The killer who took anway the parents

di maty345
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** Semplicemente nulla ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** prologo ***


The killer who took anway the parents

 
Prologo
 
 
Una donna di all’incirca vent’anni corre con passo deciso per le strade di Toronto, con una bimba in fasce tra le braccia.
La ventenne ha un forte dolore alla pancia, che stritola con una mano.
Ma deve andare avanti. Non può assolutamente permettere che sua figlia, la luce dei suoi occhi, venga accudita da suo marito, un criminale.
E’ notte fonda, il cielo è coperto da nuvoloni grigi e cupi, con molte probabilità si metterà a piovere. Il vento soffia leggero, provocando un debole fruscio tra i cespugli.  Alla giovane le spuntano le lacrime agli occhi. E’ arrivata.
Davanti a lei sorge un immenso orfanotrofio. Con decisone sale sui gradini che la conducono al portone, e poi, con le lacrime che le solcano le guance, appoggia la neonata sul portico. Con mani tremanti estrae dalla tasca del giubbotto un pezzo di carta color ciclamino.  “Non è proprio il colore adatto, ma adesso non importa” pensa la madre della bambina, conosciuta per essere una grande perfettina. Con il poco tempo che ha disposizione, afferra una penna dalla borsa e scrive sulla carta una dedica alla sua adorabile figliola. Marca bene sulla frase “LEGGILA QuaNDO COMPI  DICIOTTO ANNI”. Piega bene la lettera, e la infila nella coperta che riscalda la piccina. Posa le labbra sulla fronte di quest’ultima e le sussurra:
-Ti voglio tanto bene-
Dopodiché, in fretta e furia, suona il campanello della casa famiglia e corre come un fulmine a nascondersi.
La porta si apre, e da essa ne esce una donna di quarant’anni, con dei sinuosi capelli biondi raccolti in una coda. A vedere la bambina, la quarantenne caccia un urletto. Raccoglie la bambina dalla soglia, e si guarda intorno, sperando di vedere i genitori e così chiarire meglio le cose. Ma nessuno, né uomo, né donna la signora vede, in quel preciso istante. Stringe le spalle, e con molta calma rientra nell’orfanotrofio.
La ventenne tira un sospiro di sollievo. La sua massima priorità è stat svolta. Si guarda il profondo taglio sullo stomaco, pensando a come curarlo.
-Stephanie! Dove sei!-
La ventenne rabbrividisce a quel nome. “E’ lui!” pensa.
Inizia a correre, sperando che non la vedesse.
Troppo tardi.
Con uno scatto improvviso il ragazzo di appena ventun anni scaraventa un tempo amata donna per terra.
La sua mano destra è sporca di un colore rossastro, ma a questo dettaglio non ci conta molto.
E’ più preoccupata per il minaccioso coltello da cucina che stringe nella mano.
-Ti prego Derek… Non farlo!-
-Non lo farò se tu mi dici dove hai nascosto tua figlia… mi correggo, nostra figlia.-
-NO! Non permetterò che Courtney cresca insieme ad un assassino!-
Ringhia la giovane, alquanto incavolata.
Il ragazzaccio la guarda in cagnesco, e con un ghigno aggiunge:
-Non mi lasci altra scelta…-
Impugna con forza e decisone il coltello e lo infilza nel petto abbronzato di Stephanie.
La ragazza urla, geme di dolore, ma nessuno viene a soccorrerla.
Tutti conoscono la fama di quel killer, e sanno che se tentano di mandarlo in prigione rischiano di rimanere in serio pericolo.
Un botto di sangue esce dal corpo ormai morto della giovane, sporcando il terreno.
-Mi spiace. Ma è per il mio bene- aggiunge, prima di scappare via dalla vittima.
Intanto, nell’orfanotrofio, la donna dai capelli biondi porta la piccola Courtney in una camera, quella per i bambini dai zero ai tre anni.
La deposita delicatamente in una delle tante culle, e poi, silenziosamente, se ne va.
Nella stanza regnava il caos più totale, bambini che piangevano, lagnavano, stridulavano per qualche pazza ragione, soprattutto due neonati della stessa età di Courtney.
Il primo, affiancato di fianco alla culla di Courtney, sembra che stia facendo gara di chi urli più forte con la neonata che ha di fianco. Uno di origine spagnole dagl’occhi verdi, e l’altra di origini asiatiche da sinuosi capelli corvini. Si lanciano sfrecciatine, sguardi bruschi.
Cosa a cui Courtney rimane inerme. Semplicemente inerme.
 
Di tutto.
per ora...


Dedicata a Gnammy che mi ha salutato nel profilo e che mi dice che mi faccio amare. Ragazzi, nessuno di solito mi ama così! <3

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Capitolo 2
*** Semplicemente nulla ***


18 anni dopo e tre settimane prima....


Un raggio di sole mi colpisce in pieno viso.
 Le mie mani automaticamente cercano di scansare quella fonte di luce fastidiosa, come se fosse possibile. 
Apro delicatamente un occhio dopo l'altro, mi alzo dal materasso pieno di molle arrugginite e mi ci si siedo. 
Strofino gl'occhi con il dorso delle mani, e emetto un forte sbadiglio.
Guardo verso la finestra e vedo che Heather ha per l'ennesima volta ha dimenticato di abbassare le tapparelle.
<< Heather! Hai scordato ancora una volta di abbassare le tapparelle! >> urlo, ma credo che non mi abbia sentito.
Mi alzo dal letto malandato bruscamente, facendolo schricchiolare.
Prendo il cuscino di stoffa e glielo butto in pieno viso.
<< Courtney! Sei impazzita? >>
<< No! Tu al massimo! Ti sei dimenicata di abbassare le tapparelle! >>
La ragazza asiatica toglie il mio guanciale buttandolo per terra, guardando la finestra.
<< Potevi farlo tu! >>
<< Lo faccio sempre IO! Ti chiedo troppo? Ah, guarda lasciamo stare, che oggi è il mio compleanno e non voglio litigare... >>
sembra guardarmi con stupore, per poi aggiungere:
<< Quindi adesso hai diciottanni?... Sei maggiorenne? >>
<< Esattamente! Significa che posso uscire fuori da qui! >>
dico con aria di superiorità, credo di essere una delle prime ragazze che va a visitare da sola il mondo esterno, quest'anno.
Finalmete... Ho aspettato un periodo che sembra lunghissimo, ed ora posso uscire da qui...
<< Beata te! Io e Al possiamo andarcene solo tra tre settimane... >>
Alejandro ed Heather sono i miei unici amici. 
Per quanto ne so, li conosco da sempre. 
Sono stati gl'unici soppravvisuti di un palazzo in fiamme, e poi, son stati portati qui.
dato che non sapevano quando fossero nati, il loro compleanno viene celebrato nello stesso giorno dell'incidente.
Secondo quello che dice Suzanne, la nostra istruttrice, anche io dovrei fare il compleanno insieme al loro, essendo arrivata all'orfanotrofio la stessa giornata. 
Ma possedevano abbastanza informazioni sul mio conto, quindi sanno che son nata oggi.
Sposto una ciocca ribelle dietro il mio orecchio, odio avere i capelli in disordine.
<< A be'... andiamo a fare colazione? >>
Aggiungo, dopo un momento di silenzio.
<< Se la chiami così... >> dice ridendo.
Faccio una breve corsetta verso l'armadio che divido con Heather, lo apro, e afferro la prima divisa che vedo.
Tanto, son tutte uguali.
Una divisa rossa per i maschi, e una bianca per le femmine.
Me la metto in quattro e quattrotto, infilo delle scarpe lucide nere e mi pettino i capelli con le dita.
Dopo essermi liberata di tutti i nodi, mi sistemo i vestiti che indosso ed esco dalla mia camera.
Dopo qualche secondo esce anche Heather, con la stessa uniforme squallida biancastra.
<< Andiamo? >>
Mi dice la mia compagna di stanza, sbadigliando.
annuisco con la testa, e ci incamminiamo lentamente nella sala mensa.
***
<< Purè di carote >>
Mi esclama l'addetta alla mensa, versandomi dentro il piatto una brodaglia semiliquida.
Ma dico, ci son modi e modi!
Oggi non è giornata.
Prima il risveglio brusco da parte di Courtney, e poi anche lei?
Appena son maggiorenne, via da qui con effetto immediato!
Arriccio il naso disgustata, e vado ad occupare un tavolo.
Mi siedo su una sedia malfunzionante, e cerco di ingurgitare quella cosa che ho nel piatto,
Le carote galleggiano su un mare puzzolente di melma marrone, redendo il piatto più schifoso.
<< Bleah >> mi lascio sfuggire.
Con il cucchiaio prendo una manciata di "purè", e con lentezza me lo ficco in bocca.
La prima parola che mi viene in mente: Vomito.
Ed è quel che sta per succedere, me lo sento.
Non faccio in tempo a finire una cucchiaiata che vomito il contenuto nel piatto.
<< Querida, fa proprio così schifo? >>
Alzo il volto e lo vedo.
Alejandro è in piedi, di fianco a me, che mi guarda con un ghigno al volto.
<< Non sai quanto >>
dico fredda, lanciandoli una stilettata.
<< Siamo acidi a prima mattina è? >>
borbotta Courtney, camminando verso il nostro tavolo con un vassoio in mano.
<< Be', non è una novità. >>
finisce, per poi sedersi di fianco a me.
Con terrore guarda la "colazione" che ha nel piatto.
<< Si potrà avanzare? >>
Mi dice con uno sguardo deplorevole, rivolta a me e ad Ale.
<< No, altrimenti Rosy comincia le sue lamentele sui bambini del terzo mondo ecc. ecc... >> sbotta Ale, sedendosi al nostro tavolo.
Rosy è la nostra addetta in cucina. E' lei che cucina quelle che definisce "prelibatezze". Tutti odiano i suoi espirimenti, perchè non portano mai a nulla di buono.
<< E non possiamo spedire questa cosa hai bambini del terzo mondo? >>
Alejandro mi rivolge un sorriso più imile ad un ghigno, e mi risponde:
<< Sarebbe un atto di bontà e questa parola non ti si addice molto, chica >>
Sbuffo di rabbia, mentre Courtney sghignazza.
<< Che hai da guardare? >>
<< Niente... E' meglio che non dica niente >>
passano minuti interminabili, tutti siamo concentrati sul nostro pasto.
E' vero che è l'unica fonte di nutrizione che abbiamo, ma è veramente immangiabile!
Preferisco mangiare della carta da disegno!
Inoltre, questa roba si muove!
E' veramente troppo!
Mi alzo di scatto, facendo muovere di qualche centimetro il tavolo, e, senza farmi vedere, butto nel cestino il purè.
<< Bye- bye! >>
Sussuro, poi con soddisfazione, mi risiedo al mio tavolo.
Mi guardano perplessi, nessun orfano butterebbe del cibo nella spazzatura.
Do una gomitata a Courtney e gli sussurro:
<< Cambia argomento! >>
<< Emh... Ale, lo sapevi che oggi è il mio compleanno? >>
<< Davvero? Maggiorenne? >>
Con la superiorità di prima incrocia le braccia e aggiunge:
<< Si. Esatto. Uscirò proprio adess... >>
I microfoni s'attivano, la voce squillante di Suzanne riempie tutta la mensa.
Tossisce un paio di volte ed esclama:
<< Courtney Barlow nel mio ufficio! >>
Squadro con aria perplessa la mia compagna, e le sussuro:
<< Che hai fatto? >>
<< Non lo so >>
Con delicatezza l'ispanica si alza dalla sedia, si strofina i vestiti, e si dirige nell'ufficio di Suzanne.

 
***
Busso un paio di volte alla porta della mia istruttrice.
Come mi aveva chiesto son venuta da lei.
Aspetto per una manciata di secondi la sua risposta, e ricevo un sonoro cinguettio.
<< Avanti! >> 
metto la mano sul pomello d'oro e lo giro a destra, permettendomi di entrare.
la donna bionda è seduta sulla sua poltrona nera, con le gambe incrociate e le braccia appoggiate sulla cattedra.
Mi avicino piano piano a Suzanne.
Non ho mai fatto nulla di sbagliato. So di aver rispettato sempre le regole.
E allora perchè son qui?
<< Siediti, cara >>
mi dice la donna.
Con lentezza mi siedo sulla sedia arruginita e aspetto un eventuale punizione.
Cerco di non farlo notare con la mia espressione, ma sono preoccupata.
Suzanne apre un cassetto della scrivania e cerca tra i documenti cartacei un determinato oggetto.
<< Ho fatto qualcosa di sagliato? >>
Afferra una busta piena di muffa e me la consegna tra le mani.
<< No Courtney, assolutamente nulla. Vorrei solo che aprissi questa busta >>
La squadro per benino, e poi, con decisone apro la busta piena di muffa.
Dentro c'è una lettera, un po' stropicciata, ma leggibile:

" Cara Courtney, sei stai leggendo questa lettera vuol dire che hai compiuto 18 anni.
Auguri bamibina mia!
Sono tua madre, Stephenie Hamilton, e ti dico che sono morta.
Ne sono più che certa.
Tua padre l'ha voluto. Voleva tenerti in cura, ma io non potevo permetterlo... E' un criminale!
Ti dico solo, sta lontano da lui. Il più possibile. Non voglio che ti faccia del male come ne ha fatto a me.
Voglio che tu non ricada nel mio stesso errore, Courtney. NON ti innamorare di un criminale.
MAI! come puoi constatare ora sei senza padre, madre, casa e amore.
Potrebbe succedere lo stesso con i tuoi figli.
Fa la cosa giusta 

Con affeto,
Mamma



Le lacrime solcano il mio viso delicato.
Mia madre... morta?
Ed io che credevo che in tutto questo tempo fosse viva e vegeta da qualche parte del mondo!
<< Non voglio leggere la lettera, se ci tieni. Ormai sei maggiorenne. >>
Alzo la sguardo verso Suzanne, l'unica donna che mi ha allevato con amore.
Mi fa l'occhiolino come segno d'incoraggiamento.
Ora so che fare.
Andro a cercare quel... oh, le parole che provo per mio padre son troèppo ripugnanti per essere solo lette! E lo manderò dove merita.
Mi alzo dalla sedia arruginata con la lettera tra le mani.
<< Grazie, Suzanne >>
<< Di niente >>
Esco frettolosamente.
Farò quello che è giusto. e nessunno mi fermerà.

 
***

<< Courtney, sei sicura? >>
<< Sicurissima >> dice la ragazza ispanica di fronte a me., sistemandosi i capelli.
<< Te ne vai di già? >> 
<< Si, ma tanto torno ogni giorno alle diciotto, no? >>
<< Lo so, ma non mi va di stare solo con Al! >>
<< Eddai, ti piace un sacco! >>
Arrosisco lievemente, ma aggiungo subito dopo
<< TSK! Come no... >>
<< Come vuoi tu...>> esclama Courtney sulla soglia della porta.
Guarda per un po' la città raccolta nella nebbia, e poi, si rigira verso di me.
<< Ci vediamo dopo, ok? >>
<< Ok... >> dico poco convinta.
Sorride, mi saluta, ed esce dal portone d'ingresso.
La guardo correre libera tra gl'alberi del parco, fino a quando si mischia alla folla di persone.
Una mano calda prende la mia fredda, facendomi sobbalzare.
<< Alejandro che fai qui? >>
<< Volevo saluatare Courtney, ma a quanto pare se ne è già andata... >>
Guardiamo un po' vaghi lo spazio qua fuori,  ad ammirare il sole sorgere.
Mi stringe forte la mano e mi sussura:
<< tra tre settimane anche noi saremo liberi >>
<< Già >>
<< e scopriremo il nostro assassino... >> Anche questo è vero. Entrambi siamo convinti che la morte dei nostri genitori non è avvenuta per un caso.
siamo sicuri al cento per cento che un killer professionista abbia tolto le vita ai nostri creatori...
E nulla c'impedirà di trovarlo e farli meritare la punizione che si merita....


 

 

Angolino: Matilde vuole solo un parere ^^
Matilde vuole solo sapere se fa la cosa giusta
Matilde vuole amici/che che commentano
nulla di più


 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***



Con passo svelto cammino incuriosita per le strade di Toronto. Non ho mai visto una città. Oh meglio, si, durante le gite scolastiche e sui malridotti libri di scuola. Ma per il resto zero. Il nulla più totale, che nemmeno Michael Ende* sa descrivere. la città è coperta da una coltre fitta di nebbia...Ah no, è smog. Questa sostanza aereiforme mi pervande con disgusto le narici, facendomi tossire un paio di volte. Siamo in pieno inverno,, le foglie cominciano a cadere lentamente al suolo,creando un impercettibile rumore. Le strade sono affollate da tanta gente straniera, tutti occupati a fare chissà cosa. Gesticolano con le mani, per lo più.So dove sto andando. Al comune di Toronto. Voglio accertarmi che mia madre sia veramente morta...magari è ancora viva, nascosta da qualche parte del mondo, come in quei classici clichè dove la madre o il padre del protagonista spariscono per il Novanta per cento della serie... Ma che sto dicendo? Solo una persona su un miliardo ha la fortuna di vivere una sitcom, e questo non è il mio caso... Eccomi, dopo queste lunghe riflessioni sono arrivata al comune. Il complesso assomiglia alla riproduzione di un occhio, con due edifici semicircolari che rappresentano le palpebre e un grande centro congressi al centro a riprodurre una pupilla. Mi addentro nell'edificio, e subito il calore dei caloriferi si fa sentire sulla mia pelle. E' una sensazione bella.. rillassante. Quando rientrerò nella casa famiglia sentirò solo freddo e agonia. Metto un piede dopo l'altro e arrivo alla recption. Alla cattedra è seduta una donna di all'incirca trent'anni, dai capelli rossi fiammanti. I suoi occhi verde oliva sono attenti sullo schermo del suo computer, viaggiando tra un file e l'altro. Mastica rumorosamente una cicca in bocca, e lo ammetto, mi fa proprio irritare. Un po' di serietà sul lavoro! Non mi ha ancora notata, così tossisco un paio di volte. 
<< Eh-Ehm... >>
Non si muove di un solo millimetro, anzi, sembra concentrarsi ancora di più sul suo maledetto computer. vorrei tirarle un bel cieffone su quel visino tutto rifatto, ma trattengo i miei istinti omicidi. Batto sulla cattedra un pugno, facendo tremare le scartofie sparpagliate sul tavolo. la donna alza la testa con indifferenza, sbuffando e mostrando la cicca di un colorito rosastro sulla lingua. Mi fa emettere un piccolino lamento di disgustoso, provocando ancora di più l'odio per quella donna.
<< Che vuole? >>
<< Emh... salve, sono Courtney Barlow e vorrei chiederle un'informazione... >>
Quella rossa alza gl'occhi al cielo, distoglie lo sguardo dal computer e si concentra su di me. Mette i polsi sulla scrivania di legno, e con aria superficiale continua la conersazione. 
<< Che genere d'informazione? >>
<< Vorrei sapere se un mio parente è morto... >>
Aggrottta le sopracciglia per un secondo, e con un ghigno in volto da far invidia persino ad Heather aggiunge:
<< Cerchi su Google! >>
La sua risposta mi lascia allibita... Davvero! Credo di aver spalancato la bocca per un attimo, ma il mio carattere perfetto lascia quella forma di stupore con una faccia incazzata nera.
<< Mi ascolti, non sono qui per scherzare, ok? E nemmeno lei dovrebbe esserlo, quindi, torni seria ADESSO se non vuole che spiega al suo capo come tratta la gente! >>
S'impietrisce in un colpo, lo constato dagl'occhi colmi di stupore. Si alza dalla poltrona, s'avvicina ad una cassettiera e apre un cassetto. Al suo interno son raggruppate un numero ben notevole di fogli, scartoffie per lo più. 
<< ehm-emh... il nome del parente? >>
<< Stephenie Hamilton >>
dico, riprendendo la mia quiete. La donna prende un'enorme raccoglitore rosso scarlatto, e lo apre più o meno a metà. Gira qualche foglio fino a trovare l'informazione che sto cercando. 
<< Emh, si. Stephenie Hamilton, nata nel 1975 presso l'ospedale Mount Sinai Hospital**.  Figlia di Antony Hamilton, un tempo grande e stimato geometra, e da Elisabeth Benson, insegnate d'università. Laureata in legge, lavorò per due anni nel municipio di Toronto. Morì misteriosamente a soli vent'anni, il 20 novembe del 1995. I dottori hanno dichiarato che la causa del decesso fu per via del coltello impiantato nell'intestino tenue... E il resto non è nulla d'importante. Contenta ora? >>
Alza la testa e mi lancia una frecciatina. Ha ripreso quel terribile tick di masticare la gomma a bocca aperta. Mi urta il senso nervoso, ma sto calma. 
<< Ancora una cosa... Potrebbe fotocopiarmi questa anagrafe? >>
<< Si, aspetti un secondo >> 
Prende il foglio dal raccogliatore, e mette l'anagrafe dentro la fotocopiatrice. Clicca un bottone che s'illumina di una luce verde, creando un sonoro "bip".
Dopo svariati minuti che sembrano durare un secolo, dalla stampante esce il foglio con le informazioni su mia madre. Con uno scatto improvviso la donna afferra il foglio e me lo porge.
<< Tutto fatto. Adesso se ne può andare?>>
<< Si. Arrivederci >>
La guardo con odio ancora per un'ultima volta, sperando di non vederla mai più. Piego il foglio in quattro parti e me lo ficco in una delle tasche della divisa.
Esco dal comune a forma di occhi e abbandono la struttura. Per quanto ne so, ci devo aver impiegato una vita ad ottenere questa informazione.
Mi fermo nel bel mezzo del marciepiede e apro l'anagrafe. Una cosa che non avevo notato? l'immagine. Una foto di mia madre quando aveva appena diciot'anni.
La pelle abbronzata come la mia, capelli lunghi e setosi che le cadono sulle spalle, e due magnetici occhi verdi. Era davvero molto bella. Gl'occhi mi si inumidiscono.
Perchè è morta? perchè mio padre la voleva morta? Era come si dice la fidanzata perfetta. Bella, intelligente, con un lavoro ben pagato...
Courtney, smettila di pensarci. Mh... è tardi. Per essere la prima uscita, intendo. I prossimi giorni starò fuori di più. 
Anche se è appena pomeriggio, il sole sta già tramontando. Be', è normale, ormai siamo in inverno. Per arrivare al comune ciò messo metà giornata, e ritornare all'orfanotrofio 
sarà altrettanto. Provvederò a risparmiare qualche soldo per prendere un taxy la prossima volta. Comincio a mettere un piede dopo l'altro, camminando verso sinistra.  
I lampioni si sono già accesi, i portoni delle case chiusi rigorosamente a chiave. Per le strade non c'è nessuno, se non me stessa. Mi fermo davanti al semaforo rosso e aspetto che scatti il verde. Potrei anche passare, non ci sono macchione in giro, ma intendo rispettare ogni singola regola. Giro la testa tre quarti, e noto un grupetto di addolescenti  in fondo al vialetto. Scherzano rumorosamente sul più e sul meno, e non faccio a meno di osservali. Tengono piercing e orecchini su varie parti del corpo, bracialetti pieni di borchie sui polsi. L'animatore del gruppo,  ha la cresta verde fosforescente alla moicana e due grandi occhi azzurri. 
Subito una frase mi fa scattare l'allarme. "Non ti innamorare di un criminale. MAI".
Lo squadro per benino. Come ha fatto mia madre ad innamorarsi di un tipo come lui? E' l'opposto di tutto quello che è giusto! E' il contrario di me!
Il ragazzo dai capelli alla moicana nota che lo fisso. Mi sorride con aria beffarda ed insieme ai suoi amici s'avvicina me. Cazzo.
La luce del semaforo dal rosso diventa verde. 
<< Perfetto >> sussurro. Senza farlo notare agli occhi di quei delinquenti cammino a passo svelto... Direi di più una corsetta. 
Non mi giro, non devo cadere in questo errore.
<< Bellezza! Fermati! >>
Fa finta di non sentirli. NON DEVI sentirli. Le voci si fanno sempre più vicine. Fra poco mi raggiungono, ne sono certa...
Sento una mano che mi blocca il braccio destro con forza. Cerco di strattonarlo via, ma è incredibilmente forte... 
Comincio ad urlare aiuto, ma nessuno mi sente. COME E' POSSIBILE CHE NON CI SIA NESSUNO?
<< Ciao Principessa... Sta ferma dai... >>
<< Lasciami!  LASCIAMI! >>
<< Ehi ragazzi... Avete trovato una ragazza sexy, finalmente. >>
Un uomo sulla trentina s'avvicna al gruppetto che mi stava quasi per violentare, o almeno è quello che pensavo mentre mi hanno strattonato sul muro di mattoni.
Il trentenne porta i capelli biondi a spazzola, scompigliati dal gel. Occhi neri come la pece, che mi fanno rabbrividire. Ha varie cicatrici sul suo corpo, sopratutto sui muscoli delle braccia. labbra sottili, come quelle di un serpente, che fanno credere che possa sputare veleno da un momento all'altro.
<< Già capo, completiamo il lavoro ora?... >> 
<< Perquisitela prima, poi fate quel che volete >>
Quello con la cresta fosforescente mette le mani dentro le mie tasche, con un ghigno in volto. La mia faccia vorrebbe mostarsi forte e dura, ma lascia spazio solo
al terrore, purtroppo. Quel suo fastidioso sorriso scompare quando nota che nelle mie tasche c'è solo l'anagrafa di mia madre. La toglie lentamente dalla mia divisa e la 
squadra con indifferenza. 
<< Boss qua c'è solo un'anagrafe di una tizia >>
<< Ehi! ridammela! >> urlo allungando le mani cercando di prendere l'informazioni su mia madre. Tutto inutile. Con un mezzo sorrisetto lo passa al trentenne dagl'occhi penetrati. Ma dico, come solo osano? Vorrei ucciderli con lo sguardo se potessi!
Il biondino sgrana gl'occhi vedendo l'immagine di mia madre, e quell'aria  che prima mi trasmetteva terrore sparisce per cambiare in paura e insicurezza.
<< Dov-dove l'hai pres-presa?... >>
<< Al comune e dove sennò? >>
Rispondo sfacciata, non voglio dimostrare di avere paura ad un branco d'addolescenti viziati con il loro capo tutt'altro che maturo! 
Quest'ultimo inghiottisce, piega il foglio in modo disordinato e me lo butta in piena faccia. 
Mi guarda con attenzione, con un misto di sorpresa e fascino. Si passa una mano tra i capelli scompigliati, e dopo aggiunge.
<< Bene. Facciamo così. Noi non t'uccideremo violentando... >>
<< Volevate stuprarmi? >>
<< Sarebbe stato bello! >> sghignazza quello con gl'occhi color ghiaccio insieme ai suoi due amici. Gli rivolgo uno sguardo pieno d'odio ricalcato da un sentimento
di disustoso.
<< Smettila Duncan, lasciami finire. Noi non t'uccideremo, in cambio però lavorerai per noi... >>
<< In-in che senso?... >>
<< Rubare, saccheggiare, distruggere, Incend... >> si lascia sfuggire il punk, interrotto poi dal suo capo.
<< Diciamo che il succo è questo. Comincierai domani. Adesso io, cioè noi, dobbiamo andare. Sappi che se non vieni ti distuggeremo la vita, e non è un ricatto, ma una promessa! >> 
Dice il tizio con le labbra a serpente, cominciando a correre verso il lato opposto al mio con la sua banda.
<< Aspet... >>
Troppo tardi. Sono già spariti nell'ombra dei palazzi, e sinceramente, credo che non mi abbiano sentito. Per il momento sono salva. 


 

****





<< Ciao Heather! >> mi giro e vedo Alejandro, il mio migliore amico da quando sono nata.
<< Ciao Alejandro >> dico, mentre il dodicenne mi raggiunge.
<< Quanto hai preso in Grammatica chica? >>
<< Mh... Niente di buono, sei e mezzo. Ho anche ricevuto anche un commento alquanto insolito:
"Da una ragazzina di dodici anni non è accettabile che si sbaglino certi errori d'ortografia, deve impegnarsi di più!" >>
Alejandro mi
 guarda con il suo solito sorrisetto, e dalle tasche estrae la sua verifica.

<< leggi ad alta voce querida >> mi aggiunge poco dopo.
<< Da un ragazzino di dodici anni non è accetabile che si sbaglino certi errori d'ortografia, deve impegnarsi di più! ahahahaha! >>
Scoppio in una risata senza fine, aggiunta anche da quella del latino qui affianco.
Le nostre teste s'appoggiano l'una di fianco all'altra, impedendo così da cadere entrambi sul pavimento.
<< Quand'è che scopriremo come possiamo entrare in telepatia, eh? Ci copiamo sempre a vicenda chica! >>
<< Si lo so, in tutte le materie per giunta! >>


Sto ricordando il sogno che Courtney mi ha interotto stamattina. Che bei tempi che erano quelli... Io e Ale eravamo amici, e un gesto d'affetto non era un modo per dirti "ti amo" o robe del genere... L'addolescienza ci ha mutati entrambi, sopratutto quando abbbiamo scoperto che i nostri genitori erano morti per via di un incendio.
Si... posso confermare che in quel periodo il nostro carattere è diventato più orgoglioso e cattivo... Ma non me ne pento. Mi piaccio come sono, e credo che anche per Ale sia così. Sono seduta su una sedia accanto alla porta per ore. Di fianco ho Ale concentrato a guardare chissa cosa. Sto aspettando Courtney da tutto il giorno, e la cosa mi preoccupa... dove si è cacciata? 
<< Chica a che pensi? >>
<< Hai vecchi tempi. >>
<< curioso, anche io>>
Lo guardo di traverso, forse un tempo funzionava, ma ora non riesce a convincermi.
<< Se è un tuo ridicolo tentativo di attacare bottone allora rinunciati >>
Sorride a quelle parole, incrocia le braccia al petto e con voce suadente mi risponde
<< Da piccoli apprezzavi il mio modo di fare... e anche bene, chica >> 
<< Ero troppo ingenua per capire quando un ragazzo ci provava, ma adesso son cambiata, caro mio. >>
<< Certo mi amor, ovvio >>


 

* il libro Fantasìa **L'ospedale esiste davvero

Angolino: Ciaoooo tornata *_* Come potete notare, ora so mettere le immaggini, sarà una droga quindi preparatevi al peggio! Adesso vi lascio, ho delle cose urgenti da fare. Vi lascio solo una piccola immagine:

Ah, mi scuso x nn aver risposto ad alcune recensioni































 

No comment :)

 

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