Il Vecchio Continente (/viewuser.php?uid=90195) Lista capitoli: Capitolo 1: *** Capitolo Uno *** Capitolo 2: *** Capitolo Due *** Capitolo 3: *** Capitolo Tre *** Capitolo 4: *** Capitolo Quattro *** Capitolo 5: *** Capitolo Cinque *** Capitolo 6: *** Capitolo Sei *** Capitolo 7: *** Capitolo Sette *** Capitolo 8: *** Capitolo Otto - Extra *** Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
|
Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***
Il
Vecchio Continente di Badluna Quella
notte non dormii, una
strana agitazione mi invadeva ed io non riuscivo a spiegarla. Tutta
la mia logica era
inutile in quel momento, seguendo il bisogno di aria fresca mi
incamminai nel
bosco, lasciando i miei sviluppati sensi prendere il sopravvento. Il
bosco era così vivo da
farmi sentire in imbarazzo per quando mi spaventavo per quello che in
passato
mi pareva un piccolo rumore. Confrontato a ciò che udivo in
quel momento era un
boato. Camminai
senza meta nel
bosco, annusando le varie tracce di daini e scoiattoli che ora
riposavano
sentendosi al sicuro nell’abbraccio delle ombre. Intercettai
un impronta di
una lepre quando fui quasi travolto, ringraziando l’udito,
riuscii ad evitare
lo scontro ma quello che mi si parò davanti mi fece rimanere
a bocca
spalancata. Con
occhi impertinenti e in
posizione d’attacco, un cucciolo di lupo mi contrastava
mostrando i denti. -Ehi
cucciolotto, e tu da
dove arrivi?- chiesi stupito. Il
lupo mi ringhiò contro
abbassandosi in posizione d’attacco. -Oh
cavolo. Ehi no!
Cucciolotto aspetta un attimo! Sono sicuro di avere qualcosa in tasca
più
saporito di me!- frugai nelle tasche dei jeans estraendone diversi
pezzi di
carta, delle caramelle e una barretta di cioccolato. -Non
è esattamente il giusto
nutrimento che dovresti ricevere, anzi penso proprio che il cioccolato
venga sconsigliato
ma…non ho qui nient’altro. Che ne dici di
mangiarti questa e calmarti? – gli
lanciai il dolce. Guardandolo
mangiare capii che mi stavo già affezionando,
quello era il momento per scegliere: dovevo giragli le spalle e
andarmene
oppure trovare un modo per tornarmene a casa. E
si sa che Stiles Stilinski non è il tipo che sceglie la
strada più semplice. Frugai
nuovamente nelle tasche alla ricerca di un altro
genere alimentare e mi trovai tra le mani un sacchetto di pesche secche
aperto,
esultai mentalmente e mi apprestai a far
“casualmente” cadere una pesca nel
sottobosco. Il
lupacchiotto, che aveva già fiutato l’odore del
cibo, si
precipitò su di essa in poco tempo. Tenendo ben
sott’occhio il mio simile mi
allontanai da lui camminando in direzione di casa. Cercavo
di lasciare le pesche ogni dieci metri, non troppo
vicine una all’altra ma allo stesso tempo perfettamente
riconoscibili
all’olfatto del cucciolo. Ben
presto mi trovai a secco ma non dovetti preoccuparmene
in quanto il lupo continuò a seguirmi di sua spontanea
volontà, forse aveva
compreso che potevo fornirgli altro cibo o semplicemente aveva iniziato
a
fidarsi di me. In
compagnia del mio fortuito incontro avanzai fino a
trovarmi davanti alla facciata di casa. Pensai a mille modi per portare
il
lupacchiotto in casa ma alla fine decidi che entrare dalla porta
principale
facendo finta di nulla sarebbe stato meglio, dopotutto gli altri
dormivano…no? Entrai
in casa facendo spazio al canide e richiusi la porta
dietro di lui, velocemente mi portai in cucina dove presi una scodella
in cui
versai del latte preso dal frigo. -Spero
che questo ti sazi fino a domani, poi dovrò trovare
informazioni su cosa mangi normalmente- gli dissi sapendo benissimo che
era
come parlare da solo. Mi
accovacciai osservandolo bere avidamente –La protezione
animali si è sbagliata, il collezionista non teneva solo una
lupa in casa,
teneva una madre. Scommetto che quando quell’uomo vi ha
liberato siete fuggiti
nel bosco e vi siete trovati un nascondiglio, quando però i
cercatori hanno
setacciato la boscaglia tu sei rimasto nell’ombra mentre tua
madre portava
lontano da te i “nemici”- Il
cucciolo smise di bere per un attimo e mi fissò, mi
sentii in soggezione sotto quegli occhi color oro fuso ma per fortuna
il
lupetto si rimise a bere. -Questa
è davvero una perfetta continuazione per ciò che
mi
sta accadendo. Prima vengo morso e trasformato in un licantropo, in
seguito
scopro di essere un alfa e di avere una discendenza dai
“Black Dog”- Piego
la testa continuando a guardare il lupo davanti a me,
il pelo nero e lucido sembrava morbido come quello di un peluche. -Forse
ti potrei chiamare proprio così. Black! Non è
male
come nome- nella mia testa una vocina mi avvertiva che dare un nome al
cucciolo
era un passo sbagliato, se mio padre non avesse accettato di tenerlo
avrei
dovuto lasciarlo alla protezione animali. -Chi
si potrebbe chiamare Black?- La voce di Jackson invase
la cucina in modo prepotente. Il
lupacchiotto si allontanò dalla scodella da cui stava
bevendo per rifugiarsi dietro di me, nonostante la paura, i denti ben
affilati
erano visibili. Fissai
lo sguardo in quello di Jackson e restai in silenzio,
avrei avuto mille cose da dire ma non sapevo da che parte iniziare,
avevo
imparato che se non sapevo dare un senso alla frase era meglio che
stessi zitto. -Stiles….cosa
ci fa un cucciolo di Lupo in cucina?- domandò -L’ho
trovato nel bosco- dissi sentendomi di nuovo un
bambino. -E
ovviamente lo hai portato a casa perché…?- -La
madre è stata catturata dalla protezione animali- risposi Jackson
osservò il muso del lupo che spuntava da dietro le
mie gambe e non aveva ancora smesso di ringhiargli contro. Sospirando
il ragazzo si mosse verso il frigo da cui tirò
fuori dei pezzi di bacon rimasti dalla cena e mettendosi in ginocchio
li porse
al lupo. Black
annusò l’aria cercando di capire se poteva
fidarsi,
attratto dal profumesi avvicinò sospettoso a Jackson. Quando
si avvide che non
c’erano pericoli si affrettò a papparsi in un sol
boccone tutti i pezzi offerti
dal biondo. Jackson
sbuffo divertito – Penso sia meglio che te lo porti
in camera. È meglio ritardare l’infarto che
verrà a tuo padre quando lo vedrà- -Lo
credo anche io- risposi sorridendo. L’altro
diede un ultima occhiata al cucciolo prima di
risalire al piano superiore. -Bene- dissi
girandomi verso il
lupo – ora come ti porto di sopra?- 06 Ottobre 2013 09.00 -Stiles-
Sospirai
uscendo dal mondo dei sogni, in cui correvo libero
sulla riva del mare tra colli verdi e profumo di storia antica,
richiamato alla
realtà dalla voce di mio padre dietro alla porta chiusa a
chiave. -Stiles
apri e spiegami cosa ha da ridacchiare come un
cretino Jackson!- Mugugnai
sfinito stringendomi al cuscino, dannato Whittemore!
Stavo quasi pensando di riaddormentarmi e lasciare papà a
vedersela con il nostro
ospite quando un ringhio e dei versi che sembrarono quasi degli abbai
interruppero il silenzio. Con uno scatto mi tirai a sedere spalancando
gli
occhi per trovarmi davanti Black che osservava in posizione di attacco
la
porta. -Stiles!
Apri questa maledetta porta prima che io la butti
giù di peso!- la voce di mio padre era veramente alterata. -Ok
ok papà ora apro ma tu non entrare subito?- gli dissi. -Stiles
che cavolo- -Ok?-
insistetti interrompendolo. Rimasi
un momento in ascolto e girai il chiavistello alla
risposta che ricevetti – Va bene-disse papà. Appena
sbloccai la porta mi girai e sedetti accanto al lupo
afferrandolo prudentemente, portando la mano destra sulla parte
anteriore del
suo collo e la sinistra a tenergli la parte superiore della zampa
frontale
sinistra, senza stringere troppo. -Ora
puoi entrare- concessi con voce un poco incrinata.
Speravo davvero che papà mi lasciasse tenere Black, ma
ancora di più volevo con
tutto il cuore che non gli sparasse per via di un riflesso condizionato. Mio
padre entrò nella stanza e fissò immediatamente
lo
sguardo sul lupo tra le mie braccia, rimase alcuni momenti in silenzio
prima di
portarsi due dita a stringere la base del naso. -Stiles
cosa è quello- domandò -È
un lupo- -Questo
lo vedo anche io. Cosa ci fa in camera tua un lupo?-
il sarcasmo nella voce di mio padre era tangibile. -È
il mio cucciolo- dissi con vocina piccola, sapendo
benissimo di star facendo il bambino. Black
si era probabilmente stancato della mia presenza così
attaccata a lui perché si girò di scatto nel mio
“abbraccio” per lasciarmi un
minuscolo e per niente doloroso morso sul mento. -Ah-
dissi per riflesso, nonostante non avessi provato
dolore. Le mia braccia rilasciarono il corpo del lupo, il quale con un
salto si
liberò dalla mia stretta e si avvicinò a mio
padre. -Piano
Black- sussurrai in sospeso, sperando che il cucciolo
non decidesse di dare un bel assaggio ad una gamba di mio padre. Ma
contro il mio pessimismo il lupo si limitò ad avvicinarsi
e ad annusare papà, gli girò intorno analizzando
ogni odore che proveniva dalla
sua figura, profumo di bucato; il forte odore di pelle della fondina
per la
pistola e il mio odore mischiato a quello personale di mio padre. Dopo
aver
fatto alcuni giri si fermò
esattamente
di fronte a me dandomi la schiena, rivolgendo così il muso a
mio padre e si
sedette facendo strusciare la coda sul pavimento muovendola lentamente
e
piegando il capo leggermente destra. Quasi come se fosse in attesa. Papà
ed io ci scambiammo un occhiata, prima che questi si piegasse
sulle ginocchia, portandosi più o meno all’altezza
del lupo, e rivolgesse la
parola al canide. -E
così ti chiami Black. Sei proprio un cucciolo affabile-
non capii se mio padre fosse serio e stesse scherzando, ma apprezzai
moltissimo
il suo gesto. Black
non si mosse, rimase fermo ad osservare lo sceriffo
come in attesa di capire cosa volesse l’uomo. -L’ho
trovato ieri sera nel bosco, penso sia il cucciolo
della lupa che la protezione animali ha portato via martedì-
spiegai. -E
tu come fai a saper che…- papà si interruppe a
metà frase
ed alzò gli occhi al cielo- Che domanda stupida, Deaton lo
avrà detto a Scott e
ovviamente lui te lo ha riportato subito. Oppure mi sbaglio?- chiese
guardandomi con espressione che vagava dal divertito
all’esarsperato. -Eahm…potresti
avere ragione- risposi cercando di essere
vago. L’unica
risposta che ottenni fu una chiara occhiata di
derisione davanti al mio pessimo tentativo di nascondere la nota
difficoltà di
Scott a mantenere un segreto. -Vieni,
proviamo a vedere cosa possiamo dare per colazione
al nostro piccolo ospite- Sorridendo mi
alzai in un
secondo e assieme al cucciolo seguii papà scendendo le scale.
06 Ottobre 2013 15.00 Un
forte bussare alla porta ci distrasse dalla discussione
sul campionato di Lacrosse che stavamo conducendo. Mi alzai e diressi
verso la
porta, fermandomi solo qualche secondo ad accarezzare la testa di Black
comodamente seduto sul suo nuovo giaciglio nell’angolo di
fronte al divano. Sull’uscio
trovai Aiden e Ethan, vestiti con felpe e cappucci
tirati sulla testa. -Ragazzi-
dissi. -Stiles
– mi rispose Ethan mentre Aiden si guardava
nervosamente alle spalle. Capendo
l’antifona mi feci da parte e li feci entrare,
chiudendo la porta subito dietro loro. Accompagnai
i due ragazzi in salotto dove Jackson e papà ci
stavano attendendo con espressioni preoccupate, Black sentendo la
nostra paura
si mise in posizione di attacco e ringhiò contro i due lupi
mannari appena
entrati. Corsi
da lui e mi abbassai per calmarlo –Shh tranquillo
Black stai tranquillo. Non ci faranno del male, o almeno lo spero-
dissi
girandomi poi verso i due giovani. -Non
lo faremo- mi rassicurò Aiden. -Abbiamo
deciso da che parte stare- mi comunicò Ethan. -Che
cosa intendete?- chiese mio padre. -Lasciare
Deucalion e scappare dalla battaglia sarebbe molto
bello e semplice, ma non è così che va il mondo.
Non sarebbe giusto, ne
intelligente. Abbandonare il fronte non sarebbe per niente una scelta
saggia
per noi.- rispose Ethan. -Invece
partecipare alla battaglia ma stando dalla parte dei
combattenti migliori, dalla parte dei più forti, ci crea
più possibilità di
riuscita.- spiegò Aiden. -E
noi pensiamo che tu sia l’unica persona che Deucalion non
riuscirà a sottomettere e soprattutto, che non
riuscirà a far soccombere.- Il
silenzio calò fra noi come una morbida coperta, anche il
cucciolo rimase in silenzio fino a quando Jackson non scoppio in una
fragorosa
risata. -O
santo Califogero, Stiles! Sei proprio una femminuccia-
disse facendoci scoppiare a ridere tutti quanti. Black
rimase ad osservarci come se non capisse perché
stavamo ridendo e senza comprendere per quale motivo ero diventato
tutto d’un
tratto rosso in volto. Un
fugace pensiero interruppe la mia risata, restai ad
osservare i volti dei presenti con assoluto stupore ed emozione. -Stiles,
che ti prende?- chiese papà vedendomi immobile e
con quella che immagino fosse una tipica faccia da cretino. Socchiusi
le labbra non sapendo se quelle tre parole che mi
invadevano la mente sarebbero state altrettanto sorprendenti se dette
ad alta voce. -Ho….un
branco?- quella che voleva essere un affermazione mi
uscì come una richiesta di conferma. Conferma che mi fu
chiarita da Jackson, il
quale dopo essersi scambiato un occhiata con i gemelli mi sorrise. -Hai un branco!- 08 Ottobre 2013 Quel
pomeriggio mi feci accompagnare dai ragazzi nella
radura di casa Hale, avevo una proposta da fare, ed era meglio che per
una
volta Derek mi ascoltasse. Quando
mi presentai davanti al branco Hale e a Scott, con
Jackson e i gemelli, Derek fece una cosa tipicamente da lui e davvero
molto
stupida: Si mise in posizione d’attacco. -Non
fare il cretino Hale. Non siamo noi i tuoi nemici.- gli
dissi con tono scanzonato -Che
ci fanno loro qui?- chiese quasi ringhiando,
riferendosi ai due alfa. -Loro
sono con me.- risposi- Ora se vuoi smettere per un
attimo di fare il babbeo e ascolti quello che..- -Io
non ascolto proprio niente davanti a loro!- disse
facendo alcuni passi verso di noi minaccioso. -Derek!-
Urlai, ringhiando tutta la mia esasperazione- Ho
detto che sono con me!- Sentii i canini allungarsi e potei vedere
dall’espressione di Peter che anche i miei occhi avevano
cambiato colore.
–Ethan e Aiden fanno parte de MIO branco ora- dissi con tono
lieve nonostante
la situazione. Non ero stupido, se avessi urlato
quell’informazione
probabilmente avrei fatto solo una gigantesca cazzata. Così
la sussurrai quasi, rendendola udibile solo al nostro
udito finissimo da una distanza di 7 metri al massimo. -Loro
cosa?- domandò stupito Scott. Ignorando
le loro domande ripresi a parlare da dove ero
stato interrotto. –Come stavo dicendo, siamo qui per proporti
un “accordo”-
dissi mimando le virgolette – Entrambi vogliamo Deucalion
morto, e penso che
fare la guerra tra i nostri due branchi non sia un idea da prendere in
considerazione- la mia voce divenne decisa su quelle parole, come ad
intimare a
Derek di non provarci neppure –Siamo due branchi e se ci
allenassimo insieme
potremmo equilibrare le forze- -Dandoci
una mano l’un l’altro potremmo allenarci fino a far
accrescere le nostre capacità. Avevi già in mente
qualcosa di particolare?- si
incuriosì Peter. -Peter!-
disse Derek tra i denti. -Cosa
nipote? Per una volta qualcuno ti offre aiuto e tu
vorresti rifiutarlo? Non lo vedi?- disse indicandomi –
Guardalo, già la sua
mente quando era un piccolo umano avrebbe dovuto farti capire che
sarebbe stato
un ottimo soggetto se trasformato, ma guardalo ora. Un perfetto e
potente Alfa,
con alcuni assi nella manica che non ci vuole svelare, ma che
è deciso a
trovare una soluzione con noi. Facendoci diventare parte integrante di
una vera
squadra, non di un falso branco che tu cerchi di far rimanere in
piedi.- gli
sputò contro queste parole risentito - Che cosa hai
pianificato?- chiese
tornando a guardarmi. -L’ideale
sarebbe un allenamento a coppie, equilibrate ma
allo stesso tempo contrapposte. Perché
l’allenamento su cui ci baseremo non
consiste nella forza fisica, ma nel movimento e nel pensiero.
Pianificare ed
agire, serve durante le battaglie ma ancora di più sul campo
di combattimento.
Un colpo dato forte può far vincere un round ma una mossa
ben pianificata ed
agile può far concludere una guerra.- dissi guardando Scott.
– Le mie proposte
sono queste: Jackson si allenerà con Isaac. Isaac sa essere
veloce negli
attacchi ma Jackson è letale. Scott ha la forza in crescita,
passa dal potere
del semplice beta a qualcosa di più, Peter invece ha dalla
sua anni di
esperienza e qualche trucchetto. Cora conosce il proprio corpo mannaro
e sa
dove può arrivare, e nonostante non sia del tutto formata la
assegno in coppia
con Aiden e Ethan, i quali devono imparare a combattere separatamente e
non in
forma unica, così da migliorare le proprie
capacità singole ed essere capaci di
guardarsi le spalle a vicenda. Ed infine io e Derek, i due alfa, Derek
è forte
e con diverse conoscenze ed io invece , come ha detto Peter, ho diverse
pedine
dalla mia.- Peter
annuì pensieroso – Coppie equilibrate ma allo
stesso
tempo contrapposte. Capisco.- -Allora-
dissi voltandomi verso Derek – Ci stai?- -Quale
è il tuo obbiettivo?- mi chiese confuso. -Voglio
che Deucalion perda ovviamente – dissi non capendo
la sua domanda. -Vuoi
ucciderlo?- domandò Derek. Spalancai
gli occhi –No! Io non ucciderò nessuno,
così come
non trasformerò nessuno per ingrandire il mio branco!- dissi
scioccato. -Beh
vedo che le risorse comunque non ti mancano- disse Isaac
accennando ai gemelli e a Jackson. -E
cosa hai intenzione di fare? Sconfiggerlo e lasciarlo
andare così che possa crearsi un ulteriore branco?- mi
chiese Derek arrabbiato. -Non
tutto deve avere una fine attraverso la morte Derek,
forse è questo che devi ancora imparare a comprendere.- -O
forse sei tu che devi aprire gli occhi e realizzare che
vivere non è così semplice!- -Non
tutto è bianco o nero Derek- -Ah
no? E sentiamo cos’altro dovrebbe essere? Arancione
forse?- mi disse prendendomi in giro l’alfa. -Direi che in
questo caso lo è-
mi difese Cora.- Per una volta Derek, forse potremmo anche farcela.
Potremmo
avere la vittoria in mano, una vittoria dalle sfumature color arancio
papavero!- 11 Ottobre 2013 Gli
allenamenti procedevano, ci incontravamo ogni pomeriggio
e dividendoci a coppie sfidavamo i nostri limiti. Le
coppie che avevo formato funzionavano bene, Scott e Peter
lavoravano bene, il primo acquisiva ogni singola parola dal
più grande. Cora
nonostante sembrasse essere quella più sotto pressione,
stava dando del filo da
torcere ai gemelli, Ethan e Aiden avevano sempre fatto affidamento
sulla loro
unione perdendo la capacità di lavorare singolarmente, per
la lupa non era
troppo difficile capire i loro punti deboli e sfruttarli a proprio
vantaggio.
Io e Derek beh…ce la cavavamo, il moro non sembrava fidarsi
abbastanza per
lasciarsi andare, era sempre sull’attenti pronto ad un mio
attacco a
tradimento, e questo lo rendeva vulnerabile ai miei attacchi
psicologici. Gli
giravo intorno facendo finte ed attaccandolo nei punti giusti facendo
sì che si
stancasse in fretta e diventasse più lento, in poche parole
lo manovravo e
quando se ne rendeva conto era troppo stanco per reagire. Quelli che mi
davano
da pensare erano Isaac e Jackson, si comportavano in modo
strano… Vederli
combattere era uno spettacolo, penso che fossero la coppia
più equilibrata sul
piano tecnico, si conoscevano alla perfezione. Se Jackson scartava a
sinistra
per sferrare un attacco con gli artigli della mano destra Isaac si
abbassava
subito facendo strusciare la gamba destra per terra cercando di minare
il suo
equilibrio, quando invece Isaac cercava di sfruttare un attacco dal
“cielo”
Jackson era li pronto a prenderlo e a mettere fine al suo assalto. La
loro sincronia mi faceva pensare che si fossero osservati
molto l’un l’altro fino ad arrivare ad una
conoscenza del proprio partner quasi
inconscia, quando sai cosa sta per fare l’altro non devi
nemmeno pensare a come
agire, il tuo corpo lo fa per te. Riuscivo benissimo ad immaginarmi la
stessa
scena ma in una casa alle prime ore del mattino, la sincronia che si
utilizza
in una famiglia per fare colazione è la stessa che si
sarebbe potuta dire di
vedere tra loro. Da
quando i genitori di Jackson gli hanno assegnato un
professore privato, per studiare da casa e non rimanere troppo indietro
rispetto a noi, i due avevano cominciato a frequentarsi abitualmente.
Capitava
spesso che Isaac fosse a casa mia per qualche riunione improvvisa tra
branchi,
o semplicemente per lo studio collettivo – che poi tanto
collettivo non era se
si trovavano solo loro due a portare avanti i compiti. Era anche vero
che
Jackson rifiutava di incontrarlo a casa di Derek, dove abitava Isaac, o
in
qualunque posto dove l’alfa avrebbe troppa libertà
d’accesso, pensai che
inconsciamente incolpi Hale per essere diventato Kanima. Assorto
ad osservare le loro movenze mi ripromisi di indagare
più approfonditamente e tenendoli d’occhio. Mi
voltai verso l’unico sentiero che portava allo spiazzo
davanti a casa Hale e dopo qualche istante vidi arrivare un auto, la
vettura
parcheggiò a qualche metro dall’abitazione e da
essa vidi scendere Deaton. -Ehi
Capo!- lo salutò Scott distraendosi dall’incontro
un
secondo di troppo, permettendo a Peter di atterrarlo. -Ciao
Ragazzi- ci salutò il veterinario, risposi al suo
saluto con un sorriso e tornai ad osservare le coppie mentre Derek
oltrepassava
l’uscio di casa presentandosi, finalmente, sul campo di
allenamento. -
Ho portato alcuni rifornimenti- disse indicando con il
pollice l’automobile alle sue spalle –scommetto che
voi ragazzi pensate solo ad
allenarvi senza prestare attenzione a cosa ha bisogno il vostro corpo.-
aggiunse guardando i gemelli con sguardo severo. I
due si “teletrasportarono” in un attimo
all’auto per
saccheggiare una bottiglia d’acqua a testa da cui bevvero dei
rinfrescanti
sorsi. Scuotendo
la testa riportai l’attenzione sugli altri
licantropi ancora in azione – Facciamo una pausa- dissi con
voce abbastanza
forte da farmi sentire da tutti, mentre
Cora, Scott e Peter si avvicinarono chiacchierando ai gemelli, mi
accorsi di
una strana scena. Anche
Isaac e Jackson si erano fermati ma, al contrario
degli altri, erano fermi uno di fronte all’altro come se si
stessero parlando a
bassa voce, sussurrando quasi visto che non riuscii ad udire niente.
Alzai gli
occhi al cielo e ripetendomi che un giorno la mia curiosità
mi avrebbe ucciso,
raggiunsi i ragazzi e mi procurai una bottiglia d’acqua. Bevendo
ascoltai la risposta di Cora alla domanda di Peter
su chi fosse il migliore a battersi tra i gemelli. -Aiden
è più potente negli attacchi ma molto
prevedibile,
Ethan invece punta meno alla forza ma i suoi colpi sono più
precisi e ti
offuscano i sensi. Se dovessi dire chi non voglio incontrare in
battaglia non
saprei risponderti, ma sono sicura di non voler avere a che fare con
loro ne da
uniti ne quando si guardano le spalle- Aiden
e Ethan si scambiarono un sorriso, probabilmente fieri
loro stessi, potersi unire in battaglia ha un vantaggio ma sapersi
difendere
egregiamente da separati porta loro molta più
libertà di movimento ed
indipendenza. Deaton
si mise da parte a me – Sai Stiles ora capisco molte
cose- -Di
che parli?- chiesi confuso. -Avevo
visto un potenziale magico dentro di te, anche da
umano. Ed ho cercato di richiamarlo ma senza molti successi, o meglio,
uno c’è stato.
Quella sera con la cenere di “sorbo degli
uccellatori”, tu sei riuscito a far
si che il cerchio si completasse vero?- -Si,
la cenere non era sufficiente. Ho immaginato e creduto
che lo fosse e quando ho riaperto gli occhi la linea era completa- -Avevo
ipotizzato una qualche discendenza magica da parte di
tua madre ed invece..- si bloccò osservandomi incuriosito. Inarcai
un sopracciglio stranito ed in seguito capii –
Invece è il Black Dog trasmessomi che risiedeva nel sangue
di mio padre ad
avermi aiutato- -La
cultura Gaelica è molto estesa Stiles, esistono
incantesimi e spezie di cui probabilmente nemmeno conosco
l’esistenza- A
quelle parole un’idea mi invase la mente e la esposi
subito – Deaton, esiste una formula che possa spezzare il
collegamento tra un
Alfa e il proprio beta?- chiesi Deaton
mi rivolse un occhiata scioccata – Stiles di che
cavolo stai parlando?- -Lasciami
finire. Esiste un incantesimo che spezzi un
collegamento di un beta verso il proprio alfa e che poi lo colleghi ad
un’ulteriore alfa, che non lo ha trasformato?- -Sarebbe
possibile?- intervenne la voce di Jackson. -Non
lo so, dovrei provare a contattare alcuni amici. Credo
ci sia un incantesimo di rilascio per un legame, ma non penso ne esista
uno che
faccia un “trapasso” di alfa- -Potresti
guardare?- chiesi gentilmente facendogli un
sorriso incoraggiante. -Lo
farò ragazzi, lo prometto.
Vedo che siete molto legati.- ci disse Deaton osservandoci interessato.
Jackson
si avvicinò e guardandolo serio rispose – Stiles
è il mio Alfa- poggiai una
mano sul gomito del beta, per fargli capire quanto fosse importante il
legame
anche per me, sorpreso mi accorsi in ritardo che avevo appoggiato
l’arto esattamente
nel punto in cui avevo morso il beta. Forse al lupo che risiedeva in me
non
servivano incantesimi per rendere ufficiale questo affetto, lui aveva
già
scelto il proprio branco. 12 Ottobre 2013 -Eh
dai Jackson! Rimetti su Doctor Who! È l’ultimo
episodio
della quarta stagione, quella in cui il Decimo si rigenera e
– dissi
allungandomi cercando di rubare il telecomando dalle mani del ragazzo -Non
me ne frega niente di Doctor Who, voglio vedere la
partita.- mi rispose serio. -Ma
è una delle puntate più belle della serie!-
borbottai -Stiles!
Ho detto che voglio vedere la partita. E no! Non la
registro per vedermela un altro giorno- mi precedette vedendo che stavo
per
aprire nuovamente bocca – soprattutto non per un episodio che
abbiamo già visto
entrambi!- mi scoccò un occhiata ammonitrice prima di
appoggiare il telecomando
accanto alla propria gamba sinistra, al sicuro dalle mie mani. Sorrisi
scoprendo un’altra parte di Jackson che ci
accomunava, beh dopo tutto chi non amava il Decimo? O meglio Doctor Who? Ripensare
a Rose e al Dottore mi ricordò cosa mi ero
ripromesso di chiedere all’amico il giorno prima. Lanciai
una sfuggevole occhiata a Jackson pensando a come
agire. -Gli
allenamenti di ieri sono andati alla grande devo dire-
iniziai. -Certo
che sono andati alla grande, ci siamo allenati solo
noi. Tu e Derek siete rimasti li a girarvi i pollici e a darci ordini-
mi prese
in giro lui. -Oh
dai! Ci siamo allenati anche noi, solamente Derek non si
fida ancora abbastanza di noi per lasciarsi del tutto andare
all’apprendimento-
risposi. -Sono
solo delle belle parole con cui dire che è uno
stronzo- chiarì con serietà. -A
volte – risposi con un sorrisetto. Cercai
di evitare movimenti dettati dall’agitazione,
avrebbero solo messo sull’attenti il beta e non era quello
che volevo. Quando
Jackson era rilassato si lasciava andare a confessioni per cui
normalmente mi
avrebbe zittito. -Come
ti trovi con Isaac?- sondai il terreno per arrivare al
punto. -È
un buon compagno di allenamenti e mi ci trovo bene.
Alcune materie sembrano più semplici se ce le spieghiamo a
vicenda- rispose
senza alzare lo sguardo su di me. A
quelle parole cercai di trattenere un sorrisetto, oh certo
un buon compagno di allenamenti e di studio… -Infatti
ho notato che ultimamente siete sempre insieme- tentai
ancora -Stiles
dove vuoi arrivare?- mi chiese secco -Io….beh
ho semplicemente notato che siete molto, come dire,
affiatati- ammisi nel tentativo di
trovare risposte. Jackson
si sedette più compostamente prendendosi la testa
tra le mani e passandosi le dita tra i capelli. -Non
so nemmeno io che cosa sta succedendo. Mi sono
avvicinato a lui per il bene del branco e devo ammettere che non
è uno sforzo,
Isaac è intelligente e simpatico mi trovo bene con lui, mi
sembra quasi di
passare del tempo con Danny…. .Ma tutte le volte che lo vedo
mi ritorna alla
mente quel cavolo di sogno e io..- -Di
che sogno stai parlando?- chiesi incuriosito Jackson
sospirò – Da quando sono diventato Lupo mannaro,
lasciando le mie spoglie di Kanima, ho un sogno che mi perseguita.- Lo
fissai senza dire nulla, in un chiaro segnale di
continuare a raccontare. Il
biondo alzò gli occhi al cielo e continuò a
parlare –
Sono in una discoteca, non riesco a capire bene quale sia è
tutto un po’
sfuocato. Sto cercando di raggiungere qualcosa di cui non ho ben chiara
l’entità quando vengo bloccato da due figure. Sono
Erika e Isaac, si mettono a
ballare e mi trasportano con loro. Io mi ritrovo a stringermi contro
Erika, la
quale si trova tra me ed Isaac. La scena è molto
……erotica- ammette senza
guardarmi – Ma quello che mi perseguita è il fatto
che nonostante Erika fosse
in mezzo, entrambi l’abbiamo quasi ignorata, per tutto il
tempo del ballo, io
ho guardato solo Isaac e lui ha tenuto il suo sguardo fisso nel mio.-
Allontanando le mani dal proprio volto si gira e punta lo sguardo nel
mio – Ed
era eccitante!- mi confessa -Capisco,
allora è questo che ti tormenta, il fatto di
essere eccitato per un uomo nel sogno?- Jackson
non mi risponde e torna a girarsi verso la tele
fissandosi le mani. -O
forse quello che ti spaventa è il fatto che sia stato
tutto un sogno e che non proverai più quelle emozioni
proprio con Isaac?-
tentai la sorte proponendo un’opzione che ero sicuro lui non
avesse valutato. Jackson
si volta a fissarmi scioccato, resta immobile con lo
sguardo perso per alcuni minuti prima di rispondermi. – Io
…credo di sentire la
mancanza di quella sensazione.- si umetta la lingua con aria assente.
–È come
se ne sentissi la nostalgia. Ed è stupido no?
Perché è stato solo un sogno.- la
sua affermazione pareva quasi una supplica. Ma non sapevo se stesse
chiedendo
una conferma od una negazione. -Jackson-
lo chiamai, il suo sguardo tornò presente e mi
fissò nuovamente –Non è stato un sogno.
La scena in discoteca è successa
veramente, la sera in cui Derek ha morso la madre di Allison. Erika ed
Isaac
hanno cercato di fermarti e di bloccarti ed è probabile che
abbiano usato i
propri corpi per farlo.- Non citai il fatto che nonostante le loro
mosse la dj
fosse comunque morta e portai avanti la discussione. -Dunque
ogni volta che vedi Isaac ti ricordi del sogno?-
chiesi -Si
e comincio a provare strane sensazioni. Non saprei
spiegarle, sono un mischio di paura, felicità, nostalgia e
beh….- -Eccitazione?-conclusi
io per lui. -Sì-
soffiò. -Isaac
ti piace- affermai. -Che
cazzo dici? Io non sono gay! Sono stato con Lydia fino
a poco tempo fa te lo sei dimenticato?- -Non
l’ho scordato, e sei tu che non capisci. L’amore
non ha
sesso. Io non mi fermo a guardare il sesso, quando mi innamoro lo
faccio della
persona in se, dei suoi modi di fare, i pregi ed i difetti. La voce i
pensieri.- -Mi
stai dicendo che ti sei innamorato di un uomo?- mi
chiese stupito -Fino
a pochi mesi fa pensavo di essere innamorato di Lydia-
Ammisi – Ora …non lo so. Questa storia della
trasformazione e del Black dog mi
ha cambiato le prospettive. Se prima avevo alcune reticenze, dal mio
cambiamento sento che esse sono sparite, potrei benissimo invaghirmi di
una
persona a dispetto del suo essere uomo o donna.- Jackson
mi fissò come valutando la mia risposta, non c’era
ribrezzo o rabbia nei suoi occhi, solo comprensione e confusione. -Comunque
sia non vuole dire niente. Anche se mi scoprissi
innamorato di Isaac non cambierebbero le carte in tavola. Non sono il
tipo da
buttarmi ai suoi piedi ed implorarlo di amarmi.- disse guardandomi. Mi
alzai dal divano – Forse amare è una parola
grande- dissi
spostandomi verso le scale che portavano al piano superiore –
ma da come ti
guardava il culo l’altro giorno di sicuro ha fame. E direi
che non era affamato
di cibo- sorrisi con faccia da monello e cominciai a salire i gradini. Anche
senza vederlo mi immaginavo la faccia ebete di Jackson
e cominciai a ridere correndo verso la mia camera quando la sua voce mi
raggiunse. -Che cosa
intendi? Vuoi dire
che? Stiles? STILES!- Ciao a tutti :) Eccoci al quarto capitolo. Pian piano i rapporti di Stiles stanno evolvendo, anche se alcune persone fanno fatica ad accettare i cambiamenti, potrei non fare nomi ma sappiamo tutti che gran testa dura è Derek... Oggi non mi dilungerò troppo nei commenti, sono un po' di fretta, quindi faccio i ringraziamenti di rito a tutti quelli che leggono e seguono la storia, ed un abbraccio grande a My heart seeks love. Vi aspetto al prossimo capitolo, un bacio Bdluna |
Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***
Il Vecchio Continente di Badluna
14 Ottobre 2013 Casa
Hale sembrava priva di vita senza tutti i ragazzi ad animare
l’ambiente allenandosi nello spiazzo davanti ad essa. Stavo
cercando Derek e sapevo che non si trovava nel loft con Peter e Isaac,
il suo odore era molto forte in questa zona, c’era una scia
recente. Rimasi
fermo ad osservare gli alberi cosciente della persona che mi stava
raggiungendo alle spalle. -Che
cosa vuoi ?- chiese la voce burbera di Derek. -Un
permesso- dissi schietto e sincero. -Non
mi sembra che fino ad ora il non averlo ti abbia fermato.- -Non
sto parlando di dire la verità a mio padre o di organizzare
“gruppi di lavoro”- risposi mimando le virgolette. -Eh
allora per cosa sei venuto?- -Ho
chiesto a Deaton di fare una ricerca, se essa andrà a buon
fine cambierà qualcosa. Ma anche se non dovrebbe trovare
riscontro penso sia giusto chiedere il tuo permesso.- -Stiles,
arriva al punto!- ringhiò Derek con sguardo truce. -Voglio
il tuo permesso per fare diventare Jackson un mio beta- confessai. -Cosa?- -So
che non vi siete mai piaciuti, e che tu lo hai trasformato solo per far
si che smettesse di assillarti e probabilmente avresti preferito che
morisse..- cominciai a parlare a raffica . -Tu!
Prima ti allei con Jackson e i gemelli e ora vieni a chiedermi se puoi
prenderti il mio beta? Non pensi di essere un po’ in ritardo?- -Abbiamo
chiesto a Deaton se esiste un incantesimo che faccia un
“trapasso” di alfa. Un incantesimo che staccherebbe
Jackson da te e lo unirebbe a me- -Allora
è solo per questo. Vuoi avere la coscienza pulita- mi
accusò rabbioso. Alzando
le spalle risposi sinceramente –Sì.- vidi i suoi
occhi sgranarsi, probabilmente si aspettava che accampassi scuse
– Hai ragione voglio mettermi in pace la coscienza, ma
è anche vero che voglio che il rapporto tra noi migliori.
Fino ad ora siamo riusciti a migliorare solo dal terrore più
profondo che provavo nei tuoi confronti ad essere un poco utile per
te….quando ti gira- -Cosa
vuole dire quando mi gira?- chiese brusco -Oh
andiamo, Stiles è sempre utile quando abbiamo bisogno di
qualcuno che faccia delle ricerche o che trovi una soluzione per
qualche indovinello complicato, ma quando si passa all’azione
o bisogna riunirsi Stiles diventa la mascotte indesiderata e che crea
solo disagio.- la mia voce era amara quanto le parole che stavo
pronunciando. -Lo
sai che non è vero- lo sguardo di Derek era serio e la sua
fronte corrucciata. -Lo
so? Non penso. Ogni volta che volevo dare una mano finivo per trovarmi
nei casini perché voi mi ignoravate, e se avevo bisogno di
soccorso non potevo mai contare su Scott, giuro che un giorno il
cellulare glielo ficco dove non batte il sole, o su di te. Quindi dimmi
tu, cosa avrei dovuto sapere- -Stiles…-fece
per dirmi qualcosa ma lo interruppi. -No!
Non stiamo parlando di me, o almeno non in quel senso. Vorrei avere il
tuo permesso per far diventare Jackson un mio beta- cambiai discorso
allontanandomi da Derek, nemmeno mi ero accorto di esserci avvicinati
durante la discussione. Dopo
alcuni momenti di silenzio Derek mi fece una domanda –
Perché?- dal suo tono di voce capii che non voleva chiedermi
perché avrebbe dovuto lasciarlo andare, ma per quale motivo
volevo Jackson. -Lui
è importante……Per me!- risposi
fissando il mio sguardo nel suo. Hale
si voltò verso la casa diroccata e, senza rispondermi
subito, si incamminò verso di essa, ogni suo passo risuonava
nella mia mente come il rintocco di una campana, lento e cadenzato.
Quando arrivò alla porta d’ingresso si volse nella
mia direzione e con espressione impassibile mi concesse quello che
volevo. -Hai
il mio permesso- disse con voce piatta ma senza quel suo tipico ringhio
duro. Sorrisi
radioso e, quando lui entrò in casa, sollevai lo sguardo
verso il cielo, feci un profondo respiro felice e allargai le braccia. Ogni
pezzo stava andando al suo posto. 17 Ottobre 2013 La
mensa era gremita quel giorno, ma nonostante la grande
quantità di studenti un tavolo era quasi del tutto libero.
Il mio. Ero
seduto al tavolo con il pranzo davanti a me e nonostante fossi pronto a
mangiare ero in attesa. Per fortuna non dovetti attendere troppo tempo,
in quanto Ethan e Danny si sedettero proprio in quel momento alla mia
destra. -Ciao
Stiles- dissero in coro, “ohhh che carini” pensai
con tono giocoso. -Ciao
ragazzi – sorrisi loro prima di spostare la mia attenzione
sulla folla di studenti ancora in piedi. -Gli
altri arrivano, stanno facendo la coda per scegliere il
menù- mi avvisò Danny vedendo il mio sguardo. Sorrisi
in segno di ringraziamento pensando a quanto poco tempo gli ci era
voluto alla scolaresca per abituarsi al fatto che il tavolo in cui
sedevo abitualmente a pranzo fosse sempre tutto occupato, nonostante lo
shock evidente di vedermi costantemente insieme ai gemelli, tutti
evitavano di occupare i posti vuoti di questo tavolo, ben sapendo che
non sarebbero stati sfitti ancora per molto. Difatti
in poco meno di dieci minuti ogni sedia posta davanti al tavolo fu
occupata dai miei amici, mi piaceva rimanere ad osservarli
chiacchierare. Ero felice che anche i gemelli si fossero integrati bene
nel gruppo, da quando avevano abbandonato Deucalion per trasferirsi a
casa Mccall, qualcuno benedica Melissa Mccall per la sua gentilezza e
comprensione, il loro carattere era migliorato e con l’aiuto
dei propri partner erano riusciti a farsi accettare in maniera
più che ottima da tutti i nostri amici. Nonostante
tutto erano presenti i momenti morti, in cui le coppiette iniziavano a
parlare tra loro lasciando me ed Isaac a mangiare in silenzio. Proprio
adesso mi ritrovai ad essere il “terzo” incomodo,
alzai dunque lo sguardo su Isaac e lo trovai a fissarmi con un
sopracciglio inarcato come a dire : Ma perché dobbiamo
sorbirci scene del genere ogni volta? Non
resistendo scoppiai a ridere forte, estremamente divertito
dall’espressione del biondo, riportando
l’attenzione di tutti i presenti al tavolo e anche di qualche
studente seduto vicino. Sorrisi
ritrovandomi nonostante tutto in imbarazzo, anche con la mia neo natura
lupesca mi trovavo ancora in difficoltà nella parte del
personaggio sicuro di se. Scott
guardandomi sembrò ricordare qualcosa da dirmi, per cui
quando lo vidi inclinarsi per avvicinarsi a me feci in modo da andargli
incontro. -Mi
stavo dimenticando di dirti una cosa!- sussurrò –
Deaton ha trovato un incanto che potrebbe fare al caso nostro, non
è esattamente quello che cercavi tu, ma con le dovute
modifiche dovrebbe funzionare- -In
che senso non è esattamente quello che cercavo io?- domandai
confuso -Beh
lui dice di aver trovato un incantesimo celtico di protezione ed
aggiungendoci alcuni ingredienti ben soppesati potrebbe farlo diventare
un incanto di “trapasso”- -
Mi sa tanto di formula scadente che si trova su internet- dissi con una
smorfia. -Effettivamente
– sorrise divertito Scott – Deaton ha anche detto
che per il buon funzionamento ha bisogno di un ingrediente raccolto in
circostanze ben precise, e questo potrebbe creare problemi.- -In
che circostanze?- ero ovviamente incuriosito ma allo stesso tempo
speravo che non fosse un preludio per un’ulteriore missione
impossibile. -Per
il sortilegio servono dei Cardi Scozzesi, ed è necessario
che vengano raccolti in patria- -La
Scozia sta diventando un po’ troppo presente in questa
storia- pronunciai con la fronte aggrottata. -Deaton
spera che il cardo possa intensificare l’influsso Black Dog
che c’è nel tuo sangue per la buona riuscita del
incantesimo- -Come
farà a procurarsi il Cardo? Ha intenzione di mandare uno di
noi oppure di andare lui stesso a raccoglierli?- chiesi -Dice
che prenderà contatto con degli amici e vedremo- rispose
Scott alzando le spalle. -Di
che state parlando?- ci interruppe Danny incuriosito -Volevamo
regalare dei fiori alla madre di Scott per il suo compleanno. Ma
è una donna dai gusti difficili, ci stavamo chiedendo se il
cardo le sarebbe piaciuto- -Dei
Cardi?- chiese sorpreso Ethan -Blu!
Dei Cardi blu. Penso possano andare bene no?- aggiunse Scott
guardandomi con un espressione strana che mi fece intendere che dei
semplici cardi non sarebbero stati sufficienti. “Oh
perfetto, ne abbiamo pure bisogno di un colore specifico”
pensai. -Beh
sono dei fiori molto belli nella loro semplicità- si
intromise Lydia - secondo me sono perfetti- Le
sorrisi grato del suo appoggio. -Sono
scozzesi, lo sapevi?- aggiunse in seguito. -No
non lo sapevo- mentii- Non conosco molto bene la Scozia- aggiunsi
guardando Aiden – O almeno non bene quanto
pensavo…..- Di
sicuro quella nazione aveva molti più segreti in serbo per
me di quanto mi aspettassi.
19 Ottobre 2013 ore
01.00 ca. Il
bosco era silenzioso e pacifico, i pericoli si nascondevano nelle ombre
pronte all’attacco ma troppo spaventate per
attaccare. Io
camminavo ad occhi socchiusi in mezzo alla vegetazione, cercando di
affinare i sensi per togliere l’istintivo desiderio di
sostegno degli occhi, i quali al momento servivano solo ad impedirmi di
cadere inciampando in una radice. L’udito
e l’olfatto percepivano l’ambiente intorno a me, e
la mia mente lo traduceva in immagini. Potevo vedere chiaramente il
gufo appollaiato sul penultimo ramo dell’albero alla mia
destra e lo scoiattolo che fugge davanti ai miei piedi con il proprio
bottino di ghiande. Il
vento soffiava leggero tra la boscaglia e mi scompigliava un poco i
capelli in crescita, ormai lunghi qualche centimetro. Attraversai
un leggero spiazzo e mi trovai nuovamente attorniato dagli alberi, fu
allora che annusai un odore estraneo all’ambiente che mi
circondava. Voltandomi
di scatto mi trovai davanti una figura umana, alta circa uno e ottanta
e coperta da un cappotto con cappuccio in testa. -Chi
sei?- chiesi con voce autoritaria. -Tu
chi pensi di essere?- rispose alla mia domanda con
un’ulteriore quesito. -Un
ragazzo, che vaga da solo di notte nel bosco e si trova un inquietante
presenza alle spalle- dissi sarcastico Il
ragazzo, come potei notare quando si abbassò il cappuccio,
rise alle mie parole. -Io
sono inquietante? Non tu che giri da solo a quest’ora?- disse -Mi
so difendere- spiegai alzando le spalle. -Oh
questo lo so Stiles- mi sorprese il ragazzo davanti a me -Come
sai il mio nome?- chiesi in allerta. -Lo
conosco perché ti sto cercando da giorni, da un mese circa.- -Da
un mese?- inconsciamente riportai alla mente la sera del 12 settembre,
quando venni morso da Deucalion. -Solo
un mese fa ero dall’altra parte del mondo, in Svizzera. A
Lugano, per un congresso di Archeologi, più precisamente.
È stato un attimo, pochi secondi prima era tutto normale,
stavo camminando sul lungo lago fingendomi un normale Ticinese, il
secondo dopo….Ti ho sentito, o meglio, ho percepito i
sottili nastri di energia che percorrono il pianeta avere una scossa,
si erano ripiegati in un punto preciso inviando poi onde per tutto il
globo, quasi come a segnalare che qualcosa di straordinario era
accaduto- spiegò citando una cittadina svizzera di cui
nemmeno conoscevo l’esistenza. -E
questo cos’ha a che fare con me?- domandai -Non
lo hai capito? La piega ha avuto luogo proprio qui, a Beacon Hills, il
12 dello scorso mese.- l’uomo allungò una mano con
il palmo rivolto in su in mia direzione – Quando tu sei stato
morso- aggiunse -Non
so di che cosa tu stia parlando!- esclamai cominciando ad allontanarmi
camminando all’indietro per non perderlo di vista. -Stiles
Stilinski discendente dei Black Dog! Non osare voltarmi le spalle !- Con
uno scatto portai il busto in avanti lanciando un urlo – Come
sai tutte queste cose su di me?- -Sono
un druido, uno di quelli “veri”- spiegò
mimando le virgolette con gli indici e medi di entrambe le mani
– Sono stato istruito nella mia patria madre,
l’Inghilterra. Posso avvertire cosa sei e la parte del Back
Dog che vive in te, grazie agli insegnamenti del mio maestro. Egli
è vissuto avendo diversi incontri con queste creature
mitologiche, e ha trasmesso tutto il suo sapere a me.- -Che
cosa vuoi?!?!- chiesi con tono quasi soffocato, ma solo per via dei
miei denti stretti ed il ringhio costretto in gola. -Voglio
aiutarti. Condividere il mio sapere con te ed elevarti a ciò
che le tue capacità al meglio delle loro
potenzialità ti premetteranno di essere.- rispose con voce
seria. -Perché?- -Perché
Uilleam Stilinski tu sei una delle creature più stupende e
affascinanti che io abbia mai visto. Sei un tesoro nascosto. Un dono
del vecchio continente-
19 Ottobre 08.00 Entrai
in casa lentamente dall’ingresso principale, facendo alcuni
passi dentro l’abitazione senza chiudere la porta. Voltai
il viso verso l’entrata e feci cenno al ragazzo che mi
seguiva di entrare e precedendolo in cucina, dove trovai
papà e Jackson intenti a fare colazione. -Ehi
Stiles hai passato fuori tutta la notte?- chiese mio padre dopo aver
bevuto un sorso di succo d’ananas. -Si….io…vi
devo presentare una persona- dissi non sapendo bene come introdurre il
nuovo compagno di viaggio. Il
druido si presentò alle mie spalle con un cordiale sorriso
stampato in faccia ed il cappotto piegato sul braccio sinistro. -Buongiorno,
scusate se vi interrompo proprio a colazione- salutò
gentilmente. -Per
tua fortuna siamo vestiti- rispose in maniera sarcastica Jackson. Papà
alzò gli occhi al cielo alle sue parole e spostò
lo sguardo su di me quando sbuffai. -Un
nuovo amico?- chiese cortese. -Diciamo
così. Lui è Tynam N-N….scusa non so
ancora pronunciarlo bene- sorrisi spiacente. Il
ragazzo sull’uscio della cucina mi sorrise comprensivo e
corresse il mio lessico – Sono Tynam Nudd. È un
piacere fare la vostra conoscenza- disse. -Ecco
si. Ci siamo incontrati questa sera, beh incontrati non è la
parola giusta. Diciamo che qualcuno mi ha trovato in mezzo al bosco- -Ti
ha seguito?- chiese confuso papà -Stavo
cercando suo figlio da un mese a questa parte, e ieri sera sono
riuscito a portare fine alla mia ricerca- -Perché
stavi cercando Stiles?- chiese un poco aggressivo Jackson. -Sono
un druido, ed il mio potere mi ha spinto alla ricerca di Uilleam-
spiegò -Uilleam?-
domandò Jackson con l’espressione di chi non stava
capendo nulla. Imbarazzato
alzai la mano, come si fa in classe, ed ottenuta la sua attenzione
spiegai. -Stiles
è solo un soprannome, in realtà mi chiamo Uilleam
Stilinski- Il
biondo fece una smorfia – Certo che sei andato dalla padella
alla brace, non potevi scegliere un soprannome più comune?- Alzai
le spalle facendo il non curante, non avevo voglia di spiegare la
verità. -Cosa
ti ha portato alla ricerca di mio figlio?- -Un
druido può percepire le energie del mondo, ogni oggetto e
persona ha una propria energia. Potremmo parlare in metafore, diciamo
che l’energia è un odore. Ognuno di noi ne ha uno
specifico alla nostra persona e somigliante ai nostri famigliari, allo
stesso tempo anche gli alberi e gli oggetti ne hanno uno,
però in maniera più lieve. Ora facciamo un
esempio: un druido potrebbe orientarsi in una città
camminando ad occhi chiusi, dopo anni di allenamenti, uno di noi sa
riconoscere in un millesimo di secondo la natura la posizione e la
massa in movimento grazie all’energia che qualcuno o qualcosa
riproduce. Ieri
sera ho trovato Stiles in mezzo al bosco perché la sua
energia è diversa dalle altre, potevo sentire la lieve
energia delle foglie e del sottobosco, la vitalità ritmica
delle piante e quella cadenzata degli animali, sopra a tutte vi era la
tua- disse guardandomi – l’energia di un umano
è molto forte. Quella di tuo padre ad esempio potrebbe
essere tradotto come un profumo forte e deciso, con quel tono di
metallico che hanno tutti gli umani. I lupi mannari al contrario hanno
un energia di poco superiore a quella umana ma più potente e
frastornante con toni basi di terriccio e foglie. In una grande
città sono i dettagli a definire la differenza da un uomo
all’altro.- ci spiegò appoggiando il cappotto alla
sedia davanti a lui. -Che
energia ho io?- chiesi con un forte dubbio. Tynam
sorrise incantato –La tua energia è diversa da
tutte le altre, è qualcosa di indefinibile per druidi umani.
Non è nemmeno simile a quello di un Black Dog, in quanto la
loro assomiglia ad un scampanellio dei sensi, estremamente lieve a
confronto con la loro natura. Credo che solo un druido con sangue
mannaro potrebbe davvero comprendere la natura della tua forza- -Esistono
Druidi Mannari?- chiese scioccato Jackson. -Oh
ti sorprenderesti di quanti incroci esistono al mondo. E non sempre
vanno come vorremmo.- una smorfia sfigurò il viso dai
lineamenti morbidi del druido. -Comunque
per farti avere un idea, diciamo che la tua energia è come
una goccia di pioggia che cade in un laghetto. Appena essa si infrange
sulla superfice crea delle onde che si espandono verso
l’esterno e portano la vibrazione del contatto per alcuni
centimetri, a dipendenza della massa della goccia. La tua energia
è esattamente così, si espande per tutta la
città, è stato dunque un poco laborioso
comprendere dove fossi esattamente ieri notte, per mia fortuna il tuo
raggio non è troppo evoluto e ho potuto restringere il campo
al bosco.- -Ma
come hai fatto a capire che lui fosse a Beacon Hills se hai detto che
il raggio non è troppo espanso?- chiese mio padre. -Quando
un nuovo bambino viene alla luce, l’energia si espande per
qualche metro al massimo chilometro, è come un messaggio per
le altre forme di vita, dice: “Ehi sono nato, io esisto
ora”. Nel momento in cui Stiles ha cominciato ad assorbire
l’essenza mannara è accaduto la stessa cosa, delle
onde di energia si sono dilatate verso ogni direzione. Ora come abbiamo
detto un’energia umana è forte ma non è
paragonabile a quella di Stiles, eppure riesce ad espandersi per quasi
qualche chilometro. Riuscite ad immaginare quando si sia dilungata
l’onda riprodotta dalla creazione di un essere per
metà Lupo Mannaro e per l’altra Black Dog?- -Tu
hai detto che quando hai saputo della mia esistenza eri in Svizzera-
mormorai con gli occhi spalancati. -La
tua energia, Stiles, si è riflessa in tutto il mondo!-
affermò Tynam.
21 Ottobre 2013 17.00 Lo
studio veterinario di Deaton era privo di clienti a
quell’ora, così quando io Jackson e Tynam varcammo
la soglia del negozio non ci stupimmo di venir accolti da una
rimpatriata di lupi. Scott
sorrise felice di vedermi, da quando ero diventato lupo i nostri
momenti insieme si erano più che dimezzati, Derek
lanciò un occhiata curiosa al ragazzo che ci seguiva ma non
mi rivolse alcun ringhio o altro, forse stava cominciando ad abituarsi
a me….finalmente. -Ciao
ragazzi- ci salutò Deaton sorpreso di vederci –
cosa vi porta da queste parti?- Feci
un piccolo sorriso. Da quando Tynam era entrato a far parte della mia
vita la facciata di Deaton mi sembrava più scialba, ero
sicuro che fosse dietro ad essa che manteneva tutti i suoi segreti. -Siamo
venuti per sapere come sta andando la ricerca per
l’incantesimo. E volevamo presentare a tutti il nuovo
arrivato- dissi -Oh
certo. Piacere- Deaton allungò la mano e strinse in segno di
saluto quella del nuovo arrivato. Appena
si lasciarono il veterinario fece un passo indietro guardando Tynam con
occhi spalancati. -Tu
sei un druido- affermò senza spostare gli occhi dal ragazzo. -A
quanto pare- rispose il mio druido facendo un altro di quei suoi
sorrisi di cortesia. -Tynam
è, come ha appena gentilmente detto Deaton, un druido. Si
è “unito” al nostro branco, per quanto
glielo permetta la sua posizione- -Oh
perfetto un ulteriore pazzoide a Beacon Hills- mormorò Derek
abbastanza forte da essere udito da tutti. -Derek!-
lo apostrofai irritato, il toro che da del cornuto all’asino! -Beh
un po’ pazzoide lo sono se ci pensi, solo sulla base di una
teoria mi sono trasferito qui in poco meno di tre giorni dal vecchio
continente. E grazie alle ricerche di Deaton per procurarsi i Cardi
sono riuscito ad arrivare qui- intervenne Nudd. -Dal
che?- chiese Cora confusa. -Il
vecchio continente è un soprannome che è stato
dato all’Europa- le spiegò Peter -E
perché non può chiamarla Europa come tutti?-
chiese Cora. “oh perfetto, è proprio sua sorella.
Stesso tono irritante” pensai. -Mi
piace di più così- concluse Tynam con tono
semplice ed un’alzata di spalle. Deaton
intercettando il mio sguardo irritato si intromise nella discussione. -Comunque
per quanto riguarda l’incanto è quasi tutto
pronto, sto cercando di far arrivare una fornitura di cardi raccolti
appositamente in Scozia, ma sta diventando più difficile del
previsto.- spiegò. -Mancherebbe
solo quello?- chiesi stupito. -Direi
di si- Deaton si voltò verso un punto impreciso alla sua
sinistra come se stesse guardando dove aveva riunito i dettagli per
l’incantesimo. -Peccato-
aggiunsi sospirando. -Peccato
cosa Stiles?- mi chiese Tynam Aggrottai
la fronte – Beh per i cardi. Sarebbe davvero una presa in
giro se trovassimo la formula giusta e ci mancassero solo i fiori
adatti.- -Ma
i cardi li abbiamo sotto mano- rispose Tynam inclinando di poco la
testa ed osservandomi. -Tu
li hai ?- chiesi speranzoso. -No-
rispose secco. Mi osservò un altro po’ e socchiuse
gli occhi – davvero non te ne sei reso conto?- -Reso
conto di cosa?- non ci capivo più nulla. -Chi
sei tu?- la domanda era alquanto inquietante. -Stiles-
risposi senza comprendere. -Chi
sei tu?- questa volta il druido pose la domanda con tono più
deciso e finalmente capii. -Sono
Uilleam Stilinki, discendente di Murdo McElliot proveniente
dalla…- mentre parlavo la mia mente fu invasa da piccoli
ricordi, rividi le discussioni svolte nei giorni precedenti andando a
ritroso, vidi tutti i piccoli dettagli della nostra vita che pensiamo
ci sfuggano ma rimangono impressi nella corteccia celebrale
finché fu un ricordo specifico a fermare la mia mente -
…Scozia- aggiunsi vedendo nella mia mente nonna Mairi
regalare ad un piccolo Stiles un vaso con coperchio, assicurandosi che
capissi l’importanza che aveva per lei che mantenessi quel
regalo intatto in quanto secondo le sue credenze portava fortuna. -Il
vaso di mia nonna- sussurrai – il vaso in cui lei ..- mi
portai una mano alla tempia cercando di ricordare cosa avesse detto
esattamente. – È importante piccolo mio,
qui dentro ci sono dei Cardi blu che ho raccolto appositamente per te
niente popodimeno che in Scozia. Tienili in casa, ti porteranno fortuna-
spostai lo sguardo sbarrato sul druido e ripetei quello che avevo
ricordato – I cardi blu, sono sempre stati in casa mia! Nonna
me li aveva regalati come porta fortuna!- -Sai
dove sono vero?- mi chiese guardingo Jackson -Nella
teca di vetro che mia madre ha fatto costruire appositamente- risposi. -Quella
sopra il mobile prima delle scale?- chiese il mio beta incuriosito. -Proprio
quello- gli sorrisi felice. Il mio sorriso si fece ancora
più grande quando vidi Jackson rispondermi con un sorriso
stupendamente contento. Isaac
fu il primo a muoversi ci raggiunse velocemente e dopo avermi dato una
semplice pacca sulla spalla e un sorriso caloroso si perse a parlare
con il suo compagno di allenamenti. Guardandoli
potevo benissimo vedere quanto entrambi fossero attirati
l’uno dall’altro. Jackson
mi lanciò uno sguardo di sfuggita come a chiedermi cosa
fare. Alzai un sopracciglio sarcastico, avrei dovuto diglielo io? Era
lui il modello rubacuori ora doveva arrangiarsi e portarsi la pedina
nera sulla parte bianca della scacchiera. -Beh
direi di andare a recuperare i fiori allora- concluse Deaton. Sorridendo
come un cretino mi girai verso sinistra trovandomi fianco a fianco con
Derek, senza pensarci sollevai la mano destra per fare un batti cinque.
Stupendomi Derek rispose battendo la sua mano contro la mia, il che
fece accrescere soltanto il mio sorriso. L’alfa scuotendo la
testa mi prese per le spalle e mi diede una leggera spinta verso la
porta – Vedi di andare, idiota- disse con voce divertita. Forse
era arrivato il momento in cui tutti i pezzi della scacchiera avrebbero
davvero lavorato insieme.
24 Ottobre 2013 -È
oggi- sussurrai guardando fuori dalla finestra. Quella mattina mi ero
alzato in trepidazione, Deaton e Tynam, dopo essersi uniti nella
preparazione, avevano promesso che la formula sarebbe stata pronta per
quel giorno. Io e Jackson saremmo diventati un branco a tutti gli
effetti. -A
me non fa poi molta differenza- mi sorprese una voce alle mie spalle.
Sull’uscio della camera il beta mi guardava sorridendo
tranquillo. -Davvero?-
chiesi curioso. -Anche
senza questo incantesimo io sono già un tuo beta.- -Come
fai a dire che non cambierà ancora dopo
l’incantesimo?- domandai stupito dalla sua sicurezza. -Ho
sentito già la differenza da quando mi hai morso, ma la
sicurezza l’ho avuta martedì scorso- -Martedì
era il 19….quando c’era la luna piena- mormorai
senza capire. -Esattamente-
disse Jackson entrando in camera e sedendosi sul mio letto. –
La trasformazione questa volta è stato qualcosa di nuovo e
straordinario. Mi sono sentito preda degli istinti ma allo stesso tempo
avevo la mente perfettamente lucida e in grado di capire cosa era bene
e cosa no. Ho potuto sfruttare i miei sensi al massimo della forza
senza venire distratto da piccoli pensieri animali o rabbiosi e sopra a
tutto, c’eri Tu. Potevo percepire in modo più che
chiaro che eri il mio alfa, riuscivo a sentire e capire dove eri in
modo perfetto anche senza vederti. È stata un esperienza
travolgente, ma soprattutto sfiancante– rise scuotendo un
poco la testa – per quello me ne sono andato subito dopo che
è finito l’influsso della luna. Non vedevo
l’ora di stendermi a dormire- spiegò -Pensavo
fossi stanco per via di aver dovuto lottare contro l’istinto
mannaro. Per via della trasformazione- dissi stupito. -È
così, ma non nel modo che intendi tu- Jackson si
alzò dal letto e si avvicinò alla porta
– è stato semplicemente nuovo e incredibile per
me. Non ho retto, proprio come un novellino- detto questo il beta si
allontanò tornando nella propria stanza lasciandomi a finire
i preparativi per la giornata. Oggi
a scuola sarebbe stata davvero dura prestare attenzione quando, sapevo
benissimo cosa mi attendeva a fine giornata. Se non avessi come padre
lo sceriffo assaggerei l’idea di restare a casa e bigiare le
lezioni, ma questo non è possibile come rimarcò
la voce di papà che mi chiamava per la colazione. Antro di Bad: Ciao a tutti :) Ho aggiornato la storia oggi perchè non sono sicura di riuscirlo a fare domani.In questo capitolo Stiles affronta Derek dando finalmente voce ai dubbi che lo assalgono, si vedono i gemelli diventare parte integrante del gruppo e spunta un nuovo personaggio. Tynam è una mia piccola creazione e sinceramente mi terrorizza un po', temo di averlo fatto "fuori schema" quando invece volevo che fosse una pennellata uniforme nel quadro della storia., mentre mettevo per i scritto i punti principali della storia ho sottolineato il fatto di volere un druido "personalizzato" per Stiles in quanto Deaton non mi piace troppo, mi sembra che nasconda un po' troppi segreti, ed ho lasciato che la mia antipatia si vedesse un po' nella storia ma senza esagerare. Spero che questo capitolo vi piaccia, io ho amato scrivere ognuno dei capitoli che pubblicherò. Ringrazio tutte le persone che leggono e seguono la storia ed in particolare ringrazio My heart seeks love per le sue puntuali recensioni :) Vi aspetto al prossimo capitolo Un bacio Badluna ps: ho scritto una Oneshot incentrata su Stiles che è ancora in fase di correzzione, spero di riuscire a pubblicarla presto. Ve la segnalerò qui nei commenti appena la inserisco :) |
Capitolo 6
*** Capitolo Sei ***
Il
Vecchio Continente di Badluna 24 Ottobre 2013 16.45 circa -Bene ragazzi – disse Deaton –Noi siamo pronti- lanciò uno sguardo a Tynam che prese la parola. -Il processo è molto semplice, abbiamo imbevuto questa corda – il druido mostrò una corda lunga tra il metro o due – del liquido ottenuto mischiando i vari ingredienti per l’incantesimo di protezione, ottenendo una versione anche in grado di spezzare un legame ed unendo ad esso il cardo l’incanto, dovrebbe protrarre i suoi effetti cedendo il beta ad nuovo protettore- -Il cardo fa da collante- dissi guardandolo con un sorrisino. -Esattamente- rispose Deaton – Quello che dovete fare ora è un atto molto potente nella sua semplicità. Prendendo un capo per uno dovete cominciare ad annodare la corda andando in ordine, prima Stiles e poi Jackson, così dicendo finché non avrete 4 nodi per parte. L’ultimo nodo, il nono, dovrete farlo insieme.- -Sembra troppo semplice- affermò Jackson. -In realtà lo è. Ma c’è un ulteriore dettaglio, ad ogni nodo dovrete dare un nome. Perché il nuovo legame funzioni dovranno essere in celtico, il significato di essi sono in un certo senso prestabiliti, ma li abbiamo adattati a voi più che potevamo. Ora ve li elencherò spiegandovi il significato e facendovi sentire la pronuncia, non è un dettaglio basilare ma meglio li dite più possibilità di riuscita abbiamo. Una volta pronti io e Deaton terremo dei fogli con i nomi scritti in modo che possiate leggerli.- -Nonostante sembri una formula davvero semplice non sappiamo cosa potrebbe accadere una volta costruito il legame. Dunque qualsiasi cosa succeda non fate gli incoscienti e non cercate di fare qualcosa di estremamente stupido. Capito?-disse serio Deaton. -Capito- rispondemmo in coro io e Jackson. -I nomi sono i seguenti, Jackson: Marrec –Cavagliere, Kado - Battaglia , Gwyneth-Felicità e Enid-Vita. Stiles: Ryol-Reale, Briec-Elevato, Tanet-Fuoco e Nudd-protettore. I primi due di entrambi sono i nomi che l’incanto dovrà seguire, con le parole Marrec e Kado segniamo Jackson come beta e parte di un branco, con Ryol e Briec invece marchiamo Uilleam come Alfa. La parola che dovrete pronunciare insieme è: Blez che significa Lupo!- Tynam ci guardò cercando sui nostri volti il segnale che avevamo compreso. -Bene- disse spostandosi alla mia destra –iniziamo- Deaton mi porse un capo della corda per poi dare l’altro al biondo. Quando anche il druido di colore si fu posizionato di fianco al beta Tynam mi rivolse la parola –Inizi tu Stiles- Aspettandomi qualcosa di appariscente come segnale tentennai un attimo indeciso. -Devi solo iniziare a fare il nodo, una volta ben stretto pronunci il nome. Lo scintillio che ti aspetti arriverà una volta concluso il legame.- Annuii silenzioso e cominciai a formare il primo nodo, feci un cerchio con la corda e passai il capo in mezzo ad esso, quando fuoriuscì verso di me tirai le estremità pronunciando il primo nome – Ryol- Deaton fece un cenno a Jackson il quale imitò i miei movimenti articolando un altro nome – Marrec- I nodi si susseguirono in fila, con solo le voci mie e di Jackson a scandire il tempo. -Briec- -Kado- -Tanet- -Gwyneth- -Nudd- -Enid- Arrivati al nono nodo mi apprestai a fare per la quinta volta un circolo con la corda ormai più che dimezzata di lunghezza, tenetti ferma la fune mentre Jackson faceva passare il capo annodato in mezzo perimetro. Prendemmo un capo a testa e fissandoci negli occhi pronunciammo l’ultimo nome tirando la corda –Blez!- Subito dopo aver pronunciato la parola divenni cieco. I miei occhi non vedevano più nulla, ne Jackson ne Tynam o Deaton. Tutto ciò che riuscivo a percepire era una forte luce ed un bianco che non aveva fine. Correvo in pascoli sconfinati, le montagne mi circondavano e davano un senso di protezione, tra di esse vi era quello che credevo fosse un lago. Mi avvicinai assetato con l’intento di bere un po’ d’acqua ma quando vi intinsi la lingua mi ritrassi velocemente. Era salata! Quello non era un lago ma bensì il mare! Mi voltai cercando di capire dove mi trovassi, ricominciai a correre percorrendo distanze indecifrabili, potevo aver corso per metri o chilometri, le misure erano labili per me. Corsi costeggiando il mare ed attraversando una cittadina a cui seppi dare un nome solo in seguito leggendo il cartello segnaletico. Fort Williams…mi diceva qualcosa ma non riuscivo a collegare in che Stato mi trovassi…non potevo essermi allontanato più di tanto da casa…I giorni si alternavano senza che mi fermassi, il sole e la luna si inseguivano senza mai toccarsi dritti davanti a me. Mi fermai dopo un tempo indefinito, osservai il lago davanti a me, dopo averne incontrati altri durante il viaggio ora sapevo distinguere la differenza tra i due, ma per la grandezza di esso tentennai, credendo di trovarmi davanti un’ulteriore pezzo di mare. Voltandomi per proseguire la corsa vidi di sfuggita un ombra nera nascondersi in lontananza. Rimasi qualche minuto in attesa pronto ad agire, ma ben presto mi stancai e continuai a correre senza degnare di ulteriori attenzioni la presenza. I miei dubbi furono chiariti quando correndo sul tracciato che mi portava al lago mi imbattei in un edificio su cui vi era un’insegna non trascurabile: “Loch Ness Museum”. Merda, altro che nazione degli Stati Uniti….mi trovavo in Scozia! -Stiles. Stiles!- spalancai gli occhi seguendo la voce che mi chiamava. Sopra di me troneggiava il viso di Tynam teso e preoccupato, ruotai gli occhi cercando di ricordare dove mi trovavo e cosa stavo facendo. -Che cosa è successo?- chiesi con voce impastata, in bocca avevo lo stesso sapore che riscoprivo ogni mattina dopo una bella dormita. -Tu e Jackson siete svenuti subito dopo aver concluso il legame. Una forte luce è scaturita dalla corda e ci ha resi ciechi per un momento, quando siamo riusciti ad aprire nuovamente gli occhi voi eravate stesi a terra incoscienti- mi spiegò mentre il suo volto tornava man mano sempre più sollevato. -Ho fatto uno strano sogno- Tynam mi aiutò ad alzare almeno il busto, così da ritrovarmi seduto con la schiena appoggiata a lui – correvo nella mia forma mannara in una distesa di verde…- vidi Deaton che si muoveva con Jackson facendo di riflesso gli stessi movimenti miei e del druido scozzese. -Ho fatto anch’io lo stesso sogno, ti seguivo tra le montagne e il mare- disse Jackson. -Eri tu allora quello che ho visto!- affermai spalancando gli occhi per la sorpresa di non aver riconosciuto il mio beta. -Si non mi sono avvicinato troppo perché nel sogno temevo la tua figura- spiegò – quando mi sono deciso a fermarti il sogno si è interrotto. Non ho nemmeno capito dove fossimo- continuò -Eravamo in Scozia. L’ultimo lago a cui siamo stati era quello di Loch Ness- mormorai. -Cosa? Perché abbiamo sognato di essere li?- domandò Jackson. -Non ne ho idea ragazzi, è probabile che l’incantesimo abbia stimolato il vostro inconscio collegandovi in un sogno e che la presenza del cardo abbia influito sul luogo- tentò di trovare una spiegazione Deaton. Tynam alle mie spalle annuì silenzioso – Quanto siamo stati addormentati?- chiesi strofinandomi una mano sulla tempia. -Qualche minuto. Il tempo di riprenderci e di valutare il modo migliore di agire- mi rispose Nudd. -Solo qualche minuto? A me erano parse ore…- dissi. -Giorni- sussurrò concludendo per me Jackson. Fissai il mio sguardo nel suo, aveva un espressione stravolta ma allo stesso tempo rilassata. Abbassai lo sguardo quando la mia mano destra ebbe uno spasmo, la trovai aggrappata saldamente alla corda annodata, era probabile che durante il momento di incoscienza avessi stretto l’arto e che ora il muscolo chiedesse clemenza. Vedere l’oggetto inanimato lasciato per terra mi fece tornare in mente il particolare più importante di tutta la vicenda. Ce l’avevamo fatta. Tornai a guardare Jackson con un sorriso enorme che vidi essere ricambiato dopo un momento di tentennamento. Ci eravamo riusciti, ora eravamo realmente collegati. Un alfa ed il proprio beta. 26 Ottobre 2013 Passeggiavo tranquillo per le vie del centro di Beacon Hills, non mi era mai accaduto di potermi prendere un momento per me, ero passato spesso per quelle strade alla ricerca di soluzioni per situazioni critiche o per qualche regalo di compleanno per Lydia. Sorrisi, beh certamente era grazie al fatto che non mi preoccupavo più di cercarle regali costosi che la mia idea avrebbe avuto buon esito. Con i soldi risparmiati, evitando regali ridicoli, avrei potuto comprare ciò che da qualche tempo mi frullava in mente. Mi avvicinai alla gioielleria dove avevo comprato poche volte alcuni accessori e varcai la soglia, appena misi piede nel negozio uno scampanellio mi accolse. La commessa era impegnata con un altro cliente così potei avvicinarmi tranquillamente alle vetrine cercando qualcosa che assomigliasse a quello che cercavo. -Buon giorno- mi salutò una voce cordiale. Alzai lo sguardo guardando avvicinarmisi un altro commesso dall’aria simpatica. -Salve- sorrisi gentile. -Posso aiutarla?- chiese con professionalità -Sì, volevo fare dei regali a degli amici- risposi. -Ha già qualche idea?- -Pensavo a delle collane con un ciondolo specifico. Ma non vorrei delle catenelle preferirei dei girocolli in plastica o finta pelle - -Certo, di plastica non ne abbiamo potremmo sempre ordinarli se li vuole, ma di collane in finta pelle ne abbiamo di diverse misure- disse indicando una teca alla mia sinistra. In essa vi erano diverse misure di girocollo, da quelli finissimi a quelli spessi almeno un centimetro. -Vorrei qualcosa che non distogliesse l’attenzione dal ciondolo, non deve essere troppo grande, ma che sia comunque resistente- spiegai. -Per le sue esigenze questo è il migliore- disse il commesso sollevando un modello specifico – non è troppo spesso ma ha una buona durata – Annuii osservando la collana – Questo va bene. Che tipo di ciondoli avete?- domandai -Abbiamo diversi modelli, da quelli a forma di lettere a quelli di animali ed abbiamo ricevuto da poco una fornitura di ciondoli che riproducono segni di varie religione, ultimamente sembrano andare di moda- affermò il commesso indicando una teca alle mie spalle. Mi spostai verso di essa venendo subito raggiunto dal ragazzo che mi stava servendo. Scartai a priori i ciondoli con i nomi e le lettere per concentrarmi su quelli a forma animale. -Io avevo in mente quattro ciondoli a forma di animale: Serpente, Orso, Lince e Lupo- dissi senza alzare lo sguardo. -Oh il serpente e la lince non sono forme tipiche ma possiamo sempre farle arrivare, il produttore da cui ci riforniamo fa anche monili su richiesta- - E senza aumenti di prezzo – specificò quando alzai lo sguardo sorpreso. - Se si può fare mi piacerebbe ordinarli- dissi annuendo, se il prezzo non cambiava rientravo benissimo nel mio Budget. Stavo per spostarmi verso la teca dei bracciali quando il mio occhio cadde su un monile a forma celtica: Un triscele. -Prendo anche questo- dissi sovra pensiero. Il commesso adempì alla mia richiesta mettendo da parte anche l’ultimo monile che avevo indicato. Mi avvicinai ai bracciali ed li osservai con sguardo critico. I vari modelli non erano male, ma non mi piacevano molto. Alla fine scelsi per un bracciale in pelle spesso almeno tre centimetri su cui chiesi se si potevano aggiungere gli stessi animali scelti, più uno a forma di volpe, come ciondoli ma in versione borchia piatta. Il commesso sorrise, probabilmente felice di avere un cliente con la sindrome da mani bucate o forse per la mia scelta. -Dunque riassumendo desidera cinque collane di corda, cinque ciondoli a forma di: Serpente, Orso, Lince, Lupo e Triscele. Un bracciale con le stesse forme animali e una volpe borchiate?- chiese elencando. -Sì, tranne le collane, sono quattro. Il Lupo sarebbe da attaccare ad un collare…non so se voi servite anche questo- dissi ricevendo in cambio uno sguardo stranito. -È per il mio cane, ci sono molto affezionato- chiarii vedendo la sua espressione. -Certo, non abbiamo collari in negozio ma, come ho detto prima, possiamo chiedere al fornitore di costruircene uno- -Facendo l’ordine oggi stesso quando dovrebbe arrivare la fornitura?- chiesi con tono pratico. -Normalmente in questo periodo non ci sono troppe richieste, sa la calma prima della tempesta- disse ma vedendo la mia espressione confusa chiarì – A natale riceviamo almeno cinque ordinazioni al giorno, ognuno vuole apportare la propria modifica al regalo e se non possiamo farlo noi dobbiamo chiedere al fornitore di aggiungere la variazione- -Oh si certo, scusi è che mi sono completamente dimenticato di Natale- dissi alzano le spalle. -Non è uno che celebra le feste?- mi chiese incuriosito. -No è che da qualche mese a questa parte sinceramente non me ne importa più niente. Ho ridimensionato le mie priorità- spiegai con un sorriso leggero. -Certo scusi l’indiscrezione- si scusò il commesso -Non si preoccupi- risposi tranquillo, era bello parlare di argomenti comuni come le festività, la sua curiosità non mi aveva dato per niente fastidio. -Le faccio subito l’ordine per i pezzi mancanti. Gli altri articoli li vuole già ritirare o preferisce che glie li tenga da parte?- -Sarebbe molto gentile se me li tenesse da parte sino alla consegna- risposi –non vorrei che i regali saltassero fuori al momento sbagliato, ho degli amici a cui è difficile mentire- spiegai. Sorrise rispondendo alle mie parole –Mi lascia il suo numero di telefono? La contatterò appena sarà tutto pronto- Gli elencai le cifre corrispondenti alla mia Sim e dopo aver lasciato qualche altro dato mi congedai. -Grazie per aver scelto il nostro negozio. Le auguro un ottima giornata- mi salutò il commesso. -Grazie ed altrettanto- risposi uscendo dall’edificio. L’aria fresca autunnale mi colse con piccole fitte sulle mani e sul viso, sfregai i palmi insieme e li portai al volto soffiandoci aria calda che si infranse sul volto. Alzai gli occhi al cielo osservando il blu limpido stagliarsi sopra di me calmo ed indisturbato. L’inverno stava arrivando. 29 Ottobre 2013 17.30 Quel giorno ero stato molto silenzioso, avevo partecipato alle lezioni il minimo possibile, parlando solamente quando la maestra o i compagni mi interpellavano. Ero rimasto tutto il giorno nei miei pensieri. Scott probabilmente aveva capito dopo il secondo tentativo, che fosse meglio evitare di starmi troppo con il fiato sul collo, anche i gemelli mi avevano lasciato abbastanza in pace, l’unico con cui avevo parlato un attimo era stato Jackson ma anche con lui non mi sono lasciato troppo andare alla loquacità. Visto il mio umore strano e l’assenza di papà che era al lavoro mi ero messo a tagliare l’erba del giardino, era una cosa che facevo raramente visto che se ne occupava sempre papà, diceva che lo rilassava. Quando sono arrivato a casa passando nel vialetto mi sono ricordato le sue parole e ho deciso che avrei tentato di rilassarmi falciando il prato. Dopo aver finito la parte che si trovava davanti alla casa mi sono spostato in quella posteriore, la musica che filtrava dalle cuffiette mi riparava dal rumore del tagliaerba e allo stesso tempo mi liberava dai miei pensieri. Fu così che mi trovò Derek, nonostante le cuffiette mi accorsi del suo arrivo a tre metri di distanza e sorpreso della sua presenza spensi entrambi gli oggetti elettrici. -Derek, come mai qui?- chiesi non troppo stupito, negli ultimi giorni ci eravamo avvicinati abbastanza, grazie agli allenamenti ed alla fiducia reciproca che aumentava. -Scott e Tynam mi hanno riferito che oggi non eri molto presente- disse – Erano preoccupati e mi hanno mandato a parlarti- Sbuffai, ora oltre a Scott avevo anche il druido che mi teneva d’occhio. Sapevo benissimo che da quando aveva cominciato a lavorare come supplente di storia a scuola, la precedente maestra si era misteriosamente data ad un anno sabatico, sarei stato maggiormente sorvegliato. -Non c’è niente che non va- dissi con tono piatto. -A me sembra che tu sia fin troppo silenzioso per stare bene- mi lanciò un occhiataccia. -Sto bene- mentii ancora. -Non raccontarmi bugie. Non mentire con me- mi lanciò un avvertimento. Indurii lo sguardo per niente contento del suo tono, ma dovetti arrendermi alla frase seguente. -Dimmelo…..per favore- le ultime due parole gli uscirono meno dolcemente dal tono usato all’ inizio della frase ma mi convinse lo stesso. -Tynam mi ha detto di aver trovato delle informazioni sul Black Dog che ha morso Murdo- iniziai. Derek rimase fermo a fissarmi, ritornando ad essere mister monosillabi, sospirai e continuai a spiegare. -Ha detto che il suo maestro aveva un registro con i nomi e l’età dei Black Dog presenti in Gran Bretagna. A quanto pare non erano molti. Tre nazioni minacciate da una piccola famiglia mistica, mi ha spiegato che i Black possono avere solo due cuccioli, normalmente maschio e femmina, che una volta morti i genitori si riproducono tra di loro creando altri due cuccioli e via dicendo.- -Non male- affermò Derek, avrei scommesso che stava pensando al potere che dovevano avere i Cani mistici. -Confrontando il registro dei Black Dog e le informazioni che si hanno sul periodo in cui McElliot è stato morso ha capito quale della famiglia lo ha attaccato.- feci una piccola pausa e abbassando lo sguardo ad un mucchio di erba tagliata posta alla destra dei miei piedi svelai l’ultimo pezzo della mia notizia –È stata la Madre a morderlo- Rimanemmo un attimo in silenzio, poi Derek parlò – E allora? Quale è il problema?- chiese. Alzai gli occhi al cielo – Il problema è che sono un lupo mannaro MASCHIO con DNA di Black Dog FEMMINA. Questo implica che oltre essere attirato sia dalle ragazze che dai ragazzi, il che non è un problema in se- mi fermai un attimo notando una strana luce passare negli occhi di Derek, ma non dandoci troppa attenzione continuai a spiegare –sarò anche attratto istintivamente da una persona, e difficilmente riuscirò a combattere quell’attrazione- ora l’espressione che fece l’alfa la potei notare benissimo, era una specie di smorfia non sapevo se di disgusto o altro. Ci fu un’ulteriore momento di silenzio che venne nuovamente interrotto da Derek –Ma dunque….ti ritroverai inseguito dagli animali in calore in quel periodo dell’anno?- chiese con un sorriso malandrino. -Derek!- urlai tirandogli un cazzotto sulla spalla sconvolto dalle sue parole ma ancor di più dal suo sorriso. Cavolo, era semplicemente stupendo. 31 Ottobre 2013 Mi trovavo nel bosco, immerso nella natura, steso a terra con le braccia sotto la testa cercando di rilassarmi. Nonostante non sembrasse ero abbastanza nervoso, lanciai un occhiata veloce allo zaino appoggiato ad un sasso lontano qualche passo da me. Mercoledì sera ero stato contattato dal commesso del negozio di gioielleria, il quale mi comunicava che gli articoli erano arrivati. Così il giorno prima ero passato velocemente in negozio dopo la scuola a ritirare il tutto, uscendo dal negozio mi sentii estremamente leggero, forse anche grazie al peso dimezzato del mio borsellino. Quella mattina avevo chiesto a Jackson a colazione e ai gemelli a lezione, di raggiungermi dopo la scuola nel bosco, sapendo che avrebbero rintracciato subito il mio odore. Black stava trotterellando intorno a me annusando le varie tracce degli animali e giocando a rincorrere le ombre, quando venni raggiunto da Jackson il lupo aveva deciso proprio in quel momento che io ero un gioco migliore e si era letteralmente gettato su di me, dritto sulla pancia. -Ouf!- gemetti facendo scoppiare a ridere il beta. Dopo un minuto ci raggiunsero anche i gemelli e si ritrovarono davanti la scena di me sdraiato con addosso Black, bello e disteso in tutta la sua –ancora piccola per fortuna- lunghezza, e Jackson piegato in due a ridere a qualche metro di lontananza. A Ethan sfuggì un sorriso mentre si accomodava, sedendosi sul fogliame, a pochi passi di distanza da Jackson, subito seguito dal fratello che mi osservava con un sopracciglio inarcato. -Abbiamo sentito uno strano gemito qualche minuto fa- disse con tono incuriosito Aiden. Sbuffai divertito –A quanto pare Black ha deciso di allenarsi nei tuffi a bomba fuori stagione- risposi accarezzando il muso del lupo sopra di me. I due lupi ridacchiarono leggermente mentre il mio beta si calmava lentamente, gli occhi pieni di lacrime e la cassa toracica scossa dalle risate. -Stavo per morire dal ridere- tossì tra gli echi di risate che ancora aveva sul volto. -Immagino, mi spiace di essermi perso la scena- disse in tono divertito Ethan. Alzai gli occhi al cielo alle prese in giro e tentai di spostare Black alla mia sinistra, senza fargli male. Quando finalmente riuscii a sgusciare via dalla sua presa mi trovai con otto paia di occhi ad osservarmi. -Allora….per cosa siamo stati riuniti qui?-chiese Aiden – spero fosse importante oggi dovevo vedermi con Lydia e non gli è piaciuta la motivazione: “Stiles deve parlarci”- aggiunse. -È per un buon motivo- “o almeno lo è per me” pensai. Rimasi un attimo in piedi senza muovere passo, bilanciando il peso del corpo da un piede all’altro, cominciando ad essere più nervoso. Quando anche Black si mise seduto, probabilmente sentendo la mia irrequietezza, decisi che era il momento di agire. Mi allontanai dai ragazzi per raggiungere lo zaino abbandonato sul sasso, lo sollevai facendo attenzione che non si fosse aperta la cerniera e tornai sui miei passi. Quando fui nuovamente di fronte ai miei amici mi sedetti, stare in piedi davanti a loro mi metteva angoscia, a gambe incrociate poggiando la borsa su di esse. Feci scorrere lentamente la cerniera, aprendola. Alzai velocemente lo sguardo sui giovani davanti a me poi infilai la mano destra dentro la borsa. Con le dita cercai i pacchetti che avevo infilato appena tornato a casa e ne estrassi uno. Il primo pacchetto era blu, la carta non era decorata avevo preferito un semplice color pastello tinta unita a frivoli carte da regalo che avrebbero reso il dono ridicolo, e sorridendo lo porsi ad Ethan. Il ragazzo ci mise qualche secondo prima di allungare le braccia per raccogliere il pacchetto, il suo sguardo era estremamente sorpreso, esattamente come lo erano quelli di Jackson ed Aiden a cui porsi in seguito un pacchetto verde ed uno rosso. Una volta consegnati i loro estrassi due ulteriori pacchetti, uno viola ed uno arancione che posizionai davanti a Black e me. -Stiles cosa sono questi?- chiese Aiden con voce incredula. -Sono dei regali- risposi portandomi una mano a tormentare la nuova collana che mi adornava il collo, il ciondolo in argento era ormai caldo, riscaldato dalla temperatura del mio corpo. -Ma- tentò di dire Jackson prima che lo interrompessi. -Apriteli e basta, okay?- I ragazzi mi lanciarono un ultima occhiata stranita prima di concentrarsi sui propri pacchetti, vedendoli presi mi allungai fino a raggiungere il pacchetto di Black, a cui sorrisi teso, con dita percosse da scosse elettriche gli aprii il pacchetto rivelando il collare con il ciondolo in oro a forma di lupo. Black abbassò il muso per annusare il nuovo oggetto ed io spostai la mia attenzione sui ragazzi, li trovai con i pacchetti aperti e i nuovi accessori nelle mani aperte. -Stiles questi- cominciò Ethan -Siete voi- continuai io per lui –ho scelto un animale che simboleggia un totem celtico per ognuno di voi.- -Serpente?- mi chiese con tono incerto Jackson. Sapevo che stava pensando alla forma del Kanima e sorrisi per rassicurarlo. -Sì, nella religione celtica il serpente viene associato alla saggezza, alla reincarnazione e alla scaltrezza. È un simbolo di vita: abbondanza, trasformazione, morte e rinascita. I druidi li convocavano per un forte cambiamento della vita- spiegai. -Beh gli si addice su molti punti- commentò Aiden. Spostai lo sguardo su di lui ed elencai anche il significato del suo totem. -L’orso è un animale dalla forte resistenza fisica e mentale ed è molto potente in ogni attacco, in cui mette molta forza. Simboleggia l’armonia e l’equilibrio, un secondo punto di vista lo denota anche per la sua ferocia e impulsività negli attacchi- elencai. Vidi più che chiaramente Ethan trattenere una risata, probabilmente concorde con la mia scelta. -La Lince invece si dice che sia la custode dei segreti, contribuisce allo sviluppo delle facoltà psichiche ed aiuta nelle pratiche divinatorie. A volte simboleggia la necessità di esaminare se stessi nel profondo, per portare alla luce talenti nascosti. Direi che forse della Divinazione non ce ne facciamo molto, ma la seconda opzione è quella su cui punto tutto- sorrisi. Ethan mi sorrise radioso –E gli altri due pacchetti cosa erano?- chiese Jackson, quando mi voltai verso di lui vidi capeggiare sul suo collo il mio dono, posizionato con orgoglio e trionfo sopra la maglia. Feci un sorriso smagliante e risposi – Il pacchetto viola è per Black- mi girai trovando il lupo ancora intento ad osservare il regalo, sollevai il collare e con delicatezza e calma, visti i movimenti dell’animale, lo allacciai al suo collo. – un collare con il totem del lupo, mi sembrava appropriato- dissi divertito. -Invece il pacchetto arancio è per me- acchiappai il pacchetto e lo aprii con mosse veloci e mirate, scoprendo il bracciale su cui erano stati borchiati gli stessi monili in oro, i ciondoli del mio branco. Lo sollevai mostrandolo agli altri – Voi siete tutti qui, con me- sorrisi emozionato dal mio stesso pensiero. -La volpe sei tu?- chiese Aiden indicando il quinto monile. -Sì- risposi d’un tratto timido. -Che cosa simboleggia?- chiese Jackson interessato. -Nella tradizione celtica rappresenta la scaltrezza e la capacità di far perdere le proprie tracce- alle ultime parole il mio sguardo si puntò sugli alberi attorno a noi e allontanai i pensieri, non avevo una bel ricordo legato a quel significato – permette di vedere le motivazioni e i movimenti degli altri pur rimanendo inosservati- -Non mi piace molto- disse Jackson con una strana espressione, quasi come se avesse capito i miei pensieri. -Perché lo hai scelto?- chiese Ethan. -Penso che mi si addica- sollevai le spalle. -A me non pare proprio- la voce di Jackson pareva arrabbiata. Voltai lo sguardo verso Aiden, l’unico che non aveva parlato e che aveva tutta l’aria di non averci capito nulla al contrario del fratello che ora mi guardava con sguardo serio. -Siamo un branco Stiles!- disse- Nessuno ti lascerà più indietro- affermò sicuro di se. Mi allacciai il bracciale al polso sinistro facendo un minuscolo sorriso. Scoppiai a ridere quando Aiden, che ancora non aveva capito di cosa stessimo parlando disse – Beh questo mi pareva ovvio- Guardai in volto i miei amici e notai perfettamente Jackson alzare gli occhi al cielo prima di acchiapparmi per le spalle e strofinare le sue nocche sul mio capo. Black mi leccò il viso e finalmente il beta mi lasciò andare, quando tornai seduto decentemente avevo un assoluta espressione da stupido. Mi sentivo pieno di energia, ma cosa più importante, ero estremamente felice. 02 Novembre 2013 Gli
allenamenti stavano continuando da alcune ore, avevamo
fatto qualche pausa e ci eravamo fermati per pranzo ma nonostante la
stanchezza
cominciasse a farsi sentire eravamo troppo pieni di adrenalina per
fermarci. -Cos’è
questo?- chiese Derek durante la pausa. Ingoiai
il sorso di acqua che avevo in bocca e risposi con
un lieve sorriso –Rappresenta il branco, ogni animale
è uno di noi.- L’alfa
indicò la figura del lupo in una muta domanda
–Quello
è per Black- risposi sollevando lo sguardo per cercare il
lupo, che ritrovai
steso sul portico di casa Hale tranquillamente addormentato. Derek
continuò ad indicare i monili uno ad uno. Indicò
il
serpente –Jackson- poi la Lince –Ethan- la volpe
–Io- e l’orso –Aiden- risposi
sorridendogli. -Lo
hai fatto tu?- chiese assorto. -Li
ho fatti fare, il bracciale che le collane che hanno i
ragazzi- risposi -Posso?-
chiese prendendomi il braccio per poter osservare
meglio l’accessorio. Annuendo
mi inclinai in avanti con il busto per semplificare
i movimenti ma prima che me ne accorgessi la collana con il triscele
sfuggì alla
presa della maglietta. Il
movimento o il riflesso del sole attirarono l’attenzione
di Derek su di essa e in pochi secondi mi trovai due penetranti occhi
verdi
puntati sul collo, più precisamente sul simbolo celtico che
portavo legato ad
esso. “Merda!”
pensai. L’alfa
portò una mano ad accarezzare il monile
–Cos’è?-
chiese stupito. -Una
collana- risposi cercando di fare il furbo. Derek
alzò il sopracciglio in evidente disappunto e mi
piantò gli occhi addosso finché non mi decisi a
rispondere. -Un
Triscele- dissi. -Perché
proprio il Triscele?- domandò con uno sguardo
stranamente espressivo. Evitai
i suoi occhi, non volevo rispondere che vedendolo
nella teca del negozio non ero riuscito a resistere alla tentazione di
acquistarlo, nonostante sapessi che ci fossero più motivi
per cui lo volevo. Per
me il simbolo celtico aveva tre significati: La vita
normale che avevo prima, il morso che mi aveva trasformato ed il branco
che mi
ero creato. La nascita, la vita e la morte. Ed infine…il
triscele per me era
uno dei segni distintivi, qualcosa che al primo colpo
d’occhio mi ricordava
lui…esattamente come era accaduto nella gioielleria. Derek
fece per insistere quando qualcosa attirò
l’attenzione
di tutti i lupi sugli alberi di fronte a casa Hale. Deucalion
e Kalì ci osservavano da lontano, con due ghigni
malvagi in volto. Il momento della verità era arrivato.
Antro di Bad: Ciao a tutti :) Siamo finalmente arrivati al momento clou della storia ma, essendo io un po' cattivella, vi farò aspettare fino alla prossima settimana per sapere come andranno a finire le cose :) In questo capitolo finalmente Stiles e Jackson diventano parte di un unico branco, senza più muri invisibili a dividerli. Derek comincia a rilassarsi e a fidarsi delle persone che lo circondano e si avvicina a Stiles, il quale ha deciso che vuole unire il proprio branco in modo ancora più "ufficiale" facendo creare appositamente dei monili per loro. In definitiva questo capitolo è molto sentimentale e mi è piaciuto idearlo, spero che i totem che ho assegnato ai ragazzi non vi sembrino fuori personaggio e che si possano adattare a loro. Se avete qualche commento sia negativo che positivo non fatevi problemi e scrivetemi. Grazie a tutti :) e come sempre un grazie speciale a My heart seeks love che commenta la storia. <3 Vi aspetto al prossimo capitolo. Un bacio Badluna
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Capitolo 7
*** Capitolo Sette ***
Il
Vecchio Continente di Badluna Dal Capitolo precedente: (...)-Perché proprio
il
Triscele?- domandò con uno sguardo
stranamente espressivo. Evitai i suoi occhi, non volevo
rispondere
che vedendolo
nella teca del negozio non ero riuscito a resistere alla tentazione di
acquistarlo, nonostante sapessi che ci fossero più motivi
per cui lo volevo. Per me il simbolo celtico aveva
tre
significati: La vita
normale che avevo prima, il morso che mi aveva trasformato ed il branco
che mi
ero creato. La nascita, la vita e la morte. Ed infine…il
triscele per me era
uno dei segni distintivi, qualcosa che al primo colpo
d’occhio mi ricordava
lui…esattamente come era accaduto nella gioielleria. Derek fece per insistere quando
qualcosa
attirò l’attenzione
di tutti i lupi sugli alberi di fronte a casa Hale. Deucalion e Kalì ci
osservavano
da lontano, con due ghigni
malvagi in volto. *-*-*-* I
due branchi alleati si radunarono davanti alla casa,
mischiati tra branco Hale e Stilinski, fronteggiando i due lupi
avversari e i
loro ospiti. -Ragazzi-
salutò Deucalion –è un piacere vedervi-
aggiunse
lanciando una significativa occhiata ai gemelli. -Hai
uno strano modo di misurare il piacere- commentò
Jackson. Deucalion
lo ignorò concentrandosi su i due fratelli – vedo
che alla fine avete scelto la parte dei perdenti. Poveri cuccioli,
siete troppo
ingenui per capire la gravità di quello che avete fatto- -Non
mi pare che ti siamo mancati- rispose sfrontato Aiden. -Stupido
ragazzino, non vi ho cercato per impartirvi la
lezione che meritate solo perché ho avuto
“ospiti”- disse Deucalion allargando
le braccia ad indicare gli altri tre lupi che lo seguivano, due maschi
ed una
ragazza. -Altre
marionette?- domandò Derek, il più giovane dei
tre a
quelle parole cercò di attaccarlo ma Peter riuscì
a metterlo a terra in men che
non si dica. A
quelle movenze si scatenò la battaglia. Deucalion si
avventò sui gemelli, probabilmente volendo sistemarli per
primi ma interruppi
la sua mossa e lo scagliai a 10 metri di distanza. Girandomi
veloce verso i due fratelli ordinai loro come
muoversi – Separate l’uomo e la ragazza, occupatevi
dell’uomo e lasciate
l’altra a Scott e Jackson- I due annuirono e si gettarono
nella battaglia. Prima
di parare un colpo infieritomi da Deucalion riuscii a
vedere Derek alle prese con Kalì, Peter e Cora contro il
ragazzino e Jackson
Scott ed i gemelli che si dividevano il nemico come gli avevo detto di
fare. -Sei
soltanto uno stupido moccioso!- mi sputò addosso il mio
avversario. -A
davvero?- -Sì
un moccioso senza possibilità, io ero l’unica che
avevi
e non te ne sei reso conto, quando te ne accorgerai finirai per
supplicarmi di
salvarti la vita, anche a costo di quella dei tuoi amici- -Se
è così che stanno le
cose….perchè tu hai paura?- gli
ringhiai contro dandogli caricando un potente destro che
andò a segno
direttamente sul suo viso seguito da un sinistro che prese esattamente
il punto
in cui le costole si dividono e smettono di proteggere gli organi. Senza
pregiudicare la mia attenzione, che era rivolta a
Deucalion, potei vedere Scott, Jackson, Peter e Cora unirsi agli altri
del
branco dopo aver sconfitto i propri avversari. -Io
paura di te?- chiese Deucalion rialzandosi dopo
pochissimi secondi di stallo. -Come
potrei aver paura di un ragazzino smidollato, il cui
semplice scopo nella vita è dare informazioni e ricevere
ordini. Ti ho fatto un
dono, il potere, che nemmeno apprezzi e soprattutto non sai usare. Non
hai che
qualche mese da mannaro e pensi di conoscere abbastanza della vita da
potermi
sconfiggere?- -Hai
certamente più pratica di me, questo non lo metto in
dubbio, ma semplicemente non hai calcolato quello che mi
contraddistingue- -E
sarebbe? Gli occhi?- -Oh
no, questi mi fanno solo più carino. Quello che io so
utilizzare veramente non è il fisico, ma la mente. E la
utilizzo per piani
decenti al contrario di te!- risposi sorridendo, in quel momento
Kalì lanciò un
grido di dolore, Derek stava piantando in lei un paletto di legno
mentre Scott
le mordeva il collo con ferocia. Deucalion
si distrasse, voltandosi verso la sua compagna,
quel poco che mi bastava. Senza farmi notare mossi una mano a toccarmi
la tasca
posteriore dei jeans, era il segno prestabilito. Aiden e Ethan, i quali
erano
appostati da qualche secondo poco lontano dietro Deucalion, balzarono
letteralmente
addosso al loro ex alfa e, riuscendo a prenderlo di sorpresa, lo
immobilizzarono. Muovendomi celermente estrassi una boccetta contenente
del
liquido e afferrando la gola di Deucalion, che alzai e strinsi in modo
che
aprisse la bocca, riversai il contenuto in gola del non vedente. Appena
tutto il liquido venne ingoiato dal cieco esso riuscì
a liberarsi con uno strattone, spintonò i gemelli lontano,
facendoli cadere a
qualche metro di distanza, tornando ad osservare me con uno sguardo
vittorioso. -Cosa
pensavi di fare? Avvelenarmi? Sono un lupo mannaro
misera, qualunque veleno che tu abbia tentato di rifilarmi
verrà neutralizzato
dai miei anticorpi- disse con tono derisorio. -Ne
sei sicuro? Hai un sistema immunitario così potente da
poter combattere qualunque veleno? Non ne esiste nessuno capace di
tramortire o
immobilizzare un lupo mannaro?- domandai cominciando ad avvicinarmi a
Deucalion
notando perfettamente i segni del liquido che stava iniziando ad avere
effetto
–Nemmeno il veleno di un certo Kanima?- aggiunsi con sguardo
serio e
trionfante. -Di
che diavolo stai parlando?- rispose Deucalion poggiando
il peso del corpo intorpidito sul ginocchio destro piegato e su quello
sinistro
ormai a terra. -Pensavo
avessi fatto ricerche su di noi- dissi guardandolo
male -Le
ho fatte- ammise Deucalion -Allora
dovresti sapere- spiegai prendendo Jackson, il quale
mi si era avvicinato, sotto braccio –che il qui presente
Jackson ha avuto un
suo periodo…chiamiamolo movimentato, in versione Kanima.
È anche vero che avvicinarlo
era davvero difficile, e il poco veleno che Derek era riuscito a
procurarsi lo
ha usato sulle persone sbagliate – guardai l’alfa
Hale facendogli l’occhiolino-
ma non si deve mai dubitare della sorte, prima o poi potrebbe regalarti
una
torre in più sulla scacchiera. Una torre in versione
cacciatore, come puoi ben
sapere la famiglia di Allison è da una lunga discendenza una
casa di cacciatori
di lupi mannari, ma anche di persone previdenti ed astute. Non sto a
dilungarmi
troppo, dopo tutto quello che ti serve sapere è che dentro
la boccetta che ti
ho versato in gola vi era veleno Kanima diluito con un poco
d’acqua così da
permettere al veleno di penetrare più velocemente nel tuo
corpo, tutto grazie
alla diligente fornitura di Chris Argent e dalla mania del controllo di
Gerard
Argent- L’ennesimo
grido di dolore di Kalì, seguito da quello
dell’uomo che li accompagnava fece da conclusione alla mia
spiegazione. I due
lupi erano bloccati a terra dentro ai vari cerchi che avevo preparato
alcuni
giorni prima con l’intento di allenarci con essi. Avevo visto
Cora chiudere il
cerchio, in cui avevano rinchiuso i primi lupi caduti, digrignando i
denti.
Forse la mia natura Black Dog aiutava anche con la repulsione allo
Storbo degli
uccellatori, avrei dovuto chiedere a Tynam. -Quindi-
dissi una volta lasciato appurare a Deucalion che li avevamo sconfitti
– chi è
che dovrebbe supplicare?-
04 Novembre 2013 -Quindi
cosa hai intenzione di fare con loro?- mi domandò
Tynam a lezioni finite. -I
tre lupi richiamati da Deucalion non mi hanno fatto
niente, penso che li porteremo in qualche modo lontano dal paese e li
lasceremo
andare, non ci interessa avere in giro per Beacon Hills altri lupi
orribili.
Kalì e Deucalion sono un’altra storia, pensavo di
lasciare la scelta a Derek dopo
tutto è colpa loro se Erika e Vernon sono morti-spiegai
abbassando lo sguardo,
osservai le stringe delle mie scarpe. -Ma?-
chiese Tynam -Cosa?-
domandai confuso. -C’è
qualcosa che non mi stai dicendo- lo sguardo
dell’insegnante di storia era serio e determinato. -Non
voglio che Derek cerchi vendetta uccidendoli, non è
così che agisco. Desidero migliorare i rapporti tra i due
branchi, ma voglio
anche migliorare ogni lupo singolarmente, detto questo come posso
lasciare che
Derek annulli un altro pezzo della propria anima uccidendo ancora? Come
posso
lasciare che altre vite vengano strappate alla terra?-confessai. -Dunque
tu vorresti un modo per punire Deucalion e Kalì
senza sporcare le mani di Derek ma lasciando un segno indelebile su di
loro, un
segno che non li faccia mai più tornare?- -E
che faccia anche in modo che non riprovino a crearsi un
branco lontano da qui- aggiunsi – ma mi pare una missione
impossibile.- -Non
lo è, c’è un modo per renderli
inoffensivi e allo
stesso tempo coscienti dei loro errori- -Che
tipo di modo?- domandai senza capire. -Esiste
un incantesimo che può far tornare umano un lupo
mannaro- affermò Tynam. -COSA?
Dici davvero? Perché te ne esci solo ora con questa
notizia?- urlai. Tynam
sollevò un sopracciglio –Tu non hai mai chiesto di
venir ritrasformato in umano, ne se esistesse un modo-
spiegò corrucciando la
fronte –Perché, vorresti ritornare alla tua forma
originale?- Rimasi
in silenzio qualche minuto ponendomi lo stesso
quesito, alla fine arrivai alla conclusione che la vita era quella che
era e al
momento mi piaceva così, se fossi tornato umano avrei perso
delle persone che
ormai erano diventate troppo importanti per me. Nonostante la mia
reticenza,
ero riuscito a diventare un genere di lupo mannaro diverso, ero
riuscito ad essere
ciò che volevo. -No-
dissi scuotendo la testa –Mi piaccio così come
sono-
aggiunsi. -Allora
di che tipo di incantesimo si tratta?- domandai
inseguito. -È
un incanto estremamente doloroso, esso consiste nello
strappare la parte mannara dal corpo umano, è come se
qualcuno ti strappasse un
pezzo della tua anima. È una formula molto potente, anche
per questo la scena
di quando viene messo in atto è molto
….scenografica- spiegò. -Scenografica?-
chiesi. -Si
parte dell’incantesimo consiste nell’immergere il
soggetto
in una vasca di acqua gelata e …beh, dare fuoco
all’intera vasca. – -Ma
l’acqua, per di più gelata, non può
bruciare!- esclamai
sgranando gli occhi. -Diomhair-
rispose in quello che riconobbi essere gaelico,
mentalmente mi appuntai di andare a cercare il significato una volta
tornato a
casa. -Pensi
funzionerà?- domandai. -Sì,
l’ho già utilizzato un paio di volte in giro per
il
mondo. È stato faticoso, soprattutto per quello che subisce,
e Deucalion è
trasformato da più tempo e molto più forte dagli
altri che ho aiutato, ma credo
di potercela fare. Avrò bisogno di qualche giorno per
riprendermi, soprattutto
se prima sistemo Kalì.- Annuii
pensieroso –Ora devo solo convincere Derek- dissi -Non
penso che sarà complicato- affermò il druido. -Perché?-
chiesi stupito. -Non
hai visto come ti guarda ultimamente? Credo che tu
abbia guadagnato tutto il suo rispetto e anche qualcos’altro.
Ancora prima di
sabato scorso- spiegò Tynam. -Anche
qualcos’altro?- domandai confuso. L’insegnante
alzò le mani in segno di resa –Non sono io a
doverti dire queste cose Stiles, io sono solo un osservatore esterno
che da
consigli. Un druido imparziale- -Non
mi sembri molto imparziale ultimamente- dissi
divertito. Tynam
rise leggermente ed annuendo mi diede ragione –Non hai
tutti i torti- Scossi
la testa e mi avvicinai alla porta dell’aula –Ci
vediamo domani, penserò a come proporre il nostro piano a
quel testone di un
Hale- -Come
ho già detto, non penso tu troverai troppo
difficoltoso il tuo compito- osservò Tynam poco prima che io
uscissi. Quando
mi voltai ad osservarlo lo ritrovai concentrato sui
compiti consegnategli in giornata, tranquillo e pacato come se non
avesse detto
nulla. “druidi”
pensai abbandonando la stanza.
05 Novembre 2013 -Ehi
Stiles- mi salutò Peter uscendo da casa-diroccata-Hale
–Se cerchi Derek è al piano superiore- Sorrisi
salutandolo, il più vecchio degli Hale stava per
andarsene quando mi venne in mente una domanda. -Peter-
lo zio di Cora si voltò a guardarmi- Sei felice?-
gli chiesi osservandolo bene. -Io?
Certo, libero e tranquillo come un usignolo- disse
scherzando. Continuai
a fissarlo senza parlare, qualcosa nella sua
espressione non mi convinceva, esattamente come non mi aveva mai
convinto del
tutto, infatti poco dopo Peter eliminò la falsità
dal proprio viso. -Potrei
stare meglio, è come se mi mancasse qualcosa- disse
ed io spalancai gli occhi realizzando le informazioni che il mio
inconscio
aveva compreso ed immagazzinato. -Lydia-
mormorai, avevo sempre pensato che Peter avesse uno
strano attaccamento alla rossa ma non mi ero mai posto il problema se
non
quando ella era in pericolo. Il
beta fece un sorriso triste –Già-
sussurrò –ora scusami
ma devo andare- si congedò silenziosamente e mi pentii di
avergli posto quella
domanda, avevo rovinato tutto il suo buon umore. L’amore
non corrisposto era un peso pesante da portarsi
addosso, lo sapevo bene. Alzai gli occhi sulla finestra del secondo
piano
proprio sopra di me, Derek era in piedi davanti ad essa e mi fissava. Speravo
solo che non mi dovesse accadere nuovamente, non
pensavo di essere forte come tutti pensavano, temevo di cadere a pezzi
da un
momento all’altro. Varcai
la soglia di casa Hale ritrovandomi davanti l’alfa
che mi osservava. -Tutto
bene?- chiese corrucciando la fronte. -Sì,
temo solo di aver rovinato la giornata a tuo zio-
spiegai. Derek
concluse l’argomento con un alzata di spalle, ad
indicare che la discussione non era di suo interesse. Alzai
gli occhi al cielo, era sempre il solito nonostante l’umore
migliore. -Come
mai sei qui?- -Devo
avere un motivo per venire a trovare un amico?- chiesi
fingendomi indispettito. -Stiles
a te questa casa non piace per niente, non penso che
ti presenteresti qui il più del dovuto se non avessi un
incentivo- Rabbrividii,
scosse calde mi percorsero il corpo quando
realizzai che Derek aveva iniziato a conoscermi sul serio. Fui
io ad alzare le spalle quella volta, cercando di essere
indifferente. -Stiles-
il tono del moro era serio, quasi preoccupato. -Io…vorrei
parlarti di Deucalion e Kalì.- abbozzai -Sono
ancora imprigionati nelle celle che Tynam e Deaton
hanno creato per loro ,vero?- si preoccupò lui Annuii
subito –Non è per quello che sono qui, volevo
proporti una punizione per loro- dissi. Raggelai,
gli occhi di Derek alle mie parole erano diventati
di ghiaccio – La morte è una punizione
più che sufficiente- la voce imperiosa
risuonò nella casa. -Non
penso che ucciderli sia la soluzione giusta. Tu non
dovresti uccidere- -Ho
già ucciso prima, Stiles- rispose Derek pronunciando il
mio nome con derisione. La
rabbia montò dentro me- Questo non vuol dire che tu debba
continuare questa scia di sangue!- dissi con rinnovato tono gelido. Il
moro rimase ad osservarmi, probabilmente confuso dalla
mia rabbia. Non capiva che io non volevo salvare la loro vita per
essere
clemente, volevo che vivessero per lui. -Tynam
conosce un incantesimo che può cancellare la parte
mannara da una persona. Farebbe tornare Deucalion e Kalì
umani e deboli. Il
procedimento è molto doloroso, proprio come potrebbe piacere
a te- ringhiai
arrabbiato. Derek
sospirò portandosi una mano agli occhi – Non si
tratta
di farli soffrire. Loro hanno ucciso due dei miei beta, Stiles. La loro
morte
equilibrerebbe le cose.- -Non
raccontarmi balle, ucciderli ti porterebbe
semplicemente sul loro stesso piano, saresti come loro. Anzi peggio
perché tu
li vuoi giustiziare. Dovresti elevarti a loro- dissi avvicinandomi a
lui – e
mostrargli cosa hai qui dento- con l’indice pungolai il suo
petto all’altezza
del cuore – e che sei migliore di loro!- Rimanemmo
diversi minuti immobili, con la mia mano che si
era sostituita al dito sul suo petto e i nostri sguardi incatenati. -Un
incantesimo- sussurrò -Sì- -E
li riporterebbe a semplici esseri umani- -Sì- -Ed
è sicuro?- -Tynam
ha già praticato l’incanto con un buon risultato
finale- spiegai mostrandomi seriamente interessato
all’opzione. -Okay-
mi concesse -Okay?-
chiesi per essere sicuro. -Si
Stiles, accetto la tua opzione- rispose. Felice
gli saltai addosso abbracciandolo, sicuro che mi
avrebbe lasciato tre secondi, prima di spintonarmi via come suo solito. Fui
sorpreso quando invece mi strinse leggermente tra le sue
braccia. -Sei
proprio testardo- mi accusò -Senti
chi parla- gli dissi di rimando. Forse Tynam non
aveva del tutto torto. Avevo
appena fatto “Scacco Matto”!
09 Novembre 2013 Il
parco di Beacon Hills risuonava pieno di strilli e risate
bambinesche, i giochi venivano assediati da piccole pesti intente ad
andare
sullo scivolo o a rincorrersi. Avevo
chiesto a Scott di incontrarci qui perché non riuscivo
a placare i miei pensieri rimanendo in casa, il tentativo di rilassarmi
nel
bosco non era riuscito e così il parco comunale pieno di
gente e rumori mi sembrava
la soluzione migliore. Ci
eravamo stesi con le teste appoggiate alle braccia,
all’ombra di un grande albero presente nel prato, al riparo
dal vento ma anche
dai bambini. Quando
venimmo raggiunti dai nostri amici non mi chiesi come
avevano fatto a trovarci, Scott mi aveva avvertito di aver avvisato i
gemelli
della nostra uscita e sicuramente i due avevano fatto passa parola ai
propri
partner e a Cora. Danny
ed Ethan cappeggiavano in testa al gruppetto, potevo
leggere a chiare lettere che i due fratelli stavano tentando di
fingersi
allegri quando dentro si sentivano oppressi, pensai che dopo tutto
Deucalion
era stato il loro capo per quelli che immaginavo fossero anni. Mi
avevano
espressamente detto di essere felici che Hale avesse deciso di non
condannare
Deucalion e Kalì ma si sentivano comunque in colpa. Al
loro seguito vi erano Aiden e Lydia che parlavano con
Allison e Peter, in fondo a chiudere il gruppo vi erano Cora e Derek
che
discutevano sommessamente parlando così a bassa voce che non
riuscivo a capire
di cosa stessero discutendo. Mi misi seduto e quando gli altri ci
raggiunsero
si sedettero a formare un cerchio, così da potersi vedere
tutti e parlare
insieme. I due Hale più giovani erano rimasti un attimo
indietro ma quando li
fissai incuriosito vidi Derek fissarmi per poi scuotere la testa in
direzione
della sorella ed avvicinarsi al gruppo. Quando l’alfa si
sedette da parte a me
gli sorrisi e decidi che non volevo chiedergli niente, nonostante la
mia natura
mi spingesse a porgli una domanda dopo l’altra. Notando
l’assenza di Isaac e Jackson feci per aprire bocca e
chiedere se qualcuno li avesse visti o sentiti per avvertirli. Prima di
riuscire a pronunciare parola mi accorsi che Cora mi stava osservando,
quando
le restituii lo sguardo mi indicò con un cenno del capo
l’entrata del parco. Voltandomi
in quella direzione vidi i due ragazzi che
cercavo fermi a parlare tranquillamente, sembravano calmi ed a proprio
agio l’uno
con l’altro. Il nervosismo si fece notare nei loro movimenti
quando si girarono
e cominciarono a camminare in nostra direzione. Isaac era
più nervoso, o almeno
era quello che dava più a vedere, con le dita si pizzicava
il bordo della felpa
leggera che portava e continuava a lanciare occhiate veloci al ragazzo
accanto
a lui. Sollevai lo sguardo notando il poco vestiario che portavano i
due giovani,
“siamo a novembre e ci sono 10°,
perdindirindina!” Pensai stringendomi nella
mia giacca nuova di zecca e soprattutto calda! Vedendoli
arrivare gli altri ragazzi si mossero stringendosi
di più in direzione mia e di Scott così da
lasciare spazio anche a loro per sedersi,
quando i due beta furono a meno di 8 metri da noi vidi Jackson prendere
la mano
di Isaac nella proprio con un movimento lento e mirato. Isaac si
irrigidì e
guardò il ragazzo davanti a lui con espressione scioccata e
bocca aperta, anche
da quella lontananza potei vedere il sorriso divertito e la voce di
Jackson che
rassicurò, quello che ormai credevo avessero capito tutti
essere, il proprio
ragazzo –Non
mi importa cosa pensano gli altri- disse a pochi
centimetri dal volto del ricciolo, con voce abbastanza alta da essere
udito da
tutti i mannari presenti. Mi
voltai verso gli altri del gruppo e li scoprii tutti
concentrati sulla coppia che si stava avvicinandosi, quasi tutti li
osservavano
felici, solamente Allison e Lydia li guardavano in maniera diversa, la
prima li
osservava con sguardo confuso come se non avesse compreso esattamente
cosa
stava accadendo, la seconda invece fissava il proprio ex con sguardo
sbarrato e
bocca spalancata. Scoppiai a ridere quando Aiden dovette intervenire e
chiudere
lui stesso l’arto della propria non-fidanzata. I
ragazzi mi seguirono nella risata, la quale accolse
Jackson e Isaac come una coperta calda e benevola, quando i due si
sedettero il
mio beta mi rivolse un sorriso riconoscente, come se avessi fatto
qualcosa per
aiutarlo a conquistare Isaac. Le risa man mano sfumarono e cademmo
così in
silenzio, fortunatamente non era uno di quelli pesanti e astiosi ma un
semplice
momento di pace. E
così ci trovammo tutti li, ad aspettare la chiamata da
Tynam che comunicava la buona riuscita dell’incantesimo.
Derek aveva ordinato a
tutti di non andare a presenziare, supponevo che credesse di fare un
favore ai
due alfa permettendoci di essere presenti durante
l’incantesimo. -A
cosa stai pensando?- la voce di Derek interruppe il
flusso dei miei pensieri. -Sono
felice, non è il momento adatto ne la situazione, ma
sono veramente felice. Non mi capitava da tempo di sentirmi
così leggero.-
sorrisi rispondendo in tono pacato. Osservare gli amici radunati
intorno a me
dava un senso di pace alla mia mente. -Chi
dice quale è il momento ideale per essere felice?-
chiese Derek con il volto rivolto al cielo. -Penso
sia un altro di quei luoghi comuni di cui la gente si
circonda- risposi con un’alzata di spalle. Restammo
a guardare il parco, osservando i bambini fare a
gara per poter utilizzare i giochi migliori, le mamme che correvano
dietro i
propri figli gridando di fare attenzione, le nonne che viziavano i
propri
nipoti con gelati e dolcetti ed occasionali padri intenti a consolare o
far
divertire i propri bimbi. -Cosa
pensi che accadrà?- mi chiese dopo una decina di
minuti Derek. Mi
voltai a guardarlo incuriosito dalla sua domanda, il suo
volto era disteso ma una piccola ruga gli solcava la fronte come se non
riuscisse a rilassarsi del tutto, sempre pronto ad ogni evenienza. -Spero
che la formula abbia l’effetto sperato e che
Deucalion e Kalì scelgano la seconda possibilità
che gli abbiamo donato
creandosi una vita al di fuori dal soprannaturale, magari lui potrebbe
accorgersi dell’evidente cotta di lei e corrispondere i suoi
sentimenti. Non
oso pensare ed un opzione diversa, cerco di immaginarmi la vita
così come la
vorrei. Penso di voler essere ottimista una volta tanto, ho un branco,
mio
padre è ancora vivo e cosciente di quello che accade in
città, ho degli amici
accanto…-“e ho te” pensai senza osare
dirlo, avevo ben in chiaro che le cose
tra di noi stavano migliorando ma probabilmente era troppo presto per
affermazioni del genere, non ero sicuro che l’uomo accanto a
me sarebbe
riuscito a reagire nel modo giusto a quelle parole e nonostante
fingessi il
contrario, nemmeno io ero ancora pronto per pronunciarle. Con
amarezza ripensai a Erika e Boyd…come sarebbero andate
le cose se loro fossero stati ancora vivi? Avrebbero apprezzato la mia
entrata
nel mondo soprannaturale? Sarebbero sopravvissuti come tutti gli altri
alla
lotta contro il branco di Alfa? Aiden e Ethan sarebbero stati accettati
da loro
come aveva fatto il resto del gruppo? Se fossero perdurati alle ignote
avventure
che ci stanno aspettando sarebbero rimasti insieme? Ed avrebbero creato
una
famiglia tra di loro…? Quest’ultimo
pensiero mi fece nascere una domanda che esposi
subito al moro accanto a me. -Se
una coppia di lupi mannari si sposa e fa dei figli….i
loro bambini saranno umani o licantropi?- Derek
puntò il suo sguardo su di me in una frazione di
secondo. –Perché?- domandò Cominciando
a sentirmi in imbarazzo abbassai lo sguardo
osservandomi le mani per poi rialzarlo mentre parlavo –Non
so....sono solo
curioso- dissi evitando di citare i due ragazzi deceduti, non volevo
che
l’ambiente così familiare e, nonostante la
situazione, sereno si incrinasse per
colpa mia. L’alfa
mi osservò in modo accurato come se stesse cercando
la risposta sul mio viso e nei miei occhi, sotto
quell’attenta revisione mi
sentii a disagio. -A
dire la verità non lo so, quando ero più giovane
l’ho
chiesto molte volte sia a mia madre che a Peter ma loro mi rispondevano
sempre
in modo vago o con delle risposte che sembravano più
indovinelli che soluzioni.
Con la morte dei miei e il passare del tempo la mia
curiosità si è
affievolita.- Un
morbido silenzio calò su entrambi fino a quando la voce
di Scott non lo interruppe –Tu hai sempre voluto dei bambini
vero Stiles? Mi
ricordo quando da piccoli parlavamo del nostro futuro, tu dicevi che
avresti
avuto una moglie bellissima – lanciò un occhiata a
Lydia e sapevo benissimo che
stava pensando a tutte le volte che inseguito avevo citato la rossa
come
moglie- e tantissimi bambini, alcuni tuoi e altri adottati. Perché l’amore va
donato a tutti!.-
dopo l’ultima frase si mise a ridere ed io con lui. -Si
lo dicevo spesso- risposi con un piccolo tono di
malinconia, quante cose erano cambiate. Ormai Lydia non mi faceva
più alcun
effetto e probabilmente non avrei avuto una moglie, ero affascinato da
Derek ma
anche in caso di un suo rifiuto non sapevo chi avrei scelto come
partner.
L’opzione di adottare dei bambini poteva rimanere valida in
tutti i casi, però,
sia Derek o chiunque avrei scelto in futuro accettasse di adottarne,
sia che io
rimanessi single. Non ci sarebbe stata un opzione in cui io rimanga da
solo,
avrei fatto in modo che non accadesse mai. -Tanti
piccoli Stiles che girano per Beacon Hills- disse
Derek con sguardo rivolto al nulla –Brr!!- disse
rabbrividendo in modo
scherzoso. Tutti
i ragazzi si misero a ridere immaginandosi la città
invasa da dei bambini sotto il mio comando, discutendo di come avrei
conquistato il mondo e se avrebbero potuto fare qualcosa per fermarmi,
arrivando
alla conclusione che avrebbero fatto meglio ad unirsi a me, per evitare
guai. -Che
stupidi- mormorai scuotendo la testa, seriamente era un
opzione che non avrei mai preso in considerazione…dei
bambini? Davvero? Nahh
meglio qualcosa di più agile e allo stesso tempo
forte….magari canidi e felini. Sorrisi
pensando di essere un idiota come i miei amici per
aver anche solo cercato di migliorare la loro idea, non so chi era a
dare un
influsso peggiore se io a loro o il contrario. -O
mamma!- esclamò Isaac vedendo la mia espressione –
Ci
stai pensando, vero? Stai prendendo in considerazione
l’idea!- disse con tono
fintamente isterico e spaventato. Ghignai
assumendo un comportamento cospiratorio prima di
scoppiare a ridere davanti alle facce sconvolte delle ragazze e di
Danny. I
gemelli e Jackson alzarono gli occhi al cielo mentre Scott mi dava un
pugno
sulla spalla come punizione per aver fatto spaventare la sua
non-forse-si-ragazza. Seriamente quei due avrebbero dovuto prendersi un
momento
per parlare e chiarire cos'erano l'uno per l'altra, perché
continuare a correggermi mentalmente
cominciava a darmi fastidio. Fu
in quel momento di fiacco divertimento e di battute ormai
scadute che il mio cellulare squillò distraendo tutti dalle
chiacchere e
facendo focalizzare la loro attenzione sui miei movimenti. Estrassi
il cellulare dalla tasca della giacca e risposi
alla chiamata, la voce di Tynam mi arrivò affaticata e
dolente dall’altro capo
del telefono. -Stiles-
disse con tono calmo ma sollevato. -Come
è andata- domandai sapendo che la suspense ci avrebbe
fatto solo male, lanciai un occhiata agli altri notando che tutti mi
fissavano
e potei vedere benissimo dalle espressioni dei gemelli che tutti i
mannari
stavano ascoltando la conversazione. Tynam
si fece attendere a dare la risposta,
facendo così tendere un poco i muscoli dei presenti e temere
il peggio. -Ce
l’abbiamo fatta, sono salvi! Ora hanno una seconda e, si
spera, lunga vita ad attenderli- In
risposta all’affermazione del druido dal nostro gruppo si
levò un forte grido di vittoria e felicità,
avevamo vinto, senza spargimenti di
sangue ne dolore. Avevamo guadagnato la vittoria permettendo alle
pedine avversarie
di abbandonare il campo, combattendo in maniera lucida e calcolata ma
uniti
come una famiglia. La
mia grande e
scatenata
famiglia. Antro di Bad: Eccoci arrivati alla fine :) In questo capitolo si pone fine alla prima avventura di Stiles da Alfa. La storia non è ancora conclusa, ho in serbo per voi un piccolo extra che pubblicherò settimana prossima. Spero questo viaggio insieme a Stiles verso la sua nuova vita vi sia piaciuto, ho anche qualche piccola speranza verso me stessa perchè mi piace molto pensare a Stiles da Alfa e, forse, riuscirò a mettere per iscritto qualche altre scenette :) Vi ringrazio per essere stati con me fino ad ora, ci vediamo settimana prossima per l'extra. Un bacio Badluna. |
Capitolo 8
*** Capitolo Otto - Extra ***
Il
Vecchio Continente di Badluna 20 Novembre 2016 Il
rumore scoppiettante dei chicchi di mais che si scaldano
e diventavano popcorn dentro la macchina ad aria calda riempie la
cucina, dalla
mensola vicino alla cappa estraggo tre ciotole tupperware di media
grandezza.
Faccio un piccolo fondo bianco con il sale in tutte e verso in esse i
popcorn
appena fatti coprendoli con un’ulteriore piccola spolverata
candida, sempre
dalla mensola recupero i tappi delle ciotole e dopo averle chiuse
accuratamente
le scuoto facendo dei cerchi concentrici così da spargere la
spezia in modo
uniforme. Fatto questo riempio la borraccia blu con dello sciroppo al
lampone e
mi avvio fuori dalla stanza con la bottiglia sotto braccio e le ciotole
impilate una sopra l’altra. È
tradizione riunirci tutti sotto lo stesso tetto, il mio,
la domenica per stare insieme. Entro nel salotto guardando i quattro
ragazzi
seduti sul divano intenti a fare urli e versi di stupore e sorpresa
dovuti alle
immagini che i film di Fast and Furious, di cui stanno facendo una vera
e
propria maratona, stanno proponendo. Passo i popcorn a Derek seduto al
lato
destro del divano, mi sorride in segno di ringraziamento e poggia la
scodella sul tavolo posto di fronte a lui. Un coro si leva di
–Grazie Stiles- da Jackson, Peter, Aiden e Danny, gli altri
occupanti della sala. Esco
dalla sala e salgo le scale accarezzando lievemente il
corrimano, avevo comprato quella casa alcuni anni prima con i soldi
lasciatimi
da mia madre e mia nonna. All’inizio l’abitazione
non era messa bene ma mi
ci ero dedicato tutti i pomeriggi liberi e i weekend, a volte
dimenticando lo
studio, per sistemarla. È anche grazie all’aiuto
degli altri se ora è diventata
una fantastica casa adatta alla vita di tre persone e agli assalti
abituali di
altre undici. Busso
alla porta della stanza degli ospiti, barra rifugio, in
cui le ragazze si nascondono per ore quando vogliono confabulare tra di
loro o
scappano dalle rozzità, come le chiamano, di noi ragazzi.
Apro la porta e
sollevo gli occhi quei pochi secondi sulla tele che mi bastano a vedere
due
Winchester poco vestiti ed un Castiel con la solita espressione confusa
per
capire che è meglio che mi sbrigo ad appoggiare la ciotola
di popcorn sul letto
vicino a Lydia e Allison, cercando di non schiacciare Cora sdraiata
sopra una
coperta sul pavimento, ed andarmene prima di finire soffocato tra
urletti e
bava. Una
volta uscito mi appoggio con le spalle alla porta,
apprezzo Supernatural e adoro stare con le ragazze ma il connubio delle
due cose
assieme mi terrorizza e preferisco starne alla larga. Prendo un bel
respiro e
mi dirigo verso il fondo del corridoio dove abbiamo si situa la stanza
dei
giochi, entro nella camera venendo investito da risa e colori. Seduti
su
cuscini, appositamente adibiti a sedie, Ethan, Scott, Tynam ed il
piccolo Connor
parlavano e scherzavano sul cartone animato che stavano vedendo: Il
pianeta del
tesoro. Sedendomi
al mio posto passo i popcorn a Tynam e offro la
borraccia a Connor –Amante dei lupi-). Contrariamente
agli altri non guardo il cartone e resto a
fissare il bambino pensando a quando lo abbiamo incontrato per la prima
volta.
La voce che Deucalion era stato sconfitto era girata per tutta America,
i
nostri due branchi vivono tranquillamente le molteplici avventure e la
calma, a
cui non eravamo ancora abituati, che accompagnava abitualmente esse,
quando un
giorno hanno cominciato ad arrivare sporadiche persone in cerca del
grande
branco che aveva sconfitto Deucalion. Ogni donna o uomo che veniva da
noi
portava storie raccapriccianti e dolorose del passaggio del
l’alfa non vedente,
c’era chi aveva perso il branco chi la famiglia e chi come
Donna Taylor era
rimasta vedova con un bambino di cinque anni da crescere. Ero rimasto molto
colpito dal suo dolore e parlando con lei avevo la sensazione di star
perdendo
un elemento essenziale, qualcosa che non riuscivo a comprendere o che
lei non
voleva svelare. Quando se ne andò con il bambino mi colse il
senso di colpa,
avrei potuto fare qualcosa di più per lei, ma senza sapere
co' ella avesse
bisogno non sapevo come agire. Quella stessa notte vi
era stata la luna piena e come ogni mese i due branchi si erano dati da
fare
per sfogarsi a pieno potere e, allo stesso tempo, controllare gli
elementi con
la forza di volontà più debole. Ci divertivamo a
rincorrerci e a farci dei
finti agguati con Black che seguiva a tratti me e Jackson e negli altri
momenti
Cora e Aiden, mi sentivo al sicuro nella bolla calda creata dalla
compagnia
delle persone che amavo. Fu per questo che mi
accorsi un secondo in ritardo che qualcosa non quadrava,
l’ululato di Black mi
richiamò all’attenti e allora notai uno strano
rumore…come un mugolio. Seguendo
le tracce e l’odore del lupo riuscii a trovarlo in mezzo ad
una radura larga
pochi metri, riuscivo a sentire che il canide stava annusando qualcosa
cercando
di captare informazioni attraverso il fiuto. Quando mi avvicinai
l’animale si
volse verso di me e si allontanò da un fagotto poggiato a
terra che si muoveva
in modo frenetico. Un forte odore di
lacrime e urine mi invase il naso e il terrore mi colse in un attimo.
–No no no
no-dissi raggiungendo il fagotto ed alzandolo dolcemente da terra
scoprendo che
le mie paure erano fondate. Il figlio di Donna
Tayler era in condizioni pietose, pieno di terra e muco con gli occhi
colmi di
lacrime, quando mi vide si spaventò e cercò di
liberarsi. Piano gli pulii il
volto con la manica della mia maglia e feci del mio meglio per
calmarlo,
riuscendoci dopo alcuni minuti. Sicuro di essere stato
riconosciuto dal piccolo annuii leggermente con il capo permettendo a
tutti i
mannari appostati dietro gli alberi di avvicinarsi a noi. -È un bambino?- chiese
Isaac. -Sì, il figlio della
donna che è venuto a parlarci oggi- risposi cullando il
bambino tra le mie
braccia. -Che cosa ci fa qui in
mezzo al bosco? Per lo più in una notte di luna piena?-
domandò Scott. -Dove è la madre? Lei
tra tutti dovrebbe sapere meglio di altri che non si deve perdere di
vista un
bambino, sa benissimo cosa era Deucalion- esclamò arrabbiato
Jackson. Sollevai lo sguardo
verso Derek e vidi a chiare lettere sul suo volto che aveva capito
esattamente
come me cosa era successo. -L’ha abbandonato-
disse infatti scrutando il piccolo. -Cosa?!?- la voce di
Cora uscì strozzata e pregna di stupore. Scossi la testa, non mi
importava per quale motivo lo aveva abbandonato ora volevo solo portare
il
piccolo, di cui nemmeno sapevo il nome, a casa per pulirlo e farlo
riposare al
caldo. -Lo porto a casa, voi
continuate la serata. Nei prossimi giorni cecheremo informazioni sulla
madre e
proveremo a rintracciarla- dissi alzandomi in piedi e camminando verso
casa. -Ti aiuto- giunse
inaspettata la voce di Aiden, mi voltai a guardarlo stupito –
Sono bravo con i
bambini- aggiunse alzando le spalle. Nei
giorni seguenti cercammo ogni possibile informazioni
sulla madre del bambino, ma quando riuscimmo finalmente a rintracciarla
ci fu
una spiacevole notizia ad attenderci. Donna
Taylor era morta una settimana dopo aver abbandonato
il figlio nel bosco per un cancro fulminante al cervello, riuscimmo a
scoprire
che gli era stato diagnosticato solo qualche mese prima della visita a
casa
nostra e che probabilmente aveva lasciato il figlio a Beacon Hills
proprio
quella sera appositamente per farcelo trovare. Il
senso di colpa che mi aveva travolto sull’uscio di casa
mentre osservavo la signora Taylor andarsene si era tramutato in
decisione così
mi ero messo d’impegno, creando casini su casini e cercando
di convincere le
persone giuste, per adottare il piccolo. Derek
ha supportato la mia scelta sapendo quanto è
importante per me dare una degna occasione a tutti. Così ora
sono circa otto
mesi che Connor vive con noi, anche se non ci chiama papà ma
preferisce
usare i nomi di battesimo, cosa che anche noi due apprezziamo
vista la giovane
età, sono sicuro che il piccolo sa di poter contare su noi e
sulla grande famiglia che lo circonda. Il
cartone animato è appena finito quando Peter entra
dalla porta chiamando a gran voce Connor – Ehi amico dei
lupi*, che ne dici di
fare un po’ di casino con tuo zio e di andare a rompere le
scatole alle
ragazze?- chiede acchiappando il bimbo di sei anni dalla sua posizione
seduta e
piazzandoselo sulla spalla come un sacco di patate facendolo ridere. Rido
divertito osservando i due uscire dalla stanza dei
giochi e sentendoli entrare abusivamente in camera delle ragazze
facendole
urlare spaventate ma allo stesso tempo divertite. Ethan
da un occhiata all’orologio da polso e domanda
–Pizza?- -Se avete
ancora spazio dopo tutti i popcorn che vi siete
pappati- rispondo sorridendo. -Evvai-
esclama andando a recuperare tutti per decidere
quali pizze ordinare. -Come
stai?- chiede Tynam poggiandomi una mano sulla spalla. -Bene-
rispondo rilassato. -Avere
un bambino non è troppo faticoso?- domanda divertito
dalla mia espressione. -Ohh
no! Sai ho un mucchio di babysitter pronti a prendersi
cura di Connor quando ho bisogno di un po’ di
tranquillità- risposi con un
sorrisino. -Faccio
fatica ad immaginarmi alcuni elementi alle prese con
un bambino. Non so quando riuscirò ad abituarmi
all’idea di Jackson e Derek che
cercando di tranquillizzare un bimbo urlante- -Oh
perché non hai ancora visto quei due e Aiden alle prese
con Connor e le ragazze! Non so chi sia più infantile- Tynam
scuote la testa estremamente divertito – e poi quando
pensi di aver visto tutto arriva Peter e fa stramberie simili a quella
di prima
e capisci che hai ancora molto da imparare sui bambini- aggiungo con un
ghigno. -Forse
dovremmo allestire un asilo. “Portate qui i vostri bambini
di ogni età, druido e lupo mannaro sapranno rispondere alle
esigenze dei vostri
figli”- pronuncia muovendo la mano come leggendo un
cartellone immaginario. -E
questa da dove ti è uscita?- gli chiedo con il
sopracciglio alzato. -Ho
sempre pensato che ci fosse una strana aria in casa tua-
risponde con espressione seria. -Si
si aria, saranno tutte quelle canne che vi fate tu e
Deaton quando dite di essere in riunione- affermo -Ah!
E così ci faremmo le canne io e Deaton, eh?- Tynam mi
prende sotto braccio e comincia a strofinarmi le nocche sulla testa. -Ok
ok scusa- dico fingendo di provare un dolore che
nemmeno sento, la forza del druido non è sufficiente a
ferirmi davvero. Tynam
mi sorride – Dai andiamo a vedere che casino stanno
combinando- Insieme
ci dirigiamo alle scale e scendiamo ascoltando i
rumori della casa, quando arriviamo nella sala attigua al salotto, la
sala da
pranzo, troviamo tutti i ragazzi che preparano il tavolo da sedici
persone con
posate e bicchieri, lasciando da parte i piatti che tanto non verranno
utilizzati. Mi
abbasso velocemente e prendo in braccio Connor il quale
ride e mi abbraccia, mi volto verso l’entrata al suono del
campanello e
mantenendo il bambino sul braccio sinistro mi avvicino alla porta, la
apro
ritrovandomi davanti papà. Lo
guardo stupito vedendo le scatole della pizza che tiene
in mano e sentendo il motore di un auto alzo lo sguardo dietro di lui
vedendo
il fattorino allontanarsi dalla casa. Quando
poso nuovamente lo sguardo su mio padre egli mi
sorride ed esclama –Qualcuno ha detto: Pizza?- Fine! *Amico
dei lupi è il significato del nome Connor Spero che questa storia vi sia rimasta un poco nel cuore. Alla prossima storia <3
Badluna |