Lacrime di Sirene

di Sonrisa_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo nemico ***
Capitolo 2: *** Insieme, nessuno potrà sconfiggerci! ***
Capitolo 3: *** L'ottava Principessa Sirena ***
Capitolo 4: *** Addio... ***
Capitolo 5: *** ...o forse no? ***
Capitolo 6: *** Meduse e nuovi amici ***
Capitolo 7: *** Il primo scontro ***
Capitolo 8: *** Salvataggio con invito ***
Capitolo 9: *** Missione T. I. V. A. P. L. A. D. C. C. R. I. M. F. B. ***
Capitolo 10: *** L'appuntamento ***
Capitolo 11: *** Timori ***



Capitolo 1
*** Un nuovo nemico ***


Un nuovo nemico



Non si era mai sentita così male in tutta la sua breve vita da Principessa: le pinne dolenti, il fiato corto, la stanchezza immane e la paura ad attanagliarle il cuore. Si ripeteva che mancava poco, che la meta era quasi raggiunta, ma nella sua mente si era già formata l'immagine di lei, senza forze, abbandonata sul fondale dell'Oceano Pacifico.
Emerse per pochi attimi, sufficienti a farla gioire interiormente: il profilo della costa nipponica si stagliava nitido all'orizzonte con le prime luci dell'alba. La scoperta le infuse una scarica di adrenalina in corpo, permettendole di avere la forza sufficiente per coprire l'ultimo tratto che la separava dal Giappone.

I suoi grandi occhi si aprirono all'improvviso e, a fatica, misero a fuoco l'ambiente circostante. La stanza era stata già investita dai primi tiepidi raggi di sole della giornata, filtrati dalle imposte mal chiuse qualche ora prima. Uno sbuffo irritato si levò dalla sua bocca impastata di sonno: si conosceva, non sarebbe più riuscita a riaddormentarsi ormai. Si sedette sul letto e, borbottando parole incomprensibili, prese la sveglia sul suo comodino: cinque e sette minuti.
«Ma scherziamo?»
Coco prese a testate il cuscino, soffocando un urlo stizzito che avrebbe sicuramente svegliato tutti. Erano stati così gentili da accoglierla nel cuore della notte e sopportare le sue grida e pianti isterici fino alle luci dell'alba poco più di quarantotto ore prima, che si sarebbe sentita in colpa nel tirarli giù dal letto così presto. Il contatto dei piedi nudi con il pavimento freddo della camera le provocò un brivido, ma l'aiutò a svegliarsi completamente. Stare nel letto a rigirarsi nelle coperte quando ormai si era svegliata non faceva per lei, meglio trovarsi qualcosa da fare... Per un attimo pensò di preparare una buona colazione agli altri, ma poi le immagini di lei in una cucina completamente a soqquadro e di Nikora furiosa le fecero cambiare idea: distruggere, per la seconda volta, la cucina dell'hotel nel tentativo di cucinare qualcosa non sarebbe stata un'idea intelligente. Con lentezza si portò davanti al modesto armadio della stanza -niente che potesse paragonarsi a quello del suo palazzo- e, aprendolo, passò in rassegna i vestiti che aveva comprato nei mesi trascorsi, cercando qualcosa di comodo da mettersi. Dopo interminabili minuti optò per un paio di semplici shorts bianchi e una canotta la cui fantasia richiamava quella del cappello a tesa larga, regalatole da Seira mesi prima. Al pensiero della giovane sirena dalla pinna arancione, Coco sorrise leggermente. Non credeva di poter provare così tanto affetto per colei che aveva preso il posto di Sara, invece...! Dopo i primi giorni, si era resa conto di quanto fosse impossibile resisterle, a lei, a quegli occhioni grandi e profondi, a quella grinta nascosta nel corpicino esile...
Non si sentivano da almeno una decina di giorni, Coco si chiese come stessero andando le cose nell'Oceano Indiano, pentendosi di non aver ancora avvertito l'amica della sua disavventura di qualche giorno prima e soprattutto di non averla sentita nelle ultime due settimane. Decise che l'avrebbe contattata in mattinata, quando anche nell'Oceano Indiano sarebbe arrivato il giorno; nel frattempo avrebbe fatto una passeggiata sulla spiaggia deserta.


Non ce la faceva più, era stremata. Vedeva la spiaggia a qualche centinaio di metri di distanza, ma le sembrava impossibile raggiungerla: aveva esaurito le forze. Se fino a quel momento era riuscita a tenere a bada la stanchezza fisica, ora era subentrata anche la realizzazione di ciò che aveva vissuto solo qualche ora prima: il primo attacco subìto dal suo regno da quando lei ne era diventata Principessa. Se il suo cervello era riuscito ad evitare di ripercorrere quei momenti tragici, concentrandosi solo sulla strada da percorrere, ora nella sua mente veniva riproposta ogni singola scena di quello che era successo. Senza che se ne rendesse conto, iniziò a singhiozzare. Pianse per la paura che lei, Principessa ragazzina di quattordici anni aveva provato, per il suo Regno che pareva destinato ad essere sempre distrutto, per le sirene che vivevano lì e che l'avevano accolta con amore, riponendo una fiducia sconfinata in lei. Fiducia che forse lei non sentiva di meritare.
La realizzazione di averle abbandonate al loro destino fece aumentare i suoi singhiozzi, squarciando il silenzio del momento.
«Li ho abbandonati. Tutti loro. Oh Sara, come ho potuto?»
In risposta ebbe solo lo stridio di qualche gabbiano che sorvolava l'Oceano, infastidito dalle urla della sirenetta che avevano spaventato i pesci lì intorno. In quel momento si sentì più sola che mai, lontana da tutti, priva di energie e provata anche emotivamente.
«Aiuto...» sussurrò al vento e alle onde.
E probabilmente le parole della canzone di Sara non erano a caso, forse il mare era davvero un padre severo, ma dolce[1], altrimenti non si sarebbe spiegata, a distanza di pochi secondi da quell'invocazione disperata, l'arrivo di quel tanto desiderato aiuto sotto la forma di un tenero delfino rosa.


Cinque e mezza di mattina, la città e i suoi abitanti addormentati, solo lei sveglia a camminare sulla spiaggia con i piedi nudi e sandali nelle mani.
Coco fissava le onde che si infrangevano sulla sabbia senza vederle davvero. La sua mente era lontana, nell'Oceano più a sud, dove uno splendido Palazzo dorato era stato completamente distrutto; per la seconda volta nel giro di pochi anni. Perché sempre il suo Regno? Perché colpire di nuovo lei e le sirene dalla pinna dorata? Iniziò a pensare di essere lei il problema: forse sarebbe stato meglio...
Uno spruzzo d'acqua improvviso la fece trasalire, interrompendo il filo dei suoi pensieri. Voltatasi di scatto, tirò un sospiro di sollievo quando incontrò il musetto familiare di Momo.
«Ah, sei tu... Mi hai fatto spaventare!»
Ma il delfino sembrò non badare alle sue parole, facendole un cenno per invitarla a seguirlo in mare aperto. Coco rimase interdetta, cercando di decidere il dafarsi: si fidava di Momo, ma non si fidava di rientrare nell'Oceano, o almeno non ancora. Il delfino notò la sua esitazione e le si avvicinò, muovendo la pinna su e giù per incitarla a bagnarsi per poi girarsi e farle segno di guardare verso l'orizzonte. Occorrero solo una manciata di secondi affinché Coco si rendesse conto che quella macchiolina arancione in balia delle onde fosse Seria. Senza perdere tempo la sirena si tuffò, raggiungendola in pochi minuti. Alla vista di un volto amico dopo ore in solitudine, l'animo della Principessina si rinfrancò e Seira coprì la poca distanza che la separava dall'amica con un poderoso colpo di pinna, finendole tra le braccia.
«Oh, Coco! Che gioia immensa vederti!» mormorò la sovrana dell'Oceano Indiano, con la voce ancora rotta dal pianto, stringendo forte l'amica.
Tra le sue braccia, Seira pareva ancora più esile di quanto non fosse in realtà. A tratti fragile e sicuramente molto sconvolta.
«Ora sono qui, Seira, non sei sola. Calmati, te ne prego, e spiegami perché ti trovi qui in queste condizioni.»
La voce pacata di Coco fu come balsamo per le orecchie di Seira che, tranquillizzata per la sua presenza, smise di piangere.
«Distrutto. Tutto distrutto. Di nuovo.» pigolò, rannicchiandosi ancora di più nell'abbraccio protettivo di Coco.
Non ci vollero altre parole, la Principessa del Pacifico del Sud comprese immediatamente e la strinse forte.
«Oh... capisco quello che provi, non sei la sola ad aver subito un attacco.»
Gli occhioni profondi di Seira si spalancarono, così come la sua bocca che si ritrovò incapace di emettere alcun suone per formare una frase di senso compiuto. Coco riuscì a seguire il filo di pensieri che vorticavano nella mente della giovane, annuendo piano quando Seira la guardò con un'espressione affranta.
«Quando?» chiese soltanto.
«Poco più di tre giorni fa... A te?»
«Una decina di ore fa probabilmente, ad essere sincera ho perso la cognizione del tempo...» ammise Seira.
«E sei già qui? Immagino che tu abbia usato i Passaggi[2] allora...»
«Esatto. Nuotare per tre diversi Oceani sarebbe stato complicato, nonché lungo e pericoloso, così ho deciso di utilizzarli. So che la Regina dei Mari ci aveva raccomandato di usufruirne solo in caso di estremo bisogno, ma io ero terrorizzata, non sapevo che far-»
«Hai fatto benissimo.» la tranquillizzò Coco, accarezzandole una guancia «Io stessa ho utilizzato quello del mio Regno per venire qui.» le rivelò «Ora però andiamo all'hotel. Tu hai bisogno di riposare e gli altri di essere informati sull'accaduto. Non possiamo attendere oltre: lì fuori c'è un nuovo nemico da combattere.»
 
 
[1] "mare tu, severo e dolce padre mio" è un verso di Assoluto Amore nella sua versione italiana.
[2] la loro storia verrà spiegata più in là






 
Note del 32/08/2017
Non fate quella faccia strana, oggi è il 32 agosto, il giorno di chi non vuole arrendersi a settembre, come la sottoscritta che se potesse prolungherebbe l'estate per molto più che altri venti giorni. :)
​Lasciatemi qui in spiaggiaaaaaaaa!


Ebbene sì, l'ho riscritto. Credo che la differenza con la precedente versione sia abbissale (e meno male, almeno sono migliorata un po' ^^").
Dati i grandi problemi riscontrati nel continuare la storia, ho deciso di tagliare la testa al toro. Di eliminarla non se ne parlava minimamente -mi sarebbe mancato totalmente il coraggio- quindi ho deciso di modificare leggermente i capitoli scritti finora.
L'idea di base è sempre la stessa, quindi tranquilli! Se la mia storia vi piaceva per la trama, don't worry, quella era, è e sarà. Lo potete tranquillamente notare anche dal capitolo stesso: ho solo modificato la forma e aggiunto Momo, il resto è rimasto uguale.
A venerdì prossimo con il secondo capitolo! ;)
Vi abbraccio forte!
Marty

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Capitolo 2
*** Insieme, nessuno potrà sconfiggerci! ***


Insieme, nessuno potrà sconfiggerci!

 


«Principessa Seira! Principessa Seira!»
La voce spaventata della sua ancella più fidata la ridestò dal sonno, facendola trasalire. Ancora intontita si precipitò fuori dalla sua stanza, scontrandosi proprio con la sirena stessa.
«Ranja, che succede?»
«Presto Principessa, deve subito scappare e mettersi al sicuro lontano dal Palazzo.» esclamò la giovane sirena, prendendola sottobraccio per trascinarla lontano.
«Cosa? E perché?»
«Si trova in grave pericolo: un misterioso nemico ci sta attaccando!»
«Siamo sotto attacco?! Ma allora io devo trasformarmi e difendere tutti voi, il mio compito è quello di proteggervi!»
«Il suo compito è quello di custodire la sua perla e di guidare noi sirene dalla pinna arancione.» la corresse l'ancella con voce sicura, continuando imperterrita a nuotare.
«Ma-» provò a protestare la ragazzina.
«Niente obbiezioni, mia Principessa. Il nemico non sarà certamente interessato a noi, bensì a lei e alla sua perla, quindi lei deve mettersi al sicuro.»
«Non posso abbandonarvi!»
«Lei non ci sta abbandonando. Sta solo portando la perla arancione al sicuro, così da poter informare le altre Principesse dell'accaduto. Insieme, riuscirete ancora una volta a salvare tutti noi.» disse Ranja con aria sollenne, arrestando la corsa solo per poter fissare negli occhi la Principessa; sembrò sul punto di aggiungere qualcos'altro, ma dalle sua labbra uscì solo un lamento strozzato.
Ranja si portò le mani alle orecchie, cercando di non ascoltare una tenue melodia che -Seira si rese conto solo in quel momento- si stava diffondendo in ogni angolo del Palazzo.
«Vada via, la prego.» mormorò flebile lei, accasciandosi al suolo.
Seira annuì spaventata, allontanandosi dalla sua ancella in gran fretta. Attraversò numerose stanze, rendendosi conto che le pareti stavano iniziando a cedere e constatando con orrore che molte sirene si contorcevano dal dolore, mentre altre ancora tentavano di scappare. In ognuna di esse, però, Seira potè scorgere uno sguardo carico di fiducia: quelle sirene non erano spaventate (al contrario di lei), sofferenti sì, ma non avevano paura perché sapevano che lei avrebbe salvato il Mare.
«Andrà tutto bene, ve lo prometto! Il nemico non vincerà!» esclamò Seira, prima di uscire dal Palazzo e sparire fra le onde
.
 
Tutti tacquero alla termine del racconto di Seira che, sopraffatta, aveva ripreso a piangere piano, stretta nell'abbraccio di Hippo. Lucia, accanto a lei e ancora in pigiama, le strinse leggeremente una mano nel tentativo di confortarla, mentre Rina e Hanon la fissavano da lontano, cercando delle parole da dire per tranquillizzarla. Fu Nikora ad interrompere quel silenzio pesante, sbattendo violentemente la mano sul tavolino e rischiando di far cadere la sfera di cristallo che Madame Taki stava consultando. Tutti gli occhi si posarono su di lei, ma lei non se ne curò, sentendosi estremamente in colpa. In meno di cinque giorni erano stati attaccati due Regni e lei non aveva fatto nulla: né avvisare Karen e Noelle, né ideare una strategia valida per contrastare il nemico. Dandosi mentalmente della stupida, ordinò con voce autoritaria:
«Dovete andare ad avvisare Karen e Noelle; non sanno niente dei due attacchi e, per quanto ne sappiamo, potrebbero essere in grave pericolo.»
«Ci dividiamo in due gruppi per fare prima?» chiese Hanon.
«No, da questo momento in poi pretendo che voi siate sempre insieme. Solo così sarete più al sicuro. Utilizzate il Passaggio del Pacifico del Nord e raggiungete Karen, il suo regno è il più vicino a quelli di Coco e Seira, potrebbe essere il prossimo a venire attaccato. Poi recatevi nel Mar Glaciale Artico, per avvisare Noelle. Quando sarete tutte insieme qui, decideremo il da farsi.»


«Arrivate!» esclamò Lucia, indicando una grande roccia circondata da alghe dai colori cangianti «L'ingresso per il Passaggio si trova proprio qui.» spiegò la Principessa, per poi invitare le altre a seguirla, poco prima di sparire tra quelle alghe particolari.
Si scoprì che esse nascondevano una piccola cavità che conduceva ad un lungo corridoio finemente decorato, sulle cui pareti vi erano numerosissimi ritratti delle Principesse dalla pinna rosa che si erano succedute negli anni.
Lucia, in testa al gruppo, li condusse in un'ampia sala, ricoperta interamente da minuscole conchiglie rosa ad eccezione di una parete. Lì, infatti, le conchiglie erano state sostituite da un dipinto che ritraeva una giovane donna dallo sguardo dolcemente materno e dai capelli color arcobaleno acconciati in un elaborata e morbida treccia; al suo fianco vi era un uomo con le spalle larghe, i capelli scuri e lo sguardo fiero e regale, ma amorevole e paterno.
«I Sovrani del Mare al tempo della Grande Guerra Sottomarina...» sussurrò Seira, persa a contemplare quelle due figure. Anche nella sua Stanza del Passaggio vi era la stessa immagine, ma lei non aveva avuto il tempo di ammirarla poche ore prima, presa com'era dall'ansia e con la paura ad attanagliarle il cuore.
«Il capitolo più buio della nostra storia.» fece Rina, soffermandosi sui grandi occhi blu cobalto della Regina.
Negli abbissi tutti conoscevano quella storia. Veniva tramandata ai più piccoli fin dalla tenera età, affinché non si perdesse memoria di ciò che era stato e che non si verificasse più.
«Ragazze, stringetevi a me: tra un po' saremo nel Mar Glaciale Antartico.»
Al richiamo di Lucia, le quattro sirene si presero per mano, le si avvicinarono e chiusero gli occhi. inclinando leggermente in avanti la testa. La Principessa del Pacifico del Nord attese che Hanon le poggiasse la mano sulla spalla, per poi sfilarsi dal collo la collana con la preziosa perla per inserirla in una rientranza della parete. Senza staccare la mano dal suo prezioso gioiello, chiuse anche lei i suoi occhi e pronunciò delle parole molto antiche con aria solenne:
«Oh, Passaggio,
abbrevia il mio viaggio.
Nel Mar Glaciale Artico fammi arrivar,
così che il Regno si possa ancora salvar.»

Immediatamente una calda luce brillante avvolse le cinque sirene che, nel giro di pochi secondi, si ritrovarono a destinazione. Non ebbero nemmeno il tempo di lamentarsi per quel brusco sbalzo di temperatura che una voce familiare si levò, interrompendo il silenzio delle acque del Polo Sud.
«E voi che ci fate qui?!»
«Karen, grazie dell'accoglienza! Anche noi siamo molto felici di rivederti, sai?»
«Noto una certa ironia nella tua voce, mia cara Hanon, mi sbaglio forse?»
Prima che la blu potesse rispondere, alimentando una futile discussione fatta di frecciatine, Seira si buttò tra le braccia di Karen, sorridendo radiosa.
«Che bello vederti!» esclamò la piccina.
«Ecco, lei è sincera.» continuò Karen, ricambiando goffamente la stretta della Principessina.
Vedendo Karen lì, Coco e Rina temettero in un nuovo attacco.
«Perché sei così lontana dal tuo Palazzo?» chiesero all'unisono, molto tese.
Karen si rabbuiò a quella domanda, capendo che le sue supposizioni erano corrette.
«Nel Mare ci sono molte energie negative. Spaventata, ho cercato di contattare i vostri regni, ma non ho ricevuto risposta da quelli di Coco e Seira, mentre da quelli del Pacifico del Nord e dell'Atlantico ho appreso del vostro prolungamento della sosta terrestre. Sono riuscita a parlare sono con mia sorella che mi ha rivelato di non avere vostre notizie da giorni. Preoccupata, ho deciso che l'avrei raggiunta, per cercare di comprendere meglio la situazione. Una volta insieme avremmo deciso se recarci nei due regni da cui non avevo notizie oppure direttamente in Giappone.»
«Siamo in pericolo. Di nuovo.» mormorò Coco avvilita «Il mio regno e quello di Seira sono nuovamente distrutti.»
«Cosa?! Presto, raccontatemi tutto mentre andiamo ad utilizzare il mio Passaggio. Noelle deve essere avvisata il prima possibile!»

 
Noelle accolse le amiche al suo Palazzo con un sincero sorriso.
«Sono molto felice di vedervi, ma scommetto che questa vostra visita non sia di piacere, vero?» mormorò con apprensione, andando ad abbracciarle una per una e soffermandosi un po' di più sulla sorella.
«Purtroppo hai ragione. La pace nel mondo sottomarino è di nuovo a rischio, a causa di un nuovo potente nemico... I regni di Coco e Seira sono stati distrutti e, finché non abbiamo altre informazioni su di lui, non è più sicuro stare nei nostri regni.» spiegò Rina con voce pacata.
Noelle sospirò affranta, posando le mani sulle spalle delle due sirene coinvolte in prima persona negli attacchi, poi i   suoi occhi chiari vagarono sul suo Palazzo.
«È assurdo pensare che non si possa stare tranquilli nemmeno a casa propria...»
«Ragazze, non dobbiamo essere tristi! Abbiamo affrontato molte sfide, ma le abbiamo superate tutte e supereremo anche questa!» esclamò Lucia «Siamo tutte insieme, nessuno potrà sconfiggerci! Dimostreremo a tutti che, con noi sette Principesse, la pace tornerà a regnare.»
«In verità non siete proprio tutte...»
La sua voce soave, inconfondibile alle orecchie delle giovani, attirò l'attenzione di tutti.
Le sette giovani si inchinarono dinanzi alla loro Regina, con reverenza e rispetto.
«Regina Aqua, benvenuta nel Palazzo Indaco del Mar Glaciale Artico.» mormorò Noelle con un sorriso.
«Grazie dolce Noelle, ma ora alzatevi mie care, devo raccontarvi una lunga storia...»
«Che storia?» chiese curiosa la più giovane.
«La storia dell'ottava Principessa Sirena, la Custode della perla bianca.»
«Esiste un'altra Principessa?!»




 
Note del 08/09/2017
Salve miei cari!
Capitolo breve, lo so, ma voglio mantenere i tempi della prima stesura. Non ho molto da dire, se non augurare "buon tutto" a tutti! Settembre è sempre settembre, sinonimo di (r)inizi, quindi vi (e mi) auguro il meglio!
Prossimo appuntamento: 15 settembre! ;)
Vi abbraccio,
Marty

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Capitolo 3
*** L'ottava Principessa Sirena ***


L'ottava Principessa Sirena


«Regina Aqua, benvenuta nel Palazzo Indaco del Mar Glaciale Artico.» mormorò Noelle con un sorriso.
«Grazie dolce Noelle, ma ora alzatevi mie care, devo raccontarvi una lunga storia...» mormorò la Sovrana.
«Che storia?» chiese curiosa la più giovane.
«La storia dell'ottava Principessa Sirena, la Custode della perla bianca.»
«Esiste un'altra Principessa?!»
«Ebbene sì.» ammise la Regina.
«Ma non mi avevate detto che le Sirene Protettrici delle perle erano sette?» domandò Lucia, ricordando una conversazione avvenuta parecchi mesi prima con la Regina stessa, durante la battaglia contro Gaito.
«E perché questa misteriosa Principessa non ci ha mai aiutato durante la battaglia contro Gaito prima e contro Mikeru poi? Un aiuto in più non avrebbe fatto male.» sibilò tagliente Karen, incrociando le braccia al petto.
«Avrebbe voluto, credetemi. Ma non essendo nel pieno dei poteri sarebbe stata assolutamente inutile. Ora lasciatemi spiegare, affinché possa esservi tutto chiaro.» disse la Sovrana, prima di prendere un bel respiro «Diciassette anni fa vi era un gran fermento nel piccolo Regno del Mar Mediterraneo. Infatti, dopo quasi un secolo senza una Principessa, il Mare stava per regalare alle sirene di quel luogo una nuova guida.»
Le sirene si scambiarono uno sguardo confuso e stupito, non osando interrompere la loro Sovrana per chiedere ulteriori informazioni, ma ella colse al volo i pensieri delle sue Principesse e fece un passo indietro con il suo racconto, per permettere loro di comprendere pienamente la storia.
«Cento anni prima la Principessa dalla perla bianca era stata corrotta nell'animo da forze oscure. Aveva ceduto al fascino del Male, lasciandosi sopraffare dal desiderio di potere e dall'odio, decidendo di dichiarare guerra a tutti gli altri regni, al fine di ottenere un pieno controllo sui Mari. Ovviamente le altre Principesse si mossero contro di lei, ostacolando in ogni modo le sue azioni e prodigandosi per riportare nel suo cuore l'amore, ma fu il mio intervento a sbloccare una critica situazione di stallo. Dunque decisi di uccidere la Principessa. Ormai era totalmente soggiogata, dunque non vi era alcuna possibilità di redenzione per lei.»
Lo schock per quella notizia, totalmente inaspettata, fu enorme: la Regina che uccideva una Principessa? Inconcepibile.
«Non crediate abbia preso quella decisione a cuor leggero, mie giovani Principesse. Non passa giorno senza che io mi vergogni per la mia azione, ma fui costretta ad agire in questo modo. Memore della Grande Guerra Sottomarina, non potevo permettere altri anni di sofferenza.»
Vedere la loro Regina così fragile fu strano per le Principesse, abituate a vederla sempre materna e sicura.
«Non deve giustificarsi con noi, Regina Aqua. Continui, la prego.» disse Seira, sorridendo lieve e venendo ricambiata.
«Purtroppo anche la perla della Principessa si rivelò essere contaminata dall'odio, a causa della sua esposizione prolungata a sentimenti negativi. In quelle condizioni sarebbe stato inutile attendere la nascita di una nuova Principessa: il Mare non avrebbe mai dato alla luce una Principessa da una perla impura. Capii che dovevo cercare di fare qualcosa, quindi impiegai quasi tutte le mie forze per purificare il prezioso gioiello. Riuscii nell'impresa, ma il mio sforzo non bastò: la perla necessitava di anni per riprendere la sua purezza originale, dunque la presi sotto la mia custodia, attendendo pazientemente. Il momento giunse quando le mie speranze di avere nuovamente otto Principesse stavano sfumando definitivamente. Diciassette anni fa il Mar Mediterraneo si preparava ad accogliere la nuova Protettrice, ma al giorno della nascita venne sferrato un potente attacco. Il Male è sempre in agguato e desiderava impadronirsi della nuova Principessina, tentando di corrompere anche il suo animo e di impossessarsi del prezioso gioiello. Mi accorsi con orrore che la perla, risentendo del clima instabile del suo Regno e della vicinanza delle forze del Male, si stava opacizzando, perdendo i suoi poteri.»
«Le nostre perle possono perdere i poteri?»
«Esatto. Esse sono legate al vostro animo. Sono dei gioielli dal grande potere, ma altamente sensibili. Quando Sara si era piegata alle forze del Male, il suo canto era nocivo per voi, perché anche la sua perla era infetta. Per questo motivo è fondamentale che le Principesse crescano all'insegna dell'amore e di sentimenti nobili.»
«E cosa successe?» chiese Hanon.
«Data la giovane età della Principessa, ella risultava essere troppo influenzabile; per questo motivo decisi che sarebbe cresciuta sulla terraferma, lontana da possibili minacce: in questo modo la perla si sarebbe stabilizzata e lei sarebbe stata educata in modo tale da avere la piena consapevolezza della pericolosità del Male e dell'importanza di avere la forza di scegliere sempre il Bene. Finalmente il grande giorno è arrivato: avverto di nuovo la potenza delle otto perle! Il Mare ha tutte le sue Principesse!»
«E la Principessa?» domandò Noelle.
«Lei è stata affidata alle cure di una sirena fidata ed è cresciuta su un'isola del Mediterraneo. Ha scoperto la verità dopo il suo decimo compleanno, con la sua prima trasformazione.»
«Prima trasformazione? Non aveva mai toccato l'acqua prima?»
«Volevo crescesse con un profondo amore e rispetto per il Mare, quindi ho lasciato che si avvicinasse all'acqua senza rischiare di rivelare la sua vera natura, anche perché i nemici avrebbero potuto scoprirla quando era troppo piccola. Al suo decimo anno di vita sono stata io stessa a palesarmi a lei, per darle le opportune spiegazioni. Credevo che, conoscendo la sua vera storia, si sarebbe avvicinato il momento della completa purificazione della perla... ma ci sono voluti altri sette anni. Il processo si è completato pochi giorni fa e tra qualche settimana ci sarà la cerimonia del  passaggio, lei verrà presentata a tutti gli effetti al suo popolo come Custode della perla bianca e verrà considerata una sirena adulta.»
«Perché noi non abbiamo mai saputo nulla?» chiese Rina.
«Eravate troppo piccole, quindi ho preferito aspettare, in attesa che la situazione si stabilizzasse.»
Le ragazze si guardarono per qualche secondo, poi Coco prese parola: «Regina Aqua, cosa dobbiamo fare? Siamo di nuovo in pericolo, il mio regno e quello di Seira son-»
«Purtroppo lo so, cara Coco. Mi duole non essere stata capace di evitare questa spiacevole situazione, ma posso assicurarti che tutte le sirene dei due regni coinvolti stanno bene.»
A quelle parole, dalle labbra di Coco e Seira uscirono dei sospiri di puro sollievo. Le due si strinsero contente e sollevate.
«Ora vi chiedo un favore: recatevi al più presto a Mira[1], isola del Mediterraneo, per conoscere Serena. Il suo Regno è il piccolo e il più semplice da controllare, dunque è il luogo più sicuro per voi. L'avvertirò io stessa, affinché sia pronta ad accogliervi. Conto su di voi, mie care Principesse, per salvare il nostro adorato mare.» disse la Sovrana, mentre l'intensità della sua luce andava diminuendo.
«Stia tranquilla!» esclamarono in coro le sette Principesse, animate da una nuova forza.
La Regina sorrise dolcemente per poi scomparire.
Il silenzio più assoluto avvolse la sala da ballo del Palazzo di Noelle per qualche secondo: la storia della Principessa del Mar Mediterraneo aveva scombussolato tutte loro.
«Torniamo all’hotel per avvertire Nikora, Hippo e Madame Taki?» propose Lucia.
Le altre ragazze annuirono ed iniziarono a nuotare verso il Passaggio del Mar Glaciale Artico: una nuova avventura era alle porte.



[1] "Mira" significa "mare/oceano" in lingua indiana.





Note del 15/09/2017
Nuovo venerdì, nuovo aggiornamento! Sappiatelo, non vedo l'ora di arrivare a capitolo più lunghi e attivi; sempre per lo stesso motivo già spiegato venerdì scorso, tendo a mantenere la precedente suddivisione... Non ho molto da dire, se non che mi auguro che i capitoli revisionati siano di vostro gradimento! :)
Che poi, c'è qualcuno che li stia effettivamente leggendo? O ormai la storia non interessa a nessuno e io potrei tranquillamente dedicarmi ad altro? ^^"
Comunque vi do appuntamento per il 22/09/2017!
Vi abbraccio,

Martina

​Ps: potreste dirmi se riscontrate differenze di carattere di scrittura tra la lettura al cellulare e quella al computer? Perché io sì e voglio capire se è una cosa mia o no, così da poter rimediare: le note d'autrice mi risultano scritte in un odioso corsivo sul telefono >-< mentre sul pc no. .-.

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Capitolo 4
*** Addio... ***


Addio...



 
Al termine del racconto, Nikora aveva avuto l'impressione che un tir le fosse passato sopra almeno una decina di volte: prima gli attacchi misteriosi, ora queste rivelazioni innaspettate della Regina che ordinava di recarsi dall'altra parte del mondo. E dire che una settimana prima si stava lamentando della routine noiosa degli ultimi mesi... Si prese il volto tra le mani, abbandonandosi sul divano del salottino: desiderava solo addormentarsi per svegliarsi e scoprire che non c'era nessun nemico, né partenze improvvise o Principesse misteriose, ma che la sua unica preoccupazione fosse quella di accontentare i clienti del suo hotel.
«Ehm... Nikora?»
La vocetta del pinguino la riscosse dai suoi pensieri, costringendola ad alzare lo sguardo verso di lui con un sospiro.
«Tutti a fare le valigie, fra due giorni si parte.» ordinò secca «Assicuratevi di non dimenticare nulla qui, perché non ci torneremo mai più. Quando tutto questo sarà finito -e mi auguro finisca presto- ognuna tornerà a casa propria, sperando sia la volta buona di potercene stare finalmente tranquille.» borbottò, sparendo in cucina.
In silenzio tutti si volatilizzarono, tre di loro con un grande peso sul cuore.


 
«Mi sto annoiando.» mormorò Noelle, rotolando sul letto.
Fare la valigia era stata un'operazione velocissima, anche perché, vivendo prevalentemente nei loro regni, i loro vestiti erano davvero pochi.
«A chi lo dici...» borbottò Karen, sdraiandosi accanto alla sorella.
La stanza spoglia non faceva alcun effetto: non era mai stata effettivamente loro, quindi l'idea di lasciarla per sempre non era un trauma come per Lucia, Hanon e Rina.
«Credi che sia meglio provare a parlare con loro?» domandò Noelle alla sorella che, compreso immediatamente di chi si stesse parlando, rispose con un cenno negativo del capo.
«Ora no, magari stasera.» disse, cercando di non pensare al suo addio a Subaru.
"Chissà se sei già tornato in Antartide... Chissà se senti la mia mancanza così come io la sento di te."
«Shopping?» propose allora Noelle, balzando giù dal letto e tendendo la mano verso la gemella.
Karen le sorrise, relegando in un angolino della sua mente l'immagine del bel ragazzo dagli occhi celesti e stringendo forte la mano della sorella.
«Vada per lo shopping!»


 
«Mai più? Come fa a dirlo?» sbraitò Hanon, reprimendo a stento le lacrime e un urlo, per poi lanciare rabbiosamente una gonna a balze contro la tastiera del letto.
«Puoi darle torto?» mormorò Rina, raccogliendo l'indumento e piegandolo con cura prima di restituirlo alla legittima proprietaria.
«Mi ricordi perché ne sto parlando con te?»
«Perché Lucia si è chiusa in camera con una faccia da funerale e quindi ti sono rimasta solo io come persona nella tua stessa situazione?»
«Come fai ad essere così controllata? Mi dai un fastidio...!»
«So quali sono i miei doveri, so che una Principessa ha dei compiti da rispettare e sapevo che questo momento sarebbe arrivato. Noi viviamo dall'altra parte del mondo, Hanon, come credevamo che avrebbe potuto funzionare con Masahiro e Shirai?»
«Non voglio partire. Non voglio lasciare il Giappone. Non voglio lasciare Shirai.»
«Credi che io voglia lasciare Masahiro?»
«E allora protestiamo! Opponiamoci alla decisione d-»
«Sai anche tu che non possiamo.» la interruppe Rina «Le sirene di tutti i Mari contano su di noi, davvero vuoi abbandonarle al loro destino?»
Per tutta risposta ottenne un mugolio non bene identificato da parte dell'altra che, recuperata la gonna, la infilò nella valigia.
«Non sei sola: Sara ci è passata anni fa con Tarou; Karen ha lasciato Subaru; ora toccherà a noi.»
«Questo non mi consola, né rende le cose più semplici.»
«Lo so, ma almeno lo affronteremo insieme.» disse Rina.
«Li hai già chiamati?» chiese con un sospiro la blu.
L'altra annuì, sorridendo mesta.


 
«Dove credete di andare?»
La domanda di Nikora si levò pochi istanti prima che Karen potesse far scattare la serratura della porta.
Reprimendo un gemito, le due gemelle si voltarono, esibendo un sorriso angelico ed innocente: «... volevamo andare a farti un regalo. Un bel regalo.»
«Con il mio portafoglio?» chiese scettica la donna.
«Ops, è il tuo? Credevamo fosse di Madame Taki...» mormorarono le due, continuando con la loro farsa.
La donna scosse la testa, sconsolata, avvicinandosi alle giovani con un falsissimo sorriso stampato sul volto: «Venite con me care, ci sono taaaaante cose da fare.» disse, prendendole per le orecchie.
 
Parecchi scatoloni riempiti, impacchettati e spostati più tardi, Karen e Noelle si accasciarono sul pavimento, visibilmente esauste.
«Nikora è una tiranna!» piagnucolò la prima, battendo i piedi per terra.
«Cos'hai detto, cara? Credo di non aver sentito bene...» disse la sopracitata, comparendo al suo fianco improvvisamente.
 «Che sei buona e dolce come la panna!» esclamò Noelle, impallidendo difronte al sorriso della donna che impugnava saldamente un mattarello tra le mani.
«Oh, che gentile che sei!» cinguettò quella.
«Per caso abbiamo finito?» si intromise Karen, sbattendo le lunghe ciglia.
Nikora soppesò il lavoro compiuto dalle due nell'ultima ora e mezza: la hall dell'albergo, oramai spoglio da oggetti personali, era stata invasa da tantissimi scatoloni, chiusi e disposti in maniera ordinata.
«Uhm, sì, credo proprio di sì.» mormorò la donna, tirando fuori dal portafoglio alcune banconote e porgendole alle ragazze  «Che sia un bel regalo, eh!» esclamò lei, mentre le due si fiondavano verso la porta con gli occhi a cuoricino, riscoprendo una vitalità perduta e urlando una serie infinita di "grazie".
Nikora ridacchiò, guardandole correre via. Il suo essere autoritaria e severa mascherava il suo immenso amore verso quelle sette ragazze così diverse tra loro. Avrebbe dato la vita per ciascuna e l'unica cosa che voleva era vederle felici: per questo motivo era stato difficile anche per lei pronunciare quelle parole qualche ora prima, ma necessario. Era giunto il momento per Lucia, Hanon e Rina di prendere coscienza dei loro compiti. Non si poteva più andare avanti con quella situazione. Era la cosa giusta da fare, ma si sentiva come se le avesse appena pugnalate alle spalle...
«Nikora?»
Voltandosi vide l'oggetto dei suoi pensieri: le tre giovani sirene erano per le scale, con la tristezza nel cuore e negli occhi.
«Ditemi.»
«Noi usciamo con Kaito, Masahiro e Shirai. Va bene per te?»
«Certo ragazze, andate pure.» mormorò, con la sensazione di averle appena mandate al patibolo.


«Partite?!»
Un cenno di assenso fu l'unica risposta che Masahiro e Shirai ottennero.
 «Oh, ehm, dove andate di bello?» domandò il primo, cercando di trovare una spiegazione al comportamento delle due ragazze che aveva difronte.
 «Su Mira, un'isola del Mediterraneo.» rispose asciutta la Principessa dell'Atlantico del Nord, girando di malavoglia la cannuccia nella sua granita.
Si erano dati appuntamento ad un bar molto carino vicino la spiaggia che avevano scoperto qualche settimana prima, durante una delle loro numerose uscite a quattro.
«Uh, che bello! Ho sempre voluto visitare quei posti!» esclamò Shirai, sperando di ottenere una qualche reazione positiva dalle due «E come mai questa partenza improvvisa? Cosa andate a fare lì?»
"Sconfiggere un misterioso nemico che vuole seminare il panico nel nostro mondo."
La verità sarebbe stata impossibile da rivelare, ma le due non avevano nessuna scusa da propinare.
«Andiamo lì perché... perché...» iniziò in evidente difficoltà Hanon, cercando immediatamente l'aiuto di Rina con lo sguardo.
«...perché la cugina di Lucia ci ha invitato da lei.»
«Non sapevo che Lucia avesse dei parenti dall'altra parte del mondo!»
«Nemmeno noi, è stata una bella sorpresa.» ridacchiò nervosamente Hanon, bevendo d'un fiato la sua bibita.
«Ci credo! Trascorrere del tempo lì sarà meraviglioso!» esclamò Shirai, finendo il suo gelato «Ma quando tornerete?»
«Sicuramente trascorreremo lì tutta l'estate...» mormorò Rina, facendo incupire i due ragazzi «Di sicuro non torneremo tanto presto, anché perché Nikora si sta già muovendo per vendere l'hotel...»

 
La spiaggia era un luogo ricco di significato per loro: lì lei l'aveva portato in salvo quando erano dei bambini, lì si erano rincontrati anni prima, sempre lì si erano scambiati promesse di amore eterno ed un anello. Lo stesso anello che lei si stava torturando al dito, cercando di articolare una frase di senso compiuto, ma fallendo miseramente.
Dopo l'ennesima sequenza di "ehm", "ecco", "uhm", "come dire" e altri suoni non ben definiti, Kaito decise di prendere in mano la situazione: «Lucia, prendi un bel respiro. Siamo qui da quarto d'ora, non so cos'hai, né perché tu non riesca a formulare una frase di senso compiuto, ma mi sto preoccupando.»
Lucia ridacchiò nervosamente, chiuse gli occhi e prese un bel respiro, sperando di riuscire nell'impresa e sorridendo nel sentire il suo ragazzo stringerle amorevolemente le mani.
«Sono qui con te, ma ti prego, spiegami cos'hai.»
«Ti ricordi che l'altro giorno ti avevo spiegato il motivo del ritorno di Coco?»
Lui annuì piano, capendo al volo.
«Il tuo regno è...?»
«Tutto intero per il momento. Ma non si può dire lo stesso di quello di Seria, purtroppo.»
«Quando?»
«Ieri...» mormorò la ragazza «Lei è distrutta e mi fa male il cuore vederla così.»
«Mi dispiace...» sussurrò lui, stringendola a sè.
 «Anche a me, ma non è per questo che ti ho chiamato.» disse, allontanandosi quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi.
Kaito si ritrovò a deglutire rumorosamente.
«Ora qui ci sono anche le altre. Quando siamo andate a prendere Noelle abbiamo ricevuto una visita della Regina Aqua: ci ha rivelato l'esistenza di un'ottava Principessa e ci ha chiesto di recarci da lei, nel Mediterraneo, e di combattere da lì questo nuovo nemico. Il suo regno è il più piccolo, quindi più facile da controllare e più sicuro per noi. Staremo lì tutto il tempo necessario, per poi tornare a casa.» spiegò «Sott'acqua, nei nostri regni. Niente più Giappone, mai più.» specificò con estrema difficoltà e voce tremante.
Seguirono pochi secondi di silenzio, abbastanza per far capire a Kaito cosa stesse per succedere di lì a poco, ma troppo pochi per permettergli di prepararsi mentalmente.
«Lucia, io...»
«Conoscerti è stata la cosa migliore che potesse capitarmi: ogni momento insieme è scolpito nel mio cuore, voglio che tu lo sappia.» lo interruppe la ragazza, posandogli un dito sulle labbra ed iniziando a singhiozzare «Dirti addio sarà il momento più doloroso di tutta la mia vita, ma sapevamo sarebbe successo, no?» rise amara lei «Ti ho amato tanto, ti amo ora e ti amerò sempre. Ma è giunto il momento di separarci.» mormorò, per poi cingergli il collo con le braccia e alzarsi sulle punte, così da arrivare alle sue labbra, certa che non ne avrebbe mai dimenticato il sapore. Fu un bacio che sapeva di disperazione, ma traboccante di amore. Un amore che era sbocciato tanti anni prima, rafforzandosi nel tempo e dimostrando di essere più forte di molte avversità. Con un gemito strozzato Lucia si separò da lui, evitando di guardarlo negli occhi e sottrandosi alla sua presa che, forte e dolce, l'avrebbe stretta in un abbraccio senza fine nel quale lei si sarebbe persa.
«Addio, amore mio.» sussurrò, scappando via.
Kaito fece per seguirla, ma una voce che lo chiamava attirò la sua attenzione.

 
«Allora?»
«Rina non mi ha aperto nemmeno la porta, Hanon si è chiusa in bagno, mentre Lucia mi ha detto di star benissimo mentre piangeva, sommersa dai fazzoletti.» mormorò sconfortata Seira, sedendosi accanto al tavolino del giardino sul quale era poggiato un vassoio pieno di biscotti e prendendosene uno.
Coco sospirò, alzandosi dal lettino sul quale stava prendendo il sole per guardare negli occhi la più giovane tra loro.
«Idee?» chiese Noelle, levandosi gli occhiali da sole -appena comprati- posando per terra la rivista che stava sfogliando.
«Non possiamo far nulla per loro. La loro reazione è normalissima. Non si poteva pretendere che reagissero in un modo diverso.» affermò Karen.
«Ma a me dispiace vederle così!» obbiettò Seira, alzando le braccia al cielo.
«E credi di essere l'unica? Sono nostre amiche, siamo tutte preoccupate e tristi per loro, ma non possiamo fare niente. Solo il tempo potrà aiutare.» rispose seria la viola.
«Possibile che non ci sia nulla che possiamo fare?»
Lo squillo del cellulare di Seira, modello comprato l'anno scorso, ma totalmente inutile per lei che viveva quasi esclusivamente nell'acqua, interruppe la conversazione. Con fatica la Principessina rispose alla chiamata -chiedendosi chi mai poteva avere il suo numero che non ricordava nemmeno lei- al termine della conversazione un sorriso soddisfatto e contento le si dipinse sul volto.
«Spara. Chi era?» chiese curiosa Coco.
«La soluzione al nostro problema!» trillò entusiasta la piccola.


 


Note del 26/09/2017 (sì, non è venerdì, lo so,)
Buon autunno!
Come state cari? Sempre se c'è qualcuno, perché io continuo ad avere il sospetto che nessuno stia leggendo questi capitoli revisionati...
Questo capitolo è quello che, con il primo, mi convince di più tra quelli revisionati pubblicati. Si mantiene sulla riga della precedente versione (come d'altronde tutti gli altri), ma ho deciso di dare più spazio a Hanon e Rina e anche di iniziare ad accennare il "tema Subaru". Per me Karen non l'ha dimenticato -non può averlo fatto- ed in qualche modo può capire come si sentono le altre tre ragazze, cosa che Noelle, Coco e Seira non possono fare.
Con il capitolo di oggi vi annuncio che l'appuntamento settimanale cambia data: niente più venerdì! O almeno, sicuramente non aspettatevi il prossimo capitolo il 29, né tanto meno il 6 ottobre. Probabilmente il quinto (con il quale inizierete a notare qualche differenza più evidente rispetto alla precedente versione) arriverà tra domani o dopodomani, sempre se Efp non decida di darmi buca come ha fatto per tutta la giornata di ieri e di venerdì scorso. -.-
Grazie per l'attenzione,
vi abbraccio.
Marty

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Capitolo 5
*** ...o forse no? ***


...o forse no?

 
Lasciarsi alle spalle l'hotel, con la scritta "VENDESI" in bella mostra, fu un colpo per tutti. Quella struttura era stata una casa per molti di loro e le sue mura erano state testimoni di pianti e risate di quelle giovani sirene. Pensare di dire addio a tutto quello era un po' come chiudere definitivamente un capitolo importante della vita.
Lucia diede un'ultima occhiata all'albergo, per imprimere meglio ogni singolo dettaglio così da custodirlo nel cuore, finché il debole richiamo di Nikora non la costrinse a muoversi per raggiungere il gruppo.
Il volo sarebbe partito di lì a poco e non avevano abbastanza tempo per lasciarsi andare a sciocchi sentimentalismi.


In aeroporto, Rina si sedette su una scomodissima sedia blu, fissando il suo sguardo sulla valigia, decidendo di non muoversi di lì fino a quando non avessero chiamato il loro volo. Aveva dormito male quella notte, sognando solo Masahiro e svegliandosi ogni tre per due, ripensando all'incontro del pomeriggio e maledicendo la freddezza che aveva manifestato. Sembrò sorda ai battibecchi di Nikora e Madame Taki, con la prima che cercava di tenere buona l'anziana veggente che, testarda, si ostinava a bloccare i viaggiatori offrendo i propri servigi da rinomata veggente; o ancora ai rimproveri di Hippo, in versione umana, ai musi lunghi di Lucia e Hanon. Non ne aveva proprio voglia e mal sopportava i risolini eccitati di Seira, Coco, Karen e Noelle.
"Ma credono di star andando a fare una gita?!" pensò, reprimendo uno sbuffo.
Le quattro sirene, invece, ridacchiavano complici perché sapevano cosa sarebbe successo di lì a poco...
«Buongiorno ragazze!»
Alla vista di quei tre, Lucia, Hanon e Rina sbatterono le palpebre perplesse: cosa ci facevano i loro (ex?) fidanzati lì in aeroporto con le valigie?
«Partiamo con voi!»
A quelle parole le tre ragazze strabuzzarono gli occhi, credendo di aver capito male, mentre Hippo e Nikora sbiancarono di colpo. Nel bel mezzo del trambusto che ne seguì -fatto di urla, schiamazzi, sguardi assassini e risolini entusiasti e soddisfatti- Madame Taki ebbe il tempo di installare un fantastico banchetto per meglio dedicarsi alla predizione del futuro degli ignari passeggeri dell'aeroporto.
«Non potete partire con noi.»
Rina era riuscita a gelare l'atmosfera con cinque semplici parole, per poi puntare lo sguardo verso Kaito, quasi a volerlo incenerire: Lucia aveva spiegato tutta la situazione, lui doveva aver capito la gravità della vicenda, no? E allora perché era lì con Shirai e Masahiro, ignari di tutto?
«Cosa? E perché?» domandò il blu, sbattendo le palpebre perplesso.
«Uhm... bhe... ma perché la cugina di Lucia non potrà ospitare anche voi!» se ne uscì Hanon, cercando di mettere una pezza a colori sul commento acido dell'amica e sperando che Lucia reggesse il gioco.
«Quale cugina?»
Speranza vana.
«Come "quale cugina"? Ma Serena, che domande! Tua cugina, quella di cui hai scoperto l'esistenza da poco e che ci ha invitato a trascorrere l'estate da lei. Per questo stiamo andando dall'altra parte del mondo senza preavviso, non ricordi?» fece ancora la blu «Scusatela, ma si è appena svegliata, povera.»
«Cosa? Ah, sì, certo. Mia cugina, Serena.»
«Ma noi non pretendiamo che la cugina di Lucia ci ospiti, abbiamo già trovato una sistemazione.» ribatté tranquillamente Kaito, sorridendo sprezzante verso Rina.
La conversazione fu sedata dalla voce che richiamava i passeggeri del loro volo: sarebbero partiti tutti quanti.

 
«Arriveranno oggi, dunque?» chiese un'anziana signora, infornando una teglia di biscotti al cioccolato, alla ragazza difronte.
La giovane annuì, sorridendo entusiasta: «Non vedo l'ora di conoscerle! Finalmente potrò anch'io dar loro il mio contributo! Saperle impegnate contro le forze del Male e non poter far nulla per loro era frustrante.»
«Non era per colpa tua, ricordalo. Tu hai subìto questa situazione, così come il tuo popolo.»
«Il mio popolo.» ripeté la ragazza, volgendo i suoi occhi chiari verso il mare che si intravedeva dalla finestra della cucina «Mi fa sempre uno strano effetto pensare che ci siano persone che aspettano da anni di poter essere guidate da me.» mormorò avvicinandosi al vetro, «Certe volte mi domando se potrò essere effettivamente all'altezza di questo compito... Non sono stata mai abbastanza presente per loro, potrò governarli in modo giusto?»
«Il fatto stesso che tu ti ponga certe domande è un ottimo segno; vuol dire che sei cresciuta bene. Ricordati, essere troppo sicuri di se stessi non va bene, ma nemmeno sottovalutarsi troppo è buono. Sii consapevole di te stessa e dei tuoi carismi, perché ne hai tanti e vanno messi a frutto.» disse la donna, iniziando a riordinare il tavolo della cucina «Non ignorare i tuoi limiti, ma scoprili e lavoraci su. Non aver paura di quello che sei: sei nata per uno scopo, come tutti a questo mondo, e ti dimostrerai un'ottima Principessa.»
«Posso abbracciarti?» chiese l'adolescente con gli occhi lucidi, avvicinandosi a lei.
Per tutta risposta l'altra aprì le braccia, lasciando che la ragazza la stringesse forte, per poi accarezzarle i lunghi capelli chiari.
«Grazie. Di tutto. Sapere di poter contare su di te è una gioia.»

 
Le dodici ore di viaggio furono alquanto stressanti per le giovani Principesse, provate dagli strilli di Hippo e Nikora dopo che Masahiro e Shirai si erano addormentati sull'aereo e che Kaito aveva confessato tutto.
«Ricordami perché non abbiamo utilizzato i Passaggi...» sbadigliò Noelle, trainando a fatica il suo immenso trolley scuro.
«Secondo Nikora sarebbe stato troppo pericoloso.. e vista la sorpresa che ci avete rifilato credo sia stato un bene.» mormorò Rina in risposta.
«Come se tu non sia contenta di avere ancora al tuo fianco Masahiro...» commentò l'altra, guardandola con supponenza.
«Non vorrei interrompervi, ma... sapete com'è fatta Serena? Esteticamente, intendo. Come facciamo a trovarla?» chiese Seira in un sussurro, avvicinandosi alle amiche.
Le ragazze si guardarono negli occhi per un paio di secondi: che fare ora?


Serena arrivò con il fiatone all'aeroporto, notando con sgomento che l'aereo dal Giappone era già atterrato.
"Giusto oggi doveva fare ritardo l'aliscafo, eh?" pensò frustrata, iniziando a correre verso l'uscita dei passeggeri, per poi bloccarsi di colpo: non aveva idea di come fossero esteticamente le altre Protettrici delle perle; che fare ora?
Si guardò attorno, alla ricerca di qualcuno che somigliasse ad un gruppo di Principesse, ma i suoi occhi furono attratti da una compagnia di ragazze dai capelli di colori sgargianti: blu, verde, arancione e persino indaco e viola.
"Che siano loro?" si chiese, avvicinandosi.


«Dodici ore di viaggio e non abbiamo pensato nemmeno ad una strategia per trovarla.» sbuffò Coco, tamburellando le dita sul manico della valigia.
«Come se avessimo potuto prepararci a tutto questo...» sbottò Karen «Certo che la Regina avrebbe potuto darci almeno qualche indicazione sul suo aspetto fisico...»
«Ehm, scusate?»
Una voce delicata attirò la loro attenzione sulla sua proprietaria: una giovane ragazza sui diciassette anni che le guardava spaesata, come se fosse incerta sullo sbilanciarsi a parlare di più o tacere. I suoi grandi occhioni grigi si muovevano veloci su ciascuna di loro, per poi soffermarsi sui loro colli.


Alla vista di quelle collane, Serena si tranquillizzò: le aveva trovate!
«Io sono Serena! Voi siete le altre Prin-»
«Serena! Cugina mia, ma che piacere conoscerti!» trillò Lucia, con una prontezza di riflessi invidiabile, abbracciandola di slancio per farla tacere «Ti prego, perdonaci, ma con noi sono venuti quei due ragazzi alla mia destra che non sanno dell'esistenza delle sirene. Potresti far finta di essere mia cugina per il momento? Ti spiegheremo tutto appena saremo sole.» mormorò Lucia, imbarazzata per la situazione.
«Tranquilla, non preoccuparti.» sussurrò di rimando Serena, dopo qualche secondo di silenzio necessario per metabolizzare le parole della bionda appena conosciuta, con la sensazione che con quelle sette non si sarebbe annoiata per niente.


«Non ho capito. Ma quindi eravamo arrivati sull'isola sbagliata?» domandò Seira, tenendosi ben stretta il cappello a tesa larga sulla testa, temendo che il vento se lo portasse via.
Serena scosse la testa, iniziando a spiegare all'allegra comitiva:
«Questo in realtà è un arcipelago, formato da tre isole ravvicinate che distano a poco meno di un'ora, l'una dall'altra, da battelli come quello che stiamo utilizzando ora. Quella» iniziò, indicando la costa dell'isola sulla quale erano atterrati dopo lo scalo «è Mira, la principale, nonché la più grande, dotata di aeroporto e università. La nostra meta è l'isola minore, ma secondo me più bella; la cittadina nella quale abito è molto pittoresca, sono sicura che la apprezzerete moltissimo.» continuò con gli occhi fissi verso la costa in avvicinamento davanti a loro.


I tacchi degli stivali riecheggiavano per i corridoi deserti, nonostante lei si stesse impegnando a fare il meno rumore possibile. Giunta dinanzi al portone che oramai aveva dimenticato lo splendore delle rifiniture in oro di un tempo, prese un bel respiro prima di entrare. Una sgradevole sensazione si impossessava di lei ogni qual volta varcava quella soglia, entrando nella sala principale del castello: nonostante fossero pochi i riferimenti visivi al suo passato glorioso, la giovane ricordava perfettamente ogni dettaglio di quella che era la sua sala preferita dell'intero palazzo. Cercando di ignorare la nostalgia che l'assaliva, ripensando a cos'era stato, camminò sicura fino al centro della sala, per poi inginocchiarsi.
«Perché sei qui, Leya?» domandò annoiata una voce maschile «Pensavo di esser stato piuttosto chiaro richiedendo espressamente di essere lasciato in pace.»
«Sono arrivate.» mormorò semplicemente, levando i propri grandi occhioni bordeaux verso di lui.
«Ne sei certa?» chiese il giovane, mettendosi dritto sul trono e focalizzando tutta l'attenzione sulla giovane dai capelli neri legati in due treccine infantili.
«Assolutamente. Il segnale emesso da otto perle è inconfondibile: si trovano tutte quante tra le acque del Mediterraneo. Stiamo cercando di restringere il campo, per comprendere la loro posizione precisa.»
«Perfetto. Allora torna dalle tue sorelle e adoperatevi per dare un degno benvenuto alle Principesse.» ordinò, mentre un ghigno sinistro compariva sul suo giovane volto.
La ragazza annuì e, rialzatasi in piedi, lasciò la stanza in tutta fretta.
"Ora sì che inizia la vera guerra."


Seira, l'unica veramente attiva tra i viaggiatori, ammirava estasiata ogni dettaglio che i suoi occhi potevano scorgere: dai balconi pieni di fiori ai chioschetti colorati del lungomare; dalle vele delle imbarcazioni all'orizzonte ai sorrisi cordiali dei passanti.
Nonostante avessero lasciato da poco i ragazzi alla loro nuova casa e, dunque, potessero parlare liberamente, nessuno aveva intrapreso il discorso "nuova minaccia", preferendo delle chiacchiere più leggere da turiste in vacanza per percorrere la via verso la casa di Serena, posta in un luogo leggermente isolato, circondata dal verde.
«Arrivati!» trillò Serena, fermandosi davanti ad un grande cancello in ferro battuto al cui interno si riusciva a scorgere una grande villa dai muri color crema.
«Wow! Questo posto è bellissimo!» esclamò Coco, varcando la soglia.
Il giardino, ben curato e delimitato da alte siepi, circondava interamente l'immobile e presentava un grande gazebo con dei divanetti e un tavolino, un dondolo e, poco distante, un'amaca.
«Grazie, ma è tutto merito di nonna.» ammise Serena, iniziando ad armeggiare con le chiavi di casa e la toppa della porta.
«Nonna?» chiese perplessa Hanon.
«La Regina Aqua vi ha narrato la mia storia?» si informò
Serena, per poi continuare a parlare dopo il segno di assenso della combriccola «Per stare sulla terra fui affidata alle cure di un'anziana sirena che ho sempre chiamato nonna, nonostante l'assenza totale di legami di sangue. Se oggi sono così è grazie a lei: è la persona più importante per me.»
Al suo interno la casa sembrava essere ancora più spaziosa di quanto non sembrasse all'esterno. Al piano inferiore si sviluppava la zona giorno -con la cucina, l'ampia sala da pranzo, il bagno e il confortevole salotto- e parte della zona notta -con alcune piccole camere da letto.
«Qui ci sono le stanze per Hippo, Nikora e Madame Taki: le ultime tre porte.» spiegò Serena, indicando un corridoio a sinistra della porta d'entrata «Mentre le vostre stanze sono sopra.» aggiunse, iniziando a salire la rampa di scale, seguita dalle altre sette Principesse «Purtroppo non ne ho una per ciascuna, quindi dovremmo arrangiarci dividendoci in tre stanze.»
Due gruppi non scritti, ma sottintesi e saldati nel tempo, andarono formandosi e sparendo dietro due porte indicate da Serena: Lucia, Hanon e Rina; Karen, Noelle e Coco. Seira con fare timido si avvicinò alla padrona di casa che le sorrise dolcemente, invitandola ad entrare nella sua -loro- stanza.
I due letti si trovavano sulla destra l'uno accanto all'altro, divisi da un comodino
abbastanza grande sul quale era poggiata solo una semplice abat-jour. Sulla sinistra invece vi era un ampio armadio bianco, la cui anta socchiusa faceva intendere che Serena l'avesse svuotato in parte per dar spazio alla futura coinquilina, dei poster e due mensole piene di libri, fumetti e qualche peluche. Ciò che però colpì maggiormente Seira fu la presenza del balcone da cui si poteva ammirare un panorama bellissimo: il mare.
«Mi piace!» esordì la minore, osservando con un sorriso gioioso il nuovo ambiente circostante.
«Cosa? La stanza, il dover condivederla con me o il mare che si vede?» chiese ridacchiando Serena, affiancando la ragazzina «Immagino avresti preferito un'altra compag-»
«Non dirlo nemmeno per scherzo! Io sono davvero contenta e poi potremmo stringere amicizia più velocemente!» la interruppe Seira, prendendola a braccetto.
Serena sorrise, colma dell'entusiasmo di quella ragazzina così gioiosa, e ebbe la netta sensazione che si sarebbe trovata benissimo con la piccola Principessa dell'Oceano Indiano.
«Ma come mai ci sono tutte queste stanze qui?» domandò Seira, saltellando verso il balcone «Da Nikora ce n'erano tante perché lei gestiva un hotel, ma non mi sembra sia questo caso...»
«Questa è la mia camera, quella accanto era di nonna -che ve l'ha ceduta volentieri per andare ai piani bassi- e l'altra era semplicemente una
camera per gli ospiti che, da piccola, chiamavo "sala del sorriso": tenevo lì tutti i miei giocattoli e quando invitavo le mie amiche a casa dormivamo tutte insieme lì» spiegò con un leggero velo di nostalgia nella voce «Invece le camere al piano inferiore non sono molto spaziose, ma sono state costruite per necessità. Infatti, fin da piccola, delle rappresentanti del Gran Consiglio delle Anziane Creature Marine sono venute ad esaminare periodicamente me e il lavoro di nonna per capire se crescevo rispettando tutti i valori stabiliti dalla Regina dei Mari.»
«Il Gran Consiglio? Esiste davvero? Credevo fosse una leggenda!»
Serena annuì, arricciando le labbra ed uscendo sul balcone, per respirare l'aria di mare.
«Le loro apparizioni sono molto rare, effettivamente si mostrano solo per le questioni importanti e, a quanto pare, il mio caso lo era. Da piccola alcuni membri mi facevano paura...» ammise ridacchiando «Ora li reputo "solo" antipatici, ma per fortuna la maggior parte di loro è simpatica e gentile.»
«Quando sono venuti per l'ultima volta?»
«Uhm... circa due settimane fa mi sembra. Dopo la Cerimonia del passaggio all'età adulta, durante la quale verrò presentata al mio regno, dovrebbero smettere di farmi visita. O almeno lo spero! Dopo aver scoperto di essere una Principessa ho iniziato a sentirmi sotto esame con loro a casa; era pesante sapere che c'erano persone venute apposta per analizzare il tuo comportamento, il tuo modo di parlare o agire...»


Dopo essersi sistemate nelle stanze ed aver disfatto le valigie, le otto ragazze decisero di ritrovarsi nel salotto per parlare. Anche questa volta "l'argomento nemico" fu evitato, a favore di chiacchiere più futili, ma necessarie per poter fortificare il gruppo. Serena scoprì moltissimo delle sue nuove compagne che, a loro volta, vennero a conoscenza di aspetti sconosciuti delle altre. L'idillio che si era creato, però, fu interrotto dallo squillo di un cellulare, preannunciatore di brutte notizie.
«Tutto bene?» chiese Seira, notando l'espressione di Serena a fine chiamata.
L'interpellata scosse mogia la testa : «Ho la sensazione che non ci annoieremo per niente quest'estate. A quanto pare iniziano già i primi problemi...»






 
Note del 31/10/2017
Sono sparita? Ebbene sì, ma ho un validissimo motivo: ho iniziato l'università.
Per i primi giorni non ho avuto il wifi nella nuova casa, poi dopo averlo installato non sono riuscita a trovare il tempo da dedicare alla storia, complice l'euforia dovuta alla nuova avventura che sto vivendo. Dopo un mese di silenzio posso annunciarvi che riprenderò regolarmente a pubblicare :)
Il venerdì mi risulta essere troppo complicato, sia perché è il giorno in cui ho più lezioni, sia perché spesso mi capita di prendere il treno per tornare a casa. Di conseguenza l'appuntamento si sposterà, ma non so dirvi di preciso a quando, quindi vi invito a tenere d'occhio la storia oppure direttamente la mia pagina facebook (ebbene sì, ho ceduto anch'io e non so se pentirmene o meno... probabilmente mi trasferirò su Instagram che io reputo il top, ma dettagli).
Tornando al capitolo: se avevate letto la precedente versione non potete notare delle differenze sostanziali. Lo ammetto, così mi convince moooooooolto di più. Voi che ne pensate? Se Melinda, Mary, Benedetta e Arianna vi stavano simpatiche, don't you worry, le ritroverete in altre vesti!
Vi invito sempre a lasciarmi un commentino :)
Almeno capisco se la storia continua ad interessare o se faccio meglio ad impiegare il mio tempo a studiare linguistica generale invece che a revisionare capitoli...
Vi abbraccio,

Marty

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Capitolo 6
*** Meduse e nuovi amici ***


Meduse e nuovi amici

 
Il sole alto di mezzogiorno brillava fiero, caldo e splendente a rischiarare un cielo senza nuvole. Nonostante l'estate non fosse ancora ufficialmente iniziata, la spiaggia era abbastanza popolata, soprattutto per via del gran caldo. I bambini usciti da scuola si erano diretti senza indugio con i compagni a giocare sulla sabbia, i ragazzi si sfidavano a partite di beach-volley o semplicemente si rilassavano a mollo nell'acqua e allegre famigliole avevano approffittato dell'orario andando a pranzare direttamente in riva al mare. Tutti gli anni era così lì: si iniziava a godere dell'estate e a viverla fin già dai primissimi giorni di giugno, dopo averla attesa a lungo durante i mesi precedenti.
Questo era uno degli aspetti più belli per Marco: il saper gustare pienamente la bella stagione ancora prima del suo esordio, senza avere rimpianti a settembre. Questa capacità era ciò che più gli era mancato negli anni lontano dall'isola a causa del trasferimento del padre. Messosi seduto sul materassino, i suoi occhi passarono in rassegna tutta la spiaggia.

Tutto lasciava presupporre un'estate coi fiocchi.
«Palla!»
L'urlo lo colse di sorpresa al punto da non riuscire ad evitare il pallone che, dopo averlo centrato in testa, rimbalzò lontano, trascinato dalla corrente. Passandosi una mano tra i capelli neri sulla parte lesa, riservò un'occhiataccia al battitore.
«Ah, non guardare me! Doveva prenderla Mirko!» affermò un ragazzo molto alto, puntando gli occhi celesti sul compagno di gioco: un ragazzo più piccolo con una folta chioma rossiccia che, protestando vivacemente con colui che l'aveva accusato, sosteneva l'impossibilità, per lui, di riuscire ad intercettare la palla.
«Ma credi che io sia alto come te, Ale?!» sbottò, battendo le mani sull'acqua e schizzandolo, dando così inizio ad una lunga discussione.
Pur di non sentirli parlare, Marco si propose agli altri ragazzi del gruppo come raccattapalla, chiedendo solo in cambio che gli tenessero d'occhio il materassino. Si immerse, rivelando la sua passione per il nuoto, e raggiunse il pallone in breve tempo. Preso fiato, si voltò, stupendosi di quanto si fosse effettivamente allontanato dalla riva. Era solito allontanarsi dalla confusione, preferendo delle lunghe nuotate al largo, ma quel giorno aveva una strana sensazione, quasi il presentimento che qualcosa di non propriamente bello sarebbe successo. Scuotendo la testa, quasi a voler scacciare via i brutti pensieri, si rimise a nuotare verso gli amici, ma dopo poche bracciate si levò un fortissimo vento. Il ragazzo ebbe a stento il tempo di rendersi conto di quel cambiamento metereologico così improvviso che si ritrovò sottacqua, così come tutte le altre persone che stavano facendo il bagno. Solo dopo dei lunghi ed interminabili secondi riemerse, tossendo e cercando di incamerare quanta più aria possibile nei polmoni. Con il cuore che gli martellava nel petto e la palla come unico appiglio, Marco si accorse con sommo stupore che non vi era più traccia di quel bel mare calmo o del cielo terso di qualche minuto fa; al loro posto vi erano onde alte e forti raffiche di vento.
"Devo tornare immediatamente." si disse, evitando di pensare a possibili spiegaioni per quel cambio drastico e ricominciando a nuotare verso la riva, che raggiunse con parecchie difficoltà. Accolse di buon grado la mano offertagli da Alessandro e un altro ragazzo e gioì interiormente quando i suoi piedi affondarono nella sabbia umida.
«Ci sei?» domandò l'amico, sincerandosi delle condizioni del moro.
Visibilmente provato, Marco annuì e boccheggiò un "andiamocene via", lasciando il pallone tra le braccia di Alessandro.
I ragazzi non fecero in tempo a muovere un passo che furono freddati dall'urlo terrorizzato di una bimbetta di nemmeno dieci anni. Voltatisi, videro arrivare un'onda dalle dimensioni gigantesche pronta ad abbattersi su tutti i bagnanti. Non ci fu né il tempo, né il modo di mettersi in salvo: la potenza dirompente del mare prese tutti indistintamente, trascinandoli verso l'interno, dove qualcosa iniziò ad avvinghiarsi ai loro corpi.

«Ditemi che le hanno individuate. Mi sto annoiando.» sbuffò, sdraiandosi sullo scoglio e allungando le gambe snelle coperte dai lunghi stivali neri con i dettagli argentei verso la sorella.
«Certo che tu e il concetto di pazienza siete proprio agli antipodi, Katrina.» sibilò l'altra, scostandosi con uno sbuffo e aggiustandosi i pantaloncini, stropicciati dalle scarpe di Katrina.
«Vedete di non iniziare, tu e Lucinda. Non ho proprio voglia di ascoltare i vostri battibecchi.» le redarguì un'altra ancora, mentre osservava con aria di superiorità le due sorelle minori, passandosi le dita affusolate tra i morbidi boccoli color del carbone.
«Mikaela, facci un favore e taci.» replicarono aspramente le due all'unisono.
«Non pensi sia il caso di fermarle, Esmeralda? Sappiamo entrambe che continuerebbero all'infinito.»
La maggiore fra le cinque levò stancamente lo sguardo sulla più giovane per poi posarlo sulle altre sorelle e scuotere la testa.
«Ho altro da fare.» sentenziò l'interpellata, continuando a fissare le meduse che, imperterrite, proseguivano il loro lavoro, alla ricerca delle otto sirene.
«Ancora nulla?!» sbottò Lucinda, affiancando Esmeralda «Ma siamo sicuri siano le spiagge giuste?»
«Sì, lo sono. Bisogna solo aspettare. E se lo facessimo in silenzio ve ne sarei grata.» ringhiò velenosa la maggiore, risentita per il commento di Lucinda.
Leya sospirò e fissò i prigionieri delle meduse, avvertendo una morsa alla gola quando i suoi grandi e profondi occhi di un insolito bordeaux si posarono sulla figura gracile di una bimbetta dai capelli scuri legati in due treccine ai lati del capo. Istintivamente la sua mano pallida andò ad accarezzarsi i capelli.
Anche i suoi scuri; anche i suoi raccolti attraverso la medesima pettinatura.
Lo schiocco delle sue dita stupì le sorelle che la guardarono stralunate, mentre le meduse, rispondendo all'ordine silenzioso della ragazza, lasciavano andare i bagnanti e si posizionavano sul bagnasciuga.
«Ora quesa me la spieghi, sorellina.»
A Leya non sfuggì il tono aspro di quel nomignolo pronunciato da Katrina, colei che, pur avendo solo un anno di differenza, la trattava più di tutti come una bambina.
«Le meduse hanno una durata limitata e a noi servono il più al lungo possibile. La loro capacità di individuazione delle sirene ha un ampio raggio di azione, quindi pensavo si potesse evitare di farle stancare inutilmente con dei semplici esseri umani.» spiegò Leya, evitando accuratamente di guardare negli occhi le sorelle, puntando piuttosto lo sguardo alla bimbetta sconosciuta dai capelli scuri che si stava avvicinando velocemente alla riva.

«Qualcuno ha idea su cosa sia appena successo?» balbettò Mirko «Insomma, è accaduto tutto per davvero? Non me lo sono sognato?»
Marco non rispose, concentrandosi piuttosto sul calmare il suo respiro accelerato e cercando di dare una spiegazione quantomeno logica a ciò che era successo. Era stato così veloce, strano ed imprevisto che per un attimo credette di averlo solo immaginato, ma dando una rapida occhiata attorno a sé capì che no, non si era sognato nulla. I segni di paura e distruzione erano tangibili sul volto delle persone e sulla spiaggia.
«Tutti via!» urlò qualcuno, generando un fuggi-fuggi generale.
Marco non se lo fece ripetere due volte e, preso tra le braccia un bimbo che piangeva, corse verso la lunga scalinata in pietra che collegava la spiaggia libera al lungo mare della cittadina. Arrivato in cima fu travolto da una donna che lo ringraziò innumerevoli volte per aver portato in salvo il figlioletto. Congedatosi con un sorriso, un po' imbarazzato per le parole di quella madre, fece vagare i suoi occhi smeraldini alla ricerca degli altri ragazzi della compagnia, finendo per trovarli poco distante da lui, intenti ad aiutare una ragazza, ferita alla gamba.
«Melinda, che ti è successo?» chiese, correndo verso la compagna di classe.
«Oh, niente di particolare... Diciamo che ho potuto appurare personalmente quanto la punta del mio ombrellone sia ben appuntita.» ridacchiò, cercando di sminuire l'accaduto.
«Secondo me devi fartela vedere da qualcuno.» mormorò Alessandro, finendo la fasciatura improvvisata.
«Me l'hai già vista tu, credo basti, no?-»
«Intendo qualcuno che abbia già una laurea in medicina.» puntualizzò il ragazzo.
«Pignolo.»
«Guarda che lo dico a mamma, se non fai come ha detto Ale.» si intromise Mirko.
«Mai sentito parlare di complicità tra fratelli, Mirko? No, eh?»
 «Notizie degli altri?» chiese Marco, cambiando discorso per sedare quella che, altrimenti, sarebbe stata una conversazione infinita.
«Io so solo che Arianna aveva le prove al centro, mentre Gioia mi aveva detto che sarebbe stata tutto il giorno a Mira con Tommaso per via dell'uni. Quindi loro tre non dovrebbero essere stati coinvolti... O almeno spero!»  disse Melinda, cercando di mettersi in piedi «Di altri non so nulla, per di più il mio telefono è andato, quindi non posso rintracciarli.»
«Conoscendolo, Riccardo starà ancora dormendo dopo ieri sera...» ridacchiò Alessandro, prendendo per le spalle la ragazza dai capelli rossi per costringerla a rimanere seduta.
«Allora cerco di rintracciarli io... Chissà, forse quello che è successo qui non è un episodio isolato.» mormorò Marco, entrando nel bar più vicino per farsi prestare un telefono.
 
Dopo la chiamata, le otto Principesse non avevano perso tempo ed erano immediatamente uscite di casa, per tentare di far luce sulla vicenda. Guidate da Serena, il gruppo si dirigeva a tutta velocità verso spiaggia indicata da Marco.
«Meduse hai detto?»
«A quanto pare... Sono comparse all'improvviso a centinaia.» sospirò amareggiata la nuova Principessa.
«Forza ragazze, più veloci! Prima arriviamo, prima possiamo capire cosa sia successo.» le incitò Rina, comprendendo lo stato d'animo di Serena e guadagnandosi un sorriso da parte sua.
«La fai facile, tu, con quelle scarpe. Pensa a me con le zeppe!» sbottò di rimando Karen che chiudeva la fila.
«Non sono stata mica io a dirti di indossarle.»
«Ehi, scusa tanto se non immaginavo che poi avrei dovuto correre per la città appena arrivata sull'isolaAAAH!»
Karen mise il piede in fallo e, per evitare di ritrovarsi a terra, si aggrappò a Noelle e Coco, le più vicine a lei, non considerando che le due non si aspettassero un'azione del genere. Infatti la Principessa dalla perla gialla, trovandosi il peso di Karen addosso, perse l'equilibrio e si sbilanciò in avanti trascinando le due gemelle dietro di sé e travolgendo le altre cinque ragazze davanti. Inutile dire che l'effetto domino fu assicurato.
«Ehm... potreste levarvi da sopra di me? Siete un tantino pesanti.» protestò lievemente Serena che, essendo a guida del gruppo, si era ritrovata con sette ragazze sopra.
«Per tua informazione io sono in perfetta forma!» puntualizzò Hanon alterandosi, seguita a ruota da Coco.
«Dubito fortemente che si riferisse solo a voi due, sapete?»
«Concordo con Lucia...» si intromise Seira, alzando il braccio per farsi notare.
«Quando mai...» mormorò Karen, levando gli occhi al cielo.
«Effettivamente non deve essere piacevole ritrovarsi con sette persone sopra...» ragionò Noelle.
«Queste interessantissime elucubrazioni potrebbero essere con tutte in grado di respirare normalmente?! Siete pesanti messe tutte insieme, dunque levatevi e smettete di perdere tempo, per tutti i crostacei!» gridò Rina, visibilmente alterata.
A quelle parole, tutti si alzarono immediatamente. Rina sapeva essere alquanto autoritaria quando voleva...

«Arrivate!» esclamò Serena, risollevando gli animi di tutte «Mi dispiace non aver il tempo di mostrarvi per bene il lungomare, ma credo proprio che questo non sia il momento adatto. Adesso seguitemi, dovrem-» la Principessa tacque, sgranando i suoi grandi occhioni chiari e coprendosi la bocca con le mani alla vista della spiaggia devastata. Le venne da piangere, sentendosi completamente imponente. Erano anni che si preparava a proteggere il suo mare, ma non era stata capace di impedire al nemico di insediarsi in quello che era il suo regno. "...il più piccolo e con confini più delineati, quindi più facile da proteggere" aveva detto la Regina, quando si erano incontrate qualche giorno prima. Sentì di averla delusa e se ne vergognò altamente. Avrebbe dovuto agire in prima persona, assicurarsi che i confini fossero controllati a vista, così da garantire la sicurezza necessaria alle sirene del Mediterraneo ed anche a tutti gli i terrestri. Corse giù per le scale che collegavano il lungomare alla spiaggia libera, fiondandosi alla ricerca dei suoi amici per sapere le loro condizioni. Seira la seguì a ruota, desiderosa di far avvertire la sua vicinanza alla nuova amica, ma presa dalla foga del momento si sbilanciò troppo verso avanti scendendo le scale. Lanciò un grido strozzato e chiuse gli occhi, allungando le braccia in avanti per cercare di attuire la caduta sui gradini. Ma il colpo non arrivò mai, o meglio non come si era aspettata lei. Va bene, era a pochi gradini dalla sabbia, quindi si sarebbe anche aspettata un urto sul morbido, ma non così morbido. Ancora con gli occhi chiusi, si mise a tastare su cosa che era caduta, per poi trasalire nel sentire un respiro vicino -troppo vicino- al suo volto e una voce maschile chiederle:
«Ehm... stai bene?»
Sgranando i suoi occhioni dai toni caldi, notò di essere finita sopra un ragazzo che la guardava tra un misto di ilarità e apprensione. Arrossendo vistosamente, iniziò a blaterare una serie di scuse, imbarazzatissima, ma il ragazzo le sorrise e, rialzatosi, le diede la mano.
«Non preoccuparti! Sei una turista, vero? Non ti ho mai visto qui. Io mi chiamo Mirko.»
«Seira.» balbettò la Principessa, perdendosi in quelle profonde iridi scure.
«Bel nome, non l'avevo mai sentito!» si congedò il ragazzo, allontanandosi, dopo averle posato una mano sulla spalla ed averle raccomandato di stare attenta a dove metteva i piedi.
«Quando Seira sbaraglia tutte e fa conquiste prima delle altre...» ridacchiò Hanon, affiancando la ragazzina e facendola arrossire.
«Da uno a dieci che voto dareste alla mia figuraccia?» mormorò affranta Seira, prendendosi il volto fra le mani.
«Per la caduta non tanto, ma per i balbettii privi di senso compiuto un bel nove sì.» decretò seria Karen, facendole l'occhiolino.
«E perché, il momento in cui si è messa a tastare il petto del ragazzo non è stato fantastico?» disse Coco.
«Mi ha preso alla sprovvista, credevo di cadere di faccia sulla sabbia, io!»
«E invece è arrivato il principe senza macchia e senza paura che ha preso al volo la sua bella!»
«Noelle, per favore non urlare...» pigolò Seira, sperando che nessuno fosse a portata d'orecchio, soprattutto il bel Mirko.
 
Serena sentì qualcuno prenderle il braccio e tirarla verso sinistra.
 «Fare attenzione a dove metti i tuoi piedi, no? Già basta Melinda ferita...»
Solo per merito delle parole di Marco si rese conto di essere stata sul punto di mettere il piede su un ferro appuntito di qualche ombrellone ormai distrutto.
«Oh, grazie...» sussurrò lei, evitando di soffermare il suo sguardo sul ragazzo: che fossero i magnetici occhi smeraldini, il sorriso perfetto e rassicurante o il suo corpo atletico, segnato da anni di nuoto, Serena non poteva far altro che arrossire trovandoselo così vicino, in costume da bagno per di più... Cercando di concentrarsi su altro, fece vagare lo sguardo sulla spiaggia, deserta ad eccezion di quei pochi che cercavano di recuperare i propri beni, sparsi sulla sabbia.
«Spettacolo orrendo, vero?» sospirò il ragazzo, lasciando la presa sulla giovane.
Lei si limitò ad annuire mesta, stringendosi le braccia al petto.
«Aspetta... che hai detto a proposito di Melinda? Si è fatta male?»
«Niente di grave, ma ha un bel taglio sul polpaccio sinistro. Alessandro l'ha fasciata come meglio poteva, ma poi ha preferito portarla al pronto soccorso per farsi visitare. Mirko ha cercato di recuperarle le cose dalla spiaggia e credo che ora li stia raggiungendo.»
Sapere che una delle sue migliori amiche era rimasta ferita per colpa di quel attacco, fece sospirare tristemente Serena che si ripromise di non permettere che altre persone rimanessero colpite da quella battaglia che non aveva niente a che fare con il mondo terrestre. Non si accorse di aver stretto i pugni fino a conficcarsi le unghie nella carne, finché non avvertì la presa decisa di Marco aprirle le mani.
 «Melinda sta bene, tranquilla. Possono confermarlo anche le altre, che ora sono con lei.»
Si sentì in colpa per non poter correre subito dalle amiche, ma si disse che c'erano questioni più urgenti da sbrigare. Fece per aprire bocca e iniziare a chiedere delucidazioni sull'accaduto al ragazzo, quando la voce squillante di Hanon la chiamò.
«Perché non ci presenti il tuo amico?»
 
Dopo i convenevoli, Rina andò dritta al centro della questione, cercando di ottenere quante più informazioni possibili sull'accaduto. Il ragazzo riportò l'episodio, sebbene in maniera confusionaria.
«...e così sono lì da allora.» concluse, facendo un cenno al mare.
Solo in quel momento le sirene si accorsero della presenza delle meduse in acqua e decisero di avvicinarsi.
«Nessuno si è fatto a male a causa loro?» chiese circospetta Serena.
Marco scosse la testa.
«Credimi, non c'è stato il minimo senso in quello che è accaduto: dal vento e le onde gigantesche a loro! Giurerei di aver sognato tutto, da quanto l'intera vicenda sia assurda.» sbottò.
A pochi metri dalla riva, le meduse iniziarono a muoversi in cerchio come impazzite, brillando.
«Sono io o stanno cambiando colore?» domandò Lucia, inginocchiandosi a pochi passi dall'acqua.
Rina le si avvicinò, tirandola per la spalla affinché si facesse più indietro.
«Hai detto che tutto questo è successo ovunque sull'isola?» si informò la verde, aggrottando le sopracciglia.
«A quanto ne so è successo anche sulle altre due isole.» rispose il ragazzo passandosi una mano fra i capelli scuri ancora umidi  «Ma non so dirvi se siano così tante anche sulle altre spiagge... Mi sembra che però nella spiaggetta alla fine della città, quella tra gli scogli, non ne siano comparse.»
Le otto ragazze si scambiarono uno sguardo d'intesa: bisognava recarsi lì il più velocemente possibile.
«Sarà meglio andare.» iniziò Serena  «In Giappone è notte e le ragazze saranno stanche, credo sia meglio accompagnarle a casa.»
 
Una volta per strada, Karen sospirò affranta:
«Spiaggetta a fine città, eh? Ci sarà da correre un bel po', quindi...» mormorò fissando Serena che annuì, stringendosi nelle spalle.
«So che non è il momento più adatto, ma questa cittadina mi piace tanto. Più tardi ci porti a fare un giro? Qui è tutto così colorato e bello! Mi mette allegria!» rise Seira, ammirando il lungomare, nonostante la corsa.
Il marciapiede dal lato della spiaggia era davvero molto spazioso e abbellito da alcune palme e piccoli chioschetti colorati vicino all'ingresso alle varie spiagge.
«Certo, con immenso piacere! D'estate poi diventa il luogo di ritrovo più importante per tutti gli abitanti, ancora qualche giorno di attesa e vedrete! La festa del ventuno aprirà la bella stagione e da lì la cittadina si anima ancora di più!»
«Che festa?» chiese curiosa Seira, affiancando l'amica.
Serena però non ebbe il tempo di rispondere perché il suo telefono iniziò a squillare.
«Nonna! Hai saputo quello che è successo?... Sì, sono con le altre. Andiamo alla spiaggetta alla fine della città, perché a quanto pare non è comparsa nessuna medusa lì... D'accordo, ti chiamo appena sapremo qualcosa di più.»
«Puoi prestarmi il telefono per chiamare Kaito, per favore? Nella fretta ho lasciato il mio a casa tua, vorrei metterlo a corrente della situazione.»
 
Giunti alla piccola spiaggetta -una porzione di spiaggia nascosta fra gli scogli, quasi invisibile dal mare- le otto Principesse iniziarono a perlustrare la zona.
«È un luogo poco frequentato, in particolar modo se l'estate non è ancora iniziata, ma è bene assicurarsi che sia davvero deserto, così da evitare scandali..!» ridacchiò nervosa la nuova Principessa, conducendo le altre tra gli scogli. così da poter entrare in acqua senza essere viste.
Immergendosi, le otto giovani si rivelarono in tutta la loro bellezza. Nonostante la situazione, Serena gioì interiormente nel sentirsi trasformata, passandosi una mano tra i lunghi capelli color della neve e ammirando con i suoi occhioni -ora blu- il suo adorato mare.
«Le vedo!» urlò Noelle, indicando un punto lontano da loro per poi iniziare a nuotare veloce in quella stessa direzione, seguita ovviamente dalle altre.
«Certo che però sono belle...» riconobbe Seira, osservandole con attenzione mentre ci girava attorno.
«Concordo.» mormorò Lucia, ammirando rapita i colori cangianti di quelle misteriose creature, per poi avvicinare verso una di esse la sua mano.
«Ferma Lucia! Potrebbe essere pericoloso!» la rimproverò Rina, bloccandole il braccio.
«Marco ha detto che nessuno si è ferito a causa loro, magari sono innocue...» ribatté con semplicità la bionda, liberandosi dalla presa dell'amica che, con titubanza, si allontanò un po'.
Non appena le dita di Lucia sfiorarono i tentacoli della medusa, però, questa le si aggrappò al braccio, stringendolo forte ed iniziando a rilasciare uno strano liquido urticante che fece urlare dal dolore la Principessa. Fu solo per merito di Karen che quella tortura finì subito: infatti la custode della perla viola, molto reattiva, prese la medusa per la testa, tirandola via con tutta la sua forza per poi lanciarla lontana. Lucia non ebbe il tempo di ringraziare l'amica che le otto Principesse si resero conto con orrore di essere state accerchiate dalle meduse e che molte altre si stavano aggiungendo al gruppo.
«Fino a poco fa erano poco meno di una trentina, ora superano tranquillamente le centinaia! Come è possibile?!» esclamò Coco, facendo attenzione a non toccarne nessuna, dopo aver visto il segno rosso lasciato dalla medusa sul braccio di Lucia.
Con difficoltà, il gruppo cercò di destreggiarsi tra quella moltitudine di tentacoli urticanti, ma ogni tentativo di fuga fu sventato quando le meduse iniziarono ad emettere uno strano suono estremamente fastiodioso per il delicato udito delle otto Principesse.
«Fatele smettere, vi prego!» piagnucolò Hanon, tappandosi le orecchie.
«È estremamente strano, sembra quasi...»
«...un richiamo? Esattamente Principesse!»
La voce femminile sconosciuta mise a tacere le meduse, dando un leggero sollievo alle sirene, ancora estremamente provate, che si girarono di scatto.
Dinanzi a loro erano comparse cinque giovani ragazze estremamente simili tra loro, ma di età diverse. I loro capelli corvini erano acconciati in pettinature varie, ma tutte quante indossavano un completo composto da un paio di pantaloncini scuri con dei decori argentati e delle maglie con caratteristiche differenti per ciascuna. La ragazza che pareva essere la maggiore, nonché la leader per la sua posizione centrale, fece un passo avanti:
«Io sono Esmeralda e queste sono le mie sorelle: Mikaela, Lucinda, Katrina e Leya. Insieme siamo le Silver Sister e vi distruggeremo.»




Note del 18/12/2017 (-7 a Natale ♥ )

Quando dico che sarò costante negli aggiornamenti, non credetemi.
Non lo faccio con cattiveria, semplicemente poi succede sempre qualcosa e non riesco a mantenere il ritmo che volevo o che pensavo di poter sostenere. La revisione della fanfic mi sta a cuore, ma non so come andrà avanti... L'università mi prende tanto tempo e il fatto di essere fuori sede non aiuta, perché non c'è solo lo studio ad occupare le mie giornate... dunque non posso darvi un appuntamento preciso, almeno per il momento. Es tut mir leid :(
Magari con il secondo semestre andrà meglio, chi può dirlo?
Ma ora parliamo del capitolo: da qui in poi la fanfic comincia a piacermi sempre più *^* non vedevo l'ora di arrivarci: soprattutto perché la storia entra nel vivo ed io non vedo l'ora di farvi leggere i capitoli successivi!

Ehi! Sì, proprio tu! Ciao lettore silenzioso, so che ci sei perché vedo i numeri delle visite dei capitoli aumentare: ti va di lasciarmi un parere? Mi renderesti felice :3

Vi abbraccio e, chissà, magari per Natale avrete una sorpresa...
​Marty

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Capitolo 7
*** Il primo scontro ***


 

Il primo scontro




L'appartemento trovato all'ultimo minuto da Mashahiro era davvero confortevole, Kaito doveva riconoscerlo. L'ambiente era semplice, ma accogliente e la sua posizione permetteva ai ragazzi di scorgere una delle tante spiagge sulle quali si affacciava il lungomare. In quel momento, però, il ragazzo non faceva altro che aggirarsi per casa con fare inquieto, sentendosi un animale in gabbia: doveva uscire alla ricerca delle ragazze. Da quando Lucia l'aveva chiamato -pochi minuti prima che parevano un'eternità- non riusciva a pensare ad altro. Approffitando della momentanea assenza di Masahiro e Shirai nella stanza dell'appartamento dove lui stesso si trovava, Kaito scribacchiò un biglietto, lasciandolo sul tavolo della cucina, inventando una scusa plausibile per la sua assenza per poi chiudersi la porta d'uscita alle spalle.
"Spiaggetta alla fine della città... scogli..." pensò, ricordando le parole della fidanzata ed avvertendo uno strano peso sul cuore. Non si sarebbe calmato finché non avesse visto lei e le altre sane e salve.


Dinanzi a loro erano comparse cinque giovani ragazze estremamente simili tra loro, ma di età diverse. I loro capelli corvini erano acconciati in pettinature varie, ma tutte quante indossavano un completo composto da un paio di pantaloncini scuri con dei decori argentati e delle maglie con caratteristiche differenti per ciascuna. La ragazza che pareva essere la maggiore, nonché la leader per la sua posizione centrale, fece un passo avanti:
«Io sono Esmeralda e queste sono le mie sorelle: Mikaela, Lucinda, Katrina e Leya. Insieme siamo le Silver Sister e vi distruggeremo.»
«Non contateci! Abbiamo affrontato molte minacce, ma ne siamo sempre uscite vincitrici!» affermò decisa Lucia.
«Disse la Principessina che ha avuto l'intuizione brillante di toccare una medusa...» la canzonò una di loro dai capelli riccissimi, puntando gli occhi bordeaux sulla Principessa dell'Oceano Pacifico del Nord, che arrossì indispettita.
«Forza ragazze, dobbiamo trasformarci!» esclamò Coco agguerrita, stringendo con forza la sua perla.
«VOCE DI PER-»
Le otto furono impossibilitate a completare la formula magica, perché grossi tentacoli si avvilupparono ai loro esili corpi, mozzandone il respiro.

 
Aveva corso completamente a caso per le viuzze della cittadina, ma a quanto pareva la fortuna era dalla sua parte, altrimenti non si spiegava come fosse riuscito ad arrivare proprio a quella spiaggetta. Facendo attenzione si arrampicò sullo scoglio più alto sperando di scorgere le otto sirene: speranza vana. Deciso a non tirarsi indietro davanti al primo ostacolo, prese un bel respiro e si tuffò in acqua.


«Che delusione averle sconfitte così velocemente...» mormorò Lucinda arricciando le labbra sottili «Mi sarei immaginata qualcosa di più entusiasmante.»
«Non vincerete.» sibilò con estrema difficoltà Serena, cercando di divincolarsi dalla presa ferrea della medusa gigante al servizio delle cinque sorelle. Tutto ciò che ottenne fu l'aumentare della presa attorno a sé.
«Davvero Principessina? Lo stiamo già facendo.» replicò tagliente Esmeralda, facendo ondeggiare i lunghi capelli raccolti in un elegante coda alta.
Stanca di quella situazione e di quei tentacoli che la bruciavano, Rina decise di agire. Rimanere ferma e calma, al posto di divincolarsi come un'ossessa, le aveva evitato che la medusa la stringesse troppo, quindi si ritrovava con una libertà di movimento maggiore rispetto alle amiche. Aspettò che una delle Silver Sister fosse abbastanza vicina, per poi colpirla con forza con la sua pinna. Il caso aveva voluto che la vittima fosse proprio quella che, tra le cinque, l'aveva irritata di più fin dal primo istante: la riccia che aveva preso in giro Lucia.
«Oh oh...» mormorò Leya, guardando la sorella sgranare i suoi occhi pieni di una rabbia incontrollata per poi stendere una mano dinanzi a lei e stringere con forza il pugno.
A quell'ordine silenzioso i tentacoli si serrarono con violenza ancora maggiore, accanendosi sui corpi già provati delle otto Principesse.
«Katrina, regola la forza. Non possiamo uccider-»
«Non angustiarti per loro, Leya. Voglio solamente divertirmi un po' nel vederle soffrire.»
"Possibile che finisca così?" si chiese Lucia, capendo di star perdendo completamente le forze. Il suo ultimo pensiero andò a Kaito e quasi sorrise quando si rese conto di aver avuto l'impressione che lui stesse urlando il suo nome proprio in quel momento.

 
Serena aprì a fatica gli occhi chiari, cercando di mettere a fuoco l'ambiente circostante illuminato dai ultimi raggi di un sole pronto a sparire fra le onde. La testa le doleva, mentre nella sua mente si riproponevano spezzoni mal collegati di quello che era successo in acqua. Ricordava le meduse, cinque volti femminili e un dolore lancinante per tutto il corpo. Poi il buio: cos'era successo? Era stato troppo reale per essere un sogno, eppure non si capacitava di come fosse tornata nella sua camera. Il suo pensiero corse a Seira e, messasi di scatto seduta sul materasso, voltò lo sguardo verso il letto accanto trovandolo vuoto. Decisa a capirci qualcosa, rotolò su un fianco per poter scendere a terra, ma appena i suoi piedi si posarono sul pavimento, le gambe cedettero, facendola capitolare per terra.
«Serena, per tutti le conchiglie, sta' attenta!»
La ragazza rivolse alla donna uno sguardo confuso, mentre tentava di rimettersi in piedi appoggiandosi al materasso.
«Cos'è successo?» chiese flebile, riuscendo stancamente nell'impresa.
«È successo che siete state delle irresponsabili in acqua.» la rimproverò Perla avvicinandosi e sostenendo la ragazza con un braccio «Se siete tutte sane e salve, qui, dovete ringraziare solo quel bel ragazzo che è venuto con le altre dal Giappone. Prima ha costretto alla fuga quelle cinque, rilasciando il suo potere, poi vi ha portato a riva una per una, chiamando Nikora per farvi venire a prendere.» spiegò, aiutandola ad uscire dalla stanza e scendere per le scale «Mi sembra si chiami Kaito, no? Tutti questi nomi nuovi in meno di ventiquattro ore mi confondono...»
«Ti sei svegliata!»
L'entusiasmo che Seira manifestò nel rivederla fece sorridere Serena che, mormorando un sentito "grazie" a Kaito seduto sul divano tra Lucia e Hanon, si accomodò accanto alla Principessa dell'Oceano Indiano.
«Ora che ci siamo tutti posso tranquillamente permettermi il lusso di rifilarvi una bella ramanzina, no?» esordì Nikora, battendo a ripetizione il piede sul pavimento.
Le otto Principesse parvero farsi piccole piccole, schiacciate dal peso della consapevolezza del loro comportamento.
«Irresponsabili. Troppo.» continuò la donna «Non oso immaginare a cosa sarebbe successo se Kaito non fosse venuto. Vi rendete conto che avremmo perso? Avremmo permesso al Male di vincere, condannando tutti i regni del Mare.»
Le parole -veritiere- di Nikora ferirono le otto ragazze che, conscie di essere nel torto, non trovarono il coraggio di ribattere. Non esistevano possibili giustificazioni. Avevano sbagliato e lo riconoscevano.
«Non capiterà più.» proferì piano Lucia con gli occhi fissi sul suo braccio fasciato.
«Lo spero bene. Ricordate che avete una grande responsabilità sulle vostre spalle.» disse dura Nikora, prima di lasciare la stanza.
«Bene... io dovrei andare.» mormorò Kaito, rompendo quel silenzio opprimente creatosi nel salotto.
«Di già?»
«Ho abbandonato Shirai e Masahiro quasi sei ore fa a casa. Nonostante gli abbia lasciato un messaggio, mi avranno dato per disperso ormai e devo trovare una scusa valida per la mia assenza... E poi sono distrutto: mi avete fatto prendere un bello spavento e ho davvero bisogno di dormire.»
Lucia annuì piano, astenendosi da altre parole.
«A domani allora...» mormorò.
«A domani.» ripetè lui, lasciandole un bacio sulla fronte «Buonanotte ragazze.»
«Buonanotte Kaito e grazie ancora.» lo salutarono all'unisono le altre sette.
Serena si alzò colta da un pensiero improvviso, correndo verso la cucina alla ricerca di Perla.
«È troppo tardi per chiederti di uscire?» chiese agitata.
«Potrebbero essere anche le quattro di pomeriggio, non vi farei uscire comunque. Siete state troppo provate, pretendo che vi riposiate.»
«Ma... Melinda è-»
«Lo so già.» la interruppe «L'avevo incontrata mentre tornava a casa e poi l'ho chiamata dopo che Kaito vi ha portato qui. Sapevo avresti voluto vederla, ma non sapevo quando vi sareste riprese, quindi le ho detto che non stavi bene e che ti avevo costretto a riposo forzato.»
«Si sarà preoccupata...»
«Mai quanto me, fidati.» borbottò la donna, abbassandosi per recuperare delle teglie da un mobiletto sotto il forno.
Serena incassò il colpo, mormorando un flebile "scusa".
La donna si rialzò a fatica e la si affrettò a prendere le teglie dalle sue mani per poi aiutarla.
«Non pensavo... io... mi dispiace, credimi.» balbettò affranta.
Perla non rispose subito e Serena credette di averla delusa enormemente con la superficialità di qualche ora prima.
«Tieni.»
Perla le allungò il cellulare, il numero di Melinda in bella vista sul display illuminato.
«Ti farà bene sentire una voce amica.»


«Un ragazzo?»
Quelle due semplici parole bastarono a lasciar trapelare la sorpresa che l'aveva colto nell'apprendere la svolta inaspettata dello scontro.
«Esattamente. Apparso all'improvviso, ha urlato il nome di una delle Principesse rilasciando una forza tale da far dissolvere numerose meduse e da costringere alla fuga quella che teneva prigioniere le sirene.»
«A quel punto siamo state costrette ad andarcene, la luce stava divenendo insopportabile anche noi.» spiegò Mikaela, sperando di giustificare la loro ritirata in modo adeguato.
«Che genere di luce era?» si informò ancora lui, corrucciando lo sguardo.
«Non ne siamo sicure, ma stando ad alcune voci si direbbe che...»
«Non mi interessano le voci, voglio le certezze.» disse lui, interrompendo Katrina che tacque.
«Panthalassa.» mormorò Leya, incatenando i suoi occhi bordeaux in quelli di lui «È un Panthalassa.» ripeté, quando fu certa di avere tutta la sua attenzione «Si chiama Kaito, ha vissuto quasi esclusivamente sulla terraferma ed è legato ad una delle Principesse, Lucia, custode della perla rosa.» aggiunse.
«Questo è interessante.»

 
La musica proveniente dalla radio stava pian piano alleggerendo l'atmosfera della casa, mentre le ragazze erano intente ad apparecchiare e Perla a togliere dal forno l'ultima teglia di pizza.
«Il profumo è terribilmente invitante. Posso assaggiare?» chiese Seira, fissando con espressione golosa la prelibata pietanza.
Perla sorrise e con aria complice le passò un piccolo trancio, tagliandolo dalla teglia più fredda per evitare che la Principessina si ustionasse.
«Non vale! Perché a Seira sì e a me no?»
«Coco, tu hai vent'anni, Seira quattordici. Non puoi aspettare un po'?»
«Karen, non fare l'antipatica. E perché devi sottolineare la mia età?»
«Ehi, ma anch'io ne voglio un pezzo!»
«Noelle, non ti ci mettere anche tu ora.»
«Karen, ma dai! Un pezzettino piccolo piccolo...»
«A questo punto lo voglio anche io!»
«E anche io!»
«Ma possibile che non sappiate aspettare altri cinque min-»
Noelle fece tacere la sorella mettendole un trancetto di pizza in bocca.
«Noelle! Potevo morire affogata!» sbottò la viola, tossicchiando.
Fu questione di istanti e i suoi occhi castani iniziarono a brillare.
«Ma è buonissima! Ne voglio ancora!» trillò entusiasta.
«Ma come? Possibile che tu non sappia aspettare altri cinque minuti?» la scimmiottò Hanon, facendole la linguaccia.
«È mai possibile che, più passano gli anni, più mi sembra che decrescano?» mormorò Nikora, appoggiandosi allo stipite della porta con le braccia incrociate.
«Prima di essere Principesse, sono delle adolescenti, non dimentichiamolo.» rispose Madame Taki, fissandole intenerita.
«Ma sembrano delle bambine.» ribatté ancora l'altra.
«Meglio ancora, vuol dire che non hanno perso la loro purezza. Sono ragazze ed è giusto che abbiano questa leggerezza nei loro cuori.»
«Leggerezza come quella di oggi? Rischiavano di morire.»
«Ho detto leggerezza, quella di oggi è stata solo una manifestazione di imprudenza e superficialità.» puntualizzò ancora l'anziana veggente «E non fingere con me: so che sei fiera di loro. Certe volte potresti anche dimostrarlo maggiormente.» mormorò, superando la donna ed entrando nella stanza, invasa dalle risate delle otto ragazze «Su, tutte a tavola! Voglio assaggiare anch'io questa pizza!»

 
Dopo cena, le otto ragazze si ritrovarono nel grande giardino della villa. Avevano preso i divanetti, spostandoli da sotto il gazebo, per posizionarli allo scoperto, così da poter ammirare il cielo stellato.
Un "ooooh" stupito ed estasiato si levò dalle labbra delle sette Principesse, dopo che Serena ebbe spento le luci del giardino, così da non avere interferenze nell'osservazione degli astri.
Rimasero in silenzio per un paio di minuti a contemplare quella immensa distesa luminosa, ciascuna persa nei propri pensieri.
«Qual era la festa di cui mi avevi accennato questo pomeriggio?» chiese all'improvviso Seira, volgendo lo sguardo curioso verso Serena che impiegò un paio di secondi per capire a cosa si riferisse l'amica.
«Aah! La festa!» esclamò la ragazza «È presto detto! Sapete che il ventuno giugno è il solstizio d'estate, no?» si assicurò, per poi continuare il discorso dopo il cenno d'assenso collettivo «Bene, ogni anno qui si organizza una grandissima festa che segna l'inizio della bella stagione, durante la quale la nostra cittadina sembra risvegliarsi. Vengono molte persone anche da Mira e Moana per l'occasione! La mattina è dedicata più che altro ai bambini, infatti vi sono dei giochi o gare in spiaggia dedicati ai più piccini, nel pomeriggio invece ci sono quelli dedicati ai più grandi, ai ragazzi della nostra età per intenderci. La sera e anche la notte, invece, la spiaggia diventa un'immensa discoteca a cielo aperto, mentre proprio al centro del lungomare viene installato un palco per il "grande spettacolo": ciascuno può esibirsi davanti al pubblico, per dimostrare le proprie abilità! Tutt'attorno poi ci sono anche tantissime bancarelle oltre che i soliti chioschetti.»
«Wow! Deve essere bellissimo!» trillò entusiasta Seira con gli occhi che le brillavano «Parteciperemo anche noi alla festa, vero?»
«Certo! E poi sono proprio i ragazzi ad occuparsi di gran parte dell'organizzazione.»
«Davvero? Ma non è faticoso?» chiese Hanon.
«Un po' sì, ma alla fine ci divertiamo anche nella preparazione. Stiamo molto tempo insieme e quindi si crea un gruppo molto unito, praticamente possiamo dire che ci conosciamo tutti qui in città anche e soprattutto per questo motivo.»
«E possiamo dare una mano anche noi?» si informò la Principessa della perla arancione.
«Se volete non sarò certo io ad impedirvelo... La prima riunione dell'anno sarà dopodomani mattina, al parco. Se siete davvero interessate potete tranquillamente venire con me, così vi presento al gruppo.»
«Certo che siamo interessate!»
«Grazie per aver ascoltato anche la nostra opinione, Seira. È bello sapere che ci tieni in considerazione.»
«Karen, dai, non fare la guastafeste! Ci renderemmo utili!»
«Ma abbiamo altro a cui pensare...»
«Ma le Principesse devono anche pensare a dare una mano. Non toglieremo mica tempo alla missione, anzi, almeno ci terremo occupate in maniera costruttiva!» disse seria.
«Da quando in qua è diventata così brava con le parole? La nostra Seira sta crescendo!» osservò Coco, allungandosi per stringere affettuosamente la ragazzina «Mi ha convinto! Io darò una mano e voi?»






 
Ciao a tutti!
Come avevo annunciato circa una settimana fa, ho cancellato i vecchi capitoli dal 7 al 14 (salvando ovviamente le recensioni). Eccomi quindi con un "vecchio nuovo" capitolo, pronta a portare avanti la storia. Il cambiamento è legato più che altro al ruolo di Kaito dopo l'eliminazione, credo l'abbiate notato già dallo scorso capitolo, delle figure delle Sacerdotesse. So che a molti piacevano davvero tanto (e non vi preoccupate, le troverete ugualmente in vesti di "civili"), ma attribuire anche a loro poteri magici comportava mettere troppa carne al fuoco e privare le Principesse della giusta attenzione che meritavano. Questa, a conti fatti, è una fanfic sulle Mermaid Melody, ho dovuto scegliere a chi dare la priorità e la mia scelta è caduta per ovvie ragioni su Lucia e le altre.
L'aggiornamento non avverrà ogni settimana sarebbe stato troppo bello ahaha, ma ho una tabella di marcia e, a conti fatti, fino a inizio settembre dovrei pubblicare con una certa regolarità, il lunedì.
Sessione estiva permettendo. :3
Il prossimo capitolo, se tutto va bene, dovrebbe arrivare il 21 maggio.
Lettori di questa fic, se ci siete ancora (e lo spero vivamente), battete un colpo e fatemi sapere le vostre impressioni! xD
Vi abbraccio,
Marty

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Capitolo 8
*** Salvataggio con invito ***


​Salvataggio con invito



«Buongiorno!» esclamò Noelle, varcando la soglia della stanza con Coco.
«Buongiorno a voi ragazze.»
«Ma lei non si riposa mai, Perla? Ogni volta che la vedo è sempre intenta ad armeggiare con quel forno!» commentò stupita Coco, alludendo alla crostata ancora fumante che stava riposando sul ripiano della cucina.
«Mi piace cucinare e se posso farlo per tutte le otto Principesse la mia gioia aumenta! E, ti prego Coco, non darmi del "lei", ma del "tu", dopottutto siete voi le custodi delle perle, io sono una semplice sirena con un po' di anni alle spalle...»
«Semplice non direi proprio! Fa...i parte del Gran Consiglio!»
«Facevo.» le corresse, senza alcuna inflessione particolare nella voce, inziando a sciacquare i vari utensili utilizzati per la preparazione del dolce.
«Le...» iniziò Noelle, per poi correggersi «Ti manca?» chiese offrendosi ad aiutare la donna, sperando di non essere risultata troppo indiscreta con quella domanda.
«La vita di ciascuno è formata di fasi.» iniziò Perla, facendole posto davanti al lavello «La fase che mi vedeva membro del Gran Consiglio è finita più di sedici anni fa, permettendomi di viverne un'altra. Impegnativa certo, ma bella. Sono onorata di aver avuto il priviliegio di essere stata designata come tutrice della Principessa del Mar Mediterraneo.»
«Hai fatto un ottimo lavoro con Serena...» osservò Coco, prendendo uno strofinaccio per iniziare ad asciugare le stoviglie «Sarà... anzi, è una brava Principessa.»
«Di questo ne sono sicura, anche se lei continua a nutrire dei dubbi a proposito...»
«E chi di noi non lo fa?» ridacchiò leggera Noelle.
Coco sorrise di rimando, annuendo piano, ma decidendo di non dar voce ai suoi pensieri. Lei non si sentiva ancora adatta a quel ruolo, nonostante lo rivestisse da quasi vent'anni, per una serie di motivi riconducibili alla sua migliore amica. Il pensiero di Sara era un tarlo pieno di "se" per lei. Se lei fosse stata più attenta... se lei fosse stata più presente... se lei fosse stata più forte... se lei avesse capito prima... Due letterina che la logoravano dentro, inesorabilmente. Noelle era l'unica alla quale aveva espresso apertamente il suo disagio e manifestarlo ancora una volta, anche dinanzi a lei, non le andava proprio. Non quando l'amica era convinta che lei si fosse ripresa completamente.
«Guarda che quello è asciutto ormai...»
Impiegò svariati secondi nell'attribuire un senso compiuto alle parole dell'amica, arrossendo nel constatare che, persa nei suoi pensieri, aveva continuato ad asciugare la stessa ciotola per un bel po' di tempo.
«Hai una faccia... tutto bene?»
«Oh, sì, certo che sì! Sarà la stanchezza, no? Il fuso orario...» mormorò, affrettandosi a recuperare gli altri utensili per asciugarli.
«Forse avresti preferito dormire ancora? Mi dispiace averti proposto di scendere a fare colazione con me. Non ho pensato che avresti potuto avere piacere a rimanere ancora nel letto.»
«Tranquilla Noelle, lo sai, rigirarmi nel letto non è un qualcosa che fa per me.» cercò di rassicurarla, andando a sedersi attorno al tavolo imbadito a festa «Yum! Perla, quante delizie! Siamo qui da meno di ventiquattro ore e tu ci stai già viziando troppo..!»
«Coco ha ragione: io mi prenderei tutto!» ridacchiò Noelle, osservando con attenzione la grande varietà di dolci e biscotti messi a disposizione per la loro colazione.
Perla sorrise, accomodandosi proprio difronte Coco e scrutandola con i suoi piccoli occhietti scuri. La Principessa dalla perla gialla ebbe la netta impressione che la donna avesse colto il filo dei suoi pensieri riguardo Sara e si sentì estremamente vulnerabile. Abbassò lo sguardo, puntandolo verso il suo bicchiere vuoto, per poi rialzarlo poco dopo quando Perla si avvicinò per versarle del succo di frutta.
«Vuoi parlarne?» sussurrò con voce impercettibile, porgendole un pezzo di crostata.
Coco scosse lieve la testa, chiedendosi come avesse fatto la donna ad intuire i suoi pensieri. Perla le sorrise materna, posandole una mano sulla spalla:
«Che programmi avete per la mattinata?»
«L'intenzione era quella di girare per la città come perfette turiste con le altre, ma Lucia, Hanon, Rina e Karen stanno ancora dormendo e Seira e Serena non sono in stanza.»
«La piccola Seira si è svegliata all'alba per lo stesso motivo, buttando giù da letto Serena ed implorandola di farle fare un giro sul lungomare. Sarà un'oretta e mezza che sono in giro ormai...»
«Davvero? E a che ora sono uscite?»
«Poco prima delle otto. Probabilmente le troverete se uscite anche voi, la cittadina non è molto grande.»


«"La cittadina non è molto grande" diceva Perla... io non mi oriento più, Noelle. Secondo me ci siamo perse.»
«Almeno abbiamo fatto dello shopping!» trillò la ragazza, agitando le buste piene di vestiti ed accessori.
«Hai perfettamente ragione!» rise Coco, annuendo divertita «Ora però dobbiamo decidere da che parte andare.» disse, alludendo all'incrocio al quale erano appena arrivate.
«Ehm.. di là?»


«Ma guarda che di là non c'è niente di particolare.»
«Questo lo dici tu: qui è tutto così particolare!» esclamò Seira, prendendo per mano Serena e accelerando il passo, entrando in una viuzza secondaria.
«Particolare? Un bar, un negozio di fiori, uno studio fotografico e una parrucchieria?»
«Tu qui ci sei cresciuta, io guardo tutto con occhi pieni di meraviglia perché è la prima volta che vedo tutto questo! Qui è così diverso rispetto alla città in cui stavamo in Giappone.» replicò la Principessina, fermandosi davanti al bar.
«Vuoi qualcosa?» chiese Serena, notando come poi lo sguardo dell'amica alternasse dalla vetrina del bar a quella del negozio di fiori.
«Possiamo prendere qualcosa da bere e poi comprare una piantina?»


«Dovevamo farci dare da Perla una piantina della città. Non so proprio dove siamo finite...» mormorò Coco, guardandosi attorno.
«Sicuramente non in una bella zona...» disse Noelle, posando gli occhi chiari sulle strutture abitative in via di costruzione e sulla sporcizia della strada. Nonostante fosse metà mattinata poi, la via era deserta e la luce del sole non filtrava per niente lì.
«Okay, torniamo indietro.»
Facendo dietro front, le due ragazze accelerarono il passo, così da uscire da quella via abbandonata e cercare di raggiungerne una migliore.
«Vi siete perse, bamboline?»
Una roca voce maschile le fece trasalire e voltare di scatto: dinnanzi a loro si stagliava un uomo -da dove era sbucato poi?!- che sfiorava i due metri, visibilmente poco lucido e con la pelle estremamente pallida ricoperta di tatuaggi.
«Non si preoccupi, abbiamo semplicemente sbagliato strada!» esclamò nervosamente Noelle, stringendo spasmodicamente le buste nel sentire la puzza di alcol provenire da lui.
«Arrivederci.» disse sbrigativa Coco, trascinando via l'amica.
«Quanta fretta, volete già andare via?» mormorò lui, bloccando per un braccio la bionda con una forza inaudita e facendola gemere di dolore.
«Abbiamo un impegno, sa com'è... Sarà per un'altra volta, ma grazie lo stesso!» rispose Noelle, cercando di sottrarre l'amica dalla presa dell'uomo. Quello rise sguagliato e, avvicinatosi a lei, la spinse violentemente; Noelle gridò spaventata, ma nel cadere all'indietro mise il piede in fallo, lanciando un urlo carico di dolore. Si sforzò di non piangere, tenendosi la caviglia dolorante, credendo che la situazione non potesse peggiorare. Si sbagliava: il peggio fu rendersi conto di due braccia che la presero con forza, alzandola di peso.
Un altro uomo, stesso odore nauseabondo di alcol.
Noelle ebbe davvero paura.

 
«Ma sei stupida?! Mi hai fatto morire di paura!»
Hanon la ignorò completamente, continuando a ridere a crepapelle sul letto.
«Rina, dille qualcosa!» sbottò Lucia indispettita, incrociando le braccia al petto.
La ragazza dai capelli verdi fissò inespressiva le due amiche, poi pronunciò seria: «Qualcosa
Hanon e Lucia si scambiarono uno sguardo perplesso, rimanendo zitte per una manciata di secondi.
«...Doveva far ridere?»
«No, doveva spiazzarvi, così da farvi rimanere in silenzio.» replicò seria Rina, beandosi della pace nella stanza. Stava proprio per rimettersi sdraiata sul letto, quando le arrivò un cuscino in faccia.
«Ma che hai stamattina, Hanon? Prima mi svegli urlando, poi ridi per dieci minuti buoni ininterrottamente e ora questo.» borbottò Lucia, mettendosi in piedi « Ma sei sicura di stare bene? Non è che hai bevuto qualcosa mentre noi dormivamo?»

 
"Ma quanto hanno bevuto questi tizi?!" si chiese Coco, in evidente difficoltà e ancora imprigionata tra le braccia del primo tipo; accanto a lei, Noelle si dimenava come un'ossessa nel tentativo di sgusciare via da quella stretta ferrea del secondo uomo comparso.
«Lasciateci stare, bifolchi!» urlò la Principessa del Mar Glaciale Artico, colpendo ripetutamente, ma senza risultato, il suo assalitore che nel frattempo la stava trascinando via.
A quella vista, Coco ribollì di rabbia: poteva sopportare di tutto, ma non che le sue amiche fossero in pericolo. Animata da una nuova forza, si divincolò dalla presa dell'uomo tatuato e gli rifilò un pugno sul naso -trattenendo un grido perché, ehi!, nei film che vedeva spesso Rina sembrava così semplice!-, per poi lanciarsi verso quell'altro e tirargli un calcio in pieno stomaco. Noelle ne approffittò per allontanarsi, ma non riuscì a fare altro che pochissimi passi che cadde, sentendo la caviglia pulsarle dolorosamente. Ansante, terrorizzata e con la voglia di piangere, si voltò per cercare di capire cosa fosse successo alla sua amica. Il primo uomo che le aveva fermate -con il naso sanguinante ora- stava tirando Coco per un braccio, così da spingerla per terra. Noelle si impietrì quando vide l'amica capitolare sul marciapiede: entrambe erano a terra, quindi in una posizione di netto svantaggio.
Era la fine.
Coco era stata raramente così disperata in vita sua. Un'altra volta ancora si era dimostrata troppo debole, incapace di farsi valere. Avrebbe voluto chiedere scusa a Noelle, ma era così intontita da non riuscire ad aprire la bocca per articolare delle parole di senso compiuto. Levò lo sguardo, giusto per vedere quell'uomo imponente troneggiare su di lei con tutta la sua altezza.
«Divertiamoci un po', che ne dici bambolina?»
Coco ebbe voglia di vomitare.


«Ma se uscissimo?» propose Lucia «Potremmo chiamare i ragazzi...»
«Sì, sono d'accordo. Fammi chiamare Shirai, vediamo se ne hanno voglia.» disse Hanon, abbottonandosi gli shorts di jeans per poi dirigersi con il telefono tra le mani sul balcone della stanza condivisa.
«Secondo te Karen si è svegliata? Magari le fa piacere unirsi a noi...» ragionò la Principessa dalla perla rosa, cercando un'acconciatura che la soddisfacesse davanti lo specchio.
«Vado a vedere.» mormorò Rina, l'unica effettivamente pronta tra le tre, uscendo dalla stanza.
Rimasta sola Lucia fissò la sua immagine riflessa, arricciando le sopracciglia sottili. Il prendisole bianco comprato poco prima della partenza le stava proprio bene e scivolava delicato sulle sue forme morbide. Si stupì di come si fosse abituata a quella forma a due gambe, che sentiva completamente sua ora. Era una Principessa, ne era consapevole, ma in certi occasioni avrebbe preferito essere una comune ragazza, così come si sentiva in quel momento.
Normale, umana.
La vita al suo castello le sembrava un qualcosa di lontano e completamente estraneo: come poteva, alla fine di quella missione, tornare lì, abbandonando quella vita sulla terra ferma?


Si aspettò di sentire quelle luride mani sul suo corpo ancora una volta, ma non successe nulla. Lei era inerme, cosa attendeva ormai? Tentando di ignorare il dolore che sentiva un po' in tutto il corpo, si puntellò sulle mani per alzarsi e cercò di levare lo sguardo verso l'uomo, trovandolo inarcato verso dietro e con il braccio piegato in una posizione innaturale.
«Lasciate stare le signorine. Ora.»
Coco fu convinta di essersi immaginata quella voce: insomma, non era mica in una di quelle storie che piacevano tanto a Noelle dove la donzella in difficoltà veniva salvata al momento giusto dal giovane principe dai capelli color dell'oro e gli occhi cerulei, no?
Spostando lo sguardo, però, lei vide proprio un bellissimo ragazzo, pressapoco della sua stessa età, con i capelli biondissimi e gli occhi di azzurri bloccare quel bifolco che le aveva importunate negli ultimi interminabili minuti.
"Okay Coco, Noelle ti ha contagiato con le sue fisse per il principe azzurro e tu ti stai ritrovando ad immaginare tutto."
Ma quella era proprio la realtà.
Il ragazzo sconosciuto strattonò l'uomo così da portarlo lontano da lei, spingendolo verso il compare che, forse un po' più lucido, comprese che sarebbe stato meglio tagliare la corda. Il primo però, furioso, si voltò e caricò un pugno che il biondo evitò con eleganza, sgusciandogli dietro le spalle e colpendolo alla base del collo.
«Almeno per un po' non darà fastidio a nessuno...»
Fu il suo commento, mentre guardava con disprezzo il corpo inerme dell'uomo lungo il marciapiede.
«Wow, Rì, mi sa che allora avrei dovuto seguire anch'io quel corso in palestra come mi avevi consigliato!»
Coco non si era resa conto dell'altro ragazzo finché non aveva parlato e lo fissò intontita chinarsi accanto a Noelle, che lo guardava con aria trasognata.
«Riesci ad alzarti?»
Coco sbattè più volte le palpebre prima di mettere a fuoco  la mano che il giovane biondo misterioso le stava porgendo, accettando di buon grado l'aiuto. Messasi in piedi barcollò, tanto che lui dovette tenerla per i fianchi, affinché non perdesse l'equilibrio.
«Tutto bene?»
«Sì, grazie... Credo di essere un po' scossa...» sussurrò Coco, sottraendosi dalla presa del biondo -così diversa rispetto a quella dell'uomo ubriaco, ma ugualmente fastidiosa in quel particolare momento- e si avvicinò all'amica, per sincerarsi delle sue condizioni.
«Questa zona è troppo isolata e per niente adatta a delle turiste.» disse l'altro ragazzo, un bel moretto dagli occhi scuri che le ricordava Marco, tirando su Noelle e sostenendola per la vita «Perché eravate qui?»
«Ci siamo perse. Siamo arrivate ieri sull'isola e non siamo ancora capaci di orientarci.» ammise la Principessa dalla perla indaco, stringendo la mano di Coco «Grazie per averci aiutato, se non fosse stato per voi...»
«Siete state fortunate che le vostre urla si siano sentite da lontano, altrimenti non vi avremmo trovato...» mormorò il biondo, avvicinandosi.
«Io sono Tommaso, mentre questo è il mio amico Riccardo. Voi come vi chiamate?»
«Io sono Noelle, piacere di conoscervi.»
«Coco.» mormorò la bionda, per poi chinarsi lentamente per recuperare le borse e le buste cadute per terra; sentendosi lo sguardo di Riccardo addosso arrossì lievemente e lo guardò, trovandolo intento a fissarla con attenzione.
«...tutto bene?» chiese perplessa: solitamente le piaceva essere notata da ragazzi così attraenti, ma in quel momento desiderava solamente prendere le sue cose e tornare a casa.
«Ti chiami davvero Coco?»
La domanda la stupì e non poco, così, cercando di non perdersi in quelle splendide iridi color del mare, annuì continuando a recuperare tutte le buste .
«Perché? Ti sembra strano?»
«Sai, mi sa molto di nome per un chihuahua... hai presente, no, quei cani piccoli piccoli da borsetta?»
L'immagine di Riccardo come possibile candidato a suo principe azzurro si sgretolò difronte a quel commento.
«Ehi! Ma sai che sei proprio un gran maleducato?!» sbottò lei, arraffando le ultime buste -ma quant'erano?!- e levandosi in piedi di scatto.
«Calma biondina, stavo scherzando per alleggerire la tensione!»
«Alleggerire la tensione un corno!» esclamò, prendendo dalle sue mani le buste che lui aveva raccolto e guardandolo furente «E non chiamarmi biondina!» aggiunse, voltandosi dall'altra parte per raggiungere la compagna «Noelle, vieni, dobbiamo tornare a casa.» sibilò.
«Ci sarebbe un piccolo problemino...» mormorò l'amica, ancora stretta a Tommaso.
«... non riesce a camminare.» completò la frase lui «Ha bisogno di un sostegno, dovremmo accompagnarvi noi.»
«Ma anche...»
«Sì, con piacere!» trillò Noelle, interrompendo quello che sarebbe stato un secco e deciso "no" di Coco.
Tommaso le sorrise e, passatale un braccio dietro la schiena e un altro dietro le ginocchia, la prese in braccio, sollevandola con delicatezza.
Noelle divenne rossa, colta completamente alla sprovvista.


«Sei sicura di non voler uscire?»
Karen annuì stanca, sbadigliando sonoramente e sperando che Rina se ne andasse il prima possibile affinché lei potesse rimanere sola.
La ragazza dai capelli verdi osservò l'amica in silenzio, non sapendo bene come comportarsi con lei: insistere o no?
«Se cambi idea, chiamaci.»
«Certo, tranquilla. Grazie per l'invito.» mormorò piatta Karen, evitando di guardare l'altra negli occhi e preferendo soffermare lo sguardo sul paesaggio che si intravedeva dalla finestra della stanza.
Rina le fece un cenno con la testa e si congedò, chiudendosi la porta alle spalle.
Karen sospirò, prendendosi il volto fra le mani e cercando di svuotare la mente da ogni pensiero: primo fra tutti Subaru.
«Smettila. Smettila. Smettila.» si ripeté all'infinito: non voleva soffrire più così tanto.

 
«Islanda? Wow, deve essere un posto bellissimo!»
«Sì, forse un po' freddino, ma accogliente.»
Chiacchieravano con naturalezza Tommaso e Noelle, sotto lo sguardo di Coco che, a breve distanza, cercava di ignorare Riccardo pochi passi dietro di sé.
«Non mi hai degnato di una parola.» esordì il biondo all'improvviso, affiancandola «Non di dirai che te la sei presa per il mio commento di poco fa.»
Coco non parlò, lanciandogli solo una breve occhiata in tralice senza smettere di camminare.
«Guarda che non volevo offenderti...!»
«Ah, vorresti dirmi che era un complimento, quindi? Oh, scusami se non ne sono rimasta lusingata!» disse sarcastica, voltandosi verso di lui, senza smettere di camminare.
Riccardo rise, ma all'improvviso la prese per un braccio attirandola a sé.
«Ma che...?»
«Biondina, capisco che io sia proprio bello da vedere, ma non rischiare di sbattere contro i pali. Potresti rovinarti quel tuo bel faccino, sai?»
«La biondina dal bel faccino ha un nome: Coco. Eh no, sei pregato di astenerti da commenti di alcun genere, che ti piaccia o no pretendo di essere chiamata con il mio nome e non con altri nomignoli.» sbottò, sottraendosi dalla sua presa e puntandogli un dito contro il petto.
Riccardo inclinò leggermente la testa, osservandola divertito, mentre lei tentava di mantenere sul suo volto quell'espressione furiosa, cercando di non perdersi in quegli specchi d'acqua che il ragazzo si trovava al posto degli occhi.
«Scusa.» mormorò, per poi portarle una ciocca di capelli dietro l'orecchio e approfittarne per fare una lenta carezza alla guancia della giovane.
Le gote le si imporporarono all'istante e Coco capì che la sua espressione arrabbiata aveva perso quel minimo di credibilità a quel semplice tocco. Dal canto suo, Riccardo non poté far altro che gioire interiormente: ci sapeva fare, bisognava ammetterlo.
«B-bene. Scuse ac-accettate.» balbettò lei, voltandosi per cercare con lo sguardo Noelle e trovandola poco più in là, proprio difronte il cancello di casa. Wow, erano già arrivati?
«Uhm, no.» disse Riccardo, prendendole per pochi istanti la mano, così da impedirle di allontanarsi troppo da lui «Mi dispiace davvero e voglio scusarmi per bene: domani mattina ti offro la colazione, ci stai?»
«Eh? Oh... no, guarda non disturb-»
«Nessun disturbo! Facciamo alle nove e mezza al bar La conchiglia? È sul lungomare, non puoi sbagliarti.» la interruppe lui, sorridendo accattivante «Tommaso, dobbiamo andare, dai, lascia stare la tua bella o faremo tardi!»
A quel richiamo, fatto più che altro per impedire che Coco ribattesse ancora, Tommaso sospirò alzando gli occhi al cielo e Noelle sussultò, ancora stretta tra le sue braccia.
«Ti prego, lascialo stare. Ho un migliore amico stupido, che posso farci?» ridacchiò un po' imbarazzato «Che stavo dicendo? Ah sì, mettitici del ghiaccio il prima possibile.» disse, facendo un cenno alla caviglia della ragazza, che annuì, storcendo poi le labbra al secondo richiamo di Riccardo.
«Sarà meglio andare...» mormorò Tommaso «Controlla che non sforzi la caviglia, ha bisogno di riposo.» disse poi a Coco, affidandole Noelle «A presto!» sorrise il moro, congedandosi.
«Cara biondina, hai fatto colpo.» si complimentò l'amica, quando fu certa che i ragazzi non potesso sentirla.
«Non so di cosa tu stia parlando.» mormorò Coco, armeggiando con le chiavi «E non ti ci mettere anche tu con quel "biondina".»
«E tu non fare la finta tonta: Riccardo non ti toglieva gli occhi di dosso e tu non mi sembravi indifferente...» continuò Noelle, appoggiandosi all'amica dopo che ella ebbe fatto scattare la serratura del cancello.
Coco roteò gli occhi al cielo, esasperata, spingendo le inferriate: «Mi chiedo come tu abbia potuto far caso a certe cose... Mi sembravi piuttosto presa da Tommaso.» commentò piccata, osservando le gote dell'amica tingersi di un delicato rosa acceso.
«Almeno tu hai ricevuto un invito...»
«Mi sembra il minimo: mi conosceva da nemmeno due minuti e si era già permesso di dire che il mio nome sembra quello di un cane!»
«Quindi ci andrai.»
«No. Noelle, non mettermi in bocca parole che non ho detto.»
«Ti conosco, so che ci andrai.»
«No.»
«Sì.»
«No.»
«Sì.»
«Ti dico di no.»
«E io di sì.»
«Noelle?»
«Sì?»
«Ma secondo te il mio nome sembra davvero quello di un cane?»
Noelle rise di gusto, staccandosi dalla prese dell'amica ed iniziando a saltellare verso la porta di casa.
«Ehi! Aspettami, Noelle, potresti farti male!»






Eccomi qui, super puntuale! :)
​Inizialmente questo capitolo ne formava uno unico col precedente (se avete letto la prima stesura sapete di cosa parlo) ma poi, aggiungendo delle nuove scene, mi sono resa conto che sarebbe stata "troppa carne al fuoco", quindi ho preferito dividerlo in due parti.
​Il prossimo aggiornamento dovrebbe essere l'undici giugno, stress da sessione estiva permettendo.
​Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Attendo i vostri pareri! ;)

​Marty

 

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Capitolo 9
*** Missione T. I. V. A. P. L. A. D. C. C. R. I. M. F. B. ***


Missione T. I. V. A. P. L. A. D. C. C. R. I. M. F. B.



«Cosa ne pensi della città?» volle sapere Lucia, guardando distrattamente Rina, Hanon, Masahiro e Shirai che passeggiavano poco più avanti.
«Mi sembra davvero accogliente.» disse Kaito, continuando a mangiare il suo gelato «A proposito, sai se c'è un posto per fare surf qui?»
«Possibile che il surf sia il tuo pensiero fisso?» chiese Lucia, levando gli occhi verso il cielo fingendosi esasperata.
«Diciamo che i miei pensieri sono occupati anche da altro...» mormorò allusivo lui, predendole la mano e osservando di sottecchi la fidanzata che, a quelle parole, era arrossita ed aveva iniziato a gongolare «Ehi! Chi ti dice che parlassi di te?»
«Kaito!» esclamò indignata la ragazza, sgranando i suoi occhioni scuri e suscitando l'ilarità del fidanzato.
«È ovvio che parlassi di te, che faccia che hai fatto!» ridacchiò lui, allungandosi per sfiorarle delicatamente le labbra.
Lei oppose una quasi inesistente resistenza, per poi sorridere dolce e felice. Erano ancora insieme e questo bastava.


«Stanno bene insieme, vero?»
Le parole di Masahiro ridestarono Rina che, persa in chissà quali pensieri, stava tacendo troppo persino per un tipo come lei.
«Uh?...oh, sì. Hai ragione.» convenne la ragazza, quando comprese che lui si riferiva a Shirai ed Hanon che camminavano mano nella mano ridacchiando complici.
«A volte li invidio.» le rivelò lui, sedendosi su una panchina libera.
«Non credo di seguirti...» ammise lei, mettendoglisi accanto e guardandolo lievemente corrucciata.
«Invidio il loro essere così semplici e diretti.» spiegò piano lui, puntando gli occhi verso l'orizzonte «Si punzecchiano in continuazione anche per cose futili, ma sono complici. Si cercano sempre... che sia prendendosi per mano o semplicemente con uno sguardo...»
Rina tacque.
«Ti prego, dimmi: c'è qualcosa che non va?»
«...perché me lo chiedi, Masahiro?»
Questa volta toccò a lui rimanere in silenzio per un paio di secondi, prima di mormorare un "mi dispiace" sommesso.
Lei rimase spiazzata da quelle due parole, non capendo dove il ragazzo volesse andare a parare: «Io so di essere contorta certe volte, ma converrai con me che il tuo discorso non sia tanto limpido...»
«Tu non volevi che noi venissimo con voi, vero? Non volevi che io venissi con te.»
Dolore. Nelle parole di Masahiro c'era un grande dolore. Ma lei cosa poteva fare? Aprì la bocca alla disperata ricerca di qualcosa da dirgli, ma non le venne in mente nulla.
«Io... ti amo Rina.» mormorò lui, guardandola negli occhi «Sapere che non ti avrei vista per dei mesi mi ha distrutto. Non riuscivo a immaginare come avrei potuto fare senza di te... e non volevo nemmeno farlo... quindi ho proposto a Shirai di venire con voi e abbiamo chiamato anche Kaito, ovviamente. Chiedere aiuto alle tue amiche ci è sembrata la scelta più ovvia, anche perché voi eravate state alquanto vaghe sul vostro viaggio.» continuò, abbassando lo sguardo sulle proprie mani tremolanti «Ma mi rendo conto di essere stato egoista. Mi sono lasciato contagiare dall'euforia degli altri e non ho pensato a come ti saresti potuta sentire tu. È stato il mio più grande errore. Se tu non vuoi avermi qui, tranquilla, io pos-»
«Non dire più una cosa del genere.» lo zittì.
Fu in quel momento che lui si rese conto che Rina aveva gli occhi lucidi.
«Non dire più una cosa del genere.» ripeté lei, sbattendo le palpebre ripetutamente «Io ti voglio al mio fianco.» disse con fermezza «Posso dire che Nikora, Lucia e le altre siano diventate la mia famiglia, è normale per me vivere con loro e stare con loro. La notizia della partenza mi ha scombussolato, soprattutto scoprire che non avrei messo piede in Giappone per un bel po'. Io voglio stare con te, ma non ti avrei mai chiesto di seguirmi dall'altra parte del mondo e poi i-»
Rina si interruppe quando avvertì il tocco leggero di Masahiro raccogliere una lacrima incastrata tra le proprie ciglia.
«Diciamo che si può ancora lavorare sull'aspetto comunicativo del nostro rapporto, eh?» scherzò, ma non troppo lui.
«Ci lavoreremo insieme.» disse lei, stringendogli la mano.



«Va meglio?»
«Un po'...» disse Noelle, tentando di minimizzare il dolore che avvertiva e continuando a tenere premuto il ghiaccio sulla caviglia, notevolmente meno gonfia.
«Io ancora non ho capito come hai fatto ad inciampare...» sospirò Karen, guardando apprensiva la sorella.
«Te l'ho detto: avevamo così tante buste che non ho visto il gradino del negozio, quindi ho messo male il piede e sono caduta.» spiegò dolcemente la gemella.
Lo sbattere della porta annunciò il ritorno delle altre e un coro di Ma cos'é successo? si levò inevitabilmente.
Noelle sospirò piano e raccontò ciò che, di comune accordo, lei e Coco avevano stabilito: decidendo di omettere la loro disavventura, avevano convenuto che sarebbe stato meglio limitarsi a raccontare che Noelle si era fatta male inciampando all'uscita di un negozio, così da evitare di far preoccupare inutilmente le altre.
«È stata una fortuna che quei due ragazzi vi abbiano riaccompagnato a casa.» mormorò Karen, tamburellando le dita sul bracciolo del divano.
«Ma allora quest'isola è terra di conquiste!» scherzò Hanon, prendendo posto accanto a Noelle.
«Ma magari! Erano così carini!» trillò lei, assumendo un'espressione trasognata.
In risposta ottenne un grugnito poco fine da parte di Coco che catalizzò l'attenzione di tutte su di lei.
«Uh? Perché mi guardate così?»
«Non sei d'accordo con lei?» chiese curiosa Lucia.
«Per niente.» ringhiò Coco, schioccando la lingua «Riconosco che Tommaso era molto carino e gentile, ma quell'altro... era solo un cretino.»
«Non datele retta!» rise Noelle «Riccardo è stato davvero estremamente disponibile, l'unico problema è stato uscirsene con un commento poco carino sul nome di Coco...»
«Hai detto poco!» sbottò l'amica «Stupido biondo...» commentò a denti stretti.
«Credo di aver capito chi avete incontrato!» si intromise Serena, prendendo il suo cellulare dalla tasca ed iniziando a scorrere le immagini della galleria  «Sono questi?» chiese dopo aver trovato la foto che cercava.
«Sì, sono proprio loro!»
«Voglio vedere anch'io!» esclamò Hanon estremamente interessata avvicinandosi al telefonino «Oh..
«Carini, vero?» ridacchiò gioiosa Noelle, soffermandosi a lungo sull'immagine di Tommaso.
Hanon annuì con estrema convinzione, sbuffando nel sentire  Rina tossire un "Shirai" mica tanto velato e Lucia ridersela sotto i baffi.
«Rimanete indifferenti davanti a questa foto, su.» le sfidò la blu, piazzando il cellulare di Serena sotto il naso delle amiche.
«Beh... effettivamente...»
Hanon rivolse alle due amiche una sonora linguaccia, per poi restituire il telefono alla legittima proprietaria e sedersi accanto a Noelle.
«Ora voglio sapere tutto. Perché Coco ce l'ha a morte con quella meraviglia?»
«Riccardo ha definito il suo nome più adatto ad un cagnolina e lei si è offesa. Durante il tragitto, però, lui non le toglieva gli occhi di dosso e, capendo di aver detto una stupidaggine, l'ha invitata a fare colazione domani.»
«Hai un appuntamento con lui domani? I miei complimenti.» disse Rina.
«Tanto non ci vado.» borbottò Coco.
«Oh, sì che ci andrai.» disse decisa Hanon «Certe occasioni vanno colte al volo, amica mia! Su, è ora di decidere l'outfit di domani!» trillò la ragazza, tirando l'amica per un braccio.
«Tanto non ci vado.» ripeté quella, seppur con poca convinzione.
«Se non vuole, che senso ha insistere?» chiese Karen, incrociando le braccia al petto.
«Ma lei vuole andarci.» ribatté Noelle.
«Facciamo così: noi cerchiamo qualcosa che tu possa indossare domani, poi sarai tu a decidere se andare o meno. Se preferirai non presentarti fa niente, vorrà dire che avremmo passato un bel pomeriggio tutte insieme!» si intromise Seira, rimasta in silenzio fino a quel momento.
Coco guardò la ragazzina per un paio di secondi, poi sospirò arrendevole: «E va bene...»
Si levò un applauso nella stanza.
«Diamo inizio alla missione T. I. V. A. P. L. A. D. C. C. R. I. M. F. B!» esultò Noelle.
«Tivapla cosa?» balbettò Lucia, sbattendo le palpebre perplessa.
«Trova Il Vestito Adatto Per L'Appuntamento Di Coco Con Riccardo, Il Mega Fusto Biondo.» spiegò Noelle candidamente «Ovvio, no?»




Tre ore dopo, la stanza condivisa fra Coco, Noelle e Karen era letterarmente a soqquadro. Il pavimento era ricoperto di scarpe di tutti i tipi -avere quasi tutte lo stesso numero di calzature era un gran vantaggio-, mentre i letti erano nascosti da un'enorme quantità di vestiti.
«Non credevo avessimo una tal numero di capi di abbigliamento!»
«Così è più divertente trovare l'abbinamento perfetto, no?»
«Non proprio Seira... così è solo più divertente per Hanon che ci fa sgobbare avanti ed indietro portando vestiti a più non posso.» sospirò Rina.
«Guarda che ti ho sentita.» sibilò la sopracitata che, con occhio critico, scrutava attentamente Coco e, puntualmente, bocciava ogni outfit proposto con i commenti più vari: troppo serio, troppo colorato, troppo largo, troppo stretto, troppo scuro, la ingrassa, la fa sembrare troppo alta, non la valorizza, troppo corto, le sta male...
«Ci sarà per forza qualcosa che le stia bene! Qui dentro ci sono vestiti provenienti da otto guardaroba diversi. Mi rifiuto di credere che non ci stia nulla che possa andare!» sbottò Karen, abbandonandosi sul letto.
«Ho io la soluzione finale!» esclamò improvvisamente Seira, alzando trionfante il pugno verso l'alto, iniziando a scavare nell'enorme mucchio di vestiti abbandonato sul letto vicino la porta.
«Okay. Ora ho paura.» mormorò Hanon.



Caricatosi il borsone sulle spalle, Riccardo uscì a passo spedito dal centro sportivo senza dire una parola. Tommaso lo raggiunse in pochi secondi, parandoglisi di fronte per guardarlo negli occhi, ma Riccardo continuò a non proferir parola.
«Tu non me la racconti giusta.» sentenziò il moro «Sei strano da quando abbiamo lasciato quelle due ragazze a casa. Di' la verità, Coco ti ha colpito quindi ti sei pentito del tuo "complimento" invitandola ad uscire domani, ma temi che lei non si presenti.» disse, incrociando le braccia al petto «E avrebbe tutte le ragioni per farlo, eh.»
«Come se potesse esserci qualcuna capace di resistermi.» ridacchiò Riccardo senza trasporto «Hai visto come mi guardava, no? Ah, giusto, tu eri troppo concentrato sull'altra
«Sei pessimo, sappilo. Mi chiedo come faccio a volerti bene o anche solo sopportarti da... quanto? Dodici anni?»
«Tredici anni e cinque mesi.» lo corresse Riccardo «Eravamo in prima elementare, a metà anno.»
«Oh, ecco che il vero Riccardo fa capolino!» ridacchiò amichevolmente Tommaso, dandogli una pacca sulle spalle «Poi capirò perché con le ragazze ti dimostri in tutt'altro modo.»
Riccardo sbuffò esasperato, stanco di una discussione già sentita molte volte.
«Senza che fai così, eh. In qualità di tuo migliore amico ho l'obbligo morale di cercare di migliorare quel carattere del cavolo che tiri fuori quando si parla di ragazze.»
«D'accordo, papà.» lo schernì Riccardo, sorridendogli angelico.
Tommaso lo spintonò.
«Meriteresti davvero che Coco decida di darti buca.»
«Sappiamo entrambi che non lo farà.» ribatté sicuro il biondo.
«Vedremo. Scommetto che quella ragazza ti darà del filo da torcere.»


«Ah, dolore! Immenso dolore! I miei poveri occhi!»
«Hanon, non essere melodrammatica.»
«Rina, tu non puoi capire la sofferenza che sto provando.»
«...davvero? Mi sembrava un abbinamento bello...»
«Rosa shocking e arancione scuro... Sicura di non essere daltonica, Seira?» chiese Hanon, posando una mano sulla spalla della Principessina per poi sottrarle i due capi e lanciarli sui letti, lontano dai suoi occhi.
«Miss delicatezza, eh.» la rimproverò Rina, colpendola sulla nuca.
«A me piaceva il contrasto che si creava. Erano i colori miei e di Lucia...»


Riccardo calciò lontano un ciottolino trovato sul marciapiede, rimuginando sulle parole di Tommaso: possibile che quella biondina potesse decidere di non presentarsi l'indomani mattina? Inconcepibile.
Eppure...
Riccardo si fermò, caricandosi il borsone sulla spalla opposta e levando gli occhi al cielo. L'idea che una ragazza potesse dargli buca lo allarmò, mettendolo in uno stato di inspiegabile ansia, del tutto nuovo per lui: non provava mai ansia prima di un appuntamento, semmai erano le ragazze ad agitarsi al pensiero di stare con lui.
Si ritrovò a detestare le parole di Tommaso che avevano insediato in lui il timore del rifiuto.


«Mi rifiuto di continuare, Hanon, sono ore che andiamo avanti così e tu non sei mai soddisfatta.»
«Ma ci siamo quasi, me lo sento: l'abbinamento perfetto sta arrivando.»
«Despota. Abbiamo provato tutte le possibili combinazioni, persino quelle più improbabili come una gonna verde lime e una camicetta rosso fragol-»
«Non ricordarmi certe cose, Rina, te ne prego. I miei occhi soffrono ancora per aver visto simili obbrobri.»
«A me sembrava un abbinamento di un certo impatto... non dobbiamo cercare qualcosa che faccia colpo?» mormorò Seira, sentitasi chiamata in causa.
«Ecco, cercare qualcosa che faccia colpo e non che faccia prendere un colpo al quel b-»
Colpo di tosse di Rina.
«...biondo ragazzo. Stavo per dire "biondo ragazzo", non pensare sempre male.» sbottò Hanon, incrociando le braccia al petto.
Le ragazze risero divertite.
«Antipatiche. Guardate che quando toccherà a voi decidere cosa mettere per un appuntamento io non verrò in vostro aiuto.» sentenzò risoluta.
«A me andrebbe più che bene.» la punzecchiò Rina.
«Ah, sì? Quando vedrai il fantastico abbinamento che sto per proporre a Coco, ti rimangerai tutto.» disse Hanon e, ben decisa a trovare il look perfetto una volta per tutte, iniziò a scavare tra i vestiti lasciati disordinatamente sul letto passando al vaglio ogni opzione e studiando per bene Coco, così da capire quali potessero essere i colori che meglio si abbinavano al suo incarnato e ai suoi capelli.
"Evitiamo le gonne perché, essendoci dopo la riunione con gli altri ragazzi, deve poter essere pratica... quindi un paio di shorts di jeans andranno benissimo." ragionò, arraffando il suddetto capo non appena lo vide spuntare in quel tripudio di colori e stoffe "E perché non abbinarci questa bella blusa bianca?" pensò, alzandola per studiarla meglio. Era un modello con le maniche a sbuffo fino al gomito che era solita apprezzare tanto per via dello scollo che lasciava scoperte le spalle, inoltre la sua semplicità le avrebbe permesso di osare di più con degli accessori, rigorosamente rossi per dare un tocco di colore in più al tutto.
Vittoriosa, porse i capi prescelti a Coco per poi andare alla ricerca degli accessori.


Entrato in camera sua, Riccardo si stese sul letto, esausto, ma ben convinto a seguire quell'idea che aveva maturato durante il percorso di ritorno dalla palestra: sarebbe andato a prendere la biondina direttamente a casa. Lei sarebbe caduta ai suoi piedi, come facevano tutte, e il suo ego sarebbe rimasto intatto. Un piano semplice ed efficace. Perfetto.


«Perfetta!» gongolò Hanon, fiera del suo operato «Non era poi così difficile trovare l'abbinamento perfetto, no?»
«Allora la prossima volta potrai fare a meno del nostro aiuto.»
«Ma è stato così divertente, Rina! Erano secoli che non trascorrevo un pomeriggio tanto spensierato!» trillò Seira «Lo rifacciamo anche domani?»
Ad interrompere l'idillio ci pensò un certo pinguino che, insospettito dall'assenza delle ragazze per casa, si decise a scoprire cosa le trattenesse da ore in una delle camere da letto.
«Che cosa succede qui?» chiese, spalancando la porta.
Un paio di infradito volò fino alla sua testa.
«Bisogna bussare prima di entrare nella camera di giovani fanciulle indifese!»
«Indifese non direi proprio.» sbottò il piccoletto, massaggiandosi la parte lesa e rivolgendo un'occhiataccia a Noelle; quando però il suo sguardo vagò sulla stanza nel suo complesso, ad Hippo bastarono pochi secondi per trovare la risposta alla propria domanda.
Il caos di vestiti sui letti e la miriade di scarpe sul pavimento, che si era trasformato in campo minato, gli fecero capire che c'era di mezzo un ragazzo.
Malissimo.
I suoi occhi guizzarono su ogni Principessa, fermandosi sulla ragazza incriminata.
«Eh no! Io credevo che ormai fosse chiaro! Non siete qui per perdere la testa nei confronti di qualche umano. Coco, ti ci metti pure tu, ora? Dovresti essere più responsabile, del resto sei una tra le più an-»
«Stavi per dire "anziana"?» lo interruppe Coco, oltraggiata.
«Oh, beh, io... no, certo che no.»
«Hippo è morto.» sentenziò Karen con semplicità e Hanon convenne con lei.
Coco si levò uno dei sandali, brandendolo minacciosa.
«E allora cosa volevi dire?»
«Io stavo per dire an... an.... a... ampiamente esperta!» tentò di salvarsi in calcio d'angolo il pinguino, fallendo miseramente.
«Hippo, se ti prendo sei finito!» gridò Coco, lanciandosi al suo inseguimento, seppur claudicante indossando solo una scarpa.
Il pinguino prese a saltellare per la camera, cercando di non inciampare tra le scape abbandonate sul pavimento
«Fermati Coco!» gridò Hanon «Rischi di rovinare l'outfit o, peggio ancora, di sudare!» esclamò la blu, correndo dietro all'amica per cercare di fermarla.
Le altre si guardarono per pochi attimi, prima di ridere di cuore per la comicità di quella scena.
"Di certo con loro non ci si annoia mai." pensò Serena contenta e divertita.


Riccardo controllò per l'ennesima volta l'orario sul cellulare. Erano le nove e ventuno e lui era difronte al citofono di quella casa da almeno otto minuti. Aveva pensato di palesare la propria presenza, per poi cambiare idea, colto dal dubbio: e se Coco alla fine avesse davvero deciso di dargli buca e lui l'avesse trovata in pigiama mezza addormentata? O ancora, se lei fosse uscita la mattina presto e lui fosse andato fin lì per niente?
Frustrato, si passò una mano tra i capelli biondi, mal sopportando l'insicurezza che stava manifestando.
 

«Io vado.» annunciò, fingendo di cercare qualcosa nella borsa, così che non si notasse il sorrisetto che le era spuntato sul volto.
Le ragazze la salutarono ridacchiando complici.
Coco si chiuse la porta alle spalle, sentendo dei passi concitati allontanarsi: intuì che le ragazze stavano salendo per le scale e che si sarebbero appostate alle finestre per osservarli. Sospirò, sentendosi nervosa per quel suo primo appuntamento. Imponendosi calma, si ripromise di non far trapelare quanto fosse affascinata dal biondo. Era bello da mozzare il fiato, sì, ma il suo carattere la spiazzava per la sua ambivalenza: un momento prima pareva il principe azzurro, gentile e cavalleresco, un secondo dopo era capace di ferirti con semplici frasi senza il minimo tatto.


Sentendo la porta sbattere, Riccardo si arrischiò a spiare chi fosse appena uscito, ringraziando il nascondiglio che il muretto adiacente al cancello gli aveva offerto. Si sentì più leggero nello scorgere la figura di Coco e  ne approffittò per osservarla senza essere visto.
I suoi occhi azzurri la scrutarono attentamente, soffermandosi dapprima sui lunghi capelli legati verso dietro -probabilmente per far risaltare le spalle chiare lasciate scoperte dalla scollatura della blusa bianca- scendendo poi per tutta la sua sinuosa figura, indugiando forse un po' troppo sulle lunghe gambe che facevano capolino dagli shorts scuri.
Storse le labbra nel vederla indossare un paio di occhiali da sole: gli sarebbe piaciuto poter vedere i suoi occhioni sgranarsi per la sorpresa di trovarselo lì. Anche perché, vista l'ora, era palese che Coco si stesse dirigendo sul bar che lui le aveva indicato. Il suo orgogliò ne uscì rinvigorito a quella costatazione: il suo fascino aveva svolto ancora una volta un ottimo lavoro.
Con un sorrisetto compiaciuto si allontanò dal muretto del cancello, arretrando di qualche passo, decidendo che sarebbe stato meglio non farsi vedere in trepidante attesa di quella ragazza che lo intrigava parecchio.



Eccomi qui, super puntuale! :)
Quando ho deciso di riscrivere la fanfic per caratterizzare meglio i personaggi (certe volte, rileggendo la precedente stesura, mi veniva voglia di mettermi le mani tra i capelli) Riccardo era uno di quelli che sentivo di non aver reso bene. L'ho trovato abbozzato e spesso anche contraddittorio con se stesso. Non avevo una linea ben precisa, scrivevo di getto adattando il personaggio alla situazione che volevo accadesse, senza preoccuparmi se la sua reazione fosse coerente.
Ora lo trovo più definito, ma mi rimando al vostro giudizio: vi piace questo Riccardo più approfondito (nei capitoli successivi andrò più in fondo, don't you worry)?

E poi... vi piacerebbe vedere come me lo sono immaginata io? Se la risposta è "sì", dal prossimo capitolo avrete delle sorpresine :3

Prossimo aggiornamento previsto per lunedì 30 luglio.
Lo so, sarà più di un mese di attesa (ma visti i miei soliti tempi non è nemmeno tantissimo), ma capitemi:
la mia sessione estiva finirà il 23 luglio. 23 luglio. Ventitrè luglio. Sigh.
Quindi, dato che non sono sicura di poter controllare ed aggiustare per bene il capitolo prima di quella data (avrò altri due esami nel mezzo), preferisco darci appuntamento un po' più in là con una data più lontana, che con una più vicina ma che sicuramente non riuscirei a rispettare.
Concludo con un GRAZIE in caratteri cubitali per LadyKaraD che mi ha dedicato parte del suo tempo recensendo lo scorso capitolo. Grazie, grazie, grazie e ancora grazie! Mi riempie di gioia sapere che c'è ancora qualcuno che segue la storia, nonostante io sia stata un disastro con gli aggiornamenti nel corso degli anni.
Per chi ha finito la scuola: godetevi l'estate!
Per chi, come me, è alle prese con gli esami: forza e coraggio!
Vi abbraccio,
Marty

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Capitolo 10
*** L'appuntamento ***


L' appuntamento




Sbuffò infastidita nel constatare che, scendendo i gradini del portico, il suo passo si era fatto malfermo. Coco si fermò e fece un profondo respiro, imponendosi calma e decidendo di indossare gli occhiali da sole per avere un minimo scudo che la protegesse dallo sguardo di Riccardo. Non poteva iniziare già a sentire le gambe molli trovandosi ancora nel giardino della villa di Serena: che avrebbe fatto, poi, trovandosi difronte al ragazzo?

«Secondo voi perchè si è fermata?» bisbigliò Noelle aggrappata alla tendina della finestra.
La sua caviglia fortunatamente si era sgonfiata e non le faceva più tanto male, ma per camminare aveva ancora bisogno di un po' di sostegno.
«Che ci abbia ripensato?» ipotizzò Karen mordendosi il labbro.
«Non lo dire nemmeno per scherzo! Ieri siamo rimaste chiuse in camera sua tre ore alla ricerca dell'abbinamento perfetto! Non può mandare tutto all'aria!» borbottò Hanon arricciando le labbra e socchiudendo gli occhi.
«Ma perchè non la lasciate in pace?» mormorò alle loro spalle Rina incrociando le braccia al petto.
«Non possiamo!» esclamò Noelle.
«Dobbiamo capire se Coco è interessata o no a Riccardo!» disse Hanon «I primi passi compiuti sono quelli fondamentali: quelli dai quali si può intuire la presenza o meno di un interesse particolare.»
«Cioè, voi pretendete di capire se a Coco piaccia questo tizio studiando il modo in cui cammina per andare all'appuntamento?» disse, sperando che si notasse il suo scetticismo.
«Rina tu non capisci proprio nulla di queste cose! E normale che poi io, Coco e Karen siamo intervenute per far decollare la tua relazione con Masahiro!» borbottò Noelle sbuffando, per poi rendersi conto di quello che aveva detto e sbiancare.
Rina sbattè le palpebre più volte.
«VOI COSA?!» gridò, trovando all'improvviso un senso al comportamento apparentemente privo di senso, mesi prima,  di Coco, Noelle e Karen[1].
«Perché gliel'hai detto?!» domandò Karen, nascondendosi eroicamente dietro la sorella ancora claudicante.
«Mi è scappato! Non volevo!» pigolò la Principessa dalla perla indaco indietreggiando.
Hanon ridacchiò con discrezione, riportando i suoi occhi sulla figura dell'amica bionda: doveva riconoscere che stare da sola alla finestra era molto più comodo.

Coco aumentò la presa sul manico della borsa, odiandosi per il comportamento che stava avendo. Non poteva fare così. Lei era una Principessa, una sirena ammaliatrice, non era una ragazzina che si faceva incantare da due luminosi occhi azzurri e un sorriso mozzafiato, soprattutto se appartenevano ad un ragazzo che aveva paragonato il suo nome a quello di un cane. Riccardo era davvero bello, nessuno poteva negarlo, ma Coco promise a se stessa che non avrebbe ceduto facilmente. O almeno non troppo.


«MA FARSI GLI AFFARI PROPRI NO, EH?!»
Al grido di Rina, Hanon levò gli occhi al cielo esasperata.
«Ma dai Rina! Non fare l'esagerata!» esclamò Karen.
«Noi l'abbiamo fatto per te!» aggiunse Noelle.
Rina sembrò non sentire le parole delle amiche che, spaventate, decisero di rifugiarsi nel bagno.
«APRITE SUBITO QUESTA PORTA! USCITE FUORI SE AVETE CORAGGIO!» gridò la ragazza iniziando a battere furiosamente i pugni sul legno che le impediva di mettere le mani sulle amiche.
«Ma cosa sta succedendo?» chiese Serena, sbucando dalle scale con Seira e Lucia, attirata dal gran baccano.
«Coco si è fermata! Non cammina, capisci? Se manda in fumo la fatica di ieri, io...»
«Ehm, Hanon, io non mi riferivo a Coco...»
«Perchè Rina sta minacciando Karen e Noelle?» domandò Lucia.
«Ti ricordi quando Karen, Coco e Noelle si erano intromesse per cercare di far nascere la scintilla tra Rina e Masahiro?» domandò Hanon alla Principessa dalla perla rosa, senza smettere di osservare Coco.
Lucia annuì.
«Beh, Rina l'ha scoperto e se l'è presa con quelle due.»
«Ah, poverine. Non vorrei essere nei loro panni.»
Rina si girò di scatto.
«Voi eravate a conoscenza del loro piano e non avete fatto nulla per fermarle?!» esclamò sconvolta.
Lucia ed Hanon si guardarono leggermente preoccupate.
«Oh oh...» mormorano all'unisono.


«Biondina!»
Coco trasalì, non aspettando di trovarsi Riccardo a qualche passo da lei che camminava nella sua direzione.
«Che ci fai qui?» chiese la ragazza, arricciando le sopracciglia e chiudendo il cancello con uno scatto.
«Buongiorno anche a te, bellezza!»
«Certo che deve proprio farti schifo il mio nome, se decidi di usare tutti questi nomignoli.» fece piatta, incrociando le braccia sotto al seno.
Riccardo ridacchiò, ma smise quasi subito non trovando la medesima reazione nella ragazza.
«Scusami, Coco.» fece lui, passandosi una mano tra i capelli.
«Bene, Riccardo.» sorrise lei, avvicinandoglisi con passo fermo «Ora mi spieghi che ci facevi qui? Temevi forse che non mi presentassi?» chiese, abbassando di poco gli occhiali per poterlo guardare negli occhi senza la mediazione delle lenti scure: pensare che fosse venuto fin lì solo per assicurarsi che lei venisse all'appuntamento la lusingava non poco.
«Ti piacerebbe.»
Coco rise, non aspettandosi di certo una risposta affermativa dal ragazzo «E allora perché?» si ostinò a domandare nuovamente, rimettendosi gli occhiali per bene.
«Mi sembra ovvio: visto il tuo senso dell'orientamento temevo non riuscissi a trovare il bar...»
«...e che quindi non mi presentassi all'appuntamento.» concluse la ragazza, continuando a sorridere.
«...e che ti perdessi per la città, vagando per ore senza meta come una disperata.» la corresse lui.
«La città non è così grande, non avrei vagato per ore come una disperata.» obbiettò lei.
«Sbaglio o eri tu quella che ho trovato alla mercé di quell'uomo, sempre se si possa definire tale, e che ho salvato ieri?»
All'improvviso il ricordo del giorno precedente la travolse, cogliendola del tutto impreparata e Coco si ritrovò a boccheggiare, lottando per scacciare la memoria delle mani di quello su di lei e il senso di impotenza e disgusto che ne era seguito. E dire che credeva di averlo sepolto in un buco nero della propria mente.
Riccardo capì di aver sbagliato completamente a toccare quel tasto e se ne vergognò altamente, soprattutto quando vide una lacrima -di stizza, rabbia o tristezza, non lo sapeva- solcare solitaria la guancia della ragazza. Ancor prima che lei potesse rendersene conto ed asciugarla, lui aveva mosso la mano raccogliendo sulle dita quella piccola goccia, reprimendo il desiderio di abbracciare la ragazza per timore di spaventarla.
«Coco.» la chiamò dolcemente, azzardando a prenderle le mani e sperando che lei lo stesse ascoltando.
Avrebbe voluto sfilarle gli occhiali per guardarla negli occhi, ma temeva di risultare troppo invadente e fuori luogo.
«Quello non merita neppure una tua lacrima.» sentenziò, aumentando di poco la stretta sulle sue mani, sperando che Coco lo stesse ascoltando.
La ragazza continuò a non dire niente, fissando il ragazzo senza vederlo davvero e combattendo la sensazione di nausea che le era salita all'improvviso
«Ne avete parlato con qualcuno, tu e Noelle?» domandò Riccardo poi, sperando che il nome dell'amica fosse giusto.
Coco scosse la testa.
«Le nostre amiche non sanno niente...» esalò la ragazza, cercando di mantenere la voce ferma «Noelle ha detto di essere caduta uscendo da un negozio... e che voi siete venuti ad aiutarci.» balbettò «Abbiamo preferito non farle preoccupare.»
«Io invece avrei preferito picchiarlo più forte.» mormorò astioso Riccardo.
«Va tutto bene.» sussurrò lei, sottraendo le mani dalla presa di lui e facendo un passo indietro «Va tutto bene.» ripeté, non seppe se per convincere il ragazzo, se stessa o entrambi.
Riccardo non si oppose, studiandola di sottecchi mentre lei gli si affiancava e prendeva un profondo respiro: «Allora, questa colazione? Sbaglio o devi farti perdonare?» chiese con un sorriso piuttosto forzato.
Il ragazzo lo notò, ma decise di assecondarla: Coco voleva distrarsi e lui non avrebbe più accennato all'episodio del giorno precedente. La prese sottobraccio, iniziando a chiacchierare sperando di farle ritornare sul volto il sorriso autentico di qualche minuto prima.



«Serena, Seira, datevi da fare!»
«La fai facile tu, Hanon!» borbottò la minore, arpionata al braccio di Rina nel tentativo di bloccarla, mentre Serena tentava di portarla lontano dalla porta tirandola per la vita.
«Non si muove!»
«Ragazze, un minimo di inventiva: provate a tirarle qualcosa in testa. Senza farvi vedere però!»
«..sei seria, Hanon?»
«Lucia, situazioni disperate richiedono rimedi estremi.»
«Ben detto Karen.»
«Ma lo sapete che ci sento benissimo, io?» esclamò Rina, per nulla decisa a cedere.
«Arriviamo ad un accordo!» propose Noelle «Tu ci perdoni e noi in cambio...» iniziò, cercando di farsi venire un'idea.
«Non riuscirete a farmi desistere dalla mia voglia di giustizia!» esclamò con enfasi la Principessa dell'Atlantico del Nord.
«Lasciaci libere e noi in cambio ti regaleremo un televisore al plasma!» gridò Hanon.
Silenzio.
«Ehm... Rina?» la chiamò flebile Lucia.
«Che tipo di televisore al plasma?» chiese guardinga l'interpellata.
«Quello che più preferisci.»
Nuovo momento di silenzio.
«Va bene. Accetto.»



Le chiacchiere di Riccardo avevano avuto un effetto benefico su di lei, distogliendola da tristi pensieri e facendola sorridere. Non sapendo cosa potesse interessarle e distrarla, il ragazzo aveva preso a parlare a raffica di tutto ciò che gli passava in mente: da buffi aneddoti di avventure con i suoi amici a informazioni sulle feste di inizio estate di anni passati o descrizioni dettagliate di luoghi particolari della città.
«Devi essere un ottimo osservatore.» si complimentò lei
«Uno street photographer non può non esserlo.» replicò lui.
«Uh?»
«Non sai di cosa si tratti?»
«Non l'ho mai sentita nominare.» disse lei «Vuoi essere il primo a parlarmene?»
«Lo farò davanti ad un caffé ed un cornetto.» rispose lui con un occhiolino, prendendole la mano e tirandola dolcemente verso un bar, felice e stupito della sincera curiosità che aveva colto negli occhi della ragazza.


«Dopo la riunione pretendo il televisore.»
«Rina, l'hai ripetuto altre sette volte. Abbiamo capito, d'accordo?»
«Volevo solo essere sicura che non ve ne foste dimenticate.» si difese la verde, scrollando le spalle.
«Prima di farci uscire dal bagno hai preteso che noi mettessimo per iscritto, su tre copie diverse, che ci impegnavamo a regalarti quel coso, pena torture indicibili.» fece Noelle.
«Tipo il solletico sotto i piedi!» rabbrividì Seira.
«Quindi sì, tranquilla. Non ce ne siamo dimenticate.»


«Com'è nata questa passione?» chiese Coco «Ti sei svegliato un mattino e hai deciso di fotografare la gente per strada?»
«Tu così spoetizzi un'arte!» la rimproverò, agitando la bustina di zucchero «Non si tratta di fotografare gente a caso. Quello potrebbe farlo chiunque.» borbottò, versandone il contenuto nel caffé.
«Allora illuminami. Caffé e cornetti sono arrivati e io sono tutta orecchie.» sentenziò, bevendo un sorso del suo succo all'ananas.
«La street photograpy è un'arte che immortala momenti che altrimenti passerebbero inosservati.» disse con enfasi.
Coco non parlò, guardandolo negli occhi in attesa altre delucidazioni.
Riccardo, dal canto suo, non pensava di dover dare altre spiegazioni: solitamente, quando iniziava a parlare della sua passione bastava quella frase e le ragazze si limitavano ad  espressioni di stupore e, talvolta, se ne uscivano pure proponendosi come modelle per alcuni dei suoi scatti; in quei casi Riccardo si rendeva conto che quelle fanciulle non avevano capito niente di quell'arte e decideva subito di virare su altri argomenti.
«E...?» lo incitò a continuare lei, intuendo che il ragazzo non aveva colto la sua implicita richiesta di continuare «Mi hai detto una frase che avrei potuto anche trovare su internet. Dimmi di più.» mormorò, spezzando la punta del cornetto e portandosela alle labbra.
Riccardo rimase spiazzato per un momento, del tutto impreparato ad un simile risvolto, ma ne fu felice.
«È un cercare qualcosa di particolare nell'ordinario.» iniziò, rendendosi conto di far fatica a trovare le parole giuste «Non pensavo fosse così difficile parlarne.» ridacchiò, passandosi una mano tra i capelli
«Uhm... se ora dovessi scattare una foto qui dentro, a chi la faresti? Cosa c'è di ordinariamente particolare qui?» chiese lei, guardandosi attorno con curiosità.
«Scatterei una foto a quel ragazzo solo al tavolo, quello che lancia ogni tanto delle occhiate alla cameriera mora alla cassa che, a sua volta, gli rivolge sempre sorrisi sinceri quando incrocia il suo sguardo.» mormorò senza nemmeno pensarci «Ma dovrei alzarmi per avere un'inquadratura migliore e non credo sia il caso.»
Le labbra di Coco si aprirono in una piccola "o" muta.
«Da quanto li stai osservando?» domandò, facendo poi finta di cercare qualcosa nella borsa per avere un pretesto col quale girarsi ed osservare quel ragazzo.
«Da un po', ha subito attirato la mia curiosità perché si vedeva proprio stesse scegliendo con attenzione un tavolo. Alla fine ha optato proprio per quello difronte la cassa... non è stato difficile fare due più due.»
Coco lo ascoltò rapita e poi sorrise dolce: il ragazzo sconosciuto si era alzato dirigendosi verso la cassa con fare impacciato e la morettina l'aveva accolto con un gran sorriso iniziando a chiacchiare con lui. Quando vide lei allungargli la mano e presentarsi, la Principessa distolse lo sguardo: avrebbe potuto imbarazzarli se i due si fossero resi conto che lei li guardava.
«Ora invece l'avrei scattata a te.» mormorò, prendendo un tovagliolino e pulendosi le labbra dalle briciole del cornetto.
Lei lo guardò in modo strano, come se tentasse di capire il motivo di quel commento: era sincero o cercava semplicemente di lusingarla?
«Sarebbe venuta una bella foto. Il tuo sorriso dolce in primo piano e i due innamorati sullo sfondo.»


«Ci siamo? Possiamo andare?» chiese Serena.
Al segno d'assenso delle altre, la ragazza prese le chiavi dalla tasca dei pantaloni a palazzo a fantasia e chiuse la porta di casa.
«Dobbiamo andare a prendere i ragazzi a casa?» s'informò, aggiustandosi meglio lo zainetto sulle spalle.
Lucia scosse la testa: «Ci aspettano all'inizio del lungomare. Quando li ho chiamati un'ora fa Kaito mi ha detto che avevano deciso di fare un giro fuori.» spiegò, tentando di mandare dietro le orecchie i ciuffi troppo corti sfuggiti dalla treccia.
«Invidio i vostri capelli corti da umane.» borbottò Karen, tentando di farsi una coda alta «Non sono abituata a questo caldo, io.» si lamentò.



Il parco era pressoché deserto, l'unico suono che si sentiva era il cinguettare degli uccellini.
«Che pace...» osservò Masahiro, prendendo per mano Rina.
«È proprio vero.» convenne la ragazza, regalandogli un timido sorriso sincero.
«Eccoci arrivati: la riunione si tiene proprio lì!» esclamò Serena a capo del gruppo, indicando una struttura poco lontana dalla quale si udiva un leggero vociare.
«Lì? E cos'è?» domandò perplessa Hanon.
«Quando ero piccola era un parco giochi davvero enorme, il punto di incontro per tutti i bambini della città, data la sua posizione centrale.» spiegò Serena «Una fila di cinque altalene sulla destra, diversi sali-scendi in mezzo al prato, due scivoli ai lati opposti, una parete in corda da scalare...» la sua voce  si perse man mano che elencava le varie attrazioni «Una sera un incendio distrusse praticamente quasi tutto: solo l'intervento tempestivo dei pompieri impedì che le fiamme si propagassero anche nel boschetto. Riuscirono a salvare in parte anche quell'unica struttura che vedete: era composta da una serie di torri collegate da dei ponti tibetani di diversa altezza, così da essere adatti sia ai bambini che ai ragazzini. Purtroppo sono rimaste solo tre torri su otto...»
«SERENA!» un urlò sovrastò ogni altra voce e fece volare via alcuni uccellini posati sugli alberi vicini.
L'interpellata non ebbe bisogno di alzare lo sguardo per capire chi fosse la proprietaria della voce.
«Buongiorno!» esclamò Serena, percorrendo di corsa gli ultimi metri che la separavano dalla scala per poi abbracciare di slancio Melinda che era scesa dalla torre per aspettarla a braccia aperte «Non era necessario scendessi, mi dispiace farti sforzare la gamba.» mormorò, ancora stretta all'amica che si limitò a scuotere la testa facendo ondeggiare i bei ricci rossi legati in uno chignon disordinato.
«Da quanto tempo non la vedevi? Tre giorni?»
«Benny, non sei simpatica.» sentenziò la rossa, rivolgendo alla ragazza dietro di lei una sonora linguaccia.
«Mela, sono almeno dieci anni che ti dico che "Benny" mi fa schifo perché sembra il nome di un coniglio.» replicò la castana, assottigliando gli occhi scuri.
Melinda la ignorò, riconcentrandosi sull'ultima arrivata: «E poi non ci vedevamo da ben quattro giorni: devo essere gelosa delle tue amiche straniere, Ser?»
«Non essere stupida, Mel.» ridacchiò lei in risposta per poi andare a salutare l'altra ragazza che, nonostante quanto avesse detto a Melinda, abbracciò Serena con sincero affetto.
«Sempre sul filo del rasoio tu, come orario.» la rimproverò bonariamente Benedetta, mentre l'altra si strinse le spalle voltandosi per dare un'occhiata alle altre Principesse.
«Venite, ora vi presento tutti!» esclamò Serena, allungando una mano verso Noelle per facilitarle la salita per le scale della prima torre.
«Io e Melinda andiamo, altrimenti non ci stiamo tutti qui.» comunicò Benedetta, facendo riferimento al poco spazio del piano della prima torre e tirandosi l'amica verso il ponte tibetano che bisognava attraversare per giungere alla seconda torre; visibilmente più ampia, riusciva ad ospitare molti ragazzi.
«È sicuro questo posto?» chiese titubante Lucia, ammirando la disinvoltura di una ragazza bionda nell'attraversare il ponte traballante ad ogni passo mentre veniva verso di loro.
«Non preoccupatevi, è molto più sicuro di quanto possa sembrare!» esclamò la nuova arrivata, intuiti i timori generali, fermandosi a metà del tragitto e facendo segno ai ragazzi di avvicinarsi «Guardate!» disse prima di fare un piccolo saltello per dare dimostrazione di quanto detto.
«Andiamo, fidatevi.» disse loro anche Serena, seguendo la ragazza bionda senza nome.
Con le mani ben salde alle catene, unico appiglio nella traversata, le Principesse e i tre ragazzi si misero in fila indiana per attraversare il ponte. Karen che chiudeva la fila per poter controllare la sorella davanti a sé, tra lei e Rina, aggrottò le sopracciglia nel vedere un giovane tendere la mano a Noelle per poi farla accomodare accanto a sé. Perché lei era arrossita e pareva essersi illuminata all'improvviso? Cosa si era persa?
Immersa nei propri pensieri, non si rese conto che la distanza fra le ultime due assi di legno fosse maggiore rispetto a quella tra le precedenti, quindi il tallone del piede destro non trovò alcuna base e lei si ritrovò completamente sbilanciata. Si tenne stretta alla catenella, ma, se non fosse stato per un ragazzo -l'unico ad accorgersi della situazione- che le prese la mano tirandola verso di sé, Karen si sarebbe ritrovata col sedere sulle assi tremolanti e scricchiolanti.
«Prima o poi convincerò quella nostalgica di Gioia a cambiare punto di ritrovo» borbottò, tenendo una mano sul fianco della ragazza «Fatta male?» le chiese poi con una innaspettata dolcezza, indietreggiando per farle più spazio quando notò come fosse ancora in precario equilibrio.
«Sto bene. Grazie.» mormorò la ragazza con lo sguardo basso, forse troppo freddamente per sembrare sincera.
Il ragazzo si limitò ad un cenno d'assenso, allontanandosi da lei per ritornare al suo posto. Karen parve pentirsi del tono di voce usato e alzò lo sguardo verso il misterioso salvatore per rimediare in qualche modo, ma osservandolo in volto non poté far a meno di sentire il cuore stringersi in una morsa: quel ragazzo assomigliava incredibilmente a Subaru.






[1] ep 72


Allora, che ve ne pare?
La riscrittura di questo capitolo è stata più difficile del previsto per via dell'appuntamento. Una volta riletta, la prima stesura non mi piaceva per niente andiamo, la scena in cui lui prende un tovagliolo per pulire le labbra di lei e poi si avvicina per baciarla? si vede che avevo solo quindici anni , quindi ho deciso di ripartire da zero con Coco e Riccardo e ammetto di essere più soddisfatta. Ho deciso di rendere più chiusa anche lei, insomma non credo avrebbe rivelato ad un tizio che conosce da meno di ventiquattro ore cose intime come per esempio la morte di Sara. Lo farà in futuro? Vedremo ;p
Ho lasciato la scena dell'ira funesta di Rina perché mi divertiva e mi permetteva di dare uno spazio, seppur microscopico, anche alle altre.
Nel prossimo capitolo lasceremo un po' più da parte la coppietta bionda, a favore di altri personaggi, ma prima di lasciarci, ecco la sorpresina di cui vi avevo parlato...
Prima di salutarvi e darci appuntamento per il 27 agosto, ci tenevo a ringraziare nuovamente LadyKaraD per la recensione nell'ultimo capitolo!
Grazie davvero e scusami se le mie risposte arrivano sempre in ritardo :/
Se qualche altro volesse decidere di farle compagnia nel recensire la storia, prego, lo faccia pure! Mi renderebbe davvero felice! :)
Vi abbraccio,
Marty
 

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Capitolo 11
*** Timori ***


Timori





«Benvenuti, amici! È sempre un piacere ritrovarsi con voi, ma lo è anche constatare che ci siano delle facce nuove!» esclamò la misteriosa ragazza bionda, aggiustandosi meglio gli occhiali sul naso «Direi di iniziare con un rapido giro di nomi per poi passare al cuore della riunione e parlare della festa.» propose, camminando avanti ed indietro sul piano della struttura alla ricerca di un posto che le permettesse di riuscire ad essere visibile a tutti «Io mi chiamo Gioia[1], ho ventidue anni e mi piace davvero un sacco potermi dedicare con voi alla preparazione della festa del solstizio d'estate. Mi auguro di riuscire a fare anche quest'anno un buon lavoro e di divertirci tutti insieme.»
Dopo un rapido giro di nomi -che, per quanto si fossero sforzate, le sette Principesse avevano già quasi totalmente dimenticato- Gioia riprese parola: «I veterani lo sanno, ma io non mi stancherò mai di ripeterlo: noi siate timidi ed esponete senza problemi le vostre idee. Ognuno di noi ha un carisma, una dote particolare, un talento. Non abbiate paura e condividetelo con gli altri.» disse con enfasi «Come ben sapete, la festa del ventuno giugno durerà per tutta la giornata. A noi spetta prevalentemente il compito di organizzare al meglio la mattinata facendo divertire i bambini, quindi mi raccomando: in quelle ore la nostra priorità saranno loro, la loro sicurezza e il loro divertimento. Nel pomeriggio sarà la volta dei tornei sportivi e non, mentre la serata sarà occupata dallo spettacolo sulla spiaggia e, ovviamente, dalle bancarelle del lungomare. Siamo liberi sia  di dare una mano a livello organizzativo che di partecipare alle attività pomeridiane e serali.» spiegò, cercando di riassumere in breve lo svolgimento della festa «Ora però ritorniamo a parlare della mattina, visto che ci riguarda in maniera maggiore: dobbiamo essere attenti e consapevoli di avere una grande responsabilità fra le mani, eh! Bisognerà organizzare i giochi sulla spiaggia, i bans[2], le partitelle a pallanuoto e pallavolo, così da assicurare il massimo divertimento ai nostri piccoli amici. Ci sono proposte?»




La riunione si protrasse fino a mezzogiorno e si concluse quando il calore del sole si fece troppo intenso.
«Non voglio che qualcuno si senta male.» disse Gioia, tenendo un quadernino sulla testa per schermarsi dai raggi «Credo che per oggi basti, potremmo vederci domani mattina... sul presto però! Così da evitare di cuocerci allegramente.»
«Non sarebbe più semplice arrendersi all'idea di trovare un altro posto per le nostre riunioni?»
Gioia sbuffò: «Ale, so che hai ragione, ma fino a quando non troverò una valida alternativa ci toccherà stare qui.»
Il castano si astenne dal commentare come la ragazza non si fosse mai veramente messa a cercare una struttura più adatta, consapevole che non avrebbe avuto senso metterla in difficoltà in pubblico, e si limitò a lanciarle un'occhiata di rimprovero alla quale lei rispose con un sorrisetto imbarazzato.
«Bene, vi auguro buon pranzo!» esclamò la bionda per congedarsi prima di scendere dalla struttura con una discreta velocità, affinata negli anni.
Alessandro fece per seguirla, ma si bloccò quando la vide già con i piedi sul prato diretta verso l'uscita del parco. Storse la bocca e rimase fermo dov'era, preferendo dare la precedenza a tutti gli altri: avrebbe parlato con calma con lei.
«Vedi di non cuocerti troppo.» si raccomandò Marco con un sorriso divertito, dandogli una pacca sulla spalla prima di intraprendere l'attraversamento del ponte tibetano.
Alessandro ridacchiò di rimando, passandosi una mano sui capelli castani e ponderando l'idea di fare un salto dal parrucchiere per accorciare i ciuffi ribelli.
Un colpetto di tosse lo fece voltare: al suo fianco vi era la ragazza che aveva salvato prima.
«Tutto bene?» le chiese, inarcando un sopracciglio.
«Sì. Io volevo... uhm... scusarmi per la mia risposta brusca di prima: ti sono sinceramente riconoscente per avermi aiutato.» mormorò sincera la ragazza guardandolo negli occhi. Per tutta la durata della riunione ci aveva riflettuto, forse la somiglianza con Subaru l'aveva influenzata, ma aveva sentito l'esigenza di scusarsi per la freddezza dimostratagli.
Alessandro inclinò lievemente il volto di lato, non riuscendo a decodificare esattamente il tono di voce della giovane: pareva quasi turbata.
«Non pensarci nemmeno, tranquilla.» la rassicurò, rivolgendole un bel sorriso al quale lei rispose in maniera un po' impacciata prima di allontanarsi ed accodarsi al resto del gruppo che si stava apprestando ad attraversare il ponte.
Il chiacchiericcio diffuso iniziò a darle fastidio e Karen si chiese quando avesse iniziato ad essere così poco paziente, mentre stringeva fra le dita le catenelle che fungevano da corrimano del ponte oscillante.
«Ma davvero veniva usato da bambini?!» borbottò, incapace di ritenere sicuro un posto come quello.
«Bambini sempre rigorosamente accompagnati.» fece la voce di Alessandro alle sue spalle, facendola sussultare «E ovviamente di una certà età. Nessun genitore è mai stato tanto incosciente da permettere a figli piccoli di salire qui su.»
Karen si congelò sul posto, aumentando la presa delle proprie dita e chiedendosi il perché di tutte quelle figuracce davanti al sosia di Subaru.
«Vuoi una mano per scendere?» chiese Alessandro, inclinando il corpo in avanti fino a far arrivare il proprio volto ad una manciata di centimetri dall'orecchio della ragazza che, balbettando un "non serve, grazie", camminò con velocità sulle assi raggiungendo rapidamente la scala finale.
Riconoscendo di aver dato il peggio di sé in quelle ultime ore, cercò di tranquillizzarsi, decisa a riottenere un certo contegno. Era un Principessa, dopottutto. Credette davvero di aver raggiunto un minimo di serenità, ma la vista della sorella con il morettino di prima fece vanificare tutti gli sforzi. Impiegò un paio di secondi a riconoscere il ragazzo: era quello della foto che aveva mostrato loro Serena il giorno prima, l'amico di Riccardo.
«Perché stai cercando di incenerire con lo sguardo Tommaso?» ridacchiò Alessandro che nel mentre l'aveva raggiunta.
«Io non sto cercando di incenerire con lo sguardo nessuno. Stavo semplicemente cercando di capire chi ci fosse in compagnia di mia sorella.»
«Allora avevo ragione a credere che foste imparentate: vi assomigliate un sacco.»
«Siamo gemelle.» fece lei spiccia, scendendo con calma le scale per poi voltarsi e salutare il ragazzo con un semplice "ciao" sperando che capisse l'antifona e la smettesse di ripiombarle alle spalle: non aveva voglia di parlare.
Alessandro dovette capirlo, perché si limitò ad un cenno della mano prima di avviarsi verso l'uscita del parco.
«Karen, diglielo anche tu!»
Al richiamo di Hanon l'interpellata, avvicinatasi, rispose con un'espressione confusa: «Dire cosa a chi?»
«Che vogliamo sapere tutto dell'appuntamento con quel b-»
«Zitta!» la interruppe Coco, tappando la bocca dell'amica per poi guardarsi attorno circospetta: si sentì avvampare dall'imbarazzo quando si rese conto che Riccardo la stava guardando, fortunatamente ad una distanza tale da non permettergli di sentire i loro discorsi «Vi racconto a casa.» promise lei, riportando di nuovo la propria attenzione sulle amiche.
«Allora sbrighiamoci a tornare a casa, dai.»
«Dobbiamo aspettare Noelle e Serena.» le fece notare Seira, intenta a guardarsi attorno alla ricerca di quel ragazzo con cui si era scontrata in spiaggia il giorno del loro arrivo sull'isola[3]. Aveva notato la sua presenza durante la riunione e sperava di riuscire ad avvicinarsi per parlargli, ma ora pareva sparito.
«Vado a chiamare mia sorella.» sentenziò Karen, pronta a sottrarre l'amata gemella dalle grinfie di quel Tommaso che le stava davvero troppo vicino.
«No!» gridò Hanon, bloccandola per la vita e facendo cenno a Lucia e Seira di darle una mano «Magari ci scappa un appuntamento!» trillò entusiasta.
«Ecco.» ringhiò in risposta lei, cercando di scrollarsi di dosso le tre.
«Com'è che non vai a fare il Cupido della situazione, ora?» chiese Rina pungente, mentre Serena raggiungeva di nuovo il gruppo con le due amiche che l'avevano accolta festosamente prima della riunione.
«Non vi dispiace se rimangono con noi, vero?» domandò la ragazza.
«Certo che no! Ciao amiche di Serena, io sono Seira e sono molto felice di conoscervi!» esclamò la Principessina, mollando Karen e dando inizio alle presentazioni.
Coco si presentò frettolosamente, ritornando con lo sguardo su Noelle e Tommaso. Non si accorse di essere stata raggiunta alle spalle da Riccardo fino a quando lui non le posò il mento sulla spalla sinistra, facendola sussultare.
«Ma ti sembrano modi?!» sbottò lei, allontanandosi di scatto e notando con disappunto come gli altri si fossero allontanati, lasciandola sola.
«Scusa!» fece lui per nulla pentito e, anzi, rivolgendole un sorriso divertito.
Lei arricciò le labbra, incrociando al petto e guardandolo storto.
«Ehi, non fare così, Coco.» mormorò lui, enfatizzando il nome ed allungando un braccio verso il volto di lei «Ti ho offerto la colazione, credevo di essermi fatto perdonare.»
«Beh, ehm, sì. Però ora devo andare, non posso far aspettare i miei amici e non vorrei fomentare inutili chiacchiere.» spiegò lei, indietreggiando di un passo ed indicando gli altri che si erano messi proprio in mezzo tra lei e Riccardo e tra Noelle e Tommaso «Quindi grazie per la colazione e ciao.» disse ancora, raggiungendo le altre e lasciando il ragazzo da solo.
Finalmente anche Noelle degnò il resto del gruppo della sua presenza e, fatta la conoscenza di Melinda e Arianna, i ragazzi si avviarono sul lungomare.
«Pranziamo tutti insieme?» propose Kaito.



«Da quand'è che tu hai successo con le ragazze e io no?»
Alla domanda di Riccardo, posta in un modo tremendamente serio e anche un po' risentito, Tommaso rise di gusto.
«La gentilezza, Ric, il segreto è la gentilezza.»
«Ma sono stato gentile, io.» replicò il biondo, infilando le mani nelle tasche «Forse all'inizio non tanto, ma poi sì.» ammise in un borbottio.
«E allora dalle tempo. Io ho visto Noelle ancora scossa per quello che è successo ieri, così come è normale che sia.» mormorò il moro, guardando a destra e sinistra prima di attraversare la strada seguito dall'amico «Non conosco bene Coco, ma penso che lo sia anche lei. Forse le tue attenzioni le hanno dato inconsciamente fastidio. Tu sei anche molto fisico, ricerchi il contatto, non credo che a lei faccia piacere al momento, dopo ciò che hanno passato.» disse «Devi essere molto cauto e delicato.»
Riccardo non rispose, fissando di sottecchi l'amico e rimuginando sulle parole che gli aveva appena rivolto, mentre continuavano a camminare. Sbuffò passandosi una mano fra i capelli e, probabilmente scocciato per aver trovato un fondo di verità in quelle frasi, schioccò la lingua contro il palato.




Il pranzo trascorse con semplicità e in un'atmosfera davvero allegra. Si erano riuniti a casa di Serena e, vista la piacevole giornata, avevano deciso di mangiare in giardino all'ombra del gazebo. L'abitazione era tutta per loro perché né Perla né Nikora, Taki e Hippo erano presenti: avevano lasciato un semplice messaggio in cucina che non aveva dato loro grandi spiegazioni. I ragazzi quindi si erano adoperati volentieri ai fornelli e il risultato finale era stato abbastanza soddisfacente. Dopo aver mangiato, il gruppo si era un po' sciolto: le tre coppiette si erano allontanate in favore di maggiore privacy, Karen si era rintanata in camera propria per riposare un po', Coco e Noelle avevano iniziato a chiacchierare fitto fitto sul dondolo, mentre Seira aveva optato per la simpatica compagnia di Melinda e Benedetta che, assieme a Serena, formavano un trio davvero unito.
«Tenendo impegnati Shirai e Masahiro, magari con uno sport in comune, io potrei riuscire a darvi una mano sul serio. Tu non hai idea della paura che ho provato l'altra mattina, in particolar modo nel vedervi totalmente impotenti.» mormorò Kaito serio.
«Non oso pensare cosa sarebbe potuto accadere senza di te...» sussurrò Lucia, avvertendo un leggero senso di panico insinuarsi in lei al ricordo della loro quasi disfatta.
Kaito la tirò forte a sé, stringendola al proprio petto.
«Quindi appoggi la mia idea?»
«Ne parlerò prima con Rina e Hanon.» chiarì Lucia, scostandosi un po' da lui per poterlo guardare negli occhi «Se, come credo, anche la loro troveranno valida, potremmo vedere come organizzarci.» aggiunse, prendendogli la mano.




Il pomeriggio in compagnia era davvero volato: nel giro di un battito di ciglia si era arrivati quasi all'ora di cena. Melinda e Benedetta furono le prime a congedarsi, proprio nel momento in cui Perla, Madame Taki, Nikora e Hippo stavano finalmente rincasando. L'anziana donna salutò affettuosamente le due giovani amiche, scusandosi per non essere riuscita a provvedere per il pranzo proprio quel giorno.
«Avevamo un impegno importante che ci ha preso fin dalla mattina, non ho pensato di preparare qualcosa e mi dispiace che abbiate dovuto cucinare da soli.» mormorò Perla, sinceramente dispiaciuta.
«Ma si figuri!» esclamò Melinda, sminuendo il tutto con un gesto della mano «Ci siamo divertiti a prepare il pranzo!»
«E poi lei non sapeva nemmeno che saremmo piombati tutti a casa sua.» fece notare Benedetta «Abbiamo deciso all'improvviso dopo la riunione.»
Perla annuì, ma non parve molto convinta.
«Per questa volta è andata così, ma non mi sta per niente bene: vi voglio a cena al più presto!» disse con un tono che non ammetteva repliche, alché le due ragazze dovettero per forza acconsentire prima di andarsene «Ovviamente l'invito è esteso anche a voi!» fece la donna rivolgendosi a Kaito, Masahiro e Shirai, anche loro pronti a lasciare la villetta.
Rimasti soli, Perla richiamò l'attenzione di tutti, invitandoli a seguirla all'interno.
«Dove siete stati oggi?» domandò Seira, dando voce alla domanda a cui ciascuna Principessa cercava una risposta.
«Nel Palazzo del Regno di Serena.» iniziò l'anziana, sedendosi su una delle poltrone del salotto ed invitando tutti gli altri presenti a prendere posto con un gesto della mano.
«È successo qualcosa?» si informò immediatamente la diretta interessata, accomodandosi proprio di fronte a Perla.
«Niente di brutto.» la tranquilizzò immediatamente la donna «Ma il potere della tua perla si è finalmente stabilizzato, dunque bisogna far partire i preparativi per la tua Cerimonia del Passaggio.»
«Visto Lucia? Ora non ti sentirai più la sola ad aver festeggiato in ritardo.» ridacchiò Hanon all'orecchio dell'amica che le fece cenno di tacere.
«Ehm, non vorrei intromettermi...» iniziò la Principessa dalla perla rosa titubante «Ma data la nostra situazione attuale non risulterebbe rischioso organizzare la Cerimonia? Parlo per esperienza personale: quando combattemmo contro Gaito il mio Regno fu attaccato proprio durante la mia festa.» mormorò, ma vedendo l'espressione di Serena si affrettò ad aggiungere: «Non dico che non si debba celebrare una tappa tanto importante, ma credo sia necessario assicurarsi che non si corrano rischi.»
«Hai fatto bene ad esprimere il tuo parere portando come esempio la tua esperienza, cara Lucia.» disse Perla con un sorriso materno «Infatti è anche per questo che Madame Taki, Nikora, Hippo ed io ci siamo recati nel Palazzo Bianco: abbiamo incontrato i membri del Gran Consiglio delle Creature Marine e abbiamo discusso su tal proposito.»
«Allora esiste davvero?!» esclamò Hanon «Credevo fosse una storiella da rifilare alle sirenette per incutere loro timore.»
«No, è tutto vero. Ho avuto il piacere di avere a che fare con loro fin da bambina.» sospirò Serena «Hanno in serbo un'altra visita qui?» chiese, cercando di mantenere un tono di voce neutro.
«Non credo ne abbiano l'intenzione, ma sai che potrebbero comunque deciderlo e comunicarcelo senza grande preavviso.» rispose Perla «In ogni caso non è un opzione da escludere, così come non lo è nemmeno che decidano di volerti a Palazzo nei giorni che precederanno la tua Cerimonia del Passaggio: potrebbero volerti osservare in quello che sarà il tuo ambiente.» continuò «Oggi ci siamo incontrati per discutere prevalentemente sulle problematiche espresse da Lucia: abbiamo stabilito che ci si assicuri che la zona sia sicura prima di procedere con la scelta della data per la celebrazione e di tutti i preparativi che ne conseguono.»




Il clima allegro della serata era riuscito a distogliere la mente di Serena dalle novità portate da Perla, ma una volta sdraiatasi sul letto, senza la compagnia e le chiacchiere delle ragazze, la ragazza non aveva fatto altro che rimuginarci su. Seira era crollata qualche secondo dopo aver poggiato la testa sul cuscino, lasciando solo il suo respiro calmo e ripetitivo a fare compagnia all'amica. Serena si era rigirata tra le lenzuola per tutta la notte, risvegliandosi ripetutamente ad ogni ora.
Accolse con sollievo la tenue luce del nuovo giorno: il sole stava finalmente sorgendo. Abbandonò velocemente il materasso e decise di andare a fare una passeggiata sulla spiaggia per schiarirsi le idee, quindi recuperò distrattamente i vestiti dal proprio armadio nel modo più silenzioso possibile e si diresse frettolosamente nel bagno per darsi una rapida rinfrescata. Scese in punta di piedi le scale di casa e si recò in cucina decidendo di lasciare un biglietto a Perla prima di recuperare le chiavi ed uscire da casa.

Il suono del mare ebbe un effetto calmante su di lei che, dopo aver percorso più volte la spiaggia per tutta la sua lunghezza, decise di sedersi sulla sabbia e bearsi di quella atmosfera. Avvicinò le ginocchia al petto per potervi poggiare il mento e si limitò a contemplare la linea dell'orizzonte, cercando di relegare in un angolino della mente i pensieri che l'avevano occupata per tutte le ore precedenti. Oggettivamente parlando la sua reazione era esagerata: sapeva da tempo che avrebbe dovuto celebrare la Cerimonia del Passaggio per essere presentata ai suoi sudditi quanto prima e che avrebbe dovuto sopportare anche gli ultimi controlli da parte del Gran Consiglio prima di una tappa tanto importante, ma si era sentita sopraffatta. Cercò di fare dei profondi respiri per calmarsi, mentre nella propria testa si ripeteva che stava ingigantendo l'intera questione, affrontandola in maniera poco lucida e poco matura. Non doveva prenderla in quel modo: doveva essere un qualcosa di naturale, era un qualcosa di naturale per una come lei.
Abbassò lo sguardo sul proprio petto, puntandolo sulla collana che nascondeva il prezioso tesoro e stringendola fra le dita. Non doveva avere paura: era nata per essere una Principessa ed era stata educata per esserlo nel migliore dei modi. Era spaventata solo perché si prospettava nell'immediatezza quel tipo di vita che, finora, le era sembrata troppo lontana.
«Non è un po' troppo presto per una passeggiata in spiaggia?»
Serena sussultò, colta alla sprovvista dalla voce di Marco.
«Scusa, non credevo di spaventarti.» mormorò il ragazzo avvicinandosi fino ad affiancarla.
«Tranquillo, ero presa dai miei pensieri e non mi sono accorta della tua presenza.» fece lei, alzando il volto e sorridendogli un po' impacciata.
«Però stare sulla spiaggia da sola così presto potrebbe essere pericoloso. Che ci fai qui?» chiese sedendosi accanto alla ragazza.
«Avevo voglia di stare un po' da sola per riflettere con calma.» disse lei stendendo le gambe «Tu?»
«Avevo voglia di nuotare un po'.» rispose «Ti andrebbe di...?» iniziò dopo un attimo di esitazione indicando il mare calmo davanti a loro.
«No!» esclamò lei, balzando in piedi e facendo qualche passo verso dietro.
«Sono passati anni, davvero non ti è mai venuta voglia di entrare di nuovo in acqua?» domandò scettico, alzandosi e riavvicinandosi a lei.
«Marco, tu non puoi capire.» balbettò Serena, aumentando di nuovo la distanza fra loro «Io lì non ci entro.» sentenziò decisa, avvertendo un nodo allo stomaco mentre indicava il mare.
Fino ai dieci anni aveva creduto di essere una bambina come tante: andava a scuola, faceva sport, d'estate andava in spiaggia e faceva il bagno a mare con i suoi amichetti... Poi aveva scoperto di essere una Principessa. Ricordava quel giorno d'estate di sette anni fa: sembrava una giornata come tante, ma la sua vita era stata sconvolta. Si trovava in acqua con gli altri, ma all'improvviso si era sentita chiamare dal mare, aveva udito una voce invitarla a nuotare lontano dalla riva e così aveva fatto. Dopo alcune bracciate, sufficienti da essere lontano dalla battigia ma abbastanza da permettere ai bagnanti di vederla risucchiata da un improvviso mulinello d'acqua, aveva avuto la sua prima trasformazione. Aveva dieci anni e vedersi trasformata in una sirenetta era stato uno dei suoi sogni, ma aveva capito ben presto che quelle pinne portavano con sé un peso particolare, il peso di un intero popolo. La Regina dei Mari le si era rivelata in tutto il suo splendore e le aveva raccontato la sua storia, con la promessa di mostrarle il Palazzo Bianco quanto prima. Dopo quel breve incontro Serena era stata portata dalle onde su una spiaggia poco distante e, di nuovo nella sua forma umana, si era svegliata tra le braccia di Perla che le accarezzava il capo.
Per tutti lei era rimasta traumatizzata da quell'esperienza al punto da rifiutarsi di entrare in acqua di nuovo, vi erano stati blandi tentativi di farle passare quella che veniva ritenuta come una paura, ma nessuno l'aveva mai forzata a bagnarsi di nuovo.
«Ti chiedo solo di metterti vicino a me in riva e lasciare che le onde lambiscano i tuoi piedi.» mormorò lui, avvicinandosi per prenderle una mano.
«Non posso.» ribatté sottraendosi dalla presa delicata di Marco ed indietreggiano ancora.
«Ma perché? Tu vieni in spiaggia quando ricerchi un po' di tranquillità, non puoi dirmi che hai ancora paura, altrimenti eviteresti posti del genere.»
«Non puoi forzarmi.»
«E non voglio farlo.» affermò lui, riavvicinandosi «Ma l'acqua non ti spaventa davvero e lo sai.»
Serena deglutì, lanciando una breve occhiata alle onde che si infrangevano sulla battigia.
«Non è il mare a spaventarmi, ma ciò che potrebbe accadere se mi bagnassi.» mormorò, incredibilmente sincera per quanto l'intera situazione potesse permetterlo.
«Ci sono io. Non ti accadrà niente.» sussurrò il ragazzo «Non ti sto chiedendo di venire al largo con me, ma di seguirmi in riva. Ti bagneresti a stento il polpaccio.» le fece notare.
Serena scosse la testa decisa.
«Ma perché? Perché non ti fidi di me?»
«Non metterla sul personale, Marco.» lo ammonì lei, avvertendo gli occhi farsi lucidi. Era ingiusto che la ponesse in quei termini, dubitando della fiducia che Serena nutriva in lui.
«Potresti superare la tua paura.» tentò ancora lui «Serena, fidati di me.»
No, non poteva parlarle così. Lei avrebbe voluto cedere, ma non poteva minimamente assecondarlo nella sua idea. Si sarebbe trasformata, avrebbe rivelato la sua vera natura al ragazzo di cui era innamorata, non poteva.
«Basta, non voglio più parlarne.» disse, alzando per pochi istanti lo sguardo e tra le lacrime intuì l'espressione di lui mutare, ma Serena aveva raggiunto il proprio limite. Si era recata lì alla ricerca di pace, ora sarebbe tornata a casa in condizioni ancora peggiori. Non gli diede tempo di ribattere in alcun modo e fuggì.





[1] per i "veterani" (se ci sono ancora ahaha): sì, ho cambiato nome a Miriam.
[2] Bans --> Ballo ANimato
[3] spero vi ricordiate ancora di Mirko ahaha (capitolo 6)




Rieccomi ♥
Ciao a tutti! Mi ripresento di lunedì per rispettare quel giorno di pubblicazione da me deciso mesi fa, ma è molto probabile che scelga di cambiarlo per impegni universitari. Lo stabilirò con la prossima pubblicazione che non ho idea di quando possa essere (per questo motivo vi invito a seguirmi su Insta  https://www.instagram.com/sonrisa_efp/  per essere aggiornati sulle mie fanfic e anche per vedere dei bei disegni sulla long non realizzati dalla sottoscritta xD).
Non so cosa dire su questo capitolo ^^" è più che altro di passaggio, ma mi serviva per iniziare a dare spazio agli altri personaggi. :3
Spero vi sia piaciuto!
A presto,
Marty

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