Ti Aspetterò Sotto Un Albero Di Ciliegio In Fiore

di aris_no_nami
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tra sveglie rotte, flirt mattutini e capelli rossi si fa tardi a scuola! ***
Capitolo 2: *** Dance! ***



Capitolo 1
*** Tra sveglie rotte, flirt mattutini e capelli rossi si fa tardi a scuola! ***


Non avrei mai pensato che sarei riuscita ad essere promossa quest’anno… veramente… mai l’avrei pensato…
Eppure… eccomi qua, davanti ai tabelloni per le classi 3^ ad urlare come una matta con quella stupida di Mi Yon.
Si, è stata promossa anche lei.
Dopo l’anno che avevamo passato era veramente stata una sorpresa essere promossa…
Dopo l’anno che avevamo passato…
Già… E CHE anno!

 (Anno scolastico appena passato, precisamente: mattina del terzo giorno!)
 
-KIKO! – urlò Mi Yon – MUOVITI CHE ARRIVIAMO IN RITARDO!
-Si si, un attimo!
Urlai di risposta io, sventolando la mano sopra la testa.
Appena la raggiunsi mi fermai un attimo per riprendere fiato.
-Scusa Mi. La sveglia non ha suonato.
Mi giustificai.
-Beh, credo che quella sveglia sia rotta perché è già il terzo giorno che arriviamo in ritardo per colpa tua!
Sbuffai per poi ricomicniare a correre verso la fermata del bus.
-YA! ASPETTAMI!
Urlò l’altra.
Mi girai, continuando a correr, e le feci la linguaccia.
Stavo continuando a correre all’indietro ridendo quando Mi Yon urlò
-KIKO! ATTENTA!
Mi girai per vedere a cosa dovevo stare attenta e mi ritrovai con la faccia spiaccicata addosso alla schiena di qualcuno.
-Ahia…
Mugugnai con ancora la faccia appiccicata.
La persona alla quale ero andata addosso si girò e mi guardò stranito.
-Hem… scusa… - mi schiarii la gola, a disagio – Non ti avevo visto…
Il ragazzo mi sorrise.
-Nonostante l’altezza non hai visto… beh, notevole direi.
In effetti… era altino.
-He he…
Ridacchiai io, grattandomi la testa.
Era un bel ragazzo con due occhialetti buffissimi e i capelli legati in una cosa. Aveva dei jeans attillati ed una giacca nera di pelle.
Senza nemmeno accorgermene arrivò Mi Yon che mi tirò per un braccio verso il bus.
-Ya, ma che modi sono!
Mi lamentai io.
-Sei in ritardo! Anzi, SIAMO! Quindi non puoi permetterti di flirtare!
Sbuffai, contrariata da quel comportamento ma, prima di essere troppo lontana riuscii a sentire una cosa che disse il ragazzo al quale ero andata addosso…
-Ehi, hai visto quella ragazzina?! Era carina.
-Quale? Quella con gli occhiali? Ah… beh… na…
Gli rispose una voce a me sconosciuta…
One moment!
Quello gli aveva risposto con una “Ah, beh, na” all’affermazione “Era carina”?!
-Quel brutto troglogoblo!
Urlai, fermandomi di scatto in mezzo alla strada.
-Ya, cammina!
Mi disse la rompi, copntinuando a tirarmi per il braccio.
-Comunque, che hai detto?!
-Brutto troglogoblo…
Risposi col broncio.
-An… e a chi era riferito?
-A quel brutto troglogoblo!
Urlai, comicniando a gesticolare con le mani come una matta.
-Ok ok ok. Ora calmati… respira…
Cercò di tranquillizzarmi Mi, mettendosi a respirare manco dovessi partorire.
Dopo un po’ di questa stupida scenetta riprendemmo a camminare velocemente.
Fortunatamente, per un pelo, riuscimmo a prendere il bus.
-Fortuna che non è successo come nei film o nei libri che il bus parte smepre un attimo prima.
Dissi, sedendomi su il primo posto vuoto che trovai.
-Già… - mi rispose Mi Yon sedendosi accanto a me e guardandosi attorno con aria perplessa – Ma di solito il nostro bus non è… come dire… stra pieno?!
-In effetti… è stranamente vuoto…
Constatai.
Aspettammo un paio di fermate.
La nostra doveva essere la terza.
-Ok, adesso ci siamo, è la nostra.
Disse l’altra alzandosi.
-Fermata Centro Commerciale.
Disse la voce del conducente.
-COSA?!
Urlammo insieme.
Entrambe ci scaraventammo al posto di guida e chiedemmo.
-Che fermata è?
-Centro Commerciale.
Rispose l’autista.
Vidi negli occhi di Mi Yon il terrore assoluto. Di li a poco si sarebbe messa ad urlare istericamente…
-Ok grazie arrivederci!
Dissi tutto d’un fiato, tracinando furoi dal veicolo la mia amica.
Appena fummo a terra scoppiò
-CRISTO CHE STAI IN CIELO, AIUTACI! COM’è POTUTO ACCADERE?! COME?! IL BUS SBAGLIATO! QUESTA COSA è CONTRO NATURA! DIO, AIUTACI! – poi si girò verso di me con sguardo assassino e mi puntò il dito contro – TU E I TUOI FLIRT! TU! È TUTTA COLPA TUA! SE NON MI AVESSI DISTRATTA NON AVREMMO SBAGLIATO BUS!
-Dai Mi… non è poi così grave…
Cercai di sdrammatizzare.
-OH SI CHE GRAVE!
Urlò camminando minacciosa verso di me.
-HELP ME!
Urlai buttandomi a destra, come se si materializzasse qualcuno all’istante e mi salvasse dalla furia chiamata Kyung Mi Yon.
Con mia grande sorpresa le mie mani si aggrapparono al braccio di qualcuno.
Alzai lo sguardo e mi ritrovai davanti la faccia di un ragazzo.
Ma proprio davanti!
-Ciao.
Disse lui sorridendomi.
-Hem… ciao… non pensare male ma… c’è una certa persona che mi vuole morta…
Dissi puntando il dito contro La Furia.
Lui la guardò e ridacchiò.
-Ok… Vi siete perse?
Ci chiese.
-No, in verità abbiamo sbagliato bus da prendere…
Spiegai, mollandogli il braccio.
Mi girai verso Mi Yon e la trovai con due occhioni curiosi che scrutavano il ragazzo.
Mi avvicinai a lei e la scossi.
-Mi… lo stai fissando…
Sussurrai.
La matta sembrò quasi risvegliarsi da un sogno ad occhi aperte e scosse la testa.
-In che scuola andate?
Chiese il rosso.
-Alla scuola delle arti dello spettaccolo… hai presente?!
Gli risposi.
-Ah, si si certo. Se volete vi do io un passaggio…
Io e Mi Yon ci scambiammo un’occhiata presoccupata.
-Tranquille, non sono un maniaco.
Se la rise.
-Ok… però credo sia meglio che prima ci presentiamo.
Eccola tornata la mia Mi Mi!
-Certo. Io sono Jinyoung.
Disse inchinandosi.
-Io mi chiamo Kiko e lei è Mi Yon.
E ci inchinammo a nostra volta.
-Bene. Ora, se volete seguirmi…
Noi annuimmo e lo seguimmo.
Poco dopo arrivammo davanti ad una 500 color panna.
Lui si grattò la testa.
-Non è il massimo, ma è sempre meglio di niente.
Disse aprendo la porta e facendoci salire.
Il viaggio fu breve e silenzioso.
Arrivammo davanti la scuola e trovammo il cortile completamente vuoto.
Scendemmo in velocità.
-Grazie mille per il passaggio.
Dissi inchinandomi.
-Di niente.
Rispsoe sorridendo.
Lo salutai con la mano e corsi verso i cancelli, quando notai che Mi Mi non si era mossa.
Tornai indietro e la trascinai per un braccio.
-Ehi Mi, ma che ti prende?! Perché sei rimasta imbambolata a fissarlo?!
-Io… io non so…
Rispose scuotendo la testa.
-Dai, andiamo che siamo già in un ritardo enorme!
Detto questo salimmo le scale che portavano alle porte della scuola e mi preparai mentalmente alla solita e quotidiana ramanziana che ricevavamo da tre giorni a questa parte.

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Capitolo 2
*** Dance! ***



Corsi subito verso la palestra. Dovevo sbrigarmi. Quella mattina avremmo avuto lezioni di danza insieme ai ragazzi dell’università e non volevo perdermi quelle bellezze!
Arrivai all’entrata dell’enorme palestra con le pareti tappezzate di specchi e, senza farmi vedere, entrai negli spogliatoi. Dopo essermi cambiata mi infilai furtivamente in palestra e cercai con lo sguardo un certo Tricheco tra la marea di gente. Era sempre così… Visto che eravamo tanti e che la stanza era grande ci facevano fare sempre lezione con un tre o quattro classi insieme.
Quando finalmente lo vidi gli saltai sulla schiena il che gli procurò un infarto, tanto che per poco non cadde in avanti.
-Cavolo Kiko! Mi vuoi forse uccidere?
Mi chiese mettendosi una mano sul cuore.
-In verità è questa la mia ragione di vita. Infatti arrivo tutti i giorni in ritardo perché la mattina escogito piani per ucciderti.
Dissi sarcastica, scendendo dalla sua schiena.
-Senti tricheco – dissi dopo un po’ –ma che classi siamo oggi?
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.
-Ma perché mi chiami tricheco?! Comunque siamo tre classi. La mia, cioè la 1^G, una classe universitaria e la tua.
-E io in che classe sono?
Chiesi, cominciando a riscaldarmi come stavano facendo quasi tutte le persone attorno a noi.
-Sei in 2^C.
Mi rispose disperato.
Caro il mio tricheco!
-Noona, mi dai una mela?
Chiese d’un tratto.
A quella domanda caddi rovinosamente a terra facendomi pure male al sedere. Lo fulminai con lo sguardo mentre lui se la rideva di gusto.
-Quante volte ti ho detto di non chiamarmi noona?! Lo vuoi capire che mi fa sentire vecchia quel nome?! Ok che sono in terza e che ho 19 anni e che molti dei miei coetanei alla mia stessa età sono già in quinta… Ma è pur sempre offensivo per il mio ego!
Quando ebbi finito di parlare il tricheco mi stava guardando con due occhi fuori dalle orbite…
-E pensare che per me è un cosa offensiva dire che sono in prima, noona…
 
La nostra scuola, la “Caroline Artistic High School Seoul”, era un po’ particolare… La prima si iniziava a 18 anni e la terza era l’ultimo anno prima dell’università. La scuola si cominciava dai 15 anni. I primi tre anni si chiamavano rispettivamente “primum ante-schola”, “secondum pre-schola” e “tertium ante-schola” e che erano stati semplificati in “prim-ante”, “seco-pre” e “tert-ante” dagli studenti. E i ragazzini che entravano alla Caroline Artistric High School Seoul venivano chiamati “primantini”.
 
-Senti un po’! Smettila con quella cavolo di parola! Ti ho detto che non mi piace!
Urlai puntandogli il dito contro.
-E allora tu smettila di chiamarmi tricheco!
Urlò a sua volta.
Sbuffai infastidita ma cedetti a quel ricatto ed annuii.
-Ok… Yook SungJae… Contento?!
E ritornai a fare i miei esercizi.
-Mi basta anche solo il nome.
Ah! Non lo sopportavo!
Intanto avevano fatto partire delle caznoni dei Black Eyed Peas. Ormai erano passati una ventina di minuti da quando ero entrata ed io e Sungjae, come molti altri, eravamo tranquillamente seduti a conversare con altri ragazzi.
-Insomma, ma quando arrivano?
Chiese Ake, una ragazza giapponese appena conosciuta.
-Da quello che so dovrebbero farci lezione un gruppo di universitari scelti…
Ci spiegò Ilhoon, un ragazzo in classe mia che era amico di Sungjae.
Neanche due secondi netti che dalla porta entrarono tre ragazzi dai capelli scuri. Si avvicinarono allo stereo e lo spensero, ricevendo l’attenzione di tutti i presenti.
-Scusate il ritardo. Per oggi saremo noi i vostri insegnanti. Io sono DongWoo.
Disse quello più alto dai capelli legati in una piccola coda che aveva una faccia tanto familiare…
-Io mi chiamo ChanShik. Piacere.
Disse quello con i capelli mossi.
-JungHwan.
Disse semplicemente, l’ultimo che era il più “basso”.
Si misero davanti di noi e fecero partire una canzone che non avevo mai sentito prima.
-Ok. Immagino vi siate già riscaldati, quindi partiamo subito con una coreografia.
Spiegò Dongwoo.
Stava per comicniare a ballare quando il bassetto gli si avvicinò e gli disse qualcosa a bassa voce che però, col mio fantastico udito, riuscii comunque a capire…
-Dongwoo, che cavolo fai? Ti rendi conto che non siamo tutti e cinque?! Come credi di riuscire a fare la coreografia?!
-Ah… Cavolo hai ragione… Se non sbaglio qui ci sono dei nostri conoscenti…
-Si – si mise in mezzo Chansik –dovrebbero esserci…
E cominciò a guardare verso tutta la folla davanti a loro, fino a che, stancatosi di cercare, urlò.
-Per caso qui c’è una certa Hyuri Akade e un certo Peniel?
Ake, che mi era accanto, diventò completamente rossa e si coprì il volto con le mani muguinando.
-Era quello che temevo…
Mentre un ragazzo poco più avanti di noi si incamminò verso i tre ragazzi. Dopo vari istanti di esitazione, Ake, si decise e andò anche lei accanto a loro.
Quando furono entrambi accanto ai tre si lanciarono un’occhiata interrogativa, come se non si fossero mai visti prima.
-Bene ragazzi. Facciamo Baby I’m Sorry. La conoscete, giusto?
Chiese loro Dongwoo.
Ake e Peniel annuirono. Tutti e cinque ci diedero le spalle… Poco dopo avevano cominciato a ballare isnieme agli altri.
La canzone era veramente bella… Particolare di per se… E potente… Sia nel contenuto sia nella melodia…
 
Erano ormai passate svariate ore da quando avevano iniziato a spiegarci la coreografia ed io non ci avevo capito praticamente nulla! Mentre Sungjae era tutto euforico che parlava con grande confidenza insieme a Peniel, che da quello che avevo capito, era pure lui un suo amico.
Ma quel tricheco quante persone conosceva?!
Mi stavo facendo spiegare un passo che non mi veniva da Ake, quando la mia attenzione fu rapita dal Bassetto che usciva dalla palestra con fare frettoloso. Guardai l’ora sull’orologio che era appeso sul muro davanti a me e comicniai ad agitarmi come una foca in uno spettaccolo.
-Sungjae! – urlai in preda ad una piena crisi isterica –Sono in ritardo! Sono già le undici!
Il ragazzo spalancò gli occhi e mi mise le mani sulle spalle.
-Non dirmi che…
Io annuii.
Sungjae diede una gomitata a Peniel che sembrò capire al volo il quale fischiò verso Ilhoon con uno sguardo un po’ allarmato. Anche l’altro ci raggiunse e li guardò con una faccia interrogativa. Gli altri due fecero una faccia… bo! Non ci stavo capendo niente!!
-Andiamo!
Mi disse il tricheco quando ebbero finito di lanciarsi occhiate.
Io mi fiondai negli spogliatpoi femminili mentre loro in quelli maschili. Mi feci la doccia più veloce di questo mondo e, con ancora i capelli bagnati, uscii di corsa trovandoli già fuori ad aspettarmi. Corremmo più velocemente che potemmo verso la fermata del bus e riuscimmo a prenderlo giusto in tempo, questa volta quello giusto.
Ci sedemmo sulle sedioline rigide del mezzo col fiatone.
-Ma… da quant’è… che vi siete… lasciati…
Mi chiese Peniel, prendendo fiato tra una parola e l’altra.
Io lo guardai con gli occhi sgranati per poi rivolgere un’occhiataccia al tricheco che mi sorrise come se non centrasse nulla.
-Io non ho detto nulla. È nostro amico per questo lo sappiamo.
Si giustificò alzando le mani.
Sbuffai stanca e infastidita…
-Un paio di settimane…
-E se posso… perché?
Mi chiese poi Ilhoon.
Mi misi le mani sugli occhi. Che strazio!
-A dire la verità non lo so neppure io… E’ successo e basta…
-Ma chi ha lasciato chi?
Giusro che lo uccidevo Sungjae!!
-Io l’ho lasciato.
-Allora deve esserci un perché!
Insistette quel demente di un tricheco.
-Ah… Come sei fastidioso!
Chiusi alla svelta.
Il silenzio prese possesso di noi quattro…
Finalmente il bus si fermò e scendemmo velocemente. Dovevo muovermi!
Cominciai a correre come una matta verso casa sua, seguita a ruota dai ragazzi. Dopo un paio di minuti fui davanti a quella moderna casa bianca che per tanto tempo avevo amato… Come avevo amato chi ci abitava al suo interno…
Suonai il campanello e dopo poco sbucò dalla porta la testa di mio fratello.
-Eunkwang, dai che dobbiamo andare.
Gli dissi, lasciando entrare i tre ragazzi.
-No no no. Forse non avevi capito il concetto: tu sei qua per stare qua!
Detto ciò mi prese per mano e mi trascinò dentro quella casa. Appena varcai la soglia lo vidi che salutava Peniel, Sungjae e Ilhoon che erano appena entrati. Quando mi vide fece una faccia tra il malinconico e il felice. Mi si avvicinò e, dopo un po’ di esitazione, mi diede due baci sulle guance… come gli avevo insegnata si usava fare in Italia…
A quel contatto il mio stomaco cominciò a contrarsi insieme al mio cuore. Guardai la porta e fui travolta da un’enorme voglia di correre via da quel posto pieno di ricordi… Quando fui attratta da qualcuno che mi stava davanti e che mi guardava con sguardo serio e indagatore.
-Hey…
Mi “salutò”.
Quella voce…
Quella statura…
Quella cavolo di mattina…
QUELLA CAZZO DI VOCE!
Oddio… Non ci credevo… Voleva dire che… Quei due ragazzi… Non erano due… Ma bensì uno… Ed erano…
IL TROGLOGOBLO!!

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