Le Cronache di una Baratheon che fu Regina

di _Eterea_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Note: Questo è un piccolo tentativo di far vedere che, nonostante alcune idee siano totalmente dei cliché, anche l'aggiunta di OC del genere possono risultare interessanti.
Questa fanfiction parla della storia di Kara Baratheon, figlia di Robert Baratheon e Cersei Lannister. Ovviamente è una What if? perché cambieranno moltissime cose della trama generale, anche se spero di riuscire a mantenere i personaggi più IC possibili. Questo prologo è ambientato nel momento della preparazione per il viaggio per Grande Inverno, e subito dopo la morte di Jon Arryn. Questa storia subirà vari salti temporali che verranno però sempre specificati all'inizio di ogni capitolo per non far perdere il filo logico ai lettori.
                                                                                  

 
 


 

LeCronache di una Baratheon che fu Regina
 

 
 

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_Prologo
 

***

 
 
Approdo del Re nel pieno dell'estate sembrava un grande ed immenso fiore sbocciato; il brusio continuo che si sentiva nelle stradine affollate della città, poi, non faceva altro che rinforzare quel senso di vita già dato dal paesaggio. Purtroppo, Kara in quel momento non riusciva a vedere e sentire quelle meraviglie naturali a causa del petulante e, secondo lei,noioso discorso che Cersei Lannister stava tenendo ai suoi quattro figli.
«Spero davvero con tutto il cuore di non dovermi ripetere in futuro, specialmente quando ci troveremo ospiti da Lord e Lady Stark.» Pronunciò quel nome con un tale disprezzo represso, che non riuscì a passare inosservato agli orecchi della sedicenne. Una risatina, infatti, le sfuggì di bocca.
«Sì, Kara?»La madre l'inchiodò con lo sguardo; a quanto pareva l'assurda e totalmente inappropriata allegria che l'aveva animata in quei giorni si era dissipata, e l'annunciato viaggio nel Nord sembrava aver riportato la tanto amata Regina al solito carattere.
«Sarà, madre, ma sembra non starti molto a genio questo viaggio, specialmente la destinazione; o sbaglio?»
Cersei strinse le labbra e guardò amorevolmente il più piccolo dei suoi figli, Tommen, accarezzandogli con una mano i capelli biondi.
«Il Re ha bisogno urgente di recarsi nel Nord e noi, come è giusto che sia, lo seguiremo e porteremo i dovuti rispetti agli Stark. Il fatto che mi faccia piacere o no partire, non importa. Il dovere-»
 «Se Kara è così stupida da non capire, non c'è bisogno di segregarci qui dentro per niente. Io voglio andarmi ad allenare, se permettete.» Il Principe Joffrey, che fino a quell'istante era rimasto seduto ad ascoltare annoiato i discorsi e le raccomandazioni della madre, si alzò in piedi, e senza aggiungere altro si diresse con passo spedito verso la porta. Una volta che fu uscito, Kara ruppe il silenzio.
«Bene, detto questo mi sembra non sia necessaria neppure la mia presenza qui. Devo mandare una lettera, con permesso.»
«Una lettera per pregare Stannis di tornare ad Approdo del Re? Se non sbaglio ne avevamo già ampiamente discusso.»
«Esattamente, e se non sbaglio alla fine mio padre mi aveva accordato il permesso di scrivere a mio zio, come e quando volevo.»Kara guardò la madre con un sopracciglio scuro alzato. Sapeva perfettamente quanto le desse fastidio sapere che si teneva così strettamente in contatto con lo zio, e aveva aggiunto quel particolare solo per farla irritare ulteriormente.  Certo, in realtà la ragazza sembrava essere l'unica in tutto Approdo del Re, ed a voler essere pessimisti, in tutti i Sette i Regni, ad adorare Stannis Baratheon. Probabilmente l'unica spiegazione plausibile era che il sentimento era reciproco.
Negli ultimi anni, ogni volta che il Lord della Roccia del Drago decideva di fare un breve ritorno a casa, si trovava a portare la nipote con sé, volente o nolente. Anche se, per chi lo conosceva bene e riusciva a carpire le rare espressioni sul suo viso, erano davvero poche le volte che non lo faceva con piacere.
Kara aveva davvero poche persone con cui andava d'accordo ad Approdo del Re: uno era Jon Arryn, con il quale era cresciuta e che era da poco deceduto; poi c'era suo zio Stannis, che l'aveva abbandonata a sua volta partendo con urgenza e inaspettatamente per la Roccia del Drago; l'altro suo zio Tyrion, che però passava più tempo a zonzo per il reame che nella capitale... ed infine c'era suo padre.
Il modo in cui Re Robert teneva a sua figlia lasciava ancora straniti. Era la sua primogenita, a tre anni di distanza dal suo primo maschio ed erede, l'unica ad assomigliare più a lui che alla madre.
Kara aveva i capelli e gli occhi scuri dei Baratheon, li teneva mossi e corti al di sopra delle spalle, sempre per fare un dispetto a sua madre. Robert sembrava perdere il senno quando si trattava di sua figlia, le aveva  perfino concesso di prendere lezioni di tiro con l'arco e di scherma; alle lamentele della moglie aveva risposto con un sentito: «Donna, se lei vuole divertirsi, lasciala divertire! Tieniteli per te i tuoi ago e filo e i passi di danza! Quanto ci godrei se un giorno Kara battesse a duello quel tuo adorato fratello.» Aveva concluso il tutto con una delle sue solite risate da mezza ubriacatura.
Una concessione che perònon era riuscita ad ottenere era quella di non ricevere nessuna richiesta di matrimonio. Se c'era una cosa che Kara non poteva sopportare, era quella di essere venduta come carne da macello ad un lord qualsiasi; perlomeno era riuscita ad ottenere un compromesso con il padre, cioè di decidere lei stessa il suo pretendente... ovviamente con l'aiuto e il consiglio della sua adorata madre.
Kara percorse l'intero corridoio con la sua guardia privata alle spalle, finché non arrivò davanti alla porta delle sue stanze.
Kara si voltò a guardare Lucas Arryn, in attesa. Era solo un ragazzo, cugino dell'ex Primo Cavaliere, scelto appositamente da sua madre per controllarla, ma lei aveva già deciso di non sopportarlo.
«Puoi andare,Lucas, rimarrò nelle mie stanze fino all'ora di cena; non c'è alcun bisogno che tu rimanga qui.»
«Ma principessa, come vi ho già detto, mi è stato ordinato di-»
«Ed ora» iniziò Kara per l'ennesima volta, perdendo la pazienza «sono io ad ordinarti di andare a farti un giro, fino a quando le mie stesse coperte non cercheranno di soffocarmi, non credo di aver bisogno della tua protezione qui
Quando finalmente l'uomo se ne fu andato, Kara poté finalmente entrare e chiudere velocemente la porta alle sue spalle. La ragazza sospirò e si voltò a guardare la figura che la stava aspettando, ormai da molto tempo, di spalle accanto alla finestra.
«Perdonami, se ti ho fatto aspettare. Mia madre non aveva più intenzione di lasciarmi andare... Non ti ha visto nessuno entrare qui, vero?»
L’uomo si voltò verso di lei, mettendo in mostra il solito reticolato di cicatrici che gli deformava il viso, quindi rispose con voce bassa e roca.«Me lo chiedi ogni volta. Più che altro, non posso trattenermi a lungo, per il momento ho propinato a Joffrey un altro idiota per protezione, ma la scusa che ho usato stavolta non durerà a lungo.»
Kara sorrise e gli si avvicinò, cercando di guardare solamente la parte del suo viso non intaccata dalle fiamme. Se solo sua madre avesse immaginato come aveva deciso di proteggersi da un futuro matrimonio combinato, probabilmente l'avrebbe uccisa con le sue stesse mani. Dato che il suo adorato padre aveva deciso di ignorare del tutto quella sua richiesta, aveva dovuto provvedere da sola. Quale lord di alto rango avrebbe mai sposato una lady che aveva già giaciuto volontariamente con un altro uomo? Con una semplice guardia, poi.
«Non credo servirà molto tempo» iniziò maliziosamente, più di quanto si sarebbe mai aspettata da se stessa. «E poi, temo di dover sfruttare ora tutto il tempo che ho, perché una volta partiti non credo ci saranno molte occasioni... per noi due.»
Sandor non rispose, si limitò a guardare Kara con un'espressione impassibile, ma lei sapeva perfettamente cosa significava. "Non dovrebbero esserci neanche adesso, queste occasioni".
Non sapeva bene nemmeno lei perché avesse continuato quella relazione, dopo aver raggiunto il proprio scopo già con la prima volta. Le piaceva fare l'amore con lui, le piaceva sentire le sensazioni che quel contatto le provocava, e probabilmente questa era l'unica spiegazione plausibile.
Kara allungò una mano accarezzando la parte del volto sana dell'uomo, poiché il contatto con quella bruciata le faceva ancora senso, e l'avvicinò al suo.
Quanto le sarebbe piaciuto che in quel momento, mentre baciava Sandor Clegane, sua madre fosse stata lì a guardare.

 
 

***

 
 
 
 
Note finali, da leggere ASSOLUTAMENTE:
Bene, immagino le vostre espressioni tra il disgusto e l'OMMIODIOILMASTINONO... Non voglio dire molto se non che: questa fanfiction NON è una storia SOLO d'amore. La coppia tra Kara e Sandor mi serviva per uno scopo ben preciso, ma questa fanfiction sarà principalmente di avventura ed in linea, almeno spero, con il modo narrativo di Martin. Specifico un'altra cosa: questa storia è una What if? enorme e immagino sarete arrivati benissimo da soli a capire il perché. Robert ha un'erede e questo complicherà le cose. Ultima cosa: i capitoli saranno raccontati da vari punti di vista, al momento: Stannis, il Mastino, Cersei... e ovviamente Kara, la protagonista; più avanti si aggiungerà anche Tyrion e, forse, potrebbe uscire in un capitolo futuro una parte di Robb ed una di Melisandre. Ovviamente ringrazio CHARME e LUTHIEN per consigli e betaggio <3 Cercherò di aggiornare una volta a settimana, sarò puntualissima fino al terzo capitolo, poi cercherò con tutte le mie forze di rispettare gli aggiornamenti.
Non aggiungo altro, e al prossimo capitolo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Note: Non voglio dire molto, se non che: questo capitolo può non essere il massimo, ma è di transizione, andando avanti la storia si farà più intrigante e si allontanerà un po' dalla linea base delle puntate.
 
 



LeCronache di una Baratheon che fu Regina

 
 
 

  _Capitolo 1

 

***

 
 

KARA

 
Kara osservò suo padre allontanarsi con Eddard Stark, diede un ultimo morso alla fetta di pane che aveva davanti, poi con un movimento annoiato fece per alzarsi.
«Dove stai andando?»
La famiglia reale, escluso il Re, stava facendo colazione all'aperto, su un tavolino improvvisato e traballante, abbastanza lontano dal chiassoso via vai della carovana reale, intenta a preparare l'intera unità per rimettersi sulla strada del Re il più presto possibile. Erano in viaggio per tornare a casa già da parecchi giorni, e alla ragazza sembrava che da settimane non facessero altro che quello. Il loro soggiorno a Grande Inverno era durato meno del previsto, considerando l'incidente del piccolo Stark, e questo a Kara non era piaciuto affatto. Avrebbe voluto godersi di più il paesaggio e la compagnia del Nord, per quanto le fosse permesso dall'ossessiva presenza o di sua madre o della sua guardia personale; quasi non riusciva a fare un passo senza essere sorvegliata e, nonostante fosse abituata dalla nascita a tutto quello, pian piano che cresceva sentiva sempre più opprimenti quelle attenzioni.
 Gli unici momenti che poteva dire di aver passato in completa tranquillità, erano le fugaci visite alla Roccia del Drago, ospite e in compagnia di suo zio Stannis, di sua moglie e la tranquilla popolazione che abitava lungo le coste del Mare Stretto. Nonostante suo zio sembrasse un uomo fatto di pietra, la nipote era riuscita a strapparlo dalle faccende militari ed a passare qualche momento con lui; le aveva detto più volte che sembrava tutto tranne figlia di suo padre e, con soddisfazione, aveva attribuito l'arguzia e lungimiranza della ragazza al tempo passato in sua compagnia. Tutto ciò, ovviamente, non era mai arrivato all'orecchio di nessuno, e il Lord della Roccia del Drago aveva comunque evitato esagerate dimostrazioni d'affetto di nei confronti della nipote di fronte ad altri.
Kara alzò gli occhi al cielo; sua madre, già irritata per chissà quale motivo con il Re, aveva deciso di puntare tutta la sua attenzione sui figli e, considerando che uno l'ignorava con la solita altezzosità e i due più piccoli l'assecondavano e la seguivano senza dire una parola, la sua rabbia si sfogava sempre sulla primogenita.
«Voglio solo fare due passi.»
«Lucas Arryn dovrebbe trovarsi qualche tenda più avanti-»
«Oh, ma andiamo!» Tutto ciò stava diventando sempre più ridicolo, «Siamo circondati da guardie reali e degli Stark, non voglio una delle tue stupide guardie addosso tutto il giorno! Tra l'altro, non riesco proprio a sopportalo, quell'Arryn.»
Cersei Lannister appoggiò malamente il calice che aveva in mano sul tavolo, scocciata.
«Kara, ti dispiacerebbe seguirmi un attimo? Voi continuate pure a mangiare.»
La Regina si alzò in piedi, e senza degnare di uno sguardo la figlia si diresse verso una zona erbosa vuota, cosparsa di pochi alberi, che si trovava poco distante dalla tenda reale.
Cersei si fermò e voltò contemporaneamente, facendo svolazzare l'ampio vestito nell'aria fredda.
«Bene, carte in tavola, perché mi stai facendo questo?»
«Io...» La ragazza non sapeva cosa rispondere. L'aveva colta di sorpresa; si era aspettata un discorso su quanto fossero inappropriati i suoi comportamenti, non certo una domanda diretta. Incrociò le braccia davanti al petto, e rifletté prima di rispondere.
«Voglio solo essere un po' più... indipendente. Sono stanca di avere sempre un cagnolino da guardia alle calcagna. Di certo non lo faccio contro di te.» "Non questo, almeno" pensò, mentre scrutava sua madre.
«Devi guadagnartela, l'indipendenza, e non sbattendo i piedini su ogni minima cosa, mia cara. Quello che ti chiedo è di smetterla con questi comportamenti davanti a Tommen e Myrcella; sono dei bambini, ti prenderanno d'esempio e bastano già le volgarità del mostri- di Tyrion.»
Cersei apparve d'uno tratto lievemente imbarazzata; non aveva mai usato termini simili sul il fratello davanti ai figli, nonostante Kara fosse ormai grande e avesse già sentito nomignoli peggiori, non se lo sarebbe mai perdonato.
«Ora sono stanca di discutere; vai, ma spero non dimenticherai quello che ti ho appena detto.»
La Regina fece un segno distaccato con il braccio. Kara non se lo fece ripetere due volte e si allontanò in fretta, rischiando anche di scivolare sopra una pozza d'acqua fangosa. Passò davanti alla locanda dove la maggior parte della guardia reale stava bevendo in compagnia; lanciò un'occhiata dentro, divertita. Quello era proprio il genere di posto dove, se fosse stato con loro, avrebbe di certo trovato suo zio Tyrion. Le era dispiaciuto molto che non fosse tornato con loro a casa, ma era ancora più dispiaciuta di non poterlo seguire alla Barriera.
A Kara piaceva essere una lady, davvero: gli abiti, le feste e le occhiate d'apprezzamento che le lanciavano i giovani lord la rendevano felice, ma amava ancora di più tutto quello che riguardava i cavalieri o i Guardiani della Notte.
Aveva chiesto di prendere lezioni di scherma, e un giorno le sarebbe piaciuto viaggiare per i Sette Regni ed oltre, per vedere se tutte le storie che la sua septa le aveva raccontato da piccola fossero vere.
Kara vide in lontananza una sagoma che le era fin troppo familiare, e decise di avvicinarsi.
Sandor Clegane si trovava in compagnia di suo fratello e di Lady Sansa. La ragazza si avvicinò appena in tempo per sentire Joffrey chiedere a Sansa «Cosa c'è, dolce signora, il Mastino ti spaventa?»
Kara non poté fare a meno di scoppiare a ridere.
«E immagino che tu sia pronto a difendere la tua cara lady dalla minaccia incombente, giusto?»
Sansa sembrava vagamente in imbarazzo, e guardò Joffrey in attesa. Kara non era ancora riuscita a capire se quella ragazzina le stesse simpatica oppure no. Certo, il suo malsano amore per Joffrey le faceva notevolmente perdere punti, ma d'altronde non poteva neppure bollarla solo per quello; le sembrava decisamente vuota, era l'unica definizione che le avrebbe saputo dare.
Il giovane principe la fissò con un'espressione talmente altezzosa e superiore che Kara dovette trattenersi per non dargli un pugno.
«Cara sorella, per quanto il tuo commento sia altamente inappropriato, Sansa sa che se fosse necessario lo farei.»
Kara lo guardò con un'espressione talmente ironica che perfino il Mastino dovette abbassare il capo per non ridere in faccia al suo principe; considerando che quest'ultimo si smuoveva per davvero pochissime cose, la ragazza la considerò una piccola vittoria personale. Joffrey, offeso, afferrò in fretta un braccio di Sansa e lanciò un'occhiata di disgusto in direzione della sorella.
«Ma questo a te non deve importare. Andiamo, Sansa, qui abbiamo perso già troppo tempo. Mastino, puoi anche andare a farti un giro, per il momento, alla mia signora non va la tua compagnia, fuori dai piedi.»
Detto questo si allontanò in fretta, diretto al fiume.
«Sai» iniziò Sandor, lentamente «Non credo sia una mossa astuta quella di metterlo in continuo imbarazzo; sarà un Re un giorno, e potrebbe sempre decidere di vendicarsi della sua adorata sorellina.»
«Naah, sono troppo dolce e carina, non mi farebbe mai alcunché.»
Il Mastino sorrise, nonostante il volto sfigurato cercasse di traviare la sua espressione.
«Su questo» Iniziò a camminare, con la ragazza sempre accanto «avrebbero da ridire in molti.»
Kara si guardò intorno ansiosa, ma dopo un istante si calmò e si diede della stupida. Non doveva sembrare strano vedere la principessa camminare a fianco di una delle guardie reali, nonostante quest'ultima fosse il Mastino. Camminarono a lungo chiacchierando, fu soprattutto Kara a parlare, del Nord e dei Guardiani della Notte; l'uomo rispondeva brevemente e, di tanto in tanto, rideva alle battute della ragazza, ma non si sbilanciò mai troppo.
Kara lo guardò di sottecchi, mentre continuavano a camminare senza una meta apparente, e notò che Sandor sembrava più rilassato del solito.
«Non ti invidio per niente, sai. » Iniziò, cambiando improvvisamente argomento. «Se fossi costretta a passare tutto quel tempo con Joff, penso impazzirei dopo poche ore.»
«A me non fa alcuna differenza.» Ed ecco una delle solite risposte impassibili che la ragazza faceva fatica a sopportare.
Kara sospirò «Già, come la maggior parte delle cose. Se non avessimo i nostri» la ragazza abbassò notevolmente la voce «momenti, sarei convinta che non sei in grado di provare emozioni.»
Sandor si fermò di colpo, e Kara lo sentì irrigidire al suo fianco. Era sorpresa, non pensava potesse offendersi per cose del genere, e si ritrovò a sudare freddo quando lui le diede un colpetto su braccio per allontanarla un po' da sé; non si era effettivamente accorta di quanto fossero vicini, mentre parlavano.
«Ho forse detto qualcosa che-»
«C'è qualcosa che non va?» Le parole del Mastino, non rivolte a lei, la fecero trasalire e voltare nella sua stessa direzione. Una guardia reale si era appena fermata di fronte a loro, ma sembrava interessata più al Mastino, che alla principessa.
«E' successo un piccolo incidente al principe Joffrey, e la Regina vuole che ti occupi di una faccenda a tal proposito.» Poi si rivolse alla ragazza. «Scorterò io la principessa nella sua tenda, tu va' pure dal Carl Derren, ti spiegherà lui.»
Dopodiché fece un breve inchino a Kara, e le fece segno di seguirlo. La ragazza lanciò uno sguardo sorpreso al Mastino, ma non disse niente e seguì l'uomo sulla strada mal acciottolata.
«Precisamente, cos'è successo a mio fratello?» Per quanto sopportasse poco la compagnia di Joffrey, rimaneva sempre una parte di lei, quindi le sembrava giusto preoccuparsi almeno un po'.
«A quanto pare, uno dei meta-lupo degli Stark l'ha aggredito. Ma non sembra niente di grave.»
«Potreste portarmi da lui? Sapete, non riuscirei a stare tranquilla, altrimenti.» "Tipico di Joffrey, non è felice se non riesce a farsi azzannare da qualche animale. La prossima volta cosa sarà, una lepre che ha cercato di acchiappare?" cercò comunque di fingere un tono preoccupato, giusto per non sembrare apatica agli occhi della guardia. Conosceva suo fratello, sarebbe stato in grado di allarmare l'intera corte reale anche per un semplice graffio causato da un corvo.
«Certamente, si trova nella tenda del Re, in questo momento.»
La guardia la lasciò all'entrata della tenda; Kara entrò con passo svelto, attirando su di sé sei paia di occhi. Suo padre sedeva sullo scranno improvvisato situato al centro della sfarzosa tenda, ed era intento ad esaminare il braccio del figlio; Cersei teneva amorevolmente una mano su una spalla di quest'ultimo, mentre fissava con aria truce il volto di suo marito.
«Allora, questa ferita di guerra?» Kara si guadagnò un'occhiata truce dal fratello e dalla madre, mentre Re Robert non sembrò fare caso al suo commento. La ragazza si avvicinò e una volta che fu abbastanza vicina da vedere la ferita che Joffrey portava sul braccio dovette trattenersi molto per non sbattersi una mano sulla faccia.
«... Tutto qui?» Era basita. Suo padre le lanciò un'occhiata piena di comprensione; aveva la faccia molto rossa, probabilmente con Eddard Stark aveva alzato un po' il gomito... come sempre, del resto.
Joffrey non sembrò vederla allo stesso modo.
«Kara... » Cominciò il Re, decisamente poco convinto, tanto che venne interrotto dal figlio.
«Tutto qui?! Quel mostro mi ha quasi staccato un braccio, se non fosse stato per quella puttana di una Stark non si sarebbe fatto problemi a finire!»
Kara stava per ribattere, ma fu bloccata dall'ingresso di una delle guardie di sua madre, distinguibili da quelle del re per l'emblema dei Lannister in bella mostra.
«Vostra Maestà, la ragazza Stark è stata trovava da uno dei nostri.»
Cersei sembrava compiaciuta. «Perfetto, portatela qui. La sua bestia?»
«Ancora niente, continueremo a cercare.» L'uomo fece un veloce inchino a tutti i presenti e si allontanò in fretta.
«Chiamate anche Ned, voglio finire questa faccenda in fretta. » L'uomo fece un veloce inchino, appesantito dall'armatura, a tutti i presenti e si allontanò.
Fuori ormai era completamente buio, e Kara provò pena per quella bambina che era scappata nel bosco a quell'ora tarda, sicuramente doveva essere spaventata a morte. Sicuramente, però, questo pensiero non sembrava smuovere minimamente sua madre, che invece sembrava piena di crudele soddisfazione.
A Kara non dispiaceva affatto Arya, tantomeno il suo meta-lupo, e sopportava decisamente di più lei che la sorella. Guardò suo padre e decise che non c'era bisogno di preoccuparsi per la sorte di entrambi; Robert non avrebbe mai fatto del male a qualcosa di così caro al il suo adorato Eddard Stark, nemmeno per l'amore della sua Regina.
Di questo era certa.

 

***

MASTINO

 
Sandor avanzò per la strada buia; con una mano reggeva le redini del cavallo sopra il quale si trovava il ragazzino, mentre con l'altra sistemava la lunga spada incrostata di sangue nel fodero dietro la schiena. Era stato così terribilmente facile, non era nemmeno riuscito a godersi il momento. Il piccolo garzone aveva iniziato a correre non appena l'aveva visto, e questo aveva vivacizzato un po' la situazione.
Mentre si dirigeva con passo annoiato verso il punto dove la Regina gli aveva detto di scaricare il corpo una volta terminato il lavoro, ebbe un breve incontro con Lord Eddard Stark.
«Il povero garzone? Come l'hai colpito?»
«Correva, ma non era veloce.»
Non si voltò nemmeno per guardare l'espressione di disgusto che sicuramente gli sarebbe uscita a momenti sul volto, continuò imperterrito a camminare ignorando le occhiate della gente che lo circondava. Non gli importava assolutamente del suo giudizio, figurarsi, perché mai avrebbe dovuto toccarlo anche minimamente?
Lanciò un'occhiata al corpo spento che rimbalzava lievemente sulla sella, non gli avevano nemmeno detto cosa aveva fatto, quel moccioso, e lui non aveva fatto domande. Gli dicevano di uccidere, e lui uccideva. Non aveva bisogno di altro.
Arrivato all'accampamento del macellaio, prese il garzone e lo depose velocemente accanto all'entrata; mentre si apprestava a sistemare il corpo, sentì un gran borbottare uscire da una tenda più avanti, quella reale. Molta gente stava uscendo da essa, più che altro cavalieri, e una figura che spiccava tra loro attirò la sua attenzione. Era ancora piegato verso il corpo quando lo notò, nella semi oscurità, e dall'occhiata che gli lanciò capì che lei sapeva. Il disprezzo e la delusione che le lesse nel volto superava di gran lunga quella di Lord Stark. Sembrava furente, si allontanò in direzione della propria tenda seguita dalla sua guardia personale.
Kara non sembrava aver apprezzato le decisioni del Re, e Sandor sapeva che, orgogliosa com'era, avrebbe tenuto l'arrabbiatura a lungo.
D'altronde non gli importava nemmeno quello che pensava lei, era solo una ragazzina che aveva l'onore di fottersi ogni tanto; onore che era stata lei stessa a concedergli, tra l'altro.
Solo una bambina, come poteva capire?
Sandor, una volta arrivato al proprio alloggio improvvisato, tirò fuori l'arma ed iniziò a pulirla con un panno umido. L'odore del sangue vecchio iniziò a riempire l'ambiente, ma questo non lo disturbò. Pensò a Kara, sola nella sua tenda, intenta a maledire la sua famiglia e probabilmente anche lui.
Non gli importava. Non doveva importagli.
 

 

***

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Note: Allora, eccoci al secondo capitolo. Questo sarà incentrato sul Torneo per il Primo Cavaliere e sulla morte di Re Robert; qui si aggiungerà anche il punto di vista di Cersei, oltre a quello di Kara. Come per il capitolo precedente, siamo ancora in un capitolo di passaggio, nel prossimo inizieranno a comparire i primi effetti che questo What if? provoca. Ringrazio come sempre Charme per aver betato il capitolo, non so cosa farei senza di lei.

Buona Lettura! (E un commentino è sempre gradito!)

 

 

LeCronache di una Baratheon che fu Regina
 

  



 
_Capitolo 2
 

***
 
KARA

 
 
«Guarda un po'... Il tuo cavaliere preferito!» La risata di Joffrey  fece sospirare pesantemente Kara, lo guardò malissimo e lui in risposta le diede una leggera e scherzosa pacca sulla coscia. I ragazzi erano seduti uno accanto all'altra, sullo spalto riservato alla famiglia reale, in attesa che cominciasse l'ennesimo scontro del torneo in onore del Primo Cavaliere. Solo in questi momenti Kara e Joffrey si trovavano in completa sintonia, tanto da riuscire a ridere e scherzare insieme come quando erano bambini.
«Ammettilo, se la Montagna ti facesse una proposta di matrimonio, accetteresti subito. D'altronde, quale uomo più attraente e dolce vorre- AHI!» Joffrey allontanò il piede dolorante dalla portata di Kara, mostrando un'espressione sofferente decisamente esagerata.
«Sinceramente, piuttosto andrei in sposa ad uno dei buffoni di corte.»
«Preferiresti il Mastino, magari? Ti ci vedo proprio insieme a lui!» Kara cercò di nascondere l'imbarazzo sorridendo ironica, e mentre Joffrey rideva lanciò uno sguardo al Re suo padre; esattamente dietro di lui si trovava Sandor. Ringraziò vivamente il cielo che in quel momento non si trovasse vicino a loro ad ascoltare i loro discorsi; Joffrey sicuramente non avrebbe avuto il tatto di risparmiare quella battuta, se così fosse stato.
Kara guardò Gregor Clegane, a cavallo, posizionarsi davanti a loro insieme al suo sfidante, un nuovo cavaliere del quale non ricordava neppure il nome. Quell'uomo le faceva venire i brividi; ogni volta che la guardava, la ragazza abbassava istintivamente lo sguardo. Non riusciva proprio a capire come avesse fatto Sandor a crescere insieme a una persona del genere; certo, Kara a volte dimenticava il vero carattere dell'uomo, difendendo a spada tratta il Mastino, che conosceva e valutava solo sulla base dei momenti condivisi nell’intimità della sua camera da letto.
«Che scontro inutile... Come se quel mingherlino potesse buttare giù la Montagna. Sarà una noia.»
«Mi sorprendo sempre, quando qualcuno riesce a farlo. Joffrey?» Il ragazzo voltò di scatto la testa, guardando ad un tratto concentratissimo i due sfidanti.
Sansa Stark, qualche gradinata più giù, chinò sconsolata la testa.
«Per gli Dei, Joff, non puoi continuare ad ignorarla così!»
«Faccio quel che mi pare e piace. Poi, proprio tu mi fai la predica? Quella che non vorrebbe mai sposarsi... Non ho mica deciso io di essere promesso a Sansa, e questo a nessuno importa.»
«Non dico che tu debba amarla, ma almeno non trattarla come se- Accidenti!»
Il rumore di due corpi che si scontravano le tranciarono la frase a metà, facendola esclamare e sobbalzare sulla sedia. Il cavaliere sconosciuto ora si trovava a terra, in una pozza di sangue che continuava a sgorgare dalla ferita che aveva alla gola. La lancia della Montagna era riuscita a trovare il punto scoperto tra l'elmo e la placca frontale dell'armatura, rompendosi e rimanendo incastrata nella gola del pover'uomo.  Kara non ne rimase particolarmente impressionata, aveva visto accadere incidenti del genere già dozzine di volte, ma non riuscì a reprimere una smorfia di disappunto vedendo l'eccitazione per quella nuova svolta sul volto del fratello.
«Ecco, questo sì che è divertente!» Joffrey guardò esaltato l'uomo che lentamente moriva, soffocando nel suo stesso sangue,quando all'improvviso sul suo viso apparve un'espressione perplessa.
«Kara, sai per caso perché zio Jaime non ha partecipato al torneo?»
La ragazza rimase sorpresa per la domanda, ma alla fine alzò le spalle.
«Non ne ho la più pallida idea.» Joffrey la guardò per un altro secondo, poi la sua attenzione fu nuovamente attirata dal campo di battaglia.
Dopo un pomeriggio di scontri, arrivò finalmente la finale. Questa sarebbe stata combattuta da Gregor Clegane "la Montagna" e Loras Tyrell "il Cavaliere di Fiori"; per la ragazza non poteva finire in modo più deludente. Non avrebbe mai potuto tifare per un uomo come Ser Gregor, e trovava terribilmente irritante il Cavaliere di Fiori. Quest'ultimo, come ad ogni torneo, alla fine di una sua stracciante vittoria, aveva lanciato una delle sue magnifiche rose bianche a Kara. Lei aveva dovuto reprimere il desiderio di ributtargliela addosso. La ragazza pensava che Loras fosse l'essere più smielato che avesse mai conosciuto, in più le sembrava tutto fuorché un cavaliere. Certo, anche suo zio Jaime amava farsi notare, lo si poteva capire dall'armatura dorata che indossava, ma mai era arrivato ad esibire una tale sfarzosità.
Joffrey, ovviamente, aveva urla di incitamento solo per la Montagna.
Lo scontro finì in un attimo, e non certo come Kara si aspettava: Ser Loras disarcionò immediatamente il suo avversario. La Montagna era caduta come un ramoscello, e questo grazie ad un ragazzino esaltato.
Kara, mentre applaudiva il vincitore, spostò lo sguardo sul Mastino e, con sorpresa, vide che, nonostante cercasse di nasconderlo, sorrideva in scherno al fratello. Fino a quel momento era stato completamente impassibile, come al suo solito, e quell'accenno di umanità, la ragazza non se l'aspettava proprio.
Poi, in un attimo, quell'espressione cambiò.
Kara si girò nuovamente verso il centro dell'arena; uno scoppio di urla alle sue spalle le fece venire la pelle d'oca. Ser Gregor, a quanto pareva, non era rimasto particolarmente contento del risultato, tanto che pochi istanti dopo aveva cercato di staccare la testa del Cavaliere di Fiori.
Non era raro che, dopo la sconfitta, alcuni cavalieri colpiti nell'orgoglio cercassero di vendicarsi dell'avversario, e l'assunzione di alcol prima dello scontro alimentava inevitabilmente il tutto. Nonostante questo, Kara rimase sconvolta  e basita di fronte alla furia della Montagna, e per un istante si ritrovò a temere per la vita del povero Ser Loras. Istante che durò ben poco, visto che pochi secondi dopo lo scatto di rabbia di Ser Gregor, il Mastino si era lanciato contro il fratello e in difesa del ragazzino. La folla sugli spalti a quel punto impazzì: tutti osservavano con gli occhi sbarrati lo scontro, urlando grida di incitamento.
Joffrey era scattato in piedi e fissava esaltato, con una punta di orgoglio per la sua guardia del corpo, il combattimento.
Kara poteva sentire il cuore sbatterle furiosamente nel petto. Ogni volta che un colpo di spada sfiorava Sandor, lei perdeva un battito.
«Padre!» Aveva dovuto urlare, per farsi sentire dal Re; quest'ultimo la guardò sorpreso, per poi alzarsi e far risuonare la voce potente, in modo da sovrastare la gente.
«Ora basta! Fermate questa follia, in nome del vostro Re!»
Il Mastino fu il primo a fermarsi, inginocchiandosi davanti alla famiglia reale; la Montagna guardò male il Re, poi, senza proferir parola si allontanò dal campo, lanciando via la spada. Joffrey si risedette accanto a Kara, visibilmente deluso dall'interferenza del padre.
«Ecco, nostro padre ha rovinato l'unico momento interessante dell'intera giornata!»
«Joff, il Mastino sarebbe potuto anche morire e-»
«Ma a te che importa? Ti sei per casoinnamorata del mio cane?» Esclamò, in tono derisorio.
La ragazza gli lanciò uno sguardo di fuoco, prima di essere nuovamente distratta dalle urla del popolo. Il Cavaliere di Fiori, in uno slancio di galanteria tipico del suo personaggio, aveva dichiarato Sandor Clegane il vero campione del Torneo. La maggior parte della gente si era alzata in piedi per acclamare il Campione, Kara rimase seduta, applaudendo freddamente senza mai sostenere lo sguardo con Sandor, Joffrey o suo padre. L'unica cosa che le mancava era che suo fratello sospettasse qualcosa; non l'avrebbe mai permesso.
La folla iniziava lentamente a defluire, quando Kara e i suoi fratelli decisero di scendere dagli spalti. Quando si erano ormai avvicinati ad uno degli ingressi della Fortezza, vennero raggiunti dal Mastino, pronto a riprendere servizio come guardia del principe. Joffrey non lasciò nemmeno finire Myrcella di fare i complimenti al Campione, che riservò a Kara un'occhiata ironica.
«Mastino, mia sorella è stata in ansia per te, durante lo scontro. Sarebbe meglio rassicurarla, cosa ne dici?»
Sandor le lanciò un'occhiata profonda, ma non lasciò trapelare alcuna emozione. Kara decise che era il momento giusto per distruggere ogni sospetto.
«Ti assicuro, Joffrey, che non è così.» La ragazza cercò di non sentirsi male, mentre pronunciava quelle parole. «Ero solo preoccupata che, durate quell'inutile scontro, potesse rimetterci Ser Loras... Mi interessava solo quello. Dopotutto, chi mai avrebbe potuto pensare ad altro?» Non ne fu totalmente certa, ma Kara giurò a se stessa di aver intravisto un ghigno comparire sul volto di Sandor, in quel momento.
«Ora, con permesso, sono stanca, e voglio tornare nelle mie stanze.» Lanciò un ultimo sguardo disgustato al Mastino ed uno glaciale a Joffrey che, sorpreso da quelle affermazioni, rimase silenzioso e l'osservò allontanarsi.
La ragazza non si sarebbe potuta sentire peggio. Odiava dover dire quelle cose, doverlo guardare in quel modo... Ma sapeva che era l'unico modo per proteggere il suo - il loro - segreto.
Quando entrò nella sua stanza, si stese sul letto pensierosa. Si sentiva tremendamente in colpa, doveva farsi perdonare in qualche modo... Magari, quella notte, avrebbe detto alle guardie fuori dalle sue porte di andarsi a divertire alla festa che il Re aveva organizzato per Stark e, magari, lei non si sarebbe sentita abbastanza bene per parteciparvi. Affondò il volto nel cuscino, sorridendo, ed iniziò a progettare un modo per mandare un messaggio nel modo più veloce e, soprattutto, segreto possibile.

 

*** 

 CERSEI



"So il motivo per cui Jon Arryn è morto."
Cersei sentì le proprie mani tremare leggermente, mentre alzava il vestito per salire i gradini che l'allontanavano dal giardino in cui aveva appena lasciato Eddard Stark. Non aveva lasciato trapelare neanche un accenno di esitazione o paura, mentre parlava con lui, ma in quel momento poté sentire tutta la tensione per quella conversazione gravarle addosso. Fin da quando l’uomo aveva varcato le soglie di Approdo del Re, Cersei era stata certa che, come John Arryn, anche Stark sarebbe potuto arrivare alla verità; ma non era ancora pronta per una situazione del genere.
Poteva ancora sentire le loro parole vorticarle dolorosamente nella testa, una per una.
"Sono tutti di Jaime?"
A quel punto,  a cosa sarebbe servito mentire.
"Sarebbe stato meglio, ma per quanto poco fosse riuscito a combinare la nostra prima notte di nozze, rimasi comunque incinta."
Un lampo di comprensione era passato per gli occhi dell'uomo, e Cersei in quel momento non poté fare altro che volgere lo sguardo altrove, consapevole di cosa avrebbe causato quella rivelazione.
"Quindi, solo Kara è sua figlia. L'avrei dovuto capire da solo."
Cersei amava i suoi figli; tutti, indistintamente. Quando aveva scoperto di essere incinta per la prima volta, sapere che quel figlio era di Robert le aveva fatto credere che non avrebbe mai potuto amarlo completamente; invece, quando si era ritrovata la figlia tra le braccia, si era dovuta ricredere. Niente l'avrebbe potuta spingere ad odiare la sua piccola creatura, nemmeno il disprezzo verso il marito.
"Quando il Re tornerà dalla caccia, gli racconterò la verità."
Le mani della donna tremarono di nuovo, impercettibilmente. Si trovava ormai vicino alle proprie stanze, dove si sarebbe rinchiusa per pensare; doveva assolutamente trovare un modo per cavarsi fuori da quella situazione. Era passata poco più una settimana dalla fine del torneo in onore del Primo Cavaliere, e Eddard Stark non era rimasto con le mani in mano. "Se solo Jaime fosse qui." Si ritrovò a pensare, con amarezza.  Nessun altro avrebbe potuto aiutarla in quella situazione, lui era l'unico, ovviamente, a conoscere la verità; probabilmente si sarebbe limitato ad uccidere il Lord Primo Cavaliere, non si sarebbe nemmeno posto dei problemi a riguardo, come era solito fare per ogni cosa. Cersei, una volta entrata nella sua stanza, si avvicinò ad una delle grandi finestre e, dopo essersi seduta sul davanzale, appoggiò la fronte sul vetro freddo, infine chiuse gli occhi.
Doveva pensare in fretta, sforzandosi per quanto le facesse male la testa.
"Al gioco del trono o si vince, o si muore. Non c'è una terza possibilità."
Quelle parole che aveva detto lei stessa le sembrarono in un attimo ancora più vere; non sarebbe scappata, ma non avrebbe nemmeno lasciato che Robert uccidesse i suoi figli. Quella era forse la prima volta che lo faceva credendoci veramente, ma, osservando il giardino degli Dei che si poteva ammirare da quella finestra, Cersei pregò gli dei di proteggerla. Avrebbe voluto rivolgere le proprie richieste per lo più alla Madre e al Padre, in modo che difendessero i suoi figli; ma sapeva che non avrebbero mai ascoltato qualcuno che si era sporcato di un crimine come l'incesto. Invece, pregò per l'unico dei Sette che non avrebbe, secondo lei, fatto caso ad un peccato del genere: lo Straniero. Si diceva fosse il dio che portava la morte,  e in quel momento Cersei non poteva chiedere di meglio. "O si vince, o si muore."
Lei doveva assolutamente vincere.
Qualcuno bussò alla porta, e Cersei riprese il controllo di se stessa prima di rispondere. Ad entrare furono il comandante della sua guardia personale più Ser Barristan Selmy, comandante della guardia reale. Ser Barristan aveva l'armatura sporca di sangue, in più sembrava stanco e stravolto.
Cersei lo guardò sorpresa: sapeva che era andato a caccia con Robert, quindi non si aspettava di trovarselo di fronte... A meno che anche Robert non fosse già tornato. Un brivido gelato corse lunga la schiena della donna, che cercò di nascondere il suo disagio il meglio possibile.
«Mia Regina, è capitato un terribile incidente al Re, sarebbe meglio che veniste subito.»
Lo sguardo pieno di dolore del vecchio cavaliere significava una sola cosa.
«Arrivo subito, se è così grave forse è il caso di chiamare anche Joffrey.»
Aveva cercato di usare un tono sofferente, che a quanto pareva era bastatoa convincere i due uomini del suo falso sgomento. Cersei si avvicinò a loro e lasciò che l'accompagnassero, in silenzio, dal marito.
La Regina sorrise dentro di sé; il giorno dopo sarebbe andata sicuramente al tempio degli Dei, per rendere omaggio allo Straniero.

 

***
 
KARA

 
Kara trovava rilassante passeggiare nel parco degli Dei. Da piccola ricordava di averlo sempre trovato vagamente inquietante poi, crescendo, aveva iniziato ad apprezzare la quiete di quel posto. In più, come se questo non fosse già abbastanza, aveva il permesso di muoversi da sola - quindi senza la solita noiosa guardia del corpo - tra i pallidi alberi dei Primi Uomini. Kara non si era mai interessata veramente alla religione, che riguardasse i nuovi o vecchi Dei non importava, non si era mai posta molte domande in quel campo, in realtà. Sua madre non era mai stata una credente incallita, pregava quando pensava fosse necessario, e più per una buona apparenza che per altro. Suo padre probabilmente non aveva mai pregato in vita sua, o almeno questo era ciò che Kara pensava.
L'unico che della sua famiglia che sembrasse tener profondamente conto del giudizio degli Dei era Renly.
La ragazza l'aveva visto molte volte pregare per il Guerriero,  ogni volta che si preparava per un Torneo.
Quando l'aveva detto a suo zio Jaime, in uno dei rari momenti che avevano passato insieme, lui si era messo a ridere, rispondendole che dubitava che un qualsiasi Dio si sarebbe disturbato a proteggere un ragazzino che giocava volontariamente con una lancia in mano.
L'unico del quale non sapeva cosa pensasse in merito era suo zio Stannis. In realtà, lei non aveva mai chiesto niente, preferiva parlare d'altro con il suo zio preferito, per esempio farsi raccontare aneddoti della guerra contro i Targaryen, oppure dei viaggi che aveva fatto per mare; quindi quell'argomento semplicemente non era mai saltato fuori dai loro discorsi.
Gli Dei degli Primi Uomini, comunque, non sembravano essere particolarmente apprezzati nel Sud; tutte le persone che conosceva a corte credevano nei Sette tranne ovviamente gli Stark.
Erano ormai dieci minuti buoni che Kara si trovava nel parco, che scorse poco lontana da lei una figura famigliare, intenta ad osservare l'albero Diga che aveva di fronte.
«Sansa!» Esclamò, in tono piatto. Non riusciva ancora ad apprezzare quella ragazza, le sembrava esageratamente vuota e frivola per i suoi gusti, infatti aveva deciso di preferire la piccola Arya, la Stark ribelle.
«Principessa, è un piacere per me.» Anche questo non riusciva a sopportare di Sansa: nonostante le avesse detto più volte che non c'era bisogno di usare quel tono formale con lei, specialmente quando erano sole, aveva continuato imperterrita con quel Principessa riverenziale che Kara non riusciva a proprio a sopportare.
«Sei qui per pregare? Mi dispiace, non volevo interromperti.»
«Oh, no!» iniziò lei, velocemente «Stavo solo - ecco - avevo solo bisogno di allontanarmi un po' da mia sorella.» A Kara sfuggì un sorriso, forse qualcosa poteva anche trovarla, in comune con Sansa.
«Non è facile essere la maggiore, eh? Arya, poi, non deve essere facile da gestire.»
Sansa la guardò sorpresa quindi annuì convinta e si sedette su uno dei muretti bassi di pietra che costeggiavano il giardino.
«Arya è un completo disastro! A volte non riesco proprio a capire come possiamo essere sorelle: non abbiamo niente in comune, e in più lei è sempre scusata perché è "piccola"!»
Kara si sedette vicino a lei, osservando il cielo limpido.
«Ti capisco, sai? Tommen e Myrcella sono adorabili, mi ascoltano tanto quanto ascoltano nostra madre... Ma Joffrey è tutta un'altra storia.» Si fermò per osservare il viso della ragazza, diventato improvvisamente di un colorito più rosso. Kara dovette ricordare a se stessa che stava parlando con la promessa sposa di suo fratello, e suo madre l'avrebbe uccisa se avesse saputo che aveva parlato male di lui di fronte a Sansa.
«Scusa, mi ero dimenticata... Posso farti una domanda, a proposito?»
«Ovviamente, Principes-cioè, Kara.»
«Sei innamorata di Joffrey per quello che è, o per chi è?» Lo sguardo confusa della ragazza la fece continuare «Intendo, sei innamorata di Joffrey solo perché è un principe di bell'aspetto, oppure per il suo carattere?»
Sansa ci pensò un po', probabilmente stava cercando di riordinare tutti i momenti passati con lui.
«Per entrambi, credo.»
"Non lo conosci per niente, allora... Povera ragazza" non poté fare a meno di pensare Kara.
Sansa stava per aggiungere qualcos'altro, quando furono interrotte dalla regina Cersei in persona.
Appena la ragazza Stark la vide si alzò in piedi di scatto e fece un profondo inchino rivolto alla regina; Kara si limitò a guardarla.
«Kara» iniziò Cersei, incerta, cosa che fece insospettire la ragazza. «Devi venire subito con me.»
«Perché?»
«Tuo padre è tornato mezz'ora fa dalla caccia e-»
«Come mai così presto?» Il Re era partito solo pochi giorni prima, e niente l'avrebbe portato alla fortezza prima, se non qualcosa di veramente grave.
«Ha avuto un incidente... Kara, davvero, devi venire.»
Sansa era rimasta zitta fino a quel momento, ma Kara la sentì trattenere il fiato violentemente.
Kara non aveva capito, più che altro perché non voleva, non osava pensare a quella che era la motivazione più probabile, per il ritorno anticipato di suo padre.
Si alzò come un automa e seguì la madre, in silenzio, sentendo il battito del cuore accelerare ad ogni passo.
 
 
Kara entrò nella sua stanza, un'ora dopo, con il volto coperto di lacrime. Si era imposta di non piangere di fronte a tutta la gente che si trovava al suo capezzale; ma la visione di suo padre in quel letto, pieno di bende che cercavano di  coprire la ferita raccapricciante sul suo ventre, l'aveva messa a dura prova. Quando si era trovava nel corridoio insieme a Lucas Arryn, la sua guardia personale, era scoppiata.
Kara non aveva mai pensato che suo padre potesse morire. Certo, non era una stupida, sapeva che prima o poi sarebbe successo, ma non si era mai preparata mentalmente a questo.
D'altronde aveva pensato la stessa cosa per Jon Arryn, eppure era morto lo stesso, ed in modo più veloce, anche.  
Il Re aveva scherzato come suo solito, soprattutto sul dannato cinghiale che l'aveva attaccato. Aveva parlato singolarmente con Joffrey e Kara, una sorta di ultime parole, poi aveva detto a tutti di lasciare la stanza per poter parlare da solo con il suo Primo Cavaliere: probabilmente per mettere per iscritto le sue ultime volontà.
Kara era rimasta fuori dalla porta insieme a sua madre e suo fratello, per ascoltare meglio cosa era successo da Ser Barristan e suo zio Renly, entrambi sconvolti e arrabbiati. Sandor, ovviamente, si trovava lì con loro quale guardia del corpo del principe, e non faceva altro che fissarla. Kara avrebbe voluto piangere, ma non voleva mostrarsi debole ai suoi occhi. Così, alla fine, disse di sentirsi male e si fece accompagnare da Lucas Arryn nelle sue stanze.
Era rimasta lì a camminare avanti e indietro per tutta la lunghezza della stanza, uscendo perfino sul balconcino, per chissà quanto tempo. Non riusciva a pensare a niente se non alle ultime parole di suo padre.
"So di non essere mai stato un buon padre."
Le lacrime ricominciarono a scorrere.
"Promettimi che prima o poi batterai quel tuo dannato zio Jaime a duello, e anche i miei fratelli..."
Sentiva ancora la sua risata rimbombarle nella testa, bloccata ogni tanto da qualche colpo di tosse e sangue.
"E sposa chi diavolo vuoi tu, se non lo fai sarà anche meglio... sii libera, Kara."
La ragazza si era persa nel paesaggio fuori dalla sua finestra, quando dalla porta entrò sua madre.
Aveva gli occhi lucidi, e si avvicinò lentamente a lei.
«Kara... mi dispiace.» "E' morto" non l'aveva detto ma Kara gliel'aveva letto in faccia.
A quel punto mandò al diavolo il suo orgoglio, dimenticò l'assurda faida con sua madre e... crollò.
Corse tra le braccia di sua madre, cosa che non faceva da quando aveva sei anni, e irruppe nel pianto più disperato che avesse mai provato. Cersei le carezzò lentamente i capelli, ripetendo il solito verso che soleva fare quando voleva calmarla da piccola. "Ssssh" vicino all'orecchio, appoggiando la sua fronte su quella della figlia. Era l'ultima persona rimasta che le volesse davvero bene, non avrebbe più voluto lasciarla andare.
Strinse più forte, lasciando cadere le ultime lacrime. 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Note da leggere ASSOLUTAMENTE: Eccoci finalmente in un capitolo di svolta! Questo inizia con un pov di Stannis ambientato subito dopo che quest'ultimo ha ricevuto la lettera di Eddard dove gli riferisce che Joffrey, Tommen e Myrcella sono il frutto dell'incesto tra Cersei e Jaime.
Come sempre ringrazio tantissimo Charme per aver betato il capitolo, e per essere sempre così paziente anche quando non me lo merito. Sei la migliore.
Buona lettura!

 
 

LeCronache di una Baratheon che fu Regina

 

 
_Capitolo 3

 
***
 
STANNIS

 
 
L'odore di salsedine aleggiava nell'aria, ma questo non aveva mai disturbato Stannis Baratheon.
Nonostante non avesse mai passato troppo tempo in mare, aveva sempre preferito viaggiare su una grande nave, in balia del vento, piuttosto che a cavallo.
Da quando era tornato alla Roccia del Drago non aveva avuto più modo di viaggiare; erano passati ormai svariati mesi, dalla partenza da Approdo del Re, e raramente Stannis era riuscito ad allontanarsi dal suo castello e dalla moltitudine di problemi che recava con sé.
Fino a quel momento.
Non sapeva nemmeno lui perché si era scomodato per accogliere quella persona; probabilmente erano state le insistenze della moglie, Lady Selyse, ad averlo spinto.
E, magari, gli eventi recenti.
Una ben strana coincidenza aveva portato alle orecchie e occhi di Stannis Baratheon due novità nello stesso giorno.
La prima riguardava la nave che in quel momento si stava avvicinando al porto.
Una Sacerdotessa Rossa di Asshai aveva chiesto udienza al lord della Roccia del Drago. Questa aveva dialogato a lungo tramite corvo con lady Selyse, fino ad arrivare ad ottenere un posto alla corte del lord.
La seconda notizia, invece, era giunta tramite corvo da Approdo del Re direttamente nelle mani di Stannis.
Il messaggio di Eddard Stark, Primo Cavaliere del Re, diceva qualcosa che mai Stannis avrebbe immaginato possibile.
Ovviamente aveva bruciato subito dopo la lettera; se fosse finita nelle mani sbagliate lui e Stark avrebbero rischiato la decapitazione per tradimento.
Stannis non aveva mai sopportato i Lannister, che erano infatti uno dei motivi per i quali si era allontanato dalla capitale, ma l’odio nei loro confronti era stato di gran lunga soppiantato dalla sorpresa e lo sconcerto che l’avevano colto quando aveva scoperto che i figli di Robert erano in realtà nati dall’incesto di sua moglie ccon il fratello gemello; a quanto pareva l'unica ad avere sangue Baratheon nelle vene era Kara.
Sembrava un altro assurdo scherzo del destino: Kara era sempre stata la preferita del lord, tanto che l'aveva portata con sé varie volte nei suoi viaggi verso casa.
Ora, però, Stannis non sapeva come comportarsi. Aveva deciso di lasciare per il momento la questione nelle abili mani del Primo Cavaliere; qualora ci fossero stati dei risvolti sarebbe intervenuto.
Stannis sapeva cosa avrebbe fatto Robert: li avrebbe uccisi tutti, Cersei e i suoi tre figli bastardi.
La rabbia l'avrebbe come sempre colto alla sprovvista e avrebbe fatto una strage.
Finalmente, quando la nave attraccò, Stannis scese da cavallo e, seguito dal suo corpo di guardia, si avvicinò ai marinai che pian piano scendevano per scaricare la merce.
Fred Umber, il suo comandante della guarda, si era avvicinato al capitano per chiedere della donna, ma non ce ne fu bisogno. Nessuno si sarebbe potuto sbagliare.
La Sacerdotessa di Asshai, Melisandre, attirò parecchi sguardi su di sé mentre attraversava il ponte della nave per scendere a terra.
Forse era per l'aura misteriosa che emanava,   o dal suo abbigliamento completamente rosso, insolito, da quella parte del Regno, o per quello che si scorgeva nei suoi penetranti occhi azzurri.
Stannis rimase interdetto nell'osservare quella figura, come quasi tutti gli uomini presenti in quel momento.
«Lady Melisandre?»
La donna l'osservò per poi inchinare lievemente il capo, senza mai abbandonare il sorriso.
«Mio lord, sono sorpresa da questa accoglienza.»
«Sì, bé» iniziò lui, aggrottando la fronte «Mia moglie ci teneva particolarmente. Ora, se volete seguirmi.»
La Sacerdotessa salì sul cavallo che le era stato preparato, ringraziando amorevolmente lo scudiero del lord.
A Stannis quella donna dava i brividi, per ogni suo atteggiamento, perfino quando compiva un atto tanto semplice.
Secondo Selyse quella donna era molto potente e - vedendo come la guerra, a causa dei Lannister, fosse alla porte - era riuscita a convincere il marito ad approfittare del suo aiuto.
Stannis sapeva, però, che la sua presenza avrebbe causato dei problemi al castello, e portare due religioni a scontrarsi proprio in casa sua non gli sembrava l'idea più intelligente che avesse mai avuto.
Con una spinta Melisandre fece affiancare il suo cavallo a quello del lord.
Provarono a conversare, ma Stannis ancora non riusciva ad incrociare quello sguardo.
C'era qualcosa di tremendamente sbagliato in quegli occhi, ma l'uomo non riusciva a capire cosa.

 
 

***
 
KARA

 
 
L'assurdità degli avvenimenti appena accaduti non avevano lasciato nemmeno un attimo di pace, a Kara.
Era successo tutto così in fretta che, inizialmente, nemmeno si era resa conto della gravità della situazione.
Era ancora chiusa nelle sue stanze a piangere, quando aveva sentito un gran rumore per i corridoi; aveva cercato di uscire per vedere cosa stesse succedendo, ma Lucas Arryn, la sua guardia del corpo, l'aveva costretta a rimanere dentro.
Sua madre l'aveva lasciata parecchie ore prima, dovendo recarsi da Joffrey per informarlo della situazione, e non era più tornata. Kara era rimasta stesa sul letto in uno stato catatonico, fissando la parete opposta senza muoversi e respirando appena.  
In quel momento era seduta per terra con la schiena appoggiata alla porta.
Il chiasso che sentiva dall'esterno era terribile, sembrava che fosse scoppiata una guerra; ovunque rimbombavano urla terrorizzate femminili, e pianti di bambini, in più lo sferragliare delle spade.
Un colpo batté violentemente contro la porta, quasi volesse distruggerla, poi, dopo altre urla, Kara decise di riprovare ad uscire.
Non fece nemmeno in tempo ad uscire completamente dalla stanza che un urlo di orrore le uscì dalla gola.
Disteso contro il muro, con un'ascia dal manico corto nel petto, si trovava Lucas Arryn.
Il pavimento era pieno di sangue, ovunque.
Kara si guardò intorno terrorizzata, tremando come una foglia; da ogni parte si girasse vedeva corpi senza vita di donne, uomini in armatura, semplici servitori e persino bambini.
Accasciata contro la porta della sua stanza, imbrattata di sangue, non venne scorta da nessuno degli uomini, perlopiù uomini di sua madre, che correvano verso il lato ovest del corridoio.
Kara capì subito dove si stavano dirigendo: in quella parte del castello si trovava solo la scalinata principale che portava alla torre del Primo Cavaliere.
La ragazza non riusciva a capire, aveva la mente ancora annebbiata dal lungo pianto e l'odore del sangue non l'aiutava a pensare.
Doveva allontanarsi da quel posto velocemente.
Cominciò a muoversi lentamente a ridosso del muro, cercando di non guardare i corpi che giacevano sul pavimento - tutti uomini Stark - e reprimendo a fatica un gemito quando si trattava di qualche ragazzino.
Non riusciva proprio ad immaginare per quale motivo i soldati Lannister stessero sterminando ogni persona che lavorasse per gli Stark... non aveva assolutamente alcun senso.
Riuscì ad arrivare al secondo corridoio, altri due la separavano dalla Sala del Trono, ma improvvisamente una mano forte l'afferrò per il braccio.
Kara era sicura che sarebbe morta, invece, una volta sollevato lo sguardo, si ritrovò di fronte Sandor Clegane.
La ragazza non l'aveva mai visto conciato in quel modo; era ancora più spaventoso del solito: coperto di sangue dalla testa ai piedi, con la spada in pugno, la fissava arrabbiato.
«Che cosa diavolo ci fai per i corridoi da sola?!» Iniziò a strattonarla; Kara ripensò a Lucas Arryn sulla soglia della sua stanza e dovette sforzarsi nuovamente di non scoppiare in lacrime.
«Lucas- la mia Guardia è stata uccisa. Io-non- non sapevo che fare... Cosa sta succedendo?»
Il Mastino strinse ancora di più la presa e la spinse verso un angolo apparentemente vuoto del corridoio.
«Devi subito correre verso la Sala del Trono, lì c'è tutta la famiglia reale con la guardia al completo. Io devo svolgere un compito e-» la sua voce era graffiante, non traspariva la minima emozione. Sembrava vuoto, arrabbiato e pungente.
«Ma cosa sta succedendo, io non capisco...»
Sandor la guardò per qualche altro istante, poi dietro di loro scoppiò di nuovo il caos.
«Stark è stato arrestato. Ora vai via, subito
L'allontanò da sé e si diresse  a passo spedito e con la spada alzata dalla parte opposta.
A quel punto, Kara iniziò a correre.
Ci mise pochi minuti ad arrivare, ma le sembrarono attimi infiniti.
Dovette scansare un paio di soldati Lannister per riuscire ad entrare, nella testa le aleggiavano ancora le parole del Mastino.
Stark arrestato.
Come era possibile?
Doveva essere una menzogna, uno sbaglio o un equivoco.
Di nuovo, nulla aveva senso.
Non appena fu entrata nella Sala sua madre le corse incontro. Cersei Lannister era lievemente agitata, ma, in realtà, tutto sembrava tranne che sconvolta.
«Grazie agli Dei stai bene! Dov'è Arryn? Quell'idiota c'ha messo una vita a portarti qui.»
«E' morto.» Rispose Kara, guardandola negli occhi, per poi proseguire«Tantissima gente è morta e altra ne sta morendo ora. Che cosa sta succedendo? Eddard Stark è stato arrestato?»
«E' un traditore della corona, è quello che si merita. I suoi uomini stanno subendo la punizione che meritano.»
Kara non fece nemmeno in tempo a rispondere che il suo sguardo fu attirato in un'altra direzione.
«No...»
Joffrey Baratheon, suo fratello, era comodamente seduto sul Trono di Spade, intento a parlare concentrato con una guardia delle Cappe Bianche.
Cersei seguì il suo sguardo e sorrise compiaciuta.
«Oh, l'incoronazione di Joff avverrà tra pochi giorni. Tuo padre-»
«Non l'avrebbe mai permesso.»
Kara fissò basita sua madre.
«Joffrey Re? Il Primo Cavaliere avrebbe dovuto regnare fino al compimento della maggiore età dell'erede-»
«Conosco la legge, Kara. Ma il Primo Cavaliere si è rivelato essere un traditore, pertanto Joffrey sarà Re e io la Regina Reggente fino a quando non si sposerà.»
La ragazza non trovò nemmeno la forza di ribattere, erano successe troppe cose tutte assieme, così Kara non poté far altro che accasciarsi su una sedia e rimanere a osservare suo fratello sul trono, cercando di abituarsi a quella visione.
Questo Jon Arryn non l'avrebbe permesso, né zio Stannis, e neppure mio padre... ma loro non sono qui.
 

 

***
 
MASTINO

 
 
Era passato ormai qualche giorno dal massacro degli Stark.
Il Castello era stato completamente ripulito, come se nulla fosse successo, solo un leggero puzzo di sangue aleggiava nell'aria, soprattutto nella torre del Primo Cavaliere.
Quel giorno ci sarebbe stata l'incoronazione del nuovo Re, e Sandor si trovava proprio con quest'ultimo, nei suoi alloggi reali, attendendo che finisse di prepararsi.
Era la sua Guardia Personale, doveva trovarsi in sua compagnia per tre quarti della giornata, e questo - ovviamente - non gli piaceva per niente.
«Rick, prendi un'altra fascia, questa è davvero orribile. Mastino, apri quella finestra... Questo schifo di odore non si decide a sparire.»
Sandor si avvicinò alla finestra, e quando l'aprì osservò il giardino che si trovava sotto di questa.
Cersei Lannister passeggiava con i figli più piccoli, fermandosi poi sotto l'ombra di un grande ramo.
Aveva assistito lui stesso all'ordine che la donna aveva dato senza la minima esitazione pochi giorni prima.
Anzi, era riuscito a scorgere perfino la vittoria nei suoi occhi, dopo le parole "uccideteli tutti".
Subito dopo gli avevano ordinato di prendere la ragazzina Stark con i capelli rossi e di portarla subito alla Regina. Lei le avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, ma l'uomo non aveva posto domande.
Ora la ragazza Stark era rinchiusa nella sua bella e grande stanza personale, in attesa del giudizio.
Sandor aveva notato come Joffrey la guardava, la maggior parte delle volte indifferente, ma c'era, raramente, una punta di interesse nei suoi occhi.
Qualcosa che c'entrava tutto col desiderio e per niente con il sentimento.
La sciocca ragazza se ne era perdutamente innamorata, lui vedeva un giocattolo abbastanza carino da poter usare a suo piacimento.
«Sono pronto, muoviti.»
Da bravo cagnolino si apprestò a seguire il proprio padrone; a volte Sandor immaginava come sarebbe stata una potenziale vita lontano da lì.
Ma subito dopo ricordava chi era veramente.
Perché fingere che tutto questo non ti appaghi?
Uccidere, torturare, fare sempre il lavoro sporco per qualcun altro.
E' per questo che non ti vedi in maniera diversa, in un posto diverso.
Sandor entrò nel grande salone subito dietro Joffrey, e i lord con le loro lady si fecero largo per farli passare.  Non erano più numerosi come prima, non dopo il massacro.
Quando Joffrey si fu finalmente accomodato sul grande trono, Sandor la vide.
Il cipiglio severo che le oscurava il viso era una novità, arrivata con la morte di Robert Baratheon; i capelli corti erano acconciati alla meglio con solo due piccole trecce legate dietro la testa come ornamento.
Se non fosse stato dagli abiti ricchi e la posa composta, nessuno avrebbe mai detto che si trattasse di una principessa.
La ragazza sbuffò nel veder entrare la madre e con lei il Consiglio ristretto.
 
Forse, pensò il Mastino, non era solo per il sangue che sarebbe restato.  

 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Note Autrice:
Ooook, sono pronta agli insulti, ecc. E' da una VITA che non aggiorno questa storia, e mi dispiace tantissimo... solo che tra vacanze, ispirazione nulla, e altre cose non riuscivo proprio a concludere questo dannato capitolo. Il prossimo spero arriverà più in fretta, visto che so già di cosa parlerà.
 
 Come, forse, avrete notato ho alzato il rating da "giallo" a "arancione", questo perché in questo capitolo c'è una scena esplicita di sesso. Oddio, non è troppo dettagliata - è stato già imbarazzante scrivere questo, figuriamoci di più  - e forse potrebbero essercene delle altre nei prossimi capitoli... ma io non ci giurerei.
Ringraziate per la parte spinta Luthien e Asteria Morgan, sono state loro a convincermi a scriverla... altrimenti penso non l'avrei mai fatto.
Spero non faccia schifo, è la prima volta che scrivo una cosa del genere.
Ah, ringrazio come sempre la bellissima beta Charme.
Buona lettura!

 
 
 
Le Cronache di una Baratheon che fu Regina
 
 

 

_ Capitolo 4
***
 
KARA
 
 
Il silenzio era stato sicuramente l'elemento più terribile e frustrante di tutta quella situazione.
Quella era la prima volta - dalla decapitazione di Eddard Stark, e tutto ciò che ne era derivato - che Kara si trovava in compagnia di Sansa.
Generalmente nessun "estraneo" consumava la cena con la famiglia reale, a parte durante gli eventi o le festività, infatti la presenza della ragazza Stark aveva sbalordito Kara oltre ogni dire.
Joffrey ovviamente non era presente, come sempre in quel periodo, quindi nella grande e spaziosa sala si trovavano solo Cersei Lannister con i suoi tre figli e la futura nuora. Le finestre erano sbarrate; da pochi giorni la temperatura si era abbassata notevolmente e tutto questo sembrava un terribile scherzo del destino, considerando cosa era accaduto.
Eddard Stark, il migliore amico di suo padre e suo ex Primo Cavaliere, era morto per mano di Joffrey; subito dopo Robb Stark aveva ufficialmente dichiarato guerra ai Lannister e al Trono... mentre suo zio Tyrion si trovava ancora chissà dove perduto tra le montagne di Nido dell'Aquila, sfuggito miracolosamente ad una sicura esecuzione.
La guerra era ormai iniziata, e questo non poteva significare altro se non guai.
Kara affondò il coltello nella carne d'agnello senza prestarci troppa attenzione, era concentrata a lanciare sguardi alla figura che aveva di fronte. Sansa Stark fissava il piatto senza vederlo realmente, e fino a quel momento non aveva toccato altro se non un pezzo di pane e un sorso di vino.
Sua madre, invece, continuava a chiacchierare amabilmente con Tommen, ridendo di gusto; aveva lanciato solo un veloce sguardo di avvertimento per la figlia all'inizio della cena, per poi ignorare bellamente sia lei che l'ospite.
 Quando finalmente la regina aveva rivolto la sua attenzione su Sansa, le grandi porte di legno e ferro si erano aperte e Joffrey aveva fatto la sua entrata, sorridendo mestamente alla famiglia.
«Perdonatemi per il ritardo, ero piuttosto impegnato.»
"Tranquillo, Joff, nessuno si stava disperando in tua assenza" le parole strisciarono veloci sulla lingua di Kara, ma alla fine rimasero lì; la ragazza non era più riuscita a scherzare come prima con il fratello, dopo la decapitazione di Eddard Stark e, in realtà, dalla sua incoronazione.
Kara aveva sempre saputo in cuor suo della crudeltà del fratello, ma mai aveva immaginato che sarebbe stato capace di compiere un gesto del genere. Dopotutto, aveva fatto iniziare una guerra che minacciava di distruggere le loro famiglie: sia i Baratheon che i Lannister.
«Non ti preoccupare, ti faccio portare subito qualcosa di caldo.»
Sua madre sembrava aver accusato il colpo in maniera diversa. Era rimasta anche lei stravolta dalle azioni del figlio, ma aveva continuato a trattarlo come sempre; come se non fosse successo niente.
Ma era successo. Kara non avrebbe dimenticato così in fretta.
«Grazie, madre. Sansa, non hai appetito? Il tuo piatto è ancora pieno... dimmi, le figlie di traditori non mangiano?»
Sogghignò soddisfatto, e a quel punto Kara non riuscì più a controllarsi.
«Potresti evitare? Sansa è un'ospite, qui e certamente avrai altre occasioni per tormentarla in questo modo infantile, per cui-»
«Infantile?» il bel viso di Joffrey prese improvvisamente una chiara sfumatura rossiccia. «Io sono il tuo Re, come osi rivolgerti così?»
«Già, e prima eri un principe, e non mi sembra io abbia mai perso la testa per averti offeso.»
«Non sfidarmi, solo perché sei mia sorella questo non vuol dire che-»
«Vi prego, smettetela!» La voce della regina superò di potenza quella di Joffrey, facendolo tacere nonostante fosse ancora livido di rabbia.
«Calmatevi, non mi sembra il momento per una discussione. Kara-»
«Sì, forse è il caso che io tolga il disturbo, o al Re andrà di traverso l'agnello.»
La ragazza si alzò gettando il tovagliolo nel piatto e dopo aver fatto un breve cenno di saluto a Sansa si diresse verso l'uscita.
 
Nonostante in quel periodo la temperatura si fosse abbassata notevolmente, Kara - mentre stringeva con una mano il lenzuolo bianco e con l'altra la spalla di Sandor - era ormai in un bagno di sudore.
Nella stanza l'unica luce rimasta proveniva dalla flebile fiamma delle candele poste sui comodini ai lati del grande letto a baldacchino; la ragazza aveva sempre preferito avere un minimo di visibilità in quei momenti.
Quella volta Sandor era andato dritto al punto senza troppi preliminari, ma a Kara non era dispiaciuto. L'uomo aveva passato la serata - prima di raggiungerla - a bere in una delle locande della cittadella, e questo si percepiva dall'odore acre di vino che aleggiava nell'aria.
 Kara affondò il viso nell'incavo del collo dell'uomo, baciandolo, e cercando di reprimere il gemito di piacere che pian piano le stava salendo in gola; la ragazza aveva sempre cercato di non fare troppo rumore, per un solo motivo: riguardava ovviamente le guardie che si trovavano fuori dalle sue stanze. Dalla morte di Eddard Stark - e di Lucas Arryn, ex guardia del corpo della principessa - Kara aveva avuto sempre almeno un paio di uomini di sua madre fuori dalla porta. Per "precauzione", diceva lei.
Intanto questo aveva costretto Kara e Sandor ad essere più prudenti e attenti a non farsi scoprire.
L'uomo, intanto, aveva rapidamente cambiato posizione delle mani; una copriva interamente uno dei seni della principessa, mentre l'altra - che prima era poggiata sulla coscia di lei, e la stringeva contro il suo fianco - ora era arrivata ad accarezzarle il collo.
Sandor le prese con la mano il volto e la spinse a sollevarlo. La guardò per un istante infinito negli occhi - blu scuro, identici a quelli del padre - e la baciò violentemente, mordendole anche le labbra, ed infine aumentò col bacino il ritmo delle spinte.
Kara - da mesi, ormai - si era imposta di guardare anche il lato ustionato del viso dell'uomo: questo, oltre che per far piacere a lui, la faceva sentire forte. Non si era mai ritenuta allo stesso livello delle altre lady, sapeva di valere di più; non aveva le loro stupide paure, lei.
Alla fine vennero, stranamente, insieme; di solito il Mastino aveva una resistenza maggiore, ma probabilmente gli effetti del vino si fecero sentire.
Non le veniva mai dentro - Kara non aveva proprio idea di come fare a procurarsi del latte di Luna, quindi quello era il modo più sicuro per evitare gravidanze indesiderate.
Quando fu tutto finito la ragazza rimase immobile.
 
Kara continuò a fissare il soffitto mentre accanto a lei, in piedi vicino al letto, Sandor si rivestiva velocemente.
La ragazza chiuse gli occhi e cercò di memorizzare quella sensazione che amava tanto: si sentiva in pace, e i gravi pensieri che durante tutto il resto della giornata le riempivano la mente svanivano.
«Sei silenziosa stasera, rispetto al solito.»
A Kara sfuggì un sorriso e si volse verso il suo interlocutore, ormai completamente vestito.
«Cosa intendi dire, che di solito parlo troppo?»
Sandor la guardò strafottente, sistemandosi il cinturone con la spada alla vita.
«Decisamente.»
«Sai che potrei farti uccidere per questo?»
 «Oh, sì... E vorrei anche sentire cosa direbbe Cersei Lannister nel sapere in quale circostanza ti ho insultata.»
Kara si mise a sedere sul letto, prendendo poi la leggera vestaglia di lino e indossandola contro gli spifferi di freddo che riuscivano ad infiltrarsi sotto la finestra chiusa.
«Sinceramente, credo sarei più in pericolo io di te. Mi strozzerebbe con le sue stesse mani e senza pensarci due volte.» La ragazza sospirò e si sdraiò nuovamente sul letto, affondando il viso nel cuscino.
«Su questo non ho dubbi... Che cos'hai, sei davvero strana stasera.»
«E da quando ti interessa come sto?»
Bofonchiò lei di rimando contro il cuscino.
«Già, forse hai ragione. Dopotutto si tratta solo di sesso, no? Perché mai dovrebbe interessarmi?»
Kara non poté fare a meno di notare una vena tagliente nella voce dell'uomo; le mancava solo di litigare con lui, quella sera, e avrebbe concluso in bellezza la giornata.
«No... cioè, in realtà , ma... scusami. Oggi ho avuto una breve, grazie agli Dei, discussione con Joffrey e non sono dell'umore migliore.»
«E in quale nuovo modo hai insultato quell'idiota di un Re, oggi?»
«Gli ho dato dell'infantile, e lui ha minacciato di uccidermi. Solita routine, anche se ora non riesco più a non prenderlo sul serio e... a volte mi spaventa davvero.»
Era questo che pesava davvero alla ragazza: l'aver paura che un proprio fratello, con la quale era crescita, potesse davvero farle del male. Non l'aveva detto a nessuno, ancora, e probabilmente sarebbe rimasto tra loro due, come molte altre cose.
«Joffrey a volte sembra uscire proprio di senno; c'è chi lo chiama già, giù in città, il nuovo Aerys,che non è proprio un complimento, anche se dipende sempre dai punti di vista.»
«Aerys il Folle. Mio padre ha combattuto anni per togliergli il trono, ed ora morendo l'ha di nuovo lasciato in balia di un "uomo" del genere.»
Kara girò lo sguardo per un secondo verso la finestra e scattò a sedere.
«Il cielo sta già diventando più chiaro, tra poco sarà l'alba. Forse è il caso che tu vada via.»
Sandor guardò nella stessa direzione, sistemò il cappuccio del mantello e si diresse verso l'angolo di parete vicino alla finestra.
«Non so quando potrò venire, ti farò sapere in qualche modo. Buonanotte.»
«Va bene... stai attento a non farti vedere, in questo periodo l'armeria viene visitata anche a quest'ora.»
L'uomo le fece un breve cenno d'assenso con la testa e sparì nella cavità quasi invisibile, oltre al muro.
Era stata proprio Kara a trovare quel passaggio segreto, quasi per caso, un giorno in cui cercava di spostare la grande tenda che copriva la finestra.
Una volta toccato il mattone giusto, una qualche serratura metallica scattava e il passaggio si apriva. Una volta entrati ci si trovava in un tunnel stretto che portava sempre più in profondità nelle mura della Fortezza Rossa, finché non si arrivava ad un incrocio con altri quattro tunnel; andando sempre dritto alla fine si arrivava in una delle piccole stanze buie dell'armeria, al piano terra del castello.
Era stato in quel modo che il Mastino la prima volta, e poi tutte quelle a seguire, era riuscito ad entrare di nascosto nelle stanze della principessa, specialmente di notte. Kara non aveva ancora scoperto dove portassero gli altri tunnel e non gliene importava granché.
Quasi certamente era l'unica, a parte forse lord Varys, a conoscere quel passaggio segreto, e questo era a suo vantaggio. Lord Varys,  diceva sempre sua madre, conosceva i segreti di tutti, compreso il grande castello che li ospitava.
Kara aveva sempre temuto che l'eunuco scoprisse il segreto suo e di Sandor, ma fino a quel momento non sembrava fosse successo. O, almeno, se anche l'aveva scoperto, non l'aveva rivelato a nessuno. 
La ragazza si coricò sotto le coperte, cercando di dormire per quel poco tempo che le rimaneva, cercando di non pensare alla guerra che incombeva e a quello che avrebbe portato.


 
***
 
STANNIS
 

 
Nella grande sala del Drago, alla fine, rimasero solo Stannis e lei. La Donna Rossa era in piedi di fronte alla grande porta di quercia, le mani incrociate davanti al ventre, e infine lo sguardo rivolto al tetro Lord.
Stannis Baratheon sedeva immobile, pensieroso, fissando un punto indefinito nelle fiamme del grande focolare che adornava e illuminava la sala.
I pochi comandanti che fino a quel momento avevano risposto al suo richiamo se ne erano andati, lasciando Stannis furente e indeciso.
Avevano parlato a lungo e alla fine erano arrivati tutti alla stessa conclusione: dovevano iniziare quella guerra. Ovviamente, questa era diretta al Trono di Spade sulla quale sedeva il - secondo Ned Stark - figlio bastardo di Cersei Lannister e dello Sterminatore di Re. Quindi, l'idea di Stannis era quella di proclamare un altro Re e spodestare Joffrey; quello che aveva creato fermento durante il concilio era stato proprio questo: chi dichiarare legittimo sovrano?
Stannis aveva già la sua idea, ed era sicuro che non l'avrebbe cambiata. Era intenzionato a dichiarare Kara Baratheon unica erede e legittima Regina del Trono di Spade, ma i suoi uomini si erano detti contrari.
Mai una donna aveva governato da sola il Continente Occidentale, quindi - secondo loro - l'unico che avrebbe dovuto reclamare il regno era proprio Stannis stesso - fratello maggiore del defunto Re.
Stannis non voleva la corona.
L'unica cosa che aveva sempre voluto da fratello era solo la riconoscenza per tutto quello che aveva passato a causa della sua guerra contro Aerys Targaryen.
Per quanto il Lord avesse insistito sull'incoronazione di Kara, i suoi comandanti avevano più volte ribattuto affermando che nessun uomo, cavaliere o lord del Sette Regni si sarebbe battuto per una donna.
"Io per lei lo farei" - questo aveva pensato, e pensava tutt'ora.
L'unica ad non aver espresso il proprio parere era stata proprio Melisandre, la cui opinione in proposito era una totale incognita, per Stannis, visto quanto quella donna fosse misteriosa e sfuggente. La donna era rimasta ad ascoltare per tutto il tempo, passeggiando lentamente per la sala e lanciando di tanto in tanto qualche occhiata a Stannis.
Lady Selyse aveva insistito tanto per fare in modo che Melisandre prendesse parte a queste riunioni, e alla fine aveva vinto.
Stannis avrebbe preferito mille volte avere a fianco il suo fidato Ser Davos, che però aveva mandato a compiere faccende importanti altrove.
Quindi, alla fine, si ritrovò solo con lei.
La donna si avvicinò lentamente al Lord, e proferì parola solo quando si trovarono uno di fronte all'altra.
«Non è andata come speravate, vero, mio Lord?» Non aspettò una risposta e continuò, girandogli intorno, come un inquietante avvoltoio rosso.
«Dovevate aspettarvelo, da uomini del genere... credevate che avrebbero messo a disposizione della principessa le loro spade, contro i Lannister? Per voi lo farebbero, ma per lei...»
«Come ho già ripetuto, io non voglio la corona. Se desiderano che il sangue di Robert sieda su quel dannato trono, allora è per Kara che dovrebbero lottare.»
«Le leggi qui, nel vostro Continente Occidentale, parlano chiaro...»
«Le leggi possono cambiare. Secondo le leggi solo un Targaryen avrebbe dovuto regnare, eppure quando Robert decise di tradire il proprio Re, quegli stessi uomini non ci pensarono due volte a prendere in mano le loro spade ed a gettarsi nella ribellione.»
Melisandre rimase per qualche attimo in silenzio, poi si sedette su una delle grandi sedie scolpite che occupavano la sala.
«Io ho visto qualcosa nelle fiamme, mio Lord, ma non sono certa del loro significato. In ogni caso, non avendo qui la ragazza, nessuno dei Lord al tuo servizio inizierà questa guerra.»
Stannis aggrottò la fronte. «Se anche riuscissi a convincerli, Kara sarebbe in pericolo. Se Joffrey è davvero il piccolo mostro che ho sempre sospettato, potrebbe persino sbarazzarsi della sorella, se io mi azzardassi a proclamarla Regina.»
«C'è un solo modo, mio Signore, per fare in modo di mantenere la ragazza al sicuro, e allo stesso tempo togliere i Lannister dal trono... dichiarare te stesso Re. »
«Non voglio-»
La donna lo interruppe. «Sarà solo una copertura; quando conquisterete Approdo del Re, allora e solo allora, farete in modo che i vostri uomini vedano la principessa, e lei li incanterà esattamente come ha fatto con voi.»
Stannis si voltò e fissò Melisandre attentamente negli occhi. C'era un bagliore che non lo convinceva, ma quella era stata senza dubbio l'idea migliore che fosse uscita da quell'inutile consiglio.
Prima che potesse rispondere, la donna rossa riprese mestamente.
«Poi, c'è anche il problema dell'altro vostro fratello. Renly sta già radunando un esercito sotto Capo Tempesta, come vi hanno riferito quei cavalieri, e potrebbe essere un ostacolo per i nostri piani.»
Il modo in cui aveva detto "nostri" non era piaciuto per niente a Stannis, ma per quella volta fece finta di niente.
«Renly è uno sciocco sognatore, non ha nessun diritto verso la corona; ma credo che sapendo la verità, non volterebbe le spalle alla nipote. Non hanno mai avuto un grande legame, ma lui sa quanto lei valga, e sa anche che è l'unica erede di Robert. Quando arriveremo a parlamentare lo capirà. Lui vuole essere Re, ma più di ogni cosa non vuole vedere me sul Trono. Questo capriccio momentaneo passerà, vedrai.»
«Come voi dite, mio Lord. Quindi prenderete in considerazione la mia idea? Fingerete di essere un Re, per conquistare il Trono alla vostra adorata nipote?»
Stannis osservò la donna negli occhi per qualche altro istante, poi distolse lo sguardo e sospirò.
«Ci penserò. In ogni caso per domani riunirò di nuovo il Consiglio, e vedrò cosa fare. Ovviamente dovrò dirgli la verità, altrimenti potrebbero lasciarmi quando passerò la corona a Kara. Ora vai, devo riflettere.»
La Donna Rossa fece un breve inchino rivolto al Lord, per poi dirigersi in silenzio verso l'uscita. 

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