Un'emozione per sempre di Beatrix82 (/viewuser.php?uid=44673)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Volti dal passato ***
Capitolo 2: *** Il richiamo dell'ovest ***
Capitolo 3: *** Sangue al cuore ***
Capitolo 4: *** Lampi di follia ***
Capitolo 5: *** Foto ricordo ***
Capitolo 6: *** Nuovi venti su West City ***
Capitolo 7: *** Lacrime di cerbiatto ***
Capitolo 8: *** Sogno di una sera di fine estate ***
Capitolo 9: *** Carpe noctem ***
Capitolo 10: *** Goodbye ***
Capitolo 11: *** Tornare a volare ***
Capitolo 12: *** Legame di sangue ***
Capitolo 1 *** Volti dal passato ***
CAPITOLO
1 - Volti dal passato
Splendeva
alto il sole in quella tiepida giornata primaverile, riscaldando
piacevolmente
i volti sorridenti ed eccitati del pubblico in delirio.
Da tanto
non si assisteva ad uno spettacolo simile. Il ring sembrava quasi
prendere
fuoco sotto i piedi dei due giovani concorrenti che si affrontavano
senza
tregua, e brillava della luce delle loro chiome che da nere si erano
sorprendentemente illuminate d'oro.
Pan
incitava con entusiasmo il ragazzino di cui si vantava essere la
trisnonna, e
che, in comune con il suo famoso antenato Goku, non aveva solo il nome:
era
l'esatta fotocopia.
Lottava
contro il suo avversario con grinta ed audacia, come lei gli aveva da
tempo
insegnato. Era riuscita a fare di quel ragazzino, all'inizio
così insicuro e
reticente ad entrare nel mondo delle arti marziali, il degno
discendente
dell'eroe che più di una volta aveva salvato il mondo e
tutti i suoi
abitanti.
E Pan se
ne sentiva così orgogliosa, specie adesso che quello stesso
Goku, il suo
adoratissimo nonno che tanto amava e stimava, era tornato da
chissà dove per
poter vedere quel ragazzino che portava il suo nome.
L'aveva
scorto per caso in mezzo al pubblico, qualche minuto prima, ad
osservare con
soddisfazione l'eccitante incontro che si svolgeva sul ring. Si era poi
perso
tra la folla, così rapidamente quanto era apparso. Ma era
lui, Pan ne era
sicura.
Non
avrebbe mai pensato di poterlo rivedere in quella vita. E invece era
tornato,
anche solo per poco, era tornato per lei e per il piccolo Goku. Bastava
quello
a riempirla di gioia.
Ma c'era
anche qualcos'altro che la emozionava particolarmente nel seguire
quell'incontro: la sorprendente scoperta che l'altro ragazzino, quello
che
riusciva a stare al passo del suo Goku e che come lui sapeva
trasformarsi in
SuperSayan, altri non era che un discendente di Vegeta.
L'aveva
appena scoperto. Sua madre, una giovane e bellissima donna dai capelli
azzurri,
così simile ad una Bulma dei suoi vecchi ricordi, le si era
seduta accanto,
mettendosi niente meno che a ironizzare sulla sua età giusto
per avere modo di
attaccare discorso e prevedere la sicura vittoria di suo figlio. Non ci
avrebbe
messo tanto a collegarla alla famiglia che ben conosceva molti anni
addietro,
se poi una telefonata dall'ufficio e degli orecchini con un famoso logo
non
avessero chiarito definitivamente la sua identità.
Forse era
destino che, dopo tutti quegli anni, i discendenti dei due grandi Sayan
che
fecero della Terra la loro patria, si ritrovassero lì,
faccia a faccia, con le
perfette sembianze dei loro illustri antenati, a sfidarsi nella finale
del
nuovo torneo di arti marziali. Ma non c'era rivalità tra
loro, solo un
amichevole scontro per scoprire insieme gli straordinari poteri che li
accomunavano,
e per congratularsi con sincerità l'uno con l'altro della
reciproca capacità
con cui si tenevano testa. Una sincerità ed un rispetto che
i loro famosi
antenati avevano conquistato solo dopo anni, e che adesso i due
ragazzini
ereditavano e riprendevano esattamente da quando Goku e Vegeta si erano
separati.
"Vai
Vegeta, fagli vedere chi sei!" gridava animatamente la madre, ancora
seduta accanto a lei.
"Forza
Goku! Puoi farcela!" urlò Pan di contraccolpo al nipote, che
ormai, al
pari del suo avversario, sembrava averci preso gusto a scontrarsi con
qualcuno
del suo livello.
L'incontro
durava ormai da una buona mezz'ora, senza che i due giovani Sayan
mostrassero
alcun lontanissimo segno di stanchezza. Il pubblico si era diviso ormai
in due
eccitate tifoserie, ma solo una prevalse con grida e applausi di
soddisfazione
quando, per pura distrazione, il giovane Vegeta venne spinto
giù dal ring dal
giovane Goku, che si guadagnava così la vittoria.
"Evviva!
Bravissimo Goku!" urlò Pan con tutto il fiato che aveva,
alzandosi in
piedi ed agitando le braccia in segno di trionfo mentre il pubblico
esplodeva
in un eccitato applauso.
Il
ragazzino, che evidentemente si divertiva a scontrarsi con il suo degno
avversario come fosse un gioco coinvolgente ed appassionante,
sembrò rimanere
all'inizio smarrito nel rendersi conto della sua inaspettata vittoria e
dell'ovazione che si alzava dagli spalti in suo onore. Poi, con timida
soddisfazione, sorrise.
Che
tenerezza infondeva guardare il suo piccolo tris-nipote mentre veniva
premiato
come vincitore assoluto del torneo di arti marziali. Ancora una volta,
dopo
tutti quegli anni, un sorprendente ragazzino con il nome di Goku e con
gli
occhioni neri e dolcissimi riceveva il titolo di campione. E posava per
le foto
di rito sotto la statua del suo ormai celebre antenato.
"Devo
complimentarmi con lei, signora" si sentì dire da una voce
decisa e
melodiosa al suo fianco. "La vittoria di suo nipote è anche
merito suo,
dal momento che lo ha allenato così bene".
Pan si
voltò alla sua sinistra. La madre di Vegeta era ancora
lì, seduta accanto a
lei, che con un sorriso provò ad esprimerle tutte le sue
congratulazioni.
Quel
bagliore negli occhi azzurri... Quella familiare
espressività dello sguardo che
Pan non avrebbe potuto confondere con nessun altra... Anche dopo tutti
quegli
anni...
"La ringrazio di
cuore,
signora Brief, ma anche suo figlio è molto preparato, e
meritava di vincere
altrettanto".
La donna
guardò Pan come se avesse
detto chissà quale incomprensibile affermazione.
"Ma...lei...come fa a
sapere
come mi chiamo?" chiese con stupore e curiosità. "Non mi
ricordo di
essermi presentata".
Pan rimase qualche
secondo in
silenzio, pensando a come spiegare che quell'appellativo spontaneo le
era
venuto dalla consapevolezza di trovarsi accanto alla discendente di una
famiglia che ben conosceva.
"Lei
lavora alla Capsule Corporation, vero?" chiese, anche se conosceva
già la
risposta.
"Sì..."
rispose la donna dai capelli celesti ancora più sorpresa.
"Sono la
presidente, per la precisione".
Come
immaginava. Ma come dirle chi era lei?
"Sa,
tanto tempo fa io conoscevo molto bene la fondatrice dell'azienda e la
sua
famiglia".
"Davvero?"
rispose l'altra trapelando un accenno di curiosità.
"E
considerando che suo figlio assomiglia così tanto al marito
di questa, immagino
che lei sia una sua diretta discendente".
La
giovane donna rimase un pò perplessa, indecisa se credere o
no ai mezzi
discorsi e alle frasi apparentemente incomprensibili di una arzilla
vecchietta
decisamente avanti con l'età.
"Infatti...
ma, mi scusi, posso sapere chi è lei?".
Pan
socchiuse gli occhi, sorridendo leggermente.
"Non
credo che possa conoscermi, visto che è così
giovane...ma sono Pan, Son Pan. La
nipote del famoso Goku, di cui può ammirare la statua
davanti ai suoi occhi"
le rispose con un briciolo di soddisfazione, indicando con lo sguardo
la figura
di suo nonno intarsiato nel marmo, al bordo del ring.
Fu allora
che l'espressione smarrita e confusa della sua interlocutrice
cambiò in un
sorriso incredulo e meravigliato.
"Lei
è...no, non posso crederci...la nipote di Son Goku!"
esclamò gioiosamente.
"La mia famiglia si tramanda le sue avventure, quelle della sua
famiglia e
dei miei antenati di generazione in generazione!".
"Oh,
mi fa un grande piacere che le nostre gesta, se così
possiamo chiamarle, siano
ricordate anche dai posteri!" sorrise Pan scherzosamente, sorpresa dal
repentino cambiamento di atteggiamento della donna dopo averle rivelato
chi lei
fosse in realtà.
"E'
incredibile!" continuò questa. "Io...credevo...insomma, dopo
così
tanto tempo...che lei fosse...".
"Fossi
morta?".
"Oh,
io...non intendevo questo..." cercò di riparare con leggero
imbarazzo.
"Non
fa niente, cara, in effetti non capita di incontrare tutti i giorni
un'ultracentenaria!".
"Non
avrei mai immaginato di conoscere personalmente una delle guerriere che
combatterono per la salvezza del mondo! Mi è stato
raccontato così tanto su di
voi, sulle sfere del drago e tutto il resto!".
Eccolo,
lo vide di nuovo. Quel chiaro bagliore negli occhi cerulei, unito a
quel
sorriso che rilassava così piacevolmente il volto perfetto,
le richiamò per un
attimo alla memoria il ricordo di altri due occhi, e di un altro
bellissimo
volto che le passò nella mente come un guizzo sconvolgente.
Era
giunto il momento di farle una domanda. Una domanda a cui non sapeva se
voleva
veramente conoscere la risposta... Ma che doveva fare, o il suo vecchio
cuore
acciaccato sarebbe esploso di lì a pochi attimi.
"Quindi
lei dovrebbe essere...".
"Bikini
Brief, signora Pan, discendente del grande Vegeta che lei conosceva" la
interruppe sfoggiando con orgoglio le sue origini.
"Sì,
e quindi posso immaginare che sia la bisnipote di...".
"Trunks
Brief".
Trunks...
Da quanto
non sentiva più pronunciare quel nome, che ora
penetrò fino in fondo alla sua
anima provocandole una rapida fitta allo stomaco che, se non fosse
stato per le
circostanze, avrebbe ricondotto a tipici dolori di vecchiaia.
"Era
lui il mio bisnonno. Lo conosceva?".
Pan cercò
di risponderle, ma era come se le parole le si fossero spezzate in
gola, dove
in quel momento sentiva anche il suo cuore pulsare energicamente.
Ebbene,
adesso finalmente aveva avuto la conferma a ciò di cui
sentiva di saper già
dare risposta.
"Conosceva
il mio bisnonno, vero signora Pan?" ripetè Bikini.
"Certo
che lo conoscevo" confermò Pan sorridendo, voltandosi poi
verso le
gradinate inferiori nel sentire avvicinarsi le risa cristalline di due
ragazzini.
"Nonna,
nonnina! Hai visto che ho vinto il torneo?".
"Ho
visto, Goku, sono veramente orgogliosa di te!".
"Ma
anche Vegeta è fortissimo, sai? Mi sono divertito un sacco a
combattere con
lui!" esclamò entusiasta il piccolo Goku, sorridendo al suo
nuovo amico
che era tornato al fianco della madre.
"Hai
ragione, Goku, è stato veramente uno sballo anche se poi sei
stato tu a
vincere!" rispose l'altro con altrettanto entusiasmo.
Pan non
potè fare a meno di farsi scappare una bella risata,
attirando l'attenzione
degli altri tre che si voltarono a guardarla con aria interrogativa.
Non
sapeva come spiegarlo in quel momento, ma l'assistere ad una scena in
cui un
ragazzino identico al vecchio Vegeta parlava in modo così
amichevole alla
fotocopia di suo nonno Goku, non poteva essere che divertente! Senza
contare
che non gli importava nemmeno di aver perso!
"Mamma,
posso invitare Goku a casa nostra per fargli vedere la Gravity Room
dove mi
alleno?" chiese il piccolo sosia di Vegeta alla madre, con occhi
incredibilmente imploranti e supplichevoli che Pan non avrebbe mai
immaginato
di poter vedere riflessi in quel volto.
"Oh,
certo, con il permesso di sua nonna..." rispose Bikini voltandosi verso
di
lei.
"Ecco...non
credo sia il caso...".
"Ti
prego nonna! Voglio vedere la Gravity Room!"
esclamò il piccolo Goku con eccitazione.
"Avanti,
signora Son, accontenti suo nipote!" la incitò la giovane
donna.
"E
va bene..." crollò Pan alla fine. "Ma ci tratterremo solo
per poco,
ok?".
"Evviva!!!"
gridarono di gioia i due piccoli Sayan, scambiandosi poi un'amichevole
"5" con la mano.
Era
incredibile: sembrava che quei due si conoscessero da anni, nonostante
si
fossero visti per la prima volta solo circa un'ora prima e avessero
combattuto
l'uno contro l'altro per contendersi il titolo di campione del torneo.
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Capitolo 2 *** Il richiamo dell'ovest ***
CAPITOLO
2 - Il
richiamo dell'ovest
Sfrecciava forte il
modernissimo
veicolo volante di Bikini Brief, che attraversava a gran
velocità il cielo
sereno al di sopra dello smog e del caos di città. Quella
città che, nonostante
il progresso e le sempre più nuove tecnologie diffuse
durante quel lungo secolo
in cui Pan non vi era più tornata, rimaneva ai suoi occhi
sempre la stessa: un
reticolo di palazzi, auto e gente brulicante che ora ammirava dall'alto
attraverso il finestrino del velivolo.
Anche il piccolo Goku
se ne stava
incollato al vetro, rapito da quell'intrigante spettacolo di moderna
metropoli
che lui, abituato a luoghi ben più tranquilli e pacifici,
non era abituato a
vedere.
"Ci siamo quasi,
signora
Pan" avvertì la giovane donna alla guida, mentre si
apprestava ad
abbassare la quota del velivolo.
Ed eccola
là.
Era ancora come se la
ricordava, un
imponente edificio semisferoidale con le classiche palme intorno ed il
nome
dell'azienda a caratteri cubitali.
Tutta West City, la
capitale
dell'ovest che da sempre rappresentava una delle città
più tecnologiche ed
industrializzate, era rimasta al passo con i tempi, assimilando i
progressi
dell'architettura e della scienza, mentre la
Capsule Corporation
non era cambiata di una virgola, e rimaneva come un tempo un piccolo
angolo
tranquillo ed indipendente in quella caotica città, a cui
continuava a fornire
veicoli ed altri oggetti firmati con il proprio logo.
Bikini
parcheggiò il veivolo in un
apposito box a qualche metro dall'edificio, invitando i suoi due ospiti
a
scendere per primi.
"Wow..."
mormorò il
piccolo Goku, affascinato. "Questa è tuta casa tua, Vegeta?".
"L'hai detto, amico"
rispose con un sorrisetto il giovane Vegeta, al suo fianco. "Di sotto
ci
sono i laboratori dell'azienda, mentre sopra c'è
l'abitazione vera e propria...
Ma credo che ci sia qualcosa che possa interessarti di più".
"La Gravity Room!"
indovinò Goku eccitato.
"Dai seguimi, ti
porto a
provarla!" propose l'altro precedendolo.
"Mi raccomando,
ragazzi,
andateci piano con la gravità, intesi?" gridò
Bikini ai due monelli che si
stavano già allontanando a corsa verso il luogo del
desiderio.
Pan sorrise,
apprezzando ancora una
volta la repentina amicizia che si era instaurata tra i due ragazzini.
"Venga, noi possiamo
accomodarci dentro, nel frattempo" propose l'azzurra donna con un
sorriso
invitante.
Pan esitò
un secondo, poi,
ricambiando il sorriso, annuì.
L'interno era molto
diverso da come
se lo ricordava. Come ci si poteva aspettare, l'arredamento e la
mobilia erano
cambiati sia nel tipo che nella disposizione, ma l'ambiente in se,
quella
tipica atmosfera tra le mura rotondeggianti, era ancora la stessa di
allora.
Per un momento, a Pan
sembrò quasi
di esser tornata indietro nel tempo di tanti, forse troppi anni.
Trovarsi in
quella casa, con una donna così simile a Bulma che
guardandola con la coda
dell'occhio poteva quasi confonderla...
Si aspettò
quasi di vedere Vegeta,
in un angolo, appoggiato al muro e con le braccia incrociate sul
petto... E
perfino Bra, a trafficare nel salone mostrando gli acquisti della sua
ultima
battuta di shopping...
E poi lui...che
scendeva bello ed
elegante dalla sua stanza, mentre l'accoglieva con un caldo sorriso...
Chiuse gli occhi,
mentre nella sua
mente si materializzavano le immagini della sua memoria.
"Tutto bene, signora
Pan?" le chiese Bikini, notando che la sua ospite sembrava
completamente
fuori dal mondo.
"Oh, certo, non si
preoccupi" rispose Pan. "Stavo solo...ripensando".
"Era già
stata qui, non è
vero?".
"Tante di quelle
volte che
tutt'ora potrei ricordarmi ogni stanza di quest'enorme casa" rispose
l'anziana donna con sicurezza.
"Abbiamo continuato
ad abitare
qui nel corso delle generazioni. Non potevamo trovare un posto
migliore"
soggiunse Bikini mentre si voltava verso una donna di mezza
età che, vestita da
governante e fermatasi di fronte a lei, aspettava ordini dalla padrona.
"Desidera qualcosa,
signora
Brief?" chiese educatamente la domestica.
"Oh, sì,
Agnes, ci porti due
tazze di tè, grazie" rispose, tornando a concentrarsi sulla
sua ospite.
"Prima, al torneo, mi
stava
parlando dei suoi stretti rapporti con i miei antenati".
"Infatti. Erano buoni
amici di
famiglia, dal momento che Bulma e mio nonno si conoscevano fin da
piccoli. Ma
soprattutto, come lei saprà, erano anche gli altri unici
sayan sulla faccia
della Terra".
"Lei doveva avere
più o meno
l'età della mia prozia Bra, giusto?".
"Giusto. Eravamo
quasi
coetanee".
"Ma ho visto che
è rimasta
alquanto colpita quando le ho detto che ero la bisnipote di Trunks
Brief, suo
fratello".
Pan pensò
di arrossire, ma la
vecchiaia e l'esperienza ormai le avevano insegnato a mantenere il
controllo.
"Lo immaginavo
già, a dir la
verità, ma la cosa mi fa comunque un certo effetto...forse
perchè io e Trunks
eravamo molto legati" rispose con naturalezza.
"Lui però
doveva avere molti
più anni di lei, se non sbaglio...".
"Infatti...ma ne
abbiamo
passate tante insieme...".
"So del viaggio nello
spazio
in cerca delle sfere che avete fatto voi due e suo nonno Goku. E' per
questo
che eravate così amici?".
"Oh, sicuramente
quell'avventura ci ha avvicinato molto...ma non è stato solo
quello".
Bikini
osservò la donna parlare con
naturalezza e obiettività, ma era impossibile non accorgersi
che le brillavano
gli occhi nel parlare del suo bisnonno e che le sue labbra erano
inclinate in
un sorriso sognante.
"Non è che
per caso avete
avuto una storia?" cercò di indovinare Bikini, con una punta
di malizia e
di impudenza.
In quel momento Pan
fu sicura di
arrossire sul serio.
"Noi? Oh,
no...cioè, ecco, tra
noi le cose erano molto più...come dire...complicate"
balbettò.
"Complicate?".
"Sì...il
nostro rapporto era
molto di più di una semplice amicizia, ma neanche si
può definire proprio una
storia d'amore...".
Bikini la guardava
confusa, sempre
più convinta che quella vecchietta avesse qualche rotella
fuori posto.
"E' difficile da
spiegare..." continuò. "Anche perchè...si tratta
di fatti e
sentimenti di cui non ho mai parlato a nessuno...o almeno non a persone
appena
conosciute".
"Mi scusi signora
Pan, sono
stata davvero molto impertinente a farle delle domande così
personali...".
"No, non
c'è problema,
davvero. E poi lei non è un'estranea, è la nipote
di Trunks, no? Ha pieno diritto
di voler sapere" rispose Pan, adesso tornata alla sua usuale sicurezza
dopo aver superato l'imbarazzo iniziale.
Bikini
annuì, accettando con
piacere e sana curiosità di ascoltare la storia che quella
vecchia signora si
preparava a raccontarle.
"Non saprei proprio
da dove
cominciare" iniziò Pan. "Forse è opportuno
partire da quando mio
nonno se ne è andato con Shenron, dopo la sconfitta dei
draghi
malvagi...".
Sembrava un giorno
come un altro.
Sembrava che non fosse successo niente, che tutto fosse assolutamente
normale.
Perchè
tutti si comportavano in
modo normale, come se ciò che era accaduto nell'ultimo
periodo e in particolar
modo quello stesso giorno fosse in realtà solo un sogno, una
breve
allucinazione che andava rimossa immediatamente per poter continuare a
vivere.
Ma non per lei.
"Mi passi il sale,
mamma?" chiese Gohan, assaporando gustosamente il suo piatto.
"Questo filetto
è la fine del
mondo!" esclamò Goten impegnato a tuffarsi in una succulenta
abbuffata."Goten ha ragione, è veramente squisito!"
confermò Gohan.
"Modestamente
è una delle mie
specialità!" concordò Chichi con soddisfazione,
strizzando l'occhio a
Videl.
Pan li guardava con
disgusto,
seduta al suo posto senza aver toccato cibo e aver spiccicato una
parola per
tutta la cena.
"Tu non mangi,
tesoro?"
le chiese Videl.
"Non ho fame" rispose
lei
seccamente.
"Guarda che
è buonissimo, vero
ragazzi?" chiese al marito e a Goten, che annuirono entusiasti.
"Che vuoi farci,
Videl"
sorrise Chichi. "Alla loro età le ragazzine sono fissate con
le diete e
roba del genere, non c'è verso di farle mangiare!".
"Pazienza,
vorrà dire che mi
sacrificherò a finire anche la sua porzione!"
esclamò Goten, scatenando
una risata generale.
"Ma come fate?!!"
sbottò
Pan alzandosi in piedi di scatto e colpendo la tavola con i pugni.
"Come
fate a fare finta di niente?".
Gli altri smisero di
ridere,
guardandola per la prima volta con espressione seria.
"Oggi il nonno se ne
è andato
e voi vi comportate come se non fosse successo niente" gridò
con voce
spezzata dalla rabbia. "Non avete detto una sola parola sull'argomento,
come se si trattasse di una cosa assolutamente normale... Non ce la
faccio più
a stare qui!" concluse alla fine disperata, facendo cadere
violentemente
la sedia e correndo verso la porta.
Chichi, Gohan, Goten
e Videl
rimasero in silenzio, ricominciando a mangiare lentamente econ aria
pensierosa,
come se, dopo quel violento sfogo di Pan, si fossero risvegliati da un
incantesimo che ora li costringeva, inevitabilmente, ad affrontare la
realtà.
Volava veloce,
sfidando la forza
del vento che le soffiava forte contro, immersa
nell'oscurità della notte e nel
vuoto che provava nell'anima. Volava, senza sapere dove fuggire, dove
nascondersi, dove trovare rifugio all'angoscia che sentiva crescere
dentro di
se e alle incessanti domande che rimanevano senza risposta.
Luci lontane le si
posero
finalmente davanti agli occhi colmi di lacrime, luci di una
città che ora
apparivano fioche e fredde al suo cuore, ma a cui inconsapevolmente
quello
stesso cuore l'aveva condotta.
Era stata una dura
giornata quella.
E non per il lavoro o per le solite pratiche da sbrigare. Era il giorno
in cui
il mondo ricominciava a vivere, ma che perdeva senza saperlo uno dei
suoi eroi
più importanti.
Trunks spense la
luce, lasciando accesa
solo la piccola lampada sul comodino. Ripose gli occhiali e le
scartoffie che
aveva appena esaminato con una rapida lettura per prepararsi ad
affrontare, il
giorno seguente, il rientro a lavoro, coricandosi poi finalmente sul
letto.
Qualcuno bussava alla
sua finestra.
No, forse era solo
l'effetto dello
stato di dormiveglia in cui era appena entrato, che lo aveva portato a
confondere il rumore del vento con chissà cosa.
No, qualcuno bussava
veramente al
vetro della sua finestra, come potè confermare vedendo, tra
il sonno, una
piccola sagoma di un'ombra al di là della tenda.
Scese dal letto,
avviandosi
cautamente a verificare chi fosse. Scostò la tenda, notando
con incredulità la
figura fluttuante di Pan al di là del vetro.
"Pan"
esclamò aprendola velocemente
e facendola entrare. "Che ci fai qui a quest'ora?!" chiese con
apprensione.
Ma Pan non rispose,
si limitò a
scavalcare il davanzale, con espressione gravata da tristezza e
sconforto, e,
istintivamente, si gettò tra le braccia di Trunks,
affondando il viso sul suo
petto.
Trunks rimase qualche
secondo
spiazzato dal gesto istintivo di Pan, poi, cominciando a comprendere
cosa
affliggeva il cuore della ragazzina, l'abbracciò a sua
volta, accarezzandole
dolcemente i capelli.
"Ehi" le
sussurrò dopo un
pò. "Vuoi dirmi cosa c'è?".
Pan si
staccò leggermente da lui,
abbastanza da poterlo guardare negli occhi.
"Il nonno se ne
è andato
un'altra volta e a casa tutti fanno finta di niente" rispose lei
gravemente.
Trunks si sedette sul
bordo del
letto, invitando Pan a fare altrettanto.
"Che vuoi dire?"
chiese.
"Si comportano come
se per
loro tutto ciò sia normale" spiegò Pan scotendo
la testa.
"E a te tutto questo
non va
giù, vero?".
"No, per niente"
esclamò
decisa la ragazza.
"Lo sai che non
è la prima
volta che Goku se ne va da casa per un pò...".
"Sì, ma
questa volta è
diverso... Questa volta non sappiamo dove sia andato veramente...e
neanche se
tornerà mai..." concluse con lo sguardo basso e la voce
tremante.
Trunks rimase in
silenzio. Probabilmente
ciò che diceva era vero. Si limitò ad appoggiarle
affettuosamente la mano sulla
spalla, in segno di conforto.
"Io vorri almeno che
i miei
non affrontassero la cosa con tale superficialità" aggiunse
Pan.
"Probabilmente hanno
scelto di
reagire in questo modo per raggirare la realtà e soffrire di
meno. E
soprattutto, per far soffrire meno te, che gli eri così
affezionata"
propose Trunks con tono rassicurante.
"Ma io non voglio
questo...ho
bisogno di parlarne, di sfogarmi...ed è per questo che sono
venuta qui da
te...non sapevo dove altro andare..." dichiarò
sommessamente.
Trunks la
guardò con tenerezza e
comprensione, accarezzandole una guancia, come per dirle che aveva
fatto bene,
che poteva contare su di lui ogni volta che voleva. Ma questo lei lo
sapeva
già.
"Posso dormire qui,
stanotte?" chiese dopo un pò, con lo sguardo bisognoso di
calore.
Trunks le sorrise
dolcemente.
"Certo, se ti
farà sentire
meglio. Puoi sceglierti una delle camere degli ospiti qui vicino".
"No...voglio dormire
proprio qui,
con te".
Trunks rimase di
nuovo spiazzato,
confuso sul da farsi. Poi, guardando i suoi occhi lucidi ed imploranti,
non
potè fare a meno di annuire.
"Ok... Ci dovrebbe
essere
posto per tutti e due" disse, infilandosi sotto le coperte e
spostandosi
da un lato del letto, mentre Pan si distendeva al suo fianco.
"Sei più
tranquilla,
adesso?" le chiese premurosamente, spegnendo la luce sul comodino.
"Sì, sto
meglio ora"
mormorò Pan, rannicchiandosi vicino a lui.
Trunks sorrise tra se
mentre lei
gli appoggiava la testa sulla spalla e gli circondava la vita con un
braccio,
quasi in questo modo, a stretto contatto con il calore del suo corpo,
si
sentisse più protetta.
"Buonanotte, Pan" le
sussurrò piano, posandole un delicato bacio sulla fronte, e
guardandola
addormentarsi in un sonno tranquillo.
Continua...
|
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Capitolo 3 *** Sangue al cuore ***
CAPITOLO
3 - Sangue
al cuore
Pan si concesse una
breve pausa,
per sorseggiare con gusto il tè che le era stato appena
servito.
"E così"
esordì Bikini.
"Lei ed il mio bisnonno dormivate insieme...".
Pan
sollevò gli occhi, sorridendo.
"Sì, ma
non è come può
pensare" precisò. "Io e Trunks dormivamo spesso nello stesso
letto
come possono fare fratello e sorella".
"Ma voi non eravate
fratello e
sorella".
"Lo so, ma in quel
periodo per
me era come se lo fosse... Mi è stato molto vicino e mi ha
aiutato a superare
un brutto momento" soggiunse Pan.
"Dormendo insieme a
lei quando
era triste?".
"Oh, non solo!" rise
Pan.
"Cercava di trascorrere molto tempo con me, sapeva che insieme a lui
riuscivo a riacquistare il buonumore".
"E con un ragazzo
così gentile
e premuroso mi vuol dire che non poteva innamorarsi di lui?"
insisté
ancora Bikini con sguardo malizioso.
"Le ripeto che non
avevo mai
pensato a Trunks da quel punto di vista...almeno fino a...".
"Fino a...?".
"Beh... La cosa
avvenne in
modo del tutto casuale ed inaspettato..." cominciò Pan
reimmergendosi nel
passato. "Ricordo quel giorno come fosse ora...".
Finalmente la
campanella suonò tra
le mura del liceo Orange. A Pan sembrava che quella noiosa mattinata di
scuola
non si decidesse mai a finire.
Ripose le sue cose
nello zainetto e
si avviò verso l'uscita, dove una splendida giornata di sole
la stava
aspettando.
"Ehi Pan"
esclamò una sua
compagna al suo fianco. "Là ci deve essere qualcuno che ti
sta
aspettando" le fece notare indicando un uomo elegante e distinto che,
fuori dal cancello della scuola, stava guardando nella loro direzione.
Pan sorrise per la
piacevole
sorpresa.
"Sì"
rispose entusiasta.
"E' Trunks!".
"Trunks?" le chiese
un'altra amica. "E chi sarebbe, tuo zio forse?".
"No, è un
amico" precisò
Pan mentre, salutando con un gesto le compagne, si precipitava a corsa
verso il
ragazzo.
"Trunks!"
esclamò
eccitata. "Allora sei venuto davvero!".
"Certo" rispose lui
sorridendo. "Ti avevo promesso che sarei venuto a prenderti a scuola
per pranzare
insieme, ti ricordi? E una promessa è una promessa".
"Ma non dovresti
essere a
lavoro?".
"Mi sono preso due
ore di
libertà... Quindi approfittiamone!".
Pan annuì,
sorridendo.
Il parco era stato la
scelta più
adatta per un tranquillo pic-nic in quella meravigliosa giornata.
Avevano
scelto una tranquilla panchina all'ombra di un pino e vi si erano
seduti
distribuendosi i panini del pranzo che Trunks aveva appena acquistato.
"Mmh...buono!"
commentò
Pan assaggiando il suo tramezzino.
"Vedo che sei
affamata"
osservò Trunks guardandola con divertimento.
"Già, dopo
ore di noia totale
sui banchi di scuola...".
"Anche se questi
panini non
saranno mai al livello delle specialità che ti prepara tua
nonna Chichi!".
Pan finì
di masticare il boccone,
annuendo.
"Però
è buona la
compagnia" osservò sorridendo. "Sono contenta che sei
venuto,
oggi".
"Trunks le sorrise
teneramente, felice nel vedere come anche le piccole cose ed i ritagli
di tempo
che trascorrevano insieme riuscivano ad entusiasmarla.
"Come va adesso,
Pan?" le
chiese dopo qualche attimo.
"Meglio...sto meglio,
ora".
"E a casa, come vanno
le
cose?".
"Se ne sono fatti una
ragione,
come me del resto. Sono ormai tre settimane che il nonno non
c'è più e a questo
punto si sono resi conto che forse, questa volta, non
tornerà mai".
"Lo so, è
dura da credere. Ma
bisogna reagire".
"Infatti. Ma io non
ci sarei
mai riuscita senza di te" disse Pan, guardandolo con una tale luce
negli
occhi che Trunks non avrebbe potuto aspettarsi un modo migliore per
esprimergli
la sua gratitudine.
"Ma guarda" riprese
Trunks in tono scherzoso. "Per una volta sento da te un apprezzamento
nei
miei confronti!".
Pan
scoppiò a ridere allegramente.
"Beh, non farci
troppo
l'abitudine, eh!" esclamò. "Non sentirai queste cose tanto
spesso!".
"Ok,
cercherò di farmelo
bastare!".
In quel momento
stavano solo
scherzando, perchè entrambi sapevano benissimo quanto
fossero forti la stima e
la riconoscenza che provavano l'uno per l'altra, e che riuscivano ad
esprimersi
anche senza parole. Anzi, bastava uno sguardo.
"Allora" riprese
Trunks
cambiando discorso. "Tutto bene a scuola?".
Pan lo
guardò indecisa.
"Non è che
c'è la domanda di
riserva?".
Trunks sorrise
maliziosamente.
"Non tanto, a quanto
pare,
vero?".
"Ecco, negli ultimi
tempi non
è che i miei voti siano molto alti...".
"E Gohan cosa dice?"
chiese Trunks con curiosità.
"Dice che potri fare
di
più...che non mi impegno abbastanza...ma non è
colpa mia se negli ultimi tempi
sono successe così tante cose che mi hanno distratto dallo
studio".
"Vedrai che piano
piano tutto
tornerà normale" la rassicurò lui.
"Speriamo... Anche
stamattina
però ci hanno assegnato un compito particolare che non ho
proprio idea su come
svolgere...".
"Di che si tratta?".
"Dobbiamo fare una
ricerca su
come si vive in un ambiente di lavoro. E io non so davvero da dove
cominciare!".
Trunks ci
pensò un attimo, poi
sembrò essere illuminato da un'idea.
"Perchè
non vieni con me alla
Capsule Corporation, dopo?" propose.
"Alla Capsule
Corporation...?
Dici sul serio?".
"Certo!
Così potresti svolgere
la tua ricerca visitando un vero e proprio luogo di lavoro. Che ne
dici?".
Pan non credeva alle
sue orecchie:
Trunks l'avrebbe portata a lavoro con lui!
"Ok!" rispose alla
fine
convinta. "M sei sicuro che potrò andare in giro per
l'azienda a mio
piacimento?".
Trunks sorrise,
posandole una mano
sulla spalla.
"Sono o non sono il
presidente?".
I corridoi della
Capsule
Corporation brulicavano di gente, dipendenti, impiegati che correvano
da un
ufficio ad un altro con rapidità, mentre i telefoni
squillavano continuamente
sopra le scrivanie delle centraliniste.
Pan non aveva mai
visto tanta
attività ed efficienza, e si aggirava affascinata tra i vari
settori
dell'enorme edificio annotando nei suoi appunti ogni cosa che potesse
servire
alla sua ricerca.
Per fortuna Trunks
aveva informato
tutti i dipendenti della sua presenza, altrimenti qualcuno avrebbe
certamente
spedito fuori a calci una piccola intrusa che si aggirava furtivamente
nell'azienda.
Il pomeriggio era
ormai agli
sgoccioli, e Pan era convinta che le informazioni raccolte potevano
benissimo
bastare. Non le restava che avviarsi verso l'ufficio di Trunks, per
comunicargli che aveva finito e per ringraziarlo ancora una volta
dell'opportunità
che le aveva dato.
L'ascensore era
occupato, per cui
decise di raggiungere l'ultimo piano con le scale. Ma si
fermò prima
dell'ultimo pianerottolo, dietro l'angolo, udendo le voci di due
impiegate che,
uscendo dall'ascensore, stavano parlando del loro capo.
"Certo che Mr Brief
è
veramente uno schianto!" esclamò una delle due.
"Te l'avevo detto...
Tu sei
nuova ma se non lo sai qui dentro siamo tutte pazze di lui" la
informò
l'altra.
Pan cercò
di nascondersi in modo da
ascoltare, senza farsi scoprire, quella conversazione alquanto
confidenziale su
Trunks.
"Certo che se credevo
che il
presidente della Capsule Corporation fosse così giovane e
sexy, mi facevo
assumere prima!".
Le due ragazze
scoppiarono a
ridere.
"Non sai quanto mi
piacerebbe
uscire qualche volta con lui!" riprese la nuova impiegata, sognate.
"Potrebbe benissimo
capitarti!
E' capitato spesso che il presidente esca con qualcuna di noi".
"Davvero?".
"Certo! Proprio
l'altra sera è
uscito con Cindy dell'ufficio 4!".
"Non ci credo! E dopo
cena
cosa è successo?".
"Non l'ho saputo con
precisione, ma basta un pò d'immaginazione...".
"Vuoi dire che...".
"E' logico! Anche il
presidente è sensibile al fascino di una bella donna!".
Le due due risero
ancora
maliziosamente, mentre Pan, che solo ora si era accorta di aver
trattenuto il
fiato per un bel pò, deglutì con fatica, come se
avesse un blocco tra la gola e
lo stomaco.
"Immagino
però che non sia
così facile conquistarlo...".
"In effetti no, ma
basta un pò
di sensualità e di astuzia femminile...e vedrai che gli
strapperai una cena
anche tu...ed il dopo cena, naturalmente!".
Pan sentì
un brivdo attraversarla
completamente, ma rimase immobile.
"Adesso devo entrare
nel suo
ufficio a fargli firmare delle carte... Puoi darmi qualche consiglio?"
chiese con entusiasmo la dipendente più giovane.
"Tu fatti vedere
sveglia ed
efficiente...e poi...questo" disse mentre invitava la collega a
sganciarsi
i primi due bottoni della camicetta, per mettere in maggior evidenza lo
scollo.
Pan si
affacciò appena per vedere
la scena, ritraendosi con disgusto.
"Vai ora, e buona
fortuna!" la salutò la maestra di seduzione.
"Ok, grazie! Vedrai
che Mr
Brief sarà mio!" esclamò l'altra avviandosi alla
porta dell'ufficio di
Trunks e, dopo una rapida sistemata ai capelli ed un'aggiunta di
lucidalabbra,
bussò.
"Avanti" le
ordinò Trunks
al di là della porta.
La donna
entrò, salutando il
presidente e accostandosi la porta alle spalle.
Pan cercò
di ripetersi che non
erano affari suoi, che non doveva interessarle nulla di quello che
faceva
Trunks, ma non potè resistere alla tentazione di avvicinarsi
alla porta e di
osservare ciò che avveniva all'interno attraverso lo
spiraglio che rimaneva.
L'impiegata si era
avvicinata alla
scrivania di Trunks, tutta sorrisi e moine.
"Le ho portato questi
documenti da firmare, presidente".
"Ah, grazie Betty. A
proposito, mi hanno detto che sta imparando molto velocemente... Devo
farle i
miei complimenti" la elogiò Trunks.
La ragazza
sembrò cadere a terra
per la felicità.
"Oh, la ringrazio,
presidente,
ma è tutto merito suo se trovo passione per il mio
lavoro...".
Trunks non rispose,
limitandosi a
sorriderle.
"Può farmi
vedere di che
documenti si tratta?" chiese poi.
"Subito, presidente.
Allora,
questo è il contratto di...".
L'impiegata
cominciò ad
illustrargli il contenuto delle carte che gli aveva consegnato,
abbassandosi
con naturalezza verso la scrivania e mettendo così in bella
mostra la
scollatura davanti al viso di Trunks.
Vedrai che
Mr Brief sarà mio.
Pan sentì
le guancie prenderle
fuoco e provò una intensa fitta allo stomaco. Dentro di lei
si stavano
intersecando una miriade di emozioni contrapposte a cui non sapeva dare
un
senso.
Forse, l'idea che
Trunks venisse
conquistato da una di quelle galline delle segretarie le faceva
ribollire il
sangue. E conquistarlo voleva dire portarlo via...via da lei...anche
lui...
No, non potevano
farlo. Trunks non
era loro...Trunks era suo...era suo perchè lei aveva bisogno
di lui...non
potevano strapparglielo in quel modo...lei lo voleva per se...i suoi
occhi...il
suo bel viso...le sue mani...il suo corpo...adesso fissati da quella
ragazza
che lo stava mangiando con gli occhi e che sperava di fare lo stesso
effetto su
di lui...
Vedrai
che Mr Brief sarà
mio.
Corse lontano da
quella porta e,
trovata la prima finestra disponibile, volò via a gran
velocità.
Continua...
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Capitolo 4 *** Lampi di follia ***
Un'emozione per sempre 4
CAPITOLO
4 - Lampi di follia
By
Beatrix
"Quindi
è bastato quest'episodio a farla innamorare di Trunks" osservò Bikini,
mentre offriva alla sua ospite dei deliziosi dolcetti da abbinare al tè.
"Non
esattamente" obiettò Pan. "Diciamo che cominciai semplicemente a
vederlo sotto un'altra luce".
"In
poche parole è stata la gelosia a farle provare questo nuovo sentimento,
giusto?".
"Più
o meno... Vede, rendersi conto che Trunks aveva una vita sociale, che usciva con
delle donne e che aveva delle storie con loro...cose a cui non avevo mai
pensato, perchè abituata a conoscerlo in altri contesti...fu come aprire gli
occhi per la prima volta ed accorgersi che Trunks non era solo l'amico, il punto
di riferimento, il compagno di avventure, il presidente della Capsule
Corporation...ma che era prima di tutto un uomo...un ragazzo...in quel senso,
capisce?".
"Certo,
capisco perfettamente" confermò Bikini mostrandosi sempre più interessata
alla storia.
"Immagini
che confusione potevo avere in testa...io che fino ad allora lo consideravo una
sorta di fratello...".
"E
cosa successe allora?".
Pan
rimase per qualche secondo assorta, come per ripescare i ricordi dalla memoria,
poi sorrise tra se.
"Lei
non immagina quali stupidaggini può fare una ragazzina appena adolescente in
pieno conflitto di emozioni".
"Beh,
racconti, allora".
"D'accordo,
ma si regga forte, questa volta..." scherzò Pan divertita dal malizioso
coinvolgimento della giovane donna.
Quella
giornata era decisamente grigia e nuvolosa. Sicuramente presto sarebbe scoppiato
un bel temporale, come suggerivano i grossi nuvoloni neri che si stavano
condensando nel cielo.
Non
era certo la giornata ideale per fare un pò di allenamento all'aperto, ma era
già rimasto d'accordo con Pan, che sicuramente lo stava già aspettando fuori
da casa. E poi, sapeva che a lei piacevano svaghi di questo tipo, e considerato
il difficile momento che stava attraversando, le faceva bene divertirsi un pò.
Trunks
uscì di casa guardandosi intorno, ma fu subito attratto da un rumore secco
proveniente dal giardino sul retro, come di legno colpito ripetutamente.
Girando
attorno all'edificio, scorse Pan che, con forza e rabbia, prendeva a pugni e a
calci una delle palme ormai sul punto di cedere.
"Pan!"
gridò lui tra il rumore dei colpi. "Ti avevo detto di aspettarmi fuori,
non di distruggermi il giardino!".
Pan
sembrò non sentirlo. O meglio...non volerlo sentire, continuando a torturare
l'albero come se si trattasse di un nemico da abbattere senza pietà.
Da
est giungeva l'eco di tuoni che si avvicinavano.
"Pan
ma che fai?" urlò Trunks abbandonando il tono gioviale ed assumendone uno
più serio.
"Mi
sto solo sfogando" rispose secca Pan senza fermarsi.
"Proprio
un bel modo per farlo" osservò Trunks incrociando le braccia al petto.
"Comunque, signorina, non mi hai ancora spiegato come mai l'altra sera sei
andata via dalla Capsule Corporation senza salutarmi".
"Avevo
un impegno urgente".
"Un
impegno urgente? Che vuol dire?".
"Avevo...un
appuntamento" mentì Pan. "Ti sembra tanto strano?".
"No,
certo che no!" rispose Trunks. "Potevi però almeno passare ad
avvertirmi, pensavo ti fossi persa nell'azienda!".
"Dovevo
scappare, ero di fretta! Non ci sei mica solo tu ad aspettarmi, sai!"
gridò Pan con rabbia e orgoglio.
Trunks
si fece scappare una piccola risata, quasi divertito dal bizzarro atteggiamento
della ragazzina.
"Umore
storto oggi, vero?" chiese.
"Lascia
perdere" rispose Pan riprendendo ad accanirsi contro la palma, mentre il
fragore di un tuono rimbombava nell'aria e le prime gocce di pioggia
cominciavano a cadere.
"Avanti,
andiamo dentro che sta iniziando a piovere" la incitò Trunks.
"Tu
vai, io resto fuori".
"Pan...non
farti portare dentro con la forza, per piacere".
La
ragazza si fermò ancora, voltandosi verso di lui con espressione grave.
"Ne
ho abbastanza di sentirmi dire cosa devo o non devo fare" gridò
rabbiosamente.
Sentiva
le sue guance inumidirsi, e non solo per la pioggia che ormai cadeva forte su di
loro. Chissà perchè, ma in quel momento suo nonno le mancava ancora più del
solito. Si sentiva sola e smarrita, con una tale rabbia dentro da aver voglia di
spaccare qualunque cosa le si trovasse davanti. Senza un motivo.
"Non
devi occuparti di me solo perchè ti senti obbligato!" aggiunse gridando.
"Ma
cosa stai dicendo...".
"Magari
ti diverti di più in altri modi e con altra gente piuttosto che passare il
tempo con me...".
"Pan
finiscila e andiamo dentro".
"Ho
detto di no!".
"Ehi
attenta!" gridò Trunks quando ormai era troppo tardi, ed il tronco
dell'albero si spezzava e cadeva verso colei che aveva causato il danno,
colpendola violentemente alla testa.
"Pan!"
esclamò Trunks precipitandosi verso di lei, distesa a terra con la fronte
sanguinante e priva di conoscenza.
Tra
la pioggia che cadeva sempre più fitta, spostò il tronco da sopra di lei e la
prese in braccio, portandola rapidamente verso la piccola infermeria accanto
alla Gravity Room.
La
luce della lampada al neon illuminava debolmente la stanza, mentre l'eco del
temporale rimbombava forte contro i vetri delle finestre.
Pan,
appena risvegliatasi sul lettino bianco dell'infermeria, cercò di mettere
lentamente a fuoco il volto di fronte a lei.
E
a poco a poco acquistarono consistenza i tratti perfetti di quel viso, e fu in
grado di ammirare in pieno l'azzurro purissimo dei suoi occhi...Trunks...chino
su di lei, con espressione attenta e concentrata...lui la stava...medicando...
Sorrise
appena si accorse che Pan aveva riaperto gli occhi.
"Bentornata
tra noi" disse sollevato, continuando a tamponarle il brutto taglio che si
era procurata sulla fronte.
"Cosa...cosa
è successo?" balbettò lei stropicciandosi gli occhi.
"Evidentemente
la palma che stavi prendendo a botte si è voluta vendicare e ha deciso di
caderti dritta in testa".
Pan
rise debolmente.
Era
stata senza dubbio una bella botta, che prendendola alla sprovvista le aveva
fatto addirittura perdere conoscenza. Ma ora si sentiva già meglio, sapendo che
Trunks si era preso cura di lei fino al suo risveglio e che continuava a starle
vicino.
Trunks...solo
lui sapeva davvero come farla stare bene...come renderla felice e non farla
pensare a cose tristi...ora che il nonno non era più con lei...
Un
fulmine saettò violento fuori dalla finestra, accompagnato da un forte rimbombo
sonoro, che fece saltare l'impianto di illuminazione della piccola infermeria.
"Accidenti!"
esclamò Trunks. "Dovremo finire al buio" annunciò riprendendo a
medicare la ferita, accompagnato solo dalla luce dei lampi che a tratti
illuminavano la stanza.
Trunks...così
bello alla luce del giorno come nell'oscurità della notte... Bastava il
bagliore nei suoi occhi ad illuminare le tenebre...ed il calore del suo respiro
a riscaldarle il cuore...
Lui
e lei...lì...così vicini...ne aveva talmente bisogno...
Eppure,
là fuori, volevano portarglielo via...con i loro modi falsi e meschini...
Era
forse quello l'unico modo per avere Trunks? Poteva rischiare di non averlo tutto
per lei?
Non
voleva che altre potessero guardare i suoi occhi così da vicino come faceva
lei...o respirare la sua stessa aria...o abbandonarsi alle sue gentili cure...
Guidata
dall'istinto, si avvicinò inaspettatamente a lui, cercando le sue labbra.
Ma
Trunks se ne accorse in tempo, e si spostò leggermente all'indietro,
interrompendo la sua medicazione.
"Pan"
sussurrò sconvolto. "Che...che ti salta in mente?".
Pan
si accigliò al rifiuto di Trunks, chiedendosi se avrebbe respinto allo stesso
modo anche una delle sue belle spasimanti.
"Trunks..."
mormorò. "Tu non mi abbandonerai vero?".
Trunks
era sempre più confuso. Quel giorno Pan si stava comportando in maniera
decisamente strana...
"Pan
ma che cosa dici...".
"Tu
non preferisci le altre a me, vero?".
"Le
altre chi?".
"Le
altre a lavoro. Lo so che ti vogliono".
Trunks
si accigliò. I discorsi di Pan erano alquanto confusi, ma probabilmente
cominciava a capire di cosa si trattava.
"Dimmi
che non preferisci loro solo perchè sono più belle più grandi e più brave di
me".
"Pan...che
discorsi sono questi...".
"Dimostramelo
Trunks" disse interrompendolo, sfilandosi timidamente la maglietta e
rimanendo con un semplice reggiseno a coprire le prime acerbe forme da ragazza,
mentre un lampo illuminava solennemente la scena. "Dimostrami che vuoi
anche me come vuoi loro".
Bikini
sembrava così coinvolta nell'ascolto da non accorgersi che la domestica la
stava ripetutamente chiamando da alcuni secondi.
"Cosa
c'è Agnes, non vede che sto parlando con la mia ospite?".
"Mi
scusi, ma al telefono c'è il suo segretario che le ricorda i suoi impegni in
ufficio...".
"Le
dica di annullare tutti gli appuntamenti di oggi!".
"Ma
signora...".
"Faccia
come le ho detto, grazie!".
La
governante annuì con un debole inchino, allontanandosi con passo svelto dal
salone.
"Ok,
può continuare, ora!".
Pan
non poté fare a meno di farsi scappare una risatina sotto i baffi.
"Beh,
che c'è da ridere?" chiese Bikini.
"Immagino
che in questo momento sia curiosa di sapere se l'abbiamo fatto...".
Questa
volta fu Bikini ad arrossire vivacemente.
"Ecco...sì,
anche quello..." balbettò leggermente imbarazzata.
"Allora
devo deluderla, mia cara. Trunks era un vero gentiluomo, non si sarebbe mai
approfittato di una ragazzina confusa e smarrita che non si rende nemmeno conto
di cosa sta facendo...neppure se questa si spoglia davanti a lui e gli si offre
su un piatto d'argento...".
Pan
lo guardava con impazienza, aspettando una sua reazione.
Se
le donne usavano questi mezzi per averlo, anche lei, che a malapena in vita era
riuscita a baciare un ragazzo, si sarebbe offerta completamente a lui...almeno
così sarebbe stato suo...
Ma
Trunks la guardava male. Sembrava molto arrabbiato.
"Rivestiti
subito" le ordinò in tono autoritario.
"Perchè?".
"Pan,
ho detto rivestiti!" esclamò ancora.
Pan,
imbronciata, ubbidì e si rinfilò controvoglia la maglietta.
"Mi
spieghi cosa ti passa per la testa?".
La
ragazza rimase con lo sguardo basso e le guance rosse per l'imbarazzo.
"Tu
lo sai che le tue colleghe ci provano con te?" chiese con un sussurro.
"Certo
che lo so...ormai non ci faccio più neanche caso".
"Ma
poi esci con loro e...".
Trunks
le sollevò il mento con una mano, in modo da costringerla a guardarlo negli
occhi.
"Qual'è
il punto, Pan?".
"Io
non voglio perderti..." mormorò con le lacrime agli occhi.
Trunks
le prese il volto tra le mani, sorridendole dolcemente.
"Tu
non mi perderai mai" la rassicurò. "Io posso frequentare delle donne,
come tu esci con gli amici e con qualche ragazzo della tua età...ma questo non
significa che ti abbandono...io ci sono sempre per te".
Pan
annuì debolmente.
"E
soprattutto" continuò Trunks. "Non devi temere di perdermi e cercare
di legarti a me in quel modo...".
Pan
distolse lo sguardo imbarazzata, ma Trunks riportò i suoi occhi verso di se.
"Vedi,
Pan, io ti voglio così bene proprio perchè tu non sei in questo modo...non
c'è malizia né falsità in te...insieme a te posso essere me stesso e voglio
che tu faccia altrettanto...perchè mi piaci così come sei".
"Ma
tu non mi vuoi...in quel senso?".
Trunks
sospirò, accarezzandole delicatamente una guancia.
"Non
è che non ti voglia, Pan...non c'entra niente questo...solo devi capire che
queste cose sono delicate...non vanno prese con leggerezza...".
"Però
con le ragazze con cui esci...non ti fai questi problemi...".
Trunks
rimase qualche secondo in silenzio, a riflettere nell'oscurità.
"Probabilmente
sono casi in cui non vale la pena di dare all'episodio molto senso o
importanza..." disse piano, più a se stesso che alla sua interlocutrice.
"Ma tu sei così giovane, Pan, non devi scherzare su
quest'argomento...queste sono cose che si fanno solo al momento giusto e con la
persona giusta...specie se è la prima volta...".
Pan
arrossì, facendo solo intenerire Trunks ancora di più.
"Non
gettare al vento quanto hai di più prezioso...io ti voglio bene per come sei e
non ti vorrei in nessun altro modo" concluse Trunks, mentre Pan gli gettava
le braccia al collo e lo abbracciava più forte che poteva.
Continua...
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Capitolo 5 *** Foto ricordo ***
Un'emozione per sempre 5
CAPITOLO
5 - Foto ricordo
By
Beatrix
Dalla
Gravity Room giungevano fino al salone i segni dell'incessante attività che
doveva esserci all'interno. Evidentemente Goku e Vegeta dovevano aver intrapreso
un vero e proprio combattimento, come per continuare da dove al torneo erano
stati interrotti.
"Che
dolce" osservò Bikini quasi commossa, riportando Pan alla sua storia.
"E'
vero" concordò. "Ma le assicuro che quello fu uno dei momenti più
imbarazzanti della mia vita".
"Ma
mio nonno fu molto carino con lei...".
"Comprensivo"
precisò Pan. "Ha capito che avevo in testa solo una gran confusione, che
con la scomparsa del nonno provavo un tale vuoto nel cuore da dover colmare in
qualche altro modo".
"Con
Trunks?".
Pan
sorrise.
"Avevo
bisogno del suo affetto. Dovevo solo capire che lo avevo già, in ogni modo,
senza ricorrere a quei mezzi...".
"Anche
perchè era soltanto una bambina".
"Già"
confermò Pan assorta, con gli occhi che più che la sua interlocutrice
sembravano guardare dentro la propria mente. "Allora ero davvero solo una
bambina... Ma il tempo passa per tutti... E tu cresci, quasi senza
accorgertene...".
Il
campanello suonò più volte, come se chi stesse al di là della porta fosse
assolutamente impaziente che qualcuno venisse ad aprire.
"Arrivo!"
gridò Bulma accantonando per un momento la sua ultima invenzione e correndo con
camice ed occhiali ad aprire.
Spalancando
il portone principale, trovò Pan, inondata dal caldo sole di fine Giugno con
addosso la toga nera e il classico berretto da diploma, che le sorrise con
orgoglio e eccitazione.
"Pan!
Ce l'hai fatta!" esclamò Bulma abbracciandola calorosamente.
"Oh,
Bulma, non mi sembra ancora vero!" gridò Pan con entusiasmo.
Trunks
si avvicinò lentamente, osservando con un sorriso le due festeggiare con
allegria.
"Ti
dona la toga, Pan" osservò ironico da dietro di loro.
"Trunks!
gridò Pan correndo verso di lui e gettandogli le braccia al collo.
"Abbiamo
una neodiplomata tra noi!" esclamò Trunks abbracciandola a sua volta.
"Arrivo
giusto giusto dalla consegna dei diplomi!".
"Beh,
l'avevo intuito!" confermò Trunks riferendosi al suo inusuale
abbigliamento.
"Non
ho potuto fare a meno di passare subito da voi appena finita la
cerimonia!".
"E
noi siamo molto orgogliosi di te, tesoro!" sorrise Bulma. "Adesso
però devo tornare in laboratorio, ho lasciato un lavoro a metà!".
E,
dopo aver dato un bacio a Pan, si precipitò a passo svelto da dove era
arrivata.
"Complimenti,
Pan" riprese Trunks con espressione fiera.
La
ragazza sorrise, percependo con piacere il suo orgoglio nei suoi confronti.
"Non
vedevo l'ora di dirti che era andato tutto bene e che sono passata a pieni
voti!".
"Ma
io lo sapevo già...non avevo dubbi!".
"Ah,
davvero?" rise Pan divertita, mentre l'uomo annuiva con sicurezza.
"La
fine del liceo è un evento importante" affermò Trunks. "Immagino che
ora andrai a festeggiare".
"In
realtà...non avevo intenzione di fare granché..." lo contraddisse Pan
scrollando le spalle. "Pensavo piuttosto che sarebbe carino festeggiare con
vecchi amici, stasera".
Trunks
le sorrise teneramente, immaginando a cosa si riferisse.
"Ma
probabilmente tu avrai già degli impegni..." continuò la ragazza.
"Scherzi!"
esclamò Trunks deciso. "Non mancherei per niente al mondo!".
Pan
sorrise, come per ringraziarlo.
"Potremo
uscire a bere qualcosa insieme" propose Trunks.
"Buona
idea" osservò Pan, entusiasta di trascorrere una serata in buona compagnia
dopo aver passato gli ultimi mesi quasi esclusivamente sui libri.
"Cin
Cin!" esclamò Trunks seguito a ruota da Pan, Bra e Goten, mentre quattro
bicchieri si incontravano in mezzo al tavolino del locale intorno al quale erano
seduti.
"Questo
brindisi lo dedichiamo a Pan, naturalmente!" annunciò Trunks sollevando il
suo bicchiere in onore della ragazza al suo fianco.
"Alla
piccola di casa Son" aggiunse Goten, sorseggiando la sua birra.
"Credo
che non dovresti farti chiamare più così" osservò Bra lanciando
un'occhiata di disapprovazione verso Goten. "Ora che ti sei diplomata e che
hai già diciotto anni devi farti valere".
"Sai
che ti dico... Hai proprio ragione!" confermò Pan ammiccandole.
"Ma
andiamo, se fino a ieri io e Trunks vi abbiamo fatto da Babysitter!"
sbottò Goten ironico, scatenando le proteste delle due ragazze.
"Gote,
se vuoi un consiglio da amico non ti conviene metterti contro due donne
Sayan!" affermò Trunks con sicurezza.
"Come
se anche da bambina non fossi già in grado di batterlo con pochi colpi!"
dichiarò Pan seguita da una risata generale, al ricordo di come a soli quattro
anni fosse riuscita a sconfiggere lo zio diciassettenne al torneo di arti
marziali.
"Ehi
Pan, ora che hai finito il liceo, che piani hai?" chiese Bra sorseggiando
con la cannuccia il suo delizioso frappè.
"Ecco...intanto...voglio
godermi l'estate" rispose brevemente. "Poi non so... Papà vorrebbe
che frequentassi un prestigioso college, ma io non ho ancora deciso...".
"Io
invece appena finito il liceo ero già sicura di una cosa!" affermò
diretta Bra.
"Che
non avresti continuato a studiare" la anticipò Trunks, scrollando le
spalle.
"Infatti,
così avrei potuto provare a realizzare il mio sogno di sfondare nella
moda!".
"E
ci sei riuscita?" le chiese Pan.
"Beh,
per ora faccio qualche book fotografico e qualche piccola sfilata...poi,
chissà!".
"Scommetto
che a Bulma piacerebbe che entrassi a lavorare anche tu per la Capsule
Corporation" provò ad indovinare Pan.
"Sì,
ma per ora non se ne parla...".
"E
poi, tanto, che bisogno c'è che voi Brief lavoriate tutti quanti...non vi
mancano certo i soldi!" osservò Goten con leggerezza.
Bra
e Trunks si guardarono complici, ma con espressione seria.
In
realtà non è che in questo periodo navighiamo proprio nell'oro" lo
contraddisse Trunks. "Gli affari alla Capsule Corporation non vanno molto
bene ultimamente".
Il
silenzio che si era creato intorno al tavolino venne interrotto dalla musicale
suoneria del cellulare di Goten.
Sì,
pronto?" rispose. "Ah, ok, arrivo subito" disse riattaccando.
"Valese?"
indovinò Trunks.
"Già...le
avevo promesso di fare un salto da lei" disse alzandosi dalla sedia.
"Devo proprio andare".
"Eh,
l'amore..." sospitò Bra per prenderlo in giro.
"Goten
fa proprio sul serio, questa volta" aggiunse Trunks solennemente.
"Sono
anni ormai che stanno insieme" intervenne Pan. "Ed io che credevo che
durasse poco come con tutte le altre!".
"Credevi
male, nipotina" la corresse Goten colpendola affettuosamente sulla spalla e
allontanandosi dopo aver salutato i rimanenti.
"Beh...in
realtà adesso dovrei andarmene anch'io" dichiarò Bra dando un'occhiata
all'orologio. "I miei amici mi staranno già aspettando, volevamo andare a
ballare stasera".
"Bada
di non fare tardi, sorellina, o lo senti papà" la avvertì Trunks.
"Guarda
che mi basta una di mamma!" scherzò Bra incrociando le braccia scocciata.
Pan
rise di gusto, divertita.
"Ehi,
Pan, non è che vuoi venire con me?" propose Bra.
"Oh,
no, ti ringrazio...".
"Sicura?
Guarda che nella mia compagnia ci sono dei ragazzi molto carini, potrei
presentartene qualcuno!".
"No,
no, davvero..." rispose Pan leggermente imbarazzata.
"E
va bene...come vuoi!" concluse Bra abbracciando l'amica e congedandosi da
loro.
"Devi
andartene anche tu?" chiese Pan guardando Trunks dubbiosa.
"No"
rispose lui sorridendo. "A meno che tu non voglia che me ne vada per darti
liberamente alla pazza gioia".
"In
effetti mi era venuto in mente di improvvisare una lap dance in mezzo al
locale..." scherzò Pan stando al suo gioco. "Ma se non te ne vai
potresti fare la spia con i miei".
I
due si lasciarono andare in una piacevole risata.
"Ti
va di fare una passeggiata?" propose Trunks infastidito dal fumo e dal
baccano del locale.
"Certo"
concordò Pan, che aveva appena avuto la stessa idea.
Le
strade di Satan City si erano quasi del tutto svuotate dal brulichio di gente
che abitualmente le affollava durante la giornata, ma le luci dei lampioni,
delle insegne e delle vetrine illuminava ancora la grande città in quella
tiepida sera estiva.
Camminavano
a passo lento, verso la periferia della città, da dove, indisturbati e lontano
da occhi terrestri, avrebbero potuto spiccare il volo e tornarsene così a casa.
Trunks
si voltò verso Pan, che, al suo fianco, sembrava avvolta da un'aura immaginaria
di pace e serenità, con i tratti lisci e rilassati di chi si trova
completamente a proprio agio.
Quello
era probabilmente l'effetto che la sua presenza e la sua vicinanza le
infondevano. Ora come da sempre.
Anche
lei riusciva a trasmettergli lo stesso, quel senso di armonia con se stesso e
con il mondo...la sensazione che bastasse vederla o sentire la sua voce per non
desiderare altro...
Sorrise
tra se pensando a come quella bella e adorabile ragazza al suo fianco, con lisci
capelli neri che morbidi le raggiungevano le spalle e con il corpo quasi
scolpito dagli dei, fosse la stessa ragazzina testarda e ribelle con la bandana
in testa e che le arrivava a malapena al petto...quella ragazzina con cui anni
prima aveva condiviso tante esperienze...troppe per una bambina terrestre ma
inevitabilmente normali per una piccola Sayan...esperienze che per forza di cose
l'avevano fatta maturare in fretta...
"Come
passa il tempo" esordì Trunks. "Solo ieri eri solo una minuscola
creaturina che imparava a strisciare a quattro zampe, e ora sei una diciottenne
appena diplomata".
"E'
anche merito tuo" dichiarò Pan guardandolo dolcemente.
"Mio?
E cosa avrei fatto, scusa?" chiese lui sorpreso.
"Tanto...
Mi hai aiutato nei momenti più difficili, incitandomi a non abbattermi e ad
andare avanti... Non ce l'avrei mai fatta senza di te".
Trunks
sorrise, colpito dalle sue parole così profonde e sincere, ma con la
consapevolezza che non fosse affatto solo merito suo.
"Tu
avresti fatto lo stesso senza di me, Pan...devi solo rendertene conto e capire
che puoi cavartela benissimo anche da sola".
"Ma
io so che tu ci sei" lo interruppe la ragazza con sicurezza.
"E'
vero" confermò lui. "Ma imparerai che puoi farcela ugualmente".
Pan
annuì, nonostante in cuor suo sapesse che in quegli anni aveva avuto bisogno di
lui come l'aria che respirava.
Ripensò
a come si fosse aggrappata a lui con tutte le sue forze quando suo nonno se ne
era andato quasi quattro anni prima senza lasciare spiegazioni., e a come fosse
terrorizzata all'idea di perdere le sue attenzioni ed il suo appoggio.
Ma
ora erano passati degli anni, era riuscita a crescere, a fare le proprie
esperienze e a vedere Trunks fare la sua vita senza tuttavia dubitare del legame
che li univa. Perchè esisteva, era forte e niente e nessuno lo avrebbe
spezzato. Avrebbe potuto contare su di lui ogni volta che voleva, e così
infatti era stato.
Era
questa certezza che la tranquillizzava, l'idea della presenza di Trunks nella
sua vita sempre e comunque. E, in qualche modo, anche nel suo cuore.
Pochi
ragazzi avevano avuto l'onore di entrare nella sua vita, di strapparle qualche
attimo del suo tempo. Non molto aveva concesso a quei pochi che avevano provato
ad aprire le porte del suo cuore, quando in quel cuore c6'era posto solo per
uno...
Erano
ormai giunti fuori dal centro e le luci cominciavano a diradarsi per lasciare
più posto al bagliore lunare.
"Questa
memorabile giornata sembra essere giunta alla fine" annunciò Trunks.
"Sono
contenta di aver avuto la possibilità di festeggiarla con voi".
"Un
giorno del genere va celebrato e ricordato" affermò lui fermandosi ed
indicando una cabina per fototessere a lato del viale.
"Cos'hai
in mente?" chiese Pan alzando curiosa un sopracciglio.
"Credo
che una foto ricordo del giorno in cui hai preso il diploma e sei entrata
ufficialmente nel mondo degli adulti faccia proprio al caso tuo!" esclamò
l'uomo appoggiandole un braccio intorno al collo ed accompagnandola verso la
cabina.
"Solo
se la facciamo insieme!" trattò Pan. "Dopotutto, ho appena finito di
dirti che in tutto quello che faccio la tua presenza è essenziale!".
"Dovrei
sentirmi lusingato" sorrise Trunks mentre la ragazza lo spingeva sullo
sgabello della cabina.
"Sei
sicura che ci entriamo tutti e due?" chiese Trunks, mentre Pan senza tante
spiegazioni le si accomodava sulle ginocchia, stringendosi a lui per entrare
nell'obiettivo.
"Sei
pronto?" domandò Pan schiacciando il bottone di scatto dopo aver ricevuto
l'ok dall'amico.
"Cheeeese!!!"
esclamarono i due mentre l'accecante luce del flash li abbagliava.
"Fatto!"
gridò soddisfatta la ragazza. "Ora dobbiamo solo aspettare qualche minuto
che sia pronta la foto".
"Ok,
ma intanto usciamo di qui che ci entriamo a malapena e rischiamo di
soffocare!".
"Guarda
che sei tu che occupi tutto il posto!" esclamò Pan ridendo dispettosamente
mentre usciva dalla stretta cabina e invitava Trunks a seguirla fuori.
"Sai,
non sei cambiata per niente dal punto di vista di farmi arrabbiare!"
dichiarò Trunks scuotendo la testa arrendevolmente.
"Non
è colpa mia se trovo assolutamente divertente prenderti in giro!".
"Sarà
perchè te lo lascio fare tranquillamente...ma solo perchè sei tu..."
concluse Trunks mentre la sua espressione scherzosa si trasformava in un dolce
sorriso.
I
due si guardarono con complicità, come se il flusso delle emozioni che
provavano si trasmettesse semplicemente attraverso i loro occhi.
"Grazie"
mormorò Pan dopo un pò.
"Di
cosa?".
"Di
tutto" gli sussurrò Pan con un dolcissimo sorriso, mentre la luce della
luna le faceva brillare gli occhi scuri e la delicata brezza estiva le
accarezzava appena i capelli.
Trunks
le sorrise affettuosamente, per poi posare un piccolo e delicato bacio appena a
lato delle sue labbra.
Pan
chiuse gli occhi, quasi invasa da un calore avvolgente, per poi riaprirli e
sorridergli radiosamente.
"Adesso
vado... Ci vediamo" disse mentre aumentava la sua aura e si sollevava in
volo.
Trunks
la guardò allontanarsi verso le colline dei Paoz, poi un debole scatto della
cabina vicino a lui attirò la sua attenzione.
Dalla
fessura era uscita la loro foto, che ora si stava asciugando al calore
soffiatovi sopra dalla macchina.
Pan
se ne era dimenticata...
La
estrasse dalla fessura, avvicinandola agli occhi.
Ciò
che vide gli trasmise un'emozione così dolce da fargli struggere il cuore.
Due
volti sereni e sorridenti, che si stringevano guancia a guancia verso
l'obiettivo, e con gli occhi che anche attraverso la carta sembravano trasudare
di amore puro e sincero.
Continua...
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Capitolo 6 *** Nuovi venti su West City ***
Un'emozione per sempre 6
CAPITOLO
6 - Nuovi venti su West City
By
Beatrix
Trunks
si asciugò con il dorso della mano la fronte leggermente imperlata di sudore,
sospirando arrendevolmente alla calura di quella torrida giornata estiva.
Evidentemente, l'aria condizionata che avrebbe dovuto rinfrescare il suo ufficio
sembrava non avere alcun effetto su di lui, immerso con gli occhi e con la mente
su in una serie di scartoffie disseminate sulla sua scrivania.
Forse
non era l'afa a complicargli il lavoro. Era piuttosto un'imminente
consapevolezza che gravava pesantemente sulle sue responsabilità.
Riesaminò
per l'ennesima volta la copia ormai sgualcita del bilancio aziendale. E per
l'ennesima volta fu come una pugnalata in pieno petto.
Anche
il grafico sul suo computer, che rappresentava su assi cartesiani i guadagni
complessivi degli ultimi due anni, era in rapida discesa, mentre saliva
proporzionalmente quello delle spese.
Si
prese la testa tra le mani, invaso dalla disperazione.
Non
poteva finire così. Non poteva far fallire l'azienda di sua madre e di suo
nonno, a cui avevano dedicato con passione tutta la loro vita ed il loro
ingegno.
Non
poteva perchè non se lo sarebbe mai perdonato...
A
lui sua madre aveva affidato la direzione della Capsule Corporation... Di lui si
era fidata affinchè la società potesse ingrandirsi e svilupparsi, fino a
diventare una delle più famose del pianeta...
E
così era stato. Ma poi, raggiunto il picco, era cominciata la discesa.
Lui
era il presidente che doveva assicurare il meglio per l'azienda... E a lui era
venuta l'idea, due anni prima, di vendere ad altre società il brevetto per le
capsule salvaspazio, nella speranza di ottenere un cospicuo guadagno a breve
termine.
Stupida,
stupida idea.
Sua
madre lo aveva avvertito. Secondo lei la produzione di quegli articoli doveva
rimanere un'esclusiva della Capsule Corporation, ma Trunks le aveva assicurato
che questa mossa avrebbe fruttato più di quanto ci si potesse aspettare.
E
fu proprio così, all'inizio. La Capsule Corporation aveva ricavato un grosso
guadagno dalla vendita del brevetto. Ma poi, a lungo andare, le spese avevano
cominciato a superare gli incassi.
Parte
del denaro guadagnato era stato investito, come promesso a suo tempo da Bulma,
nelle associazioni di beneficenza impegnate nella ricostruzione delle città
che ancora si trovavano distrutte dopo la battaglia con i Draghi malvagi.
Ma
soprattutto, ora che altre aziende del pianeta iniziavano la produzione delle
capsule salvaspazio promettendo ai clienti miglioramenti e sconti, la
concorrenza era diventata schiacciante.
Così
schiacciante che le vendite diminuivano sempre di più, i ricavi erano ormai
inesistenti e per ridurre le spese metà del personale della Capsule Corporation
rischiava di essere licenziato.
No,
Trunks non poteva permetterlo...
"Presidente,
c'è una telefonata per lei sulla linea 2".
La
voce della segretaria proveniente dall'apparecchio sulla sua scrivania lo
riportò alla realtà.
"Chi
è?" chiese con voce assente.
"Samuel
Smith, Presidente".
Trunks
sospirò tristemente. Sentire quel nome era l'ultima cosa di cui aveva bisogno.
Perchè poteva significare la salvezza come la fine di ogni speranza...
"Ok,
me lo passi" le ordinò alla fine.
Attese
qualche secondo, prima di udire dall'altro capo la voce dell'uomo.
"Pronto,
signor Brief?".
"Sì,
mi dica".
"Dovrebbe
sapere il perchè della mia telefonata".
"Davvero?"
chiese Trunks con indifferenza, sebbene aspettasse e temesse quella chiamata
già da alcuni giorni.
"Gradirei
una risposta prima possibile, se non le dispiace".
Trunks
si passò nervosamente una mano tra i capelli.
"Non
abbiamo ancora deciso".
"Vi
conviene farlo in fretta... Non vorrete farvi sfuggire un tale affare".
"Signor
Smith, deve capire che ho bisogno di valutare tutti gli aspetti...".
"Certo,
capisco. Perchè allora non parlarne a quattr'occhi?" propose l'uomo.
"A
quattr'occhi?" chiese Trunks indeciso, temendo così di sentirsi obbligato
a dare una risposta affrettata.
"Posso
passare alla Capsule Corporation nel pomeriggio, così definiremo meglio la
questione" concluse Samuel Smith riattaccando.
Samuel
Smith...
L'uomo
che da circa un mese ormai lo stava perseguitando. L'uomo che probabilmente
avrebbe segnato la fine della sua presidenza alla Capsule Corporation... La fine
del sogno di sua madre... E dell'impero tecnologico creato da suo nonno...
Samuel
Smith: un ricco uomo d'affari, un brillante imprenditore che sperava di compiere
l'affare del secolo acquistando un'azienda in fallimento e riportandola alle
stelle con i suoi abbondanti risparmi. E quell'azienda era la Capsule
Corporation...
Appena
sapute le voci della probabile crisi, Smith vi aveva messo gli occhi sopra,
convinto che i Briefs gli avrebbero venduto a buon prezzo la società come unica
speranza di salvarla da una fine certa e di mantenere il lavoro di centinaia di
dipendenti.
E
forse era quella l'unica soluzione... M ciò avrebbe significato cedere a
qualcun altro l'azienda di famiglia...
Certo,
sarebbe stata sicuramente in buone mani e Smith aveva assicurato a Bulma il suo
posto come progettatrice... Ma non era la stessa cosa.
La
Capsule Corporation apparteneva a loro, tre generazioni si erano occupate di
essa e la tradizione avrebbe dovuto continuare in futuro...
Era
la loro vita, la loro casa, il loro lavoro...
Trunks
doveva salvarla... Lui aveva causato tutto ciò e lui doveva riparare... Ma
neanche un mezzo Sayan con superpoteri poteva fare niente con tali
complicatissimi problemi terreni...
Si
voltò verso la finestra, desideroso come non mai di scappare dalla realtà.
Ma
questa volta non poteva farlo. Doveva affrontare il problema e trovare una
soluzione.
Come
avrebbe voluto dimenticare tutto e tuffarsi nella profondità di due grandi
occhi neri...
"E'
arrivata la persona che stava aspettando, Presidente" lo informò la
segretaria affacciandosi alla porta dell' ufficio.
"Bene,
lo faccia entrare" le ordinò Trunks preparandosi a ricevere il signor
Smith e ritornare su un argomento che avrebbe preferito evitare.
"Buon
pomeriggio, signor Brief" si sentì dire da una decisa voce femminile.
Alzò
lo sguardo, e al posto di Samuel Smith vide entrare nel suo ufficio una giovane
donna, con lucidi capelli biondi elegantemente raccolti dietro la nuca e vestita
con un professionale tailleur azzurro.
La
guardò sorpreso, quasi sul punto di chiederle che fine avesse fatto Smith.
"Purtroppo
mio padre ha avuto un impegno urgente" lo anticipò la donna sedendosi
sulla sedia dall'altra parte della scrivania. "Ha mandato me per discutere
la vendita dell'azienda. Sono sua figlia, Dora Smith" si presentò
allungando la mano sopra il tavolo.
Trunks
gliela strinse, sorridendo.
"Felice
di conoscerla" affermò. "Immagino che sia a conoscenza dei progetti
di suo padre...".
"Sono
la sua prima assistente" lo interruppe Dora con orgoglio. "E credo che
quest'affare possa giovare a noi quanto a lei".
"Trunks
annuì, sospirando.
"Non
è dal punto di vista economico che ho dei dubbi sulla vendita dell'azienda,
signorina...signora...".
"Signorina"
precisò la donna.
"C'è
un legame affettivo con la Capsule Corporation, signorina Smith..."
continuò Trunks. "E' come una casa, una famiglia...".
La
donna lo guardò incuriosita, con un lieve sorriso che si affacciava sulle
labbra.
"E'
sorprendente sentire un uomo d'affari del suo livello parlare di legami
affettivi piuttosto che di interessi finanziari".
"Le
sembra così assurdo?".
"No"
esclamò Dora. "E' solo che ho conosciuto pochi presidenti o imprenditori
che hanno un cuore sotto giacca e cravatta!".
Trunks
si lasciò sfuggire una breve risata, mentre la donna lo imitava con un aperto
sorriso che solo ora le illuminò il volto, mettendo in evidenza l'intenso
bagliore verde dei suoi occhi nascosto fino ad allora dall'apparente glacialità
della donna.
Eppure
anche lei, dietro la veste professionale di giovane donna in carriera, poteva
capire cosa significava quell'azienda per Trunks e per la sua famiglia.
"Io
non voglio vendere la Capsule Corporation" riprese Trunks. "Ma non
voglio nemmeno permettere la sua fine".
"Lo
so" riconobbe la donna. "Ma se scarta entrambe le possibilità, come
intende fare?".
Trunks
rimase assorto per alcuni istanti, dopo di che scosse le spalle indeciso.
"Al
momento...non ne ho la minima idea".
La
donna sorrise, sporgendosi lievemente sulla scrivania.
"Mio
padre ha insistito che cercassi di convincerla a venderci la Capsule
Corporation... Ma anche io ho un cuore sotto la camicetta".
Trunks
sorrise ormai più rilassato per aver evitato un incontro faccia a faccia con
Samuel Smith.
"Ora
che ci penso, sono contento che suo padre abbia avuto un impegno, oggi
pomeriggio" esclamò Trunks, certo di aver intrapreso con la giovane donna
una conversazione fuori dalle rigide righe professionali.
"Dora
infatti sorrise divertita, per niente offesa dalla battuta di Trunks.
"Tornando
agli affari" riprese la donna ricomponendosi. "Dovremo trovare
un'alternativa per salvare la sua azienda".
"E'
sicura che esista un'alternativa?".
"Forse
con un nostro finanziamento...".
"Non
sono sicuro di potervelo restituire a breve termine" la interruppe Trunks.
"Complicherebbe soltanto le cose".
Dora
lo osservò abbassare lo guardò con desolazione ed impotenza. Vedere un uomo
così giovane, a capo di una delle più famose aziende del mondo, capace di
provare sentimenti così veri e sinceri...la intenerì...e la affascinò...
Trunks
Brief...
Fisicamente
era come se lo era immaginato, un giovane scapolo bello ed affascinate proprio
come descritto dalle ricche fanciulle dell'alta società... Ma caratterialmente,
era ben lieta di non aver trovato il solito ricco snob come si sarebbe aspettata
da un uomo poco più che trentenne nella sua posizione.
"Credo
che abbia bisogno di tempo per decidere cosa è meglio per la Capsule
Corporation" suggerì Dora alzandosi dalla sedia. "Mai prendere
decisioni affrettate su cose tanto importanti".
Trunks
annuì con un debole sorriso, grato per la gentile comprensione della donna.
"La
saluto, signor Brief" dichiarò la donna porgendogli nuovamente la mano.
"Ci rivedremo quando sarà pronto".
"Me
ne sto andando anch'io, signorina, l'azienda sta per chiudere".
"Bene...
Così mi accompagnerà all'uscita".
"Possiamo
fermarci allo spazio bar al primo piano... Così le offro un aperitivo".
La
donna lo guardò sorpresa e allo stesso tempo lusingata.
"Un
aperitivo?" chiese come per conferma.
"Certo...mi
sembra il minimo tra due futuri soci d'affari, signorina Smith".
"In
questo caso...chiamami pure Dora".
"D'accordo
Dora...vogliamo andare?" propose Trunks mentre, con un gesto galante,
porgeva il braccio alla bionda donna.
Trunks
girò nervosamente tra le mani il lungo calice di cristallo che conteneva il suo
cocktail. Osservò a lungo il liquido quasi rubineo, come se provasse a cercare
nei vortici della bevanda qualche indizio sul suo futuro.
Ma
lui non era bravo a leggere il destino. E non avrebbe voluto nemmeno
conoscerlo...
"Tutto
bene, Trunks?" chiese Dora notando l'uomo completamente assorto nei suoi
pensieri.
"Sì,
certo, tutto bene" confermò lui. "Mi ero solo...distratto".
"Non
avevamo promesso di non pensare più al lavoro?" lo rimproverò la donna.
"Infatti...non
era per lavoro".
"Problemi
in famiglia? Con tua moglie?" azzardò Dora.
"No,
non sono sposato".
"La
sua compagna, allora...?".
Trunks
sorrise nervosamente, con leggero imbarazzo.
"Scusami...sono
stata troppo indiscreta, mi dispiace" tentò di riparare Dora, altrettanto
imbarazzata.
"Non
fa niente... In ogni modo, sono solo in questo momento".
"Idem
per me" sospirò Dora. "Il mio ultimo fidanzato, un ingegnere di Satan
City, mi ha mollato un anno fa proprio una settimana prima del
matrimonio...".
"Oh
santo cielo... Immagino che non fu un bel regalo di nozze".
"No,
infatti..." mormorò la donna malinconicamente. "Gli uomini sono tutti
uguali... Cioè, almeno la maggior parte...".
Trunks
confermò annuendo.
"E
per quanto riguarda te... Immagino che la scelta di rimanere single sia una tua
scelta...".
"E
cosa glielo fa pensare?".
"Beh,
di lei si dice che abbia molte ammiratrici...".
"Ho
avuto molte donne...ma tutte storie senza importanza...".
"Mi
vuol dire che un uomo come lei, così sensibile, gentile e profondo non è mai
stato veramente innamorato?".
Trunks
fece per parlare, ma si bloccò. La parola "no", quella che la sua
mente gli suggeriva, sembrava essere rifiutata e smentita dal suo cuore.
"Non
c'è mai stata una persona per la quale hai provato qualcosa di intenso o con
cui ti sei sentito completo?" continuò Dora.
Trunks
chiuse per un momento gli occhi...
Ma
l'unica cosa che le venne in mente fu un delicato volto di ragazza, contornato
da lisci capelli d'ebano e impreziosito da due perle nere e brillanti che
scintillavano alla luce argentea della luna.
Continua...
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Capitolo 7 *** Lacrime di cerbiatto ***
Un'emozione per sempre 7
CAPITOLO
7 - Lacrime di cerbiatto
By
Beatrix
Pan
scartò con attenzione il fagotto di stoffa da cui proveniva un odore invitante
e che sembrava conservare ancora il calore del contenuto.
"Dovrebbe
essere buono" giudicò Bulma annusando l'aria.
"La
nonna lo aveva appena cucinato... Senti, è ancora caldo" disse la ragazza
porgendole un piccolo contenitore.
"Chichi
non doveva disturbarsi così" commentò la donna sollevando il coperchio e
trovando con piacere e delizia un succulento dolcetto appena sfornato. "Non
è certo necessario che ogni volta che vieni a cena da noi debba portarci
qualcosa!".
"Lo
sai che alla nonna piace cucinare...per lei è più un hobby che un
dovere!" rise Pan accompagnata dalla conferma di Bulma.
"Se
solo Trunks non fosse così in ritardo, riusciremmo a gustarci il dessert prima
che si raffreddi!" esclamò la donna con un pizzico di apprensione, girata
verso la porta che sperava aprirsi da un momento all'altro.
Pan dette
un'occhiata all'orologio. Erano già le otto, ormai, ed era strano che Trunks
tardasse tanto da lavoro pur sapendo di avere lei a cena, quella sera.
Era ormai
abitudine, già da qualche anno, che una volta al mese fosse invitata a cena dai
Briefs...
Era
cominciato tutto dopo che suo nonno se ne era andato, per dare modo a Pan di
uscire, di distrarsi, di passare qualche ora piacevole in compagnia delle
persone a cui, al di fuori della sua famiglia, era più legata. All'inizio era
invitata anche a trascorrervi la notte, affascinata dalla quantità di camere e
di comodità che offriva quell'enorme casa... Anche se poi, al calare
dell'oscurità, era sempre nello stesso letto che scivolava furtiva, come un
folletto che silenziosamente si rifugia al sicuro nella propria tana.
Non amava
trascorrere la notte da sola in grandi e vuote stanze degli ospiti... E nemmeno
pensava di elemosinare un posticino nel letto di Bra, fornito di uno
scomodissimo materasso ad acqua, frutto di uno dei tanti capricci di una
principessina con idee alquanto stravaganti.
Le
piaceva invece tornare al calduccio di due braccia forti e protettive, che tante
notti tristi l'avevano abbracciata, cullata, accarezzata con delicatezza,
trasmettendole sensazioni così dolci e durature...
La porta
finalmente si aprì, lasciando che Trunks facesse il suo ingresso in casa.
"Trunks,
cominciavo a preoccuparmi" esclamò Bulma andando incontro al figlio.
"Mi
dispiace, ho avuto degli affari da sbrigare" spiegò Trunks incrociando gli
occhi dell'ospite.
"Ciao,
Trunks" sorrise la ragazza.
"Ciao,
Pan... Mi perdonerai mai per questo ritardo?".
"Non
so... Ci devo pensare!" scherzò Pan ridendo poi allegramente e trascinando
Trunks verso la tavola apparecchiata.
"Complimenti,
Bulma, era tutto buonissimo" commentò Pan gustando con delizia l'ultimo
boccone di una cena squisita.
"Bene,
sono contenta che ti sia piaciuto tutto" sorrise Bulma soddisfatta,
accingendosi a sparecchiare.
"Dimentichi
che anche io sono una Sayan, ho un buon appetito!" esclamò la ragazza con
naturalezza.
"Non
preoccuparti, tanto in questa famiglia sono abituata a cucinare come per un
intero reggimento, vero ragazzi?" rise, rivolgendosi al marito e al figlio.
Trunks si
limitò ad annuire e a sorriderle debolmente.
Bulma
aveva notato come fosse stato stranamente più silenzioso durante la cena.
Praticamente per tutto il tempo avevano per lo più chiacchierato solo lei e
Pan. Non si aspettava certo che Vegeta contribuisse a fare conversazione, al
massimo aveva aperto bocca un paio di volte durante il pasto ed ora era ancora
concentrato sugli ultimi avanzi nel suo piatto. Per l'appunto Bra quella sera
era fuori città per uno stage, quindi dal momento che anche Trunks sembrava
totalmente assorto nei suoi pensieri, si sentiva alquanto in imbarazzo ad essere
l'unica a chiacchierare con la loro ospite.
"Purtroppo
si è fatto veramente tardi" continuò Pan dando un'occhiata all'orologio.
"E' meglio che vada, ho dimenticato anche le chiavi e non vorrei che i miei
fossero già a letto lasciandomi fuori di casa!".
"Puoi
restare a dormire qui, a questo punto" suggerì Trunks ritornato
improvvisamente alla realtà.
"Giusto,
è una magnifica idea! E' un'eternità che non passi più la notte qui da
noi!" concordò Bulma eccitata.
"Io...non
so..." balbettò Pan indecisa, sfuggendole un'occhiata in direzione di
Vegeta, sapendo che il Principe dei Sayan non gradiva eccessivamente la presenza
di ospiti in casa.
"Avanti,
per noi è un piacere averti qui! Vero tesoro?" chiese la donna al marito.
"Per
me è indifferente" sbottò lui seccamente, addentando con violenza una
mela.
"Benissimo,
vado subito a prepararti la camera!" esclamò Bulma correndo di sopra.
"Si
torna ai vecchi tempi" osservò Pan, seguita da un sincero sorriso
dell'uomo tormentato al suo fianco.
Trunks
accomodò gli abiti appena tolti sulla spalliera della sedia, indossando la sua
comoda tenuta da note composta di un paio di comodi pantaloni di una tuta e da
una semplice canotta.
Sentì
bussare debolmente alla sua porta e una scura testolina fece capolino
all'interno della camera.
"Posso?"
chiese Pan sottovoce, affacciandosi.
"Pan...
Certo, entra" rispose Trunks facendole segno con la mano. "Ti sei
persa per i corridoi di casa Briefs?".
"No,
credo a questo punto di averli imparati alla perfezione" lo smentì la
ragazza sedendosi vicino a lei, sul bordo del letto. "Sono venuta per
chiederti come stavi... Ti ho visto strano, stasera".
"Strano...
Che vuoi dire?".
"Non
hai fatto quasi parola, a cena... Mi sembravi così cupo, così
pensieroso...".
"Solo
qualche noia di lavoro, ecco tutto" rispose Trunks con leggerezza. "Ma
non ho intenzione di continuare a pensarci".
"Allora
non pensarci più" propose Pan togliendosi le scarpe e accomodandosi a
sedere sul letto, a gambe incrociate.
Trunks la
guardò di traverso, con espressione bonariamente sospettosa.
"Hai
intenzione di dormire qui stanotte, per caso?".
"Chissà..."
rispose vagamente la ragazza scrollando le spalle.
"Non
ti sembra di essere un pò troppo cresciuta, signorina, per dormire con qualcuno
di sesso opposto?" sorrise Trunks divertito.
"Già...
Sarebbe moralmente scorretto..." annuì Pan con aria solenne. "Anche
se non mi dispiacerebbe riprendere la vecchia abitudine!".
"Ah
sì? E io dovrei subire di nuovo mille torture solo per il sacrificio di farti
dormire con me?" scherzò Trunks riacquistato il buonumore.
"Torture?
Quali torture avresti mai dovuto subire, sentiamo!".
"Primo,
da sola finivi per occupare tre quarti del letto! Secondo, nel sonno ti
divincolavi in ogni direzione con braccia e gambe che io cercavo inutilmente di
schivare... Terzo, la mattina a lavoro ero praticamente uno zombi grazie alle
tue performance notturne che mi toglievano diverse ore di sonno!".
"Ma
poverino! Quali inumane torture ha dovuto subire...".
"Ma
anche tu, sai, ragazzina, eri costretta a subire una speciale tortura con la
quale mi vendicavo efficacemente...".
"Ossia?"
chiese piano Pan con un vago sospetto nella mente.
"...Una
tortura che ho scoperto essere il punto debole dell'impavida Pan..."
continuò Trunks avvicinandosi piano verso di lei.
"No,
non starai parlando di..." balbettò Pan indietreggiando verso il centro
del materasso.
"Esatto,
proprio quello!" esclamò l'uomo alla fine lanciandosi verso di lei, che
cercava disperatamente di fuggire con grida e calci da un inevitabile attacco di
solletico.
"No,
Trunks, ti prego!".
"Su,
vediamo quanto resisti!".
La
ragazza rise fino quasi a togliersi il respiro, urlando e divincolandosi in
mezzo al letto, cercando infine di rifugiarsi sotto le lenzuola in un disperato
tentativo di sfuggire a quella irresistibile tortura.
"Dove
credi di scappare!" la minacciò Trunks infilandosi anch'egli sotto il
leggero strato di cotone. "Non hai più via di scampo!".
Pan
continuò a ridere e a gridare, mentre il sio aggressore la sovrastava con
straordinaria rapidità e le bloccava i polsi con le mani a lato della testa,
imprigionandola definitivamente sotto il proprio peso.
"Presa"
sibilò Trunks con l'orgoglio di un cacciatore che ha appena catturato la sua
preda più ambita.
"Non
mi resta che arrendermi, allora" mormorò lei ansimante per la fatica.
Rimasero
per alcuni istanti così, sotto quelle lenzuola che avevano creato intorno a
loro un ambiente di oscurità assoluta e di inaspettata vicinanza.
Pochi
centimetri dividevano ora i loro volti, e Trunks si trovò a sfiorare appena,
nell'oscurità, le labbra delle ragazza...
Percepì
un leggero sussulto in lei, come un lieve fremito che attraversava il corpo a
quell'inaspettato contatto... Un contatto così intimo e delicato, un bacio
proibito e rubato da due labbra morbide e calde...
Trunks
cercò di incontrare ancora quelle labbra al buio, guidato dal caldo respiro
ancora in parte affannato di lei.
Perchè
provava una tale attrazione? Perchè ora, sotto quelle lenzuola che li
separavano come una barriera protettiva da tutto il resto del mondo, riusciva a
buttarsi alle spalle tutti i suoi problemi e tutti i suoi inevitabili doveri?
Perchè si rifiutava di pensare al futuro e desiderava solo vivere l'intensità
di quel momento?
Quasi
senza accorgersene, si ritrovò a baciarla con passione, mentre le mani, come
dotate di vita propria, le accarezzavano delicatamente la pelle del viso e la
linea dei fianchi, e lei lo assecondava rispondendo al suo bacio e trattenendolo
a se con un caldo abbraccio.
Si
separarono lentamente, ma entrambi ben consapevoli di essersi lasciati
trasportare un pò troppo.
Trunks
tirò via le lenzuola da sopra di loro.
"Credo...che
sia meglio che tu vada a dormire nella tua stanza..." balbettò
sollevandosi da lei.
"Sì...penso
sia la cosa migliore..." confermò lei con altrettanto imbarazzo.
"Starai
più comoda in un letto tutto per te...".
"Già,
senza dubbio...".
Pan si
alzò goffamente dal letto, sentendosi le guance avvampare ardentemente.
"Allora...io
vado" disse infine indicando la porta e allontanandosi lentamente da lui.
"Buonanotte".
"Buonanotte..."
mormorò Pan lasciando la stanza.
Corse a
piedi nudi verso la camera che aveva scelto per la notte, chiudendosi la porta
alle spalle e gettandosi sul letto a faccia in su.
Fissò
distrattamente il soffitto, ripercorrendo però con la mente gli ultimi minuti
della sua vita.
Era
successo veramente o era solo la sua immaginazione?
Lei e
Trunks...si erano baciati...
Com'era
capitato, poi? Quasi non se lo ricordava...
Si
ricordava solo di cosa aveva provato, delle emozioni che l'avevano travolta...
Del
calore del suo corpo, dei movimenti delicati ma sensuali delle sue mani, dei
suoi baci così dolci e passionali...
Arrossì
scoprendosi immersa in tali fantasie. Fantasie che riempivano i suoi sogni di
ragazzina, e che ora si concretizzavano in una realtà a cui ancora stentava a
credere.
L'aveva
baciato, e il suo cuore batteva martellante nel suo petto.
Perchè
ora era sicura che Trunks non era solo una sorta di secondo zio, il suo
appiglio, il suo più caro amico...
Trunks
era tutto questo e molto di più.
E sapeva
anche di amarlo.
Si
svegliò alla tenue luce del mattino che entrava dalla trasparenza della tenda e
le riscaldava piacevolmente il volto.
Aprì
piano gli occhi, sorridendo tra se appena i ricordi della sera precedente le
tornavano alla mente.
Si stirò
a lungo in quel morbido letto, in cui aveva dormito un sonno tranquillo e ricco
di sogni dolcissimi, per poi balzare giù, vestirsi e lavarsi velocemente e
correre in un'altra camera che ben conosceva.
Aveva
voglia di gettargli le braccia al collo, di abbracciarlo forte, di baciarlo come
aveva fatto la sera prima e di confondere di nuovo il calore dei loro corpi...
Le
sembrava ancora così strana tuta questa situazione, questa inaspettata ma tanto
sperata evoluzione del loro rapporto. Ma le piaceva... Le piaceva
terribilmente...
Bussò
alla porta della camera di Trunks, senza ricevere risposta. L'aprì leggermente,
affacciandosi nella stanza. Non c'era nessuno, evidentemente era già sceso per
la colazione.
Corse
giù per le scale, sentendo già con piacere la sua voce provenire dalla cucina,
dove probabilmente stava parlando con sua madre.
"Come
hai detto che si chiama, questa donna?" chiese Bulma tra il rumore delle
stoviglie che stava utilizzando per preparare la colazione.
Pan si
fermò di scatto dietro l'angolo della porta, prima di rivelare la sua presenza.
"Dora.
E' la figlia di Smith, nonché sua assistente ed erede" rispose Trunks.
"Ha
cercato di convincerti a vendere la società?".
"No,
a dir la verità lei si è dimostrata molto più comprensiva e disponibile del
padre... Ha anche promesso che mi aiuterà a trovare una soluzione".
"Una
soluzione? Trunks, personalmente non vedo quante altre soluzioni ci sarebbero
per salvare l'azienda...".
"Non
lo so, mamma. Ma mi fido di lei, è una brava persona e un'ottima
imprenditrice... Lei saprebbe come riportare in alto la Capsule
Corporation".
"Ma
allora pensi di vendergliela sul serio?".
"No,
io voglio che l'azienda rimanga alla famiglia Briefs... Ma non è detto che Dora
non possa farne parte...".
"Mio
Dio Trunks... Non starai pensando ad un matrimonio!" esclamò Bulma
sconvolta.
Pan si
morse con forza le labbra, trattenendo il respiro.
"No..."
mormorò Trunks dopo un pò. "Ma non è neppure da escludere...".
"Trunks,
ma ti rendi conto di cosa stai dicendo? Non ci si sposa semplicemente per motivi
economici!".
"Non
sarebbe solo per quello... Dora è una bella donna, intelligente, perfino
simpatica...".
"Ma
la conosci appena!".
"Abbiamo
già deciso di rivederci fuori lavoro!".
"Trunks,
ti prego, non voglio che ti senta in dovere di salvare la nostra azienda
sacrificando te stesso!".
"Non
è un sacrificio, mamma... Io voglio farlo".
Pan
strinse gli occhi, cercando di fermare il flusso di lacrime che avevano
cominciato a percorrerle le guance con la loro scia salata. Deglutì
pesantemente, quasi si sentisse il cuore in gola.
Non
voleva sentire più niente, aveva capito anche troppo...
Corse
veloce verso la porta principale e volò via nell'aria tiepida del mattino.
Trunks si
interruppe come per ascoltare.
"Cosa
c'è?" gli chiese Bulma.
"Pan...
Ho sentito la sua aura allontanarsi bruscamente..." mormorò mentre il
pensiero di cosa poteva aver sentito penetrava nel suo cuore come una pugnalata.
Senza
dire parola, si congedò dalla cucina, uscì dalla porta ancora spalancata e
seguì in volo l'aura della ragazza.
"Oh
mio Dio..." mormorò Bulma tra se, abbandonandosi su una sedia e
prendendosi la fronte tra le mani.
Si era
fermata sul tetto di un grattacielo, seduta in posizione rannicchiata con le
braccia intorno alle gambe ed il mento sulle ginocchia. Singhiozzava, e gli
occhi le bruciavano per il gonfiore.
"Pan..."
la chiamò Trunks atterrando dietro di lei. "Che ci fai qui?".
La
ragazza sussultò nell'accorgersi della sua presenza, ma rimase immobile nella
sua posizione.
"Io...avevo
voglia di stare un pò da sola" rispose, cercando di mascherare la sua voce
strozzata dal pianto.
"Pan...tu
stai piangendo" osservò Trunks mentre si sedeva di fianco a lei.
"Non
è vero" mentì voltandosi dall'altra parte.
"Avanti,
non prendermi in giro, dimmi che ti prende" esclamò lui seriamente,
prendendole il mento con la mano e costringendola a voltarsi verso di lui.
"Lasciami
stare!" replicò Pan con durezza.
"Hai
sentito tutto, non è vero?" chiese Trunks.
La
ragazza abbassò lo sguardo, cercando di celare l'imbarazzo.
"Anche
se fosse... Cosa vuoi che me ne importi?" sbottò con orgoglio.
Trunks
sospirò, cingendole le spalle con un braccio.
"Immagino
che ci sei rimasta male...".
Pan non
rispose, continuando a fissare con sguardo vuoto la metropoli davanti ai suoi
occhi.
"Capisco
cosa provi, ma non voglio che tu ti senta così... Tra noi non cambierà
niente...".
Pan si
ricordò di un episodio di qualche anno prima, quando lei era stata colpita da
un attacco di infantile gelosia nei confronti di Trunks e lui l'aveva
tranquillizzata più o meno allo stesso modo.
Le aveva
assicurato che tra loro non sarebbe cambiato niente, che i suoi rapporti con
altre donne non avrebbero assolutamente influito sul loro affetto reciproco...
E la
promessa era stata mantenuta. La forte amicizia con Trunks era rimasta salda e
viva nonostante tutto, e lei avrebbe sempre potuto contare su di lui e sulla sua
presenza nella sua vita.
Quindi
perchè, adesso, non avrebbe dovuto fidarsi delle sue parole e del fatto che tra
loro sarebbe rimasto tutto come prima?
Forse
perchè ora era proprio il fatto che non sarebbe cambiato niente che la
spaventava.
"Lo
so questo" rispose mentre si girava piano verso di lui. "Lo so che tra
noi rimarrà tutto uguale...".
"E
allora perchè piangi?".
Pan
restò un momento in silenzio, mentre un lago di lacrime le riempiva gli occhi
nerissimi.
"Perchè
io invece speravo che tra noi sarebbe cambiato qualcosa...".
Trunks la
guardò abbandonarsi al pianto, mentre si rendeva conto di che stupidaggine
aveva combinato baciandola la sera prima. Era stato un vero idiota a lasciarsi
andare in quel modo, senza pensare alle conseguenze che avrebbe provocato su di
lei, creandole quelle stesse illusioni che anche lui aveva provato reprimere,
senza farcela del tutto, dalla sua mente.
Le prese
il volto tra le mani, mentre singhiozzava tristemente.
"Quello
che accadrà in futuro non potrà influenzare quello che provo per te..."
le assicurò.
Pan alzò
gli occhi arrossati verso di lui, mentre le lacrime continuavano a scenderle sul
viso come piccoli rivoli.
"E
cos'è che provi veramente per me, Trunks?" chiese tra i singhiozzi.
Trunks la
guardò dolcemente, senza risponderle, limitandosi ad abbracciarla e a farle
sfogare il suo pianto sulla spalla.
Continua...
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Capitolo 8 *** Sogno di una sera di fine estate ***
Un'emozione per sempre 8
CAPITOLO
8 - Sogno di una sera di fine estate
By
Beatrix
"Signorina
Son Pan, la informiamo che lei è stata accettata a pieno merito al Southern
College per il prossimo anno accademico".
Queste
erano le parole scritte in neretto sul foglio all'interno della busta bianca che
Pan aveva trovato nella sua cassetta delle lettere e che aveva scartato
nervosamente in pochi secondi di suspence.
Era
strano, ma non sapeva di preciso quale emozione stava provando. Sorpresa, gioia,
euforia... No, probabilmente era solo la conferma di qualcosa che sapeva già.
Richiuse
la cassetta, ripercorrendo il vialetto e rientrando in casa.
"C'era
della posta, tesoro?" le chiese Gohan alzando a fatica la testa da una pila
di grossi libri sulla sua scrivania.
"Sì.
E' arrivata la risposta" affermò Pan mostrando la busta.
"E
allora?" domandò Gohan con un pizzico di tensione nella voce, alzandosi
dalla sedia.
"Mi
hanno accettata" rispose la ragazza sorridendo leggermente.
Il
volto di Gohan si illuminò di un sorriso sollevato, mentre si avvicinava alla
figlia per abbracciarla affettuosamente.
"Pan,
congratulazioni! Non sai quanto sono orgoglioso di te!".
La
ragazza sorrise, rendendosi conto di come le emozioni del padre fossero molto
più definite delle sue.
E
come biasimarlo. Quel college era stato l'obiettivo che aveva scelto per lei fin
da quando doveva ancora finire il liceo. Naturalmente non glielo aveva mai
imposto, non era certo nell'indole di suo padre, ma Pan sapeva quanto ci teneva
che sua figlia frequentasse uno dei college più prestigiosi del mondo. Che
aveva come unico difetto il fatto di trovarsi sperduto in una cittadina
universitaria di un'isola del profondo sud a chilometri e chilometri da casa.
"Ho
sentito bene, Pan? Sei stata presa al Sothern College?" chiese Videl
eccitata scendendo le scale.
"Proprio
così!" confermò Gohan euforico. "E non poteva essere altrimenti,
visti gli ottimi risultati che ha avuto al liceo".
"Complimenti,
tesoro" sorrise Videl abbracciando a sua volta la figlia.
"Vado
subito ad avvertire Goten e la mamma della splendida notizia!" esclamò
Gohan precipitandosi fuori dalla porta e correndo verso la casa accanto.
Videl
osservò la figlia, ancora distrattamente immersa a rileggere le poche righe
sulla lettera di ammissione.
"Sbaglio
o sembra che tuo padre sia più felice di te?".
Pan
si voltò verso la madre, scrollando le spalle.
"Lo
sai com'è papà per queste cose... Si eccita facilmente".
"Pensavo
di vederti un minimo più emozionata nel ricevere la conferma che abbiamo
aspettato con impazienza per tutta l'estate".
"Mamma!
Ero praticamente sicura che mi avrebbero preso! Avevo i voti più alti di tutta
la classe".
Videl
si sedette accanto a lei, sul divano.
"Dimmi
una cosa... Sei veramente sicura di voler andare a questo college?".
"Certo!
Che domande fai!"
"Non
ti sei iscritta solo per far piacere a tuo padre, vero?".
"Ma
mamma, il Southern College è il sogno di tutti gli studenti!".
"Già...
Ma è anche il tuo sogno?".
A
Pan morirono le parole sulle labbra, mentre cercava di dare una risposta che non
smascherasse la propria insicurezza.
"Certo
che lo è... E' un college stupendo, in un posto fantastico... L'unica cosa che
mi fa paura sono i quattro anni che dovrò passare lontano da casa" ammise
Pan con un sospiro.
"Ma
non dovrai certo preoccuparti di questo, Pan! Verremo a trovarti spessissimo, te
lo prometto!".
Pan
rimase in silenzio, non molto più sollevata dalle parole della madre.
"O
forse c'è qualche altro motivo per cui vorresti restare... Magari una
persona..." continuò Videl. "E credo anche di sapere di chi si
tratta...".
Pan
accennò un debole sorriso, scuotendo la testa.
Se
ti riferisci a Trunks, ti stai sbagliando" rispose. "Anzi, la mia
partenza faciliterebbe soltanto le cose".
"Allora
si tratta di una fuga da ciò che sta succedendo tra Trunks e quella certa
Dora..." insisté Videl.
"Non
è successo ancora niente tra loro" precisò Pan con decisione.
"Già,
ma si sono frequentati per tutta l'estate...e non solo per lavoro".
"E
allora? Io non posso farci niente... Nessuno può farci niente, nemmeno
Trunks".
Il
telefono del salone squillò, e Videl alzò la cornetta per rispondere.
"Sì,
pronto?........Ciao......Certo, te la passo".
Si
voltò verso la figlia, sorridendole e porgendole la cornetta.
"Indovina
che è!".
Pan
prese la cornetta, leggermente indecisa, mentre Videl lasciava con discrezione
la stanza.
"Pronto?".
"Ciao
Pan, come stai?".
"Trunks"
mormorò. "Bene... E tu?".
"Non
c'è male... Senti, ho appena saputo della tua ammissione al college".
"L'hai
già saputo?" chiese Pan stupita. "E come?".
"Tua
nonna Chichi... Ha telefonato a mai madre poco fa".
"Bene,
vedo che le notizie si spargono in fretta".
"Ed
è una bella notizia...non credi?".
Pan
non rispose.
"Pan...non
ti sembra una bella notizia?".
"Certo...
Come potrei non esserne felice... Soprattutto per il fatto che per quattro anni
vedrò casa solo a Natale" esclamò con una nota di malinconia nella voce.
"E
quand'è che partirai?" chiese Trunks con tono leggermente più serio, dopo
alcuni secondi.
"Tra
due settimane, più o meno".
"Capisco"
mormorò Trunks.
Pan
strinse i denti, per evitare di dare spazio alle emozioni che le affollavano il
cuore.
"Senti"
riprese Trunks dopo una pausa. "Questa sera ce la prendiamo per noi. Ho
deciso di portarti a cena fuori".
"Come?"
chiese Pan, insicura di aver capito bene.
"Voglio
uscire con te, stasera. E' così tanto che non passiamo un pò di tempo da
soli".
"Trunks...dici
davvero?" chiese lei con un sussurro mentre il suo cuore cominciava a
batterle velocemente nel petto.
"Certo!
Passo a prenderti alle otto, ok?".
"Ok..."
sorrise Pan emozionata.
Riagganciò
la cornetta, con le mani tremanti. Non se l'aspettava... Non ci sperava... Ma
quella sera, nonostante tutti gli eventi che li stavano separando, sarebbero
usciti insieme...
Guardò
nervosamente la sveglia di camera sua. Le otto meno dieci. Trunks sarebbe
arrivato a momenti, e lei non aveva ancora deciso cosa mettersi.
Si
sentì improvvisamente stupida, pensando a come non si fosse mai preoccupata
dell'abbigliamento e del trucco le volte che le era capitato di uscire con
qualche ragazzo carino, mentre ora si faceva tanti problemi per qualcuno che
conosceva da quando era in fasce e con cui non avrebbe mai avuto futuro.
Decise
infine per un vestitino nero, lungo fino al ginocchio e impreziosito di piccole
paillettes sulle fini spalline e sul leggero scollo. Si guardò più volte allo
specchio, girandosi e rigirandosi su se stessa, provando a tirarsi su i capelli
e a fermarli in una qualche decente pettinatura.
Osservò
il risultato insoddisfatta, sospirando. Non sembrava stesse poi così male, ma
il chiodo fisso era sempre lo stesso.
Sapeva
di non reggere il confronto in bellezza con Dora Smith. L'aveva vista una volta
di sfuggita, con Trunks, ma le era bastata per rendersi conto di quanto fosse
bella ed aggraziata. Doti che lei sapeva di non possedere.
Ma
perchè poi si poneva il problema?
Trunks
suonò alla porta, aggiustandosi leggermente il nodo della cravatta.
"Salve,
Gohan" sorrise, mentre il padrone di casa gli apriva la porta.
"Ehi,
Trunks! Che eleganza! Sei venuto a prendere Pan?".
"Sì,
stasera ti porto via tua figlia per un pò!".
"Non
preoccuparti, vedrai che mi ci dovrò abituare, appena partirà per il
college!" esclamò Gohan orgoglioso. "Comunque è in camera sua, a
prepararsi...".
"Guarda
che sono pronta, papà" lo contraddisse Pan scendendo le scale.
Trunks
la guardò affascinato, sorridendole.
"Caspita...
Sei bellissima" ammise continuando a guardarla con stupore.
Pan
arrossì leggermente, avvicinandosi a lui e rispondendo dolcemente al suo
sorriso.
"Questi
sono per te" continuò Trunks porgendole un bel mazzo di fiori profumati.
"Grazie,
sono bellissimi..." rispose lei annusando piacevolmente il bouquet. "E
anche tu stai benissimo".
Gohan
osservò in disparte la scena e lo sguardo d'intesa che si scambiavano i due,
per poi grattarsi la testa con leggero imbarazzo.
"Allora
io...torno di là" balbettò. "Divertitevi!".
Pan
e Trunks si fecero scappare piano una risatina, mentre Gohan si allontanava
confuso.
"Beh,
andiamo?" chiese Trunks aprendo la porta e invitandola a precederlo con un
gesto galante.
"Con
molto piacere" esclamò Pan sorridente, uscendo emozionata in quella
tiepida serata di fine agosto.
Pan
osservò il suo elegantissimo accompagnatore pagare al cameriere il conto della
cena, senza dimenticare inoltre una cospicua mancia che il ragazzo accettò con
piacere.
Si
guardò intorno per l'ennesima volta, ammirando affascinata la raffinatezza ed
il lusso di quel ricco ristorante. Non era mai stata in un posto simile. Appena
vi era entrata, era rimasta letteralmente a bocca aperta. E la cena poi...
Piatti delicati e squisiti, accompagnati da un buonissimo vino... E una tavola
apparecchiata così elegantemente, rischiarata dal lume della candela al centro
della tovaglia e delle luci soffuse di una comodissima saletta privata...
"Allora,
ti è piaciuta la cena?" le chiese Trunks una volta finito con il
cameriere.
"Era
tutto buonissimo... Sono stata così bene" ammise lei sinceramente.
"Mi
fa piacere. Ci tenevo proprio".
Pan
sorrise, lusingata.
"Che
dici, vogliamo uscire da qui?" propose Trunks, alzandosi dalla sedia.
"Certo"
rispose la ragazza, seguendolo verso l'uscita del ristorante.
La
notte era meravigliosamente stellata e ventilata da una fresca brezza.
"E'
una serata stupenda, non credi?" osservò Pan, ammirando il cielo notturno.
"Già...
Probabilmente l'ultima così bella di questa estate" le sussurrò lui
guardandola con intensità, all'argenteo chiarore delle stelle.
Le
accarezzò delicatamente una guancia, sfiorando con le dita quella morbida pelle
di pesca e posandosi infine su quelle calde labbra di ciliegia...
Un
suono metallico e musicale interruppe quel momento che a Pan sembrò essere
durato un'eternità.
Trunks
frugò nella tasca interna della giacca, per poi estrarre il suo cellulare
squillante. Dette un'occhiata allo schermo, per poi richiudere lo sportellino
con un rapido scatto, rifiutando così la chiamata.
"Era
Dora?" chiese Pan, con un sussurro.
"Non
importa chi era" rispose deciso Trunks, rimettendo a posto il cellulare.
"Questa serata è solo nostra... Nessuno deve interromperla".
Pan
lo guardò con gli occhi scuri come illuminati di luce propria, tanta era
l'emozione che esprimevano.
"Vuoi
dire che...la nostra serata non è ancora finita?".
Trunks
scosse la testa, sorridendo.
"Ho
intenzione di portarti in un posto speciale... Vedrai, ti piacerà" disse
prendendola per mano e conducendola in un vicolo appartato, da dove indisturbati
spiccarono il volo verso l'orizzonte.
Pan
respirò piacevolmente l'aria odorante di salsedine, mentre una fresca brezza
marina le scompigliava leggermente i capelli.
Per
un momento pensò di essere in paradiso. E come avrebbe potuto non pensarlo,
seduta su una meravigliosa scogliera che scendeva alta verso il mare, sulle cui
calme increspature si rifletteva il chiarore della luna e delle stelle. E con
Trunks accanto a lei...
"E'
meraviglioso" osservò affascinata.
"Sapevo
che ti sarebbe piaciuto" sorrise Trunks. "Da quando l'ho scoperto la
prima volta, non ho mai smesso di tornarci".
"Ci
vieni spesso?" chiese Pan, guardandolo con curiosità.
"Hai
presente quando hai voglia di prenderti una pausa e di restare semplicemente un
pò da solo, senza il resto del mondo? Ecco, in quelle situazioni mi piace
venire un pò qui, in questo angolo di paradiso".
"Sai
una cosa?" disse Pan, osservandolo incantata. "Ogni volta penso di
conoscerti così bene, e invece scopro lati di te così inaspettati e
sorprendenti".
Trunks
sorrise, guardando la ragazza parlare con gli occhi brillanti di emozione.
"Anche
stasera" continuò. "L'invito a cena, i fiori, il ristorante di lusso,
e ora questo posto fantastico... Non pensavo che un giorno avrei mai provato le
stesse cose delle ragazze che hanno avuto la fortuna di uscire con te...".
"Tu
pensi che io ti consideri come una di loro?" chiese Trunks alzando sorpreso
un sopracciglio.
"Beh...
Non offrivi forse anche a loro cenette squisite in locali così
raffinati?".
"Sì...
Ma nessuna di loro l'ho mai portata qui... Tu sei la prima a cui mostro il mio
rifugio segreto".
"Sul
serio?" chiese Pan incredula. "Non lo conosce neanche lo zio
Goten?".
"No...neanche
Goten" confermò Trunks.
Pan
si sentì struggere il cuore, pensando che Trunks stava rivelando solo a lei i
segreti più intimi e gli aspetti più personali del suo carattere. Chissà
perchè poi...
Per
fiducia... Quella che qualche anno prima aveva dovuto guadagnarsi dopo dure
battaglie e difficoltà...
Per
amicizia... Un'amicizia così profonda nonostante la differenza d'età, seppur
diversa da quella altrettanto stretta che divideva con Goten fin da quando erano
bambini, ma che con il tempo era diventata meno morbosa per il fatto che avevano
compagnie ed abitudini totalmente diverse.
O
forse per quale altro motivo?
Forse
perchè in fondo ciò che provava nei suoi confronti era ricambiato... Sì,
l'aveva capito quando Trunks l'aveva furtivamente baciata sotto le lenzuola
quella sera di Luglio... E da tutto ciò che lui faceva o che diceva, capiva che
anche lui in qualche modo l'amava... No, non poteva essere solo il sentimento di
compassione o tenerezza verso una ragazzina infatuata...
"Sai
cosa ti dico?" riprese Trunks. "Adesso voglio fare qualcosa che da
solo non ho mai avuto lo spirito di fare".
"Cosa?"
chiese Pan incuriosita.
"Vieni"
disse Trunks alzandosi e invitando Pan a seguirlo.
La
condusse verso il punto più alto del promontorio, al di sopra della scogliera.
Pan dette un'occhiata in basso, ritraendosi per un'improvvisa vertigine.
"Mmm...
Altino quassù, eh?".
"Beh,
preparati, perchè adesso ci buttiamo".
"Come?
Spero di non aver capito bene!" esclamò Pan sconvolta.
"Avanti!
Ci vuole una bella pazzia per concludere in bellezza questa splendida
serata!".
Pan
lo guardò confusa e dubbiosa, ma allo stesso tempo affascinata da questi nuovi
lati di Trunks che non avrebbe mai immaginato di scoprire.
"Tu
sei completamente pazzo" sorrise scuotendo la testa. "Da te non me
l'aspettavo proprio".
"Ok,
allora facciamo o no questo piccolo tuffo?".
"Va
bene... Facciamo questa pazzia, come la chiami tu" cedette alla fine.
Trunks,
soddisfatto, si tolse velocemente la giacca e la camicia, mentre Pan si privava
del leggero copri-spalle e delle fastidiose scarpe col tacco da cui non vedeva
l'ora di liberarsi.
"Ma
non barare, signorina..." aggiunse l'uomo. "Non provare a volare via
dopo che ti sei buttata e a farmi fare il tuffo da solo come un idiota".
"Ok!
Ma vale anche per te!".
"In
questo caso...dammi la mano" propose Trunks. "Così siamo sicuri di
arrivare in fondo tutti e due".
Pan
gli porse la mano, con leggera indecisione.
"Sei
pronta?" chiese Trunks stringendogliela, mentre la ragazza annuiva
inspirando profondamente.
Avanzarono
di un passo, trovandosi subito sospesi nell'aria e trasportati giù dalla forza
di gravità che avevano deciso di non sfidare con il volo. In un attimo erano
già in acqua, mentre il forte impatto separava le loro mani.
Pan
nuotò verso la superficie, raggiunta la quale riprese finalmente aria.
L'acqua
era straordinariamente tiepida, probabilmente grazie al calore accumulato
durante il giorno che viene conservato dal mare di mezzanotte.
Trunks
era a qualche metro da lei, rilassato dalle carezze delle onde che sfioravano
con delicatezza il suo torace. Evidentemente, a differenza sua, in quel punto
lui riusciva a toccare.
"Hai
visto? Siamo ancora tutti interi! Bastava fidarci l'uno dell'altra" disse
sorridendo.
Pan
nuotò lentamente verso di lui, non perdendo mai di vista gli occhi azzurri
dell'uomo che come fari la guidavano anche in mezzo all'oscurità.
Trovò
infine appiglio alle sue solide spalle, per poi circondargli le braccia intorno
al collo e baciarlo istintivamente.
Trunks
rispose immediatamente al suo bacio, come guidato dallo stesso desiderio,
stringendole le forti braccia intorno alla vita e avvicinando il corpo contro il
suo.
Si
scambiarono baci intensi e salati, dimenticando ancora una volta il resto del
mondo, mentre le meduse fluorescenti, quasi fosse un rituale voluto dalla
natura, li circondavano tutt'intorno in un romantico cerchio luminoso.
Si
sedettero sul piccolo lembo di spiaggia ghiaiosa che si insinuava tra gli
scogli.
"Siamo
stati in acqua per un bel pò" disse Trunks guardando l'orologio.
"Quasi
non me ne sono accorta... Si stava così bene" sussurrò Pan, non
riferendosi solo al tepore dell'acqua, mentre i due si scambiavano un'occhiata
complice.
"Stai
tremando" osservò Trunks. "Hai freddo?".
"Un
pò" rispose Pan mentre cercava di riscaldare il proprio corpo stringendosi
con le braccia.
Trunks
frugò nella tasca dei pantaloni, estraendo una piccola capsula firmata "CC"
e facendola scoppiare. Ne risultò un morbido e largo telo.
"Ne
ho uno solo, ma dovrebbe coprirci tutti e due" spiegò, mentre si stringeva
alla ragazza e sistemava il telo intorno alle loro spalle.
"Hai
pensato proprio a tutto" sorrise Pan, riscaldata soprattutto dalla
vicinanza dell'uomo.
Appoggiò
la testa sulla spalla di lui, chiudendo gli occhi. Come avrebbe voluto che quel
momento non finisse più... Che potesse baciarlo e provare emozioni così forti
ogni volta che voleva... E invece tutto sarebbe svanito come un bel sogno, per
ragioni più grandi di lei e che ancora non riusciva a capire... Forse perchè...era
semplicemente il destino che voleva così...
"Trunks"
mormorò.
"Sì?".
"Ci
pensi mai al futuro?".
"Trunks
guardò le stelle, pensieroso.
"Sì,
a volte".
"Chissà
cosa ne sarà di noi...del nostro rapporto..." continuò la ragazza.
"Io che tra qualche giorno partirò per il college... Tu che sposerai
Dora...".
"Guarda
che non le ho mai chiesto di sposarmi" la interruppe Trunks con decisione.
"Ma
lo farai... Con lei stai ricostruendo un'azienda, e presto costruirete insieme
anche una famiglia... Io le so queste cose..."disse accennando un piccolo
sorriso, mentre gli occhi lucidissimi tradivano le sue emozioni.
"Dimmi
una cosa" riprese Trunks. "Perchè hai deciso di iscriverti al
college? Avevi sempre detto che non volevi lasciare le tua famiglia ed i tuoi
amici...".
"All'inizio...era
per scappare..." rivelò Pan abbassando lo sguardo. "Avevo paura di
non poter sopportare il rapporto che stava nascendo tra te e quella donna... Poi
però, ho capito che era una cosa mia, che dovevo fare per me... Mi sarebbe
servita per maturare, per provare a me stessa che posso cavarmela da sola...e
soprattutto...senza di te... Solo così potrò crescere veramente...".
"E'
giusto" annuì Trunks accarezzandole una guancia affettuosamente. "Tu
meriti grandi cose... E sono sicuro che diventerai una donna meravigliosa".
Pan
sorrise, baciandolo affettuosamente sulla guancia.
"Però
mi chiedo una cosa..." riprese la ragazza. "Se sappiamo che le nostre
strade dovranno dividersi inevitabilmente... E' giusto tutto quello che sta
accadendo tra noi?".
Trunks
la guardò intensamente, scostandole una ciocca bagnata dalla fronte.
"Sai
una cosa? Non so quello che ci riserva il futuro...dove ci porterà, come o con
chi... Ma so di questo momento, di questa bellissima serata che ci ha dato
l'opportunità di stare un pò insieme...e di quello che provo adesso..."
sussurrò, mentre le sue labbra si riunivano di nuovo a quelle di lei.
"Ma
non credi che così soffriremo di più?" chiese Pan, interrompendolo.
"Se
ora non ti bacio soffrirò comunque" replicò Trunks con una sensualità a
cui la ragazza non seppe resistere.
Si
baciarono a lungo, cullati dal rilassante suono delle onde che si infrangevano
sugli scogli, per poi abbracciarsi forte e aspettare insieme l'alba di un nuovo
giorno.
Continua...
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Capitolo 9 *** Carpe noctem ***
Un'emozione per sempre 9
CAPITOLO
9 - Carpe noctem
By
Beatrix
Le
ultime luci del giorno illuminavano di una calda luce dorata le verdi colline
dei Paoz.
Quasi
non riusciva a credere che quel paesaggio familiare che era abituata a vedere
dalla finestra e in cui era cresciuta sarebbe cambiato radicalmente nel giro di
poche ore. In vita sua aveva visto pianeti lontani e mondi sconosciuti, ma
sapeva in ogni momento quale fosse casa sua, il luogo dove sarebbe tornata.
Adesso invece aveva come la sensazione di dover cambiare per sempre... Che
niente sarebbe stato più come prima... Che presto il posto che lei chiamava
"casa" sarebbe stato un luogo diverso, fatto di abitudini e volti
nuovi... E soprattutto...senza le persone che amava...alla cui distanza doveva
abituarsi...
"Pan,
tesoro" le sussurrò da dietro sua nonna Chichi. "Tutto bene?".
Pan
si scostò leggermente dalla finestra, voltandosi verso la donna e sorridendole
debolmente.
"Sì,
certo. Perchè?".
"Ti
vedo molto pensierosa... E' per via di domani?".
"In
parte" ammise Pan.
"Ti
capisco, piccola mia... Ma stasera sono sicura che riuscirai a distrarti un
pò!" esclamò Chichi, sistemando sul tavolo gli ultimi stuzzichini.
Sua
nonna quella sera aveva organizzato una festa in suo onore, per darle modo di
salutare tutti gli amici prima della partenza. La casa sarebbe stata piena di
ospiti... Eh sì, sua nonna amava fare le cose veramente in grande... Ma tra
tutta quella gente che era felice di vedere per darle un ultimo saluto, c'era un
volto che all'idea di dover vedere per l'ultima volta acuiva inevitabilmente la
sua pena...
La
casa di Chichi era brulicante di gente... Persone venute là solo per lei, per
salutarla ed augurarle una buona permanenza al Southern College, per il quale
erano piovute congratulazioni in gran quantità. Persone tute in qualche modo
legate al passato di suo nonno, dei suoi genitori, della vita che conosceva fino
a quel momento e che dal giorno successivo avrebbe avuto una svolta.
Chiacchierò
più o meno con ognuno di loro, mentre un sentimento di dolce malinconia le si
affacciava nel cuore. Chissà, a parte la sua famiglia, quando avrebbe rivisto
tutti loro... Alla fine del college, forse? Ma chissà se una volta laureata
sarebbe davvero tornata a vivere nei luoghi della sua infanzia...
Si
concesse un momento di pausa, rifugiandosi in un angolo leggermente in disparte,
ad osservare gli ospiti parlare piacevolmente tra loro.
Si
soffermò su Trunks, che intravide tra la folla a chiacchierare con Goten.
Pan
sapeva che nel preciso momento in cui l'aveva vista, quella sera, lui era
riuscito a leggere nei suoi occhi l'emozione e allo stesso tempo l'agonia che
provava per la partenza. Le aveva accarezzato affettuosamente i capelli,
abbracciandola e baciandola dolcemente sulla guancia, suscitando negli altri
ospiti un'infinita tenerezza.
Più
lo guardava, e più temeva che non sarebbe mai riuscita a lasciarlo andare...a
separarsi da lui... Ora che tra loro era sbocciato quel qualcosa che avevano
seminato da molto tempo, avrebbero dovuto dividersi...prendere strade
diverse...e lasciare che ciò che avevano condiviso e che provavano l'uno per
l'altra rimanesse soltanto un dolce ricordo...
Avrebbe
avuto la forza di farlo? Lei che consapevole della sua forza e della sua
straordinaria determinazione ora si sentiva così debole...
"Io
lo so quello che stai pensando".
Pan
sobbalzò nell'udire all'improvviso quella voce da dietro di lei. Si girò
lentamente, trovando Vegeta appoggiato alla parete con le braccia incrociate e
l'espressione annoiata di chi, in certe situazioni, preferisce appartarsi dal
gruppo e rimanere il più possibile per i fatti propri.
"Come?"
balbettò Pan, sorpresa.
"So
cosa ti passa per la testa" ripetè lui. ""E' la stessa cosa che
passa per la testa anche di qualcun altro...".
Pan
arrossì leggermente.
"Cosa...vuoi
dire...?" cercò di chiedere con indifferenza, trapelando però un evidente
imbarazzo.
"Voglio
dire che siete dei testoni... Tutti e due" esclamò Vegeta, indicando con
un cenno della testa il figlio a distanza.
Pan
abbassò lo sguardo, incapace di dire parola, consapevole ormai come Vegeta
avesse già capito tutto,.
"Vorrei
proprio sapere come fate" brontolò. "Sapete di appartenervi eppure
lasciate che delle stupide circostanze terrestri prendano il sopravvento".
Pan
lo guardò confusa, cercando di capire dove voleva arrivare.
"Trunks
vuole fare l'eroe per non dare un dispiacere a sua madre... E tu vuoi segregarti
a studiare ai confini del mondo per far felice Gohan... Che idiozie!".
"Non
sono idiozie" azzardò Pan. "E' semplicemente il nostro
futuro...".
"Un
futuro calcolato però su futili piani terrestri... Ben diverso dall'istinto di
un saiyan".
"Infatti
noi non siamo solo saiyan...".
"Già...
Voi non siete nè una cosa nè l'altra... E questa è la vostra benedizione
quanto il vostro tormento".
Pan
rimase in silenzio, pensando in cuor suo come le parole di Vegeta fossero
maledettamente vere.
"Ma
vuoi sapere una cosa?" continuò. "Adesso gli eventi vi stanno
separando... Ma il vostro sangue vi legherà per l'eternità".
La
ragazza alzò lo sguardo verso l'uomo, trovando due impenetrabili occhi d'ebano
fissi su di lei.
"Non
sai quanto mi ricordi Kakaroth".
Pan
accennò un sorriso, mentre sentiva già gli occhi riempirsi di lacrime.
Incrociò
lo sguardo di Trunks, che lasciò educatamente la conversazione per avvicinarsi
a lei.
"Ehi
festeggiata... Ti stai annoiando?".
"No,
anzi... La festa è bellissima ma...".
"Ma...?".
"Adesso
devo andare" mormorò scrollando stanca le spalle.
Trunks
le sorrise dolcemente, posandole una mano sulla spalla.
"Sai"
riprese la ragazza. "Ho parlato con tuo padre".
"Con
mio padre?" chiese sorpreso Trunks spalancando gli occhi. "E cosa ti
ha detto?".
"Alcune
cose che mi hanno molto sorpreso... Non me l'aspettavo da parte sua".
"Adesso
mi fai incuriosire...".
Pan
rise, guardandolo poi con un'espressione trapelante la sua incombente tristezza.
"Devo
tornare in casa, ora" riprese seria. "Ho da sistemare le ultime cose
per domani".
"Immagino
che dovremmo salutarci, allora" propose Trunks.
Pan
si morse nervosamente le labbra, scuotendo poi la testa con decisione.
"No,
ti prego... Rimani un altro pò con me... Non sono ancora pronta" mormorò,
per poi sospirare intensamente e girarsi verso la folla degli ospiti.
"Scusate...
Posso avere un momento di attenzione?" chiese ad alta voce.
Tutti
sospesero le loro conversazioni, voltandosi verso la ragazza.
"Volevo
ringraziarvi di essere venuti qui per me, stasera... Mi ha fatto piacere
rivedervi tutti prima che parta, visto che non so quando ci sarà una prossima
volta... Però voglio dirvi quanto voglio bene a tutti quanti e quanto siete
stati importanti per me... Peccato solo che non ci sia anche nonno Goku qui tra
voi...".
Si
interruppe, con la voce che le si spezzava per la malinconia, mentre già
qualcuno nella casa cominciava a commuoversi.
Ora
però devo salutarvi, domattina parto e non ho ancora finito di preparare le
valigie..." concluse con un mezzo sorriso.
Bra
si avvicinò a lei per prima, abbracciandola affettuosamente.
"Ciao
Pan... In bocca al lupo per tutto... E mandami una cartolina dal Southern
College, mi raccomando!".
"Ok,
me lo ricorderò!" rispose Pan mentre già gli occhi le si imperlavano di
lacrime. "E tu fammi sapere, quando diventerai una top model!".
"Oh,
puoi scommetterci" esclamò Bra asciugandosi una lacrima. "Sarai la
prima a saperlo...".
Bulma,
che già stava tamponandosi con il fazzoletto gli occhi arrossati dal pianto,
prese le mani di Pan, stringendogliele affettuosamente.
"Sei
sempre stata come una figlia o una nipotina, per me..." disse donando alla
ragazza uno dei suoi sorrisi più dolci. "Quasi non posso credere che te ne
stai andando..." concluse con un singhiozzo, abbracciandola.
"Ti
voglio bene, Bulma..." mormorò Pan, chiudendo gli occhi e lasciando che
una lacrima le cadesse sulla guancia.
Abbracciò
e salutò ad uno ad uno tutti gli ospiti, mentre Vegeta solo con uno sguardo e
un mezzo sorriso seppe regalarle il suo saluto più sincero.
"Allora...
Buonanotte" concluse Pan alla fine asciugandosi gli occhi.
"Noi
restiamo un altro pò qui, tesoro" la informò Videl. "Dobbiamo
aiutare tua nonna a rimettere in ordine, quando tutti se ne saranno
andati".
"Ok...
Allora a domattina".
"Sei
sicura che non ti serva una mano con le valigie?" chiese Gohan.
"No,
papà, faccio da sola... E poi mi accompagna Trunks".
Gohan
annuì, accennando un sorriso.
"Ciao
Gohan..." lo salutò Trunks. "Dì a mia madre che ci vediamo
direttamente a casa".
"Ah....
Ok" rispose Gohan guardandoli con aria lievemente inquisitoria.
I
due si allontanarono insieme verso la porta, mentre Pan si voltava indietro per
salutare di nuovo tutti con un cenno della mano, per poi scomparire nel buio.
"Videl"
sussurrò Gohan alla moglie. "Starà con lei questa notte, vero?".
"Non
lo so" rispose Videl appoggiandogli leggermente la testa sulla spalla.
"So solo che dobbiamo lasciarli andare... Hanno bisogno di queste ultime
ore per loro...".
Gohan
continuò a fissare la porta ormai chiusa, pensieroso.
"Mi
chiedo se mi sentirò mai in colpa per tutto questo" mormorò sospirando.
"Non
dovrai... E' Pan che ha scelto così".
"E
sarà davvero la scelta giusta?".
Videl
ci pensò un attimo, per poi guardare il marito con il suo sereno sguardo
azzurro e sorridergli teneramente.
"Certo...
Presto lo capirà anche lei...".
Trunks,
seduto sul bordo del letto, osservò con tenerezza la ragazza alle prese con le
ultime cose da far entrare in valigia.
In
piedi in mezzo alla stanza, con l'espressione confusa e indecisa e con addosso
un largo pigiama giallo in cui entrava due volte, sembrava un piccolo pulcino
smarrito.
Leggeva
nei suoi occhi la tensione e la paura per quell'imminente trasferimento che
l'avrebbe portata lontano da tutti i suoi affetti. Ma sapeva anche che tutto
ciò non bastava per abbattere la sua determinazione, contro cui tutti gli altri
sentimenti non potevano competere. Era sempre stata così testarda, niente e
nessuno riusciva a farle cambiare idea quando era convinta di qualcosa...
Eccetto il suo cuore...
Ma
questa volta quello che provava per lui non poteva fermarla, perchè sapeva che
la scelta che aveva fatto era l'unico mezzo per essere felice.
"Qualche
problema?" chiese Trunks notando la ragazza a fissare distrattamente la valigia
ormai piena.
"Ho
paura di aver dimenticato qualcosa..." rispose Pan scuotendo lievemente la
testa.
"Su,
non preoccuparti, i tuoi potranno comunque spedirtelo quando sarai già
là".
"No...
Non si tratta di un oggetto o di qualche vestito" mormorò la ragazza
girandosi verso di lui. "Ho come la sensazione di aver lasciato qualcosa in
sospeso...".
Trunks
le sorrise debolmente, intenerito dall'espressione così dolcemente triste della
ragazza.
"Vieni
qui" propose l'iomo invitandola a sedersi sulle sue ginocchia, dove
l'accolse delicatamente.
Pan
si strinse a lui, guardandolo poi con malinconia.
"Ti
rendi conto" sussurrò. "Da domani la mia vita cambierà... E tu non
ci sarai più".
"Certo
che ci sarò... Io ci sarò sempre, lo sai".
"Ma
ognuno avrà la propria vita e non ci vedremo più".
"Non
lo dire neanche per scherzo...".
"Lo
dico perchè è vero...lo so...e lo sai anche tu... Non ci sarà più
occasione...".
"Non
devi dire così...".
"Non
cercare di consolarmi, Trunks... Sono grande ormai... So cosa vuol dire fare
delle scelte...e noi le abbiamo fatte...".
"Già...
E in base a quelle abbiamo deciso la nostra vita...".
"Non
ce ne pentiremo...perchè sono le cose migliori...per noi e per chi ci vuole
bene".
Trunks
le sorrise, dolcemente.
"Ma
ciò non può cambiare tutto di colpo, Pan... I sentimenti non si cancellano...e
io non smetterò di...".
Si
interruppe, come temendo di dire quella parola.
"Lo
so" lo precedette Pan sorridendogli debolmente. "Nemmeno io... Ma un
giorno saremo di nuovo felici".
"Certo"
annuì Trunks.
"So
che è giusto separaci" continuò Pan. "E forse tra noi non avrebbe
comunque funzionato... Probabilmente non avremmo mai potuto stare insieme
veramente... Eppure ciò che provo è così grande che non so se riuscirò a
lasciarti..." sussurrò piano, abbandonandosi silenziosamente al pianto.
"Ehi...
Cosa sono queste lacrime?" disse Trunks asciugandole le guance con il dorso
delle dita. "Non voglio vederle più, capito?".
Pan
annuì, accennando un sorriso.
"Ecco,
brava... Voglio vederti sorridere... Non sai quanto sei carina, così" le
sussurrò stringendola di più a lui.
Le
loro labbra si unirono in un caldo bacio, mentre Pan a quel contatto così
intimo dei loro corpi si sentì percorrere la schiena da un intenso brivido.
Si
staccò leggermente da lui, i loro occhi a distanza di pochi centimetri.
"Ti
ricordi un pomeriggio di qualche anno fa..." gli sussurrò guardandolo.
"Io volevo che tu...insomma...che noi facessimo l'amore...".
"Sì,
mi ricordo" confermò Trunks dandole un piccolo bacio a fior di labbra.
"Ma sapevo che non lo volevi veramente".
"Infatti...
Tu mi dicesti che per la prima volta bisogna aspettare il momento giusto e la
persona giusta..." continuò accarezzandogli il volto. "Beh.. Il
momento giusto è arrivato... Mentre la persona giusta sei sempre e comunque
tu".
Si
riavvicinò alle labbra dell'uomo, e questa volta, a differenza di qualche anno
prima, lui non la respinse.
La
baciò anzi con una passione a cui Pan si lasciò andare completamente,
sollevandola poi in braccio e facendola distendere sul letto.
La
ragazza chiuse gli occhi, mentre sentiva il caldo corpo di lui sovrastarla
sensualmente, assaporando la dolce sensazione dei suoi baci e delle sue carezze.
Lasciò
che lui la guidasse in quell'universo sconosciuto...
Che
lui scoprisse piano piano il suo corpo tremante, iniziando a sbottonarle la
casacca del pigiama...
La
sua mente ora era sgombra da tutto... Era satura solo dell'intensità di quel
momento... Quello che aveva sognato da chissà quanto tempo... Quello che aveva
immaginato potesse essere solo con lui, con l'uomo che amava...sì, amava...ora
come non mai...
Ora
che i loro corpi erano fusi in un solo essere, così come le loro anime lo erano
e lo sarebbero sempre state...
Lui
e lei... Solo una notte per dare spazio alla loro passione...
Il
futuro li avrebbe divisi, ma in quel momento erano uniti più che mai...
Piacere...
Coinvolgimento... Eccitazione...
Un
turbine di emozioni la invadeva insieme alla calda corrente che, come acqua
termale, le sgorgava lungo il corpo...
E
tanta voglia di urlare al mondo quel nome...il suo nome...
Trunks....
Un
piacevole silenzio aleggiava ora nella stanza ancora calda e odorante di
passione.
Si
rivestì piano, cercando di non fare rumore.
Si
appoggiò poi di nuovo su un lato del letto, sdraiandosi in parte accanto alla
piccola figura che dormiva beatamente in mezzo alle bianche lenzuola.
La
osservò con tenerezza immersa in un sonno tranquillo, il suo respiro ora calmo
e regolare. Le scostò delicatamente una ciocca nera dagli occhi, passandole poi
morbidamente le dita tra i capelli setosi.
Era
così bella senza nemmeno rendersene conto...
Lui
invece lo sapeva da sempre... Sapeva che nonostante tutto era sempre lei che
aveva voluto, l'unico vero desiderio che teneva nel cuore da molti anni.
Che
sensazione strana pensare che quel viso ora così familiare probabilmente
l'avrebbe potuto rivedere solo nella sua mente...
Chissà
se in futuro sarebbe stato capace di amare di nuovo...
Ma
mai avrebbe dimenticato le intense emozioni che Pan le aveva regalato... Quella
notte... Quell'estate... E da quando piccola e adorabile l'aveva vista per la
prima volta tra le braccia di Videl.
Le
posò un delicato bacio sulle labbra, attento a non svegliarla.
Si
sollevò dal letto, piano, e altrettanto silenziosamente aprì la finestra della
camera. Un debole chiarore si stava diffondendo da dietro i monti: presto
sarebbe stata l'aurora.
Si
voltò un'ultima volta verso la ragazza, per poi volare via verso ovest, dove il
cielo era ancora scuro.
Continua...
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Capitolo 10 *** Goodbye ***
Un'emozione per sempre 10
CAPITOLO
10 - Goodbye
By
Beatrix
Una
piacevole sensazione la avvolse appena uscita dal mondo dei sogni. Sorrise tra
se, ancora ad occhi chiusi, stirandosi pigramente mentre il ricordo di quella
notte le tornava alla mente. Per puro istinto allungò il braccio al suo fianco,
trovando solo le morbide lenzuola del suo letto. Aprì debolmente gli occhi,
infastidita dalla luce mattutina che le inondava il volto.
Lui
non c'era...
No,
non poteva aver sognato... Quella notte era stata reale, reale come la dolce
sensazione che provava nel corpo e nella mente. E sentiva ancora il suo
profumo... Sì, il suo inconfondibile odore...
Notò
che la finestra era accostata e che un debole venticello muoveva delicatamente
le tendine traslucide. Dormiva così bene quella notte che non si era nemmeno
accorta che lui se ne era andato.
Come
avrebbe voluto salutarlo un'ultima volta...e riuscire a dirgli cosa aveva
significato quella notte per lei...
"Pan,
sei sveglia? Posso entrare?" le chiese sua madre al di là della porta,
bussando.
"Sì,
entra pure".
Videl
aprì piano la porta, entrando nella stanza e notando la figlia avvolta da una
magica aura.
"Hai
uno sguardo talmente luminoso, tesoro, che le stelle ne sarebbero di sicuro
invidiose" sorrise la donna, sedendosi sul bordo del letto, vicino a lei.
La
osservò a lungo, ammirando con tenerezza il sentimento di piacevole novità che
trasmettevano i suoi occhi.
"Un
uomo ha dormito con te stanotte, vero?" le chiese infine più da amica che
da madre.
Pan
abbassò lo sguardo con leggero imbarazzo, limitandosi ad annuire timidamente ma
trapelando un briciolo di orgoglio.
Videl
sorrise dolcemente, accarezzando i capelli della figlia.
"Vi
meritavate questa notte... Ma adesso è ora di andare, bambina mia"
annunciò malinconicamente. "Tuo nonno Satan ti ha fatto mandare il suo
autista che ti accompagnerà fino al college... Vestiti, ti aspettiamo
fuori".
"Ok"
rispose la ragazza, dando un'ultima occhiata al suo fianco dove avrebbe voluto
trovare ancora i due bellissimi occhi dell'uomo che amava.
L'air-car
firmato "Mr Satan" era già parcheggiato davanti a casa sua, con
l'elegante autista già impegnato a caricare nel velivolo i suoi ultimi bagagli.
Pan
si avvicinò alla sua famiglia, schierata davanti a lei per gli ultimi saluti.
"Tesoro...mi
mancherai tanto" balbettò Chichi tra le lacrime, abbracciando la nipote.
"Anche
tu, nonna... Ci vediamo a Natale".
"Fai
la brava, eh!" esclamò Goten con una pacca sulla spalla. "E fammi
sapere cosa si combina di bello al Southern College!".
"Ok,
zio" confermò lei stampandogli un bacio sulla guancia.
Guardò
con affetto i suoi genitori, abbracciandoli entrambi.
"Vi
voglio bene" sussurrò.
"Anche
noi, tesoro" le disse Videl trattenendo una lacrima. "Io e tuo padre
veniamo a trovarti tra qualche settimana".
Pan
annuì, sorridendo debolmente, guardando poi il padre con tenerezza.
"Ciao,
papà".
"Sono
tanto orgoglioso di te, Pan" le sussurrò Gohan accarezzandole una guancia
affettuosamente. "Per tutto, tesoro...per tutto".
Pan
lo ringraziò con un forte abbraccio, avvicinandosi poi lentamente al velivolo
che la stava aspettando pochi metri più in là.
Si
voltò un'ultima volta verso la sua famiglia, che la salutò con un gesto della
mano.
Sentì
crescere un grosso nodo alla gola al pensiero di non aver potuto salutare
qualcuno...
Fece
per entrare nell'air-car, quando si voltò istintivamente verso il cielo guidata
dall'avvicinarsi di un'aura conosciuta.
"Pan!
Aspetta!".
Trunks,
tagliando il cielo come un razzo, atterrò a pochi metri da lei.
"Trunks!"
gridò la ragazza piacevolmente sorpresa, andandogli incontro.
"Non
potevo lasciarti partire così, senza salutarti" le sussurrò l'uomo.
"Neanch'io"
confermò Pan abbracciandolo.
"Scusami
se sono andato via senza salutarti, stanotte" le bisbigliò nell'orecchio.
"Ma temevo che non sarei più riuscito ad andarmene".
"Sono
io che non ti avrei più lasciato andare" rispose Pan con voce spezzata.
"Ehi!"
esclamò Trunks guardandola negli occhi e appoggiando la fronte alla sua.
"Mi avevi promesso che non avresti pianto... Ok?".
Pan
annuì, deglutendo e cercando di cacciare indietro le lacrime.
"Questo
momento doveva arrivare, prima o poi" continuò Trunks. "Ma non potrà
cancellare tutto quello che abbiamo passato insieme...no, non potrà"
sussurrò accarezzandole il viso.
"Non
diciamoci addio, ti prego" mormorò Pan, scuotendo la testa.
"D'accordo.
Niente addii. Salutiamoci con un arrivederci".
"Sì...arrivederci...perchè
è così che sarà".
Trunks
le sorrise, baciandola poi sulla fronte.
"Và,
ora. Ti stanno aspettando".
Pan
si scostò lentamente da lui, salutandolo con la mano, per poi incamminarsi di
nuovo verso l'air-car. Si fermò però di colpo, voltandosi indietro verso di
lui ed abbandonandosi arrendevolmente al pianto.
"No"
esclamò tra le lacrime. "Non ce la faccio...".
Corse
di nuovo incontro all'uomo, gettandosi tra le sue braccia.
"No,
Trunks, no...non chiedermi di non piangere...non chiedermelo perchè quello che
voglio è solo te...voglio poterti stringere, baciare e avere per me per
sempre...ma non posso averti...".
Lo
baciò disperatamente, incurante delle cinque persone che li stavano guardando
con una stretta al cuore, mentre Trunks non potè far altro che abbandonarsi a
quell'ultimo bacio.
"Io
ti amo" mormorò Pan sulle sue labbra, baciandolo ancora e ancora in
quell'attimo di sfogo disperato.
Trunks
la strinse forte, cercando di recuperare la ragione e riuscire a lasciarla
andare.
"Adesso
non piangere più Pan... Non devi piangere ma essere felice... C'è tutta una
nuova, meravigliosa vita che ti aspetta".
"Trunks
io non ce la faccio senza di te..."
"Sì
che ce la farai... Fidati di me".
"Ok...".
"Ciao
Pan... Ci sentiamo presto".
"Sì...presto..."
mormorò la ragazza, mentre Trunks le posava un delicato bacio sulle labbra.
La
liberò dalla forte stretta delle sue braccia, in cui lei avrebbe voluto
volentieri restare per l'eternità.
Questa
volta entrò davvero nel velivolo, senza però distogliere lo sguardo dall'uomo,
neppure quando l'autista le chiuse lo sportello e lei incollò il volto al
piccolo finestrino.
Osservò
la figura di Trunks farsi sempre più piccola mentre l'air-car prendeva quota e
si allontanava dalle colline di casa sua, fino a diventare un piccolo puntino
che fuggì definitivamente alla sua vista.
"Quella
fu l'ultima volta che lo vidi" soggiunse Pan con lo sguardo perso nel
vuoto, come avesse ancora davanti a se l'immagine dell'uomo.
Bikini
rimase in silenzio, seduta sul bordo della poltrona di fronte con gli occhi
velati di una sincera commozione.
"Mio
Dio..." mormorò infine. "Che esito triste per un amore così
grande...".
Osservò
la mesta espressione dell'anziana donna, immersa ancora nei meandri della sua
memoria. Chissà cosa stava provando al ricordo di tali eventi... Qusi un secolo
era passato, eppure raccontava la sua storia con una tale enfasi ed eccitazione
da riuscire a trasmetterle le sue stesse emozioni.
Conosceva
già quale sarebbe stato l'esito di quell'amore, eppure in ogni momento della
storia il suo cuore quasi sperava che tutto ciò non dovesse finire in quel
modo... Eppure era quella la storia che conosceva...la storia che altrimenti non
avrebbe condotto alla sua stessa esistenza...la storia che inevitabilmente
doveva andare così...
"E
cosa... Cosa è successo, dopo?" chiese Bikini tornata alla realtà.
"Vuol
dire dopo la mia partenza?" domando Pan. "Fu molto difficile,
all'inizio. Molto, molto difficile...".
Pan
iniziò a mangiare controvoglia il suo pranzo appena uscito dalla cucina della mensa.
Già le mancavano i piatti squisiti che le cucinava sua nonna Chichi e che
condivideva in allegria con la sua famiglia.
Era
passata solo una settimana dal suo arrivo al Southern College e già le sue
abitudini erano cambiate radicalmente. Gran parte della giornata era occupata
dalle lezioni, ed il resto lo trascorreva in giro da sola o all'interno della
sua camera singola del dormitorio.
Già...
Non era ancora riuscita a fare amicizia con nessuno. Durante le lezioni era
quasi impossibile, nell'aula vigeva il silenzio più assoluto durante le
spiegazioni degli illustri professori, e di solito comunque si sedeva in
disparte temendo di rubare il posto a qualcuno. Anche a mensa non poteva far
altro che scegliersi un tavolo vuoto, non ancora occupato dai numerosi gruppetti
che si erano già formati tra gli studenti del primo anno, e mangiare da sola
guardando i suoi coetanei ridere, scherzare e chiacchierare tra loro
piacevolmente.
Non
era riuscita a fare amicizia. O meglio, forse non voleva fare amicizia.
Sarebbe bastato poco, a lei che neppure soffriva di timidezza, per attaccare
discorso con una delle ragazze che avevano la camera nel suo stesso corridoio...
Una banale scusa, come bussare ad una loro stanza per chiedere in prestito un
bagnoschiuma o un asciugacapelli... Ma niente.
Pan
non aveva voglia di conoscere nessuna di loro. Erano inevitabilmente così
diverse da lei... Non sarebbero mai riuscite a capirla, l'avrebbero soltanto
isolata ancora di più scoprendo la sua vera natura...
Trascorse
il tardo pomeriggio ormai libero dalle lezioni passeggiando da sola nel campus
del college e nella vicina cittadina. Il sole era già tramontato... Come erano
lontane le lunghe giornate calde della scorsa estate...
Vagava
da sola nell'oscurità, senza una meta, senza un briciolo di compagnia...
Passeggiando stancamente nei vicoli bui di una città che sentiva estranea e che
pareva chiudersi su di lei...
Due
strani ragazzi, appoggiati all'angolo di una traversa, sembravano fissarla in
modo sospetto.
Gli
passò accanto, indifferente.
"Ehi
dolcezza..." si sentì dire da uno di loro. "Cosa fai tutta sola di
notte in questa pericolosa città?".
"Ti
serve compagnia?" gli fece eco l'altro, con tono disgustoso.
Pan
continuò a camminare, cercando di non curarsene.
"Allora,
signorina... Ti ho fatto una domanda!" sbottò il primo raggiungendola e
afferrandole selvaggiamente un braccio.
"Non
fare finta di niente, piccola impertinente!" aggiunse l'amico avvicinandosi
a sua volta.
"Vi
conviene non provocarmi" sibilò Pan per niente scossa dall'atteggiamento
dei due.
"Ah
sì? Che paura! Perchè se no che fai, ti arrabbi?" chiese beffardamente il
ragazzo che le stringeva il polso.
"No,
molto di più" esclamò freddamente Pan mentre con una spinta decisa lo
scaraventava violentemente contro il muro.
"Ehi!"
protestò l'altro, ma non ebbe neanche il tempo di afferrarla che la ragazza gli
affondò un forte calcio nello stomaco e lo atterrò con un calcio sul volto.
"Presto,
alzati, scappiamo" balbettò il primo riprendendosi dalla botta.
"Questa non è una donna, è un mostro".
I
due ragazzi fuggirono a gambe levate, mentre Pan iniziò a piangere
silenziosamente.
Lei
aveva la fortuna di non dover temere nulla e poter difendersi da tutto... Poteva
badare a se stessa in ogni situazione e di fronte ad ogni pericolo che
spaventerebbe qualunque comune terrestre... Eppure ora come mai si sentiva così
sola e vulnerabile...
Tornò
a passo svelto al college, rinchiudendosi nella sua stanza.
Era
già qualche giorno che voleva farlo, ma non aveva mai avuto la forza. Prese
infine la cornetta del telefono, digitando il numero del cellulare di Trunks.
Aveva così bisogno di sentirlo...
"Questa
è la segreteria di Trunks Brief, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico
e vi richiamerò appena possibile. Grazie".
Il
suo cellulare era spento, ma quella del messaggio registrato era proprio la voce
di Trunks... Una lacrima le scese lentamente lungo la guancia, mentre si
preparava a lasciare un messaggio senza sapere in realtà cosa dire.
"Trunks...
Ciao, sono Pan... Come stai? Spero bene... Io sono in camera mia...da sola...
Qui è tutto così diverso da casa, sai...e poi non sono ancora riuscita ad
ambientarmi...chissà se ce la farò mai...a volte avrei voglia di volare e
raggiungere casa in un secondo, per rivedere per un attimo tutti quanti...per
rivedere te...ma so che non devo farlo...perchè devo dimostrare a me stessa che
posso farcela...l'ho promesso anche a te...e in qualche modo ce la farò...non
so ancora come ma ce la farò...mi manchi così tanto Trunks...buonanotte".
Riattaccò
il telefono, asciugandosi le lacrime che avevano cominciato a caderle sul
cuscino. Si stese debolmente sul letto, vinta dalla stanchezza e dallo stress,
sprofondando in un pesante sonno.
Spalancò
di colpo gli occhi. Era già mattina inoltrata, lo capiva dalla luce intensa che
filtrava dalla piccola finestra. Guardò istintivamente l'orologio, scoprendo
con disperazione che la sveglia non aveva suonato e che le lezioni dovevano
essere già cominciate da una decina di minuti.
Balzò
rapidamente giù dal letto, lavandosi e vestendosi di corsa, afferrando poi
l'occorrente e precipitandosi fuori dalla sua stanza. Corse velocemente lungo il
corridoio, scendendo le scale a due a due e ricominciando a correre.
Arrivata
però a svoltare un angolo, sbattè violentemente contro qualcuno, ritrovandosi
a terra con i libri e gli appunti sparsi per il pavimento.
"Oh,
scusami, mi dispiace... Ti sei fatta male?" le chiese un gentile ragazzo
biondo, abbassandosi per aiutandola a raccogliere le sue cose.
"No,
non è niente... Scusami tu, che ti sono venuta addosso" balbettò Pan
rialzandosi e cercando di ricomporsi.
"Tieni,
questi sono tuoi" le disse il ragazzo porgendole i quaderni caduti.
"Grazie"
sorrise Pan, notando però che il ragazzo aveva iniziato a fissarla come se
avesse visto un fantasma.
"Non
posso crederci..." mormorò lui. "Pan... Sei proprio tu".
Pan
lo guardò sorpresa, chiedendosi come facesse a conoscere il suo nome.
"Scusami
ma...io non ti conosco...".
"Ma
come... Non dirmi che ti sei dimenticata di me" sorrise il ragazzo
guardandola negli occhi. "Sono io... Mish".
Continua...
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Capitolo 11 *** Tornare a volare ***
Un'emozione per sempre 11
CAPITOLO
11 - Tornare a volare
By
Beatrix
"Mish?"
chiese Pan evidentemente confusa.
"Sì,
ti ricordi... Qualche anno fa hai salvato me e il mio villaggio da quell'orrendo
mostro".
Pan
cercò di ripescare nella sua memoria il volto di quel biondo ragazzino che lui
e suo nonno Goku avevano conosciuto durante la caccia ai draghi malvagi. Il suo
villaggio di pescatori era terrorizzato da Ryuh Shenrong, il drago d'aspetto
femminile che li aveva dato non poco filo da torcere, ma che alla fine avevano
eliminato liberando gli abitanti e le creature del mare dalla sua egemonia.
Ma
adesso proprio non riusciva ad identificare quel timido e fragile ragazzino con
il bel giovanotto alto ed affascinante che aveva davanti agli occhi.
"Certo
che mi ricordo" disse infine la ragazza. "Scusami...io...non ti avevo
riconosciuto".
"Beh,
è comprensibile...è passato molto tempo".
"Ma
tu l'hai fatto".
"Io
potrei riconoscerti tra mille... Non potrei confondere i tuoi occhi con quelli
di nessun altra".
Pan
sorrise lusingata, mentre gli occhi azzurri del ragazzo la fissavano
affascinati.
"Studi
anche tu qui al Sothern College, quindi?" chiese infine Mish.
"Già...
Sono arrivata circa una settimana fa".
"Primo
anno anche tu, vero?".
"Esatto...
Devo ancora abituarmi agli orari... Prima stavo giusto correndo in aula in
enorme ritardo!".
"Che
peccato... Speravo di chiacchierare un pò con te... Pazienza, sarà per
un'altra volta!".
Pan
guardò l'orologio, scrollando arrendevolmente le spalle.
"Beh...
La lezione sarà già cominciata da un bel pò... A questo punto credo che sia
meglio saltarla del tutto!".
"Bene"
sorrise Mish. "In questo caso... Ti va di fare una passeggiata con me per
il campus?".
Il
grande parco curato che circondava il college risentiva come il resto del
paesaggio dell'effetto di un autunno incombente, con gli alberi che stanchi ed
ingialliti perdevano lentamente le foglie e l'aria che iniziava a profumare
piacevolmente di muschio.
Un
timido sole spuntava debolmente tra le sottili nubi che velavano il cielo al di
sopra di loro, rendendo le loro ombre fini e indefinite figure che si muovevano
sul prato.
"E
così ci ritroviamo tutti e due allo stesso college dopo quasi quattro
anni" iniziò Mish, guardando la compagna ancora incredulo.
"Com'è
piccolo il mondo, eh?" concordò Pan, sorridendogli.
"E
com'è buffo il destino" aggiunse il ragazzo. "Ho sempre sperato di
rivederti, ma non avrei mai pensato di ritrovarti qui".
"Lo
stesso per me... Mi ha fatto molto piacere incontrarti di nuovo".
"Ma
raccontami un pò, dai... Com'è che sei finita a studiare qui?".
"Ecco...
Il Southern College era da sempre il sogno di mio padre per me...E alla fine mi
sono convinta anch'io".
"Io
invece sognavo quest'università già da anni, ma mio padre non poteva
permettersela... Per fortuna poi ho vinto una borsa di studio e...eccomi
qua!".
"Sei
riuscito a realizzare il tuo sogno, insomma".
"Già...
Ma dimmi un pò, come sta tuo nonno? E' ancora sotto le sembianze di un
bambino?" sorrise Mish.
"Ecco...
Lui non c'è più" mormorò Pan abbassando malinconicamente lo sguardo.
"Oh...mi
dispiace...non sapevo che...".
"No,
lui non è morto, è...non so come spiegarlo...è un pò complicato".
"Beh...
Niente mi risulterà mai più strano e complicato di quando vidi tu e tuo nonno
mettere in atto i vostri poteri!".
"In
effetti...non sono cose che le persone normali vedono tutti i giorni...anche
perchè ne rimarrebbero alquanto spaventati!".
"Oh,
ma non io! Da parte mia ne rimasi a dir poco affascinato!".
"Davvero?"
chiese Pan piacevolmente sorpresa.
"Tu
non puoi immaginare quanto mi hanno preso in giro i miei compagni di scuola che
non credevano al fatto che avevo assistito direttamente alla sconfitta del
mostro... Anche i professori pensavano che mi fossi inventato tutto".
Si
fermò presso una panchina, dove si sedette per una pausa, imitato da Pan.
"Ma
io non mi davo per vinto... Sapevo di non aver sognato...e ho sperato per anni
che tu tornassi a trovarmi, per ricordarti la promessa che mi avevi fatto".
"Quale
promessa?" chiese Pan confusa.
"Quando
te ne andasti, quella volta... Mi avevi promesso che saresti tornata per
insegnarmi a volare".
"Hai
ragione..." confermò Pan mentre quelle parole le tornavano alla mente.
"Mi dispiace tanto, me ne ero completamente dimenticata... Sai, sono
successe tante cose da allora...".
"Non
fa niente" disse Mish scuotendo la testa. "Possiamo sempre recuperare
il tempo perduto".
"Adesso?".
"Perchè
no... Io sono pronto... Lo sono da anni!".
Fu
così che iniziò tutta una serie di divertentissime lezioni di volo.
Ogni
giorno, dopo le lezioni, Pan e Mish si ritrovavano in un angolo non molto
frequentato del campus universitario, dove potevano agire indisturbati.
All'inizio
fu dura, per un terrestre come Mish, imparare a concentrare l'energia e la forza
vitale per potersi sollevare da terra, ma Pan seppe dimostrarsi un'insegnante
molto paziente e professionale: in pochi giorni il ragazzo cominciava già a
levitare, e dopo qualche settimana azzardava i primi brevi voli sopra il
college.
E,
tra una lezione e l'altra, non mancavano le risate e i momenti di relax...
Finalmente
Pan non era più sola. Il suo tempo libero ora lo passava esclusivamente con
Mish, il quale nel frattempo le aveva presentato i suoi amici, con i quali
condividevano divertenti scampagnate per l'isola e serate pazze nei locali della
città.
E
intanto il tempo passava...
Quasi
senza accorgersene, si erano ritrovati alle porte delle vacanze natalizie. Tre
mesi trascorsi dietro a lezioni interminabili e ad esami complicatissimi, ma
anche in buona e sana compagnia.
E
quando Pan sentiva i suoi genitori per telefono o venivano a trovarla di
persona, era questo che trasmetteva: aveva finalmente ritrovato la serenità,
quella che Gohan e Videl avevano sperato di rivedere con tutto il cuore riflessa
negli occhi della figlia, proprio come un tempo.
Non
aveva più chiesto di Trunks. Non voleva. Probabilmente temeva di ciò che in
quei mesi poteva essere accaduto, ma di cui era indubbiamente sicura. O forse
aveva solo paura che i suoi sfortunati sentimenti tornassero a tormentarla.
Ma
il momento della verità non dovette attendere oltre.
Era
ormai metà Dicembre, durante un pasto alla mensa del college, quando vide per
caso un quotidiano dimenticato su uno dei tavoli, con un titolo che richiamò la
sua attenzione:
<<
Celebrato ieri il matrimonio dell'anno
LE
NOZZE DI TRUNKS BRIEF E DORA SMITH
I
due manager uniti nella vita e nel lavoro>>
E,
accanto all'articolo che descriveva con entusiasmo la pomposa cerimonia e il
ricco ricevimento, la foto dei due sposi appena usciti dalla chiesa, mano nella
mano.
Se
lo aspettava, in fin dei conti. Sapeva che Trunks avrebbe sposato quella donna,
prima o poi. E si era preparata a ricevere la notizia da un momento all'altro.
Ma adesso che se l'era trovata davanti per caso, temette di non essere poi così
pronta come credeva.
Vedere
Trunks con un'altra donna, sia dal vero che in fotografia, le era sempre
costato... Adesso in particolare, poi, al fianco di colei con cui avrebbe
trascorso il resto della sua vita...
Com'era
bello ed elegante. Lo stesso fascino di sempre, quello che trasmetteva in ogni
sua espressione, in ogni suo gesto, in ogni suo parola.
Sorrideva
in modo sincero. Sembrava felice. Meglio così.
"Cosa
stai leggendo?" chiese Mish accomodandosi con il suo pranzo accanto alla
ragazza.
"Niente...i
soliti gossip" rispose Pan con semplicità, abbandonando il giornale e
iniziando a mangiare in compagnia dell'amico.
Aveva
cercato di non pensarci, nei giorni seguenti. Ci aveva provato, ma con scarsi
risultati. C'era qualcosa che sentiva d'aver bisogno, senza tuttavia capire cosa
fosse veramente.
E
quel qualcosa era semplicemente una telefonata, arrivata inaspettatamente la
mattina del giorno precedente al suo ritorno a casa per le vacanze natalizie.
"Pronto?"
rispose Pan ancora a letto, svegliata dal telefono squillante della sua camera
dormitorio.
"Pan?".
"Trunks"
mormorò subito la ragazza, riconoscendo l'inconfondibile voce dell'uomo.
"Ciao
Pan. Come va?".
Pan
sorrise tra se, ancora incredula di poter parlare con lui dopo tutto quel tempo.
"Bene...adesso
bene".
"Ho
ricevuto il tuo messaggio, un pò di tempo fa... Scusami se non ti ho richiamato
subito, ma sono stato impegnato per...".
"Lo
so" lo procedette Pan. "Ho saputo la grande notizia".
Trunks
rimase un attimo in silenzio, evidentemente imbarazzato.
"Ci
sei rimasta male?" chiese alla fine.
"No...
Me l'aspettavo... Ti ricordi, l'avevo già intuito prima di partire...".
"Già..."
mormorò Trunks.
"Domani
torno a casa per le vacanze di Natale" iniziò Pan per rompere l'imbarazzo.
"Domani,
hai detto? Accidenti...io parto proprio stasera".
"Per
dove?".
"Per...il
viaggio di nozze... Staremo via fino alla fine delle feste...".
"Immagino
allora che non avremo occasione di vederci...".
"Ho
paura di no..." rispose Trunks con un sussurro.
Passò
qualche secondo senza che nessuno dei due sapesse cosa dire.
"Trunks..."
azzardò poi Pan. "Sei felice?".
"Io?
Sì...sono felice..." rispose l'uomo. "E tu?".
"Credo
di sì..." mormorò lei.
Ed
era la verità. Finalmente era riuscita a risalire dal precipizio in cui era
caduta e da cui temeva di non poter più vedere la luce. Senza il suo Trunks...
Senza l'uomo al cui suono della voce il suo cuore batteva ancora così forte...
"Pan..."
le sussurrò Trunks. "Mi manchi, lo sai".
"Anche
tu...non sai quanto...".
"Te
lo ricordi che ti voglio bene, vero?".
"Sì
che me lo ricordo... Come potrei scordarmelo".
"Nemmeno
io posso scordare niente... Adesso devo lasciarti, Pan... A presto".
"Ciao
Trunks... Ti voglio bene... Te ne vorrò sempre..." disse con un sussurro,
riattaccando poi la cornetta e distendendosi di nuovo sul letto.
Sorrise,
mentre sul suo volto compariva un'espressione serena e rilassata come solo
ultimamente aveva riacquistato.
Era
felice, sì... Felice per Trunks, che nonostante si fosse rifatto una vita non
avrebbe mai smesso di volerle bene... Felice per lei, che finalmente era pronta
a crescere in un nuovo mondo tutto da scoprire e in compagnia di persone che la
capivano e che l'accettavano per quello che era...
"Ehi, Pan!
Svegliati!" si sentì gridare da Mish che aveva cominciato a bussare
insistentemente alla porta della sua camera.
"Sì, sono
sveglia... Che c'è?" rispose a voce alta, senza alzarsi da letto.
"E' nevicato
stanotte! Tutti gli studenti sono fuori a giocare con la neve! Sbrigati, non
vorrai perderti il divertimento!".
"Ok... Arrivo
subito, ti raggiungo lì!".
Sorrise, entusiasta.
Quella giornata si prospettava alquanto divertente.
Balzò giù dal letto,
vestendosi ed imbacuccandosi bene, dopo di che corse giù fino all'immenso parco
del college, dove l'aspettava un meraviglioso paesaggio bianco pieno di ragazzi
alle prese con la prima neve della stagione.
"Ahah, presa in
pieno!" esclamò Mish tirandole alla sprovvista una grossa palla di neve
sulla schiena.
"Ah, è così...
Vuoi la guerra!" ribattè Pan preparando un tiro ancora più potente che
colpì il ragazzo sul petto.
"Aspetta a
gioire!" continuò lui abbassandosi per raccogliere un pugno di neve, ma
trovandosi in pieno viso un tiro arrivato per caso da un altro ragazzo.
Pan scoppiò a ridere,
divertita, mentre Mish cercava di togliersi goffamente la neve dalla faccia.
"Propongo una
tregua momentanea contro gli altri... Che ne dici?".
"Ok.. Tregua
accettata!".
E in men che non si dica
iniziò una vera e propria guerra di pallate di neve tra tutti gli studenti,
finchè, dopo un'intensa e movimentata giornata trascorsa sul ghiaccio, molti di
loro preferirono concluderla al calduccio di un tranquillo locale.
Anche Pan e Mish si
unirono alla compagnia, scegliendo però un piccolo tavolo a due e ordinando una
squisita cioccolata calda.
"Era tanto che non
mi divertiva come oggi" esclamò Pan sorseggiando piacevolmente il liquido
bollente dalla sua tazza.
"E io sono sicuro
di non aver mai riso in questo modo!" aggiunse Mish, sorridendo.
"Chissà se quando torneremo dalle vacanze ci sarà ancora la neve".
"Sai Mish... Non mi
sembra ancora che domani torniamo a casa... Sono passati così veloci questi
mesi...".
"Dà
quest'impressione quando si passano in allegria e serenità".
"Già... Credo sia
proprio così" annuì Pan. "Anche perchè...non vedo l'ora di
ritornare...".
"Anche io...
Soprattutto perchè avrò una voglia matta di rivedere un'amica davvero
speciale...".
"E quest'amica
speciale non vedrà l'ora di rivedere un suo affezionatissimo compagno di
college!".
"Propongo un
brindisi" esclamò Mish sollevando la sua cioccolata. "Alla nostra
amicizia!".
"Alla nostra
amicizia!" ripetè Pan mentre le loro tazze si incontravano sopra il
tavolo.
Il ragazzo bevve con
gusto la cioccolata, senza togliere lo sguardo dagli occhi dell'amica che, alla
luce soffusa del locale, apparivano ancora più intensi e profondi. Quei due
laghi scuri in cui da mesi vedeva nascosti misteriosi segreti di un recente
passato... Sentimenti repressi che probabilmente tornavano a galla nei momenti
in cui la vedeva cupa e silenziosa... Non le aveva mai chiesto niente, no. Si
era limitato a starle vicino, a sostenerla, ad offrirle la sua amicizia... A
vedere con gioia come con il tempo ritrovava il sorriso e la gioia di vivere...
No, non aveva bisogno di conoscere il suo passato... Gli bastava averla lì
adesso, per quello che era ora...
"Ehi Pan" le
disse. "Grazie per avermi insegnato a volare".
"Grazie a te...per
tutto il resto" rispose Pan con un sorriso luminoso, teneramente
incorniciato da due guance leggermente arrossate per la giornata trascorsa sulla
neve.
Mish si avvicinò a lei,
come per baciarla, mentre la ragazza attese consapevole quel gesto.
Temeva che negli occhi
azzurri del ragazzo avrebbe visto il riflesso di altri due bellissimi occhi... E
che baciandolo avrebbe rivissuto i baci caldi di quell'estate, o immaginato le
forti braccia di qualcun altro a stringerla con dolcezza...
E invece no. Trunks non
se ne sarebbe mai andato, sarebbe rimasto per sempre in un angolo del suo
cuore... Ma quando le sue labbra toccarono quelle di Mish, il passato non tornò
a tormentarla... Era il futuro a cui doveva guardare, ed il futuro era proprio
davanti a lei... Ariempirla di nuove emozioni che avrebbero reso felice e
gioiosa la sua vita, senza tuttavia cancellare quelle indelebili dei diciotto
anni precedenti...
Continua...
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Capitolo 12 *** Legame di sangue ***
Un'emozione per sempre 12
CAPITOLO
11 - Tornare a volare
By
Beatrix
Sorrise,
ricordando quegli attimi ancora così vivi nella sua memoria. Si era stupita di
riuscire a raccontare per la prima volta fatti e sensazioni così personali ad
un estraneo.
Ma no, Bikini non era
un'estranea. Era sangue di Trunks. Sembrava già che la conoscesse da sempre...
"Spero di non
averla annoiata, Bikini" concluse Pan. "Mi aveva chiesto di
raccontarle cosa c'era stato tra me e Trunks e... L'ho presa un pò alla lunga,
ma alla fine spero di aver soddisfatto la sua curiosità".
"Oh, altrochè..."
mormorò la giovane donna con gli occhi lucidi come zaffiri. "E' la storia
più intensa e coinvolgente che abbia mai sentito... Non ne sapevo
niente...".
"Ora lo sa"
sorrise Pan appoggiandosi stanca alla spalliera della poltrona.
"Non vi siete più
rivisti, vero?" chiese Bikini.
Pan scosse la testa.
"Una volta finito
il college, io e Mish ci sposammo subito e ci trasferimmo nel suo villaggio...
Non ero più tornata a West City, prima di oggi".
"Si è mai pentita
delle sue scelte?".
"Come potrei...
Sono sicura che nè io nè Trunks abbiamo mai avuto rimpianti... Io ho amato mio
marito. E anche Trunks, conoscendolo, non avrebbe mai potuto sposarsi senza
provare niente. E poi, le nostre scelte ci hanno portato qui. E' grazie ad esse
che la vita mi ha regalato i miei figli...i miei nipoti...e ora il mio adorato
Goku... E' grazie ad esse che ora parlo con lei, e che mio nipote sta giocando
con suo figlio nella Gravity Room".
"Ma il vostro
legame...era così forte...".
"Il nostro legame
non si spezzerà mai. Le emozioni che abbiamo condiviso resteranno vive anche
quando nemmeno io potrò più raccontarlo... Gli eventi passano...le persone
scompaiono...ma i sentimenti non muoiono mai" concluse con un sorriso.
"C'è una cosa che
vorrei farle vedere, signora Pan" disse Bikini alzandosi dalla poltrona e
avviandosi verso la stanza accanto, la grande biblioteca dei Briefs. Tornò dopo
qualche secondo, con in mano un vecchio volume leggermente polveroso.
"Cos'è?"
chiese Pan con curiosità.
"Qualcosa che le
farà piacere rivedere" rispose la donna porgendole il libro.
Pan lo posò sulle
ginocchia, scostando con la mano il leggero strato di polvere sulla copertina
per leggere il titolo:
<< IMMAGINI
DI UN'AVVENTURA>>
Lo aprì lentamente,
trovando con grande sorpresa una bella foto a tutta pagina con lei, Trunks e
Goku durante il loro viaggio nello spazio, e sotto il commento scritto con la calligrafia
di Trunks:
<< Io, Goku e
la piccola Pan: Inizia il viaggio verso lo spazio aperto >>
"Incredibile..."
mormorò con un gioioso sorriso, voltandosi verso Bikini. "Dove l'ha
trovato?".
"I miei genitori
hanno detto che era del mio bisnonno".
"Sono le foto della
nostra avventura alla ricerca delle sfere... Non sapevo che Trunks le avesse
raccolte in un album...".
"Quello è suo
nonno, vero?" chiese Bikini indicando Goku.
"Sì...in versione
ristretta!".
"E questa bella
ragazzina dovrebbe essere lei...".
"Già...molto più
giovane e carina...".
"E poi c'è il mio
bisnonno Trunks...".
"Che è ancora
così nella mia memoria...".
Pan sfogliò lentamente
le pagine dell'album fotografico, accompagnata da una dolce malinconia.
"Che gioia rivedere
questi scatti dopo tanto tempo...".
Arrivò alla fine
dell'album, quando una piccola foto non incollata cadde a terra. La raccolse,
voltandola in modo da poterla guardare.
Ed era quella
foto.
Lei e Trunks, quella
sera a Satan City... La sera del suo diploma...
Si erano scattati una
foto per ricordare l'evento...e poi era rimasta a lui...
"E' una foto
bellissima" osservò Bikini. "Si vede che tra voi c'era qualcosa di
meraviglioso".
"E ci sarà
sempre" aggiunse Pan stringendo la foto che concretizzava l'eternità del
loro sentimento.
"Guardi, c'è
scritto qualcosa qui" le fece notare Bikini indicando il retro della foto.
Pan la voltò, leggendo
le parole scritte ancora da Trunks:
<< Io e la mia
Pan, in una sera speciale della nostra ultima estate insieme. Per ricordare le
emozioni che abbiamo condiviso e che conserverò per sempre nel cuore
>>
Pan sorrise, commossa,
mentre una piccola lacrima le scendeva lungo la guancia.
Bikini la guardava
emozionata, assistendo con grande coinvolgimento alle forti emozioni che stava
vivendo e rivivendo la sua ospite.
"Credo che quella
foto dovrebbe tenerla lei" disse infine.
"Oh...grazie...ne
sarei molto felice" rispose Pan con un sorriso. "Adesso però si è
fatto veramente tardi. E' meglio che io e Goku cominciamo ad avviarci a
casa".
"Come vuole...
Venga, l'accompagno alla Gravity Room".
Le due donne uscirono
dal grande salone, dirigendosi in direzione dei colpi che ancora rimbombavano
all'interno della rotondeggiante struttura.
Bikini disattivò da
fuori il generatore di gravità, in modo che i due ragazzini si decidessero a
sospendere il loro allenamento e ad aprire il portone.
"Mamma, perchè hai
spento tutto?" brontolò Vegeta affacciandosi fuori.
"Perchè Goku
adesso deve tornare a casa".
"Di già?"
esclamò deluso il ragazzino.
"Ti prego, nonna,
ancora qualche minuto!" la pregò la vocina di Goku.
"No, tesoro,
dobbiamo proprio andare" rispose Pan scrollando le spalle.
"Ma riporterò Goku
a trovarmi, vero signora Pan?" chiese il piccolo Vegeta.
"Certo... Torneremo
presto a farvi visita".
E, mentre i due piccoli
Sayan esultavano all'idea e decidevano già su come organizzare il loro prossimo
incontro, Pan si rivolse a Bikini, guardandola maternamente.
"Ho passato un bel
pomeriggio, oggi. Sono contenta di averti conosciuto".
Anche io... E' stato un
onore per me" rispose sinceramente Bikini. "Spero che tornerete
veramente a trovarci".
"Senz'altro... Le
nostre famiglie sono state divise anche per troppo tempo".
"Già... E' il
momento di ricongiungerle" concordò la giovane donna. "A
presto!".
"A presto!".
Dov'è questo posto
speciale che volevi farmi vedere, nonna?" chiese il piccolo Goku dopo già
un bel pò che camminavano.
"Non dovrebbe
essere lontano... Anzi, direi che ci siamo".
E infatti, dopo qualche
metro, di fronte a loro si aprì un meraviglioso scorcio sul mare dall'alto di
un roccioso promontorio.
"Wow!"
esclamò Goku guardandosi intorno stupefatto.
"Ti piace,
tesoro?".
"Sì, nonna, è
bellissimo!".
Pan sorrise, osservando
divertita suo nipote fissare con i suoi grandi occhioni scuri pieni di
entusiasmo la bellezza di quel paesaggio incontaminato, fortunatamente rimasto
ancora incolume all'estendersi delle metropoli.
Si voltò verso il
tramonto che colorava di tinte arancione e rossastre il mare calmo al di sotto
della scogliera. Non era più ritornata là, dopo quella notte con Trunks. Ed
ora che si ritrovava lì senza di lui sembrava così strano...
Come avrebbe voluto
vedere, in quell'acqua calda e limpida, le loro giovani immagini abbracciate per
sempre...
"Nonna,
nonna!" esclamò Goku tirandole un lembo dei pantaloni per attirare la sua
attenzione. "Hai visto quant'è alto, quassù? Posso provare a
tuffarmi?".
Pan sorrise,
abbassandosi verso di lui e accarezzandogli teneramente i capelli.
"Non adesso,
Goku" gli sussurrò. "Potrai farlo solo insieme ad una persona di cui
ti fidi ciecamente".
"E come faccio a
sapere chi è questa persona?".
"Oh, non
preoccuparti... Quando la incontrerai te lo dirà il tuo cuore".
Goku annuì, convinto.
"E quando arriverà
quel momento" continuò Pan. "Voi vi prenderete per mano e vi
prometterete di arrivare in fondo insieme".
"Ok, nonna... Lo
farò!" rispose soddisfatto il ragazzino, correndo poi a giocare con le
farfalle e gli animaletti del luogo.
Pan si sedette esausta
su una roccia, fissando ancora il paesaggio crepuscolare al calore delle ultime
luci del giorno.
Quella era stata una
giornata veramente speciale.
Forse Vegeta aveva
davvero ragione quella volta durante la loro conversazione di tanti anni prima:
le circostanze stavano dividendo lei e Trunks, ma il loro sangue li avrebbe
uniti per sempre.
E' grazie alla scoperta
del loro sangue comune, infatti, che i piccoli Goku e Vegeta Junior avevano
stretto una così istintiva amicizia. E vederli insieme era come rivedere i loro
grandi antenati, solo che adesso i ragazzini cominciavano il loro rapporto del
punto preciso in cui gli altri due lo avevano lasciato in sospeso, e cioè
quando già si basava su una sincera stima e su un profondo rispetto.
Era come tornare
indietro di 100 anni, e dare un seguito a ciò che era stato interrotto. Il
passato ormai non poteva più essere cambiato, ma potevano sperare in un futuro
migliore.
La separazione tra lei e
Trunks aveva portato, a poco a poco, anche alla separazione delle loro famiglie,
un tempo così unite. Ma adesso finalmente si erano ritrovate. E così doveva
rimanere. Perchè tra loro non c'era solo un passato di amicizia, di fiducia, di
esperienze comuni. Tra loro c'era anche lo stesso sangue, quel dono prezioso che
il destino aveva voluto portare sulla Terra da parte di due leggendari Sayan.
Chissà cosa avrebbe
riservato il futuro alla loro razza...
Forse un altro ragazzino
coraggioso avrebbe messo i suoi poteri al servizio della Terra... E altre
fanciulle terrestri saranno prescelte dal destino per stare al loro fianco e
dare loro degli eredi... Chissà, forse qualche altro giovane Sayan un pò
timido e insicuro deciderà di nuovo di travestirsi da supereroe per difendere i
più deboli dalla criminalità... O forse un giorno torneranno le sfere e
qualcuno dovrà ripartire alla ricerca di esse... E chissà se mai due giovani
Sayan innamorati riusciranno per la prima volta a coronare il loro amore e a
mischiare il loro sangue comune...
Chissà...
Ma una cosa è certa per
tutti i Sayan: il loro sangue.
E' questo legame che dà
loro la consapevolezza di appartenere ad un'unica famiglia, nonostante gli
eventi e la lontananza...ed il dovere di unire le loro forze per difendere il
pianeta che li ha accolti, finchè una sola goccia di sangue scorrerà ancora
nelle loro vene.
Fine
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