True Love Never Dies.

di cybilbennett
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - I ***
Capitolo 2: *** - II ***
Capitolo 3: *** - III ***
Capitolo 4: *** - IV ***
Capitolo 5: *** - V ***
Capitolo 6: *** - VI ***
Capitolo 7: *** - VII ***
Capitolo 8: *** - VIII ***
Capitolo 9: *** - IX ***
Capitolo 10: *** - X ***
Capitolo 11: *** - XI ***



Capitolo 1
*** - I ***


True love never dies’
Capitolo I

 
 
POV Antonella.

La tirannia di Francesca e Babi era ormai un ricordo lontano, così come lo erano le mie liti con Patty e le mie manie di protagonismo. Un mese fa era terminato il mio tour, che mi aveva portato in giro per tutta l’Argentina e non vedevo l’ora di tornare a scuola, dalle mie amiche. Ero single, o almeno così mi dichiaravo alla stampa, in realtà ero segretamente innamorata, e come tutte le ragazze innamorate avevo un sogno da coronare.
Era il primo giorno di scuola del mio ultimo anno alla Pretty Land, poi avrei potuto dedicarmi esclusivamente al mio lavoro di cantante; avevo diciotto anni ed ero già famosa in gran parte del Sud America, chi l’avrebbe mai detto?
 
In cucina la colazione era già servita in tavola, e la cosa strana era che quella colazione era stata cucinata proprio da mia madre, Bianca. Anche lei era cambiata, molto più di me: aveva accettato una volta per tutte il fatto che Leandro non l’amasse più e, anche se dentro di se covava rancore nei confronti di Carmen che le aveva portato via il marito ed un padre per i suoi figli, cercava costantemente di non esternarlo. Non portava più il caschetto biondo platino, i capelli erano lunghi e mossi e non la facevano più sembrare una di quelle oche bisbetiche e stupide.
“Buongiorno tesoro.” Mi salutò con aria annoiata, versandosi una tazza di caffè.
“Ciao mamma.” Le risposi io, sedendomi accanto a lei e spalmando un po’ di marmellata su di una fetta biscottata. “Non puoi crederci, ma sono veramente felice di tornare a scuola.”
Lei sorrise, bevendo il suo caffè.
“Dorina e Paolo non ci sono?”
“Si sono presi qualche settimana di vacanza, credo, non che me ne importi più di tanto, poi.”
Finii di fare colazione, afferrai lo zaino e mi avviai verso la porta, ma mia madre mi fermò.
“Vuoi che ti accompagni?”
In diciotto anni non mi aveva mai fatto questa domanda.
“Certo mamma, mi farebbe veramente piacere.” La abbracciai, e lei ricambiò con dolcezza il mio abbraccio: era strana, ipocrita e a volta anche un po’ egoista, ma le volevo bene per come era, e non averi mai potuto vivere senza di lei.
 
Arrivai alla Pretty Land e trovai tutti i miei compagni nel cortile, intenti a spettegolare e a scambiarsi battute. Mi avvicinai a Caterina e a Pia, abbracciandole.
“Hola Chicas!” Urlai, correndole incontro.
“Ciao Honey!” Risposero loro in coro.
“Ciao Tesoro.” Arrivò anche Luciana all’appello. Ora le divine erano di nuovo unite, e nessuno avrebbe potuto dividerle, nessuno.
“Hey, Tontonella!” Mi chiamò divertita Patty, sorridendomi.
“Ma chi si rivede, il papero Patagonico!” Le risposi io, abbracciandola. Quanto mi era mancata Patty! Le volevo bene come una sorella e, solo con il passare del tempo ero riuscita a rendermi conto di quanto io e lei fossimo simili: eravamo cresciute entrambe senza padre, con la sola differenza che lei poi il suo l’aveva trovato, io no. Ed è per questo che forse ero anche un po’ gelosa di lei e mi comportavo continuamente male nei suoi confronti.
Mi voltai poi verso mia madre, era appoggiata ad una colonna del porticato della scuola e stava fumando una sigaretta, osservando il fumo che si dissolveva nell’aria, quando Leandro le si avvicinò silenziosamente.
“Bianca! Da quanto tempo che non ci vediamo.” Leandro, forse, era l’unico che non era cambiato per niente durante l’estate; era sempre solare e gentile con tutti, anche con mia madre che aveva sempre cercato di impedirgli il matrimonio con Carmen.
“Forse perché hai passato tutta l’estate a Bariloche con tua moglie e i tuoi figli, Leandro.”
Lui le sorrise. “Già, hai ragione.” Si passò una mano fra i capelli con fare pensieroso. “Non sapevo che fumassi, sai?”
“Non ho mai fumato in vita mia, ho iniziato da poco, mi serve per distendermi..”
“E’ un po’ come lo yoga, no?”
Lei accennò un falso sorriso. “Si lo yoga. Salutami tua moglie Leandro, ci vediamo in giro per il quartiere.” E buttò il mozzicone di sigaretta a terra, spegnendolo con un piede. Sapevo quanto la facesse soffrire trovarsi faccia a faccia con Leandro e cercare di parlare civilmente di argomenti riguardanti la sua storia con Carmen e mi rattristava nel vederla così; se ne andò senza nemmeno salutarmi, camminando a testa bassa fino alla sua auto. Non appena dentro la macchina ero sicura che si sarebbe messa a piangere, la conoscevo troppo bene e, una volta a casa, si sarebbe buttata sul letto e sarebbe rimasta lì fino all’ora di pranzo.
 
 
Le ore di lezione passarono velocemente, la giornata si stava rivelando una giornata veramente felice, finchè Ines non interruppe la lezione di musical per darci una notizia veramente spiacevole, o almeno così era per me.
“Miei cari ragazzi.” Iniziò a parlare, stringendo fra le mani un foglio di carta. “Date il benvenuto a Barbara Serrano Dupresse.”
Speravo con tutto il cuore di aver capito male.
“Prego Barbara, sali pure sul palco.”
No, non avevo capito male.
“Ovviamente qualcuno di voi già conoscerà Barbara.”
E come dimenticarsela.
“E quest’anno lo trascorrerà con noi qui alla Pretty Land.”
Oh, fantastico.
“E voglio che la facciate sentire una di voi. Forza, datele un caloroso benvenuto!”
Oh Ines cara, non preoccuparti,  le darò un benvenuto che non potrà dimenticarsi facilmente.
 
“Vi rendete conto ragazze? Quel demonio è ricomparso nella mia vita!”
“Oh, Antonella, non essere così tragica…”
“Non sono tragica, Caterina, per niente! Sono seriamente preoccupata. Tu non la conosci, tu non sai che persona orribile che sia, per non parlare di sua madre poi…”
“Cosa avete contro mia madre?” La voce gracchiante di Babi fece sobbalzare Antonella.
“Oh, niente tesoro, niente. Ma scusa, non era in prigione tua madre?”
“I giudici hanno riscontrato che non aveva fatto nulla di male, per questo l’hanno scarcerata… e la tua invece? Leandro si è reso finalmente conto che è una persona orribile, per questo al suo posto ha preferito sposare Carmen?”
“Stai zitta, brutta racchia!”  Le saltai addosso, tirandole i capelli.
“Racchia sarai tu, tesoro.” Si liberò dalla mia stretta, sorridendomi. Oh quanto avrei voluto toglierle dalla faccia quel sorriso idiota. “Ah, per tua informazione, mia madre vorrebbe salutarti, ci tiene così tanto..”
“Oh, non vedo l’ora di salutare quella strega di tua madre.” Le risposi, incrociando le braccia.
Ci riattaccammo di nuovo, tirandoci i capelli e prendendoci a spintoni, finchè i ragazzi non ci separarono.
 
Uscita da scuola mi incamminai da sola verso casa: camminavo tranquillamente canticchiando una canzone quando una persona di mia conoscenza mi bloccò per un braccio.
“Antonella, quanto tempo che non ci si vede!” Era ancora più odiosa e brutta di quanto ricordassi.
“Francesca, che spiacevole sorpresa.”
Lei rise.
“Anche tua madre ha detto la stessa cosa, sai?”
“Sei stata da mia madre? Che le hai fatto?” Sentivo che non sarei più riuscita a contenermi e che da un momento all’altro avrei potuto mollarle un pugno, o peggio.
“Oh, niente. Abbiamo parlato come buone amiche davanti ad una tazza di the. Ah, a proposito, io ho ancora un bel conto in sospeso con te, sai?”
“Stai tranquilla, non intendo saldarlo quel conto.”
“Tu credi? Perfetto, qualcun altro lo salderà per te, non preoccuparti. Bye bye tesoro.”
Come era apparsa, sparì fra i cespugli. A volte mi chiedevo se in realtà quella donna non fosse veramente una strega. Cosa voleva dire con ‘qualcuno lo salderà per te’ ? Sapevo che era pericolosa, la conoscevo fin troppo bene, ma decisi di non dire a nessuno del nostro incontro. Avrei annotato tutto nel mio diario segreto, quello che scrivevo solamente quando dovevo sfogarmi, e poi avrei lasciato correre del tempo, finchè la strega non avrebbe fatto la prima mossa.
Non doveva preoccuparsi Francesca, stavolta avrei risposto ad ogni suo colpo.
 
“Ciao mamma, sono tornata.” Urlai non appena arrivata a casa, convinta che fosse in camera sua. La trovai invece riversa sul lavandino, che si tamponava il labbro con un fazzoletto bagnato.
“Ciao tesoro” Mugugnò lei, chiudendo l’acqua del rubinetto.
“Mamma, ma che hai fatto?!” Aveva tutto il labbro gonfio e dava l’idea di doverle fare parecchio male.
“Niente tesoro, ho avuto una civile discussione con Francesca, ti ricordi no? La nuova moglie di tuo padre..”
“Si, si.. mi ricordo.” Sospirai. “Vieni qua, siediti accanto a me e raccontami tutto.”
Lei si sedette sul divano, incrociando le gambe.
“Ti fa tanto male il labbro?”
“No..”
“E’ piuttosto gonfio, vuoi che chiami Leandro?”
“Lascia perdere,  faccio da sola.”
Sorrisi: non ostante fosse cambiata, era sempre rimasta una donna orgogliosa, anche troppo orgogliosa.
“Sai che Babi, la figlia, si è iscritta a scuola?”
“Oh tesoro, dovrai sopportarla anche a scuola, dopo tutto quello che ti ha fatto…”
“Dopo tutto quello che CI hanno fatto..”
“Pulcino mio, vieni qui, abbracciami.”
La strinsi in un caloroso abbraccio; restammo abbracciate per un tempo che sembrava un’infinità, ma che a me sembrò comunque troppo breve:,  avevo diciotto anni e non mi vergognavo di ammettere che avevo bisogno di affetto da parte della mia famiglia.
Qualche secondo dopo mi arrivò un messaggino, anonimo.
“Che carine che siete tu e tua madre, peccato che questo durerà ancora per poco.”
Avevo il cuore in gola, rilessi più volte il messaggio e poi chiusi improvvisamente il telefono.
“Chi era Antonellina cara?”
“Nessuno mamma, nessuno.”
In realtà sapevo benissimo chi fosse ed una strana sensazione iniziò ad impossessarsi di me.


 
 
Angolo autrice.
Eccomi qua con il primo capitolo. E’ la prima ff che scrivo, abbiate pietà.
Spero che recensiate e leggiate in molti, mi farebbe veramente piacere.
Non vi lascio uno spoiler del prossimo capitolo perché non ne ho, hahahaha, sono disorganizzatissima, perdonatemi.
Un bacio a tutti i lettori. *smack(?)*

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Capitolo 2
*** - II ***


Capitolo II
True love never dies.’


POV Antonella.
 
 
Erano passati già quattro giorni da quando avevo ricevuto quel messaggio anonimo, e in quei quattro giorni non si era fatto vivo nessuno né avevo ricevuto altre minacce come quella; avevo seriamente iniziato a pensare che non si trattasse realmente di Francesca e del suo ‘piano di vendetta’, ma forse era solamente qualcuno che si voleva divertire facendomi uno scherzo.
Ero seduta sul pavimento del teatro della scuola, mentre giocherellavo con il mio telefono, quando un ragazzo spuntò da dietro di me e mi coprì gli occhi con le sue mani.
“Indovina chi sono!” Era impossibile non riconoscere quella voce, così calda e allo stesso tempo dolce, quella voce che era riuscita a scaldarmi il cuore dalla prima volta che l’avevo sentita.
“Bruno!” Urlai di gioia, voltandomi e abbracciandolo. Lui fece lo stesso con me sorridendomi dolcemente.
“Non sono mai riuscito ad incontrarti in giro per la scuola, hai sempre un gran da fare tu, non è vero?”
“Perdonami Bruno se non mi sono mai fatta viva, ma sai.. sono stata impegnata con le prove, non vorrai mica che le Popolari ci battano anche quest’anno?!” Dissi con tono scherzoso, toccandogli con l’indice la punta del naso. Lui scoppiò a ridere.
“No, certo che no..”
“Perfetto!” Iniziai a ridere anche io.
“Che ne dici di vederci questo pomeriggio? Ho scoperto una gelateria che fa dei sorbetti squisiti.. poi potremmo andare a fare una passeggiata.. ti va?”
Cosa? Avevo veramente capito bene?! Bruno Molina mi aveva chiesto di uscire? .. E come avrei fatto a dirgli  di no!?
“Certo, mi farebbe veramente piacere!” Sorrisi, mentre Ernesto entrò nella sala urlando a gran voce che le prove stavano per iniziare.
Mentre stavo uscendo da scuola assieme alle mie amiche mi arrivò un messaggio. Presi il telefono e notai che sul display appariva la scritta ‘Numero sconosciuto’. Allora non mi ero sbagliata, quella era una vera e propria persecuzione.
“Ciao Antonella, so che stai tornando a casa da scuola e non vedo l’ora di godermi la tua faccia quando vedrai la sorpresa che ti ho appena fatto. Non ti dico altro, goditi l’effetto sorpresa.”
Caterina e Luciana si accorsero che la mia espressione felice era diventata improvvisamente cupa e triste.
Honey, che succede?” Mi chiese Caterina, stringendomi la mano.
“Ragazze, ho un bruttissimo presentimento. Vi dispiace accompagnarmi a casa?”
“No, certo che no.” risposero loro all’unisono e ci avviammo tutte e tre verso casa mia.
 
Da fuori sembrava tutto a posto, poi infilai la chiave nella toppa della porta e la girai in senso orario, entrando così in casa. Le persiane erano abbassate e la casa era completamente al buio. Accesi la luce e trovai tutta la casa a soqquadro, ma non vi era anima viva all’interno.
“Che diavolo di scherzo è questo!” Borbottai, incrociando le braccia.  “E dov’è mia mamma?! Mamma! Mamma!” Mi misi ad urlare, mentre una leggera paura si stava impossessando di me.
“Bianca!” Urlarono in coro anche Caterina e Luciana, ma nessuno rispose.
“Ok ragazze, manteniamo la calma!”
“Antonella, tua madre non potrebbe essere uscita?”
“No, non credo.. “ Scossi la testa.
“Ehy ragazze, ho trovato una lettera.” Caterina mi consegnò una busta. “E’ per te, aprila.”
Aprii la busta e ne estrassi una lettera ripiegata in più parti, poi cominciai a leggerla.

Cara Antonellina,
hai capito adesso cos’era la sorpresa di cui ti parlavo? No? Allora procedi con la lettura.
Non sai chi io sia, ma forse lo hai intuito. Ho qui con me una persona a te molto cara, prova ad indovinare di chi si tratta. Oh, hai indovinato, è proprio tua madre! Per il momento sta bene, più o meno, ma sai, come ti ho già detto qualcuno deve pagare un conto in sospeso, e visto che quel qualcuno non sei tu dato che ti sei categoricamente rifiutata, tua mamma ha preso il tuo posto.
Che cosa meravigliosa aver tra le mani la donna che ho sempre detestato e sapere di poter decidere della sua stessa vita.
Ovviamente ti starai chiedendo come fare per riaverla, semplice. Basta che tu firmi quel foglio, cedendo così il tuo contratto discografico a mia figlia, poi devi solo riportarmi il foglio e riavrai tua madre indietro.
Il successo o la tua famiglia? Hai ventiquattro ore per pensarci, intanto io mi divertirò un po’ con Bianchina.
E ricorda, più il tempo passa più la situazione di tua madre peggiorerà, ti conviene fare una rapida scelta.
Baci, Honey.


Sentivo gli occhi pizzicarmi e delle lacrime iniziarono a fare capolino, se era un incubo avrei desiderato svegliarmi al più presto!
“Anto, tesoro, che succede?!” Mi chiesero le ragazze. Spiegai a grandi linee la situazione e le feci giurare di non farne parola con nessuno. Quando se ne andarono mandai un messaggio a Bruno.
“Ehy Bruno sono Antonella. Oggi non posso uscire con te.. ho avuto un imprevisto.. mia madre ha deciso di portarmi fuori per fare shopping. Usciamo un altro giorno, ok? Ti voglio bene.”
Il display del mio cellulare si illuminò dopo poco, Bruno mi aveva risposto.
“Non preoccuparti, posso sempre aspettare una magnifica ragazza come te. Buone spese, ti voglio bene anche io!”
Sorrisi. La vicinanza di bruno era l’unica cosa che poteva tirarmi su di morale in un momento come questo. Presi il contratto da firmare ed una penna, decisa a compiere quella pazzia, ma poi mi venne in mente una persona: avrei parlato con Leandro di questa storia, era come un padre per me e mi fidavo ciecamente di lui. Piegai i due fogli di carta e li riposi nella borsa, per poi dirigermi a casa Diaz Rivarola.
 
 
POV Bianca.


Quando mi risvegliai feci fatica a mettere a fuoco le pareti del luogo in cui mi trovavo: non era di certo casa mia, ne casa di Leandro, le pareti erano grigie ed scrostate ed un sacco di tubi e sbarre di metallo uscivano fuori dal cemento. Ero distesa a terra e solo allora ricordai di quello che era successo: qualcuno si era introdotto in casa mia e dopo avermi messo a soqquadro la casa aveva premuto un fazzoletto imbevuto di sonnifero sul mio naso, facendomi addormentare. Ora dovevo solo scoprire chi era la mente diabolica che si nascondeva dietro a tutto e soprattutto cosa voleva da me.
“Ciao Bianca.” Una voce familiare mi costrinse a voltarmi.
“Francesca? Cosa ci fai qui? .. Anzi, cosa ci faccio io qui!?”
“Calmati tesoro, più ti agiti e più la tua situazione si complica.”
“Brutta sgualdrina! Cosa vuoi da me?!” Istintivamente la fronteggiai, dandole uno schiaffo così forte che dovette portarsi la mano alla guancia arrossata.
“Benissimo Bianchina, ti sei messa nei guai da sola, poi di che non ti avevo avvertito.” La strega schioccò le dita e due uomini –anzi, due armadi- sbucarono da dietro di lei, venendo in mia direzione. Uno mi bloccò per le braccia, l’altro mi diede un pugno in pieno viso. Ero sicura che avrei perso la sensibilità della mascella, o peggio. Iniziai a sputare sangue, mentre scalpitavo con le gambe per fermare quel pazzo. Mi arrivò un altro pugno, stavolta più piano e l’uomo che mi teneva per le braccia mi lasciò cadere a terra. Caddi con un fianco poggiato a terra e sentivo il sangue scorrermi lungo tutta la guancia. Mi arrivò un calcio alle costole, e subito un altro, finchè non fui costretta a portare la mano alla parte dolorante. Adesso facevo anche fatica a muovermi.
“Non ti stai divertendo?” Continuò Francesca, ridendo di gusto.
“Tu sei pazza, sei completamente pazza!” Furono le uniche cose che riuscii a dire, prima che un calcio allo stomaco mi mozzò il respiro.
“No, la pazza qui sei tu. Ti avevo detto di rimanere calma, che non ti sarebbe successo nulla di male, ma tu no. Tu sei testarda tesoro. Lo vedi, ti metti sempre nei guai!”
Avrei voluto strapparle i capelli uno ad uno e toglierle quel sorriso ebete dalla faccia una volta per tutte.
“Ah, ti avviso che la tua vita è nelle mani di tua figlia Antonella. Vediamo se per riaverti cederà il suo contratto discografico a mia figlia Babi. Tornerà ad essere una nullità, ma certo avrà la sua cara mammina sana e salva.” Si avvicinò a me e mi pulì il sangue dal viso con un fazzoletto bianco. “Oh, che peccato Bianchina, pensa se Leandro ti vedesse in queste condizioni!”
Con le poche forze che avevo le mollai un calcio sullo stinco e sorrisi quanto capii di averle fatto piuttosto male. ‘Ben ti sta, sgualdrina’ pensai tra me e me, poi mi arrivò un altro calcio sullo stomaco e non ebbi nemmeno la forza per urlare: mi mancava il fiato, una sensazione di soffocamento mi pervase.
“Basta così ragazzi, per il momento dovrebbe aver imparato la lezione.”
I due gorilla annuirono, andandosene.
“Sei stata molto sciocca a metterti contro di me, tesoro. Quello che ti è successo non è nulla in confronto a quello che sono capace di farti.”
Lasciò cadere il fazzoletto –già sporco di sangue- accanto a me e mi gettò anche una bottiglia d’acqua.
“Se hai sete bevi, sempre che tu ci riesca.” E con una fragorosa risata chiuse a chiave la porta di quella stanza, se così si poteva chiamare.
Con le poche forze che mi erano rimaste mi girai, poggiando la schiena al pavimento. Potevo solo sperare che Antonella non commettesse la scelta sbagliata e che si sbrigasse a portare quel dannato contratto firmato. Quando le forze mi abbandonarono del tutto mi addormentai sul pavimento gelido di quel garage, con in mente il viso di Leandro che mi sorrideva.
 
 
POV Antonella.


“Leandro!” Piombai in casa Diaz Rivarola senza nemmeno bussare, ero preoccupata e la mia preoccupazione era piuttosto visibile.
“Antonella, che c’è!?” Leandro si alzò dal divano e mi venne incontro, abbracciandomi.
“Leandro, devo parlarti in privato, si tratta di mia madre.” Lui annuì e mi accompagnò nel suo ufficio, sotto lo sguardo sbalordito di Carmen.
Chiuse la porta a chiave, in modo che nessuno potesse disturbarci, poi si sedette di fronte a me.
“Allora, dimmi cosa ti è successo..”
“Non so se dovrei dirtelo.. “ Iniziai a torturarmi le mani, proprio in quel momento mi venne un ripensamento, ma decisi comunque di continuare. “Oggi tornata da scuola ho trovato la casa messa a soqquadro e mamma era sparita, poi ho anche trovato questa lettera sul tavolo.” Dissi porgendogliela.
Lui iniziò a leggerla e più andava avanti più il suo sguardo si faceva apprensivo e preoccupato.
“Chi ti ha scritto questa lettera?! Avanti Antonella, dimmelo!”
Io scoppiai a piangere. “E’ stata Francesca.” Sussurrai fra i singhiozzi.
“Ne sei proprio sicura?!”
Io annuii.
“Bene, allora andiamo alla polizia e facciamo subito una denuncia!”
“No, no!” Lo fermai io. “Conosco quella donna, non si ferma di fronte a nulla, nulla la spaventa! E’ pericolosa Leandro e potrebbe fare del male a mia madre..”
“.. O potrebbe averglielo già fatto! Non ci pensi a questo Antonella, non ci pensi?”
“Si, è solo che voglio risolvere la cosa al più presto. Ho deciso che le consegnerò il contratto firmato; questa sera la chiamerò per farmi dare l’indirizzo, ma voglio che tu mi accompagni quando dovrò fronteggiarla.. per favore Leandro.”
Lui annuì. “D’accordo, facciamo come dici tu, ma ti giuro che se si azzarda a torcere solo un capello a Bianca la faccio richiudere in prigione per il resto dei suoi giorni.”

 
 
Angolo Autrice.

Ehylà! Wow, già due recensioni, e chi se lo aspettava, lol Grazie a Brendahugme e ad EvangelineMalfoy per ciò che hanno scritto e per l’incoraggiamento che mi hanno dato. Un grandissimo bacio anche a quelli che hanno letto e hanno aggiunto la storia alle preferite.
Voi siete la mia forza ragazzi, non dimenticatelo!
Vi voglio bene, al prossimo capitolo.
.. si, anche stavolta non ho nessuno spoiler, lol e no, non dite che sono cattiva con Bianca, no. Vedrete che presto si riscatterà trovando un nuovo amore. Ecco, vedete, ho fatto un piccolo, minuscolissimo spoiler!
Al prossimo capitolo! 

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Capitolo 3
*** - III ***


Capitolo III
True love never dies.’

 

 
POV Antonella

Ero tornata a casa da poco, avevo buttato la borsa sul piccolo tavolinetto in vetro da caffè ed evitando di calpestare i cocci degli oggetti rotti che erano a terra mi sedetti sul divano. Nascosi la testa fra le mani ed iniziai a piangere ‘perchè capitano tutte a me?!’ mi chiesi fra i singhiozzi. In quel momento mi venne l’idea di chiamare Bruno, dovevo sfogarmi e lui fu la prima persona che mi venne in mente, poi però cercai di ragionare e cambiai subito idea, non volevo che la voce del rapimento di mia madre si diffondesse in giro, avrei avuto la stampa e i giornalisti alle calcagna e questa era l’ultima cosa che desideravo.
Presi il cellulare e composi un numero, numero che tra l’altro sapevo a memoria.
“Pronto Anto?!”  Mio fratello Fabio rispose subito.
“Ciao Fabio, dovrei parlarti, puoi venire subito a casa?”
“Certo, ma è successo qualcosa?” Mio Dio come era perspicace mio fratello.
“No.. cioè si. Vieni a casa che ti spiego tutto.”
Dopo cinque minuti Fabio era già a casa e, dopo uno stupore iniziale per il disastro che si trovò di fronte, accettò il mio consiglio di sedersi accanto a me e di ascoltare ciò che dovevo dirgli.
Gli raccontai tutto, dall’inizio alla fine e quando ebbi finito di parlare mi sentii come sollevata da un grosso peso.
“Quella donna è pazza! Io vado dalla polizia.” Mio fratello fece per alzarsi, ma io lo bloccai per un braccio e lo feci sedere nuovamente.
“Tu non vai da nessuna parte. Ho parlato con Leandro e ho deciso di cederle il mio contratto discografico, se è questo che vuole.”
“Ma come fai ad essere sicura che poi libererà veramente nostra madre?”
“Non ne sono sicura infatti, ma conosco Francesca e so che non si fermerà davanti a nulla, se è il contratto che vuole stai certo che in un modo o nell’altro lo otterrà.” Fabio annuì ed io gli presi le mani. “Ascoltami fratellino, stasera chiamerò Francesca e mi farò dire il luogo dell’incontro, domani le porterò quel maledetto contratto e potremmo riabbracciare nostra madre, fidati di me.” Gli lanciai un’occhiata supplichevole e lui accennò un sorriso.
“Verrò anche io domani, voglio stare certo che non ti faccia nulla di male.” Lo abbracciai.
“Stai tranquillo, con noi ci sarà anche Leandro.”  
Lui annuì nuovamente. “Hai un caratteraccio sorellina, ma devo essere sincero, sei la persona più coraggiosa che conosca.”
Io mi sciolsi in un sorriso.  “Ti prometto che questo incubo finirà presto, parola di Anto the best.”


Erano le nove di sera, e come da accordo mi recai a casa di Leandro. Mi aprì Carmen che con fare materno, notando la mia faccia, mi chiese cosa avessi.
“Non ho nulla Carmen, devo solo parlare con Leandro, posso?” Lei mi fece entrare e, dopo aver salutato Leandro ci dirigemmo entrambe nel suo ufficio. Lui chiuse la porta, stavolta però non a chiave e si sedette accanto a me porgendomi il telefono.
“Sei sicura di volerlo fare Antonella.”
“Si.” Risposi sicura. “Ora o mai più, non voglio ripensamenti.” Lui mi sorrise -il suo era un sorriso paterno, uno di quelli che ti riscaldava il cuore- io presi il telefono ed iniziai a comporre il numero.
Il telefono squillava.
“Pronto?!” Era la voce di Francesca, un brivido mi percorse lungo la schiena.
“Francesca, sono Antonella.” Risposi fredda.
“Ah, ti sei decisa finalmente honey.”
“Si. Domani ti porterò il contratto firmato, dimmi solamente l’ora e il luogo dell’appuntamento.”
“E’ una località fuori da Buenos Aires, è in campagna. Devi prendere la statale e poi girare in direzione di Mar del Plata. Ci vediamo lì alle sedici in punto, con il contratto.”
“Avrai il tuo contratto, ma tu devi promettere che libererai mia madre.”
“Oh, non preoccuparti.” Ghignò lei. “L’avrai, sana e salva, più o meno.” Sussultai.
“Francesca.”
“Si?”
“Voglio parlare con mia madre.”
Lei ghignò nuovamente. “Te la passo, hai un minuto, non un secondo di più.”
Io deglutii, stavo sudando freddo.
Pulcino mio!” Era mia madre, era lei e sembrava che stesse anche bene.
“Mamma!” Io ero in lacrime.
“Tesoro mio, non piangere.” Aveva sentito i miei impercettibili singhiozzi, mi conosceva troppo bene.
“Come stai?!”
“Io sto..” Prima che potesse continuare sentii una voce in sottofondo. “Dille che stai bene, altrimenti sarà peggio per te.”
“.. sto bene amore mio, non preoccuparti per me.”
Cosa avrebbero fatto a mia madre? O cosa le avevano già fatto? Sentii un nodo in gola, non riuscivo più a parlare.
“Mamma, domani tornerai di nuovo da noi, non preoccuparti.”
“Tempo scaduto.” Dalla cornetta riuscii a sentire solamente la voce di Francesca.
“Mamma, no, non lasciarmi! Mamma, ti voglio bene!”
Aveva attaccato, quella strega di Francesca mi aveva attaccato in faccia.
Leandro lesse la preoccupazione nei miei occhi e istintivamente mi abbracciò.
Io iniziai a piangere. “Leandro, ho paura che abbiano fatto del male a mia mamma, ho tanta paura…”
“Shh.” Mi rassicurò lui, carezzandomi i capelli. “Ti giuro che se la vedranno con me, non faranno nulla di male a Bianca, te lo prometto.”
“Voglio solo che questa storia finisca al più presto, non ce la faccio più.”
“Domani sarà tutto finito Antonella, te lo prometto.”
“Leandro, ho paura a stare a casa da sola, Fabio dorme da Bruno e da Gonzalo.. e io ho paura..”
“Stai tranquilla, dormirai qui stanotte, con Patty.”
Io gli sorrisi. “Grazie Leandro, grazie mille.”
Finalmente, anche se per pochi minuti, mi ero sentita come se avessi accanto a me un papà, quel papà che mi era mancato per tutta una vita.
Di una cosa però io e Leandro non ci eravamo accorti: una persona aveva origliato tutta la nostra conversazione, e quella persona era proprio Patty.

 
 
POV Bianca

“Perché mi hai attaccato il telefono?!” Ringhiai furiosa.
“Ti avevo detto che avevi un minuto Bianca, non concedo nulla in più io.”
“Mia figlia ti troverà e ti farà arrestare, brutta strega!” Lei incrociò le braccia.
“Vuoi che chiami i miei due amichetti?” Sibilò lei. “Ti sei già dimenticata cosa ti hanno fatto?” Disse, indicando il mio labbro gonfio e spaccato. Io abbassai lo sguardo. “No, certo che no vero? Perché tu in fondo sei una persona intelligente, o sbaglio Bianca?” Prese il mio mento fra le sue mani, guardandomi con aria di sfida. “O sei solamente una di quelle tante oche bionde e .. stupide?” Marcò quell’ultima parola con la voce, sorridendomi. Aveva poco da sorridere però, pochi minuti dopo si ritrovò a terra, con anche lei il labbro gonfio e sanguinante.
“Io sarò anche stupida, ma tu sei una strega!” Le sputai contro quelle parole come se fossero veleno. “Sei una pazza Francesca, sei una pazza che non si rende conto delle proprie azioni. Hai monopolizzato il mio ex marito, Roberto, gli hai sottratto tutti quei documenti che riguardavano quella vecchia truffa in Spagna, poi sei venuta in Argentina e ti sei intromessa nella mia vita.” Lei si alzò da terra, io continuai a fronteggiarla. “Mi hai fatto arrestare e con quell’oca di tua figlia avete fatto da padrone in casa mia. Avete cacciato Dorina, Paolo e mio figlio Fabio, avete reso la vita di Antonella un inferno e tanto non vi è bastato. Sai che c’è? Ho sempre pensato che io fossi una persona ed una madre orribile, ma mi sbagliavo, in confronto a te sono un angioletto.” Mi ero sfogata, ora mi sentivo libera e –da un lato- anche felice, ma non avevo assolutamente calcolato gli effetti che potessero avere quelle mie parole. Lei aveva gli occhi iniettati di sangue, si pulì il sangue con la manica della camicia bianca e mi sorrise beffarda.
“Complimenti, bellissimo monologo. Sei una grande attrice Bianchina, da oscar, peccato che quell’oscar non potrai mai ritirarlo.”
Vedi ricomparire i suoi due complici alle sue spalle ed iniziai ad avere seriamente paura.
“Occupatevi di lei. Sistematela a dovere, ma non uccidetela, mi serve viva per ora.” Loro annuirono e si avvicinarono a me; io indietreggiai, trovandomi però con le spalle al muro.
“Vi prego, non fatemi del ma..” Non riuscii a terminare la frase che vidi uno dei due muovere un braccio verso di me, chiusi gli occhi ed iniziai a sentire un sapore salato sulle labbra: era sangue. Mi accasciai a terra con la schiena al muro, la testa mi girava e la mascella mi faceva terribilmente male. Mi tirarono su per un braccio e mi scaraventarono nuovamente a terra. Iniziarono a darmi dei calci, parecchi calci. Sentivo dolore ovunque e non avevo nemmeno la forza di urlare.  Vidi uno dei due estrarre un coltellino da una tasca, sgranai gli occhi ed iniziai a supplicarlo.
“Le tue suppliche non ci servono a nulla.” Mi disse l’altro, bloccandomi le mani. Quello iniziò a squarciarmi prima i vestiti e poi la pelle; non sentivo più dolore, ormai avevo completamente perso la sensibilità in gran parte del corpo.  Mi torturò, lasciandomi sani gli organi interni, ma lo fece solamente perché a Francesca servivo ancora viva. Quando se ne andarono rimasi sdraiata a terra, con in mio vestitino azzurro preferito completamente macchiato di sangue e le lacrime agli occhi. Il mio primo pensiero andò ai miei figli: chissà se li avrei più rivisti? E poi a Leandro, quanto lo amavo e quanto avrei voluto che fosse qui vicino a me. E poi ancora Dorina e Paolo, Fito, Soccorro.. e anche Carmen, si, perché infondo volevo bene anche a quell’insulsa capra patagonica.
“Antonella, Fabio, possiate mai perdonarmi per tutto ciò che vi ho fatto?” Sussurrai, prima di perdere completamente i sensi.

 
 
POV Antonella

Leandro e Carmen avevano preparato il mio letto in camera di Patty, accanto al suo. Erano le undici di sera e ancora non dormivamo; avevamo iniziato a chiacchierare, ridere e scherzare e così riuscii anche a dimenticarmi la storia di Francesca per un po’ di tempo.
“Ehy Anto, allora, come va con Bruno?” Mi disse Patty, facendomi l’occhiolino.
“No, no. Hai capito male dear. Io e Bruno non stiamo insieme.”
“Ma a te piacerebbe però, vero?”  Lei continuava a sorridere: aveva un sorriso meraviglioso, anche con quel maledetto apparecchio.
Oh, se mi sarebbe piaciuto stare con Bruno: è un ragazzo bello, dolce e sensibile. “No, cioè, a chi non piacerebbe un ragazzo come Bruno?” Cercai di distogliere la mia amica dall’argomento ‘Bruno’.
“Oh mia cara, tu sei completamente innamorata!” Sorrise ed iniziò a cantare. “Ay, ay amor, ay, ay amor, lo sientes tú, lo siento yo
“Shh Patty!” La rimproverai tappandole la bocca. “E va bene, un po’ mi piace..”
“Un po’?!”
“Va bene, mi piace tantissimo.” Ammisi. Lei batté le mani entusiasta.
“Lo sapevo, lo sapevo!”
“Ora però mi fido di te e spero che tu tenga tutto questo per te.”
“Certo Anto, non ne farò parola con nessuno.”
Io sorrisi e spensi la luce dell’abat-jour. “Ora dormiamo, ho case importanti da fare domani..”
Ci fu un minuto di silenzio.
“Anto..”
“Si?”
“So della storia di Francesca e di tua madre, vi ho sentiti prima parlare, a te e al mio papà.”
Io non risposi.
“Mi dispiace tanto, se vuoi.. sappi che io ci sarò sempre per te.
Una lacrima mi fece capolino dagli occhi.
“Buonanotte Patty.”
“Buonanotte Anto.”
 
 
Angolo Autrice.

No, vabbè. Grazie mille *O* la storia è arrivata a quota sei recensioni *O* Io vi amo. È ufficiale.
Ringrazio personalmente EvangelineMalfoy, Hola1994, folle shane e Brendahugme per aver recensito e ovviamente tutti gli altri che hanno letto e aggiunto fra le seguite/preferite la fan fiction.
LOVEUALL, CHICAS.
Riguardo al capitolo ho voluto fare un capitolo un po’ sentimentale e un po’ triste (okkay, molto triste çwç) ma dal prossimo la storia prenderà tutta un’altra piega. Mh, mi ero ripromessa di non spoilerare!
Continuate a seguirmi, un bacio :*

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Capitolo 4
*** - IV ***


Capitolo IV
True love never dies.’
 

POV Bianca


Sentii la serratura scattare e il rumore dei passi di alcune persone che si avvicinavano a me, cercai di tirarmi su dal pavimento facendo forza su i gomiti, ma ricaddi sulla schiena.
“Forza, alzati!” Mi intimò un uomo, prendendomi per un braccio e tirandomi su. Io gemetti per il dolore e, poggiando una mano a terra, riuscii finalmente a mettermi in piedi. Mi girava la testa e per colpa delle poche forze che avevo barcollai, cadendo fra le braccia di un altro uomo, che mi accompagnò fino ad un auto rigorosamente nera e con i finestrini a specchio. Mi fecero salire dietro e chiusero la portiera in modo tale che io non potessi aprirla da dentro. Mi lasciai cadere sul sedile: finalmente qualcosa di più confortevole del pavimento del garage in cui ero stata per questi giorni. Altre due persone salirono in macchina: uno era un giovane ragazzo che prese il posto dell’autista e l’altro era uno dei due gorilla che mi avevano riempito di botte il giorno precedente. Il ragazzo mise in moto l’auto, ma prima che potesse partire entrò anche una donna bionda, con i capelli legati in una coda di cavallo. Era Francesca, e si sedette accanto al posto dell’autista, osservandomi dallo specchietto retrovisore.
“Allora, sei pronta per questo giretto in macchina?” Sorrise acida.
“Dove mi portate?” Risposi io con tono flebile, ormai avevo perso le speranze di poter tornare a casa.
“Andiamo ad incontrare Antonella, chissà se avrà con se il contratto..”
I miei occhi si illuminarono di gioia: avrei finalmente rivisto mia figlia e sarei tornata con lei a casa, dove mi aspettavano tutti gli altri. La macchina partì, e dopo aver costeggiato parecchi campi di girasoli si fermò all’altezza di un incrocio.
“Aspetta in macchina” Mi ordinò Francesca, sbattendo con forza la portiera. Io poggiai la testa allo schienale del sedile e sospirai profondamente; avevo dolore ovunque e Dio solo sa dove trovavo le forze per rimanere ancora sveglia e lucida.
Pochi minuti dopo vidi parcheggiare di fronte a noi la Mercedes di Leandro.  ‘significa che è venuto anche lui, allora in fondo ci tiene a me..’ pensai fra me e me, poi mi avvicinai al finestrino per poter vedere meglio: c’erano anche Antonella e Fabio con lui, ah come mi erano mancati i miei pulcini, sembrava fossero trascorsi anni dall’ultima volta che li avevo visti.
“Allora Francesca, dove è mia madre?” Fu Antonella a parlare, avanzando con passo deciso verso Francesca.
“Un passo alla volta, honey.” Rispose lei. “Hai portato il contratto?”
“Eccolo qui.” Antonella sventolò un pezzo di carta in aria. “Ora libera mia madre.”
“Prima il contratto.” Sibilò Francesca.
“Prima mia madre.” Rispose Antonella, con tono altrettanto irritato.
Intanto Leandro e Fabio osservavano la scena, prestando particolare attenzione ad ogni movimento sospetto della donna.
Francesca schioccò le dita e l’uomo più corpulento e anziano aprì la portiera, afferrandomi per un braccio e tirandomi fuori dall’auto. Mi sembrò un miracolo vedere la luce del sole e sentire l’aria fresca passarmi fra i capelli.
“Mamma!” Urlarono Fabio ed Antonella all’unisono, in lacrime.
“Pulcini miei!” Risposi io, correndo verso di loro, ma prima che potessi raggiungerli un dolore lancinante mi colpì il fianco destro e mi accasciai a terra.
“Mamma che hai!?” Urlò Fabio.
“Dammi il contratto, adesso.” Antonella diede il contratto a Francesca e corse anche lei verso di me e la stessa cosa fece Leandro.
“Bianca, Bianca cos’hai?!” Leandro mi teneva la testa fra le sue mani, cercando di farmi riprendere.
Sentivo i singhiozzi di Antonella e i tacchi di Francesca che sbattevano sulla ghiaia.
“Cosa le hai fatto maledetta?!” Fabio si scaglio contro quell’arpia, dandole uno spintone. Subito gli furono addosso i due ‘lacchè’ della donna, che gli diedero un pugno in pieno viso.
“Fabio, ma sei pazzo?!” Ora era Antonella ad urlare, ma le sue urla furono coperte dal rombo di un motore e dalla voce stridula di Francesca.
“Goodbye, dears!” Gracchiò.
“Bianca, di qualcosa! No, non chiudere gli occhi!” Mi sussurrava Leandro, sorridendomi. Cercai di sorridere anche io, prendendogli una mano e stringendola.
“Leandro, cos’ha mamma?” Chiedeva Antonella, mentre Fabio si tamponava il labbro con un fazzoletto.
“Non lo so, non ne ho idea. Chiama un’ambulanza, è tutta sporca di sangue…”  Antonella compose in fretta il numero dal suo cellulare, e dopo avergli fornito l’indirizzo e la gravità della situazione, riattaccò.
“Stai tranquilla Bianca, adesso ti portiamo in ospedale.” La voce di Leandro, come sempre, riusciva a rassicurarmi. Sussurrai un ‘grazie’ a denti stretti e poi gli sorrisi nuovamente.
Prima di perdere completamente le forze sentii la sirena dell’ambulanza e la voce di Leandro che tranquillizzava i miei bambini.
 
 
POV Antonella
 
Ero seduta su una panca dell’ospedale con in mano un caffè ed un cornetto al miele. Leandro aveva prontamente avvertito Fito e Soccorro, che erano corsi subito in ospedale assieme a Patty. Ora gli stava spiegando la situazione, ad entrambe. Potevo chiaramente leggere la disperazione negli occhi di Fito e vedere le lacrime che uscivano dagli occhi di Soccorro. Allora non ero l’unica a stare male.
Fabio era seduto poco più in la di me, e giocherellava con il plettro che aveva come ciondolo della sua collanina, il labbro era ancora gonfio, ma lui sembrava non preoccuparsene più di tanto.
“Anto!” Mi chiamò Patty, abbracciandomi. Si, avevo proprio bisogno di un abbraccio in quel momento; erano successe talmente tante cose che non ero riuscita a metterle a fuoco tutte: Francesca, il contratto, mia madre e l’ospedale. Sembrava che stessi su una giostra che girava velocissimo.
“Ehy, Patty.” Le risposi io, accennando un sorriso.
“Appena mio papà è tornato ho capito che era andato storto qualcosa e sono venuta subito con lui, ho pensato che la vicinanza di un’amica ti potesse fare solo che bene.”
“Grazie tesoro, sei un angelo.”
“Non devi ringraziarmi, lo faccio perché ti voglio bene.” Le mi sorrise con quel suo inconfondibile sorriso. “Oggi a scuola si chiedevano tutti dove fossi…”
“Nessuno sa di questa storia, vero?”
“No, che io sappia no..”
“A Parte Caterina e Luciana, c’erano anche loro quando ho aperto al lettera.”
“Allora posso assicurarti che non ne hanno fatto parola con nessuno…” Patty mi prese le mani e le strinse fra le sue. “.. anche se prima o poi questa faccenda verrà fuori.”
“Lo so, ma meglio poi, che prima.”
Quando Leandro ebbe finito di parlare con i miei zii loro vennero verso me e Fabio e ci abbracciarono ad entrambe.
“Dai ragazzi, che quando Bianca starà bene andremo tutti in vacanza! Che ne dite dell’Italia? Non vedo l’ora di tornarci e ingozzarmi di pizza.” Esordì zio Fito, facendo scappare un sorriso a tutti quanti.
“Certo, poi potremmo anche andare in Inghilterra! Oh.. io adoro l’Inghilterra!” Continuò Soccorro, con aria sognante.
In quel momento uscì il dottore dalla camera di mia madre. Leandro gli andò subito incontro, presentandosi.
“Sono il dottor Diaz Rivarola, potrei sapere come sta Bianca Lamas Bernardi?”
Il medico strinse la mano a Leandro. “Ha riportato diverse ferite ed escoriazioni, alcune più gravi, altre meno. Ha qualche costola rotta e la caviglia slogata.. più diversi ematomi, il labbro rotto e il corpo completamente sfigurato. Devono essersi parecchio divertiti con lei.. qualunque cosa le sia successa. “
“E adesso come sta?” Chiese preoccupato Leandro.
“Sta dormendo. Deve aver sbattuto forte la testa, ma non sembra esserci nessuna lesione grave. Non posso di certo dirle fra quanto tempo riprenderà conoscenza, bisogna solo affidarsi alla volontà divina.”
Leandro ringraziò e si avvicinò a noi, spiegandoci in poche parole le condizioni di nostra madre.
“Io la massacro quella stronza!” S’inalberò Fabio, stringendo i pugni.
“Calmo Fratellino, in questo momento vorrei evitare le violenza. L’importante è che mamma è nuovamente con noi.” Lo calmai io, prendendolo per un braccio.
“Ma hai sentito cosa le hanno fatto? Si sono divertiti con lei, le hanno sfregiato tutto il corpo!”
Abbassai la testa: mio fratello aveva ragione, ma l’importante adesso era pensare alle condizioni di nostra madre. Patty ci abbracciò ad entrambe, cercando di infonderci coraggio, cosa di cui avevamo un terribile bisogno entrambe.
“Leandro, posso vederla?”
Lui lanciò un’occhiata al dottore e quello annuì. “D’accordo, ma non più di uno, in teoria non dovremmo nemmeno farvi entrare.
“la ringrazio.” Sussurrai, aprendo la porta della stanza.
Mia mamma era immobile sul letto, ebbi un sussulto nel vederla in quel modo e gli occhi mi si velarono di lacrime. La stanza era avvolta nel silenzio, si sentiva soltanto un ‘bip’ metallico e ripetitivo ed il suo respiro lento ed irregolare. Mi sedetti accanto al letto, prendendole una mano: aveva gli occhi chiusi ed era parecchio sciupata, segno che aveva mangiato poco e niente nei tre giorni di ‘prigionia’.
Cercai di trattenere le lacrime, mordendomi il labbro. “mamma, mi dispiace, è tutta colpa mia..” Gli sussurrai.  “Spero tu possa perdonarmi..”
In quel momento sentii un rumore provenire dalla mia tasca: era un messaggio. ‘Dannazione, proprio adesso!’ imprecai fra me e me, asciugandomi le lacrime con il dorso della mano. Lessi in nome sul display del cellulare: era Bruno. Aprii il messaggio ed iniziai a leggerlo.
“Ehy Anto, non ti ho visto oggi a scuola e mi sono preoccupato, così ho chiesto a Luciana e mi ha detto che avevi avuto dei problemi in famiglia. Mi dispiace tanto! Che ne dici se stasera usciamo, magari ti tiri anche un po’ su il morale e ti distrai. Fammi sapere, baci. xx”
Cliccai sul tasto ‘rispondi’ ed iniziai a scrivere.
“Okk, ci vediamo stasera, credo che distrarmi un po’ mi farà bene. Alle 9 davanti a casa mia, a più tardi. xoxo”
Bloccai il telefono e lo rimisi in tasca, poi rivolsi lo sguardo nuovamente a mia madre.
“Stasera esco con un ragazzo, così mi distraggo un po’. Augurami buona fortuna!” Sorrisi e gli strinsi nuovamente la mano.
Ti voglio bene mamma.”
 



Angolo Autrice

Woahh, in realtà avrei dovuto aggiornare domani, ma dato che parto per Londra e che per 8 giorni non potrò postare, aggiorno oggi. Grazie a tutti i miei lettori e a tutti coloro che hanno recensito, vi voglio bene.
La faccio corta perché ho sonno e domani devo svegliarmi presto, lol auguratemi buon viaggio :3
Il capitolo è corto, e nel prossimo avremo il primo vero momento brunella, lascio immaginare a voi come sarà!
Ci vediamo fra 8 giorni, kisss!
xoxo

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Capitolo 5
*** - V ***


Capitolo V
True love never dies.’


 

 
POV Antonella


Ero appena tornata a casa dall’ospedale assieme a Fabio e a mio zio Fito e, dopo aver mangiato un toast al volo mi precipitai in camera a prepararmi. Entrai in bagno e aprii l’acqua della doccia, si una bella doccia calda era proprio quello che mi ci voleva in questo momento. Appena ebbi finito mi avvolsi in un asciugamano bianco e mi asciugai i capelli. Ora veniva la parte più difficile: scegliere cosa mettere. Rovistai nel mio guardaroba ma non trovai nulla che mi andava a genio, volevo essere elegante ma piuttosto sobria e invece il mio armadio era pieno di paillettes e colori sgargianti. Così entrai di nascosto in camera di mia madre in cerca dell’abito perfetto, lei aveva un sacco di vestiti e più o meno avevamo la stessa taglia. Alla fine scelsi un tubino nero, senza maniche: mi stava una meraviglia. Indossai le mie ballerine nere trapuntate, misi un velo di gloss e di ombretto e raccolsi i capelli in una treccia, proprio in tempo prima che il campanello di casa suonò.
“Antonellina, c’è qui Bruno che ti aspetta!” Urlò mio zio dalla cucina.
“Scendo subito.” Risposi io, prendendo la borsa e precipitandomi per le scale.
“Ciao Anto!” Bruno mi sorrise. Aveva un sorriso magnifico.
“Divertitevi e mi raccomando…” Fito fece l’occhiolino a Bruno ed io lo fulminai con un occhiataccia: stavamo uscendo come due amici, solamente come due amici che escono la sera e si bevono un frullato di frutta seduti su un muretto a chiacchierare.
Iniziammo a passeggiare per il viale costeggiato da enormi ville, fino alla bar che faceva i migliori frullati di frutta di Buenos Aires; fu Bruno a rompere il ghiaccio.
“Sei veramente bella questa sera.” Esclamò con dolcezza.
Io arrossii. “G-grazie.” Balbettai, spostandomi una ciocca di capelli dietro all’orecchio. “Oh, guarda!” Dissi indicando un’insegna luminosa. “Siamo arrivati al bar..” Entrammo ed ordinammo, poi Bruno mi prese per mano e mi fece sedere su un tavolo.
“Perdona la mia domanda Anto, ma come mai oggi non eri a scuola? Ti ho cercato ovunque!”
A quelle parole mi rabbuiai.
“Perdonami.” Si scusò prontamente lui. “Ho detto forse qualcosa che non va?”
“No, no. E’ che ho avuto un po’ di problemi..”
Intanto il cameriere ci servì i nostri frullati.
“Se vuoi possiamo parlarne.. certo, non sono uno che sa dare dei consigli validissimi, ma sono un buon ascoltatore.” Mi sorrise, di nuovo.
Al suo sorriso mi sciolsi. Una voglia frenetica di raccontargli tutto mi pervase, sentivo che di lui potevo fidarmi più che di qualsiasi altra persona.
“Si, d’accordo. Ma non qui.” Lui annuì, pagammo il conto ed uscimmo con in mano i nostri frullati. Ci sedemmo nel parco, su una panchina: non vi era anima viva, era il posto ideale per parlare.
“Allora.. devi sapere che da qualche settimana continuavo a ricevere messaggi minatori, anonimi.”
Lui spalancò gli occhi.
“.. li ho sempre ignorati, pensando che fosse solamente uno scherzo, finchè un giorno non ho ricevuto una telefonata e una lettera; la mia casa era stata rovistata da cima a fondo e mia madre era sparita.” Presi fiato. “In quella lettera c’era scritto che mia madre era stata rapita e che per riaverla avrei dovuto cedere il mio contratto discografico a..” Mi interruppi.
“Anto, a chi? A chi dovevi cedere questo contratto?!”
“Non posso Bruno, non posso dirtelo!” Gli occhi mi si velarono di lacrime.  Lui mi prese le mani e me le strinse.
“Hey piccola, non avere paura,  di me puoi fidarti.”
Annuii, e con la voce rotta dal pianto, continuai a raccontare. “Dovevo cedere questo contratto a Babi, Francesca mi stava ricattando e voleva quel contratto, se non glie l’avessi consegnato avrebbe ucciso mia mamma.”
Si, stavo piangendo, stavo proprio piangendo.
“Quella donna è pazza!” Sbottò lui.
“Lo so, lo so. Ma non potevo fare nulla, avevo paura Bruno.. tanta paura. Le ho consegnato il contratto questa mattina, è venuto anche Leandro con noi.”
“E Bianca?”
“E’ in ospedale. L’hanno riempita di botte, sono dei criminali quelli, non scherzano.”
Lui mi abbracciò ed io poggiai la mia testa sulla sua spalla, scossa dai singhiozzi.
“Shh.” Mi rassicurava lui, accarezzandomi i capelli. “Ora sei al sicuro, e anche tua madre lo è, sono certo che Leandro farà il possibile per lei ed io farò il possibile per te.”
La sua voce era dolce come una ninnananna, mi cullavo sulle sue parole come una bambina a cui avevano appena rubato la sua bambola e veniva rassicurata dalla mamma. Avevo proprio bisogno di un abbraccio come quello e Bruno sembrava l’unica persona in grado di farmi veramente sentire al sicuro.
“Ti voglio bene Bruno.”
“Ti voglio bene anche io Anto.”
Ci guardammo per qualche istante ed io mi persi nel blu dei suoi occhi, blu come l’oceano. Lui mi sfiorò una guancia con il dorso della mano ed io sorrisi. I nostri volti erano vicinissimi, potevamo sentire i respiri l’uno dell’altra, lui posò le sue labbra sulle mie e fu come l’inizio di un bellissimo sogno. Ci baciammo a lungo sotto a quel cielo stellato: dimenticai persino la faccenda di Francesca e del ricatto e mi abbandonai fra le sue braccia forti e possenti. Alle undici in punto mi riaccompagnò a casa, dandomi un ultimo e rapidissimo bacio, poi scomparve dietro la siepe di casa mia.
Mi addormentai con addosso il suo profumo e nella mente i ricordi bellissimi di quella serata.

 
 
POV Leandro

 
Quando tornai a casa era orami ora di cena: Carmen aveva apparecchiato la tavola e mi corse incontro non appena mi vide.
“Amore mio!” Era bellissima, avvolta in quel suo vestito a fiori. Mi stampò un bacio veloce, per poi correre in cucina a prendere la minestra dal fornello. “Siediti che è pronto, su.” Poggiò la pentola sul centrotavola. “Patty, amore scendi che si mangia!” Urlò, facendomi sussultare. Patty ci raggiunse e, dopo avermi salutato si sedette accanto a me. Carmen impiattò la minestra e si sedette anche lei. Non aprii bocca per tutta la cena, mangiando si e no quattro cucchiai di minestra.
“Amore, che hai?” Mi chiese preoccupato Carmen. “Non hai toccato cibo, non sembri tu questa sera. Stai male per caso?”
Patty abbassò la testa: lei sapeva perché avevo quell’atteggiamento.
“No, no.. è che sono solo un po’ preoccupato.”
“Preoccupato? Per cosa?!” Non risposi, mi riempii il bicchiere d’acqua e lo bevvi tutto d’un sorso. “Leandro, per favore, mi vuoi rispondere?” Ora era imbronciata. “Patty, tu sai perché papà è così strano stasera?!” Non rispose nemmeno Patty e stavolta Carmen andò su tutte le furie. “Possibile che in questa casa nessuno mi risponde? Perché devo sempre rimanere all’oscuro di tutto!” Alzò le mani al cielo, sbattendo sul tavolo il mestolo in legno, Giacomo intanto emise qualche urletto stridulo.
Alla fine sbottai anche io. “Sono preoccupato per Bianca, va bene?!” Lei mi fulminò con lo sguardo. “Che c’è? Volevi sapere questo no? Bene, ora lo sai perché sono preoccupato.”
“Per B-Bianca?!” Carmen era sbiancata. “Patty, prendi tuo fratello e andate di sopra, io e papà dobbiamo discutere di una certa cosa..” La mia bambina non se lo fece ripetere due volte e, dopo aver preso in braccio Giacomo si diresse su per le scale.  
“Tu quindi oggi sei stato tutto il pomeriggio con Bianca! Vi siete visti di nascosto, lei ti ha fatto i suoi soliti e stupidi complimenti, ti ha detto quanto è dura la vita di single, che soffre perché non ha un fidanzato e tu ci sei cascato in pieno! Ti ha fatto compassione e chissà cosa hai fatto per calmarla!” Carmen passeggiava su e su sbraitando e agitando le mani al cielo.
“Carmen, non scherzare, Bianca sta male.” Dissi io.
“Chissà, magari vi siete pure baciati!  Cosa c’è, ti mancavano i baci di quell’oca platinata? Io non ti bastavo? Sono troppo poco snob per te?!”
“Carmen, te lo ripeto, Bianca è in ospedale.” Le ripetei con voce pacata.
“Oh si, in ospedale! E poi cos’altro ti inventerai per giustificarsi?” Lei incrociò il mio sguardo serio e si rese conto della situazione. “Cosa?! In ospedale?!” Si portò immediatamente le mani alla bocca.
Io alzai gli occhi al cielo.
“Cosa le è successo?” Adesso sembrava preoccupata. Si sedette di fronte a me e mi prese le mani, invitandomi a raccontarle tutto.
“Ti ricordi che Antonella è venuta da noi?” Annuì. “.. ecco, era perché aveva ricevuto una lettera minatoria: avevano rapito Bianca, doveva cedere ai rapitori il suo nuovo contratto discografico e avrebbero liberato sua madre.” Feci una pausa e sospirai. “Oggi ho accompagnato lei e Fabio al luogo dell’incontro. E’ andato tutto per il meglio, posso dire, meno che per Fabio che si è preso un cazzotto in pieno viso.”
“Oh povero caro!” Esclamò la mia Carmen, con voce apprensiva.
“Bianca era ridotta malissimo, non oso immaginare cosa le hanno fatto. Abbiamo chiamato subito un’ambulanza e ora è in ospedale. Ha perso conoscenza e ha riportato un sacco di ferite. Antonella e gli altri sono distrutti e lo sono anche io. Nonostante tutto, sono molto affezionato a lei e ai suoi figli.”
Carmen stranamente annuì e mi abbracciò. “Ti capisco amore mio, lo sarebbe stato chiunque al posto tuo. Tu sei una persona buona e Antonella e Fabio sono molto fortunati ad avere una persona come te al loro fianco.”
Io la strinsi forte a me. “Ti ringrazio e credo che ti avrebbe ringraziato anche Bianca se fosse stata qui con noi.”
“Povera Soccorro! Chissà come l’ha presa..”
“E’ rimasta in ospedale con Bianca, è stato un trauma per lei sapere la verità.”
“Quanti sono a conoscenza di questa storia?”
“Pochissimi.”
“Patty già sapeva tutto, non è vero? Oggi è venuta con te per Antonella?”
“Si, si. Lei sapeva già tutto.. lo aveva scoperto per caso. In ogni modo, non rivelare a nessuno questa faccenda, Antonella desidera che rimanga una cosa strettamente privata. Se ti chiedono di Bianca di che è partita per la Spagna.”
Carmen annuì. “Voglio dare una mano anche io a quei due ragazzi e a Soccorro, è una cosa orribile quella che stanno vivendo.”
“Ho promesso ad Antonella che l’averi aiutata e che sarei stato vicino a Bianca e manterrò questa promessa. Quei ragazzi non meritano tutto ciò che gli sta succedendo, non voglio che soffrano. Gli voglio molto bene.”


 
POV Antonella

 
La sveglia suonò alle sette di mattina precise. Mi preparai ed indossai la divisa scolastica, raccattai le mie cose e uscii di casa. Durante il tragitto ascoltai ‘My Immortal’ degli Evanescence. Adoravo quella canzone, riusciva a trasmettermi tranquillità e quel che era più importante, parlava d’amore. Ebbene si, io Antonella Lamas Bernardi ora ero felicemente innamorata e ricambiata, l’unico barlume di speranza in un momento buio della mia vita.
Arrivata a scuola venni accolta dalle mie ‘Divine’.
“Ciao Honey!” Cinguettò Pia.
Mi salutarono anche Caterina e Luciana e dalla mia espressione capirono la situazione.
“Ciao Anto.” Esclamarono in coro.
“Ciao ragazze.” Risposi io.
“Allora dear, sei pronta per le prove? Ieri abbiamo dovuto provare senza di te, si può sapere dove eri finita?” Pia mi prese a braccetto e mi accompagnò nel teatro, seguita dalle altre ragazze.
“Ho avuto da fare.. sai, per il mio nuovo disco..” Cercai di fare la vaga.
“Oh, it’s wonderful! Quando uscirà?”
“Ancora non lo so di preciso…”
“Voglio essere la prima ad averlo honey!” ‘Fantastico, ora chi glie lo diceva che non ci sarebbe stato nessun disco?’ pensai tra me e me, e prima che Pia potesse continuare con le sue inopportune domande Ernesto invitò noi Divine a salire sul palco per le prove.
La musica partì poco dopo.

Respeto, tengan conmigo 
respeto, yo se los digo 
respeto, con mis amigos 
tambien respeto 

 
Mentre ballavo iniziai a pensare a ciò che era successo: a Francesca, a mia madre, a Fabio e a tutti i miei cari. Dovevo ottenere il rispetto di quell’arpia, di quella donna che era riuscita a rovinare la mia vita ben due volte.

respeto, en todos lados 
respeto, mucho cuidado 
respeto, lo que yo digo esta bien 

 
Glie l’avrei fatta pagare, costasse quel che costasse. Sarebbe finita nuovamente in prigione e questa volta ci sarebbe rimasta per sempre.

Chiquitas tienen que entender 
que hay muchas cosa que aprender 
porque siempre en la vida 
si no sos divina teva tocar perder 


In quel momento mi apparve in mente l’immagine di mia madre tutta sporca di sangue. No, non dovevo pensare a queste cose tristi, dovevo ballare, dovevo farlo per me e per le Divine, ma non ci riuscivo. Gli occhi mi si coprirono di lacrime e mi fermai di colpo.
“Non posso.. non posso!” Dissi ad Ernesto, prima di scappare via in lacrime sotto lo sguardo felice di Babi, lasciando tutti in uno stupore generale.


 
 
Angolo Autrice.


Oddio, sono passati troppo lentamente questi otto giorni! L’Inghilterra è bellissima, ma mi mancava l’Italia e soprattutto il cibo italiano adskfj
Ma parliamo della storia, altrimenti mi viene fame, lol
Ho fatto questo capitolo un po’ più lungo, mi sembrava giusto dopo avervi lasciato in sospeso per otto giorni e ho notato con piacere che le visualizzazioni della storia sono molto aumentate yuhuu!(?) :3
Ma le recensioni sono poche poche :( Daii, che vi costa lasciare due righine scritte, giusto per farmi sapere se vi piace la storia :)
Ho una voglia matta di spoilerare ma non posso, non posso çwç
Spero che vi sia piaciuto il momento brunella e che non abbia deluso le vostre aspettative. Non ho mai scritto su questa coppia e spero che come primo tentativo sia andato piuttosto bene :)
Continuate a seguirmi.
I love u.
… al prossimo capitolo, bye!

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Capitolo 6
*** - VI ***


Capitolo VI
True love never dies.’



 
 
POV Antonella


Corsi fuori dal teatro della scuola come se fosse inseguita da chissà quale pericolo e arrivata in giardino mi sedetti a terra dietro alla fontana. Nascosi la testa fra le ginocchia ed iniziai a piangere.
Perché? Perché mi stava capitando tutto questo? Che colpe avevo?
Iniziai a sentire il rumore di alcuni passi sulla ghiaia del giardino, qualcuno si avvicinava a me, ma non alzai la testa, rimasi chiusa nel mio mondo ancora per un po’, finché non sentii quel qualcuno poggiarmi la propria mano sulla spalla.
“Antonella, tutto bene?” Era Ernesto, doveva essersi preoccupato per come avevo reagito durante la lezione.  Io scossi la testa. “Se vuoi puoi sfogarti con me, se questo ti fa stare più tranquilla.”
Ci pensai un po’, poi annuii. Ero sicura di aver fatto la scelta sbagliata, ma era stato il cuore che si era preso la briga di decidere per me, e ovviamente aveva preso la decisione più azzardata.
“Dai, vieni.” Mi aiutò ad alzarmi e ci sedemmo su una delle panchine del giardino della Pretty Land. “Ora smetti di piangere e raccontami tutto.”
“Ok.” Dissi singhiozzando, asciugandomi le lacrime con il dorso della mano. “Basta che lei non ne faccia parola con nessuno.”
Ernesto annuì serio ed io iniziai con il mio racconto; più andavo avanti più Ernesto assumeva un’espressione preoccupata, quando conclusi e scoppiai nuovamente a piangere lui mi sorrise, cercando di rassicurarmi.
“Antonella, devi raccontare tutto alla polizia. Se non vuoi farlo per te, almeno fallo per Bianca.”
“Non è così semplice. Vede, quella donna è tanto potente quanto pericolosa…”
“Tu sei una ragazza coraggiosa Antonella, chiunque al posto tuo non avrebbe resistito ad una situazione del genere, ma sei anche troppo orgogliosa. Vai dalla polizia, racconta tutto e vedrai che questo incubo finirà.”
Sospirai. “Va bene professore, adesso ci penserò.”
“Se non te la senti di tornare in classe hai il mio permesso di tornare a casa. Parlerò io con Ines e mi inventerò una scusa plausibile con gli altri ragazzi.”
“La ringrazio professore. Le devo un favore.” Sorrisi.
“Vai. Vai da Bianca e salutala anche da parte mia.”
“Lo farò.”
E, raccattate le mie cose, mi incamminai subito verso casa.


 
POV Francesca

 
Il telefono squillava.
Dannazione, perché il telefono doveva squillare proprio mentre stavo mettendo lo smalto?
“Pronto?” Risposi, tenendo la cornetta fra il collo e la spalla, soffiando sulle unghie affinché si asciugasse lo smalto.
“Pronto mamma!” Era mia figlia Babi.
“Dimmi tutto tesoro mio.”
“Mamma, devi farmi un favore!” Piagnucolò lei, dall’altro capo del telefono.
“Qualsiasi cosa per la mia principessina.” Le risposi io, prendendo finalmente la cornetta del telefono in mano, ora che lo smalto mi si era asciugato.
“Voglio essere io la leader delle Divine. Obbliga Antonella ad abbandonare il gruppo, so che puoi farlo.” Un sorriso mi si dipinse sul volto. Fantastico, mia figlia era proprio come me: sarebbe passata sopra a tutto e a tutti pur di ottenere il suo scopo.
“Certo tesoro mio. Lo farò.”
“Ti adoro mammina.” Urlò lei.
“Ti adoro anche io, tesoruccio.”
“Ah, una cosa.”
“Dimmi tutto Babi.” Il suo tono di  voce era diventato improvvisamente serio, chissà cosa era successo.
“Ho sentito Antonella parlare con Ernesto, il nostro professore. Vuole andare dalla polizia, si è decisa.”
“Non preoccuparti amore.” Sorrisi sadicamente. “Non le verrà più nemmeno in mente di rivolgersi alla polizia, te lo assicuro. Sai dove sta andando adesso?”
“In ospedale, da Bianca.”
“Perfetto.” Ghignai.
 

 
POV Antonella

 
I corridoi dell’ospedale erano intrisi di quel classico odore di disinfettante, iniziai a salire le scale che portavano al secondo piano, mentre dal mio I-pod partiva la canzone ‘Skyscraper’ di Demi Lovato.
Appena ‘uscita’ da scuola ero andata a casa a farmi una doccia gelata, mi ero cambiata ed ero corsa subito in ospedale. Avrei passato tutto il resto della mattinata lì con mia madre, e per questo avevo appena inviato un messaggio a Fabio, dicendogli che non doveva preoccuparsi, stavo bene e non sarei tornata per pranzo.
Arrivata di fronte alla stanza di mia madre spensi l’I-pod e lo misi in borsa, aprendo poi la porta senza bussare.
Una brutta sorpresa mi stava aspettando.
“Francesca!” Rimasi pietrificata. “Che ci fai qui?! Vattene subito!” Iniziai poi ad urlare.
Lei mi fece cenno di stare zitta. “Stiamo in un ospedale, non in una discoteca. C’è gente che riposa qui.” Ghignò.
“Non ti ci voglio qui. Hai avuto quello che desideravi, ora vattene.” Sentivo che sarei esplosa fra qualche secondo.
“Stai tranquilla, ero solo venuta a sapere come stava la mia Bianchina.” Disse beffarda, avvicinandosi a mia madre.
“Stai lontano da lei.” La presi per un braccio, strattonandola. Lei si liberò dalla mia presa, bloccandomi a sua volta per un polso.
“Non hai capito che qui quella che da ordini sono io?! Tu sei solo uno stupido giocattolo nelle mie mani.”
Ma chi credeva di essere quella vipera? Ah se l’avrebbe pagata! Quanto è vero che mi chiamo Antonella Lamas Bernardi.
“Che cosa vuoi? Non credo che tu sia venuta solo per sapere come stesse mia mamma, dato che sei stata tu stessa a ridurla così.” Incrociai le braccia, rassegnata. Ero sicura che volesse ottenere qualcosa comportandosi così, dovevo solamente riuscire a capire cosa.
“Oh, povera cara. Certo che è ridotta piuttosto male.” Si voltò verso mia madre, distesa sul letto e priva di sensi. “I miei due ragazzi devono essersi proprio divertiti con lei.”
“Sei una strega!” Urlai, ma lei aumentò la stretta sul mio polso, facendomi gemere dal dolore.
“Si, può anche darsi che io sia una strega, ma sappi che mi è giunta voce che tu voglia andare a raccontare tutto alla polizia, è vero?”
Io non risposi, continuai solamente a fissarla negli occhi.
“Bene. Sappi che non lo farai.” Tirò fuori dalla borsa una siringa piena di un liquido trasparente, di cui non conoscevo l’entità.
Il mio cuore iniziò ad accelerare i battiti: stavo sudando freddo, cosa diavolo voleva fare quella pazza?!
“Cos-cos’è quella roba?” Balbettai.
“Questa?” Indicò la siringa. “Oh, è solamente un’abbondante dose di cloruro di potassio. Uno dei più letali veleni in circolazione, che io sappia.”
Feci fatica a deglutire. Cosa voleva farci con quel veleno? Mi portai istintivamente una mano sul punto in cui Francesca mi bloccava il polso con la sua, supplicandola con lo sguardo.
“Sai, dicono che con una dose di questo si provi l’inebriante sensazione di sentirsi bruciare dall’interno. Mi sono documentata molto prima di scegliere il veleno migliore.”
“Io-non volevo…” Gli occhi mi si velarono di lacrime.
“Shh tesoro, non piangere.” Mi sorrise. “Questo veleno non è per te, è per Bianca.”
Sgranai gli occhi. “No! No!” Urlai.
Lei stappò la siringa e si avvicinò a mia madre, facendo brillare l’ago controluce.
“Ti prego, non farlo! Uccidi me, ma non mia mamma!”
Le sghignazzò. “Oh no, è qui che ti sbagli. Tu mi servi ancora viva.” Avvicinò l’ago al braccio di mia madre.
Chiusi gli occhi. “Ti prego! Farò tutto ciò che vorrai.” La implorai nuovamente.
 “Bene, potrei anche avere un ripensamento.” Io riaprii immediatamente gli occhi. “Se tu abbandoni la tua folle idea di andare dalla polizia, allora credo che riporrò questa siringa nella mia borsa, altrimenti…”
Annuii. “Non andrò dalla polizia, te lo prometto.”
“Bene.” Sorrise lei. “Hai fatto la scelta giusta, Honey.”
Io tirai un sospiro di sollievo.
“Ah, un’altra cosa prima che io riponga la siringa.”
Alzai la testa ed incrociai il suo sguardo gelido. “Cosa?”
“Babi vuole essere la leader delle divine. Sono sicura che a te non dispiace lasciarle il posto, non è vero?”
“What? No, è assurdo!” Risposi, storcendo la bocca.
Lei mi fulminò con lo sguardo. “Davvero? Allora evidentemente non tieni abbastanza a tua madre, tieni molto di più alle tue Divine…”
“No, no!” Mi misi immediatamente sulla difensiva.
“Allora abbandona il gruppo, nomina mia figlia leader e se ti sarà rimasta ancora un po’ di voglia di cantare e ballare unisciti a quelle insulse delle Popolari.”
Io annuii, a testa bassa.
“Molto bene tesoro.” Mi accarezzò una guancia. “hai fatto la scelta giusta.” Sibilò prima di uscire, sbattendo la porta.
Io scoppiai a piangere. Passai tutto il pomeriggio con mia madre, fra qualche singhiozzo e qualche risata, raccontandole ciò che era successo con Bruno la sera prima. Fabio mi trovò addormentato sulla sedia accanto al letto e con zio Fito mi  riportarono a casa. Quando la mattina dopo mi svegliai ricordai tutto ciò che era successo il giorno precedente, minacce di Francesca comprese e, dopo aver sorseggiato appena un po’ di caffè a colazione, mi diressi a scuola dove avrei dovuto dare la notizia a tutti i miei compagni.
Già, la notizia.
 
“Ehm, professore?” Chiesi ad Ernesto. “Potrei fare un annuncio?”
“Certo Antonella, prego.”
Salii sul palco e dopo essermi sistemata i capelli,come facevo di solito, mi avvicinai al microfono.
“Allora miei cari compagni e soprattutto mie care Divine. Vi annuncio che da oggi lascerò il gruppo.” Un boato generale si udì dalla ‘platea’. “Al mio posto la leader sarà Barbara, unica ragazza che ritengo talentuosa quanto me.”
Non potevano immaginare i miei compagni quanta fatica mi facesse pronunciare quelle parole.
“Perciò io oggi nomino ufficialmente Barbara Serrano Dupresse al nuova leader delle Divine!” Sorrisi, il mio era un sorriso fintissimo.
I miei compagni erano stupiti e sconcertati allo stesso tempo. Pia e le altre mi guardavano come se le avessi appena pugnalate alle spalle, cosa che più o meno avevo fatto, mente gli altri si chiedevano spiegazioni a vicenda.
“Sei proprio sicura?” Mi chiese Ernesto, dubbioso.
“Sicurissima.” Oh, come ero brava a mentire!
“Molto bene. Da oggi Barbara sarà il nuovo leader delle divine. Forza ragazze, sul palco!”
Mentre scendevo Bruno mi bloccò per un braccio, costringendomi a voltarmi.
“Sei pazza Antonella? Cosa hai fatto?”
Io mi morsi il labbro, incapace di rispondere.
 
 
 
Angolo Autrice.
Lalala  sono riuscita ad aggiornare in tempo record(?) woahh.
Si, sono molto sadica muahahaha. °-°
Bene bene, spero che anche questo capitolo vi piaccia u.u Anche se compare quella vipera di FrancyFrancesca(?) che personalmente detesto e.e
Ringrazio in particolare Folleshane e EvangelineMalfoy che hanno recensito il mio ultimo capitolo.
PERCHE’ VOI ALTRI NON RECENSITE? e.e cattivi!
Scherzo, ovviamente :**
Ringrazio anche tutti i miei lettori, oh vi adoro ragazzi!
p.s.
Mi raccomando, recensite! u.u
Un beso, al prossimo capitolo!

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Capitolo 7
*** - VII ***


True love never dies.’
Capitolo VII
 


POV Antonella


“Sei pazza Antonella? Cosa hai fatto? Bruno era stupito, meravigliato, ma anche incredulo.
“Io- ecco vedi..” Iniziai a balbettare, cercando di girare intorno al discorso.
“Antonella!” Mi rimproverò lui.
“Ok, è che mi ero stufata di essere una Divina. Ora che Patty è la mia migliore amica ho deciso che non voglio più essere sua rivale, tutto qui.” Gli inventai una scusa così, su due piedi e lui parve crederci.  “Ora devi andare a provare, bye dear.” Lo liquidai, andandomi a sedere accanto alle Popolari.
Lui salì sul palco e, partita la musica iniziò a ballare assieme al mio gruppo, o meglio, al mio ex-gruppo.
 
Somos las divinas, chicas atrevidas
Verdadidas Divas, lo mejor que hay!
Somos las divinas, chicas explosivas
somos lo mejor que hay!
 
“Ragazze, posso sedermi con voi?” Chiesi timidamente alle Popolari.
“Ma certo!” Rispose entusiasta Patty, spostandosi vicino a Giusy e facendomi posto.
“Grazie mille ragazze.” In realtà l’unica felice lì era Patty, mentre, se Tamara e Sol avevano un’aria stupita e perplessa, Giusy aveva incrociato le braccia e aveva iniziato a guardarmi con sospetto. “Scusate se non ve ne ho parlato prima, ma ho preso questa decisione così, su due piedi…” Iniziai a parlare, torturandomi le mani. “Vorrei sapere se c’è un posto libero nel vostro gruppo, ormai non me la sento più di stare con le Divine.”
“Ma certo che c’è!” Patty mi abbracciò di slancio.
“No aspetta Patty, come possiamo fidarci di lei?” Esordì Giusy, staccandola dall’abbraccio. “Ti ricordi quanti brutti scherzi ci ha fatto?”
“Già..” Continuò Sol.
“Senza dimenticare il fatto che ti ha sempre detestato e trattato male.” Concluse Tamara.
“Ragazze, lo so che voi non vedete molto bene questa amicizia fra me ed Antonella, ma vi posso assicurare che lei è una ragazza fantastica. Ha parecchi difetti, è vero, ma sa anche essere un’amica molto preziosa.”
Patty mi prese le mani, sorridendomi.
“Grazie Patty.”
“Te lo meriti Antonella.”
“Va bene, va bene! Io proporrei di prenderla, come dire, in prova per una settimana, poi decideremo se farla entrare nel nostro gruppo o meno.” Disse Giusy, Sol, Belen e Tamara annuirono.
“Perfetto Anto! Da oggi sei una popolare in prova!” Applaudì Patty.
“Grazie mille ragazze.”
“E ricorda Antonella..” Disse Sol. “le Popolari unite..
Non saranno mai battute!” Urlammo tutte quante, in coro.
 
 
Quando arrivai a casa buttai lo zaino a terra e mi sdraiai sul mio letto. Ora avevo perso le mie Divine, ma avevo conquistato l’affetto di quattro ragazze veramente dolci e … bhe, anche piuttosto simpatiche. Poggiai la testa sul cuscino: avrei mangiato un boccone per pranzo e poi sarei andata in ospedale a trovare mamma.
Un suono metallico, simile al suono delle campane attirò la mia attenzione: mi era arrivato un messaggio da parte di Bruno.
“Ehy Anto, sai che non me la sono per niente bevuta quella storia che mi hai raccontato a scuola? Dev’esserci qualcosa sotto…”
Bene, mi ci mancava solamente l’investigatore privato! Sbuffai, cliccando sul tasto ‘rispondi’ nel mio cellulare.
“Fai come vuoi Bruno, sappi che è la verità.”
Un’altro tintinnio metallico.
“E se avessi lasciato il gruppo per me?” Adesso iniziava anche a fare il ragazzo complessato.
“Senti bruno, ti ho detto che tu non c’entri nulla. Ho tante cose a cui pensare e sinceramente non ho voglia di mettermi a discutere con te. Ne parliamo domani a scuola. xoxo”
Chiusi il telefono e presi il mio I-Pod. Selezionai una canzone a caso, fra le tante che avevo.
 
I walk a lonely road
The only one that I have ever known
Don't know where it goes
But its home to me and I walk alone


Oh fantastico! Proprio ‘Boulevard of Broken Dreams’ mi doveva capitare. Era strano, ma quella canzone rispecchiava proprio il momento della mia adolescenza che stavo vivendo adesso: ‘Cammino lungo una strada solitaria, l’unica che io conosca, non so dove porta ma è come se fossi a casa e cammino da sola.’
Eh si, ero proprio sola; o meglio, c’erano Fito, Fabio, Soccorro e Leandro che mi stavano vicino.. e poi c’era Patty, la mia dolce Patty! L’unica che riusciva a strapparmi un sorriso anche quando il mondo mi crollava sotto ai piedi.
I walk this empty street,
On the boulevard. of broken dreams,
Where the city sleeps,
And I'm the only one and I walk alone
 
 
‘Cammino su questa strada vuota, sul viale dei sogni infranti, dove la città dorme ed io sono l’unica che cammina da sola.’
Ma avevo perso tutto: le mie Divine, la mia carriera, la mia felicità. Tutti i miei sogni si erano infranti.
Mi asciugai una lacrima con il dorso della mano e stoppai la canzone. Presi un bel respiro e, prima di scendere di sotto per pranzo andai in bagno e mi sciacquai il viso, eliminando le prove della mia tristezza.
Zio Fito come al solito aveva bruciato il pranzo: che ci si poteva fare, era più forte di lui! Mamma invece no; da quando aveva imparato a cucinare non aveva mai bruciato nulla, era una cuoca provetta e sembrava che si divertisse molto dietro ad i fornelli. Ah, come mi manca.. quanto vorrei che fosse qui con noi.
“Ragazzi, lo zio Fito ha bruciato la carne… quindi o si va dal cinese o si ordina una pizza..” Urlò mio zio, aprendo la finestra per far uscire la puzza di bruciato.
“Tranquillo zio, io vado in ospedale da mamma e mangio qualcosa lungo la strada.”
“Sicura di non volere niente, principessina mia?”
“No zio, grazie.” Mi diede un bacio sulla guancia e dopo aver preso la mia borsa uscii di casa.
Lungo la strada presi un pezzetto di pizza ed una Coca Cola, al diavolo la dieta, tanto mamma non poteva vedermi! Salii velocemente le scale dell’ospedale, fino al terzo piano, dove su una panca trovai seduta Giusy.
“Ehy Giusy!” Mi avvicinai, mostrandomi il più amichevole possibile.”
“Tontonella, che ci fai qui?” Sembrava sorpresa, ed io non badai nemmeno al nomignolo con cui mi aveva apostrofato.
“No, tu che ci fai qui? E’ successo qualcosa a Matias?” Chiesi preoccupata.
“No, tranquilla. E’ che mia nonna non si è sentita bene e l’hanno ricoverata…” Sembrava molto dispiaciuta.
“Ah.. mi dispiace..” Le dissi, sedendomi accanto a lei.
“E tu? Anche tu hai la nonna ammalata?”
Io sospirai. “No..”
“E allora? Non stai bene? Oggi eppure mi sembravi in perfetta salute…”
Mi morsi il labbro, indecisa se dirle o meno la verità; ma in fondo era una Popolare, era del mio gruppo e non dovevo avere segreti con loro. “Mia mamma è in ospedale..” Dissi a testa bassa.
Giusy sembrò non dispiacersene molto, certo.. con la storia di Carmen tutti detestavano mia madre.
“Ed.. è grave?” Chiese con molta nonchalance.
Io singhiozzai, annuendo. “E’ ridotta malissimo Giusy. Sono già tre giorni che vengo qui e lei dorme. Sembra la bella addormentata, ho tanta paura che non si svegli mai più.”
Evidentemente la mora non mi aveva mia visto così fragile ed indifesa, mi abbracciò istintivamente, confortandomi.
“Stai tranquilla Anto, sono sicura che Leandro farà il possibile per lei..”
Anto? Non mi aveva mai chiamato in quel modo. Che strano, la persona che hai detestato per un’intera vita si rivela una delle poche persone capaci di tirarti su di morale.
“Lo so. Leandro ha già fatto tanto per noi.. sono felice di avere una persona come lui al mio fianco.”
“E da oggi in poi avrai anche me al tuo fianco, perché ricorda.. le Popolari unite..”
“… Non saranno mai battute!” Conclusi io, abbracciandola.
“Se c’è una cosa, qualunque cosa che io possa fare per te, non esitare a chiedermelo.”
Annuii. “Ti prego, non farne parola con nessuno di questa storia, voglio che rimanga privata.”
“D’accordo.” Mi sorrise. “Ora scusa.. devo andare, ci vediamo domani a scuola.”
“A domani Giusy.. amica mia.”
 
 
 
Erano passati altri tre giorni e mia madre ancora non si era ripresa.
Nel frattempo però le prove con le popolari andavano a gonfie vele: avevo già imparato i passi di ‘Amigos del Corazon’ e Patty mi aveva anche chiesto di cantare un pezzo assieme a lei, mi stavo persino integrando nel gruppo e cosa che più sorprendeva sia me che gli altri era il fatto che io e Giusy eravamo diventate  improvvisamente amiche. Patty era felicissima di questa cosa, ed io lo ero ancora di più.
Con Bruno però le cose andavano sempre peggio. Non ci eravamo più parlati seriamente di persona, e per messaggio litigavamo solamente. Che quel bacio sotto le stelle avesse rotto la nostra alchimia? Fatto sta che io ero sempre presa dalle prove e il tempo libero lo passavo con le mie nuove amiche e con mia mamma, in ospedale.
Anche Leandro era sempre più preoccupato per Bianca, e ne dava molto a vedere. Aveva deciso di seguire il suo caso come medico e in più passava con lei gran parte delle sue ore libere. Ovviamente Carmen era gelosa di ciò, ma non lo dava a vedere, convinta che una volta finita tutta questa storia loro sarebbero tornati la coppia felice che erano un tempo.
Erano le quattro del pomeriggio e dopo una doccia veloce ero andata come al solito in ospedale. Mi fermai all’edicola nell’angolo, prima di entrare in quel grande edificio, attratta dal titolo di una rivista.
 
“Babi, il nuovo astro nascente del pop latino.”
 
Ovviamente l’arpia non aveva perso tempo per farsi conoscere.
Comprai una copia del giornale e, quando fui in camera di mia mamma, iniziai a leggerla.
 
“E’ lei la sostituta di Antonella, la ragazza che fino ad un mese fa aveva stregato il Sud America con il suo tour e la sua voce. La nuova stella si chiama Barbara Serrano Dupresse, ma per tutti Babi, ha diciassetteanni ed un contratto discografico che potrebbe far invidia persino a Lady Gaga.
‘Sono molto felice di essere arrivata a questo punto.’ Ci confessa la ragazza, per poi continuare. ‘Non so che fine abbia fatto Antonella, so che ha avuto problemi in famiglia e mi dispiace per lei, ma ora sono io la nuova reginetta del palcoscenico!’ Sembra molto sicura di se, chissà dove arriverà con la sua grinta e la sua determinazione?
 
Buttai a terra la mia copia della rivista e sbuffai. Chi si credeva di essere quell’oca? Se era diventata qualcuno era solamente grazie a me, o meglio, grazie a Francesca ed ai suoi ricatti.
Nascosi la testa fra le mani ripensando a tutto quello che era successo nei giorni passati, quando una voce mi riscosse dai miei pensieri.
“Antonella…” Era un sussurro quasi impercettibile, ma che mi riempì il cuore di gioia.
“Mamma!” Urlai, stringendole le mani.
Pulcino mio..” Aveva le lacrime agli occhi, forse si stava rendendo conto di quello che era successo.
“Mamma non piangere. Va tutto bene, sei al sicuro.” La rassicurai, carezzandole i capelli.
Lei fece forza sui gomiti per potermi abbracciare, ma ad un certo punto si pietrificò, come colpita da un incantesimo.
“Mamma, che c’è? Che succede?!” Le chiesi preoccupata.
“Io.. non sento più le gambe..”
Spalancai gli occhi. No, non era possibile, non a lei. Dopo tutto quello che aveva passato era ingiusto che soffrisse ancora.
“Mamma, stai scherzando?” Chiesi io, come se mi stessi appigliando ad un piccolo barlume in un tunnel completamente buio.
Lei scosse la testa, piangendo. “Amore mio, aiutami, ti prego!”
Non l’avevo mai vista così debole ed indifesa. Mi si strinse il cuore ed una cascata di lacrime salate pressavano per uscire dai miei occhi.
Le strinsi ancora più forte le mani, come per infonderle coraggio. “Adesso chiamo Leandro, tu stai calma mamma… ti prego..”
Lei annuì, ancora scossa dai singhiozzi.
“Leandro, Leandro!” Mi precipitai di corsa nel suo ufficio, rischiando persino di scivolare e far cadere un carrello pieno di medicinali.
“Antonella, che c’è?!” Mi prese per le spalle, scuotendomi. “Avanti.. parla!”
Avevo il fiatone. “Mamma si è svegliata!”
“Dio sia lodato!” Leandro congiunse le mani e alzò gli occhi al cielo.
“Leandro.. non sente più le gambe, Leandro fai qualcosa, ti supplico!” Sembrava una disperata richiesta d’aiuto la mia, scoppiai a piangere, non riuscendo più a contenere le lacrime.
“Cosa?” Esclamò lui, spalancando gli occhi.
 
 
 
 
Angolo Autrice.
 
Sono una bambina cattiva e sadica, lo so (Y)
Detestatemi, vi do il permesso di farlo.
Aww in questo capitolo ha fatto la sua comparsa Giusy e non potete capire quanto io sia felice di essere riuscita ad inserirla, è uno dei miei personaggi preferiti e spero di riuscire a caratterizzarla bene in questa fan fiction.
Il capitolo è piuttosto triste, lo so, ma l’ho scritto in un momento in cui ero sia triste che preoccupata, quindi se avessi provato a scrivere qualcosa di allegro e gioioso sarebbe risultato stupido e privo di sentimenti.
A proposito, ditemi ‘in bocca al lupo’ che domani ho l’esame di riparazione di greco çwç
A chiunque interessasse la canzone è ‘Boulevard of Broken Dreams’ dei Green Day, che io personalmente adoro. <3
 
Un bacio a tutte le mie lettrici/ i miei lettori e a tutti coloro che hanno recensito, vi voglio un mondo di bene u.u
 
Ah, un piccolo annuncio. Ho un’altra fan fiction sempre su ‘Il Mondo di Patty’ in cantiere, spero di riuscire a pubblicare al più presto il primo capitolo, per sapere se vi interessa e quindi se devo continuare a scriverla oppure lasciarla perdere.
 
Mh, che altro dire? Ah, mi raccomando, RECENSITE! <3

 

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Capitolo 8
*** - VIII ***


Capitolo VIII
True love never dies.’

 
 
 
POV Leandro
 

“Leandro.. non sente più le gambe, Leandro fai qualcosa, ti supplico!” Antonella era scoppiata a piangere improvvisamente, non l’avevo mai vista così debole ed indifesa.
“Cosa?” Risposi io, sgranando gli occhi.
“Si, si!” Continuava a ripetere lei, fra i singhiozzi. Io la abbracciai, come un padre fa con la propria bambina, cercando di tranquillizzarla.
“Calmati Antonella.. sono sicuro che non è nulla di grave..” Dicevo, forse più a me che a lei. “E’ normale, magari è solamente una sensazione di Bianca, vedrai che tornerà tutto come prima..”
Lei aveva smesso di piangere, si staccò da me e si asciugò le lacrime con il dorso della mano. “Lo credi davvero?” Mi chiese con un sussurro.
“Ma certo.” Le risposi io, anche se in realtà avevo pochissime speranze che tutto potesse tornare come prima.
Ci avviammo entrambe verso la camera di Bianca; lei era seduta sul letto, con il viso nascosto fra le mani e piangeva come una bambina. Ebbi un tuffo al cuore nel vederla in quelle condizioni.
“Bianca..” Le sussurrai, poggiandole una mano sulla spalla. Lei tirò su la testa e appena mi vide i suoi occhi si illuminarono. “Bianca stai calma, è tutto apposto..”
Antonella era rimasta appoggiata alla porta e si torturava le mani per scacciare la tensione.
“No.. non è tutto apposto, per niente..” Disse lei con la voce rotta dal pianto.
“Stai tranquilla, si sistemerà tutto.” Le sorrisi. “Ti fidi di me?”
Lei annuì ed io mi sedetti accanto a lei, abbracciandola.
“Non lasciarmi sola Leandro.. ti prego.. ho bisogno di te..”
“Non ti lascerò sola Bianca, mai più. Te lo prometto.”

 

POV Antonella.


Uscii nel giardino dell’ospedale, lasciando Leandro da solo con mia madre e mi sedetti su una panchina, prendendo il cellulare dalla borsa pronta a chiamare mio fratello.
Feci il numero, ormai lo conoscevo a memoria, e aspettai che quel testone rispondesse.
“Pronto Antonella, che vuoi?” Mi rispose seccato; avevo sicuramente interrotto le prove del suo gruppo, sai che peccato.
“Niente Fabio, volevo solo dirti che mamma si è svegliata, ma scusa tanto se ti ho disturbato..”
“Davvero? Si è svegliata?” Mio dio, è un genio.
“Si, si. Ora è con Leandro. Muoviti, vieni in ospedale.”
“Arrivo subito!”
Chiusi la chiamata e bloccai il telefono, ma come feci per rimetterlo nella borsa mi arrivò un messaggio.
“Ciao Anto, sono Bruno. Senti, ti va stasera di uscire? Gonzalo e Pia vanno in una discoteca qua vicino, che ne dici se ci andiamo anche noi?”
Ci mancava solo Bruno, con tutti i problemi che avevo figuriamoci se potevo andare a ballare!
“Senti, non posso. Magari possiamo fare un’altra sera..”
“Ah, ok. Non preoccuparti, l’ho chiesto anche a Babi, ha detto che viene lei stasera con me.”
Ribollii di rabbia dalla testa ai piedi: come poteva bruno ripiegare su una gallina senza cervello come Babi? Ero furiosa, sarei andata da Bruno e gli avrei detto seriamente cosa pensavo in questo momento di lui e di Babi, ma mi trattenni e non lo feci.
“Ah.. divertiti. Buona serata.”
“Grazie mille Anto, buona serata anche a te.” Con che coraggio veniva a dirmi ‘buona serata’ ? Come se non sapesse dei passati diverbi fra me e Babi e di quello che lei e quella strega di sua madre mi avevano fatto. Buttai il telefono nella borsa e nascosi la testa fra le mani, sospirando profondamente, finche una voce familiare non mi destò da i miei pensieri.
“Anto? Ci sei? Terra chiama Antonella!” Era Fabio.
“Si, ciao Fabio.” Gli risposi io, con aria annoiata.
“Mal d’amore?” Mi chiese lui, sedendosi accanto a me.
“No. Stufa della vita.” Gi risposi io, poggiando la testa sulla sua spalla.
“Da quando Antonella Lamas Bernardi si affligge così?! Sei sempre stata una ragazza che aggredisce la vita.. cosa direbbe mamma se ti vedesse così?”
In effetti aveva ragione: non mi ero mai lasciata deprimere così tanto in vita mia, ero sempre stata una persona forte e combattiva, ma evidentemente con il tempo avevo perso tutta la mia grinta e la mia vitalità.
“Dai, andiamo da mamma, che Leandro suppongo debba dirti una cosa…” E  siamo arrivati al ‘tasto dolente ‘ della questione. Avrei lasciato che Leandro gli spiegasse la situazione, mentre io l’avrei consolato, in caso di bisogno, come ogni brava sorella deve fare.

Ovviamente non prese bene la notizia e non bastarono né le mie parole , né quelle di Leandro per consolarlo. Rimase un po’ da solo con mamma, prima di tornare a casa, dove sicuramente si sarebbe chiuso in camera a strimpellare la chitarra e ad osservare l’orizzonte dalla finestra; diceva sempre che lo rilassava e lo aiutava a scacciare i cattivi pensieri, più o meno come lo yoga.

Una volta che Fabio se ne fu andato rimasi io con mamma, ma prima che potessi entrare nella sua camera, Leandro mi bloccò per un braccio, facendomi segno di stare in silenzio.
“Antonella, so che sei una ragazza intelligente e ti chiedo solamente un favore.”
Io annuii.
“Fabio è un ragazzo impulsivo, non posso chiedergli una cosa del genere, ma so che tu capiresti.”
Mi fece un mezzo sorriso, piuttosto ambiguo: dovevo aspettarmi buone o cattive notizie?
“Stai vicino a Bianca, per favore. In questo momento ha bisogno dell’affetto di una vera famiglia e so che sicuramente tu non glie lo negherai.”
Annuii, nuovamente, prima di replicare.
“Io starò vicino a mia madre, come è giusto che sia, ma lei ha anche bisogno di te Leandro. Penserai che sia una sciocchezza, ma lei non ha mai smesso di amarti.” Osservai la sua faccia stupita, ponderando bene ciò che poi gli avrei detto. “Si, all’inizio era interessata ai tuoi soldi, ma poi è cambiato tutto e quando Carmen è entrata nella vostra vita e tu l’hai lasciata ha capito quanto tu eri importante per lei. Non ti chiedo di tornare assieme a mia madre, ma almeno non illuderla, non un’altra volta Leandro. Non se lo merita.”
Lui era stupefatto, forse non conosceva questa verità, o forse si, ma aveva sempre cercato di credere che mia madre fosse un’opportunista innamorata solamente del suo denaro e dei suoi beni. Io mi godetti per un po’ la sua espressione, poi lo salutai, andando da mia mamma.

La trovai sul letto, che guardava fuori dalla finestra con un’espressione che celava un’immensa tristezza.
Mi sedetti accanto a lei, sul letto e le strinsi una mano. Lei si voltò di scatto, sorridendomi.
“Ehy, pulcino mio..”
“Ciao mamma..” Le sorrisi di rimando. “Come stai?”
Sospirò. “Come vuoi che stia? Fabio l’ha presa malissimo la notizia, spero solo che non faccia sciocchezze..”
“Stai tranquilla mamma, Fabio è un ragazzo impulsivo, ma non è stupido. In questo momento starà sicuramente parlando con Tamara su skype, ci scommetto le mie Louboutin nere che mi hai regalato a Natale. “
Lei scoppiò a ridere. “Allora suppongo che debba fidarmi di te.”
Risi anche io, poi sentii un suono metallico provenire dalla mia borsa: era un messaggio di Babi.
Honey, sai che stasera vado a ballare con il tuo boyfriend? O forse quasi ex-boyfriend. Mi dispiace dear, ma i ragazzi migliori sono di chi se li prende per primi. Kiss.”
Diventai completamente paonazza: buttai il telefono nella borsa e la chiusi, poggiandola a terra.
“Qualcosa non va tesoro?” Mi chiese mia mamma, preoccupata.
“No, niente..” Cercai di fare la vaga, ma mi conosceva troppo bene per capire che c’era qualcosa che mi faceva stare male.
“Sicura?” Mi guardò accigliata, incrociando le braccia. “Pulcino mio guarda che non sono stupida, capisco benissimo che sotto c’è qualcosa. Ti conviene confessare.” Sorrise, prendendomi le mani fra le sue.
Finalmente capivo Patty: era bellissimo avere una mamma complice ed amica.
“Ecco.. da più di una settimana mi sento con Bruno..” Iniziai a raccontare e la storia sembrava interessarle. “Solo che stasera mi ha invitato in discoteca a ballare ed io ho declinato l’invito e allora lui, forse per ripicca, ha invitato Babi.”
What?” Esclamò lei. Si, è proprio mia madre. “Ma Bruno ha sbattuto la testa da qualche parte ed è diventato completamente stupido o cosa?”
Io scoppiai a ridere. “No, no.. sono stata io a declinare l’invito..”
“E perché? Non ti piace?”
“No, mi piace, mi piace da impazzire!”
“E allora, che problema c’è?!”
“Volevo stare con te.. mi sentivo in dovere di rimanere qua a farti compagnia..”
Lei mi lanciò un’occhiata come per dirmi ‘ma sei stupida?’
Si, ok, forse un po’ lo ero.
“Antonella, tesoro, apprezzo il tuo pensiero ma sappi che io non ho bisogno di compagnia, ho la televisione, parecchie riviste da leggere e in caso posso chiamare qualche infermiere per una partita notturna a poker, ergo, non mi annoio di sicuro. Tu invece devi assolutamente andarti a cambiare ed andare in discoteca a riprenderti ciò che ti appartiene. Ah, se te lo stessi chiedendo, questo non è un consiglio, è un ordine.”
Le sorrisi. Come si poteva non amarla? “Grazie mille mamma! Sei un angelo.”
“Si, si.. ora vai.”
Raccattai le mie cose e dopo averla salutata con baci e abbracci mi precipitai di corsa verso casa.

Dopo una doccia rigenerante indossai un vestitino azzurro, fino al ginocchio, con un sacco di ghirigori in argento, un paio di scarpe dello stesso colore rigorosamente con dodici centimetri di tacco e lasciai i miei vaporosi capelli sciolti sulle spalle. Ero divina.
Presi le chiavi della macchina di mamma e salutai mio zio e Fabio.
“Divertiti principessina mia.” Mi disse il primo.
“E mi raccomando, giudizio che sono geloso.” Mi raccomandò il secondo.
Salii in auto e dopo cinque minuti ero già di fronte alla discoteca.

Una volta dentro vidi Gonzalo e Pia e decisi di raggiungerli.
“Ehy Honey!” Mi salutò lei, abbracciandomi.
“Ciao Anto!” Disse affabile Gonzalo. Insieme formavano una coppia bellissima.
“Ciao ragazzi. Avete visto Bruno?”
“Si, è lì con Babi..” Mi indicò Gonzalo, tornando a ballare con la sua ragazza.
“Ok, grazie.” Li salutai, dirigendomi nella direzione indicatami dal ragazzo.
Come mi faceva stare male vedere Bruno, il mio Bruno, assieme ad un’altra ragazza. Non sapevo cosa fare, nemmeno come agire; qualunque cosa avessi fatto avrebbe causato un’enorme figuraccia, perciò optai per un piano secondario.
Mi avvicinai alla postazione del Dj, chiamandolo da una parte. Avevo in mente qualcosa di romantico, qualcosa che sicuramente avrebbe fatto breccia nel cuore di Bruno.
Per fortuna il Dj era Viny, che senza fare proteste eseguì la mia richiesta.
“Ragazzi.” Esordì dopo aver spento la musica. “Questa canzone me l’ha chiesta una ragazza speciale, che la dedica ad una persona importante, con la sola speranza che il diretto interessato capisca.”
La gente si voltò verso la postazione del Dj, mentre una leggera musica si diffondeva nella stanza.
 
I, I can’t get this memories out of my mind, 
it’s some kind of madness, it started to evolve
I, I tried so hard to let you go 
But some kind of Madness is swallowing me whole.


“Io ho cercato con tutta me stessa di lasciarti andare 
ma c'è una specie di follia che mi sta mangiando viva”
 
I have finally seen the light 
And I have finally realized 
What you mean 
And now, I need to know: is this real love? 
Or is it just Madness keeping us afloat? 

But when I look back at all the crazy fights we had 
It’s like some kind of Madness, was taking control. 



“E adesso ho bisogno di sapere se questo è vero amore 
o se è solo la follia che ci sta mantenendo a galla 
ma quando mi volto e vedo tutti i litigi stupidi che abbiamo avuto
capisco che era questa specie di follia che prendeva il controllo”

Anche Bruno smise di ballare con Babi e si voltò verso la console del Dj, cercandomi con lo sguardo.
Io presi il microfono e finalmente ‘uscii allo scoperto’
“Ti amo Bruno. Mi dispiace per tutto quello che è successo ultimamente, per i nostri stupidi litigi e ti chiedo perdono. Sappi che questa divina, anzi, che questa popolare non può vivere senza il suo principe azzurro.”
Tutta la gente cominciò ad applaudire, Bruno era commosso mentre Babi iniziò a battere a terra i piedi, lamentandosi, ed io mi godetti felice il mio trionfo.
 
 
 

Angolo Autrice.

ODDEI, quanto vi ho fatto aspettare per questo capitolo! Spero solo che ne sia valsa la pena! Çwç
Volevo aggiornare ieri, ma mi ero dimenticata che avevo un diciottesimo e dovevo ancora riguardare il capitolo!
Non odiatemi, ma io shippo tantissimo la coppia PiaxGonzalo dskfj
Non mi dilungo tanto, vi dico soltanto che la canzone citata nel capitolo è ‘Madness’ dei Muse, gruppo che io adoro. *O* Andatevela a sentire se non la conoscete, perché è veramente bella!
Un grazie come al solito a tutti i miei lettori e a tutti coloro che recensiscono.
Vi voglio un bene dell’anima!
Al prossimo capitolo, besos.
 

 

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Capitolo 9
*** - IX ***


Capitolo IX
True love never dies.’


 
 
POV Antonella


Bruno lasciò da sola Babi nel bel mezzo della pista da ballo, avanzando lentamente verso di me: sentivo gli occhi di tutti puntati addosso, dovevo esserci abituata oramai, ma in realtà avevo il cuore che batteva come impazzito e la pelle d’oca per l’emozione. Io scesi dalla postazione del Dj e gli andai incontro, mi prese le mani e ci guardammo per qualche istante negli occhi prima che le nostre labbra si incontrassero in un bacio.  La gente attorno a noi continuava ad applaudire, come se stessero guardando un film a lieto fine, mentre Babi, la ‘strega cattiva’ se ne usciva furibonda fuori dal locale.
“Ti amo Antonella, ti amo tantissimo mia divina.” Mi sussurrò all’orecchio, io rabbrividii. Lo presi per un polso e lo trascinai via dalla confusione, mentre tutti quanti, compresi Pia e Gonzalo, riprendevano a ballare.
“Ti amo anche io Bruno.” Gli dissi abbracciandolo, una volta fuori dal locale. “E non puoi sapere quanto mi faceva star male il fatto che tu uscissi con Babi questa sera.” Poggiai la testa sulla sua spalla, mentre lui mi carezzava i capelli.
“Lo so Antonella, e riconosco che sono stato un cretino ad invitarla al posto tuo.” Alzai la testa ed annuii. “Ma devi riconoscere che se io non avessi invitato Babi la tua gelosia non ti avrebbe fatto venire qui stasera a riprendermi..” Sorrisi. “.. e di conseguenza non staremmo qua, io e te, abbracciati sotto il cielo stellato.”
“Se allora le cose stanno così considerati perdonato, Bruno Molina.” Mi alzai sulle punte dei piedi per dargli in bacio sulla punta del naso.
“D’accordo, signorina Lamas Bernardi.” Mi prese per i fianchi e mi strinse a se, baciandomi dolcemente. Ero felice, felice come non lo ero mai stata.
E intanto Babi, furiosa, osservava la scena da lontano, finchè non salì su un’auto nera che sparì velocemente verso la direzione di casa sua.
Quando tornai a casa era mezzanotte passata e Fito e mio fratello già dormivano beatamente. Senza fare rumore indossai il pigiama e mi infilai sotto alle coperte del letto, stanca ma felice.
 
 


POV Bianca
 
-Alcuni giorni dopo-
 
I raggi del sole che penetravano dalle tende della mia camera mi svegliarono; aprii lentamente gli occhi, mettendo bene a fuoco l’ambiente e osservando l’orologio sulla parete: erano le nove e tre quarti. Poggiai la testa sul cuscino guardando il soffitto, rigorosamente bianco. Ero tutta intorpidita e facevo fatica a muovermi, sentivo dolore ovunque ma agli occhi di Antonella e Fabio cercavo di non esternarlo troppo, mi limitavo ad un semplice ‘sto bene, non preoccupatevi’. Avevano già troppi problemi per conto loro, soprattutto Antonella e non volevo farli preoccupare ancora di più.
Appena sentii qualcuno bussare alla porta della camera abbandonai i miei pensieri e tornai con la mente nella realtà, in una camera di uno dei migliori ospedali di Buenos Aires. “Avanti” la porta si aprì, rivelando Leandro con in mano una busta bianca e una tazza fumante di cappuccino.
“Ti ho portato la colazione.” Sorrise, poggiando tutto nel mio comodino.
“Grazie.” Sorrisi, afferrando al tazza ed iniziano a sorseggiarne il contenuto.
“Di nulla.” Rispose lui, sorridendo a sua volta. “Qui ci sono due cornetti, ho pensato che ti facesse piacere fare colazione come si deve per una volta.”
“Tu vuoi farmi ingrassare!” Gli dissi ridendo.
“Se per colpa di un cornetto si ingrassa allora mia moglie Carmen dovrebbe essere più o meno delle dimensioni di una balena, ne mangia due al giorno!” Scoppiò a ridere anche lui.
Già Carmen, sua moglie. Se solamente quella capra patagonica non si fosse intromessa fra di noi ora Antonella e Fabio avrebbero un padre ed una vera famiglia.
“Tutto apposto Bianca?” Mi chiese, vedendo che ero persa nei miei pensieri.
“Si, si, tranquillo.” Lo rassicurai, poggiando la tazza sul comodino, accanto ai cornetti.
“Di la verità, ti sto trattando come una principessa, non è vero?” Annuii, sorridendogli. Lui sorrise di rimando e rimase a fissarmi negli occhi. Rimanemmo in silenzio per un minuto che parve interminabile, aspettando l’uno la prima mossa dell’altro, poi fu Leandro a rompere il silenzio. “Io ora devo andare, torno tra poco, quando ho finito di sbrigare alcune faccende.” Si chinò per darmi un bacio sulla guancia. “A dopo, principessa.”
“A dopo Leandro.” Rimasi interdetta, con la mano poggiata sulla guancia paonazza. Lui mi fece l’occhiolino, ma prima che potesse chiudere la porta lo richiamai.
“Cosa c’è?” Mi chiese.
“Ti voglio bene Leandro.” Lui rimase impacciato, come sorpreso da questa mia dichiarazione, poi senza dire nulla chiuse la porta e se ne andò.
Mi buttai fra i cuscini, sospirando profondamente: ero stata una stupida, un’emerita stupida. Cosa pensavo? Che potevo fargli compassione? E che facendogli compassione avrebbe lasciato sua moglie e i suoi due figli per rimettersi con me? Dovevo smetterla di illudermi così tanto, avrei continuato a soffrire per tutta la vita e non era questo che volevo, infondo Leandro non era di certo l’unico uomo del mondo.
Scoppiai a piangere, nascondendo la testa fra le mani: ero sola, a cosa serviva continuare a vivere sapendo che avevo perso tutto, tutto se non i miei due bambini.
Leandro tornò pochi minuti dopo ed io stavo ancora piangendo, come una stupida. Lui mi si avvicinò con cautela, sedendosi accanto a me; con le dita mi alzò il viso, cosicché i nostri sguardi potevano incrociarsi, mi asciugò le lacrime e con quel suo tono gentile mi chiese cosa avessi.
“Nulla, stai tranquillo... sto bene.” Cercai di nascondergli tutto il mio dolore, limitandomi ad un semplice ‘sto bene’ ancora una volta.
“No Bianca.” Mi rispose convinto lui. “Non stai bene, e non dire stupidaggini.”
Io abbassai lo sguardo.
“Guarda che lo so che piangi tutte le notti.”
Mi morsi il labbro, come se ammettessi la mia colpevolezza.
“Prima di lasciare la clinica, ogni sera passo a salutarti; ti trovo sempre in lacrime e, devo ammetterlo, non ho mai avuto il coraggio di chiederti cosa avessi. Non credo che si limiti tutto ad una sofferenza fisica Bianca..”
“Perché non ti sei mai fermato?” Chiesi, quasi con un sussurro.
“Ho avuto paura.” Rispose secco lui.
“Paura di cosa?”
“Paura di conoscere il motivo per cui ti abbatti ogni giorno, forse anche perché suppongo di conoscere già quel motivo e allora ho paura di averne la conferma.” Ora era lui ad aver abbassato la testa, io gli presi il viso fra le mani e lo guardai negli occhi, con le lacrime che lentamente mi scorrevano lungo le guance.
“Leandro.. io..”
“Si?” Mi chiese lui, con il fiato mozzato. I nostri volti erano vicinissimi e potevamo chiaramente sentire l’uno il respiro dell’altra sulla propria pelle. Io agii d’impulso e lo baciai, mi sembrava di vivere un sogno. Lui all’inizio ricambiò il mio bacio, poi si staccò, improvvisamente.
“Avevi paura di questo tu, non è vero?”
Stava sudando freddo; si era tolto gli occhiali e li aveva messi nella taschina del camice.
“Dimmi la verità Leandro, era di questo che avevi paura!?” Avevo alzato il mio tono di voce.
“Si, si.” Rispose lui, passandosi una mano sulla fronte. “Avevo paura di questo.”
Io scossi la testa. E lui mi prese la mani fra le sue, sorridendomi debolmente.
“Mi sento una stupida.”
“No, non sei una stupida Bianca, non lo sei.” Mi carezzò la guancia con il dorso della mano.
“Perché deve essere tutto così difficile per me?”
“Non lo so, ma stai tranquilla.. presto tutto andrà meglio..”
Mi allontanai dal suo contatto, mordendomi il labbro.
“No Leandro, non può tornare tutto come prima...”
“Devi avere fiducia Bianca, non mollare mai. E sappi che per qualunque cosa io ci sarò, perché ti voglio bene..”
“No Leandro, non puoi dirmi così, mi faresti solo soffrire di più.”
“Perché?”
“Perché io ti amo.”
Rimase interdetto. Si alzò improvvisamente dal letto ed iniziò ad indietreggiare verso al porta. “Bianca, forse abbiamo fatto una sciocchezza.. io..” Balbettò.
“Ora capisci perché non può tornare tutto come prima?”
Lui annuì, poi con estrema rapidità aprì la porta e si catapultò fuori, lasciandomi da sola, o meglio, sola assieme alle mie lacrime.
 
 


POV Antonella
 
Ormai mi stavo integrando del tutto nel gruppo delle Popolari e la mia settimana ‘di prova’ era quasi scaduta, quindi fra poco avrei saputo se sarei potuta diventare un popolare a tutti gli effetti. Devo essere sincera che non mi trovavo affatto male con le ragazze, soprattutto con Giusy e Patty, anche se mi mancavano le mie Divine: la grinta di Luciana, la dolcezza di Caterina e, si, anche Pia mi mancava, mi mancava moltissimo. La mia storia con Bruno però procedeva a gonfie vele: ormai facevamo coppia fissa ed ogni giorno che passava sentivo di amarlo sempre di più. Anche la vita di Fabio sembrava aver preso un giusta piega: lui e Tamara erano fidanzati ufficialmente, mancava solamente di dare la splendida notizia a mia madre. Per quanto riguarda mia madre le cose non andavano affatto meglio: era sempre triste e i suoi occhi azzurri erano sempre coperti da un velo di tristezza. Con Leandro scambiava pochissime parole, facevano fatica a guardarsi negli occhi e quando doveva comunicarci qualcosa mandava sempre qualche altro dottore a farlo. Più o meno mi ero fatta un’idea di ciò che poteva essere successo, anche se ad ogni domanda mia mamma cambiava sempre argomento di discussione.
Volevo fare qualcosa per lei, per renderla felice e contavo sul fatto che fra pochi giorni sarebbe uscita dall’ospedale per organizzarle una festa: lei adorava le feste.
La voce di Ernesto che ci richiamava all’attenzione mi risvegliò dai miei pensieri.
“Forza, Popolari sul palco!” Disse, battendo le mani per incoraggiarci. La musica partì dopo poco e danzammo leggiadri sulle note di ‘Fiesta’, riscuotendo un consenso generale anche da parte dell’altro gruppo.
“Bene, complimenti ragazze.” Continuò il professore. “E sono contento che anche le Divine abbiano applaudito, questo finalmente dimostra che esiste un po’ di sportività fra i due gruppi. A proposito di sportività, voglio comunicarvi che fra una settimane si terrà una piccola gara qui alla Pretty Land che, attenzione, non riguarderà i singoli gruppi, ma bensì ognuno di voi. E’ una gara canora, dovrete portare un brano e la giuria eleggerà la voce migliore della scuola. Il brano non deve essere un brano vostro, sarebbe troppo facile; spaziate nell’immenso universo musicale per trovare la canzone adatta a voi e quando sarete sicuri di averla trovata, presentate l’iscrizione in presidenza  e buona fortuna!”
Fra di noi si levò un boato, seguito da un applauso, finchè la voce gracchiante di Babi non si distinse fra a folla.
“E’ ovvio che vincerò io, sono la migliore, the best!”
Ernesto alzò gli occhi al cielo, sconfortato.
 
All’intervallo ci riunimmo in cortile con le Popolari, discutendo sulla canzone da scegliere.
“Io porterò ‘Beautiful’ di Christina Aguilera.” Iniziò Patty. “Mi ci riconosco molto in quella canzone.” Noi annuimmo, tutte assieme.
“E tu Antonella?” Mi chiese Tamara.
“Si, tu cosa porterai?” Continuò Sol.
“In realtà non lo so ancora con precisione.. dovrei ragionarci su..” Dissi io, un po’ impacciata: in realtà non avevo minimamente desiderato l’idea di partecipare al concorso, non mi andava l’idea di mettermi contro Patty e sinceramente avevo ben altro a cui pensare in questo periodo.
“Dai ragazze, datele tempo per scegliere..” Disse Giusy, poggiandomi una mano sulla spalla.
“State scegliendo la canzone per la gara?” Gracchiò Babi, guardandoci con aria di superiorità, seguita da Wendy e Guadalupe.
“Si, hai qualche problema, strega?” Disse Giusy, fronteggiandola. Tutti i ragazzi iniziarono ad avvicinarsi: come potevano perdersi una scena del genere?!
“No, certo che no.” Continuò Babi, puntando l’indice contro di me. “Solo che la qui presente Antonella non credo abbia molto tempo per pensare alla gara.” Io la guardai accigliata. “.. sapete, con sua mamma che sta in ospedale e con tutti i problemi che le sono derivati da quell’ incidente.” Marcò quell’ultima parola con un tono quasi ironico, per sfida. Intanto si era levato un brusio attorno a noi, cosa che mi dava particolarmente fastidio. “Mi dispiace dear.” Ghignò. “Ah, ho delle foto qui sul cellulare in cui mostri tutta la tua fragilità. Ehy ragazzi, lo sapete? Anche Antonella piange, ho le foto esclusive!” Iniziò a ridere assieme a Wendy e Guadalupe.
“Cancellale subito.” Le intimai.
“Mi dispiace, ma sono già pubblicate sul giornalino della scuola.” Sorrise. “Babi uno, Antonella zero.”
Io ero furiosa: le saltai addosso con l’intento di prenderle il telefono e cancellare quelle foto e perché no,  avrei potuto anche vendicarmi di qualche suo dispetto.. finchè non finimmo entrambe in presidenza.
 


 
Angolo Autrice.


Ho aggiornatooooooo! AMATEMI. <3
No, innanzitutto volevo scusarmi ma per un piccolo incidente sono stata alcuni giorni in ospedale (sono caduta dal motorino, yee e.e, la cosa bella è che però ora non vado a scuola, lol) e quindi non ho potuto aggiornare çwç perdonatemi, vi pregoo ^^”
Allora, nel prossimo capitolo avremmo la gara e un momento molto romantico, ma sarà tutta una sorpresa u.u
Che ne dite di Bianca e Leandro? Io li shippo troppo dskfj
La canzone che ho pensato per Patty per la gara è ‘Beautiful’ di Christina Aguilera e secondo me è molto adatta alla sua storia, andatevi a leggere il testo tradotto, intanto sotto vi lascio il link della canzone così ve la ascoltate.
Un grazie immenso ai recensori e ai lettori, vi voglio taaaaanto bene, ve l’ho mai detto?
Niente, non aggiungo altro, al prossimo capitolo :***

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Capitolo 10
*** - X ***


Capitolo X
True love never dies.’
 




POV Leandro

 
La rivelazione che Bianca mi aveva fatto due giorni fa mi aveva totalmente sorpreso; ritenevo che quella donna fosse solamente un’opportunista e una bugiarda, ma in realtà era evidente che mi sbagliavo. Non sapevo come comportarmi nei suoi confronti,non riuscivo nemmeno a guardarla negli occhi per più di due secondi, figuriamoci a parlarle e spiegarle che sicuramente si era sbagliata, e che l’unico uomo della sua vita fosse Roberto.
Già, Roberto, che dopo essere tornato dalla Spagna ed essersi riappacificato con lei e con i ragazzi li aveva nuovamente abbandonati, accecato dagli affari e dalla possibilità di fare i soldi facili.
Non posso negare però che quella rivelazione mi aveva turbato e non poco: ero arrivato persino a chiedermi se fosse realmente Carmen la donna della mia vita.
Avevo comunque deciso di non illuderla, come mi aveva chiesto Antonella, non volevo che soffrisse per un amore platonico. Avrei però fatto di tutto per lei, glie lo avevo promesso, cercando di non farle mai mancare nulla.
Qualcuno bussò alla porta del mio studio, destandomi dai miei pensieri. Sussurrai un ‘avanti’ e vidi Esteban entrare e chiudersi la porta alle spalle. Si avvicinò alla scrivania e si sedette di fronte a me, porgendomi una cartellina color crema.
“Sono le lastre di Bianca, quelle che mi avevi chiesto.” Mi disse con voce piatta, io presi la cartellina ed iniziai a controllare. “E’ inutile che le guardi in quel mondo, lo sai anche tu..” Mi disse poi, sembrava dispiaciuto.
“Cosa, cosa dovrei sapere?”
“Leandro, ci sono pochissime probabilità che Bianca torni a camminare, non chiedermi il perché, non sono Dio..”
Rimasi sconvolto, chiusi la cartellina e la buttai sulla scrivania. “Com’è possibile? Sembrava che andasse tutto bene..”
“Lo so Leandro, lo so. Mi dispiace moltissimo e credimi, se ci fosse qualunque cosa da fare io sarei il primo a dirtelo..”
“Con questo vuoi dirmi che non si può fare nulla per lei?” Avevo improvvisamente assunto un tono secco e contrariato.
“Tu credi nei miracoli?” Mi rispose lui. “Beh allora, amico mio.. inizia a crederci se vuoi sperare che Bianca torni nuovamente a camminare.”
Io mi nascosi il viso fra le mani, scuotendo la testa. “Non è possibile.” Sussurravo a denti stretti.
“Ora dovresti solo dirglielo, vuoi che me ne occupi io?”
“No, no. Glie lo dirò io.”
“D’accordo, come vuoi. Ma fallo in fretta, potrebbe venirlo a scoprire, prima o poi.”
Annuii, osservando Esteban lasciare la stanza e chiudere rumorosamente la porta.
Mi buttai a peso morto sullo schienale della mia poltroncina: avrei dovuto riferire a Bianca una delle notizie più brutte della sua vita, si poteva benissimo ritenere una ‘mission impossible’.
 
Non so dove trovai il coraggio, ma dieci minuti dopo stavo già camminando per i corridoi della clinica, diretto alla stanza di Bianca. Ma prima di bussare mi trattenni, come frenato da una forza invisibile: come avrebbe reagito lei? Scossi la testa, scacciando i brutti pensieri: avrebbe accettato la cosa, forse ci avrebbe messo parecchio tempo, ma non avrebbe sicuramente commesso gesti estremi, non ne avrebbe avuto il coraggio.
Bussai, ma non mi rispose nessuno.
Bussai, una seconda volta, ma non udii nuovamente alcuna risposta.
Allora decisi di entrare: la trovai riversa a terra, in lacrime; si era alzata dal letto ed evidentemente aveva tentato di muovere qualche passo, invano. Mi chinai su di lei, scuotendola. Lei appena mi vide mi abbracciò ed io la lasciai fare: in un momento come questo non c’era tempo di ripensare a ciò che era successo qualche giorno prima.
“Leandro, Leandro.” Sussurrò fra i singhiozzi.
“Bianca, stai tranquilla. Tranquilla.” La strinsi forte a me, cercando di calmarla.
“Leandro non posso camminare, non ci riesco.” Mi venne un nodo alla gola, cosa avrei dovuto risponderle?
“Bianca.. è.. normale..” Balbettai.
“No, non è normale, non lo è!”
“Si, è solamente una cosa momentanea.. poi vedrai che..” Cercai di calmarla, ma mi arrivò uno schiaffo in pieno viso. Mi portai la mano alla guancia dolorante, guardandola stupito.
“Tu mi dici sempre così! Anche una settimana fa era una cosa momentanea, anche quando mi sono risvegliata mi hai detto che era una cose momentanea! Leandro, non sono stupida, forse non capirò nulla di medicina ma non sono stupida!”
La situazione era giunta al limite, alla fine non riuscii a contenermi e le sputai addosso tutta la verità, come fosse veleno.  “Bianca tu non tornerai mai più a camminare, mai più!”
Lei mi guardò con uno sguardo vitreo, sbattendo ripetutamente le palpebre. “Cosa.. cosa hai detto?”
Mi pentii subito di quel gesto così impulsivo e sconsiderato. “Bianca, perdonami.. non volevo.. non volevo che lo venissi a sapere così.”
Scoppiò nuovamente a piangere, e quando provai ad accarezzarla per calmarla, lei si scansò subito.
“Vattene Leandro, vattene.” Mi disse, con la voce rotta dalle lacrime. “Non voglio che tu mi veda così schifosamente fragile. Vattene ti prego.”
“No, io non me ne vado. Non ti lascerò mai più da sola Bianca, mai più.”
“Ti ho detto di andartene!” Si nascose il viso fra le mani, piangendo. Io la presi in braccio senza dirle nulla e lei non oppose nessuna resistenza. La misi a sedere sul letto e mi sedetti accanto a lei, stringendola a me. “Ce la farai Bianca, vedrai. Anzi, ce la faremo assieme, te lo prometto.”
Lei sembrò calmarsi e si staccò dal mio abbraccio. “No, io ce la farò da sola, come ho sempre fatto. Tu hai una famiglia, non voglio che Carmen cresca due figli da sola, come ho fatto io. Non lo augurerei a nessuno, nemmeno a quella balena di tua moglie. Quindi ora vattene, ti prego, non rendere tutto più difficile.”
“So quello che tu provi per me Bianca, ma ciò non vuol dire che io e te non possiamo essere due buoni amici. Io ti aiuterò e ti starò vicino, voglio che tu sia felice..”
“Non ho mai creduto nell’amicizia fra un uomo ed una donna, ci faremmo solamente del male.”
“Correremo il rischio.”
“Certo, tanto non sei tu quello che poi ci sta male.”
“Io ci sto male a vederti così.”
“Non voglio essere compatita da nessuno,  specialmente da te.”
“Non ti sto compatendo, mi dispiace solamente per te.”
Lei sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
“Senti Bianca, sai che fra di noi non potrà mai esserci nulla, ma ti prego.. accetta l’aiuto di qualcuno, non puoi sempre fare tutto da sola.. potresti cercare Roberto..”
Mi pentii subito di quello che dissi, come potevo essere così insensibile ed egoista?
“Roberto? Dannazione, hai uno spiccato senso dell’umorismo tu, non è vero?! Io andrò avanti da sola, come ho sempre fatto. Ti ho già detto che non voglio essere compatita da nessuno, specialmente da voi uomini.”
Io le presi il viso fra le mani, accarezzandogli le guance rosee con i pollici. “Ehy, calmati Bianca. Non ti fa bene agitarti così.”
Lei mi cinse il collo con le mani e mi baciò, di nuovo. Io mi staccai subito, allontanandola da me.
“Vedi che avevo ragione?” Scosse la testa. “Io voglio te come compagno e tu vuoi me solamente come amica. Le cose non potranno mai funzionare fra di noi.”
Dovevo ammettere che aveva ragione e senza dirle nulla mi alzai dal letto e mi diressi alla porta.
“Non provare più ad alzarti da sola o a fare qualche gesto sconsiderato.” Le ordinai. “Placa il tuo spirito ribelle Bianca, il mondo è pieno di uomini. E stai tranquilla che, se continuerai ad avere questo caratteraccio,  saranno in pochi quelli che ti compatiranno.” Chiusi la porta con forza ed una volta fuori tirai un profondo sospiro. Perché, perché ero così impulsivo? La stavo facendo soffrire e me ne rendevo conto, ma in sua presenza riuscivo solo a comportarmi come uno stupido: che forse mi stavo realmente innamorando?


 
POV Antonella
 

Anche io e Fabio, una volta usciti da scuola, ricevemmo al cattiva notizia. Venne Leandro a casa nostra a dircelo di persona. Fabio era devastato, come se gli fosse caduto il mondo addosso. Io cercai di mantenere un po’ di contegno, ma una volta che Leandro se ne fu andato mi lasciai andare anche io.
“Perché?! Perché devono succedere tutte a noi!?” Urlava mio fratello, prendendo a pugni uno dei cuscini del divano.
“Non lo so Fabio, non lo so.” Dissi io, con lo sguardo perso nel vuoto.
Lui scosse la testa. “Io vado a trovare mamma, sarà devastata e forse la presenza di qualcuno che le vuole bene la farà stare meglio.”
“D’accordo, io ti raggiungo fra un po’, prima devo fare una cosa.”
“Ok, ci vediamo dopo, in clinica.” Prese il casco e le chiavi del motorino e poco dopo lo sentii partire.
Io mi diressi a piedi verso la chiesa del paese, quella dove si erano sposati Carmen e Leandro.
La chiesa era deserta, illuminata dalla luce che filtrava attraverso le grandi vetrate. Percorsi lentamente la navata, arrivando all’altare ed accendendo una candela, inginocchiandomi poi a terra. “Ti prego, ti prego fai che mia mamma torni a stare bene, fa che sia felice e che non abbia alcune preoccupazioni. Ti prometto che non canterò mai più, rinuncio definitivamente alla mia carriera e a ciò che più mi piace fare nella vita, ma voglio che mia mamma sia felice.” Feci il segno della croce e me ne andai, respirando ancora una volta quell’aria che profumava di incenso e candele.
Arrivata in ospedale trovai Fabio e mia madre abbracciati. Sembravano così fragili e vulnerabili assieme, stretti l’uno all’altra. Bussai e loro due si voltarono verso di me, sorridendomi.
Pulcino mio, ci sei anche tu..” Mia mamma sorrideva, era bellissimo vederla sorridere. Mi avvicinai a lei e a Fabio e li abbracciai, trattenendo a stento le lacrime.
“Vi voglio bene, siete la mai famiglie e non potrei mai vivere senza di voi.” Rimanemmo abbracciati per più di un minuto, poi Fabio si congedò, dicendoci che aveva un appuntamento con Tamara e che non poteva di certo mancare. Lo ‘lasciammo andare’, ed io mi sedetti al posto suo, stringendo le mani di mamma.
“Ho saputo la notizia.. mi dispiace tantissimo..” Lei mi zittì, accarezzandomi i capelli.
“Non voglio parlarne, mi renderebbe ancora più difficile accettare questa situazione. Parlami di te, più che altro, come va la scuola?”
Io sbuffai, sorridendole debolmente. “Diciamo che va più o meno da schifo.” Lei mi guardò apprensiva. “ Babi è odiosa e non perde occasione di punzecchiarmi.. ma per il resto.. bene.”
“E con Bruno?”
Appena nominò quel nome il mio volto si illuminò. “Va benissimo. Io lo amo, lui mi ama.. sembriamo fatti l’uno per l’altra.” Lei sorrise, anche se mi sembrò che dietro a quel sorriso celasse una profonda malinconia.
“Fabio mi ha detto del concorso canoro, parteciperai non è vero?”
Io mi rabbuiai, ricordandomi della promessa fatta e scossi la testa.
“Perché no?” Era dispiaciuta.
“Ho fato una promessa..”
“Che promessa?”
Respirai profondamente. “Non posso dirtelo.”
“Come mai? Sono tua mamma, non dovresti avere segreti con me.”
Mi morsi il labbro. “Ho promesso che avrei smesso di cantare in cambio della tua guarigione..”
Lei mi guardò con una faccia sorpresa, poi mi abbracciò dolcemente. “Pulcino mio, ti ringrazio tantissimo, ma sappi che l’unica cosa che io desidero è vederti cantare. Non mi importa di tornare a camminare o essere nuovamente felice, mi importa solamente della vostra felicità, tua e di Fabio. Quindi, ti prego, partecipa a quella gara e sali su quel palco, anche se io non potrò esserci so che tu canterai meglio di chiunque altro..”
Ricambiai il suo abbraccio, in lacrime. “Grazie mamma, grazie mille…”
“Di nulla Pulcino mio, di nulla.”
Ti voglio bene mamma.”
“Anche io te ne voglio Anto, non puoi nemmeno immaginare.”
Ci staccammo, sorridendoci a vicenda.
“Ora so anche che canzone cantare.”
“Quale?” Mi chiese lei, curiosa.
“Quella che mi cantavi sempre tu da bambina, ti ricordi?”
Le si illuminò il volto. “Stai dicendo ‘Total eclipse of the heart’?”
“Si, quella. La canterò e la dedicherò a te.” Sorrisi. “Come potrei vivere senza di te? Ti voglio bene mamma, anche se te lo dico pochissime volte, ma ti voglio bene.”
Si commosse e mi abbracciò nuovamente, non mi ero mai sentita così amata come in quel momento.



 
Angolo Autrice.

Tatatataaaaa, ho finalmente aggiornato! *applausi*
Volevo scusarmi per averci messo così tanto tempo ma mi sono messa a buttare giù qualcosa per la mia nuova ff, di cui ho appena pubblicato il primo capitolo: si chiama ‘Il futuro che sarà?” sempre su ‘Il mondo do Patty’. Vi prego, se non avete nulla da fare, andatevela a leggere e lasciatemi una little recensione(?) mi farebbe taaanto piacere <3
Comunque, tornando a noi. Questo capitolo è buttato giù così, sono sincera. Il bello arriverà nel prossimo, diciamo che questo è solo un capitolo di passaggio.
La canzone che Antonella canterà è ‘Total eclipse of the heart’ di Bonnie Tyler. Giuro che se non la conoscete vi sparo. HAHAHA *prende il fucile*
Ma no, non sarei mai capace di farlo, vi voglio troppo bene, comunque per chi non la conoscesse ecco il link da youtube: https://www.youtube.com/watch?v=ykexpgHrTkI
Grazie ancora a tutti i miei lettori e recensori, ve quiero mucho. :**
Alla prossima, chicas.
 

 
 
 

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Capitolo 11
*** - XI ***


Capitolo XI
True love never dies.’




 
 
POV Antonella


‘Ok Antonella, stai calma.. respira.’ Continuavo a ripetere fra me e me, mentre ero seduta davanti ad uno specchio circondato da lucine sistemato nell’ufficio della preside –si, quando alla Pretty Land si svolgeva una qualche competizione la presidenza veniva sempre utilizzata come camerino- mentre facevo lunghi e profondi respiri.
In quel momento entrarono Caterina, Pia e Luciana.
“Darling!” Urlarono in coro, facendomi sobbalzare.
“Ah, siete voi!” Mi voltai verso di loro. “Mi avete fatto prendere un infarto!” Mi portai una manco al cuore con aria tragica.
“Anto, senti.. anche se non sei più una Divina noi volevamo comunque augurarti buona fortuna.” Disse Pia, torturandosi le mani.
“Già..” Continuò Caterina. “Sali su quel palco e fagli vedere chi sei!”
“Grazie ragazze..” Corsi ad abbracciarle. “Non so come farei senza di voi.”
Loro mi sorrisero. “E noi come faremo senza di te?!” Scoppiammo a ridere.
“In bocca al lupo, Anto the best!” Mi disse Luciana, prima che tutte e tre sparissero dietro alla porta.
 
“Anto è il tuo turno!” Mi disse Matias, facendo capolino dalla porta.
“Sono pronta, quasi..” Urlai, finendo di passarmi la cipria: indossavo un vestitino azzurro, con la gonna in tulle –come piaceva a me- e i capelli erano raccolti in una treccia che poggiava sulla spalla destra: ero semplicemente divina!
Salii titubante sul palco, avevo gli occhi di tutti puntati addosso! Inizialmente mi sentii a disagio, anche se io, con il lavoro che facevo, dovevo essere più che abituata ad essere al centro dell’attenzione, poi scrutai attentamente il pubblico: c’erano Fabio, Bruno, zio Fito, zia Soccorro, le mie Popolari e le mie Divine e anche Leandro, seduto accanto a sua moglie Carmen. C’erano tutti tranne che mia madre e mio padre.
Sentii la voce di Ines presentare il brano che avrei dovuto cantare e, dopo un applauso generale, iniziò a diffondersi nell’aria una melodia lenta e leggera.

Turn around, Every now and then I get a little bit lonely and you're never coming round 
Turn around, Every now and then I get a little bit tired of listening to the sound of my tears 
Turn around, Every now and then I get a little bit nervous that the best of all the years have gone by
 

Avevo gli occhi lucidi e le mie mani, che stringevano l’asta del microfono tramavano.
 
And I need you now tonight 
And I need you more than ever 
And if you only hold me tight 
We'll be holding on forever 
And we'll only be making it right 
Cause we'll never be wrong together 
We can take it to the end of the line 
Your love is like a shadow on me all of the time 
 
Sentivo la gente applaudire, ma continuavo a tenere gli occhi chiusi, cercando di ricacciare in dentro le lacrime. Quando la canzone finì finalmente riaprii gli occhi e vidi il pubblico in piedi, che mi applaudiva. Bruno era appena sotto il palco e nelle sue labbra lessi chiaramente un ‘bravissima amore’. Mi sentivo orgogliosa e soddisfatta, feci un grande respiro e poi un inchino, ringraziando tutti quanti. Se mio padre e mia madre fossero stati qui sarebbero stati sicuramente orgogliosi di me, del loro pulcino. Dedicai questa canzone anche a loro, al loro amore impossibile, costruito solo su tradimenti e bugie; speravo tanto potessero tornare insieme, ma con il passare del tempo avevo aperto gli occhi ed ero riuscita a guardare in faccia la realtà, capendo che mia madre e mio padre erano troppo egoisti ed orgogliosi per perdonarsi a vicenda e con il loro egoismo avevano mandato in frantumi una famiglia.
Quando tornai ‘dietro le quinte’ trovai il mio principe azzurro che mi aspettava, con in mano un mazzo di rose blu.
“Amore mio, sei stata bravissima!”
Gli circondai il collo con le braccia, poggiando le mie labbra sulle sue.
“E tu sei dolcissimo.” Gli sorrisi, passandogli una mano fra i capelli e scompigliandoglieli.
 
“E’ ora di dare il verdetto finale!” Esordì Ines, salendo sul palco seguita da Germano e da Ernesto. “Seppur i membri della giuria hanno ammesso di trovarsi tutti in seria difficoltà nella scelta del vincitore, alla fine è emerso un solo verdetto concorde a tutti quanti..” Germano le porse una busta che lei aprì cautamente, estraendone un cartoncino rosa.
Accanto a me c’era Patty, con le dita incrociate e lo sguardo sognante, mentre un poco più giù vi era Babi, con la classica espressione di quella che era sicura di vincere; e pensare che fino ad un anno fa anche io ero così!
“Il vincitore della sfida è..” Nella sala regnava un silenzio tombale, io chiusi gli occhi. “Antonella!” Urlò al microfono Ines, poi la sua voce venne sommersa dagli applausi.
Non potevo credere alle mie orecchie, feci un’espressione sorpresa, mentre Patty e le Popolari correvano ad abbracciarmi. Salirono sul palco con me, dove Ines mi consegnò il premio.
“Brava tesoro, te lo sei proprio meritato!” Disse con soddisfazione. “C’è del talento vero in te.”
Sorrisi, ringraziandola.
Babi era rimasta dietro le quinte, con un’espressione imbronciata e la faccia livida di rabbia.
“Dedico questo premio innanzitutto al mio amore, Bruno, che mi è sempre stato vicino, poi alle Popolari e alle Divine, in particolar modo alla mia migliore amica Patty, che mi supporta sempre e mi incoraggia a non mollare mai e poi alla mia famiglia, che spero un giorno possa tornare unita come un tempo.” Avevo gli occhi lucidi, mentre venivo sommersa dagli applausi del pubblico.
Uscita dalla scuola Fabio corse ad abbracciarmi. “Grandissima sorellina, non ostante tutto sei sempre la migliore!” Gli sorrisi, mollandogli il premio. “Sappi che io sono ‘Antonella the Best!’” Ed entrambe scoppiammo in una fragorosa risata.
“Propongo di andare a festeggiare!” Esordì Bruno, spuntando all’improvviso e cingendomi la vita con le braccia. Io e Fabio annuimmo e, saliti in macchina, ci dirigemmo verso uno dei bar più ‘Inn’ della città.
 
 



POV Bianca


Spensi la televisione con aria annoiata, buttando il telecomando sul letto; volevo andarmene al più presto da quel postaccio, dove non facevano altro che arrivarmi cattive notizie, una dietro all’altra. Poggiai la testa sui cuscini, sospirando profondamente e chiudendo gli occhi, cercando di trovare un po’ di pace. Ovviamente, però, è impossibile avere qualche minuto di pura tranquillità, perché come feci per chiudere gli occhi qualcuno bussò alla porta.
“Avanti.” Dissi, con tonto infastidito.
“Scusa se ti disturbo..” Era Leandro, con in mano due sacchetti di carta. Evidentemente era venuto a scusarsi per quello che era successo il giorno prima. Gli sorrisi svogliatamente, senza dargli troppe attenzioni. “Volevo dirti che Antonella ha vinto la gara canora a scuola..” Il mio viso si illuminò, finalmente una buona notizia!
“E’ meraviglioso!” Esclamai. “Sapevo che il mio pulcino ce l’avrebbe fatta!” Ero così felice per lei che trattenevo a stento le lacrime.
“Quindi..” Continuò lui. “Ho pensato di festeggiare..” Dalle buste tirò fuori una bottiglia di Champagne, con tanto di bicchieri, ed un vassoio stracolmo di pasticcini di ogni genere.
Mi portai le mani davanti alla bocca, sorpresa da quel suo gesto. “Tu sei completamente pazzo! Carmen lo sa?”
“Carmen sa che faccio il turno di notte all’ospedale, quindi è tutto apposto.”
Scossi la testa, sorridendo. Lui stappò lo champagne e lo versò nei bicchieri, porgendomene uno, poi alzò il suo bicchiere in aria. “Brindiamo?”
“A cosa?”
“A noi due.”
“A noi due?”
“Si, perché no?! Non credo ci sia nulla di male..”
“D’accordo.. brindiamo a noi due..”
Facemmo sfiorare i calici di vetro che emisero un lieve tintinnio e poi bevemmo tutto lo champagne, tutto d’un fiato.
“E ora ho anche i pasticcini.”
“Tu vuoi farmi diventare grassa, ammettilo!”
“Anche se diventassi grassa saresti bellissima.” Mi sorrise, porgendomi il vassoio. Io arrossii, presi un pasticcino alla frutta e gli diedi un morso, era buonissimo.
“Una domanda..” Mi disse lui, con aria seria.
“Si?”
“La canzone che oggi ha cantato Antonella, ammettilo, glie l’hai consigliata tu..”
“In un certo senso, perché?”
“La prima volta che venisti a casa mia, quando stavamo assieme, tu suonasti e cantasti quella canzone al pianoforte, dedicandomela.”
Improvvisamente mi tornò tutto in mente: era sera, eravamo appena tornati da una cena ed io mi sedetti al piano, iniziando a suonare le prima note di quella canzone. Leandro mi fece i complimenti e mi invitò a suonarla per intero, dedicandogliela, lui poi avrebbe fatto lo stesso con me. Era uno dei ricordi più belli che avevo e mi si strinse il cuore al solo pensiero di averlo dimenticato.
“Ora ricordi?”
Io ero paonazza in viso e, sorridendo dolcemente, annuii.
Mi versò un altro po’ di spumante, poi fece lo stesso per se. “Allora direi di brindare a noi due e alla nostra canzone.” Levò il calice in aria e feci la stessa cosa.
Finito di bere anche il secondo bicchiere lui mi sorrise, prima di prendermi improvvisamente in braccio e di portarmi nel terrazzo della mia stanza, da dove si vedeva tutto il giardino posteriore dell’ospedale. Rimasi senza parole: Sullo sfondo vi era Buenos Aires, completamente illuminata, mentre se si guardava un po’ più in basso si scorgeva gente stretta mano nella mano che passeggiava.
“E’ bellissimo.” Sussurrai, stringendomi al suo collo per paura di cadere.
“Non aver paura..” Mi rassicurò lui, mettendomi a sedere su una sedia. “Ora sei più tranquilla?”
Annuii, poi gli accarezzai una guancia con il dorso della mano. “Perché fai tutto questo per me?”
“Perché ho capito che infondo c’è qualcosa che mi lega a te, ed è qualcosa di più forte di una semplice amicizia..”
Mi brillarono gli occhi. “Ma non è amore..”
“Non lo so, ma voglio assolutamente scoprirlo.” Si avvicinò lievemente a me e poggiò le sue labbra sulle mie. Ci baciammo a lungo, fino a che non ci staccammo, guardandoci reciprocamente negli occhi.
“Stiamo commettendo una sciocchezza..” Lui mi fece cenno di stare in silenzio, accarezzandomi i capelli.
“Non mi ero mai accorto che sotto a quell’oca bionda ossigenata e dai comportamenti stupidi si nascondesse una persona così fragile e delicata, e non sai quanto me ne pento..”
Gli sorrisi, poi fui io a baciarlo e lui ricambiò.
“Spero che tutto questo non sia un sogno, e anche se lo sia desidero non svegliarmi mai più.”
 
 
 

 
Angolo Autrice.

Eccomi qua con un nuovo capitolo u.u Non è romantico? Aww
Il prossimo vi prometto che sarà totalmente Brunella, visto che è da molto che non parlo più di loro v.v
Non sproloquio troppo che mia sorella vuole il pc, ergo, buonanotte ragazzi, un beso :*

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