Non si sceglie di amare… capita di Clara_Oswin (/viewuser.php?uid=520667)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione - Atto 1 ***
Capitolo 2: *** Il bosco - Atto 2 ***
Capitolo 3: *** Incomprensioni - Atto 3 ***
Capitolo 4: *** Fiducia - Atto 3.5 ***
Capitolo 5: *** Batticuore - Atto 4 ***
Capitolo 6: *** Fulmini - Atto 5 ***
Capitolo 7: *** Roran - Atto 6 ***
Capitolo 8: *** Rottura - Atto 7 ***
Capitolo 9: *** Fuga - Atto 8 ***
Capitolo 10: *** Oro - Atto 9 ***
Capitolo 11: *** Inizio - Atto 10 ***
Capitolo 12: *** Solitudine - Atto 11 ***
Capitolo 13: *** Sbagliato - Atto 12 ***
Capitolo 14: *** Decisione - Atto 13 ***
Capitolo 15: *** Guai - Atto 14 ***
Capitolo 16: *** Sollievo - Atto 15 ***
Capitolo 17: *** Insieme - Atto 16 ***
Capitolo 18: *** Prigioniera - Atto 17 ***
Capitolo 19: *** Assedio - Atto 18 ***
Capitolo 20: *** Tutto è bene - Atto 19 ***
Capitolo 21: *** La fine e l’inizio - Atto 20 ***
Capitolo 1 *** Introduzione - Atto 1 ***
Introduzione
– Atto 1
Odette aveva da
poco compiuto quindici anni quando
finalmente, in quel piovoso giorno invernale, il re decise di chiamarla
nel suo
studio per parlarle. Aveva aspettato per molto tempo che quel giorno
arrivasse,
il giorno in cui lei sarebbe stata abbastanza grande per
capire. Suo padre le aveva sempre risposto in quel modo
enigmatico “quando sarai
più grande
capirai…” ogni qualvolta lei facesse
una domanda che continuava ad
assillarle la mente ogni anno, finalmente per lei era arrivato il
momento di sapere.
Quando suo padre
Re Guglielmo, l’aveva fatta
convocare nel suo studio il suo cuore aveva incominciato a battere
forte dall’emozione,
sapeva che essere convocati nello studio del Re voleva dire venire a
far parte
di qualcosa di importante. Quando quel giorno si ritrovò
davanti quella pesante
porta di legno massiccio grande quattro volte la sua altezza, per un
momento,
un singolo piccolissimo istante, la sua mano vacillò incerta
sulla maniglia.
Tock Tock
– bussò incerta prima di aprire. - Padre,
volevate vedermi? - chiese la ragazza aprendo timidamente la grande
porta.
Re Guglielmo
alzò lo sguardo dai documenti che stava
controllando - Oh Odette, entra pure cara. –
La ragazza
chiuse delicatamente la porta alle sue
spalle e si avvicinò alla scrivania del padre, il re le fece
segno di accomodarsi
nella poltrona di fronte a lui poi mise da parte le pratiche che stava
sbrigando per dedicarle tutta l’attenzione possibile.
-Da molti anni
oramai trascorriamo le nostre estati nel
regno della Regina Uberta e tu non hai mai smesso di chiedermi il
motivo. Quando
eri poco più di una bambina non reputavo saggio parlartene
ma adesso io reputo
che tu sia abbastanza grande da poter capire la decisione che
è stata presa.
Oggi risponderò a tutte le domande che avrai da pormi.-
Lo sguardo di
Odette si illuminò, finalmente avrebbe
potuto sapere perché era costretta a passare tutte le estati
con quell’odioso, rozzo, stupito e
immaturo figlio
della regina Uberta e quindi principe ereditario di quel regno.
Il Re
continuò il suo discorso. – Come tu ben
saprai, il nostro regno è un reame molto grande e prospero
ricco di materie
prime e di brava gente che non fa che aumentarne il valore. Il regno
vicino
appartenente alla regina Uberta, anche lui come il nostro è
un paese buono
sotto diversi punti di vista, militarmente ci sono diversi vantaggi ed
anche
economicamente se noi… emh… Tornando al discorso,
come stavo dicendo Se noi Unissimo
i nostri Reami, quest’unione porterebbe degli enormi vantaggi
ad entrambi i
nostri popoli, riduzione delle tasse, scambio di materie prime a costi
più
ridotti, una maggiore padronanza di agricoltura e pesca…
avrai modo di studiare
tutto a tempo debito. –
- non capisco
cosa stiate dicendo padre. – Odette
era confusa,
- In occasione
della tua nascita, lieto evento per
tutti noi eccetto che per la tua povera madre che perse la
vita… La regina
Uberta ed io decidemmo di unire i nostri regni e stipulammo un
accordo… come
ben sai un contratto va stipulato con un legame di sangue molto forte
tra le
famiglie reali, in altre parole ciò va suggellato con un
matrimonio…-
Odette lo
guardò sgranando gli occhi blu,
sicuramente suo padre non stava per dirle che si era sposato con la
regina Uberta
o che aveva intenzione di farlo a breve, intuì la vera
ragione di tutto quel
lungo discorso e di cosa il padre stesse per dirle quindi
iniziò ad
irrigidirsi.
-…alla
nascita tu sei stata promessa in sposa al
principe Derek.- concluse il re aspettando una reazione da parte di sua
figlia.
Reazione che
poteva essere riassunta in una parola:
S H O C K
In un primo
momento la bionda non riuscì a parlare
mentre un grande gigantesco pensiero si faceva largo nella sua mente:
“io e
Derek siamo fidanzati?!”
-Odette
…?- quando il re la chiamò le sembrò
di
risvegliarsi da uno stato di trance e come per un paradosso
iniziò a dire tutto
quello che le passava per la mente.
-IO e quel MALEDUCATO,
BORIOSO, IMMATURO siamo fidanzati?! Per questo ogni estate
sono stata costretta
a stare insieme a lui?!
-Odette, noi
volevamo farvi stare insieme nella
speranza che vi innamoraste rendendo il tutto molto più
spontaneo, bastava solo
che diventaste almeno buoni amici...-
-noi non siamo
nessuna di queste due cose- disse in
tono duro lei -E da quanto tempo lui
lo
sa?-
-Cosa ti fa
pensare che Derek lo sappia?-
-Padre!
– sbuffò lei - Non sono mica stupida anche
se tu ti ostini a trattarmi come tale. Derek ha diciannove anni, non
posso
credere che lui non lo sappia! – infuriata si alzò
dalla poltrona
-Ne è
venuto al corrente intorno ai nove anni. – Incapace
di mentire alla sua bambina il re confessò tutto. Le stava
facendo già troppi
torti non avrebbe potuto anche mentirle.
- nove anni?
Perché a me lo dici solo ora? Non
potevi dirlo anche a me a quell’età? Non voglio
sposarlo padre! Io NON LO AMO!
– La ragazza gridò in preda alla rabbia,
improvvisamente essere adulti era
orribile, non era per niente come se l’era immaginato.
Desiderò tornare bambina
all’istante, dimenticare tutte quelle cose brutte e tornare
in camera sua tra i
suoi libri e le sue bambole di pizzi e merletti. Non voleva saperne di
matrimonio, non voleva saperne di fidanzamento e di ragazzi, o meglio
non
voleva sentire nominarne proprio uno, Derek, il re di tutti gli scemi,
questo
era l’unico modo in cui lei l’aveva sempre visto ed
era sicura non avrebbe mai,
MAI cambiato idea.
Suo padre
guardò sua figlia sconvolta sull’orlo del
pianto - volevo evitare tutto questo. Speravo che con il tempo voi due
aveste
accettato la situazione. – Guglielmo si alzò dalla
scrivania e si avvicinò alla
sua bambina tentando di farla ragionare, non era mai stato bravo in
queste
cose, sua madre se la sarebbe cavata molto meglio, ma lei non
c’era e Odette
aveva soltanto lui al mondo.
- mia cara
bambina, non si tratta dei tuoi o suoi
sentimenti, i sentimenti e
la politica non devono andare d’accordo per forza. Tu e Derek
vi sposerete e i
regni si uniranno. Lui ha accettato questa situazione, rassegnati e
accettala
anche tu. L’unico a cui devi
il tuo
amore è il tuo popolo,
sei una
principessa dopotutto e devi pensare ai doveri che hai verso di esso.
–
- Ma ho dei
doveri anche verso il mio cuore, Padre.
Adesso scusate, mi ritiro nelle mie stanze – con tono mesto
Odette uscì. Per
quanto quella situazione non le piacesse affatto, suo padre aveva
ragione, poteva
piangere, gridare e battere i piedi ma rimaneva comunque una
principessa e
toccava a lei adempiere a quei doveri.
Per un attimo
rivalutò l’opinione su Derek, se di
buon grado lui si era rassegnato all’idea di sposarla,
nonostante lui la
odiasse, doveva averlo anche lui un briciolo di sennò
dopotutto.
Informazioni
Ciao a tutti!
Con questa fic ho pensato di mettere a
fuoco i momenti salienti dei due giovani, non mi è mai
calato giù
quell’innamoramento improvviso in 6 secondi che facevano
vedere, come fino a
due secondi prima si tirano i pomodori? E poi due occhioni azzurri ti
fanno fermare il cuore? O.o e quindi seguiremo da vicino
la crescita
interiore dei due protagonisti, da nemici a innamorati.
Piccola
parentesi, l’età di Derek e Odette è
stata
difficile da scegliere, nel cartone animato quando Odette nasce e Derek
le
porta il ciondolo, lui è già grandicello, secondo
me può avere si è no 7 anni,
il che vuol dire che ci dovrebbe essere quella differenza di
età che nelle
scenette in cui i due si incontrano non si evince per niente, anzi
sembra quasi
che abbiano la stessa età, la differenza di età
che ho messo io è di 4 anni ,
per non sembrare eccessiva (senno lei ne avrebbe avuti 15 e lui 22 ). E
voi,
avete notato anche voi questo difetto temporale? Commentate in tanti e
fatemi
sapere :D
AGGIORNAMENTI:
Sto revisionando la storia
pubblicata un po’ di tempo fa, sistemando la formattazione la
grammatica e
aggiungendo o modificando piccole parti. Tutti i capitoli aggiornati
verranno
rinominati in “Atto
+ numero” perciò se
volete rileggere la storia in corso di aggiornamento vi consiglio di
aspettare
i nuovi caricamenti e le revisioni. Fatemi sapere se gli aggiornamenti
ai
capitoli vi piacciono J la
storia
comunque rimarrà invariata. Grazie a tutti quelli che
leggeranno!
|
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Capitolo 2 *** Il bosco - Atto 2 ***
Il bosco - Atto 2
Da quando aveva
avuto memoria, ogni anno Lei e suo
padre avevano trascorso le estati in un regno vicino, con il passare
degli anni
Odette aveva fatto di tutto per evitare di trascorrere le sue vacanze
in un
altro paese come ospiti della regina e di suo figlio. Per tanti anni,
troppi,
si era chiesta il perché di tutto questo e finalmente aveva
ricevuto una
risposta che mai si sarebbe aspettata. Lei, la principessa Odette era
stata
promessa in matrimonio con il figlio della regina Uberta, Derek, un
ragazzino
pestifero poco più grande di lei.
Tra Odette e
Derek non correva proprio quella che
poteva essere chiamata “amicizia”. Lui e il suo
amico Bromley facevano di tutto
per farle scherzi e prenderla in giro, lei d’altro canto, non
aveva nessun
amico in quel paese e trascorreva le sue estati tra libri e cavalcate
solitarie.
Giocare con quei due non era proprio possibile, lei era abile in molti
giochi
da tavolo riuscendo a vincere la maggior parte delle volte, dopo un
po’ di
tempo i due si stancarono della sua compagnia e iniziarono ad
escluderla; si
nascondevano nella casa sull’albero e non le permettevano di
salirci mai!
Certo… una volta Odette aveva accidentalmente colpito una
trave portante e gli
aveva fatto crollare tutta la loro stupida casetta costringendoli a
camminare
con le stampelle per un bel po’, ma anche lei si era fatta
male ed in più aveva
ricevuto i rimproveri da parte di suo padre perché quello “non era un atteggiamento da signorina e
specialmente da una
principessa.”
Anche
quell’estate Odette aveva fatto di tutto per
non partire, fingere malanni, provare a scappare, nascondersi, tutto
ciò non
aveva funzionato anzi aveva sortito l’effetto opposto, per
“punirla” suo padre
decise che quell’estate sarebbero rimasti molto
più a lungo nel regno della
regina Uberta con la conseguenza che Odette per protesta non
uscì dalle sue
stanze per una settimana intera.
Ogni estate in
cui Odette salutava il suo amato
paese pensava “questa è l’ultima volta
che vado via…l’anno prossimo sarà
diverso” non quest’anno però, quando
salutò Aldershot si ritrovò a pensare a
quanto tempo ancora avrebbe potuto trascorrere nel suo regno prima di
trasferirsi definitivamente in quello del suo sposo.
I giorni in mare
passarono come al solito troppo
velocemente, dopo un paio di giorni erano già arrivati
nell’altro regno e come
al solito erano stati indetti festeggiamenti in loro onore. Al porto fu
la
regina Uberta a riceverli con tutto lo sfarzo che ne conseguiva, come
al solito
si avvicinò a loro entusiasta e sorridente.
-Avete fatto
buon viaggio? Beh spero di sì!- lanciò
una fugace occhiata al re per poi posare il suo sguardo su Odette.
-Si, grazie
Regina Uberta, il viaggio è andato bene-
rispose il re guardando di sottecchi sua figlia.
– E
questa splendida fanciulla chi è?- fece una
faccia stupita.
-oh, Odette su,
di qualcosa…! – l’esortò
sotto voce
il padre.
-Buongiorno
regina Uberta, sono lieta di vedervi. Sono cresciuta un po’
durante l’inverno-
sorrise meglio che potè per celare il suo malumore.
-Ah, questi
ragazzi come crescono! Vedessi com’è
cresciuto Derek! Il tempo sta proprio volando… - sorrise
Uberta scortandoli
verso la carrozza che li avrebbe condotti a palazzo.
-A proposito del
ragazzo,- disse Guglielmo – come
mai non è qui? – sottolineò per far
capire alla regina che non approvava. Re
Guglielmo teneva moltissimo all’educazione e al rispetto e
aveva educato su
figlia in maniera forse sin troppo rigida.
Uberta in
evidente imbarazzo farfugliò qualcosa su
una battuta di caccia, rassicurando il re che sarebbe stato presente
per cena.
Quando avrebbe visto Derek non gli avrebbe fatto passare liscia la
pessima
figura che gli aveva fatto fare…
***
“oh
si, muoio dalla voglia di vederlo…” Odette si
sistemò nella sua solita stanza, da anni ormai le era stata
assegnata una delle
camere da letto più grandi e belle proprio per farla sentire
a suo agio come a
casa sua. Mentre le sue domestiche disfacevano le valigie Odette
indossò la sua
tenuta da cavallerizza, legò i capelli in una splendida
treccia e andò in
fretta verso le stalle dove avevano sistemato il suo cavallo.
Ogni estate
portava con sé la sua fedele cavalla, le
sembrava di avere un’amica in più in quel reame
straniero e poi non gli
piacevano i cavalli che avevano a palazzo, non si trovava bene come con
il suo.
Dopo giorni di navigazione Falada aveva proprio bisogno di cavalcare
libera,
una volta montata a cavallo Odette uscì in tutta fretta dal
castello,
dirigendosi verso il bosco. Nonostante la compagnia di Derek non fosse
delle
migliori, adorava il boschetto limitrofo al palazzo e con gli abiti
più comodi
che aveva e meno sconvenienti, adorava gironzolare per il bosco in incognito. Rimuginò su quello
che le
aveva detto Uberta “è
normale che io
cresca, ho solo quindici anni, eppure io non mi sento così
diversa rispetto
all’anno scorso… Certo Derek è stato
molto maleducato a non riceverci ma tanto
chi lo vuole vedere quello! Anzi è meglio se non
è venuto …”-
Odette
lasciò il cavallo a brucare lì vicino mentre
cercava un albero su cui arrampicarsi per stare in
tranquillità. Ne trovò uno dalle
fitte fronde per ripararsi dal sole e dagli occhi di persone
indesiderate, con
la sua cavalla lì vicino a brucare e il rumore del bosco si
sentì in pace con
il mondo, si sistemò comodamente su di un ramo e
iniziò a sfogliare il libro
che si era portata d’appresso.
****
- Derek, ma non
avevi detto a tua madre che saresti
rientrato in tempo per ricevere la principessa e il re? – I
due ragazzi erano
sulla via di ritorno verso il palazzo.
- la battuta di
caccia è stata più che altro una
scusa per non essere presente…- Derek camminava di
malavoglia, in realtà non
aveva nessuna voglia di tornare a palazzo, vedere quella principessina
viziata
punzecchiarlo tutto il giorno e sua madre che continuava a ripetergli
che
doveva essere gentile con lei, perché un giorno sarebbero
stati sposati e bla
bla bla… tante parole che poi lui puntualmente smetteva di
ascoltare.
-tua madre si
arrabbierà molto… lo sai vero? –
Bromley
non era famoso per la sua intelligenza e stava continuando a girare il
coltello
nella piaga.
-si ma non
m’importa… mi sta già obbligando a
dovermi sposare, qualche piccola libertà me la deve. -
ribatté lui
- come pensi di
cavartela quest’estate con Odette?-
- Cosa pensi
dovrei fare? Si accettano consigli –
rise lui – lo sai che non la sopporto, è una
piccola peste quella. Se penso che
dovrò sposare quella bambina e sopportarla per il resto dei
miei giorni mi
vengono i brividi. – Derek fece una finta faccia spaventata -
Spero di vederla
il meno possibile quest’estate! –
Un fruscio di
foglie fece impugnare subito a Derek
il suo arco, pronto a colpire qualunque creatura stesse per sbucare,
già
pregustava un bel coniglio da portare a casa come trofeo –
Non pensare che la
cosa non sia reciproca… - una voce femminile
vibrò nell’aria. Passò qualche
istante prima che Derek capì a chi appartenesse –
abbassa quell’arco stupido,
con la pessima mira che ti ritrovi finirai per colpirmi. – Il
ragazzo continuò
a guardarsi in giro non riuscendo a vedere nessuno.
- avete fatto
buon viaggio principessa? – si
avvicinò ad un albero e guardò verso
l’alto sapendo che lei doveva trovarsi
lassù.
- Avrei
preferito naufragare piuttosto che
ritrovarmi in vostra compagnia ancora –
sottolineò lei.
- Una delle
poche cose su cui siamo d’accordo – rise
il ragazzo risistemando l’arco.
- Non sarebbe il
caso che voi scendiate da
quell’albero? Oltre ad essere sconveniente per un altezza
reale, potreste
spezzare il ramo e cadere… - rise di gusto lui seguito a
ruota da Bromley.
-stai insinuando
che peso troppo? – non si erano
ancora nemmeno visti e già le dava sui nervi, la
punzecchiava e faceva di tutto
per irritarla, dopotutto, l’adolescenza era un periodo
difficile, soprattutto
se bisognava difendersi dalle cattiverie di due ventenni con il
cervello di
bambini di sei anni!
Lanciò
il libro in testa a Bromley anche se aveva
mirato a Derek.
-Ahi!
– Bromley si massaggiò la testa e raccolse il
libro – guarda Derek, la tua fidanzatina ha l’animo
romantico! – ridacchiò lui
mostrando il libro a Derek. Lui sorrise, ma evitò di fare
battute, in fondo
anche lui una volta aveva letto quel libro.
Odette decise di
scendere dall’albero e andarsene,
era ovvio che ormai non poteva più starsene per i fatti
suoi. Discese leggiadra
tra i rami e quando atterrò sul terreno morbido si
mostrò a loro in una nuova
bellezza, la regina aveva ragione, era davvero cambiata durante
quell’anno.
Una lunga
treccia bionda le sfiorava i fianchi
lasciando il suo volto diafano libero di essere ammirato, i lineamenti
bambineschi la stavano abbandonando in favore di espressioni
più mature, le
labbra carnose e rosee erano incurvate in un sorriso sghembo, i suoi
occhi di
un blu profondo sembravano due gemme lucenti illuminate dai raggi verdi
delle
luci della foresta. Il suo corpo stava iniziando a delinearsi
aggiungendo qua e
là qualche curva che la rendeva longilinea e più
donna, là dove era sempre
stata piatta due protuberanze avevano preso a crescere. Derek conosceva
quella
bambina a memoria ma dovette subito cancellare quella parola dalla sua
mente,
davanti a lui non vi era più l’Odette bambina che
ricordava. Chi era quella
giovane fanciulla? Rimase a guardarla per qualche istante come
incantato,
soffermandosi su particolari che non aveva mai notato prima, aveva
sempre avuto
quei grandi occhi blu da cerbiatto? E il suo viso non era forse
più sprezzante
in passato o aveva sempre avuto quella aura angelica? Odette
lo osservò constatando che anche lui
era cambiato un pò. Non fece troppo caso ai muscoli e
all’altezza frutto di ore
e ore di allenamenti, ma si ritrovò a studiare il suo volto
sembrava più
maturo, consapevole ma anche più duro.
Distogliendo
lo sguardo lo superò per andarsi a riprendere il libro da
Bromley.
- Bromley,
perché non ci precedi? – l’amico lo
guardò con espressione strana, quasi incredula. Poi alla
fine si incamminò per
il sentiero.
-Se pensi che ti
darò un passaggio sul mio cavallo,
puoi levartelo dalla testa – Odette andò a
riprendere Falada conducendola con
le briglie verso il sentiero – dove vai? La strada per il
castello è di la! – si
fermò a metà strada vedendo che Derek andava
dalla parte opposta.
-so dove abito
– rise continuando a camminare nell’altra
direzione.
-dove stai
andando? – Odette si fermò
-faccio due
passi, vuoi venire? –
-C..Con te?
– Derek non era mai stato così gentile
in vita sua! Probabilmente la voleva portare vicino a qualche ruscello
e
buttarcela dentro solo per il gusto di farle uno scherzo. Derek si era
sempre
comportato così, non era possibile che cambiasse.
-vedi qualcun
altro forse? – il suo tono non era
cattivo e nemmeno derisorio, semplicemente spontaneo.
O
forse sì?
Odette strinse
il libro tra le mani lasciando che il
cavallo obbediente la seguisse anche senza redini. Una voce nella sua
testa
continuava a tormentarla “perché adesso
è così gentile?”
Derek
aspettò che lo raggiungesse e poi proseguì.
-dove stiamo
andando? – chiese lei camminando al suo
fianco.
-hai paura ?
– sorrise lui, Odette per la prima
volta nella sua vita sentì il cuore accelerare il battito.
- dovrei averne?
– lo rimbeccò mantenendo un tono sicuro.
-Non ti mangio
mica… non l’ho mai fatto dopotutto – Il
suo sorrisetto scomparve.
-certo, hai
fatto di peggio. Se non fossi sempre
stato così immaturo e stupido forse… -
iniziò lei guardando il prato.
“saremmo potuti essere amici” ma le
parole le si spensero prima di uscire dalla bocca.
- Quanti
complimenti, nemmeno tu sei sempre stata
gentile e carina con me, anzi sei sempre stata un maschiaccio se
proprio lo
vuoi sapere... –
Odette si
sentì ferita quando lui le parlò in quel
modo. Come sempre quando veniva ferita iniziò a chiudersi a
riccio – beh,
almeno uno dei due dove esserlo… e il posto di femminuccia
era già occupato –
lo punse lei.
Derek si
fermò in mezzo alla radura la situazione si
stava facendo interessante – secondo te non sarei un uomo?
– la fissò
prepotentemente negli occhi blu. Odette s’intimidì
ma non abbassò lo sguardo
nonostante non riuscisse a sostenerlo.
- Ed io non sono
forse una donna? – cercò di
ribattere lei ma la sua voce vacillò per un istante.
Malauguratamente
per lei, lui se ne accorse.
- Rispondimi
– le sussurrò avvicinandosi
pericolosamente a lei, Odette prese ad indietreggiare ma
sussultò non appena
sentì di aver toccato con la schiena il tronco di un albero.
Era in trappola.
–
ai tuoi occhi io non sono un uomo?-
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Capitolo 3 *** Incomprensioni - Atto 3 ***
Incomprensioni
– Atto 3
Si
avvicinò di più a lei
- Che stai
facendo! – ma era troppo tardi per
protestare, Derek l’aveva imprigionata mettendo le sue
braccia sul tronco. –
lasciami andare. – gli disse seria - il suo cuore
accelerò, era troppo vicino per
i suoi gusti, si sentiva mancare l’aria, trattenne il respiro
pur di non
sfiorarlo.
-rispondimi
– le ordinò il ragazzo facendosi sempre
più vicino
-se non ti
rispondo che farai? - cercò di sembrare
sicura di sè anche se in realtà si sentiva
agitatissima.
-mi
avvicinerò ancora e …- parve pensarci un istante
- …ti bacerò. – le disse
riappropriandosi del contatto visivo.
“ma
non ha senso tutto
questo! Lui mi odia, perché dovrebbe baciarmi!”
-no che non lo
farai! –
ribatté titubante lei.
-siamo fidanzati dopotutto, è un mio
diritto
poter baciare la mia fidanzata
– la
sbeffeggiò lui.
-Se io non voglio tu
non lo farai, e poi tu mi odi, questo non ha senso…
–
Derek si
avvicinò
lentamente al suo volto, pochi centimetri separavano le loro labbra,
pareva
davvero intenzionato a baciarla.
Odette non sapeva cosa fare, era paralizzata, avrebbe dovuto
concedergli quel
contatto con lei? Il loro primo contatto, in quel modo?
Poi
d’un tratto si
ricordò una cosa, una cosa che lui e Bromley avevano detto.
- Come fai a
sapere che
lo so? – Per un momento Odette abbandonò qualsiasi
emozione stesse iniziando a
provare ricordandosi chi era la persona che aveva davanti.
- Me lo ha
comunicato
mia madre quest’inverno. –
-
perché non mi hai mai
detto niente? Avresti potuto dirmelo! – lo sgridò
lei costringendolo a
lasciarla andare. A quanto pareva i ruoli si erano invertiti.
- SI! Avrei
potuto! E
allora? –
- E allora? Ti
sembra corretto
nei miei confronti? Tu l’hai praticamente sempre saputo, ed
io invece… -
- Avresti
preferito
saperlo prima? – era sul punto di gridarle, ma
perché non voleva capire nulla?
Perché era così ottusa?
- Si avrei
preferito
saperlo! –
- certo,
immagina se io
fossi venuto da te quando avevi 9 anni e ti avessi detto “
ciao Odette? Bella
estate vero? Lo sai che da grandi ci dovremo sposare anche se non ci
sopportiamo? Oh, stanno servendo il succo di frutta e i biscotti,
andiamo a
fare merenda!” –
Odette lo
guardò carica
di risentimento, non sapeva cosa ribattere.
Derek si
scompigliò i
capelli nervosamente e poi continuò. – credimi,
è stato meglio così. Hai potuto
passare un infanzia più serena rispetto alla mia. Ogni volta
che ti guardavo
durante le nostre estati forzate pensavo: “dovrò
sposare quella bambina un
giorno”.
Odette strinse i
pugni,
sentì Falada poco lontano da lei sbuffare, anche lei aveva
sentito che c’era
tensione nell’aria.
- Tu non hai
idea di
quanto detestavo vederti, se tu non fossi mai nata o se fossi stato un
ragazzo,
tutto questo non sarebbe mai successo. Ma poi ho iniziato a crescere e
a
capire, che se anche tu non fossi nata ci sarebbe stato un altro
accordo e
un'altra principessa. –
Odette stava per
dargli
uno schiaffo, si fermò a mezz’aria, aveva gli
occhi colmi di lacrime. Gli
lanciò il libro addosso e corse verso il suo cavallo.
Montò Falada con una
velocità strabiliante e partì al galoppo verso il
castello. Nessuno le aveva
mai detto così tante cose brutte in una volta, e anche se si
era promessa che
non avrebbe mai permesso a nessuno di vederla piangere non era riuscita
a
trattenersi quando Derek le aveva confessato il motivo del suo odio, il
suo
desiderio che lei non fosse mai nata.
Derek rimase
impalato
al centro della radura, non riusciva a capire cosa fosse successo, ogni
volta
che iniziavano a parlare finivano per litigare e poi lei…
lei aveva iniziato a
piangere, un pianto silenzioso quasi trattenuto che lo aveva fatto
sentire più
meschino di cento insulti.
Avrebbe
preferito
sentirla urlargli che lo odiava, vederla reagire come facevano quando
erano
piccoli, ma l’unica cosa che non si aspettava era il suo
completo silenzio.
Aveva alzato una mano ma poi sembrava averci ripensato, non voleva
neppure toccarlo.
Gli lanciò quel libriccino e poi scomparve sul suo cavallo
all’interno del
bosco.
Derek era
rimasto da
solo nella radura, raccolse il libro caduto di fianco a lui –
La belle et la
Béte – Gliel’avrebbe restituito una
volta tornato al castello.
****
“Lo
odio. Parlarmi in
quel modo… Farsi così vicino e minacciarmi di
baciarmi poi subito dopo
confessare che desiderava che non fossi mai nata…
” – Odette era sul suo letto
che rimuginava sugli avvenimenti successi quel pomeriggio, aveva pianto molto una
volta tornata in
camera sua, ma non per Derek, a quello ormai si era abituata. Non
avrebbe mai
pensato che sentirsi dire che tutto sarebbe stato meglio senza di lei
le
avrebbe fatto così male; un conto era pensarlo nella propria
testa, un altro
era dirlo a voce alta. – “Non volevo che mi vedesse
piangere.” Si asciugò le
lacrime ripensando al suo libro preferito, si sentiva come la
protagonista
quando veniva a scoprire che il padrone del castello era
quell’orribile e
crudele bestia. “Che rabbia, gli ho anche tirato addosso il
mio libro
preferito, spero che non si sia sciupato … o
peggio… Magari per dispetto può
averlo strappato! O magari l’ha buttato in un laghetto! Oh
no, devo andare a
riprendermelo immediatamente” – si alzò
rapidamente, si diede una rapida
sistemata cercando di convincersi che in fondo non si vedeva poi molto
che
aveva pianto… poi uscì.
-chi
è? – rispose la
voce dietro la porta.
-Voglio il mio
libro – disse
l’altra voce
-ah, bene, la
principessa tira libri è tornata… - Derek si
avvicinò alla porta e le aprì.
-non voglio
entrare,
voglio il mio libro –
disse lei
rimanendo sulla soglia.
Derek la
guardò, aveva
gli occhi velati di pianto e da quando le aveva aperto aveva fatto di
tutto per
evitare il suo sguardo, pensò a quanto le era costato venire
sin lì.
-entra dentro
non fare
la stupida – richiuse la porta dietro di lei. Odette non
sapeva il motivo ma obbedì
a Derek come se fosse stato un ordine.
La giovane
fanciulla
bionda fece qualche passo – tieni – le porse il
libro Derek dopo una prima
esitazione.
- te
l’avrei riportato
più tardi – aggiunse lui.
- Temevo che per
dispetto l’avessi potuto strappare. Povero libro …
- disse esaminandolo. Non
era stata una buona mossa lanciarlo in quel modo, poteva sgualcirsi o
rovinarsi.
-Com’è
che ogni volta
che noi due iniziamo a parlare finiamo per litigare…? Io
volevo solo essere
gentile – concluse.
Finalmente la
ragazza
sollevò lo sguardo e Derek potè fissarla negli
occhi – Hai una strana idea di
gentilezza visto che volevi baciarmi contro la mia volontà
– il suo sguardo si
fece penetrante, lo voleva mortificare, ma sapeva che ci sarebbe voluto
ben
altro per scalfire quel ragazzo di fronte a lei. Si sedette sul letto
tenendo
in grembo il libro mentre lui in piedi la guardava.
- mi hai
bloccata in
quel modo, poi hai iniziato a dire tutte quelle cose cattive - fece una
pausa
studiando il suo atteggiamento. Poi, inaspettatamente le uscirono
parole di
bocca che non avrebbe voluto dirgli – Nemmeno per una volta
mi è passata per la
mente l’idea che se tu non ci fossi mai stato io sarei stata
meglio. Nemmeno
una. –
Derek rimase
colpito
dalle sue parole. Ma la ragazza non aveva finito – Sono tante
le esperienze che
dovremo fare insieme, ma Non voglio ricevere il mio primo bacio
così. – ebbene
l’aveva detto. Aveva dato voce ai suoi pensieri
più intimi, ma adesso che si
era esposta così tanto era diventata fragile, qualunque
presa in giro da parte sua
l’avrebbe ferita ancora.
Derek si sedette
sul
letto, più precisamente vicino a lei – dovrai
comunque riceverlo da me,
rassegnati. – lo disse quasi dispiaciuto, come se si stesse quasi scusando con lei di dover essere
lui quel ragazzo con cui lei non solo doveva scambiare il primo bacio
ma anche
tutti quelli che sarebbero venuti dopo.
La sua risposta
la
lasciò interdetta. Odette lo guardò con gli occhi
lucidi – e ti pareva quello
il modo? – disse con un fil di voce.
-Mi avevi
provocato,
stavo solo giocando un po’ – si difese
Lei rimase in
silenzio.
-Hai detto che
per te
non ero un uomo! – il suo tono di voce divenne caldo
e… profondo.
Odette si
ritrovò a
rimproverarsi per quello che gli aveva detto, effettivamente era stata
un po’
troppo cattiva persino per lui. Quando le aveva chiesto se ai suoi
occhi lui
non era un uomo sembrava tenerci molto alla sua risposta.
-Tu hai detto
che sono
un maschiaccio – rispose lei dopo aver riflettuto.
-tu, -
continuò Derek –
mi hai dato dell’immaturo e stupido, non appena ci siamo
incontrati. Io volevo
portarti in un posto carino, ma la verità è che
riesci sempre a rovinare tutto!
– si mise le mani fra i lisci capelli castani, si
alzò dal letto e andò verso
la finestra; aveva lo sguardo perso nel vuoto assorto nei pensieri.
- Beh mi
dispiace di
essere nata e di averti rovinato tutto! A
quest’ora saresti stato molto più felice senza di
me, lo hai detto tu stesso.
Beh mai dire mai, potrebbe darsi che un giorno il tuo desiderio si
avveri. –
Arrabbiata e ferita si diresse verso la porta
- e poi tu che
fai il
gentile con me? Chissà a quale sporco ricatto ti ha
costretto la regina, o
forse era il debito di qualche scommessa persa con Bromley? -
s’avvicinò alla
porta e fece per andarsene, in quell’istante Derek
parlò.
- ti sbagli.
Questa
volta volevo davvero fare qualcosa di carino per te. –
Odette si
bloccò,
l’aveva detto con una voce talmente malinconica che se non
l’avesse conosciuto
da tanto tempo avrebbe detto che quel ragazzo in
quel momento si sentiva ferito. Ignorò le sue
sensazioni, aprì
la porta ed uscì.
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Capitolo 4 *** Fiducia - Atto 3.5 ***
Fiducia - Atto
3.5
Era passata
circa una
settimana, i due ragazzi non si parlavano, Odette cercava in tutti i
modi di
evitarlo e ci riusciva, a tavola o nei momenti in cui c’erano
anche altre
persone presenti si limitavano a parlare poco e niente. La situazione
non era
delle migliori e nei giorni a seguire le cose non stavano migliorando.
Quando
si incrociavano per i corridoi del castello si ignoravano e nemmeno si
salutavano.
Quella mattina
Odette
si era svegliata di buon umore, la giornata era soleggiata e in cielo
non vi
era una sola nuvola, le sarebbe piaciuto molto fare una passeggiata nei
giardini reali, quelli che vi erano a palazzo erano davvero molto
belli, stava
giusto passeggiando nel corridoio quando decise di parlare ad una
giovane
guardia
–mi
scusi, - non era solita fare queste cose
ma ultimamente aveva sofferto molto la solitudine, non avendo neppure
Derek con
cui parlare le giornate si erano rivelate più noiose del
previsto, tutto quello
che voleva era solo scambiare due parole con qualcuno.
La guardia, un
ragazzo
abbastanza giovane la guardò profondamente stupito, lui come
tutte le altre
guardie controllavano le varie aree del palazzo nel caso fosse successo
qualunque cosa, erano lì a sicurezza degli abitanti del
castello e anche
ovviamente della famiglia reale. Specialmente della famiglia reale.
– credo di
essermi confusa, non ricordo più dove devo andare per
raggiungere il giardino.
– Perciò quando la principessa in persona gli
rivolse la parola, cosa più unica
che rara, questi si sciolse come il burro al sole.
- sarei ben
lieto di
accompagnarla personalmente – disse tutto gentile il ragazzo.
-non
è troppo disturbo
vero?- rispose lei – non vorrei distrarvi dai vostri compiti
-
- assolutamente
no
principessa, insisto, questo castello è pieno di corridoi,
rischia di smarrirsi…
– sorrise quello di rimando.
Odette gli
rispose
gentilmente e fu felice di intrattenere per un po’ una
conversazione con
qualcuno, stava giusto parlando della varietà di fiore che
più preferiva
quando, proprio davanti all’ingresso del giardino, Derek la
fissava con sguardo
pensieroso.
-Possiamo
parlare ? –
si avvicinò cauto il ragazzo.
La guardia che
sentì di
non interrompere quel particolare momento, (nel castello giravano molti
pettegolezzi su un avvenuto litigio, l’ennesimo, che i due
ragazzi avevano
avuto) si congedò gentilmente e lasciò i due
ragazzi da soli. Quella sera
sarebbe stato un bel vanto parlare al bar dei gusti della principessa,
il suo
amico Stanley avrebbe dovuto ammettere la sua bravura una volta
tanto…
Odette rimasta
da sola
si girò verso Derek esortandolo con lo sguardo a parlare.
- mi
dà fastidio questo
tuo atteggiamento…- il suo tono sembrava irritato.
- non capisco di
cosa
tu stia parlando … -
Il ragazzo mosse
qualche passo in direzione del giardino e lei lo seguì senza
fare storie.
- mi riferisco
al tuo
fare civettuolo… - disse tranquillamente lui
-civettuola io?-
Odette
fu sbalordita – continui ad offendermi, e dopo questo non
dovrei più rivolgerti
la parola –
-Sai bene che ai
nostri
genitori importa solo che tu dica un certo “si, lo
voglio” in un determinato
momento. –
Nonostante fosse
irritata non potè fare a meno di scapparle un mezzo sorriso
al solo pensare ai
loro genitori
- ed
è proprio perché a
me importa il contrario che sono qui. – aggiunse lui.
- importa anche
a me -
- stavi
civettando con
quella guardia. Conosci questo castello bene quanto conosci me; - il
castano fece
una pausa, stava ammettendo una cosa che non si sarebbe aspettato di
dirle
tanto facilmente, ovvero che lei lo conosceva bene.
- è
vero. – ammise lei
Derek non ci
poteva
credere, gli aveva dato ragione? E per di più senza
discussioni! Dov’era il
trucco?
– mi
sentivo sola.
Avevo voglia di un po’ di compagnia, cosa
c’è di male? –
- di male
niente, ma ci
sono io – il ragazzo si
avvicinò e
senti quasi spontaneo offrirle il braccio per passeggiare
più vicini. Lei lo
accettò con sua sorpresa, forse entrambi erano sulla strada
giusta.
-che intendi
dire? – questa
volta niente fraintendimenti, Odette voleva sentire chiaramente cosa
stesse
pensando il ragazzo con cui stava passeggiando.
- dico solo che
se ti
annoi puoi sempre venire a bussare alla mia porta, sai dove
sto… oppure hai
bisogno che ti disegni una mappa? –
- ma
perché dovrei
farlo? Non abbiamo mai fatto nulla del genere in tutta la nostra vita,
- guardò
loro due che si prendevano a sotto braccio, se solo avesse immaginato
una cosa
del genere l’anno precedente si sarebbe chiesta se non fosse
impazzita.
-lo so
è vero, noi non
siamo mai stati in ottimi rapporti però – la
guardò – vorrei essere io la
compagnia di cui tu hai voglia, perché è giusto
così. –
Odette era
sbalordita,
chi era quel ragazzo? E cosa ne aveva fatto del bambino pestifero con
cui era
cresciuta? Davvero le persone potevano cambiare così
radicalmente o forse era
una fase della crescita?
-se non ti
conoscessi
bene penserei che –
Derek
l’interruppe. –
tu non mi conosci così bene come credi. Non sono
più quel bambino, come tu non
sei quella bambina. – si avvicinò di
più a lei prendendole le mani – stiamo
cambiando, stiamo entrambi crescendo e dobbiamo prenderci le nostre
responsabilità, -
- non stai
parlando
solo del nostro matrimonio, non è vero? – lo
guardò seria.
- no infatti,
sto
parlando della situazione dei nostri regni, a breve inizierai a
studiare anche
tu per il compito che insieme andremo a svolgere, ma credimi se ti dico
che
effettivamente è la migliore cosa che noi possiamo fare.
Miglioreremo la vita
di moltissime persone. Ma per fare questo dobbiamo fare squadra. Se
continueremo a farci la guerra non otterremo niente, dobbiamo superare
il
passato e andare avanti. – prese una pausa, non pensava che
avrebbe parlato
così a lungo, ma Odette non l’aveva interrotto e
non aveva detto una sola
parola per contraddirlo.
In
realtà Odette era
affascinata da quello che le aveva detto, non aveva parlato da
ragazzino era
come se per un momento fosse riuscita a vedere il Derek del futuro, un
sovrano
che pensa prima al bene del suo popolo. Era questa la via giusta
allora?
Accettare quell’unione e non contrastarla in nessun modo? Non
avevano diritto
anche loro di trovare l’amore?
Proprio come se
Derek
le avesse letto nella mente parlò. – voglio farmi
conoscere da te e voglio
conoscerti meglio, e si, magari ti infastidirò,
capiterà che io ti prenda in
giro e la stessa cosa vale per te. -
Odette lo
guardava con
i suoi grandi occhi blu e non sapeva cosa pensare. Lui
continuò a parlarle
dolcemente, lei non potè che rimanere estasiata davanti a
quella persona
diversa che aveva davanti – dovremo comunque sposarci no?
Tanto vale provarci,
cosa abbiamo da perdere? – Odette era ancora titubante, non
riusciva a capire
se facesse sul serio o la stesse prendendo in giro come al solito,
eppure
sembrava così sincero… – Principessa,
aprimi il tuo cuore. – le sussurrò
all’orecchio. La giovane sussultò sentendolo
così vicino, non era mai stata
così vicina ad un ragazzo, e mai pensava che quel ragazzo
potesse essere Derek
–
allora, che ne pensi? –
Odette guardava
quel
ragazzo davanti a lei, lo guardava e non lo riconosceva, oltre ad
essere
cambiato fisicamente, stava mostrando un lato che lei in dieci anni non
aveva
mai visto. Si potevano davvero cancellare anni di scherzi, prese in
giro e
ostilità in quel modo? Poteva davvero fidarsi ?
-Io non so se ne
sono
in grado… - Insomma fino alla settimana prima litigavano per
ogni sciocchezza e
adesso doveva provare a comportarsi come una fidanzatina innamorata?
Non
credeva di poter cambiare così da un giorno
all’altro.
Derek
rifletté su
quanto le aveva detto, forse con tutti quei discorsi l’aveva
spaventata.
- lo so che
può
sembrare difficile ma è più semplice di quanto
sembri… parlo per esperienza
personale. –
Odette si
fermò
bruscamente – stai dicendo che sei già stato con
un ragazza prima di me?! –
- se ti dicessi
di sì
saresti gelosa? – le fece un sorriso scaltro tentando di
decifrarla. Ma la
ragazza non aveva proprio bisogno di essere decifrata,
perché lasciò
all’istante il suo braccio e tornò indietro sul
sentiero.
- Ehi Odette!
Aspetta –
le corse dietro fermandola appena in tempo, era piuttosto seccata
– stavo
scherzando, ti stavo solo prendendo un po’ in giro.
–
- beh, devi
proprio
smetterla di farmi scherzi o un giorno di questi giuro che potrei
davvero
lasciarti. –
Il ragazzo rise.
– beh,
dall’età di 4 anni ho avuto una sola fidanzata in
vita mia quindi non c’è
motivo di essere gelosa, e poi dopo tutti questi anni di fidanzamento
hai
ancora dei dubbi sulla mia lealtà? –
Lei rise -
è davvero
troppo divertente punzecchiarci, non sono sicura di poterne fare a meno
per
ora. –
Il ragazzo
castano fu
colto alla sprovvista per la prima volta, Odette riprese a passeggiare
– io
credo che dovremmo rimandare il Discorso a tempi più maturi.
Siamo giovani, io sono giovane.
Per ora posso solo
provare ad esserti amica
– sottolineò
lei. – per favore, non chiedermi di più adesso
–
Il principe
stava riflettendo
su quello che lei gli aveva detto, avevano ancora un paio
d’anni davanti,
sarebbero bastati a sistemare il loro rapporto? Ora come non mai il
tempo gli
sembrò volare.
Odette gli si
parò
davanti distogliendolo dai suoi pensieri – abbiamo raggiunto
una tregua? – lo
guardò speranzosa, tutto questo serviva a farle prendere del
tempo, sparando
che lui accettasse di non torturarla più e farle trascorrere
il resto
dell’estate in pace.
-tregua
– le strinse la
mano delicatamente. –
Quell’estate
fu davvero
l’estate della tregua, durante le apparizioni pubbliche
evitavano di
punzecchiarsi a vicenda e dietro le mura del palazzo anche se i due
trascorrevano molto tempo separati quando si ritrovavano insieme
cercano sempre
di non darsi sui nervi e parlavano di quello che avevano fatto di
recente o di
interesse comune, come gli amici solitamente facevano. Derek ogni volta
che
poteva usciva a caccia con Bromley o si buttava a capofitto negli
allenamenti,
voleva approfittare delle belle giornate e della stagione di caccia per
fare
più pratica possibile. Odette invece passava i suoi
pomeriggi nella biblioteca
reale a leggere, leggeva e rileggeva ogni libro le capitasse sottomano,
e se
qualche volta capitava di chiacchierare con qualche guardia non si
sentì
minimamente in colpa, dopotutto, fidanzato o no, Derek non poteva
impedirle di
parlare con le persone mentre lui poteva andare in giro con il suo
amico
Bromley!
Quella forse fu
per lei
l’estate più tranquilla che aveva passato negli
ultimi dieci anni, come a
solito fu una gran gioia quando suo padre le comunicò il
rientro a palazzo.
Ci fu la solita festa d’addio e il momento in cui i due
ragazzi dovettero
salutarsi pubblicamente.
Derek le fece il
baciamano – “Fate buon viaggio principessa tira
libri”-
-spero di
naufragare
lontano da qui – disse sorridendogli lei. I sudditi da
lontano chissà cosa
pensavano si stessero dicendo i due promessi sposi.
- anche se
dovessi
naufragare, verremmo cercarvi, lo sai.-
-Affogherò
prima che tu
possa arrivare –
- non cambierai
mai;
sei ancora una bambina. –
- Disse quello che non sa
neanche tirare con
l’arco! -
-l’anno
prossimo ti
farò vedere! – l’accompagnò
fino alla salita della nave.
-non scrivermi
lettere
– disse lei entrando.
- nemmeno tu
– furono
le ultime parole di Derek.
Anche
quell’estate era
passata, adesso avevano un intero inverno davanti in piena
tranquillità.
Rimanevano ancora tre anni prima del diciottesimo compleanno della
principessa,
poi i ragazzi si sarebbero dovuti rincontrare e come tutti si
aspettavano,
sposarsi.
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Capitolo 5 *** Batticuore - Atto 4 ***
Batticuore
– Atto 4
Gli anni e le
estati
passarono in fretta, Odette e Derek crebbero e diventarono due bei
giovani, se
solo non fossero stati talmente orgogliosi da non ammettere che
entrambi adesso
iniziavano a provare un certo interesse l’uno per
l’altra le cose probabilmente
sarebbero andate in maniera molto diversa.
Dall’estate
dei suoi
quindici anni, così come Derek aveva predetto Odette non
ebbe più un solo
minuto libero, gli anni alle nozze diminuivano e i suoi compiti regali
aumentavano, un giorno non molto lontano sarebbe diventata regina ed
insieme a
Derek avrebbe governato su due grandi reami che sarebbero stati riuniti
sotto
un unico stemma. C’era troppo da sapere e troppo poco tempo
per impararlo,
Odette studiava la maggior parte del tempo e quando non era impegnata
nello
studio aveva lezioni di etichetta e obblighi regali verso il suo
attuale regno.
Ormai era rimasto esattamente un anno prima del suo matrimonio e di
ciò che
tutto quello avrebbe comportato, la sua spensieratezza fu abbandonata
per
prendere il peso di quel compito che le era stato assegnato; Derek
portava già
da prima di lei quel fardello e adesso la ragazza iniziava a capire il
perché
di molte sue azioni.
Il principe
Derek oltre
allo studio teorico di tutti i doveri di un re si allenava duramente in
tutte
le discipline dal sorgere del sole fino a notte fonda, molte sere
quando
finalmente poteva andare a riposare pensava al giorno successivo e a
tutte le
cose che avrebbe dovuto ricominciare a fare. A soli ventun anni si
ritrovava il
pesante fardello di essere un sovrano, e tutto il duro lavoro era sulle
sue
spalle, le pressioni su di lui e Odette erano aumentate notevolmente e
il tempo
per pensare all’estate era davvero poco.
I due ragazzi
erano
consapevoli che quella sarebbe stata l’ultima estate in cui
loro sarebbero
stati ancora liberi. Odette
diciassette anni, Derek ventuno, l’ultimo inverno che
avrebbero passato
separati prima di diventare marito e
moglie, Re e Regina.
L’estate
arrivò
puntuale come tutti gli altri anni.
La nave della principessa Odette salpò in tutta
tranquillità e in poco tempo arrivarono
a destinazione dove il principe Derek e la Regina Uberta li
aspettavano.
Odette aveva
guardato
per tutto il viaggio il suo regno che ancora un’estate
abbandonava. Era
malinconica più del solito, non voleva voltarsi a vedere il
suo futuro, quel
futuro che prepotentemente le si era parato davanti e che, presto o
tardi,
avrebbe dovuto affrontare.
-ciao- la
salutò Derek
nascondendo la meraviglia di quell’incontro. Odette era
diventata una splendida
ragazza nel fiore degli anni, gli occhi grandi e blu erano incorniciati
da una
cascata di morbide onde di capelli biondi come il sole, la pelle di un
candore
marmoreo le donava un aura angelica e delicata, era diventata un
po’ più alta
ma non avrebbe mai raggiunto Derek. Il suo fisico formoso al punto
giusto aveva
infine abbandonato del tutto l’infanzia sbocciando in una
bellissima giovane
donna.
-ciao- la
ragazza si
inchinò consapevole che su di loro vi erano puntati migliaia
di occhi curiosi.
Derek le porse
il braccio.
Odette gli rivolse uno sguardo di sottecchi, ormai Derek era un uomo,
del
bambino con cui giocava da piccola non vi era più traccia,
era alto e il suo
fisico asciutto era ricoperto di una muscolatura frutto di anni di duri
allenamenti, i suoi capelli castani gli arrivavano fino al collo e di
sfuggita
potè vedere che nonostante quegli anni trascorsi, i suoi
occhi blu cobalto non
erano cambiati.
-non fare
quell’espressione triste, o penseranno che ci sia qualcosa
che non vada bene – Odette
prese il suo braccio mentre con la mano iniziò a salutare il
popolo che
esultava felice.
-scusami, non
credevo
si vedesse tanto – bisbigliò cercando di sorridere
il più possibile.
Si diressero
verso le
carrozze che attendevano, solitamente era sempre stata una per tutti e
quattro
i membri reali ma stavolta era diverso.
Odette lo
guardò. – due
carrozze? –
- questa volta
faremo
il tragitto insieme – fece un segno a sua madre che stava
salendo sulla prima
carrozza dorata seguita da Re Guglielmo. Aprì la porteria e
la fece entrare per
prima.
- è
per quello che è
successo l’anno scorso vero? –
Derek rise, -
beh
quello è stato sicuramente un bel tentativo…
rinchiudersi nella carrozza per
protesta. –
Odette
ripensò ai
lividi che le erano venuti sulle braccia quando l’avevano
presa di forza e
portata dentro. Non erano spariti per una settimana intera.
- ma se ti
consola
anche io ho la mia parte di colpe… se ricordi bene ero
salito su di un albero e
minacciavo di non scendere più. – rise ancora
anche se in maniera più amara. La
ragazza lo percepì – ti hanno caricato di lavoro
anche quest’anno, non è vero?
–
Il castano
guardò fuori
dal finestrino mentre le persone sul ciglio della strada lungo il paese
gridavano i loro nomi ed esultavano felici. – te
l’ho già detto, non devi
preoccuparti per me, ci sono abituato. – si voltò
verso di lei e cambiò
argomento. – piuttosto… quante proposte ti sono
arrivate quest’anno? –
Da quando Odette
aveva
compiuto quindici anni a palazzo erano iniziati ad arrivare messaggeri
da ogni
dove portando proposte di matrimonio da vari regni. Suo padre le aveva
respinte
tutte ovviamente, Odette era impegnata ufficialmente con il principe
Derek sin
da quando era nata, era noto a tutti ma il loro regno era altrettanto
ambito e
le proposte continuavano ad arrivare.
- contando anche
quel
principino di undici anni umh… - fece un rapido conto
– dodici, sì dodici
proposte. –
Derek le sorrise
– non
hai ancora trovato nessuno migliore di me? –
- ancora no, ma
c’è
ancora tempo non disperare. – la cosa bella del loro rapporto
è che finalmente
erano diventati amici, riuscivano a condividere una carrozza senza
uccidersi a
vicenda e per loro era un grande passo in avanti.
Derek le porse
la mano,
lei la prese. Stavano pensando alla stessa cosa.
- tra poco ci
toccherà
farlo davvero –
- lo so
– disse lei
sentendosi rassicurata da quel contatto. Nessuno poteva capire meglio
di lui
cosa stesse provando.
- hai paura?
– le
chiese lui guardando tutte quelle persone e sapendo che sarebbe toccato
a loro
due decidere le loro sorti.
- sono
terrorizzata. Ma
non abbiamo scelta. – lasciò la sua mano e
ritornò triste pensando a tutto
quello che l’aspettava. Quell’estate sarebbe stata
la più breve della sua vita,
ne era certa.
****
Pioveva.
Erano giorni che
Odette
era rinchiusa a palazzo, le giornate sembravano aver preso spunto dal
suo umore
e da quando era arrivata non aveva smesso un minuto di piovere, non era
neppure
riuscita ad andare a cavalcare nemmeno una volta ancora.
Quella mattina
Odette
si svegliò con il rumore di qualcuno che bussava alla sua
porta.
- un…
un momento… - si
alzò dal letto ancora mezza addormentata e
indossò una vestaglia di seta bianca
sopra la veste da notte.
- chi
è? – aprì la
porta pensando fosse una delle sue cameriere venute ad aiutarla.
Quando
aprì la porta si
ritrovò Derek vestito di tutto punto e con un aria sorpresa
– cosa ci fai
ancora vestita così? – si voltò di
scatto dall’altra parte, era sconveniente
che un uomo vedesse una donna in quello stato prima del matrimonio.
- beh non mi
aspettavo
di certo che fossi tu, credevo fosse Grimilde… - si
scusò lei socchiudendo la
porta. Trovava inutile ribadirgli per l’ennesima volta che
non c’era nulla di
male nel vederla in camicia da notte visto che si conoscevano sin da
bambini,
ma Derek era molto tradizionalista su certe cose, così alla
fine aveva dovuto Rorandersi
e rispettare quella stupida regola.
- sono venuto a
dirti
che questa mattina c’è il sole un po’
coperto e anche se non è l’ideale
potremmo andare a fare una cavalcata qui in giro –
Era carino da
parte sua
informarla delle condizioni del meteo… ma non
c’era bisogno che andassero per
forza a cavalcare insieme…
- si, mi
piacerebbe
molto montare Falada, ma devo cambiarmi e non so quanto tempo potrei
metterci.
–
- va bene, fa
con comodo,
ti aspetterò nelle scuderie. – e detto questo
Odette sentì i suoi passi
allontanarsi.
A quanto pare
non aveva
capito male, Derek voleva davvero trascorrere quel tempo con lei.
“Poco
male” pensò “
dopo lo scorso anno avrò la possibilità di fargli
vedere quanto sono migliorata
nel salto” sorrise tra se soddisfatta pregustando il momento
in cui l’avrebbe
lasciato a bocca aperta.
****
Quando Derek le
aveva
detto di andare a fare una cavalcata insieme Odette aveva sottointeso
che lui
si riferisse solamente a loro due e non anche a Bromley…
La cavalcata era
stata
piuttosto divertente quando dopo un po’ Odette decise di
superarli e andarsene
in giro per conto proprio, ma quando Derek le aveva detto che non
trovava più
Bromley chiedendole di aiutarlo a cercarlo la noia alla fine aveva
preso il
sopravvento.
Bromley non si
vedeva
da alcune ore, il che era strano, di solito riuscivano a trovarlo quasi
sempre
in qualche angolo remoto del bosco in cui aveva perso
l’orientamento, magari
per inseguire il coniglio di turno. D’un tratto il sole in
cielo s’oscurò, nubi
cariche di pioggia accompagnate dal vento s’abbatterono sui
due cavalieri.
Erano troppo lontani per ritornare al castello, l’unica
scelta era quella di
rifugiarsi sotto un gazebo costruito lì vicino aspettando
che il diluvio
finisse.
Derek
guardò il cielo diventare
sempre più scuro.
- pensi ci
vorrà molto
prima che smetta? – chiese Odette.
- non lo so,
forse
qualche ora – sospirò lui
-E cosa faccio
io un’ora
, bloccata qui con te? – si lamentò lei.
- Si accettano
proposte
– le rispose lui sorridendo quasi furbamente.
Odette lo
guardò
titubante mentre un leggero color porpora prese a colorarle le guance.
-
Effettivamente, ci
sarebbe una cosa – iniziò lui.
-cosa?
–
- Qualche anno
fa ti
feci una domanda a cui tu abilmente non rispondesti. –
-c…cioè…?
– rispose
titubante lei. Figurarsi se si poteva ricordare tutte le domande che
Derek le
faceva e a cui lei non rispondeva!
Derek le si
avvicinò un
poco – Adesso non puoi scappare e se non sbaglio non hai
portato libri con te…
- continuò tirando un sorrisetto poco raccomandabile, ma che
Odette trovò
stranamente interessante.
In un istante
ricordò
quel giorno a cui lui alludeva e capì cosa volesse
chiedergli – oh, non fare la
femminuccia e tagliamo la testa al toro, dillo! –
esclamò sospirando.
Il ragazzo
distolse lo
sguardo da lei, stava guardando in lontananza le prime gocce
d’acqua cadere
sempre più forte -è proprio questo il punto,
continui a dirmi che sono una
femminuccia, ma è davvero questo che pensi di me?
– con lo sguardo fisso sul
cielo finalmente il ragazzo parlò.
Odette fu
colpita da
quelle parole, per tutto quel tempo Derek si stava ancora chiedendo
cosa
pensasse lei di lui? Ma cosa pensava lei davvero di lui? Negli ultimi
tempi non
aveva avuto nemmeno il tempo per formulare un pensiero come quello,
semplicemente non ci pensava, che poi le battesse il cuore quando lui
la
guardava in quel modo o smettesse di respirare quando le sfiorava la
mano,
questo lo sapeva solo lei. Ma non riusciva a capirne il motivo. Era
sempre lo
stesso Derek di sempre, no?
E fu mentre
Odette
formulava per la prima volta questi pensieri e iniziava ad acquisire
una nuova
consapevolezza che poco distante da loro cadde un fulmine.
Il rumore fu
assordante,
i cavalli si imbizzarrirono ed Odette sobbalzò dalla paura.
Forse
fu un riflesso,
Forse
lo spavento,
Forse
solo una scusa.
Un tuono
illuminò per
un momento il cielo, Odette stringeva qualcosa,
o
meglio, qualcuno;
Derek.
Senza rendersene
conto
le sue mani avevano stretto la sua candida
camicia bianca, il volto nascosto nel suo petto, lo spavento che le
faceva
batteva forte il cuore. Non aveva mai avuto
quel tipo di contatto con lui, non aveva mai
sentito il suo profumo, non aveva mai
saggiato il suo calore, le sue braccia che la stringevano in
quel modo
protettivo.
Derek
non parlò e nemmeno Odette lo fece, probabilmente entrambi
avevano paura di
dire la cosa sbagliata che avrebbe potuto rompere
quell’equilibrio così fragile
che si era creato tra di loro.
Odette chiuse
gli occhi,
il suo volto dapprima nascosto adesso si appoggiava, quel contatto che
prima
respingeva adesso lo accoglieva. Respirò lentamente, sentiva
il cuore
scoppiarle in petto e aveva paura che persino Derek potesse sentirlo,
aveva
avuto paura, aveva paura.
- va tutto bene
– Derek
le parlò così piano che quasi non
riuscì a sentirlo sopra il rumore forte della
pioggia.
- no, non va
tutto bene
– ammise Odette senza spostarsi di un millimetro. –
riguardo a prima… -
- bene
– continuò lui –
la mia fidanzata pensa che io sia un debole… - disse
sussurrando quelle parole
con un pizzico di malinconia nella voce.
-no Derek, io
– si
strinse di più a lui. Non voleva ferirlo.
-basta, non
c’è bisogno
che continui. – la fermò.
-io non penso
che tu
sia un debole – disse decisa stringendo la camicia.
Aveva sentito
bene? O
forse il fatto di averla tra le braccia aveva mandato in confusione
tutti i
suoi sensi? Non avrebbe mai potuto pensare che persino la forte e
impavida
Odette fosse in realtà così piccola e insicura
fra le sue braccia. Era un lato
di lei che non aveva mai visto prima, adesso lei gli stava parlando
come mai in
tutta la sua vita.
–
ai miei occhi non sei né un debole né una
femminuccia. –
Derek sorrise
impercettibilmente. – anzi, nonostante tutto quello che tu hai fatto, mi
hai
fatto, credo che- la ragazza si fermò, che cosa pensava? Che
cosa credeva
davvero? Era confusa, tutta quella situazione l’aveva
stordita.
-che?
– l’esortò lui
sperando di sentirle dire quella cosa che più voleva.
-…credi
che sia facile?
Se te lo dicessi mi prederesti solo in giro. – si
staccò da lui e si avvicinò
alla ringhiera di legno del gazebo voltandogli le spalle, sentiva
freddo senza
il suo abbraccio, per la prima volta in vita sua sentì tutto
il peso dei suoi
anni di solitudine adesso che per qualche secondo aveva sentito quel
calore
riempirla dentro.
–
ammesso che tu non lo stia già facendo…
– ricordò
più a se stessa che a lui.
Derek le si
avvicinò,
le sembrava così spaurita. Non l’aveva mai vista
in quello stato. Non poteva
credere che un po’ di pioggia la rendesse così
debole. Poi un altro pensiero
più egocentrico prese il sopravvento. E se lei si stesse
sentendo in quel modo
per quello che aveva appena fatto?
–
Odette, tu mi piaci.
–
–
Certo che ti piaccio…
per farmi dire quello che vuoi sentire diresti di tutto! –
continuò offesa lei.
Derek si
scostò dalla
trave e a passi lenti si avvicinò. – no Odette, tu
mi piaci. – fece una pausa
aspettando che lei parlasse ma non lo fece.
– mi piaci Odette, nell’unico senso che
tutti e due conosciamo. -
Lei lo
guardò negli
occhi e capì che in quel momento lui era serio, troppo
serio. Non doveva
guardarla in quel modo come se le leggesse dentro. Fu costretta a
girarsi per
non fargli vedere il rossore che ormai si era impossessato del suo
viso.
Derek scosse la
testa.
La principessa
si girò
del tutto, aspettando che Derek facesse chiarezza.
In attesa di parole che non arrivarono.
La raggiunse e
attese
che fosse lei ad avvicinarsi.
Le prese il viso
e le
si avvicinò accarezzandole la guancia con un tocco quasi
impercettibile. Stava
succedendo, stava succedendo davvero.
– non
tenterai di darmi
uno schiaffo questa volta? –
- sono sempre in
tempo
– i suoi occhi erano incollati ai suoi, il suo corpo non
rispondeva più ai suoi
comandi, il rumore della pioggia e quei profondi occhi blu
l’avevano fatta
affogare nei sentimenti. Il cuore le batteva così forte che
riusciva a sentirlo
nelle orecchie.
–cosa
succederà adesso?
- chiese lei in un sussurro.
-quello
che tu vuoi che accada.-
Angolo
Autrice:
Quando
quei due si baciarono durante
il ballo, secondo me non fu la prima volta. E allora come fu la prima
volta?
Ecco io l’ho provata ad immaginare ^.^ leggete il prossimo
capitolo e fatemi
sapere cosa ne pensate!
|
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Capitolo 6 *** Fulmini - Atto 5 ***
Fulmini
– Atto 5
La sua voce
così
vicina, calda e profonda le fece salire uno strano brivido lungo la
schiena
–
io… non so cosa
voglio – Era confusa e spaventata – e tu?
– lo guardò negli occhi. Perché solo
lei doveva sentirsi così insicura?
- io credo di
averlo
sempre saputo…-
Il ragazzo si
avvicinò
lentamente, quasi avesse paura che lei da un momento
all’altro potesse
ritrarsi, poi appoggiò le labbra sulle sue. Un brivido per
un attimo assalì
entrambi, nervosi per questo loro primo contatto.
Il loro primo bacio.
Sembrò
strano ad
entrambi, non avevano mai provato quelle sensazioni l’uno per
l’altra e
improvvisamente quel bacio cambiava tutto quello che c’era
sempre stato tra di
loro. La parola Amicizia era stata appena cancellata.
Un altro fulmine
rimbombò nel cielo, un suono cupo e poi una luce abbagliante
investì di nuovo
quella piccola radura; Odette sussultò tentando di
trattenere la paura ma Derek
lentamente l’avvolse in un abbraccio rassicurante.
- non avere
paura… ci
sono io – le sussurrò.
Odette si rese
conto di
ciò che era appena successo, lei tra le braccia di Derek
subito dopo essersi
scambiati il loro primo bacio.
“la mia maschera di durezza e superiorità
è crollata. Non avrei potuto
fingere per sempre. Eppure tutto ciò che ho fatto
è stato per difendermi da te.”
-si,
lo so –
-Cos..?- Odette
alzò lo
sguardo e incontrò il suo.
-hai pensato a
voce
alta. – le sorrise lui.
Odette rimase
interdetta, arrossì in viso e lo guardò con occhi
nuovi. Stava succedendo
davvero… -perché non mi stai prendendo in giro?
Perché non stai facendo qualche
battutina per offendermi? – si scostò da lui
-
perché anche io, come
te, non sono così. – si scostò anche
lui e adesso tra di loro vi era una
distanza di circa un braccio.
- credo sia il
momento
di finirla con questa stupida farsa… va avanti ormai da
quando eravamo piccoli.
Ma sappiamo bene entrambi che era solo un modo per rifiutare la
situazione. - disse
convinto lui prendendole le mani. –Per
rifiutare una scelta che non era nostra. -
-non
farò più niente
per ferirti. – intrecciò la sua mano con quella di
lei.
Dopo un primo
silenzio
anche Odette parlò
–
nemmeno io .-
Intrecciò
la sua mano
dolcemente poi inclinò la testa leggermente scrutando quel
ragazzo davanti a
lei – è come se non ti conoscessi … -
-lo stesso vale
per … -
si avvicinò nuovamente alle sue labbra –
…me – e questa volta senza nessuna
esitazione la baciò. Nuovamente un brivido li pervase, forse
era colpa di
quell’alchimia che si era creata tra di loro o
forse solo del freddo… ma quel bacio fu anche
meglio di quello
precedente.
Un Bromley a dir
poco
scandalizzato li guardava da sotto la pioggia non sapendo bene cosa
fare,
decise di avvicinarsi mentre continuava a stringere le redini del suo
cavallo
con le dita congelate.
-Scusate…?
– li
interruppe timorosamente.
Derek e Odette,
colti
in fragrante si allontanarono l’uno dall’altro
imbarazzati fino al midollo
guardando con aria interrogativa l’amico
sovrappeso… quanto aveva visto? Era lì
da molto? Odette sperò di no. Alla fine anche se
così fosse stato non vi era
nulla di male no? Loro erano fidanzati e prossimi alle nozze, non vi
era nulla
di scandaloso. Allora perché Odette si sentì come
se fosse stata appena colta
in flagrante mentre faceva qualcosa di così imbarazzante?
Fu Derek che
cavallerescamente infranse per primo quell’imbarazzante
silenzio –eccoti qui
Bromley! Dov’eri finito? Ti stavamo cercando!-
-Eh
si… lo vedo bene
come mi stavate cercando approfonditamente tu e… –
Bromley ridacchio
schiacciando un occhiolino a Derek. Odette si sentì in
dovere di difendersi. – noi
ti stavamo davvero cercando, poi
è
scoppiato il temporale, che colpa ne abbiamo noi? –
- Ma se sono
sempre
stato dietro di voi?- rise come se stesse raccontando una barzelletta -
Non era
quello il piano Derek? – Bromley li raggiunse sotto il
pergolato.
–“
Stavo facendo
riposare il cavallo, poi vi ho visti galoppare in fretta e furia e mi
sono
incuriosito e quindi vi ho seguiti fino a che, con questa pioggia,
avevo perso
le vostre tracce fino a... poco fa. –
Odette confusa
cercò
con lo sguardo Derek proprio mentre faceva gesti a Bromley di tacere,
improvvisamente la sensazione di essere stata presa in giro
l’assalì assieme ad
una profonda consapevolezza
-
… avevi detto che non trovavi più Bromley!?
– lo vide diventare bianco in volto mentre lei tentava di
capirci qualcosa. Incrociò
le braccia al petto pretendendo una spiegazione.
- beh
sì… non lo vedevo
più… e adesso scopriamo che era dietro di noi,
eheh – rise nervosamente Derek
indietreggiando.
- era tutto un
piano
vero..? - inarcò un sopracciglio – “Hai
organizzato tutta questa farsa per
cosa?! Parla! - lo minacciò lei. – Di quale piano
sta parlando Bromley ?! – in
quel momento era come se quel terzo ragazzo fosse scomparso, davanti a
lei
vedeva un impacciato Derek che non spicciò nemmeno una sola
parola. Era un
incubo. Un momento prima poteva toccare il cielo come un dito e poi da
quando
era arrivato Bromley aveva iniziato a precipitare, scoprendo in
realtà che lei
non poteva volare.
Bromley, stupido
com’era non riusciva proprio a non aprir bocca senza parlare
a sproposito, e
avvicinandosi all’amico tentò di chiedergli
sottovoce – Ma alla fine ci sei
riuscito, no? È andato tutto come previsto? - Nonostante Derek gli facesse
segno di tacere
Bromley si zittì solamente quando vide Odette infuriarsi
come mai nella sua
vita.
Lo
guardò come fosse un
verme e poi si girò lasciandolo lì impalato,
aveva capito lo scopo di tutto
quello ma ancora non riusciva a crederci. –
Baciarmi… – uscì dal pergolato
nonostante piovesse forte. Subito le gocce d’acqua iniziarono
a bagnarle i
candidi capelli e il vestito come schegge di vetro in frantumi. Sciolse
le
redini del suo cavallo. – Odette, no! Odette! –
Derek dopo una prima esitazione
uscì sotto la pioggia. – non puoi tornare a
palazzo adesso, piove troppo forte!
Rientra all’asciutto, ritorneremo insieme quando
finirà di piov…- Odette
l’interruppe Bruscamente
– Non
riesco a credere
a quanto tu sia caduto in basso. E tutto per un bacio poi. –
Il ragazzo la
guardò,
voleva parlare e spiegarle come stavano le cose ma le parole non
riuscivano ad
uscirgli di bocca, come quella volta nella radura, non appena
l’aveva vista piangere
si era sentito impotente.
- Sei
soddisfatto adesso? Spero fosse all’altezza delle tue
aspettative.
–
Detto questo
Odette lo
lasciò basito sotto la pioggia, partendo al galoppo verso il
castello; fortunatamente
Falada conosceva bene la strada perché Odette, che aveva il
cuore spezzato in
due, non badò nemmeno a dove stava andando.
Le sue lacrime
si
mischiarono alle gocce di pioggia. Dopo un tempo che per lei fu
interminabile
arrivò nei pressi del palazzo e il suo primo pensiero fu
proprio quello di far
riposare il cavallo all’asciutto nella stalla.
Doveva evitare
di farsi
vedere in quelle condizioni da qualcuno, specialmente da suo padre, non
poteva
nemmeno immaginare cosa sarebbe potuto succedere e di problemi lei ne
aveva già
fin troppi. Fortunatamente per lei non c’erano guardie fuori
dal castello,
probabilmente con quel brutto tempo avevano fatto rientrare tutti.
Odette
arrivò alle
stalle indisturbata, scese da cavallo completamente fradicia e con il
vestito
che sotto quell’acqua adesso copriva ben poco, si
guardò un attimo e stentò a
riconoscersi. L’abito rosa candido che aveva scelto di
indossare quel
pomeriggio faceva vedere perfettamente la sua biancheria e il suo
corsetto.
Istintivamente si portò le braccia al petto per coprirsi
quando sentì dei
passi.
- Allora avevo
davvero
sentito qualcuno… – la voce si avvicinò
– ma cosa ci farà un cavallo reale qui
tutto solo? – prese le redini del cavallo e lo
portò nel suo box per dedicargli
tutte le cure adatte e togliergli la sella. Il ragazzo quasi
sobbalzò quando
vide una ragazza rannicchiata in un angolo del box.
Sembrava
sconvolta.
La ragazza
alzò il
volto rigato dal pianto cercando di darsi un contegno. Il ragazzo dopo
qualche
istante capì di essere davanti alla principessa Odette,
aveva visto il suo
volto in qualche ritratto ma mai si sarebbe aspettato di incontrarla di
persona.
-Principessa
Odette!
C…cosa ci fate qui… e perché siete
ridotta in questo stato? – il ragazzo si
avvicinò piano tendendole la mano per aiutarla a rialzarsi.
Odette non
l’accettò,
non poteva alzarsi o si sarebbe vista la sua figura in
deshabillé, aprì la
bocca per parlare, nessun suono ne uscì.
Il ragazzo legò il cavallo alla buona, non poteva occuparsi
di lui in quel
momento, quella ragazza aveva bisogno di molto più aiuto di
quanto sembrasse.
Per un momento
scomparve dal box per tornare con una spessa coperta marrone di lana.
- mettetevi
questo o
gelerete. – si inginocchiò davanti a lei e le
porse la coperta. – Siete
completamente bagnata – le accennò un timido
sorriso poco prima di rialzarsi.
- come vi
chiamate? –
- Roran
– rispose il
giovane.
Odette si
avvolse nella
coperta, il vestito e i capelli bagnati le gelavano la pelle,
nonostante
sentisse il freddo sin nelle ossa le lacrime non accennavano a fermarsi
– Sicuramente
starete piangendo per un ottimo motivo… –
cercò di rassicurarla vedendo che
respirava con affanno, si inginocchiò nuovamente di fronte a
lei – sposarsi è
più che mai un ottimo motivo - gli rispose lei. Il ragazzo
chiese con un cenno
di potersi sedere lì accanto, Odette annuì.
- Sposarsi dovrebbe essere un motivo di gioia, non di tristezza. Io
immagino
così il mio matrimonio. – le disse Roran.
- Tu ti sposerai
per
amore, a me è stato imposto - un’altra lacrima
scese dalla sua guancia
sinistra, percorrendo i suoi lineamenti perfetti per poi ricadere sul
petto.
Il ragazzo non
seppe
risponderle, di quel matrimonio si parlava sin da quando lui era
piccolo,
avrebbe unito due regni, portato il progresso, che poi ci fossero due
persone
costrette a passare il resto della vita insieme pur non amandosi non
importava
a nessuno. Egoisticamente era un sacrificio che andava compiuto per un
bene più
grande. Anche lui l’aveva pensata così
effettivamente, quei pensieri egoistici
appartenevano anche a lui, ma adesso, vedendo in quella ragazza che
tutti
chiamavano “principessa” una normale ragazza di
diciassette anni piangere e
soffrire per quella situazione, non poteva negare a se stesso che gli
si era stretto il cuore.
Dopo alcuni
minuti
Odette continuò a parlare, sentiva che ripetersi quali
fossero i suoi doveri
fosse la cosa giusta.
- lo so cosa
starai
pensando… è un mio dovere
farlo. –
Roran alzò lo sguardo mortificato per averlo davvero
pensato. – e non c’è
niente di sbagliato in quello che pensi, è davvero
un mio dovere. – Odette guardava quel ragazzo seduto davanti
a lei, fissarla
confuso. Rivolse uno sguardo verso l’entrata delle scuderie, lui non c’era.
- è inutile
– si disse.
- cosa? -
- lui non
verrà – Per
quanto lei potesse aspettare lui non sarebbe venuto.
Roran la
guardò
cercando di capire a chi si stesse riferendo.
- il principe
Derek…? -
azzardò
- non
verrà. Non lo
farà perché non gli importa. Non lo
farà perché quello che voleva l’ha
già
ottenuto, ed io sono solo una stupida fradicia illusa. - Sorrise amaramente.
“etciù!
- starnutì
Roran
l’ascoltava
realizzandosi in mente una vaga idea di quello che era evidentemente
successo
con il Principe Derek.
- Principessa
Odette, non
potete rimanere in questo stato, dovete scaldarvi o farvi un bagno
caldo
magari. - il ragazzo dai capelli biondo-castano si alzò
tendendole nuovamente la
mano. Odette la prese aiutandosi ad alzarsi con la coperta ancora
avvolta.
- la vostra mano
è
davvero fredda! - Odette rabbrividì, il ragazzo aveva
ragione, aveva bisogno di
un bel bagno caldo alla svelta.
Roran prese le redini del cavallo e lo fece sedere per farlo riposare,
poi si
rivolse nuovamente alla Principessa.
- non vogliamo
che
nessuno vi veda in questo stato, vero? - le chiese retoricamente,
Odette annuì.
Le prese la mano.
- venite,
passeremo per
le vie della servitù -
Odette
finalmente
accennò ad un mezzo sorriso, seguito da un
“grazie”.
Avrebbero
attraversato
il castello furtivamente per non farsi vedere, Roran avrebbe potuto
passare dei
guai per aver osato addentrarsi all’interno delle sale
riservate ai reali e
alla servitù speciale, ma lo avrebbe fatto,
perché quella ragazza aveva bisogno
di una mano, perché non si lascia
mai una
fanciulla in difficoltà.
****
Uno schioppo di zoccoli sul terriccio bagnato risuonava
all’entrata delle
scuderie, una sagoma cercava un cavallo reale che non era nelle stalle,
una
frase risuonò nell’aria poco prima
dell’ennesimo tuono.
- Odette,
dove sei -
Dopo
di ché il rumore degli zoccoli si allontanò sotto
la pioggia.
|
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Capitolo 7 *** Roran - Atto 6 ***
Roran
– Atto 6
- ahi!-
- Shh -
-
scusa… ho sbattuto la
mano contro il muro, al buio non riesco a vedere nulla. - disse la
ragazza
avvolta nella coperta.
- mi dispiace,
questi
sono dei passaggi riservati alle emergenze, non sono molto illuminati.-
si scusò
il ragazzo voltandosi lievemente.
- quando
sarò regina
ogni angolo sarà ben illuminato… uff
uff…”
- borbottò Odette.
Roran si
voltò per
sorriderle – noi tutti speriamo proprio in questo.
–
Odette aveva la
mano
destra rossa all’altezza delle nocche.
- lasciate che
gli dia
un’occhiata. - le disse prendendole la mano.
–
dovete fare
attenzione… avete la pelle molto delicata, vi basta un
graffio per farla subito
arrossare. - le tenne la mano, conducendola attraverso quei corridoi
bui. –“si
vede che siete un principessa. - sospirò fra sè e
sè il giovane.
- Adesso fate
attenzione, stiamo arrivando in prossimità della torre nord
che ci porterà
verso le vostre stanze, fra poco ci saranno dei gradini. -
In quei corridoi
bui e
freddi si sentiva solo il loro scalpiccio di piedi, il passaggio era
molto
stretto e le pareti erano fatte di roccia grezza, c’era il
pericolo ti
tagliarsi o sbattere. Odette con la mano sinistra teneva ben stretta la
coperta, sempre più inzuppata assorbendo l’acqua
che aveva in corpo. La sua
mano destra invece l’aveva data a quel ragazzo che la stava
guidando nel buio,
si affidava alla sua conoscenza più esperta di quei
corridoi.
- eccoci, qui
c’è il
primo gradino. - Odette mugolò in segno
d’approvazione. A tentoni e molto
lentamente salirono gradino dopo gradino, sembravano non finire mai. Il
lontananza
finalmente, dopo una decina di minuti, Roran intravide una flebile luce
che
illuminava uno dei corridoi principali.
Il ragazzo si
fermò ad
informare Odette della bella notizia - coraggio manca po o o O OO..c
oo..! -
Odette, che non si era accorta, concentrata com’era, che
Roran si era fermato, sbattè
contro il suo petto, lui nel tentativo di rimanere in equilibrio si
aggrappò
alla coperta; il tutto successe veramente in un attimo, Odette che era
avvolta
in essa automaticamente venne tirata sopra al ragazzo, Roran
anziché cascare
sbattè la schiena contro il muro, per evitare di cadere sui
gradini; si ritrovò
con un fagotto avvolto in una coperta sul suo torace, e qualcosa di
morbido di
caldo che gli sfiorava le labbra. Non ci volle un eternità a
capire che quel
qualcosa di morbido era il labbro superiore della sua principessa, che
per
assurdo gioco del destino, nel buio di quei corridoi era andato a
finire sulle
sue labbra. Avevano il sapore e la morbidezza delle pesche appena
colte, e si
stupì del lento tempo di reazione della principessa, che
impiegò alcuni buoni
secondi per staccarsi da quel contatto.
-
o…h… - Odette si
toccò le labbra con le punte delle dita, dare il primo bacio
e baciare due
persone diverse nello stesso giorno, oh si… il suo bagno
quella sera sarebbe
stato bello lungo!
- è
… è stato un
incidente! - si raddrizzò Roran.
–“Assolutamente, è stato un incidente. -
asserì Odette, dopotutto non è che si poteva
parlare proprio di un bacio in
piena regola, si erano appena sfiorati, era stata un’assurda
coincidenza.
- potevate farvi
male,
- cercò di scioglierla da quella coperta che ormai era
diventata una trappola
mortale.
- tu potevi
farti male.
Io sarei caduta su di te, tu avresti sbattuto sui gradini, e in
più con il
contraccolpo del peso del mio corpo - si sciolse dalla coperta e si
ritrovò
faccia a faccia con lui, almeno quella fu la sua impressione,
perché sentiva il
suo respiro sulla sua guancia nonostante non riuscisse a vederlo.
- sarebbe stato
un peso
piacevole da sopportare. - quando si rese conto di ciò che
aveva appena
dichiarato, senza pensare, iniziò a scusarsi. –
scusate! Non avevo intenzione
di dire di di… di pensare una cosa simile! -
- scuse
accettate,
procediamo adesso. - rispose Odette calma.
- P.. procedere
con
cosa? - chiese ancora un po’ impacciato Roran.
- la stanza…? Devo
rientrare nelle mie stanze. -
Odette non poteva vederlo in faccia ma aveva capito perfettamente. Quel
povero
ragazzo era entrato nel pallone totale. Se qualcuno gli avesse chiesto
il suo
nome Odette era sicura che lui non avrebbe saputo rispondere. Dopo
minuti persi
a vuoto nel cercare di raccapezzarsi, finalmente riuscirono ad arrivare
in uno
dei corridoi principali che a bionda riconobbe subito.
- oh, ecco! Quella
laggiù è la mia stanza! -
- bene, siete riuscita ad
arrivare più o meno inosservata.
- Roran la
guardò allontanarsi, da quel
momento sarebbe stato assolutamente impossibile rivederla.
Odette si
voltò poco
prima di allontanarsi del tutto - grazie, Roran. - dopodiché
s’avviò
velocemente verso la sue stanze.
- non
c’è di che,
principessa. - si rispose il giovane ragazzo dagli occhi nocciola
venendo
risucchiato dal buio dei piani bassi.
****
Il fuoco
crepitava
allegramente da dentro il camino, il tappeto morbido e riccamente
lavorato era
protetto dalle scintille del fuoco dalla ringhiera in ghisa. Nella
stanza si
era diffuso un piacevole tepore, fuori dalla finestra il balcone era
inondato
dall’acqua, tuoni fulmini e saette! Stava proprio infuriando
una tempesta!
Davanti al caminetto una giovane figura di donna portava il capo
reclinato,
sorreggendo con una mano un libro, lasciandosi spazzolare i lunghi
capelli
biondi umidi.
- ah! Quel bagno caldo ci
voleva proprio! -
constatò a bassa voce la giovane
- ecco, 200
colpi di
spazzola, adesso dovete farli finire di asciugare- le
disse la domestica andando a posare la
spazzola sulla toletta distante dal divanetto.
- potete andare
Grimilde, vi chiamerò se necessario.- Odette
non distolse lo sguardo dalla lettura.
- ah! - si
ricordò
all’ultimo minuto - nessuno deve sapere che sono rientrata
durante la pioggia e
… -
- si? -
-
un’ultima cosa, se mi
dovesse cercare il Principe, per nessun motivo voglio vederlo oggi.-
- va bene. Come
voi
desiderate.- Grimilde
uscì dalla stanza,
e finalmente in quella giornata infinita, Odette poté
rimanere da sola.
Adesso
finalmente
portava dei vestiti caldi e asciutti, i capelli seppur umidi non le
davano poi
molto fastidio essendo seduta vicino al caminetto acceso. Leggeva e
rileggeva
le righe di quel romanzo da diversi minuti ma non riusciva a
concentrarsi. La
sua mente vagava verso un unico pensiero, uno solo che riusciva a
metterla in
agitazione e a farla star male; nonostante provasse ad ignorare il
problema
impegnando la mente nella lettura, il suo corpo tradiva le sue
emozioni, con lo
sguardo serio concentrato sulle parole dalla sua guancia cadde qualcosa
di
umido, una lacrima che annacquò l’inchiostro della
pagina. Si portò la mano
sinistra sul volto per asciugarla, non si era resa conto che i suoi
occhi erano
umidi e continuavano a far scorrere lacrime.
Appoggiò
il libro sulle
ginocchia arrendendosi.
Iniziò
a piangere
singhiozzando.
“Come
ha potuto giocare con me in quel modo? Ha organizzato tutto per
prendermi in
giro, ha detto tutte quelle cose per ottenere il suo stupido premio,
mettermi
in ridicolo davanti a Bromley e davanti a lui. Dimostrare che lui
è superiore a
me, che non ha bisogno di innamorarsi, l’amore è
per i deboli. Ed io sono una
stupida, ci ho davvero creduto, ho creduto alle sue bugie, ho tradito
me stessa
aprendomi a lui, lui che una volta avermi disarmata mi ha trafitta
ancora una
volta, forse di più delle altre volte, con la sua
indifferenza, con i suoi
sguardi, e quello che forse mi ha ferita di più sono le
parole che non ha
detto, le cose che non ha fatto. Io mi aspetto troppo dalle persone, mi
aspettavo tanto da lui e invece? Invece mi trovo qui a piangere come
una
bambina mentre lui starà ridendo di me con Bromley, come
d’altronde ha sempre
fatto. Davvero credevo fosse cresciuto? Davvero credevo in lui?
Perché proprio
di lui, io, dovevo innamorarmi?!”
Odette si
alzò una
volta che i capelli furono finalmente asciutti, dopo qualche momento di
esitazione decise di uscire dalla propria stanza, piangersi addosso non
l’avrebbe fatta stare meglio.
****
- Deeereeek!?! - la voce della
regina Uberta risuonò per
tutte le scalinate principali.
- Ma cosa ti
è
successo!? - ancora più allarmata scese in fretta le scale.
Derek era
completamente
bagnato, come d’altronde era successo prima a Odette.
- ho cavalcato
sotto la
pioggia. - iniziò lui visibilmente agitato. –
Odette? Dov’è Odette?!-
- Derek, vedrai
dopo
Odette, adesso devi asciugarti! - Uberta spinse Derek verso le sue
stanze.
- no madre, voi
non
capite, io devo sapere dov’è! - Derek
scavalcò la madre avviandosi verso le
stanze di Odette. Uberta lo guardò sbigottita,
l’aveva appena scavalcata per
cercare Odette? Le comparse un sorrisetto sul volto. Evidentemente era
successo
qualcosa, forse quella scintilla che lei e Guglielmo aspettavano da
tempo.
Voltò
spalle e continuò
a passeggiare.
Derek
bussò alla sua
stanza, non ottenne risposta.
Decise di
entrare – Odette?
- no, non c’era. Il suo cuore iniziò a battere
ancora più velocemente di quanto
già non facesse; si sentiva tremendamente responsabile per
la sua incolumità.
Se non
l’avesse trovata
nel castello, sarebbe uscito nuovamente sotto la pioggia per cercarla.
Avendo
avuto prova poi, di quanto lei temesse i fulmini, era preoccupato che
si fosse
persa in qualche radura spaventata a morte.
Dopo aver girato
una
buona parte delle sale del castello senza fortuna, in ultimo
andò nelle
scuderie per vedere se ci fosse almeno il suo cavallo, per sapere che
almeno
era rientrata a palazzo e stava bene anche se, come iniziò a
pensare, non si
voleva far trovare da lui.
Quando
entrò nelle
scuderie fu attraversato da emozioni contrastanti; in un primo momento
fu
confuso, poi si tranquillizzò ed infine
s’infuriò.
Odette era nelle
stalle, stava strigliando il suo cavallo, sorrideva e rideva contenta
ad un
ragazzo che non era lui. La ragazza
infatti dopo aver girato per il castello senza una meta, aveva deciso
di andare
a vedere nelle scuderie lo stato di Falada; lì il giovane
Roran lo stalliere
che l’aveva aiutata prima, stava spazzolando il cavallo e
così chiacchierando
Odette si unì a lui. Lo sguardo di Derek mutò in
un’espressione di arrabbiatura
allo stato estremo. Lui era lì, grondante d’acqua
e di ansia, dopo averla
cercata in lungo e in largo per mezzo castello e mezzo bosco, mentre
lei? Lei
era lì, asciutta e tranquilla ad intrattenersi con uno
stalliere plebeo!
- Odette!! -
Derek gridò
letteralmente il suo nome.
Odette che era
riuscita
a rasserenarsi tra le coccole di Falada e un’amichevole
chiacchierata con
Roran, trasalì vedendolo lì, di fronte a lei,
completamente bagnato, con la
camicia che delineava la sua muscolatura, i capelli gocciolanti e gli
occhi blu
sgranati che la fissavano.
Gli rivolse uno
sguardo
d’indifferenza senza rispondergli.
-
Odette…? Io ti ho
cercata per tutto il bosco sotto questo temporale, ero spaventato a
morte per quello
che ti poteva essere capitato mentre tu sei sempre stata qui a civettare con questo tizio?! E NON HAI
MANCO LA DECENZA DI RISPONDERMI!? - Derek entrò nel box come
una furia, il
cavallo scalciò nervoso, aveva capito che quel ragazzo stava
minacciando la sua
padrona.
Odette teneva lo
sguardo fisso sulla spazzola che aveva in mano, tutto quello che
riuscì a dire
fu – si chiama Roran - poi
posò la
spazzola ed uscì dal box sempre più agitata. Non
lo guardò nemmeno, non lo
sfiorò minimamente.
Derek
guardò il ragazzo
non capendo se lei lo stesse prendendo in giro. Roran? E chi se ne
fregava del
nome di quello stalliere! Era uno stalliere, punto! Guardò
Odette che si scansò
per non sfiorarlo.
- è
tutto quello che
sai dirmi? - l’inseguì.
- è
quello che ti
meriti di sapere! - gli gridò in faccia lei, guardandolo
negli occhi. Continuava
a ripetersi nella testa, “non piangere, non
piangere. Non di nuovo. Non davanti a lui.”
- …
cosa?!-
- Per come ti sei comportato
pretendi di venire
qui e di dirmi che civetto con un ragazzo? Ma come ti permetti! -
Odette gli
voltò le spalle per non guardarlo, non poteva
piangere di nuovo, non di fronte a lui.
Derek la
bloccò per un
polso, costringendola a girarsi. – perché, come mi
sarei comportato? -
Odette lo
fissò – mi
prendi in giro? Ti prendi gioco di me ancora un volta? Ti sei messo
d’accordo
con Bromley, hai messo in scena una recita! E tutto per cosa, poi? Un
bacio?
Mettermi in ridicolo? Dimostrare la tua superiorità?
Umiliarmi? - la sua voce
era rotta dall’agitazione. Roran fissava la principessa
preoccupato, non si
sarebbe dovuto intromettere, ma se quel principe tanto rozzo avesse
provato a
farle del male, se ne sarebbe infischiato delle regole, avrebbe agito.
- no Odette! -
l’interruppe lui – magari si, era tutto un piano,
è vero. Avevo le mie ragioni,
se mi lasciassi la possibilità di spiegarti come stanno
davvero le cose… Tutto
quello che ti ho detto prima, - la fece girare completamente verso di
sè - è
stato tutto vero. È, tutto vero. -
Odette chiuse
gli occhi
stringendoli forte per trattenersi dallo scoppiare. –non ti
prendere ancora
gioco di me. -
- non lo sto
facendo, sei
scappata prima che io ti potessi spiegare -
A quel punto
Odette
aprì gli occhi. - no Derek, io ti ho dato il tempo di
spiegarmi e tu sei
rimasto in silenzio, mentre Bromley rideva di me. Lui sapeva tutto e tu
non
riuscivi ad inventarti una buona scusa sul momento! -
Derek tacque,
Odette
aveva colpito nel segno. Si divincolò dalla sua presa e fece
per andarsene;
Roran tirò istintivamente un sospiro di sollievo.
- io non sto
scappando
- si
voltò a guardarlo – ma ancora una
volta, ti sto dando la possibilità di spiegarti e tu stai
tacendo. – aspettò un
istante, in cuor suo sperò che lui dicesse qualcosa, che le
spiegasse come le
aveva detto prima cosa lei avesse frainteso, ma ci fu solo silenzio. Lo
guardò
un ultima volta, si sentiva ferita e umiliata adesso che anche un'altra
persona
era venuta a conoscenza dei fatti; si girò e se ne
andò per la sua strada. Quante
volte ancora avrebbe dovuto soffrire così per amore?
Derek rimase
ancora una
volta senza sapere cosa fare.
Era
completamente dalla
parte del torto, ma non voleva ammetterlo.
|
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Capitolo 8 *** Rottura - Atto 7 ***
Rottura - Atto 7
La pioggia non
aveva
più smesso di cadere giù dal cielo, il ticchettio
incessante dell’acqua era
diventato un suono quasi piacevole per Odette; solo acqua e
nient’altro. La
serra era uno dei suoi posti preferiti specialmente quando voleva
riflettere,
passeggiava tra le piante o rimaneva seduta sul bordo della fontana che
ospitava le piante acquatiche.
Derek era il suo
pensiero fisso, ma fino a che lui non avesse ammesso di averla
deliberatamente
presa in giro, non l’avrebbe perdonato. La maggior parte dei
rapporti si
costruivano sulla fiducia e il rispetto, come avrebbe potuto sposare
qualcuno
che non faceva altro che burlarsi di lei?
Mentre una serie
di
pensieri presero a turbinarle nella mente si punse il dito con una
spina. Le
rose bianche erano il suo fiore preferito e quando poteva le piaceva
prendersene cura personalmente, per farle crescere rigogliose
però bisognava
rimuovere ogni ramo secco e foglie morte che altrimenti toglievano
linfa vitale
alla pianta.
Quel procedimento le ricordava il funzionamento dei rapporti umani,
solo rimuovendo
gli elementi cattivi del rapporto si poteva godere del meglio di esso.
La goccia di
sangue
creò un piccola macchia cremisi sul suo polpastrello e quasi
incantata la
ragazza rimase a guardarla senza sapere esattamente cosa fare.
- lo lasci
sanguinare?
- una voce provenne
dalle sue spalle.
- non dovrei
veramente…
- portò il dito alle labbra per fermare l’afflusso
del sangue.
- ti sei
calmata? -
- io sono sempre
stata
calma… -
- non si direbbe
veramente. – il ragazzo si avvicinò ancora, Odette
lo sentì sempre più vicino
mentre una tensione nervosa continuava a crescere, i sensi di colpa per
quello
che era accaduto con Roran iniziarono a farle perdere il controllo.
- se sei calma,
perché
tremi? -
- … non sto
tremando. Sarà il freddo -
Il ragazzo bruno
si
avvicinò di più – menti in modo pessimo
- colse una rosa bianca facendo
attenzione a non pungersi, poi gliela porse.
- al contrario
di me,
tu menti molto meglio - accettò la rosa bianca.
- un segno di
pace la
rosa bianca,- le
disse
- ma ha anche un
altro
significato, vuol dire -
Derek
l’interruppe. –
sono fedele e degno di te.- le
sorrise –
dopotutto, non sono poi così insensibile come pensi tu. -
Odette
alzò lo sguardo
per osservarlo meglio, lei non gli aveva mai detto una cosa del genere.
–
Non l’ho mai detto - asserì lei –
- Ma lo pensi,
so che è
così. – cercò il suo sguardo.
– lo leggo nei tuoi occhi -
Odette mantenne
la
calma – quello che vedi è ben altro. Ed
è tutta colpa tua. Sei ambiguo, non
ammetti quando sbagli, ti arrabbi con me per i tuoi errori. - Derek la
guardava
pendendo dalle sue parole – poi vieni qui, come se niente
fosse e fai così. -
Odette si portò una mano alla testa.
- mi confondi! - gli disse
allontanandolo.
- voglio solo
chiederti
scusa. -
Odette lo
fissò per un
istante accorgendosi che non aveva più i vestiti bagnati di
prima, nel tempo
che era trascorso doveva essersi cambiato con degli indumenti asciutti.
- Fare quella
scenata
davanti a Roran poi… –
ripensò a quando
era entrato come una furia nella stalla e come Roran l’aveva
guardato, sembrava
inorridito dai suoi modi e forse non aveva troppo torto…
- Chi? Lo
stalliere…? –
Derek parve pensarci per un momento, vedeva talmente tanta gente
durante il
giorno che quello stalliere non faceva differenza. – Vedo che
lo chiami per
nome adesso - Derek sembrò abbandonare quella parvenza di
calma recuperando la
rabbia che gli era salita vedendola chiacchierare con quello.
- Ti
potrà stupire ma
non perché non è un principe questo vuol dire che
non abbia un nome! È una
persona e come tale anche lui ha il suo di nome, e anche un BEL NOME! E
quindi
lo chiamo per nome quanto mi pare e piace! - quasi gli gridò
contro,
arrabbiarsi così perché chiamava per nome una
persona? Ma dove viveva Derek?
Nel suo regno conosceva quasi tutta la sua servitù per nome
e loro erano felici
di questa particolare attenzione.
- Non mi dirai
che…?
No, non può essere. – Derek guardò
Odette che stava iniziando ad arrossire.
- È
successo qualcosa
tra di voi? - le disse sempre più disgustato e nervoso.
Odette non
sapeva cosa
rispondergli, qualcosa effettivamente era successo, ma era stato frutto
di un
incidente… quel bacio se
così poteva
essere chiamato, era stato causato da un incidente.
Già… quel bacio, Roran
aveva le labbra così morbide, avevano il profumo di
vaniglia, completamente
diverso dal bacio con Derek. Oh cielo! Ma cosa stava facendo! Stava
paragonando
i due ragazzi! Non avrebbe dovuto fare quei pensieri, non
“avrebbe” dovuto…
- non vedo
perché lo
dovresti sapere! - trovò
la forza di
ribattergli.
- Odette, TI
RENDI
CONTO CHE SONO IL TUO FIDANZATO!? Nonché FUTURO MARITO?!?-
- ME NE RENDO FIN TROPPO BENE
CONTO!- gridavano
tutti e due in preda alla rabbia.
- cosa
è successo? - abbassò
il tono Derek, gridando non avrebbe
ottenuto niente.
Lei non
parlò.
- Odette, ti ho chiesto cosa è successo. - la
rinchiuse con le braccia in una gabbia da cui
lei non sarebbe uscita fino a quando non gli avesse dato una risposta.
- un Bacio!- disse una terza voce
affannata dall’ingresso
della serra.
- come prego? -
trasalì
Derek
-
c’è stato un bacio! -
Disse Roran avvicinandosi ancora di più a Derek che non
accennava a lasciare
Odette. La ragazza si sentì morire, quello era uno di quei
segreti che non
avrebbe mai voluto confessargli.
- un…
bacio? - Derek
era turbato e sconvolto. Aveva baciato Odette per la prima volta quello
stesso
pomeriggio, Odette aveva detto di aver ricevuto il primo bacio da lui,
che gli stesse
mentendo? Derek sentì salirgli la rabbia, dovette fare
appello a tutto il suo autocontrollo
per non saltare al collo di quel ragazzo.
- Sei un
bugiardo, non
ti credo! - Derek volse il suo sguardo ad Odette – se
è successo veramente
qualcosa, voglio che sia tu a dirmelo. – una piccola speranza
si era accesa in
lui, quel ragazzo, quel plebeo,
mentiva. Non poteva essere altrimenti, Odette non avrebbe mai fatto una
cosa
del genere.
- è
vero. Ma non è
stato un vero e proprio bacio, è stato frutto di un
incidente… -
Derek era
basito,
com’era potuto succedere? Com’era potuto accadere
che la sua fidanzata avesse
baciato un altro uomo? In un istante la lasciò andare e si
diresse minaccioso
verso Roran. – non la passerai liscia! Come ti sei permesso!
- Odette
finalmente era libera da quella morsa. Derek la spinse via,
- pensavo che
essendo
un principe conosceste le buone maniere… - Roran non poteva
più guardare senza
fare niente il principe che continuava a maltrattare la Principessa
Odette. - a
quanto pare mi sbagliavo. -
Derek lo
spintonò
aspettando che reagisse, prima che la situazione potesse peggiorare
Odette si
frappose fra i due.
–Derek,
aspetta, non è
quello che sembra! –
Il ragazzo la
guardò e
la vide per la prima volta come una traditrice.
- Se solo mi
lasciassi
spiegare. Non c’è stato assolutamente niente!
–
- Un bacio con
un
altro? Io non lo chiamerei esattamente niente! Levati davanti Odette.
– le
ordinò con tutta l’autorità che aveva
in corpo.
- Se alzerai
anche solo
un dito su questo ragazzo, ti giuro, quant’è vero
che sono la principessa, romperò
il fidanzamento. - Odette schiarata tra Derek e Roran, guardava il
ragazzo
davanti a lei dritto negli occhi facendo appello ad un coraggio che non
sapeva
di avere. Derek non poteva picchiare qualcuno, non era questo il tipo
di uomo
che avrebbe sposato.
- Tu non hai
questo
potere Odette, non l’hai mai avuto. Se fosse così
l’avresti già rotto da tempo.
- ribatté Derek sorridendole beffardo.
- Non mettermi
alla
prova Derek. - lo guardò seria come non mai.
- Non sono
questioni da
donne queste, va a piangere da qualche guardia nel corridoio! Va a
farti
“consolare” dal primo di turno!- le
rispose con rabbia.
<>
Sul viso di
Derek
arrivò un sonoro schiaffo che rimbombò per tutta
la serra; Odette era
arrabbiata e ferita, ma soprattutto arrabbiata.
- Come puoi
dirmi una
cosa del genere? – lacrime di rabbia presero a velarle gli
occhi. – da che ho
avuto memoria sono sempre stata una tua
proprietà. Non ho mai fatto nulla per meritarmi queste tue
parole. -
Prese per un braccio Roran che assistette a quella scena senza fiatare
– Il
nostro
fidanzamento è rotto. Non voglio
vederti
mai più. - dopodiché uscì
dalla serra.
****
Roran camminava
seguendo la principessa che lo stava conducendo chissà dove
– non romperete
davvero il fidanzamento? - trovò
il
coraggio di parlare.
Odette
voltò
leggermente il viso, aveva gli occhi arrossati e stava piangendo; era
sconvolta.
– non
sono mai stata
così seria. -
- Principessa,
dove
stiamo andando? -
- da mio padre,
il Re;
voglio andarmene da qui. -
Roran si
fermò, facendo
fermare anche lei. - Principessa, siete sconvolta, potreste pentirvi di
quello
che state facendo, calmatevi un po’ prima, rifletteteci bene.
-
Odette lo
guardò come
se lo vedesse per la prima volta, – hai visto come mi ha
trattata? Cosa stava
per fare?! Ti avrebbe picchiato, per una cosa non vera poi! Sai bene
quanto me
che quello non era un Bacio! Cosa avrei dovuto fare?! Sarei dovuta
rimanere lì
a guardare? Non ha ascoltato le mie spiegazioni, mi ha dato della
“poco di
buono”! - scoppiò a piangere nascondendosi il
volto con le mani.
- Non ho mai
fatto
nulla per meritarmi tutto questo! Sono sempre rimasta fedele ai patti.
Fedele
al nostro fidanzamento. -
Roran la prese
per mano
e la condusse fino alle sue stanze, sapeva bene quanto il
chiacchiericcio della
servitù potesse creare scandali dal nulla. Arrivati nella
stanza la fanciulla
si andò a sedere vicino al fuoco, Roran era rimasto in piedi
non sapendo cosa
dovesse esattamente fare. Odette gli fece segno di venire a sedere
vicino a lei
accanto al fuoco.
Non aveva smesso
un
solo istante di piangere. Derek aveva ragione su una cosa.
Perché ogni volta
che parlavano finivano per litigare? Perché le cose tra di
loro andavano sempre
male? Forse davvero non erano destinati a stare insieme, gli ostacoli
che ogni
giorno si mettevano in mezzo sembravano incrinare sempre più
il loro rapporto.
- non appena sarò
presentabile, - sorrise
asciugandosi le lacrime che cascavano copiosamente sulle sue guance, -
andrò da
mio padre e lo convincerò a rompere il fidanzamento,
dopodiché gli chiederò di
preparare la nave per salpare. -
Roran
l’ascoltava in
silenzio.
- Dopo quello
che è
successo con Derek, nemmeno tu puoi restare qui, mi dispiace averti
causato
così tanti guai, se tu vorrai potrai venire nel mio regno ad
Aldershot. - per
un momento ripensando a casa sua le tornò il sorriso.
- Principessa
Odette,
tutto questo è successo per causa mia e vi chiedo scusa. Non
avrei dovuto
intromettermi prima ho sbagliato, ma se l’ho fatto
è perché oltra ad un immensa
stima per voi, non posso negare di provare anche degli altri sentimenti
che so
essere sbagliati. Il vostro posto è qui; voi dovete restare
a fianco del
principe Derek. - il ragazzo dagli occhi nocciola abbassò lo
sguardo.
- Non devi
rispondermi
subito, pensaci su. - La ragazza bionda ignorò le parole
dello stalliere.
Uscì
dalla sua camera lasciando
Roran da solo nella sua camera, diretta verso lo studio di suo padre.
Se ne sarebbe
andata di
lì, in un modo o in un altro.
****
- …
potrebbe essere un
problema. - diceva
una voce femminile.
- se le cose
sono
andate come dite voi, dovremo ripensarci un momento. - diceva la voce
maschile.
- forse
è meglio
separali e farli rincontrare direttamente il giorno stabilito. -
continuava
lei.
- si, sarebbe
meglio,
quantomeno per evitare ulteriori inconvenienti. -
<>
- avanti -
Odette
entrò nello
studio - Padre?
Regina Uberta? -
- Cara, vieni
pure - l’esortò
il padre.
- dovrei
parlarvi
padre, in privato -
Guglielmo
scambiò una
rapida occhiata preoccupata a Uberta.
- Ho anche io
delle
faccende da sistemare… - La regina Uberta voleva parlare con
Derek di quanto
accaduto, le voci delle cameriere non sempre erano attendibili ma
vedendo
Odette con quegli occhi rossi e gonfi si convinse che per una volta,
non
avevano esagerato nel loro racconto.
Rimasti da soli
padre e
figlia si guardarono per un momento. Fu Re Guglielmo a rompere il
silenzio,
invitando la figlia a sedersi nella poltrona dello studio.
- padre, vorrei parlarvi
riguardo al
fidanzamento con il principe … Derek. - Odette non se ne era
resa conto, ma
nominare il suo nome in presenza del padre le fece risalire le lacrime.
- Odette, ma hai
pianto?
- Il padre stava guardando attentamente la figlia, non
l’aveva mai vista in
quello stato e gli fu evidente che aveva pianto abbastanza
per ridursi in quello stato.
- Non
è importante
adesso, - glissò lei - Sono successi recenti avvenimenti che
mi spingono a
rifiutare il fidanzamento con… lui.
-
- Sono
già al corrente
di quello che è successo, ed eviterò di dirti che
da ciò che ho sentito mi
sembra evidente che anche tu abbia una considerevole parte della colpa,
tuttavia i litigi sono normali nelle coppie… -
Come aveva fatto
suo
padre ad essere già al corrente di tutto? Quanto tempo era
passato da quando
lei era arrivata in camera e poi aveva deciso di andare a trovarlo? Ma
soprattutto, che cosa gli era
stato
raccontato?
- si padre, ho
pianto.
E si, i litigi sono normali nelle coppie, ma noi non lo siamo! Non
posso sposare
una persona del genere! Così rozza, immatura e con
quell’indole irrequieta! -
- Odette
smettila di
insultare Derek, ti stai comportando come una bambina! – Le
sue parole non
suonarono come un rimprovero ma più come un ordine.
La bionda si
alzò di
scatto dalla poltrona. Nessuno la capiva. Nemmeno il suo stesso padre.
- Forse proprio
perché
lo sono padre! Non posso sposarlo.
Dopo quello che è successo oggi non posso onorare la
promessa che voi avete fatto.
Mi avete venduta, mentre io ero ancora in
fasce.-
Il volto di Re
Guglielmo mutò espressione, Odette non gli aveva mai detto
una cosa simile.
Anni e anni di
esperienza in trattative politiche lo aiutarono a formulare con calma
la sua
ennesima frase
- Il nostro unico errore è stato
quello di
farvi conoscere prima del matrimonio, speravamo fosse meglio
così ed invece...
Avremmo dovuto farvi incontrare il giorno delle nozze, come tutte le
famiglie
reali fanno. -
Guardò
serio sua figlia
- Odette, adesso voglio che tu torni nelle tue stanze e mediti su
ciò che hai
detto. Domani quando salperemo per ritornare ad Aldershot mi aspetto le
tue
scuse. Non ho più intenzione di ritornare su questo
argomento, il matrimonio
sarà celebrato e tu sposerai Derek. Così abbiamo
deciso e così sarà. –
Odette si
alzò dalla
poltrona malamente, non disse una sola parola. Richiuse dietro di
sè la porta
dello studio; andare a parlare con suo padre era stato un grosso
errore.
Pochi minuti
dopo si
ritrovò sul suo letto affondando il viso tra i cuscini,
voleva restare da sola,
aveva bisogno di riflettere su cosa fare. Le sue mani trovarono una
busta
adagiata sulle lenzuola, probabilmente era volata lì quando
lei si era seduta.
Su di un lato in
bella
calligrafia era scritto :
“per la principessa Odette
non aprire prima della
partenza”.
Di chi mai
poteva
essere quella lettera? E perché avrebbe dovuto aspettare la
partenza? Le molte
emozioni della giornata la portarono ad assopirsi sul letto, pensando a
quello
che l’indomani l’avrebbe aspettata, agognando il
suo ritorno a casa a metà
estate, il non vedere più Derek, e la lettura di quella
lettera che stringeva
al petto. Provare dolore e gioia allo stesso momento poteva succedere?
Perché
questo Odette sentiva dentro sé, un inferno di sentimenti
contrastanti che da
un lato condannavano Derek e dall’altro lo scagionavano
ripetendole che in
fondo lei lo amava. Pregò che quella notte passasse
velocemente e che i dubbi
che annebbiavano il suo cuore prima o poi fossero chiariti e
chissà magari,
sarebbero stati sciolti da quella lettera
adesso nascosta sotto il cuscino.
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Capitolo 9 *** Fuga - Atto 8 ***
Fuga –
Atto 8
Derek sbatté violentemente i pugni sulla scrivania e la
struttura in legno
sobbalzò data la potenza di quell’impatto.
Le sue dita
erano talmente
strette che gli rimasero i segni nei palmi non appena le
aprì, il calamaio
rovesciato stava spargendo l’inchiostro nero sulle pagine
bianche che non erano
volate via; il resto dei fogli danzava nella stanza fermandosi
solamente sotto
il tocco del pavimento. Derek si alzò iniziando a camminare
nervosamente su e
giù per tutta la stanza, il suo unico pensiero era:
“come
aveva potuto fargli questo?”
Aveva commesso
un grosso
errore, si era innamorato di lei e questo lo aveva mandato in tilt, non
riusciva più a ragionare, aveva cercato di ripudiare questo
sentimento forte
per non apparire stupido e volubile davanti a lei.
La gelosia
però aveva avuto
il sopravvento.
Si
avvicinò al caminetto
acceso, appallottolò la lettera che aveva scritto e la
gettò tra le fiamme,
vedendola bruciare tra le scintille come incantato da una danza.
Per troppo tempo
aveva
tenuto a bada la sua possessività nei confronti di quella
ragazza bionda che
gli faceva perdere il controllo; l’aveva stregato con quei
suoi modi decisi,
con quei grandi occhi azzurri che ogni volta incontrassero i suoi
parevano
scavargli dentro; si portò una mano alla testa
scompigliandosi i capelli castani
nervosamente dopodiché si sedette alla scrivania nel
tentativo di comporre una
lettera da darle prima della partenza.
Sua madre
l’aveva raggiunto
nel pomeriggio e aveva preteso da lui spiegazioni per quello che aveva
sentito
da due cameriere, raccontandogli che Odette li aveva poi raggiunti
nello studio
con gli occhi gonfi e arrossati pretendendo di parlare da sola con suo
padre.
Ne Uberta ne Derek sapevano esattamente cosa si fossero detti, ma
quando Re
Guglielmo aveva comunicato a Uberta che era necessario che loro
ripartissero il
giorno seguente la Regina era rimasta molto sorpresa. “Il
matrimonio si sarebbe
fatto”, aveva poi confermato il re, ma sua madre aveva
insistito per sapere
qualche altra cosa in più che ovviamente non gli fu detta.
E adesso Derek
si ritrovava
lì, in camera sua a gettare migliaia di fogli nel fuoco
senza riuscire a
trovare le parole giuste. Non era mai stato bravo a scrivere lettere,
non ne
aveva mai scritta una per una ragazza e la
sua di ragazza gli aveva da sempre intimato di non
scrivergliene; lui dal
canto suo non ne aveva mai sentito il bisogno, la necessità
di scrivergliene
una; sapeva affrontare qualsiasi situazione, era stato istruito a
questo
dopotutto, poteva scongiurare crisi, scrivere messaggi cifrati per
stipulare
alleanze, dichiarare guerre; avrebbe potuto combattere dozzine di
draghi,
allenarsi sotto la pioggia, persino un giro di ferma la freccia con
Bromley non
lo atterriva, ma scriverle una lettera risultava quanto di
più pericoloso e
complicato ci potesse essere.
Avrebbe fatto
meglio a
rinunciare subito, ed effettivamente fu quello che fece, si
buttò sul letto
pesantemente; quella sarebbe stata la notte più lunga della
sua vita.
Chiuse gli occhi
ripensando
ad Odette, come si era voltata contro di lui per difendere quel ragazzo
smidollato, quel ragazzo che agli occhi di lei evidentemente appariva
più
gentile interessante e piacevole di lui. Come poi si era voltato
questi,
dandogli del cafone, l’aveva fatto saltare in bestia, avrebbe
dovuto fargli mangiare
tutti i denti per essersi azzardato a dire una cosa del genere! Se non
ci fosse
stata Odette a minacciarlo in quel modo probabilmente
l’avrebbe fatto; già,
Odette lo aveva minacciato di rompere il fidanzamento e tutto per cosa?
Quel
ragazzo…
Quel ragazzo
l’aveva
baciata, si era impossessato di labbra non sue, delle labbra cui Derek
aveva
apposto il suo segno. Odette era solo sua, non si doveva discutere su
questo;
ma a quanto pare lei non teneva così tanto a lui. Si
girò su un fianco
guardando verso la porta, ricordava bene quel giorno in cui lei era
entrata per
riprendersi il suo libro, la discussione che avevano avuto. Tutta
quella
questione sul primo bacio… a chi darlo… lo doveva
capire allora che non
intendeva baciare lui! Quando era andato nella serra voleva spiegarle
che aveva
fatto tutto per lei, aveva voluto creare l’atmosfera adatta,
voleva che il
ricordo di quel giorno diventasse indelebile e sicuramente lo sarebbe
stato, ma
non per il motivo che intendeva lui. Derek si sentiva frustrato, tutto
stava
andando a rotoli e lei gli aveva gridato contro che non voleva mai
più vederlo.
Sapere che lei tenesse di più a un altro uomo
lacerò il suo cuore, sapere poi
che l’indomani sarebbe partita e che non avrebbe avuto
più modo di vederla,
questo gli inferse il colpo finale.
****
Odette si
svegliò di
malumore, non era riuscita a dormire molto bene, gli avvenimenti del
giorno
prima l’avevano sconvolta, non era riuscita a chiudere
occhio. Tutto era pronto
per la partenza, ormai poche ore la separavano dal suo viaggio verso
casa; lo
sguardo le cadde sulla lettera un po’ stropicciata, caduta
dal letto durante il
suo sonno notturno se così si poteva chiamare, si sedette
sul divanetto e
iniziò a scartare la busta.
- principessa,
dieci minuti
e partiamo per il porto- le disse la cameriera aprendo la
porta.
- va bene, grazie- la
cameriera andò via
e finalmente poté rimanere sola e scartare il contenuto
della busta.
"Questa lettera è indirizzata alla
principessa Odette,”
“Salve
principessa, se state leggendo questa lettera
vorrà dire che probabilmente sarete già in
viaggio verso il vostro regno, e che
quindi le nostre strade si sono divise; ora che vi so al sicuro, mi
permetto di
parlarvi liberamente in questo mio scritto, capisco perfettamente se mi
vedrete
come sfrontato e inopportuno, ma questo sarò il nostro
ultimo contatto quindi,
perdonatemi.
Dal primo momento in cui vi vidi, capii che avevate bisogno di un
aiuto, e non
si lascia mai una fanciulla in difficoltà, e voi non siete
una fanciulla
qualsiasi ma la principessa. La vostra bellezza vista di persona
abbaglierebbe
qualsiasi persona normale, ed io come tale, ne rimasi abbagliato. Fu
però parlandovi
che per me non ci fu più via di fuga, iniziai a nutrire un
forte sentimento di
protezione per voi, vedervi in quello stato per colpa di un uomo
probabilmente
troppo stupido per rendersi conto della fortuna che aveva, mi
squarciava il
cuore ogni istante, non avreste meritato tale destino, tale sorte,
eppure, mi
trovai a supportarvi in una scelta che il mio cuore reputava sbagliata. Nonostante i nostri ranghi
diversi sentivo il
bisogno di aiutarvi, un bisogno che nasceva dalle pretese egoistiche di
un povero
stalliere che voleva tenere ancora per un altro po’ con se,
quell’angelo che
gli aveva rischiarato l’anima. Le vostre dolci labbra premute
sulle mie
appartenevano ai miei sogni più segreti, sogni proibiti che
mai nessun
gentiluomo dovrebbe fare- Odette
arrossì visibilmente, leggendo questa prima
parte, inconsciamente l’aveva avvicinata sempre
più al suo viso, potendo quasi
sentire il profumo della persona che l’aveva
scritta.
" non avrei mai immaginato di godere di un così fugace
contatto, contatto
che marchiò il mio cuore con il vostro nome, a vita. Ma
questo è sbagliato,
principessa Odette, io vi amo con tutto me stesso, ma il mio amore non
deve
essere ricambiato, e anche se lo fosse, cosa impossibile visto la mia
condizione sociale, non si può abbandonare tutto, fuggire
una vita per stare
con il proprio amore. Non si può. O forse si?
Il vostro posto
non è al mio fianco, non devo
illudermi, con un povero servo come me che futuro avreste? Voi dovete
diventare
e regina e farvi ammirare da me solo dall’ombra, da lontano.
Continuare a
rischiare la vita della vostra gente con i vostri dolci sorrisi, con le
vostre
parole sagge e rassicuranti.
Per questo non
posso venire con voi nel vostro regno
perché v'amo
credetemi, questo fa molto più male a me che a voi, non so
se il destino mi
darà l’occasione di incrociare i vostri sguardi
ancora una volta, ma comunque
sia, nonostante questo amore mi distrugga dentro, sono comunque felice
di aver
potuto intrecciare anche se per poco la mia vita con la vostra;
Anche
se lascia dentro di me uno squarcio immenso, non
avrei potuto saggiare meglio il vero significato della parola amore, se
non con
voi.”
R.
Odette
stringeva nelle sue mani la lettera, la stava
stropicciando ai lati, il suo sguardo era perso nel vuoto, amava Derek,
ma non
aveva mai provato quella sensazione di interesse per qualcun altro
così come
stava iniziando a provare per Roran. Non aveva mai ricevuto nessuna
lettera
d’amore, Derek non gliene aveva mai scritte eppure ne era
certa, quella era la
più bella lettera che qualcuno avesse potuto scrivere per
lei. Il suo amore era
così tormentato, travolgente ma sentimentale, gentile
proprio come il loro
primo incontro, ma allo stesso tempo proibito. Gli occhi le iniziarono
a
bruciare e il cuore le fece male, si appoggiò allo schienale
del divanetto,
anche lei per la prima volta aveva compreso il vero significato
dell’amore. Lui
l’amava, era un amore con la quale lei non si era mai
confrontata, non aveva
mai vissuto, provato, una tale emozione, in confronto a quella lettera,
il
bacio con Derek sembrava un gioco di due ragazzini. Il fugace bacio con
Roran
le diede tutte quelle emozioni che il bacio con Derek non le aveva
dato; era
una cosa meccanica, forzata, non dettata dal bisogno reciproco
l’uno
dell’altro, non dettata dal sentire un contatto, un altro
cuore che batteva,
un'altra persona che provava le stesse emozioni, sentimenti. Fu in quel
momento
che una parte del suo cuore si ruppe.
-
principessa, è ora di
partire. - la
domestica si avvicinò alla
principessa non ricevendo risposta.
-
va tutto bene?- Odette si
stropicciò gli occhi, nascondendo in
un pugno la lettera. - si, si, un pò di cenere mi
è andata negli occhi, sto
bene, andiamo - si
alzò dal divano
sistemandosi il vestito avviandosi verso la porta. Era quella
la cosa
giusta da fare? Continuare a seguire ciò che le era stato
imposto dal sistema?
O rompere le convenzioni, fare quello che le diceva
l’istinto, seguire quel
ragazzo, ritrovarlo dovunque egli fosse andato, lasciandosi tutti e
tutto
dietro le spalle?
-
Scusatemi, datemi ancora
cinque minuti, il viaggio sarà lungo e… - Odette
si allontanò dalla domestica,
ritornando verso le sue stanze. Fortunatamente non avevano ancora preso
i suoi
bagagli, o almeno una buona parte dei suoi bagagli, prese una borsa
poco
appariscente e in fretta e fura la riassettò mettendo dentro
l’utile per il
viaggio. Una buona scorta di portamonete, e qualche vestito comodo per
il
viaggio e finalmente aveva fatto; adesso le restava da fare tutto il
resto!
S’avvolse in una mantella verde bosco e trascinò
silenziosamente il bagaglio
verso quel corridoio che le aveva mostrato Roran. Riuscì a
scendere a tentoni i
gradini al buio arrivando direttamente nelle stalle, se tutto fosse
filato
liscio sarebbe potuta salire sul suo cavallo e scappare via al galoppo.
-
fate piano con questo, è
un cavallo reale. - stavano prendendo la sua Falada, il suo fedele
cavallo, per
portarlo sulla nave e lei doveva assolutamente fare qualcosa per
impedirglielo.
-
il re vuole cambiato un
cavallo, dice che non è abbastanza in forze - disse un messo
arrivato nelle
stalle con il fiatone. I due uomini riattaccarono provvisoriamente il
cavallo
reale e si diressero con quello da sostituire verso la carrozza.
Fu
proprio il colpo di
fortuna che stava aspettando.
Odette
sapeva di non avere
molto tempo prima che qualcuno si accorgesse che qualcosa non andava,
doveva
scappare alla svelta. Si avvicinò a Falada la quale prese a
farle le feste, poi
la bionda caricò il suo fagotto sul cavallo partendo al
galoppo dalla parte
opposta. Non aveva un piano, non aveva una meta, non sapeva dove stava
andando,
ma sapeva che da quel momento in poi sarebbe stata libera.
Il
cielo era grigio, non
molto azzurro, forse voleva venire a piovere; Odette cavalcava su
sentieri
secondari, aveva deciso di uscire dal regno di Derek, di allontanarsi
da lì il
più velocemente possibile, sicuramente sarebbe stato il
primo posto in cui
l’avrebbero cercata, e lei non voleva essere trovata, non
questa volta. Il
cavallo procedeva sicuro fra i sentieri scoscesi che scendevano a
valle, Odette
aveva visitato molte volte quel regno, lo conosceva abbastanza bene,
doveva dirigersi
verso i confini per uscire, ma come avrebbe fatto? Come sarebbe uscita
senza
destare sospetti? Cavalcava ponendosi una serie di domande sul come
poter
uscire, il suo sguardo cadde su una contadina che stava raccogliendo
mele in
una cesta vicino una casina, “ma certo! Un travestimento!
È geniale! Mi fingerò
una contadina e passerò! - fermò il cavallo.
–
buona donna, raccogliete
mele? - chiese smontando da cavallo.
-
si milady, sono le
migliori del reame! Assaggiate pure! - la contadina le mise davanti una
bella e
succosa mela rossa, Odette le diede un morso.
-
sono davvero le migliori!-
esclamò
lei degustandola.
-
eh, serviamo il castello
reale in persona! - esaltò lei.
-
avete dei vestiti
vecchi? Da donare? - Strinse
di più il suo cappuccio per non farsi guardare in faccia.
-
a cosa vi servono? -
domando sospettosa la
donna.
-
c’è stato un brutto
incendio su nelle colline, sono rimaste coinvolte alcune famiglie e
hanno perso
molto… sto andando in paese a chiedere a tutti un
po’ di solidarietà… -
-
mah certo cara, aspettate
un momento qui! - la donna entrò in casa e
ritornò con una cesta con alcuni
vestiti. –“tenete pure, erano miei di un
po’ di tempo fa, adesso non sono più
giovane e bella come una volta - sorrise la donna.
-
Vorrei acquistare anche un
cesto delle vostre mele, sono davvero buonissime – Odette
porse alla donna una
moneta d’argento mentre quella le riempiva un cesto.
-
è troppo denaro, non posso
accettare – rifiutò la donna.
-
Prendete, è un ringraziamento
per il vostro duro lavoro. – le chiuse la mano sulla moneta
che ne valeva
almeno cinquanta di cesti di mele. – e auguratemi buona
fortuna, - le disse
Odette salutandola. “ne avrò bisogno.”
Odette
caricò la cesta sul
cavallo, ringraziò ancora la donna e proseguì per
la sua strada, il sole era
alto ed era scappata da palazzo ormai da alcune ore…
chissà se qualcuno aveva
già notato la sua assenza…
****
- Sire – stava tentando umilmente di spiegargli la
situazione. – Non siamo
riusciti a trovare la principessa. –
-
Com’è possibile? Eppure
avete detto che era in camera sua mentre i suoi bagagli venivano
portati via!
Dov’è potuta andare? –
La
regina Uberta e Derek
erano anche loro fuori dal palazzo per salutare come di consueto, Re e
principessa, ma di quest’ultima non c’era
più traccia.
-Avete
guardato bene in ogni
stanza? – il Re era stanco dei giochi di sua figlia,
nascondersi in giro per il
castello per fargli perdere ulteriore tempo…
l’avrebbe rimproverata ben bene
non appena fosse uscita allo scoperto.
-
Si Vostra Altezza. In
verità ci siamo accorti che dalle scuderie manca anche un
cavallo. –
Uberta
rimasta in disparte
sino a quel momento con Derek al suo seguito si avvicinarono al povero
servo
che stava parlando.
-
Manca un Cavallo? – Uberta
iniziò a pensare al peggio.
-Si
maestà, il purosangue
Inglese della –
-Principessa
Odette –
completò Derek.
Fino
a quel momento era
stato piuttosto schivo, non aveva chiuso occhio pensando a cosa dirle
il giorno
seguente, ma adesso stava iniziando a realizzare la situazione.
Non
ci sarebbe stato un giorno seguente.
Odette
era scappata.
****
Nello
stesso momento in cui
a palazzo scoppiava il panico per la fuga della principessa, Odette era
arrivata
nei pressi dell’entrata del paese che sanciva la divisione
tra una regione e
un'altra, doveva passare dal controllo di frontiera e di certo aveva
bisogno di
camuffare ben bene il suo aspetto.
-
così di certo sarò
irriconoscibile! - si legò i capelli raccogliendoli sulla
testa, poi nascose il
vistoso colore platino mettendovi di sopra un fazzoletto rosso
consumato,
recuperato dalla cesta di quella buona contadina. Si infilò
una camicia bianca
larga e sgualcita, uno scialle e dei pantaloni marroni abbastanza
larghi, per
dare al resto un aspetto più credibile si sporcò
la faccia con la terrà, per
renderla abbronzata, e fece lo stesso per le mani e il torace.
-
sono irriconoscibile, stento
a riconoscermi persino io! Adesso Falada, dobbiamo sistemare te! - le
tolse le
briglie e la legò con della corda, avvolse dei pezzi di
stoffa alle zampe per
rendere irriconoscibili le tracce degli zoccoli e coprì la
sella con la cesta di
mele.
-
E adesso, speriamo che
nessuno mi riconosca…-
*
Attendeva
pazientemente in
fila il suo turno, mancavano ancora 3 persone prima di lei, fino a quel
momento
era andato tutto benissimo, nessuno le aveva degnato uno sguardo, a
parte
qualche giovanotto, ma era del tutto normale; aveva l’aria
della perfetta
contadina, abbronzata dal sole, con un cavallo con un bel cesto di mele
rosse
in dorso e una bella dozzina di mele raccolte nella camicia che
lasciava
scoperta la sua pancia leggermente e che lei aveva prontamente
camuffato
sporcandola.
-
tocca a lei, perché deve
uscire? - diceva una delle due guardie piazzate al cancello.
-
mia sorella, ha un brutto
malanno, forse tifo, devo starle vicino per qualche giorno almeno! -
diceva rammaricato
l’uomo sulla cinquantina che la precedeva.
-
no, non fare il furbetto,
ti conosco, sei già uscito altre sei o sette volte per lo
stesso motivo…” . lo
guardò storto la guardia gridando al prossimo di farsi
avanti cacciando l’uomo
in malo modo; Odette s’intimidì.
-
nome, stato sociale e
motivo per la quale deve uscire -
-
Salve, sono Gertrude Schalders,
sono una contadina. - la guardia alzò lo sguardo per
esaminarla, una normale
contadina, anzi molto graziosa rispetto alle altre.
-
ho perso mia madre
lo scorso mese la mia unica
famiglia, e la donna per cui raccoglievo mele mi ha mandata via senza
pagarmi, ho
solo con me queste mele. - la guardia guardò il cesto e poi
la camicia della
fanciulla, arrossendo notando un pezzo di pelle nuda scoperta.
–“ mi ha solo
detto, “puoi prenderti tutte le mele che riesci a
raccogliere, quelle saranno
il tuo pagamento” e così, vado a cercar fortuna. -
sorrise con tutta se stessa
sembrando credibile. Le guardie la guardavano un po’
scettiche.
-
non crediamo che voi…
-
-
prendetene una!
Ssono le più buone del regno!
- Odette ne porse una in maniera suadente alla guardia che
l’accettò senza fare
troppi complimenti. – non crediamo che voi
…possiate fare altro qui, andate
pure! - sorrisero le guardie spostandosi dalla strada per farla
passare. Odette
li ringraziò, prese la corda di Falada e continuò
a piedi passeggiando fuori
dai confini della prima regione.
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Capitolo 10 *** Oro - Atto 9 ***
Oro - Atto 9
Odette stava
cavalcando
da ormai parecchie ore, il suo unico pensiero al momento era quello di
mettere
più distanza possibile fra lei e loro.
Sapeva
fin troppo bene dopo anni di studi sui confini del regno di Derek che
per
uscire definitivamente dal reame le ci sarebbero volute ancora intere
giornate
di galoppo sostenuto. Il suo regno
era molto vasto e fino a che lei si trovava al suo interno sarebbe
stata ancora
sua prigioniera.
La notte era
calata
molto lentamente nel bosco, sia la ragazza che il suo cavallo erano
veramente
stanchi dopo un ritmo di velocità così sostenuto.
Odette aveva spronato il Falada
come se ci fosse davvero qualcuno alle sue spalle che la stesse
inseguendo e,
nonostante avesse messo parecchia distanza tra lei e i il castello,
sentiva
ancora la sensazione di essere inseguita.
Nel silenzio del
calar
del sole la ragazza uscì dal sentiero ed entrò
nel folto della brughiera, doveva
trovare una fonte d’acqua e un posto sicuro per passare la
notte. Odette non
sapeva quanto ancora ci sarebbe voluto per arrivare alla prossima
città, quella
mattina aveva lasciato la capitale e sapeva che continuando verso Nord
avrebbe
dovuto incontrare qualche altro villaggio prima di arrivare ai confini;
stava
cercando di prendere la via più breve ma senza una cartina
iniziare a ricordare
ogni singolo punto sulla mappa le iniziò a sembrare
difficile.
“ah,
mi caro cavallo,
abbiamo fatto molto oggi, domani ci spetta un’altra dura
giornata!” gentilmente
gli tolse il cesto di mele dal dorso mettendogliene una manciata
davanti come
ricompensa, alla fine era riuscita a trovare un ruscello e adesso si
stava
adoperando per accendere un fuoco.
“accendere
un fuoco è
più complicato di come è descritto sui
libri!” si lamentò lei –“ah
finalmente
si è acceso! - guardò le mele lì
accanto a lei, - dovrò
sbrigarmi ad arrivare in città, non
posso mica mangiare mele per tutta la vita! Non è salutare!
-
Dopo la
“cena” si stese
vicino al fuoco coprendosi con il suo mantello da viaggio, il prato era
duro
rispetto al letto in cui era abituata a dormire e in camera sua non vi
erano
tutti quei rumori della natura. Forse fu proprio per questo o per
l’adrenalina
che sentiva ancora in corpo ma iniziò a pensare a casa.
Chissà
cosa stava
succedendo in quel momento a palazzo. Avevano scoperto la sua fuga o
pensavano
si trattasse di uno scherzo? E suo padre? Come aveva reagito?
Mentre guardava le stelle le venne in mente Derek e le possibili
scenate che
avrebbe potuto fare, per un momento si sentì in colpa ma poi
decise di
distogliere i suoi pensieri e dedicarsi totalmente a quei piccoli
puntini
luminosi che brillavano su nel cielo.
- non mi sono mai addormentata
guardando un
panorama così stupendo. È la cosa più
bella che ho visto in vita mia” . Detto
questo chiuse gli occhi e in men che non si dica, cadde in un sonno
profondo.
****
- non possiamo stare con le mani in mano! Dobbiamo fare qualcosa! -
- e cosa
proponi? -
- andarla a
cercare, mi
pare ovvio! - diceva la regina Uberta. Anche a palazzo era calata la
notte e
quando tutti si erano resi conto che la principessa Odette non sarebbe
saltata
fuori da dietro un albero, lo shock aveva impedito a tutti di pensare a
cosa
fare. Tranne che alla regina ovviamente.
- Io non ho
intenzione
di correrle dietro! – E così alla fine lei aveva
mantenuto la sua parola. “non ti
voglio vedere mai più” gli aveva
detto, e così era fuggita; e lui ne era sicuro, era scappata
con quello
stalliere.
- Derek!! - lo
rimproverò lei.
- Che ci vada
suo padre
a riportarla qui, dopotutto è voluto rimanere ugualmente
dopo la sua “scomparsa”
- diceva sempre più seccato il ragazzo seduto su una sedia
in pelle nello
studio della madre.
- Può
essere stata
rapita da qualcuno! - continuava concitata la regina passeggiando
avanti e indietro.
- Oh no, non
credo, a
quest’ora ce l’avrebbero già restituita,
probabilmente con una lettera di scuse
e chiedendoci di richiuderla a vita nella torre più alta! -
rise lui. Sua madre
non gradì la battuta e gli rivolse
un’occhiataccia. Derek si alzò,
- Ammettete la
verità,
è scappata, è fuggita! Mi pare logico,
è del tutto normale che… -
- normale cosa??
Avevamo preso degli accordi!-
- ma lei ama un altro, vi ha
fatto ben capire
che se ne infischia dei vostri accordi. - disse a bassa voce lui.
- un altro??! Derek! Cosa sai
tu di tutta questa
storia? - si avvicinò minacciosa la madre.
- dimmi chi è!! -
Derek tacque.
- è un altro
principe? È di un regno più grande
del nostro!? È più ricco? È
più potente?-
Sua madre si
stava
facendo in testa un castello di complotti e sotterfugi che in
realtà non
esistevano, rise, Derek rise amaramente stringendo i pugni, gli costava
molto
ammetterlo a voce alta.
- è uno
stalliere…- bisbigliò
con i denti serrati.
Sua madre si
sedette in
preda ad uno svenimento. –“
s..s…st..stalliere? –
- no. La ragazza
dev’essere riportata indietro… - si disse fra
sè e sè la donna.
Derek la
guardò con un
misto di curiosità e rassegnazione – come? -
- psicologia,
mio caro.
Ci frega sempre a noi donne -
***
Il sole era alto
nel
cielo. –“ grimild.. perché non mi hai
svegliat… - Odette aprì gli occhi
sbadigliando, si trovava in una foresta con suoni e rumori diversi,
aveva
dormito su dei sassi e aveva tutta la schiena coperta di lividi, il suo
cavallo
mangiava erba tranquillamente lì vicino e per una volta si
sentiva più a suo agio
di quanto non lo fosse lei.
Per un attimo
tutto
quello che aveva fatto le era sembrato un sogno, un insolito e strano
sogno, di
quelli che ti sembrano reali e che riesci a ricordarteli una volta
sveglia, ma
quello non era un sogno, no, Odette era davvero fuggita da palazzo,
- Sono una
stupida… ancora
adesso non posso credere di averlo davvero fatto. - si alzò
sgranocchiando una
mela per colazione, rimise le sue cose su Falada e si
preparò ad un'altra dura
sessione di galoppo intensivo.
Dopo parecchie
ore
nell’inoltrato pomeriggio Odette riuscì a scorgere
una cittadina all’orizzonte.
Mentre ne varca la soglia alcune ore più tardi quasi si
spaventò quando un uomo
nel bel mezzo della strada incominciò ad urlare:
- UDITE UDITE!
–
Alcune persone
si
fermarono ad ascoltare, lei invece continuò a procedere con
indifferenza cercando
di non farsi notare.
- LA PRINCIPESSA DEL REGNO DI
ALDERSHOT
ABBANDONA LO SPOSO SULL’ALTARE! UDITE UDITE! -
“Aldershot!
Ma stanno
parlando di me!!” si fermò nel bel mezzo della
strada per ascoltare.
- LO SPOSO SI
RIPRENDE
PRESTO DAL TRAGICO EPISODIO E LA RIMPIAZZA CON UNA PIÙ
GIOVANE! UDITE UDITE! -
- Cosaaaa???
– Ad
Odette scappò un urlo che cercò di soffocare
immediatamente.
- Quest’anno il
nostro regno festeggerà
ugualmente delle nozze reali! I preparativi per ricevere la nuova
consorte sono
già iniziati! A breve il trasferimento di lei nella dimora
del futuro marito! -
Odette si avvicinò a quell’uomo per avere altre
informazioni.
- scusi buon
uomo, cosa
mi può dire in più? -
- riguardo
questa
faccenda? Beh, non mi stupirebbe se adesso fra i due regni non
nascessero delle
tensioni politiche, dopotutto entrambi sono molto grandi ed entrambi
mirano al
dominio delle acque su cui da entrambi i lati si affacciano e inoltre -
- riguardo al principe e alla
principessa…-
tagliò corto lei. Non voleva sentire un gazzettino politico
da chi poi di
politica non ne capiva nulla!
L’uomo
la guardò
pensando all’ennesima donna che gli chiedeva qualche
pettegolezzo sulla coppia
reale - Pare che dopo molti anni di fidanzamento non ne abbia potuto
più e
l’abbia abbandonato sull’altare, i motivi ufficiali
non si sanno ma tutti girano
voci su una presunta fuga d’amore… Beh ma il
principe comunque non deve aver
perso molto tempo a trovarle un rimpiazzo, a breve arriverà
una nuova consorte
a palazzo per discutere dei vantaggi politici e per fissare una data,
che dire!
Vorrei essere presente al matrimonio!! Ahahah- rise quello alla fine.
Odette era
furente,
girò spalle e continuò a camminare non badando a
dove stesse andando. “Diceva di
amarmi… che tutto quello che mi
diceva era la verità, e poi cosa fa? Sono scappata da 24 ore
e ha già trovato
un'altra con cui dimenticarmi. Sono stata sostituita come uno straccio
vecchio.”
Si
infilò in un vicolo
meno frequentato, una lacrima calda prese a scenderle dal viso. E
adesso perché
diamine stava piangendo?!
“
me lo sarei dovuto aspettare, per lui sono sempre stata un peso, aveva
detto
lui stesso che a volte sognava che io non fossi mai nata. E che se
anche io non
ci fossi stata ci sarebbe sempre stata qualcun'altra.” Odette
serrò i pugni e tentò di trattenere le ulteriori
lacrime che avevano preso a
sgorgare, d’improvviso le passarono davanti tutti i ricordi
legati a Derek in
cui i momenti salienti si succedevano in un turbinare di emozioni e
ricordi.
Basta, doveva
dimenticarlo. Lui l’aveva fatto in meno di 24 ore, a lei ci
sarebbe voluto più
tempo ma non gli avrebbe permesso di invadere i suoi pensieri con quei
ricordi
che condividevano. Non più.
Riprese a
camminare e
nella stessa via in cui si era infilata vide un’insegna in
legno appesa
all’edificio
“Il
cigno bianco – locanda”
-
Non
potrei sopportare un'altra notte all’aria aperta ho bisogno
di un buon letto
dove dormire, e sicuramente… di schiarirmi le idee. -
Entrò nella locanda, una
modesta costruzione su due piani interamente in legno. Al suo interno
vi erano
molti uomini dalle diverse estrazioni sociali, perlopiù
mercanti e viandanti,
intimorita da quel nuovo ambiente si avvicinò in punta di
piedi al bancone
dell’oste.
- buon uomo,
vorrei
pernottare qui stanotte. - disse
con un
fil di voce nascosta da sotto il mantello.
L’uomo
barbuto alzò lo
sguardo, poteva avere una cinquantina d’anni, aveva ancora
tutti i capelli
sulla testa, capelli rossi come il pelo della volpe e del medesimo
colore era
la barba ispida che cresceva rigogliosa sul mento. Rivolse gli occhi
grigi di sbieco
alla giovane. – chi garantisce per voi? -
- come prego? -
- chi garantisce
per
voi? - chiese a tono più alto l’uomo asciugando un
bicchiere con uno
strofinaccio.
- io, credo di
non
capire cosa intendiate, posso pagare. - Odette mise la mano al
sacchetto di
velluto rosso mostrandolo all’oste, i cui occhi si
illuminarono.
- gioia, voi
siete una
donna, non posso fare pernottare nessuna donna senza la garanzia di un
uomo.
Dovrò chiedere di andarven… -
- garantisco io
per lei.
- un giovane uomo si avvicinò al bancone intercedendo per la
ragazza bionda.
- voi, la
conoscete? -
chiese l’uomo titubante.
- si, è una vecchia
conoscenza. - sorrise il
ragazzo convincente.
- e va bene
allora,
portate pure il vostro cavallo nella stalla, li lo potrete rifocillare,
per
quanto riguarda la stanza, dovrebbe essere rimasto un letto disponibile
in una
doppia. -
- credo si
riferisca
alla mia stanza, ho un letto in più vuoto. - intervenne il
giovane ragazzo dai
capelli corvini. –
Odette si
allarmò. – non
avete una camera singola? E per le stalle, sarò felice di
pagare uno stalliere!
-
- credete di
essere
forse in un castello?! Non abbiamo uno stalliere, principessa! -
sentendosi
chiamare a quel modo Odette si irrigidì. - per la stanza,
ringraziate che
questo vostro vecchio amico vi fa pernottare, un altro vi avrebbe
cacciato
fuori a pedate, e ora levatevi dalla mia vista prima che cambi idea!
– la
scacciò l’uomo ritirandosi nelle cucine per
servire ai clienti il pranzo.
Odette era
sconcertata
da quell’atteggiamento così maleducato. In
confronto Derek era cento volte più
gentile! Così come rapido era arrivato quel paragone lo
cacciò con difficoltà
fuori dalla mente, doveva pensare ad altro adesso, quel giovane che
aveva
garantito per lei dentro la locanda adesso la stava seguendo. La bionda
ancora
avvolta nel mantello verde si diresse verso la stalla guidando Falada,
il
povero cavallo aveva la sella addosso da ben due giorni
perché Odette non aveva
idea di come si togliesse una sella, cercò di ricordare come
vedeva fare agli
stallieri sperando che in un modo o nell’altro quella
cosa venisse via.
- Sei in
difficoltà?
Sembrerebbe che non hai mai smontato una sella in vita tua…
- il ragazzo si
appoggiò allo stipite di legno osservandola incuriosito.
– vuoi che ti dia una
mano?-
Odette non era
mai
stata chiamata di tu da qualcuno,
solo da Derek in maniera intima e delle volte con suo padre, ma mai
nessuno si
era rivolto a lei in quel modo sfacciato, represse
l’irrefrenabile voglia di
rimetterlo al suo posto chiedendogli di chiamarla per
“voi” e non di “tu”.
– Credo
che voi mi abbiate aiutata
già
abbastanza, - disse lievemente acida rivolgendogli sottolineando il
“voi”.
Il ragazzo si
staccò
dallo stipite e si diresse verso di lei a passo sicuro, si mise dalla
parte
opposta della ragazza e smontò la sella dal suo lato con
rapidità. –“sei un
tipetto strano tu… - continuò lui facendo il
giro. Odette si scansò lasciando
fare al giovane.
- non hai mai
smontato
un cavallo, non sai delle regole delle garanzie degli uomini, e in
più non ti
sei stata per nulla prudente ad uscire il borsellino carico di monete
davanti
tutti quei “brav’uomini”. Questo poi, non
è un cavallo comune, le sue finiture
sono pregiate, un purosangue se non erro –
identificò la razza del suo cavallo
con una sola occhiata.
La bionda fece
un passo
indietro intimidita. – l’hai rubato? - chiese il
giovane tranquillo mettendo il
cavallo nel box vicino a dove c’era il suo, un comune cavallo
nero meticcio.
Vedendo che la ragazza non rispondeva le pose un’altra
domanda. – hai rubato
anche quelle monete? -
Odette non
sapeva come
destreggiarsi in quella situazione, non sapeva chi era il suo
interlocutore,
poteva essere un malintenzionato che non appena riconosciute le sue
origini
avrebbe potuto fare del male, forse
sarebbe stato il caso di fingersi un ladra… e se fosse stato
peggio? Doveva
prendere tempo.
- non so chi voi
siate,
ma ai miei occhi potreste essere come tutti quegli uomini lì
dentro. - disse
indicando la locanda.
- un
malintenzionato? -
rise lui.
–non riconosci neanche la
differenza tra i buoni e i cattivi - continuò a ridere.
- diciamo che attualmente chi
credevo buono si è
rivelato diverso da quel che pensavo fosse. -
- ah, un amore
finito
male… adesso è tutto più chiaro -
indagò lui fingendo di sapere ogni cosa.
-
perché fate tutte
queste domande ! non so neanche chi voi siate! -
- sapere il mio
nome ti
rassicurerebbe? E magari potresti anche finirla di darmi del voi,
questo
continua a renderti più sospetta…-
Odette
annuì stringendo
tra le mani il suo fagotto che avrebbe dovuto sistemare nella stanza,
ma non
prima di aver classificato quel ragazzo come amico o come
entità pericolosa.
- mi chiamo
Gideon, e
tu? -
- io mi
chiamo… -
Odette era titubante, sapeva che il suo nome non era comune come gli
altri…
- non ricordi
come ti
chiami? - scherzò
lui.
- ricordo
benissimo il
mio nome. Solo che non mi va di dirtelo! -
- e va bene, non
vuoi
dirmi come ti chiami? Beh in qualche modo dovrò pur
chiamarti… vediamo un po’,
ti inventerò io un nome… Trovato! Oro -
Odette che si
stava
dirigendo verso la locanda per vedere la sua stanza si girò
per protestare.
–“oro?? Che razza di nome sarebbe!-
Gideon la
raggiunse e
le prese di mano il bagaglio. – era il nome del mio
cagnolino…- le
sorrise beffardo facendole strada.
****
- sappi Uberta, che io non acconsento! - protestava il re a gran voce
nello
studio della regina.
- Bisogna usare metodi
drastici, è per colpa
vostra che devo procedere così, avreste dovuto insegnare a
Odette a rispettare
i piani e non a fare di testa sua!-
- forse voi
avreste
dovuto insegnare a Derek il rispetto per mia figlia! Se non si fosse
comportato
come noi sappiamo a quest’ora non sarebbe successo niente!-
- mio figlio
però non
si sarebbe mai azzardato a fuggire con una cameriera! Ceto sempre
più alto di
uno stalliere… -
rigirò il coltello
nella piaga.
Derek che era
rimasto
in silenzio a guardare quei due che s’insultavano in maniera
ridicola si alzò e
uscì dallo studio sbattendo la porta.
Parole, erano
solo
parole di disperazione quelle che si dicevano, e nessuna di quelle
parole
avrebbe riportato a casa Odette.
Curiosità:
Ero
indecisa sul nome da dare a questo
nuovo personaggio, così ho cercato nomi celtici su internet,
fra i tanti Gideon
mi ha colpito, è molto più d’effetto
xD. Per il resto spero che il capitolo sia
stato di vostro gradimento! Alla prossima!
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Capitolo 11 *** Inizio - Atto 10 ***
Inizio - Atto 10
Odette stava
scrutando
quel ragazzo corvino mentre la conduceva nella stanza che avrebbero
condiviso.
Gideon, o almeno
così
aveva detto di chiamarsi, aveva i capelli neri come la notte lunghi
fino al
collo ed era più alto di lei di una spanna, avrebbe potuto
benissimo avere la
stessa età di Derek, probabilmente era un contadino o un
viaggiatore la pelle abbronzata
infatti tradiva le ore di lavoro passate sotto a lavorare sotto il
sole.
La bionda si
ritrovò a
guardarsi le proprie mani per scoprirle sporche di terriccio, la sua
bella
pelle bianca era ancora imbrattata di sporco e avrebbe fatto di tutto
per un
bel bagno caldo.
- eccoci, questa
è la
mia camera, -
Il ragazzo
aprì una
porta di legno scuro rivelando una stanzetta un quarto grande quanto il
suo
bagno personale a palazzo, pensare che due persone potessero dormire
lì era
davvero assurdo! Due letti erano addossati al muro o meglio, due reti
con due
materassi e sudice coperte. Odette iniziò a riconsiderare
l’idea di dormire
all’aria aperta.
– che
da adesso è
diventata anche la tua. - disse il ragazzo posando il bagaglio di lei
sul letto
più vicino alla porta. Odette cercò di non
pensare allo squallore di quella
camera o alla sporcizia alta un pollice, invece si diresse verso il
bagno, che
fortunatamente era nella camera. – Oro, cosa cerchi? -
- Non chiamarmi
così!!
Sto vedendo se nel bagno c’è una vasca! Oh grazie
al cielo si! - ritornò nella
stanza da letto e aprì la valigia. Gideon la guardava
stranito. Odette invece
si prendeva dei vestiti puliti, avrebbe pensato in un secondo momento a
come
lavare quelli che si sarebbe tolta… –non
hai nient’altro da fare?- gli
chiese
vedendo che il ragazzo rimaneva imbambolato sulla porta.
- no, che altro
dovrei
fare? -
- dovrei farmi
il
bagno, gradirei restare sola… un’ora mi
può bastare… -
-
un’ora?! -
Odette si
strinse di
più nel mantello che ricopriva per intero la sua figura.
Gideon non l’aveva
ancora vista chiaramente in volto e lei non si sarebbe fatta vedere
fino a che
non avesse fatto un bel bagno caldo. Poi c’era da discutere
il fatto che lei non
poteva dormire nella stessa stanza con un ragazzo, ma non era quello il
momento
di allarmarlo.
- si, per
favore,
lasciami un’ora da sola in camera, tu va a fare un giro in
città. -
Il ragazzo
continuava a
protestare e dopo diversi quarti d’ora, Odette
riuscì a convincerlo a darle una
mezz’oretta di tempo. Non appena fu uscito si mosse con
rapidità, preparò
l’acqua calda del bagno (almeno questo lo sapeva fare) e un
cambio d’abiti
pulito, riponendo i vestiti da contadina ordinatamente nel sacco. Fu il
bagno
più veloce della sua vita, dopo aver messo dei vestiti
asciutti, asciugò i
capelli e li spazzolò al calore del camino. Aveva scelto un
vestito rosa
pallido, cucito con filo d’oro e ricami azzurri sul corpetto
che raffiguravano
degli uccellini su dei rametti era uno devi vestiti più
comodi e anche carini
che aveva ma che stonava terribilmente con il contesto in cui si
trovava adesso.
Stava giusto finendo di mettere a posto, era consapevole che la sua
mezz’ora
era scaduta e prima che il ragazzo rientrasse doveva rimettersi il
mantello,
che dopo aver lavato via il fango, Odette aveva diligentemente messo ad
asciugare vicino al camino.
La porta si
aprì
bruscamente.
- Gideon dove sono finite le
buone maniere? -
Odette si voltò, ma quello che vide non le piacque affatto.
Non era Gideon
ad avere
violato la sua privacy bensì l’oste con delle
cattive intenzioni.
- bene bene, il
vostro
amico non c’è… siete tutta sola... -
Odette
indietreggiò
verso il camino. – tornerà a momenti. Cosa
volete!? -
- beh dipende da
quanto
posso ottenere … una bimba che va in giro da sola con tutto
quel denaro
dev’essere la figlia di qualche ricco proprietario terriero,
e chissà il suo
paparino quanto sarà disposto a pagare per riavere la sua
figliuola a casa…
incolume s’intende…- disse
con voce
maligna l’oste cercando di bloccarla nell’angolo
della stanza.
- vi sbagliate!
Mio
padre è un pover’uomo! Non pagherà di
certo per riavermi a casa!- non
appena Odette lo disse se ne pentì
amaramente.
- ah, quindi nessuno vi
cercherà… qualsiasi cosa
vi accada… forse era meglio per te tacere, bimba. -
Odette
gridò e l’oste
le si scagliò addosso. –Lasciatemi!!!- le
sue mani grasse le bloccarono le braccia mentre lei provava inutilmente
a
liberarsi, era terrorizzata, il suo cuore batteva a mille.
- sta zitta!!- le gridò quello
sbattendola contro una parete.
Ad un tratto
l’oste le
cadde pesantemente addosso, Odette pensò che per lei fosse
arrivato il peggio,
ma quando sentì due braccia forti che le tolsero
quell’uomo di dosso e il
ragazzo di prima che l’aiutava a rialzarsi capì
che era salva per un soffio.
Si alzò a fatica, aveva battuto la testa molto forte nella
colluttazione, vide
una bottiglia rotta su tutto il pavimento e capì che Gideon
doveva aver colpito
l’oste in testa per stordirlo.
- ti senti bene?
– Odette
tremava dalla paura poi le gambe le cedettero e fortunatamente Gideon
la
sorresse appena in tempo, la prese delicatamente in braccio e
l’appoggiò sul
letto dopodiché iniziò a raccogliere tutte le sue
cose in giro per la stanza.
- vieni
presto… - le
sussurrò ad un orecchio scuotendola leggermente. Odette che
aveva perso i sensi
per qualche istante riaprì gli occhi sentendo ancora il
pericolo nell’aria,
vedeva tutto appannato e non riusciva a capire cosa stesse accadendo.
L’ultima
cosa che ricordava era che aveva seguito Gideon fino alle stalle e
adesso lui
la stava scuotendo per svegliarla.
- svegliati
presto! -
le posò una mano sulla guancia, che era candida e
incredibilmente morbida;
finalmente Odette riprese conoscenza. – Derek…
cosa sta succedendo? Derek…? – chiamò
lei ancora intontita, qualcuno l’aveva
presa per mano e la stava guidando da
qualche parte.
- presto, sali a
cavallo, dobbiamo allontanarci il prima possibile da qui!- le disse la voce concitata.
Odette
salì a cavallo,
il ragazzo le aveva poggiato sulle spalle il suo mantello verde e il
suo
fagotto era ritornato lì al suo posto. Gideon
salì sul suo di cavallo –forza,
vai! - la incitò.
Odette diede due
colpetti ai fianchi del cavallo la quale partì subito al
galoppo.
Il ragazzo
corvino la
raggiunse subito, superandola e facendole strada.
-
l’oste… l’oste mi ha
aggredita! - iniziò a ricordare Odette.
- hai un talento
per
metterti nei guai eh… -
Odette
ignorò le sue
parole – se non ci fossi stato tu… non so cosa
sarebbe potuto succedere. – si
portò una mano alla bocca soffocando un gemito. Non era
così forte come
pensava, in realtà fuori dalle mura del palazzo dove la sua
voce contava
qualcosa, non era altro che una debole e un incapace, una ragazzina che
non era
nemmeno in grado di badare a se stessa.
-e
così siamo delle
persone importanti? - la guardò lui.
-
siamo…? -
- si, nel senso
sei una
persona importante. -
Odette
negò. – no, non
è vero! -
-
andiamo… prima potevo
avere qualche sospetto anche se si capiva perfettamente che ti eri
scurita la
pelle, ma adesso non ho più dubbi. Hai la pelle candida
segno che non hai mai
lavorato sotto al sole, ed è morbida segno che non hai mai
nemmeno lavorato in
vita tua; hai gli occhi azzurri e i capelli biondi che da queste parti
sono
rarissimi e non hai mai sellato un cavallo né girato in
città. Avanti ormai ti
ho smascherata, non ha più senso fingere ancora. Chi sei? -
Odette taceva,
continuava a galoppare accanto a lui, istintivamente
accelerò l’andatura del
cavallo, lo faceva sempre con Derek quando non voleva rispondere a
qualche
domanda.
Gideon la
raggiunse.
Lui non era Derek. – ti ho salvato la vita e non ti fidi
ancora di me? -
Odette lo
guardò
confusa. Cosa doveva fare? Era tutto così nuovo per lei!
- sto cercando
di
fartelo capire in tutti i modi che sono tuo amico, ma se non ti fidi di
me non
posso costringerti - fece spallucce dispiaciuto il ragazzo svoltando in
una
radura. Odette lo seguì.
- dove vai? -
gli
chiese lei una volta raggiunto.
- se non ti fidi
di me
perché dovresti seguirmi? -
Odette tacque
per un istante,
poi lo guardò. – la verità è
che non ho nessun posto dove andare. – gli disse
seria.
Gideon scese da
cavallo
– si sta facendo buio… saremmo ottime prede per i
briganti, conviene fermarci
qui per stanotte -
Odette scese da
cavallo
a sua volta e in silenzio aiutò Gideon a raccogliere della
legna per il fuoco.
Da quando aveva
iniziato il suo breve viaggio solo adesso iniziava a realizzare che
cosa avesse
fatto.
Era sola.
Era davvero sola.
E questa volta, nessuno sarebbe venuto a cercarla.
****
Il fuoco
crepitava
lento davanti a lei, i due ragazzi avevano messo in comune le loro
provviste,
Odette aveva delle mele e dell’acqua mentre lui portava
sempre con sé del vino
e pane e formaggio. La ragazza capì che se divideva il cibo
con una persona
allora non poteva non fidarsi, avrebbero passato la notte insieme e
doveva
decidere il sa farsi. Se fidarsi di lui o meno.
Le scintille rosse e gialle illuminavano i loro visi, la ragazza
iniziò a
studiarlo per tentare di capire che tipo di persona fosse, non sembrava
il tipo
di persona che avrebbe potuto aggredirla nel sonno, che avrebbe potuto
derubarla per poi scappare via, ma ovviamente da una sola occhiata non
poteva
essere sicura di nulla.
Mentre guardava
il
fuoco dinnanzi a lei gli parlò, - Odette. - disse sedendosi
vicino a lui
davanti al fuoco. – mi chiamo così- aveva deciso
di fidarsi del suo istinto e
per quanto possibile, raccontargli la sua storia.
Gideon
attizzò la
fiamma. –… perché non volevi dirmelo?
È un nome come tanti, solo meno
conosciuto -
- per non sapere
chi
sono io, anche tu sei piuttosto strano. - sorrise lei.
- non
pretenderai che
conosca tutte le persone di Guildford! -
- ah, quindi
è così che
si chiama questa regione… -
- non sapevi
neanche
dove ti trovavi?!- Gideon
era stranito, quella
era la ragazza più strana che avesse incontrato!
- devo ammettere
di no.
– in realtà era convinta di trovarsi proprio dalla
parte opposta, ma ovviamente
prima di scappare non aveva avuto la possibilità di rubare
nessuna mappa e
aveva dovuto affidarsi al suo orientamento.
- cosa ti ha
spinto fin
qui Odette? - chiese lui
appoggiandosi
ad un tronco.
- diciamo che
sto
cercando una persona. - disse misteriosa lei.
- per non sapere
neanche dove ti trovi direi che più che cercare qualcuno ne
sembri in fuga. –
il ragazzo era abbastanza maturo e aveva esperienza in quel genere di
cose.
Odette si
intristì. –
può darsi… ma sto anche cercando qualcuno
– Quel ragazzo poteva anche aver
capito che lei stava scappando ma non avrebbe mai potuto immaginare
quale nobile
motivo l’avesse spinta a tanto. Le sarebbe piaciuto ritrovare
Roran, chiedergli
scusa per la marea di guai che gli aveva provocato e magari chiedergli
delle
spiegazioni per quella lettera che le aveva scritto…
- si tratta di
Derek? -
proferì normalmente lui.
Odette si
irrigidì –
come sai quel nome? Chi te l’ha detto!!?- si
allarmò.
- calmati,
calmati, hai
chiamato quel nome a gran voce mentre eri priva di sensi…
probabilmente mi sarò
sbagliato… magari è il nome di tuo padre! -
cercò di minimizzare lui ma ormai
era troppo tardi, vide che qualcosa era cambiato, Odette si era
intristita e i
suoi occhi avevano mutato espressione, era diventati grigi e tristi.
- …
non è lui che
cerco… è da lui che sto fuggendo. - disse in tono
mesto concretizzando a se
stessa il corso delle sue azioni.
- un altro
manigoldo,
eh? - sorrise lui scherzando - magari un promesso sposo brutto e
storpio ahahah-
rise lui tentando di farla ridere con il risultato opposto.
Odette gli
lanciò
un’occhiataccia di rimprovero, Gideon non poteva credere che
scherzando avesse
davvero indovinato una parte del passato di quella fanciulla tanto
fragile che
gli sedeva a fianco.
- no. Ti sbagli.
-
disse Odette. Gideon tirò un sospiro di sollievo. - non
è né brutto né storpio.
Anzi è il più bel ragazzo che io abbia mai visto.
- Ad Odette
iniziarono a bruciare gli occhi e il
naso si arricciò. Anzi, sarebbe più corretto
chiamarlo ormai uomo. Odette
l’amava ma non perché fosse bello, alto, dagli
occhi penetranti e dalla postura
fiera, anche se magari questo non le dispiaceva affatto; no,
l’amava
incondizionatamente per quei pochi momenti in cui lui si apriva a lei
mostrandole le sue emozioni, in quegli istanti in cui anche lui
diventava fragile.
Ma accompagnato
al
ricordo di Derek come un pugno nello stomaco si ricordò di
ciò che aveva
sentito quella mattina. Derek, il suo fidanzato non aveva tentato
nemmeno di
riportarla indietro, aveva semplicemente trovato un’altra con
cui rimpiazzarla.
Tutti quegli anni passati insieme, tutte le parole che si erano detti
non erano
che bugie.
Gideon
tentò di
distoglierla da quei brutti pensieri – evidentemente
è una persona a cui tieni,
allora perché scappi da lui? -
-
già… perché sto
scappando da lui…? – ripeté
retoricamente lei
Il ragazzo dai
capelli corvini
scosse la testa. – forse nemmeno tu sai quello che vuoi.
Forse hai
semplicemente paura. E la paura fa fare cose stupide.
-
- credevo di
sapere
cosa volessi – iniziò lei poco convinta
– abbiamo litigato in malo modo ed io
ho deciso di mandare all’aria il fidanzamento e sono scappata
via. –
- Ma ti manca e
non lo
vuoi ammettere – la guardò di sottecchi e nella
sua “non” risposta vide che
aveva ragione.
- Torna
indietro. Va da
lui, e se come credo anche lui è innamorato di te
capirà le tue ragioni e
vedrai che tutto si aggiusterà da solo- si sentiva proprio
una brava persona a
dare tutti quei consigli così saggi, uno di quei giorni
avrebbe deciso anche
lui di stabilirsi in un paese e trovare una brava ragazza.
Odette lo
guardò e gli
sorrise amaramente. – non posso farlo. Ormai non si torna
indietro. –
Un pezzo di
legno emanò
scintille incandescenti mentre lei continuava a parlare. – e
poi lui non mi
ama, ti sbagli. Sono scappata da quarantotto ore e lui si è
già trovato
un'altra. Non è venuto nemmeno a
cercarmi. – “Dopotutto, perché avrebbe
dovuto farlo?” ricordò a se stessa. “C’è sempre un
rimpiazzo… ci sarà sempre
un’altra…”
- aspettate un
po’…che
coincidenza! La vostra storia assomiglia alla notizia che per ora sta
facendo
il giro della regione, parla di quella principessa del regno
di… almoth? Mi
pare … che è scappata per una fuga
d’amore e il principe ha subito trovato
un’altra fidanzata -
- si chiama
Aldershot
non almoth - lo corresse.
- lo conosci?
Conosci
quel regno!? - Gideon era estasiato, che la sua compagna di viaggio
venisse da
così lontano? Odette gli rivolse uno sguardo più
eloquente di mille parole.
Adesso il ragazzo si ritrovò senza parole.
Ripresosi dallo
shock
dichiarò quel che lei gli aveva fatto intuire. –
voi siete la principessa
Odette del regno di Aldershot!? - si alzò in piedi
indietreggiando.
- finalmente mi
ridate
del voi! - rispose tutta contenta.
Gideon non
poteva
credere di essere al cospetto di un altezza reale, si portò
una mano alla nuca
senza sapere bene cosa fare.
- suvvia, non
fare
quella faccia… sono la stessa ragazza che hai tentato di
abbordare prima… - gli
sorrise scherzosamente Odette.
Il ragazzo le
sorrise –
cosa ti fa credere che il fatto di aver scoperto che tu sia una
principessa mi
faccia desistere? - tornò a sedersi lì vicino.
- dopotutto, -
continuò
– hai detto tu stessa di aver rotto il
fidanzamento… quindi tecnicamente sei
libera-
Odette rise, ma
la sua
fu solo una risata amara. Libertà? Era così che
ci si sentiva ad essere liberi?
Come se un vuoto avesse preso il posto del tuo cuore? Come se le tue
gambe
fossero diventati macigni ogni volta che intraprendevano un sentiero
che
portava dalla parte opposta a casa? Non avrebbe mai potuto immaginare
una
libertà così diversa da come l’aveva
idealizzata.
- e tu invece?
Dove sei
diretto? – si ridestò lei sviando abilmente il
discorso.
- non ho una
meta
precisa ancora, attualmente sto raggiungendo dei familiari a Farnahn.
Di
recente è ritornato mio cugino che non vedo da anni e avrei
piacere di
rincontrarlo prima di proseguire con il mio viaggio. - fece una pausa.
–e tu
principessa?
Adesso cosa farai? -
- come ti ho
detto
prima, non posso tornare indietro… - scappando da palazzo
non aveva solo
mandato a monte il fidanzamento, aveva voltato le spalle a tutto e a
tutti, suo
padre, il suo regno, la sua corona. Aveva rinunciato alla sua corona
fuggendo
via, non aveva più una casa e nessuno da cui tornare.
- chi
è la persona che
stai cercando? - chiese il ragazzo distogliendola dai suoi pensieri.
- prima avevi
accennato
a qualcuno che stavi cercando… - cercò di
richiamare l’attenzione a
quell’argomento.
- si…
un ragazzo. –
come un lampo a ciel sereno si ricordò di Roran.
- ah ecco! Lo
sapevo! -
si lamentò lui – c’era un altro!
C’è sempre un altro…- sospirò
abbandonando le speranze.
- no, non
c’è nessun
altro!! - s’arrabbiò la bionda. – tra
noi non è mai successo niente! Sono
sempre stata fedele ai patti, non avrei mai tradito Derek! Non sono
quel genere
di persona… anche se lui non la pensa nello stesso modo
– già, per lui tutto quello
che era successo era come un tradimento, non aveva voluto nemmeno
ascoltare le
sue ragioni.
- e allora chi
sarebbe
questo? - chiese sempre più confuso Gideon
- un amico. Un
buon
amico. Lavorava a palazzo però a causa mia se ne
è dovuto andare… -
- insomma
è stato
cacciato. - tagliò corto lui.
- non mi va di
parlarne… - concluse Odette sentendosi in colpa per la sorte
di un ragazzo che
non aveva fatto nulla per meritare tutto quello. – adesso
sarà meglio riposare,
domani ci aspetta una lunga cavalcata - Odette
si mise comoda come poteva e si preparò
a dormire.
-
Odette…-
- si? -
- mi
chiedevo… se ti
andrebbe di viaggiare assieme a me… a parte la piccola sosta
dalla mia famiglia
sono senza meta, mi piacerebbe accompagnarti nella tua ricerca sempre
che tu me
lo consenta. - disse
timidamente lui.
- non ci vedo
nulla di
male- sorrise
Odette
Dal suo
giaciglio anche
Gideon sorrise, dopotutto poteva sempre farle cambiare idea e farla
innamorare
di se…
“i
mutamenti dell’animo sono continui a questo mondo.”
Pensò
fra sé…
Angolo autrice
L’ultima
frase è citata
dal film il castello errante di Howl di Hayao Myazaki, viene detta da
“testa di
rapa” una volta trasformato in principe da Sophie,
riferendosi ad un possibile
cambiamento di idea da parte di Sophie nei confronti di Howl una volta
che lui
sarebbe tornato a trovarli, facendo capir palesemente che comunque ci
avrebbe
sperato. Detto questo spero che il capitolo sia stato di vostro
gradimento!
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Capitolo 12 *** Solitudine - Atto 11 ***
Solitudine -
Atto 11
- non sta
funzionando…
- diceva la voce maschile in un misto di irritazione e rassegnazione.
- forse ci vuole
più
tempo… - la voce femminile invece era tremolante e
continuava a rigirarsi sulla
soffice poltrona dello studio.
- più
tempo passerà più
lei si allontanerà ancora di più, questo sistema
non la farà riavvicinare! - il
ragazzo sbuffando si alzò e si avvicinò al
caminetto dando un calcio a un pezzo
di legno sbucato fuori dal camino crepitante.
- dovevi andarla
a
riprendere! Dovevi andare a riprenderla e riportarla qui! - disse
Uberta sistemando
in maniera frenetica le carte che aveva sulla scrivania senza
prestargli una
particolare attenzione, i suoi pensieri erano rivolti ad altro.
- Odette non
è
un’oggetto. Non posso andare e riportala qui semplicemente. -
sospirò lui con
le mani sui fianchi; finalmente l’aveva capito, Odette non
era una cosa, un
oggetto. Non poteva fare di lei quello che voleva, non era un
giocattolo, c’era
voluto tutto questo per farglielo capire. Se lei avesse voluto sarebbe
ritornata di sua spontanea volontà, ma lui ne dubitava; anzi
non ci sperava
proprio nel suo ritorno, ogni ora che passava era una speranza in meno
di
rivederla passeggiare per i corridoi del suo castello… del loro castello.
-
perché no!? - si
ridestò dai suoi pensieri la regina – non potevi
semplicemente salire a cavallo
e riportarla qui?? –
Sua madre vedeva
sempre
le cose in maniera così semplicistica… - stava
per partire proprio perché non
voleva più avere niente a che fare con me! - si
girò lui – come potete pensare
che una volta raggiunta mi avrebbe dato ascolto?! Lei sta scappando da me. - le
ultime parole gli rimbombarono in testa,
stava difendendo il suo atteggiamento, difendeva Odette per essere
scappata via
da lui, adesso stava sfiorando il limite della pazzia.
-
forse… - iniziò
Uberta
–
dovremmo prendere in
considerazione l’ipotesi che non tornerà
più… - completò Derek.
- non intendevo
dire
quello! No Derek! Lei deve ritornare! - protestò a gran voce
dall’altro capo
della stanza. Lei e Guglielmo avevano pianificato tutto da anni e
adesso che
finalmente il tutto stava per concretizzarsi la principessa era
scappata. Lei
non lo avrebbe permesso, quella ragazza andava riportata indietro.
- e se non
tornasse mai
più!!- gridò
lui. Non aveva mai alzato
la voce contro sua madre, l’emozione l’aveva
tradito. – se non ritornasse mai
più - sussurrò.
Sua madre non
disse
niente, e d’altronde come avrebbe potuto? Non aveva mai visto
Derek con lo
sguardo così vuoto, perso nei suoi pensieri, così
malinconico. Forse suo
figlio, il suo bambino, per la prima volta si era innamorato. Lo
guardò inerme
mentre usciva fuori dalla stanza a viso basso.
Derek vagava
senza
meta, senza Odette quel castello era ritornato alla normale quiete che
vi era
durante l’inverno, eppure ai suoi occhi tutto aveva perso
colore, tutto
sembrava spento e privo di vita. Forse se avesse preso il suo cavallo
quella
mattina e le fosse corse dietro a quest’ora lei sarebbe
ancora lì, magari
imbronciata e arrabbiata, magari non avrebbe voluto rivolgergli la
parola ma
sarebbe rimasta ancora lì.
I suoi passi lo riportarono inconsciamente davanti alla porta della sua camera. Nessuno vi era
più entrato
dal momento in cui avevano scoperto la sua fuga.
Il ragazzo
aprì la
porta ed entrò lentamente, quasi avesse paura che Odette
saltasse fuori da
qualche angolo e lo rimproverasse per non avere bussato, nella stanza
si poteva
sentire ancora il suo profumo; Derek l’inspirò
provando una fitta di dolore al
cuore.
Se non fosse
più
tornata che ne sarebbe stato di lui?
Aveva sempre
dato per
scontata la presenza di Odette nella sua vita, così come il
loro matrimonio e
il loro futuro, ma lei aveva distrutto tutto con un il suo gesto. Aveva
avuto
coraggio a scappare via e lasciarsi tutto alle spalle o era fuggita per
paura?
“non
ti voglio vedere
mai più” erano state le sue ultime parole, Derek
era certo che se le sarebbe
ricordate per tutta la vita così come il modo in cui lei
l’aveva guardato
facendolo sentire così colpevole, forse era anche il motivo
per cui quella
mattina non le era corso dietro. Era arrabbiato per tutto quello che
era
successo ma non appena la notizia della sua fuga gli fu comunicata si
sentì
sotto shock. Chi era lui per fermarla? Poteva veramente vantare il suo
possesso
su di lei? No, lei non era mai stata una cosa sua. Lei non era mai
stata una
cosa e basta. E lui l’aveva trattata come tale e per questo
lei se ne era
andata. Non poteva biasimarla, non aveva il diritto di correrle dietro
e
chiederle di tornare, se lei era più felice senza di lui
allora non avrebbe
fatto nulla per fermarla.
Un riflesso
dorato
attirò la sua attenzione, nel cestino vicino allo scrittoio
vi era un ciondolo.
Derek si avvicinò e lo prese in mano, Odette
l’aveva buttato nel cestino
rinnegando tutto quello che quell’oggetto aveva portato nella
sua vita, il ciondolo
che lui le aveva regalato al loro primo incontro molti, molti
anni prima.
Il ragazzo lo
guardò
per un istante, un piccolo cigno bianco era disegnato in argento sulla
superfice del cuore d’oro, il suo
cigno aveva
preso il volo e l’aveva lasciato per sempre. Provò
una fitta al cuore vedendo
quell’oggetto nelle sue mani, sapeva che il suo posto era al
collo di Odette
così come il suo era al
suo fianco.
Entrambi erano
stati lasciati indietro.
Il ragazzo mise
in
tasca quel ciondolo, poi s’incamminò verso le
scuderie; era un po’ che non
vedeva Bromley e un po’ di compagnia non gli sarebbe
dispiaciuta in quel
difficile periodo, Bromley non era proprio una delle persone
più sveglie che
conoscesse ma era l’unico che potesse considerare un amico e proprio adesso che aveva
bisogno di lui? Lui non c’era.
Sparito. Volatilizzato.
A quanto pare
tutti avevano
deciso di abbandonarlo.
****
Erano trascorsi
sei
giorni da quando Gideon e Odette erano in viaggio, ormai per la ragazza
erano
trascorsi parecchi giorni da quando aveva abbandonato il palazzo. Ogni
sera si
ritrovava a pensare a cosa stessero facendo in quel momento al
castello.
Com’era la nuova principessa? Derek le stava facendo da guida
all’interno del
palazzo? Le aveva mostrato i giardini e colto quelle rose bianche che a
lei
piacevano tanto? Chissà se le avevano dato la stanza che una
volta era
sua…chissà se a Derek lei piaceva, e se lei lo
ricambiasse… in fondo Derek
aveva molte qualità ed era una brava persona, probabilmente
i due andavano
d’amore e d’accordo. Più di quanto non
andassero loro due almeno.
Con questi
pensieri il
suo umore non fece che peggiorare, negli ultimi giorni divenne sempre
più
triste e silenziosa anche se Gideon stava facendo di tutto per tentare
di
distoglierla dai suoi pensieri.
- Odette, tra
qualche
ora dovremmo essere arrivati – il ragazzo galoppava accanto a
lei precedendola
di poco. Da quando avevano iniziato a viaggiare insieme Odette si era
sentita
più tranquilla; quando si fermavano in qualche paesino per
passare la notte con
lui diventava tutto più semplice, conosceva i posti e sapeva
come porsi con le
persone. Quell’incontro era stato davvero una fortuna per
lei.
- va
bene… - sospirò lei.
Quelli erano
stati i
giorni più insoliti della sua vita, ne era certa; non
avrebbe mai più vissuto
un’avventura del genere. Con il passare del tempo
iniziò a sentire affiorare i
sensi di colpa nei confronti del padre, non sapeva niente su come
avesse
reagito alla sua scomparsa, aveva fatto una mossa avventata nel fuggire
via in
quel modo… si augurava solo di non averlo fatto morire di
dolore. Ma non doveva
pensarci, doveva rimanere concentrata sul suo viaggio. Già,
un viaggio inutile
alla ricerca di chissà che cosa. Cosa avrebbe fatto una
volta trovato Roran?
Cosa avrebbe dovuto dirgli? Doveva forse provare a convincerlo a
ritornare
indietro?
E mano a mano
che i
giorni continuavano a susseguirsi lei si rendeva sempre più
conto
Che in fondo,
forse,
aveva davvero
sbagliato
tutto.
----
- Principessa?
– la
voce di Gideon ancora una volta la riscosse dai suoi pensieri.
- umh?
– lo guardò
distratta.
- siamo quasi
arrivati,
sarà meglio che ti alzi il cappuccio… sai per non
rivelare subito al villaggio
intero che sei una principessa - lui
rise ma riuscì a strapparle solo un flebile sorriso.
Scesero da
cavallo e si
avvicinarono a piedi all’entrata del paese.
- segui me -
disse lui
facendole strada.
Arrivarono alle
porte
della cittadina, per loro fortuna c’era una sola guardia e
pure mezza
assonnata, quindi non fece troppo caso a chi entrava o usciva. Una
volta
varcata la soglia Odette si lasciò incantare da quei colori
e odori nuovi,
c’erano un sacco di bancarelle allestite, e i colori
predominanti erano
l’arancione il giallo e qualche punta di rosso.
- stanno
preparando la
festa per il raccolto - le spiego Gideon – ringraziamo per
aver avuto un anno
senza carestie o grandinate che potevano in qualche maniera
danneggiarlo. -
Odette annuiva
passando
davanti a tutto quello, guardando con occhi di bambina; era
meravigliata da
tutta quella gente che si radunava semplicemente per ringraziare.
Attraversarono la piazza la quale al centro aveva una
grande fontana in pietra ottagonale, i bambini e le bambine erano
radunati lì,
giocavano a rincorrersi o semplicemente si acconciavano i capelli con
fiori
appena colti.
- siamo quasi
arrivati,
è quella casetta laggiù! - indicò una
casetta a due piani in legno e pietra,
con un modesto giardinetto davanti che conduceva ad un recinto nella
parte
posteriore.
- è
molto carina -
disse semplicemente Odette.
Una ragazza
dalle
trecce scure e gli occhi del medesimo colore gli corse incontro
attraverso il
vialetto.
- Gideon!!! Gideon!!! - la
ragazza saltò al
collo di Gideon e lo baciò sulle guance.
- Ginnie, su su!
-
cercava di scollarsela di dosso il bruno. – devi scusarla,
è mia sorella,
Ginnie. - si rivolse ad Odette.
- fratellone, mi sei mancato
moltissimo! – poi
la ragazza quasi per la prima volta notò la sconosciuta -
chi è questa? -
chiese interrogativa senza troppi complimenti.
- Quante
domande! –
rispose lui dirigendosi verso il recinto sul retro, altri due cavalli
stavano
pascolando tranquilli.
Gideon tolse le
selle
ai cavalli lasciandoli riposare dopo il lunghissimo viaggio, riconobbe
subito
il cavallo pezzato del cugino.
- e dimmi
piuttosto,
come sta il nostro caro cuginetto? – le lanciò un
occhiata ammonendola sulle
domande che era meglio non fare.
Ginnie
capì al volo e
cambiò argomento - è cresciuto tanto!
È diventato grande quasi quanto te! -
- beh, ci
scambiamo
solo due annetti di differenza, era normale che prima o poi crescesse -
I ragazzi
entrarono
dentro la casupola attraverso la porta che dava sulla cucina, una
cucina che a
Odette sembrò abbastanza spaziosa e ariosa, sporgendosi un
po’ si potevano
vedere le scale che davano sicuramente sulle camere da letto al piano
superiore
e il salone che invece era situato sul primo piano e da cui era
visibile la
strada.
- questa casa
è davvero
grande! - rimase estasiata Odette.
- ci viviamo io,
Ginnie, i miei genitori e i genitori di mio cugino e prima che se ne
andasse anche
lui ovviamente. A proposito dove sono tutti? Ci dovrebbe essere
confusione a
quest’ora!- si
meravigliò guardandosi
attorno.
- in
realtà in casa ci
sono solo io, gli zii sono usciti con i nostri genitori, dovevano
sbrigare
delle commissioni, per quanto riguarda nostro cugino, era in piazza
prima,
avreste dovuto incontrarlo mentre venivate. - disse dubbiosa la
ragazza.
- magari
avrà avuto
qualche contrattempo… - suppose Odette.
- quanto ti
fermerai
con noi!? - chiese esultante la ragazzina
Gideon
guardò Odette – non
so di preciso… forse un giorno o due… -
-
così poco?? - la
faccetta tutta contenta lasciò spazio ad un broncio
chilometrico.
- eh
già dobbiamo
sbrigare delle cose io e…!-
Un rumore della
porta
dell’ingresso fece trasalire tutti.
- Ginnie! Sono
tornato
– la voce maschile risuonò in tutta la cucina.
– Ci sono due nuovi cavalli,
abbiamo visite? -
-
Gideon…! - il ragazzo
entrò nel salone.
Odette
sgranò gli
occhi.
Insomma,
Quante
probabilità c’erano
Di trovare
subito
quello che Cercava?
-
…Odette..? -
- Roran
–
Angolo autrice:
Questo capitolo
non è
particolarmente lungo ma spero che il colpo di scena vi abbia spiazzato
almeno
per un po’… ho cercato di insinuare nelle vostre
menti che magari il cugino
potesse essere Bromley ma in realtà non era lui…
allora, ve lo aspettavate?
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Capitolo 13 *** Sbagliato - Atto 12 ***
Sbagliato - Atto
12
- Roran?
–
Odette non
poteva fare
a meno di fissarlo, in quel momento era come se nessun altro esistesse
in
quella stanza, aveva voglia di piangere ma di gioia, era davvero felice
che lui
stesse bene; fino a quel momento non si era resa conto di quanto fosse
preoccupata per lui. Sapeva che era andato via da palazzo ma Derek
avrebbe
potuto fare di tutto per impedirglielo, magari arrestarlo e metterlo in
galera
a vita, e tutto perché non aveva voluto ascoltarla, aveva
creduto che loro due
avessero una relazione, che lei lo avesse
tradito.
- voi due vi
conoscete?!- Gideon
aveva l’aria sconvolta
e stupita allo stesso tempo.
Il silenzio era
diventata una presenza palpabile in quella stanza, in quel momento
stava
avvenendo un dialogo senza parole, gli occhi di Odette e Roran si
stavano
raccontando tutto quello che era successo.
Ad un tratto
Odette non
riuscì più a trattenersi, stava per crollare, si
portò le mani al volto ancora
semi nascosto dal cappuccio del mantello per cercare di reprimere le
lacrime,
Roran fece due passi in avanti e colmò la distanza che vi
era tra di loro e,
sotto gli occhi sgomenti dei presenti,
l’abbracciò.
Quell’abbracciò
fu per
lei un balsamo contro tutte le cattiverie del mondo, contro tutte le
difficolta
che aveva affrontato fino a quel momento, attraverso il suo corpo
sentì il suo
calore che la rassicurava, la faceva sentire al sicuro e che per lei
valeva più
di qualsiasi spiegazione.
Gideon non
poteva non
guardarli sempre più turbato, non poteva credere che suo
cugino Roran conoscesse
Odette e fosse a tal punto intimo con lei da poterla abbracciare,
un pensiero più scuro prese il sopravvento, e se fosse
proprio suo cugino il ragazzo che Odette stava cercando? I suoi dubbi
furono
confermati quando dalle labbra della giovane si udì un
sussurro appena
percepibile.
“ti
ho trovato”
Ginnie non disse
nulla,
si limitava ad osservare con sguardo interrogativo, Gideon
abbassò lo sguardo e
mise una mano sulla spalla della sorella facendole cenno di seguirlo
nell’altra
stanza. Chissà quante cose quei due avevano da dirsi,
dovevano lasciarli da
soli anche se lui era restio a farlo.
Se mai una flebile speranza si era fatta largo in lui adesso tutto era
stato
spazzato via da ciò che aveva appena visto. Quella ragazza
era impenetrabile,
era una fortezza chiusa, una rocca che chiudeva tutto il mondo fuori, eccetto chi voleva
lei; Roran era entrato, chissà come aveva eluso le sue
barriere, lui invece era rimasto fuori a guardare quello splendore
senza
riuscire ad entrare.
Odette aveva
sprofondato il volto nella camicia candida di Roran, come fosse una
medicina
aveva inspirato a pieni polmoni tutto il suo profumo, un profumo che
sapeva di
biada fresca, grano, erba e libertà. Un profumo diverso da
quello di Derek,
inconfondibilmente diverso; avrebbe potuto distinguerli anche ad occhi
chiusi.
Anche Roran si beò di quel contatto, credeva di non poterla
rivedere mai più e
invece era fra le sue braccia, che si stringeva contro il suo petto e
tutto questo
gli sembro bellissimo. Egoisticamente non l’avrebbe mai
più lasciata, l’avrebbe
tenuta sempre vicino a sé come quel momento, sempre vicina
al cuore per tutta la vita.
- cosa
fai tu qui? - trovò la forza di parlare, seppur
con la paura
nel cuore che si potesse staccare da quel contatto.
- ti stavo
cercando…e ti ho trovato -
disse lei a bassa
voce, come quando si ha il terrore di parlare vicino ad una candela
accesa per
paura che si possa spegnere con un tuo respiro, come quando si sussurra
ad un
orecchio un segreto proibito.
-
perché? - fu la
domanda più semplice del mondo, un domanda che racchiudeva
molteplici pensieri,
una gran dose di paure e incertezze, ma una domanda che pur sempre
andava fatta,
nonostante si avesse più paura della riposta che non del
quesito in sé.
Odette scelse
accuratamente le parole per la risposta, era un momento in cui tutto
ciò che si
diceva doveva essere preciso sintetico e dosato. –avevo bisogno di te-
La risposta non
spaventò Roran, non quella volta, no. Quella volta
riempì il suo cuore di amore
come non mai, del desiderio di volerla tempestare di domande,
dell’egoistica
richiesta di sentire ancora quelle quattro parole che gli avevano
cambiato la
giornata e probabilmente tutta la concezione della vita stessa.
Erano passati
solo tre
minuti, solo tre minuti che portavano il peso di giorni e giorni.
Il tempo è indescrivibilmente falso, rallenta e prende
velocità quando vuole a
scapito dei poveri mortali che guardano l’orologio ignari che
nonostante i
secondi e i minuti passino essi non abbiano la stessa durata. Ebbene
quella
volta il tempo fu clemente, concesse ai due giovani i tre minuti
più lunghi di
qualsiasi ora.
****
Il ragazzo dai
capelli
castani cavalcava nella luce del tardo pomeriggio, le mani strette
nelle redini
di cuoio, il cavallo sotto di sè che affannato correva sui
sentieri terrosi;
finalmente aveva trovato il coraggio di fare quello che era giusto,
quello che
la mente e il cuore gli avevano detto sin da subito. Il cielo si tinse
di rosa
e viola, a breve sarebbe diventato buio ma non gli importava, non
avrebbe fatto
pause, non avrebbe decelerato, era troppo importante il suo
scopo… continuava a
ripeterselo incessantemente…
****
I due ragazzi si
erano
spostati nelle stanze sopra, Roran aveva fatto vedere ad Odette la
stanza che
avrebbe condiviso con Ginnie la sorella di Gideon; non era molto
grande, ma era
abbastanza capiente e pulita. La ragazza si tolse il mantello e lo
posò sul
letto che sarebbe stato suo, Roran la guardava, aspettava che lei
dicesse
qualcosa, qualsiasi cosa sarebbe andata bene, ormai era di nuovo sotto
il suo
incantesimo.
La bionda si sedette sul letto, si concesse un istante per guardare
fuori dalla
finestra, i suoi occhi puntavano verso l’orizzonte dove una
volta poteva
intravedere le torri del palazzo, ma ormai era troppo lontana,
guardando fuori non
vedeva più nulla se non il cielo e le nuvole.
- sono giorni
che
viaggio… - iniziò piano lei, Roran si
appoggiò alla porta guardandola assorto –
saranno ormai una dozzina di giorni che sono andata via. -
-
perché sei scappata?
- le chiese
- non potevo
rimanere.
Tutto quello in cui credevo ad un tratto è crollato. Era un
castello costruito
su fondamenta inesistenti… non avrei permesso agli altri di
avere ancora potere
sulla mia vita, ho scelto di prendere in mano il mio destino,
d’ora in poi sarò
solo io a decidere per me stessa. - lo guardò per ricevere
conforto. Lui si avvicinò
e si sedette sul letto. – anche se seguire le tue azioni
comporta il perdere le
persone che ami? - Odette alzò lo sguardo come
improvvisamente svergognata da
quell’affermazione.
- m…mio padre?
– ma sapeva che Roran non stava
parlando di lui.
Roran scosse la
testa.
- tu lo ami - asserì- puoi provare a mentire a me
o chiunque te lo
chieda, a scappare lontano, ma questo non cambierà il corso
delle cose, tu lo
ami e non puoi mentire a te stessa ancora… - le mise una
mano sulla sua.
Era fredda,
come il ghiaccio.
Come quella sera.
Odette non
scanso la
mano anzi si riscaldò con il suo calore che improvvisamente
le pervadeva tutto
il corpo. Il suo sguardo percorreva ogni lineamento di quel ragazzo,
cercava un
modo decifrare i suoi pensieri, aveva detto che l’amava,
aveva descritto i suoi
sentimenti in maniera tanto chiara da far paura. Perché
adesso la stava
spingendo verso Derek, non l’amava più? Sentiva il
bisogno incalzante di
chiederglielo, di dar voce ai suoi dubbi ma aveva troppa paura. E se
lui le
avesse risposto che non l’amava più? Ci sarebbe
rimasta male?
- tu mi ami? -
non
osava guardarlo, aveva lo sguardo fisso sulle loro mani che si
toccavano, si
cercavano; avrebbe voluto tapparsi le orecchie per non sentire la
risposta,
rimangiarsi la domanda e fare finta di nulla.
Roran la
fissava.
- quello che
provo io
non importa… -
- a me importa!-
disse con foga
– per me è importante saperlo…
-
Roran socchiuse
i caldi
occhi marroni – importa quello che provi tu… -
-
io…? -
- io sono da
sempre
stata legata a Derek, credo di amarlo ma non sono più sicura
di nulla ormai.
Quando ho letto la tua lettera improvvisamente mi sono resa conto che
tu tenevi
a me in una maniera diversa da quella che ho sempre conosciuto, in un
modo così
diverso da Derek… - prese una pausa cercando di capire come
continuare, in
testa aveva un milione di pensieri ma doveva metterli in ordine se
voleva che
lui la capisse.
- Tu mi hai
mostrato
qualcosa di nuovo, è come se mi avessi svegliata da un sonno
durato troppo a
lungo. Nessuno prima si era mostrato così gentile con me, e
non perché io fossi
la principessa. Abbiamo trascorso davvero poco tempo insieme ma io mi
sentivo
bene, non volevo che ti allontanassi da me; non volevo perderti.
–
Roran provava le
stesse
emozioni, non voleva perderla ma sapeva che non era giusto quello che
stava
succedendo. Lei non sarebbe dovuta essere lì.
- io potrei
provare
qualcosa per te… - sussurrò lei arrossendo. Non
l’aveva mai detto a nessuno
prima, ma doveva guardare in faccia la realtà per quanto lei
esigesse da se
stessa sempre la massima coerenza. Aveva detto a Derek che non
l’aveva mai
tradito e questo era vero, ma non era neppure possibile che lei
percorresse
tutta quella distanza solo per vedere se uno stalliere stesse bene.
Quando lui l’aveva
sfiorata aveva sentito di nuovo quel calore nel cuore come quel
pomeriggio di
pioggia qualche settimana prima, quando per la prima volta aveva
davvero
provato delle emozioni forti che l’avevano spaventata ma
l’avevano anche fatta
sentire viva.
Roran le
parlò con
franchezza rompendo quell’atmosfera un po’ troppo
sentimentale – Odette, devi
perdere qualcuno per ottenere qualcun altro… se sceglierai
di restare con me
perderai per sempre Derek, e se scegli lui, perderai per sempre me.
È inevitabile.
-
Odette
l’abbracciò
d’istinto. - ma io non voglio perdervi…- era
egoista da parte sua, ma lei non
lo era mai stata in tutta la sua vita, se per una volta voleva qualcosa
così
tanto perché non poteva averla? Perché non poteva
avere l’amore di Derek e l’amicizia
di Roran? O viceversa? Doveva per forza dire addio a qualcuno?
Il ragazzo dai
capelli
color nocciola le accarezzò i capelli biondi –
devi dimenticarti di uno di noi…
-
- mi stai
dicendo che
devo scegliere… - chiuse gli occhi…
Gideon
entrò nella
stanza e li trovò in quell’atteggiamento intimo.
– scusate… non pensavo di
disturbare, - i ragazzi si sciolsero da quel contatto imbarazzati.
-
c’è uno strano
ragazzo… - iniziò lui
- e allora? -
chiese
scorbutico Roran, suo cugino aveva il dono per rovinare i bei momenti
altrui!
- e allora,
chiede di
te Odette. -
Odette
guardò Gideon
confusa.
Derek!? Era
Derek che
era venuto a riprenderla!?
No, non era possibile, si stava per sposare con un'altra ragazza
sicuramente
non pensava più a lei da giorni. Ma allora chi poteva
essere?
- di me? E come
fa a
sapere che sono qui??! -
- e qui
giù, vuoi
chiederglielo tu stessa? - le
fece segno
con la mano.
Odette si
alzò dal
letto seguita da Roran mentre Gideon le faceva strada verso la cucina
al piano
di sotto.
Il ragazzo bruno
aveva
percorso tanta strada ed era trafelato, ma non appena la vide seppe
esattamene
cosa dirle, l’aveva sempre saputo sin da quando si era messo
in viaggio.
- Odette, devi
tornare
indietro con me!-
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.- .-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Le pupille si
dilatarono, il cuore accelerò, non aveva neanche finito di
scendere l’ultimo
gradino che quella voce a lei familiare le parlo con fermezza. - come
hai fatto
a trovarmi? - chiese estasiata la ragazza.
- ho chiesto a
tutti
coloro che incontravo se mai avessero visto una ragazza con la tua
descrizione,
ho seguito le tracce dei tuoi avvistamenti e sono giunto fin qui, non
sapevo
che la mia ricerca sarebbe finita, temevo ti fossi spostata ancora,
corri
parecchio ragazza! -
- Odette allora
lo
conosci? - chiese Gideon, quella ragazza era più popolare di
quanto pensasse!
Roran non si
stupì di
vederlo, era abituato a vederlo nelle scuderie di tanto in tanto.
- si, lui
è Bromley, il
miglior amico di Derek. –
****
- ti ha detto Derek di venire a cercarmi? - Odette
era ancora confusa, Bromley l’aveva
inseguita per tutto quel tempo e alla fine l’aveva trovata.
Certo, Derek non si
degnava nemmeno di farsi vedere, mandava gli altri ad intercedere per
lui!
- No affatto.
– la sua
risposta la spiazzò - lui non sa neanche che sono venuto a
cercarti e a
chiederti di tornare indietro. Se lo sapesse probabilmente si
arrabbierebbe
moltissimo. –
I presenti
guardavano
la scena non sapendo come reagire.
- certo che si
arrabbierebbe! Finalmente è riuscito a sbarazzarsi di me,
figurati se vuole che
torno indietro! E comunque non lo farò, stai sprecando il
tuo tempo. - si
arrabbiò lei.
Bromley la
supplicò – ti
prego Odette tu devi ritornare!
– prese
fiato, era ancora molto agitato, - Derek non vorrebbe che io ti dicessi
nulla
di questo, – Odette lo guardò male, le sue ultime
affermazioni stavano
peggiorando ancora di più il suo umore. –
perché è stato categorico. Se tu
volevi andare via, se amavi un altro e sei volevi fuggire, lui non
avrebbe
fatto nulla per impedirtelo, voleva che tu fossi libera. –
disse tutto d’un
fiato.
- Beh certo,
detto da
uno che mi ha rimpiazzata il giorno dopo con un’altra
è veramente molto nobile
da parte sua… -
- ma di che stai
parlando? – il ragazzo si sedette su una sedia, iniziava a
sentirsi un po’ meglio.
Gideon gli offrì un bicchier d’acqua che bevve
tutto d’un sorso.
- parlo della
sua nuova
fidanzatina. Ecco di che parlo! –
- Ma quale
fidanzata?! Non
esiste nessuna fidanzata, era tutta una bugia inventata dalla regina
per
convincerti a tornare indietro… ma non ha funzionato. -
Odette tacque.
Tutto quello
iniziava a non avere senso.
- Da quando tu
sei
andata via lui non è più lo stesso, mi devi
credere. – il suo sguardo era così
accorato che Odette si sentì terribilmente in colpa. - Non
parla più, non esce
quasi mai dalla sua stanza e quando vaga in giro per il castello ha
un’aria
tremendamente malinconica, persino la regina è molto
preoccupata per la sua
salute, così facendo si ammalerà. -
Ad Odette si
strinse il
cuore, - … ma… chi lo dice che sta male per causa
mia? Potrebbe essere che…-
S’interruppe…
lo
sguardo lanciatole da Bromley era più eloquente di qualsiasi
parola…
- Odette, forse
è vero
che io non sono un genio, ma ci sono cose talmente ovvie che mi chiedo
come tu
o lui non riusciate a vederle. Lui non è molto bravo a
mostrare quello che
prova, ma io ci passo molto tempo assieme, e so quanto ci tiene a te.
-
perché… perché non è
venuto a cercarmi allora? – i suoi occhi erano diventati
lucidi. Se teneva a
lei, se stava male per lei, allora perché non aveva lottato?
Perché l’aveva
lasciata andare via così?
Il castano la
guardò,
conosceva quei due da quando erano bambini, per lui Derek e Odette
erano due
libri aperti, perché anche loro non riuscivano a capirsi a
vicenda?
- Il motivo per
cui non
ti è corso dietro – iniziò a parlare
lentamente come se stesse spiegando
qualcosa ad un bambino di cinque anni - è perché
non vuole costringerti a stare
con lui se ami un altro. Perché lui ti
Ama. E vuole che tu sia felice. -
– se
anche tu lo ami, ti
prego, torna indietro con me. - Ad Odette scese una lacrima dalla
guancia,
superò il ragazzo e uscì dalla porta da cui era
entrata appena pochi minuti
prima.
Quelle ultime
parole l’avevano
distrutta.
Si
avvicinò al recinto
dove Falada pascolava, adesso le lacrime scendevano copiose mentre
pensava a
ciò che Bromley le aveva detto. Non esisteva nessuna
principessa, avevano
puntato sul suo orgoglio per farla tornare indietro ma lei non si era
fatta
ingannare e aveva continuato da sola per la sua strada. In fondo al suo
cuore,
almeno per i primi giorni, aveva sperato che Derek la venisse a
cercare, quello
le avrebbe dimostrato che lui ci teneva davvero a lei, giusto?
Sbagliato.
Aveva sbagliato
tutto.
Lui
l’aveva lasciata
libera.
Era questo il
suo più
grande gesto d’amore.
Poteva essere
egoista e
riportarla indietro facendo leva su tanti di quegli argomenti che lei
alla fine
avrebbe ceduto, ed invece non lo aveva fatto.
Odette strinse i
pugni.
Le faceva male il cuore ogni volta che pensava a lui. Non era
paragonabile a
Roran. Quel sentimento non era paragonabile a nulla.
“Perché
devi sempre averla vinta?” sussurrò a se stessa.
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Capitolo 14 *** Decisione - Atto 13 ***
Decisione - Atto
13
- dottore, cosa
mi può
dire…? - la regina Uberta si era avvicinata al medico di
corte estremamente
preoccupata.
-
vede… - cominciò lui.
– il ragazzo è in salute, non ha nessun problema
strano, sospetto che il suo
malessere provenga dal cuore… -
- il cuore?!
– disse
spaventata lei.
-
Niente di grave maestà, state tranquilla, credo
sia mal d’amore. Solo questo può giustificare i
suoi sintomi. Perdita
d’appetito, apatia per tutto, sbalzi
d’umore… -
- c..cosa posso
fare? -
- Voi?...
assolutamente
niente, se guarirà, guarirà da solo.- disse andandosene il dottore.
-
se…? - la regina
rimase con quella domanda nella sua mente, non poteva credere di essere
indirettamente la causa dei malesseri di suo figlio; non avrebbe mai
detto che
Derek potesse ammalarsi di mal d’amore, era sempre stato
forte, coraggioso,
impavido e ora? Era ridotto un ameba, e tutto per quella ragazza dai
capelli
color del sole.
****
Odette
si trovava nel
recinto assieme a Falada, non faceva che pensare a quello che Bromley
le avesse
detto pochi minuti fa, voleva tempo, doveva pensare bene a cosa fare
una volta
tornata… perché ormai era chiaro.
Doveva
tornare.
-
Odette! Odette! –
Roran
la chiamò a gran
voce, da quando Bromley era arrivato dal castello tutto si era svolto
in
maniera sin tropo veloce, in quei pochi minuti in cui era arrivato
aveva
cancellato tutto quello che poco prima loro due si stavano dicendo.
Quando
aveva visto Odette scappare via in quel modo aveva infine capito.
Non c’era modo che loro due potessero stare insieme, a
discapito di quanto lei
gli avesse detto in realtà lui era sicuro che lei non lo
amasse davvero, aveva
solamente paura di ritornare indietro.
– eccoti qui -
Odette stava accarezzando
Falada sul dorso all’interno del recinto bianco dove
trotterellavano allegri
altri cavalli.
La
ragazza si asciugò
velocemente qualche altra lacrima che aveva preso a sgorgarle dagli
occhi.
-
hai intenzione di
partire questa notte? – le sussurrò accarezzando
la criniera del cavallo.
Lei
sollevò di scatto
il volto – come…? –
-
come ho fatto a
capirlo? Beh, chiamala intuizione o semplice constatazione dei
fatti… ma mentre
quel ragazzo ti parlava hai quasi smesso di respirare. –
Lei
non rispose.
-
come ti dicevo prima…
non importa cosa provo io… tu lo ami. –
Lei
lo guardò con gli
occhi lucidi. – mi dispiace – gli disse –
pensavo di essere più forte, pensavo
di potercela fare… - abbassò lo sguardo - non
posso ricambiare i tuoi
sentimenti. –
Roran
l’abbraccio e le
accarezzò la testa dolcemente – va tutto bene. Va da lui. – le
sussurrò ad un orecchio.
Lei
annuì contro la sua
maglietta, - sono felice di averti potuto vedere almeno un ultima volta
– le
disse scostandole una ciocca di capelli dal viso. – e so
anche che è egoista da
parte mia avanzare una richiesta ma… -
-
dimmi – gli sorrise
lei dedicandogli la sua attenzione, se quello era un addio avrebbe
fatto di
tutto per esaudire quel suo ultimo desiderio.
-
Non partire questa
sera, resta una notte qui, ti vorrei portare in un posto… -
le prese una mano.
– la festa del raccolto è questa sera…
mi piacerebbe portarti in paese… -
-
non sono mai stata ad
una festa di paese, e dubito che mi ricapiterà
mai… verrò con piacere. –
Lui
le sorrise. –
grazie – le sussurrò. In fondo lei non gli doveva
nulla eppure per una sera
soltanto la principessa Odette sarebbe stata la sua dama al suo fianco.
Bromley
aveva fissato
la scena dalla finestra, quei due si erano abbracciati e poi lui
l’aveva presa
per mano e la stava riaccompagnando verso casa. Non importava quanto
tempo ci
sarebbe voluto, l’avrebbe riportata da Derek, sì,
anche se da solo lui
l’avrebbe convinta. Dopotutto se tutto quel disastro era
successo, era proprio
per causa sua.
****
Odette
rientrò in casa
scortata da Roran.
-
questa sera andremo
alla festa del raccolto, domani prenderò una decisione.
– la bionda fu evasiva
non gli disse nulla sul fatto che avesse già preso una
decisione, non voleva
dargli la soddisfazione che una sua visita avesse cambiato
così drasticamente i
suoi piani.
-
Odette! - una Ginnie
molto affannata scese le
scale e corse disperata verso di lei.
-
Odette per favore, devi
… assolutamente… aiutarmi… - disse con
il fiatone
-
cosa succede? -
-
devi venire con me!
Abbiamo poco tempo! - la prese per mano e la tirò via dal
recinto, dirigendosi
verso la collina.
-
ma dove stiamo
andando!? - si lamentò lei.
-
tutte le ragazze
avranno scelto i fiori migliori! -
-
fiori? - era
scettica
-
ma certo! Questa sera
andremo alla festa del raccolto, verrai pure tu? –
-
si, così sembra – le
sorrise gentilmente
-Beh
allora dobbiamo
sbrigarci o i migliori saranno tutti presi. -
Odette
si sedette sul
prato accanto a Ginnie. Erano circondate da una grande
quantità e varietà di
fiori che emanavano un profumo splendido.
-
credo di non capire,
spiegati meglio - la esortò incuriosita.
-
le ragazze per
quest’occasione importante scelgono i fiori più
belli per adornarsi i capelli, durante la
festa del raccolto, (è una
tradizione molto antica, che risale ai tempi dei primi insediamenti) ad
un
certo punto della serata, poco prima dei fuochi d’artificio,
i ragazzi devono
scegliere una compagna di ballo con cui danzare attorno al grande
falò,
dopodiché tutte le coppie devono cambiare compagna e
compagno, se le prime
coppie che si erano formate riusciranno a guardare l’inizio
dei fuochi insieme,
saranno destinati a rimanere insieme per sempre! -
-
lo trovo molto
sdolcinato… - sorrise lei; ormai Odette era una giovane
donna, non aveva più 14
anni, probabilmente a quell’età avrebbe voluto
sognare anche lei di trovare la
sua anima gemella a quel modo ma quel pensiero non l’aveva
attraversata mai;
aveva sempre saputo che non avrebbe dovuto cercare la sua anima
gemella. Derek
era un dato di fatto più che un sogno romantico. Era entrato
nella sua vita
talmente bruscamente da non riuscire a ricordare un periodo della sua
infanzia
senza la sua costante presenza.
Ginnie
continuava a
sorridere con gli occhi languidi;
-
forse a te piace
qualcuno…? - azzardò Odette
Ginnie
diventò subito
rossa in viso – lo conosco da molto tempo; siamo sempre stati
ottimi amici ma…-
-
ma vorresti che lui
ti guardasse in maniera diversa… - concluse lei.
La
ragazza scura di
capelli annuì imbarazzata.
-
su allora, dobbiamo
trovare i fiori più belli! Diamoci da fare… non
vorrai certo sfigurare alla
festa… - le sorrise Odette cercando di immedesimarsi nel
sentimento che provava
Ginnie, voleva abbandonare la sua tristezza almeno per qualche ora,
l’indomani
avrebbe intrapreso il viaggio per tornare a casa e tutto in qualche
modo si
sarebbe risolto. O almeno così sperava.
****
Quella sera le stelle erano più luminose del solito,
brillavano illuminando
magicamente tutte le case del paese; due giovani coppie camminavano fra
le
strade allestite con bancarelle colorate. Ginnie aveva dei fiori rosa
incastonati fra le trecce che le adornavano il capo, Odette era
l’artefice di
quella magnifica acconciatura degna di una principessa; lei aveva
preferito non
adornarsi eccessivamente, anzi era insolitamente semplice, aveva i
capelli
sciolti che le incorniciavano il volto pallido e un vestito decorato
con fili
d’oro, azzurro e bianco, che rendeva la sua figura eterea e
quasi inconsistente
come fosse un angelo. Il paesino era splendido di sera, le bancarelle
illuminavano con una luce soffusa tutte le strette strade acciottolate;
Ginnie
e Roran camminavano davanti, poco dopo di loro passeggiavano invece
Odette e
Gideon, la ragazza bionda camminava più lentamente prestando
particolare
attenzione a tutto ciò che le si presentava davanti,
cogliendo tutto il
possibile da quell’esperienza.
-
A cosa stai pensando?
- le chiese ad un tratto Gideon distogliendola dai suoi pensieri.
La
sua mente vagava
percorrendo tutti i pensieri possibili, più si sforzava di
non pensare a
determinate cose o persone e
più si
ritrovava con il pesarci a lungo; questo però non lo voleva
di certo far sapere
a Gideon, per quanto fosse una brava persona non le andava di dargli
troppe
spiegazioni.
-
a nulla in
particolare, -
-
eppure secondo me
qualcosa è cambiato da quando è arrivato quel
ragazzo…- aveva viaggiato per
poco con lei ma aveva iniziato a rendersi conto di come riuscire a
capire le
sue emozioni anche solo dal suo tono di voce.
-
ho la sensazione che
questa sarà l’ultima sera in cui ti
vedrò. – completò lui.
-
forse hai ragione tu.
– tra loro calò un silenzio freddo, fu lui a
spezzarlo nuovamente – parteciperai
al ballo attorno al fuoco? -
-
non credo che queste
cose facciano per me … - sospirò lei
-
certo, sei una
principessa, sei abituata a feste sontuose… queste cose sono
da contadinotti
plebei…- disse con tono risentito.
-
perché parli in
questo modo? Sei infastidito da qualcosa che ho fatto? -
cercò di indagare lei
rendendosi conto di essere attaccata dal ragazzo che con sguardo
tranquillo le
camminava a fianco.
Gideon
esitò un
momento, poi decise di dirle apertamente quello che pensava -
tu… sei una
profonda egoista, giochi a fare la piccola contadinotta, giochi con i
sentimenti di due ragazzi facendoli soffrire entrambi,- Odette guardò
Roran poco più avanti che
sembrava un po’ triste …- li tieni sul filo della
lama, fra la felicità e
l’abisso di disperazione… non appena avrai finito
di giocare cosa succederà ai
tuoi giocattoli? Te lo dico io, li butterai via e ne cercherai altri
nuovi!- Odette si
stava chiedendo come faceva quel
ragazzo dall’aspetto tanto calmo e sereno a dirle tutte
quelle cose senza un
minimo di emozione, freddo come il ghiaccio, duro come la roccia,
eppure aveva
viaggiato con lei, aveva avuto modo di conoscerla, perché
dirle tutte quelle cose
cattive?
-
io nutro un profondo
rispetto per la classe operaia, non sto giocando né a fare
la contadina né con
le persone -
-
ma fammi il piacere…-
le rise in faccia.
Odette non si era mai
sentita più umiliata, quel ragazzo la stava giudicando non
conoscendo nulla di
lei e della sua storia.
-
Mi dispiace che tu
pensi questo di me, vorrei solo dirti che non era mia intenzione far
soffrire
nessuno. Mi dispiace che le cose siano andate così. -
-
Odette! Vieni! -
Roran si infilò tra di loro sorridente, prese Odette per
mano e la condusse al
centro della piazza, dove una grande catasta di legno era stata
impilata
proprio nel centro. – volevo che tu vedessi
l’accensione del falò -
Odette
sorrise
pensierosa.
Alcuni
ragazzi si
avvicinarono con delle torce accese, diedero fuoco alla paglia nella
parte
inferiore che subito a contatto con il fuoco fece una vampata e
sprigionò mille
scintille. Il fuoco iniziò a salire mangiando pezzi di legno
sempre più grandi
fino a che, la grande catasta di legno divenne una torcia di fuoco
rosso che
emanava un calore piacevole se a debita distanza.
L’orchestra
cittadina
iniziò a suonare tutto il suo repertorio, e senza rendersene
conto Odette si
era ritrovata a ballare con Roran attorno al fuoco assieme a molte
altre
coppie. Era iniziato tutto con un semplice – vuoi ballare - e
non era più
riuscita a fermarsi, sospettava di aver ballato delle ore con Roran.
All’inizio
era davvero molto pensierosa, le parole di Gideon le ronzavano in testa
e non
riusciva a togliersele, poi poco a poco Roran l’aveva fatta
sentire meglio e
lei aveva iniziato finalmente a rilassarsi, tra un ballo e un altro il
tempo
era passato velocemente; ad un tratto Odette si ricordò
della tradizione che le
aveva raccontato Ginnie, dell’ultimo ballo prima dei fuochi
d’artificio – adesso
ci dovremmo separare…- le
disse lui non
appena l’ennesima melodia si fermò.
Un
ragazzo biondo si
avvicinò ad Odette – avete già un
cavaliere per questo ballo? -
-
suppongo proprio di
no, se voi voleste farmi il piacere di unirvi a me ne sarei lieta. -
sorrise
dandogli la mano.
Era
un ragazzo più
giovane rispetto a lei, un bel ragazzo sicuramente ma non era
esattamente il
suo tipo.
Volteggiando
incrociò
una coppia cui faceva parte Ginnie che cercava di dirle qualcosa.
Odette
si sporse per
capire meglio.
-
è lui - riuscì ad
intendere. - è lui! - gridò davanti al ragazzo
biondo.
-
è lui, chi? -
Odette
aveva capito che
stava probabilmente ballando con il cavaliere di Ginnie, aveva
indubbiamente
fatto un’ottima scelta la ragazza; era piuttosto gradevole di
aspetto anche se
lei prediligeva i castani… e forse aveva le spalle un
po’ troppo strette, e
ballando con lui intese anche che non aveva molti muscoli, ma magari
aveva un
carattere d’oro…
Alla
domanda del
ragazzo trasalì, per fortuna la musica venne in suo aiuto e
si fermò.
“e adesso la classica parata di fuochi
artificiali”
Il
cielo si tinse di
fiori di fuoco che sprigionavano mille scintille di fuoco, il rumore
era
violento e assordante ma lo spettacolo era bellissimo e sicuramente ne
valeva
la pena. La luce dei fuochi artificiali illuminava ad intervalli il
piccolo
centro del paese, quello spettacolo sarebbe stato stupendo se lei non
fosse
stata lì da sola. In lontananza scorse Roran, stava cercando
nella folla
qualcuno. Lei.
Ma
lei non voleva essere trovata.
Odette
si allontanò da
tutte le persone ferme come statue che osservavano il cielo incantate,
per
andarsi a rifugiare in un piccolo viale poco illuminato circondato da
alberi. Voleva
restare da sola.
Si
addentrò nella parte
laterale del paesino camminava alla cieca guidata dalle luci colorate
dei
fuochi. Doveva essere uscita al di fuori del paese perché ad
un tratto vide
solo alberi attorno a lei, una fonte circondata da rocce tonde e
muschiose
rifletteva i fuochi del cielo, Odette capì di essere
arrivata a destinazione,
lì nessuno l’avrebbe disturbata. Si sedette sul
prato di fianco alla fonte e
ammirò quello spettacolo nella più completa
solitudine.
Il
guardare i fuochi
lontano da tutto e tutti non era un semplice pretesto per rimanere
sola, voleva
pensare, riflettere su quello che le stava accadendo, sulle due persone
che più
di tutte stavano soffrendo per la sua esitazione.
Derek
e Roran.
Il
primo, Il suo amico
d’infanzia, l’uomo che una volta raggiunta la
maggiore età avrebbe dovuto
sposare per sancire un unione politica stipulata anni prima dai loro
genitori.
Il
secondo, un ragazzo
appena conosciuto, che aveva fatto provare ad Odette qualcosa che lei
non
conosceva, un sentimento naturale, non imposto, non forzato, un
sentimento che
non aveva le pretese di dover diventare amore, e che per una serie di
eventi
non lo sarebbe mai potuto diventare.
Di
Derek era finita per
innamorarsene, accettare tutti i suoi difetti e le sue imperfezioni, a
convivere con il suo carattere fortemente impulsivo e diverso dal suo,
che se
ne fosse innamorata per rassegnazione?
Roran
invece era un
ragazzo comune conosciuto in un momento qualunque di una giornata come
le
altre, che rappresentava l’eccezione a tutte le regole, che
le aveva offerto il
suo aiuto, che l’aveva difesa per la prima volta contro Derek.
Difesa
poi… stavano
parlando, solo parlando, Derek non si sarebbe mai azzardato a toccarla;
anche
se sembrava irruento e precipitoso e sì, piuttosto scontroso
non era un
violento. NO, Derek non le avrebbe mai fatto del male.
Era
molto arrabbiato, e
confuso.
Aveva
creduto che tra
lei e Roran fosse successo qualcosa e aveva perso le staffe. Avrebbe
mai potuto
convivere con la sua gelosia? In quel caso però non era del
tutto immotivata…
Un
brivido lungo la
schiena le salì rapidamente percorrendole tutto il corpo,
Odette si strinse nel
mantello, non faceva particolarmente freddo, ma lei in quel momento ne
sentiva
molto; quel dolce tepore che le riscaldava il cuore attraversando quei
pensieri
si era come, raffreddato.
Il
buio era tornato
sovrano nella radura, la luna si rifletteva nell’acqua
emanando un flebile
bagliore, insufficiente ad illuminare tutta la zona.
I
grilli ricominciarono
a cantare, le cicale gli fecero da coro, l’acqua era il
sottofondo perfetto.
“A
palazzo non ci sono
i grilli”
Fu
quello che pensò
Il
cielo si tinse di
fumo nero, e una tiepida luce rossastra invase l’atmosfera.
Delle
grida provenivano
da dove poco prima c’era stata la festa.
Doveva
esser successo
qualcosa di grave. Odette a tentoni ritornò indietro e si
trovò davanti agli
occhi uno spettacolo che non avrebbe mai voluto vedere.
|
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Capitolo 15 *** Guai - Atto 14 ***
Guai - Atto 14
Il cielo era
diventato
terso di fumo nero, dove prima c’era un fuoco caldo e
rassicurante ora regnava il
caos totale, c’erano fasci di legno in fiamme dappertutto, la
gente scappava e
gridava tentando di trovare dei luoghi sicuri. Delle figure alte e
possenti
dalle armature nere stavano procedendo con spade e archi con frecce di
fuoco,
distruggendo i luoghi al loro passaggio. Odette cercava di rintracciare
i suoi
amici tra la folla, non riusciva a capire cosa stava accadendo, era
forse
l’attacco di un regno nemico?
L’esercito
marciava sul
villaggio incendiando case e distruggendo le botteghe; malauguratamente
per
lei, fu notata da uno di questi.
- Ehi tu! Dove
credi di
scappare? - una guardia la tirò dai capelli, Odette
urlò dal dolore.
- Suppongo mi
sia
andata bene - sogghignava – avrò
l’occasione di festeggiare anch’io questa sera
- le disse guardandola maliziosamente.
Odette si
dimenava
lanciando calci e pugni ma la guardia era molto più forte di
lei e la prese di
forza e la caricò sul cavallo, continuando a dimenare la
spada contro i
cittadini.
La ragazza
gridava con
quanta forza avesse in corpo, tutti erano troppo presi a scappare,
nessuno
l’avrebbe salvata da un destino troppo scabro per pensarci
alla quale andava
incontro. Oltre all’agitazione che vi era, un’altra
figura si contrapponeva
nell’oscurità, e stava duellando con coraggio
contro alcuni soldati rimasti più
indietro di loro.
- ma cosa sta
succedendo? - il
soldato tenendo
saldamente la fanciulla si girò a guardare la causa dello
schiamazzo dei suoi
uomini.
In lontananza si
vide
un cavaliere che galoppava verso di loro – capitano presto!
Un ragazzo sta
dimezzando la nostra cavalleria! Ci servono rinforzi! -
Il Capitano
sbiancò – noi
siamo imbattibili, com’è possibile…? -
Al galoppo si diresse verso questa
presunta macchina da guerra che stava uccidendo i suoi migliori uomini
– va a
chiamare i rinforzi! - disse ad uno dei suoi lì vicino.
Il giovane
fendeva
bracci e lacerava teste con coraggio e rabbia, cercando di avanzare
all’interno
del villaggio.
La ragazza
bionda non
esitò un attimo e tentò di scappare ma il
capitano con mano ferma l’attirò a sè.
- LASCIAMI
MOSTRO!!- gridava
lei.
- tu sei il mio
premio
questa sera, e non ho intenzione di farti andare via tanto facilmente!
- le
ringhiò lui
- AHHHHH!- gridò lei.
–“Aiuto!!!AIUTO!-
Le sue grida
fecero
distogliere il giovane combattente che posò il suo sguardo
su di lei, per un
momento, seppur in lontananza i loro sguardi di incontrarono, e nel
caos di
quella battaglia si riconobbero. Il giovane tentò in tutti i
modi di farsi
strada per raggiungerla.
- DEREK! -
Odette
piangeva chiamandolo sempre più forte –DEREK!!
– gridava con tutta se stessa,
con tutta la sua forza cercava di liberarsi dal suo aguzzino. Derek era
proprio
lì, davanti a lei, poco distante. Non pensò al
perché lui si trovasse lì,
voleva solo correre da lui e stringerlo forte a sé.
Il capitano
guardò la
fanciulla, evidentemente conosceva quel cavaliere e lo stava
inesorabilmente
chiamando per farsi soccorrere, la cosa più saggia era
voltarsi dall’altro lato
e andare al galoppo per seminarlo, e fu proprio quello che fece.
Ancora una volta
Odette
gli sfuggiva tra le dita, per quanto Derek tentasse di raggiungerla
molti più
soldati gli si paravano davanti e gli ostruivano la strada; finalmente
dopo un tempo
che a lui parve lunghissimo arrivarono i rinforzi del regno che
ricacciarono
via il nemico a suon di armi.
La battaglia fu
atroce
e molti uomini persero la vita, Derek era stanco e ferito, ma doveva
subito
ritrovarla, aveva viaggiato giorno e notte pur di riprendersela, e
adesso che
le era così vicino non poteva lasciarsela portare via dal
primo manigoldo di
turno.
La gente
iniziò a
spegnere gli incendi e curarsi l’un l’altro, tra le
tante persone il ragazzo
castano riconobbe un volto e non potè esitare
dall’avvicinarvisi.
Gli prese la
camicia
con rabbia e lo avvicinò al suo viso. – sei un
vigliacco- il volto
di Derek era ferito, perdeva sangue e
la sua spada era intrisa del sangue del nemico, si era battuto
valorosamente e
ancora doveva riuscire a salvare la donna che amava,
Roran al
contrario era
rimasto rintanato assieme agli altri in un nascondiglio sicuro.
Mentre Odette
implorava
aiuto, tentava di scappare in tutti i modi, quell’omuncolo
che teneva in pugno
aveva assistito senza muovere un dito, aveva preservato il suo bel
visino
bianco dal sangue del nemico.
- c’è
un motivo perché io sono nato principe e tu stalliere -
gli disse
con durezza scansandolo dalla sua strada. Dopo averlo guardato un
ultima volta
si girò e spronò il cavallo al galoppo.
Avrebbe voluto
dirgli
di più, avrebbe voluto gridargli che lei si era affidata a
lui, che lei aveva chiesto aiuto e
che lui era
stato un codardo, ma adesso doveva correre da Odette, doveva salvarla.
****
Era buio, per i
sentieri c’erano solo loro, per modo di dire…
Il capitano
dell’esercito la teneva ben stretta mentre al galoppo si
dirigevano verso il
loro regno, dietro di loro li seguivano i fuggiaschi scampati alla
battaglia,
feriti e malconci ritornavano alle loro dimore, fortunati quella sera,
di
essere loro i sopravvissuti di quell’ennesima guerra.
- non manca
molto -
diceva il capitano ai suoi uomini.
Più
si avvicinavano più
Odette sentiva il proprio cuore essere sempre più
spaventato, cosa sarebbe
successo una volta arrivati? L’avrebbero consegnata al re o
se la sarebbero
tenuta per loro?
E Derek? Era
ancora
vivo? Lei sperava di sì, non per l’egoistico
motivo di essere salvata, no; non
se lo sarebbe mai perdonato se per colpa sua lui avesse perso la vita.
Le porte del
regno si
aprirono, e dopo il lungo viaggio per i sentieri bui la luce tornava a
stagliarsi contro i loro occhi.
I cavalli si
diressero
tutti quanti verso la fortezza che regnava incontrastata sul paese.
- Adesso vedrai
quanto
potente è il nostro regno! - le disse spronando il cavallo
- per quanto
grande o
potente sia, non è certo la forza di una spada che rende
forte un regno, ma la
sua saggezza che può trafiggere ogni difesa. - rispose
quieta lei.
Il capitano
rimase lì
per lì scioccato senza sapere bene cosa rispondere.
– Siete una contadina
pettegola o ben istruita.-
- voi non
immaginate
nemmeno quanto… - proferì con aria altezzosa.
****
Il castello era imponente, costruito strategicamente su una rupe per
poter
controllare quando i nemici avrebbero attaccato, indubbiamente doveva
abitare lì
un signore della guerra, un re battagliero e privo di scrupoli, Odette
inutilmente guardava indietro nel tentativo di vedere Derek, la sua
mente
continuava a ripetere che non poteva essere lì
così velocemente, non poteva
sempre correre a salvarla, poteva anche essere rimasto ferito, o
peggio, magari
morto. Il suo cuore era cocciuto invece, continuava a sostenere tutto
l’opposto
di quello che sosteneva il suo cervello, lui inequivocabilmente sarebbe
arrivato lì a cavallo del suo destriero e
l’avrebbe salvata, e lei finalmente
gli avrebbe detto che l’amava. Le sue erano solo fantasie,
invenzioni per
sfuggire ad una realtà brutta e cattiva, ad una
realtà che stava abbassando il
ponte levatoio e la stava invitando ad entrare.
- non temere, non ci metteremo
molto, avremo il
resto della serata libera per noi - rise il capitano.
Odette
rabbrividì,
doveva allontanarsi il più possibile da quell’uomo
spregevole, avrebbe fatto di
tutto per prendere tempo.
- Annunciateci
al re! -
gridò lui
Una serie di
voci
iniziarono a mormorare, passarono pochi minuti quando un uomo con uno
strano
accento e dall’andatura ricurva come un corvo gli diede il
permesso di entrare
nella sala del trono.
Tutto era
esattamente
come doveva essere, la ragazza non rimase particolarmente
impressionata, era
cresciuta in quegli ambienti, aveva corso in quelle sale, giocato riso,
preso
in giro Derek, beh aveva fatto anche quello durante la sua infanzia,
nulla la
sconvolse più del dovuto.
Il re era seduto
sul
trono.
Era
un’uomo di
mezz’età, più giovane di suo padre ma
più vecchio di Derek, aveva i capelli
rossiccio - castano, lineamenti non troppo regali che andavano in netto
contrasto con la corona d’oro e rubini che portava sul capo.
- vostra
altezza,
abbiamo combattuto con coraggio e onore, ma… - il capitano
si fece avanti
dall’ombra lasciando la ragazza in disparte.
- ma? - chiese
retoricamente il re con tono pungente già conoscendo la
risposta.
- siamo stati
colti di
sorpresa…- diceva
intimorito l’uomo.
Il re si
alzò dal trono
e iniziò ad avvicinarsi a lui – dovevate fare un
assalto a sorpresa e siete
stati sorpresi voi? Io
credo che voi
siate un incompetente e vogliate scaricare le vostre
colpe su qualcun altro… -
- no mio
signore!
Stavamo avendo la meglio quando è arrivato un ragazzo e ha
iniziato a
sbaragliare la nostra cavalleria! -
Il sovrano si
girò di
scatto – COSA? Un solo uomo è riuscito a
distruggere una parte del MIO potente
esercito?? -
- è
la verità! -
s’intromise l’uomo che teneva Odette per un braccio
in favore del suo capitano.
Non si fosse mai
intromesso…
- Forse se il
vostro
capitano non fosse stato troppo occupato a cercare giocattolini,- rivolse uno sguardo fugace
alla ragazza - avremmo
vinto questo battaglia!! - strillò lui. La sua voce
rimbombò per tutta la sala,
e i suoi uomini tremavano impauriti.
Si
voltò di spalle e si
riavvicinò a passo lento al trono – vieni avanti -
Il soldato fece
un
passo avanti lasciando la ragazza.
Il re si
girò
- non tu, Idiota! Dicevo alla
ragazza! -
Odette ebbe un
sussulto
venendo chiamata in causa. Fece un passo avanti per essere colpita da
un fascio
di luce che illuminò subito la sua carnagione chiara e i
suoi capelli biondi.
- avete un aria
… non
so, come familiare… - si toccò la barba che
cresceva ispida sul mento.
- è
una contadina che
ho sorpreso nel villaggio! - intervenne il capitano preoccupato che il
suo giocattolo potesse finire
nella mani di altri.
- Parla! - le ordinò il re.
La ragazza
tacque.
- parla!
È un ordine! -
le ripeté a tono più alto
Odette, che ne
aveva
già passate un bel po’ quella sera, si
stizzì non poco, e gli rispose a tono,
in maniera del tutto istintiva e senza riflettere. –voi non
mi ordinate proprio
un bel niente!-
Il re rimase
scioccato
dalla sua risposta tutt’altro che dimessa. - avete un bel
caratterino, ma forse
non vi siete accorta, - indicò la corona sulla sua testa
– che qui io sono il re. Sono io
l’autorità massima.-
Odette
incrociò le
braccia al petto, era indignata da quell’atteggiamento.
- e sono anche il tuo re, -
continuò lui lieto di
averla vinta – quindi esigo rispetto, contadina! - le
gridò.
Odette
sbottò di nuovo,
sciolse le mani e si avvicinò minacciosamente verso di lui -
tanto per
cominciare, non sono una contadina, e se udirò ancora
qualche altro insulto
sulla mia persona, giuro che non appena ritornerò a casa vi
farò tagliare la
testa uno ad uno, e servirò il vostro sangue in calici
d’argento!-
Il re la
guardò sconvolto
- secondo, voi non siete di
certo il mio re, se
c’è qualcuno che si deve inchinare quello siete
voi, perché state parlando con
la futura regina della contea Chamberg! -
Odette lo
guardò
infuriata, aveva sopportato di tutto negli ultimi tempi, ma era pur
sempre una
principessa di sangue reale, c’era un limite a tutto, e lei
era giunta al suo;
Adesso qualcuno la doveva pagare.
Note:
Il regno di
Chamberg,
sopra citato, sarebbe inteso come l’unione del regno di
Odette e quello di
Derek; riguardando il cartone ho cercato una mappa o quantomeno di
capire dove
fosse ambientata la storia, in una scena alla fine della canzone
“si va” dove i
protagonisti hanno recuperato la mappa, si vede in qualche fotogramma,
il
castello di Derek e sotto la scritta Chamberg, quindi ho lasciato il
nome che
avevo visto. Questo solo per chiarire la scelta del nome del regno.
Spero che il
capitolo
sia stato d vostro gradimento :D ci vediamo il prossimo mese e
grazie a tutti quelli che mi seguono con costanza :D
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Capitolo 16 *** Sollievo - Atto 15 ***
Sollievo - Atto
15
- io sono la
futura
regina del regno di Chamberg - ripeté Odette facendo un
passo in avanti. Sapeva
che rivelare la sua identità poteva essere rischioso ma era
sempre meglio
venire allo scoperto che diventare merce nelle mani di quei soldati.
Il re aveva
perso l’uso
della parola nel momento in cui aveva udito quel nome; conosceva di
fama la
contea di Chamberg, si diceva fosse l’unione di due grandi e
vasti regni che
attraverso un legame di sangue, e quindi un matrimonio, sarebbe
diventata una
potenza marittima e militare, in pratica una superpotenza inattaccabile.
Dopo un lungo
silenzio
parlò – mi ricordo di voi… - il suo
tono era dimesso, cauto, non più maligno e
frivolo. – ho avuto il piacere d’incontrarvi ad un
ballo, eravate più piccola
se non erro…-
- Partecipo a
tanti
balli, e molti li facciamo a corte, non posso ricordarmi di
voi…- si
giustificò Odette tentando di ricordare
dove l’avesse visto.
Il re si
alzò dal trono
– Siete diventata una splendida donna, quando vi ho
conosciuto io eravate poco
più che una bambina -
Odette
nonostante tutte
quelle moine non aveva intenzione di arretrare di un millimetro sulla
sua
superiorità.
- e
c’era sempre un ragazzetto con
voi… -
- si- asserì lei
pensando a Derek. Doveva prendere
tempo, sapeva che lui l’avrebbe trovata, non aveva idea del come, ma lei credeva in lui.
- qualcuno che
conoscevate? - sia avvicinò a lei.
- il mio
fidanzato
nonché promesso sposo- annunciò
fiera Odette.
D’un
tratto il re prese
a sorridere, chissà che strani pensieri stava facendo su di
lei; le iniziò a
girare intorno come un avvoltoio.
- Che brutta
cosa
questi matrimoni combinati … vero? Si dovrebbe essere liberi
di poter scegliere
chi sposare, chi amare. Eh ma la
politica e i sentimenti non vanno molto
d’accordo…-
Odette non aveva
capito
dove stesse puntando il re, né dove effettivamente volesse
arrivare.
- si
l’ho notato- bisbigliò
lei.
- ma che gran
maleducato che sono!- esclamò
l’uomo
balzando in aria. – è davvero molto tardi, ed io
non vi ho nemmeno offerto il
mio palazzo come vostra umile dimora per tutto il tempo in cui
rimarrete in mia
compagnia, spero possiate trovare nel mio castello una vostra nuova
seconda
casa - sorrise compiaciuto dei suoi possedimenti.
- avrete modo
domani
durante la cena di raccontarmi come una così rara creatura
dal suo regno sia
arrivata sin qui. - batté le mani il re –scusate
per il fermento del palazzo,
ma stiamo organizzando un importante evento che avrà sede
qui a breve…-
Odette
l’interruppe - voi
siete veramente troppo gentile, non posso accettare, verranno a
prendermi in
serata e tornerò subito a palazzo… - Odette
cercò di sembrare convincente, non
si fidava molto di quel sovrano, e sperava ardentemente che Derek (
ancora una
volta ) venisse a salvarla.
- Suvvia mia
cara, sappiamo bene entrambi che questa
sera, non arriverà più nessuno.. -
Odette
imbarazzata fece una riverenza e gli porse il
polso, che il re prontamente portò alle labbra e
baciò.
- suppongo di
non poter rifiutare - sorrise celando
il suo malincuore e il suo disagio.
Due dame gli
vennero incontro. – avrete tutto quello
che potrete desiderare, - si rivolse il re alla biondina
–
conducetela nelle stanze per gli ospiti e datele
aiuto in tutto ciò che vorrà.-
Odette fu presa
elegantemente sotto la cura di
quelle due dame e fu condotta verso i corridoi sinuosi di quella nuova
magione.
- mi congedo mia
cara principessa Odette, confido
nel rivedervi più bella di come già non siete,
domani sera a cena - le sorrise
facendo un cennò.
La ragazza
guardò per l’ultima volta quell’uomo,
era
un salvatore o il suo nuovo carnefice? Doveva rimanere in guardia,
quell’ostentata
gentilezza poteva avere insidie, ormai aveva imparato a non fidarsi mai
delle
apparenze.
****
Odette fu
scortata “gentilmente” nelle sue nuove
stanze, un’ampia camera arredata sfarzosamente con ricchi
affreschi su tutte le
pareti, ma per quanto sfarzosa potesse essere, una prigione era pur
sempre una
prigione.
La ragazza si
avvicinò al sontuoso letto di seta e
oro posto nel centro, piegata in bella mostra vi era una camicia da
notte rosa
di raso e merletto, dopo una prima esitazione decise di indossarla
senza fare
troppe storie, quella sera avrebbe dormito persino dentro un sacco di
iuta,
tanto era stanca. Ma non poteva dormire, non ancora almeno.
Ad un primo
sguardo si era resa conto che era stata
rinchiusa in una stanza senza uscite. Quel dannatissimo sovrano con il
sorriso
stampato sul volto e le aveva messo delle guardie alla porta e
rinchiusa in una
stanza senza finestre … insomma, lei non era mica una
stupida! Era evidente che
nonostante avesse sottolineato la parola ospite
in realtà fosse diventata sua prigioniera.
Era caduta dalla
padella alla brace e se non avesse
trovato subito un modo per tirarsi fuori da quel guaio sospettava che
le cose
avrebbero potuto prendere una piega ancora più sgradevole.
– non
è possibile che non ci sia una finestra, tutte
le stanze ne hanno almeno una! - Si alzò dal letto e
cominciò a girare per la
stanza, doveva esserci per forza un qualcosa fuori posto! Ed invece non
c’era
nulla che non andava, proprio nulla, tutto era al suo posto, ogni cosa
in
ordine e questo la mandava su tutte le furie.
Poi
d’un tratto, proprio quando sentiva di aver
perso ogni speranza, si accorse di qualcosa di strano.
-
perché c’è il bisogno di mettere una
tenda dietro
un armadio? - da sotto l’armadio infatti sbucava un lembo di
una tenda viola. E
si sa che dove c’è una tenda di solito ci sono
anche delle finestre… si
avvicinò all’enorme armadio di legno bianco con
intarsi in oro zecchino e spinse
con tutte le sue forze ma l’armadio era troppo pesante, e non
si spostò nemmeno
di un centimetro. Aprì il suo interno e iniziò a
sparpagliare le cose per la
stanza nel tentativo di renderlo più leggero.
L’idea funzionò.
L’armadio
si stava spostando, lentamente e grattando
sul pavimento ma si spostava.
Finalmente
quando Odette riuscì a spostarlo
abbastanza vide che vi era stata nascosta una piccola finestra, coperta
da
pesanti strati di una tenta viola scuro e che se non fosse stato
proprio per
quel dettaglio lei non avrebbe mai trovato. Spostò le tende
impolverate e dopo
un po’ di fatica riuscì ad aprire la finestrella,
era davvero piccola, di certo
le non ci sarebbe riuscita a passare attraverso, ma era già
qualcosa.
Spalancò
il vetro scuro aspettandosi di vedere
chissà quale meraviglioso giardino ma…
- che
delusione… un cortile interno… abbastanza
sciatto tra l’altro. - la
finestra dava
su un cortile interno, lì vi era qualche scala interna e si
intravedeva un
angolo di corridoio poi nel centro vi era una fontana muschiosa piena
di
erbacce; ma la cosa che più la scoraggiò fu
l’altezza, la sua stanza doveva
trovarsi parecchio in alto ad almeno quindici metri di altezza.
Sarebbe stato
davvero difficile scappare, avrebbe
dovuto trovare una nuova alternativa… il sonno
iniziò a farsi più insistente,
era troppo stanca per pensare a qualcos’altro, non sapeva con
esattezza che ora
fosse ma era certa fosse davvero tardi; si sdraiò sul letto,
dopodichè appoggiò
il capo sul cuscino e, poco prima di addormentarsi, rivolse un ultimo
pensiero
a lui.
****
Quella mattina
Odette
non potè dire di essersi svegliata con la calda luce del
sole sul volto, anzi
il suo risveglio fu il più brusco degli ultimi tempi. Delle
voci concitate che
provenivano da fuori la costrinsero ad alzarsi.
- ma
cos’è tutto questo
baccano?! Dovrebbero essere le camere più riservate quelle
da letto e invece
sento tutto questo chiasso! - si lamentò lei trascinandosi
verso la finestra.
-vi
ho detto che devo vedere il re!-
-
ed io vi ho detto che il re è impegnato e non può
darvi udienza! -
Odette distinse
due
voci, ma sospettò ci fossero più persone.
- voi
non capite, è una questione molto importante!- continuava agitata
la voce
- in
questo stato voi non vedrete proprio nessuno, ve lo garantisco io! -
Odette si sporse
dalla
finestra per tentare di rintracciare la provenienza delle voci ma non
riuscì a
vedere nulla.
- ho
solo bisogno di un informazione!- continuava
la voce –sto cercando una ragazza -
-
qui non siamo un centro di ricerca persone scomparse! Per chi ci hai
preso! -
- Ma
io esigo-
Odette
sentì un
trambusto e delle voci.
- accompagnate
questo ragazzo fuori -
Dopodiché
nelle sale
ritornò il silenzio.
****
Fuori dalla sua
porta
c’erano due guardie che si davano il cambio di tanto in
tanto, era impossibile
uscire senza una supervisione, le fu servita la colazione in camera e
le fu
chiesto se avesse bisogno di particolari attenzioni come vestiti
particolari o
la preparazione dei loro famosi bagni ai sali rigenerativi; Odette non
esitò a
chiedere ciò di cui necessitava, dedicandosi per qualche ora
alla cura solo di
se stessa.
Rimise le vesti
da
stanza per poterle usare come scusa nel caso ci fosse da prender tempo,
poi
senza molta voglia, si affacciò alla finestra, tentando di
scacciare la noia
che da tempo aveva dimenticato cosa essere.
Odette stava per
richiudere la finestra quando notò
un movimento in uno dei piani inferiori. Una figura si aggirava
furtiva, era un
ragazzo, un giovane uomo che Odette riconobbe dopo qualche istante.
Doveva
trovare il modo di attirare la sua attenzione, ma come? Si
guardò in giro nella
stanza, voleva trovare qualcosa da tirargli, qualcosa di non troppo
grosso o
rumoroso. Sulla sua toletta c’era un vaso di tulipani rosa
freschi, erano
praticamente perfetti per l’idea che aveva in mente.
Derek si
aggirava per le sale del castello, in
qualche maniera poco chiara persino a lui aveva raggiunto un giardino
esterno
coperto. Una sorta di serra all’interno delle sale del
palazzo.
Ad un tratto gli
rizzarono i capelli in testa, un
brivido gli pervase il corpo, i muscoli si irrigidirono, gli era
arrivata una
scarica breve di acqua addosso.
Si
guardò intorno poi il suo sguardo individuò
l’artefice di quel misfatto, ebbene sì, Odette
aveva ancora il vaso azzurro in
mano che aveva svuotato sulla sua testa.
- e adesso cosa
ti avrei fatto per meritare questo?
- disse a voce bassa Derek per non farsi scoprire.
Odette aveva
finalmente attirato la sua attenzione,
ma era molto in alto e non riuscì a capire cosa lui avesse
detto.
- sono veramente
felice di vederti – mimò a gesti,
aveva gli occhi lucidi ma non poteva smettere di sorridere.
Il ragazzo aveva
il volto ferito con sangue rappreso
praticamente dappertutto, gli abiti ridotti in pessimo stato,
l’aspetto
stravolto ma lo sguardo, anche il suo sguardo era così
felice…
- Se ogni volta
che sei felice di vedermi mi inzuppi
così, vedrò di farti visita meno spesso - le
parlò lui a voce più alta, Odette
gli fece cenno di tacere.
- tutto il
trambusto che avevo sentito prima… allora
eri tu? - Odette si portò le mani al petto.
- è
una storia lunga, come posso raggiungerti? -
- non credo tu
possa… ci sono delle guardie davanti
alla mia porta, ed uscire mi è praticamente impossibile. -
-
Cercherò di avvicinarmi io… tu distrai le
guardie.
Io ti troverò. - Derek scomparse tra le scalinate.
La ragazza si
guardò
attorno cercando di farsi venire un idea, aprì la porta e si
ritrovò le guardie
davanti.
-
h…ho… - si finse
terrorizzata. - ho
visto una figura sotto
la mia finestra! - esclamò lei.
- dovete fare
qualcosa!
Potrebbe aggredirmi mentre sono nel palazzo! Che razza di palazzo
è se non c’è
il minimo controllo sulla sicurezza! - adesso si finse seccata.
-
riferirò al re che
nel castello ci sono gravi problemi di sicurezza se non acciufferete
subito
quell’individuo che ho visto giù al giardino! -
Le guardie si
guardarono confuse, avevano nello sguardo il terrore di essere puniti,
ma non
potevano abbandonare la loro posizione.
- Non possiamo
lasciarvi incustodita principessa, capite bene che se ci fosse qualche
losco
individuo noi dovremo restare qui a vegliare su di voi! -
parlò una di esse.
- E se voi
usciste
senza che nessuno sapesse dove vi state recando? Sarebbe un bel guaio!
-
Odette
sospirò – non
sono né nelle condizioni ne dell’umore di uscire,
avete la mia parola che non
lascerò le mie stanze, potete almeno andare ad avvisare
qualcuno!-
Le guardie si
scrutarono l’un l’altra e poi posarono lo sguardo
sulla giovane fanciulla in
veste da camera che avevano dinnanzi. – si, questo lo
possiamo fare. - detto
questo si separarono e presero a correre nelle direzioni opposte.
Derek si sarebbe
dovuto
sbrigare, quelle guardie non sarebbero state via per molto.
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Capitolo 17 *** Insieme - Atto 16 ***
Insieme - Atto 16
Odette era
rimasta
sulla soglia della porta, osservando il lungo corridoio da cui avrebbe
dovuto
vedere arrivare Derek. Passarono i minuti e di lui nemmeno
l’ombra.
- forse ho fatto
una
stupidaggine! - si portò le mani alla testa –
potrebbero averlo effettivamente
visto e catturato, io volevo solo dargli una
possibilità… - sospirò fra
sè e sè.
Una mano le si
posò
leggera sulla bocca, per trattenere un grido involontario, lentamente
scivolarono all’indietro all’interno della stanza e
poi chiusero la porta a
chiave facendo scattare la serratura.
La sua bocca fu
di
nuovo libera,
- ho dovuto fare
attenzione, sono aumentate le guardie nel castello -
Odette si
girò e gli si
strinse forte contro. Per tutto quel tempo non aveva desiderato altro,
e dopo
parecchi giorni in cui non si erano visti lei si era resa conto di
quanto lui
le mancasse.
L’abbracciò
con una
stretta forte quasi da far male, aveva temuto per la sua vita, aveva
avuto
paura che non avrebbe più avuto la possibilità di
abbracciarlo, e tutto perché
lei era stata così…stupida.
Derek combatté
con se stesso, una parte di lui voleva abbracciarla forte stringerla
con la
stessa intensità, ma l’altra parte era ancora
arrabbiata e ferita e proprio
quando decise di riabbracciarla lei sciolse il contatto e lui perse
quella
possibilità.
- è
colpa mia, ho detto
che c’era un intruso per fargli lasciare la guardia alla mia
stanza. – si
giustificò lei col fiato corto, si ritrovò
esitante davanti a lui, fragile e
insicura, Derek le sembrava freddo e distaccato e
quell’abbraccio seppur
partito con le buone intenzioni le sembrò meccanico e quasi
innaturale; eppure
qualche istante fa avrebbe potuto giurare di averlo visto felice.
Era malconcio e
stanco
si vedeva chiaramente e Odette si sentì in colpa nel vederlo
così e a fare
tutti quei pensieri egoistici sul perché o meno non
l’avesse abbracciata.
- siediti,
riposati un
po’ mentre prendo qualcosa per medicarti le ferite - gli
disse indicandogli lo
scrittoio lì accanto.
Derek si sedette
in
silenzio ad aspettarla, era parecchio stanco aveva cavalcato tutta la
notte,
per non parlare della battaglia la sera prima e il lunghissimo viaggio
che
l’aveva condotto in molti paesini prima di ritrovare una sua
traccia e
rivederla. Come un cacciatore aveva seguito la scia di indizi seppur
pochi che
lasciava, fino ad averla ritrovata durante la notte
dell’assedio.
La ragazza
bionda
ritornò dal bagno con una scodella piena di acqua calda e
diverse fasce bianche,
Derek non si era accorto che lei aveva indosso ancora le vesti da
notte.
Abbassò
lo sguardo
vergognandosi poco prima di rimproverarla, in tanti anni che si
conoscevano non
l’aveva mai vista in quello stato. – Odette ma ti
pareva il caso di aprirmi in
queste condizioni?! -
La ragazza lo
ignorò,
inzuppò una benda nell’acqua calda e gli
sollevò il viso, tamponandogli la
guancia, portando i loro occhi sullo stesso livello. –Non
è certo cambiandomi
un vestito che si può giudicare quanto tu sia rispettoso nei
miei confronti…- lo
fissò a lungo mentre con piccole carezze
gli ripuliva il volto.
Il sangue
incrostato
iniziò a sciogliersi lasciando vedere i graffi, la benda
bianca si tinse di
rosso mentre il volto del ragazzo ritornava candido.
- sai che non
è consono
che un uomo veda una donna così prima del matrimonio. E
potrei non essere io a
portarti all’altare. - la guardò intensamente
senza mostrare il minimo segno di
cedimento, la ragazza percorse tutto il volto del castano fino ad
averlo
definitivamente medicato, abbassò quindi lo sguardo passando
al suo braccio.
- io vorrei fossi ancora tu. - disse a voce talmente bassa
che Derek fu convinto di
esserselo sognato.
Il ragazzo non
le
rispose, si limitava a guardarla in attesa che facesse o dicesse
qualunque cosa
che confermasse ciò che aveva appena udito.
- io…
- iniziò lei con
tutte le buone intenzioni di portare avanti un discorso, fece un grosso
colossale errore, alzò lo sguardo su di lui, venendo
travolta da due severi
occhi blu che la fissavano come a volerla incatenare per sempre ai
propri, che
la guardavano con aria severa, per un attimo colse lo stesso sguardo di
suo
padre. Il suo piano
era miseramente
naufragato, e adesso non aveva la minima idea di cosa dire.
- mi dispiace -
disse
solo stordita da quel contatto visivo poco prima di riabbassare il capo
verso
il pavimento, verso la sua salvezza.
Derek era
confuso, lei
era scappata aveva cercato il conforto di un altro ed ora? Ora diceva
semplicemente un mi dispiace?
-
non
sarà un tuo mi dispiace a sistemare le cose… - le
rispose duramente con il
cuore martellante in petto.
Se prima aveva
qualche
dubbio nel vedere la sua esitazione nell’abbracciarla adesso
le sue paure
diventavano concretezze, ora che lei aveva capito quale strada
intraprendere
Derek non l’avrebbe più aspettata, e quelle sue
dure parole la colpivano in
pieno petto.
- ho fatto delle
cose che non avrei dovuto fare… -
iniziò a ripensare a tutto quello che le era successo in
quelle ultime
settimane, cercando di rimediare in qualche modo con le parole.
- scappare via
in quel modo, cacciarmi in un guaio
dopo l’altro, ma forse queste sono le cose minori; - come un
flashback le
vennero in mente tutte le azioni che l’avevano portata ad
essere lì, davanti a
lui adesso. Quest’esperienza le era servita molto
più che dello studio sui
libri, aveva avuto modo di maturare quanto le sue scelte influenzassero
il
corso degli eventi attorno a lei, e per la prima volta si rese conto
dell’importanza del compito cui la sua nascita
l’aveva destinata. Era una
principessa, un punto di riferimento per tutti, un esempio da seguire,
la sua
parola era legge, scappare via e fuggire dalle
responsabilità aveva messo solo
in cattiva luce il suo disprezzo verso quel fardello che invece avrebbe
dovuto
portare con onore.
Teneva lo
sguardo basso e con esso anche la voce, i
capelli biondi le coprivano il viso.
- aver perso la
fiducia del mio popolo… aver perso la tua e averti spezzato
il cuore, sono
queste le cose per cui ti chiedo scusa. - sussultò arrivata
alla fine.
Derek
l’osservava accuratamente, durante tutto il
viaggio non vedeva l’ora di rivederla, di poterle parlare e
nella parte più
nascosta di se, stringerla forte fra le sue braccia e baciarla.
Com’era ironico
il destino, una volta ritrovatasela davanti era stato incapace di
muovere un
solo dito, forse era convinto di vivere in un sogno e di potersi
risvegliare da
un momento all’altro nel suo letto, a palazzo, e scoprire che
Odette non c’era.
- sei
così sicura di avermi spezzato
il cuore? - Quelle parole gli uscirono così spontaneamente
che una volta resosi conto di ciò che aveva detto se ne
pentì amaramente.
Odette
alzò di scatto il volto, e solo allora Derek
potè vedere che i suoi occhi azzurri erano divenuti umidi,
lei stava piangendo
e probabilmente a causa delle sue parole.
-
ma…?- Odette
ripensò alle parole di Bromley a come l’aveva
descritto, non era possibile che
mentisse, le era sembrato davvero preoccupato.
- dopotutto,
sono solo affari giusto…? – continuò
lui
-
…solo affari? - Odette abbandonò la benda nella
tinozza d’acqua, sconvolta si alzò avvicinandosi
alla finestra, portandosi le
braccia al petto - non sono solo affari Derek, non lo sono mai stati!- gli disse quasi urlando.
– io
ho sbagliato e me ne rendo conto, quindi capirò
perfettamente se tu vorrai definitivamente chiudere i nostri rapporti,
ma non
sono mai stati solo affari!- strinse la mano sul cuore,
mancava qualcosa ma
non sapeva bene cosa…
Un altro
flashback la colse d’improvviso, il
ciondolo che portava sempre al collo donatole da Derek per il suo primo
compleanno, il ciondolo raffigurante un cigno simbolo
d’eleganza e onore era
rimasto a palazzo, lì dove l’aveva volutamente
abbandonato prima di partire,
gettandolo nel cestino. Scossa dal pensiero di non avere più
con se quel pegno d’amore
con riluttanza dopo alcune incertezze gli si avvicinò
nuovamente, e ricominciò
a medicargli il braccio avvolgendogli la mano in quel silenzio
diventato ormai
troppo pesante persino per lei.
- mi ferisce
pensare che per te lo siano stati …- disse
tentando di controllare le sue emozioni.
- affari e
sentimenti non vanno sempre d’accordo… -
Odette
sollevò il viso guardandolo sconvolta, erano
le stesse parole che aveva detto quel re che la teneva rinchiusa
lì, Derek
sarebbe diventato come lui o forse lo era già?
- come puoi dire
questo !- strinse
la benda pulita con cui avrebbe dovuto
medicargli l’altro braccio.
- tutti hanno
dei problemi, e se ci si ama si può
risolvere qualunque cosa! - fece una pausa e poi si sedette sul tappeto
portandosi
una mano fra i capelli. – ma forse questa è solo
una mia idea. Forse tu la
pensi in modo diverso, beh se è davvero così ti
devo fare i miei complimenti
perché ci ho creduto davvero, questo è stato il
tuo miglior scherzo Derek. Farmi innamorare
di te. –
Derek si
alzò dalla sedia e si avvicinò alla
finestra, massaggiandosi la mano da poco medicata. –i
sentimenti sono un grosso
guaio… grosso davvero; senza di essi probabilmente si
vivrebbe meglio – bisbigliò
tra sè e sè
- o non si
vivrebbe affatto…- completò lei.
Derek si
girò per guardarla, era ancora più bella di
quel che ricordasse, e cosa ancora più importante aveva
detto di essersi
innamorata di lui. Certo, aveva anche aggiunto che pensava fosse tutto
un
ennesimo scherzo, un gioco, ma lui l’avrebbe fatta ricredere,
le avrebbe
dimostrato che questa volta faceva sul serio.
- Credi ancora
che tutto questo sia un gioco per me?
– cercò i suoi occhi e li trovò, da
quel momento sarebbe stata sua prigioniera,
non l’avrebbe lasciata andare fino a che non avesse finito. -
Tu non puoi
immaginare neanche lontanamente quello che ho passato, e sto passando
tutt’ora!
- disse quasi giustificando le sue precedenti parole.
- e tutto per
causa tua. - le
disse in tono rassegnato.
Odette si
sentì morire in quel momento, lui potè
vedere il suo sguardo mutare espressione, se lei non fosse stata
già sul
pavimento sarebbe caduta di certo. Non si sarebbe mai aspettata di
sentirselo
dire così di schietto in faccia.
- Sei scappata
via, con un altro. Ed io non ho
saputo più nulla di te. Improvvisamente da un giorno
all’altro te ne sei
andata, e l’unica cosa che sapevo era che la mia vita non era
più la stessa
senza di te, era come se fossi stato svuotato di una parte di me. - strinse un pugno lungo i
fianchi, ricordare
quel periodo buio fu veramente dura per lui.
- come credi mi
sia sentito sapendo che sei fuggita
con un altro uomo? - le
dita gli si
conficcarono nei palmi strette in una morsa sempre più dura.
– sapendo che io
non ti bastavo – fu
troppo anche per
lui, dirle quelle cose non abbandonando il suo sguardo fu quanto di
più
difficile avesse mai fatto. Abbassò il volto tentando di
calmarsi. Nelle ultime
settimane si era tormentato con miliardi di pensieri, ma specialmente
quell’ultimo era quello che lo faceva stare più
male.
Odette si
alzò incespicando nei propri passi, si
avvicinò lentamente con le lacrime agli occhi. –
Derek – gli sfiorò la mano,
aveva paura e quasi tremava al solo pensiero di sfiorarlo, - non
c’è mai stato
nessun altro – si fece coraggio e gli prese la mano, era
calda e poteva sentire
il suo sangue pulsare. – Non posso rinnegare di essere
scappata, ma non voglio
che ci siano altre incomprensioni tra di noi, voglio avere almeno
l’opportunità
di spiegarti, la decisione dopo spetterà solo a te, -
Con lo sguardo
indicò la porta – una volta varcata
quella soglia non ci legherà più niente, e
così come sei arrivato, potrai
tornare indietro… magari dicendo di non avermi trovata. -
Derek la
guardò attentamente, Odette si sentì
scrutare fino al profondo dell’anima.
-
Risponderò a qualunque cosa tu vorrai - disse lei
lasciandogli andare la mano ancora stretta in un pugno.
Derek avrebbe
voluto tempestarla di domande, ma
avrebbe solo peggiorato le cose, si limitò a fare la domanda
da cui avevano
origine tutti gli altri eventi.
- tu lo ami? -
- mi aspettavo
che chiedessi il motivo per cui fossi
scappata… - rispose imbarazzata lei.
- se lo ami,
la domanda sul perché sei scappata è inutile, non
credi? - le disse seriamente
- si hai
ragione…- asserì
lei
- quindi lo
ami?-
- No Derek,
te lo ripeterò quante volte vorrai sentirlo, mai io non amo
Roran. Non sono
fuggita via con lui. Sono scappata da sola, la mattina della partenza
– gli disse
stringendosi nelle spalle asciugandosi le lacrime in vano, ne ebbe solo
la
percezione, ma le sembrò di vedere tirare a Derek un sospiro
di sollievo.
- allora
perché sei scappata? Credevo fossi fuggita
con lui. – il suo pugno lentamente si sciolse, il sangue
tornò a circolare nelle
nocche diventate bianche – Credevo…- prese un
respiro – che tu ne fossi
innamorata –
-
io…ero confusa e spaventata. Avevo fatto una cosa
terribile. –
Il ragazzo la
guardò, quello che lei le stava
raccontando era del tutto diverso da quello che lui si era immaginato.
-Avevo tentato
di rompere il nostro fidanzamento ma
come conseguenza mio padre aveva deciso che non ci saremmo
più rivisiti sino a quel giorno.
Non volevo che le cose
andassero in quel modo… avrei voluto solo le tue scuse ma
poi è andato tutto
storto e quindi sono scappata. –
-certo…
un ragionamento logico indubbiamente. – la
guardò confuso Derek.
- Derek io ero
offesa a morte con te, - lo
guardò lei onde evitare equivoci.
- con
me…?! Se solo mi avessi lasciato il tempo di
parlarti…
volevo chiederti scusa per aver detto quelle cose e volevo spiegarti la
situazione per cui tu te l’eri presa tanto con Bromley e me
senza motivo, ma
poi scopro che sei scappata e che casualmente anche uno dei nostri
stallieri
con cui tu hai avuto un avventura ha deciso di andarsene.-
- avventura!?
– quasi gli urlò - Ti avevo detto che
non era successo niente! - gridò arrabbiata lei.
- infatti
certo… perché oggi giorno si va in giro
baciando tutti !- ironizzò
lui poco
prima di vedere Odette avvampare.
- tu…
- il suo tono di voce si abbassò – sei uno
stupido. –
Derek tacque, la
guardava tremare in attesa che
continuasse.
Odette si
avvicinò al letto e si sedette, poi con un
fazzoletto si asciugò gli occhi e decise di raccontargli
cosa fosse avvenuto
quella sera di un tempo che le sembrava molto lontano ormai.
- Ero tornata
nelle stalle al castello, ero zuppa d’acqua
e non potevo certo passare per la porta principale perché
tutti mi avrebbero
vista. Stavo piangendo perché ancora una volta mi avevi
presa in giro. Era
stato tutto perfetto fino a quando Bromley non aveva parlato e allora
io avevo
capito tutto. – Derek si avvicinò e si mise
davanti a lei.
- non avevi
capito proprio niente. – le disse
invece. – avevo organizzato tutto è vero, ma non
per prenderti in giro o
baciarti. Quello non l’avevo affatto programmato. Volevo dichiararmi a te. –
La bionda perse
il respiro, non aveva mai pensato a
una cosa del genere, eppure Derek era proprio davanti a lei e tutto
quello era
davvero reale.
Il ragazzo le
scostò una ciocca di capelli dal viso
e la accompagnò dietro l’orecchio.
- Quando quella
sera sei scappata via da me… durante
il temporale… non sai quanto ti ho cercato. –
Odette guardò i suoi occhi,
sembravano zaffiri liquidi.
- ero solo
inciampata in un gradino mentre lui mi
riaccompagnava nelle mie stanze,
era buio e gli sono finita addosso, ma non è successo altro.
– si
sentì in dovere di continuare - Anche se
lui può aver detto in quel modo, ai miei occhi quello non
è stato un bacio. - le
sue gote si tinsero di rosso, poi
approfondì – non come quello che c’era
stato tra di noi. -
Il suo tono era
basso e addolorato, ricordava bene
quanto era stata male quel giorno, quanto aveva sofferto per lui.
- potevamo
parlarne prima, non c’era bisogno di
scappare…- concluse
lui.
- è
proprio questo il problema. Noi non parliamo, le
cose ci vengono imposte da altri, noi non prendiamo mai nessuna
decisione,
scappando volevo avere l’opportunità di scegliere;
tornare a casa mia e non
vederti fino al matrimonio non avrebbe risolto le cose. - si alzò in piedi
lei.
-
perché invece scappare e cacciarsi in un guaio
dopo l’altro le ha risolte le cose, vero..? - Quella
conversazione non stava
portando proprio a niente, Derek era riuscito a scoprire finalmente che
nonostante lei fosse fuggita da palazzo e mandato a monte il
fidanzamento non
amava un altro e ciò gli alleggerì notevolmente
il cuore da quel macigno che
gli si era insinuato dentro chiamatosi
Dubbio.
- Derek, siamo
solo due ragazzi… - Parlò la giovane
con tono più dimesso come a volersi giustificare in parte
per tutto quello che
aveva fatto.
- Odette
dimentichi che abbiamo dei doveri - La
riportò con i piedi per terra lui.
- abbiamo un
regno da governare, e non abbiamo spazio
per incertezze o dubbi!- rimbeccò.
- ma non sarebbe
splendido poter scegliere? - i suoi
occhi luccicavano, mai parole di Derek erano più vere, loro
avevano dei doveri,
ma anche avere dei sogni faceva parte dei doveri verso loro stessi.
Il ragazzo non
parlava, non poteva controbattere,
sarebbe stato bellissimo poter scegliere ma … - non pensiamo a quello che
non possiamo avere…-
riuscì
solo a dirle.
- a me le
cose stavano bene anche in quel modo…- continuò
lui
- lasciando gli
altri a decidere chi dobbiamo
sposare?! - gridò lei.
- si!! A me
andava bene sposarti! -
Odette
sollevò lo sguardo basita.
- perché mi
sono innamorato di te, stupida! - le gridò al limite
dell’esasperazione, quanto
poteva essere tonta quella biondina davanti a lui!
- come puoi non
averlo capito!? Sarei ancora qui se
non fosse che ti amo?! - si scompigliò nervosamente i
capelli, adesso il dado
era tratto, lui aveva fatto la sua mossa, quale sarebbe stata la sua?
“mi sono innamorato di te” queste
parole
le rimbombavano in testa, era a conoscenza dei sentimenti di Derek, in
un modo
o nell’altro aveva capito di non essergli del tutto
indifferente o comunque, il
rapporto che li legava non era sancito solo dagli affari; ma aveva
usato il
presente, non le aveva detto io mi ero
innamorato ma
aveva detto mi sono innamorato questo
stava a
significare che l’amava nonostante tutto.
L’ennesima conferma le giunse con la
sua ultima frase che le ribadiva che lui era lì solo
perché l’amava.
- Non si
può smettere di amare qualcuno solo perché
l’altro non ricambia o ha cambiato idea. È un dato
di fatto e basta. Non so
come né quando ma è successo anche a me. - alzò le spalle
lui.
- non si sceglie
di amare… capita e basta -
Come se avesse
intuito i suoi pensieri Derek le
aveva risposto in maniera esaustiva, ma ancora non poteva crederci, le
sembrava
impossibile.
- se tu mi
vuoi ancora, sono qui. - le disse accennando un sorriso.
- ma non
perché la nostra unione avrà dei vantaggi
politici o altro, ma semplicemente perché mi ami. - sorrise,
forse un sorriso
amaro, in tutto quel tempo era cresciuto, la solitudine
l’aveva fatto maturare
e riflettere su quello che era giusto fare e quello che si doveva fare.
- Non sono
venuto a cercarti perché tu fossi una
principessa o per doveri politici o altro. Sono venuto a cercarti
perché ti amo
e anche se mi ci è voluto un po’ di tempo ho
capito che nonostante ti amassi
non ti potevo lasciare libera così come avevo creduto
all’inizio. – fece un
passo verso di lei. – lo so, penserai che sono un egoista
ma… -
Odette non
pensava affatto che lui fosse egoista. Era
così felice che lui fosse lì.
- Se tu non mi
vorrai, ti aiuterò io stesso a
scappare, a ricominciare una nuova vita in un altro posto se
è questo che
desideri, poi uscirò per sempre dalla tua vita. –
un altro passo verso di lei e
adesso si ritrovarono alla distanza di un respiro.
- ma se
così non dovesse essere, prendi la tua
decisione in base a quello che senti e non perché gli affari
ce lo impongono. -
“Amare
voleva anche saper dire lasciare andare qualcuno, adesso lo sapeva
anche lui, ma
non l’avrebbe lasciata andare senza prima combattere per lei,
senza tentare il
tutto per tutto. E per quanto gli costasse prometterle di aiutarla ad
allontanarsi il più possibile dal suo regno, sapeva che se
lei lo desiderava
lui non doveva esserle d’intralcio anzi l’avrebbe
sostenuta…”
- ma quindi tu
mi ami ancora…?- Odette
era senza parole. Lo amava, era certa
dei suoi sentimenti, ma non poteva credere che dopo tutto quello che
fosse
successo anche lui teneva ancora a lei.
- cosa vorresti
dire con ancora? - le sorrise lui
scherzoso, da quando aveva sentito dalla bocca di Odette pronunciare le
parole
che dichiaravano il suo non coinvolgimento sentimentale con Roran si
sentiva
meglio, più leggero, come se finalmente il fardello che si
portava d’appresso
da tempo si fosse sciolto come neve al sole.
–
non ho mai
smesso- Le disse serio.
Odette si
portò una mano sulle labbra commossa e
stupefatta allo stesso tempo, avrebbe volentieri pianto di gioia, si
portò il
volto tra le mani per nascondersi, stava effettivamente piangendo come
una
bambina.
-
c…che hai? - le chiese preoccupato il ragazzo
dagli occhi blu vedendola singhiozzare.
- nulla... -
disse lei – solo che ti tirerei
volentieri un pugno! – gli disse tra i singhiozzi.
– se solo mi avessi fermata
quel giorno… se solo mi avessi detto queste cose…
- Odette alzò lo sguardo. –
Io non sarei mai scappata. -
Derek le
posò una mano sulla guancia asciugandole
con il pollice qualche lacrima che ancora scendeva – mi
dispiace, sono un po’ in
ritardo. -
La
guardò con occhi speranzosi –… non
dovresti dirmi
qualcosa? – l’esortò lui.
– vuoi
ancora sposarmi? - chiese titubante lei.
- lo stai
chiedendo alla persona sbagliata. – le sorrise
con il cuore colmo di gioia.
- Derek- Odette si
avvicinò poggiando lentamente le sue
mani sul suo ampio torace. Il ragazzo la guardava con
l’irresistibile voglia di
poter toccare ancora le sue labbra, doveva attendere che lei finisse di
parlare
o almeno provarci.
- io ti
am…- le
sue labbra non finirono di proferir parola
che vennero sigillate da quelle di lui. Derek non era riuscito a
fermarsi, era
troppo felice e inoltre aveva troppa voglia di sentirla ancora sulla
sua pelle,
di farla sua, di inebriarsi del suo sapore e perdere i suoi confini in
quelli
di lei. L’abbracciò e la strinse forse a
sé, l’aveva desiderata per così tanto
che
avrebbe voluto recuperare tutto il tempo in cui non aveva potuto
sentirla sulla
sua bocca con un unico bacio. Lei lo amava e lui amava lei. Il resto
non
contava.
I confini del
tempo e dello spazio si dilatarono, i
due ragazzi non sentivano altro che le loro labbra le loro braccia e i
loro
corpi intrecciati, emozioni così forti che nessuno dei due
aveva provato, così
forte da lasciarli storditi dalla felicità.
Quando il
respiro iniziò a mancare dovettero
separarsi, mai quella separazione gli sembrò così
sbagliata.
Odette stava
riprendendo fiato mentre si reggeva
ancora a Derek, se lui l’avesse lasciata andare era sicura
che le gambe non l’avrebbero
sorretta. Il cuore le martellava in petto, sentiva il sangue scorrere
in ogni
parte del suo corpo, sulle labbra sentiva ancora il suo sapore. A pochi
centimetri dalle sue labbra gli bisbigliò un rimprovero
– cosa
credevi volessi dirti? -
Sulle labbra di
Derek spuntò un sorriso, Odette era
lì tra le sue braccia, ed era quello il suo posto,
– che mi ami – dopodiché si
chinò ancora sulle sua labbra e le rubò un
baciò leggero.
- non lo saprai
mai… magari era ti am-miro, o
Ti am-mazzo- lo
guardò con aria scherzosa lei ancora
provata dalle turbolente emozioni provate poco prima.
Derek la
guardò titubante – ne dubito fortemente
– le
accarezzò una guancia e si beò di quel contatto.
Nessuno, ne era
certo, avrebbe amato Odette più di
lui.
Le
scostò una ciocca di capelli dall’orecchio e le
sussurrò suadente – non sei brava a mentire -
Odette
avvampò, risollevò lo sguardo per inchiodarsi
agli occhi di lui che come mai erano stati fissi su di lei. Si
avvicinò al suo
volto alzandosi con le punte dei piedi, adesso si trovava ad un respiro
da lui,
lo poteva sentire respirare e da quell’angolazione vedeva
meglio anche le sue
labbra. - Forse non con te -
E le loro labbra
si unirono in un altro bacio,
Odette aveva incrociato le braccia dietro la testa di lui, Derek la
teneva saldamente
per la vita, deciso più che mai a prolungare quel momento il
più possibile.
Ad un tratto si
udì bussare alla porta – Principessa
Odette, Aprite presto! - gridavano le guardie da dietro la pesante
porta di
legno chiusa a chiave.
Subito quel
dolce contatto si ruppe, e sul volto di
Odette fece largo un sentimento di terrore. – presto, ti devi
nascondere! - gli
disse a bassa voce,
Derek si
avvicinò all’armadio – no qui
sarà il primo
posto dove guarderanno! - Odette gli fece cenno di andare sotto il
letto ma
Derek scosse in capo con veemenza.
- Sono in veste
da camera, non posso aprire - gridò
lei avvicinandosi alla porta.
- è
stato visto uno sconosciuto entrare in questa
camera, dobbiamo perquisirla. - detto questo la serratura
scattò.
|
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Capitolo 18 *** Prigioniera - Atto 17 ***
Prigioniera -
Atto 17
Odette era
troppo spaventata per fare o dire
qualcosa, Derek si mise davanti a lei con una mano sull’elsa
della spada pronto
a dare battaglia; il chiavistello ruotò di 160°
facendo scattare la serratura e
rivelando una serie di soldati armati che iniziarono ad entrare nella
stanza
nonostante non avessero ricevuto alcun invito
- …vi
avevo ordinato di non entrare - disse
con voce titubante la ragazza arretrando
di qualche passo. I soldati si avvicinarono con irruenza accerchiando
Derek, il
ragazzo sfoderò la spada minaccioso.
Due coppie di
guardie afferrarono Odette per i polsi
– Gli ordini sono cambiati principessa,
il
vostro grado in questo castello è mutato da ospite
a prigioniera -
-
cosa
…? Levatemi le mani di dosso!! - gridò lei
arrabbiata – cosa vorreste dire!?
Lasciatemi andare! -
Derek si
avventò su un paio di guardie con impeto,
loro pararono con difficoltà i fendenti sicuri del ragazzo,
facendo accorrere altre
guardie per attorniarlo; il castano era completamente circondato
– ti conviene
gettare le armi- gli
disse il capo delle
guardie, un uomo basso e massiccio
–
Credete che non possa battervi tutti!!? - gli
ringhiò contro lui.
L’uomo
fece un cenno alle guardie che avevano
bloccato la fanciulla bionda, esse immediatamente la trascinarono via
dalla
stanza nonostante le grida di quest’ultima.
- DOVE LA STATE
PORTANDO!? - il suo sangue ribollì
di rabbia.
- non te lo
ripeterò una seconda volta… - fece una
pausa l’uomo – getta le armi e arrenditi, o temo
che la tua amica non vedrà
l’alba di domani.-
Derek
abbassò la spada che fino a quel momento aveva
puntato alla gola di una guardia a caso, portò le braccia
lungo i fianchi – non
è una mia amica - strinse forte l’elsa in oro e
ferro fino a far divenire le
sue nocche bianche – lei è la mia fidanzata - fece
ricadere l’arma per terra
facendola riecheggiare per tutta la stanza sprofondata in un silenzio
scandito
solo dal rumore di passi; un dolore lancinante gli prese a pulsare
nelle
tempie, cadde per terra stordito dopodiché tutto divenne
buio.
****
- dove mi state portando?! -
Odette era
tenuta saldamente sia a destra che a
sinistra da due guardie, una dietro di lei controllava che non
arrivasse
nessuno, quella davanti faceva strada.
Era stata
portata via con la forza mentre Derek
veniva accerchiato e minacciato da una dozzina di uomini armati fino ai
denti,
a niente avevano giovato le sue urla e i suoi calci anzi le avevano
procurato
dei lividi violacei che cominciavano a comparire su ambedue le braccia.
Proferì
quell’ennesima domanda conscia che nemmeno quella volta le
avrebbero risposto,
e invece si dovette ricredere.
- Attenta
bambina, un’altra parola e giuro quant’è
vero che mi chiamo Adrian che t’imbavaglio e-
- BAMBINA!! Come
ti permetti! Stai parlando ad una
futura regina non hai nemmeno idea del potere che posseggo! - si
agitò per
divincolarsi dalle guardie, ma senza successo.
Continuarono a
camminare.
- tutto il
potere che avevi, qui non conta, non più
-
- aspettate solo
che veda il vostro re…-
li
minacciò lei
tentando di farsi prendere sul serio.
Arrivarono in un
vicolo cieco, davanti a loro c’era
solo una parete in pietra e una torcia ad olio, un uomo si fece avanti
e
abbassò quest’ultima facendo aprire un passaggio
nel muro.
- …
non penserete che io entri lì dentro!? - li
guardò esterrefatta lei.
L’uomo
chiamato Adrian reggeva la torcia in mano, - potete
entrare di vostra spontanea volontà o… -
guardò maliziosamente le guardie che
le tenevano le braccia, - lasciare che siano i miei uomini a portarvi,
sappiate
che non sono famosi per le loro buone maniere… -
Odette
capì perfettamente, preferiva entrare da sola
in quel corridoio buio che farsi mettere la mani di sopra da quei due
loschi
individui.
Salirono una lunga scalinata scolpita nella roccia, la luce fioca della
lampada
illuminava quanto bastava per non inciampare nel lungo vestito da notte
di
Odette.
- e pensare che
Derek si preoccupava di vedermi così
prima delle nozze… - disse fra se e se alludendo agli
sguardi che nell’arco di
venti minuti le erano piombati addosso da più di una
trentina di uomini. Ad un
tratto si ricordò di lui e della brutta situazione in cui si
trovava – che cosa
gli farete!? - gridò ad un tratto facendo spargere il suo
eco nel corridoio.
- alludi al tuo
amichetto?- rise
una guardia che le teneva il polso.
- Il mio
fidanzato è il futuro Re di Chamberg!-
- Non credo
arriverà a domani il tuo principino;
bene siamo arrivati. - detto
questo si
fermò davanti ad una massiccia porta di legno scuro, con una
lentezza quasi
esasperata prese la chiave giusta dal mazzo che portava alla cinta e
aprì il
pesante chiavistello di ferro arrugginito.
- Entra! - Odette fu spinta dentro la
stanza buia troppo
velocemente che cadde sul pavimento lastricato con pietre grezze e
ruvide. Non
fece in tempo a rialzarsi che la porta le fu sbattuta in faccia tra le
risate
delle guardie.
- Fatemi uscire!
FATEMI USCIRE!!- gridò
inutilmente lei.
- Urla pure
quanto vuoi, da qui non ti sentirà
nessuno. Questa volta nessuno verrà a salvarti … principessa-
Le voci si
allontanarono e fu allora che Odette si
rese conto della terribile situazione in cui si era cacciata.
Questa volta
avevano ragione. Nessuno l’avrebbe salvata.
****
Nella stanza c’era molta luce, troppa per essere in una
prigione, Derek stava
riprendendo i sensi, non ancora completamente conscio su dove si
trovasse. Alzò
lentamente il capo fino a quel momento puntato sul pavimento, solo
allora capì
di essere legato con grosse corde sia alle gambe che alle braccia. Si
ritrovò a
scuotersi e dimenarsi più per istinto che non per la
possibilità di liberarsi.
- è
inutile- disse una
voce comodamente seduta ad un tavolo
in fondo alla sala. – sappiamo sia io che tu che non
servirà a niente. -
- chi sei!?- ringhiò ancora
intontito Derek, facendo colare
del sangue dalla fronte.
- Sono il Re di
questo
castello, sono colui che comanda qui, e questo è
ciò che ti basta sapere. -
- liberatela! - neanche per un momento Derek
aveva dimenticato
che Odette era stata portata via con la forza, - lei non vi serve! - tentò di
contrattare.
- si invece- il re si alzò
dalla scrivania e poco alla
volta si avvicinò al castano legato ad un palo
–è indispensabile per il mio
piano, e se non l’avessi trovata quel giorno durante
l’assedio non ci avrei
nemmeno pensato! - rise tra sé e sé.
- non
capisco…-
- Dal momento in
cui
l’ho vista è scattato qualcosa in me…- iniziò il re.
Derek
sentì montare la
rabbia – voi non l’avrete mai! Non
permetterò a nessuno di toccarla con un solo
dito! -
- Beh ragazzo
mio, non
so proprio come farete a mantenere la vostra parola visto che siete mio
prigioniero…- rise
il re nuovamente. –
ma non deve preoccuparvi, mi prenderò cura io della vostra
“Bella”,-
Derek
digrignò i denti.
- oh, ma non
dovete
essere geloso, sappiate che io non sono affatto interessato al suo
amore; è
solo una questione di potere. È quello che mi interessa.- il re passeggiò
su e giù per la cella
riflettendo un momento, poi ricominciò a parlare con un tono
freddo e
calcolatore. - vi dico come andranno le cose: voi morirete,
possibilmente qui e
ora, io mi presenterò al padre della suddetta con un offerta
immediata di
matrimonio, e in men che non si dica, diventerò il re
più potente che sia mai
stato ricordato, con il completo controllo di tutte le rotte
commerciali! -
Derek era
stranito, il
suo piano era sicuramente ben architettato ma non riusciva a capire una
cosa. -
come mai mi state dicendo tutto questo? Potreste uccidermi qui e tenere
per voi
queste informazioni -
- prima di farti
passare all’altro mondo ho ancora bisogno di un informazione.
È un’informazione
che conosci solo tu e nessun altro…-
- vi rispondo
fin da
subito dicendovi che non ho idea di quale sia il colore preferito di
Odette- rise Derek
facendosi beffa di lui.
Il re prese la
testa
del ragazzo per i capelli e fissò i suoi occhi con irruenza
- fai pure lo
spiritoso quanto vuoi, alla fine della giornata non avrai nemmeno la
forza di
respirare- parlò
in un sussurro.
- che cosa
volete?!- gridò
a denti stretti il castano.
Il re non
distolse lo
sguardo né allentò la presa, respirò
lentamente quasi a voler soppesare ogni
parola, poi con estrema calma quasi impersonale parlò.
- Le
arti proibite -
****
Erano passate
probabilmente delle ore da quando
Odette era stata rinchiusa in quella torre. Le pareti erano circolari
tutte in
pietra grigia grezza, la stessa del pavimento su cui poco prima era
caduta
sbucciandosi i palmi delle mani; appariva abbastanza scarna,
c’era un letto con
una coperta logora e una tinozza d’acqua. La luce penetrava
attraverso un
piccolissimo lucernario posto alla base del tetto, appena sufficiente
per far
passare qualche topo di quelli grossi.
Odette stava
raggomitolata sul letto, sapeva che non
doveva contare su Derek non questa volta, avrebbe dovuto tentare di
cavarsela
da sola, dopotutto aveva dimostrato a se stessa in più
occasioni di avere
coraggio e spirito d’adattamento; si trattava di analizzare
la situazione e
trovare una via di fuga. Erano ore che rifletteva su come fare, non
poteva
passare dalla finestra in quanto troppo piccola, non poteva nemmeno
sfondare la
porta, era troppo robusta e lei troppo gracile. Mentre rimaneva immersa
nei
suoi pensieri e nel silenzio della stanza, quasi cadde dal letto quanto
batterono dei colpi sul legno.
- Il pasto- annunciò una voce.
La serratura
scattò e un vassoio fu buttato dentro
in malo modo, dopodiché la porta si richiuse e nella stanza
ripiombò il
silenzio.
Odette si
avvicinò al vassoio che le era stato
buttato malamente dentro, nonostante fosse in una prigione le fu
servito del
cibo dignitoso, una zuppa di porri e del pane, sicuramente non un
pranzo da re,
ma meglio di pane secco e acqua. Odette mangiò tutto
velocemente, poi, mentre
si asciugava le labbra con il fazzoletto fu folgorata da un idea.
Sul fazzoletto
che le era stato portato assieme al vassoio
vi erano le iniziali del Re, magari era un idea folle ma valeva
comunque la
pena provare. Raccolse le briciole del pane e si arrampicò
sul letto per
spargerle sul lucernario. Voleva attirare qualche uccellino per
catturarlo e
mandare un messaggio, non aspettò più di una
mezz’ora che una piccola ombra
saltellante venne filtrata dalla finestra, lentamente e senza fare
gesti
inconsueti catturò l’uccellino con il tovagliolo
gentilmente fornitogli durante
il pranzo. Tenendo con una mano saldamente l’esserino
strappò il pezzo contenente
le iniziali del re e macchiò il retro con il suo sangue
facendo due linee che
sintetizzavano il cigno, suo simbolo personale ma anche emblema del suo
regno.
Legò con un nodo saldo la strisciolina di stoffa alla
zampina dell’uccello.
- ti prego, vola
più lontano che puoi, trova aiuto- gli
accarezzò la testolina, dopodiché aprì
il
palmo e lasciò la creaturina libera.
D’ora
in avanti, ad ogni pasto avrebbe mandato un
messaggio, più ne avrebbe mandati più
probabilità ci sarebbero state che
qualcuno li trovasse, questa volta toccava a lei trovare aiuto e
salvare Derek,
da quando era arrivata in quella prigione una bruttissima sensazione
l’aveva
assalita.
“ti prego. Non
morire.” Ripeteva nella sua testa in ogni momento.
Eppure quella
brutta sensazione non l’abbandonò
neppure nei giorni seguenti…
****
- ostinato il ragazzo- un
uomo grande e
grosso vestito di nero stava riprendendo fiato.
- non fermatevi,
non voglio che abbia il tempo di
riposare…- Il
re dalla chioma rossa
sporca di polvere assisteva alla scena da un angolo. Nella stanza
risuonavano
le grida più atroci che avrebbero fatto accapponare la pelle
a chiunque, tranne
al re evidentemente. Fece qualche passo in direzione di Derek,
aggirando le
macchie di sangue che lo attorniavano. - devi comunque morire ragazzo,
puoi
dirmi dove sono le arti proibite e farò in modo che le tue
sofferenze
finiscano,- fece una pausa riavvolgendo il mantello attorno al braccio,
non
voleva macchie di sangue sulla seta, erano terribili da togliere! -
oppure
morire in maniera lenta e dolorosa provando dolore ad ogni tuo respiro,
ansimando come un animale implorandomi di mettere fine alla tua
vita…- gli
rivolse uno sguardo di sufficienza in
attesa della risposta. Erano già due giorni che provano con
ogni tortura
possibile ad estorcergli quell’informazione, oltre che
caparbio il principe si
era dimostrato anche di tempra forte, persino il re si sarebbe
impressionato se
non fosse troppo esasperato dal tentare di ricavare ciò che
perseguiva.
- mai- la
risposta di Derek arrivò secca all’orecchio del
re. - non implorerò mai, non
conosco le arti proibite- ribadì
nuovamente.
Il re non gli
credeva - ALTRE
20!- gridò
in preda all’ira, poi si avvicinò al
fustigatore. - fai in modo che non abbia più la forza di
parlare- detto
questo uscì sbattendo la porta,
lasciandosi alle spalle le grida che avevano ripreso a riecheggiare per
tutto il
corridoio.
|
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Capitolo 19 *** Assedio - Atto 18 ***
Assedio - Atto 18
Non sapeva bene quanto tempo fosse passato, sembravano giorni che non
aveva
contatti con il mondo esterno, ogni volta che le portavano del cibo,
utilizzava
quel che aveva a disposizione per mandare messaggi d’aiuto;
sperava
ardentemente che almeno uno fosse arrivato a Bromley o magari a suo
padre e che
avessero decodificato il messaggio di aiuto. Non aveva notizie di
Derek,
l’ultima volta che l’aveva visto era stanco ferito
e circondato da una dozzina
di guardie, con tutto il cuore sperava fosse vivo.
I rumori erano
molto attutiti dall’interno della
prigione, non avrebbe mai potuto sentire niente, ma quello che
sentì non aveva
bisogno dell’udito. D’improvviso il castello
iniziò a tremare, che fosse un
terremoto? Si avvicinò il più possibile allo
spiraglio della sua angusta
prigione, no non era un terremoto, era una serie di cannonate lanciate
contro
la fortezza da parte di un esercito. Forse era giunto il momento,
finalmente
erano venuti a salvarli!
****
- basta
così- ordinò
il re, il fustigatore riprese in mano
la frusta sanguinante.
- sei caparbio
ragazzo, non più di me sfortunatamente.
-
Derek si trovava
legato in catene contro il muro,
dalla sua schiena candida scorrevano fiumi di sangue dagli stralci di
carne
ferita.
- ricordi
com’era riposare? - lo
schernì con disprezzo. - dimmi dove si
trovano! Dimmi l’ubicazione!!”
- io- iniziò
sputando sangue. - non so di cosa stiate parlando- arrancò
soffrendo.
Il re si
allontanò chiamato urgentemente dalla
sentinella di guardia.
- cosa
c’è!? Come osi disturbarmi in questo momento!-
lo
rimproverò il sovrano con gli occhi
pieni di rabbia.
- Sire siamo
sotto attacco!- proferì piagnucolando
l’uomo.
-
…cosa?- si
destò - questa fortezza è inespugnabile non
abbiamo da temere, contrattaccate
subito.- possibile
che con tutte quelle
grida non si fosse accorto di un imminente attacco?
- sua altezza,
hanno dei cannoni e delle catapulte,
hanno già fatto crollare la prima linea difensiva!-
Il re lo
guardò preoccupato, la sua era una delle
armate più forti e sulla rocca non avevano mai avuto
problemi di invasori,
quest’attacco così improvviso e soprattutto
potente non era preventivato. Poche
volte nella vita si era sentito impaurito e questa era una di quelle -
portate
subito la principessa nelle mie stanze e chiudetecela dentro, fate
preparare
poi una carrozza pronta a partire - ordinò
contemplando l’ipotesi di scappare con la principessa.
- Si signore- obbedì la
sentinella scomparendo nuovamente
nei meandri del corridoio.
- Del ragazzo
cosa ne devo fare?- il
re era sul punto
di uscire anche lui ma la domanda lo fermò sulla soglia. -
lasciatelo qui a
morire, tanto non ci avrebbe detto niente comunque.-
Il fustigatore
fece un cenno con il capo, riavvolse
la frusta ancora sporca di sangue e l’appoggiò sul
tavolo, appese le chiavi
delle catene ad un chiodo al muro e poi uscì in silenzio in
fretta e furia, le
cose non si stavano mettendo bene per gli abitanti del castello doveva
tagliare
la corda e subito!
Fu una fortuna
che proprio alla fine tutti si fecero
prendere dal panico, il fustigatore nella fretta infatti si
dimenticò di
chiudere la porta della stanza a chiave.
****
Odette era seduta sul suo misero letto, ormai non mancava molto,
sarebbero
stati liberati a breve e questo pensiero le diede la forza di
continuare a
sperare che Derek fosse ancora vivo. Ad un tratto la porta si
aprì
violentemente:
- il suo
soggiorno qui è finito- l’uomo
con l’armatura scintillante s’avvicinò
prendendola per un braccio.
- cosa succede?
Dove mi state portando?- Odette
era debole ma quella punta di fierezza
era ancora viva in lei.
- siamo sotto
assedio principessa, non è il
momento per domande idiote- le
rispose malamente la guardia.
Rifecero a
ritroso tutta la strada fermandosi poi
davanti ad una sontuosa porta con le maniglie in oro. - adesso voi
starete qui
e non creerete altri problemi- l’uomo
aprì la porta e la buttò dentro. - ma come vi
permettete? Non sono un oggetto!!-
le sue parole
rimasero tra lei e la
stanza, la porta le era stata chiusa senza ulteriore indugio nuovamente
in
faccia.
- di nuovo
chiusa dentro!- si
lamentò lei.
Questa volta
l’avevano rinchiusa in una delle stanze
più sfarzose del castello, non fu difficile indovinare a chi
appartenesse dato
un’enorme ritratto sulla testiera del letto.
- questo
è davvero inquietante- commentò
guardandolo.
La stanza era
disordinata, evidentemente ancora non
erano passate le cameriere a sistemarle, il letto scombinato era la
prova di
quanto più orrido Odette avesse mai visto, oltre a macchie
di dubbio sospetto
le lenzuola erano di un colore orrendo, rosso fuoco con un copriletto
nero.
Mentre era intenta a fissare quello squallore qualcuno bussò
alla porta.
-
maestà?- chiamò
la voce di una donna.
In quel momento
ad Odette venne un’idea, seppur
disgustosa ma molto credibile ed in quel momento avrebbe fatto di tutto
per
andare a cercarlo, per andare a cercare Derek.
Lasciò
cadere la veste da notte ai piedi del letto,
poi svestita s’infilò sotto le coperte,
s’arruffò i capelli simulando un’aria
da appena svegliata e chiamò la donna.
- avanti,
avanti!-
Dalla porta
entrò una donna di mezz’età con
l’uniforme da cameriera, spiazzata dal completo disordine in
cui vigeva la
stanza.
Odette
sollevò il capo appoggiandosi con il gomito
ad un cuscino, lasciando intravedere la nudità delle sue
spalle.
- era
l’ora che arrivasse qualcuno a mettere a
posto!- l’apostrofò.
- oh buon cielo!
Sembra sia passato un uragano qui!-
la donna guardava
accigliata il
disordine che le toccava risistemare.
- non un uragano
ma il re…- Odette
assunse un’aria maliziosa che non
sapeva nemmeno di possedere. - un
uomo
focoso e passionale-
La cameriera la
guardava titubante, Odette si
sollevò per guardarla meglio. - non troppo gentile nei modi,
ma di certo sa
come temprare una donna-
Odette voleva
infatti fargli credere che il
disordine fosse dovuto ad una notte d’amore passata con il
re, la cameriera non
poteva certo immaginare che invece quel disastro era dovuto ad uno
scatto d’ira
di quest’ultimo in preda alla rabbia per non essere riuscito
a far confessare a
Derek l’ubicazione delle arti proibite.
- voi
siete…?- chiese
titubante la donna.
- oh…
probabilmente la futura regina di questo
castello…- gli
rispose con aria di
sufficienza.
La signora dai
capelli neri e gli occhi stanchi la
guardò quasi con tenerezza.
- cara ragazza,
mi fate tanta compassione…- Odette
la fissò d’improvviso.
- se credete che
il re vi sposerà per una notte
passata con voi… siete proprio ingenua. - prese
a raccogliere con noncuranza i vestiti
per terra. - ho visto tante di quelle ragazze sdraiate proprio dove
adesso ci
siete voi… siete una fra le tante… ogni notte
è la stessa storia… ed ogni
mattina c’è una ragazza diversa, tutte che credono
di diventar regine!-
Odette si finse
offesa, incrociò le braccia al
petto.
- ha detto che
mi ama!- mise il
broncio.
La donna
raccolse un vestito femminile per terra,
che giustificava le macchie sul letto, poi con un gesto glielo
lanciò sul
letto.
- provo pena per
voi cara ragazza, adesso che non
siete più casta, chi mai vi sposerà?!-
Odette
indossò il vestito rosso, era un colore
volgare che mettevano soltanto le donne di facili costumi, era come
un’etichetta che le classificava a vista.
- quella
è la porta, scendete tre rampe di scale e
l’uscita di servizio è sulla destra.- parlò come se
stesse recitando a memoria,
probabilmente chissà quante altre volte si era trovata a
fare quella
discussione con le solite ragazzette di turno. Odette fu percossa da un
brivido, che uomo marcio era quel re! Conduceva ragazze ignare nelle
sue
stanze, le illudeva, faceva loro quello che più voleva e poi
tutte si
ritrovavano costrette ad uscire dalla porta di servizio, senza un
lavoro, senza
una dote e senza più la loro purezza.
Odette
indossò il vestito e uscì rapidamente dalla
porta principale, Derek era un ragazzo dal cuore d’oro,
nemmeno in migliaia di
anni avrebbe fatto quel genere di cose, ne era sicura. Se solo avesse
saputo che
cosa aveva dovuto fare per sfuggire da quella stanza si sarebbe
infuriato, ma a
lei adesso non importava, doveva cercarlo ed insieme dovevano scappare
da quell’orribile
posto.
La bionda si
ritrovò a vagare per i piani più bassi
del castello, lì dove ci sarebbero dovute stare le prigioni.
Non
c’era nessuno fortunatamente, s’affacciò
all’ennesima stanza.
Quasi le
mancò il fiato quando lo vide.
- Derek- sussurrò appena.
Il ragazzo era legato con il
volto rivolto verso il muro, la schiena nuda era squarciata e le ferite
sembravano vecchie nonostante di sopra ve ne fossero fresche delle
altre. Per
infierire più dolore non le lasciavano rimarginare e di
sopra inveivano con
quelle fresche. La ragazza sembrava un bucaneve in un campo di sangue.
Immediatamente
corse da lui, incurante delle pozze di sangue tutt’intorno,
da vicino le sue
condizioni erano ancora più preoccupanti.
- dove sono le
chiavi? - gli
rivolse un sguardo preoccupato lei.
Derek
aprì gli occhi tenuti sino a quel momento
chiusi. - ciao- le
disse appena tentando
di sorriderle.
Odette aveva le
lacrime agli occhi, stava anche
peggio di quello che lei avesse immaginato. - sei…
davvero…tu?- chiese
soffrendo ogni volta che esalava un
respiro. Molte volte Derek aveva desiderato rivederla, sapere se stesse
bene,
quella realtà gli sembrò così tanto
bella che non poteva che essere un sogno.
-
andrà tutto bene- tentò
di rassicurarlo, strappò una manica dal
vestito e gli asciugò il sangue che gli colava dalla fronte
e si riversava
sugli occhi.
- adesso siamo
insieme - il ragazzo aveva richiuso
gli occhi respirando molto lentamente.
Lei si
allontanò per prendere le chiavi appese ad un
gancio all’entrata, non erano troppo furbi per lasciarle
lì sotto gli occhi di
tutti, poi gli si riavvicinò e delicatamente gli tolse le
catene dai polsi lividi.
Derek non era in grado di reggersi in piedi, cadde pesantemente sulle
ginocchia.
-
cosa…come…sei arrivata? - Derek
nonostante l’orgoglio dovette accettare
di appoggiarsi ad Odette lasciandosi in parte sostenere,
-
sono
riuscita a scappare, fuori sta infuriando una battaglia e non hanno
prestato
troppa attenzione a lasciarmi incustodita.-
I due ragazzi
s’incamminarono lentamente verso
l’uscita da quella stanza infernale, Odette fece appoggiare
Derek al muro. - resta
qui andrò a prendere qualcosa per fasciarti - fece lei facendo per
andarsene verso quella
che una volta era stata la sua stanza. Un mano decisa ma stanca
s’intrecciò con
la sua.
- no, non ho
più intenzione di separarmi da te. – Il
castano la guardò risoluto, il suo tono non accettava
repliche e nonostante
avesse bisogno di fermare il sangue che perdeva non era più
disposto a
separarsi da lei; non più.
Odette gli
restituì lo sguardo, non poteva protestare.
Quel ragazzo chissà quante ne aveva passate, chi era lei per
impedirgli
quest’unico capriccio che faceva?
- va bene,
resterò con te ma dovrò comunque fermarti
l’emorragia in qualche maniera- prese
tra le mani il suo vestito rosso tendendo la stoffa fino alle ginocchia
in
procinto di strapparla. - adesso basta scandalizzarsi, non
m’importa niente del
bon ton e delle regole! Che vadano al diavolo tutte, non ti
lascerò morire
dissanguato per il sol fatto di non farti vedere le mie caviglie! -
Derek non ebbe
nemmeno il tempo di impedirglielo che
già Odette aveva strappato buona parte della stoffa della
parte inferiore del
vestito, con risolutezza si mise dietro di lui e gli fasciò
stretta l’ampia
schiena sanguinante.
-
Odette… perché indossi un vestito
rosso…? - Derek
si rialzò traballante facendo affidamento
ancora su Odette.
- è
una lunga storia…- sospirò
lei. Derek la guardò accigliato.
- tanto tu non
sei un tipo geloso, no…?- scherzò.
Derek si
piantò in mezzo al corridoio. - se ti ha
messo le mani addosso…! Io gli spacco la faccia!- tutto ad un tratto gli
ritornarono le forze;
Odette rise, erano giorni che non rideva così spensierata.
- non
è successo nulla- lo
guardò dritto negli occhi ritornando seria.
- non con me per fortuna…- ripresero
a camminare
e Odette gli raccontò tutto quello che aveva fatto prima di
ritrovarlo, Derek
ancora debole si limitava ad ascoltare e ad intervenire ogni tanto.
Finalmente dopo
un’ora buona arrivarono davanti
l’uscita di servizio, c’era solo un uomo a fare la
guardia; non ebbero troppe
difficoltà ad uscire, Odette disse ch’era
un’amante del re e che quello era suo
fratello che per sua intercessione aveva fatto liberare.
- sei diventata
davvero brava a mentire- le
disse il castano uscendo fuori dalla
montagna. - spero che con me non lo farai mai, altrimenti sono nei
guai!- le sorrise.
- purtroppo per
me, con te non ci riesco. - disse
rivolgendogli uno sguardo. Derek la
guardò puntando i suoi occhi blu oceano in quelli azzurro
cielo suoi, la
ragazza arrossì violentemente dipingendo di rosso il suo
candido viso.
- quando mi
guardi così- abbassò
lo sguardo - potrei confessarti anche
i più atroci misfatti. – bisbigliò lei.
- dopo tutto
questo tempo arrossisci ancora…- iniziò
lui, Odette l’interruppe cambiando
argomento.
- guarda!- prese ad indicare
giù dal sentiero. - sono gli
stendardi dei nostri due regni! Sono venuti a salvarci !- Odette entusiasta
iniziò ad affrettarsi per
arrivare all’esercito.
- Odette
aspetta- la
tirò per un braccio lui facendola voltare
verso di sè in attesa di una risposta.
- non so quando
ancora potremo rifarlo- e
con queste parole sospese a mezz’aria le
prese il volto tra le mani e la baciò intensamente; poi
riprese la mano diafana
di lei e si fece condurre rassegnato verso l’esercito.
Sentiva che le
forze lo stavano abbandonando.
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Capitolo 20 *** Tutto è bene - Atto 19 ***
Tutto
è bene … - Atto 19
-
Papà?- Odette
teneva ancora salda la mano di Derek
quando avvistò poco lontano da lei suo padre. -
Papà!!!- si
voltò a guardare Derek, non voleva
lasciarlo lì, lui non poteva correre non ce
l’avrebbe fatta ma da quella
distanza suo padre non la poteva sentire, si voltò
sconsolata a guardarlo.
- vai, va da
lui.-
- no Derek, non
ti lascio- gli
rispose risoluta.
- da qui non ti
sentirà mai, va da lui, digli che
sei viva e stai bene, era preoccupatissimo per te.-
A
quelle
parole ad Odette si strinse il cuore. - va bene…- aggiunse alla fine, lo fece
appoggiare sotto
le fronde di un albero. - tu aspetta qui, torno a prenderti.-
Derek
l’attirò a sè e le diede un bacio a
fior di
labbra. - non si sa
mai, potrebbe essere
l’ultimo - detto
questo si sedette
pazientemente sotto l’ulivo guardando la cosa che
più amava al mondo ancora una
volta allontanarsi da lui.
****
Re Guglielmo aveva guidato il suo esercito e quello della regina Uberta
contro
il re di un paese vicino che aveva tenuto in ostaggio sua figlia. Erano
arrivati alcuni messaggi di aiuto tramite degli uccellini, dei
fazzoletti
insanguinati con delle iniziali e una macchia di sangue simbolo del
regno di
Aldershot avevano messo il Re in allarme. Guglielmo aveva subito
radunato i
migliori strateghi per capire cosa quei simboli volessero comunicare e
tutti erano
giunti alla conclusione che la principessa Odette doveva essere stata
tenuta prigioniera
contro la sua volontà da quel re e il povero Derek, in un
eccesso di eroismo, era
corso in suo soccorso senza avvisare nessuno. L’ipotesi era
stata poi
confermata da Bromley, arrivato a palazzo in agitazione dicendo appunto
che la
principessa era stata rapita ma non sapendo dove fosse stata portata.
- Padre! - re
Guglielmo era così assorto nei suoi pensieri che quasi non
udì la voce di sua
figlia. Si girò in direzione del suono e finalmente la vide,
aveva l’aspetto
trascurato, il volto un po’ scarno e… un volgare
vestito rosso che le lasciava
scoperte le caviglie!
- Odette!!- scese da cavallo con un
gesto repentino e
l’abbracciò commosso.
- Oh! Sono
così felice di rivederti! Sei sana e
salva- le
accarezzò una guancia e la
fanciulla si beò di quel contatto. - temevo non ti avrei
più rivisto...- sospirò
lei.
Il re la
guardò serio. - Odette, se tu non vorrai
sposare Derek non importa, non m’importa più
nulla, basta che non fuggi più,
non potrebbe sopportarlo nuovamente il mio cuore! -
- padre, Derek- tentò lei
d’iniziare.
- si cara,
appena torneremo annullerò tutto! Come ho
potuto farmi convincere! - il
re era
così dispiaciuto che non sentiva quello che aveva da dirgli
la figlia. – ho
quasi rischiato di perderti per sempre. – le disse.
- no padre,
ascoltami! - cercò
di richiamarlo - voglio
sposarlo papà -
Il re non
credeva alle sue orecchie, era fuggita per
non sposarlo e ora diceva di aver cambiato idea?
- Odette sei
confusa, non devi più accontentare
nessuno, - le accarezzo la testa abbracciandola di nuovo. - sei libera
di
scegliere di sposare chi tu vuoi… a patto sia un principe
ovviamente- aggiunse
poco dopo.
- io lo amo. Non
accetterò nessuno se non lui.- disse
seria scostandosi da lui.
- forse
è il caso che t’informi che non abbiamo
più
avuto notizie del principe Derek … si sono perse le sue
tracce e noi pensiamo
che..- iniziò
in tono mesto l’uomo dalla
chioma argentea.
- lui
è venuto a cercarmi; mi ha salvato la vita… - aggiunse sottovoce, poi
immediatamente si
ricordò del ragazzo seduto sanguinante sotto un albero ad
aspettarla
pazientemente. - Padre è ferito, è in grave
condizioni, dobbiamo fare subito
qualcosa! –
- cara, ne sei
certa? – le chiese il re.
- Si padre. Non
c’è un minuto da perdere. -
- Presto! Un
cavallo e un dottore vengano con me !- gridò
il re mettendo il suo mantello sulle
spalle di Odette, poi risalì a cavallo. - andiamo a
prenderlo. – le disse.
****
- Derek, Derek!
– Odette lo chiamò più volte ma il
ragazzo non accennava a risvegliarsi.
- è
molto grave – disse il medico dandogli un
occhiata. – ha perso molto sangue. –
- ma si
riprenderà, vero? – Odette guardava
ansiosamente suo padre e il medico che stava guardando la fasciatura
che lei
gli aveva fatto sulla schiena. Un ennesimo colpo di cannone fece
vibrare
l’aria, il castello stava cedendo pezzo dopo pezzo.
- Odette.
– suo padre la guardò in tono serio. –
devi andare via di qui immediatamente. – con un cenno
chiamò due uomini che
aspettavano ordini.
- senza Derek
non vado da nessuna parte. – rispose
categorica.
- fate preparare
un carrozza, e voglio che ci siano
almeno tre plutoni di scorta. – ordinò il re.
Subito gli uomini salirono a
cavallo e si misero all’opera. –
dottore… - bastò un solo sguardo del re
affinché quello capisse.
- Si
maestà. Farò tutto il possibile per mantenerlo
stabile fino a che non arriveremo a palazzo. –
Odette
guardò suo padre con gli occhi colmi di
gratitudine.
- Grazie,
Padre. – scandì lei.
Il re si
voltò e tornò nel vivo della battaglia, non
sarebbe stato soddisfatto fino a che non avesse visto la testa di
quell’uomo,
che aveva ridotto in quello stato quei due ragazzi, mozzata su di un
vassoio
d’argento.
****
Dapprima vedeva tutto sfocato, poi poco a poco riuscì a
distinguere dove si
trovasse, era in una stanza molto grande, dalle pareti riccamente
decorate, sui
muri c’erano disegni e segni di frecce, ci mise qualche
istante a riconoscere
la sua stanza da letto, provò ad alzarsi ma si sentiva
troppo stanco, notò in
quel momento di avere il torso fasciato con garze bianche fresche e
pulite.
Voltò lo sguardo accanto a sè. Dolcemente
addormentata con il volto su di un
lato del letto c’era Odette, rimasta a vegliare tutto il
tempo su di lui.
Aveva abbandonato quello squallido vestito rosso in favore di uno
bianco con le
maniche verdi che rendeva giustizia alla sua bellezza. Lentamente le
sfiorò la
mano che si dischiuse come un bocciolo al suo tocco, rivelando quello
che
teneva stretto; il ciondolo d’oro a forma di cuore che le
aveva regalato.
La ragazza
sembrava stare meglio, ma Derek notò che
i suoi occhi erano cerchiati di rosso, aveva pianto di recente. Le
accarezzò la
mano e quella per risposta istintivamente la strinse, poi Odette
aprì gli occhi
ridestandosi dal mondo dei sogni.
- ben svegliata-
le sorrise il
ragazzo, la bionda si stropicciò
gli occhi con fare bambinesco.
-
Derek…- sussurrò sorridendo, - finalmente
ti sei svegliato … - gli sorrise asciugandosi
una lacrima che le era scesa dagli occhi. Aveva pianto molto in quei
giorni, i
dottori non facevano altro che entrare e uscire dalla sua camera
limitandosi ad
osservarlo, e lei era sprofondata nei sensi di colpa, si ripeteva ogni
momento
che se non fosse mai fuggita lui a quest’ora non sarebbe
stato in quelle
condizioni.
- quanto ho
dormito? -
- quattro
giorni. - rispose
lei - ti abbiamo
trovato privo di sensi sotto
l’ulivo; mio padre ha insistito affinché noi due
tornassimo immediatamente a casa. Qui ti hanno curato le
ferite e lasciato
riposare… ho vegliato giorno e notte su di te, temevo
che…-
-
che…?- l’esortò
a continuare.
- che
morissi.
- la sua voce
apparì come un sussurro.
Derek le prese
la mano e le sorrise rassicurante,
Odette aveva uno sguardo troppo triste e non riuscì a
prenderla in giro come al
suo solito, a sdrammatizzare così facilmente.
- non
me lo
sarei mai perdonato. Se tu…- la bionda si
portò una mano contro il viso per
darsi un contegno, adesso si sentiva sollevata ma aveva avuto paura per
lui, se
Derek fosse morto lei si sarebbe sentita responsabile per tutta la
vita.
Il ragazzo quasi
intuendo i suoi pensieri le parlò -
ho passato troppi guai per riaverti indietro, non lascerò
questo mondo senza
una fede al dito.-
Odette rise
attraverso le lacrime.
- ho parlato con
mio padre – iniziò lei. – lui mi ha
detto di non fare mai più una cosa del genere, e che si
scusava per avermi
costretta a fidanzarmi contro la mia volontà. –
Derek
l’ascoltava non perdendosi una sola parola - ha
anche aggiunto che mi avrebbe lasciato libera di scegliere. -
- davvero? - Derek sembrò
sconvolto da quella rivelazione.
La ragazza
annuì scuotendo il capo biondo oro, poi
tornò seria. - mi ha detto che potrò sposare
chiunque vorrò…-
- ah- disse
solo, poi tentò di formulare una frase di senso compiuto. -
e tu cosa gli hai
risposto? - chiese
titubante, non sapeva
cosa aspettarsi, a quel punto poteva succedere tutto.
- gli ho detto
che voglio te, nessuno se non te. -
Odette
abbassò lo sguardo arrossendo - e che
ti amo. -
Improvvisamente
tutte le più assurde ipotesi che si
stavano facendo largo nella sua testa scomparvero come nuvole spazzate
via dal
vento. Odette aveva il potere di farlo cadere nel baratro e poi farlo
volare
sei metri sopra al cielo.
- allora
è ufficiale adesso… - la guardò
sorridendole,
il suo corpo era a pezzi ma il suo cuore stava cantando di gioia.
– ci sposiamo. –
- si…
ci sposiamo. – Odette si sentiva così agitata,
avrebbe sposato Derek, sarebbe diventata sua moglie ma anche la regina
di un
vasto regno.
-
bene… non appena mi rimetterò in forze
celebreremo
le nozze, sperando che tu non cambi idea in questo frangente- le disse con un sorriso
smagliante.
-
c’è dell’altro Derek…- iniziò pensierosa.
- cosa? Che
succede? - il suo
tono era preoccupato
- In questi
giorni ho evitato deliberatamente tua
madre… mio padre non appena mi ha vista non mi ha fatto
troppe domande, ma
credo che tutti si aspettino da me delle spiegazioni. -
Derek
asserì col capo.
- se gli
raccontassi tutta la verità…- iniziò
lei.
- credo sia il
momento opportuno per una confessione-
Odette
scattò a guardarlo, destata dai
tuoi pensieri e meravigliata da ciò che il ragazzo le avesse
appena suggerito.
- quando sei
fuggita furono chieste a me delle
spiegazioni ed io dissi che tu eri scappata con lo
stalliere…- improvvisamente
Derek si vergognò di quello che aveva fatto, era stato un
gesto stupido dettato
dalla gelosia.
- stai dicendo
che hai detto a tutti che sono
scappata per Roran…?!- La
bionda si alzò
in piedi sconvolta dalla rivelazione, in più pronunciare
nuovamente il suo nome
le aveva lasciato un senso di amarezza, dopo l’assalto alla
città non si erano
più visti. Nessuno era venuto a cercarla.
- Adesso mi
spiego il perché di tutte quelle voci in
paese che mi accusavano di essere scappata con un altro… le
avevi messe in giro
tu! –
Derek la
guardò colpevole. - che altro volevi che
dicessi? Ero geloso! Geloso di quello smidollato di uno stalliere per
cui tu
avevi mille attenzioni! – provò a mettersi seduto
ma una fitta alla schiena lo
fece desistere.
Odette se ne
accorse così cercò di calmarsi. Si sedette
sul bordo del letto e gli prese la mano - credevo avessimo
già chiarito quella
faccenda - disse in
tono deluso.
- Quel
vigliacco…- Derek
stava ripensando alla notte in cui
l’aveva ritrovata, in cui in pochi minuti l’aveva
persa di nuovo e a come
quello stalliere l’aveva lasciata sola e indifesa nel bel
mezzo della battaglia
mentre lui rintanato come un coniglio assisteva alla scena senza alzare
un
dito.
Indeciso se
mettere Odette al corrente o meno su
quello che aveva fatto, rimase immobile a fissarla.
- non devi
portare rancore a lui, se c’è qualcuno
che ha sbagliato quella sono io. - ammise
la ragazza spronando inconsapevolmente
Derek a parlare.
- si, tu avrai
anche sbagliato ma sicuramente per
più nobili ragioni -
- Uno sbaglio
è pur sempre un sbaglio - asserì lei.
- Lui
però non ha fatto niente per salvarti quella
notte. Mentre ti vedevo sparire nella foresta, lui e i suoi amichetti
stavano
rintanati come conigli ad assistere alla scena, se fosse stato un vero
uomo
sarebbe uscito allo scoperto e ti avrebbe aiutato, era a pochi metri da
te.
Avrebbe potuto ma non lo ha fatto - le
parole del ragazzo erano dure e severe, piene di risentimento, fin
troppo
accecate dalla rabbia per poter vedere la reazione provocata.
Odette era
rimasta a fissarlo, stupita. Aveva preso
la sua scelta prima che succedesse quella baraonda, in
realtà il pensiero di
tornare indietro l’aveva sfiorata più di una volta
ma solo con l’arrivo di
Bromley aveva trovato il coraggio per tornare indietro e affrontare
Derek e
tutte le conseguenze che ne sarebbero derivate, e invece… le
cose erano andate
in maniera completamente diversa. Forse era meglio così.
Ma quello che le
stava raccontando Derek le aveva
fatto aprire gli occhi. Aveva creduto di essere troppo lontana da Roran
e i
suoi amici, aveva sperato si fossero messi in salvo e allontanati da
lì al più
presto, ma se questo non fosse successo e uno di loro si fosse trovato
nei guai
niente le avrebbe impedito di
intervenire,
di provare a salvarlo.
Roran
l’aveva vista e sentita gridare disperatamente aiuto ma, come
un codardo, aveva
chiuso gli occhi.
Odette
finalmente conscia della brutta situazione in
cui si era trovata portò una mano alla bocca per soffocare
un gemito
- se non ci
fossi stato tu…-
Derek si
avvicinò, avrebbe voluto abbracciarla e
farla sentire al sicuro ma ancora una volta non riusciva a muoversi, si
dovette
limitare a stringerle la mano e guardarla inerme.
- ma io ci sono
Odette, ora e per sempre. -
Odette
scattò a piangere, non le importava di quello
che Derek avrebbe potuto pensare di lei, aveva bisogno di esternare le
sue
emozioni, non poteva più aspettare. Il ragazzo le teneva la
mano assistendo
impotente alla crisi della sua amata, che fosse stato lui con le sue
incaute
parole a provocare quella reazione?
- Scusami, sono
stato indelicato - cercò
di consolarla - non sono molto bravo con
questo genere di cose -
-
già…- si
asciugò le guance sorridendogli. Nonostante tutto non
avrebbe cambiato nulla di
lui.
****
Odette aveva appena chiuso la porta della stanza di Derek, parlare con
lui e
stargli vicino la facevano sentire meglio, meno sola.
D’un
tratto si trovò davanti la regina Uberta.
- Derek si
è appena svegliato - comunicò alla
regina.
- Splendida
notizia! Stavo giusto andando da lui per
darti il cambio, bimba mia dovrai pure riposare! - con
tono accorato le posò una mano sul
braccio.
- Adesso che so
che sta bene credo che potrò dormire
più tranquilla - Iniziò
in tono calmo - prima
o poi credo che dovremmo affrontare l’argomento della mia
fuga, preferirei
farlo adesso - prese
un bel respiro e
attese la fatidica domanda, ormai non aveva più senso
rimandare, prima ne
avrebbe parlato meglio si sarebbe sentita.
-
Allora… beh mia cara, perché sei scappata?- la regina la
fissò dritta negli occhi, quello
che prima era uno sguardo sereno adesso era mutato in uno severo e
accusatore.
- Ho commesso
uno sbaglio -
- credo che fin
qui l’avevamo capito tutti mia cara…-
Imbarazzata
Odette proseguì - ho commesso uno
sbaglio nel non volere ammettere a me stessa che Derek mi piaceva
più di quanto
pensassi. -
La regina rimase
sbigottita nell’udire quelle
parole.
- non sapevo
come gestire le mie emozioni, era un
sentimento del tutto nuovo, come sapete sono orfana di madre e nessuno
mi ha
mai spiegato questa forma di amore, amare qualcuno di più di
se stessi, porre
l’altro al centro del proprio mondo. Questa
vastità di emozioni mi ha
terrorizzata, e quando si ha paura la cosa che riesce meglio,
l’unica soluzione
che può apparir sensata è fuggire.-
Dato che la sua
dichiarazione aveva lasciato la
regina Uberta senza parole, evento più unico che raro,
Odette proseguì. – Sin
dal primo momento in cui sono scappata sapevo che non fosse la cosa
più giusta
da fare… e stavo anche per tornare indietro se non fosse
stato per quella
notizia di un altro fidanzamento – Odette gli stava dicendo
la completa verità,
voleva essere onesta con la regina ma anche con se stessa. Ed in
più voleva far
sapere a Uberta che quell’idea del
“fidanzamento” per farla tornare indietro
aveva contribuito ad allontanarla ancora di più.
- mi sono
sentita tradita, se ero davvero un oggetto
sostituibile in meno di 48 ore allora Derek non mi amava davvero. Mi
sono
arrabbiata moltissimo… poi quando ho saputo che era tutta
una farsa, che Derek
pensava ancora a me ho capito che dovevo tornare. Ma purtroppo sono
stata
rapita e quello che è successo dopo già lo
sapete. – Odette prese un respiro e
cercò di valutare l’espressione imperscrutabile
della regina.
- per quello che
conta vi chiedo solo di non
giudicarmi negativamente - concluse.
Passò
qualche istante - ne avete parlato? Intendo tu
e Derek- la regina
si riprese dal suo
mutismo selettivo.
- Si, abbiamo
parlato a lungo e abbiamo chiarito - finalmente
sul volto candido della giovane
ritornò un sorriso.
- e cosa avete
deciso di fare? - il
suo tono era tremolante.
- Direi la
primavera -
- come scusa? - chiese non capendo Uberta.
- mi
piacerebbe sposarmi in primavera -
Note: Ho cambiato il finale dell'ultimo
capitolo, dopo aver rivisto la storia ho deciso di riscriverlo in
maniera diversa, spero che non vi dispiaccia, se volete avere la
possibilità di leggere anche quello vecchio
basterà che me lo segnaliate e lo aggiungerò come
capitolo extra. :)
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Capitolo 21 *** La fine e l’inizio - Atto 20 ***
La fine e
l’inizio - Atto 20
I raggi del sole
penetravano smorzati dalle tende
rosa ricamate che incorniciavano le ampie finestre che davano sul
terrazzo
privato della camera di Odette. Era ancora una tiepida giornata estiva,
a breve
l’estate sarebbe finita ed in autunno sarebbe arrivato il suo
compleanno, e con
esso anche i preparativi per il matrimonio con Derek.
Erano passate
alcune settimane da quando erano
ritornati a palazzo, Derek aveva dovuto passare parecchi giorni a letto
prima
di riprendersi completamente ma adesso stava meglio ed era ritornato
completamente in forze. Oggi era il gran giorno in cui loro due
avrebbero
annunciato il loro fidanzamento ufficiale e avrebbero fatto partire i
preparativi per le nozze. Sarebbe stato un periodo molto impegnativo
per
entrambi, le cose da fare erano molte considerando anche il gran ballo
per la
sua maggiore età, e alla fine dell’estate Odette
sarebbe ritornata ad Aldershot
ed i due avrebbero dovuto separarsi ancora.
Tutto era
ritornato esattamente come doveva essere,
com’era giusto che fosse. Non c’era più
niente che poteva andare storto. O
quasi…
Odette si
alzò senza troppa fretta dal letto ed
iniziò a prepararsi, quella mattina avrebbe visto Derek
nell’anticamera
adiacente alla sala da ballo grande, sarebbero entrati insieme e dopo
avrebbero
dato l’annuncio pubblico. Indossò un semplice
vestito bianco, stretto in vita e
più largo dalle ginocchia in giù, le maniche
erano bianche ma la semplicità del
colore era smorzata dal verde smeraldo delle decorazioni delle
spalline.
Quante cose erano successe in quelle ultime settimane, mentre si
spazzolava i
capelli si osservava con aria assorta allo specchio, non sembrava
più la
bambina spaurita di qualche tempo prima, adesso era una giovane donna
in grado
di prendere in mano la propria vita e adesso, poter prendere in mano
anche le
sorti del suo regno.
I corridoi che
portavano alla sala centrale
sembravano non finire mai, un eterno viaggio da percorrere per
rivederlo,
chissà se stava meglio, se era in grado di stare in piedi o
era ancora troppo
debole…
Quando aprì la porta lui era già lì,
in piedi dall’altra parte voltato di
spalle.
La porta si
chiuse con un tonfo secco. Derek si
girò.
Il suo colorito
sano faceva presagire una piena
ripresa di salute, quando la vide non potè fare altro che
sorriderle.
Come uno
sciocco, con un sorriso incantato stampato
in faccia si avvicinò sicuro di sé.
Odette
ricambiò lo sguardo a metà tra il sognante e
l’incantato; per un po’ ci furono scambi di
sguardi, fu solo quando Derek la
prese per mano per ballare una melodia che probabilmente sentivano solo
loro,
che Odette finalmente si svegliò dal suo torpore e
parlò.
- Io so che si
può…- disse
a voce bassa.
-
io so che si può. -
asserì lui poco prima di far
congiungere le loro labbra.
Le prese la mano
ed insieme entrarono nella sala
grande dove un pubblico numero li stava aspettando in attesa.
- preparate le
nozze !- esordì
Derek contento.
Odette si
staccò un po’ confusa da quel susseguirsi
troppo frenetico di servitori con portate esagerate di cibo,
l’orchestra che già
aveva iniziato le prove, le persone che impartivano felicitazioni un
po’ a
tutti.
- aspettate,- il suo sembrava quasi un
sussurro appena
percepibile, ma tutti si fermano all’istante percependo nella
sua voce un tono
di preoccupazione.
Derek si
fermò a guardarla preoccupato, cosa c’era
che non andava adesso? - cosa? Sei tutto ciò che ho sempre
desiderato, sei
bellissima- le sue parole volevano forse rassicurarla ma mai furono
più
sbagliate. Odette in quel momento si sentì stordita, dopo
tutto quello che
avevano passato insieme era tutto ciò che sapeva dirle per
tranquillizzarla?
Non riusciva a vedere quanto avesse paura di tutta quella frenesia?
- Grazie,- rispose in un primo momento
- ma che altro…?-
- che altro??-
- è
solo la bellezza che conta per te…?- La
sua era una domanda retorica, sapeva o
almeno sperava che lui avesse qualcos’altro da dirle, anche
solo una andava
bene, una sola risposta che non la valorizzasse per la sua
“bellezza” di cui
madre natura le aveva fatto dono, una dote che possedeva grazie al suo
studio o
al suo carattere. Voleva sentirsi rassicurata, quando avevano deciso di
sposarsi e si erano detti che si amavano erano solo loro due, un
ragazzo e una
ragazza che si dichiaravano amore, ma adesso era l’annuncio
del principe ai sudditi,
era molto più ufficiale di
quanto non
fosse prima.
Suo padre la
guardava severo, era una domanda che
non avrebbe dovuto porre; avrebbe dovuto accettare la situazione e
farsi
trascinare dagli eventi, ma non era così, lei aveva bisogno
di sapere; specialmente
se avesse dovuto passare con quella persona il resto della sua vita.
Derek guardava
confuso la sala, come se Odette gli
avesse posto una di quelle domande di cui non si conosce la risposta;
in
lontananza si sentì la regina Uberta cercare di esortarlo.
- Derek, che
altro! -
Tutti questi
pensieri le presero a frullare
vorticosamente in testa, quando, quelle tre parole per un momento le
spezzarono
il fiato.
-
io…io emh….che
altro c’è?- Derek
continuava a
guardarla confuso, proprio non capiva cosa stesse succedendo.
Odette rivolse
uno sguardo di sfuggita alla sala,
tutti aspettavano una sua reazione.
Derek aspettava
una sua reazione.
In quel momento
dai suoi occhi azzurri scese una
lacrima che prese a percorrerle lentamente la guancia, sorrise, un
sorriso
falso per ingannare tutti i presenti. Si sentiva umiliata.
- scusate un
momento – disse dirigendosi verso la
porta; una parte di lei sperava che lui le corresse dietro, che
riacquistasse
loquacità e la convincesse a fermarsi, arrivata alla porta
sentiva gli occhi della
gente puntati addosso come una miriade di spade che si infilzavano
nella carne,
non poté fare a meno di voltarsi appena per vederlo.
Lui era
lì, immobile in mezzo a quella sala
circondato da persone che ricominciavano rumorosamente a parlare.
Abbassò
la maniglia della porta ed uscì.
****
Uberta
guardò Derek, a bassa voce bisbigliò –
Che
sta succedendo? –
- Nulla, va
tutto bene – il ragazzo superò la madre
diretto verso la porta. – torniamo subito, un piccolo
contrattempo… tu intrattieni
gli ospiti. –
La madre lo
guardò altrettanto confusa.
- Va bene.
– disse solamente, ma il ragazzo era già
sparito.
****
Odette era
appena rientrata nella sua stanza, aveva
bisogno di un momento… forse qualche minuto. Derek aveva il
dono di coglierla
sempre alla sprovvista.
Cos’è
che aveva detto di preciso?
Ah… che altro
c’è…
Tre semplici
parole, che le avevano fatto venire un
attacco di panico. Bene. Molto Bene. Adesso tutto il regno
l’avrebbe vista con
una bambolina bionda scelta dal principe solo perché Bella.
-
toc toc - un
lieve rumore provenì dalla porta.
- andate via - biascicò lei
asciugandosi le lacrime
inutilmente mentre si sedeva sul letto.
La porta si
dischiuse e qualcuno entrò.
- non voglio
vedere nessuno- Odette
si asciugò le lacrime e si voltò verso
l’intruso appena entrato in camera sua.
- ti ho vista
andare via troppe volte, non voglio
più che succeda –
I passi si
avvicinarono. – Come ti ho detto
settimane fa, in una torre in un regno sconosciuto… parliamone. -
Odette per un
momento ebbe le vertigini, si appoggiò
un momento al tavolo per non perdere l’equilibrio, il suo
corpo aveva iniziato
a tremare.
Derek le si
avvicinò e la sorresse per un momento.
La bionda si portò una mano alla testa, stava tremando dalla
paura. – ho solo bisogno di un
momento. – disse
con voce incerta.
Derek le fece
segno di sedersi un momento.
-
perché sei scappata via così? – si
inginocchiò
davanti a lei per cercare il suo sguardo. –
cos’è successo? -
Odette
posò il suo sguardo su di lui, Derek le prese
la mano che aveva in grembo - che altro
c’è. – ripetè le
sue parole. – Ero terrorizzata Derek e tutto quello che
volevo sentirti dire era una rassicurazione del perché mi
ami, mi desideri così
tanto e tutto quello che
mi dici è che sono bella? Mi sono sentita così
stupida… -
Derek la
guardava basito. – vuoi dire che non sei
più convinta di volermi sposare…? –
- No Derek. Io
ti sposerò. – disse lei ritrovando un
minimo di decisione. – sono convinta di amarti e di voler
stare con te ma… -
Esitò
un momento. – niente, lascia stare. –
concluse.
- No Odette,
devi dirmelo. Dimmi a cosa stai
pensando, per favore. –
- se noi due
fossimo stati due semplici nobili o
borghesi o quel che vuoi tu, ci saremmo sposati in maniera
più riservata o
comunque nessuno avrebbe avuto grosse aspettative sul nostro
matrimonio. –
Più
Derek la guardava più iniziava a capire. Odette
assomigliava ad uno di quei cervi che durante la caccia veniva
inseguito e poi
messo all’angolo dai cacciatori, era impaurita e tremava, ed
iniziava a capire
anche il perché.
- il nostro non
sarà un semplice matrimonio. Noi
saremo incoronati Re e Regina, diventeremo le massime
autorità, le nostre
azioni saranno sempre sulla bocca di tutti e la nostra vita
sarà praticamente
pubblica. – dai suoi occhi scese qualche lacrima di paura. -
E se non fossi in
grado di gestire i miei compiti? E se diventassi una pessima Regina?
– Derek di
slancio l’abbracciò, cercò di
consolarla, di rassicurarla. Dopo qualche istante
lei si scostò da lui quanto bastava per vederlo in volto.
– Se non potessi
avere figli e darti un erede al trono? – erano domande che
aveva iniziato a
farsi e che con il tempo si erano ingigantite sempre di più.
- Dovrai avere
delle altre donne… delle
concubine… -
scoppiò in lacrime. – ed io dovrò
vederti andare tutte le sere da altre donne
per… - s’interruppe, non poteva continuare, non
voleva nemmeno dare voce a
quegli orribili pensieri.
Il castano le
accarezzò i capelli gentilmente, era
incredibile che Odette avesse tenuto tutto quello per sé.
– non pensare nemmeno
una cosa simile. – le disse.
- quando
arriverà il momento, tu ed io avremo degli
splendidi bambini. Insieme. –
- ma se non
potessi!? –
Il ragazzo le
prese il volto con entrambe le mani –
Odette, non accadrà mai che io ti tradisca con altre donne.
Mai. –
- ma Derek, se
io non potessi… è quello che le
regole impongono. –
- non esiste una
sola vita in cui io stia con altre
donne. Te lo giuro Odette. Per me ci sei e sarai soltanto tu.
–
Le
baciò la fronte con tenerezza. - Affronteremo tutto
quello che verrà insieme. –
Odette non
riusciva più a parlare, continuava a
piangere e per quanto tentasse di asciugare le lacrime proprio non
riusciva a
smettere.
- Ancora una
volta ti offro il mio cuore,
principessa Odette; ti offro tutto il mio amore e la mia vita; ti offro
me
stesso e la promessa di un amore eterno. –
- mi amerai
Derek? Per tutta la vita? – chiese lei
commossa.
- No…
Odette – la guardò dritto negli occhi - per
molto di più. Molto di
più. –
****
Una sferzata di
vento gelido attraversò il volto di
Odette e finalmente la ragazza si svegliò.
Senza sapere
come la sua finestra si fosse
spalancata la bionda si alzò silenziosamente dal letto per
chiuderla
rapidamente. Rimase lì in piedi a contemplare la pioggia che
cadeva, con le
dita iniziò a spazzolarsi i capelli pensierosa.
- già
sveglia così presto… - due braccia calde le
cinsero la vita da dietro, un paio di labbra le scoccarono un bacio
sulla
guancia.
-
scusa… non volevo svegliarti - disse
lei. Stava ancora ripensando al sogno
che aveva avuto, le cose non erano affatto andate come le aveva
sognate, era
una specie di miscuglio di eventi successi parecchio tempo prima. Derek
che con
quelle sue tre parole la metteva in fuga e Rothbard che dopo aver perso
il suo
trono l’aveva rapita e trasformata in un cigno…
nonostante i contorni di quel
sogno iniziassero a svanire ricordava le parole che Derek le diceva nel
sogno e
che le aveva detto per la prima volta la sera del loro matrimonio
quando
l’aveva portata su di un ponticello in mezzo ad un boschetto.
- hai avuto un
incubo? - la
guardò preoccupato. Quando si avvicinava
quel periodo dell’anno Odette ricordava quegli eventi che
l’avevano segnata a
vita. Aveva quasi rischiato di morire di nuovo per mano di quel re
folle, ma
quella volta Derek l’aveva ucciso e lui non avrebbe
più potuto farle del male.
- cosa hai
sognato? - le sue
braccia l’avvolsero di più, la ragazza
si sentì riscaldare dal quell’abbraccio,
appoggiò il capo sul suo petto non
staccando gli occhi dalla pioggia fuori.
- ho sognato
quel giorno… quando scappai via dopo la
tua ennesima frase assurda. -
Il castano
sbuffò.
- ma tutto era
diverso, non c’era... lui…
e nessun incantesimo o rapimento.
Solo io e tu nella mia stanza, parlavamo del nostro futuro…
del fatto che non
potessi avere figli –
Ad Odette quella
cosa l’aveva sempre spaventata,
anche dopo che si erano sposati ogni tanto ripensava a quel discorso
che
avevano avuto tempo prima, durante il suo ultimo compleanno prima del
matrimonio. Era stato in quel frangente che Derek le aveva detto quelle
cose,
il matrimonio si avvicinava e lei era sempre più in ansia,
fino a che un giorno
non parlarono di quella questione spinosa.
- Parlavamo
solamente…? - chiese
curioso Derek.
Odette si
accarezzò la pancia divenuta abbastanza voluminosa,
poi gli lanciò un occhiata storta.
- in
realtà mi abbracciavi, e poi con mia delusione
mi davi un bacio in fronte. - continuò
lei in tono scherzoso.
Derek prese una
ciocca dei lunghi capelli biondi e
iniziò ad intrecciarla al dito – Beh…
ma a questo posso sempre rimediare, chi
sono io per negare un bacio alla mia mogliettina…? - scandì bene
sussurrandole suadentemente
all’orecchio.
Il ragazzo prese
a baciarle il collo salendo
lentamente. – Derek –
mugolò lei. – il bambino
– sussurrò, il piccolo gli
aveva appena dato un calcetto alla pancia. Il ragazzo si
fermò.
Odette si
girò e nonostante il pancione un po’
ingombrante si mise davanti a suo marito incrociandogli le braccia al
collo.
- Fa piano per
favore… lo sai che in questo stato
sono molto più sensibile del
normale…
- Il ragazzo le sorrise scusandosi silenziosamente, ancora qualche
settimana e
la piccola creaturina sarebbe finalmente nata, doveva pazientare ancora
un po’.
Le prese il
mento – farò piano, promesso. –
avvicinò
le sue labbra e iniziò a baciarla lentamente senza spingersi
troppo oltre.
Ogni volta che
la baciava provava la stessa emozione
di quando tempo fa l’aveva sfiorata per la prima volta.
Si
staccò da lei a malincuore.
- sono stato
bravo? - disse con
quell’aria fintamente innocente.
Odette gli
accarezzò la guancia perfettamente
rasata, - lo sei sempre. – gli sorrise dolcemente.
La bionda
appoggiò una mano sul suo ampio torace - alle
volte mi chiedo cosa sarebbe successo se non ci fossimo mai sposati. -
-
Beh… sicuramente Charlotte non starebbe mettendo i
dentini i dentini da latte e probabilmente nemmeno lui o lei ci
sarebbero
stati. - le sorrise
il ragazzo
accarezzandole il pancione teneramente.
- comunque sia,
sono felice che le cose siano andate
così… sono felice di stare con te. -
tornò a fissarlo negli occhi.
Dopo aver
affrontato molti ostacoli Derek e Odette avevano
finalmente tutto quello che desideravano. Una vita insieme, una
splendida
bambina dai grandi occhi blu e i capelli biondi che gli riempiva le
giornate e
un altro bimbo in arrivo, la stabilità politica dei loro
regni uniti sotto un
unico stemma, ma ancor di più avevano un futuro da vivere
insieme.
- certo, mi hai
fatto penare fino alla fine… dovrei
avere io gli incubi, non tu! Se ripenso al perché quella
volta ti infuriasti… e
sol perché non riuscivo ad esternare i miei sentimenti
davanti a tutta quella
gente! Quando sono da solo con te è talmente facile poterti
parlare… ma quando
c’è troppa gente estranea intorno…-
- se
può farti stare meglio, adesso sei un po’
migliorato con le parole…-
Odette gli
sorrise sfoggiando uno di quei
meravigliosi sorrisi che ormai da tempo erano dedicati solo a lui.
- Davvero?
– le disse quasi sorpreso.
Un lampo
illuminò per un momento la loro stanza, la
bionda si voltò un momento per guardare il cielo.
- proprio come
quel giorno – disse Odette guardando
la pioggia che cadeva forte. Ricordò il giorno di alcuni
anni prima, quando si
erano scambiati il loro primo bacio. Pioveva proprio come adesso.
Derek le mise
una ciocca bionda dietro l’orecchio, i
suoi occhi blu si puntarono i quelli chiari di lei.
Lui aveva lei.
Lei aveva lui. Insieme avevano
trovato il vero amore. Si amavano moltissimo e niente e nessuno li
avrebbe mai
divisi, perché il loro amore sarebbe durato, più a lungo di per
sempre.
–
No. Molto meglio. - Dopodiché
riprese a baciarla.
Angolo autrice
Che tristezza!
Questo era l’ultimo capitolo e già
sento che mi mancherà scrivere di Derek e Odette! Mi hanno
accompagnato per un
bel po’, e mi hanno aiutato a crescere come
autrice… che dire T.T spero che la
storia vi sia piaciuta, spero di avervi tenuto con il fiato sospeso
fino alla
fine e spero soprattutto di non avervi deluso con il finale. Ero
davvero
indecisa, alla fine ho optato per un bel lieto fine così
come nel cuore
immaginiamo meriti questa coppia! Ringrazio tutti quelli che mi hanno
supportato mettendo la storia tra le preferite, ricordate e seguite,
ringrazio
tutti coloro che hanno recensito <3; ringrazio tutti quelli che
hanno letto
e mi hanno seguita sin qui.
A voi tutti
dedico un grosso abbraccio dal profondo
del cuore!
A presto!
La vostra Clara
;)
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