Il Respiro Nero

di Raika
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Quattro Anni Dopo ***
Capitolo 3: *** Rivelazioni ***
Capitolo 4: *** La Proposta ***
Capitolo 5: *** Il Netherball ***
Capitolo 6: *** L'Incontro ***
Capitolo 7: *** Conoscenze ***
Capitolo 8: *** Caren vs Sinedd ***
Capitolo 9: *** La Rivelazione di Aarch e la Scoperta di Artegor ***
Capitolo 10: *** La Proposta di Artegor Nexus ***
Capitolo 11: *** Dimissioni ***
Capitolo 12: *** Nuova Vita ***
Capitolo 13: *** La Fine della Regina ***
Capitolo 14: *** Gli Shadows - Parte Prima ***
Capitolo 15: *** Gli Shadows - Parte Seconda ***
Capitolo 16: *** Lezioni di Football ***
Capitolo 17: *** Lo Smog ***
Capitolo 18: *** Una Nuova Stella ***
Capitolo 19: *** Dances and Meetings ***
Capitolo 20: *** L'Asso nella Manica ***
Capitolo 21: *** Who She Is ***
Capitolo 22: *** L'Amichevole ***
Capitolo 23: *** Rivelazioni Scottanti ***
Capitolo 24: *** La Figlia di Aarch ***
Capitolo 25: *** Only with Right Person ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Introduzione

Genesis Stadium, Finale della Galactik Football Cup.
<< Non saremo mai dovuti venire a questo incontro >> disse Bennett. << Non so perché, ma non mi sento per niente a mio agio. >>
<< Forse perché siamo nella tana dei leoni? >> rispose Artie.
<< Oh andiamo ragazzi, Clamp e Sonny sono amici, il professore non ci avrebbe mai mandato qui se non ci potevamo fidare >> esclamò Caren.
<< Be’ Bimba, sai come la penso io? >>   
 In quel momento la porta di fronte a loro si aprì facendo entrare un imponente uomo dalla testa pelata, un occhio robotico e abiti eleganti, Duke Maddox, il capo della Technoid, che venendogli incontro disse << E’ un piacere incontrarvi signori.. E signorina. >>
<< Chi noi? >> domandò Corso avvicinandosi, non si fidava affatto di lui e voleva mettere subito le cose in chiaro. << Hai portato le mappe? >>
<< Vi consegnerò le mappe ad una condizione >> rispose il vecchio lasciando tutti a bocca aperta, quello non era proprio nei programmi. << Seguiremo questa operazione in due, Corso. >>
<< I Pirati che lavorano insieme ai Technoid? >> domandò allibito Artie.
<< E’ impossibile >> fu la risposta di Bennett.
<< Sarà divertente >> esclamò invece la giovane, quelle assurde macchine da combattimento le piacevano un sacco, le trovavo buffissime, inoltre preferiva cento volte averle come amiche che come nemiche.
<< Al momento il vostro nemico è Bleylock, non i Technoid e guarda caso vogliamo entrambi catturarlo. Sono sicuro che andremo molto d’accordo >> disse soddisfatto il capo dei robot.
I tre pirati guardarono per un attimo l’uomo di fronte a loro non molto convinti, chi gli assicurava che potevano fidarsi di lui? Perché all’improvviso il signore della Technoid aveva tanta voglia di collaborare con loro? Dove era l’inganno?
<< Oh andiamo Corso! >> esclamò Caren interrompendo i pensieri del braccio destro di Sonny Blackbones. << Mai sentito il detto “il nemico del mio nemico è mio amico”? Siamo tutti sulla stessa barca e Sonny ha bisogno di noi. Più stiamo qui a pensare più rischiamo che sia troppo tardi. >>
<< Ascoltala, la ragazzina ha detto delle parole sagge. >>
Corso guardò Caren, lei si fidava di quell’uomo e Sonny si fidava di lei, quindi se Sonny considerava saggio seguire gli istinti della sua protetta lo avrebbe fatto anche lui. << E va bene. Fa strada. >>
L’insolito quintetto uscì dalla stanza per entrare in un lungo corridoio dove due robot aspettavano gli ordini del loro capitano e tutti insieme si diressero verso la sala delle vasche d’acqua potabile. Per tutto il tragitto nessuno parlò fino a che non si trovarono di fronte all’ingresso dove Duke Maddox mise la mano sulla piastra per il riconoscimento delle impronte digitali e voltandosi verso di loro disse << I miei robot entreranno per primi se non vi dispiace. >>
Le porte si aprirono e gli androidi le oltrepassarono andando dritti verso due loro simili e neutralizzandoli aprendogli così la strada.
<< Guarda guarda, robot contro altri robot. Deve essere un sogno >> disse Artie fissando l’ammasso di ferraglia abbandonata in terra.
<< Oppure un incubo.. >> rispose Caren.
<< Queste cisterne sono enormi. Credi davvero che Sonny sia qui? >> domandò Bennett stupito a Corso, che avviandosi rispose << Lo sapremo solo controllando. >>
<< Non c’è tempo da perdere, diamoci da fare. >>
<< Per una volta sono d’accordo con te Artie. Io suggerisco di dividerci, faremo prima a ispezionare tutte le cisterne >> propose la ragazza.
<< Parole sante Bimba. Ehi Corso se non stai attento la ragazzina tu rimpiazzerà come vicecapitano. >>
<< Chiudi quella boccaccia e datti da fare Bennett! >>
<< Si signore! >>
I cinque si divisero e Caren, seguita a ruota da Artie, corse verso le varie vasche osservandole tutte con attenzione. Ispezionarono per vari minuti senza ottenere risultati fono a che Bennett esclamò << Non lo troveremo mai! E’ come cercare un ago in un pagliaio ragazzi. >>
<< Ma il nostro ago è Sonny e senza di lui siamo finiti. >>
<< Sempre molto positivo eh Corso. >>
<< Va bene proseguiamo >> continuò l’uomo ignorando il commento della giovane.
Il gruppo camminò per alcuni metri fino a che Maddox, allertato dai suoi robot esclamò << Nascondiamoci! >>
All’improvviso il suono di alcuni passi rimbombò per la stanza, si stavano dirigendo verso di loro, ma prima avrebbero incontrato le carcasse dei robot fuori uso, infatti, come previsto il nuovo arrivato si fermò e parlando all’interno di un trasmettitore disse << Generale abbiamo un problema. >>
<< Tu sei il problema Baldwin! >> esclamò il capo della Technoid uscendo dal suo nascondiglio. << Ammetti semplicemente che non te l’aspettavi, come non se l’aspettava Bleylock. Fuoco! >>
Al comando del loro signore i robot annientarono gli androidi che accompagnavano il nuovo arrivato, uno di essi però nel cadere si lasciò sfuggire un colpo che andò a colpire la teca di vetro di fronte a lui infrangendola.
<< Via di qui! >>
L’incrinatura cedette e l’acqua fluì prepotente dalla sua prigionia costringendoli a fuggire per non essere spazzati via, fortunatamente il liquido trovò una sbocco nelle prese d’aria della stanza e in pochi attimi sparì, facendo tirare a tutti un sospiro di sollievo. A tutti tranne che a Corso, che accortosi che Baldwin stava scappando lo rincorse saltandogli a dosso e atterrandolo. << Dove si trova Sonny Blackbones? Rispondi! >>
<< E’.. E’ nell’.. >> cercò di dire lo scienziato senza però riuscirci a causa della mano del pirata che gli stringeva il collo.
<< Corso! Così lo soffochi! >> esclamò Caren.  
Il vicecapitano allentò la presa e il prigioniero respirando con profonde boccate rispose << E’ nell’ultima vasca. >>
<< Portaci immediatamente da lui! >>
Baldwin annuì tirandosi in piedi e, anche se controvoglia, gli guidò fino alla prigione del capo dei pirati.
Sonny infatti, si trovava sospeso in una bolla d’ossigeno all’interno della teca di vetro e stava lottando contro di essa, che a quanto pare si stava restringendo.
<< Sonny! >> esclamarono.
<< Maledizione vuole soffocarlo! >>    
Corso mantenendo il sangue freddo estrasse dalla tasca un rampino e con  mira perfetta lo lanciò verso una trave in metallo arpionandola e salendo verso di essa grazie al congegno.  Una volta su, si tuffò in acqua nuotando verso la bolla e provando a romperla, con poco successo.
<< Non ce la farà mai! >> esclamò la giovane.
<< Resisti Sonny.. Resisti Sonny >> mormorò Artie guardando impotente l’amico lottare con tutte le sue forze.
<< Devo fare qualcosa! Artie, Bennett ho bisogno che mi diate una spinta verso l’alto >>
<< E cosa vuoi fare Bimba? >>
<< Voglio aiutare Sonny! Su create un appoggio con le mani e al mio tre spingete più forte che potete. >>
I due obbedirono e Caren dopo aver preso una piccola rincorsa saltò sul trampolino improvvisato volando verso l’alto e aggrappandosi al bordo della vasca. Con l’adrenalina che le scorreva ancora in corpo si issò in verticale e dopo una piccola spinta cadde all’interno dell’acqua. Con tutta la forza che aveva nuotò verso Corso e quando lo raggiunse sfilò uno dei due affilatissimi Kanzashi dai capelli e usandolo come pugnale iniziò a colpire la sfera.
La bolla era più resistente del previsto, sembrava fatta di gomma, ogni loro colpo rimbalzava sulla sua superficie senza farle neanche un graffio.  
“Maledizione!” pensò lei picchiando più forte. “Stupida palla! E dai scoppia!”
Corso da parte sua continuò a colpire infaticabile l’involucro, doveva salvare l’amico a tutti i costi, non poteva permettere che morisse. Con quel pensiero caricò il colpo mettendoci tutta la sua forza e quando toccò la bolla la perforò facendola poi scoppiare.
<< Si! >> esclamò Caren, ma quando vide Sonny privo di sensi scivolare verso il basso, la sua voce ovattata si trasformò in un << NO!! >>
Lei e il vicecapitano si guardarono per un attimo, poi veloci nuotarono verso il basso afferrando il loro amico e riportandolo in superficie.
<< Ce l’abbiamo fatta! >> esultò la bionda prendendo profonde boccate d’aria.
<< Ce la fai Caren? >>
<< Credo di si.. >>
<< Bene, allora prendi Sonny e aggancia il rampino a quella trave la su, poi rilanciamelo e vi raggiungerò. >>
La giovane eseguì gli ordini e in pochi attimi fu fuori dall’acqua , dopo aver restituito il congegno a Corso, stese il capitano per terra e cercando di mantenere la calma provò a svegliare l’uomo.
<< Respira? >> domandò il suo compagno emerso a sua volta dalla vasca.
<< Si.. >>
<< Allora deve aver bevuto dell’acqua, dobbiamo fargliela buttare fuori. >>
<< E come? >>
<< Così! >> esclamò il pirata dando un secco colpo sul petto dell’amico che improvvisamente aprì gli occhi tossendo e sputando il liquido che aveva ingerito.
<< Sonny! >> urlò la giovane gettandosi tra le sue braccia.
<< Caren.. Corso.. Mi avete salvato >> rispose lui stringendola a sé. << Bleylock? >>
<< Se ne sta occupando Maddox >> rispose l’altro uomo.
<< Maddox? >>
<< Si, Clamp e Simbai lo hanno convinto ad aiutarci. >>
<< Questa poi.. >> rispose Sonny. << I Pirati e i Technoid.. Forza andiamo. >>
<< Ce la fai a stare in piedi? >> domandò la ragazza aiutandolo ad alzarsi.
<< Credo di si. >>
Il trio tornò ai piedi della vasca, dove insieme ai due pirati e Baldwin, trovarono anche Duke Maddox di ritorno dagli uffici del generale.
<< Bleylock? >> domandò il fuorilegge.
<< E’ scomparso. >>
Lo scienziato rise. << Il mach sarà finito a quest’ora, siete arrivati troppo tardi. >>
<< Troppo tardi?! Perché? Che cosa sta succedendo?! >> esclamò Blackbones. << Parla! >>
<< La finale si è conclusa. Non c’è niente che potete fare. >>
<< Sbagliato >> si intromise Artie premendo l’auricolare all’orecchio per sentire meglio. << L’incontro non è finito, giocheranno un altro tempo. Gli Snow Kids hanno pareggiato all’ultimo secondo. >>
<< Io credo che sia meglio che tu parli! >>
<< Vi ho detto tutto quello che so! >>
<< Ah si?! Lo vedremo. Adesso verrai con me a vedere la finale e mi dirai tutto quello che sai. >> si intromise minaccioso Maddox.
<< Va bene, va bene. Vi dirò tutto.. >> Baldwin si interruppe urlando di doloro, era stato colpito, e il gruppo si voltò verso l’origine del proiettile.
<< Adesso non dirai più niente. Non rovinerete i miei piani >> disse Bleylock dalla sua postazione.
<< Rimanete qui, io vado a prendere Bleylock! >> esclamò Sonny correndo verso il suo nemico.
<< Sonny! >> esclamò Caren provando a seguirlo, ma venendo bloccata da Corso che prendendola per un braccio disse << Caren no! Gli saresti solo d’intralcio. >>
<< Devo aiutarlo! >> urlò la giovane provando a liberarsi.
<< Lo vuoi capire che non puoi fare niente per lui! >> disse Corso tenendo salda la presa sul suo braccio, ma quando un’improvvisa scossa lo colpì la lasciò andare. << Ahi! Ma che diavolo.. >>
<< Non.. >> La scossa aveva percorso anche tutto il corpo della giovane dandogli una tale scarica di adrenalina da farla riprendere subito. << Scusa Corso! Devo aiutare Sonny! >>
<< Bimba no! >> esclamò Bennett, ma Caren era già lontana e nessuno avrebbe potuto fermarla.
La ragazza corse a tutta velocità fino alla fine del corridoio e proprio come aveva fatto il pirata si arrampicò sulla grata fino a raggiungere il piano superiore dove era situata una porta aperta. Veloce la imboccò, portava ad un altro lunghissimo corridoio che si concludeva con un ascensore, ascensore che stava salendo.
<< Maledizione! Non li raggiungerò più! >>
Doveva farsi venire un’idea e anche alla svelta, presto Bleylock e Sonny sarebbero arrivati all’ultimo piano e lei non avrebbe potuto fare niente per aiutare il suo amico. Ad essere sincera non sapeva perché si era impuntata sul fatto di voler aiutare Sonny, sapeva che lui era perfettamente in grado di cavarsela anche da solo e che una ragazzina di appena quindici anni non avrebbe potuto fare molto per aiutarlo, però qualcosa le diceva di andare.
I minuti passavano e Caren non era ancora riuscita a farsi venire un’idea per raggiungerli, poi ebbe un improvviso lampo di genio, certo era pericoloso e assolutamente stupido, però doveva pur tentare. Sicura si sporse verso il buco dell’ascensore, poi togliendo dai capelli il Kanzashi lo lanciò verso uno dei lunghi cavi tagliandolo e lasciandolo scivolare giù, certo era un po’ in alto, ma se si fosse arrampicata sul tubo davanti a lei ci sarebbe arrivata benissimo. Così veloce saltò iniziando la sua scalata e recuperando il suo bastoncino, con cui tagliò altri cavi che l’aiutarono ad arrivare all’ultimo. La sua corda improvvisata era un po’ lontana, per arrivarci doveva saltare, così Caren iniziando ad oscillare si diede la spinta necessaria per il balzo afferrando l’altro cavo appena in tempo per evitare di precipitare con il precedente.
<< Fiù! >> sospirò. << C’è mancato poco 'sta volta. >>
In quel momento ringraziò mentalmente Corso per le sue lezioni in cui l’aveva tormentata con flessioni, addominali e corse, poi recuperando il controllo salì fino ad un condotto dell’aria, lo stesso in cui aveva visto sparire il piede del suo amico. Molto lentamente vi entrò e tirando un sospiro di sollievo voltò le spalle all’ascensore strisciando gattoni fino ad un’apertura dalla quale si calò, non sapeva perché fosse così sicura che quella fosse la strada giusta, però qualcosa le diceva di si e infatti aveva ragione. Appena in cima alla scalinata che portava sul tetto della struttura, Caren vide apparire la testa di Bleylock, come se qualcuno ce lo avesse appena scaraventato.
<< Si!!! Gli ho trovati >> esclamò lei correndo per la rampa e uscendo all’aria aperta appena in tempo per vedere Sonny gettarsi nel nulla alla rincorsa delle sfera contenente il Metaflusso.
<< NO! >>
Il generale si rialzò soddisfatto e come se non avesse sentito l’esclamazione della nuova arrivata si diresse verso il bordo del grattacielo. Una maschera di rabbia gli storse il viso quando si accorse che Sonny Blackbones era ancora vivo, appeso ad una trave e con la sfera sana e salva tra le sue braccia.
Il generale urlò furioso e inginocchiandosi percorse gattoni l’asta di metallo e una volta sopra l’uomo iniziò a premere sulla sua faccia per farlo cadere.
<< Sonny! >> urlò la giovane.
Sentendo la sua voce il capo dei pirati reagì e con forza morse la mano del suo avversario facendogli perdere l’equilibrio e lasciandolo a suo volta appendersi a mezz’aria attaccato all’unico appiglio.
<< E’ finita. Arrenditi Bleylock. >>
<< Mai! Il meta flusso è mio! >> esclamò lui cercando di prenderlo, ma diminuendo la presa sul palo e scivolando giù cadendo nel vuoto.
Caren chiuse gli occhi, poi quando l’urlo dell’uomo si fu spento corse al bordo della struttura dicendo << Sonny. Grazie al cielo stai bene. >>
<< Caren, che ci fai qui? >>
<< Non importa. Lascia che ti aiuti. >>
<< Okay. Prendi il Metaflusso. Mi raccomando tienilo stretto e non farlo cascare. >>
<< Va bene >> rispose lei allungando la mano ed afferrando saldamente la sfera.
Nel momento stesso in cui le calde mani di Caren toccarono la palla di vetro il fluido contenente in essa si illuminò e una forte scarica elettrica, molto simile a quella che aveva provato con Corso, ma molto più forte, colpì la giovane facendola urlare di dolore. Nonostante però tenerlo tra le braccia le provocasse un male indescrivibile lei non lasciò mai la presa su di essa neanche quando perse i sensi con la voce di Sonny nelle orecchie che disperato  urlava il suo nome.

Erano passati quattro anni da quando quella scossa colpì Caren, ma lei non dimenticò mai il dolore provato e da allora molte cose cambiarono.

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Capitolo 2
*** Quattro Anni Dopo ***


Quattro Anni Dopo

<< Sonny. Grazie al cielo stai bene. >>
<< Caren, che ci fai qui? >>
<< Non importa, lascia che ti aiuti. >>
<< Okay. Prendi il Meta-Flusso. Mi raccomando tienilo stretto e non farlo cascare. >>
<< Va bene >> risposi allungando la mano a prendendo la sfera che l’uomo mi passava. Sapevo che non appena l’avrei toccata avrei sentito un dolore lacerante percorrermi tutto il corpo, avevo già vissuto quell’esperienza, eppure la presi ugualmente preparandomi alla scossa, ma quando la palla scivolò nelle mie mani non successe niente. Stupita la guardai senza capire perché, poi il Meta-Flusso si illuminò iniziando a suonare, era un suono famigliare, come di una sveglia, poi capì: era la sua sveglia!

<< Oddio! >> esclamò Caren svegliandosi di colpo e guardando dritto verso l’orologio di fronte a sé, erano le otto e lei era in super ritardo! << No! No! NO! >>
Velocissima si alzò correndo in cucina a recuperare qualcosa per fare colazione, poi mangiando un cornetto tornò in camera alla ricerca dei suoi vestiti e alla fine, dopo averli indossati scivolò verso il bagno dove dopo essersi lavata e pettinata si catapultò fuori l’appartamento correndo a perdifiato verso la sua postazione di lavoro.
Caren Merensi era una giovane ragazza di appena diciannove anni dai profondi occhi azzurro-grigio posizionati su un delicato visino da fata contornato da biondi capelli mossi lunghi fino a metà schiena, che scivolavano delicati lungo il suo corpo affusolato, ma dalle morbide forme, insomma era una bella ragazza e proprio grazie alla sua bellezza era riuscita a non farsi ancora licenziare.
<< Scusate il ritardo! >> esclamò la giovane entrando di corsa nelle cucine del bar attraverso l’entrata riservata al personale e sbattendo contro Gelsionia Barrek, detta Gelsi, la sua responsabile.
<< Bene, bene, bene. Finalmente abbiamo deciso di presentarci è signorina Merensi? >> disse Gelsi sbattendo nervosamente la penna sul suo blocco.
<< Mi scusi! Mi scusi tantissimo signora Barrek, non ho sentito la sveglia e mi sono alzata tardi. >>
<< Questo mese è, fammi pensare.. L’ottava volta che non senti la sveglia mi sbaglio? >>
Caren provò a rispondere, ma la donna la cui età si avvicinava più alla quarantina che alla trentina, esclamò << No che non mi sbaglio! Signorina Merensi dovrò fare rapporto al direttore per queste sue continue mancanze! >>
La ragazza annuì per niente impressionata, tutti i mesi la Barrek dava di matto a causa dei suoi continui ritardi e andava ai piani alti a scatenare un finimondo ricevendo come sempre la stessa risposta: “Si signora Barrek, prenderemo provvedimenti”. Provvedimenti che però mai arrivavano, dato che licenziare Caren avrebbe voluto dire perdere buona parte della clientela maschile che veniva lì per lei e questo il bar non poteva assolutamente permetterselo.
<< E non faccia quella faccia strafottente signorina! Questa volta non la passerà liscia! >> urlò la donna uscendo dalle cucine. << E adesso si metta a lavoro! >>
<< Si signora >> rispose lei prendendo il grembiule e allacciandoselo alla vita, fortunatamente aveva avuto l’accortezza di indossare la divisa a casa.
Finalmente pronta entrò nel bar già pieno di gente mettendosi subito al lavoro per prendere le ordinazioni.
<< Allora ce l’hai fatta ad arrivare >> la salutò Arianne, una giovane dai corti capelli rossi e gli occhi verde bottiglia, sua collega e amica.
<< Buongiorno Arianne. La Barrek ha dato in escandescenza. >>
<< Alè! E anche questo mese è andato. >>
Le due risero separandosi poi per svolgere il loro compito. Caren fece il suo giro di tavoli prendendo le ordinazioni e portandole ai clienti nel minor tempo possibile fino a che una voce famigliare non attirò la sua attenzione chiamandola << Oh Bimba! >>
Poteva essere solo una persona, solo un uomo la chiamava in quel modo e quell’uomo era << Bennett! >>
<< Dolcezza! Sono felice di vedere che finalmente sei arrivata >> esclamò il pirata.
La ragazza corse verso di lui abbracciandolo e notando con piacere che non era cambiato per niente, aveva i soliti capelli biondi sbarazzini, i suoi soliti occhiali dalle lenti rosse, le sue cuffie, il suo cappello.. Era sempre il solito stravagante Bennett.
Accanto a lui sedeva un giovane ragazzo dalla pelle scura, i capelli castano rossicci e gli occhi marroni: Artie. Anche lui abbracciò con calore la ragazza che una volta staccatasi dai due esclamò << Ragazzi! Come state? E’ bello rivedervi! >>
<< Noi stiamo benissimo, alla grande e anche tu a quanto pare sei in gran forma >> rispose il biondo.
<< Grazie. Cavolo ne è passato di tempo.. >>
<< Già. Due anni.. >>
<< Mi siete mancati un sacco ragazzi! >> esclamò lei abbracciandoli nuovamente. Cavolo come era volato il tempo, erano già due anni che aveva lasciato i pirati con le poche cose che aveva per viaggiare di pianeta in pianeta fino a tornare al Genesis Stadium dove tutto era iniziato.
<< Anche a noi! >> rispose il ragazzo.
<< Ma ditemi, che ci fate qui? >>
<< La G.F. Cup sta per iniziare e Sonny vuole stare vicino a suo figlio. >>
Al nome del capo dei pirati il grande sorriso della ragazza si spense, l’uomo non aveva preso bene la sua decisione di andarsene, per lui era stata come una seconda figlia e per lei lui era stato il padre che non aveva mai avuto. Caren aveva riflettuto molto prima di decidere di partire, però Sonny nonostante lei gli avesse spiegato il motivo, aveva interpretato il suo viaggio come un abbandono e un tradimento e da allora avevano tagliato i ponti non sapendo più niente l’uno dell’altra, ma incaricando Corso, il suo burbero vice, di tenere d’occhio ogni suo spostamento e informarlo se fosse stata in pericolo, ma solo in quel caso.
<< Lui come sta? >>
<< Bene.. >>
<< E’ ancora arrabbiato? >>
<< Nah, è felice come.. >> disse Bennett, ma venendo interrotto dalla bionda che esclamò << Bennett preferisco la verità. >>
<< E va bene, si è ancora arrabbiato. Pensa che sei diventata un argomento tabù in sua presenza, però sono sicurissimo che se tu ci andassi a parlare.. >>
<< No. Non posso.. >>
<< Oh andiamo Caren! >> esclamò Artie. << Sonny ti vuole bene, sei come una figlia per lui, se tu tornassi tutto tornerebbe come prima. >>
<< La mia vita è qui ora Artie. E’ un anno che sono al Genesis Stadium e sento di essere vicina alla soluzione. Non posso abbandonare tutto ora. >>
<< Caren.. Stai correndo dietro a questa cosa da quanto? Tre, quattro anni? Hai mai pensato che forse quella sfera di Meta-Flusso ha reagito a te solo per puro caso? >>  domandò il biondo.
<< E allora come mi spieghi tutti quei dolori ogni notte? E quelle scariche di adrenalina improvvise? >>
<< Non me le spiego. Tutto qui.. >>
<< Bennett io ho bisogno di capire.. Sonny non mi ha mai voluto parlare del Meta-Flusso e di cosa sia, ma io devo saperlo.. Devo trovare qualcuno che possa spiegarmelo e io sono sicura che quel qualcuno sia qui.. >>
L’uomo sospirò, quella giovane era davvero testarda, quando si metteva in testa qualcosa era davvero impossibile fermarla. << Beh allora buona fortuna. Ti auguro di trovare al più presto le risposte che cerchi e ricordati, che per qualsiasi cosa noi ci siamo. >>
<< Grazie ragazzi! Vi adoro! >>
<< Anche noi Bimba.. Anche noi >> sussurrò Bennett stringendola insieme ad Arti tra le braccia.
In quel momento Gelsionia Barrek, ritornata dagli uffici del direttore senza aver ottenuto niente, rientrò nel suo bar e vedendo la ragazza di cui non riusciva a sbarazzarsi oziare urlò << Merensi! >>
<< Oddio l’arpia è tornata! E’ stato bello rivedervi ragazzi. Ci vediamo! >>
<< A presto Bimba.. >> mormorò l’uomo alzando leggermente il cappello in segno di saluto. Bennett ne era sicuro, quel periodo era solo un momento di passaggio, presto il loro pulcino sarebbe tornato all’ovile.

Erano passati quattro anni dall’ultima volta che gli Snow Kids avevano vinto la Galactick Football Cup diventando la prima squadra di Akillian a stringere tra le mani l’ambita coppa ed ora dopo tutti quegli anni i giovani campioni tornavano al Genesis Stadium per ritentare l’impresa.
La navetta atterrò al porto e i sei ragazzi, l’allenatore e il tecnico scesero venendo immediatamente sommersi dai giornalisti e dai fan che scatenati cercavano di toccare o almeno sfiorare i loro idoli.
<< Ma non dovevamo arrivare senza che nessuno lo sapesse? >> domandò Aarch.
Clamp alzo le spalle. << A quanto pare c’è stata una fuga di notizie. >>
<< Ricordami di non informare mai più nessuno dei nostri spostamenti. >>
<< Lo farò. >>
Il gruppo, scortato dalla sicurezza venne condotto al Genesis Hotel, dove finalmente poterono tirare un sospiro di sollievo.
<< Cavolo! Dopo quattro anni sono ancora più scatenati. Per poco non ci ho rimesso la giacca >> esclamò Micro Ice, il giovane attaccante dai capelli neri e gli occhi azzurro ghiaccio.
Al suo fianco Jok - capelli rossi e occhi verdi - rise e mettendogli una mano sulla spalla disse << Caro Micro Ice, questo è il prezzo da pagare per la fama. >>
<< Ma smettila! >> rispose l’altro ridendo a sua volta.
Aarch in testa alla fila si diresse verso il banco informazioni dove l’uomo alla reception entusiasta gli andò incontro esclamando << Benvenuti al Genesis Hotel, è un onore avere i campioni della G.F. Cup come nostri ospiti. Venite, vi mostro subito le vostre stanze. >>     
Il commesso scortò gli Snow Kids al loro piano indicandogli le loro camere e informandogli che per qualsiasi necessità potevano premere il tasto indicato con “Supporto” e il loro aiutante personale sarebbe subito venuto da loro per qualsiasi cosa.  
<< Grazie mille >> disse l’allenatore, poi una volta che l’impiegato dell’hotel se ne fu andato prese la parola attirando l’attenzione dei suoi giocatori dicendo. << Bene ragazzi, è inutile che vi faccia le solite raccomandazioni, ormai penso siano abbastanza chiare per tutti. Per oggi avete la giornata libera, ricominceremo gli allenamenti domani. Mi raccomando non dimenticate l’intervista di stasera, ci vediamo nella hall alle otto, puntuali. >>
I ragazzi annuirono, poi dividendosi a coppie come di consueto - Tia con Mei, Micro Ice con Joke e Thran, in assenza di suo fratello, con Rocket - sparirono nelle loro camere.
Anche Aarch e Clamp si coricarono nelle loro stanze e l’ex giocatore sospirando si sedette sul letto, era preoccupatissimo per Ahito. Il portiere degli Snow Kids, infatti, era stato colpito da un’inspiegabile malattia durante uno dei loro allenamenti e da allora non si era più svegliato mandando tutti in crisi a causa della preoccupazione e lasciando la squadra senza portiere.
<< Speriamo che Simbai trovi una soluzione al più presto.. >> sussurrò l’uomo stendendosi sul letto e chiudendo gli occhi addormentandosi. Era così stanco.       
Le ore passarono e quando l’allenatore si svegliò un irritante suono continuo lo accolse. Frastornato di tirò su a sedere guardandosi intorno alla ricerca dell’origine del rumore, poi capì: era il campanello.
<< Che succede? >> sussurrò alzandosi e andando ad aprire la porta. << Clamp. >>
<< Ah sei qui allora >> disse l’ometto dagli scarruffati capelli grigi e gli occhi marroni nascosti dalle lenti degli occhiali.
<< Perche dove dovrei essere se no? >>
<< Be’, per esempio nella hall con i ragazzi. >>
<< Cosa?! >> esclamò Aarch guardando l’orologio, Era in super ritardo.
Lasciando la porta aperta, corse in bagno, dove con l’acqua fredda si bagnò il volto, poi passandosi le mani tra i capelli candidi gli sistemò per rendersi più presentabile, infine guardò il suo riflesso allo specchio e fissandosi negli occhi azzurro-grigio si disse << Stai perdendo colpi amico. >>
<< Aarch muoviti altrimenti farete tardi. >>
<< Arrivo >> rispose l’uomo uscendo dalla stanza e dirigendosi nella hall dove i suoi ragazzi, tutti elegantissimi, lo attendevano.
<< Zio Aarch.. >> lo salutò Rocket, venendo però interrotto dal mister che senza neanche fermarsi andò diretto  alla navetta che gli attendeva. << Non dite niente. Su muoviamoci. >>
I sei giovane lo seguirono salendo sul mezzo ed eccitati attesero l’arrivo agli studi televisivi, erano davvero su di giri, avrebbero avuto un intervista tutta per loro come campioni della Galactik Football Cup.  
Arrivarono agli studi televisivi dieci minuti prima della loro entrata in scena, facendo tirare un sospiro di sollievo a tutto lo staff del programma che ormai aveva perso le speranze.
<< Finalmente! >> esclamò il regista, che parlando poi all’interno di un auricolare disse << Callie, Nork sono arrivati. >>
I ragazzi sentirono la squillante voce della commentatrice dire << Nork devo interromperti, mi dicono che sono arrivati. Signore e signori, accogliamo con un grande applauso i vincitori della Galactik Football Cup! I favolosi Snow Kids! >>
<< Forza è il vostro momento! >> esplose il regista spingendoli verso il palco uno ad uno.  
Finalmente i tanto amati campioni  fecero la loro comparsa in scena tra la gioia del pubblico che urlava il loro nome e coriandoli di carta come coreografia. Per primo arrivò Joke, elegante e completamente a suo agio nella sua giacca e cravatta scuri, poi Rocket con un look più sportivo, ma sempre adatto per l’occasione; dietro di lui Tia, fantastica nel suo abito da sera verde smeraldo che le metteva in risalto il decolté; al suo fianco Mei, bellissima come un sogno, vestita di viola e completamente a suo agio davanti alle telecamere; poi arrivò Aarch salutando tutti amichevolmente; infine con la sua entrata teatrale arrivò anche Micro Ice che venne sommerso da una raffica di foglietti colorati, venendo aiutato da Thran, come sempre tutto d’un pezzo.
Il gruppo si sedette e l’allenatore prendendo la parola disse << Grazie Callie e grazie Nork. Siamo onorati di essere qui stasera. >>
<< No è l’intere redazione sportiva di Arcadia News ad essere onorata >> rispose la donna dai fluenti capelli rossi, iniziando subito l‘intervista. << Ma complimenti a parte Aarch, quello che tutti vogliono sapere è come vi state preparando alla conquista della seconda G.F. Cup. Come pensate di bissare il successo? >>
<< Entrando in campo e gettando il cuore oltre l’ostacolo. Non è mai una passeggiata difendere un titolo, quindi dovremo restare freddi e concentrati nonostante la pressione, per dare il meglio di noi stessi e cercheremo di farlo con lo stesso metodo dell’altra volta, cioè preparandoci a fondo e facendo gioco di squadra. >>
<< E potrete contare sul dodicesimo uomo in campo Aarch: i tifosi di Akillian. Ma prima che abbia inizio la vostra seconda avventura nella G.F. Cup, c’è un altro evento che catturerà la nostra attenzione >> aggiunse la commentatrice rivolgendosi al suo collega. << Benissimo Callie, e ci riferiamo come avrete capito all’All Star Match. Quest’anno saremo particolarmente orgogliosi di Aarch che allenerà l’All Star Team e del nostro capitano Rocket, che giocherà con le All Star nell’incontro che le opporrà all’ultima generazione di droidi creati dai Technoid. >>
Fragorosi applausi esplosero in tutta la stanza facendo arrossire leggermente il giovane ragazzo che contento sorrise a tutti ringraziando con i suoi profondi occhi gialli.
<< Allora Rocket, immagino sarai entusiasta di giocare accanto al grande Warren? >> domandò Callie.
<< Sono onorato di partecipare all’All Star Match e di poter giocare accanto a tante stelle del Galactik Football >> rispose il giovane guardando gli splendidi occhi verdi di Tia, che dolcemente gli sorrideva. << E’ un’occasione unica nella vita di un calciatore e io ne sono davvero orgoglioso. >>
<< Lo siamo anche noi Rocket, puoi esserne certo. Aarch vedo che manca uno Snow Kids, il portiere Ahito, non dirmi che è rimasto a dormire? >>
<< Ahito non ha potuto partecipare a questa trasmissione, ma vi assicuro che come i suoi compagni di squadra è entusiasta di partecipare alla G.F. Cup e anche lui non vede l’ora di entrare in campo >> rispose Aarch distogliendo lo sguardo dagli indagatori occhi viola della reporter, come se avesse paura che potesse intravedere la bugia.
<< E tu Mei, come ti senti a pochi giorni dell’inizio della G.F. Cup? >>
<< Be’, sento di più la pressione stavolta e gli allenamenti sono più duri rispetto a quattro anni fa, però sono felicissima di poter partecipare nuovamente alla G.F. Cup è un’ulteriore opportunità per migliorarmi sia come giocatrice che come persona. >>
<< Ne siamo assolutamente sicuri e non vediamo l’ora di vedervi di nuovo in campo con il vostro strabiliante gioco! >>
<< Anche noi Callie e state certi che non vi deluderemo >> intervenne Joke, seguito subito a ruota da Micro Ice che esclamò << Esatto amico e se non è vero, mangio tre porzioni di salcicce e crauti! >>
Tutti scoppiarono a ridere, Micro Ice era sempre il solito e anche Aarch tornò alla realtà dai suoi pensieri appena in tempo per sentire la cronista dire << Speriamo non ce ne sia bisogno Micro Ice, a tra poco amici. Un minuto di pubblicità. >>

<< L’All Star Match è sponsorizzato dai Technoid. Mantenere la pace nella galassia è compito loro, i Technoid vi rendono la vita più bella >> disse un’anonima voce femminile alla televisione del Genesis Bar, venendo poi rimpiazzata da una maschile che esclamò << All Star Match! Genesis Stadium! Le stelle del Galactik Football giocheranno insieme per voi! Warren. Kernor. Luur. Lun Zaera. Sinedd. Rocket. Stevens. Contro i Technodroidi V-3, l’imbattibile team di ultima generazione costruito dai Technoid. All Star Match! Non vi conviene perderlo! >>
Caren sbuffò, erano ormai un paio di mesi che non si parlava d’altro, poi consegnò le bibite e i panini ad un tavolo di quattro svampite ragazze, che tutte eccitate fissavano la televisione dove Callie Mystic, di fronte ai sei spumeggianti Snow Kids e il loro allenatore esclamava << Grazie a tutti per aver seguito questo special dal Genesis Stadium. Da parte mia e di Nork, buona notte e go Snow! GO! >>
In quello stesso momento anche le quattro esclamarono la stessa frase facendo sussultare la cameriera che esterrefatta guardava il televisore. Allora lui era lì, era al Genesis Stadium! Era così vicino che forse avrebbe anche potuto incontrarlo! Doveva essere felice no?! Eppure non poteva fare a meno di essere nervosa.
<< Scusa? >> la chiamò una ragazza biondo platino seduto al tavolo.
<< Si? >>
<< Potresti portarci della maionese e della senape? >>
<< Arriva subito. >>
Quando Caren tornò dalle sue clienti lasciando le loro ordinazioni una di loro aveva appena chiuso il telefono esclamando << Oh è davvero una rottura mio padre! >>
<< Davvero è! Ma non ti lascia mai in pace? >> chiese la bionda.
<< No, non fa altro che tormentarmi con le sue preoccupazioni, per non parlare poi di tutte le lotte che mia madre deve fare per farmi dare i soldi che mi spettano ogni mese dal loro divorzio! Quel tirchio non vuole mai sganciare! Sapete cosa sarebbe bello? >>
<< Cosa? >> domandò una brunetta addentando il suo panino.
<< Avere come padre Aarch. Sarebbe davvero uno spasso! Bei ragazzi.. Un sacco di soldi.. Popolarità.. Sconti in tutti negozi.. >>
La cameriera le guardò aggrottando la fronte, davvero quelle ragazze avrebbero voluto avere lui come padre solo per quello che era? Davvero non avevano mai pensato alle conseguenze che avrebbe portato avere come genitore un allenatore del suo calibro?
<< E non dimenticare, Snow Kids tutti i giorni! >> aggiunse una rossa tutto pepe.
<< Oh sarebbe davvero fantastico! Cosa darei per avere lui come padre invece che quella zecca! E’ davvero un’idiota, lo odio e anzi, se non si sbriga a portarmi i soldi di questo mese dico alla mamma di andare dall’avvocato. Così sarà la volta buona che lo rovino del tutto! >>
A quelle ultime parole le quattro risero e Caren ancora in piedi di fronte a loro rimase a bocca aperta, quella ragazzina era davvero un’insopportabile viziata, lei avrebbe dato qualsiasi cosa per avere un padre anche poco presente e con tutti i difetti del mondo, invece le era toccato convivere con l’ombra del suo genitore senza mai poter avere una carezza, un abbraccio, una parola dolce e si, anche qualche strigliata. Quella ragazza invece odiava così tanto il padre da volerlo addirittura rovinare!
<< E’ già.. Dovrebbe essere davvero uno spasso.. Chi sa come è Aarch come padre? >>
La collera di Caren iniziò a montare e quando la giovane riprese a lamentarsi del padre, esplose << Come sarebbe Aarch come padre?! >>
Le quattro sussultarono spaventate, non si erano accorte che la cameriera era sempre lì.
<< Ve lo dico io come sarebbe! Sarebbe un pessimo padre! Sempre assente, interessato solo alla sua preziosa squadra! Un uomo a cui non importerebbe niente al di fuori di quello stupidissimo gioco! Non ci sarebbe niente di bello nell’essere sua figlia.. Nessun bel mondo come immaginate voi! Sareste sempre sole, senza mai nessuno che vi dice qualcosa di dolce, che vi dice quanto siete brave! Senza nessuno che vi da una bella strigliata quando ve lo meritate.. Bella vita non è vero?! Essere la figlia del grande Aarch vorrebbe dire crescere da sola perché per lui non avreste nessun valore! >> esclamò la giovane sbattendo lo scontrino sul tavolo e andandosene.
Il quartetto guardò senza parole la ragazza allontanarsi, poi una di loro riprendendosi da quella sfuriata disse << Wow.. Quella ha davvero dei problemi.. >>
In quello stesso momento Arianne, a pochi tavoli di distanza, lanciò tutto verso il bancone per seguire l’amica fuori dal locale. Ma che diavolo le era preso?! Era la prima volta che la vedeva perdere il controllo cosi e soprattutto per una sciocchezza del genere.
<< Caren! >> la chiamò la rossa senza però ricevere risposta. << Caren! Caren maledizione ti vuoi fermare! >>
<< Che accidenti vuoi?! >> urlò la ragazza voltandosi di scatto. Aveva le lacrime che le rigavano il suo bel viso e con forza stringeva un ciondolo ovale tra le sue delicate mani.
<< Che ti succede? >>
<< Niente! >>
<< Stai piangendo.. >> rispose Arianne avvicinandosi all’altra e stringendola tra braccia.
Le due rimasero in silenzio per vari minuti, l’unico suono che si sentiva erano i piccoli singhiozzi della giovane che, lasciandosi cadere a terra, poggiò la testa sulle ginocchia nascondendo il volto.
<< Caren.. >>
<< E’ tutto a posto.. >> rispose lei alzandosi in piedi di scatto.
<< Lo sai che sei una pessima bugiarda? >>
Caren sospirò, poi asciugandosi un’ultima lacrima disse << Cosa mi diresti se ti chiedessi come sarebbe essere la figlia dell’allenatore degli Snow Kids? >>
<< Ti direi che probabilmente sarebbe uno spasso.. >>
<< E se ti dicessi che non è assolutamente vero? >>
<< Ti chiederei come fai a saperlo. >>
<< E se ti dicessi che lo so perché l’ho provato sulla mia pelle? >>
Arianne guardò l’amica confusa, lei e Caren si conoscevano da quasi un anno, però non sapeva quasi  niente di lei, della vita della ragazza prima di arrivare a Genesis non sapeva assolutamente niente, come non sapeva niente dei suoi genitori ne della sua infanzia. Ad essere sincera non sapeva niente nemmeno della sua adolescenza, l’uniche cose che conosceva era quelle minime che di solito si dicono quando si fa amicizia, nonostante questo però Arianne le era affezionata e vederla in quello stato le faceva male.
<< Caren che stai cercando di dirmi? Non capisco.. >>
<< Aarch è mio padre.. >>
<< Cosa?! >>
<< Sono la figlia dell’allenatore degli Snow Kids. >>   
La rossa rimase a bocca aperta. << Mi stai dicendo che Aarch, il numero dieci e capitano degli Akillian, il famoso attaccante degli Shadows e oggi allenatore della più giovane squadra vincitrice della Galactik Football Cup è tuo padre?! >>
<< Si.. >>
Arianne la fissò per alcuni attimi sbalordita, poi passando allo stato eccitato esclamò << Ma  è fantastico! >>
<< No che non lo è! >>
<< Hai ragione non lo è affatto >> rispose l’altra cambiando subito umore per regolarlo a quello dell‘amica. << E perché non lo è? >>
<< Perché è un pessimo padre! Ecco perché non è una splendida notizia! >>
<< Be’ tutti i padri sono un po’ pessimi.. >>
<< Arianne! >>
<< Okay, okay scusa.. È un pessimo padre va bene. Posso farti una domanda? >>
Caren alzò le spalle, ormai il suo prezioso segreto era andato a farsi friggere.
<< Ma lui sa della tua esistenza? Insomma, è a conoscenza del fatto che ha una figlia a giro per la galassia? >>
<< Si però.. >> rispose la ragazza venendo interrotta dalla squillante voce di Gelsionia Barrek, che venuta a conoscenza del piccolo incidente, urlò << Caren Merensi! Subito nell’ufficio del direttore! >>
<< Ohi - ohi.. Mi sa che questa volta sono davvero nei guai.. >>
<< Merensi!!! >>
<< Arrivo signora Barrek. >>
<< Ma ehi! >> esclamò Arianne. << Hai un sacco di cose da spiegarmi! >>
<< Facciamo così, vieni da me domani e ne parliamo >> concluse Caren correndo di corsa verso la sua aguzzina che con un sorrisetto soddisfatto le disse << Questa volta come te la caverai eh Merensi? >>

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Capitolo 3
*** Rivelazioni ***


Rivelazioni

Il mattino successivo, come concordato, Arianne si presentò di buon ora a casa dell’amica. Eccitata salì tutte le scale fino al terzo piano a corsa, poi lisciandosi i capelli rossi come se fosse l’appuntamento più importante della sua vita, si posizionò di fronte alla porta dell’appartamento numero 12 e senza voltarsi esclamò << Devis ti vuoi dare una mossa! >>
Devis Ramirer, il fratello ventitreenne di Arianne dai gentili occhi verdi e i capelli castani, arrivò al pianerottolo imprecando per la fatica. Quella testa matta di sua sorella lo aveva tirato giù dal letto all’alba e costretto a vestirsi in cinque minuti per poi trascinarlo alla velocità della luce fino al terzo piano di quello stupidissimo condominio. E tutto per fare due chiacchiere con l’amica! Certo anche lui era molto affezionato a quella ragazza, anzi era quasi una seconda sorella, ma andarla a svegliare nel bel mezzo dell’alba durante il suo giorno di riposo non era proprio il suo più grande desiderio.
<< Forza! >> lo rimproverò sua sorella prendendolo per una manica e tirandolo al suo fianco, per poi suonare il campanello.
Passarono alcuni minuti, poi la porta si aprì e un assonnatissima Caren, con i capelli arruffati e solo un camicia di qualche taglia di troppo come pigiama, apparve sbadigliando << Si..? >>
<< Buongiorno! >> esclamò Arianne.
<< Arianne? Devis? Che ci fate qui a quest’ora? >>
<< Non dirlo a me, io ero nel letto fino ad un quarto d’ora fa >> rispose il ragazzo dandole un lieve bacio sulla guancia ed entrando.
L’appartamento di Caren era una piccola struttura di quattro stanze: cucina, salotto, bagno, camera con balcone più corridoio di passaggio. Era piccola, ma accogliente, infatti la ragazza aveva fatto in modo di non farsi mancare niente e a poco a poco mettendo da parte i suoi risparmi, aveva fatto in modo di darle un tocco più personale.  
I quattro si diressero in cucina, dove la padrona di casa, dopo averli fatti accomodare al tavolo chiese << Volete qualcosa? >>
<< No, abbiamo portato la colazione noi >> rispose la Ramirer soddisfatta poggiando di fronte a loro una busta con varie paste, due bicchieri da trasporto con cappuccino e uno con succo di mirtillo.
<< Grazie >> disse l’altra lasciandosi cadere a sua volta su una sedia. << Adesso vuoi spiegarmi che ci fate qui? >>
<< Non ti ricordi? Me lo hai detto tu di venire.. Ieri sera.. Retro del bar.. >>
<< Ah si! Ora ricordo.. Ma io non intendevo all’alba! Oh Arianne, sai che ore sono?! >>
<< Non importa. Non stavo più nella pelle dalla curiosità. >>
<< Qualcuno può spiegarmi cosa succede? >> domandò Devis addentando un soffice cornetto al cacao, venendo però ignorato.
<< Prima però dimmi come è andata con il direttore. >>
<< Sei stata richiamata dal direttore? >> aggiunse nuovamente il ragazzo con lo stesso effetto della volta precedente.
<< Come sempre. L’arpia si è messa a strillare che il mio comportamento era inaccettabile, che ero una vergogna per il bar e che la soluzione migliore era licenziarmi in troco. Il direttore ha fatto finta di ascoltarla per tutto il tempo, poi ha detto che stavo lavorando troppo e che quello di ieri era stato solo un crollo dovuto alla stanchezza dandomi poi un paio di giorni di ferie e facendo venire quasi una crisi isterica alla Barrek. >>
Arianne rise. << Oh quanto mi sarebbe piaciuto vederla! >>
<< In effetti faceva morire dal ridere. >>
<< Bene e adesso parliamo di cose serie.. Su avanti racconta. >>
Devis che stava buttando giù il suo secondo cornetto deglutì e confuso chiese << Scusate se io comune mortale mi intrometto nei vostri discorsi ultraterreni, ma qualcuno  potrebbe spiegarmi cosa succede? >>
A quel punto sua sorella lo degno finalmente di una risposta e frettolosa spiegò << Caren ci racconterà la sua storia. Adesso sta zitto e ascolta! >> E così dicendo gli infilò in bocca un’altra brioche tornando poi a dedicare tutte le sue attenzioni all’amica.
La ragazza sospirò, il momento della verità era arrivato. Era giunto il momento di svelare qualche piccolo frammento del suo passato. Ma era davvero pronta? Forse no, ma infondo ormai non poteva più tirarsi indietro e poi non avrebbe rivelato tutto tutto, qualche piccolo segreto se lo sarebbe tenuto per sé. Così guardando i suoi amici iniziò a raccontare << Il mio nome completo è Caren Erina Merensi e sono nata diciannove anni fa su Akillian. Mia madre era Miriana Merensi numero sei e difensore degli Akillian, mentre mio padre è Aarch.. >>
A quelle parole un boccone andò di traverso al ragazzo che tossendo e venendo aiutato dalla sorella a buttare giù esclamò << Cosa?! Tua madre era.. E tuo padre.. Sei la figlia della miglior giocatrice femminile degli Akillian e dell’allenatore degli Snow Kids?! >>
La giovane annuì e Arianne tirandogli una botta sul braccio brontolò << Ma non ti avevo detto di tenere la bocca chiusa?! >>
<< Scusa, ma i suoi genitori sono due miti.. Due stelle del Galactik Football! Due fenomeni! Ma tu che vuoi saperne.. >>
La rossa gli scoccò un’occhiataccia e Caren scuotendo la testa divertita continuò << Già. Come sapete mio padre dopo la glaciazione se ne andò da Akillian per continuare a giocare a Football, ma mia madre non lo seguì. Nelle condizioni in cui era non poteva viaggiare da un pianeta all’altro, né adattarsi alle condizioni poco favorevoli di molti pianeti, inoltre sapeva che se gli avesse detto di aspettare un figlio mio padre avrebbe rinunciato al suo sogno per assumersi le sue responsabilità e mia madre non voleva toglierli il football, per lui giocare era tutto, quindi non gli disse niente lasciandolo andare via. Otto mesi dopo nacqui io. Rimanemmo ad Akillian per tre anni, poi ci trasferimmo da mia nonna su un piccolo pianeta vicino a Cyclopia. Lì ho vissuto con mia madre per altri sei anni, poi poco dopo il mio nono compleanno lei morì.. >> La sua voce si incrinò costringendolo a fermarsi e l’amica preoccupata le chiese << Ce la fai ad andare avanti? >>
Lei annuì riprendendo il racconto << Io rimasi con mia nonna e mia zia, poi circa un anno dopo Aarch arrivò sul nostro pianeta e per caso si imbatté in me. Lo ricordo come se fosse ieri, stavo giocando a calcio con un gruppo di maschi, mi ero travestita perché altrimenti non mi avrebbero fatto giocare e lui si fermò a guardarci, Rimasi subito affascinata da quell’uomo dai capelli brizzolati e il fisico così imponente, aveva qualcosa di familiare, ero sicura di conoscerlo però non riuscivo a ricordare e tentando di farmi venire in mente dove lo avessi già visto mi distrassi e presi una pallonata in pieno che mi fece partire il travestimento. Mio padre corse subito a vedere come stavo e quando incontrai i suoi occhi azzurro-grigi capii, era l’uomo della foro che mia madre portava nel ciondolo >> dicendo quelle parole passò la collana agli amici che aprendola poterono vedere con i loro occhi l’immagine di un giovane uomo che sorridendo stringeva tra le braccia una bella ragazza dai capelli biondi fin sotto le spalle. << Anche lui probabilmente si rese conto di chi ero e tenendomi in collo mi riportò a casa. Ricordo che mia nonna lasciò cadere il suo preziosissimo vaso quando ci vide arrivare e mi fece una ramanzina infinita mentre mi medicava il naso, poi mi spedì in camera e si mise a parlare con lui. Io ascoltai di nascosto quello che si dissero dalle scale, lei gli raccontò di mia madre, di come tornò da lei quando io avevo tre anni e di come morì, gli diede anche dell’irresponsabile, dicendogli che aveva abbandonato la mamma e di non essersi mai perso cura di sua figlia, di essere un egoista e persino che doveva starmi lontano che era meglio per tutti. Fu la prima volta che vidi piangere mio padre e fu così che lui scoprì la mia esistenza.
  <>
I due fratelli ascoltarono sbalorditi la storia trattenendo il fiato per l’incredibile scoperte che avevano appena fatto. In un attimo tutti i misteri, o meglio una buona parte dei segreti di Caren erano stati svelati ed erano anche meglio delle loro più rosee aspettative. Non solo la ragazza era la figlia di due giocatori di Galactik Football, ma addirittura di due dei più grandi, di due miti, due stelle. Era praticamente il frutto dell’unione di due leggende e per forza destinata al successo.
<< Ehi! Aspetta un momento >> esclamò all’improvviso Arianne, riportando tutti con i piedi per terra. << E da dopo che tuo padre se ne è andato cosa è successo? Si insomma, come sei arrivata a Genesis? >>
<< E’ una lunga storia.. E’ la parte della mia vita che mi ha trasformata più in assoluto e non mi va di parlarne.. >>  
<< E dai Caren! >> la supplicò l’amica.
<< Magari un’altra volta.. Non so come potresti reagire sapendo come ho passato i miei ultimi otto anni. >>
<< Mmm.. Lo sai cosa vuol dire vero? >>
<< Ehm.. No. >>
<< Vuol dire che non ti fidi di me! >> esclamò la rossa mettendo il broncio, anche se infondo non era affatto arrabbiata. Il fatto che si fosse aperta con lei la rendeva felicissima, non le importava cosa aveva combinato dopo, avrebbe aspettato il momento in cui si fosse sentita pronta.
Devis guardò sua sorella inarcando le sopracciglia, era un classico, faceva finta di essere arrabbiata e a quanto pare anche Caren l’aveva capito, infatti, le due dopo essersi guardate negli occhi scoppiarono a ridere. Era incredibile la sintonia che avevano, neanche si leggessero nel pensiero.
<< Bene.. >> disse ad un certo punto il ragazzo. << Quindi sei la figlia di Miriana e Aarch. >>
<< Già. >>
<< Difensore e attaccante degli Akillian.. >>
Lei annuì cercando di capire dove volesse arrivare.
<< Ti rendi conto cosa significa?! >> esclamò lui tutto eccitato.
<< Ehm.. Che anche io ho dei genitori? >>
<< No! >>
<< No? >>
<< No.. cioè si. >>
<< Allora si? >>
<< No, però si.. >>
<< Si o no?! >>
<< Si, ma anche no.. Ma anche si. >>
<< E’? >>
<< Cosa?! >>
<< Cosa cosa? >>
<< L’hai detto te cosa. >>
<< Devis mi stai confondendo! >>
<< Anche io mi sto confondendo.. >>
Arianne guardo il fratello e l’amica battibeccare in quell’assurda conversazione che non aveva né capo né coda, poi schiarendosi la gola disse << Ehm ragazzi? Perché non riordinate le idee e ricominciate da capo? >>
I due fecero un lungo sospiro, poi Devis con calma riprese la parola dicendo << Quello che sto cercando di dirti, è che essendo la figlia di due stelle del football anche tu sei geneticamente programmata per giocare a calcio! >>
<< Geneticamente programmata per.. E che sono una macchina?! >>
<< No! Ascolta Caren, tu sei l’unione dell’impenetrabile difesa di Miriana con  l’infallibile attacco di Aarch! Una fusione perfetta di due miti. E’ ovvio che tu sia portata per il football. Ce lo hai nel sangue! E che sangue.. Hai per forza del talento! >>
<< Be’ se ci pensi bene mio fratello non ha tutti i torti, insomma io non capisco un fico secco di calcio, però a logica tu dovresti essere abbastanza brava. Non hai mai giocato a Galactick Football sul pianeta in cui abitavi? >>
<< No, non a quei livelli.. >>
<< Come no?! Una stella del calcio come tua madre che non ti ha mai messo tra i piedi un pallone? >>
<< Si, ogni tanto lei mi ci faceva giocare, ma non più di tanto perché mia nonna lo considerava uno sport da maschi e visto che eravamo suoi ospiti cercavamo di non esagerare. Dopo la morte di mia madre però non ci ho più giocato, mia nonna me lo impedì e io da parte mia non potevo fare molto da sola, nessuno era disposto ad allenare una bambina contro la volontà della sua famiglia.. >>
<< Quindi da allora non hai più avuto un pallone tra i piedi? >>
<< Be’ non è proprio così.. Diciamo che negli otto anni che ho passato a giro per la galassia un po’ ho giocato.. Mi rilassava allenarmi e mi distraeva dai miei pensieri, però mai ad alti livelli. Anche perché non penso di essere un gran che, non possiedo nemmeno il flusso.. >>
<< Non sei un gran che?! >> esclamò Devis. << Ma sei impazzita?! Con due genitori come i tuoi il football ti scorre nelle vene! Il tuo DNA è fatto di calcio! Il fatto che tu non possegga il flusso non è un problema, neanche Stevens lo ha, eppure è il capitano dei Pirates e giocherà nell’All Star Match. >>
Arianne guardò il fratello fare il lavaggio del cervello alla sua amica a cui una strana luce si accese negli occhi azzurro-grigio. All’improvviso era come se sentisse il football come una parte integrante di sé e la rossa vide la sua migliore amica passare i pomeriggi a tirare calci al pallone invece che a spettegolare con lei.
<< Oh mio Dio! >> urlò lei. << Devis smettila immediatamente! Mi stai distruggendo la compagna si shopping e gossip! >> Poi prendendo il volte della bionda tra le mani le disse fissandola negli occhi << Caren non lo ascoltare, lui è cattivo! Ti sta convincendo a fare qualcosa che non vuoi.. >>
Ma lo sguardo di Caren era fisso sul ragazzo. << Tu credi davvero che io potrei farcela? >>
<< Ne sono più che sicuro. >>
L’inquietante luce negli occhi della ragazza si accese ancora di più e Arianne capì che poteva dire addio per sempre alla sua amica.
<< Oh uffi! >> esclamò. << Accidenti a te Devis! >>
<< Allora? Vuoi tentare? >>
<< Si >> rispose Caren stringendo la mano che il ragazzo le porse e sigillando così il loro silenzioso patto.

Il pomeriggio del giorno dopo, un uomo dai candidi capelli e gli occhi castani, vestito con un’un elegante giacca fucsia e la camicia nera, camminava per le vie periferiche del Genesis Stadium, in compagnia di una figura coperta da un lungo mantello nero. I due passeggiavano in silenzio l’uno accanto all’altro cercando di rimanere il più possibile in ombra per non farsi notare, non era proprio il caso che qualcuno li vedesse insieme.
<< Come procedono le cose alla Sfera? >> domandò l’uomo incappucciato, aveva un’inquietante voce metallica, che mise i brividi all’altro << Bene generale, tutto sta andando secondo i piani e Sinedd sta reclutando i migliori giocatori di tutta la galassia. >>
<< Eccellente. >>
<< In men che non si dica sono sicuro che riuscirà a impossessarsi di una considerevole quantità di flusso. >>
<< Sicuramente Harris. Chi c’è nella sfera attualmente? >>
<< Kernor generale e credo che ci rimarrà per un bel po’. Quella donna è davvero spaventosa, non vorrei mai trovarmi a giocare contro di lei. >>
Il generale rise, ottimo, più il gioco era violento, più il flusso sprigionato dagli atleti aumentava e il portiere dei Rykers ne era una fonte inesauribile, un mix portentoso di aggressività e potenza, proprio quello che faceva al caso suo.
<< Contro chi si batterà stasera? >>
<< Contro Nilli degli Shadows. >>
<< Ottimo, Metalgrido e.. >> disse l’uomo venendo però interrotto da una voce femminile poco lontano da lì, che aveva un qualcosa di familiare.
<< Non ce la farò mai.. Non sono abbastanza brava e poi ogni volta che provo a fare qualcosa di più complicato mi prendono delle fitte assurde a tutto il corpo.. >>
<< Va tutto bene signore? >> chiese Harris notando l’improvviso cambiamento nel suo accompagnatore.
<< Sta zitto >> esclamò l’altro avvicinandosi alla ringhiera della terrazza per affacciarsi su un piccolo cortile che si estendeva pochi metri più giù, dove una ragazza dai lucenti capelli biondi guardava afflitta un pallone dicendo al suo compagno << Devis è stata un’assurdità rimettermi a giocare a football. Io non sono mia madre, non ho neanche un quarto delle sue abilità.. >>
<< Be’, perché forse hai quelle di tuo padre >> la consolò il giovane facendola ridere. << Ma smettila! >>
Il suono di quella voce penetrò le orecchie del generale spingendosi in profondità nel suo cervello. Era assolutamente sicuro di averla già sentita, ma dove? E soprattutto quando?  Quel suono delicato e cristallino.. Quelle parole dette con tono caldo e pieno di sincerità.. Quell’affetto che trapelava da ogni sillaba..
<< Devis! >> urlò la ragazza facendo esplodere il nome nella mente del generale. Nome che si trasformò in  “Sonny!” rievocando nella sua testa un susseguirsi di immagini, che per molto tempo gli erano corse davanti agli occhi facendogli maturare il suo desiderio di vendetta. In quel momento il generale ricordò dove aveva già sentito quella voce, l’aveva sentita quattro anni prima, quando Sonny Blackbones aveva rovinato i suoi piani portandogli via il Meta-Flusso e lui era quasi morto precipitando dall’ultimo piano della struttura. Quella voce apparteneva alla ragazzina che il pirata teneva sotto la sua ala e che come lui era presente quel giorno.
<< Generale Bleylock >> lo chiamò Harris riportandolo di colpo alla realtà. << Va tutto bene? >>
Bleylock batté con forza la mano sulla ringhiera producendo un suono metallico. Va tutto bene?! Va tutto bene gli chiedeva lui.. No che non andava tutto bene! Niente andava bene! Da quando era precipitato dal cinquantatreesimo piano quattro anni prima la sua vita era completamente andata a rotoli e lui adesso si ritrovava senza più il suo prezioso Meta-Flusso e con metà del suo corpo sostituito da metallo, mentre la causa della sua rovina se ne stava libero a godersi il suo rapporto con il figlio come se niente fosse, come se il mondo si fosse dimenticato che era un pirata. Dannato Blackbones si sarebbe vendicato! Di lui e di quegli stupidi della Technoid! E il destino gli aveva appena offerto la sua vendetta su un piatto d’argento. Il generale si sarebbe gustato la rovina di Sonny con il piano che aveva in mente, ma adesso che la sua protetta era lì a portata di mano si sarebbe divertito ancora di più. Quale colpo sarebbe stato più duro che essere distrutto dal suo stesso fiore all’occhiello?
<< Harris >> chiamò l’uomo fissando i due giovani correre in lungo e in largo per il perimetro del cortile.
<< Si generale? >>
<< Voglio che tu scopra.. >> disse Bleylock, ma la frase gli morì in gola quando la ragazza dopo aver fatto un salto seguito da una capriola a mezz’aria per intercettare la traiettoria del pallone, fu avvolta da un’aura azzurra contornata da un leggero alone violetto appena accennato, ma presente. << Ma quello è.. >> Si era il Meta-Flusso!
L’uomo non poteva crederci, allora non era andato tutto perduto! Ce ne era sempre una piccola quantità all’interno di quella ragazza, però c’era qualcosa di strano.. Il Meta-Flusso all’interno della giovane sembrava si stesse amalgamando con il Respiro di Akillian impedendogli di manifestarsi, ma fornendole ugualmente capacità superiori al normale. Era davvero strano.. Non lo aveva mai visto comportarsi così, che gli fosse successo qualcosa? Che fosse in qualche modo cambiato? Doveva assolutamente scoprirlo.
<< Harris >> tuonò il generale. << Voglio quella ragazza nella sfera al più presto! >>

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Capitolo 4
*** La Proposta ***


La Proposta

Da quando Caren raccontò a Devis e Arianne la sua storia e quella dei suoi genitori, la ragazza passò tutti i suoi momenti liberi ad allenarsi a football con il fratello della sua migliore amica. Secondo lui, infatti, essendo la figlia di due stelle del calcio come Aarch e Miriana, doveva aver ereditato per forza la loro abilità in quello sport, era praticamente impossibile che non avesse un minimo di talento e a quanto pare aveva ragione. Caren infatti migliorava a vista d’occhio, tanto che Devis era più che sicuro che se avesse deciso di provare ad entrare in qualche squadra l’avrebbero presa senza esitare, era davvero brava!
<< Benissimo Caren! >> esclamò Devis, dopo che la vide centrare il bersaglio per la milionesima volta. << Ti va di fare un uno contro uno? >>
<< Sicuro di voler essere stracciato? >> rispose lei sorridendo. Riprendere il pallone tra i piedi le aveva dimostrato quanto Stevens avesse ragione nel dirle che ci sapeva fare e le aveva fatto acquistare più sicurezza.
<< Correrò il rischio >> disse il  ragazzo afferrando la palla e posizionandola al centro del loro campo improvvisato. << Allora la mia porta è la serranda di quel vecchio garage. >> Indicò un punto dietro di sé, poi fece un cenno alle spalle della giovane. << Mentre la tua è lo spazio tra quelle due colonne. Chi arriva prima a cinque vince. >>
<< Perché non a dieci? >>
<< Perché non ce la farò mai a farti dieci goal, anzi probabilmente non arriverò neanche a cinque. >>
<< Ehi Mister hai davvero poca fiducia nelle tue abilità, e tu dovresti allenarmi? >>
<< Ah fa silenzio! >> esclamò il ragazzo ridendo e mettendosi in posizione. << Tre.. Due.. Uno.. Via! >>
Velocissima Caren sottrasse la palla dal centro capo trascinandola verso di sé  per poi scattare veloce verso destra superando il suo avversario e dirigendosi indisturbata verso la porta.
Devis rimase imbambolato a fissare quella fata scivolare verso il suo primo punto e per la prima volta si rese conto di quanto fosse bella, ora che la vedeva nel suo ambiente rilassata e a suo agio, i suoi occhi azzurro-grigio brillavano incredibilmente e i capelli dorati stretti nella coda le ondeggiarono dietro facendola sembrare un angelo. Uno spietatissimo angelo che senza esitazioni fece il suo primo goal.
<< E Caren segna! >> esclamò. << Ehi Devis ci sei? Non vorrai mica farmi giocare da sola tutto il tempo vero? >>
<< Scusa, mi sono distratto. Dai ripartiamo. >>
<< Okay. >>
La sfera tornò al suo posto, ma questa volta fu il ragazzo ad impossessarsene per primo spostandosi poi dalla traiettoria di lei per evitarla e correndo verso la porta.
<< Non così in fretta! >> esclamò Caren seguendolo.
Devis era veloce, se avesse continuato a muoversi così indisturbato, avrebbe certamente segnato senza problemi e questo lei non poteva permetterglielo, così facendo appello alla sua forza di volontà corse verso un paio di scatoloni accatastati lì vicino e utilizzandoli come trampolini saltò con una capriola a mezz’aria ricevendo la spinta necessaria per atterrare di fronte all’amico che stupito la fissò. Lei sfruttando quel momento di esitazione gli tolse la palla facendogliela passare sotto i piedi, poi scivolando al suo fianco proseguì la sua corsa verso la porta venendo superata però dopo pochi attimi dall’altro che a velocità impressionante aveva recuperato la distanza che gli separava. Caren guardò sorridendo il ragazzo, divertendosi a fare piccole finte per riuscire a smarcarsi, poi ebbe un’idea, aveva bisogno di spazio per mirare alla porta e sapeva esattamente come fare a conquistarlo. Delicatamente si portò la palla tra i due piedi e afferrandola saldamente si spinse all’indietro cadendo a ponte ed eseguendo una serie di ruote che le fecero guadagnare la giusta distanza per poter tirare, poi con una leggera spinta fece volare la palla per aria ed arretrando velocemente di pochi passi effettuò una mezza rovesciata calciando la sfera che sfrecciò dritta in porta sfiorando la testa del giovane.
<< Ehi! Ma così mi distruggi! >> esclamò Devis.
La ragazza rise tornando al suo posto nella parte a sud del campo pronta a ripartire, ma venendo interrotta da una conosciuta voce femminile che allegramente esclamò << Scusate se mi intrometto, ma perché invece di distruggervi a vicenda non fate qualcosa di più salutare come per esempio del buon vecchio shopping? >>
<< Arianne! >> esclamò la bionda correndole in contro e abbracciandola. Era da quando aveva iniziato gli allenamenti che non passava un po’ di tempo con lei, incominciava a mancarle con tutte le sue strane idee su come dovesse essere la ragazza modello.
<< Oh ma allora ti ricordi ancora il mio nome, è bello sapere che esisto sempre >> constatò lei ridendo.
<< Certo che esisti! Sei la sorella del mio coach >> rispose l’altra scherzosamente.
<< Oh ma grazie! Anche tu sei la mia migliore amica tesoro e si mi sei mancata tantissimo in questi giorni. >>
I tre scoppiarono a ridere, era quello che Caren adorava di Arianne, lei non sapeva cosa volesse dire essere tristi, lei in un modo o nell’altro trovava sempre un modo per scherzare su qualsiasi cosa.
<< Allora sorellina, che ci fai qui? Già finito il tuo giro di negozi? >> domandò Devis notante l’esorbitante quantità di buste che si portava dietro.
<< Si.. Ho comprato proprio qualcosina con quei pochi spiccioli che avevo.. >> rispose  lei sorridendo, quello era il giorno di paga e Arianne, per tradizione, ogni volta che riscuoteva il suo stipendio nel periodo dei saldi faceva il giro di tutti i negozi comprando a prezzi super convenienti ciò che durante l’anno non si era potuta permettere.
<< Non sarai mica venuta fin qui solo perché ti porti le buste in casa io vero? >>
<< No, no. Anche se ad essere sincera ci avevo pensato. Sono venuta fin qui solo perché il tuo stupidissimo impianto hi-fi è arrivato e i commessi lo hanno lasciato in mezzo al salone.. Se si rompe io non voglio responsabilità. >>
<< Cosa?! E arrivato!!! Finalmente! >> esclamò il ragazzo gioendo come un bambino di fronte a Babbo Natale.
<< Io frenerei gli entusiasmi, non ho ancora finito di darti belle notizie. >>
<< E cosa c’è di più bello del fatto che mi è arrivato l’impianto? >>
<< Un milione di cose fidati.. Comunque, tra un’ora arriva la nonna. >>
Caren vide il volto entusiasta di Devis passere nella frazione di un secondo da “sono felice come una pasqua” a “mi è morto il gatto”, facendola scoppiare a ridere.
<< Cosa?! La nonna??? E quando l’ha deciso? >>
<< Ah non dirlo a me. Io l’ho saputo cinque minuti fa. >>
<< NO!!! E’ un incubo! >>
<< E invece è la realtà. Quindi smettila di fare lo scemo con quella palla, senza offesa eh Caren, e vieni a darmi una mano. Abbiamo >> guardò l’orologio. << Cinquanta minuti per far diventare quel catorcio di casa uno splendore, altrimenti.. >>
<< Si lo so. Caren mi sa che per oggi dovremo smettere prima. >>
<< Non ti preoccupare >> disse la bionda dandogli un lieve bacio sulla guancia. << Va a fare Cenerentolo. >>
<< Ah ah, spiritosa. >>
<< Buon lavoro >> li salutò ridendo, guardando i due fratelli allontanarsi con l’aria di chi si stava preparando a salire sul patibolo.
Caren rimasta solo tornò al centro campo a recuperare il pallone, avrebbe fatto qualche altro passaggio e poi se ne sarebbe tornata a casa. Per tutta la mezz’ora successiva tirò la sfera verso il muro facendocela rimbalzare e recuperandola ogni volta con mosse diverse, continuando così fintanto che la stanchezza non si fece sentire, poi dopo un ultimo spettacolare tiro in porta si lasciò cadere a terra riprendendo fiato.
<< Complimenti >> disse una voce maschile apparsa dal nulla facendola sussultare.
La ragazza scattò in piedi trovandosi di fronte a sé un uomo vestito con un elegante giacca fucsia, coordinata ad una camicia nera e un gilet con pantaloni azzurri.
“Che strano accozzamento di colori” pensò la giovane fissando quel volto dai piccoli occhi castani circondato da una ribelle massa di capelli bianchi. << Grazie.. >>
<< Di niente, Caren. >>
La bionda impallidì, come diavolo faceva a conoscere il suo nome, lei non lo aveva mai visto.
<< Oh  non preoccuparti, non sono un maniaco >> disse l’uomo notando l’espressione preoccupata di quel bel visino. << Il mio nome è Harris. Piacere. >>
Caren strinse esitante la mano che lui le porse e tirandosi in piedi rispose << Piacere. Chi sono lo sa già quindi non c’è bisogno che glielo dica. Adesso dovrei andare, arrivederci. >>
<< Aspetta >> la fermò il nuovo arrivato. << Non sei curiosa di sapere come faccio a conoscerti? >>
<< Ad essere sincera non molto, ma suppongo me lo dirà lo stesso, giusto? >>
<< Già >> rispose Harris ridendo innocentemente. Quella ragazza era più difficile del previsto. << Alcuni giorni fa passando di qui per caso, non ho potuto fare a meno di notare tu e il tuo amico che vi allenavate a football. Sono rimasto ad osservarvi per un po’ e poi me ne sono andato, però un pensiero ha continuato ha frullarmi per la testa tutto il resto del pomeriggio e così sono tornato  il giorno dopo, e quello dopo ancora e quella ancora dopo. Ti ho osservata Caren e non ho potuto fare a meno di notare la tua abilità in questo splendido sport. Hai davvero un talento naturale, sarebbe un peccato sprecarlo, così mi sono detto che forse potrei aiutarti. >>
<< La ringrazio molto, ma non credo di essere interessata >> rispose lei immediatamente. Non si fidava di lui e se c’era una cosa che aveva imparato con i pirati era proprio quella di non fidarsi mai di nessuno.  
<< Aspetta, ho una proposta da farti. Sta tranquilla è assolutamente innocua e senza vincoli >> disse lui soddisfatto di aver attirato la sua attenzione. << Ti va di sentirla? >>
La giovane ci pensò un po’ su, infondo ascoltare qualche parola che male le avrebbe fatto? E poi se le cose si fossero messe male poteva anche andarsene, Sonny le aveva insegnato un sacco di trucchi per quando le cose si mettevano male. Sonny.. Chi sa come stava, le mancava davvero molto. Ma quello non era il momento per i sentimentalismi, come le diceva sempre, di fronte ad una situazione potenzialmente pericolosa, doveva rimenare lucida e ragionare con freddezza.
<< L’ascolto. >>
<< Ne sono lieto. Esiste un luogo qui al Genesis Stadium,  in cui è possibile praticare una particolare variante del Galactik Football: il Netherball. Esso consiste in uno scontro uno contro uno all’interno di un campo, chiamato Sfera e be’ visto come te la sei cavata con il tuo amico credo che il Netherball possa fare proprio al caso tuo. Avresti l’opportunità di scontrarti contro i migliori giocatori della galassia e per un’atleta alle prime armi come te, non è una cosa da poco. Inoltre è un ottimo trampolino di lancio verso le grandi squadre della G.F. Cup e qui entra in gioco la mia offerta, potresti venire a dargli un‘occhiata un giorno di questi e se ti piace magari potresti anche provare. >>
<< E tutto questo senza nessun vincolo? Cioè potrei andarmene quando voglio senza nessuna ripercussione? >>
<< Certamente. Non avresti nessun contratto vincolante e saresti libera di smettere in qualsiasi momento. >>
<< Mmm.. >>
<< Cosa c’è che non ti torna? Mi sembra un offerta molto conveniente per una sconosciuta come te.. >>
<< Appunto, anche fin troppo. Perché mai dovrebbe fare una proposta di questo genere ad una come me? Dov’è la fregatura? >>
<< Cosa? Quale fregatura? >> esclamò Harris troppo nervosamente. << Non c’è nessun inganno, è solo un’innocente offerta ad una ragazza talentuosa come te. E’ un peccato nascondere al mondo le tue capacità non trovi? >>
Caren non era affatto convinta, il suo sesto senso le diceva di stare in guardia, c’era qualcosa che non la convinceva in quell’uomo, anzi in tutta quella situazione in generale. Ma forse era solo una sua impressione, forse tutti quegli anni passati sotto gli insegnamenti di Corso l’avevano resa paranoica, infondo che male avrebbe mai potuto farle una semplice occhiata? Ma si, sarebbe andata a vedere di cosa si trattava e se la situazione si fosse messa male se la sarebbe data a gambe.
<< Quindi, supponiamo che io volessi venire a vedere di cosa si tratta, dove dovrei andare? >>
<< In un sotterraneo nel settore della foresta di Genesis. Gli incontri si tengono a mezzanotte in punto, questa sera ce ne sarà uno. >>
<< Okay.. >>
<< Bene. Se deciderai di partecipare, chiedi di Razel lui farà in modo di organizzarti un incontro. >>
<< Bene. Grazie per l’informazione e arrivederci >> concluse la giovane andandosene.
<< Arrivederci >> rispose Harris guardando la ragazza allontanarsi. Perfetto, quasi sicuramente quella sera sarebbe andata alla Sfera, anche se non si fidava, la curiosità era troppo forte per rinunciare ad un occasione del genere e con un po’ di fortuna presto sarebbe anche entrata nel giro del Netherball.
<< Generale Bleylock >> disse l’uomo parlando al suo cellulare. << Missione compita. >> 

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Capitolo 5
*** Il Netherball ***


Il Netherball  

Quella stessa sera Caren, vestita con in dosso gli abiti più sportivi che aveva, nell’evenienza che le venisse la brillante idea di uscire, camminava nervosamente in su e in giù per il salotto torturandosi le mani nella speranza che esse potessero darle la risposta al suo dilemma. Era combattuta, non sapeva che accidenti fare.. Andare a vedere di cosa si trattasse quel Netherball o rimanere a casa a finire di guardare quello stupidissimo film d’amore che aveva iniziato la sera precedente? Andare sul sicuro, senza correre rischi o buttarsi a capofitto verso l’ignoto? La sua parte responsabile, quella che ascoltava sempre le lezioni di Corso, le diceva di rimanere a casa, infondo non c’erano garanzie che quell’Harris avesse detto la verità, magari era solo un tranello per poi poterla ricattare in qualche modo, no no era meglio rimanere sul sicuro. Però la sua parte impulsiva, quella che non faceva altro che seguire Sonny gettandosi sempre in qualche guai, le urlava di calarsi in quell’avventura, era un anno ormai che non faceva qualcosa di stupidamente avventato e la pirata che era in lei si stava tremendamente annoiando.  
Di sottofondo la televisione continuava a mandare monotone pubblicità sentite e risentite, tentando di convincere gli ascoltatori a comprare questo o quello shampoo, sfoggiando come sponsor belle ragazze dall’aria perfetta. Poi la scena cambiò e un’entusiasta voce maschile esclamò  << All Star Match! Genesis Stadium! Le stelle del Galactik Football giocheranno insieme per voi! >>
E in quel momento Caren capì cosa doveva fare. Sentendo i nomi dei vari campioni susseguirsi l’uno dopo l’altro fece la sua scelta e prendendo il suo cellulare selezionò dalla rubrica il numero che le serviva aprendo così la chiamata.
<< Pronto? >> disse una voce maschile dall’altro capo del telefono.
<< Ciao Devis, sono Caren. >>
<< Ciao. E’ tutto a posto? >> domandò lui preoccupato, notando l’ora tarda.
<< Si si tranquillo, senti potresti farmi un favore? >>
<< Certo, dimmi tutto. >>
<< Ti andrebbe di accompagnarmi in un posto? >>
Per vari attimi nessuno parlò dall’altra parte e lei allarmata esclamò << Devis? Ci sei? >>
<< Si si scusami >> Il ragazzo non si aspettava proprio una richiesta del genere. Cos’era una specie di appuntamento? << Certo, dove vuoi che ti accompagni? >>
<< Devo andare a vedere una cosa alla Foresta di Genesis. >>
<< Alla Foresta a quest’ora? >>
<< Si, ti spiego tutto tra poco. Ci vediamo al Genesis Bar, un bacio >> concluse la giovane chiudendo la chiamata.        
Ecco fatto, adesso era più tranquilla. Con Devis al suo fianco le possibilità che potesse succederle qualcosa erano molto ridotte, inoltre gli aveva sicuramente fatto un favore salvandolo dalle grinfie della sua insolita nonna.
“Netherball” pensò spengendo la tv e uscendo di casa. “Sto arrivando.”
Appena una mezz’ora dopo Caren si ritrovò seduta ad uno dei tavoli del Genesis Bar a sorseggiare un frullato di fragole e a raccontare all’amico l’incontro con quello strano tipo, di cui non ricordava neanche più il nome, nel pomeriggio.
<< Quindi, fammi capire, mi stai dicendo che vuoi infilarti in un sotterraneo puzzolente dove viene praticato un certo Netherball, solo perché un tizio vestito di fucsia ti ha detto che è interessante? >> domandò Devis scettico. << Certo è insolito trovare delle persone con dei gusti così orrendi nel vestire, però mi sembra un po’ stupido avventarsi così in un postaccio che non conosci a quest’ora della notte solo perche mister Lampone te lo ha proposto. >>
<< Ecco perché ho chiesto a te di accompagnarmi >> rispose lei ridendo. << Con un uomo al mio fianco sono molto più sicura e poi mister Lampone, come lo chiami tu, ha detto che ci giocano tutte le stelle del Galactik Football, non può essere così pericoloso no? >>
<< Io non credo proprio che Aarch e tua madre ai suoi tempi abbiano giocato in quella Sfera. >>
<< Forse perché ai loro tempi non esisteva, magari è un’invenzione più recente. >>
<< Mmm.. Sarà, ma a me non mi convince.. >>
<< E dai Devis! >> lo supplicò la ragazza. << Andiamo solo a dare un’occhiata, se vediamo che è pericoloso ce ne andiamo subito, lo prometto. >>  
Il giovane sospirò rassegnato, tanto anche se le avesse detto di no ci sarebbe andata ugualmente, quindi tanto valeva accompagnarla. << E va bene. >>
<< Grazie Devis! Sei il migliore! >> esclamò lei abbracciandolo forte. << E poi, non ti entusiasma rischiare? >>
<< Veramente no. >>
<< Vedrai che quando l’hai fatto una volta, non potrai più farne a meno. >>
I due uscirono dal bar e prendendo un taxi si diressero alla Foresta di Genesis. Più il luogo si avvicinava, più Devis era nervoso, aveva una brutta sensazione riguardo quel posto, qualcosa gli diceva che andarci non era affatto una decisione saggia, avvertiva un’insistente sensazione di pericolo, che non accennava a diminuire. Certo, quel posto sarà anche stato sicuro come diceva mister Lampone, ma allora perché farlo a quell’ora della notte in un luogo così nascosto? Questo Devis proprio non lo capiva e la cosa lo inquietava molto. Inquietudine che però a quanto pareva non aveva minimamente sfiorato Caren. La ragazza infatti se ne stava seduta sorridente al suo fianco, aveva un’espressione soddisfatta, come di chi aveva aspettato da tanto quel momento e tutto perché, finalmente sarebbe tornata in azione. Dopo tutto quel tempo non era più sicura di sapere cosa si provasse, ma quando la famigliare scarica di adrenalina la colpì sentì che niente era cambiato, era rimasto tutto esattamente come un tempo, la sensazione di libertà, la consapevolezza di starsi per cacciare nei guai, la bellezza nel fare qualcosa di assolutamente stupido e pericoloso, sapendo però di poterne uscire fuori. Quanto le mancavano quelle sensazioni.
<< Arrivati >> disse il taxista fermandosi a destinazione.
I ragazzi scesero e Devis da buon cavaliere pagò il conto, poi quando l’uomo se ne fu andato chiese << E ora? Da che parte si va? >>
<< Ehm.. Ad essere sincera non lo so.. >>
<< Come sarebbe a dire non  lo so?! Quel tipo non ti ha detto dove andare? >>
<< Si, ma è stato molto vago. Ha detto in un sotterraneo ne settore della Foresta di Genesis. >>
<< Perfetto, non lo troveremo mai. Chi sa quanti sotterranei ci sono da queste parti. >>
<< Molto meno di quanto tu pensi. >>
<< Ah si? >>
<< Già, il Genesis Stadium è conformato come una grande città e una città come questa ha bisogno di solide fondamenta. Se ci fossero numerosi sotterranei come quello che stiamo cercando noi, probabilmente buona parte delle strutture cederebbe. >>
<< E tu come fai a saperlo? >>
<< Segreti del mestiere.. >> rispose la giovane sorridendogli e iniziando a camminare in su e in giù. << Se fossi un sotterraneo dove sarei? >>
<< Sicuramente non qui >> disse una calda voce maschile facendola sussultare. A parlare era stato un ragazzo dai profondi occhi nocciola e i capelli biondi come l’oro, che rendendosi conto di averla spaventata si affrettò ad aggiungere << Scusa, non volevo farti paura. >>
<< No scusami tu, non ti ho visto arrivare e mi sono presa uno spavento per niente. >>
Il giovane sorrise, poi scompigliandosi i capelli aggiunse << Be’, stavi cercando un sotterraneo dico bene? >>
<< Già. Ci viene praticato uno sport chiamato.. >>
<< Netherball >> la interruppe lui. << Venite vi faccio strada io. >>
<< Grandioso! >> esclamò la ragazza facendo un cenno al suo accompagnatore, che poco convinto la seguì.
Il nuovo arrivato li condusse attraverso alcuni vicoli, fino ad arrivare all’entrata del sotterraneo, dove oltrepassata una sbarra con attaccato un cartello di divieto di accesso, si addentrarono per un lungo corridoio poco illuminato.
<< Quindi, siete nuovi di qui? Non vi ho mai visto >> constatò il biondo spezzando il silenzio che si era creato.
<< Si, è la prima volta che veniamo. >>
<< E anche l’ultima >> sussurrò Devis, ma non abbastanza piano da non farsi sentire da Caren, che voltandosi verso di lui gli scoccò un’occhiataccia.
<< Tu invece vieni spesso? >>
<< Diciamo che ci vengo abbastanza da riconoscere una faccia nuova. >>
<< Interessante, quindi sai dirmi di cosa si tratta di preciso. >>
<< Lo vedrai con i tuoi stessi occhi tra poco >> rispose il giovane indicando un enorme stanza con al centro una grandissima sfera collegata a dei fili, alla quale tutto intorno si estendevano numerose impalcature gremite di gente. << Be’ ragazzi, benvenuti al Netherball. Ci vediamo. >>
Caren guadò imbambolata quell’incredibile posto, era la prima volta che vedeva una cosa del genere, poi accorgendosi che il loro accompagnatore se ne stava andando esclamò <>
<< Il dovere mi chiama. A presto. >> E detto questo il bel ragazzo biondo sparì mescolandosi tra la folla.  
<< E ora? >> domandò Devis, sempre più nervoso.
<< Facciamo come a fatto lui, ci buttiamo. >> E esattamente come aveva fatto pochi attimi prima il loro accompagnatore, anche loro si mischiarono tra la folla.
Caren e Devis percorsero a suon di spintoni la distanza che li separava dal punto più vicino ai grandi schermi che riuscirono a trovare, la giovane voleva avere una buona visuale in modo da vedere tutto quello che succedeva là dentro, infonde se per caso avesse voluto entrarci voleva essere preparata.
<< Ma non potevi metterti qualcosa di un po’ meno appariscente?! >> esclamò il ragazzo ad un certo punto, sentendo i numerosi commenti di apprezzamento che i vari uomini rivolgevano alla ragazza.
<< Ho messo una tuta da ginnastica, cosa c’è di meno appariscente? >>
<< Be’ ne potevi indossarne una un po’ meno attillata sul.. Su andiamo hai capito. >>
La giovane si guardò per un attimo i pantaloni, è vero le fasciavano un po’ il fondoschiena però non erano poi così provocanti. << Devis mi stai guardando il sedere?! >>
<< No io.. Cioè.. Mi ci è cascato l’occhio. >>
<< Ah lascia perdere.. Adesso fa silenzio, sta per iniziare. >>
In quello stesso momento i grandi televisori si accesero mostrando l’interno della Sfera, dove una possente donna dai corti capelli castani fissava con cattiveria un piccolo ometto con un grandissimo ed unico occhio.
<< Ehi ma quella è Kernor! >> urlò il giovane stupito. << E l’altro è Akkamuk! >>
<< Chi? >>
<< Il portiere dei Rykers.. >>
<< Si si lei lo so chi è, dico l’altro >> lo interruppe la ragazza.
<< L’altro è il capitano dei Cyclops. Diamine Caren, ma come fai a non conoscere campioni come questi?! >>
<< Ehi scusa tanto se i nomi non sono proprio il mio forte eh! Comunque, visto? Che ti avevo detto, qui ci giocano le stelle del Galactik Football. >>
Il match ebbe inizio e i due rimasero senza fiato nel vedere con quanta aggressività Kernor attaccò il suo avversario, a quanto pare la donna non si faceva scrupoli, non le importava se per impadronirsi della palla doveva ricorrere al contatto fisico, anzi sembrava che la divertisse farlo.
<< Ma quello è scorretto! >> esclamò ad un certo punto la giovane vedendo il povero Cyclops scaraventato a terra da una ginocchiata.
<< Scorretto? Questo è Netherball dolcezza >> rispose divertito un grasso Wambas pelato.
<< E allora?! Ci saranno pur sempre delle regole no?! >>
L’uomo rise e tirando una botta al compagno per attirare la sua attenzione disse << Hai sentito la bambolina? Regole dice.. Tesoro qui non siamo sotto il controllo della Lega, il Netherball non è uno sport per femminucce, senza offesa eh. >>
Caren lo guardò allibita. << Mi stai dicendo che quei due potrebbero anche ammazzarsi di botte e nessuno muoverebbe un dito?! Che sarebbe tutto regolare?! >>
<< Esatto. Niente regole, un avversario e dieci minuti per fargli il maggior numero di goal possibile. Non è eccitante? >>
<< No! >> urlò Devis. <>
La bionda sentì le dita del suo amico chiudersi intorno al suo polso e trascinarla fuori da quel posto infernale, era davvero senza parole, un calcio senza regole in cui tutto era assolutamente concesso, anche il gioco scorretto. Il solo pensiero le metteva i brividi, chi sa cosa sarebbe potuto succedere all’interno della sfera.. Però, la possibilità di affrontare tutti quei campioni e magari dimostrarsi anche più brava di loro la eccitava, le dava una scarica di adrenalina come mai prima d’ora aveva sentito.
<< Roba da matti! Quel tipo doveva davvero essere fuori di testa per proporti una cosa del genere! >> esclamò il ragazzo.
Era davvero furiosa, lei non lo aveva mai visto così arrabbiato.
<< Devis. >>
<< Che c’è?! >>
<< Mi lasceresti il polso.. Mi stai facendo male. >>
Il giovane si fermò lasciandola andare e imbarazzato disse << Scusami, mi sono lasciato prendere dalla rabbia. >>
Caren annuì, aveva lo sguardo perso nei suoi pensieri, la sua mente era combattuta su ciò che era più sicuro fare e su ciò che era più entusiasmante. Cosa avrebbe fatto Sonny se fosse stato lì?  
<< Caren? >>
<< Mmm? >>
<< Non avrai mica intenzione di tornare li vero? >> domandò il ragazzo intuendo i suoi pensieri.
<< Io.. >>
<< E’ troppo pericoloso, potresti farti male sul serio e compromettere per sempre la tua carriera. >>
<< Quale carriera Devis? Io non sono una giocatrice di Galactick Football, non ho niente da perdere tanto! >>
<< Ma che diavolo stai dicendo?! Non si tratta solo di questo, si tratta della tua sicurezza! Pensi davvero che Aarch e tua madre avrebbero mai fatto una cosa del genere?! Questo non è football! Non è affatto il posto per una come te! >>
<< Ah Devis basta! Io non sono né mia madre né mio padre! Io sono io e sono stufa di essere sempre paragonata a loro! Se per caso ti è sfuggito il tuo grande Aarch è finito a scappare dal mondo per quindici anni, mentre mia madre si è ritrovata confinata in un pianetino di seconda categoria che per la cronaca, le stava stretto! Ecco che fine hanno fatto le tue grandi stelle! >>     
<< E con questo cosa vorresti dire?! >>
<< Niente, che semplicemente io non sono loro! >>
<< Non per questo però devi finire in un postaccio come quello! >>
<< E perché no?! Cosa c’è pensi che non sia in grado di potergli tenere testa?! >>
<< Non ho detto questo.. Dico solo che non è il poso per.. >>
<< Dillo.. Su dillo! Non è il posto per la figlia di Aarch non è vero?! E’ questo che volevi dire no Devis?! >>
<< Io.. >>
<< Adesso ti faccio vedere io di cosa è capace la figlia di Aarch! Ah, stai tranquillo, non macchierò la reputazione del tuo prezioso idolo >> esclamò la giovane tornando come una furia verso la sala della Sfera.
Quando arrivò l’incontro era appena finito con una schiacciante vittoria di Kernor per cinque a zero. La folla si stava disperdendo e lei doveva fare presto, non voleva che quel Razel se ne andasse, voleva parlargli e organizzare un incontro il prima possibile, così afferrando il primo tizio che le capitò a tiro chiese << Sto cercando Razel, dove posso trovarlo? >>
Lo Shadows indicò un punto vicino alla Sfera, dove alcune persone stavano riunite intorno ad un computer.
<< Grazie >> rispose lei avviandovisi.
Quando raggiunse il piccolo gruppo , gli occhi di tutti si puntarono su di lei e uno di loro incuriosito le chiese << Possiamo fare qualcosa per te bambolina? >>
<< Sto cercando Razel. >>
L’uomo rise e voltandosi verso un punto indefinito dietro la sfera esclamò << Ehi Raz, c’è una persona che ti cerca! >>
<< Chi è? >> rispose l’interpellato dalla sua postazione.
<< Io verrei a controllare. Ti posso assicurare che merita le tue attenzioni. >>
Caren sentì Razel sbuffare, poi dopo alcuni attimi, da dietro l’enorme palla apparve il bel ragazzo dai capelli dorati che aveva conosciuto appena era arrivata.
<< Tu? >> disse sorpresa la giovane.
<< Ma che piacere. >>
<< Vi conoscete? >> domandò incuriosito l’uomo che aveva parlato fino a quel momento.
<< Ragazzi vi dispiacerebbe lasciarci soli. >>
<< Come vuoi boss >> rispose il tizio facendogli l’occhiolino e andandosene.
Razel scosse la testa sospirando, poi una volta rimasti soli chiese << Allora? A cosa devo il piacere? >>
<< Voglio che tu mi organizzi un incontro. >>
<< E cosa ti fa pensare che io possa farlo? >>
<< Mi hanno detto di venire da te. >>
<< Ah si? E chi è stato quel farabutto che ti ha tratta in inganno? >>
<< Mister Lamp.. Un tizio con una bruttissima giacca fucsia. >>
Il ragazzo scoppiò a ridere. << Harris. >>
<< Esatto è lui. >>
<< Bene signorina.. Perdonami ma non ho afferrato il tuo nome. >>
<< Caren. >>
<< Bene Caren, potrei anche farlo.. Ma io cosa ci guadagno? >>
La ragazza lo fulminò con lo sguardo, la stava davvero innervosendo. << Posso dirti cosa ci guadagno se non lo fai. >>
<< Ah si? E cosa? >>
<< Un bel cazzotto nel naso >> rispose lei sorridendo soddisfatta dentro di sé, quello era esattamente il modo in cui Corso risolveva le cose.
<< Ehi ehi calma >> esclamò lui sorridendo. << Va bene lo farò. >> E detto quello premette alcuni tasti sul suo computer.
<< Ecco fatto. >>
<< Bene. >>  
<< Ehi Caren aspetta >> disse Razel fermandola. << Scusa siamo partiti con il piede sbagliato, ma vedi, non è che posso far entrare nella Sfera tutti, devo essere sicuro che siano mandati da Harris. >>
<< Stai cercando di essere gentile? >>
<< Ci sto riuscendo? >>
<< Mmm.. Può darsi.. >> rispose lei sorridendo.
<< Ottimo, allora ci vediamo domani. >>
<< Domani? >>
<< Si, il tuo incontro è programmato per domani. >>
<< Così presto?! >>
<< Cos’è? Non vorrai mica tirarti indietro adesso? >>
<< Neanche per sogno! A domani! >> esclamò Caren andandosene. Perfetto, avrebbe dimostrato a tutti quello di cui era capace, certo lo avrebbe dovuto fare un po’ prima di quanto aveva previsto, ma ormai era troppo tardi per ripensarci e poi non si sarebbe tirata indietro per niente al mondo.

Il giorno successivo Caren, avendo finito i giorni di ferie che il direttore le aveva dato, tornò a lavoro. Come c’era da aspettarsi la signora Barrek la inserì per tutta la settimana nei turni serali, l’unica consolazione era che almeno quasi sempre c’era Arianne a farle compagnia.   
Quella sera il tempo passava più lentamente del solito, i clienti non erano moltissimi e Caren a metà turno si ritrovò seduta su un tavolo ad osservare annoiata la televisione trasmettere stupidisse pubblicità su vari prodotti, una in particolare le rimase particolarmente in presso, aveva come protagonista una bella ragazza dai lunghi capelli castani e gli occhi azzurri, che lei riconobbe come il difensore degli Snow Kids. La ragazza camminava verso uno specchio in un lussuoso bagno con in dosso un asciugamano e diceva, dopo aver preso un tubetto di dentifricio, << Anche dopo un duro allenamento mi ricordo di lavare i denti, è importante per me farlo in ogni occasione. Ovunque io sia, so che i miei denti sono brillanti e puliti, perché io uso il dentifricio Flux. >>
<< Mica solo per te è importante lavarti i denti sai carina? Sta alla base dell’igiene >> mormorò Caren. Trovava assurdo usare dei calciatori come sponsor per un dentifricio, che accidenti c’entrava un tubetto di pasta alla menta con il Galactik Football? Se la ragazza avrebbe dovuto giocare una buona partita lo avrebbe fatto anche senza usare quello stupidissimo dentifricio.
<< Mi scusi signorina? >> la chiamo una calda voce maschile riportandola alla realtà. << Potrebbe indicarmi il tavolo migliore da cui posso osservare il bancone a cui lavora la cameriera più carina che abbia mai visto? >>
La ragazza si voltò e riconoscendo il giovane esclamò << Razel! >> Poi guardando verso il bancone vide la sua capoturno e perplessa domandò << La Barrek? Hai dei gusti davvero strani sai. >>
<< No scema, stavo parlando di te. >>
La bionda sorrise, poi guidandolo fino al posto desiderato chiese << Allora, cosa ti porto? >>
<< Un caffè va benissimo e poi magari potresti fermarti a fare due chiacchiere con me. >>
<< Devo lavorare >> rispose lei dirigendosi a preparare la bevanda, per poi tornare da lui pochi attimi dopo, incontrando i suoi occhi color nocciola che non l’avevano mai abbandonata.
<< Non mi sembrava che tu ti stessi dando molto da fare quando sono arrivato.. >>
<< Eh già >> rispose la ragazza alzando le spalle e sedendosi rassegnata. << Ehi un momento, come diavolo hai fatto a trovarmi?! >>
<< Segreti del mestiere >> rispose Razel ridendo.
<< Cavolo, sei stato veloce. Neanche Bennett ci avrebbe messo così poco.. >>  
<< Chi? >>
<< Un amico. >>
<< Mmm.. Un amico speciale? >>
<< Ehi! Ma che domande sono queste?! >> esclamò lei arrossendo, be’ Bennett era speciale per lei, ma non in quel senso. Era stato una specie di zio burlone, ma niente di più.
Il ragazzo rise nuovamente, poi dopo aver bevuto un sorso del suo caffè aggiunse << Allora? Nervosa per l’incontro? >>
<< Un po’.. >>
<< Solo un po’? Non ti spaventa il fatto che non ci siano regole? >>
<< Na.. Okay okay mi innervosisce abbastanza, però so che ci sei tu a dirigere l’incontro e se mi succedesse qualcosa confido nel fatto che mi aiuterai >> rispose sbattendo le ciglia e scoppiando poi a ridere.
<< Ehi, stai tentando di corrompermi? Comunque ti è andata male ragazzina, questa sera non ci sarò io a dirigere il computer. >>
<< Ah no? Credevo fossi tu il boss. >>
<< No figuriamoci, il boss è il benefattore per cui lavora Harris. Io mi occupo solo della manutenzione della Sfera e dei computer quando non c’è Sinedd. >>
Razel guardò la giovane aspettandosi una sua reazione euforica come quella che avevano tutte le ragazze ogni volta che sentivano quel nome, ma quando non arrivò il suo sguardo si fece perplesso, davvero non lo conosceva? << Non dici niente? >>
<< Dovrei? >>
<< Di solito le persone lo fanno. >>
<< Be’ allora.. Mmm.. Posso riuscire a corromperlo? >>
<< Non credo proprio, è così antipatico e poi lui è troppo superiore per poter perdere tempo a farsi corrompere.. >>
<< Vedo che ti sta molto simpatico. >>
<< Già, è il mio migliore amico >> rispose, poi guardando l’orologio aggiunse. << Ti conviene andarti a preparare, tra poco il tuo turo finisce e ti attende la Sfera. >>
La ragazza fece lo stesso, era vero, tra cinque minuti avrebbe potuto andarsene e solo allora l’assoluta consapevolezza di ciò che aveva fatto la sera precedente la schiacciò.
“Oh cavolo” pensò “Che cosa ho combinato?!”
Be’, ormai era inutile piangere sul latte versato, ormai ciò che era fatto era fatto e non si poteva tornare indietro. Il Netherball l’aspettava e lei sarebbe entrata in quella Sfera a testa alta, proprio come le aveva sempre insegnato sua madre.
      
 

 
    
 
      

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Capitolo 6
*** L'Incontro ***


L’Incontro

Quando Caren arrivò nel sotterraneo del Netherball il pubblico era già tutto in posizione, alla ragazza sembrò che ce ne fosse anche di più della sera precedente, ma forse era solo una sua impressione.
<< Vieni >> disse Razel, che l’aveva accompagnata con la sua auto. << Ti faccio vedere dove sono gli spogliatoi, cosi puoi cambiarti. >>
Il ragazzo la guidò fino ad una rugginosa porta dove, aprendola da bravo cavaliere, la fece entrare in una piccola stanza con un paio di panche e una sottospecie di armadietto così rugginoso che anche solo guardandolo avresti potuto prendere il tetano.
<< E uolà! Questo è il confortevolissimo e super attrezzato spogliatoio del Netherball. >>
<< Wow.. Sono davvero impressionata. >>
Il giovane rise poi disse << Bene, adesso ti lascio cambiare. In bocca al lupo per l’incontro, sappi che tiferò per te. >> E facendole l’occhiolino se ne andò.
Caren guardò per alcuni attimi il punto in cui fino a pochi secondi prima c’era quello splendido angelo, poi sorridendo scosse la testa iniziando a cambiarsi. Con molta calma si svestì e dopo aver tirato fuori la sua “divisa” dalla borsa la indossò, essa comprendeva una maglietta a mezze maniche di qualche taglia di troppo a cui fece un noto in vita per accorciarla, un paio di pantaloncini corti, una giacchetta di una tuta e delle comodissime scarpe da ginnastica. Se il giorno prima Devis aveva definito il suo abbigliamento appariscente, quella sera vedendola gli sarebbero usciti gli occhi fuori dalle orbite. Certo non era raccomandabile girare per un sotterraneo pieno di uomini vestita in quel modo, però quelli erano i vestiti con cui stava più comoda e voleva essere sicura di sentirsi a suo agio una volta entrata nella Sfera. E a proposito di Sfera, mancava poco all’inizio della partita e lei era sempre negli spogliatoi, era arrivato il momento di entrare in scena.
Caren percorse il corridoio per raggiungere il campo da gioco di corsa e quando arrivò alla base dell’enorme palla metallica trovò il gigantesco portiere dei Rykers alla destra del commentatore robot, che vedendola arrivare tirò un sospiro di sollievo esclamando << Benvenuti signori e signore ad un nuovo ed entusiasmante incontro di Netherball! >>
La folla urlò in delirio e il robot una volta riconquistata la loro attenzione disse << Questa sera vedremo la possente “Regina della Sfera” Kernor scontrarsi contro una new entry del mondo calcistico. E’ una perfetta sconosciuta, mai vista su un campo da gioco del Galactik Football, non sappiamo assolutamente niente di lei, tranne che è tanto bella quanto talentuosa. Date il ben venuto a Caren! >>
La ragazza sentendo pronunciare il suo nome fece un passo avanti e sorridendo salutò gli spettatori che l’accolsero con urla eccitate, probabilmente la consideravano solo un’altra povera vittima da mandare al macello.
Kernor dalla sua postazione guardò quella ragazzina ridendo, e quindi era lei il suo rivale, perfetto, l’avrebbe sicuramente distrutta. << Quindi saresti tu il mio rivale. >>
<< Già >> rispose la bionda per niente impressionata dall’enorme stazza della donna.
Kernor rise. << Ti schiaccerò come un moscerino mocciosa. >>
<< Questo lo vedremo spilungona. >>
Il commentatore, che aveva assistito al loto piccolo battibecco batté le mani e felice esclamò << Bene, gli animi si stanno già facendo infuocati! E allora non perdiamo altro tempo, Caren, Kernor entrate nella sfera. >>
Le due obbedirono e una volta all’interno del campo si posizionarono l’una di fronte all’altra.
<< Che si dia inizio al Netherball! >>

Quella sera Sinedd era tremendamente in ritardo, l’incontro di Netherball era già iniziato da un pezzo e lui non era ancora nemmeno a metà del sotterraneo. Era tutta colpa di Artegor se era così in ritardo, il  coach aveva spostato gli allenamenti di sera e non aveva voluto lasciarli andare fino a che non avevano eseguito lo schema che aveva preparato in modo assolutamente perfetto.
Velocemente percorse l’ultimo tratto di strada e quando arrivò al computer vi trovò Razel intento a seguire attentamente l’incontro.
<< Ce la siamo presa comoda oggi eh Sinedd? >> disse il giovane quando lo vide arrivare.
<< A differenza tua io ho una carriera di cui occuparmi >> rispose l’altro prendendo la sua postazione.  
<< Allora perché non molli e ti occupi solo della tua preziosa carriera? >>
<< Perché altrimenti chi porterebbe qui le stelle del Galactik Football? Un perdente come te? >>
<< Ne sei convinto? A quanto pare non importa più essere una stella per giocare a Netherball. >>
<< Si certo, continua a sognare di prendere il mio posto tecnico. >>
<< Se non ci credi guarda tu stesso >> disse Razel indicando lo schermo del computer.
Il ragazzo incuriosito osservò il punto che gli era stato indicato, dove un’aggressiva Kernor stava sfidando una giovane ragazza dai biondi capelli legati in una comoda coda, che lui non aveva mai visto prima. << Chi diavolo è quella? >>
<< Visto? Che ti avevo detto. Hai le ore contate Sinedd >> rispose il biondo andandosene.
Sinedd guardò stupito la giovane giocare all’interno della Sfera, era incredibilmente brava, stava tenendo testa a Kernor come mai nessuno prima d’ora, aveva un controllo palla eccezionale e fino ad ora era riuscita a segnare tre gol nel giro di cinque minuti. Il ragazzo era davvero impressionato, Kernor non era certo un’avversaria da poco, ma quella ragazza la stava davvero mettendo alle corde, divertendosi a confonderla con piccoli giochetti di abilità.
I minuti passavano e il portiere dei Rykers si stava sempre più innervosendo, se la giovane avesse continuato a provocarla così sicuramente la donna, sfruttando l’assenza di regole del Netherball, avrebbe reagito con uno dei suoi famosi attacchi di rabbia e a quel punto Sinedd non avrebbe voluto essere nei panni della povera sventurata.
Mancavano ormai  due minuti alla fine dell’incontro e la giovane palleggiava divertita sul posto fissando la sua avversaria con aria di sfida, Kernor aveva provato più volte a toglierle la palla, ma senza successo e questo la stava irritando,come era possibile che quella mocciosa sbucata da chi sa dove riuscisse a tenerle testa così?! Era davvero inconcepibile, lei non avrebbe potuto sopportare una sconfitta con quella lì. Così il portiere prese una lieve rincorsa e si diresse verso la sua avversaria che non appena la vide arrivare attese che fosse a pochi centimetri da lei e con tocco deciso mandò la palla verso l’alto in avanti e con un’elegante piroetta si spostò dalla sua traiettoria correndo poi a recuperare il suo giocattolo. La Rykers urlò di rabbia, adesso l’aveva davvero stufata, con le sue lunghe braccia artigliò le spalle della giovane e usandola come appiglio si issò su di lei per poi caderle davanti e stordirla con il suo potente Metalgrido. La giovane, già in ginocchio, cadde a terra e portandosi una mano alle tempie si rimise faticosamente in piedi, era stata una bella botta. Kernor la guardò ridendo soddisfatta, non aveva più quel sorrisetto irritante su quel bel faccino e la donna prendendosi una piccola rivincita le girò lentamente intorno fermandosi poi a pochi centimetri dal suo orecchio e sussurrandole << Perché non te ne torni da mammina adesso? >>
Il volto della ragazza, fino a poco prima sorridente, divenne improvvisamente serio e lentamente puntò i suoi freddi occhi azzurro-grigio sulla sua avversaria, che soddisfatta la fissava, e con voce tagliente le disse << Mia madre è morta.. >>. Poi con forza la spinse indietro facendola arretrare e creandosi lo spazio necessario per recuperare la palla, a cui diede un leggero calcio facendola rimbalzare sul muro di fronte a lei e poi sulle spalle di Kernor che distratta dalla botta venne usata dalla giovane come trampolino di lancio, infatti, la bionda con un breve rincorsa saltò sulle sue gambe e poggiando le mani sulle spalle di lei si isso in verticale afferrando la palla con i piedi e lanciandola dritto verso la porta per fare il suo quarto punto, il punto della vittoria.
Fuori dalla Sfera il pubblico esplose in urla e applausi di soddisfazione, era stato un’incontro davvero eccezionale e Sinedd, sbalordito come il resto degli spettatori, osservò dalla sua postazione la biondina inchinarsi soddisfatta ai suoi fan per poi uscire dal ring, dove il commentatore robot apparve tra le due prendendo la mano alla vincitrice ed esclamando <>
Gli spettatori reagirono con un altro boato e la giovane dopo essersi inchinata nuovamente si avviò verso lo spogliatoio venendo seguita da Sinedd.
La ragazza si cambiò in tutta fretta, poi uscì, era davvero stanca e non vedeva l’ora di poter tornare a casa, quella partita era stata la più stancate e faticosa che avesse mai giocato in tutta la sua vita, ma anche la più eccitante. Non vedeva l’ora che arrivasse il prossimo incontro, la scarica di adrenalina che le dava quei match era la soluzione giusta alla noia del non cacciarsi più nei guai che le era presa nell‘ultimo anno.
<< Bella partita >> disse una sensuale voce maschile alle sue spalle, facendola sussultare.
<< Grazie >> rispose la bionda voltandosi e vedendo un bel ragazzo dal fisico slanciato con i capelli e gli occhi neri appoggiato al muro. << Posso fare qualcosa per te? >>
Lui sorrise. << Per esempio dirmi il tuo nome. >>
<< Caren.. >>
<< Ci vediamo presto Caren >> rispose Sinedd salutandola con un cenno e allontanandosi per la sua strada.
Caren guardò per alcuni attimi il moro camminare con le mani in tasca, poi lentamente un piccolo sorriso comparve sulle sue labbra fino a trasformarsi in uno grande e meraviglioso.   

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Capitolo 7
*** Conoscenze ***


Conoscenze

<< Caren? Caren ci sei? >> domandò Arianne interrompendo i pensieri della ragazza, che sbattendo le palpebre confusa tornò alla realtà. << Tesoro ti senti bene? Mi sembri un po’ strana. >>
<< Si scusa, mi sono distratta. Dicevi? >>
<< Distratta?! >> esclamò la rossa. << Distratta è dir poco! Eri in un altro mondo! A cosa pensavi mia bella addormentata nel bosco. >>
<< Assolutamente a niente. >>
<< Ah si? A me quella non mi sembrava affatto la faccia di una che non pensa a niente, anzi. >>
<< Ma è vero. >>
<< Caren, Caren, Caren.. Forse non ti rendi conto con chi stai parlando. Io sono la più esperta conoscitrice della psicologia del gentil sesso - oltre che di quella maschile ovviamente - e il tuo cara era il classico sguardo di chi pensa ad un ragazzo. >>
<< Cosa?! Ma non è vero! >> esclamò la ragazza imbarazzata.
<< Oh andiamo Caren! Non puoi nascondermelo, sono un esperta in materia e poi che male c’è scusa? Sei umana anche tu sai? >>
<< Si si lo so, ma mi conosci, non sono affatto il tipo che fa queste cose.>>
<< Appunto e il fatto che sia riuscito a farti questo effetto significa che deve essere davvero uno schianto. Allora? Chi è? >>
La bionda distolse lo sguardo rassegnata e va bene, forse stava pensando al bel ragazzo dai profondi occhi neri che aveva conosciuto dopo l’incontro con Kernor, però non lo stava facendo con l’aria di una che era stata folgorata dall’amore, le era semplicemente rimasto in presso il suo sguardo così misterioso e i suoi modi affascinanti, tutto qui. E poi chiunque avrebbe reagito come lei se si fosse sentita dire “Ci vediamo presto” da un perfetto sconosciuto di quel genere.
<< Lo sapevo! Ho indovinato >> esclamò Arianne soddisfatta di aver fatto centro anche quella volta, il suo Love Radar non sbagliava mai. << Su dimmi chi è? Dai sono curiosissima! >>
<< Be’ non so come si chiami, l’ho conosciuto un paio di sere fa e da allora non l’ho più visto.. >>
<< Wow! Un misterioso principe tenebroso è.. Proprio il tipo giusto per te. >>
<< Guarda che hai frainteso. Io non stavo pensando a lui in quel senso.. >>
<< Si certo, come no. Avanti racconta come è andata. >>
La ragazza narrò quei pochi attimi in cui erano stati a contatto, ovviamente omettendo il fatto che era successo in un sotterraneo poco raccomandabile e dopo aver giocato una pericolosissima variante del Galactik Football, perché quello avrebbe reso il tutto ancora più affascinante e degno dei più favolosi film agli occhi di lei, scatenando le sue più fervide fantasie.
<< Wow! Me lo vedo già quel bel tenebroso che con la sua aria da cattivo ragazzo ti dice “Ci vediamo presto”.. Ma perché a me cose del genere non capitano mai? >> sospirò. << Cosa darei per incontrare un ragazzo così.. >>
Caren stava per ribattere che infondo non ci vedeva niente di entusiasmante in tutto quello, quando l’irritante voce di Gesionia Barrek esclamò <>
<< Si signora Barrek >> esclamarono le due separandosi e tornando ai loro impieghi.
<< Non abbiamo finito noi due >> le sussurrò Arianne passandole accanto, facendola sorridere scuotendo la testa.
Caren fece il suo consueto giro di tavoli assicurandosi che nessuno avesse bisogno di lei, poi notando un uomo seduto ad uno dei posti più in disparte del locale si diresse da lui per prendere le ordinazioni.
<< Ben venuto al Genesis Bar, cosa posso portarle? >>
<> la salutò l’uomo alzando la testa e mostrando il suo volto che lasciò la ragazza a bocca aperta.
<< Corso! >> esclamò lei guardando incredula lo spigoloso volto dall’occhio robotico del vice capitano dei Pirati.
<< E’ un piacere rivederti. >>
La giovane ebbe l’impulso di abbracciarlo, ma sapendo che non era nel suo stile si trattenne limitandosi a stringergli con calore la mano trasmettendogli tutto l’affetto che provava per lui.
<< Anche per me lo è. >>
<< Ti trovo cresciuta. >>
<< Tu invece sei sempre uguale. >>
<< Già. >>
<< Allora? Come mai anche tu da queste  parti? >>
 << Anche io? Hai visto già qualcun altro? >>
<< Si, Bennett e Artie sono stati qui non molto tempo fa.. Cos’è mi state tenendo sotto controllo per caso? >> rispose lei ridendo, ma vedendo l’espressione seria dell’altro chiese. << Che c’è che non va? >>
<< Niente. Non sapevo che fossero passati a trovarti >> poi abbassando la voce aggiunse << Mai una volta che seguono gli ordini.. >>
Caren alzò le spalle. << Che ti porto Corso? >>
<< Qualsiasi drink tu sappia preparare andrà benissimo. >>
<< Okay. Arriva subito. >>
L’uomo osservò la bionda scivolare verso il bancone, e così quelle due teste vuote di Bennett e Artie erano già stati da lei? Non appena sarebbe tornato alla nave quei due l’avrebbero sentito, una lavata di capo non gliela toglieva nessuno. Era incredibile come facessero sempre di testa loro, eppure Sonny era  stato chiaro: niente contatti. Caren non doveva sapere di essere tenuta sotto stretta sorveglianza e che niente di tutto quello che aveva fatto negli ultimi due anni era sfuggito al suo controllo, se lo avesse scoperto sarebbe andata su tutto le furie e Sonny pure. Il capitano si sentiva più tranquillo sapendo che il suo fidato vice si assicurava che non si mettesse nei guai e infatti, era proprio per quel  motivo che Corso era lì, perché nell’ultimo periodo aveva individuato spesso la presenza della giovane nel settore della Foresta di Genesis a tarda ora. In che guaio si stava cacciando questa volta?
<< Ecco qua >> disse la ragazza posando sul tavolo il drink e sedendosi di fronte a lui. << Non mi hai ancora detto come mai sei qui. >>
<< Passavo di qua e sono venuto a farti un saluto in memoria dei vecchi tempi. >>
Lei rise, era davvero un pessimo bugiardo. << Non sei mai stato il tipo per questi sentimentalismi e poi non sai mentire Corso. >>
Il pirata rise a sua volta, poi rispose << Già. Volevo sapere come te la passavi. Anche se non sono un tipo sentimentalista non mi sono affatto scordato della peste che mi ha fatto dannare negli ultimi sei anni. >>
<< Be’ almeno ti ricordi di me. >>
<< Tutta la banda si ricorda di te. Come dimenticare la mocciosa rompiscatole con le code bionde? >>
La ragazza sorrise e tra i due scese il silenzio, un silenzio carico di ricordi, che entrambi rividero scorrere davanti agli occhi come se mai fossero passati tutti quegli anni, poi la bionda chiese << Come vanno le cose tra i Pirati? >>
<< Bene, anche fin troppo. Da quando Sonny ha ottenuto l’immunità e non siamo più considerati dei fuorilegge, la vita di tutti i giorni è tranquilla, anzi direi quasi noiosa. Non capita più niente d’interessante come un tempo. >>
<< Ti capisco perfettamente Corso. >>
<< Tu invece? Che combini? >>
<< Mah, niente di interessante, ormai mi sono convertita alla più completa legalità. >>
<< Sei diventata una brava ragazza quindi. >>
<< Già.. Mi tengo lontana dai pericoli e vivo una vita come tutte le persone normali. >>
<< Mi suona strano, detto da una combina guai come te. >>
Caren rise distogliendo lo sguardo dai suoi occhi, lui era uno dei pochi che la conosceva abbastanza bene da riuscire a capire le sue bugie e lei non voleva che Corso sapesse che stava giocando a Netherball perché probabilmente si sarebbe arrabbiato e anche se non faceva più parte della banda, questo non impediva al suo ex insegnante di tenerla d’occhio per impedirle di fare qualche cavolata.
<< Sono contento che tu abbia deciso finalmente di mettere la testa a posto, soprattutto ora che puoi contare soltanto sulle tue forze. >>
<< Già.. Adesso dai guai mi ci devo tirare fuori da sola.. >>
L’uomo annuì, be’ infondo lo aveva deciso lei, se fosse rimasta con loro avrebbe avuto sempre qualcuno su cui fare affidamento.
<< Be’ Corso, mi.. >> disse la giovane ad un certo punto venendo però interrotta da un allarme proveniente dall’orologio dell’altro, segno che qualcuno lo stava chiamando.
Il pirata si portò il comunicatore davanti al volto e dopo aver premuto un tasto l’ologramma di Sonny apparve dicendo << Corso, ho bisogno che tu torni immediatamente alla nave. >>
Caren vedendo la figura del capitano dei pirati sentì una stretta al cuore, non si parlavano più da due anni ormai e lei sentiva incredibilmente la sua mancanza, Sonny era stato il padre che non aveva mai avuto.
<< Arrivo subito >> rispose Corso chiudendo la chiamata e incrociando i chiari occhi di lei le chiese << Vuoi che gli dica qualcosa da parte tua? >>
La bionda scosse la testa senza riuscire a trovare la forza per parlare e il pirata mettendole una mano sulla spalla le disse << La nostra nave è sempre aperta per te e Sonny è sempre stato il primo a dirlo. Se mai vorrai tornare, la tua cabina è rimasta intatta. >>
<< Grazie, ma il mio posto adesso è qui. >>
<< Immaginavo avresti detto una cosa del genere >> rispose il vice porgendole i soldi del drink, poi aggiunse << Ah Caren, cerca di non cacciarti nei guai, la Foresta di Genesis non è un posto sicuro per fare scampagnate. >>E detto questo se ne andò.
Caren rimase per alcuni attimi a fissare l’uomo dall’inconfondibile giaccone grigio, che da bambina amava indossare, allontanarsi. Cosa voleva dire con quelle parole? Che sapesse delle sue gite notturne da quelle parti? Ma no, era impossibile, sicuramente si stava facendo delle paranoie per niente, o forse no? 

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Capitolo 8
*** Caren vs Sinedd ***


Caren vs Sinedd

I giorni passarono e Caren affrontò numerosi altri incontri al Netherball vincendoli sempre e mantenendo intatto il titolo di “Regina della Sfera”. Contemporaneamente continuò i turni serali al Genesis Bar sperando di riveder sbucare dal nulla qualcuno dei suoi vecchi amici, ma nessuno tornò e lei dovette reprimere la nostalgia aggrappandosi soltanto ai suoi ricordi e al football.
Quella sera come ogni giorno attese la fine del suo turno servendo i clienti e trattenendosi con loro quando richiedevano la sua presenza. Aveva appena finito di parlare con alcuni ragazzi quando nuovi clienti la chiamarono attirando la sua attenzione, erano due uomini e una donna. Caren, sfoggiando il migliore dei suoi sorrisi, si avvicinò ai tre e gentilmente chiese << Ben venuti al Genesis Bar, cosa posso portarvi? >>
I Tre guardarono per un attimo il menù poi ordinarono due caffè e una spremuta di avocado, la ragazza raccolte le ordinazioni preparò veloce le bevande tornando poco dopo dai suoi clienti e posandogliele di fronte per poi consegnarli il conto.
<< Allora, sono.. >> disse Caren interrompendosi però quando gli occhi di uno dei due uomini incrociarono i suoi. Lei conosceva quello sguardo, quegli occhi azzurro-grigio, quei capelli candidi, il fisico imponente. Poteva essere solo una persona. << Aarch? >>
A quanto pare anche lui l’aveva riconosciuta, infatti, stupito esclamò << Caren?! >>
<< Mi.. Mi hai riconosciuta? >>
<< Come avrei potuto non farlo, sei identica a tua madre.. >>
La giovane guardò imbarazzata gli altri due, poi frettolosamente posò il conto sul tavolo borbottando un << Devo andare >> e scappando via. Non era affatto pronta, non era preparata ad un incontro con lui, con suo padre, non si aspettava di trovarlo lì e rincontrarlo così all’improvviso l’aveva mandata nel panico.
<< Caren! >> la chiamò Aarch correndole dietro, ma lei velocemente recuperò la sua borsa e con agilità scese le scale saltando la ringhiera per guadagnare tempo e scappando verso l’uscita destinata al personale, dove dopo aver fermato un taxi vi salì appena in tempo per evitare l’uomo.   
Quando fu sicura di non poter essere raggiunta si voltò vedendo suo padre guardarla impotente allontanarsi, senza poter far niente per fermarla.
<< Scusa Aarch, ma non sono ancora pronta.. >> sussurrò guardando afflitta le sue mani e immergendosi nei suoi pensieri, in ricordi lontani di quel breve periodo in cui lui era rimasto con lei.
<< Dove la porto? >>
<< Come? >> domandò la giovane ritornando bruscamente alla realtà.
<< Dove è diretta? >>
<< Alla Foresta di Genesis. >>
L’uomo la fissò perplesso, cosa diavolo ci faceva una ragazza così giovane in un postaccio come quello? Poi alzando le spalle annuì,  infondo non erano affari che lo riguardavano.
Quando finalmente furono arrivati Caren pagò il conto lasciando una piccola mancia al taxista per il suo aiuto involontario, poi si diresse dritta ai locali dove si disputavano le partite di Netherball. All’entrata la fecero entrare senza problemi e lei dopo aver indossato la sua “divisa” si diresse alla Sfera, dove gli spettatori, già riuniti tutti intorno attendevano l’inizio dell’incontro, che sarebbe iniziato a mezzanotte .
Chi sa chi avrebbe dovuto affrontare quella volta? Non si ricordava il nome, le pareva che fosse un certo Woowaqualcosa o qualcuno con un nome simile. Era stata sempre una frana con i nomi e per di più aveva iniziato ad  interessarsi al Galactik Football solo recentemente, quindi non era ancora riuscita a memorizzare i nomi dei suoi più forti giocatori. Beh, l’unica cosa da fare era attendere che il suo avversario arrivasse. Nell’attesa si sedette vicino alla console dove solitamente stava il ragazzo dai capelli scuri che aveva conosciuto qualche giorno addietro, al suo pensiero un sorriso involontario si dipinse sul volto della ragazza, le aveva detto: “ci vediamo presto”, eppure non si era più fatto vivo. Bah chi li capisce gli uomini è bravo.
All’improvviso un urlo esplose dalla folla e la ragazza scattò in piedi, era il momento di entrare in campo e di scoprire finalmente contro chi avrebbe giocato. Come di consueto il commentatore robot apparve dal nulla scendendo con i suoi lunghi fili in modo che tutti potessero vederlo e allegramente esclamò << Buona sera signori e signore, benvenuti ad un altro favoloso incontro di Netherball! >>
Gli spettatori esultarono con urla e applausi e il robot, quando gli animi si furono calmati continuò << Siete carichi?! >>
Un << SI!!! >> salì dalla folla, sempre più eccitata.
<< Non vi ho sentito! >>
Di nuovo il pubblico urlò la sua risposta e il commentatore aggiunse <>
Anche questa volta gli spettatori esplosero eccitati e la ragazza elegantemente si inchinò, raccogliendo poi un fiore che uno dei suoi fan le aveva lanciato.
<< Contro di lei, il capitano degli Wamba, l’agilissimo e temutissimo Wooam…  No  aspettate un momento! >> si interruppe il robot toccando l’auricolare che portava all’orecchio e ascoltando per pochi attimi. << Uh-lalà! Cambio di programma signori e signore! Ad affrontare la nostra campionessa non sarò Wooamboo, ma udite udite.. Sinedd! Avete capito bene!  Sinedd! Fate un bell’applauso per il numero 11 degli Shadows! L’attaccante più forte di tutto il campionato Siiiinedd! >>
Come per Caren, la folla esplose in giubilo e il giovane con lievi cenni salutò i suoi fan fermandosi poi al fianco della ragazza che stupita lo fissò. Era il giovane che aveva conosciuto, se così si poteva definire scambiarci quattro parole di numero, alcuni giorni prima dopo il suo incontro con la dolce e delicata Kernor.
<< Ciao >> lo salutò lei.
<< Caren >> le rispose lui.
<< Sai, hai davvero uno strano concetto di presto.. >>
<< Presto è un concetto relativo. >>
La ragazza lo fissò perplessa, ma che razza di risposta era?! Stava anche per rispondergli quando il commentatore esclamò << E adesso, che inizio l’incontro! Sinedd, Caren ai vostri posti! Che il Netherball abbia inizio! >>
I due giovani entrarono in campo posizionandosi l’uno di fronte all’altre studiandosi, gli occhi chiari di lei, così puri e sinceri, fissi in quelli scuri e strafottenti  di lui nell’attesa della comparsa della palla. La sfera arrivò poco dopo e Sinedd la spinse sotto le gambe della giovane aggirandola e dirigendosi verso la porta, l’aveva vista giocare numerose volte e aveva capito quale era il suo modo di agire: studiava il suo avversario e una volta capito il suo punto debole adeguava il suo gioco di conseguenza, era un’atleta versatile e per questo pericolosa.
Caren, rimasta per un attimo spiazzata da quella mossa, si riprese immediatamente e veloce seguì il ragazzo, con agilità saltò sul muro ricevendo così la spinta necessaria per portarsi davanti a lui e fermare la sua corsa verso la porta.
<< Buh! >> gli disse atterrandogli di fronte e sottraendogli la palla.
Con forza la indirizzò verso il muro facendo distrarre Sinedd e permettendole di scivolare dal fianco opposto verso la palla, di cui riprese il controllo lanciandola poi in porta e segnando così il suo primo goal.
Il giovane guardò sbalordito il buco della porta richiudersi e sorridendo con la sua tipica aria menefreghista si rimise in posizione. Bene, la bambolina voleva giocare peso, l’avrebbe accontentata.
La palla apparve nuovamente a centro campo e l’attaccante se ne impossessò velocemente trascinandola a sé, poi prendendo la giovane per un braccio la usò per darsi la spinta necessaria per andare in avanti e lanciare la palla in porta segnando un punto.
Caren perse l’equilibrio senza però cadere in ginocchio e una volta tornata sui suoi piedi riprese la posizione iniziale in attesa della sfera, bene, Sinedd stava iniziando a mostrare il suo gioco, lui preferiva un attacco molto offensivo e lei decise di adeguarsi ai suoi modi di fare. Velocemente si impossessò della palla lanciandola poi in aria, il giovane intuì cosa voleva fare e per impedirglielo saltò cercando di intercettare la palla, la ragazza però vide la sua mossa e invece di eseguire una verticale in avanti per poi scagliare il bolide dritto in porta, la fece all’indietro afferrando la palla con i piedi e riportandola a terra. Quando essa toccò il terreno la spinse di fronte a sé, forte del fatto che il suo avversario era dietro di lei e correndo così verso la porta. Improvvisamente sentì un fruscio arrivarle da dietro e istintivamente saltò perdendo però il controllo del pallone, ma salvandosi le caviglie.
<< Ehi! >> esclamò. << Questo è scorretto! >>
<< No. Questo è Netherball! >>
<< Ah si?! Adesso ti faccio vedere io pallone gonfiato >> mormorò lei entrando in scivolata esattamente come aveva fatto lui e passandogli sotto le gambe trovandosi tra i piedi la palla. Quando la vide incrociò lo guardo di Sinedd, poi ridendo la prese tra i piedi lanciandola oltre la sua testa e rimettendosi in piedi con agilità per poi utilizzare una lunga apertura nella parete e sorpassarlo, tornando a controllare la sfera nera e calciandola dritto in porta.
A quel secondo goal Caren si inchinò come era solita fare, ma stavolta lo fece al suo avversario che scuotendo la testa con un ghigno ironico tornò al suo posto.
I minuti passarono e anche Sinedd segnò il suo secondo goal con uno spettacolare colpo di testa, la giovane doveva ammetterlo, era davvero un ottimo giocatore, un po’ sbruffone, ma bravo. Poi una voce gli informò che mancavano tre minuti alla fine dell’incontro e il ritmo all’interno della sfera si fece  più frenetico, entrambi i partecipanti volevano segnare Sinedd perché non poteva certo essere battuto da una ragazza e Caren, beh, perché era Caren e inoltre aveva anche iniziato a prenderci guasto a stare in quella sfera.
Dopo una serie di lanci che andarono a sfiorare il goal per entrambi, la ragazza decise che era il momento di finirla e chiudere l’incontro. Veloce si portò di fronte al ragazzo sfruttando l’appoggio che riusciva a ricavare sulle pareti e dopo alcuni tentavi si impossessò della palla non riuscendo però a superare il suo avversario per dirigersi verso la porta, così stufa di essere rilegata a quell’angolino lanciò la sfera in alto saltando poi per prenderla di testa. Sinedd fece la stessa cosa e quando la fronte di entrambi picchiò sulla sfera i due vennero sbalzati indietro cadendo a terra storditi.
<< Ahi! >> esclamò Caren mettendosi a sedere e guardando il suo compagno rimettersi in piedi, ma come diavolo faceva a riprendersi così velocemente da ogni botta?!
Lo Shadows fissò la palla di fronte a sé, con un semplice tocco nemmeno troppo potente avrebbe fatto sicuramente goal, cosa di cui si rese conto anche la ragazza, infatti veloce si lanciò la sfera sopra i piedi e con una specie di rovesciata la spedì dritta verso il muro dove picchiò tornando indietro con una forza impressionante e colpendo in pieno stomaco Sinedd che per il dolore si piegò in due.
A quel punto la bionda, che era tornata in piedi saltò allargando le gambe per consentire alla palla di rimbalzare verso il muro dove era situata la porta del suo avversario e colpirvi appena sotto. A quel punto con agilità prese la rincorsa e usando il corpo del giovane come trampolino eseguì una ruota colpendo la palla tornata verso di lei e spedendola dritto in porta per segnare il punto vincente.
Fuori la folla, rimasta con il fiato sospeso durante tutta l’ultima azione, esplose in un boato d’applausi e urla, quello era davvero un goal da manuale!  
<< E FINEEEEE! >> urlò il commentatore. << Il mach va a Careeeen! >>
Le porte della sfera si aprirono e i due contendenti uscirono, Sinedd con un viso scuro, mentre la ragazza sorridente e felice.
<< Caren mantiene il titolo di “Regina della Sfera” >> esclamò il robot alzandole la mano in segno di vittoria. << Chi sarà il prossimo a tentare di sfilare da queste graziose mani il titolo di campione?! Al prossimo mach di Netherball! >>
Quando finalmente la macchina la lasciò andare la giovane corse dietro al ragazzo che era scappato negli spogliatoi a cambiarsi, entrando lo trovò ad allacciarsi le scarpe e lei sorridendo gli disse << Bella partita. >>
Sinedd non rispose. Se avesse voluto avrebbe potuto vincere il mach, ma non sapeva perché non era riuscito a giocare sporco con lei, era stato sempre onesto senza mai tentare di bloccarla con la forza, insomma aveva giocato sempre pulito e anche quando ci era andato giù pesante era stato sempre molto attento a non farle male.
<< Anche se non hai vinto hai giocato bene, dovresti essere felice. >>
<< E cosa c’è di felice nel perdere?! >>  esclamò alla fine lui irritato.
<< Non hai perso, semplicemente non hai vinto >> rispose la bionda indossando i suoi abiti.
<< E che differenza fa?! >> esplose l’altro, quella giovane lo stava davvero innervosendo.
<< La differenza è che qualcosa hai vinto.. >>
<< Ah si?! E cosa? >>
<< L’ammirazione del pubblico.. E la mia >> rispose lei sorridendo e andandosene per la sua strada. << Ci vediamo. >>  
Sinedd rimase sbalordito a fissare la porta ormai vuota, quella ragazza era davvero stana, lo irritava incredibilmente, ma allo stesso tempo lo incuriosiva, come diavolo faceva a farlo sentire così?!

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Capitolo 9
*** La Rivelazione di Aarch e la Scoperta di Artegor ***


La rivelazione di Aarch e la Scoperta di Artegor

Quando Aarch aprì gli occhi il giorno successivo, il sole era sorto da poche ore e lui si sentiva davvero a pezzi. Aveva passato la notte insonne rievocando vecchi ricordi del tempo passato con Miriana e in quelle poche ore in cui era riuscito a prendere sonno, i suoi sogni erano stati tormentati da incubi in cui vedeva la ragazza morire e rimorire davanti ai suoi occhi, senza che lui potesse fare niente per impedirlo. Alla fine, stanco di dover continuare a vedere quella scena strazianti decise di alzarsi, aveva bisogno di un po’ d’aria fresca, così dopo essersi lavato e vestito uscì.
L’aria del mattino era fresca e Aarch vi si immerse iniziando a camminare a casaccio per le strade semi deserte del Genesis Stadium, era così immerso nei suoi pensieri che non si accorse di dove stava andando e solo quando si ritrovò di fronte alle porte del Genesis Bar si rese conto cosa aveva fatto. Inconsciamente era andato dritto verso sua figlia. Caren.. Averla rivista la sera precedente gli aveva fatto provare un tuffo al cuore. Erano passati otto anni da quando l’aveva lasciata come un codardo mentre dormiva, senza neanche trovare il coraggio di dirle addio, senza neanche salutarla, senza neanche prometterle che prima o poi suo padre sarebbe tornato a prenderla. L’aveva abbandonata con una lettera, perché se l’avesse guardata nei suoi profondi occhi azzurro-grigio non sarebbe mai riuscito a dirle addio e da allora spesso l’aveva pensata, immaginandosi il giorno in cui l’avrebbe finalmente portata via con sé da quel pianetino sperduto nella galassia, senza però trovare mai il coraggio di farlo. E adesso dopo otto anni la ritrovava lì, nell’ultimo posto in cui avrebbe mai immaginato di vederla, una giovane ragazza bella come il sole, in cui aveva letto tutte le sue stesse paure nei profondi occhi così simili ai suoi, in quegli stessi occhi che avevano paura di lui e che allo stesso tempo lo accusavano del suo abbandono.
“Cosa devo fare?” pensò Aarch fissando indeciso le porte di fronte a sé. Entrare e magari provare a parlarle, o tornare indietro e stare fuori dalla sua vita? “Tu cosa faresti al mio posto Miri?”
Che domande, se lei fosse stata al suo posto non avrebbe esitato un attimo e sarebbe andata di corsa a parlare con sua figlia. Così, facendo un profondo respiro  l’allenatore degli Snow Kids si preparò alla sfida più difficile che avesse mai affrontato e facendosi coraggio entrò.
L’interno del bar, nonostante fosse mattina presto, era già parecchio affollato e l’uomo provò l’impulso di andarsene, infondo, anche se avesse trovato sua figlia cosa le avrebbe detto? Con che coraggio si sarebbe ripresentato da lei dopo otto anni?
<< Ben venuto al Genesis Bar, vuole accomodarsi? >> domandò una voce femminile, riscuotendo Aarch dai suoi pensieri.
<< Si grazie >> rispose l’uomo guardando la donna in piedi di fronte a lui, che non appena si rese conto con chi stava parlando esclamò << Ma lei è Aarch? L’allenatore degli Snow Kids?! >>
<< Si sono io. >>
<< Che meraviglia! E’ davvero un onore conoscerla di persona. A quale tavolo preferisce accomodarsi? >>
L’uomo si guardò un po’ intorno, poi dopo aver individuato un posto in disparte in fondo al locale disse indicandolo alla cameriera << Quello andrà benissimo. >>
<< Come desidera >> rispose lei scortandolo fino al tavolo e porgendogli un menù. << Sa già cosa vuole ordinare o ripasso tra un po’? >>
<< Vorrei un caffè grazie. >>
<< Arriva subito >> rispose la donna dirigendosi verso il bancone e tornando poco dopo con l’ordinazione.
<< Grazie signora Barrek >> rispose lui leggendo il cartellino appuntato sulla divisa.
Gelsionia guardò l’uomo emozionatissima, l’aveva chiamata per nome! E sistemandosi una ciocca di capelli castani dietro l’orecchio chiese << Ehm, mi scusi signor Aarch, mi farebbe un autografo? >>
<< Certamente! >> rispose Aarch prendendo un pezzo di carta e autografandolo con dedica.
<< Ecco a lei signora Barrek. Posso chiamarla Gelsi? >>
<< Certamente! >> esclamò lei tutta eccitata.
<< Bene Gelsi, allora posso farle una domanda? >>
<< Tutto ciò che vuole signor Aarch. >>
<< Sa dirmi se per caso lavora qui una certa Caren Merensi? >>
A quel nome la faccia trasognate di Gelsionia Barrek si trasformò in una maschera furiosa e inacidendosi tutto d’un colpo urlò << Caren Merensi?! Certo che lavora qui! E a proposito della signorina Merensi, anche oggi è in ritardo! Doveva essere qui circa mezz’ora fa! Oh questa volta la faccio licenziare! >>
Aarch guardò la donna sorridendo, sua figlia ero proprio tale e quale a lui quando era giovane, la puntualità non sapeva nemmeno dove stava di casa.
<< Toh! Si parla del diavolo >> esclamò Gelsionia indicando la porta della cucina, da cui un affrettatissima Caren entrò di corsa sistemandosi i capelli in una comoda coda di cavallo. << Merensi! >> urlò andando verso di lei come un toro furioso.
L’uomo guardò la donna gridare e agitarsi per una decina di minuti, poi non riuscendo ad ottenere qualche reazione da parte della nuova arrivata ci rinunciò tornando al suo lavoro e continuando a fissare in cagnesco la ragazza.
Aarch non poté fare a meno di notare quanto Caren somigliasse a sua madre, aveva i suoi stessi capelli dorati, il suo stesso volto da fata, la sua stessa corporatura sinuosa, persino alcune sue stesse espressioni. Le due erano così simili che a lui sembrava di  riavere Miriana con sé, quanto le mancava, se adesso fosse stata lì avrebbe sicuramente saputo come comportarsi, lo avrebbe aiutato e supportato come aveva sempre fatto, ma lei non c’era più e adesso doveva cavarsela da solo. Nel bene o nel male doveva trovare per conto suo il modo di parlare a sua figlia e poter finalmente così riallacciare i rapporti con lei, ma come?
Aarch rimase seduto a quel tavolo semi nascosto per ore, a guardare la ragazza lavorare, la osservò prendere ordinazioni, portare bevande, passeggiare per i tavoli, chiacchierare e ridere spensierata, la fissò mentre veniva corteggiata spudoratamente da uno dei clienti, trattenendo l’impulso da padre di farlo sparire dalla faccia di Genesis, ma non trovò mai il coraggio di avvicinarsi a lei. Aveva troppa paura di vederla fuggire di nuovo, di leggere nei suoi occhi tutto l’odio che provava per lui e infondo, come biasimarla, anche lui si sarebbe odiato se fosse stato al suo posto.
<< Come accidenti devo fare?! >> sussurrò l’allenatore.
<< A fare cosa? >> chiese una calda voce maschile sedendosi davanti a lui e facendolo sussultare.
<< Clamp! Che ci fai qui? >>
<< Ero venuto a cercarti per mostrarti i perfezionamenti che ho apportato ai miei programmi dell’Olotrainer, ma tu non eri in camera e il portiere dell’Hotel mi ha detto che sei uscito presto stamattina quindi sono venuto cercarti qui. >>
<< Come facevi a saperlo? >>
<< Be’ dopo l’incontro di ieri sera con quella cameriera, sei rimasto sconvolto, quindi ho pensato che tu fossi tornato qui per rivederla.. >>
<< Già.. Mi conosci davvero bene amico mio. >>
<< Suppongo sia una reazione logica dopo l’inquietudine che ti ha suscitato. Avrei voluto chiedertelo ieri una volta tornati all’hotel, ma tu eri così distrutto che sei subito scappato in camera e non me la sono sentita di venirti a disturbare.. Lo so che non sono affari miei però.. >>
Aarch vide l’incertezza sul volto del suo compagno e sorridendo lo incitò a continuare. << Chiedimi pure ciò che vuoi sapere. >>
<< Bene.. Aarch, chi è quella ragazza? >>
<< Quella ragazza Clamp, è mia figlia. >>

L’allenamento degli Shadows era finito da un pezzo e Sinedd non era ancora tornato in albergo, era da varie ore che nessuno lo vedeva e Artegor Nexus, allenatore ed ex giocatore degli Shadows, stava iniziando a preoccuparsi. A l’uomo non importava dove passasse le sue notti il ragazzo o cosa combinasse quando non era con la  squadra, per quanto lo riguardava poteva anche fare il teppista, ma quando c’erano gli allenamenti esigeva la sua presenza nell’Olotrainer. Già la sua squadra era sotto di un giocatore, dato che uno dei suoi centrocampisti si era fatto male durante un allenamento, ci mancava solo che la sua punta smettesse di esercitarsi per dedicarsi a chi sa cosa, così la Galactik Football Cup, potevano anche sognarsela.
Di pessimo umore Artegor si diresse nel salotto degli Shadows, dove riuniti di fronte all’olovideo trovò i suoi ragazzi.
<< Qualcuno di voi sa dove diavolo è finito Sinedd? >>
<< No coach >> risposero i giocatori.
<< Tu Nilli? >>  domandò l’uomo al suo difensore, che solitamente passava gran parte del suo tempo con il ragazzo.
<< Non lo vedo da prima di cena mister. >>
<< Perfetto >> imprecò l’allenatore. << Tra poco inizieranno le prime eliminazioni  per gli ottavi di finale e la mia punta è sparita, per di più mi ritrovo senza un giocatore.. A volte mi sembra che qui a nessuno importi vincere quella coppa! >>
<< Se è questo che la preoccupa mister, avrei una cosa interessante da mostrarle >> disse Fulmugus, il capitano della sua squadra.
<< Ah si? >>
<< Se vuole seguirmi. >>
I due Shadows lasciarono le loro stanze del Genesis Hotel e Artegor si lasciò guidare dal suo giocatore per le strade del Genesis Stadium, fino ad un sotterraneo situato nel settore della Foresta di Genesis.
L’uomo osservò stupito l’enorme sala con al centro situata una gigantesca sfera collegata al soffitto con dei fili e percorrendo le varie impalcature per avvicinarsi ad uno degli schermi chiese << Che razza di posto è questo? >>
<< Qui coach viene giocato il Netherball, una particolare variante del Galactik Football, ed è qui che troveremo la soluzione ai nostri problemi. >>
<< Tu credi? >> chiese scettico l’allenatore.
<< Guardi là >> rispose Fulmugus indicando uno dei pannelli che mostravano l’interno della sfera.  << Vedrà che si ricrederà. >>
Artegor inarcò le sopracciglia poco convinto, poi incrociando le braccia al petto osservò lo schermo mostrare una ragazza dai capelli dorati eseguire alcuni palleggi sul posto di fronte ad un divertito Wooamboo. Incuriosito guardò con più attenzione, quella giovane aveva un certo non so che di familiare, non sapeva dire a chi assomigliasse, ma di sicuro non era un volto sconosciuto.
<< Chi è quella ragazza? >>
<< Non glielo so dire mister, da quel che so ha iniziato a giocare qui qualche tempo fa per caso e da allora ha battuto giocatori del calibro di Kernor,  Akkamuk, Lun Zaera e persino Sinedd. >>
<< Anche Sinedd?! >>
< >
L’allenatore ascoltò sorpreso le parole del suo capitano, quella ragazza era davvero un fenomeno, così sempre più interessato la osservò meglio giocare. La bionda, per evitare che il Wambas si impadronisse della palla, se la lanciò dietro le spalle e colpendola con il tallone la mandò a sbattere contro la parete dietro di lei. Quando la sfera tornò indietro la giovane saltò venendo imitata dal suo avversario e lei una volta tornata con i piedi per terra si lanciò in scivolata passando dritto tra le gambe di Wooamboo che le aveva allargate per evitare il contrasto, permettendole così di arrivare di fronte al pallone e mandarlo in porta con un elegante colpo di tacco che segnò la fine dell’incontro.
Tutto intorno ad Artegor la folla esplose in urla di approvazione e suo malgrado, anche lui si trovò ad applaudire per quel piccolo astro nascente.
<< Fulmugus >> disse vedendo la giovane uscire dalla sfera. << Quella ragazza è esattamente ciò che ci serve. Seguimi. >>
Fulmugus rise vedendo sul volto del suo allenatore aprirsi un sorriso soddisfatto, quella ragazza sarebbe diventata una stella e lui l’avrebbe aiutata a scalare le vette del successo.

In quello stesso momento Caren, dopo essersi inchinata come di consueto ai suoi fan, salutò con una stretta di mano il suo avversario, poi dirigendosi verso la consolle dove stava sempre appostato Sinedd a dirigere gli incontri gli chiese << Allora? Come sono andata? >>
<< Come sempre >> rispose l’attaccante degli Shadows infastidito.
<< Wow! Che entusiasmo. >>
Sinedd alzò gli occhi al cielo spengendo il computer, ma che diavolo voleva da lui?! Cosa si aspettava che le facesse uno striscione mettendosi ad urlare il suo nome?! Se lo poteva anche scordare. Poi indispettito si voltò trovandosi faccia a faccia con un uomo che conosceva fin troppo bene.
<< Ma bene, Sinedd. >>
<< Che ci fai qui? >> domandò il ragazzo.
<< Potrei farti la stessa domanda, dato che hai saltato gli allenamenti. >>
<< Sei venuto qui per farmi la predica?! >>
<< No, non sono qui per questo. Non mi presenti la tua amica? >>
Caren sentendosi chiamata in causa guardò incuriosita il nuovo arrivato, era un uomo alto dal fisico slanciato, il suo volto dalla chiarissima carnagione era spigoloso e sugli occhi portavo degli occhiali sportivi blu. I suoi capelli erano neri come la notte e lei era sicura di averlo già visto in una delle foto di sua madre.
Sinedd sbuffò e facendo cenno alla ragazza di avvicinarsi disse << Lei è Caren. >>
<< Piacere >> rispose la ragazza sorridendo e stringendo la mano che l’uomo le porgeva.
<< Il piacere è mio Caren. >> Poi lasciandole la mano aggiunse << Il mio nome è Artegor Nexus e sono l’allenatore degli Shadows. Avrai sentito parlare di me. >>
<< Be’ non sono una grande esperta di Galactik Football e i nomi non sono molto il mio forte però, si credo di averne sentito parlare, anche se adesso  non ricordo. >>
<< Bene, allora ti consiglio di imparare bene il mio nome perché ho una proposta da farti. >>

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Capitolo 10
*** La Proposta di Artegor Nexus ***


La Proposta di Artegor Nexus

Quando Caren si ritrovò seduta su un taxi dritto al Genesis Hotel il pomeriggio successivo, non poteva credere che ci stesse andando davvero, non poteva credere di averlo fatto di nuovo. Era la seconda volta che si buttava così a capofitto nelle situazioni senza riflettere sulle conseguenze, facendo qualcosa solo perché uno stravagante sconosciuto le diceva di farlo. Oh se Corso lo avesse saputo le avrebbe fatto una lavata di capo che non sarebbe più finita. A quel pensiero Caren sorrise, immaginandosi la faccia del vice capitano e solo quando il conducente si fermò informandola di essere arrivati, tornò alla realtà.
La giovane pagò il conto, poi si diresse verso l’Hotel entrando nella lussuosa hall, dove si scontrò con un ragazzo dai lunghi capelli castani e la carnagione scura. << Oh scusami tanto >> esclamò lui dispiaciuto aiutandola ad alzarsi.
<< No scusami tu, non ti ho proprio visto >> rispose lei fissando i suoi gentili occhi gialli.
<< Ti sei fatta male? >>
<< No, no. Tu? >>
<< Niente >> disse sorridendole e porgendole nuovamente la mano per presentarsi << Io sono.. >>
<< Rocket sbrigati l’allenamento sta per iniziare! >> urlò una familiare voce da dentro un ascensore facendo sussultare la ragazza.
<< Arrivo zio Aarch >> rispose Rocket, poi rivolgendosi alla nuova arrivata aggiunse << Be’ ci vediamo. Scusa ancora. >> E sparì oltre le porte dell’ascensore.
Caren guardò sbalordita il ragazzo andarsene, aveva detto zio Aarch?! Questo significava che lui era suo cugino! Era la prima volta che stava così vicino ad un membro della sua famiglia e pensare che non se ne era neanche accorta, be’ infondo era meglio così, almeno non avrebbe dovuto affrontare suo padre.
<< Posso fare qualcosa per lei signorina? >> domandò l’uomo dai capelli brizzolati alla reception, notandola in piedi di fronte all’entrata.
La giovane a quelle parole si riscosse immediatamente dai suoi pensieri e avvicinandosi al bancone chiese << Si grazie, dovrei parlare con il signor Artegor Nexus. >>
<< Il suo nome prego. >>
<< Caren. >>
<< Attenda un attimo >> disse l’impiegato premendo alcuni tasti al suo computer, per poi parlare in un’auricolare << Signor Nexus, c’è qui una signorina che dice di voler parlare con lei, si chiama Caren. La faccio passare? >>
Il brizzolato attese, poi annuì e tornando a rivolgersi alla ragazza disse << Il signor Nexus la sta aspettando. Quarto piano. >>
<< Grazie >> rispose lei avviandosi verso l’ascensore e richiamandolo.
Quando le porte metalliche si aprirono un’anonima voce monocorde la informò << Quarto piano, team Shadows. >> e Caren entrò in un lungo e lussuoso corridoio costellato da numerose porte. Ad una di esse stava Artegor Nexus, che soddisfatto di vederla lì la fissava attendendo che si accorgesse della sua presenza.
Quando la giovane si accorse dell’uomo sussultò, era stata così impegnata a guardarsi intorno da non notare che l’allenatore la stava aspettando sulla porta del suo studio.
<< Signor Nexus, mi ha spaventata. >>
Artegor rise. << Sono felice di vedere che hai accettato di venire, vieni accomodiamoci nel mio ufficio. >>
I due entrarono in una spaziosa stanza e l’uomo una volta sedutosi ad una scrivania, le fece cenno di accomodarsi di fronte a sé.
<< Bene Caren, come ti ho detto ieri sera, ho una proposta da farti. >>
<< Sono tutta orecchie. >>
<< Non amo molto i giri di parole, quindi andrò subito al sodo, vorrei che entrassi a far parte della mia squadra. >>
<< Come scusi?! >> esclamò la giovane sbalordita, non riusciva a credere alle sue orecchie. << Ho sentito bene? Mi vorrebbe in squadra?! >>
<< Già. >>
<< Sul serio?! >>
<< Perché ti stupisci tanto? Ho visto come hai giocato contro Wooamboo, hai talento e io voglio sfruttarlo rendendoti una mia giocatrice. Inoltre uno dei miei ragazzi si è infortunato e gli Shadows si trovano con un giocatore in meno, tu capiti proprio a pennello. Che ne dici, ti può interessare la proposta? >>
<< Io.. Non so davvero cosa dire.. Gli Shadows sono una delle migliori squadre del Galactik Football e.. >>
<< Be’, non c‘è molto da pensare, dì di si. >>
<< Mi piacerebbe, ma io non ho mai giocato su un vero campo da football e lavoro sei giorni a settimana per poter pagare l‘affitto di casa, non ho molto tempo da poter dedicare ad un impegno simile. >>
<< Di questo non ti devi preoccupare, so riconoscere il talento quando lo vedo e tu ne hai da vendere, hai solo bisogno di essere indirizzata verso la strada giusta, inoltre se decidi di entrare nella mia squadra non avrai più bisogno né di qualche lavoretto mediocre, né di un appartamento. Verrai stipendiata direttamente dall’associazione calcistica Shadows e ti verrà assegnata una camera sia qui, che alla nostra sede nell’arcipelago Shadows. Mi sembra un’offerta ragionevole, non trovi? >>
<< Be’, in effetti c’è tutto da guadagnarci. >>
<< Allora accetta. Hai grandi potenzialità Caren e io posso aiutarti a farti diventare la giocatrice più richiesta di tutta la galassia. Devi solo mettere una firma qui >> disse l’uomo posizionandole di fronte un pezzo di carta.
Caren guardò prima l’allenatore, poi il contratto. La proposta che gli aveva fatto era davvero favorevole, sarebbe potuta diventare la giocatrice di una delle migliori squadre esistenti nella galassia, ma questo avrebbe voluto dire dare un taglio netto alla vita che aveva vissuto negli ultimi due anni, se avesse iniziato a giocare per Artegor Nexus, avrebbe dovuto dire addio alle sue ricerche sul Meta-Flusso, però forse se fosse diventata un’atleta abbastanza famosa sarebbe riuscita a trovare qualcuno disposto a spiegarle cosa  fosse e cosa avesse a che fare con lei.
<< Allora? >> la incitò l’uomo, notando la sua esitazione.
La giovane sorrise e prendendo la penna che lui le porgeva disse << Accetto. >> Firmando il contratto che avrebbe cambiato la sua vita.

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Capitolo 11
*** Dimissioni ***


Dimissioni

Nello stesso momento in cui la mano di Caren si mosse sul foglio tracciando un elegante: Caren Merensi, le porte del Genesis Bar si aprirono lasciando passare tre giovani promesse del mondo calcistico, i campioni in carica, i mitici Snow Kids.    
I tre ragazzi una volta entrati nel locale si guardarono un po’ intorno alla ricerca di un posto in cui sedersi, ma senza successo, dato che quasi tutti i tavoli erano occupati, così vedendo passare una cameriera la fermarono dicendo << Ci scusi signorina? >>
<< Si? >> domandò la ragazza senza alzare il volto dal block notes con le numerose ordinazioni.
<< Vorremo sederci, potrebbe indicarci un tavolo? >>
<< Certamente, seguitemi >> rispose lei senza degnarli di uno sguardo e scortandoli fino ad un posto libero. << Ecco i menù. >>  
Micro Ice, Thran e Yuki  si sedettero al tavolo e la cameriera attese lo loro ordinazioni.
<< Arianne quando arrivano le bibite? >> esclamò uno dei clienti seduto poco lontano da loro.
<< Un attimo solo >> rispose la ragazza, poi rivolgendosi ai tre aggiunse << Torno subito. >>
<< No.. >> protestò Micro Ice guardando la rossa allontanarsi. << Proprio ora che avevo deciso cosa prendere! >>
Davanti a lui Yuki rise. << Sta tranquillo Micro Ice, vedrai che torna, non ti farà certo morire di fame. >>
<< Lo spero proprio, non vorrà mica fare attendere il grande attaccante degli Snow Kids! >>
I tre risero, poi Thran disse << Mi spiace deluderti amico, ma non credo proprio che ci abbia riconosciuti. >>
<< Cosa?! Come ha fatto a non riconoscerci! Siamo i campioni in carica! >>
<< Forse non è una che segue il football.. >> ipotizzò Yuki. << E non credo che tornerà molto presto. >>
A quelle parole l’attaccante sbiancò, stava davvero morendo di fame, ma quando vide la graziosa giovane dirigersi verso di loro tirò un sospiro di sollievo.
<< Scusate l’attesa. Cosa prendete ragazzi? >>
<< Io un milk-shake al pistacchio >> disse Yuki.
<< Per me una Cola. >>
Arianne annuì. << E per te? >>
<< Io prendo una coppa Genesis variegata al doppio cioccolato e panna. Un campione come me ha bisogno di mantenersi in forma >> rispose Micro Ice sorridendo accattivante, sperando così di venir riconosciuto, cosa che però non avvenne, infatti, la cameriera una volta finito di prendere appunti se ne andò, lasciandolo ridere come un ebete.
<< Eh no, questa non sa neanche cosa sia il Galactik Football.. >>       
Quando la ragazza tornò con le loro ordinazioni i ragazzi pagarono il conto e l’attaccante afferrando la sua gigantesca coppa gelato disse << Vorrei proporre un brindisi a Yuki, il nostro nuove e straordinario portiere! >>
<< A Yuki! >> concordò Thran guardando sua cugina arrossire.
<< Thran, sei sicuro di non essere arrabbiato con me per aver preso il posto di Ahito? >>
<< Ma che stai dicendo cuginetta! Non potrei mai arrabbiarmi sapendo che c’è una degna sostituta al suo posto e nemmeno lui si arrabbierà con te quando lo saprà. Anzi, sono fiero di te. >>
La giovane dai corti capelli arancio sorrise. << Grazie. >>
<< Grazie a te per averci salvato. >>
Micro Ice guardò imbambolato il nuovo portiere della sua squadra, era davvero così carina! Poi rendendosi conto che lei lo stava fissando, scosse la testa tornando alla realtà e sorridendo imbarazzato.
Thran, a cui non era sfuggito lo sguardo adorante con cui l’amico ammirava sua cugina rise tra sé e sé, quei due erano troppo simili per poter anche solo pensare che ci potesse essere qualcosa, però volendo dare ugualmente una possibilità a quell’amore nascente disse << Vado a prendere qualcosa da mangiare. Torno subito. >> E detto ciò si alzò lasciandoli soli.
Il difensore degli Snow Kids camminò fino al bancone del bar, avrebbe fatto finta di interessarsi a ciò che c’era per molto molto tempo in modo da dare l‘occasione a quei due di parlare un po‘, così fischiettando raggiunse la vetrina dei dolci, ma nel farlo passò davanti alla cucina da dove uscì la graziosa cameriera dai capelli rossi, che senza vederlo le andò a sbattere contro.
Arianne vide troppo tardi il ragazzo posizionato di fronte a lei e senza poter far niente vi si scontrò, preparandosi ad un imminente caduta che avrebbe distrutto la farcitissima coppa gelato che la signora Boirson aveva ordinato.
<< Presa! >> esclamò una  gentile voce maschile evitandole il capitombolo.
Quando la ragazza aprì gli occhi infatti si ritrovò stretta nell’abbraccio di un bel giovane dai tratti orientali e con i capelli corvini che sorridendole le chiese << Ti sei fatta male? >>
<< N-no.. >> balbettò lei riprendendosi lentamente dallo shock. << Tu? >>
<< Non sono io che ho rischiato di cadere >> rispose lui ridendo.
<< Lo so, ma avrai preso il gelato in.. >> disse Arianne, fermandosi però a metà frase, quando non vide nessuna macchia di caramello sul corpo del suo salvatore. << Ma dove..? >>
<< Dice questo? >> chiese Thran mostrandole la lavorata coppetta di vetro in equilibrio sul suo piede.
<< Ma come hai fatto?! >>
<< Segreti del mestiere.. >>
La ragazza batté le mani eccitata, quello sconosciuto l’aveva appena salvata da una ramanzina senza fine della signora Barrek, così recuperando il piccolo trofeo e riposizionandolo sul vassoio disse << Grazie mille! Mi hai davvero salvato la vita! >>  
<< Per così poco.. >>
<< Già, te ne sarò eternamente grata. >>
Il giovane sorrise e lei, per la prima volta imbarazzata di fronte ad un ragazzo, aggiunse << Be’, ehm grazie.. Adesso io vado a.. >>
<< Ehi aspetta, permettimi almeno di presentarmi. Io sono Thran, tu sei? >> << Il mio nome è.. >> rispose la cameriera, che vedendo entrare l’amica dalla porta principale esclamò << Caren! >>
<< Piacere Caren. >>
<< No! Io non mi chiamo Caren.. Sono Arianne, Arianne Ramirer. >> Poi mettendogli il vassoio in mano esclamò << Scusa Thran, è stato un piacere. Grazie ancora! >>
Caren vide la sua migliore amica correre verso di lei facendo lo slalom tra i vari clienti per raggiungerla. << Che diavolo ci fai qui Caren?! Dovevi essere a lavoro un’ora fa, se la Barrek ti vede.. >>
<< Caren Erina Merensi! >> urlò la squillante voce di Gelsionia Barrek, facendo tremare tutti i vetri del locale. << Questa volta hai sorpassato il limite, un’ora di ritardo! Con me nell’ufficio del direttore!>>
<< Non si preoccupi signora Barrek era proprio lì che stavo andando >> rispose la bionda per niente preoccupata.
<< Oh Merensi, questa volta sei nei guai fino al collo! Che scusa userai adesso?! >>
<< Veramente nessuna signora, sono venuta solo a consegnare le mie dimissioni. >>

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Capitolo 12
*** Nuova Vita ***


Nuova Vita

Alla fine del suo turno di lavoro Arianne si catapultò fuori dal Genesis Bar, dove Caren, seduta su una panchina lì vicina, l’attendeva.  
<< Mi vuoi spiegare cosa diavolo sta succedendo?! Perché hai dato le dimissioni? >> esclamò la ragazza posizionandosi di fronte a lei con le mani puntate sui fianchi.
Alla bionda l’espressione accigliata dell’amica la fece morire dal ridere, era stranissimo vederla così arrabbiata, lei non si infuriava mai.
<< Ho trovato un altro lavoro. >>
<< Cosa?! E quando è successo? >>
Caren le fece segno di abbassare la voce, stava urlando così tanto che gli sguardi di tutti i passanti si posavano incuriositi su di loro.
<< Vieni, andiamo a casa mia. Ti spiego tutto per la strada: >>
La rossa obbedì e insieme si diressero verso la fermata dei taxi per poter raggiungere l’appartamento della giovane.
<< Dove vi porto? >>
<< Nel settore Cinque, grazie. >>
Il taxista partì e le due ragazze sedute sul velivolo rimasero per vari minuti in silenzio, solo dopo aver nuovamente toccato terra ripresero a parlare.
<< Allora? Me lo dici si o no? Sto morendo di curiosità! >> protestò Arianne.
<< Ari, ho firmato un contratto con Artegor Nexus. >>
<< Artegor chi? >>
<< Nexus, l’allenatore degli Shadows. >>
<< Shadows, Shadows, Shadows.. Mi ricordano qualcosa.. Ah si! Quella squadra di spilungoni con la faccia da morti, dove gioca quello schianto di Sinedd! >>
La ragazza rise, l’unico motivo per cui l’amica era a conoscenza della loro esistenza era perché uno dei loro giocatori era un idolo di tutte le ragazze.
<< Si esatto, sono loro. >>
<< Mi mettono davvero paura.. Ma tu che c’entri con loro? Perché Artegor Nexus.. >> disse la ragazza sentendo poi le parole morirle in gola. << Oh .. >>
Caren lesse negli occhi verdi dell’altra affacciarsi la consapevolezza di quello che era successo e sorridendo esclamò << Da questo pomeriggio sono ufficialmente una Shadows. >>
<< Wow! >> urlò Arianne saltandole al collo entusiasta. << E’ davvero fantastico! La mia migliore amica giocherà con Sinedd! >>
La bionda alzò gli occhi al cielo ridendo, ci avrebbe scommesso che tutta la felicità della sua amica derivava proprio da quel fatto.
<< Ehi! Aspetta un momento! >> disse improvvisamente seria la rossa. << Non dovrai mica diventare anoressica  e andare in giro truccata come un cadavere vero?! >>
Caren scoppiò a ridere nuovamente. << Mah non so, sul contratto c’era qualcosa riguardo all’immagine pertinente con il resto della squadra. >>
<< Eh no carina! Se inizierai ad andare in giro conciata così farò finta di non conoscerti. Ho una reputazione sai! >>
Le due risero di nuovo e una volta tornate serie la rossa domandò <>
<< Ehm.. Quello che sto per dirti non ti piacerà.. Ti ricordi quella sera che ho chiesto a tuo fratello di accompagnarmi in un posto? >>
<< Si, come scordarmelo, quando è tornato era di pessimo umore. Avete litigato? >>
<< Si.. Io mi sono fatta accompagnare da Devis in un sotterraneo della Foresta di Genesis dove ogni giorno a mezzanotte vengono giocati degli incontri di Netherball. >>
<< Netherche? >>
<< Un variante del Galactik Football. Lascia perdere Ari, è arabo per te. >>  
<< Già.. Ci giocano ragazzi carini? >>
<< Ci giocano i migliori giocatori di football. >>
<< E te che c’entri scusa? Senza offesa è.. >>
<< Ehi grazie eh! >> Poi ridendo aggiunse. << Mi venne proposto di andare a vedere un incontro da un tizio vestito in modo orribile e se mi piaceva potevo provare a giocare un incontro. All’inizio non ero tanto convinta di volerci provare, però poi io e Devis abbiamo litigato e senza pensare mi sono fatta organizzare un incontro e ho iniziato a giocare a Netherball. >>
<< Ed è qui che hai incontrato Artegor Nexus? >>
<< Già. Ieri sera mi ha vista giocare e quando sono uscita dalla Sfera è venuto a presentarsi proponendomi di andarlo a trovare al Genesis Hotel il giorno dopo perché aveva un’interessante proposta da farmi. E così sono diventata una Shadows. >>
Arianne ascoltò sbalordita tutta quell’insolita storia, la sua migliore amica aveva passato tutte le sue notti in uno squallido sotterraneo pieno di energumeni a tirare calci ad un pallone e lei lo veniva a sapere solo ora?!
<< Aspetta! >> la fermò Caren vedendo che la ragazza stava per andare in escandescenza. << Mi dispiace di non avertelo detto, però infondo che differenza fa, tanto non ti saresti mai alzata nel cuore della notte per accompagnarmi in un sotterraneo sudicio a tirare pedata ad una stupida palla. >>
<< Questo è vero, però.. Me lo potevi dire lo stesso! Uffa! Lo sapeva Devis e non io.. >>
<< Lo so, però... Dai per farmi perdonare ti accompagnerò a fare shopping di mia spontanea volontà durante i prossimi saldi di fine stagione. >>
<< Beh se la metti così, allora ti perdono >> rispose la rossa fermandosi davanti alla porta del condominio dove abitava l’amica.
<< C’è un po’ di confusione in casa, non ho avuto molto tempo per sistemare. >> 
Le due ragazze salirono le lunghe rampe di scale fino al terzo piano, dove di fronte alla porta dell’appartamento numero dodici trovarono un grasso uomo che soddisfatto, dirigeva una squadra di operai andare e venire dalla casa portando via le varie cose.
<< Signor Jenson! >> esclamò Caren correndo verso  il suo panciuto padrone di casa. << Oh signorina Merensi. Che piacere vederla. >>
<< Che sta succedendo?! Cosa stanno facendo quegli uomini alle mie cose?! >>
<< Le stanno trasferendo. >>
<< Cosa?! Perché?! L’ho pagato l’affitto questo mese! >> esclamò lei e le parole di Artegor le tornarono in mete: “Non avrai più bisogno né di qualche lavoretto mediocre, né di un appartamento”.
<< Si trasferisce signorina Merensi. >>
<< Già.. >> sussurrò la ragazza sentendo il suo cellulare suonare e tirandolo fuori dalla borsa rispose. << Pronto. >>
Sullo schermo del suo telefono apparve l’immagine di Artegor che sorridendo disse << Caren. Mi sono preso il permesso di farmi mandare il tuo numero. >>
<< Non si preoccupi signor Nexus. A cosa devo la chiamata? C’è qualche problema? >>
<< Nessuno. Non so se sei già stata a casa, ma volevo informarti che mi sono preso anche la libertà di far trasferire le tue cose nella tua camera al Genesis Hotel. >>
<< Quindi gli ha mandati lei quegli uomini. >>
<< Ovviamente e ho già chiuso il tuo contratto con il padrone di casa. Da questo momento sei ufficialmente libera di trasferirti qui. Spero non ti dispiaccia. >>
<< Oh no.. Be’.. Grazie.. >> 
<< Bene ci vediamo domani mattina per il tuo primo allenamento. Ricorda ciò che ti ho chiesto. >>
<< Certamente, me ne occuperò stasera stessa. >>
<< Ottimo >> concluse l’allenatore degli Shadows chiudendo la chiamata e lasciandola sbalordita a fissare incredula lo schermo. Wow! Artegor Nexus aveva pensato proprio a tutto. Ci teneva davvero ad averla nella sua squadra.
<< Beh Ari, mi sa che da qui in avanti dovremo farle a casa tua le cene gossip e beauty. >>
Arianne guardò gli operai spostare lentamente tutti quegli oggetti che le erano così familiari e in quel momento capì che tutto stava per cambiare, non ci aveva ancora pensato, o meglio, non aveva voluto farlo, ma la verità era quella, non sarebbe più andata a dormire dalla sua migliore amica, né a cena a casa sua, anzi probabilmente non l’avrebbe quasi più vista, troppo impegnata con la nuova vita. << Quindi non ci sarà più tutto questo… >>
<< Arianne.. >>
La ragazza si voltò verso Caren che guardandola le sorrise, probabilmente aveva intuito cosa stava pensando e con quel sorriso le disse che niente sarebbe cambiato. Arianne volle crederci e scacciando via quell’attimo di tristezza esclamò << Bene signorina Merensi, credo proprio che l’abbiano sfrattata. >>
<< Già >> esclamò la bionda ridendo.
<< Che ne dice di venire a cena nella mia umile dimora? >>
<< Dire che accetto volentieri. >>
<< Ottimo, allora.. Facciamo chi arriva prima al taxi? >
<< Ci sto! >> esclamò Caren e correndo verso l’uscita si allontanò per sempre dalla sua noiosa vita da cameriera.

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Capitolo 13
*** La Fine della Regina ***


La Fine della Regina

Devis Ramirer si era ripromesso che non sarebbe mai più tornato nel sotterrano dove veniva praticato il Netherball e invece quella notte, buttando al vento tutte le sue promesse, vi si stava dirigendo per la seconda e ultima volta, o almeno così sperava, con sua sorella e l’amica.
Caren quella sera si sarebbe scontrata con Render, capitano e attaccante dei Red Tigers, poi avrebbe annunciato il suo ritiro esattamente come le aveva imposto Artegor. L’allenatore, infatti, aveva messo come clausola al suo contratto che lasciasse per sempre il Netherball, non voleva che i suoi giocatori si infortunassero prima di una partita per uno stupido incontro in un postaccio del genere. Il football andava giocato sui campi da calcio, non in un minuscolo ring come quello e lei non voleva certo iniziare la sua carriera negli Shadows disobbedendo subito al suo mister.
<< Quindi è qui che hai passato tutte le tue notti ultimamente? >> domandò Arianne guardandosi intorno inorridita.
<< Già. >>
<< Che schifo! >>
<< Te l’avevo detto io che non era un posto per te >> rispose Devis, rimasto leggermente indietro alle due ragazze. Da quella sera in cui aveva accompagnato Caren a vedere l’incontro tra Kernor e Akkamuk, non ci aveva più parlato e la lite era rimasta in  sospeso creando una specie di muro tra di loro. Il ragazzo, infatti, non  sarebbe mai voluto ritornare in quel sotterraneo, ma sua sorella aveva così insistito nel volerlo vedere che non se l’era sentita di lasciarla sola in mezzo a quel branco di scimmioni, finendo per accompagnarla.
<< Se non volevi venire potevi anche restare a casa >> rispose Arianne facendogli la linguaccia.
<< E lasciarti da sola tra quegli energumeni? Non resisteresti un attimo in un posto come questo. >>
<< Esagerato. Quanto potrà mai essere spaventoso un.. >> disse la rossa interrompendosi però quando l’enorme sala della Sfera si aprì di fronte a lei, mostrandole montagne di persone urlanti accalcate su una quantità infinita di impalcature, che a dirla tutta non sembravano poi così sicure.
<< Ora mi credi? >>
Arianne deglutì spaventata, come diavolo aveva fatto la sua amica ad andare in quel postaccio tutte le notti senza nessuno che l’accompagnasse.
<< Non preoccuparti >> disse Caren intuendo i suoi pensieri. << Dopo un po’ ti ci abitui e non ci fai più caso. >>
<< Se lo dici te.. >>
La bionda sorrise, poi rivolgendosi a Devis per la prima volta in tutta la serata suggerì << Cercate di arrivare il più vicino possibile al computer che controlla la Sfera, vi aspetto li quando esco. >>
<< Okay. >>
<< Se qualcuno fa dei problemi chiedete di Sinedd o Razel e ditegli che siete amici miei. >>
<< Non ho bisogno della tua raccomandazione. >>
<< Fa come vuoi, era solo un consiglio. >>
Il ragazzo si morse la lingua, non doveva essere così duro con lei, così provando a rimediare aggiunse << Sinedd o Razel hai detto? >>
<< Si. >>
<< Okay.. Grazie e.. Sta attenta là dentro. >>
Là giovane annuì, poi dedicandosi all’amica disse << Ci vediamo tra una ventina di minuti. >>
<< Mi raccomando fatti  onore e straccia quel tipo! >>
<< Lo farò >> concluse lei salutandola con la mano e dirigendosi nello spogliatoio per indossare la sua divisa.
<< E adesso? >>
<< Andiamo a cercare un posto con buona vista >> rispose Devis avviandosi verso le impalcature e mescolandosi tra la folla.
Quando i due fratelli riuscirono a trovare un posto abbastanza vicino alla consolle - un ponteggio appena sopra - Caren era da poco arrivata di fronte al presentatore robot, che entusiasta richiamò l’attenzione dei presenti esclamando << Buona sera signore e signori! Benvenuti al Netherball! >>
La folla esplose in applausi ed urla e ad Arianne sembrò così strano che tutte quelle persone si stessero eccitando per una cosa del genere.
<< Questa sera vedremo sfidarsi la nostra ormai  Imperatrice della Sfera Caren, contro Render, lo sfrontato capitano dei Red Tigers! Siete carichi?!! >>
<< SI! >> urlò il pubblico e il commentatore aggiunse << Bene! Caren, Render alle vostre posizioni. Che si dia inizio al Netherball! >>

Ogni volta che la ragazza attraversava il fascio di luce per entrare all’interno della sfera, una forte scarica d’adrenalina la prendeva, probabilmente le sarebbe mancata quella sensazione una volta smesso, infondo, ci aveva preso gusto a stracciare i suoi sfidanti notte dopo notte e il pensiero che quello fosse l’ultimo “uno contro uno” che giocava le metteva un po’ di tristezza.
Scacciando quei pensieri andò a prendere posizione nella sua metà campo trovandosi faccia a faccia con il suo avversario.
<< Non dovresti essere a casa come tutte le brave ragazze, a quest’ora della notte? >>
<< E tu non dovresti essere ad un ballo in maschera? >> rispose lei indicando l’aderente tuta rossa completa di casco protettivo, che indossava il suo avversario.
Render sorrise. << Questo te lo concedo. Uno ad uno e palla al centro, siamo anche in tema. >>
<< Io se fossi in te farei meno lo spiritoso e mi concentrerei sull’incontro >> esclamò Caren, che non appena vide apparire la palla la trascinò verso di sé scattando poi di lato e segnando il suo primo goal.
Render, preso completamente alla sprovvista, guardò la ragazza inchinarsi beffarda per poi tornare a riprendere la sua posizione di fronte a lui. << Uno a zero e non è passato neanche un minuto. >>
Il giovane sorrise sprezzante. << Ti ho lasciato un piccolo vantaggio per cavalleria. >>
<< Be’ allora non farlo più. >>
<< Come desideri >> rispose il Red Tigers sottraendole la palla e trascinandola tra i suoi piedi, dove dopo averla afferrata eseguì, grazie alla tuta speciale, un agile salto che gli permise di scavalcarla e atterrare in equilibrio dietro le sue spalle.
Caren si voltò e il suo avversario facendole un cenno simile al saluto militare, si diresse verso la porta per fare punto.
<< Non così in fretta! >> esclamò la ragazza slanciandosi veloce verso la parete della Sfera e usandola per darsi la spinta necessaria ad eseguire un elegante balzo che la fece arrivare davanti al giovane.
Render vide la bionda scendere di fronte a sé come un’angelica apparizione e portargli via la palla con la stessa facilità con cui si portano via le caramelle ad un bambino, per poi scivolare al suo fianco con una piroetta e lanciare il pallone dritto in porta.
<< Caren due, Render zero >> disse lei mimando i numeri con le dita per sottolineare ancora di più il risultato.
<< Fin adesso ho fatto il cavaliere e ci sono andato piano con te, da ora in poi non lo farò più. >>
<< Era proprio quello che stavo aspettando. >>
I due raggiunsero nuovamente la linea di centrocampo aspettando la ricomparsa del pallone, che una volta tornato venne lanciato a pochi metri dal terreno dal ragazzo che puntando il piede sinistro a terra prese lo slancio per calciarlo con il destro. Anche Caren fece la stessa cosa e quando entrambi toccarono la sfera essa si ritrovò intrappolata tra i due piedi che con forza premevano l’uno verso l’altro. I due guardandosi in cagnesco lasciarono cadere la palla e di nuovo successe la stessa cosa, ma quando la sfera rimbalzò di nuovo a terra la ragazza allungò la gamba sopra di esse spingendola dietro di sé e raggiungendola con un’elegante verticale all’indietro.
Render vide la sua avversaria sorridergli soddisfatta e caricare il colpo calciando la palle che venne spedita con velocità impressionate verso il suo volto, lui per evitare di essere colpito si abbassò permettendole così di segnare il suo terzo goal.
<< Tre a zero. Sicuro di voler continuare? >>
L’attaccante urlò di rabbia, stava iniziando ad innervosirsi sul serio. Non poteva perdere così con una che non giocava in nessuna squadra del Galactik Football, sarebbe stato davvero umiliante! Doveva darsi una svegliata e recuperare lo svantaggio in cui si trovava, mancavano ancora sei minuti alla fine della partita, poteva benissimo farcela. Ma più passava il tempo, più la prospettiva di vincere si faceva sempre più lontana per il Red Tigers, che vide la ragazza segnare altri due spettacolari goal.
<< Due minuti alla fine dell’incontro >> informò la robotica voce della Sfera facendo imprecare Render, il cui punteggio era ancora zero.
Ormai non aveva più speranze di raggiungerla, l’unica cosa che gli restava da fare era difendere al meglio la sua porta per impedirle di segnare ancora e rendere la sua sconfitta meno bruciante.  
<< Be’ Ren.. Posso chiamarti Ren? >> disse la ragazza dandosi il consenso da sola. << Mi sa proprio che ho vinto. >>
Render sorrise amaramente. << Già, ma non ti permetterò di segnare un’un altro goal. >>
<< Tu credi? >>
<< Ne sono sicuro >> esclamò lui correndo dritto verso la sua porta non appena la palla apparve a centro campo.
Caren rise sentendo l’adrenalina montare nuovamente in lei, voleva umiliare quel tipo a tutti i costi, non lo sopportava proprio e voleva dargli una lezione.
Dalla sua posizione la ragazza iniziò a lanciare a ripetizione forti pallonate verso il giovane, bombardandolo di colpi. Ogni volta che la palla veniva respinta dal Red Tigers, la giovane la rispediva verso di lui con il doppio della forza della volta precedente, mettendo a dura prova il suo avversario.
<< Sai Render, forse forse sei meglio come portiere che come attaccante. >>
<< Un minuto alla fine dell’incontro >> esclamò la voce robotica e Caren fermando di scatto la palla disse << Fine dei giochi. >>
La bionda posizionò con i piedi la sfera di fronte a lei, poi sciogliendo i muscoli caricò il suo piede destro e colpì mandando la palla dritto verso il ragazzo, che con un fortunato colpo di testa la intercettò rispedendola al mittente. << Mi sa che hai fatto male i tuoi calcoli biondina. >>
<< Ne sei sicuro? >> rispose lei calciando al volo il pallone e guardandolo soddisfatta. La sfera, infatti, si andò a schiantare violenta sopra l’entrata della porta andando poi a rimbalzare sul dietro del collo del ragazzo volando così nell’apertura e segnando l’ultimo punto.
Il familiare suono d’allarme si espanse in tutto il ring, l’incontro si era concluso ed il punteggio era sei a zero per la giovane.
Quando i due ragazzi uscirono dall’interno della Sfera trovarono ad aspettarli una folla esultante, che eccitata urlava il nome della vincitrice come se stessero invocando una divinità.
<< E Caren si proclama nuovamente Regina della Sfera! >>
Un coro di applausi si alzò dal pubblico e la giovane cercando di catturare la loro attenzione esclamò << Scusate! Vorrei dire una cosa. >>
A quelle parole tutti i presenti si zittirono, era la prima volta che un giocatore parlava rivolgendosi direttamente a loro, così il robot incuriosito le diede la parola.
<< Grazie >> rispose lei. << Be’ in realtà il mio non sarà un discorso molto lungo, vorrei solo farvi sapere che questo era il mio ultimo incontro. Lascio il Netherball. >>
Un’agghiacciante silenzio si espanse per il sotterraneo e il commentatore vide negli occhi dei suoi spettatori montare piano piano la collera, così sussurrando << Oh-oh >> se ne andò risalendo con i suoi fili fino al soffitto e mettendosi al riparo dalla furia che di lì a pochi attimi esplose.
In pochi secondi gli animi di tutti i presenti si scaldarono e urla di disappunto presero il posto del gelido silenzio facendo diventare quello sperduto sotterraneo un inferno. Immediatamente cominciarono a piovere insulti che diedero il via a violente risse lasciando la bionda a bocca aperta. << Oh cavolo! >>
Caren cercò Devis e Arianne con lo sguardo, dovevano andarsene immediatamente da lì, ma con tutti quei corpi che si ammassavano non riusciva proprio a vederli. Così cercando di mantenere il sangue freddo si guardò in torno alla ricerca di un’uscita d’emergenza. Improvvisamente qualcuno le afferrò il polso e lei sussultando si preparò ad affrontare il suo aguzzino tirandoli un pugno in faccia, alla maniera di Corso, ma quando si voltò un sospiro di sollievo le sfuggì. Finalmente una faccia amica. << Sinedd! >>
<< Ma sei impazzita a dire una cosa del genere così alla leggera?! >> esclamò porgendole la borsa con le sue cose, che aveva recuperato nello spogliatoio.
<< Non credevo la prendessero così! >>
<< Questa gente è drogata di Netherball! >>
<< E io che ne sapevo! >>
<< Ah lasciamo perdere! Vieni andiamo prima che si ricordino di te e decidano di linciarti. >>
<< Ma.. >> protestò lei voltandosi alla ricerca dei suoi amici.
<< Ho detto andiamo! >> ordinò il ragazzo prendendole il polso e trascinandola veloce verso la salvezza.

<< NO! >> urlò il generale Bleylock scaraventando contro lo schermo di fronte a sé il palmare che aveva in mano. << Maledizione! >>
<< Generale Bleylock si calmi! >> disse Harris cercando di fargli riprendere il controllo.
Ma Bleylock era tutt’altro che calmo. Furioso tirò un pugno verso i dispositivi di raccoglimento del flusso facendo rimbombare nella stanza uno stridente suono metallico e con rabbia batté le mani sulla tastiera di uno dei computer collegati alla Sfera.
<< No! No! NO! Maledetta ragazzina! >>
<< Generale.. >>
<< Chiudi la bocca Harris! >> gridò l’uomo. << Vattene razza di incompetente! Andatevene tutti! >>
Harris e i due scienziati aiutanti del generale uscirono veloci dal laboratorio, Bleylock era così furioso che metteva davvero paura, anche molta di più di quella che suscitava di solito a causa del suo aspetto robotico, che lo aveva reso simile ad una specie di esperimento mal riuscito.
<< Stupidissima mocciosa! Te la farò pagare! A te e a quel maledetto di Sonny Blackbones! >>
L’urlo del generale squarciò nuovamente il silenzio della sala, il suo prezioso Meta-Flusso se la stava dando a gambe, era la terza volta che gli veniva portato via senza che lui potesse fare niente per impedirlo.
Quella maledettissima ragazza se ne stava andando portandogli via quella preziosa creazione, senza dargli neanche il tempo di finire i suoi studi su di esso.
Bleylock maledisse l’incapacità dei suoi aiutanti, se solo quegli idioti avessero trovato un modo per estrarlo durante gli incontri nella Sfera, come tutti gli altri flussi, adesso non si sarebbe trovato in quelle condizioni, con in mano solo un pugno di insensati dati. Era davvero frustrante! Aveva tra le mani la più potente creazione mai esistita al mondo e se l’era lasciata sfuggire, perdendo l’opportunità di studiare l’insolito comportamento che aveva il Meta-Flusso all’interno di quella ragazza. Era davvero curioso il modo in cui reagiva con il Respiro di Akillian assopito in lei, ma non avrebbe più potuto sapere il perché visto che la sua materia di studi se ne era appena andata.
<< Generale? >> chiamò incerto Harris dalla porta, senza azzardarsi ad entrare.
<< Che diavolo vuoi?! >>
<< Potrei.. Chiedere a Sinedd di convincerla a tornare nella Sfera.. Mi sembra che siano diventati amici.. >>
<< Quell’idiota l’ha aiutata a scappare… >>
<< Si però.. >>
<< Harris chiudi quella tua boccaccia! >>
<< Si scusi generale… >>
Bleylock iniziò a camminare in su e in giù per la stanza, infondo, forse tutto non  era perduto, aveva pur sempre i dati raccolti duranti gli incontri ed erano già una buona base su cui partire. Al resto ci avrebbe pensato a tempo debito, non sarebbe stato certo un problema convincere la signorina Merensi a collaborare gentilmente con lui, tutte le persone hanno un prezzo, basta solo trovare quello giusto, e lei non faceva certo differenza.
  

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Capitolo 14
*** Gli Shadows - Parte Prima ***


Gli Shadows - Parte Prima 

<< Sono le sette e mezzo  e i giocatori degli Shadows sono attesi in sala allenamenti tra mezz’ora >> esclamò una calda voce femminile dal comunicatore della lussuosa camera del Genesis Hotel.
A quelle parole gli splendi occhi azzurro-grigio di Caren si aprirono facendola protestare infastidita contro quella persona invisibile. Era andata a letto solo cinque minuti prima, come era possibile che fosse già ora di alzarsi?! Così dando un altro fugace sguardo alla sveglia si voltò dall’altra parte, rimettendosi a dormire.
La giovane era quasi riuscita a riaddormentarsi, quando la voce di Artegor Nexus la chiamò << Caren. >>
<< Che c’è?! >> esclamò la ragazza scattando a sedere e guardandosi confusa intorno, da dove diavolo veniva la voce del mister?! Poi guardandosi attorno individuò l’origine del suono, il computer che stava in fondo alla stanza, dove lo spigoloso volto di Artegor la fissava. << Sei sveglia? >>
<< Si.. Si mister >> balbettò lei stropicciandosi assonnata gli occhi e alzandosi per dirigersi davanti allo schermo.
L’uomo la guardò inarcando le sopracciglia, aveva i capelli biondi scarruffati e l’espressione di chi si era appena svegliata di soprassalto. << Sarà il caso che tu ti dia una mossa allora. Ti voglio tra cinque minuti nel mio ufficio. >>
<< Si signore >> rispose la ragazza guardando l’immagine del coach sparire dal suo computer e dirigendosi poi in bagno per una fresca doccia mattutina.
Quando Caren ebbe finito di fare il bagno, indossò l’accappatoio con l’emblema della sua nuova squadra ritornando poi nella stanza adiacente alla ricerca di qualcosa da indossare. Tutti i suoi indumenti erano stati sistemati nell’armadio e suddivisi per categoria dall’efficiente staff dell’Hotel, così dopo aver afferrato al volo la biancheria, un paio di pantaloni di una tuta e un maglia, gli indossò legando poi i capelli in una morbida coda di cavallo e uscendo.
Quando arrivò di fronte all’ufficio dell’allenatore, la porta era aperta ed Artegor l’attendeva seduto dietro la sua scrivania sorseggiando una fumante tazza di caffè. << Vieni Caren, entra e chiudi la porta. >>
La ragazza obbedì andandosi poi a sedere di fronte all’uomo, che indicandole un vassoio con una vasta scelta di diverse colazioni disse << Serviti pure, l’ho fatto portare apposta per te. >>
<< Grazie mister, ma non ho molta fame. >>
<< Fidati di me, mangia. Avrai bisogno di tutte le tue forze per sopravvivere al mio allenamento. >>
Caren lo guardò spaventata, cosa voleva farle, ucciderla? Poi rassegnata prese una tazza di cereali e yogurt mangiandone qualche cucchiaiata.
<< Allora Caren, hai fatto ciò che ti ho chiesto? >>
<< Si signore, è tutto risolto.. Più o meno.. >>
<< Ottimo >> disse l’uomo poggiando la tazza sul tavolo. << Ti ho fatto venire qui, perché voglio presentarti personalmente alla squadra. In altre circostanze ti avrei mandata direttamente da loro a colazione, ma visto che tu sostituirai un loro compagno e che sei la prima ragazza a giocare negli Shadows, voglio essere io stesso a dare l’annuncio. Non si sa mai come potrebbero prendere la notizia, soprattutto dopo che avranno saputo il ruolo che ho intenzione di affidarti. >>
<< Oh, bene.. E.. Quale sarebbe il ruolo? >>
Artegor non rispose, ma alzandosi dalla scrivania si diresse nella stanza adiacente riemergendovi pochi attimi dopo con in mano una busta di plastica trasparente che porse alla ragazza.
La giovane afferrò il pacchetto osservandolo, conteneva una maglia blu e dei pantaloni neri.
<< Questa è la divisa ufficiale per gli allenamenti. Va pure nella mia camera ad indossarla. >>
Caren annuì e veloce corse nelle stanze dell’allenatore cambiandosi d’abito nel minor tempo possibile tornando poi dall’uomo che osservandola disse << Mi sembra vada abbastanza bene, ho fatto riadattare il modello maschile apposta per te. >> Poi osservando i pantaloni leggermente più aderenti del previsto aggiunse. << Be’ saranno un po’ una distrazione per i miei ragazzi, però credo possa andare. Te ne ho fatto confezionare un’altra, la troverai nel tuo armadio già dopo la fine dell’allenamento. Adesso andiamo, abbiamo una squadra a cui presentarti. >>
Quando i due raggiunsero la sala degli allenamenti trovarono tutti gli Shadows seduti sui vari divanetti, che non appena lo videro entrare scattarono in piedi salutandolo con un coro di << Buongiorno mister! >>
Artegor gli fece un cenno e loro si zittirono attendendo che lui parlasse, poi uno di loto notò la presenza di Caren e tutti gli sguardi si puntarono su di lei, che colta totalmente alla sprovvista si voltò verso il suo allenatore sperando che dicesse qualcosa.
Caren, non era una tipo ansiosa, però ritrovarsi così di punto in bianco al centro dell’attenzione non le piaceva affatto, forse perché Corso e Sonny, in quanto pirati fuorilegge, le avevano sempre insegnato a mantenere un profilo basso o forse perché tutto quelle sconosciute facce pallide un po’ la spaventavano. Non si era mai fatta troppi problemi a fare nuove conoscenze, però non si era mai ritrovata a dover entrare a far parte di un solido gruppo già compattato da tempo, questo non glielo aveva mai insegnato nessuno.
<< Bene ragazzi, prima di iniziare vorrei presentarvi Caren, che sostituirà Orax come nuovo membro permanente degli Shadows. >>
Un mormorio si alzò tra i giocatori, che iniziarono a fissarla stupiti. Aveva detto membro permanente? Era la prima volta che qualcuno entrava in squadra già con un posto assicurato. Le cose erano due: o era stata vivamente raccomandata da qualche pezzo grosso dei Technoid o della Lega, oppure era maledettamente brava e allora ognuno dei loro posti da titolare era tremendamente  a rischio.
<< Caren non ha mai giocato in nessuna squadra ufficiale, quindi saremo noi a farla debuttare. Esigo la massima collaborazione da tutti voi >>
La giovane notò la particolare enfasi con cui l’uomo marcò la parola “tutti” e si chiese se fosse riferita a qualcuno in particolare. Infondo non le importava molto diventare la loro migliore amica, l’unica cosa che voleva era che collaborassero in partita, per il resto potevano anche odiarla.
<< Adesso entrate e diamo inizio all’allenamento. Oggi proveremo la nuova formazione ufficiale: con un difensori, tre centrocampisti con due terzini e due attaccanti. >>
<> esclamarono gli Shadows.
<< Esatto: Sinedd come prima punta e Caren come seconda. Ah Yurex, tu ti sposterai  in difesa al posto di Orax. >>
<< Cosa?! >> esclamarono insieme Caren e Sinedd, che fino a quel momento era rimasto in disparte in silenzio.
<< Hai capito bene Sinedd. Da questo momento in poi dovrai condividere palla con Caren e se si rivelerà più brava di te, verrà spostata come prima punta, quindi ti consiglio di darti da fare. >>
<< Non posso crederci! >> urlò il ragazzo. << Questa novellina come seconda punta?! Ma sei completamente impazzito?! >>
<< Ha talento e tu lo sai. Ti ha battuto in un “uno contro uno” e questo mi basta per prenderla in considerazione come attaccante della mia squadra. L’unica cosa che mi ha impedito di darle il tuo posto è la sua inesperienza, quindi Sinedd, se ci tieni tanto a fare il bomber chiacchiera meno e agisci di più. E adesso tutti dentro! >>
Gli Shadows annuirono e il moro, dopo aver guardato in cagnesco il suo allenatore si unì agli altri venendo seguito a ruota dalla ragazza.
Caren sentiva il cuore batterle a mille, era un’attaccante! E per di più la seconda punta della squadra. Wow! Artegor, doveva avere davvero una grande fiducia in lei. Durante i suoi incontri a Netherball, in molti le avevano detto che era brava, ma lei non gli aveva mai dato molto peso, infondo non era troppo difficile sfruttare il punto debole dell’avversario in uno spazio ristretto come la Sfera e probabilmente le sue vittorie contro i grandi giocatori del Galactik Football erano proprio dovute a quello e alle sue doti atletiche, che grazie a Corso aveva sviluppato, però non pensava di avere del talento sul serio. Insomma, se addirittura l’allenatore di un’importante squadra come gli Shadows era arrivato ad osare tanto, allora forse non era poi così male.
<< Bene ragazzi >> disse la voce di Artegor, espandendosi per tutto il campo da gioco dell’Olotrainer. << Inizieremo subito simulando una partita contro una delle squadre più deboli, i Red Tigers, in modo da vedere come se la cava Caren in squadra. Voglio che indirizziate il maggior numero di palloni verso di lei. Ci siamo intesi Sinedd? >>
Il ragazzo lo ignorò completamente andando a prendere il suo posto e quando anche tutti gli altri fecero lo stesso, di fronte a loro apparvero gli ologrammi dei loro avversari.
<< Guarda chi c’è.. >> sussurrò Caren riconoscendo il loro capitano. Era Render, l’ultimo giocatore che aveva affrontato nel Netherball.
Il fischio di inizio suonò dando il via all’incontro e Sinedd a centro campo per la prima battuta, si impossessò della palla con un poderoso salto permessogli dallo Smog.
Vedendo il flusso fluire dal giovane, la ragazza ebbe un attimo di esitazione, lei non possedeva il flusso, come avrebbe fatto a stare dietro a quelle macchine da calcio?
<< Caren datti una mossa! Non ti ho messo in prima fila a fare la ragazza immagine! Sei un’attaccante non una top model! >>
A quelle parole la bionda riprese il controllo di sé correndo dietro Sinedd e arrivando appena in tempo, per recuperare la palla che lui aveva appena perso, scivolando poi veloce verso la porta avversaria. I giocatori in tuta rossa convergettero verso di lei, che senza farsi intimorire tirò a dritto sentendo l’adrenalina scorrerle in corpo, poi quando fu a meno di un metro da loro lanciò la palla in aria e sfruttando come appoggio le loro cosce fece un elegante salto che le permise di sorpassarli e riprendere la sua corsa verso la rete. Caren si avvicinò sempre di più alla porta evitando la difesa dei Red Tigers con un elegante piroetta, poi quando le fu davanti calciò spedendo il pallone dritto verso il palo facendolo tornare indietro e permettendole di eseguire una mezza rovesciata che le fece segnare il suo primo goal, sotto lo sguardo sbalordito dei suoi compagni di squadra. 

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Capitolo 15
*** Gli Shadows - Parte Seconda ***


Gli Shadows - Parte Seconda

Davanti al computer collegato all’Olatrainer, Artegor vide il corpo della ragazza circondarsi appena di una luce azzurro-viola, come se il Respiro di Akillian fosse intenzionato a mostrarsi da un momento all’altro, cosa che però non avvenne, infatti, proprio come era arrivata quella misteriosa aura sparì, lasciando l’allenatore di stucco.
<< Caren. >>
<< Si mister? >> rispose la ragazza guardandosi preoccupata intorno. << Qualcosa non va? >>
L’uomo fissò sbalordito l’immagine della giovane sullo schermo, adesso sembrava tutto normale, l’alone celeste intorno alla sua figura non c’era più. Chi sa magari se lo era solo immaginato, così disse << No niente, hai fatto davvero un’azione eccezionale. >>
<< Grazie mister. >>
<< Ritornate ai vostri posti adesso. >>
L’allenamento riprese e per tutta la sua durata i giocatori degli Shadows cercarono di fare il maggior numero di passaggi verso la ragazza, che ogni volta riusciva a concludere la sua azione con qualche goal.
L’unico a non collaborare con la nuova stella della squadra, fu Sinedd, che ogni qual volta riusciva ad impossessarsi della palla cercava di calciare in porta venendo spesso rimproverato da Artegor.
Dopo circa un’ora e mezzo di allenamento e l’ennesima azione egoistica del numero undici della squadra, la voce del mister esplose per tutto l’Olotrainer esclamando << Sinedd maledizione! >>
In un attimo il campo da gioco scomparve e i ragazzi si ritrovarono nella sala allenamenti del Genesis Hotel, con un furioso Artegor che sbraitò << Mi spieghi cosa non ti è chiaro in: passate la palla a Caren?! >>
Sinedd lo fissò con i suoi profondi occhi neri e incrociando le braccia al petto rispose << Sono un’attaccante non un centrocampista. >>
<< Sei un mio giocatore e devi fare ciò che ti dico io! E se ti dico di passare la palla tu la passi! Ci siamo intesi Sinedd? >>
<< Io faccio goal, non passaggi alla prima linea. A quello ci pensano già Fulmigus e Nilli. >>
<< Ho detto: ci siamo intesi?! >>
Il ragazzo non rispose continuando a sostenere lo sguardo rabbioso del coach, che alla fine disse << Adesso andate. Tutti tranne Caren e Sinedd. >>
Gli Shadows uscirono dalla sala, l’allenatore era davvero furioso e loro non avrebbero mai voluto trovarsi nei panni di quei due, soprattutto del giovane, che con i suoi comportamenti strafottenti non faceva altro che innervosire di più l’uomo.
 << Che ti piaccia o no, caro il mio ragazzino viziato, voi due adesso giocate insieme e dovrete andare d’accordo, per questo da qui in avanti rimarrete entrambi una mezz’ora in più dopo ogni allenamento. >>
<< Cosa?! >> protestò l’attaccante.
<< E lo farete fino a quando non avrete imparato ad andare d’accoro sul campo da gioco. Fuori non mi interessa come vi comporterete, ma in partita vi voglio in sintonia. >>
Caren annuì non molto convinta, dallo sguardo omicida di Sinedd, sembrava non fosse molto disposto a cooperare con lei, anzi se avesse potuto probabilmente l’avrebbe uccisa.
<< Bene. Adesso Caren, tu sei nata su Akillian giusto? >>
<< Si signore. >>
<< Quindi possiedi il Respiro. >>
<< Ehm, veramente no signore. Io non possiedo il flusso. >>
<< Cosa? Ma che sciocchezze! Forse non riesci ad usarlo, ma lo possiedi eccome. Come pensi di riuscire a fare tutto quelle acrobazie che fai altrimenti? >>
<< Be’, sono stata allenata fin da piccola.. >>
<< Ah te lo dico io >> esclamò Artegor. << E’ il flusso e più precisamente il Respiro. >>
La ragazza lo guardò incerta, come faceva ad esserne così sicuro? Lei non possedeva il flusso, altrimenti si sarebbe manifestato durante le sue partite a Netherball no? E invece non c’era mai stato neanche un accenno. Le strabilianti cose che faceva erano semplicemente il frutto delle pesanti e sfiancanti esercitazioni a cui Corso l’aveva sempre sottoposta, tutto qui.  
<< Ma signore.. >> provò a replicare lei, venendo però interrotta da un’occhiataccia fulminante dell’uomo. Lui non amava essere contraddetto, men che meno dall’ultima arrivata.
<< Adesso, come tu sai ogni squadra ha il proprio flusso. Quello degli Shadows si chiama Smog ed io voglio che tu impari ad usarlo. Dovrai sostituire il Respiro con il Fumo. Sono sicuro non ci metterai molto e per sveltire ancora di più i tempi, ti aiuterà Sinedd. >>
Sentendo il suo nome il moro fulminò nuovamente il mister con lo sguardo, senza però protestare, sapeva che tanto sarebbe stato inutile, se Artegor si era messo in testa che lui dovesse fare da baby-sitter alla nuova recluta, niente avrebbe potuto fargli cambiare idea.
<< Bene siamo d’accordo allora. Non mi interessa quando vi allenerete per il flusso, basta solo che lo facciate. Adesso andate >> concluse l’uomo guardando i due ragazzi uscire dalla stanza. Più Artegor pensava a quella Caren, più era certo di aver fatto un ottimo acquisto. Si, lei sarebbe stata la marcia in più che gli avrebbe permesso di strappare la Galactik Football Cup dalle mani di Aarch e di quei suoi patetici ragazzini.

Nello stesso momento in cui Caren concluse il suo allenamento, un altro nuovo giocatore, appena un piano sotto di lei, entrò nell’Olotrainer, il suo nome era Mark e stava per affrontare il suo primo allenamento nella sua nuova squadra, gli Snow Kids.
Quando il ragazzo dalla pelle scura e gli occhi azzurro ghiaccio vide materializzarsi intorno a sé un campo da calcio, il cuore iniziò a battergli a mille, avrebbe giocato con i mitici Snow Kids! Quasi stentava a credere che fosse vero, gli sembrava un sogno. Già una volta era quasi riuscito ad entrare in squadra, quando quattro anni prima, Micro Ice era scomparso per unirsi ai pirati, ma con il suo ritorno aveva visto sfumare il suo sogno, che adesso miracolosamente stava ribussando alla sua porta, certo anche quella volta non per circostanze molto piacevoli, infatti, avrebbe dovuto sostituire Rocket a causa della sua momentanea sospensione della Lega, per uso inappropriato di flusso, però di nuovo era toccato a lui e questa volta non gli stava scivolando via dalle mani.
<< Bene ragazzi >> disse la voce di Aarch rimbombando per l’Olotrainer. << Inizieremo con qualcosa di leggero, i Red Tigers. Prendete posizione. >>
I giovani obbedirono e quando tutti furono alla propria postazione gli ologrammi della seconda squadra di Akillian apparvero nella loro assurda divisa rossa e nera.
<< Ma che carini >> disse Mark ridendo.
<< Già, non sono adorabili? >> rispose scherzando a sua volta  D'Jok, a quanto pare era molto in sintonia con il nuovo arrivato.
La palla apparve a Yuki, in porta al posto dell’infortunato Ahito. Lei l’afferrò lanciandola poi verso Thran, che correndo in avanti, calciò verso Mei. La ragazza scartò due avversari lanciando poi verso D'Jok che, fermato dal capitano dei Red Tigers, fu costretto a passare a Mark. Il nuovo arrivato accolse il pallone soddisfatto e Aarch, dalla sua postazione di fronte al computer, poté vederlo destreggiarsi finché Micro Ice non gli rubò il pallone, finendo per venire atterrato dagli avversari.
<< Ragazzi concentratevi. Mark, D'Jok passate la palla >> esclamò l’allenatore.
Sorvolando il fatto che il nuovo arrivato faceva comunella con l’attaccante dai capelli rossi sequestrando la palla e non permettendo agli altri di giocare, doveva ammettere che era davvero bravo, possedeva un buon possesso palla e una notevole abilità. Si, poteva essere un degno sostituto, anche se solo momentaneo, di Rocket.
L’allenamento proseguì per un’altra ora circa, in cui i due nuovi acquisti si mostrarono completamente all’altezza di far parte dei campioni in carica. Yuki, anche se non era ai livelli del cugino, aveva molto talento e nessuno dei tiri che vennero fatti in porta riuscirono a passare la sua ferrea difesa, certo aveva ancora molto lavoro da fare, ma era già una buona base su cui partire. Per quanto riguardava Mark, bé, non c’era molto da dire, era davvero un portento, inoltre la sintonia che aveva con D'Jok gli rendeva un duo micidiale, anche molto più pericoloso dell’accoppiata D'Jok-Micro Ice.
Aarch fu molto soddisfatto nel vedere i suoi giocatori eseguire gli schemi così bene, anche con i due nuovi membri sembravano molto in sintonia, la sintonia che era necessaria per vincere le partite ufficiali e per sapere se quel feeling era reale o solo una fragile illusione c’era solo un modo, doveva giocare un’amichevole.
<< Bene, sia Mark che Yuki, mi sembrano perfettamente in grado di affrontare un incontro ufficiale >> disse l’uomo.
<< Già >> rispose Clamp. << Credo siano pronti. >>
<< Voglio far giocare ai ragazzi un’amichevole. >>
<< Cosa?! Nessuno accetterà mai un’amichevole con i campioni in carica ad appena due settimane dall’inizio della Galactik Football Cup. >>
<< Oh, io credo di si. >>
<< Stai pensando ad Artegor? Io non credo sia una buona idea. >>
<< Nemmeno io Aarch >> intervenne Simbai entrando nella stanza degli allenamenti. << Artegor ti porta rancore da quando l’hai sconfitto nella finale quattro anni fa. >>
<< E’ per questo che accetterà sicuramente >> constatò l’allenatore, poi parlando all’interno dell’Olotrainer aggiunse. << Ragazzi per oggi abbiamo finito, ottimo lavoro. >>
Clamp eseguì la sequenza per interrompere la seduta di allenamento e far uscire i ragazzi dall’Olotrainer, mentre Aarch attendendoli di fronte alla consolle esclamò << D'Jok e Mark voglio più gioco di squadra. Per il resto avete fatto un buon allenamento ragazzi. >>
L’attaccante dai capelli rossi annuì andandosi a sedere, mentre Thran, seguito da Tia, si avvicinò all’allenatore chiedendo << Mi scusi signore, ha qualche novità su mio fratello per caso? >>
<< Ahito sta migliorando. >>
Il giovane annuì e la ragazza dai capelli candidi domandò << Di Rocket invece? Ha qualche notizia? >>
<< No nessuna Tia >> rispose Aarch andandosene.
All’uomo dispiacque essere stato così freddo con loro, che infondo erano giustamente preoccupati per le persone a cui volevano bene, ma girarci troppo intorno non sarebbe servito a niente, era inutile cercare di illuderli con tante belle parole, esse non avrebbero fatto stare meglio Ahito, né avrebbero riportato indietro Rocket.
Aarch, immerso nei suoi pensieri, percorse il corridoio fino all’ascensore, dove una volta entrato dentro, premette il pulsante salendo dritto al quarto piano, dove non appena le porte si aprirono un’incolore voce femminile annunciò << Quarto piano. Team Shadows. >>
Il piano dedicato alla squadra di Artegor Nexus era identicamente lussuoso e spazioso come quello in cui era ospitata la sua squadra, l’unica differenza era il silenzio glaciale che vi regnava. L’uomo immerso in quell’assenza di rumori, procedette fino alla porta dell’ufficio dell’amico, che trovò chiusa e dopo aver bussato attese alcuni attimi, poi la voce di Artegor esplose dall’interno dicendo << Avanti. >>
L’allenatore degli Snow Kids entrò e immediatamente il volto dell’altro si fece duro e infastidito, era proprio l’ultima persona che avrebbe mai voluto vedere al mondo. << Aarch, che diavolo vuoi? >>
<< Artegor, amico mio. >>
<< Io e te non siamo più amici da molto tempo Aarch. >>
L’uomo ignorò il commento e avvicinandosi all’altro disse << Ho una proposta da farti. >>
Artegor lo guardò inarcando le sopracciglia. << Su sentiamo. >>
<< Voglio proporti un’amichevole. La mia squadra contro la tua. >>
<< Cosa?! Ma sei impazzito?! Vuoi iniziare la Galactik Football Cup con degli infortunati?! >>
<< Io sto parlando di un’amichevole Artegor. >>
<< Sai benissimo che i miei ragazzi giocheranno duro, esattamente come io voglio! >>
<< Bene >> disse Aarch soddisfatto. << Allora è deciso. >>
<< Cosa?! Ma mi hai ascoltato?! >>
<< Mmm.. Facciamo tra due giorni? >>
<< Aarch.. >>
<< Perfetto. Allora è deciso. In bocca al lupo Artegor >> concluse l’uomo dai capelli candidi uscendo compiaciuto dalla stanza. Avrebbe messo alla prova i suoi ragazzi, se fossero riusciti a tenere testa agli Shadows allora, avrebbero avuto qualche possibilità di vincere nuovamente la Galactik Football Cup, altrimenti tanto valeva fare le valige e tonarsene subito a casa. Con quell’incontro si sarebbe giocato tutto. 

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Capitolo 16
*** Lezioni di Football ***


Lezioni di Football

Gelsionia Barrek non era mai stata così felice in tutta la sua vita, come quando la signorina Merensi, l’aveva seguita di sua spontanea volontà dal direttore per dare finalmente le sue dimissioni. Oh che momento memorabile era stato quello, un sogno che si realizzava, un desiderio che finalmente diventava realtà. Ma come tutte le abitudini, anche le sue erano dure a morire, infatti, come aveva fatto un milione di volte negli ultimi undici mesi, quando vide entrare Caren urlò << Merensi! Sei in ritardo! >>
La ragazza dai capelli dorati sussultò, poi voltandosi verso la cameriera esclamò << Signora Barrek mi sono licenziata! >>
Gelsionia rimase per alcuni attimi con l’indice alzato, come a voler minacciarla di mandarla dal direttore, poi rendendosi conto dell’errore fece un cenno come a voler scacciare un insetto e tornò a dedicarsi ai clienti.
Caren rise scuotendo la testa e dopo essersi guardata un po’ intorno individuò il tavolo a cui era seduto Devis, con il quale si era data appuntamento per discutere della sera precedente.
<< Caren >> la salutò il ragazzo vedendola avvicinarsi. A quanto pare il rancore per la vecchia discussione che avevano avuto era scomparso.
<< Devis ciao. Sono felice di vedere che stai bene >> rispose lei sedendosi davanti a lui. << Arianne? >>
<< Ha finito il turno proprio ora. Si cambia e arriva. >>
La giovane annuì, poi un po‘ preoccupata chiese << Lei sta bene? >>
<< Se per caso stai pensando che sia rimasta scioccata dalla rissa di ieri notte, puoi stare assolutamente tranquilla, anzi, invece di spaventarla a morte l'ha mandata su di giri. Adesso si è messa in testa di voler andare a fare kit box. >>
<< Come? >> esclamò lei ridendo. << E’ proprio da Arianne. >>
<< Già >> sospirò Devis.
<< Salve a tutti! >> esclamò all’improvviso Arianne apparendo da dietro le spalle del fratello con la borsa in mano. << Caren che bello vedere che stai bene! Ieri notte ho provato a cercarti, ma tra tutte quelle persone non ti ho vista. Come hai fatto ad andartene? >>
<< Mi ha aiutata un amico >> rispose la ragazza sorridendo. Sorriso che non sfuggì all’amica. << Un amico speciale eh? >>
Caren arrossì. << No, no.. Solo un amico.. >>
<< Si certo, se lo dici te.. >>
Arianne sorrise maliziosa. Stava per ripartire all’attacco per farla crollare, quando suo fratello la interruppe dicendo << Come è andato il tuo primo allenamento? >>
<< Non mi parlare di allenamenti, sono distrutta! Artegor ci ha massacrati. Ho creduto di non uscire viva dall’Olotrainer. >>
<< E’ normale, gli Shadows sono una grande squadra e come tale i suoi giocatori devono esserne all’altezza. >>
<< Mi sembra di sentire il mister >> rispose la ragazza ridendo e contagiando anche gli altri due.
Caren fu felice nel vedere che i rapporti con il ragazzo erano tornati come prima, era strano ignorarlo ogni volta che lo incontrava, ormai dopo quasi undici mesi si era affezionata a lui e dovervi rinunciare per uno stupido litigio le dispiaceva.
<< Oh cavolo! >> esclamò all’improvviso Arianne guardando un punto dietro l’amica e facendola voltare spaventata.   
La causa della grande agitazione della giovane dai capelli di fuoco fu l’arrivo di un bel ragazzo dai tratti orientali, con i lisci capelli corvini e gli occhi blu, che non appena incrociò il suo sguardo sorrise.
<< A quanto pare quella ad avere un amico speciale sai tu allora >> disse scherzosamente Caren.
La Ramirer le fece la linguaccia e dopo essersi sistemata i capelli velocemente, si alzò andando in contro al nuovo arrivato.
<< Ehi! >> esclamò Devis. << Ti ricordo che dobbiamo parlare! >>
<< Potete parlare anche senza di me, tanto sai cosa me ne importa di calcio! >>
<< Ma.. >> protestò il giovane osservando rassegnato la sorella. << Non cambierà mai.. >>
<< Già.. E’ proprio questa la sua bellezza, no? >>
<< Se ci convivessi tutti i giorni da diciannove anni non la penseresti così. >>
La bionda sorrise. No, sicuramente avrebbe adorato avere una sorella così.
<< Allora? Non hai da dirmi niente? >>
<< Mmm? >>
<< Su ieri sera. Sei sempre stato contrario al Netherball, mi stupisce che tu non mi faccia nessuna predica dopo quello che è successo. >>
<< Be’ >> disse Devis. << Se dovessi dare ascolto al mio istinto ti fare una lavata di capo che non te la scorderesti più, però conoscendoti sono sicuro che non ti servirebbe a niente. E poi, ormai quel che è fatto è fatto, non si può tornare indietro. Sono felice che tu abbia smesso. >>
<< Wow >> esclamò lei sbalordita. << Che fine ha fatto il mio amico Devis? Chi sei tu?! >>
Il giovane rise. << Non ho ancora finito sai? >>
<< Mi sembrava troppo bello per essere vero. >>
<< Ho notato una cosa guardandoti giocare nella Sfera. Eri come un’altra persona la dentro, come se quella cosa influisse su di te cambiando la tua personalità. >>
La giovane rimase per alcuni attimi in silenzio, pensando a quello che le era appena stato detto, poi rispose << Io non sentivo niente di diverso, o meglio, niente di così grosso.. >>
<< Sei sicura? Pensaci bene.. >>
<< Mmm.. Si ne sono sicura. Niente di niente. >>
<< E’ strano >> osservò il ragazzo. << Avresti davvero dovuto vederti. >>
<< Ti credo ma.. Oh cavolo! >> esclamò la bionda abbassandosi di scatto per nascondersi dietro Devis. << Che diavolo ci fa qui?! >>
<< Chi? >> domandò allarmato il ragazza.
<< Aarch! >>
<< Aarch?! >> urlò il ragazzo emozionato voltandosi.
<< Devis! Torna con i piedi per terra! >>
<< Ma Caren, è Aarch! >>
<< Lo so! E non è affatto positivo! Dammi la tua giacca. >>
<< Devo assolutamente chiedergli un autografo! >> disse lui alzandosi e dirigendosi verso l’uomo.
<< No! >> imprecò la bionda scivolando sotto il tavolo per non farsi vedere. Adesso parlare con suo padre era proprio l’ultima cosa che voleva.
Con cautela si sporse leggermente dal suo nascondiglio vedendo l’amico parlare animatamente con l’uomo. Perfetto aveva via libera.
Lentamente uscì da sotto il tavolo e cercando di dare il meno nell’occhio possibile gattonò fino all’uscita del bar.
<< Per un pelo >> sussurrò Caren una volta all’aperto.
<< Ti hanno mai detto che sei davvero strana? >> disse una voce maschile.
La giovane alzò il volto incontrando i profondi occhi di Razel che divertito le porgeva la mano.  
<< Ad essere sincera è la prima volta >> rispose lei accettando l’aiuto e rimettendosi in piedi. << E non so se prenderla come un complimento o meno. >>
Il giovane rise. << E’ un complimento, è ovvio. Non mi permetterei mai di recare offesa ad una così bella ragazza. >>
Caren rise a sua volta. << Che ci facevi davanti alla porta? >>
<< La domanda migliore è che ci facevi tu a quattro zampe davanti alla porta. >>
La giovane si voltò verso l’entrata del bar dove l’imponente figura di Aarch stava parlando allegramente con Devis, a quanto pare il ragazzo aveva deciso di non lasciarlo proprio andare. Beh, meglio così, non si sarebbe accorto di lei.
Razel osservò il volto della ragazza perdere il suo consueto sorrise e gentilmente chiese << Va tutto bene? >>
<< Si.. Andiamo >> rispose Caren.
I due si incamminarono in silenzio per le vie della città, camminando senza una precisa meta per almeno un quarto d’ora, poi la giovane, stancatasi di girare come una trottola si fermò, sedendosi su una panchina.
<< Allora? >> chiese il ragazzo.
<< Mmh.. Allora cosa? >>
<< Non hai niente da dire? >>
<< Riguardo a cosa? >>
<< Ho sentito che hai creato un bel putiferio giù alla Sfera. >>
Caren rise. << Le notizie volano. >>
<< Solo se sei nel settore. >> Razel sorrise. << Allora dimmi, cosa ha spinto la Regina a lasciare il suo trono? >>
<< Diciamo che ho ricevuto un’offerta da un regno migliore. >>
<< E questo regno ha un nome? >>
<< Può darsi.. >>
Il ragazzo rise nuovamente. << Hai la bocca cucita vedo.. >>
<< Un contratto è un contratto. >>
<< Un contratto è un contratto.. >> sussurrò incupendosi. << Peccato, eri forte nella Sfera e il pubblico ti adorava. >>
Lei alzò le spalle. << Quando scegli una strada devi rinunciare all’altra.. non puoi percorrerle entrambe. >>
<< Beh non è detto, Sinedd per esempio gioca a galactick football e segue la sfera. >>
<< Il coach non vuole che mi faccia male. >>
<< Non deve saperlo per forza.. >> disse Razel mettendo una mano sull’avambraccio della giovane.  
La ragazza osservò le dita di lui sulla sua pelle, poi alzò la testa incrociando il suo sguardo. Gli occhi di Razel erano di un marrone così intenso che Caren si sentì quasi perdere al suo interno, era sicura che se lui avesse voluto sarebbe riuscito a far fare qualsiasi cosa a qualsiasi ragazza, guardandola con quegli occhi. Così inquieta si voltò velocemente dall’altra parte e sfuggendo al suo tocco si alzò andando a finire involontariamente addosso a qualcuno.
<< Ehi >> esclamò il ragazzo afferrandola prontamente per un braccio, impedendole di cadere.
<< Scusa >> disse Caren voltandosi verso il suo salvatore che sorridendogli le chiese << Tutto okay? >>
<< Si, scusa per esserti venuta a dosso. >>
<< Basterebbe solo guardare dove si mette i piedi >> esclamò un voce femminile proveniente da una bella ragazza castana, che immediatamente prese la mano del giovane dai capelli rossi, come a voler sottolineare che era suo.
<< Capita a tutti di inciampare qualche volta! >> rispose la bionda osservando attentamente l’altra, la quale aveva un aria stranamente familiare. Aveva come l’impressione di averla già vista, ma dove?
<< Oh si certo. E guarda caso sei inciampata proprio mentre stava passando D’Jok. >>
<< Mei.. >> sussurrò il ragazzo.
<< Chi?!? >> domandò Caren stupita.
<< Ah, vuoi farmi credere che non sai chi siamo? >> esclamò Mei quasi indignata.
<< Ehm.. Fammi pensare.. No carina, non ho proprio la più pallida idea di chi voi siate e per la cronaca sei una grandissima presuntuosa! >>
<< Cosa?! Io.. >> sbraitò la castana, venendo però presa per un braccio da D’Jok che trattenendola disse << Credo che sia proprio ora di andare, no Mei? >>
<< Lasciami! >>
<< E’ stato un piacere, arrivederci >> concluse il ragazzo spingendo via la fidanzata, per poi voltarsi verso Caren e sussurrare << Scusala, è un po’ nervosa. >>
La giovane osservò allibita i due allontanarsi, quella tizia non stava tanto bene, il caldo le aveva davvero dato alla testa.
<< Sono davvero senza parole.. >>
Razel vedendo l’espressione sconcertata della ragazza scoppiò a ridere, sul serio non sapeva con chi aveva appena litigato?
<< Che c’è da ridere?! >>
<< Davvero non li conosci? >> domandò il ragazzo ridendo ancora.
<< Dovrei? >>
<< Si, visto che loro sono due giocatori della squadra dei campioni in carica della Galactick Football Cup. >>
<< Davvero?! >>
Improvvisamente a Caren venne in mente dov’era che aveva visto quella Mei, lei era l’attrice di quell’insulso spot di una stupida marca di dentifricio che nell’ultimo periodo avevano trasmesso almeno un centinaio di volte e che lei, ogni volta che lo vedeva, trovava sempre più stupido.
<< Accidenti Caren, ma dove hai vissuto negli ultimi quattro anni? Tutti conoscono D’Jok e Mei, sono la coppia più fotografata del momento, per non parlare poi che è proprio a Mei che gli Snow Kids devono la vittoria della G.F. Cup. E’ lei che ha segnato l’ultimo goal. Andiamo, la sua mezza rovesciata è stata trasmessa alla tv almeno un milione di volte >> spiegò lui aspettandosi una reazione entusiasta che però non avvenne.
Caren, infatti, aggrottò le sopracciglia limitandosi a dire << Ecco perché la signorina è così esaltata. >>
Quel commento fece nuovamente scoppiare a ridere il ragazzo, ormai doveva aspettarsele reazioni del genere da lei, non doveva sorprendersi che non conoscesse due dei più famosi giocatori di galactick football, infondo aveva avuto la stessa reazione apatica quando le aveva fatto il nome di Sinedd la prima volta e Sinedd non era certo uno sconosciuto.
<< Che c’è? >> domandò Caren notando la sua espressione.
<< Sei incredibile. Giochi a galactick football con un abilità pari a quella delle più grandi stelle e non sai assolutamente niente sul mondo in cui stai per entrare. >>
La giovane fece spallucce. << Non mi piacciono i gossip. >>
<< Non sono gossip dolcezza, è cultura generale. Come pensi di fare se e quando ti troverai a dover affrontare Luur o Warren? >>
<< Non so, improvviserò.. Come ho fatto nella sfera. >>
<< Ah non ci siamo >> esclamò Razel scuotendo la testa. << Dolcezza tu hai bisogno di esperto del settore. >>
<< E chi sarebbe? Tu per caso? >>
Il ragazzo sorrise malizioso facendo ridere Caren la quale, già pronta per rispondergli a tono, venne però fermata dalla vibrazione del suo cellulare che le annunciava l’arrivo di un messaggio.
Poco interessata prese l’apparecchio, era un numero sconosciuto così leggermente incuriosita lesse:
“Alle 10:00 nell’olo-trainer. Non azzardarti a ritardare neanche di un minuto.
Sinedd”.
<< Simpatico.. >> sussurrò la giovane indispettita, quasi quasi l’avrebbe fatto a posta almeno un quarto d’ora di ritardo, poi voltandosi verso Razel disse << Allora professore, sono libera fino ad un quarto alle dieci, che ne dice, le andrebbe una piccola lezione? >>
<< Con molto piacere >> rispose lui sorridendo. << Conosco un posto perfetto per l’apprendimento, se vuole seguirmi. >>
Caren rise e insieme si avviarono verso il loro “posto perfetto per l’apprendimento”. 

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Capitolo 17
*** Lo Smog ***


Lo Smog

Quando alle dieci in punto Sinedd entrò nella stanza dell’olo-trainer, era assolutamente convinto di trovarla vuota, convinzione che però si rivelò errata, dato che non appena si ritrovò all’interno della stanza trovò la ragazza seduta su uno dei divanetti ad attenderlo.
Caren sentendo aprirsi la porta alzò lo sguardo dalla rivista sportiva che stava leggendo e osservando l’orologio disse << Sei in ritardo, di un minuto circa. >>
Il giovane la fulminò con lo sguardo rispondendo << Veramente non sono affatto in ritardo, sei fortunata a non esserlo tu. >>
La bionda alzò gli occhi al cielo, non si prometteva affatto una facile collaborazione, così per allentare un po’ la tensione aggiunse << Hai ragione, l’orologio del mio cellulare va avanti. >>
Sinedd la ignorò completamente e dirigendosi al computer impostò la modalità dell’allenamento, facendo poi cenno alla ragazza di spostarsi al centro della pedana e raggiungendola poco dopo.
Quando entrambi i giocatori furono al suo interno, una luce li avvolse e intorno a loro si formò il campo dell’olo-trainer: un campo da football sospeso in un cielo azzurro.
Ai piedi di Sinedd comparve una palla e il ragazzo mettendovi un piede sopra iniziò a spiegare << Lo Smog è il flusso utilizzato dagli Shadows, esso si manifesta sotto forma di un bagliore nero, che circonda chi lo scatena, trasformando momentaneamente il corpo in gas riscaldato e permettendogli di teletrasportarsi a brevi distanze. >>
Caren annuì e lui guardandola dritto negli occhi scomparve e riapparve dietro di lei, facendola sussultare spaventata.
<< Adesso facciamo un uno contro uno e vediamo cosa riesci a fare. >>
<< Credevo di avertelo già mostrato >> rispose la ragazza voltandosi sorridendo e dirigendosi a centro campo.
Sinedd sbuffò irritato, la sconfitta a Netherball gli bruciava ancora, così sfruttando quello stato d’animo per potenziare lo Smog, si posizionò di fronte la sua avversaria.
<< Pronta? >>
Lei annuì.
<< Vai! >> esclamò il giovane circondandosi di un alone scuro attraverso il quale si impadronì del pallone sparendo poi verso la sua porta.
Caren rimase per alcuni attimi a fissare imbambolata il vuoto di fronte a sé, poi riprendendosi partì dietro Sinedd il quale però aveva già segnato il suo primo goal.
<< Non vale! Io non ho flusso! >>
<< E’ per questo che siamo qui >> rispose lui riportandosi a centro campo.
Nuovamente il ragazzo si impadronì della palla e per la seconda volta segno. Non era affatto semplice per un giocatore con il flusso contrastare lo Smog, figuriamoci per una ragazzina inesperta e sprovvista di esso.
Per tutta la mezz’ora successiva la scena fu sempre la solita vedendo come protagonista Sinedd, il quale forte del suo Flusso segnò una serie di punti a raffica venendo ostacolato debolmente da Caren.  Quella per lui fu una specie di rivincita: la ragazza aveva vinto il loro incontro a Netherball,  ma su un vero campo da gioco il campione era lui.
<< Almeno mettici un po’ d’impegno! >> urlò Sinedd dopo l’ennesimo spettacolare goal.
<< Per te è semplice, appari e scompari in su e in giù per il campo come se niente fosse! >> rispose Caren poggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato. << Non è esattamente la stessa cosa per me che devo correrti dietro! >>
<< Il tuo scopo, infatti, è quello di utilizzare lo Smog non di rincorrermi come una scema! >>
<< Oh wow! Che affermazione brillante Capitan Ovvio! >> esclamò lei fissando in cagnesco gli occhi neri del suo compagno.
I due si ritrovarono a pochi centimetri l’uno dall’altra, fissandosi con un‘espressione così aggressiva che chiunque avrebbe pensato sarebbe scoppiata una rissa da un momento all’altro.
<< Allora se è così ovvio perché no lo fai?! >> sibilò con rabbia Sinedd.
<< Perché non ci riesco, mi sembra ovvio! E tu non mi aiuti per niente! >>
A quell’ultima affermazione il ragazzo rise sarcasticamente << E cosa dovrei fare sentiamo! >>
<< Sicuramente non questo! Sei qui per aiutarmi, non per farmi vedere quanto sei bravo! >>
<< Ah, se sei un’incapace non è certo colpa mia >>  disse lo Shadow. << Tornatene a fare la cameriera in quel patetico bar, è quello il tuo posto. >>
A quelle parole Caren sentì la rabbia impadronirsi di sé, come diavolo si permetteva di trattarla così?! Lui non sapeva assolutamente niente di lei. Era solo uno spocchioso, presuntuoso pallone gonfiato. Ah le dava così sui nervi che avrebbe..
Sinedd sentì qualcosa colpirgli la testa con forza e voltandosi furioso vide la palla cadere ai suoi piedi, lentamente alzò lo sguardo: la ragazza era circondata da un alone nero viola.
<< Ma bene >> disse lo Shadow preparandosi a riprendere l’allenamento, a quanto pareva la novellina aveva trovato il modo di tirar fuori il flusso dentro di sé, certo non era ancora lo Smog, ma ci era molto vicina.
<< Prova a ripetere quello che mi hai detto! >> lo minacciò la ragazza.
<< Altrimenti? >> la sfidò.
<< Tu provaci. >>
Sinedd rise soddisfatto e portando la palla tra i suoi piedi sparì iniziando la sua corsa verso la porta. La ragazza lo fissò in cagnesco, quella volta non aveva intenzione di lasciarlo segnare tanto facilmente, così, sentendo una forte scarica di adrenalina, iniziò a correre dietro di lui.
Più Caren percorreva il campo, più dentro di sé sentiva un’enorme energia crescere, una forza  intensa aumentare a dismisura, un calore che le percorreva tutto il corpo a tal punto da  sembrava stesse salendo fino a farla esplodere.. E improvvisamente una luce violacea l’avvolse, divenendo poi un’energia di un blu tenue. L’energia si tramutò in calore, un’enorme e potente calore.. Poi un bagliore, seguito da un’intensa luce nera.
La ragazza era scomparsa e riapparsa di fronte a Sinedd: aveva usato lo Smog.
<< Ben venuta negli Shadows >> esclamò il giovane calciando con forza la palla in rete.


..Spazio Autrice..

Okay.. ammetto che questo capitolo è davvero pietoso e mi scuso profondamente per questo. E' cortino e niente di speciale, ne sono cosciente, però prometto che il prissimo migliorerà! Lo giurooooooo!!!!
Un grazie speciale a
Chemical_Marty che con le sue recensioni riesce a farmi credere di non essere così scarsa. Grazie mille, davvero!
E grazie anche a tutti quelli che, anche se silenziosi, hanno comunque letto tutta questa vagonata di capitoli!
Scusate ancora per questa deprimenza, mi rifarà nel prossimo capitlo ;)
A presto!

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Capitolo 18
*** Una Nuova Stella ***


Una Nuova Stella

<< Ben tornati su Arcadia Sport olo-sppettatori e ben trovati a tutti quelli che si sono collegato ora. Come abbiamo accennato nella prima parte del programma, la Lega ha rilasciato, con grande sorpresa, il permesso per disputare un incontro amichevole a pochi giorni dall’inizio del campionato. >> disse la spumeggiante presentatrice dai fluenti capelli rossi: Callie Mystic. << A questo punto è lecito chiedersi quali siano le squadre che si affronteranno domani sera qui al Genesis Stadium. >>
<< Esatto Callie >> intervenne il secondo presentatore: lo Wambas Nork. << E la risposta non può che essere sorprendente amici, le squadre che disputeranno l’incontro, infatti, sono i campioni in carica della G.F. Cup: gli Snow Kids e i secondi classificati della precedente edizione del campionato: gli Shadows. >>
<< Fantastico Nork, davvero fantastico. Ma soprattutto sorprendente a così poco dall’inizio del torneo. >>
<< La cosa più sorprendente invece Callie è come gli Shadows siano riusciti a rimettersi in piedi dopo lo sfortunato infortunio di Orax, che gli ha lasciati sotto di un giocatore.
   << E’ nota infatti l’elevata abilità che il loro allenatore, Artegor Nexus, richiede ai suoi giocatori e che rende la scelta di un sostituto un’impresa quasi impossibile. Mi ha molto sorpreso sapere che Artegor ha accettato la sfida del suo storico rivale Aarch, ciò può significare solo una cosa: gli Shadows hanno un nuovo difensore. >>
<< Ma perché continuare a fare supposizioni? Chiediamoglielo direttamente! >> esclamò la donna. << Diamo il ben venuto all’allenatore degli Shadows signore e signori. Artegor Nexus! >>
Gli applausi esplosero nello studio, mentre la snella figura dell’ex numero undici di Akillian raggiungeva con passo fiero i due presentatori.
<< Ben venuto Artegor >> disse Callie Mystic stringendo la mano all’uomo ed invitandolo a sedersi su un divanetto rosso posizionate appositamente per le interviste.
<< Calli, Nork >> li salutò lui. << E’ un piacere essere qui. >>
<< Lo è altrettanto per noi averti come ospite >> rispose lo Wambas. << Allora Artegor, ormai sono diversi anni che alleni gli Shadows, anzi si può dire che sei l’allenatore più longevo e l’associazione calcistica Shadows non ha intenzione di lasciarti andare. Come ti senti a presiedere la panchina di questa grande squadra per la quarta volta consecutiva alla G.F. Cup? >>
<< Bé Nork, non posso che sentirmi a casa. Gli Shadows sono stati la mia squadra per molti anni e a lungo andare sono diventati la mia vita. Lo Smog è diventato parte di me così come di ogni giocatore della mia squadra. La panchina degli Shadows è mia di diritto e non mi sentirei a mio agio su nessun’altra. >>
<< Una vera e propria dichiarazione di fedeltà, non è vero Nork? >> intervenne la donna. << Fa piacere vedere che dopo tutti questi anni sei ancora così legato alla tua squadra, sei un esempio di fedeltà e passione. >>
<< Non è esattamente il modo in cui mi definirei, ma è ciò che cerco di trasmettere ai miei ragazzi. >>
<< A proposito dei tuoi ragazzi >> aggiunse Nork. << Abbiamo saputo che Orax si è infortunato durante un allenamento, lasciando la squadra sprovvista di un giocatore. >>
<< Si, purtroppo Orax ha avuto un incidente e per il momento è fermo, ma spero posso rientrare per l’inizio del campionato, ho bisogno di tutti i miei migliori giocatori per vincere questa coppa. >>
<< Quindi Orax non sarà presente nell’amichevole di domani? >>
<< No. >>
<< A questo punto noi tutti ci chiediamo cosa ti abbia spinto ad accettare la sfida di Aarch e i suoi ragazzi con un giocatore in meno >> domandò Callie.
Artegor sorrise soddisfatto, si aspettava proprio quella domanda e non vedeva l’ora gli venisse posta. << Io non ho mai parlato di un giocatore in meno. >>
La giornalista a quelle parole si illuminò, sentiva già odore di scoop. << Ciò significa quindi che hai già trovato un sostituto per il ruolo di Orax? >>
<< Certamente, Yurex prenderà il suo posto per tutta la durata della convalescenza. >>
<< Yurex? Questo significa che adotterai un modulo con un unnico difensore dico bene? >>
<< Esattamente Nork. Vedi dopo la penosa sconfitta subita durante la scorsa finale, ho capito che molte cose andavano cambiate, ci ho pensato molto e poi l’occasione mi si è presentata proprio grazie all’infortunio di Orax.
   << Con un giocatore in meno era necessario trovare un sostituto e in fretta. Fortunatamente il caso ha voluto servirmi la soluzione a tutti i miei problemi proprio su un piatto d’argento >> spiegò Artegor, interrompendo la frase per fare una pausa strategica.
<< Interessante, ma puoi essere più chiaro? Sono sicura che tutti i tuoi tifosi sono curiosi di capire quanto me. >>
L’allenatore rise.
<< Calli, Nork ho il piacere di annunciarvi che domani assisterete al debutto di un nuovo astro nascente del Galactik Football.
  << Il mio sesto e nuovo giocatore infatti è uno sconosciuto attaccante di grande talento che debutterà proprio nella mia squadra. >>
<< Ci stai dicendo che quindi è uno sconosciuto? >>
<< Esatto Nork, non ha mai giocato per nessun team ufficiale, ma vi posso assicurare che ha tutte le carte in regola per portare questa maglia! >>
<< Oh non ne abbiamo dubbi. Puoi dirci il suo nome? O comunque qualcosa in più su di lui? >> domandò Calli eccitata all’idea di nuovi gossip.
<< Non voglio anticiparvi niente, ma ricordate le mie parole: quest’anno gli Shadows strapperanno la coppa dalle mani di Aarch e i suoi bambini. >>
<< Questa è una provocazione bella e buona Calli. >>
<< Già Nork, a questo punto non ci resta che attendere l’incontro di domani. Siamo tutti eccitati all’idea di scoprire l’identità di questa nuova stella.
    << Grazie Artegor per essere stato con noi e a tutti gli olo-spettatori buona notte. >>


In quello stesso momento al terzo piano del Genesis Hotel, Micro Ice scattò in piedi di fronte all’olo-televisione, facendo cadere a terra l’enorme ciotola di pop-corn di cui si era mangiato la metà ed esclamando << Avete sentito cosa ha detto?! >>
<< Come? >> domandò Mei distogliendo lo sguardo dall’articolo che stava leggendo.
<< Artegor fa sul serio questa volta, vuole davvero portarci via la coppa! >>
<< Perché le altre volte no? >> chiese D’Jok ridendo.
<< Si, però credo che adesso faccia davvero sul serio, hai visto che espressione aveva?! E poi ora con questa storia del nuovo giocatore.. >>
<< Oh andiamo Micro Ice, cosa vuoi che sia cambiato da quattro anni fa? >>
<< Per esempio non abbiamo più Rocket né Ahito. >>
<< Non per noi, per loro. Saranno sempre i soliti Shadows che si danno tante arie per niente >> insistette D’Jok. << Vedrai che li batteremo. >>
<< Però hanno un nuovo giocatore >> fece notare Mei.
<< Appunto! >> approvò Micro Ice. << E se fosse davvero così bravo come Artegor dice?! Ci spazzerebbero via come un mucchietto di neve! >>
Il giovane dai capelli rossi rise. << Ah figuriamoci! Chi vuoi che sia questo nuovo fenomeno?! Sicuramente sarà uno di quegli spilungoni con la faccia da morto, sta tranquillo. E poi non ti devi preoccupare, sicuramente Sinedd farà di tutto per mettergli i bastoni tra le ruote, figuriamoci se si fa portar via il suo posto da prima donna. >>
<< Tu dici? >> chiese Micro Ice non molto convinto. << Sarà, ma io ho una brutta sensazione. >>
<< Ti sei messo a fare il veggente Micro Ice? >> disse in risposta l’allegra voce di Mark, entrando nel salottino con Thran.
<< Ah ah, no. >>  
<< Micro Ice ha paura di perdere la partita di domani perché gli Shadows hanno un nuovo giocatore >> spiegò D’Jok.
I due nuovi arrivati scoppiarono a ridere e Mark aggiunse << Hai così poca fiducia in noi Micro Ice? >>
<< No, è solo che.. Ho un brutto presentimento.. >>  
Il ragazzo dalla pelle scuro rise con un cenno di disapprovo. << Se hai così paura Micro Ice domani resta in panchina. >>
Il ragazzo stava per rispondergli a tono, venendo però preceduto da D’Jok che domandò << Ehi aspettate un attimo, che fine avevate fatto voi due. >>
<< Siamo andati a trovare la sua ragazza. >>
<< Che?! Non è la mia ragazza >> protestò Thran.
<< Hai una ragazza Thran? >> intervenne Mei.
<< No, io.. >>
<< Oh si invece, è la tua ragazza! >> rise Mark.
<< Chi ha la ragazza? >> chiese la calda voce di Aarch sovrastando le altre e facendogli tutti sussultare.
Mark era già pronto a rispondere, ma Thran gli tirò una veloce gomitata nelle costole facendolo zittire.
<< Nessuno mister. >>
<< Sarà meglio, mi servite concentrati, sulla partita di domani e per la G.F. Cup. >> disse l’uomo, poi aggiunse. << E a proposito, non dovreste essere già a letto? La sveglia suonerà alle sette in punto domani mattina. >>
I ragazzi sbuffarono, era un’ora indecente, poi annuendo si alzarono per dirigersi nelle rispettive camere.
<< Puntuali domani >> li esortò Aarch, pur sapendo che le sue speranze erano vane.
<< Si mister. Buonanotte. >>
Gli Snow Kids si avviarono per il lungo corridoio e D’Jok prima di entrare nella sua camera sentì Thran esclamare << Non è la mia ragazza! >>
<< Va bene, va bene, però la sua amica era carina, non è che potresti chiedere alla tua ragazza di presentarmela? >> disse Mark.
<< Mark! >>
D’Jok rise chiudendosi la porta alle spalle, ignaro che proprio quell’amica era la nuova stella del Galactik Football che Micro Ice tanto temeva e che proprio ad un piano sopra di loro stava scatenando un potente Smog.   

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Capitolo 19
*** Dances and Meetings ***


Dances and Meetings

Il giorno della partita Artegor sottopose i suoi giocatori ad un’estenuante allenamento di due ore in cui la squadra provò e riprovò il nuovo modulo di gioco fino alla nausea e Caren, poté mostrare con soddisfazione il suo nuovo Smog.
Conclusa la seduta poi la ragazza fu costretta a rimanere un’ora in più, con l’enorme felicità di Sinedd a cui fu affidato il compito di aiutarla, per imparare la danza d’entrata degli Shadows.
<< Ah finalmente >> sospirò Caren stendendosi sul campo dell’olo-trainer una volta che Artegor e il resto della squadra se ne furono andati.
<< In piedi >> ordinò Sinedd irritato per il continuo ruolo da baby-sitter che Artegor gli affibbiava.
<< Abbiamo finito ora di allenarci, possiamo anche fare una pausa. >>
<< No, prima iniziamo prima finiamo. Ora alzati e guadami bene, non lo rifarò un milione di volte. >>
Caren sbuffò tornando lentamente in piedi, Sinedd diventava ogni giorno più irritante.
<< La funzione dell’entrata è quella di intimorire l’avversario mostrando il potere del flusso al suo massimo livello. >>
<< Con un balletto? >> chiese la ragazza scettica, venendo fulminata con lo sguardo dal giovane, che senza degnarla di una risposta continuò << L’entrata consiste in una serie di passi che iniziano con un’intensità leggera per poi aumentare nell’ultima parte e concludersi con la liberazione dello Smog. >>
Caren annuì non molto convinta, la trovava una cosa stupida. << Okay e quali sarebbero questi passi? >>
<< Adesso te li mostro e guarda di imparargli. >>
<< Guarda che non faccio la ballerina. >>
<< Perché io si? >> esclamò il giovane seccato, posizionandosi poi di fronte a lei. << Adesso chiudi la bocca e guarda. >>
Caren gli fece la linguaccia concentrandosi però sulle mosse che lui iniziò a mostrarle, sentirlo sbraitare era proprio l’ultimo dei suoi desideri e poi, aveva ragione, prima avrebbero iniziato prima avrebbero finito, così fece a Sinedd un cenno per incitarlo a cominciare.
Il giovane sospirò, poi lentamente si portò le bracci davanti al petto a forma di X, successivamente le allargò per poi ristenderle sui fianchi e fare una breve pausa.
<< Tutto qui? >> chiese Caren vedendolo fermarsi, si era preoccupata per niente.
Ma Sinedd la fulminò con lo sguardo per l’ennesima volta, iniziando poi a svolgere una serie di mosse simili al karate emanando, con intensità crescente, lo Smog e che si andarono a concludere con una specie di posizione d’attacco flessa sulle ginocchia.
La ragazza stava per scoppiare a ridere, ma vedendo che i passi non erano finiti si trattenne, Sinedd, infatti, tornò in posizione eretta rieseguendo la sequenza iniziale e quando le sue braccia furono parallele con il terreno lo Smog fluì fuori da lui salendo verso l’alto in una piccolo nuvola di fumo che lasciò la giovane impressionata. Doveva ammettere che una volta fatto da tutta la squadra quell’assurdo specie di rituale doveva avere un suo perché.
<< E questo è tutto >> disse il ragazzo, poi vedendo l’espressione divertita di Caren aggiunse << Non ti azzardare a ridere. >>
Lei mordendosi l’interno della guancia per star seria provò a trattenersi, ma quando incrociò lo sguardo torvo di Sinedd non ci riuscì più e tenendosi la pancia scoppiò a ridere.
<< Caren! >>
<< Scusa! >> disse lei cercando di ridarsi un contegno. << Ma facevi troppo ridere! Avevi un espressione che faceva quasi paura! >>
<< Bé è quello lo scopo! >> esclamò Sinedd frustrato, lo stava palesemente prendendo in giro. << Smettila di ridere! >>
<< Ahahah! Non ci riesco! Sembravi tipo.. Ahahah.. E poi.. Ahahah.. E Dopo.. Ahahah! >>
<< Falla finita! >>
<< Ahahah! >>
Il ragazzo irritato si portò le braccia al petto osservando Caren piegarsi in due dalle risate e più cercava di farla smettere più le sue risate aumentavano.
Dopo quella che sembrò un’eternità la giovane finalmente si calmò e ridandosi un contegno disse, trattenendo qualche risolino << Non è stato divertente. >>
<< No. Appunto. >>
<< Hai ragione.. Scusa. >>
Lui le fece un cenno poi disse << Adesso fammi vedere. >>
Caren annuì e portandosi di fronte a lui provò a ricordare i passi che le aveva appena mostrato. Accidenti, ma perché diavolo non si era concentrata sulle mosse invece di cercare di rimanere seria.
<< Allora?! >>
<< Ehm.. Non mi ricordo l’attacco.. >> rispose lei con un sorrisetto innocente.
Sinedd si portò una mano al volto esasperato e, nonostante si fosse promesso di non mostrarglielo più, si ritrovò a rieseguire per altre quattro volte la stessa danza, sotto i grandi occhi chiari di lei che mal nascondevano il divertimento.  
<< Ah stupido balletto! >> esclamò Caren dopo aver sbagliato per l’ennesima volta la sessione di passi centrali.
<< Ma è mai possibile che tu non riesca a fare due stupide mosse! >>
<< Guarda che non sono così semplici come sembrano! >>
<< Si che lo sono! Andiamo sei una ragazza, dovrebbe essere facile per te! >>
<< E con questo cosa vorresti dire? >>
<< Che sei una femmina e tutte le madri fanno fare danza alle figlie, la tua no?! >>
La giovane era già pronta per ribattere con sarcasmo, ma per la prima volta non trovò niente di pungente da dire, ma semplicemente abbassò la testa sussurrando << No, non c’è stato tempo.. >>
Il silenzio cadde tra i due, che imbarazzati si assicurarono di non incrociare gli occhi dell’altro, poi Caren prendendo coraggio disse << Mia madre è morta quando avevo otto anni.. >>
Sinedd alzò lo sguardo verso di lei senza sapere cosa rispondere. Avrebbe potuto consolarla, dirle qualche parola d’incoraggiamento, metterle una mano sulla spalla, dimostrarle che lui la capiva, ma non fece niente di tutto ciò, semplicemente disse << I miei genitori sono morti quando ero piccolo. >>
<< Quindi neanche a te ti hanno mai fatto frequentare un corso di danza.. >>
Sinedd la guardò torvo, ma vedendo il sorriso increspare gentilmente le sue labbra si trovò a fare altrettanto.
<< No, credo che mio padre lo avrebbe senz’altro impedito. >>
Caren rise. << Già, penso anche io. >>
Per un attimo la ragazza intravide un Sinedd diverso da quello che aveva conosciuto fino a quel momento, un Sinedd allegro e gentile, un Sinedd spensierato e dolce.. Un Sinedd che forse, le piaceva, che le piaceva ancora di più di quello strafottente e irritante con cui era solita discutere.
<< Che c’è? >> domandò improvvisamente il ragazzo notando la sua espressione.
<< Niente.. >> rispose lei, poi sorridendo aggiunse << Allora, me li mostreresti un’altra  volta quei passi? >>
Il giovane annuì scuotendo la testa e per l’ennesima volta eseguì quell’assurdo e ridicolo balletto, che finalmente Caren imparò.

Quando il rumoroso orologio del Genesis Bar suonò le quattro, Arianne Ramirer lanciò letteralmente sul bancone bloc-notes e grembiule correndo veloce a cambiarsi. Non poteva assolutamente fare tardi al suo appuntamento, non adesso che aveva trovato un ragazzo gentile e carino come Thran.
In meno di due minuti si tolse la divisa da lavoro, la ripiegò nella borsa, indossò un leggero abito verde e si sistemò trucco e capelli, poi dopo essersi guadata un’ultima volta allo specchiò uscì dagli spogliatoi dirigendosi verso l’uscita del bar.
Come concordato il giorno prima trovò Thran seduto su una delle panchine al di fuori del bar e quando fu abbastanza vicina poté vedere che in mano teneva un piccolo giglio bianco. A quella vista la ragazza si sciolse.
<< Arianne! >> esclamò il giovane  alzandosi per andarle in contro.
<< Thran, ciao >> lo salutò lei dandogli un leggero bacio sulla guancia. << Sono contenta che tu ce l’abbia fatta a venire. >>
<< Si, anche io. >>
La ragazza sorrise e il ragazzo rimase incantato dalla dolcezza di quel volto, senza sapere più che dire.
<< Io.. >> balbettò. << Io ti.. >>
<< E’ per me? >> chiese la giovane facendo un cenno verso il fiore e togliendo Thran dall’imbarazzo.
<> rispose lui offrendoglielo. << Ti piace? >>
<< Si! E’ davvero bellissimo, grazie. >>
Nuovamente tra i due scese un velo d’imbarazzo, il quale però fu prontamente ricacciato indietro da Arianne, la quale non aveva per niente intenzione di farsi rovinare l’appuntamento dalla timidezza.
<< Ti va di prendere qualcosa da bere? >> chiese lei e quando il giovane annuì li prese la mano dicendo << Conosco un posto davvero carino, vieni. >>
Thran e Arianne camminarono mano nella mano per le affollate vie di Genesis, attirando qualche sguardo incuriosito dei vari fan degli Snow Kids, ma soprattutto scoprendo lati l’uno dell’altra che mai avrebbero pensato potessero avere in comune.
<< Davvero anche tu guardavi “I tre investigatori"? >>
<< Si, lo adoravo. >>
<< Anche io, con mio fratello cercavamo sempre di indovinare chi fosse il colpevole. >>
<< Pure io e Devis lo facevamo! >>
<< E indovinavate? >>
<< Mai >> rispose la ragazza sbuffando e facendo ridere Thran. << Tu? >>
<< Diciamo che mi facevo sempre un sacco di idee, ma raramente erano giuste. >>
Arianne sorrise, le sarebbe piaciuto vedere il Thran bambino saltare davanti all’olo-televisione cercando di indovinare il cattivo.
<< Vieni, siamo arrivati. >>
Il locale a cui Arianne aveva deciso di portare Thran, era un piccolo bar-pasticceria molto carino nel centro di Genesis, che lei e Caren avevano scoperto poco dopo l’arrivo di lei sul pianeta, da allora erano solite andarci per le occasioni speciali, anche se negli ultimi tempi non ci erano tornate molto spesso.
<< Benvenuti al Cappellaio Matto ragazzi, volete accomodarvi? >> domandò una cameriera vedendoli arrivare.
<< Si grazie. >>
<< Preferite dentro o all’aperto. >>
I due si guardarono e all’unisono risposero << All’aperto. >>
<< Seguitemi per favore >> rispose la donna sorridendo.
Arianne e Thran furono fatti accomodare in un bel giardino curato situato dietro il locale, dove regnava un’amichevole aria fiabesca. Tutt’intorno a loro, infatti, erano situati tavolini colorati e fiori, c’era persino un piccolo dondolo e pure una fontana, un posto davvero da fiaba.
<< Carino >> disse il ragazzo.
<< Ti piace sul serio? >> domando Arianne, per un attimo aveva pensato di aver esagerato un po’ portandolo in quel posto. Quello era il genere di luogo che adorava la sognatrice Caren, ma non era proprio adatto per un ragazzo.
<< Si, è insolito, ma carino. >>
<< Menomale.. >> sussurrò lei.
Il giovane sorrise e allungando la mano per prendere la sua disse << Arianne senti io.. >>
<< Posso portarvi qualcosa? >> domandò una giovane e sorridente cameriera.  
<< Oh, si grazie. Per me un succo al lampone, mentre tu Thran? >>
Sentendo il nome del ragazzo la giovane cameriera si voltò verso di lui e sgranando gli occhi per lo stupore esclamò << Ma tu sei Thran?! >>
Il ragazzo provò a scuotere la testa, supplicando la giovane di non andare avanti, ma lei non lo notò o forse fece finta di non farci caso ed eccitata continuò << Tu sei Thran degli Snow Kids vero?! E’ un onore averti da noi. Sei davvero un mito, ti stimo moltissimo! >>
<< Bé.. Ehm, grazie. >>
<< Cosa ti porto? E, potresti farmi un autografo? >>
<< Si si, certo… >> rispose Thran prendendo il foglio e la penna che la cameriera gli porse. << A chi lo devo dedicare? >>
<< A Mindy. >>
<< Ecco fatto >> disse il giovane porgendo l’autografo alla cameriera. << E potresti portarmi una Cola? >>
La ragazza annuì  eccitata e una volta che se ne fu andata Thran si voltò preoccupato verso Arianne, non le aveva ancora detto la verità sul suo conto e non voleva certo che lo venisse a scoprire così.
<< Arianne.. >> la chiamò.
<< Mmh? >>
<< Io volevo dirti che.. >>
<< Non fa niente.. >> lo interruppe lei.
“Non fa niente?!” pensò la ragazza tra sé e sé. “Come sarebbe a dire non fa niente?! Hai sentito cosa ha detto quella cameriera no? E’ un giocatore degli Snow qualcosa e non te lo ha detto!”
La cameriera arrivò con le bibite richieste e i due le sorseggiarono in silenzio, quando poi ebbero finito Arianne si alzò lasciando i soldi per il conto e si diresse verso l’uscita.
Thran la osservò allontanarsi, e una morsa gli strinse lo stomaco. Che razza di idiota era stato, perché accidenti non le aveva detto di essere un calciatore?! Di cosa diamine aveva avuto paura?!
“Accidenti Thran!” si disse. “Adesso devi risolvere questo casino, e in fretta!”
Velocemente afferrò i soldi di Arianne pagando di tasca sua il conto, l’aveva invitata lui a uscire e non avrebbe certo permesso che pagasse lei, poi correndo lasciò il locale cercando la giovane con lo sguardo.
Inizialmente non la trovò e il solo pensiero di aver rovinato tutto per una sua sciocca paura lo mandò nel panico, doveva trovarla, doveva dirle che li dispiaceva, che era stato un idiota..
Nel panico tirò fuori il suo cellulare e senza neanche guardare, ormai lo aveva imparato a memoria, compose il numero sperando che lei gli rispondesse, ma Arianne non lo fece.
<< Dai rispondi.. >> pregò.
<< Cerchi qualcuno? >> domandò una voce dietro di lui facendolo sussultare.
<< Arianne! >>
Lei sorrise.
<< Pensavo te ne fossi andata. >>
<< Ad esser sincera ci ho pensato. >>
Thran deglutì e lei notando la sua preoccupazione aggiunse << Forse mi devi delle spiegazioni, non credi? >>
Il ragazzo sorrise, allora non era andato tutto perso, e prendendole una mano la guidò fino ad una piccola panchina in disparte, in modo da avere un po’ di privacy.
<< Arianne io.. Bé ormai l’avrai capito anche da sola, ma sono un calciatore, uno dei due difensori degli Snow Kids, i campioni in carica della G.F. Cup. >>
Snow Kids.. Snow Kids.. Mmh no, non le dicevano proprio niente, poi un immagine tornò alla poderosa mente da gossip di Arianne e improvvisamente capì chi fossero gli Snow Kids: erano la squadra di D’Jok e Mei, la coppia più fotografata del momento.
<< Okay.. >> rispose lei. << E perché non me lo hai detto? >>
<< Bé perché, non volevo che tu mi giudicassi solo per essere uno Snow Kids, volevo piacerti per quello che sono,  per essere semplicemente Thran e non Thran degli Snow Kids. Insomma, avevo paura che se ti avessi detto cosa facevo in realtà tu avresti perso ogni interesse per me, per il vero me. >>
Ascoltando quelle parole Arianne si sentì sciogliere, era davvero dolcissimo! Ma non poteva cedere così, non poteva lasciarlo vincere in questo modo, o almeno non subito..
<< Mi dispiace, sono stato un cretino, avrei dovuto dirti la verità fin dal principio senza avere paura del tuo giudizio, il fatto è che spesso le ragazze si interessano a me perché sono famoso e non per come sono davvero, ma dovevo capirlo che tu eri diversa. Insomma, non sei andata in escandescenza quando ci siamo incontrati la prima volta con Micro Ice e Yuki, anzi probabilmente non sapevi neanche chi fossimo. Questo mi avrebbe dovuto far capire che eri diversa, che eri speciale.. >>
La ragazza, la quale teneva lo sguardo basso per non farsi vedere, sorrise, ma non voleva ancora dargli la soddisfazione di vedere che aver fatto breccia nel suo cuore, voleva tenerlo ancora un po’ sulle spine.
Thran vedendo che lei non diceva niente invece si sentiva terribilmente in ansia, gli piaceva Arianne, gli piaceva davvero e sperava sul serio di non aver rovinato tutto.
<< Sei arrabbiata? >> domandò lui alla fine.
La ragazza, con estrema fatica, riassunse un’espressione torva e tornandolo a guardare rispose con finta glacialità << Dammi un motivo per non esserlo. >>
A quelle parole Thran sorrise, poteva darglielo un motivo, eccome se poteva, così con dolcezza le prese il volto tra le mani e lentamente lo avvicinò al suo dandole un tenero e lungo bacio.
Quando le loro labbra si separarono Arianne sentì letteralmente lo stomaco impazzirle ed eccitata si portò una mano alle labbra in modo da assicurarsi che tutto quello non fosse soltanto un sogno e con sua immensa gioia non lo era!
<< Allora? >> le sussurrò lui. << Può andare come motivo? >>
Arianne rise e gettandogli le braccia al collo lo baciò di nuovo, poi esclamò  << Certo che può andare! >>
 << Sono felice di sentirtelo dire. >>
La ragazza lo guardò nei suoi dolci occhi castani e felice gli sorrise, gli sorrise come mai aveva fatto a nessun altro e in quel momento capì che forse aveva davvero trovato il ragazzo giusto per lei.
<< A proposito >> disse il giovane separandosi da lei. << Ho una cosa per te, ecco tieni. >>
Arianne prese incerta i due piccoli pezzi di carta osservandoli senza capire. Ehm, cosa avrebbe dovuto farci?
Vedendo la sua espressione interrogativa Thran rise, era proprio da lei, e divertito spiegò << Sono due biglietti per la partita di questa sera, con questi potrai accedere ai posti riservati ai familiari, sono dei buoni posti e da lì la visuale è ottima. >>
<< Partita? >>
<< Si, giocheremo contro gli Shadows. >> Poi conoscendo la sua scarsa preparazione sul Galactik Football spiegò << Quella squadra di spilungoni con le facce pallide. >>
<< Ah si, si.. Ci gioca la mai.. >> iniziò a dire Arianne interrompendosi però a metà frase, Caren le aveva espressamente raccomandato di non fare parola con nessuno del suo ingaggio.
<< La tua? >>
<< La mia niente, gli ho confusi con un’altra squadra. >>
<< Ah ok.. >> disse Thran perplesso.
<< Ehm.. Ma come mai sono due? >>
Il ragazzo sorrise. << Uno per te e uno per la tua amica di ieri sera, com’è che si chiama? >>
<< Caren? >>
<< Si lei. Mark mi ha praticamente obbligato a farla assistere, credo che abbia una cotta per  lei >> rispose il giovane ridendo.
<< Oh.. Ah.. >> disse Arianne, ridacchiando nervosamente a sua volta.
Thran stava per dirle qualcos’altro, ma il suo cellulare suonò interrompendolo per leggere il messaggio, il quale chiedeva la sua presenza immediata nell’olo-trainer.  
<< Scusa Arianne, Aarch ci vuole tutti nell’olo-trainer. Ci vediamo stasera >> e dopo un ultimo bacio se ne andò lasciandola sola con i suoi due biglietti.
Oh oh, quello era davvero un bel guaio, e ora per chi avrebbe tifato quella sera?!




..Spazio Autrice..
salve a tutti bella gene! Ed eccoci qua, con un nuovo capitolo che potrei definire di passaggio: qui infatti abbiamo visto Caren alle prese con la danza degli Shadows e Arianne con la sua uscita con Thran.
E a proposito di questi due, io adoro Thran! Mi piace davvero tantissimo, è per questo che ho deciso di ritagliare una piccala parte nella storia tutta per lui e la Ramirez.. spero non vi annoi :)
Cosa aggiungere, come sempre un immenso grazie a chi legge!
Tirate fuori striscioni e vuvuzela gente perchè nel prossimo capitolo suonerà il fischio d'inizio!
Raika

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Capitolo 20
*** L'Asso nella Manica ***


L'Asso nella Manica

Quando Caren entrò all’interno dello spogliatoio riservato alla sua squadra nel Genesis Stadium sentì il cuore batterle a mille e un’improvvisa ansia attanagliarle lo stomaco. Avrebbe giocato di fronte a tutti quelli spettatori, avrebbe partecipato ad una vera e propria partita, ma soprattutto sarebbe stata all’altezza delle aspettative di Artegor?
Quello che più preoccupava la ragazza , infatti, non era tanto scendere in campo sotto lo sguardo di tutte quelle persone, quello che più le faceva venire un fastidioso senso di nausea era la paura di deludere sia la squadra che il mister, quella era la sua paura più grande e nemmeno le parole incoraggianti di Nilli riuscivano a calmarla.
<< Stupida nausea >> sussurrò la ragazza sedendosi su una delle panchine dello spogliatoio e portandosi le gambe al petto.
<< Tranquilla, vedrai che non appena sarai in campo ti passerà >> le disse Nilli cercando di consolarla, a quanto pare il centrocampista la trovava simpatica.
<< Non ne sarei così convinta. >>
<< Fidati, è normale >> rispose lo Shadows e sorridendogli le mise una mano sulla spalla.
Caren annuì sorridendo a sua volta, infondo se li conoscevi meglio quelli spilungoni dalle facce pallide non erano così male.
<< Ehi piccioncini, venite qui >> esclamò Yurex facendo un cenno ai due, i quali si avvicinarono al resto della squadra, dove Artegor li stava aspettando.
<< Bene, adesso che ci siamo tutti Caren questa è per te >> disse il mister porgendo la divisa ufficiale alla ragazza. << Adesso voglio dirvi solo che il nostro obbiettivo è vincere. Non m’importa se è solo una stupida amichevole, voglia che prendiate a pallonate la loro porta e che stracciate quei ragazzini, avete capito?! >>
<< Si, mister! >>
Artegor annuì soddisfatto. << Ricordate il nuovo modulo di gioco, Caren è il nostro asso nella manica, loro non si aspettano certo una ragazza e non le daranno peso, noi dovremo sfruttare la loro stupidità a nostro vantaggio per colpire! Intesi Sinedd?
  << Bene, esigo una vittoria quest’oggi, voglio vederli umiliati qui maledetti mocciosi. E adesso finite di prepararvi, tra cinque minuti si va in campo. >>
Gli Shadows annuirono e Caren osservò impressionata il coach uscire dalla stanza, wow, molto incoraggiante. Certo, non che si fosse aspettata un supporto da cheerleader, ma qualche parola in più non sarebbe certo guastata.
<< Datti una mossa >> ordinò Sinedd vedendola ancora con i suoi vestiti.  
La giovane gli fece la linguaccia e prendendo la sua divisa si spostò in disparte in modo da potersi cambiare senza essere fissata come se fosse un essere strano, non era stata una grande idea quella di non dividere gli spogliatoi per sesso soprattutto dal momento che gli Shadows non avevano mai avuto una ragazza in squadra.
Nel suo angolino Caren estrasse dal cellofan la sua divisa e con delicatezza la sfiorò, come se avesse paura di rovinarla. Eccitata osservò il morbido tessuto nero con gli inserti verdi sulle maniche, poi passò ai pantaloni e infine ai calzini. Nonostante l’accostamento dei colori non la facesse impazzire trovò che fosse davvero bella e sin dal primo momento l‘adorò. L’unica cosa che la lasciva perplessa era il numero stampato proprio sul petto: il numero 10. Il numero che, come grazie alle lezioni di  Devis sapeva, era appartenuto molti anni prima ad Aarch. Lei non sapeva perché avesse scelto proprio quella cifra, avrebbe potuto dirne altre centinaia, ma il suo cervello le aveva fatto scegliere quella e probabilmente non a caso, forse inconsciamente pensava che in quel modo avrebbe potuto avvicinarsi di più a suo padre, avrebbe potuto essere più simile a lui..
“Ah che stupidaggine! E‘ solo un semplice numero!” pensò maledicendosi per quei pensieri e iniziando lentamente a spogliarsi, continuando comunque a tener d’occhio quel fosforescente dieci.
Dalla sua panchina Sinedd osservò Caren cambiarsi e senza ben capire perché si trovò a pensare non avrebbe dovuto indossare la divisa in mezzo a tutti quegli uomini, avrebbe dovuto farlo in luogo più appartato dove nessuno avrebbe potuto vedere la sua sinuosa schiena bianca, né le sue affusolate e lunghe gambe, né il suo candido collo mentre con delicatezza acconciava i lunghi capelli biondi in un morbido chingion, né..
<< Cosa stai guardando Sinedd? >> domandò Nilli facendolo sussultare.
<< Eh?! Niente! >> esclamò lui voltandosi di scatto.
<< Ne sei sicuro? >> chiese Nilli ridendo ed indicando con un cenno del capo la ragazza.
<< Forse si stava godendo il panorama >> ipotizzò Yurex sghignazzando.
Caren sentendosi interpellata alzò la testa dagli stivaletti che stava indossando e arrossendo disse << Mi stavate spiando mentre mi cambiavo? >>
<< Che?! Non ci pensare proprio! >> rispose il ragazzo. << Figuriamoci se mi metto a fare il guardone! >>  
<< Allora cos’è che facevi? Controllavi se la taglia era giusta? >> domandò Yurex ridendo e contagiando anche gli altri.
Caren invece incrociò le braccia al petto e alzando le sopracciglia irritata fissò Sinedd in attesa di una risposta.
<< Ah fottetevi! >> rispose il ragazzo mandandoli a quel paese con un cenno, poi voltandosi verso la giovane esclamò << Che vuoi?! >>
<< Niente, solo un po’ di privacy quando mi cambio. >>
<< Ah, perché pensi davvero che ti stessi spiando? >>
Il volto della bionda assunse un’espressione che lasciava intendere che esattamente quello che pensava e Sinedd ridendo esclamò << Non ho certo bisogno di venire a spiare te per vedere una ragazza e poi i manici di scopa non sono certo il mio tipo. >>
<< Manici di scopa?! Ma se porto una terza! Certo non abbondante, ma pur sempre terza! >> rispose lei offesa.
Il giovane stava per ribattere che non gli importava niente della sua taglia, ma Fulmugus irritato per tutto quel baccano intervenne placando gli animi. << Ehi datevi una calmata voi due! E’ ora di andare. >>
Caren fulminò Sinedd con lo sguardo e facendogli una smorfia uscì dagli spogliatoi seguendo a ruota il suo capitano.
<< Manico di scopa? >> sussurrò Nilli affiancando il ragazzo verso la navetta che gli avrebbe condotti in campo. << Ma ci vedi bene Sinedd? Forse hai bisogni di un paio di occhiali. >>
Il giovane lo ignorò e irritato salì sulla pedana ritrovandosi spalla a spalla proprio con Caren, la quale vedendolo sussurrò << Un manico di scopa?! Non sono un manico di scopa! Ho una terza! >>
<< Senti non mi interessa la tua taglia di reggiseno, okay?! >> sibilò l’altro in risposta.
<< Bé allora ritira quello che hai detto! >>
<< Cosa?! Ma che t’importa di quello che penso?! >>
<< Mi importa eccome! Nessuno mi ha mani definita manico di scopa e non sarai certo tu a iniziare! >> disse la ragazza pestandoli un piede.
<< Ahi! >> esclamò Sinedd voltandosi in cagnesco verso di lei ed aggiungendo << Hai ragione non sei un manico di scopa, sei una mocciosa! >>
<< Cosa?! Continui?! >>
<< Si e se vuoi posso anche aggiungere altro. >> Poi dandole una leggera botta sul braccio continuò << E saluta gli spettatori. >>
Caren sorrise facendo cenni con la mano al pubblico, ormai erano quasi arrivati sul campo da gioco.
<< Ah si?! Perché tu pensi di essere tanto meglio? Sei uno sbruffone, un pallone gonfiato, un presuntuoso, un anti-festa e pure noioso! >>
<< Non stiamo parlando del carattere, anche se avrei da ridire pure su quello, ma di aspetto fisico >> disse il ragazzo scendendo dalla pedana e andandosi a posizionare per la danza d’entrata.
Caren fece lo stesso sistemandosi appena più avanti rispetto a lui nella formazione a freccia, poi voltandosi leggermente sibilò << Bé, sei troppo alto, troppo magro e non hai neanche un muscolo! >>
<< Tsé.. Te li faccio vedere io i muscoli.. >> sussurrò Sinedd.
La musica attaccò e la danza degli Shadows ebbe inizio.  



..Spazio Autrice..
"Siamo  in collegamento dal Genisi Stadium, dove l'incotro tra Shadows e Snow Kids sta per" iniziare!
Okay, okay non sono Callie Mystic però è divertente!
Sarò breve, volevo solo scusarmi per la poca lunghezza del capitolo, in realtà in principio doveva esserci un secondo paragrafo, ma aggiungendolo veniva troppo lungo, così ho deciso di spezzali. Ma non preoccupatevi, tra un paio di giorni pubblicherò il paragrafo mancante, tanto è già pronto! :
Grazie ancora a tutti coloro che hanno letto la storia :)
A presto!!!!
Raika

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Capitolo 21
*** Who She Is ***


Who She Is

Nella postazione dell’allenatore Aarch in piedi davanti al suo computer osservava la telecamera inquadrare uno ad uno i volti dei vari giocatori, per primi la macchina si soffermò sugli Snow Kids, i quali osservavano con espressioni stupite e allo stesso tempo sconvolte gli Shadows di fronte a sé, poi l’immagine si spostò sugli Shadows e quello che vide lasciò Aarch a bocca aperta.
Il tanto misterioso astro nascente di Artegor Nexus, il nuovo giocatore sconosciuto così tanto elogiato e osannato dal suo ex-amico era l’ultima persona che mai si sarebbe aspettato di vedere su un campo da gioco, ma soprattutto era tutto tranne che uno sconosciuto per lui.
Incredulo fissò sconvolto la fine figura dai biondi capelli eseguire l’ultima sequenza di passi della danza degli Shadows per emettere poi uno scuro e potente Smog, così brillante da far gelare ad Aarch il sangue nelle vene. Non poteva crederci, non voleva crederci! Non poteva essere vero, non poteva davvero essere..
<< Aarch ma quella non è.. >> disse Clamp riconoscendo la ragazza del Genesis Bar.
<< Caren! >> esclamò l’uomo lasciando andare la tastiera del computer che aveva stretto fino a quel momento così forte da farsi sbiancare le nocche.
<< Aarch dove stai andando? >> domandò Simbai preoccupata vedendolo allontanarsi dalla sua postazione.
<< Da Artegor! >> esclamò lui sbattendosi la porta alle spalle e dirigendosi come una furia nella postazione dell’allenatore avversario.
Aarch non ricordava quand’era stata l’ultima volta che aveva percorso una distanza di quel genere in così poco tempo, forse quand’era giovane o forse ancora prima, ma in quel momento, nonostante il suo fisico non fosse più quello di una volta, arrivò a destinazione con una velocità così impressionante che a ripensarci lo lasciò stupito di se stesso.
<< Artegor! >> esclamò l’uomo entrando nella stanza senza neanche bussare alla porta.
<< Aarch che diavolo ci fai qui? >> domandò l’altro sorpreso.
<< Dobbiamo parlare, da soli. >>
Artegor lo fissò stupito poi, dato che l’espressione del suo ex amico era una di quelle che non ammettevano repliche, fece un cenno ai suoi collaboratori i quali uscirono lasciandoli soli.
<< Che accidenti vuoi Aarch? >>
<< Che diavolo ci fa lei in campo?! >> esclamò l’allenatore degli Snow Kids indicando lo schermo, dove la partita era appena iniziata.
<< Chi? >>
<< La ragazza! >>
<< Ah, intendi Caren.. >> rispose Artegor soddisfatto di se stesso per l’ottimo affare concluso.
<< Rispondimi! >>
<< L’ho vista giocare e l’ho presa. Ha del talento ed era un peccato farglielo sprecare, inoltre sta sicuramente meglio dov’è ora che dove l’ho trovata. Ah, ma perché diavolo ti sto dando spiegazioni.> >
<< Artegor >> disse esasperato l’uomo dai capelli candidi.
<< Che c’è Aarch, hai paura di perdere? E pensare che non l’hai ancora vista giocare. Ti stupirai del talento che possiede, non vedevo una ragazza giocare così bene dai tempi di Miriana. >>
<< E lo sai perché?! Sai chi è quella ragazza?! >>
<< No e sinceramente non mi interessa. Adesso è una Shadows, cos’è stata o chi è stata prima di ora non m’importa. >>
<< E invece dovrebbe importati! >> esclamò Aarch. << Quella ragazza è la figlia di Miriana. >>
Sentendo quelle parole Artegor rimase letteralmente di sasso. Erano poche le cose che riuscivano a sorprendere, figuriamoci sconvolgere, l’allenatore degli Shadows, ma la rivelazione del suo ex amico fu proprio una di quelle. Incredulo si voltò verso lo schermo del suo computer osservando la giovane ragazza dai capelli biondi lanciare la palla verso Sinedd e in quel momento capì: la prima volta che aveva visto Caren in quel sotterraneo aveva avuto come la sensazione di averla già vista da qualche parte, per giorni si era chiesto come questo fosse possibile arrivando poi alla conclusione che probabilmente doveva averla incrociata da qualche parte su Genesis, ma ora tutto gli era chiaro, adesso capiva a chi assomigliava la ragazza, era tale e quale a Miriana.
I suoi stessi capelli biondi, i suoi stessi lineamenti delicati, il suo stesso corpo affusolato, i suoi stessi.. No, gli occhi no.. Gli occhi erano identici a quelli di..
<< Aarch! >>
L’allenatore degli Snow Kids vide negli occhi del suo ex amico materializzarsi la consapevolezza su chi fosse il padre della ragazza e lentamente annuì.
Artegor non poteva crederci, non poteva essere vero! La sua giocatrice non poteva essere sul serio la figlia di.. Era impossibile.. Lui e Miriana non stavano neanche insieme, certo il loro era un rapporto intenso, ma non poteva certo arrivare a tanto, o forse si? No, non poteva essere così, Caren aveva diciannove anni e in quel periodo Aarch frequentava Addim.. Allora perché più ripensava agli occhi di Caren più quel suo azzurro-grigio assumeva le stesse tonalità di quelli di Aarch?
<< Lei è..? >> domandò alla fine l’uomo, senza però riuscire a terminare la frase.
<< Si, è mia figlia. Mia e di Miriana. >>
<< Ma.. Ma non è possibile.. Tu in quel periodo stavi con Addim e dopo la glaciazione siamo andati a giocare negli Shadows, ma le non ci seguì.. >>
<< Lo so, anch’io stentava a crederci quando lo scoprii. >>
<< Ma.. Quando? >>
<< Dopo la festa per la qualificazione agli ottavi di finale.. >> disse Aarch e i ricordi di quella notte gli tornarono alla mente..

<< Hai visto Norata al Karaoke?! Non ha azzeccato una nota! >> esclamò Aarch ridendo.
<< Veramente quello eri tu! >> rispose Miriana ridendo a sua volta e reggendosi a lui cercando di far camminare entrambi in modo dritto.
Quella sera avevano bevuto un po’ troppo e la sbronza ormai stava mostrando i suoi effetti ai due che sbellicandosi dalle risate caddero sui gradini della rampa d’entrata del condominio dove abitava Aarch con Artegor.
<< Io sono arrivato mi sa.. >>
<< Aspetta a dirlo.. Devi arrivare al terzo piano.. >>
<< Guarda che ce la faccio benissimo! >> esclamò lui.
<< Ma se sei ubriaco fradicio! >>
<< Non è vero e te lo dimostro subito >> disse alzandosi in piedi e posizionandosi di fronte a lei per la tipica dimostrazione di sobrietà di tutti gli ubriachi: stare in equilibrio su un piede solo.
<< Visto! >> esclamò traballando pericolosamente. <>
La ragazza rise e mettendosi in piedi davanti a lui fece lo stesso perdendo però l’equilibrio e scivolandogli addosso facendogli cadere entrambi per terra l’uno sopra l’altra.
<< Visto! >> esclamò il ragazzo ridendo. << Allora chi è l’ubriaco?! >>
<< Ma non vale! Io avevo i tacchi! >>
<< Si si.. Bella scusa! Accetta la realtà Miri, sei ubriaca. >>
<< Non è vero! >>
<< Si che è vero! >>
<< No! >>
<< SI! >>
<< Ah si! >> esclamò allora Miriana alzandosi in piedi di scatto e togliendosi le scarpe. << Scommettiamo che arrivo prima io su in casa? >>
<< Cosa?! >>
<< Pronti? Via! >> urlò lei correndo a tutta velocità su per i gradini entrando poi nel palazzo e tirandogli le scarpe.
<< Ehi! >> protestò Aarch afferrando al volo i vertiginosi tacchi di lei per poi correndole dietro.
I due salirono le tre rampe di scale ridendo come matti, rischiando di inciampare ad ogni gradino che incontravano, ma alla fine dopo qualche sbandata in qua e là, la giovane arrivò per prima alla porta e sbattendovi la mano esclamò << Mi sa che hai perso! >>
<< Ma non vale! Sei partita prima! >>
<< Si si.. >> disse lei imitando scherzosamente il suo tono di pochi minuti prima. << Accetta la sconfitta Aarch, sei ubriaco. >>
Il ragazzo rise e lasciando cadere le scarpe a terra si avvicinò a lei e circondandola con le braccia la spinse verso il muro, portando poi il suo viso a pochi centimetri da quello di lei.
<< Sei davvero un’imbrogliona! >>
<< E tu non sai perdere caro il mio capitano.. >>
<< Ah si? Allora ti sfido a G.F. Cup Game. Scommettiamo che ti straccio? >>  
<< Ci sto! >>
Aarch annuì allontanandosi da lei e, tirando fuori le sue chiavi dalla borsetta della ragazza, aprì la porta.
<< Mademoiselle >> disse lui facendole un inchino cavalleresco e tenendole la porta aperta per permetterle di entrare.
<< Merci bocu monsieur, elle est vraiment un chevalier. >>
<< Ehi vacci piano dolcezza, il mio francese si limita alle parole per fare colpo con una donna.. >>
<< Mmm. Ah si? Non mi pare che abbia mai funzionato.. Non con me almeno. >>
<< Perché con te non ho bisogno del francese.. Pendi già dalle mie labbra. >>
Miriana rise dandogli una leggera spinta e andandosi poi a sedere sul divano, mentre il ragazzo, posate le scarpe e la borsetta sul mobiletto che si trovava all’entrata, si diresse in cucina dicendo << Miri metti il gioco, io prendo qualcosa da bere. >>
Miriana fece come le era stato ordinato e  traballando verso la Tv inserì nella consolle il videogioco azionandolo, poi si trascinò nuovamente verso il divano attendendo l’arrivo del suo amico che poco dopo tornò con una bottiglia di spumante e due bicchieri.
<< Mi sono permessa di scegliere anche per te >> disse la giovane indicando lo schermo dove il capitano degli Shadows, posizionato dalla parte sinistra della televisione, stava di fronte al capitano degli Akillian, cioè lui.
<< Ehi perché a me gli Shadows? >> domandò lui porgendole un bicchiere riempito di spumante.
La ragazza bevve un sorso, poi rispose << Perché sarà contro di loro che giocheremo in finale e poi, se continui a tenerti a dieta per compiacere Addim, finirai per assomigliarli. >>
Il ragazzo la spinse amichevolmente e sorridendo disse << Che c’è, non sarai mica gelosa eh Miri? >>
<< Non ci sperare tesoro. Su, pronto ad essere stracciato? >>
<< Io non ci conterei più di tanto. Fatti sotto! >>
Per tutta l’ora successiva le partite a Galactik Football si susseguirono e la bottiglia si svuotò facendo aumentare il calore nella stanza, tanto che dopo l’ennesimo match Aarch finì per togliersi la maglietta restando a petto nudo e Miri si sfilò la camicetta da sotto l’abitino di jeans che indossava.
<< E con questa siamo quattro a due >> concluse la ragazza gettando al suo fianco il joystick, voltandosi poi verso l’altro. << Mi sa che hai perso Aarch.. Di nuovo.. >>
Il giovane la guardò nei suoi grandi occhi nocciola, poi si avvicinò a lei e prendendole il volto tra le mani, la baciò. Miriana si lasciò trasportare dalla passione, lasciandosi trascinare sulle sue gambe, poi riacquistando il controllo poggiò le mani su quelle di lui e scostandosi dal suo volto disse << Aarch no.. >>
<< Che c’è che non va? >>
<< Non possiamo.. >>
<< Se lo vogliamo certo che possiamo.. >>
<< Ma.. >>
<< Lo so che in fondo lo vuoi anche  tu.. Non è vero? >>
Lei scosse la testa. << Ci abbiamo già provato Aarch.. Lo sai come andrebbe a finire.. >>
<< Ma questo non ci impedisce di ritentare.. >> sussurrò lui accarezzandole la guancia e baciandola nuovamente.
Le mani di Aarch percorsero la schiena di lei e gentilmente la sdraiò sul divano adagiandosi con delicatezza sul suo corpo.
Miri strinse le braccia intorno al collo di lui e tra un bacio e l’altro sussurrò << E se Artegor torna? >>
<< Non ti preoccupare.. Non metterà piede in casa fino a domani mattina inoltrata.. >>
<< Questa mattina.. >>
<< E’? >>
<< E’ passata la mezzanotte da un pezzo.. Oggi sarebbe domani.. >>
Il ragazzo la guardò scoppiando a ridere e contagiando anche lei, nel farlo però si sbilanciarono troppo verso il bordo cadendo dal divano e scoppiando a ridere ancora più di prima.  
<< Forse è meglio se ci spostiamo in camera.. >> disse lui alzandosi e porgendole la mano. Lei annuì afferrandola e trovandosi avvolta dalle forti braccia di Aarch che  baciandola la guidò fino alla sua stanza.
<< Lo sai che quello che stiamo facendo è sbagliato vero? >> gli disse Miriana.
<< E tu lo sai che sei bellissima? >> rispose il giovane chiudendosi la porta alle spalle con un calcio e dirigendosi verso il letto.

<< Quando l’hai scoperto? >> domandò Artegor interrompendo il flusso di ricordi dell’ex amico e riportandolo alla realtà.
<< Nove anni fa.. Aveva dieci anni e Miri era morta da due anni. >>
<< Miriana è morta? Come è successo? >>
<< Un incidente.. >>
L’allenatore degli Shadows si passò una mano sul volto. Lui, Aarch e Miriana erano stati molto uniti un tempo e la sua morte era un brutto colpo, nonostante fossero passati molti anni dall’ultima volta che l’aveva vista. Ma quello non era il momento per i sentimentalismi, non poteva farsi vedere debole, non davanti ad Aarch.
<< Bene Aarch, che sei venuto a fare allora? Perché mi hai detto tutto questo? >>
<< Artegor è mia figlia, hai visto l’effetto che ha avuto su di me lo Smog, su di lei sarà lo stesso, se non peggio. Lasciala andare, lascia che la porti negli Snow Kids. >>
L’uomo rise. << Puoi anche scordartelo! Quella ragazza è una forza della natura, è la marcia in più che permetterà agli Shadows di vincere la G.F. Cup. Inoltre competere con lei rende Sinedd molto più produttivo. >>
<< Ti prego Artegor. Non ti chiedo di farlo per me, ma per Miri.. >>
A quelle parole la determinazione dell’ex numero 11 degli Akillian vacillò, ma fu solo per un attimo, poi con rabbia esclamò << Solo perché tu non ci sei riuscito questo non significa che sia lo stesso per Caren. Miriana era forte e se lei ha ereditato anche solo una briciola della sua forza sarà perfettamente in grado di reggere lo Smog. >>
<< Artegor tu non capisci! >>
<< Non ho intenzione di lasciarla andare Aarch. Adesso perché non te ne torni dai tuoi bambini, mi sembrano piuttosto in difficoltà. >>
Aarch osservò lo schermo indicatogli dall’amico, dove D’Jok parò per un soffio il poderoso sinistro di Sinedd che Yuki si era lasciata sfuggire. I suoi ragazzi avevano bisogno di lui.
<< Non finisce qui Artegor! >>
<< Puoi contarci >> rispose lui osservando soddisfatto l’ex amico uscire dalla stanza.
Artegor ne era certo, ora più che mai era sicuro che Caren era il tassello mancante per la sua vittoria, ma prima avrebbe dovuto fare due chiacchiere con lei. 

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Capitolo 22
*** L'Amichevole ***


L'Amichevole

Caren si era praticamente persa tutta l’emozione della discesa dagli spogliatoi al campo per litigare con Sinedd, ma adesso che vi si trovava in mezzo la pressione aveva iniziato a farsi sentire.
Intorno a lei la partita si stava svolgendo ed uno dopo l’altro vide i giocatori sfrecciarle accanto scatenando i loro potenti flussi. Per un attimo la sensazione d’impotenza si impadronì si lei, ma poi ricordò: adesso anche lei possedeva il flusso ed era uno dei più potenti della galassia.
<< Caren datti una mossa! >> urlò Artegor nel suo auricolare e lei premendosi l’apparecchio all’orecchio infastidita esclamò << Lo so! >>
Al suo fiancò Tia, in possesso della palla, corse verso la porta degli Shadows, ma Caren veloce utilizzò lo Smog per materializzarsi di fronte a lei e scomparire poco dopo aver recuperato la sfera.
La rapidità con cui tutto ciò accadde lasciò gli Snow Kids momentaneamente spiazzati, permettendo alla ragazza di avvicinarsi a Yuki indisturbata, fino a che Mei sprigionando il Respiro di Akillian non intervenne in scivolata strappandole via il pallone e rispedendolo verso Mark.
Per vari attimi Tia e il ragazzo si scambiarono la sfera con una serie di piccoli passaggi ravvicinati evitando così i vari tentativi di recupero degli Shadows, poi Mark si fermò sul posto e dopo essersi fatto rimbalzare il pallone sulla schiena lo rispedì alla compagna, la quale scatenando il flusso calciò con un potente destro dritto in porta.
Nilli, Yurex e Sairus provarono ad intercettare la traiettoria scomparendo e riapparendo a mezz’aria, senza però mai arrivare a sfiorarla, ormai sembravano che il tiro fosse destinato ad andare in porta, ma quando la palla fu appena a pochi metri da Senex un alone scuro gli comparve davanti e Caren materializzatasi dal nulla distese la gamba calciando con forza il pallone e rispedendolo nella metà campo avversaria, dove Sinedd era già pronto ad accoglierlo.
Il passaggio però non ebbe l’effetto desiderato a causa di Micro Ice che intercettando la traiettoria fermò il bolide di petto riconsegnandola negli abili piedi di Tia che nuovamente calciò. Questa volta però il tiro andò in porta segnando così la fine del primo tempo.
Caren osservò afflitta il pallone scomparire e nel suo auricolare, come in quello di tutti i suoi compagni la voce furente di Artegor rimbombò << Sinedd! Maledizione stai giocando per vincere non  per fare del salutare movimento! Pensavo avremmo vinto questa partita! >>
<< Lo faremo! >> esclamò il giovane avviandosi irritato verso la navetta trasportatrice.
Quando anche il resto degli Shadows furono a bordo il veicolo partì e l’attaccante sbraitò << Perché non ti concentri?! >>
<< Scusa?! >> chiese Caren sentendosi interpellata.
<< Svegliati invece di fare la bella statuina! >>
<< La bella.. Ah! Questa è buona! Posso ricordarti che sono stata io ad evitare il primo goal?! >>
<< Beh potevi anche.. >>
<< Poteva anche un bel niente! >> esclamò Artegor, una volta giunti nei loro spogliatoi. << Limitati a fare l’attaccante Sinedd, l’allenatore lo faccio io! >>
Il ragazzo fulminò sia lui che la compagna con lo sguardo andandosi poi a sedere in disparte, e l’uomo continuò << Caren, è stato un bel salvataggio, ma sei un’attaccante e ti voglio in prima fila a fare goal, intesi?! >>
<< Si mister. >>
<< Sinedd, chiacchiera meno e agisci di più! Persino uno zombi gioca meglio di come stai facendo tu!
    << Yurex non azzardarti a far passare mai più neanche un capello di quegli insulsi ragazzini, altrimenti sarà peggio per te! E tu Sairus quando loro avanzano devi arretrare in difesa! Fulmugus, Nilli mi servite da supporto agli attaccanti, quando Tia o Mark o uno di quei mocciosi passa la palla voi dovete infilarvi in mezzo e spedirla alla prima linea! Usatelo quel dannato Smog!
  << Siamo qui per vincere, non provate neanche a pensare di farvi battere da quei ragazzini! Adesso tornate in campo e fate vedere chi sono gli Shadows! >>
I giocatori annuirono ed esultando con rauchi versi tornarono sulla navetta, Caren rimasta a chiudere la fila venne afferrata per un braccio da Artegor, che fermandola le disse << Caren, fa vedere cosa sai fare. Mostrami quello che mi ha spinto a sceglierti quella notte al Netherball. >>
La ragazza lo fissò specchiandosi nei suoi scuri occhiali sportivi, dove il suo riflesso le mostrò la giova che aveva vinto così tanti incontri nella Sfera. Non era cambiato assolutamente niente da quella Caren all’attuale e sorridendo compiaciuta al mister, annuì. Sapeva esattamente cosa doveva fare.
<< Ce ne hai messo di tempo >> disse Sinedd, ricevendo un’occhiataccia da Nilli, quel ragazzo non perdeva mai l’occasione per irritarla.
<< Sta zitto Sinedd >> rispose lei glaciale e in quel momento il giovane rivide la stessa fredda e calcolatrice sconosciuta che si era trovato davanti settimane prima nella Sfera.
Adesso erano pronti per vincere quella partita.
Il secondo tempo iniziò e le due squadre tornarono di nuovo in formazione. A centro campo Sinedd e D’Jok si fronteggiavano e quando il fischi d’inizio diede il via alla partita entrambi volarono in aria per recuperare la palla.
Quella volta lo Shadows fu più veloce e avvolgendo la sfera con lo Smog scomparve per riapparire parecchi metri più sotto.
Caren corse dietro al suo compagno di squadra osservandosi attentamente intorno, aveva deciso di utilizzare lo stesso metodo di gioco della Sfera e ciò che doveva fare era analizzare i suoi avversari.
Non le ci volle molto a capire come si muovevano gli Snow Kids e quando Mei intervenne in scivolata strappando la palla a Sinedd, Caren fece un poderoso salto all’indietro materializzandosi nel momento esatto per intercettare il passaggio a Tia e scomparire poi portandosi via il pallone.
Di nuovo la sfera fu tra i piedi di Sinedd, il quale riprese la sua solitaria corsa verso la porta, corsa che ben presto non fu più così solitaria, D’Jok, infatti, avvolto dal suo potente respiro si avventò su di lui e Caren per un attimo ebbe davvero paura che potesse colpirlo.
<< Sinedd, D’Jok! >> esclamò la ragazza, sorpresa di essersi ricordata uno dei tanti nomi delle stelle del Galactik Football.
Sinedd vide con la coda dell’occhio il ragazzo dai capelli rossi arrivare e ridendo beffardo saltò, non fu uno sforzo particolarmente impegnativo quello che fece per evitare il contatto, sembrava che  D’Jok non desiderasse abbastanza fermarlo e ciò gli fece ancora più assaporare il sapore agrodolce di quel primo goal segnato con il suo infallibile sinistro.
<< Si! Si! Si! >> esultò Caren voltandosi poi verso il giovane, che per la prima volta da quando lo conosceva non la stava fulminando con lo sguardo, ma semplicemente le fece un cenno d’approvazione con la testa.
Lei sorrise, chi sa forse se riusciva a fargli fare un altro goal l’avrebbe pure ringraziata. Nah, non sarebbe stato da Sinedd.
Nuovamente la palla fu messa in gioco da un’incerta Yuki che con quel piccolo errore aveva perso la fiducia in se stessa e Caren pensò che infondo un po’ le dispiaceva per lei.  
Ad avere possesso palla questa volta era D’Jok, il quale non aveva per niente digerito il precedente scarto ed ora più che mai era deciso a segnare. Il ragazzo, infatti, correva al massimo delle sue capacità sfoderando tutta la potenza di cui il suo Respiro era capace, la sua corsa però fu rallentata da Sairus il quale entrando in scivolata costrinse il giovane a passare la palla a Mei. Quella però non si rivelò una mossa saggia, o meglio non la fu eseguendo un passaggio così alto, esso, infatti, permise a Nilli di materializzarsi con il suo Smog e di calciare la palla con un elegante rovesciata consegnandola dritta a Caren, la quale trovandosi Tia davanti passò a sua volta a Sinedd.
Neanche quell’azione però ebbe l’effetto desiderato, permettendo a Thran di lanciare indietro la sfera con un calibrato colpo di testa. Essa sfrecciò verso Mark, il quale però fu preceduto da Nilli, che subito si trovò circondato.
Vedendolo nella mente di Caren tornarono le pareti della sfera e l’incontro con Render prese forma davanti ai suoi occhi. Sapeva cosa doveva fare.
<< Nilli passala a Senex! >> esclamò la ragazza correndo a perdifiato verso la sua porta.
<< Ma sei impazzita! >> gridò in risposta Sinedd, poco lontano da lei.
<< Nilli fa come ti ho detto! Senex quando la palla ti arriva spediscila a Sinedd e tu lanciala più alto che puoi sopra la nostra porta! >>
<< Tu sei pazza! >> esclamò il ragazza facendo però un cenno ai compagni i quali si mossero per mettere in pratica la folle strategia della giovane.
Caren vide con la coda dell’occhio Nilli calciare con un colpo di tallone verso Senex, il quale più simile ad un lanciatore di giavellotto che a un portiere afferrò la palla con una mano e girando su se stesso per prendere potenza la rispedì verso Sinedd.
Nel momento in cui il piede del numero undici degli Shadows calciò il pallone verso la sua stessa porta Caren, che aveva acquistato velocità con la corsa, saltò smaterializzandosi e poi materializzandosi sui pali superiori della rete utilizzandosi come trampolino per volare dritta verso la sfera e calciarla con la rovesciata più potente che avesse mai eseguito dritto nella porta degli Snow Kids dall’altro capo del campo.
Il familiare suono di fine partita esplose per lo stadio, seguito da urla e applausi da parte degli spettatori.
Gli Shadows avevano vinto il match e tutto grazie ad una folle idea di un’altrettanto folle nuova giocatrice.
<< Sai, forse non sei del tutto inutile come credevo >> disse Sinedd porgendo una mano a Caren per aiutarla ad alzarsi.
Lei sorrise. << Quindi ti sono simpatica? >>
<< Frena, manico di scopa, al massimo mi sei tollerabile. >>
La giovane rise e dandogli un’amichevole pugno sulla spalla rispose << Mi sei tollerabile anche tu grissino. >>
Sinedd si voltò verso di lei. Grissino?!
Ma ormai si era già lanciata in mezzo agli altri Shadows e allegramente salutava il pubblico esultante del Genesis Stadium.
Senza sapere bene perché Sinedd, sorrise.



..Spazio Autrice..
Salve a tutti bella gente! Finalmente anche questa benedetta partita è finita, spero vi sia piaciuta :)
Lo so che non è molto lungo come capitolo però vi assicuro che è una fatica enorme dover descrivere un intero incontro.. ho guardato la puntata almeno una trentina di volte per riuscire ad avvicinarmi il più possibile al cartone, spero di esserci riuscita.
Cosa dire, un enorme grazie come sempre a chi legge!
Visto che questo è il mio ultimo aggiornamento per il 2012 vi auguro Buon Anno!
All'anno prossimo!
Raika

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Capitolo 23
*** Rivelazioni Scottanti ***


Rivelazioni Scottanti

Per il giorno successivo Caren decise di non rimettere la sveglia. Artegor aveva spostato gli allenamenti nel pomeriggio e la ragazza aveva deciso di impiegare la mattinata per riposarsi dopo i lunghi festeggiamenti per la vittoria della sera precedente.
Il suo sonno però durò meno di quanto lei avesse previsto, o meglio, desiderato. La ragazza, infatti, venne svegliata dall’olo-televisione davanti a cui si era addormentata la sera precedente dopo aver cercato, invano, di contattare Arianne.
<< Che accidenti..? >> sussurrò Caren sentendo la squillante voce di Callie Mystic esclamare << Ben tornati su Arcadia Sport olo-spettatori. Come accennato prima della pubblicità in questa seconda parte parleremo di un’entusiasmante scoop di cui siamo venuti a conoscenza recentemente e che siamo sicuri lascerà tutti a bocca aperta. Ma prima guardiamo i momenti salienti dell’amichevole svoltasi ieri sera al Genesis Stadium e che ha visto trionfare, contro ogni pronostico, gli Shadows, con uno spettacolare goal di Caren. >>
Lentamente la giovane si portò a sedere e stropicciandosi gli occhi si alzò recuperando il necessario per far una doccia. Le ci voleva proprio un bel bagno rilassante per scacciare via la tentazione di tornare a rifugiarsi tra le morbide e calde coperte del letto.
Nella doccia Caren regolò il getto con un’intensità tale da far si che l’acqua le scorresse sulla schiena in un rilassante massaggio naturale, anche migliore di quelli che ogni tanto riusciva a strappare a Devis. Era così tranquilla che niente avrebbe potuto turbare il suo piccolo antro perfetto, o meglio, niente tranne le parole che Callie Mystic pronunciò: << E’ stata senza dubbio una partita entusiasmante, probabilmente una delle migliori che sia mai stata giocate qui al Genesis Stadium. Ma adesso passiamo alla notizia che tutti stavano aspettando, lo scoop tanto atteso che sta tenendo i nostri olo-spettatori col fiato sospeso. Come potete vedere dalle immagini alle mie spalle riguarda il nuovo attaccante degli Shadows, dico bene Nork? >>
Caren non poté vederlo nella sua privata sala massaggi, ma in quel momento sui grandi schermi degli studi televisivi di Arcadia News erano appena comparse due foto: una rappresentante lei e l’altra raffigurante Aarch.
<< Esatto Callie. Nell’amichevole di ieri sera abbiamo potuto ammirare Caren in tutto il suo splendente talento, è stato formidabile  vederla realizzare lo strabiliante goal che ha condotto gli Shadows alla vittoria, ma cosa sappiamo di lei? Praticamente niente, questa piccola stella è avvolta dal mistero. Quest’oggi però vi riveleremo una sorprendente notizia, secondo fonti certe, infatti, Caren sarebbe la figlia di Aarch, l’allenatore degli Snow Kids! >>
<< Cosa?! >> esclamò la ragazza uscendo di scatto dalla doccia e catapultandosi nella camera. << Come accidenti hanno fatto a..? >>
<< Le nostre fonti, per avvalorare la notizia, ci hanno anche informato di un litigio avvenuto proprio ieri durante l’amichevole tra Aarch e Artegor, secondo il quale l’ex numero dieci degli Akillian abbia reclamato la paternità della ragazza. >>
<< Chi può averlo.. Aarch! >>
Ovvio! Chi altri poteva aver sbandierato ai quattro venti l’identità dei suoi genitori se non il suo stesso padre, nessun altro ne era a conoscenza. Cosa diavolo pensava di ottenere rivelandolo alla galassia intera?! Cosa accidenti pensava? Che così avrebbe potuto riscattarsi degli ultimi dieci anni di assenza?! Che bastasse semplicemente ammetterlo per poter reclamare qualche diritto su di lei?! Bé si sbagliava di grosso! Non era così che funzionava, non era così che si faceva il padre.
Con rabbia Caren si vestì e sbattendosi la porta della camere alle spalle uscì in corridoio dirigendosi all’ascensore per poter raggiungere il piano inferiore occupato dagli Snow Kids.
<< Caren! >> esclamò Artegor facendola sussultare. << Dove stai andando? >>
<< Da Aarch! >> rispose lei furiosa, premendo insistentemente il richiamo.
<< Non penso proprio. Nel mio ufficio, ora! >>
Se fosse stata qualsiasi altra persona e glielo avesse detto con un tono appena più incerto, Caren non ci avrebbe pensato due volte a mandarlo al diavolo e proseguire per la sua strada, ma l’ordine di Artegor fu così duro che malgrado i suoi propositi non riuscì a disubbidire e senza rendersi conto di come si ritrovò a seguire l’uomo nel suo ufficio.
<< Siediti. >>
Caren annuì e nervosamente si sedette, teneva lo sguardo basso per paura di incrociare quello del suo allenatore, non voleva sapere cosa vi avrebbe visto dentro.
<< Caren >> la chiamò Artegor.
Inizialmente la ragazza continuò a fissare il pavimento, poi lentamente alzò il volto; come Sonny le aveva sempre insegnato, i problemi andavano affrontati a testa alta e così avrebbe fatto.
<< Ha visto il servizio di Arcadia Sport? >>
<< Si. >>
<< Quindi sa dei miei genitori.. >>
<< Si, ma non è così che lo ho scoperto. Aarch è venuto da me appena dopo il calcio d’inizio dell’incontro e mi ha raccontato tutto. >>
Caren annuì.
<< Senta, Aarch  sarà pure mio padre, ma le posso assicurare che è stato tutto tranne che quello. Non ha niente a che fare con me, non sa niente di me quindi.. >>
<< Lo so >> la interruppe l’uomo. << Quello che voglio che tu capisca Caren, è che non mi importa niente di chi sia tuo padre e tua madre, per quel che mi riguarda potrebbero anche essere i maggiori ricercati della galassia, non è affar mio. Non ci si scelgono i genitori e non ti giudicherò certo per questo. Ciò che voglio capire invece è se posso fare affidamento su di te. >>
<< Non vedo perché.. >> provò a dire lei quasi offesa, venendo però fermata da un cenno di Artegor, che continuò << Io voglio vincere la Galactik Football Cup e per farlo ho bisogno di una squadra forte, di una squadra capace di tener testa ad ogni tipo di avversario. Adesso, tu fai parte della mia squadra e quello che voglio cercare di capire è se posso fidarmi di te. Non ho dubbi sulle tue capacità, hai talento e lo hai dimostrato durante la partita di ieri, so che sei capace di affrontare la squadra di Aarch senza indugi o ripensamenti, ma sarà sempre così? Posso esser certo che tu non decida di abbandonarmi nel bel mezzo del torneo? >>
<< Se è questo che la preoccupa mister, può stare tranquillo, non ho intenzione di lasciare gli Shadows né ora né in futuro. Non ho iniziato a giocare a Galactick Football per incontrare Aarch, se lo avessi voluto sarei andata direttamente dagli Snow Kids, ma non l’ho fatto. Non ho rapporti con mio padre da molti anni e non ho intenzione di averli ora, per me è un estraneo.. >>
<< Bene, spero che tu ti ricorderai queste parole se mai.. >>
Le parole di Artegor però vennero interrotte dall’irruzione nella stanza di un uomo, l’ultimo uomo che sia l’allenatore che la giocatrici si aspettavano di vedere lì.
<< Artegor! >> esclamò Aarch con rabbia. << Come hai potuto vendere ciò che ti ho raccontato ai giornali?! Come hai potuto farmi questo?! Noi eravamo amici un tempo! >>
<< Hai detto bene Aarch, un tempo, ma non per questo sono andato a spifferare tutto quello che mi hai confidato ai giornalisti. Ma per chi mi hai preso?! La nostra amicizia sarà pure finita, ma non ho certo perso il mio onore! >>  
Caren osservò i due uomini fronteggiarsi l’uno di fronte all’altro. Da una parte suo padre: fiero e glaciale con i suoi perforanti occhi di ghiaccio; dall’altra il suo allenatore: sicuro e orgoglioso. Smog e Respiro, aria e fumo. Il suo passato e il suo presente, entrambi parte di sé ed entrambi innocenti.
Ma se nessuno dei due era stato a rivelare l’identità dei suoi genitori al giornale, allora chi lo aveva fatto?  
<< Chi? >> chiese tra sé e sé la ragazza. << Chi venderebbe mai informazioni così personali? >>
Aarch, che fino a quel momento aveva concentrato la sua attenzione esclusivamente su Artegor, si voltò verso di lei, per un attimo fu come riavere di fronte a sé Miriana e per un attimo ebbe la forte tentazione di stringerla tra le braccia, ma lei non era Miriana e il diritto di stringerla tra le braccia lo aveva perso molto tempo fa.
<< Caren.. >> sussurrò.
Nel momento stesso in cui la calda voce dell’uomo pronunciò il suo nome Caren sentì il familiare dolore che circondava il suo ricordo attanagliarle il petto, non gli aveva mai perdonato il suo abbandono ed ogni volta che lui rientrava per qualche motivo nella sua vita quel pensiero tornava a ferirla facendola rifugiare in una dolorosa e furente rabbia.
<< Se sei qui, non sei stato tu >> rispose lei con tono glaciale. La freddezza era l’unico modo che aveva per proteggersi.
<< Non lo avrei mai fatto. Sei mia figlia, non ti getterei mai tra le grinfie dei media.. Voglio riportarti da me, ma non è così che voglio farlo. >>
Caren scosse la testa. << Né così né in nessun altro modo. >>  
Il volto di Aarch fu trapassato da una smorfia di dolore, aveva perso la sua bambina già una volta per il suo egoismo ed ora stava succedendo di nuovo. << Ti chiedo solo una seconda possibilità.. >>
La ragazza abbassò la testa scuotendola.
Una seconda possibilità..
E per cosa?! Per abbandonarla di nuovo?!
Aveva avuto la sua occasione per fare il padre, ma l’aveva gettata al vento per inseguire il suo stupido ed egoistico sogno!
Aveva preferito se stesso a lei, ad una bambina di dieci anni.. Alla sua bambina!
Ora era tardi per i rimpianti.
<< No.. >>
<< Caren.. >> sussurrò suo padre.
<< Dovevi pensarci nove anni fa >> rispose lei glaciale. << Adesso è tardi. >>
A quelle parole Artegor sorrise soddisfatto, aveva appena avuto la prova che gli serviva: lei era una Shadows.
<< Caren ha deciso, Aarch >> disse con immenso piacere Nexus, poggiando le mani sulle spalle della giovane. << Hai perso e sta certo che questa è soltanto la prima delle tue sconfitte. >>
<< Tu! >> esclamò lo Snow Kids spostando la figlia ed afferrando l’ex amico per la giacca. << Brutto figlio di.. >>
<< Lascialo andare! >> urlò la giovane.
<< Cosa vuoi fare Aarch? Tirarmi un pugno? >> rise Artegor. << Fallo, fallo pure, tanto non cambierà niente. E’ una Shadows. >>
Gli occhi azzurro ghiaccio dell’uomo incrociarono quelli scuri dell’ex amico con talmente tanta freddezza da far gelare il sangue. Artegor forse pensava di aver vinto la guerra, ma non era così, poteva starne certo. Si sarebbe ripreso sua figlia, in un modo o nell’altro.
<< Da bravo, adesso toglimi le tue manacce di dosso >> lo schernì lo Shadows, sistemandosi la giacca.
Caren si portò al fianco del suo allenatore, lanciando fugaci sguardi a suo padre, il quale afflitto la osservava.
<< Cosa facciamo adesso? >> domandò la giovane, una volta che Artegor fu tornato alla sua scrivania.
<< Quello che tutti si aspettano: una conferenza stampa >> rispose l’ex Snow Kids.
<< Vuoi smentire il tutto non è vero?! >> lo accusò Aarch. << Non vuoi farti vedere per l’egoista che sei! >>
<< Oh al contrario, voglio confermare la notizia. >>
<< Cosa?! >> esclamarono padre e figlia all’unisono.
<< Pensaci Aarch, una volta che la galassia conoscerà la storia di Caren chi sarà davvero il cattivo? >>
Negli occhi di ghiaccio dell’uomo si dipinse la consapevolezza su quella che era la risposta alla sua domanda, mente le labbra di Artegor si incurvarono in un ghigno soddisfatto: lui e la sua nuova stella avrebbero guadagnato soltanto pubblicità positiva da quella storia.
<< Sei un maledetto bastardo >> sibilò Aarch. << Vuoi giocare sporco? Bene, sarai accontentato. Fa pure la tua conferenza stampa, io vi prenderò parte. >>
<< Non chiedevo di meglio. >>
Caren guardò in disparte i due uomini incenerirsi con lo sguardo e per un attimo provò l’impulso di fuggire via, lontano. Era mai possibile che nessuno pensasse a ciò che per lei significava quell’intervista?! Possibile che neanche ad uno solo di loro venisse in mente che forse riapre quelle vecchie ferite poteva farle male?!
Lei era diventata un premio ormai, un trofeo da vincere.
<< Non è finita qui, Artegor! >>
<< Io credo di si, invece. >>
Aarch squadrò nuovamente l’ex amico, poi dopo un ultimo fugace sguardo alla figlia se ne andò sbattendosi la porta alle spalle.
Si sarebbe ripreso sua figlia, in un modo o nell’altro.  
Seguì uno schiacciante silenzio, che venne poi interrotto improvvisamente dalla ragazza, la quale esclamò << E se io non fossi d’accordo? >>
<< E per quale motivo? >>  
<< Bé io.. Non voglio passare da vittima. Non voglio che le persone mi vedano come la povera figlia abbandonata di Aarch! Voglio che si ricordino di me per ciò che sono realmente, per ciò che faccio, non per lui! >>
<< Caren >> disse l’allenatore con voce suadente. << Questa conferenza stampa è esattamente ciò che ti serve per far vedere a tutti chi sei, per mostrare la tua forza.
    << Questa sera la galassia conoscerà la vera Caren Merensi e non una bambina piagnucolosa abbandonata dal padre. Una giovane donna forte e talentuosa, una Shadows. >>
La ragazza ascoltò le parole del suo coach trattenendo il respiro. Voleva davvero dimostrare che non era soltanto la figlia di Aarch, voleva davvero far vedere quanto valeva, ma era abbastanza forte per farlo?
<< Io conto su di te >> le disse l’uomo. << So che ce la farai. >>
Caren sospirò abbassando appena lo sguardo, poi alzando improvvisamente la testa fiera esclamò << Grazie mister, non la deluderò. >>
Lei era Caren Merensi, numero dieci degni Shadows, non Caren Merensi la figlia di Aarch. Era ora che la galassia lo sapesse.
<< Ne sono certo >> annuì soddisfatto lui. << Adesso torna in camera tua, ti informerò sull’orario della conferenza nelle prossime ore. >>
<< Si, signore >> concluse lei uscendo alzandosi per uscire dalla stanza.  
Artegor osservò la longilinea figura abbandonare il suo ufficio e la sicurezza di avere le carte giuste per la vittoria si fece sempre più forte in lui.
Quella ragazza covava tanta rabbia dentro di sé e non esisteva Smog più forte di quello scatenato dall’ira.
Aarch poteva fare pure i bagagli e tornarsene sul su quel ghiacciolo che chiamava casa, quest’anno la Galactick Football Cup sarebbe stata sua.





..Spazio Autrice..
Chi non muore si rivede, direte voi. ed infatti, dopo un'attesa di tre mesi buoni buoni rieccomi qui con un nuovo aggiornamento.
*si inginocchi*  vi chiedo umilmente perdono per questo clamoroso ritardo, sono davvero una pessima autrice lo so ed avete tutti il diritto di infamarmi, ma please siate clementi xD
So che non rispetto mai i tempi di aggiornamento, ma che ci volete fare sono ritardataria per natura!
Ma comunquue.. parlando di cose serie: spero che questo capitolo vi soddisfi almeno un pochino e vi faccia perdonare la mia lunga assenza.
Come sempre ringrazio chi legge e commenta e mando un grande bacio a coloro che hanno inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate.
Vi adoro!  
Con tutte le mie più sincere scuse vi auguro Buona Lettura!
Raika

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Capitolo 24
*** La Figlia di Aarch ***


La Figlia di Aarch

Artegor osservava i suoi ragazzi all’interno dell’olo-trainer focalizzando in particolar modo la sua attenzione su Caren, la quale si stava dimostrando tutt’altro che concentrata, quando per l’ennesima volta l’olo-comunicatore suonò annunciando una chiamata in arrivo.
Innervosito accettò la telefonata e di fronte a lui apparve il mezzo busto del tizio della reception, che solo nell’ultima ora aveva visto comparire almeno una decina di volte, e fulminandolo con lo sguardo sibilò «Che accidenti c’è adesso?!»
L’uomo deglutì e allentandosi nervosamente il colletto della divisa, balbettò «Signor Nexus, mi perdoni per l’interruzione, l’ennesima, ma.. I giornalisti hanno praticamente preso d’assalto la hall dell’hotel e.. gli altri ospiti si stanno innervosendo.. Quindi.. Il direttore si chiedeva se lei..»
Artegor incenerì il povero impiegato e stringendo i bordi del suo computer urlò «Non mi importa un fico secco degli altri ospiti! Ho già detto che non rilasceremo interviste prima della conferenza stampa!»  
«Lo so signore, ma loro insistono e..»
«E allora trova un modo per tenerli buoni, razza d’incompetente!» esclamò l’uomo, voltandosi poi verso lo schermo dell’olo-trainer dove la giovane Merensi si era appena lasciata sfuggire l’opportunità per una potenziale azione, ed urlando «Dannazione Caren! Ma dove accidenti hai la testa?!»
L’impiegato della reception face una smorfia, poi continuò «Quindi signore..»
«Sei ancora qui?! Datti una mossa!» ordinò l’allenatore terminando la sessione di allenamenti.
«Certo signore! Farò del mio meglio, signore!»
«Ti conviene» lo liquidò Nexus interrompendo bruscamente la comunicazione.
L’olo-trainer iniziò a scomparire e prima ancora di riuscire a vedere i ragazzi Artegor sentì la furiosa voce di Sinedd urlare «Persino un moccioso sarebbe riuscito a calciare in porta quel tiro!»
«Non l’ho certo fatto a posta a mancarlo, sai?!» rispose altrettanto arrabbiata Caren.
«Però lo hai fatto!»
La ragazza spalancò la bocca per rispondere, ma l’allenatore fu più veloce di lei e sbattendo i palmi sul computer esclamò «Fatela finita! Immediatamente!»
I due ragazzi, così come il resto della squadra, si voltarono verso di lui, il quale fulminandoli entrambi con lo sguardo sibilò «A quanto pare non vi sono ancora bastate le ore supplementari che vi ho fatto fare per imparare ad andare d’accordo. Credo proprio che da domani riprenderanno.»
«Cosa?!» esclamò Sinedd imprecando. «Grazie tante Caren!»
«Non c‘è di che, Sinedd!»
Sentendo il tono con cui lei aveva pronunciato quelle parole il ragazzo si alterò ancora di più e portandosi a pochi centimetri dalla compagna esclamò «Abbassa la cresta ragazzina!»
«Altrimenti che fai?!» rispose Caren sostenendo la sua glaciale occhiata.
«Non mi sfidare. Non ti conviene.»
«Ah, bella questa! Ma che paura..» iniziò a dire la ragazza venendo però interrotta nuovamente da Artegor, il quale urlò «Ehi, dateci un taglio! Adesso!»
I due giovani continuarono a fissarsi in cagnesco per alcuni attimi, poi distolsero lo sguardo l’uno dall’altra e un teso silenzio scese nella stanza.
Silenzio che venne interrotto dall’allenatore: «Voi avete bisogno di darvi una calmata, entrambi.
  «Ad ogni modo, nonostante non approvi che Sinedd pretenda di fare il mio lavoro, mi trovo costretto a dargli ragione Caren, quello era un passaggio stupido, chiunque sarebbe stato in grado di mandarlo a segno.»
La ragazza sospirò, aveva perfettamente ragione. «Mi dispiace mister, ero distratta.»
«E con “ero distratta” risolve tutto» borbottò indispettito il numero 11 degli Shadows.
«Fa silenzio Sinedd!» ordinò Artegor. «Non basta un “mi dispiace, ero distratta”, Caren. Non ti ho presa nella mia squadra per farmi rifilare qualche patetica scusa alle prime difficoltà. Se è così che lavori allora puoi tornare a fare la cameriera perché non c’è posto qui.»
Quelle parole colpirono Caren come uno schiaffo in pieno volto, non era così che voleva che la vedessero, non era una ragazzina piagnucolosa che al primo ostacolo arrancava giustificazioni per difendersi. Non lo era mai stata.
«Non stavo cercando una scusa per il mio comportamento.»
«Bene, allora dimostralo. Non me ne faccio niente di qualche parola, voglio fatti Caren, fatti concreti. Io voglio vincere la Galactick Football Cup e per farlo ho bisogno di giocatori all’altezza, pensi di esserlo?»
«Credo di averglielo già dimostrato, coach.»
Artegor sorrise, fissando i fieri occhi di lei accendersi di sfida. Era quella la ragazza che aveva portato nella sua squadra, quella era la giovane che voleva.
«Ricordati chi sei allora.»
Lei annuì. «Lo farò.»
«Bene, adesso andate, per oggi abbiamo finito. E Caren, fatti trovare pronta tra un’ora per la conferenza stampa.»
«Si, mister.»
Poco alla volta i sette giocatori uscirono dalla sala allenamenti per dirigersi ognuno alla propria camera, ansiosi di scrollarsi di dosso tutta la tensione degli ultimi minuti: quando Artegor ammoniva i suoi giocatori non lo faceva mai in modo gentile.
Gli ultimi a lasciare la stanza furono Caren, Sinedd e Nilli, il quale avrebbe preferito essere in qualsiasi posto tranne che lì in quel momento. Lo Shadows infatti conosceva fin troppo bene il ragazzo e sapeva che da lì a qualche secondo avrebbe detto o fatto qualcosa che avrebbe fatto infuriare nuovamente la bionda, scatenando l’ennesima lite.
Sinedd infatti, come Nilli aveva supposto, prese la ragazza per un braccio e fermandola esclamò «Si può sapere a che gioco stai giocando?!»
«Di che accidenti parli?» rispose lei scostando bruscamente la sua mano.
«Non stai combinando niente di buono! Non voglio perdere a causa tua!»
«Ho già detto che mi dispiace! Ero distratta, ma non succederà più.»
«Certo come sempre..» disse seccato il ragazzo riprendendo per la sua strada.
Nilli vide gli occhi di Caren, risotti a due fessure, fiammeggiare: non prometteva niente di buono.
La giovane, infatti, correndo dietro al compagno di squadra lo fermò esclamando «E con questo cosa vorresti dire?!»
Sinedd la guardò dritto negli occhi, per niente intimorito dalla furia che vi si poteva leggere. «Che ogni volta c’è qualche scusa diversa.»
«Qualche scusa?! Mi si è ripresentato davanti dopo nove anni il padre che mi ha abbandonata, perdonami se questo mi crea un po’ di disagio!
  «Ma ovviamente per te è solo una stupidaggine! Un qualcosa su cui è facile passarci sopra! Mi sembra ovvio! Perché tu sei un egoista! Un’insensibile egocentrico a cui importa soltanto di te stesso!» urlò lei, con gli occhi umidi.
Quelle parole sembrarono colpire Sinedd più di quanto Nilli si sarebbe mai aspettato, nei suoi occhi, infatti, comparve un velo di dolore, un qualcosa che mai prima di allora era fuoriuscito così prepotentemente.
«Sai qual è il tuo problema?!» rispose poi Sinedd. Era stranamente calmo, ma la sua voce era tagliante. «Tu ti lamenti tanto di quanto la tua vita sia stata ingiusta, di come sia stato crudele tuo padre ad abbandonarti, ma quando lui viene a cercarti per poter sistemare le cose, scappi.
   «Sai qual è la verità Caren? Che sei una ragazzina piagnucolosa e che tutta questa situazione ti fa comodo. In questo modo, da piccola vittima, non dovrai preoccuparti di essere all‘altezza, sarà tutto facile, tutto perdonato.. Qualsiasi errore non ti verrà fatto pesare, perché sei la povera figlia abbandonata dal tremendo padre.»
Ciò che successe dopo avvenne così velocemente che a stento Nilli, Caren o Sinedd seppero ricostruirlo con precisione in futuro: nel momento stesso in cui il giovane finì di parlare uno schiocco rimbombò per tutto il corridoio lasciando i due ragazzi a bocca aperta.
Nilli trattenne il respiro vedendo gli occhi del compagno di squadra infiammarsi, per poi prendere per le spalle Caren e spingerla verso il muro, guardandola dritto negli occhi.
Per vari attimi i due di fissarono: il glaciale sguardo di lei in quello iracondo di lui. Non c'era paura nei loro gesti, soltanto rabbia.. rabbia e dolore.
«Non permetterti mai più di giudicarmi, Sinedd. Tu non sai niente di me, niente di niente!» sibilò Caren.
La ragazza sentì una grande rabbia crescere dentro di sé e per un attimo pensò che lo Smog sarebbe comparso, percepì poi come una vibrazione percorrerle tutto il corpo e senza che se ne rendesse conto un alone blu-violaceo l’avvolse. Nilli se ne accorse, non era la prima volta che il flusso assumeva un aspetto strano in lei, ma non fu quello a preoccuparlo: se Caren avesse usato lo Smog per colpire Sinedd la Lega l’avrebbe senza dubbio squalificata e nella situazione in cui gli Shadows si  trovavano non potevano permettersi di perdere un altro giocatore, non uno del suo calibro.
«Ragazzi» disse così il centrocampista mettendo le mani sulle loro spalle per separarli. «Adesso calmatevi, forza.»
Nel momento in cui le dita del compagno di squadra la sfiorarono, l’alone intorno alla ragazza scomparve facendola sussultare e per un attimo si sentì estremamente debole.
«Siamo tutti stanchi e nervosi, è meglio andare a riposarsi» continuò Nilli, guardandoli uno ad uno.
Caren lanciò un’ultima occhiata a Sinedd, con un misto di rabbia e dispiacere, poi scansando il compagno di squadra se ne andò verso la propria camera.
I due Shadows la osservarono sparire oltre la porta e quando il centrocampista si voltò verso il compagno vide nei suoi occhi qualcosa che mai prima d’ora aveva visto: Sinedd sembrava quasi dispiaciuto.
Che Caren fosse riuscita a scalfire quella costante maschera da duro che Sinedd amava così tanto indossare?
«Credo che tu abbia un po’ esagerato questa volta.»
Il ragazzo gli lanciò un’occhiata sprezzante, poi si allontanò.
Nilli osservò Sinedd dirigersi verso la propria stanza, lo vide camminare stringendo i pugni, segno che la rabbia era ancora forte, ma quando fu di fronte alla porta della ragazza si fermò. Fu solo un attimo poi riprese il suo cammino, ma fu abbastanza per dargli  la conferma di ciò che supponeva: anche se Sinedd non lo avrebbe mai ammesso, la sua facciata da duro era stata minata e presto o tardi quella piccola crepa avrebbe fatto cedere tutto il muro che vi si ergeva intorno.

Il Respiro fluì dal corpo di Aarch il quale, forte del suo flusso, corse verso la porta avversaria dove Addim e Norata lo attendevano, pronti a bloccarlo.
Il ragazzo sorrise alla fidanzata, poi calciò, ma il suo lancio venne intercettato da suo fratello il quale con un potente destro lo rispedì a centrocampo. Ad accoglierlo fu Daarin, il loro secondo centrocampista, il quale si diresse veloce verso la porta. Aarch, nonostante si fidasse ciecamente dei suoi due compagni di squadra, evocò il respiro per raggiungerli, osservando Miriana e Artegor correre verso Daarin per intercettarlo. Il giovano trovandosi circondato calciò il pallone sopra la sua testa e con un poderoso salto lo spedì verso la porta.
«Miri, Artegor!» esclamò Aarch.
I due giovani videro la sfera sfrecciare verso il loro portiere e la ragazza richiamando il respiro saltò all’indietro impedendo al colpo di andare a segno. Aarch esultò, era davvero uno dei migliori difensori della loro generazione, ma quando Miriana tornò a terra cadendo in ginocchio, la sua gioia si trasformò in preoccupazione.
«Miri!» la chiamò raggiungendola.
Tutti gli Akillians furono in un attimo da lei, così come il loro allenatore che preoccupato chiese «Miriana, che succede? Stai bene?»
La ragazza alzò la testa annuendo ed Aarch notò che era estremamente pallida, inquieto le porse la mano aiutandola ad alzarsi, mentre lei disse «Si mister, mi scusi devo essere un po’ stanca..»
«Sei sicura? Sei molto pallida..»
Miriana annuì tenendosi stretta al braccio di Aarch, il quale aggiunse «Mister, forse sarebbe meglio portarla in infermeria.»
«Si, hai ragione. Aarch accompagnala.»
La giovane provò a protestare, ma il ragazzo prendendola in braccio la portò via dal campo, verso l’infermeria dove la dottoressa Jodey la visitò.
«Miriana, a me sembra tutto a posto» decretò la donna dopo alcuni minuti. «Sei solo un po’ debole per via della stanchezza dovuta alla pressione di questi giorni, devi solo riposarti.»
«Grazie dottoressa» rispose la ragazza, poi voltandosi verso l’amico, facendogli la linguaccia, esclamò «Che ti aveva detto?»
«Ma se poco fa stavi per collassare?» la prese in giro Aarch.
«Sei sempre il solito esagerato!»
Il ragazzo rise. «Stai invecchiando Miri, non sei più giovane come una volta.»
«Ah ah.. Ma fammi il piacere, nonnetto!» rispose Miriana alzandosi dal lettino. «Forza andiamo.»
Aarch rise di nuovo, ed insieme uscirono dall’infermeria per tornare al campo. Camminarono fianco a fianco in silenzio ed il ragazzo notò che l’amica, nonostante apparisse sorridente e rilassata, sembrava preoccupata, molto preoccupata.
«Miri, va tutto bene?»
Lei sussultò voltandosi di scatto e sorridendo rispose «Certo, perché non dovrebbe?»
Aarch la guardò per alcuni attimi, conosceva Miriana da sempre e non era mai stata una grande bugiarda, sorvolando poi che era la sua migliore amica e la conosceva come le sue tasche, la menzogna non era proprio il suo forte.
«Miri, non sei mai stata brava a mentire.»
La ragazza aprì bocca per rispondere, poi ci ripensò abbassando lo sguardo.
«Miriana, che succede?» continuò allora Aarch, sempre più preoccupato. «A me puoi dirlo, lo sai. Sono il tuo migliore amico..»
Per alcuni attimi la giovane non disse niente, continuando a fissare il pavimento con le mani sul ventre, poi sospirando alzò nuovamente lo sguardo e sorridendo esclamò «Non è niente, davvero. Sto bene Aarch, sono solo un po’ stanca, farti da baby-sitter è sfiancante!»
Lui la guardò facendo il finto offeso, poi scoppiò a ridere.
«Ma se sono io che devo sempre stare attento a quei brutti ceffi che frequenti di solito!»
«Cosa?! Devo ricordarti chi è che ti ha riportato a casa ubriaco l’ultima volta?»
Di nuovo scoppiarono a ridere ed il ragazzo cinse le spalle dell’amica con il suo braccio.
Miriana sorrise, le mani adagiate sulla propria pancia stringevano la maglietta, in un gesto apparentemente casuale, che solo molti anni dopo il ragazzo avrebbe capito.
Aarch sospirò ritornando con la mente al presente.  
Se solo fosse stato più attento.. se solo fosse stato più maturo.. Se solo fosse stato meno prese da sé stesso forse adesso molte cose sarebbero state diverse.
Era sempre stato così sicuro di conoscere bene Miriana, che non gli era mai passato per la mente che lei gli avesse nascosto qualcosa. Era sempre stato così presuntuosamente convinto che lei avesse sempre avuto bisogno del suo aiuto che non si era accorto che gli aveva mentito.
Che sciocco era stato.
Che stupido borioso egoista.
Miri.
Lentamente si alzò dal letto, doveva prepararsi, la conferenza stampa di Artegor sarebbe iniziata a minuti e lui non poteva mancarvi Così si diresse in bagno per sciacquarsi il viso e sistemarsi, poi uscì.
«Addim» esclamò, vedendo la donna di fronte alla sua porta.
«Aarch..»
Lui la guardò sorpreso, una sua visita era l’ultima cosa che si aspettava.
«Addim, come mai qui?»
La donna rimase per alcuni attimi in silenzio senza sapere cosa rispondere, ma limitandosi a fissare quei profondi occhi azzurro-grigio, che oggi come all’ora la facevano impazzire, poi serrando improvvisamente la mascella domandò «E’ vero?»
«Cosa?» chiese Aarch confuso.
«La ragazza. E’ davvero tua figlia?»
Pronunciare quelle parole costò ad Addim una fatica immensa. Aveva come l’impressione che il cuore le sarebbe potuto scoppiato da un momento all’altro, che ad una sua risposta affermativa non avrebbe retto.
«Si..»
Il suo cuore si fermò e lei lo sentì chiaramente andare in frantumi: lui aveva una figlia, una figlia avuta con un’altra donna.
«Chi.. Chi è la madre?»
«Miriana.»
Miriana?!
Miriana era la madre della ragazza?!  
Il cervello di Addim iniziò a ragionare ad una velocità impressionante, ma più la ovvia conclusione si materializzava, più il suo cuore si rifiutava di crederci, la implorava di non farlo: se Miri era la madre della ragazza, questo significava che lei ed Aarch erano stati insieme prima della glaciazione, ma in quel periodo lui non aveva una relazione con Miriana, ma con.. Lei.
Aarch l’aveva tradita.
«Tu.. Tu mi hai tradita!» esclamò furiosa la donna. «Tu mi hai tradita Aarch!»
«Addim..»
«Mi hai sempre presa in giro! Entrambi lo avete fatto!» urlò lei. «Con che coraggio mi guardavate in faccia?! Con che coraggio dicevi di amarmi?!»
«Addim posso spiegarti..»
«Spiegarmi?! Non me ne faccio niente delle tue spiegazioni, Aarch! Tu sei stato a letto con Miriana ed hai avuto la faccia tosta di dirmi che eri innamorato di me..»
«Perché lo ero!» disse l’uomo prendendola per le spalle.
Addim lo schiaffeggiò.
Lo schiocco risuonò per il corridoio vuoto come l’eco di una tetra melodia, a cui si aggiunsero i singhiozzi trattenuti della donna, la quale esclamò «Avrei potuto sopportare tutto Aarch, sarei stata disposta a perdonarti ogni cosa: il fatto di avermi abbandonata, di essere sparito per quindici anni, che tu avessi chiesto a lei e non a me di seguirti, ma questo.. Questo no.
  «Non voglio più vederti Aarch, mai più. Per me sei morto.»
Per l’ennesima volta il capitano degli Akillians vide qualcuno di importante sparire dalla sua vita: aveva perso Miriana, aveva perso Artegor, aveva perso Caren e adesso aveva perso anche lei.
Lui non era in grado di tenere al suo fianco le persone che amava.

Quando Caren entrò nella sala conferenza dell’hotel al fianco di Artegor, una enorme quantità di flash la sommersero quasi accecandola, fortuna che aveva ascoltato il consiglio dell’allenatore ed aveva indossato degli occhiali scuri.
Di Aarch non c’era ancora traccia, tanto che quando i due Shadows si sedettero un fitto chiacchiericcio si alzò nella sala: i giornalisti avevano sperato in un testa a testa tra padre e figlia.
Artegor si poggiò allo schienale della sedia, incrociando le braccia al petto e Caren si chiese cosa mai stesse aspettando ad iniziare, anche se aveva come l’impressione di conoscere già la risposta. L’allenatore, infatti, guardava dritto verso la porta da cui pochi attimi prima erano entrati loro, come se si aspettasse l’apparizione di chi sa chi, apparizione che tra l’altro avvenne.
«Sapevo che non sarebbe mai rimasto in disparte» sussurrò lo Shadows vedendo Aarch arrivare e prendere posto ad un paio di sedie più in là rispetto alla figlia.
«Scusate il ritardo» si giustificò il nuovo arrivato. «Possiamo iniziare.»
Il chiacchiericci cessò di colpo ed Artegor, sorridendo soddisfatto al suo ex amico prese la parola «Buona sera a tutti, abbiamo richiesto questa conferenza stampa in seguito al servizio trasmesso questa mattina su Arcadia Sports, che suppongo ognuno di voi abbia visto.
   «Ci tengo intanto a precisare che né gli Shadows né la signorina Merensi hanno autorizzato la diffusione della notizia, come invece è stato fatto senza il minimo riguardo per il volere della diretta interessata, ma non siamo qui per puntare il dito contro quel giornalista o quell’altro, né tantomeno per accusare. Siamo qui perché una notizia del genere ha creato decisamente scalpore e con la G. F. Cup alle porte, anche Aarch concorderà con me, un ammasso di giornalisti curiosi è l’ultima cosa che entrambi vogliamo. Perciò ho ritenuto necessario chiarire immediatamente la situazione, di modo che Caren e i miei ragazzi possano concentrarsi a pieno sugli allenamenti e a tal proposito lascio la parola alla diretta interessata.»
La ragazza vide Artegor voltarsi verso di lei facendogli cenno di iniziare a parlare, così schiarendosi nervosamente la gola ed avvicinandosi al microfono disse «Salve a tutti. Il mio nome è Caren Merensi e come Arcadia Sports ha rivelato questa mattina, sono la figlia di Aarch.
   «Adesso.. Non so come funzioni una conferenza stampa, questa è la prima a cui partecipo, però suppongo vogliate farmi delle domande quindi, fate pure.»
Immediatamente le mani dei giornalisti scattarono verso l’alto, desiderosi di poter prendere parola, e la giovane si voltò verso il suo allenatore il quale indicò un paffuto uomo in prima fila che alzandosi esclamò «Buona sera. Dan Loder, Daily Genesis. Volevo porre una domanda a Caren: se è vero che lei è la figlia di Aarch, come mai veniamo a sapere della sua esistenza soltanto ora, proprio al suo debutto nel mondo del Galactick Football?»
«Sta per caso insinuando che sia una macchinazione della società per fare pubblicità alla nostra nuova attaccante?» intervenne Artegor, aveva organizzato una conferenza stampa, ma i giornalisti non gli erano mai andati a genio, soprattutto quelli come quel tipo.
«No, certo che no signor Nexus, la mia domanda era un’atra» si difese l’uomo.
Caren vide l’allenatore pronto a scattare nuovamente, così intervenne «Non c’è problema, posso rispondere tranquillamente.
   «La mia esistenza è venuta fuori soltanto adesso perché io non ho vissuto con mio padre, sono cresciuta su un piccolo pianeta vicino a Cyclopia con mia nonna. Ho conosciuto Aarch dieci anni fa circa.»
«Ha detto dieci anni fa?» insistette Dan Loder e la giovane annuì.
La domanda successiva venne fatta da una donna proveniente dal pianeta dei Rykers, la quale, lunghi capelli rossi a parte, ricordava estremamente Kernor.
«Sethkar, Unadar Journal. La mia domanda è per Aarch: Caren ha affermato di averla conosciuta soltanto dieci anni fa, posso chiederle come mai?»
«Io non sapevo della sua esistenza, l’ho scoperta per caso su quel piccolo pianeta in cui mi ero imbattuto involontariamente, la madre di Caren non mi aveva rivelato di aspettare un bambino» rispose l’allenatore sospirando.
Un mormorio salì nella sala, poi una donna, una Wambas, prese parola domandando «Zora, The Roar. Il cognome di Caren ci riporta ad un’altra grande stella passata del Galactick Football: Miriana degli Akillians. E’ solo un caso di omonimia o c’è davvero qualche legame?»
Sentendo il nome della donna il cuore di Aarch ebbe un sussulto, poi avvicinandosi nuovamente al microfono, prima che la figlia o l’ex amico lo facessero, rispose «Si, Miriana è la madre di Caren.»
«Oh, interessante. Anche se, mi pare di ricordare che nonostante la vostra particolare intimità voi non avevate una relazione» aggiunse la Wambas.
«Non siamo qui per parlare delle mie passate storie,  la questione al momento è un’altra» disse l’uomo. Non voleva certo tirare fuori così il triangolo che si era venuto a creare e di cui sua figlia, già con bassa stima di lui, non era a conoscenza.
Dal suo posto Artegor osservò l’ex compagno di squadra, sorridendo beffardo, Aarch stava iniziando ad essere in difficoltà ed era solo questione di tempo ormai che la domanda tanto attesa venisse posta.
La conferenza stampa procedette scorrevolmente in un susseguirsi di domande e rispose di cui i giornalisti non sembravano essere mai sazi. Caren si rivelò, con sommo piacere di Artegor e Aarch, perfettamente in grado di gestire le difficoltà che di tanto in tanto si presentarono per mezzo di qualche domanda troppo invadente o a trabocchetto. Riuscì a mantenere la calma anche quando l’argomento divenne la sua vita in modo più approfondito, ella, infatti, raccontò di come aveva vissuto con la madre, di quando lei morì, di come era stato passare l’infanzia con le rigide regole che sua nonna le imponeva e di quando incontrò Aarch. Quando poi arrivò a dover raccontare della sua vita negli ultimi nove anni sorvolò il fatto di averla passata con i pirati, anche se Sonny non era più un ricercato quella era comunque il genere di notizia che creava scandali, rimanendo sempre molto vaga, per poi arrivare all’ultimo anno passato su Genesis.
Caren pensò che tutto sommato si era preoccupata per niente, quella conferenza stampa non era poi così male e niente di ciò che le avevano chiesto aveva sfiorato la sfera sentimentale, riaprendo quelle vecchie ferite che con tanta cura cercava di far rimarginare, o meglio niente fino alla domanda di un giovane reporter: «Ron Lazer, Arcadia News. Si potrebbe quindi dire Caren, che il suo debutto nel mondo del Galactick Football sia un modo, anche se da quel che ha detto indiretto, di riavvicinarsi a suo padre? In un certo senso è a lui che deve questa decisione?»
Sentendo quella parole il volto sorridente della ragazza divenne serio di colpo, così come i due allenatori. Sentì la domanda del giornalista risuonare nella sua mente quasi come un’accusa, si sentiva come se quelle persone considerassero la sua vita tutta in base a quella di Aarch: lei giocava a Galactick Football perché lui ci aveva giocato, lei era brava perché lui aveva talento, lei faceva parte degli Shadows perché lui ne aveva fatto parte.. E magari lei sarebbe passata agli Snow Kids perché lui ne era l’allenatore.
«No» rispose glaciale lei, lasciando tutti per un attimo spiazzati.
L’inviato di Arcadia la guardò stupito, continuando «Bé, ma diciamo che dei segnali gli ha mandati per far credere questo.»
«E’ un’affermazione piuttosto avventata la sua signor Lazer. Caren ha debuttato soltanto ieri, quale segnale avrebbe mai potuto mandare per far pensare ad un riconciliamento?» chiese in risposta Artegor.
«Bé, il fatto che abbia iniziato a giocare per gli Shadows per esempio, che sia un’attaccante proprio come lui o che abbia scelto come numero lo stesso dieci appartenuto al padre. A me sembrano dichiarazioni più che ovvie.»
«Dichiarazioni più che ovvie?!» esclamò l’ex Snow Kids. «Non mi sembra proprio.»
«Ovviamente lei parla come allenatore signor Nexus, ma noi come spettatori gli vediamo eccome i messaggi.»
Le parole dei due uomini arrivarono alla mente di Caren come un eco lontano, alla fine quello che più aveva temuto si era avverato: la vedevano come la povera figlia abbandonata desiderosa di riconciliarsi. Ma lei non lo voleva affatto, non voleva avere niente a che fare con quell’egoista, per lei Aarch aveva smesso di esistere quando l’aveva abbandonata scappando nel cuore della notte per evitare di doverle dire addio guardandola negli occhi. Per lei quell’uomo non era suo padre, l’unico padre che aveva avuto era stato Sonny Blackbones e nessun altro.
«Ho detto no» esclamò quindi la ragazza, interrompendo la discussione tra allenatore e giornalista.  «Non sono entrata nel mondo del Galactick Football con l’intento di riavvicinarmi a lui.
   «Il fatto che giochi negli Shadows, che sia un’attaccante e che indossi il numero dieci sono solo degli insignificanti casi.»
«Sono un po’ tanti per definirli soltanto fortuite casualità, non pensa?» intervenne nuovamente Ron Lazer.
«Lei allora non mi ha ascoltato. Io non gioco per Aarch. Il Galactick Football non è un mezzo per riavvicinarmi ad un padre che ha preferito seguire il suo sogno piuttosto che sua figlia.
   «Non voglio avere niente a che fare con un uomo che ha abbandonato una bambina di dieci anni lasciandole soltanto una stupida lettera e un braccialetto, scappando nel cuore della notte per paura di doverla guardare negli occhi e dirle “me ne vado”.»
Più sua figlia parlava più le sue parole colpivano Aarch come un pugno in pieno volto. Tutto ciò che lei diceva, ogni singola frase, lo feriva facendogli più male di qualsiasi colpo fisico e non solo perché questo dimostrava quanto lei lo odiasse, quanto l’avesse ferita, ma perché ogni frase che stava pronunciando era vera.
«Io gioco negli Shadows per me stessa, non per lui. Io sono una Shadows e come tale competo per la G.F. Cup.
   «Ciò che è stato non ha importanza ormai, ho accettato di non avere un padre molto tempo fa, non mi fa nessuna differenza continuare a vivere senza.
   «Quindi adesso ascoltate tutti, con molta attenzione: il mio nome è Caren Erina Merensi ed io vincerò la Galactick Football Cup con gli Shadows. Scordatevi la bambina bisognosa di affetto che pensavate di trovare, perché lei non esiste più da molti anni ormai» concluse la ragazza alzandosi in piedi. «Abbiamo finito.»
Artegor guardò soddisfatto la sua giocatrice uscire a grandi passi dalla sala conferenze, seguita a ruota da Aarch. Era andata ancora meglio di quanto si aspettasse, quel monologo finale era stata la ciliegina sulla torta: cruda e triste verità, senza smielate lacrimucce che l’avrebbero fatta apparire debole. Era stata forte e coincisa, esattamente il genere di persona che voleva nella sua squadra.
«L’avete sentita, no?!» esclamò l’uomo notando i giornalisti ancora seduti. «Che ci fate ancora qui? Sparite!»

Lo stesso sparite, anche se al singolare e impregnato di rabbia, venne gridato da Caren ad Aarch.
L’uomo, infatti, dopo averla seguita fuori dalla stanza gli era corso dietro per tutto il corridoio che portava agli ascensori e poco prima che potesse salire su uno e sparire al quarto piano, l’aveva afferrata per un braccio costringendola a guardarlo negli occhi.
Nello sguardo azzurro-grigio di lei però l’allenatore riuscì soltanto a vedere quanto il disprezzo fosse forte, quanto la rabbia fosse cruenta, quanto la sofferenza fosse grande.
Non avrebbe mai pensato di vedere un’espressione del genere sul volto della sua stessa figlia, ma infondo, avrebbe dovuto aspettarselo, si era meritato tutto quell’odio, era stato un egoista codardo e adesso doveva pagarne le conseguenze.
«Caren..» riuscì soltanto a dire. «Potrai mai perdonarmi?»
La giovane scosse la testa, liberandosi dalla sua presa.
«Io non ti avrei mai chiesto di rinunciare al tuo sogno, Aarch. Non ti avrei mai chiesto di scegliere tra me e il desiderio di una vita.
  «Io volevo solo qualcuno che mi volesse bene, volevo solo avere un papà.. Un papà come tutti gli altri, che mi accompagnasse a scuola, che mi aiutasse con i compiti, che mi sgridasse quando sbagliavo, che mi dicesse di non frequentare i ragazzi.. Volevo soltanto essere importante per te.»
«Lo sei sempre stata Caren.»
«No invece. Non ci hai pensato un attimo ad andartene, mi hai lasciato su quel pianeta senza neanche curarti se sarei stata bene o meno. Sei sparito per nove anni, Aarch e neanche una volta ti sei chiesto cosa mi fosse successo.»
«Io.. Sapevo che eri al sicuro, con tua nonna..»
Una lacrima sfuggì dagli occhi della ragazza: quella era l’ennesima prova che non si era mai interessato a lei, che non era così importante.
«Lo vedi? Sei una menzogna continua Aarch. Ho passato gli ultimi sette anni con i pirati, in giro per la galassia, ho rischiato di essere catturata non sai quante volte, ho inseguito Bleylock con Sonny quattro anni fa e l’ho visto precipitare. Ma tu questo non lo sai.. Non te lo sei mai chiesto..»
Aarch ascoltò incredulo sua figlia raccontargli tutti quegli avvenimenti a cui lui non faceva parte, di cui lui non sapeva niente e nuovamente si sentì terribilmente inadatto, terribilmente colpevole.
Lentamente allungò una mano verso la guancia di lei, la quale chiudendo gli occhi si lasciò accarezzare il volto.
«Mi dispiace, Caren.. Io.. So che non ci sono mai stato per te,ma.. Potremmo iniziare tutto da capo, adesso.»
La giovane scosse la testa, facendo un passo indietro ed entrando nell’ascensore.
«Sei in ritardo di nove anni, Aarch. E’ tanto, troppo.. Anche per una ritardataria come me.»
E dopo aver premuto per il quarto piano si lasciò scivolare a terra, attendendo il chiudersi delle porte, che cancellarono dal suo sguardo il volto sofferente di suo padre.
Quando l’apparecchio iniziò a muoversi Caren poggiò la testa sulle sue ginocchia, nascondendo il volto tra le braccia per potersi finalmente lasciarsi andare e piangere. Rimase così, immobile, per tutto il tempo e neanche quando l’incolore voce annunciò l’arrivo al quarto piano si mosse.
Probabilmente sarebbe rimasta in quella posizione per chi sa quanto altro tempo, se due calde mani non le avessero sfiorato il braccio aiutandola ad alzarsi e obbligandola ad uscire da lì.
Caren continuò comunque a tenere il volto basso, concentrandosi soltanto sulle sue lacrime, che prepotenti le rigavano le guancia sbaffandole il mascara.
Le due caldi mani le fecero alzare il volto e lei poté incrociare i profondi occhi neri di Sinedd guardarla preoccupato.
«Guarda che hai combinato» le disse, accarezzandole le guancie e pulendo con le dita il nero del trucco. «Somigli a Nilli appena alzato.»
Il pianto silenzioso della ragazza si trasformò in un vero e proprio singhiozzare. Sinedd la osservò sciogliersi di fronte a sé, combattuto sul da farsi, poi sopprimendo qualsiasi stupida idea sull’orgoglio avvolse la giovane tra le braccia e tirandola su senza il minimo sforzo l’accompagnò nella sua camera.
Delicatamente l’adagiò tra le coperte, sedendosi al suo fianco attendendo che si calmasse, poi quando fu sicuro che dormisse si alzò, uscendo silenziosamente dalla stanza.
Era quasi arrivato alla porta quando le parole di lei lo fermarono «Sinedd.. Mi dispiace per quello che ti ho detto.. Scusami.»
Il ragazzo si voltò verso il letto, vedendola sprofondare nuovamente sotto le coperte.
Non importava che gli chiedesse perdono, qualsiasi accenno di rabbia era inspiegabilmente sparito nel momento stesso in cui l’aveva vista seduta nell’ascensore.
Sinedd uscì, chiudendosi la porta alle spalle.
Allora era così che ci si sentiva quando si teneva a qualcuno?





..Spazio Autrice..
Salve a tutti bella gente, eccomi con un nuovo capitolo e (miracolo!) non è passato così tanto tempo dall'ultimo aggiornameto.
Cosa dire, ringarazio moltissimo tutti coloro che seguono questa stori, vi sono davvero grata!
Se vi va passate anche dalla mini raccolta che ho scritto su Addim, Aarch e Miriana, si intitola Goodbye.
Ancora grazie 1000!
A presto!
Raika

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Capitolo 25
*** Only with Right Person ***


Only withRight Person

Il giorno successivo quando Caren aprì gli occhi si sentì molto più leggera e tranquilla. Nonostante il lungo pianto della sera prima aveva riposato perfettamente e adesso si sentiva pronta a voltare pagina: con la conferenza del giorno precedente aveva chiuso un doloroso capitolo della sua vita e non aveva intenzione di riaprirlo mai più.
Lentamente si alzò dal letto, stirando i muscoli intorpiditi, poi fece una lunga e rilassante doccia, dopo la quale ordinò un’abbondante colazione in camera.
L’attesa durò molto meno di quanto si aspettasse, infatti, nel mentre i suoi lunghi capelli biondi finivano di essere spazzolati la giovane sentì due voci battibeccare al di fuori della sua camera, una delle quali aveva una squillante tonalità fin troppo familiare.
«Signorina le ho detto che non può stare qui!» stava esclamando uno dei dipendenti dell’hotel.
«E io le ho detto che la mia amica gioca negli Shadows.»
«Ma questo non l’autorizza a violare un’area riservata.»
«Detto così mi fa quasi passare per una delinquente! Lei è davvero un maleducato sa?!»
Dall’interno della stanza Caren scosse la testa sorridendo, soltanto una persona poteva irrompere al Genesis Hotel infischiandosene delle procedure di sicurezza e mettersi a litigare con la security per far valere i suoi, auto-inventati, diritti.
«Arianne!» la salutò la Shadows aprendo la porta.
Sentendo la sua voce la ragazza dai capelli rossi le gettò entusiasta le braccia al collo esclamando «Caren!»
«Signorina Merensi, mi dispiace moltissimo, ho cercato di fermarla, ma..» si scusò l’impiegato mortificato.
«Non fa niente, è una mia amica.»
La rossa si voltò verso l‘uomo facendogli la linguaccia, poi  tornando a dedicare la sua attenzione a Caren continuò «Quanto tempo!»
«Arianne, ci siamo viste meno di una settimana fa.»  
«Oh, sul serio?» rispose pensierosa la giovane lasciandola andare. «A me sembra passata un’eternità.»
Caren guardò l’amica compiere una complessa serie di calcoli mentali portandosi le dita alle labbra per non perdere il conte e vedendola così concentrata scoppiò a ridere.
Il chiasso provocato causò l’aprirsi di un’altra delle porte del quarto piano, dalla quel emerse un assonnato Sinedd che irritato domandò «Si può sapere cosa avete da urlare tanto?!»
Arianne vedendo il ragazzo, con in dosso soltanto un paio di slip, per poco non svenne e sgranando gli occhi per lo stupore sussurrò «Ma quello.. È davvero Sinedd?»
Il giovane alzò un sopracciglio assonnato, mentre Caren annuì preparandosi all’imminente imbarazzante commento dell’amica, che puntualmente arrivò «E’ davvero uno schianto! Come fai a giocare con uno così e non saltargli addosso?!»
La bionda si portò una mano al volto contrariata, mentre il ragazzo sorrise soddisfatto voltandosi poi verso l’impiegato dell’hotel, al quale si era aggiunto un robot con la colazione.
«Ah, mi hanno pure portato la colazione in camera» disse Sinedd.
«Ehi frena, quella è per me. Ordinatela se la vuoi!» protestò Caren spingendo l’amica nella stanza e facendo cenno all’automa di entrare.
«Che ingrata..» sbuffò il ragazzo.
«Scusa?!» lo fulminò con lo sguardo lei.
«Me ne trono a letto» rispose con un cenno Sinedd ritornando nella sua camera. Poco prima di chiudersi la porta alle spalle però si fermò e voltandosi nuovamente verso di lei aggiunse «Sai, dovresti evitare di uscire così. Sei in una squadra di soli uomini.»
Caren abbassò lo sguardo sul suo corpo, ricoperto soltanto dall’accappatoio che aveva indossato una volta uscita dalla doccia ed arrossì, ma quando fece per rispondere a tono al compagno lui era già sparito.
«Beh.. Dovrete abituarvi a me» sussurrò poi indispettita la ragazza chiudendosi a sua volta la porta alle spalle.
Una volta dentro Caren si voltò verso l’amica sorridendo nel vederla saltellare stupita da una parte all’altra della stanza contemplando tutto con i grandi occhi verdi trasognanti.
«Questa stanza è davvero enorme!» esclamò. «E ha ogni comodità!»
La bionda osservò l’amica saltare dalla tv al computer e alla sofisticatissima doccia sempre più eccitata, poi, come se si fosse improvvisamente ricordata di qualcosa di estremamente importante si fermò, voltandosi verso Caren e correndo ad abbracciarla.
«Arianne» disse la Shadows ricambiando confusa la stretta della rossa. «Apprezzo tutto questo tuo affetto, ma a cosa è dovuto?»
La Ramirer la liberò dall’abbraccio, poi poggiandole le mani sulle spalle disse «Ho visto il servizio di Arcadia News e la conferenza stampa. Mi dispiace.»
Caren fece spallucce, andando poi a sedersi sul letto dove la sua colazione l’attendeva. Aveva deciso che non voleva mai più tirar fuori quell’argomento e così avrebbe fatto, ma a quanto pareva Arianne non era del suo stesso avviso.  
«Come ti senti?» chiese sedendosi di fronte a lei sul letto.
«Bene.»
«Ne sei sicura?» insistette la ragazza poggiando la mano sul ginocchio dell’amica. «Lo sai che con me ti puoi confidare.»
Caren osservò le sottili dita di Arianne accuratamente smaltate sulla sua gamba e sospirando rispose «Sto bene.»
«Caren non mentirmi, so quanto ti sconvolge parlare di tuo padre, figuriamoci averlo di fronte..»
«Arianne» esclamò la bionda interrompendola. «Ho detto che sto bene.»
«Ma..»
«Senti, non voglio più parlarne, okay?! Il passato è passato e come tale deve restare. Adesso devo concentrarmi solo sulla G.F. Cup, a breve ci saranno gli ottavi di finale e non voglio pensare ad altro.»
Arianne annuì abbassando lo sguardo ferita, non le era sfuggito il tono irritato con cui l’amica le si era rivolta, ma soprattutto aveva colto perfettamente la fredda e distaccata sfumatura che la sua voce aveva assunto.
«Okay.. Come vuoi» rispose quindi la rossa.
Caren alzò gli occhi al cielo, sapeva di averla trattata troppo bruscamente senza motivo, infondo lei era davvero in pensiero.
«Mi dispiace.. È solo che.. Parlare di Aarch mi fa male e con la conferenza stampa di ieri mi sono ripromessa di chiudere quel capitolo della mia vita. Per sempre.»
Arianne sospiro giocherellando con le coperte. «Resterà comunque tuo padre..»
«Che mi ha abbandonata.»
«Sai Caren, a volte facciamo cose di cui ci pentiamo e l’unica cosa che desideriamo è poter avere una seconda possibilità.»
«E perché dovrei dargliela?»
«Per non desiderare in futuro di averlo fatto.»
Caren scosse la testa, non le importava assolutamente niente del futuro ormai, in quel momento l’unica cosa che desiderava era concentrarsi sul presente e nel suo presente Aarch non era previsto.

I giorni successivi si susseguirono con una monotona regolarità: ogni mattina la sveglia suonava ad un’ora indecente per prepararli alla sezione di allenamenti mattutini, ad essi si susseguivano alcune ore di pausa al termine delle quali Artegor sottoponeva la sua squadra a nuovi esercizi che si concludevano, per Caren e Sinedd, soltanto dopo la sessione supplementare che il mister gli aveva imposto, riducendo così la loro vita sociale al minimo. Se Caren non fosse stata abituata alle regole ferree che aveva dovuto apprendere vivendo con i pirati, probabilmente avrebbe trovato insostenibile quel ritmo frenetico, ma per sua fortuna le tabelle di marci di Artegor non erano niente in confronto a ciò che Corso le aveva fatto passare.
Con suo grande piacere, la giovane notò che lentamente lo scalpore che la notizia dei suoi natali aveva creato stava via via sparendo, facendo tornare così tutto alla quasi normalità, persino i rapporti con Sinedd ripresero a essere quelli di prima, meno aspri, ma pur sempre conflittuali. I due ragazzi infatti, dopo la sera della conferenza stampa avevano deciso, in un tacito accordo, di non fare più parola di ciò che era accaduto tra di loro in quell’ascensore, quasi come fosse un tabù, quasi come ne temessero le conseguenze; e pur sapendo che lentamente qualcosa stava cambiando a entrambi stette bene continuare così.
Dal canto suo Artegor non provò mai soddisfazione più grande nel vedere che i suoi due pupilli avevano finalmente imparato a convivere civilmente ed ogni volta che una loro azione finiva con mandare il pallone in rete non poteva fare altro che ridere soddisfatto immaginandosi già portare a casa la G.F. Cup.
«Quest’anno la coppa sarà nostra!» esclamò Artegor quando l’ennesimo passaggio di Sinedd a Caren finì in rete. «Per oggi abbiamo finito.»
L’olo-trainer scomparve facendo fuoriuscire i sette giocatori, i quali stanchi, ma soddisfatti si concessero il meritato riposo. Gli unici a rimanere, come di consueto, furono Sinedd e Caren, che dopo aver riprogrammato il macchinario per la loro ora supplementare vi rientrarono nuovamente.
«Invecchierò in questo coso» si lamentò Caren quando l’azzurro cielo dell’olo-trainer comparve nuovamente intorno a lei. «Non pensi che questo cielo artificiale sia soffocante? Sarebbe molto meglio allenarsi in un capo vero che qui.»
«Hai da lamentarti ancora per molto?» le chiese scocciato il ragazzo, portandosi a centro campo.
Lei sbuffò facendogli il verso, poi rassegnata si portò di fronte al compagno, il quale le fece cenno di sistemarsi al suo fianco.
«Oggi cambiamo esercizio» la informò e subito dopo comparvero di fronte a loro l’intera squadra dei Wambas.
La giovane osservò perplessa i giocatori di fronte a sé, poi il suo compagno. «Io e te, contro tutti loro?»
«Esatto.»
«E come pensi di poter tenere testa ad un intera squadra in due?» domandò lei, sempre più scettica. «Tu sei fuori.»
«No, sono il miglior giocatore della galassia» rispose Sinedd e il pallone venne lanciato in aria dando il via alla partita.
«Che presuntuoso..»
Lo Smog circondò il ragazzo facendolo scomparire e ricomparire fino a raggiungere la palla, che spedì senza troppe cerimonie a Caren.
La ragazza, colta impreparata, perse il lancio permettendo ad uno degli attaccanti avversi di impossessarsene, con il conseguente urlare di Sinedd.
«Datti una mossa Caren! Sei si o no una Shadows?! Dimostramelo!»
Lei lo mandò a quel paese mentalmente ed evocando il suo flusso, scomparve per raggiungere l’avversario e portargli via la sfera con più facilità di quanto si sarebbe mai aspettata. Una volta padrona del gioco iniziò a correre verso la porta opposta, evitando con abilità gli avversari e scambiando una serie di passaggi con Sinedd, i quali si conclusero con una rete magistralmente segnata dal poderoso sinistro del ragazzo.
«Visto? Non è poi così difficile» la schernì lui.
«Certo, perché tutto il lavoro pesante lo faccio io» rispose la ragazza, facendogli la linguaccia.
Per tutta la mezz’ora successiva i due Shadows percorsero il campo in lungo e in largo, cercando di evitare che i loro avversari facessero rete e provando a segnare il maggior numero di goal possibile. Contro ogni prognostico la coppia sembrò funzionare meglio del previsto, dando in certe occasione addirittura del filo da torcere ai sei giocatori avversari e concludendo la partita: quattro a tre per il duo Shadows.
«Finalmente!» esclamò Caren lasciandosi cadere a terra quando gli Wambas scomparvero dal campo di gioco.
«Guarda che non abbiamo ancora finito.»
Lei alzò gli occhi al cielo. «Ma tu non ti stanchi mai?»
«Con Artegor come allenatore? Impossibile, nel suo dizionario non esiste la parola stanchezza. Forza, in piedi.»
La Shadows obbedì seguendo il suo compagno fino ad una delle due reti, dove un nuovo esercizio era già pronto.
«Illuminami maestro.»
Sinedd roteò gli occhi, quanto le piaceva fare la sarcastica. «L’esercizio è semplice: dovremo eseguire una serie di passaggi evitando i vari ostacoli che si presenteranno sulla nostra via, fino a segnare.»
Lei annuì e dopo essersi messi in posizione, iniziarono.
I passaggi tra Sinedd e Caren inizialmente furono piuttosto decentrati e insicuri, ma mano a mano che i due ripartivano da cima del percorso divennero via via sempre più precisi e coincisi: ad entrambi bastava guardare l’altro per capire cosa desiderasse, rendendo il loro duo una coppia formidabile.
Quasi tutti i palloni che i ragazzi calciarono in porta finirono in rete, tanto che il computer per aumentare il livello di difficoltà inserì due difensori fissi di fronte alla porta, con scarso miglioramento però.
L’esercizio si concluse dopo un altro quarto d’ora, lasciando i due senza fiato e con altri quindici minuti da occupare, minuti che il talentuoso numero undici aveva già pensato a come impiegare: l’ultimo esercizio, infatti, prevedeva un uno contro uno con se stessi.
«Ehi! Io non sono così presuntuosa» protestò Caren vedendo comparire il suo clone di fronte a sé.
«E’ il tuo ologramma, è programmato per riprodurre fedelmente l’originale.»
«Bé sicuramente il tuo ti rappresenta in pieno» rispose, indicando il superbo Sinedd virtuale.
«Io non mi lamento infatti.»
«Io non mi lamento infatti» sussurrò lei imitando la sua voce e raggiungendo la sua parte di campo, dove la se stessa virtuale l’attendeva.
Caren osservò il suo riflesso fissarla preparandosi alla comparsa del pallone, che quando avvenne, venne prontamente intercettato dall’ologramma.
Indispettita la ragazza evocò il flusso, scomparendo e ricomparendo di fronte alla sé virtuale, la quale però, aspettandosi esattamente quella mossa, la scartò andando dritta in rete.
«Dannazione!» imprecò la giovane, mentre la sua copia le sorrideva trionfante. «Quanto mi do sui nervi!»
«Lo dico sempre io!» le urlò Sinedd dall’altro lato del campo.
«Sta zitto tu!»
Per tutto il tempo che seguì, la Shadows comparve e scomparve per la sua metà campo cercando di intercettare il suo clone, riscuotendo però ben pochi successi. Dall’altro lato neanche Sinedd sembrava cavarsela molto meglio, ma questo non la consolò minimamente, anzi, se possibile, le fece aumentare il nervoso.
Era frustrante vedere quanto se stessa potesse risultare la sua peggior nemica. Con i pirati aveva imparato che la persona di cui si doveva fidare prima di tutto era lei stessa e adesso quello stesso insegnamento, che più di una volta l’aveva tirata fuori dai guai, si rivelava essere il suo maggiore handicap.
«Accidenti!» esclamò la giovane calciando più forte che poté in porta, ma centrando la traversa.
Dopo quell’ultimo tiro Sinedd sentì un urlo di rabbia esplodere per tutta l’arena e sconcertato si voltò: dall’altro lato del campo vide Caren emanare il suo flusso con un’intensità tale da renderlo fitto e brillante. Lo Smog intorno a lei prese a circondarla andando a formare una spirale che si estese via via sempre più in alto,  comportandosi in modo del tutto anomalo. Il flusso degli Shadows, infatti, aveva una consistenza più gassosa, mentre quello che stava evocando la ragazza sembrava quasi elettrico.
Caren però sembrava non accorgersi di quell’anomalia nel suo Smog, continuando ad esternarlo in quantità sempre maggiori, tanto che persino l’egoistico cinismo di Sinedd venne scosso dalla preoccupazione. Preoccupazione che si trasformò in vera e propria ansia quando la giovane, invece, di scomparire e ricomparire a mezz’aria con un lampo di luce, si trasportò circondata da scariche elettriche di un blu-viola intenso e con una forza, molto superiore rispetto a quella che aveva dimostrato fino a quel momento, calciò in rete trasmettendo il flusso allo stesso pallone, il quale sembrava emanare campi di forza che scaraventarono a molti metri di distanza la Caren virtuale, intervenuta per intercettarlo.
«Ma come accidenti..?» sussurrò il ragazzo, osservando la compagna di squadra ancora sospesa a mezz’aria.
Poi esattamente come era comparso, quello strano flusso scomparve lasciando sprovvista la giovane, la quale tornò a terra come se niente fosse.
Caren sentì per un attimo le forza abbandonarla e tutto intorno a lei iniziò a girare, sospirando chiuse gli occhi nell’attesa di sentire il contatto con  il terreno gelato, ma niente di ciò avvenne: Sinedd infatti era appena comparso al suo fianco afferrandola per un braccio ed impedendole di cadere.
«Si può sapere che diavolo era quello?» domandò, lasciando trapelare più inquietudine di quanto volesse far vedere.
«Smog, mi sembra ovvio» rispose lei confusa.
Il ragazzo la fulminò con lo sguardo: ma chi pensava di prendere in giro quella ragazzina?! Ma quando incrociò i suoi grandi occhi grigio-azzurri smarriti, lo stupore sostituì la rabbia: davvero non ne sapeva niente?
«Tu non ti sei accorta di niente..»
«Di cosa avrei dovuto accorgermi?»
Sinedd la guardò sempre più perplesso e per un attimo la possibilità che se lo fosse solo immaginato gli sfiorò la mente, eppure gli era sembrato così reale.
«Evoca lo Smog» ordinò alla fine.
«Cosa?»
«Scatena lo Smog.»
«Perché?»
«Tu fallo!»
«Perché dovrei?!»
Il ragazzo alzò gli occhi  al cielo e velocemente scomparve fino a raggiungere il pallone, che con forza calciò in porta.
Caren lo fulminò con lo sguardo e prima che potesse pensarci lo Smog fluì spontaneo dal suo corpo facendola comparire con un lampo di luce di fronte alla porta, appena in tempo per intercettare il lancio.
«Si può sapere che accidenti ti prende?!» esclamò lei a un Sinedd confuso e frustrato.
Non era assolutamente possibile che se lo fosse immaginato, eppure il flusso di Caren era comparso normalmente.
«Allora?!» insistette la ragazza.  
Sinedd le fece un cenno come a voler scacciare una mosca e lei indispettita fece per lanciargli contro il pallone, ma poco prima che potesse raggiungere il giovane l’olo - trainer scomparve riportandoli nella sala allenamenti dell’hotel.
«Si può sapere che ti è preso là dentro?» domandò Caren, venendo però completamente ignorata dal giovane.
Sinedd, infatti, uscì dalla stanza continuando a pensare a quello strano flusso e convincendosi sempre di più di non esserselo immaginato, ma non riuscendo comunque a darsi una spiegazione.
Caren invece un senso logico non lo trovava in quell’improvviso strano comportamento del suo compagno, il quale però non sembrava intenzionato a dare spiegazioni, era inutile che lei lo chiamasse o gli urlasse contro, Sinedd non la sentiva neanche, o forse la ignorava semplicemente, opzione che, conoscendolo, non era da scartare.
«Sinedd!» urlò alla fine con il tono più disperato che riuscisse ad assumere.
Il ragazzo si voltò preoccupato e, vedendola poggiata al muro, in un attimo fu al suo fianco.
«Che succede?» le chiese poggiandole una mano sulla spalla.
Caren alzò il volto e velocemente afferrò il suo polso, lo trascinò verso il muro, con un colpo secco l’obbligò a divaricare le gambe, poggiò le mani sul suo petto e tenendolo fermo contro la parete si posizionò di fronte a lui.
«Ma che diavolo..»
«Adesso» ordinò Caren. «Non ti muovi di qui finché non mi dici che accidenti ti è preso là dentro.»
Sinedd la fulminò con lo sguardo e lei fece altrettanto, sostenendo il suo sguardo senza problemi. Rimasero in quella posizione per diversi attimi: gli occhi glaciali di lei in quelli scuri di lui, così vicini da poter vedere l’uno il proprio riflesso in quelli dell’altro; così vicini da poter scrutare a fondo nei loro animi; così vicini da poter sentire i loro respiri sulla pelle; così vicini da far accelerare il loro cuore.
«Caren.»
Nel sentir pronunciare il suo nome la ragazza si voltò, incrociando dei caldi occhi castani che stupiti la osservavano.
«Razel» esclamò lei, lasciando andare Sinedd, il quale glaciale domandò «Che diavolo ci fai tu qui?»
La ragazza alzò gli occhi al cielo, era mai possibile che dovesse essere sempre così scortese con tutti?! E indispettita fece per tirargli una botta, ma prima che la sua mano potesse sfiorarlo lui le afferrò il polso, intrecciando poi le dita alle sue.
Razel guardò prima le loro mani, poi loro e quasi ferito chiese «Ho interrotto qualcosa?»
«Non sono affari tuoi» rispose Sinedd e prima che Caren potesse aggiungere altro iniziò a trascinarla via.
«Credo invece che lo diventeranno presto» rispose il biondo afferrando lo Shadows per un braccio.
«Io non credo» rispose lui e la stretta sul polso della ragazza si fece più ferrea.
Razel rise. «Sai, credo che da qui in avanti ci vedremo molto spesso.»   
Sinedd scansò di malo modo la mano del giovane e senza lasciare la presa sulla compagna di squadra riprese per la sua strada.
«Arrivederci Caren.»
«Muoviti» ordinò il ragazzo, impedendole di voltarsi per salutare l’altro.
In meno di un minuto i due Shadows raggiunsero la camera di lei e Sinedd strappandole la chiave magnetica di mano aprì la porta spingendola dentro la stanza.
«Sinedd? Sinedd?»
«Che c’è?!»
«Ti dispiacerebbe lasciarmi la mano? Mi stai facendo male.»
Il ragazzo guardò le loro dita intrecciate e velocemente la lasciò andare, poi senza aggiungere altro tornò verso l’uscita.
Caren guardò allibita il compagno andarsene e d’istinto gli afferrò il polso bloccandolo.
Sinedd di voltò trovandosi nuovamente faccia a faccia con quei grandi occhi azzurro-grigio e per l’ennesima volta il respiro gli mancò.
«Te lo hanno mai detto che sei strano?»
«E a te hanno mai detto che non sai sceglierti gli amici?»
«Per forza, guarda con chi mi trovo a passare buona parte delle mie giornate..»
Il ragazzo sorrise appena, poi tornando serio aggiunse «Sta lontana da Razel.»
«E questo perché?»
«Perché non è quello che vuol far credere di essere..»
Caren inarcò le sopracciglia, senza sapere cosa aggiungere, poi il giovane fece qualcosa di totalmente inaspettato, che la lasciò a bocca aperta. Sinedd, infatti, le portò una mano al volto e delicatamente le sfiorò le labbra con il pollice, poi come se si fosse pentito del suo gesto la lasciò andare uscendo dalla stanza.
«Tu invece sei ciò che fai credere di essere Sinedd?!» gli urlò lei dietro.
«Solo con le persone giuste.»
E anche se probabilmente non glielo avrebbe detto mai, lei era la persona giusta.




..Spazio Autrice..
Ed eccomi qui, di ritorno dal mondo dei morti dopo mesi e mesi di assenza.. direi che mi merito un bel "ma va a quel paese!".
Mi scuso davvero tanto per il ritardo, ma il lavoro mi toglie davvero buona parte delle mie energie e solitamente quando torno a casa crollo sul letto per poi risvegliarmi e uscire di casa di nuovo.. Effettivamente casa mia, mi ha vista davvero poco ultimamente.
Beh, alla fine l'aggiornamente è arrivato.. non è un gran che effettivamente, però di meglio non sono riuscita a fare.
Grazie di cuore a tutti quelli che dedicano cinque minuti della loro giornata a questa storia, ve ne sono davvero grata.
Al prossimo aggiornamento!
Raika.

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