Il partner

di Rowena
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La reazione ***
Capitolo 2: *** La gara ***
Capitolo 3: *** La lunga attesa ***
Capitolo 4: *** La scuderia Ferrari ***
Capitolo 5: *** Il sopravvissuto ***
Capitolo 6: *** Il gran premio d'Austria ***
Capitolo 7: *** Maranello ***



Capitolo 1
*** La reazione ***


Non è mai semplice rientrare ai box quando il tuo compagno è stato coinvolto in un incidente. Regazzoni riporta la macchina in pit lane, spegne il motore, fa per scendere anche se i meccanici gli consigliano di rimanere lì e verificare in che condizioni sia la sua Ferrari. Ha bisogno d'aria. Il casco rimane sulla monoposto, così il passamontagna. Ha a malapena il tempo di chiedere che cavolo sia successo e preoccuparsi per il suo compagno di squadra, quando arriva il dannato annuncio: gara sospesa, si riprende tra un'ora scarsa.
“Dannazione, non c'è neanche il tempo di fare una scappata in ospedale per vedere come sta”, impreca sotto i suoi baffoni accendendosi una sigaretta.
È ipocrita questa situazione: come si può correre in uno stato di ansia del genere?
La sirena dell'ambulanza risuona ancora in maniera snervante nella sua testa, anche se in realtà Niki è stato subito caricato in elicottero, data la gravità delle sue condizioni. È quel suono maledetto che ricorda ai piloti quanto sia vicina la morte ogni volta che corrono: non è un caso se, quando l'ambulanza annuncia il suo passaggio, tutti loro smettano di fare qualsiasi cosa in cui siano impegnati e corrano a vedere di chi si tratta, a chiedere cosa sia successo.
Clay odia quei momenti, sembrano infiniti: speri che non sia il tuo partner o un amico di vecchia data, che non sia morto o, peggio, rovinato per sempre. Lui non sa immaginare come potrebbe andare avanti, se fosse costretto su una sedia a rotelle… Non ci vuole pensare.
Forse comincia a essere vecchio per questo sport: i ragazzini sono degli spericolati in confronto a lui, Hunt per dirne uno sembra sguazzare nel pericolo, come quasi a cercare volontariamente l'incidente mortale. Regazzoni ha fin troppa esperienza per comportarsi in maniera così sconsiderata: ha visto troppi colleghi finire male in tredici anni per lanciarsi negli spiragli sperando di farcela. E ora il suo compagno di scuderia è stato tirato fuori da un inferno di fiamme ed è dato per spacciato.
“La macchina come ti sembra, c'è qualche sistemazione da fare? Non permettono di usare i muletti, quegli stronzi. Ertl e Lunger restano fuori, è ridicolo: la Surtees sta facendo un casino pazzesco con i commissari, ma non servirà a niente.”
Luca. Braccio destro di Enzo Ferrari, approccia ogni gara con lo stesso metodo freddo e analitico. È altrettanto stronzo, quando vuole. Regazzoni ci deve pensare che quei due sono stati a loro volta piloti, perché al momento gli sembrano più che altro una coppia di ragionieri scontrosi.
“Perché non mi dici come sta Niki, invece?”, ribatte lui dopo un lungo tiro di sigaretta. “Chi c'è in ospedale con la moglie, hai mandato qualcuno della scuderia?”
“Con la gara che sta per riprendere? Il team serve qui, a supportare te.”
“Stai scherzando? Che ha detto il Commendatore?”
Luca per un istante perde la sua sicurezza e si guarda intorno, prima di rispondere: “Ha chiamato la Ensign per parlare con Amon.”
Chris Amon. Clay lo conosce da una vita: si sono schivati in Ferrari, Amon ha lasciato nel '69, lui è entrato alla stagione seguente. E nonostante il divorzio con la scuderia sia stato parecchio burrascoso, Chris è uno dei pochi piloti di cui Enzo parli ancora con rispetto. Un miracolo, per l'esperienza di Regazzoni.
Il fatto che il patron sia andato a cercarlo lascia il pilota a bocca aperta, obbligato a fare una domanda di cui non vuole sentire la risposta.
“Cosa?! E per quale dannato motivo?”
“Secondo te? Per non lasciare il posto vuoto di Niki in griglia, sarebbe un peccato visto le buone qualifiche. Tanto è inutile, se non si possono utilizzare i muletti.”
Già, l'auto col numero 1 è un tantino andata a fuoco, pensa Clay con rabbia.
“Santo Dio, non sapete neanche se Niki è ancora vivo e l'avete già rimpiazzato! È arrivato in ospedale, almeno?”
Il team manager non sembra molto turbato: ha una scuderia da gestire e troppi danni da limitare. Nella sua ottica, Lauda in fin di vita è solo uno dei problemi da gestire, con un incidente tanto grave a metà stagione. Tuttavia si guarda l'orologio da polso e calcola un attimo a mente, prima di rispondere: “L'elicottero dovrebbe essere atterrato pochi minuti fa, l'ospedale di Coblenza non è molto lontano.”
Ogni minuto potrebbe essere l'ultimo per il suo compagno di squadra. Regazzoni non riesce a pensare ad altro mentre si passa una mano sui folti baffi, incapace di aggiungere un'altra parola.
“Non posso fare niente per Niki al momento, Clay. Nessuno di noi è un medico, o saremmo in ospedale a cercare di salvargli la vita. Ma posso limitare i nostri e i suoi danni in ottica campionato: un sostituto mette un'altra macchina in pista, e può rosicchiare un po' di punti a Hunt e agli altri, lo sai anche tu.”
“E questo sarà utile per Niki, o per voi?”, domanda sprezzante Regazzoni. Un pilota in più in pista permette di mantenere la posizione della scuderia nella classifica costruttori, ma questo Luca non lo dice. Quello che conta è mantenere il primo box della linea, e i numeri 1 e 2 sui musetti delle vetture.
“Cerca di mantenere il controllo e preparati per la partenza, manca poco ormai. Siamo sempre un team.”
Il pilota impreca e torna in pit lane. Il carro attrezzi sta trascinando i resti dell'auto di Niki, prima che siano restituiti alla Ferrari però saranno esaminati dai commissari. L'auto più bella e veloce del mondo è ridotta a un ammasso di lamiere fumanti.
Sente un groppo in gola nel vedere i segni del fuoco. Niki è vivo per miracolo, lo vede coi suoi occhi, e non si sa se arriverà a domani. E quello stronzo del capo è andato a corteggiare un altro pilota per sostituirlo.
I pensieri corrono veloci. Non ci si addossano responsabilità in gara, ma Clay si chiede se non avrebbe potuto sostenere con più forza la proposta di Niki di annullare la gara, usare il suo carisma per convincere i colleghi. È più amato dal gruppo e rispettato per la sua esperienza, ma ha preferito tacere, e alzare timidamente la mano a favore al momento della votazione. La spocchia del suo partner fa incazzare tutti, e lui non fa eccezione, ma con quello che è successo le cose cambiano.
“Attenzione, Chris Amon si ritira dalla gara per condizioni di pista troppo pericolose. Ripetiamo, Chris Amon si è ritirato: il suo posto in griglia rimarrà vuoto, nessun pilota scala posizioni”, annunciano gli altoparlanti di Nürburgring.
Clay butta a terra il mozzicone di sigaretta e lo schiaccia con attenzione. Un incendio per questa dannata domenica è sufficiente.
“Suca, vecchio”, borbotta tra sé e sé. Almeno oggi, Enzo Ferrari non otterrà ciò che vuole. Attento, Niki, sei parte della grande famiglia Ferrari finché vinci, gli ha detto dopo la presentazione ufficiale. Oggi il loro patron è sceso ancora più in basso.
L'istinto gli farebbe mandare al diavolo la squadra e correre in ospedale, ma conosce abbastanza il suo compagno per sapere che sarebbe il primo a fargli un elmo infinito per il suo ritiro. Hanno voluto correre, direbbe, allora corri anche tu.

Sii dannato anche tu, stronzo di un computer.

I piloti rimangono distanti dal box Ferrari, come se temessero l'aria di lutto che circonda gli uomini del cavallino. Regazzoni scambia uno sguardo con Scheckter e Depailler, che sorvegliano le rispettive monoposto al box Tyrell, ma non nessuno parla. Una ventina di metri più giù si vede un uomo in tuta rossa e dai lunghi capelli biondi, indeciso sul da farsi.
Hunt.
L'ultima persona che deve provare ad avvicinarsi alla Ferrari, in questo momento.
“I piloti si preparino alla partenza”, gracchia ancora il megafono sulla pit lane.
Si torna in scena, dunque. Quattordici giri d'inferno, poi potrà correre a vedere se ha ancora un partner.








Angoletto dell'Autrice: Buonsalve a tutti, non so se ho vinto il GP per la prima ff su Rush qui sul sito (ho visto che c'è la richiesta per la sezione, ma non ho beccato ancora altre storie), anyway: ho visto il film venerdì sera e mi è piaciuta moltissimo la rappresentazione di una storia epica per ogni appassionato di Formula 1. Lauda è una vera leggenda, e la stagione del '76 è stata veramente qualcosa di mitico, anche per l'importanza che ha avuto poi nello sviluppo dello sport. Mi piaceva l'idea, siccome il film si concentra giustamente sui due protagonisti, di dare la versione della storia dal punto di vista di un altro pilota coinvolto direttamente nella vicenda, Clay Regazzoni, il compagno di team di Lauda interpretato da Pierfrancesco Favino. Ma che bei baffoni aveva il Pierfra? Io li adoro XD
Sarà una storia concentrata sulle vicende sportive di quei tre mesi lunghissimi tra il 1 agosto e il 24 ottobre, il GP in Giappone, che sono stati un po' sacrificati per descrivere la lunga, dolorosa convalescenza di Lauda e dei quali sono state comunicate alla fine solo le vittorie di Hunt. È una storia a tema abbastanza sportivo, dunque, non so a quanti potrà interessare... Ma spero che piaccia. Un parere è sempre gradito, anche per dire se scrivo castronerie sportive! ^^

Rowi

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Capitolo 2
*** La gara ***


“Forza, datevi una mossa!” urla Clay Regazzoni ai suoi meccanici, sporgendosi verso il tabellone per vedere quante posizioni sta perdendo. La bandiera a scacchi non gli è mai sembrata così lontana, eppure mancano solo due giri...
Ma la sosta sarà lunghissima, sa già quanto tempo serve per cambiare il musetto della sua auto, e qualche meccanico mentre allontana il pezzo sfasciato commenta che poteva evitare un danno così grave negli ultimi giri della gara, e il pilota non può che dargli ragione.
Quante se ne è dette mentre tornava ai box, in un estenuante giro con la macchina azzoppata! Deve essere stato qualcosa al cambio, ha spannato e inserito la marcia sbagliata per buttarsi nel tornante, e la monoposto è scappata a girare su se stessa, impazzita. Regazzoni ha chiuso gli occhi per un istante che gli è parso infinito, temendo che anche la sua Ferrari prendesse fuoco.
Non è semplice suggestione per quello che è successo a Niki, Clay ha già fatto una simile esperienza tre anni fa, in Sudafrica. Se se l'è cavata con ferite meno gravi di quelle del suo partner, deve ringraziare solo il coraggio di Mike Hailwood, che ha rischiato la vita a sua volta per estrarlo dalle lamiere della sua auto; nel testacoda ha rivissuto quell'incidente, ha atteso di sentire di nuovo il calore delle fiamme, la paura di non riuscire a sua volta a sbloccare le cinture di sicurezza e di rimanere intrappolato nel rottame…
Ma poi ha ascoltato il silenzio che lo avvolgeva, ad eccezione del rombo degli altri motori. Ha aperto gli occhi, ha visto che la macchina era malconcia ma ancora funzionante ed è tornato in pista, dritto ai box.
“Forza, altri due giri ed è finita”, gli grida Luca tra i meccanici.
“La macchina è pronta, Clay, vai!”
Non se lo fa ripetere due volte: accende il motore e dà gas, anche se la gara ormai è andata, anche se non può fare altro che arrivare alla fine e guardare Hunt salire sul gradino più alto del podio.
È colpa sua, continua a ripetersi. Ha dato contro a Niki per il gusto di vederlo isolato tra i colleghi, oggi. Ha cercato lo scontro con il campione del mondo fin dai primi giri.

È colpa sua.

Domani Clay sarà in grado di guardare ciò che resta della monoposto di Lauda, osservare lo squarcio nel serbatoio che ha provocato l'incendio, comprendere in maniera razionale la serie di coincidenze sfortunate che hanno causato le ferite del suo compagno. Oggi è solo incazzato perché il partner è stato vittima di un incidente terribile, e deve prendersela con qualcuno.
Se proverà a festeggiare la vittoria, Clay gli romperà il naso, non importa se ciò gli costerà la partecipazione alle gare restanti. Chiunque sia così idiota da avere voglia di fare il bagno nello champagne in una giornata tanto tragica, merita almeno un pugno in faccia, si dice, passando la Bergwerk tenendosi nel centro della pista.
Sul guardrail ci sono ancora i segni della Ferrari di Niki, ma si sforza di non notarli, così come ha fatto per tutta la durata della corsa. Uno sguardo a quelle bruciature e inchioderebbe di colpo per annunciare il ritiro.
Non è per l'incidente in sé, i piloti sono quasi abituati – o almeno fingono di esserlo – alle morti in pista, con tutti i rischi che il loro mestiere comporta. C'è un senso di colpa collettivo insolito, perché Niki ha chiesto di annullare la gara e quasi nessuno gli ha dato retta, perché le parole di Niki ora appaiono come una macabra premonizione…

Uno stronzo mi ha augurato di morire, riesci a chiederci? Voleva che datassi quel dannato autografo per trasformarlo in un cimelio inestimabile nel caso io ci resti secco oggi! Come si fa a essere così stronzi?!

Anche questo uccello del malaugurio andrebbe rintracciato e pestato come merita, si dice Clay. La rabbia per ora è l'unica emozione che riesce a mettere a fuoco, è ciò che gli serve per concludere la gara senza gettare la spugna: comincia l'ultimo giro sapendo che Hunt è già prossimo a tagliare il traguardo, impreca e cerca di concentrarsi sulle tante curve che ancora gli mancano alla bandiera a scacchi, facendo particolare attenzione alle chiazze di umidità ancora presenti sul circuito. Anche se il clima è cambiato e il sole è uscito a scaldare l'asfalto – l'ennesima presa in giro in una giornata schifosa – la fitta foresta che circonda la pista trattiene l'umido e il bagnato più che su altri tracciati, uno dei tanti pericoli nascosti del Nürburgring. Niki aveva immaginato anche questo, si dice… Lui calcolava sempre tutto.
Non ti permettere di parlare di lui al passato, coglione, dice Clay a se stesso mentre affronta di nuovo la curva Karussel, lo stupido tornante dove ha sbattuto al dodicesimo giro.
Se Niki lo venisse a sapere, lo ucciderebbe. E farebbe bene, perché un pilota non si può permettere di dare per spacciato il partner, mai. La scuderia funziona con due atleti, due gruppi di meccanici e tutti i manager e gli ingegneri del caso, per cui un lutto sconvolge una stagione e tantissime vite. E perdere Lauda, campione mondiale in carica e idolo dei tifosi della Ferrari… Beh, il team è composto da una banda di stronzi, e Regazzoni non ha problemi a contarsi tra questi, ma le cose non sarebbero più le stesse se Niki morisse.
No, Clay deve convincersi che deve fare del suo meglio, difendere i punti di Niki, permettergli di vincere il titolo una seconda volta a prescindere dall'incidente. Festeggiare insieme in Giappone, come se in Germania non fosse successo nulla. Deve credere che sia possibile, o continuare a girare su circuiti chiusi all'infinito perderà qualunque senso per lui.
Vede Jones negli specchietti, ma ormai è tardi: il traguardo è davanti a lui, e con esso un piazzamento mediocre che non servirà a nulla. Un altro lunghissimo giro fino ai box, poi potrà andarsene da questo schifo. Gara buttata nel cesso, dirà di certo Ferrari, per non farsi abbattere dall'incidente del suo campione.
Il cambio del musetto a due giri dalla fine proprio non ci voleva, si ripete con rabbia. Clay sente già i commenti dei giornalisti sportivi sulle cronache del lunedì: ormai ha un'età, che a quasi quarant'anni anni a correre contro dei ragazzini neanche ventenni inizia a essere patetico, che non ha più il coraggio di pigiare il piede sull'acceleratore… E per ora in Ferrari nessuno ha voluto parlare del suo contratto in scadenza a fine stagione e di un eventuale rinnovo. Sono pensieri egoisti, ma ora nella testa gli ronza di tutto; non può essere altrimenti, quando i cronisti cominciano il loro balletto da avvoltoi.
Come tutti i piloti, Regazzoni vorrebbe vedere questi stronzi nei loro panni, su un'auto del genere, a tornare in pista soprattutto in una giornata del genere, con il tuo compagno di squadra in ospedale, sempre che non sia già finito in obitorio. Così come gli sponsor, che dettano alla maggior parte dei corridori le condizioni curandosi solo dei propri interessi economici.
Clay posteggia la macchina davanti al box, così che i commissari tecnici possano effettuare i controlli di fine gara, e cerca Luca per vedere come è organizzato il trasferimento in ospedale.
“È stato trasferito a Mannheim e lo stanno operando, per ora è vivo”, gli spiega il team manager, che ha avuto tempo di parlare con i medici durante la corsa. “Audetto è già là, lo ha scortato in elicottero. Ce n'è uno anche per noi, siamo a duecento km dall'ospedale, così faremo prima.”
“E Marlene?”
“Ha chiamato verso il terzo giro, era a Colonia ad attendere Niki col loro charter privato. Si è rimessa subito in volo per la pista più vicina a Mannheim, sarà quasi arrivata ormai”, spiega Luca guardando di nuovo l'orologio. “La raggiungeremo in un baleno. Cambiati, fai le foto di rito e rilascia qualche dichiarazione ottimista.”
“Tocca a me tenere a bada i giornalisti?”, domanda Clay un po' incredulo. È l'ultima cosa che gli va di fare, dover apparire dispiaciuto e distaccato allo stesso tempo quando buona parte della stampa si è convinta che odi Lauda per avergli portato via la prima piazza in Ferrari. Idioti.
“L'ingegnere ha già commentato l'accaduto senza sbilanciarsi troppo, ovviamente, ma tu sei la persona più ricercata dai cronisti dopo Hunt. È meglio se ti liberi dell'incombenza qui, prima di raggiungere l'ospedale.”
Certo, il rivale e il partner del campione.
“D'accordo, hai ragione tu. Hai sentito polemiche?”
“Siete appena usciti dalle macchine… Ma qualcuno prima della seconda partenza accusava i commissari tecnici di aver preso sottogamba l'incidente della categoria minore e i soccorsi di non aver agito in maniera tempestiva.”
Ed è dura dargli torto, chiunque sia stato ad aprire il discorso. L'ultimo incidente mortale su questo schifo di circuito risale solo a un mese fa, ma tutti ignorano questo dato, incolpando la vittima di inesperienza, o di disattenzione. Quanto agli addetti al primo soccorso, Regazzoni è un altro che deve la vita alla generosità di un suo collega, per cui non ama esprimersi sulla tempestività dell'intervento.
“La scuderia ha preferenze su come debba esprimermi sull'argomento?”, domanda Clay tranquillamente. Reprime le sue emozioni e chiede suggerimenti, perché se parlasse a ruota libera potrebbe mettersi nei guai.
“Preferiremmo evitare le polemiche finché non si sa niente di certo sulle condizioni di Niki, a dire il vero, anche perché a giorni presenteremo ricorso per la decisione sul Gran Premio di Spagna”, gli risponde Luca, considerando tutto il quadro del mondiale, “ma prima che esca il calendario dell'anno prossimo c'impegneremo perché la federazione tedesca proponga un nuovo circuito, stanne certo. La Ferrari non ha intenzione di tornare sul Nordschleife.”
Il tono da slogan del team manager innervosiscono il pilota, che fa una smorfia: “Ok, rilassati, non siamo in conferenza stampa.”
“Sono professionale, è il mio mestiere. E ora scusami, ma devo farmi sentire con quegli stronzi degli organizzatori che vanno a dire in giro che Niki avrebbe perso una ruota e che l'incidente di conseguenza sarebbe colpa nostra. Porterò tutti i giornalisti a vedere la macchina e a cercare coi loro occhi dov'è che di preciso mancherebbe questa fantomatica ruota scomparsa.”
Clay si passa una mano sugli occhi e sul resto del viso, cominciando ad accusare lo stress e la stanchezza. “Scusa, sono esausto.”
“Troppi testa coda?”, lo rimbecca Montezemolo con il tono acido di Ferrari. “Ad ogni modo lascia stare: cambiati e incontra i giornalisti, ci vediamo alla macchina tra mezzora.”
“Va bene, sento un attimo Maria Pia”, sospira pensando a sua moglie. Ha lasciato fuori il suo pensiero fino ad ora, sapendo che forse oggi gli avrebbe impedito a tornare in pista. Maria Pia è una donna eccezionale: è appassionata di corse, si sono conosciuti a una gara, per cui non gli direbbe mai di andarci piano, o di saltare un gran premio. Eppure lo pensa, e anche se cerca di mostrarsi tranquilla Clay avverte la sua angoscia: è anche facile capire il suo stato d'animo, perché quando è preoccupata lo chiama Gianclaudio, il suo vero nome di battesimo.
“Ehi Clay, sai qualcosa di Niki?”, lo apostrofa da lontano una voce femminile.
Lella Lombardi, una delle poche donne abbastanza testarde da provare a inserirsi in quel mondo di uomini che è l'automobilismo professionistico. Gareggia di rado e non deve aver mai vinto più di mezzo punto, eppure è una presenza che non passa inosservata in pista, se non altro per come impreca contro le ragazze ombrello in minigonna prima di ogni partenza.
“Sei ancora qui? Pensavo te ne fossi andata dopo le brutte qualifiche di ieri.”
“Non essere stronzo!”, lo sgrida lei quasi ridendo. Ha un carattere troppo energico per lasciarsi impressionare dai brutti incidenti. “Volevo vedere la corsa e, quando hanno annunciato la ripartenza, ho provato a farmi ammettere, ma mi hanno sequestrato l'auto.”
Clay rimane perplesso, sentendo la notizia per la prima volta: “Per quale motivo?”
“Maschilismo? Non lo so, l'avvocato del team sta cercando di capire cos'è successo… Spero di poter partire a Österreichring. Tu ci sarai? Ho sentito che la Ferrari è sul piede di guerra per la riassegnazione della vittoria in Spagna a Hunt.”
Austria, la prossima gara. Casa di Niki… E tutto è maledettamente difficile. “Dovrà decidere il Commendatore, penso, ma al momento non ne ho idea. Scusami, devo andare ora.”
Mancano due settimane al gran premio d'Austria. Troppo lontano per concentrarsi su un evento così lontano, quando per il momento arrivare a sera è l'unico obiettivo che si propone. Arrivo, computer, non mi morire adesso.




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Capitolo 3
*** La lunga attesa ***


Attendere in ospedale è snervante per chiunque, ma quando è il campione del mondo a finire sotto i ferri per ustioni tanto gravi, nessuno riesce a stare fermo.
L'unica che finora ha avuto il permesso di entrare per il momento è Marlene, che esce soltanto per fissare tutti con uno sguardo rabbioso come a intimare di non avvicinarsi troppo. I medici non osano ancora pronunciarsi, ma la signora Lauda ha già messo in chiaro che non ha intenzione di ammettere nessuno nella stanza del marito se non i parenti – senza preoccuparsi troppo di nascondere che non è neanche molto entusiasta della presenza della famiglia di Niki.
Capita, quando l'uomo che ami è abituato a lottare contro le tradizioni e le aspettative legate al proprio cognome per inseguire il proprio sogno, al punto di dover indebitarsi per guidare una monoposto. I parenti che si sono rifatti vivi quando Niki ha ricominciato ad avere successo non le sono simpatici.
È una donna incredibile, Marlene. Clay la fissa in silenzio, tenendosi al di là del separé di vetro che divide le camere dei grandi ustionati dal corridoio, e lei sostiene il suo sguardo con fermezza ogni volta che esce per aggiornare il fratello di Niki su come procede l'intervento dei medici.
Quando la porta si apre, i rantoli del campione spezzano un silenzio greve, ma solo per caricare di altra angoscia i presenti.
Camminare in circolo non aiuta. I compagni della Ferrari nemmeno. Audetto è giù a tenere a bada i giornalisti, che non sembrano disposti ad abbandonare il pronto soccorso. Luca sta usando il telefono pubblico sul piano per conferire con il Commendatore e discutere la strategia per le prossime gare, man mano che ci sono aggiornamenti sulla salute di Niki.
“No, per ora è stabile ma delira, febbre alta… Ha i polmoni pieni di esalazioni di benzina, è un casino” lo sente dire Clay dal fondo al corridoio. “Ho controllato il regolamento, non possiamo mettere sotto contratto un nuovo pilota fino a settembre, e non abbiamo sostituti in scuderia che possano già gareggiare.”
Se lo sentisse Marlene, sarebbe morto. Clay scuote la testa e torna verso il vetro, anche se non può fare a meno di tenere le orecchie tese per cogliere il resto della conversazione. “Reutemann? Ti piace? Ha fatto molto bene nella scorsa stagione, lo so, ma quante gare ha concluso quest'anno? Sono poche, tre, ed è andato a punti solo in una di queste, senza nemmeno arrivare al podio. Ne sei convinto, Enzo? Lo so che sei tu il capo, non fare lo stronzo con me” continua Luca scaldandosi un poco, prima di abbassare subito il tono della voce. Le suore che prestano servizio come infermiere potrebbero cacciarlo fuori per molto meno.
È una bella lotta tra teste di cazzo, pensa Regazzoni scuotendo il capo, mentre cerca di ricordare cosa ha fatto Reutemann nella stagione. I dati commentati da Montezemolo sembrano corretti, anche se l'anno scorso Carlos è arrivato terzo in classifica, davanti a Hunt e a lui stesso. Un rivale che potrebbe rivelarsi molto scomodo, anche se non è ancora il momento di pensarci.
Marlene appare dalle scale accompagnata da un prete, brutto segno. Clay si chiede se Niki sia d'accordo, se preghi, se sia religioso. In tre anni non ne hanno mai parlato, è una questione troppo intima. Conoscendo il suo partner, che non vuole neanche parlare di fortuna in pista, è difficile crederlo capace di rivolgersi a Dio per chiedere una vittoria.
Inoltre, gli pare di ricordare che i Lauda si sono sposati in municipio, senza pompa magna né invitati, altro segno dello scarso interesse religioso di Niki.
Se il sacerdote è lì, dunque, le cose sono davvero gravi.
“Marlene…” dice quando la donna gli passa accanto.
“Clay, adesso no” lo zittisce lei sgarbata, prima di sospirare e rilassarsi un attimo. Un cenno al prete per indicargli la camera di suo marito, così da rimanere sola con il pilota. “Sono in balia di questa banda di sciacalli e dei medici che si esprimono in termini incomprensibili, per cui adesso no, ti prego. Se torno a essere gentile con te, crollerò a piangere come una sciocca. E Niki…”
“Ti sgriderebbe come una bambina, lo fa anche con me” conclude per lei il pilota, sorridendo appena. “Volevo solo dirti che non sei sola. Se posso darti una mano, ne sarei ben felice.”
“Grazie, ma… So che vuoi stare vicino a Niki, ma non sono sicura che lui voglia farsi vedere nello stato in cui si trova al momento. Non hai visto le sue ustioni, sono terribili, e da quello che mi dicono i medici sono la cosa di cui non dovrei preoccuparmi.”
Clay annuisce, comprendendo cosa angustia la donna, e cosa vuole dire. “Lui non vuole farsi vedere debole, mai, lo so. Allora rimango finché non si sveglia, d'accordo?”
“Va bene. Gli dirò che sei qui, comunque” acconsente Marlene, prima di indurirsi di nuovo. “E di' a quello stronzo del tuo capo che non potrà vederlo almeno finché non sarà dichiarato fuori pericolo, mi sono spiegata? Non voglio discorsi di contratti, di corse o di stupidi punti nella sua stanza.”
Clay sospira, sapendo che questo sarà possibile solo per poche ore. Marlene, come la maggior parte delle mogli dei piloti, conosce l'interno dei box e delle scuderie quasi esclusivamente dai racconti di Niki. Prima che s'incontrassero a quella festa in Trentino, le sue conoscenze della Formula 1 erano limitate alla vita mondana di certi personaggi carismatici, come Hunt, o Andretti… O lui stesso, che non ha mai disdegnato party e bisbocce.
Deve ancora capire che, se i piloti sono definiti gladiatori da alcuni cronisti, non è solo perché sono prestanti e si sfidano in un gioco potenzialmente mortale: è anche per la rapidità con cui un campione può essere deposto e dimenticato, se perde il favore del patron della scuderia e nessun altro lo ingaggia.
Vorrebbe spiegarle che uomo è Ferrari e che, anche se si comporta da stronzo qual è, rifiuta di assistere ai gran premi da quando ha perso alcuni dei suoi piloti negli anni '50 ed è stato accusato di averli messi volontariamente in pericolo. E che la scuderia è un po' una strana forma di famiglia molto esigente, un gruppo con tante pretese, che offre solo di rado seconde occasioni, e che anche se si sta già cercando un rimpiazzo tutti sono preoccupati per la salute di Niki e si augurano che si riprenda completamente e in fretta. Marlene però non ha bisogno di questi discorsi adesso, ma solo di un amico che annuisca e si occupi della vita professionale del marito mentre questo lotta per non morire.
“Riferirò a Luca che fai molta più paura di Enzo Ferrari, è un argomento che non si può sindacare” dice in un blando tentativo di scherzo, più a se stesso che alla donna.
Anche se non sa quanto a lungo potrà servire.
Lei annuisce e richiude la porta, creando di nuovo una separazione fisica tra la vita privata di Niki e il mondo che lui ha scelto come sua professione. Chissà se il campione aveva previsto questo protocollo d'emergenza, col suo essere calcolatore…
Pensando alla famiglia del suo compagno, Clay non può fare a meno di pensare alla propria. Maria Pia è a casa con i bambini, e lui deve chiamarla: non se l'è sentita di telefonarle dai box, l'atmosfera era così cupa che gli ha impedito di fare il numero.
Non che l'ospedale in cui il suo partner lotta per la vita sia un luogo allegro, ma ora la presenza così forte della morte lo spinge a ringraziare per non essere lui in un letto di degenza.
E ora che Luca ha finalmente smesso di litigare con il Commendatore, il telefono è libero.
Compone rapidamente il numero di casa, e quasi non sente nemmeno il primo squillo che la comunicazione è già agganciata.
“Maria Pia?”
“Eccoti, finalmente! Abbiamo seguito il gran premio, stai bene?”
“Io sì, non stare in pena, ho solo un gran mal di testa per tutte quelle rotazioni su me stesso”, commenta con leggerezza. “Non rientrerò tanto presto: sono in ospedale, per Niki.”
“Ah, già” il tono di sua moglie si fa subito più freddo, senza neanche provare a nascondere quanto Lauda non le piaccia, nemmeno in un frangente tanto delicato. “Pensi che ce la farà?”
Il bollettino medico non servirebbe, e Clay è stanco di sentire giudizi sul destino del suo amico: “Non lo so, ma è parecchio malconcio.”
Lunga pausa, troppo lunga.
“Maria Pia?”, ripete il pilota, allontanando anche la cornetta dall'orecchio come a verificare che funzioni ancora.
“Ci sono ancora”, dice lei quasi sbuffando. “Ha davvero provato ad annullare la corsa? Lo hanno detto al telegiornale.”
Clay annuisce automaticamente, senza pensare che la moglie non può vederlo, così riassume rapidamente cos'è accaduto prima della partenza.
“Aveva paura, e ragione; la pista era spaventosa”, conclude con un tono stanco. Quanto pagherebbe per poter apparire a casa, accanto alla sua donna, buttarsi con lei sotto la doccia e poi a letto. La giornata si sta rivelando massacrante e infinita, e da solo non ce la può fare.
“Ora almeno la Ferrari tornerà a concentrarsi su di te.”
Clay si passa una mano sugli occhi; anche per questo ha rimandato la telefonata a casa, in realtà. Sua moglie è furibonda per come viene trattato in scuderia, e lui lo capisce: quando Ferrari lo ha contattato, il contratto che gli ha proposto lo vedeva come numero uno del team, e lui ha richiesto di portarsi dietro Niki come secondo. Ma ora che il campione è Lauda, la sua posizione si è fatta più precaria, e l'ingegnere tende a dare poco affetto a chi non porta a casa vittorie e punti importanti.
“Non è questo il momento per discuterne” sussurra nella cornetta a chiedere rispetto per il suo partner in fin di vita.
Maria Pia sospira a casa: “Va bene, è stato inappropriato, ma vorrei vederti di nuovo come pilota di punta, è un crimine?”
Sì, vorrebbe rispondere Clay, se ciò richiede la morte di Niki. Ci sono piloti che sacrificherebbero tutto per un titolo mondiale, ma lui non è mai stato tra questi. Il suo rapporto con il compagno di scuderia è fondamentale per correre, anche se questo gli ha rubato la prima piazza.
“Non ti ho chiamato per parlare di lavoro”, replica con più freddezza di quanto vorrebbe, “ma per sentire te e i bambini, e farvi sapere che sto bene.”
“Ho mandato i ragazzi a giocare fuori, il tuo incidente li ha turbati.”
“Ma se è stato una sciocchezza, in confronto a quello di Niki!”
Il pilota prevale sul padre, come spesso accade. Per questo non parla mai dei suoi incidenti, in famiglia. Sa che le persone a lui care si spaventeranno sempre a ogni sua sbandata, a ogni testacoda, e che a nulla varranno le sue rassicurazioni su quanto sia stato stupido ciò che gli è capitato, per cui in genere evita di litigare.
“Sono i tuoi figli, Clay, è ovvio che si preoccupino per te e non per il grande Niki Lauda”, lo rimbecca Maria Pia un po' acida. “Anche se Gianma gli fa tanti auguri per una pronta guarigione.”
Gian Maria. Il pensiero del suo piccolo ferrarista di nove anni, candido e di buon cuore, lo commuove. Anche se questa telefonata sta diventando sempre più assurda.
I Lauda non piacciono molto a sua moglie, che non sopporta soprattutto il rigido codice di condotta che Niki si autoimpone nella vita: le dà fastidio che non abbia neanche mai provato a legare con la famiglia Regazzoni, o che non condivida un pasto o una serata con il compagno di squadra e sua moglie. I primi tempi alla BRM, Maria Pia invitava spesso Niki a cena, per fare nottata com'erano soliti quando i bambini erano a casa coi nonni, e rimaneva male a ogni rifiuto.

Non sei tu, cara, è che Mays e Berthon per questa stagione hanno ingaggiato un robottino che va a letto alle nove e si alza alle cinque, con gran scorno dei meccanici.

Sono giù passati tre anni, ma Maria Pia si è legata al dito l'atteggiamento freddo di Niki nei suoi confronti, e non perde occasione per lamentarsi. In questo è molto simile a Hunt, pensa Clay. Sua moglie sperava di lasciarsi Lauda alle spalle, tornando in Ferrari, ed era incredula quando lui ha chiesto di poter tenere il suo secondo anche a Maranello.
Per coronare l'incredulità con un gran te l'avevo detto che quello puntava a farti le scarpe, quando Niki ha vinto il mondiale.
“Ascolta, rimango qui finché le condizioni di Niki non si stabilizzano”, cerca di chiudere Clay, sentendo il telefono pesantissimo. “Passerò la notte qui in albergo, a questo punto, e domani verrò a casa.”
“E quanto ti fermerai? I test a Maranello riprendono quando, martedì?”
“C'è da capire cosa vuol fare il Commendatore, la riassegnazione del gran premio di Spagna a Hunt non gli è andata giù, e con la FIA che ancora non si è pronunciata sulla Gran Bretagna… Temo voglia fare un colpo di mano”, spiega abbassando la voce Clay. Luca non approverebbe fughe di notizie, neanche con i familiari.
Se fosse solo per la Spagna, il pilota riterrebbe il suo patron un pazzo, ma anche quel mulo di Enzo Ferrari sa che non avrebbe senso fare tanto clamore per diciotto millimetri di larghezza, anche se la questione ha tenuto a lungo Hunt sulle spine, rendendogli più difficile concentrarsi, come hanno dimostrato i due ritiri successivi. La Gran Bretagna è una questione diversa: Hunt non aveva diritto di tornare in pista con la macchina riparata, ma gli è stato permesso solo perché correva in casa, un favoritismo fastidioso per chiunque, non solo per il computer Niki Lauda. Anche perché ci sono piloti, come lo stesso Clay, che non hanno mai occasione di sfruttare lo stesso vantaggio, non avendo una corsa nel proprio paese d'origine.
E l'arroganza di Hunt e le sue pretese di essere nel giusto, quando la questione viene sollevata, farebbero venire voglia a chiunque di infilargli la macchina ufficiale su per il culo. Seguita dal muletto.
Maria Pia però scarta la possibilità del ritiro per protesta, certa che sia una follia troppo pericolosa: “Se Ferrari fosse furbo, ti metterebbe dietro un pilota senza ambizioni dirette che faccia da tappo per Hunt e gli altri… Farebbe gareggiare te per il titolo mondiale.”
“Sono troppo indietro, Maria Pia, con sedici punti e una sola vittoria finora non vado da nessuna parte. Posso solo aiutare per la classifica costruttori.”
“E se la Ferrari sarà di nuovo la scuderia numero uno al mondo, sapranno chi ringraziare.”
“Ora devo andare”, taglia corto notando che Marlene ha accompagnato fuori dalla stanza il prete. “Ti faccio sapere se ci sono novità. Dai un bacio ai bambini da parte mia.”
E riaggancia, senza riuscire a dirle quello che prova, senza sciogliersi. Marlene ha ragione: se chiunque di loro cederà adesso alla stanchezza e all'ansia, sarà una notte lunghissima.
Hanno fatto presto, si trova a pensare. La situazione sembra diventare sempre peggiore.
“Ha perso conoscenza?”, le domanda quando il sacerdote si è accomodato vicino hai parenti, cercando di capire perché sia stata imposta a Niki l'estrema unzione.
“No, è sempre sveglio. È sempre stato sveglio”, ripete incredula passandosi una mano sui capelli. Il suo chignon sembra sul punto di crollare, come tutti in sala d'attesa.
Clay rabbrividisce, chiedendosi se davvero la forza di volontà del suo partner sia infinita: “Fa paura anche in questa situazione.”
La donna annuisce in silenzio, poi lo lascia di nuovo fuori dalla sala interna, e va a sedersi vicino al fratello di Niki. I dottori poco dopo sfilano dalla camera, spiegando che bisogna attendere che le condizioni del paziente si stabilizzino, in un senso o nell'altro, per intervenire ancora. Hanno fatto tutto il possibile, dicono, bisogna soltanto attendere.
Ci vogliono ancora alcune ore perché il medico di guardia chiami Marlene e riferisca le prime parole comprensibili del campione del mondo dalla sua partenza sul Nürburgring.
Niki ovviamente non si smentisce mai, e dedica il suo primo pensiero al prete, mandandolo al diavolo con termini più coloriti.
Sono ancora vivo, gli fa sapere. Un messaggio per tutte le persone che sono lì, e non soltanto.
Il sacerdote si alza: incredulo e pallido per la scortesia di quello che credeva un moribondo, lascia la sala d'attesa, probabilmente offeso a morte. Luca lo segue e scende le scale con lui, forse per assicurarsi che non rilasci dichiarazioni prima del tempo, forse per comunicare di persona la notizia che il campione del mondo sembra fuori pericolo.
Marlene non se ne accorge nemmeno, è già corsa nella stanza del marito, ridendo e piangendo allo stesso tempo.
“Ci avrei giurato che non avrebbe gradito il prete”, commenta sotto ai baffi Clay, senza parlare a nessuno in particolare, scuotendo la testa per nascondere le proprie lacrime.
Che faccia da culo, quello stronzetto.







Angoletto dell'Autrice: Buongiorno a tutti, eccomi di nuovo qua con un nuovo capitolo! Fanno la loro prima apparizione Marlene e, riprendendo una delle scene più epiche del film a mio parere, Niki, anche se ci vorrà ancora un po' di tempo perché sia partecipe in maniera più attiva nella storia.
Sui personaggi "inventati", che non ci sono nel film: ho cercato più informazioni possibili sulla famiglia di Regazzoni, e ho trovato un'intervista abbastanza recente rilasciata da Maria Pia in memoria di Clay in cui ammette che Lauda non le piaceva molto per il suo stile di vita solitario e poco comunitario con il resto della squadra, ma soprattutto perché lo riteneva un ingrato nei confronti di suo marito. Mi sembra una donna tosta e molto concentrata sulla famiglia, anche per le notizie sul trattamento spietato che ha riservato all'altra donna di Clay dopo che è morto. Comunque, senza fare gossip, vado avanti.
Uno degli aspetti che si sono visti di meno nel film è sicuramente la scelta della Ferrari di boicottare il mondiale post-Germania per il favoreggiamento di Hunt in GB, con la mancata partecipazione al GP d'Austria. Trovo curioso che Howard si sia concentrato sulla questione della Spagna, che effettivamente fa abbastanza ridere, e non sulla Gran Bretagna, dove Hunt fu palesemente avvantaggiato dal giocare in casa (e la protesta della Ferrari fu anche più legittima), ma forse non faceva abbastanza sensazione, o minava l'immagine di figo di Hunt, non so. XD
Qualcuno mi ha chiesto cosa fosse il muletto, nelle recensioni: è la macchina di riserva, che però è soggetta a regolamenti speciali e non si può utilizzare in gara se non in specifiche condizioni. In GB Hunt ebbe un incidente al primo giro proprio con Regazzoni (che prima tamponò involontariamente Lauda stesso, sigh, e poi Laffite. Clay, non eri agli autoscontri!): gara fermata e ripartita, Hunt venne riammesso con la macchina riparata, cosa improponibile per il regolamento, e per compromesso Clay e Lafitte rientrarono in gara col muletto, salvo essere poi squalificati durante la corsa, mentre Hunt fu lasciato correre e vincere. Mi viene facile immaginare Enzo Ferrari trasformato in un drago sputafuoco in quella situazione, sul serio.
Spero che le mie note non siano troppo pedanti, io amo la F1 e amo documentarmi per le mie storie, e così condividere quello che ho scoperto, però mi auguro di non diventare noiosa. Nel caso ditemelo, che non mi offendo!
Alla prossima settimana,

Rowi

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Capitolo 4
*** La scuderia Ferrari ***


Il ritorno a Maranello è pesante per Clay, esattamente come si aspettava: dopo un paio di giorni trascorsi con la famiglia, giocando a tennis per svagarsi e correndo giù per i tornanti della sua amata Svizzera a folle velocità con la sua fuoriserie, ora deve rimettersi al lavoro, in vista della prossima gara.
Quando questa arriverà, è difficile a dirsi: l'ufficio stampa della Ferrari sta facendo del suo meglio per confondere le acque e giocarsi bene la situazione di Niki.
Clay entra in scuderia, saluta i meccanici che incontra alla macchina del caffè, poi si dirige negli spogliatoi senza pensarci due volte. Gli uffici dei dirigenti proprio non li vuole vedere oggi, non vuole incontrare Ferrari né sentire altro cinismo non richiesto. È qui per fare il suo lavoro, testare la macchina, analizzare i dati della sua gara in Germania, risolvere il problema al cambio che lo ha penalizzato.
Ma non è qui per speculare sul destino del suo compagno di squadra, questo proprio no.
Per questo va dritto ai box, evitando ogni possibile incontro con Enzo Ferrari e il suo entourage più stretto. Non vuole discutere di Reutemann, né di Peterson, l'altro nome che è stato fatto negli ultimi giorni dalla scuderia in sostituzione di Niki, un nome che permetterebbe a quando pare di evitare le regole di mercato. Lo svedese sarebbe prestato dalla sua squadra alla Ferrari, superando così l'ostacolo. E meno male che è la McLaren che fa quello che vuole con Hunt…
Quando entra in garage, una figura ormai familiare lo accoglie con un sorriso e una stretta di mano.
“Piero”, saluta Clay con semplicità, chiedendosi ancora una volta come deve rivolgersi al figlio non riconosciuto ufficialmente del Commendatore.
“Oh eccoti, finalmente, abbiamo un sacco di lavoro da fare”, lo apostrofa il giovane team manager, anche se nella sua voce c'è un tono cortese che non apparterrà mai a Enzo Ferrari. Infilato in una tuta unta e sporca, anche se non è ingegnere né sa mettere le mani nel motore, Piero fa da portavoce al gruppo di meccanici che ha lavorato fin da lunedì alle auto. È diventato ormai un punto di collegamento importante tra lo staff tecnico e la dirigenza, e Clay fa piacere vederlo lì. Accanto a lui, Mauro Forghieri lo saluta con un cenno del capo, prima di tornare a controllare alcuni dati tecnici sulle sue carte sparse sul tavolo di lavoro.
“Non vedo l'ora” risponde il pilota, ed è la pura verità. Dopo un incidente tanto brutto, anche se non l'ha subito in prima persona, la cosa migliore è tornare in macchina e sostituire le emozioni sgradevoli con l'adrenalina di un giro lanciato.
Clay però si accorge di una presenza che non si aspettava di trovare a Maranello: piazzata sul ponte, c'è la macchina di Niki.
“Come mai la sua auto è qui? Pensavo che i commissari l'avrebbero sequestrata per un'inchiesta…”
“Lo sai quanto sono ipocriti: finché ci va di mezzo solo il pilota l'incidente non scalda l'opinione pubblica a gridare allo scandalo. Certo, parliamo del campione del mondo in carica, che per di più ha tentato di fermare la corsa ritenendo la pista troppo pericolosa, ma è banale routine. Faremo noi le analisi, anche per dimostrare che gli organizzatori in Germania che ci hanno scaricato addosso tutte le responsabilità dell'incidente si sbagliano.”
Stronzi, pensa Clay, è sempre così con i proprietari delle piste e gli organizzatori: guai ad accusarli di non badare abbastanza alla sicurezza dei piloti, loro fanno tutto per bene, neanche a pensarci! Ma rimane il fatto che su una pista come il Nürbrgring, un anello di venticinque chilometri in mezzo a un bosco, non ci sono punti di soccorso per la maggior parte delle tratte. Anche per questo c'è voluto così tanto per tirare fuori Niki dall'auto: non capita di rado che siano gli altri piloti a prestare il primo soccorso e, anche se non ne hanno le competenze e rischiano di provocare altri danni, senza di loro la lista dei caduti in corsa sarebbe molto più lunga, Clay stesso per fare il nome di un sopravvissuto grazie ai collegi.
“Che hanno detto? Ho cercato di seguire il meno possibile i giornali in questi giorni.”
“Che le bombole del liquido estinguente non erano a norma e non sono entrate in funzione”, sbotta Forghieri disgustato, intromettendosi nel discorso all'improvviso, “quando lo sanno tutti, tutti, che il nostro sistema con il comando manuale è all'avanguardia e che da tempo spingiamo perché la FIA lo faccia diventare obbligatorio. E che costruiamo macchine di merda che si distruggono come scatole di sardine, in sostanza. Puoi immaginare la reazione qui, quando sono uscite queste dichiarazioni.”
Non c'è neanche da dirlo, Ferrari è noto per non prendere bene la minima critica alle sue auto. Anche se Forghieri è forse perfino più incazzato di lui, stavolta: la 312 è la sua creatura, la sua bambina, progettata e supervisionata da lui in ogni fase della costruzione e dell'assemblaggio. Se avessero parlato male di sua madre, forse si sarebbe offeso meno.
Clay torna a guardare la macchina di Niki, che sembra aver più subito danni dall'incendio che dall'urto terribile, e s'incazza a sua volta per quelle parole blaterate senza cognizione di causa. La cosa più bella delle Ferrari, oltre al loro rombo unico ed emozionante, è la sicurezza che gli danno alla guida: si è schiantato più volte a velocità folli, ma la struttura dell'auto ha resistito ogni volta all'urto in maniera incredibile, tanto che le fratture da lui subite in tutti gli anni a Maranello si possono contare su una mano.
Anche per l'incidente di Niki vale il discorso: se la macchina fosse stata così leggera e fragile,le sue ossa dovrebbero essere ormai un mucchietto di schegge qua e là, mentre non si è rotto neanche un braccio nell'impatto. Di che cazzo parlano quei dannati crucchi, dunque?
“Lo sai che cercano di pararsi il culo in ogni modo, non ti offendere e non permettere che lo facciano i meccanici. La macchina è una bellezza, e quegli stronzi parlano a vanvera.”
Nonostante abbia retto bene allo schianto, comunque, la macchina è da buttare. Una 312 T ridotta a un mucchio di lamiere accartocciate e abbrustolite, che vergogna. Qualunque amante delle belle vetture, non solo i piloti, piangerebbe nell'assistere da vicino ai danni subiti dall'auto più fantastica di tutto il campionato.
Forghieri risponde con un ghigno inquietante: “Oh sì, ma una volta che avremo depositato i dati delle nostre analisi chiederemo un'indagine e le scuse che ci meritiamo. Non possiamo tollerare un'accusa di mettere in pericolo volontariamente i nostri piloti.”
Per un'assurdità, continua, il problema principale è stato proprio il set di cinture di sicurezza con la chiusura centrale in metallo, che con il fuoco è diventata rovente al punto che i piloti che hanno soccorso Niki non riuscivano ad aprirla.
Clay si deve sforzare per distogliere lo sguardo dal numero 1 sul musetto, quasi illeggibile per gli aloni di vernice bruciata. “Per ora cos'avete riscontrato, a parte le cinture?”
“È stato un insieme di fatalità”, spiega Piero chinandosi e spostandosi sotto al rottame. Clay lo segue passandosi una mano sulla bocca e sui baffi, aspettando la spiegazione. “Vedi quello? È lo squarcio che ha causato l'incendio: deve aver toccato il manto d'asfalto in una delle curve precedenti, ed è diventato una torcia in pochi istanti. Benzina ovunque.”
Le immagini dell'incidente di Niki, mandate in tv all'infinito in quest'inizio di settimana, permangono nel box per qualche istante, vivide e chiare nella mente dei due uomini come se stessero assistendo dal vivo allo scontro. E le fiamme…
“E il mio cambio?”, domanda ancora Regazzoni, accantonando il problema.
Niki torna a essere un fantasma in quel box silenzioso: anche se le sue condizioni migliorano di giorno in giorno, nessuno a Maranello ha ancora voglia di commentare l'accaduto.
Anche Piero sembra rilassarsi, mentre i due si spostano verso l'auto di Clay: “Aveva spannato la frizione come hai detto, per questo sei finito in testacoda verso la fine…”
“Ma stiamo lavorando perché non succeda più”, continua Mauro, tornando a prendere il controllo della discussione sulle specifiche tecniche delle sue auto. “Se sei d'accordo, oggi farei un po' di giri lanciati per verificare le modifiche al cambio, così da assicurarci che il problema sia risolto. E dalla prossima settimana, lavoreremo all'assetto per l'Olanda.”
Olanda. Pessimo segno.
“Allora è vero, saltiamo l'Austria.”
“Non ti aveva ancora avvisato nessuno?” domanda sorpreso Piero. “Beh, non eri qui, è comprensibile. Per ora ci siamo ritirati solo per la prossima gara, ma se te lo chiedesse qualcuno della stampa, abbiamo chiuso il campionato con la Germania.”
No, nessuno ancora ne ha parlato con lui, anche se il suo telefono a Ginevra funziona perfettamente. La rabbia per essere stato tenuto fuori da una simile decisione, pregiudicando così anche ogni sua opportunità di chiudere al meglio un'annata opaca, cresce in lui in un attimo.
“È una follia, rinunciare a un terzo del calendario quando potremmo ancora vincere entrambi i titoli!”
Piero scrolla le spalle, poiché la decisione non spetta a lui: “Parlane con mio padre.”
Una parola pesante, ma nessuno nel box ci fa caso, ormai la strana situazione della famiglia del capo non fa più notizia né sensazione, almeno nei giorni in cui la signora Ferrari non si presenta a fare scenate, cosa che avviene sempre più spesso.
Clay sa che è inutile prendersela con Piero per le decisioni del padre. Si è abituato a vederli discutere nella scuderia, ma il giovane ha un carattere più accomodante e finisce per cedere spesso all'insistenza del vecchio squalo. In ogni caso, lo sguardo acuto del figlio ha già saputo indicare alcune dritte importanti per la gestione della casa automobilistica. Non ha il talento ingegneristico del compianto Dino, morto giovanissimo dopo una vita di malattia, ma sarà un ottimo erede per il commendatore, per l'epoca dopo il creatore della Ferrari. Almeno così commentano meccanici e staff tecnico che hanno conosciuto il figlio legittimo di Enzo.
“Olanda allora. Ma tu pensi che torneremo in pista, o che l'ingegnere confermerà il ritiro?”, domanda comunque, sapendo che non sopporterebbe prepararsi per un gran premio e non avere poi neanche l'occasione di iscriversi.
“Tecnicamente è una sospensione”, commenta una voce nota.
“Tecnicamente, dovrebbero sospenderci la federazione, e non decidere noi di entrare e uscire dalle gare quando ci va”, risponde a tono Clay, riconoscendo il padrone sulla soglia del box.
“Verranno qui strisciando per chiederci di tornare. Con i costi di ogni singolo gran premio e dei diritti televisivi già piazzati, hanno bisogno di noi per non finire in bancarotta. Come credi che andrà l'Austria, senza il beniamino di casa e senza la Ferrari?”
Una merda, non serve dirlo.
“Quindi è un ricatto.”
“Quest'anno la FIA sta tirando troppo la corda con Hunt: passi il problema in Spagna, che era in effetti una cazzata, ma ciò che è successo non è accettabile. Loro vogliono fare gli stronzi? E noi ricorderemo loro chi è che porta davvero i soldi in questo mondo.”
“E se non funzionasse? Perderemmo il mondiale a tavolino e il titolo costruttori senza neanche lottare?”
“Ci sono momenti in cui preferisco tenere il punto alle vittorie. Non si riammette in gara un pilota Ferrari per poi sbatterlo fuori solo perché non corre in casa: potrà andar bene a quei rotti in culo dei francesi, ma io non lo accetto.”
Chissà come reagirebbe Lafitte a sentirsi chiamare così, o il suo team transalpino… Clay sa che dovrebbe sentirsi tutelato da questo discorso, ma il punto in questione non è lui, bensì il nome Ferrari; lui è solo un ambasciatore del marchio e del suo proprietario, come pilota.
“Meglio che scenda in pista”, conclude Clay sapendo di non poter avere davvero l'ultima parola col capo.
“Se ti chiamasse qualche giornalista, fingi di essere sorpreso e infastidito, e digli che non credi che salteremo la gara comunque. Voglio confonderli il più a lungo possibile, così che non abbiano il tempo di annullare la gara”, aggiunge il commendatore prima di andarsene.
Non ci sarà bisogno di fingere, stronzo, si dice Regazzoni mandando giù il boccone amaro.
Avrebbe voluto essere coinvolto nella decisione, ma se esplicitasse un simile pensiero Ferrari gli replicherebbe che lui deve portare la macchina al traguardo e non preoccuparsi del resto. Non ha neanche senso continuare la discussione, lo sa bene.
In pista allora, prima che il tempo si guasti nonostante sia agosto. Coi meccanici Clay spinge la macchina fuori dal box fino al circuito di Fiorano, il tracciato tutto curve strette e chicane tortuose, l'ideale per testare cambio, sospensioni e ogni altra parte meccanica.
Il pilota s'infila nell'abitacolo, poi infila passamontagna e casco. Giù la visiera, ed è pronto a partire, quando Ferrari riappare all'improvviso proprio mentre sta per accendere il motore.
“Ah, ci sono buone nuove: Lauda è stato dichiarato fuori pericolo, ha appena chiamato Luca con la notizia per evitare che lo sapessimo da qualche giornalista accampato all'ospedale.”
La prima buona notizia in una giornata di merda, si dice Regazzoni, mantenendosi serio in presenza del capo: che Enzo sia sceso dall'ufficio per fargli sapere che Niki vivrà fa intuire quanto tenga ai suoi piloti, nonostante si comporti da vero stronzo per buona parte del tempo. È una premura che quasi fa dimenticare a Clay di essere a piedi per la prossima gara. Quasi.
Forse Maria Pia ha ragione, forse la sua posizione non è più tutelata abbastanza in Ferrari… Tuttavia, lui ha paura a fare questi discorsi, specie mentre sta sfrecciando in pista, anche se si tratta solo di una banale sessione di prove: senza fiducia nella scuderia, è già bello che morto, e questo è un fatto. Forse l'avventura con questa scuderia è davvero conclusa, forse è un bene che il suo contratto sia in scadenza e possa guardarsi in giro prima di decidere se impegnarsi ancora qui a Maranello, sempre che il commendatore lo voglia ancora alla guida di una delle sue vetture.
Quando affronta però la prima curva del tracciato, Clay accantona questi pensieri fumosi per concentrarsi sul freno e la frizione: la leva del cambio si muove che è una meraviglia, scala la marcia correttamente e gli permette di affrontare la parabolica senza difficoltà, rallentando appena. Una favola.
Forghieri ha ragione a incazzarsi tanto quando accusano le sue macchine: è sola invidia per l'auto più bella del mondo, ecco la verità.
Con il responsabile del reparto tecnico al box, che gli suggerisce cosa testare a ogni nuovo giro, Clay passa quasi mezza giornata al volante, molto più tempo di una semplice gara, senza neanche accorgersene.
È solo quando Mauro gli dice che hanno raccolto tutti i dati necessari per fare ancora qualche modifica per l'Olanda e che ha voglia di andare a mangiare qualcosa, che Regazzoni comincia a sentire la stanchezza e la fame. Sono le quattro passate, eppure non se n'era proprio accorto. È proprio vero, guidare gli serve a schiarirsi le idee.
“Vai a farti una doccia, poi andiamo tutti a mangiare qualcosa al ristorante di fronte allo stabilimento”, suggerisce Piero con un sorriso.
Ottima idea, quel posto è sempre aperto per lo staff Ferrari, potranno rimediare un ottimo pasto anche se ormai la cucina teoricamente ha chiuso e si sta preparando per la cena.
Clay acconsente, poi recupera un telefono nell'ufficio più vicino – l'orario di visite dovrebbe essere passato anche per i parenti stretti, si dice – e compone il numero della camera d'albergo a Mannheim della signora Lauda.
È fortunato, perché dopo qualche squillo la donna risponde.
“Marlene, ho saputo la bella notizia”, dice non appena il ricevitore scatta. “È fuori pericolo, allora?”
“Clay! Scusami, mi sono dimenticata di chiamarti per dirti la novità…”
“Ma non dirlo neanche per scherzo, hai avuto ben altro a cui pensare.”
E poi voleva evitare di discutere al telefono con Maria Pia, intuisce lui. Tra le due donne l'antipatia sembra ormai insormontabile.
“Che ha detto?”
“Che vuole del cibo vero, è stufo delle flebo. Mi ha chiesto una tazza di prugne cotte, una cosa che gli preparavano sempre da bambino quando stava male… Figurati.”
Prugne cotte? Roba da prenderlo in giro per mesi.
Regazzoni cerca di rimanere serio: “E delle terapie che dice?”
“Gli hanno spiegato oggi come stanno davvero le cose, sull'avvelenamento, i medici non volevano stressarlo fin dal primo giorno con troppe preoccupazioni. Non appena sarà più in forze cominceranno a ripulirgli i polmoni” spiega con tono più cupo la donna, facendo intuire al pilota che la situazione non è affatto risolta.
Clay rimane in silenzio, non sapendo cosa dire. Aveva capito già il primo giorno che per quanto brutte e dolorose le ustioni erano solo una piccola parte del problema. Ora c'è da vedere come reagirà Niki al trattamento.
Marlene prende fiato, prima di continuare a parlare: “Ha chiesto di te. Montezemolo ovviamente ha dovuto annunciargli di persona le decisioni di scuderia, e lui ne vuole parlare con te.”
Era prevedibile che il team non aspettasse troppo tempo per parlare con Niki, e probabilmente lui stesso ha chiesto di parlare col manager appena è stato abbastanza lucido da comprendere le analisi della situazione. Ora gli serve una specie di amico con cui discutere del futuro, intuisce Regazzoni.
“Ma certo, posso andare a guardare i voli anche subito…”
“Ti mando il nostro aereo a Bologna, è più semplice che doversi adattare ai comodi delle compagnie di linea” taglia corto Marlene con il cipiglio di una vera Lauda. A una simile proposta, Clay non può fare altro che acconsentire.
“D'accordo, allora a domani mattina.”








Angoletto dell'Autrice: Buonasera a tutti, eccomi di nuovo qua! :)
A chi voleva vedere Lauda direttamente in questa storia chiedo un po' di pazienza fino al prossimo capitolo, ho preferito dare prima spazio alle strategie della scuderia (ancora, forse, direte voi) anche per far passare quei quattro giorni tra l'incidente e la dichiarazione di scampato pericolo di Lauda. Qui forse ho inventato anche più che nei capitoli precedenti, ma volevo dare uno sguardo più interno alla grande Ferrari. L'altra sera per caso (giuro!) ho beccato un documentario sulla vita e l'operato di Enzo Ferrari e tra le tante cose mi ha colpito la sua incasinata situazione familiare, con la morte del primo figlio a ventiquattro anni (l'età che ho io adesso, fa impressione ogni volta che ci penso) di distrofia muscolare, il suo desiderio di riconoscere dopo la sua morte il figlio naturale avuto con la sua storica amante, la Lardi, e il rifiuto categorico della moglie, questa donna testarda e folle quanto Enzo che, sapendo che il ragazzo era entrato a lavorare nello stabilimento, gli faceva gli appostamenti per beccarlo di sorpresa in ufficio facendo il diavolo a quattro. Credo che i coniugi Ferrari si fossero veramente trovati, quanto a testa di cazzo, tanto che questo figlio è stato poi riconosciuto solo dopo la morte della signora. Senza voler fare del gossip, la Ferrari anni '70 era anche questo.
Forghieri è il tecnico che suggerisce anche nel film a Lauda di dare la colpa alla macchina per il ritiro in Giappone. Era (ed è, credo che oggi stia a progettare le Lamborghini) attaccatissimo alle sue ragazze, per cui immagino quanto voglia dire in termini affettivi questo suggerimento per dare a Niki una scappatoia nel momento di giustificarsi con la stampa.
Rileggendo il capitolo mi sono resa conto quanto il mio essere davvero tifosa della Ferrari incida nel mio modo di scrivere questa storia. Perdonatemi, per me è sempre l'auto più bella del mondo... Non sto a dirvi quanto ho sbavato sui primi modelli degli anni '30/40 visti nel documentario! XDDDD
Perdonatemi per questo vezzo, ma quando si parla di Ferrari io mi illumino davvero come la 500 di Cars motori ruggenti.
Bene, direi che con questo vi saluto e vi rimando alla settimana prossima... Grazie davvero a tutte le persone che mi seguono e che mi commentano, siete veramente fantastiche!

Rowi

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Capitolo 5
*** Il sopravvissuto ***


“Il verde non è proprio il tuo colore”, sghignazza il paziente più famoso dell'ospedale di Mannheim. “Perfino quella dannata tuta scolorita dell'anno scorso ti stava meglio.”
Clay ridacchia e gli dà ragione dietro la mascherina che gli hanno dato prima di entrare nella stanza, insieme a camice e guanti. Le ustioni del campione del mondo sono ancora troppo gravi per rischiare di infettarle, perché allora sì che Niki Lauda rischierebbe di nuovo la vita.
Clay ringrazia per quella sorta di maschera per i primi minuti, perché lo spettacolo che ha davanti è spaventoso. Il pezzo d'orecchio mancante è il meno. Il viso del suo compagno di squadra, che già in partenza non è mai stato una gran bellezza, è completamente rovinato.
“Ti è tornato l'appetito? Ho letto dai giornali che hai voglia di prugne… L'incidente ti ha reso un vecchietto?”
Niki soffia come un gatto, stanco: oggi per la prima volta si è alzato e ha camminato un po' sotto braccio a un'infermiera, i primi passi da quando si è infilato in macchina domenica.
Ogni gesto, ogni movimento normalmente scontato gli fa capir quanto sarà dura la sua degenza, e l'idea lo demoralizza.
Tuttavia, non perde l'occasione per rispondere a tono: “Non sfottere, è una ricetta di mia nonna! Comunque ammazzerei per una bistecca oggi. Sono stufo di cannule e flebo.”
“Resisti ancora un po', computerino, e potrai tornare a mangiare come i cristiani. Anche se dovresti fare un fioretto e limitarti a una dieta di magro per mesi per chiedere perdono al prete che hai cacciato in malo modo!”
“Cazzi suoi, poteva andare a portare iella a qualcun altro.”
Il ricordo della tuta scolorita e del sole dell'Olanda brilla negli occhi di entrambi, ricordando quella gara in cui entrambi erano stati battuti da Hunt, ma erano lo stesso contenti per essere sul podio. Era stato un bel weekend, e le loro foto a petto nudo a prendere il sole su un guardrail durante le prove avevano fatto il giro del mondo. Un momento idilliaco che non sembra quasi fasullo, in un simile frangente.
“È vero? Ci siamo ritirati?”
Niki parla con una voce impastata e grumosa, se è possibile. Marlene ha spiegato a Regazzoni che ha ancora parecchio liquido nei polmoni e che sarà necessario aspirarglielo da sveglio con una pompa, un'operazione che i medici descrivono come poco piacevole. Il che vuol dire che sarà uno schifo di dolore e pena.
E nonostante questo, il primo pensiero di Niki Lauda è l'annuncio di Enzo Ferrari di volersi ritirare dal mondiale a meno che la federazione non renda effettiva la squalifica di Hunt in Spagna, e magari anche in Gran Bretagna, assegnando così la vittoria al campione del mondo in carica. Una mossa azzardata che difficilmente porterà dei frutti, con l'Austria già dietro l'angolo. Sarà un gran premio strano, senza Niki, e l'assenza della casa di Maranello peserà ancora di più.
“L'ingegnere sembra molto convinto, sai che razza di testardo è”, dice semplicemente Clay. “Nessuno di noi è d'accordo con la decisione in favore di Hunt, e ogni punto diventa prezioso adesso.”
“Ma se la Ferrari è fuori dai giochi, Hunt ha già vinto, Gran Bretagna o non Gran Bretagna. E lo stesso vale per la Spagna.”
“Se lo squalificassero, tu prenderesti tre punti in più e lui si troverebbe con nove di meno per entrambe le gare… Avresti la certezza matematica di essere campione.”
“So fare anch'io i conti, Clay”, replica secco Niki. “Non voglio vincere così. È una decisione del cazzo.”
Regazzoni sbuffa e la plastica della mascherina ondeggia davanti alla sua faccia. In un altro momento riderebbe per l'effetto non voluto, ma non ha alcuna voglia di essere allegro. Perché il suo compagno lo vuole lì? Cosa deve dire, che gli dispiace, che è arrabbiato? Certo che è così. Ma convincere Ferrari a ripensarci… Non è in suo potere una cosa del genere.
“Nessuno è contento, stiamo buttando nel cesso una stagione nel complesso buona, ma il colpo di mano prevede di saltare solo una gara in realtà; il commendatore è certo che verranno a chiedere chi devono sacrificare per riaverci in pista, perché la Ferrari da sola attira metà degli sponsor. Mezzo campionato senza la scuderia più amata del mondo farà crollare i prezzi delle inserzioni pubblicitarie e dei diritti tv.”
Le sue parole non convincono il compagno, e Clay lo sa, perché non riesce a convincere nemmeno se stesso: sta memoria dei dati che gli hanno ripetuto in scuderia, questioni che a nessun pilota interessano, meno che mai a Lauda, che è ferito e sembra debole, fragile e indifeso come Regazzoni non l'ha mai visto.
Lo sguardo disperato che gli rivolge gli spezza il cuore: “Devo sapere che potrò tornare a correre, dopo aver superato tutto questo schifo. Devo saperlo”, ripete con un tono di voce più alto, senza controllo, “o non sono sicuro di poter sopportare tutto questo.”
L'altro pilota ha già chiesto a Marlene come procedono le cure, e lei ha spiegato come agisce il tubo aspirante che il medico infilerà fino ai polmoni di Niki per aspirare il liquido che li riempie. La sola idea lo sconvolge, non riesce a pensare come farà il suo partner a resistere a un trattamento così doloroso e invasivo.
“Come, un computer come te? Pensa a tua moglie, alla tua famiglia…”
Lauda lo interrompe allungandosi per una frazione di secondo verso la porta, come a verificare che non ci sia nessuno e poi risponde brutalmente: “Non è abbastanza, in questo momento. Amo Marlene più della mia vita, ma non mi servono i polmoni immacolati per amarla. Per correre sì.”
Silenzio. Clay non sa cosa dire, e Niki prova ad alzare un sopracciglio con sarcasmo, com'è solito fare, ma il suo volto non risponde. Ha il terrore che muovere troppo un singolo muscolo potrebbe riaprire una ferita, e allo stesso tempo è infastidito da queste preoccupazioni.
“Ti ho sconvolto? Sono troppo freddo e contorto anche per te?”, domanda però esprimendo a parole le sue emozioni. La rabbia mal repressa, la frustrazione per la lunga convalescenza che ha davanti. L'impotenza di un dio che si è riscoperto umano.
Regazzoni sbuffa e si passa la mano sulla mascherina, cercando al solito il contatto con i baffi ispidi: “Avrei dovuto aspettarmelo da te, ma è forte sentire dire una cosa del genere sapendo che la pensi davvero.”
“Sono onesto. Mi stanno facendo un sacco di promesse qui dentro, su come sarà il mio aspetto dopo il trapianto di pelle, su come tornerò in perfetta salute, ma mi ritrovo a pensare che siano soltanto una marea di cazzate. Hai visto la mia faccia?”
Diavolo, sì che l'ha vista. È uno spettacolo che non potrà mai dimenticare, neanche quando le ferite saranno chiuse e le cicatrici diventeranno meno evidenti.
“Da quello che ho capito, il liquido nei polmoni potrebbe ucciderti.”
“Un sacco di cose potrebbero uccidermi, in questo momento.”
“La vittoria di Hunt, ad esempio?” butta lì a bruciapelo Regazzoni, sapendo che devono affrontare questo problema.
Niki prova a leccarsi le labbra prima di rispondere: “Ho visto la registrazione del gran premio ieri.”
“Di già? Non dovresti preoccuparti di questo …”
“Non me lo ricordavo! Avevo bisogno di vederlo, perché non so cosa è successo: me l'ha descritto Marlene e Luca, ho anche chiesto la cassetta, ma ancora in testa ho il vuoto. Non mi viene in mente neanche lo schianto, solo un momento in elicottero in cui ho blaterato ad Audetto a chi avevo lasciato le chiavi dell'auto.”
“Con queste ustioni e i polmoni pieni di merda sei riuscito a dire a chi avevi dato la chiave?!” ripete basito Clay.
“Non dirlo così, sembra che sia un mostro.”
“Cazzo, ! Credevo che anche la tua forza di volontà avesse dei limiti… Ma a quanto pare mi sbagliavo.”
“Allora capisci perché non posso rinunciare a correre. Sapere che tra un mese – anche due, magari – potrò tornare in macchina mi dà la forza di affrontare tutto questo.”
Silenzio.
“La cosa che mi fa più rabbia, capiscimi, è che adducono questa scelta al mio incidente, al poco rispetto per i piloti Ferrari. Capisci quanto mi fa incazzare, quando so che il capo in persona si è mosso prima ancora che il mio elicottero atterrasse all'ospedale per sostituirmi? Dov'è il fottuto rispetto per me, il pilota Ferrari campione del mondo?”
Questo è verissimo e Clay non ha parole per giustificare le mosse del loro team, né tantomeno la volontà di farlo. È stato il primo a dire che Ferrari stava tenendo un comportamento da stronzo esagerato perfino per i suoi standard, ma non è servito a nulla. Con quest'amarezza ancora in bocca, sa che se tornasse a Maranello a lamentarsi della sospensione non ricaverebbe niente.
“Se i giornalisti chiedessero la tua opinione sul ritiro, cosa diresti?”
Niki spiega che per ora non ha la minima intenzione di sostenere un'intervista, nel suo stato. Non serve dirlo, ma è evidente che già mostrarsi a persone a cui vuole bene e di cui si fida è uno sforzo notevole, per uno che è abituato ad avere il controllo di tutta la situazione che lo circonda.
“In ogni caso, ho già chiesto a Marlene di dire, se la domanda saltasse fuori, che io sono d'accordo: Hunt era fuori regola e dovrebbe essere penalizzato, questo è tutto. Non dirò che sono spaventato a morte all'idea di non tornare a correre, non mi abbasserò a tanto.”
“Ammettere di avere paura non è una debolezza. A volte ti salva la vita.”
“Ma ti distrugge la reputazione.”
Clay scuote la testa: “Ti terrorizza tanto apparire umano agli occhi del mondo?”
A quella domanda così semplice, eppure allo stesso tempo così complessa, Niki lo fissa in silenzio, senza trovare nulla da replicare neanche quando la moglie entra suggerendo che la visita si concluda qui.
“Clay, non ti voglio cacciare, ma non deve stancarsi per ora. Anche se l'hanno dichiarato fuori pericolo…”
“Non ti preoccupare, ti ringrazio di avermi fatto entrare” risponde tranquillo mentre stringe la mano di Niki. “E quanto a te, non preoccuparti e pensa a tornare in macchina quanto prima.”
Il campione annuisce e si lascia cadere sui cuscini del suo letto, visibilmente provato e stanco, senza distogliere lo sguardo dal partner finché lui e sua moglie non sono scomparsi in corsia.
Clay non dice nulla, sapendo di essersi esposto troppo in presenza della donna. Per un attimo c'è un lampo, nello sguardo di Marlene, che lo spaventa sul serio. Non ha detto nulla in presenza del marito, ma le sue emozioni sono evidenti. Poi Regazzoni ha già letto sulle cronache che la signora Lauda dà per certo il ritiro definitivo del campione del mondo, per cui non ha senso discutere, soprattutto non davanti a Niki. Sarebbe capace di chiedere un casco e di provare a infilarselo anche oggi, solo per dimostrare che può tornare in pista.
Sono già sulle scale, lontani dalla stanza di degenza, quando la donna osa mettere i suoi paletti: “Non ti permetterò più di fargli visita, se continuerai a spingerlo perché ricominci a correre.”
“Non serve che gliene parli io e lo sai anche tu. Ha già dichiarato che vuole tornare in pista quanto prima”, ribatte secco Clay, mentre comincia a svestirsi. Via i guanti, la mascherina, poi il camice. Quasi si dimentica della cuffia, ma se la sfila a un'occhiata scocciata di Marlene e, con uno movimento, la appallottola e la lancia nel cestino più vicino. Un centro perfetto.
“Un conto è dirlo e un conto è mettere le intenzioni in pratica. Niki è razionale, valuterà cos'è più importante per lui e deciderà di conseguenza.”
“Non ci rimanere troppo male quando ti deluderà, allora.”
Basita, lei rimane immobile in cima alle scale per un secondo, prima di cominciare a inseguirlo inveendo in tutte le lingue che conosce: “Pensi di poter dire una cosa del genere e andartene? Stronzo!”
“Sì, lo sono, come tutti in questo ambiente. Se non tornerà alle corse, sarà finito. Decideranno gli altri per lui, certi che sia troppo spaventato, troppo debole, troppo vigliacco. Come credi che potrà reggere una cosa del genere? Forse si butterà sul volo, e lo vedrai giusto quando deciderà di fare scalo a Salisburgo, chi lo sa. Forse se ne andrà e sparirà dalle scene, troppo amareggiato. Sei pronta a questa eventualità?”
“Perché io non sono abbastanza, vero? Voi piloti vi sposate tutti per capriccio, in fondo…” “Non Niki Lauda, e nemmeno io”, la corregge Clay con un certo fastidio nella voce. Nessuno deve anche solo osare paragonarlo allo Shunt in questo, perché lui proprio non gli assomiglia affatto. “Del resto tu sei troppo intelligente, se avessi sentito anche solo la minima possibilità di finire come la signora Hunt avresti tagliato la corda ben prima di farti mettere l'anello al dito.”
In questo è identica a Maria Pia. Nessuna delle due ha detto di sì in attesa di vedere come sarebbero andata le cose. E per lui e il suo partner è lo stesso, in queste cose sono molto concreti, malgrado i loro sentimenti. Anche se il matrimonio, com'è logico, riserva sempre degli alti e bassi.
Clay sbuffa, cercando di chiudere la conversazione meglio di come sta andando. Ha la sensazione che non sarà più un ospite molto gradito a Mannheim.
“Hai detto che deve subire un trattamento invasivo e doloroso, no? Lascia che sfoghi la frustrazione sulle gare: su Hunt, sulle cazzate che farà Ferrari per le prossime gare… Ne ha bisogno. O se la prenderà con te e, giuro, tu non vuoi che avvenga.”
La signora Lauda non prova più a fermarlo, forse scossa dalle sue parole. Sa che il pilota ha ragione, probabilmente, ma non è ancora disposta ad ammetterlo. Ed è comprensibile, Clay lo sa, per questo lascia il reparto grandi ustioni senza infierire un'altra volta. Esce dall'ospedale e cerca subito una sigaretta, per schiarirsi le idee mentre si riempie a sua volta i polmoni di merda. Forse dovrebbe smettere di fumare…
Ha solo pochi minuti di tregua, però, prima di sentirsi chiamare da lontano. “Regazzoni, non osare mai più venire qui senza avvisarmi! Che figura di merda ci faccio se non passo al giornale la notizia della tua visita?”
“Michele! Mi dicono che ormai ti sei accampato qui” lo saluta il pilota con un sorriso.
Fenu è uno dei cronisti più in gamba della stampa italiana tra quelli che seguono le corse, e uno con cui è sempre piacevole chiacchierare del più e del meno…
“Preferisco essere qua a testimoniare i progressi di Lauda che in sede con i vostri bei comunicati stampa… Che schifo, davvero. Tu che ne dici?”
“Me lo chiede il cronista o l'amico?”
“L'amico, non è ancora orario di lavoro.”
“Allora sono incazzato nero. Per il giornalista… Chiedi notizie ai tuoi colleghi svizzeri, tra qualche ora, potrei rilasciare una dichiarazione.”
“Entrerai in polemica con Ferrari?”
“Sono stanco di questa politica. Sai, Lauda ha cambiato il mio modo di considerare il mio lavoro: prima arrivavo per i test, mettevo il culo sulla macchina, giravo in tondo e commentavo le mie impressioni coi meccanici, per lasciare a loro le sporche modifiche, salvo poi tornare dopo qualche giorno e mandarli al diavolo per il loro operato. Da quando sono in squadra con Niki, dai tempi della BMR, passo più tempo nei box a migliorare la monoposto che a casa: e mi piace, sai? Sento che la macchina è davvero mia, sento che faccio la differenza con il mio lavoro… Anche se le mie prestazioni in pista magari sono deludenti nell'ultimo periodo.”
Il cronista annuisce: segue Regazzoni da quando ha corso per la prima volta con la Ferrari, e gli ha dedicato molto spazio nelle sue pagine anche nel suo periodo con la BRM, quando grazie al suo compagno, un esordiente nella categoria massima delle corse, ha rivoluzionato una macchina lenta e pesante risollevando la situazione di una scuderia in crisi.
“Avete cambiato il ruolo del pilota, le scuderie inglesi in genere chiamano il pilota quando i collaudatori hanno finito e c'è da far correre l'auto in pista”, conferma infatti ricordando la stagione del 1973.
Molti pensano che siano stati semplicemente i soldi di Lauda compresi nell'accordo per correre a tirare su la squadra, ma è stato il suo apporto ingegneristico a essere fondamentale. E Clay Regazzoni ha il merito di aver capito prima di tutti la competenza del partner … Anche se effettivamente, come lui si è sempre schermato, non ci voleva un genio per comprendere quanto Niki avesse ragione, una volta che la sua BRM aveva corso nettamente più veloce di prima.
L'atleta annuisce ricordando quei tempi già così lontani, e una volta di più avverte la rabbia per essere stato completamente escluso dalle decisioni sulla sospensione. Anche se poteva andargli peggio, si dice: poteva essere dato per finito senza possibilità di appello come Niki.
“Enzo Ferrari non si rende conto della fortuna che ha ad avere noi due, e il giorno che cambierà piloti se ne pentirà amaramente.”
Fenu scribacchia un po' di appunti per non perdersi le dichiarazioni esclusive di Clay. Sperava di convincere la signora Lauda a offrirgli un qualche scoop alla luce dell'impegno e della serietà con cui sta seguendo la convalescenza del campione pur rispettando la loro privacy familiare – non l'ha mai cercata in albergo, ad esempio, malgrado tutto il carrozzone della stampa sia sparpagliato nello stesso hotel – ma questa è una bomba inaspettata, soprattutto conoscendo la possibile reazione dell'ingegner Ferrari.
“Sai che mi hai appena consegnato del materiale bomba per un articolo, vero?” domanda per correttezza il giornalista, noto in tutto l'ambiente per il rispetto che ha nei confronti dei piloti e dei suoi intervistati.
“Beh, sì. Solo, non usarlo domani, e non dire che ero qui. Inventati che ci siamo sentiti al telefono per confermare un'intervista, io non smentirò… Anzi, è probabile che mi cerchino a casa nei prossimi giorni, sopratutto i tuoi colleghi svizzeri. Se rilascio qualche altra dichiarazione ti faccio sapere.”
“Tranquillo, volendo ho abbastanza critiche a Ferrari per lavorare una settimana.”
Clay sorride con quella sua aria irriverente: “È proprio quello che speravo.”





Angoletto dell'Autrice: Buongiorno a tutti, scusate il ritardo ma ieri mi sono persa dietro al live di xFactor nel momento più trash della settimana e mi è venuto tardissimo per aggiornare (e manco connettevo più cerebralmente...), così eccomi qua stamattina :)
Questo capitolo è totalmente inventato, ma credo sia un giro di boa fondamentale per la storia. Mi è uscito un Niki Lauda più intimo e fragile di quanto non avessi immaginato all'inizio, però mi sembrava necessario questo momento di debolezza, la consapevolezza che la scuderia lo ha già deciso finito e la mancanza di un obbiettivo per cui guarire con la sospensione del team dal mondiale. Mi sono ispirata a "I miei anni con Ferrari", che forse citavo già nelle note dello scorso capitolo, in cui la convalescenza è raccontata da Lauda molto brevemente, ma fa capire bene quanto fosse disperato per questo ritiro temporaneo della Ferrari. Allo stesso tempo ho letto delle dichiarazioni riportate da Marlene in cui si dice d'accordo con la decisione, probabilmente per fare gruppo o per non mostrarsi debole ai giornalisti, specie in un momento in cui non sapeva quando sarebbe potuto davvero tornare in pista. Regazzoni invece non si è fatto tanti problemi a cantare, a quanto pare, e questo poi segnerà la sua rovina in Ferrari. Ho voluto inserire anche Michele Fenu, tutt'ora cronista sportivo per La Stampa, perché è grazie ai suoi numerosi articoli tutti archiviati e digitalizzati che riesco ad avere un quadro così netto da raccontare. Adoro le sue cronache, si sente che è un patito di auto e di corse ma riesce a raccontare le notizie giorno per giorno senza morbosità o malignità. Volevo un giornalista che facesse da contraltare a quello stronzo della conferenza stampa del film, altro momento vero testimoniato da Lauda nel libro (anche se non dice se Hunt poi l'ha davvero pestato). E niente, chiudo le mie pedanti note e vi saluto. ^^
Alla prossima settimana,
Rowi

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Capitolo 6
*** Il gran premio d'Austria ***


Guardare la gara in televisione è straniante, continua a dirsi Clay scuotendo il capo davanti allo schermo.
“Ma a te fa sempre questo effetto assurdo?”, domanda alla moglie seduta sulla poltrona accanto a lui.
Maria Pia sbuffa: “Non chiederlo a me, io muoio di paura ogni volta che ti inquadrano, e sì che dovrei essermi abituata…”
Tra un sorso di birra e l'altro, il pilota si concentra sulla griglia di partenza, ragionando su quanto è accaduto negli ultimi giorni. Il vecchio aveva dannatamente ragione, è questo che gli pesa di più. I cameraman evitano di inquadrare le tribune, per non mostrare quanto poco pubblico ci sia rispetto al solito, ma i servizi giornalistici già negli ultimi giorni hanno messo in chiaro come il gran premio d'Austria fosse a rischio. C'è stata perfino una parte del governo che ha proposto di annullarlo, temendo anche manifestazioni pericolose dei fan di Lauda arrabbiati per la mancanza di rispetto nei confronti del loro beniamino.
È stato difficile perfino trovare un canale sportivo che trasmettesse la gara: la defezione della Ferrari ha causato un bello scompiglio, molto più di quanto Regazzoni non avesse messo in conto. E Audetto, con un colpo di testa assurdo, ha provato a far annullare la gara. Questo neanche l'ingegnere l'aveva previsto, chissà che embolo gli è venuto… Il team manager ha probabilmente i giorni contati, così Montezemolo avrà di nuovo campo libero. Sempre che Clay potrà godersi una gestione migliore del team.
E nonostante tutte queste difficoltà burocratiche, la gara sta per iniziare. Dopo un lungo ritardo a causa del meteo – un inquietante déjà vu della Germania – i semafori rossi si stanno per spegnere. La pista è ancora umida, si vede perfino dalla tv, e c'è la possibilità di un'altra ecatombe. Clay è nervoso come non mai.
Non è lì a vivere la gara con i suoi compagni, è sospeso in un ruolo che non gli è e mai gli sarà congeniale: lo spettatore.
Chissà se Niki sta guardando la gara, si chiede. Qualche giorno dopo il loro colloquio, il campione è stato trasferito in un centro specializzato per grandi ustionati, dove ha già subito il trattamento iniziale per liberare i polmoni e di seguito il primo trapianto di pelle. Di certo ha chiesto di poter vedere la diretta. Chissà cosa pensa della partenza: un gran traffico quando i semafori verdi danno il via, Hunt che non sfrutta la pole per scattare via e tenersi davanti al gruppo, lasciandosi sfilare da quattro o cinque corridori.
“Hai visto? Non dà proprio gas”, commenta Maria Pia intuendo il suo pensiero.
Che il grande scavezzacollo, lo Schianto, come lo hanno soprannominato, abbia paura? Che senta rimorso per quello che è successo al suo rivale?
Nelle due settimane che sono trascorse dalla gara in Germania, Hunt ha rilasciato parecchie interviste in cui si dispiace che la Ferrari lasci, perché il mondiale non è completo, perché non vuole vincere senza rivali diretti… Clay non riesce a capire sia davvero così pazzo da trovare la motivazione solo surclassando Niki, o se l'ansia per aver contribuito a mettere fuori gara l'attuale campione del mondo gli crei davvero dei problemi morali. Non credeva che quel pazzo fosse in grado di provare sensi di colpa, ma a quanto pare si sbagliava.
“Potrebbe essere un problema tecnico”, minimizza in ogni caso, aspettando di vedere come si distende il gruppo dopo la partenza.
Maria Pia ridacchia, sarcastica come suo solito: “Già in partenza? Quello non schiaccia l'acceleratore, dai. Non avrà vomitato a sufficienza prima della gara.”
I problemi di stomaco di Hunt precorsa hanno sempre lasciato tutti di stucco, ma ognuno sfoga la tensione nervosa a modo suo: il rischio altrimenti è di essere sopraffatti nei momenti cruciali, quando pochi centimetri fanno la differenza tra un sorpasso riuscito e un brutto incidente.
No, Hunt sembra imbambolato, gli manca la grinta per attaccare i piloti che lo hanno passato e inseguire la prima posizione. Clay torna a guardare l'agenda, coi piani di lavoro della scuderia dispiegati sul tavolino sotto alle lattine di birra.
“Nei prossimi giorni ci dovrebbe essere un incontro con la federazione italiana per decidere il da farsi per questa stagione”, ragiona a voce alta. “Tra settembre e ottobre Ferrari dovrebbe annunciare le sue decisioni per i piloti del prossimo anno. Domani ricominciamo subito con i test…”
“Come ti sembra l'assetto per l'Olanda?”
Clay sospira: “Buono, la macchina non è certo meno competitiva di due settimane fa. Mi fa rabbia non sapere ancora se gareggeremo o no.”
“Quel vecchio stronzo potrebbe tenerti più informato, soprattutto ora che sei il suo unico pilota all'attivo.”
Ha ragione sua moglie, ma sottolineare l'ovvio non serve a niente.
“Considerando che sono mesi che minaccia di licenziarmi, spero di incrociarlo il meno possibile nei prossimi giorni. Anche se ora si sta sfogando su Audetto, da quello che mi ha detto Luca.”
“Quello è impazzito, come gli è venuto in mente di provare a far annullare la gara a nome della scuderia? Poteva farvi sospendere tutti!”
“Siamo già sospesi, e abbiamo fatto tutto da soli”, borbotta lui mentre Laffite sullo schermo finisce fuori di pista per una curva presa male.

Coglione, quando imparerai a girare il volante quanto basta?! Sembra sempre che giochi a bowling con le macchine degli altri!

I commentatori seguono Hunt e la sua gara opaca fin qui, e i due coniugi seguono in silenzio. La gara in Austria sembra più lunga di quel che è: il circuito è breve, quindi si percorrono più di cinquanta giri, tante tornate in cui può succedere di tutto. Sembra la giornata di Scheckter, che continua a superare e a essere ripreso da Hunt e Mass. Davanti a tutti naviga tranquillo Peterson, e ogni volta che entra nell'inquadratura, Clay digrigna i denti: è bravo, ma non lo vuole in squadra con sé. Non vuole né lui né Reutemann.
“È lui che il vecchio ha contattato?”
“Pare che la March possa prestarlo alla Ferrari in amicizia”, conferma l'uomo senza staccare lo sguardo dal teleschermo.
“E tu pensi che accetterà?”
“Hai visto le March quest'anno? Chiunque scapperebbe per una macchina più decente, figuriamoci per una Ferrari!”
Come a fargli un favore, alla chicane successiva Watson passa lo svedese portandosi in testa. Hunt è ancora un fantasma qualche posizione più indietro.
“Se non vince oggi, magari il vecchio ci ripensa.”
In ogni caso, se non torneranno presto alle gare, queste sono tutte speculazioni inutili. Clay ingoia un'imprecazione rabbiosa: la gara sta andando bene, intensa ma non troppo difficile. Avrebbe potuto fare meglio degli altri oggi, avrebbe potuto vincere.
Per Niki, per il team, per ricordare a tutti che la Ferrari non va in crisi anche dopo un brutto incidente del genere. Invece è stato obbligato a nascondersi con la coda tra le gambe, mentre la scuderia tenta un colpo di mano che non sta piacendo a nessuno.
“Non so che pensare, Maria Pia, l'altro giorno sembrava sicuro che avremmo saltato solo l'Austria, poi mentre svolgevo gli ultimi test ha accennato al fatto che potremmo stare fuori più a lungo, e i giornalisti hanno confermato quello che ha detto.”
“I giornalisti sparano solo merda. Quei geni di quel giornale tedesco che hanno detto che ti hanno chiamato a casa a Ginevra… Peccato che viviamo a Lugano!”
Sì, che coglioni anche quelli! Clay si è mosso in fretta a smentire quella dichiarazione mai rilasciata: nonostante la rabbia dei giorni scorsi, è stato abbastanza lucido da non sfogarsi con qualche cronista avido di citazioni da poter decontestualizzare a caso per gonfiare ancora il caos Ferrari. Per fortuna che Fenu per ora ha solo ripreso l'articolo fasullo, mantenendo in caldo le frasi che hanno scambiato a Mannheim, perché il vecchio ora non vuole voci contrastanti, vuole la scuderia compatta e unita, almeno all'apparenza. Chi riesce a stargli dietro è un dio, perché Regazzoni è già stufo di tutti questi cambi di rotta.
“Sì, ma se un giornalista avesse messo in bocca anche una sola parola sbagliata a Enzo Ferrari, ti assicuro che avrebbe già perso il posto. Invece… Cazzo!”, grida di colpo sobbalzando per la sorpresa.
Nel bel mezzo della sua ottima prestazione, infatti, Scheckter ha rotto qualcosa e ha sbattuto violentemente contro il guardrail a causa della macchina fuori controllo. Immobile sul suo costoso divano, Clay trattiene il fiato finché non vede il pilota sganciare le cinture di sicurezza e uscire sulle sue gambe fuori dall'abitacolo.
“Ci sono i bambini di là”, lo rimprovera impassibile Maria Pia.
“Scusa, non mi aspettavo l'incidente, stava andando bene.”
“Non dovresti guardare la gara se ti rende così nervoso…”
“No, dovrei essere là a correre, non a casa a rodermi il fegato. Dovrei poter fare il mio lavoro e guadagnarmi lo stipendio!”
Sbraita più del dovuto, una lamentela sterile e infantile, ma che ferisce sua moglie per il tono cattivo e furioso con cui gli è uscita.
“Non ho ti ho messo io a riposo forzato”, risponde lei gelida.
“Maria Pia, scusami…”
Ma ormai il danno è fatto, sua moglie lascia la stanza stizzita senza dargli il tempo di pronunciare un'altra parola né replica alla sua rabbia, sapendo che il silenzio è la peggiore punizione per il marito.
Rimasto solo, Clay scuote la testa, frustrato e stanco. Avrebbe dovuto cercare un bar o un qualche circolo sportivo per guardare la corsa, ma non aveva voglia di sostenere lo sguardo ferito dei tifosi, né di spiegare perché non si trova a Österrich a difendere il primato del suo partner. I ferraristi sono un popolo a parte, tra i tifosi di Formula 1: sanguigni e passionali come se diventassero tutti italiani adottivi, s'innamorano subito dei nuovi piloti ma allo stesso tempo pretendono molto da loro e sanno essere crudeli se non si vince, perfettamente allineati con il credo del patron della scuderia. Regazzoni non è in vena di affrontarli, almeno fino a quando non capirà se tornerà in pista o meno, e il rifiutarsi di discutere con i fan è la sola cosa di cui è certo mentre anche Merzario vola fuori di pista in un brutto incidente. Peccato, avrebbe voluto vederlo sul podio oggi.
Se lo sarebbe meritato, un piccolo premio per il suo contributo al salvataggio di Niki dal rogo della sua auto. E invece c'è Hunt tra i primi cinque, a battagliare per la vittoria.
Solo la consapevolezza che Lella Lombardi sta guadagnando posizioni, senza mettersi in pericolo né tentare manovre troppo complesse, lo fa sorridere. È una ragazzaccia, testarda come poche, tanto che Clay non ha il coraggio di spiegarle il perché a tanti piloti non piacciono le donne in pista: anche se le rare concorrenti sono coraggiose e senza paura, come se non di più dei loro colleghi, la loro presenza li riporta tutti a una dimensione umana, normale, in cui loro non sono più così straordinari. Poiché non sia una passeggiata arrivare in Formula 1 nemmeno per un uomo, infatti, a un bravo pilota dei campionati minori non sarà mai sbattuta la porta in faccia solo per il suo sesso. Una donna al volante in una gara come Österrich trasforma i suoi avversari in esseri comuni e ordinari.
E con questo senso di normalità in testa, Clay perde entusiasmo a poco a poco, chiedendosi come l'amore della sua vita, le corse, possa essere così eccitante dal vivo e così noioso su uno schermo luminescente. Il gran premio non manca di colpi di scena, incidenti, sorpassi sul filo del rasoio, eppure lui se ne disinteressa a poco a poco, fissando il muro subito al di sopra del televisore.
Il pensiero è sempre rivolto al suo futuro nebuloso, a una scuderia che non crede più in lui e che non lo vuole far correre, al mercato e agli altri costruttori che negli ultimi mesi lo hanno corteggiato. Troppe incertezze, troppe sfumature.
Solo il grido esultante del cronista che annuncia la prima vittoria di una macchina americana da un decennio a questa parte lo riscuote riportandolo alla realtà: la gara è finita, e la bandiera a scacchi saluta con entusiasmo il pilota della Penske.
Hunt è quarto, con una prova opaca e senza particolari exploit che lascia interdetto Regazzoni: a quanto pare, allo Schianto serve davvero il campione del mondo in pista per avere le motivazioni per dare il meglio di sé. Come se vincere non contasse nulla, senza la possibilità di sbattere il primo posto in faccia al proprio rivale. James vuole la sfida, il duello a tutti i costi.
Niki invece, come ha spiegato più volte a Maria Pia senza farle comprendere davvero come stanno le cose, è un maniaco del giro perfetto: lui è felice quando sa di aver preso ogni curva con la traiettoria migliore, di aver rosicchiato fino all'ultimo millesimo di secondo possibile per migliorare il proprio tempo, di aver fatto meglio di tutti. Cerca la vittoria assoluta, mentre Hunt è un relativista del cazzo, che misura i suoi piazzamenti in base agli avversari che si è lasciato alle spalle.
Quanto a se stesso, Clay ama correre, le sensazioni che gli offre la macchina, la velocità. E se arriva sul gradino più alto del podio, beh… Un sorso di champagne e un bacio dalle ragazze ombrello non si rifiuta mai.
E in tutto questo, oggi è John Watson a uscire dalla macchina entusiasta per il risultato ottenuto: il nord irlandese corre incontro ai suoi meccanici in euforia. Belle le sensazioni della prima vittoria nella categoria dei campioni, Clay ricorda bene quanto sia fantastico quel momento in cui tutto sembra possibile. Il pilota della Penske fa segno a qualcuno di portargli un paio di forbici, e nel giro di pochi minuti si taglia maldestramente la sua folta barba, una promessa che ha fatto ai colleghi anni fa.

Alla prima vittoria mi raderò, così potrete vedere quant'è bello il muso di un irlandese che vi guarda tutti dall'alto!

Vorrebbe poter partecipare a questo momento di euforia, con i suoi colleghi, immerso nel suo mondo di velocità folli e bottiglie di champagne, di giri perfetti, di tempi record, di incidenti… Sì, anche di incidenti. Fanno parte della quotidianità di un pilota, e bisogna saperli affrontare e superare. Anche se rischi di friggere come un pollo nella tua macchina, anche anche se ci lasci metà della faccia.
Anche se il tuo predecessore è morto proprio sulla pista che hai appena espugnato. Watson sul podio dedica un minuto di silenzio a Donohue, il pilota che lui sostituì alla Penske, e tutti applaudono.
È già passato un anno, realizza Clay con sgomento. Stavano facendo le ultime prove libere, se lo ricorda come se fosse successo ieri: al pilota inglese scoppiò una dannata gomma, che lo mandò a stamparsi contro un muro. Anche lui fu estratto dalla macchina dai colleghi, ma il loro intervento non fu sufficiente a salvargli la vita, malgrado in quell'occasione non divampò alcun incendio. Sembrava perfino stare bene, era cosciente, scherzava sulla sua sfortuna… E qualche ora dopo cadde in coma irreversibile per un'emorragia cerebrale.
A pensare a quei momenti, si potrebbe quasi dire che al suo partner è andata fin bene. Anche se avrà per sempre un pezzo di coscia in fronte. Clay ha scherzato al telefono con lui dicendo che poteva andargli peggio, perché potevano prendergli la pelle dal culo. Ride da solo ricordando la risposta di quello stronzetto austriaco.

Scherzi?! – ha detto – Le chiappe mi servono intatte per sentire la macchina. Come faccio a guidare altrimenti?

Trapianto o no, e aspetto esteriore a parte, Niki Lauda ha già una faccia da culo seconda a quella di nessuno.






Angoletto dell'Autrice: Buonasera a tutti, scusate se ho ritardato un po' l'aggiornamento ma questa settimana sarò via e non potrò pubblicare, quindi volevo fare un intermezzo, quindi ho preferito postare a metà tra i due giovedì. Non so se poi replicherò domenica prossima o direttamente giovedì l'altro, vedremo come mi ispireranno le mie ricerche sul campionato 1976.
Questo capitolo è un po' lento, forse, e un po' noioso, temo. Mi sono sempre chiesta come sia per un pilota vedere una gara in televisione, specie se costretto al riposo forzato, e il ritiro della Ferrari mi ha dato l'occasione per inventare su questo tema.
Sul ritiro, a proposito: in sostanza sì, la Ferrari si ritirò per ottenere le due squalifiche di Hunt in Spagna e in GB, squalifiche che gli avrebbero tolto diciotto punti (aveva vinto in entrambe le corse) aumentando così di sei punti quelli di Lauda (da secondo a primo, avrebbe ottenuto tre punti in più per gran premio). In questo modo Hunt sarebbe retrocesso parecchio diventando un cliente poco fastidioso. Può sembrare un ricatto scemo e inutile, "fate quello che vogliamo o non partecipiamo più", però da un lato Hunt e la McLaren sembrano un po' troppo favoriti quell'anno (dopo ci fu anche il dubbio che usassero benzina truccata con l'etanolo, vietato, e a Monza Hunt rischiò di non correre perché il carburante non superò i controlli dell'Agip)... Può sembrare brutto, ma se ci sono delle regole non ha senso ignorarle perché l'aspirante al titolo è il più amato del circuito piloti. E se ci sono delle regole, devono valere per tutti, specie in uno sport così pericoloso. Inoltre, anche se sicuramente non giravano i miliardi che vale oggi la Formula 1, perdere la casa sportiva più amata del mondo costituiva una perdita economica mica da ridere... Certo, è ovvio che si vuole vedere lo scontro in pista, però trovo anche corretto che si voglia vedere applicato lo stesso sistema di regole a tutti i piloti.
Quanto a Lauda dello scorso capitolo, sicuramente la mia lettura del personaggio è stata influenzata davvero tanto dal libro del pilota sugli anni trascorsi alla Ferrari (cercatelo, merita! In qualche biblioteca si trova ^^), ma ne esce un uomo davvero molto più sensibile e intimo di quanto non appaia né dal film né dalle dichiarazioni. La paura di non poter tornare in pista, l'ansia di dover lottare contro i suoi stessi alleati che lo davano già per finito, il dolore all'orecchio con le cartilagini ancora scoperte che toccavano la parte rigida del casco... Non lo so, il film ha insistito tanto sulla forza di volontà ferrea di questo grande campione e sulla sua rivalità con Hunt, ma credo che davvero Lauda ballasse da solo, in pista. Lui voleva essere il pilota dei giri perfetti, davanti a tutti senza guardare nessuno in faccia ma con correttezza. Magari non ha il fascino del pilota-pirata-avventuriero di Hunt, ma io sono con lui al 100%.
Tutto questo per spiegare alcune cose del capitolo precedente. Quanto a questo... Mah, non c'è granché da dire. Ci tenevo a far passare in scena Lella Lombardi anche se solo citata visto che questa gara in Austria fu la sua ultima corsa in Formula 1 (e fu anche l'ultima prestazione femminile in questa categoria... Pensateci, sono passati quasi quarant'anni dall'ultima corsa di una donna in Formula 1!) e ci tenevo a ricorda Donohue, per il ciclo piloti sfigati.
Può forse sembrare schizofrenico il rapporto di Clay coi giornalisti, l'avevamo lasciato deciso a smerdare la Ferrari coi cronisti, e ora ci ha ripensato, però un po' le interviste che ho trovato e un po' il momento in questione mi hanno fatto tornare a pensarci. Sicuramente tra Olanda e Italia Clay scioglie la lingua con i giornalisti, e questo sarà uno dei motivi del mancato rinnovo del contratto, ma non era ancora il momento. Semplicemente ci ha ripensato, inoltre ho trovato fonti secondo cui davvero alcuni giornali esteri si sono inventati dichiarazioni di sana pianta, a cui poi Clay ha dato delle smentite. Un mondo pazzo pazzo, questo...
bene, direi che questo è quanto.
Se avete voglia di lasciarmi un parere, sono sempre aperta a suggerimenti e opinioni :)
Un grazie davvero di cuore alle persone che mi commentano anche in via privata e che mi seguono! Alla prossima settimana, anche se ancora non so dirvi quando.

Rowi

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Capitolo 7
*** Maranello ***


Una settimana di tedio, ecco cosa è seguito al gran premio d'Austria. Le uniche buone notizie vengono da Salisburgo, da Niki, che è finalmente tornato a casa, che sta rapidamente recuperando. Dovrà ancora fare diverse operazioni di chirurgia plastica, gli ha detto Marlene al telefono, ma per lo meno non sono più in ospedale, e la situazione si è già alleggerita parecchio.
Sai, gli ha riferito la donna, quel furbetto pensava di poter fare a modo suo ora che non ha medici e infermieri che gli ronzano intorno tutto il giorno. Ma ha fatto i conti senza di me.
Clay ha riso senza chiedere altri dettagli: non ne ha bisogno per immaginarsi Niki che tenta di forzare i tempi del recupero, chiedendo al proprio fisico di superare i limiti, ma nemmeno il campione del mondo può obbligarsi a guarire di colpo.
Però gli ha fatto chiedere i tempi, attraverso Marlene. Vuole sapere come reagisce la macchina, come va l'assetto. E Regazzoni si è reso conto che i suoi racconti possono aiutarlo a guarire, per cui si è messo a spiegare in che punti del circuito di Fiorano la sua monoposto ancora non reagisce come vorrebbe, e cosa secondo lui c'è da migliorare.
Forse lo richiamerà Niki in serata, se si sentirà abbastanza in forze, ha assicurato sua moglie, così se gli verrà qualche idea gliela comunicherà per migliorare le prestazioni. In piedi davanti al telefono, Clay non ha saputo dire di no. Per quello che conta…
Non sa neanche perché si trova a Maranello, a dire il vero. Forse vuole dimostrare che ci tiene nonostante tutto, malgrado gli screzi con il grande capo e lo scorno di non aver gareggiato in Austria. Forse si augura di avere per primo la notizia del ritorno alle corse, una sorta di risarcimento per non essere stato avvisato per tempo del ritiro.
I cronisti si sono scatenati sull'assenza della Ferrari, complice anche la prestazione opaca di Hunt, poi è scoppiata la polemica sui carburanti, un altro gran bel casino per la McLaren… Le due cose sono state collegate dai giornalisti più fantasiosi e anche da qualche proprietario dei team che sono stufi del duello tra i due personaggi più famosi, come se tutti gli altri piloti e squadre non contassero nulla. Quelli della March, ad esempio, sono più prime donne dei loro piloti: sono sempre lì a chiedere attenzioni, copertura da parte della stampa, pubblicità.
I più mogi stanno alla BMR, ovviamente: dopo un anno entusiasmante grazie all'investimento di Lauda, alla sua intesa con il pilota affermato e, soprattutto, al lavoro incredibile sulla vettura, sono tornati a essere dei signor nessuno sullo sfondo. Succede, quando il tuo unico pilota termina il suo campionato al secondo giro della prima corsa per un problema meccanico e la macchina è talmente messa da schifo da non poter continuare la stagione.
Tra l'altro, la BMR ha scelto Ashley per rimpiazzarli, ricorda Clay, un altro sopravvissuto del Nürburgring. L'anno scorso si è rotto entrambe le caviglie durante le prove libere, un incidente orrendo. Uno tra i tanti, viene da pensare ora al pilota che non crede alle coincidenze, per quanto inquietanti esse sembrino.
Clay si accende una sigaretta e va a sedersi a una scrivania che dev'essere in fondo al box fino dalla fondazione della scuderia. Sul piano di lavoro rovinato e unto di grasso e olio in più punti, è stato sparpagliato un fascio di fogli di giornali spiegazzati, una settimana di cronache sportive. Alcuni degli articoli di Fenu sono stati cerchiati di rosso, con delle pesanti sottolineature per ogni riferimento alla Ferrari.
“Davvero Fittipaldi e Brambilla hanno fatto a pugni?”
Il pilota non alza neanche lo sguardo sentendo alle sue spalle la voce del suo ingegnere. “Sì, li hanno anche inquadrati in televisione. Non hai visto la corsa?”
Dal canto suo, Forghieri allarga le braccia, stanco anche lui della condizione di impotenza a cui sono costretti: “Per vedere una manica di idioti correre e vincere facile senza un vero avversario, mentre la nostra bellezza è rimasta a fare la ruggine nel box? No, non m'interessava.”
È consolante sapere di non essere il solo ad aver patito la sosta forzata, anche se nessuno vive le stesse emozioni dei piloti. Chissà se il Commendatore ha guardato la gara, se anche lui si è incazzato per non aver vinto una corsa talmente idiota per una questione di principio. Chissà se si è pentito della sua decisione.
“Oh beh, sì”, risponde alla fine Clay, tornando alla domanda sulla rissa. “Quei due idioti si sono dati battaglia per buona parte della corsa, e nella fretta di stabilire chi ha l'uccello più lungo si sono buttati fuori a vicenda, da veri coglioni… Non potendo rientrare in pista, hanno continuato la discussione ai box. Uno dei momenti più esaltanti di una gara del cazzo”, conclude dunque con voce incolore per non sbilanciarsi troppo. Con il contratto in scadenza, forse non è il caso di contraddire apertamente il capo.
“Hunt sembra non farcela. Si sente in colpa per quello che è successo a Niki, secondo te?” Forghieri sembra diventato un cronista spietato, di quelli che non riservano trattamenti di favore a nessuno. Gli manca giusto il microfono in mano e il nastro sulle spalle per registrare una dichiarazione a bruciapelo.
“L'ho pensato anch'io, ma secondo me è perfino più contorto. Non ha interesse a correre senza un avversario diretto. Chissà quanto lo ha spiazzato sentire che Niki dava la sua vittoria per scontata.”
Se conosce davvero il suo rivale, però, James Hunt ha sicuramente intuito la verità sotto il commento all'apparenza innocente del campione del mondo: sei talmente idiota che non riesci a vincere da solo neanche le gare più stupide.
“Cosa ne pensi di questa faccenda dei carburanti, piuttosto? Secondo te la McLaren è andata più piano perché non hanno usato etanolo o simili schifezze?”, domanda il pilota al tecnico, chiedendo un riscontro su una questione troppo specifica per rispondersi da sé. Perché possono anche negarlo in ufficio, ma Clay sa benissimo che ci sono cartelle su cartelle di rilevazioni e studi sui risultati e tempi degli avversari. Forghieri analizza tutti i dati con attenzione, per capire dove può migliorare la sua T312.
In questo caso, però, il responsabile del reparto ingegneristico scuote il capo: “No, sono solo quelli della March che rosicano perché non riescono a salire sul podio nemmeno quando la Ferrari è fuori. Domenica scorsa non è stata poi così strana: Mass non ha girato, al solito, ed è rimasto dietro in griglia per conquistare un settimo posto finale giusto perché Fittipaldi e Brambilla si sono buttati fuori come due bambini capricciosi, mentre Hunt… Se hai ragione tu, è anche più coglione di quanto non abbiamo mai pensato.”
“È l'unico motivo che mi viene in mente per spiegare una prestazione così spenta”, continua Clay alzando le spalle. “Qualunque altro pilota avrebbe davvero approfittato della situazione a suo favore.”
La parola normale gli rimane incastrata in gola, sapendo che è ridicolo definire se stesso e i suoi colleghi con quella parola. Non esiste un pilota normale, non se vuole correre ai trecento orari in una scatoletta di latta.
Forghieri annuisce, scostando alcune pagine della Stampa per rileggere un pezzo sui carburanti sotto accusa: “Forse potrebbe risultare utile a Monza. La Agip farà dei controlli extra, e se ci fossero irregolarità potremmo giocare questa carta per ottenere un'altra squalifica.”
“Sempre se saremo presenti. O siamo diventati onnipotenti al punto da controllare le gare pur essendoci autosospesi?”
“Cazzo, chissà come gli è venuto in mente ad Audetto! Dovevi sentire come il capo gli ha urlato di tutto, pensavo che finalmente gli sarebbe scoppiata la vena sul collo”, commenta ridacchiando l'ingegnere. La frecciata al team manager era inevitabile, dopo che quel cretino ha tentato di far annullare la corsa in Austria a nome di Ferrari… Senza che il commendatore ne sapesse nulla!
“Non ne dubito, era proprio il tipo di cose da evitare per non farci accusare di voler manipolare tutto il campionato a nostro favore, ma ormai è fatta.”
Beh, forse così si velocizzerà il ritorno in prima linea di Montezemolo, che manca a tutti, a Niki specialmente. Con il suo rimpiazzo non si è mai trovato, e a quanto pare Audetto non è stato molto amato dai Lauda in ospedale, dando platealmente per scontato che la carriera del campione del mondo in carica sia al capolinea. Grosso errore, ma lo saprebbe se conoscesse il suo pilota anche solo superficialmente.
“Che dici, cominciamo coi test?”
“No, ho l'ordine di aspettare oggi.”
“Aspettare che cosa?”
“Il pubblico”, ghigna Forghieri con un tono misterioso che non piace affatto a Clay.
“Perché sono sempre l'ultimo a sapere le cose in questa dannata scuderia?”
“Ehi, non ti scaldare. Era previsto o no che la federazione era attesa per discutere il ritorno nel campionato della Ferrari?”
“Sì, nessuno ma non mi ha comunicato la data.”
“Il capo l'ha detta anche a me solo stamattina, perciò non fare la vittima. Abbiamo l'ordine di metterci bene in vista quando saranno qui, di fargli sentire che cosa si stanno perdendo se restiamo a bordo campo.”
Un'esibizione casuale, bella mossa. Il Commendatore è davvero uno stronzo, ma quando si tratta di mettere in mostra le sue armi non è secondo a nessuno.
Quale sistema migliore, in fondo, per elogiare la bellezza e la competitività della Ferrari, se non mostrarla mentre sfreccia libera sul circuito, senza lumache a fare da tappo o Schianti convinti di stare sugli autoscontri? I dottorini della federazione sbaveranno con la lingua di fuori, manco ci fosse chissà che bellezza italiana al volante.
“Quindi devo fare da esca.”
“Tieniti in pista e dai gas come se stessi per vincere il gran premio che ami di più, il resto andrà da sé.”
Clay annuisce, poi aiuta a portare fuori la macchina. In realtà, non è molto convinto di quello che succederà. Se il capo cercherà lo scontro a tutti i costi, la sosta della scuderia potrebbe essere definitiva per questa stagione, anche se tutti sembrano convinti del contrario. “E sai cosa diranno? I commenti sui giornali erano abbastanza freddi, se la federazione non si sbilanciasse…”
“Quello era prima che in Austria non ci fosse un cane sugli spalti, dammi retta. Con Monza che si avvicina, devono essere sicuri che i padroni di casa se la giochino in pista”, risponde Forghieri con un mezzo sorriso. “Tu non preoccuparti di questo, fai il tuo lavoro. È solo un giorno come tanti altri.”
L'ultima di una lunga lista di giornate di merda, sarebbe da ribattere, ma non avrebbe senso. Come a dimostrare che l'incontro imminente non è che una banale formalità, a bordo pista il patron è già sistemato sulla sua sedia pieghevole, con gli occhiali scuri ben calcati e il giornale in mano, come se non gli importasse ciò che sta per succedere. Il vezzo più strano, le calze rosse, brillano nel sole dell'estate emiliana.
“Commendatore”, saluta Clay prima di infilarsi il casco.
“Non fare stronzate oggi, dobbiamo essere in lustro per convincerli definitivamente.” Sto bene, stronzo, la mia famiglia pure. La tua nevrotica moglie invece dove è stata rinchiusa oggi per non dare spettacolo davanti a estranei, accusando il tuo figlio bastardo di volersi fottere l'eredità del suo amato angelo ormai defunto da vent'anni? Ma è inutile aspettarsi formalità dal Drake, né avrebbe senso calcare sulle sue vicende personali, perciò Regazzoni controlla la rabbia per i rapporti sempre più gelidi con il suo principale e decide di puntare forte.
“Più che in pista, allora, oggi dovrebbe tenermi al tavolo della discussione.”
Ferrari scuote il capo e ripone il giornale, freddo e spietato. “Non provare neanche a ripeterlo. Non mi servi là dentro.”
Il pilota, però, stavolta non vuole sentire ragioni. Anche se questa testardaggine potrebbe costargli definitivamente il rinnovo del contratto. “Voglio essere in quella sala, signore. Ci dovrebbe essere Niki, visto che ci siamo autosospesi per la mancanza di rispetto dei piloti Ferrari, di questa... Come la chiama, la nostra grande famiglia? Lauda però sta ancora lottando per la sua vita, e non può far sentire le sue ragioni. Perciò ci sarò io, o può considerarsi senza piloti in scuderia.”
Enzo Ferrari sembra incazzato nero, pur senza dare segni di rabbia evidenti. Clay sa di star bluffando in maniera patetica, eppure stavolta non può farne a meno. Deve sentire quello che si dirà all'incontro, deve essere il primo a sapere se torneranno a correre.
“Pensi di potermi ricattare?”
“Papà, l'elicottero sta arrivando e... Che succede?”, domanda Piero intuendo il nervosismo tra il padre e il pilota.
“Regazzoni pensa di essere più utile dei nostri avvocati al tavolo di discussione”, risponde il Commendatore come se l'interpellato non fosse presente.
Il giovane si gratta la nuca, fissando Clay e facendogli segno di tacere e non ribattere ancora. “Beh, non è una cattiva idea, onestamente. È il diretto interessato delle decisioni che prenderemo oggi, e senza Niki… La sua presenza riporta la questione sulle corse, piuttosto che sui giochi di scuderia.”
Un momento complicato: Ferrari deve confrontarsi con quel figlio che ha deciso di mettere un giorno al comando della scuderia, scegliere se far valere la sua voce di grande capo o ammettere la buona idea di Piero. Clay sa bene che è meglio non mettersi in mezzo e rimane in silenzio, aspettando la decisione del suo principale.
“Se trovi che è una buona idea, mi voglio fidare”, sospira alla fine, prima di girarsi verso il suo pilota. “Quanto a te, se oserai anche solo fiatare senza essere interpellato, giuro su Dio che non troverai una scuderia disposta a farti correre neanche in Formula 3. Ora porta il culo in pista.”
Meglio non farselo ripetere due volte. Entusiasta di questa piccola vittoria, Regazzoni sale in macchina e in pochi minuti comincia a girare a pieno regime, mostrando il meglio della sua F 312, aggredendo ogni curva con un entusiasmo che non provava da settimane. È un bene che sia già in pista quando i tre responsabili della federazione si presentano alla pista, accompagnati da una segretaria e un po' intimoriti a discutere con il pescecane della Formula 1. La dimostrazione sembra davvero casuale e il pilota non presta loro attenzione fino a quando non ha spento il motore. Nel frattempo, però, si esibisce in una decina di giri pressoché perfetti, che farebbero invidia anche a Niki, e lo scopo richiesto dal capo è ottenuto.






Angoletto dell'Autrice: E dopo una pausa lunghissima, eccomi di nuovo qua. Mi dispiace avervi abbandonato per così tanto tempo, ma prima ero in panico tesi (finire-finire-finire) e in seguito ho avuto il rifiuto totale della tastiera. Qualche giorno fa però ho comprato il dvd del film e me lo sono rivisto con calma, anche in cerca di nuovo spunti, sono finalmente riuscita a riprendere il capitolo e chiuderlo decentemente. Si tratta di un capitolo di transizione, forse, ma serve a mettere alcune delle cose che saranno importanti in seguito. Mi auguro che non risulti noioso a chi non segue le gare, al solito. A volte temo che le mie ricerche su tutto questo periodo condizionino troppo la storia, e diventino troppo didascaliche, eppure è un mondo talmente eccitante che non riesco proprio a contenermi. Comunque, spero vi sia piaciuto :)
A presto per il prossimo aggiornamento,

Rowi

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