Non si sceglie di amare… capita

di Clara_Oswin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione - Atto 1 ***
Capitolo 2: *** Il bosco - Atto 2 ***
Capitolo 3: *** Incomprensioni - Atto 3 ***
Capitolo 4: *** Fiducia - Atto 3.5 ***
Capitolo 5: *** Batticuore - Atto 4 ***
Capitolo 6: *** Fulmini - Atto 5 ***
Capitolo 7: *** Roran - Atto 6 ***
Capitolo 8: *** Rottura - Atto 7 ***
Capitolo 9: *** Fuga - Atto 8 ***
Capitolo 10: *** Oro - Atto 9 ***
Capitolo 11: *** Inizio - Atto 10 ***
Capitolo 12: *** Solitudine - Atto 11 ***
Capitolo 13: *** Sbagliato - Atto 12 ***
Capitolo 14: *** Decisione - Atto 13 ***
Capitolo 15: *** Guai - Atto 14 ***
Capitolo 16: *** Sollievo - Atto 15 ***
Capitolo 17: *** Insieme - Atto 16 ***
Capitolo 18: *** Prigioniera - Atto 17 ***
Capitolo 19: *** Assedio - Atto 18 ***
Capitolo 20: *** Tutto è bene - Atto 19 ***
Capitolo 21: *** La fine e l’inizio - Atto 20 ***



Capitolo 1
*** Introduzione - Atto 1 ***


Introduzione – Atto 1

Odette aveva da poco compiuto quindici anni quando finalmente, in quel piovoso giorno invernale, il re decise di chiamarla nel suo studio per parlarle. Aveva aspettato per molto tempo che quel giorno arrivasse, il giorno in cui lei sarebbe stata abbastanza grande per capire. Suo padre le aveva sempre risposto in quel modo enigmatico “quando sarai più grande capirai…” ogni qualvolta lei facesse una domanda che continuava ad assillarle la mente ogni anno, finalmente per lei era arrivato il momento di sapere.

Quando suo padre Re Guglielmo, l’aveva fatta convocare nel suo studio il suo cuore aveva incominciato a battere forte dall’emozione, sapeva che essere convocati nello studio del Re voleva dire venire a far parte di qualcosa di importante. Quando quel giorno si ritrovò davanti quella pesante porta di legno massiccio grande quattro volte la sua altezza, per un momento, un singolo piccolissimo istante, la sua mano vacillò incerta sulla maniglia.

Tock Tock – bussò incerta prima di aprire. - Padre, volevate vedermi? - chiese la ragazza aprendo timidamente la grande porta.

Re Guglielmo alzò lo sguardo dai documenti che stava controllando - Oh Odette, entra pure cara. –

La ragazza chiuse delicatamente la porta alle sue spalle e si avvicinò alla scrivania del padre, il re le fece segno di accomodarsi nella poltrona di fronte a lui poi mise da parte le pratiche che stava sbrigando per dedicarle tutta l’attenzione possibile.

-Da molti anni oramai trascorriamo le nostre estati nel regno della Regina Uberta e tu non hai mai smesso di chiedermi il motivo. Quando eri poco più di una bambina non reputavo saggio parlartene ma adesso io reputo che tu sia abbastanza grande da poter capire la decisione che è stata presa. Oggi risponderò a tutte le domande che avrai da pormi.-

Lo sguardo di Odette si illuminò, finalmente avrebbe potuto sapere perché era costretta a passare tutte le estati con quell’odioso, rozzo, stupito e immaturo figlio della regina Uberta e quindi principe ereditario di quel regno.

Il Re continuò il suo discorso. – Come tu ben saprai, il nostro regno è un reame molto grande e prospero ricco di materie prime e di brava gente che non fa che aumentarne il valore. Il regno vicino appartenente alla regina Uberta, anche lui come il nostro è un paese buono sotto diversi punti di vista, militarmente ci sono diversi vantaggi ed anche economicamente se noi… emh… Tornando al discorso, come stavo dicendo Se noi Unissimo i nostri Reami, quest’unione porterebbe degli enormi vantaggi ad entrambi i nostri popoli, riduzione delle tasse, scambio di materie prime a costi più ridotti, una maggiore padronanza di agricoltura e pesca… avrai modo di studiare tutto a tempo debito. –

- non capisco cosa stiate dicendo padre. – Odette era confusa,

- In occasione della tua nascita, lieto evento per tutti noi eccetto che per la tua povera madre che perse la vita… La regina Uberta ed io decidemmo di unire i nostri regni e stipulammo un accordo… come ben sai un contratto va stipulato con un legame di sangue molto forte tra le famiglie reali, in altre parole ciò va suggellato con un matrimonio…-

Odette lo guardò sgranando gli occhi blu, sicuramente suo padre non stava per dirle che si era sposato con la regina Uberta o che aveva intenzione di farlo a breve, intuì la vera ragione di tutto quel lungo discorso e di cosa il padre stesse per dirle quindi iniziò ad irrigidirsi.

-…alla nascita tu sei stata promessa in sposa al principe Derek.- concluse il re aspettando una reazione da parte di sua figlia.

Reazione che poteva essere riassunta in una parola:

S H O C K

In un primo momento la bionda non riuscì a parlare mentre un grande gigantesco pensiero si faceva largo nella sua mente:

“io e Derek siamo fidanzati?!”

-Odette …?- quando il re la chiamò le sembrò di risvegliarsi da uno stato di trance e come per un paradosso iniziò a dire tutto quello che le passava per la mente.

-IO e quel MALEDUCATO, BORIOSO, IMMATURO siamo fidanzati?! Per questo ogni estate sono stata costretta a stare insieme a lui?!

-Odette, noi volevamo farvi stare insieme nella speranza che vi innamoraste rendendo il tutto molto più spontaneo, bastava solo che diventaste almeno buoni amici...-

-noi non siamo nessuna di queste due cose- disse in tono duro lei -E da quanto tempo lui lo sa?-

-Cosa ti fa pensare che Derek lo sappia?-

-Padre! – sbuffò lei - Non sono mica stupida anche se tu ti ostini a trattarmi come tale. Derek ha diciannove anni, non posso credere che lui non lo sappia! – infuriata si alzò dalla poltrona

-Ne è venuto al corrente intorno ai nove anni. – Incapace di mentire alla sua bambina il re confessò tutto. Le stava facendo già troppi torti non avrebbe potuto anche mentirle.

- nove anni? Perché a me lo dici solo ora? Non potevi dirlo anche a me a quell’età? Non voglio sposarlo padre! Io NON LO AMO! – La ragazza gridò in preda alla rabbia, improvvisamente essere adulti era orribile, non era per niente come se l’era immaginato. Desiderò tornare bambina all’istante, dimenticare tutte quelle cose brutte e tornare in camera sua tra i suoi libri e le sue bambole di pizzi e merletti. Non voleva saperne di matrimonio, non voleva saperne di fidanzamento e di ragazzi, o meglio non voleva sentire nominarne proprio uno, Derek, il re di tutti gli scemi, questo era l’unico modo in cui lei l’aveva sempre visto ed era sicura non avrebbe mai, MAI cambiato idea.

Suo padre guardò sua figlia sconvolta sull’orlo del pianto - volevo evitare tutto questo. Speravo che con il tempo voi due aveste accettato la situazione. – Guglielmo si alzò dalla scrivania e si avvicinò alla sua bambina tentando di farla ragionare, non era mai stato bravo in queste cose, sua madre se la sarebbe cavata molto meglio, ma lei non c’era e Odette aveva soltanto lui al mondo.

- mia cara bambina, non si tratta dei tuoi o suoi sentimenti, i sentimenti e la politica non devono andare d’accordo per forza. Tu e Derek vi sposerete e i regni si uniranno. Lui ha accettato questa situazione, rassegnati e accettala anche tu. L’unico a cui devi il tuo amore è il tuo popolo, sei una principessa dopotutto e devi pensare ai doveri che hai verso di esso. –

- Ma ho dei doveri anche verso il mio cuore, Padre. Adesso scusate, mi ritiro nelle mie stanze – con tono mesto Odette uscì. Per quanto quella situazione non le piacesse affatto, suo padre aveva ragione, poteva piangere, gridare e battere i piedi ma rimaneva comunque una principessa e toccava a lei adempiere a quei doveri.

Per un attimo rivalutò l’opinione su Derek, se di buon grado lui si era rassegnato all’idea di sposarla, nonostante lui la odiasse, doveva averlo anche lui un briciolo di sennò dopotutto.

 

Informazioni

Ciao a tutti! Con questa fic ho pensato di mettere a fuoco i momenti salienti dei due giovani, non mi è mai calato giù quell’innamoramento improvviso in 6 secondi che facevano vedere, come fino a due secondi prima si tirano i pomodori? E poi due occhioni azzurri ti fanno fermare il cuore? O.o  e quindi seguiremo da vicino la crescita interiore dei due protagonisti, da nemici a innamorati.

Piccola parentesi, l’età di Derek e Odette è stata difficile da scegliere, nel cartone animato quando Odette nasce e Derek le porta il ciondolo, lui è già grandicello, secondo me può avere si è no 7 anni, il che vuol dire che ci dovrebbe essere quella differenza di età che nelle scenette in cui i due si incontrano non si evince per niente, anzi sembra quasi che abbiano la stessa età, la differenza di età che ho messo io è di 4 anni , per non sembrare eccessiva (senno lei ne avrebbe avuti 15 e lui 22 ). E voi, avete notato anche voi questo difetto temporale? Commentate in tanti e fatemi sapere :D

AGGIORNAMENTI: Sto revisionando la storia pubblicata un po’ di tempo fa, sistemando la formattazione la grammatica e aggiungendo o modificando piccole parti. Tutti i capitoli aggiornati verranno rinominati in  “Atto + numero” perciò se volete rileggere la storia in corso di aggiornamento vi consiglio di aspettare i nuovi caricamenti e le revisioni. Fatemi sapere se gli aggiornamenti ai capitoli vi piacciono J la storia comunque rimarrà invariata. Grazie a tutti quelli che leggeranno!

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Capitolo 2
*** Il bosco - Atto 2 ***


Il bosco - Atto 2

Da quando aveva avuto memoria, ogni anno Lei e suo padre avevano trascorso le estati in un regno vicino, con il passare degli anni Odette aveva fatto di tutto per evitare di trascorrere le sue vacanze in un altro paese come ospiti della regina e di suo figlio. Per tanti anni, troppi, si era chiesta il perché di tutto questo e finalmente aveva ricevuto una risposta che mai si sarebbe aspettata. Lei, la principessa Odette era stata promessa in matrimonio con il figlio della regina Uberta, Derek, un ragazzino pestifero poco più grande di lei.

Tra Odette e Derek non correva proprio quella che poteva essere chiamata “amicizia”. Lui e il suo amico Bromley facevano di tutto per farle scherzi e prenderla in giro, lei d’altro canto, non aveva nessun amico in quel paese e trascorreva le sue estati tra libri e cavalcate solitarie. Giocare con quei due non era proprio possibile, lei era abile in molti giochi da tavolo riuscendo a vincere la maggior parte delle volte, dopo un po’ di tempo i due si stancarono della sua compagnia e iniziarono ad escluderla; si nascondevano nella casa sull’albero e non le permettevano di salirci mai! Certo… una volta Odette aveva accidentalmente colpito una trave portante e gli aveva fatto crollare tutta la loro stupida casetta costringendoli a camminare con le stampelle per un bel po’, ma anche lei si era fatta male ed in più aveva ricevuto i rimproveri da parte di suo padre perché quello “non era un atteggiamento da signorina e specialmente da una principessa.”

Anche quell’estate Odette aveva fatto di tutto per non partire, fingere malanni, provare a scappare, nascondersi, tutto ciò non aveva funzionato anzi aveva sortito l’effetto opposto, per “punirla” suo padre decise che quell’estate sarebbero rimasti molto più a lungo nel regno della regina Uberta con la conseguenza che Odette per protesta non uscì dalle sue stanze per una settimana intera.

Ogni estate in cui Odette salutava il suo amato paese pensava “questa è l’ultima volta che vado via…l’anno prossimo sarà diverso” non quest’anno però, quando salutò Aldershot si ritrovò a pensare a quanto tempo ancora avrebbe potuto trascorrere nel suo regno prima di trasferirsi definitivamente in quello del suo sposo.

I giorni in mare passarono come al solito troppo velocemente, dopo un paio di giorni erano già arrivati nell’altro regno e come al solito erano stati indetti festeggiamenti in loro onore. Al porto fu la regina Uberta a riceverli con tutto lo sfarzo che ne conseguiva, come al solito si avvicinò a loro entusiasta e sorridente.

-Avete fatto buon viaggio? Beh spero di sì!- lanciò una fugace occhiata al re per poi posare il suo sguardo su Odette.

-Si, grazie Regina Uberta, il viaggio è andato bene- rispose il re guardando di sottecchi sua figlia.

– E questa splendida fanciulla chi è?- fece una faccia stupita.

-oh, Odette su, di qualcosa…! – l’esortò sotto voce il padre.

 -Buongiorno regina Uberta, sono lieta di vedervi. Sono cresciuta un po’ durante l’inverno- sorrise meglio che potè per celare il suo malumore.

-Ah, questi ragazzi come crescono! Vedessi com’è cresciuto Derek! Il tempo sta proprio volando… - sorrise Uberta scortandoli verso la carrozza che li avrebbe condotti a palazzo.

-A proposito del ragazzo,- disse Guglielmo – come mai non è qui? – sottolineò per far capire alla regina che non approvava. Re Guglielmo teneva moltissimo all’educazione e al rispetto e aveva educato su figlia in maniera forse sin troppo rigida.

Uberta in evidente imbarazzo farfugliò qualcosa su una battuta di caccia, rassicurando il re che sarebbe stato presente per cena. Quando avrebbe visto Derek non gli avrebbe fatto passare liscia la pessima figura che gli aveva fatto fare…

***

“oh si, muoio dalla voglia di vederlo…” Odette si sistemò nella sua solita stanza, da anni ormai le era stata assegnata una delle camere da letto più grandi e belle proprio per farla sentire a suo agio come a casa sua. Mentre le sue domestiche disfacevano le valigie Odette indossò la sua tenuta da cavallerizza, legò i capelli in una splendida treccia e andò in fretta verso le stalle dove avevano sistemato il suo cavallo.

Ogni estate portava con sé la sua fedele cavalla, le sembrava di avere un’amica in più in quel reame straniero e poi non gli piacevano i cavalli che avevano a palazzo, non si trovava bene come con il suo. Dopo giorni di navigazione Falada aveva proprio bisogno di cavalcare libera, una volta montata a cavallo Odette uscì in tutta fretta dal castello, dirigendosi verso il bosco. Nonostante la compagnia di Derek non fosse delle migliori, adorava il boschetto limitrofo al palazzo e con gli abiti più comodi che aveva e meno sconvenienti, adorava gironzolare per il bosco in incognito. Rimuginò su quello che le aveva detto Uberta “è normale che io cresca, ho solo quindici anni, eppure io non mi sento così diversa rispetto all’anno scorso… Certo Derek è stato molto maleducato a non riceverci ma tanto chi lo vuole vedere quello! Anzi è meglio se non è venuto …”- 

Odette lasciò il cavallo a brucare lì vicino mentre cercava un albero su cui arrampicarsi per stare in tranquillità. Ne trovò uno dalle fitte fronde per ripararsi dal sole e dagli occhi di persone indesiderate, con la sua cavalla lì vicino a brucare e il rumore del bosco si sentì in pace con il mondo, si sistemò comodamente su di un ramo e iniziò a sfogliare il libro che si era portata d’appresso.

****

- Derek, ma non avevi detto a tua madre che saresti rientrato in tempo per ricevere la principessa e il re? – I due ragazzi erano sulla via di ritorno verso il palazzo.

- la battuta di caccia è stata più che altro una scusa per non essere presente…- Derek camminava di malavoglia, in realtà non aveva nessuna voglia di tornare a palazzo, vedere quella principessina viziata punzecchiarlo tutto il giorno e sua madre che continuava a ripetergli che doveva essere gentile con lei, perché un giorno sarebbero stati sposati e bla bla bla… tante parole che poi lui puntualmente smetteva di ascoltare.

-tua madre si arrabbierà molto… lo sai vero? – Bromley non era famoso per la sua intelligenza e stava continuando a girare il coltello nella piaga.

-si ma non m’importa… mi sta già obbligando a dovermi sposare, qualche piccola libertà me la deve. - ribatté lui

- come pensi di cavartela quest’estate con Odette?-

- Cosa pensi dovrei fare? Si accettano consigli – rise lui – lo sai che non la sopporto, è una piccola peste quella. Se penso che dovrò sposare quella bambina e sopportarla per il resto dei miei giorni mi vengono i brividi. – Derek fece una finta faccia spaventata - Spero di vederla il meno possibile quest’estate! –

Un fruscio di foglie fece impugnare subito a Derek il suo arco, pronto a colpire qualunque creatura stesse per sbucare, già pregustava un bel coniglio da portare a casa come trofeo – Non pensare che la cosa non sia reciproca… - una voce femminile vibrò nell’aria. Passò qualche istante prima che Derek capì a chi appartenesse – abbassa quell’arco stupido, con la pessima mira che ti ritrovi finirai per colpirmi. – Il ragazzo continuò a guardarsi in giro non riuscendo a vedere nessuno.

- avete fatto buon viaggio principessa? – si avvicinò ad un albero e guardò verso l’alto sapendo che lei doveva trovarsi lassù.

- Avrei preferito naufragare piuttosto che ritrovarmi in vostra compagnia ancora – sottolineò lei.

- Una delle poche cose su cui siamo d’accordo – rise il ragazzo risistemando l’arco.

- Non sarebbe il caso che voi scendiate da quell’albero? Oltre ad essere sconveniente per un altezza reale, potreste spezzare il ramo e cadere… - rise di gusto lui seguito a ruota da Bromley.

-stai insinuando che peso troppo? – non si erano ancora nemmeno visti e già le dava sui nervi, la punzecchiava e faceva di tutto per irritarla, dopotutto, l’adolescenza era un periodo difficile, soprattutto se bisognava difendersi dalle cattiverie di due ventenni con il cervello di bambini di sei anni!

Lanciò il libro in testa a Bromley anche se aveva mirato a Derek.

-Ahi! – Bromley si massaggiò la testa e raccolse il libro – guarda Derek, la tua fidanzatina ha l’animo romantico! – ridacchiò lui mostrando il libro a Derek. Lui sorrise, ma evitò di fare battute, in fondo anche lui una volta aveva letto quel libro.

Odette decise di scendere dall’albero e andarsene, era ovvio che ormai non poteva più starsene per i fatti suoi. Discese leggiadra tra i rami e quando atterrò sul terreno morbido si mostrò a loro in una nuova bellezza, la regina aveva ragione, era davvero cambiata durante quell’anno.

Una lunga treccia bionda le sfiorava i fianchi lasciando il suo volto diafano libero di essere ammirato, i lineamenti bambineschi la stavano abbandonando in favore di espressioni più mature, le labbra carnose e rosee erano incurvate in un sorriso sghembo, i suoi occhi di un blu profondo sembravano due gemme lucenti illuminate dai raggi verdi delle luci della foresta. Il suo corpo stava iniziando a delinearsi aggiungendo qua e là qualche curva che la rendeva longilinea e più donna, là dove era sempre stata piatta due protuberanze avevano preso a crescere. Derek conosceva quella bambina a memoria ma dovette subito cancellare quella parola dalla sua mente, davanti a lui non vi era più l’Odette bambina che ricordava. Chi era quella giovane fanciulla? Rimase a guardarla per qualche istante come incantato, soffermandosi su particolari che non aveva mai notato prima, aveva sempre avuto quei grandi occhi blu da cerbiatto? E il suo viso non era forse più sprezzante in passato o aveva sempre avuto quella aura angelica?  Odette lo osservò constatando che anche lui era cambiato un pò. Non fece troppo caso ai muscoli e all’altezza frutto di ore e ore di allenamenti, ma si ritrovò a studiare il suo volto sembrava più maturo, consapevole ma anche più duro. Distogliendo lo sguardo lo superò per andarsi a riprendere il libro da Bromley.

- Bromley, perché non ci precedi? – l’amico lo guardò con espressione strana, quasi incredula. Poi alla fine si incamminò per il sentiero.

-Se pensi che ti darò un passaggio sul mio cavallo, puoi levartelo dalla testa – Odette andò a riprendere Falada conducendola con le briglie verso il sentiero – dove vai? La strada per il castello è di la! – si fermò a metà strada vedendo che Derek andava dalla parte opposta.

-so dove abito – rise continuando a camminare nell’altra direzione.

-dove stai andando? – Odette si fermò

-faccio due passi, vuoi venire? –

-C..Con te? – Derek non era mai stato così gentile in vita sua! Probabilmente la voleva portare vicino a qualche ruscello e buttarcela dentro solo per il gusto di farle uno scherzo. Derek si era sempre comportato così, non era possibile che cambiasse.

-vedi qualcun altro forse? – il suo tono non era cattivo e nemmeno derisorio, semplicemente spontaneo.

 O forse sì?

Odette strinse il libro tra le mani lasciando che il cavallo obbediente la seguisse anche senza redini. Una voce nella sua testa continuava a tormentarla “perché adesso è così gentile?”

Derek aspettò che lo raggiungesse e poi proseguì.

-dove stiamo andando? – chiese lei camminando al suo fianco.

-hai paura ? – sorrise lui, Odette per la prima volta nella sua vita sentì il cuore accelerare il battito.

- dovrei averne? – lo rimbeccò mantenendo un tono sicuro.

-Non ti mangio mica… non l’ho mai fatto dopotutto – Il suo sorrisetto scomparve.

-certo, hai fatto di peggio. Se non fossi sempre stato così immaturo e stupido forse… -  iniziò lei guardando il prato. “saremmo potuti essere amici” ma le parole le si spensero prima di uscire dalla bocca.

- Quanti complimenti, nemmeno tu sei sempre stata gentile e carina con me, anzi sei sempre stata un maschiaccio se proprio lo vuoi sapere... –

Odette si sentì ferita quando lui le parlò in quel modo. Come sempre quando veniva ferita iniziò a chiudersi a riccio – beh, almeno uno dei due dove esserlo… e il posto di femminuccia era già occupato – lo punse lei.

Derek si fermò in mezzo alla radura la situazione si stava facendo interessante – secondo te non sarei un uomo? – la fissò prepotentemente negli occhi blu. Odette s’intimidì ma non abbassò lo sguardo nonostante non riuscisse a sostenerlo.

- Ed io non sono forse una donna? – cercò di ribattere lei ma la sua voce vacillò per un istante.

Malauguratamente per lei, lui se ne accorse.

- Rispondimi – le sussurrò avvicinandosi pericolosamente a lei, Odette prese ad indietreggiare ma sussultò non appena sentì di aver toccato con la schiena il tronco di un albero. Era in trappola.

 ai tuoi occhi io non sono un uomo?-

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Capitolo 3
*** Incomprensioni - Atto 3 ***


Incomprensioni – Atto 3

Si avvicinò di più a lei

- Che stai facendo! – ma era troppo tardi per protestare, Derek l’aveva imprigionata mettendo le sue braccia sul tronco. – lasciami andare. – gli disse seria - il suo cuore accelerò, era troppo vicino per i suoi gusti, si sentiva mancare l’aria, trattenne il respiro pur di non sfiorarlo.

-rispondimi – le ordinò il ragazzo facendosi sempre più vicino

-se non ti rispondo che farai? - cercò di sembrare sicura di sè anche se in realtà si sentiva agitatissima.

-mi avvicinerò ancora e …- parve pensarci un istante - …ti bacerò. – le disse riappropriandosi del contatto visivo.

“ma non ha senso tutto questo! Lui mi odia, perché dovrebbe baciarmi!”

-no che non lo farai! – ribatté titubante lei.

-siamo fidanzati dopotutto, è un mio diritto poter baciare la mia fidanzata – la sbeffeggiò lui.

-Se io non voglio tu non lo farai, e poi tu mi odi, questo non ha senso… –

Derek si avvicinò lentamente al suo volto, pochi centimetri separavano le loro labbra, pareva davvero intenzionato a baciarla. Odette non sapeva cosa fare, era paralizzata, avrebbe dovuto concedergli quel contatto con lei? Il loro primo contatto, in quel modo?

Poi d’un tratto si ricordò una cosa, una cosa che lui e Bromley avevano detto.

- Come fai a sapere che lo so? – Per un momento Odette abbandonò qualsiasi emozione stesse iniziando a provare ricordandosi chi era la persona che aveva davanti.

- Me lo ha comunicato mia madre quest’inverno. –

- perché non mi hai mai detto niente? Avresti potuto dirmelo! – lo sgridò lei costringendolo a lasciarla andare. A quanto pareva i ruoli si erano invertiti.

- SI! Avrei potuto! E allora? –

- E allora? Ti sembra corretto nei miei confronti? Tu l’hai praticamente sempre saputo, ed io invece… -

- Avresti preferito saperlo prima? – era sul punto di gridarle, ma perché non voleva capire nulla? Perché era così ottusa?

- Si avrei preferito saperlo! –

- certo, immagina se io fossi venuto da te quando avevi 9 anni e ti avessi detto “ ciao Odette? Bella estate vero? Lo sai che da grandi ci dovremo sposare anche se non ci sopportiamo? Oh, stanno servendo il succo di frutta e i biscotti, andiamo a fare merenda!” –

Odette lo guardò carica di risentimento, non sapeva cosa ribattere.

Derek si scompigliò i capelli nervosamente e poi continuò. – credimi, è stato meglio così. Hai potuto passare un infanzia più serena rispetto alla mia. Ogni volta che ti guardavo durante le nostre estati forzate pensavo: “dovrò sposare quella bambina un giorno”.

Odette strinse i pugni, sentì Falada poco lontano da lei sbuffare, anche lei aveva sentito che c’era tensione nell’aria.

- Tu non hai idea di quanto detestavo vederti, se tu non fossi mai nata o se fossi stato un ragazzo, tutto questo non sarebbe mai successo. Ma poi ho iniziato a crescere e a capire, che se anche tu non fossi nata ci sarebbe stato un altro accordo e un'altra principessa. –

Odette stava per dargli uno schiaffo, si fermò a mezz’aria, aveva gli occhi colmi di lacrime. Gli lanciò il libro addosso e corse verso il suo cavallo. Montò Falada con una velocità strabiliante e partì al galoppo verso il castello. Nessuno le aveva mai detto così tante cose brutte in una volta, e anche se si era promessa che non avrebbe mai permesso a nessuno di vederla piangere non era riuscita a trattenersi quando Derek le aveva confessato il motivo del suo odio, il suo desiderio che lei non fosse mai nata.

Derek rimase impalato al centro della radura, non riusciva a capire cosa fosse successo, ogni volta che iniziavano a parlare finivano per litigare e poi lei… lei aveva iniziato a piangere, un pianto silenzioso quasi trattenuto che lo aveva fatto sentire più meschino di cento insulti.

Avrebbe preferito sentirla urlargli che lo odiava, vederla reagire come facevano quando erano piccoli, ma l’unica cosa che non si aspettava era il suo completo silenzio. Aveva alzato una mano ma poi sembrava averci ripensato, non voleva neppure toccarlo. Gli lanciò quel libriccino e poi scomparve sul suo cavallo all’interno del bosco.

Derek era rimasto da solo nella radura, raccolse il libro caduto di fianco a lui – La belle et la Béte – Gliel’avrebbe restituito una volta tornato al castello.

****

“Lo odio. Parlarmi in quel modo… Farsi così vicino e minacciarmi di baciarmi poi subito dopo confessare che desiderava che non fossi mai nata… ” – Odette era sul suo letto che rimuginava sugli avvenimenti successi quel pomeriggio,  aveva pianto molto una volta tornata in camera sua, ma non per Derek, a quello ormai si era abituata. Non avrebbe mai pensato che sentirsi dire che tutto sarebbe stato meglio senza di lei le avrebbe fatto così male; un conto era pensarlo nella propria testa, un altro era dirlo a voce alta. – “Non volevo che mi vedesse piangere.” Si asciugò le lacrime ripensando al suo libro preferito, si sentiva come la protagonista quando veniva a scoprire che il padrone del castello era quell’orribile e crudele bestia. “Che rabbia, gli ho anche tirato addosso il mio libro preferito, spero che non si sia sciupato … o peggio… Magari per dispetto può averlo strappato! O magari l’ha buttato in un laghetto! Oh no, devo andare a riprendermelo immediatamente” – si alzò rapidamente, si diede una rapida sistemata cercando di convincersi che in fondo non si vedeva poi molto che aveva pianto… poi uscì.

 

 

-chi è? – rispose la voce dietro la porta.

-Voglio il mio libro – disse l’altra voce

-ah, bene, la principessa tira libri è tornata… - Derek si avvicinò alla porta e le aprì.

-non voglio entrare, voglio il mio libro – disse lei rimanendo sulla soglia.

Derek la guardò, aveva gli occhi velati di pianto e da quando le aveva aperto aveva fatto di tutto per evitare il suo sguardo, pensò a quanto le era costato venire sin lì.

-entra dentro non fare la stupida – richiuse la porta dietro di lei. Odette non sapeva il motivo ma obbedì a Derek come se fosse stato un ordine.

La giovane fanciulla bionda fece qualche passo – tieni – le porse il libro Derek dopo una prima esitazione.

- te l’avrei riportato più tardi – aggiunse lui.

- Temevo che per dispetto l’avessi potuto strappare. Povero libro … - disse esaminandolo. Non era stata una buona mossa lanciarlo in quel modo, poteva sgualcirsi o rovinarsi.

-Com’è che ogni volta che noi due iniziamo a parlare finiamo per litigare…? Io volevo solo essere gentile – concluse.

Finalmente la ragazza sollevò lo sguardo e Derek potè fissarla negli occhi – Hai una strana idea di gentilezza visto che volevi baciarmi contro la mia volontà – il suo sguardo si fece penetrante, lo voleva mortificare, ma sapeva che ci sarebbe voluto ben altro per scalfire quel ragazzo di fronte a lei. Si sedette sul letto tenendo in grembo il libro mentre lui in piedi la guardava.

- mi hai bloccata in quel modo, poi hai iniziato a dire tutte quelle cose cattive - fece una pausa studiando il suo atteggiamento. Poi, inaspettatamente le uscirono parole di bocca che non avrebbe voluto dirgli – Nemmeno per una volta mi è passata per la mente l’idea che se tu non ci fossi mai stato io sarei stata meglio. Nemmeno una. –

Derek rimase colpito dalle sue parole. Ma la ragazza non aveva finito – Sono tante le esperienze che dovremo fare insieme, ma Non voglio ricevere il mio primo bacio così. – ebbene l’aveva detto. Aveva dato voce ai suoi pensieri più intimi, ma adesso che si era esposta così tanto era diventata fragile, qualunque presa in giro da parte sua l’avrebbe ferita ancora.

Derek si sedette sul letto, più precisamente vicino a lei – dovrai comunque riceverlo da me, rassegnati. – lo disse quasi dispiaciuto, come se si stesse quasi scusando con lei di dover essere lui quel ragazzo con cui lei non solo doveva scambiare il primo bacio ma anche tutti quelli che sarebbero venuti dopo.

La sua risposta la lasciò interdetta. Odette lo guardò con gli occhi lucidi – e ti pareva quello il modo? – disse con un fil di voce.

-Mi avevi provocato, stavo solo giocando un po’ – si difese

Lei rimase in silenzio.

-Hai detto che per te non ero un uomo! – il suo tono di voce divenne caldo e… profondo.

Odette si ritrovò a rimproverarsi per quello che gli aveva detto, effettivamente era stata un po’ troppo cattiva persino per lui. Quando le aveva chiesto se ai suoi occhi lui non era un uomo sembrava tenerci molto alla sua risposta.

-Tu hai detto che sono un maschiaccio – rispose lei dopo aver riflettuto.

-tu, - continuò Derek – mi hai dato dell’immaturo e stupido, non appena ci siamo incontrati. Io volevo portarti in un posto carino, ma la verità è che riesci sempre a rovinare tutto! – si mise le mani fra i lisci capelli castani, si alzò dal letto e andò verso la finestra; aveva lo sguardo perso nel vuoto assorto nei pensieri.

- Beh mi dispiace di essere nata e di averti rovinato tutto! A quest’ora saresti stato molto più felice senza di me, lo hai detto tu stesso. Beh mai dire mai, potrebbe darsi che un giorno il tuo desiderio si avveri. – Arrabbiata e ferita si diresse verso la porta

- e poi tu che fai il gentile con me? Chissà a quale sporco ricatto ti ha costretto la regina, o forse era il debito di qualche scommessa persa con Bromley? - s’avvicinò alla porta e fece per andarsene, in quell’istante Derek parlò.

- ti sbagli. Questa volta volevo davvero fare qualcosa di carino per te. –

Odette si bloccò, l’aveva detto con una voce talmente malinconica che se non l’avesse conosciuto da tanto tempo avrebbe detto che quel ragazzo in quel momento si sentiva ferito. Ignorò le sue sensazioni, aprì la porta ed uscì.

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Capitolo 4
*** Fiducia - Atto 3.5 ***


Fiducia - Atto 3.5

Era passata circa una settimana, i due ragazzi non si parlavano, Odette cercava in tutti i modi di evitarlo e ci riusciva, a tavola o nei momenti in cui c’erano anche altre persone presenti si limitavano a parlare poco e niente. La situazione non era delle migliori e nei giorni a seguire le cose non stavano migliorando. Quando si incrociavano per i corridoi del castello si ignoravano e nemmeno si salutavano.

Quella mattina Odette si era svegliata di buon umore, la giornata era soleggiata e in cielo non vi era una sola nuvola, le sarebbe piaciuto molto fare una passeggiata nei giardini reali, quelli che vi erano a palazzo erano davvero molto belli, stava giusto passeggiando nel corridoio quando decise di parlare ad una giovane guardia

 –mi scusi, - non era solita fare queste cose ma ultimamente aveva sofferto molto la solitudine, non avendo neppure Derek con cui parlare le giornate si erano rivelate più noiose del previsto, tutto quello che voleva era solo scambiare due parole con qualcuno.

La guardia, un ragazzo abbastanza giovane la guardò profondamente stupito, lui come tutte le altre guardie controllavano le varie aree del palazzo nel caso fosse successo qualunque cosa, erano lì a sicurezza degli abitanti del castello e anche ovviamente della famiglia reale. Specialmente della famiglia reale. – credo di essermi confusa, non ricordo più dove devo andare per raggiungere il giardino. – Perciò quando la principessa in persona gli rivolse la parola, cosa più unica che rara, questi si sciolse come il burro al sole.

- sarei ben lieto di accompagnarla personalmente – disse tutto gentile il ragazzo.

-non è troppo disturbo vero?- rispose lei – non vorrei distrarvi dai vostri compiti -

- assolutamente no principessa, insisto, questo castello è pieno di corridoi, rischia di smarrirsi… – sorrise quello di rimando.

Odette gli rispose gentilmente e fu felice di intrattenere per un po’ una conversazione con qualcuno, stava giusto parlando della varietà di fiore che più preferiva quando, proprio davanti all’ingresso del giardino, Derek la fissava con sguardo pensieroso.

-Possiamo parlare ? – si avvicinò cauto il ragazzo.

La guardia che sentì di non interrompere quel particolare momento, (nel castello giravano molti pettegolezzi su un avvenuto litigio, l’ennesimo, che i due ragazzi avevano avuto) si congedò gentilmente e lasciò i due ragazzi da soli. Quella sera sarebbe stato un bel vanto parlare al bar dei gusti della principessa, il suo amico Stanley avrebbe dovuto ammettere la sua bravura una volta tanto…

Odette rimasta da sola si girò verso Derek esortandolo con lo sguardo a parlare.

- mi dà fastidio questo tuo atteggiamento…- il suo tono sembrava irritato.

- non capisco di cosa tu stia parlando … -

Il ragazzo mosse qualche passo in direzione del giardino e lei lo seguì senza fare storie.

- mi riferisco al tuo fare civettuolo… - disse tranquillamente lui

-civettuola io?- Odette fu sbalordita – continui ad offendermi, e dopo questo non dovrei più rivolgerti la parola –

-Sai bene che ai nostri genitori importa solo che tu dica un certo “si, lo voglio” in un determinato momento. –

Nonostante fosse irritata non potè fare a meno di scapparle un mezzo sorriso al solo pensare ai loro genitori

- ed è proprio perché a me importa il contrario che sono qui. – aggiunse lui.

- importa anche a me -

- stavi civettando con quella guardia. Conosci questo castello bene quanto conosci me; - il castano fece una pausa, stava ammettendo una cosa che non si sarebbe aspettato di dirle tanto facilmente, ovvero che lei lo conosceva bene.

- è vero. – ammise lei

Derek non ci poteva credere, gli aveva dato ragione? E per di più senza discussioni! Dov’era il trucco?

– mi sentivo sola. Avevo voglia di un po’ di compagnia, cosa c’è di male? –

- di male niente, ma ci sono io – il ragazzo si avvicinò e senti quasi spontaneo offrirle il braccio per passeggiare più vicini. Lei lo accettò con sua sorpresa, forse entrambi erano sulla strada giusta.

-che intendi dire? – questa volta niente fraintendimenti, Odette voleva sentire chiaramente cosa stesse pensando il ragazzo con cui stava passeggiando.

- dico solo che se ti annoi puoi sempre venire a bussare alla mia porta, sai dove sto… oppure hai bisogno che ti disegni una mappa? –

- ma perché dovrei farlo? Non abbiamo mai fatto nulla del genere in tutta la nostra vita, - guardò loro due che si prendevano a sotto braccio, se solo avesse immaginato una cosa del genere l’anno precedente si sarebbe chiesta se non fosse impazzita.

-lo so è vero, noi non siamo mai stati in ottimi rapporti però – la guardò – vorrei essere io la compagnia di cui tu hai voglia, perché è giusto così.  

Odette era sbalordita, chi era quel ragazzo? E cosa ne aveva fatto del bambino pestifero con cui era cresciuta? Davvero le persone potevano cambiare così radicalmente o forse era una fase della crescita?

-se non ti conoscessi bene penserei che –

Derek l’interruppe. – tu non mi conosci così bene come credi. Non sono più quel bambino, come tu non sei quella bambina. – si avvicinò di più a lei prendendole le mani – stiamo cambiando, stiamo entrambi crescendo e dobbiamo prenderci le nostre responsabilità, -

- non stai parlando solo del nostro matrimonio, non è vero? – lo guardò seria.

- no infatti, sto parlando della situazione dei nostri regni, a breve inizierai a studiare anche tu per il compito che insieme andremo a svolgere, ma credimi se ti dico che effettivamente è la migliore cosa che noi possiamo fare. Miglioreremo la vita di moltissime persone. Ma per fare questo dobbiamo fare squadra. Se continueremo a farci la guerra non otterremo niente, dobbiamo superare il passato e andare avanti. – prese una pausa, non pensava che avrebbe parlato così a lungo, ma Odette non l’aveva interrotto e non aveva detto una sola parola per contraddirlo.

In realtà Odette era affascinata da quello che le aveva detto, non aveva parlato da ragazzino era come se per un momento fosse riuscita a vedere il Derek del futuro, un sovrano che pensa prima al bene del suo popolo. Era questa la via giusta allora? Accettare quell’unione e non contrastarla in nessun modo? Non avevano diritto anche loro di trovare l’amore?

Proprio come se Derek le avesse letto nella mente parlò. – voglio farmi conoscere da te e voglio conoscerti meglio, e si, magari ti infastidirò, capiterà che io ti prenda in giro e la stessa cosa vale per te. -

Odette lo guardava con i suoi grandi occhi blu e non sapeva cosa pensare. Lui continuò a parlarle dolcemente, lei non potè che rimanere estasiata davanti a quella persona diversa che aveva davanti – dovremo comunque sposarci no? Tanto vale provarci, cosa abbiamo da perdere? – Odette era ancora titubante, non riusciva a capire se facesse sul serio o la stesse prendendo in giro come al solito, eppure sembrava così sincero… – Principessa, aprimi il tuo cuore. – le sussurrò all’orecchio. La giovane sussultò sentendolo così vicino, non era mai stata così vicina ad un ragazzo, e mai pensava che quel ragazzo potesse essere Derek

– allora, che ne pensi?

Odette guardava quel ragazzo davanti a lei, lo guardava e non lo riconosceva, oltre ad essere cambiato fisicamente, stava mostrando un lato che lei in dieci anni non aveva mai visto. Si potevano davvero cancellare anni di scherzi, prese in giro e ostilità in quel modo? Poteva davvero fidarsi ?

-Io non so se ne sono in grado… - Insomma fino alla settimana prima litigavano per ogni sciocchezza e adesso doveva provare a comportarsi come una fidanzatina innamorata? Non credeva di poter cambiare così da un giorno all’altro.

Derek rifletté su quanto le aveva detto, forse con tutti quei discorsi l’aveva spaventata.

- lo so che può sembrare difficile ma è più semplice di quanto sembri… parlo per esperienza personale. –

Odette si fermò bruscamente – stai dicendo che sei già stato con un ragazza prima di me?! –

- se ti dicessi di sì saresti gelosa? – le fece un sorriso scaltro tentando di decifrarla. Ma la ragazza non aveva proprio bisogno di essere decifrata, perché lasciò all’istante il suo braccio e tornò indietro sul sentiero.

- Ehi Odette! Aspetta – le corse dietro fermandola appena in tempo, era piuttosto seccata – stavo scherzando, ti stavo solo prendendo un po’ in giro. –

- beh, devi proprio smetterla di farmi scherzi o un giorno di questi giuro che potrei davvero lasciarti. –

Il ragazzo rise. – beh, dall’età di 4 anni ho avuto una sola fidanzata in vita mia quindi non c’è motivo di essere gelosa, e poi dopo tutti questi anni di fidanzamento hai ancora dei dubbi sulla mia lealtà? –

Lei rise - è davvero troppo divertente punzecchiarci, non sono sicura di poterne fare a meno per ora. –

Il ragazzo castano fu colto alla sprovvista per la prima volta, Odette riprese a passeggiare – io credo che dovremmo rimandare il Discorso a tempi più maturi. Siamo giovani, io sono giovane. Per ora posso solo provare ad esserti amica – sottolineò lei. – per favore, non chiedermi di più adesso –

Il principe stava riflettendo su quello che lei gli aveva detto, avevano ancora un paio d’anni davanti, sarebbero bastati a sistemare il loro rapporto? Ora come non mai il tempo gli sembrò volare.

Odette gli si parò davanti distogliendolo dai suoi pensieri – abbiamo raggiunto una tregua? – lo guardò speranzosa, tutto questo serviva a farle prendere del tempo, sparando che lui accettasse di non torturarla più e farle trascorrere il resto dell’estate in pace.

-tregua – le strinse la mano delicatamente. –

Quell’estate fu davvero l’estate della tregua, durante le apparizioni pubbliche evitavano di punzecchiarsi a vicenda e dietro le mura del palazzo anche se i due trascorrevano molto tempo separati quando si ritrovavano insieme cercano sempre di non darsi sui nervi e parlavano di quello che avevano fatto di recente o di interesse comune, come gli amici solitamente facevano. Derek ogni volta che poteva usciva a caccia con Bromley o si buttava a capofitto negli allenamenti, voleva approfittare delle belle giornate e della stagione di caccia per fare più pratica possibile. Odette invece passava i suoi pomeriggi nella biblioteca reale a leggere, leggeva e rileggeva ogni libro le capitasse sottomano, e se qualche volta capitava di chiacchierare con qualche guardia non si sentì minimamente in colpa, dopotutto, fidanzato o no, Derek non poteva impedirle di parlare con le persone mentre lui poteva andare in giro con il suo amico Bromley!

Quella forse fu per lei l’estate più tranquilla che aveva passato negli ultimi dieci anni, come a solito fu una gran gioia quando suo padre le comunicò il rientro a palazzo.
Ci fu la solita festa d’addio e il momento in cui i due ragazzi dovettero salutarsi pubblicamente.

Derek le fece il baciamano – “Fate buon viaggio principessa tira libri”-

-spero di naufragare lontano da qui – disse sorridendogli lei. I sudditi da lontano chissà cosa pensavano si stessero dicendo i due promessi sposi.

- anche se dovessi naufragare, verremmo cercarvi, lo sai.-

-Affogherò prima che tu possa arrivare –

- non cambierai mai; sei ancora una bambina. –

-  Disse quello che non sa neanche tirare con l’arco! -

-l’anno prossimo ti farò vedere! – l’accompagnò fino alla salita della nave.

-non scrivermi lettere – disse lei entrando.

- nemmeno tu – furono le ultime parole di Derek.

Anche quell’estate era passata, adesso avevano un intero inverno davanti in piena tranquillità. Rimanevano ancora tre anni prima del diciottesimo compleanno della principessa, poi i ragazzi si sarebbero dovuti rincontrare e come tutti si aspettavano, sposarsi.

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Capitolo 5
*** Batticuore - Atto 4 ***


Batticuore – Atto 4

Gli anni e le estati passarono in fretta, Odette e Derek crebbero e diventarono due bei giovani, se solo non fossero stati talmente orgogliosi da non ammettere che entrambi adesso iniziavano a provare un certo interesse l’uno per l’altra le cose probabilmente sarebbero andate in maniera molto diversa.

Dall’estate dei suoi quindici anni, così come Derek aveva predetto Odette non ebbe più un solo minuto libero, gli anni alle nozze diminuivano e i suoi compiti regali aumentavano, un giorno non molto lontano sarebbe diventata regina ed insieme a Derek avrebbe governato su due grandi reami che sarebbero stati riuniti sotto un unico stemma. C’era troppo da sapere e troppo poco tempo per impararlo, Odette studiava la maggior parte del tempo e quando non era impegnata nello studio aveva lezioni di etichetta e obblighi regali verso il suo attuale regno. Ormai era rimasto esattamente un anno prima del suo matrimonio e di ciò che tutto quello avrebbe comportato, la sua spensieratezza fu abbandonata per prendere il peso di quel compito che le era stato assegnato; Derek portava già da prima di lei quel fardello e adesso la ragazza iniziava a capire il perché di molte sue azioni.

Il principe Derek oltre allo studio teorico di tutti i doveri di un re si allenava duramente in tutte le discipline dal sorgere del sole fino a notte fonda, molte sere quando finalmente poteva andare a riposare pensava al giorno successivo e a tutte le cose che avrebbe dovuto ricominciare a fare. A soli ventun anni si ritrovava il pesante fardello di essere un sovrano, e tutto il duro lavoro era sulle sue spalle, le pressioni su di lui e Odette erano aumentate notevolmente e il tempo per pensare all’estate era davvero poco.

I due ragazzi erano consapevoli che quella sarebbe stata l’ultima estate in cui loro sarebbero stati ancora liberi. Odette diciassette anni, Derek ventuno, l’ultimo inverno che avrebbero passato separati prima di diventare marito e moglie, Re e Regina.

L’estate arrivò puntuale come tutti gli altri anni.
La nave della principessa Odette salpò in tutta tranquillità e in poco tempo arrivarono a destinazione dove il principe Derek e la Regina Uberta li aspettavano.

Odette aveva guardato per tutto il viaggio il suo regno che ancora un’estate abbandonava. Era malinconica più del solito, non voleva voltarsi a vedere il suo futuro, quel futuro che prepotentemente le si era parato davanti e che, presto o tardi, avrebbe dovuto affrontare.

-ciao- la salutò Derek nascondendo la meraviglia di quell’incontro. Odette era diventata una splendida ragazza nel fiore degli anni, gli occhi grandi e blu erano incorniciati da una cascata di morbide onde di capelli biondi come il sole, la pelle di un candore marmoreo le donava un aura angelica e delicata, era diventata un po’ più alta ma non avrebbe mai raggiunto Derek. Il suo fisico formoso al punto giusto aveva infine abbandonato del tutto l’infanzia sbocciando in una bellissima giovane donna.

-ciao- la ragazza si inchinò consapevole che su di loro vi erano puntati migliaia di occhi curiosi.

Derek le porse il braccio. Odette gli rivolse uno sguardo di sottecchi, ormai Derek era un uomo, del bambino con cui giocava da piccola non vi era più traccia, era alto e il suo fisico asciutto era ricoperto di una muscolatura frutto di anni di duri allenamenti, i suoi capelli castani gli arrivavano fino al collo e di sfuggita potè vedere che nonostante quegli anni trascorsi, i suoi occhi blu cobalto non erano cambiati.

-non fare quell’espressione triste, o penseranno che ci sia qualcosa che non vada bene – Odette prese il suo braccio mentre con la mano iniziò a salutare il popolo che esultava felice.

-scusami, non credevo si vedesse tanto – bisbigliò cercando di sorridere il più possibile.

Si diressero verso le carrozze che attendevano, solitamente era sempre stata una per tutti e quattro i membri reali ma stavolta era diverso.

Odette lo guardò. – due carrozze? –

- questa volta faremo il tragitto insieme – fece un segno a sua madre che stava salendo sulla prima carrozza dorata seguita da Re Guglielmo. Aprì la porteria e la fece entrare per prima.

- è per quello che è successo l’anno scorso vero? –

Derek rise, - beh quello è stato sicuramente un bel tentativo… rinchiudersi nella carrozza per protesta. –

Odette ripensò ai lividi che le erano venuti sulle braccia quando l’avevano presa di forza e portata dentro. Non erano spariti per una settimana intera.

- ma se ti consola anche io ho la mia parte di colpe… se ricordi bene ero salito su di un albero e minacciavo di non scendere più. – rise ancora anche se in maniera più amara. La ragazza lo percepì – ti hanno caricato di lavoro anche quest’anno, non è vero? –

Il castano guardò fuori dal finestrino mentre le persone sul ciglio della strada lungo il paese gridavano i loro nomi ed esultavano felici. – te l’ho già detto, non devi preoccuparti per me, ci sono abituato. – si voltò verso di lei e cambiò argomento. – piuttosto… quante proposte ti sono arrivate quest’anno? –

Da quando Odette aveva compiuto quindici anni a palazzo erano iniziati ad arrivare messaggeri da ogni dove portando proposte di matrimonio da vari regni. Suo padre le aveva respinte tutte ovviamente, Odette era impegnata ufficialmente con il principe Derek sin da quando era nata, era noto a tutti ma il loro regno era altrettanto ambito e le proposte continuavano ad arrivare.

- contando anche quel principino di undici anni umh… - fece un rapido conto – dodici, sì dodici proposte. –

Derek le sorrise – non hai ancora trovato nessuno migliore di me? –

- ancora no, ma c’è ancora tempo non disperare. – la cosa bella del loro rapporto è che finalmente erano diventati amici, riuscivano a condividere una carrozza senza uccidersi a vicenda e per loro era un grande passo in avanti.

Derek le porse la mano, lei la prese. Stavano pensando alla stessa cosa.

- tra poco ci toccherà farlo davvero –

- lo so – disse lei sentendosi rassicurata da quel contatto. Nessuno poteva capire meglio di lui cosa stesse provando.

- hai paura? – le chiese lui guardando tutte quelle persone e sapendo che sarebbe toccato a loro due decidere le loro sorti.

- sono terrorizzata. Ma non abbiamo scelta. – lasciò la sua mano e ritornò triste pensando a tutto quello che l’aspettava. Quell’estate sarebbe stata la più breve della sua vita, ne era certa.

****

Pioveva.

Erano giorni che Odette era rinchiusa a palazzo, le giornate sembravano aver preso spunto dal suo umore e da quando era arrivata non aveva smesso un minuto di piovere, non era neppure riuscita ad andare a cavalcare nemmeno una volta ancora.

Quella mattina Odette si svegliò con il rumore di qualcuno che bussava alla sua porta.

- un… un momento… - si alzò dal letto ancora mezza addormentata e indossò una vestaglia di seta bianca sopra la veste da notte.

- chi è? – aprì la porta pensando fosse una delle sue cameriere venute ad aiutarla.

Quando aprì la porta si ritrovò Derek vestito di tutto punto e con un aria sorpresa – cosa ci fai ancora vestita così? – si voltò di scatto dall’altra parte, era sconveniente che un uomo vedesse una donna in quello stato prima del matrimonio.

- beh non mi aspettavo di certo che fossi tu, credevo fosse Grimilde… - si scusò lei socchiudendo la porta. Trovava inutile ribadirgli per l’ennesima volta che non c’era nulla di male nel vederla in camicia da notte visto che si conoscevano sin da bambini, ma Derek era molto tradizionalista su certe cose, così alla fine aveva dovuto Rorandersi e rispettare quella stupida regola.

- sono venuto a dirti che questa mattina c’è il sole un po’ coperto e anche se non è l’ideale potremmo andare a fare una cavalcata qui in giro –

Era carino da parte sua informarla delle condizioni del meteo… ma non c’era bisogno che andassero per forza a cavalcare insieme…

- si, mi piacerebbe molto montare Falada, ma devo cambiarmi e non so quanto tempo potrei metterci. –

- va bene, fa con comodo, ti aspetterò nelle scuderie. – e detto questo Odette sentì i suoi passi allontanarsi.

A quanto pare non aveva capito male, Derek voleva davvero trascorrere quel tempo con lei.

“Poco male” pensò “ dopo lo scorso anno avrò la possibilità di fargli vedere quanto sono migliorata nel salto” sorrise tra se soddisfatta pregustando il momento in cui l’avrebbe lasciato a bocca aperta.

****

Quando Derek le aveva detto di andare a fare una cavalcata insieme Odette aveva sottointeso che lui si riferisse solamente a loro due e non anche a Bromley…

La cavalcata era stata piuttosto divertente quando dopo un po’ Odette decise di superarli e andarsene in giro per conto proprio, ma quando Derek le aveva detto che non trovava più Bromley chiedendole di aiutarlo a cercarlo la noia alla fine aveva preso il sopravvento.

Bromley non si vedeva da alcune ore, il che era strano, di solito riuscivano a trovarlo quasi sempre in qualche angolo remoto del bosco in cui aveva perso l’orientamento, magari per inseguire il coniglio di turno. D’un tratto il sole in cielo s’oscurò, nubi cariche di pioggia accompagnate dal vento s’abbatterono sui due cavalieri. Erano troppo lontani per ritornare al castello, l’unica scelta era quella di rifugiarsi sotto un gazebo costruito lì vicino aspettando che il diluvio finisse.

Derek guardò il cielo diventare sempre più scuro.

- pensi ci vorrà molto prima che smetta? – chiese Odette.

- non lo so, forse qualche ora – sospirò lui

-E cosa faccio io un’ora , bloccata qui con te? – si lamentò lei.

- Si accettano proposte – le rispose lui sorridendo quasi furbamente.

Odette lo guardò titubante mentre un leggero color porpora prese a colorarle le guance.

- Effettivamente, ci sarebbe una cosa – iniziò lui.

-cosa? –

- Qualche anno fa ti feci una domanda a cui tu abilmente non rispondesti. –

-c…cioè…? – rispose titubante lei. Figurarsi se si poteva ricordare tutte le domande che Derek le faceva e a cui lei non rispondeva!

Derek le si avvicinò un poco – Adesso non puoi scappare e se non sbaglio non hai portato libri con te… - continuò tirando un sorrisetto poco raccomandabile, ma che Odette trovò stranamente interessante.

In un istante ricordò quel giorno a cui lui alludeva e capì cosa volesse chiedergli – oh, non fare la femminuccia e tagliamo la testa al toro, dillo! – esclamò sospirando.

Il ragazzo distolse lo sguardo da lei, stava guardando in lontananza le prime gocce d’acqua cadere sempre più forte -è proprio questo il punto, continui a dirmi che sono una femminuccia, ma è davvero questo che pensi di me? – con lo sguardo fisso sul cielo finalmente il ragazzo parlò.

Odette fu colpita da quelle parole, per tutto quel tempo Derek si stava ancora chiedendo cosa pensasse lei di lui? Ma cosa pensava lei davvero di lui? Negli ultimi tempi non aveva avuto nemmeno il tempo per formulare un pensiero come quello, semplicemente non ci pensava, che poi le battesse il cuore quando lui la guardava in quel modo o smettesse di respirare quando le sfiorava la mano, questo lo sapeva solo lei. Ma non riusciva a capirne il motivo. Era sempre lo stesso Derek di sempre, no?

E fu mentre Odette formulava per la prima volta questi pensieri e iniziava ad acquisire una nuova consapevolezza che poco distante da loro cadde un fulmine.

Il rumore fu assordante, i cavalli si imbizzarrirono ed Odette sobbalzò dalla paura.

Forse fu un riflesso,

Forse lo spavento,

Forse solo una scusa.

Un tuono illuminò per un momento il cielo, Odette stringeva qualcosa,

 o meglio, qualcuno;

Derek.

Senza rendersene conto le sue mani avevano stretto la sua candida camicia bianca, il volto nascosto nel suo petto, lo spavento che le faceva batteva forte il cuore. Non aveva mai avuto quel tipo di contatto con lui, non aveva mai sentito il suo profumo, non aveva mai saggiato il suo calore, le sue braccia che la stringevano in quel modo protettivo.

Derek non parlò e nemmeno Odette lo fece, probabilmente entrambi avevano paura di dire la cosa sbagliata che avrebbe potuto rompere quell’equilibrio così fragile che si era creato tra di loro.

Odette chiuse gli occhi, il suo volto dapprima nascosto adesso si appoggiava, quel contatto che prima respingeva adesso lo accoglieva. Respirò lentamente, sentiva il cuore scoppiarle in petto e aveva paura che persino Derek potesse sentirlo, aveva avuto paura, aveva paura.

- va tutto bene – Derek le parlò così piano che quasi non riuscì a sentirlo sopra il rumore forte della pioggia.

- no, non va tutto bene – ammise Odette senza spostarsi di un millimetro. – riguardo a prima… -

- bene – continuò lui – la mia fidanzata pensa che io sia un debole… - disse sussurrando quelle parole con un pizzico di malinconia nella voce.

-no Derek, io – si strinse di più a lui. Non voleva ferirlo.

-basta, non c’è bisogno che continui. – la fermò.

-io non penso che tu sia un debole – disse decisa stringendo la camicia.

Aveva sentito bene? O forse il fatto di averla tra le braccia aveva mandato in confusione tutti i suoi sensi? Non avrebbe mai potuto pensare che persino la forte e impavida Odette fosse in realtà così piccola e insicura fra le sue braccia. Era un lato di lei che non aveva mai visto prima, adesso lei gli stava parlando come mai in tutta la sua vita.

 – ai miei occhi non sei né un debole né una femminuccia. –

Derek sorrise impercettibilmente. – anzi, nonostante tutto quello che tu hai fatto, mi hai fatto, credo che- la ragazza si fermò, che cosa pensava? Che cosa credeva davvero? Era confusa, tutta quella situazione l’aveva stordita.

-che? – l’esortò lui sperando di sentirle dire quella cosa che più voleva.

-…credi che sia facile? Se te lo dicessi mi prederesti solo in giro. – si staccò da lui e si avvicinò alla ringhiera di legno del gazebo voltandogli le spalle, sentiva freddo senza il suo abbraccio, per la prima volta in vita sua sentì tutto il peso dei suoi anni di solitudine adesso che per qualche secondo aveva sentito quel calore riempirla dentro.

 – ammesso che tu non lo stia già facendo… – ricordò più a se stessa che a lui.

Derek le si avvicinò, le sembrava così spaurita. Non l’aveva mai vista in quello stato. Non poteva credere che un po’ di pioggia la rendesse così debole. Poi un altro pensiero più egocentrico prese il sopravvento. E se lei si stesse sentendo in quel modo per quello che aveva appena fatto?

– Odette, tu mi piaci. –

– Certo che ti piaccio… per farmi dire quello che vuoi sentire diresti di tutto! – continuò offesa lei.

Derek si scostò dalla trave e a passi lenti si avvicinò. – no Odette, tu mi piaci. – fece una pausa aspettando che lei parlasse ma non lo fece.

mi piaci Odette, nell’unico senso che tutti e due conosciamo. -

Lei lo guardò negli occhi e capì che in quel momento lui era serio, troppo serio. Non doveva guardarla in quel modo come se le leggesse dentro. Fu costretta a girarsi per non fargli vedere il rossore che ormai si era impossessato del suo viso.

Derek scosse la testa.

La principessa si girò del tutto, aspettando che Derek facesse chiarezza.
In attesa di parole che non arrivarono.

La raggiunse e attese che fosse lei ad avvicinarsi.

Le prese il viso e le si avvicinò accarezzandole la guancia con un tocco quasi impercettibile. Stava succedendo, stava succedendo davvero.

– non tenterai di darmi uno schiaffo questa volta? –

- sono sempre in tempo – i suoi occhi erano incollati ai suoi, il suo corpo non rispondeva più ai suoi comandi, il rumore della pioggia e quei profondi occhi blu l’avevano fatta affogare nei sentimenti. Il cuore le batteva così forte che riusciva a sentirlo nelle orecchie.

–cosa succederà adesso? - chiese lei in un sussurro.

-quello che tu vuoi che accada.-

 

 

 

Angolo Autrice:

Quando quei due si baciarono durante il ballo, secondo me non fu la prima volta. E allora come fu la prima volta? Ecco io l’ho provata ad immaginare ^.^ leggete il prossimo capitolo e fatemi sapere cosa ne pensate!

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Capitolo 6
*** Fulmini - Atto 5 ***


Fulmini – Atto 5

La sua voce così vicina, calda e profonda le fece salire uno strano brivido lungo la schiena

– io… non so cosa voglio – Era confusa e spaventata – e tu? – lo guardò negli occhi. Perché solo lei doveva sentirsi così insicura?

- io credo di averlo sempre saputo…-

Il ragazzo si avvicinò lentamente, quasi avesse paura che lei da un momento all’altro potesse ritrarsi, poi appoggiò le labbra sulle sue. Un brivido per un attimo assalì entrambi, nervosi per questo loro primo contatto.

Il loro primo bacio.

Sembrò strano ad entrambi, non avevano mai provato quelle sensazioni l’uno per l’altra e improvvisamente quel bacio cambiava tutto quello che c’era sempre stato tra di loro. La parola Amicizia era stata appena cancellata.

Un altro fulmine rimbombò nel cielo, un suono cupo e poi una luce abbagliante investì di nuovo quella piccola radura; Odette sussultò tentando di trattenere la paura ma Derek lentamente l’avvolse in un abbraccio rassicurante.

- non avere paura… ci sono io – le sussurrò.

Odette si rese conto di ciò che era appena successo, lei tra le braccia di Derek subito dopo essersi scambiati il loro primo bacio.

la mia maschera di durezza e superiorità è crollata. Non avrei potuto fingere per sempre. Eppure tutto ciò che ho fatto è stato per difendermi da te.”

-si, lo so –

-Cos..?- Odette alzò lo sguardo e incontrò il suo.

-hai pensato a voce alta. – le sorrise lui.

Odette rimase interdetta, arrossì in viso e lo guardò con occhi nuovi. Stava succedendo davvero… -perché non mi stai prendendo in giro? Perché non stai facendo qualche battutina per offendermi? – si scostò da lui

- perché anche io, come te, non sono così. – si scostò anche lui e adesso tra di loro vi era una distanza di circa un braccio.

- credo sia il momento di finirla con questa stupida farsa… va avanti ormai da quando eravamo piccoli. Ma sappiamo bene entrambi che era solo un modo per rifiutare la situazione. -  disse convinto lui prendendole le mani. –Per rifiutare una scelta che non era nostra. -

-non farò più niente per ferirti. – intrecciò la sua mano con quella di lei.

Dopo un primo silenzio anche Odette parlò

– nemmeno io .-

Intrecciò la sua mano dolcemente poi inclinò la testa leggermente scrutando quel ragazzo davanti a lei – è come se non ti conoscessi … -

-lo stesso vale per … - si avvicinò nuovamente alle sue labbra – …me – e questa volta senza nessuna esitazione la baciò. Nuovamente un brivido li pervase, forse era colpa di quell’alchimia che si era creata tra di loro o forse solo del freddo… ma quel bacio fu anche meglio di quello precedente.

Un Bromley a dir poco scandalizzato li guardava da sotto la pioggia non sapendo bene cosa fare, decise di avvicinarsi mentre continuava a stringere le redini del suo cavallo con le dita congelate.

-Scusate…? – li interruppe timorosamente.

Derek e Odette, colti in fragrante si allontanarono l’uno dall’altro imbarazzati fino al midollo guardando con aria interrogativa l’amico sovrappeso… quanto aveva visto? Era lì da molto? Odette sperò di no. Alla fine anche se così fosse stato non vi era nulla di male no? Loro erano fidanzati e prossimi alle nozze, non vi era nulla di scandaloso. Allora perché Odette si sentì come se fosse stata appena colta in flagrante mentre faceva qualcosa di così imbarazzante?

Fu Derek che cavallerescamente infranse per primo quell’imbarazzante silenzio –eccoti qui Bromley! Dov’eri finito? Ti stavamo cercando!-

-Eh si… lo vedo bene come mi stavate cercando approfonditamente tu e… – Bromley ridacchio schiacciando un occhiolino a Derek. Odette si sentì in dovere di difendersi. – noi ti stavamo davvero cercando, poi è scoppiato il temporale, che colpa ne abbiamo noi? –

- Ma se sono sempre stato dietro di voi?- rise come se stesse raccontando una barzelletta - Non era quello il piano Derek? – Bromley li raggiunse sotto il pergolato.

–“ Stavo facendo riposare il cavallo, poi vi ho visti galoppare in fretta e furia e mi sono incuriosito e quindi vi ho seguiti fino a che, con questa pioggia, avevo perso le vostre tracce fino a... poco fa. –

Odette confusa cercò con lo sguardo Derek proprio mentre faceva gesti a Bromley di tacere, improvvisamente la sensazione di essere stata presa in giro l’assalì assieme ad una profonda consapevolezza

 - … avevi detto che non trovavi più Bromley!? – lo vide diventare bianco in volto mentre lei tentava di capirci qualcosa. Incrociò le braccia al petto pretendendo una spiegazione.

- beh sì… non lo vedevo più… e adesso scopriamo che era dietro di noi, eheh – rise nervosamente Derek indietreggiando.

- era tutto un piano vero..? - inarcò un sopracciglio – “Hai organizzato tutta questa farsa per cosa?! Parla! - lo minacciò lei. – Di quale piano sta parlando Bromley ?! – in quel momento era come se quel terzo ragazzo fosse scomparso, davanti a lei vedeva un impacciato Derek che non spicciò nemmeno una sola parola. Era un incubo. Un momento prima poteva toccare il cielo come un dito e poi da quando era arrivato Bromley aveva iniziato a precipitare, scoprendo in realtà che lei non poteva volare.

Bromley, stupido com’era non riusciva proprio a non aprir bocca senza parlare a sproposito, e avvicinandosi all’amico tentò di chiedergli sottovoce – Ma alla fine ci sei riuscito, no? È andato tutto come previsto? -  Nonostante Derek gli facesse segno di tacere Bromley si zittì solamente quando vide Odette infuriarsi come mai nella sua vita.

Lo guardò come fosse un verme e poi si girò lasciandolo lì impalato, aveva capito lo scopo di tutto quello ma ancora non riusciva a crederci. – Baciarmi… – uscì dal pergolato nonostante piovesse forte. Subito le gocce d’acqua iniziarono a bagnarle i candidi capelli e il vestito come schegge di vetro in frantumi. Sciolse le redini del suo cavallo. – Odette, no! Odette! – Derek dopo una prima esitazione uscì sotto la pioggia. – non puoi tornare a palazzo adesso, piove troppo forte! Rientra all’asciutto, ritorneremo insieme quando finirà di piov…-  Odette l’interruppe Bruscamente

– Non riesco a credere a quanto tu sia caduto in basso. E tutto per un bacio poi. –

Il ragazzo la guardò, voleva parlare e spiegarle come stavano le cose ma le parole non riuscivano ad uscirgli di bocca, come quella volta nella radura, non appena l’aveva vista piangere si era sentito impotente.

- Sei soddisfatto adesso? Spero fosse all’altezza delle tue aspettative. –

Detto questo Odette lo lasciò basito sotto la pioggia, partendo al galoppo verso il castello; fortunatamente Falada conosceva bene la strada perché Odette, che aveva il cuore spezzato in due, non badò nemmeno a dove stava andando.

Le sue lacrime si mischiarono alle gocce di pioggia. Dopo un tempo che per lei fu interminabile arrivò nei pressi del palazzo e il suo primo pensiero fu proprio quello di far riposare il cavallo all’asciutto nella stalla.

Doveva evitare di farsi vedere in quelle condizioni da qualcuno, specialmente da suo padre, non poteva nemmeno immaginare cosa sarebbe potuto succedere e di problemi lei ne aveva già fin troppi. Fortunatamente per lei non c’erano guardie fuori dal castello, probabilmente con quel brutto tempo avevano fatto rientrare tutti.

Odette arrivò alle stalle indisturbata, scese da cavallo completamente fradicia e con il vestito che sotto quell’acqua adesso copriva ben poco, si guardò un attimo e stentò a riconoscersi. L’abito rosa candido che aveva scelto di indossare quel pomeriggio faceva vedere perfettamente la sua biancheria e il suo corsetto. Istintivamente si portò le braccia al petto per coprirsi quando sentì dei passi.

- Allora avevo davvero sentito qualcuno… – la voce si avvicinò – ma cosa ci farà un cavallo reale qui tutto solo? – prese le redini del cavallo e lo portò nel suo box per dedicargli tutte le cure adatte e togliergli la sella. Il ragazzo quasi sobbalzò quando vide una ragazza rannicchiata in un angolo del box.

Sembrava sconvolta.

La ragazza alzò il volto rigato dal pianto cercando di darsi un contegno. Il ragazzo dopo qualche istante capì di essere davanti alla principessa Odette, aveva visto il suo volto in qualche ritratto ma mai si sarebbe aspettato di incontrarla di persona.

-Principessa Odette! C…cosa ci fate qui… e perché siete ridotta in questo stato? – il ragazzo si avvicinò piano tendendole la mano per aiutarla a rialzarsi.

Odette non l’accettò, non poteva alzarsi o si sarebbe vista la sua figura in deshabillé, aprì la bocca per parlare, nessun suono ne uscì.
Il ragazzo legò il cavallo alla buona, non poteva occuparsi di lui in quel momento, quella ragazza aveva bisogno di molto più aiuto di quanto sembrasse.

Per un momento scomparve dal box per tornare con una spessa coperta marrone di lana.

- mettetevi questo o gelerete. – si inginocchiò davanti a lei e le porse la coperta. – Siete completamente bagnata – le accennò un timido sorriso poco prima di rialzarsi.

- come vi chiamate? –

- Roran – rispose il giovane.

Odette si avvolse nella coperta, il vestito e i capelli bagnati le gelavano la pelle, nonostante sentisse il freddo sin nelle ossa le lacrime non accennavano a fermarsi – Sicuramente starete piangendo per un ottimo motivo… – cercò di rassicurarla vedendo che respirava con affanno, si inginocchiò nuovamente di fronte a lei – sposarsi è più che mai un ottimo motivo - gli rispose lei. Il ragazzo chiese con un cenno di potersi sedere lì accanto, Odette annuì.
- Sposarsi dovrebbe essere un motivo di gioia, non di tristezza. Io immagino così il mio matrimonio. – le disse Roran.

- Tu ti sposerai per amore, a me è stato imposto - un’altra lacrima scese dalla sua guancia sinistra, percorrendo i suoi lineamenti perfetti per poi ricadere sul petto.

Il ragazzo non seppe risponderle, di quel matrimonio si parlava sin da quando lui era piccolo, avrebbe unito due regni, portato il progresso, che poi ci fossero due persone costrette a passare il resto della vita insieme pur non amandosi non importava a nessuno. Egoisticamente era un sacrificio che andava compiuto per un bene più grande. Anche lui l’aveva pensata così effettivamente, quei pensieri egoistici appartenevano anche a lui, ma adesso, vedendo in quella ragazza che tutti chiamavano “principessa” una normale ragazza di diciassette anni piangere e soffrire per quella situazione, non poteva negare a se stesso che gli si era stretto il cuore.

Dopo alcuni minuti Odette continuò a parlare, sentiva che ripetersi quali fossero i suoi doveri fosse la cosa giusta.

- lo so cosa starai pensando… è un mio dovere farlo. – Roran alzò lo sguardo mortificato per averlo davvero pensato. – e non c’è niente di sbagliato in quello che pensi, è davvero un mio dovere. – Odette guardava quel ragazzo seduto davanti a lei, fissarla confuso. Rivolse uno sguardo verso l’entrata delle scuderie, lui non c’era.

-  è inutile – si disse.

- cosa? -

- lui non verrà – Per quanto lei potesse aspettare lui non sarebbe venuto.

Roran la guardò cercando di capire a chi si stesse riferendo.

- il principe Derek…? - azzardò

- non verrà. Non lo farà perché non gli importa. Non lo farà perché quello che voleva l’ha già ottenuto, ed io sono solo una stupida fradicia illusa. -  Sorrise amaramente.

“etciù! - starnutì

Roran l’ascoltava realizzandosi in mente una vaga idea di quello che era evidentemente successo con il Principe Derek.

- Principessa Odette, non potete rimanere in questo stato, dovete scaldarvi o farvi un bagno caldo magari. - il ragazzo dai capelli biondo-castano si alzò tendendole nuovamente la mano. Odette la prese aiutandosi ad alzarsi con la coperta ancora avvolta.

- la vostra mano è davvero fredda! - Odette rabbrividì, il ragazzo aveva ragione, aveva bisogno di un bel bagno caldo alla svelta.
Roran prese le redini del cavallo e lo fece sedere per farlo riposare, poi si rivolse nuovamente alla Principessa.

- non vogliamo che nessuno vi veda in questo stato, vero? - le chiese retoricamente, Odette annuì.
 Le prese la mano.

- venite, passeremo per le vie della servitù -

Odette finalmente accennò ad un mezzo sorriso, seguito da un “grazie”.

Avrebbero attraversato il castello furtivamente per non farsi vedere, Roran avrebbe potuto passare dei guai per aver osato addentrarsi all’interno delle sale riservate ai reali e alla servitù speciale, ma lo avrebbe fatto, perché quella ragazza aveva bisogno di una mano, perché non si lascia mai una fanciulla in difficoltà.

 

****

Uno schioppo di zoccoli sul terriccio bagnato risuonava all’entrata delle scuderie, una sagoma cercava un cavallo reale che non era nelle stalle, una frase risuonò nell’aria poco prima dell’ennesimo tuono.

- Odette, dove sei -

Dopo di ché il rumore degli zoccoli si allontanò sotto la pioggia.

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Capitolo 7
*** Roran - Atto 6 ***


Roran – Atto 6

- ahi!-

- Shh -

- scusa… ho sbattuto la mano contro il muro, al buio non riesco a vedere nulla. - disse la ragazza avvolta nella coperta.

- mi dispiace, questi sono dei passaggi riservati alle emergenze, non sono molto illuminati.-  si scusò il ragazzo voltandosi lievemente.

- quando sarò regina ogni angolo sarà ben illuminato… uff uff…”  - borbottò Odette.

Roran si voltò per sorriderle – noi tutti speriamo proprio in questo. –

Odette aveva la mano destra rossa all’altezza delle nocche.

- lasciate che gli dia un’occhiata. - le disse prendendole la mano.

– dovete fare attenzione… avete la pelle molto delicata, vi basta un graffio per farla subito arrossare. - le tenne la mano, conducendola attraverso quei corridoi bui. –“si vede che siete un principessa. - sospirò fra sè e sè il giovane.

- Adesso fate attenzione, stiamo arrivando in prossimità della torre nord che ci porterà verso le vostre stanze, fra poco ci saranno dei gradini. -

In quei corridoi bui e freddi si sentiva solo il loro scalpiccio di piedi, il passaggio era molto stretto e le pareti erano fatte di roccia grezza, c’era il pericolo ti tagliarsi o sbattere. Odette con la mano sinistra teneva ben stretta la coperta, sempre più inzuppata assorbendo l’acqua che aveva in corpo. La sua mano destra invece l’aveva data a quel ragazzo che la stava guidando nel buio, si affidava alla sua conoscenza più esperta di quei corridoi.

- eccoci, qui c’è il primo gradino. - Odette mugolò in segno d’approvazione. A tentoni e molto lentamente salirono gradino dopo gradino, sembravano non finire mai. Il lontananza finalmente, dopo una decina di minuti, Roran intravide una flebile luce che illuminava uno dei corridoi principali.

Il ragazzo si fermò ad informare Odette della bella notizia - coraggio manca po o o O OO..c oo..! - Odette, che non si era accorta, concentrata com’era, che Roran si era fermato, sbattè contro il suo petto, lui nel tentativo di rimanere in equilibrio si aggrappò alla coperta; il tutto successe veramente in un attimo, Odette che era avvolta in essa automaticamente venne tirata sopra al ragazzo, Roran anziché cascare sbattè la schiena contro il muro, per evitare di cadere sui gradini; si ritrovò con un fagotto avvolto in una coperta sul suo torace, e qualcosa di morbido di caldo che gli sfiorava le labbra. Non ci volle un eternità a capire che quel qualcosa di morbido era il labbro superiore della sua principessa, che per assurdo gioco del destino, nel buio di quei corridoi era andato a finire sulle sue labbra. Avevano il sapore e la morbidezza delle pesche appena colte, e si stupì del lento tempo di reazione della principessa, che impiegò alcuni buoni secondi per staccarsi da quel contatto.

- o…h… - Odette si toccò le labbra con le punte delle dita, dare il primo bacio e baciare due persone diverse nello stesso giorno, oh si… il suo bagno quella sera sarebbe stato bello lungo!

- è … è stato un incidente! - si raddrizzò Roran. –“Assolutamente, è stato un incidente. - asserì Odette, dopotutto non è che si poteva parlare proprio di un bacio in piena regola, si erano appena sfiorati, era stata un’assurda coincidenza.

- potevate farvi male, - cercò di scioglierla da quella coperta che ormai era diventata una trappola mortale.

- tu potevi farti male. Io sarei caduta su di te, tu avresti sbattuto sui gradini, e in più con il contraccolpo del peso del mio corpo - si sciolse dalla coperta e si ritrovò faccia a faccia con lui, almeno quella fu la sua impressione, perché sentiva il suo respiro sulla sua guancia nonostante non riuscisse a vederlo.

- sarebbe stato un peso piacevole da sopportare. - quando si rese conto di ciò che aveva appena dichiarato, senza pensare, iniziò a scusarsi. – scusate! Non avevo intenzione di dire di di… di pensare una cosa simile! -

- scuse accettate, procediamo adesso. - rispose Odette calma.

- P.. procedere con cosa? - chiese ancora un po’ impacciato Roran.

-  la stanza…? Devo rientrare nelle mie stanze. - Odette non poteva vederlo in faccia ma aveva capito perfettamente. Quel povero ragazzo era entrato nel pallone totale. Se qualcuno gli avesse chiesto il suo nome Odette era sicura che lui non avrebbe saputo rispondere. Dopo minuti persi a vuoto nel cercare di raccapezzarsi, finalmente riuscirono ad arrivare in uno dei corridoi principali che a bionda riconobbe subito.

-  oh, ecco! Quella laggiù è la mia stanza! -

-  bene, siete riuscita ad arrivare più o meno inosservata. -  Roran la guardò allontanarsi, da quel momento sarebbe stato assolutamente impossibile rivederla.

Odette si voltò poco prima di allontanarsi del tutto - grazie, Roran. - dopodiché s’avviò velocemente verso la sue stanze.

- non c’è di che, principessa. - si rispose il giovane ragazzo dagli occhi nocciola venendo risucchiato dal buio dei piani bassi.

 

****

Il fuoco crepitava allegramente da dentro il camino, il tappeto morbido e riccamente lavorato era protetto dalle scintille del fuoco dalla ringhiera in ghisa. Nella stanza si era diffuso un piacevole tepore, fuori dalla finestra il balcone era inondato dall’acqua, tuoni fulmini e saette! Stava proprio infuriando una tempesta! Davanti al caminetto una giovane figura di donna portava il capo reclinato, sorreggendo con una mano un libro, lasciandosi spazzolare i lunghi capelli biondi umidi.

-  ah! Quel bagno caldo ci voleva proprio! - constatò a bassa voce la giovane

- ecco, 200 colpi di spazzola, adesso dovete farli finire di asciugare-  le disse la domestica andando a posare la spazzola sulla toletta distante dal divanetto.

- potete andare Grimilde, vi chiamerò se necessario.-  Odette non distolse lo sguardo dalla lettura.

- ah! - si ricordò all’ultimo minuto - nessuno deve sapere che sono rientrata durante la pioggia e … -

- si? -

- un’ultima cosa, se mi dovesse cercare il Principe, per nessun motivo voglio vederlo oggi.-

- va bene. Come voi desiderate.-  Grimilde uscì dalla stanza, e finalmente in quella giornata infinita, Odette poté rimanere da sola.

Adesso finalmente portava dei vestiti caldi e asciutti, i capelli seppur umidi non le davano poi molto fastidio essendo seduta vicino al caminetto acceso. Leggeva e rileggeva le righe di quel romanzo da diversi minuti ma non riusciva a concentrarsi. La sua mente vagava verso un unico pensiero, uno solo che riusciva a metterla in agitazione e a farla star male; nonostante provasse ad ignorare il problema impegnando la mente nella lettura, il suo corpo tradiva le sue emozioni, con lo sguardo serio concentrato sulle parole dalla sua guancia cadde qualcosa di umido, una lacrima che annacquò l’inchiostro della pagina. Si portò la mano sinistra sul volto per asciugarla, non si era resa conto che i suoi occhi erano umidi e continuavano a far scorrere lacrime.

Appoggiò il libro sulle ginocchia arrendendosi.

Iniziò a piangere singhiozzando. 

“Come ha potuto giocare con me in quel modo? Ha organizzato tutto per prendermi in giro, ha detto tutte quelle cose per ottenere il suo stupido premio, mettermi in ridicolo davanti a Bromley e davanti a lui. Dimostrare che lui è superiore a me, che non ha bisogno di innamorarsi, l’amore è per i deboli. Ed io sono una stupida, ci ho davvero creduto, ho creduto alle sue bugie, ho tradito me stessa aprendomi a lui, lui che una volta avermi disarmata mi ha trafitta ancora una volta, forse di più delle altre volte, con la sua indifferenza, con i suoi sguardi, e quello che forse mi ha ferita di più sono le parole che non ha detto, le cose che non ha fatto. Io mi aspetto troppo dalle persone, mi aspettavo tanto da lui e invece? Invece mi trovo qui a piangere come una bambina mentre lui starà ridendo di me con Bromley, come d’altronde ha sempre fatto. Davvero credevo fosse cresciuto? Davvero credevo in lui? Perché proprio di lui, io, dovevo innamorarmi?!”

Odette si alzò una volta che i capelli furono finalmente asciutti, dopo qualche momento di esitazione decise di uscire dalla propria stanza, piangersi addosso non l’avrebbe fatta stare meglio.

****
- Deeereeek!?! -
la voce della regina Uberta risuonò per tutte le scalinate principali.

- Ma cosa ti è successo!? - ancora più allarmata scese in fretta le scale.

Derek era completamente bagnato, come d’altronde era successo prima a Odette.

- ho cavalcato sotto la pioggia. - iniziò lui visibilmente agitato. – Odette? Dov’è Odette?!-

- Derek, vedrai dopo Odette, adesso devi asciugarti! - Uberta spinse Derek verso le sue stanze.

- no madre, voi non capite, io devo sapere dov’è! - Derek scavalcò la madre avviandosi verso le stanze di Odette. Uberta lo guardò sbigottita, l’aveva appena scavalcata per cercare Odette? Le comparse un sorrisetto sul volto. Evidentemente era successo qualcosa, forse quella scintilla che lei e Guglielmo aspettavano da tempo.

Voltò spalle e continuò a passeggiare.

Derek bussò alla sua stanza, non ottenne risposta.

Decise di entrare – Odette? - no, non c’era. Il suo cuore iniziò a battere ancora più velocemente di quanto già non facesse; si sentiva tremendamente responsabile per la sua incolumità.

Se non l’avesse trovata nel castello, sarebbe uscito nuovamente sotto la pioggia per cercarla. Avendo avuto prova poi, di quanto lei temesse i fulmini, era preoccupato che si fosse persa in qualche radura spaventata a morte.

Dopo aver girato una buona parte delle sale del castello senza fortuna, in ultimo andò nelle scuderie per vedere se ci fosse almeno il suo cavallo, per sapere che almeno era rientrata a palazzo e stava bene anche se, come iniziò a pensare, non si voleva far trovare da lui.

Quando entrò nelle scuderie fu attraversato da emozioni contrastanti; in un primo momento fu confuso, poi si tranquillizzò ed infine s’infuriò.

Odette era nelle stalle, stava strigliando il suo cavallo, sorrideva e rideva contenta ad un ragazzo che non era lui. La ragazza infatti dopo aver girato per il castello senza una meta, aveva deciso di andare a vedere nelle scuderie lo stato di Falada; lì il giovane Roran lo stalliere che l’aveva aiutata prima, stava spazzolando il cavallo e così chiacchierando Odette si unì a lui. Lo sguardo di Derek mutò in un’espressione di arrabbiatura allo stato estremo. Lui era lì, grondante d’acqua e di ansia, dopo averla cercata in lungo e in largo per mezzo castello e mezzo bosco, mentre lei? Lei era lì, asciutta e tranquilla ad intrattenersi con uno stalliere plebeo!

- Odette!! - Derek gridò letteralmente il suo nome.

Odette che era riuscita a rasserenarsi tra le coccole di Falada e un’amichevole chiacchierata con Roran, trasalì vedendolo lì, di fronte a lei, completamente bagnato, con la camicia che delineava la sua muscolatura, i capelli gocciolanti e gli occhi blu sgranati che la fissavano.

Gli rivolse uno sguardo d’indifferenza senza rispondergli.

- Odette…? Io ti ho cercata per tutto il bosco sotto questo temporale, ero spaventato a morte per quello che ti poteva essere capitato mentre tu sei sempre stata qui a civettare con questo tizio?! E NON HAI MANCO LA DECENZA DI RISPONDERMI!? - Derek entrò nel box come una furia, il cavallo scalciò nervoso, aveva capito che quel ragazzo stava minacciando la sua padrona.

Odette teneva lo sguardo fisso sulla spazzola che aveva in mano, tutto quello che riuscì a dire fu – si chiama Roran -   poi posò la spazzola ed uscì dal box sempre più agitata. Non lo guardò nemmeno, non lo sfiorò minimamente.

Derek guardò il ragazzo non capendo se lei lo stesse prendendo in giro. Roran? E chi se ne fregava del nome di quello stalliere! Era uno stalliere, punto! Guardò Odette che si scansò per non sfiorarlo.

- è tutto quello che sai dirmi? - l’inseguì.

- è quello che ti meriti di sapere! - gli gridò in faccia lei, guardandolo negli occhi. Continuava a ripetersi nella testa, “non piangere, non piangere. Non di nuovo. Non davanti a lui.”

- … cosa?!-  

-  Per come ti sei comportato pretendi di venire qui e di dirmi che civetto con un ragazzo? Ma come ti permetti! - Odette gli voltò le spalle per non guardarlo, non poteva piangere di nuovo, non di fronte a lui.

Derek la bloccò per un polso, costringendola a girarsi. – perché, come mi sarei comportato? -

Odette lo fissò – mi prendi in giro? Ti prendi gioco di me ancora un volta? Ti sei messo d’accordo con Bromley, hai messo in scena una recita! E tutto per cosa, poi? Un bacio? Mettermi in ridicolo? Dimostrare la tua superiorità? Umiliarmi? - la sua voce era rotta dall’agitazione. Roran fissava la principessa preoccupato, non si sarebbe dovuto intromettere, ma se quel principe tanto rozzo avesse provato a farle del male, se ne sarebbe infischiato delle regole, avrebbe agito.

- no Odette! - l’interruppe lui – magari si, era tutto un piano, è vero. Avevo le mie ragioni, se mi lasciassi la possibilità di spiegarti come stanno davvero le cose… Tutto quello che ti ho detto prima, - la fece girare completamente verso di sè - è stato tutto vero. È, tutto vero. -

Odette chiuse gli occhi stringendoli forte per trattenersi dallo scoppiare. –non ti prendere ancora gioco di me. -

- non lo sto facendo, sei scappata prima che io ti potessi spiegare -

A quel punto Odette aprì gli occhi. - no Derek, io ti ho dato il tempo di spiegarmi e tu sei rimasto in silenzio, mentre Bromley rideva di me. Lui sapeva tutto e tu non riuscivi ad inventarti una buona scusa sul momento! -

Derek tacque, Odette aveva colpito nel segno. Si divincolò dalla sua presa e fece per andarsene; Roran tirò istintivamente un sospiro di sollievo.

- io non sto scappando -  si voltò a guardarlo – ma ancora una volta, ti sto dando la possibilità di spiegarti e tu stai tacendo. – aspettò un istante, in cuor suo sperò che lui dicesse qualcosa, che le spiegasse come le aveva detto prima cosa lei avesse frainteso, ma ci fu solo silenzio. Lo guardò un ultima volta, si sentiva ferita e umiliata adesso che anche un'altra persona era venuta a conoscenza dei fatti; si girò e se ne andò per la sua strada. Quante volte ancora avrebbe dovuto soffrire così per amore?

Derek rimase ancora una volta senza sapere cosa fare.

Era completamente dalla parte del torto, ma non voleva ammetterlo.

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Capitolo 8
*** Rottura - Atto 7 ***


Rottura - Atto 7

La pioggia non aveva più smesso di cadere giù dal cielo, il ticchettio incessante dell’acqua era diventato un suono quasi piacevole per Odette; solo acqua e nient’altro. La serra era uno dei suoi posti preferiti specialmente quando voleva riflettere, passeggiava tra le piante o rimaneva seduta sul bordo della fontana che ospitava le piante acquatiche.

Derek era il suo pensiero fisso, ma fino a che lui non avesse ammesso di averla deliberatamente presa in giro, non l’avrebbe perdonato. La maggior parte dei rapporti si costruivano sulla fiducia e il rispetto, come avrebbe potuto sposare qualcuno che non faceva altro che burlarsi di lei?

Mentre una serie di pensieri presero a turbinarle nella mente si punse il dito con una spina. Le rose bianche erano il suo fiore preferito e quando poteva le piaceva prendersene cura personalmente, per farle crescere rigogliose però bisognava rimuovere ogni ramo secco e foglie morte che altrimenti toglievano linfa vitale alla pianta.
Quel procedimento le ricordava il funzionamento dei rapporti umani, solo rimuovendo gli elementi cattivi del rapporto si poteva godere del meglio di esso.

La goccia di sangue creò un piccola macchia cremisi sul suo polpastrello e quasi incantata la ragazza rimase a guardarla senza sapere esattamente cosa fare.

- lo lasci sanguinare? -  una voce provenne dalle sue spalle.

- non dovrei veramente… - portò il dito alle labbra per fermare l’afflusso del sangue.

- ti sei calmata? -

- io sono sempre stata calma… -

- non si direbbe veramente. – il ragazzo si avvicinò ancora, Odette lo sentì sempre più vicino mentre una tensione nervosa continuava a crescere, i sensi di colpa per quello che era accaduto con Roran iniziarono a farle perdere il controllo.

- se sei calma, perché tremi? -

-  … non sto tremando. Sarà il freddo -

Il ragazzo bruno si avvicinò di più – menti in modo pessimo - colse una rosa bianca facendo attenzione a non pungersi, poi gliela porse.

- al contrario di me, tu menti molto meglio - accettò la rosa bianca.

- un segno di pace la rosa bianca,-  le disse

- ma ha anche un altro significato, vuol dire -

Derek l’interruppe. – sono fedele e degno di te.-  le sorrise – dopotutto, non sono poi così insensibile come pensi tu. -

Odette alzò lo sguardo per osservarlo meglio, lei non gli aveva mai detto una cosa del genere.

 – Non l’ho mai detto - asserì lei –

- Ma lo pensi, so che è così. – cercò il suo sguardo. – lo leggo nei tuoi occhi -

Odette mantenne la calma – quello che vedi è ben altro. Ed è tutta colpa tua. Sei ambiguo, non ammetti quando sbagli, ti arrabbi con me per i tuoi errori. - Derek la guardava pendendo dalle sue parole – poi vieni qui, come se niente fosse e fai così. - Odette si portò una mano alla testa.

-  mi confondi! - gli disse allontanandolo.

- voglio solo chiederti scusa. -  

Odette lo fissò per un istante accorgendosi che non aveva più i vestiti bagnati di prima, nel tempo che era trascorso doveva essersi cambiato con degli indumenti asciutti.

- Fare quella scenata davanti a Roran poi…  – ripensò a quando era entrato come una furia nella stalla e come Roran l’aveva guardato, sembrava inorridito dai suoi modi e forse non aveva troppo torto…

- Chi? Lo stalliere…? – Derek parve pensarci per un momento, vedeva talmente tanta gente durante il giorno che quello stalliere non faceva differenza. – Vedo che lo chiami per nome adesso - Derek sembrò abbandonare quella parvenza di calma recuperando la rabbia che gli era salita vedendola chiacchierare con quello.  

- Ti potrà stupire ma non perché non è un principe questo vuol dire che non abbia un nome! È una persona e come tale anche lui ha il suo di nome, e anche un BEL NOME! E quindi lo chiamo per nome quanto mi pare e piace! - quasi gli gridò contro, arrabbiarsi così perché chiamava per nome una persona? Ma dove viveva Derek? Nel suo regno conosceva quasi tutta la sua servitù per nome e loro erano felici di questa particolare attenzione.

- Non mi dirai che…? No, non può essere. – Derek guardò Odette che stava iniziando ad arrossire.

- È successo qualcosa tra di voi? - le disse sempre più disgustato e nervoso.

Odette non sapeva cosa rispondergli, qualcosa effettivamente era successo, ma era stato frutto di un incidente… quel bacio se così poteva essere chiamato, era stato causato da un incidente. Già… quel bacio, Roran aveva le labbra così morbide, avevano il profumo di vaniglia, completamente diverso dal bacio con Derek. Oh cielo! Ma cosa stava facendo! Stava paragonando i due ragazzi! Non avrebbe dovuto fare quei pensieri, non “avrebbe” dovuto…

- non vedo perché lo dovresti sapere! -  trovò la forza di ribattergli.

- Odette, TI RENDI CONTO CHE SONO IL TUO FIDANZATO!? Nonché FUTURO MARITO?!?-

-  ME NE RENDO FIN TROPPO BENE CONTO!-  gridavano tutti e due in preda alla rabbia.

- cosa è successo? -  abbassò il tono Derek, gridando non avrebbe ottenuto niente.

Lei non parlò.

-  Odette, ti ho chiesto cosa è successo. - la rinchiuse con le braccia in una gabbia da cui lei non sarebbe uscita fino a quando non gli avesse dato una risposta.

- un Bacio!-  disse una terza voce affannata dall’ingresso della serra.

- come prego? - trasalì Derek

- c’è stato un bacio! - Disse Roran avvicinandosi ancora di più a Derek che non accennava a lasciare Odette. La ragazza si sentì morire, quello era uno di quei segreti che non avrebbe mai voluto confessargli.

- un… bacio? - Derek era turbato e sconvolto. Aveva baciato Odette per la prima volta quello stesso pomeriggio, Odette aveva detto di aver ricevuto il primo bacio da lui, che gli stesse mentendo? Derek sentì salirgli la rabbia, dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non saltare al collo di quel ragazzo.

- Sei un bugiardo, non ti credo! - Derek volse il suo sguardo ad Odette – se è successo veramente qualcosa, voglio che sia tu a dirmelo. – una piccola speranza si era accesa in lui, quel ragazzo, quel plebeo, mentiva. Non poteva essere altrimenti, Odette non avrebbe mai fatto una cosa del genere.   

- è vero. Ma non è stato un vero e proprio bacio, è stato frutto di un incidente… -

Derek era basito, com’era potuto succedere? Com’era potuto accadere che la sua fidanzata avesse baciato un altro uomo? In un istante la lasciò andare e si diresse minaccioso verso Roran. – non la passerai liscia! Come ti sei permesso! - Odette finalmente era libera da quella morsa. Derek la spinse via,

- pensavo che essendo un principe conosceste le buone maniere… - Roran non poteva più guardare senza fare niente il principe che continuava a maltrattare la Principessa Odette. - a quanto pare mi sbagliavo. -

Derek lo spintonò aspettando che reagisse, prima che la situazione potesse peggiorare Odette si frappose fra i due.

–Derek, aspetta, non è quello che sembra! –

Il ragazzo la guardò e la vide per la prima volta come una traditrice.

- Se solo mi lasciassi spiegare. Non c’è stato assolutamente niente! –

- Un bacio con un altro? Io non lo chiamerei esattamente niente! Levati davanti Odette. – le ordinò con tutta l’autorità che aveva in corpo.

- Se alzerai anche solo un dito su questo ragazzo, ti giuro, quant’è vero che sono la principessa, romperò il fidanzamento. - Odette schiarata tra Derek e Roran, guardava il ragazzo davanti a lei dritto negli occhi facendo appello ad un coraggio che non sapeva di avere. Derek non poteva picchiare qualcuno, non era questo il tipo di uomo che avrebbe sposato.

- Tu non hai questo potere Odette, non l’hai mai avuto. Se fosse così l’avresti già rotto da tempo. - ribatté Derek sorridendole beffardo.

- Non mettermi alla prova Derek. - lo guardò seria come non mai.

- Non sono questioni da donne queste, va a piangere da qualche guardia nel corridoio! Va a farti “consolare” dal primo di turno!-  le rispose con rabbia.

<>

Sul viso di Derek arrivò un sonoro schiaffo che rimbombò per tutta la serra; Odette era arrabbiata e ferita, ma soprattutto arrabbiata.

- Come puoi dirmi una cosa del genere? – lacrime di rabbia presero a velarle gli occhi. – da che ho avuto memoria sono sempre stata una tua proprietà. Non ho mai fatto nulla per meritarmi queste tue parole. -
Prese per un braccio Roran che assistette a quella scena senza fiatare

– Il nostro fidanzamento è rotto. Non voglio vederti mai più. - dopodiché uscì dalla serra.

****

Roran camminava seguendo la principessa che lo stava conducendo chissà dove – non romperete davvero il fidanzamento? -  trovò il coraggio di parlare.

Odette voltò leggermente il viso, aveva gli occhi arrossati e stava piangendo; era sconvolta.

– non sono mai stata così seria. -

- Principessa, dove stiamo andando? -

- da mio padre, il Re; voglio andarmene da qui. -

Roran si fermò, facendo fermare anche lei. - Principessa, siete sconvolta, potreste pentirvi di quello che state facendo, calmatevi un po’ prima, rifletteteci bene. -  

Odette lo guardò come se lo vedesse per la prima volta, – hai visto come mi ha trattata? Cosa stava per fare?! Ti avrebbe picchiato, per una cosa non vera poi! Sai bene quanto me che quello non era un Bacio! Cosa avrei dovuto fare?! Sarei dovuta rimanere lì a guardare? Non ha ascoltato le mie spiegazioni, mi ha dato della “poco di buono”! - scoppiò a piangere nascondendosi il volto con le mani.

- Non ho mai fatto nulla per meritarmi tutto questo! Sono sempre rimasta fedele ai patti. Fedele al nostro fidanzamento. -

Roran la prese per mano e la condusse fino alle sue stanze, sapeva bene quanto il chiacchiericcio della servitù potesse creare scandali dal nulla. Arrivati nella stanza la fanciulla si andò a sedere vicino al fuoco, Roran era rimasto in piedi non sapendo cosa dovesse esattamente fare. Odette gli fece segno di venire a sedere vicino a lei accanto al fuoco.

Non aveva smesso un solo istante di piangere. Derek aveva ragione su una cosa. Perché ogni volta che parlavano finivano per litigare? Perché le cose tra di loro andavano sempre male? Forse davvero non erano destinati a stare insieme, gli ostacoli che ogni giorno si mettevano in mezzo sembravano incrinare sempre più il loro rapporto.

-  non appena sarò presentabile, - sorrise asciugandosi le lacrime che cascavano copiosamente sulle sue guance, - andrò da mio padre e lo convincerò a rompere il fidanzamento, dopodiché gli chiederò di preparare la nave per salpare. -

Roran l’ascoltava in silenzio.

- Dopo quello che è successo con Derek, nemmeno tu puoi restare qui, mi dispiace averti causato così tanti guai, se tu vorrai potrai venire nel mio regno ad Aldershot. - per un momento ripensando a casa sua le tornò il sorriso.

- Principessa Odette, tutto questo è successo per causa mia e vi chiedo scusa. Non avrei dovuto intromettermi prima ho sbagliato, ma se l’ho fatto è perché oltra ad un immensa stima per voi, non posso negare di provare anche degli altri sentimenti che so essere sbagliati. Il vostro posto è qui; voi dovete restare a fianco del principe Derek. - il ragazzo dagli occhi nocciola abbassò lo sguardo.

- Non devi rispondermi subito, pensaci su. - La ragazza bionda ignorò le parole dello stalliere.

Uscì dalla sua camera lasciando Roran da solo nella sua camera, diretta verso lo studio di suo padre.

Se ne sarebbe andata di lì, in un modo o in un altro.

****

- … potrebbe essere un problema. -  diceva una voce femminile.

- se le cose sono andate come dite voi, dovremo ripensarci un momento. - diceva la voce maschile.

- forse è meglio separali e farli rincontrare direttamente il giorno stabilito. - continuava lei.

- si, sarebbe meglio, quantomeno per evitare ulteriori inconvenienti. -

<>

- avanti -

Odette entrò nello studio -  Padre? Regina Uberta? -

- Cara, vieni pure -  l’esortò il padre.

- dovrei parlarvi padre, in privato -

Guglielmo scambiò una rapida occhiata preoccupata a Uberta.

- Ho anche io delle faccende da sistemare… - La regina Uberta voleva parlare con Derek di quanto accaduto, le voci delle cameriere non sempre erano attendibili ma vedendo Odette con quegli occhi rossi e gonfi si convinse che per una volta, non avevano esagerato nel loro racconto.

Rimasti da soli padre e figlia si guardarono per un momento. Fu Re Guglielmo a rompere il silenzio, invitando la figlia a sedersi nella poltrona dello studio.

-  padre, vorrei parlarvi riguardo al fidanzamento con il principe … Derek. - Odette non se ne era resa conto, ma nominare il suo nome in presenza del padre le fece risalire le lacrime.

- Odette, ma hai pianto? - Il padre stava guardando attentamente la figlia, non l’aveva mai vista in quello stato e gli fu evidente che aveva pianto abbastanza per ridursi in quello stato.

- Non è importante adesso, - glissò lei - Sono successi recenti avvenimenti che mi spingono a rifiutare il fidanzamento con… lui. -

- Sono già al corrente di quello che è successo, ed eviterò di dirti che da ciò che ho sentito mi sembra evidente che anche tu abbia una considerevole parte della colpa, tuttavia i litigi sono normali nelle coppie… -

Come aveva fatto suo padre ad essere già al corrente di tutto? Quanto tempo era passato da quando lei era arrivata in camera e poi aveva deciso di andare a trovarlo? Ma soprattutto, che cosa gli era stato raccontato?

- si padre, ho pianto. E si, i litigi sono normali nelle coppie, ma noi non lo siamo! Non posso sposare una persona del genere! Così rozza, immatura e con quell’indole irrequieta! -

- Odette smettila di insultare Derek, ti stai comportando come una bambina! – Le sue parole non suonarono come un rimprovero ma più come un ordine.

La bionda si alzò di scatto dalla poltrona. Nessuno la capiva. Nemmeno il suo stesso padre.

- Forse proprio perché lo sono padre! Non posso sposarlo.
Dopo quello che è successo oggi non posso onorare la promessa che voi avete fatto.
Mi avete venduta, mentre io ero ancora in fasce.-

Il volto di Re Guglielmo mutò espressione, Odette non gli aveva mai detto una cosa simile.

Anni e anni di esperienza in trattative politiche lo aiutarono a formulare con calma la sua ennesima frase

- Il nostro unico errore è stato quello di farvi conoscere prima del matrimonio, speravamo fosse meglio così ed invece... Avremmo dovuto farvi incontrare il giorno delle nozze, come tutte le famiglie reali fanno. -

Guardò serio sua figlia - Odette, adesso voglio che tu torni nelle tue stanze e mediti su ciò che hai detto. Domani quando salperemo per ritornare ad Aldershot mi aspetto le tue scuse. Non ho più intenzione di ritornare su questo argomento, il matrimonio sarà celebrato e tu sposerai Derek. Così abbiamo deciso e così sarà. –

Odette si alzò dalla poltrona malamente, non disse una sola parola. Richiuse dietro di sè la porta dello studio; andare a parlare con suo padre era stato un grosso errore.

Pochi minuti dopo si ritrovò sul suo letto affondando il viso tra i cuscini, voleva restare da sola, aveva bisogno di riflettere su cosa fare. Le sue mani trovarono una busta adagiata sulle lenzuola, probabilmente era volata lì quando lei si era seduta.

Su di un lato in bella calligrafia era scritto :

per la principessa Odette

 non aprire prima della partenza”.

 

Di chi mai poteva essere quella lettera? E perché avrebbe dovuto aspettare la partenza? Le molte emozioni della giornata la portarono ad assopirsi sul letto, pensando a quello che l’indomani l’avrebbe aspettata, agognando il suo ritorno a casa a metà estate, il non vedere più Derek, e la lettura di quella lettera che stringeva al petto. Provare dolore e gioia allo stesso momento poteva succedere? Perché questo Odette sentiva dentro sé, un inferno di sentimenti contrastanti che da un lato condannavano Derek e dall’altro lo scagionavano ripetendole che in fondo lei lo amava. Pregò che quella notte passasse velocemente e che i dubbi che annebbiavano il suo cuore prima o poi fossero chiariti e chissà magari, sarebbero stati sciolti da quella lettera adesso nascosta sotto il cuscino.

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Capitolo 9
*** Fuga - Atto 8 ***


Fuga – Atto 8

Derek sbatté violentemente i pugni sulla scrivania e la struttura in legno sobbalzò data la potenza di quell’impatto.

Le sue dita erano talmente strette che gli rimasero i segni nei palmi non appena le aprì, il calamaio rovesciato stava spargendo l’inchiostro nero sulle pagine bianche che non erano volate via; il resto dei fogli danzava nella stanza fermandosi solamente sotto il tocco del pavimento. Derek si alzò iniziando a camminare nervosamente su e giù per tutta la stanza, il suo unico pensiero era:

“come aveva potuto fargli questo?”

Aveva commesso un grosso errore, si era innamorato di lei e questo lo aveva mandato in tilt, non riusciva più a ragionare, aveva cercato di ripudiare questo sentimento forte per non apparire stupido e volubile davanti a lei.

La gelosia però aveva avuto il sopravvento.

Si avvicinò al caminetto acceso, appallottolò la lettera che aveva scritto e la gettò tra le fiamme, vedendola bruciare tra le scintille come incantato da una danza.

Per troppo tempo aveva tenuto a bada la sua possessività nei confronti di quella ragazza bionda che gli faceva perdere il controllo; l’aveva stregato con quei suoi modi decisi, con quei grandi occhi azzurri che ogni volta incontrassero i suoi parevano scavargli dentro; si portò una mano alla testa scompigliandosi i capelli castani nervosamente dopodiché si sedette alla scrivania nel tentativo di comporre una lettera da darle prima della partenza.

Sua madre l’aveva raggiunto nel pomeriggio e aveva preteso da lui spiegazioni per quello che aveva sentito da due cameriere, raccontandogli che Odette li aveva poi raggiunti nello studio con gli occhi gonfi e arrossati pretendendo di parlare da sola con suo padre. Ne Uberta ne Derek sapevano esattamente cosa si fossero detti, ma quando Re Guglielmo aveva comunicato a Uberta che era necessario che loro ripartissero il giorno seguente la Regina era rimasta molto sorpresa. “Il matrimonio si sarebbe fatto”, aveva poi confermato il re, ma sua madre aveva insistito per sapere qualche altra cosa in più che ovviamente non gli fu detta.

E adesso Derek si ritrovava lì, in camera sua a gettare migliaia di fogli nel fuoco senza riuscire a trovare le parole giuste. Non era mai stato bravo a scrivere lettere, non ne aveva mai scritta una per una ragazza e la sua di ragazza gli aveva da sempre intimato di non scrivergliene; lui dal canto suo non ne aveva mai sentito il bisogno, la necessità di scrivergliene una; sapeva affrontare qualsiasi situazione, era stato istruito a questo dopotutto, poteva scongiurare crisi, scrivere messaggi cifrati per stipulare alleanze, dichiarare guerre; avrebbe potuto combattere dozzine di draghi, allenarsi sotto la pioggia, persino un giro di ferma la freccia con Bromley non lo atterriva, ma scriverle una lettera risultava quanto di più pericoloso e complicato ci potesse essere.

Avrebbe fatto meglio a rinunciare subito, ed effettivamente fu quello che fece, si buttò sul letto pesantemente; quella sarebbe stata la notte più lunga della sua vita.

Chiuse gli occhi ripensando ad Odette, come si era voltata contro di lui per difendere quel ragazzo smidollato, quel ragazzo che agli occhi di lei evidentemente appariva più gentile interessante e piacevole di lui. Come poi si era voltato questi, dandogli del cafone, l’aveva fatto saltare in bestia, avrebbe dovuto fargli mangiare tutti i denti per essersi azzardato a dire una cosa del genere! Se non ci fosse stata Odette a minacciarlo in quel modo probabilmente l’avrebbe fatto; già, Odette lo aveva minacciato di rompere il fidanzamento e tutto per cosa? Quel ragazzo…

Quel ragazzo l’aveva baciata, si era impossessato di labbra non sue, delle labbra cui Derek aveva apposto il suo segno. Odette era solo sua, non si doveva discutere su questo; ma a quanto pare lei non teneva così tanto a lui. Si girò su un fianco guardando verso la porta, ricordava bene quel giorno in cui lei era entrata per riprendersi il suo libro, la discussione che avevano avuto. Tutta quella questione sul primo bacio… a chi darlo… lo doveva capire allora che non intendeva baciare lui! Quando era andato nella serra voleva spiegarle che aveva fatto tutto per lei, aveva voluto creare l’atmosfera adatta, voleva che il ricordo di quel giorno diventasse indelebile e sicuramente lo sarebbe stato, ma non per il motivo che intendeva lui. Derek si sentiva frustrato, tutto stava andando a rotoli e lei gli aveva gridato contro che non voleva mai più vederlo. Sapere che lei tenesse di più a un altro uomo lacerò il suo cuore, sapere poi che l’indomani sarebbe partita e che non avrebbe avuto più modo di vederla, questo gli inferse il colpo finale.

****

Odette si svegliò di malumore, non era riuscita a dormire molto bene, gli avvenimenti del giorno prima l’avevano sconvolta, non era riuscita a chiudere occhio. Tutto era pronto per la partenza, ormai poche ore la separavano dal suo viaggio verso casa; lo sguardo le cadde sulla lettera un po’ stropicciata, caduta dal letto durante il suo sonno notturno se così si poteva chiamare, si sedette sul divanetto e iniziò a scartare la busta.

- principessa, dieci minuti e partiamo per il porto- le disse la cameriera aprendo la porta.
- va bene, grazie- la cameriera andò via e finalmente poté rimanere sola e scartare il contenuto della busta.


"Questa lettera è indirizzata alla principessa Odette,”

“Salve principessa, se state leggendo questa lettera vorrà dire che probabilmente sarete già in viaggio verso il vostro regno, e che quindi le nostre strade si sono divise; ora che vi so al sicuro, mi permetto di parlarvi liberamente in questo mio scritto, capisco perfettamente se mi vedrete come sfrontato e inopportuno, ma questo sarò il nostro ultimo contatto quindi, perdonatemi.
Dal primo momento in cui vi vidi, capii che avevate bisogno di un aiuto, e non si lascia mai una fanciulla in difficoltà, e voi non siete una fanciulla qualsiasi ma la principessa. La vostra bellezza vista di persona abbaglierebbe qualsiasi persona normale, ed io come tale, ne rimasi abbagliato. Fu però parlandovi che per me non ci fu più via di fuga, iniziai a nutrire un forte sentimento di protezione per voi, vedervi in quello stato per colpa di un uomo probabilmente troppo stupido per rendersi conto della fortuna che aveva, mi squarciava il cuore ogni istante, non avreste meritato tale destino, tale sorte, eppure, mi trovai a supportarvi in una scelta che il mio cuore reputava sbagliata. Nonostante i nostri ranghi diversi sentivo il bisogno di aiutarvi, un bisogno che nasceva dalle pretese egoistiche di un povero stalliere che voleva tenere ancora per un altro po’ con se, quell’angelo che gli aveva rischiarato l’anima. Le vostre dolci labbra premute sulle mie appartenevano ai miei sogni più segreti, sogni proibiti che mai nessun gentiluomo dovrebbe fare-
Odette arrossì visibilmente, leggendo questa prima parte, inconsciamente l’aveva avvicinata sempre più al suo viso, potendo quasi sentire il profumo della persona che l’aveva scritta.
" non avrei mai immaginato di godere di un così fugace contatto, contatto che marchiò il mio cuore con il vostro nome, a vita. Ma questo è sbagliato, principessa Odette, io vi amo con tutto me stesso, ma il mio amore non deve essere ricambiato, e anche se lo fosse, cosa impossibile visto la mia condizione sociale, non si può abbandonare tutto, fuggire una vita per stare con il proprio amore. Non si può. O forse si?

Il vostro posto non è al mio fianco, non devo illudermi, con un povero servo come me che futuro avreste? Voi dovete diventare e regina e farvi ammirare da me solo dall’ombra, da lontano. Continuare a rischiare la vita della vostra gente con i vostri dolci sorrisi, con le vostre parole sagge e rassicuranti.

Per questo non posso venire con voi nel vostro regno
perché v'amo
credetemi, questo fa molto più male a me che a voi, non so se il destino mi darà l’occasione di incrociare i vostri sguardi ancora una volta, ma comunque sia, nonostante questo amore mi distrugga dentro, sono comunque felice di aver potuto intrecciare anche se per poco la mia vita con la vostra;

Anche se lascia dentro di me uno squarcio immenso, non avrei potuto saggiare meglio il vero significato della parola amore, se non con voi.”

R.


Odette stringeva nelle sue mani la lettera, la stava stropicciando ai lati, il suo sguardo era perso nel vuoto, amava Derek, ma non aveva mai provato quella sensazione di interesse per qualcun altro così come stava iniziando a provare per Roran. Non aveva mai ricevuto nessuna lettera d’amore, Derek non gliene aveva mai scritte eppure ne era certa, quella era la più bella lettera che qualcuno avesse potuto scrivere per lei. Il suo amore era così tormentato, travolgente ma sentimentale, gentile proprio come il loro primo incontro, ma allo stesso tempo proibito. Gli occhi le iniziarono a bruciare e il cuore le fece male, si appoggiò allo schienale del divanetto, anche lei per la prima volta aveva compreso il vero significato dell’amore. Lui l’amava, era un amore con la quale lei non si era mai confrontata, non aveva mai vissuto, provato, una tale emozione, in confronto a quella lettera, il bacio con Derek sembrava un gioco di due ragazzini. Il fugace bacio con Roran le diede tutte quelle emozioni che il bacio con Derek non le aveva dato; era una cosa meccanica, forzata, non dettata dal bisogno reciproco l’uno dell’altro, non dettata dal sentire un contatto, un altro cuore che batteva, un'altra persona che provava le stesse emozioni, sentimenti. Fu in quel momento che una parte del suo cuore si ruppe.

- principessa, è ora di partire. - la domestica si avvicinò alla principessa non ricevendo risposta.

- va tutto bene?- Odette si stropicciò gli occhi, nascondendo in un pugno la lettera. - si, si, un pò di cenere mi è andata negli occhi, sto bene, andiamo - si alzò dal divano sistemandosi il vestito avviandosi verso la porta. Era quella la cosa giusta da fare? Continuare a seguire ciò che le era stato imposto dal sistema? O rompere le convenzioni, fare quello che le diceva l’istinto, seguire quel ragazzo, ritrovarlo dovunque egli fosse andato, lasciandosi tutti e tutto dietro le spalle?

- Scusatemi, datemi ancora cinque minuti, il viaggio sarà lungo e… - Odette si allontanò dalla domestica, ritornando verso le sue stanze. Fortunatamente non avevano ancora preso i suoi bagagli, o almeno una buona parte dei suoi bagagli, prese una borsa poco appariscente e in fretta e fura la riassettò mettendo dentro l’utile per il viaggio. Una buona scorta di portamonete, e qualche vestito comodo per il viaggio e finalmente aveva fatto; adesso le restava da fare tutto il resto! S’avvolse in una mantella verde bosco e trascinò silenziosamente il bagaglio verso quel corridoio che le aveva mostrato Roran. Riuscì a scendere a tentoni i gradini al buio arrivando direttamente nelle stalle, se tutto fosse filato liscio sarebbe potuta salire sul suo cavallo e scappare via al galoppo.

- fate piano con questo, è un cavallo reale. - stavano prendendo la sua Falada, il suo fedele cavallo, per portarlo sulla nave e lei doveva assolutamente fare qualcosa per impedirglielo.

- il re vuole cambiato un cavallo, dice che non è abbastanza in forze - disse un messo arrivato nelle stalle con il fiatone. I due uomini riattaccarono provvisoriamente il cavallo reale e si diressero con quello da sostituire verso la carrozza.

Fu proprio il colpo di fortuna che stava aspettando.

Odette sapeva di non avere molto tempo prima che qualcuno si accorgesse che qualcosa non andava, doveva scappare alla svelta. Si avvicinò a Falada la quale prese a farle le feste, poi la bionda caricò il suo fagotto sul cavallo partendo al galoppo dalla parte opposta. Non aveva un piano, non aveva una meta, non sapeva dove stava andando, ma sapeva che da quel momento in poi sarebbe stata libera.

Il cielo era grigio, non molto azzurro, forse voleva venire a piovere; Odette cavalcava su sentieri secondari, aveva deciso di uscire dal regno di Derek, di allontanarsi da lì il più velocemente possibile, sicuramente sarebbe stato il primo posto in cui l’avrebbero cercata, e lei non voleva essere trovata, non questa volta. Il cavallo procedeva sicuro fra i sentieri scoscesi che scendevano a valle, Odette aveva visitato molte volte quel regno, lo conosceva abbastanza bene, doveva dirigersi verso i confini per uscire, ma come avrebbe fatto? Come sarebbe uscita senza destare sospetti? Cavalcava ponendosi una serie di domande sul come poter uscire, il suo sguardo cadde su una contadina che stava raccogliendo mele in una cesta vicino una casina, “ma certo! Un travestimento! È geniale! Mi fingerò una contadina e passerò! - fermò il cavallo.

– buona donna, raccogliete mele? - chiese smontando da cavallo.

- si milady, sono le migliori del reame! Assaggiate pure! - la contadina le mise davanti una bella e succosa mela rossa, Odette le diede un morso.

- sono davvero le migliori!- esclamò lei degustandola.

- eh, serviamo il castello reale in persona! - esaltò lei.

- avete dei vestiti vecchi? Da donare? - Strinse di più il suo cappuccio per non farsi guardare in faccia.

- a cosa vi servono? - domando sospettosa la donna.

- c’è stato un brutto incendio su nelle colline, sono rimaste coinvolte alcune famiglie e hanno perso molto… sto andando in paese a chiedere a tutti un po’ di solidarietà… -

- mah certo cara, aspettate un momento qui! - la donna entrò in casa e ritornò con una cesta con alcuni vestiti. –“tenete pure, erano miei di un po’ di tempo fa, adesso non sono più giovane e bella come una volta - sorrise la donna.

- Vorrei acquistare anche un cesto delle vostre mele, sono davvero buonissime – Odette porse alla donna una moneta d’argento mentre quella le riempiva un cesto.

- è troppo denaro, non posso accettare – rifiutò la donna.

- Prendete, è un ringraziamento per il vostro duro lavoro. – le chiuse la mano sulla moneta che ne valeva almeno cinquanta di cesti di mele. – e auguratemi buona fortuna, - le disse Odette salutandola. “ne avrò bisogno.”

Odette caricò la cesta sul cavallo, ringraziò ancora la donna e proseguì per la sua strada, il sole era alto ed era scappata da palazzo ormai da alcune ore… chissà se qualcuno aveva già notato la sua assenza…

****
- Sire – stava tentando umilmente di spiegargli la situazione. – Non siamo riusciti a trovare la principessa. –

- Com’è possibile? Eppure avete detto che era in camera sua mentre i suoi bagagli venivano portati via! Dov’è potuta andare? –

La regina Uberta e Derek erano anche loro fuori dal palazzo per salutare come di consueto, Re e principessa, ma di quest’ultima non c’era più traccia.

-Avete guardato bene in ogni stanza? – il Re era stanco dei giochi di sua figlia, nascondersi in giro per il castello per fargli perdere ulteriore tempo… l’avrebbe rimproverata ben bene non appena fosse uscita allo scoperto.

- Si Vostra Altezza. In verità ci siamo accorti che dalle scuderie manca anche un cavallo. –

Uberta rimasta in disparte sino a quel momento con Derek al suo seguito si avvicinarono al povero servo che stava parlando.

- Manca un Cavallo? – Uberta iniziò a pensare al peggio.

-Si maestà, il purosangue Inglese della –

-Principessa Odette – completò Derek.

Fino a quel momento era stato piuttosto schivo, non aveva chiuso occhio pensando a cosa dirle il giorno seguente, ma adesso stava iniziando a realizzare la situazione.

Non ci sarebbe stato un giorno seguente.

Odette era scappata.

****

Nello stesso momento in cui a palazzo scoppiava il panico per la fuga della principessa, Odette era arrivata nei pressi dell’entrata del paese che sanciva la divisione tra una regione e un'altra, doveva passare dal controllo di frontiera e di certo aveva bisogno di camuffare ben bene il suo aspetto.

- così di certo sarò irriconoscibile! - si legò i capelli raccogliendoli sulla testa, poi nascose il vistoso colore platino mettendovi di sopra un fazzoletto rosso consumato, recuperato dalla cesta di quella buona contadina. Si infilò una camicia bianca larga e sgualcita, uno scialle e dei pantaloni marroni abbastanza larghi, per dare al resto un aspetto più credibile si sporcò la faccia con la terrà, per renderla abbronzata, e fece lo stesso per le mani e il torace.

- sono irriconoscibile, stento a riconoscermi persino io! Adesso Falada, dobbiamo sistemare te! - le tolse le briglie e la legò con della corda, avvolse dei pezzi di stoffa alle zampe per rendere irriconoscibili le tracce degli zoccoli e coprì la sella con la cesta di mele.

- E adesso, speriamo che nessuno mi riconosca…-

*

Attendeva pazientemente in fila il suo turno, mancavano ancora 3 persone prima di lei, fino a quel momento era andato tutto benissimo, nessuno le aveva degnato uno sguardo, a parte qualche giovanotto, ma era del tutto normale; aveva l’aria della perfetta contadina, abbronzata dal sole, con un cavallo con un bel cesto di mele rosse in dorso e una bella dozzina di mele raccolte nella camicia che lasciava scoperta la sua pancia leggermente e che lei aveva prontamente camuffato sporcandola.

- tocca a lei, perché deve uscire? - diceva una delle due guardie piazzate al cancello.

- mia sorella, ha un brutto malanno, forse tifo, devo starle vicino per qualche giorno almeno! - diceva rammaricato l’uomo sulla cinquantina che la precedeva.

- no, non fare il furbetto, ti conosco, sei già uscito altre sei o sette volte per lo stesso motivo…” . lo guardò storto la guardia gridando al prossimo di farsi avanti cacciando l’uomo in malo modo; Odette s’intimidì.

- nome, stato sociale e motivo per la quale deve uscire -

- Salve, sono Gertrude Schalders, sono una contadina. - la guardia alzò lo sguardo per esaminarla, una normale contadina, anzi molto graziosa rispetto alle altre.

- ho perso mia madre lo scorso mese la mia unica famiglia, e la donna per cui raccoglievo mele mi ha mandata via senza pagarmi, ho solo con me queste mele. - la guardia guardò il cesto e poi la camicia della fanciulla, arrossendo notando un pezzo di pelle nuda scoperta. –“ mi ha solo detto, “puoi prenderti tutte le mele che riesci a raccogliere, quelle saranno il tuo pagamento” e così, vado a cercar fortuna. - sorrise con tutta se stessa sembrando credibile. Le guardie la guardavano un po’ scettiche.

- non crediamo che voi… -

- prendetene una! Ssono le più buone del regno! - Odette ne porse una in maniera suadente alla guardia che l’accettò senza fare troppi complimenti. – non crediamo che voi …possiate fare altro qui, andate pure! - sorrisero le guardie spostandosi dalla strada per farla passare. Odette li ringraziò, prese la corda di Falada e continuò a piedi passeggiando fuori dai confini della prima regione.

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Capitolo 10
*** Oro - Atto 9 ***


Oro - Atto 9

Odette stava cavalcando da ormai parecchie ore, il suo unico pensiero al momento era quello di mettere più distanza possibile fra lei e loro. Sapeva fin troppo bene dopo anni di studi sui confini del regno di Derek che per uscire definitivamente dal reame le ci sarebbero volute ancora intere giornate di galoppo sostenuto. Il suo regno era molto vasto e fino a che lei si trovava al suo interno sarebbe stata ancora sua prigioniera.

La notte era calata molto lentamente nel bosco, sia la ragazza che il suo cavallo erano veramente stanchi dopo un ritmo di velocità così sostenuto. Odette aveva spronato il Falada come se ci fosse davvero qualcuno alle sue spalle che la stesse inseguendo e, nonostante avesse messo parecchia distanza tra lei e i il castello, sentiva ancora la sensazione di essere inseguita.

Nel silenzio del calar del sole la ragazza uscì dal sentiero ed entrò nel folto della brughiera, doveva trovare una fonte d’acqua e un posto sicuro per passare la notte. Odette non sapeva quanto ancora ci sarebbe voluto per arrivare alla prossima città, quella mattina aveva lasciato la capitale e sapeva che continuando verso Nord avrebbe dovuto incontrare qualche altro villaggio prima di arrivare ai confini; stava cercando di prendere la via più breve ma senza una cartina iniziare a ricordare ogni singolo punto sulla mappa le iniziò a sembrare difficile.

“ah, mi caro cavallo, abbiamo fatto molto oggi, domani ci spetta un’altra dura giornata!” gentilmente gli tolse il cesto di mele dal dorso mettendogliene una manciata davanti come ricompensa, alla fine era riuscita a trovare un ruscello e adesso si stava adoperando per accendere un fuoco.

“accendere un fuoco è più complicato di come è descritto sui libri!” si lamentò lei –“ah finalmente si è acceso! - guardò le mele lì accanto a lei, -  dovrò sbrigarmi ad arrivare in città, non posso mica mangiare mele per tutta la vita! Non è salutare! -  

Dopo la “cena” si stese vicino al fuoco coprendosi con il suo mantello da viaggio, il prato era duro rispetto al letto in cui era abituata a dormire e in camera sua non vi erano tutti quei rumori della natura. Forse fu proprio per questo o per l’adrenalina che sentiva ancora in corpo ma iniziò a pensare a casa.

Chissà cosa stava succedendo in quel momento a palazzo. Avevano scoperto la sua fuga o pensavano si trattasse di uno scherzo? E suo padre? Come aveva reagito?
Mentre guardava le stelle le venne in mente Derek e le possibili scenate che avrebbe potuto fare, per un momento si sentì in colpa ma poi decise di distogliere i suoi pensieri e dedicarsi totalmente a quei piccoli puntini luminosi che brillavano su nel cielo.

-  non mi sono mai addormentata guardando un panorama così stupendo. È la cosa più bella che ho visto in vita mia” . Detto questo chiuse gli occhi e in men che non si dica, cadde in un sonno profondo.

****
- non possiamo stare con le mani in mano! Dobbiamo fare qualcosa! -

- e cosa proponi? -

- andarla a cercare, mi pare ovvio! - diceva la regina Uberta. Anche a palazzo era calata la notte e quando tutti si erano resi conto che la principessa Odette non sarebbe saltata fuori da dietro un albero, lo shock aveva impedito a tutti di pensare a cosa fare. Tranne che alla regina ovviamente.

- Io non ho intenzione di correrle dietro! – E così alla fine lei aveva mantenuto la sua parola. “non ti voglio vedere mai più” gli aveva detto, e così era fuggita; e lui ne era sicuro, era scappata con quello stalliere.

- Derek!! - lo rimproverò lei.

- Che ci vada suo padre a riportarla qui, dopotutto è voluto rimanere ugualmente dopo la sua “scomparsa” - diceva sempre più seccato il ragazzo seduto su una sedia in pelle nello studio della madre.

- Può essere stata rapita da qualcuno! - continuava concitata la regina passeggiando avanti e indietro.

- Oh no, non credo, a quest’ora ce l’avrebbero già restituita, probabilmente con una lettera di scuse e chiedendoci di richiuderla a vita nella torre più alta! - rise lui. Sua madre non gradì la battuta e gli rivolse un’occhiataccia. Derek si alzò,

- Ammettete la verità, è scappata, è fuggita! Mi pare logico, è del tutto normale che… -

- normale cosa?? Avevamo preso degli accordi!-

-  ma lei ama un altro, vi ha fatto ben capire che se ne infischia dei vostri accordi. - disse a bassa voce lui.

-  un altro??! Derek! Cosa sai tu di tutta questa storia? - si avvicinò minacciosa la madre.

-  dimmi chi è!! - Derek tacque.

-  è un altro principe? È di un regno più grande del nostro!? È più ricco? È più potente?-

Sua madre si stava facendo in testa un castello di complotti e sotterfugi che in realtà non esistevano, rise, Derek rise amaramente stringendo i pugni, gli costava molto ammetterlo a voce alta.

-  è uno stalliere…-  bisbigliò con i denti serrati.

Sua madre si sedette in preda ad uno svenimento. –“ s..s…st..stalliere? –

- no. La ragazza dev’essere riportata indietro… - si disse fra sè e sè la donna.

Derek la guardò con un misto di curiosità e rassegnazione – come? -  

- psicologia, mio caro. Ci frega sempre a noi donne -

***

Il sole era alto nel cielo. –“ grimild.. perché non mi hai svegliat… - Odette aprì gli occhi sbadigliando, si trovava in una foresta con suoni e rumori diversi, aveva dormito su dei sassi e aveva tutta la schiena coperta di lividi, il suo cavallo mangiava erba tranquillamente lì vicino e per una volta si sentiva più a suo agio di quanto non lo fosse lei.

Per un attimo tutto quello che aveva fatto le era sembrato un sogno, un insolito e strano sogno, di quelli che ti sembrano reali e che riesci a ricordarteli una volta sveglia, ma quello non era un sogno, no, Odette era davvero fuggita da palazzo,

- Sono una stupida… ancora adesso non posso credere di averlo davvero fatto. - si alzò sgranocchiando una mela per colazione, rimise le sue cose su Falada e si preparò ad un'altra dura sessione di galoppo intensivo.

Dopo parecchie ore nell’inoltrato pomeriggio Odette riuscì a scorgere una cittadina all’orizzonte. Mentre ne varca la soglia alcune ore più tardi quasi si spaventò quando un uomo nel bel mezzo della strada incominciò ad urlare:

- UDITE UDITE! –

Alcune persone si fermarono ad ascoltare, lei invece continuò a procedere con indifferenza cercando di non farsi notare.

-  LA PRINCIPESSA DEL REGNO DI ALDERSHOT ABBANDONA LO SPOSO SULL’ALTARE! UDITE UDITE! -

“Aldershot! Ma stanno parlando di me!!” si fermò nel bel mezzo della strada per ascoltare.

- LO SPOSO SI RIPRENDE PRESTO DAL TRAGICO EPISODIO E LA RIMPIAZZA CON UNA PIÙ GIOVANE! UDITE UDITE! -

- Cosaaaa??? – Ad Odette scappò un urlo che cercò di soffocare immediatamente.

-  Quest’anno il nostro regno festeggerà ugualmente delle nozze reali! I preparativi per ricevere la nuova consorte sono già iniziati! A breve il trasferimento di lei nella dimora del futuro marito! - Odette si avvicinò a quell’uomo per avere altre informazioni.

- scusi buon uomo, cosa mi può dire in più? -

- riguardo questa faccenda? Beh, non mi stupirebbe se adesso fra i due regni non nascessero delle tensioni politiche, dopotutto entrambi sono molto grandi ed entrambi mirano al dominio delle acque su cui da entrambi i lati si affacciano e inoltre -

-  riguardo al principe e alla principessa…- tagliò corto lei. Non voleva sentire un gazzettino politico da chi poi di politica non ne capiva nulla!

L’uomo la guardò pensando all’ennesima donna che gli chiedeva qualche pettegolezzo sulla coppia reale - Pare che dopo molti anni di fidanzamento non ne abbia potuto più e l’abbia abbandonato sull’altare, i motivi ufficiali non si sanno ma tutti girano voci su una presunta fuga d’amore… Beh ma il principe comunque non deve aver perso molto tempo a trovarle un rimpiazzo, a breve arriverà una nuova consorte a palazzo per discutere dei vantaggi politici e per fissare una data, che dire! Vorrei essere presente al matrimonio!! Ahahah- rise quello alla fine.

Odette era furente, girò spalle e continuò a camminare non badando a dove stesse andando. “Diceva di amarmi… che tutto quello che mi diceva era la verità, e poi cosa fa? Sono scappata da 24 ore e ha già trovato un'altra con cui dimenticarmi. Sono stata sostituita come uno straccio vecchio.”

Si infilò in un vicolo meno frequentato, una lacrima calda prese a scenderle dal viso. E adesso perché diamine stava piangendo?!

“ me lo sarei dovuto aspettare, per lui sono sempre stata un peso, aveva detto lui stesso che a volte sognava che io non fossi mai nata. E che se anche io non ci fossi stata ci sarebbe sempre stata qualcun'altra.” Odette serrò i pugni e tentò di trattenere le ulteriori lacrime che avevano preso a sgorgare, d’improvviso le passarono davanti tutti i ricordi legati a Derek in cui i momenti salienti si succedevano in un turbinare di emozioni e ricordi.

Basta, doveva dimenticarlo. Lui l’aveva fatto in meno di 24 ore, a lei ci sarebbe voluto più tempo ma non gli avrebbe permesso di invadere i suoi pensieri con quei ricordi che condividevano. Non più.

Riprese a camminare e nella stessa via in cui si era infilata vide un’insegna in legno appesa all’edificio

“Il cigno bianco – locanda”

- Non potrei sopportare un'altra notte all’aria aperta ho bisogno di un buon letto dove dormire, e sicuramente… di schiarirmi le idee. - Entrò nella locanda, una modesta costruzione su due piani interamente in legno. Al suo interno vi erano molti uomini dalle diverse estrazioni sociali, perlopiù mercanti e viandanti, intimorita da quel nuovo ambiente si avvicinò in punta di piedi al bancone dell’oste.

- buon uomo, vorrei pernottare qui stanotte. -  disse con un fil di voce nascosta da sotto il mantello.

L’uomo barbuto alzò lo sguardo, poteva avere una cinquantina d’anni, aveva ancora tutti i capelli sulla testa, capelli rossi come il pelo della volpe e del medesimo colore era la barba ispida che cresceva rigogliosa sul mento. Rivolse gli occhi grigi di sbieco alla giovane. – chi garantisce per voi? -

- come prego? -  

- chi garantisce per voi? - chiese a tono più alto l’uomo asciugando un bicchiere con uno strofinaccio.

- io, credo di non capire cosa intendiate, posso pagare. - Odette mise la mano al sacchetto di velluto rosso mostrandolo all’oste, i cui occhi si illuminarono.

- gioia, voi siete una donna, non posso fare pernottare nessuna donna senza la garanzia di un uomo. Dovrò chiedere di andarven… -

- garantisco io per lei. - un giovane uomo si avvicinò al bancone intercedendo per la ragazza bionda.

- voi, la conoscete? - chiese l’uomo titubante.

-  si, è una vecchia conoscenza. - sorrise il ragazzo convincente.

- e va bene allora, portate pure il vostro cavallo nella stalla, li lo potrete rifocillare, per quanto riguarda la stanza, dovrebbe essere rimasto un letto disponibile in una doppia. -

- credo si riferisca alla mia stanza, ho un letto in più vuoto. - intervenne il giovane ragazzo dai capelli corvini. –

Odette si allarmò. – non avete una camera singola? E per le stalle, sarò felice di pagare uno stalliere! -  

- credete di essere forse in un castello?! Non abbiamo uno stalliere, principessa! - sentendosi chiamare a quel modo Odette si irrigidì. - per la stanza, ringraziate che questo vostro vecchio amico vi fa pernottare, un altro vi avrebbe cacciato fuori a pedate, e ora levatevi dalla mia vista prima che cambi idea! – la scacciò l’uomo ritirandosi nelle cucine per servire ai clienti il pranzo.

Odette era sconcertata da quell’atteggiamento così maleducato. In confronto Derek era cento volte più gentile! Così come rapido era arrivato quel paragone lo cacciò con difficoltà fuori dalla mente, doveva pensare ad altro adesso, quel giovane che aveva garantito per lei dentro la locanda adesso la stava seguendo. La bionda ancora avvolta nel mantello verde si diresse verso la stalla guidando Falada, il povero cavallo aveva la sella addosso da ben due giorni perché Odette non aveva idea di come si togliesse una sella, cercò di ricordare come vedeva fare agli stallieri sperando che in un modo o nell’altro quella cosa venisse via.

- Sei in difficoltà? Sembrerebbe che non hai mai smontato una sella in vita tua… - il ragazzo si appoggiò allo stipite di legno osservandola incuriosito. – vuoi che ti dia una mano?-

Odette non era mai stata chiamata di tu da qualcuno, solo da Derek in maniera intima e delle volte con suo padre, ma mai nessuno si era rivolto a lei in quel modo sfacciato, represse l’irrefrenabile voglia di rimetterlo al suo posto chiedendogli di chiamarla per “voi” e non di “tu”. – Credo che voi mi abbiate aiutata già abbastanza, - disse lievemente acida rivolgendogli sottolineando il “voi”.

Il ragazzo si staccò dallo stipite e si diresse verso di lei a passo sicuro, si mise dalla parte opposta della ragazza e smontò la sella dal suo lato con rapidità. –“sei un tipetto strano tu… - continuò lui facendo il giro. Odette si scansò lasciando fare al giovane.

- non hai mai smontato un cavallo, non sai delle regole delle garanzie degli uomini, e in più non ti sei stata per nulla prudente ad uscire il borsellino carico di monete davanti tutti quei “brav’uomini”. Questo poi, non è un cavallo comune, le sue finiture sono pregiate, un purosangue se non erro – identificò la razza del suo cavallo con una sola occhiata.

La bionda fece un passo indietro intimidita. – l’hai rubato? - chiese il giovane tranquillo mettendo il cavallo nel box vicino a dove c’era il suo, un comune cavallo nero meticcio. Vedendo che la ragazza non rispondeva le pose un’altra domanda. – hai rubato anche quelle monete? -

Odette non sapeva come destreggiarsi in quella situazione, non sapeva chi era il suo interlocutore, poteva essere un malintenzionato che non appena riconosciute le sue origini avrebbe potuto fare del male, forse sarebbe stato il caso di fingersi un ladra… e se fosse stato peggio? Doveva prendere tempo.

- non so chi voi siate, ma ai miei occhi potreste essere come tutti quegli uomini lì dentro. - disse indicando la locanda.

- un malintenzionato? -  rise lui. –non riconosci neanche la differenza tra i buoni e i cattivi - continuò a ridere.

-  diciamo che attualmente chi credevo buono si è rivelato diverso da quel che pensavo fosse. -

- ah, un amore finito male… adesso è tutto più chiaro - indagò lui fingendo di sapere ogni cosa.

- perché fate tutte queste domande ! non so neanche chi voi siate! -

- sapere il mio nome ti rassicurerebbe? E magari potresti anche finirla di darmi del voi, questo continua a renderti più sospetta…-

Odette annuì stringendo tra le mani il suo fagotto che avrebbe dovuto sistemare nella stanza, ma non prima di aver classificato quel ragazzo come amico o come entità pericolosa.

- mi chiamo Gideon, e tu? -

- io mi chiamo… - Odette era titubante, sapeva che il suo nome non era comune come gli altri…

- non ricordi come ti chiami? -  scherzò lui.

- ricordo benissimo il mio nome. Solo che non mi va di dirtelo! -

- e va bene, non vuoi dirmi come ti chiami? Beh in qualche modo dovrò pur chiamarti… vediamo un po’, ti inventerò io un nome… Trovato! Oro -

Odette che si stava dirigendo verso la locanda per vedere la sua stanza si girò per protestare. –“oro?? Che razza di nome sarebbe!-  

Gideon la raggiunse e le prese di mano il bagaglio. – era il nome del mio cagnolino…-  le sorrise beffardo facendole strada.

****
- sappi Uberta, che io non acconsento! - protestava il re a gran voce nello studio della regina.

-  Bisogna usare metodi drastici, è per colpa vostra che devo procedere così, avreste dovuto insegnare a Odette a rispettare i piani e non a fare di testa sua!-  

- forse voi avreste dovuto insegnare a Derek il rispetto per mia figlia! Se non si fosse comportato come noi sappiamo a quest’ora non sarebbe successo niente!-

- mio figlio però non si sarebbe mai azzardato a fuggire con una cameriera! Ceto sempre più alto di uno stalliere… - rigirò il coltello nella piaga.

Derek che era rimasto in silenzio a guardare quei due che s’insultavano in maniera ridicola si alzò e uscì dallo studio sbattendo la porta.

Parole, erano solo parole di disperazione quelle che si dicevano, e nessuna di quelle parole avrebbe riportato a casa Odette.

 

Curiosità:

Ero indecisa sul nome da dare a questo nuovo personaggio, così ho cercato nomi celtici su internet, fra i tanti Gideon mi ha colpito, è molto più d’effetto xD. Per il resto spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento! Alla prossima!

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Capitolo 11
*** Inizio - Atto 10 ***


Inizio - Atto 10

Odette stava scrutando quel ragazzo corvino mentre la conduceva nella stanza che avrebbero condiviso.

Gideon, o almeno così aveva detto di chiamarsi, aveva i capelli neri come la notte lunghi fino al collo ed era più alto di lei di una spanna, avrebbe potuto benissimo avere la stessa età di Derek, probabilmente era un contadino o un viaggiatore la pelle abbronzata infatti tradiva le ore di lavoro passate sotto a lavorare sotto il sole.  

La bionda si ritrovò a guardarsi le proprie mani per scoprirle sporche di terriccio, la sua bella pelle bianca era ancora imbrattata di sporco e avrebbe fatto di tutto per un bel bagno caldo.

- eccoci, questa è la mia camera, -

Il ragazzo aprì una porta di legno scuro rivelando una stanzetta un quarto grande quanto il suo bagno personale a palazzo, pensare che due persone potessero dormire lì era davvero assurdo! Due letti erano addossati al muro o meglio, due reti con due materassi e sudice coperte. Odette iniziò a riconsiderare l’idea di dormire all’aria aperta.

– che da adesso è diventata anche la tua. - disse il ragazzo posando il bagaglio di lei sul letto più vicino alla porta. Odette cercò di non pensare allo squallore di quella camera o alla sporcizia alta un pollice, invece si diresse verso il bagno, che fortunatamente era nella camera. – Oro, cosa cerchi? -

- Non chiamarmi così!! Sto vedendo se nel bagno c’è una vasca! Oh grazie al cielo si! - ritornò nella stanza da letto e aprì la valigia. Gideon la guardava stranito. Odette invece si prendeva dei vestiti puliti, avrebbe pensato in un secondo momento a come lavare quelli che si sarebbe tolta…  –non hai nient’altro da fare?-  gli chiese vedendo che il ragazzo rimaneva imbambolato sulla porta.

- no, che altro dovrei fare? -

- dovrei farmi il bagno, gradirei restare sola… un’ora mi può bastare… -

- un’ora?! -

Odette si strinse di più nel mantello che ricopriva per intero la sua figura. Gideon non l’aveva ancora vista chiaramente in volto e lei non si sarebbe fatta vedere fino a che non avesse fatto un bel bagno caldo. Poi c’era da discutere il fatto che lei non poteva dormire nella stessa stanza con un ragazzo, ma non era quello il momento di allarmarlo.

- si, per favore, lasciami un’ora da sola in camera, tu va a fare un giro in città. -

Il ragazzo continuava a protestare e dopo diversi quarti d’ora, Odette riuscì a convincerlo a darle una mezz’oretta di tempo. Non appena fu uscito si mosse con rapidità, preparò l’acqua calda del bagno (almeno questo lo sapeva fare) e un cambio d’abiti pulito, riponendo i vestiti da contadina ordinatamente nel sacco. Fu il bagno più veloce della sua vita, dopo aver messo dei vestiti asciutti, asciugò i capelli e li spazzolò al calore del camino. Aveva scelto un vestito rosa pallido, cucito con filo d’oro e ricami azzurri sul corpetto che raffiguravano degli uccellini su dei rametti era uno devi vestiti più comodi e anche carini che aveva ma che stonava terribilmente con il contesto in cui si trovava adesso. Stava giusto finendo di mettere a posto, era consapevole che la sua mezz’ora era scaduta e prima che il ragazzo rientrasse doveva rimettersi il mantello, che dopo aver lavato via il fango, Odette aveva diligentemente messo ad asciugare vicino al camino.

La porta si aprì bruscamente.

-  Gideon dove sono finite le buone maniere? - Odette si voltò, ma quello che vide non le piacque affatto.

Non era Gideon ad avere violato la sua privacy bensì l’oste con delle cattive intenzioni.

- bene bene, il vostro amico non c’è… siete tutta sola... -

Odette indietreggiò verso il camino. – tornerà a momenti. Cosa volete!? -

- beh dipende da quanto posso ottenere … una bimba che va in giro da sola con tutto quel denaro dev’essere la figlia di qualche ricco proprietario terriero, e chissà il suo paparino quanto sarà disposto a pagare per riavere la sua figliuola a casa… incolume s’intende…-  disse con voce maligna l’oste cercando di bloccarla nell’angolo della stanza.

- vi sbagliate! Mio padre è un pover’uomo! Non pagherà di certo per riavermi a casa!-  non appena Odette lo disse se ne pentì amaramente.

-  ah, quindi nessuno vi cercherà… qualsiasi cosa vi accada… forse era meglio per te tacere, bimba. -

Odette gridò e l’oste le si scagliò addosso. –Lasciatemi!!!-  le sue mani grasse le bloccarono le braccia mentre lei provava inutilmente a liberarsi, era terrorizzata, il suo cuore batteva a mille.

- sta zitta!!-  le gridò quello sbattendola contro una parete.

Ad un tratto l’oste le cadde pesantemente addosso, Odette pensò che per lei fosse arrivato il peggio, ma quando sentì due braccia forti che le tolsero quell’uomo di dosso e il ragazzo di prima che l’aiutava a rialzarsi capì che era salva per un soffio.
Si alzò a fatica, aveva battuto la testa molto forte nella colluttazione, vide una bottiglia rotta su tutto il pavimento e capì che Gideon doveva aver colpito l’oste in testa per stordirlo.

- ti senti bene? – Odette tremava dalla paura poi le gambe le cedettero e fortunatamente Gideon la sorresse appena in tempo, la prese delicatamente in braccio e l’appoggiò sul letto dopodiché iniziò a raccogliere tutte le sue cose in giro per la stanza.

- vieni presto… - le sussurrò ad un orecchio scuotendola leggermente. Odette che aveva perso i sensi per qualche istante riaprì gli occhi sentendo ancora il pericolo nell’aria, vedeva tutto appannato e non riusciva a capire cosa stesse accadendo. L’ultima cosa che ricordava era che aveva seguito Gideon fino alle stalle e adesso lui la stava scuotendo per svegliarla.

- svegliati presto! - le posò una mano sulla guancia, che era candida e incredibilmente morbida; finalmente Odette riprese conoscenza. – Derek… cosa sta succedendo? Derek…? – chiamò lei ancora intontita, qualcuno l’aveva presa per mano e la stava guidando da qualche parte.

- presto, sali a cavallo, dobbiamo allontanarci il prima possibile da qui!-  le disse la voce concitata.

Odette salì a cavallo, il ragazzo le aveva poggiato sulle spalle il suo mantello verde e il suo fagotto era ritornato lì al suo posto. Gideon salì sul suo di cavallo –forza, vai! - la incitò.

Odette diede due colpetti ai fianchi del cavallo la quale partì subito al galoppo.

Il ragazzo corvino la raggiunse subito, superandola e facendole strada.

- l’oste… l’oste mi ha aggredita! - iniziò a ricordare Odette.

- hai un talento per metterti nei guai eh… -

Odette ignorò le sue parole – se non ci fossi stato tu… non so cosa sarebbe potuto succedere. – si portò una mano alla bocca soffocando un gemito. Non era così forte come pensava, in realtà fuori dalle mura del palazzo dove la sua voce contava qualcosa, non era altro che una debole e un incapace, una ragazzina che non era nemmeno in grado di badare a se stessa.

-e così siamo delle persone importanti? - la guardò lui.

- siamo…? -

- si, nel senso sei una persona importante. -

Odette negò. – no, non è vero! -

- andiamo… prima potevo avere qualche sospetto anche se si capiva perfettamente che ti eri scurita la pelle, ma adesso non ho più dubbi. Hai la pelle candida segno che non hai mai lavorato sotto al sole, ed è morbida segno che non hai mai nemmeno lavorato in vita tua; hai gli occhi azzurri e i capelli biondi che da queste parti sono rarissimi e non hai mai sellato un cavallo né girato in città. Avanti ormai ti ho smascherata, non ha più senso fingere ancora. Chi sei? -

Odette taceva, continuava a galoppare accanto a lui, istintivamente accelerò l’andatura del cavallo, lo faceva sempre con Derek quando non voleva rispondere a qualche domanda.

Gideon la raggiunse. Lui non era Derek. – ti ho salvato la vita e non ti fidi ancora di me? -

Odette lo guardò confusa. Cosa doveva fare? Era tutto così nuovo per lei!

- sto cercando di fartelo capire in tutti i modi che sono tuo amico, ma se non ti fidi di me non posso costringerti - fece spallucce dispiaciuto il ragazzo svoltando in una radura. Odette lo seguì.

- dove vai? - gli chiese lei una volta raggiunto.

- se non ti fidi di me perché dovresti seguirmi? -

Odette tacque per un istante, poi lo guardò. – la verità è che non ho nessun posto dove andare. – gli disse seria.

Gideon scese da cavallo – si sta facendo buio… saremmo ottime prede per i briganti, conviene fermarci qui per stanotte -

Odette scese da cavallo a sua volta e in silenzio aiutò Gideon a raccogliere della legna per il fuoco.

Da quando aveva iniziato il suo breve viaggio solo adesso iniziava a realizzare che cosa avesse fatto.

Era sola.

Era davvero sola.

E questa volta, nessuno sarebbe venuto a cercarla.

 

****

 

Il fuoco crepitava lento davanti a lei, i due ragazzi avevano messo in comune le loro provviste, Odette aveva delle mele e dell’acqua mentre lui portava sempre con sé del vino e pane e formaggio. La ragazza capì che se divideva il cibo con una persona allora non poteva non fidarsi, avrebbero passato la notte insieme e doveva decidere il sa farsi. Se fidarsi di lui o meno.
Le scintille rosse e gialle illuminavano i loro visi, la ragazza iniziò a studiarlo per tentare di capire che tipo di persona fosse, non sembrava il tipo di persona che avrebbe potuto aggredirla nel sonno, che avrebbe potuto derubarla per poi scappare via, ma ovviamente da una sola occhiata non poteva essere sicura di nulla.

Mentre guardava il fuoco dinnanzi a lei gli parlò, - Odette. - disse sedendosi vicino a lui davanti al fuoco. – mi chiamo così- aveva deciso di fidarsi del suo istinto e per quanto possibile, raccontargli la sua storia.

Gideon attizzò la fiamma. –… perché non volevi dirmelo? È un nome come tanti, solo meno conosciuto -

- per non sapere chi sono io, anche tu sei piuttosto strano. - sorrise lei.

- non pretenderai che conosca tutte le persone di Guildford! -

- ah, quindi è così che si chiama questa regione… -

- non sapevi neanche dove ti trovavi?!-  Gideon era stranito, quella era la ragazza più strana che avesse incontrato!

- devo ammettere di no. – in realtà era convinta di trovarsi proprio dalla parte opposta, ma ovviamente prima di scappare non aveva avuto la possibilità di rubare nessuna mappa e aveva dovuto affidarsi al suo orientamento.

- cosa ti ha spinto fin qui Odette? - chiese lui appoggiandosi ad un tronco.

- diciamo che sto cercando una persona. - disse misteriosa lei.

- per non sapere neanche dove ti trovi direi che più che cercare qualcuno ne sembri in fuga. – il ragazzo era abbastanza maturo e aveva esperienza in quel genere di cose.

Odette si intristì. – può darsi… ma sto anche cercando qualcuno – Quel ragazzo poteva anche aver capito che lei stava scappando ma non avrebbe mai potuto immaginare quale nobile motivo l’avesse spinta a tanto. Le sarebbe piaciuto ritrovare Roran, chiedergli scusa per la marea di guai che gli aveva provocato e magari chiedergli delle spiegazioni per quella lettera che le aveva scritto…

- si tratta di Derek? - proferì normalmente lui.

Odette si irrigidì – come sai quel nome? Chi te l’ha detto!!?-  si allarmò.

- calmati, calmati, hai chiamato quel nome a gran voce mentre eri priva di sensi… probabilmente mi sarò sbagliato… magari è il nome di tuo padre! - cercò di minimizzare lui ma ormai era troppo tardi, vide che qualcosa era cambiato, Odette si era intristita e i suoi occhi avevano mutato espressione, era diventati grigi e tristi.

- … non è lui che cerco… è da lui che sto fuggendo. - disse in tono mesto concretizzando a se stessa il corso delle sue azioni.

- un altro manigoldo, eh? - sorrise lui scherzando - magari un promesso sposo brutto e storpio ahahah- rise lui tentando di farla ridere con il risultato opposto.  

Odette gli lanciò un’occhiataccia di rimprovero, Gideon non poteva credere che scherzando avesse davvero indovinato una parte del passato di quella fanciulla tanto fragile che gli sedeva a fianco.

- no. Ti sbagli. - disse Odette. Gideon tirò un sospiro di sollievo. - non è né brutto né storpio. Anzi è il più bel ragazzo che io abbia mai visto. -  Ad Odette iniziarono a bruciare gli occhi e il naso si arricciò. Anzi, sarebbe più corretto chiamarlo ormai uomo. Odette l’amava ma non perché fosse bello, alto, dagli occhi penetranti e dalla postura fiera, anche se magari questo non le dispiaceva affatto; no, l’amava incondizionatamente per quei pochi momenti in cui lui si apriva a lei mostrandole le sue emozioni, in quegli istanti in cui anche lui diventava fragile.

Ma accompagnato al ricordo di Derek come un pugno nello stomaco si ricordò di ciò che aveva sentito quella mattina. Derek, il suo fidanzato non aveva tentato nemmeno di riportarla indietro, aveva semplicemente trovato un’altra con cui rimpiazzarla. Tutti quegli anni passati insieme, tutte le parole che si erano detti non erano che bugie.

Gideon tentò di distoglierla da quei brutti pensieri – evidentemente è una persona a cui tieni, allora perché scappi da lui? -  

- già… perché sto scappando da lui…? – ripeté retoricamente lei

Il ragazzo dai capelli corvini scosse la testa. – forse nemmeno tu sai quello che vuoi. Forse hai semplicemente paura. E la paura fa fare cose stupide. -

- credevo di sapere cosa volessi – iniziò lei poco convinta – abbiamo litigato in malo modo ed io ho deciso di mandare all’aria il fidanzamento e sono scappata via. –

- Ma ti manca e non lo vuoi ammettere – la guardò di sottecchi e nella sua “non” risposta vide che aveva ragione.

- Torna indietro. Va da lui, e se come credo anche lui è innamorato di te capirà le tue ragioni e vedrai che tutto si aggiusterà da solo- si sentiva proprio una brava persona a dare tutti quei consigli così saggi, uno di quei giorni avrebbe deciso anche lui di stabilirsi in un paese e trovare una brava ragazza.

Odette lo guardò e gli sorrise amaramente. – non posso farlo. Ormai non si torna indietro. –

Un pezzo di legno emanò scintille incandescenti mentre lei continuava a parlare. – e poi lui non mi ama, ti sbagli. Sono scappata da quarantotto ore e lui si è già trovato un'altra. Non è venuto nemmeno a cercarmi. – “Dopotutto, perché avrebbe dovuto farlo?” ricordò a se stessa. “C’è sempre un rimpiazzo… ci sarà sempre un’altra…”

- aspettate un po’…che coincidenza! La vostra storia assomiglia alla notizia che per ora sta facendo il giro della regione, parla di quella principessa del regno di… almoth? Mi pare … che è scappata per una fuga d’amore e il principe ha subito trovato un’altra fidanzata -

- si chiama Aldershot non almoth - lo corresse.

- lo conosci? Conosci quel regno!? - Gideon era estasiato, che la sua compagna di viaggio venisse da così lontano? Odette gli rivolse uno sguardo più eloquente di mille parole. Adesso il ragazzo si ritrovò senza parole.

Ripresosi dallo shock dichiarò quel che lei gli aveva fatto intuire. – voi siete la principessa Odette del regno di Aldershot!? - si alzò in piedi indietreggiando.

- finalmente mi ridate del voi! - rispose tutta contenta.

Gideon non poteva credere di essere al cospetto di un altezza reale, si portò una mano alla nuca senza sapere bene cosa fare.

- suvvia, non fare quella faccia… sono la stessa ragazza che hai tentato di abbordare prima… - gli sorrise scherzosamente Odette.

Il ragazzo le sorrise – cosa ti fa credere che il fatto di aver scoperto che tu sia una principessa mi faccia desistere? - tornò a sedersi lì vicino.

- dopotutto, - continuò – hai detto tu stessa di aver rotto il fidanzamento… quindi tecnicamente sei libera-  

Odette rise, ma la sua fu solo una risata amara. Libertà? Era così che ci si sentiva ad essere liberi? Come se un vuoto avesse preso il posto del tuo cuore? Come se le tue gambe fossero diventati macigni ogni volta che intraprendevano un sentiero che portava dalla parte opposta a casa? Non avrebbe mai potuto immaginare una libertà così diversa da come l’aveva idealizzata.

- e tu invece? Dove sei diretto? – si ridestò lei sviando abilmente il discorso.

- non ho una meta precisa ancora, attualmente sto raggiungendo dei familiari a Farnahn. Di recente è ritornato mio cugino che non vedo da anni e avrei piacere di rincontrarlo prima di proseguire con il mio viaggio. - fece una pausa.

–e tu principessa? Adesso cosa farai? -

- come ti ho detto prima, non posso tornare indietro… - scappando da palazzo non aveva solo mandato a monte il fidanzamento, aveva voltato le spalle a tutto e a tutti, suo padre, il suo regno, la sua corona. Aveva rinunciato alla sua corona fuggendo via, non aveva più una casa e nessuno da cui tornare.

- chi è la persona che stai cercando? - chiese il ragazzo distogliendola dai suoi pensieri.

- prima avevi accennato a qualcuno che stavi cercando… - cercò di richiamare l’attenzione a quell’argomento.

- si… un ragazzo. – come un lampo a ciel sereno si ricordò di Roran.

- ah ecco! Lo sapevo! - si lamentò lui – c’era un altro! C’è sempre un altro…-  sospirò abbandonando le speranze.

- no, non c’è nessun altro!! - s’arrabbiò la bionda. – tra noi non è mai successo niente! Sono sempre stata fedele ai patti, non avrei mai tradito Derek! Non sono quel genere di persona… anche se lui non la pensa nello stesso modo – già, per lui tutto quello che era successo era come un tradimento, non aveva voluto nemmeno ascoltare le sue ragioni.

- e allora chi sarebbe questo? - chiese sempre più confuso Gideon

- un amico. Un buon amico. Lavorava a palazzo però a causa mia se ne è dovuto andare… -

- insomma è stato cacciato. - tagliò corto lui.

- non mi va di parlarne… - concluse Odette sentendosi in colpa per la sorte di un ragazzo che non aveva fatto nulla per meritare tutto quello. – adesso sarà meglio riposare, domani ci aspetta una lunga cavalcata -  Odette si mise comoda come poteva e si preparò a dormire.

- Odette…-

- si? -

- mi chiedevo… se ti andrebbe di viaggiare assieme a me… a parte la piccola sosta dalla mia famiglia sono senza meta, mi piacerebbe accompagnarti nella tua ricerca sempre che tu me lo consenta. -  disse timidamente lui.

- non ci vedo nulla di male-  sorrise Odette

Dal suo giaciglio anche Gideon sorrise, dopotutto poteva sempre farle cambiare idea e farla innamorare di se…

“i mutamenti dell’animo sono continui a questo mondo.” Pensò fra sé…

 

Angolo autrice

L’ultima frase è citata dal film il castello errante di Howl di Hayao Myazaki, viene detta da “testa di rapa” una volta trasformato in principe da Sophie, riferendosi ad un possibile cambiamento di idea da parte di Sophie nei confronti di Howl una volta che lui sarebbe tornato a trovarli, facendo capir palesemente che comunque ci avrebbe sperato. Detto questo spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento!

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Capitolo 12
*** Solitudine - Atto 11 ***


Solitudine - Atto 11

- non sta funzionando… - diceva la voce maschile in un misto di irritazione e rassegnazione.

- forse ci vuole più tempo… - la voce femminile invece era tremolante e continuava a rigirarsi sulla soffice poltrona dello studio.

- più tempo passerà più lei si allontanerà ancora di più, questo sistema non la farà riavvicinare! - il ragazzo sbuffando si alzò e si avvicinò al caminetto dando un calcio a un pezzo di legno sbucato fuori dal camino crepitante.

- dovevi andarla a riprendere! Dovevi andare a riprenderla e riportarla qui! - disse Uberta sistemando in maniera frenetica le carte che aveva sulla scrivania senza prestargli una particolare attenzione, i suoi pensieri erano rivolti ad altro.

- Odette non è un’oggetto. Non posso andare e riportala qui semplicemente. - sospirò lui con le mani sui fianchi; finalmente l’aveva capito, Odette non era una cosa, un oggetto. Non poteva fare di lei quello che voleva, non era un giocattolo, c’era voluto tutto questo per farglielo capire. Se lei avesse voluto sarebbe ritornata di sua spontanea volontà, ma lui ne dubitava; anzi non ci sperava proprio nel suo ritorno, ogni ora che passava era una speranza in meno di rivederla passeggiare per i corridoi del suo castello… del loro castello.

- perché no!? - si ridestò dai suoi pensieri la regina – non potevi semplicemente salire a cavallo e riportarla qui?? –

Sua madre vedeva sempre le cose in maniera così semplicistica… - stava per partire proprio perché non voleva più avere niente a che fare con me! - si girò lui – come potete pensare che una volta raggiunta mi avrebbe dato ascolto?! Lei sta scappando da me. -  le ultime parole gli rimbombarono in testa, stava difendendo il suo atteggiamento, difendeva Odette per essere scappata via da lui, adesso stava sfiorando il limite della pazzia.

- forse… - iniziò Uberta

– dovremmo prendere in considerazione l’ipotesi che non tornerà più… - completò Derek.

- non intendevo dire quello! No Derek! Lei deve ritornare! - protestò a gran voce dall’altro capo della stanza. Lei e Guglielmo avevano pianificato tutto da anni e adesso che finalmente il tutto stava per concretizzarsi la principessa era scappata. Lei non lo avrebbe permesso, quella ragazza andava riportata indietro.

- e se non tornasse mai più!!-  gridò lui. Non aveva mai alzato la voce contro sua madre, l’emozione l’aveva tradito. – se non ritornasse mai più - sussurrò.

Sua madre non disse niente, e d’altronde come avrebbe potuto? Non aveva mai visto Derek con lo sguardo così vuoto, perso nei suoi pensieri, così malinconico. Forse suo figlio, il suo bambino, per la prima volta si era innamorato. Lo guardò inerme mentre usciva fuori dalla stanza a viso basso.

Derek vagava senza meta, senza Odette quel castello era ritornato alla normale quiete che vi era durante l’inverno, eppure ai suoi occhi tutto aveva perso colore, tutto sembrava spento e privo di vita. Forse se avesse preso il suo cavallo quella mattina e le fosse corse dietro a quest’ora lei sarebbe ancora lì, magari imbronciata e arrabbiata, magari non avrebbe voluto rivolgergli la parola ma sarebbe rimasta ancora lì.
I suoi passi lo riportarono inconsciamente davanti alla porta della sua camera. Nessuno vi era più entrato dal momento in cui avevano scoperto la sua fuga.

Il ragazzo aprì la porta ed entrò lentamente, quasi avesse paura che Odette saltasse fuori da qualche angolo e lo rimproverasse per non avere bussato, nella stanza si poteva sentire ancora il suo profumo; Derek l’inspirò provando una fitta di dolore al cuore.

Se non fosse più tornata che ne sarebbe stato di lui?

Aveva sempre dato per scontata la presenza di Odette nella sua vita, così come il loro matrimonio e il loro futuro, ma lei aveva distrutto tutto con un il suo gesto. Aveva avuto coraggio a scappare via e lasciarsi tutto alle spalle o era fuggita per paura?

“non ti voglio vedere mai più” erano state le sue ultime parole, Derek era certo che se le sarebbe ricordate per tutta la vita così come il modo in cui lei l’aveva guardato facendolo sentire così colpevole, forse era anche il motivo per cui quella mattina non le era corso dietro. Era arrabbiato per tutto quello che era successo ma non appena la notizia della sua fuga gli fu comunicata si sentì sotto shock. Chi era lui per fermarla? Poteva veramente vantare il suo possesso su di lei? No, lei non era mai stata una cosa sua. Lei non era mai stata una cosa e basta. E lui l’aveva trattata come tale e per questo lei se ne era andata. Non poteva biasimarla, non aveva il diritto di correrle dietro e chiederle di tornare, se lei era più felice senza di lui allora non avrebbe fatto nulla per fermarla.

Un riflesso dorato attirò la sua attenzione, nel cestino vicino allo scrittoio vi era un ciondolo. Derek si avvicinò e lo prese in mano, Odette l’aveva buttato nel cestino rinnegando tutto quello che quell’oggetto aveva portato nella sua vita, il ciondolo che lui le aveva regalato al loro primo incontro molti, molti anni prima.

Il ragazzo lo guardò per un istante, un piccolo cigno bianco era disegnato in argento sulla superfice del cuore d’oro, il suo cigno aveva preso il volo e l’aveva lasciato per sempre. Provò una fitta al cuore vedendo quell’oggetto nelle sue mani, sapeva che il suo posto era al collo di Odette così come il suo era al suo fianco.

Entrambi erano stati lasciati indietro.

Il ragazzo mise in tasca quel ciondolo, poi s’incamminò verso le scuderie; era un po’ che non vedeva Bromley e un po’ di compagnia non gli sarebbe dispiaciuta in quel difficile periodo, Bromley non era proprio una delle persone più sveglie che conoscesse ma era l’unico che potesse considerare un amico e proprio adesso che aveva bisogno di lui? Lui non c’era. Sparito. Volatilizzato.

A quanto pare tutti avevano deciso di abbandonarlo.

 

****

 

Erano trascorsi sei giorni da quando Gideon e Odette erano in viaggio, ormai per la ragazza erano trascorsi parecchi giorni da quando aveva abbandonato il palazzo. Ogni sera si ritrovava a pensare a cosa stessero facendo in quel momento al castello. Com’era la nuova principessa? Derek le stava facendo da guida all’interno del palazzo? Le aveva mostrato i giardini e colto quelle rose bianche che a lei piacevano tanto? Chissà se le avevano dato la stanza che una volta era sua…chissà se a Derek lei piaceva, e se lei lo ricambiasse… in fondo Derek aveva molte qualità ed era una brava persona, probabilmente i due andavano d’amore e d’accordo. Più di quanto non andassero loro due almeno.

Con questi pensieri il suo umore non fece che peggiorare, negli ultimi giorni divenne sempre più triste e silenziosa anche se Gideon stava facendo di tutto per tentare di distoglierla dai suoi pensieri.

- Odette, tra qualche ora dovremmo essere arrivati – il ragazzo galoppava accanto a lei precedendola di poco. Da quando avevano iniziato a viaggiare insieme Odette si era sentita più tranquilla; quando si fermavano in qualche paesino per passare la notte con lui diventava tutto più semplice, conosceva i posti e sapeva come porsi con le persone. Quell’incontro era stato davvero una fortuna per lei.

- va bene… - sospirò lei.

Quelli erano stati i giorni più insoliti della sua vita, ne era certa; non avrebbe mai più vissuto un’avventura del genere. Con il passare del tempo iniziò a sentire affiorare i sensi di colpa nei confronti del padre, non sapeva niente su come avesse reagito alla sua scomparsa, aveva fatto una mossa avventata nel fuggire via in quel modo… si augurava solo di non averlo fatto morire di dolore. Ma non doveva pensarci, doveva rimanere concentrata sul suo viaggio. Già, un viaggio inutile alla ricerca di chissà che cosa. Cosa avrebbe fatto una volta trovato Roran? Cosa avrebbe dovuto dirgli? Doveva forse provare a convincerlo a ritornare indietro?

E mano a mano che i giorni continuavano a susseguirsi lei si rendeva sempre più conto

Che in fondo,

forse,

aveva davvero sbagliato tutto.

----

- Principessa? – la voce di Gideon ancora una volta la riscosse dai suoi pensieri.

- umh? – lo guardò distratta.

- siamo quasi arrivati, sarà meglio che ti alzi il cappuccio… sai per non rivelare subito al villaggio intero che sei una principessa -  lui rise ma riuscì a strapparle solo un flebile sorriso.

Scesero da cavallo e si avvicinarono a piedi all’entrata del paese.

- segui me - disse lui facendole strada.

Arrivarono alle porte della cittadina, per loro fortuna c’era una sola guardia e pure mezza assonnata, quindi non fece troppo caso a chi entrava o usciva. Una volta varcata la soglia Odette si lasciò incantare da quei colori e odori nuovi, c’erano un sacco di bancarelle allestite, e i colori predominanti erano l’arancione il giallo e qualche punta di rosso.

- stanno preparando la festa per il raccolto - le spiego Gideon – ringraziamo per aver avuto un anno senza carestie o grandinate che potevano in qualche maniera danneggiarlo. -

Odette annuiva passando davanti a tutto quello, guardando con occhi di bambina; era meravigliata da tutta quella gente che si radunava semplicemente per ringraziare. Attraversarono la piazza la quale al centro aveva una grande fontana in pietra ottagonale, i bambini e le bambine erano radunati lì, giocavano a rincorrersi o semplicemente si acconciavano i capelli con fiori appena colti.

- siamo quasi arrivati, è quella casetta laggiù! - indicò una casetta a due piani in legno e pietra, con un modesto giardinetto davanti che conduceva ad un recinto nella parte posteriore.

- è molto carina - disse semplicemente Odette.

Una ragazza dalle trecce scure e gli occhi del medesimo colore gli corse incontro attraverso il vialetto.

-  Gideon!!! Gideon!!! - la ragazza saltò al collo di Gideon e lo baciò sulle guance.

- Ginnie, su su! - cercava di scollarsela di dosso il bruno. – devi scusarla, è mia sorella, Ginnie. - si rivolse ad Odette.

-  fratellone, mi sei mancato moltissimo! – poi la ragazza quasi per la prima volta notò la sconosciuta - chi è questa? - chiese interrogativa senza troppi complimenti.

- Quante domande! – rispose lui dirigendosi verso il recinto sul retro, altri due cavalli stavano pascolando tranquilli.

Gideon tolse le selle ai cavalli lasciandoli riposare dopo il lunghissimo viaggio, riconobbe subito il cavallo pezzato del cugino.

- e dimmi piuttosto, come sta il nostro caro cuginetto? – le lanciò un occhiata ammonendola sulle domande che era meglio non fare.

Ginnie capì al volo e cambiò argomento - è cresciuto tanto! È diventato grande quasi quanto te! -

- beh, ci scambiamo solo due annetti di differenza, era normale che prima o poi crescesse -

I ragazzi entrarono dentro la casupola attraverso la porta che dava sulla cucina, una cucina che a Odette sembrò abbastanza spaziosa e ariosa, sporgendosi un po’ si potevano vedere le scale che davano sicuramente sulle camere da letto al piano superiore e il salone che invece era situato sul primo piano e da cui era visibile la strada.

- questa casa è davvero grande! - rimase estasiata Odette.

- ci viviamo io, Ginnie, i miei genitori e i genitori di mio cugino e prima che se ne andasse anche lui ovviamente. A proposito dove sono tutti? Ci dovrebbe essere confusione a quest’ora!-  si meravigliò guardandosi attorno.

- in realtà in casa ci sono solo io, gli zii sono usciti con i nostri genitori, dovevano sbrigare delle commissioni, per quanto riguarda nostro cugino, era in piazza prima, avreste dovuto incontrarlo mentre venivate. - disse dubbiosa la ragazza.

- magari avrà avuto qualche contrattempo… - suppose Odette.

- quanto ti fermerai con noi!? - chiese esultante la ragazzina

Gideon guardò Odette – non so di preciso… forse un giorno o due… -

- così poco?? - la faccetta tutta contenta lasciò spazio ad un broncio chilometrico.

- eh già dobbiamo sbrigare delle cose io e…!-  

Un rumore della porta dell’ingresso fece trasalire tutti.

- Ginnie! Sono tornato – la voce maschile risuonò in tutta la cucina. – Ci sono due nuovi cavalli, abbiamo visite? -

- Gideon…! - il ragazzo entrò nel salone.

Odette sgranò gli occhi.

Insomma,

Quante probabilità c’erano

Di trovare subito quello che Cercava?

- …Odette..? -

- Roran –

 

Angolo autrice:

Questo capitolo non è particolarmente lungo ma spero che il colpo di scena vi abbia spiazzato almeno per un po’… ho cercato di insinuare nelle vostre menti che magari il cugino potesse essere Bromley ma in realtà non era lui… allora, ve lo aspettavate?

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Capitolo 13
*** Sbagliato - Atto 12 ***


Sbagliato - Atto 12

- Roran? –

Odette non poteva fare a meno di fissarlo, in quel momento era come se nessun altro esistesse in quella stanza, aveva voglia di piangere ma di gioia, era davvero felice che lui stesse bene; fino a quel momento non si era resa conto di quanto fosse preoccupata per lui. Sapeva che era andato via da palazzo ma Derek avrebbe potuto fare di tutto per impedirglielo, magari arrestarlo e metterlo in galera a vita, e tutto perché non aveva voluto ascoltarla, aveva creduto che loro due avessero una relazione, che lei lo avesse tradito.

- voi due vi conoscete?!-  Gideon aveva l’aria sconvolta e stupita allo stesso tempo.

Il silenzio era diventata una presenza palpabile in quella stanza, in quel momento stava avvenendo un dialogo senza parole, gli occhi di Odette e Roran si stavano raccontando tutto quello che era successo.

Ad un tratto Odette non riuscì più a trattenersi, stava per crollare, si portò le mani al volto ancora semi nascosto dal cappuccio del mantello per cercare di reprimere le lacrime, Roran fece due passi in avanti e colmò la distanza che vi era tra di loro e, sotto gli occhi sgomenti dei presenti, l’abbracciò.

Quell’abbracciò fu per lei un balsamo contro tutte le cattiverie del mondo, contro tutte le difficolta che aveva affrontato fino a quel momento, attraverso il suo corpo sentì il suo calore che la rassicurava, la faceva sentire al sicuro e che per lei valeva più di qualsiasi spiegazione.

Gideon non poteva non guardarli sempre più turbato, non poteva credere che suo cugino Roran conoscesse Odette e fosse a tal punto intimo con lei da poterla abbracciare, un pensiero più scuro prese il sopravvento, e se fosse proprio suo cugino il ragazzo che Odette stava cercando? I suoi dubbi furono confermati quando dalle labbra della giovane si udì un sussurro appena percepibile.

“ti ho trovato”

Ginnie non disse nulla, si limitava ad osservare con sguardo interrogativo, Gideon abbassò lo sguardo e mise una mano sulla spalla della sorella facendole cenno di seguirlo nell’altra stanza. Chissà quante cose quei due avevano da dirsi, dovevano lasciarli da soli anche se lui era restio a farlo.
Se mai una flebile speranza si era fatta largo in lui adesso tutto era stato spazzato via da ciò che aveva appena visto. Quella ragazza era impenetrabile, era una fortezza chiusa, una rocca che chiudeva tutto il mondo fuori, eccetto chi voleva lei; Roran era entrato, chissà come aveva eluso le sue barriere, lui invece era rimasto fuori a guardare quello splendore senza riuscire ad entrare.

Odette aveva sprofondato il volto nella camicia candida di Roran, come fosse una medicina aveva inspirato a pieni polmoni tutto il suo profumo, un profumo che sapeva di biada fresca, grano, erba e libertà. Un profumo diverso da quello di Derek, inconfondibilmente diverso; avrebbe potuto distinguerli anche ad occhi chiusi. Anche Roran si beò di quel contatto, credeva di non poterla rivedere mai più e invece era fra le sue braccia, che si stringeva contro il suo petto e tutto questo gli sembro bellissimo. Egoisticamente non l’avrebbe mai più lasciata, l’avrebbe tenuta sempre vicino a sé come quel momento, sempre vicina al cuore per tutta la vita.

- cosa fai tu qui? - trovò la forza di parlare, seppur con la paura nel cuore che si potesse staccare da quel contatto.

- ti stavo cercando…e ti ho trovato - disse lei a bassa voce, come quando si ha il terrore di parlare vicino ad una candela accesa per paura che si possa spegnere con un tuo respiro, come quando si sussurra ad un orecchio un segreto proibito.

- perché? - fu la domanda più semplice del mondo, un domanda che racchiudeva molteplici pensieri, una gran dose di paure e incertezze, ma una domanda che pur sempre andava fatta, nonostante si avesse più paura della riposta che non del quesito in sé.

Odette scelse accuratamente le parole per la risposta, era un momento in cui tutto ciò che si diceva doveva essere preciso sintetico e dosato. –avevo bisogno di te-

La risposta non spaventò Roran, non quella volta, no. Quella volta riempì il suo cuore di amore come non mai, del desiderio di volerla tempestare di domande, dell’egoistica richiesta di sentire ancora quelle quattro parole che gli avevano cambiato la giornata e probabilmente tutta la concezione della vita stessa.

Erano passati solo tre minuti, solo tre minuti che portavano il peso di giorni e giorni.
Il tempo è indescrivibilmente falso, rallenta e prende velocità quando vuole a scapito dei poveri mortali che guardano l’orologio ignari che nonostante i secondi e i minuti passino essi non abbiano la stessa durata. Ebbene quella volta il tempo fu clemente, concesse ai due giovani i tre minuti più lunghi di qualsiasi ora.

****

Il ragazzo dai capelli castani cavalcava nella luce del tardo pomeriggio, le mani strette nelle redini di cuoio, il cavallo sotto di sè che affannato correva sui sentieri terrosi; finalmente aveva trovato il coraggio di fare quello che era giusto, quello che la mente e il cuore gli avevano detto sin da subito. Il cielo si tinse di rosa e viola, a breve sarebbe diventato buio ma non gli importava, non avrebbe fatto pause, non avrebbe decelerato, era troppo importante il suo scopo… continuava a ripeterselo incessantemente…

****

I due ragazzi si erano spostati nelle stanze sopra, Roran aveva fatto vedere ad Odette la stanza che avrebbe condiviso con Ginnie la sorella di Gideon; non era molto grande, ma era abbastanza capiente e pulita. La ragazza si tolse il mantello e lo posò sul letto che sarebbe stato suo, Roran la guardava, aspettava che lei dicesse qualcosa, qualsiasi cosa sarebbe andata bene, ormai era di nuovo sotto il suo incantesimo.
La bionda si sedette sul letto, si concesse un istante per guardare fuori dalla finestra, i suoi occhi puntavano verso l’orizzonte dove una volta poteva intravedere le torri del palazzo, ma ormai era troppo lontana, guardando fuori non vedeva più nulla se non il cielo e le nuvole.

- sono giorni che viaggio… - iniziò piano lei, Roran si appoggiò alla porta guardandola assorto – saranno ormai una dozzina di giorni che sono andata via. -

- perché sei scappata? - le chiese

- non potevo rimanere. Tutto quello in cui credevo ad un tratto è crollato. Era un castello costruito su fondamenta inesistenti… non avrei permesso agli altri di avere ancora potere sulla mia vita, ho scelto di prendere in mano il mio destino, d’ora in poi sarò solo io a decidere per me stessa. - lo guardò per ricevere conforto. Lui si avvicinò e si sedette sul letto. – anche se seguire le tue azioni comporta il perdere le persone che ami? - Odette alzò lo sguardo come improvvisamente svergognata da quell’affermazione.

-  m…mio padre? – ma sapeva che Roran non stava parlando di lui.

Roran scosse la testa.

- tu lo ami - asserì-  puoi provare a mentire a me o chiunque te lo chieda, a scappare lontano, ma questo non cambierà il corso delle cose, tu lo ami e non puoi mentire a te stessa ancora… - le mise una mano sulla sua.

Era fredda,

come il ghiaccio.

Come quella sera.

Odette non scanso la mano anzi si riscaldò con il suo calore che improvvisamente le pervadeva tutto il corpo. Il suo sguardo percorreva ogni lineamento di quel ragazzo, cercava un modo decifrare i suoi pensieri, aveva detto che l’amava, aveva descritto i suoi sentimenti in maniera tanto chiara da far paura. Perché adesso la stava spingendo verso Derek, non l’amava più? Sentiva il bisogno incalzante di chiederglielo, di dar voce ai suoi dubbi ma aveva troppa paura. E se lui le avesse risposto che non l’amava più? Ci sarebbe rimasta male?

- tu mi ami? - non osava guardarlo, aveva lo sguardo fisso sulle loro mani che si toccavano, si cercavano; avrebbe voluto tapparsi le orecchie per non sentire la risposta, rimangiarsi la domanda e fare finta di nulla.

Roran la fissava.

- quello che provo io non importa… -

- a me importa!-  disse con foga – per me è importante saperlo… -

Roran socchiuse i caldi occhi marroni – importa quello che provi tu… -

- io…? -

- io sono da sempre stata legata a Derek, credo di amarlo ma non sono più sicura di nulla ormai. Quando ho letto la tua lettera improvvisamente mi sono resa conto che tu tenevi a me in una maniera diversa da quella che ho sempre conosciuto, in un modo così diverso da Derek… - prese una pausa cercando di capire come continuare, in testa aveva un milione di pensieri ma doveva metterli in ordine se voleva che lui la capisse.

- Tu mi hai mostrato qualcosa di nuovo, è come se mi avessi svegliata da un sonno durato troppo a lungo. Nessuno prima si era mostrato così gentile con me, e non perché io fossi la principessa. Abbiamo trascorso davvero poco tempo insieme ma io mi sentivo bene, non volevo che ti allontanassi da me; non volevo perderti. –

Roran provava le stesse emozioni, non voleva perderla ma sapeva che non era giusto quello che stava succedendo. Lei non sarebbe dovuta essere lì.

- io potrei provare qualcosa per te… - sussurrò lei arrossendo. Non l’aveva mai detto a nessuno prima, ma doveva guardare in faccia la realtà per quanto lei esigesse da se stessa sempre la massima coerenza. Aveva detto a Derek che non l’aveva mai tradito e questo era vero, ma non era neppure possibile che lei percorresse tutta quella distanza solo per vedere se uno stalliere stesse bene. Quando lui l’aveva sfiorata aveva sentito di nuovo quel calore nel cuore come quel pomeriggio di pioggia qualche settimana prima, quando per la prima volta aveva davvero provato delle emozioni forti che l’avevano spaventata ma l’avevano anche fatta sentire viva.

Roran le parlò con franchezza rompendo quell’atmosfera un po’ troppo sentimentale – Odette, devi perdere qualcuno per ottenere qualcun altro… se sceglierai di restare con me perderai per sempre Derek, e se scegli lui, perderai per sempre me. È inevitabile. -

Odette l’abbracciò d’istinto. - ma io non voglio perdervi…- era egoista da parte sua, ma lei non lo era mai stata in tutta la sua vita, se per una volta voleva qualcosa così tanto perché non poteva averla? Perché non poteva avere l’amore di Derek e l’amicizia di Roran? O viceversa? Doveva per forza dire addio a qualcuno?

Il ragazzo dai capelli color nocciola le accarezzò i capelli biondi – devi dimenticarti di uno di noi… -

- mi stai dicendo che devo scegliere… - chiuse gli occhi…

Gideon entrò nella stanza e li trovò in quell’atteggiamento intimo. – scusate… non pensavo di disturbare, - i ragazzi si sciolsero da quel contatto imbarazzati.

- c’è uno strano ragazzo… - iniziò lui

- e allora? - chiese scorbutico Roran, suo cugino aveva il dono per rovinare i bei momenti altrui!

- e allora, chiede di te Odette. - 

Odette guardò Gideon confusa.

Derek!? Era Derek che era venuto a riprenderla!?
No, non era possibile, si stava per sposare con un'altra ragazza sicuramente non pensava più a lei da giorni. Ma allora chi poteva essere?

- di me? E come fa a sapere che sono qui??! -

- e qui giù, vuoi chiederglielo tu stessa? -  le fece segno con la mano.

Odette si alzò dal letto seguita da Roran mentre Gideon le faceva strada verso la cucina al piano di sotto.

Il ragazzo bruno aveva percorso tanta strada ed era trafelato, ma non appena la vide seppe esattamene cosa dirle, l’aveva sempre saputo sin da quando si era messo in viaggio.

- Odette, devi tornare indietro con me!-

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.- .-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.- .-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-. -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

 

Le pupille si dilatarono, il cuore accelerò, non aveva neanche finito di scendere l’ultimo gradino che quella voce a lei familiare le parlo con fermezza. - come hai fatto a trovarmi? - chiese estasiata la ragazza.

- ho chiesto a tutti coloro che incontravo se mai avessero visto una ragazza con la tua descrizione, ho seguito le tracce dei tuoi avvistamenti e sono giunto fin qui, non sapevo che la mia ricerca sarebbe finita, temevo ti fossi spostata ancora, corri parecchio ragazza! -

- Odette allora lo conosci? - chiese Gideon, quella ragazza era più popolare di quanto pensasse!

Roran non si stupì di vederlo, era abituato a vederlo nelle scuderie di tanto in tanto.

- si, lui è Bromley, il miglior amico di Derek. –

 

****


- ti ha detto Derek di venire a cercarmi? -  Odette era ancora confusa, Bromley l’aveva inseguita per tutto quel tempo e alla fine l’aveva trovata. Certo, Derek non si degnava nemmeno di farsi vedere, mandava gli altri ad intercedere per lui!

- No affatto. – la sua risposta la spiazzò - lui non sa neanche che sono venuto a cercarti e a chiederti di tornare indietro. Se lo sapesse probabilmente si arrabbierebbe moltissimo. –

I presenti guardavano la scena non sapendo come reagire.

- certo che si arrabbierebbe! Finalmente è riuscito a sbarazzarsi di me, figurati se vuole che torno indietro! E comunque non lo farò, stai sprecando il tuo tempo. - si arrabbiò lei.

Bromley la supplicò – ti prego Odette tu devi ritornare! – prese fiato, era ancora molto agitato, - Derek non vorrebbe che io ti dicessi nulla di questo, – Odette lo guardò male, le sue ultime affermazioni stavano peggiorando ancora di più il suo umore. – perché è stato categorico. Se tu volevi andare via, se amavi un altro e sei volevi fuggire, lui non avrebbe fatto nulla per impedirtelo, voleva che tu fossi libera. – disse tutto d’un fiato.

- Beh certo, detto da uno che mi ha rimpiazzata il giorno dopo con un’altra è veramente molto nobile da parte sua… -

- ma di che stai parlando? – il ragazzo si sedette su una sedia, iniziava a sentirsi un po’ meglio. Gideon gli offrì un bicchier d’acqua che bevve tutto d’un sorso.

- parlo della sua nuova fidanzatina. Ecco di che parlo! –

- Ma quale fidanzata?! Non esiste nessuna fidanzata, era tutta una bugia inventata dalla regina per convincerti a tornare indietro… ma non ha funzionato. -

Odette tacque. Tutto quello iniziava a non avere senso.

- Da quando tu sei andata via lui non è più lo stesso, mi devi credere. – il suo sguardo era così accorato che Odette si sentì terribilmente in colpa. - Non parla più, non esce quasi mai dalla sua stanza e quando vaga in giro per il castello ha un’aria tremendamente malinconica, persino la regina è molto preoccupata per la sua salute, così facendo si ammalerà. -

Ad Odette si strinse il cuore, - … ma… chi lo dice che sta male per causa mia? Potrebbe essere che…-

S’interruppe… lo sguardo lanciatole da Bromley era più eloquente di qualsiasi parola…

- Odette, forse è vero che io non sono un genio, ma ci sono cose talmente ovvie che mi chiedo come tu o lui non riusciate a vederle. Lui non è molto bravo a mostrare quello che prova, ma io ci passo molto tempo assieme, e so quanto ci tiene a te.

- perché… perché non è venuto a cercarmi allora? – i suoi occhi erano diventati lucidi. Se teneva a lei, se stava male per lei, allora perché non aveva lottato? Perché l’aveva lasciata andare via così?

Il castano la guardò, conosceva quei due da quando erano bambini, per lui Derek e Odette erano due libri aperti, perché anche loro non riuscivano a capirsi a vicenda?

- Il motivo per cui non ti è corso dietro – iniziò a parlare lentamente come se stesse spiegando qualcosa ad un bambino di cinque anni - è perché non vuole costringerti a stare con lui se ami un altro. Perché lui ti Ama. E vuole che tu sia felice. -  

– se anche tu lo ami, ti prego, torna indietro con me. - Ad Odette scese una lacrima dalla guancia, superò il ragazzo e uscì dalla porta da cui era entrata appena pochi minuti prima.

Quelle ultime parole l’avevano distrutta.

Si avvicinò al recinto dove Falada pascolava, adesso le lacrime scendevano copiose mentre pensava a ciò che Bromley le aveva detto. Non esisteva nessuna principessa, avevano puntato sul suo orgoglio per farla tornare indietro ma lei non si era fatta ingannare e aveva continuato da sola per la sua strada. In fondo al suo cuore, almeno per i primi giorni, aveva sperato che Derek la venisse a cercare, quello le avrebbe dimostrato che lui ci teneva davvero a lei, giusto?

Sbagliato.

Aveva sbagliato tutto.

Lui l’aveva lasciata libera.

Era questo il suo più grande gesto d’amore.

Poteva essere egoista e riportarla indietro facendo leva su tanti di quegli argomenti che lei alla fine avrebbe ceduto, ed invece non lo aveva fatto.

Odette strinse i pugni. Le faceva male il cuore ogni volta che pensava a lui. Non era paragonabile a Roran. Quel sentimento non era paragonabile a nulla.

“Perché devi sempre averla vinta?” sussurrò a se stessa.

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Capitolo 14
*** Decisione - Atto 13 ***


Decisione - Atto 13

- dottore, cosa mi può dire…? - la regina Uberta si era avvicinata al medico di corte estremamente preoccupata.

- vede… - cominciò lui. – il ragazzo è in salute, non ha nessun problema strano, sospetto che il suo malessere provenga dal cuore… -

- il cuore?! – disse spaventata lei.

 - Niente di grave maestà, state tranquilla, credo sia mal d’amore. Solo questo può giustificare i suoi sintomi. Perdita d’appetito, apatia per tutto, sbalzi d’umore… -

- c..cosa posso fare? -

- Voi?... assolutamente niente, se guarirà, guarirà da solo.-  disse andandosene il dottore.

- se…? - la regina rimase con quella domanda nella sua mente, non poteva credere di essere indirettamente la causa dei malesseri di suo figlio; non avrebbe mai detto che Derek potesse ammalarsi di mal d’amore, era sempre stato forte, coraggioso, impavido e ora? Era ridotto un ameba, e tutto per quella ragazza dai capelli color del sole.

 

****

Odette si trovava nel recinto assieme a Falada, non faceva che pensare a quello che Bromley le avesse detto pochi minuti fa, voleva tempo, doveva pensare bene a cosa fare una volta tornata… perché ormai era chiaro.

Doveva tornare.

- Odette! Odette! –

Roran la chiamò a gran voce, da quando Bromley era arrivato dal castello tutto si era svolto in maniera sin tropo veloce, in quei pochi minuti in cui era arrivato aveva cancellato tutto quello che poco prima loro due si stavano dicendo. Quando aveva visto Odette scappare via in quel modo aveva infine capito.
Non c’era modo che loro due potessero stare insieme, a discapito di quanto lei gli avesse detto in realtà lui era sicuro che lei non lo amasse davvero, aveva solamente paura di ritornare indietro.

 – eccoti qui - Odette stava accarezzando Falada sul dorso all’interno del recinto bianco dove trotterellavano allegri altri cavalli.

La ragazza si asciugò velocemente qualche altra lacrima che aveva preso a sgorgarle dagli occhi.

- hai intenzione di partire questa notte? – le sussurrò accarezzando la criniera del cavallo.

Lei sollevò di scatto il volto – come…? –

- come ho fatto a capirlo? Beh, chiamala intuizione o semplice constatazione dei fatti… ma mentre quel ragazzo ti parlava hai quasi smesso di respirare. –

Lei non rispose.

- come ti dicevo prima… non importa cosa provo io… tu lo ami. –

Lei lo guardò con gli occhi lucidi. – mi dispiace – gli disse – pensavo di essere più forte, pensavo di potercela fare… - abbassò lo sguardo - non posso ricambiare i tuoi sentimenti. –

Roran l’abbraccio e le accarezzò la testa dolcemente – va tutto bene. Va da lui. – le sussurrò ad un orecchio.

Lei annuì contro la sua maglietta, - sono felice di averti potuto vedere almeno un ultima volta – le disse scostandole una ciocca di capelli dal viso. – e so anche che è egoista da parte mia avanzare una richiesta ma… -

- dimmi – gli sorrise lei dedicandogli la sua attenzione, se quello era un addio avrebbe fatto di tutto per esaudire quel suo ultimo desiderio.

- Non partire questa sera, resta una notte qui, ti vorrei portare in un posto… - le prese una mano. – la festa del raccolto è questa sera… mi piacerebbe portarti in paese… -

- non sono mai stata ad una festa di paese, e dubito che mi ricapiterà mai… verrò con piacere. –

Lui le sorrise. – grazie – le sussurrò. In fondo lei non gli doveva nulla eppure per una sera soltanto la principessa Odette sarebbe stata la sua dama al suo fianco.

Bromley aveva fissato la scena dalla finestra, quei due si erano abbracciati e poi lui l’aveva presa per mano e la stava riaccompagnando verso casa. Non importava quanto tempo ci sarebbe voluto, l’avrebbe riportata da Derek, sì, anche se da solo lui l’avrebbe convinta. Dopotutto se tutto quel disastro era successo, era proprio per causa sua.

****

Odette rientrò in casa scortata da Roran.

- questa sera andremo alla festa del raccolto, domani prenderò una decisione. – la bionda fu evasiva non gli disse nulla sul fatto che avesse già preso una decisione, non voleva dargli la soddisfazione che una sua visita avesse cambiato così drasticamente i suoi piani.

-  Odette! - una Ginnie molto affannata scese le scale e corse disperata verso di lei.

- Odette per favore, devi … assolutamente… aiutarmi… - disse con il fiatone

- cosa succede? -

- devi venire con me! Abbiamo poco tempo! - la prese per mano e la tirò via dal recinto, dirigendosi verso la collina.

- ma dove stiamo andando!? - si lamentò lei.

- tutte le ragazze avranno scelto i fiori migliori! -

- fiori? -  era scettica

- ma certo! Questa sera andremo alla festa del raccolto, verrai pure tu? –

- si, così sembra – le sorrise gentilmente

-Beh allora dobbiamo sbrigarci o i migliori saranno tutti presi. -

 

Odette si sedette sul prato accanto a Ginnie. Erano circondate da una grande quantità e varietà di fiori che emanavano un profumo splendido.

- credo di non capire, spiegati meglio - la esortò incuriosita.

- le ragazze per quest’occasione importante scelgono i fiori più belli per adornarsi i capelli, durante la festa del raccolto, (è una tradizione molto antica, che risale ai tempi dei primi insediamenti) ad un certo punto della serata, poco prima dei fuochi d’artificio, i ragazzi devono scegliere una compagna di ballo con cui danzare attorno al grande falò, dopodiché tutte le coppie devono cambiare compagna e compagno, se le prime coppie che si erano formate riusciranno a guardare l’inizio dei fuochi insieme, saranno destinati a rimanere insieme per sempre! -

- lo trovo molto sdolcinato… - sorrise lei; ormai Odette era una giovane donna, non aveva più 14 anni, probabilmente a quell’età avrebbe voluto sognare anche lei di trovare la sua anima gemella a quel modo ma quel pensiero non l’aveva attraversata mai; aveva sempre saputo che non avrebbe dovuto cercare la sua anima gemella. Derek era un dato di fatto più che un sogno romantico. Era entrato nella sua vita talmente bruscamente da non riuscire a ricordare un periodo della sua infanzia senza la sua costante presenza.

Ginnie continuava a sorridere con gli occhi languidi;

- forse a te piace qualcuno…? - azzardò Odette

Ginnie diventò subito rossa in viso – lo conosco da molto tempo; siamo sempre stati ottimi amici ma…-  

- ma vorresti che lui ti guardasse in maniera diversa… - concluse lei.

La ragazza scura di capelli annuì imbarazzata.

- su allora, dobbiamo trovare i fiori più belli! Diamoci da fare… non vorrai certo sfigurare alla festa… - le sorrise Odette cercando di immedesimarsi nel sentimento che provava Ginnie, voleva abbandonare la sua tristezza almeno per qualche ora, l’indomani avrebbe intrapreso il viaggio per tornare a casa e tutto in qualche modo si sarebbe risolto. O almeno così sperava.

 

****

Quella sera le stelle erano più luminose del solito, brillavano illuminando magicamente tutte le case del paese; due giovani coppie camminavano fra le strade allestite con bancarelle colorate. Ginnie aveva dei fiori rosa incastonati fra le trecce che le adornavano il capo, Odette era l’artefice di quella magnifica acconciatura degna di una principessa; lei aveva preferito non adornarsi eccessivamente, anzi era insolitamente semplice, aveva i capelli sciolti che le incorniciavano il volto pallido e un vestito decorato con fili d’oro, azzurro e bianco, che rendeva la sua figura eterea e quasi inconsistente come fosse un angelo. Il paesino era splendido di sera, le bancarelle illuminavano con una luce soffusa tutte le strette strade acciottolate; Ginnie e Roran camminavano davanti, poco dopo di loro passeggiavano invece Odette e Gideon, la ragazza bionda camminava più lentamente prestando particolare attenzione a tutto ciò che le si presentava davanti, cogliendo tutto il possibile da quell’esperienza.

- A cosa stai pensando? - le chiese ad un tratto Gideon distogliendola dai suoi pensieri.

La sua mente vagava percorrendo tutti i pensieri possibili, più si sforzava di non pensare a determinate cose o persone e più si ritrovava con il pesarci a lungo; questo però non lo voleva di certo far sapere a Gideon, per quanto fosse una brava persona non le andava di dargli troppe spiegazioni.

- a nulla in particolare, -

- eppure secondo me qualcosa è cambiato da quando è arrivato quel ragazzo…- aveva viaggiato per poco con lei ma aveva iniziato a rendersi conto di come riuscire a capire le sue emozioni anche solo dal suo tono di voce.

- ho la sensazione che questa sarà l’ultima sera in cui ti vedrò. – completò lui.

- forse hai ragione tu. – tra loro calò un silenzio freddo, fu lui a spezzarlo nuovamente – parteciperai al ballo attorno al fuoco? -

- non credo che queste cose facciano per me … - sospirò lei

- certo, sei una principessa, sei abituata a feste sontuose… queste cose sono da contadinotti plebei…- disse con tono risentito.

- perché parli in questo modo? Sei infastidito da qualcosa che ho fatto? - cercò di indagare lei rendendosi conto di essere attaccata dal ragazzo che con sguardo tranquillo le camminava a fianco.

Gideon esitò un momento, poi decise di dirle apertamente quello che pensava - tu… sei una profonda egoista, giochi a fare la piccola contadinotta, giochi con i sentimenti di due ragazzi facendoli soffrire entrambi,-  Odette guardò Roran poco più avanti che sembrava un po’ triste …- li tieni sul filo della lama, fra la felicità e l’abisso di disperazione… non appena avrai finito di giocare cosa succederà ai tuoi giocattoli? Te lo dico io, li butterai via e ne cercherai altri nuovi!-  Odette si stava chiedendo come faceva quel ragazzo dall’aspetto tanto calmo e sereno a dirle tutte quelle cose senza un minimo di emozione, freddo come il ghiaccio, duro come la roccia, eppure aveva viaggiato con lei, aveva avuto modo di conoscerla, perché dirle tutte quelle cose cattive?

- io nutro un profondo rispetto per la classe operaia, non sto giocando né a fare la contadina né con le persone -

- ma fammi il piacere…-  le rise in faccia. Odette non si era mai sentita più umiliata, quel ragazzo la stava giudicando non conoscendo nulla di lei e della sua storia.

- Mi dispiace che tu pensi questo di me, vorrei solo dirti che non era mia intenzione far soffrire nessuno. Mi dispiace che le cose siano andate così. -

- Odette! Vieni! - Roran si infilò tra di loro sorridente, prese Odette per mano e la condusse al centro della piazza, dove una grande catasta di legno era stata impilata proprio nel centro. – volevo che tu vedessi l’accensione del falò -

Odette sorrise pensierosa.

Alcuni ragazzi si avvicinarono con delle torce accese, diedero fuoco alla paglia nella parte inferiore che subito a contatto con il fuoco fece una vampata e sprigionò mille scintille. Il fuoco iniziò a salire mangiando pezzi di legno sempre più grandi fino a che, la grande catasta di legno divenne una torcia di fuoco rosso che emanava un calore piacevole se a debita distanza.

L’orchestra cittadina iniziò a suonare tutto il suo repertorio, e senza rendersene conto Odette si era ritrovata a ballare con Roran attorno al fuoco assieme a molte altre coppie. Era iniziato tutto con un semplice – vuoi ballare - e non era più riuscita a fermarsi, sospettava di aver ballato delle ore con Roran. All’inizio era davvero molto pensierosa, le parole di Gideon le ronzavano in testa e non riusciva a togliersele, poi poco a poco Roran l’aveva fatta sentire meglio e lei aveva iniziato finalmente a rilassarsi, tra un ballo e un altro il tempo era passato velocemente; ad un tratto Odette si ricordò della tradizione che le aveva raccontato Ginnie, dell’ultimo ballo prima dei fuochi d’artificio – adesso ci dovremmo separare…-  le disse lui non appena l’ennesima melodia si fermò.

Un ragazzo biondo si avvicinò ad Odette – avete già un cavaliere per questo ballo? -

- suppongo proprio di no, se voi voleste farmi il piacere di unirvi a me ne sarei lieta. - sorrise dandogli la mano.

Era un ragazzo più giovane rispetto a lei, un bel ragazzo sicuramente ma non era esattamente il suo tipo.

Volteggiando incrociò una coppia cui faceva parte Ginnie che cercava di dirle qualcosa.

Odette si sporse per capire meglio.

- è lui - riuscì ad intendere. - è lui! - gridò davanti al ragazzo biondo.

- è lui, chi? -

Odette aveva capito che stava probabilmente ballando con il cavaliere di Ginnie, aveva indubbiamente fatto un’ottima scelta la ragazza; era piuttosto gradevole di aspetto anche se lei prediligeva i castani… e forse aveva le spalle un po’ troppo strette, e ballando con lui intese anche che non aveva molti muscoli, ma magari aveva un carattere d’oro…

Alla domanda del ragazzo trasalì, per fortuna la musica venne in suo aiuto e si fermò.

e adesso la classica parata di fuochi artificiali”

Il cielo si tinse di fiori di fuoco che sprigionavano mille scintille di fuoco, il rumore era violento e assordante ma lo spettacolo era bellissimo e sicuramente ne valeva la pena. La luce dei fuochi artificiali illuminava ad intervalli il piccolo centro del paese, quello spettacolo sarebbe stato stupendo se lei non fosse stata lì da sola. In lontananza scorse Roran, stava cercando nella folla qualcuno. Lei.

Ma lei non voleva essere trovata.

Odette si allontanò da tutte le persone ferme come statue che osservavano il cielo incantate, per andarsi a rifugiare in un piccolo viale poco illuminato circondato da alberi. Voleva restare da sola.

Si addentrò nella parte laterale del paesino camminava alla cieca guidata dalle luci colorate dei fuochi. Doveva essere uscita al di fuori del paese perché ad un tratto vide solo alberi attorno a lei, una fonte circondata da rocce tonde e muschiose rifletteva i fuochi del cielo, Odette capì di essere arrivata a destinazione, lì nessuno l’avrebbe disturbata. Si sedette sul prato di fianco alla fonte e ammirò quello spettacolo nella più completa solitudine.

Il guardare i fuochi lontano da tutto e tutti non era un semplice pretesto per rimanere sola, voleva pensare, riflettere su quello che le stava accadendo, sulle due persone che più di tutte stavano soffrendo per la sua esitazione.

Derek e Roran.

Il primo, Il suo amico d’infanzia, l’uomo che una volta raggiunta la maggiore età avrebbe dovuto sposare per sancire un unione politica stipulata anni prima dai loro genitori.

Il secondo, un ragazzo appena conosciuto, che aveva fatto provare ad Odette qualcosa che lei non conosceva, un sentimento naturale, non imposto, non forzato, un sentimento che non aveva le pretese di dover diventare amore, e che per una serie di eventi non lo sarebbe mai potuto diventare.

Di Derek era finita per innamorarsene, accettare tutti i suoi difetti e le sue imperfezioni, a convivere con il suo carattere fortemente impulsivo e diverso dal suo, che se ne fosse innamorata per rassegnazione?

Roran invece era un ragazzo comune conosciuto in un momento qualunque di una giornata come le altre, che rappresentava l’eccezione a tutte le regole, che le aveva offerto il suo aiuto, che l’aveva difesa per la prima volta contro Derek.

Difesa poi… stavano parlando, solo parlando, Derek non si sarebbe mai azzardato a toccarla; anche se sembrava irruento e precipitoso e sì, piuttosto scontroso non era un violento. NO, Derek non le avrebbe mai fatto del male.

Era molto arrabbiato, e confuso.

Aveva creduto che tra lei e Roran fosse successo qualcosa e aveva perso le staffe. Avrebbe mai potuto convivere con la sua gelosia? In quel caso però non era del tutto immotivata…

Un brivido lungo la schiena le salì rapidamente percorrendole tutto il corpo, Odette si strinse nel mantello, non faceva particolarmente freddo, ma lei in quel momento ne sentiva molto; quel dolce tepore che le riscaldava il cuore attraversando quei pensieri si era come, raffreddato.

Il buio era tornato sovrano nella radura, la luna si rifletteva nell’acqua emanando un flebile bagliore, insufficiente ad illuminare tutta la zona.

I grilli ricominciarono a cantare, le cicale gli fecero da coro, l’acqua era il sottofondo perfetto.

“A palazzo non ci sono i grilli”

Fu quello che pensò

Il cielo si tinse di fumo nero, e una tiepida luce rossastra invase l’atmosfera.

Delle grida provenivano da dove poco prima c’era stata la festa.

Doveva esser successo qualcosa di grave. Odette a tentoni ritornò indietro e si trovò davanti agli occhi uno spettacolo che non avrebbe mai voluto vedere.

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Capitolo 15
*** Guai - Atto 14 ***


Guai - Atto 14

Il cielo era diventato terso di fumo nero, dove prima c’era un fuoco caldo e rassicurante ora regnava il caos totale, c’erano fasci di legno in fiamme dappertutto, la gente scappava e gridava tentando di trovare dei luoghi sicuri. Delle figure alte e possenti dalle armature nere stavano procedendo con spade e archi con frecce di fuoco, distruggendo i luoghi al loro passaggio. Odette cercava di rintracciare i suoi amici tra la folla, non riusciva a capire cosa stava accadendo, era forse l’attacco di un regno nemico?

L’esercito marciava sul villaggio incendiando case e distruggendo le botteghe; malauguratamente per lei, fu notata da uno di questi.

- Ehi tu! Dove credi di scappare? - una guardia la tirò dai capelli, Odette urlò dal dolore.

- Suppongo mi sia andata bene - sogghignava – avrò l’occasione di festeggiare anch’io questa sera - le disse guardandola maliziosamente.

Odette si dimenava lanciando calci e pugni ma la guardia era molto più forte di lei e la prese di forza e la caricò sul cavallo, continuando a dimenare la spada contro i cittadini.

La ragazza gridava con quanta forza avesse in corpo, tutti erano troppo presi a scappare, nessuno l’avrebbe salvata da un destino troppo scabro per pensarci alla quale andava incontro. Oltre all’agitazione che vi era, un’altra figura si contrapponeva nell’oscurità, e stava duellando con coraggio contro alcuni soldati rimasti più indietro di loro.

- ma cosa sta succedendo? -  il soldato tenendo saldamente la fanciulla si girò a guardare la causa dello schiamazzo dei suoi uomini.

In lontananza si vide un cavaliere che galoppava verso di loro – capitano presto! Un ragazzo sta dimezzando la nostra cavalleria! Ci servono rinforzi! -

Il Capitano sbiancò – noi siamo imbattibili, com’è possibile…? - Al galoppo si diresse verso questa presunta macchina da guerra che stava uccidendo i suoi migliori uomini – va a chiamare i rinforzi! - disse ad uno dei suoi lì vicino.

Il giovane fendeva bracci e lacerava teste con coraggio e rabbia, cercando di avanzare all’interno del villaggio.

La ragazza bionda non esitò un attimo e tentò di scappare ma il capitano con mano ferma l’attirò a sè.

- LASCIAMI MOSTRO!!-  gridava lei.

- tu sei il mio premio questa sera, e non ho intenzione di farti andare via tanto facilmente! - le ringhiò lui

- AHHHHH!-  gridò lei. –“Aiuto!!!AIUTO!-

Le sue grida fecero distogliere il giovane combattente che posò il suo sguardo su di lei, per un momento, seppur in lontananza i loro sguardi di incontrarono, e nel caos di quella battaglia si riconobbero. Il giovane tentò in tutti i modi di farsi strada per raggiungerla.

- DEREK! - Odette piangeva chiamandolo sempre più forte –DEREK!! – gridava con tutta se stessa, con tutta la sua forza cercava di liberarsi dal suo aguzzino. Derek era proprio lì, davanti a lei, poco distante. Non pensò al perché lui si trovasse lì, voleva solo correre da lui e stringerlo forte a sé.

Il capitano guardò la fanciulla, evidentemente conosceva quel cavaliere e lo stava inesorabilmente chiamando per farsi soccorrere, la cosa più saggia era voltarsi dall’altro lato e andare al galoppo per seminarlo, e fu proprio quello che fece.  

Ancora una volta Odette gli sfuggiva tra le dita, per quanto Derek tentasse di raggiungerla molti più soldati gli si paravano davanti e gli ostruivano la strada; finalmente dopo un tempo che a lui parve lunghissimo arrivarono i rinforzi del regno che ricacciarono via il nemico a suon di armi.

La battaglia fu atroce e molti uomini persero la vita, Derek era stanco e ferito, ma doveva subito ritrovarla, aveva viaggiato giorno e notte pur di riprendersela, e adesso che le era così vicino non poteva lasciarsela portare via dal primo manigoldo di turno.

La gente iniziò a spegnere gli incendi e curarsi l’un l’altro, tra le tante persone il ragazzo castano riconobbe un volto e non potè esitare dall’avvicinarvisi.

Gli prese la camicia con rabbia e lo avvicinò al suo viso. – sei un vigliacco-  il volto di Derek era ferito, perdeva sangue e la sua spada era intrisa del sangue del nemico, si era battuto valorosamente e ancora doveva riuscire a salvare la donna che amava,

Roran al contrario era rimasto rintanato assieme agli altri in un nascondiglio sicuro.

Mentre Odette implorava aiuto, tentava di scappare in tutti i modi, quell’omuncolo che teneva in pugno aveva assistito senza muovere un dito, aveva preservato il suo bel visino bianco dal sangue del nemico.

- c’è un motivo perché io sono nato principe e tu stalliere - gli disse con durezza scansandolo dalla sua strada. Dopo averlo guardato un ultima volta si girò e spronò il cavallo al galoppo.

Avrebbe voluto dirgli di più, avrebbe voluto gridargli che lei si era affidata a lui, che lei aveva chiesto aiuto e che lui era stato un codardo, ma adesso doveva correre da Odette, doveva salvarla.

****

Era buio, per i sentieri c’erano solo loro, per modo di dire…

Il capitano dell’esercito la teneva ben stretta mentre al galoppo si dirigevano verso il loro regno, dietro di loro li seguivano i fuggiaschi scampati alla battaglia, feriti e malconci ritornavano alle loro dimore, fortunati quella sera, di essere loro i sopravvissuti di quell’ennesima guerra.

- non manca molto - diceva il capitano ai suoi uomini.

Più si avvicinavano più Odette sentiva il proprio cuore essere sempre più spaventato, cosa sarebbe successo una volta arrivati? L’avrebbero consegnata al re o se la sarebbero tenuta per loro?

E Derek? Era ancora vivo? Lei sperava di sì, non per l’egoistico motivo di essere salvata, no; non se lo sarebbe mai perdonato se per colpa sua lui avesse perso la vita.

Le porte del regno si aprirono, e dopo il lungo viaggio per i sentieri bui la luce tornava a stagliarsi contro i loro occhi.

I cavalli si diressero tutti quanti verso la fortezza che regnava incontrastata sul paese.

- Adesso vedrai quanto potente è il nostro regno! - le disse spronando il cavallo

- per quanto grande o potente sia, non è certo la forza di una spada che rende forte un regno, ma la sua saggezza che può trafiggere ogni difesa. - rispose quieta lei.

Il capitano rimase lì per lì scioccato senza sapere bene cosa rispondere. – Siete una contadina pettegola o ben istruita.-  

- voi non immaginate nemmeno quanto… - proferì con aria altezzosa.

****
Il castello era imponente, costruito strategicamente su una rupe per poter controllare quando i nemici avrebbero attaccato, indubbiamente doveva abitare lì un signore della guerra, un re battagliero e privo di scrupoli, Odette inutilmente guardava indietro nel tentativo di vedere Derek, la sua mente continuava a ripetere che non poteva essere lì così velocemente, non poteva sempre correre a salvarla, poteva anche essere rimasto ferito, o peggio, magari morto. Il suo cuore era cocciuto invece, continuava a sostenere tutto l’opposto di quello che sosteneva il suo cervello, lui inequivocabilmente sarebbe arrivato lì a cavallo del suo destriero e l’avrebbe salvata, e lei finalmente gli avrebbe detto che l’amava. Le sue erano solo fantasie, invenzioni per sfuggire ad una realtà brutta e cattiva, ad una realtà che stava abbassando il ponte levatoio e la stava invitando ad entrare.

-  non temere, non ci metteremo molto, avremo il resto della serata libera per noi - rise il capitano.

Odette rabbrividì, doveva allontanarsi il più possibile da quell’uomo spregevole, avrebbe fatto di tutto per prendere tempo.

- Annunciateci al re! - gridò lui

Una serie di voci iniziarono a mormorare, passarono pochi minuti quando un uomo con uno strano accento e dall’andatura ricurva come un corvo gli diede il permesso di entrare nella sala del trono.

Tutto era esattamente come doveva essere, la ragazza non rimase particolarmente impressionata, era cresciuta in quegli ambienti, aveva corso in quelle sale, giocato riso, preso in giro Derek, beh aveva fatto anche quello durante la sua infanzia, nulla la sconvolse più del dovuto.

Il re era seduto sul trono.

Era un’uomo di mezz’età, più giovane di suo padre ma più vecchio di Derek, aveva i capelli rossiccio - castano, lineamenti non troppo regali che andavano in netto contrasto con la corona d’oro e rubini che portava sul capo.

- vostra altezza, abbiamo combattuto con coraggio e onore, ma… - il capitano si fece avanti dall’ombra lasciando la ragazza in disparte.

- ma? - chiese retoricamente il re con tono pungente già conoscendo la risposta.

- siamo stati colti di sorpresa…-   diceva intimorito l’uomo.

Il re si alzò dal trono e iniziò ad avvicinarsi a lui – dovevate fare un assalto a sorpresa e siete stati sorpresi voi?  Io credo che voi siate un incompetente e vogliate scaricare le vostre colpe su qualcun altro… -

- no mio signore! Stavamo avendo la meglio quando è arrivato un ragazzo e ha iniziato a sbaragliare la nostra cavalleria! -

Il sovrano si girò di scatto – COSA? Un solo uomo è riuscito a distruggere una parte del MIO potente esercito?? -

- è la verità! - s’intromise l’uomo che teneva Odette per un braccio in favore del suo capitano.

Non si fosse mai intromesso…

- Forse se il vostro capitano non fosse stato troppo occupato a cercare giocattolini,-  rivolse uno sguardo fugace alla ragazza - avremmo vinto questo battaglia!! - strillò lui. La sua voce rimbombò per tutta la sala, e i suoi uomini tremavano impauriti.

Si voltò di spalle e si riavvicinò a passo lento al trono – vieni avanti -

Il soldato fece un passo avanti lasciando la ragazza.

Il re si girò

-  non tu, Idiota! Dicevo alla ragazza! -

Odette ebbe un sussulto venendo chiamata in causa. Fece un passo avanti per essere colpita da un fascio di luce che illuminò subito la sua carnagione chiara e i suoi capelli biondi.

- avete un aria … non so, come familiare… - si toccò la barba che cresceva ispida sul mento.

- è una contadina che ho sorpreso nel villaggio! - intervenne il capitano preoccupato che il suo giocattolo potesse finire nella mani di altri.

- Parla! -  le ordinò il re.

La ragazza tacque.

- parla! È un ordine! - le ripeté a tono più alto

Odette, che ne aveva già passate un bel po’ quella sera, si stizzì non poco, e gli rispose a tono, in maniera del tutto istintiva e senza riflettere. –voi non mi ordinate proprio un bel niente!-

Il re rimase scioccato dalla sua risposta tutt’altro che dimessa. - avete un bel caratterino, ma forse non vi siete accorta, - indicò la corona sulla sua testa – che qui io sono il re. Sono io l’autorità massima.-  

Odette incrociò le braccia al petto, era indignata da quell’atteggiamento.

-  e sono anche il tuo re, - continuò lui lieto di averla vinta – quindi esigo rispetto, contadina! - le gridò.

Odette sbottò di nuovo, sciolse le mani e si avvicinò minacciosamente verso di lui - tanto per cominciare, non sono una contadina, e se udirò ancora qualche altro insulto sulla mia persona, giuro che non appena ritornerò a casa vi farò tagliare la testa uno ad uno, e servirò il vostro sangue in calici d’argento!-  

Il re la guardò sconvolto

-  secondo, voi non siete di certo il mio re, se c’è qualcuno che si deve inchinare quello siete voi, perché state parlando con la futura regina della contea Chamberg! -  

Odette lo guardò infuriata, aveva sopportato di tutto negli ultimi tempi, ma era pur sempre una principessa di sangue reale, c’era un limite a tutto, e lei era giunta al suo;

Adesso qualcuno la doveva pagare.

 

Note:

Il regno di Chamberg, sopra citato, sarebbe inteso come l’unione del regno di Odette e quello di Derek; riguardando il cartone ho cercato una mappa o quantomeno di capire dove fosse ambientata la storia, in una scena alla fine della canzone “si va” dove i protagonisti hanno recuperato la mappa, si vede in qualche fotogramma, il castello di Derek e sotto la scritta Chamberg, quindi ho lasciato il nome che avevo visto. Questo solo per chiarire la scelta del nome del regno.

Spero che il capitolo sia stato d vostro gradimento :D ci vediamo il prossimo mese e grazie a tutti quelli che mi seguono con costanza :D

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Capitolo 16
*** Sollievo - Atto 15 ***


Sollievo - Atto 15

- io sono la futura regina del regno di Chamberg - ripeté Odette facendo un passo in avanti. Sapeva che rivelare la sua identità poteva essere rischioso ma era sempre meglio venire allo scoperto che diventare merce nelle mani di quei soldati.

Il re aveva perso l’uso della parola nel momento in cui aveva udito quel nome; conosceva di fama la contea di Chamberg, si diceva fosse l’unione di due grandi e vasti regni che attraverso un legame di sangue, e quindi un matrimonio, sarebbe diventata una potenza marittima e militare, in pratica una superpotenza inattaccabile.

Dopo un lungo silenzio parlò – mi ricordo di voi… - il suo tono era dimesso, cauto, non più maligno e frivolo. – ho avuto il piacere d’incontrarvi ad un ballo, eravate più piccola se non erro…-  

- Partecipo a tanti balli, e molti li facciamo a corte, non posso ricordarmi di voi…-  si giustificò Odette tentando di ricordare dove l’avesse visto.

Il re si alzò dal trono – Siete diventata una splendida donna, quando vi ho conosciuto io eravate poco più che una bambina -

Odette nonostante tutte quelle moine non aveva intenzione di arretrare di un millimetro sulla sua superiorità.

- e c’era sempre un ragazzetto con voi… -

- si-  asserì lei pensando a Derek. Doveva prendere tempo, sapeva che lui l’avrebbe trovata, non aveva idea del come, ma lei credeva in lui.

- qualcuno che conoscevate? - sia avvicinò a lei.

- il mio fidanzato nonché promesso sposo-  annunciò fiera Odette.

D’un tratto il re prese a sorridere, chissà che strani pensieri stava facendo su di lei; le iniziò a girare intorno come un avvoltoio.

- Che brutta cosa questi matrimoni combinati … vero? Si dovrebbe essere liberi di poter scegliere chi sposare, chi amare. Eh ma la politica e i sentimenti non vanno molto d’accordo…-

Odette non aveva capito dove stesse puntando il re, né dove effettivamente volesse arrivare.

- si l’ho notato-  bisbigliò lei.

- ma che gran maleducato che sono!-  esclamò l’uomo balzando in aria. – è davvero molto tardi, ed io non vi ho nemmeno offerto il mio palazzo come vostra umile dimora per tutto il tempo in cui rimarrete in mia compagnia, spero possiate trovare nel mio castello una vostra nuova seconda casa - sorrise compiaciuto dei suoi possedimenti.

- avrete modo domani durante la cena di raccontarmi come una così rara creatura dal suo regno sia arrivata sin qui. - batté le mani il re –scusate per il fermento del palazzo, ma stiamo organizzando un importante evento che avrà sede qui a breve…-

Odette l’interruppe - voi siete veramente troppo gentile, non posso accettare, verranno a prendermi in serata e tornerò subito a palazzo… - Odette cercò di sembrare convincente, non si fidava molto di quel sovrano, e sperava ardentemente che Derek ( ancora una volta ) venisse a salvarla.

- Suvvia mia cara, sappiamo bene entrambi che questa sera, non arriverà più nessuno.. -

Odette imbarazzata fece una riverenza e gli porse il polso, che il re prontamente portò alle labbra e baciò.

- suppongo di non poter rifiutare - sorrise celando il suo malincuore e il suo disagio.

Due dame gli vennero incontro. – avrete tutto quello che potrete desiderare, - si rivolse il re alla biondina

– conducetela nelle stanze per gli ospiti e datele aiuto in tutto ciò che vorrà.-

Odette fu presa elegantemente sotto la cura di quelle due dame e fu condotta verso i corridoi sinuosi di quella nuova magione.

- mi congedo mia cara principessa Odette, confido nel rivedervi più bella di come già non siete, domani sera a cena - le sorrise facendo un cennò.

La ragazza guardò per l’ultima volta quell’uomo, era un salvatore o il suo nuovo carnefice? Doveva rimanere in guardia, quell’ostentata gentilezza poteva avere insidie, ormai aveva imparato a non fidarsi mai delle apparenze.

****

Odette fu scortata “gentilmente” nelle sue nuove stanze, un’ampia camera arredata sfarzosamente con ricchi affreschi su tutte le pareti, ma per quanto sfarzosa potesse essere, una prigione era pur sempre una prigione.

La ragazza si avvicinò al sontuoso letto di seta e oro posto nel centro, piegata in bella mostra vi era una camicia da notte rosa di raso e merletto, dopo una prima esitazione decise di indossarla senza fare troppe storie, quella sera avrebbe dormito persino dentro un sacco di iuta, tanto era stanca. Ma non poteva dormire, non ancora almeno.

Ad un primo sguardo si era resa conto che era stata rinchiusa in una stanza senza uscite. Quel dannatissimo sovrano con il sorriso stampato sul volto e le aveva messo delle guardie alla porta e rinchiusa in una stanza senza finestre … insomma, lei non era mica una stupida! Era evidente che nonostante avesse sottolineato la parola ospite in realtà fosse diventata sua prigioniera.

Era caduta dalla padella alla brace e se non avesse trovato subito un modo per tirarsi fuori da quel guaio sospettava che le cose avrebbero potuto prendere una piega ancora più sgradevole. 

– non è possibile che non ci sia una finestra, tutte le stanze ne hanno almeno una! - Si alzò dal letto e cominciò a girare per la stanza, doveva esserci per forza un qualcosa fuori posto! Ed invece non c’era nulla che non andava, proprio nulla, tutto era al suo posto, ogni cosa in ordine e questo la mandava su tutte le furie.

Poi d’un tratto, proprio quando sentiva di aver perso ogni speranza, si accorse di qualcosa di strano.

- perché c’è il bisogno di mettere una tenda dietro un armadio? - da sotto l’armadio infatti sbucava un lembo di una tenda viola. E si sa che dove c’è una tenda di solito ci sono anche delle finestre… si avvicinò all’enorme armadio di legno bianco con intarsi in oro zecchino e spinse con tutte le sue forze ma l’armadio era troppo pesante, e non si spostò nemmeno di un centimetro. Aprì il suo interno e iniziò a sparpagliare le cose per la stanza nel tentativo di renderlo più leggero. L’idea funzionò.

L’armadio si stava spostando, lentamente e grattando sul pavimento ma si spostava.

Finalmente quando Odette riuscì a spostarlo abbastanza vide che vi era stata nascosta una piccola finestra, coperta da pesanti strati di una tenta viola scuro e che se non fosse stato proprio per quel dettaglio lei non avrebbe mai trovato. Spostò le tende impolverate e dopo un po’ di fatica riuscì ad aprire la finestrella, era davvero piccola, di certo le non ci sarebbe riuscita a passare attraverso, ma era già qualcosa.  

Spalancò il vetro scuro aspettandosi di vedere chissà quale meraviglioso giardino ma…

- che delusione… un cortile interno… abbastanza sciatto tra l’altro. -  la finestra dava su un cortile interno, lì vi era qualche scala interna e si intravedeva un angolo di corridoio poi nel centro vi era una fontana muschiosa piena di erbacce; ma la cosa che più la scoraggiò fu l’altezza, la sua stanza doveva trovarsi parecchio in alto ad almeno quindici metri di altezza.

Sarebbe stato davvero difficile scappare, avrebbe dovuto trovare una nuova alternativa… il sonno iniziò a farsi più insistente, era troppo stanca per pensare a qualcos’altro, non sapeva con esattezza che ora fosse ma era certa fosse davvero tardi; si sdraiò sul letto, dopodichè appoggiò il capo sul cuscino e, poco prima di addormentarsi, rivolse un ultimo pensiero a lui.

****

Quella mattina Odette non potè dire di essersi svegliata con la calda luce del sole sul volto, anzi il suo risveglio fu il più brusco degli ultimi tempi. Delle voci concitate che provenivano da fuori la costrinsero ad alzarsi.

- ma cos’è tutto questo baccano?! Dovrebbero essere le camere più riservate quelle da letto e invece sento tutto questo chiasso! - si lamentò lei trascinandosi verso la finestra.

-vi ho detto che devo vedere il re!-

- ed io vi ho detto che il re è impegnato e non può darvi udienza! -

Odette distinse due voci, ma sospettò ci fossero più persone.

- voi non capite, è una questione molto importante!-  continuava agitata la voce

- in questo stato voi non vedrete proprio nessuno, ve lo garantisco io! -

Odette si sporse dalla finestra per tentare di rintracciare la provenienza delle voci ma non riuscì a vedere nulla.

- ho solo bisogno di un informazione!-  continuava la voce –sto cercando una ragazza -

- qui non siamo un centro di ricerca persone scomparse! Per chi ci hai preso! -

- Ma io esigo-

Odette sentì un trambusto e delle voci.

- accompagnate questo ragazzo fuori -

Dopodiché nelle sale ritornò il silenzio.

****

Fuori dalla sua porta c’erano due guardie che si davano il cambio di tanto in tanto, era impossibile uscire senza una supervisione, le fu servita la colazione in camera e le fu chiesto se avesse bisogno di particolari attenzioni come vestiti particolari o la preparazione dei loro famosi bagni ai sali rigenerativi; Odette non esitò a chiedere ciò di cui necessitava, dedicandosi per qualche ora alla cura solo di se stessa.

Rimise le vesti da stanza per poterle usare come scusa nel caso ci fosse da prender tempo, poi senza molta voglia, si affacciò alla finestra, tentando di scacciare la noia che da tempo aveva dimenticato cosa essere.

Odette stava per richiudere la finestra quando notò un movimento in uno dei piani inferiori. Una figura si aggirava furtiva, era un ragazzo, un giovane uomo che Odette riconobbe dopo qualche istante. Doveva trovare il modo di attirare la sua attenzione, ma come? Si guardò in giro nella stanza, voleva trovare qualcosa da tirargli, qualcosa di non troppo grosso o rumoroso. Sulla sua toletta c’era un vaso di tulipani rosa freschi, erano praticamente perfetti per l’idea che aveva in mente.

Derek si aggirava per le sale del castello, in qualche maniera poco chiara persino a lui aveva raggiunto un giardino esterno coperto. Una sorta di serra all’interno delle sale del palazzo.

Ad un tratto gli rizzarono i capelli in testa, un brivido gli pervase il corpo, i muscoli si irrigidirono, gli era arrivata una scarica breve di acqua addosso.

Si guardò intorno poi il suo sguardo individuò l’artefice di quel misfatto, ebbene sì, Odette aveva ancora il vaso azzurro in mano che aveva svuotato sulla sua testa.

- e adesso cosa ti avrei fatto per meritare questo? - disse a voce bassa Derek per non farsi scoprire.

Odette aveva finalmente attirato la sua attenzione, ma era molto in alto e non riuscì a capire cosa lui avesse detto.

- sono veramente felice di vederti – mimò a gesti, aveva gli occhi lucidi ma non poteva smettere di sorridere.

Il ragazzo aveva il volto ferito con sangue rappreso praticamente dappertutto, gli abiti ridotti in pessimo stato, l’aspetto stravolto ma lo sguardo, anche il suo sguardo era così felice…

- Se ogni volta che sei felice di vedermi mi inzuppi così, vedrò di farti visita meno spesso - le parlò lui a voce più alta, Odette gli fece cenno di tacere.

- tutto il trambusto che avevo sentito prima… allora eri tu? - Odette si portò le mani al petto.

- è una storia lunga, come posso raggiungerti? -

- non credo tu possa… ci sono delle guardie davanti alla mia porta, ed uscire mi è praticamente impossibile. -

- Cercherò di avvicinarmi io… tu distrai le guardie. Io ti troverò. - Derek scomparse tra le scalinate.

La ragazza si guardò attorno cercando di farsi venire un idea, aprì la porta e si ritrovò le guardie davanti.

- h…ho… - si finse terrorizzata. -  ho visto una figura sotto la mia finestra! - esclamò lei.

- dovete fare qualcosa! Potrebbe aggredirmi mentre sono nel palazzo! Che razza di palazzo è se non c’è il minimo controllo sulla sicurezza! - adesso si finse seccata.

- riferirò al re che nel castello ci sono gravi problemi di sicurezza se non acciufferete subito quell’individuo che ho visto giù al giardino! -

Le guardie si guardarono confuse, avevano nello sguardo il terrore di essere puniti, ma non potevano abbandonare la loro posizione.

- Non possiamo lasciarvi incustodita principessa, capite bene che se ci fosse qualche losco individuo noi dovremo restare qui a vegliare su di voi! - parlò una di esse.

- E se voi usciste senza che nessuno sapesse dove vi state recando? Sarebbe un bel guaio! -

Odette sospirò – non sono né nelle condizioni ne dell’umore di uscire, avete la mia parola che non lascerò le mie stanze, potete almeno andare ad avvisare qualcuno!-

Le guardie si scrutarono l’un l’altra e poi posarono lo sguardo sulla giovane fanciulla in veste da camera che avevano dinnanzi. – si, questo lo possiamo fare. - detto questo si separarono e presero a correre nelle direzioni opposte.

Derek si sarebbe dovuto sbrigare, quelle guardie non sarebbero state via per molto.

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Capitolo 17
*** Insieme - Atto 16 ***


Insieme - Atto 16

Odette era rimasta sulla soglia della porta, osservando il lungo corridoio da cui avrebbe dovuto vedere arrivare Derek. Passarono i minuti e di lui nemmeno l’ombra.

- forse ho fatto una stupidaggine! - si portò le mani alla testa – potrebbero averlo effettivamente visto e catturato, io volevo solo dargli una possibilità… - sospirò fra sè e sè.

Una mano le si posò leggera sulla bocca, per trattenere un grido involontario, lentamente scivolarono all’indietro all’interno della stanza e poi chiusero la porta a chiave facendo scattare la serratura.

La sua bocca fu di nuovo libera,

- ho dovuto fare attenzione, sono aumentate le guardie nel castello -

Odette si girò e gli si strinse forte contro. Per tutto quel tempo non aveva desiderato altro, e dopo parecchi giorni in cui non si erano visti lei si era resa conto di quanto lui le mancasse.

L’abbracciò con una stretta forte quasi da far male, aveva temuto per la sua vita, aveva avuto paura che non avrebbe più avuto la possibilità di abbracciarlo, e tutto perché lei era stata così…stupida. Derek combatté con se stesso, una parte di lui voleva abbracciarla forte stringerla con la stessa intensità, ma l’altra parte era ancora arrabbiata e ferita e proprio quando decise di riabbracciarla lei sciolse il contatto e lui perse quella possibilità.

- è colpa mia, ho detto che c’era un intruso per fargli lasciare la guardia alla mia stanza. – si giustificò lei col fiato corto, si ritrovò esitante davanti a lui, fragile e insicura, Derek le sembrava freddo e distaccato e quell’abbraccio seppur partito con le buone intenzioni le sembrò meccanico e quasi innaturale; eppure qualche istante fa avrebbe potuto giurare di averlo visto felice.

Era malconcio e stanco si vedeva chiaramente e Odette si sentì in colpa nel vederlo così e a fare tutti quei pensieri egoistici sul perché o meno non l’avesse abbracciata.

- siediti, riposati un po’ mentre prendo qualcosa per medicarti le ferite - gli disse indicandogli lo scrittoio lì accanto.

Derek si sedette in silenzio ad aspettarla, era parecchio stanco aveva cavalcato tutta la notte, per non parlare della battaglia la sera prima e il lunghissimo viaggio che l’aveva condotto in molti paesini prima di ritrovare una sua traccia e rivederla. Come un cacciatore aveva seguito la scia di indizi seppur pochi che lasciava, fino ad averla ritrovata durante la notte dell’assedio.

La ragazza bionda ritornò dal bagno con una scodella piena di acqua calda e diverse fasce bianche, Derek non si era accorto che lei aveva indosso ancora le vesti da notte.

Abbassò lo sguardo vergognandosi poco prima di rimproverarla, in tanti anni che si conoscevano non l’aveva mai vista in quello stato. – Odette ma ti pareva il caso di aprirmi in queste condizioni?! -

La ragazza lo ignorò, inzuppò una benda nell’acqua calda e gli sollevò il viso, tamponandogli la guancia, portando i loro occhi sullo stesso livello. –Non è certo cambiandomi un vestito che si può giudicare quanto tu sia rispettoso nei miei confronti…-  lo fissò a lungo mentre con piccole carezze gli ripuliva il volto.

Il sangue incrostato iniziò a sciogliersi lasciando vedere i graffi, la benda bianca si tinse di rosso mentre il volto del ragazzo ritornava candido.

- sai che non è consono che un uomo veda una donna così prima del matrimonio. E potrei non essere io a portarti all’altare. - la guardò intensamente senza mostrare il minimo segno di cedimento, la ragazza percorse tutto il volto del castano fino ad averlo definitivamente medicato, abbassò quindi lo sguardo passando al suo braccio.

-  io vorrei fossi ancora tu. - disse a voce talmente bassa che Derek fu convinto di esserselo sognato.

Il ragazzo non le rispose, si limitava a guardarla in attesa che facesse o dicesse qualunque cosa che confermasse ciò che aveva appena udito.

- io… - iniziò lei con tutte le buone intenzioni di portare avanti un discorso, fece un grosso colossale errore, alzò lo sguardo su di lui, venendo travolta da due severi occhi blu che la fissavano come a volerla incatenare per sempre ai propri, che la guardavano con aria severa, per un attimo colse lo stesso sguardo di suo padre.  Il suo piano era miseramente naufragato, e adesso non aveva la minima idea di cosa dire.

- mi dispiace - disse solo stordita da quel contatto visivo poco prima di riabbassare il capo verso il pavimento, verso la sua salvezza.

Derek era confuso, lei era scappata aveva cercato il conforto di un altro ed ora? Ora diceva semplicemente un mi dispiace?

- non sarà un tuo mi dispiace a sistemare le cose… - le rispose duramente con il cuore martellante in petto.

Se prima aveva qualche dubbio nel vedere la sua esitazione nell’abbracciarla adesso le sue paure diventavano concretezze, ora che lei aveva capito quale strada intraprendere Derek non l’avrebbe più aspettata, e quelle sue dure parole la colpivano in pieno petto.

- ho fatto delle cose che non avrei dovuto fare… - iniziò a ripensare a tutto quello che le era successo in quelle ultime settimane, cercando di rimediare in qualche modo con le parole.

- scappare via in quel modo, cacciarmi in un guaio dopo l’altro, ma forse queste sono le cose minori; - come un flashback le vennero in mente tutte le azioni che l’avevano portata ad essere lì, davanti a lui adesso. Quest’esperienza le era servita molto più che dello studio sui libri, aveva avuto modo di maturare quanto le sue scelte influenzassero il corso degli eventi attorno a lei, e per la prima volta si rese conto dell’importanza del compito cui la sua nascita l’aveva destinata. Era una principessa, un punto di riferimento per tutti, un esempio da seguire, la sua parola era legge, scappare via e fuggire dalle responsabilità aveva messo solo in cattiva luce il suo disprezzo verso quel fardello che invece avrebbe dovuto portare con onore.

Teneva lo sguardo basso e con esso anche la voce, i capelli biondi le coprivano il viso.

-  aver perso la fiducia del mio popolo… aver perso la tua e averti spezzato il cuore, sono queste le cose per cui ti chiedo scusa. - sussultò arrivata alla fine.

Derek l’osservava accuratamente, durante tutto il viaggio non vedeva l’ora di rivederla, di poterle parlare e nella parte più nascosta di se, stringerla forte fra le sue braccia e baciarla. Com’era ironico il destino, una volta ritrovatasela davanti era stato incapace di muovere un solo dito, forse era convinto di vivere in un sogno e di potersi risvegliare da un momento all’altro nel suo letto, a palazzo, e scoprire che Odette non c’era.

- sei così sicura di avermi spezzato il cuore? - Quelle parole gli uscirono così spontaneamente che una volta resosi conto di ciò che aveva detto se ne pentì amaramente.

Odette alzò di scatto il volto, e solo allora Derek potè vedere che i suoi occhi azzurri erano divenuti umidi, lei stava piangendo e probabilmente a causa delle sue parole.

- ma…?-  Odette ripensò alle parole di Bromley a come l’aveva descritto, non era possibile che mentisse, le era sembrato davvero preoccupato.

- dopotutto, sono solo affari giusto…? – continuò lui

- …solo affari? - Odette abbandonò la benda nella tinozza d’acqua, sconvolta si alzò avvicinandosi alla finestra, portandosi le braccia al petto - non sono solo affari Derek, non lo sono mai stati!-  gli disse quasi urlando.

– io ho sbagliato e me ne rendo conto, quindi capirò perfettamente se tu vorrai definitivamente chiudere i nostri rapporti, ma non sono mai stati solo affari!-  strinse la mano sul cuore, mancava qualcosa ma non sapeva bene cosa…

Un altro flashback la colse d’improvviso, il ciondolo che portava sempre al collo donatole da Derek per il suo primo compleanno, il ciondolo raffigurante un cigno simbolo d’eleganza e onore era rimasto a palazzo, lì dove l’aveva volutamente abbandonato prima di partire, gettandolo nel cestino. Scossa dal pensiero di non avere più con se quel pegno d’amore con riluttanza dopo alcune incertezze gli si avvicinò nuovamente, e ricominciò a medicargli il braccio avvolgendogli la mano in quel silenzio diventato ormai troppo pesante persino per lei.

- mi ferisce pensare che per te lo siano stati …-  disse tentando di controllare le sue emozioni.

- affari e sentimenti non vanno sempre d’accordo… -

Odette sollevò il viso guardandolo sconvolta, erano le stesse parole che aveva detto quel re che la teneva rinchiusa lì, Derek sarebbe diventato come lui o forse lo era già?

- come puoi dire questo !-  strinse la benda pulita con cui avrebbe dovuto medicargli l’altro braccio.

- tutti hanno dei problemi, e se ci si ama si può risolvere qualunque cosa! - fece una pausa e poi si sedette sul tappeto portandosi una mano fra i capelli. – ma forse questa è solo una mia idea. Forse tu la pensi in modo diverso, beh se è davvero così ti devo fare i miei complimenti perché ci ho creduto davvero, questo è stato il tuo miglior scherzo Derek. Farmi innamorare di te. –

Derek si alzò dalla sedia e si avvicinò alla finestra, massaggiandosi la mano da poco medicata. –i sentimenti sono un grosso guaio… grosso davvero; senza di essi probabilmente si vivrebbe meglio – bisbigliò tra sè e sè

- o non si vivrebbe affatto…- completò lei.

Derek si girò per guardarla, era ancora più bella di quel che ricordasse, e cosa ancora più importante aveva detto di essersi innamorata di lui. Certo, aveva anche aggiunto che pensava fosse tutto un ennesimo scherzo, un gioco, ma lui l’avrebbe fatta ricredere, le avrebbe dimostrato che questa volta faceva sul serio.

- Credi ancora che tutto questo sia un gioco per me? – cercò i suoi occhi e li trovò, da quel momento sarebbe stata sua prigioniera, non l’avrebbe lasciata andare fino a che non avesse finito. - Tu non puoi immaginare neanche lontanamente quello che ho passato, e sto passando tutt’ora! - disse quasi giustificando le sue precedenti parole.

- e tutto per causa tua. -  le disse in tono rassegnato.

Odette si sentì morire in quel momento, lui potè vedere il suo sguardo mutare espressione, se lei non fosse stata già sul pavimento sarebbe caduta di certo. Non si sarebbe mai aspettata di sentirselo dire così di schietto in faccia.

- Sei scappata via, con un altro. Ed io non ho saputo più nulla di te. Improvvisamente da un giorno all’altro te ne sei andata, e l’unica cosa che sapevo era che la mia vita non era più la stessa senza di te, era come se fossi stato svuotato di una parte di me. -  strinse un pugno lungo i fianchi, ricordare quel periodo buio fu veramente dura per lui.

- come credi mi sia sentito sapendo che sei fuggita con un altro uomo? -  le dita gli si conficcarono nei palmi strette in una morsa sempre più dura. – sapendo che io non ti bastavo – fu troppo anche per lui, dirle quelle cose non abbandonando il suo sguardo fu quanto di più difficile avesse mai fatto. Abbassò il volto tentando di calmarsi. Nelle ultime settimane si era tormentato con miliardi di pensieri, ma specialmente quell’ultimo era quello che lo faceva stare più male.

Odette si alzò incespicando nei propri passi, si avvicinò lentamente con le lacrime agli occhi. – Derek – gli sfiorò la mano, aveva paura e quasi tremava al solo pensiero di sfiorarlo, - non c’è mai stato nessun altro – si fece coraggio e gli prese la mano, era calda e poteva sentire il suo sangue pulsare. – Non posso rinnegare di essere scappata, ma non voglio che ci siano altre incomprensioni tra di noi, voglio avere almeno l’opportunità di spiegarti, la decisione dopo spetterà solo a te, -

Con lo sguardo indicò la porta – una volta varcata quella soglia non ci legherà più niente, e così come sei arrivato, potrai tornare indietro… magari dicendo di non avermi trovata. -

Derek la guardò attentamente, Odette si sentì scrutare fino al profondo dell’anima.

- Risponderò a qualunque cosa tu vorrai - disse lei lasciandogli andare la mano ancora stretta in un pugno.

Derek avrebbe voluto tempestarla di domande, ma avrebbe solo peggiorato le cose, si limitò a fare la domanda da cui avevano origine tutti gli altri eventi.

- tu lo ami? -  

- mi aspettavo che chiedessi il motivo per cui fossi scappata… - rispose imbarazzata lei.

-  se lo ami, la domanda sul perché sei scappata è inutile, non credi? - le disse seriamente

- si hai ragione…-  asserì lei

- quindi lo ami?-

-  No Derek, te lo ripeterò quante volte vorrai sentirlo, mai io non amo Roran. Non sono fuggita via con lui. Sono scappata da sola, la mattina della partenza – gli disse stringendosi nelle spalle asciugandosi le lacrime in vano, ne ebbe solo la percezione, ma le sembrò di vedere tirare a Derek un sospiro di sollievo.

- allora perché sei scappata? Credevo fossi fuggita con lui. – il suo pugno lentamente si sciolse, il sangue tornò a circolare nelle nocche diventate bianche – Credevo…- prese un respiro – che tu ne fossi innamorata –

- io…ero confusa e spaventata. Avevo fatto una cosa terribile. –

Il ragazzo la guardò, quello che lei le stava raccontando era del tutto diverso da quello che lui si era immaginato.

-Avevo tentato di rompere il nostro fidanzamento ma come conseguenza mio padre aveva deciso che non ci saremmo più rivisiti sino a quel giorno. Non volevo che le cose andassero in quel modo… avrei voluto solo le tue scuse ma poi è andato tutto storto e quindi sono scappata. –

-certo… un ragionamento logico indubbiamente. – la guardò confuso Derek.

- Derek io ero offesa a morte con te, -  lo guardò lei onde evitare equivoci.

- con me…?! Se solo mi avessi lasciato il tempo di parlarti… volevo chiederti scusa per aver detto quelle cose e volevo spiegarti la situazione per cui tu te l’eri presa tanto con Bromley e me senza motivo, ma poi scopro che sei scappata e che casualmente anche uno dei nostri stallieri con cui tu hai avuto un avventura ha deciso di andarsene.-

- avventura!? – quasi gli urlò - Ti avevo detto che non era successo niente! - gridò arrabbiata lei.

- infatti certo… perché oggi giorno si va in giro baciando tutti !-  ironizzò lui poco prima di vedere Odette avvampare.

- tu… - il suo tono di voce si abbassò – sei uno stupido. –

Derek tacque, la guardava tremare in attesa che continuasse.

Odette si avvicinò al letto e si sedette, poi con un fazzoletto si asciugò gli occhi e decise di raccontargli cosa fosse avvenuto quella sera di un tempo che le sembrava molto lontano ormai.

- Ero tornata nelle stalle al castello, ero zuppa d’acqua e non potevo certo passare per la porta principale perché tutti mi avrebbero vista. Stavo piangendo perché ancora una volta mi avevi presa in giro. Era stato tutto perfetto fino a quando Bromley non aveva parlato e allora io avevo capito tutto. – Derek si avvicinò e si mise davanti a lei.

- non avevi capito proprio niente. – le disse invece. – avevo organizzato tutto è vero, ma non per prenderti in giro o baciarti. Quello non l’avevo affatto programmato. Volevo dichiararmi a te.

La bionda perse il respiro, non aveva mai pensato a una cosa del genere, eppure Derek era proprio davanti a lei e tutto quello era davvero reale.

Il ragazzo le scostò una ciocca di capelli dal viso e la accompagnò dietro l’orecchio.

- Quando quella sera sei scappata via da me… durante il temporale… non sai quanto ti ho cercato. – Odette guardò i suoi occhi, sembravano zaffiri liquidi.

- ero solo inciampata in un gradino mentre lui mi riaccompagnava nelle mie stanze, era buio e gli sono finita addosso, ma non è successo altro.  – si sentì in dovere di continuare - Anche se lui può aver detto in quel modo, ai miei occhi quello non è stato un bacio. -  le sue gote si tinsero di rosso, poi approfondì – non come quello che c’era stato tra di noi. -

Il suo tono era basso e addolorato, ricordava bene quanto era stata male quel giorno, quanto aveva sofferto per lui.

- potevamo parlarne prima, non c’era bisogno di scappare…-  concluse lui.

- è proprio questo il problema. Noi non parliamo, le cose ci vengono imposte da altri, noi non prendiamo mai nessuna decisione, scappando volevo avere l’opportunità di scegliere; tornare a casa mia e non vederti fino al matrimonio non avrebbe risolto le cose. -  si alzò in piedi lei.

- perché invece scappare e cacciarsi in un guaio dopo l’altro le ha risolte le cose, vero..? - Quella conversazione non stava portando proprio a niente, Derek era riuscito a scoprire finalmente che nonostante lei fosse fuggita da palazzo e mandato a monte il fidanzamento non amava un altro e ciò gli alleggerì notevolmente il cuore da quel macigno che gli si era insinuato dentro chiamatosi Dubbio.

- Derek, siamo solo due ragazzi… - Parlò la giovane con tono più dimesso come a volersi giustificare in parte per tutto quello che aveva fatto.

- Odette dimentichi che abbiamo dei doveri - La riportò con i piedi per terra lui.

- abbiamo un regno da governare, e non abbiamo spazio per incertezze o dubbi!-  rimbeccò.

- ma non sarebbe splendido poter scegliere? - i suoi occhi luccicavano, mai parole di Derek erano più vere, loro avevano dei doveri, ma anche avere dei sogni faceva parte dei doveri verso loro stessi.

Il ragazzo non parlava, non poteva controbattere, sarebbe stato bellissimo poter scegliere ma … -  non pensiamo a quello che non possiamo avere…-  riuscì solo a dirle.

-  a me le cose stavano bene anche in quel modo…-  continuò lui

- lasciando gli altri a decidere chi dobbiamo sposare?! - gridò lei.

-  si!! A me andava bene sposarti! -

Odette sollevò lo sguardo basita.

-  perché mi sono innamorato di te, stupida! - le gridò al limite dell’esasperazione, quanto poteva essere tonta quella biondina davanti a lui!

- come puoi non averlo capito!? Sarei ancora qui se non fosse che ti amo?! - si scompigliò nervosamente i capelli, adesso il dado era tratto, lui aveva fatto la sua mossa, quale sarebbe stata la sua?

 mi sono innamorato di te” queste parole le rimbombavano in testa, era a conoscenza dei sentimenti di Derek, in un modo o nell’altro aveva capito di non essergli del tutto indifferente o comunque, il rapporto che li legava non era sancito solo dagli affari; ma aveva usato il presente, non le aveva detto io mi ero innamorato  ma aveva detto mi sono innamorato questo stava a significare che l’amava nonostante tutto. L’ennesima conferma le giunse con la sua ultima frase che le ribadiva che lui era lì solo perché l’amava.

- Non si può smettere di amare qualcuno solo perché l’altro non ricambia o ha cambiato idea. È un dato di fatto e basta. Non so come né quando ma è successo anche a me. -  alzò le spalle lui.

- non si sceglie di amare… capita e basta -

Come se avesse intuito i suoi pensieri Derek le aveva risposto in maniera esaustiva, ma ancora non poteva crederci, le sembrava impossibile.

-  se tu mi vuoi ancora, sono qui. - le disse accennando un sorriso.

- ma non perché la nostra unione avrà dei vantaggi politici o altro, ma semplicemente perché mi ami. - sorrise, forse un sorriso amaro, in tutto quel tempo era cresciuto, la solitudine l’aveva fatto maturare e riflettere su quello che era giusto fare e quello che si doveva fare.

- Non sono venuto a cercarti perché tu fossi una principessa o per doveri politici o altro. Sono venuto a cercarti perché ti amo e anche se mi ci è voluto un po’ di tempo ho capito che nonostante ti amassi non ti potevo lasciare libera così come avevo creduto all’inizio. – fece un passo verso di lei. – lo so, penserai che sono un egoista ma… -

Odette non pensava affatto che lui fosse egoista. Era così felice che lui fosse lì.

- Se tu non mi vorrai, ti aiuterò io stesso a scappare, a ricominciare una nuova vita in un altro posto se è questo che desideri, poi uscirò per sempre dalla tua vita. – un altro passo verso di lei e adesso si ritrovarono alla distanza di un respiro.

- ma se così non dovesse essere, prendi la tua decisione in base a quello che senti e non perché gli affari ce lo impongono. -

“Amare voleva anche saper dire lasciare andare qualcuno, adesso lo sapeva anche lui, ma non l’avrebbe lasciata andare senza prima combattere per lei, senza tentare il tutto per tutto. E per quanto gli costasse prometterle di aiutarla ad allontanarsi il più possibile dal suo regno, sapeva che se lei lo desiderava lui non doveva esserle d’intralcio anzi l’avrebbe sostenuta…”

- ma quindi tu mi ami ancora…?-  Odette era senza parole. Lo amava, era certa dei suoi sentimenti, ma non poteva credere che dopo tutto quello che fosse successo anche lui teneva ancora a lei.

- cosa vorresti dire con ancora? - le sorrise lui scherzoso, da quando aveva sentito dalla bocca di Odette pronunciare le parole che dichiaravano il suo non coinvolgimento sentimentale con Roran si sentiva meglio, più leggero, come se finalmente il fardello che si portava d’appresso da tempo si fosse sciolto come neve al sole.

 – non ho mai smesso- Le disse serio.

Odette si portò una mano sulle labbra commossa e stupefatta allo stesso tempo, avrebbe volentieri pianto di gioia, si portò il volto tra le mani per nascondersi, stava effettivamente piangendo come una bambina.

- c…che hai? - le chiese preoccupato il ragazzo dagli occhi blu vedendola singhiozzare.

- nulla... - disse lei – solo che ti tirerei volentieri un pugno! – gli disse tra i singhiozzi. – se solo mi avessi fermata quel giorno… se solo mi avessi detto queste cose… - Odette alzò lo sguardo. – Io non sarei mai scappata. -

Derek le posò una mano sulla guancia asciugandole con il pollice qualche lacrima che ancora scendeva – mi dispiace, sono un po’ in ritardo. -

La guardò con occhi speranzosi –… non dovresti dirmi qualcosa? – l’esortò lui.

– vuoi ancora sposarmi? - chiese titubante lei.

- lo stai chiedendo alla persona sbagliata. – le sorrise con il cuore colmo di gioia.

- Derek-  Odette si avvicinò poggiando lentamente le sue mani sul suo ampio torace. Il ragazzo la guardava con l’irresistibile voglia di poter toccare ancora le sue labbra, doveva attendere che lei finisse di parlare o almeno provarci.

- io ti am…-  le sue labbra non finirono di proferir parola che vennero sigillate da quelle di lui. Derek non era riuscito a fermarsi, era troppo felice e inoltre aveva troppa voglia di sentirla ancora sulla sua pelle, di farla sua, di inebriarsi del suo sapore e perdere i suoi confini in quelli di lei. L’abbracciò e la strinse forse a sé, l’aveva desiderata per così tanto che avrebbe voluto recuperare tutto il tempo in cui non aveva potuto sentirla sulla sua bocca con un unico bacio. Lei lo amava e lui amava lei. Il resto non contava.

I confini del tempo e dello spazio si dilatarono, i due ragazzi non sentivano altro che le loro labbra le loro braccia e i loro corpi intrecciati, emozioni così forti che nessuno dei due aveva provato, così forte da lasciarli storditi dalla felicità.

Quando il respiro iniziò a mancare dovettero separarsi, mai quella separazione gli sembrò così sbagliata.

Odette stava riprendendo fiato mentre si reggeva ancora a Derek, se lui l’avesse lasciata andare era sicura che le gambe non l’avrebbero sorretta. Il cuore le martellava in petto, sentiva il sangue scorrere in ogni parte del suo corpo, sulle labbra sentiva ancora il suo sapore. A pochi centimetri dalle sue labbra gli bisbigliò un rimprovero

– cosa credevi volessi dirti? -

Sulle labbra di Derek spuntò un sorriso, Odette era lì tra le sue braccia, ed era quello il suo posto, – che mi ami – dopodiché si chinò ancora sulle sua labbra e le rubò un baciò leggero.

- non lo saprai mai… magari era ti am-miro, o Ti am-mazzo-  lo guardò con aria scherzosa lei ancora provata dalle turbolente emozioni provate poco prima.

Derek la guardò titubante – ne dubito fortemente – le accarezzò una guancia e si beò di quel contatto.

Nessuno, ne era certo, avrebbe amato Odette più di lui.  

Le scostò una ciocca di capelli dall’orecchio e le sussurrò suadente – non sei brava a mentire -

Odette avvampò, risollevò lo sguardo per inchiodarsi agli occhi di lui che come mai erano stati fissi su di lei. Si avvicinò al suo volto alzandosi con le punte dei piedi, adesso si trovava ad un respiro da lui, lo poteva sentire respirare e da quell’angolazione vedeva meglio anche le sue labbra. - Forse non con te -  

E le loro labbra si unirono in un altro bacio, Odette aveva incrociato le braccia dietro la testa di lui, Derek la teneva saldamente per la vita, deciso più che mai a prolungare quel momento il più possibile.

Ad un tratto si udì bussare alla porta – Principessa Odette, Aprite presto! - gridavano le guardie da dietro la pesante porta di legno chiusa a chiave.

Subito quel dolce contatto si ruppe, e sul volto di Odette fece largo un sentimento di terrore. – presto, ti devi nascondere! - gli disse a bassa voce,

Derek si avvicinò all’armadio – no qui sarà il primo posto dove guarderanno! - Odette gli fece cenno di andare sotto il letto ma Derek scosse in capo con veemenza.

- Sono in veste da camera, non posso aprire - gridò lei avvicinandosi alla porta.

- è stato visto uno sconosciuto entrare in questa camera, dobbiamo perquisirla. - detto questo la serratura scattò.

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Capitolo 18
*** Prigioniera - Atto 17 ***


Prigioniera - Atto 17

Odette era troppo spaventata per fare o dire qualcosa, Derek si mise davanti a lei con una mano sull’elsa della spada pronto a dare battaglia; il chiavistello ruotò di 160° facendo scattare la serratura e rivelando una serie di soldati armati che iniziarono ad entrare nella stanza nonostante non avessero ricevuto alcun invito

- …vi avevo ordinato di non entrare -  disse con voce titubante la ragazza arretrando di qualche passo. I soldati si avvicinarono con irruenza accerchiando Derek, il ragazzo sfoderò la spada minaccioso.

Due coppie di guardie afferrarono Odette per i polsi – Gli ordini sono cambiati principessa, il vostro grado in questo castello è mutato da ospite a prigioniera -

- cosa …? Levatemi le mani di dosso!! - gridò lei arrabbiata – cosa vorreste dire!? Lasciatemi andare! -

Derek si avventò su un paio di guardie con impeto, loro pararono con difficoltà i fendenti sicuri del ragazzo, facendo accorrere altre guardie per attorniarlo; il castano era completamente circondato – ti conviene gettare le armi-  gli disse il capo delle guardie, un uomo basso e massiccio

– Credete che non possa battervi tutti!!? - gli ringhiò contro lui.

L’uomo fece un cenno alle guardie che avevano bloccato la fanciulla bionda, esse immediatamente la trascinarono via dalla stanza nonostante le grida di quest’ultima.

- DOVE LA STATE PORTANDO!? - il suo sangue ribollì di rabbia.

- non te lo ripeterò una seconda volta… - fece una pausa l’uomo – getta le armi e arrenditi, o temo che la tua amica non vedrà l’alba di domani.-

Derek abbassò la spada che fino a quel momento aveva puntato alla gola di una guardia a caso, portò le braccia lungo i fianchi – non è una mia amica - strinse forte l’elsa in oro e ferro fino a far divenire le sue nocche bianche – lei è la mia fidanzata - fece ricadere l’arma per terra facendola riecheggiare per tutta la stanza sprofondata in un silenzio scandito solo dal rumore di passi; un dolore lancinante gli prese a pulsare nelle tempie, cadde per terra stordito dopodiché tutto divenne buio.

****
- dove mi state portando?! -

Odette era tenuta saldamente sia a destra che a sinistra da due guardie, una dietro di lei controllava che non arrivasse nessuno, quella davanti faceva strada.

Era stata portata via con la forza mentre Derek veniva accerchiato e minacciato da una dozzina di uomini armati fino ai denti, a niente avevano giovato le sue urla e i suoi calci anzi le avevano procurato dei lividi violacei che cominciavano a comparire su ambedue le braccia. Proferì quell’ennesima domanda conscia che nemmeno quella volta le avrebbero risposto, e invece si dovette ricredere.

- Attenta bambina, un’altra parola e giuro quant’è vero che mi chiamo Adrian che t’imbavaglio e-

- BAMBINA!! Come ti permetti! Stai parlando ad una futura regina non hai nemmeno idea del potere che posseggo! - si agitò per divincolarsi dalle guardie, ma senza successo.

Continuarono a camminare.

- tutto il potere che avevi, qui non conta, non più -

- aspettate solo che veda il vostro re…-  li minacciò lei tentando di farsi prendere sul serio.

Arrivarono in un vicolo cieco, davanti a loro c’era solo una parete in pietra e una torcia ad olio, un uomo si fece avanti e abbassò quest’ultima facendo aprire un passaggio nel muro.

- … non penserete che io entri lì dentro!? - li guardò esterrefatta lei.

L’uomo chiamato Adrian reggeva la torcia in mano, - potete entrare di vostra spontanea volontà o… - guardò maliziosamente le guardie che le tenevano le braccia, - lasciare che siano i miei uomini a portarvi, sappiate che non sono famosi per le loro buone maniere… -

Odette capì perfettamente, preferiva entrare da sola in quel corridoio buio che farsi mettere la mani di sopra da quei due loschi individui.
Salirono una lunga scalinata scolpita nella roccia, la luce fioca della lampada illuminava quanto bastava per non inciampare nel lungo vestito da notte di Odette.

- e pensare che Derek si preoccupava di vedermi così prima delle nozze… - disse fra se e se alludendo agli sguardi che nell’arco di venti minuti le erano piombati addosso da più di una trentina di uomini. Ad un tratto si ricordò di lui e della brutta situazione in cui si trovava – che cosa gli farete!? - gridò ad un tratto facendo spargere il suo eco nel corridoio.

- alludi al tuo amichetto?-  rise una guardia che le teneva il polso.

- Il mio fidanzato è il futuro Re di Chamberg!-

- Non credo arriverà a domani il tuo principino; bene siamo arrivati. -  detto questo si fermò davanti ad una massiccia porta di legno scuro, con una lentezza quasi esasperata prese la chiave giusta dal mazzo che portava alla cinta e aprì il pesante chiavistello di ferro arrugginito.

- Entra! -  Odette fu spinta dentro la stanza buia troppo velocemente che cadde sul pavimento lastricato con pietre grezze e ruvide. Non fece in tempo a rialzarsi che la porta le fu sbattuta in faccia tra le risate delle guardie.

- Fatemi uscire! FATEMI USCIRE!!-  gridò inutilmente lei.

- Urla pure quanto vuoi, da qui non ti sentirà nessuno. Questa volta nessuno verrà a salvarti … principessa-  

Le voci si allontanarono e fu allora che Odette si rese conto della terribile situazione in cui si era cacciata.

Questa volta avevano ragione. Nessuno l’avrebbe salvata.

****
Nella stanza c’era molta luce, troppa per essere in una prigione, Derek stava riprendendo i sensi, non ancora completamente conscio su dove si trovasse. Alzò lentamente il capo fino a quel momento puntato sul pavimento, solo allora capì di essere legato con grosse corde sia alle gambe che alle braccia. Si ritrovò a scuotersi e dimenarsi più per istinto che non per la possibilità di liberarsi.

- è inutile-  disse una voce comodamente seduta ad un tavolo in fondo alla sala. – sappiamo sia io che tu che non servirà a niente. -

- chi sei!?-  ringhiò ancora intontito Derek, facendo colare del sangue dalla fronte.

- Sono il Re di questo castello, sono colui che comanda qui, e questo è ciò che ti basta sapere. -

- liberatela! -  neanche per un momento Derek aveva dimenticato che Odette era stata portata via con la forza, - lei non vi serve! -  tentò di contrattare.

- si invece-  il re si alzò dalla scrivania e poco alla volta si avvicinò al castano legato ad un palo –è indispensabile per il mio piano, e se non l’avessi trovata quel giorno durante l’assedio non ci avrei nemmeno pensato! - rise tra sé e sé.

- non capisco…-  

- Dal momento in cui l’ho vista è scattato qualcosa in me…-  iniziò il re.

Derek sentì montare la rabbia – voi non l’avrete mai! Non permetterò a nessuno di toccarla con un solo dito! -

- Beh ragazzo mio, non so proprio come farete a mantenere la vostra parola visto che siete mio prigioniero…-  rise il re nuovamente. – ma non deve preoccuparvi, mi prenderò cura io della vostra “Bella”,-

Derek digrignò i denti.

- oh, ma non dovete essere geloso, sappiate che io non sono affatto interessato al suo amore; è solo una questione di potere. È quello che mi interessa.-  il re passeggiò su e giù per la cella riflettendo un momento, poi ricominciò a parlare con un tono freddo e calcolatore. - vi dico come andranno le cose: voi morirete, possibilmente qui e ora, io mi presenterò al padre della suddetta con un offerta immediata di matrimonio, e in men che non si dica, diventerò il re più potente che sia mai stato ricordato, con il completo controllo di tutte le rotte commerciali! -  

Derek era stranito, il suo piano era sicuramente ben architettato ma non riusciva a capire una cosa. - come mai mi state dicendo tutto questo? Potreste uccidermi qui e tenere per voi queste informazioni -

- prima di farti passare all’altro mondo ho ancora bisogno di un informazione. È un’informazione che conosci solo tu e nessun altro…-

- vi rispondo fin da subito dicendovi che non ho idea di quale sia il colore preferito di Odette-  rise Derek facendosi beffa di lui.

Il re prese la testa del ragazzo per i capelli e fissò i suoi occhi con irruenza - fai pure lo spiritoso quanto vuoi, alla fine della giornata non avrai nemmeno la forza di respirare-  parlò in un sussurro.

- che cosa volete?!-  gridò a denti stretti il castano.

Il re non distolse lo sguardo né allentò la presa, respirò lentamente quasi a voler soppesare ogni parola, poi con estrema calma quasi impersonale parlò.

- Le arti proibite -

****

Erano passate probabilmente delle ore da quando Odette era stata rinchiusa in quella torre. Le pareti erano circolari tutte in pietra grigia grezza, la stessa del pavimento su cui poco prima era caduta sbucciandosi i palmi delle mani; appariva abbastanza scarna, c’era un letto con una coperta logora e una tinozza d’acqua. La luce penetrava attraverso un piccolissimo lucernario posto alla base del tetto, appena sufficiente per far passare qualche topo di quelli grossi.

Odette stava raggomitolata sul letto, sapeva che non doveva contare su Derek non questa volta, avrebbe dovuto tentare di cavarsela da sola, dopotutto aveva dimostrato a se stessa in più occasioni di avere coraggio e spirito d’adattamento; si trattava di analizzare la situazione e trovare una via di fuga. Erano ore che rifletteva su come fare, non poteva passare dalla finestra in quanto troppo piccola, non poteva nemmeno sfondare la porta, era troppo robusta e lei troppo gracile. Mentre rimaneva immersa nei suoi pensieri e nel silenzio della stanza, quasi cadde dal letto quanto batterono dei colpi sul legno.

- Il pasto-  annunciò una voce.

La serratura scattò e un vassoio fu buttato dentro in malo modo, dopodiché la porta si richiuse e nella stanza ripiombò il silenzio.

Odette si avvicinò al vassoio che le era stato buttato malamente dentro, nonostante fosse in una prigione le fu servito del cibo dignitoso, una zuppa di porri e del pane, sicuramente non un pranzo da re, ma meglio di pane secco e acqua. Odette mangiò tutto velocemente, poi, mentre si asciugava le labbra con il fazzoletto fu folgorata da un idea.

Sul fazzoletto che le era stato portato assieme al vassoio vi erano le iniziali del Re, magari era un idea folle ma valeva comunque la pena provare. Raccolse le briciole del pane e si arrampicò sul letto per spargerle sul lucernario. Voleva attirare qualche uccellino per catturarlo e mandare un messaggio, non aspettò più di una mezz’ora che una piccola ombra saltellante venne filtrata dalla finestra, lentamente e senza fare gesti inconsueti catturò l’uccellino con il tovagliolo gentilmente fornitogli durante il pranzo. Tenendo con una mano saldamente l’esserino strappò il pezzo contenente le iniziali del re e macchiò il retro con il suo sangue facendo due linee che sintetizzavano il cigno, suo simbolo personale ma anche emblema del suo regno. Legò con un nodo saldo la strisciolina di stoffa alla zampina dell’uccello.

- ti prego, vola più lontano che puoi, trova aiuto-  gli accarezzò la testolina, dopodiché aprì il palmo e lasciò la creaturina libera.

D’ora in avanti, ad ogni pasto avrebbe mandato un messaggio, più ne avrebbe mandati più probabilità ci sarebbero state che qualcuno li trovasse, questa volta toccava a lei trovare aiuto e salvare Derek, da quando era arrivata in quella prigione una bruttissima sensazione l’aveva assalita.

ti prego. Non morire.” Ripeteva nella sua testa in ogni momento.

Eppure quella brutta sensazione non l’abbandonò neppure nei giorni seguenti…

 

****


- ostinato il ragazzo-  un uomo grande e grosso vestito di nero stava riprendendo fiato.

- non fermatevi, non voglio che abbia il tempo di riposare…-  Il re dalla chioma rossa sporca di polvere assisteva alla scena da un angolo. Nella stanza risuonavano le grida più atroci che avrebbero fatto accapponare la pelle a chiunque, tranne al re evidentemente. Fece qualche passo in direzione di Derek, aggirando le macchie di sangue che lo attorniavano. - devi comunque morire ragazzo, puoi dirmi dove sono le arti proibite e farò in modo che le tue sofferenze finiscano,- fece una pausa riavvolgendo il mantello attorno al braccio, non voleva macchie di sangue sulla seta, erano terribili da togliere! - oppure morire in maniera lenta e dolorosa provando dolore ad ogni tuo respiro, ansimando come un animale implorandomi di mettere fine alla tua vita…-  gli rivolse uno sguardo di sufficienza in attesa della risposta. Erano già due giorni che provano con ogni tortura possibile ad estorcergli quell’informazione, oltre che caparbio il principe si era dimostrato anche di tempra forte, persino il re si sarebbe impressionato se non fosse troppo esasperato dal tentare di ricavare ciò che perseguiva.

- mai-  la risposta di Derek arrivò secca all’orecchio del re. - non implorerò mai, non conosco le arti proibite-  ribadì nuovamente.

Il re non gli credeva -  ALTRE 20!-  gridò in preda all’ira, poi si avvicinò al fustigatore. - fai in modo che non abbia più la forza di parlare-  detto questo uscì sbattendo la porta, lasciandosi alle spalle le grida che avevano ripreso a riecheggiare per tutto il corridoio.

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Capitolo 19
*** Assedio - Atto 18 ***


Assedio - Atto 18


Non sapeva bene quanto tempo fosse passato, sembravano giorni che non aveva contatti con il mondo esterno, ogni volta che le portavano del cibo, utilizzava quel che aveva a disposizione per mandare messaggi d’aiuto; sperava ardentemente che almeno uno fosse arrivato a Bromley o magari a suo padre e che avessero decodificato il messaggio di aiuto. Non aveva notizie di Derek, l’ultima volta che l’aveva visto era stanco ferito e circondato da una dozzina di guardie, con tutto il cuore sperava fosse vivo.

I rumori erano molto attutiti dall’interno della prigione, non avrebbe mai potuto sentire niente, ma quello che sentì non aveva bisogno dell’udito. D’improvviso il castello iniziò a tremare, che fosse un terremoto? Si avvicinò il più possibile allo spiraglio della sua angusta prigione, no non era un terremoto, era una serie di cannonate lanciate contro la fortezza da parte di un esercito. Forse era giunto il momento, finalmente erano venuti a salvarli!

 

****
 

- basta così-  ordinò il re, il fustigatore riprese in mano la frusta sanguinante.

- sei caparbio ragazzo, non più di me sfortunatamente. -

Derek si trovava legato in catene contro il muro, dalla sua schiena candida scorrevano fiumi di sangue dagli stralci di carne ferita.

- ricordi com’era riposare? -  lo schernì con disprezzo. - dimmi dove si trovano! Dimmi l’ubicazione!!”

- io-  iniziò sputando sangue. - non so di cosa stiate parlando-  arrancò soffrendo.

Il re si allontanò chiamato urgentemente dalla sentinella di guardia.

- cosa c’è!? Come osi disturbarmi in questo momento!-  lo rimproverò il sovrano con gli occhi pieni di rabbia.

- Sire siamo sotto attacco!- proferì piagnucolando l’uomo.

- …cosa?-  si destò - questa fortezza è inespugnabile non abbiamo da temere, contrattaccate subito.-  possibile che con tutte quelle grida non si fosse accorto di un imminente attacco?

- sua altezza, hanno dei cannoni e delle catapulte, hanno già fatto crollare la prima linea difensiva!-

Il re lo guardò preoccupato, la sua era una delle armate più forti e sulla rocca non avevano mai avuto problemi di invasori, quest’attacco così improvviso e soprattutto potente non era preventivato. Poche volte nella vita si era sentito impaurito e questa era una di quelle - portate subito la principessa nelle mie stanze e chiudetecela dentro, fate preparare poi una carrozza pronta a partire -  ordinò contemplando l’ipotesi di scappare con la principessa.

- Si signore-  obbedì la sentinella scomparendo nuovamente nei meandri del corridoio.

-  Del ragazzo cosa ne devo fare?-  il re era sul punto di uscire anche lui ma la domanda lo fermò sulla soglia. - lasciatelo qui a morire, tanto non ci avrebbe detto niente comunque.-  

Il fustigatore fece un cenno con il capo, riavvolse la frusta ancora sporca di sangue e l’appoggiò sul tavolo, appese le chiavi delle catene ad un chiodo al muro e poi uscì in silenzio in fretta e furia, le cose non si stavano mettendo bene per gli abitanti del castello doveva tagliare la corda e subito!

Fu una fortuna che proprio alla fine tutti si fecero prendere dal panico, il fustigatore nella fretta infatti si dimenticò di chiudere la porta della stanza a chiave.

****
Odette era seduta sul suo misero letto, ormai non mancava molto, sarebbero stati liberati a breve e questo pensiero le diede la forza di continuare a sperare che Derek fosse ancora vivo. Ad un tratto la porta si aprì violentemente:

- il suo soggiorno qui è finito-  l’uomo con l’armatura scintillante s’avvicinò prendendola per un braccio.

- cosa succede? Dove mi state portando?-  Odette era debole ma quella punta di fierezza era ancora viva in lei.

- siamo sotto assedio principessa, non è il momento per domande idiote-  le rispose malamente la guardia.

Rifecero a ritroso tutta la strada fermandosi poi davanti ad una sontuosa porta con le maniglie in oro. - adesso voi starete qui e non creerete altri problemi-  l’uomo aprì la porta e la buttò dentro. - ma come vi permettete? Non sono un oggetto!!-  le sue parole rimasero tra lei e la stanza, la porta le era stata chiusa senza ulteriore indugio nuovamente in faccia.

- di nuovo chiusa dentro!-  si lamentò lei.

Questa volta l’avevano rinchiusa in una delle stanze più sfarzose del castello, non fu difficile indovinare a chi appartenesse dato un’enorme ritratto sulla testiera del letto.

- questo è davvero inquietante-  commentò guardandolo.

La stanza era disordinata, evidentemente ancora non erano passate le cameriere a sistemarle, il letto scombinato era la prova di quanto più orrido Odette avesse mai visto, oltre a macchie di dubbio sospetto le lenzuola erano di un colore orrendo, rosso fuoco con un copriletto nero. Mentre era intenta a fissare quello squallore qualcuno bussò alla porta.

- maestà?-  chiamò la voce di una donna.

In quel momento ad Odette venne un’idea, seppur disgustosa ma molto credibile ed in quel momento avrebbe fatto di tutto per andare a cercarlo, per andare a cercare Derek.

Lasciò cadere la veste da notte ai piedi del letto, poi svestita s’infilò sotto le coperte, s’arruffò i capelli simulando un’aria da appena svegliata e chiamò la donna.

- avanti, avanti!-  

Dalla porta entrò una donna di mezz’età con l’uniforme da cameriera, spiazzata dal completo disordine in cui vigeva la stanza.

Odette sollevò il capo appoggiandosi con il gomito ad un cuscino, lasciando intravedere la nudità delle sue spalle.

- era l’ora che arrivasse qualcuno a mettere a posto!-  l’apostrofò.

- oh buon cielo! Sembra sia passato un uragano qui!-  la donna guardava accigliata il disordine che le toccava risistemare.

- non un uragano ma il re…-  Odette assunse un’aria maliziosa che non sapeva nemmeno di possedere. -  un uomo focoso e passionale-  

La cameriera la guardava titubante, Odette si sollevò per guardarla meglio. - non troppo gentile nei modi, ma di certo sa come temprare una donna-  

Odette voleva infatti fargli credere che il disordine fosse dovuto ad una notte d’amore passata con il re, la cameriera non poteva certo immaginare che invece quel disastro era dovuto ad uno scatto d’ira di quest’ultimo in preda alla rabbia per non essere riuscito a far confessare a Derek l’ubicazione delle arti proibite.

- voi siete…?-  chiese titubante la donna.

- oh… probabilmente la futura regina di questo castello…-  gli rispose con aria di sufficienza.

La signora dai capelli neri e gli occhi stanchi la guardò quasi con tenerezza.

- cara ragazza, mi fate tanta compassione…-  Odette la fissò d’improvviso.

- se credete che il re vi sposerà per una notte passata con voi… siete proprio ingenua. -  prese a raccogliere con noncuranza i vestiti per terra. - ho visto tante di quelle ragazze sdraiate proprio dove adesso ci siete voi… siete una fra le tante… ogni notte è la stessa storia… ed ogni mattina c’è una ragazza diversa, tutte che credono di diventar regine!-

Odette si finse offesa, incrociò le braccia al petto.

- ha detto che mi ama!-  mise il broncio.

La donna raccolse un vestito femminile per terra, che giustificava le macchie sul letto, poi con un gesto glielo lanciò sul letto.

- provo pena per voi cara ragazza, adesso che non siete più casta, chi mai vi sposerà?!-  

Odette indossò il vestito rosso, era un colore volgare che mettevano soltanto le donne di facili costumi, era come un’etichetta che le classificava a vista.

- quella è la porta, scendete tre rampe di scale e l’uscita di servizio è sulla destra.-  parlò come se stesse recitando a memoria, probabilmente chissà quante altre volte si era trovata a fare quella discussione con le solite ragazzette di turno. Odette fu percossa da un brivido, che uomo marcio era quel re! Conduceva ragazze ignare nelle sue stanze, le illudeva, faceva loro quello che più voleva e poi tutte si ritrovavano costrette ad uscire dalla porta di servizio, senza un lavoro, senza una dote e senza più la loro purezza.

Odette indossò il vestito e uscì rapidamente dalla porta principale, Derek era un ragazzo dal cuore d’oro, nemmeno in migliaia di anni avrebbe fatto quel genere di cose, ne era sicura. Se solo avesse saputo che cosa aveva dovuto fare per sfuggire da quella stanza si sarebbe infuriato, ma a lei adesso non importava, doveva cercarlo ed insieme dovevano scappare da quell’orribile posto.

La bionda si ritrovò a vagare per i piani più bassi del castello, lì dove ci sarebbero dovute stare le prigioni.

Non c’era nessuno fortunatamente, s’affacciò all’ennesima stanza.

Quasi le mancò il fiato quando lo vide.

- Derek-  sussurrò appena. Il ragazzo era legato con il volto rivolto verso il muro, la schiena nuda era squarciata e le ferite sembravano vecchie nonostante di sopra ve ne fossero fresche delle altre. Per infierire più dolore non le lasciavano rimarginare e di sopra inveivano con quelle fresche. La ragazza sembrava un bucaneve in un campo di sangue. Immediatamente corse da lui, incurante delle pozze di sangue tutt’intorno, da vicino le sue condizioni erano ancora più preoccupanti.

- dove sono le chiavi? -  gli rivolse un sguardo preoccupato lei.

Derek aprì gli occhi tenuti sino a quel momento chiusi. - ciao-  le disse appena tentando di sorriderle.

Odette aveva le lacrime agli occhi, stava anche peggio di quello che lei avesse immaginato. - sei… davvero…tu?-  chiese soffrendo ogni volta che esalava un respiro. Molte volte Derek aveva desiderato rivederla, sapere se stesse bene, quella realtà gli sembrò così tanto bella che non poteva che essere un sogno.

- andrà tutto bene-  tentò di rassicurarlo, strappò una manica dal vestito e gli asciugò il sangue che gli colava dalla fronte e si riversava sugli occhi.

- adesso siamo insieme - il ragazzo aveva richiuso gli occhi respirando molto lentamente.  

Lei si allontanò per prendere le chiavi appese ad un gancio all’entrata, non erano troppo furbi per lasciarle lì sotto gli occhi di tutti, poi gli si riavvicinò e delicatamente gli tolse le catene dai polsi lividi. Derek non era in grado di reggersi in piedi, cadde pesantemente sulle ginocchia.

- cosa…come…sei arrivata? -  Derek nonostante l’orgoglio dovette accettare di appoggiarsi ad Odette lasciandosi in parte sostenere,

 - sono riuscita a scappare, fuori sta infuriando una battaglia e non hanno prestato troppa attenzione a lasciarmi incustodita.-  

I due ragazzi s’incamminarono lentamente verso l’uscita da quella stanza infernale, Odette fece appoggiare Derek al muro. - resta qui andrò a prendere qualcosa per fasciarti -  fece lei facendo per andarsene verso quella che una volta era stata la sua stanza. Un mano decisa ma stanca s’intrecciò con la sua.

- no, non ho più intenzione di separarmi da te. – Il castano la guardò risoluto, il suo tono non accettava repliche e nonostante avesse bisogno di fermare il sangue che perdeva non era più disposto a separarsi da lei; non più.

Odette gli restituì lo sguardo, non poteva protestare. Quel ragazzo chissà quante ne aveva passate, chi era lei per impedirgli quest’unico capriccio che faceva?

- va bene, resterò con te ma dovrò comunque fermarti l’emorragia in qualche maniera-  prese tra le mani il suo vestito rosso tendendo la stoffa fino alle ginocchia in procinto di strapparla. - adesso basta scandalizzarsi, non m’importa niente del bon ton e delle regole! Che vadano al diavolo tutte, non ti lascerò morire dissanguato per il sol fatto di non farti vedere le mie caviglie! -  

Derek non ebbe nemmeno il tempo di impedirglielo che già Odette aveva strappato buona parte della stoffa della parte inferiore del vestito, con risolutezza si mise dietro di lui e gli fasciò stretta l’ampia schiena sanguinante. 

- Odette… perché indossi un vestito rosso…? -  Derek si rialzò traballante facendo affidamento ancora su Odette.

- è una lunga storia…-  sospirò lei. Derek la guardò accigliato.

- tanto tu non sei un tipo geloso, no…?-  scherzò.

Derek si piantò in mezzo al corridoio. - se ti ha messo le mani addosso…! Io gli spacco la faccia!-  tutto ad un tratto gli ritornarono le forze; Odette rise, erano giorni che non rideva così spensierata.

- non è successo nulla-  lo guardò dritto negli occhi ritornando seria. - non con me per fortuna…-  ripresero a camminare e Odette gli raccontò tutto quello che aveva fatto prima di ritrovarlo, Derek ancora debole si limitava ad ascoltare e ad intervenire ogni tanto.

Finalmente dopo un’ora buona arrivarono davanti l’uscita di servizio, c’era solo un uomo a fare la guardia; non ebbero troppe difficoltà ad uscire, Odette disse ch’era un’amante del re e che quello era suo fratello che per sua intercessione aveva fatto liberare.

- sei diventata davvero brava a mentire-  le disse il castano uscendo fuori dalla montagna. - spero che con me non lo farai mai, altrimenti sono nei guai!-  le sorrise.

- purtroppo per me, con te non ci riesco. -  disse rivolgendogli uno sguardo. Derek la guardò puntando i suoi occhi blu oceano in quelli azzurro cielo suoi, la ragazza arrossì violentemente dipingendo di rosso il suo candido viso.

- quando mi guardi così-  abbassò lo sguardo - potrei confessarti anche i più atroci misfatti. – bisbigliò lei.

- dopo tutto questo tempo arrossisci ancora…-  iniziò lui, Odette l’interruppe cambiando argomento.

- guarda!-  prese ad indicare giù dal sentiero. - sono gli stendardi dei nostri due regni! Sono venuti a salvarci !-  Odette entusiasta iniziò ad affrettarsi per arrivare all’esercito.

- Odette aspetta-  la tirò per un braccio lui facendola voltare verso di sè in attesa di una risposta.

- non so quando ancora potremo rifarlo-  e con queste parole sospese a mezz’aria le prese il volto tra le mani e la baciò intensamente; poi riprese la mano diafana di lei e si fece condurre rassegnato verso l’esercito.

Sentiva che le forze lo stavano abbandonando.

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Capitolo 20
*** Tutto è bene - Atto 19 ***


Tutto è bene … - Atto 19

- Papà?-  Odette teneva ancora salda la mano di Derek quando avvistò poco lontano da lei suo padre. - Papà!!!-  si voltò a guardare Derek, non voleva lasciarlo lì, lui non poteva correre non ce l’avrebbe fatta ma da quella distanza suo padre non la poteva sentire, si voltò sconsolata a guardarlo.

- vai, va da lui.-  

- no Derek, non ti lascio-  gli rispose risoluta.

- da qui non ti sentirà mai, va da lui, digli che sei viva e stai bene, era preoccupatissimo per te.-  

 A quelle parole ad Odette si strinse il cuore. - va bene…-  aggiunse alla fine, lo fece appoggiare sotto le fronde di un albero. - tu aspetta qui, torno a prenderti.-  

Derek l’attirò a sè e le diede un bacio a fior di labbra. -  non si sa mai, potrebbe essere l’ultimo -  detto questo si sedette pazientemente sotto l’ulivo guardando la cosa che più amava al mondo ancora una volta allontanarsi da lui.

****


Re Guglielmo aveva guidato il suo esercito e quello della regina Uberta contro il re di un paese vicino che aveva tenuto in ostaggio sua figlia. Erano arrivati alcuni messaggi di aiuto tramite degli uccellini, dei fazzoletti insanguinati con delle iniziali e una macchia di sangue simbolo del regno di Aldershot avevano messo il Re in allarme. Guglielmo aveva subito radunato i migliori strateghi per capire cosa quei simboli volessero comunicare e tutti erano giunti alla conclusione che la principessa Odette doveva essere stata tenuta prigioniera contro la sua volontà da quel re e il povero Derek, in un eccesso di eroismo, era corso in suo soccorso senza avvisare nessuno. L’ipotesi era stata poi confermata da Bromley, arrivato a palazzo in agitazione dicendo appunto che la principessa era stata rapita ma non sapendo dove fosse stata portata.

- Padre! -  re Guglielmo era così assorto nei suoi pensieri che quasi non udì la voce di sua figlia. Si girò in direzione del suono e finalmente la vide, aveva l’aspetto trascurato, il volto un po’ scarno e… un volgare vestito rosso che le lasciava scoperte le caviglie!

- Odette!!-  scese da cavallo con un gesto repentino e l’abbracciò commosso.

- Oh! Sono così felice di rivederti! Sei sana e salva-  le accarezzò una guancia e la fanciulla si beò di quel contatto. - temevo non ti avrei più rivisto...-  sospirò lei.

Il re la guardò serio. - Odette, se tu non vorrai sposare Derek non importa, non m’importa più nulla, basta che non fuggi più, non potrebbe sopportarlo nuovamente il mio cuore! -

- padre, Derek-  tentò lei d’iniziare.

- si cara, appena torneremo annullerò tutto! Come ho potuto farmi convincere! -  il re era così dispiaciuto che non sentiva quello che aveva da dirgli la figlia. – ho quasi rischiato di perderti per sempre. – le disse.

- no padre, ascoltami! -  cercò di richiamarlo -  voglio sposarlo papà -

Il re non credeva alle sue orecchie, era fuggita per non sposarlo e ora diceva di aver cambiato idea?

- Odette sei confusa, non devi più accontentare nessuno, - le accarezzo la testa abbracciandola di nuovo. - sei libera di scegliere di sposare chi tu vuoi… a patto sia un principe ovviamente-  aggiunse poco dopo.

- io lo amo. Non accetterò nessuno se non lui.-  disse seria scostandosi da lui.

- forse è il caso che t’informi che non abbiamo più avuto notizie del principe Derek … si sono perse le sue tracce e noi pensiamo che..-  iniziò in tono mesto l’uomo dalla chioma argentea.

- lui è venuto a cercarmi; mi ha salvato la vita… -  aggiunse sottovoce, poi immediatamente si ricordò del ragazzo seduto sanguinante sotto un albero ad aspettarla pazientemente. - Padre è ferito, è in grave condizioni, dobbiamo fare subito qualcosa! –

- cara, ne sei certa? – le chiese il re.

- Si padre. Non c’è un minuto da perdere. -  

- Presto! Un cavallo e un dottore vengano con me !-  gridò il re mettendo il suo mantello sulle spalle di Odette, poi risalì a cavallo. - andiamo a prenderlo. – le disse.

 

****

- Derek, Derek! – Odette lo chiamò più volte ma il ragazzo non accennava a risvegliarsi.

- è molto grave – disse il medico dandogli un occhiata. – ha perso molto sangue. –

- ma si riprenderà, vero? – Odette guardava ansiosamente suo padre e il medico che stava guardando la fasciatura che lei gli aveva fatto sulla schiena. Un ennesimo colpo di cannone fece vibrare l’aria, il castello stava cedendo pezzo dopo pezzo.

- Odette. – suo padre la guardò in tono serio. – devi andare via di qui immediatamente. – con un cenno chiamò due uomini che aspettavano ordini.

- senza Derek non vado da nessuna parte. – rispose categorica.

- fate preparare un carrozza, e voglio che ci siano almeno tre plutoni di scorta. – ordinò il re. Subito gli uomini salirono a cavallo e si misero all’opera. – dottore… - bastò un solo sguardo del re affinché quello capisse.

- Si maestà. Farò tutto il possibile per mantenerlo stabile fino a che non arriveremo a palazzo. –

Odette guardò suo padre con gli occhi colmi di gratitudine.

- Grazie, Padre. – scandì lei.

Il re si voltò e tornò nel vivo della battaglia, non sarebbe stato soddisfatto fino a che non avesse visto la testa di quell’uomo, che aveva ridotto in quello stato quei due ragazzi, mozzata su di un vassoio d’argento.

 

****


Dapprima vedeva tutto sfocato, poi poco a poco riuscì a distinguere dove si trovasse, era in una stanza molto grande, dalle pareti riccamente decorate, sui muri c’erano disegni e segni di frecce, ci mise qualche istante a riconoscere la sua stanza da letto, provò ad alzarsi ma si sentiva troppo stanco, notò in quel momento di avere il torso fasciato con garze bianche fresche e pulite. Voltò lo sguardo accanto a sè. Dolcemente addormentata con il volto su di un lato del letto c’era Odette, rimasta a vegliare tutto il tempo su di lui.
Aveva abbandonato quello squallido vestito rosso in favore di uno bianco con le maniche verdi che rendeva giustizia alla sua bellezza. Lentamente le sfiorò la mano che si dischiuse come un bocciolo al suo tocco, rivelando quello che teneva stretto; il ciondolo d’oro a forma di cuore che le aveva regalato.

La ragazza sembrava stare meglio, ma Derek notò che i suoi occhi erano cerchiati di rosso, aveva pianto di recente. Le accarezzò la mano e quella per risposta istintivamente la strinse, poi Odette aprì gli occhi ridestandosi dal mondo dei sogni.

- ben svegliata-  le sorrise il ragazzo, la bionda si stropicciò gli occhi con fare bambinesco.

- Derek…- sussurrò sorridendo, -  finalmente ti sei svegliato … - gli sorrise asciugandosi una lacrima che le era scesa dagli occhi. Aveva pianto molto in quei giorni, i dottori non facevano altro che entrare e uscire dalla sua camera limitandosi ad osservarlo, e lei era sprofondata nei sensi di colpa, si ripeteva ogni momento che se non fosse mai fuggita lui a quest’ora non sarebbe stato in quelle condizioni.

- quanto ho dormito? -  

- quattro giorni. -  rispose lei -  ti abbiamo trovato privo di sensi sotto l’ulivo; mio padre ha insistito affinché noi due tornassimo immediatamente a casa.  Qui ti hanno curato le ferite e lasciato riposare… ho vegliato giorno e notte su di te, temevo che…-

- che…?-  l’esortò a continuare.

- che morissi. -  la sua voce apparì come un sussurro.

Derek le prese la mano e le sorrise rassicurante, Odette aveva uno sguardo troppo triste e non riuscì a prenderla in giro come al suo solito, a sdrammatizzare così facilmente.

- non me lo sarei mai perdonato. Se tu…- la bionda si portò una mano contro il viso per darsi un contegno, adesso si sentiva sollevata ma aveva avuto paura per lui, se Derek fosse morto lei si sarebbe sentita responsabile per tutta la vita.

Il ragazzo quasi intuendo i suoi pensieri le parlò - ho passato troppi guai per riaverti indietro, non lascerò questo mondo senza una fede al dito.-  

Odette rise attraverso le lacrime.

- ho parlato con mio padre – iniziò lei. – lui mi ha detto di non fare mai più una cosa del genere, e che si scusava per avermi costretta a fidanzarmi contro la mia volontà. –

Derek l’ascoltava non perdendosi una sola parola - ha anche aggiunto che mi avrebbe lasciato libera di scegliere. -

- davvero? -  Derek sembrò sconvolto da quella rivelazione.

La ragazza annuì scuotendo il capo biondo oro, poi tornò seria. - mi ha detto che potrò sposare chiunque vorrò…-

- ah-  disse solo, poi tentò di formulare una frase di senso compiuto. - e tu cosa gli hai risposto? -  chiese titubante, non sapeva cosa aspettarsi, a quel punto poteva succedere tutto.

- gli ho detto che voglio te, nessuno se non te. -  Odette abbassò lo sguardo arrossendo - e che ti amo. -

Improvvisamente tutte le più assurde ipotesi che si stavano facendo largo nella sua testa scomparvero come nuvole spazzate via dal vento. Odette aveva il potere di farlo cadere nel baratro e poi farlo volare sei metri sopra al cielo.

- allora è ufficiale adesso… - la guardò sorridendole, il suo corpo era a pezzi ma il suo cuore stava cantando di gioia. – ci sposiamo. –

- si… ci sposiamo. – Odette si sentiva così agitata, avrebbe sposato Derek, sarebbe diventata sua moglie ma anche la regina di un vasto regno.

- bene… non appena mi rimetterò in forze celebreremo le nozze, sperando che tu non cambi idea in questo frangente-  le disse con un sorriso smagliante.

- c’è dell’altro Derek…-  iniziò pensierosa.

- cosa? Che succede? -  il suo tono era preoccupato

- In questi giorni ho evitato deliberatamente tua madre… mio padre non appena mi ha vista non mi ha fatto troppe domande, ma credo che tutti si aspettino da me delle spiegazioni. -

Derek asserì col capo.

- se gli raccontassi tutta la verità…-  iniziò lei.

- credo sia il momento opportuno per una confessione-  Odette scattò a guardarlo, destata dai tuoi pensieri e meravigliata da ciò che il ragazzo le avesse appena suggerito.

- quando sei fuggita furono chieste a me delle spiegazioni ed io dissi che tu eri scappata con lo stalliere…- improvvisamente Derek si vergognò di quello che aveva fatto, era stato un gesto stupido dettato dalla gelosia.

- stai dicendo che hai detto a tutti che sono scappata per Roran…?!-  La bionda si alzò in piedi sconvolta dalla rivelazione, in più pronunciare nuovamente il suo nome le aveva lasciato un senso di amarezza, dopo l’assalto alla città non si erano più visti. Nessuno era venuto a cercarla.

- Adesso mi spiego il perché di tutte quelle voci in paese che mi accusavano di essere scappata con un altro… le avevi messe in giro tu! –

Derek la guardò colpevole. - che altro volevi che dicessi? Ero geloso! Geloso di quello smidollato di uno stalliere per cui tu avevi mille attenzioni! – provò a mettersi seduto ma una fitta alla schiena lo fece desistere.

Odette se ne accorse così cercò di calmarsi. Si sedette sul bordo del letto e gli prese la mano - credevo avessimo già chiarito quella faccenda -  disse in tono deluso.

- Quel vigliacco…-  Derek stava ripensando alla notte in cui l’aveva ritrovata, in cui in pochi minuti l’aveva persa di nuovo e a come quello stalliere l’aveva lasciata sola e indifesa nel bel mezzo della battaglia mentre lui rintanato come un coniglio assisteva alla scena senza alzare un dito.

Indeciso se mettere Odette al corrente o meno su quello che aveva fatto, rimase immobile a fissarla.

- non devi portare rancore a lui, se c’è qualcuno che ha sbagliato quella sono io. -  ammise la ragazza spronando inconsapevolmente Derek a parlare.

- si, tu avrai anche sbagliato ma sicuramente per più nobili ragioni -

- Uno sbaglio è pur sempre un sbaglio - asserì lei.

- Lui però non ha fatto niente per salvarti quella notte. Mentre ti vedevo sparire nella foresta, lui e i suoi amichetti stavano rintanati come conigli ad assistere alla scena, se fosse stato un vero uomo sarebbe uscito allo scoperto e ti avrebbe aiutato, era a pochi metri da te. Avrebbe potuto ma non lo ha fatto -  le parole del ragazzo erano dure e severe, piene di risentimento, fin troppo accecate dalla rabbia per poter vedere la reazione provocata.

Odette era rimasta a fissarlo, stupita. Aveva preso la sua scelta prima che succedesse quella baraonda, in realtà il pensiero di tornare indietro l’aveva sfiorata più di una volta ma solo con l’arrivo di Bromley aveva trovato il coraggio per tornare indietro e affrontare Derek e tutte le conseguenze che ne sarebbero derivate, e invece… le cose erano andate in maniera completamente diversa. Forse era meglio così.

Ma quello che le stava raccontando Derek le aveva fatto aprire gli occhi. Aveva creduto di essere troppo lontana da Roran e i suoi amici, aveva sperato si fossero messi in salvo e allontanati da lì al più presto, ma se questo non fosse successo e uno di loro si fosse trovato nei guai niente le avrebbe impedito di intervenire, di provare a salvarlo.

Roran l’aveva vista e sentita gridare disperatamente aiuto ma, come un codardo, aveva chiuso gli occhi.

Odette finalmente conscia della brutta situazione in cui si era trovata portò una mano alla bocca per soffocare un gemito

- se non ci fossi stato tu…-

Derek si avvicinò, avrebbe voluto abbracciarla e farla sentire al sicuro ma ancora una volta non riusciva a muoversi, si dovette limitare a stringerle la mano e guardarla inerme.

- ma io ci sono Odette, ora e per sempre. -

Odette scattò a piangere, non le importava di quello che Derek avrebbe potuto pensare di lei, aveva bisogno di esternare le sue emozioni, non poteva più aspettare. Il ragazzo le teneva la mano assistendo impotente alla crisi della sua amata, che fosse stato lui con le sue incaute parole a provocare quella reazione?

- Scusami, sono stato indelicato -  cercò di consolarla - non sono molto bravo con questo genere di cose -  

- già…-  si asciugò le guance sorridendogli. Nonostante tutto non avrebbe cambiato nulla di lui.


****


Odette aveva appena chiuso la porta della stanza di Derek, parlare con lui e stargli vicino la facevano sentire meglio, meno sola.

D’un tratto si trovò davanti la regina Uberta.

- Derek si è appena svegliato - comunicò alla regina.

- Splendida notizia! Stavo giusto andando da lui per darti il cambio, bimba mia dovrai pure riposare! -  con tono accorato le posò una mano sul braccio.

- Adesso che so che sta bene credo che potrò dormire più tranquilla -  Iniziò in tono calmo - prima o poi credo che dovremmo affrontare l’argomento della mia fuga, preferirei farlo adesso -  prese un bel respiro e attese la fatidica domanda, ormai non aveva più senso rimandare, prima ne avrebbe parlato meglio si sarebbe sentita.

- Allora… beh mia cara, perché sei scappata?-  la regina la fissò dritta negli occhi, quello che prima era uno sguardo sereno adesso era mutato in uno severo e accusatore.

- Ho commesso uno sbaglio -  

- credo che fin qui l’avevamo capito tutti mia cara…-

Imbarazzata Odette proseguì - ho commesso uno sbaglio nel non volere ammettere a me stessa che Derek mi piaceva più di quanto pensassi. -

La regina rimase sbigottita nell’udire quelle parole.

- non sapevo come gestire le mie emozioni, era un sentimento del tutto nuovo, come sapete sono orfana di madre e nessuno mi ha mai spiegato questa forma di amore, amare qualcuno di più di se stessi, porre l’altro al centro del proprio mondo. Questa vastità di emozioni mi ha terrorizzata, e quando si ha paura la cosa che riesce meglio, l’unica soluzione che può apparir sensata è fuggire.-  

Dato che la sua dichiarazione aveva lasciato la regina Uberta senza parole, evento più unico che raro, Odette proseguì. – Sin dal primo momento in cui sono scappata sapevo che non fosse la cosa più giusta da fare… e stavo anche per tornare indietro se non fosse stato per quella notizia di un altro fidanzamento – Odette gli stava dicendo la completa verità, voleva essere onesta con la regina ma anche con se stessa. Ed in più voleva far sapere a Uberta che quell’idea del “fidanzamento” per farla tornare indietro aveva contribuito ad allontanarla ancora di più.

- mi sono sentita tradita, se ero davvero un oggetto sostituibile in meno di 48 ore allora Derek non mi amava davvero. Mi sono arrabbiata moltissimo… poi quando ho saputo che era tutta una farsa, che Derek pensava ancora a me ho capito che dovevo tornare. Ma purtroppo sono stata rapita e quello che è successo dopo già lo sapete. – Odette prese un respiro e cercò di valutare l’espressione imperscrutabile della regina.

- per quello che conta vi chiedo solo di non giudicarmi negativamente -  concluse.

Passò qualche istante - ne avete parlato? Intendo tu e Derek-  la regina si riprese dal suo mutismo selettivo.

- Si, abbiamo parlato a lungo e abbiamo chiarito -  finalmente sul volto candido della giovane ritornò un sorriso.

- e cosa avete deciso di fare? -  il suo tono era tremolante.

- Direi la primavera -  

- come scusa? -  chiese non capendo Uberta.

- mi piacerebbe sposarmi in primavera -  

Note: Ho cambiato il finale dell'ultimo capitolo, dopo aver rivisto la storia ho deciso di riscriverlo in maniera diversa, spero che non vi dispiaccia, se volete avere la possibilità di leggere anche quello vecchio basterà che me lo segnaliate e lo aggiungerò come capitolo extra. :)

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Capitolo 21
*** La fine e l’inizio - Atto 20 ***


La fine e l’inizio - Atto 20

I raggi del sole penetravano smorzati dalle tende rosa ricamate che incorniciavano le ampie finestre che davano sul terrazzo privato della camera di Odette. Era ancora una tiepida giornata estiva, a breve l’estate sarebbe finita ed in autunno sarebbe arrivato il suo compleanno, e con esso anche i preparativi per il matrimonio con Derek.

Erano passate alcune settimane da quando erano ritornati a palazzo, Derek aveva dovuto passare parecchi giorni a letto prima di riprendersi completamente ma adesso stava meglio ed era ritornato completamente in forze. Oggi era il gran giorno in cui loro due avrebbero annunciato il loro fidanzamento ufficiale e avrebbero fatto partire i preparativi per le nozze. Sarebbe stato un periodo molto impegnativo per entrambi, le cose da fare erano molte considerando anche il gran ballo per la sua maggiore età, e alla fine dell’estate Odette sarebbe ritornata ad Aldershot ed i due avrebbero dovuto separarsi ancora.

Tutto era ritornato esattamente come doveva essere, com’era giusto che fosse. Non c’era più niente che poteva andare storto. O quasi…

Odette si alzò senza troppa fretta dal letto ed iniziò a prepararsi, quella mattina avrebbe visto Derek nell’anticamera adiacente alla sala da ballo grande, sarebbero entrati insieme e dopo avrebbero dato l’annuncio pubblico. Indossò un semplice vestito bianco, stretto in vita e più largo dalle ginocchia in giù, le maniche erano bianche ma la semplicità del colore era smorzata dal verde smeraldo delle decorazioni delle spalline.
Quante cose erano successe in quelle ultime settimane, mentre si spazzolava i capelli si osservava con aria assorta allo specchio, non sembrava più la bambina spaurita di qualche tempo prima, adesso era una giovane donna in grado di prendere in mano la propria vita e adesso, poter prendere in mano anche le sorti del suo regno.

I corridoi che portavano alla sala centrale sembravano non finire mai, un eterno viaggio da percorrere per rivederlo, chissà se stava meglio, se era in grado di stare in piedi o era ancora troppo debole…
Quando aprì la porta lui era già lì, in piedi dall’altra parte voltato di spalle.

La porta si chiuse con un tonfo secco. Derek si girò.

Il suo colorito sano faceva presagire una piena ripresa di salute, quando la vide non potè fare altro che sorriderle.

Come uno sciocco, con un sorriso incantato stampato in faccia si avvicinò sicuro di sé.

Odette ricambiò lo sguardo a metà tra il sognante e l’incantato; per un po’ ci furono scambi di sguardi, fu solo quando Derek la prese per mano per ballare una melodia che probabilmente sentivano solo loro, che Odette finalmente si svegliò dal suo torpore e parlò.

- Io so che si può…-  disse a voce bassa.

- io so che si può. - asserì lui poco prima di far congiungere le loro labbra.

Le prese la mano ed insieme entrarono nella sala grande dove un pubblico numero li stava aspettando in attesa.

- preparate le nozze !-  esordì Derek contento.

Odette si staccò un po’ confusa da quel susseguirsi troppo frenetico di servitori con portate esagerate di cibo, l’orchestra che già aveva iniziato le prove, le persone che impartivano felicitazioni un po’ a tutti.

- aspettate,-  il suo sembrava quasi un sussurro appena percepibile, ma tutti si fermano all’istante percependo nella sua voce un tono di preoccupazione.

Derek si fermò a guardarla preoccupato, cosa c’era che non andava adesso? - cosa? Sei tutto ciò che ho sempre desiderato, sei bellissima- le sue parole volevano forse rassicurarla ma mai furono più sbagliate. Odette in quel momento si sentì stordita, dopo tutto quello che avevano passato insieme era tutto ciò che sapeva dirle per tranquillizzarla? Non riusciva a vedere quanto avesse paura di tutta quella frenesia?

- Grazie,-  rispose in un primo momento - ma che altro…?-  

- che altro??-  

- è solo la bellezza che conta per te…?-  La sua era una domanda retorica, sapeva o almeno sperava che lui avesse qualcos’altro da dirle, anche solo una andava bene, una sola risposta che non la valorizzasse per la sua “bellezza” di cui madre natura le aveva fatto dono, una dote che possedeva grazie al suo studio o al suo carattere. Voleva sentirsi rassicurata, quando avevano deciso di sposarsi e si erano detti che si amavano erano solo loro due, un ragazzo e una ragazza che si dichiaravano amore, ma adesso era l’annuncio del principe ai sudditi, era molto più ufficiale di quanto non fosse prima.

Suo padre la guardava severo, era una domanda che non avrebbe dovuto porre; avrebbe dovuto accettare la situazione e farsi trascinare dagli eventi, ma non era così, lei aveva bisogno di sapere; specialmente se avesse dovuto passare con quella persona il resto della sua vita.

Derek guardava confuso la sala, come se Odette gli avesse posto una di quelle domande di cui non si conosce la risposta; in lontananza si sentì la regina Uberta cercare di esortarlo.

- Derek, che altro! -

Tutti questi pensieri le presero a frullare vorticosamente in testa, quando, quelle tre parole per un momento le spezzarono il fiato.

- io…io emh….che altro c’è?-  Derek continuava a guardarla confuso, proprio non capiva cosa stesse succedendo.

Odette rivolse uno sguardo di sfuggita alla sala, tutti aspettavano una sua reazione.

Derek aspettava una sua reazione.

In quel momento dai suoi occhi azzurri scese una lacrima che prese a percorrerle lentamente la guancia, sorrise, un sorriso falso per ingannare tutti i presenti. Si sentiva umiliata.

- scusate un momento – disse dirigendosi verso la porta; una parte di lei sperava che lui le corresse dietro, che riacquistasse loquacità e la convincesse a fermarsi, arrivata alla porta sentiva gli occhi della gente puntati addosso come una miriade di spade che si infilzavano nella carne, non poté fare a meno di voltarsi appena per vederlo.

Lui era lì, immobile in mezzo a quella sala circondato da persone che ricominciavano rumorosamente a parlare.

Abbassò la maniglia della porta ed uscì.

****

Uberta guardò Derek, a bassa voce bisbigliò – Che sta succedendo? –

- Nulla, va tutto bene – il ragazzo superò la madre diretto verso la porta. – torniamo subito, un piccolo contrattempo… tu intrattieni gli ospiti. –

La madre lo guardò altrettanto confusa.

- Va bene. – disse solamente, ma il ragazzo era già sparito.

****

Odette era appena rientrata nella sua stanza, aveva bisogno di un momento… forse qualche minuto. Derek aveva il dono di coglierla sempre alla sprovvista.

Cos’è che aveva detto di preciso?

Ah… che altro c’è…

Tre semplici parole, che le avevano fatto venire un attacco di panico. Bene. Molto Bene. Adesso tutto il regno l’avrebbe vista con una bambolina bionda scelta dal principe solo perché Bella.

 - toc toc - un lieve rumore provenì dalla porta.

- andate via -  biascicò lei asciugandosi le lacrime inutilmente mentre si sedeva sul letto.

La porta si dischiuse e qualcuno entrò.

- non voglio vedere nessuno-  Odette si asciugò le lacrime e si voltò verso l’intruso appena entrato in camera sua.

- ti ho vista andare via troppe volte, non voglio più che succeda –

I passi si avvicinarono. – Come ti ho detto settimane fa, in una torre in un regno sconosciuto… parliamone. -

Odette per un momento ebbe le vertigini, si appoggiò un momento al tavolo per non perdere l’equilibrio, il suo corpo aveva iniziato a tremare.

Derek le si avvicinò e la sorresse per un momento. La bionda si portò una mano alla testa, stava tremando dalla paura. – ho solo bisogno di un momento. – disse con voce incerta.

Derek le fece segno di sedersi un momento.

- perché sei scappata via così? – si inginocchiò davanti a lei per cercare il suo sguardo. – cos’è successo? -

Odette posò il suo sguardo su di lui, Derek le prese la mano che aveva in grembo - che altro c’è. – ripetè le sue parole. – Ero terrorizzata Derek e tutto quello che volevo sentirti dire era una rassicurazione del perché mi ami, mi desideri così tanto e tutto quello che mi dici è che sono bella? Mi sono sentita così stupida… -

Derek la guardava basito. – vuoi dire che non sei più convinta di volermi sposare…? –

- No Derek. Io ti sposerò. – disse lei ritrovando un minimo di decisione. – sono convinta di amarti e di voler stare con te ma… -

Esitò un momento. – niente, lascia stare. – concluse.

- No Odette, devi dirmelo. Dimmi a cosa stai pensando, per favore. –

- se noi due fossimo stati due semplici nobili o borghesi o quel che vuoi tu, ci saremmo sposati in maniera più riservata o comunque nessuno avrebbe avuto grosse aspettative sul nostro matrimonio. –

Più Derek la guardava più iniziava a capire. Odette assomigliava ad uno di quei cervi che durante la caccia veniva inseguito e poi messo all’angolo dai cacciatori, era impaurita e tremava, ed iniziava a capire anche il perché.

- il nostro non sarà un semplice matrimonio. Noi saremo incoronati Re e Regina, diventeremo le massime autorità, le nostre azioni saranno sempre sulla bocca di tutti e la nostra vita sarà praticamente pubblica. – dai suoi occhi scese qualche lacrima di paura. - E se non fossi in grado di gestire i miei compiti? E se diventassi una pessima Regina? – Derek di slancio l’abbracciò, cercò di consolarla, di rassicurarla. Dopo qualche istante lei si scostò da lui quanto bastava per vederlo in volto. – Se non potessi avere figli e darti un erede al trono? – erano domande che aveva iniziato a farsi e che con il tempo si erano ingigantite sempre di più.

- Dovrai avere delle altre donne… delle concubine… - scoppiò in lacrime. – ed io dovrò vederti andare tutte le sere da altre donne per… - s’interruppe, non poteva continuare, non voleva nemmeno dare voce a quegli orribili pensieri.

Il castano le accarezzò i capelli gentilmente, era incredibile che Odette avesse tenuto tutto quello per sé. – non pensare nemmeno una cosa simile. – le disse.

- quando arriverà il momento, tu ed io avremo degli splendidi bambini. Insieme.   

- ma se non potessi!? –

Il ragazzo le prese il volto con entrambe le mani – Odette, non accadrà mai che io ti tradisca con altre donne. Mai. –

- ma Derek, se io non potessi… è quello che le regole impongono. –

- non esiste una sola vita in cui io stia con altre donne. Te lo giuro Odette. Per me ci sei e sarai soltanto tu. –

Le baciò la fronte con tenerezza. - Affronteremo tutto quello che verrà insieme. –

Odette non riusciva più a parlare, continuava a piangere e per quanto tentasse di asciugare le lacrime proprio non riusciva a smettere.

- Ancora una volta ti offro il mio cuore, principessa Odette; ti offro tutto il mio amore e la mia vita; ti offro me stesso e la promessa di un amore eterno.

- mi amerai Derek? Per tutta la vita? – chiese lei commossa.

- No… Odette – la guardò dritto negli occhi - per molto di più. Molto di più. –

 

****

Una sferzata di vento gelido attraversò il volto di Odette e finalmente la ragazza si svegliò.

Senza sapere come la sua finestra si fosse spalancata la bionda si alzò silenziosamente dal letto per chiuderla rapidamente. Rimase lì in piedi a contemplare la pioggia che cadeva, con le dita iniziò a spazzolarsi i capelli pensierosa.

- già sveglia così presto… - due braccia calde le cinsero la vita da dietro, un paio di labbra le scoccarono un bacio sulla guancia.

- scusa… non volevo svegliarti -  disse lei. Stava ancora ripensando al sogno che aveva avuto, le cose non erano affatto andate come le aveva sognate, era una specie di miscuglio di eventi successi parecchio tempo prima. Derek che con quelle sue tre parole la metteva in fuga e Rothbard che dopo aver perso il suo trono l’aveva rapita e trasformata in un cigno… nonostante i contorni di quel sogno iniziassero a svanire ricordava le parole che Derek le diceva nel sogno e che le aveva detto per la prima volta la sera del loro matrimonio quando l’aveva portata su di un ponticello in mezzo ad un boschetto.  

- hai avuto un incubo? -  la guardò preoccupato. Quando si avvicinava quel periodo dell’anno Odette ricordava quegli eventi che l’avevano segnata a vita. Aveva quasi rischiato di morire di nuovo per mano di quel re folle, ma quella volta Derek l’aveva ucciso e lui non avrebbe più potuto farle del male.

- cosa hai sognato? -  le sue braccia l’avvolsero di più, la ragazza si sentì riscaldare dal quell’abbraccio, appoggiò il capo sul suo petto non staccando gli occhi dalla pioggia fuori.

- ho sognato quel giorno… quando scappai via dopo la tua ennesima frase assurda. -

Il castano sbuffò.

- ma tutto era diverso, non c’era... lui… e nessun incantesimo o rapimento. Solo io e tu nella mia stanza, parlavamo del nostro futuro… del fatto che non potessi avere figli –

Ad Odette quella cosa l’aveva sempre spaventata, anche dopo che si erano sposati ogni tanto ripensava a quel discorso che avevano avuto tempo prima, durante il suo ultimo compleanno prima del matrimonio. Era stato in quel frangente che Derek le aveva detto quelle cose, il matrimonio si avvicinava e lei era sempre più in ansia, fino a che un giorno non parlarono di quella questione spinosa.

- Parlavamo solamente…? -  chiese curioso Derek.

Odette si accarezzò la pancia divenuta abbastanza voluminosa, poi gli lanciò un occhiata storta.

- in realtà mi abbracciavi, e poi con mia delusione mi davi un bacio in fronte. -  continuò lei in tono scherzoso.

Derek prese una ciocca dei lunghi capelli biondi e iniziò ad intrecciarla al dito – Beh… ma a questo posso sempre rimediare, chi sono io per negare un bacio alla mia mogliettina…? -  scandì bene sussurrandole suadentemente all’orecchio.

Il ragazzo prese a baciarle il collo salendo lentamente. – Derek – mugolò lei. – il bambino – sussurrò, il piccolo gli aveva appena dato un calcetto alla pancia. Il ragazzo si fermò.

Odette si girò e nonostante il pancione un po’ ingombrante si mise davanti a suo marito incrociandogli le braccia al collo.

- Fa piano per favore… lo sai che in questo stato sono molto più sensibile del normale… - Il ragazzo le sorrise scusandosi silenziosamente, ancora qualche settimana e la piccola creaturina sarebbe finalmente nata, doveva pazientare ancora un po’.

Le prese il mento – farò piano, promesso. – avvicinò le sue labbra e iniziò a baciarla lentamente senza spingersi troppo oltre.

Ogni volta che la baciava provava la stessa emozione di quando tempo fa l’aveva sfiorata per la prima volta.

Si staccò da lei a malincuore.

- sono stato bravo? -  disse con quell’aria fintamente innocente.

Odette gli accarezzò la guancia perfettamente rasata, - lo sei sempre. – gli sorrise dolcemente.

La bionda appoggiò una mano sul suo ampio torace - alle volte mi chiedo cosa sarebbe successo se non ci fossimo mai sposati. -  

- Beh… sicuramente Charlotte non starebbe mettendo i dentini i dentini da latte e probabilmente nemmeno lui o lei ci sarebbero stati. -  le sorrise il ragazzo accarezzandole il pancione teneramente.

- comunque sia, sono felice che le cose siano andate così… sono felice di stare con te. - tornò a fissarlo negli occhi.

Dopo aver affrontato molti ostacoli Derek e Odette avevano finalmente tutto quello che desideravano. Una vita insieme, una splendida bambina dai grandi occhi blu e i capelli biondi che gli riempiva le giornate e un altro bimbo in arrivo, la stabilità politica dei loro regni uniti sotto un unico stemma, ma ancor di più avevano un futuro da vivere insieme.

- certo, mi hai fatto penare fino alla fine… dovrei avere io gli incubi, non tu! Se ripenso al perché quella volta ti infuriasti… e sol perché non riuscivo ad esternare i miei sentimenti davanti a tutta quella gente! Quando sono da solo con te è talmente facile poterti parlare… ma quando c’è troppa gente estranea intorno…-

- se può farti stare meglio, adesso sei un po’ migliorato con le parole…-

Odette gli sorrise sfoggiando uno di quei meravigliosi sorrisi che ormai da tempo erano dedicati solo a lui.

- Davvero? – le disse quasi sorpreso.

Un lampo illuminò per un momento la loro stanza, la bionda si voltò un momento per guardare il cielo.

- proprio come quel giorno – disse Odette guardando la pioggia che cadeva forte. Ricordò il giorno di alcuni anni prima, quando si erano scambiati il loro primo bacio. Pioveva proprio come adesso.

Derek le mise una ciocca bionda dietro l’orecchio, i suoi occhi blu si puntarono i quelli chiari di lei.

Lui aveva lei. Lei aveva lui. Insieme avevano trovato il vero amore. Si amavano moltissimo e niente e nessuno li avrebbe mai divisi, perché il loro amore sarebbe durato, più a lungo di per sempre.

– No. Molto meglio. - Dopodiché riprese a baciarla.

 

 

 

Angolo autrice

Che tristezza! Questo era l’ultimo capitolo e già sento che mi mancherà scrivere di Derek e Odette! Mi hanno accompagnato per un bel po’, e mi hanno aiutato a crescere come autrice… che dire T.T spero che la storia vi sia piaciuta, spero di avervi tenuto con il fiato sospeso fino alla fine e spero soprattutto di non avervi deluso con il finale. Ero davvero indecisa, alla fine ho optato per un bel lieto fine così come nel cuore immaginiamo meriti questa coppia! Ringrazio tutti quelli che mi hanno supportato mettendo la storia tra le preferite, ricordate e seguite, ringrazio tutti coloro che hanno recensito <3; ringrazio tutti quelli che hanno letto e mi hanno seguita sin qui.

A voi tutti dedico un grosso abbraccio dal profondo del cuore!

A presto!

La vostra Clara ;)

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