami Max non Guevara... oh.. ho usato un metodo che ci avevano insegnato.. >
< cioè? >
< minaccia e ottieni informazioni.. > disse lei sicura e tranquilla.
< cosa!? Le hai minacciate!? >
< si! >
< ma.. ma almeno ti hanno dato le informazioni necessarie? >
< si, hanno visto un uomo di circa quarant’anni e alto circa un metro e ottanta passare molte volte vicino alla casa della vittima.. >
< te lo hanno descritto? >
< no, non lo hanno visto il faccia, portava sempre occhiali da sole e un cappuccio sulla testa.. >
< ok.. bhe.. devo dire che come tuo primo interrogatorio te la sei cavata bene! >
< grazie, McGee! >
Tutti tornarono da Gibbs per  riferire le cose che avevano scoperto e nell’attesa che arrivassero  Ducky con Palmer per prendere il corpo.
In dieci minuti arrivarono i due medici legali che portarono il marine Truman all’Ncis per fargli l’autopsia.
Tornarono tutti in ufficio seguiti da Ducky e il suo assistente.
Arrivati alla Squad Room, gli agenti si misero subito al lavoro. Tony si occupava nel scoprirecom’era la fedina del marine, Ziva nel rintracciare il proprietario della  Colt, McGee i suoi dati bancari e Max, all’inizio li osservava lavorare, poi si mise anche lei a cercare la famiglia della vittima.
< i conti bancari sono regolari, quindi non possono averlo ucciso per rapinarlo o altro > disse McGee.
< la sua fedina penale è pulita a parte per qualche scazzottata quando era alle medie e una al liceo > s’intromise  Tony.
< e voi? Che avete scoperto? > chiese Gibbs entrando nella Squad Room e guardando Ziva e Max.
< il marine Truman non era sposato né fidanzato. La madre è morta quando lui aveva dodici anni, incidente stradale, il padre è in carcere accusato di rapina a mano armata. Niente fratelli. Era solo > Max lo guardò e Gibbs annuì.
< Ziva? > si voltò verso di lei.
< ho trovato il proprietario della Colt, l’arma del delitto. Appartiene a un collezionista d’armi, un certo Scott Cale, 52 anni sposato e niente figli >
< ottimo! Vai dal signor Cale >
Il giorno passò in fretta, così come gli altri tre. Era un caso lungo e impegnativo. Tutti gli agenti erano esausti, Max aveva fatto conoscenza con Abby, Plamer e Ducky. Tony e Ziva, durante le pause pranzo si nascondevano da qualche parte per darsi quei baci illegali in ufficio o per fare l’amore in qualche sgabuzzino.
Il quarto giorno arrivò in fretta e finalmente McGee trovò il volto e il nome dell’assassino del marine scelto Justin Truman.
< capo!! L’ho trovato!! Dylan Singer!! È il nostro assassino.. >
< ottimo lavoro, Tim! > guardò gli altri < prendiamolo.. >
Uscirono dall’edificio e si diressero dove il GPS del telefono di Singer li avesse pertati.
< capo, è in un parcheggio di un super marcato che si trova qui all’angolo.. > McGee avvisò Gibbs della posizione del tipo.
< ok, McGee! >
Arrivarono sul luogo da lui segnalato, scesero, si misero il giubbotto anti proiettile e subentrarono nel parcheggio. Appena furono dentro, Gibbs lo vide e urlò.
< Dylan Singer! Metti le mani dove posso vederle! >
Appena Singer li vide scappò ai piani superiori del parcheggio correndo.
< dannazione.. > Gibbs e gli altri cominciarono a correre per inseguirlo.
A circa metà strada, Max si fermò per controllare in che piano era arrivato Singer. Il secondo. Ricominciò a correre, quando era vicino a Ziva accelerò superando la squadra. Si stava dirigendo verso i bordi del strada del parcheggio quando salì sul bordo e con un salto e una spinta potente arrivò al piano dove era Singer atterrando con un ginocchio a terra e l’altra gamba piegata. Aspettò che arrivasse.
Tony e gli altri si fermarono increduli di quello che aveva appena fatto la ragazza.
< ma come..?  > fu questa la frase che si porsero tutti.
 
Note dell’autrice: salve! Eccomi tra voi con un nuovo capitolo! Spero vi piaccia.
P.S.: se faccio errori grammaticali o coniugazioni verbali sbagliate è perché sono dislessica.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2103433