Mad World

di Yoan Seiyryu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 - Holding Hands ***
Capitolo 2: *** 2 - Cuddling Somewhere ***
Capitolo 3: *** 3 - Watching a movie ***
Capitolo 4: *** 4 - On a date ***
Capitolo 5: *** 5 - Kissing ***
Capitolo 6: *** 6 - Wearing eachothers' clothes ***
Capitolo 7: *** 7 - Cosplaying ***
Capitolo 8: *** 8 - Shopping ***
Capitolo 9: *** 9 - Hanging out with friends ***
Capitolo 10: *** 10 - With animal ears ***
Capitolo 11: *** 11 - Wearing kigurumis ***
Capitolo 12: *** 12 - Making out ***
Capitolo 13: *** 13 - Eating Ice-cream ***
Capitolo 14: *** 14 - Genderswapped ***
Capitolo 15: *** 15 - In a different clothing style ***
Capitolo 16: *** 16 - During their morning rituals ***
Capitolo 17: *** 17 - Spooning ***
Capitolo 18: *** 18 - Doing something together ***
Capitolo 19: *** 19 - In formal wear ***
Capitolo 20: *** 20 - Dancing ***
Capitolo 21: *** 21 - Cooking ***
Capitolo 22: *** 22 - In battle, side-by-side ***
Capitolo 23: *** 23 - Arguing ***
Capitolo 24: *** 24 - Making up afterwards ***
Capitolo 25: *** 25 - Gazing into eachother's eyes ***
Capitolo 26: *** 26 - Getting Married ***
Capitolo 27: *** 27 - On one of their birthdays ***
Capitolo 28: *** 28 - Doing Something ridiculous ***
Capitolo 29: *** 29 - Doing Something sweet ***
Capitolo 30: *** 30 - Doing something hot ***



Capitolo 1
*** 1 - Holding Hands ***


I - Holding Hands




Il calore bruciante della sua pelle, le dita affusolate che cercavano disperatamente la sua mano. Fu come un tocco veloce, fugace, improvviso. Belle ritirò la propria portandola al petto, tremava perché aveva già compiuto la sua scelta. Assecondare quel contatto equivaleva a non poter tornare indietro, concedergli la possibilità di una vicinanza profonda conduceva ad un punto senza ritorno.
Gli occhi di lui, di un azzurro vivo ed intenso, si accesero con divertimento e non mancarono di guardarla come era solito fare da sempre.
- Non ti fidi ancora di me? Eppure una volta mi hai stretto la mano.
Belle lo ricordava bene il momento in cui Jefferson la liberò dalla cella in cui era stata rinchiusa e non le fu difficile fidarsi di un uomo che era in grado di guardarla in modo da lasciarla senza fiato.
Sorrise all’angolo delle labbra e alzò appena le spalle.
- Come posso sapere che non te ne andrai di nuovo? – domandò in un filo di voce.
Aveva paura di essere abbandonata, di esser lasciata di nuovo sola e di non poter risalire verso la luce.
- Questa volta è diverso, Belle. Sono tornato per te e nulla potrà farmi cambiare idea – lo sguardo di Jefferson si fece serio e provò ancora una volta a tendere la mano verso di lei.
Belle fu costretta ad ammettere a se stessa quanto desiderasse quel contatto e quella vicinanza. Gli era mancato da morire e ora nulla aveva più importanza, nemmeno il rancore che si era trascinata dietro.
Se non fosse stato per i suoi occhi, forse sarebbe stato più semplice.
- E’ una promessa?
Jefferson si inumidì le labbra e si fece sfuggire una risatina leggera. Le donne avevano sempre bisogno di conferme, di parole adatte a farle rasserenare. Lui non fece altro che dirle la verità.
- Lo è: te lo prometto.
A quel punto Belle non poté che sorridere e stringere finalmente la mano di lui, avvolgendola nella propria con tenerezza, quella stessa tenerezza che le era mancata.
Si incamminarono verso la Biblioteca, tenendosi per mano, fianco a fianco per non perdersi più di vista. Non aveva nemmeno bisogno di guardarlo per essere certa della sua sincerità. Quel gesto valeva più di mille sguardi e di mille parole. 





// Nda: 
Questa piccola sfida, 30days OTP, è stata indetta da Erin00. Per un mese, più o meno, pubblicherò ogni giorno - se possibile - una piccola drabble o flashfic su questa coppia pasandomi sui prompt trovati su tumblr. 
Alcuni essendo abbastanza fluff sarà difficile mantenere i personaggi IC, ma lo vedremo in futuro! L'immagine in alto è stata trovata su tumblr. 
Grazie per le eventuali letture <3

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Capitolo 2
*** 2 - Cuddling Somewhere ***


II - Cuddling Somewhere 






Belle gettò un’occhiata fuori dalla finestra e si rese conto che aveva appena smesso di nevicare. Sorrise di sottecchi all’idea che il giorno dopo avrebbe raggiunto la Biblioteca a piedi, potendo assaporare la neve morbida sotto gli stivali. Era seduta sul davanzale, intenta a sorseggiare il tè che Jefferson le aveva preparato per scaldarsi. Le mani che sorreggevano la tazza erano calde e lei amava tremendamente quel calore così genuino che si stendeva sulle dita mentre tutto il resto del corpo era infreddolito. Il naso freddo pungeva e le guance erano pallide, un brivido le percorse la schiena ma si annullò immediatamente quando avvertì la morbidezza di una coperta appoggiata sulle spalle.
Si girò appena e vide che Jefferson era proprio dietro di lei, le aveva portato qualcosa per coprirsi così che non sentisse freddo. Le sfuggì un sorriso divertito e poi tornò a guardare fuori dalla finestra.
- Non mi aspettavo questo gesto premuroso.
Jefferson corrugò la fronte ed appoggiò il mento sulla spalla di lei, sospingendo lo sguardo verso la neve che ricopriva le strade.
- Mi comporto sempre in modo poco prevedibile, ti stupisci spesso di ogni gesto che faccio – sorrise di sottecchi prima di avvolgerla tra le braccia così da chiuderle la coperta.
- Questo perché non ti comporti mai come le persone normali – ridacchiò Belle prendendolo in giro ed appoggiò la tazza vuota sul davanzale, avvolse le mani di lui nelle proprie per sentire ancora di più quell’abbraccio.
- E chi stabilisce cosa sia la normalità?
Sogghignò Jefferson prima di slanciarsi in avanti con il viso per rubarle un bacio all’angolo delle labbra. Belle finse di non volerlo e scosse la testa, ma lui riuscì a prenderne uno reale, così da avvertire il sapore del tè che aveva preparato. Sorrisero entrambi e rimasero abbracciati ad osservare la neve.





// Nda

Ed eccomi qui con il secondo giorno ed il secondo prompt! Devo dire che sono decisamente difficili da gestire questi prompt così fluff, soprattutto se di mezzo c'è un personaggio come Jefferson. 
In ogni caso spero proprio che questa piccola parentesi vi sia piaciuta, domani aspettatevi Belle e Jefferson intenti a guardare un film. 
Grazie a tutti!
 

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Capitolo 3
*** 3 - Watching a movie ***


III - Watching a movie 
 

 

Non voleva addormentarsi, davvero, non voleva. Ma era più forte di lui: Jane Eyre non era un film che riusciva ad apprezzare e Belle al contrario lo amava come se si fosse rispecchiata nella protagonista. Conosceva bene il suo passato e ciò che aveva trascorso con Tremotino, era piuttosto ovvio che fosse interessata ad uno sceneggiato poco lontano da quella che era stata la sua vita.
Eppure Jefferson considerava Mr Rochester un vero e proprio mostro, un uomo a cui non avrebbe mai voluto assomigliare, un uomo che aveva bisogno di amore ma che non sapeva darne. Jane invece era retta e giusta, fragile ma sicura di sé.
- Jefferson!
 La voce squillante di Belle lo richiamò più volte dal sonno in cui era avvolto, seduto comodamente sul divano aveva trovato un posto tranquillo dove riposare.
- Jefferson, questo è il momento più bello di tutto il film! – esclamò ancora Belle con una certa esasperazione.
Condividere con lui qualcosa di simile era indispensabile e non poteva esimersi dal darle retta.
Jefferson aprì le palpebre lentamente e sbadigliò per poi gettare un’occhiata alla televisione, inarcò un sopracciglio e sospirò assonnato.
- Quale sarebbe?
- Quello in cui Jane decide di lasciare Rochester. Nonostante lei sia innamorata non vuole rimanere a Thornfield come amante, vuole essere sua moglie – spiegò Belle andando a prendere la mano di lui per poterla stringere nella propria.
- Se non sbaglio dopo si pente della sua scelta, no? Tipico delle donne – aggiunse lui cercando di rimanere sveglio.
Il momento dell’abbraccio tra Jane e Rochester, la separazione, il dolore di lui, la fuga di lei: tanto sarebbe tornata, quindi perché emozionarsi fino a quel punto?
- Io non me ne sarei pentita - sbuffò Belle sprofondando nel divano con le braccia incrociate.
Jefferson sogghignò e si avvicinò al suo orecchio per sussurrare:
- Lo so bene, visto che il tuo Rochester l’hai lasciato a casa per seguire me.
Belle si inumidì le labbra e avvampò all’improvviso. Certo, ricordava bene l’incontro con Jefferson dopo esser fuggita via dal Castello Oscuro.





// Nda: 

Ed ecco qui la terza giornata dedicata alla OTP con i prompt trovati da Erin su tumblr. Ringrazio tutte le ragazze che hanno iniziato a seguire e hanno recensito, sono proprio felice che questa coppia vi piaccia e che questi spaccati di vita quotidiana non siano troppo banali. 
Che ne pensate della scelta di Jane Eyre? Vi piace come paragone?
 

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Capitolo 4
*** 4 - On a date ***


IV. On a date





Jefferson era sempre in ritardo, ma per la prima volta non si presentò all’appuntamento. Dal giorno del ballo aveva iniziato a comportarsi in modo strano, soprattutto da quando Re Maurice l’aveva mandato a chiamare per fargli assolvere dei compiti importanti.
Jefferson era un servitore del Castello, Belle l’aveva trovato da bambino sotto l’ombra di una quercia, privo di memoria. Non ricordava chi fosse, né da dove venisse. Era a conoscenza soltanto del suo nome e quello di Alice, una bambina di cui non riusciva a ricostruire nemmeno il volto. Belle l’aveva accolto nella propria casa e suo padre gli diede ospitalità, trasformandolo in un servitore speciale del Castello.
Gli aveva chiesto di incontrarsi come spesso accadeva alla grande quercia, suo padre stava organizzando il suo fidanzamento con Gaston e Belle non aveva la minima intenzione di lasciare che qualcuno potesse decidere per lei. Soprattutto non avrebbe rinunciato ai suoi sentimenti, il legame che aveva stretto con Jefferson era più forte di qualunque altro.
Eppure in quel momento iniziò a dubitare di lui, poiché trascorse intere ore ad aspettare il suo arrivo, cosa che non accadde per tutta la notte. Aveva freddo, sentiva il sangue gelarsi, le mani erano intorpidite e le ginocchia tremavano. Ma non voleva arrendersi, almeno non fin quando sorse l’alba e a quel punto non poté che comprendere di aver commesso un grande errore. Lui non l’amava, altrimenti non l’avrebbe lasciata ad aspettare una notte intera da sola, nel giardino del Castello.
Jefferson intanto si affacciò alla finestra della stanza della servitù, quella che stava lasciando e si limitò ad osservare la figura di Belle avvolta in uno scialle, seduta sotto la grande quercia.
- Hai fatto la scelta giusta, ragazzo. Belle è una principessa e tu non sei che un orfano, siete ancora molto giovani e avete tanto da imparare.
La voce di Re Maurice gli ferì le orecchie e lui non poté fare a meno che alzarsi dal davanzale della finestra, afferrare la sacca con il cilindro che teneva all’interno e avviarsi verso la porta.
- Mi auguro che abbiate ragione, Re Maurice. Non solo il mio cuore è spezzato, ma anche quello di vostra figlia. Spero che le vostre parole di insegnamento possano curare certe ferite – si limitò a dire Jefferson prima di uscire dalla stanza, per non farvi più ritorno. 





// Nda

Ed eccomi qui con la quarta giornata! 
Ad essere sincera avrei dovuto pubblicare una flash diversa per questo prompt, ma era troppo pieno di fluff e ho deciso di cambiare le carte in tavola. 
Tutto quello che ho scritto qui fa parte di una storia che ho in testa da parecchio, ve la riassumo brevemente: Belle all'età di sei anni trova un bambino privo di sensi sotto la quercia del suo giardino, non si sa da dove sia arrivato e soprattutto non ricorda nulla del suo passato. Jefferson e Belle crescono insieme fin quando lei non compie sedici anni,  Re Maurice accetta la richiesta di matrimonio di Gaston e quando si rende conto che tra sua figlia e il servo c'è qualcosa di speciale, decide di cacciare via Jefferson il quale si metterà alla ricerca di Alice (intanto lui riesce a ricordare il suo passato grazie a Belle e trova anche il cilindro -> cosa che mi son sempre domandata). Da lì si divideranno, lui si sposerà e avrà Grace mentre Belle dopo molti anni finirà da Tremotino da cui si innamorerà e ovviamente si incontreranno di nuovo con un andirivieni di occasioni. 
Va bene, riassunto più lungo della flash, mi son lasciata trasportare. Spero in ogni caso che vi sia piaciuta <3 e ringrazio tutte le ragazze che continuano a seguire!





 

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Capitolo 5
*** 5 - Kissing ***


V. Kissing





Quel bacio, di sfuggita, non gliel’avrebbe mai dovuto dare. Ora si ritrovarono l’uno di fronte all’altra, come due adolescenti in preda ai propri sentimenti sbocciati durante la quiete dopo un temporale.
Jefferson teneva sulle spalle una sacca contenente il cilindro che aveva trovato grazie a Belle, quello con cui avrebbe potuto cercare Alice, il nome che si trascinava dietro da quando si era svegliato da bambino sotto l’ombra di un albero all’interno del giardino reale.
Stava andando via, Re Maurice era stato chiaro con lui: dopo aver trascorso anni al suo servizio non era più utile, soprattutto da quando aveva compreso che cosa corresse tra lui e la sua amata figlia, la quale era già promessa ad un principe che l’avrebbe protetta a dovere. Ma cosa poteva darle, lui? Era piombato nella vita di Belle quando aveva solo pochi anni, con un nome nella testa e nient’altro a cui appellarsi. Erano cresciuti insieme e lei lo aveva aiutato a recuperare la memoria perduta. Il suo scopo ora era quello di trovare Alice e di salvarla dalla Regina Rossa, mentre non poteva più rimanere al Palazzo con Belle, poiché suo padre non lo voleva più tra i piedi.
Eppure Belle rese tutto più difficile e si gettò tra le sue braccia alla ricerca di un nuovo bacio, uno di quelli da cui non si poteva fuggire. Jefferson lasciò cadere la sacca a terra e la avvolse tra le braccia assaporando le sue labbra rosse come le rose che crescevano in quel giardino, lasciarla era la cosa più difficile da affrontare.
Non avrebbe mai dovuto darglielo quel bacio e nemmeno quelli prima. Sapeva che non avrebbe mai potuto far parte della sua vita ed ora doveva andare via prima di chiederle di fuggire insieme.
- Non abbandonarmi qui, ti prego.
Jefferson si inumidì le labbra e scosse la testa.
- Portarti con me è un errore: io devo salvare Alice e tu devi diventare una Regina.
Belle si aggrappò alle spalle di lui perché potesse trattenerlo.
- Ed io ti aiuterò a trovarla, posso farcela, ho sempre desiderato essere un’eroina! Voglio scrivere da sola il mio destino – cercò di convincerlo.
Jefferson sollevò gli occhi al cielo e poi riportò lo sguardo su quello di lei, addolorato e fragile. Dalle finestre del Castello riuscì ad intravedere la figura di Re Maurice che attendeva il momento con ansia, non poteva tirarsi indietro, non più ormai.
- Avrai la tua occasione, Belle. Ma non con me.
Così facendo la lasciò andare scostandosi dalla sua presa, si riprese la sacca e la appoggiò sulle spalle, poi si voltò ed iniziò a correre perché lei non tentasse di seguirlo. Era sempre stato più veloce ed era rimasto imbattuto.
 




// Nda: 

Questi due sono stati i giorni dell'angst, un pò ne avevo bisogno a dire il vero. Come avete notato ho ripreso il filone della storia di ieri ma da domani si torna a Storybrooke e con un personaggio in più a dar voce alla coppia.
Ringrazio tutte le ragazze che continuano a leggere e spero a divertirsi con questa iniziativa. Grazie davvero. 
 

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Capitolo 6
*** 6 - Wearing eachothers' clothes ***


VI. Wearing eachothers' clothes 







“Papà, vuoi uscire dalla stanza? Ho bisogno di finire questa ricerca!” sbuffò Grace che incrociò le braccia al petto, in attesa che Jefferson obbedisse ai suoi ordini.
Ma lui non aveva proprio intenzione di sottostare a quel gioco così assurdo, anche se riguardava un compito da svolgere per la maestra Blanchard, avrebbe preferito mandare Grace a scuola impreparata.
“Jefferson, prima uscirai di lì e prima finirà questa agonia!” la voce di Belle suonava quasi in modo gracchiante mentre batteva la mano sulla porta.
Indossava gli abiti di lui: lunghi pantaloni che si stringevano alle caviglie anche se lei sembrava sprofondarci dentro, una camicia grigia e un gilè dalla tonalità appena più scura e uno scialle che le circondava il collo. Avrebbe desiderato sparire piuttosto che farsi vedere in quel modo da qualcuno, ma aveva promesso a Grace che l’avrebbe aiutata e non poteva più tirarsi indietro.
A quel punto la porta si spalancò, il volto di Jefferson era contratto e i muscoli del corpo lo erano altrettanto sotto un vestitino blu che gli arrivava a metà delle cosce e con la cintura che si stringeva in vita, non era nemmeno riuscito a chiuderlo.
Belle e Grace si ammutolirono immediatamente, l’agitazione dell’una e la fretta dell’altra si erano fermate di fronte a quella visione a dir poco ridicola di un fidanzato e un padre che aveva affrontato una prova durissima. Poi scoppiarono a ridere ferendo l’orgoglio di Jefferson, il quale sarebbe stato pronto ad andare via di casa, se solo non avesse avuto indosso quegli abiti sconcertanti.
“Me la pagherete entrambe, questo lo sapete, vero?” sbuffò portando le mani ai fianchi e sentì strapparsi una cucitura.
“Fai attenzione, è uno dei miei preferiti” lo rimproverò Belle.
Grace che continuava a ridacchiare quasi di nascosto portò alla ragazza un cilindro perché potesse farlo calzare sulla testa, cosa che fece di malavoglia, visto che il cappello era troppo grande e finiva per coprirle quasi tutta la fronte. Quando furono entrambi pronti si posizionarono davanti al divano, cosicché Grace potesse prendere appunti.
“Posso sapere esattamente in cosa consiste questa stupida ricerca?” domandò Jefferson alla figlia.
“La maestra ci ha chiesto di immaginare i propri genitori come se fossero negli abiti l’uno dell’atra” si limitò a dire con una scrollata di spalle.
Belle per un attimo fu intenerita per esser stata considerata come parte integrante della famiglia, ma Jefferson interruppe quel dolce pensiero.
“Grace…” si oscurò interamente in volto “intendeva dire che avresti dovuto immaginarci con i ruoli invertiti, non nel senso letterario del termine!” batté una mano sulla fronte “Dobbiamo fare una lezione tra significato letterale e significato figurato tesoro, così non va bene per niente”.
Grace non comprese esattamente che cosa avesse voluto dire suo padre ma a dire il vero quella situazione era troppo divertente per capacitarsi del guaio in cui si era cacciata. Si limitò a sfoderare uno dei suoi sorrisi dolci e se la cavò anche quella volta. 







// Nda: 

Aggirare il prompt? Avrei potuto. Ma non l'ho fatto. 
Oggi è la giornata dell'Hakuna Matata e che sia fatto fino in fondo.
Ringrazio tutte le ragazze che continuano a seguire, stasera rispondo a tutte le recensioni. Spero che questo spaccato di vita quotidiana molto ridicolo vi sia piaciuto lo stesso xD io più o meno mi sono divertita ad immaginarlo. 

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Capitolo 7
*** 7 - Cosplaying ***


VII. Cosplaying

 



Festa del Fumetto a Storybrooke.

Jefferson camminava con le braccia incrociate al petto e gli occhi puntati verso il basso, pericolosamente in imbarazzo. Aveva promesso a Grace che l’avrebbe portata a quella stramaledettissima festa a cui teneva tanto andare, ma non gli aveva riferito che avrebbe dovuto indossare una maschera. Quella maschera, poi.
“Come hai detto che si chiamano questi costumi?” le domandò mentre cercava di evitare gli sguardi dei ragazzini che tentavano di fermarlo per chiedergli di scattare una fotografia.
Ma che avevano di strano tutte quelle persone? Sembrava di ritrovarsi nel Paese delle Meraviglie.
“Cosplay, papà” disse Grace alzando gli occhi al cielo.
Glielo aveva spiegato almeno una decina di volte e non era riuscito ancora a farselo entrare in testa.
“Oh guarda, lì c’è Peter Pan!” esclamò la bambina che improvvisamente colorò il viso di stupore e felicità, tanto che si gettò immediatamente nella mischia per poter raggiungere il suo obiettivo.
Le calzava tutto a pennello: l’abito azzurro e le calze bianche, i capelli che Belle le aveva sistemato lasciandovi un cerchietto nero sulla testa con delle treccine che ricadevano davanti al viso.
“Aspetta un momento, tu dovresti rincorrere il Bianconiglio non andare dietro a Peter Pan. Hai sbagliato favola!” alzò la voce Jefferson che non riuscì a fermare quella corsa.
Quando la perse di vista fu costretto a fermarsi e a posare le mani ai fianchi, quando inclinò la testa da una parte si avvide che un’orecchia bianca e lunga penzolò davanti agli occhi. Era vestito da White Rabbit, con dei pantaloni a metà del ginocchio ed un assurdo gilè privo di gusto. Persino l’orologio da taschino lasciava a desiderare.
“Ho sempre detestato il Bianconiglio” disse tra sé e sé mordendo il labbro inferiore.
Belle recupererò il passo, l’avevano lasciata indietro perché alcuni bambini volevano scattare delle foto insieme a lei. Quando riuscì a tornare da Jefferson puntò i piedi davanti a lui e scosse velocemente la testa.
“Non lamentarti, avrebbe potuto farti vestire da Cappellaio Matto” rispose all’ultima frase che lui aveva pronunciato.
Jefferson la osservò attentamente, da quando erano usciti di casa aveva cercato di guardarla il meno possibile ma ora che ce l’aveva davanti non poteva che farsi sfuggire risate sarcastiche.
“A te non è andata molto meglio, visto che sei lo Stregatto”.
Belle sentì le guance imporporirsi, l’idea che tutta Storybrooke potesse vederla in quel modo la indeboliva e non riusciva a divertirsi come invece avrebbe desiderato fare. Ma l’aveva fatto per Grace, solo per lei. Indossava una tuta a strisce viola e rosa, orecchie da gatto sulla testa e una lunga coda che cadeva fino a terra.
In quel momento Grace tornò decisamente entusiasta di tutto ciò che stava accadendo e prese entrambi per mano, guardandoli con affetto.
“Nessuno avrebbe fatto tutto questo per me. E’ per questo che siete i miei adorati genitori” nascose un sorrisetto furbo, uno di quelli che fece sciogliere entrambi, privandoli persino della vergogna.








// Nda: 

Questi prompt sono davvero difficili e mi chiedo come ancora come sia riuscita a scrivere la flash di ieri, se ci penso mi vergogno davvero xD. Questa anche non sapevo come gestirla, non mi andava di fare una cosa troppo giapponese anche se avevo altre idee in testa. Ho preferito lasciare un pò le cose come stanno per non esagerare con l'OOC. 
Ringrazio tutte le ragazze che imperterrite continuano a seguirmi, siete dolcissime <3. 
A domani con il prossimo prompt!
 

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Capitolo 8
*** 8 - Shopping ***


VIII. Shopping






Un abito simile l’avrebbe fatta risplendere. Il colore cobalto inoltre le donava molto, richiamava i suoi occhi azzurri ed intensi, dalle tonalità furbe. La scollatura a cuore avrebbe anche reso più interessante il portamento dell’abito, se solo Belle si fosse trovata con lui in quel momento davanti alla vetrina del negozio, l'avrebbe pensato anche lei. Jefferson smise di osservare l’abito su cui stava fantasticando per lei e iniziò a guardare insistentemente l’orologio: l’aveva lasciata in libreria da almeno venti minuti e ancora non usciva.
Lui a dire il vero detestava leggere e quando Belle l’aveva saputo avevano discusso ampiamente. In realtà non provava alcun odio verso i libri, ma solo verso alcuni in particolare: i romanzi, proprio quelli che Belle adorava.
Stanco di rimanere ad osservare vetrine con poca originalità decise di compiere il grande passo ed entrò nella libreria, mettendosi alla ricerca di Belle perché potesse trascinarla via da quel luogo. Quando provò a voltarsi per girarsi verso alcuni scaffali finì per scontrarsi proprio con lei che teneva tra le mani un pila di libri, i quali finirono a terra.
Jefferson socchiuse le palpebre brevemente e portò una mano sugli occhi stancamente.
“Ti prego, dimmi che ti hanno assunta e che li stavi sistemando” si chinò per poterli raccogliere, uno ad uno.
Belle, colta sul fatto, si morse le labbra e cercò di sorridere in modo innocente come Grace le aveva insegnato a fare.
“In realtà vorrei comprarli, ho sempre desiderato avere tutte le opere di Jules Verne” gli mostrò una delle copertine mentre riponeva la pila in ordine, questa volta tra le braccia di lui, rendendolo suo complice.
“Ma non puoi leggerli in biblioteca invece di riempire la casa in questo modo?”  provò lui a domandarle nella speranza di convincerla.
Belle gli scoccò un’occhiataccia.
“Assolutamente no! Voglio le mie copie ed inoltre io non ho mai detto nulla contro tutti i cilindri che tieni nella tua camera personale. Perciò nulla mi vieta di creare anche uno spazio che sia mio” così facendo ripose l’ultimo libro sulla pila e per convincerlo ulteriormente si avvicinò al suo viso per lasciargli un bacio sulla guancia.
Jefferson roteò gli occhi al cielo e si diresse verso la cassa insieme a lei, ormai convinto.
“Devo dire a Grace di non insegnarti più i modi per conquistare i miei assensi” brontolò assecondando il folle desiderio di shopping della sua compagna. 







// Nda: 

E siamo all'ottava giornata! Quasi non ci credo, è già passata più di una settimana?
Ringrazio tutte le ragazze che continuano a seguire questa raccolta e che si sono entusiasmate per una coppia che adoro sempre di più. 
Questa flash di oggi non mi fa impazzire, ma purtroppo sono molto stanca stasera e non mi è venuto in mente nulla di meglio. L'accenno al fatto che Jefferson odia i libri verrà spiegato nella long "Take my hand", già in pubblicazione in cui esporrà i suoi dubbi a riguardo mentre Belle si adirerà non poco per le sue osservazioni. 
Inoltre ricordo che se volete potete iscrivervi al gruppo che ho aperto su fb dove inserirò spoiler, foto, sondaggi/domande a cui rispondere sulle storie che sto scrivendo: https://www.facebook.com/groups/507038592717142/

E domani altro accenno a Take my hand, si parlerà di una cena tra amici! 



 

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Capitolo 9
*** 9 - Hanging out with friends ***


IX. Hanging out with friends 







Per tutto il giorno Jefferson aveva tentato di rimandare quell’appuntamento serale, ma Belle non gli aveva dato ascolto: aveva promesso di organizzare quella cena da settimane ed era arrivato il momento di affrontare quello che era diventato un inutile dramma.
Si era lamentato ampiamente, ma senza risultati. Ruby era la migliore amica di Belle e non poteva esimersi dall’invitare anche la persona con cui intratteneva una relazione. Persino quando gli ospiti si presentarono in orario Jefferson ebbe da ridire, affermando che non avevano nemmeno concesso loro l’ebbrezza di lasciarsi desiderare. Decisamente un comportamento ordinario e scontato.
“Non amo particolarmente la tagliata con i funghi” le parole di Killian piovvero sulla tavola in modo così inaspettato che lasciarono tutti ammutoliti.
“Cos’hai contro i funghi? Ho impiegato buona parte del mio tempo a prepararli” il silenzio fu prontamente spezzato da Jefferson che puntò il suo sguardo su quello che un tempo era stato un pirata, uno tra i peggiori a suo parere. 
La domanda suonava come una provocazione ed effettivamente lo era davvero.
“Mi dispiace che tu abbia dovuto sottrarre minuti importanti alla tua giornata, di certo avrai altre cose più interessanti da fare” sorrise Killian a mezza bocca, appoggiando un gomito sul tavolo “ma io non mangio funghi”.
Belle deglutì a vuoto mentre Ruby sprofondò in un mezzo sorriso, agitata per la situazione ardente che si stava creando tra i due.
“Killian, di cosa abbiamo parlato venendo qui?” lo rimproverò Ruby in un sussurro.
“Non temere Ruby, sappiamo tutti che Killian è un gran maleducato” sbuffò Jefferson che intanto aveva preso a tagliare la carne con un certo nervosismo.
“Jefferson!” la voce di Belle arrivò alle sue orecchie con forza “non è questo il modo di trattare un ospite”.
Lui le lanciò uno sguardo quasi trasognato, non riusciva a credere che lei stesse cercando di difenderlo.
“Vorrai scherzare? Si rifiuta di mangiare quello che ho preparato!” esclamò prima di lanciare a Killian uno sguardo provocatorio.
Quest’ultimo batté l’unica mano di cui era a disposizione sul tavolo e si alzò in piedi per enfatizzare le parole che andò a pronunciare.
“Oh, sarà forse perché l’ultima volta mi hai fatto mangiare dei funghi velenosi e hai tentato di uccidermi?!” poi andò ad incrociare le braccia al petto, infastidito.
Jefferson non accennò minimamente ad alzarsi e rimase a guardarlo dal basso.
“Ancora con questa storia…” fece schioccare la lingua e continuò “rimugini troppo su certe cose, mio caro Killian: come per la storia dell’uncino. Prova a metterci una pietra sopra, d’accordo?”.
Belle si alzò ed appoggiò una mano sulla spalla di Jefferson, un richiamo a cui lui non poteva evitare di rispondere. Gli domandò di aiutarla in cucina per preparare il dolce da servire ed entrambi si esiliarono dalla sala da pranzo che era avvolta da un’atmosfera piuttosto tesa. Quando si ritrovarono da soli, Belle chiuse la porta della cucina ed incrociò le braccia al petto.
“Perché l’hai chiusa?” le domandò lui con un certo timore.
“Così non potrai scappare. Smettila di comportati come un bambino, mi avevi promesso che non avresti discusso con Killian” lo rimproverò dolcemente anche se il tono era decisamente perentorio.
Jefferson roteò gli occhi al cielo e si appoggiò sul bordo del lavello. 
“Sai che non posso farne a meno: è più forte di me” quando si rese conto lo sguardo di lei mutò si apprestò ad aggiungere “ma potrei fare un’eccezione, solo per questa volta” sorrise all’angolo delle labbra.
Belle si avvicinò sciogliendo l’intreccio delle braccia e andò a cercare la sua mano per stringerla nella propria.
“Solo per stasera, domani potrai tornare a discutere con lui come ogni volta”
Jefferson sogghignò e si strinse nelle spalle, anche per questo amava Belle: riuscivano sempre a trovare qualche compromesso. 






// Nda: 

Salve a tutte ragazze!
Questa piccola flash spoilera il primo capitolo di Take my hand che pubblicherò tra un'oretta. Mi rendo conto che non sia molto entusiasmante come flash, avrei potuto fare di meglio ma la stanchezza è davvero tanta in quest giorni. Mi rendo conto che le battute siano piuttosto banali e più volte ad una comicità poco eccezionale, ma mi piace far battibeccare Killian e Jefferson :3. 
In ogni caso vi ringrazio sempre per continuare a seguirmi! 
 

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Capitolo 10
*** 10 - With animal ears ***


X. With Animal Ears






Le orecchie da coniglio non gli avrebbero mai donato.
Andiamo, nessun altro tipo di orecchie da animale lo avrebbero reso affascinante. La festa a tema di Ruby però non permetteva ai poco coraggiosi di entrare e Belle desiderava trascorrere una serata insieme ai suoi amici. Sì, perché erano amici di lei, non di Jefferson. Lui non apprezzava la compagnia, detestava la maggior parte delle persone per la loro futilità. Non che lui si adoperasse per migliorare il mondo, ma la solitudine non era mai stata un peso per una mente affollata come la sua. Ed ora i pensieri erano più fitti con quelle orecchie da coniglio sulla testa, quelle stesse che aveva indossato alla festa del fumetto di Storybrooke.
“Ci tieni così tanto da arrivare a renderti ridicola una seconda volta?” vi era astio nel tono della voce, non verso di lei, ma verso la prospettiva di quella serata.
Aveva affrontato dure prove per uscire dal Paese delle Meraviglie ed ora tutto ciò che poteva sembrare fuori dall’ordinario lo nauseava.
Belle strinse le labbra in una smorfia e finì di sistemarsi i capelli dopo aver posizionato le orecchie viola da Stregatto sulla testa.
“Credi davvero che sia ridicola?” domandò mentre entrava in macchina e chiudeva lo sportello con una certa premura.
Jefferson storse il naso e mise in moto, continuava a non voler partecipare a quella festa priva di senso.
“Decisamente”.
“Non che tu abbia un aspetto diverso” rispose Belle che comprese perfettamente da dove provenisse un comportamento così freddo ed improvvisamente distaccato.
“Sono stanco di tutte queste stranezze Belle” rivelò soltanto dopo qualche istante di silenzio, aveva bisogno di dirglielo, aveva bisogno che lo sapesse.
Per quanto desiderasse accontentare sua figlia e rendere serena la sua compagna, a volte credeva di non riuscire ad arrivare fino in fondo. La sua vita nel Paese delle Meraviglie l’aveva devastato e trovarsi in condizioni così assurde lo facevano innervosire.
“La fantasia serve anche a questo, non pensi? Per farci estraniare dalla realtà, di tanto in tanto può essere un diletto” gli sorrise lei appoggiando con attenzione la testa al sedile.
Jefferson sospirò e scosse la testa.
“Vivere in un mondo dove la realtà è fantasia ti rende pazzo, non c’è nulla di dilettevole in questo” confessò al solo ricordo.
Non aveva ancora superato tutto quel dolore, l’odio che aveva provato nei momenti in cui la sua testa era colma di follie tanto da farlo impazzire. Aveva paura di ricadervi di nuovo.
“Allora ti basta rimanere con i piedi per terra. Anche se hai delle orecchie di coniglio sulla testa, tu sai dove ti trovi esattamente” aggiunse Belle nella speranza di farlo rilassare.
Dove sei davvero, Cappellaio?
Jefferson si imbrunì in volto al ricordo della domanda del Brucaliffo e finse poi di sorridere per farla tranquillizzare. Non voleva affrontare l’argomento, non voleva tirare tutto fuori. Avrebbe partecipato alla festa rimanendovi in disparte, in fondo aveva tanto a cui pensare. 









// Nda: 

Davvero, non credevo che questo prompt così strano si sarebbe trasformato in questo modo. Ho sempre pensato che Jefferson abbia portato con sè parecchi problemi da Wonderland, tra cui il fatto stesso di esser stato lì. Quindi ne ho approfittato per accennare a riguardo, se riesco ad inserire l'argomento anche in altri prompt (che sono strani, come vedete) lo farò! 
Spero vi piaccia ^_^ grazie a tutte le ragazze, come sempre siete dolcissime!
 

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Capitolo 11
*** 11 - Wearing kigurumis ***


XI. Wearing kigurumis 







La stanza dell’Abisso: così la Regina Rossa chiamava le prigioni del suo Palazzo.
Jefferson vi era stato rinchiuso poco dopo esser rimasto incastrato nel Paese delle Meraviglie, quando aveva tentato di fuggire per non farvi più ritorno. Prima di impazzire del tutto, prima di perdere completamente il senno.
Lì dove era finito non aveva scampo, era circondato da ricordi che lo facevano tremare e da strane allucinazioni che lo tormentavano. Bambole viventi, bambole vestite di calzamaglie e maschere inquietanti che volteggiavano davanti ai suoi occhi. Voleva evitarle, voleva chiudere gli occhi o addirittura strapparseli pur di non sottostare ad una tortura simile. Era accovacciato in un angolo dalle pareti bianche e silenziose, se non fosse stato che quelle bambole iniziarono ad urlare, a perforargli le orecchie con grida disumane.
“Andate via, lasciatemi in pace!” gridò con tutto se stesso.
Si sentiva un bambino.
Una delle bambole viventi scoppiò a ridere a si avvicinò lentamente, con passo felpato. Indossava una maschera che somigliava terribilmente a quella di Cheshire, colui che un tempo fu suo amico, colui che diventò il suo più acerrimo nemico.
“Vorresti tornare da lei, posso leggere nel tuo cuore” confessò con voce femminile.
Quella voce la conosceva bene, poiché rappresentava il suo rimorso più grande, il suo ritorno impossibile.
“Io non la rivedrò mai più” Jefferson cacciò fuori quelle parole con rabbia.
La bambola si soffermò di fronte a lui ed inclinò la testa con la maschera felina, Jefferson poté quasi credere di aver intravisto un sorriso nascosto.
“L’hai abbandonata. L’hai abbandonata. Sarà morta di dolore, morta di dolore”.
Abbandonata. Morta.
Gli occhi azzurri e liquidi di Jefferson divennero sanguigni e si alzò in piedi, con furore cercò di afferrare la bambola e gettarla a terra, ma quando compì quel gesto la maschera scivolò via dal volto e si mostrò con il volto di Belle.
Dalle labbra scivolò un rivolo di sangue che finì per macchiarle la calzamaglia, gli occhi erano vitrei ma così simili a quelli che tanto amava.
“Tu mi hai lasciata. Tu mi hai uccisa” la bambola fece un ulteriore passo avanti e posò le labbra sulla guancia di Jefferson, il quale si costrinse a fare un passo indietro rimanendo incastrato alla parete bianca.
Era sporco di sangue, del suo sangue.
“Non sei reale, vattene via”.
Fu un’altra bambola ad avvicinarsi e a consegnargli un coltello lucido dalla punta affilata ed invitante.
Belle lo guardò senza mostrare alcuna emozione.
“Vuoi uccidermi  di nuovo? Non farlo, io ti amo e qui potremo finalmente vivere insieme” gli accarezzò la guancia che aveva l’impronta del sangue.
Jefferson teneva in mano il coltello e lo osservò così a lungo da non sentire nemmeno la freddezza di quelle mani che correvano sul suo viso. La stanza dell’Abisso era in grado di strapparti l’anima, portandotela via insieme a tutti i ricordi. Ma lui non si sarebbe fatto trascinare via da Belle, anzi da quella bambola che fingeva di essere lei. Socchiuse gli occhi cercando di ricordarsi di se stesso e quando li riaprì conficcò la lama all’interno di quel corpo che aveva assunto le sembianze di colei che amava. Ruppe il tessuto della calzamaglia e quando arrivò alla carne la bambola svanì in fumo.
“Io ti amavo…”.
L’eco della sua voce risuonò a lungo nelle sue orecchie. Jefferson cadde a terra assieme al coltello sporco di sangue. Continuava a sentire quel rimprovero, continuò a sentirlo per tutti i giorni di prigionia. 







// Nda: 

Ammetto ti aver brutalmente aggirato il prompt. Vestire Belle e Jefferson in kigurumi? Non ci sono riuscita :( lo ammetto e mi pento di essermi arresa. Sarà che in questi giorni vado più di angst che di ilarità, ma in ogni caso spero di non avervi deluso. 
In ogni caso le bambole viventi ci sono e possiamo dire Belle-shadow si sia cimentata in questa mascherata xD. 
Comunque sia veniamo al dunque: ultimamente ho una strana idea di Wonderland, mi piace immaginare che in un mondo simile vi siano ambienti oscuri come questi dove la follia è alle porte. E diciamo la verità, mi piace far soffrire Jefferson <3 puro sadismo del momento? Può darsi. 
Spero che vi piaccia, domani se riesco a buttare giù qualcosa ci sarà un prompt fluff ^_^. 
Grazie a tutte le ragazze che continuano a seguirmi e che hanno inserito la raccolta tra le seguite!
 

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Capitolo 12
*** 12 - Making out ***


XII. Making - out 






Gliel’aveva detto che non avrebbe dovuto bere quel bicchiere in più di vodka, ma Belle non lo aveva voluto ascoltare. Anzi, aveva detto che non poteva rinunciare alla scommessa fatta con Ruby, voleva dimostrare di saper reggere l’alcool. A volte Jefferson credeva di intravedere in lei dei barlumi di ingenuità, come se Belle provasse a tornare bambina per affrontare una giovinezza che le era stata tolta. La sua incredibile maturità, la sua responsabilità e la sua rettitudine sparirono completamente quando batté il bicchiere vuoto sul tavolo del Rabbit Hole.
“Un altro” ordinò Belle che poi finì per scoppiare a ridere senza alcun motivo.
Ruby che le stava accanto ed era in attesa dell’arrivo di Killian, perennemente in ritardo, sorrise nel constatare che aveva vinto la scommessa.
“Come?” domandò Jefferson retoricamente, il quale appoggiò una mano su quella di Belle per farla ragionare.
“Ne voglio un altro” disse ancora prima di tirare fuori un’espressione compiaciuta.
“Belle, ormai credo proprio che tu abbia dimostrato di non saper reggere l’alcool” disse Ruby nel tentativo di aiutare Jefferson a farla tornare in sé.
Lui non apprezzò affatto quel gesto visto che era stata lei stessa a trascinare Belle in quella situazione poco piacevole.
“Se così fosse allora non potrei fare questo” affermò Belle che si lanciò tra le braccia di Jefferson per strappargli un bacio che si dilungò abbastanza da fargli girare la testa.
Lo afferrò per il collo della camicia e lo trascinò giù dallo sgabello per poi spingerlo lontano dal bancone ed iniziare a confondersi tra tutti i presenti, lasciando Ruby particolarmente stupita e sorridente di vedere l’amica così propositiva.
“Belle, che stai facendo?” Jefferson tentò di porle quella domanda ma i baci di lei divennero più profondi, più ossessivi e non poteva più ignorarli.
Lei che continuava a tenerlo per la camicia lo sospinse fuori dal locale e aggirato l’angolo lo incastrò con la schiena al muro per avvolgerlo in nuovi baci che gli mozzarono il fiato. Jefferson sapeva perfettamente che Belle non era in sé in quel momento, ma era difficile vederla con tutte le difese completamente abbassate. Si lasciò trasportare e la fece avvicinare per poter sentire il suo corpo contro il proprio, accarezzandole il collo come se ne fosse affamato, tanto che poi fu costretto a farlo con le labbra. Fu avvolto dal profumo della sua pelle che conosceva molto bene ma al quale non rinunciava mai.
Belle gettò indietro il collo per permettergli di esplorare quella piccola parte di sé, Jefferson coinvolto fu pronto a ribaltare le parti e la girò per incastrarla tra lui ed il muro. Le accarezzò i fianchi fino a scivolare lungo l’orlo del vestito per poterglielo sollevare appena, così da sentire il calore bruciante della sua pelle. Belle non si tirò indietro e anzi lo accompagnava in quei gesti come se non avesse desiderato altro, ma l’alcol stava consumando tutta la sua lucidità e finì per crollare tra le braccia di Jefferson.
Lui tirò su col naso, ritrovandosi con il mento di lei appoggiato sulla spalla e gli occhi semi-chiusi mentre stava per addormentarsi del tutto.
“Non portarmi a casa, voglio rimanere qui” sussurrò al suo orecchio.
Jefferson si morse l’interno della guancia pur di non scoppiare a ridere, in fondo Belle non sarebbe mai cambiata ed era proprio questo quello che amava di lei.
“Tranquilla, non te ne accorgerai nemmeno” sorrise e poi si fece circondare il collo con un braccio di lei così da poterla trascinare via da lì e caricarla in macchina.
Jefferson si passò la lingua sulle labbra ed assaporò nuovamente il sapore di vodka che Belle gli aveva lasciato, ma fu difficile riuscire a smettere di sorridere per tutto il tragitto del ritorno. 






// Nda: 

Oggi è una giornata particolarmente strana xD spero che sia uscita bene questa flash perché ho appena cancellato tre quarti di one-shot Sleeping Hook e mi si stringe il cuore. Si vede che non era cosa oggi di mettersi a scrivere. Comunque sia spero di non aver fatto uno scempio. 
Ringrazio come sempre tutte le ragazze che continuano a seguire, siete dolcissime <3. 
 

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Capitolo 13
*** 13 - Eating Ice-cream ***


XIII. Eating Ice-Cream






“Limone e cioccolato, per favore” quella richiesta non poteva che esser stata fatta da Jefferson.
Limone. Cioccolato. Frutta e crema.
“Perché?” domandò Belle mentre sosteneva il cono alla nocciola tra le mani.
“Non capisco il senso della domanda” Jefferson sollevò un sopracciglio, più stupito di lei ed andò ad afferrare il proprio gelato.
Belle sorrise all’angolo della bocca e scrollò appena le spalle.
“Io non capisco l’accostamento di due gusti così diversi” detto ciò si avvio all’esterno della gelateria in attesa che anche lui la raggiungesse, immettendosi sul marciapiede che li avrebbe condotti fino al parco della città, dove avrebbero potuto trovare una panchina per sedersi.
“Il limone è aspro e il cioccolato è dolce, si completano. Danno all’altro ciò non hanno per sé” spiegò brevemente ponendosi al suo fianco per seguire i suoi passi e non perderli nemmeno un istante.
“Un po’ quello che siamo noi, vero?” domandò lei quasi retoricamente, lanciandogli uno sguardo compiaciuto.
Jefferson sorrise ed annuì.
“Sei perspicace, l’ho detto fin dall’inizio [1]”.
Era esattamente così. Jefferson amava la solitudine, Belle la compagnia. L’uno detestava leggere, l’altra amava i libri. Ma ad unirli c’era qualcosa di più del semplice contrasto. Jefferson viveva d’avventura e Belle non desiderava altro che poter diventare un’eroina. Incontrarsi aveva fatto crescere entrambi.





// Note: 

[1] Richiamo al primo capitolo di Take my hand



// Nda: 

Ammetto di non aver avuto idee per questa prompt xD ma spero di recuperare con le prossime flash.
Ringrazio ancora una volta tutte le ragazze, stasera risponderò alle recensioni. Siete dolcissime e mi fa piacere che la raccolta su questa coppia vi stia piacendo. Spero di riuscire a farvi adorare Belle e Jefferson insieme <3. 
A domani! ^^
 

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Capitolo 14
*** 14 - Genderswapped ***





XIV. Genderswapped
 



 

Jane Jefferson. La donna più stravagante, più solitaria, più alternativa di Storybrooke.
Bash French. L’uomo più bello, più intrigante, più colto di Storybrooke.
La prima viveva di rendita e nessuno aveva mai avuto occasione di visitare la sua grande residenza ai confini della città. Il secondo lavorava in biblioteca e pareva che non fosse solo un ripiego lavorativo, era realmente innamorato dei libri.
Jane era seduta al solito tavolo da Granny’s, alla solita ora e con la solita tazza di tè tra le mani ad osservare la strada fuori dalla finestra. Si annoiava, come ogni volta. Le persone erano tremendamente abitudinarie e lei non faceva altro che trattenersi all’interno di uno schema che si era costruita appositamente. Lei ricordava, gli altri no, non avrebbe mai dimenticato.
“Quando piove dovremmo tutti avere la compagnia di un buon libro. Ci mette di buonumore”.
Jane si voltò, aveva ancora il cappello appoggiato  sulla testa e sollevò lo sguardo verso quello di Bash, non si aspettava di vederlo avvicinarsi dopo che l’ultima volta lo aveva criticato per il suo inutile buonismo verso il mondo intero.
“Non sta piovendo” rispose Jane che sollevò un sopracciglio, ma a dire il vero gettò un’occhiata veloce fuori dalla finestra per potersene accertare.
“I tuoi occhi dicono il contrario” sorrise Bash e si sedette di fronte a lei senza nemmeno chiederle la possibilità di farlo.
“Perché ti ostini a starmi attorno? Nessuno lo fa, io non sono adatta a stare in compagnia” rispose Jane senza fargli notare che si era accomodato liberamente al suo tavolo.
Bash incrociò le braccia al petto e sprofondò lentamente sulla sedia, senza smettere di sorriderle con una dolcezza che Jane non poté evitare di notare.
“Ho una certa sensibilità per i casi disperati” si limitò a dire scrollando le spalle per poi rimanere a studiare gli occhi di lei che nascondevano molto più di quanto non volessero comunicare.
Jane sbuffò con fastidio e batté appena una mano sul tavolo, tirandosi in avanti perché potesse sembrare più convincente.
“Non ho bisogno di un dottore per curarmi di una malattia che non esiste. Credi davvero che l’affetto nasca dal desiderio di migliorare gli altri? E’ una visione piuttosto egocentrica, French” lo rimproverò come sempre aveva fatto.
Erano mesi ormai che Bash non faceva altro che interessarsi a lei come se fosse un caso clinico della società, desiderava integrarla in un mondo di cui non desiderava di far parte. Perché non la lasciava in pace?
“E’ egocentrico anche credere che il mio sia affetto, non credi?” il sorriso di lui smorzò l’atmosfera pesante che si era andata creando e riuscì a strappare uno dei sorrisi sempre celati di Jane.
In un modo o nell’altro Bash French riusciva  a stupirla e a tirarle fuori una normalità che credeva di aver perduto per sempre. Si inumidì le labbra e prese la tazza di tè ormai raffreddata tra le mani per poterla terminare ed alzarsi in piedi subito dopo.
“Ti ho già sopportato abbastanza per oggi, French. Al prossimo tè forse andrà meglio” gli fece l’occhiolino e si allontanò velocemente dal locale per poter andare via.
Bash si sentì pienamente soddisfatto, per una volta non era stato cacciato via con qualche rimprovero. Jane, di rimando, era lieta di averlo incontrato ancora una volta.






// Nda: 

 Prima di tutto ringrazio le ragazze della ciurma di Ouat che mi hanno suggerito gli attori adatti al genderswapped: Liam Hemsworth ed Eva Green. 
Quanto mi sono divertita con il genderswap? Da matti! Immaginare Jefferson in versione femminile è stata un'impresa: è molto difficile vedere personaggi femminili stravaganti, di solito sono gli uomini ad essere tali. Anche perché è la donna a redimere l'uomo e difficilmente il contrario. 
Spero che Bash e Jane vi siano piaciuti, ho riportato alcune tematiche che inserirò anche nel rapporto tra Belle e Jefferson in Take my hand quando saranno a Storybrooke. 
Mi sono così appassionata a Jane/Bash che potrei fare qualche flash bonus xD sono adorabili e spero che piacciano anche a voi.
Un bacio e grazie a tutte per continuare a seguirmi! 
 

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Capitolo 15
*** 15 - In a different clothing style ***


XV. In a different clothing style

(special Halloween)








Halloween era alle porte e a dire il vero, Jefferson non aveva alcun voglia di festeggiare. Non che fosse diverso dalle altre volte, ma lui aveva sempre affidato se stesso al ‘buon non compleanno’, di modo che la festa vi fosse ogni giorno. Grace desiderava tanto poter festeggiare e le aveva concesso di accompagnarla nel suo giro serale di dolcetto o scherzetto. Henry si era accomodato all’idea di seguirli, dunque Jefferson avrebbe dovuto badare a ben due bambini, anziché una soltanto. Si domandò se non fosse stato un complotto organizzato da Emma e Neal per rimanere soli un’intera sera.
Fortunatamente Belle era libera e lo avrebbe accompagnato in quella missione di padre amorevole.
“Scusami se ho tardato ma non riuscivo a scegliere tra il vestito da vampiro e quello da pirata” le sorrise non appena si intrufolò nella camera da letto per poter gettare l’abito sul letto.
Jefferson che era voltato rispose: “Perché vuoi vestirti in quel modo?”
“In realtà la scelta riguardava te” sentì il sorriso di lei sbeffeggiarlo alle spalle.
Si girò e si rese conto che sul materasso era sistemato un vestito da pirata decisamente fuori moda, una benda nera che gli avrebbe coperto l’occhio ed un paio di stivali di dubbio gusto.
“Stai scherzando? Perché dovrei vestirmi come quell’insulso…”
“Così forse riuscirai a comprenderlo meglio. Prova a metterti nei suoi panni, sono certa che in quel caso non lo troverai affatto insulso” rispose Belle in tono piuttosto perentorio.
Jefferson si morse l’interno della guancia, se vi era una cosa che non amava affatto era proprio l’idea di calzare gli stessi abiti della persona che più detestava al mondo.
“E tu da cosa dovresti vestirti?” domandò quasi retoricamente, ormai era abituato a quelle uscite così strane ma per Halloween avrebbe fatto un’eccezione, soprattutto perché Grace ci teneva davvero molto.
“Da Cappuccetto rosso sangue [1]” disse lei assolutamente soddisfatta mentre tirava fuori un abito rosso e bianco con una mantellina squarciata in diversi punti.
“Splendida idea, così se incontreremo Ruby e il suo insulso compagno crederanno che li stiamo prendendo in giro” sbuffò lui mentre si sedeva sul letto e chiudeva gli occhi.
Il risultato fu che Jefferson alla fine fu costretto ad indossare un abito da pirata, con quella ridicola benda nera a coprirgli un occhio mentre Belle si era sporcata il viso e le mani di sangue finto per immedesimarsi nella parte oscura di una ragazza già di per sé sanguinaria.


 



Note:
 
[1] Riferimento al capitolo 9 di ‘Take my hand’ ancora inedito in cui Belle indossa il mantello di Red. 




// Nda: 

Ammetto che questa flash è davvero improponibile, ma non sapevo che inventarmi con questo prompt, mi sarei soltanto ripetuta con quelli precedenti o_o. 
Però ne ho approfittato per metterci in mezzo Halloween ^_^ buona festa a tutti! 
 

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Capitolo 16
*** 16 - During their morning rituals ***


XVI. During their morning rituals

 


“E’ tardi, è tardi!”
La voce di Grace si intrufolò tra i sogni di Jefferson che già risultavano piuttosto confusi.
“Che?” brontolò fingendo di non aver sentito e nascondendo un sorriso sotto al cuscino.
“Papà, devo andare a scuola!” sbuffò Grace che cercava di richiamarlo a sé, strattonandolo per una spalla di modo che si decidesse a svegliarsi.
“E quindi?”
Immaginò la smorfia di disappunto che doveva essersi creata sul viso di sua figlia e a quel punto la afferrò per le braccia e la fece catapultare sul letto insieme a lui, appoggiando la guancia sulla sua come un cuscino.
“Papà ti prego!” l’esclamazione di Grace tentò di sembrare impositiva ma in realtà aveva iniziato a ridere. Fingere di allontanarsi da quell’abbraccio non avrebbe mutato affatto la situazione.
“Sei l’unica figlia al mondo che desidera tanto andare a scuola” la rimproverò bonariamente prima di scuoterle i capelli che aveva appena finito di sistemare, cosa che non le piacque affatto e lanciò un gridolino in segno di ribellione.
Jefferson a quel punto si alzò dal letto e la fece tornare con i piedi per terra. Assonnato le prese una mano per condurla in cucina dove trovò Belle che era già intenta a preparare la colazione: biscotti e tè, immancabile accoppiata.
“Buongiorno a te” sorrise Belle che indicò ad entrambi di mettersi seduti, lei e Grace erano sempre molto mattiniere e si erano salutate prima.
“Sono stato svegliato di soprassalto, non so se sia davvero un buongiorno” finse di essere arrabbiato, scoccando uno sguardo divertito verso Grace.
“Sarà la vecchiaia papà [1]” ridacchiò la figlia mentre si versava un po’ di tè nella tazza.
Belle scoppiò a ridere divertita, apprezzava davvero tanto il sarcasmo di Grace, cosa che aveva preso assolutamente da suo padre. Jefferson altrettanto e a quella battuta la osservò a lungo, inarcando le sopracciglia.
“Ma davvero? Io credo proprio che oggi a scuola andrai a piedi. Ed ora come la mettiamo?”.
Belle si sedette accanto a Jefferson per poter prendere a far parte della colazione anche lei, immettendosi in un circolo di emozioni che aveva sempre desiderato provare. Osservando entrambi non poteva che ammettere di essere realmente felice.
“Tu sei il papà più giovane del mondo!” esclamò immediatamente Grace per correre ai ripari.
“Non so se potrebbe essere un complimento” ridacchiò Belle sotto i baffi, nascondendo il sorriso dietro la tazza di tè.
La conversazione non andò avanti per molto, visto che stava diventando davvero molto tardi. Grace corse a recuperare lo zaino per andare a scuola e Jefferson intanto si alzò dal tavolo per poterla accompagnare.
“Torna presto, vecchio papà” lo salutò Belle dandogli un bacio sulla guancia.
“Credo proprio che anche tu oggi andrai a piedi in biblioteca” sorrise lui prima di ricambiare approfittando per darle un bacio sulla guancia.
Le sorrise e poi andò ad infilarsi i primi vestiti che aveva trovato e uscire insieme a Grace per iniziare quella nuova giornata.
 




Note: 

[1] Riferimento al 1° capitolo della long ‘You found me’.




// Nda: 

Salve ragazze!
Intanto vi ringrazio, sono davvero molto contenta di vedere come questa raccolta vi stia piacendo e soprattutto che come me stiate apprezzando una coppia che non credevo potesse starmi così tanto a cuore. Giorno dopo giorno me ne innamoro come se fosse la prima volta.
Per quanto riguarda i rituali mattutini ho voluto rendere l'azione molto veloce, ho idea di un risveglio a casa Jefferson piuttosto agitato, dove il tempo è poco e c'è sempre questo ritardo (riferimento al WhiteRabbit e quindi a Wonderland). 
Spero che questo piccolo spaccato di vita quotidiana vi sia piaciuto. Alla prossima! ^^
 

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Capitolo 17
*** 17 - Spooning ***


XVII. Spooning






“Allora, vuoi farti battere ancora una volta?” rise Jefferson che era arrivato già sull’alta collinetta che delimitava il bosco in cui lui e Belle erano soliti fare le proprie passeggiate prima dell’ora di cena.
Belle aveva il fiato corto, il freddo le aveva congelato le punte delle dita e le guance erano completamente arrossate. La neve sotto i piedi le impediva di correre come avrebbe desiderato e la fatica era triplicata, tanto che si era dimostrata molto più lenta del solito. Indossava un abito da equitazione, uno di quelli che una principessa non avrebbe dovuto indossare, ma suo padre le lasciava certe libertà di tanto in tanto.
“Non vale, sai che non sono abbastanza veloce. Non come te almeno” sospirò lei che aveva ripreso a camminare per poterlo raggiungere sulla collinetta di neve.
Jefferson roteò gli occhi al cielo e le porse una mano per aiutarla a salire fin dove era arrivato.
“Non dirmi che ti accontenti dell’abbastanza” le sorrise divertito.
Jefferson non aveva ancora recuperato la memoria del suo passato, qualcosa gli diceva che forse sarebbe stato meglio così. Anzi, qualcuno gli aveva detto che lui stesso aveva deciso di dimenticare. Non ne conosceva il motivo ma probabilmente doveva aver sofferto molto per aver preso una decisione del genere. Da quando era stato accolto al Castello di Belle non gli mancava nulla: se solo non avesse tanto desiderato ricordarsi di sé, di ciò che era stato, non avrebbe avuto bisogno di altro.
“Che intendi dire?” domandò Belle che ogni volta rimaneva stupita dalle sue considerazioni.
Non appena andò ad afferrare la sua mano si rese conto di aver posizionato male il piede che le fece perdere l’equilibrio. Lui per non lasciarla la strinse a sé con forza, come segno di protezione, così finirono per cadere insieme sulla coltre di neve, rotolando fin da dove erano partiti.
L’umidità si intrufolò tra i loro abiti e provarono brividi di freddo così forti che desiderarono trovarsi davanti ad un fuoco caldo, ma non poteva esistere sensazione più bella di quella in cui si erano ritrovati. Jefferson era finito per atterrare quasi su di lei, tanto da bloccare il corpo di Belle sotto al proprio, stringendo i suoi polsi come se li stesse accarezzando. Entrambi si guardarono come due adolescenti intenti a provare il loro primo amore e il bacio che ne derivò non fu per niente inaspettato. Il calore delle labbra si confuse nel gelo della neve che li aveva avvolti.
“Io non mi accontento dell’abbastanza. Semplicemente accetto tutto ciò che accade” sussurrò Belle che aveva le guance arrossate, ma non per il freddo.
A quel punto Belle lo scostò per farlo rotolare di lato, di modo che potesse essere lei a sovrastarlo ed incastrarlo sotto di sé. Il cappuccio che prima aveva sulla testa si era ritirato e i lunghi capelli castani le scivolarono in avanti.
“Temo sia un errore. Accettare ciò che avviene è sintomo di paura e tu devi essere coraggiosa. Non puoi rimanere ferma in un angolo ad aspettare che l’inevitabile sopraggiunga. Devi essere tu a padroneggiare l’inevitabile” le sorrise furbescamente, appoggiando la testa sulla neve nonostante essa iniziò ad introdursi sotto al collo, così da farlo rabbrividire.
Belle sospirò e si appoggiò al petto di lui, ascoltando il suo cuore. Perché lui aveva sempre ragione?
 






// Nda: 

Ed eccomi qui con questo prompt! Questa volta sono voluta tornare alla Fairy Tale Land e per chi ha già letto alcune delle flash avrà capito che ho preso spunto dalla storia che vorrei scrivere in cui Belle e Jefferson si sono incontrati molto prima di tutto, agli antipodi della storia in cui li conosciamo. Quindi ho proposto un altro spaccato della loro vita quotidiana con un accenno a Nala e Simba :3. 
Spero che questa flash vi sia piaciuta, grazie come sempre a tutte voi che mi seguite!
 

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Capitolo 18
*** 18 - Doing something together ***


XVIII. Doing Something together






Jefferson colse Belle mentre era intenta ad osservare il pianoforte, sembrava che lo stesse accarezzando con lo sguardo. Sorrise di sottecchi e si avvicinò, posandole una mano sulla spalla.
“Hai mai imparato?” le domandò mentre le indicava di sedersi accanto a lui, per poter provare.
Belle scosse la testa.
“Tu sai suonarlo?” rispose con una domanda, cosa che lo fece sorridere ulteriormente.
“Ho iniziato ventotto anni fa, quando mi sono ritrovato a vivere in questo nuovo mondo. Per certi versi è stata la mia unica valvola di sfogo” sistemò le dita sui tasti bianchi per compiere una scala veloce così da farle comprendere che aveva almeno le basi per poter affermare di esserne in grado.
“Avanti, ti insegno qualcosa, ti piacerebbe imparare?” le domandò dopo che Belle si sedette accanto a lui, tenendo timidamente le mani appoggiate sulle gambe ad accarezzare i lembi del vestito.
“Temo sia troppo difficile per me, sono poco paziente” ammise mordendosi il labbro inferiore.
Jefferson amava quel suo lato ancora insicuro, poiché accanto a tutta la forza che aveva sempre dimostrato si nascondeva un elemento di fragilità che lasciava intravedere la tenerezza di Belle.
“Come fai a dire che sia difficile se non hai nemmeno mai provato?” considerò lui porgendole una mano perché potesse afferrare quella di lei.
“Non capisco” sussurrò Belle mentre lo lasciava fare  e accomodava le dita affusolate sul palmo caldo di lui.
Jefferson sospirò e sorrise in tralice.
“Non puoi affermare che qualcosa sia difficile se non la conosci. Una volta imparato potrai dire che lo è, ma prima è decisamente un comportamento superbo” le spiegò il suo punto di vista che come al solito sembrava ricalcare una realtà di cui Belle rimase affascinata.
Lei sollevò gli occhi al cielo e sorrise divertita.
“E va bene, allora vediamo cosa sono in grado di fare” affermò con un sorriso soddisfatto.
Jefferson portò la mano che aveva stretto nella propria alle labbra, così da poterla baciare e poi la posizionò sui tasti che avrebbe dovuto premere con determinazione.
Non sempre trovavano il modo di fare qualcosa insieme, ma suonare il piano sarebbe stato un buon inizio. 






// Nda: 

Ma quanto è sconsiderevolmente dolce Jefferson in questo frangente? Vi assicuro che non ci sarà tanto fluff nelle storie, ma lasciarne un pò ovunque mi fa piacere :3. 
Spero che questa piccola flash vi sia piaciuta, non sapevo proprio cosa fargli fare insieme (xD detta così è brutta, me ne rendo conto) ma amo immaginare Jefferson al pianoforte <3. 
Grazie come sempre alle ragazze che seguono! 

 

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Capitolo 19
*** 19 - In formal wear ***


XIX. In formal wear







“Ricordami perché mi trovo in queste condizioni” sussurrò Jefferson che se ne stava seduto in seconda fila su una sedia verde come il prato che stava calpestando.
Davanti a sé vi era una scena decisamente patetica: Mary Margaret e David si stavano scambiando, per la seconda volta, i voti per il matrimonio. Che senso aveva dover mettere in piedi una cerimonia ufficiale? Avevano davvero bisogno di proclamare il loro amore a tutto il mondo? Sospirò Jefferson mentre sprofondava sulla sedia. Detestava i matrimoni, detestava quelli all’aperto – soprattutto con l’umidità – e detestava ancora di più vestirsi in modo così formale.
“Preferivi presentarti con il costume da Bianconiglio?” lo prese in giro Belle mentre andava ad afferrargli una mano per poterla tenere stretta nella propria.
“Stasera sei particolarmente simpatica” aggiunse lui che iniziava a sentirsi a disagio.
Non aveva mai preso in considerazione di sposare Belle, era la prima volta che i suoi pensieri andarono a riflettere su una possibilità simile. Il matrimonio? Sospirò e scosse lievemente la testa, tutto gli sembrava soltanto una sciocchezza. Quando si è innamorati non si dovrebbe avere bisogno di prove [1].
“Però devo ammettere che quest’abito ti dona molto” le disse all’orecchio, facendola arrossire.
Belle era vestita in modo sobrio ed elegante, i tacchi alti ma non volgari la slanciavano, rendendola ancora più affascinante di quanto già non fosse. Il trucco leggero le risaltava gli occhi profondi ed azzurri.
“Ti ringrazio” rispose Belle che gli lanciò un’occhiata in tralice.
“Non capisco proprio come si possa definire Mary Margaret la più bella del reame, quando lo sei anche tu” confessò lui stringendosi nelle spalle.
Belle inarcò un sopracciglio.
“Tecnicamente non apparteniamo allo stesso reame”.
“Quindi ammetti che ti fa piacere sapere di essere tra le più belle” ridacchiò lui sottovoce, gli invitanti iniziavano a notare la loro presenza.
Belle si lasciò sfuggire una risata leggera, una di quelle che Jefferson amava. Stavano decisamente dando nell’occhio ma ormai era abituata a quel tipo di situazioni: stare insieme a lui voleva dire anche abituarsi alle situazioni più stravaganti.





Note: 

[1] Citazione Ouat in Wonderland.



// Nda: 

Stasera non ho nulla da aggiungere :3 sono giusto di passaggio per pubblicare la flash che spero vi piaccia. 
Grazie mille come sempre per tutte le ragazze che continuano a seguirmi, per le lettrici silenziose e tutte coloro che hanno inserito la raccolta nelle seguite. Sono davvero entusiasta! 
Vi lascio ad un Jefferson emotivamente complicato ;). 

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Capitolo 20
*** 20 - Dancing ***


XX. Dancing





Nonostante il freddo, nonostante la neve che iniziava a scendere, nonostante non dovesse trovarsi lì, non era riuscito a rimanere nella sala da ballo. Servire gli ospiti, servire in genere era qualcosa che detestava. Soprattutto non sopportava l’idea di vedere Belle danzare con il suo futuro sposo. Lei non era ancora a conoscenza di quel particolare ma lui l’aveva sentito più volte nelle cucine del Palazzo dove era solito lavorare la mattina presto, prima di colazione.
Era affacciato al balconcino ed era intento a mordersi l’interno della guancia, le mani in tasca e gli occhi fissi sui fiocchi di neve. Tutto sarebbe cambiato, tutto sarebbe stato diverso. Aveva sempre detto a Belle che doveva guadagnarsi la propria felicità e che doveva governare lei stessa il proprio destino. Ma lui, in quel caso, poteva fare davvero poco. 
“Ti stavo cercando”.
La sua voce, l’avrebbe riconosciuta tra mille. Jefferson si voltò per incontrare gli occhi chiari e furbi di Belle, la quale doveva essere fuggita dalla serie di balli a cui avrebbe dovuto prendere parte.
“Non dovresti essere qui, Principessa” sorrise lui di sottecchi quando si voltò.
“Stai cercando di rimproverarmi?” rispose lei che avanzava lentamente nella sua direzione, detestava quell’appellativo, soprattutto se era lui ad utilizzarlo.
Era bella come non mai, nonostante l’abito gonfio non le permettesse di muoversi in modo naturale.
“Lo faccio piuttosto spesso, è vero. In ogni caso non dovresti davvero essere qui” questa volta non sorrise.
Belle roteò gli occhi al cielo, Jefferson a volte si comportava in maniera davvero testarda.
“Sono esattamente dove dovrei essere. Mi sono stancata di volteggiare per la sala con gentiluomini che non conosco e a cui devo propinare sorrisi insapori. Non hai freddo qui?” si impose per poi raggiungerlo e affiancarlo, affacciandosi al parapetto per dare uno sguardo al giardino ormai completamente innevato.
Jefferson scosse lentamente il capo e si morse il labbro inferiore, alla ricerca di qualcosa di intelligente da dire. Ma aveva freddo, molto freddo. Forse era la consapevolezza di non poter fare nulla di concreto per la sua vita.
“Io sì. Posso chiederti l’onore di questo ballo?” domandò Belle scherzosamente mentre si inchinava con eleganza.
Jefferson sorrise divertito all’idea di quell’inversione di ruoli.
“Non so ballare, Belle. Devo declinare con mio sommo dispiacere” disse lui senza far alterare l’espressione del viso, non se ne vergognava, era pur sempre un servo.
Belle sgranò gli occhi e schiuse appena le labbra.
“Perché non lo hai detto prima?” sogghignò e gli tese la mano “ti insegnerò io”.
Jefferson sapeva che non sarebbe potuto fuggire da quella situazione e si limitò a scrollare le spalle per poi afferrare la sua mano e rivolgerle un inchino appena accentuato.
“Ogni vostro desiderio è un ordine, Principessa” la canzonò per poi essere trascinato nei primi passi di una danza che risultò piuttosto buffa e poco elegante.
Ma a nessuno dei due importava, nemmeno del freddo, nemmeno di nulla che non fossero soltanto loro. 







// Nda: 

Dancing queeen! :3 fine fase follia.
Ed eccoci qui con la ventesima flash e il ventesimo prompt. Mancano soltanto dieci giorni alla fine della raccolta! Quasi non ci credo di esser arrivata fin qui ^^ sono molto contenta, soprattutto perché dalle vostre recensioni capisco quanto questa coppia vi stia piacendo e più ne scrivo più me ne convinco io stessa. 
Vi ringrazio ancora una volta, siete tutte gentilissime <3.

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Capitolo 21
*** 21 - Cooking ***


XXI. Cooking 





Belle passò una mano sulla fronte e senza rendersene conto vi lasciò una strisca di farina. A dire il vero l’intero viso era cosparso di farina, ne era ricoperta fino ai polsi e persino il grembiule aveva risentito della confusione che si era ricreata in cucina. Voleva preparare una torta per Jefferson e Grace ma entrambi avevano dei gusti molto diversi, tant’è che si era decisa ad impegnarsi per tutta la mattina, visto che per quel giorno non si sarebbe recata in Biblioteca dove al momento vi erano dei lavori in corso.
Aveva messo in forno la torta al cioccolato per Grace mentre stava terminando quella al limone per Jefferson, era talmente presa dai propri pensieri che non si era nemmeno accorta dell’odore di bruciato all’interno della cucina.
Jefferson, che stava leggendo nella stanza accanto, se ne era accorto. Andò a controllare e quando entrò si limitò ad inarcare un sopracciglio, appoggiandosi allo stipite della porta.
“Belle, non noti nulla di strano?” le domandò puntando lo sguardo verso il forno da cui iniziava ad uscire parecchio fumo.
“No, cosa dovrei nota-“ si fermò e all’improvviso fece un piccolo salto, si era completamente dimenticata di controllare l’orologio.
Corse immediatamente verso il forno, indossò i guanti e tirò fuori la torta al cioccolato che ormai era bruciata.
“Accidenti” borbottò Belle che andò a posare la torta sul tavolo, passando ancora la mano sporca di farina sulla fronte.
Jefferson sorrise divertito all’idea di averla trovata in quelle condizioni. Era adorabile, ma in cucina non ci sapeva proprio fare. Si avvicinò e le posò un indice sulla fronte.
“Direi che ormai questa è andata, ma ne rimane un’altra” indicò quell’altra in preparazione.
Poiché aveva tutto il viso bianco Jefferson si divertì a toglierle la farina in eccesso creando segni da guerriero indiano, tanto per prendersi gioco di lei in modo dolce.
“Pronta per la battaglia?”
Belle intrecciò le braccia sotto al seno e sbuffò.
“Guarda che se mi impegno riuscirò a fare una torta più buona di quelle di Granny!” strepitò con una certa agitazione.
Fu allora che afferrò una manciata di farina e la gettò sul viso di Jefferson, per togliergli  quell’espressione canzonatoria.
“Io avevo fiducia in te sin dall’inizio! Questo però non avresti dovuto farlo…” sogghignò dopo  aver vanamente tentato di ripulirsi e cominciò a tirarle addosso l’altra farina che era rimasta sparsa sul tavolo.
Ne proseguì una battaglia in cui nessuno si decideva a prendere una tregua, finché non si ritrovarono stesi sul pavimento, intenti a ridere per tutto quel divertimento. Per un attimo si sentirono entrambi dei bambini e Jefferson quasi sperò nelle future sconfitte culinarie di Belle se quello sarebbe stato il risultato. 




// Nda: 

Salve care lettrici! ^-^ 
Oggi vado un pò di fretta, giusto il tempo di pubblicare la flash che spero vi piaccia. Non so perché ma immagino Belle alle prese con i fornelli e non la trovo tanto in grado xD. 
Grazie come sempre per tutte coloro che mi seguono! ^^

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Capitolo 22
*** 22 - In battle, side-by-side ***


XXII - In battle, side-by-side






Lui avrebbe ottenuto la ricompensa. Lei sarebbe diventata un’eroina.
Jefferson teneva stretta Jacqueline [1] in una morsa da cui non si sarebbe potuta liberare, le aveva strappato di mano la spada che aveva rubato ad Alice e la fece scivolare sul terreno umido che Belle stava calpestando.
“E’ la tua occasione Belle, diventa ciò per cui sei nata!”.
Nessuno aveva mai creduto in lei, nessuno fino a quel momento. Aveva letto il più possibile riguardo al Grafobracio sul libro che si era portata dietro e conosceva tutti i suoi punti deboli. Ma improvvisamente sorsero mille dubbi in lei, proprio nel momento in cui andava ad avvicinarsi alla belva.
Cosa voleva dire essere un’eroina? Non la forza, non l’arroganza l’avrebbero fatta diventare tale. Il coraggio, l’onestà e ciò in cui credeva l’avrebbero resa tale. Non tutti gli eroi erano guerrieri insormontabili, alcuni di essi agivano semplicemente per il bene comune. Lei non era un’assassina, anche se si trattava di far fuori una creatura che aveva creato morte e disagio. Una volta ritrovatasi davanti al Grafobrancio, quest’ultimo iniziò a prendere la rincorsa per gettarsi sulla preda e sbranarla in un solo istante.
“Belle, cosa stai facendo? Così ti ucciderà!” le parole di Jefferson squarciarono l’aria, se fosse morta Tremotino non gliel’avrebbe mai perdonato ed era stato lui a condurla fin lì.
Belle fece ricadere la spada a terra, mentre la pioggia continuava a scivolare, coprendole il viso. La paura le assaliva le membra, ma muoversi sarebbe stato ormai impossibile. C’era una cosa che le pagine del libro indicavano, ovvero che alcune creature erano incattivite solo per aver trovato ostilità sulla propria strada. Prese coraggio e portò le mani in avanti, con i palmi rivolti verso l’alto, come a voler accogliere il Grafobrancio anziché dissanguarlo.
Quest’ultimo finì per arrestare la marcia proprio davanti a lei, avvicinando il muso inferocito per ringhiarle contro. Belle rimase immobile, puntando i suoi occhi azzurri in quelli della creatura.
“Io non ti farò del male” disse ad alta voce cercando di non far trapelare l’improvvisa insicurezza che si creò nel tono della voce.
Il Grafobrancio sbuffò e poi si acquattò sulla terra umida, appoggiando il viso sulle pozzanghere d’acqua che si erano formate. Jefferson e Jacqueline rimasero senza parole, mentre Belle fu costretta a ricadere accanto alla creatura del Paese delle Meraviglie, a causa di tutta la tensione che aveva accumulato. Poi sorrise, appoggiando una mano sul muso di lui per poterlo accarezzare.
Tremotino aveva torto: lei non doveva diventare un’eroina, lo era sempre stata.





Note: 

[1]: Jacqueline è Jack e il fagiolo magico, proprio quella che abbiamo visto nella serie tv. E se vi incuriosisce, la citerò anche in Take my hand u.u. 



// Nda: 

Salve care lettrici! 
La flash che avete appena letto proviene dalla one-shot 'I will be heroine', il primo incontro tra Belle e Jefferson (uno dei tanti che ho immaginato a dire il vero xD) in cui Tremotino ha ingaggiato Jefferson affinché protegga Belle dai pericoli in cui va a cacciarsi e affrontano un'avventura insieme. 
Vi lascio il link se vi va di leggerla ^^: 

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2162424&i=1

Come sempre vi ringrazio, siete dolcissime!
 

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Capitolo 23
*** 23 - Arguing ***


XXIII. Arguing





 
“Perché ti ostini a lavorare per Lui? Perché non la smetti di comportarti come una sua pedina?”
La voce di Belle era forte, impositiva. Gli occhi di Jefferson  immobili, lucidi.
Lei  in piedi, di fronte a lui che se ne stava seduto sulla poltrona a guardarla dal basso, la sua espressione era dura e quella volta non ci sarebbe stata via di uscita, non lo avrebbe convinto a ritrarsi, nè a cambiare. Belle non poteva immaginare tutto ciò che aveva passato ma al tempo stesso credeva di poterlo aiutare.
“Sono qui per questo! Io so che esiste del buono in te, so  che non potresti fare del male a nessuno. Perché dovresti agire secondo la sua volontà?” questa volta non vi era più nulla di impositivo, sembrava quasi una supplica.
Jefferson voltò la testa dall’altra parte e condusse una mano ad accarezzare il mento.
“Sei qui per cosa, Belle? Per dimostrare a  te stessa che sono in grado di cambiare? Per dimostrare al mondo che esiste la possibilità che i cattivi diventino buoni?” si alzò in piedi, abbandonando la tranquillità dell’espressione serafica che aveva inutilmente tentato di mantenere.
“Ho fiducia nelle persone e sono certa che ognuno di noi, anche chi possiede il cuore più oscuro, possa combattere per ritrovare la luce” confermò Belle che andò a stringere le braccia al petto.
Jefferson rise di gusto e scosse velocemente la testa, come contestazione.
“Credi davvero che il mondo possa essere diviso tra bianco e nero, tra bene e male? Mi sembrava di averti già spiegato la teoria dei punti di vista, Belle. La tua ingenuità finirà per metterti in pericolo, come già è accaduto in passato”.
Era fuori di sé, la rabbia iniziava a montargli in corpo al pensiero di quello che era accaduto il giorno più oscuro della sua vita. Le afferrò un polso e lo strinse con forza, attirandola verso di sé per poterla guardare negli occhi e confondere due sguardi disperati.
“Tu dici di amarmi ma in realtà non è così. Se mi amassi riusciresti ad accettare sia la parte positiva che quella negativa della mia personalità. Invece non fai che altro che sperare in un mio cambiamento, desideri ogni giorno che io diventi diverso. Questo non è amore, Belle, ma è egocentrismo”.
Non avrebbe mai pensato di rinfacciarle tutto questo, ma era stanco, stanco di dover sentire ripetersi le stesse cose da così tanto tempo che ormai non riusciva più ad accettarle.
Belle corrugò la fronte e fece un passo indietro, nonostante avesse ancora il polso ancora bloccato. Gli occhi erano umidi e freddi.
“Sperare che ci sia del buono in te è egocentrismo?” domandò con un filo di sarcasmo.
“No, lo è il volermi cambiare a tutti i costi. Perché mi stai accanto Belle? Per curarmi da una malattia? Io non voglio questo! Dovresti amarmi per ciò che sono, non per quello che vorresti che io sia” la stretta al polso si fece più forte.
Belle si morse l’interno della guancia ma impedì di far scivolare le lacrime sulle guance, non voleva mostrarsi debole, non in quel momento.
“Lasciami andare” sibilò mentre tentò di liberarsi dalla sua presa.
Jefferson non impose alcuna resistenza e la rese libera, rimanendo immobile dov’era, mentre Belle si voltava per fuggire via. Forse aveva esagerato, forse no. Tutto quello che stava facendo era solo per proteggerla, per insegnarle che non tutti sono in grado di dimostrare di avere un cuore. Abbassò leggermente la testa quando sentì la porta d’ingresso chiudersi rumorosamente. Forse questa volta lei non sarebbe tornata. 







// Nda: 

Salve a tutti! 
Ed eccoci qui la prima litigata di Jefferson e Belle! Prima forse no, ma una delle tante. In questo caso l'ambientazione è a Storybrooke e fa parte di quello che succederà in Take my hand quando riuscirò ad andare avanti. 
C'è una cosa del rapporto tra Tremotino e Belle che non mi piace: il fatto che lei desideri cambiarlo a tutti i costi. Lui ad un certo punto inizia a rammollirsi per questo, ma non sono fanatica delle soluzioni drastiche. 
Non si può amare a metà qualcuno, bisogna anche accettare la parte più scomoda. In questo caso Jefferson non ha alcuna intenzione di ascoltare le lamentele di lei sul fatto che non si tira fuori dalla sua oscurità e chissà cosa ne uscirà ;). 
Spero vi sia piaciuta questa piccola flash, grazie a tutti coloro che stanno seguendo la raccolta! 

 

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Capitolo 24
*** 24 - Making up afterwards ***


XXIV. Making up afterwards








Jefferson si era fatto carico di un grande problema: chiedere perdono o meno. La prima soluzione avrebbe voluto dire calpestare tutto ciò a cui pensava; la seconda avrebbe significato allontanare Belle.
Alla fine non aveva scelto nessuna delle due opzioni e si era limitato a farsi trovare di fronte alla Biblioteca dove lei aveva trovato lavoro. Con un po’ di amaro in bocca decise di entrarvi con la speranza di incontrarla, anche se allo stesso tempo non aveva idea di che cosa dirle. Era sempre più sicuro di ciò che aveva detto ma forse aveva esagerato nei modi.
La trovò a catalogare dei libri, era così occupata a prendere nota di tutto ciò che aveva davanti che non si era nemmeno accorta del suo ingresso. Jefferson si schiarì la voce perché lei se ne rendesse conto e infatti alzò gli occhi su di lui, quasi stupita di vederlo lì. Istintivamente chinò la testa, quasi non riusciva a sostenere il suo sguardo. Si alzò in piedi e si strinse nelle spalle.
“Sei venuto qui per leggere un libro?” gli domandò mordendosi appena il labbro inferiore.
Aveva riflettuto a lungo sulle sue parole ed era giunta alla conclusione che forse non aveva tutti i torti. Con il suo comportamento l’aveva ferito e non si era mai posta il problema dei suoi sentimenti.
“Sai bene che non mi piace” Jefferson allungò le labbra in un mezzo sorriso.
Belle intrecciò le braccia al petto e questa volta si fece forza per poterlo guardare negli occhi.
“Se vuoi posso farti un corso accelerato sui motivi per cui dovresti iniziare a leggere i romanzi” era difficile tentare quella strada del fingere che nulla fosse accaduto ma provò a tirare anche lei le labbra in un sorriso, per fargli capire che non era più arrabbiata.
Nei suoi occhi si nascondeva un’improvvisa infelicità. Jefferson comprese che Belle si era posta dei dubbi a riguardo e che aveva riflettuto su ciò che le aveva detto.
“Credi che riuscirai mai a convincermi?” fece lui dei passi avanti per poi fermarvisi di fronte, senza alcuna volontà di sfiorarla nemmeno con un dito.
Belle non poteva più continuare a rimanersene con le mani in mano e sciogliendo le braccia tentò di approcciare un metodo per chiedere scusa, le sembrava terribilmente difficile pronunciare parole così semplici, nella sua testa suonavano in modo sciocco e superfluo.
“Mi dispiace per l’altro giorno, non avrei dovuto insistere. Ho solo paura che tu possa cacciarti nei guai e l’ultima cosa che desidero ora è allontanarmi da te”.
Jefferson si morse l’interno della guancia e prese un gran sospiro.
“Ed io non avrei dovuto parlarti in modo così aggressivo”.
Belle sapeva che non avrebbe ritirato nulla di ciò che lui le aveva detto ed in fondo non faceva nemmeno parte dei suoi desideri. Perciò l’unica cosa che si sentì di fare fu quella di coprire la distanza che li divideva e lo abbracciò appoggiando la testa al suo petto. Jefferson la avvolse tra le proprie braccia per poi lasciarle un bacio sulla fronte. Per un attimo aveva creduto che non sarebbe tornata da lui e così Belle non aveva immaginato che Jefferson fosse pronto a perdonarla. In realtà, più delle parole, avevano solo bisogno di gesti ricambiati per non allontanarsi mai l’uno dall’altra.







// Nda: 

Buonaserata ragazze!
E così siamo arrivate al prompt del 'fare pace'. Non avevo granché in mente, in realtà sì ma l'ho scritta in modo indecedente, sarà la stanchezza dovuta allo studio. 
Grazie come sempre per continuare a seguire con tanta passione, mi rende molto felice ^^

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Capitolo 25
*** 25 - Gazing into eachother's eyes ***


XXV. Gazing into eachother's eyes



 



Gli occhi blu come un mare in tempesta di lei.
Gli occhi cupi come la notte di lui.
Erano trascorsi appena due minuti da quando avevano preso a guardarsi negli occhi e non erano riusciti a distaccarsi nemmeno per un attimo. Jefferson la studiava attentamente, per comprendere che cosa nascondesse dietro quelle iridi così luminose. Belle tentava di capire quanti segreti vi fossero in quelle di lui, perennemente alla ricerca di un enigma da proporre.
“Stai per cedere” disse Jefferson con voce lenta e cantilenante, stava mantenendo la concentrazione.
“Non credo proprio” rispose Belle allo stesso modo, tenendo ostinatamente lo sguardo puntato in quello di lui.
“Non ho intenzione di andare a cena sulla Jolly Roger, quella è la tana del lupo” sibilò Jefferson che non si mosse di un dito.
“Oh invece verrai, ho promesso a Ruby che ci saremmo andati” aggiunse Belle con tono perentorio.
“Ho già detto sì la scorsa volta, mi rifiuto di accettare ancora questo compromesso” disse Jefferson con serietà.
Belle a quel punto, stanca del gioco che stavano portando avanti, gli fece una linguaccia assolutamente inaspettata. Jefferson non resistette di fronte a quell’esplosione di infantilità e scoppiò a ridere divertito. Quando si rese conto di aver perso si portò una mano alle labbra per coprire il suono della risata che ormai Belle aveva sentito.
“Temo proprio che dovrai adattarti anche stasera” finalmente Belle poté stendere le labbra in un sorriso, soddisfatta per aver vinto la scommessa in cui Jefferson avrebbe riso prima di lei.
Lui sbuffò insoddisfatto, sprofondando sulla sedia.







// Nda: 

Immagino che abbiate compreso a che gioco stessero giocando <3 non sapevo che altro inventarmi con questo prompt ^^. 
Vi dico solo che domani ci sarà il prompt sul matrimonio xD provate ad immaginarli a guardarsi negli occhi mentre si sposano. 
Come al solito ringrazio sempre tutte le ragazze che continuano a seguire! ^^
 

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Capitolo 26
*** 26 - Getting Married ***






XXVI. Getting Married





 
Il tipico smoking. Il tipico abito bianco. Il tipico matrimonio.
Non aveva mai considerato l’idea di ritrovarsi in una situazione simile per la seconda volta. Dopo aver perso la madre di Grace, non aveva nemmeno immaginato di ritrovare qualcuno con cui condividere la propria vita. Jefferson non amava i matrimoni, che senso aveva prendere un giorno a caso dell’anno e decidere di sposarsi? Non ci si poteva sposare ogni giorno, in modo ideale, si intende? Come la questione del Buon-non-compleanno. Perché festeggiare un giorno soltanto rispetto agli altri trecentosessantaquattro disponibili? Non aveva assolutamente senso.
Ma alla fine si era adattato di nuovo anche alla normalità, in fondo vivere lontani dalla Società non avrebbe portato a nulla di buono, soprattutto per Belle. Lei meritava molto di più, persino le damigelle vestite di rosso, così come aveva deciso Ruby. Inoltre il bianco del suo abito risaltava splendidamente accanto a quel colore così vivo e forte ed una volta ferma di fronte all’altere poté guardarla finalmente negli occhi.
Sentiva su di sé gli occhi di tutti i presenti, chi commosso, chi annoiato, chi attendeva solo di recarsi al buffet. Doveva davvero concedere loro tutto ciò che lui e Belle avevano trascorso? Dovevano davvero cedere alle lusinghe della società? Jefferson tremava, stava tremando davvero e Belle lo poteva leggere negli occhi, tant’è che fu quasi tentata di trascinarlo lontano da quella situazione in cui in fondo lei aveva preso la decisione.

Jefferson si svegliò all’improvviso, nel cuore della notte, quasi non riusciva a credere a ciò che era accaduto e alla reazione che aveva avuto. Belle che era accanto a lui si era accorta dei movimenti improvvisi che aveva avuto e si girò nel letto, aprendo un occhio solo per controllare che stesse bene.
“Incubo?” domandò con la voce impastata dal sonno.
“Nella tua ottica il matrimonio sarebbe un sogno” sospirò lui mentre si riprendeva, passando una mano sulla fronte.
“Hai sognato che ci saremmo sposati?” Belle sembrava quasi divertita “non dirmi che sei scappato”.
“Non ne ho avuto il tempo, mi sono svegliato” rispose quasi in maniera sarcastica “in ogni caso non lo avrei fatto, al massimo saremmo fuggiti via insieme dalla cerimonia” aggiunse con un mezzo sorriso.
Belle aprì entrambi gli occhi e si avvicinò per poter appoggiare la testa al suo petto, sprofondando in un lungo sospiro.
“Sei troppo ottimista nel credere che accetterei di sposarti” disse senza nascondere una risatina leggera.
“Cosa?!” l’esclamazione di Jefferson non ricevette alcuna risposta, Belle si era addormentata di nuovo e lo lasciò a rimuginare su quello che gli aveva detto.
Se mai si fossero sposati, di certo non sarebbe fuggito da solo. 








// Nda:

Non ditemi che ci avevate creduto? :3 Credeva che li avrei fatti sposare, eh! Invece no, è stato tutto un sogno di Jeff. Non riesco proprio a vederli compiere questo passo, sarà che al momento sono ancorata al presente che immagino per loro anziché al futuro ^_^ ma spero che comunque la flash vi sia piaciuta. 
Grazie a tutte come sempre!

Vi segnalo una nuova iniziativa sulle coppie crack indetta da me e BlackFool, se vi va di partecipare vi rinvio alla one-shot che ho pubblicato oggi, scorrendo fino alla fine potrete leggere l'elenco delle coppie scelte e i prompt selezionati ---> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2277564&i=1

 

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Capitolo 27
*** 27 - On one of their birthdays ***


XXVII. On one of their birthdays






Se c’era una cosa che Jefferson detestava festeggiare era proprio il compleanno. Non solo il suo, ma quello di tutti. Che bisogno c’era di preoccuparsi tanto per una cosa avvenuta  tempo fa e di cui nessuno aveva memoria? Tanto valeva organizzare un festeggiamento per il Non-Compleanno, in cui ogni giorno era possibile fare festa. Era un concetto che aveva imparato a Wonderland e che si era trascinato dietro come un bagaglio culturale.
Ma quella sera non sarebbe potuto fuggire dalla situazione, Belle compiva gli anni e se anche avesse preferito rimanere in casa a sorseggiare una calda tazza di tè, fu costretto ad accompagnarla alla festa che Ruby aveva organizzato per lei. Il Granny’s era pieno di tutte quelle persone che si reputavano suoi amici, di lei, non di lui. Jefferson non amava particolarmente stringere amicizia, preferiva starsene per conto suo e non dover contare su nessuno. Fatta eccezione per quei pochi conoscenti con cui si trovava a suo agio.
Grace, non appena arrivata, si era già catapultata in direzione di Henry per poter confabulare con lui tutta la sera. Belle essendo la festeggiata non aveva fatto altro che scambiare segni di affetto e ringraziamenti verso tutti gli invitati che desideravano averla per sé. Lo scambio di regali, la torta, le candeline spente e i desideri. Tutto secondo i piani, niente di strano nell’aria, niente di lontanamente diverso da quello che Jefferson si aspettava che sarebbe accaduto. Poiché le cose andavano per le lunghe si decise ad uscire per prendere una boccata d’aria, c’era freddo e fu costretto a stringersi nelle spalle, affondando il mento dietro al collo del soprabito.
“Incredibile: persino il giorno del mio compleanno hai deciso di estraniarti dal mondo” la voce di Belle arrivò alle sue orecchie, era uscita a cercarlo non appena lo aveva visto allontanarsi.
Jefferson sorrise all’angolo delle labbra, voltandosi dalla sua parte.
“E’ un vizio che non riesco a togliermi”.
Belle sollevò gli occhi al cielo e si avvicinò.
“Nemmeno per questa sera? Un piccolo sforzo…” una volta arrivatagli accanto appoggiò la testa alla sua spalla “anche se a dire il vero, in questo momento è qui che voglio stare”.
“Lontana dai tuoi amici? E’ il tuo compleanno, dovresti finire di festeggiare e non fare compagnia ad uno che se ne sta tristemente chiuso fuori dal locale per sua spontanea volontà” sorrise lui di sottecchi.
Belle alzò lo sguardo per poterlo guardare e infilò le mani nella giacca.
“E contro di essa tornerà dentro con me! Finiamo la torta e poi torniamo a casa, ho voglia di concludere questa serata al meglio” gli indicò di seguirla di nuovo all’interno del Granny’s.
Jefferson sprofondò in un sospiro, lei riusciva sempre a convincerlo in qualunque occasione ed in qualunque modo. 








// Nda: 

Lo ammetto: non sapevo proprio cosa scrivere su questo prompt. Non che sia difficile, ma non avevo idea di quale scena poter creare xD perciò  mi scuso, mi rendo conto che non sia molto entusiasmante da leggere. 
Spero di fare meglio la prossima volta.
Intanto vi ringrazio per continuare a seguire ^^ ormai siamo quasi alla fine. 

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Capitolo 28
*** 28 - Doing Something ridiculous ***


XXVIII. Doing something ridiculous 







Jefferson e Belle erano seduti ad un tavolo del Granny’s, avevano deciso di prendersi una giornata libera per trascorrere del tempo insieme, visto che ultimamente avevano avuto entrambi parecchi impegni da svolgere. Ciò che non avevano previsto era proprio una giornata piovosa, una di quelle che rovinava qualunque progetto ci si fosse prospettati. Belle osservava con tristezza fuori dalla finestra, sorseggiando il tè stancamente, senza nemmeno fare attenzione al sapore, come se fosse stato un semplice gesto meccanico.
“Piove” fu Jefferson a rompere il silenzio.
Belle sollevò un sopracciglio e tornò a guardarlo in viso.
“Questo lo vedo” sorrise dolcemente prima di lasciare la tazza sul tavolo.
“E scommetto che non avresti assolutamente voglia di uscire di qui” sembrava una sfida, almeno questo i suoi occhi sembravano dire.
“Certamente!”
“Perfetto: i nostri progetti sono saltati tutti, uno dopo l’altro. Perché non decidiamo di fare esattamente quello che non faremmo?” domandò Jefferson con serietà.
“Che intendi dire?” Belle non riusciva ancora a comprendere quali fossero le sue intenzioni.
Jefferson sorrise di rimando, si divertiva sempre quando compariva quell’espressione interrogativa sul viso di Belle, aveva ancora il sapore dell’innocenza.
“Siamo sempre abituati a fare quello che ci passa per la testa in un determinato momento. E se decidessimo per una volta di invertire le regole, di fare l’esatto contrario?” non le diede nemmeno il tempo di rispondere che le tese una mano perché potesse afferrarla.
Belle si morse le labbra e sentì improvvisamente i battiti del cuore accelerare, accadeva sempre quando lui prendeva quelle strane iniziative. Come poteva rifiutare? Accettò la sua mano e fu trascinata con foga verso l’uscita del Granny’s, per ritrovarsi sotto la pioggia grondante che non lasciava modo di coprirsi in alcun modo.
“Jefferson, tutto questo è ridicolo!” doveva sembrare un rimprovero ma Belle si ritrovò a ridere.
Di certo si sarebbero ammalati, di certo non sarebbero tornati asciutti a casa. Jefferson le sorrise e la spinse ad attraversare la strada ed iniziare a correre sotto la pioggia, godendo entrambi di quel momento in cui l’acqua avrebbe sciacquato via qualunque preoccupazione, ripulendoli di ogni affanno e problema.
I passanti, coperti dai loro ombrelli, li guardavano con un certo stupore, come se fossero totalmente fuori di testa. E forse lo erano davvero, ma in quel momento né a l’uno né all’altra importava del giudizio altrui.







// Nda: 

Lo ammetto, avendo Jefferson poteva venire fuori qualcosa di meglio con questo prompt che si adatta perfettamente a lui. Ma non mi è venuto in mente nulla di ridicolo che fosse alla sua altezza! xD e mi sono rifugiata nel banale. Tra le altre cose mi  sono fermata a pensare: è ridicolo una cosa che viene fatta o lo è soltanto se filtrata dagli altri?
E a questa domanda ho dato la risposta nella flash. Credo che le cose ridicole lo siano perché vengano pensate in questo modo, non perché lo siano davvero. 
^_^ E detto questo, spero di superare gli ultimi due prompt xD
 

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Capitolo 29
*** 29 - Doing Something sweet ***


XXIX. Doing something sweet




 
Erano entrambi sdraiati sull’erba umida, avevano raggiunto il piccolo laghetto retrostante al Castello come capitava quasi ogni fine settimana. Belle era più libera dai suoi impegni quotidiani, Jefferson no, ma sapeva sempre cavarsela piuttosto bene quando si trattava di sgattaiolare via. Belle teneva in mano uno dei suoi fiori preferiti, il soffione, amava esprimere i desideri ogni volta che ne coglieva uno. Jefferson era intento a guardarla di sottecchi, tenendo la testa appoggiata sulle braccia, era sempre un piacere poter godere del suo sorriso.
“Allora, hai espresso il tuo desiderio?” domandò lui sollevandosi appena per poterla guardare meglio.
Belle si strinse nelle spalle mentre tornava a sedersi.
“Ecco, lo sto esprimendo ora” rivelò chiudendo gli occhi e soffiando con dolcezza sul fiore che iniziò a sorvolare via, accostandosi al ritmo del vento che ne conduceva i petali verso la riva del laghetto.
Belle si alzò in piedi e si diresse verso la sponda delle acque gelide, inginocchiandosi per poter cercare il proprio riflesso. Jefferson decise di fare lo stesso e la seguì.
“Ciò che ho chiesto si avvererà” sorrise lei nel riflesso.
Jefferson inarcò un sopracciglio.
“Come fai a saperlo?”
Belle indicò le loro immagini avvolte nello specchio d’acqua, imperturbabili, sorridenti e senza paura del mondo.
“Guardaci. Questo sarà il nostro futuro insieme, nessuno potrà separarci”.
Era così convinta, così felice che Jefferson non volle farle credere diversamente. Si limitò solo ad ascoltarla e ad annuire, ma lui sapeva bene quanto sarebbe stato difficile arrivare a quel tipo di futuro.
“Le acque però sono ingannevoli, a volte nascondono qualcosa di oscuro” sussurrò Jefferson abbandonando il suo riflesso e tornando in piedi.
Belle si alzò di rimando e gli afferrò entrambe le mani, stringendole con forza nelle proprie.
“Nulla potrà ostacolarci, nemmeno l’oscurità. E se dovessimo caderci dentro ne usciremo insieme” così facendo lo abbracciò per rassicurarlo.
Jefferson ricambiò ma non era del tutto convinto delle sue parole, non avrebbe mai permesso che Belle potesse sfiorare l’oscurità. 






// Nda: 

Come avrete capito ho ambientato la flash nella famosa storia in cui Jeff e Belle si conoscono da adolescenti. Lo ammetto: non avevo la minima idea di che cosa fargli fare in una situazione simile! Con un prompt così facile poi xD giuro, non avevo idee e mi rendo conto che non sia uscito nulla di relatvamente dolce, vi chiedo perdono. 
Il soffione però è un riferimento al cartone <3 ve lo ricordate?
Domani spero di riuscire a scrivere l'ultima, un grazie come sempre a tutte voi che mi seguite!

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Capitolo 30
*** 30 - Doing something hot ***





XXX. Doing something hot 






 
Il tè non era stata una buona distrazione, Jefferson ne aveva preparato un po’ la sera in cui erano tornati tardi, dopo la festa di compleanno di Belle. Non avevano nemmeno fatto in tempo a raggiungere la camera da letto, troppo lontana per quel momento, dannatamente irraggiungibile di fronte ai loro desideri. Jefferson l’aveva incastrata tra sé e la parete del salone. Belle lo guardava con occhi che lo supplicavano di non fermarsi e non tornare indietro, chiedevano costantemente quei baci che lui non ebbe la minima idea di soffocare. Oppresso dalla pesantezza di quegli abiti, dal calore del corpo di lei che ancora non aveva raggiunto, desiderò solo di far svanire ogni parte di tessuto che li costringeva a rimanere lontani. Con una mano sollevò il lembo del vestito per accarezzare la pelle morbida della coscia, mentre con l’altra le avvolgeva i capelli in una coda per stabilire lui stesso la prontezza dei suoi baci. La fece annegare nel desiderio di non fermarsi mentre le sue labbra cercavano quelle di lei, impedendole di muoversi come invece avrebbe voluto. Belle era con le spalle al muro, senza via d’uscita, cosa che non avrebbe mai e poi mai cercato in quel momento.
Jefferson fece correre la mano verso il bordo delle mutandine iniziando a giocare come se fosse lì solo per farla impazzirle, senza riuscire ad accontentarla, non ancora. Si divertiva sempre a scoprire l’espressione di lei che tendeva a fargli comprendere quanto non amasse aspettare così tanto, quando desiderasse andare oltre senza tutti quei giochi volti soltanto a farle cedere le gambe.
“Non” provò a dire Belle senza risultato, visto che nuovi baci le impedirono di parlare.
“…prenderti gioco di me?” concluse lui in un sussurro, sapeva esattamente cosa gli avrebbe voluto dire.
Belle si limitò a sorridere e a quel punto posò le mani sulle sue spalle e lo spinse via con forza perché si allontanasse da lei, perché la smettesse di giocare. In realtà si divertiva molto.
“Che cosa”
“Silenzio” lo fermò sul nascere mentre ricopriva la distanza che poco prima li aveva separati e questa volta lo spinse volutamente verso il divano dove Jefferson crollò, come ipnotizzato, completamente piegato ai suoi desideri.
Belle sorrise all’angolo delle labbra e si sedette su di lui, sollevando appena il vestito perché vi si potesse accomodare meglio. Jefferson ne approfittò per sfiorarle la pelle delle gambe, risalendo lentamente fino alla schiena. Non ne poteva più di quel vestito e tirò giù la cerniera per poterle scoprire le spalle e farlo scivolare via. Belle ne prese a  sbottonargli la camicia e gettarla a terra, il più lontano possibile, approfittando per studiare il calore bollente della pelle di lui.
“Prima o poi impazzirò” sussurrò Jefferson, completamente preso da lei, avvolto da tutto ciò che ne faceva parte.
Le afferrò una delle gambe che era rimasta piegata e la distese di modo che potesse farla sdraiare sul divano e posarsi appena su di lei, ricercando il desiderio del suo corpo come spesso capitava: non ne avrebbe mai avuto abbastanza. Le labbra incontrarono il profumo del suo collo, la pienezza del suo seno fino a scendere sempre più giù, per assaporare ciò che nessun altro avrebbe mai potuto avere. Belle fremeva sotto di lui, aggrappandosi alla sua schiena e stringendo le labbra, finché non si incurvò appena verso l’alto, abbandonandosi completamente a lui.
“Sei tu che mi farai impazzire”. 






// Nda: 

Ed eccoci qui all'ultimo prompt. E' passato più di un mese, quasi non ci credo! 
Purtroppo non sono molto brava nelle scene hot, tendo sempre a sfumare e a mascherare tutto, sono decisamente pudica quando devo scrivere di queste cose e tendenzialmente non le scrivo mai. Quindi immaginate quanta difficoltà abbia provato xD non ho idea di che cosa ne sia uscito. 
Poichè siamo alla fine di quest'avventura vorrei ringraziare la mia ciurma, tutte le ragazze che hanno recensito fin qui e che hanno messo la raccolta tra le seguite. Sono molto contenta che questa coppia vi abbia entusiasmato quanto me! 
Ricordo che sto scrivendo una long sulla Mad Beauty se vi va di continuare a leggerne ancora e che domani sera pubblicherò una nuova storia ambientata nella Londra vittoriana dove ci saranno molti protagonisti di ouat e molte coppie ^^. 
Se vi va di seguire gli aggiornamenti, vi lascio il link del mio gruppo ----> 
https://www.facebook.com/groups/507038592717142/

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