2 REGOLA.
Non indossare alcuna maschera.
Dopo aver attraversato il portale, Magnus aprì gli occhi e si
trovò di fronte a una vista sensazionale: erano in
un'appartamento dall'enorme vetrata, con una vista che dava sull'enorme
scritta "Hollywood". Il cielo rossastro del tramonto si perdeva dietro
la scritta e dietro i colli della California, dando all'ambiente un
atmosfera surreale e cinematografica.
- Sei californiana? - commentò Magnus con una risata. - Non l'avrei mai detto... -
- Provengo proprio da Hollywood; beh, certamente quando sono nata, Los
Angeles non era la città che è ora... anzi, in
realtà non era ancora una città, se devo essere sincera.
- spiegò Leila aprendo l'armadio, probabilmente alla ricerca di
un vestito più comodo di un kimono giapponese.
- Ultimamente Hollywood sta spopolando tra i mondani. - disse
Magnus ammirato. - Questa cosa del cinema... è quanto di
più vicino alla magia che i mondani hanno creato. Bisogna
proprio ammetterlo: anche loro hanno la capacità di creare delle
meraviglie... -
- Certamente...! - concordò Leila con dei vestiti in mano,
andando dietro ad un elegante paravento per cambiarsi. - E stasera ti
farò scoprire la parte magica di Hollywood. Sei mai stato a un
party hollywoodiano? - domandò e fece cadere il kimono sopra il
paravento. L'idea di lei che si cambiava dietro quel paravento fece
venire a Magnus il cuore in gola. Era provocante pure in un
atteggiamento così semplice: avrebbe potuto andare in bagno a
cambiarsi ma era rimasta lì a parlare con lui.
- Direi di no, ma ho una vaga idea al riguardo: non credo che tu lo
sappia, ma tutti dicono che i miei party sono i migliori al mondo. -
disse con un sorrisetto compiaciuto, continuando a guardare la vista
fuori dalla finestra, tentando di ignorare quell'ombra allettante
dietro il paravento.
- Oh, allora un giorno di questi dovrai per forza farne uno! - commentò Leila con una risata. - Adoro le feste...! -
Parlarono a lungo di feste, divertimento e svago e Magnus era
così assorto a contemplare il panorama che non si era accorto
che Leila era pronta: indossava una maglia nera, aderente, scollata,
che lasciava nude le spalle, insieme ad una gonna a vita alta
in tulle di un azzurro sgargiante e cosparsa di tanti minuscoli e
brillanti zaffiri che, secondo Magnus, erano autentici. Sandali neri
con il tacco e capelli semiraccolti in uno chignon laterale, con tanto
di fascia a cerchietto intonato alla gonna. Ora i capelli le ricedevano
solo fino a poco sotto le spalle.
- Sei splendida... - commentò Magnus senza riuscire a trattenersi. Leila arrossì compiaciuta.
- Tu cosa ti metti? - gli domandò lei guardandolo attentamente.
- Mmm, un party hollywoodiano? Direi qualcosa alla James Dean con un
tocco alla Magnus... - rispose Magnus e, con uno schiocco di dita fece
apparire di fronte a sè dei jeans, delle scarpe di pelle
eleganti, una giacca nera e una sgargiante camicia dello stesso
colore della gonna di Leila.
- Oh, una camicia abbinata alla mia gonna? - fece Leila entusiasta e
aggiunse: - Dopo questa trovata ti meriti un trattamento ai capelli con
della fantastica brillantina...! -
Non appena Magnus si cambiò, Leila lo fece sedere di fronte ad
uno specchio e iniziò a spalmargli quella sostanza gelatinosa
tra i capelli. Magnus si sentì rabbrividire sentendo
le dita di Leila sulla sua testa.
- Che cosa ti aspetti di combinare portandoti uno sconosciuto in giro per il mondo? - domandò Magnus all'improvviso.
Leila sembrò stupita di una tale domanda.
- Sei stato tu a dire che la nostra vita è monotona... cerco di
spezzare questa monotonia. - disse semplicemente Leila, pulendosi le
mani nel lavandino di fianco allo specchio.
- E chi ti dice che io non sia uno spietato assassino? - gli fece notare Magnus.
Leila sorrise e disse con voce ironica: - Non vedo tatuaggi, quindi non
sei uno shadowhunter, no? E poi credimi che so difendermi benissimo da
sola e non solo con la magia... - si alzò la gonna giusto per
mostrare che nella giarrettiera c'era un pugnale. Magnus si
sentì accaldato, ma mentre Leila si tirava nuovamente giù
la gonna, coprì quel leggero imbarazzo con un colpo di tosse;
non erano tante le persone in grado di metterlo in soggezione, ma
questa donna ci riusciva perfettamente.
I due, pronti per uscire, si misero il cappotto e s'incamminarono per
le strade di Hollywood sottobraccio, come due persone normali.
- Il bello di questo posto è che puoi girare indisturbato tra i
mondani. - fece notare Magnus, vedendo che nessuno sembrava spaventato
incrociando i suoi occhi da gatto o il pallore surreale e i lunghissimi
capelli platino di Leila.
- Beh, qui la pazzia è di casa: essendo la patria del cinema sono abituati a tutto... - disse Leila con un sorriso.
I due entrarono in un edificio lussiosissimo, dai mille colori e dalle
mille vetrate che riflettevano tutte le persone e tutte le luci,
creando degli straordinari effetti visivi. Lasciarono i cappotti
all'ingresso e s'incamminarono in una sala adiacente all'ingresso;
lì c'era un atmosfera meno luminosa, ma non meno magica: le luci
erano soffuse, la sala piena di fumo di sigari, i tavoli straripi di
bicchieri scintillanti e fontane si champagne e tutti gli occhi erano
puntati su un palcoscenico, dove una donna stava cantando con della
musica dal vivo. Magnus riuscì immediatamente a riconoscere la
figura e la voce di quella persona...
- Quella è Marilyn Monroe? La vera Marilyn? - domandò
accigliato lasciandosi sfuggire una risata: Leila riusciva sempre a
stupirlo.
- Ovviamente...! - commentò Leila sedendosi elegantemente di
fronte al palco e accavallando le gambe come solo una donna di
Hollywood sa fare. - Hai visto il film
Gli Uomini Preferiscono Le Bionde? E' uscito sei anni fa e lei ora sta cantando... -
-
Dimonds Are A Girls Best Friends.
- completò la frase Magnus e, con un sorriso, si sedette di
fianco a lei, accettando il sigaro che la donna gli offriva. -
Ma se devo essere sincero non sono solo i migliori amici delle ragazze... -
Leila gli fece un occhiolino e gli sussurrò: - Visto? E' per questo che ti ho portato, sapevo che mi avresti capito... -
Marilyn era sfavillante su quel palco: niente effetti speciali alla
Hollywood, solo un vestito nero che le arrivava sopra il ginocchio, con
una fascia di seta appena sotto il seno, capelli perfetti, labbra color
fuoco e occhi che rapivano. Sembrava brillare di luce propria e aveva
una voce che incantava. Ora che la guardava da vicino Magnus
iniziò a farsi venire un dubbio...
Magnus applaudì insieme al resto del pubblico al termine della
canzone, mentre Leila alzò la mano per attirare l'attenzione di
Marilyn sul palco. La donna, non appena vide Leila, sorrise, le fece un
piccolo saluto e scese dal palco dirigendosi verso di lei.
- Oh, Leila, che piacere vederti di nuovo in giro! - esclamò Marilyn stringendola in un abbraccio.
- Non quanto me, cara! Posso presentarti un amico? Lui è Magnus
Bane... - disse Leila allargando le braccia e facendo le presentazioni.
- Piacere di conoscerla, signor Bane! - disse Marilyn con un sorriso, stringendogli la mano.
- E' un piacere e un immenso onore conoscerla, signorina Monroe... -
disse Magnus facendo un lieve inchino e prodigandosi in un perfetto
baciamano. Sia Leila che Marilyn ridacchiarono entusiaste di un tale
gesto di galanteria da parte di un uomo. - Non mi aspettavo che anche
dal vivo fosse così bella, ma mi aspettavo ancor meno di
scoprire che la più famosa attrice del momento è in
realtà una fata! - aggiunse poi Magnus con un sorriso.
Marilyn si esibì in un sorriso tanto sensuale quanto compiaciuto.
- In realtà non sono proprio una fata: mia madre è una
mondana, mio padre proviene dal popolo fatato... - spiegò
l'attrice. - Ed è così per la maggior parte delle star di Hollywood. -
In effetti secondo i giornali non si sa quale sia la vera identità del padre di Marilyn... pensò
Magnus e si diede dello stupido per non aver pensato prima ad una
simile ipotesi: Marilyn era una donna dal fascino superiore alla norma,
un fascino che di umano ha veramente poco.
- Come vi siete conosciuti? - domandò Marilyn ad un certo punto.
- Oh, l'ho conosciuto poche ore fa, eravamo in Giappone e, nonostante
il travestimento da geisha, lui ha riconosciuto che ero una strega. -
spiegò Leila in tono leggero.
- Ah, ah, ah, Leila, non ti smentisci mai, sei sempre così
stravagante! - commentò Marilyn
sinceramente, senza alcun segno di cattiveria nella voce.
- La pazzia è genialità: meglio essere assolutamente
ridicoli che assolutamente noiosi. - disse Leila rivolgendomi un
sorriso.
- Questa frase dovrei proprio usarla anch'io con i giornalisti... -
fece Marilyn e prese subito ad armeggiare con una piccola borsa appesa
alla sedia alla ricerca di un foglio e una penna.
Nel frattempo una band jazz aveva iniziato a suonare e tutte le altre
persone sedute ai tavoli sorridevano, tenevano il tempo con le mani e
sorridevano divertite: nessuno si stava annoiando.
- Quindi tutte le persone qui dentro sono provenienti dal mondo
fatato... - commentò Magnus all'improvviso, notando che c'erano
parecchie persone dei lineamenti... come dire? Elfici.
- Non tutti, voi siete degli stregoni, no? - fece notare Marilyn, ma
poi aggiunse: - Sì, la maggior parte sono del mondo fatato e no,
non ci sono mondani in questa stanza e ovviamente neppure
shadowhunters... ma dei vampiri e dei lupi mannari ci sono: sono pochi
e bisogna tenerli a distanza per evitare guai, ma sono così
affascinanti che qualcuno deve sempre venire ai nostri party... -
- Guarda chi si vede, ciao James! - esclamò Leila alzandosi in piedi e salutando qualcuno alle spalle di Magnus; non
appena lo stregone vide chi era, gli venne un colpo: di fronte ai suoi occhi c'era
niente di meno che James Dean. Magnus si alzò dalla sedia,
facendola cadere, e lo fissò a bocca aperta. Gli sguardi di
Marilyn e Leila si spostavano curiose da Magnus a James, mentre
quest'ultimo fissava Magnus accigliato.
- Scusi signor Dean, mi chiamo Magnus Bane e sono un suo grande fan.
Per me è un immenso onore conoscerla! - esclamò Magnus.
Beh, dire che era un fan era veramente una bugia bella e buona: l'unico
suo film che aveva visto era Gioventù Bruciata, uscito proprio
un paio di mesi prima e, per quanto il personaggio di Jim Stark fosse
accanttivante e altamente ispirante per la vita di Magnus, l'attrazione
dello stregone per quell'attore era tutt'al più fisica.
James sembrò ancora confuso e Magnus riuscì a leggergli negli occhi che non era completamente lucido.
- Oh... è un piacere mio, Bagnus Mane... - biascicò James, dopo di che si
lasciò andare sulla sedia dietro a quella di Marilyn.
- Hai alzato ancora il gomito, James? - gli domandò Leila.
James alzò le spalle con aria sconsolata.
- Non sarai venuto qui in auto, spero...! - disse Marilyn preoccupata.
- Io, andare in giro senza la mia Piccola Bastarda? Mai! -
commentò James riprendendo un po' di colore e di vitalità
sul suo volto.
- Si riferisce alla sua auto... - spiegò Marilyn a Magnus.
Leila si alzò all'improvviso e, mettendo una mano sulla spalla
di Magnus, disse: - Adoro questa canzone! Ti va di unirti a me per un
ballo? -
Magnus trovò la forza di annuire e la seguì sulla pista da ballo in un lento.
- Perché mi hai trascinato via così all'improvviso? -
domandò Magnus senza capire, mettendole le mani sui fianchi e
iniziando a ondeggiare.
Leila sembrava reticente. - Ti ho visto demoralizzato... sei deluso da James? -
Magnus alzò le spalle. - Tutti si concedono dei vizi come quello
del bere, ma nel suo caso tra il bere e quel suo stato pseudo
depressivo, devo ammettere che sta perdendo gran parte del fascino... -
commentò solamente.
- Purtroppo la donna che amava si è da poco sposata con un
altro. - gli confidò Leila. - E' stravolto. Faceva tanto il
gradasso e ha finito per perderla. -
- Ecco che ritorniamo a parlare della felicità... - commentò Magnus lasciandosi sfuggire un sorrisetto.
Leila annuì, gli si avvicinò ad un orecchio e disse: -
Seconda regola per la felicità: non essere chi non sei, sii
sempre te stesso. -
- Un po' come te che ti travestivi da geisha in Giappone? - le fece
notare Magnus. Leila ridacchiò e disse subito: - Quello era per
spezzare la monotonia. Io sono sempre io. Se sono arrabbiata lo dico.
Se c'è qualcosa che non va, pure. Tento di essere quanto
più sincera e trasparente posso essere, perché io
sono fatta così, non nascondo come la penso. -
-
Le persone dolci non sono ingenue
né stupide, né tanto meno indifese: sono così
forti da potersi permettere di non indossare nessuna maschera. - citò Magnus continuando ad ondeggiare e a guardare Leila negli occhi.
-
Libere di essere vulnerabili, di provare emozioni, di correre il rischio di essere felici. - completò la frase Leila.
- Adesso capisco perché sei amica di Marilyn Monroe... - disse
Magnus con un sorriso. - Condividi la sua filosofia di vita... -
- Solo che per me è più facile: non ho i riflettori del mondo addosso. - concluse Leila.
Dopo il lento partì un pezzo blues e Magnus iniziò a sentirsi sempre più a proprio agio.
- Per queste due lezioni sulla felicità potrei anche
ricompensarti con delle lezioni di boogie-woogie: sono uno
straordinario ballerino... - le disse Magnus e, seguendo il ritmo della
musica, iniziò a ballare.
Tra tutti i balli che aveva imparato durante la storia, Magnus non
poteva negare che il boogie-woogie era il suo preferito: finalmente ci
si poteva esprimere con il proprio corpo, si poteva essere creativi
senza seguire schemi troppo rigidi come nelle danze della corte del Re
Sole. Era tutto uno scalpiccio di piedi senza sosta, un muovere le
mani, fare capovolte, giravolte, un lasciarsi e riprendersi con il
proprio partner, saltare, agitarsi e farsi entrare la musica nelle vene
fino a diventare un tutt'uno con essa. Da quest'ultimo punto di vista
era un po' come il sesso.
Leila osservò Magnus attenta e ammirata, battendo un piede
per terra a ritmo di musica mentre tutta la pista si allontanava da lui
guardandolo con grande adorazione; dopo un po' anche lei iniziò
a capire come muversi e a ballare, dimostrandosi una partner
all'altezza di Magnus, per quanto potesse esserlo una principiante. Il
pubblico iniziò a battere le mani a ritmo e, mentre il sudore
iniziava a imperlare la fronte dei due ballerini, dal soffitto
iniziò a scendere una pioggia di una strana sostanza argentata.
I due non si preoccuparono per nulla di ciò, e continuarono a
ballare, troppo presi dai loro corpi, dalla loro allegria e
dall'adrenalina che gli esplodeva dentro come fuochi d'artificio. Magnus e
Leila sembravano scivolare sul palco con una grazia divina mentre gocce
d'argento continuavano a cadere sui loro capelli, sui loro volti e
sulle loro braccia. Senza rendersene conto ballarono per un numero di
brani all'apparenza infiniti ed iniziarono a ridere come dei bambini.
Erano instancabili, indomabili e con le menti totalmente svuotate da
tutte le preoccupazioni. Tanto che ad un certo punto, dopo aver preso
Leila al volo e averla fatta roteare per aria, senza rendersene conto,
Magnus si ritrovò a baciarla continuando a ridere come un pazzo.
- E' droga, vero? - disse lui ridacchiando e attaccandosi alle spalle
di lei per reggersi in piedi. - Droga delle fate? - Lei rispose con una
risata e lo spinse a prendere qualcosa da bere.
La serata andò avanti così: risate, sapore di champagne,
sapore agrodolce di droga, sapore della pelle di lei e ancora un po' di
champagne, droga e altre risate... gli occhi di Leila le apparvero
così: le ciglia fini, bianche, cosparse da gocce argentate... ma
gli occhi di Leila erano di un azzurro grigio, non erano verdi...
Improvvisamente Magnus si ritrovò di fronte al volto di Camille.
Sì, era lei: quel volto sicuro di sé, quell'aria
spavalda, elegante, enigmatica e allo stesso tempo crudele e senza
scrupoli. La baciò quanto più forte poteva, dimenticando
il passato, dimenticando quello che era stato, pensando solo al
presente.
- Camille... Camille... -