Un'emozione per sempre

di Beatrix82
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Volti dal passato ***
Capitolo 2: *** Il richiamo dell'ovest ***
Capitolo 3: *** Sangue al cuore ***
Capitolo 4: *** Lampi di follia ***
Capitolo 5: *** Foto ricordo ***
Capitolo 6: *** Nuovi venti su West City ***
Capitolo 7: *** Lacrime di cerbiatto ***
Capitolo 8: *** Sogno di una sera di fine estate ***
Capitolo 9: *** Carpe noctem ***
Capitolo 10: *** Goodbye ***
Capitolo 11: *** Tornare a volare ***
Capitolo 12: *** Legame di sangue ***



Capitolo 1
*** Volti dal passato ***


CAPITOLO 1 - Volti dal passato

 

 

Splendeva alto il sole in quella tiepida giornata primaverile, riscaldando piacevolmente i volti sorridenti ed eccitati del pubblico in delirio.

Da tanto non si assisteva ad uno spettacolo simile. Il ring sembrava quasi prendere fuoco sotto i piedi dei due giovani concorrenti che si affrontavano senza tregua, e brillava della luce delle loro chiome che da nere si erano sorprendentemente illuminate d'oro.

Pan incitava con entusiasmo il ragazzino di cui si vantava essere la trisnonna, e che, in comune con il suo famoso antenato Goku, non aveva solo il nome: era l'esatta fotocopia.

Lottava contro il suo avversario con grinta ed audacia, come lei gli aveva da tempo insegnato. Era riuscita a fare di quel ragazzino, all'inizio così insicuro e reticente ad entrare nel mondo delle arti marziali, il degno discendente dell'eroe che più di una volta aveva salvato il mondo e tutti i suoi abitanti. 

E Pan se ne sentiva così orgogliosa, specie adesso che quello stesso Goku, il suo adoratissimo nonno che tanto amava e stimava, era tornato da chissà dove per poter vedere quel ragazzino che portava il suo nome. 

L'aveva scorto per caso in mezzo al pubblico, qualche minuto prima, ad osservare con soddisfazione l'eccitante incontro che si svolgeva sul ring. Si era poi perso tra la folla, così rapidamente quanto era apparso. Ma era lui, Pan ne era sicura. 

Non avrebbe mai pensato di poterlo rivedere in quella vita. E invece era tornato, anche solo per poco, era tornato per lei e per il piccolo Goku. Bastava quello a riempirla di gioia.

Ma c'era anche qualcos'altro che la emozionava particolarmente nel seguire quell'incontro: la sorprendente scoperta che l'altro ragazzino, quello che riusciva a stare al passo del suo Goku e che come lui sapeva trasformarsi in SuperSayan, altri non era che un discendente di Vegeta.

L'aveva appena scoperto. Sua madre, una giovane e bellissima donna dai capelli azzurri, così simile ad una Bulma dei suoi vecchi ricordi, le si era seduta accanto, mettendosi niente meno che a ironizzare sulla sua età giusto per avere modo di attaccare discorso e prevedere la sicura vittoria di suo figlio. Non ci avrebbe messo tanto a collegarla alla famiglia che ben conosceva molti anni addietro, se poi una telefonata dall'ufficio e degli orecchini con un famoso logo non avessero chiarito definitivamente la sua identità.

Forse era destino che, dopo tutti quegli anni, i discendenti dei due grandi Sayan che fecero della Terra la loro patria, si ritrovassero lì, faccia a faccia, con le perfette sembianze dei loro illustri antenati, a sfidarsi nella finale del nuovo torneo di arti marziali. Ma non c'era rivalità tra loro, solo un amichevole scontro per scoprire insieme gli straordinari poteri che li accomunavano, e per congratularsi con sincerità l'uno con l'altro della reciproca capacità con cui si tenevano testa. Una sincerità ed un rispetto che i loro famosi antenati avevano conquistato solo dopo anni, e che adesso i due ragazzini ereditavano e riprendevano esattamente da quando Goku e Vegeta si erano separati.

"Vai Vegeta, fagli vedere chi sei!" gridava animatamente la madre, ancora seduta accanto a lei.

"Forza Goku! Puoi farcela!" urlò Pan di contraccolpo al nipote, che ormai, al pari del suo avversario, sembrava averci preso gusto a scontrarsi con qualcuno del suo livello.

L'incontro durava ormai da una buona mezz'ora, senza che i due giovani Sayan mostrassero alcun lontanissimo segno di stanchezza. Il pubblico si era diviso ormai in due eccitate tifoserie, ma solo una prevalse con grida e applausi di soddisfazione quando, per pura distrazione, il giovane Vegeta venne spinto giù dal ring dal giovane Goku, che si guadagnava così la vittoria.

"Evviva! Bravissimo Goku!" urlò Pan con tutto il fiato che aveva, alzandosi in piedi ed agitando le braccia in segno di trionfo mentre il pubblico esplodeva in un eccitato applauso.

Il ragazzino, che evidentemente si divertiva a scontrarsi con il suo degno avversario come fosse un gioco coinvolgente ed appassionante, sembrò rimanere all'inizio smarrito nel rendersi conto della sua inaspettata vittoria e dell'ovazione che si alzava dagli spalti in suo onore. Poi, con timida soddisfazione, sorrise.

 

Che tenerezza infondeva guardare il suo piccolo tris-nipote mentre veniva premiato come vincitore assoluto del torneo di arti marziali. Ancora una volta, dopo tutti quegli anni, un sorprendente ragazzino con il nome di Goku e con gli occhioni neri e dolcissimi riceveva il titolo di campione. E posava per le foto di rito sotto la statua del suo ormai celebre antenato.

"Devo complimentarmi con lei, signora" si sentì dire da una voce decisa e melodiosa al suo fianco. "La vittoria di suo nipote è anche merito suo, dal momento che lo ha allenato così bene".

Pan si voltò alla sua sinistra. La madre di Vegeta era ancora lì, seduta accanto a lei, che con un sorriso provò ad esprimerle tutte le sue congratulazioni.

Quel bagliore negli occhi azzurri... Quella familiare espressività dello sguardo che Pan non avrebbe potuto confondere con nessun altra... Anche dopo tutti quegli anni...

"La ringrazio di cuore, signora Brief, ma anche suo figlio è molto preparato, e meritava di vincere altrettanto".

La donna guardò Pan come se avesse detto chissà quale incomprensibile affermazione.

"Ma...lei...come fa a sapere come mi chiamo?" chiese con stupore e curiosità. "Non mi ricordo di essermi presentata".

Pan rimase qualche secondo in silenzio, pensando a come spiegare che quell'appellativo spontaneo le era venuto dalla consapevolezza di trovarsi accanto alla discendente di una famiglia che ben conosceva. 

"Lei lavora alla Capsule Corporation, vero?" chiese, anche se conosceva già la risposta.

"Sì..." rispose la donna dai capelli celesti ancora più sorpresa. "Sono la presidente, per la precisione".

Come immaginava. Ma come dirle chi era lei?

"Sa, tanto tempo fa io conoscevo molto bene la fondatrice dell'azienda e la sua famiglia".

"Davvero?" rispose l'altra trapelando un accenno di curiosità.

"E considerando che suo figlio assomiglia così tanto al marito di questa, immagino che lei sia una sua diretta discendente".

La giovane donna rimase un pò perplessa, indecisa se credere o no ai mezzi discorsi e alle frasi apparentemente incomprensibili di una arzilla vecchietta decisamente avanti con l'età.

"Infatti... ma, mi scusi, posso sapere chi è lei?".

Pan socchiuse gli occhi, sorridendo leggermente.

"Non credo che possa conoscermi, visto che è così giovane...ma sono Pan, Son Pan. La nipote del famoso Goku, di cui può ammirare la statua davanti ai suoi occhi" le rispose con un briciolo di soddisfazione, indicando con lo sguardo la figura di suo nonno intarsiato nel marmo, al bordo del ring.

Fu allora che l'espressione smarrita e confusa della sua interlocutrice cambiò in un sorriso incredulo e meravigliato.

"Lei è...no, non posso crederci...la nipote di Son Goku!" esclamò gioiosamente. "La mia famiglia si tramanda le sue avventure, quelle della sua famiglia e dei miei antenati di generazione in generazione!".

"Oh, mi fa un grande piacere che le nostre gesta, se così possiamo chiamarle, siano ricordate anche dai posteri!" sorrise Pan scherzosamente, sorpresa dal repentino cambiamento di atteggiamento della donna dopo averle rivelato chi lei fosse in realtà.

"E' incredibile!" continuò questa. "Io...credevo...insomma, dopo così tanto tempo...che lei fosse...".

"Fossi morta?".

"Oh, io...non intendevo questo..." cercò di riparare con leggero imbarazzo.

"Non fa niente, cara, in effetti non capita di incontrare tutti i giorni un'ultracentenaria!".

"Non avrei mai immaginato di conoscere personalmente una delle guerriere che combatterono per la salvezza del mondo! Mi è stato raccontato così tanto su di voi, sulle sfere del drago e tutto il resto!".

Eccolo, lo vide di nuovo. Quel chiaro bagliore negli occhi cerulei, unito a quel sorriso che rilassava così piacevolmente il volto perfetto, le richiamò per un attimo alla memoria il ricordo di altri due occhi, e di un altro bellissimo volto che le passò nella mente come un guizzo sconvolgente.

Era giunto il momento di farle una domanda. Una domanda a cui non sapeva se voleva veramente conoscere la risposta... Ma che doveva fare, o il suo vecchio cuore acciaccato sarebbe esploso di lì a pochi attimi. 

"Quindi lei dovrebbe essere...".

"Bikini Brief, signora Pan, discendente del grande Vegeta che lei conosceva" la interruppe sfoggiando con orgoglio le sue origini.

"Sì, e quindi posso immaginare che sia la bisnipote di...".

"Trunks Brief".

 

Trunks... 

Da quanto non sentiva più pronunciare quel nome, che ora penetrò fino in fondo alla sua anima provocandole una rapida fitta allo stomaco che, se non fosse stato per le circostanze, avrebbe ricondotto a tipici dolori di vecchiaia.

"Era lui il mio bisnonno. Lo conosceva?".

Pan cercò di risponderle, ma era come se le parole le si fossero spezzate in gola, dove in quel momento sentiva anche il suo cuore pulsare energicamente.

Ebbene, adesso finalmente aveva avuto la conferma a ciò di cui sentiva di saper già dare risposta.

"Conosceva il mio bisnonno, vero signora Pan?" ripetè Bikini.

"Certo che lo conoscevo" confermò Pan sorridendo, voltandosi poi verso le gradinate inferiori nel sentire avvicinarsi le risa cristalline di due ragazzini.

"Nonna, nonnina! Hai visto che ho vinto il torneo?".

"Ho visto, Goku, sono veramente orgogliosa di te!".

"Ma anche Vegeta è fortissimo, sai? Mi sono divertito un sacco a combattere con lui!" esclamò entusiasta il piccolo Goku, sorridendo al suo nuovo amico che era tornato al fianco della madre.

"Hai ragione, Goku, è stato veramente uno sballo anche se poi sei stato tu a vincere!" rispose l'altro con altrettanto entusiasmo.

Pan non potè fare a meno di farsi scappare una bella risata, attirando l'attenzione degli altri tre che si voltarono a guardarla con aria interrogativa.

Non sapeva come spiegarlo in quel momento, ma l'assistere ad una scena in cui un ragazzino identico al vecchio Vegeta parlava in modo così amichevole alla fotocopia di suo nonno Goku, non poteva essere che divertente! Senza contare che non gli importava nemmeno di aver perso!

"Mamma, posso invitare Goku a casa nostra per fargli vedere la Gravity Room dove mi alleno?" chiese il piccolo sosia di Vegeta alla madre, con occhi incredibilmente imploranti e supplichevoli che Pan non avrebbe mai immaginato di poter vedere riflessi in quel volto.

"Oh, certo, con il permesso di sua nonna..." rispose Bikini voltandosi verso di lei.

"Ecco...non credo sia il caso...".

"Ti prego nonna! Voglio vedere la Gravity Room!" esclamò il piccolo Goku con eccitazione.

"Avanti, signora Son, accontenti suo nipote!" la incitò la giovane donna.

"E va bene..." crollò Pan alla fine. "Ma ci tratterremo solo per poco, ok?".

"Evviva!!!" gridarono di gioia i due piccoli Sayan, scambiandosi poi un'amichevole "5" con la mano. 

Era incredibile: sembrava che quei due si conoscessero da anni, nonostante si fossero visti per la prima volta solo circa un'ora prima e avessero combattuto l'uno contro l'altro per contendersi il titolo di campione del torneo.

 

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Capitolo 2
*** Il richiamo dell'ovest ***


CAPITOLO 2 - Il richiamo dell'ovest

 

 

Sfrecciava forte il modernissimo veicolo volante di Bikini Brief, che attraversava a gran velocità il cielo sereno al di sopra dello smog e del caos di città. Quella città che, nonostante il progresso e le sempre più nuove tecnologie diffuse durante quel lungo secolo in cui Pan non vi era più tornata, rimaneva ai suoi occhi sempre la stessa: un reticolo di palazzi, auto e gente brulicante che ora ammirava dall'alto attraverso il finestrino del velivolo.

Anche il piccolo Goku se ne stava incollato al vetro, rapito da quell'intrigante spettacolo di moderna metropoli che lui, abituato a luoghi ben più tranquilli e pacifici, non era abituato a vedere.

"Ci siamo quasi, signora Pan" avvertì la giovane donna alla guida, mentre si apprestava ad abbassare la quota del velivolo.

Ed eccola là.

Era ancora come se la ricordava, un imponente edificio semisferoidale con le classiche palme intorno ed il nome dell'azienda a caratteri cubitali.

Tutta West City, la capitale dell'ovest che da sempre rappresentava una delle città più tecnologiche ed industrializzate, era rimasta al passo con i tempi, assimilando i progressi dell'architettura e della scienza, mentre la Capsule Corporation non era cambiata di una virgola, e rimaneva come un tempo un piccolo angolo tranquillo ed indipendente in quella caotica città, a cui continuava a fornire veicoli ed altri oggetti firmati con il proprio logo.

Bikini parcheggiò il veivolo in un apposito box a qualche metro dall'edificio, invitando i suoi due ospiti a scendere per primi.

"Wow..." mormorò il piccolo Goku, affascinato. "Questa è tuta casa tua, Vegeta?".

"L'hai detto, amico" rispose con un sorrisetto il giovane Vegeta, al suo fianco. "Di sotto ci sono i laboratori dell'azienda, mentre sopra c'è l'abitazione vera e propria... Ma credo che ci sia qualcosa che possa interessarti di più".

"La Gravity Room!" indovinò Goku eccitato.

"Dai seguimi, ti porto a provarla!" propose l'altro precedendolo.

"Mi raccomando, ragazzi, andateci piano con la gravità, intesi?" gridò Bikini ai due monelli che si stavano già allontanando a corsa verso il luogo del desiderio.

Pan sorrise, apprezzando ancora una volta la repentina amicizia che si era instaurata tra i due ragazzini.

"Venga, noi possiamo accomodarci dentro, nel frattempo" propose l'azzurra donna con un sorriso invitante.

Pan esitò un secondo, poi, ricambiando il sorriso, annuì.

 

L'interno era molto diverso da come se lo ricordava. Come ci si poteva aspettare, l'arredamento e la mobilia erano cambiati sia nel tipo che nella disposizione, ma l'ambiente in se, quella tipica atmosfera tra le mura rotondeggianti, era ancora la stessa di allora.

Per un momento, a Pan sembrò quasi di esser tornata indietro nel tempo di tanti, forse troppi anni. Trovarsi in quella casa, con una donna così simile a Bulma che guardandola con la coda dell'occhio poteva quasi confonderla...

Si aspettò quasi di vedere Vegeta, in un angolo, appoggiato al muro e con le braccia incrociate sul petto... E perfino Bra, a trafficare nel salone mostrando gli acquisti della sua ultima battuta di shopping...

E poi lui...che scendeva bello ed elegante dalla sua stanza, mentre l'accoglieva con un caldo sorriso...

Chiuse gli occhi, mentre nella sua mente si materializzavano le immagini della sua memoria.

"Tutto bene, signora Pan?" le chiese Bikini, notando che la sua ospite sembrava completamente fuori dal mondo.

"Oh, certo, non si preoccupi" rispose Pan. "Stavo solo...ripensando".

"Era già stata qui, non è vero?".

"Tante di quelle volte che tutt'ora potrei ricordarmi ogni stanza di quest'enorme casa" rispose l'anziana donna con sicurezza.

"Abbiamo continuato ad abitare qui nel corso delle generazioni. Non potevamo trovare un posto migliore" soggiunse Bikini mentre si voltava verso una donna di mezza età che, vestita da governante e fermatasi di fronte a lei, aspettava ordini dalla padrona.

"Desidera qualcosa, signora Brief?" chiese educatamente la domestica.

"Oh, sì, Agnes, ci porti due tazze di tè, grazie" rispose, tornando a concentrarsi sulla sua ospite.

"Prima, al torneo, mi stava parlando dei suoi stretti rapporti con i miei antenati".

"Infatti. Erano buoni amici di famiglia, dal momento che Bulma e mio nonno si conoscevano fin da piccoli. Ma soprattutto, come lei saprà, erano anche gli altri unici sayan sulla faccia della Terra".

"Lei doveva avere più o meno l'età della mia prozia Bra, giusto?".

"Giusto. Eravamo quasi coetanee".

"Ma ho visto che è rimasta alquanto colpita quando le ho detto che ero la bisnipote di Trunks Brief, suo fratello".

Pan pensò di arrossire, ma la vecchiaia e l'esperienza ormai le avevano insegnato a mantenere il controllo.

"Lo immaginavo già, a dir la verità, ma la cosa mi fa comunque un certo effetto...forse perchè io e Trunks eravamo molto legati" rispose con naturalezza.

"Lui però doveva avere molti più anni di lei, se non sbaglio...".

"Infatti...ma ne abbiamo passate tante insieme...".

"So del viaggio nello spazio in cerca delle sfere che avete fatto voi due e suo nonno Goku. E' per questo che eravate così amici?".

"Oh, sicuramente quell'avventura ci ha avvicinato molto...ma non è stato solo quello".

Bikini osservò la donna parlare con naturalezza e obiettività, ma era impossibile non accorgersi che le brillavano gli occhi nel parlare del suo bisnonno e che le sue labbra erano inclinate in un sorriso sognante.

"Non è che per caso avete avuto una storia?" cercò di indovinare Bikini, con una punta di malizia e di impudenza.

In quel momento Pan fu sicura di arrossire sul serio.

"Noi? Oh, no...cioè, ecco, tra noi le cose erano molto più...come dire...complicate" balbettò.

"Complicate?".

"Sì...il nostro rapporto era molto di più di una semplice amicizia, ma neanche si può definire proprio una storia d'amore...".

Bikini la guardava confusa, sempre più convinta che quella vecchietta avesse qualche rotella fuori posto.

"E' difficile da spiegare..." continuò. "Anche perchè...si tratta di fatti e sentimenti di cui non ho mai parlato a nessuno...o almeno non a persone appena conosciute".

"Mi scusi signora Pan, sono stata davvero molto impertinente a farle delle domande così personali...".

"No, non c'è problema, davvero. E poi lei non è un'estranea, è la nipote di Trunks, no? Ha pieno diritto di voler sapere" rispose Pan, adesso tornata alla sua usuale sicurezza dopo aver superato l'imbarazzo iniziale.

Bikini annuì, accettando con piacere e sana curiosità di ascoltare la storia che quella vecchia signora si preparava a raccontarle.

"Non saprei proprio da dove cominciare" iniziò Pan. "Forse è opportuno partire da quando mio nonno se ne è andato con Shenron, dopo la sconfitta dei draghi malvagi...".

 

Sembrava un giorno come un altro. Sembrava che non fosse successo niente, che tutto fosse assolutamente normale.

Perchè tutti si comportavano in modo normale, come se ciò che era accaduto nell'ultimo periodo e in particolar modo quello stesso giorno fosse in realtà solo un sogno, una breve allucinazione che andava rimossa immediatamente per poter continuare a vivere.

Ma non per lei.

"Mi passi il sale, mamma?" chiese Gohan, assaporando gustosamente il suo piatto.

"Questo filetto è la fine del mondo!" esclamò Goten impegnato a tuffarsi in una succulenta abbuffata."Goten ha ragione, è veramente squisito!" confermò Gohan.

"Modestamente è una delle mie specialità!" concordò Chichi con soddisfazione, strizzando l'occhio a Videl.

Pan li guardava con disgusto, seduta al suo posto senza aver toccato cibo e aver spiccicato una parola per tutta la cena.

"Tu non mangi, tesoro?" le chiese Videl.

"Non ho fame" rispose lei seccamente.

"Guarda che è buonissimo, vero ragazzi?" chiese al marito e a Goten, che annuirono entusiasti.

"Che vuoi farci, Videl" sorrise Chichi. "Alla loro età le ragazzine sono fissate con le diete e roba del genere, non c'è verso di farle mangiare!".

"Pazienza, vorrà dire che mi sacrificherò a finire anche la sua porzione!" esclamò Goten, scatenando una risata generale.

"Ma come fate?!!" sbottò Pan alzandosi in piedi di scatto e colpendo la tavola con i pugni. "Come fate a fare finta di niente?".

Gli altri smisero di ridere, guardandola per la prima volta con espressione seria.

"Oggi il nonno se ne è andato e voi vi comportate come se non fosse successo niente" gridò con voce spezzata dalla rabbia. "Non avete detto una sola parola sull'argomento, come se si trattasse di una cosa assolutamente normale... Non ce la faccio più a stare qui!" concluse alla fine disperata, facendo cadere violentemente la sedia e correndo verso la porta.

Chichi, Gohan, Goten e Videl rimasero in silenzio, ricominciando a mangiare lentamente econ aria pensierosa, come se, dopo quel violento sfogo di Pan, si fossero risvegliati da un incantesimo che ora li costringeva, inevitabilmente, ad affrontare la realtà.

 

Volava veloce, sfidando la forza del vento che le soffiava forte contro, immersa nell'oscurità della notte e nel vuoto che provava nell'anima. Volava, senza sapere dove fuggire, dove nascondersi, dove trovare rifugio all'angoscia che sentiva crescere dentro di se e alle incessanti domande che rimanevano senza risposta.

Luci lontane le si posero finalmente davanti agli occhi colmi di lacrime, luci di una città che ora apparivano fioche e fredde al suo cuore, ma a cui inconsapevolmente quello stesso cuore l'aveva condotta.

 

Era stata una dura giornata quella. E non per il lavoro o per le solite pratiche da sbrigare. Era il giorno in cui il mondo ricominciava a vivere, ma che perdeva senza saperlo uno dei suoi eroi più importanti.

Trunks spense la luce, lasciando accesa solo la piccola lampada sul comodino. Ripose gli occhiali e le scartoffie che aveva appena esaminato con una rapida lettura per prepararsi ad affrontare, il giorno seguente, il rientro a lavoro, coricandosi poi finalmente sul letto.

Qualcuno bussava alla sua finestra.

No, forse era solo l'effetto dello stato di dormiveglia in cui era appena entrato, che lo aveva portato a confondere il rumore del vento con chissà cosa.

No, qualcuno bussava veramente al vetro della sua finestra, come potè confermare vedendo, tra il sonno, una piccola sagoma di un'ombra al di là della tenda.

Scese dal letto, avviandosi cautamente a verificare chi fosse. Scostò la tenda, notando con incredulità la figura fluttuante di Pan al di là del vetro.

"Pan" esclamò aprendola velocemente e facendola entrare. "Che ci fai qui a quest'ora?!" chiese con apprensione.

Ma Pan non rispose, si limitò a scavalcare il davanzale, con espressione gravata da tristezza e sconforto, e, istintivamente, si gettò tra le braccia di Trunks, affondando il viso sul suo petto.

Trunks rimase qualche secondo spiazzato dal gesto istintivo di Pan, poi, cominciando a comprendere cosa affliggeva il cuore della ragazzina, l'abbracciò a sua volta, accarezzandole dolcemente i capelli.

"Ehi" le sussurrò dopo un pò. "Vuoi dirmi cosa c'è?".

Pan si staccò leggermente da lui, abbastanza da poterlo guardare negli occhi.

"Il nonno se ne è andato un'altra volta e a casa tutti fanno finta di niente" rispose lei gravemente.

Trunks si sedette sul bordo del letto, invitando Pan a fare altrettanto.

"Che vuoi dire?" chiese.

"Si comportano come se per loro tutto ciò sia normale" spiegò Pan scotendo la testa.

"E a te tutto questo non va giù, vero?".

"No, per niente" esclamò decisa la ragazza.

"Lo sai che non è la prima volta che Goku se ne va da casa per un pò...".

"Sì, ma questa volta è diverso... Questa volta non sappiamo dove sia andato veramente...e neanche se tornerà mai..." concluse con lo sguardo basso e la voce tremante.

Trunks rimase in silenzio. Probabilmente ciò che diceva era vero. Si limitò ad appoggiarle affettuosamente la mano sulla spalla, in segno di conforto.

"Io vorri almeno che i miei non affrontassero la cosa con tale superficialità" aggiunse Pan.

"Probabilmente hanno scelto di reagire in questo modo per raggirare la realtà e soffrire di meno. E soprattutto, per far soffrire meno te, che gli eri così affezionata" propose Trunks con tono rassicurante.

"Ma io non voglio questo...ho bisogno di parlarne, di sfogarmi...ed è per questo che sono venuta qui da te...non sapevo dove altro andare..." dichiarò sommessamente.

Trunks la guardò con tenerezza e comprensione, accarezzandole una guancia, come per dirle che aveva fatto bene, che poteva contare su di lui ogni volta che voleva. Ma questo lei lo sapeva già.

"Posso dormire qui, stanotte?" chiese dopo un pò, con lo sguardo bisognoso di calore.

Trunks le sorrise dolcemente.

"Certo, se ti farà sentire meglio. Puoi sceglierti una delle camere degli ospiti qui vicino".

"No...voglio dormire proprio qui, con te".

Trunks rimase di nuovo spiazzato, confuso sul da farsi. Poi, guardando i suoi occhi lucidi ed imploranti, non potè fare a meno di annuire.

"Ok... Ci dovrebbe essere posto per tutti e due" disse, infilandosi sotto le coperte e spostandosi da un lato del letto, mentre Pan si distendeva al suo fianco.

"Sei più tranquilla, adesso?" le chiese premurosamente, spegnendo la luce sul comodino.

"Sì, sto meglio ora" mormorò Pan, rannicchiandosi vicino a lui.

Trunks sorrise tra se mentre lei gli appoggiava la testa sulla spalla e gli circondava la vita con un braccio, quasi in questo modo, a stretto contatto con il calore del suo corpo, si sentisse più protetta.

"Buonanotte, Pan" le sussurrò piano, posandole un delicato bacio sulla fronte, e guardandola addormentarsi in un sonno tranquillo.

 

        Continua...

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Capitolo 3
*** Sangue al cuore ***


CAPITOLO 3 - Sangue al cuore

 

 

Pan si concesse una breve pausa, per sorseggiare con gusto il tè che le era stato appena servito.

"E così" esordì Bikini. "Lei ed il mio bisnonno dormivate insieme...".

Pan sollevò gli occhi, sorridendo.

"Sì, ma non è come può pensare" precisò. "Io e Trunks dormivamo spesso nello stesso letto come possono fare fratello e sorella".

"Ma voi non eravate fratello e sorella".

"Lo so, ma in quel periodo per me era come se lo fosse... Mi è stato molto vicino e mi ha aiutato a superare un brutto momento" soggiunse Pan.

"Dormendo insieme a lei quando era triste?".

"Oh, non solo!" rise Pan. "Cercava di trascorrere molto tempo con me, sapeva che insieme a lui riuscivo a riacquistare il buonumore".

"E con un ragazzo così gentile e premuroso mi vuol dire che non poteva innamorarsi di lui?" insisté ancora Bikini con sguardo malizioso.

"Le ripeto che non avevo mai pensato a Trunks da quel punto di vista...almeno fino a...".

"Fino a...?".

"Beh... La cosa avvenne in modo del tutto casuale ed inaspettato..." cominciò Pan reimmergendosi nel passato. "Ricordo quel giorno come fosse ora...".

 

Finalmente la campanella suonò tra le mura del liceo Orange. A Pan sembrava che quella noiosa mattinata di scuola non si decidesse mai a finire.

Ripose le sue cose nello zainetto e si avviò verso l'uscita, dove una splendida giornata di sole la stava aspettando.

"Ehi Pan" esclamò una sua compagna al suo fianco. "Là ci deve essere qualcuno che ti sta aspettando" le fece notare indicando un uomo elegante e distinto che, fuori dal cancello della scuola, stava guardando nella loro direzione.

Pan sorrise per la piacevole sorpresa.

"Sì" rispose entusiasta. "E' Trunks!".

"Trunks?" le chiese un'altra amica. "E chi sarebbe, tuo zio forse?".

"No, è un amico" precisò Pan mentre, salutando con un gesto le compagne, si precipitava a corsa verso il ragazzo.

"Trunks!" esclamò eccitata. "Allora sei venuto davvero!".

"Certo" rispose lui sorridendo. "Ti avevo promesso che sarei venuto a prenderti a scuola per pranzare insieme, ti ricordi? E una promessa è una promessa".

"Ma non dovresti essere a lavoro?".

"Mi sono preso due ore di libertà... Quindi approfittiamone!".

Pan annuì, sorridendo.

 

Il parco era stato la scelta più adatta per un tranquillo pic-nic in quella meravigliosa giornata. Avevano scelto una tranquilla panchina all'ombra di un pino e vi si erano seduti distribuendosi i panini del pranzo che Trunks aveva appena acquistato.

"Mmh...buono!" commentò Pan assaggiando il suo tramezzino.

"Vedo che sei affamata" osservò Trunks guardandola con divertimento.

"Già, dopo ore di noia totale sui banchi di scuola...".

"Anche se questi panini non saranno mai al livello delle specialità che ti prepara tua nonna Chichi!".

Pan finì di masticare il boccone, annuendo.

"Però è buona la compagnia" osservò sorridendo. "Sono contenta che sei venuto, oggi".

"Trunks le sorrise teneramente, felice nel vedere come anche le piccole cose ed i ritagli di tempo che trascorrevano insieme riuscivano ad entusiasmarla.

"Come va adesso, Pan?" le chiese dopo qualche attimo.

"Meglio...sto meglio, ora".

"E a casa, come vanno le cose?".

"Se ne sono fatti una ragione, come me del resto. Sono ormai tre settimane che il nonno non c'è più e a questo punto si sono resi conto che forse, questa volta, non tornerà mai".

"Lo so, è dura da credere. Ma bisogna reagire".

"Infatti. Ma io non ci sarei mai riuscita senza di te" disse Pan, guardandolo con una tale luce negli occhi che Trunks non avrebbe potuto aspettarsi un modo migliore per esprimergli la sua gratitudine.

"Ma guarda" riprese Trunks in tono scherzoso. "Per una volta sento da te un apprezzamento nei miei confronti!".

Pan scoppiò a ridere allegramente.

"Beh, non farci troppo l'abitudine, eh!" esclamò. "Non sentirai queste cose tanto spesso!".

"Ok, cercherò di farmelo bastare!".

In quel momento stavano solo scherzando, perchè entrambi sapevano benissimo quanto fossero forti la stima e la riconoscenza che provavano l'uno per l'altra, e che riuscivano ad esprimersi anche senza parole. Anzi, bastava uno sguardo.

"Allora" riprese Trunks cambiando discorso. "Tutto bene a scuola?".

Pan lo guardò indecisa.

"Non è che c'è la domanda di riserva?".

Trunks sorrise maliziosamente.

"Non tanto, a quanto pare, vero?".

"Ecco, negli ultimi tempi non è che i miei voti siano molto alti...".

"E Gohan cosa dice?" chiese Trunks con curiosità.

"Dice che potri fare di più...che non mi impegno abbastanza...ma non è colpa mia se negli ultimi tempi sono successe così tante cose che mi hanno distratto dallo studio".

"Vedrai che piano piano tutto tornerà normale" la rassicurò lui.

"Speriamo... Anche stamattina però ci hanno assegnato un compito particolare che non ho proprio idea su come svolgere...".

"Di che si tratta?".

"Dobbiamo fare una ricerca su come si vive in un ambiente di lavoro. E io non so davvero da dove cominciare!".

Trunks ci pensò un attimo, poi sembrò essere illuminato da un'idea.

"Perchè non vieni con me alla Capsule Corporation, dopo?" propose.

"Alla Capsule Corporation...? Dici sul serio?".

"Certo! Così potresti svolgere la tua ricerca visitando un vero e proprio luogo di lavoro. Che ne dici?".

Pan non credeva alle sue orecchie: Trunks l'avrebbe portata a lavoro con lui!

"Ok!" rispose alla fine convinta. "M sei sicuro che potrò andare in giro per l'azienda a mio piacimento?".

Trunks sorrise, posandole una mano sulla spalla.

"Sono o non sono il presidente?".

 

I corridoi della Capsule Corporation brulicavano di gente, dipendenti, impiegati che correvano da un ufficio ad un altro con rapidità, mentre i telefoni squillavano continuamente sopra le scrivanie delle centraliniste.

Pan non aveva mai visto tanta attività ed efficienza, e si aggirava affascinata tra i vari settori dell'enorme edificio annotando nei suoi appunti ogni cosa che potesse servire alla sua ricerca.

Per fortuna Trunks aveva informato tutti i dipendenti della sua presenza, altrimenti qualcuno avrebbe certamente spedito fuori a calci una piccola intrusa che si aggirava furtivamente nell'azienda.

Il pomeriggio era ormai agli sgoccioli, e Pan era convinta che le informazioni raccolte potevano benissimo bastare. Non le restava che avviarsi verso l'ufficio di Trunks, per comunicargli che aveva finito e per ringraziarlo ancora una volta dell'opportunità che le aveva dato.

L'ascensore era occupato, per cui decise di raggiungere l'ultimo piano con le scale. Ma si fermò prima dell'ultimo pianerottolo, dietro l'angolo, udendo le voci di due impiegate che, uscendo dall'ascensore, stavano parlando del loro capo.

"Certo che Mr Brief è veramente uno schianto!" esclamò una delle due.

"Te l'avevo detto... Tu sei nuova ma se non lo sai qui dentro siamo tutte pazze di lui" la informò l'altra.

Pan cercò di nascondersi in modo da ascoltare, senza farsi scoprire, quella conversazione alquanto confidenziale su Trunks.

"Certo che se credevo che il presidente della Capsule Corporation fosse così giovane e sexy, mi facevo assumere prima!".

Le due ragazze scoppiarono a ridere.

"Non sai quanto mi piacerebbe uscire qualche volta con lui!" riprese la nuova impiegata, sognate.

"Potrebbe benissimo capitarti! E' capitato spesso che il presidente esca con qualcuna di noi".

"Davvero?".

"Certo! Proprio l'altra sera è uscito con Cindy dell'ufficio 4!".

"Non ci credo! E dopo cena cosa è successo?".

"Non l'ho saputo con precisione, ma basta un pò d'immaginazione...".

"Vuoi dire che...".

"E' logico! Anche il presidente è sensibile al fascino di una bella donna!".

Le due due risero ancora maliziosamente, mentre Pan, che solo ora si era accorta di aver trattenuto il fiato per un bel pò, deglutì con fatica, come se avesse un blocco tra la gola e lo stomaco.

"Immagino però che non sia così facile conquistarlo...".

"In effetti no, ma basta un pò di sensualità e di astuzia femminile...e vedrai che gli strapperai una cena anche tu...ed il dopo cena, naturalmente!".

Pan sentì un brivdo attraversarla completamente, ma rimase immobile.

"Adesso devo entrare nel suo ufficio a fargli firmare delle carte... Puoi darmi qualche consiglio?" chiese con entusiasmo la dipendente più giovane.

"Tu fatti vedere sveglia ed efficiente...e poi...questo" disse mentre invitava la collega a sganciarsi i primi due bottoni della camicetta, per mettere in maggior evidenza lo scollo.

Pan si affacciò appena per vedere la scena, ritraendosi con disgusto.

"Vai ora, e buona fortuna!" la salutò la maestra di seduzione.

"Ok, grazie! Vedrai che Mr Brief sarà mio!" esclamò l'altra avviandosi alla porta dell'ufficio di Trunks e, dopo una rapida sistemata ai capelli ed un'aggiunta di lucidalabbra, bussò.

"Avanti" le ordinò Trunks al di là della porta.

La donna entrò, salutando il presidente e accostandosi la porta alle spalle.

Pan cercò di ripetersi che non erano affari suoi, che non doveva interessarle nulla di quello che faceva Trunks, ma non potè resistere alla tentazione di avvicinarsi alla porta e di osservare ciò che avveniva all'interno attraverso lo spiraglio che rimaneva.

L'impiegata si era avvicinata alla scrivania di Trunks, tutta sorrisi e moine.

"Le ho portato questi documenti da firmare, presidente".

"Ah, grazie Betty. A proposito, mi hanno detto che sta imparando molto velocemente... Devo farle i miei complimenti" la elogiò Trunks.

La ragazza sembrò cadere a terra per la felicità.

"Oh, la ringrazio, presidente, ma è tutto merito suo se trovo passione per il mio lavoro...".

Trunks non rispose, limitandosi a sorriderle.

"Può farmi vedere di che documenti si tratta?" chiese poi.

"Subito, presidente. Allora, questo è il contratto di...".

L'impiegata cominciò ad illustrargli il contenuto delle carte che gli aveva consegnato, abbassandosi con naturalezza verso la scrivania e mettendo così in bella mostra la scollatura davanti al viso di Trunks.

Vedrai che Mr Brief sarà mio.

Pan sentì le guancie prenderle fuoco e provò una intensa fitta allo stomaco. Dentro di lei si stavano intersecando una miriade di emozioni contrapposte a cui non sapeva dare un senso.

Forse, l'idea che Trunks venisse conquistato da una di quelle galline delle segretarie le faceva ribollire il sangue. E conquistarlo voleva dire portarlo via...via da lei...anche lui...

No, non potevano farlo. Trunks non era loro...Trunks era suo...era suo perchè lei aveva bisogno di lui...non potevano strapparglielo in quel modo...lei lo voleva per se...i suoi occhi...il suo bel viso...le sue mani...il suo corpo...adesso fissati da quella ragazza che lo stava mangiando con gli occhi e che sperava di fare lo stesso effetto su di lui...

 Vedrai che Mr Brief sarà mio.

Corse lontano da quella porta e, trovata la prima finestra disponibile, volò via a gran velocità.

 

        Continua...

 

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Capitolo 4
*** Lampi di follia ***


Un'emozione per sempre 4

CAPITOLO 4 - Lampi di follia

By Beatrix

 

"Quindi è bastato quest'episodio a farla innamorare di Trunks" osservò Bikini, mentre offriva alla sua ospite dei deliziosi dolcetti da abbinare al tè.

"Non esattamente" obiettò Pan. "Diciamo che cominciai semplicemente a vederlo sotto un'altra luce".

"In poche parole è stata la gelosia a farle provare questo nuovo sentimento, giusto?".

"Più o meno... Vede, rendersi conto che Trunks aveva una vita sociale, che usciva con delle donne e che aveva delle storie con loro...cose a cui non avevo mai pensato, perchè abituata a conoscerlo in altri contesti...fu come aprire gli occhi per la prima volta ed accorgersi che Trunks non era solo l'amico, il punto di riferimento, il compagno di avventure, il presidente della Capsule Corporation...ma che era prima di tutto un uomo...un ragazzo...in quel senso, capisce?".

"Certo, capisco perfettamente" confermò Bikini mostrandosi sempre più interessata alla storia.

"Immagini che confusione potevo avere in testa...io che fino ad allora lo consideravo una sorta di fratello...".

"E cosa successe allora?".

Pan rimase per qualche secondo assorta, come per ripescare i ricordi dalla memoria, poi sorrise tra se.

"Lei non immagina quali stupidaggini può fare una ragazzina appena adolescente in pieno conflitto di emozioni".

"Beh, racconti, allora".

"D'accordo, ma si regga forte, questa volta..." scherzò Pan divertita dal malizioso coinvolgimento della giovane donna.

 

Quella giornata era decisamente grigia e nuvolosa. Sicuramente presto sarebbe scoppiato un bel temporale, come suggerivano i grossi nuvoloni neri che si stavano condensando nel cielo.

Non era certo la giornata ideale per fare un pò di allenamento all'aperto, ma era già rimasto d'accordo con Pan, che sicuramente lo stava già aspettando fuori da casa. E poi, sapeva che a lei piacevano svaghi di questo tipo, e considerato il difficile momento che stava attraversando, le faceva bene divertirsi un pò.

Trunks uscì di casa guardandosi intorno, ma fu subito attratto da un rumore secco proveniente dal giardino sul retro, come di legno colpito ripetutamente.

Girando attorno all'edificio, scorse Pan che, con forza e rabbia, prendeva a pugni e a calci una delle palme ormai sul punto di cedere.

"Pan!" gridò lui tra il rumore dei colpi. "Ti avevo detto di aspettarmi fuori, non di distruggermi il giardino!".

Pan sembrò non sentirlo. O meglio...non volerlo sentire, continuando a torturare l'albero come se si trattasse di un nemico da abbattere senza pietà.

Da est giungeva l'eco di tuoni che si avvicinavano.

"Pan ma che fai?" urlò Trunks abbandonando il tono gioviale ed assumendone uno più serio.

"Mi sto solo sfogando" rispose secca Pan senza fermarsi.

"Proprio un bel modo per farlo" osservò Trunks incrociando le braccia al petto. "Comunque, signorina, non mi hai ancora spiegato come mai l'altra sera sei andata via dalla Capsule Corporation senza salutarmi".

"Avevo un impegno urgente".

"Un impegno urgente? Che vuol dire?".

"Avevo...un appuntamento" mentì Pan. "Ti sembra tanto strano?".

"No, certo che no!" rispose Trunks. "Potevi però almeno passare ad avvertirmi, pensavo ti fossi persa nell'azienda!".

"Dovevo scappare, ero di fretta! Non ci sei mica solo tu ad aspettarmi, sai!" gridò Pan con rabbia e orgoglio.

Trunks si fece scappare una piccola risata, quasi divertito dal bizzarro atteggiamento della ragazzina.

"Umore storto oggi, vero?" chiese.

"Lascia perdere" rispose Pan riprendendo ad accanirsi contro la palma, mentre il fragore di un tuono rimbombava nell'aria e le prime gocce di pioggia cominciavano a cadere.

"Avanti, andiamo dentro che sta iniziando a piovere" la incitò Trunks.

"Tu vai, io resto fuori".

"Pan...non farti portare dentro con la forza, per piacere".

La ragazza si fermò ancora, voltandosi verso di lui con espressione grave.

"Ne ho abbastanza di sentirmi dire cosa devo o non devo fare" gridò rabbiosamente.

Sentiva le sue guance inumidirsi, e non solo per la pioggia che ormai cadeva forte su di loro. Chissà perchè, ma in quel momento suo nonno le mancava ancora più del solito. Si sentiva sola e smarrita, con una tale rabbia dentro da aver voglia di spaccare qualunque cosa le si trovasse davanti. Senza un motivo.

"Non devi occuparti di me solo perchè ti senti obbligato!" aggiunse gridando.

"Ma cosa stai dicendo...".

"Magari ti diverti di più in altri modi e con altra gente piuttosto che passare il tempo con me...".

"Pan finiscila e andiamo dentro".

"Ho detto di no!".

"Ehi attenta!" gridò Trunks quando ormai era troppo tardi, ed il tronco dell'albero si spezzava e cadeva verso colei che aveva causato il danno, colpendola violentemente alla testa.

"Pan!" esclamò Trunks precipitandosi verso di lei, distesa a terra con la fronte sanguinante e priva di conoscenza.

Tra la pioggia che cadeva sempre più fitta, spostò il tronco da sopra di lei e la prese in braccio, portandola rapidamente verso la piccola infermeria accanto alla Gravity Room.

 

La luce della lampada al neon illuminava debolmente la stanza, mentre l'eco del temporale rimbombava forte contro i vetri delle finestre.

Pan, appena risvegliatasi sul lettino bianco dell'infermeria, cercò di mettere lentamente a fuoco il volto di fronte a lei.

E a poco a poco acquistarono consistenza i tratti perfetti di quel viso, e fu in grado di ammirare in pieno l'azzurro purissimo dei suoi occhi...Trunks...chino su di lei, con espressione attenta e concentrata...lui la stava...medicando...

Sorrise appena si accorse che Pan aveva riaperto gli occhi.

"Bentornata tra noi" disse sollevato, continuando a tamponarle il brutto taglio che si era procurata sulla fronte.

"Cosa...cosa è successo?" balbettò lei stropicciandosi gli occhi.

"Evidentemente la palma che stavi prendendo a botte si è voluta vendicare e ha deciso di caderti dritta in testa".

Pan rise debolmente.

Era stata senza dubbio una bella botta, che prendendola alla sprovvista le aveva fatto addirittura perdere conoscenza. Ma ora si sentiva già meglio, sapendo che Trunks si era preso cura di lei fino al suo risveglio e che continuava a starle vicino.

Trunks...solo lui sapeva davvero come farla stare bene...come renderla felice e non farla pensare a cose tristi...ora che il nonno non era più con lei...

Un fulmine saettò violento fuori dalla finestra, accompagnato da un forte rimbombo sonoro, che fece saltare l'impianto di illuminazione della piccola infermeria.

"Accidenti!" esclamò Trunks. "Dovremo finire al buio" annunciò riprendendo a medicare la ferita, accompagnato solo dalla luce dei lampi che a tratti illuminavano la stanza.

Trunks...così bello alla luce del giorno come nell'oscurità della notte... Bastava il bagliore nei suoi occhi ad illuminare le tenebre...ed il calore del suo respiro a riscaldarle il cuore...

Lui e lei...lì...così vicini...ne aveva talmente bisogno...

Eppure, là fuori, volevano portarglielo via...con i loro modi falsi e meschini...

Era forse quello l'unico modo per avere Trunks? Poteva rischiare di non averlo tutto per lei?

Non voleva che altre potessero guardare i suoi occhi così da vicino come faceva lei...o respirare la sua stessa aria...o abbandonarsi alle sue gentili cure...

Guidata dall'istinto, si avvicinò inaspettatamente a lui, cercando le sue labbra.

Ma Trunks se ne accorse in tempo, e si spostò leggermente all'indietro, interrompendo la sua medicazione.

"Pan" sussurrò sconvolto. "Che...che ti salta in mente?".

Pan si accigliò al rifiuto di Trunks, chiedendosi se avrebbe respinto allo stesso modo anche una delle sue belle spasimanti.

"Trunks..." mormorò. "Tu non mi abbandonerai vero?".

Trunks era sempre più confuso. Quel giorno Pan si stava comportando in maniera decisamente strana...

"Pan ma che cosa dici...".

"Tu non preferisci le altre a me, vero?".

"Le altre chi?".

"Le altre a lavoro. Lo so che ti vogliono".

Trunks si accigliò. I discorsi di Pan erano alquanto confusi, ma probabilmente cominciava a capire di cosa si trattava.

"Dimmi che non preferisci loro solo perchè sono più belle più grandi e più brave di me".

"Pan...che discorsi sono questi...".

"Dimostramelo Trunks" disse interrompendolo, sfilandosi timidamente la maglietta e rimanendo con un semplice reggiseno a coprire le prime acerbe forme da ragazza, mentre un lampo illuminava solennemente la scena. "Dimostrami che vuoi anche me come vuoi loro".

 

Bikini sembrava così coinvolta nell'ascolto da non accorgersi che la domestica la stava ripetutamente chiamando da alcuni secondi.

"Cosa c'è Agnes, non vede che sto parlando con la mia ospite?".

"Mi scusi, ma al telefono c'è il suo segretario che le ricorda i suoi impegni in ufficio...".

"Le dica di annullare tutti gli appuntamenti di oggi!".

"Ma signora...".

"Faccia come le ho detto, grazie!".

La governante annuì con un debole inchino, allontanandosi con passo svelto dal salone.

"Ok, può continuare, ora!".

Pan non poté fare a meno di farsi scappare una risatina sotto i baffi.

"Beh, che c'è da ridere?" chiese Bikini.

"Immagino che in questo momento sia curiosa di sapere se l'abbiamo fatto...".

Questa volta fu Bikini ad arrossire vivacemente.

"Ecco...sì, anche quello..." balbettò leggermente imbarazzata.

"Allora devo deluderla, mia cara. Trunks era un vero gentiluomo, non si sarebbe mai approfittato di una ragazzina confusa e smarrita che non si rende nemmeno conto di cosa sta facendo...neppure se questa si spoglia davanti a lui e gli si offre su un piatto d'argento...".

 

Pan lo guardava con impazienza, aspettando una sua reazione.

Se le donne usavano questi mezzi per averlo, anche lei, che a malapena in vita era riuscita a baciare un ragazzo, si sarebbe offerta completamente a lui...almeno così sarebbe stato suo...

Ma Trunks la guardava male. Sembrava molto arrabbiato.

"Rivestiti subito" le ordinò in tono autoritario.

"Perchè?".

"Pan, ho detto rivestiti!" esclamò ancora.

Pan, imbronciata, ubbidì e si rinfilò controvoglia la maglietta.

"Mi spieghi cosa ti passa per la testa?".

La ragazza rimase con lo sguardo basso e le guance rosse per l'imbarazzo.

"Tu lo sai che le tue colleghe ci provano con te?" chiese con un sussurro.

"Certo che lo so...ormai non ci faccio più neanche caso".

"Ma poi esci con loro e...".

Trunks le sollevò il mento con una mano, in modo da costringerla a guardarlo negli occhi.

"Qual'è il punto, Pan?".

"Io non voglio perderti..." mormorò con le lacrime agli occhi.

Trunks le prese il volto tra le mani, sorridendole dolcemente.

"Tu non mi perderai mai" la rassicurò. "Io posso frequentare delle donne, come tu esci con gli amici e con qualche ragazzo della tua età...ma questo non significa che ti abbandono...io ci sono sempre per te".

Pan annuì debolmente.

"E soprattutto" continuò Trunks. "Non devi temere di perdermi e cercare di legarti a me in quel modo...".

Pan distolse lo sguardo imbarazzata, ma Trunks riportò i suoi occhi verso di se.

"Vedi, Pan, io ti voglio così bene proprio perchè tu non sei in questo modo...non c'è malizia né falsità in te...insieme a te posso essere me stesso e voglio che tu faccia altrettanto...perchè mi piaci così come sei".

"Ma tu non mi vuoi...in quel senso?".

Trunks sospirò, accarezzandole delicatamente una guancia.

"Non è che non ti voglia, Pan...non c'entra niente questo...solo devi capire che queste cose sono delicate...non vanno prese con leggerezza...".

"Però con le ragazze con cui esci...non ti fai questi problemi...".

Trunks rimase qualche secondo in silenzio, a riflettere nell'oscurità.

"Probabilmente sono casi in cui non vale la pena di dare all'episodio molto senso o importanza..." disse piano, più a se stesso che alla sua interlocutrice. "Ma tu sei così giovane, Pan, non devi scherzare su quest'argomento...queste sono cose che si fanno solo al momento giusto e con la persona giusta...specie se è la prima volta...".

Pan arrossì, facendo solo intenerire Trunks ancora di più.

"Non gettare al vento quanto hai di più prezioso...io ti voglio bene per come sei e non ti vorrei in nessun altro modo" concluse Trunks, mentre Pan gli gettava le braccia al collo e lo abbracciava più forte che poteva.

 

        Continua...

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Capitolo 5
*** Foto ricordo ***


Un'emozione per sempre 5

CAPITOLO 5 - Foto ricordo

By Beatrix

 

Dalla Gravity Room giungevano fino al salone i segni dell'incessante attività che doveva esserci all'interno. Evidentemente Goku e Vegeta dovevano aver intrapreso un vero e proprio combattimento, come per continuare da dove al torneo erano stati interrotti.

"Che dolce" osservò Bikini quasi commossa, riportando Pan alla sua storia.

"E' vero" concordò. "Ma le assicuro che quello fu uno dei momenti più imbarazzanti della mia vita".

"Ma mio nonno fu molto carino con lei...".

"Comprensivo" precisò Pan. "Ha capito che avevo in testa solo una gran confusione, che con la scomparsa del nonno provavo un tale vuoto nel cuore da dover colmare in qualche altro modo".

"Con Trunks?".

Pan sorrise.

"Avevo bisogno del suo affetto. Dovevo solo capire che lo avevo già, in ogni modo, senza ricorrere a quei mezzi...".

"Anche perchè era soltanto una bambina".

"Già" confermò Pan assorta, con gli occhi che più che la sua interlocutrice sembravano guardare dentro la propria mente. "Allora ero davvero solo una bambina... Ma il tempo passa per tutti... E tu cresci, quasi senza accorgertene...".

 

Il campanello suonò più volte, come se chi stesse al di là della porta fosse assolutamente impaziente che qualcuno venisse ad aprire.

"Arrivo!" gridò Bulma accantonando per un momento la sua ultima invenzione e correndo con camice ed occhiali ad aprire.

Spalancando il portone principale, trovò Pan, inondata dal caldo sole di fine Giugno con addosso la toga nera e il classico berretto da diploma, che le sorrise con orgoglio e eccitazione.

"Pan! Ce l'hai fatta!" esclamò Bulma abbracciandola calorosamente.

"Oh, Bulma, non mi sembra ancora vero!" gridò Pan con entusiasmo.

Trunks si avvicinò lentamente, osservando con un sorriso le due festeggiare con allegria.

"Ti dona la toga, Pan" osservò ironico da dietro di loro.

"Trunks! gridò Pan correndo verso di lui e gettandogli le braccia al collo.

"Abbiamo una neodiplomata tra noi!" esclamò Trunks abbracciandola a sua volta.

"Arrivo giusto giusto dalla consegna dei diplomi!".

"Beh, l'avevo intuito!" confermò Trunks riferendosi al suo inusuale abbigliamento.

"Non ho potuto fare a meno di passare subito da voi appena finita la cerimonia!".

"E noi siamo molto orgogliosi di te, tesoro!" sorrise Bulma. "Adesso però devo tornare in laboratorio, ho lasciato un lavoro a metà!".

E, dopo aver dato un bacio a Pan, si precipitò a passo svelto da dove era arrivata.

"Complimenti, Pan" riprese Trunks con espressione fiera.

La ragazza sorrise, percependo con piacere il suo orgoglio nei suoi confronti.

"Non vedevo l'ora di dirti che era andato tutto bene e che sono passata a pieni voti!".

"Ma io lo sapevo già...non avevo dubbi!".

"Ah, davvero?" rise Pan divertita, mentre l'uomo annuiva con sicurezza.

"La fine del liceo è un evento importante" affermò Trunks. "Immagino che ora andrai a festeggiare".

"In realtà...non avevo intenzione di fare granché..." lo contraddisse Pan scrollando le spalle. "Pensavo piuttosto che sarebbe carino festeggiare con vecchi amici, stasera".

Trunks le sorrise teneramente, immaginando a cosa si riferisse.

"Ma probabilmente tu avrai già degli impegni..." continuò la ragazza.

"Scherzi!" esclamò Trunks deciso. "Non mancherei per niente al mondo!".

Pan sorrise, come per ringraziarlo.

"Potremo uscire a bere qualcosa insieme" propose Trunks.

"Buona idea" osservò Pan, entusiasta di trascorrere una serata in buona compagnia dopo aver passato gli ultimi mesi quasi esclusivamente sui libri.

 

"Cin Cin!" esclamò Trunks seguito a ruota da Pan, Bra e Goten, mentre quattro bicchieri si incontravano in mezzo al tavolino del locale intorno al quale erano seduti.

"Questo brindisi lo dedichiamo a Pan, naturalmente!" annunciò Trunks sollevando il suo bicchiere in onore della ragazza al suo fianco.

"Alla piccola di casa Son" aggiunse Goten, sorseggiando la sua birra.

"Credo che non dovresti farti chiamare più così" osservò Bra lanciando un'occhiata di disapprovazione verso Goten. "Ora che ti sei diplomata e che hai già diciotto anni devi farti valere".

"Sai che ti dico... Hai proprio ragione!" confermò Pan ammiccandole.

"Ma andiamo, se fino a ieri io e Trunks vi abbiamo fatto da Babysitter!" sbottò Goten ironico, scatenando le proteste delle due ragazze.

"Gote, se vuoi un consiglio da amico non ti conviene metterti contro due donne Sayan!" affermò Trunks con sicurezza.

"Come se anche da bambina non fossi già in grado di batterlo con pochi colpi!" dichiarò Pan seguita da una risata generale, al ricordo di come a soli quattro anni fosse riuscita a sconfiggere lo zio diciassettenne al torneo di arti marziali.

"Ehi Pan, ora che hai finito il liceo, che piani hai?" chiese Bra sorseggiando con la cannuccia il suo delizioso frappè.

"Ecco...intanto...voglio godermi l'estate" rispose brevemente. "Poi non so... Papà vorrebbe che frequentassi un prestigioso college, ma io non ho ancora deciso...".

"Io invece appena finito il liceo ero già sicura di una cosa!" affermò diretta Bra.

"Che non avresti continuato a studiare" la anticipò Trunks, scrollando le spalle.

"Infatti, così avrei potuto provare a realizzare il mio sogno di sfondare nella moda!".

"E ci sei riuscita?" le chiese Pan.

"Beh, per ora faccio qualche book fotografico e qualche piccola sfilata...poi, chissà!".

"Scommetto che a Bulma piacerebbe che entrassi a lavorare anche tu per la Capsule Corporation" provò ad indovinare Pan.

"Sì, ma per ora non se ne parla...".

"E poi, tanto, che bisogno c'è che voi Brief lavoriate tutti quanti...non vi mancano certo i soldi!" osservò Goten con leggerezza.

Bra e Trunks si guardarono complici, ma con espressione seria.

In realtà non è che in questo periodo navighiamo proprio nell'oro" lo contraddisse Trunks. "Gli affari alla Capsule Corporation non vanno molto bene ultimamente".

Il silenzio che si era creato intorno al tavolino venne interrotto dalla musicale suoneria del cellulare di Goten.

Sì, pronto?" rispose. "Ah, ok, arrivo subito" disse riattaccando.

"Valese?" indovinò Trunks.

"Già...le avevo promesso di fare un salto da lei" disse alzandosi dalla sedia. "Devo proprio andare".

"Eh, l'amore..." sospitò Bra per prenderlo in giro.

"Goten fa proprio sul serio, questa volta" aggiunse Trunks solennemente.

"Sono anni ormai che stanno insieme" intervenne Pan. "Ed io che credevo che durasse poco come con tutte le altre!".

"Credevi male, nipotina" la corresse Goten colpendola affettuosamente sulla spalla e allontanandosi dopo aver salutato i rimanenti.

"Beh...in realtà adesso dovrei andarmene anch'io" dichiarò Bra dando un'occhiata all'orologio. "I miei amici mi staranno già aspettando, volevamo andare a ballare stasera".

"Bada di non fare tardi, sorellina, o lo senti papà" la avvertì Trunks.

"Guarda che mi basta una di mamma!" scherzò Bra incrociando le braccia scocciata.

Pan rise di gusto, divertita.

"Ehi, Pan, non è che vuoi venire con me?" propose Bra.

"Oh, no, ti ringrazio...".

"Sicura? Guarda che nella mia compagnia ci sono dei ragazzi molto carini, potrei presentartene qualcuno!".

"No, no, davvero..." rispose Pan leggermente imbarazzata.

"E va bene...come vuoi!" concluse Bra abbracciando l'amica e congedandosi da loro.

"Devi andartene anche tu?" chiese Pan guardando Trunks dubbiosa.

"No" rispose lui sorridendo. "A meno che tu non voglia che me ne vada per darti liberamente alla pazza gioia".

"In effetti mi era venuto in mente di improvvisare una lap dance in mezzo al locale..." scherzò Pan stando al suo gioco. "Ma se non te ne vai potresti fare la spia con i miei".

I due si lasciarono andare in una piacevole risata.

"Ti va di fare una passeggiata?" propose Trunks infastidito dal fumo e dal baccano del locale.

"Certo" concordò Pan, che aveva appena avuto la stessa idea.

 

Le strade di Satan City si erano quasi del tutto svuotate dal brulichio di gente che abitualmente le affollava durante la giornata, ma le luci dei lampioni, delle insegne e delle vetrine illuminava ancora la grande città in quella tiepida sera estiva.

Camminavano a passo lento, verso la periferia della città, da dove, indisturbati e lontano da occhi terrestri, avrebbero potuto spiccare il volo e tornarsene così a casa.

Trunks si voltò verso Pan, che, al suo fianco, sembrava avvolta da un'aura immaginaria di pace e serenità, con i tratti lisci e rilassati di chi si trova completamente a proprio agio.

Quello era probabilmente l'effetto che la sua presenza e la sua vicinanza le infondevano. Ora come da sempre.

Anche lei riusciva a trasmettergli lo stesso, quel senso di armonia con se stesso e con il mondo...la sensazione che bastasse vederla o sentire la sua voce per non desiderare altro...

Sorrise tra se pensando a come quella bella e adorabile ragazza al suo fianco, con lisci capelli neri che morbidi le raggiungevano le spalle e con il corpo quasi scolpito dagli dei, fosse la stessa ragazzina testarda e ribelle con la bandana in testa e che le arrivava a malapena al petto...quella ragazzina con cui anni prima aveva condiviso tante esperienze...troppe per una bambina terrestre ma inevitabilmente normali per una piccola Sayan...esperienze che per forza di cose l'avevano fatta maturare in fretta...

"Come passa il tempo" esordì Trunks. "Solo ieri eri solo una minuscola creaturina che imparava a strisciare a quattro zampe, e ora sei una diciottenne appena diplomata".

"E' anche merito tuo" dichiarò Pan guardandolo dolcemente.

"Mio? E cosa avrei fatto, scusa?" chiese lui sorpreso.

"Tanto... Mi hai aiutato nei momenti più difficili, incitandomi a non abbattermi e ad andare avanti... Non ce l'avrei mai fatta senza di te".

Trunks sorrise, colpito dalle sue parole così profonde e sincere, ma con la consapevolezza che non fosse affatto solo merito suo.

"Tu avresti fatto lo stesso senza di me, Pan...devi solo rendertene conto e capire che puoi cavartela benissimo anche da sola".

"Ma io so che tu ci sei" lo interruppe la ragazza con sicurezza.

"E' vero" confermò lui. "Ma imparerai che puoi farcela ugualmente".

Pan annuì, nonostante in cuor suo sapesse che in quegli anni aveva avuto bisogno di lui come l'aria che respirava.

Ripensò a come si fosse aggrappata a lui con tutte le sue forze quando suo nonno se ne era andato quasi quattro anni prima senza lasciare spiegazioni., e a come fosse terrorizzata all'idea di perdere le sue attenzioni ed il suo appoggio.

Ma ora erano passati degli anni, era riuscita a crescere, a fare le proprie esperienze e a vedere Trunks fare la sua vita senza tuttavia dubitare del legame che li univa. Perchè esisteva, era forte e niente e nessuno lo avrebbe spezzato. Avrebbe potuto contare su di lui ogni volta che voleva, e così infatti era stato.

Era questa certezza che la tranquillizzava, l'idea della presenza di Trunks nella sua vita sempre e comunque. E, in qualche modo, anche nel suo cuore.

Pochi ragazzi avevano avuto l'onore di entrare nella sua vita, di strapparle qualche attimo del suo tempo. Non molto aveva concesso a quei pochi che avevano provato ad aprire le porte del suo cuore, quando in quel cuore c6'era posto solo per uno...

Erano ormai giunti fuori dal centro e le luci cominciavano a diradarsi per lasciare più posto al bagliore lunare.

"Questa memorabile giornata sembra essere giunta alla fine" annunciò Trunks.

"Sono contenta di aver avuto la possibilità di festeggiarla con voi".

"Un giorno del genere va celebrato e ricordato" affermò lui fermandosi ed indicando una cabina per fototessere a lato del viale.

"Cos'hai in mente?" chiese Pan alzando curiosa un sopracciglio.

"Credo che una foto ricordo del giorno in cui hai preso il diploma e sei entrata ufficialmente nel mondo degli adulti faccia proprio al caso tuo!" esclamò l'uomo appoggiandole un braccio intorno al collo ed accompagnandola verso la cabina.

"Solo se la facciamo insieme!" trattò Pan. "Dopotutto, ho appena finito di dirti che in tutto quello che faccio la tua presenza è essenziale!".

"Dovrei sentirmi lusingato" sorrise Trunks mentre la ragazza lo spingeva sullo sgabello della cabina.

"Sei sicura che ci entriamo tutti e due?" chiese Trunks, mentre Pan senza tante spiegazioni le si accomodava sulle ginocchia, stringendosi a lui per entrare nell'obiettivo.

"Sei pronto?" domandò Pan schiacciando il bottone di scatto dopo aver ricevuto l'ok dall'amico.

"Cheeeese!!!" esclamarono i due mentre l'accecante luce del flash li abbagliava.

"Fatto!" gridò soddisfatta la ragazza. "Ora dobbiamo solo aspettare qualche minuto che sia pronta la foto".

"Ok, ma intanto usciamo di qui che ci entriamo a malapena e rischiamo di soffocare!".

"Guarda che sei tu che occupi tutto il posto!" esclamò Pan ridendo dispettosamente mentre usciva dalla stretta cabina e invitava Trunks a seguirla fuori.

"Sai, non sei cambiata per niente dal punto di vista di farmi arrabbiare!" dichiarò Trunks scuotendo la testa arrendevolmente.

"Non è colpa mia se trovo assolutamente divertente prenderti in giro!".

"Sarà perchè te lo lascio fare tranquillamente...ma solo perchè sei tu..." concluse Trunks mentre la sua espressione scherzosa si trasformava in un dolce sorriso.

I due si guardarono con complicità, come se il flusso delle emozioni che provavano si trasmettesse semplicemente attraverso i loro occhi.

"Grazie" mormorò Pan dopo un pò.

"Di cosa?".

"Di tutto" gli sussurrò Pan con un dolcissimo sorriso, mentre la luce della luna le faceva brillare gli occhi scuri e la delicata brezza estiva le accarezzava appena i capelli.

Trunks le sorrise affettuosamente, per poi posare un piccolo e delicato bacio appena a lato delle sue labbra.

Pan chiuse gli occhi, quasi invasa da un calore avvolgente, per poi riaprirli e sorridergli radiosamente.

"Adesso vado... Ci vediamo" disse mentre aumentava la sua aura e si sollevava in volo.

Trunks la guardò allontanarsi verso le colline dei Paoz, poi un debole scatto della cabina vicino a lui attirò la sua attenzione.

Dalla fessura era uscita la loro foto, che ora si stava asciugando al calore soffiatovi sopra dalla macchina.

Pan se ne era dimenticata...

La estrasse dalla fessura, avvicinandola agli occhi.

Ciò che vide gli trasmise un'emozione così dolce da fargli struggere il cuore.

Due volti sereni e sorridenti, che si stringevano guancia a guancia verso l'obiettivo, e con gli occhi che anche attraverso la carta sembravano trasudare di amore puro e sincero.

 

        Continua...

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Capitolo 6
*** Nuovi venti su West City ***


Un'emozione per sempre 6

CAPITOLO 6 - Nuovi venti su West City

By Beatrix

 

Trunks si asciugò con il dorso della mano la fronte leggermente imperlata di sudore, sospirando arrendevolmente alla calura di quella torrida giornata estiva. Evidentemente, l'aria condizionata che avrebbe dovuto rinfrescare il suo ufficio sembrava non avere alcun effetto su di lui, immerso con gli occhi e con la mente su in una serie di scartoffie disseminate sulla sua scrivania.

Forse non era l'afa a complicargli il lavoro. Era piuttosto un'imminente consapevolezza che gravava pesantemente sulle sue responsabilità.

Riesaminò per l'ennesima volta la copia ormai sgualcita del bilancio aziendale. E per l'ennesima volta fu come una pugnalata in pieno petto.

Anche il grafico sul suo computer, che rappresentava su assi cartesiani i guadagni complessivi degli ultimi due anni, era in rapida discesa, mentre saliva proporzionalmente quello delle spese.

Si prese la testa tra le mani, invaso dalla disperazione.

Non poteva finire così. Non poteva far fallire l'azienda di sua madre e di suo nonno, a cui avevano dedicato con passione tutta la loro vita ed il loro ingegno.

Non poteva perchè non se lo sarebbe mai perdonato...

A lui sua madre aveva affidato la direzione della Capsule Corporation... Di lui si era fidata affinchè la società potesse ingrandirsi e svilupparsi, fino a diventare una delle più famose del pianeta...

E così era stato. Ma poi, raggiunto il picco, era cominciata la discesa.

Lui era il presidente che doveva assicurare il meglio per l'azienda... E a lui era venuta l'idea, due anni prima, di vendere ad altre società il brevetto per le capsule salvaspazio, nella speranza di ottenere un cospicuo guadagno a breve termine.

Stupida, stupida idea.

Sua madre lo aveva avvertito. Secondo lei la produzione di quegli articoli doveva rimanere un'esclusiva della Capsule Corporation, ma Trunks le aveva assicurato che questa mossa avrebbe fruttato più di quanto ci si potesse aspettare.

E fu proprio così, all'inizio. La Capsule Corporation aveva ricavato un grosso guadagno dalla vendita del brevetto. Ma poi, a lungo andare, le spese avevano cominciato a superare gli incassi.

Parte del denaro guadagnato era stato investito, come promesso a suo tempo da Bulma, nelle associazioni di beneficenza impegnate nella ricostruzione delle città che ancora si trovavano distrutte dopo la battaglia con i Draghi malvagi.

Ma soprattutto, ora che altre aziende del pianeta iniziavano la produzione delle capsule salvaspazio promettendo ai clienti miglioramenti e sconti, la concorrenza era diventata schiacciante.

Così schiacciante che le vendite diminuivano sempre di più, i ricavi erano ormai inesistenti e per ridurre le spese metà del personale della Capsule Corporation rischiava di essere licenziato.

No, Trunks non poteva permetterlo...

"Presidente, c'è una telefonata per lei sulla linea 2".

La voce della segretaria proveniente dall'apparecchio sulla sua scrivania lo riportò alla realtà.

"Chi è?" chiese con voce assente.

"Samuel Smith, Presidente".

Trunks sospirò tristemente. Sentire quel nome era l'ultima cosa di cui aveva bisogno. Perchè poteva significare la salvezza come la fine di ogni speranza...

"Ok, me lo passi" le ordinò alla fine.

Attese qualche secondo, prima di udire dall'altro capo la voce dell'uomo.

"Pronto, signor Brief?".

"Sì, mi dica".

"Dovrebbe sapere il perchè della mia telefonata".

"Davvero?" chiese Trunks con indifferenza, sebbene aspettasse e temesse quella chiamata già da alcuni giorni.

"Gradirei una risposta prima possibile, se non le dispiace".

Trunks si passò nervosamente una mano tra i capelli.

"Non abbiamo ancora deciso".

"Vi conviene farlo in fretta... Non vorrete farvi sfuggire un tale affare".

"Signor Smith, deve capire che ho bisogno di valutare tutti gli aspetti...".

"Certo, capisco. Perchè allora non parlarne a quattr'occhi?" propose l'uomo.

"A quattr'occhi?" chiese Trunks indeciso, temendo così di sentirsi obbligato a dare una risposta affrettata.

"Posso passare alla Capsule Corporation nel pomeriggio, così definiremo meglio la questione" concluse Samuel Smith riattaccando.

Samuel Smith...

L'uomo che da circa un mese ormai lo stava perseguitando. L'uomo che probabilmente avrebbe segnato la fine della sua presidenza alla Capsule Corporation... La fine del sogno di sua madre... E dell'impero tecnologico creato da suo nonno...

Samuel Smith: un ricco uomo d'affari, un brillante imprenditore che sperava di compiere l'affare del secolo acquistando un'azienda in fallimento e riportandola alle stelle con i suoi abbondanti risparmi. E quell'azienda era la Capsule Corporation...

Appena sapute le voci della probabile crisi, Smith vi aveva messo gli occhi sopra, convinto che i Briefs gli avrebbero venduto a buon prezzo la società come unica speranza di salvarla da una fine certa e di mantenere il lavoro di centinaia di dipendenti.

E forse era quella l'unica soluzione... M ciò avrebbe significato cedere a qualcun altro l'azienda di famiglia...

Certo, sarebbe stata sicuramente in buone mani e Smith aveva assicurato a Bulma il suo posto come progettatrice... Ma non era la stessa cosa.

La Capsule Corporation apparteneva a loro, tre generazioni si erano occupate di essa e la tradizione avrebbe dovuto continuare in futuro...

Era la loro vita, la loro casa, il loro lavoro...

Trunks doveva salvarla... Lui aveva causato tutto ciò e lui doveva riparare... Ma neanche un mezzo Sayan con superpoteri poteva fare niente con tali complicatissimi problemi terreni...

Si voltò verso la finestra, desideroso come non mai di scappare dalla realtà.

Ma questa volta non poteva farlo. Doveva affrontare il problema e trovare una soluzione.

Come avrebbe voluto dimenticare tutto e tuffarsi nella profondità di due grandi occhi neri...

 

"E' arrivata la persona che stava aspettando, Presidente" lo informò la segretaria affacciandosi alla porta dell' ufficio.

"Bene, lo faccia entrare" le ordinò Trunks preparandosi a ricevere il signor Smith e ritornare su un argomento che avrebbe preferito evitare.

"Buon pomeriggio, signor Brief" si sentì dire da una decisa voce femminile.

Alzò lo sguardo, e al posto di Samuel Smith vide entrare nel suo ufficio una giovane donna, con lucidi capelli biondi elegantemente raccolti dietro la nuca e vestita con un professionale tailleur azzurro.

La guardò sorpreso, quasi sul punto di chiederle che fine avesse fatto Smith.

"Purtroppo mio padre ha avuto un impegno urgente" lo anticipò la donna sedendosi sulla sedia dall'altra parte della scrivania. "Ha mandato me per discutere la vendita dell'azienda. Sono sua figlia, Dora Smith" si presentò allungando la mano sopra il tavolo.

Trunks gliela strinse, sorridendo.

"Felice di conoscerla" affermò. "Immagino che sia a conoscenza dei progetti di suo padre...".

"Sono la sua prima assistente" lo interruppe Dora con orgoglio. "E credo che quest'affare possa giovare a noi quanto a lei".

"Trunks annuì, sospirando.

"Non è dal punto di vista economico che ho dei dubbi sulla vendita dell'azienda, signorina...signora...".

"Signorina" precisò la donna.

"C'è un legame affettivo con la Capsule Corporation, signorina Smith..." continuò Trunks. "E' come una casa, una famiglia...".

La donna lo guardò incuriosita, con un lieve sorriso che si affacciava sulle labbra.

"E' sorprendente sentire un uomo d'affari del suo livello parlare di legami affettivi piuttosto che di interessi finanziari".

"Le sembra così assurdo?".

"No" esclamò Dora. "E' solo che ho conosciuto pochi presidenti o imprenditori che hanno un cuore sotto giacca e cravatta!".

Trunks si lasciò sfuggire una breve risata, mentre la donna lo imitava con un aperto sorriso che solo ora le illuminò il volto, mettendo in evidenza l'intenso bagliore verde dei suoi occhi nascosto fino ad allora dall'apparente glacialità della donna.

Eppure anche lei, dietro la veste professionale di giovane donna in carriera, poteva capire cosa significava quell'azienda per Trunks e per la sua famiglia.

"Io non voglio vendere la Capsule Corporation" riprese Trunks. "Ma non voglio nemmeno permettere la sua fine".

"Lo so" riconobbe la donna. "Ma se scarta entrambe le possibilità, come intende fare?".

Trunks rimase assorto per alcuni istanti, dopo di che scosse le spalle indeciso.

"Al momento...non ne ho la minima idea".

La donna sorrise, sporgendosi lievemente sulla scrivania.

"Mio padre ha insistito che cercassi di convincerla a venderci la Capsule Corporation... Ma anche io ho un cuore sotto la camicetta".

Trunks sorrise ormai più rilassato per aver evitato un incontro faccia a faccia con Samuel Smith.

"Ora che ci penso, sono contento che suo padre abbia avuto un impegno, oggi pomeriggio" esclamò Trunks, certo di aver intrapreso con la giovane donna una conversazione fuori dalle rigide righe professionali.

"Dora infatti sorrise divertita, per niente offesa dalla battuta di Trunks.

"Tornando agli affari" riprese la donna ricomponendosi. "Dovremo trovare un'alternativa per salvare la sua azienda".

"E' sicura che esista un'alternativa?".

"Forse con un nostro finanziamento...".

"Non sono sicuro di potervelo restituire a breve termine" la interruppe Trunks. "Complicherebbe soltanto le cose".

Dora lo osservò abbassare lo guardò con desolazione ed impotenza. Vedere un uomo così giovane, a capo di una delle più famose aziende del mondo, capace di provare sentimenti così veri e sinceri...la intenerì...e la affascinò...

Trunks Brief...

Fisicamente era come se lo era immaginato, un giovane scapolo bello ed affascinate proprio come descritto dalle ricche fanciulle dell'alta società... Ma caratterialmente, era ben lieta di non aver trovato il solito ricco snob come si sarebbe aspettata da un uomo poco più che trentenne nella sua posizione.

"Credo che abbia bisogno di tempo per decidere cosa è meglio per la Capsule Corporation" suggerì Dora alzandosi dalla sedia. "Mai prendere decisioni affrettate su cose tanto importanti".

Trunks annuì con un debole sorriso, grato per la gentile comprensione della donna.

"La saluto, signor Brief" dichiarò la donna porgendogli nuovamente la mano. "Ci rivedremo quando sarà pronto".

"Me ne sto andando anch'io, signorina, l'azienda sta per chiudere".

"Bene... Così mi accompagnerà all'uscita".

"Possiamo fermarci allo spazio bar al primo piano... Così le offro un aperitivo".

La donna lo guardò sorpresa e allo stesso tempo lusingata.

"Un aperitivo?" chiese come per conferma.

"Certo...mi sembra il minimo tra due futuri soci d'affari, signorina Smith".

"In questo caso...chiamami pure Dora".

"D'accordo Dora...vogliamo andare?" propose Trunks mentre, con un gesto galante, porgeva il braccio alla bionda donna.

 

Trunks girò nervosamente tra le mani il lungo calice di cristallo che conteneva il suo cocktail. Osservò a lungo il liquido quasi rubineo, come se provasse a cercare nei vortici della bevanda qualche indizio sul suo futuro.

Ma lui non era bravo a leggere il destino. E non avrebbe voluto nemmeno conoscerlo...

"Tutto bene, Trunks?" chiese Dora notando l'uomo completamente assorto nei suoi pensieri.

"Sì, certo, tutto bene" confermò lui. "Mi ero solo...distratto".

"Non avevamo promesso di non pensare più al lavoro?" lo rimproverò la donna.

"Infatti...non era per lavoro".

"Problemi in famiglia? Con tua moglie?" azzardò Dora.

"No, non sono sposato".

"La sua compagna, allora...?".

Trunks sorrise nervosamente, con leggero imbarazzo.

"Scusami...sono stata troppo indiscreta, mi dispiace" tentò di riparare Dora, altrettanto imbarazzata.

"Non fa niente... In ogni modo, sono solo in questo momento".

"Idem per me" sospirò Dora. "Il mio ultimo fidanzato, un ingegnere di Satan City, mi ha mollato un anno fa proprio una settimana prima del matrimonio...".

"Oh santo cielo... Immagino che non fu un bel regalo di nozze".

"No, infatti..." mormorò la donna malinconicamente. "Gli uomini sono tutti uguali... Cioè, almeno la maggior parte...".

Trunks confermò annuendo.

"E per quanto riguarda te... Immagino che la scelta di rimanere single sia una tua scelta...".

"E cosa glielo fa pensare?".

"Beh, di lei si dice che abbia molte ammiratrici...".

"Ho avuto molte donne...ma tutte storie senza importanza...".

"Mi vuol dire che un uomo come lei, così sensibile, gentile e profondo non è mai stato veramente innamorato?".

Trunks fece per parlare, ma si bloccò. La parola "no", quella che la sua mente gli suggeriva, sembrava essere rifiutata e smentita dal suo cuore.

"Non c'è mai stata una persona per la quale hai provato qualcosa di intenso o con cui ti sei sentito completo?" continuò Dora.

Trunks chiuse per un momento gli occhi...

Ma l'unica cosa che le venne in mente fu un delicato volto di ragazza, contornato da lisci capelli d'ebano e impreziosito da due perle nere e brillanti che scintillavano alla luce argentea della luna.

 

    Continua...

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Capitolo 7
*** Lacrime di cerbiatto ***


Un'emozione per sempre 7

CAPITOLO 7 - Lacrime di cerbiatto

By Beatrix

Pan scartò con attenzione il fagotto di stoffa da cui proveniva un odore invitante e che sembrava conservare ancora il calore del contenuto.

"Dovrebbe essere buono" giudicò Bulma annusando l'aria.

"La nonna lo aveva appena cucinato... Senti, è ancora caldo" disse la ragazza porgendole un piccolo contenitore.

"Chichi non doveva disturbarsi così" commentò la donna sollevando il coperchio e trovando con piacere e delizia un succulento dolcetto appena sfornato. "Non è certo necessario che ogni volta che vieni a cena da noi debba portarci qualcosa!".

"Lo sai che alla nonna piace cucinare...per lei è più un hobby che un dovere!" rise Pan accompagnata dalla conferma di Bulma.

"Se solo Trunks non fosse così in ritardo, riusciremmo a gustarci il dessert prima che si raffreddi!" esclamò la donna con un pizzico di apprensione, girata verso la porta che sperava aprirsi da un momento all'altro.

Pan dette un'occhiata all'orologio. Erano già le otto, ormai, ed era strano che Trunks tardasse tanto da lavoro pur sapendo di avere lei a cena, quella sera.

Era ormai abitudine, già da qualche anno, che una volta al mese fosse invitata a cena dai Briefs...

Era cominciato tutto dopo che suo nonno se ne era andato, per dare modo a Pan di uscire, di distrarsi, di passare qualche ora piacevole in compagnia delle persone a cui, al di fuori della sua famiglia, era più legata. All'inizio era invitata anche a trascorrervi la notte, affascinata dalla quantità di camere e di comodità che offriva quell'enorme casa... Anche se poi, al calare dell'oscurità, era sempre nello stesso letto che scivolava furtiva, come un folletto che silenziosamente si rifugia al sicuro nella propria tana.

Non amava trascorrere la notte da sola in grandi e vuote stanze degli ospiti... E nemmeno pensava di elemosinare un posticino nel letto di Bra, fornito di uno scomodissimo materasso ad acqua, frutto di uno dei tanti capricci di una principessina con idee alquanto stravaganti.

Le piaceva invece tornare al calduccio di due braccia forti e protettive, che tante notti tristi l'avevano abbracciata, cullata, accarezzata con delicatezza, trasmettendole sensazioni così dolci e durature...

La porta finalmente si aprì, lasciando che Trunks facesse il suo ingresso in casa.

"Trunks, cominciavo a preoccuparmi" esclamò Bulma andando incontro al figlio.

"Mi dispiace, ho avuto degli affari da sbrigare" spiegò Trunks incrociando gli occhi dell'ospite.

"Ciao, Trunks" sorrise la ragazza.

"Ciao, Pan... Mi perdonerai mai per questo ritardo?".

"Non so... Ci devo pensare!" scherzò Pan ridendo poi allegramente e trascinando Trunks verso la tavola apparecchiata.

 

"Complimenti, Bulma, era tutto buonissimo" commentò Pan gustando con delizia l'ultimo boccone di una cena squisita.

"Bene, sono contenta che ti sia piaciuto tutto" sorrise Bulma soddisfatta, accingendosi a sparecchiare.

"Dimentichi che anche io sono una Sayan, ho un buon appetito!" esclamò la ragazza con naturalezza.

"Non preoccuparti, tanto in questa famiglia sono abituata a cucinare come per un intero reggimento, vero ragazzi?" rise, rivolgendosi al marito e al figlio.

Trunks si limitò ad annuire e a sorriderle debolmente.

Bulma aveva notato come fosse stato stranamente più silenzioso durante la cena. Praticamente per tutto il tempo avevano per lo più chiacchierato solo lei e Pan. Non si aspettava certo che Vegeta contribuisse a fare conversazione, al massimo aveva aperto bocca un paio di volte durante il pasto ed ora era ancora concentrato sugli ultimi avanzi nel suo piatto. Per l'appunto Bra quella sera era fuori città per uno stage, quindi dal momento che anche Trunks sembrava totalmente assorto nei suoi pensieri, si sentiva alquanto in imbarazzo ad essere l'unica a chiacchierare con la loro ospite.

"Purtroppo si è fatto veramente tardi" continuò Pan dando un'occhiata all'orologio. "E' meglio che vada, ho dimenticato anche le chiavi e non vorrei che i miei fossero già a letto lasciandomi fuori di casa!".

"Puoi restare a dormire qui, a questo punto" suggerì Trunks ritornato improvvisamente alla realtà.

"Giusto, è una magnifica idea! E' un'eternità che non passi più la notte qui da noi!" concordò Bulma eccitata.   

"Io...non so..." balbettò Pan indecisa, sfuggendole un'occhiata in direzione di Vegeta, sapendo che il Principe dei Sayan non gradiva eccessivamente la presenza di ospiti in casa.

"Avanti, per noi è un piacere averti qui! Vero tesoro?" chiese la donna al marito.

"Per me è indifferente" sbottò lui seccamente, addentando con violenza una mela.

"Benissimo, vado subito a prepararti la camera!" esclamò Bulma correndo di sopra.

"Si torna ai vecchi tempi" osservò Pan, seguita da un sincero sorriso dell'uomo tormentato al suo fianco.

 

Trunks accomodò gli abiti appena tolti sulla spalliera della sedia, indossando la sua comoda tenuta da note composta di un paio di comodi pantaloni di una tuta e da una semplice canotta.

Sentì bussare debolmente alla sua porta e una scura testolina fece capolino all'interno della camera.

"Posso?" chiese Pan sottovoce, affacciandosi.

"Pan... Certo, entra" rispose Trunks facendole segno con la mano. "Ti sei persa per i corridoi di casa Briefs?".

"No, credo a questo punto di averli imparati alla perfezione" lo smentì la ragazza sedendosi vicino a lei, sul bordo del letto. "Sono venuta per chiederti come stavi... Ti ho visto strano, stasera".

"Strano... Che vuoi dire?".

"Non hai fatto quasi parola, a cena... Mi sembravi così cupo, così pensieroso...".

"Solo qualche noia di lavoro, ecco tutto" rispose Trunks con leggerezza. "Ma non ho intenzione di continuare a pensarci".

"Allora non pensarci più" propose Pan togliendosi le scarpe e accomodandosi a sedere sul letto, a gambe incrociate.

Trunks la guardò di traverso, con espressione bonariamente sospettosa.

"Hai intenzione di dormire qui stanotte, per caso?".

"Chissà..." rispose vagamente la ragazza scrollando le spalle.

"Non ti sembra di essere un pò troppo cresciuta, signorina, per dormire con qualcuno di sesso opposto?" sorrise Trunks divertito.

"Già... Sarebbe moralmente scorretto..." annuì Pan con aria solenne. "Anche se non mi dispiacerebbe riprendere la vecchia abitudine!".

"Ah sì? E io dovrei subire di nuovo mille torture solo per il sacrificio di farti dormire con me?" scherzò Trunks riacquistato il buonumore.

"Torture? Quali torture avresti mai dovuto subire, sentiamo!".

"Primo, da sola finivi per occupare tre quarti del letto! Secondo, nel sonno ti divincolavi in ogni direzione con braccia e gambe che io cercavo inutilmente di schivare... Terzo, la mattina a lavoro ero praticamente uno zombi grazie alle tue performance notturne che mi toglievano diverse ore di sonno!".

"Ma poverino! Quali inumane torture ha dovuto subire...".

"Ma anche tu, sai, ragazzina, eri costretta a subire una speciale tortura con la quale mi vendicavo efficacemente...".

"Ossia?" chiese piano Pan con un vago sospetto nella mente.

"...Una tortura che ho scoperto essere il punto debole dell'impavida Pan..." continuò Trunks avvicinandosi piano verso di lei.

"No, non starai parlando di..." balbettò Pan indietreggiando verso il centro del materasso.

"Esatto, proprio quello!" esclamò l'uomo alla fine lanciandosi verso di lei, che cercava disperatamente di fuggire con grida e calci da un inevitabile attacco di solletico.

"No, Trunks, ti prego!".

"Su, vediamo quanto resisti!".

La ragazza rise fino quasi a togliersi il respiro, urlando e divincolandosi in mezzo al letto, cercando infine di rifugiarsi sotto le lenzuola in un disperato tentativo di sfuggire a quella irresistibile tortura.

"Dove credi di scappare!" la minacciò Trunks infilandosi anch'egli sotto il leggero strato di cotone. "Non hai più via di scampo!".

Pan continuò a ridere e a gridare, mentre il sio aggressore la sovrastava con straordinaria rapidità e le bloccava i polsi con le mani a lato della testa, imprigionandola definitivamente sotto il proprio peso.

"Presa" sibilò Trunks con l'orgoglio di un cacciatore che ha appena catturato la sua preda più ambita.

"Non mi resta che arrendermi, allora" mormorò lei ansimante per la fatica.

Rimasero per alcuni istanti così, sotto quelle lenzuola che avevano creato intorno a loro un ambiente di oscurità assoluta e di inaspettata vicinanza.

Pochi centimetri dividevano ora i loro volti, e Trunks si trovò a sfiorare appena, nell'oscurità, le labbra delle ragazza...

Percepì un leggero sussulto in lei, come un lieve fremito che attraversava il corpo a quell'inaspettato contatto... Un contatto così intimo e delicato, un bacio proibito e rubato da due labbra morbide e calde...

Trunks cercò di incontrare ancora quelle labbra al buio, guidato dal caldo respiro ancora in parte affannato di lei.

Perchè provava una tale attrazione? Perchè ora, sotto quelle lenzuola che li separavano come una barriera protettiva da tutto il resto del mondo, riusciva a buttarsi alle spalle tutti i suoi problemi e tutti i suoi inevitabili doveri? Perchè si rifiutava di pensare al futuro e desiderava solo vivere l'intensità di quel momento?

Quasi senza accorgersene, si ritrovò a baciarla con passione, mentre le mani, come dotate di vita propria, le accarezzavano delicatamente la pelle del viso e la linea dei fianchi, e lei lo assecondava rispondendo al suo bacio e trattenendolo a se con un caldo abbraccio.

Si separarono lentamente, ma entrambi ben consapevoli di essersi lasciati trasportare un pò troppo.

Trunks tirò via le lenzuola da sopra di loro.

"Credo...che sia meglio che tu vada a dormire nella tua stanza..." balbettò sollevandosi da lei.

"Sì...penso sia la cosa migliore..." confermò lei con altrettanto imbarazzo.

"Starai più comoda in un letto tutto per te...".

"Già, senza dubbio...".

Pan si alzò goffamente dal letto, sentendosi le guance avvampare ardentemente.

"Allora...io vado" disse infine indicando la porta e allontanandosi lentamente da lui.

"Buonanotte".

"Buonanotte..." mormorò Pan lasciando la stanza.

Corse a piedi nudi verso la camera che aveva scelto per la notte, chiudendosi la porta alle spalle e gettandosi sul letto a faccia in su.

Fissò distrattamente il soffitto, ripercorrendo però con la mente gli ultimi minuti della sua vita.

Era successo veramente o era solo la sua immaginazione?

Lei e Trunks...si erano baciati...

Com'era capitato, poi? Quasi non se lo ricordava...

Si ricordava solo di cosa aveva provato, delle emozioni che l'avevano travolta...

Del calore del suo corpo, dei movimenti delicati ma sensuali delle sue mani, dei suoi baci così dolci e passionali...

Arrossì scoprendosi immersa in tali fantasie. Fantasie che riempivano i suoi sogni di ragazzina, e che ora si concretizzavano in una realtà a cui ancora stentava a credere.

L'aveva baciato, e il suo cuore batteva martellante nel suo petto.

Perchè ora era sicura che Trunks non era solo una sorta di secondo zio, il suo appiglio, il suo più caro amico...

Trunks era tutto questo e molto di più.

E sapeva anche di amarlo.

 

Si svegliò alla tenue luce del mattino che entrava dalla trasparenza della tenda e le riscaldava piacevolmente il volto.

Aprì piano gli occhi, sorridendo tra se appena i ricordi della sera precedente le tornavano alla mente.

Si stirò a lungo in quel morbido letto, in cui aveva dormito un sonno tranquillo e ricco di sogni dolcissimi, per poi balzare giù, vestirsi e lavarsi velocemente e correre in un'altra camera che ben conosceva.

Aveva voglia di gettargli le braccia al collo, di abbracciarlo forte, di baciarlo come aveva fatto la sera prima e di confondere di nuovo il calore dei loro corpi...

Le sembrava ancora così strana tuta questa situazione, questa inaspettata ma tanto sperata evoluzione del loro rapporto. Ma le piaceva... Le piaceva terribilmente...

Bussò alla porta della camera di Trunks, senza ricevere risposta. L'aprì leggermente, affacciandosi nella stanza. Non c'era nessuno, evidentemente era già sceso per la colazione.

Corse giù per le scale, sentendo già con piacere la sua voce provenire dalla cucina, dove probabilmente stava parlando con sua madre.

"Come hai detto che si chiama, questa donna?" chiese Bulma tra il rumore delle stoviglie che stava utilizzando per preparare la colazione.

Pan si fermò di scatto dietro l'angolo della porta, prima di rivelare la sua presenza.

"Dora. E' la figlia di Smith, nonché sua assistente ed erede" rispose Trunks.

"Ha cercato di convincerti a vendere la società?".

"No, a dir la verità lei si è dimostrata molto più comprensiva e disponibile del padre... Ha anche promesso che mi aiuterà a trovare una soluzione".

"Una soluzione? Trunks, personalmente non vedo quante altre soluzioni ci sarebbero per salvare l'azienda...".

"Non lo so, mamma. Ma mi fido di lei, è una brava persona e un'ottima imprenditrice... Lei saprebbe come riportare in alto la Capsule Corporation".

"Ma allora pensi di vendergliela sul serio?".

"No, io voglio che l'azienda rimanga alla famiglia Briefs... Ma non è detto che Dora non possa farne parte...".

"Mio Dio Trunks... Non starai pensando ad un matrimonio!" esclamò Bulma sconvolta.

Pan si morse con forza le labbra, trattenendo il respiro.

"No..." mormorò Trunks dopo un pò. "Ma non è neppure da escludere...".

"Trunks, ma ti rendi conto di cosa stai dicendo? Non ci si sposa semplicemente per motivi economici!".

"Non sarebbe solo per quello... Dora è una bella donna, intelligente, perfino simpatica...".

"Ma la conosci appena!".

"Abbiamo già deciso di rivederci fuori lavoro!".

"Trunks, ti prego, non voglio che ti senta in dovere di salvare la nostra azienda sacrificando te stesso!".

"Non è un sacrificio, mamma... Io voglio farlo".

Pan strinse gli occhi, cercando di fermare il flusso di lacrime che avevano cominciato a percorrerle le guance con la loro scia salata. Deglutì pesantemente, quasi si sentisse il cuore in gola.

Non voleva sentire più niente, aveva capito anche troppo...

Corse veloce verso la porta principale e volò via nell'aria tiepida del mattino.

Trunks si interruppe come per ascoltare.

"Cosa c'è?" gli chiese Bulma.

"Pan... Ho sentito la sua aura allontanarsi bruscamente..." mormorò mentre il pensiero di cosa poteva aver sentito penetrava nel suo cuore come una pugnalata.

Senza dire parola, si congedò dalla cucina, uscì dalla porta ancora spalancata e seguì in volo l'aura della ragazza.

"Oh mio Dio..." mormorò Bulma tra se, abbandonandosi su una sedia e prendendosi la fronte tra le mani.

 

Si era fermata sul tetto di un grattacielo, seduta in posizione rannicchiata con le braccia intorno alle gambe ed il mento sulle ginocchia. Singhiozzava, e gli occhi le bruciavano per il gonfiore.

"Pan..." la chiamò Trunks atterrando dietro di lei. "Che ci fai qui?".

La ragazza sussultò nell'accorgersi della sua presenza, ma rimase immobile nella sua posizione.

"Io...avevo voglia di stare un pò da sola" rispose, cercando di mascherare la sua voce strozzata dal pianto.

"Pan...tu stai piangendo" osservò Trunks mentre si sedeva di fianco a lei.

"Non è vero" mentì voltandosi dall'altra parte.

"Avanti, non prendermi in giro, dimmi che ti prende" esclamò lui seriamente, prendendole il mento con la mano e costringendola a voltarsi verso di lui.

"Lasciami stare!" replicò Pan con durezza.

"Hai sentito tutto, non è vero?" chiese Trunks.

La ragazza abbassò lo sguardo, cercando di celare l'imbarazzo.

"Anche se fosse... Cosa vuoi che me ne importi?" sbottò con orgoglio.

Trunks sospirò, cingendole le spalle con un braccio.

"Immagino che ci sei rimasta male...".

Pan non rispose, continuando a fissare con sguardo vuoto la metropoli davanti ai suoi occhi.

"Capisco cosa provi, ma non voglio che tu ti senta così... Tra noi non cambierà niente...".

Pan si ricordò di un episodio di qualche anno prima, quando lei era stata colpita da un attacco di infantile gelosia nei confronti di Trunks e lui l'aveva tranquillizzata più o meno allo stesso modo.

Le aveva assicurato che tra loro non sarebbe cambiato niente, che i suoi rapporti con altre donne non avrebbero assolutamente influito sul loro affetto reciproco...

E la promessa era stata mantenuta. La forte amicizia con Trunks era rimasta salda e viva nonostante tutto, e lei avrebbe sempre potuto contare su di lui e sulla sua presenza nella sua vita.

Quindi perchè, adesso, non avrebbe dovuto fidarsi delle sue parole e del fatto che tra loro sarebbe rimasto tutto come prima?

Forse perchè ora era proprio il fatto che non sarebbe cambiato niente che la spaventava.

"Lo so questo" rispose mentre si girava piano verso di lui. "Lo so che tra noi rimarrà tutto uguale...".

"E allora perchè piangi?".

Pan restò un momento in silenzio, mentre un lago di lacrime le riempiva gli occhi nerissimi.

"Perchè io invece speravo che tra noi sarebbe cambiato qualcosa...".

Trunks la guardò abbandonarsi al pianto, mentre si rendeva conto di che stupidaggine aveva combinato baciandola la sera prima. Era stato un vero idiota a lasciarsi andare in quel modo, senza pensare alle conseguenze che avrebbe provocato su di lei, creandole quelle stesse illusioni che anche lui aveva provato reprimere, senza farcela del tutto, dalla sua mente.

Le prese il volto tra le mani, mentre singhiozzava tristemente.

"Quello che accadrà in futuro non potrà influenzare quello che provo per te..." le assicurò.

Pan alzò gli occhi arrossati verso di lui, mentre le lacrime continuavano a scenderle sul viso come piccoli rivoli.

"E cos'è che provi veramente per me, Trunks?" chiese tra i singhiozzi.

Trunks la guardò dolcemente, senza risponderle, limitandosi ad abbracciarla e a farle sfogare il suo pianto sulla spalla.

 

    Continua...

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Capitolo 8
*** Sogno di una sera di fine estate ***


Un'emozione per sempre 8

CAPITOLO 8 - Sogno di una sera di fine estate

By Beatrix

 

"Signorina Son Pan, la informiamo che lei è stata accettata a pieno merito al Southern College per il prossimo anno accademico".

Queste erano le parole scritte in neretto sul foglio all'interno della busta bianca che Pan aveva trovato nella sua cassetta delle lettere e che aveva scartato nervosamente in pochi secondi di suspence.

Era strano, ma non sapeva di preciso quale emozione stava provando. Sorpresa, gioia, euforia... No, probabilmente era solo la conferma di qualcosa che sapeva già.

Richiuse la cassetta, ripercorrendo il vialetto e rientrando in casa.

"C'era della posta, tesoro?" le chiese Gohan alzando a fatica la testa da una pila di grossi libri sulla sua scrivania.

"Sì. E' arrivata la risposta" affermò Pan mostrando la busta.

"E allora?" domandò Gohan con un pizzico di tensione nella voce, alzandosi dalla sedia.

"Mi hanno accettata" rispose la ragazza sorridendo leggermente.

Il volto di Gohan si illuminò di un sorriso sollevato, mentre si avvicinava alla figlia per abbracciarla affettuosamente.

"Pan, congratulazioni! Non sai quanto sono orgoglioso di te!".

La ragazza sorrise, rendendosi conto di come le emozioni del padre fossero molto più definite delle sue.

E come biasimarlo. Quel college era stato l'obiettivo che aveva scelto per lei fin da quando doveva ancora finire il liceo. Naturalmente non glielo aveva mai imposto, non era certo nell'indole di suo padre, ma Pan sapeva quanto ci teneva che sua figlia frequentasse uno dei college più prestigiosi del mondo. Che aveva come unico difetto il fatto di trovarsi sperduto in una cittadina universitaria di un'isola del profondo sud a chilometri e chilometri da casa.

"Ho sentito bene, Pan? Sei stata presa al Sothern College?" chiese Videl eccitata scendendo le scale.

"Proprio così!" confermò Gohan euforico. "E non poteva essere altrimenti, visti gli ottimi risultati che ha avuto al liceo".

"Complimenti, tesoro" sorrise Videl abbracciando a sua volta la figlia.

"Vado subito ad avvertire Goten e la mamma della splendida notizia!" esclamò Gohan precipitandosi fuori dalla porta e correndo verso la casa accanto.

Videl osservò la figlia, ancora distrattamente immersa a rileggere le poche righe sulla lettera di ammissione.

"Sbaglio o sembra che tuo padre sia più felice di te?".

Pan si voltò verso la madre, scrollando le spalle.

"Lo sai com'è papà per queste cose... Si eccita facilmente".

"Pensavo di vederti un minimo più emozionata nel ricevere la conferma che abbiamo aspettato con impazienza per tutta l'estate".

"Mamma! Ero praticamente sicura che mi avrebbero preso! Avevo i voti più alti di tutta la classe".

Videl si sedette accanto a lei, sul divano.

"Dimmi una cosa... Sei veramente sicura di voler andare a questo college?".

"Certo! Che domande fai!"

"Non ti sei iscritta solo per far piacere a tuo padre, vero?".

"Ma mamma, il Southern College è il sogno di tutti gli studenti!".

"Già... Ma è anche il tuo sogno?".

A Pan morirono le parole sulle labbra, mentre cercava di dare una risposta che non smascherasse la propria insicurezza.

"Certo che lo è... E' un college stupendo, in un posto fantastico... L'unica cosa che mi fa paura sono i quattro anni che dovrò passare lontano da casa" ammise Pan con un sospiro.

"Ma non dovrai certo preoccuparti di questo, Pan! Verremo a trovarti spessissimo, te lo prometto!".

Pan rimase in silenzio, non molto più sollevata dalle parole della madre.

"O forse c'è qualche altro motivo per cui vorresti restare... Magari una persona..." continuò Videl. "E credo anche di sapere di chi si tratta...".

Pan accennò un debole sorriso, scuotendo la testa.

Se ti riferisci a Trunks, ti stai sbagliando" rispose. "Anzi, la mia partenza faciliterebbe soltanto le cose".

"Allora si tratta di una fuga da ciò che sta succedendo tra Trunks e quella certa Dora..." insisté Videl.

"Non è successo ancora niente tra loro" precisò Pan con decisione.

"Già, ma si sono frequentati per tutta l'estate...e non solo per lavoro".

"E allora? Io non posso farci niente... Nessuno può farci niente, nemmeno Trunks".

Il telefono del salone squillò, e Videl alzò la cornetta per rispondere.

"Sì, pronto?........Ciao......Certo, te la passo".

Si voltò verso la figlia, sorridendole e porgendole la cornetta.

"Indovina che è!".

Pan prese la cornetta, leggermente indecisa, mentre Videl lasciava con discrezione la stanza.

"Pronto?".

"Ciao Pan, come stai?".

"Trunks" mormorò. "Bene... E tu?".

"Non c'è male... Senti, ho appena saputo della tua ammissione al college".

"L'hai già saputo?" chiese Pan stupita. "E come?".

"Tua nonna Chichi... Ha telefonato a mai madre poco fa".

"Bene, vedo che le notizie si spargono in fretta".

"Ed è una bella notizia...non credi?".

Pan non rispose.

"Pan...non ti sembra una bella notizia?".

"Certo... Come potrei non esserne felice... Soprattutto per il fatto che per quattro anni vedrò casa solo a Natale" esclamò con una nota di malinconia nella voce.

"E quand'è che partirai?" chiese Trunks con tono leggermente più serio, dopo alcuni secondi.

"Tra due settimane, più o meno".

"Capisco" mormorò Trunks.

Pan strinse i denti, per evitare di dare spazio alle emozioni che le affollavano il cuore.

"Senti" riprese Trunks dopo una pausa. "Questa sera ce la prendiamo per noi. Ho deciso di portarti a cena fuori".

"Come?" chiese Pan, insicura di aver capito bene.

"Voglio uscire con te, stasera. E' così tanto che non passiamo un pò di tempo da soli".

"Trunks...dici davvero?" chiese lei con un sussurro mentre il suo cuore cominciava a batterle velocemente nel petto.

"Certo! Passo a prenderti alle otto, ok?".

"Ok..." sorrise Pan emozionata.

Riagganciò la cornetta, con le mani tremanti. Non se l'aspettava... Non ci sperava... Ma quella sera, nonostante tutti gli eventi che li stavano separando, sarebbero usciti insieme...

 

Guardò nervosamente la sveglia di camera sua. Le otto meno dieci. Trunks sarebbe arrivato a momenti, e lei non aveva ancora deciso cosa mettersi.

Si sentì improvvisamente stupida, pensando a come non si fosse mai preoccupata dell'abbigliamento e del trucco le volte che le era capitato di uscire con qualche ragazzo carino, mentre ora si faceva tanti problemi per qualcuno che conosceva da quando era in fasce e con cui non avrebbe mai avuto futuro.

Decise infine per un vestitino nero, lungo fino al ginocchio e impreziosito di piccole paillettes sulle fini spalline e sul leggero scollo. Si guardò più volte allo specchio, girandosi e rigirandosi su se stessa, provando a tirarsi su i capelli e a fermarli in una qualche decente pettinatura. 

Osservò il risultato insoddisfatta, sospirando. Non sembrava stesse poi così male, ma il chiodo fisso era sempre lo stesso.

Sapeva di non reggere il confronto in bellezza con Dora Smith. L'aveva vista una volta di sfuggita, con Trunks, ma le era bastata per rendersi conto di quanto fosse bella ed aggraziata. Doti che lei sapeva di non possedere.

Ma perchè poi si poneva il problema?

 

Trunks suonò alla porta, aggiustandosi leggermente il nodo della cravatta.

"Salve, Gohan" sorrise, mentre il padrone di casa gli apriva la porta.

"Ehi, Trunks! Che eleganza! Sei venuto a prendere Pan?".

"Sì, stasera ti porto via tua figlia per un pò!".

"Non preoccuparti, vedrai che mi ci dovrò abituare, appena partirà per il college!" esclamò Gohan orgoglioso. "Comunque è in camera sua, a prepararsi...".

"Guarda che sono pronta, papà" lo contraddisse Pan scendendo le scale.

Trunks la guardò affascinato, sorridendole.

"Caspita... Sei bellissima" ammise continuando a guardarla con stupore.

Pan arrossì leggermente, avvicinandosi a lui e rispondendo dolcemente al suo sorriso.

"Questi sono per te" continuò Trunks porgendole un bel mazzo di fiori profumati.

"Grazie, sono bellissimi..." rispose lei annusando piacevolmente il bouquet. "E anche tu stai benissimo".

Gohan osservò in disparte la scena e lo sguardo d'intesa che si scambiavano i due, per poi grattarsi la testa con leggero imbarazzo.

"Allora io...torno di là" balbettò. "Divertitevi!".

Pan e Trunks si fecero scappare piano una risatina, mentre Gohan si allontanava confuso.

"Beh, andiamo?" chiese Trunks aprendo la porta e invitandola a precederlo con un gesto galante.

"Con molto piacere" esclamò Pan sorridente, uscendo emozionata in quella tiepida serata di fine agosto.

 

Pan osservò il suo elegantissimo accompagnatore pagare al cameriere il conto della cena, senza dimenticare inoltre una cospicua mancia che il ragazzo accettò con piacere.

Si guardò intorno per l'ennesima volta, ammirando affascinata la raffinatezza ed il lusso di quel ricco ristorante. Non era mai stata in un posto simile. Appena vi era entrata, era rimasta letteralmente a bocca aperta. E la cena poi... Piatti delicati e squisiti, accompagnati da un buonissimo vino... E una tavola apparecchiata così elegantemente, rischiarata dal lume della candela al centro della tovaglia e delle luci soffuse di una comodissima saletta privata...

"Allora, ti è piaciuta la cena?" le chiese Trunks una volta finito con il cameriere.

"Era tutto buonissimo... Sono stata così bene" ammise lei sinceramente.

"Mi fa piacere. Ci tenevo proprio".

Pan sorrise, lusingata.

"Che dici, vogliamo uscire da qui?" propose Trunks, alzandosi dalla sedia.

"Certo" rispose la ragazza, seguendolo verso l'uscita del ristorante.

La notte era meravigliosamente stellata e ventilata da una fresca brezza.

"E' una serata stupenda, non credi?" osservò Pan, ammirando il cielo notturno.

"Già... Probabilmente l'ultima così bella di questa estate" le sussurrò lui guardandola con intensità, all'argenteo chiarore delle stelle.

Le accarezzò delicatamente una guancia, sfiorando con le dita quella morbida pelle di pesca e posandosi infine su quelle calde labbra di ciliegia...

Un suono metallico e musicale interruppe quel momento che a Pan sembrò essere durato un'eternità.

Trunks frugò nella tasca interna della giacca, per poi estrarre il suo cellulare squillante. Dette un'occhiata allo schermo, per poi richiudere lo sportellino con un rapido scatto, rifiutando così la chiamata.

"Era Dora?" chiese Pan, con un sussurro.

"Non importa chi era" rispose deciso Trunks, rimettendo a posto il cellulare. "Questa serata è solo nostra... Nessuno deve interromperla".

Pan lo guardò con gli occhi scuri come illuminati di luce propria, tanta era l'emozione che esprimevano.

"Vuoi dire che...la nostra serata non è ancora finita?".

Trunks scosse la testa, sorridendo.

"Ho intenzione di portarti in un posto speciale... Vedrai, ti piacerà" disse prendendola per mano e conducendola in un vicolo appartato, da dove indisturbati spiccarono il volo verso l'orizzonte.

 

Pan respirò piacevolmente l'aria odorante di salsedine, mentre una fresca brezza marina le scompigliava leggermente i capelli.

Per un momento pensò di essere in paradiso. E come avrebbe potuto non pensarlo, seduta su una meravigliosa scogliera che scendeva alta verso il mare, sulle cui calme increspature si rifletteva il chiarore della luna e delle stelle. E con Trunks accanto a lei...

"E' meraviglioso" osservò affascinata.

"Sapevo che ti sarebbe piaciuto" sorrise Trunks. "Da quando l'ho scoperto la prima volta, non ho mai smesso di tornarci".

"Ci vieni spesso?" chiese Pan, guardandolo con curiosità.

"Hai presente quando hai voglia di prenderti una pausa e di restare semplicemente un pò da solo, senza il resto del mondo? Ecco, in quelle situazioni mi piace venire un pò qui, in questo angolo di paradiso".

"Sai una cosa?" disse Pan, osservandolo incantata. "Ogni volta penso di conoscerti così bene, e invece scopro lati di te così inaspettati e sorprendenti".

Trunks sorrise, guardando la ragazza parlare con gli occhi brillanti di emozione.

"Anche stasera" continuò. "L'invito a cena, i fiori, il ristorante di lusso, e ora questo posto fantastico... Non pensavo che un giorno avrei mai provato le stesse cose delle ragazze che hanno avuto la fortuna di uscire con te...".

"Tu pensi che io ti consideri come una di loro?" chiese Trunks alzando sorpreso un sopracciglio.

"Beh... Non offrivi forse anche a loro cenette squisite in locali così raffinati?".

"Sì... Ma nessuna di loro l'ho mai portata qui... Tu sei la prima a cui mostro il mio rifugio segreto".

"Sul serio?" chiese Pan incredula. "Non lo conosce neanche lo zio Goten?".

"No...neanche Goten" confermò Trunks.

Pan si sentì struggere il cuore, pensando che Trunks stava rivelando solo a lei i segreti più intimi e gli aspetti più personali del suo carattere. Chissà perchè poi...

Per fiducia... Quella che qualche anno prima aveva dovuto guadagnarsi dopo dure battaglie e difficoltà...

Per amicizia... Un'amicizia così profonda nonostante la differenza d'età, seppur diversa da quella altrettanto stretta che divideva con Goten fin da quando erano bambini, ma che con il tempo era diventata meno morbosa per il fatto che avevano compagnie ed abitudini totalmente diverse.

O forse per quale altro motivo?

Forse perchè in fondo ciò che provava nei suoi confronti era ricambiato... Sì, l'aveva capito quando Trunks l'aveva furtivamente baciata sotto le lenzuola quella sera di Luglio... E da tutto ciò che lui faceva o che diceva, capiva che anche lui in qualche modo l'amava... No, non poteva essere solo il sentimento di compassione o tenerezza verso una ragazzina infatuata...

"Sai cosa ti dico?" riprese Trunks. "Adesso voglio fare qualcosa che da solo non ho mai avuto lo spirito di fare".

"Cosa?" chiese Pan incuriosita.

"Vieni" disse Trunks alzandosi e invitando Pan a seguirlo.

La condusse verso il punto più alto del promontorio, al di sopra della scogliera. Pan dette un'occhiata in basso, ritraendosi per un'improvvisa vertigine.

"Mmm... Altino quassù, eh?".

"Beh, preparati, perchè adesso ci buttiamo".

"Come? Spero di non aver capito bene!" esclamò Pan sconvolta.

"Avanti! Ci vuole una bella pazzia per concludere in bellezza questa splendida serata!".

Pan lo guardò confusa e dubbiosa, ma allo stesso tempo affascinata da questi nuovi lati di Trunks che non avrebbe mai immaginato di scoprire.

"Tu sei completamente pazzo" sorrise scuotendo la testa. "Da te non me l'aspettavo proprio".

"Ok, allora facciamo o no questo piccolo tuffo?".

"Va bene... Facciamo questa pazzia, come la chiami tu" cedette alla fine.

Trunks, soddisfatto, si tolse velocemente la giacca e la camicia, mentre Pan si privava del leggero copri-spalle e delle fastidiose scarpe col tacco da cui non vedeva l'ora di liberarsi.

"Ma non barare, signorina..." aggiunse l'uomo. "Non provare a volare via dopo che ti sei buttata e a farmi fare il tuffo da solo come un idiota".

"Ok! Ma vale anche per te!".

"In questo caso...dammi la mano" propose Trunks. "Così siamo sicuri di arrivare in fondo tutti e due".

Pan gli porse la mano, con leggera indecisione.

"Sei pronta?" chiese Trunks stringendogliela, mentre la ragazza annuiva inspirando profondamente.

Avanzarono di un passo, trovandosi subito sospesi nell'aria e trasportati giù dalla forza di gravità che avevano deciso di non sfidare con il volo. In un attimo erano già in acqua, mentre il forte impatto separava le loro mani.

Pan nuotò verso la superficie, raggiunta la quale riprese finalmente aria.

L'acqua era straordinariamente tiepida, probabilmente grazie al calore accumulato durante il giorno che viene conservato dal mare di mezzanotte.

Trunks era a qualche metro da lei, rilassato dalle carezze delle onde che sfioravano con delicatezza il suo torace. Evidentemente, a differenza sua, in quel punto lui riusciva a toccare.

"Hai visto? Siamo ancora tutti interi! Bastava fidarci l'uno dell'altra" disse sorridendo.

Pan nuotò lentamente verso di lui, non perdendo mai di vista gli occhi azzurri dell'uomo che come fari la guidavano anche in mezzo all'oscurità.

Trovò infine appiglio alle sue solide spalle, per poi circondargli le braccia intorno al collo e baciarlo istintivamente.

Trunks rispose immediatamente al suo bacio, come guidato dallo stesso desiderio, stringendole le forti braccia intorno alla vita e avvicinando il corpo contro il suo.

Si scambiarono baci intensi e salati, dimenticando ancora una volta il resto del mondo, mentre le meduse fluorescenti, quasi fosse un rituale voluto dalla natura, li circondavano tutt'intorno in un romantico cerchio luminoso.

 

Si sedettero sul piccolo lembo di spiaggia ghiaiosa che si insinuava tra gli scogli.

"Siamo stati in acqua per un bel pò" disse Trunks guardando l'orologio.

"Quasi non me ne sono accorta... Si stava così bene" sussurrò Pan, non riferendosi solo al tepore dell'acqua, mentre i due si scambiavano un'occhiata complice.

"Stai tremando" osservò Trunks. "Hai freddo?".

"Un pò" rispose Pan mentre cercava di riscaldare il proprio corpo stringendosi con le braccia.

Trunks frugò nella tasca dei pantaloni, estraendo una piccola capsula firmata "CC" e facendola scoppiare. Ne risultò un morbido e largo telo.

"Ne ho uno solo, ma dovrebbe coprirci tutti e due" spiegò, mentre si stringeva alla ragazza e sistemava il telo intorno alle loro spalle.

"Hai pensato proprio a tutto" sorrise Pan, riscaldata soprattutto dalla vicinanza dell'uomo.

Appoggiò la testa sulla spalla di lui, chiudendo gli occhi. Come avrebbe voluto che quel momento non finisse più... Che potesse baciarlo e provare emozioni così forti ogni volta che voleva... E invece tutto sarebbe svanito come un bel sogno, per ragioni più grandi di lei e che ancora non riusciva a capire... Forse perchè...era semplicemente il destino che voleva così...

"Trunks" mormorò.

"Sì?".

"Ci pensi mai al futuro?".

"Trunks guardò le stelle, pensieroso.

"Sì, a volte".

"Chissà cosa ne sarà di noi...del nostro rapporto..." continuò la ragazza. "Io che tra qualche giorno partirò per il college... Tu che sposerai Dora...".

"Guarda che non le ho mai chiesto di sposarmi" la interruppe Trunks con decisione.

"Ma lo farai... Con lei stai ricostruendo un'azienda, e presto costruirete insieme anche una famiglia... Io le so queste cose..."disse accennando un piccolo sorriso, mentre gli occhi lucidissimi tradivano le sue emozioni.

"Dimmi una cosa" riprese Trunks. "Perchè hai deciso di iscriverti al college? Avevi sempre detto che non volevi lasciare le tua famiglia ed i tuoi amici...".

"All'inizio...era per scappare..." rivelò Pan abbassando lo sguardo. "Avevo paura di non poter sopportare il rapporto che stava nascendo tra te e quella donna... Poi però, ho capito che era una cosa mia, che dovevo fare per me... Mi sarebbe servita per maturare, per provare a me stessa che posso cavarmela da sola...e soprattutto...senza di te... Solo così potrò crescere veramente...".

"E' giusto" annuì Trunks accarezzandole una guancia affettuosamente. "Tu meriti grandi cose... E sono sicuro che diventerai una donna meravigliosa".

Pan sorrise, baciandolo affettuosamente sulla guancia.

"Però mi chiedo una cosa..." riprese la ragazza. "Se sappiamo che le nostre strade dovranno dividersi inevitabilmente... E' giusto tutto quello che sta accadendo tra noi?".

Trunks la guardò intensamente, scostandole una ciocca bagnata dalla fronte.

"Sai una cosa? Non so quello che ci riserva il futuro...dove ci porterà, come o con chi... Ma so di questo momento, di questa bellissima serata che ci ha dato l'opportunità di stare un pò insieme...e di quello che provo adesso..." sussurrò, mentre le sue labbra si riunivano di nuovo a quelle di lei.

"Ma non credi che così soffriremo di più?" chiese Pan, interrompendolo.

"Se ora non ti bacio soffrirò comunque" replicò Trunks con una sensualità a cui la ragazza non seppe resistere.

Si baciarono a lungo, cullati dal rilassante suono delle onde che si infrangevano sugli scogli, per poi abbracciarsi forte e aspettare insieme l'alba di un nuovo giorno.

 

   Continua...

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Capitolo 9
*** Carpe noctem ***


Un'emozione per sempre 9

CAPITOLO 9 - Carpe noctem

By Beatrix

 

Le ultime luci del giorno illuminavano di una calda luce dorata le verdi colline dei Paoz.

Quasi non riusciva a credere che quel paesaggio familiare che era abituata a vedere dalla finestra e in cui era cresciuta sarebbe cambiato radicalmente nel giro di poche ore. In vita sua aveva visto pianeti lontani e mondi sconosciuti, ma sapeva in ogni momento quale fosse casa sua, il luogo dove sarebbe tornata. Adesso invece aveva come la sensazione di dover cambiare per sempre... Che niente sarebbe stato più come prima... Che presto il posto che lei chiamava "casa" sarebbe stato un luogo diverso, fatto di abitudini e volti nuovi... E soprattutto...senza le persone che amava...alla cui distanza doveva abituarsi...

"Pan, tesoro" le sussurrò da dietro sua nonna Chichi. "Tutto bene?".

Pan si scostò leggermente dalla finestra, voltandosi verso la donna e sorridendole debolmente.

"Sì, certo. Perchè?".

"Ti vedo molto pensierosa... E' per via di domani?".

"In parte" ammise Pan.

"Ti capisco, piccola mia... Ma stasera sono sicura che riuscirai a distrarti un pò!" esclamò Chichi, sistemando sul tavolo gli ultimi stuzzichini.

Sua nonna quella sera aveva organizzato una festa in suo onore, per darle modo di salutare tutti gli amici prima della partenza. La casa sarebbe stata piena di ospiti... Eh sì, sua nonna amava fare le cose veramente in grande... Ma tra tutta quella gente che era felice di vedere per darle un ultimo saluto, c'era un volto che all'idea di dover vedere per l'ultima volta acuiva inevitabilmente la sua pena...

 

La casa di Chichi era brulicante di gente... Persone venute là solo per lei, per salutarla ed augurarle una buona permanenza al Southern College, per il quale erano piovute congratulazioni in gran quantità. Persone tute in qualche modo legate al passato di suo nonno, dei suoi genitori, della vita che conosceva fino a quel momento e che dal giorno successivo avrebbe avuto una svolta.

Chiacchierò più o meno con ognuno di loro, mentre un sentimento di dolce malinconia le si affacciava nel cuore. Chissà, a parte la sua famiglia, quando avrebbe rivisto tutti loro... Alla fine del college, forse? Ma chissà se una volta laureata sarebbe davvero tornata a vivere nei luoghi della sua infanzia...

Si concesse un momento di pausa, rifugiandosi in un angolo leggermente in disparte, ad osservare gli ospiti parlare piacevolmente tra loro.

Si soffermò su Trunks, che intravide tra la folla a chiacchierare con Goten.

Pan sapeva che nel preciso momento in cui l'aveva vista, quella sera, lui era riuscito a leggere nei suoi occhi l'emozione e allo stesso tempo l'agonia che provava per la partenza. Le aveva accarezzato affettuosamente i capelli, abbracciandola e baciandola dolcemente sulla guancia, suscitando negli altri ospiti un'infinita tenerezza.

Più lo guardava, e più temeva che non sarebbe mai riuscita a lasciarlo andare...a separarsi da lui... Ora che tra loro era sbocciato quel qualcosa che avevano seminato da molto tempo, avrebbero dovuto dividersi...prendere strade diverse...e lasciare che ciò che avevano condiviso e che provavano l'uno per l'altra rimanesse soltanto un dolce ricordo...

Avrebbe avuto la forza di farlo? Lei che consapevole della sua forza e della sua straordinaria determinazione ora si sentiva così debole...

"Io lo so quello che stai pensando".

Pan sobbalzò nell'udire all'improvviso quella voce da dietro di lei. Si girò lentamente, trovando Vegeta appoggiato alla parete con le braccia incrociate e l'espressione annoiata di chi, in certe situazioni, preferisce appartarsi dal gruppo e rimanere il più possibile per i fatti propri.

"Come?" balbettò Pan, sorpresa.

"So cosa ti passa per la testa" ripetè lui. ""E' la stessa cosa che passa per la testa anche di qualcun altro...".

Pan arrossì leggermente.

"Cosa...vuoi dire...?" cercò di chiedere con indifferenza, trapelando però un evidente imbarazzo.

"Voglio dire che siete dei testoni... Tutti e due" esclamò Vegeta, indicando con un cenno della testa il figlio a distanza.

Pan abbassò lo sguardo, incapace di dire parola, consapevole ormai come Vegeta avesse già capito tutto,.

"Vorrei proprio sapere come fate" brontolò. "Sapete di appartenervi eppure lasciate che delle stupide circostanze terrestri prendano il sopravvento".

Pan lo guardò confusa, cercando di capire dove voleva arrivare.

"Trunks vuole fare l'eroe per non dare un dispiacere a sua madre... E tu vuoi segregarti a studiare ai confini del mondo per far felice Gohan... Che idiozie!".

"Non sono idiozie" azzardò Pan. "E' semplicemente il nostro futuro...".

"Un futuro calcolato però su futili piani terrestri... Ben diverso dall'istinto di un saiyan".

"Infatti noi non siamo solo saiyan...".

"Già... Voi non siete nè una cosa nè l'altra... E questa è la vostra benedizione quanto il vostro tormento".

Pan rimase in silenzio, pensando in cuor suo come le parole di Vegeta fossero maledettamente vere.

"Ma vuoi sapere una cosa?" continuò. "Adesso gli eventi vi stanno separando... Ma il vostro sangue vi legherà per l'eternità".

La ragazza alzò lo sguardo verso l'uomo, trovando due impenetrabili occhi d'ebano fissi su di lei.

"Non sai quanto mi ricordi Kakaroth".

Pan accennò un sorriso, mentre sentiva già gli occhi riempirsi di lacrime.

 

Incrociò lo sguardo di Trunks, che lasciò educatamente la conversazione per avvicinarsi a lei.

"Ehi festeggiata... Ti stai annoiando?".

"No, anzi... La festa è bellissima ma...".

"Ma...?".

"Adesso devo andare" mormorò scrollando stanca le spalle.

Trunks le sorrise dolcemente, posandole una mano sulla spalla.

"Sai" riprese la ragazza. "Ho parlato con tuo padre".

"Con mio padre?" chiese sorpreso Trunks spalancando gli occhi. "E cosa ti ha detto?".

"Alcune cose che mi hanno molto sorpreso... Non me l'aspettavo da parte sua".

"Adesso mi fai incuriosire...".

Pan rise, guardandolo poi con un'espressione trapelante la sua incombente tristezza.

"Devo tornare in casa, ora" riprese seria. "Ho da sistemare le ultime cose per domani".

"Immagino che dovremmo salutarci, allora" propose Trunks.

Pan si morse nervosamente le labbra, scuotendo poi la testa con decisione.

"No, ti prego... Rimani un altro pò con me... Non sono ancora pronta" mormorò, per poi sospirare intensamente e girarsi verso la folla degli ospiti.

"Scusate... Posso avere un momento di attenzione?" chiese ad alta voce.

Tutti sospesero le loro conversazioni, voltandosi verso la ragazza.

"Volevo ringraziarvi di essere venuti qui per me, stasera... Mi ha fatto piacere rivedervi tutti prima che parta, visto che non so quando ci sarà una prossima volta... Però voglio dirvi quanto voglio bene a tutti quanti e quanto siete stati importanti per me... Peccato solo che non ci sia anche nonno Goku qui tra voi...".

Si interruppe, con la voce che le si spezzava per la malinconia, mentre già qualcuno nella casa cominciava a commuoversi.

Ora però devo salutarvi, domattina parto e non ho ancora finito di preparare le valigie..." concluse con un mezzo sorriso.

Bra si avvicinò a lei per prima, abbracciandola affettuosamente.

"Ciao Pan... In bocca al lupo per tutto... E mandami una cartolina dal Southern College, mi raccomando!".

"Ok, me lo ricorderò!" rispose Pan mentre già gli occhi le si imperlavano di lacrime. "E tu fammi sapere, quando diventerai una top model!".

"Oh, puoi scommetterci" esclamò Bra asciugandosi una lacrima. "Sarai la prima a saperlo...".

Bulma, che già stava tamponandosi con il fazzoletto gli occhi arrossati dal pianto, prese le mani di Pan, stringendogliele affettuosamente.

"Sei sempre stata come una figlia o una nipotina, per me..." disse donando alla ragazza uno dei suoi sorrisi più dolci. "Quasi non posso credere che te ne stai andando..." concluse con un singhiozzo, abbracciandola.

"Ti voglio bene, Bulma..." mormorò Pan, chiudendo gli occhi e lasciando che una lacrima le cadesse sulla guancia.

Abbracciò e salutò ad uno ad uno tutti gli ospiti, mentre Vegeta solo con uno sguardo e un mezzo sorriso seppe regalarle il suo saluto più sincero.

"Allora... Buonanotte" concluse Pan alla fine asciugandosi gli occhi.

"Noi restiamo un altro pò qui, tesoro" la informò Videl. "Dobbiamo aiutare tua nonna a rimettere in ordine, quando tutti se ne saranno andati".

"Ok... Allora a domattina".

"Sei sicura che non ti serva una mano con le valigie?" chiese Gohan.

"No, papà, faccio da sola... E poi mi accompagna Trunks".

Gohan annuì, accennando un sorriso.

"Ciao Gohan..." lo salutò Trunks. "Dì a mia madre che ci vediamo direttamente a casa".

"Ah.... Ok" rispose Gohan guardandoli con aria lievemente inquisitoria.

I due si allontanarono insieme verso la porta, mentre Pan si voltava indietro per salutare di nuovo tutti con un cenno della mano, per poi scomparire nel buio.

"Videl" sussurrò Gohan alla moglie. "Starà con lei questa notte, vero?".

"Non lo so" rispose Videl appoggiandogli leggermente la testa sulla spalla. "So solo che dobbiamo lasciarli andare... Hanno bisogno di queste ultime ore per loro...".

Gohan continuò a fissare la porta ormai chiusa, pensieroso.

"Mi chiedo se mi sentirò mai in colpa per tutto questo" mormorò sospirando.

"Non dovrai... E' Pan che ha scelto così".

"E sarà davvero la scelta giusta?".

Videl ci pensò un attimo, per poi guardare il marito con il suo sereno sguardo azzurro e sorridergli teneramente.

"Certo... Presto lo capirà anche lei...".

 

Trunks, seduto sul bordo del letto, osservò con tenerezza la ragazza alle prese con le ultime cose da far entrare in valigia.

In piedi in mezzo alla stanza, con l'espressione confusa e indecisa e con addosso un largo pigiama giallo in cui entrava due volte, sembrava un piccolo pulcino smarrito.

Leggeva nei suoi occhi la tensione e la paura per quell'imminente trasferimento che l'avrebbe portata lontano da tutti i suoi affetti. Ma sapeva anche che tutto ciò non bastava per abbattere la sua determinazione, contro cui tutti gli altri sentimenti non potevano competere. Era sempre stata così testarda, niente e nessuno riusciva a farle cambiare idea quando era convinta di qualcosa... Eccetto il suo cuore...

Ma questa volta quello che provava per lui non poteva fermarla, perchè sapeva che la scelta che aveva fatto era l'unico mezzo per essere felice.

"Qualche problema?" chiese Trunks notando la ragazza a fissare distrattamente la valigia ormai piena.

"Ho paura di aver dimenticato qualcosa..." rispose Pan scuotendo lievemente la testa.

"Su, non preoccuparti, i tuoi potranno comunque spedirtelo quando sarai già là".

"No... Non si tratta di un oggetto o di qualche vestito" mormorò la ragazza girandosi verso di lui. "Ho come la sensazione di aver lasciato qualcosa in sospeso...".

Trunks le sorrise debolmente, intenerito dall'espressione così dolcemente triste della ragazza.

"Vieni qui" propose l'iomo invitandola a sedersi sulle sue ginocchia, dove l'accolse delicatamente.

Pan si strinse a lui, guardandolo poi con malinconia.

"Ti rendi conto" sussurrò. "Da domani la mia vita cambierà... E tu non ci sarai più".

"Certo che ci sarò... Io ci sarò sempre, lo sai".

"Ma ognuno avrà la propria vita e non ci vedremo più".

"Non lo dire neanche per scherzo...".

"Lo dico perchè è vero...lo so...e lo sai anche tu... Non ci sarà più occasione...".

"Non devi dire così...".

"Non cercare di consolarmi, Trunks... Sono grande ormai... So cosa vuol dire fare delle scelte...e noi le abbiamo fatte...".

"Già... E in base a quelle abbiamo deciso la nostra vita...".

"Non ce ne pentiremo...perchè sono le cose migliori...per noi e per chi ci vuole bene".

Trunks le sorrise, dolcemente.

"Ma ciò non può cambiare tutto di colpo, Pan... I sentimenti non si cancellano...e io non smetterò di...".

Si interruppe, come temendo di dire quella parola.

"Lo so" lo precedette Pan sorridendogli debolmente. "Nemmeno io... Ma un giorno saremo di nuovo felici".

"Certo" annuì Trunks.

"So che è giusto separaci" continuò Pan. "E forse tra noi non avrebbe comunque funzionato... Probabilmente non avremmo mai potuto stare insieme veramente... Eppure ciò che provo è così grande che non so se riuscirò a lasciarti..." sussurrò piano, abbandonandosi silenziosamente al pianto.

"Ehi... Cosa sono queste lacrime?" disse Trunks asciugandole le guance con il dorso delle dita. "Non voglio vederle più, capito?".

Pan annuì, accennando un sorriso.

"Ecco, brava... Voglio vederti sorridere... Non sai quanto sei carina, così" le sussurrò stringendola di più a lui.

Le loro labbra si unirono in un caldo bacio, mentre Pan a quel contatto così intimo dei loro corpi si sentì percorrere la schiena da un intenso brivido.

Si staccò leggermente da lui, i loro occhi a distanza di pochi centimetri.

"Ti ricordi un pomeriggio di qualche anno fa..." gli sussurrò guardandolo. "Io volevo che tu...insomma...che noi facessimo l'amore...".

"Sì, mi ricordo" confermò Trunks dandole un piccolo bacio a fior di labbra. "Ma sapevo che non lo volevi veramente".

"Infatti... Tu mi dicesti che per la prima volta bisogna aspettare il momento giusto e la persona giusta..." continuò accarezzandogli il volto. "Beh.. Il momento giusto è arrivato... Mentre la persona giusta sei sempre e comunque tu".

Si riavvicinò alle labbra dell'uomo, e questa volta, a differenza di qualche anno prima, lui non la respinse.

La baciò anzi con una passione a cui Pan si lasciò andare completamente, sollevandola poi in braccio e facendola distendere sul letto.

La ragazza chiuse gli occhi, mentre sentiva il caldo corpo di lui sovrastarla sensualmente, assaporando la dolce sensazione dei suoi baci e delle sue carezze.

Lasciò che lui la guidasse in quell'universo sconosciuto...

Che lui scoprisse piano piano il suo corpo tremante, iniziando a sbottonarle la casacca del pigiama...

La sua mente ora era sgombra da tutto... Era satura solo dell'intensità di quel momento... Quello che aveva sognato da chissà quanto tempo... Quello che aveva immaginato potesse essere solo con lui, con l'uomo che amava...sì, amava...ora come non mai...

Ora che i loro corpi erano fusi in un solo essere, così come le loro anime lo erano e lo sarebbero sempre state...

Lui e lei... Solo una notte per dare spazio alla loro passione...

Il futuro li avrebbe divisi, ma in quel momento erano uniti più che mai...

Piacere... Coinvolgimento... Eccitazione...

Un turbine di emozioni la invadeva insieme alla calda corrente che, come acqua termale, le sgorgava lungo il corpo...

E tanta voglia di urlare al mondo quel nome...il suo nome...

Trunks....

 

Un piacevole silenzio aleggiava ora nella stanza ancora calda e odorante di passione.

Si rivestì piano, cercando di non fare rumore.

Si appoggiò poi di nuovo su un lato del letto, sdraiandosi in parte accanto alla piccola figura che dormiva beatamente in mezzo alle bianche lenzuola.

La osservò con tenerezza immersa in un sonno tranquillo, il suo respiro ora calmo e regolare. Le scostò delicatamente una ciocca nera dagli occhi, passandole poi morbidamente le dita tra i capelli setosi.

Era così bella senza nemmeno rendersene conto...

Lui invece lo sapeva da sempre... Sapeva che nonostante tutto era sempre lei che aveva voluto, l'unico vero desiderio che teneva nel cuore da molti anni.

Che sensazione strana pensare che quel viso ora così familiare probabilmente l'avrebbe potuto rivedere solo nella sua mente...

Chissà se in futuro sarebbe stato capace di amare di nuovo...

Ma mai avrebbe dimenticato le intense emozioni che Pan le aveva regalato... Quella notte... Quell'estate... E da quando piccola e adorabile l'aveva vista per la prima volta tra le braccia di Videl.

Le posò un delicato bacio sulle labbra, attento a non svegliarla.

Si sollevò dal letto, piano, e altrettanto silenziosamente aprì la finestra della camera. Un debole chiarore si stava diffondendo da dietro i monti: presto sarebbe stata l'aurora.

Si voltò un'ultima volta verso la ragazza, per poi volare via verso ovest, dove il cielo era ancora scuro.

 

    Continua...

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Capitolo 10
*** Goodbye ***


Un'emozione per sempre 10

CAPITOLO 10 - Goodbye

By Beatrix

 

Una piacevole sensazione la avvolse appena uscita dal mondo dei sogni. Sorrise tra se, ancora ad occhi chiusi, stirandosi pigramente mentre il ricordo di quella notte le tornava alla mente. Per puro istinto allungò il braccio al suo fianco, trovando solo le morbide lenzuola del suo letto. Aprì debolmente gli occhi, infastidita dalla luce mattutina che le inondava il volto. 

Lui non c'era...

No, non poteva aver sognato... Quella notte era stata reale, reale come la dolce sensazione che provava nel corpo e nella mente. E sentiva ancora il suo profumo... Sì, il suo inconfondibile odore...

Notò che la finestra era accostata e che un debole venticello muoveva delicatamente le tendine traslucide. Dormiva così bene quella notte che non si era nemmeno accorta che lui se ne era andato.

Come avrebbe voluto salutarlo un'ultima volta...e riuscire a dirgli cosa aveva significato quella notte per lei...

"Pan, sei sveglia? Posso entrare?" le chiese sua madre al di là della porta, bussando.

"Sì, entra pure".

Videl aprì piano la porta, entrando nella stanza e notando la figlia avvolta da una magica aura.

"Hai uno sguardo talmente luminoso, tesoro, che le stelle ne sarebbero di sicuro invidiose" sorrise la donna, sedendosi sul bordo del letto, vicino a lei.

La osservò a lungo, ammirando con tenerezza il sentimento di piacevole novità che trasmettevano i suoi occhi.

"Un uomo ha dormito con te stanotte, vero?" le chiese infine più da amica che da madre.

Pan abbassò lo sguardo con leggero imbarazzo, limitandosi ad annuire timidamente ma trapelando un briciolo di orgoglio.

Videl sorrise dolcemente, accarezzando i capelli della figlia.

"Vi meritavate questa notte... Ma adesso è ora di andare, bambina mia" annunciò malinconicamente. "Tuo nonno Satan ti ha fatto mandare il suo autista che ti accompagnerà fino al college... Vestiti, ti aspettiamo fuori".

"Ok" rispose la ragazza, dando un'ultima occhiata al suo fianco dove avrebbe voluto trovare ancora i due bellissimi occhi dell'uomo che amava.

 

L'air-car firmato "Mr Satan" era già parcheggiato davanti a casa sua, con l'elegante autista già impegnato a caricare nel velivolo i suoi ultimi bagagli.

Pan si avvicinò alla sua famiglia, schierata davanti a lei per gli ultimi saluti.

"Tesoro...mi mancherai tanto" balbettò Chichi tra le lacrime, abbracciando la nipote.

"Anche tu, nonna... Ci vediamo a Natale".

"Fai la brava, eh!" esclamò Goten con una pacca sulla spalla. "E fammi sapere cosa si combina di bello al Southern College!".

"Ok, zio" confermò lei stampandogli un bacio sulla guancia.

Guardò con affetto i suoi genitori, abbracciandoli entrambi.

"Vi voglio bene" sussurrò.

"Anche noi, tesoro" le disse Videl trattenendo una lacrima. "Io e tuo padre veniamo a trovarti tra qualche settimana".

Pan annuì, sorridendo debolmente, guardando poi il padre con tenerezza.

"Ciao, papà".

"Sono tanto orgoglioso di te, Pan" le sussurrò Gohan accarezzandole una guancia affettuosamente. "Per tutto, tesoro...per tutto".

Pan lo ringraziò con un forte abbraccio, avvicinandosi poi lentamente al velivolo che la stava aspettando pochi metri più in là.

Si voltò un'ultima volta verso la sua famiglia, che la salutò con un gesto della mano.

Sentì crescere un grosso nodo alla gola al pensiero di non aver potuto salutare qualcuno...

Fece per entrare nell'air-car, quando si voltò istintivamente verso il cielo guidata dall'avvicinarsi di un'aura conosciuta.

"Pan! Aspetta!".

Trunks, tagliando il cielo come un razzo, atterrò a pochi metri da lei.

"Trunks!" gridò la ragazza piacevolmente sorpresa, andandogli incontro.

"Non potevo lasciarti partire così, senza salutarti" le sussurrò l'uomo.

"Neanch'io" confermò Pan abbracciandolo.

"Scusami se sono andato via senza salutarti, stanotte" le bisbigliò nell'orecchio. "Ma temevo che non sarei più riuscito ad andarmene".

"Sono io che non ti avrei più lasciato andare" rispose Pan con voce spezzata.

"Ehi!" esclamò Trunks guardandola negli occhi e appoggiando la fronte alla sua. "Mi avevi promesso che non avresti pianto... Ok?".

Pan annuì, deglutendo e cercando di cacciare indietro le lacrime.

"Questo momento doveva arrivare, prima o poi" continuò Trunks. "Ma non potrà cancellare tutto quello che abbiamo passato insieme...no, non potrà" sussurrò accarezzandole il viso.

"Non diciamoci addio, ti prego" mormorò Pan, scuotendo la testa.

"D'accordo. Niente addii. Salutiamoci con un arrivederci".

"Sì...arrivederci...perchè è così che sarà".

Trunks le sorrise, baciandola poi sulla fronte.

"Và, ora. Ti stanno aspettando".

Pan si scostò lentamente da lui, salutandolo con la mano, per poi incamminarsi di nuovo verso l'air-car. Si fermò però di colpo, voltandosi indietro verso di lui ed abbandonandosi arrendevolmente al pianto.

"No" esclamò tra le lacrime. "Non ce la faccio...".

Corse di nuovo incontro all'uomo, gettandosi tra le sue braccia.

"No, Trunks, no...non chiedermi di non piangere...non chiedermelo perchè quello che voglio è solo te...voglio poterti stringere, baciare e avere per me per sempre...ma non posso averti...".

Lo baciò disperatamente, incurante delle cinque persone che li stavano guardando con una stretta al cuore, mentre Trunks non potè far altro che abbandonarsi a quell'ultimo bacio.

"Io ti amo" mormorò Pan sulle sue labbra, baciandolo ancora e ancora in quell'attimo di sfogo disperato.

Trunks la strinse forte, cercando di recuperare la ragione e riuscire a lasciarla andare.

"Adesso non piangere più Pan... Non devi piangere ma essere felice... C'è tutta una nuova, meravigliosa vita che ti aspetta".

"Trunks io non ce la faccio senza di te..."

"Sì che ce la farai... Fidati di me".

"Ok...".

"Ciao Pan... Ci sentiamo presto".

"Sì...presto..." mormorò la ragazza, mentre Trunks le posava un delicato bacio sulle labbra.

La liberò dalla forte stretta delle sue braccia, in cui lei avrebbe voluto volentieri restare per l'eternità.

Questa volta entrò davvero nel velivolo, senza però distogliere lo sguardo dall'uomo, neppure quando l'autista le chiuse lo sportello e lei incollò il volto al piccolo finestrino.

Osservò la figura di Trunks farsi sempre più piccola mentre l'air-car prendeva quota e si allontanava dalle colline di casa sua, fino a diventare un piccolo puntino che fuggì definitivamente alla sua vista.

 

"Quella fu l'ultima volta che lo vidi" soggiunse Pan con lo sguardo perso nel vuoto, come avesse ancora davanti a se l'immagine dell'uomo.

Bikini rimase in silenzio, seduta sul bordo della poltrona di fronte con gli occhi velati di una sincera commozione.

"Mio Dio..." mormorò infine. "Che esito triste per un amore così grande...".

Osservò la mesta espressione dell'anziana donna, immersa ancora nei meandri della sua memoria. Chissà cosa stava provando al ricordo di tali eventi... Qusi un secolo era passato, eppure raccontava la sua storia con una tale enfasi ed eccitazione da riuscire a trasmetterle le sue stesse emozioni.

Conosceva già quale sarebbe stato l'esito di quell'amore, eppure in ogni momento della storia il suo cuore quasi sperava che tutto ciò non dovesse finire in quel modo... Eppure era quella la storia che conosceva...la storia che altrimenti non avrebbe condotto alla sua stessa esistenza...la storia che inevitabilmente doveva andare così...

"E cosa... Cosa è successo, dopo?" chiese Bikini tornata alla realtà.

"Vuol dire dopo la mia partenza?" domando Pan. "Fu molto difficile, all'inizio. Molto, molto difficile...".

 

Pan iniziò a mangiare controvoglia il suo pranzo appena uscito dalla cucina della mensa. Già le mancavano i piatti squisiti che le cucinava sua nonna Chichi e che condivideva in allegria con la sua famiglia.

Era passata solo una settimana dal suo arrivo al Southern College e già le sue abitudini erano cambiate radicalmente. Gran parte della giornata era occupata dalle lezioni, ed il resto lo trascorreva in giro da sola o all'interno della sua camera singola del dormitorio.

Già... Non era ancora riuscita a fare amicizia con nessuno. Durante le lezioni era quasi impossibile, nell'aula vigeva il silenzio più assoluto durante le spiegazioni degli illustri professori, e di solito comunque si sedeva in disparte temendo di rubare il posto a qualcuno. Anche a mensa non poteva far altro che scegliersi un tavolo vuoto, non ancora occupato dai numerosi gruppetti che si erano già formati tra gli studenti del primo anno, e mangiare da sola guardando i suoi coetanei ridere, scherzare e chiacchierare tra loro piacevolmente.

Non era riuscita a fare amicizia. O meglio, forse non voleva fare amicizia. Sarebbe bastato poco, a lei che neppure soffriva di timidezza, per attaccare discorso con una delle ragazze che avevano la camera nel suo stesso corridoio... Una banale scusa, come bussare ad una loro stanza per chiedere in prestito un bagnoschiuma o un asciugacapelli... Ma niente.

Pan non aveva voglia di conoscere nessuna di loro. Erano inevitabilmente così diverse da lei... Non sarebbero mai riuscite a capirla, l'avrebbero soltanto isolata ancora di più scoprendo la sua vera natura...

Trascorse il tardo pomeriggio ormai libero dalle lezioni passeggiando da sola nel campus del college e nella vicina cittadina. Il sole era già tramontato... Come erano lontane le lunghe giornate calde della scorsa estate...

Vagava da sola nell'oscurità, senza una meta, senza un briciolo di compagnia... Passeggiando stancamente nei vicoli bui di una città che sentiva estranea e che pareva chiudersi su di lei...

Due strani ragazzi, appoggiati all'angolo di una traversa, sembravano fissarla in modo sospetto.

Gli passò accanto, indifferente.

"Ehi dolcezza..." si sentì dire da uno di loro. "Cosa fai tutta sola di notte in questa pericolosa città?".

"Ti serve compagnia?" gli fece eco l'altro, con tono disgustoso.

Pan continuò a camminare, cercando di non curarsene.

"Allora, signorina... Ti ho fatto una domanda!" sbottò il primo raggiungendola e afferrandole selvaggiamente un braccio.

"Non fare finta di niente, piccola impertinente!" aggiunse l'amico avvicinandosi a sua volta.

"Vi conviene non provocarmi" sibilò Pan per niente scossa dall'atteggiamento dei due.

"Ah sì? Che paura! Perchè se no che fai, ti arrabbi?" chiese beffardamente il ragazzo che le stringeva il polso.

"No, molto di più" esclamò freddamente Pan mentre con una spinta decisa lo scaraventava violentemente contro il muro.

"Ehi!" protestò l'altro, ma non ebbe neanche il tempo di afferrarla che la ragazza gli affondò un forte calcio nello stomaco e lo atterrò con un calcio sul volto.

"Presto, alzati, scappiamo" balbettò il primo riprendendosi dalla botta. "Questa non è una donna, è un mostro".

I due ragazzi fuggirono a gambe levate, mentre Pan iniziò a piangere silenziosamente. 

Lei aveva la fortuna di non dover temere nulla e poter difendersi da tutto... Poteva badare a se stessa in ogni situazione e di fronte ad ogni pericolo che spaventerebbe qualunque comune terrestre... Eppure ora come mai si sentiva così sola e vulnerabile...

Tornò a passo svelto al college, rinchiudendosi nella sua stanza. 

Era già qualche giorno che voleva farlo, ma non aveva mai avuto la forza. Prese infine la cornetta del telefono, digitando il numero del cellulare di Trunks. Aveva così bisogno di sentirlo...

"Questa è la segreteria di Trunks Brief, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico e vi richiamerò appena possibile. Grazie".

Il suo cellulare era spento, ma quella del messaggio registrato era proprio la voce di Trunks... Una lacrima le scese lentamente lungo la guancia, mentre si preparava a lasciare un messaggio senza sapere in realtà cosa dire.

"Trunks... Ciao, sono Pan... Come stai? Spero bene... Io sono in camera mia...da sola... Qui è tutto così diverso da casa, sai...e poi non sono ancora riuscita ad ambientarmi...chissà se ce la farò mai...a volte avrei voglia di volare e raggiungere casa in un secondo, per rivedere per un attimo tutti quanti...per rivedere te...ma so che non devo farlo...perchè devo dimostrare a me stessa che posso farcela...l'ho promesso anche a te...e in qualche modo ce la farò...non so ancora come ma ce la farò...mi manchi così tanto Trunks...buonanotte".

Riattaccò il telefono, asciugandosi le lacrime che avevano cominciato a caderle sul cuscino. Si stese debolmente sul letto, vinta dalla stanchezza e dallo stress, sprofondando in un pesante sonno.

 

Spalancò di colpo gli occhi. Era già mattina inoltrata, lo capiva dalla luce intensa che filtrava dalla piccola finestra. Guardò istintivamente l'orologio, scoprendo con disperazione che la sveglia non aveva suonato e che le lezioni dovevano essere già cominciate da una decina di minuti.

Balzò rapidamente giù dal letto, lavandosi e vestendosi di corsa, afferrando poi l'occorrente e precipitandosi fuori dalla sua stanza. Corse velocemente lungo il corridoio, scendendo le scale a due a due e ricominciando a correre.

Arrivata però a svoltare un angolo, sbattè violentemente contro qualcuno, ritrovandosi a terra con i libri e gli appunti sparsi per il pavimento.

"Oh, scusami, mi dispiace... Ti sei fatta male?" le chiese un gentile ragazzo biondo, abbassandosi per aiutandola a raccogliere le sue cose.

"No, non è niente... Scusami tu, che ti sono venuta addosso" balbettò Pan rialzandosi e cercando di ricomporsi.

"Tieni, questi sono tuoi" le disse il ragazzo porgendole i quaderni caduti.

"Grazie" sorrise Pan, notando però che il ragazzo aveva iniziato a fissarla come se avesse visto un fantasma.

"Non posso crederci..." mormorò lui. "Pan... Sei proprio tu".

Pan lo guardò sorpresa, chiedendosi come facesse a conoscere il suo nome.

"Scusami ma...io non ti conosco...".

"Ma come... Non dirmi che ti sei dimenticata di me" sorrise il ragazzo guardandola negli occhi. "Sono io... Mish".

 

   Continua...

 

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Capitolo 11
*** Tornare a volare ***


Un'emozione per sempre 11

CAPITOLO 11 - Tornare a volare

By Beatrix

 

"Mish?" chiese Pan evidentemente confusa.

"Sì, ti ricordi... Qualche anno fa hai salvato me e il mio villaggio da quell'orrendo mostro".

Pan cercò di ripescare nella sua memoria il volto di quel biondo ragazzino che lui e suo nonno Goku avevano conosciuto durante la caccia ai draghi malvagi. Il suo villaggio di pescatori era terrorizzato da Ryuh Shenrong, il drago d'aspetto femminile che li aveva dato non poco filo da torcere, ma che alla fine avevano eliminato liberando gli abitanti e le creature del mare dalla sua egemonia.

Ma adesso proprio non riusciva ad identificare quel timido e fragile ragazzino con il bel giovanotto alto ed affascinante che aveva davanti agli occhi.

"Certo che mi ricordo" disse infine la ragazza. "Scusami...io...non ti avevo riconosciuto".

"Beh, è comprensibile...è passato molto tempo".

"Ma tu l'hai fatto".

"Io potrei riconoscerti tra mille... Non potrei confondere i tuoi occhi con quelli di nessun altra".

Pan sorrise lusingata, mentre gli occhi azzurri del ragazzo la fissavano affascinati.

"Studi anche tu qui al Sothern College, quindi?" chiese infine Mish.

"Già... Sono arrivata circa una settimana fa".

"Primo anno anche tu, vero?".

"Esatto... Devo ancora abituarmi agli orari... Prima stavo giusto correndo in aula in enorme ritardo!".

"Che peccato... Speravo di chiacchierare un pò con te... Pazienza, sarà per un'altra volta!".

Pan guardò l'orologio, scrollando arrendevolmente le spalle.

"Beh... La lezione sarà già cominciata da un bel pò... A questo punto credo che sia meglio saltarla del tutto!".

"Bene" sorrise Mish. "In questo caso... Ti va di fare una passeggiata con me per il campus?".

 

Il grande parco curato che circondava il college risentiva come il resto del paesaggio dell'effetto di un autunno incombente, con gli alberi che stanchi ed ingialliti perdevano lentamente le foglie e l'aria che iniziava a profumare piacevolmente di muschio.

Un timido sole spuntava debolmente tra le sottili nubi che velavano il cielo al di sopra di loro, rendendo le loro ombre fini e indefinite figure che si muovevano sul prato.

"E così ci ritroviamo tutti e due allo stesso college dopo quasi quattro anni" iniziò Mish, guardando la compagna ancora incredulo.

"Com'è piccolo il mondo, eh?" concordò Pan, sorridendogli.

"E com'è buffo il destino" aggiunse il ragazzo. "Ho sempre sperato di rivederti, ma non avrei mai pensato di ritrovarti qui".

"Lo stesso per me... Mi ha fatto molto piacere incontrarti di nuovo".

"Ma raccontami un pò, dai... Com'è che sei finita a studiare qui?".

"Ecco... Il Southern College era da sempre il sogno di mio padre per me...E alla fine mi sono convinta anch'io".

"Io invece sognavo quest'università già da anni, ma mio padre non poteva permettersela... Per fortuna poi ho vinto una borsa di studio e...eccomi qua!".

"Sei riuscito a realizzare il tuo sogno, insomma".

"Già... Ma dimmi un pò, come sta tuo nonno? E' ancora sotto le sembianze di un bambino?" sorrise Mish.

"Ecco... Lui non c'è più" mormorò Pan abbassando malinconicamente lo sguardo.

"Oh...mi dispiace...non sapevo che...".

"No, lui non è morto, è...non so come spiegarlo...è un pò complicato".

"Beh... Niente mi risulterà mai più strano e complicato di quando vidi tu e tuo nonno mettere in atto i vostri poteri!".

"In effetti...non sono cose che le persone normali vedono tutti i giorni...anche perchè ne rimarrebbero alquanto spaventati!".

"Oh, ma non io! Da parte mia ne rimasi a dir poco affascinato!".

"Davvero?" chiese Pan piacevolmente sorpresa.

"Tu non puoi immaginare quanto mi hanno preso in giro i miei compagni di scuola che non credevano al fatto che avevo assistito direttamente alla sconfitta del mostro... Anche i professori pensavano che mi fossi inventato tutto".

Si fermò presso una panchina, dove si sedette per una pausa, imitato da Pan.

"Ma io non mi davo per vinto... Sapevo di non aver sognato...e ho sperato per anni che tu tornassi a trovarmi, per ricordarti la promessa che mi avevi fatto".

"Quale promessa?" chiese Pan confusa.

"Quando te ne andasti, quella volta... Mi avevi promesso che saresti tornata per insegnarmi a volare".

"Hai ragione..." confermò Pan mentre quelle parole le tornavano alla mente. "Mi dispiace tanto, me ne ero completamente dimenticata... Sai, sono successe tante cose da allora...".

"Non fa niente" disse Mish scuotendo la testa. "Possiamo sempre recuperare il tempo perduto".

"Adesso?".

"Perchè no... Io sono pronto... Lo sono da anni!".

 

Fu così che iniziò tutta una serie di divertentissime lezioni di volo.

Ogni giorno, dopo le lezioni, Pan e Mish si ritrovavano in un angolo non molto frequentato del campus universitario, dove potevano agire indisturbati.

All'inizio fu dura, per un terrestre come Mish, imparare a concentrare l'energia e la forza vitale per potersi sollevare da terra, ma Pan seppe dimostrarsi un'insegnante molto paziente e professionale: in pochi giorni il ragazzo cominciava già a levitare, e dopo qualche settimana azzardava i primi brevi voli sopra il college.

E, tra una lezione e l'altra, non mancavano le risate e i momenti di relax...

Finalmente Pan non era più sola. Il suo tempo libero ora lo passava esclusivamente con Mish, il quale nel frattempo le aveva presentato i suoi amici, con i quali condividevano divertenti scampagnate per l'isola e serate pazze nei locali della città.

E intanto il tempo passava...

Quasi senza accorgersene, si erano ritrovati alle porte delle vacanze natalizie. Tre mesi trascorsi dietro a lezioni interminabili e ad esami complicatissimi, ma anche in buona e sana compagnia.

E quando Pan sentiva i suoi genitori per telefono o venivano a trovarla di persona, era questo che trasmetteva: aveva finalmente ritrovato la serenità, quella che Gohan e Videl avevano sperato di rivedere con tutto il cuore riflessa negli occhi della figlia, proprio come un tempo.

Non aveva più chiesto di Trunks. Non voleva. Probabilmente temeva di ciò che in quei mesi poteva essere accaduto, ma di cui era indubbiamente sicura. O forse aveva solo paura che i suoi sfortunati sentimenti tornassero a tormentarla.

Ma il momento della verità non dovette attendere oltre. 

Era ormai metà Dicembre, durante un pasto alla mensa del college, quando vide per caso un quotidiano dimenticato su uno dei tavoli, con un titolo che richiamò la sua attenzione:

 

<< Celebrato ieri il matrimonio dell'anno

LE NOZZE DI TRUNKS BRIEF E DORA SMITH

I due manager uniti nella vita e nel lavoro>>

 

E, accanto all'articolo che descriveva con entusiasmo la pomposa cerimonia e il ricco ricevimento, la foto dei due sposi appena usciti dalla chiesa, mano nella mano.

Se lo aspettava, in fin dei conti. Sapeva che Trunks avrebbe sposato quella donna, prima o poi. E si era preparata a ricevere la notizia da un momento all'altro. Ma adesso che se l'era trovata davanti per caso, temette di non essere poi così pronta come credeva.

Vedere Trunks con un'altra donna, sia dal vero che in fotografia, le era sempre costato... Adesso in particolare, poi, al fianco di colei con cui avrebbe trascorso il resto della sua vita...

Com'era bello ed elegante. Lo stesso fascino di sempre, quello che trasmetteva in ogni sua espressione, in ogni suo gesto, in ogni suo parola. 

Sorrideva in modo sincero. Sembrava felice. Meglio così.

"Cosa stai leggendo?" chiese Mish accomodandosi con il suo pranzo accanto alla ragazza.

"Niente...i soliti gossip" rispose Pan con semplicità, abbandonando il giornale e iniziando a mangiare in compagnia dell'amico.

 

Aveva cercato di non pensarci, nei giorni seguenti. Ci aveva provato, ma con scarsi risultati. C'era qualcosa che sentiva d'aver bisogno, senza tuttavia capire cosa fosse veramente.

E quel qualcosa era semplicemente una telefonata, arrivata inaspettatamente la mattina del giorno precedente al suo ritorno a casa per le vacanze natalizie.

"Pronto?" rispose Pan ancora a letto, svegliata dal telefono squillante della sua camera dormitorio.

"Pan?".

"Trunks" mormorò subito la ragazza, riconoscendo l'inconfondibile voce dell'uomo.

"Ciao Pan. Come va?".

Pan sorrise tra se, ancora incredula di poter parlare con lui dopo tutto quel tempo.

"Bene...adesso bene".

"Ho ricevuto il tuo messaggio, un pò di tempo fa... Scusami se non ti ho richiamato subito, ma sono stato impegnato per...".

"Lo so" lo procedette Pan. "Ho saputo la grande notizia".

Trunks rimase un attimo in silenzio, evidentemente imbarazzato.

"Ci sei rimasta male?" chiese alla fine.

"No... Me l'aspettavo... Ti ricordi, l'avevo già intuito prima di partire...".

"Già..." mormorò Trunks.

"Domani torno a casa per le vacanze di Natale" iniziò Pan per rompere l'imbarazzo.

"Domani, hai detto? Accidenti...io parto proprio stasera".

"Per dove?".

"Per...il viaggio di nozze... Staremo via fino alla fine delle feste...".

"Immagino allora che non avremo occasione di vederci...".

"Ho paura di no..." rispose Trunks con un sussurro.

Passò qualche secondo senza che nessuno dei due sapesse cosa dire.

"Trunks..." azzardò poi Pan. "Sei felice?".

"Io? Sì...sono felice..." rispose l'uomo. "E tu?".

"Credo di sì..." mormorò lei.

Ed era la verità. Finalmente era riuscita a risalire dal precipizio in cui era caduta e da cui temeva di non poter più vedere la luce. Senza il suo Trunks... Senza l'uomo al cui suono della voce il suo cuore batteva ancora così forte...

"Pan..." le sussurrò Trunks. "Mi manchi, lo sai".

"Anche tu...non sai quanto...".

"Te lo ricordi che ti voglio bene, vero?".

"Sì che me lo ricordo... Come potrei scordarmelo".

"Nemmeno io posso scordare niente... Adesso devo lasciarti, Pan... A presto".

"Ciao Trunks... Ti voglio bene... Te ne vorrò sempre..." disse con un sussurro, riattaccando poi la cornetta e distendendosi di nuovo sul letto.

Sorrise, mentre sul suo volto compariva un'espressione serena e rilassata come solo ultimamente aveva riacquistato.

Era felice, sì... Felice per Trunks, che nonostante si fosse rifatto una vita non avrebbe mai smesso di volerle bene... Felice per lei, che finalmente era pronta a crescere in un nuovo mondo tutto da scoprire e in compagnia di persone che la capivano e che l'accettavano per quello che era...

"Ehi, Pan! Svegliati!" si sentì gridare da Mish che aveva cominciato a bussare insistentemente alla porta della sua camera.

"Sì, sono sveglia... Che c'è?" rispose a voce alta, senza alzarsi da letto.

"E' nevicato stanotte! Tutti gli studenti sono fuori a giocare con la neve! Sbrigati, non vorrai perderti il divertimento!".

"Ok... Arrivo subito, ti raggiungo lì!".

Sorrise, entusiasta. Quella giornata si prospettava alquanto divertente.

Balzò giù dal letto, vestendosi ed imbacuccandosi bene, dopo di che corse giù fino all'immenso parco del college, dove l'aspettava un meraviglioso paesaggio bianco pieno di ragazzi alle prese con la prima neve della stagione.

"Ahah, presa in pieno!" esclamò Mish tirandole alla sprovvista una grossa palla di neve sulla schiena.

"Ah, è così... Vuoi la guerra!" ribattè Pan preparando un tiro ancora più potente che colpì il ragazzo sul petto.

"Aspetta a gioire!" continuò lui abbassandosi per raccogliere un pugno di neve, ma trovandosi in pieno viso un tiro arrivato per caso da un altro ragazzo.

Pan scoppiò a ridere, divertita, mentre Mish cercava di togliersi goffamente la neve dalla faccia.

"Propongo una tregua momentanea contro gli altri... Che ne dici?".

"Ok.. Tregua accettata!".

E in men che non si dica iniziò una vera e propria guerra di pallate di neve tra tutti gli studenti, finchè, dopo un'intensa e movimentata giornata trascorsa sul ghiaccio, molti di loro preferirono concluderla al calduccio di un tranquillo locale.

Anche Pan e Mish si unirono alla compagnia, scegliendo però un piccolo tavolo a due e ordinando una squisita cioccolata calda.

"Era tanto che non mi divertiva come oggi" esclamò Pan sorseggiando piacevolmente il liquido bollente dalla sua tazza.

"E io sono sicuro di non aver mai riso in questo modo!" aggiunse Mish, sorridendo. "Chissà se quando torneremo dalle vacanze ci sarà ancora la neve".

"Sai Mish... Non mi sembra ancora che domani torniamo a casa... Sono passati così veloci questi mesi...".

"Dà quest'impressione quando si passano in allegria e serenità".

"Già... Credo sia proprio così" annuì Pan. "Anche perchè...non vedo l'ora di ritornare...".

"Anche io... Soprattutto perchè avrò una voglia matta di rivedere un'amica davvero speciale...".

"E quest'amica speciale non vedrà l'ora di rivedere un suo affezionatissimo compagno di college!".

"Propongo un brindisi" esclamò Mish sollevando la sua cioccolata. "Alla nostra amicizia!".

"Alla nostra amicizia!" ripetè Pan mentre le loro tazze si incontravano sopra il tavolo.

Il ragazzo bevve con gusto la cioccolata, senza togliere lo sguardo dagli occhi dell'amica che, alla luce soffusa del locale, apparivano ancora più intensi e profondi. Quei due laghi scuri in cui da mesi vedeva nascosti misteriosi segreti di un recente passato... Sentimenti repressi che probabilmente tornavano a galla nei momenti in cui la vedeva cupa e silenziosa... Non le aveva mai chiesto niente, no. Si era limitato a starle vicino, a sostenerla, ad offrirle la sua amicizia... A vedere con gioia come con il tempo ritrovava il sorriso e la gioia di vivere... No, non aveva bisogno di conoscere il suo passato... Gli bastava averla lì adesso, per quello che era ora...

"Ehi Pan" le disse. "Grazie per avermi insegnato a volare".

"Grazie a te...per tutto il resto" rispose Pan con un sorriso luminoso, teneramente incorniciato da due guance leggermente arrossate per la giornata trascorsa sulla neve.

Mish si avvicinò a lei, come per baciarla, mentre la ragazza attese consapevole quel gesto.

Temeva che negli occhi azzurri del ragazzo avrebbe visto il riflesso di altri due bellissimi occhi... E che baciandolo avrebbe rivissuto i baci caldi di quell'estate, o immaginato le forti braccia di qualcun altro a stringerla con dolcezza...

E invece no. Trunks non se ne sarebbe mai andato, sarebbe rimasto per sempre in un angolo del suo cuore... Ma quando le sue labbra toccarono quelle di Mish, il passato non tornò a tormentarla... Era il futuro a cui doveva guardare, ed il futuro era proprio davanti a lei... Ariempirla di nuove emozioni che avrebbero reso felice e gioiosa la sua vita, senza tuttavia cancellare quelle indelebili dei diciotto anni precedenti...

 

    Continua...

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Capitolo 12
*** Legame di sangue ***


Un'emozione per sempre 12

CAPITOLO 11 - Tornare a volare

By Beatrix

 

Sorrise, ricordando quegli attimi ancora così vivi nella sua memoria. Si era stupita di riuscire a raccontare per la prima volta fatti e sensazioni così personali ad un estraneo.

Ma no, Bikini non era un'estranea. Era sangue di Trunks. Sembrava già che la conoscesse da sempre...

"Spero di non averla annoiata, Bikini" concluse Pan. "Mi aveva chiesto di raccontarle cosa c'era stato tra me e Trunks e... L'ho presa un pò alla lunga, ma alla fine spero di aver soddisfatto la sua curiosità".

"Oh, altrochè..." mormorò la giovane donna con gli occhi lucidi come zaffiri. "E' la storia più intensa e coinvolgente che abbia mai sentito... Non ne sapevo niente...".

"Ora lo sa" sorrise Pan appoggiandosi stanca alla spalliera della poltrona.

"Non vi siete più rivisti, vero?" chiese Bikini.

Pan scosse la testa.

"Una volta finito il college, io e Mish ci sposammo subito e ci trasferimmo nel suo villaggio... Non ero più tornata a West City, prima di oggi".

"Si è mai pentita delle sue scelte?".

"Come potrei... Sono sicura che nè io nè Trunks abbiamo mai avuto rimpianti... Io ho amato mio marito. E anche Trunks, conoscendolo, non avrebbe mai potuto sposarsi senza provare niente. E poi, le nostre scelte ci hanno portato qui. E' grazie ad esse che la vita mi ha regalato i miei figli...i miei nipoti...e ora il mio adorato Goku... E' grazie ad esse che ora parlo con lei, e che mio nipote sta giocando con suo figlio nella Gravity Room".

"Ma il vostro legame...era così forte...".

"Il nostro legame non si spezzerà mai. Le emozioni che abbiamo condiviso resteranno vive anche quando nemmeno io potrò più raccontarlo... Gli eventi passano...le persone scompaiono...ma i sentimenti non muoiono mai" concluse con un sorriso.

"C'è una cosa che vorrei farle vedere, signora Pan" disse Bikini alzandosi dalla poltrona e avviandosi verso la stanza accanto, la grande biblioteca dei Briefs. Tornò dopo qualche secondo, con in mano un vecchio volume leggermente polveroso.

"Cos'è?" chiese Pan con curiosità.

"Qualcosa che le farà piacere rivedere" rispose la donna porgendole il libro.

Pan lo posò sulle ginocchia, scostando con la mano il leggero strato di polvere sulla copertina per leggere il titolo: 

<< IMMAGINI DI UN'AVVENTURA>>

Lo aprì lentamente, trovando con grande sorpresa una bella foto a tutta pagina con lei, Trunks e Goku durante il loro viaggio nello spazio, e sotto il commento scritto con la calligrafia di Trunks:

<< Io, Goku e la piccola Pan: Inizia il viaggio verso lo spazio aperto >>

"Incredibile..." mormorò con un gioioso sorriso, voltandosi verso Bikini. "Dove l'ha trovato?".

"I miei genitori hanno detto che era del mio bisnonno".

"Sono le foto della nostra avventura alla ricerca delle sfere... Non sapevo che Trunks le avesse raccolte in un album...".

"Quello è suo nonno, vero?" chiese Bikini indicando Goku.

"Sì...in versione ristretta!".

"E questa bella ragazzina dovrebbe essere lei...".

"Già...molto più giovane e carina...".

"E poi c'è il mio bisnonno Trunks...".

"Che è ancora così nella mia memoria...".

Pan sfogliò lentamente le pagine dell'album fotografico, accompagnata da una dolce malinconia.

"Che gioia rivedere questi scatti dopo tanto tempo...".

Arrivò alla fine dell'album, quando una piccola foto non incollata cadde a terra. La raccolse, voltandola in modo da poterla guardare.

Ed era quella foto.

Lei e Trunks, quella sera a Satan City... La sera del suo diploma...

Si erano scattati una foto per ricordare l'evento...e poi era rimasta a lui...

"E' una foto bellissima" osservò Bikini. "Si vede che tra voi c'era qualcosa di meraviglioso".

"E ci sarà sempre" aggiunse Pan stringendo la foto che concretizzava l'eternità del loro sentimento.

"Guardi, c'è scritto qualcosa qui" le fece notare Bikini indicando il retro della foto.

Pan la voltò, leggendo le parole scritte ancora da Trunks:

<< Io e la mia Pan, in una sera speciale della nostra ultima estate insieme. Per ricordare le emozioni che abbiamo condiviso e che conserverò per sempre nel cuore >>

Pan sorrise, commossa, mentre una piccola lacrima le scendeva lungo la guancia.

Bikini la guardava emozionata, assistendo con grande coinvolgimento alle forti emozioni che stava vivendo e rivivendo la sua ospite.

"Credo che quella foto dovrebbe tenerla lei" disse infine.

"Oh...grazie...ne sarei molto felice" rispose Pan con un sorriso. "Adesso però si è fatto veramente tardi. E' meglio che io e Goku cominciamo ad avviarci a casa".

"Come vuole... Venga, l'accompagno alla Gravity Room".

Le due donne uscirono dal grande salone, dirigendosi in direzione dei colpi che ancora rimbombavano all'interno della rotondeggiante struttura.

Bikini disattivò da fuori il generatore di gravità, in modo che i due ragazzini si decidessero a sospendere il loro allenamento e ad aprire il portone.

"Mamma, perchè hai spento tutto?" brontolò Vegeta affacciandosi fuori.

"Perchè Goku adesso deve tornare a casa".

"Di già?" esclamò deluso il ragazzino.

"Ti prego, nonna, ancora qualche minuto!" la pregò la vocina di Goku.

"No, tesoro, dobbiamo proprio andare" rispose Pan scrollando le spalle.

"Ma riporterò Goku a trovarmi, vero signora Pan?" chiese il piccolo Vegeta.

"Certo... Torneremo presto a farvi visita".

E, mentre i due piccoli Sayan esultavano all'idea e decidevano già su come organizzare il loro prossimo incontro, Pan si rivolse a Bikini, guardandola maternamente.

"Ho passato un bel pomeriggio, oggi. Sono contenta di averti conosciuto".

Anche io... E' stato un onore per me" rispose sinceramente Bikini. "Spero che tornerete veramente a trovarci".

"Senz'altro... Le nostre famiglie sono state divise anche per troppo tempo".

"Già... E' il momento di ricongiungerle" concordò la giovane donna. "A presto!".

"A presto!".

 

Dov'è questo posto speciale che volevi farmi vedere, nonna?" chiese il piccolo Goku dopo già un bel pò che camminavano.

"Non dovrebbe essere lontano... Anzi, direi che ci siamo".

E infatti, dopo qualche metro, di fronte a loro si aprì un meraviglioso scorcio sul mare dall'alto di un roccioso promontorio.

"Wow!" esclamò Goku guardandosi intorno stupefatto.

"Ti piace, tesoro?".

"Sì, nonna, è bellissimo!".

Pan sorrise, osservando divertita suo nipote fissare con i suoi grandi occhioni scuri pieni di entusiasmo la bellezza di quel paesaggio incontaminato, fortunatamente rimasto ancora incolume all'estendersi delle metropoli.

Si voltò verso il tramonto che colorava di tinte arancione e rossastre il mare calmo al di sotto della scogliera. Non era più ritornata là, dopo quella notte con Trunks. Ed ora che si ritrovava lì senza di lui sembrava così strano...

Come avrebbe voluto vedere, in quell'acqua calda e limpida, le loro giovani immagini abbracciate per sempre...

"Nonna, nonna!" esclamò Goku tirandole un lembo dei pantaloni per attirare la sua attenzione. "Hai visto quant'è alto, quassù? Posso provare a tuffarmi?".

Pan sorrise, abbassandosi verso di lui e accarezzandogli teneramente i capelli.

"Non adesso, Goku" gli sussurrò. "Potrai farlo solo insieme ad una persona di cui ti fidi ciecamente".

"E come faccio a sapere chi è questa persona?".

"Oh, non preoccuparti... Quando la incontrerai te lo dirà il tuo cuore".

Goku annuì, convinto.

"E quando arriverà quel momento" continuò Pan. "Voi vi prenderete per mano e vi prometterete di arrivare in fondo insieme".

"Ok, nonna... Lo farò!" rispose soddisfatto il ragazzino, correndo poi a giocare con le farfalle e gli animaletti del luogo.

Pan si sedette esausta su una roccia, fissando ancora il paesaggio crepuscolare al calore delle ultime luci del giorno.

Quella era stata una giornata veramente speciale.

Forse Vegeta aveva davvero ragione quella volta durante la loro conversazione di tanti anni prima: le circostanze stavano dividendo lei e Trunks, ma il loro sangue li avrebbe uniti per sempre.

E' grazie alla scoperta del loro sangue comune, infatti, che i piccoli Goku e Vegeta Junior avevano stretto una così istintiva amicizia. E vederli insieme era come rivedere i loro grandi antenati, solo che adesso i ragazzini cominciavano il loro rapporto del punto preciso in cui gli altri due lo avevano lasciato in sospeso, e cioè quando già si basava su una sincera stima e su un profondo rispetto.

Era come tornare indietro di 100 anni, e dare un seguito a ciò che era stato interrotto. Il passato ormai non poteva più essere cambiato, ma potevano sperare in un futuro migliore.

La separazione tra lei e Trunks aveva portato, a poco a poco, anche alla separazione delle loro famiglie, un tempo così unite. Ma adesso finalmente si erano ritrovate. E così doveva rimanere. Perchè tra loro non c'era solo un passato di amicizia, di fiducia, di esperienze comuni. Tra loro c'era anche lo stesso sangue, quel dono prezioso che il destino aveva voluto portare sulla Terra da parte di due leggendari Sayan.

Chissà cosa avrebbe riservato il futuro alla loro razza...

Forse un altro ragazzino coraggioso avrebbe messo i suoi poteri al servizio della Terra... E altre fanciulle terrestri saranno prescelte dal destino per stare al loro fianco e dare loro degli eredi... Chissà, forse qualche altro giovane Sayan un pò timido e insicuro deciderà di nuovo di travestirsi da supereroe per difendere i più deboli dalla criminalità... O forse un giorno torneranno le sfere e qualcuno dovrà ripartire alla ricerca di esse... E chissà se mai due giovani Sayan innamorati riusciranno per la prima volta a coronare il loro amore e a mischiare il loro sangue comune...

Chissà...

Ma una cosa è certa per tutti i Sayan: il loro sangue.

E' questo legame che dà loro la consapevolezza di appartenere ad un'unica famiglia, nonostante gli eventi e la lontananza...ed il dovere di unire le loro forze per difendere il pianeta che li ha accolti, finchè una sola goccia di sangue scorrerà ancora nelle loro vene.

 

    Fine

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