Now I wonder how Whatsername has been.

di Oldwhatsername_24
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** X-Kid ***
Capitolo 2: *** Wake me up when september ends ***
Capitolo 3: *** Today is the first day of the rest of our lives! ***
Capitolo 4: *** Sometimes you're at your best when you look the worst. ***
Capitolo 5: *** St.Jimmy's coming down across the alley way! ***
Capitolo 6: *** 2000 light-years away. ***
Capitolo 7: *** Going to Pasalaqua ***
Capitolo 8: *** Hello stranger, I'm a disaster ***
Capitolo 9: *** Sometimes I wish someone out there will find me.. ***
Capitolo 10: *** And Mary Jane to keep me insane. ***
Capitolo 11: *** King for a day! ***
Capitolo 12: *** She, she screams in silence. ***
Capitolo 13: *** 16 ***
Capitolo 14: *** I'm still alive and I walk alone. ***
Capitolo 15: *** She gets so sick of crying! ***
Capitolo 16: *** HOMECOMING ***
Capitolo 17: *** Why do you want him? ***
Capitolo 18: *** Disappearing Boy ***
Capitolo 19: *** Lost at Seventeen ***
Capitolo 20: *** On Holiday! ***
Capitolo 21: *** Green Day ***
Capitolo 22: *** Dance forever under the lights of this brutal love. ***
Capitolo 23: *** Can I get another Amen? ***
Capitolo 24: *** She's an extraordinary girl. ***
Capitolo 25: *** She's the one that they call Old Whatsername. ***
Capitolo 26: *** When it's time to say ***
Capitolo 27: *** At the end of another lost highway. ***
Capitolo 28: *** Some says he feels like dying. ***
Capitolo 29: *** 1000 hours ***
Capitolo 30: *** Good Riddance. ***
Capitolo 31: *** I remember the face but I can't recall the name. ***
Capitolo 32: *** I made a point to burn all of the photographs. ***
Capitolo 33: *** ¡Viva la Gloria! ***
Capitolo 34: *** Little Girl. ***
Capitolo 35: *** Little girl, your soul is purging. ***
Capitolo 36: *** Sometimes my mind play tricks on me. ***
Capitolo 37: *** I'm missing you. ***
Capitolo 38: *** Lazy Bones. ***
Capitolo 39: *** I'll never turn back time. ***
Capitolo 40: *** Church on sunday. ***
Capitolo 41: *** Basket Case. ***
Capitolo 42: *** Look for love. ***
Capitolo 43: *** Sanding all my love to you. ***
Capitolo 44: *** Maria. ***
Capitolo 45: *** Like my father's come to pass. ***
Capitolo 46: *** Falling from the stars. ***
Capitolo 47: *** Kill the DJ ***
Capitolo 48: *** Last night on earth. ***
Capitolo 49: *** She's a natural disaster. ***
Capitolo 50: *** Letterbomb. ***
Capitolo 51: *** EPILOGO. Now I wonder how Whatsername has been. ***



Capitolo 1
*** X-Kid ***


                                                    X-Kid
-Esterno- 1977
A Berkeley, precisamente nel quartiere di Rodeo, l'estate del '77 sembrava essere molto più calda del solito. in una casa dalle pareti bianche, un bambino di 5 anni gioca con le automobiline e la costruzione nel suo giardino, canticchiando "look for love", canzone composta neanche 3 settimane prima.
Billie Joe, maglia rossa, capelli schiariti dal sole e sfavillanti occhi verdi, alza lo sguardo sulla villa accanto alla loro, una villa decisamente lussuosa per un quartiere del genere, e al furgone dei traslochi parcheggiato sul loro vialetto. I traslocatori andavano avanti così da tre giorni, ma quanta roba avevano quelli? Anche Billie Joe e la sua famiglia si erano trasferiti da poco da Oakland, ma era bastato un pomeriggio per portare la loro roba!
Dopo quel pensiero Billie Joe tornò concentrato sulle sue macchinine. I suoi cinque fratelli, insieme a sua madre Olly, erano tutti alla festa in piscina di Molli Jones, lui aveva preferito rimanere a casa con suo padre Andrew, che era appena tornato da un viaggio di due settimane.
Assorto nei suoi pensieri com’era, Billie non si accorse dei due occhietti che lo osservavano da oltre la staccionata.
Proprio all’ingresso del vialetto di casa loro, rimanendo sulle punte per sporgere il viso paffutello oltre lo steccato, c’era una bambina poco più piccola di Billie.
Non appena il cancello si aprì e lei poté entrare, Billie la osservò bene: aveva una folta chioma riccia e scura, un viso paffuto ma non era cicciottella, un piccolo naso tondo e due grandi, enormi, occhi marrone scuro. A differenza sua era alta per la sua età, indossava un vestitino celeste a scacchi e, non appena vide che lui l’aveva notata, si aprì in un grande sorriso che le occupò l’intero volto. Billie non riuscì a fare a meno di sorridere a sua volta e lei lo prese come un invito, venendo a sedersi accanto a lui sull’erba.
“ Ciao…” disse Billie alla sconosciuta.
“Ciao!” rispose lei sorridente.
“Sono Billie Joe, e tu sei?” lei ci mise un po’ a capire, poi rispose.
“…nuova, appena trasferita dall’Italia” A Billie questo bastò, le porse una delle sue macchinine e i due cominciarono a inseguirsi giocando a essere dei piloti.
“Cosa cantavi prima?”
“Look for Love, l’ho scritta io” lei spalancò i suoi grandi occhi scuri molto sorpresa.
“Sul serio?!”
“Ellie? Dove sei?”  disse una voce maschile all’improvviso, un uomo di poco più di trent’anni entrò nel giardino della famiglia Armstrong alla ricerca di sua figlia.
“Oh eccoti qui! Fai amicizia con i nuovi vicini?” lei annuì nello stesso momento in cui un uomo usciva dalla casa dietro di loro con in mano mazza, guantone e maglia da baseball.
“Billie Joe? Ti va di fare due tiri?” il padre della bambina gli si avvicinò porgendogli la mano
“Salve, sono Luca Rose, il nuovo vicino” l’uomo abbandonò gli attrezzi e gli strinse la mano.
“Lieto di conoscerla, io sono Andrew Armstrong e pare che i nostri figli abbiano fatto conoscenza”  Andrew e Luca rimasero a parlare a lungo del trasferimento, dell’Italia e dei loro bambini.
“Billie Joe è il diminutivo di William Joseph?” chiese la bambina.
“No, solo Billie Joe”
“Anche il mio cane si chiama Billie, ma solo Billie, senza Joe”
“Adesso andiamo, piccola, la mamma sarà preoccupata”
Luca prese per mano sua figlia e insieme si diressero verso casa. Lei si voltò e salutò il suo nuovo vicino.
“A domani, Billie Joe!”
“A domani…” Billie all’improvviso si accorse che non conosceva il nome della sua nuova amica, qualcosa con la E…non era importante, una così non serve il nome per ricordarsela!
Dall’altra parte della strada, padre e figlia si dirigevano verso la loro bella, grande, nuova casa.
“Hai fatto amicizia con il figlio del vicino oggi, tesoro?”
“Si, si chiama Billie Joe”
“Billie Joe? Sarà il diminutivo di William Joseph…”
“No, solo Billie Joe”
 
 
 
Angolo dell’autrice!
Heilà! Se siete arrivati fino qui vuol dire che non faccio poi così schifo! *schiva i pomodori*
Bhe spero che questa introduzione vi sia piaciuta e che continuiate a leggere la storia!
Avverto che tutta la storia è curata nei minimi particolari tranne il fatto che, per esigenze di copione, ho dovuto anticipare l’uscita di American Idiot allo stesso anno di Dookie, non odiatemi :D
Non vi libererete di me così facilmente! Mwahahahahahahah!
-Rage & Lol :3

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Capitolo 2
*** Wake me up when september ends ***


Wake me up when september ends.
 
16\09\82
-W-
 
“Billie Joe Armstrong, smettila di spazzolarti I capelli come una femminuccia e vieni subito qui!” urlo da oltre lo steccato. Dal terzo piano della casa, la soffitta, una testa scura e sgangherata sbuca fuori dalla finestra circolare e mi fa la linguaccia. Billie Joe, dieci anni, sette strumenti musicali, cinque fratelli, una matassa infinita di capelli e un milione di idiozie. Il mio migliore amico, insomma. Mi passo una mano tra i capelli, li ho tagliati quattro mesi fa eppure sono ancora a malapena lunghi fino alle orecchie, oltretutto ricci come sono sembro la versione femminile di Jimi Handrix. Ma va bene così, a Billie e a me va bene così, tra pochi giorni ricomincia al scuola e sarà l’ultimo anno prima delle medie. E per me, un anno avanti rispetto agli altri, alta, piatta e italiana, senza di lui sarebbe stata peggio di una gabbia di squali. Mi guardo le converse rosse per un po’, poi alzo lo sguardo e sul porticato ci sono Olly e Anna che parlano a bassa voce, lanciando occhiate verso l’entrata della casa.
“Ciao ragazze!” le saluto sorridendo, loro fanno un cenno con la mano e tornano assorte nei loro pensieri. È una magnifica giornata di sole. Billie Joe esce di casa con la custodia di Blue sulle spalle, da quando Andrew gliel’ha regalata per il suo compleanno, non se ne separa mai.
“Un giorno mi spiegherai la tua ossessione nel chiamarmi col mio nome completo”
“Solo quando tu la pianterai di chiamarmi ‘rebel’ !”  Billie aveva cominciato a chiamarmi così quando, un anno prima, avevo avuto la spiacevole idea di farmi i buchi alle orecchie, e avevo costretto Billie a tenermi la mano per tutto il tempo perché avevo paura. Un atto da vera ribelle, insomma. Con un gesto inconscio porto le mani alla catenella che ho al collo, dove pende un semplice cerchietto azzurro di plastica e brillantini.  Era l’anello con cui Billie Joe mi aveva chiesto di sposarlo alla veneranda età di cinque anni, ancora oggi ne ridevamo, e io avevo conservato l’anello per ricordo. Billie mi fa la linguaccia e sale in bici, io lo seguo a ruota e cerco di stargli dietro mentre pedala verso il porto.
“Coraggio! Goditi questi ultimi giorni di estate!” urla lui svoltando verso la zona balneare. Arrivati lì lasciamo le bici e stendiamo dei teli sulla spiaggia. Billie rimane subito in costume godendosi questa assurda giornata di caldo. Io sfilo la camicetta lentamente, controllando che in giro non ci sia nessuno, ma niente, ci siamo solo noi.
Il mio costume intero e rosso, considerata la totale assenza di forme, non è adatto all’esposizione al pubblico.
Billie nemmeno lo nota, considerando i cinque anni in cui siamo letteralmente cresciuti insieme, tra campeggi e spiagge e tutte le volte in cui l’abbiamo portato con noi in Italia, mi avrà vista mezza nuda (se non totalmente) almeno un centinaio di volte.
“In Italia c’è un mare più bello” dice prendendo Blue dalla custodia e poggiandola sulle sue gambe. Già da qualche mese avevamo cominciato a decorarla con adesivi vari.
“Sento come se mancasse qualcosa per renderla davvero mia “ Io ci penso su, poi prendo alcune strisce di carta adesiva bianca e comincio a ritagliarle e appiccicarle fino a quando non ottengo le lettere “BJ”.
“Ecco” dico “ora è perfetta”.
 
Mentre torniamo a casa un sacco di nuvole nere cominciano a coprire il cielo, qualche goccia ci cade addosso.
“Sarà meglio rientrare prima che cominci un diluvio”
“Vuoi venire da me a suonare un po’?” chiede Billie accennando a casa sua, da quando lo avevo assunto come maestro personale di chitarra aveva preso il suo compito molto sul serio. Annuisco ed entriamo a casa Armstrong, ma già nell’ingresso la temperatura sembra scendere di venti gradi.
Nel salotto, sul divano, Olly, Anna, Marcy e Hollie piangono l’una abbracciata all’altra, mentre Alan e David guardano fuori dalla finestra, impassibili.  Il sorriso di Billie scompare in un secondo e io ho paura di quello che stiamo per scoprire.
“Che succede?” chiede Billie. Tutti lo guardano e istintivamente io capisco che la risposta riguarda l’unica persona assente nella stanza, un brivido mi blocca tutti i muscoli.
“Billie Joe…” comincia David prima che Olly lo interrompa per continuare la sua frase.
“…tuo padre è morto, Billie”
BUM.
Un colpo di proiettile dritto al petto.
Veloce, fatale.
Mi tremano le ginocchia e sento di stare per crollare, Andrew era una persona eccezionale, mi volto verso Billie Joe appena in tempo per vederlo fuggire via verso camera sua. Nessuno muove un muscolo, rimaniamo solo fermi a guardarci negli occhi. Torno in me e salgo al piano di sopra per bussare alla porta della camera di Billie.
“Billie…”
“Vai via!”
“Billie, ti prego, apri…”
“No! Svegliami quando finisce settembre”
 
Arrivata la sera, Billie non era ancora uscito da camera sua, ma a nessuno sembrava importare. In casa Armstrong erano tutti rinchiusi nella loro piccola bolla di sapone. Arrivate le undici, quando ormai tutte le luci della casa dei miei vicini erano spente da un po’, decido di agire. Prendo una giacca, un’intera scatola di biscotti e il pigiama e spalanco la finestra. Dal balcone di camera mia, un’enorme quercia collega la mia finestra da quella di Billie Joe. Scavalco la ringhiera e sono sull’albero, cercando di mantenere l’equilibrio. Faccio qualche passo e mi appoggio al tronco, per poi saltare sul ramo che collega l’albero a camera di Billie. Cercando di mantenere l’equilibrio noto con gioia che la finestra è aperta. Con un salto mi appoggio alla finestra, guardando all’interno. Nella stanza la luce è spenta ma grazie alla luna e ai lampioni riesco a notare che la camera è totalmente sottosopra e una figura quasi immobile rimane stesa a pancia in giù sul letto.
Entro piano, cercando di fare il minor rumore possibile.
“Billie?” chiamo piano, nessuna risposta.
“Billie, dormi?” c’è un secondo di silenzio, poi lui mi lancia un libro contro urlando: “vattene via!”
Lo scanso per un centimetro e mi avvicino a lui, inginocchiandomi ai piedi del suo letto. Ha il viso soffocato nel cuscino e le nocche bianche per quanto lo sta stringendo.
Gli accarezzo piano i capelli, lui non si ritrae, all’improvviso capisco che non so cosa dire.
“Billie…” non posso dire che mi dispiace. Lo odierebbe. Lui non cerca la pietà di nessuno e dire che mi dispiace non cambierà le cose.
“Io…io sono qui, Billie, sempre. Puoi lanciarmi contro tutti i libri che vuoi ma io non me ne vado”
Lui solleva leggermente la testa dal cuscino.
“Non ho neanche potuto dirgli addio…” mi siedo accanto a lui sul materasso e gli carezzo la guancia molto piano.
“Non devi dire addio, dire addio vuol dire dimenticare, e tu non devi dimenticarlo. Tu sei una parte di lui, Billie”
Billie Joe alza il viso dal cuscino, mi guarda, si alza, prende Blue in mano e comincia a suonarla.
 
Quasi un’ora dopo siamo stesi sul suo letto l’una di fronte all’altro, guardandoci senza dire nulla. La sveglia batte un colpo e tutti i numeri tornano al capolinea.
00:00
“E’ finita…” gli sussurro stringendo forte la sua mano. Lui chiude gli occhi e mi abbraccia, fa freddo ma so che più che riscaldare me, Billie sta cercando un punto d’appoggio con il mondo.
“Non andare via…” mi sussurra in un orecchio.
“Io non vado da nessuna parte” rispondo, e torno ad accarezzarlo. Mi stringe ancora e lo sento singhiozzare.
“Billie…?” chiedo senza preavviso.
“Si?” dice piano.
“Ti va di cantarmi qualcosa? Mi aiuterebbe a prendere sonno”
La verità è che so che, oltre a Blue, cantare è il sedativo naturale di Billie Joe. Lui annuisce e, con un filo di voce, comincia a cantarmi qualcosa dei Beatles, poi di Elvis, e infine ‘Baby I love you’ dei Ramones.
“Oh I’m so glad I found you…I want my arms around you…Tell me that you feel the same…” e piano la stanchezza prende il sopravvento su entrambi.
  
From the river to the street.
-W-
 
 
Mi sveglio all’alba per riordinare camera di Billie, sperando che molti dei suoi dischi non siano irrimediabilmente compromessi. Nella mia mente risuona ancora “ Baby I love you”. Appena vedo Billie agitarsi tra le lenzuola, torno stesa accanto a lui e mi lascio abbracciare. Lui apre piano i suoi meravigliosi occhi verdi, due smeraldi irrimediabilmente tristi.
“Giorno…” sussurra piano, mettendoci qualche secondo ad elaborare perché sono lì e cosa è successo nelle ventiquattro ore precedenti. Senza preavviso, mi bacia. Nessun bacio da film, posa solo le sue labbra sulle mie per un secondo.
“Hey…” rispondo io abbracciandolo prima che abbia il tempo di dire o fare altro. Billie non è innamorato di me, suppongo che il bacio fosse solo bisogno di contatto, affetto.
“E’ tornato?” chiede lui all’improvviso.
“Come?”
“Mio padre, è tornato?” rimango con la bocca spalancata come un pesce for d’acqua senza sapere cosa dire, mi accorgo che Billie non è ancora totalmente sveglio.
“Lui non tornerà, vero?” chiede qualche secondo dopo. Scuoto piano la testa, incapace di dire o fare altro. Billie butta di nuovo la faccia nel cuscino: “allora torno a dormire”
Guardo l’ora, sono le sei e cinque, e mi ricordo dell’idea avuta la sera prima, e che forse potrebbe funzionare.
“Non se ne parla! Sveglia e sorgi, bel sole! Abbiamo un appuntamento”
“Tu non puoi dirmi cosa fare, non sei mio padre”
“Invece si, da oggi si, quindi non usare quel tono con me, giovanotto! Vestiti e andiamo!”
Billie mi guarda leggermente perplesso, ma alla fine ubbidisce. Usiamo l’albero per prendere qualcosa da camera mia e scendere in strada senza che nessuno facesse caso alla nostra presenza. Camminiamo sotto il sole per qualche isolato fino alla fermata dell’autobus, ci sediamo e Billie non fa domande. Per arrivare nel posto servono almeno venti minuti e Billie ne approfitta per riposare ancora un po’. Mentre lui dorme l’autista di ferma a fare rifornimento e io ne approfitto per fare una chiamata, organizzando le cose per la mattinata.
Dopo quindici minuti l’autobus si ferma e noi scendiamo. Siamo nella zona portuale di Berkeley, il profumo del mare ci invade e per qualche secondo mi sento più leggera. Billie non mi lascia la mano da quando siamo partiti. Lo conduco verso il molo dove sono ormeggiate le barche e comincio a cercare tra le centinaia ormeggiate lì, trovo la ‘Principessa Elena’ solo dopo venti minuti abbondanti.
“Che stiamo facendo?” chiede Billie.
“E me lo chiedi? Porto il mio giovanotto a pesca!”
“Cosa?”
“Come ogni buon padre che si rispetti, voglio insegnarti a pescare!” Billie rimane con la bocca semiaperta per un po’, ma alla fine non protesta.
“Okay, Daddy” mentre parliamo finalmente dalla barca esce l’uomo che cerco.
“Zio Tom!” urlo abbracciandolo forte.
“Ciao, principessa!”
“Tutto okay?”
“Non posso lamentarmi” lo zio si gira verso Billie, si erano già conosciuti due anni prima ad una cena di natale.
“Ciao, ragazzo” Billie fa un cenno per saluto e saliamo sulla barca prendendo subito il largo. Insegno a Billie come funziona una canna da pesca e qualche minuto dopo siamo seduti a piedi nudi sulla poppa della barca a cercare di procurarci la cena di quella sera.
“Grazie…” sussurra Billie all’improvviso. Gli sorrido piano.
“E’ il minimo”
Vorrei chiedergli come va, ma effettivamente suo padre è morto neanche ventiquattro ore fa, di certo non gli va una meraviglia. Billie, come al solito, sembra leggermi nel pensiero.
“ Mi manca, cerco di non pensarci ma col passare del tempo sarà sempre peggio, lui era il mio unico punto di riferimento” annuisco piano”Tuo padre era una brava persona, Billie. E tu gli somigli più  di quel che credi”
Billie accenna ad un sorriso e mi paralizza coi suoi occhi tremendamente verdi.
“Come farei se non avessi te?” alzo le spalle.
“Bhe, per adesso questa non è un’ipotesi di cui preoccuparsi”
Mio zio esce dalla stiva pulendosi le mani con uno straccio.
“Hay ragazzi, ho qualcuno da farvi conoscere” dietro di lui si materializzano un uomo e un ragazzo di circa la nostra età.
“Lui è Patrick Pritchard, lui è suo figlio Mike”
Il ragazzo è alto, ha i capelli chiari e gli occhi celesti e, cosa più importante, la custodia di una chitarra sulla spalla. Lo notiamo sia io che Billie.
“Hay” gli diciamo all’unisono.
 
 
                                                    You got to hold on to yourself
 
-W-
Il ragazzo è forte, credevo che persone con una storia del genere esistessero solo nei film. “Io sono Billie Joe” si presenta Billie porgendogli la mano, lui gli batte il cinque.
“Michael, ma chiamatemi Mike, e lei è…” dice indicando verso di me.
Comincio a dire il mio nome ma Billie mi frena: “Lei è Rebel” Mike ci guarda perplesso.
“Come?” io ridacchio.
“Billie ha la strana abitudine di darmi soprannomi e, non appena anche le altre persone cominciano ad usarli, li cambia” Mike sorride, è molto calmo e rilassato.
“Suoni la chitarra?” chiede Billie indicando la custodia.
“Si, ma con il basso sono più bravo, e tu?”
“Billie Joe suona più o meno qualsiasi cosa” dico io. Billie mi da una spinta e fa la linguaccia.
“Sono un chitarrista”
“E canta divinamente” aggiungo io.
“Qualche anno fa mi chiese di insegnargli a suonare il piano, nel giro di due mesi io ero rimasta al livello terza elementare e lui era diventato un piccolo Mozart”
“E’ bello trovare ancora persone talmente legate alla musica”
Un secondo dopo cala il silenzio, Billie abbassa la testa verso l’acqua, so che sta pensando a suo padre.
“Che succede?” chiede Mike rompendo il silenzio, io cerco di inventare una scusa credibile ma, incredibilmente, Billie Joe dice la verità.
“Mio padre è morto di cancro ieri sera” Mike lo guarda con i suoi occhi celesti e fortunatamente non dice che gli dispiace.
“Ci si sente persi, vero? Non so se è la stessa sensazione, ma io sono stato adottato perché i miei erano tossicodipendenti , e a volte mi sembra di non appartenere a nessuno e mi dico che è solo colpa loro. Non so cosa di preciso dia successo, ma sono certo che la morte di tuo padre non sia colpa di nessuno, tanto meno colpa tua. L’unica cosa che puoi fare tu è non dimenticare e dire a te stesso di tenere duro.” Rimango a bocca aperta ascoltando le parole di Mike. Billie capisce di aver appena trovato un nuovo amico. All’improvviso la canna da pesca di Billie Joe ha uno scossone verso il basso.
“Che succede?!”
“Ha abboccato!”
“E ora che faccio?”
“Non lo so!”
“Ma pensavo che tu sapessi pescare!”
“Si ma non ho mai preso nulla!”
Mike interviene salvando la situazione e spiega a Billie cosa fare. Dopo dieci minuti di lotta un enorme pesce finisce dritto in faccia a Billie, tutti e tre scoppiamo a ridere.
Alla sera riporto Billie a casa, mio zio aveva avvisato mio padre che a sua volta aveva chiamato la madre di Billie Joe. La casa di Billie è scura e silenziosa, esattamente come il suo umore. Con Mike si era creato un bel rapporto, avevamo scoperto di vivere vicini e lui e Billie avevano deciso di voler suonare insieme qualche volta. Billie si ferma con le mani in tasca a guardare casa sua, mi avvicino e gli prendo la mano per stringerla forte.
“Vuoi che venga con te?” lui scuote la testa.
“No, è una battaglia che prima o poi avrei dovuto combattere da solo”
Annuisco e gli bacio una guancia.
“Tu non sarai mai solo, BJ”
Così, dopo la buonanotte, rientriamo in casa.
 


Angolo dell'autrice!
Eggià, due capitoli in un giorno! Ero in vena stasera.... *schiva i pomodori rimasti da prima*
Bhe,  sono consapevole che questo è un capitolo triste, ma andava messo assolutamente, e poi si capisce il profondo rapporto tra Billie e Whatsername! 
A presto!
Rage & Lol :3

 

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Capitolo 3
*** Today is the first day of the rest of our lives! ***


 
 
3 Quattro anni dopo
Today is the first day of the rest of our lives.
 
-W-
Anno scolastico 86\87
 
 
E’ settembre e io mi sveglio all’alba sapendo che oggi qualcosa succederà, è il primo giorno di superiori.
Scendo dal letto e raccolgo la roba di Billie, dimenticata dalle notti precedenti, dalla morte di suo padre Billie Joe passa insieme a me ogni notte tre il quindici e sedici e il sedici e diciassette settembre. Raccolgo la maglia dei Ramones e i calzini azzurri e li metto nel cesto della biancheria, da quando mio fratello è al college la mia famiglia ha letteralmente adottato Mike e Billie, considerandomi ancora nell’età in cui i maschi sono solo amici e non potenziali minacce per la pudicizia della loro figlia quattordicenne.
Suppongo che se mio padre avesse scoperto che Billie Joe aveva perso la verginità a undici anni con una ragazzina sovrappeso, non l’avrebbe più trovato così simpatico e avrebbe smesso di farlo dormire insieme a me durante le vacanze in Italia. Ma io e Billie siamo amici da dieci anni e questo è tutto quello che siamo e saremo. Vado in bagno e faccio una doccia fresca, lavo i denti, passo il filo interdentale e metto il profumo. Scelgo di indossare un vestito giallo crema con dei piccoli fiori verdi e rossi ricamati sopra, converse rosse e zaino verde. Lego i capelli in una coda di cavallo alta, adesso che sono più lunghi, anche da legati, i riccioli mi solleticano la nuca. Prendo una mela dalla cucina, saluto mio padre e mia madre, ed esco in strada per percorrere i tre isolati che mi separano dalla Pinole High School. Mike abita più lontano di noi, quindi deve prendere l’autobus, mentre Billie è già sul vialetto di casa mia ad aspettarmi. Vado verso di lui saltellando e gli do un bacio sulla guancia facendolo quasi cadere.
“Buongiorno BJ, emozionato per il primo giorno?”
 
-B-
 
 
-Emozionato un cazzo- penso tra me e me. Ieri notte abbiamo suonato fino a tardi, avrò al massimo quattro ore di sonno. Ma come fa lei ad essere così attiva a quest’ora?! Lei mi sorride e io rispondo allo stesso modo, quel sorriso è il solo motivo per cui mi sono svegliato presto stamattina. La guardo, vestita così ha proprio l’aria della brava ragazza: vestito a fiori, converse, zaino su una spalla, riccioli scuri raccolti da un nastrino, sembra appena uscita da un romanzo per bambini. Poi mi ricordo che è la stessa ragazza che ha urlato “io mi oppongo!” durante il matrimonio di qualcuno che non conosceva così, giusto perché si annoiava.
Una punk dentro, la mia rebel. E lo era davvero, una ribelle, anticonformista, perché chiunque mi avrebbe già mandato a quel paese da un pezzo, mentre lei è ancora qui.
Un po’ la versione al femminile di Mike, il vecchio saggio della compagnia. E poi c’era Al, che in effetti era solo Al, batterista degli Sweet Children.
“Non sto più nella pelle” rispondo senza intonazione. Lei mi prende per un braccio e comincia a camminare verso la scuola.
“Vedrai che andrà tutto bene, le superiori non sono come le medie” sbadiglio “Hai ragione, qui la condanna dura più a lungo” lei alza gli occhi al cielo e poi mi sorride.
“Carina la camicia” do’ un’occhiata alla camicia a quadri verdi.
“E’ di David”
“Sembri quasi un bravo ragazzo” giriamo l’angolo e la scuola comincia ad essere visibile, tento al meglio di rallentare il passo senza che lei se ne accorga.
“Billie?” chiede fermandosi di colpo, mi giro e sto fissando lo sguardo da cucciolo, quello che fa quando mi chiede qualcosa che non voglio fare, quello per cui i suoi occhi diventano dieci volte più grandi.
“Cosa?”
“Abbiamo già cambiato tre diverse scuole durante le medie, e sai che io ti seguirò sempre dovunque perché senza di te sono un’idiota…ma questa scuola mi piace, potresti cercare di…contenerti?” io rido forte e lei assume la sua espressione imbronciata, che non fa altro che farmi ridere di più.
“E va bene, Rebel, te lo prometto…ma non credere che diventerò un secchione come te ed Al! Credo ancora che la scuola sia un’inutile gabbia di matti e questo rimane il giorno peggiore dell’anno!”
Lei lascia il mio braccio e comincia a saltellare verso la scuola, poi si gira e mi guarda.
“Oh, ma questo non può essere il più brutto, Perché questo è il primo giorno…”
Lei continua a camminare all’indietro e io la seguo.
“Primo giorno di cosa?” lei apre le braccia e gira su se stessa, per poi correre verso la scuola.
“Oggi è il primo giorno del resto della nostra vita”
 
-w-
 
In segreteria consegnano a me, Billie e Mike gli orari delle lezioni, assolutamente identici, come richiesto dai nostri genitori. “Allora” dico dirigendomi verso quello che per il prossimo anno sarà il mio armadietto “sapete benissimo che il fatto che siamo sempre in classe insieme non vuol dire che voi dobbiate copiare tutto da me”
Billie e Mike si paralizzano e mi guardano come mi guarderebbe un cane bastonato. Sospiro.
“Almeno cercate di non farvene accorgere, okay?”  i due si danno il cinque e mi seguono, rispettivamente Billie e Mike hanno l’armadietto alla mia destra e sinistra.
“Non è colpa nostra se tu hai scelto tutti i corsi più difficili, Daddy. Per seguirti dovremo impegnare tutte le nostre abilità ed energia per copiare” lo guardo arricciando le labbra “Ho scelto anche musica e arte!”
“E biologia avanzata”  protesta Billie “E letteratura terzo livello” aggiunge Mike. Sospiro e lascio cadere la testa contro l’armadietto. “Hem, rebel? Non per allarmarti, ma c’è un armadio a tre ante laggiù che continua a fissarti” giro la testa, poggiato alla parete dietro di noi c’è un ragazzo molto più grande di me, che dalla giacca capisco essere uno sportivo, oltre che estremamente bello.
“Tyler Buch” dice Al sbucando praticamente dal nulla. Tutti lo guardiamo con aria interrogativa.
“ E’ il capitano della squadra di basket, ultimo anno, ultimamente si è lasciato con l’ex rappresentante d’istituto, Molly qualcosa….e adesso sembra essere molto interessato alle gambe della nostra amichetta”
Billie Joe gli da uno spintone “Al sei una puttanella pettegola del cazzo!” ridiamo e ci incamminiamo verso l’aula di arte, sento ancora lo sguardo di Tyler addosso, la cosa mi rende nervosa, imbarazzata e in qualche modo gratificata. Arrivati in aula Billie si siede accanto a me in terza fila, Mike e Al subito dietro di noi. Il professore entra qualche minuto dopo con un enorme cappello a cilindro in mano.
“Buongiorno ragazzi! Benvenuti nella mia aula, qui niente dare del lei o stupidi stereotipi. E’ arte quindi sentitevi liberi di essere artisti!” Sento Billie accanto a me rilassarsi e sorridere.
“Ogni anno nelle mie classi funziona così: dentro questo cappello ci sono dei bigliettini con un tema scritto sopra, e quel tema sarà il tema che seguirete fino alla fine del liceo, quindi vedete di farvelo piacere, domande?” nessuno alza la mano e il professore comincia a girare con il cappello in mano per i banchi. A Mike capitano “Alba e tramonto” fin troppo facile. Arrivato il mio turno prendo un biglietto dal fondo del cappello.
“Amore” rimango con la bocca socchiusa a guardare il professore.
“hem…”
 “Cosa c’è miss Rose? Non le piace il suo tema?” scuoto la testa.
“No, è che non sono esattamente un’esperta in materia” il proff alza le spalle.
“Chi non sa, impara” Billie mi da’ un colpetto con il gomito.
“Mi sa che ci sta provando con te”
“Cosa c’è, Mr Armstrong? Voleva provarci prima lei?” la classe ride e Billie sprofonda nella sedia pescando il suo biglietto.
“Family” sgrano gli occhi e prendo il biglietto dalle sue mani.
“Facciamo cambio” il professore mi blocca “No, niente sostituzioni o scambi” poi guarda Billie e capisco che lui SA.
“Le famiglie possono essere dei tipi più svariati, signor Armstrong” poco dopo tocca ad Al, e la classe scoppia tutta a ridere nel momento in cui lui pesca la parola “UCCELLI”
 
Di arte avevamo due ore quindi ci mettiamo subito al lavoro, Mike disegna un tramonto con dita e tempere mentre io mi affido al carboncino. Billie mi mostra un disegno infantile fatto con un pennarello verde dove un omino maschio e un omino femmina tengono per mano un omino bimbo.
“E’ il meglio che posso fare” io ridacchio.
“Dai BJ, sei bravo con i disegni solitamente, puoi fare di meglio”
Billie sospira e comincia a fissare un foglio bianco. Intento io tempero la mia matita carboncino e comincio a pensare all’amore, e a quanto non voglio fare il banale disegno di un bacio. Il professore, che si chiama Robert C., si posiziona dietro il mio banco e fissa insieme a me la pagina bianca e i duemila schizzi.
“I tratti sono buoni, Miss Rose, ma provi a pensare cosa davvero vuol dire amore per lei ci penso “Ha presente quella foto in bianco e nero, alla fine della guerra, dove un marinaio bacia una ragazza che nemmeno conosce così, all’improvviso?” lui annuisce e mi sorride “Segua quella pista”. Dopo si avvicina a Billie e gli da’ una pacca sulla spalla.
“Interessante, Signor Armstrong, sono curioso del risultato finale” cerco di sbirciare il foglio di Billie ma lui lo copre con il braccio. Comincio a osservarlo concentrato sul suo disegno, gli occhi grandi e verdi, i capelli castani, lui voleva tingerseli ma io ero contraria, il collo, poi le spalle e le mani grandi e affusolate, e il suo primo tatuaggio proprio lì, sulla mano, la scritta “PUNX”.
 
Alla fine delle due ore il professore vuole che consegniamo i disegni, per appendere i meglio riusciti. Gli cedo il mio dopo averlo firmato.
“Una dichiarazione d’amore implicita?” scuoto la testa.
“No, è Billie con la sua ragazza” Billie si senta chiamato in causa e il proff gli mostra il disegno. È Billie mentre suona Blue, gli occhi fermi sulle corde e le mani che le accarezzano quasi con paura di farle male. Le labbra semiaperte, lo sguardo rapito, è Billie e ciò che ama fare, e non credo ci sia amore più grande. Il professore annuisce soddisfatto e Billie Joe mi sorride.
“Hai colto nel segno”
 Billie un po’ riluttante cede al professore il suo disegno e io lo guardo bene. È meraviglioso. Il foglio, leggermente più grande di un formato normale, è diviso in dieci rettangoli.
 In ognuno di essi, rappresentato nei minimi dettagli, c’è un paio di occhi, l’unica cosa colorata del disegno sono le iridi.
Ci sono gli occhi di Billie e dei suoi cinque fratelli, miei e di Mike, sua madre e Andrew…suo padre.
“Questa è la sua famiglia, Mr Armstrong?”
“Bhe si, quella di sangue e quella di anima”ni miei occhi e quelli di Andrew sono gli unici scuri di tutto il disegno e dall’espressione che hanno sembra che io stia sorridendo.
“Ottimo lavoro, A+”
Vedo la mascella di Billie sfiorare il pavimento e io, Al e Mike scoppiamo a ridere.
“Non accadrà mai più”
 
 
 
ANCORA IO! *zanzanzanzan*
Bene siamo qui al terzo capitolo e nessuno dei vostri pomodori mi ha ancora preso, migliorate la mira! Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento, effettivamente non ci sono avvenimenti esaltanti ma volevo far vedere anche gli aspetti della normale vita di W, Billie, Mike e tutti gli altri. Non piangete per l’assenza di Trè, lui arriverà molto presto!
Ma per saperlo dovete continuare a leggere! MWAHAHAHAH
Aspetto con ansia vostre recensioni J


Rage& Lol :3

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Capitolo 4
*** Sometimes you're at your best when you look the worst. ***


Sometimes you’re at your best when you look the worst.
 
 
 
2 MESI DOPO
 
-W-
 
“Non ci posso credere, sul serio! Due giorni di sospensione e un centinaio di note in nemmeno due mesi, credo che Billie Joe abbia stabilito un nuovo record” dico mentre io e Mike passeggiamo per il corridoio della scuola.
E’ novembre, e i muri della Pinole High School sono già tappezzati dei poster dell’imminente ballo d’inverno a cui, comunque, noi del primo anno non possiamo partecipare.
“E si sta già contenendo rispetto a qualche anno fa! Rinunciaci tesoro, non puoi cambiare il mondo, e sai bene anche tu che sei il solo motivo per cui non l’hanno bocciato”
“Ma lui è intelligente, è questo che mi fa rodere! Lo sai che ha letto tutta la bibliografia di Oscar Wild in meno di un mese?”
Mike alza le spalle, ultimamente Billie Joe è stato molto distante. Arriviamo all’armadietto e prendo il libro di matematica, sistemandomi i capelli dietro le orecchie.
“Sei carina con i capelli così” mi dice Mike con un mezzo sorriso. Ieri sono stata ad un matrimonio  e la parrucchiera mi ha stirato i capelli, lasciando le punte mosse.
“E credo lo pensi anche quel tipo” mi giro ed è ancora lui, Tyler. Mi guarda sebbene sembri impegnato in una conversazione con una cheerleader super-svestita, totalmente diversa dal mio abbigliamento maglione-jeans-converse.
“Lo sai che gli piaci, vero?”
“Gli piace metà del corpo studentesco femminile”
“Si, ma solitamente sono cheerleader non ragazze che scrivono nel giornalino studentesco e frequentano punk scapestrati”
“Mi ritengo fortunata ad essere così”
“Potresti essere una di loro, sai? Quelli che contano, insomma” prendo Mike sottobraccio e gli bacio la guancia.
”Sto bene come sto”
Camminiamo verso la sala mensa  fino a quando non notiamo una testa biondo platino poggiata contro gli armadietti. Billie Joe stava parlando con i Turner. I Turner sono tre fratelli, una brutta famiglia immischiata in faccende di mafia e droga, non il tipo di gente che è raccomandabile frequentare, insomma.
“Ancora?” dice Mike fissando Billie. “Sono due settimane che sta sempre con quei tipi, comincio a preoccuparmi” continuiamo a camminare verso mensa e poco dopo Billie, Al e Sienna (la sorella di Al) ci raggiungono al tavolo ridendo.
“Oggi prove al 7.11?” dice Billie, e più che una domanda sembra un ordine. Il 7.11 è un monolocale che prima lo studio di mio padre usava come deposito per i documenti, situato accanto a un omonimo supermercato e che adesso aveva concesso agli Sweet Children come sala prove.
“Arriverò per le cinque, ho un compito di biologia domani”
“Cinque per tutti allora?”
Annuiamo e la campanella suona.
“Billie?”
“Cosa?”
“Frequenti i Turner?” lui ride e mi circonda le spalle con un braccio.
“Tranquilla Little Girl, sono forti! E tra di noi c’è suolo un rapporto d’affari” annuisco facendo finta di capire.
“Torniamo a casa insieme dopo la scuola?”
“Oggi non posso, ho da fare” lo guardo con sospetto e lui alza le spalle.
“Che c’è? Sono di turno al Rod’s!”
Sorrido e andiamo in classe, anche se il presentimento che qualcosa di brutto stia per succedere non mi abbandona.
 
 
Il 7.11 è un edificio di cemento con una sola stanza accanto ad un centro commerciale. I muri sono ricoperti da tende colorate e graffiti di ogni genere mentre sull’ingresso troneggia la scritta “WELCOME TO PARADISE”.
L’interno è più o meno identico, se non fosse per i due divani , il pouf verde e il cimitero di birre e mozziconi di sigaretta sul pavimento. I ragazzi entrano e sistemano gli strumenti, io mi siedo sul pouf e apro una busta di popcorn, che in meno di due secondi viene assaltata da tutti.
“Ragaffi” dice Billie Joe con la bocca piena “ho una grande notizia. Ho parlato con mia madre, sabato ci esibiamo al Rod’s”  la sala prove all’improvviso si anima di entusiasmo e  brindiamo con la soda, una nostra versione economica dello champagne.
 
Tornando verso casa io e Billie cominciamo a giocare con un barattolo vuoto, calciandolo e riprendendolo a vicenda.
“El?”
“Si?”
“Non hai mai voglia di fare qualcos’altro? “ abbandoniamo il barattolo e continuiamo a camminare, Billie mi cinge la vita.
“In che senso?”
“Insomma, tu studi, hai una bella famiglia, vesti sobria e un giorno andrai al college, ti sposerai, avrai figli e diventerai un avvocato. Tutto perfetto. Non proprio una vita ribelle, se non fosse per il fatto che frequenti noi poveracci”
Gli sorrido.
“Essere ribelli non è solo vestirsi strano e farsi espellere da scuola, BJ”
Billie si siede sul muretto di casa mia, il viso posato tra le mani e un’espressione beata.
“Allora illuminami, cosa vuol dire essere ribelli?” ci penso su e alzo le spalle.
“Guardati attorno, adesso vogliono tutti sentirsi speciali, essere fuori dal sistema, e lo fanno solo imitando chi è stato un ribelle prima di loro e quindi non fanno altro che seguire la massa; tempo qualche anno e avere una vita normale diverrà anticonformista. Io non faccio quelle cose perché qualcuno me le ha imposte, lo faccio perché è davvero quel che voglio. E preferisco vestire sobria che indossare una maglia che mostra anche il pancreas come le troiette qualunque. Potevo essere come loro ma ho scelto di non farlo. Potevo frequentare altre persone ma ho scelto di non farlo. Potevo vantarmi di essere migliore di voi e lasciare te e Mike alla mercé del vostro destino ma ho scelto di non farlo. Avere il coraggio di scegliere, Billie Joe, è questo essere ribelli”
Billie afferra la manica del mio giacchino e mi tira verso di se, abbracciandomi e gettando la faccia tra i miei capelli.
“Sei incredibile, ribelle e santa, non puoi esistere davvero!” io ridacchio.
“Sono così santa che nessuno conosce il mio vero nome” Billie Joe scatta.
“Che cosa?! Ellie non è il tuo nome?!” io rido a crepapelle.
“Primo: sono italiana, ricordi? E secondo: che razza di nome sarebbe Ellie?” Billie scende dal muretto e comincia a farmi il solletico.
“Dimmelo! Dimmelo subito! Non farmi arrabbiare piccola peste! Te lo ordino!”
“Va bene va bene mi arrendo!” lo tiro per il cappuccio e gli sussurro il mio nome nell’orecchio “ma mantieni il segreto, okay?”
“Hai la mia parola” mi siedo accanto a lui risalendo sul muretto e Billie Joe mi circonda le spalle con un braccio.
 
“E tu, Billie Joe? Cosa hai scelto di fare?” Billie si mette in piedi sul muretto e spalanca le braccia.
“Farò l’unica cosa che so fare, musica! E viaggerò per il mondo! Voglio vedere qualsiasi cosa valga la pena vedere! E tu…” dice tendendomi la mano per aiutarmi a mettermi in piedi accanto a lui “…verrai con me. Vivremo in un furgone e ogni notte ti prometto che ascolteremo Ramones e Elvis fino alla nausea e guarderemo le stelle suonando  e fumando erba. Voglio far capire al mondo che anche noi dei bassifondi abbiamo una possibilità, un po’ come una specie di Gesù, una versione periferica di Gesù!”
Rido e lo abbraccio “E’ un bel progetto, Jesus of Suburbia” alzo il viso e Billie mi sta guardando, i suoi meravigliosi occhi verdi persi nei miei, e la parte irrazionale di me pensa che in questo momento, in qualsiasi altro caso, questo sarebbe stato il momento del bacio.
Billie mi posa la mano sul viso e comincia ad accarezzarmi, avvicinandosi ancora di più. Sfrega il naso contro il mio e sorride.
“Possiamo fare i ribelli insieme per tutta la vita”
Chiudo gli occhi e aspetto il momento, le sue labbra sono talmente vicine alle mie che posso sentire il suo respiro.
“Interrompo qualcosa?” una voce rude ci riporta alla realtà. È Timothy Turner, il più grande dei tre fratelli.
“Che ci fai qui, Turner?” dice Billie Joe allontanandosi da me. Sospiro.
“Il tuo ordine è arrivato” Billie scende dal muretto e io lo seguo a ruota.
“ora devo andare” mi dice “ma stanotte vengo in camera tua e riprendiamo da dove abbiamo finito, okay?”
Annuisco e lo vedo dileguarsi nella notte. ‘Riprendiamo da dove abbiamo finito’ ? perché abbiamo mai cominciato?
Rientro in casa ben consapevole che Billie non verrà.
 
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE!
Rieccomi qui! *appare da dietro una colonna*
Spero non me ne vogliate troppo per questo bacio mancato, ma dovrete soffrire ancora un po’ bwahahaha e soprattutto nulla sarà come credete!
Questa volta per almeno un altro capitolo voglio concentrarmi sulla parte nera dell’anima del nostro BJ…
Bhe buona lettura e aspetto altre recensioni!
A proposito, grazie a Roxylilly per la recensione positiva :DD

A presto! *sparisce in una coltre di fumo*

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Capitolo 5
*** St.Jimmy's coming down across the alley way! ***


St.Jimmy’s coming down across the alley way
 
 
 
 
 
 
 
- Quel venerdì -
-W-
 
 
Siamo a venerdì, Billie non si fa vedere ne sentire da una settimana, passa tutto il tempo con I Turner e ho capito cosa conteneva ‘il suo ordine’: Marijuana.
Aveva cominciato a spacciare spinelli per due dollari l’uno, guadagnandosi il poco rispettoso soprannome di ‘Two dollar Bill’, nient’altro da dire. Ogni sera la passava ad una festa diversa, tornando a casa sempre in condizioni peggiori, così da scatenare l’ira del nuovo fidanzato di sua madre che non si faceva problemi a darci dentro con le botte.
“Gliel’hai detto?” mi chiede Mike non appena entriamo a scuola.
“Buongiorno anche a te, Mike”
“Sai che prima o poi devi dirglielo” alzo le spalle.
“Non importa, tanto non ci andrò” Mike alza un sopracciglio, mi mette in soggezione quando lo fa.
“Una borsa di studio per un anno di studi all’estero non è un’occasione che andrebbe sprecata”
Camminiamo per il corridoio e io faccio finta di non ascoltarlo, non posso andare via, ho troppo da perdere.
“Se io vado via, chi bada a voi due?”
“Il fatto che tu sia presa da Billie non deve frenarti”
“Io non sono presa proprio da nessuno, tantomeno da Billie Joe, lo conosco da dieci anni, è come un fratello!”
Mike ci rinuncia e cambia discorso.
“ci sarai al concerto di stasera?”
“Io si, e Billie Joe?” Mike alza le spalle.
“Se si suona e beve, lui c’è”
 
 
 
La sera del concerto il Rod’s è strapieno, gli Sweet Children sono quasi pronti e io entro dentro cercando di farmi notare il meno possibile.
Sienna ha preteso di vestirmi per l’occasione , quindi mi ritrovo con una canotta dei Ramones che lascia tutta la schiena scoperta, pantaloncini a vita altra, converse nere, capelli mossi e sciolti e un rossetto molto rosso.
Saluto Olly da dietro il bancone e mi posiziono sotto il palco. Cantano sette cover, tre dei Ramones e quattro dei Sex Pistols.
Billie è fenomenale, suona e canta ad una velocità disumana, bagna il pubblico con una bottiglia di birra e tira insulti a destra e a manca. Hanno fatto colpo, non c’è che dire.
Scesi dal palco comincia la vera festa, fiumi di alcol e qualsiasi tipo di sostanza stupefacente esistente al mondo.
Mike a Al vengono a salutarmi e mi congratulo con loro.
“Caspita, cervellona, sei uno schianto!” dice Al facendomi fare una piroetta.
“Dov’è Billie? Volevo fare i complimenti anche a lui” Mike e Al si guardano in silenzio per un po’.
“Laggiù” dicono infine indicando il divano sul fondo della sala dove Billie è avvinghiato a una bionda  ossigenata dal seno prorompente.
“Oh…”
Penso alla sera di una settimana prima e capisco che io e lui non saremo mai nient’altro che amici.  Lui può avere tutte le ragazze che vuole e io…io sono solo io.
Due ore dopo le cose sono degenerate, tutti sono ubriachi e la maggior parte è anche strafatta.
“Dobbiamo andare o i miei mi uccidono! Va a recuperare Billie Joe” mi dice Mike indicando il bagno.
“Billie Joe?” chiedo entrando. Quel che trovo sono lui con due ragazze  e i tre Turner, davanti a loro un vetrino pieno di polvere bianca, qualcosa mi dice che non è farina.
“Billie Joe, dobbiamo andare”  noto che oltre a lui le altre cinque persone nella stanza sono totalmente incoscienti, stese sul pavimento a ridere a crepapelle.
“Solo un altro tiro, mamma” mi inginocchio davanti a lui “Questa non è mia” dice con la voce di un bambino.
“Ah si? E di chi è?” ci pensa su “DI St. Bill!” alzo gli occhi al cielo.
“Si, certo. St.Bill, Jesus of Suburbia, la Madonna, il padre terno e tutti i santi in paradiso, ora andiamo”
 
Riesco a trascinarlo fuori dal bagno, dove trovo Mike , Al e Sienna che mi danno una mano.
“Smettila di comportarti come se fossi mia madre El…L….E…EB….come cazzo ti chiami!”
“Oh ma io non ho un nome, mi chiamo Whatsername”
“Bhe qualunque sia il tuo cazzo di nome smettila!”
Billie mi spinge via con violenza e io cado per terra, ci stanno guardando tutti.
“Non sei né la mia cazzo di madre né il mio cazzo di padre, okay? Non dirmi cosa devo fare, puttanella! Non piaci a nessuno, tutti ti hanno lasciato e sono in giro a divertirsi senza di te! Vivi nella tua bolla perfetta e ti va bene così, ma non riesci a vederti per quel che sei…un’immigrata, sfigata e suora che frequenta gente con cui non ha nulla a che fare solo perché senza papino non sa farsi nuovi amici! Sei tanto inutile che anche io, il tuo migliore amico, non ricordo nemmeno come cazzo ti chiami!”
Si volta e va via tra i suoi amici.
 
Rimango lì per terra, tra gli sguardi allibiti di tutti, gli occhi che fanno male per lo sforzo di trattenere le lacrime, Mike è ancora immobile con la bocca spalancata, mi tende una mano per aiutarmi ad alzarmi ma io lo rifiuto e corro via dal locale, non mi fermo nemmeno per un respiro, anche solo un secondo a pensare fa troppo male.
Arrivo a casa e mi chiudo a chiave in camera mordendomi le mani per quanto sono stata stupida.
Mi addormento così, tra i rimpianti  e un sentimento misto tra rabbia e amore.
 
-I’M LEAVING YOU TONIGHT-
 
Quando riapro gli occhi sono passate ventiquattro ore.
È la sera di sabato.
Nessun messaggio.
Nessuna visita.
La finestra è rimasta aperta tutto il tempo ma ne è entrato solo vento e la consapevolezza che lui non verrà.
Rimango a fissare il soffitto fino a quando qualcosa non inizia a crescere dentro di me, la rabbia sovrasta l’amore, prendo carta e penna e comincio a scrivere.
Le lacrime di rabbia scorrono inesorabili contro la mia volontà, veloci e cattive. Cadono sopra il foglio e scolorano l’inchiostro.
Appena finito scendo in cucina, i miei stanno guardando la tv abbracciati sul divano.
“Quell’anno all’estero…” comincio, loro si girano e mi osservano “…ho deciso, ci vado.”
-B-
 
A svegliarmi non è una morbida voce, ma dell’acqua gelata in pieno viso.
“Ma che cazz…?!?!”
Mike è seduto davanti a me, il bicchiere vuoto ancora in mano.
“Buongiorno bell’addormentato”
“Che cazzo di ore sono?” Mike indica la sveglia sul mio comodino.
“Le dieci di mattina” butto di nuovo la testa nel cuscino, ho un mal di testa allucinante.
“E’ presto, lasciami dormire”
“Sono le dieci di DOMENICA mattina, Billie”
Mi metto seduto sul letto, ho davvero dormito un giorno e mezzo?
“Che è successo?” dico guardando Mike, i miei ricordi si fermano alla fine del concerto. Lui alza le spalle.
“Oh, niente di che, ti sei solo ubriacato come una spugna, sniffato qualsiasi cosa presente al Rod’s, e fatto una conoscopia completa con la lingua di una bionda, Routine insomma”
Sospiro, mi alzo e indosso un paio di pantaloni decenti, non ricordo proprio un cazzo.
“Ah, quasi dimenticavo!” dice Mike, io mi giro e lui mi sta guardando in cagnesco “ hai dimenticato il nome della tua migliore amica, che adesso tutti chiamano Whatsername, soprannome carino se solo non le ricordasse che le hai esplicitamente detto che è una puttanella viziata, sfigata, senza scopo, che non ha amici e lei hai praticamente imposto di sparire dalla tua vita perché conta così poco che nemmeno ricordi il suo nome”
Rimango immobile senza parole.
“Merda…”
“Ben detto!”
“Devo scusarmi…” mi alzo e vado verso la finestra, ma la voce glaciale di Mike mi blocca.
“E’ tutto inutile, è andata dai nonni, suppongo non volesse vederti per un po’, ma in compenso ti ha lasciato questa” esce dalla tasca della felpa una lettera dalla busta rossa con sopra disegnata una bomba, la apro:
 
CaroB,
‘non piaci a nessuno, tutti ti hanno lasciato e sono fuori a divertirsi senza di te’
Adesso dove sono tutti quei bastardi dei tuoi amici? La tua ‘minoranza’ continua a crescere! Ti senti forte ma sembri solo un pupazzo che ha fallito il crash test, cosa credi di concludere con questo stile di vita? Un’eterna camminata tra assegni di disoccupazione e il farti fottere con la speranza che poi qualcuno ti porti con se.
Io sarò anche stupida ma sei tu quello solo!
E tutte le rivolte dove sono andate? Sai solo stare a guardare mentre qualcuno polverizza il tuo sogno. Magari un tempo era amore ma adesso tra di noi c’è solo un debito che tu non hai intenzione di pagare, quindi prendi il tuo certificato di nascita, accendi la miccia e fai finalmente esplodere la persona che non sei più!
Credi che stare fermo mentre in ballo c’è la vita o la morte sia utile? Faresti meglio a correre per salvare la tua fottuta vita!
Smettila di comportarti come se fosse la fine perché non lo è.
Non è la fine fino a quando non sei sottoterra.
Non è la fine fino a quando non è troppo tardi.
In questo modo tu non sei il Gesù della periferia, e St.Bill è solo frutto della rabbia e l’amore del tuo cervello, che ti sta trasformando nell’idiota americano che tanto critichi!
Forse questa città che va allo scatafascio non è più un mio problema.
Perché adesso non ho più ragione di rimanere in questo posto, quindi meglio lasciarselo alle spalle.
Stanotte ti dico addio.
 
-W.”
 
Alzo la testa dopo aver letto tutto, sono pietrificato.
“Quanto dista New York da qui?”  Mike alza le spalle.
“Non saprei, quasi due giorni, se ci vai in macchina”
Deglutisco.
“Beh, io ho solo circa 28 ore prima di perderla per sempre” 
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE!
Arieccomi! Piaciuto il finale ad effetto? Bwahahahah
In questo capitolo ho voluto interpretare la storia di American Idiot come un’autobiografia del nostro BJ, creando il personaggio di St.Bill e la “letterbomb” della nostra Whatsername.
Qui Billie ha dovuto fare i conti con una parte di se che non può controllare, ma sarà davvero pronto a perdere l’unica certezza della sua vita?!
Lo scoprirete nella prossima puntata!
BWAHAHAHAH *sparisce sotto il suo mantello dell’invisibilità*

Rage & Lol :3

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Capitolo 6
*** 2000 light-years away. ***


2000 light-years away
 
 
 
 
 
 
-W-
 
Whatsername. Sebbene non facesse altro che ricordarmi le parole di Billie, non era male come soprannome.
Sospiro.
La valigia è già pronta ai piedi del letto, un’ora e sarà tutto finito.
Per chi decide di passare un anno all’estero prima organizzano dei meeting per essere sicuri al 100% della nostra scelta.
Io stavo partendo proprio per il mio.
Sospiro ancora e stringo forte al cuore il mio medaglione, nel momento esatto in cui i flashback cominciano.
 
(dicembre 1984)
[ camminiamo tra le bancarelle e i mercatini pieni di cianfrusaglie, vecchi abiti, statuette, gioielli, spille e tutto l’usato che la gente ha accumulato per decine di anni. Ci sono solo pochi sporadici visitatori, del resto la gente ha di meglio da fare la vigilia di natale che vagare per un mercatino delle pulci.
Billie Joe è attaccato al mio polso e sbuffa di continuo, uomini e il loro odio per le compere!
“perché cavolo siamo qui?”
“Per la millesima volta, Billie Joe, siamo qui perché dobbiamo ancora comprare i regali di natale e questo posto, oltre che essere molto economico, è anche pieno di roba molto particolare”
Billie si rassegna e comincia a guardarsi intorno.
“Si, ma se ti compro il regalo di natale tu non puoi essere presente! Vediamoci qui tra un’ora e confrontiamo gli acquisti”
Acconsento e comincio a vagare tra le bancarelle, frugando tra gli oggetti più strani e saziando la mia fame di shopping vintage. Quando l’ora sta per scadere sono abbastanza soddisfatta del mio bottino.
Per me ho comprato un carillon che suona la melodia del lago dei cigni, per mio padre un cravattino fatto a mano, per mia madre degli orecchini, per mio fratello una maglia da baseball e per Mike un vinile molto raro (e costoso) dei Ramones. L’unico a mancarmi era proprio Billie Joe, fino a quando non intravedo in lontananza il regalo perfetto.
Quando lo raggiungo Billie ha in mano solo una busta e una scatolina, io gli mostro i miei regali (tranne il suo, ovviamente) e lui mi mostra la custodia per basso personalizzata che ha regalato a Mike.
“Adesso però voglio vedere il mio regalo” dice Billie impaziente non appena ci sediamo su di una panchina.
“Okay, preparati….uno, due, tre…tadà!”
“Oh, ma è…UN’ARMONICA!”
“Così hai un nuovo strumento da imparare, e poi guarda l’incisione”  Billie gira la scatolina di legno dove troneggia la scritta “RED”.
“Oh, che coincidenza, Blue ha una sorellina” mi bacia la guancia ringraziandomi.
“Ora tocca a te”
Chiudo gli occhi e aspetto, sento Billie respirare piano e le sue mani che mi cingono il collo, poi lui mi dice “fatto”
Apro gli occhi e porto le dita al collo.
“Billie…ma è meraviglioso” ]
 
BUM BUM.
Qualcuno che bussa alla porta mi riporta alla realtà, nonna entra e mi sorride.
“Tesoro, tra qualche minuto cominciamo ad andare in aeroporto per il check-in” annuisco, nonna con me parla ancora in italiano, sebbene viva in America da molto più tempo di me.
Continuo ad accarezzare la catenella con le dita.
Il regalo era un medaglione tondo grande quanto un quarto di dollaro, la base era d’argento, decorata da motivi floreali, ma la parte superiore era ricoperta da una meravigliosa pietra chiamata “malachite”. Le diverse sfumature di verde si increspavano tra di loro dando l’effetto dell’acqua che si muove.
Billie Joe mi aveva detto che la malachite viene anche chiamata pietra della trasformazione, e quindi aveva pensato a me che ‘sono sempre la stessa pur cambiando ogni giorno’, all’interno in uno degli spazi vuoti ci avevo messo una foto di me e Billie a 5 anni.
Bussano ancora, stavolta con più veemenza.
“Si nonna, sono pronta, arrivo”
La porta si apre, ma oltre essa non c’è chi mi aspettavo di vedere.
“Ti prego non andare” dice Billie Joe crollando sulle ginocchia.  
Rimango a bocca aperta, con lui c’è anche Mike che però adesso sta parlando con i miei nonni.
“Billie Joe, che ci fai tu qui?”  Billie Joe ha gli occhi rossi circondati da profonde occhiaie, le iridi verdi sfavillanti, il viso realmente distrutto, eppure non riesco a non pensare alle sue parole.
“Ti prego, rimani qui” ripete ancora lui.
“E cosa dovrei rimanere a fare? Pensavo tu non mi volessi più nella tua vita” mi giro e torno concentrata sulla valigia. Sento la voce di mio padre dal salotto. Papà? L’aveva accompagnato lui? strano, mio padre è un giudice e, considerando la sua condotta, anche se mio padre è la persona più dolce di questo mondo, BJ tenta di averci poco a che fare.
“No! Io ero…ubriaco e strafatto, non credevo davvero quel che ti ho detto! Ti voglio nella mia vita oggi, domani e per i prossimi cento anni! Io non sono completo senza di te, W. Io… so che faccio sempre casini ma non sono bravo con le parole, quindi ti dirò quello che provo nell’unico modo che conosco”
Prende la chitarra dalla fodera che ha in spalla e la accorda, io guardo in silenzio.
 
“Sono seduto nella mia stanza
Fisso le pareti
Sono stato sveglio tutta la lunga e dannata notte
Il battito aumenta
Il mio amore arde di desiderio.
 
Trattengo il respiro
E chiudo gli occhi
E la sogno
Perché lei è lontana 2000 anni luce
Tiene stretta la mia malachite così forte
Che non la lascia andare
Perché lei è lontana 2000 anni luce
 
Sono seduto fuori
Guardo l’alba
Guardo più lontano che posso
Ma non riesco a vederla
Anche se in lontananza sento qualche risata
Ridiamo insieme.
 
….Il mio amore arde di desiderio”
(ndr. Okay, in inglese rende di più, ma il succo è quello!)
 
Guardo Billie e capisco che l’avrei perdonato comunque, qualunque cosa avesse detto o fatto.
Lui era parte di me, il mio migliore amico, mio fratello.
“…resto”
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
 
TATARATATATATATA! Eccomi di nuovo qui, non vi ho fatto aspettare molto.
Dopo tutto non sono poi così cattiva… per ora BWAHAHAHA
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, adesso per un po’ la storia diverrà più leggera, mi concentrerò sui sentimenti dei nostri BJ e W!
Grazie mille per tutte le recensioni e per chi mi ha inserita nelle storie seguite!
Spero tanto di leggere altri vostri commenti e che vi sia piaciuta :DD
 
Rage & Lol :3

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Capitolo 7
*** Going to Pasalaqua ***


Going to Pasalaqua
 
1987
 
 
 
 
 
 
 
-B-
 
L’estate è alle porte, ancora una settimana e la scuola non sarà più un mio problema.
I test finali li ho copiati  interamente da Jhon, Mike e W, quindi il risultato è stato soddisfacente. Non che mi importi, ovviamente. E poi c’era arte, nella quale avevo una media inspiegabilmente alta.
Strano, considerato che disegnavo sempre e solo mio padre, Blue, Mike e W.
Oh, W.
Ormai quel soprannome era parte di lei, una versione breve di Whatsername, la chiamavano tutti così da sei mesi a questa parte, ancora qualche anno e finiremo per scordare realmente il suo nome.
La guardo.
È seduta sul pontile di legno con le gambe penzoloni, i capelli ricci sciolti sulle spalle, una canotta di pizzo bianca e pantaloncini di jeans, le punte dei capelli azzurre hanno un bell’effetto alla luce rossastra del tramonto.
È incredibile quando velocemente la sua pelle abbia preso colore, non che prima fosse chiara, mi piaceva il suo naturale colore olivastro.
Siamo a Pasalaqua, Beh veramente siamo a Bernicia, ma per noi rimarrà per sempre Pasalaqua.
La chiamiamo così da quando un mese prima gli Sweet Children avevano visitato Bernicia per un concerto e per sbaglio, cercando il locale in cui avremmo dovuto esibirci, eravamo finiti dentro la camera ardente di un’agenzia di pompe funebri di nome Pasalaqua.
Sorrido pensando a Mike mentre faceva le condoglianze alla famiglia.
 
W canticchia qualcosa, riconosco 2000 light-years away, la canzone che le avevo scritto per farla rimanere, sembrava passato così tanto tempo. Ora siamo a Pasalaqua per un week-end di campeggio prima delle vacanze estive. Mike e Jhon erano a comprare da mangiare.
La guardo ancora, stasera è davvero bella.
 
“A che pensi?” le chiedo rompendo il silenzio, lei arriccia le labbra e si volta verso di me :” Al futuro”
“Uh, argomento spinoso” alza le spalle, io intanto mi accendo una sigaretta e inspiro profondamente.
“Ci pensi mai?” chiede lei, poi arriccia il naso per colpa dell’odore della sigaretta.
“Qualche volta”
“Ho litigato con mia madre ieri” la guardo e alzo un sopracciglio “ ho come l’impressione che mi voglia bene solo quando ha qualcosa di cui vantarsi, se domani tornassi a casa con un tatuaggio, i capelli rasati e una settimana di sospensione, nemmeno mi guarderebbe. Insomma, lei alla mia età era bellissima, cheerleader, reginetta del ballo e adorata da tutti. Io non sono così, non voglio neanche esserlo, e credo che non le stia bene”
Mi siedo accanto a lei e la circondo con le braccia.
“Gli americani sono un branco di idioti”
“Noi italiani non siamo da meno, credimi” le bacio la fronte “Non dureremo a lungo, le nuove generazioni si ribelleranno, basta solo aspettare…”
“Sono stanca di aspettare! Non facciamo altro che aspettare! Aspettiamo la fine delle lezioni, aspettiamo l’estate, aspettiamo la fine del liceo e poi quella del college, aspettiamo i nostri compleanno, sedici per poter guidare e ventuno per poter bere! Aspettiamo il ballo, aspettiamo un bacio, aspettiamo che le cose cambino senza fare niente che possa farle cambiare! La nostra generazione non fa altro che aspettare! Noi SIAMO, l’aspettare!”  dice tutto d’un fiato saltando in piedi, io la seguo.
“Are we the waiting?” la canzono un po’.
“Esatto! Ripetilo più forte!”
“Are we the waiting?!” dico ad alta voce.
“Più forte! Più forte!Urla!”
“We are the waiting!” urlo verso il mare.
“We are the waiting!” urla lei insieme a me. Continuiamo ad urlare per alcuni minuti e io non riesco a levarle gli occhi di dosso.
Penso a 2000 light-years away e al motivo per cui non volevo farla andare via, adesso gli Sweet Children hanno ufficialmente adottato come loro quella canzone , anche se l’abbiamo decisamente velocizzata e ritmata rispetto a quando l’ho cantata a W, con il solo supporto di una chitarra acustica.
“Quindi dici che se la gente agisse senza aspettare troppo sarebbe meglio, no?”
“Assolutamente!”
“Bene, allora io non aspetto”
La prendo in braccio all’improvviso e salto giù dal pontile in mare. W non ha neanche il tempo di esserne sorpresa. Torna a galla lanciando i capelli all’indietro come la sirenetta poco dopo di me.
“Tu sei fuori di testa, Billie Joe”
Rido e nuoto fino a raggiungerla, lei mi prende la testa e la spinge sottacqua e lì comincia la lotta.
“Hey!” sentiamo dal pontile poco dopo “Fate un bagno e non ci invitate? Cattivi ragazzi!”
Mike si lancia un secondo dopo mentre Jhon rimane sul pontile a scattare qualche polaroid.
Usciamo dall’acqua e ci infiliamo tutti e tre in una di quelle cabine fotografiche dove facciamo le peggiori boccacce all’obiettivo. Ognuno di noi conserva una striscia di tre foto, poi prendiamo il treno per tornare a casa.
Io e W camminiamo mano nella mano per il vialetto che porta alle nostre case nel sole delle tre del pomeriggio, in mente all’improvviso mi balenano le parole per una canzone.
 
Would I last forever?
You and me, hand and hand
We run away, far away
 
La guardo con un’espressione da ebete, ma lei è assorta nei suoi pensieri. Mi piace quando ha quello sguardo.
È ancora totalmente fradicia, i capelli marroni lanciati all’indietro le gocciolano sull’asfalto. La sua canotta bianca attecchisce al corpo mostrano la pancia piatta, la carnagione olivastra, l’accenno di seno coperto dal reggiseno blu notte…
 
Here we go again, infatuation!
Touches me just when I tought
That I would end.
Oh, but than again
It seems much more than that
But I’m not sure exactly
What you’re thinking
 
Mi dico che non dovrei fare questi pensieri sulla mia migliore amica e mi accendo un’altra sigaretta.
Dio buono, ho proprio bisogno di una canna…e di birra. W si gira, mi guarda…. e si apre in un dolce sorriso.
 
I throw away my past mistakes
And contemplate my future
 
Arriviamo davanti a casa sua, con il sole di quel pomeriggio sembra ancora più lussuoso rispetto alle altre case di Rodeo.  W apre il cancelletto e comincia a girare per il giardino annaffiando  i suoi girasoli.
“sei pensieroso oggi” dice tagliando cinque girasoli e avvolgendoli in una carta verde.  Cerco di non farle capire che l’epicentro dei miei pensieri è lei
“Gli Sweet Children hanno un sacco di concerti in programma per quest’estate”
“Beh è meraviglioso! Tieni, questi sono per tua madre”
La seguo sul vialetto, forse dovrei dirglielo.  Qui, adesso, dove tutto è cominciato.
“BJ, devo dirti una cosa”
Sorrido, e se…?
“Fai pure, W”
Lei gesticola e si morde le labbra, è nervosa, forse dovrei solo zittirla con un bacio e rendere le parole inutili.
Ma no, voglio sentirlo da lei.
“Tyler mi ha invitata al ballo di fine anno”
Rimango pietrificato per qualche secondo
“Che cosa?!” lei ride e fa spallucce.
“Già, chi l’avrebbe mai detto, il capitano e la mezza punk, sembra roba da telefilm”
Strabuzzo gli occhi.
“Gli hai detto di si?”
“E cosa avrei dovuto dire? Non voglio sposarlo voglio solo vedere com’è un ballo! Nelle altre scuole non ci siamo mai rimasti abbastanza da andarci”
Mi ritrovo improvvisamente a sorridere. W e quel pallone gonfiato? Faceva ridere il solo pensarci. Le avrei concesso la sua serata magica, se la meritava.
E poi che diamine mi era saltato in mente? Io e W?  Insieme? Faceva ancora più ridere.
Lei sarebbe andata al ballo e io al Rod’s con i ragazzi.
“Divertiti” le dico e lei mi abbraccia forte, poi va verso la porta di casa.
“Stasera ci vediamo al 7.11 per le prove?” annuisco e lei mi manda un bacio volante, io lo afferro e fingo di infilarlo nelle tasche dei bermuda. Ora si che ho bisogno di una sbronza.
W si gira a guardarmi un’altra volta prima di entrare in casa. Ha il sorriso sulle labbra e gli occhi luminosi.
“Non metterti nei guai, BJ”
Le faccio l’occhiolino e aspetto che entri senza perderla d’occhio nemmeno per un secondo.
‘Però’ penso ‘ effettivamente di una così, potrei anche innamorarmi’
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE!
E rieccomi ancora qui dopo un giorno di pausa.
Ebbene si, Billie si è innamorato.
Neanche lui se lo aspettava, figuriamoci W!
Ma per loro non è possibile…sono amici…fratelli…come possono stare insieme?
Attendo recensioni numerose ^^
Rage & Lol :3

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Capitolo 8
*** Hello stranger, I'm a disaster ***


Hello stranger, I’m a disaster.
 
 
 
 
 
 
 
 
-W-
 
È il giorno del ballo.
Apro gli occhi e respiro profondamente, ho una paura tremenda di sembrare inappropriata.
BJ è seduto su di un pouf in camera mia a strimpellare Blue, fregandosene delle mie paranoie.
“BJ?” chiedo sedendomi  a gambe incrociate accanto a lui
“che succede se mi chiede di ballare?! Io non ho la più pallida idea di come si balla!” Billie alza gli occhi al cielo e ride, mi piace la sua risata, mette allegria ed è cristallina come la sua voce, ma non è questo il momento!
“Stai calma, W. Andrai alla grande” salto in piedi e comincio a camminare avanti e indietro per camera mia.
“Ma io sono una che cade quattro volte in tre passi! E non voglio fare figure, tu sei bravo nel ballo! Ti prego, aiutami!”
“Non se ne parla!”
“Se non lo fai pubblico le foto di quando a natale tua madre ti fece crescere i capelli e ti fece i boccoli per vestirti da cherubino!”
“Non oseresti…”
“Vuoi scommettere?”
“Cos’è un ricatto?” mi inginocchio davanti a lui e faccio la faccia da cucciolo.
“Ti preeeego”  Billie lancia la testa all’indietro e sospira.
“D’accordo, hai vinto” si alza e accende la radio al massimo del volume, la canzone la riconosco immediatamente.
“Wow, Elvis! La radio ti vuole bene, W. Sceglie anche i tuoi cantanti preferiti! È proprio il tuo giorno fortunato”
Billie si avvicina a me canticchiando.
“So I can’t help falling in love with you…” mi prende la mano facendomi girare su me stessa , poi mi attira a se e cominciamo a ballare. Giro e piroetto e mi arrotolo e ad un certo punto, verso l’ultimo ritornello, mi arrotolo su me stessa e lui è alle mie spalle, con le braccia incrociate sul mio ventre e la bocca sul mio collo.
“E questo, W, è il momento in cui lui ti bacia” sgrano gli occhi.
“Che cosa?! Oh santi numi”
“Oh ma dai! Non vorrai mica dirmi che non hai mai baciato un ragazzo” lo guardo con gli occhi spalancati e deglutisco.
“Sei seria, W?”  alzo le spalle e Billie Joe ridacchia.
“E va bene, guarda e impara, si fa così. Porta una mano sul suo collo e una sul viso, per scostare i capelli fastidiosi” Billie Joe conduce la mia mano sinistra sulla sua nuca e la destra sul suo viso, scosto una ciocca di capelli per perdermi nei suoi occhi verdi.
Realizzo cosa sta per succedere, darò il mio primo bacio al mio migliore amico che per me non prova nulla e lo fa solo per insegnarmi a baciare.
Billie mi sorride leggermente, una ciocca di capelli biondo platino gli scivola sul viso.
“Mantieni il contatto visivo, ti da sicurezza, non rischi di sbagliare mira ed è tremendamente….” Billie mi cinge la vita con un braccio e mi attira a se stringendomi forte, sento i nostri petti aderire e il respiro muoversi in sincrono.
“…eccitante” finisce la frase. Deglutisco e non smetto un attimo di guardarlo.
“Non esagerare col trucco, al tatto da’ una brutta sensazione e poi tu già così…” posa la mano sulla mia guancia e la fronte contro la mia “…sei bellissima, W”
Mi bacia.
Sfiora leggermente le mie labbra per la prima volta.
E poi una seconda e una terza e una quarta, sempre più a lungo, sempre con più veemenza.
Profuma di mare e salsedine.  La quinta volta rimane incollato alle mie labbra più a lungo e mi stringe a se ancora più forte, mi ritrovo con le dita intrecciate nei capelli di Billie Joe a baciarlo di rimando.
Sento la sua lingua premere contro le mie labbra e schiuderle e non oppongo resistenza, lasciandomi baciare con sempre più veemenza e passione.
La sua bocca è un mix di profumi differenti, da quello acre delle sigarette al buon sapore di menta del suo dentifricio. Mi spinge contro il muro di camera mia e continua a baciarmi forte, staccandosi dalle labbra per baciarmi il collo, il viso, dietro le orecchie, sulla fronte e dappertutto per poi tornare sulle labbra. Il mio cuore batte all’impazzata e in quel momento, arrivati all’apice della passione, rallenta.
Ed è ancora meglio.
Mi bacia lentamente, con calma, assaporando ogni momento di quel contatto proibito. Io sono contro il muro, lui ha un braccio poggiato contro la parete e uno che mi circonda la vita, ora come ora trovo impossibile privarmi di quel contatto, di questa sensazione. Billie Joe si allontana leggermente, posa la fronte sulla mia e sorride.
“Caspita,W ! sei un talento naturale” ridiamo ma subito dopo l’atmosfera si fa imbarazzante, ho appena baciato il mio migliore amico ed è piaciuto ad entrambi.
“Hem, forse è meglio che vada a farmi la doccia adesso, ci metterò una vita con i capelli”
“Passo a salutarti prima che tu vada via” gli faccio l’occhiolino.
“Ti stupirò!”
 
 
Mi guardo allo specchio per qualche secondo.
Santi numi, non sembro nemmeno io.
Il vestito che ho scelto è di un giallo canarino molto chiaro, ha una scollatura a cuore ed è stretto da un cinturino di un giallo leggermente più scuro sotto il seno, tutto ricoperto da piccoli brillantini e perline. La gonna è di una seta morbida che da’ all’abito un taglio morbido, principesco, che però non nasconde le curve. I capelli li ho lasciati ricci, raccolti in una coda laterale che mi ricade sulla spalla destra.
Niente trucco, ma questa non è una novità. Sento bussare e istintivamente mi giro verso la porta, ma il suono non viene da lì, quindi capisco subito chi è. Mi giro verso la finestra e sorrido a BJ, lui rimane seduto sul davanzale della finestra a guardarmi con la bocca aperta.
“Allora, che ne pensi?”
“Cazzo W, sei uno schianto!” alzo gli occhi al cielo.
“ Sei sempre un galantuomo, Billie Joe” Billie si avvicina e mi cinge la vita.
“Tralasciando i commenti da facocero in calore, sei bellissima” sento il mio cuore accelerare, dopo il bacio di qualche ora prima ogni suo contatto mi fa ritrovare le stesse sensazioni.  BJ schiude la bocca, sta per dire qualcosa, spero che mi dica di non andare, di rimanere con lui, di suonare e ascoltare musica tutta la notte.
Sento ancora bussare, stavolta è proprio la porta.
“Tesoro, è arrivato il tuo accompagnatore. Ciao, Billie Joe”
“Salve signora”
Guardo Billie e lentamente mi allontano.
“Adesso devo andare”
“Chiamami quando torni e per qualsiasi problema” scendo giù per le scale, Tyler è alla porta che mi aspetta, bello come un dio nel suo smoking grigio. Si passa una mano tra i capelli biondi e mi sorride.
“Che visione” arrossisco e gli tendo la mano, lui mi infila al polso un bouquet con due rose gialle e una bianca. In generale le rose le detesto, ma queste sono carine.  Usciamo sul vialetto e ad aspettarci c’è una limousine bianca con dentro già tre coppie, le riconosco più o meno tutto come cheerleader e giocatori di uno sport qualsiasi. Brindiamo con champagne e cominciano a parlare di sport, il che è davvero una noia mortale.
Arriviamo al ballo e io non conosco praticamente nessuno, Tyler parla sempre con i suoi compagni di squadra.  Non appena varchiamo la porta d’ingresso Tyler mi cinge la vita e mi bacia una guancia.
“Ti va di ballare?” annuisco e Tyler mi porta in pista per il primo lento della serata e noto che è sempre distratto. Seguo il suo sguardo e la vedo. Molly, la sua ex ragazza.
In meno di un secondo capisco che la mia presenza lì non c’entra assolutamente nulla con i sentimenti di Tyler. Sono solo un diversivo, vuole solo far ingelosire lei.
Tyler mi molla a centro pista e va da Molly, io rimango a braccia incrociate lì come un’idiota.
“I balli fanno schifo, eh?”
“Puoi dirlo forte”
A parlare è stato uno strano ragazzo: cresta biondo cenere dalle punte arancioni, leggermente basso, sorriso sornione e due grandi occhi celesti.
“Non voglio fare la figura del maniaco, o almeno non troppo presto, ma se non vuoi rimanere qui e immedesimarti nella moquette, posso portarti via”
Rido e lo guardo, potrebbe essere un maniaco ma non mi importa. Lui mi tende la mano.
“Ciao straniera, sono Trè Cool”
“Ciao straniero, sono un disastro”
Usciamo dalla finestra parlando e ridendo.
“Tu sei Frank Wright, classe di storia col professor Connor”
“E tu sei quella che chiamano Whatsername, bazzichi gli Sweet Children”
“W andrà benissimo”
 
Mezz’ora dopo siamo seduti sul tavolo da pic nic di un parco a manciare cheese-burger e bere coca, ho la giacca di Frank sulle spalle.
“Che razza di nome è Trè Bien?”
“COOL. Trè Cool! Non confondiamo, bambola”
“Chiedo umilmente perdono, Mister Cool”
“E’ il mio nome d’arte, di certo più adatto di Frank Edwin Wright III per un batterista”
“Suoni la batteria?”
“Suono? Io la venero! E ho insegnato al tuo amico Sobrante tutto quel che sa”
“Ah, conosci Jhon” lui ingoia un boccone e alza gli occhi al cielo.
“Hai qualcosa contro i nomi d’arte?!
“No, ma io e Al non ci siamo mai andati molto a genio”
“Effettivamente hai ragione, è proprio un coglione”  Frank si alza dal tavolo.
“Dove vai?”
“La vera domanda è dove andiamo, ti porto in un posto”
“A quest’ora? Ma è pericoloso”
“Tesoro peso quanto un grizzly adulto e sono cintura nera, non ho paura di una strada buia!”
“E va bene, hai vinto….sei davvero cintura nera?”
“No, era per fare colpa”
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
 
ZANZANZANZAN! Non ve lo aspettavate, vero? Prima di tutto il bacio passionale che loro non credono passionale e in secondo luogo la comparsa del nostro mitico Trè! BWAHAHAHA abituatevi a questi colpi di scena perché ne ho ancora un bel po’ in serbo per voi.
Spero questo capitolo vi sia piaciuto, aspetto le vostre recensioni numerosi :DD
 
Rage & Lol :3
 
 

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Capitolo 9
*** Sometimes I wish someone out there will find me.. ***


Sometimes I wish someone out there will find me.
 
 
 
 
 
 
 
-W-
 
 
 
“Eccoci qui, siamo arrivati” dico non appena siamo di fronte casa mia. Tutte le luci sono spente, è molto tardi.
Trè mi ha portata in un locale di nome Gillman, ne avevo sentito parlare ma non credevo che fosse così. C’è musica dal vivo da sballo e niente pazzi ubriachi come nei soliti locali.
La scena era stata molto ridicola, considerando che sia io che Trè eravamo in abito da sera.
“Peccato, il discorso su i pro e i contro di una pecora domestica mi intrigava parecchio”
Rido e gli do’ un colpetto con la spalla.
“Tu sei totalmente matto, Trè Cool” lui accenna ad un sorriso e posa le mani sui miei fianchi.
“Hey, mi hai chiamato Trè Cool”
Faccio l’indifferente e mi guardo le unghie.
“Si, devo ammettere che non è male come soprannome”
“Beh abituati! Perché un giorno sentirai questo nome dappertutto” lui mi stringe a se.
“Parli proprio come Billie Joe”
“Sei molto legata a lui”
“Ci conosciamo da sempre”
“E siete innamorati?” alzo gli occhi al cielo.
“Ancora con questa storia?”
“Beh, è quello che dicono tutti a scuola, W è la donna di Billie Joe”
Guardo Trè nei suoi occhi chiari e un’irrefrenabile attrazione si impossessa di me. Lo afferro per il colletto della camicia.
“Io non sono di nessuno” lo bacio. Dopo un primo momento di smarrimento Trè ricambia il bacio, carezzandomi i capelli.  Allontanandoci leggermente ci guardiamo negli occhi, sta cominciando a piovere e Trè ride.
“Io stavo per dirti che avevo voglia di rivederti un giorno, ma anche il tuo metodo non è male” sorrido.
“Venerdì sera alle sette”
“Non vedo l’ora”
Salgo le scale felice come non mai, tecnicamente ho un ragazzo, non ero psicologicamente pronta a questa eventualità o almeno non all’eventualità che questo ragazzo fosse un ragazzo conosciuto la sera stessa.  Entro in camera e mi sfilo il vestito, indossando una vecchia maglia larga che probabilmente doveva essere di Billie Joe. Solo qualche secondo dopo mi accorgo che quest’ultimo è seduto nell’ombra su di un pouf con la mia chitarra, Yellow, in mano.
“Billie, non mi ero accorta fossi qui”
“Dovevo sapere come è andata la grande serata della mia migliore amica”
Billie si alza e barcolla verso di me , lo afferro al volo prima che possa cadere.  Dall’odore del suo viso capisco che lui è ubriaco marcio , lo guardo negli occhi, le pupille sono dilatate  e gli occhi gonfi e rossi, non è solo alcol. Lo stendo sul letto e mi inginocchio accanto a lui .
“Billie….ma che hai fatto?” lui mi ignora e ride.
“Tyler non ti ha messo le mani addosso, vero?” faccio di no con la testa.
“Ero solo un modo per rinfilare la lingua nella sua ex”
“Che coglione” mi mordo le labbra decidendo se dirgli o no di Trè , forse da sobrio è anche è anche più pericoloso…
“”…ho conosciuto uno”
Vedo Billie impallidire, ma non per colpa della mia rivelazione, di colpo lo aiuto a rialzarsi e lo trascino verso il bagno dove vomita l’anima.  Gli reggo la testa sperando che i miei non sentano, Billie respira affannosamente e io gli accarezzo la fronte.
“W…io…”
“Shhh…non importa, sono qui”  senza dire nulla lo spoglio e lo infilo nella vasca da bagno con solo i boxer addosso e lo lascio a mollo nell’acqua calda sperando di tenerlo tranquillo.
Un’ora dopo prendo un paio di boxer puliti,  un paio di pantaloni grigi della tuta e una maglia dalla camera di mio fratello, mi volto mentre lui si cambia e poi lo lascio stendere nel mio letto, coricandomi accanto a lui sotto le coperte calde. Poso la testa nell’incavo tra la sua spalla e il collo e Billie Joe, che sembra aver ritrovato un po’ di lucidità, mi abbraccia forte, ci guardiamo a lungo, tento di capire il motivo del suo frollo.
Rimaniamo in silenzio e decido di dormire ma proprio in quel momento lui dice:
“Mia madre si risposa” e io capisco.
Lo abbraccio forte e lui mi bacia sulla fronte.
“Lei e quel….MOSTRO! le è bastato poco per dimenticarsi di mio padre” cerco di essere razionale.
“Billie…tra poco saranno passati cinque anni, tutti hanno il diritto di tornare ad essere felici”
“Si ma non con lui!”
“A volte, amiamo qualcuno che ci fa del male, anche solo perché rinunciare farebbe ancora più male”
Billie Joe mi guarda annientandomi con i suoi occhi verdi, e capisco quanto le mie parole sono vere, capisce anche lui.
Nel giro di cinque minuti ci addormentiamo così, stretti l’una all’altro, cuore e anima.
 
-B-
 
“Quindi W ha rimorchiato” facciamo io e Mike ridendo.
“Smettetela voi due!”
“E con il mio insegnante!” protesta Al. Stiamo andando ad un provino per suonare al ballo della scuola, con mesi di anticipo!  Strani forte questi liceali. Le serate non ci mandavano di certo, ma qui pagavano, quindi dovevamo per forza essere presi.
“Non ci posso credere, siamo dentro la scuola anche in estate!”
“Zitto Al! Tu neanche ci sarai se ci prendono”
“Non è colpa mia, i miei hanno detto che devo seguire dei corsi speciali per il college” arriva il nostro turno e suoniamo 2000 light-years away, Disappearing Boy e Why do you want him? , mia ultima creazione, chiudiamo con Going to Pasalaqua e W. mi guarda interdetta, spero non capisca, non ora che ha un ragazzo ed è felice.
Finiamo di suonare e ai nostri “giudici” sembra piacere. Dopo di noi c’è un’esibizione di batteria.
“Allora, W” dico sedendomi accanto a lei “non ho ancora capito l’identità del tuo uomo del mistero, chi diamine è?” lei alza gli occhi al cielo, in quel momento entra sul palco un ragazzo vestito da clown che comincia a suonare divinamente la batteria.
Sia io che lei rimaniamo con la bocca aperta.
“…è lui”
Che razza di mito.
TATARATATATATATA! Eccomi qui, scommetto che neanche questa ve la aspettavate! Vince Trè! Perché effettivamente Trè vince sempre :’) comunque ho deciso che non pubblico il prossimo capitolo fino a quando non ricevo recensioni o almeno 50 visualizzazioni ù_ù si, esatto, sono passata alle minacce!
A presto per il prossimo, imprevedibile capitolo :D
Ringrazio tutti quelli che mi hanno recensita e messa tra le storie seguite :D
Lots of Love,
Rage & Lol :3

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Capitolo 10
*** And Mary Jane to keep me insane. ***


1988- Gennaio
And Mary Jane to keep me insane
 
 
 
 
-B-
 
 
 
“Odio quando le vacanze di natale finiscono” dice Trè addentando un hamburger.
“Trè, tu ti lamenti della fine di qualsiasi tipo di vacanze”
“E volete anche biasimarmi?” ridiamo e io finisco la mia soda, dove si è cacciata W?
“Lasciatelo perdere, è ancora distrutto dalla fine della sua relazione” fa Mike asciugandosi una lacrimuccia per finta.
“Ci siamo lasciati tre mesi fa!”
“Con somma felicità di Billie Joe”  alzo gli occhi al cielo e lancio un salatino contro Mike, ancora con questa maledetta storia.
“Bhe non mi sembra che Billie Joe si sia annoiato mentre io e W stavamo insieme, quest’estate” io alzo le spalle, non ricordo nulla di particolarmente eccitante accaduto durante l’estate.
“Beh, in effetti ho avuto qualche storiella”
“Qualche?! “ si sbellica Al.
“Dai, saranno state massimo un paio!” vengo zittito immediatamente.
“Beh in effetti c’è stata solo Ashley” comincia Mike.
“E Kimmie”
“”E Sandra”
“E Lauren”
“E Jane”
“E Tiffany”
“E Stephanie”
“E Samantha!”
“Oh, Samantha, lei me la ricordo!”
Mike beve un sorso d’acqua e assume il solito tono melodrammatico.
“Nessuna sarà mai come W per lui!”
“Molto divertente Dirnt”
“Avete presente il medaglione che lei ha sempre al collo? BJ ne parla anche in Going to Pasalaqua. L’ha convinta che ha scelto quella pietra perché vuol dire cambiamento, ma in realtà quel romanticone di BJ intendeva il colore dei suoi occhi, che lei ‘tiene stretti ’ tutta la notte”
“Fanculizzati Al!”
“A parlar del diavolo…” dice Trè indicando la porta.  W entra con lo zaino su di una spalla, ha indosso un maglione bianco e un paio di Jeans a vita alta, i capelli raccolti in una treccia laterale e indosso i suoi grandi occhiali da lettura. La trovo davvero bella, accanto a lei c’è un'altra ragazza, uno schianto!
Anfibi neri, calze a rete, shorts neri a vita alta e maglia con le maniche a rete e le spalle scoperte. Ha i capelli blu scuro a caschetto, con la frangia, e gli occhi celesti, molto trucco ne fa risaltare il colore e il rossetto rosso rende accattivanti le labbra sottili.
“Ragazzi, lei è Mary Jane” io e Mike ci guardiamo.
“Noi chiamiamo così le canne” esclama Trè. Mary Jane si siede accanto a W e ridacchia.
“E’ mia cugina, i suoi sono via per lavoro e lei starà da me per questo semestre.”  Tutti sorridiamo e parte la gara a chi rimorchia prima.
“Sei cascata male, Mary Jane, siamo un gruppo di spostati”  commenta Trè addentando il suo terzo hamburger.
“ E con Trè non puoi provarci, è l’ex di tua cugina” dice Al. Lei guarda W allarmata.
“Ero giovane e ingenua”
“Giovane e ingenua sei mesi fa?”
“Noi donne cresciamo in fretta, non lo sapevi?” ridiamo tutti.
“Sono contenta di conoscervi”  santo Dio, è davvero la sua voce o la doppia paperino?
“Beh, io sono Billie Joe”
“”Io Jhon, in arte Al”
“io sono Mike”
“Io sono Trè, ma non come il numero, come ‘molto’ in francese, aggettivo che riassume anche le mie dimensioni di…”
“Trè!”
“Volevo dire pancia!”
“E d’ora in poi per te come per tutti gli altri tua cugina è la vecchia Whatsername”
W mima un inchino e Mary Jane le sorride, non potrebbero essere più diverse.
“E’ il tuo soprannome?” chiede Mary Jane a W, lei annuisce esasperata “ E fosse solo uno!”
“Ne hai altri?” io alzo la mano colpevole.
“Colpa mia”
“Già, Bj la chiama Rebel”
“E Daddy”
“E Whatsername”
“E Gudge’s doughter”
“Avete dimenticato Amanda!”
W butta la testa sul tavolo.
“Oh no, Amanda no” Mary Jane è confusa.
“Perché amanda??” Mike e Tre ridono a crepapelle mentre Al cerca di spiegare:
 “Due mesi fa Trè ha convinto tutti i professori della scuola che il vero nome di W è Amanda, e da quel momento la chiamano così”
“E neanche mi credono quando dico che non è vero!”
Ridiamo ancora e W mi fa segno di no con la testa, capisco e rispondo con un occhiolino, tanto non avevo comunque voglia di rimorchiare. La guardo, lei sorride e il sole le illumina gli occhi.
“Allora, chi vuole un po di Mary Jane made in Italy” dice Mary Jane, distolgo lo sguardo da W e vedo che Mari Jane ha in mano  un sacchetto pieno di spinelli.
Questa ragazza mi renderà matto.
 
 
-W-
 
Mary Jane ha fatto colpo, come sempre. Del resto quella sexy della famiglia è lei; io, triste ma vero, sono quella intelligente. Credo li abbia colpiti subito perché quest’anno si è data allo stile punk-dark.
L’anno scorso era anni venti, l’anno prima il rosa, tre anni fa gli anni cinquanta e quando avevamo dieci anni voleva sembrare una diva di Hollywood. Mary Jane, la maga del trasformismo.
Adesso siamo al 7.11 per le prove degli Sweet Children, ma la verità è che stiamo ancora fumando.
I ragazzi ridevano di me per questo, mai toccata una sigaretta o un goccio di alcol in vita mia, ma se si trattava di erba diventavo vegetariana anche io, non esageratamente, ovvio.
“Wow ragazzi! Siete fantastici!”  dice Mary Jane accasciandosi sul pouf.
“Davvero? Io credo che Desappearing Boy necessiti di qualche miglioria”
“E’ perfetta cos’, BJ…ma dove diavolo si è cacciato Al?”  BJ alza le spalle e si siede accanto a me nell’unica parte rimasta integra del divano.
“Studia, probabilmente, e poi queste prove non gli interessano, quando suoneremo al ballo lo sostituirà Trè”
Trè si alza e lancia le bacchette dentro un cestino utilizzato come porta-cose.
“Già, visto che io prendo voti alti anche senza essere messo in quarantena”
“Fanculizzati Trè!” ridiamo e Billie Joe mi passa i pop corn.
“Al ballo io e te come sempre,W?”
“Sicuro”
“Che proposta romantica!” ridacchia Mary Jane, Mike alza le spalle.
“Dopo la prima tragica esperienza di W lei e BIllie vanno sempre al ballo insieme, per precauzione”
“Chiamala tragica esperienza! Ha conosciuto un fusto come me!” dice Trè mimando una sfilata. C’è un secondo di silenzio, poi la Marijuana fa effetto e io scoppio a ridere.
“Il nome  Sweet Children fa proprio schifo” rido lanciando la testa all’indietro. Mary Jane mi appoggia e ride di rimando.
“Si, proprio schifo! Fa troppo Sweet Babies o Sweet Child o’Mine”
Billie Joe lancia non so cosa contro il muro e Mike fa una capriola sul pavimento arrivando davanti a noi.
“Hanno ragione, Billie” io mi alzo e vado a prendere una Coca Cola dal frigo.
“Però avete roba buona” dice Mary Jane che probabilmente si è dimenticata che l’erba l’ha portata lei.
“Oh si, i nostri Green Day sono famosi in tutta Berkeley, merito del secondo lavoro di Billie Joe”
Billie si alza di colpo e mi blocca per le spalle.
“Che cosa hai detto?” Mike e Trè si guardano sorridendo.
“Che hai un secondo lavoro?”
“No, non quello, prima! Avete sentito anche voi?” sono abbastanza confusa e cerco lo sguardo di Mike per implorare aiuto.
“Ho solo detto che i nostri Green Day sono…. Ohhhh” capisco e ci guardiamo tutti.
“E’ perfetto!” urla Mike.
“Va scritta una canzone!” dice Trè ripescando le sue bacchette.
“Sei un genio, Whatsername!” Billie prende chitarra e microfono e mima un inchino.
“Signore e ….signore, benvenute al primo concerto dei Green Day, conservate il biglietto perché un giorno varrà milioni. Al basso Michael P. Dirnt, alla batteria Frank Edwin Weight III, Trè Cool per gli amici e chitarra e voce il sottoscritto, Billie Joe Armstrong. Ringraziamo con tutto il cuore la nostra agente Whatsername e Mary Jane, la nostra fornitrice ufficiale di erb…ispirazione”  
I ragazzi cominciano a improvvisare, lo fanno per un’ora filata e alla fine il risultato è l’ultima canzone degli Sweet Children nonché la prima dei Green Day, chiamata proprio così: Green Day.
Intanto Mary Jane sta sfogliando tutti gli spartiti delle altre canzoni degli Sweet Children.
“Hey cugina?”
“Si?”
“Ma parlano tutte di te?”
Incuriosita mi sporgo a guardare i fogli che lei ha in mano, ci sono Going to Pasalaqua, At the Librery e una che non ho mai sentito, si chiama Judge’s doughter…impossibile riferirla a chiunque altro.
La rileggo, questa volta guardandola con occhi diversi, rileggo anche 2000 light-years away, possibile che…?
No, impossibile.
“Qualcuna parla di me, effettivamente. Ma solitamente questo è il modo di Billie Joe di farsi perdonare quando litighiamo”
“Che fico! Se diventano famosi tutti parleranno di te!”
Sorrido e li guardo, tre scapestrati che fanno quello che amano fare. Arriveranno lontano, me lo sento.
“Allora Green Day” dico mentre mi alzo, loro si bloccano per ascoltarmi “ora che avete un nuovo nome, vi serve anche una presentazione ufficiale. E si da proprio il caso che io stia cercando un gruppo per suonare al mio compleanno, questo sabato…. Ne conoscete qualcuno disposto?”  Billie mi prende in braccio facendomi roteare, Mike e Trè si battono il cinque.
“Noi ci siamo, e ti prometto una festa fantastica, neo quindicenne”  gli faccio la linguaccia, lui fa finta di piangere.
“Tu sei strano, lo sai?”
“ Perché in effetti una quindicenne italiana, un anno avanti con gli studi,  che frequenta dei punk e ha un’insensata ossessione per Elvis, Ringo Star  e la sirenetta è perfettamente normale, vero?”
Lo abbraccio forte e ridiamo insieme.
“Al mio compleanno mi canterai Judge’s doughter?” Billie rimane immobile con gli occhi spalancati. Mike capisce la situazione al volo.
“Beh io ho proprio voglia di un gelato. Mary Jane, Trè, venite con me”  i tre escono dalla sala prove e Billie è ancora pietrificato.
“Io… hem… tu l’hai letta…non credevo che… l’ho scritta durante le vacanze mentre stavo Kim… non credevo che… poi lei mi ha mollato perché io parlavo sempre di te e beh… questo è il risultato” io rido e lui continua a parlottare.
“Billie Joe!”
“Si?”
“Basta, sembra una bella canzone”
Lui mi abbraccia più forte, buttando il viso tra i miei capelli.
“Quello che c’è tra di noi è un casino, W”
“Che vuoi dire?”
“Che io non sono psicologicamente pronto a perderti, e generalmente perdo tutte le ragazze di cui mi innamoro”
Stavolta sono io a rimanere senza parole.
“eri davvero innamorato di tutte le tue ex?”
“Io… non lo so… forse…. Non credo”
“Allora forse… potremmo fare un sorta di tentativo, no? Senza impegno, non stiamo davvero insieme, vediamo solo come sarebbe”
Billie sorride e annuisce.
“Posso darti un bacio adesso?”
Alzo gli occhi al cielo e gli do un bacio leggero prima che gli altri entrino di nuovo in sala prove.
“Non ne parliamo con nessuno, okay?” gli sussurro, lui annuisce.
Billie Joe prende la mia mano e la stringe, è tutto così strano e impossibile e piacevole.
Sorrido a tutti.
“Non deludetemi, Green Day”
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE!
ARIECCOMI! Scusate il ritardo, ma avevo uno spettacolo col teatro e sono sempre stata impegnata con prove e ieri c’è stata la prima, fortunatamente tutto bene J
Grazie a tutti per le recensioni, vi adoro :D
Ennesimo colpo di scena, Trè comincia a sostituire Al e tra W e Billie comincia a nascere qualcosa <3
Ma mai nulla sia dato per scontato, amici miei!
Alla prossima per un novo, sconvolgente capitolo!
*Schiva frecce avvelenate 

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Capitolo 11
*** King for a day! ***


King for a day!

 

 

 

 

 

 

-W-

 

Un raggio di sole che filtra dalla finestra mi sveglia.

Apro gli occhi, è mattina, ed è sabato, il mio compleanno.

Mi metto seduta sul letto e sorrido, per essere gennaio è una bella giornata. Mi guardo intorno e noto qualcosa di strano, sul mio letto non sono sola, ci sono dei dischi in vinile di Elvis, Ramones e Beatles.

In tutto sono quindici.

Abbraccio i miei tesori con gli occhi che quasi mi escono dalle orbite, accanto al letto trovo un cestino di vimini abbastanza voluminoso dove troneggia la scritta “KING FOR A DAY”

Dentro di questo c’è una corona a quindici punte, la indosso e metto i dischi dentro il cestino, metto la vestaglia e le ciabatte a forma di rana e apro la porta di camera mia.

Dietro la porta ci sono attaccate delle polaroid, una per ogni anno della mia vita.

Le prime quattro sono della mia nascita, primo, secondo e terzo compleanno in Italia, poi iniziano le foto dei compleanni miei e di Billie Joe, alcuni festeggiati anche insieme, nelle nostre continue feste in maschera dove lui era sempre mascherato da Zorro e Peter Pan e io da Sirenetta o da Dea Greca.

Nella foto degli undici anni c’è anche Mike, più basso e decisamente più bambino.

In quella dei tredici sono insieme ai neo Sweet Children, come in quella dei quattordici. E poi c’è una foto di me che dormo, nel mio letto, quello stesso giorno, con Billie, Al, Sienna, Mary Jane,Mike e Trè accanto a me che fanno le boccacce con i Dischi in mano.

Metto nel cestino anche le polaroid e continuo a camminare per il corridoio, sul parquet ci sono quindici fiori diversi, i miei preferiti.

Girasoli, Dalie, Margherite, orchidee, Mimose, Tulipani, Lavanda, Peonie e così via…..

Scendo le scale, su ognuno dei quindici gradini c’è un palloncino di un colore diverso, e su ognuno c’è scritta una frase che ho detto o uno dei miei soprannomi.

Metto anche i fiori nel cestino e nel salone trovo una scatola, dentro di questa ci sono quindici biscotti tutti diversi al cioccolato, i miei preferiti. Gli aggiungo al mucchio e rido tra me e me, questa era opera di Billie Joe.

Questa notte ha dormito da me, ha avuto il tempo di preparare tutto questo.

Abbasso lo sguardo e vedo che sul pavimento ci sono dei libri, quindici anche loro, sono le mie opere preferite di Shakespeare e le poesie di Petrarca che più adoro.

Li raccolgo, oltre a loro sul soffitto sono appese quindici lanterne di carta bianca decorate da motivi floreali, seguendone la scia fino a quando non arrivo in cucina.

Lì mi trovo davanti un grande striscione con la scritta “Happy Birthday W!” , ci sono i miei genitori e tutti i miei amici, una colazione capace di sfamare un reggimento e Billie Joe ha anche la chitarra in mano.

“Buongiorno, mio re” io rido e faccio l’altezzosa. Billie sfoggia un meraviglioso sorriso e imbraccia W con cura.

“Billie ha una canzone da farti sentire, l’ha scritta in una notte sola quest’estate” dice Mike venendomi ad abbracciare e prendendo anche lui in mano il basso, Trè ha improvvisato una batteria con le pentole della mia cugina mentre mia madre ride a crepapelle.

“Papern Lanterns “ dice Billie Joe ad alta voce, e cominciano a suonare.

La canzone è bella, allegra, movimentata e allo stesso tempo molto dolce, Mary Jane viene da me e cominciamo a ballare come due sceme insieme ai miei e Sienna e Al.

Appena finita la canzone vado ad abbracciare forte i Green Day.

“Risparmiatevi per stasera, super star!”

 

 

 

20:13

 

“Oh mamma”

“Non esagerare cugina, è colo un piegaciglia!”

“Tu non ti avvicinerai alla mia faccia con quel coso!”

Scappo a nascondermi dietro la scrivania mentre Mary Jane mi insegue con quello strumento del terrore.

Dopo qualche minuto ci rinuncia e lo lancia sul suo letto.

“Va bene, tanto le tue ciglia sono lunghissime di loro, almeno lasciami finire! Ho promesso ai ragazzi che stasera non avresti avuto voce in capitolo riguardo a trucco, capelli e abbigliamento”

“E’ proprio questo che mi spaventa”

Guidata da Mary Jane mi siedo davanti allo specchio, ho ancora l’accappatoio addosso e un asciugamano a tenermi alti i capelli.

Mary Jane lo toglie e comincia a spazzolarmi, litigando con i miei capelli pieni di nodi.

“Ogni riccio è un capriccio, proprio vero”

prende Phon e spazzola e comincia a stirarmi i capelli, che lisci sono molto più lunghi, oltretutto le punte rosse sembrano di fuoco appena ricolorate.

Mary Jane gira la mia sedia e si inginocchia davanti a me, prendendo in mano tutto il suo armamentario da trucco.

“Posso almeno avere una minima idea di cosa mi combinerai”

Niente di che, base per trucco e questa crema che non fa sembrare la pelle lucida, poi un po’ di fondotinta, ma veramente poco, una leggera passata di fard e trucco Smokey Eyes per far risaltare i tuoi occhi scuri, per il rossetto pensavo al rosso Valentino, si intona alle punte dei tuoi capelli. Capito tutto?”

“No, ma suona bene, quindi okay”

Mary Jane comincia a lavorare sul mio viso per una buona mezz’ora senza pause.

“Allora… quel Billie Joe… si, insomma è carino”

“Dici?” rispondo facendo l’indifferente.

“Bhe si, sembra simpatico, e suona divinamente, e come canta poi…. Cavolo, mi viene voglia di saltargli addosso più o meno ogni cinque minuti”

Ridacchio e Mary Jane mi blocca.

“Attenta ti sto mettendo l’eye liner!”

“Scusa, scusa, dicevi a proposito di Billie?”

“Bhe, credo che mi piaccia….insomma, piaccia piaccia… per te è un problema”

Rimango pietrificata. Non so cosa dire, non so cosa fare, deglutisco meditando su una risposta coerente.

“No, ma figurati, Billie è un bravo ragazzo, è quasi normale innamorarsi di lui…”

“Già, ma si vede che lui è pazzo di te”

accenno a un mezzo sorriso e fortunatamente la conversazione finisce lì.

“Bene, adesso vai a metterti addosso il vestito che ti ho lasciato sul letto”

Mi alzo e indosso sleep e reggiseno, sono di pizzo sangallo nero, un regalo della ragazza decisamente poco opportuna di mio fratello.

“Wow” dice Mary Jane guardandomi in intimo.

“Cosa?”

“Sei uno schianto, cugina”

“Ma che dici! Ho le tette in retromarcia!”

“Beh con due gambe e un sedere come il tuo, è l’ultimo dei tuoi problemi, e poi non esagerare, che hai una seconda abbondante?”

“Okay, la conversazione si sta facendo imbarazzare, dov’è la gonna del vestito”

“E’ quello il vestito”

Guardo Mary Jane sbigottita.

“Stai scherzando, spero”

“Io non scherzo mai sui vestiti”

Alzo il capo che si trovava sul mio letto. È un vestito corto sopra il ginocchio tutto di pizzo nero a fiori, con le maniche lunghe sempre di pizzo. Lo indosso e mi guardo allo specchio, effettivamente sono uno schianto.

O meglio, la ragazza nel riflesso lo è, perché la W normale avrebbe indossato Jeans e camicia per il suo compleanno.

“Wow….”

“Visto?”

“Va bene, ma i tacchi non li metto!”

“Uff…. sei odiosa”

 

 

-B-

 

 

È la sera della festa, e io e i ragazzi andiamo un paio di ore prima a casa di W per preparare gli strumenti e fare il soundcheck. Il grande soggiorno è stato liberato da quasi tutti i mobili a parte un divano e un lungo tavolo coperto da una tovaglia azzurra dove ci sarebbe stato il cibo.

In fondo alla stanza è stata sistemata una pedana di legno sulla quale è stata sistemata la batteria, lì ci suoneremo noi.

Accordo Blue e suono un po’ per riscaldarmi, canticchiando qualcosa a bassa voce. Mike fa lo stesso, mentre Trè e Al litigano su chi dei due debba suonare stasera.

W non è mai scesa da camera sua, a quanto pare Mary Jane la tiene inchiodata lì fino alle 21:00, l’ora della festa.

“Signora Rose?”  chiedo entrano in cucina, dove la madre di W sta decorando una meravigliosa torta a forma di chiave di violino.

“Billie Joe, sei praticamente cresciuto in casa mia, non credi sia il momento di chiamarmi Macy?”

“D’accordo, Macy. Dove posso cambiarmi i vestiti?”

Macy mi si avvicina sorridendo e prende i da’ un’occhiata ai vestiti che ho in mano.  Prende la camicia blu scuro e se la gira tra le mani.

“Wow, che bella camicia, è di un tessuto morbidissimo”

“Grazie, era di mio padre quando era giovane” lei rimane con la bocca semiaperta e poi sorride ancora dolcemente.

“Ti starà benissimo, ne sono sicura, c’è uno spogliatoio dietro le scale, ha uno specchio, un lavandino e tutto il necessario, fai come se fossi a casa tua”

Mi cambio e do’ una sciacquata al viso, ravvivandomi i capelli.

Mentre sto per uscire noto che, su di una mensola sotto lo specchio, c’è una ciotola piena di trucchi. Mi avvicino e prendo in mano una matita nera, di quelle che usano le ragazze per gli occhi.

‘Però, forse non ci starebbe male’ penso tra me e me. La prendo e comincio a disegnarmi il contorno degli occhi.

Quando esco dal bagno la stanza designata alla festa è giù illuminata dai fanali colorati e c’è un po’ di gente.

Sento dei passi lungo la scala e alzo lo sguardo.

Sono W e Mary Jane, e sono bellissime.

W quasi non la riconosco, sembra la sua versione star di Hollywood. Mary Jane invece ha un vestito rosso molto aderente senza spalline, intonato agli orecchini e al rossetto, oltre a due chilometrici tacchi neri borchiati.  

“Che eleganza!” mi dice W guardandomi, io le faccio l’occhiolino.

“La conosco, signorina?”

“Molto divertente, Bj. Mary Jane mi ha minacciata”

“Era l’unico modo!” urla Mary Jane dall’altra parte della stanza.

Nel giro di mezz’ora arrivano Sienna e il suo ragazzo, i membri del giornalino scolastico, qualche vecchio amico o cugino di W e alcuni nostri compagni di Arte, Biologia e compagni di scuola vari.

W la adorano tutti, è impossibile trovarla antipatica.

Arrivate le nove e mezza spaccate salgo sul palco e imbraccio Blue e il microfono.

“Are you ready to rock?!”

La folla alza i bicchieri e risponde con un boato. Cominciamo con “At the library” poi di fila “Going to Pasalaqua” e “2000 light-years away” e “Desappearing Boy” e “Papern Lanterns”.

“Adesso voglio dedicare questa canzone alla nostra bella festeggiata, buon comleanno Whatsername, Judge’s doughter”

Comincio a cantare e W mi guarda con occhi sognanti, uno sguardo che desidero da anni, ma che non merito.

Mentre canto, ci penso a fondo. Lei è tutto, e io non sono niente. Eppure crede in me, perché crede in me?

Finiamo di cantare e il gira dischi di W comincia a suonare i nostri regali di compleanno.

Tutti ballano, i suoi genitori non ci sono quindi ci si da’ alla pazza gioia.

Consentito l’alcol, consentita erba e consentito fumare, basta che poi si butti tutto e si utilizzi il giardino per le faccende private.

Alla mezzanotte W sta parlando con alcune sue amiche del giornale e io sto giocando a Obbligo o Verità con Mary Jane, Al, Trè, Sienna, Mike e altra gente che non conosco.

“Okay Al deve palpare il sedere di sua sorella”

“Sei uno schifoso, Trè!”

“Niente di personale, dolcezza, competitività tra batteristi”

Al è costretto a tastare Sienna e tutti ridiamo a crepapelle. Adesso tocca scegliere cosa farà Mike.

“Okay… Mike deve andare davanti a quella ragazzina laggiù e urlare coccodè con tutta la voce che ha in corpo”

“Mi ricordate perché stiamo facendo scegliere a Trè gli obblighi?”

“Si è auto-proclamato giudice del gioco”

Mike si alza e fa quello che Trè aveva ordinato, la ragazza, totalmente ubriaca, scoppia a piangere.

Mi lancio a terra ridendo a crepapelle. Adesso tocca a me.

“Okay…Billie Joe…. Cosa posso far fare a Billie Joe… trovato! Devi limonarti W”

“Che cosa?”

“Hai capito benissimo, dolcezza, devi andare da W e ficcarle la lingua in gola”

Guardo Mike in cerca di supporto, lui è allarmato ma Al alza le spalle.

“Se io ho potuto tastare mia sorella tu puoi baciare la tua migliore amica”

Sospiro e mi alzo, andando dritto verso W, che è poggiata a riprendere fiato in un angolo della stanza. La spingo contro il muro e la bacio con passione. Lei, dopo un momento di sorpresa, ricambia il bacio gettandomi le braccia al collo. La bacio per un paio di minuti, poi le faccio l’occhiolino e torno dai ragazzi, lei rimane a fissarmi un po’ perplessa.

“Okay, siete contenti?”

“Adesso tocca a Mary Jane”

“Io mi dissocio, ne ho abbastanza”  dice Mike alzandosi e andando verso W.

Tocca a Mary Jane, e tutti noi aspettiamo in attesa della sentenza.

 

-W-

 

 

Effettivamente sono perplessa.

Un bacio del genere non lo dai per poi sparire. Non voglio pensarci esageratamente, ho fin troppi pensieri per la mente. Mike si viene a poggiare accanto a me, circondandomi la vita con un braccio, poggio la testa sulla sua spalla continuando a guardare Billie Joe.

“So cosa stai provando” lo guardo sempre più perplessa.

“Intendo… so cosa vuol dire quando ami qualcuno che pensa a qualcun altro”

Credo che in quel momento la mia testa sia diventando un punti interrogativo, poi un pensiero terrificante mi invade.

“Non sarai mica innamorato di me?!” quasi gli urlo in faccia.

“Che cosa? No! Parlavo di Mary Jane” sempre più confusa mi giro verso Mary Jane, nel momento esatto in cui noto che è seduta cavalcioni su Billie Joe e ci stanno dando dentro a suon di lingua.

Rimango con la mascella penzolante e poi faccio la cosa che so fare meglio, fuggire.

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE

 

Nonodiateminonodiateminonodiateminonodiateminonodiatemi!

Sto già comprando già i biglietti per fuggire in Messico prima che voi mi troviate e uccidiate…..

Beh eccoci qua! Un tira e molla continuo, questi poveri due non riescono a trovare pace!

Cosa passa per la mente di Mary Jane? Billie ama davvero la sua Whatsername? E cosa turba la quiete mentale di W?

Lo scoprirete nella prossima puntata!

Continuate così siete stati bravi ultimamente, RECENSIONIIIIIIIIIII :D

Rage & Lol :3

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Capitolo 12
*** She, she screams in silence. ***


She, she screams in silence
 
 
 
 
 
 
 
 
-W-
 
Mi rintano nella prima stanza che trovo e chiudo la porta, accasciandomi contro quest’ultima con il viso lanciato tra le mani.
Mi viene da piangere, vorrei piangere forte e i lamenti mi si strozzano in gola per lo sforzo di trattenere le lacrime. Come ho fatto a cascarci ancora? ad essere così ingenua? Così stupida da crederci. Da lasciarmi abbindolare dal primo bel faccino che mi sorride! E pensare che avevo anche risposto al suo bacio!
Mi alzo e prendo a calci qualsiasi cosa mi capiti a tiro, dalla stanza accanto le note di “Love me Tender” di  Norah Jones non fanno altro che incrementare il mio odio.
Vorrei urlare, ma non voglio fare rumore, non voglio che gli altri se ne accorgano.
Sento una pressione provenire dalla porta che, dopo una minima resistenza, cede lasciando entrare Billie Joe.
“W, sei qui? W, ti prego rispondimi!”
Cerco di nascondermi nel buio ma i singhiozzi mi tradiscono, Billie si avvicina a me e cerca di abbracciarmi ma io lo spingo via, cominciando una lotta.
“Lasciami! Lasciami! Mi hai preso in giro, mi avete tutti preso in giro! Basta!”
“W, smettila, era solo un gioco!”
“E’ tutto un gioco per te, non è vero? Giochi con tutto, persone comprese!”
Billie riesce a bloccarmi per i polsi e io crollo, lanciandomi  tra le sue braccia cercando di lasciarmi andare.
 
-B-
 
Mi crolla addosso, senza preavviso. La persona più forte che io conosco mi è crollata tra le braccia.
Piano piano comincio a capire che il bacio con Mary Jane non è l’unico motivo della sua reazione.
“Perché l’hai fatto? Perché l’hai baciata…?”
“W, era il suo obbligo, non è stato nulla di volontario”
“Si, ma tu a lei piaci”
Rimango basito per qualche secondo, anche distrutta W continua a non pensare a se stessa.
“Si ma a me Mary Jane non interessa in quel senso”
Lei rimane in silenzio, tremando tra le mie braccia, scossa dai singhiozzi.
“W, piccola, che succede….?”
Lei rimane ancora in silenzio per qualche secondo, poi alza lo sguardo verso di me, il trucco che le cola sul bel viso, le porgo un fazzoletto e lei si pulisce gli occhi, tornando la Whatsername che conosco.
Apre la bocca ma le parole le si bloccano in gola, sospira e mi guarda dal basso in alto.
“Si tratta di Princeton” dice infine.
Rimango leggermente perplesso, Princeton è il sogno di W più o meno da sempre, i suoi hanno sempre voluto che lei diventasse un buon avvocato.
“Cosa c’entra Princeton?”
“Io… ho litigato con i miei…. Continuano a parlare di quanto sarebbero fieri di me se diventassi un avvocato…. Sembra che io non abbia altra scelta…. Che questa sia la mia unica opportunità…io, non so chi sono….”
Capisco e la stringo a me.
“Tu non hai idea di quanto io ti invidi, Billie Joe. Certo, magari guardandola da fuori potrai credere che la mia vita sia perfetta ma non è così! Io… io mi sento bloccata in un mondo che è stato pianificato apposta per me! E rimango senza muovere un muscolo aspettando un qualche segno divino che mi permetta di rompere questo orribile silenzio che mi circonda! Tu invece non hai mai paura di urlare, di andare contro quello che ti impongono, pagherei tutto l’oro del mondo per avere anche solo un briciolo della tua sicurezza!”
“Nessuno può decidere su di te, W. sei la sola padrona del tuo futuro. Cosa vuoi farne?”
“Io… io voglio Princeton! Ma non legge…io vorrei…fare la giornalista, e lavorare per una rivista di musica”
“E cosa ti impedisce di farlo?”
W mi guarda e si siede contro il muro, lanciando il viso tra le mani.
“E’ tutto così dannatamente complicato….”
Mi inginocchio davanti a lei.
“Sarà sempre così tra noi due, non è vero?”
La guardo aspettando una spiegazione, lei respira lentamente.
“Noi non sappiamo stare insieme, non sappiamo stare separati, non sappiamo stare in nessun modo. Teniamo morbosamente l’una all’altro e questo ci porta a desiderare qualcosa di più dell’amicizia, poi litighiamo, soffriamo e tutto ricomincia daccapo. Questo è perché quello che abbiamo noi non è amore, non è amicizia, non si può collocare in nessuno di questi campi. Siamo solo W e Billie, nient’altro”
Non so cosa dire, intanto nell’altra stanza cominciano a cantare tanti auguri. W si alza, si ricompone ed esce fuori come se nulla fosse successo, una forza d’animo invidiabile.
Penso tra me e me, e mi riprometto che almeno questa riuscirò a risolverla.
 
 
 
 
 
 
Una settimana dopo.
 
“Allora Billie, com’è andata la festa?” chiede Macy servendomi il purè di patate.
“Meravigliosamente, si sono divertiti tutti”
W mangia silenziosamente, giocando con i suoi fagioli senza nemmeno assaggiarli.
“Sono contento, la casa era abbastanza in ordine quando siamo tornati, sono felicemente sorpresa”
“I nostri amici sono tutti bravi ragazzi” mento cercando di essere convincente.
Il padre di W è tutto concentrato sulla partita.
“Allora Billie, qual è la tua idea per il futuro?”
“Credo che sia la musica il mio futuro, signora Rose”
“Beh, sentendoti hai talento, ti auguro tutto il meglio”
Approfitto del secondo di silenzio per sganciare la bomba.
“Invece vostra figlia vorrebbe fare la giornalista, lo sapete?”
W sgrana gli occhi e rimane paralizzata, i suoi genitori mostrano un lieve sorriso.
“Davvero tesoro?”
“Hem….io….”
“E’ già direttore del giornalino della scuola e i suoi articoli hanno vinto diversi premi a scuola”
“Non ce l’hai mai detto”
“Io… non credevo che fosse importante…”
“E poi a Princeton danno anche una speciale borsa di studio molto prestigiosa proprio per il giornalismo”
W rimane a bocca aperta come un pesce for d’acqua, senza sapere cosa dire.
Suo padre si gira e guarda me, lei e sua madre.
“Beh, se è questo che vuole fare lei, ed è davvero così brava a farlo, allora perché frenarla?”
“Ma…legge….”
“Legge era solo un’alternativa, tesoro. Nostra figlia è libera di scegliere il suo futuro come meglio ritiene”
W mi guarda con un radioso sorriso sul volto.
“Grazie” mi mima con le labbra.
E per la prima volta in vita mia, mi sento un eroe.
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE.
Due capitoli in un giorno, oggi sono buona, ma solo perché domani non potrò scrivere per motivi di tempo.
Grazie a tutti quelli che hanno recensito e mi hanno inserita tra le storie preferite, siete mitici ragazzi!
Scusate se questo capitolo è piccolo ma effettivamente doveva essere un capitolo di mezzo, prima che un altro colpo di scena vi sconvolga la vita! A presto, idiots!
 
Rage & Lol :3

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Capitolo 13
*** 16 ***


16
 
 
 
 
 
 
 
-W-
 
“Allora ragazzi, il compito di questa settimana non è facile, come sapete bene tra poco ci sarà la festa in maschera per festeggiare il carnevale e a noi del corso di arte è stato assegnato il poco piacevole compito di realizzare i manifesti. Quindi, arrivando velocemente al punto, dovete realizzare un manifesto che parli di una favola, magari la vostra favola preferita, in un modo elegante e innovativo. Buona fortuna, e non dimenticate di rimanere fedeli al vostro tema!”
Mike sbuffa e si lancia sul suo banco, Billie Joe non è da meno.
“Come la trovo una favola che c’entri col carnevale e con la famiglia contemporaneamente?”
“Punta su i tre porcellini? E poi i fratelli Grimm scrivevano favole, ed erano fratelli, insomma con la famiglia c’entra…”  suggerisco io alzando le spalle.
Per questa lezione le classi sono state dotate di quei tavoli da disegno da ingegnere, quindi ci sediamo al nostro e prendiamo dei cartelloni bianchi per provare le nostre idee.
Per la prima volta, so perfettamente cosa fare, e sorrido tra me e me.
 
Due ore dopo sono quasi tutti in alto mare, mentre io ho già finito, e mi sento più che soddisfatta.
“Che giorno è la festa?”
“Diciassette febbraio” risponde il professore. Io mi giro verso Billie, il giorno del suo compleanno era proprio il diciassette di febbraio.
Lui alza le spalle, non gli è mai importato molto del suo compleanno, comunque.
Finisco il mio poster e guardo quelli degli altri.
Mike, che aveva come tema il tramonto e l’alba, aveva disegnato un poster incentrato sulla scena iniziale del re leone, Billie Joe aveva disegnato Peter Pan e i bimbi sperduti.
Consegno il mio poster al professore, lui alza lo sguardo dal suo libro e sgrana gli occhi.
“Signorina Rose, ma questo è….wow, sono senza parole”
Si alza in piedi e batte le mani, attirando l’attenzione della classe, io divento subito paonazza.
“Un minuto di attenzione, ragazzi, vorrei farvi vedere il lavoro della signorina Rose”
Sempre più scarlatta deglutisco e mimo un sorriso.
 
-B-
 
Il professore srotola il manifesto di W e tutti rimaniamo col fiato sospeso.
È meraviglioso.
Lo sfondo dove si trovano le indicazioni è un misto di un sacco di colori decorati come fossero fiamme o esplosioni di vernice. Al centro, c’è una ballerina con la gamba alzata, leggermente più in alto rispetto a un soldatino con una gamba sola, con un uniforme rossa, una baionetta e un cappello nero, che le tiene la mano, guardandola incantato.
“La favola del soldatino di stagno, non la sentivo da quando avevo sette anni…”
“E’ la mia preferita”
“Che ne dice di raccontarla alla classe?”
W annuisce e si siede sulla cattedra a gambe incrociate, lei si siede sempre così, e il professore non ha problemi a proposito.
“allora… da dove comincio? Beh ci sono due bambini, un maschio e una femmina, il giorno di natale ricevono come regalo un castello di carta e un intero reggimento di soldatini di stagno. Il bambino guarda i suoi soldatini e si accorge che uno di questi, che è stato creato con lo stagno avanzato dagli altri pezzi, ha una gamba sola. Quando i bambini dormono i giocattoli prendono vita e il soldatino, entrando nel castello, si accorge di una bellissima ballerina che rimane in equilibrio su di una gamba sola, il soldatino crede che anche lei abbia solo una gamba e, sentendosi non più solo, se ne innamora. Ma un troll geloso del loro amore fa cadere il soldatino dalla finestra, lui viene trovato da dei bambini che lo mettono su di una barchetta di carta che lasciando in mare, viene mangiato da un pesce che poi viene pescato e cucinato proprio nella casa dove prima lui abitava. Allora il cuoco riconosce il soldatino e lo riporta nella camera, lui può finalmente riabbracciare la sua ballerina, ma il troll geloso lo lancia nel caminetto. La ballerina, pazza d’amore, non sopporta di potersi separare dal suo soldatino, così si lancia nel caminetto insieme a lui. Così rimangono insieme per sempre, e di loro resta solo un cuore di stagno e un nastrino da ballerina.”
In classe sono tutti in silenzio, questa storia non la conosceva praticamente nessuno.
“Ottimo lavoro, miss Rose”
 
 
-Il 17 febbraio-
 
“Buon compleanno Billie!” comincio a saltare sul suo letto mentre lui ancora dorme e mi lancio addosso a lui.
“Ma che cazzo…?!”
“Sei vecchio, ormai hai sedici anni, io comincerei a mettere da parte soldi per la pensione”
“W, sei una spostata”
“E tu stai dormendo alle quattro del pomeriggio, devi provarti il costume!”
“Ce l’hai qui?!”
“Ho finito di cucirlo proprio ieri sera!”
Billie Joe si alza, ha indosso solo i boxer in pieno febbraio, quel ragazzo non è tanto normale.
Ha ancora sul letto la gigantesca scatola di cioccolatini che io e Mike gli abbiamo regalato per San Valentino.
Gli passo il contenuto del mio borsone, lui indossa i pantaloni rossi, la camicia e la giacca, io ripasso con ago e filo i bottoni e gli metto il cappello.
“Alza la gamba” gli dico, lui esegue e io sorrido.
“Ecco, adesso sei un perfetto soldatino di stagno”
 
La sera stessa indosso il mio tutù bianco da ballerina, raccolgo i capelli in uno chignon e indosso le scarpette da ballo, allacciando i nastrini attorno alle caviglie. Billie mi passa a prendere alle nove, io butto tutti i trucchi che ho appena comprato nella borsa e faccio finta che sia tutto normale, lui non sospetta di nulla.
“Sei uno splendore”
“Anche tu!” gli dico alzando una gamba.
Arriviamo alla festa, la palestra della scuola è piena di festoni e stelle filanti colorate, c’è una sfera stroboscopica appesa al soffitto.
Sono tutti mascherati, vedo arrivare Al, Mary Jane e Sienna, lei è vestita da fata, Mary Jane da strega e lui da pirata.
Poi arrivano Mike e Trè, loro sono vestiti da gatti. Gatti siamesi. Gatti gemelli siamesi.
“Cazzo, Trè! Ti avevo detto gatti siamesi, non gemelli siamesi!”
“Se non vuoi abbracciarmi puoi dirmelo subito, eh! Insensibile “
Dopo circa un’ora Mike mi si avvicina e sussurra nel mio orecchio: “Ora?”
Io annuisco.
“Billie, vieni un attimo con me al mio armadietto? Ieri ci ho lasciato gli occhiali e non voglio andare da sola”
 Billie alza le spalle e mi segue, senza accorgersi che lo sto portando dalla parte opposta rispetto al nostro armadietto, verso lo spogliatoio della palestra.
Appena siamo dentro chiudo la porta  e mi avvicino a lui.
“Ho una sorpresa per te” dico sorridendogli.
“Mi piacciono le sorprese”
Prendo il nastrino che ho tra i capelli e lo bendo, lui ha il respiro affannoso.
“Ti dai ai giochetti erotici, W?”
“Zitto e aspetta”
Prendo dalla mia borsa i trucchi e lavoro su di me, per poi lanciarmi su Billie Joe cercando di creare un capolavoro in pochi minuti.
“Ma che caspita fai? Mi trucchi?”
“Zitto e mosca!”  lavoro sul suo vestito ignorando le sue proteste e poi mi cambio, tanto non può vedermi.
“Sei pronto?”
“Devo avere paura a rispondere di si?”
“Uno…due…tre!”
Apro la porta dello spogliatoio levandogli la benda.
Tutta la palestra adesso è piena di decorazioni in stile Halloween e tutti gli invitati si sono trasformati nella versione zombie del loro costume.
Billie mi guarda, anche io adesso sono vestita da “cigno nero” invece che da ballerina bianca.
Billie si specchia in una finestra, anche lui adesso sembra proprio uno zombie.
“Ma che cavolo succede…?”
“BUON COMPLEANNO BILLIE JOE” urla tutta la palestra.
Billie si gira verso di me sbigottito e mi abbraccia forte.
Il Dj fa partire “Thriller” di Michael Jackson e tutti iniziamo a ballare la coreografia provata in questi giorni.
Billie si unisce a noi ridendo e ballando tutta la sera.
Sweet 16 Billie Joe!


 
ANGOLO DELL’AUTRICE
 
Lo so questo capitolo fa schifo ma non avevo molta inventiva, comunque domani parto per Milano per un festival di teatro quindi non potrò scrivere fino a lunedì, vi lascio con questo capitolo!
Grazie a tutti quelli che mi hanno recensita e mi raccomando continuate a farlo numerosi!

Aspetto proposte e commenti :DD
Con amore,
Rage & Lol :3

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Capitolo 14
*** I'm still alive and I walk alone. ***


I’m still alive and I walk alone.
 
 
 
 
 
 
 
-W-
 
È passato un po’ di tempo dal compleanno di Billie Joe, l’inverno sta finendo, la primavera è alle porte e la California lo dimostra con giornate di caldo intenso, degno di giugno.
Tra una settimana c’è il ballo di primavera, tra i vari è quello che più preferisco.
Riempiono sempre la sala di fiori  e fa abbastanza caldo da godersi il parco fuori scuola.
Le cose sono calme, normali.
Io e Billie siamo amici, devo a lui l’opportunità di futuro che mi è stata offerta, ci proteggiamo.
Billie di suo passa molto tempo con Mary Jane, e io non so come comportarmi, lui la trova interessante perché la vede come la Punk per definizione, ma lei si rende così.
Ma è mia cugina, le voglio bene, lei ha bisogno di uno come Billie, lui cambia la vita alle persone, lui le rende migliori, lui sa rendere migliori tutti tranne se stesso, e questo mi fa paura.
 
Sono sul divano del soggiorno a leggere Romeo e Giulietta, un bel posto per sfoggiare il mio vestito nuovo, mi piace tanto, è verde e sembra uscito dagli anni cinquanta.
Mi lego i capelli in una coda di cavallo e finisco il libro, rimettendolo nella libreria.
Mary Jane apre la porta di casa sorridente.
“Hey, dove sei stata?”
“A prendere un gelato con Billie, ha chiesto di te, potevi venire anche tu”
“avevo da leggere, e non credo che mi avresti voluta tra i piedi”
“Tu sei il mio dispenser di notizie, senza di te rischio di fare una figuraccia parlando con lui”
“Ma io non ci tengo a fare il terzo in comodo”
“Io non gli piaccio, gli piaci tu”
“Eppure eri tu in giro sola con lui, no?”
Mary Jane sta in silenzio sorridendo ancora, si siede accanto a me e mi guarda.
“Che c’è?”
“Non abbiamo ancora un vestito”
“Un vestito?”
“Il ballo è dopodomani cugina! Che hai intenzione di metterti”
“Ah, vero, non ci avevo pensato”
“Beh è il momento!”
 
Chiamo mia madre e le chiedo se può accompagnarci al centro commerciale, lei acconsente e ci lasciamo andare ad un pomeriggio di shopping.
In mano ho ancora un biglietto che Mike mi ha lasciato sul banco di scuola, lui è diventato un po’ il mio psicologo personale da quando Billie e Mary Jane si frequentano.
Da quando io e Billie ci abbiamo provato, e non ci siamo riusciti.
Al centro commerciale giriamo per ogni singolo negozio, e Mary Jane neanche ha trovato nulla che le piace, alla fine compra un vestito rosa pallido, corto sopra il ginocchio con la gonna in tulle, da un negozio di abiti da damigella.
Ora manco io.
Mentre siamo al bar a prendere qualcosa da bere e mia madre sta telefonando Mary Jane si muove sulla sedia come se questa scottasse.
“Che ti prende, MJ?”
“Io…ti devo chiedere una cosa, cugina, ma ho paura della tua reazione”
“Ci conosciamo da tutta la vita, puoi chiedermi quello che vuoi”
“Okay, non devi venire al ballo, W”
Rimango un po’ perplessa e la guardo sbalordita.
“Hem… e perché?”
“Perché Billie Joe deve venire al ballo con te, e io voglio andare al ballo con lui”
“Non posso semplicemente dirgli che non voglio andare con lui?”
“Si insospettirebbe! Ti ha chiesto di andare insieme a lui mesi fa! E poi tu sei bella,W! io al massimo sono sexy, e nessuno le sposa le sexy! Ti prego, se tu non verrai lui verrà con me, farò tutto quello che vuoi”
Rimango un po’ in silenzio pensando.
Permetto a mia cugina di avere la storia che sogno io o egoisticamente le dico di no per una relazione che sono consapevole non ci sarà mai?
“Certo, non verrò, mi fingo malata”
“Grazie!” mi dice saltandomi addosso e abbracciandomi.
Mia madre torna e dovremmo andare via, ma loro sono attratte da un negozio di cosmetici. Io mi annoio quindi giro in cerca di una libreria, al suo posto invece trovo un negozio di antiquariato e roba di seconda mano.
Entro e comincio a girare tra gli scaffali, tra vecchie borse e vecchi libri, fino ad arrivare ai vestiti, la maggior parte troppo larghi o troppo brutti.
All’improvviso il mio sguardo viene catturato da una zona seminascosta del negozio, dove ci sono dei vestiti eleganti esposti su dei vecchi manichini da sarto.
Mi avvicino e li guardo, sono davvero bellissimi.
“Appartenevano a star del cinema che probabilmente neanche hai mai sentito nominare” mi dice un vecchio signore uscendo da dietro la sua scrivania.
“Mi metta alla prova, ho una passione particolare per i classici”
“Per il vecchio vorrai dire”
“E’ vecchio solo quello che invecchia, i classici non invecchiano mai invece”
lui mi guarda e annuisce, un’altra signora entra in negozio e mi guarda.
“Cosa cerchi bellissima?”
“Voleva vedere quei vestiti, cara”
“Oh! Ottima scelta, vieni che ti porto in camerino!”
“No, ma io…. Non saprei quando metterlo… non vado nemmeno al ballo….”
“per un vestito del genere non serve un’occasione in particolare, basta metterlo”
Mi porta nel camerino e provo dieci diversi vestiti, sono tutti davvero belli, anche se alcuni non sono della mia taglia.
Arriviamo al penultimo, e mi blocco.
È mio, tremendamente mio, vorrei avere un posto dove poterlo mettere.
Senza pensarci troppo, lo compro, insieme a una manciata di libri e un cappotto anni venti.
Raggiungo Mary Jane e mia madre e torniamo a casa.
 
 
“Non puoi farmi questo!”
“Sto male, Billie, non riesco ad alzarmi dal letto” faccio finta di tossire.
“Ma io ora come faccio?”
“Vai con Mary Jane, state sempre insieme comunque”
“Va bene, rimettiti W, buonanotte”
“Notte”
Sospiro. Mary Jane si sta preparando in bagno da ore, io ho già indosso il pigiama e sto leggendo uno dei libri comprati in quel negozio, l’abito è ancora nella sua custodia ben protetto nel mio armadio.
Dopo un’ora arriva Billie a prendere Mary Jane, io mi nascondo in bagno, una tristezza enorme si impossessa di me, al piano di sotto i miei genitori stanno facendo delle foto a mia cugina che ha la serata che io sogno con il mio migliore amico.
Ma loro si meritano, Mary Jane è una botta di vita per lui, e lui è aria fresca per lei.
Va bene così.
Dopo un’ora sono a metà del libro, un vecchio libro di favole nordiche, e all’improvviso un rumore mi distoglie dalla mia lettura.
Hanno suonato al campanello.
Apro la porta e scoppio a ridere.
“Che ci fai tu qui?”


 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Sono tornataaaaaaaaaaaaaaaa! Il mio festival di teatro è andato benissimo e sono tornata per scrivere ancora :D
Spero che il capitolo vi piaccia, recensite numerosi! Mi raccomando, non abbandonatemi!
A presto,
Rage & Lol :3

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Capitolo 15
*** She gets so sick of crying! ***


She gets so sick of crying!
 
 
 
 
 
 
 
 
-Mike-
 
W è davanti a me, mi sta sorridendo con indosso un pigiama a fiori.
Io invece ho addosso il mio smoking azzurro e le faccio un inchino.
“Buonasera, signorina”
“Che ci fai tu qui?” ripete lei sempre più sorpresa.
“Che ci faccio qui? Ti porto al ballo”
“Ma…”
“Non penserai davvero che io abbia creduto alla balla che stavi male, solo Billie può bersi queste cose”
“Non andrò al ballo Mike, l’ho promesso a Mary Jane”
“Mary Jane è con Billie, e loro hanno la loro serata, perché tu dovresti rinunciare alla tua?”
Lei mi sorride, è molto dolce quando sorride leggermente.
“Quindi, siccome adesso non hai un cavaliere, te ne ho procurato uno”
“Due” dice Trè sbucando dalle mie spalle.
“Tre” aggiunge Sienna
“Quattro, cervellona” dice Al raggiungendo sua sorella.
“ma… sono in pigiama!”
“E io che ci sto a fare!” squittisce Sienna felice come una pasqua.
“Va bene, avete vinto” esultiamo e Sienna sale in camera con W mentre noi aspettiamo sul divano.
 
 
“Signore e signori, posso attirare la vostra attenzione?”
Ci alziamo dal divano e andiamo ai piedi della scala che porta al piano di sopra, Sienna con il suo vestitino verde e con aria solenne ci fa un inchino.
“Vorrei presentarvi la nuova e ultimata versione della nostra amica Whatsername”
Sienna si sposta e W appare come una visione.
Indossa un vestito argento, lungo fino alle caviglie, una sottana si seta che le cade morbida fasciandole il corpo, arricciandosi leggermente all’altezza del seno, con delle maniche a filo.
I capelli sembrano una di quelle acconciature greche, e ha un leggero trucco argento sugli occhi.
“Come sto?” sussurra piano scendendo le scale.
“Sei bellissima” diciamo io e Trè all’unisono, infilandole al polso il bouquet di fiori.
“Siete pronti a entrare nella mia limousine?” dice Trè ridendo. W è perplessa e usciamo di  casa, trovandoci davanti a un furgone con dei disegni di libri sulla fiancata e l’enorme scritta “BOOK MOBILE”
W ride a crepapelle e si siede sul sedile del passeggero.
“Grazie, ragazzi” ci dice.
“Okay ma non dirlo con quei maledetti enormi occhi marroni” le risponde Trè asciugandosi una lacrimuccia.
 
-B-
 
 
Siamo al ballo, ho addosso lo smoking vecchio di Davide che fortunatamente mi va bene, e Anna mi ha aiutato a trovare all’ultimo momento un bouquet di fiori che si intonasse al vestito di Mary Jane.
Mi dispiace che W stia male, lei è la mia compagna da ballo della scuola, ma almeno ho un’opportunità di conoscere meglio Mary Jane, che sembra una ragazza interessante.
Lei è sexy stasera, col suo vestito rosa, certo non è molto punk ma le sta bene.
“Vuoi ballare?” mi chiede dopo più di un’ora che siamo lì. Annuisco e andiamo in pista da ballo a scatenarci, poi arrivano i lenti e cingo la vita a Mary Jane che mi circonda il collo con le braccia.
“Chi l’avrebbe mai detto che ci sarei stata io qui?”
“Che intendi dire, MJ?”
“Beh, se W fosse venuta al ballo saresti stato sempre con lei, non ti avrei avuto tutto per me nemmeno per un secondo”
“Mi volevi tutto per te?”
“Ti voglio ancora tutto per me”
Sorrido leggermente, la conversazione si sta scaldando e la cosa mi preoccupa.
“Beh adesso siamo qui, inutile pensare a cosa sarebbe successo se non fossimo stati qui”
“Ti piaccio, Billie Joe?” mi chiede all’improvviso. Non so cosa rispondere, effettivamente nemmeno so cosa pensare.
Mi piace Mary Jane?
Mi piace il suo essere punk e il suo aspetto, ma tutto il resto?
“Perché me lo chiedi?”
“Perché ho fatto tutto questo per te”
“tutto questo cosa?”
“il mio abbigliamento, la musica punk, i capelli, i vestiti, e non far venire mia cugina al ballo per stare con te”
Mi allontano da lei guardandola sbigottito.
“Che cosa? Non hai fatto venire qui W per questo?”
“Perché tu mi piaci!”
“Si ma tu non piaci a me, Mary Jane. Ti voglio bene, sei una buona amica e molto carina ma niente di più”
Mary Jane si rabbuia, sembra adirata.
“E’ perché sei innamorato di lei, vero?”
“No, ma anche se fosse? Non dovrebbe interessarti”
Mentre bisticciamo, all’improvviso, la sala piomba nel silenzio.
La vedo e anche la musica sembra essere sparita dalla sala, W è bellissima.
Entra accompagnata da Mike, Trè, Al e Sienna.
“Lei che ci fa qui?” dice Mary Jane che sembra star per scoppiare.
“Mi hanno trascinato qui” si giustifica W alzando le spalle.
“Noi abbiamo da fare, voi tenetevi compagnia” dicono Mike e Trè prima di sparire nel nulla.
Mary Jane sembra calmarsi leggermente, capisce che non è colpa di W, che pensava solo al bene di sua cugina.
La mia migliore amica si merita una bella serata.
“Posso avere la vostra attenzione?” dice il professore di ginnastica salendo sul palco.
“E’ il momento dell’elezione del re e della regina del ballo”
Io e W sbuffiamo.
“Si aprono le scommesse su quale sarà la cheerleader eletta quest’anno” dice lei poggiandosi a un tavolino.
“E i vincitori sono….che strano, entrambi non erano stati candidati, Signor Armstrong, Signorina Rose, salite sul palco avete vinto!”
Io e W ci guardiamo con gli occhi fuori dalle orbite.
“Che cazzo ha detto?” urla lei, guardiamo verso le urne dove Mike e Trè stanno ridendo a crepapelle.
Sono stati loro, quei brutti stronzi.
Saliamo sul palco e veniamo incoronati, W con la sua corona è ancora più bella.
“Love me Tender” di Elvis inizia e noi due ci dedichiamo al ballo del re e della regina.
L’ultima volta che abbiamo ascoltato questa canzone stavamo litigando.
“Questa va aggiunta alle cose da scrivere sull’annuario” dico io e lei ride.
“Abbiamo una vita troppo movimentata per essere così giovani”
“E’ il bello di essere giovani”
Ci guardiamo e lei poggia la testa sulla mia spalla, calmandosi.
Continuiamo a ballare, mentre le luci si abbassano, la notte passa, e tutto il resto ci scivola addosso.
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE.
Dai visto che me l’avevate chiesto e dovevo farmi perdonare l’assenza ho scritto ben due capitoli in un giorno! Mi volete bene, vero? :3
Spero questo capitolo vi piaccia, anche perché tra poco ci liberiamo di Mary Jane.
Billie e W si vogliono bene, dopo tutto lei è la sua migliore amica.
E ne abbiamo ancora da sentire!
Rage & Lol :3

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Capitolo 16
*** HOMECOMING ***


Homecoming
 
 
 
 
 
 
 
 
-W-
 
È giugno.
La scuola è finita, l’estate ci ha invasi con il suo calore e le sensazioni di calma che provoca.
Io e Billie, dopo mesi e mesi, ci siamo di nuovo concessi una giornata in spiaggia da soli, come quando eravamo bambini e non avevamo nessun’altro tranne noi.
Billie sta mettendo la cera sulla sua tavola da surf, io prendo il sole in costume sul mio asciugamano azzurro.
“Ci sono delle onde pazzesche oggi, ti sfido”
Alzo la testa verso di lui e gli lancio uno sgardo pungente.
“Mi stai davvero sfidando, Armstrong?”
“Sarà una lotta all’ultimo sangue, Rose!”
Prendo la mia tavola e ci lanciamo in acqua, nuotando verso le onde.
Billie manca la prima mentre io, che a dire il vero non sono proprio un campione del surf, salgo sulla mia tavola reggendomi in equilibrio.
Era stato Andrew ad insegnarmelo, quando avevamo nove anni, poco prima che si ammalasse.
Carezzo l’onda con la mano e chiudo gli occhi, poco prima di cadere in acqua ridendo.
Prendiamo entrambi l’onda dopo, ma Billie è decisamente più bravo di me che sembro essere in equilibrio per miracolo.
Cominciamo a nuotare con le tavole più verso il largo per prendere le onde migliori, ma io cado non appena salgo in piedi alla tavola, mentre Billie fila via che è un piacere.
“Questo non vuol dire niente, Armstrong!” gli urlo e nuoto un po’ più verso il largo di lui per vedere se riesco a trovare qualche onda decente.
Ma, all’improvviso, guardando dritto davanti a me, mi si gela il sangue nelle vele.
 
 
-B-
 
Dopo aver preso l’ultima onda mi guardo intorno, che fine ha fatto W?
Nuoto un po’ più a largo e mi blocco, terrorizzato.
“non muoverti” le dico lentamente.
Lei è immobile, bianca come un fantasma, guarda la pinna a meno di sei metri di distanza da lei.
“Tieniti a galla solo con le braccia, se muovi le gambe ti scambia per una foca e ti morde” dico cercando di mantenere la calma il più possibile.
Non so cosa fare.
Io nuoto più veloce di lei, forse se vado lì e la afferro riusciamo ad arrivare a riva prima che ci raggiunga, ma è un grosso rischio.
Deglutisco.
Poi il mio cervello decide a cosa tengo di più, mi lancio verso di lei risvegliandola e me la porto sulle spalle, cominciando a nuotare verso riva più veloce che posso, fino a quando non sento un rumore che mi blocca.
Non è di certo il rumore che mi aspettavo.
Più che altro, un verso.
Io e W ci guardiamo e scoppiamo a ridere contemporaneamente.
Un delfino.
Ci avviciniamo con cautela per non spaventarlo, lui ci guarda curioso e si fa accarezzare.
“Ci hai fatto prendere un infarto, vecchio mio”
 
Torniamo a riva e camminiamo per la strada mano a mano, fino a tornare a casa.
“Mary Jane va via domani mattina” mi dice lei sospirando.
“Lo so, ne parla da un mese”
“Si stava preparando psicologicamente, suppongo”
“Sei mesi sono lunghi da buttare al vento”
“Tu ringrazia solo che adesso non ti corre più dietro”
Ci guardiamo ancora un po’.
“E’ difficile lasciare una casa per tornare ad un’altra”
“Casa è dove si trova il tuo cuore, no?”
“Che stronzata, nessun cuore batte allo stesso modo”
W alza gli occhi al cielo e mi bacia la guancia.
“Ci vediamo stasera al Rod’s, se fai di nuovo tardi alle prove Mike ti mangia”
“A stasera, Whatsername, Amanda, Rebel… insomma ciao, eh!”
 
 
-la mattina dopo-
-W-
 
 
“Sei pronta?”
Mary Jane prende la valigia e il borsone e sospira.
“Non sarò mai pronta per questo”
Scendiamo le scale e carichiamo le valige in macchina, salendo sul sedile posteriore.
Rimaniamo tutti in silenzio mentre la accompagniamo alla stazione.
I ragazzi sono già lì ad aspettarci, un mazzo di fiori in mano e un sacco di bigliettini di addio.
La abbracciano tutti, Mike invece, con grande sorpresa, la bacia.
Rimaniamo tutti con la mascella a un centimetro dal pavimento, mentre a loro sembra una cosa normale, a quanto pare ci tenevano nascosta questa cosa da un po’.
“Buon ritorno a casa”
Mary Jane sale sul treno in lacrime e ci saluta con la mano.
È tornata quella di sempre nell’ultimo mese, è tornata ai suoi capelli biondi e al suo abbigliamento normale.
Billie mi circonda le spalle con un braccio e abbracciamo Mike.
Mentre torniamo verso casa Billie mi sembra nervoso.
“W?”
“Si, BJ?”
“Posso chiederti una cosa?”
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Eccomi qua! Finale ad effetto! BADUM! Finalmente ci siamo liberati di Mary Jane :’) No, dai, un po’ dispiace…soprattutto per Mike :’(
Povero cuore…. Vabbè d’ora in poi le cose cambieranno, i ragazzi crescono e questo non passa inosservato.
Cambia tutto….cambiano i sentimenti, l’aspetto, la musica….
A presto con un nuovo capitolo!
Rage & Lol :3

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Capitolo 17
*** Why do you want him? ***


Why do you want him?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-W-
 
“Ti prego!”
“Non se ne parla, Billie”
“Dai, sarà solo per una sera!”
“N
on ci vengo al matrimonio di tua madre, non sono stata invitata!”
“Veramente sei stata invitata, ma non è colpa mia se quel giorno i tuoi sono a Seattle”
“Esatto, senza di loro sarebbe sconveniente”
“Sarebbe peggio se tu non venissi, immagina…” Billie Joe si pianta davanti a me allargando le braccia con la sua solita teatralità “mia madre ti invita al suo matrimonio, quello che dovrebbe essere un giorno molto importante! Lei che ti conosce da quando eri una bambina, che ti ha visto crescere! E tu che fai? Non ci vieni! Oltretutto lasciando solo il tuo migliore amico che, considerando che è assolutamente contrario a queste nozze, potrebbe tranquillamente urlare ‘io mi oppongo’ nel bel mezzo della cerimonia”
Ci penso su per qualche secondo e lo prendo a pugnetti sul braccio.
“Va bene, ci vengo, ma non ho  alcuna intenzione di ballare con i tuoi zii ubriachi”
“Ci sarà Mike a proteggerti da Zio Jeff!”


 
Il sabato seguente è il giorno della cerimonia, a quanto pare il colore dominante della giornata sarà il verde quindi opto per un vestito a campana senza spalline, verde oliva, con dei nastrini più scuri in vita e tra i capelli, una coda di cavallo con un unico grande boccolo e il ciuffo lasciato mosso.
Billie passa a prendermi mezz’ora prima dell’inizio di tutto.
La cerimonia si terrà nel giardino di casa Armstrong, opportunamente arredato per l’occasione da gazebi e gabbiotti pieni di fiori, un tavolo per i rinfreschi e delle panche imbottite.
Tutti i ragazzi e Olly devono aver lavorato un sacco e risparmiato da mesi per tutto questo.
Billie ha l’abito da cerimonia e la cravatta di un verde molto chiaro, simile a quello del mio vestito.
Gli do il braccetto e cominciamo a camminare per poi sederci su una delle panche imbottite in prima fila.
La gente comincia ad arrivare e lo sposo si posiziona sotto il gazebo di fiori insieme al parroco.
Billie mi stringe forte la mano, sento i suoi denti strisciare in ghigni poco simpatici e gli stringo il braccio più forte.
“Calmo, Bill”
“Non posso stare calmo… perché vuole lui?”
“Pensavo ne avessimo già parlato…”
“Si ma non può! Lei lo ha già un marito, mio padre! E non è giusto che…”
“Si che è giusto, Billie! Tua madre ha sofferto tanto dopo la perdita di tuo padre e si è ritrovata a mantenere una famiglia larga tutta da sola, e può desiderare di essere felice dato che tuo padre è…” mi blocco desiderando di tapparmi quel dannato buco che ho al posto della bocca.
“…Morto? Si, mio padre è morto, questo è vero. Ma questo non vuol certo dire che bisogna dimenticarsi di lui. questa è casa sua, non di Brad. Noi siamo figli di Andrew Marciano Armstrong, non di chiunque ci sia lì in piedi!”
“In piedi!” proclama il parroco e noi ci alziamo.
Olly entra accompagnata da David. Ha un taieur verde acido molto carino e indossa un cappello con veletta, sorridendo con il suo bouquet di fiori in mano mentre suo figlio la scorta all’altare.
Billie non si muove, ma noto che sul suo viso c’è l’accenno di un sorriso.
Vuole bene a sua madre.
 
Alla fine della cerimonia tutti applaudono e andiamo al rinfresco, io mi siedo accanto a Billie e sua sorella Anna, il tavolo più vicino a quello degli sposi che chiacchierano beati.
Nessuno ha avuto obiezioni fortunatamente.
Mangiamo e chiacchieriamo come se nulla fosse e persino Billie sembra essere più tranquillo.
Finito il pranzo aprono le danze e tutti ci lanciamo in pista a ballare l’ultimo singolo di Madonna.
Rido e scherzo e ballo e mangio e bevo spumante e rido ancora.
Olly attira la nostra attenzione per il lancio del bouquet, allora tutte le ragazze single o nubili si mettono dietro di lei pronte ad afferrarlo, io sono praticamente seduta un po’ più lontano da loro per evitare risse, tanto comunque il matrimonio non è tra i miei progetti più imminenti.
 
Mandando a fare in culo la legge delle probabilità, il bouquet atterra proprio tra le mie gambe, scatenando l’ilarità di tutti.
Lo conservo sul mio posto e mi metto una delle margherite tra i capelli.
“Oh no” dice Billie Joe con uno sguardo terrorizzato, nascondendosi dietro di me.
“Cosa c’è?”
“Lei!” indica una ragazza bassa, bionda e bruttina che è appena arrivata.
“E chi è?”
“La figlia di Brad, Julia, ha una ossessione spaventosa per me, ma io la detesto”
Io rido.
“Dai Bill, stanno per cominciare i lenti, chiedile di ballare”
“Ti prego, fingi di essere la mia ragazza”
“Che cosa?”
“Dai W, in nome della nostra amicizia aiutami”
Billie non mi da il tempo di rispondere e mi prende di peso e porta al centro della pista da ballo, a ballare ‘Hallelujah’, gli circondo la nuca con le braccia e lui mi cinge la vita, cominciando ad ondeggiare a ritmo.
Julia si avvicina a noi con aria indignata e mi squadra dalla testa ai piedi.
“Ciao Billie” dice con un accento molto marcato, forse viene dal Sud.
“Heilà, Julia”
“Non sapevo saresti venuto accompagnato”
“Oh, parli di W? Beh, stiamo insieme da quando eravamo poco più che bambini, pensavo lo sapessi!”
“No. Non lo sapevo.”
Io le sorrido con l’espressione più dolce che riesco a produrre in quel momento.
“Piacere, sono W”
“E da quanto state insieme voi due?”
“Oh? E chi li conta più! Ci siamo incontrati che io avevo si e no quattro anni e da lì tra me e Billie è sempre stato amore a prima vita, è il mio migliore amico”
Billie sorride e mi bacia sulla fronte, mi piace quando lo fa, solitamente è quando deve consolarmi per qualcosa.
“Bene.” Dice lei dileguandosi tra la folla.
Scoppiamo a ridere e continuiamo a ballare, mentre la notte si fa più buia e la musica più lenta.
Poggio la testa sulla spalla di Billie e mi rilasso, chiudendo gli occhi.
Le stelle sono alte nel cielo, ma noi ci guardiamo negli occhi, io ancora posata sulla sua spalla.
Poi guardiamo in altro, verso la volta celeste, perdendoci tra tutti quei miliardi di puntini luminosi.
“E’ una bella notte” dice lui come rassegnato al fatto che la serata sia terminata in bellezza. Io gli sorrido dolcemente e penso bene a cosa potrebbe succedere.
“La notte dei nuovi inizi”
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
 
Ancora io! Ho scritto questo capitolo in fretta e furia, spero vi piaccia, non scordatevi di recensire :D Grazie a chi lo fa costantemente e a chi mi ha inserita tra i preferiti :D E così Olly si è sposata, e W e Billie si sostengono ancora a vicenda, nonostante tutti gli imprevisti.
Adesso farò qualche salto temporale per arrivare alla parte CLUE della storia, quindi non sorprendetevi troppo :D
 
Rage & Lol :3

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Capitolo 18
*** Disappearing Boy ***


Disappearing Boy
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-B-
 
“Questo comportamento non è ammissibile in questo istituto, signor Armstrong!!”
Santo Dio, questo parla da mezz’ora, ma non si ferma mai a respirare?
“Questa qui è una scuola, non un ring per il wrestling! Sarebbe una scuola rispettabile se non fosse per elementi come lei o Pritchard o Wright, i suoi voti alti sono tutti da rivedere”
Sospiro alzando gli occhi al cielo e mi rilasso sulla poltrona dell’ufficio del preside.
“Lasci Trè e Mike fuori da questa storia, sono stato soltanto io”
“E questa è una fortuna? Si rende conto che ha appeso quel ragazzo su di un albero? Insomma, poteva cadere e farsi del male!”
“Era a dieci centimetri da terra! Non sono abbastanza alto da appenderlo più in alto”
“Beh questo non conta, non accetto risse nel mio istituto”
“Quello stronzo ha nominato mio padre!”
Gli ringhio contro.
Il nuovo preside ne ha ancora di cose da imparare.
 Rimane imperturbabile a guardarmi, poggiato contro la finestra con le mani incrociate al petto.
Sospira e abbassa lo sguardo.
“Capisco che la sua è una situazione difficile, signor Armstrong ma…”
“No, lei non capisce proprio un cazzo”
Lui mi fissa, il vecchio preside mi avrebbe già sospeso, invece lui mi guarda, soltanto guardo.
“Ho perso entrambi i miei genitori quando avevo tredici anni, Billie Joe, so benissimo come ci si sente”
Rimango con la bocca semiaperta a fissarlo sbigottito.
“… ed è proprio per questo che non la sospenderò”
“Cosa?”
“Mi hanno raccontato che lei ha un talento particolare per la musica… e io credo che i talenti vadano coltivati, non frenati… e poi l’ho ascoltata al ballo dell’anno scorso…. Sono un fan di ‘Going to Pasalaqua’ in effetti”
Sono ancora immobile ad ascoltarlo, ma mi prende per il culo?
“… cosa ha in mente?”
“Ho intenzione di iscriverla al musicol che sta organizzando la scuola, dato che ha una bella voce e un talento nel suonare”
“Che cosa?! Io suono punk non metto calzamaglie!”
“Questo non è un consiglio, Mister Armstrong, è una punizione. Non deve piacerle, siamo a ottobre ed è il suo penultimo anno di liceo, deve decidersi a mettere la testa a posto, le audizioni sono tra venti minuti, fossi in lei mi sbrigherei”
Esco dall’ufficio del preside deciso a sbattere la porta ma lui mi frena parlando.
“Mi saluti la signorina Rose, una volta lì”
Non lo capisco e vado verso l’auditorium della scuola, c’ero stato qualche volta per le prove con il gruppo.
Una volta lì apro la porta e a quanto pare interrompo un ciccione che stava facendo qualcosa che non si poteva chiamare canto.
“Desidera?” chiede l’insegnante di teatro.
“Billie?!” chiede W sorpresa con gli occhi fuori dalle orbite..
“Mi ha mandato qui il preside, devo fare l’audizione….”
“Oh! Lei è il signor Armstrong, venga pure, ma che sia l’ultima volta, il teatro non aspetta nessuno”
 
Scendo le scale e mi siedo accanto a W mentre il ciccione continua a cantare.
“Che ci fai qui?!” mi sussurra W.
“Punizione per la rissa”
“Rissa? Ancora?!”
“Si, ma che ci fai TU, qui?”
“Faccio l’audizione….”
“Serio?”
“Lo so che la mia voce non è un granché, ma questo progetto serve per i crediti per il college… e io amo Grease”
“Grease? Dai, pensavo peggio”
“Che hai intenzione di cantare?”
“Non ne ho idea, qualcuna delle canzoni comunque la conosco, quindi mi arrangio”
“Potremmo cantare insieme, magari. Io ci faccio una figura migliore di sicuro”
“Perfetto, non volevo cantare solo davanti a quell’essere”
la proff smette si sbraitare contro il ciccione e chiama i nostri nomi. Saliamo sul palco e W mi dice il nome della canzone nell’orecchio, la sapevamo entrambi da anni.
Le note di “Summer nights” cominciano e io e W cominciamo a cantare, dando sfogo a tutta la teatralità che possediamo per riprodurre fedelmente le scene del film.
Gli altri ragazzi ci seguono, un po’ come succede nei musical veri e propri.
La voce di W non è bellissima, ma non è niente male, noi la chiamiamo la voce da ninna nanna.
Appena finiamo la professoressa di alza e applaude lentamente.
“Lei è l’emblema di Danny Zucco, Mr Armstrong. E lei signorina Rose, mi promette che se le affido la parte lei si impegnerà a interpretare anche la Sandy cattiva ragazza?”
Io rido.
“W, ma lei è più punk di tutti qui!”
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Ebbene si, ci ho messo anche Grease! Non so perché ma ci ho sempre visto bene Billie Joe come Danny ahahaha. Crescono crescono e sono già al penultimo anno!
Andiamo avanti :D
Recensioniiiiiiiiiiiiiiiiiii
Rage & Lol :3

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Capitolo 19
*** Lost at Seventeen ***


Lost at Seventeen
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-B-
 
Diciassette anni.
Ho diciassette anni e per tutti sono molto pochi, mentre io me li sento uno ad uno sulle ossa.
Ho chiesto ai miei amici di non festeggiare e , almeno per una volta, loro hanno ascoltato.
Oggi fa particolarmente freddo e io ho solo voglia di provare con i Green Day tutto il giorno.
Mike e Trè ora si sono presi una pausa e giocano a baseball con vecchie bottiglie di birra fuori dal 7.11, io sono dentro ad accordare la vecchia chitarra classica, forse dovrei mandarla in pensione.
È da qualche mese che penso, penso e basta, un po’ a tutto.
Penso al mio futuro e penso a W, principalmente.
Dio, a lei penso di continuo.
Adesso è a casa malata, le prove di Grease e la scuola la sfiancano, senza contare che deve anche prendersi cura di noi.
Fischietto un po’, sempre lo stesso motivetto che fischietto da quando avevo dieci anni, sei note in sequenza che però proprio non riesco a mettere in una canzone.
Sospiro, ho proprio voglia di scrivere una canzone, le parole mi ronzano in mente da gennaio dell’anno scorso.
Accenno qualche nota sulla chitarra, non voglio che sia una canzone troppo triste o troppo allegra o troppo sdolcinata.
Voglio dare l’idea di una lite romantica, voglio dare l’idea di lei.
 
“She, she screams in silence,
A sullen riot penetrating through her mind,
Wait, waiting for a sign
To smash the silence with the brick of self control”
 
Voglio un ritmo che parli di lei, che la rappresenti a pieno.
 
“Are you locked up in a world
That’s been planned out for you?
Are you feeling like a social tool without a use?
Scream at me until my ears bleed,
I’m taking heed just for you.”
 
Mi blocco ed ho un groppo in gola.
“No, non fermarti, è bella”
Mi giro verso la porta, Mike e Trè sono sulla porta e mi guardano sbigottiti.
Da quando Al se n’è andato Trè è dei nostri, Al non l’ha ancora detto esplicitamente, ma noi tutti sappiamo che è solo questione di tempo.
“E’ solo un abbozzo”
“Un abbozzo molto buono, potremmo ricavarne qualcosa”
“No! Questa… io non posso” Trè alza un sopraciglio.
“BJ, tutte le canzoni che scrivi parlano di lei, non credo una in più cambi le cose”
“Si, ma questa è… lei. Insomma non ora, okay? Magari per il prossimo disco”
“Disco?”
“Si, insomma, pensavo che potremmo registrare qualcuna delle nostre canzoni, creare una mezza copertina e vedere se qualche casa discografica di butta, no? Dopo tutto non abbiamo nulla da perdere, suoneremmo in ogni caso”
Loro si battono il cinque.
“Ci sto!”
“Come lo chiamiamo?”
“Che ne dite di ‘Slappy” dice Trè prendendosi un caffè.
“Mi piace”
“Non ci mettiamo tutte le nostre canzoni, magari solo quattro o cinque, così se mai ci teniamo le migliori per noi”
Annuisco e prendo i testi delle canzoni dal pavimento, uno scivola ai piedi di Mike.
“E questa cos’è?”
“Nulla, una vecchia canzone, probabilmente avevo tredici anni quando l’ho scritta”
“Lei?”
“Chi altri se no?”
“ ‘Only of you’ è un bel titolo, posso sentirla?”
“Se me la ricordo!”
“Ti diamo una mano noi”
Prendo Blue e faccio finta di ricordarmi come faccia la canzone, in realtà lo so benissimo, conosco come me stesso tutte le canzoni che ho scritto.
 
Vorrei poterti dire…
Ma le parole verrebbero fuori male
Oh se solo tu sapessi…
Come mi sono sentito per così tanto tempo
So che siamo come mondi distanti
Ma mi sembra che non importi
Questi sentimenti nel mio cuore
Li voglio dividere solo con te
La prima volta che ti ho vista di sfuggita
Allora tutti i miei pensieri erano solo per te
Spero che con il passare del tempo
Penserai lo stesso di me
Trascorro molte notti sveglio
Vorrei solo che tu potessi vedere
So che siamo solo amici
Spero che questo sentimento non finisca mai
Se solo potessi stringerti
È la sola cosa che voglio fare.”
 
Suono l’ultimo accordo e li guardo, loro ridono e Trè mi lancia una bacchetta contro.
“Sei una cazzo di macchina sforna canzoni, Armstrong!”
“Eri innamorato di lei già a tredici anni?”
“Uno, adesso non sono innamorato di lei. Due, si a tredici anni lo ero, e in questa canzone, come in “At the library” parlo del nostro primo incontro”
“Ma non era stata lei a venire a casa tua?”
“A dire il vero no, non esattamente. Io la vidi il giorno prima in libreria, di sfuggita. Cazzo, aveva quattro anni e già sapeva leggere! E leggeva roba seria! Non quei libri idioti per bambini con le figure e i versi di animali, ma fiabe tipo Andersen o roba del genere. Era adorabile, con quei due occhi scuri enormi e i riccioli marroni, faceva ridere. Me lo ricordo ancora come se fosse ieri. Mio padre non faceva altro che ripetermi che un giorno avrei dovuto sposarla perché una donna che ama leggere è intelligente e le donne intelligenti e simpatiche vanno sposate prima che ci pensi qualcun altro”
Trè mi sorride.
“Non aveva tutti i torti”
“Beh adesso basta discorsi da finocchi, passami una birra, Mike, abbiamo perso fin troppo tempo”
 
 
-W-
 
“Mi dite dove diavolo stiamo andando?”
“No, perché altrimenti tu ce lo vieti”
“Se ve lo vieto vuol dire che ho una buona ragione per farlo”
“Zitta e cammina, W, siamo quasi arrivati”
“Si ma io ho freddo! E fino a ieri avevo la febbre, posso ricordarvelo? È il 18 febbraio e mi avete fatta uscire in camicia da notte! Se questo è uno scherzo o uno dei riti della setta satanica a cui sono convinta voi apparteniate, beh allora non è divertente!”
“Cazzo, ma quanto parla questa?”
“Ti ho sentito, Trè”
Continuo a camminare infreddolita e bendata, guidata da Billie e Mike.
“Prendi la mia giacca” dice Billie Joe posandomi il suo giaccone sulle spalle, ora va un po’ meglio.
“Siamo arrivati”
Mi levano la benda e rimango pietrificata.
“Che cazzo ci facciamo qui?” sussurro nel tono più arrabbiato che posso.
“La copertina per il nostro disco!”
“Disco? E da quando dovete fare un disco?”
“Da circa dodici ore, probabilmente”
“Ma che diamine…”
“Ci auto produciamo, poi se piace lo portiamo a una casa produttrice”
“E io che c’entro in tutto questo?”
“Sarai la nostra copertina!”
“In un cimitero!?” mi tappo la bocca accorgendomi di aver urlato.
“Si! È il luogo perfetto! Guarda le foglie di quell’albero che cadono, e l’altro laggiù completamente spoglio, e le lapidi! Cazzo che forza!”
“Ma qui ci sono sepolte delle persone! Persone vere! Non credo questa cosa sia legale”
“Dai, W, non fare la guastafeste”
Sospiro.
“E va bene, cosa devo fare?”
“Sciogliti i capelli e mettiti lì sotto l’albero tra quelle due lapidi e l’altra alta, stai ferma immobile come se fossi un fantasma, okay?”
“Okay”
Mi posiziono dove mi hanno detto e sciolgo i capelli che ricadono sulle spalle in morbide onde, ieri in un impeto di noia mi sono fatta i boccoli quindi sono più fluenti del solito.
Lascio a Billie la giacca e mi metto in posizione.
Lancio i capelli quasi tutti da un lato e sollevo abbasso leggermente la testa, una folata di vento mi gonfia la camicia da notte a fiori proprio mentre scattano.
“Perfetta” dice Billie.
“Ma sembrerò grassa!”
“Andrà benissimo, e poi non volevi che si sapesse che sei tu, no? Ti scuriremo un po’ i capelli e il gonfiore del vestito ti farà sembrare tutt’altra persone”
“Non ho più il mio nome, non ho più il mio corpo, tempo qualche anno e vi dimenticherete di me”
“No, probabilmente la tua faccia di cazzo mi rimarrà impressa a vita” dice Billie stampandomi un bacio sulla guancia.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Tadaaaaaaaaaa, rieccomi! Aspettavo un po’ più di recensioni prima di pubblicare il capitolo ma amen, mi abituerò :’) comunque in questo capitolo il primo cd dei Green Day comincia a prendere forma, Billie compie diciassette anni, pensa sempre di più a W e vengono scritte\suonate\ pensate She e Only of you! Che volete di più dalla vita? :D
Rispondete un lucano e vi picchio <3
Ho voluto dare al capitolo per la prima volta non il nome di una canzone dei Green Day ma del disco dell’amata prole di BJ, gli Emily’s army :D
A presto con il prossimo capitolo :D
Rage & Lol :3

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Capitolo 20
*** On Holiday! ***


On Holiday!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-W-
 
“Sei proprio sicura di avere preso tutto?”
“Si, papà, sicurissima”
“Hai abbastanza soldi? Qualcosa da mettere se fa freddo? E lo spray al peperoncino che ti ho comprato, ce l’hai? Chiama appena arrivi, e non bere, e non far bere nemmeno i ragazzi, e stai lontana dai ragazzi e dai covi di drogati e stasera chiama, te l’ho già detto questo?”
“Papà, stasera siamo ancora a Berkeley, e oltretutto non andremo oltre San Francisco, stai tranquillo, sai che sono io quella affidabile del gruppo”
“Si ma se qualcuno tenta di aggredirti saranno quei tre a difenderti!”
“Ho il mio spray, ricordi?”
“Quindi lo hai preso lo spray!”
“Papà!”
“Okay, scusa, la smetto. Solo che non sono ancora pronto all’idea che tu vada in viaggio da sola, senza di me, oltretutto con tre maschi!”
“Tre maschi che conosco e conosci da quando non erano più che bambini, stai tranquillo, andrà tutto bene”
Mio padre prende un respiro profondo e mi abbraccia.
“So che adesso sei grande, ma hai pur sempre un anno in meno di loro e a quest’età è una differenza abissale”
“Siete voi che avete voluto mandarmi un anno avanti con gli studi!”
“Sapevi leggere e scrivere meglio di me a quattro anni, che avremmo dovuto fare tenerti un altro anno all’asilo pregandoti di non spiegare ai bambini perché è impossibile che Babbo Natale esista?”
Rido e gli do’ un bacio sulla guancia.
“I ragazzi passeranno tra poco, non ti preoccupare guideremo con prudenza”
“Mi prenderò cura di Nancy da parte tua”
Nancy è il Pick-up verde oliva che mio padre mi ha regalato per i sedici anni, all’inizio era poco più di un rottame puzzolente, ma io, Billie Joe e Mike abbiamo dato vita alla materia inanimata, rendendolo più che veloce e perfetto per gli spostamenti dei Green Day, quando la “Book Mobile” era impegnata.
Mio padre afferra la mia valigia e usciamo di casa, aspettando sul vialetto l’arrivo dei ragazzi.
Avevamo deciso di fare un viaggio per staccare un po’ dalla realtà, in giro per la California, tra mare, spiagge, musica dal vivo e ricerca di avventura, e magari di una casa discografica che notasse i Green Day.
La “Book mobile” arriva sul viale di casa mia, alla guida c’è Mike che saluta mio padre con un cenno.
Metto le due dita sulla bocca e fischio due volte, il segnale per Billie Joe che i ragazzi sono arrivati e può scendere.
Billie sbuca dalla finestra di camera sua, lancia un borsone da palestra nel giardino e scende dall’albero che collega casa mia a casa sua.
“Finirai per romperti l’osso del collo, figliolo” gli dice mio padre dandogli una pacca sulla spalla. Billie sembra davvero un bambino rispetto a mio padre, dato che lui è alto circa un metro e settanta e mio padre uno e novanta.
Io di mio cerco di non fargli notare troppo che sono più alta di lui.
“Non si preoccupi signor R, e non stia in ansia, sua figlia è in buone mani”
“Non ne dubito, ragazzo, ma dovete comunque tenere una distanza di sicurezza da lei, qualcosa tipo….dieci metri andranno bene”
“Okay, W, l’hai sentito? Lega una corda con uno skate alla macchina e seguici così”
Rido e saluto mio padre, salendo sul sedile posteriore della macchina accanto a Billie, mentre Mike e Trè sono davanti.
“Parti Mike!” urliamo in coro, Mike accende la macchina e va lentamente fino a quando non usciamo dalla visuale di mio padre e comincia ad accelerare.
“Programmi per stasera?”
“Andiamo in una pensione di Berkeley centro per stanotte, stasera invece Trè ci porta in un posto per vedere se troviamo qualche ingaggio”
All’improvviso capisco e sorrido a trentadue denti, dando una pacca sulla spalla di trè.
“Trè, non vorrai mica dirmi che andiamo…”
“Zitta, donna! Non vorrai rovinare la sorpresa a questi due”
Rido e mi lascio andare contro lo schienale, Billie cerca di estorcermi informazioni ma io rimango in silenzio, fino a quando lui non rinuncia e ci mettiamo tutti insieme a cantare a squarciagola per la strada attirando l’attenzione dei poveri ignari passanti e godendoci a pieno il caldo di luglio.
Arriviamo alla pensione per le otto di sera, abbiamo due camere con due letti singoli ciascuna, Mike e Trè sono in una mentre io e Billie Joe, che comunque siamo più che abituati a dormire insieme, alloggiamo in quella accanto.
Cominciamo a prepararci per la serata, Billie ha messo una camicia a maniche corte nera e pantaloni dello stesso colore con le sue immancabili converse.
Lo guardo.
“Mmh…. Manca qualcosa…. non hai proprio l’aspetto da musicista?”
“Adesso oltre che musa ispiratrice e manager sei anche stilista?”
“Ecco, metti questa” gli dico passandogli una cravatta rossa che trovo nella sua valigia “e se ti serve la mia matita per gli occhi chiedimelo, invece di rubarla dal mio beauty mentre sono girata, tanto comunque io non la uso”
Per la serata noto che siamo tutti abbastanza eleganti, quindi metto il vestito che Mary Jane aveva comprato per il mio compleanno, quello di pizzo nero, ma non ho alcuna intenzione di mettere i tacchi.
Quindi mi lego i capelli in una coda alta, lasciandoli ricci, e indosso un paio di piccoli cerchi d’argento.
“Sei pronta, W?”
“Si, andiamo a chiamare gli altri”
Trè è vestito quasi uguale a Billie Joe, ma la sua cravatta è bianca, mentre Mike, che è andato controcorrente, ha messo una  canotta smanicata con vari disegni di graffiti e dei pantaloni neri.
Usciamo dall’albero e Trè tenta di decifrare una cartina per capire dove ci troviamo e dove dobbiamo andare, ma alla fine arriviamo sani e salvi al nostro obiettivo; il Gillman!
Era da quando Trè mi salvò la sera del ballo che non si tornavo.
Billie e Mike sembrano essere appena arrivati al paese dei balocchi, rimangono a guardare sbigottiti l’entrata.
“Allora rimaniamo qui a fare la muffa o vi decidete ad entrare?”
“Ma questo è… Cazzo Trè sei un genio” dice Billie mettendosi in spalla Blue ed entrando nel locale.
C’è molta gente dentro e dobbiamo farci largo tra la folla per arrivare al bar e ordinare un cocktail, rigorosamente analcolico, al Gillman non servono alcol.
Dopo un po’ cominciamo a dirigerci verso il palco, che stranamente è ancora vuoto, per vedere se riusciamo a contattare qualcuno della direzione per eventuali ingaggi, ma dietro le quinte è tutto frenetico, le persone corrono a destra e a sinistra non prestando attenzione a nessuno.
Guardo Billie e Mike chiedendogli cosa dobbiamo fare.
“Parlaci tu, W! sei tu la manager”
“E cosa dovrei dire?”
“Non lo so, qualsiasi cosa!”
mi avvicino ad un uomo con una cartellina in mano e gli tocco la spalla, lui sembra stia parlando contro qualcuno urlando particolarmente forte.
“Mi scusi…?”
Si gira verso di me e mi guarda con un sospiro di sollievo.
“Oh grazie al cielo, sei tu la presentatrice venuta a sostituire Claire, Jennifer, vero?”
“Hem…veramente io…”
“Si, è lei!” dice Billie Prendendomi per le spalle e sorridendo al tizio.
“Scusate il ritardo, solo che abbiamo avuto qualche problema con la strumentazione” aggiungono Trè e Mike affiancandomi.
“E loro sono…”
“Il gruppo che io rappresento, pensavo che all’agenzia vi avessero detto di inserirli in scaletta per la serata, ci sono problemi?” recito il ruolo della snob ma l’uomo sospira e annuisce.
“Va bene, siete i primi, adesso vai in sala trucco, andiamo in scena tra dieci minuti”
Sgrano gli occhi guardando i ragazzi che invece sono al settimo cielo, una ragazzina bionda mi pianta su una sedia e comincia a truccarmi alla velocità della luce, mentre un’altra mi lucida i miei anfibi neri.
“Wow, non serve quasi nulla di trucco, sembri avere la pelle di una sedicenne!”
“Ah si? Me lo dicono in molti, sai”
“Okay, in scena tra due minuti”
Mi alzo e vado verso l’entrata destra del palco, il tizio di prima mi butta una cartellina nelle mani lanciandomi sul palco, solo in quel momento mi accorgo che non ho la più pallida idea di quello che devo fare o dire.
Un riflettore mi illumina e la sala piomba nel silenzio, è il mio momento, devo presentare i ragazzi.
“Buona sera Berkeley!” urlo nel microfono, la sala risponde con un boato e bicchieri che si alzano in aria.
“E’ estate, gente. In California questo vuol dire solo tre cose: Surf, feste e buona musica! E qui al Gillman possiamo provvedere ad almeno due di queste cose! Siete pronti per il rock?!” altro boato.
“Questa è l’alba del resto della nostra vita, ON HOOOOOLLIDAAAAAAAAAAAAY!” urlo insieme alla folla.
“E senza ulteriori indugi che vi presento una band nuova che ha qualcosa da urlarvi, siate pronti per il rock, siate pronti per il punk, siate pronti per i GREEN DAY!”
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE.
La prima apparizione dei Green Daaaaaaaaaaay. Come vedete mi sto prendendo un po’ gioco di voi  riguardo al nome di Whatsername :3 il motivo è che in molte interviste ho sentito dire che il primo album era dedicato tutto alla stessa ragazza, una cotta giovanile di Billie Joe, una certa Jennifer (appunto il nome che danno qui alla nostra W), poi ho sentito dire che la ragazza per cui hanno scritto She è la stessa a cui si ispira Whatsername (una certa Amanda, proprio come tutta la scuola pensa che si chiami W, per colpa di Trè) poi il soprannome W come Whatsername, Rebel come She’s a Rebel e così via :D questo capitolo avrà una parte due, che parlerà dell’esibizione dei Green Day e del loro… dopo festa ;) preparatevi a tutto!
Mi raccomando con le recensioni, vi vedo molto fiacchi in questo periodo
LLL
Rage & Lol :3

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Capitolo 21
*** Green Day ***


Green Day
 
 
 
 
 
 
-W-
 
I ragazzi salgono sul palco e in quel momento sparisce ogni imbarazzo o inibizione.
Billie va dritto verso il microfono e lo prende tra le mani, chinandosi in avanti vero il pubblico ed urlando:
“Berkeleeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeey!”
Nel locale si alzano i bicchieri, tutti guardano quei tre diciassettenni  decidendo cosa pensare, aspettando che loro inizino a suonare per capire se hanno talento oppure no.
“Queste canzoni sono tutti nostri inediti, tutti grandissimi ‘vaffanculo’ alle storie d’amore da ragazzine, queste sono canzoni su ossessioni, su donne che si fanno da eroe da sole, queste sono per la nostra musa Whatsername”
Billie mi guarda e sorride, io sono sul punto di piangere per quanto sono commossa.
Tornano tutti concentrati sul pubblico e Billie comincia a suonare Blue come se stesse accarezzando una ragazza, Mike invece è più deciso, più che altro sembra che stia combattendo una guerra, Trè è solo Trè, si diverte come un bambino.
‘Cosa ti succede?’ chiedo a me stessa mentre guardo Billie cantare, mentre ascolto le sue parole penetrarmi dentro l’anima e le ossa.
Come posso essere felice così? Come posso ammettere un amore che rovinerebbe entrambi? Io andrò via alla fine di quest’anno, se vengo presa a Princeton.
E anche se non dovessi essere presa non posso impedire a loro di coronare il loro sogno.
E allora cosa fare? Cosa pensare? Cosa provare.
Guardo ancora Billie, sta cantando una canzone di nome ‘Dry Ice’, e ho paura del messaggio che c’è dentro.
Billie mi guarda per un secondo, pieno di gratitudine, e capisco cosa fare.
Sono W, la sua migliore amica, e come tale, devo lasciarlo andare.
 
-B-
 
Canto Dry Ice con tutta l’anima che è possibile mettere in una canzone.
Oh I love her
Keep dreaming of her
Will I understand
If she wants to be my friend
I'll send a letter to that girl
Asking her to by my own”
W mi guarda, gli occhi lucidi, orgogliosa di noi, e io mi sento meglio.
Dimentico che davanti a me potrebbe esserci il mio futuro, dimentico che questo palco è stato calcato da gente molto più brava ed esperta di me, vado avanti e dietro per il palco, Mike mi segue a ruota e facciamo un gran casino, nascondendo il vero messaggio della canzone e attirando l’attenzione del pubblico che ci segue a ruota.
 
But my pen is writing wrong  
So I'll say it in a song
Oh I love you more right now
More than I’ve ever loved before
Here's those words straight from these lips
I'll need you forever more”
 
Appena finisce Dry Ice, attacchiamo subito con “Don’t Leave me”.
Prendiamo il pubblico, prendiamo W, alla fine prendiamo anche noi stessi, e suoniamo perché ci piace farlo, perché è quello che sappiamo e vogliamo fare, non perché qualcuno ci sta guardando.
L’ultima canzone che suoniamo prima che scada il nostro tempo di esibizione è “The one I want”, scritta neanche un mese prima.
Vado avanti e indietro sul palco, mi inginocchio durante l’assolo, canto a squarciagola arpionando il microfono.
Mentre suono l’ultimo accordo penso a quando mio padre mi regalò Blue, e a quando cercò di insegnarmi i primi accordi, quando mi disse che se si deve fare musica bisogna farla con il cuore, altrimenti è tutto inutile.
Stacco le mani dalla chitarra e guardo in alto, la folle sta applaudendo, sono tutti entusiasti, ma io non sento nulla. Sorrido come un ebete, esattamente come fanno Mike e Trè.
Poi, voltandoci come niente fosse, usciamo dal palco.
 
-W-
 
“Sono fenomenali!” mi dice il tipo di prima scuotendomi per la spalla.
“A chi devo chiedere per ingaggiarli ancora?”
“ A me!” dico lasciandogli il numero di casa mia, senza pensarci troppo.
I ragazzi scendono dal palco tornando dietro le quinte, dopo un momento di euforia corrono ad abbracciarmi tutti e tre facendomi roteare e stringendomi sempre più forte.
“Siete stati spettacolari! Ho già ricevuto richieste di ingaggi”
“Davvero?!” urlano tutti e tre in coro, io rido e faccio la linguaccia.
“Scusate, sapete dove posso trovare il direttore? Sono la sostituta della presentatrice di stasera” ci chiede una ragazza fermandosi accanto a noi. Noi ci guardiamo e scoppiamo a ridere.
“Guarda, lì in fondo, noi ora dobbiamo scappare però”
Prendiamo le nostre cose e corriamo via dal Gillman lanciandoci per strada per trovare un posto dove passare la serata.
Siamo in vacanza, vogliamo distinguerci da quelle bugie inutili che ci propinano a scuola, è l’alba del resto della nostra vita.
 
Entriamo in un locale poco lontano, un posto abbastanza famoso e vicino al nostro albergo, dentro la musica è forte e luce e fumo dominano l’atmosfera.
Al centro della pista ci sono delle persone che ballano, il bar sulla sinistra e alcune sale private dove, sinceramente, non voglio sapere cosa stia succedendo.
Billie e Trè si lanciano in pista, mentre io rimango al bar con la mia Diet Coca a guardarli e a sorridere.
“A che pensi?” mi chiede Mike sedendosi accanto a me.
“Nulla, penso che farete strada”
“Okay, adesso dimmi a cosa pensi davvero, non è normale che tu stia seduta qui senza fare nulla ad una festa”
“Non mi piacciono le feste, dovresti saperlo”
“Già, sei sempre stata una ragazza strana a riguardo”
“Faccio parte della minoranza, quella minoranza di ragazze che non si truccano e non vanno a letto con il primo che gliela chiede e odiano le feste, e per questo sono considerata strana e allontanata dalle ragazze ‘normali’, no?”
“Non è un male essere strane”
“Si, ma le strane non piacciono a nessuno”
“A me piaci, insomma non in quel senso, sei come una sorella minore, la sorella che non ho mai avuto”
“Mike! Tu una sorella ce l’hai!”
“Si, ma lei non conta”
Ridiamo e Mike mi abbraccia, poi entrambi guardiamo Billie Joe.
“E quindi stavi pensando a Billie….”
In quel momento mi sembra inutile mentire, così annuisco.
“Gli auguro tutto il bene del mondo”
 
-Trè-
“Trè!” mi urla Mike venendo al centro della pista.
“Bellaaaaaaaaaaaaaaaaa” salto addosso a Mike e lui per poco non cade all’indietro.
“Ma che cazzo fai?! Devo parlarti!”
“Vuoi dirmi che mi ami, puttanella?”
“No, ma dobbiamo fare qualcosa per W e Billie Joe”
Capisco e sorrido, annuendo lentamente.
“Io un’idea ce l’avrei…”
 
Angolo dell’autrice!
Scusate se carico il capitolo a ore barbare, ma sto guardando il grande Gatsby e sono distratta :P Comunque hanno suonato al Gillman finalmente! E nell’aria si sente profumo di novità… :D  
Piccola parte dal punto di vista di Trè, a cui vengono sempre le idee MOLTO MOLTO malate :DD
Preparatevi al peggio!
Aspetto tante recensioni, eh! Siete stati troppo mosci!
Rage & Lol :3

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Capitolo 22
*** Dance forever under the lights of this brutal love. ***


Dance forever under the lights of this brutal love.
 
 
 
 
 
 
 
-T-
 
“Tu hai bisogno di un ragazzo.” Dico a W sedendomi sullo sgabello accanto a lei.
“Ciao anche a te, Trè”
“Sono serio! Siamo in vacanza, dobbiamo divertirci e nessuno verrà mai a sapere cosa è successo. Devi divertirti, dolcezza, il tuo bel visino non durerà a lungo e non puoi rimanere seduta qui per sempre a piangerti addosso.” Lei incrocia le braccia al petto.
“Io mi sto divertendo!” alzo un sopracciglio.
“Tesoro, sei seduta su questo sgabello a fissare Billie Joe da almeno un’ora, a questo punto avrai il culo quadrato” W sospira e arriccia le labbra, ho attirato la sua attenzione.
“Cosa hai in mente?” Ecco qua, adesso va buttata la bomba.
“Vedi quella porta laggiù in fondo al locale? Viene chiamata la camera nera,tu ci entri e te la fai con chiunque ci sia dentro, completamente al buio, nessuna identità, nessun’impegno”
Lei sgrana gli occhi quasi strozzandosi con la sua bibita.
“Scherzi, spero”
“W, sei bella come un fiore, dolce, divertente e molto intelligente, se ogni tanto tu non fossi una stronza permalosa direi che sei perfetta” Abbasso i toni, perché effettivamente questo è quello che penso davvero, mi avvicino e le sistemo una ciocca di capelli dietro le orecchie.
“…potresti avere in un secondo metà dei ragazzi della nostra scuola” lei sospira.
“A me ne basterebbe uno soltanto… non posso farlo, Trè”
È arrivato il momento di giocarmi l’ultima carta che mi rimane.
“Peccato, perché Billie ci è entrato circa un quarto d’ora fa, è uscito insieme ad una ragazza, e ha detto che passa la notte fuori” lei rimane in silenzio sconvolta.
“Buon per lui”
“Dai, facciamo così, lancio in aria una moneta e se esce testa ci vai, vuol dire che il karma ha voluto così, se esce croce ce ne andiamo a prendere una pizza e dormiamo, così domani guidi tu” W sospira rassegnata.
“Okay, ma solo cinque minuti”
Lancio la moneta in aria e la riprendo con la mano. Le sorrido.
“Testa”
“Dannazione!” W si congeda con il saluto militare e va’ verso la camera nera. Mike mi raggiunge qualche secondo dopo.
“Hai fatto una buona azione, Trè”
“Billie è già lì?”
“Ci è appena entrato, come hai fatto a convincerla?”
“Ho fatto il gioco della moneta e lei ha perso”
“Beh menomale, se avesse vinto sarebbe stato tutto inutile” rido e prendo la moneta dalla tasca.
“L’ho presa durante una vacanza, c’è una testa da entrambe le parti”


-B-
 
Nella camera nera non si usano nomi e non si parla, è questa la regola, ed è l’unica regola che ho voglia di rispettare. Sono dentro da cinque minuti, e comincio realmente a pensare che non verrà nessuno. Poi, lentamente, la porta si apre. Mi rintano nel buio per non farmi vedere, una ragazza entra e un attimo dopo torna il buio.
La sento respirare velocemente, ha paura. Mi avvicino piano, seguendo il suono del suo respiro. Brancolo nel buio per un po’ fino a quando non la sfioro con la mano, è girata di spalle.
Le metto le mani sui fianchi a clessidra, almeno non è una cicciona. Salgo con la mano lungo la schiena per scostarle i capelli, poi la bacio sul collo. Ha la pelle morbida, e un profumo penetrante di vaniglia.
Mi blocco, e per un secondo medito su quali potrebbero essere le conseguenze di quello che sto facendo, poi decido che non mi interessa.
Lei si gira, non posso vederla quindi provo a farmi un’idea di come potrebbe essere. Le sfioro il viso, il naso è piccolo e rotondo, ha le ciglia lunghe e le labbra carnose, la bacio.
La sua paura svanisce e ricambia il mio bacio, mentre la stringo a me per i fianchi.
Sento la sua mano che si aggiusta i capelli, la sua bocca ha un sapore di frutta, ma niente alcol, la bacio un’ultima volta, a lungo, quasi disperato, assaporando a lungo quel momento.
Poi, di punto in bianco, vado via.
 
-M-
 
“Com’è stato?”
 W è nel suo pigiama celeste con le nuvole e le pecorelle, i capelli legati in una coda di cavallo e il viso pulito, ha le ginocchia strette al petto, seduta sulla poltrona della nostra camera d’albergo.
“Bello, ma strano, e corto…. È scappato praticamente subito, mi sa che il tuo Karma non ha funzionato, Trè”
Trè alza le spalle, stiamo approfittando del fatto che Billie si sta cambiando in bagno per parlare con lei.
“Adesso se volete scusarmi sono stanca, e domani guido io, quindi vado a dormire” le diamo la buonanotte e W esce dalla camera.
Qualche momento dopo Billie Joe esce dal bagno in pigiama.
“Allora, com’era questa ragazza del mistero, Billie Joe?” chiede Trè facendogli l’occhiolino.
Lui si siede dove prima era seduta lei.
“So che era lei, ragazzi” 
Trè comincia a gesticolare cercando di inventare una scusa convincente.
“Hem… lei chi? Non capisco….”
“Come hai fatto a capirlo?” chiedo invece io interrompendolo.  Billie si spalla sulla poltrona.
“La conosco da tredici anni, ragazzi. E sono tredici anni che usa lo stesso profumo alla vaniglia, e poi chi avrebbe la bocca che da’ di succo di frutta in un night club? Conosco il profumo del suo shampoo, il modo in cui respira e il quo tic di sistemarsi i capelli dietro l’orecchio, non sarà una stanza buia a confondermi.
Billie si alza e comincia a girare avanti e indietro per la stanza.
“Perché l’avete fatto?” chiede lui massaggiandosi le tempie.
“La ami?” chiedo io, e lui si blocca.
“Ma certo che la amo” si siede e lancia il viso tra le mani “ come si può non amarla? Lei è così… straordinaria! Ma è proprio questo il punto, io non sono così, non sono… abbastanza. Sono l’alterego cattivo di me stesso”
 
-B-
 
Entro in camera.
La luce del comodino è accesa, ma W dorme beata tra le lenzuola.
Mi inginocchio accanto a lei, baciandola sulla fronte.
“Ti amerò per sempre, W.”
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE.
Capitolo romantico, in un certo senso! Scusate se carico tardi ma scrivo prima di andare a letto, mi aspetto un sacco di recensioni per questo capitolo amorevole quindi mi raccomando ù_ù
Billie le ha detto di amarla per la prima volta e lei dormiva, sob ç_ç
A presto con il nuovo capitolo , ancora poco e ci sarà un beeeeeeel salto temporale di alcuni anni :D
A presto.
Rage & Lol :3

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Capitolo 23
*** Can I get another Amen? ***


Can I get another amen?
 
 
 
 
 
 
 
 
-B-
 
W è totalmente fuori di testa. Fa quasi ridere, in effetti.
Non sapevo soffrisse di panico da palcoscenico, di solito quel lusso era riservato a me prima dei concerti, ma adesso siamo a giugno e anche il penultimo anno è finito e stiamo per andare in scena con Grease.
Lei è nel suo vestitino giallo anni cinquanta, con i capelli perfettamente pettinati e l’aria da brava ragazza, e in questo momento ha la faccia di un cucciolo a cui stanno per sparare.
Mi siedo accanto a lei.
“Calmati, W”
“Facile per te, sei su di un palco un giorno si e uno no”
“Sai cosa mi fa rilassare prima di un concerto?”
“Non ci faremo una canna qui a scuola, BJ”
Rido e le tendo la busta che ho in mano.
“Caramelle gommose?”
“Caramelle gommose?”
“Si, sei così impegnato a masticarle che non pensi a quello che ti succede intorno”
W prende una caramella e la lancia in aria riprendendola al volo con la bocca e mi sorride leggermente.
“Siamo in scena tra cinque minuti ragazzi, preparatevi”
W sgrana gli occhi e io le prendo le mani tra le mie.
“Stai calma. Stasera non sei W, sei Sandy, e io sono Danny, okay? Qualsiasi figuraccia tu faccia non sarà mai paragonabile a quella che faccio io solo salendo sul palco con questi capelli. Non c’è nessuno in sala, siamo solo noi. Non cantare per loro, canta per me, W.”
“Okay non c’è nessuno in sala, siamo solo noi, okay, va bene, ci sono, andiamo”
Ci dirigiamo sul palco nascosti dal sipario, la professoressa sta presentando il progetto e spiegando in cosa consiste il musical, come se chiunque dentro la sala non conoscesse grease.
Si comincia con Summer nights quindi W è insieme alle altre ragazze mentre io con i ragazzi, Milke, Trè e Al saranno tra il pubblico a guardarci e spero apprezzino la novità in “The one that I want”
Faccio l’occhiolino a W e lei mi fa segno di si con la mano.
Il sipario si apre, siamo in scena.
W si siede su quello che dovrebbe essere un tavolo di quelli nel cortile e comincia a cantare, come se fosse persa nei suoi pensieri, ringrazio che le luci siano così forti da rendere il pubblico invisibile.
I miei fratelli ci sono tutti, così come mia madre e Brad, Anna sta filmando lo spettacolo, lei c’è sempre ad ogni mio concerto, le sorrido sperando che il resto del pubblico non se ne accorga.
Tocca a me, canto assumendo l’aria più strafottente che riesco a riprodurre.
Andiamo avanti così destreggiandoci tra tutte le canzoni, W è bravissima soprattutto nel suo assolo, la canzone triste che non ricordo come si chiama, mentre io do il meglio della mia buffonaggine nella coreografia con la macchina.
Sento Trè alzarsi sulla sua sedia e applaudire fischiando sopra tutti gli altri.
Siamo alla fine, W è andata a cambiarsi e la scena è diventata quella di un lunapark, è il mio momento, il momento della modifica che mi hanno permesso di apportare.
Prendo Blue e comincio a suonare i primi accordi della mia nuova versione di “The one that I want”, prima che la base che ho registrato cominci a suonare così da permettermi di lasciare la chitarra pur avendo la mia versione della canzone.
W scende dalla scalinata che c’è sul palco, i capelli ricci ribelli, trucco pesante e vestita di pelle.
Rimango senza parole fino a quando non mi ricordo che adesso tocca a me cantare la mia versione punk di questa canzone.
Cantiamo e andiamo alla grande, lei riesce a interpretare bene le parti che le ho assegnato, la voce da ninna nannaè diventata più forte.
Cantiamo tutti insieme l’ultima canzone e i riflettori si accendono su di noi per i saluti.
Ci inchiniamo e prendo W in braccio facendola roteare per poi darle un bacio sulla guancia prima che il nostro pianista si presenti sul palco con fiori per tutte le donne e l’insegnante.
Mike e Trè sono in piedi sulle loro sedie e applaudono, io e W ridiamo a crepapelle.
Certo, non è un concerto, ma ci si avvicina molto.
“La scuola è finita, BJ, è tempo di vacanza!”
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
 
Lo so, questo capitolo è cortissimo, chiedo umilmente perdono ma non volevo allungare il brodo con roba stupida anche perché tra poco inizia l’ultimo anno ed è quello dove la storia inizia a farsi bollente!
Preparatevi a tutto :D
Anche lo spettacolo è andato e il nostro BJ è riuscito a metterci lo zampino comunque! Spero vi sia piaciuto, recensiteeeeeeeeeee :D
 
Rage & Lol :3
 
 
 

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Capitolo 24
*** She's an extraordinary girl. ***


She’s an extraordinary girl.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-W-                       16\09\89
 
“Quindi, ripetimi un po’ qual’è la tua teoria a riguardo” mi dice Billie Joe ridacchiando mentre mangia il suo gelato, chiaramente non mi sta prendendo sul serio, io invece sono nel mio momento filosofico.
“Allora Billie Joe, concentrati, usa l’unico neurone che hai per ascoltarmi, non è difficile. Ho solo detto che secondo me ormai dire ‘ti amo’ ha perso il suo significato, perché lo dicono tutti senza pensarci, quasi come fosse una cosa normale, la gente dice ‘ti amo’ tanto facilmente quanto dice ‘salute’ quando qualcuno starnutisce! Ed è una cosa triste, bisognerebbe aspettare, essere sicuri, insomma è una dichiarazione importante, uno può innamorarsi tutti i giorni, ma l’amore vero è diverso”
Billie annuisce e finisce il gelato, ha tutto il naso sporco di cioccolata e mi fa ridere.
“E tu cosa pensi di fare a riguardo?”
“Nulla, forse giusto aspettare quando lo dirò a qualcuno per la prima volta, intanto tu pulisciti il naso, sembri un uomo con dei grandi baffoni”
“Dici che i baffoni mi fanno più sexy?” dice lui facendo finta di arricciarsi i baffi, io rido e gli do’ una spallata.
C’è un momento di silenzio, sappiamo tutti che giorno è oggi.
“Come stai?”
Billie sospira e si spalla sulla sedia di ferro della gelateria.
“Bene, relativamente. Cazzo, sono passati già sette anni…. Non mi sembra vero”
Lo vedo rabbuiarsi e diventare rosso in viso, quasi come se si stesse tenendo dentro qualcosa che sta per esplodere, mi avvicino e lo abbraccio.
“Secondo te tra altri sette anni me lo ricorderò ancora il suo viso? Perché io ho tanta paura di dimenticare…”
Guardo il cielo, è nuvoloso e sta per piovere, e negli occhi di Billie Joe in quel momento leggo che in quei sette anni ha perso tutta l’innocenza di un’infanzia, un’infanzia che gli è stata portata via troppo velocemente, perché dopo la morte di suo padre lui è stato costretto a crescere subito e questo non è giusto per nessuno.
Ripenso al progetto mio, di Mike a di Trè, a tutto quello che abbiamo messo insieme e a come in quel momento mi sembri adatto alle parole che Billie Joe ha appena detto, è arrivato il momento di mostrarglielo.
“Non lo dimenticherai, Billie, semplicemente perché non vuoi farlo. Si dimenticano solo le cose brutte, e tuo padre ti voleva bene più di qualsiasi cosa al mondo”
In quel momento capisco che, anche dopo tredici anni, per me Billie è ancora un mistero, qualcuno a cui hanno spezzato il cuore dall’interno, una di quelle ferite che non può essere sanata nemmeno dal tempo.
E capisco che i suoi problemi con alcol e droghe non sono dovuti a frenesie adolescenziali, ma a una voglia di fuga da tutto quello che lo circonda.
Lo fa per fuggire dalle cose brutte, lo fa perché crede di non meritare quelle belle.
Lo fa per tanti motivi, gli stessi motivi per cui io gli sarò sempre accanto.
“Vieni con me, ho qualcosa da mostrarti”
 
-B-
 
 W mi prende per mano e comincia a camminare senza proferire parola.
Non so dove stia andando, non mi interessa, ho solo bisogno di un ultimo appiglio a cui aggrapparmi per le prossime ventiquattro ore, quando il sedici settembre sarà passato, allora avrò altri 364 giorni di pace prima che siano ufficialmente passati otto anni, e poi nove, e poi dieci, quindici, venti.
Il tempo continuerà a passare, allora perché non riesco a dimenticare quello che ho perso.
È un brutto problema degli uomini, tengono solo alle cose che perdono.
Da quando siamo tornati dal nostro viaggio io e W non siamo più gli stessi, sembra quasi che ci trattiamo con i guanti a vicenda, lei cresce e il problema delle donne è che più crescono meno le capisci.
Oltretutto domani ricomincia la scuola, e questo è un altro bel problema, visto che è l’ultimo anno.
 
Continuiamo a camminare fino a quando non arriviamo al 7.11
“W, che diamine ci facciamo qui?”
“Aspetta e vedrai”
W prende le chiavi dalla sua borsa e apre la serranda del 7.11, all’interno del locale non c’è nessuno, è tutto buio se non fosse per una lampadina nell’angolo della stanza, esattamente sopra un vecchio mangiacassette.
W mi fa entrare, accende la lampadina e chiude la serranda.
“Non capisco, che significa?”
“Sei impaziente, la fretta uccide il gatto”
“Ma io non sono un gatto” lei mi guarda e sorride.
“Peccato, mi piacciono i gatti”
Prende la chitarra classica e si siede su di uno sgabello, prendendo dalla borsa una cassetta e infilandola nel mangiacassette.
“Che…?”
“Sto per suonare una tua canzone, Billie Joe, ma tu non la conosci”
Rimango un po’ perplesso e mi poggio contro il muro per guardarla, concentrata sulle corde della chitarra con i capelli che le ricadono su di una spalla.
“Che vuol dire che non conosco una mia canzone?”
“Vuol dire che ne hai scritto la musica, il ritmo, ne hai pronunciato tutte le parole ma non sei mai riuscito a metterle insieme, forse perché avevi paura di quello che potesse significare per te, non lo so, ma lo abbiamo fatto noi per te. Questa canzone è per farti capire che qualsiasi cosa tu abbia dentro, anche se fa male, c’è sempre qualcuno che ti vuole bene qui”
La guardo e lei alza i suoi enormi occhi scuri su di me, inchiodandomi alla parete.
Poi fa partire il mangiacassette, riconosco il modo di suonare di Trè e Mike, poi inizia a suonare W, e io rimango paralizzato.
 
-W-
 
Comincio a suonare lentamente, lo stesso ritornello che Billie Joe suonava di continuo, quello che non sapeva inserire in nessuna canzone, le stesse sei note.
Poi, lentamente, comincio a cantare le parole che lui tante volte ha detto.
 
“Summer has come and passed,
The innocent can never last
Wake me up when September ends
 
Like my fathers come to pass
Seven years has gone so fast
Wake me up when September ends”
 
Mentre canto, mi accorgo di quanto quella canzone appartenga a Billie, di quanto sia sua e soltanto sua.
Lui rimane a fissarmi, con la bocca semi aperta e gli occhi lucidi.
 
Here comes the rain again
Falling form the stars.
Drenched in my pain again
Becoming who we are.
 
As my memory rests
But never forgets what I lost
Wake me up when September ends”
 
Mentre suono l’intermezzo musicale, Billie si muove, prende Blue da un angolo della stanza e comincia a seguirmi, suonando quella che è sempre stata la sua canzone, ma che non ha mai avuto il coraggio di cantare.
Le lacrime gli rigano il bel viso, gli occhi sembrano più verdi del solito, e suona come se non avesse mai suonato in vita sua, o come se non avesse fatto altro per questi sette anni.
E in quelle note, in questa canzone, ci mette sette anni di sentimenti, rimpianti, dolore, autocommiserazione, rabbia e amore.
Cantiamo insieme.
 
“Summer has come and passed
The innocent can never last
Wake me up when September ends.
 
Ring out the bells again
Like we did when spring began
Wake me up when September ends.
 
Here comes the rain again
Falling form the stars
Drenched in my pain again
Becoming who we are
 
As my memory rests
But never forgets what I lost
Wake me up when September ends”
 
Smetto di suonare e Billie continua da solo, improvvisando un assolo di chitarra da mettere I brividi.
Una vita intera, le mani che corrono tra le corde della chitarra, i denti stretti e la sofferenza sul viso, cercando di buttare fuori tutto quello che gli marcisce dentro.
Ad un certo punto, rallenta, come se finalmente il demone dentro di lui avesse deciso di dargli tregua.
 
Summer has come and passed
The innocent can never lasts
Wake me up when September ends
 
Like my fathers come to pass
Seven years has gone so fast
Wake me up when September ends
Wake me up when September ends
Wake me up when September ends…”
 
 
Finisce di cantare e butta un sospiro di sollievo, come dopo la fine di una Guerra.
Apre gli occhi e mi stringe a lui, quasi lanciandosi su di me
“Grazie, W”
Ricambio l’abbraccio e lancio il viso nell’incavo tra il suo collo e la spalla.
Rimaniamo così, in silenzio, per un lungo momento.
Il sole fuori sta tramontando, è il momento di andare, prendiamo le chitarre e ci dirigiamo verso l’uscita senza dire nulla.
“W?”
“Si?” rispondo girandomi verso di lui, che sta uscendo con Blue in spalla.
“Vuoi venire con me al ballo d’inverno?”
Gli sorrido.
“Billie, noi andiamo sempre insieme al ballo”
“Si, ma questa volta intendo….insieme insieme”
Rimango leggermente spiazzata, deglutisco e annuisco energicamente.
“Si, certo che si”
“Bene, allora passo sabato alle otto”
Mi manda un bacio volante ed esce dalla stanza.
Oh Billie Joe, ti amerò per sempre.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Eccomi qui! Siete spariti tutti, le recensioni scarseggiano e io mi sto deprimendo ç_ç
Ebbene si, Wake me up when september ends è stata scritta e entrambi hanno ammesso a se stessi di amarsi l’un l’altro, ora manca solo che se lo dicano faccia a faccia!
Manca poco :D
Recensiteeeeeeeeeeeeeee :DD
Grazie a Roxylilly per la fedeltà!
Rage & Lol :3

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Capitolo 25
*** She's the one that they call Old Whatsername. ***


She’s the one that they call old Whatsername.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-W-                  29\12\89
 
L’angolo irrazionale e più remoto del mio cervello, all’improvviso, mi dice che stasera accadrà qualcosa.
Respiro lentamente, mi sento molto stupida, sono andata al ballo insieme a Billie Joe un sacco di volte, e siamo usciti insieme almeno un milione di sere.
Allora cosa c’è di diverso oggi?
Mi rassegno, forse siamo noi ad essere diversi.
Oltretutto, non ci vediamo da quasi due settimane, considerando che io sono stata in Italia dai miei nonni per Natale, e non ho ancora avuto occasione di dargli il mio regalo.
Questa sera, la vita di almeno uno di noi due cambierà.
 
Santo cielo, sono le sette e mezza e io sono ancora in pigiama, il vestito è appeso sullo specchio e ho i capelli bagnati.
Rimango immobile seduta sulla sedia a meditare.
‘Insomma, W, non mi sembra tu debba fare qualcosa di particolarmente difficile! Devi solo metterti un vestito e goderti una dannatissima serata con il tuo migliore amico, no?”
No, questo è una specie di vero appuntamento.
Ma cosa dici al primo appuntamento con una persona che conosci da tredici anni?
Mi rassegno ad alzarmi e cominciare almeno a sistemare i capelli, considerato che sono una perfetta incapace e ci vorrà almeno un’ora.
Non è da me essere in ritardo, ma non è da me neanche avere un appuntamento con Billie Joe o indossare un vestito del genere.
Lo guardo, è troppo bello per essere indossato da una come me.
Già, una come me.
Piano piano mi accorgo che io non lo so cosa deve o non deve fare una come me, non so nemmeno come è una come me.
Che faccio io?
Ascolto musica forte, suono, vado in spiaggia e studio molto. Cosa sono le ragazze del genere?
‘Senza nome’ mi dice una vocina nel mio cervello.
Deglutisco e ricaccio dentro le lacrime.
La risposta da Princeton neanche è arrivata, una cosa in meno in cui sperare.
Sento bussare alla porta, Billie è già qui? Perché così in anticipo?
Mia nonna entra sorridente, dopo che siamo tornati dai nonni italiani sono venuti a trovarci loro da New York.
“Tesoro, non sei ancora pronta?”
“No…” sussurro piano arricciando le labbra “… a dire il vero non so dove mettere le mani”
Lei alza gli occhi al cielo, nello stesso identico modo in cui lo faccio io, e mi prende per le spalle, piantandomi sulla sedia.
“Lascia stare, faccio io, tua zia aveva i capelli arruffati come i tuoi, sono abituata a metterci mano.”
La ringrazio mentalmente e non oppongo resistenza mentre lei mi spazzola e asciuga i miei capelli, usando quei prodotti che mia madre compra ma che io non ho mai la più pallida idea di come si utilizzino.
 
“Deve essere uno speciale” mi dice all’improvviso.
“Chi?”
“Questo ragazzo per cui rifiuti di prepararti” ridacchio.
“E perché se è speciale rifiuto di prepararmi?”
“Ovvio, perché è talmente speciale che credi che nulla sarà mai abbastanza”
Deglutisco, i superpoteri delle nonne a volte sono agghiaccianti.
“Allora, me lo dici chi è o devo usare la mia lettura del pensiero per capire anche questo?” sospiro.
“E’ il mio migliore amico”
“Oh, allora siamo nei guai, dovrai essere splendente”
Le sorrido leggermente, lei comincia a prendere delle forcine da un cofanetto e a intrecciarmi i capelli.
“Tuo nonno lo odiavo, sai?”
“Cosa?!” scoppio a ridere e lei insieme a me, scuotendo la testa persa tra i ricordi.
“Oh si, era così irritante! Voleva sempre avere l’ultima parola, e io ero troppo buona, a scuola ne parlavano tutti male e io non volevo averci nulla a che fare con un così, poi fece una cosa che mi lasciò spiazzata”
“Cosa?”
“Lo vidi suonare il piano, era talmente bravo che ne rimasi incantata! Lui quando suonava, ci metteva l’anima, divenne il mio migliore amico e unico confidente, e poi una cosa dopo l’altra… ci innamorammo”
E io sospiro ancora, non faccio altro che sospirare stasera! Magari perché sono tremendamente, fottutamente, nervosa!
“E’ il ragazzo che è venuto a casa nostra a cantare per non farti partire”
Ricordo quel giorno perfettamente, mi fa sorridere ogni volta, aveva affrontato un intero giorno di auto per venire da me e impedirmi di partire, aveva cantato quella canzone bellissima e io ero restata…. Forse neanche avevo mai avuto intenzione di partire.
“…Si, è lui”
“Beh ma allora lui ti muore dietro da sempre, tesoro mio! Non ci vuole un genio come tua nonna per capirlo”
“Non credo proprio, Billie è fatto così, lui esprime le cose cantando, e ha così poche certezze nella vita che alle poche che ha si attacca con le unghie e non ha alcuna intenzione di lasciarle andare”
“Nipotina mia, per quanto lui possa tenerci alle certezze, nessun ragazzo sano di mente si fa 2000 km e scrive una canzone per una semplice amica”
“A dire il vero ne ha scritte un bel po’ di canzoni…”
“E tu ancora non ci stai insieme?”
rido forte e mia nonna continua a intrecciare, impedendomi di guardare la sua opera.
“Non lo so, ho paura. Il punto è che presto le nostre strade potrebbero dividersi, io andrò al college e lui girerà il mondo per fare musica… una relazione gli sarebbe solo di peso”
Mia nonna molla i miei capelli per un secondo e si inginocchia di fronte a me.
“Non ti ho cresciuta così solo per vederti rinunciare a una cosa che desideri solo per paura che questa un giorno finisca, piccola mia. Non credi che non averci mai provato sarebbe peggio? Immagina, una vita vissuta nel rimpianto e nel chiederti cosa sarebbe accaduto se… Piccola mia, se davvero tieni a questo ragazzo, devi tentare”
Abbasso lo sguardo e annuisco leggermente, poi alzo gli occhi sul vestito, splendente nella sua bellezza anche non indossato.
“Davvero un bell’abito”
“Era della mamma, ma a lei stava meglio”
“Sciocchezze, pelle troppo chiara e capelli troppo biondi per un abito bianco. A volte mi chiedo da dove sia uscita tu, mora e con la pelle olivastra, da una come lei. Beh, molte volte mi chiedo anche come tu sia diventata così intelligente, sveglia e divertente dato che lei era un’oca giuliva”
“Nonna! Non dovresti dire una cosa del genere!”
“E’ la verità, tesoro mio, e tua nonna non dice mai bugie, dai su’ indossalo così posso vedere come stai”
Indosso l’abito con cautela, nonna aveva applicato qualche modifica che potesse stare bene con il mio corpo e il mio stile, ed è meraviglioso.
Mi guardo nella specchiera, mia nonna accanto a me sorride, quasi commossa.
Le modifiche sono grandiose.
È un abito fatto interamente di pizzo a fiori bianco, con le spalline che lasciavano scoperto il collo e le spalle, stretto a sirena ma con una gonna che diventava più larga verso metà ginocchia.
Sul fianco, partendo dal seno e continuando quasi a triangolo verso la vita per poi tornare verso la parte destra del corpo, c’era del pizzo a fiori nero finemente ricamato che dava un tocco distacco sull’abito.
L’aveva aggiunto all’ultimo minuto, sembrava quel che mi distingueva da mia madre, da quando quel vestito l’aveva indossato lei.
Rimango basita, mi ha intrecciato i capelli in un acconciatura composta da diverse trecce di diverse grandezze in un acconciatura alta dove le trecce mi fanno quasi da coroncina.
“Sei uno splendore”
“….ma come?”
“ah, io non ho fatto nulla, è tutto materiale tuo”
Il campanello ci interrompe, guardo nonna con gli occhi quasi fuori dalle orbite.
“E’ il tuo momento, tigre, vai e fai vedere chi sei!”
“Grazie, granny”
La abbraccio e lei mi apre la porta, sento mio padre che apre a Billie Joe e gli dice di accomodarsi in soggiorno, dato che io non sono ancora pronta.
Non metto trucco, non voglio, voglio essere me stessa, la W che conosce da sempre e che, forse, ha imparato ad amare. Riguardo quel vestito, e in mente mi viene una canzone dei Beatles che ho sempre amato e che Mike ha sempre pensato mi si addicesse, quel nero sul bianco mi fa proprio sembrare un merlo, un “blackbird” a tutti gli effetti.
Respiro profondamente e cammino nel corridoio fino a quando non raggiungo le scale, mi giro e riapro gli occhi incontrando lo sguardo di smeraldo di Billie Joe.
 
-B-
Mille ore.
Mille ore che aspetto questo giorno.
Mille ore che aspetto questo momento.
E ne vale fottutamente la pena.
È bellissima.
Ed è se stessa.
Non riesco a dire altro, nemmeno riesco a pensare altro, ha un sorriso che illumina l’intera stanza, degli occhi talmente luminosi che le stelle si sono nascoste per la vergogna.
Ed è W, la mia W, così tremendamente se stessa che fa quasi paura.
“Hey” è l’unica cosa che riesco a dire guardandola, lei ride e non c’è canzone che regga il confronto con la sua risata.
“Hey anche a te”
Scende piano le scale e mi raggiunge, io le porgo il bouquet da polso fatto da margherite, i suoi fiori preferiti.
Mi sento tremendamente inappropriato, con il vecchio smoking smesso di David.
Ma solo il bouquet e il biglietto del ballo mi sono costati una settimana di stipendio del Rod’s.
Suo padre ci scatta delle foto, per immortalare il momento, ma io proprio non riesco a staccarle gli occhi di dosso, continuo a guardarla e probabilmente il mio viso non si vede in neanche una foto.
Usciamo di casa e ad aspettarci c’è la nostra “Limousine”, la Book Mobile, con Trè, Mike e le loro ragazze all’interno.
“Dio cane ma quella è W?” dice Trè con il suo solito tono delicato.
“Fai un solo commento e ti inchiodo la lingua al culo, Trè”
“Si, è proprio W”


 
Arriviamo alla festa, la solita palestra decorata da palloncini e stelle filanti, con pessima musica e un sacco di adolescenti che ballano credendo che questa sarà la notte della loro vita.
In effetti, è il ballo dell’ultimo anno.
Vedo che W è irrequieta, si guarda intorno agitata come se nascondesse qualcosa.
Vorrei ballare con lei, ma la musica fa davvero schifo e non è…il momento perfetto, diciamo.
Vedo che il chitarrista del gruppo, dal palco, mi fa l’occhiolino, è il mio momento.
“Torno tra una decina di minuti, W”
“Ma dove vai?”
“vedrai”


-W-
 
Billie sale sul palco.
Cazzo, Billie è sul palco, con la chitarra, e la cosa non mi sorprenderebbe troppo se solo il gruppo che suona non fosse il suo e lui non stesse fissando insistentemente proprio me.
“Scusate l’intrusione, ma il chitarrista mi doveva un favore, e io ho qualcosa da dire a qualcuno. È una canzone che mi tengo dentro da anni, e vorrei un parere imparziale”
Comincia a pizzicare le corde di Blue ad occhi chiusi, e io assaporo le parole di quella canzone fino in fondo.
 
“Here’s this flower
I picked for all the hours
That you’ve spent with me
The one I love
That I’ve been dreaming of
Sailing Across the sea”
 
Devo dirglielo. Devo dirglielo prima che sia troppo tardi e non si possa tornare indietro.
 
“Let my hands flow through your hair
Moving closer a kiss we’ll share
Passionate love to be all night long”
 
È talmente bella, talmente profonda, e io continuo a nascondergli quello che gli cambierebbe la vita.
1000 hours, I’ll never leave
Our romance
Is a love trance
And now we’ll never part
1000 hours
Of such a love shower
We’ll never stop, once we start”
 
Billie smette di suonare e scende dal palco tra gli applausi della folla, io sono disperata tra quel che voglio e quel che dovrei fare.
Billie torna da me e io lo abbraccio, gettandomi su di lui, lui ridacchia e ci ritroviamo a ballare il primo lento della serata, lui continua a sorridere e piano piano mi trascina verso il giardino della scuola.
È tutto talmente perfetto.
“Era proprio questo l’effetto che speravo di ottenere”
“Billie… io ti devo dire una cosa… o meglio ti devo dare una cosa”
“Shhh… c’è tutto il tempo che vuoi, guarda quanto è bello questo giardino stasera, è tutto perfetto”
“si ma io…. Devo parlarti subito”
Billie alza gli occhi al cielo e sorride ancora.
“E va bene, se è tanto importante parla, ti ascolto”
“Beh io…”
“Armstrong!” dice una voce alle nostre spalle, è Turner, mi si gela il sangue nelle vene.
“Che vuoi, Turner?” dice Billie scocciato.
“Spero di non aver interrotto nulla, la tua signora è uno splendore stasera, sarebbe davvero sconveniente se qualcuno le rovinasse quel bel vestito”
Billie stringe i denti guardandolo con disprezzo.
“Fai in fretta”
“Voglio la roba, Armstrong, il ballo è il nostro maggior incasso e tu mi devi giù un sacco di soldi”
“Billie…”
“Solo un momento, W”
Billie gli lancia una busta piena di spinelli e Turner sparisce.
“Billie….”
“Cavolo, quel Turner non mi lascia in pace un momento…”
“Billie Joe, ascoltami cazzo!”
Attiro la sua attenzione e sono sull’orlo di una crisi di nervi.
Lo dico o non lo dico.
Guardo Billie, Blue sempre insieme a lui, la musica nel sangue.
Glielo dico.
“Mi hanno chiamato dal Gillman. La casa discografica della Lookouts vuole produrre il vostro disco. Hanno detto che potete andare da loro già all’inizio di febbraio, girare l’America con le vostre canzoni. Ce l’avete fatta, Billie. Andate via”


ANGOLO DELL’AUTRICE.
Zan zan zaaaaaaaaaaaaan! Lo so, odiatemi, uccidetemi, lapidatemi, ma questa scena doveva esserci, in fondo è così che è andata la storia, e io volevo rimanere fedele alla verità.
Loro si amano, si amano da impazzire, ma nessuno vuole frenare il futuro dell’altro.
Ma allora che fare? Come fare? Se lo volete sapere, seguite il prossimo capitolo e soprattutto RECENSITE mwahahahaha ;3
Rage & Lol :3

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Capitolo 26
*** When it's time to say ***


When it’s time to say “I love you” ?
 
 
 
 
 
 
 
 
-W-
 
 
Billie rimane paralizzato per un momento, poi scoppia:
“Che cosa?! Davvero?! Oh mio Dio! Ma è fantastico! E quando ti hanno chiamato? E cosa ti hanno detto? Cazzo, si!”
Mi abbraccia forte facendomi roteare e sorride senza sosta. Lo guardo negli occhi e capisco di aver fatto la cosa giusto, la cosa giusta davvero, e che lui ci merita tutte le belle cose che ne conseguiranno.
“Sono fiera di te, BJ” Billie è frenetico, non sta fermo un attimo e corre per il giardino avanti e indietro blaterando senza sosta.
“Ci serve un’auto, e un agente e un nuovo amplificatore e soldi per il viaggio e una cassa di birra….meglio due.” Rido e lo blocco per le spalle.
“Stai calmo, Billie, appena sarete pronti partirete, registrerete il vostro disco e non ci sarà bocca in tutta l’America a non pronunciare il vostro nome. Te lo meriti, ve lo meritate tutti, e io vi auguro tutto il meglio”
“Ma Mike e Trè lo sanno? Cazzo, adesso Al si mangerà le mani”
“Ho pensato che sarebbe stato meglio lasciare che fossi tu a dirglielo”
Sorrido leggermente, ma ho il cuore torturato da milioni di spilli, e devo far ricorso a tutto il mio autocontrollo per ricacciare indietro le lacrime.
Una sfugge al mio controllo e mi riga il volto.
“Hey, cosa c’è, W?” chiede Billie accarezzandomi, io mi scosto e giro il viso.
“Nulla, nulla, sono solo tanto felice per voi”
Lui mi segue, posandomi una mano sulla spalla e qualcosa mi dice che ha capito.
Lo sento abbracciarmi e cercare il mio sguardo, mi giro e lancio il viso nella sua spalla.
“W, tu verrai con noi”
“Cosa?”
“Credi davvero che riusciremmo a resistere anche un giorno senza di te? Credi davvero che IO potrei resistere senza di te?”
Quella possibilità non mi aveva neanche sfiorata, andare con loro? Non era poi un’idea così cattiva.
“Se da Princeton non ti hanno risposto allora verrai con noi in tour per l’estate, subito dopo il diploma, e gireremo per l’America insieme, a settembre torniamo in California e tu puoi frequentare l’università di Berkeley mentre noi siamo in tour o non so cos’altro. Insomma non lo so, ma non sono disposto a lasciarti andare, un modo lo troveremo”


 
-B-
 
W mi sorride tra le lacrime  e mi bacia.
Rispondo al bacio lasciandomi andare, carezzandole la schiena per assaporare le sue labbra morbide.
Non è la prima volta che la bacio.
Neanche la seconda o la terza.
Ma questa volta qualcosa è cambiato, siamo cambiati noi, questa volta sappiamo di non poter fare a meno l’una dell’altro.
E io voglio smettere di passare da una ragazza all’altra quando l’unica a cui tengo realmente è anche l’unica a cui non riesco a confessare ciò che provo.
Certo che è strano, non avrei mai creduto che adesso, in questo momento, sarei stato io quello che ha realizzato il suo sogno.
Mi stacco leggermente e la osservo, le guardo dentro.
Oh si, ho decisamente realizzato il mio sogno.
Poi però penso anche a quel che vuole lei , a quel che non potrà avere.
“Mi dispiace per Princeton”
“Non importa, Bj. Princeton è un’università come un’altra, e non è la parte più importante di quel che voglio nel mio futuro. Berkeley è un’ottima università e voglio vedere i Green Day crescere sotto i miei occhi”
Poso la fronte contro la sua e chiudo gli occhi.
“E’ tutto perfetto”
La musica nella palestra ricomincia e noi balliamo piano, lentamente, dimenticando tutto il resto.
 
 00:31
 
Camminiamo tenendoci per mano per il vialetto della nostra strada, come già abbiamo fatto milioni di volte.
“E quando Tracy Stevens è caduta sul tavolo rovesciandosi tutto il punch addosso?”
Rido.
“Oh, ai balli succede sempre qualcosa di interessante, sono stato prevenuto nel giudicarli”
Arriviamo ai piedi della quercia che collega le nostre stanze, ma io non ho voglia di darle già la buonanotte. Guardo in alto ritrovano la nostra casetta sull’albero, con uno sguardo ci capiamo al volo.
W comincia a salire la scala, mostrando le converse che portava sotto l’abito da sera.
“Ah, allora c’era un trucco! Mi sembrava strano che tu non fossi caduta neanche una volta stasera”
“Pensaci bene, Billie Joe, avresti preferito che io avessi messo i tacchi?”
“Okay, effettivamente no”
Saliamo entrambi nella casetta e W accende una lucetta su di un vecchio scatolone.
Tutto intorno a noi, se non fosse per quella lampadina, è nella totale oscurità.
Forse questa è l’occasione perfetta che aspettavo, quella per rivelarmi, una volta per tutte.
Per lei ne ho scritte tante di canzoni, talmente tante che ormai ho quasi perso il conto.
Ma questa è la mia verità, l’amore che sovrasta l’odio che covo dentro da troppo tempo.
“Ho qualcosa da dirti” respiro lentamente e prendo la chitarra, lei è seduta sulla finestra e mi osserva, comincio a suonare.
 
Words get trapped in my mind,
Sorry if I don't take the time to feel the way I do.
'Cause the first day you came into my life,
My time ticks around you
 
But then I need your voice
As a key to unlock all the love that's trapped in me
So tell me when it's time to say I love you.
 
All I want is you to understand,
That when I take your hand, it's 'cause I want you.
We are all born in a world of doubt
But there's no doubt,
I figured out...
I love you.
 
I feel lonely for
All the losers that will never take the time to say
What's really on their mind instead
They just hide away
 
Yet they'll never have
Someone like you to guide them and help along the way
 
Or tell me when it's time to say I love you
So tell me when it's time to say I love you”
 
W si alza, cammina e si inginocchia davanti a me, poi alza la mano, mostrando il cerchietto celeste che porta all’anulare sinistro.
Lo stesso anello che le ho regalato quando avevamo cinque anni.
Si morde il labbro e si avvicina ancora di più.
“Ti amo, Billie Joe. Sempre è stato e sempre sarà”


-W-
 
L’ho detto.
Gli ho detto di amarlo, il primo “ti amo” della mia vita.
Ci alziamo, rimaniamo intrecciati l’un l’altra, in un bacio dolce e disperato.
D’improvviso, sento le mie mani sfuggire al mio controllo, carezzargli il petto e raggiungere i bottoni della sua camicia, cercando di slacciarli, cercando un contatto maggiore, più intimo.
Billie non oppone resistenza, la sua camicia scivola sul pavimento di legno insieme alla giacca.
Le sue mani corrono sui miei fianchi, fino a raggiungere la zip del vestito.
Poi mi guarda, l’abito scende lungo il mio corpo, i suoi occhi sono come la malachite del mio medaglione.
Poso l’abito sul divanetto, mentre lui mi spinge sul materasso a una piazza che tenevamo lì.
Sento il calore del suo corpo su di me e il freddo esterno non mi sfiora nemmeno.
Billie mi accarezza ansimando leggermente.
“Non voglio farti paura”
“Non ho paura di te, ho paura di crescere” le sue labbra si posano leggermente sul mio collo.
“Non dobbiamo crescere, se non ti va, possiamo non cambiare, possiamo rimanere così per sempre”
Da lontano proviene la musica assopita di un giradischi, quasi appartenesse a una realtà che non è la nostra. È “la vie en Rose”
Billie scivola dentro di me e io ho un sussulto, mi stringo a lui avvinghiandomi alla sua schiena come appiglio alla realtà prima di lasciarmi andare totalmente a quell’amore così forte.
La musica continua, accompagnando i nostri movimenti, e alla fine neanche la ascolto più.
Mi lascio andare, lascio che quel momento duri per sempre.
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE.
E finalmente si sono messi insieme! Yeeeeeeeah si sono detti di amarsi e hanno anche…insomma…. Zum zum…fiki fiki…snu snu….avete capito! Ringrazio chiunque mi segua e “Rain” degli Emily’s Army che ha accompagnato tutta la scrittura di questo capitolo :D (cioè, sono fantastici loro<3 )
Mi sono accorta che l’altro giorno la mia Fanfiction ha fatto un mese quindi auguri a tutti !!!
A breve il prossimo IMPREVEDIBILE capitolo, dove succederà QUALCOSA! (Si accettano scommesse)

Grazie a tutti, fatemi sapere se vi è piaciuto o se devo di nuovo schivare pomodori :D
Rage & Lol :3

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Capitolo 27
*** At the end of another lost highway. ***


At the end of another lost highway.
 
 
 
 
 
 
 
 
-M-
 
“Aspetta aspetta aspetta, ripetimelo ancora”
“Per la quattrocentesima volta?” protesta Billie Joe aprendosi una lattina di birra, Trè si lancia sul divanetto non esattamente con garbo mentre io sogghigno.
Tecnicamente ci siamo riuniti al 7.11 per le prove, ma questa notizia è più importante.
“Quindi, vi siete messi insieme”
“E avete scopato”
“Trè” urliamo io e Billie Joe, lui alza le spalle come se nulla fosse.
“Che c’è? È vero!”
Billie ride scuotendo la testa incredulo, oggi ha il sorriso anche negli occhi.
“Ricapitolando” dico io prendendo la situazione in mano “Tu e W vi siete messi insieme, siete andati a letto insieme e una casa discografica ci ha notati e ci ha chiesto di partire subito per un tour in giro per l’America e poi registrare il nostro disco in un VERO studio di registrazione, e tutto nella stessa sera?”
“Esattamente”
“Non ci credo”
Dopo tutto quello che è successo, dopo tutti questi anni, finalmente una buona notizia.
Vorrei tanto che i miei genitori fossero qui per saperlo.
I miei veri genitori, quelli adottivi, mia sorella… da quando vivo da Billie Joe non li vedo da un sacco di tempo, e devo dire che effettivamente mi mancano.
Ma il tour sarà una buona occasione per rincontrarli e far vedere che la musica non mi farà diventare un fallito come credevano loro.
“E oltretutto W manda a fare in culo l’università per venire in tour con noi” aggiunge Trè prendendo da un piccolo frigo bar una bottiglia di spumante da due soldi che avevamo comprato per l’occasione.
“Solo per l’estate, a settembre ricomincia gli studi a Berkeley”
“Ora parliamo di cose serie” dice Trè piazzandosi davanti a Billie Joe, ha le gambe larghe e le braccia poggiate sulle ginocchia, guardando Billie dritto negli occhi.
Frank. Frank Wright. Frank Edwin Wright III. Trè Cool, serio.
“E’ stata una bella scopata?”
“Trè! Ma insomma!”
“E’ una domanda lecita! Ti ci sono voluti tredici anni per portartela a letto, almeno ne deve essere valsa la pena!”
“Sempre il solito….ma….ne è valsa la pena?” chiedo io ridacchiando.
Billie sospira e si siede sul tavolino ancora con la Birra in mano, lasciandoci bollire nella curiosità.
“Si, ne è valsa tremendamente la pena!”
“Alleluia! Era anche ora, caro mio!”
“Era anche l’ora di cosa?” dice W entrando nella sala prove.
Un po’ come Billie ha il sorriso in volto, ed ha un dolce vita rosso, in tinta con l’ultimo dell’anno.
Si avvicina a Billie e gli stampa un leggero bacio sulle labbra, lui la afferra per i fianchi e la abbraccia, continuando a sorridere come un ebete, beato di tutto quello che sta succedendo.
“Oh, guardali Mike, non sono adorabili?”
“Già, verrebbe voglia di stamparli su di uno di quei calendari con i gattini”
“Fatela finita voi due!” ci ammonisce W con un finto sguardo cattivo, ma non ci riesce, anche lei è felice.
Però, penso, io non sono del tutto felice per lei.
Certo, ha Billie, e finalmente si sono trovati, ma W non è il tipo di ragazza che fa girare la sua vita attorno ad un uomo, non è fatta per stare in casa a badare ai bambini e a fare la casalinga, merita di meglio.
Meritava Princeton, a dire il vero.
Non riesco a immaginare nessuno che meritasse quella borsa di studio più di lei.
“Avete sentito Al ?” chiede lei sedendosi a gambe incrociate sulla vecchia poltrona.
“Si starà mangiando le palle a morsi, suppongo”
“Trè!”
“La smettete di urlare il mio nome?!”
“L’ho sentito stamattina, è entrato a Berkeley quindi è abbastanza felice di suo, ma non importa, quando lui sarà dietro una scrivania in giacca e cravatta continueremo a vederci, noi saremo quelli dietro lo schermo della tv”
Billie perde lo sguardo nel vuoto, sorridendo leggermente.
“E anche se succede, non mi importa.”
“In che senso, scusa?”
“Pensateci ragazzi, quando mai abbiamo suonato per piacere agli altri? O per diventare famosi? Non abbiamo mai suonato per nessuno se non per noi stessi, ed era la cosa più Punk che potessimo fare. Anche se non diventassi famoso continuerei a fare musica perché è quello che voglio fare perché piace a me, me e nessun’altro, e se non sarà dall’altra parte di uno schermo televisivo allora pazienza, mi limiterò a bestemmiare contro i gruppi famosi e monotoni che vanno di moda tra le ragazzine”
Rimaniamo in silenzio, ma so bene che pensiamo tutti che Billie abbia ragione.
“Allora, questo spumante vogliamo berlo oppure no?”
“Trè!”
“Che altro c’è adesso?!”
“Nulla, volevo dirti di aprire la bottiglia”
Trè prende la bottiglia e la agita, sento il rumore di una macchina bloccarsi davanti al 7.11
“Tesoro?” chiama una voce maschile dall’esterno, mi affaccio e c’è il padre di W, abbastanza scosso, con una busta color crema in mano.
“Papà? Che ci fai tu qui?”
“E’ arrivata una lettera per te, è da Princeton”
W sgrana gli occhi e afferra la busta.
“Unoooooooo” urla Trè agitando ancora la bottiglia.
“Cosa aspetti, aprila!” W apre la busta.
“Dueeeeeeeeeeeeeeeeee” W prende il foglio all’interno della busta e lo apre.
“Treeeeeeeeeeeeee” il tappo dello spumante salta schizzandoci tutti e W alza lo sguardo,  ha un’espressione sconvolta e i suoi occhi sono pieni di lacrime.
 
 
 
Angolo dell’autrice.
Niente boh, spero vi sia piaciuto anche se corto, fatemi sapere J
Rage & Lol :3
 

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Capitolo 28
*** Some says he feels like dying. ***


Some days he fells like dying.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-B-
Un interminabile, infinito, momento di silenzio.
“Sono dentro” sussurra W infine.
Altra pausa.
“Ma è meraviglioso!” sbotta Mike abbracciandola.
“Qui ci vuole il doppio dello spumante!”
Trè comincia a versare la bottiglia nei bicchieri e a passarli tra di noi, lei è ancora immobile sulla poltrona, con lo sguardo fisso nel nulla.
“Sono fiero di te” le dico baciandole la guancia, sperando che ritorni alla realtà.
Mike alza il bicchiere in alto con aria solenne.
“Alla nostra amica Whatsername, futura capo classe di Princeton e laureanda col massimo dei voti”
“A Whatsername” continua Trè “che un giorno lavorerà al New York Times e magari scriverà di noi!”
“A W” continuo io sorridendole “amica di sempre, mio unico amore, che ha saputo ispirare canzoni e che adesso partirà per inseguire il suo futuro proprio come noi inseguiremo il nostro”
“ A Whats…”
“Non ci andrò” ci ferma lei.
Rimaniamo ancora con i bicchieri sospesi a mezz’aria, guardandola perplessi.
“Come?”
“Ho detto che non ci andrò”
“Stai scherzando spero”
“Ho detto che verrò in tour con voi, e non mi rimangerò la parola data, quindi non ci andrò, comincerò come era previsto all’università di Berkeley a settembre”
Mike si inginocchia davanti a lei, prendendole il viso tra le mani.
“W, non puoi pensare a quello che sarebbe meglio per noi, questo è il tuo futuro, la tua occasione, non puoi rinunciare al tuo sogno come se nulla fosse solo per il sogno di qualcun altro”
“Ha ragione, dolcezza, non puoi seguire noi tre ubriaconi e fregartene”
Io di mio sono combattuto.
Voglio davvero che vada a Princeton mettendo definitivamente due giorni di distanza tra me e lei? O voglio che rinunci al suo sogno per stare insieme a me?
“Smettetela! È la mia vita e decido io, voi non potete farci nulla, adesso brindiamo, c’è un tour da festeggiare”
 
Gennaio
 
“So cosa stai pensando, Billie Joe, e la risposta è ancora una volta no”
Freno e parcheggio il pick-up di W davanti a casa sua, guardandola intensamente per qualche secondo.
“Non mi sembra di chiederti molto, W. Devi solo andare a quel meeting, vedere se il posto ti piace e poi, e solo poi, decidere cosa vuoi fare davvero”
“Ma a quel punto voi sarete già partiti per il tour”
“Ti passeremo a prendere non appena ci chiamerai, promesso”
W sospira infastidita e incrocia le braccia al petto.
“Io non ti capisco proprio, ci abbiamo messo dieci anni per dichiararci e adesso che riusciamo finalmente a stare insieme tu vuoi mandarmi a duemila miglia da qui”
Chiudo gli occhi e respiro lentamente, prendendole la mano e stringendola tra le mie.
“Credi davvero che io voglia mandarti via? Certo che no, fosse per me staremmo insieme anche tutto il giorno, ma per una volta non si tratta di me, W , ma di te, e non sono disposto a vederti mollare”
“Sto solo decidendo a cosa tengo di più”
“E a cosa tieni di più? A me? Ai ragazzi? Ai Green Day? Noi saremo sempre qui per te, ma Princeton… Princeton c’è solo adesso… e non tornerà mai più… promettimi almeno di pensarci, okay?”
Lei sbuffa e mi guarda, sulle labbra ha un mezzo sorriso.
“Portami al Rod’s, non ho voglia di tornare a casa di già e ho sete”
“Ai suoi ordini, sua altezza”
Rimetto in moto la macchina e imbocco la strada che ci porta al Rod’s, quando all’improvviso un paio di abbaglianti ci accecano, facendomi quasi sbandare.
“Ma che diamine… chi cazzo è?” chiede lei coprendosi gli occhi con le mani.
Mi giro a controllare e lo vedo, nel suo fuoristrada con gli occhi carichi di odio.
“Merda…”
W si gira e lo riconosce, nei suoi occhi leggo un misto di preoccupazione e perplessità.
“Billie, che cazzo vuole Turner da noi?”
Comincio a guidare più veloce, prendendo la strada principale, le altre auto ci sfrecciando accanto velocemente e Turner non lascia intendere di voler mollare, accelera insieme a me e mi sta alle calcagna.
“Cazzo cazzo cazzo…”
“Billie, mi vuoi dire che succede?”
“Quando ho saputo del tour ho detto a Turner che i nostri affari erano terminati e Two Dollar Bill poteva considerarsi morto, e lui non l’ha presa bene visto che gli devo ancora un bel po’ di soldi”
W sgrana gli occhi e continua a guardarsi dietro.
“Se esci alla prossima forse riusciamo a seminarlo”
Non mi giudica, ne mi rimprovera, è mia complice, come è sempre stata.
Turner all’improvviso accelera di molto e colpisce il paraurti della macchina, facendoci sobbalzare.
“Ma è impazzito!”
Turner comincia a sorpassarci da sinistra e, dal finestrino, mi fa il dito medio.
Colpisce la fiancata della macchina e io fatico per tenere il controllo.
W urla e si protegge il viso con le braccia.
Lui colpisce ancora e io ho paura, sento che ormai è quasi tutto inutile.
Prendo la mano di W mentre con l’altra cerco di controllare il volante, lei mi guarda con le lacrime che le rigano il viso e l’espressione di chi ha già capito cosa sta per succedere.
Le stringo le dita ed è come se la stringessi a me.
L’auto ci colpisce ancora e io perdo il controllo.
Ho il tempo di guardarla un’ultima, lunghissima volta, negli occhi, prima che la nostra macchina sbandi, esca dalla sua corsia, e i fanali di un camion ci vengano addosso.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE.
Io direi che mi dileguo in fretta prima che arrivino minacce di morte da ogni dove…. Recensioni please, voglio sapere cosa volete succeda :P
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Capitolo 29
*** 1000 hours ***


1000 Hours.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-Esterno-
 
Quello che la ragazza si ritrovò davanti agli occhi era una giardino, uno di quei giardini dietro le case, fiorito per la primavera, la luce del primo pomeriggio rendeva il tutto più bello, più leggero, come in un sogno.
Lungo il vialetto di pietra, oltre un cancelletto di legno che conosceva fin troppo bene, due bambini giocavano in giardino, inseguendosi con delle automobiline in mano.
La scena si ripeteva, si ripeteva all’infinito, era già successa e continuava a succedere, poi cambiò.
Cambiò e i due bambini adesso hanno dieci anni, seduti sulla prua di una barca con delle canne da pesca in mano, accanto a loro si è aggiunto un altro ragazzo.
Guardano tutti verso l’orizzonte, e sentono che questo è l’inizio di qualcosa.
La scena cambia ancora.
La ragazza e il ragazzo non sono più bambini, hanno quattordici anni, seduti su di un pontile al tramonto, lui la prende in braccio e si lanciano in acqua, ridono, giocano, si schizzano.
Ed è qui che comincia l’amore, quello vero, quello disperato e incondizionato, che fa tremare.
La scena cambia ancora, mille e mille volte, telecronaca e riassunto di una vita breve ma piena.
E poi l’ultima scena, arriva come un’esplosione, uno tzunami di emozioni e immagini.
I suoi occhi, gli occhi del ragazzo, verdi come due smeraldi, tristi e ricolmi di rassegnazione, che la guardavano con tutto l’amore di cui la fine può essere piena.
“Però” pensò W “se questa è la morte, non è poi così male”
 
-B-
 
Mi tengono inchiodato a questo letto da tre giorni , milioni di fili attaccati alle braccia, altri al collo, e il frenetico ticchettare dell’elettrocardiogramma che non fa altro che mandarmi fuori di testa.
Nessuna visita ammessa, se non per le infermiere, oltretutto la marea di medicinali che prendo non mi consente di parlare.
Sono muto, sordo e cieco in un mondo tutto bianco.
Le infermiere e i dottori entrano nella camera con una frequenza monotona e perpetua, cambiano la flebo, mi iniettano un’altra medicina, scrivono qualcosa su quella loro maledetta cartellina ed escono.
Il quarto giorno mi permettono di alzarmi dal letto, e girare a vuoto per la camera di ospedale senza un motivo apparente, comincio anche a ritrovare l’utilizzo della lingua, ponendo sempre la sola parola che il mio cervello riesce a formulare.
“Lei”
Ma nessuno sembra ascoltarmi, nessuno mi risponde, e la paura non fa altro che tenermi ancora più attaccato al letto, ancora più malato, con ancora meno voglia di parlare e guarire.
Il sesto giorno la porta della mia camera si apre, ma non è né un dottore né un’infermiera ad entrare.
È Mike.
Entra nella mia camera vestito come se dovesse andare ad un funerale, si siede sulla sedia accanto al mio letto, in silenzio, e mi guarda.
Mi giro dall’altra parte, rannicchiato nelle coperte, dandogli le spalle.
“Se sei venuto qui per rimanere in silenzio, non sei diverso dai medici che escono ed entrano di continuo….”
“Billie….”
“Loro vengono e vanno, come una dose quotidiana di cocaina, non posso neanche farne a meno, anche se li odio, perché è il mio unico contatto col mondo esterno…”
“Billie tu stai bene, puoi tornare a casa anche domani volendo”
Mi giro verso di lui, punto gli occhi celesti di Mike e non distolgo lo sguardo.
“E allora qual è il problema?”
“Lei…”
Quelle tre lettere mi risvegliano, d’improvviso ricordo la sera dell’incidente, la luce, il rumore, i suoi occhi…
“Lei! Mio Dio, dov’è, W? come sta? Devo vederla! Voglio vederla adesso!”
Mi dimeno nel letto staccando i fili dalle mie braccia, gli aghi mi fanno male ma non mi importa, devo andare da lei, devo raggiungerla, devo fare qualcosa!
“Billie stai calmo o non ti faranno più neanche ricevere visite!”
“Voglio sapere cosa cazzo è successo!”
“… lei è in coma da una settimana, ormai. I parametri vitali sono stabili ma credono che non ci sarà mai nulla di più, che sia altamente improbabile che lei si risvegli… pensano a staccare la spina, Billie”
E in quel momento, è come se qualcuno avesse staccato la spina a me.
Buio.
Non sono più nulla.
Vogliono staccarle la spina, come se lei non fosse niente più di un videogame o una vecchia televisione.
Staccare la spina a una persona.
Staccare la spina a una vita.
Staccare la spina ai sogni e alle ambizioni di una diciassettenne.
“Devo vederla…” supplico piano, e Mike annuisce, dandomi quel poco di corrente che mi serve per rimanere in vita.
 
Tic-tic il monitor dell’elettrocardiogramma continua a ticchettare, sono i battiti del suo cuore, o forse quelli del mio, non lo so, non capisco.
Tic- tic lei è immobile, stesa nel suo letto bianco in una stanza dai mobili bianchi con le pareti bianche, fredda, come una bellissima bambola di porcellana.
Non ha mai avuto la pelle così bianca, le labbra così rosse, i suoi capelli non sono mai sembrati così scuri, le loro onde mai così sinuose.
Il mio cervello continua a dirmi che dorme sotto effetto di un incantesimo, che basterà un bacio per riportarla in vita.
Tic- tic mi inginocchio accanto a lei, ai piedi del letto, e piango tutte le lacrime che non ho mai pianto in quasi diciotto anni.
Tic- tic le prendo la mano fredda tra le mie, e comincio a pregare in un Dio in cui non credo.
Lo prego per quelle che sembrano ore, si trasformano in giorni, settimane, mesi, anni forse.
Ti prego, se esisti, se sei buono come dicono, lasciala vivere.
Lasciala tentare.
E io prometto che non mi intrometterò, prometto che sparirò dalla sua vita, che la lacerò provare, la lascerò vivere.
Ma ti prego, ti prego, ti prego fa che non muoia.
Non sono bravo a pregare, ma ci provo per tutta la notte, fino a quando i primi raggi del sole non filtrano dalla finestra e le inondano il bel viso di luce.
Piango le ultime lacrime che ho in corpo nello stesso momento in cui le sue dita, lentamente, stringono la mia mano.
 
ANGOLO AUTRICE
Eh boh, capitolo introspettivo e con un risvolto positivo alla fine, non pubblico niente se non ho un bel po’ di recensioni, avviso ù_ù quindi datevi un bel da fare e ditemi cosa ne pensate J

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Capitolo 30
*** Good Riddance. ***


Good Riddance.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-B-
 
Venne quasi considerato un miracolo, era il mio miracolo personale.
Lei riprese pienamente conoscenza in ventiquattro ore.
Le ventiquattro ore più lunghe della mia vita.
Poi lei aprì gli occhi, e la prima cosa che fece fu sorridermi.
“Oh,W… grazie a Dio” la strinsi a me baciandola dappertutto e lei per un momento non capì,  poi la memoria tornò, insieme alla paura.
“Billie…. L’incidente… tu stai bene? Ma cosa…?”
“Calma, W. Stai bene adesso, è tutto passato. Turner è in prigione, l’hanno incriminato per tentato omicidio e possesso di droghe, starà dentro per un po’. Stiamo tutti bene, è finita”


Nella settimana seguente lei si rimise quasi del tutto, del resto dopo un incidente del genere dobbiamo ritenerci fortunati a essercela cavata con un mal di testa e un po’ di nausea.
La riportiamo a casa poco dopo il suo compleanno, e il mio regalo era quello di lasciarla libera.
Nella casa sull’albero, dopo aver fatto l’amore, tra le coperte e il cibo schifezza in busta, decido che è il momento.
“W?”
“Si?”
“Io… ho un regalo di compleanno per te”
Lei piega leggermente la testa e mi sorride.
“Credevo che quest’anno avessimo deciso di non farci regali”
“Si, ma… questo non l’ho pagato… oh meglio… lo pagherò con la cosa più cara che ho…. Ma è quello che voglio… quello che è meglio”
W indossa al volo la mia t-shirt e si siede a gambe incrociate su di un cuscino, guardandomi mentre, forse per l’ultima volta, prendo in mano la mia chitarra e comincio a suonare.
Le dita mi tremano, infatti sbaglio il primo accordo due volte.
“Fuck…” ricomincio a suonare e suono senza pensarci, velocemente, nota dopo nota, accordo dopo accordo.
 
“Another turning point a fork stuck in the road,
 Time grabs you by the wrist,
Direct you where to go.
So make the best of this test and don’t ask why
It’s not a question but a lesson learned in time
 
It’s something unpredictable but in the end is right
I hope you had the time of your life.”
 
Lei ha capito, mi guarda sbigottita e riesco a leggere nel suo viso la sua Guerra interiore, ma io continuo a cantare, canto perché è l’unica cosa che mi è rimasta, canto sperando che basti.
 
“So take the photographs  and still frames in your mind
Hang it on a shelf in good health and good time
Tattoos of memories and dead skin on trial
For what it’s worth? It was worth all the while…
 
It’s something unpredictable but in the end is tight
I hope you had the time of your life”
 
Suono l’ultimo accordo e la osservo, non sono sicuro sia abbastanza, spero sia abbastanza per mantenere la mia promessa. La scena mi ricorda molti anni prima, quando suonai per lei per farla rimanere, per non farla partire, solo che questa volta non abbiamo più quattordici anni e io spero nella risposta contraria.
Lei inspira e caccia giù le lacrime, avvicinandosi a me.
“Ti dimenticherai di me”
La abbraccio forte, cullandola piano.
“Come potrei mai dimenticarmi di te?”


16 FEBBRAIO 1990
 
L’alba filtra attraverso la finestra, è il segnale che è ora di alzarsi e partire, ma noi siamo rimasti svegli tutta la notte a parlare, ad amarci, a stringerci sempre di più cercando di non perderci.
“E’ ora di alzarsi….” Mi sussurra lei, stesa di fronte a me, gli occhi grandi e tristi, i capelli che cadono attorno al suo viso come raggi di sole.
“Non voglio….”
“Neanche io, ma dobbiamo”
“No, non ancora, c’è tempo,  è ancora notte, manca ancora molto all’alba, abbiamo tempo”
Ma il giorno non aspetta, la notte è stata troppo corta, e in un secondo siamo per strada, con tutti i bagagli già caricati nella Bookmobile.
Mike e Trè abbracciano forte W, per poi salire sul furgone.
Io non ci riesco.
“ho fatto una pazzia” ride lei alzando la mano sinistra.
Quello è… un tatuaggio?
Sul palmo della sua mano, in basso verso il polso, c’è tracciato in nero il contorno dei continenti.
“Ho pensato che così potevo avere il mondo in una mano ed essere vicini sarebbe stato più facile”
Non le dico che ho fatto un tatuaggio anche io, che ho tatuato sul cuore i suoi occhi, gli occhi del disegno che presentai come ‘la mia famiglia’ il primo anno di scuola, non glielo dico perché sarebbe più dura separarsi.
La abbraccio soltanto.
Lei mi allaccia qualcosa intorno al collo, una collana a forma di plettro di una pietra nera e lucida.
“ E’ ossidiana, ho pensato che se io ho i tuoi occhi al collo tu avrai i miei al tuo”
“Tornerò a prenderti, W”
“Me lo giuri?”
“Il sedici settembre lo passeremo insieme come sempre, verrò a New York e tornerò a prenderti sul… in cima all’Empire Street Building alle otto”
la stringo un’ultima volta.
“Ti amo”
“Ti amerò per sempre”
Poi, salgo sul furgone e partiamo.
La vedo prima sul marciapiede, poi correre verso di noi salutando con la mano, fino a quando non diventa troppo piccola per poter distinguere la sua forma.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE.
BOH, Doveva essere il bel capitolo prima del salto temporale e invece fa schifo…. RECENSIONI J

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Capitolo 31
*** I remember the face but I can't recall the name. ***


I remember the face but I can’t recall the name.
 
 
 
Piccola nota dell’autrice :D
Come già vi dicevo all’inizio adesso ci sarà un salto temporale e per esigenze di copione ho dovuto anticipare di molto l’uscita di American Idiot facendola coincidere con quella di Dookie, quindi non odiatemi :D
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-B-
GIUGNO 1994 NEW YORK.
 
Fuori dal nostro albergo ci saranno circa cinquemila persone, appostati sul marciapiede ad aspettare solo che uno di noi si affacci alla finestra a salutarli.
Del resto dopo l’uscita di Dookie e di American Idiot siamo usciti allo scoperto, siamo “diventati famosi”.
Già, famosi noi, chi l’avrebbe mai detto? Con due album pubblicati lo stesso anno siamo stati definiti “ la resurrezione del Punk” o “la nascita del nuovo rock” o ancora più divertente “il nome sulla bocca di tutti”.
Strano, tutti pensano che il nostro sogno sia realtà, ma la verità è che diventare famosi non ci è mai interessato più di tanto.
Noi volevamo fare musica e basta, perché Dookie parla di divertirsi, dell’essere giovani , delle cose da dover cambiare e delle altre da tenere così come sono.
E poi American Idiot, American Idiot invece era un grido politico a un governo in cui non crediamo e che non crede in noi, un grosso vaffanculo al sogno americano raccontato da chi ha fallito, raccontato da Jimmy e St.Jimmy.
E poi American Idiot parla di lei.
L’ho chiamata Amanda, l’ho chiamata rebel, l’ho chiamata ‘she’, Jenny e Whatsername, l’ho chiamata in un milione di modi per convincere me stesso che fossero persone diverse, ma parla solo di lei.
O meglio parla di me che l’ho persa, e che a ventidue anni mi ritrovo famoso, fidanzato e ricco a chiedermi dove sia finita la mia ragazza del liceo che non vedo da quasi cinque anni.
E una parte del mio Jesus of Suburbia lei se l’è portata con sé.
Torno alla realtà, Mike sta sistemando il salotto della nostra suite, da brava donna di casa qual è, per la nostra intervista con Rolling Stones America, ormai di routine quando siamo in tour a New York.
“Santo cielo! Il frigo bar qui è grande quanto il mio appartamento” commenta Trè prendendo birra ghiacciata per tutti e tre.
Mi accendo una sigaretta e mi lancio sul divano, rovinando il lavoro maniacale di Mike che mi guarda storto.
“Che c’è?”
“Billie, tra pochi minuti abbiamo un’intervista, concentrati”
“Devi ringraziare che almeno questa volta non è ubriaco, Mike”
“Capirai, le domande sono sempre le stesse”
Trè si siede accanto a noi accavallando le gambe e fingendo di avere una cartellina da giornalista in mano.
“Allora” dice con voce femminile “Billie Joe Armstrong, frontman dei Green Day , nonché unico membro di cui ci interessa perché gli altri non sono indispensabili, parlaci di come tu e solo tu da solo hai scritto Dookie e American Idiot”
Mike si siede sul bracciolo della poltrona facendo la stessa cosa e agitando una penna verso di me con fare malizioso.
“Ma sarà mica un’autobiografia questa? Insomma, la storia di un ragazzo che scappa dal suo quartiere povero per trovare una vita migliore in città ci risulta familiare, no? Oh oh Billie birichino, tu non ce la racconti giusta”
Trè si alza sculettando e si poggia al muro accarezzandosi una gamba.
“Ora, passiamo alla domanda scottante che tutti noi ci chiediamo….”
 “chi è Whatsername?” diciamo tutti e tre all’unisono, questa era la domanda che facevano sempre, e a cui io odiavo rispondere.
Mike torna serio e beve metà della sua birra in un solo sorso.
“Cosa risponderai questa volta, BJ?”
“Amanda, come sempre, ma sono indeciso se cambiare il modo in cui l’ho conosciuta oppure no”
Trè sospira e guarda fuori dalla finestra, verso il vuoto, neanche a lui piace quando parliamo di W, le era molto legato.
“Perché non dici la verità per una volta?” dice poi.
Io e Mike lo guardiamo sbigottiti, solitamente Trè usa questo tono serio soltanto ai funerali… qualche volta.
“E cosa dovrei dire?”
Mike interviene alzando le spalle :“Dovresti dire che era la tua migliore amica, che ti ha aiutato ad affrontare i momenti più duri della tua vita, che ti ha trovato l’ingaggio che ti ha reso famoso, che è stata forse l’unica ragazza seria che hai avuto in diciotto anni, che l’hai convinta a inseguire i suoi sogni e che poi…”
“…l’hai scaricata per la sua versione extralarge”
“Trè!”
“Niente contro Adie, Billie Joe, sai che noi tutti la adoriamo e pensiamo che sia una ragazza d’oro ma devi ammettere che la cosa è strana”
“Quale cosa?”
“Il fatto che da quando hai deciso di staccare i contatti con W ti sei cercato la sua copia sbiadita. Stessi capelli scuri, stessi occhi neri, stessa pelle olivastra, Adrienne è solo molto più bassa ma questo è solo un punto a tuo favore”
Sospiro e lancio le gambe sul divano, afferrando la birra per non doverli più ascoltare.
“Stupidaggini, quando ho conosciuto Adrienne W me la ero già dimenticata da un pezzo”
Trè e Mike si guardano e annuiscono ironici.
“Certo, l’hai dimenticata talmente tanto che ci hai scritto un album intero sopra”
Trattengo a stento un urlo e lancio la bottiglia di birra nel cestino, centrandolo fortunatamente.
“Ero innamorato di lei quando avevo diciassette anni, okay? Non penso sia una colpa”
Mike sospira e mi guarda con un mezzo sorriso.
“Eravamo tutti innamorati di lei, Billie Joe”
“Che cosa?!”
Mike si alza e cammina tranquillamente per la stanza, raccogliendo qualche cartaccia sfuggita al suo controllo.
“Io lo sono stato da quando ci conoscemmo quella mattinata in barca, più o meno fino ai quattordici anni”
“Poi ho attaccato io” continua Trè alzando la mano “e mi è andata meglio del povero Mike, io almeno ci sono stato insieme per un po’, ma il punto era che lei non voleva nessuno di noi due, inspiegabilmente voleva te”
“E guarda com’è andata a finire”
Esplodo e alzo la voce, alzandomi dal divano per guardargli occhi negli occhi.
“Potete davvero biasimarmi, voi? Eravate i primi a dire che lei doveva assolutamente andare a Princeton, e sapete benissimo qual’era l’unico modo per farle finire gli studi, sapete benissimo la mia promessa”
Il campanello della nostra stanza suona, segno che è arrivata la giornalista che deve intervistarci, una certa Rose qualche cosa con la W….
“Noi lo sappiamo, Billie Joe, è lei a non saperlo”
La porta si apre.
“Sono io a non sapere cosa?” chiede una voce che conosco fin troppo bene.
Mi giro verso la porta e la vedo.
Poggiata allo stipite della porta, un paio di jeans aderenti e una canotta nera, i capelli sono raccolti in una crocchia fermata da bacchette cinesi e un paio di riccioli le scivolano sul viso.
È bellissima, è cresciuta, ma nei suoi occhi scuri ha ancora diciassette anni.
“W?!”
 
Rimango paralizzato mentre Mike e Trè, totalmente sconcertati, si lanciano su di lei abbracciandola forte e facendola roteare e ridendo e sorridendo.
Lei sorride, e per un momento io mi innamoro di nuovo, poi torno alla realtà, ricordandomi che sono fidanzato con una ragazza che adoro e che sto per sposarmi.
“Ma cosa ci fai tu qui?”
W prende dalla sua borsa di pelle una cartellina e una penna, che si sistema dietro un orecchio, insieme a un numero di Rolling Stones America.
“Vi presento la vostra intervistatrice, ragazzi!”
“Lavori per Rolling Stones?!”
“Già da più  di un anno, quando ho sentito che c’eravate da intervistare voi tre babbei ho chiesto al capo di poterlo fare io e lui ha detto di si quindi… eccomi qui!”
Trè la abbraccia ancora, quasi a non volerla mollare più :” Oh mio Dio, sei una favola, a casa tutto bene?”
“Tutto benissimo, grazie Frank”
“Tu sentila! Ormai è una donna fatta e finita, ti chiama addirittura Frank” ride Mike sedendosi sul divano accanto a me, Frank lo segue, mentre lei rimane in piedi di fronte a me, che ho ancora la bocca spalancata.
“Ciao, BJ”
“W… ma… pensavo che l’intervistatrice si chiamasse….”
“W. Rose…. Strano Billie Joe, ti facevo più perspicace, non pensavo che oltre al mio nome ti fossi scordato anche il mio cognome”
Metto insieme i pezzi del puzzle e capisco, si è lasciata il nome Whatsername come nome d’arte, forse non voleva che io sapessi che era lei a intervistarci…
“Allora…” dice lei con tono serio, imbracciando la cartellina e prendendo la penna, dopo essersi seduta sulla poltrona.
“I Green Day, la band più in del momento! Come ci si sente a vedere la propria faccia stampata sulle magliette?”
“Una merda!” protesta Trè “io vengo sempre con gli occhi chiusi, ma ai produttori che gliene frega? Basta che il signor occhi verdi \ frontman \ bel faccino venga bene!”
Lei ride e continua con la cantilena della giornalista serissima:
“E ditemi, Green Day, come sono state le vostre infanzie!”
Mike alza gli occhi al cielo e le tira addosso un pop corn, che lei prende prontamente al volo con la bocca.
“Come se tu non lo sapessi, potresti scriverci un libro su noi tre! Anzi, quando scrivi l’articolo, magari evita particolari imbarazzanti tipo io che me la faccio con tua cugina”
“Oh, quello è stato tragico, anche perché adesso Mary Jane è diventata lesbica”
“Sul serio?!”
“Già, la sua ragazza, Emily, è molto simpatica, magari quando vengono a trovarmi ve la faccio conoscere”
Come fanno a parlarle così tranquillamente? Come fa lei ad essere così calma?
“Dai ragazzi, finiamo presto così potete offrirmi qualcosa da bere al bar di questo hotel extra lusso, visto che io solo per usare il bagno dovrei spendere un mese del mio stipendio”
“Spara”
“Parlatemi di Dookie, i due cd che avete pubblicato son molto diversi l’uno dall’altro, c’è stato un avvenimento particolare che vi ha fatto cambiare mentalità?”
“La morte di Kurt Cobain” Trè si asciuga una lacrimuccia “Eravamo distrutti , Billie voleva persino ritingersi i capelli di nero per lutto”
“Non mi sorprende, effettivamente non mi sorprende nemmeno che abbiate scritto una canzone che parla di masturbazione! Insomma, ma vi siete rincretiniti? L’altro giorno stavo accompagnando a casa il figlio di una mia amica e l’hanno trasmessa alla radio, non ha fatto altro che chiedermi cosa volesse dire ‘masturbarsi’ per tutto il viaggio!”
Trè scoppia a ridere e Mike con lui, offrendo a W una soda dal nostro più che fornito frigo bar.
“Ma forse adesso dovrei rivolgermi all’artefice del misfatto…”
W si gira verso di me e mi inchioda al divanetto coi suoi occhi scuri.
“Allora, Billie Joe… parlami di come hai composto canzoni come When I come around, Basket case e Longview
“Io…” ho la lingua impastata e tremendamente secca, finisco la mia birra in un solo sorso “… beh… sono canzoni che parlano di noia, di follia, degli attacchi di panico pre-concerto… dei dubbi nel mio cervello, insomma”
“Capisco, i dubbi sono una brutta cosa in effetti, ti portano a compiere le più grandi stronzate. Ma non c’è un buon album senza una ragazza, parliamo di She. Dalle tue precedenti interviste dici che parla della tua fidanzata nonché futura moglie, Adrienne Nesser. Parlami di come l’hai conosciuta”
Rimango zitto, la bocca semiaperta come un perfetto idiota, incapace di dire qualsiasi cosa. Non sono pronto a parlare con lei, tanto meno a parlare con lei di Adirenne.
Mike e Trè sono stupiti quanto me, si guardano intorno capendo che la situazione si sta piano scaldando.
“Va bene, cambio domanda” W è partita a razzo, nei suoi occhi sta montando quel fuoco che ho sempre amato “parliamo di American Idiot, l’album che ha stupito tutti, Jimmy lascia i bassifondi per una nova vita in città  ma lì capisce che il mondo è sempre popolato dagli stessi idioti che ci sono nel suo quartiere, si lascia andare al giro della droga, comandato da un certo St. Jimmy, e l’unica cosa che riesce a sollevarlo dalla vita di merda che si sta costruendo da solo è lei, Whatsername. Una ribelle, una ragazza straordinaria, ma Jimmy, che si lascia abbindolare da St. Jimmy, preferisce la droga a lei, che infatti se ne va, lasciando Jimmy con una lettera definita ‘letterbomb’ dove gli fa capire che si è trasformato nell’idiota americano che tanto criticava e che St. Jimmy non è altro che un alterego che lui si è costruito da solo per giustificare le sue scelte di merda. Allora Jimmy torna a casa. E l’album finisce così. Jimmy è cresciuto e guarda con rammarico al passato, si pente di non aver dato ascolto a lei, si pente di averla lasciata andare, si chiede dove sia Whatsername, con chi sia, cosa stia facendo, e finisce così, con un rimpianto. Ho dimenticato qualcosa?”
“…No, io credo di no”
“Bene, ora parlami di un brano empatico come Wake me up when September ends”
Cerco di frenare il mio balbettare per dare una risposta concreta, sperando che tutto questo finisca il più presto possibile, perché vederla mi fa ancora lo stesso fottuto effetto.
“Io… parla di mio padre, non ho mai parlato di lui prima, non ho altro da dire”
W annuisce, e in quel momento è lei la figlia di rabbia e amore.
“E ora parliamo di Whatsername. Molto l’hanno identificata nella figura della tua dolce Adrienne, presto tua sposa, ma tu dici sempre che si tratta di una certa Amanda, una punk che hai conosciuto ai tempo di Kerplunk al Gillman, parlami di lei”
Rimango ancora muto come un pesce, a quel punto la situazione si è fatta tragica, e Mike e Trè si alzano correndo verso la porta.
“Noi dobbiamo andare, voi parlate”
Gli odio con tutto me stesso per avermi lasciato solo.
Appena escono lei mi guarda per qualche secondo, gli occhi dal fuoco sono diventati lucidi, ma io non parlo, quindi lei si alza e comincia a mettere a posto le sue cose.
“Bene, ho tutto quello che mi serve, stammi bene Billie Joe, magari ci rivediamo tra altri cinque anni per il prossimo disco, magari però scrivilo su qualcun’altra, così mi evito inutili sedute dallo psicologo”
“W!” mi alzo e la blocco per un braccio, lei si gira adirata e mi guarda.
“Cosa c’è?... cosa altro c’è, Billie Joe?”
“Io… sono felice di rivederti”
Con mia grande sorpresa, lei scoppia a ridere.
“Sei serio? Sparisci per quasi cinque anni e cosa mi dici? Che sei contento di rivedermi? Se volevi rivedermi potevi benissimo farlo, chiamandomi magari, o mantenendo le promesse che fai. Ma in fondo come biasimarti? Tu sei una rockstar adesso, la tua ragazza del liceo è solo un lontano ricordo”
“Tu non capisci… io…”
“Ah no, io capisco benissimo, Billie Joe. Quello che hai scritto non lo provavi davvero, ovvio, era solo una questione di marketing. Oh, perché le storie d’amore tristi vendono molto, piacciono alla folla, quindi scrivere di una ragazza dal nome sconosciuto poteva essere una buona idea! Certo, i fan l’hanno adorata! Lei potrebbe essere tutte e nessuna, non ha un’identità! Quindi magari convinco la mia futura moglie che parlo di lei, il pubblico che parlo di una ragazza qualsiasi e me stesso di cosa lo convinco?”
Rimango pietrificato, lei invece libera il braccio dalla mia presa e prende la borsa e la sua giacca.
“Ti prego io…”
“Tu nulla, Billie. La storia è andata così, tu te ne sei andato come ha fatto Whatsername, ma a differenza di Jimmy io sono andata avanti, io…”
Il cellulare di W squilla e lei risponde, addolcendo subito l’espressione del viso, aprendosi in un dolce sorriso dei suoi.
“Hey… si, ho quasi finito, torno presto… si, tesoro, stasera faccio il tuo piatto preferito… anche io… a dopo”
Chiude e torna a guardarmi, ma io ho appena ricevuto un pugno dritto nello stomaco.
Perché W ha un ragazzo, e di che mi sorprendo in effetti? Di lei è impossibile non innamorarsi.
“Non guardarmi in quel modo, Billie Joe, non avrai mica pensato che in tutti questi anni io sia rimasta a piangere inginocchiata di fronte a un tuo poster sperando in un tuo ritorno”
Rimango in silenzio, e lei fa un sorriso carico di odio.
“Oh… è proprio questo che hai pensato, invece. Credevi che io ti avrei aspettato all’infinito, che avresti potuto fare la tua vita da celebrità fino a quando non ti saresti stancato e poi, una volta pronto, saresti tornato da me trovandomi più che a braccia aperte a recuperare il poco che ti rimane della tua vecchia vita. Mi dispiace per te, Billie, ma la storia non finisce così. Mentre ero a Princeton è arrivata una persona che mi ha cambiato la vita, e io sto bene adesso. Per quanto riguarda te… auguro a te e a tua moglie tutta la felicità possibile”
“Beh a quanto pare non ci hai messo molto a consolarti nemmeno tu”
W si volta, trattenendo a stento le lacrime.
“Sei tu che ti sei dimenticato di me, Billie Joe, io non l’ho mai fatto”
Mentre si sistema i capelli dietro l’orecchio, vedo il cerchietto azzurro risplendere ancora al suo anulare sinistro, lo stesso di sempre, lo stesso di cinque anni fa.
“Io non ti ho dimenticata”
“Ah davvero? Allora scommetto che saprai dirmi qual è il mio vero nome”
Rimango in silenzio.
“Come immaginavo”
W cammina a lunghi passi verso la porta  e prende la maniglia in mano, ancora un secondo e non la rivedrò mai più.
E non sono ancora pronto a perdere ancora una volta questa sensazione che ho appena ritrovato.
“Una cena, ti prego”
Lei si volta.
“Cosa?”
“Solo una cena, io e te, come amici, lasciami la possibilità di rimediare, ti prego”
Lei ci pensa per un po’, poi lentamente annuisce.
“Solo una cena, domani sera alle otto nella hole dell’hotel, vedi di presentarti questa volta”
Poi, sbattendosi la porta alle spalle, esce dalla stanza.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE 2.0
TADAAAAAAAAAAAA questo capitolo l’ho fatto bello lungo per rimediare l’orrore del capitolo precedente :D spero vi piaccia, perché mi sono impegnata davvero tanto ç_ç
Quindi mi aspetto un fiume in piena di recensioni!
Rage & Lol :3

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Capitolo 32
*** I made a point to burn all of the photographs. ***


I made a point to burn all of the photographs.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-B-
 
‘Cazzo, Billie Joe! Hai più di vent’anni adesso, non sei una scolaretta al primo appuntamento quindi smettila di fare il coglione ed esci.’
Mi ripeto questa frase all’infinito, sono le otto meno due minuti e io sono fermo tra l’ultimo scalino del piano terra e la porta d’ingresso alla hole, dove dovrò incontrare W.
Ho un mazzo di fiori in mano, camicia bianca e pantaloni neri e sono nervoso, oltre al fatto che mi sento estremamente stupido.
Mentre continuo a chiedermi se sia o no una buona idea partecipare a questa cena, che oltretutto ho proposto io, uno dei facchini dell’albergo mi si avvicina, evidentemente a disagio.
“Hem… signor Armstrong?”
“Si?” dico tornando finalmente alla realtà.
“C’è una ragazza nella hole che ha lasciato un messaggio per lei… io riferisco soltanto, le giuro… ma lei ha detto con testuali parole se lei può ‘smettere di fare la quindicenne rincoglionita e venire subito nella hole’, per lei significa qualcosa o devo mandarla via?”
“No, vuol dire qualcosa, non si preoccupi”
“Oh bene! Perché è sempre un peccato mandare via così belle ragazza”
Il facchino mi fa l’occhiolino e va via, io mi appunto mentalmente che dovrei dargli una mancia generosa la prossima volta.
Entro nella hole andando direttamente nella zona dei divanetti, lei sembra leggermi nel pensiero, o semplicemente si ricorda ancora il mio modo di camminare.
Si alza e cammina verso di me, è radiosa, indossa un vestito rosso molto leggero, maniche corte e una cinturina nera stretta in vita, ha stirato i capelli, che adesso le ricadono lunghi sulle spalle, tranne due ciocche che sono tenute ferme dalle stesse bacchette cinesi della mattina prima e le lasciano visibile il bel viso, sempre senza trucco.
Mi raggiunge e guarda il mazzo di fiori che io, ancora come un perfetto idiota, tengo in mano.
“Fiori?”
Annuisco incapace di fare di meglio e glielo porgo, lei sorride leggermente.
“Margherite, almeno ti sei ricordato qual è il mio fiore preferito”
Annuisco ancora.
“W, io…”
“Sono qui in pace, Billie Joe, e non ho intenzione di fare la scenata di due giorni fa. Siamo a cena come vecchi amici che si rincontrano dopo tanto tempo, fine della storia, non facciamone un dramma”
Lei prende la sua borsa e la sua giacca e cammina verso l’uscita.
‘Menomale che non indossa i tacchi’ penso tra me e me e la seguo.
Appena fuori cerco di chiamare un taxi con la mano, ma nulla, non se ne ferma nemmeno uno.
W sospira e alza gli occhi al cielo.
“Si vede proprio che non sei Newyorkese, sai?”
Si porta due dita alle labbra e fischia forte, in quel momento uno dei taxi lussuosi che passano sempre davanti al nostro albergo si ferma e ci fa entrare.
Dico all’autista l’indirizzo e lui parte, gettandosi a capofitto nel traffico Newyorkese del venerdì sera, tra le luci della città e la vita tra le strade.
La radio, dopo circa un minuto, comincia a trasmettere ‘Whatsername’ e io desidero fortemente di avere il potere di sprofondare all’interno dei sedili.
W invece è abbastanza tranquilla, batte il tempo con le dita sulla sua gamba e muove piano le labbra, capisco che conosce le parole della canzone.
“E’ una bella canzone…” sussurra poi, con un tono di rammarico.
Salvandomi da quella situazione più che imbarazzante, l’auto si ferma davanti al ristorante in cui ho prenotato.
W scende dalla macchina mentre io pago l’autista e fa un fischio di ammirazione.
“Caspita, non sono mai stata in questo posto”
“A dire il vero nemmeno io, ma il tizio che lavora alla reception dell’albergo con uno strano accento francese dice che è un buon ristorante”
W ridacchia scuotendo la testa ed entra, chiediamo al cameriere dove dobbiamo sederci e lui strabuzza gli occhi.
“Lei… è… oh mio Dio… si, il suo tavolo, subito…. Quello con vista sulla città va bene? O preferisce qualcosa di più… intimo e riservato?”
“Un tavolo qualsiasi andrà benissimo”
“Bella la vita della rockstar” mi dice lei mentre il cameriere ci scorta al nostro tavolo, finemente apparecchiato e decorato, con posate d’argento e bicchieri di cristallo.
Aiuto lei a sedersi e prendo posto di fronte a lei, guardandola mentre intreccia le dita poggiando i gomiti sul tavolo per osservarmi.
“Proprio un ristorante punk, mister Armstrong”
“Io…” scuoto la testa ridendo, ha assolutamente ragione.
“L’avresti mai detto quattro anni fa che saresti finito a cenare in un posto del genere?”
“Quattro anni fa non credevo neanche di potermi mai permettere un viaggio a New York, o almeno uno dove non è tuo padre a guidare tutta la notte per impedirti di partire per un anno all’estero”
W sorride leggermente, perdendosi negli stessi ricordi che tormentano me ogni notte.
“Ti va di fare i punk insieme ancora una volta?” chiede dopo un minuto di silenzio.
“Come?”
“Andiamo via di qui, io ho un’idea migliore”
 
-
 
“Devo ammetterlo, questo posto è decisamente migliore”
Siamo in un ristorante italiano a circa un chilometro da quello in cui avevo prenotato io, qui le tovaglie sono di semplice stoffa a quadretti rossi e bianchi, sui tavoli c’è una candela e piatti di porcellana bianca.
Bella mia!” saluta quello che credo essere lo chef abbracciando W.
“Luigi! È sempre un piacere rivederti, lui è Billie”
L’uomo leggermente basso e tarchiato mi stringe la mano con vigore, attirandomi a sé per abbracciarmi.
“Tu sei quello della tv, il cantante!”
“In persona”
“Bene, ho proprio un tavolo speciale per voi due”
Ci porta verso il piano di sopra, dove c’è una verandina piena di piante,che affaccia su New York illuminata, un panorama davvero mozzafiato.
“Wow”
“Queste cose i ristoranti di alta classe non le hanno” mi dice lei facendomi l’occhiolino e andandosi a sedere sul tavolo più vicino al balcone.
Ordiniamo spaghetti e del vino bianco, perché lei beve solo quello, e facciamo battute, ridendo e scherzando.
Per un attimo, comincio a pensare che le cose potrebbero tornare quelle che erano un tempo.
Ma lei ha la sua vita adesso, ha una persona accanto, e io ho Adrienne.
Comincio a chiedermi a cosa non sono pronto a rinunciare, fino a quando non mi ricordo che ho rinunciato a lei molti anni prima.
“Allora, c’è ancora un pezzo della vostra vita che mi manca per il mio articolo, cosa avete fatto dopo essere partiti per il vostro tour in giro per l’America?”
Rido, ricordandomi di quel periodo della nostra vita, in cui non eravamo nessuno se non ragazzini che si atteggiavano da rockstar.
“Ci fermavamo in un posto per tre giorni e facevamo i lavori più assurdi per pagarci da mangiare, poi la sera suonavamo nel primo locale che ci diceva di si per farci conoscere. Alla fine del nostro ‘tour’ siamo tornati in California, dove abbiamo affittato un appartamento in una strada di locali chiamata Christie Road, vicino al Gillman. La proprietaria ha minacciato di cacciarci circa un milione di volte, avevamo trasformato l’appartamento in un immondezzaio dove troneggiava la scritta ‘Welcome to Paradise’ e non facevamo altro che bere, fumare e suonare tutto il giorno e tutta la notte. Alla fine il disco con la Lookout! L’abbiamo pubblicato, e poi anche il secondo, arrivati a Dookie abbiamo conosciuto Rob Cavallo e lui era l’unico con cui si potesse parlare di tutti gli avvoltoi di produttori che ci sono saltati addosso, pensa che alcuni ci hanno persino invitato a Disneyland pur di farci firmare con loro! Pazzesco, nel giro di due anni mi sono ritrovato da suonare per un circolo anziani a suonare in un’arena per sessantamila persone. Ma adesso basta parlare di me, raccontami di te”
W alza le spalle e si guarda le unghie distrattamente.
“Non c’è molto da dire, dopo essere andata a Princeton non ho fatto altro che studiare tutto il tempo, per pagarmi la vita davo lezioni di chitarra a dei bambini, e mi sono laureata con quasi due anni di anticipo rispetto al programma. Poi mi sono trasferita a New York, è ho davvero fatto qualsiasi cosa, persino lavorato in uno zoo. Intanto facevo stage su stage in diversi giornali, fino a quando non mi hanno presa a Rolling Stones come ho sempre sognato, fine della mia emozionante vita”
W comincia ad agitarsi sulla sedia, come se questa fosse piena di spilli o rovente, intanto Luigi ci ha portato un enorme piatto di spaghetti.
“Dobbiamo passarci le polpette con il naso come Lilly e il vagabondo?”
W alza gli occhi al cielo e si riempie il piatto, arrotolando gli spaghetti attorno alla forchetta e mangiando, una goccia di sugo le rimane sul naso e io rido.
“Cosa c’è?”
“Sei un po’ sporca qui”
Lei rimane in silenzio per un po’ con lo sguardo basso, poi alza i suoi occhi su di me, e ritorna ad avere diciassette anni.
“Lei come l’hai conosciuta?”
Respiro lentamente, e decido di raccontarle la verità.
“Durante la nostra tappa in Minnesota, venne a chiedermi dove poteva comprare un nostro cd. Io non stavo molto bene in quel periodo, avrò provato qualsiasi tipo di droga probabile e soffrivo di attacchi di panico prima dei concerti e… altro. Insomma avevo i miei demoni contro cui combattere. Adrienne era una certezza, lei i problemi gli ignorava, a quel tempo stava con un tipo… e io cominciai ad organizzare sempre più tappe in Minnesota per poterla rivedere, alla fine lasciò lui, e si mise con me. Ma c’è un problema con lei, e il problema è proprio quello che mi piace di lei, lei i problemi gli ignora, ma il problema di ignorare una cosa è che questa poi…”
“…non si cancella” finisce lei al posto mio.
In questo senso W non era come Adie, W i problemi voleva sempre risolverli, e se non riusciva a risolverli almeno a trasformarli in problemi risolvibili, W era una che ti combatteva a fianco, non che ti faceva scordare della battaglia.
Mente parliamo e gli spaghetti finiscono insieme al vino, la musica di un paio di violini comincia a suonare.
“Già, qui da luigi c’è anche musica dal vivo, i suoi due figli suonano entrambi il violino e si esercitano così”
“Mi concede un ballo, signorina”
Lei un po’ titubante mi porge la mano, e comincio a farla girare fino a quando non ci ritroviamo con le mani sinistre intrecciate e sollevate, mentre lei ha la destra sulla mia spalla e io sul suo fianco, a ballare una melodia che non conosciamo, sotto il cielo di una New York tutta illuminata.
 
-
 
Camminiamo per le strade deserte di quel posto, così lontano dalla frenesia del centro, dove la città non dorme mai.
“Tra poco torniamo indietro e prendiamo un taxi, altrimenti tu in albergo non ci troni, qui taxi non ne passano nemmeno a pagarli”
In quel momento, comincia a piovere, all’improvviso, un diluvio universale senza capo né coda, uno di quei maledettissimi temporali estivi.
Ci ripariamo sotto un balcone ridendo come matti, ma W all’improvviso diventa nervosa, e si morde un labbro, poi sospira, guardandomi.
“Andiamo a casa mia, è qui vicino, appena finisce di piovere puoi chiamare un taxi e tornare in albergo”
Annuisco e la seguo, facendo uno slalom da un balcone all’altro fino a quando non arriviamo davanti ad un piccolo parco molto verde, con prati, grandi alberi e giochi per bambini.
W si ferma davanti a un palazzo antico di pietra bianca, con un portone di legno ben decorato, esce dalla borsa un mazzo di chiavi con molti ciondoli e lo apre.
Il palazzo non ha l’ascensore, quindi prendiamo le scale fino al terzo e ultimo piano, molto pochi per un appartamento a New York.
W apre la porta di casa sua, l’interno numero 16, e accende la luce del corridoio d’ingresso.
La casa non è piccola, certo rispetto alla mia lo è ma questo non conta, all’ingresso ci sono tre grandi stanza.
Una è insieme cucina e sala da pranzo, con una grande finestra circolare che affaccia sul giardino e dove davanti è posto un divanetto dove sedersi a leggere, magari, poi c’è il corridoio che porta a quelle che credo essere le camere, un soppalco che porta a un’altra camera e un salotto sulla destra, che però adesso è ancora al buio.
“Laura?” chiama W affacciandosi nel corridoio, da quello che credo essere il bagno esce una ragazza sui diciotto anni coi capelli biondo platino.
“Hey, signora Rose, ha passato una bella serata?”
“Si, molto bella, grazie mille per essere venuta all’ultimo momento di venerdì sera, altrimenti non avrei davvero saputo come fare, tieni anche il resto”
“Non si preoccupi, signora R, per me è sempre un piacere”
La ragazza mi fa un cenno con la testa ed esce di casa.
A questo punto W si muove lentamente, va in salotto e si piega sul divano.
Io intanto do’ un’occhiata in giro, accanto alla porta c’è una bacheca di sughero c’è una bacheca piena di biglietti di concerti.
Di tutti i nostri concerti, di qui fin dall’altra parte dell’America.
E poi c’è una foto, è W che sorride, sorride insieme a…
“Billie, ti dispiace aprirmi la porta?”
Mi chiede lei indicando la porta del soppalco.
Lei, con in braccio una bambina.
Una bambina piccola, di circa quattro anni, rimango spiazzato.
“Te lo avevo detto che mentre ero a Princeton una persona era entrata nella mia vita e me l’aveva cambiata, no?”
Rimango ancora a bocca aperta, cercando le parole giuste da dire, ma cosa si dice a un’amica che non vedi da  quasi cinque anni e che scopri avere una figlia?
“Suo…”
“Padre? Beh, mettiamola così, lì a Princeton non sono tutti santi, la gente non si fa troppi problemi a mettere incinta una ragazza e poi sparire”
Torno in me e le apro la porta del soppalco, che scopro essere la camera di sua figlia.
Lei sale le scale con la bambina in braccio, per andare a metterla a letto, e all’improvviso la bambina apre gli occhi.
E mi ritrovo a ricambiare lo sguardo di due grandi, bellissimi, enormi occhi verdi.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
ZAAAAAAAAN ZAN ZAAAAAAAAAAAAN Se non ho almeno cinque recensioni per questo capitolo mi arrabbio, sappiatelo xD e fatemi sapere cosa ne pensate :D
Rage & Lol :3

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Capitolo 33
*** ¡Viva la Gloria! ***


¡Viva la Gloria!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-B-

 

“Che cosa?!” quasi urla Mike sputando la bibita che stava bevendo.

“Avete capito bene, una figlia. Non un ragazzo, né un gatto, una figlia. L’ha avuto con un tipo di Princeton, che oltretutto è sparito appena ha saputo che lei era incinta”
“Santa Mamma…”

Trè si siede di fronte a me e Mike e mi guarda quasi rassegnato.

“E a te cosa importa? È la sua vita e lei sta bene, no? Qual è il problema?”
“Beh… nulla, tecnicamente, ma io…. Vorrei averlo saputo, ecco. Insomma, questo vuol dire che lei è andata a letto con uno poco tempo dopo essere arrivata a Princeton, quindi non è migliore di me”

Mike e Trè mi guardando entrambi con un sopracciglio alzato.

“Scusate, mi auto convincevo”

“Strano, quando ci siamo visti l’anno scorso non me ne ha parlato”

Guardo Mike con gli occhi fuori dalle orbite.

“Tu e lei vi siete visti?!?!”
“Non sembrare così sconvolto, Billie Joe, il fatto che tu volessi far sparire W dalla tua vita non vuol dire che noi dovevamo fare lo stesso. Io e Mike andavamo a trovarla ogni volta che capitavamo in zona”

Sospiro, la radio sta trasmettendo “Wake me up when september ends” da ore, e quella canzone mi fa sempre un certo effetto…

“Ho fatto una bella merdata, ragazzi”
“Più di quanto hai coperto il tatuaggio degli occhi di W con quella bruttissima auto verde?”
“Molto peggio”

Mike e Trè si girano a guardarmi, mentre io tiro fuori dalla mia borsa l’album giallo canarino.

Trè sbianca, si avvicina e mi parla con tono duro, quasi arrabbiato:
“Che. Cosa. È. Quello. Billie Joe?”
“E’… è l’album di foto della figlia di W… io, non lo so… ieri prima di fuggire via l’ho visto e… beh io… io dovevo sapere… ecco, si, dovevo sapere cosa è successo… allora l’ho preso”
Trè si avvicina sempre di più, ancora più adirato, e mi tende la mano.

“Dammelo, glielo riporto io e facciamo finta che non sia successo nulla, okay?”
“No, devo vederlo”

Trè si rassegna e lui e Mike vengono a sedersi accanto a me, mentre apro la prima pagina dell’album.

C’è una foto di una neonata in una di quelle culle di plastica trasparente che usano negli ospedali, piccola e paffutella, con la pelle rosea e gli occhi chiusi, abbandonata ad un dolce sonno, con tutina e cappello bianchi, e il braccialetto di identificazione al polso.

Sopra, scritto elegantemente con lettere dorate, c’era il suo nome:

 

ANDREA   GLORIA   W.

30\09\90

 

Rimango col fiato mozzato per un momento.

La bambina si chiama Andrea, si chiama Andrea come mio…

“Ha il nome di tuo padre, BJ…” sussurra Mike accarezzando le lettere della scritta.

“Si… ed è nata il giorno in cui settembre è finito… non mi sorprende che W l’abbia chiamata così, lei era molto legata a mio padre…”

Giriamo la pagina e davanti a noi c’è una sequenza di dieci foto, quasi tutte uguali se non fosse per un unico particolare.

Nelle foto c’era W di profilo, con una maglietta dei Ramones alzata sopra l’ombelico, e in ognuna di essere la sua pancia di ingrossava, sempre stessa maglia, il posto cambiava qualche volta, e alla fine c’era lei con la bambina in braccio.

La guardava con un amore tale da poter essere solo immaginato.

Nelle prime tre pagine, c’erano le foto di W in ospedale, sola con la bambina in braccio o con i suoi genitori, sua nonna o altri amici forse di università.

Poi c’erano delle foto della bambina che faceva il bagno in una piccola vasca di plastica gialla, con gli enormi occhi verdi puntati verso l’obiettivo e la boccuccia spalancata.

La foto della bambina mentre veniva allattata, mentre erano al parco, al mare o allo zoo di Central Park.

La foto di W il primo giorno a Rolling Stones, con Andrea a sei mesi in braccio e tanti colleghi che la circondavano.

Sfoglio un’altra pagina, ritrovandomi tra le mani una foto che non c’entra con le altre, una foto più vecchia, che però riconosco subito: siamo io e W al ballo dell’ultimo anno, la notte della sua prima volta, la notte in cui ci dicemmo di amarci per la prima volta… è una foto a mezzobusto di me e lei che balliamo, io la guardo e lei mi guarda, sul nostro viso un mezzo sorriso di chi si ama ed è complice di amarsi.

Giro la pagina incapace di andare avanti.

Le due pagine seguenti sono foto della piccola Andrea, adesso quasi capace di reggere da sola il busto eretto, insieme ai più diversi strumenti.

Con un pianoforte mentre sorride, con una chitarra poggiata sulle piccole gambe, con la testa quasi totalmente infilata in un trombone.

Rido leggermente, poi noto l’ultima foto della pagina.

Una foto in bianco e nero, la bambina è seduta in braccio ad un uomo che le tiene le manine insieme a delle bacchette, davanti a loro una batteria che riconoscerei tra un milione.

Un batterista che riconoscerei tra un milione.

“Tu lo sapevi!” urlo alzandomi dal divano contro Trè.

Lui si alza di rimando indietreggiando lentamente con le mani che fanno segno di calmarmi.

“Calma, Billie… tu non sai cosa…”
“Sapevi che W aveva avuto una figlia con un altro e non me l’hai detto!”
“Io non credevo che… insomma era passato un po’ di tempo e…”
“Andrea Gloria W… la W sta per Wright, vero? Andrea è tua figlia!?”
Poi un colpo, ci metto un po’ per accorgermi che Trè mi ha dato un pugno e che io sono crollato sul pavimento, mentre lui mi guarda dall’altro con gli occhi iniettati di odio, è esploso anche lui.

“No, Billie, Andrea non è mia figlia, Andrea non ce l’ha un padre visto che è sparito, quindi quando ho incontrato W e ho scoperto della bambina lei mi ha chiesto una mano per la questione ‘cognome’ e io ho accettato. E sai perché non te l’ho detto? Perché a te non interessava, Billie! A te non è mai interessato un cazzo di nessuno se non di te stesso! Eri sparito dalla vita di W e avevi una ragazza, avevate anche già deciso di sposarvi! Non la pensavi minimamente la tua migliore amica, ma a me mancava da morire e non ero disposto a metterla nel dimenticatoio come hai fatto tu! L’ho cercata, le ho fatto una sorpresa e ho scoperto della bambina. E l’ho conosciuta, quella bambina, e ti assicuro che è la creatura più meravigliosa che possa esistere a questo mondo, e W la stava crescendo da sola! Allora le ho dato una mano, ho fatto da ‘zio’ alla sua bambina, io e W le abbiamo cercato un buon asilo, uno strumento che le piaceva, le ho letto le favole e ho suonato per lei, sono stato presente a ogni festa di compleanno, battesimo, recita o gita. Forse in questo caso Andrea è davvero mia figlia, e W sta facendo un lavoro meraviglioso anche essendo da sola, ed è tranquilla e finalmente felice. Ecco, perché non te lo abbiamo detto”

Rimango in silenzio, e Trè mi tende una mano per aiutarmi ad alzarmi.

Mi sento una merda, in effetti cosa cazzo c’entro io con la vita della mia migliore amica adesso?

Riprendo l’album e finisco di sfogliarlo, tornando alla pagina delle dieci foto della pancia di W che cresceva.

“Hey ma…” comincia Mike “… quando hai detto che è nata la bambina?”
“Il trenta settembre…”
“Beh allora è impossibile che W l’abbia avuta con uno di Princeton”
“Cosa?” chiede Trè sorpreso tanto quanto me.

“Beh, settembre è il non mese, no? Quindi tornando indietro di nove mesi, che è il tempo della gravidanza, la bambina dovrebbe essere stata concepita intorno al…”
Ma io non lo ascolto più.

No, non lo ascolto più perché nella prima foto di quella pagina, poggiata sul letto di W, vedo Blue.

 

ANGOLO DELL’AUTRICE.

Mi avete delusa con le recensioni nel capitolo di prima, quindi spero di recuperare con questo ! Zan zan zaaaaaaaaaaaan scoperte eclatanti parte uno!

RECENSITEEEEEEEE 

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Capitolo 34
*** Little Girl. ***


Little Girl.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-B-
 
Esco di corsa dalla camera d’albergo senza curarmi delle proteste di Mike e Trè per calmarmi.
Non mi importa, la rabbia monta dentro di me, un odio provocato da anni di inconsapevolezza, dal non avermi reso partecipe di un qualcosa che mi riguardava in prima persona.
Non riesco neanche ad aspettare l’ascensore, corro giù per tredici piano di scale andando a sbattere contro persone e personale, quasi sfondando qualsiasi porta io trovi nel mio cammino.
Ignoro le persone che mi rivolgono la parola, tentando di fermarmi, ignoro il mio telefono che suona, le dieci chiamate perse da Adrienno o quelle che Mike e Trè tentano di farmi, esco dall’albergo non curandomi della pioggia forte che mi batte addosso e dell’ora tarda.
Mi fermo solo per fittare un motorino fuori dall’hotel, perché un’auto sarebbe troppo lenta da chiamare, perché ho bisogno di correre, senza giacca, in moto, sotto la pioggia estiva, con i capelli che si attaccano al viso e il cuore che batte a mille all’ora.
Giro per le strade cercando di ricordarmi il posto, fino a quando non vedo il parco di fronte casa SUA.
Lascio la moto per terra, non mi importa se la rubano.
Quasi investo una signora che stava uscendo dal portone di LEI, mi infilo dentro alla carica come un toro imbizzarrito, salendo le scale fino al terzo piano.
Arrivato davanti alla porta, neanche penso a quello che dovrei dire, quello che dovrei fare, l’unica cosa che voglio è urlare.
Busso molto forte, la porta trema sotto i cardini a causa delle botte che le sto dando contro.
Sento i passi di LEI avvicinarsi, probabilmente infastidita da qualcuno che alle undici di sera, durante un acquazzone, veniva a importunarla in casa sua.
W apre la porta e, vedendomi in quello stato, fa uno dei suoi sorrisetti beffardi alla ‘che altro è successo?’, poi guarda con attenzione il mio viso, e la sua espressione cambia radicalmente, diventando preoccupata.
“Tu non me lo hai detto!!” le urlo contro entrando in casa, lei indietreggia spaventata e confusa, tornando verso la cucina dalla quale veniva, c’erano dei piatti nel lavello e tanta schiuma, probabilmente li stava lavando.
“Che?” chiede guardandomi, sempre più perplessa.
“Mia figlia! Andrea è mia figlia!” W sbianca e si volta, dandomi le spalle.
“Non ho idea di cosa tu stia parlando”
“Per tutto questo tempo! Me lo hai tenuto nascosto per quasi cinque anni! Cazzo, è anche mia figlia! E lo sapevi da prima che partissi! Perché mi hai fatto questo? Perché non me lo hai detto!”
W si gira, ancora più arrabbiata di me, ma non la rabbia furiosa che provo io in quel momento, la sua è più una rabbia rassegnata, triste, con gli occhi che si  riempiono di lacrime per lo sforzo di trattenersi.
“E cosa avrei dovuto dirti, Billie Joe?! Eh?! Cosa avrei dovuto dirti?! Non avevamo neanche diciotto anni e tu parlavi dei tour, di diventare famoso e della tua libertà appena conquistata! Una ragazza incinta era l’ultima cosa che ti serviva! Allora sono rimasta zitta, tu sei partito e hai promesso che ci saremmo ritrovati a settembre a New York, e io ci ho creduto, ho aspettato. Ho sopportato gli ultimi mesi di scuola nascondendo la gravidanza e svolgendo gli esami di stato con nausee, voglie e tutto quello che portare in grembo un figlio comporta.
Continuavo ad aspettarti. Gli esami sono finiti e io mi sono trasferita a Princeton, continuavo ancora ad aspettarti….Ma tu chiamavi sempre meno e la pancia che cresceva era diventata impossibile da nascondere, ho dovuto inventarmi qualcosa per coprirti.
Tu non chiamavi più, e io aspettavo. A settembre saresti stato a New York e a quell’ora la bambina sarebbe nata e io ti avrei fatto una sorpresa. ‘Abbiamo una figlia, Billie Joe’ avrei detto, e a quel punto saremmo stati una famiglia. Voi diventavate sempre più famosi, avete trovato un produttore, io aspettavo e svolgevo esami su esami all’ottavo mese di gravidanza, i miei professori mi dicevano che continuando così mi sarei laureata in metà del tempo previsto.
Ero felice, aspettavo, lei scalciava quando sentiva la vostra musica alla radio. Decisi di chiamarla Andrea, perché sarebbe piaciuto così anche a te. Tutti mi dicevano di perdere le speranze, che ormai eri diventato famoso e ti eri lasciato alle spalle il passato, ti eri lasciato alle spalle me, ma io non ci credevo e aspettavo.”
W si blocca per un momento, le lacrime le rigano il volto, le dita stringono il bancone della cucina quasi conficcando le unghie nel legno. E il dolore che leggo sul suo viso, è un dolore che non vedo da molti anni.
“Poi settembre è arrivato, e tu non sei venuto. Ho aspettato sotto la pioggia sulla cima dell’Empire Street Building tutta la notte, avevo già capito che non saresti mai più venuto ma mentivo a me stessa. Quella sera mi ricoverarono in ospedale per aver sfiorato un assideramento, mi dissero che avevo rischiato di perdere la bambina e per un momento ho pensato che non mi sarebbe neanche dispiaciuto, che avrei odiato quella creatura che rappresentava a pieno il mio abbandono…”
W stringe i pugni talmente forte che le mani le diventano bianche, è paonazza, ha gli occhi pieni di lacrime e sento che tutte le parole che volevo urlarle, tutte le accuse che volevo farle, si dissolvono nel mio rimorso.
“Poi settembre è finito, e lei si è svegliata. E’ nata al sorgere del sole, pesava tre chili e cento e non avevo mai visto niente di più bello. Era così… piccola… e fragile, non piangeva quasi mai e mi osservava con i suoi enormi occhi verdi tanto simili ai tuoi. La sua nascita, era la mia rinascita. Ho promesso a me stessa che non avrei mai permesso che qualcuno le facesse del male. Le ho dato come secondo nome ‘Gloria’, per ricordare a me e a lei che per noi due non era ancora finita. Il tempo passava e noi imparavamo a conoscerci a vicenda, l’ho vista fare il primo sorriso, dire la prima parola, muovere i primi passi e vorrei tanto che anche tu l’avessi conosciuta….perché lei rappresenta tutto quel che c’è di buono in noi due. Non ha neanche quattro anni e già parla come una dodicenne, lo sai? E sa leggere e sta imparando a scrivere, non credo ci metterà molto, intelligente com’è. Quando sente una melodia che le piace le bastano due giorni e già sa riprodurla al pianoforte. Ama Harry Potter, il suo personaggio preferito è un certo Piton, è convinta che in realtà sia buono. La carne non le piace, tempo qualche anno e credo diventerà vegetariana come te. Le piace ascoltare, esplorare, è tutto quello che posso… che avremmo mai potuto desiderare.
Stavamo bene, io non pensavo più al passato, e nel momento in cui ho smesso di aspettare… tu sei arrivato a New York. Sei arrivato… con lei.”
W si blocca e si asciuga le lacrime con la mano, prendendo un respiro profondo. Io sono ancora bloccato, incapace di dire altro. Mi aveva visto a New York con Adie e io non ne avevo neanche idea.
“E poi Trè è venuto a trovarmi e ha scoperto della bambina. L’ha amata subito anche lui, è impossibile non volerle bene. Gli ho fatto promettere di mantenere il segreto per la nostra e tua incolumità. Tu eri famoso, fidanzato e felice e io ero quella stupida ragazza che si era fatta sedurre, scopare, mettere incinta e abbandonare dal grande Billie Joe Armstrong!  E che per parargli il culo ha dovuto dire che la sua bambina, il suo piccolo, bellissimo, concentrato di perfezione…. Era la figlia bastarda di un drink di troppo. Ma sono andata avanti, Trè veniva a trovarmi ogni volta che eravate in zona e mi ha dato una mano. Mi sono laureata, ho preso un appartamento con vista sul parco e sono stata assunta a Rolling Stones. Ero felice.”
“…”
“Poi è uscito American Idiot e non sono riuscita a capire cos’altro uno come te potesse volersi prendere dalla mia vita. Mi hai già rinnegata più di una volta, infondo. She, Good Riddance, 2000 light-years away… parlano tutte di lei, vero? Ingegnoso da parte tua dire che il vero nome di Whatsername è Amanda, un soprannome vale un altro, vero? Mi hai rimosso totalmente dalla tua vita ma allora perché scrivere un intero album su noi due? Che altro vuoi prenderti da me, Billie Joe?”
“Io…W… avresti dovuto dirmelo… avremmo risolto questa cosa insieme… sarebbe stato tutto diverso”
Calmo il tono di voce, lei è già abbastanza turbata e io sono abbastanza intelligente da capire che effettivamente è tutta colpa mia, sono io la merda, sono io ad averla abbandonata incinta e lasciata sola con una figlia, nostra figlia, da crescere.
“Cosa, sarebbe cambiato? Avresti fatto il padre di famiglia? Mi avresti convinta ad abortire o a darla in adozione? Avresti cancellato il tour? Quale di queste opzioni ti avrebbe fatto sentire una persona migliore? Io non ti sto chiedendo nulla, Billie Joe. Non voglio soldi, fama o niente del genere. Voglio solo avere una vita tranquilla insieme alla mia bambina”
“La nostra bambina!”
“E questo quando lo hai deciso? Credi che il fatto che Andrea dovrebbe portare il tuo cognome voglia dire che è di tua proprietà? Un figlio non è un giocattolo, Billie. Il fatto che tu sia il padre biologico non significa necessariamente che tu debba piombare all’improvviso nella nostra vita e pretendere di fare il padre, dopo non esserci stato per quattro anni!”
“Non ci sono  stato perché non lo sapevo!”
W respira piano e abbassa il tono di voce.
“… e la colpa di chi è, Billie? Avresti potuto saperlo, ti bastava essere alle otto del sedici settembre di quattro anni fa sull’Empire Street Building”
Cerco di essere il più calmo possibile.
“Voglio conoscerla”
“Non se ne parla”
“W…è mia figlia… e porta il nome di mio padre”
Lei rimane per qualche secondo con la bocca spalancata e con gli occhi quasi fuori dalle orbite, penso che stia per cedere fino a quando non mi accorgo che non è me che sta guardando, ma la bambina in piedi sulla porta della cucina.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE.
Ho scritto e riscritto questo capitolo circa duecento volte, posso effettivamente dire che è quello a cui sono più legata. Qui non devo parlare di baci, sesso, risse o altro… in questo capitolo si parla delle delusioni di una vita, di tirare avanti, dell’amore per i figli… delle responsabilità che un figlio comporta. Di una W costretta a crescere troppo in fretta come era successo a Billie prima di lei, che ha dovuto crescere una bambina da sola, portandosi addosso il peso di un amore finito male, un amore dimenticato. E di un Billie che in verità non ha mai dimenticato proprio nulla, che vuole recuperare una vita intera. Per lei, per la sua bambina, per se stesso. Nel capitolo rivelo tutte le insicurezze che hanno influenzato anche me, qualche volta, per motivi che non starò qui a elencarvi, e si riflette anche il mio amore per Harry Potter e per il Severus-fanclub, l’ho scritto ascoltando ‘The Scientist’ dei Coldplay, perché mi sembrava una colonna sonora adatta e tremendamente simile alla loro storia. Infine voglio dare un ultimo saluto a Lou Reed che si è spento ieri dopo molti anni di onorata carriera. E nulla, spero davvero che vi sia piaciuta.
Rage & Love.

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Capitolo 35
*** Little girl, your soul is purging. ***


Little one, your soul is purging.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-B-
 
“…lui è il mio papa?” chiede Andrea osservandomi lentamente con i suoi grandi occhi verdi.
Indossa un pigiama a quadri bianco e blu con Paperina e Minnie e si trascina dietro i peluche di un coniglio di pezza.
W rimane in silenzio, quasi paralizzata.
Mi inginocchio davanti a lei.
“Si, sono io, Little Girl” lei mi scruta seria e io la guardo bene.
I boccoli le arrivano sotto le orecchie, molto più chiari del marrone di W, quasi castano rossicci, come erano i miei da bambino. Il colore degli occhi è il mio, ma la forma è di W. il naso sembra il mio così come la forma del volto, ma le labbra sono carnose e a forma di cuore come quelle di W.
È bellissima.
“…dove sei stato per tutto questo tempo?” rimango spiazzato dalla domanda.
“Mi sono perso, ma adesso sono qui” lei incrocia le braccia.
“Potevi comprarti una cartina!”
Io e W ridiamo e la guardo, si è sciolta, e si inginocchia accanto a me. In quel momento capisco che Andrea ci unirà sempre, nonostante tutto. Andrea si gira accigliata verso W.
“Mamma! Il cantante dei Green Day è mio papà e tu non me lo dici?!” W alza le spalle e le sorride con dolcezza.
“Mi sarà passato di mente”
“Sono anche il chitarrista oltre che il cantante!”
“Oh, ma per piacere! Quel Jason White fa tutto il lavoro mentre tu dai spettacolo” mi giro verso W.
“Ma quanti anni ha? Venticinque?”
“Beh se sei davvero mio papà, dimmelo tu quanti anni ho!” ridiamo ancora.
“Tu dovresti essere a letto da un pezzo” dice W prendendola in braccio e alzandosi.
“E’ un po’ difficile con voi due che vi urlate contro, e poi ho fame”
“Hai già cenato, e poi credo che Billie debba tornare a casa adesso”  io e Andrea ci guardiamo.
“Non può rimanere ancora un po’? ti prego” W ci pensa e poi torna a casa, un leggero sorriso le solca il volto.
“Che ne dite se voi due scegliete un film mentre io preparo i pop corn?”
“si!” urla Andrea scendendo dalle sue braccia e prendendomi per mano, cercando di trascinarmi verso il soggiorno.
“Grazie” mimo a W con le labbra, lei mi guarda molto seria.
“Non far soffrire la mia bambina, Billie Joe”
Andrea mi trascina verso un mobile di legno pieno di videocassette colorate, cartoni animati e i film in bianco e nero che tanto piacciono a W.
“Che vuoi vedere?” le chiedo inginocchiandomi davanti al mobile.
“mmm… la sirenetta”
“Ma è un film da femmine!”
“E io che ti sembro, un panino al formaggio?”
“Non fare troppo la spiritosa, ragazzina”
Andrea mi sorride e arriccia le labbra, esattamente come faceva W, poi prende una videocassetta da uno dei ripiani più in basso e me la porge. La guardo e rimango basito.
“Guerre stellari?”
“Lo adoro!”
“Ora si che sei mia figlia!”
Inserisco la cassetta nel video registratore e ci lanciamo sul divano, Andrea si corica accanto a me, con la testa poggiata sul mio petto.
All’improvviso, mi sembra di essere più caldo dentro, di provare una sensazione mai provata prima.
W, dopo circa dieci minuti, si siede accanto a noi a guardare il film, portando una ciotola di pop corn fumanti, Andrea ci affonda le manine con la felicità sul volto, quella spensieratezza che possono avere solo i bambini.
Poi, dopo circa venti minuti, si addormenta coricata su di me, e io le circondo le piccole spalle con il braccio.
È così piccola, così bella, così tremendamente nuova per uno come me.
Mi volto per osservare W, lei è assorta nella trama del film, ride quando ci sono le battute, si mordicchia le dita come faceva sempre quando eravamo piccoli, è cresciuta senza cambiare di una virgola.
E io sono ancora totalmente, fottutamente innamorato di lei.
Lei, i suoi capelli ricci, il viso, il naso tondo e gli occhi scuri, le sue mani con le dita affusolate, le gambe lunghe e lo sguardo vispo.
Amo la sua collera, la sua risata, il suo essere lunatica.
“W?”
“Si?” dice lei tornando alla realtà. Il film è finito, prendo in braccio Andrea e cominciamo a portarla verso camera sua, sistemandola sotto le coperte nella sua cameretta.
“Pensavo… domani è domenica, ed è prevista una bella giornata, potremmo fare un pic-nic”
W mi osserva, mi guarda dentro, indecisa se darmi o  no questa possibilità. Poi sospira.
“Lei mi ammazzerebbe se dicessi di no”
“Allora tu non dire di no”
“Non farci l’abitudine, BJ, non mi fido ancora di te”
“Prometto che mi farò riscattare”
“Non è a me che devi mantenere una promessa, è a lei”
Le do’ la buonanotte ed esco di casa, totalmente diverso da come ci ero entrato.
Ho una figlia, adesso.
Sono padre, e sono innamorato della madre della mia bambina, anche se l’ho abbandonata tempo prima.
Il problema adesso rimane solo uno: dirlo ad Adrienne.
 
Ehm… boh, spero vi sia piaciuto :P
Recensioni :D

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Capitolo 36
*** Sometimes my mind play tricks on me. ***


Sometimes my mind plays tricks on me.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-B-
Certe cose non sono facili da dire.
Certe cose non sono nemmeno facili di pensare, figuriamoci da dire.
Perché poi come si può cominciare un discorso del genere? Non capita tutti i giorni di dover dare queste notizie. Cosa avrei dovuto dirle?
‘Adrienne non possiamo più sposarci perché ho scoperto di avere una figlia di quattro anni dalla mia ex ragazza di cui oltretutto forse sono ancora innamorato”
No, così non poteva andare, neanche lui ci avrebbe creduto, e non poteva dire una cosa del genere ad Adrienne.
Adrienne, lei era entrata nella mia vita in silenzio, prima come una fan uguale alle altre, poi come una buona amica con cui parlare dei suoi problemi, e in fine come una compagna di vita.
Lei era come i fiori di loto, riusciva a farmi distaccare totalmente dalla realtà, e quello aveva cominciato a crearmi dipendenza.
Ma poi, quando lei non c’era, i problemi mi crollavano addosso tutti insieme.
Con Adrienne era tutto facile, amarla era facile, il sesso era facile, era facile pensare, bere, fumare, tutto.
Forse troppo facile, per uno come me che si è sempre divertito a incasinarsi la vita.
Ma come non dirle una cosa del genere?
Sono passate due settimane da quando ho saputo di Andrea e ogni momento libero della giornata è buono per vederla, giocare con lei, conquistare un altro pezzo della sua vita che mi sono perso.
E poi W.
Lei ha ancora un po’ paura, ma come biasimarla? Non mi ha ancora portato via mia figlia ed è da lodare per questo, e qualcosa dentro di me mi dice che anche lei prova ancora qualcosa, altrimenti non porterebbe ancora al collo il mio medaglione o l’anello di quando eravamo bambini.
Non so perché, ma  non ho mai avuto il coraggio di parlare ad Adrienne di W.
Suppongo che in quel periodo fossi talmente drogato, ubriaco e assuefatto dai concerti da volermi dimenticare totalmente di lei, da far finta che lei non esistesse e fosse solo un personaggio di una canzone.
Ma Adie lo aveva capito, lo aveva capito nel momento esatto in cui avevo cominciato a scrivere American Idiot, lo aveva capito ogni volta che cantavo she o che la voce mi si rompeva cantando Whatsername.
Perché con Wake me up when september ends era normale, parlavo di mio padre, era comprensibile! Ma Whatsername? Quello non era spiegabile, e lei era abbastanza intelligente da arrivarci.
Eppure non aveva chiesto nulla, non aveva fatto domande né si era arrabbiata.
Semplicemente, come faceva sempre, come faceva anche W, lei aveva capito.
Loro due erano così simili e così distanti l’una dall’altra…
E poi ci sono io, quello stronzo e coglione che non riesce a far entrare una donna nella sua vita senza rovinare la vita di lei.
Rimango con il dito a due millimetri dal citofono, indeciso se suonare o no.
Adie era da alcuni suoi parenti non lontano da New York, raggiungerla era stato facile, andare via lo sarà un po’ meno.
Chiudo gli occhi, e faccio un elenco mentale di cosa voglio, di chi voglio, di cosa sono disposto a perdere.
Da una parte c’era Adrienne, dolce ragazza, spalla su cui piangere, la mia boa nel bel mezzo del mare aperto, che capiva e non chiedeva mai nulla.
Dall’altra c’era W, decisamente più difficile da raggiungere, capiva ma non accettava il vittimismo, lei non avrebbe permesso che io mi piangessi addosso, più che altro mi avrebbe preso a calci in culo fino a quando non mi decidevo ad agire per prendermi ciò che voglio, amica di una vita, musa di quasi ogni mia canzone, talmente bella e difficile… sapevo bene anche quando eravamo ragazzi che quella città le stava stretta, che lei era destinata a brillare…
E poi c’era la mia bambina, Andrea, la parte di me che potevo lasciare nel mondo.
Suono il campanello.
I secondi che seguono mi sembrano interminabili, i passi che sento attraverso la porta lunghissimi, poi si apre.
Adrienne mi guarda un po’ sorpresa, ma poi sorride, è abbastanza abituata alle mie entrate in scena teatrali.
Sull’anulare sinistro c’era l’anello di fidanzamento che le avevo regalato, l’aveva scelto Mike perché se fosse stato per me le avrei regalato un anello di plastica come quello di W, non ero bravo in queste cose.
“Ehilà” dice lei con voce dolce.
“Adie…” sussurro con voce strozzata, e il suo viso cambia, perché ha capito.
Deglutisce e apre completamente la porta, piazzandosi davanti a me dritta come un soldato, pronta a ricevere un colpo.
“Ti va se andiamo in giardino a parlare” Adrienne annuisce e mi segue.
Ci sediamo su di una panchina di pietra nel giardino e lei mi osserva, gli occhi marroni si fanno due piccole fessure.
“Chi è lei?” chiede all’improvviso.
Rimango di sasso, perché effettivamente una domanda del genere non me la aspettavo.
Non mi aspettavo domande, in effetti. Ma credere di cavarsela con un semplice “dobbiamo lasciarci”, senza spiegazioni a poco dal matrimonio non era proprio possibile.
“...Whatsername” rispondo infine.
Adrienne distoglie lo sguardo, alzando al cielo gli occhi che si stanno riempiendo di lacrime amare.
“Cazzo, Billie! Dobbiamo sposarci tra due settimane!”
“Non ci sono andato a letto, Adie”
Lei mi guarda un po’ perplessa, forse confusa per la prima volta in vita sua, perché a me che vado a letto con estranee ci è abituata, ma come reagire a una persona che io invece conosco da tutta la vita?
“E allora cosa…?”
“Io… l’ho solo rincontrata…non la….vedo da…cinque anni”
Adrienne è sempre più confusa, effettivamente le ho detto che la sto lasciando per una ragazza appena rincontrata e che non vedo da cinque anni.
“Lei è… Whatsername…. La Whatsername della storia….quella vera…”
Adrienne annuisce piano.
“Come?”
“Io sono partito per il tour e lei è andata all’università, allora ho cercato di dimenticarla”
“con me”
“Si ma io ci tengo davvero a te!”
“Ma non quanto lei”
“e’…complicato”
“Credo che adesso tu debba andare, Billie” la guardo in silenzio per un po’,aspettando che mi insulti, che mi dica qualcos’altro che mi faccia sentire la merda che merito di essere, ma nulla.
“Adie io…”
“Vai da lei e vivi la tua vita, ti auguro il meglio”
Detto questo Adrienne si sfila l’anello e me lo mette in mano, per poi rientrare in casa.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE.
Buon Halloweeeeeeeeen :D spero che i vostri costumi siano raccapriccianti esattamente come il mio capitolo :’) Voglio che tutti mi scriviate per dirmi 1) cosa ne pensate del capitolo 2) Che farete stasera 3) da cosa vi maschererete :D
Rage & Lol :3

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Capitolo 37
*** I'm missing you. ***


I’m missing you.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
(Immaginate un’atmosfera tanto allegra con “I’m missing you” come sottofondo :3)
 
-W-
 
La giornata promette bene, anzi effettivamente fa fin troppo caldo, certo il quattro luglio Newyorkese non è caldo come il quattro luglio Californiano, ma da noi ci si accontenta.
È ancora presto, Andrea dorme beata in camera sua mentre io sono sveglia a preparare il pranzo per oggi, andiamo a fare un altro pic-nic a Central Park con Billie Joe.
 E poi oggi è il quattro luglio, bisogna festeggiare, e stasera ci sono anche i fuochi d’artificio.
Mike passa la giornata dalla sua nuova ragazza, oltretutto lui Andrea non l’ha ancora conosciuta, mentre credo che Trè ci raggiunga nel pomeriggio.
Finisco di spalmare la marmellata sui panini e li metto nel cestone di vimini che usiamo per i pic-nic, poi l’insalata, il pollo, la frutta e tutto il resto.
Prendo un respiro profondo, è un mese che lui viene a trovarla, un mese ininterrottamente, magari dovrei cominciare a pensare che questa volta non se ne andrà.
Questa volta rimarrà.
Per lei, non per me, perché la Whatsername che lui amava è morta la notte del sedici settembre sull’Empire Street Building.
Come potrebbe amarmi, adesso? Una scorbutica madre single che a malapena gli rivolge la parola, che a ventuno anni vive come se ne avesse ottanta.
Camminando piano, vado a sedermi davanti al pianoforte.
È il bello delle vacanze, nessuno rimane mai in casa propria, così posso suonare liberamente.
Accarezzo piano i tasti, non suono da anni, ogni singola nota mi ricorda di lui, ma suppongo sia perché io voglio ricordarmi di lui.
Voglio ricordarmi di come eravamo noi.
Con le dita tremanti suono il primo accordo di quella che so essere la mia canzone, ma si parla di una me stessa talmente lontana che mi sembra quasi essere una vita passata.
 
“Thought i ran into you down on the street…. Then I turned out to only be a dream”
 
Mentre suono, mentre canto, comincio a chiedere a chi dei due sia riferita questa canzone.
Chi sia stato dei due a far finta per primo che l’altro non esistesse, entrambi con scarsi risultati. Chi sia stato il primo dei due a far finta che fosse stato tutto solo un brutto sogno.
 
“I made a point to burn all of the photographs.
She went away and then I took a different path… I remember the face but I can’t recall the name…
Now I wonder how Whatsername has been…”
 
Le dita corrono tra I tasti, inventano accordi che non ci sono nella canzone, perché quella racconta il punto di vista di Billie Joe, mentre io sto suonando il mio.
Il ritmo rallenta, immagino dei violini che suonano la melodia lentamente, mentre io continuo col pianoforte, e racconto la storia.
È la mia storia, la storia di una Whatsername che è andata via ma deve convincere ogni giorno se stessa a non tornare, perché tornando avrebbe creato ancora più dolore.
È la storia di una Whatsername che non ha mai smesso di aspettare, che non ha mai smesso di crederci.
È la storia di me… che non ho mai smesso di amarlo, e che non sono tanto diversa da lui, perché magari lui ha dimenticato il mio nome, ma io ho dimenticato chi sono davvero.
 
“Seems that she desappear without a trace…”
Mentre canto l’ultima parte della frase sento una voce unirsi a me, dando un effetto corale.
Mi giro di scatto, Billie Joe è poggiato al bancone della cucina, ancora con le chiavi in mano, e mi sta guardando.
“Billie, so che per uno come te è molto difficile da capire, ma le chiavi d’emergenza che ti ho dato, sono per le emergenze”
“Non volevo svegliarvi”
“Certo, non volevi svegliarci e così hai deciso di infilarti di soppiatto in casa nostra come un ladro, logico!”
Ridiamo entrambi e lui fa un mezzo sorriso.
“Ti prego, continua”
Rimango ferma, guardando prima lui poi il pianoforte, perché effettivamente è abbastanza strano, sto suonando una canzone che porta il mio nome ma che è scritta da lui.
Billie Joe mi si avvicina e si siede accanto a me sullo sgabello, posizionando le dita nella stessa posizione in cui le tenevo io.
“Com’era l’accordo iniziale?” chiede cercando di imitarne il suono.
“Stai andando bene, ma il fa è bemolle”
Billie suona l’accordo, riuscendo anche a trovare in meno di un minuto tutti gli altri che avevo aggiunto o levato alla versione originale della canzone. Il modo in cui lui riusciva a imparare in fretta, la musica che gli scorreva dentro le vene, questo Andrea l’aveva preso totalmente da lui.
“Va bene, la tua versione è meglio della mia” ridacchia poggiandosi le mani sulle ginocchia.
Io alzo le spalle.
“Non è vero, la tua ha un significato totalmente diverso”
“Beh, sei tu che scrivi di questo, qual è il significato della mia?”
“Nella tua versione di Whatsername l’inizio sembra quasi un ricordo o… un sogno, per l’appunto. Jimmy canta di una ragazza di cui non riesce a ricordare il nome, quasi che lei non fosse mai realmente esistita se non nella sua testa, come una fantasia, un sogno.. un ricordo lontano… poi quando la canzone si velocizza e diventa più forte sembra che lui stia spronando se stesso a smettere di fare il coglione lamentoso, come se avesse deciso di non smettere di cercarla, di non….Dimenticare. la mia invece è più…”
“…rassegnata” conclude lui.
Sento la sua mano posarsi sulla mia, stringendola dolcemente.
Il suo sguardo non chiede niente più di questo contatto, non chiede nemmeno perdono, conoscendo Billie Joe potrei perdonarlo un milione di volte ma lui continuerebbe a chiedere scusa.
“Sai che mi hanno chiesto di fare un film di American Idiot?” dice poi tornando allegro.
“Sul serio? Ma è uscito da nemmeno due mesi!”
“Lo so, è incredibile non è vero? Anche se non sono esattamente favorevole al progetto film… preferirei qualcosa che si concentra più sulla musica che sulla bella faccia di un attore, tipo un musical, quella si che è un’idea forte”
Billie si alza e comincia a improvvisare un balletto con le braccia aperte, mentre canticchia una versione molto “Frank Sinatra” di American Idiot.
“Musical, eh? Sei proprio un Punk, Armstrong”
“Lei così non fa altro che lusingarmi, signorina” dice inginocchiandosi ai miei piedi e poggiando la testa sulle mie ginocchia.
“Se ne faremo un musical posso rubare la tua versione di Whatsername?”
“Vuoi proprio farlo finire male, questo musical!”
“La gente se lo aspetta comunque, e i finali troppo felici non piacciono a nessuno”
Mi sorride ancora, siamo troppo vicini, troppo intimi, questo non dovrebbe succedere, non più.
“Dovresti passare il quattro luglio con la tua futura moglie” mi ritrovo a dire alzandomi e tornando verso la cucina, a finire quello che avevo cominciato.
Billie rimane in silenzio per qualche secondo, lo sento respirare, ma non muove neanche un passo verso di me.
“Io e Adrienne non stiamo più insieme”
Bum. Non l’ha detto. No, non può averlo detto. Me lo sono solo sognato.
Il mio cervello, più lentamente del solito, fa due più due, e mi ricordo che effettivamente la data del matrimonio dovrebbe essere oggi.
Mi giro verso di lui.
“Perché…?”
E ho paura di cosa possa rispondere.
“Mettiamola così, non sono bravo a fare più cose contemporaneamente, e adesso posso concentrarmi solo su di una donna nella mia vita”
Billie guarda in altro, e capisco che sta parlando di Andrea, probabilmente la risposta più giusta che poteva dare.
Mi ritrovo a sorridere.
“Dai, smettila di dire cazzate e vieni qui ad aiutarmi con il dolce, la sai fare una torta?”
“Se intendi chiamare una pasticceria, chiedere di fare una torta e poi passare a prenderla allora si, so fare una torta!”
Alzo gli occhi al cielo e gli lego un grembiule attorno ai jeans.
“Prendi dal frigo le uova”
Billie esegue, mentre io prendo il cacao, la farina e la bilancia per pesare gli ingredienti.
“Rompi le uova” gli dico, e credo che in quel momento il cervello di Billie Joe si sia totalmente staccato, tipo quando i joystick non rispondono più ai comandi.
Billie prende un uovo, se lo mette nel palmo della mano, lo guarda, e lo stritola.
Per un lunghissimo momento si guardiamo sbigottiti senza dire niente, poi parte la risata più forte e lunga che io abbia mai fatto, mi piego in due dalle risate, quasi cadendo sul pavimento, e finalmente il cervello di Billie risponde e si accorge di aver fatto una cosa senza senso e ride anche lui.
“Non ridere di me, donna malvagia! Io te lo avevo detto che non so cucinare!”
Billie prende un pugno di farina e me lo lancia addosso, io faccio la faccia sconvolta e rispondo con del cacao, e comincia la guerra, ridiamo come matti, come ragazzini, Billie mi afferra da dietro per i fianchi e mi fa roteare e ci ritroviamo entrambi a terra, totalmente sporchi a ridere come se avessimo di nuovo sedici anni.
“Mi sei mancata” dice lui sorridendo.
“Hey!” urla Andrea dalla cima delle scale “fate battaglie di cibo e non mi chiamate? Mamma, perché a me non permetti di farlo e a lui si?”
“Esatto, W, perché a lei non permetti di farlo?”
“Zitto, Bill!”
Mi ricompongo e prendo in braccio la bambina, sporcandole il nasino di cacao, la sua risata riempie la stanza.
“Little Girl!” urla Billie a braccia aperte dalla fine delle scale.
“Billie!” risponde lei correndogli incontro e gettandosi tra le sue braccia.
“Perché sei sporco di farina e uovo?” chiede Andrea un po’ perplessa.
“Stavamo facendo una torta”
“Non so come fate le torte in California, ma qui gli ingredienti di mettono nelle ciotole, non sulle persone!”
Continuiamo a fare la torta tutti e tre insieme, anche se in effetti il compito di Andrea e Billie è solo quello di infilare le dita nell’impasto per assaggiarlo ogni cinque secondi, mezz’ora dopo la metto in forno.
“Bene, signorinella, direi proprio che noi due abbiamo bisogno di un bagno”
“Beh, anche lui se per questo”
Guardo Billie e mi ricordo di una cosa, una cosa vecchia e passata da tanto tempo, ma che dovrei ancora avere.
Vado verso la libreria del salotto e tiro dallo scaffale più altro uno scatolone grigio.
Lo apro, dentro c’è il mio vestito del ballo dell’ultimo anno, la mia corona di quando io e Billie vincemmo il titolo di re e regina, vecchi peluche e un sacco di ricordi, poi c’è anche quello che stavo cercando.
“Dovrebbe andarti ancora” gli dico porgendogli la camicia a mezze maniche bianca e celeste a quadri.
“Hey… ma questa era mia…dove…dove l’hai trovata?” alzo le spalle.
“L’hai dimenticata a casa mia quando siete partiti per il tour, mi dispiaceva buttarla”
Io e Andrea saliamo le scale mentre Billie va’ nel bagno a darsi una ripulita.
“Comincia a riempire la vasca, io ti raggiungo subito” dico ad Andy dandole un bacio sui capelli.
“Bill?” chiamo poi con voce lieve, perché magari se non mi sente dirlo sarà più facile.
“si?”
“Mi sei mancato anche tu”
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
I’m miiiiiiiiiiiissing yoooooou! Vabbè amo quella canzone (Y) comunque, heilà! Com’è andata ieri sera? Per me una festa bellissima, tanto green day, tanto punk e tanto divertimento! Io e il mio ragazzo ci siamo vestiti da Sid e Nancy ahahah! Spero che questo capitolo tanto tenero vi sia piaciuto!
Ho voluto inserire la versione del musical di Whatsername perché a dire il vero io la adoro! È molto emotiva
J comunque ho deciso che alla fine di questa fan fiction vi rivelerò il mio vero nome, un po’ come Whatsername! Così magari vedete che sono una spostata anche su altri social network xD
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Capitolo 38
*** Lazy Bones. ***


Lazy Bones.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-B-
 
Dopo la piccola parentesi culinaria, finalmente decidiamo di uscire di casa.
Andrea ha un vestito quasi intonato alla mia camicia, solo che il celeste è più chiaro, gli occhi verdi spiccano nel piccolo viso, e mi tiene per mano mentre prendiamo la metro per arrivare a Central Park.
Avremmo potuto prendere un taxi o la mia macchina, ma W tende a non voler dare nell’occhio quando è con me.
Arriviamo all’entrata di Central Park e io alzo indosso gli occhiali da sole, un po’ perché c’è molto sole, un po’ per sperare non mi riconoscano.
Ma i Newyorkesi sono meravigliosi, tu non scocci  loro e loro non scocciano te!
Camminiamo per un po’, anche perché vogliamo prima portare Andrea allo zoo, dato che adora gli animali.
Rimaniamo fermi quasi un’ora davanti alla gabbia dei pinguini, perché la bambina sembra quasi incantata, pietrificata, davanti a quegli strani uccelli paffuti.
Mentre lei e W sono ancora a fissare i pinguini, mi avvicino al banco dei souvenire e le compro un peluche a forma di pinguino.
“Ho una cosa per te” le dico inginocchiandomi e nascondendo il pupazzo dietro la schiena.
“Cosa?Cosa?cosa?cosa?”
“Tadà!”
Le porgo il pupazzo e i suoi occhi diventano dieci volte più grandi, lo afferra e lo stritola per poi gettarsi su di me.
“Lo adoooooooooooro! Grazie grazie grazie!”
W mi scruta dall’altro con un mezzo sorriso, è il primo regalo che faccio alla nostra bambina.
Continuiamo la nostra passeggiata per il parco, la gente comincia a sistemare le tovaglie per i pic-nic e noi cerchiamo ancora il posto perfetto, o almeno perfetto per i canoni di Andrea.
“Eccolo lì!” dice la bambina dopo un’ora di ricerche indicando un posto all’ombra di un grande faggio.
Comincia a correre verso quel posto ma poi inciampa e comincia a rotolare giù dalla collinetta d’erba su cui eravamo.
“Andrea!” urla W terrorizzata.
Dopo la sua rotolata Andrea si alza, ci guarda, e comincia a ridere.
“Rifacciamolo!”
Io e W ci guardiamo, entrambi con la stessa idea, la prendo per mano e cominciamo a rotolare anche noi giù per la collina ridendo come matti, sotto lo sguardo di tutti.
Anche se poi, molto persone seguono il nostro esempio lanciandosi lungo la collinetta d’erba.
Alla fine della corsa finisco sopra di lei, che mi guarda respirando affannosamente e con gli occhi grandi.
Sento il suo respiro, il suo petto alzarsi in sincrono con il mio, sento la sua pelle sotto le mie braccia…
“Hem, Billie? Potresti per favore alzarti? Mi stai schiacciando”
“oh, si, scusa”
 
Sistemiamo la tovaglia sotto il faggio e W esce le cose da mangiare, comprese le portate vegetariane per me.
Mangiamo tra il verde dell’erba, lo sguardo di Andrea viene sempre catturato da qualcosa di nuovo: una farfalla, delle formiche che si arrampicano su di un albero, un raggio di sole che filtra tra le foglie del faggio.
Io non riesco a smettere di guardarla, un po’ come mi succedeva con sua madre prima di lei.
“Vuoi una banana, Billie?” dice la piccola porgendomi una banana, sento che sto per vomitare.
“No, ti prego, niente banane tesoro… ora allontanala da me”
“Ma cosa…?”
W ridacchia sotto i baffi ricordandosi del mio odio per le banane.
“Come vi siete conosciuti tu e la mamma?”
“Oh, io stavo giocando per i fatti miei nel mio giardino e lei ci è entrata e si è messa a giocare con le mie macchinine senza nemmeno dirmi il suo nome”
“Ma che bugiardo! Sei stato tu a darmi le macchinine senza chiedermi nemmeno come mi chiamavo!”
Andrea ride mentre noi battibecchiamo, perdendoci tra i ricordi della nostra infanzia.
“Sai perché tuo padre non mangia banane? A cinque anni ne mangiò due cachi interi e si sentì male, hanno dovuto portarlo in ospedale per fargli una lavanda gastrica!”
“Vogliamo parlare del primo concerto punk a cui dovevo andare? Non sono potuto andare perché, per coprire tua madre, sono stato messo in punizione per un mese!”
“E quando mi hai fatto fingere di essere la tua ragazza al matrimonio di tua madre, te lo ricordi?”
Lo sguardo di Andrea va da me a lei, poi da lei a me .
“Siete molto carini”  dice poi ridacchiando.
Noi ci guardiamo e scoppiamo a ridere.
Nei suoi occhi, per un secondo, vedo quella scintilla che brillava sempre per me quando avevamo diciassette anni.
Questo è un bel 4 luglio.
 
Angolo autrice!
Lo scorso capitolo ho avuto solo una recensione, quindi consideratemi molto offesa
L
Rifatevi con questo :DD
Fatemi sapere cosa ne pensate :P

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Capitolo 39
*** I'll never turn back time. ***


I’ll never turn back time.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-B-
 
“Suonala ancora, ti prego.”
Andrea posa il piccolo viso sul bracciolo del divano e mi osserva, mentre continuo a suonare la versione di Whatsername più lenta di W, intanto la mia bambina mi guarda, mi ascolta, mi consiglia sul da farsi.
“E’ molto tardi, piccola, dovresti andare a letto”
“Ma è il quindici luglio! Non ho nulla da fare domani, e poi non ho sonno”
Proprio mentre lo dice fa un grosso sbadiglio, tornando a poggiarsi sul bracciolo, è quasi mezzanotte ma W continua a parlare al telefono da quasi un’ora .
Non so con chi sta parlando, ma sembra nervosa.
Strano, non aveva nemmeno preso troppo male la mia decisione di rimanere a New York più tempo del previsto, decisione che poi era stata ben accolta sia da Mike che da Trè.
I Green Day avrebbero iniziato il loro tour mondiale il primo ottobre, fino ad allora sarei rimasto a contatto con la mia piccola, e magari avrei provato a riconquistare la fiducia di W, che cominciava finalmente a riconsiderarmi un essere umano decente.
“Solo un’altra volta, va bene?”
“Promesso” risponde lei con un filo di voce, disegnandosi una piccola croce sul cuore.
Comincio a suonare piano i primi accordi, e ogni nota è uno spillo nel cuore che mi ricorda quando ho scritto questa canzone.
Non era una giornata diversa dalle altre, forse faceva solo più freddo, o ero io a sentire più freddo dentro.
Avevamo appena finito di incidere Dookie, erano tutti entusiasti, avevamo appena firmato con Rob, la mia ragazza mi amava e io non pensavo ad altro se non alla musica, ai miei amici, alle feste, al bere e al fumare.
Poi arrivò quella sera, il sedici settembre, arrivava ogni volta, anche se provavo a convincermi del contrario.
Passai tutta la notte sul tetto del locale dove eravamo andati ad ubriacarci, con una bottiglia di liquore scadente e un sacco di sigarette.
Poi passò la mezzanotte, e non fu più il sedici settembre.
L’alba cominciava a rischiarare il cielo di quel rosa tenue, era il momento della giornata che preferivo: né giorno, né notte.
Erano visibili sia le stelle, che la luna, che il sole.
E pensai a lei.
La pensai dopo anni di silenzio, anni di buio, anni di auto convincimento che lei non esistesse e, se esisteva, di certo non pensava a me.
Guardavo l’intera Berkeley dal tetto di un locale, e pensavo a Oakland, a Rodeo, ai corridoi gialli della nostra scuola, alla luce che le brillava negli occhi quando sorrideva.
Pensai al ballo, alla favola della ballerina e del soldatino di stagno, al nostro viaggio, a Wake me up when september ends, al concerto rubato al Gillman e quando lei stava per andare via, e io affrontati una notte intera di viaggio pur di non perderla.
E mi chiesi dov’era adesso, cosa stava facendo, con chi era, se si era innamorata, sposata, se tutti i ricordi che avevo fossero davvero ricordi o semplici sogni, pensai al fatto che mi sembrava tutto accaduto una vita prima, e che non avrei mai potuto riportare indietro il passato, ma magari avrei potuto ricordarmi di lei un’ultima volta, che magari avrei potuto scriverle un’ultima canzone prima di andare avanti.
Poi pensai al suo nome.
E in mente mi vennero Jenny, Nina, Amanda, Rebel, Whatsername, W, Miss Rose e altri mille…. Ma non il suo.
Ricordo di averlo saputo, un tempo, ricordo che mi piaceva il suono che aveva quando lo pronunciavo piano, mentre facevamo l’amore nella casetta sull’albero.
Ma forse il troppo alcol o la volontà di non ricordarlo avevano fatto in modo che lo dimenticassi davvero, rendendo la mia Whatsername  ancora più simile a un sogno bellissimo.
 
“Dovresti farla tornare forte, verso la fine” sussurra Andrea appena finisco.
“Come?”
“L’inizio lento è bellissimo, ma dovresti farla crescere piano piano, darebbe un senso di speranza”
“Sei un piccolo genietto musicale, tu”
Poi all’improvviso W entra nella stanza chiudendo il telefono, con le mani tra i capelli.
“Mi hanno offerto uno stage per il Times” dice poi raggiante.
“Cosa? W, ma è fantastico!”
Io e Andrea corriamo ad abbracciarla.
“Non è niente di che, continuerei a lavorare a Rolling Stones fino alla morte, ma per il Times sarebbe una specie di secondo incarico ed è anche molto prestigioso. Vogliono che io parta per Chicago questo sabato”
“Devi andare, mami” annuisce Andrea.
“Dovrò chiamare i miei nonni per sapere se puoi stare da loro, Andy”
“Lei potrebbe… stare da me… finché sei lì”
W si blocca e mi guarda, Andrea sorride tantissimo speranzosa, ma lei è immobile.
“Io…devo pensarci”
 
 
 
 
-La mattina dopo-
“Quindi non ti vuole lasciare la bambina”
“E’ solo un mese e mezzo che la conosco, non è poi così strano che non voglia lasciarmela per tre giorni”
“E poi sei stato capace di far morire un pesce in due ore, chissà come te la cavi con una bambina”
“Trè!”
“Che c’è? Sapete meglio di me quanto io tengo ad Andrea, sono solo realista”
Vedo Mike arricciare le labbra, molto pensieroso.
“Scusate, vado a fare una telefonata.
 
-W-
 
“Mike?” chiamo in un sussurro,  aprendo la porta dello studio di registrazione dove Mike mi ha dato appuntamento.
“W? Sono qui, vieni”
Entro e arrivo dov’è seduto Mike, un grande monitor di quelli dove si guardano i video prima di montarli definitivamente.
“Perché volevi vedermi?”
“Billie mia ha raccontato della bambina e che non sai se lasciargliela o meno”
“Se sono qui perché tu gli faccia pubblicità perdi il tuo tempo”
“No, voglio solo che tu veda una cosa, prima di decidere”
“Cosa è?”
“E’ l’intervista che non è mai andata in onda”
Mike inserisce una cassetta nel videoregistratore e dopo qualche secondo di buio il video parte.
C’è Billie Joe, i capelli ancora biondo platino sparati in ogni direzione, ha una maglietta dei Ramones e lo sguardo perso nel vuoto, ma non sembra né ubriaco né fatto, sembra solo… triste.
La telecamera aggiusta l’inquadratura per qualche secondo, poi sento la voce vitrea di Mike parlare.
“Perché hai voluto fare questa ‘intervista’?”
Billie rimane con la bocca semiaperta per un po’, ancora lo sguardo perso.
“Io volevo… parlare di lei, credo.”
“Lei chi?”
“Whatsername” pronuncia infine.
“La Amanda di cui parli sempre?” chiede Mike in modo scherzoso, ma Billie rimane perso nel suo mondo.
“No, non Amanda, la vera Whatsername”
“E’ di lei che parla la canzone?”
“E’ di lei che parlano tutte le canzoni”
“Le canzoni di American Idiot?”
“E tutte quelle del primo Album, e 2000 light-years away, e She…
“Ti manca?”
Billie fa una pausa, il silenzio nella stanza regna sovrano.
“Terribilmente?”
“E allora perché l’hai lasciata ?”
Un’ altra pausa, io mi avvicino sempre di più al monitor, quasi in cerca di un contatto con i suoi occhi al di là dello schermo.
“…La notte dell’incidente, io stavo bene, lei era finita in coma. Dicevano che non si sarebbe svegliata, che sarebbe rimasta come la bella addormentata per sempre, e io non potevo fare nulla per cambiare le cose. Non potevo tornare indietro nel tempo, non potevo darle un bacio e sperare che si svegliasse, per colpa mia tutti i suoi sogni e le sue ambizioni erano state distrutte. E allora, per la prima volta in vita mia, ho pregato. Ho pregato per un tempo infinito, e ho promesso a chiunque ci fosse lassù che, se l’avesse salvata, io sarei sparito dalla sua vita definitivamente, l’avrei lasciata vivere in pace e realizzare i suoi sogni. Ho sofferto tanto , ma dovevo farlo”
“…non me l’hai mai detto, BJ” sussurra Mike, sorpreso quanto me.
Billie fa un sorriso leggero, e una lacrima straborda dagli occhi verdi, rigandogli la guancia.
“Lei… era la mia migliore amica… il mio primo amore… come avrei potuto dimenticarla? Come avrei potuto lasciarla andare in quel modo? Non sono una persona così orrenda… io la amavo!”
il video si conclude, e io non riesco neanche a muovere un muscolo.
“Lui non ti ha mai dimenticata, W” sussurra Mike posandomi una mano sulla spalla.
 
 
 
Quando torno a casa la luce del soppalco è accesa, salgo senza fare rumore e sbircio dalla soglia della porta.
“Raccontami una favola” implora Andrea mentre Billie le rimbocca le coperte.
“Mmm… vediamo… quella della ballerina e del soldatino di stagno la conosci?”
“No!”
“Strano, me la raccontò tua madre la prima volta. Allora, c’erano una volta una ballerina e un soldatino di stagno, questo soldatino era molto coraggioso ma aveva una gamba sola, un giorno vide la ballerina, in equilibrio su di una sola gamba, e se ne innamorò perdutamente…”
Billie continua a raccontare con lo sguardo perso negli occhi di nostra figlia, poi le spegne la luce ed esce fuori dalla camera.
“Billie?” lo chiamo piano, mentre lui sta scendendo le scale per andare via.
“Si?”
“Venerdì pomeriggio ti porto le cose di Andrea in hotel, fatti trovare per le sei”
Lei si apre in un bellissimo sorriso, e gli stessi occhi che poco fa nel video hanno detto di amarmi, mi sussurrano “grazie”
 
ANGOLO DELL’AUTRICE.
Scusate il ritardo ma non stavo bene, spero davvero tanto che questo capitolo vi sia piaciuto perché ci ho lavorato davvero molto sulla scena del video :\
Fatemi sapere cosa ne pensate, e ascoltate la versione Broadway di Whatsername! Io la adoro *-*
Rage & Lol :3
(Grazie mille a Roxylilly per la fedeltà <3 e a chiunque altro per recensirmi e avermi tra i preferiti\seguiti)

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Capitolo 40
*** Church on sunday. ***


Church On Sunday.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-B-
Alle sei in punto, bussano alla porta della nostra camera d’albergo.
Mike e Trè sono al bar di sotto, mentre io ho fatto tutto quel che era in mio potere per rendere questo posto almeno minimamente presentabile.
Apro la porta e Andrea mi si lancia tra le braccia, la prendo in braccio e W mi lascia lo zainetto a forma di coccinella e una piccola borsa da viaggio rosa.
“Tornerò lunedì sera, non fatemi pentire di aver permesso questa cosa”
W mi fa l’occhiolino e saluta nostra figlia con un lungo abbraccio e qualche raccomandazione sussurrata all’orecchio.
“Beh…divertitevi” dice infine andando via.
“W?”
“Si?”
“Fatti valere”
Lei mi sorride dolcemente ed entra in ascensore.
“Allora, piccola peste, siamo soli. Che ti va di fare adesso?”
“mmm… voglio vedere le tue chitarre, ne parli sempre”
Porto Andrea in camera mia e le mostro la mia collezione, lei le guarda tutte con occhi sognanti e la bocca semiaperta, poi si avvicina ad una in particolare… LA chitarra.
“Questa è Blue?”
“Come fai a saperlo?”
“Mamma ne parlava spesso, le poche volte che mi parlava di te, diceva che era la tua fidanzata”
Rido tra me e me e prendo Blue delicatamente, per poi posarla sulle ginocchia della mia bambina.
“Appena sarai un po’ più grande, ti insegnerò a suonarla”
All’improvviso sentiamo la porta dell’ingresso spalancarsi, e una voce inconfondibile seguita da una camminata poco delicata dirigersi verso camera mia.
“Dov’è il mio diavoletto? Fatemela vedere! Fatemela vedere che me la mangio!”
“Zio Trè!” urla Andrea scendendo dal letto e lanciandosi tra le braccia di Trè, che la fa roteare in alto stringendola forte.
“Pulce! Sei cresciuta! Tua madre ha smesso di farti mangiare quei maledetti broccoli!”
Mi fa ancora un po’ strano sapere che Trè conosceva mia figlia prima di me, ma in effetti avrei dovuto soltanto essergli grato, visto che lui aveva dato a mia figlia un cognome, una figura maschile a cui ispirarsi (e che figura maschile!) e una vita pressoché normale.
Trè lascia andare Andrea e in quel momento entra nella stanza anche Mike, lentamente, molto lentamente, si inginocchia accanto a lei guardandola bene.
Andrea fa un dolce sorriso, si sistema i boccoli rossicci dietro le orecchie e avanza verso di lui, spalancando i grandi occhi verdi.
“Ciao” gli dice posandogli la mano sulla guancia.
“Ciao…” sussurra Mike, sfiorando la sua piccola mano.
“Cavolo, Billie, ti somiglia da impazzire…. Ma le labbra e la forma degli occhi sono di W… tremendamente di W”
Andrea ci guarda tutti e tre e sorride ancora, il sole è ancora alto e fa abbastanza caldo.
“Andiamo al parco?” chiede infine.
 
Passeggiamo tra gli alberi godendoci il vento fresco delle sette di sera, Andrea mi tiene la mano e si gode la luce che filtra tra gli alberi e gli uccellini che cantano.
Poi la sua espressione cambia, e per poco non scoppia a piangere.
“Billie, ma che sta facendo quello lì?!”
Al di là di un prato c’è un uomo che sta prendendo a calci un cucciolo di cane molto piccolo, apostrofandolo con parole poco simpatiche.
Io e Mike ci lanciamo su di lui mentre Trè tiene la bambina, e lo spintoniamo via dal cucciolo.
“Ehi! Ma che ti credi di fare!”
“Quel cane rognoso mi ha rovinato le scarpe!”
“Tu di rovinato hai solo il cervello, vattene prima che chiami la polizia o sia io a prendere a calci te!”
Il tipo se ne va e Andrea ci raggiunge, prendendo in braccio il cucciolo, un cane dalle orecchie lunghe, bianco e nero, con uno sguardo da duro, continua ad abbaiare contro il suo aggressore.
“Che carino! Posso tenerlo?”
Io e Trè ci guardiamo, effettivamente nella mia casa in California ho un grande giardino…
“Va bene”
“Si!”
“Come lo vuoi chiamare?”
Andrea ci pensa bene, arricciando le labbra e guardando il cucciolo.
“Rocky, ha la faccia da lottatore”
“Eh Rocky sia”
Mi inginocchio e coccolo un po’ il cucciolo, ho sempre amato i cani ma non ne ho mai avuto uno, mi limitavo a passare tutto il tempo possibile con l’alano che W aveva quando abitava nella casa accanto alla mia, che oltretutto si chiamava Billy.
“Mamma te lo ha detto di domenica, vero?” chiede Andrea, più che altro distratta dal cagnolino che le mangiucchia un laccio della scarpa.
“No, cosa?”
“C’è la festa del mio oratorio, mi ci devi portare”
“Che cosa?! Io non ci vado in chiesa, signorina, credo mi abbiano bandito di lì anni fa”
“Ma io ci devo andare! Ci vanno tutti i miei amici e poi c’è lo show dei talenti!”
Mike e Trè intanto se la ridono a crepapelle, guardando il nostro battibecco, ma tanto vincerà lei, lo so bene.
“Okay, io prometto di venire in chiesa con te domenica, ma tu mi prometti che questo venerdì sera sarò io a scegliere cosa faremo, va bene?”
“Andata!”
ANGOLO DELL’AUTRICE.
E’ arrivato Rockyyyyyyyyyy :3
Recensioni pliz :D

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Capitolo 41
*** Basket Case. ***


Basket Case.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-M-
 
“Okay, piccola, è abbastanza semplice. Adesso Mike ti lancia la palla e tu la colpisci, ci sono io con te”
Billie è inginocchiato e Andrea, con indosso la vecchia divisa da Baseball di Billie Joe, riesce a reggere la mazza solo perché anche lui la sta aiutando.
La bambina si lega i capelli e indossa il casco di protezione, poi guarda dritta verso di me, stringendo la lingua tra le piccole labbra per la concentrazione.
“Okay, ci sono! Stavolta la prendiamo”
Trovare un campo da baseball libero di venerdì pomeriggio è stato più difficile del previsto, ms BJ adora questo sport, suo padre ci giocava sempre insieme a lui (Già, Billie è una di quelle persone rare che sono brave sia negli sport che nella musica), e adesso lui voleva giocarci insieme a sua figlia, anche se io e Tré continuiamo a credere che Andrea sia troppo piccola per una cosa del genere.
“Pronta?” chiedo io con la palla in mano.
Lei annuisce e io le tiro la palla abbastanza piano, gli occhi verdi della bambina si spalancano dalla paura.
Poco prima che la palla arrivi a toccare la mazza Andrea lancia un urlo e si rannicchia in se stessa, proteggendosi la testa con le mani.
“Andy!” ridacchia Billie punzecchiandole la spalla.
“Che c’è? Quella palla è grande quanto la mia testa!”
Billie prende il viso di sua figlia e la guarda, sorridendo ancora, vederlo così, in questo modo….mi sembra una persona diversa…migliore…amabile.
Ma effettivamente per me Billie è sempre stato così, non importava cosa facesse o chi ferisse, io e W siamo sempre stati uguali in questo, nessuno dei due lo ha mai mollato anche se lui se lo meritava tremendamente.
Solo che lui ama lei, e io sono il suo migliore amico, e adesso ha una figlia.
“Non devi avere paura, Andy, finché ci sono io accanto a te non può succederti nulla”
Andrea guarda Billie e le sue labbra tremano leggermente.
“Ma se la palla mi colpisce in testa?”
“Un bernoccolo e una bella storia da raccontare”
“E se non la prendo di nuovo?”
“La prenderai al prossimo tentativo, basta che non molli”
La bambina sorride e si lancia su di lui, abbracciandolo forte, poi tornano in posizione.
Trè mi sostituisce e lancia la palla, Andrea chiude gli occhi e muove le braccia con tutta la forza che ha in corpo, Billie la aiuta a sostenere la mazza che colpisce la palla, mandandola dritta dall’altra parte del campo, contro la rete di protezione.
“Bravissima! Ce l’hai fatta!”
Corriamo verso di lei prendendola in braccio, esultando come matti, chissà forse Billie è davvero portato per fare il padre.
“Adesso hot dog per tutti!”
“Ma tu non eri vegetariano?”
Io e Trè scoppiamo a ridere.
“Non ridete! “ protesta BJ puntandoci contro un dito.
“Perché ridono, Billie?” chiede la bambina sempre più perplessa.
“Una volta mi sono sentito male durante un concerto, pensavano chissà che cosa invece era solo mancanza di una sostanza che c’è nella carne, e ho dovuto riprendere a mangiarla. Questi due per farmi sentire in colpa mi hanno muggito nelle orecchie per minimo due mesi!”
 
 
-B-
 
La sera stessa, dopo aver fatto cambiare la piccola, comincio a pensare a dove potrei portarla, effettivamente non ho molte idee, ma le avevo promesso che avremmo passato una bella serata.
“E’ una bambina super intelligente, Billie Joe, portala in un museo” suggerisce Trè mordendo una mela.
“Non male come idea…forse so anche dove”
 
 
Mamma mia!” sussurra in italiano Andrea, il poco della lingua che conosco però me lo fa capire comunque.
“Ti piacciono i dinosauri?”
Entriamo nel museo di storia naturale andando dritti dai dinosauri, perfettamente ricostruiti mentre mangiano, bevono o lottano.
Andrea scende dalle mie braccia e va’ dritta filata dal tirannosauro, osservandolo a bocca aperta.
“E’ fantastico!”
Mentre lei è Trè continuano a vedere i dinosauri io mi allontano leggermente insieme a Mike.
“Sembra che tu te la stia cavando bene. BJ”
Sospiro, guardando verso di loro.
Trè la tiene in braccio indicando l’altro, dove una finta volta stellata ospita uno pterodattilo e altri uccelli.
“Lui per lei è stato un padre dieci volte migliore di quanto io non sarò mai”
Mike alza le spalle.
“Tu hai tutta una vita per recuperare”
Ci sediamo su di una panchina di pietra, Mike è calmo come sempre, un po’ della sua calma magari contagia anche me.
“Le somiglia molto… tutta questa intelligenza non può averla presa da te” ridacchia lui guardando mia figlia.
Già, mia figlia, ancora strano da dire e pensare.
“E’ straordinaria esattamente come era W a quell’età”
“E lei l’hai sentita?”
“Ha chiamato stamattina e poco fa, sembra che vada tutto bene lì, alla bambina manca molto…”
“E a te manca?”
Mike mi guarda, mi guarda sul serio, e io a lui non posso nascondere nulla.
“Mi manca dal momento in cui abbiamo lasciato Berkeley cinque anni fa”
“E diglielo, no?”
Alzo un sopracciglio.
“Tu mi perdoneresti?”
“Magari io no, ma lei si, ti ha perdonato nel momento esatto in cui tua figlia di ha abbracciato per la prima volta. E ti vuole ancora molto bene, lo sai anche tu, sta a te dimostrarle che puoi essere migliore di cinque anni fa, la conosci meglio di chiunque altro al mondo”
Respiro lentamente, guardando ancora la bambina, assorta nel suo mondo fantastico.
“Sarà, ma per ora la sfida rimane portare Andrea in chiesa domani.
 
 
 
-la mattina dopo-
 
“Ma come ti sei vestito?! È una festa dell’oratorio, non un funerale”
Forse lei aveva ragione, la giacca era eccessiva.
Spengo il motore e lascio la giacca in auto, rimanendo solo con la camicia, che oltretutto mi ha prestato Mike perché quelle che avevo io erano piene di teschi e non mi sembrava proprio il caso.
Prendo la chitarra e me la metto in spalla, scendendo dalla macchina con Andrea per mano.
“Dove dobbiamo andare?”
“Lì, verso il giardinetto, avranno già cominciato lo show”
Entriamo nell’oratorio, dove c’è un piccolo palco all’aperto, su di esso un padre e suo figlio stanno facendo un numero di magia molto discutibile.
Una ragazza bionda con la maglia dell’animazione si avvicina a noi, abbracciando Andrea.
“Ciao Andy, è lei è…” alza lo sguardi verso di me “…oh Dio buono”
“Non nominarlo invano” dico io con un tono acido nella voce, questa situazione era già abbastanza imbarazzante senza che i fan mi dessero addosso.
“Lui è…Andrea ma lui…”
“Suo padre, esatto”
“Oh, si, okay, va bene, benissimo… il palco è da quella parte, tra dieci minuti è il vostro turno”
Ci sediamo tra il pubblico e guardo la bambina.
“Hai imparato la canzone, Andy?”
“Tutta tutta”
“Bene, fai sentire la tua bella voce”
Appena tocca a noi saliamo sul palco e la folla ammutolisce, probabilmente mi avevano riconosciuto, mi siedo sullo sgabello più verso destra e Andrea si mette accanto a me, ognuno ha un microfono per se, ma il mio lo punto più verso la chitarra, poi comincio a suonare.
 
“ooooh oh ooooh” comincio chiudendo gli occhi, Andrea è tranquilla, mi guarda suonare come se fossimo normalmente a casa, sul divano.
Somewhere over the rainbow,
Way up high,  
And the dreams that you dreamed of
once in a lullaby…”
Canto io guardandola, lei si sistema una ciocca di capelli dietro l’orecchio, e poi canta insieme a me.
Somewhere over the rainbow,
Blue birds fly,
And the dreams that you dreamed of
Dreams really do come true  oh oooh…”
 
Continuiamo a cantare insieme, e mi ricordo di quando cantavo con mio padre e tutto mi sembrava così facile, così semplice, e mi sembra che le situazioni si siano invertite.
Io ero un bambino che aveva perso suo padre, Andrea ne ha appena ritrovato uno, forse.
Finiamo di cantare e tutti applaudono, e io sorrido a mia figlia, immaginando di vederla crescere e diventare bella e intelligente come sua madre, di insegnarle a suonare la chitarra o qualsiasi strumento lei vorrà suonare, e mi viene anche voglia di tornare a disegnare solo per disegnare l’espressione del suo viso e le fossette che le incorniciano il volto quando si apre nei suoi bellissimi sorrisi.
 
 
Torniamo in hotel e io la porto in braccio, si era addormentata poco prima che la festa finisse.
Apro la porta della stanza e vado verso il letto che hanno sistemato nella mia camera per lei, rimboccandole le coperte.
Io magari prima di dormire vedo un film.
Le bacio la fronte, carezzandole leggermente i capelli.
“Buonanotte, papà”
Rimango di sasso per qualche secondo, è la prima volta che mi chiama così.
“Buonanotte, tesoro”
 
ANGOLO DELL’AUTRICE.
Sono tornata! Scusate l’assenza, ma ho avuto qualche problemino di salute e la scuola non mi lascia scampo :P Spero che questo mio capitolo vi sia piaciuto e che magari le persone che non mi recensiscono da molto tornino a farsi vive :D
Detto questo, tra poco vado al red carpet di Catching  Fire a Roma *O*  
Rage & Lol :3
 

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Capitolo 42
*** Look for love. ***


Look for love.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-B-
 
L’aeroporto era semi-deseto, strano per la fine di luglio a New York, di solito è sempre strapieno.
Tengo Andrea in braccio, lei continua a lisciarsi i capelli con le mani mordicchiandosi le labbra, insieme guardiamo verso la porta degli arrivi, ancora chiusa.
“Andy, non stiamo per conoscere il presidente, sta solo tornando la mamma”
“Si ma se mi trova brutta da’ la colpa a te e io non ti vedo più”
Sorrido alla bambina e le bacio la fronte.
“Non può trovarti brutta, nemmeno un pazzo riuscirebbe a trovarti brutta”
“papà?”
“Si, tesoro?”
“Cosa succederà quando la mamma torna?”
“Beh, dormirai di nuovo in camera tua”
“E tu?”
“Io ti verrò a trovare ogni giorno come sempre”
“E dopo settembre?”
“Beh, io partirò per il tour allora, ma ci sentiremo per telefono ogni giorno e prometto di scriverti”
“…ma tornerai?”
Le sorrido.
“Non ti libererai così facilmente di me, ragazzina”
Le porte degli arrivi si spalancano, e W esce con il suo trolley in mano, guardandosi intorno fino a quando non ci trova e ci corre incontro.
“Andy!” urla prendendo in braccio la piccola e baciandole i capelli.
“Mamma! Mi sei mancata”
“Anche tu mi sei mancata tantissimo, piccola mia”
“Com’è andata?”
“Molto bene, forse sono troppo ottimista ma credo di avere il posto assicurato!”
“Congratulazioni, W”
Lei, quasi risvegliandosi, si accorge di me e, incredibilmente, si apre in un meraviglioso sorriso.
“Grazie, Bill. E voi due, siete stati bene?”
“Benissimo!” esclama la bambina.
W si tende verso di me e io la abbraccio forte, gettando il viso tra i suoi capelli, che profumano di frutta.
La bacio.
Merda, l’ho baciata. Ma che ho fatto? Cazzo, ho rovinato tutto.
Cazzo cazzo cazzo, ma perché l’ho fatto? Perché?
Mi stacco e comincio a balbettare, ma lei mi afferra per il colletto della camicia e mi bacia di nuovo.
“M…m..mi sei mancata” balbetto sorridendo piano.
“Anche tu”
“Hey! Posso ricordarvi che io sono ancora qui?!”
Ridiamo tutti insieme e prendiamo nostra figlia per mano, uscendo dall’aeroporto per la prima volta come una vera famiglia.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE.
Capitolo corto ma con un evento epocale, finalmente un bacio :DDD
Aspetto recensioni e previsioni per l’imminente futuro :D
Rage & Lol :3

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Capitolo 43
*** Sanding all my love to you. ***


Sanding all my love to you.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-W-
 
Dopo aver messo Andrea a letto insieme, come tutte le sere, Billie scende in cucina e apre una bottiglia di vino bianco.
“Brindiamo!” proclama riempiendo due bicchieri.
Mi avvicino a lui a braccia incrociate, afferrando il mio bicchiere e bevendone un sorso.
“E a cosa brindiamo?”
“Brindiamo al fatto che è già metà agosto e tu non mi hai ucciso, alla nostra bella bambina, ad American Idiot e Dookie primi per vendite in mezzo mondo, ai miei innumerevoli Wind Music Awards e al tuo nuovo lavoro per il Times oltre che per Rolling Stones!”
“Mi sembra un buon motivo per brindare”
Cerco di battere il mio bicchiere contro il suo ma Billie si ritrae.
“a a a … da quant’è che non suoniamo qualcosa insieme ?”
“Devo suonare qualcosa con te per avere il mio vino?”
Billie annuisce e io alzo gli occhi al cielo, rassegnata, però gli sorrido, perché mi ricorda lui a diciassette anni.
Prendo la mia chitarra e la accordo per un po’, sedendomi su uno degli sgabelli della cucina, Billie è accanto a me, non suono una chitarra classica davanti a lui da anni.
“La canzone però la decido io”
“Ai suoi ordini, capitano”
Ci penso su’ e , per una volta, decido che voglio cantare in italiano una canzone della mia amata Italia.
Passerà questo tempo indeciso,
passerai anche tu.
Motori già più veloci,
passeranno i tuoi occhi blu.
Passeranno le stelle, le notti più scure, le paure
Passeremo anche noi, si passeremo anche noi.
 
Passerà questo tempo infelice,
questo battere il piede per terra,
finiranno le lotte di razza,
gli odori di guerra.
La nebbia su questa pianura che non ci si vede,
questo grande picchiare per terra,
la terra col piede.
 
Passeranno canzoni sfinite,
che hanno già camminato nel vento,
non si reggono in piedi,
consumate dal tempo,
passeranno le piogge d’inverno,
dietro ai vetri appannati e un passare
di stelle cadenti e desideri infiniti.
Passeremo anche noi…”
 
 
Billie mi ascolta rapito, sebbene probabilmente sta capendo solo la metà delle cose che dico, quindi decido di rendergliela più facile e tradurre le parole della canzone in inglese.
“Chi l’ha scritta?”
“Il figlio di De Andrè, Cristiano”
“Continua, ti prego”
Passerà questa strana fortuna, questa mediocrità.
Le invenzioni per pochi denari, questa normalità.
Passerà l’occasione portata dal vento
E in un momento passerai anche tu.
Passeranno i ricordi del cuore e le strette di mano,
chi si lega ai ricordi si sa, non può andare lontano.
La squallida stanza di un uomo che vive da solo,
passeranno poi tutte le cose…
nel bene e nel male, nel bene e nel male…”
 
Billie cerca di seguirmi, imitando gli accordi con la chitarra, e ripetendo tra sé le parole della canzone.
 
Passerà questo tempo indeciso,
passerai anche tu.
Passerà un leggero sorriso,
che mi sembrerai tu.
Passeranno emozioni, giornate e infinite stagioni,
passeremo anche noi.
 
Passeranno canzoni ascoltate
Per un lungo momento
Che ci vivono accanto a dispetto del tempo.
Passeranno le piogge d’inverno
Dietro ai vetri appannati e un passare
Di stelle cadenti e desideri infiniti…
Passeranno i ricordi del cuore e le strette di mano
Chi si lega ai ricordi si sa, non può andare lontano.
Gli amori così all’improvviso ed i buona fortuna…
Passeranno poi tutte le cose..
Nel bene e nel male”
 
Finisco e lascio la chitarra, lui mi sorride così tanto da sciogliermi.
“Come si chiama?”
nel bene e nel male, è una delle canzoni che ad Andy piacciono di più, gliela facevo ascoltare per insegnarle un po’ di Italiano”
“Oh, servirebbe anche a me! Quando faccio concerti lì riesco a dire solo insulti”
“Ora posso avere il mio vino!?”
Billie mi tende il calice ma proprio mentre sto per afferrarlo me lo allontana.
“Ma qui non c’è l’atmosfera giusta! Forse un’idea ce l’ho…”
“E sentiamo, signor ‘atmosfera giusta’ “
“Potremmo andare a Parigi!” dice indietreggiando verso il balcone.
“Parigi?! Tu sei tutto matto”
“Pensavo fosse il tuo sogno, vedere Parigi”
“Si ma non a mezzanotte, in pieno agosto e con uno spostato insieme a me!”
“Peccato” dice lui prendendomi per mano e aprendo la finestra “peccato perché vuol dire che portare Parigi qui da te è stato inutile”.
Apro gli occhi e il mio balcone non è più il mio balcone, è Parigi.
Le finestre sono state coperte da dei poster che ritraggono Parigi di notte e la Tourre Eiffel tutta illuminata.
C’è un tavolino con una tovaglia a scacchi, champagne e una baguette, cornetti e crepes, poi un gira dischi nell’angolo sta suonando “la vie e en rose”.
La canzone della nostra prima volta…
“Questa, miss Whatsername, è l’atmosfera giusta per un brindisi!”
Billie mi prende per mano e cominciamo a ballare, guidati da quella bellissima canzone e dal panorama Newyorkese\Parigino.
La canzone continua a girare, io mi stringo a lui, chiudo gli occhi e poso il viso sulla sua spalla.
“W?”
“Si…?”
“Tu e Andrea volete venire con me al galà di beneficenza per la presentazione di American Idiot, il quindici di settembre?”
Lo guardo, portare me e Andrea ad un evento del genere vuol dire che dovrà spiegare al mondo intero chi siamo e perché siamo lì con lui noi e non la sua ex-futura moglie.
“Si, certo che si”
Billie sospira di sollievo e posa le sue labbra sulle mie, continuando a ballare.
Passeranno poi tutte le cose, nel bene e nel male.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE.
Spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo, bella gente :D Adesso fuggo che ho un compleanno, fatemi sapere cosa ne pensate e che previsioni avete per il futuro :D
Rage & Lol :3

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Capitolo 44
*** Maria. ***


Maria.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-Trè-
 
“Io vi detesto, tutti e tre, profondamente!”
“Zitta e fatti un tiro, W”
W aspira profondamente e comincia a tossire, per poi scoppiare a ridere subito dopo, lanciandosi sulla sdraio.
Andy era a dormire da una sua amica, quindi per almeno una sera siamo potuti tornare ad essere adolescenti.
“E’ da quando sono rimasta incinta di Andy che non mi faccio una canna…” ammette lei passando lo spinello a Billie.
Lui aspira due volte e cerca di fare dei cerchi di fumo, qualcuno gli esce anche bene.
“Ormai la nostra amica è una madre di famiglia!”
“Dì un po’, almeno una sigaretta l’hai mai provata”
“No, e non ho alcuna intenzione di farlo, smettetela di portarmi sulla cattiva strada!”
Scoppiamo a ridere e, presi dalla fame, chiamiamo il servizio in camera per farci ordinare due enormi pizze.
Mi capita di pensare spesso che, in effetti, non siamo più teenagers ma siamo comunque dei ragazzini, considerato che il più vecchio di noi ha ventidue anni.
Ma si sapeva, la celebrità invecchia, o la maternità nel caso di W.
Lei prende il telefono in mano e lo guarda.
“Smettila di preoccuparti! Andy sta bene!”
“E’ piccola, è ovvio che mi preoccupi!”
“Piuttosto, hai in mente nulla per il suo compleanno?”
W alta le spalle e sorride tra sé e sé.
“Lei vuole una festa in maschera con le sue amiche, quindi le farò una festa in maschera con le sue amiche… sperando che almeno quest’anno mi permetta di avere voce in capitolo sul suo costume! Lo sapete da cosa si è vestita lo scorso Halloween?”
“Cosa?”
“Da Billie Joe!”
Scoppiamo a ridere tutti e quattro e Billie le circonda le spalle con un braccio, più o meno stanno di nuovo insieme, ma questo se lo aspettavano tutti in fondo, non si erano mai lasciati sul serio.
“…W?” domanda Billie con un filo di voce.
“Si?”
“Raccontami della sera in cui Andy è nata”
Io e lei ci guardiamo, e W scoppia a ridere.
“Va bene, spero di avere ancora abbastanza neuroni per ricordarmelo… allora, vediamo…. Era la mattina del trenta settembre, mi avevano appena dimessa dall’ospedale per…sai, quel fatto del quasi assideramento… beh ero a casa, i miei erano venuti a trovarmi per darmi una mano nei primi mesi di vita della bambina, e io mi sono messa al pianoforte perché avevo voglia di suonare un po’… e mi sono accorta che era l’ultimo giorno di settembre… quindi… mi è venuta in mente Wake me up when September ends… e ho cominciato a suonarla… poi ho sentito che lei stava scalciando…. E una fitta bestiale allo stomaco… stava nascendo, proprio l’ultimo di settembre, una bellissima domenica di sole….  Mi hanno portato subito in ospedale e lì i medici nemmeno ci credevano che appena uscita già fossi tornata, mi hanno mandato quasi subito in sala operatoria e dopo sette ore di travaglio è nata… pochi minuti prima della mezzanotte…. Proprio alla fine di settembre… mi ha svegliata… fuori era iniziata una di quelle piogge talmente sottili da non sentirsi sulla pelle… proprio quel tipo di pioggia che sembra cadere dalle stelle…  Quando me l’hanno messa tra le braccia ero solo….felice, credo.
Lei era così piccola e così bella, anche silenziosa fortunatamente. Poi io sono tipo svenuta e hanno portato la bambina a darsi una ripulita, il secondo nome l’ho scelto perché è nata mentre nell’altra stanza le infermiere ascoltavano una canzone di Gloria Jones e poi mi sembrava un nome che le avrebbe sempre dato una certa forza, oltre ad Andrea… quando mi sono svegliata era mattina, e le infermiere hanno chiamato i miei ‘parenti’ per portarmi la bambina, e sapete chi è entrato con mia figlia in braccio?”
“No” dicono all’unisono Mike e Billie, rapiti dal racconto, ancora con lo spinello fumante in mano.
“Io!” dico ridendo.
Mi guardano in silenzio, con gli occhi spalancati, tentando di capire se sto scherzando o sono serio.
“Dice sul serio, ragazzi”
“Che cosa?!?!”
“Eravamo a New York per un’intervista, e io e Mike volevamo andare a trovare W senza dirti niente, Billie…. Puoi ben capire il perché. Beh insomma alla fine Mike aveva la febbre e io la chiamai, suo padre mi rispose alle undici passate dicendomi che erano in ospedale così sono corso lì nel bel mezzo del traffico di New York e, appena sono arrivato, mi hanno piazzato un neonato in braccio, avreste dovuto vedere la mia faccia!”
Billie mie guarda con un mezzo sorriso, non è ancora abituato al fatto che io abbia tenuto in braccio sua figlia prima di lui, del resto…chi ci si abituerebbe mai?
“E dovevate vedere la mia, di faccia, quando ho visto mia figlia in braccio a lui! ho dovuto spiegargli tutto nonostante avessi appena partorito!”
“Io ho tenuto Andrea a dormire tra le mie braccia tutta la notte… avrò capito si e no la metà di quello che diceva! Ho cercato di convincerla a dirtelo, BJ, ma era irremovibile… e lo è diventata ancora di più quando, uscendo dall’ospedale, abbiamo incontrato te ed Adie per strada…”
Billie deglutisce, non è un argomento che gli piace toccare, semplicemente perché voleva bene ad Adie è gli è dispiaciuto trattarla così, lei non se lo meritava.
“Ed eccoci qui” conclude Mike, cambiando discorso.
“Già, cinque anni dopo a fare le stesse cose che facevamo a sedici anni!”
“Con la sola eccezione che adesso noi siamo famosi”
“E tu sei madre!”
“Chissà perché le fortune non capitano mai a me!”
Ci guardiamo per qualche secondo, Mike da’ un colpetto a Billie per spronarlo a parlare.
“Hey W, noi abbiamo deciso di tornare a Berkeley per i primi di settembre…. Potresti venire anche tu e portare Andrea… non ci è mai stata e sai quanto vuole vedere il mare…” comincio io, dandogli una mano.
“…e magari potrebbe conoscere mia madre…” dice Billie con finta nonchalance.
“Bella idea” risponde W annuendo.
“Adesso basta fare il padre sentimentale e passami quella cazzo di canna, Armstrong!”
 
ANGOLO DELL’AUTRICE!
Salve a tutti :DD Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, visto che a quello di prima avete lasciato solo una recensione :’( Continuiamoooooooo :D avverto che tra tipo 5 o 6 capitoli finirà la storia… ma non temete, ho in mente una specie di seguito che parlerà del periodo 21 century brakedown ;)

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Capitolo 45
*** Like my father's come to pass. ***


Like my father’s come to pass.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-W-
 
Fa uno strano effetto, tornare a casa dopo tutto questo tempo.
Eppure, mi sembra non sia passato nemmeno un giorno da quando ho lasciato la California.
Mentre la macchina di Billie sfreccia sulla strada io guardo il mare poggiata contro il finestrino, dietro Andy è rapita da un panorama così diverso da quello Newyorkese… si gode il vento tra i capelli, considerando che la cappotta della macchina è abbassata.
Il sole delle prime ore del giorno è alto e splendente, il mare così colorato da sembrare  vivo.
Dio, quanto mi è mancato questo posto.
“Papà, tra quanto arriviamo?”
È molto strano anche sentire qualcuno chiamare Billie Joe in questo modo. Mi sarei aspettata che lo chiamassero in un sacco di modi: rockstar, frontman, professore, ragazzo, Armstrong, Mr Armstrong, carcerato numero 26836…ma mai papà.
“Saremo a Berkeley tra qualche minuto, tesoro. Hai mal d’auto?”
“No, ma credo che Rocky debba fare la pipì”
“Non nella mia auto!”
“Sei tu che le hai preso un cane, Bj, è un problema tuo”
“Traditrice…”
Ridiamo e torno a guardare il mare, Andy insieme a me, lei non c’è mai stata, io invece ci ho passato la vita.
Qualche minuto dopo il cartello con il nome della nostra città spicca tra le palme.
“Appena torniamo dai nonni vi porto a vedere casa mia, ragazze, è vicinissima alla spiaggia”
“Non ci credo che sei tornato ad abitare a Oakland”
“Ci sono nato, è stato un po’ come un ritorno alle origini!”
Imbocchiamo la strada di casa nostra, non la vedo da cinque anni ma non è cambiata quasi per niente, gli stessi alberi in fiore, la stessa luce che inonda le case, lo stesso viale dove i ragazzini giocano… casa.
Billie parcheggia la macchina di fronte casa mia e fa scendere Andrea e Rocky, io rimango ferma a guardarmi ancora intorno.
“Dai W, tuo padre non può volermi uccidere più di quanto volessi farlo tu quando ci siamo rivisti”
Esco dalla macchina e prendo per mano Andy, ripercorrendo a piccoli passi il vialetto del mio giardino.
“Guarda, tesoro, quell’albero lì collegava camera mia a quella di tuo padre, quando avevamo dieci anni ci abbiamo costruito una casetta sopra per rendere le cose più facili”
“Probabilmente tu sei stata concepita lì dentro”
“Che vuol dire concepita?”
“Billie!” gli do’ una spallata e lui ride, suonando il campanello.
Aspettiamo, ed è l’attesa più lunga che io abbia mai fatto.
“Arrivo!” dice la voce di mia madre, mentre lei apre la porta.
“Ciao mamma” sussurro con un mezzo sorriso.
“Tesoro! Che bella sorpresa! Oh Andy! Vieni qui da nonna, scricciolo!” mia madre prende in braccio la bambina e la riempie di baci, poi nota Billie e per un momento si blocca e mi guarda, io alzo le spalle.
“Lo sa?”
“Si” sussurriamo io e Billie all’unisono.
Incredibilmente, mia madre sorride e abbraccia Billie con il braccio libero, invitandoci ad entrare.
“E’ un piacere rivederti qui, figliolo, se ci aveste avvisato prima avremmo preparato la camera per te e Andy, tesoro”
“La mia vecchia camera andrà benissimo per entrambe, mamma”
“Macy, chi è alla porta?”
Ecco il test finale, mio padre raggiunge mia madre e si apre in un magnifico sorriso prendendo subito Andrea in braccio.
“Pulce!”
“Nonno!”
Poi anche lui nota Billie Joe, ancora pietrificato davanti all’ingresso, forse pronto a una fuga se le cose dovessero mettersi male.
“Billie…”
“Salve, signor Rose”
“E’ un piacere vederti, ragazzo. Ti aspettiamo da cinque anni…” dice guardando la bambina, lei sorride e tende le braccia verso Billie per farsi prendere in braccio da lui.
Billie Joe non se lo fa ripetere due volte e la stringe a se, affondando il viso nei suoi capelli.
Io e i miei genitori rimaniamo a guardarli sorridersi e scambiarsi gesti dolci, come se stessimo guardando un film.
Il campanello suona.
“Aspettavate qualcuno?”
Mia madre sgrana gli occhi e rimane immobile.
“A dire il verso di… io aspettavo… tua madre, Billie, doveva portarmi dei fiori…”
La porta si apre e Olly e Anna entrano con lo sguardo basso e il sorriso in volto.
“Macy, sei in ca…” le parole le si bloccano in gola quando mi vede, non ha ancora notato Billie, né Andrea.
“Hey! Guarda chi si rivede! Sei tornata anche tu, ti trovo benissimo piccola!”
Abbraccio Olly ancora in silenzio, mentre Anna rimane immobile, lei ha lo ha visto.
“Bill….” Sussurra Anna con un filo di voce, Olly la sente e si gira ed entrambe vedono Billie con in braccio Andrea.
Il vaso che Anna ha tra le mani le cade e si frantuma in mille pezzi.
In silenzio, con un gioco di sguardi incredibile, loro capiscono tutto.
“Tu…lei…quando…?” chiede Anna guardandomi.
“Prima che loro partissero per il primo tour” rispondo quasi colpevole.
Olly si avvicina cautamente alla bambina ma Andrea non è preoccupata né sotto pressione, sorride soltanto a quella che ha capito essere sua nonna.
“Ciao!” le dice con la sua voce dolce e squillante.
“…Ciao”
“Io sono Andrea, tu sei mia nonna, vero?”
Olly e Anna sentono il nome della bambina e guardano prima Billie poi me, con gli occhi pieni di lacrime.
“Si, suppongo di si…tu… somigli terribilmente a tuo padre”
“…è un bene?” ridacchia Andy, senza allontanarsi da Billie.
“Pff…non direi!” dice Anna ironica, e in un momento stiamo tutti ridendo.
Anna rinsavisce e prende in braccio Andrea, guardandola dalla testa ai piedi, Olly la segue subito dopo, tempestandola di domande di ogni genere, Billie è felice e più tranquillo.
Si avvicina a me e mi stringe la mano.
Credo che Anna se ne sia accorta perché ci lancia un’occhiata molto eloquente.
Dopo due ore siamo ancora così, nel salotto di casa dei miei con tutti che impazziscono per Andy.
“Beh, è ora di andare…” dice Billie guardando fuori dalla finestra.
“Dove mi porti, papà?” Billie si inginocchia davanti a nostra figlia e i suoi occhi diventano lucidi.
“Voglio farti conoscere tuo nonno…”
 
Boh, spero vi sia piaciuto J

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Capitolo 46
*** Falling from the stars. ***


Falling from the stars.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-B-
 
In quella giornata di inizio settembre il prato era più verde di quello che mi sarei aspettato, riusciva a far spiccare il marmo bianco della lapide come fosse solo un fiore che esce dalla terra.
Sopra di questa, con un tenero sorriso, mio padre mi guarda dalla sua fotografia, quella con la maglia da baseball.
“Ciao, papà” sussurro inginocchiandomi davanti la tomba e lasciando dei girasoli che W aveva colto dal suo giardino.
Immagino la sua voce che mi saluta di rimando, che mi chiede come sto, come va’ il lavoro, come sta sua nipote…
Andrea si inginocchia accanto a me e sorride alla tomba, mia figlia sorride sempre, questa cosa l’ha presa da mio padre.
“Ciao” dice poi, e capisco subito che non si sta rivolgendo a me
“…io sono Andy” continua ” …anche tu sei Andy a quanto pare, è un po’ buffo”
 La ascolto in silenzio, e cerco in tutti i modi di trattenere le lacrime che però continuano a scorrere inesorabili.
Non riesco a capire se lei si renda conto che mio padre è morto, i bambini sanno cosa è la morte?
Ma in effetti, neanche io ho ancora realizzato che lui non c’è più, anche dopo dieci anni…
“Papà dice che un po’ ti somiglio, ma mi sa che dalla tua foto tu eri più bravo di me a giocare a baseball… come dici? Oh, grazie, anche a me piacciono i tuoi occhi! Si, lo so, i miei sono come quelli di papà, forse un po’ più chiari, ma chi se ne frega!”
La guardo stupito, mentre lei continua a parlare con la foto di mio padre come se nulla fosse.
Poi si gira di scatto e si apre in un dolce sorriso.
“Ha detto che è fiero di te”
Rimango con la bocca semiaperta, incapace di dire qualsiasi cosa.
“Credo che gli piacerebbe se cantassimo per lui”
Deglutisco e la guardo, cercando di capire se fa sul serio, ma conoscendo la donna che l’ha cresciuta ho l’impressione che faccia tremendamente sul serio.
“Oh ma insomma, canti davanti a milioni di persone e ti preoccupi con un pezzo di pietra?”
Ridacchio e la prendo tra le mie braccia, cominciando a canticchiarle in un orecchio, rivolto sia a lei che alla foto di mio padre, che continua a guardarmi col sorriso che aveva sempre in volto.
Canto Burning Love di Elvis, perché sono troppo felice per cantare Wake me up when september ends, poi io e Andrea cantiamo insieme Hey Jude e Over the Rainbow, abbracciati e sorridenti.
“Vi volevate bene, voi?” chiede lei, mentre ci allontaniamo.
“Se non fosse stato per lui e per tua madre della mia vita non ne avrei fatto nulla”
“Ti ha regalato lui Blue?”
“Già, ecco perché ci tengo così tanto”
“Mamma quando sono nata io ha comprato una chitarra identica e me l’ha regalata, ma sono ancora troppo piccola per suonarla, appena cresco mi insegni?”
“Certo! Come l’hai chiamata?”
“Non ci ho pensato, a dire il vero…”
“Mmm… che ne pensi di Blue 2?”
“Tu e la mamma non avete molta fantasia per i nomi, vero?”
“Smettila di lamentarti e vieni con me, ragazzina, ti porto a vedere il mare”
 
 
 
-W-
 
Io e Mike siamo seduti al bar della spiaggia a bere una premuta d’arancia ghiacciata, guardando verso il tramonto.
Lì, di fronte all’infinita distesa d’acqua colorata dell’arancio del tramonto, Billie e Andrea camminano tenendosi per mano, giocano a schizzarsi e raccolgono conchiglie.
“Sembra che alla fine tutto sia tornato alle origini, eh?”
“Già… a parte che voi adesso siete ricchi e famosi e io e Billie abbiamo una figlia”
“Dettagli!”
Sospiro e gli faccio la linguaccia, lui mi circonda le spalle con un braccio.
“Hai fatto un buon lavoro, W”
“Gran parte del merito dovrebbe andare anche a Trè, si è fatto in quattro per esserci sempre per lei”
“E’ un ottimo padrino”
“Già…”
 
Guardo mia figlia giocare con l’unico uomo che io abbia mai amato e all’improvviso, nella mia mente, si forma il pensiero che in effetti, va tutto bene…
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE.
Due capitoli in un giorno, tiè! Ammetto che è perché domani vado alla premiere di Catching Fire quindi non potrò scrivere :P
Spero vi sia piaciuto, il prossimo sarà il galà!
Rage & Lol :3

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Capitolo 47
*** Kill the DJ ***


Kill the DJ
 
 
 
 
 
 
 
 
-W-
 
“Sei bellissima, mamma”
Andrea è seduta sul pouf del camerino da circa mezz’ora, lei è più brava di me a decidere, ha scelto il suo vestito un’ora fa e non ha alcuna intenzione di levarselo di dosso.
Io invece no, sono un po’ più difficile da accontentare, del resto non sono mai stata ad un galà!
Cosa si indossa? Cosa si fa su un red carpet? Chi devo guardare?
Sospiro, neanche questo vestito va bene.
 Andrea si lancia contro il muro disperata, io rido e le tiro il naso facendo la linguaccia.
Billie Joe ci ha mandato a fare shopping in questo negozio nel bel mezzo di Manhattan, solo un paio di scarpe qui costa quanto un anno del mio stipendio, ma lui è una rock star quindi se lo può permettere, suppongo.
Indosso la vestaglia in dotazione nel camerino (già, vestaglie nel camerino, ma in che mondo vivo?) ed esco ancora a cercare tra gli scaffali.
La commessa mi guarda mentre cerco disperatamente qualcos’altro  e ridacchia avvicinandosi a me.
“Serve una mano?”
“Un miracolo, più che altro” butto il viso tra le mani, scostandomi i capelli dal volto.
“Magari se mi dice qual è occasione posso darle una mano”
Una serata per il lancio del nuovo album della band dei miei tre migliori amici d’infanzia, tra cui uno è il mio attuale compagno, nonché ex fidanzato del liceo, nonché padre di mia figlia che è sparito per cinque anni dopo avermi messa incinta e poi è ricomparso dieci volte migliore di quanto non fosse prima.
“Galà” rispondo sorridendole piano.
“E ad accompagnarla è qualcuno di speciale?”
“Molto speciale…” sussurro evitando il suo sguardo.
Ho ancora paura di amare Billie, ma come posso evitarlo? Non c’è nulla che lui possa fare, nulla che lui possa dire… lo amerei in ogni modo.
“Forse ho quello che fa per lei”
La commessa mi guida verso un lato un po’ più nascosto del negozio, mentre un’altra gioca con Andrea, riempiendola di caramelle.
Lei apre una grande anta dove ci sono gli abiti da sera più eleganti, ne vedo alcuni molto belli, altri troppo scollati per me che ho una figlia.
Andrea si avvicina e arriccia le labbra, nel suo vestitino color crema è davvero adorabile, poi indica un abito rosso sul fondo dell’armadio.
“Quello” proclama poi, incrociando le braccia al petto.
La commessa le sorride e prende l’abito.
“Sua figlia ha davvero gusto, quest’abito è meraviglioso, è un Valentino Red arrivato un paio di settimane fa”
Apre la custodia trasparente e ne estrae un abito lungo e meraviglioso, curato nei minimi particolari come sa fare solo Valentino.
“Vede, il modello è un po’ quello principessa ma comunque sobrio ed elegante, la gonna è formata da petali rossi di circa sette centimetri l’uno, il bustino invece è una semplice fascia incrociata sul seno sempre sul rosso Valentino con scollo a cuore, mentre sul retro è tutto formato da pizzo trasparente a fiori”
La guardo senza sapere cosa dire, è un abito sensazionale.
Corro in camerino a provarlo e liscio la gonna accarezzandone il morbido tessuto con le dita, qualche secondo dopo le manine di Andy mi portano un paio di scarpe.
“Ma devo proprio metterli i tacchi?”
“Mamma, non fare la bambina”
“Uff!” metto il broncio e indosso le scarpe, belle anche questo.
Mi guardo allo specchio, non sembro nemmeno io, non indossavo un abito del genere dal ballo della scuola, e questa volta non sarà solo il corpo studentesco a vedermi vestita così.
La commessa si affaccia al camerino e io apro la tendina, mostrandomi con indosso l’abito.
“Tra i capelli questo ci andrebbe bene”
Mi mostra una spilla con dei fiori e degli Swarovski rossi e bianchi, la poso sui capelli, è perfetto.
“Prendiamo questo” proclama Andy alzando il pollice.
 
-B-
 
La limousine si ferma davanti a casa di W, io mi aggiusto la cravatta.
Io una limousine non la volevo prendere, ma i produttori dell’evento ci hanno mandato questa macchina, quindi noi useremo questa e amen.
Il portone di apre e lei si mostra e… wow.
“Wow”
“Sei di poche parole, stasera”
W è una visione, una rosa rossa e bellissima, e Andrea insieme a lei.
“Lo so, siamo bellissime” dice la bambina entrando in auto a testa alta.
Entriamo tutti in auto e io non riesco a staccarle lo sguardo di dosso, l’abito rosso, il rossetto dello stesso colore, i capelli raccolti e quella spilla che le fa illuminare gli occhi…il collo lungo e affusolato e il seno…okay,basta.
La macchina di ferma sul red carpet e già sento i flash su di noi, oggi dovrò dire davanti al mondo intero che le due donne che sto per presentare sono la mia fidanzata e mia figlia.
Scendiamo dalla macchina.
W viene subito inondata da giornalisti che la riempiono di domande, lei si blocca come un cervo che sta per essere sparato e io intervengo.
Respiro, mi mordo il labbro e butto tutto fuori.
Racconto tutto, dall’inizio alla fine, W mi guarda con un mezzo sorriso, i giornalisti sono allibiti, tanto che neanche riescono più a fare domande.
Prendo mia figlia e la donna che amo per mano, e cominciamo a camminare per il red carpet, ignorando tutto e tutti, solo noi, firmando autografi e facendo foto.
Tra poco mi intervisteranno sul disco ma so che chiederanno solo di lei e di Andrea, ma va bene.
Non potrei desiderare niente di più al mondo.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE.
Sono tornataaaaaaaaaaa :D spero che questo capitolo vi piaccia :D 

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Capitolo 48
*** Last night on earth. ***


Last night on earth.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-B-
 
“Non ci posso ancora credere che ho conosciuto Madonna!” ripete lei per più o meno la millesima volta.
“Lei è una grande, viene sempre ai nostri concerti”
“E’ Madonna!”
“Parla piano, se no svegli la bambina”
Stiamo camminando lungo la strada  di casa di W, è una bella serata e mi sembrava inutile prendere la macchina, ho Andrea in braccio che dorme beata come un angelo mentre W sta camminando scalza sull’asfalto della strada perché i tacchi le facevano troppo male ai piedi.
“Da quando hai deciso di candidarti per il premio di padre dell’anno”
Accarezzo i capelli di Andy e le bacio una guancia.
“Molto simpatica”
W mi saltella davanti, fermandosi sul portone di casa sua, ridendo come una matta.
Non ha bevuto neanche un goccio di alcol eppure sembra ubriaca fradicia.
“E’ stata una bella serata, avete suonato da dio, il cibo era magnifico e io ho conosciuto Madonna, cosa potrei desiderare di più?”
Mi avvicino a lei e la bacio leggermente sulle labbra.
“Questo”
In quel momento l’orologio che ho al polso suona, rompendo il silenzio della notte.
È mezzanotte.
È il sedici settembre.
Apro la bocca quasi cercando di dire qualcosa ma mi blocco, cosa potrei dire?
Sono passati dodici anni.
W mi sorride leggermente e apre il portone, invitandomi a salire.
Sempre in silenzio saliamo le scale, apriamo la porta di casa e io metto Andrea a letto, baciandole la fronte per augurarle una buona notte.
W è ancora ferma nel soggiorno, poggiata contro una scrivania.
“è molto tardi e il tuo autista sarà tornato a casa da un pezzo…” si blocca “…forse potresti rimanere qui, stanotte.”
La guardo, gli occhi mi si riempiono di lacrime senza che io possa neanche provare a fermarli.
Sia io che lei lo sappiamo che non è quello il motivo per cui vuole che io resti, il motivo è che oggi è il sedici settembre e non abbiamo mai passato una notte del sedici settembre separati, almeno fino a qualche anno prima.
Cerco di dire qualcosa, provo a mettere insieme parole che abbiano un senso, ma sono sempre stato più bravo con la musica che con le parole.
Lei, come sempre, come ogni giorno da quando l’ho incontrata diciotto anni fa, mi legge nel pensiero.
“Andiamo a letto, Billie”
Lei mi tende una mano e io la afferro, come unico appiglio che mi rimane al mondo.
Camminiamo verso la sua stanza e apriamo la porta, io intanto penso a tutte le lettere che le ho scritto e non ho mai avuto il coraggio di inviarle, a tutte le parole che avrei voluto dirle, a tutte le carezze che non ho avuto possibilità di farle.
Penso che potrei scrivere di lei altre mille parole, altre mille canzoni, altre mille storie, altre mille lettere.
 
I text a postcard, sent to you, Did it go through?
Sending all my love to you.
 
Lei è davanti a me, non parla, I nostri occhi si sono già detti tutto.
La sua mano lascia la mia e va’ dietro le sue spalle.
 
You arte the moonlight of my life, every night.
 
Il suo vestito scivola sul pavimento.
 
Giving all my love to you.
 
Mi avvicino a lei, le sue mani corrono sul mio petto slacciando la camicia che cade sul pavimento insieme al vestito. Le sue dita mi accarezzano il petto provocandomi brividi e gemiti soffocati dal piacere del contatto.
La stringo a me, cingendole la vita con le mani, sentendo il suo calore contro il mio.
 
My beating heart belongs to you.
 
Così tanto tempo, così tante lacrime, così tanti chilometri mi hanno diviso da lei.
E adesso è così vicina, sempre irraggiungibile, ma almeno più vicina. La sento armeggiare con il bottone dei miei pantaloni e la aiuto, sfilandomeli con facilità.
Le carezzo la schiena baciandola sul collo, per poi levarle anche il reggiseno.
 
I walked for miles ‘till I found you.
 
Ho quasi paura di farle male, di ferirla di nuovo come ho già fatto in passato, ma lei continua a baciarmi e il mondo mi sembra distante duemila anni luce.
Sembra tutto così magico, come se fosse la nostra ultima notte sulla terra, come se fosse il nostro momento per tornare a risplendere.
Ci stendiamo sul letto e lei infila la mano nei mie boxer, muovendola lentamente in su e in giù.
Gemo.
 
I’m here to honor you.
Le sfilo gli slip famelico e salgo su di lei, cercando di pesarle addosso il meno possibile.
Scivolo dentro di lei e la sento sospirare di piacere mentre mi muovo a ritmo con il nostro respiro, sempre più veloce con sempre più voglia e veemenza.
Le bacio il seno, la afferro per una gamba per stringerla a me ancora di più, lei mi circonda il collo con le braccia e mi bacia con veemenza, per poi rotolare per ribaltare le posizioni.
È su di me, posso ammirarla per intero, e nuda è ancora più bella.
La pelle olivastra risplende al chiarore della luna, il buio fa sembrare i suoi occhi pozze nere impenetrabili, i capelli le attecchiscono al viso nella frenesia del momento.
Continua a muoversi, non mi sono mai sentito talmente appagato.
Perché in questi anni, adesso me ne rendo conto, ho fatto sesso con un milione di donne senza fare l’amore neanche con una.
È tutto diverso, con la donna che amo tra le mie braccia.
Il pendolo suona, lei scivola accanto a me, entrambi esausti e appagati, si addormenta stretta tra le mie braccia, con il viso sul mio cuore che batte all’impazzata.
E la notte passa, portandosi via tutto i brutti ricordi del vecchio me stesso.
 
If I lose everything in the fire, I’m sending all my love to you.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE.
Zan zan zan! Si, lo so, era un bel po’ che non mettevo una scena “hard”, ma hey spero ne sia valsa la pena :D
Manca davvero poco alla fine :’( Vi avverto, sarà un colpo di scena .O. (faccina stupita al contrario)

Vi avverto, tra poco vado a chi l’ha visto per cercare tutti i miei recensori scomparsi! Fatevi sentire :DD
Rage & Lol :3
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 49
*** She's a natural disaster. ***


She’s a natural disaster.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-W-
 
Quando mi sveglio lui sta ancora dormendo, con le braccia strette attorno al cuscino, dorme così da quando eravamo bambini.
Ridacchio leggermente, è ridicolo ma non voglio svegliarlo.
È il trenta settembre ormai, comincia a fare più freddo e Billie dorme da noi ogni notte da quasi due settimane.
Apre gli occhi, due smeraldi lucenti alle prime ore del giorno.
“Buongiorno” sussurra avvicinandosi a me.
“Buongiorno a te, superstar, sei pronto per stasera?”
Billie grugnisce, da quando sta da noi l’idea del tour mondiale non lo attrae più così tanto.
Lo bacio sul naso, poi comincio a mordicchiarlo, accoccolandomi contro di lui.
“Ti amo..” mi sussurra piano in un orecchio, ed è come se non fosse passato neanche un secondo dall’ultima volta che me l’ha detto.
“Non abbiamo mai smesso”
All’improvviso, rompendo la tranquillità della stanza, la porta si spalanca e Andrea entra correndo e ridendo, per poi lanciarsi sul nostro letto.
“è oggi! È oggi! È oggi!”
Io e Billie ci guardiamo come se non avessimo idea di cosa sta dicendo.
“Oggi cosa?”
“Non lo so, Billie, forse parla del tuo concerto”
“Oppure è oggi che ci sono gli sconti al bar qui all’angolo?”
“Forse è l’anniversario di matrimonio di Luigi!”
“Mamma, Papà, smettetela!!” strilla lei mettendo il broncio, io e Billie ci guardiamo e le saltiamo addosso, facendole il solletico e immergendola tra le coperte.
Andrea ride e rotola tra le lenzuola e i cuscini, poi la abbracciamo entrambi forte forte.
Intanto Rocky, dal piano di sotto, ci ha raggiunti e abbaia per essere portato sul letto anche lui.
Billie lo prende in braccio e lo porge ad Andy.
“Buon compleanno, tesoro”
Diciamo prendendo da sotto il letto alcuni pacchetti.
La prima che le porgo è Blue2, così chiamata dalla eclatante fantasia di Billie Joe, è che adesso è piena di adesivi come la Blue originale, comprese le lettere “BJ” che però stavolta stanno a significare “Blue Junior”.
Andrea se la rigira tra le mani e ne pizzica le corde, imitando l’espressione di Billie quando suona.
Billie fa il finto offeso e prende in braccio la bambina, mordicchiandole le guance, lei ride e lo abbraccia.
“Ora tocca a me”
Billie prende un pacco molto alto e tenuto insieme da dello spago rosso, Andy lo scarta con trepidazione, ritrovandosi un sacco di libri tra le mani.
“Ma sono tutti gli Harry Potter”
“Autografati da J.K. Rowling in persona, l’ho incontrata una settimana fa ad un’intervista”
Andy rimane con la bocca e gli occhi spalancati, incapace anche di commentare.
“E adesso l’ultimo regalo” proclamo io prendendo un lungo respiro, Billie mi guarda perplesso, neanche lui sapeva di questa sorpresa, mi porto le mani al collo e slaccio il medaglione di malachite, porgendolo a Andy.
“Tuo padre me lo regalò quando non avevamo neanche quattordici anni, ora è tuo”
Andy sfiora con le mani la pietra, dello stesso colore dei suoi e degli occhi di Billie, Billie Joe è sorpreso quanto lei, ma subito la aiuta ad allacciarlo al collo.
Andy lo apre, vedendo le due foto che ci sono all’interno, la prima è quella di me e Billie a quattro anni, l’altra è di lei quando ne aveva poco più di uno.
“E’ bellissimo, mamma”
 
-
 
“E’ qui la festa?!” urla Trè, entrano in casa nostra vestito da… da…
“Trè , ma come caspita ti sei vestito?!”
Trè ondeggia i fianchi nel suo enorme vestito di tulle rosa, scuotendo la lunga parrucca bionda a boccoli.
“Sono una principessa delle fate, dolcezza, non hai visto la corona e le ali?”
Billie scende le scale e per poco non si strozza con l’acqua che sta bevendo, non appena lo vede conciato così.
“Ma dov’è il mio fido destriero!?” dice Trè saltellando qua e là con vocina da donna.
“Io non ci esco vestito così!” urla Mike dal bagno.
“Dai Dirnt, ti abbiamo visto nudo, di certo non puoi essere più ridicolo!”
“Molto divertente!”
Mike apre piano la porta del bagno, entrando a piccoli passi nella stanza…. Vestito da unicorno viola.
Questa volta sia io che BJ crolliamo sul pavimento, mantenendoci la pancia dalle risate.
Andy scende le scale col suo vestito verde da fatina, e ride a crepapelle lasciandosi prendere in braccio di Mike-unicorno.
Abbiamo addobbato casa come un giardino incantato, con tanto di sagoma di castello e stelle filanti ovunque.
Trè e Mike le hanno regalato un peluche unicorno grande più o  meno quanto un cavallo vero.
Piano piano cominciano ad arrivare gli amici e le amiche di Andy, mentre Trè e Mike danno spettacolo e io e Billie assistiamo ridacchiando e facendo foto come due genitori modello.
Billie le suona anche qualche canzone.
Al momento della torta, accendiamo le candeline e circondiamo le spalle di Andrea con un braccio.
“Esprimi un desiderio, pulce”
“Cos’altro potrei desiderare?”
 
-
 
“Buona fortuna per stasera” dico a Billie, abbastanza nervoso per il concerto di apertura del tour mondiale.
“E’ tutto pieno….”
“Come ogni vostro concerto, BJ, lasciatelo dire da chi era sempre tra il pubblico”
Lo bacio e sorrido dolcemente.
“Ora finite questo benedetto sound check, io vado a prendere qualcosa da bere.
Entro nel camerino dei ragazzi e prendo un bicchiere di acqua ghiacciata, sorridendo tra me e me come un’ebete, mi succede spesso ultimamente, visto che tutto va bene.
“Ti godi la celebrità” mi dice una voce alle mie spalle.
Mi giro e rimango paralizzata.
Lei.
Adrienne.
Apro la bocca sperando che ne esca fuori qualcosa di sensato ma niente, sembra ancora più secca di prima che bevessi.
“E dimmi, hai deciso di entrare nella sua vita quando American Idiot è diventato famoso e ti sei accorta che lui non si era mai scordato di te e questa cosa poteva giocare a tuo favore?”
Questo mi fa arrabbiare, lei non ha il diritto di dirlo, non conosce un bell’accidenti di niente!
“Tu non hai la più pallida ide di cosa stai dicendo…”
Adrienne mi si avvicina, il fuoco dentro gli occhi, il trucco totalmente rovinato dalle lacrime.
“Dici? Io so soltanto che ho lasciato il mio fidanzato, il mio paese e tutto per seguire un ragazzo e che lui, due settimane prima del matrimonio, ha deciso di lasciarmi per una fiamma sbucata dal passato!”
Io non la biasimo.
È ovvio che lei mi odi, ha tutti i motivi per farlo, ma non sono io che ho cercato questo finale.
“Non sono stata io a chiedergli di farlo”
“Oh, allora è stato solo uno sguardo di una vecchia conoscenza a farlo innamorare di nuovo! Hai idea di cosa voglia dire vedere Billie Joe al suo peggio e amarlo ancora?!”
Tremendamente, penso tra me e me.
Una voce ci interrompe, Andrea è entrata nella stanza.
“Mamma, che succede? Ho sentito delle urla”
Mi inginocchio accanto a lei, carezzandole i capelli.
“E’ tutto a posto, tesoro, vai a tranquillizzare papà, stiamo solo parlando”
Andy non mi ascolta e si gira verso Adrienne, facendo uno dei suoi grandi e luminosi sorrisi.
“Ciao!”
“…ciao” sussurra Adrienne, visibilmente sconvolta.
“Io sono Andrea”
Adrienne è paralizzata, ha visto gli occhi della bambina.
Andy esce e lei, Adrienne, crolla su di una sedia.
“Lei è…”
“La figlia di Billie Joe? Si, lo è. Scommetto che lui tutta la storia non te l’ha detta”
Lei fa leggermente di no con la testa.
“Lo conosco da quando avevamo quattro anni, era il mio vicino di casa, il mio migliore amico. Abbiamo fatto le elementari, le medie e le superiori insieme, sempre stessi corsi e stesse classi. Sono stata con lui quando Andrew è morto, quando aveva problemi di alcol e droghe, reggendogli la testa quando vomitava e vedendolo stare male per fin troppi motivi, ma aveva la musica, e io avevo lui. Ci siamo messi insieme alla fine dell’ultimo anno di scuola, io sono stata presa a Princeton e lui ha deciso di partire per un tour, quando è andato via ero già incinta di Andy ma non gliel’ho detto perché volevo che lui vivesse la sua vita. Aveva deciso di dimenticarmi e si è innamorato di te, io sono diventata una giornalista. Qualche mese fa mi hanno detto che avrei dovuto intervistare i Green Day e Billie mi ha rincontrata, scoprendo di Andrea, e ha deciso di tornare a un vecchio capitolo della sua vita non solo per me, ma anche per sua figlia. Questa, è la vera storia”
Esco dal camerino sbattendomi la porta alle spalle.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE.
Mancano solo due capitoli :’( Questa Fanfiction ormai è parte di me! Spero questo capitolo (con Trè\fatina e Mike\unicorno) vi sia piaciuto!

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Capitolo 50
*** Letterbomb. ***


Letterbomb.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-B-
W è via da un bel po’, a meno che non abbia deciso di voler prendere l’acqua direttamente dalla fonte comincio a pensare che sia successo qualcosa.
Lascio Blue, ormai più che acordata, poggiata contro una cassa, qui sono tutti frenetici per l’inizio del tour ma io, forse per la prima volta in tutta la mia vita, non ho paura.
Sono felice, ho tutto quello che potrei desiderare proprio tra le mie mani.
“Dove vai, Billi?” chiede Mike alzando un sopracciglio.
“Cerco W, è da un po’ che è via”
Mike alza le spalle e continua a provare, intanto Trè sta giocando a battimani con Andrea, felice come una pasqua di quel bizzarro compleanno.
“W? sei qui?” chiedo entrando nel nostro camerino.
Quella che mi risponde non è la sua voce, è più gelida, più rassegnata.
“L’hai mancata per poco, è appena andata via”
Adrienne è seduta su di uno sgabello, la schiena poggiata contro il muro, il viso sporco del trucco che le lacrime le hanno fatto colare dagli occhi.
Vederla mi fa male al cuore, ma lei cosa ci fa qui?
“Adie…”
“Adrienne, prego”
“…Scusa. Cosa ci fai qui?”
Lei alza gli occhi al cielo e, con un grande sforzo, si mette in piedi e mi guarda.
“Stavamo per sposarci, non mi vedi da mesi e questa è l’unica cosa che sai dirmi”
Il mio cervello mi implora di dire qualcosa, qualsiasi cosa.
“Ti trovo bene”
“Tu dici? Io invece mi sento una merda, pensa un po’”
Sospiro.
“Non volevo farti del male.”
“Oh lo so, l’ho capito circa due minuti e mezzo fa, quando ho parlato con lei”
Deglutisco, abbastanza sconvolto.
“Tu… tu hai parlato con W?”
“W? è così che la chiami? Oh, capisco, viene da Whatsername, no? Comprensibile, del resto lo avevo sempre saputo che non parlavi di me. Io ero con te, mentre nella storia Whatsername è andata via”
Adie si avvicina a passi lenti, gli occhi ancora stracolmi di lacrime, il passo incerto e tremante.
“Non mi hai detto di avere una figlia.”
“Non lo sapevo”
“Non mi hai mai neanche parlato di lei”
“Cercavo di dimenticare, avevo promesso di sparire dalla sua vita”
“Sei sparito dalla sua, entrato nella mia, rientrato nella sua, uscito dalla mia…. È una storia che si ripete spesso, Billie?”
“Non volevo far soffrire nessuno….”
“Eppure eccomi qui! In lacrime, ad un tuo concerto a supplicare per il tuo amore…. Ero venuta qui per urlarti contro, per dirti quanto odio il fatto di amarti, e devo sentirmi una merda perché, anche se nel modo più sbagliato possibile, tu e lei avete ragione”
Rimango immobile, ha davvero detto quello che credo?
“Io e lei abbiamo…?”
“Si, avete ragione. Sono io il terzo, l’intrusa. tu ami lei, hai sempre amato lei. E come posso io rubare a una bambina suo padre? Come posso chiedere a chiunque di fare questo? Ma  Billie… io non ce la faccio senza di te, e tu ci tenevi a me fino a poco fa, stavamo per sposarci!! Non può essere tutto cambiato, davvero adesso non mi ami più?”
Comincio a capire che, in effetti, se non dirò ad Adie proprio quello che lei vuole sentirsi dire, questo girotondo non finirà mai.
E allora lo faccio, dico una mezza verità, mento per fare in modo che tutti siano felici.
“Ma certo che ti amo ancora, Adie! Ovvio che non ho smesso, ma adesso sono padre e ho le mie responsabilità. Voglio che mia figlia viva con il modello di amore di due genitori che stanno insieme, puoi biasimarmi? Ma un giorno, un giorno torneremo insieme, ne sono sicuro, credimi”
In meno di un secondo, prima che io possa impedirlo, Adrienne mi ha lanciato le braccia al collo e mi sta baciando.
Poi si stacca, sorride, e all’improvviso la sua espressione cambia e si irrigidisce.
Mi giro per capire cosa sta guardando e la vedo, W è sulla porta, dietro di noi, mi guarda con la bocca spalancata e la stessa espressione delusa di quando mi parlò per la prima volta di nostra figlia.
“Mi fai schifo!” sputa le parole contro di me come se fossero veleno e corre via.
“W, aspetta!” le corro dietro, ma ci sono troppe persone nel camerino.
La vedo afferrare Andrea e correre ancora, qualcuno mi blocca per le spalle.
“Si comincia!” vengo scaraventato sul palco, e in meno di un secondo sono di fronte a minimo trentamila persone che urlano il nostro nome.
Una voce femminile robotica comincia a cantare i primi versi di Letterbomb, ironico che ci sia proprio questa canzone.
Jason comincia a suonare, Mike e Trè mi guardano capendo che qualcosa non va, io continua a cercarla con lo sguardo ma alla fine comincio a cantare.
La canzone finisce, la folla è in delirio, l’ho quasi persa con lo sguardo tra la folla.
L’ho persa di nuovo, la perderò sempre.
 
-W-
Corro a perdifiato, ignorando le proteste di Andrea in lacrime, hanno appena finito di suonare Letterbomb e io, in tema con la canzone, sto lasciando Billie Joe.
Pensare che mi aveva anche chiesto di andare a vivere da lui dopo la fine del tour!
Sento la voce di Billie zittire il pubblico, la gente ubbidisce talmente tanto che un concerto punk adesso è un silenzio di tomba.
“Ho bisogno del vostro aiuto” supplica Billie alla folla “perché sto per perdere una delle poche persone a cui donerei la mia stessa vita”
La folla, credendo in una trovata pubblicitaria, comincia a gioire.
Un pianoforte suona rompendo il silenzio, per un secondo mi giro a guardare, prima di ricominciare a correre.
Billie è sul palco, immobile davanti al microfono, a suonare il pianoforte è Trè (strano, non sapevo sapesse farlo), mentre Mike si è avvicinato al suo microfono, capendo le intenzioni del cantante.
Billie chiude gli occhi e, con una voce sofferente, comincia a cantare.
 
“Tough I ran into you down on the street
Then I turned out to only be a dream…”
 
Mike comincia a cantare in sottofondo, ci sono solo le loro voci e una semplice melodia al piano, questa è la mia versione di Whatsername…la nostra, versione.
 
“…I made a point to burn all of the photographs… she went away and then I took a different path…”
 
Corro  più lentamente, la stanchezza si fa sentire e l’arena è ancora lunga da percorrere.
 
“Seems that she disappeared without a trace… did she every marry old What his face?”
 
Le parole fanno male, mi urtano e non riesco a sopportarlo, Andrea si dimena piangendo. Le chitarre elettriche suonano, la fine l’ha lasciata veloce, rock, speranzosa… ma che speranze abbiamo noi che continuiamo a inseguirci senza mai riuscire a raggiungerci?
 
“Remember, whatever, it seems like forever ago”
 
Più lui canta, più la testa mi scoppia, le ginocchia e le braccia mi fanno male come se avessi dormito per dieci anni senza mai muoverle.
 
The regrets  are useless in my mind,
She’s in my head, from so long ago”
 
Nella mia testa si affollano voci, ricordi, ho un dolore lancinante alle tempie, mi sembra di cercare di svegliarmi senza riuscirci, mi sembra di essere scossa da uno stato di pace da qualcuno e voler correre contro la sua voce, ho paura di tutto questo dolore.
 
“And in the darkest night,
If my memory serves my right,
I’ll never turn back time,
Forgetting you, but not the time”
 
Corro ancora.
 
“Ti prego, W. Non  andartene, non so se posso sopportarlo…. Ti prego, torna da me”
 
La sua voce è come un sussurro che viene da un mondo lontano, irraggiungibile.
Poi, come in un sussurro, come in un lamento, lo sento.
Tre sillabe, cinque lettere, inconfondibile ma strano da sentire, detto dalla sua voce.
Billie Joe ha appena detto il mio nome.
 
Manca solo l’epilogo e abbiamo finito, lo so questo finale è abbastanza sconvolgente, ma nel prossimo capitolo spiegherò tutto (non so se avete capito quanto io ami la versione Broadway di Whatsername xD) :D
Recensioniiiiiiii :DD

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Capitolo 51
*** EPILOGO. Now I wonder how Whatsername has been. ***


Now I wonder how Whatsername has been.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-W-
 
Il mio nome.
Ha detto proprio il mio nome.
Continua a ripeterlo, di continuo.
Tutti i suoni intorno a me sono attutiti, non sento più nient’altro, non vedo più nient’altro, c’è solo lui e la sua voce che continua a chiamarmi.
Sembra vicina ma allo stesso modo lontana, e continuo a correrci contro cercando di raggiungerla.
Strano, perché solo poco tempo prima invece volevo correre via da lui.
Nemmeno ricordo il perché.
Ricordo solo tanta luce, tanto rumore e Billie Joe che chiama il mio nome.
Si, la sua voce che pronuncia il mio nome la ricordo chiara e tonda.
Apro gli occhi.
È tutto bianco, troppo bianco, ma dove diamine sono? E soprattutto, come ci sono arrivata qui dal concerto?
Faccio mente locale guardandomi intorno, sono in un letto bianco in una stanza bianca, una finestra, un divano, alcune sedie e un monitor attaccato al mio braccio.
Sono… in ospedale? Sono svenuta durante il concerto?!
Poi lo vedo, inginocchiato ai piedi del mio letto, con il viso rigato dalle lacrime, le mani in posizione di preghiera, ancora scosso dai singhiozzi e da alcune preghiere sussurrate insieme al mio nome, c’è Billie Joe.
No, non è Billie, non può essere lui.
Oh almeno si, è lui ma….. più giovane. Questo Billie Joe avrà al massimo diciassette anni!
Sento il cuore che accellera, il respiro si fa più corto e comincio ad avere paura, Billie Joe alza lo sguardo.
“W! W, sei sveglia ! Grazie a Dio” Billie mi abbraccia forte, io sono sempre più confusa.
“Bill…dove…ma cosa…dov’è Andrea?”
“Dov’è chi…Chi è Andrea?”
“La bambina!”
“Di che bambina stai parlando, W?”
“Di…”
Poi un pensiero attraversa il mio cervello, che sia…
“Dove siamo?”
“In ospedale, W”
“…ma… perché?”
“L’incidente, sei finita in coma per due settimane, credevano non ti saresti più svegliata, ma io l’ho sempre detto che si sbagliavano!”
Il sospetto che avevo, ma alla quale non volevo credere, si fa improvvisamente una certezza.
Non vivo a New York, non lavoro per Rolling Stones, i Green Day non sono ancora famosi e io non ho una figlia.
Era solo un sogno.
Istintivamente le mie mani si posano sul ventre.
Ricordo che il ritardo c’era già prima dell’incidente, forse…
Guardo Billie, i suoi occhi si posano sulle mie mani, poggiate sulla pancia, poi alza lo sguardo su di me.
“…lo sapevi?”
“Io… l’ho sognata, credo”
La porta si apre, ne entra un uomo alto con indosso un camice bianco e i capelli dello stesso colore.
“Non mi sorprende affatto, Miss Rose”
“…cosa?”
“In queste situazioni, quando una donna sospetta una gravidanza e finisce in coma, è quasi abituale che lei sogni i suoi futuri figli”
Si, ma non è normale che sogni anche tutti i successivi cinque anni, penso tra me e me.
Billie mi guarda mordendosi le labbra, mentre il dottore, stupito dal mio risveglio, comincia a farmi alcuni esami per accertarsi che sia tutto a posto, per poi andare a chiamare i miei genitori che intanto erano tornati a casa a riposare.
“Quindi… avremo un bambino” dice Billie gettando il viso tra le mani.
“Bambina” sussurro accarezzandomi la pancia e pensando ad Andrea, ai suoi occhi verdi, e al desiderio incessante che ho di conoscerla di nuovo.
“e…” la voce di Billie è tremante, ma non appena sente che è una femmina alza gli occhi su di me, quasi curioso oltre che assolutamente spaventato “e…tu l’hai vista?lei com’è?”
“Identica a suo padre”
Billie sorride e mi abbraccia, all’improvviso la porta si spalanca e ne entrano due Mike e Trè diciassettenni con in braccio una marea di palloncini, fiori e peluche.
“Lo sanno anche loro?!” rido contro Billie Joe, mentre Trè lascia un palloncino a forma di cicogna accanto al mio letto, insieme a un orso alto almeno un metro e mezzo.
“Ero sconvolto!”
“Come stai? E come sta il pupo?” Trè si precipita fino a letto quasi inciampando in se stesso.
“Sto bene, ragazzi, e anche “la pupa” sta benissimo”
“Ooooh, una femmina”
“I miei lo sanno?”
“Si, e anche i miei, hanno già avuto modo di dirmene contro di tutti i colori mentre tu eri in questo stato, ma suppongo non volessero calcare troppo la mano”
“Anche perché BJ ti ha in un certo modo salvato la vita” aggiunge Mike guardandosi le unghie.
“Cosa?”
“Ha fatto una manovra degna di Niki Lauda! Se non avesse girato la macchina all’ultimo, tu sarebbero venuti addosso e non avresti avuto speranze”
Guardo Billie e sorrido leggermente, forse non è la prima volta che ci salviamo la vita a vicenda.
“Grazie”
 
 
 
-Giugno-
 
“Cento su cento! Ma non ti vergogni ogni tanto, W?”
“Oh, ma sta zitto Trè, tu hai preso novantotto!”
Mi sfilo di dosso la toga del diploma, lanciando nel portabagagli della book mobile le mie valigie.
Billie, Mike e Trè fanno lo stesso, mentre Jhon e Sienna ci abbracciano ad uno ad uno per salutarci, in partenza per la nostra avventura estiva.
Effettivamente abbracciare me è un tantino più complesso, considerando che sono al quinto mese di gravidanza.
Passeremo l’estate in tour in giro per l’America, poi a settembre andrò a Princeton e la bambina nascerà, i ragazzi a quel punto avranno già registrato il loro disco e potranno rimanermi vicini, Billie potrà rimanermi vicino.
Forse quel sogno è stata la mia seconda possibilità, la chance in più che mi è stata data per cambiare le cose e farle andare esattamente come sarebbero dovute andare fin dal principio.
I miei hanno capito, dopo tutto l’università la frequenterò comunque, dopo l’estate.
Saliamo dei sedili posteriori della macchina, il padre di Trè è alla guida, seduto accanto al figlio.
Billie mi circonda le spalle con un braccio, posando l’altra mano sulla pancia ormai tremendamente visibile.
“Non abbiamo ancora pensato al nome” mi dice baciandomi una guancia.
“Billina!” suggerisce Trè girandosi verso di noi.
“Whatsername” dice Mike ridacchiando.
“Chiamatela Franka”
“Piuttosto la chiamo Billina, guarda!”
Sorrido tra me e me, pensando che il nome di nostra figlia è stato deciso da un sacco di tempo.
“A me piacerebbe Andrea” sussurro poi, tutti rimangono in silenzio e mi guardano, Billie e Mike sorridono.
“Perfetto”
L’auto parte, allontanandosi da Oakland, Berkeley, e dalla vita che conosciamo fin troppo bene, verso un futuro che forse io conosco già.
La bambina scalcia, e io penso che non potrei desiderare nient’altro in questo momento.
“Allora W, parlaci ancora del sogno dove noi eravamo superfamosi e Mike aveva una ragazza!”
“Non se ne parla, vi toccherà viverlo!”
“Oh, ma dai! “
“Sono irremovibile!”
Imbocchiamo l’autostrada.
“Tra le tappe potremmo metterci il Minnesota, che ne pensate?”
“No!” mi viene istintivamente da urlare, ma poi mi ricordo che in questa versione della storia Billie non è un triste single che ha appena perso la sua ragazza, ma ha una fidanzata incinta, e poi non posso nemmeno sapere se questa Adrienne esiste davvero.
“Perché no?”
“Nulla, scherzavo, è una bella idea. Però sapete, un po’ mi dispiace stare lontana da casa, cambierà tutto”
Billie mi bacia e si apre in un luminoso sorriso.
“Oh, W, ma tu non puoi essere triste”
“E perché?”
“Come perché!?” interviene Trè.
“Perché questo è il primo giorno!” continua Mike.
“Ma il primo giorno di cosa?!”
Billie mi guarda con i suoi occhi verdi, la sua malachite.
“Il primo giorno del resto della nostra vita”
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE.
E anche quest’avventura è finita, vorrei ringraziarvi tutti ad uno ad uno per il sostegno, le recensioni positive e la vostra assiduità, siete fantastici J
Lo so, il finale è assurdo, ma ho detto che volevo rimanere fedele alla storia ed effettivamente nella storia vera le cose sono un tantino diverse :P
Ho già detto che ho in mente un seguito sul periodo di 21th century brakedown, che però sarà solo leggermente collegato a questo, visto che ci sono personaggio nuovi, e poi un ultima storia di un solo capitolo per concludere :D
Spero davvero che vi sia piaciuta, a e volevo dire che io non ho mai deciso un vero e proprio nome per W, ho detto cinque lettere come un numero a casaccio XD

A presto e alla prossima J
Rage & Lol J

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