Return to Oz 3

di Light Clary
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 
Capitolo 1.
Erano passati due mesi, da quando la piccola Dorothy Gale aveva fatto il suo secondo viaggio nel regno di Oz, e da allora, non aveva più rivisto, né la sua amica Ozma né le altre creature fantastiche che popolano il meraviglioso regno. Un po’ le mancavano quei posti bellissimi, ma sapeva, che quando lo avrebbe desiderato con tutta se stessa, sarebbe tornata e li avrebbe rivisti. Quella mattina di ottobre, aveva infilato, la sua divisa scolastica e stava salendo sul cocchio della Zia Emma, che l’avrebbe portata a scuola. Toto, abbaiò tristemente vedendo la padroncina allontanarsi, ma lei gli promise che sarebbe tornata il prima possibile e avrebbe giocato con lui tutto il giorno.
I cavalli oltrepassarono tutto il paese e si fermarono di fronte all’edificio di mattoni rossi, che si ergeva accanto alla farmacia.
“Ti verrò a prendere alle due, d’accordo?” disse la zia Emma porgendo alla nipote dei quaderni e dei libri.
“Va benissimo” concordò la ragazzina scendendo dalla carrozza. Salutò la zia e si avviò all’entrata. Giunse in classe e si sedette al banco di fronte la lavagna. Quando il professore entrò, lei e i suoi compagni si alzarono e dissero in coro: “Buongiorno Signor Gollaher”
“Buongiorno a voi ragazzi. Prego sedete”
Ognuno prese posto e aprì il quaderno sotto gli occhi dell’insegnante, che chiusa la porta, passò attraverso i banchi con il bastone, ben stretto in pugno. Si fermò al tavolo di Elisabeth Marge e si chinò, sul suo quaderno.
“dov’è il suo compito, signorina?” domandò con voce calma.
“eccolo signore” rispose Elisabeth voltando pagina e mostrandone una scritta. Il signor Gollaher ci diede una rapida occhiata e tornò a domandare:
“Mi sa dire, qual è l’errore?”
La bambina guardò il testo per qualche secondo e poi scosse, spaventata la testa.
“Va bene, allora glielo dico io” riprese il professore. E immediatamente, la sua distensione svanì, lasciando il posto a una crisi di rabbia. Afferrò il quaderno della scolaresca e si mise a strappare le pagine, una dopo l’altra, per farne mille coriandoli e lanciarli in aria: “DOVEVANO ESSERE DUE PAGINE E LEI NE HA FATTE DUE E MEZZO!” sbraitò nell’orecchio di Elisabeth, che rabbrividì.
“oh, mi … dispiace molto. Non si ripeterà, lo giuro” chinò la testa lei balbettando.
“sono sicuro che non si ripeterà” ghignò l’insegnante. Afferrò il braccio della ragazzina e la costrinse a camminare accanto alla finestra, la scaraventò contro e la fece cadere a terra. Le chiese la mano e lei, con le lacrime agli occhi gliela tese. Lui, alzò il bastone e lo sbatté, così forte quasi spezzandolo, tre volte sul palmo della piccola che prese a singhiozzare, ma molto silenziosamente.
“Punizione, fino alla fine delle lezioni!” disse il signor Gollaher, tornando a girare tra i banchi mentre la mano di Elisabeth, sanguinava a perdita d’occhio.
Dorothy, non osò protestare. Rimase ferma, con la testa dritta e la pancia in dentro. Avrebbe tanto voluto urlare a quel mostro: “come può farle questo per così poco? Lei è davvero un creatura orribile!” non sopportava di vedere soffrire delle persone, dopo averne aiutate così tante, poi.
Quando fu il suo turno, mostrò le pagine soprascritte.
“molto bene signorina Gale!” disse il signor Gollaher “sarebbe così gentile da leggere la sua storia al resto della classe?”
La ragazzina deglutì, ma non replicò all’ordine. Lo eseguì, alzandosi, andando di fronte la lavagna e alzandolo all’esatta distanza dagli occhi. Si schiarì la voce, tossicchiando e prese a parlare.
“Nel mio racconto creativo, ho voluto immaginare, di fare un viaggio, in un mondo al quanto sconosciuto agli esseri umani. L’ho voluto intitolare Oz! In questo regno, tutti gli animali, parlano, esistono creature minuscole e magiche, un lungo sentiero dorato, uno sconfinato campo di papaveri, alberi sui quali crescono delle merende, una città fatta solo di smeraldi e un mago dalla potenzialità assoluta, che ho deciso, alla fine del racconto, di far partire con una mongolfiera e di lasciare il posto di re di Oz, a uno spaventapasseri parlante, con il grande cervello raziocinante. Ma ho rappresentato anche luoghi, tetri e spaventosi: il deserto della morte, ovvero, una vasta di sabbia, che se si tocca, si prende le sue sembianze e diventa cenere, oppure la foresta dell’Ovest, dove miriadi di fantasmi e altri mostri, circolano in cerca di qualcosa da mangiucchiare. Qualsiasi cosa” non sentì più i lamenti di Elisabeth, si voltò nella sua direzione e la vide, rannicchiata, con il viso rigato, ma un’espressione poco triste. Prese un bel respiro e andò avanti, convinta di aver attirato molte attenzioni “durante il periodo della guerra, un re, dall’animo crudele, detto da tutti, re degli gnomi, si impossessò delle potenti pantofole di rubino, e le usò per trasformare, tutti gli abitanti di Oz, in pura pietra, imprigionare, la futura erede al trono, Ozma, trasformare, lo spaventapasseri in un oggetto che tenne rinchiuso nel suo castello e dare il potere alla principessa Momby. Una donna malefica che rubò le teste a tutte le più belle donne della città di smeraldo che usava per scambiarle con la sua originale! Ma, dei cittadini, sfuggiti all’incantesimo della pietrificazione, si unirono per combattere il re degli gnomi e salvare lo spaventapasseri. Si trattava, di un robot, di nome tic toc, di una zucca di nome Jack, di una gallina di nome Brillina e di una renna chiamata Gump. Unendo le loro, forze, riuscirono a salvare Ozma e lo spaventapasseri, a sconfiggere, Momby e il re e a riportare la pace nel regno. Dopo la festa della vittoria, Ozma, venne incoronata, regina e ancora oggi, governa con lo spaventapasseri. Fine!” Dorothy abbassò il quaderno e guardò i compagni silenti. Il professore aveva il mento poggiato sulla mano.
“mmh” commentava “molto interessante … ma ci avete messo troppa immaginazione signorina Gale”
La ragazza deglutì parecchie volte ascoltandolo “non si preoccupi, non l’aspetta una punizione. Ma voglio, un nuovo racconto, più moderno, copiato, cinque volte sullo stesso foglio. In modo da finirlo. E deve essere di ottanta parole”
Dorothy sussultò, era un’impresa veramente difficile, da compiere.
“ora torni al suo posto. Matematica!” strillò il signor Gollaher.
I ragazzi, presero delle lavagnette e iniziarono a scrivere, ciò che l’insegnante spiegava.
Elisabeth, tornò a piangere, premendosi una mano sulle labbra.
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Mentre, Dorothy, si avviava, al cocchio, da zia Emma, sentì la compagna, ancora in lacrime, dire, abbracciata a un’amica: “Non ci posso credere che non sia andato bene … “ tirò su col naso “ieri sera io e la mia mamma, ci siamo ammazzate per farlo e alla fine, lei, abbracciandomi mi aveva rassicurato che sarei stata bravissima” riprese a piangere bagnando la spalla dell’altra, che le accarezzava i capelli.
“su, su, non fare così” le diceva armoniosamente.
Toto, alla vista della padroncina, che rientrava in camera, le mise le zampe sulle calze e prese a fare tante feste.
“ciao bello!” disse Dorothy prendendolo in braccio e facendolo ruotare “sono felice di vederti. Ma oggi non possiamo giocare. Devo fare i compiti!” lo rimise in mezzo ai cuscini, nella cesta e prese posto alla scrivania. Immerse la penna ad oca nel calamaio e iniziò a scrivere su un foglio. Pensò e ripensò, pensò e ripensò, finché non le venne un’idea: raccontare una storia inventata. Chissà, magari poteva scrivere, di essere stata aggredita da un serpente oppure, di aver, per sbaglio pestato delle uova di gallina e di essersi beccata tanti morsi da queste. Alla fine, decise. Narrò, un dì, lontano, in cui prese di nascosto la bici, di uno dei tre lavoratori di casa sua, Hickory (*) e la usò per spingersi lontano, sulla collina e che, per sbaglio, cadde e finì in un fiume. Sarebbe andato perfetto, per non beccarsi una sgridata e una picchiata dal signor Gollaher. Iniziò alle quattro e terminò alle sei e mezza. Aveva la fronte sudata e decise di concedersi, una mezza pausa. Lanciò più volte la pallina al suo cane che gliela riportava scodinzolando, si pettinò i capelli per rifarsi le trecce, si infilò la camicia da notte e guardò fuori dalla finestra, la luna che si alzava. Non si aspettò, che dieci minuti dopo aver ripreso il lavoro, lo ebbe terminato. Arrotolò il foglio a pergamena e lo infilò in un cassetto per ricordarselo la mattina seguente. Era stanca morta. Mangiò un po’ di zuppa di carote, per cena, diede la buonanotte allo zio Henry e a zia Emma e si chiuse nella stanza per poi crollare con la testa sul cuscino. Era impressionata da come il suo racconto su Oz, avesse colpito tutti. “wow” pensò “mi è venuta l’idea di scrivere un libro da grande” chiuse gli occhi con Toto che le leccava la mano e sognò, di viaggiare ancora una volta nella città di smeraldo.
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Che ora era? Mezzanotte? O prima? L’orologio della chiesa era in paese e quindi non si udivano i rintocchi in quella casa, nello sconfinato Kansas.
Eppure Dorothy, venne svegliata da uno strano presagio. Toto, non era più accanto a lei. Con le zampine sul vetro della finestra a guaiva lentamente.
“Toto, cosa ti succede?” domandò, stropicciandosi gli occhi e poggiando i piedi nudi, sul freddo pavimento. Gli si avvicinò e lo prese in braccio. Lui si agitò, indicando con il naso, l’esterno della camera, così anche la padroncina si decise a guardare e rimase impietrita davanti a tutte le mucche che si allontanavano dalla fattoria “Ci devono essere stati i ladri” bisbigliò, pensando che il cane la capisse. Un brivido le percorse la schiena e il cuore prese a martellarle forte in petto.
“sarà … meglio andare a vedere” strinse di più Toto, tanto da farlo mugolare di dolore.
Piano, piano, si infilò le ciabatte e la vestaglia rosa e molto lentamente, abbassò la maniglia dell’asse bianca e la tirò a sé. Scese i gradini di legno, facendo molta attenzione a non farle scricchiolare e giunse alla fine. In punta di piedi, sempre, tenendo il cagnolino, stretto in braccio, si avviò verso la cucina. Poteva benissimo sentire il respiro pesante degli zii, provenire dalla stanza sotto le scale. Pregò che fossero nel mondo dei sogni, mentre estraeva dalla credenza un coltello e un mattarello. Non voleva che si mettessero in pericolo. Mise Toto sul tappeto e gli fece cenno di tacere, mettendosi un dito sulla bocca. Lentamente, alzò la finestra, sopra il secchio dei panni da lavare e la scavalcò, per capitombolare, nel fienile. I cavalli ai due lati, nitrivano, senza fretta, non appena la videro arrivare. Lei poggiò le “armi” a terra e prese il cagnolino, dall’interno della casa, che piangeva, alla vista della sua scomparsa. Quando i due, furono usciti dall’alloggio dei cavalli, videro, che la luna, rifletteva un’ombra, che proveniva da dietro il porcile. La ragazzina si mise a quattro zampe ,come il suo animale, e insieme a lui, gattonò, fino a raggiungere il carro del fieno ancora da trasportare in paese. Si nascose dietro le ruote per godersi una perfetta visuale. Mise una mano sulle orecchie di Toto, per farlo restare calmo e non ringhiare, alla vista, di una sagoma alta, coperta dalla mezza oscurità che teneva in mano, qualcosa di simile a una gallina strozzata. La buttò dentro una cassa aperta e si guardò intorno. Dorothy, trattenne il fiato e il movimento. Neanche sbatté le palpebre. Almeno fin quando il ladro, non avesse cambiato direzione, diretto all’aia. Decise di alzarsi, di tenere il cane sotto il braccio e di cogliere lo straniero di sorpresa, per metterlo al tappeto con il mattarello e puntargli contro il coltello finché non avesse chiamato al centralino notturno, per mettersi in comunicazione con il distretto di polizia. Si mise su due piedi e sgattaiolò, nella direzione del furfante. Si appiattò accanto alla fontanella e attese di sentire dei passi avvicinarsi. Attese. Attese. Attese. Sentiva freddo. Voleva solo tornare nel suo letto e dormire tranquillamente, senza altre interruzioni. Toto, cominciava a sentire male alla pancia, visto tutto il tempo in cui la padroncina lo aveva tenuto in braccio, così, si mise a muovere le zampe per aria, in cerca di aiuto, ma lei non cedette a lasciarlo andare. Poi però, pensò, se il ladro fosse sbucato da dietro, avrebbe potuto prendere il povero cane in ostaggio e colpire forte la bambina. Così, decise di metterlo a terra, ma prima di farlo gli sussurrò in un orecchio teso:
“non fare rumore, ti prego” lui come se avesse capito, mosse la testa.
Ma quando le sue zampe toccarono il terreno, corse via, nella direzione illuminata da quella che pareva essere una lanterna
“Toto No!” cercò di urlare Dorothy, ma sentì il cane abbaiare e una voce borbottare qualcosa di insensato. Sicuramente era stato preso. La bambina, strascicò per terra, sedendosi e abbracciandosi le gambe con gli occhi lucidi. Cosa poteva fare? Doveva salvarlo o sarebbe stato ucciso. E ricordava una cosa molto importante: “Non bisogna mai abbandonare una persona a cui tieni molto” era il motto della città di smeraldo e lei lo aveva messo in atto più volte. Era giunto il momento di rifarlo. Si mise in piedi, le armi bene in pugno e corse verso il cortile, sperando che il ladro non avesse una pistola con sé. Prima di sbucare allo scoperto e urlare: “Fermo dove sei!”, chiuse gli occhi. Dopo più secondi, gli riaprì lentamente. Aveva le braccia tese e la testa inclinata il più possibilmente. Vide Toto seduto dinanzi che la guardava interrogativo. La testa tesa come la sua.
“Oh, come stai?” gli chiese gettando a terra le armi e correndo a prenderlo in braccio “ero così in pena per … ”
Ma, presa dallo spavento, quando una mano si premette sulla sua bocca e l’altra intorno alla sua vita, lasciò andare il cane che finì per terra con un tonfo, guaendo. Cercò di dimenarsi, graffiando le mani attaccanti, ma non ottenne nuovi movimenti. Solo una nuova voce che le chiese, con sua grande e stupita sorpresa, dolcemente:
“Tu sei … Dorothy Gale? Rispondi” quest’ultima parola la disse con più rigidità, ma la ragazzina, anche se immobilizzata, riuscì a abbassare la testa “Non ti succederà niente” continuò la voce “Vengo da Oz!” la paura sul volto di Dorothy, si cancellò. Tornò tranquilla, come quando aveva finito i compiti. Emise un verso soffocato per chiedere spiegazioni “ora ti lascio” riprese l’ex ladro “ma prima mi devi portare in un luogo tranquillo dove possiamo parlare”
“mm … laio” riuscì a dire la ragazzina attraverso la mano.
“come?” capendo che doveva aver detto qualcosa, il proprietario della voce la lasciò andare. Lei si mise una mano sulla fronte mentre ripeteva: “il pollaio!”
“Ah! Il pollaio. Bella trovata Dorothy. Dove sta?”
“lì dietro. Andiamo!”
Prese in braccio Toto e camminò in avanti, seguita da quella figura misteriosa che non era ancora riuscita del tutto a distinguere. Entrò nel pollaio con il cuore che batteva. Doveva fidarsi di lui, diceva di essere di Oz, e lei ricordava, che oltre agli zii e ai tre lavoratori che gli aiutavano a mandare avanti la fattoria, non l’aveva raccontato a nessuno. E quella profonda voce maschile, non sembrava affatto appartenere a qualcuno di sua conoscenza. Si sedette in un nido vuoto e si mise ad accarezzare Toto. Le galline dormivano profondamente e i galli, si aggiravano da tutte le parti alla ricerca di qualcosa da mettere sotto il becco.
“Oh, aspetta qui” disse di nuovo la voce. Dorothy vide la figura allontanarsi e uscire dal pollaio. Dove stava andando? E se avesse voluto chiuderla dentro per andare a saccheggiare la casa? Ma cosa sapeva di Oz? Attese dieci minuti, restando muta, fino a che una luce, emerse dall’entrata. Era una lanterna e a reggerla, era un ragazzo. Man mano che si avvicinava, la ragazza notò che aveva un profilo meraviglioso. Aveva capelli di un castano noisette, occhi di un azzurro mare e un naso che sembrava dipinto. Indossava una camicia nero notte, come i pantaloni e le scarpe bianche come la neve.
“oh!” fu il suo unico commento, mentre il ragazzo sistemava la fioca luce fra lui e lei e sedendosi di fronte.
“l’avevo dimenticata nel porcile. Eh, eh!” rise lui.
“scusa se te lo chiedo. Ma … vorrei sapere chi sei, e come sai del regno di Oz!”
“oh, è molto semplice mia cara “ rispose il ragazzo con voce timida “io mi chiamo Christopher e sono un inviato speciale della regina Ozma e del re Spaventapasseri”
“non ho mai raccontato a nessuno di Ozma … sì devo crederti. Sei di Oz. Racconta, cosa ti ha condotto qui?”
“la regina è gravemente ammalata”
“cosa? Perché? Cosa le è successo?”
“nessuno lo sa. Tutti i dottori hanno provato a curarla, tutte le fate, hanno tentato di toglierle il dolore con la magia, ogni cittadino della città di smeraldo hanno dato la loro parte per aiutarla, ma con scarsi risultati. Allora sospettiamo che dietro la sua malattia, ci sia qualche maleficio”
“da parte di chi?”
“ancora non si sa. Ma è per questo che sono qui. Mi hanno inviato a prenderti per tornare a Oz! Te la senti?”
“se me la sento? Ozma è la mia migliore amica! Non la posso abbandonare proprio quando ha bisogno di me. Andiamo anche subito se possibile!”
“allora vai subito a vestirti!”
“va bene … oh, aspetta, come facciamo con i miei zii? Se domattina non mi trovano, si preoccuperanno molto!”
“a quello ci penso io. Spargerò nella loro stanza, una polvere magica che gli faccia dormire fino al tuo ritorno!”
“oh, perfetto. Allora, aspettami in soggiorno. Ci metterò un attimo a cambiarmi!” detto questo la ragazzina, corse fuori dal pollaio, ma prima di sparire, dalla finestra del fienile, fece un’altra domanda “come mai hai fatto scappare le mucche?”
“cosa? Oh, quelle! Non ti preoccupare, non erano tue. Per sbaglio, prima di apparire qui, sono capitombolato in una fattoria della Cornovaglia e i bovini mi sono venuti addosso!”
“Oh! E la gallina morta?”
“quale gallina morta?”
“ti ho visto con una gallina morta in mano”
“ma cosa … oh … ah, ah! No. Non era una gallina era una mela che ho fatto cadere da un albero non appena sono arrivato!”
“ok. Allora, vieni!” scavalcò nuovamente la finestra e corse in camera sua, mentre Christopher, andava in quella di Zio Henry e Zia Emma, e si riempiva il palmo della mano, con una strana polverina verde. Ci soffiò sopra e tutta la camera si cosparse di questa. Richiuse in fretta la porta a chiave, mentre sentiva i due che russavano più forte.
“buonanotte” disse loro, da dietro la porta sorridendo divertito. Si sedette su una poltrona e poco dopo, vide Dorothy scendere le scale con il suo solito vestito rosa, le calze bianche e le scarpette nere.
“sono pronta” disse lei prendendo in braccio Toto per l’ennesima volta.
“bene. Dammi le mani allora” replicò lui tendendo le mani. Lei, un po’ imbarazzata, le afferrò, mettendo il cane a terra che restò fermo “ chiudi gli occhi” ordinò il messaggero di Ozma. Lei obbedì ed eseguì il terzo comando: “spera di andare dove vuoi”
La ragazzina si concentrò e si disse più volte:
“Città di smeraldo. Città di smeraldo. Città di smeraldo”
Non sentì più la terra sotto i piedi, ma un’ondata di vento le scompigliò le trecce facendole alzare. Non si mosse e non urlò. Rimase concentrata e quando tutto si fermò e riaprì gli occhi, si ritrovò davanti, un letto a baldacchino, largo e con delle tende rosa. Sotto le coperte era rannicchiata una ragazza bionda, con occhi celesti, e un viso pallido, come un cadavere.
“O … O …. OZMA!” balbettò Dorothy, staccandosi dalle mani di Christopher e correndo a sedersi su una sedia accanto al suo cuscino.
“Doro-thy!” disse la regina di Oz, con il naso tappato, cercando di allungare una mano per stringere quella dell’amica.
“non ti sforzare troppo mamma!” disse una voce alle spalle di Dorothy. Si voltò e vide un suo caro amico. Jack testa di zucca, che una volta la chiamava sempre mamma, fin quando non aveva incontrato la sua vera: Ozma!
“Jack!” disse la ragazzina illuminando i suoi occhi. Poi notò che alle spalle della zucca, c’erano tutti i suoi amici: Tic Toc, più lucido che mai (**) Gump, lo spaventapasseri, Brillina, l’uomo di latta e il leone codardo. Corse ad abbracciarli uno per uno e venne ricambiata con molto affetto.
“bentornata Dorothy” fece le fusa il leone.
“ci sei mancata molto coccodè” disse Brillina.
“anche voi mi siete mancati” si commosse la bambina. Poi si voltò verso la regina di Oz e le si avvicinò “come sta?” chiese.
“non molto bene” rispose Tic Toc, avvicinandosi “ha la febbre alta e fa molta fatica a respirare. Ha attacchi d’asma e vomita spesso la notte”
“all’inizio abbiamo pensato si trattasse solo di una semplice influenza” disse l’uomo di latta.
“ma poi abbiamo capito che era altro. Visto che è da un mese che ce l’ha!” finì per lui lo spaventapasseri.
“un mese?” esclamò Dorothy.
“sì. E ormai pensiamo, che sia opera di un incantesimo” abbassò lo sguardo Jack.
“oh. Ozma!” si intristì la ragazzina con le treccine.
“mi … sento … g-ià meglio ora … che … sei … qui” balbettò lei prima di starnutire e tossire contemporaneamente.
“ora che sei qui Dorothy” disse Gump “possiamo organizzare il consiglio di Oz. Domani”
“il consiglio di Oz?” domandò lei.
“si. Così decideremo cosa fare per aiutare Ozma” spiegò lo spaventapasseri “adesso è meglio che andiamo a dormire”
“faccio io il primo turno” si offrì Christopher.
Dorothy, guardò con occhi lucidi Ozma, e prima di seguire i suoi amici fuori dalla stanza le diede un bacio sulla guancia.
La regina di Oz, fece un lieve sorriso sul viso rosso per lo sforzo e si girò su un fianco mostrando di più i capelli bagnati di sudore.
“fai attenzione!” si raccomandò il re di Oz al ragazzo venuto a chiamare Dorothy prima di sparire con lei e gli altri, dietro la porta della camera. La bambina prese Toto, fra le sue braccia e salì una grossa rampa di scale, con lo sguardo teso.
“non ti preoccupare” la rassicurò Jack mettendole una mano sulla spalla “troveremo un modo per guarirla”
Dorothy lo abbracciò dolcemente. Quando lo aveva conosciuto, non avrebbe mai immaginato che quella testa di zucca, sarebbe diventato un amico speciale su cui contare ogni volta.
Alla fine della scalinata, oltrepassò un bivio seguendo il suo amico robot e diede la buonanotte a tutti gli altri, che cambiarono direzione. Dopo aver seguito un ultimo corridoio pieno di finestre che davano sull’immenso cortile notturno, e un grosso ritratto dei campi di papaveri che avevano fatto addormentare la bambina e i suoi compagni, durante il primo viaggio alla città di smeraldo, i due giunsero a una porta rivestita in oro con un pomello di argento che sembrava una pallina scura.
“sapendo del tuo arrivo, ti abbiamo preparato una stanza” disse Tic Toc.
“non dovevate disturbarvi!” sorrise lei.
“noi non ci disturbiamo affatto. Eravamo così ansiosi di rivederti”
“oh, anche io” poggiò per terra il cane e abbracciò il robot “sono così felice di essere di nuovo qui! Con voi!” una lacrima di commozione le scese sulla guancia e andò a conficcarsi in una rotella dell’amico meccanico che se ne accorse, sentendo un dolorino alla gamba.
“su, non piangere. L’importante è che tu ora sia qui e noi ti vogliamo bene”
“anche io. Tanto. Tanto. Tanto! “ si staccò dall’abbraccio e riprese in braccio Toto “buonanotte Tic Toc!”
“buonanotte mia cara!”
Quando Dorothy, girò il pomello, vide davanti ai suoi occhi, una stanza ampia, occupata da un letto con le tende di velluto rosso, una moquette dello stesso colore, una finestra chiusa, una bacinella piena d’acqua poggiata su una poltrona gialla, un armadio, una candela accesa su un comodino e un cestino pieno di cuscini accanto al materasso rialzato. Toto corse a infilarsi dentro e a sistemarsi con la testa sul cuscino più comodo che trovò. Fece ridere la padroncina che, chiusa la porta, andò a prendere la candela e a spostarla di fronte l’armadio. La poggiò per terra e lo aprì. Rimase incantata davanti a tanti vestiti che sembravano adatti a lei. Scelse una vestaglia bianca che si infilò, davanti allo specchio. Ripiegò i vecchi indumenti e camminò ancora un po’ per la stanza, per conoscerla meglio, prima di infilarsi sotto il morbido piumone che sembrava esser stato fatto con lana di pecora tosata. Quando poggiò la nuca sul capezzale, decise di non restare con la luce accesa un solo secondo di più. Soffiò sulla fiammella e disse:
“sogni d’oro Toto” ed ebbe in risposta un guaito affettuoso. Chiuse gli occhi, ma prima di sognare, pensò.
Chissà quale straordinaria missione l’avrebbe attesa stavolta. Sarebbe stata rischiosa? Perché più di una volta aveva rischiato di perdere la vita a Oz e i pericoli diventavano sempre più grossi. Ma giurò a se stessa, che per Ozma e tutto il regno che amava da sempre, avrebbe tentato l’impossibile. Dormì rasserenata da questo pensiero, sognando di riuscire a riportare la pace ancora una volta
Twilight2006:(*)Per chi non lo sapesse, Hickory, nel mago di Oz, con Judy Garland (anche se qui si parla dei personaggi di “Nel meraviglioso mondo di Oz”) è uno dei tre lavoratori che compaiono all’inizio del film e alla fine, si scoprono essere gli stessi attori dello spaventapasseri, l’uomo di latta e il leone. Non vengono mai menzionati in “Nel meraviglioso mondo di Oz” ma sono pur sempre personaggi del libro! ;)
(**) ricordate? Alla fine di: “Nel meraviglioso mondo di Oz”, durante la festa in cui Dorothy torna a casa, si vede Tic Toc che è stato lucidato tanto da specchiarsi. ;)
continuate a seguirmi! ;) ;) ;)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 
Capitolo 2.
A svegliare Dorothy la mattina dopo, fu il cinguettare di un uccello che si era appollaiato sul ramo più vicino alla sua finestra. All’inizio semiaprì gli occhi e poi gli richiuse. Ma all’insistenza del volatile, si unirono anche le leccate di Toto che faceva dei saltelli per arrivare al viso della padroncina.
“ok” si arrese lei infine “hai vinto tu. Mi alzo” si mise a sedere e si stiracchiò. Di solito, nella sua casa, nel Kansas, la mattina, trovava sempre le coperte un po’ disfatte, quelle invece, erano rimaste come le aveva lasciate. Prova che non aveva cambiato posizione neanche una volta durante la notte. E poi aveva dormito solo quattro ore. Sbadigliò e poggiò i piedi sul tappeto che occupava gran parte della stanza. Aprì le ante della finestra e fece entrare una gran quantità di luce mattutina. Si avvicinò ai suoi vestiti. Ma studiandoli attentamente, si rese conto, che erano un po’ sudici. Decise quindi di sceglierne uno dall’armadio del castello restaurato dai suoi amici apposta per lei. Dopo varie decisioni, senza nessun cambio, però ne scelse uno celestino con la gonna che superava le gambe ed era decorata di pizzi. Poi indossò le sue calze e le sue scarpette da ballerina. Si lavò il viso e si pettinò i capelli con una spazzola morbida. Diede una spazzolata anche al pelo del suo cane e rifece le coperte un po’ stropicciate.
Uscì in corridoio e scese la rampa di scale, che si ricordò, dava sulla sala del trono. Toto la seguiva tirando fuori la lingua. La prima persona che incontrarono fu Christopher, che usciva da una porta di legno con in mano una bottiglietta vuota.
“buongiorno” lo salutò lei. Lui si voltò e accortosi della sua presenza, quasi sobbalzò. Sorrise dopo un po’ e ricambiò.
“ciao Dorothy. Hai dormito … bene!?”
“alla grande!”
“sono contento!”
“dove sono gli altri?”
“oh, sono …” indicò un portone d’argento “in cucina e ti aspettano per la colazione”
“va bene. Ora vado. Tu vieni?”
“si. Devo dare a Ozma, l’altra bottiglietta di medicina” sventolò l’ampolla vuota.
“oh. Ozma. Sta meglio?”
Lui scosse la testa.
La ragazza, chinò il capo e sospirò.
“ci vediamo dopo” disse prima di entrare nel portone della cucina.
Fu accolta da un caloroso “Buongiorno” da parte di tutti i suoi amici che erano seduti, su una lunga tavola di marmo, imbandita di tanti cestini porta merenda.
“ciao a tutti” li salutò prendendo posto su una seggiola accanto all’uomo di latta e a Jack.
“cosa vorresti da mangiare?” le chiese lo spaventapasseri.
“non saprei” fece spallucce la ragazzina “cosa avete?”
“ti piacerebbe assaggiare alcune prelibatezze della città di smeraldo?” propose il leone codardo.
“oh, si per favore” accordò lei.
Lo spaventapasseri batté le mani e subito, arrivarono degli omini piccoli come degli gnomi da giardino, vestiti elegantemente, con in mano dei vassoi, colmi di cose strane. Di fronte a Dorothy, venne posato un piatto, con dentro una specie di cristallo rosso lucente e gelatinoso, grosso quanto due pugni messi assieme. La ragazzina, afferrò il cucchiaio e lo affondò nella massa viscosa accorgendosi che si muoveva a, riflettendo la sua faccia dentro. Sollevando la posata, deglutì un po’, prima di metterla in bocca. Ma poi, vedendo come i suoi amici ne mangiavano di diverso colore, ma della stessa forma, con molta golosità, si decise a ingurgitarlo. Mentre masticava, la sentì sciogliersi in bocca e dopo un po’, si leccò le labbra e ne prese subito un’altra porzione.
“che buona! Ottima! Fantastica!” disse rivolta allo spaventapasseri “che cos’è?”
“diamanti di budino coccodè!” disse Brillina mentre becchettava, il suo, viola purpureo.
“sono deliziosi” commentò nuovamente Dorothy, mentre lo finiva come se volesse strozzarsi.
Poco dopo, le venne portata una tazza a colori, che faceva scorrere all’interno, un liquido bianco a pallini rosa. La bambina si fidava oramai e ne bevette un sorso veloce, ma si accorse, di essersi scottata la lingua. Rimise il recipiente sul tavolo e si sventolò la mano davanti alla bocca.
“devi stare attenta con quelli” le disse Tic Toc mentre un nanetto le versava una goccia alla volta, di sostanza marrone, nei meccanismi della gola, “è acqua del vulcano delle delizie. Ed è pur sempre bollente. Ma quando è bollente è più buona. Lasciala raffreddare un po’!”
“oei!” disse a malapena Dorothy con la lingua fuori.
“dopo la colazione andremo tutti in giardino” ricordò lo spaventapasseri “il consiglio di Oz si terrà alle due in punto e alcuni sono già arrivati!”
“cecheò di ae in etta!” disse Dorothy.
“non metterti fretta. Prenditi tutto il tempo che ti serve” disse Gump, capendo la parola uscita dalla bocca bruciacchiata dell’amica.
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Alle due in punto, arrivò nel giardino del castello, un sacco di gente fantastica, che Dorothy aveva incontrato durante il suo primo viaggio a Oz: i Maramei, le scimmie volanti, ex serve della strega cattiva dell’Ovest, le buone streghe, del Nord, Glinda e del Sud, Sanny, che Dorothy non aveva mai conosciuto, e molte altre creature nuove ai suoi occhi. La ragazzina si voltò verso lo spaventapasseri, aspettandosi che esso prendesse la parola, ma l’amico, restava seduto a osservare tutto il regno. Sicuramente all’appello mancava qualcuno.
“chi deve arrivare?” chiese Dorothy.
“ECCOLO!” gridò una donna abitante della città di Smeraldo, indicando il cielo. Tutti alzarono lo sguardo e sussultarono entusiasti. Sopra di loro, c’era una grandissima mongolfiera verde, con inciso a caratteri d’oro, il nome OZ. Furono in molti ad applaudire, mentre a Dorothy gli si chiudeva lo stomaco, pensando che il presentimento che le era apparso in testa, fosse vero. Cercò con lo sguardo il leone codardo, gli indicò il veicolo volante, con la bocca semiaperta, e il felino, sorrise e annuì. Lei sorrise e si sporse di più per vedere meglio. La mongolfiera era atterrata, in mezzo alla fontana, staccando la testa al cigno di marmo che sputava acqua. Quando il cesto, toccò terra, tutti si fecero da parte, lasciando libera una via. Si inchinarono, al passaggio di un uomo, con i capelli bianchi, un cappello a cilindro color smeraldo sulla testa, una camicia, bianca, sotto una giacca verde, un farfallino rosso, pantaloni verde acqua e stivali color agrifoglio, con un bastone con l’impugnatura d’avorio che sorrideva a chiunque gli capitasse a tiro. Dorothy rimase esterrefatta. Stava per rincontrare il Mago di Oz.
Esso, giunse dallo spaventapasseri e gli strinse calorosamente la mano.
“salve spaventapasseri. Come dirigete il, non più mio, impero?” chiese con voce profonda.
“molto bene signor mago. Ma lei è mancato tanto a tutti” rispose il re di Oz, sorridendo a malapena.
“lo so. Anche voi mi siete tutti mancati” rise il mago. Si voltò verso il regno e notò che alcune persone, piangevano dall’emozione “su, su, miei sudditi. Non piangete per me! Ora sono tornato e anche se non resterò per sempre, state pur certi, che non sarà un addio” si levò un caloroso applauso unito a piccoli urli.
Il mago, si voltò verso, gli abitanti di corte e solo, dopo un po’, scorse e riconobbe la bambina che aveva conosciuto solo otto mesi prima. Sgranò gli occhi e si avvicinò a codesta, con bocca aperta.
“tu sei … Dorothy Gale?” lei, annuì contenta e gli porse la mano.
“sono molto felice di rivederla signor Mago”
“oh, io lo sono altrettanto” si inchinò lui, riprendendosi e togliendosi il cappello “alla fine, sei riuscita a tornare nel Kansas spero? Non ti vedo da quel dì!”
“certo che sono riuscita a tornare! Ma ora, sono ritornata a Oz, per salvare Ozma!”
“oh, si giusto. Ozma” si ricordò il mago abbassando la voce “ mi hanno inviato un piccione viaggiatore che diceva, che la figlia, del morto erede al trono della città di smeraldo è gravemente ammalata!”
“tanto vale che inizi il discorso!” disse lo spaventapasseri mentre Sunny gli porgeva la sua bacchetta. Lui la prese ringraziando e ci parlò dentro mentre la sua voce diventava molto acuta “prego sedete” quasi tutti, si sedettero, o per terra, o su varie panchine del giardino “cari sudditi” riprese il re “oggi, vi ho convocati tutti, dai vostri paesi lontani a Oz, nella città di smeraldo per dare inizio a una riunione importante” ci fu un rabarbaro che terminò quasi subito “la nostra regina, Ozma … è molto malata!” il mormorio divenne più forte “è passato un mese dall’inizio di questa terribile influenza, che diventa tutti i giorni più grave! Se non si fa qualcosa, probabilmente morirà!” si fermò un attimo, per dare il tempo ai presenti di calmarsi “io e i miei amici qui presenti, abbiamo il sospetto, che una nuova forza maligna minacci Oz!” alcuni Maramei piansero “ed è per questo, che abbiamo organizzato questo consiglio! Le due streghe buone del Nord e del Sud, consapevoli della malattia da una settimana, ci hanno informato, che esiste un oggetto capace di rivelare qualsiasi presenza malvagia nel mondo!”
“che strumento è?” chiese il mago di Oz.
“Lo Smeraldo Divino!” prese la parola Glinda rendendo la voce altrettanto acuta come quella dello spaventapasseri.
“che cos’è?” domandò il regno.
“è l’unico smeraldo, che è avanzato, per costruire questa città secoli orsono!!” tutti trasalirono alla risposta di Sanny “così, noi quattro streghe del Nord, Sud, Est e Ovest, lo abbiamo incantato facendolo diventare l’oggetto più potente di OZ!”
“Anche più potente delle pantofole di rubino di Ozma?” volle sapere Tic Toc.
“molto di più” disse Glinda “ se qualcuno ne viene in possesso, diventerebbe il più grande stregone, o strega dell’intero universo!”
“se lo andaste a prendere, quell’oggetto possiamo sconfiggere il male e salvare la regina!” applaudì l’uomo di latta. Però, non vedendo le due streghe felici, si fermò.
Le due infatti, erano piuttosto pallide e si toccarono le fronti.
“qualcosa non va?” chiese loro il mago.
“noi non possiamo” si riprese la bacchetta Sanny “andare a cercarlo!”
“la nostra magia svanirà piano, piano, se la regina, si indebolisce sempre di più!” completò per lei Glinda “perciò, non possiamo prenderlo!”
“QUALCUNO SI DEVE OFFRIRE VOLONTARIO E ANDARLO A CERCARE” gridò un tipetto basso con una faccia dietro e una davanti la testa, che parlavano all’unisono.
“sì è vero!” accordarono tutti gli altri.
“signori, per favore” cercò di calmarli lo spaventapasseri ma i cittadini, protestavano sempre di più.
Dorothy non poteva sopportare tutto quel trambusto. Fece una faccia seria, posò per terra Toto, si alzò agguantò la bacchetta della brava strega del Sud e coprì le voci, strillandoci dentro: “CI ANDRO’ IO”
Tutti tacquero all’istante fissando la ragazzina.
“come scusa?” chiese incredulo il mago “v-uoi andare tu?”
“SI’!” continuò Dorothy “partirò per questa impresa. Prometto di portare qui, lo smeraldo divino, e salverò Ozma e il regno di Oz anche a costo della mia vita!”
“Dorothy, no!” le disse Glinda “E’ un’impresa troppo ardua per una bambina come te. Dovrai solcare i confini di Oz per trovarlo!”
“andrò ovunque si trovi”disse cocciuta lei “ anche in capo al mondo. Ma lo troverò! Ho deciso. Nessuno mi impedirà di salvare Ozma. E se qualcuno vuole venire con me è il benvenuto!” detto questo, lanciò la bacchetta alla sua destra, e scese i gradini del terrazzo, per farsi spazio tra la folla.
“DOROTHY” gridò il re di Oz, facendola voltare e mostrando a tutti il suo sguardo cagnesco.
“ho detto che nessuno mi ferm …” ma prima che potesse dire qualcosa, l’amico di paglia continuò.
“Se, proprio devi andare, non da sola! Ti prego!”
“Noi ci teniamo a te coccodè!” disse Brillina.
“e non permetteremo che tu rischi la vita” allungò il braccio Jack come a invitarla a risalire.
Lei si addolcì piano, piano. Ma sempre, senza sorridere, risalì sul terrazzo, guardando tutti i presenti.
“signori. È deciso” strillò lo spaventapasseri “Dorothy, Gale, partirà! E ci salverà! … di nuovo!”
Piano, piano, da un minuscolo battito di mani, partì un sonoro applauso, ancora più acuto della voce nella bacchetta. Finalmente la bambina sorrise e abbracciò gli amici uno, per uno. Poi prese in braccio Toto che iniziò a leccarle il viso e salì sul dorso del leone codardo che la riportò dentro il castello, insieme agli altri, diretti alla camera della regina. Aprendo la porta piano, piano, sussurrarono “e permesso?” non ebbero risposta. Accostarono l’asse di legno alla parete ed entrarono.  Nella stanza con le finestra ancora chiuse, entravano dei lievi raggi di sole, che illuminavano Ozma, dentro il letto, che respirava, leggermente, ma almeno respirava. Aveva gli occhi chiusi.
“shh. Dorme!” la indicò Christopher, che per tutta la riunione aveva taciuto. A entrare fu, Jack, che oltrepassando il letto della madre, si chinò su un comò, aprì un cassetto e ne estrasse una minuscola scatola. Tornò alla porta che richiuse lentamente. Lui e gli altri si sedettero sulle scale e porsero la scatola alla bambina. Lei l’aprì e si mise una mano sulla bocca. Dentro la scatola c’erano le sue pantofole di rubino.
“Le teniamo coccònservate per i casi di emergenza ” le spiegò Brillina, saltandole con le zampine sul braccio.
“questo mi sembra un caso di emergenza” rise Dorothy prendendole e infilandosele. Le andavano ancora alla perfezione “allora. Quando devo partire?”
“non ora mia cara” le disse Tic Toc “dobbiamo ancora discutere su chi ti accompagnerà. Tu intanto resta di guardia alla porta di Ozma. E nel caso la sentissi tossire, o cose del genere, vienici a chiamare”
Così, la bambina, si sedette accanto alla porta dell’amica e si osservò i piedi, mentre gli amici, scendevano le scale. Anche Toto gli seguì. Gli piaceva tanto rincorrere Brillina anche quando questa stava alla fattoria. Nel corridoio che dava alla stanza di Ozma, c’era una finestra, che però dava sul retro del giardino. Così non c’era nessuna speranza, per lei, di sentire il discorso. Chissà chi sarebbe venuto con lei in quella nuova avventura. Toto,lo spaventapasseri, l’uomo di latta e il leone, come la prima volta? Brillina, Tic Toc, Jack e Gump come la seconda volta? O forze lei e il mago? Aveva così tante domande per la mente che le venne il mal di testa. Si abbracciò le gambe e guardò il soffitto.
Twilight2006:vi piace questo capitolo? A dire il vero, non so, come si chiama la strega del Sud, ma il nome, delle streghe(a parte, strega del Nord … ecc) non c’è in nessun film, tranne in quello con Judy Garland. Ma solo uno, per mia sfortuna :(.Non importa. Non perdetevi il numero 3! 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3.
Dorothy, di tanto in tanto, sentiva uno starnuto o due, da parte di Ozma, ma smetteva subito. Non doveva essere poi così grave pensò. All’improvviso, fu svegliata dal rumore di passi che salivano. Si alzò per vedere chi fosse e si ritrovò faccia a faccia con il mago di Oz.
“i tuoi amici hanno scelto chi dovrà venire con te” disse lui ridendo.
“ah, ok!” sospirò lei.
I due scesero le scale a passo veloce e raggiunsero il portico dove ancora c’era tutto il regno che non si era mosso di un centimetro da come l’avevano lasciato. Fu accolta da un altro applauso e da inchini. Alcuni le lanciarono i fiori che le finivano addosso. Lei rise mentre raggiungeva lo spaventapasseri con la bacchetta di Sanny ancora in mano. Questo, quando la vide arrivare, parlò, rivolto a lei:
“Dorothy, scusa per l’attesa. Ma sono in molti quelli che si sono ritirati da questa impresa”
“non fa niente” gli rassicurò lei.
“Dorothy” riprese l’amico di paglia” Dopo molte decisioni, ecco, chi vorrà accompagnarti nella grande missione per salvare la regina”
Dorothy si guardò intorno per vedere chi si facesse avanti e si premette le mani sulla bocca quando fu, Christopher a farlo. Sulla spalla aveva un corvo dall’aria minacciosa. Dopo cinque minuti, non venne più nessuno. Erano solo in due? Dov’era finita la grinta dei suoi amici?
“Christopher Reddy e il corvo Nicky” annunciò lo spaventapasseri.
“saprai accertarci come compagni!?” chiese Christopher avvicinandosi alla ragazzina. Lei lo guardò. Di lui si fidava, ma del corvo non del tutto. Ma aveva pensato così anche degli altri che erano diventati i suoi migliori amici. Quindi sorrise e annuì, pensando che era sempre bello farsi nuove amicizie.
“BENE” gridò per completare del tutto il discorso lo spaventapasseri “E’ DECISO GENTE. DOROTHY GALE, CHRISTOPHER REDDY E IL CORVO NICKY, AFFRONTERANNO UN LUNGO VIAGGIO PER TROVARE LO SMERALDO DIVINO E SALVARE LA REGINA OZMA!”
Si formò il più grande applauso che Dorothy avesse mai sentito in tutta quella giornata. Abbracciò forte lo spaventapasseri e tutti i suoi amici.
“bene, vi daremo noi l’occorrente!” si indicò da sola Glinda entrando nel castello insieme agli altri.
                    @@@@@@
Poco dopo, alle porte della città di smeraldo, c’erano tutti i suoi cittadini, più gli eroi che dovevano partire per la grande impresa. Era stato dato loro, uno zaino da viaggio, contenente: dei sacchi a pelo, delle tende da campeggio, qualche cestino raccolto dagli alberi “porta merende”, una bussola, una mappa segnata dalle due buone streghe e delle mele provenienti dal paese dei maramei. Dorothy non riusciva a staccarsi dall’abbraccio che stava dando a tutti i suoi amici, per mettersi in cammino. Pensò che gli sarebbero mancati più delle altre volte in cui aveva lasciato Oz.
“non fare così” si commosse l’uomo di latta svigorendo un po’ il suo viso “ci rivedremo presto!”
“prestissimo!” si disse la ragazzina prima di levarsi dal corpo dell’amico di latta e voltarsi verso Christopher. Non voleva rendere la partenza troppo commovente per tutti, così si mise in marcia seguita a ruota dai suoi due compagni. Furono accompagnati da una banda musicale, da un sonoro applauso e dalle urla del mago che dicevano “BUONA FORTUNA AMICI!”
Camminarono lungo il sentiero di mattoni gialli, fino a vedere la città, solo un puntino. Così gli abitanti non avrebbero visto la loro sosta. Si sedettero sull’erba e il ragazzo consultò la mappa. Sgranò gli occhi.
“cosa c’è?” le chiese Dorothy.
“cavoli. Per arrivare allo smeraldo Divino, dobbiamo veramente solcare i confini di Oz” si stupì lui.
“che c’è di strano?” chiese lei.
“ecco, niente. È solo che, sono uscito dal regno solo per venire da te, nel Kansas. E come hai visto, non mi è uscito molto bene arrivarci!”
“non importa. Dovremo solo camminare!” sorrise la ragazzina.
“Voi sì. Io no! AHAHA!” sghignazzò Nicky, appollaiandosi su un rametto.
I due lo ignorarono.
“e se usassi le mie pantofole di rubino?” ipotizzò la bambina.
“no. Il loro potere non è abbastanza forte per trasportarci così lontano” tartagliò il ragazzino.
“Forza. Mettiamoci in cammino!” disse lei afferrando la mappa e rimettendosi in piedi. Fece per seguire ancora il sentiero dorato, ma Christopher la fermò per un braccio.
“la verità?” era rosso in viso “Dobbiamo cercare un modo per superare il deserto della morte!”
“davvero? Perché non ce l’hanno detto?”s’incupì lei.
“sicuramente si erano dimenticati che il deserto circonda Oz!”
“come facciamo a oltrepassarlo senza toccare la sabbia neanche una volta?”
“un modo lo troveremo. Intanto arriviamo fino al paese dei maramei!”
Detto questo, tese il braccio, il corvo si poggiò sopra e i tre ripresero il cammino. Arrivarono verso mezzogiorno. Quando il sole iniziava a tramontare. Il paese era vuoto. Sicuramente tutti i suoi abitanti erano ancora alla città di smeraldo. Dorothy, dietro alcuni alberi, rivide la sua vecchia casa, con la quale era precipitata per la prima volta a Oz. Le previsioni annunciavano: Pioggia. Quindi, ai tre non restava scelta, se non dormire dentro. Aveva alcuni vetri rotti e l’interno era parecchio disordinato. Ma c’era abbastanza spazio confortevole. La porta era socchiusa, entrarono e per un pelo non pestarono dei chiodi disposti a terra, caduti dalla mensola, dove zio Henry li teneva per costruire, pollai, porcili e così via.
“Io dormirò nella mia vecchia stanza” informò Dorothy “tu puoi dormire in quella dei miei zii”
“ottima idea. Me la potresti indicare?”
“al piano di sopra”
Alzarono lo sguardo e abbassandolo sbuffarono, quando videro che la scala che conduceva di sopra era distrutta.
“vado io a dormire in camera dei tuoi zii” si vantò Nicky, prima di volare via dalla spalla di Christopher, e sparire in alto.
“Allora, dove puoi acquattarti?” domandò l’unica femmina della compagnia.
“non ti preoccupare. Posso sempre dormire con un sacco a pelo, in cucina.”
“no. Non voglio che tu prenda freddo, proprio stasera che piove …” rifletté un attimo e poi schioccò le dita “beh, l’unica soluzione è che tu prenda il mio posto, nel mio letto e io dorma nel sacco a pelo”
“ma così sarai tu a prendere freddo”
“non preoccuparti. Sul serio posso farcela”
“se è per questo ti terrò compagnia”
“cosa dovrebbe accadermi?”
“è vero che sei finita nel regno di Oz, perché, durante il ciclone nel Kansas, un vetro si è rotto e ti ha colpito in testa?”
“ecco … si!”
“non vorrei che riaccadesse! Perciò, tu dormi in camera tua. Tranquilla e serena! Mentre io in cucina!”
“che si faccia come vuoi tu. Ma quando avrai la febbre non te la prendere con me!”fece una smorfia e si allontanò con le braccia incrociate.
Lui fece spallucce e borbottò “Chi le capisce le ragazze!” La ragazzina non sentiva il dolce suono morbido del cuscino con sopra disegnate le violette, da quando era atterrata a Oz. Ora invece, poteva dormire in quella casetta per l’ultima volta. Il giorno dopo sarebbe stato molto impegnativo.
                   @@@@@@
“Dorothy?” si sentì chiamare “ei, svegliati!”
Socchiuse gli occhi e un raggio le sparò in faccia. Si specchiò negli occhi di Christopher e riconoscendolo, balzò a sedere, coprendosi con le coperte.
“Cos’è successo?” studiandolo da tutte le parti, si rese conto che era in perfetto stato. Non un naso tappato, non un tremito lungo il corpo. Forze aveva dormito meglio di lei.
“Ti ho svegliata per due motivi” disse lui mentre Nicky, entrava nella camera e si poggiava sullo scaffale pieno di vecchie bambole di pezza “1) dobbiamo ripartire se vogliamo muoverci e 2)” indugiò qualche minuto, prima di togliere da dietro la schiena un barattolo simile a un contenitore di caffè con sopra scritto “POLVERE DELLA VITA”
Dorothy, si svegliò del tutto e si portò una mano sulle labbra. Era la polvere con la quale aveva dato vita a Gump, ed era riuscita a fuggire dalla torre della principessa Momby, dove essa aveva tenuto lei e i suoi amici prigionieri.
“dove l’hai trovata?” chiese ansiosa.
“era nello zaino!” strizzò l’occhio il ragazzo “Stavo cercando una mela per colazione e l’ho scorsa in fondo. Ci eravamo sbagliati. Lo spaventapasseri e gli altri, sapevano che avremmo dovuto superare il deserto della morte”
“ora possiamo oltrepassarlo dando vita a un qualcosa di volante giusto?” si ricordò la ragazzina alzandosi.
“si e so già a cosa!”
La condusse fuori e indicò, non poco distante, una cosa immobile. Avvicinandosi, notò che era un grande drago di marmo.
“cosa ci fa una cosa come questa in mezzo al bosco?” si chiese la ragazzina dubbiosa. Ma non volle saperlo. Ora era tempo di agire. Uscirono con lo zaino e il resto, in mano e si posizionarono davanti al drago.
Dorothy, si offrì volontaria per portarlo in vita. Aprì la polvere e gliela sparse su tutto il corpo.
Lui per un po’ rimase immobile, ma lentamente, sbatté le palpebre e tossì.
“ma che diavolo succede?” disse iniziando a muoversi “dove sono?”
“ciao” lo salutarono i tre facendolo voltare.
“e voi chi siete?” domandò.
“io sono Dorothy Gale e loro …”
“Dorothy Gale?” sgranò gli occhi di pietra l’essere “oh, mia cara, giuro, che in tutta la mia vita di statua, ho sentito molto parlare di te. Ma non avevo mai pensato che ti avrei incontrato!”
“come sei arrivato qui?”
“oh, mia cara, è una storia lunga!”
“Cosa ne dici, di raccontarcela dopo?” disse Christopher “Noi avremmo una certa fretta”
“ti dispiace accompagnarci oltre il deserto della morte?” chiese la bambina.
“come, come? Le mie orecchie di marmo hanno sentito bene? Il deserto della morte?”
“proprio così pivello” gracchiò il corvo.
“Beh, io non ho mai volato prima d’ora. Anche se le mie ali sembrano così grandi e possenti”
“ci credo, che non sai volare” rise Dorothy, fingendo di non vedere le vanità di Nicky “sei stato di pietra tutto questo tempo!”
“è facile volare parassita da quattro soldi” disse l’uccello nero “basta sbattere le ali. Ma io ce l’ho come braccia e tu no. Ahahahah!”
“smettila uccellaccio!” mosse le zampe in aria, il drago “mi stai facendo scaldare!”
“chi ha ordinato un drago arrosto!?” Nicky, aveva proprio voglia di scherzare, ma non era affatto il momento. Infatti, il drago, sputò alcune lingue di fuoco, che lo colpirono sulle penne posteriori. Prese a urlare e a svolazzare da una parte all’altra “AIUTO! CORVO A FUOCO. CORVO A FUOCO!” si tuffò in una pozzanghera lasciata come ricordo dal temporale di quella notte.
“così la prossima volta ci penserai due volte, prima di prendere in giro un drago!” rise la statua animata.
“allora, sei o non sei in grado di trasportarci fuori dai confini di Oz?” disse Christopher spazientito.
“no. Io non so volare” ripeté il drago.
“ascolta … amico. Noi abbiamo urgentemente bisogno di raggiungere i confini. Quindi impara subito a volare!”
“ma se non lo so fare cosa vuoi da me ragazzino?”
“aspetta” disse Dorothy in quel momento “ora fai tutto quello che ti dico ok?”
Il drago, si fidava solo di lei, così annuì e seguì gli ordini.
“Chiudi gli occhi” lo fece “ muovi le ali su e giù, molto lentamente” lo fece “bravo, continua così. E ora piano, piano, accelera” lo fece “accelera” lo fece “accelera”lo fece “ACCELELRA! E ORA APRI GLI OCCHI” lo fece e trasalì.
“sto … volando!”
“si che stai volando” disse la ragazzina da sotto, applaudendo.
“caspita, mia cara” fece un cerchio per aria, il drago “sei magica! Avevano ragione a parlare bene di te!”
“grazie” arrossì lei.
La ex statua, tornò giù ed esclamò “forza, tutti a bordo” Christopher e Dorothy, ci saltarono in groppa e pochi minuti dopo, riuscirono a vedere tutta la foresta sotto di loro. Nicky li seguiva a ruota.
“come ti chiami?” domandò l’unica ragazza, al suo nuovo amico mentre il deserto della morte si faceva sempre più vicino.
“i miei vecchi padroni mi chiamavano Vampo”
“Vampo? Vorrai dire Vampa, vero cretino?” sghignazzò Nicky, con un po’ d’ansia in petto.
“No. È proprio Vampo. So che è un nome fuori dal comune, ma è così che mi chiamo” chiuse gli occhi il drago Vampo.
“Molto piacere Vampo. Ti piacerebbe venire con noi alla ricerca dell’unica salvezza della regina?” la bambina, si sentì becchettare il dito e pizzicare sul braccio. I suoi amici, non volevano di certo, un compagno strambo come quel drago.
“ La regina Ozma? Certo! Perché no?” acconsentì il drago.
Christopher e Nicky, rimasero molto delusi e stressati ma tacquero.
“allora, vuoi raccontarci la tua storia?” gli accarezzò la testa di pietra Dorothy.
“certamente! Sono stato costruito da un vecchio falegname della città di smeraldo, che mi regalò al mago di Oz. Lui mi tenne nel suo castello per sette mesi, ma poi, accorgendosi che non stavo bene, con le altre statue, mi diede in regalo a due Maramei, bambini, che mi diedero il nome. Giocarono con me, facendo finta di galopparmi, per tre anni. Ma crebbero e non ebbero più tanto interesse per me, così decisero di sbarazzarsi di me. Durante un pic-nic, mi abbandonarono nel bosco, dove sono rimasto, per almeno novantacinque lunghi giorni”
“Ora non ti devi più preoccupare Vampo, sei uno di noi! E quando porteremo a termine la missione, verrai a vivere nel palazzo della regina!”
“oh ... no. Non ho nessuna intenzione di tornare da quell’odioso Mago!”
“il mago se ne andrà non appena porteremo a termine questa missione!” disse Christopher.
“oh! Le cose cambiano allora” rise Vampo “verrò volentieri a vivere con voi!”
Sotto di loro si ergeva la grande distesa gialla del deserto della morte, che oltrepassarono in due ore, prima di scorgere, qualcosa di verde. I passeggeri si erano appisolati, ma sentendo l’atterraggio, si prepararono a saltare a breve distanza. Atterrarono su uno strato di terra molliccia simile a quella nell’orto dello zio Henry.
“Bene” disse Dorothy “abbiamo superato il deserto della morte. Ora cosa dobbiamo fare?”
Christopher tolse la mappa dalla tasca, la spiegò e la studiò con molta attenzione, prima di indicare davanti a lui, una folta vegetazione.
“bisogna oltrepassare la foresta” annunciò.
“se volete posso portarvi io sopra la foresta. Così non dovrete camminare assai” si mise davanti Vampo.
“ottima idea” esclamò la ragazzina rimontando in sella. Il ragazzo la imitò e si tenne stretto alla sua vita, proprio mentre decollavano. Nicky, sempre col broncio, stava loro alle calcagna. Ma erano già a vari metri da terra, quando i due volatili, si fermarono a mezz’aria e presero a muoversi come se avessero toccato una presa elettrica. Dorothy e Christopher, si tennero stretti alla cavalcatura di marmo, cercando di non cadere.
“COSA SUCCEDE?” gridò lui.
“NON … RIESCO … A FERMARMI!” protestò il corvo.
“NEANCHE … I-IO!” fece eco Vampo.
E in meno di qualche secondo, stavano precipitando dentro gli alberi. Gridarono e cercarono di muovere le braccia nella speranza di tornare su. Ma andarono sempre più giù. Alla fine, erano dentro il silenzioso bosco, che gli accolse, con un tonfo doloroso, ognuno in direzioni diverse. Dorothy, era finita sull’erba e aveva la calza strappata e la gamba sbucciata. Christopher, era riuscito ad aggrapparsi al ramo di un faggio e stava scendendo lentamente per raggiungerla. Nicky, correva via dalla mamma di tre uccellini, che era arrabbiata per il suo atterraggio nel nido dei piccoli e Vampo, per sua fortuna stava uscendo dall’acqua di un laghetto colmo di ranocchie che fuggirono dopo il capitombolo.
Il ragazzino, aiutò la bambina a rialzarsi e due minuti dopo erano di nuovo tutti e quattro insieme.
“cosa è successo?” chiese lei, accarezzando Vampo.
“ci deve essere … una forza magica che impedisce il volo!” pensò ad alta voce Christopher “Mi sa, che dobbiamo proseguire a piedi”
“cooosa?” gracchiò Nicky, arrampicandosi al suo braccio “ho sentito bene? Volete far … zampettare il più bel corvo del mondo? Io sono nato per volare. Guardate!” Si buttò dalla spalla del ragazzo, sbattendo le ali, per poi ruzzolare sull’erba. Dorothy lo prese in braccio.
“se vuoi ti porto io” gli disse accarezzandogli la testina nera piumata. Lui mugugnò qualcosa di insensato ma alla fine accettò. Lei se lo mise nella tasca davanti e insieme agli amici ripresero a camminare.
Per fortuna non avevano perso lo zaino durante la precipitazione. Altrimenti, tutto sarebbe stato perso. Camminarono in silenzio per qualche ora superando, un lago sul dorso del drago di pietra che stranamente galleggiava, alcune liane spinose, dei mucchietti di ortiche e un sentiero di rocce appuntite.
“sono esausto” si lamentò Vampo “possiamo fermarci un po’?”
“va bene” accordò Dorothy. Si sedettero ai piedi di una quercia alta e mangiarono il contenuto dei “porta  merenda.” Gli alberi, coprivano come sempre il cielo e non riuscivano a capire, se fosse giorno o notte. Ma come aveva detto Christopher, quando l’oscurità inizia a invadere la foresta, i gufi iniziano a farsi sentire e i lievi raggi che filtravano dai rami più alti si riducevano. Decisero di accamparsi lì per la notte. Montarono le tre tende mettendoci dentro dei bastoni per tenerle alte e fuori dei sassi, per non farle volare via, e si divisero: Dorothy avrebbe dormito sola nella prima, Christopher e Nicky nella seconda e Vampo nella terza. Il ragazzo e il drago, si stabilirono per i turni di guardia, nel caso qualche animale feroce, si fosse avvicinato. Il primo fu il ragazzino, che si aggirava, intorno alle tende, con una roccia aguzza, in mano. Sentii un rumore fra le foglie. Si mise in posizione come un leone che è pronto a mangiare la preda e lanciò un ramo nel cespuglio, dalla quale ne uscì uno scoiattolo. Lui si rassicurò, mentre il roditore si arrampicava su un arbusto e spariva all’interno. Dorothy, stava sistemando il sacco a pelo, nel poco spazio della tenda. Nicky e Vampo russavano alla grande. Solo Christopher, non dormiva. Il sonno iniziava a farsi sentire. Ma doveva restare sveglio. Ancora una mezz’oretta e sarebbe corso a svegliare il drago così che anche lui, poteva dormire. Quella statua sparsa di polvere della vita, non le stava molto simpatica. Ma sapeva, che, più erano, più la loro missione sarebbe stata meno rischiosa. Stava ancora cercando di tenere gli occhi aperti, quando sentì un rumore provenire dalla tenda di Dorothy. Era simile a un canto e man mano che si avvicinava si accorse che la ragazzina stava proprio cantando! Si trattava di una melodia dolce, piena di parole sentimentali e commoventi e provenivano da una voce soave, che lo incantò come il canto di una sirena. Quando, però, non sentì più le dolci parole, decise di entrare nella tenda e chiedere all’amica di cantarla ancora una volta almeno per non farlo addormentare. Si mise a gattoni e abbassò la cerniera, per poter passare.
“scusa il disturbo” disse mettendo la testa dentro “mi stavo chiedendo se … ” ma non appena, i suoi occhi videro per bene, l’interno, del tendone, sussultò e si coprì al volo gli occhi “scusa. Scusami, non volevo”                  Infatti aveva trovato la ragazzina, in biancheria intima con il resto del corpo sotto le coperte, che si stava pulendo il vestito dalle foglie ricavate durante il tragitto. In più, non portava le trecce, era sciolta. E Christopher, per quel breve attimo, prima di coprirsi gli occhi, aveva visto una creatura meravigliosa, con i lunghi capelli ricci che le ricadevano morbidi e profumati sulla spina dorsale.
“oh!” si coprì il petto con il resto del sacco a pelo, lei “ehm, non fa niente” in fretta e furia si infilò l’indumento e disse al ragazzo che poteva guardare.
“mi dispiace. Ti avrei avvertito volentieri che stavo per entrare ma …” iniziò lui.
“non ti preoccupare” arrossì Dorothy “mi stavo, cambiando. Allora, cosa c’è?”
Il ragazzino decise di lasciar perdere tutto. Non cascava il mondo se non riascoltava per la seconda volta, una canzone che l’aveva cullato dolcemente.
“ehm “ si limitò a dire “niente. Volevo, informarti … che … nel caso avessi bisogno di aiuto … ci siamo io e Vampo” e senza aspettare risposta, si dileguò, riabbassando la cerniera, lasciandola sbigottita e arrossita. Anche lui aveva il viso di un calore scottante Twilight2006: Ciao ragazzi. Per fare questo capitolo, ho preso spunto da alcuni libri ma alla fine è uscita una cosa particolarmente diversa. Nel numero 4 ne accadranno di cose, vi avverto. Perciò mettetevi comodi, non fatevi distrarre da nessun rumore, e se volete, mangiucchiate dei popcorn. Arriva il prossimo cap!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4.
Dopo quella notte, Christopher, non fu più lo stesso per tutta la mattina seguente. Gli unici in grado di volare, ancora non ci riuscivano, quindi tutto il gruppo, decise di continuare a piedi, finché non sarebbero sbucati fuori dalla foresta. Lui parlava poco, specialmente con Dorothy, che invece, faceva come se niente fosse mai accaduto. Chiacchierava allegra, rideva spesso alle battutacce di Nicky, a volte gli rivolgeva uno sguardo interrogativo. Il caldo era insopportabile, e quando il ragazzo disse “pausa” tutti i suoi compagni, crollarono a terra. Vampo e il corvo iniziarono a russare, mentre la ragazzina, si sdraiò ai piedi di un faggio a godersi i raggi di sole che scendevano, piano, piano, sul suo viso. Lui, posò lo zaino per terra, e rimase in piedi a guardarsi intorno. Non aveva il coraggio di parlarle. Ma fu proprio lei a rompere il silenzio, mettendosi seduta.
“allora, cosa dobbiamo fare, quando abbiamo superato il bosco?”
L’amico, per un attimo, rimase zitto, come se non sapesse la risposta. Poi consultò la mappa e rispose:
“ecco, dobbiamo superare, un ponte, ma … uno alla volta. Perché, se c’è un peso di troppo, può crollare in un precipizio”
“capperi! Bisogna stare attenti” il suo volto si fece improvvisamente triste.
“sei … spaventata? Hai … paura?” le chiese lui.
“sì” disse Dorothy “ho sempre avuto paura, di non riuscire a portare a termine una missione da quando sono venuta a Oz. Non ero molto sicura di riuscire a trovare il mago. Non sapevo se sarei tornata se fossi andata a combattere la strega dell’Ovest, quando fuggii dalle grinfie della principessa Momby, avevo una paura tremenda di morire. E anche ora ce l’ho! Ho paura di non riuscire a trovare lo smeraldo. E senza, Ozma morirà di certo.”
“ma tu non devi pensare al fatto che falliremo. Devi pensare che presto, troveremo lo Smeraldo Divino, sconfiggeremo il male e Ozma tornerà fresca come una rosa”
“ma lei, in questo momento sta … soffrendo”
“Ancora per poco. Oggi e domani, ci basteranno per portare a termine la missione”
“allora, muoviamoci. Non c’è un solo istante da perdere!” si alzò e corse a scuotere la spalla di Vampo.
I quattro si rimisero in cammino, fino a giungere, in un punto, dove la foresta, si faceva, sempre scura e a un certo punto, poco ci mancava che non mettessero i piedi in un dirupo profondo più o meno centodieci metri.
“come lo oltrepassiamo?” cercò di rimettersi in volo Nicky, ma negativamente.
“c’è il ponte di cui mi parlavi poco fa!” esclamò Dorothy “l’abbiamo trovato!”
Infatti, tante assi di legno, legate tra di loro, andavano da una all’altra sponda, molto più avanti, dello strapiombo.
“Allora, uno alla volta mi raccomando” si raccomandò Christopher “vado io per primo”
“stai attento” gli prese un braccio Dorothy.
“non ti preoccupare. Sono … esperto” deglutì e mise un piede sulla prima asse.
Il ponte (senza parapetti), traballò, ma non tanto da fargli perdere l’equilibrio. Quando l’altro piede, toccò la seconda asse, il ragazzo tese le mani e continuò, respirando a fatica.
L’amica, con un sacco di ansia, dentro il suo cuore, fece cenno agli altri suoi amici, di fare silenzio, per non fargli perdere, a lui, la concentrazione.
Si rivoltò verso l’amico e rimase folgorata, nel vedere che era già a metà strada. Era davvero un esperto. Lei guardò in basso e rabbrividì.
Tornò con lo sguardo su Christopher e il suo petto si riempì di gioia. Ce l’aveva fatta! Era dall’altra parte. Vivo e vegeto.
“ora vengo io” si offrì.
“ASPETTA” la fermò lui “lascia partire prima Nicky. È il più leggero”
“già” gracchiò il corvo “ e sono anche il più bravo a cantare”
Detto questo, saltellò, sulle assi tranquillamente, senza farle traballare nemmeno una volta e giunse sulla mano del suo “padrone” senza neanche un graffio.
“Dorothy” riprese Christopher “mettiti in groppa a Vampo e avanzate insieme! Vampo! Dopo il secondo passo, resta aggrappato a un asse”
“Perché?”
“fallo e basta!”
Dorothy, si mise in sella all’amico di pietra e gli afferrò la criniera dura. Lui poggiò una zampa sulla prima asse, che prese a traballare, e ci affondò gli artigli.
Solo in quel momento, la ragazzina, vide che il ragazzino aveva in mano un pugnale dalla lama affilatissima, che faceva male soltanto a guardarla. Minaccioso, lo lanciò nella loro direzione. Lei gridò, coprendosi la testa con le mani, ma non sentendo alcun dolore, aprì gli occhi e osservò il coltello, tagliare, come un boomerang, prima una e poi l’altra corda che reggeva la via di accesso al ponte, prima di ritornare nelle mani del proprietario. Il ponte, si staccò e andò a sbattere, dritto, sulla parete della pietra opposta. Vampo si teneva aggrappato ancora saldamente all’asse, mentre l’amica, si reggeva alla sua criniera.
“MA SEI IMPAZZITO CHRISTOPHER?” strillò cercando di non guardare sotto.
“FIDATEVI” urlò lui chinandosi e tendendo un braccio nella loro direzione “DOROTHY AGGRAPPATI A VAMPO E DAMMI LA MANO!”
Lei, non poté fare a meno di obbedire. Mise i piedi sulla coda e si aggrappò con le mani alla testa di pietra. Con una si tenne ancora stretta e con l’altra, riuscì ad afferrare il palmo dell’amico, che iniziò a sollevarla, con la forza di un elefante, fino a farla arrivare in cima.
“VAMPO ARRAMPICATI” gridò poi al drago, che iniziò a mettere un artiglio su un asse e un artiglio sull’altra. Alla fine, quando anche lui a metà, fu aiutato. Tutti si ritrovarono sani e salvi per terra, affaticati come non mai, proprio mentre il ponte, precipitava nel burrone.
“tu … “ ansimò la bambina rivolta al ragazzo “tu hai idee … veramente … strambe” aveva uno sguardo omicida, che poi, si affievolì, diventando un sorriso radioso “ma funzionano sempre” gli prese le mani fiduciosamente, facendolo arrossire.
“ehm … grazie “ disse lui “sai … sono …” non seppe che dire per fare bella figura, così ripeté “esperto!”
Tutti risero e si intrufolarono nuovamente in una fitta boscaglia, con cespugli e siepi da tutte le parti, a volte appuntiti.
“ahi … ohi … ahia!” si lamentava Nicky calpestando, una spina di lì e una spina di là. In quel momento, si persero di vista, perché i grovigli si innalzavano, quasi in cielo.
“Mi sentite?” gridò Dorothy.
“sono qui … AHIA” sentiva Christopher.
“mi incastro dappertutto!” diceva Vampo.
“Salvatemi!” strepitava Nicky “Non riesco a scrollarmi di dosso queste spine! Ei … c’è qualcosa è un … AHIA! E’ un riccio! AAAH! VA VIA! LASCIAMI STARE!”
“Vedo una luce!” disse la ragazzina “E’ laggiù”
Si fece strada graffiandosi solitamente e uscì, senza sentirsi, quelle mille lame appuntite addosso.
“DOROTHY DOVE SEI?” urlavano i suoi amici.
“seguite la luce” li incitava lei.
“io non vedo nessuna luce”
“da questa parte presto!”
“ahia … hoi … aaaa che dolore infame!!!”
“resisti Nicky arrivo io … ahia … ma dove sei? E dove sono io?”
“aiutooo!”
La bambina, sbuffò, e guardò in alto, prese un bastone da terra e si fece strada ritornando nella foresta di spine. Il primo che scorse fu Vampo. Il suo corpo di pietra, le disse, sentiva lo stesso il dolore delle spine.
“ stami dietro” gli disse la dolce amica “ NICKY, CHRISTOPHER! DOVE SIETE?”
Gli trovò, molto tempo dopo, aggrovigliati fra corde di liane, che gli pungevano ogni volta che si muovevano. Condusse tutti fuori e ci impiegò mezz’ora ad aiutarli a scrollarsi di dosso tutte quegli aculei.
“AHIA!” fece l’ultimo lamento il corvo, mentre gli veniva tolto l’ultimo dalle piume posteriori “il mio povero fondoschiena” borbottò massaggiandoselo.
“dove siamo adesso?” esclamò il drago, stufo di tutti quei posti strani in cui capitava da quando era tornato in vita.
“Aspettate un attimo” fermò tutti il ragazzo prima che potessero andare oltre una distesa verde. Prese una manciata di terra e … sotto gli occhi di tutti la mangiò.
“ma che fai?” chiese disgustata l’unica femmina del gruppo “E se fosse velenosa? O se dentro ci fossero dei vermi?”
Lui la ignorò e continuò a masticare. Deglutì senza fatica e tirò fuori la lingua.
“questa è … terra candita”
“come terra candita?” domandarono i compagni.
“ci siamo” disse loro Christopher, voltandosi con un sorriso esterrefatto sul volto “siamo fuori dalla foresta. Ora voi potete volare!”
Nicky e Vampo si diedero un occhiata e misero subito in movimento il battito d’ali. Si sollevarono a una decina di metri da terra e non ci fu nulla che impedì loro di andare sempre più in alto.
“YUUUUUUUUUUHUUUU” svolazzò da una parte all’altra il corvo vanitoso “FINALMENTE LIBERO!”
“CHE SENSAZIONE FANTASTICA” gli fece eco il drago “voliamo!”
I due ragazzini gli osservarono andare da una parte all’altra felici e poi si guardarono.
“quindi quanto manca?” chiese lei con un tuffo al cuore.
“vieni” lui la prese per mano e la condusse su una duna piena di sabbia per indicarle un paesaggio meraviglioso che consisteva in una grande prateria, con soli alberi, erba e fiori da una parte all’altra “lì” le indicò una montagna in lontananza “lo smeraldo si trova lì”
“ne sei … sicuro?”
“sì. E se ci arriviamo in groppa a Vampo, ci impiegheremo una dozzina di minuti!”
Sorrisero di nuovo guardandosi. Richiamarono i volatili a terra e poco dopo anche loro, si ritrovarono un vento leggero che scompigliava i capelli.
“siamo molto lontani dal Nord” disse la ragazzina osservando la bussola.
“beh, non era lì che eravamo diretti, dolcezza” le fece notare Nicky.
“vero” sorrise lei “ora siamo quasi arrivati al capolinea e Ozma sarà salva!”
Volarono per 20 minuti pesanti. L’aria diventava fredda e una certa foschia, stranamente verde, si aggirava intorno.
“è aria magica” spiegò Christopher “significa che una forza potente è vicina”
“sarà lo smeraldo”
Passarono ancora una decina di minuti e alla fine, Vampo rimase sospeso a mezz’aria, di fronte a una cima aguzza e rocciosa.
“scendiamo qui” disse il drago. Poggiò i piedi su uno strato di terra bianca e fredda.
“cavoli c’è la neve” disse Dorothy strofinandosi le braccia.
“e lì c’è una grotta!” indicò un punto fisso il ragazzo.
“che … emana un bagliore verdognolo?” fece notare il drago.
“deve essere lo smeraldo idiota!” lo rincalzò il corvo facendolo arrabbiare.
“quando tutta questa storia sarà finita, mi mangerò arrosto di pennuto per cena” affermò.
“non è il momento di litigare” li calmò la ragazza “è giunta l’ora che la nostra missione abbia un fine”
“andiamo allora” le diede ragione Christopher.
S’inoltrarono nella caverna. La luce verdastra, diventava sempre più forte, tanto che i nostri amici dovettero coprirsi o stringere gli occhi a ogni passo.
Quando furono a un metro di distanza dalla fine, scorsero una palla di luce più verde dell’erba, delle foglie, di ogni cosa verde esistente.
“vai Dorothy” disse il ragazzo, facendo voltare verso di lui l’amica.
“io? Perché?” domando questa.
“tu sei l’unica che può prenderlo”
“ma perché?”
“perché hai la voglia più forte di tutti noi, di aiutare la tua amica. Lo smeraldo vuole, che uno solo possa prenderlo”
“quindi …” capì la bambina “se ora tocco quella sfera … la mia energia si trasmetterà nel cuore di Ozma?”
Lui annuì. Lei lo guardò, prima in faccia, poi negli occhi e non resistette alla tentazione, saltandogli al collo e abbracciarlo.
“oh …” divenne più rosso del fuoco lui, prima di ricambiare.
“sono così felice” esclamò Dorothy. Si staccò e prima di correre ad abbracciare Vampo e, un po’ a malavoglia, Nicky, diede al giovane un bacio sulla guancia.
Poi si mise dritta e fece dei passi decisi, verso la palla verde. Allungò la mano, e prima di poggiarcela sopra si voltò ancora una volta verso i suoi amici. Il drago sorrideva, il corvo ghignava felicemente e Christopher … se ne stava con le braccia incrociate e lo sguardo basso. Come se avesse qualcosa di molto importante da rivelare. Ma lei non se ne accorse. Sfiorò lo smeraldo con entrambe le mani e la luce divenne talmente forte, da farla urlare e perdere i sensi.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5
Due occhi chiari, si socchiusero piano, piano, per poi aprirsi del tutto.
“cosa …” mormorò la ragazzina “dove sono?” mentre si riprendeva, scoprì di non potersi muovere e man mano, si accorse di essere avvolta, in uno strato di sostanza rosa, che sembrava gomma masticata. Era molto resistente e le bloccava i movimenti.
“ma che succede?” esclamò lei cercando di scrollarsi di dosso, quell’ammasso appiccicoso e gelatinoso “Dove mi trovo? E lo smeraldo? CHRISTOPHER?!” chiamò i suoi amici “NICKY?! VAMPO?!” ma non ebbe risposta, finché non vide in lontananza, una sagoma nera, avvicinarsi. Era un uomo, con folti baffi neri, occhi di un azzurro poco vivace e capelli marrone chiaro. Il suo corpo era avvolto in un mantello blu notte.
“sei sveglia” disse avvicinandosi “come ti senti?” chiese poi con voce profonda.
“ecco” non capì la piccola “sono paralizzata. E non riesco a liberarmi. Potreste aiutarmi signore?”
“non vedo perché dovrei?”
“perché da sola non ci riesco”
“tanto meglio. Era quello che volevo”
“come?”
“con te immobile, sarà molto più facile succhiarti l’energia vitale”
“non capisco. Ha per caso visto i miei amici?”
“si gli ho visti piccola. Sono lì!” indicò un punto in lontananza e quando la ragazzina si voltò rimase senza parole. Nicky e Vampo, erano addormentati e rinchiusi in un bozzolo rosa, trasparente, che era identico alla “gomma” che ricopriva lei.
“cosa gli avete fatto?” domandò all’uomo “chi siete voi? Cosa volete? Perché non ci aiutate? E …” se ne rese conto solo in quel momento “dov’è Christopher?”
“te lo mostro subito” il signore, schioccò le dita e al suo fianco, si gonfiò una bolla gialla trasparente, che trasmetteva il ragazzino privo di sensi all’interno, sdraiato sul bordo.
“ma voi … chi siete? E cosa volete?”
“lascia che te lo spieghi piccola Dorothy. Io sono il mago Oristano! Colui che ha fatto ammalare la dolce Ozma!”
A Dorothy sembrò di svenire. Quindi era lui il male che voleva uccidere la sua migliore amica!
“Coosa?” esclamò “sei stato tu? Come hai potuto? Ora lei sta male e a te non te ne importa niente!”
“non me ne deve importare niente. Le ho lanciato una maledizione senza cura e morirà da un momento all’altro!”
“non te lo permetterò! Ho toccato lo smeraldo divino e con quello sarà salva!”
“lo smeraldo? Vuoi dire questo?” si tolse da sotto il mantello, un diamante verde scuro che non risplendeva come la prima volta in cui Dorothy lo aveva visto.
“sì. Le streghe buone del Nord e del Sud, mi hanno detto che con esso, Ozma sarebbe guarita”
“non credo proprio!” ghignò Oristano. Sollevò le mani e le riabbassò scaraventando l’oggetto di cristallo per terra e frantumandolo in mille pezzi.
“nooooooooooooooooooooooo!” strepitò la ragazzina “LO SMERALDO! SENZA QUELLO OZMA MORIRA’!” lacrime di dolore, iniziarono a rigarle il viso.
“oh, povela piccola!” fece le labbrone lui “che falà la dolse Ozma ola che la sua unica salvezza è molta?” disse poi con voce da neonato.
“no. Non può essere!”
“quanto sei ingenua mia cara!” lei alzò lo sguardo a quella parola “hai sempre avuto la risposta sotto il tuo naso e non te ne sei mai accorta. Non era lo smeraldo a poter salvare la regina, ma l’affetto della persona che lo tocca, verso a chi serve. Tu hai molto buon cuore, ovvero una forza magica più potente di qualunque altra. Per questo mi toccherà risucchiartela e assorbirla. Così diventerò potentissimo e quando Ozma morirà, sarò io a governare Oz!”
“cosa te lo fa credere? Io trarrò una forte resistenza che non ti permetterà di assorbire la mia magia interna!”
“ti conviene non ribellarti se non vuoi veder morire altre persone a te care!” indicò i compagni addormentati.
Dorothy abbassò lo guardo e riprese a piangere.
“Ora basta con le favolette da bambina” Oristano schioccò nuovamente le dita e la bolla con dentro Christopher, scoppiò e il ragazzino cadde a terra, respirando piano, piano “è giunto il momento di prendere ciò che è mio”
Il giovane fanciullo aprì gli occhi, e quando si mise seduto, e guardò negli occhi l’uomo, e poi Dorothy, poggiò le spalle al muro e si abbracciò le ginocchia.
“Christopher” mormorò lei “non voglio che tu muoia. Lascia che costui mi succhi l’anima”
“fai il tuo dovere misero moccioso!” esclamò Oristano ed era rivolto al ragazzo, che invece, restava immobile.
“non posso” piagnucolò lui “non ci riesco!”
“si, che ci riesci” l’uomo lo prese dai capelli e lo alzò “ho impiegato anni a insegnarti la magia e ora è giunto il momento che mi ripaghi il favore. Succhia l’energia” gli porse una fiala vuota e lo spinse verso la ragazzina.
I due si guardarono negli occhi, entrambi colmi di lacrime.
“Christopher … cosa … ?” provò a chiedere lei.
“perdonami” disse lui “ma non ho avuto scelta che mentire” chiuse gli occhi e le toccò la fronte. Un puntino blu, si ingrandì proprio su essa e la proprietaria, strillò, gridò, urlò, strepitò, si contorse a tal punto da tossire e vomitare sangue.
Christopher, agguantò il puntino con la mano e lo conficcò nell’ampolla che riportò al mago. Lui fece per prenderla, ma il ragazzo fu più svelto e ritirò il braccio.
“che stai facendo?” domandò Oristano “dammela!”
“no” disse lui piano.
“che cosa hai osato dire?” strinse i pugni lui.
“NO!” il giovane, prese da terra un frammento dello smeraldo, appuntito e lo lanciò contro l’uomo, colpendolo alla tempia e facendolo cadere all’indietro.
Si infilò l’ampolla in tasca e corse verso l’amica, con in mano un coltello, che usò per tagliare l’ammassa gelatinosa che la legava.
“resisti” le disse. Quando lei fu libera, cadde in avanti, ma lui, le mise una mano sotto le braccia e l’altra sotto le gambe, per poi sollevarla “ti porto via di qui” tartagliò prima di correre verso gli altri due e bucare il bozzolo dalla quale ne uscirono, sporchi di un liquido verde e puzzolente. I due si ripresero e non ebbero il tempo di capire niente, perché il liberatore ordinò loro, saltando in groppa a Vampo “ALL’USCITA, PRESTO!”
I due volatili, presero la rincorsa nel corridoio non più tanto luminoso e sbucarono poco dopo, nella serata fresca, con i piedi nella gelata neve.
“filiamocela!” schizzò in aria il drago, proprio mentre raggi di luce purpurea si formavano all’interno della grotta, che iniziava a crollare, e una voce acuta e potente minacciava:
“TI UCCIDERO’ TRADITORE MALEDETTOOOOOO!”
“Dorothy” le accarezzò il viso Christopher, mentre le asciugava la bocca, sporca del sangue vomitato “ti prego svegliati” aveva la voce rotta dal pianto in arrivo “dimmi che sai bene. Ti scongiuro non morire! Parlami!”
“Oh, oh! Guai in vista!” gracchiò Nicky, battendo le ali più velocemente.
Dietro di loro, a bordo di un carro, trainato da cavalli neri, con gli occhi rosso sangue, c’era Oristano, che impugnava uno stiletto e ringhiava come un cane, stando loro le calcagna.
“tenetevi forte!” avvertì il drago di pietra “Ora farò una planata pazzesca!” si tuffò nel vuoto e ammarò verso il suolo, rifugiandosi tra gli alti rami degli altissimi pini. Quando rispuntò fuori si guardò alle spalle. Non c’era traccia del mago. Sorrise soddisfatto ma mentre ritornava a guardare in avanti si ritrovò il viso del cattivo che ghignava, a bordo di un cavallo nero con ali scure. Nel momento in cui tutti urlavano, Dorothy emise un sussulto prima di tornare immobile.
“sei viva?” le prese il viso Christopher.
“allora l’energia non è del tutto mia!” si rese conto Oristano “Datemi la mocciosa!” afferrò un lembo del vestito della suddetta mocciosa, ma Nicky fu più svelto e iniziò a beccargli la testa e la mano con il suo becco aguzzo“ahi. Ohi! Bastardo d’un pennuto!”
Approfittando di quel momento di distrazione Vampo fece una sfrecciata verso l’alto e lo ebbe di nuovo alle calcagna.
La ragazzina tossì e semiaprì gli occhi.
“Chri … sto … pher” mormorò in un bisbiglio.
“Si … sono io!” disse gioendo.
“Oz … ma” balbettò l’amica indicando un punto vuoto davanti a se “ sta … bene?”
“riusciremo a salvarla!” esclamò lui prendendole ancora le mani.
Il drago si rituffò nella foresta e andò sempre più in profondità, graffiandosi la faccia resistente di marmo. Avvistò il terreno e si fermò a qualche centimetro di distanza.
Christopher in tutta fretta scese con la ragazzina fra le braccia e corse a ripararsi dentro un albero cavo, largo per tre persone. Poggiò il corpo dell’amica sulla morbida erbetta e poi disse agli altri il piano:
“Nicky, tu resta qui con Dorothy e assicurati che non le accadrà niente” rivolse uno sguardo verso la piccola con gli occhi chiusi “io e Vampo torneremo da Oristano” detto questo prese dalla cintura il pugnale dalla lama così tanto affilata che provocava un dolore infame, solo a guardarla.
Furono tutti d’accordo. Il corvo e la bambina rimasero dentro l’albero. Gli alti due prima di andare, tapparono l’uscita con una cresta di legno e poi riemersero.
“Dov’è Dorothy Gale?” esclamò Oristano sbucando all’improvviso e saltando in piedi sul dorso del drago.
“non te lo dico nemmeno morto!” disse il ragazzo coraggiosamente e puntando contro l’avversario la sua unica arma un po’ più piccola dello stiletto che portava lui invece. A dire il vero questo era così lungo che sembrava una spada.
“non può sfuggirmi” ghignò il mago cattivo “il suo potere mi renderà imbattibile!”
“tu non oserai toccarla orrido mascalzone!”
“come osi rivolgerti così al tuo padrone?”
“non sei più il mio padrone. Sono finiti i tempi in cui continuo a fare del male!”
“oh, povero piccolo Christopher, l’amicizia con una semplice ragazzina lo ha reso una persona diversa!”
“MOLTO diversa! E Dorothy non è una semplice ragazzina. Lei è … speciale!” si addolcì ripensando in una sola volta a tutti i momenti passati con lei da quando l’aveva conosciuta a quel momento “sa volere bene anche a qualcuno che non gliene vuole. È temeraria. Se l’avessi vista alla riunione di Oz, con quanta audacia ha affermato di rischiare la vita per salvare la sua amica”
“oh … per mille … avvoltoi!” venne la nausea ad Oristano “ti sei per caso … innamorato di quella … marmocchia?”
Il bambino sospirò a lungo prima di annuire.
“per questo non ti permetterò di farle del male. Dovrai prima passare sul mio cadavere!”
“ti accontento subito!” ghignò il mago “ E dopo toccherà alla tua amata!”
Ma Vampo si alzò in volo facendo precipitare il cattivo e tenendo a bordo il buono.
“l’ho sempre saputo!” esclamò poi “Eravate fatti l’uno per l’altra!”
“Vampo ti prego!” arrossì l’amico “Ora abbiamo problemi più seri”
Infatti all’ennesimo volto di sguardo, videro alle calcagna il carro di Oristano che correva verso di loro, mentre si dirigevano verso una collina dalla cima che dava su un dirupo profondo più o meno una miriade di kilometri.
Twilight2006:Ciao! Scommetto che alcuni di voi non hanno capito bene quale mistero si cela fra Oristano e Christopher. Lo scoprirete nel prossimo capitolo che sarà nientemeno che … il capitolo finale! NON PERDETEVELO! 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6.
Oristano, tese le mani in avanti, dalla quale uscirono lingue di fuoco, che volarono dritti nella direzione dei due rivali.
Christopher, venne colpito alla spalla, che iniziò a sanguinare e a macchiargli la veste. Ma non si fermò per un semplice graffietto.
“hai 12 anni, ma ne dimostri 5. FATTI AVANTI CODARDO!” gridava il perfido mago continuando a sparare.
Ed ecco che un'altra fiamma, colpì il ragazzo alla testa, sulla quale si formò un enorme abrasione. Lui vide tutto girare intorno a sé. Il dolore doveva essergli arrivato al cervello e creato qualche problema ai neuroni che si confusero facendolo ingarbugliare di più.
Barcollò e ondeggiò. La vetta, ormai vicina, svanì alla sua visuale e un attimo dopo, stava precipitando.
“Arrivo AMICO!” gridò il drago sfrecciando in suo soccorso. Ma il mago fu più svelto.
“Torna quello che sei sempre stato!” gridò.
E Vampo, smise di respirare, tenne gli occhi aperti e restò sveglio. Come una statua. Cadde pure lui, nello strapiombo, sbattendo alla roccia e frantumandosi in mille pezzi che continuarono a precipitare.
Oristano, trainò il suo carro, sotto il ragazzo, ancora in confusione e lo fece atterrare dentro
Lui svenne ai suoi piedi, mentre veniva portato sempre più in alto. Il mago, prima gli rubò la fiala che teneva nella tasca, poi lo prese per la gola e lo sollevò lentamente.
“non mi hai voluto dare retta!” ghignò “avevo provato a darti una chance. Mi hai tradito per quella strega da tre soldi? Ora ne paghi le conseguenze!” fermò i cavalli e puntò Christopher verso il vuoto “l’amore! È un sentimento stupido! Porta le persone a fare cose che non dovrebbero fare. Come sacrificarsi, per salvare il proprio amato o amata!” allentò la presa “Sei sempre stato un pessimo apprendista! Avrei fatto di te uno davvero potente! Avresti governato Oz al mio fianco. Non vuoi che la dolce regina Ozma e la bella bambina Dorothy, muoiano? Spiacente! È tardi per salvarle. È tardi per salvare tutti!” detto questo lo mollò e lo guardò sparire, prima di ridere sempre più forte.
Dopodiché, staccò il tappo dall’ampolla, afferrò il puntino blu e se lo infilò in bocca.
Improvvisamente si illuminò di un colore nero acceso.
Sentì una forza immensa sbocciare dentro di sé. Sollevò le braccia e dai palmi uscirono saette elettriche e viola che colpirono il cielo oscurandolo.
Rise ancora pensando che era quella l’energia che gli serviva, poi si allontanò, diretto alla città di smeraldo.
Mentre precipitava, Christopher aprì gli occhi, per vedere sopra di lui, il cielo che si faceva sempre più piccolo. La testa gli sanguinava, e durante la caduta, gli macchiava il viso, come una maschera. La sua vita stava per finire. Ma … non era del tutto triste. Aveva conosciuto Dorothy Gale. La bambina più celebre di Oz, che lo aveva salvato dal male solo per le persone che amava, e non per paura di morire. Era partito insieme a lei, per portarla dal suo padrone e prelevarne i poteri. Aveva fatto tutto questo, solo per ottenere il potere! Invece ora, si rese conto che esisteva qualcosa di molto meglio della forza! L’amore e l’amicizia. Quando giunse a Oz e mentì a tutti di volergli aiutare, non si sarebbe mai aspettato di farsi degli amici. Dorothy era amica di tutti. Le volevano bene, perché sapevano che lei ci sarebbe sempre stata per loro. E loro per lei. Aveva rischiato la vita per salvare Ozma e si era sacrificata per fare in modo, che lui, Vampo e Nicky, non venissero uccisi. Che persona fantastica era! Chi non poteva volerle bene? In quel momento, una lacrima rigò il viso del ragazzo e gli bagnò la mano. Si toccò il petto e chiuse gli occhi.
Dorothy, non del tutto ripresa, era sdraiata accanto a Nicky, che le strofinava le penne sul viso affettuosamente.
Con gli occhi semiaperti, i suoi pensieri andarono a Christopher. Le aveva mentito dal primo istante in cui l’aveva vista. Era stato un alleato del male, e pianeggiava di voler uccidere Ozma e lei. Ma allora perché l’aveva salvata dalle grinfie di Oristano, che poteva farla fuori facilmente?L’aveva salvata! Forse c’era del buono in quel ragazzo. Forse era stata lei a cambiarlo! Con la sua amicizia. L’amicizia e l’amore! Sono le cose più potenti del mondo e nessuno poteva sconfiggerle. Dorothy aveva molti amici per la sua bontà d’animo. Riusciva a perdonare anche il più cattivo dei cattivi, se esso chiedeva scusa. Pensava che ognuno meritava un’altra possibilità. Anche Christopher. Ma lei voleva perdonarlo! Gli voleva troppo bene. Era una persona a lei troppo cara e avrebbe fatto di tutto per proteggerla. Come aveva fatto lui! Emise un verso che sembrava una parola. Gli occhi gli si bagnarono e iniziarono a perdere, mentre poggiava una mano al cuore.
“Perdonami!” pensò Christopher.
“Ti perdono” pensò Dorothy.
In quel momento il ragazzo si illuminò, proprio come lei, mentre entrambi si sollevavano.
“per mille becchi appuntiti!” commentò il corvo “Dorothy ma cosa …?”
I due ragazzi ebbero un contatto anche se erano a distanza. Allungarono le mani in avanti e le sentirono sfiorarsi e poi incrociarsi. Girarono come in un valzer e formarono un vortice color del sole che scatenò un vento molto adirato.
Oristano, che era giunto alla città di smeraldo con un incantesimo, stava mandando tutto a fuoco, compreso il palazzo di Ozma. Lo spaventapasseri e gli altri, erano dentro e non potevano uscire.
“AHAHAHA!” rideva il perfido mago, mentre ogni abitante, donna, uomo o bambino, correva da una parte all’altra cercando di ripararsi. Alcuni vennero colpiti e intrappolati in gabbie con le sbarre folgoranti.
“ARRENDETEVI CITTADINI! IL REGNO DI OZ E’ MIO ORA!”
Nella camera della regina, dove c’erano tutti gli amici di Dorothy, le streghe del Nord e del Sud, cercavano in tutti i modi di spegnere il fuoco con le poche forze che avevano.
“non resisteremo per molto” disse Glinda affannata mentre le fiamme li circondavano.
Si misero tutti sul letto di Ozma, dove lei giaceva, con gli occhi chiusi e l’abbracciarono.
“Dorothy” mormorarono sul punto delle lacrime.
“AHAHAHAHAHA!” continuava Oristano incenerendo la fontana che si trovava sul giardino del castello.
Ma in quel momento, il cielo smise di annuvolarsi. Soffiò un venticello, forte, che trasmetteva felicità. Il perfido stregone si fermò e si voltò, così come tutti gli abitanti. Liberi e prigionieri.
Una minuscola luce dorata, si avvicinava, ingrandendosi sempre di più. Sembrava … un ciclone in miniatura. Man mano che si faceva sempre più vicino, il vento diventava più forte e quando fu dentro la città, con la sua forte brezza, spense il fuoco e il palazzo fu salvo.
“ma … che succede?” chiese l’uomo di latta scendendo dal letto e aprendo la finestra “Guardate amici” disse poi costringendo gli altri ad affacciarsi.
“non so chi tu sia!” disse Oristano rivolto al vortice, che continuava a girare ma che restava fermo in un punto “Ma hai fatto male a sfidarmi” lanciò altre vampate che colpirono il ciclone ma non gli fecero niente “cosa?” esclamò incredulo. Ci riprovò e riprovò fino a indietreggiare.
Il mulinello, stava rallentando e piano, piano, si scorsero due ragazzi con occhi chiusi, che si tenevano per mano.
“sono Dorothy e Christopheeer!” fece notare Brillina.
“VOI” gridò il nemico “ora basta! Vi faccio fuori una volta per tutte!”
Prese dalla cintura la spada e la sollevò per abbassarla sui due ragazzi, che però, tendendo il braccio in avanti, lo immobilizzarono.
“Lascia stare Oz!” disse Dorothy.
“E vattene” fece eco Christopher.
“io non vado da nessuna parte” disse Oristano “sono io il sovrano ora! E decido solo io! E io decido che voi due dovete morire!”
Detto questo ruotò le mani mentre in mezzo, si formava un minuscolo cerchio nero che da piccolo diventò grande come una palla.
La scagliò contro i nemici, che ne vennero risucchiati facendola ingrandire alla loro altezza.
I due provarono a fare magie per liberarsi, ma non ci riuscirono.
“ahahaha!” ghignò lo stregone “Questa bolla vi risucchierà l’anima da un momento all’altro!”
Dorothy, sempre con gli occhi chiusi, si sentì indebolire. Strinse forte la mano di Christopher e gli inviò un pensiero. Lui capì e si concentrarono.
In quel momento, Jack, Tic Toc, Leone Codardo, Uomo di Latta, Spaventapasseri, Brillina, Il Mago di Oz, le due Streghe buone, Gump e anche Toto, avvertirono una strana forza dentro di loro.
“aiutiamo i nostri amici!” disse il leone.
Come se sapessero perfettamente cosa stavano facendo, si alzarono in piedi sul davanzale e si buttarono tenendosi per mano (o zampa). Nello stesso istante, si sollevarono e volarono verso la bolla che imprigionava i due ragazzi, mentre anche un corvo, che li raggiunse in quel momento, mise un’ala sul braccio dello spaventapasseri. Nicky aveva captato il segnale anche se molto lontano e gli aveva raggiunti con la magia: “LA MAGIA DELL’AMICIZIA!”
“E voi … che volete?” chiese Oristano.
“libera i nostri amici!” ordinò Jack.
“oh. Non temete. Gli vedrete ancora!” detto questo, fra le mani formò una altra palla e la lanciò verso di loro, che però, abbassando la testa, riuscirono a frantumare in mille pezzi.
“Liberali!” ordinarono di nuovo all’unisono.
Poi, senza aspettare risposta, poggiarono le mani sulla bolla che imprigionava i loro amici e la fecero scoppiare. Come se fosse di sapone.
Ora che i due erano liberi, si unirono all’incrocio delle mani, finché intorno a tutti quanti, non si formò un alone bianco, che sparò Oristano, facendolo urlare di dolore. Più loro restavano uniti, più il nemico, diventava debole. Infatti, dopo l’ultimo grido, si sciolse con il suo carro e i suoi cavalli e scomparve. Risucchiato nella terra. Le gabbie nella quale aveva rinchiuso i cittadini di Oz, si ruppero lasciandoli liberi.
Le nubi nel cielo svanirono e un immenso arcobaleno illuminò gli smeraldi come non mai.
“EVVIVAAAAA” esultarono gli abitanti.
I nostri eroi si abbassarono dolcemente a terra e quando toccarono l’erba, la luce svanì e loro poterono aprire gli occhi. Nessuno era ferito.
“SIIII BRAVIIII!” gioirono tutti circondandoli.
Quando loro si guardarono intorno e capirono cos’era successo, si unirono ai festeggiamenti.
Dorothy cercò con lo sguardo Christopher e quando i due si guardarono negli occhi e si sorrisero si dissero:
“perdonami Dorothy. Non volevo tradirti!”
“ti ho già perdonato!” disse lei abbracciandolo.
Lui ricambiò arrossendo.
Un rumore gi fermò. Guardarono in alto e videro qualcosa avvicinarsi. Era … un drago dalle squame arancioni e la cresta gialla. Quando atterrò, Dorothy riconobbe quegli occhi.
“Vampo!” disse abbracciandolo “Non sei di pietra!” si accorse poi.
“no. La vostra amicizia mi ha riportato in vita e mi ha fatto diventare un drago vero!” spiegò il drago.
“e mi ha salvato!” disse un’altra voce. In groppa all’ex statua c’era una bella ragazza dai capelli biondi e il vestito azzurro.
“OZMA!” strillò Dorothy “STAI BENE!”
L’amica scese da Vampo e le due si strinsero in un abbraccio.
“pensavo che ora che lo smeraldo divino era distrutto, tu morissi!” si commosse la nipote dei Gale.
“la vostra amicizia mi ha salvato!” ripeté Ozma “Grazie!”
“MAMMA!” esclamò Jack correndo ad abbracciarla.
“Vostra maestà!” esultò Gump correndo con gli altri a stringere la regina.
Christopher ne rimase in disparte. Aveva il viso rosso e dispiaciuto. Infatti, quando Ozma si staccò dagli amici, gli si avvicinò e lo guardò con uno sguardo deluso.
“so tutto Christopher!” affermò incrociando le braccia “so che per tutto il tempo hai tradito Dorothy e gli altri per portarli dal tuo padrone e ucciderli, per poi distruggere lo smeraldo!”
“vi chiedo perdono mia regina!” si inginocchiò il ragazzo “vi giuro che sono davvero pentito di quello che ho fatto. Non sono più quello di un tempo! Sono cambiato!” Dorothy fece per intervenire, ma rimase silente senza sapere che dire “se mi darete un'altra possibilità … vi accorgerete del mio cambiamento” continuò l’amico “ ma se volete esiliarmi da Oz, o rinchiudermi in una prigione per l’eternità … potrò capirlo!”
“No!” quasi sbraitò Dorothy.
Nicky gli si poggiò su una spalla anche lui triste.
Ozma guardò, prima lei e poi lui, per tre volte. Infine si decise a rompere il silenzio.
“non sarai punito! Hai salvato e aiutato Dorothy a sconfiggere il nemico che minacciava Oz. E questo, solo un ragazzo dal cuore nobile può farlo!” tossicchiò “Per tanto … ti nomino Sir Christopher di Oz. Se sarai pronto a non seguire più le orme del male!”
Lui sollevò lo sguardo con occhi sgranati e si rialzò.
“come?” chiese “Io … Sir?”
“se ne sarai all’altezza” rise Ozma.
“EVVIVAAA” i cittadini di Oz, applaudirono.
“Ne sarei … molto onorato!” si inchinò nuovamente lui.
Ozma si voltò verso Dorothy e la riabbracciò, per poi dirle:
“Dorothy, sei stata molto coraggiosa e temeraria anche stavolta. Hai rischiato la vita per salvare Oz”
“cosa faremo senza di te?” chiese il Leone Codardo che aveva gli occhi lucidi.
“verrò a trovarvi sempre!” l’abbracciò la bambina “Mi piacerebbe tanto poter restare qui con voi per sempre, perché vi voglio bene. Ma io, ho ancora molto da fare a casa degli zii. Come scrivere un nuovo tema per la scuola, che tratterà di questa nuova avventura”
“ci mancherai molto Dorothy” continuò Ozma “se in futuro, Oz sarà nuovamente nei guai, ti verremo a chiamare. Se sarai disposta a salvarlo”
“SEMPRE” esclamò lei “non posso vivere sapendo che Oz è in pericolo. Ormai lui e tutti i suoi abitanti … fanno parte della mia vita”
I suoi amici si erano commossi.
“neanche noi potremo vivere senza di te” si arrugginì l’uomo di latta.
“vi voglio tanto bene amici. Ma credo sia giunto il momento che io ritorni a casa”
“Di già?” disse incredulo Nicky “Sei un egoista! Non ti unisci a noi per i festeggiamenti?” tutto sommato anche il corvo era sul punto delle lacrime.
Lei scosse la testa “no. Devo svegliare i miei zii e aiutarli con la raccolta del grano!” prese in braccio Toto e guardò Ozma nella speranza che capisse.
“Va bene” sorrise questa “se proprio ci tieni, torna nel Kansas”
Sunny sollevò la bacchetta e la riabbassò con in mano le pantofole di rubino. La ragazzina le aveva perse mentre girava nel ciclone dell’amicizia con Christopher.
Dorothy le calzò, ma prima di battere i tacchi tre volte, salutò tutti.
Abbracciò forte, Tic Toc, Jack, Gump, Brillina, Vampo, Spaventapasseri, Leone, Uomo di Latta, Nicky, (che faceva finta di essere disgustato ma in realtà ricambiava) ,le due streghe buone e all’inizio il Mago di Oz le strinse la mano, ma lei non resistette e lo strinse in un abbraccio.
Poi toccò a Ozma e quando si staccarono lei chiese:
“Come possiamo dimostrarti la nostra gratitudine Dorothy?”
“una cosa … la vorrei” pensò lei e si girò verso gli amici “desidero che il Mago resti qui!”
“COME?” disse incredulo lui “Dovrei restare qui?”
“Sì” continuò la ragazzina “tutti sentono molto la sua mancanza e sarebbero più felici se lei restasse. Dico bene?”
“SIIIII” dissero tutti “VIVA IL MAGO! VIVA IL MAGO! VIVA IL MAGO!”
“Beh” arrossì il mago “se proprio ci tenete allora … no” gli applausi terminarono “no mi dispiace piccola ma non posso. Ci sono ancora tante parti del mondo che desidero vedere”
“ma non gliene basta uno? Quello in cui è vissuto tanto felice?” insistette Dorothy.
“sì, la prego” a dire quella frase fu Vampo. Proprio lui,che tanto odiava quel Mago, ora che aveva capito cos’era l’amicizia, voleva che restasse.
“no. Ripeto, no. Non posso restare. Verrò a trovarvi tutte le volte che volete ma la risposta è no. Io non vivo più a Oz. Anzi dammi la tua ascia” disse all’uomo di latta “devo tagliare la corda e andarmene con la mongolfiera ORA!”
“Signor Mago, almeno resti per festeggiare la guarigione della mamma” implorò Jack.
“mi dispiace figliuolo ma è meglio se parto ora. Altrimenti dopo mi rattristerà lasciarvi con gli occhi tristi” si voltò verso Dorothy e vide che aveva sul suo bel faccino, un espressione triste e delusa. La ignorò e si avvicinò alla sua mongolfiera. Si mise dentro il cesto e sollevò l’ascia “Addio Oz” ma invece di abbassarla sulla corda che teneva la mongolfiera a terra, la infilzò nel pallone, che si bucò sgonfiandosi del tutto in poco tempo.
Da sotto quella “coperta” uscì il mago con un sorriso stampato sulle labbra “ci siete cascati!” rise “certo che resto!” Detto questo tutti applaudirono e alcune donne gli baciarono la mano.
“sarò molto lieta di invitarti a vivere nel mio palazzo” si inchinò Ozma.
Dorothy le sorrise e si preparò a compiere la magia.
“Aspetta” la fermò una voce. Christopher le si avvicinò. Le mani tenute dietro la schiena “io … ho una cosa per te”
“davvero?” domandò lei “Cosa?”
Tutti erano fissi sui due.
“ecco” continuò il ragazzino “sai, sono stato un’ apprendista di Oristano. Non sono mai diventato un bravo mago. Ma alcune magie piccole le so ancora fare. Come questa” e tirò da dietro la schiena, un ciondolo dorato. Con lo stemma di Oz che penzolava al centro.
“che bello” commentò lei prendendolo “cosa fa?”
“ti riporterà ad Oz tutte le volte che vorrai … così … non crederai più che io sia un … ladro di polli” arrossì lui.
“Grazie. È bellissimo” ringraziò legandoselo al collo “mi mancherai”
“anche tu. Oh … ultima cosa” disse lui “ricordi quando nel tuo pollaio ti ho detto che non avevo fatto scappare le mucche e che … non ho ucciso il pollo?”
“sì?”
“ecco … a dire il vero … le ho fatte scappare, mi bloccavano la strada e ho dato a loro un calcio e si sono spaventate. Poi c’era quel pollo che non la smetteva di beccarmi, così l’ho strangolato”
“ASSASSINO OOCCODEE’” ruggì Brillina con i conati di vomito.
“oh” si dispiacque Dorothy “capisco”
“a quei tempi ero ancora dalla parte del male. Ma vorrei fare qualcosa per rimediare ai danni che ho fatto alla tua fattoria”
“non importa. Due mucche e un pollo in meno non fa nessuna differenza. Possiamo comprarne altri! E poi” gli sussurrò in un orecchio per far in modo che Brillina non sentisse: “Zio Henry vorrà cucinare col pollo morto, un tacchino arrosto e venderlo in paese!”
Christopher rise. Poi la guardò negli occhi “non dimenticarti di noi”
“per nulla al mondo!” ricambiò lo sguardo lei.
Si allontanò e fece per battere i tacchi, ma stava per dire le prime frasi della formula, che l’amico la girò verso di lui per le spalle e premette le sue labbra sulle sue.
“UUUUUUUUUHUUUU” disse la gente di Oz ridendo.
Ozma e gli altri si guardarono e poi applaudirono. Alla fine divenne un sonoro e fortissimo batti mani.
I due si staccarono e aprirono gli occhi guardandosi.
“Ciao Dorothy”
“Ciao Christopher”
Si strinsero per un secondo le mani e poi se le divisero.
Lei prese in braccio Toto batté i tacchi tre volte e disse:
“LA MIA CASA E’ IL POSTO PIU’ BELLO DEL MONDO” per cinque volte. Tutto intorno a lei prese a ruotare e la vista dei suoi amici e del suo amato, svanì lentamente. Non sentì più le pantofole di rubino ai tacchi. Chiuse gli occhi e continuò a ripetere quella frase.
Poi quando gli riaprì, lentamente, notò che qualcuno gli stava beccando la mano affettuosamente e senza farle nessun male. Poi sentì la guancia bagnarsi e si mise seduta. Intorno a lei c’erano delle galline e Toto che la circondavano.
“Sono tornata a Oz” disse prendendo fra le mani un pulcino “ho vissuto una grande avventura e ho avuto il mio primo bacio”
Si toccò il collo e vide che c’era appeso un bellissimo ciondolo luccicante.
“Christopher” pensò.
Uscì dal pollaio e venne accecata dai raggi del sole. Solo allora si ricordò una cosa importante. Gli zii.
Non si sarebbero svegliati se lei non fosse entrata in casa. Per questo aprì la porta e quando toccò il pavimento e corse nella camera dove Emma e Henry si stavano stiracchiando. La videro e chiesero:
“sei già pronta per la scuola?”
“Oggi non si va a scuola” rise lei, pensando che infatti erano passati diversi giorni dal suo viaggio e in principio era domenica “è domenica!”
“Come? Ma … ieri era Martedì!”
“Forse ve lo siete sognato zii. Ma se venite fuori, potete notare che il solito carro del vecchio Richard non c’è. Perché e domenica”
I due si affacciarono e videro che nel deserto non c’era niente. Solo una palla fatta con i rami e la polvere che gironzolava un po’ in giro.
“cavoli” disse la zia “mi sento stranita!”
“allora so io cosa ci vuole” rise la nipote “una bella colazione a base di pane a marmellata”
“uh, sì hai ragione” accordò lo zio, avviandosi verso la cucina con la moglie “ho una fame da lupi”
“tu vieni?” chiese Emma.
“no” rispose Dorothy “vado a riposarmi. Sono esausta” detto questo prese il cane in braccio e salì le scale, fino alla sua cameretta, dove le coperte erano ancora disfatte. Si sdraiò e iniziò a sognare. Ogni suo pensiero era solo per Christopher. E per lui era lo stesso.
                  FINE!< Twilight2006: allora vi è piaciuta questa storia? COMMETANTE VI PREGO! ;) ;) ;) ;) ;) ;) ;) ;) E vorrei dire a tutti che se non volete, io non vi costringo. Ma chiunque è felice di ricevere recensioni. Anche voi vero? Mettetevi nei miei panni. Ne ho ricevute poche :( :( :(

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