Un Amore anni 50

di Calipso__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1ª REGOLA. Carpe Diem: vivi il momento ***
Capitolo 2: *** 2ª REGOLA. Non indossare alcuna maschera ***
Capitolo 3: *** 3ª REGOLA. Vivi le mode ma sii tu la moda di te stesso. ***



Capitolo 1
*** 1ª REGOLA. Carpe Diem: vivi il momento ***


Un amore anni 50

U
n amore anni 50

1 REGOLA.
Carpe diem: vivi il momento.

Giappone. Dolce Giappone. Terra fuori dal mondo. Terra di tradizioni.
Per questo motivo non dovrebbe piacere a Magnus: tradizione è sinonimo di monotonia.
Ma quella tradizione rispetto agli altri posti era sempre così... fuori dal mondo. Un po' come Magnus.
Per questo motivo almeno una volta ogni cent'anni amava andarci.
Era l'anno 1955 e Magnus si trovava per le vie di Kyoto durante l'Hanami, il periodo dei ciliegi in fiore. Con la guerra alle spalle da ormai dieci anni, si sentiva più tranquillo a tornare in quel tanto amato paradiso. Camminare per i sentieri e vedere il contrasto dei fiori rosa, dell'erba verde spendente e il loro riflesso nei laghetti... era come immergesi in pura poesia. Gli edifici poi... niente a che fare con quella rigidità europea e americana di cui Magnus era sempre troppo abituato. Erano armonici. Erano arte. Un po' come quelle ragazze che camminavano compresse nei loro stupendi kimono. Senza dare troppo nell'occhio, iniziò a seguirle. Certo, Magnus si era reso conto da veramente troppo tempo che preferiva il sesso maschile a quello femminile... ma le donne giapponesi lo incantavano. Avevano una tale grazia, un tale portamento... erano la personificazione della Bellezza. Senza rendersene conto, Magnus si era addentrato per le vie di Gion, uno dei quartieri di geishe più rinomati ed esclusivi dell'intero Giappone. I suoi occhi felini seguivavano senza sosta una ragazza: era la tipica giapponese dai lineamenti delicati e dai movimenti fluttuanti, ma c'era qualcosa di strano in lei. Indossava un grazioso kimono color cipria, dai motivi floreali che richiamavano gli alberi in fiore attorno a lei, con tanto di obi a vita bassa, geta e colletto tirato all'indietro, così da mostrare la nuca, simbolo di erotismo in Giappone. Beh, per essere bella di certo lo era... ma i suoi occhi la tradivano. Nonostante il trucco perfetto e i capelli neri lucidi agghindati con tanto di kanzashi hana abbinato al vestito e all'atmosfera, i suoi occhi la tradivano. La ragazza si voltò all'improvviso verso Magnus con un volto adirato, parlandogli in fluento giapponese, ancor prima che lui potesse essere in grado di decidere cosa fare.
- Mi dispiace, signorina ma, sebbene possa vantarmi di conoscere tante lingue, il giapponese non è una di queste. - disse Magnus in inglese, nascondendo la sorpresa a quella reazione e abbassando la testa in segno di riverenza.
La donna si lasciò sfuggire un sorrisetto.
- Dovevo aspettarmelo che fosse uno straniero a stalkerare le giovani donne giapponesi... - disse con vago compiacimento.
- Mi rammarrico di doverle fare notare che lei è giapponese tanto quanto io sono peruviano, ed è tutto dire, mi creda... - le fece notare Magnus.
- Come...?! - fece la donna sorpresa e senza parole.
- Potete pure usare tutto il trucco e le magie del mondo, ma non riesce ad ingannare un altro stregone. - le spiegò Magnus.
La donna si rilassò e tornò a sorridere alla notizia di trovarsi di fronte a uno stregone.
- Che sgarbato, quasi dimenticavo di presentarmi... - disse Magnus facendosi avanti ed esibendosi in un perfetto baciamano occidentale. - Io sono Magnus Bane. -
- Leila Snare. - si presentò la donna visibilmente lusingata di tale gesto.
"Oh, dopo aver passato la fine del secolo scorso tra Shadowhunters, ammetto che mi mancava avere a che fare con cognomi così corti e suadenti!" pensò Magnus ricambiando il sorriso della donna.
- Che ne dice di andare a bere un the insieme, signor Bane? - propose Leila visibilmente rilassata. - Così potrà dirmi come ha fatto a capire che non fossi giapponese. -
- Ne sarei lusingato! - rispose Magnus mettendosi di fianco a Leila pronto ad accompagnarla da vero gentiluomo. - Così invece lei potrà dirmi per quale motivo si spaccia per una geisha giapponese. -
- Oh, non c'è un motivo particolare... - disse la donna ridacchiando e portandosi elegantemente la mano di fronte alle labbra. - Sa, la nostra vita è così monotona... era un modo come un altro per spezzare la routine; e quale modo migliore se non farlo con eleganza? -
Questa donna gli piaceva sempre di più.
Una volta arrivati alla casa da the, i due si sedettero e subito Leila domandò: - Cosa mi ha tradita? -
- E' difficile usare la magia per cambiare la forma degli occhi, anche se si vede che ci ha provato... - fece notare Magnus alzando le spalle per non dare troppo peso a quest'errore.
- Lei sembra intendersene... - disse Leila guardando Magnus negli occhi. - Ed è un peccato che abbia tentato di utilizzare la magia per cambiare i suoi occhi: sono veramente affascinanti... -
Epoche fa era l'uomo a dover riempire di complimenti la donna. Ora era il contrario. I tempi stavano proprio cambiando, ma Magnus non poteva che sentirsi lusingato.
- Oh, la ringrazio... il vostro tratto distintivo invece qual'è? - le domandò Magnus. Niente pelle verde, niente orecchie a punta o caratteristiche particolarmente fuori dall'ordinario... e ogni stregone ne aveva uno.
La donna si tolse la parrucca con un sospiro, e una folta chioma di capelli platino ricadde fino al pavimento. Ora che poteva vederla senza parrucca, Magnus si rese conto che il pallore della donna non era trucco da geisha, ma era il suo vero colore di pelle; Leila aveva un'aura quasi eterea: degli occhi di un'azzurro grigiastro trasparenti come l'acqua, la pelle candida e del tutto innaturale e i suoi lunghi capelli cerei sembravano anch'essi una parrucca. Se non avesse avuto un sorriso sincero e l'aria un po' spossata sul volto, l'avrebbe certamente scambiata per un vampiro. A quel pensiero la mente di Magnus vagò a Camille Belcourt, il suo ultimo vero amore con una donna, finito aimè male; ma Leila era diversa: nel suo pallore sprizzava di vita e di allegria oltre che di un'innata e meravigliosa bellezza.
- Quanto pesa questa parrucca...! - commentò Leila massaggiandosi la testa e lisciandosi i lunghi capelli.
- L'hanno mai scambiata per Raperonzolo? - fece Magnus in un complimento a dir poco adulatorio.
La strega arrossì dando colore a quel suo volto candido.
- Mi hanno scambiata per un vampiro, altre volte per un fantasma... ma mai mi avevano detto di assomigliare a Raperonzolo! - dopo però aggiunse: - Spero sia un complimento... -
- Certo che lo è...! - si affrettò a chiarire Magnus bevendo un po' del suo the.
- Allora, signor Bane... cosa ci fa per il Giappone? Ha qualche programma in mente? - gli domandò Leila gentilmente.
- Oh, sa bene che noi stregoni non facciamo programmi: viviamo e basta. - le rispose Magnus.
- Questa è una delle regole che mi pongo per trovare la felicità. - commentò Leila.
- Ha una lista di regole al riguardo? - chiese Magnus con una risata cristallina.
- Ovviamente! - esclamò Leila con un sorriso divertito. - Vuole saperle? -
Una lista di regole per la felicità? Dopo aver assistito al dolore del povero Carstairs nel secolo successivo, al dolore delle due guerre e alla disperazione di Tessa per la morte di Will Herondale nel 37, un po' di felicità non poteva fargli altro che bene.
- Perchè no? - commentò Magnus. - Sarà certamente interessante. -
- Allora per scoprirlo dovremo iniziare cambiando meta e passando un bel po' di tempo insieme... - disse Leila alzandosi elegantemente da terra dopo aver finito di bere il suo the.
Magnus si alzò, pulendosi con le mani i suoi pantaloni attillati di un nero brillantinato.
- Visto che passeremo molto tempo insieme, può iniziare a chiamarmi per nome, se vuole... - fece notare Magnus.
Leila si voltò verso di lui, piacevolmente sorpresa, e disse: - Certamente! Anche tu puoi chiamarmi Leila se vuoi! -
Leila prese Magnus per mano e aprì la porta dello sgabuzzino, mostrando un portale. La sua mano era soffice e lei profumava di rose appena colte: un profumo inebriante.
- Pronto ad addentrarti alla ricerca della felicità, Magnus? - gli domandò Leila. Pronunciò il suo nome in modo seducente, con le labbra di un rosso fuoco che facevano intravedere un sorriso sincero. Era allegra, raggiante, semplice ma non scontata. Era pronta all'avventura con uno sconosciuto. Era praticamente la fotocopia di Magnus, quella persona che lui cercava da secoli.
- Prontissimo e il non avere idea di dove siamo diretti rende il tutto ancora più entusiasmante. - commentò Magnus.
- Diciamo solo che stiamo per andare nella mia madre patria... - disse Leila enigmatica. - Le proprie origini sono sempre il primo passo per la felicità ma, rischiando di peccare di modestia, la città da dove vengo è ultimamente più interessante del solito... - concluse con un occhiolino; dopo di che, senza lasciare la sua mano, Magnus la seguì nel portale, chiedendosi quale strana avventura avrebbe vissuto di lì a poco.

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Capitolo 2
*** 2ª REGOLA. Non indossare alcuna maschera ***


Un amore anni 50

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n amore anni 50

2 REGOLA.
Non indossare alcuna maschera.

Dopo aver attraversato il portale, Magnus aprì gli occhi e si trovò di fronte a una vista sensazionale: erano in un'appartamento dall'enorme vetrata, con una vista che dava sull'enorme scritta "Hollywood". Il cielo rossastro del tramonto si perdeva dietro la scritta e dietro i colli della California, dando all'ambiente un atmosfera surreale e cinematografica.
- Sei californiana? - commentò Magnus con una risata. - Non l'avrei mai detto... -
- Provengo proprio da Hollywood; beh, certamente quando sono nata, Los Angeles non era la città che è ora... anzi, in realtà non era ancora una città, se devo essere sincera. - spiegò Leila aprendo l'armadio, probabilmente alla ricerca di un vestito più comodo di un kimono giapponese.
- Ultimamente Hollywood sta spopolando tra i mondani. - disse Magnus ammirato. - Questa cosa del cinema... è quanto di più vicino alla magia che i mondani hanno creato. Bisogna proprio ammetterlo: anche loro hanno la capacità di creare delle meraviglie... -
- Certamente...! - concordò Leila con dei vestiti in mano, andando dietro ad un elegante paravento per cambiarsi. - E stasera ti farò scoprire la parte magica di Hollywood. Sei mai stato a un party hollywoodiano? - domandò e fece cadere il kimono sopra il paravento. L'idea di lei che si cambiava dietro quel paravento fece venire a Magnus il cuore in gola. Era provocante pure in un atteggiamento così semplice: avrebbe potuto andare in bagno a cambiarsi ma era rimasta lì a parlare con lui.
- Direi di no, ma ho una vaga idea al riguardo: non credo che tu lo sappia, ma tutti dicono che i miei party sono i migliori al mondo. - disse con un sorrisetto compiaciuto, continuando a guardare la vista fuori dalla finestra, tentando di ignorare quell'ombra allettante dietro il paravento.
- Oh, allora un giorno di questi dovrai per forza farne uno! - commentò Leila con una risata. - Adoro le feste...! -
Parlarono a lungo di feste, divertimento e svago e Magnus era così assorto a contemplare il panorama che non si era accorto che Leila era pronta: indossava una maglia nera, aderente, scollata, che lasciava nude le spalle, insieme ad una gonna a vita alta in tulle di un azzurro sgargiante e cosparsa di tanti minuscoli e brillanti zaffiri che, secondo Magnus, erano autentici. Sandali neri con il tacco e capelli semiraccolti in uno chignon laterale, con tanto di fascia a cerchietto intonato alla gonna. Ora i capelli le ricedevano solo fino a poco sotto le spalle.
- Sei splendida... - commentò Magnus senza riuscire a trattenersi. Leila arrossì compiaciuta.
- Tu cosa ti metti? - gli domandò lei guardandolo attentamente.
- Mmm, un party hollywoodiano? Direi qualcosa alla James Dean con un tocco alla Magnus... - rispose Magnus e, con uno schiocco di dita fece apparire di fronte a sè dei jeans, delle scarpe di pelle eleganti, una giacca nera e una sgargiante camicia  dello stesso colore della gonna di Leila.
- Oh, una camicia abbinata alla mia gonna? - fece Leila entusiasta e aggiunse: - Dopo questa trovata ti meriti un trattamento ai capelli con della fantastica brillantina...! -
Non appena Magnus si cambiò, Leila lo fece sedere di fronte ad uno specchio e iniziò a spalmargli quella sostanza gelatinosa tra i capelli. Magnus si sentì rabbrividire sentendo le dita di Leila sulla sua testa.
- Che cosa ti aspetti di combinare portandoti uno sconosciuto in giro per il mondo? - domandò Magnus all'improvviso.
Leila sembrò stupita di una tale domanda.
- Sei stato tu a dire che la nostra vita è monotona... cerco di spezzare questa monotonia. - disse semplicemente Leila, pulendosi le mani nel lavandino di fianco allo specchio.
- E chi ti dice che io non sia uno spietato assassino? - gli fece notare Magnus.
Leila sorrise e disse con voce ironica: - Non vedo tatuaggi, quindi non sei uno shadowhunter, no? E poi credimi che so difendermi benissimo da sola e non solo con la magia... - si alzò la gonna giusto per mostrare che nella giarrettiera c'era un pugnale. Magnus si sentì accaldato, ma mentre Leila si tirava nuovamente giù la gonna, coprì quel leggero imbarazzo con un colpo di tosse; non erano tante le persone in grado di metterlo in soggezione, ma questa donna ci riusciva perfettamente.
I due, pronti per uscire, si misero il cappotto e s'incamminarono per le strade di Hollywood sottobraccio, come due persone normali.
- Il bello di questo posto è che puoi girare indisturbato tra i mondani. - fece notare Magnus, vedendo che nessuno sembrava spaventato incrociando i suoi occhi da gatto o il pallore surreale e i lunghissimi capelli platino di Leila.
- Beh, qui la pazzia è di casa: essendo la patria del cinema sono abituati a tutto... - disse Leila con un sorriso.
I due entrarono in un edificio lussiosissimo, dai mille colori e dalle mille vetrate che riflettevano tutte le persone e tutte le luci, creando degli straordinari effetti visivi. Lasciarono i cappotti all'ingresso e s'incamminarono in una sala adiacente all'ingresso; lì c'era un atmosfera meno luminosa, ma non meno magica: le luci erano soffuse, la sala piena di fumo di sigari, i tavoli straripi di bicchieri scintillanti e fontane si champagne e tutti gli occhi erano puntati su un palcoscenico, dove una donna stava cantando con della musica dal vivo. Magnus riuscì immediatamente a riconoscere la figura e la voce di quella persona...
- Quella è Marilyn Monroe? La vera Marilyn? - domandò accigliato lasciandosi sfuggire una risata: Leila riusciva sempre a stupirlo.
- Ovviamente...! - commentò Leila sedendosi elegantemente di fronte al palco e accavallando le gambe come solo una donna di Hollywood sa fare. - Hai visto il film Gli Uomini Preferiscono Le Bionde? E' uscito sei anni fa e lei ora sta cantando... -
- Dimonds Are A Girls Best Friends. - completò la frase Magnus e, con un sorriso, si sedette di fianco a lei, accettando il sigaro che la donna gli offriva. - Ma se devo essere sincero non sono solo i migliori amici delle ragazze... -
Leila gli fece un occhiolino e gli sussurrò: - Visto? E' per questo che ti ho portato, sapevo che mi avresti capito... -
Marilyn era sfavillante su quel palco: niente effetti speciali alla Hollywood, solo un vestito nero che le arrivava sopra il ginocchio, con una fascia di seta appena sotto il seno, capelli perfetti, labbra color fuoco e occhi che rapivano. Sembrava brillare di luce propria e aveva una voce che incantava. Ora che la guardava da vicino Magnus iniziò a farsi venire un dubbio...
Magnus applaudì insieme al resto del pubblico al termine della canzone, mentre Leila alzò la mano per attirare l'attenzione di Marilyn sul palco. La donna, non appena vide Leila, sorrise, le fece un piccolo saluto e scese dal palco dirigendosi verso di lei.
- Oh, Leila, che piacere vederti di nuovo in giro! - esclamò Marilyn stringendola in un abbraccio.
- Non quanto me, cara! Posso presentarti un amico? Lui è Magnus Bane... - disse Leila allargando le braccia e facendo le presentazioni.
- Piacere di conoscerla, signor Bane! - disse Marilyn con un sorriso, stringendogli la mano.
- E' un piacere e un immenso onore conoscerla, signorina Monroe... - disse Magnus facendo un lieve inchino e prodigandosi in un perfetto baciamano. Sia Leila che Marilyn ridacchiarono entusiaste di un tale gesto di galanteria da parte di un uomo. - Non mi aspettavo che anche dal vivo fosse così bella, ma mi aspettavo ancor meno di scoprire che la più famosa attrice del momento è in realtà una fata! - aggiunse poi Magnus con un sorriso.
Marilyn si esibì in un sorriso tanto sensuale quanto compiaciuto.
- In realtà non sono proprio una fata: mia madre è una mondana, mio padre proviene dal popolo fatato... - spiegò l'attrice. - Ed è così per la maggior parte delle star di Hollywood. -
In effetti secondo i giornali non si sa quale sia la vera identità del padre di Marilyn... pensò Magnus e si diede dello stupido per non aver pensato prima ad una simile ipotesi: Marilyn era una donna dal fascino superiore alla norma, un fascino che di umano ha veramente poco.
- Come vi siete conosciuti? - domandò Marilyn ad un certo punto.
- Oh, l'ho conosciuto poche ore fa, eravamo in Giappone e, nonostante il travestimento da geisha, lui ha riconosciuto che ero una strega. - spiegò Leila in tono leggero.
- Ah, ah, ah, Leila, non ti smentisci mai, sei sempre così stravagante! - commentò Marilyn sinceramente, senza alcun segno di cattiveria nella voce.
- La pazzia è genialità: meglio essere assolutamente ridicoli che assolutamente noiosi. - disse Leila rivolgendomi un sorriso.
- Questa frase dovrei proprio usarla anch'io con i giornalisti... - fece Marilyn e prese subito ad armeggiare con una piccola borsa appesa alla sedia alla ricerca di un foglio e una penna.
Nel frattempo una band jazz aveva iniziato a suonare e tutte le altre persone sedute ai tavoli sorridevano, tenevano il tempo con le mani e sorridevano divertite: nessuno si stava annoiando.
- Quindi tutte le persone qui dentro sono provenienti dal mondo fatato... - commentò Magnus all'improvviso, notando che c'erano parecchie persone dei lineamenti... come dire? Elfici.
- Non tutti, voi siete degli stregoni, no? - fece notare Marilyn, ma poi aggiunse: - Sì, la maggior parte sono del mondo fatato e no, non ci sono mondani in questa stanza e ovviamente neppure shadowhunters... ma dei vampiri e dei lupi mannari ci sono: sono pochi e bisogna tenerli a distanza per evitare guai, ma sono così affascinanti che qualcuno deve sempre venire ai nostri party... -
- Guarda chi si vede, ciao James! - esclamò Leila alzandosi in piedi e salutando qualcuno alle spalle di Magnus; non appena lo stregone vide chi era, gli venne un colpo: di fronte ai suoi occhi c'era niente di meno che James Dean. Magnus si alzò dalla sedia, facendola cadere, e lo fissò a bocca aperta. Gli sguardi di Marilyn e Leila si spostavano curiose da Magnus a James, mentre quest'ultimo fissava Magnus accigliato.
- Scusi signor Dean, mi chiamo Magnus Bane e sono un suo grande fan. Per me è un immenso onore conoscerla! - esclamò Magnus. Beh, dire che era un fan era veramente una bugia bella e buona: l'unico suo film che aveva visto era Gioventù Bruciata, uscito proprio un paio di mesi prima e, per quanto il personaggio di Jim Stark fosse accanttivante e altamente ispirante per la vita di Magnus, l'attrazione dello stregone per quell'attore era tutt'al più fisica.
James sembrò ancora confuso e Magnus riuscì a leggergli negli occhi che non era completamente lucido.
- Oh... è un piacere mio, Bagnus Mane... - biascicò James, dopo di che si lasciò andare sulla sedia dietro a quella di Marilyn.
- Hai alzato ancora il gomito, James? - gli domandò Leila.
James alzò le spalle con aria sconsolata.
- Non sarai venuto qui in auto, spero...! - disse Marilyn preoccupata.
- Io, andare in giro senza la mia Piccola Bastarda? Mai! - commentò James riprendendo un po' di colore e di vitalità sul suo volto.
- Si riferisce alla sua auto... - spiegò Marilyn a Magnus.
Leila si alzò all'improvviso e, mettendo una mano sulla spalla di Magnus, disse: - Adoro questa canzone! Ti va di unirti a me per un ballo? -
Magnus trovò la forza di annuire e la seguì sulla pista da ballo in un lento.
- Perché mi hai trascinato via così all'improvviso? - domandò Magnus senza capire, mettendole le mani sui fianchi e iniziando a ondeggiare.
Leila sembrava reticente. - Ti ho visto demoralizzato... sei deluso da James? -
Magnus alzò le spalle. - Tutti si concedono dei vizi come quello del bere, ma nel suo caso tra il bere e quel suo stato pseudo depressivo, devo ammettere che sta perdendo gran parte del fascino... - commentò solamente.
- Purtroppo la donna che amava si è da poco sposata con un altro. - gli confidò Leila. - E' stravolto. Faceva tanto il gradasso e ha finito per perderla. -
- Ecco che ritorniamo a parlare della felicità... - commentò Magnus lasciandosi sfuggire un sorrisetto.
Leila annuì, gli si avvicinò ad un orecchio e disse: - Seconda regola per la felicità: non essere chi non sei, sii sempre te stesso. -
- Un po' come te che ti travestivi da geisha in Giappone? - le fece notare Magnus. Leila ridacchiò e disse subito: - Quello era per spezzare la monotonia. Io sono sempre io. Se sono arrabbiata lo dico. Se c'è qualcosa che non va, pure. Tento di essere quanto più sincera e trasparente posso essere, perché io sono fatta così, non nascondo come la penso. -
- Le persone dolci non sono ingenue né stupide, né tanto meno indifese: sono così forti da potersi permettere di non indossare nessuna maschera. - citò Magnus continuando ad ondeggiare e a guardare Leila negli occhi.
- Libere di essere vulnerabili, di provare emozioni, di correre il rischio di essere felici. - completò la frase Leila.
- Adesso capisco perché sei amica di Marilyn Monroe... - disse Magnus con un sorriso. - Condividi la sua filosofia di vita... -
- Solo che per me è più facile: non ho i riflettori del mondo addosso. - concluse Leila.
Dopo il lento partì un pezzo blues e Magnus iniziò a sentirsi sempre più a proprio agio.
- Per queste due lezioni sulla felicità potrei anche ricompensarti con delle lezioni di boogie-woogie: sono uno straordinario ballerino... - le disse Magnus e, seguendo il ritmo della musica, iniziò a ballare.
Tra tutti i balli che aveva imparato durante la storia, Magnus non poteva negare che il boogie-woogie era il suo preferito: finalmente ci si poteva esprimere con il proprio corpo, si poteva essere creativi senza seguire schemi troppo rigidi come nelle danze della corte del Re Sole. Era tutto uno scalpiccio di piedi senza sosta, un muovere le mani, fare capovolte, giravolte, un lasciarsi e riprendersi con il proprio partner, saltare, agitarsi e farsi entrare la musica nelle vene fino a diventare un tutt'uno con essa. Da quest'ultimo punto di vista era un po' come il sesso.
Leila osservò Magnus attenta e ammirata, battendo un piede per terra a ritmo di musica mentre tutta la pista si allontanava da lui guardandolo con grande adorazione; dopo un po' anche lei iniziò a capire come muversi e a ballare, dimostrandosi una partner all'altezza di Magnus, per quanto potesse esserlo una principiante. Il pubblico iniziò a battere le mani a ritmo e, mentre il sudore iniziava a imperlare la fronte dei due ballerini, dal soffitto iniziò a scendere una pioggia di una strana sostanza argentata. I due non si preoccuparono per nulla di ciò, e continuarono a ballare, troppo presi dai loro corpi, dalla loro allegria e dall'adrenalina che gli esplodeva dentro come fuochi d'artificio. Magnus e Leila sembravano scivolare sul palco con una grazia divina mentre gocce d'argento continuavano a cadere sui loro capelli, sui loro volti e sulle loro braccia. Senza rendersene conto ballarono per un numero di brani all'apparenza infiniti ed iniziarono a ridere come dei bambini. Erano instancabili, indomabili e con le menti totalmente svuotate da tutte le preoccupazioni. Tanto che ad un certo punto, dopo aver preso Leila al volo e averla fatta roteare per aria, senza rendersene conto, Magnus si ritrovò a baciarla continuando a ridere come un pazzo.
- E' droga, vero? - disse lui ridacchiando e attaccandosi alle spalle di lei per reggersi in piedi. - Droga delle fate? - Lei rispose con una risata e lo spinse a prendere qualcosa da bere.
La serata andò avanti così: risate, sapore di champagne, sapore agrodolce di droga, sapore della pelle di lei e ancora un po' di champagne, droga e altre risate... gli occhi di Leila le apparvero così: le ciglia fini, bianche, cosparse da gocce argentate... ma gli occhi di Leila erano di un azzurro grigio, non erano verdi... Improvvisamente Magnus si ritrovò di fronte al volto di Camille. Sì, era lei: quel volto sicuro di sé, quell'aria spavalda, elegante, enigmatica e allo stesso tempo crudele e senza scrupoli. La baciò quanto più forte poteva, dimenticando il passato, dimenticando quello che era stato, pensando solo al presente.
- Camille... Camille... -

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Capitolo 3
*** 3ª REGOLA. Vivi le mode ma sii tu la moda di te stesso. ***


Un amore anni 50

U
n amore anni 50

3a REGOLA.
Vivi le mode ma sii tu la moda di te stesso.

Magnus si svegliò il giorno dopo con un terribile mal di testa. Era disteso su un letto bianco e sgualcito. Era solo, e il sole era già alto in cielo fuori dalla finestra, illuminando l'intera stanza. Magnus tentò di mettersi a sedere, ma ci rinunciò portandosi una mano alla tempia.
Ah, che male...! pensò dolorante. Certo, ne aveva viste di peggio... ma il fatto che non ricordasse nulla della sera prima era preoccupante.
Contro ogni singola cellula del suo cervello che si lamenteva per il dolore, Magnus si mise a sedere e scoprì con non troppa sorpresa di essere nudo. Alzò le lenzuola e trovò i suoi boxer in fondo ai piedi. Sperò solamente che non si fosse portato a letto un qualche essere assurdo. Dopo essersi rimesso almeno la biancheria, si alzò in piedi e notò una figura sinuosa sul balcone.
- Ben svegliato...! - gli disse Leila facendo cadere di sotto la cenere della sua sigaretta. I capelli erano sciolti e si muovevano al vento proprio come la sua vestaglia di seta bianca.
- Io... - iniziò Magnus, ma lei lo interruppe. - Vuoi sapere cos'è successo ieri sera? -
Magnus annuì, passandosi una mano tra i capelli.
- Dopo tutta quella droga di fate e tutto quell'alcool abbiamo perso tutti e due il controllo, ma credo che abbia fatto più effetto su di te: se non fossi arrivata io credo che James ti avrebbe addirittura strappato via i pantaloni mentre ti... vabbé, non entro nei dettagli. -
Ecco una cosa orrenda: aver avuto una tresca con un attore come James Dean e non ricordarselo.
- E noi due abbiamo...? - cominciò Magnus, ma la voce gli scemò allo sguardo freddo di lei: è ovvio, loro due avevano.
- Diciamo che sono solo un tantino offesa che tu non ricordi nulla mentre io ricordo tutto, ma non la prendo sul personale... - spense la sigaretta, si appoggiò al balcone e con uno sguardo enigmatico disse: - Ci siamo conosciuti ieri e a me andava bene di andare a letto con te, al di là della droga e dell'alcool. - con una risata aggiunse: - E' stato divertente sapere delle tue disavventure in Perù, è un peccato che non possa tornarci con te, credo che mi sarei divertita molto... -
- Ti ho... raccontato anche del Perù? - fece Magnus mortificato: era veramente diventato così vulnerabile la scorsa notte?
- Oh sì... ma la parte interessante è quando mi hai scambiata per una certa Camille... - continuò.
Magnus iniziò a disperarsi: non solo aveva fatto colpo su James Dean, non solo era andato a letto con una ragazza intrigante come Leila, ma l'aveva pure scambiata per Camille... e lui non ricordava assolutamente nulla. Fare sesso con una donna e chiamarla con il nome di un'altra è il modo migliore per trovare una morte lenta e atroce.
Leila però lo guardò con un triste sorriso e disse solo: - Ne vuoi parlare? -
Non sembrava arrabbiata o incuriosita, solamente... triste. E non quel genere di tristezza che nasconde invidia... è quel genere di tristezza compassionevole nei confronti del prossimo.
- Sembravi veramente avvilito e... sì, anche arrabbiato. -
Magnus alzò le spalle.
- Una storia andata male, credevo di averla superata, ma a quanto pare non è così. - disse solo lui.
- Ognuno ha i suoi  scheletri nell'armadio. - fece notare Leila con un tenue sorriso. - E questo non vuol dire indossare una maschera ma semplicemente non essere pronti ad ammettere agli altri le proprie debolezze. Tutto ciò ci rende più umani ed è un bene visto che abbiamo l'intera vita davanti. -
Magnus non sapeva più cosa dire: non era abituato a sentirsi così indifeso, solitamente era lui a detenere il controllo della situazione.
- Basta piangersi addosso: per guarire un cuore infranto c'è solo un rimedio. - fece Leila all'improvviso buttando via la sigaretta.
- Trovare qualcun altro che possa rubarmi il cuore? - propose Magnus incerto.
Leila si mise a ridere e disse: - Credimi, ci ho già provato in passato e non funziona. La migliore terapia è un po' di buon shopping terapeutico. -
La donna rientrò nella stanza cercando nei cassetti dei vestiti da mettersi, mentre Magnus, sulla soglia del balcone, la osservava incuriosito, cercando di ignorare il mal di testa.
- Quand'è che mi racconterai qualcosa di te? - chiese lui. - Sai, fino ad ora tra i due quello che sembrava più vulnerabile sono sempre stato io.... -
Leila si voltò verso di lui e lo osservò con aria stupita, così Magnus alzò le spalle e aggiunse: - E' quello che penso, l'hai detto tu ieri sera prima della droga che è importante non indossare delle maschere, no? -
La donna sorrise e disse: - Hai assolutamente ragione sulla sincerità e un po' meno sulla tua idea che deve essere la donna ad essere la più vulnerabile... ma non ti preoccupare, diamo tempo al tempo e ti dirò quello che vorrai sapere di me. -
Magnus, ritenendosi abbastanza soddisfatto da quella risposta, le si avvicinò e prese un vestito particolarmente interessante e, sventolandolo di fronte a Leila disse: - Visto che facciamo shopping imponiamoci questa regola: per oggi tu sceglierai dei vestiti per me ed io li sceglierò per te. E' un modo per conoscerci meglio, no? -  Leila sembrò entusiasta di quest'idea.
I due si avventurarono per i negozi di Los Angeles e sembravano perfettamente coordinati; Leila indossava un vestito rosso a pois bianchi con del tulle nero sotto, una fascia con un fiore bianco tra i capelli e tanto glitter rosso e bianco sugli occhi e sul decolté, mentre Magnus indossava una t-shirt rosso fuoco, delle bretelle bianche e dei pantaloni neri di pelle e aderentissimi, che lasciavano scoperte le caviglie e i calzini bianchi: ovviamente scarpe nere e cappello nero non potevano mancare.
- Adoro questa tua idea di mettere il glitter nella brillantina. - commentò Magnus dopo un po' che camminavano per le strade di Hollywood. - I capelli sono perfetti, lucidi e ogni volta che mi muovo mi cadono addosso dei brillantini: non vedo l'ora di entrare in un negozio e togliermi il cappello per inondare l'entrata di glitter! -
Leila rise stringendosi a braccetto con Magnus. I due passarono la giornata come degli adolescenti, ridendo, provandosi dei vestiti più o meno assurdi, cospargendosi di glitter in camerino e comportandosi come se nulla fosse successo quella notte: vivevano con una naturalezza inverosimile eppure totalmente naturale. Niente sentimenti contrastati dopo una notte a letto, anzi... la cosa sembrava solo aver rafforzato quel loro rapporto di amicizia iniziato appena 24 ore prima. Leila scoprì che Magnus impazziva per i colori accesi oltre che per i glitter e per i pantaloni attillati. Magnus invece scoprì che Leila non aveva uno stile vero e proprio, avrebbe potuto proporle di mettere dei vestiti da uomo e si sarebbe trovata a suo agio anche in quelli; ad un certo punto, infatti, finirono per indossare l'uno i vestiti dell'altra: era assurdo come Magnus sembrasse ridicolo con quel vestito rosso a pois, mentre Leila era fantastica con quei pantaloni in pelle che le fasciavano le gambe mostrando ogni sua curva. Altro che gonne ampie e a vita alta! Pantaloni in pelle anche alle donne, quella sì che sarebbe dovuta diventare una moda!
- Però devi ammettere che, nonostante sembrassi ridicolo, ho delle gambe niente male...! - commentò Magnus con una risata, mentre uscivano dall'ennesimo negozio.
- Stanotte ho visto ben altro che le tue gambe e credimi che non hai nulla da invidiare a nessuno, pure con un vestito da donna addosso! - rispose Leila con un'enorme sorriso.
Senza nemmeno accorgersene, arrivarono fino a Malibù. La spiaggia sembrava immensa e il sole rosso del tramonto si rifletteva sull'acqua e sulle enormi onde che si infrangevano a riva. C'era poca gente, mamme con bambini e coppiette che, tenendosi a braccetto, passeggiavano a piedi scalzi sulla sabbia.
- Che ne dici di un bagno? - propose Magnus.
- Nudi? - chiese subito Leila sbattendo le ciglia in maniera adorabile.
- Non ti sono bastato stanotte, eh? - rispose Magnus e i due scoppiarono a ridere; dopo di che lui le tirò un sacchetto e le disse: - Tieni questo, l'ho preso al negozio di prima! -
- Oh, mi hai comprato un costume da bagno? - fece lei entusiasta sbirciando che costume era.
- Ho pensato che essendo in California una capatina in spiaggia fosse d'obbligo. - disse Magnus e, alzando un'altra busta aggiunse: - Per questo ho pensato anche a me...! -
Dopo che i due si furono cambiati nel bagno di un locale della zona, tornarono in spiaggia e si tolsero i vestiti. Magnus indossava degli slip aderenti rossi come la t-shirt che indossava poco prima e che, grazie alla magia, erano ora cosparsi di glitter. Lei invece indossava un bikini rosso e brillantinato come quello di Magnus, con lo slip a vita alta e il reggiseno dai tagli triangolari sul solco sul seno, proprio come era di moda a quel tempo. Indossare un bikini era una moda da poco nata, solitamente li indossavano solo famosi attrici o modelle più estroverse, infatti quelle poche persone che passarono per la spiaggia guardarono Leila a tratti incuriositi e a tratti indignati.
- Non mi sento a mio agio... - commentò Leila abbassando lo sguardo e mettendosi le mani sul seno. - Questo costume mi fa le tette a punta! -
Magnus ridacchiò sotto i baffi, sapendo che ridendo sguaiatamente come avrebbe voluto fare, avrebbe attirato ancora di più l'attenzione.
- La commessa mi ha detto che è la moda del momento... - disse Magnus asciugandosi i capelli.
- Allora io ne lancerò un'altra di moda...! - esclamò e, senza alcun preavviso, si tolse la parte sopra del costume.
Il tempo intorno sembrò fermarsi, le mamme con i bambini coprirono subito gli occhi dei piccoli e le donne affrettarono il passo cercando di distrarre lo sguardo dei propri uomini da Leila. Peccato (o meno male, dipende dai punti di vista) che nessuno potesse distrarre gli occhi di Magnus da quello che aveva davanti. Questa cosa proprio non se l'aspettava.
- Hem... vuoi farti arrestare per atti vandalici in luogo pubblico? - commentò Magnus senza distogliere lo sguardo dal petto di lei. - Non che voglia lamentarti, anzi, se vuoi toglierti pure il pezzo sotto, fa pure...! - Lei si affrettò ad alzargli il meno fino a quando i loro occhi si incontrarono, dopo di che disse: - Regola numero tre: segui la moda ma sii tu la moda di te stesso. -
- Per questo vuoi denudarti in pubblico? - fece Magnus perplesso, tentando di guardarla negli occhi e non più in basso. - Perché ti senti più a tuo agio come mamma ti ha fatta? Non puoi aspettare questa notte? -
- La moda anni 50 mi piace molto più di altre mode assurde che richiedevano gonnelloni vaporosi e corsetti mortali. - disse tranquillamente Leila. - Ma se c'è qualcosa che non va nella moda del momento, trovo il modo di farla mia e poco importa cosa pensa la gente. Un po' come te e i tuoi favolosi glitter. Io potrei chiamare questa moda... topless. Semplice ed efficace. -
- Come ieri: la pazzia è genialità... - commentò Magnus con un sorriso.
- Vedi? Sei sulla mia stessa lunghezza d'onda! Dai, andiamo a fare un bagno prima che vadano veramente a chiamare la polizia... -  disse con una risata Leila e, dopo averlo preso per mano, corse in acqua con lui. Nuotarono, scherzarono e tentarono di affogarsi a vicenda fino a notte inoltrata; ad un certo punto dall'acqua apparve una sirena che fece una poco adorabile osservazione su quanto fossero strani gli stregoni.
- Mi ritengo fortunata a non avere una coda da pesce... - commentò Leila quando la sirena se ne fu andata. - Le sirene sono delle tali presuntuose... -
Solo quella sera, quando tornarono all'appartamento di Leila, Magnus ebbe tempo di pensare seriamente a quello che stava succedendo. Chi l'avrebbe mai detto che avrebbe incontrato una persona così pazza e simile a lui? Si conoscevano da meno di due giorni, eppure sembravano conoscersi da sempre e, anche se lui non lo ricordava, erano anche stati a letto. Quella notte finirono ancora a letto insieme, ma solo per dormire: il rapporto sembrava essere diventato anche fin troppo fraterno per i gusti di Magnus. Ripensò alla notte prima con amarezza mentre osservava Leila dormire beatamente nel letto, con una camicia da notte color cipria e la pelle che sapeva ancora di salsedine: il sesso è sempre favoloso, ma non c'è nulla di meglio di fare l'amore con il cuore e non solo con il corpo... svegliarsi la mattina senza poter abbracciare e baciare l'altro, lascia sempre una sensazione di sbagliato e Magnus, in quel momento, non poteva fare a meno di chiedersi se prima o poi sarebbe accaduto qualcosa di più del sesso con Leila.
Non correre con la fantasia, Magnus... pensò la sua voce della coscienza. Finora è stata lei a guidare i giochi ed è stato fantastico. Ora è il tuo momento di prendere le redini: dimostra chi sei e falla innamorare di te se proprio ci tieni. Se saranno rose fioriranno.
Magnus iniziò a sentirsi la bocca secca. Per quanto potesse essere estroverso, fuori dall'ordinario, spesso pazzo e egocentrico, l'immortalità non gli aveva ancora tolto il potere di credere nell'Amore vero. Non quello che dura per sempre, gli stregoni non potevano credere in un amore eterno, ma l'eternità non gli aveva fatto smettere di credere nell'Amore con la A maiuscola... Tessa e Will ne erano stati la prova alla fine del secolo precedente. Magnus era proprio come un bambino: amava sognare, gli dava forza per affrontare l'immortalità... e raggiungere degli obiettivi, prefissarsi delle mete, era un modo per raggiungere uno stato di appagamento. Ora la felicità gli si era presentata con un nome e un cognome: Leila Snare. Forse sarebbe diventata lei la fonte di felicità di Magnus, avevano così tanto in comune... o forse lei l'avrebbe solo condotto verso la felicità con le sue regole, i suoi aneddoti e i loro momenti passati insieme. Magnus ancora non lo sapeva come sarebbe andata, ma voleva provarci: voleva capire se avrebbe potuto essere lei il vero Amore. Voleva provare a credere nuovamente in un per sempre perché entrambi erano destinati a vivere per sempre e nulla li saperava: erano entrambi stregoni, sapevano cosa voleva dire vivere come tali. Si stava illudendo, lo sapeva: pochi minuti prima aleggiava nella completa convinzione di non dover credere nel "per sempre", ma ora, immerso nei suoi pernsieri, ci stava ricascando. Voleva rischiare ad essere nuovamente felice. Si straiò di fianco a lei e chiuse gli occhi con un sorriso, pensando già a come fare per sorprenderla il giorno seguente.

Angolo dell'autrice.
Ebbene mi sono resa conto che necessito questo angolo in ogni storia che scrivo, se no mi ritrovo a scrivere la stessa tiritera a ogni recensione.
Spero innanzitutto che l'idea di base vi piaccia.
Adoro Magnus e sono innamorata degli anni 50 sotto molti punti di vista, non potevo non scrivere una storia simile.
Prendetela un po' come un extra delle Cronache di Magnus Bane (a questo proposito non ho ancora letto l'ultima storia! Sono una sciagurata!)
Forse troverete alcuni di questi capitoli piatti perché non hanno elementi magici o creature del mondo nascosto... beh, sappiate che voglio far vivere un certo livello di normalità in questa vita immortale, ma ovviamente con il proseguire della storia ci si renderà conto che la normalità non può essere di casa per gente come loro.
Ho un esame (l'ultimo della sessione, olè!!) il 25 settembre, dopo di che tornerò a dedicarmi con maggior impegno e frequenza alla scrittura, quindi tenetevi forte che un nuovo capitolo è sempre dietro l'angolo!
A presto,
Calipso__

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