Il Vecchio Continente

di badluna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo Otto - Extra ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


Il Vecchio Continente

di Badluna





Attenzione: Ho anticipato un po’ gli eventi. La morte di Erika e Boyd e la Scoperta di Cora avvengono durante l’estate prima ancora dell’inizio della scuola. In questa fan fiction Deucalion è abbastanza “di fretta”.

Danny e Ethan si sono conosciuti prima della scuola ma hanno iniziato a frequentarsi da inizio anno scolastico, Lydia ed
Aiden invece si erano visti poche volte di sfuggita a inizio settembre e hanno iniziato a …beh fare quello che fanno poco prima dell’inizio della storia.





12 Settembre 2013

Era sera, le 23 circa di una tipica sera di inizio settembre. La strada era libera e io non mi sentivo così stanco da mesi, Scott mi aveva tenuto a casa sua per ore solo per rifilarmi chiacchere su chiacchere di Allison, il branco, sua madre, il cambiamento di Peter. Adoravo il mio migliore amico ma a volte davvero avrei preferito che gli venisse lo stesso nodo alla lingua tipico di Derek. Il “Labor-day” era passato da qualche giorno e la scuola era appena ricominciata. Papà erano settimane che mi svegliava presto per la sua stupida regola di riabituarsi agli orari scolastici e nonostante la scuola fosse appena riiniziata ero già stato caricato di compiti che ovviamente non avevo fatto.

Arrivai nel vialetto di casa e posteggia, mentre scendevo dall’auto ebbi solo la possibilità di vedere una freccia di luce che si dirigeva verso di me prima di abbassarmi velocemente. Pezzi di vetro, probabilmente quelli del mio finestrino, mi caddero addosso ferendomi superficialmente il volto. Quando alzai il viso vidi la bacchetta per ciechi di Deucalion sul sedile del guidatore nella mia Jeep.

Mi voltai di scatto per trovarmi faccia a faccia con l’Alpha Boss e il suo terrificante sogghigno.

-Che cosa vuoi?- gli chiesi prendendo coraggio.

-Ho deciso che Derek e Scott hanno bisogno di un ulteriore avvertimento, sembrano prendere la mia “richiesta” troppo alla leggera- gli rispose con tono indecifrabile il lupo.

Mi guardai attorno cercando di non farmi notare ma sapendo che i battiti accelerati del mio cuore erano un segnale più che evidente di quanto veloce stesse lavorando il mio cervello per cercare una via d’uscita. -E io a cosa ti servo?- gli chiesi sperando nella risposta più positiva possibile, data la situazione.

-Oh tu hai un compito semplicissimo in tutto questo. Per il mio piano mi serve soltanto che tu Muoia- gli rispose Deucalion con lo stesso tono con cui si ordinerebbe una pizza.

Il mio cuore ebbe un salto, esattamente una frazione di secondo prima che l’alfa mi attaccasse.

Mi ritrovai steso ma riuscii a reagire prontamente scampando ad una sua mossa, sicuramente mortale, che puntava al mio collo. Feci il giro dell’auto e sentii distintamente il ringhio di Deucalion, sembrava quello dei gatti quando si stufano di giocare con il cibo, e mi ritrovai sbattuto contro la mia vettura con due sporgenti occhi rossi a fissarmi. Scartai a sinistra verso la casa, nonostante sapessi che non era un rifugio sicuro soprattutto perché avrei messo in pericolo mio padre, ma venni fermato dalla ferrea stretta sul braccio del lupo il quale si avvicinò rapido con i canini al mio collo. Riuscii a scansare all’ultimo i canini facendo si che essi affondassero nella spalla invece che nel collo. Nonostante fossi riuscito ad evitare che mi tagliasse un arteria, il dolore che provai fu talmente inteso da farmi urlare molto forte.

Accecato dal dolore mi accorsi che l’alfa aveva mollato la presa solo quando atterrai con il culo e la schiena sul vialetto di casa. Sentii indistintamente il ringhio del lupo pronto a colpire e riuscii solo a pensare che non mi sarei fatto ammazzare così facilmente quando dei colpi di pistola infransero il silenzio.

Deucalion alzò le braccia per ripararsi il viso ma i colpi non si fermarono, cominciai a contarli senza nemmeno farci caso. Sei….Sette. Il lupo fece alcuni passi indietro lanciandomi un occhiata piena di odio. Otto…Nove. Imbestialito tornò nuovamente vicino a me. Dieci…Indici…Dodici. Ormai si poteva udire anche il sibilo delle pallottole tante ne venivano sparate. Tredici….Quattordici…Quindici. Quando stavo cominciando a pensare che chiunque stesse sparando avrebbe finito le munizioni prima di aver avuto alcun effetto, vidi il lupo lanciare un ringhio e battere la ritirata. Cercai di capire il gesto, mentre la Sedicesima e la Diciassettesima pallottola venivano sparate nel buio della notte. Delle semplici pallottole non potevano aver spaventato o ferito gravemente un lupo mannaro tanto da farlo scappare. Il mio sguardo rimase fisso sul punto in cui era sparito Deucalion e mi riscossi solo quando due forti braccia mi presero le spalle. Mi accorsi in ritardo delle voci forti che chiamavano il mio nome, alzai lentamente gli occhi e ritrovai il viso di mio padre a qualche centimetro dal mio mentre tentava di scuotermi, e niente meno che Chris Argent di fianco a me che mi osservava preoccupato.

-Entriamo in casa- Sentii dire al padre di Allison. Quando mio padre fece per prendermi in braccio e trasportarmi in casa mi riscossi dal mio stato di shock. –Ce la faccio- dissi alzandomi traballante sulle gambe che mi sembravano fatte di tutto tranne che di ossa e carne.

Con l’aiuto di mio padre entrai in casa, mi stesi sul divano e portai una mano alla testa, non ci capivo più niente. Come avevo fatto a sopravvivere? Cosa ci faceva Chris Argent a casa mia, con mio padre?

-Dove tenete la cassetta di pronto soccorso?- sentii chiedere al cacciatore.

- Secondo cassetto a sinistra del lavandino- risposi in tono piatto.

Vidi mio padre appoggiare qualcosa sul tavolo e solo quando riuscii a focalizzare lo sguardo mi accorsi che era la pistola d’ordinanza, non smisi di fissare l’arma finché il cacciatore non tornò con l’occorrente per medicarmi.

-Non ti muovere- mi disse il padre di Allison prima di cominciare a prendersi cura delle mie ferite. Non sapevo se fosse il disinfettante che bruciava a darmi l’impressione sbagliata ma non mi ero accorto di essermi letteralmente riempito di graffi e ferite.

Papà probabilmente vide la mia espressione un po’ persa, così appoggiò una mano sulla mia spalla sinistra per darmi la solita stretta, questa stretta però ebbe un esito inaspettato poiché saltai letteralmente via dalla sua mano stringendo i denti, ora che me ne ero reso conto la spalla mi bruciava tantissimo.

Il signor Argent facendo piano mi aiutò a levarmi il giacchettino e sollevò la t-shirt esponendo così un profondo morso sulla clavicola. Potei letteralmente sentire sulla pelle il respiro trattenuto di tutti e tre, il terrore mi penetrò nella pelle passando per ogni singola parte nervosa del mio corpo come scosse elettriche ripetute.

-Che cavolo sta succedendo? Prima TU che vieni a casa mia di giovedì sera cercando mio figlio inventando scuse ed aspettandoti che io non capisca che siano tutte menzogne. Poi mio figlio viene aggredito da una COSA – perché quello non era un essere umano- e si ritrova un morso animale sulla spalla. Voglio sapere che cavolo sta accadendo a questa città!!- Papà era davvero infervorato, non lo vedevo così arrabbiato da anni, sapevo che se non gli avessimo dato risposte le avrebbe cercate lui finendo per cacciarsi nei guai. Mi ricordava qualcuno. Faticai a nascondere un sorriso nonostante la situazione.

-Papà, papà. Calmati ora ti spiego tutto.- gli dissi

- Certo che lo farai!- mi sputò addosso la sua rabbia.

Rimasi fermo a fissarlo con i pensieri bloccati, nonostante tutto non sapevo ancora gestire la sua rabbia, non ne ero capace. Papà si accorse di aver sbagliato e sospirando decise di sedersi sulla poltrona.

-Scusa. Vai avanti ti ascolto- Gli feci un piccolo sorriso e decisi che doveva sapere la verità, ma non ero costretto a raccontargli ogni dettaglio.

- Qualche tempo fa mentre io e Scott eravamo nel bosco – per una ricerca scientifica ovviamente!- ci siamo separati per cause maggiori. Mentre eravamo divisi Scott è stato morso da una creatura. È stato morso da un lupo!-

-Un lupo?- chiese mio padre confuso.

-Un lupo mannaro- rivelai io. Lo sguardo di mio padre era tutto un programma, era evidente che faticava a credermi, ma nemmeno pensava che fosse impossibile, probabilmente dopo aver visto cosa mi aveva aggredito.

- Scott è stato morso da questo lupo mannaro e di conseguenza lo è diventato anche lui- il mio sguardo era puntato dritto su mio padre, ma sentivo gli occhi di Argent fissi sulla mia schiena, sapevo benissimo che la frase appena pronunciata valeva allo stesso modo per la situazione che stavo vivendo in quel momento.

- Mi stai dicendo che Scott, il tuo migliore amico, è un lupo mannaro?- mi chiese mio padre con tutti i dubbi scritti a chiare lettere in volto.

-Si papà. È stato morso e si è trasformato, e da allora abbiamo avuto molti contatti con un altro lupo mannaro già residente a Beacon Hills- vidi nettamente gli occhi di mio padre incuriositi.

- Un altro lupo mannaro in città? Chi?- mi chiese

-Derek Hale- gli risposi piatto

Vidi il suo sguardo accendersi di comprensione. –Hale, ovviamente. Ci sarei dovuto arrivare che c’era qualcosa di più grande sotto.-

Evitai di commentare la sua frase e andai avanti a spiegare – Così Scott ha cominciato a frequentare Derek nonostante non avesse intenzione di entrare nel suo branco, e man mano che passava il tempo lui diventava sempre più padrone dei suoi nuovi sensi e Derek si creava un branco.- Se avessi spostato lo sguardo probabilmente mi sarei perso la luce che attraversò gli occhi di mio padre.

-Isaac Lahey- sussurrò.

Annuii – Isaac è stato il primo, poi Erika Reyes e Vernon Boyd. Derek ha scelto i ragazzi più disadattati che secondo lui avessero bisogno di una seconda possibilità e li ha trasformati. Da quel giorno Isaac ha saputo essere più deciso, ma non è riuscito a liberarsi dai maltrattamenti del padre finché questo non è morto, Erika si è sentita più bella e immune agli attacchi epilettici e Boyd….beh Boyd ha iniziato a essere un giocatore di Lacrosse che contava qualcosa…- mi dispiaceva poter dire solo quello su Vernon ma era una persona talmente chiusa che nemmeno io avrei saputo descrivere in cosa esattamente consisteva il suo cambiamento.

-Reyes e Boyd. Mi dicono qualcosa, non sono i due ragazzi…?- mio padre mi guardò con la fronte aggrottata.

- Si sono la ragazza e il ragazzo morti a inizio Luglio. Ma andiamo con ordine- cercai di tornare sulle rotaie del discorso per non perdermi nel dolore della perdita, anche se non avevamo legato, Erika si era dimostrata gentile con me ed entrambi erano miei compagni di scuola e qualcosa in più.

- Nel tempo sono accadute molto cose che ci hanno portato a scoprire che Lydia è immune al morso di un Licantropo per chissà quale gene di veggente che ha in se e che mordere Jackson non è stato uno dei migliori gesti che Derek avesse potuto fare.-

- In che senso Lydia è immune al morso. E che cosa ha che fare con tutto questo il figlio dei Whittemore?-

- Lydia è stata morsa, eppure non si è trasformata, non sappiamo bene perché ma questo ha creato dei problemi in seguito. Jackson ha chiesto a Derek di morderlo, lo hai visto sai come è fatto, voleva essere trasformato per gli aspetti positivi del morso, l’udito e la vista migliorati contornati da un olfatto eccezionale e la forza triplicata. Solo che non è andata come voleva, il morso sembrava non aver avuto effetto su di lui, ma non sapeva che invece lo aveva cambiato, e lo aveva fatto in un modo disastroso.

Jackson invece di trasformarsi in lupo è diventato ..un mostro. Quando di notte avveniva la trasformazione diventava una specie di lucertolone gigante assetato di sangue, nelle leggende questa creatura è chiamata Kanima. Il Kanima è letale riesce a paralizzarti ed a ucciderti in pochi minuti, ma diventa un abominio quando cade nelle mani sbagliate.  E in questo caso la naturale ricerca di un padrone della creatura aveva spinto Jackson dritto dritto nelle braccia di Matthew Daehler.-

-Quello della strage in centrale- osservò mio padre sbiancando leggermente.

Annuii – non ti sei mai chiesto come avesse fatto Matt a uccidere tutte quelle persone rimanendo illeso? Aveva usato Jackson, il quale nemmeno si rendeva conto di trasformarsi, figurati se capiva di star uccidendo delle persone. Quando Matt è morto il “Jackson-testimone” è passato ad un nuovo padrone, che non si è comportato meglio del precedente.- Il mio sguardo vagò sul volto di Chris Argent cercando di capire a cosa stesse pensando. – Jackson aveva cominciato a capire che stava accadendo qualcosa ma la forza del nuovo padrone lo sottometteva lasciandolo in uno stato vegetativo il più delle volte. Era come vedere un manichino vivente ma senza emozioni e controllo di se. È stata dura fargli prendere coscienza di cosa era diventato e aiutarlo a diventare il lupo mannaro che sarebbe dovuto essere.- Avevo la gola secca, ma non avevo fisicamente la forza per alzarmi ed andare a prendere un bicchiere d’acqua. Inconsciamente mi massaggiai la gola.

Il signor Argent dovette comprendere il mio gesto e si alzò dirigendosi in cucina, mio padre lo seguì con lo sguardo. –Dunque è per questo che Whittemore si è trasferito in Europa- osservò.

-Diciamo che è parte integrante della motivazione, penso che svegliarsi da un coma parziale di settimane e rendersi conto di aver ferito persone senza nemmeno averne coscienza lo abbia distrutto, anche se non lo ha dato a vedere mantenendo la facciata da snob superiore-

-Non mi hai spiegato perché l’immunità di Lydia ha creato problemi- mi chiese con sguardo interessato mentre con un gesto ringraziava il cacciatore che aveva appena posato una brocca d’acqua e tre bicchieri sul tavolino del salotto.

Ringraziai con un gesto del capo e mi versai un po’ d’acqua – È stato un problema perché finché non abbiamo scoperto che il Kanima era Jackson c’era la grande possibilità che fosse lei a trasformarsi inconsapevolmente.- bevvi un paio di sorsi – e ovviamente secondo la logica di Derek tutto ciò che gli crea problemi e non può unire al proprio gruppo è da uccidere. Ha fatto così con Jackson dal principio- presi un ulteriore sorso di acqua mentre Argent interruppe la chiacchierata padre e figlio.

-Che cosa vuoi dire con ha fatto così con Jackson da subito?- gli chiese il cacciatore.

-Jackson voleva essere trasformato ed era insistente, alla fine Derek lo ha morso ma sperava che invece di trasformarlo capitasse ciò che succede raramente con il morso del lupo.- guardai il padre di Allison negli occhi e lo vidi comprendere.

- Cosa può accadere se si viene morsi, oltre al trasformarsi?- chiese mio padre probabilmente non riuscendo a capire quando la mente di Derek fosse contorta.

- Si muore- gli rispose piatto Chris Argent.

Mio padre strinse le labbra fino a farle diventare due strisce bianche, scommetto che in quel momento stava combattendo la voglia di correre alla rovinosa casa Hale come la sua natura di Sceriffo lo consigliava di fare.

-Chi era la bestia che ti ha aggredito poco fa?- mi chiese una volta vinta la propria battaglia interiore.

- È l’alfa di un branco “nemico”, e il capo di un intero branco di lupi che una volta avevano ognuno una propria schiera di lupi. Ha fatto fare cose inumane agli altri alfa e ha creato questo gruppo.-

-Con alfa cosa intendi esattamente?-chiese mio padre non capendo.

- I lupi si suddividono in 3 gruppi. I Beta che sono i normali lupi di un branco, gli alfa che si succedono per vie sanguinose e comandano l’intero branco e hanno più potere, e gli omega i quali si distanziano sia dagli altri beta che dal proprio alfa. Derek era un beta ma facendo la scalata sociale degli Hale è diventato l’alfa ed ha potuto trasformare altri ragazzi. Il lupo che mi ha morso, Deucalion, invece è l’alfa di un branco interamente fatto di alfa. E non ha scrupoli, sa cosa vuole e distruggerà tutto ciò che gli è possibile per arrivare al suo scopo. Avere Derek e Scott nel proprio branco.-

- Anche Scott?- mi chiese sorpreso papà.

- Si a quanto pare Deaton dice che potrebbe avere un qualche raro gene che lo fa diventare Alfa senza dover fare tutta la scalata sociale…- gli spiegai.

-Deaton?- ora la voce di mio padre era quasi strozzata.

-Eahm..si ecco diciamo che lui potrebbe essere una specie di druido…del bene, che aiuta Scott e Derek- dissi balbettando

-Un druido?!?- la voce di mio padre ormai era più che acuta.

-Questo non spiega perché abbia attaccato te- cambiò per fortuna discorso il signor Argent.

- Erika e Boyd erano avvertimenti, se Derek non uccide i suoi beta e si allea al branco di alfa sarà lui stesso a far si che muoiano uno ad uno tutti, Derek compreso. A quanto pare io ero solo un’ulteriore pedina sulla scacchiera di Deucalion che lui voleva muovere per portare sia Derek che Scott dalla propria parte, al più presto.-

-Eri una vittima. E sei finito per diventare qualcosa di peggiore- mi disse il cacciatore con sguardo vacuo come perso nei propri pensieri. Dovette però tornare con i piedi per terra al suono dell’altera voce di mio padre.

-Che cazzo stai dicendo Argent. Mio figlio è vivo dopo aver subito un attacco da parte di quella cosa, come potrebbe essere diventato peggio?!?- gli urlò contro.

-Papà- dissi con voce soffocata dal peso delle parole che sapevo di dovergli dire.

-Papà- ripetei così da essere sicuro di avere la sua attenzione – Sono stato morso- queste tre parole bastarono. Vidi il significato di esse farsi largo nella mente e sul volto di mio padre. Vidi i suoi occhi sbarrarsi e diventare lucidi, la bocca socchiudersi e il labbro inferiore tremare come se stesse per piangere o rispondere ad una mia battuta saccente, la pelle cambiò tonalità, ingrigendosi fino quasi a diventar color gesso. Ebbi seriamente paura di star perdendo anche lui su quella stupida poltrona. Ne ebbi davvero paura finché non vidi una cosa che mi sollevò un peso enorme da una parte del cuore, solo per piombare pesantemente dall’altra parte, un peso che non sentivo dalla morte della mamma. Quella sera vidi per la prima volta dopo anni delle lacrime solcare il volto di mio padre.

 

13 Settembre 2013 Ore: 00.33

L’acqua fredda mi arrivò sul volto come uno schiaffo gelido, cercai di prendere un respiro ma mi sentivo la gola restringersi ogni secondo di più. Mi bagnai ancora un paio di volte il viso ma non mi fece alcun effetto, una morsa ferrea mi bloccava il respiro. Mi allontanai dal lavandino cercando di dirigermi in camera mia ma appena mi mossi verso la porta mi ritrovai per terra, con le gambe tremanti e la schiena dolorosamente appoggiata alla vasca da bagno. Presi il cellulare dalla tasca dei jeans e premetti il numero due sulla tastiera e pigiai il tasto chiama. La chiamata rapida si connesse subito, dopo dieci squilli senza risposta chiusi la telefonata trattenendo un urlo di frustrazione. Un giorno o l’altro avrei distrutto il cellulare di Scott, almeno così avrebbe avuto una motivazione per ogni mia chiamata senza risposta o ignorata.

Non avrei mai chiamato Derek, non ero tanto stupido. Presto sarei diventato un dannato beta di Deucalion, se non tentasse di ammazzarmi cercherebbe di usarmi come merce di scambio. E poi…avevo paura. Ho sempre avuto una sorta di timore verso Derek ma ora provavo vero terrore verso ciò che l’alfa avrebbe potuto concepire con la sua mente contorta. Maledizione non riuscivo a pensare, i polmoni non incanalavano più abbastanza ossigeno da trasmettere al cervello per far si che avessi la mente lucida.

Mi vennero le lacrime agli occhi ma cercai di non lasciarmi andare, potevo chiamare Lydia ma avrei odiato farmi vedere in quello stato da lei in quella situazione. Desideravo accanto qualcuno che fosse abbastanza forte per potermi stare dietro nella trasformazione e allo stesso tempo mi serviva qualcuno che fosse sufficientemente stronzo da dirmi tutta la verità sulle mie possibilità senza avere paura di ferirmi.

Spalancai gli occhi nel vuoto, conoscevo una persona che aveva queste credenziali, una persona che non si sarebbe fatta problemi a chiarirmi la situazione ed aprirmi gli occhi in modo chiaro. Però sapevo che non mi avrebbe mai aiutato. Ero a conoscenza che per lui valessi meno di zero ma il panico cresceva nel mio petto e gli occhi cominciavano ad offuscarsi per la mancanza di ossigeno al cervello.

Cercando di prendere profondi respiri aprii la rubrica e cliccai su un contatto che non avrei mai pensato di chiamare. Il segnale di connessione si estese nel silenzio per alcuni secondi, secondi talmente lunghi che temetti non si sarebbe connesso, e poi sentii gli squilli cominciare a suonare. Alzai gli occhi verso il soffitto del bagno senza però riuscire a mettere a fuoco niente, i miei occhi non vedevano altro che nebbia. Mi sentivo uno stupido, ero sicuro che non mi avrebbe risposto, il mio era il gesto di qualcuno che non sa cos’altro tentare. Avrei riso di me stesso se avessi avuto ossigeno, mossi il cellulare per spegnerlo quanto udii ciò che mai mi sarei aspettato.

-Pronto?- Jackson! Jackson…lui, aveva risposto! Il mio già sporadico respiro si bloccò del tutto.

-Pronto?- Al tono un poco alterato del neo londinese riuscii a sbloccare di poco il nodo alla mia gola e mossi le labbra sperando che la voce uscisse abbastanza forte da essere udita dall’altro capo del telefono.

-Jackson- il tono con cui pronunciai il suo nome fu straziante pure per me, era la voce di una persona sul filo del baratro, e il vuoto era sotto di me.

-Stiles?- Spalancai gli occhi sorpreso, ma tutto ciò che vidi fu nient’altro che il nero, le ombre si estendevano davanti a me nonostante sapessi che la porta del bagno era a poco più di un metro dalle mie gambe.

-Io…Io. Jackson. …È Buio.. I- Le parole mi uscivano dalla bocca senza che quasi me ne rendessi conto, sembravo un drogato in astinenza, non mi sarei sorpreso se il ragazzo mi avesse appeso il telefono senza degnarmi di un’altra parola.

-Stiles calmati. Concentrati sulla mia voce e prendi dei profondi respiri. Concentrati su spazi aperti e prendi profonde boccate d’aria.- Incredibilmente il mio corpo rispose a ciò che la mia mente non riusciva a fare, sentii i miei polmoni allargarsi incanalando aria e le mie orecchie smettere di fischiare lentamente. L’attacco di panico stava passando. Per merito di Jackson.

-Ti sei calmato?- la voce di Jackson mi arrivò all’orecchio forte e chiara, non più soffocata come prima durante l’attacco di panico.

-Io…Sì- gli risposi incredulo dell’effetto immediato del suo aiuto.

- Cosa cavolo ti è preso?- mi chiese allora con il solito tatto.

-Un attacco di panico- sussurrai quasi vergognandomene, immaginavo che avrebbe chiuso la chiamata con un avvertimento in stile Jackson invece mi sentii porre una domanda in tono calmo. Non dolce, ma quasi.

-Che cosa ha scatenato l’attacco?- mi chiese interessato.

Sospirai e mi passai una mano sugli occhi –Jackson sono nei casini- gli dissi solamente.

-Cos’è ti devo cavare le parole di bocca? Normalmente non stai zitto un secondo!- guardai il cellulare con rabbia ma poco dopo stentai a trattenere un sorriso quando compresi che questo era il suo modo per chiedermi di continuare a spiegare.

- Lydia ti ha parlato di Deucalion?- gli chiesi

-Si mi ha accennato ad un branco di alfa, se non sbaglio lui è il capo-

-Si è il loro sanguinario capo.- gli dissi pensando al modo migliore per svelargli quello che era accaduto.

-Stiles- l’avvertimento mi arrivò ringhiando, Jackson si stava stancando di tutte le mie inconsuete pause.

-Mi ha morso- gli dissi con voce stridula.

-Deucalion?- mi chiese stupito.

-Sì-

-Cazzo!- Jackson quasi urlò l’insulto nel altoparlante del cellulare.

Il suo insulto fu per me un colpo alla diga che teneva freno alle mia voce, cominciai a parlare come un fiume in piena. Gli parlai di come ero stato aggredito da Deucalion, di come mio padre e Chris Argent mi avessero salvato proprio poco prima che capitasse il peggio. Gli parlai delle mie paure a proposito di Scott, gli raccontai il terrore che mi attanagliava le gambe e lo stomaco al solo pensare che Derek potesse scoprire che sarei diventato il Beta di Deucalion. Evitai di raccontargli dei miei ragionamenti sulla sua ragazza e gli dissi velocemente dei miei contorti ragionamenti che mi avevano portato a prendere la decisione di chiamare proprio lui.

Quando finii di parlare avevo la gola secca e i polmoni ancora dolenti per via della potenza dell’attacco di panico. – Non so cosa fare. Io….ho sempre un piano B, eppure in questo caso non so dove andare a parare. Se non sarà Derek a farlo mi ucciderà Deucalion per finire il lavoro lasciato a metà e acquisire altro potere. Ho anche paura per mio padre, ora è al corrente di tutto….come farò a proteggerlo?.-

Cercai di calmare i pensieri nella mia mente ma senza successo, dopo un minuto di silenzio mi accorsi che Jackson non aveva risposto, per qualche secondo pensai pure che avesse riattaccato senza che io me ne fossi accorto.

-Oh…scusa che stupido. Tu sei a Londra e io sto qui a disturbarti con i miei problemi. Fai finta che non abbia detto niente, anzi dimenticati proprio che io abbia chiamato. Spero che li vada tutto bene- mi scusai prima di essere interrotto.

-Stiles!- Sobbalzai al suo tono serio, cavolo avevo appena fatto arrabbiare l’unica persona che mi avrebbe potuto aiutare.

-Ah! Scusa stavo sproloquiando di nuovo, ti lascio and-

-Stiles! Zitto mi stai rincoglionendo. Arrivo fra qualche giorno, tu nel frattempo non fare minchiate!-

-Cos- Feci per chiedergli cosa intendeva ma mi accorsi che Jackson aveva interrotto la comunicazione.

Sospirai cercando di alzarmi, non sapevo se credevo alle sue parole. Sarebbe arrivato fra qualche giorno disse, lo avrebbe fatto per me? Risi senza allegria, non pensavo proprio. Nemmeno Scott avrebbe attraversato il pacifico per aiutarmi. Nessuno l’avrebbe fatto.






Antro di Bad:


Ciao a tutti, se siete arrivati al mio commento vuole dire che questa storia vi ha attirato il necessario per finire il capitolo e ne sono molto felice. Quest'estate sono stata in Scozia con la mia migliore amica come viaggio di premio per il suo diploma, è stata lei ha introdurmi nuovamente nel mondo di Teen Wolf da cui io avevo preso le distanze dopo alcuni episodi della prima stagione. Ovviamente in viaggio insieme abbiamo discusso molto della serie televisiva proponendo alcuni cambiamenti e facendo fantasie sulla seconda parte della terza stagione...così una volta tornata la mia mente era piena di idee e per una volta ho deciso di metterle subito per iscritto....e questo è ciò che ne è uscito. La storia è già completa, mancano solo le correzioni di dovere e poi pubblicherò settimanalmente gli aggiornamenti, spero. Se doveste trovare alcuni errori, e nonostante l'aiuto delle mie amiche sono sicura che ce ne siano ancora, non fatevi problemi a comunicarlo così che io possa sistemare il danno. Ogni recensione sia positiva che negativa sono più che ben accette, non ho problemi a sentirmi dire che la storia è uno schifo....spero solo che non accada xD. Ora vi lascio, spero che leggiate pure i prossimi capitoli.

Grazie a tutti
Un bacio
Badluna

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


Il Vecchio Continente

di Badluna

13 settembre 2013

Il giorno dopo saltai scuola ero troppo ansioso anche solo per uscire di casa. Papà mi aveva assicurato che si sarebbe preso una pausa dal lavoro per aiutarmi a capire come agire nel modo migliore. La luna piena sarebbe arrivata da li a sette giorni e non sapevo cosa fare, il cellulare era sulla scrivania che non dava alcun accenno di vita. Non lo avevo spento, semplicemente lo avevo lasciato li a scaricare ignorando gli avvertimenti automatici della batteria scarica. Non volevo sentire nessuno, mi ero chiuso in casa sperando che Scott non piombasse in essa strappando i chiodi con cui avevo affrancato la finestra di camera mia e le serrature di quelle restanti in casa. Sicuramente si stava innervosendo perché non mi facevo sentire e non rispondevo alle sue chiamate. Il signor Argent mi aveva lasciato dei piccoli gadget che riproducevano un suono talmente acuto che solo le orecchie di animali o lupi mannari avrebbero potuto udire, esso schermava il battito del mio cuore. Era stressante dover passare tutto il giorno con quel suono nelle orecchie, ma se mi avesse evitato di trovare altri lupi fuori casa lo avrei messo giorno e notte per tutto il resto della mia vita.

Stetti tutto il giorno a gironzolare per casa, nonostante fossi depresso ero troppo in forze per poter combattere la mia iperattività e così mi muovevo per casa riordinando soprammobili già in ordine, pulendo ciò che avevo già igienizzato prima e via dicendo.

Ero in continua allerta, temevo un improvvisata da parte di Scott che avrei voluto evitare con tutto il cuore, fu per questo che quando il campanello trillò verso l’una di pomeriggio temetti di poter avere un infarto, nonostante la mia natura neo mannara.

Sospettoso mi diressi alla porta e spiai chi vi era dalla parte opposta.

-Stiles! Lo so che sei li dentro apri questa cazzo di porta prima che mi passi la voglia di aspettare e ci pensi io- quasi svenni a sentire quella voce irritata e minacciosa.

Con mani che tremavano dal dubbio girai la chiave nella serratura e aprii la porta osservando l’ospite che tra tutti mi sarei aspettato meno di ricevere.

-Oh era ora coglione! Hai intenzione di rimanere sulla porta come un demente o mi fai entrare in casa a mettere le mie cose?- Spalancai gli occhi a quelle parole e mi allontanai dalla porta facendo spazio al ragazzo davanti a me.

Appena vidi il mio ospite appoggiare la valigia e le altre cose sul divano gli saltai letteralmente addosso abbracciandolo.

-Jackson! Sei qui! Lo sei veramente!- urlai nel suo orecchio come un cretino.

Venni spintonato via dopo due secondi e rimproverato da una voce secca – Solo perché ho organizzato tutto il rientro in modo estremamente veloce, mi sono subito un viaggio estenuante e sto cercando di non crollare per via delle otto ore di fuso orario non vuole dire che ti puoi permettere atti come questi- mi disse con un’occhiataccia e la mano ad indicare i nostri due corpi.

-Tu…tu…-la voce mi si incastrò in gola e pensai che mi sarei messo a piangere di gioia da un momento all’altro.

-Non ti metterai a piangere vero? Perché non ho intenzione di stare qui a raccogliere le tue lacrime ed a asciugarti il moccolo sia chiaro.- la sua espressione disgustata mi fece ben intendere quanto credesse alle proprie parole.

-Tranquillo niente pianti da donnicciole. Sono solo stupito di vedere che sei venuto sul serio e ne sono veramente veramente veramente felice!- dissi con rinnovata forza spirituale.

Jackson era lì, aveva fatto un viaggio aereo di non so quante ore e l’ora e mezza di auto dall’aeroporto a Beacon Hills solo per me. Io.. non riuscivo a crederci.

-Sei proprio un pessimo padrone di casa. Non dovresti mostrarmi la mia stanza?- mi chiese Jackson.

Mai come in quel momento ringraziai la fissa di mio padre di far si che l’ulteriore camera da letto fosse abitabile per quando Scott dormiva da noi, mentre Melissa era assente, anche se era ovvio a tutti che finivamo a dormire sempre nella mia stanza, dopo aver parlato o giocato per ore. E mai fui più felice delle mie manie di pulizie che mi avevano costretto a pulire l’intera casa, come in preda di un raptus in quelle ore. Mentre pensavo questo accompagnai Jackson alla camera di fianco alla mia, cercando di non fare smorfie per il peso della valigia che avevo voluto trasportare al posto dell’ ex capitano.

Quando aprì la porta per rivelare la stanza sperai Jackson non si lamentasse per lo stile troppo soft della camera, arredata in esatto stile “stanza per gli ospiti”. Il biondo non disse nulla, si limitò ad appoggiare le proprie cose sulla scrivania davanti alla finestra e ad sedersi sul letto voltandosi verso di me.

-Okay ora spiegami tutta la storia dall’inizio.-

 

 

16 Settembre 2013

Papà accettò di buon grado la presenza di Jackson in casa, sapere di dover andare a lavorare lasciandomi a casa da solo, nonostante non fosse mai stato un problema, nella situazione momentanea lo lasciava con i nervi a fior di pelle.

Io continuavo ad evitare i miei amici e saltavo la scuola con la scusa della malattia autorizzata dallo sceriffo in persona. Jackson aveva discusso con i genitori di volersi prendere un momento sabatico per capire cosa davvero voleva fare, Londra era un posto magnifico ma si era accorto di essere semplicemente scappato da ciò che ora per lui Beacon Hills significava: Morte. Nei giorni precedenti la luna piena mi disse che voleva trovare il modo per far si che questo cambiasse, non era troppo legato alla città ma nonostante tutto BH era casa sua e doveva trovare un modo per convivere con i ricordi.

Passavamo le giornate parlando poco, dopo tutto si trattava di Jackson non era cambiato da un momento all’altro, e cazzeggiando davanti alla tele e all’x-box. Lui spesso riceveva messaggi o chiamate da amici che si era fatto nel regno unito e inspiegabilmente ero felice per lui di questo. Un giorno dimenticai di bussare entrando in camera sua e lo sorpresi davanti ad una video chat con tutto il gruppo di amici al completo. Arrossii per la figura da cretino, vista la goffa entrata in scena, e mi scusai facendo per uscire quando incredibilmente Jackson mi disse di rimanere.

-Ragazzi lui è Stiles, il motivo per cui sono dovuto tornare a casa tanto in fretta.-

Un coro di –Ciao Stiles- riempì le casse del portatile.

-Uhm.. Ciao- dissi imbarazzato. Una ragazza molto carina dai capelli bruni e mossi si avvicinò alla telecamera e mi rivolte direttamente la parola.

-Abbiamo saputo che non stavi molto bene. Spero tu ti sia ripreso- mi sorrise incoraggiante.

Scambiai un occhiata con Jackson, allora era questa la scusa per cui aveva optato venendo via dall’isola europea – Si ho avuto qualche problemino ma adesso sto meglio grazie-

Alle mie parole vidi il divertimento accendersi negli occhi della giovane – Quindi ora JackJack può tornare indietro?-

Ridendo internamente mi posizionai dietro Jackson e avvolgendo in modo leggerissimo le sue spalle con le mie braccia rivolsi ai suoi amici una finta espressione gelosa- Eh no! Ora è qui con me e non lo lascerò mai più- I suoi amici sorrisero divertiti ma scoppiarono letteralmente a ridere quando mi allontanai celermente dal ragazzo davanti a me una volta vista la sua espressione omicida.

-Eh va bene – feci con tono drammatico – allora vuol dire che li potrai vedere una volta a settimana- dissi con tono superiore e alzando leggermente il volto al soffitto. La sceneggiata non durò molto perché appena vidi con la coda dell’occhio uno degli amici di Jackson letteralmente cadere dalla sedia per il troppo ridere non riuscii più a trattenermi e scoppiai anch’io in una forte risata.

-In che guaio mi sono andato a cacciare!- si disse sconsolato Jackson tenendosi la base del naso con due dita.

 

 

19  Settembre 2013 La luna piena

La luna piena si presentò in tutto il suo splendore anche troppo presto per me. Avevo passato i precedenti giorni a prepararmi con Jackson per combattere l’impulso di essa, ma quando quel giovedì arrivò non ero per niente sicuro di farcela. Avevo una fottuta paura, non potevo uscire altrimenti gli alfa o Scott e gli Hale avrebbero sentito il mio odore o peggio il mio richiamo. Ma allo stesso tempo stavo mettendo in pericolo mio padre restando in casa nel giorno della mia prima trasformazione.

Sapere che Jackson era presente per sostenermi mi calmava e non so per quale ragione Chris Argent si era convinto di volermi aiutare e aveva promesso che avrebbe vegliato su mio padre.

Eravamo tutti in salotto mentre calava la sera e osservavo la stanza senza sapere che fare, quando alzai il viso verso il signor Argent lui mi fece segno di salire in camera e spostando lo sguardo su Jackson lo vidi annuire e poi spostarsi verso le scale che portavano al piano di sopra.

Ad ogni scalino le gambe mi sembravano pesare un kilo in più, le braccia che fino a qualche minuto prima stavano tremando e le mani che tormentavano la maglia ora erano semplici arti penzolanti, il cuore mi batteva all’impazzata e la mente era una moltitudine di pensieri messi insieme.

Entrai in stanza dopo Jackson e mi portai davanti alla finestra da cui spesso Derek e Scott erano entrati, il mio amico era seduto sul letto e mi osservava, mi guardava e capii cosa cercava: il segnale, il momento preciso in cui avrei iniziato a trasformarmi.

Ma il momento si faceva attendere, passarono i minuti. O forse solo a me parve così, il tempo era solo un opinione in quell’istante, ore minuti secondi, che cosa importava? Mi sarei trasformato e presto o tardi sarei diventato un mostro. Un mostro da cui non avrei saputo difendermi.

Alzai nuovamente il viso verso il cielo e la vidi, la Luna un ammaliante perfetto cerchio di mistero e candore. Così bianca e limpida da sembrare quasi un innocente forma, ma così curiosa e interessante nei suoi aspetti più oscuri, nei segreti celati dalla parte di essa che mai viene mostrata alla terra.

I raggi lunari mi colpirono il viso e fu allora che me ne accorsi, probabilmente era iniziata da un pezzo quella sensazione ma io ero  troppo preso dalle mie preoccupazioni per accorgermene, sentivo un senso di potere farsi strada verso di me e la forza acquisita dal morso nei giorni passati era niente in confronto. Il mio udito che già si era acuito in precedenza cominciò a captare ogni singolo rumore della casa, il cuore di Jackson batteva calmo e ritmato ma per le mie orecchie era come una canzone hawaiana riprodotta da cuffie al massimo volume.

-Stiles?- mi chiamò Jackson notando il mio sguardo su di lui, vidi la confusione sui suoi occhi, si spostò come se non mi riuscisse a vedere, e pensai che probabilmente l’ombra copriva per intero il mio viso.

-È iniziata- riuscii a rispondere prima che i miei pensieri fossero catalizzati in vari punti, la mia mente viaggiava veloce come aveva sempre fatto, ma solo con un po’ di potenza in più eppure nonostante questo i miei pensieri non mi portavano da nessuna parte, li potevo vedere come correnti che attraversavano il mio cervello, ma quando arrivano nel luogo in cui avrei dovuto comprenderli essi mutavano in nebbia energetica, lasciandomi senza risposte. Era frustrante, avevo un forte istinto che mi portava ad uscire di casa ma non ne comprendevo il motivo, e questo mi irritava, non ero bravo a dare spazio al mio istinto. E soprattutto avevo il terrore di scoprire cosa voleva dire seguirlo incondizionatamente proprio in quella situazione.

-Stiles- la voce di Jackson attraversò la mia mente ma non riuscì ad attirare la mia attenzione, volevo uscire da quella stanza. Mi voltai nuovamente verso la finestra e con un gesto che sarebbe potuto sembrare distratto la spalancai distruggendo tutte le misure anti lupo che avevo inserito solo qualche giorno prima.

Prima di lanciarmi fuori da essa sentii solo la voce allarmata di Jackson che mi chiamava, dopo fu tutta questione d’istinto.

Attraversai a corsa tutta la strada che divideva casa mia dal bosco e mi ci buttai a capofitto passando accanto agli alberi e travolgendo cespugli, la mia corsa sembrava non avere fine. Il mio corpo non sapeva di cosa avesse bisogno perché i pensieri che contenevano le richieste non raggiungevano la meta come bloccati da un muro. Sentivo un cuore battere furioso a qualche decida di metri da me ma non me ne curai, sapevo chi era e non lo avvertivo come un pericolo, nonostante la mia forma istintiva conoscevo le intenzioni del lupo che mi inseguiva, e sapevo che Jackson non mi avrebbe fatto del male a meno che io non avessi agito in modo da dargliene atto.

Non avevo idea da quanto tempo stavo correndo, potevo essere a qualche centinaio di metri dall’inizio del bosco e allo stesso tempo essermi addentrato per chilometri nella fitta boscaglia. I rumori famigliari che avevo imparato a conoscere con il mio udito umano ora mi arrivavano alle orecchie centuplicati, con il solo ascoltare potevo capire la distanza di una lepre nella propria tana e lo strisciare di un serpente che inseguiva un topo attraverso le foglie che coprono il terreno del bosco.

Pensai che avrei continuato a correre finché la notte non sarebbe finita, quando il mio corpo ricevette un segnale diverso, era un segnale più che evidente e la mia mente riusciva a leggerlo. Ma non lo stavo percependo né con l’olfatto né con l’udito. Eppure esisteva, e mi chiamava.

Quando mi affidai alla vista scorsi un’ombra scura uscire da dietro un albero, essa mi intimorì non tanto per la stazza che possedeva, in quanto più piccola di me nonostante avesse proporzioni che superavano abbastanza quelle di un Alano o di un Mastino Inglese, ma per l’aura di potere che emanava.

Udii i passi di Jackson fermarsi dietro i miei ma ne io ne la presenza ci facemmo caso, la figura fece qualche altro passo avanti portandosi in un punto più visibile ai miei occhi mannari e ciò che vidi mi confuse.

Davanti a me sostava quello che sembrava un enorme cane dal manto nero pece che quasi si confondeva con l’ambiente notturno, a contornare l’aria di mistero l’essere, aveva due penetranti ed ardenti occhi rosso sangue. Quegli occhi mi misero in agitazione, non avevano niente a che fare con il rosso degli occhi da Alfa di Derek o di Deucalion, anzi in confronto allo sguardo della creatura essi parevano scialbi e scoloriti.

Quando il “cane” si fermò davanti a me mi accucciai, ma non era una posizione di attacco, tutt’altro.

Il mio istinto mi diceva innegabilmente che io appartenevo a quella presenza misteriosa e che a essa dovevo la mia forza. La mia mente non aveva potere contro questa convinzione, il mio corpo non accettava altre spiegazioni. Alzai leggermente lo sguardo dalla mia posizione sottomessa ed incontrai il suo sguardo, era come fare un bagno nel fuoco, i miei muscoli bruciavano ma non era doloroso, tutt’altro quel calore permetteva al mio corpo di conoscere ogni singolo muscolo nervoso e vaso sanguigno presente nel mio corpo.

La presenza non parlò ne fece gesti, ma non servì. Gli occhi erano talmente espressivi che altri metodi di comunicazione sarebbero stati superflui, non ebbi bisogno di parole per capire ciò che essi mi stavano dicendo, il mio intero essere lo stava traducendo per la mia mente: “Tu sei più di questo. Sei un mio discendente, non un semplice rognoso in cerca di cibo e sangue.”

La mia mente ebbe bisogno di qualche secondo per analizzare le parole che il mio corpo aveva condotto ad essa ma non appena lo fece uggiolai, il mio cervello era finalmente libero da ogni sorta di muro che lo aveva bloccato. Mi portai le mani sopra alle orecchie per tenermi la testa, facendo questo mi accorsi che il mio volto era normale, niente orecchie a punta e niente canini sporgenti. Mi stupii di sapere che fino a qualche minuto prima erano presenti nonostante non mi fossi nemmeno reso conto che il mio volto avesse cambiato aspetto.

Feci un conto mentale delle condizioni del mio corpo e lo trovai in perfetto stato ed incredibilmente rilassato nonostante il leggero mal alla testa.

-Stiles?- il mio nome ripetuto per l’ennesima volta da Jackson mi riportò con i piedi per terra, lentamente mi alzai e voltandomi verso di lui allontanai la mani dal volto puntando lo sguardo nel suo.

Lo vidi sussultare e fare un passo indietro, corrugai la fronte piegando il capo a sinistra cercando di capire cosa gli prendesse, ero normale e anche se fossi stato trasformato non era di certo la persona adatta per spaventarsi di cose simili.

Il mio sguardo doveva contenere le domande che tempestavano i miei occhi perché Jackson aprì la bocca indicando al tempo stesso il mio volto con la mano destra – Stiles, i tuoi occhi..-

Socchiusi gli occhi cercando di capire cosa intendesse, cosa c’era di strano in essi, avrei scommesso che sarebbero stati gialli come quelli di Scott, non avevo ucciso nessun innocente…

-Di che stai parlando?- gli chiesi.

Prima che il mio cervello potesse fornirmi vari motivi per cui i miei occhi sarebbero potuti essere azzurri come quelli di un assassino, il beta di Derek si avvicinò e rispose con uno sguardo che avrei potuto scambiare per…ammirazione?

-I tuoi occhi.. sono arancioni!-

A quella frase mi girai di scatto verso dove prima era apparsa la figura del cane ma lo spiazzo era vuoto, avrei creduto di essermela immaginata se Jackson non avesse posto una delle domande che mi tormentavano.

-Che diavolo era quello?- chiese con voce inquieta.

Senza rispondere alla sua domanda mi voltai nuovamente con gli occhi spalancati come a dirgli che non ne avevo idea.

Sentendomi più confuso che mai portai lo sguardo sulla Luna che si intravvedeva tra le fronde degli alberi.

Con sguardo perso chiesi ad essa delle risposte, ma rimase là a splendere indisturbata celando i propri segreti pure ai propri figli maledetti.

 

20 Settembre 2013

Quella notte non avevo dormito per niente, le immagini della mia trasformazione mi invadevano la mente  ma nonostante tutto esse non erano le uniche a tormentarmi, ciò che veramente mi impediva di prendere sonno era la misteriosa apparizione che mi aveva fermato nel bosco. Guardai la sveglia che segnava le quattro del mattino e sbuffando mi alzai con l’intenzione di fare alcune ricerche.

Inserii nel motore di ricerca varie combinazioni di parole, Cane nero – Cani dagli occhi rossi, ma non trovai nulla.

Stavo chiudendo la finestra di internet quando l’occhio mi cadde su un link di Wikipedia, lo aprii sperando di non essere incappato nelle solite stupidaggini e mi trovai davanti al disegno riprodotto abbastanza approssimativamente dell’essere che cercavo. La pagina citava una creatura mitologica celtica: Il “Black Dog”.

Lessi tutta la descrizione velocemente e rimasi basito, ero sicurissimo che fosse un “Black Dog” quello che avevamo visto la sera prima nel bosco, ma come ci era arrivato una creatura mitologica Gaelica a Beacon Hills? Non capivo più nulla.

Quando si fece chiaro fuori dalla finestra, mi alzai stancamente dalla sedia e mi trascinai in cucina con l’intento di fare una solitaria colazione, contro le mie aspettative fui raggiunto da Jackson e mio padre, il primo con le occhiaie sotto gli occhi come se anche lui non avesse dormito per nulla e il secondo con uno sguardo preoccupato puntato su di me.

Nonostante la presenza di Jackson, mi avvicinai a papà per stringerlo in un abbraccio che lo avrebbe dovuto rassicurare, quando in realtà lo facevo per tranquillizzare me stesso.

-Cosa è successo ieri sera?- mi chiese in un misto di preoccupazione ed interesse.

Scambiai un’occhiata con Jackson prima di rispondere. –Non ne ho idea. Mi sono trasformato ed ho seguito il mio istinto di correre, quasi per scappare dalla realtà, quando siamo stati “visitati”- mossi le dita a formare le virgolette – da questa specie di.. ”entità”. Non so spiegarti cosa fosse esattamente era come un grosso cane nero, con penetranti occhi rubino.- mi ritrovai ad osservare l’espressione di mio padre, sembrava stesse cercando di trovare una spiegazione a qualcosa d’impossibile.

Sospirai – A dire il vero, c’è una possibilità che io sappia cosa sia la creatura che abbiamo incontrato nel bosco. Ma è una leggenda e la scarterei a priori ma…ehi sono un cavolo di lupo mannaro perché una strana creatura mistica non può esistere se esisto io?- dissi in modo sarcastico.

-Di che stai parlando, si può sapere?- chiese irritato Jackson.

-Ho trovato su internet una creatura mitologica Gaelica che risponde alla descrizione della misteriosa apparizione di stanotte- risposi.

-Stiles ti vuoi muovere a parlare?- disse mio padre sul punto di perdere la pazienza.

-Penso che quello che abbiamo visto ieri sera sia un “Black Dog”- rivelai ai due.

-Un “Black Dog”?- chiese Jackson

Con occhi vaghi recitai l’intero versetto tratto da Wikipedia che avevo riletto per ore prima di scendere a colazione -Il "Black Dog" è una creatura notturna ricorrente nel folclore della Gran Bretagna. “I Black Dog” sono descritti come esseri soprannaturali con fattezze simili a dei grossi cani, con occhi fiammeggianti e pelo irsuto, dal colore nero o verde fosforescente. Sono fantasmi ritenuti messaggeri dell'oltretomba, pertanto di cattivo augurio. Gli occhi, che rosseggiano nel buio, indicano la ferocia della bestia. Chi incontra questa creatura, anche solo di sfuggita, o sente l'odioso scalpiccio delle sue zampe, sa che la sua fine è vicina.- raccontai solo i pezzi del testo che per me erano rilevanti, non interessava a nessuno che la bestia si muovesse a balzi o che fosse una fantasia derivata da false indicazioni di animali neri come compagni di streghe e druidi.

-O mio …- mio padre si dovette sedere quando sembrò essere preda di giramenti di testa.

-Papà?- chiesi avvicinandomi a lui preoccupato.

-Era vero, era tutto vero…- biascicò con il volto stravolto.

-Mi stai facendo preoccupare. Di che stai parlando?-

-Tua nonna…quando ero piccolo mia madre continuava a raccontarmi una storia sul tuo trisavolo, crescendo non apprezzavo più i contenuti di essa e gli chiesi di smettere di parlarmene.-

-Sceriffo, non vorrei essere maleducato ma…cosa c’entra questo con il “Black Dog”?-

-Per farvelo capire devo spiegarvi tutta la storia, spero solo di ricordarmela tutta-

Mi voltai verso il frigo e presi il succo d’arancia con tre bicchieri che appoggiai sul tavolo della cucina per poi versarmene un po’ nel bicchiere davanti a me. –Raccontaci – Presi parola appena allontanai il bicchiere dalla bocca.

-Tua nonna mi raccontava sempre la storia del tuo bisbisbis nonno Murdo McElliott..-cominciò a spiegare mio padre.

-Aspetta, cosa? Siamo di origini scozzesi? Perché non lo sapevo?- lo interruppi stralunato.

-Perché non pensavo ti interessasse. E se devi interrompermi ogni tre secondi non finiremo mai, cerca di trattenerti, mi potrai chiedere tutto quello che vuoi una volta terminato il racconto!- mi rispose papà con sguardo severo prima di prendersi la testa tra le mani e massaggiarsi le tempie.

-Dunque ero arrivato a…Murdo McElliott giusto. Il tuo trisavolo nacque nell’ottocento, se non erro nel 1876, e visse a Inverness in scozia per i primi venti anni della sua vita. Una sera degli anni ‘890 ritornando dal lavoro, non ricordo di che cosa si occupasse esattamente ma scommetto che mia madre lo sapeva, attraversò una zona della città occupata solo da industrie e pub. Nel tragitto verso casa fu aggredito e avrebbe avuto morte certa se un gruppo di cacciatori di un clan in visita da quelle parti, non avesse sentito le urla uscendo da un pub ad un isolato da dove si trovava Murdo. I suoi soccorritori arrivarono dal tuo avo facendo un gran fracasso spaventando così chiunque o qualunque cosa stesse per uccidere McElliott. A quanto mi disse mia madre suo nonno non era ferito gravemente e riuscì a ristabilirsi in poco tempo, i dottori però non erano convinti che fosse del tutto …”tornato”. Dalla notte in cui era stato aggredito continuava a proclamare di essere stato attaccato da qualcosa che non era ne umano ne animale. Diceva che un “Black Dog” aveva tentato di ucciderlo. La gente di quei tempi non gli credette, i dottori pensavano che lo shock dell’aggressione gli avesse causato un trauma permanente mentre i popolani pensavano fosse un bugiardo poiché i “Black Dog” non lasciavano sopravvissuti. Così decisero di adottare il trattamento che andava tanto di moda a quei tempi, avevano deciso che le “scocciature”, quali persone come McElliott, sarebbero state un costo troppo elevato da mantenere per tutta la durata della loro vita e quindi si proclamavano generosi e ti concedevano una seconda possibilità in forma di biglietto di sola andata per l’America.- Papà si interruppe per bere un sorso di succo d’arancia che si era appena versato.

-Quindi ecco come abbiamo fatto ad arrivare qui…ma perché non abbiamo tenuto il cognome McElliott?- chiesi spostando lo sguardo su Jackson e trovandolo concentrato ad ascoltare ogni singola parola che usciva dalla bocca di mio padre.

-Dopo qualche hanno che Murdo è arrivato qui in America ha conosciuto la tua trisavola Emily Stilinski con cui si è poi sposato. Quando Emily ha partorito il tuo bisbis nonno Angus Murdo ha chiesto alla moglie e alle autorità di poter dare il cognome della consorte al figlio, in quanto non voleva che il fango che egli vedeva sul proprio cognome macchiasse il nome dei suoi discendenti. Angus Stilinski si è poi sposato con …Anne Marie White, mi pare di ricordare, la quale diede alla luce tua nonna Mairi Stilinski. Mia madre si è letteralmente innamorata della vita di suo nonno, ed era anche comprensibile quell’uomo la viziava come nessun’altro, e aveva preso tanto a cuore il suo volere che riuscii a convincere pure mio padre, il serio e rispettabile Brian Taylor – qui mio padre alzò gli occhi al cielo, come ricordandosi di un conto in sospeso con il proprio genitore – a farmi avere il cognome Stilinski. Anche quando gli dissi che non volevo più sentirmi ripetere quella che per me ai tempi era una storia stupida, l’unica cosa che mi chiese fu solamente di non cambiare il cognome prendendo quello di mio padre, ma di mantenere quello di suo nonno così che anche mio figlio – mi lanciò un occhiata penetrante – potesse avere la scelta di portare avanti la “tradizione di famiglia”!- il silenzio calò sulla cucina per qualche secondo. – Quando raccontai questa storia a Claudia per farle capire quanto era fissata a volte mia madre finii per avere il risultato contrario, anch’ella si innamorò della “leggenda” e finì per accomunarsi ancora di più con tua nonna.-

La storia mi aveva lasciato con il fiatone, come se avessi corso, la mia mente fantasiosa riusciva a ricrearsi le immagini. Vedevo Murdo McElliott in kilt che veniva attaccato da un’ombra oscura, me lo immaginavo mentre attraversava l’Atlantico osservando l’oceano dal ponte a prua del transatlantico. Riuscivo a vedermi Angus e Anne Marie Stilinski il giorno del loro matrimonio, con lo stemma McElliott appuntato sull’abito dello sposo, nonostante tutto le origini non si possono cancellare. Riuscivo ad immaginarmi la nonna, grazie a quei pochi ricordi che avevo di lei, giovane e affascinante mentre raccontava la storia del mio trisavolo ad un piccolo Duncan Stilinski con nonno Brian che li osservava distrattamente dalla poltrona nonostante fosse intento a leggersi il giornale della domenica. L’immagine che più di ogni cosa avevo ben in mente era mia madre che chiacchierava esultante con la nonna su possibili avvistamenti di creature mitologiche, e della vita di Murdo McElliott una volta arrivato in America.

-È strano. La tua famiglia ha avuto solo figli unici- interruppe i miei sogni Jackson – non è un po’ singolare?- chiese interessato.

Mio padre fece spallucce – Non ci ho mai rimuginato su molto, anche perché non si conosce bene la storia dei parenti di McElliott in Scozia. Quando è stato aggredito lo hanno abbandonato tutti, mia madre diceva che quando Murdo dovette partire, a salutarlo al porto vi era solo una cugina con cui aveva uno stretto rapporto. Nessun’altro si era presentato quel giorno.-

-Stiamo divagando. Niente di quello che è stato detto fino a poco fa ha a che fare con il fatto che i miei occhi siano arancioni- dissi vicino all’essere assalito dall’esasperazione.

-Io invece penso che tutto questo possa avere un qualche nesso- disse Jackson con la fronte corrucciata.

Sospirai sconsolato, in quel momento credevo solo che si stessero illudendo. Come poteva centrare la storia in cui il mio trisavolo veniva aggredito e…. . Sollevai di scatto la testa con un illuminazione.

-Stiles?- mi chiamò mio padre. Io non riuscivo a stare fermo così mi alzai dalla sedia cominciando a camminare per la cucina.

-Jackson potrebbe avere ragione! Murdo è stato aggredito da quello che lui pensava essere un “Black Dog”…e se avesse detto la verità? Se fosse stato veramente attaccato da questa creatura simile ad un cane e se fu morso di conseguenza?-

A quelle parole il biondo si alzò di scatto come se il mio ragionamento lo avesse ricaricato d’idee.

-Se lo avesse morso potrebbe aver trasmesso saliva e dunque modificato il DNA del tuo trisavolo. Ad un umano non accadrebbe niente….ma se il discendente di un portatore di DNA mitologico venisse morso da un’altra bestia leggendaria come ad esempio un lupo mannaro..-

-Potrebbe innescarsi un processo che risvegli l’essenza del lupo trasmessa da padre in figlio ….fino a me- finii di supporre con sguardo vacuo.

- Gli occhi del “Black Dog” sono rosso rubino- disse mio padre.

-Mentre quelli di un beta sono gialli- aggiunsi – mischiando i due colori-

-Ci si ritrova con due brillanti occhi arancioni- concluse al mio posto Jackson. 





Antro di Bad:
Ciao a tutti :) Eccoci al secondo capitolo :)
Jackson sorprendendo tutti (spero) è davvero tornato dall'europa per aiutare Stiles... non facendogli mancare la dose giornaliera di prese in giro :P
Ci sono un paio di scene in questo capitolo che temo non piacciano, le ho volute inserire lo stesso perchè nella mia mente servono a far procedere ciò che voglio modificare dalla serie originale :) Spero solo che non siano troppo pesanti da rendere noioso il capitolo.
Tutti i nomi e le storie sugli avi di Stiles sono inventate al contrario del motivo per cui Murdo McElliott è finito in America, durante il viaggio in Scozia che ho fatto quest'estate la guida ha più volte citato questo fatto dicendo che per la mentalità di quei tempi mandare via il problema era la soluzione più adeguata.
Ho pensanto al Black Dog perchè è una creatura mitologica che mi ha sempre incuriosita, devo anche ammettere che ho scelto questa creatura perchè mi fa molto pensare a Sirius Black di HP perchè nella sua forma Animagus viene scambiato più volte per il Gramo :)
Ho mantenuto il nome in Inglese perchè suona sicuramente meglio che "Cane Nero" ed inoltre ricorda maggiormente le origini del mito.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto :) E se avete visto degli errori oppure commenti o critiche fatemelo sapere :) Cercherò di correggere il più possibile.
Grazie mille a tutti quelli che leggono e a chi commenta, mi fate davvero felice ^^
A presto.
Badluna

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


Il Vecchio Continente

di Badluna

23 Settembre 2013

Non potevo evitare la scuola ancora per molto, difatti quel lunedì mattina mi svegliai presto e mi preparai per la giornata scolastica. Misi i miei jeans preferiti e una maglietta un poco attillata nera con delle fasciature color oro cucite sul petto, dopo di che presi dalla sedia il giacchettino blu e lo zaino.

Scesi le scale lentamente, sentendomi quasi sul punto di andare al patibolo. Mentalmente era così, non sapevo cosa sarebbe accaduto in quella che sarebbe dovuta essere una semplice giornata di studio, il confronto con Scott e Isaac mi spaventava, ma temevo anche ciò che i gemelli potevano aver saputo da Deucalion. Scossi la testa cercando di scacciare ogni singolo pensiero, era meglio che il mio cervello rimanesse concentrato solo sull’obbiettivo di non farmi trovare da solo.

Mi feci accompagnare a scuola da mio padre, il quale era riuscito a prendere una settimana di vacanza per aiutarmi. Salutammo Jackson e gli augurammo una buona fortuna per la giornata che lo attendeva con i suoi genitori, arrivammo davanti a scuola giusto qualche minuto prima del suono della campanella. Tutti gli studenti erano già all’interno dello stabile pronti per entrare in aula.

Papà mi cinse la spalla sinistra per infondermi coraggio e mi salutò. Scesi dall’auto e con lo sguardo lo seguii mentre si allontanava andando a casa degli Argent per avere un consiglio su come comportarsi, mi strinsi nelle spalle e tirai le fasce che mi circondavano le spalle in un gesto nervoso.

Mi voltai verso la scuola ed entrai, raggiunsi l’aula 213 di chimica e appoggiai le mie cose sull’unico banco libero lontano dai lupi. Furono molti gli sguardi che si catalizzarono su di me, i miei compagni mi sorrisero felici di rivedermi, dopo una settimana di malattia, ma percepii direttamente lo sguardo dei mannari su di me. Alzai il volto ed incrociai lo sguardo confuso di Scott, ero sicuro che si stesse chiedendo come mai non mi ero seduto accanto a lui e probabilmente stava cercando di capire cosa ci fosse di diverso in me. Nonostante avessi cercato di nasconderlo, vestendomi come sempre e utilizzando molto profumo, la mia natura mannara mi rendeva diverso agli occhi di chi sapeva osservare.

La giornata fu estenuante, passai ogni momento di pausa o di scambio di aule con i compagni a cui solitamente non davo molta attenzione, scoprendo di riuscire a divertirmi nonostante la situazione. A pranzo mio padre mi raggiunse nei posteggi con cibo take-away e ci mettemmo a mangiarlo su una panchina li vicino, parlando di tutto. Riuscii pure a fargli presente che malgrado la situazione fosse diversa non aveva il permesso di mangiare cavolate e di sgarrare dalla propria dieta salutare.

A fine giornata la campanella di fine lezioni accompagnò il mio sospiro esausto, ero riuscito a tenermi lontano dai miei amici, ma non ci sarei riuscito ancora per molto…un giorno era anche troppo sfiancante. Arrivai alla porta principale e mi lasciai trascinare fuori dall’edificio dalla folla, rendendomi subito conto di essere accerchiato. Derek e Isaac mi aspettavano davanti alla Camaro dell’alfa, alla mia destra intravvidi Scott fermo in mezzo alla gente che si spostava per tornare a casa. Merda avevo parlato troppo presto.

Fu nel momento in cui vidi i gemelli a cavallo delle proprie moto senza casco che cominciò a salirmi il terrore. Ero in trappola! Se non mi inventavo qualcosa subito sarei stato braccato come un topo davanti ad una banda di micioni arrabbiati.

La mia mente stava cercando di elaborare un piano il più velocemente possibile quando vidi letteralmente arrivare la mia salvezza, sotto forma di una porche argentata. Mi precipitai correndo il più veloce possibile verso l’auto, sentii molti studenti insultarmi poiché avevo dato loro uno spintone o pestato il piede ma non me ne importò, il mio obbiettivo era raggiungere la vettura prima che i lupi potessero reagire davanti a tutti.

Salii in auto e chiusi la portiera in quelli che sembrarono cinque millesimi di secondo, alzai lo sguardo facendo un enorme sorriso di gratitudine, sentendo il motore ruggire mentre Jackson usciva sgommando dai posteggi della scuola.

-Pensavo non arrivassi più- gli dissi con il fiatone.

-I miei genitori mi hanno trattenuto più del previsto- mi rispose con un sottile tono di scuse.

-L’importante è che sei arrivato- gli feci.

-Direi che ora è ovvio anche a loro che è successo qualcosa- disse solamente, quando lo guardai vidi che stava osservando l’immagine riflessa nello specchietto retrovisore, copiandolo diedi un occhiata dietro le nostre spalle e ciò che vidi mi mise i brividi.

Tutti e quattro i lupi da cui ero appena scappato stavano fermi immobili come statue uno accanto all’altro, osservando la macchina di Jackson allontanarsi il più velocemente possibile.

Avevano decisamente capito che una pedina della scacchiera aveva subito una mutazione, ma forse non avevano ancora compreso che invece di una torre io ero diventato uno scattante alfiere con nuovi gadget a disposizione.

23 Settembre 2013 Ore 20 circa.

La serata stava passando tranquilla, in confronto alla giornata appena trascorsa. Ero seduto sul divano con una tazza di tè caldo in mano che, in teoria, avrebbe dovuto aiutare il mio corpo a rilassarsi, Jackson si trovava al mio fianco mentre guardava la tele e chattando, di tanto in tanto, con qualcuno tramite cellulare. Mio padre invece, sedeva sulla sua poltrona munito di telecomando e cercava un canale con qualcosa di interessante da vedere. Sospirai tranquillo, il tè stava cominciando a far effetto e l’ambiente famigliare del salotto aiutava la mia mente a quietarsi. Finii di bere e appoggiai la tazza sul tavolino davanti al divano, corrugando la fronte mi voltai verso Jackson e vidi che anche lui era sull’attenti, anch’egli come me aveva avvertito un rumore. O meglio il ringhio del motore di un auto, un auto che conoscevamo perfettamente.

-Ragazzi?- Mio padre stava fissando le nostre espressioni tese in cerca di chiarimenti.

-Abbiamo visite- rispose Jackson inclinando la testa come per sentire meglio.

-Chi?- domandò papà alzandosi e spostandosi verso la porta d’entrata.

-Derek e Isaac- risposi cercando di captare altri suoni.

-Ci sono anche Scott e Peter.. e una ragazza ma non so chi sia- aggiunse Jackson alzandosi e raggiungendo lo sceriffo.

-Deve essere Cora, la sorella di Derek. Te ne ho parlato- dissi restando immobile ed osservando gli spostamenti dei due in piedi.

Stavo per dire qualcos’altro quando suonò il campanello. Mio padre mi diede un occhiata di avvertimento, face un segnale a Jackson di non fare rumore e dopo di che aprì la porta.

-Buona sera Sceriffo- la voce di Scott invase il piano inferiore della casa come un campanello d’allarme.

-Ciao Scott- disse mio padre senza spostarsi come avrebbe fatto in una situazione normale.

Probabilmente lo notò pure Scott che esitò un attimo –Ehm….Stiles può uscire questa sera?- chiese con voce innocente.

-Perché invece non entri? E puoi dire anche ai tuoi amici di raggiungerti.- lo sorprese mio padre, prima di girarsi e tornare in salotto lasciando il mio migliore amico immobile sulla soglia di casa.

Per qualche secondo non si udì nessun rumore se non i nostri cuori, poi pian piano il rombo di passi invasero le orecchie mie e di Jackson avvicinandosi sempre di più fino ad essere udibili anche da mio padre.

Quando vidi entrare in casa i lupi immaginai come dovesse sembrare ai loro occhi la scena, io seduto sul sofà con i vestiti più comodi e slargati che avevo nell’armadio, Jackson appoggiato allo schienale del divano con la schiena rivolta verso di me e lo sguardo ben puntato sul branco con mio padre in piedi al mio fianco dietro il canapè.

Rimanemmo a fissarci per un po’ o forse era meglio dire a studiarci, la tensione era quasi palpabile riuscivo a sentirla sulla pelle.

Papà interruppe il silenzio rivolgendosi direttamente agli ospiti –Bene è un onore vedere tutto il Branco Hale al completo- disse con voce seriosa.

Notai lo shock di Scott ma ignorai il suo sguardo quando si volse verso di me in cerca di spiegazioni.

-E così non hai saputo tenere nemmeno questo segreto- Derek mi rivolse la parola dopo settimane che non lo sentivo.

-Mio figlio sa mantenere molti segreti, alcuni più grandi dei vostri.- mi difese mio padre.

-Questo non gli ha impedito di raccontarle tutto però- prese parola Peter.

Io e mio padre ci scambiammo occhiate nervose con Jackson, era il momento di spiattellare la verità.

-Le carte in tavola sono cambiate- disse semplicemente Jackson con tono superficiale, rivolgendo uno sguardo di superiorità a Derek. Non gli piaceva proprio l’alfa.

- E cosa le avrebbe cambiate in modo così stravolgente da svelare ogni nostro segreto allo sceriffo?- chiese ringhiando in modo aggressivo Derek. Di riflesso Jackson e mio padre si spostarono davanti a me in un secondo, il primo ringhiando di conseguenza contro l’Alfa ed il secondo tenendo la mano premuta sulla tasca dove aveva inserito la pistola d’ordinanza.

Sospirai, così non saremmo arrivati da nessuna parte, alzandomi dal divano mi spostai verso la poltrona preferita di mio padre, ritrovandomi lontano dal branco ma più vicino a Scott.

-Sono stato morso- svelai con voce piatta.

-Cosa?- mi chiese in tono scioccato Scott. Mi voltai verso Isaac quando prese parola – Ecco cos’era l’odore strano che ti sentivo addosso oggi- feci un falso sorriso alle sue parole.

-Chi è stato?- chiese Peter, presi un respiro prima di fissare il mio sguardo nel suo, lui sapeva quanto non volevo essere morso, quanto era forte la mia voglia di rimanere umano.

Preparandomi psicologicamente decisi di lanciare la prima bomba – È stato Deucalion-

Se la situazione fosse stata diversa avrei riso delle reazioni che ottenni grazie alle mie parole, le facce erano talmente basite che mi aspettai di vederli spalancare la bocca come pesci lessi. Quello che mi spaventò però fu la voce di Derek. –Sei diventato uno di loro dunque- aveva un tono rabbioso e roco, come se volesse saltarmi alla gola da un momento all’altro.

-No- rispose al mio posto Jackson

- Stiles non può resistere al richiamo di Deucalion, lui troverà un modo per legarlo a se.- disse Peter lanciando uno sguardo a mio padre.

-Vi sbagliate- disse ancora Jackson con voce quasi divertita.

-Jackson piantala di prenderti gioco di loro, Stiles muoviti a dirgli come stanno le cose prima che decidano di saltarti addosso senza alcun motivo.- ci sgridò mio padre.

Accettai il suo consiglio e puntai gli occhi in quelli di Scott – Non sono un Beta di Deucalion-

-Ma- fece per interrompermi il mio migliore amico.

Senza degnarlo di attenzione continuai a parlare spostando però lo sguardo su Derek – Non lo sono perché io non sono un Beta- dissi

-Cosa? Che stai dicendo?- chiese Isaac.

-Dai Stiles faglieli vedere- mi incitò Jackson divertito, avrei voluto trovare anche io la scena divertente ma non ci riuscivo.

Chiusi gli occhi richiamando la parte lupesca che ormai viveva in me, quando fui sicuro di averlo fatto nel modo giusto aprii gli occhi e fissai i Lupi davanti a me.

Tra le esclamazioni stupite e i respiri trattenuti l’affermazione di Jackson fu più che ben udibile.

-Quelli si che sono occhi da Alfa!-

24 Settembre 2013

Quel giorno a scuola era andata relativamente meglio, Scott ed Isaac mi guardavano come se fossi un clown del circo, quasi si aspettassero che combinassi qualche casino da un momento all’altro, ma nonostante tutto mi aiutarono durante tutto l’arco della giornata scolastica. Cercai di evitare il più possibile di stare troppo vicino ai gemelli e di non dare troppo nell’occhio. Fino a pranzo questa tecnica aveva funzionato, purtroppo tutto andò in fumo non appena misi piede fuori dalla mensa e finii per scontrarmi con qualcuno, alzai gli occhi per scoprire chi avevo colpito. Avevo già uno  –Scusa- sulle labbra quando incontrai lo sguardo fiero e serio di Ethan.

Mi paralizzai immediatamente, maledicendo la mia perenne sfortuna ed imbranataggine. Con un contatto così diretto Ethan sarebbe un idiota a non accorgersi del mio nuovo odore, o anche semplicemente del fatto che non sia finito per terra come una marionetta.

Per fortuna Scott reagì prontamente e mi trascinò lontano dall’Alpha di Deucalion e così andammo a rintanarci in una classe scoprendo che anche Isaac e Danny avevano scelto la nostra stessa opzione.

Mi sedetti sul banco vicino a quello di Isaac cercando di svuotare la mente e rilassarmi, fu anche grazie all’intervento di Danny che cominciò a parlarmi di novità del mondo virtuale riuscii a distrarmi abbastanza da non accorgermi delle occhiate che mi rivolsero più volte i miei due amici mannari.

A fine giornata fui travolto dall’insistenza di Scott e Isaac i quali vollero accompagnarmi a casa, accettai solamente per una piccola sfumatura che notai nell’espressione di Isaac. Quando Scott, per infiltrarsi in casa, approcciò la scusa di salutare Jackson l’espressione del biondo mutò di pochissimo. Non riuscii a comprenderla ma decisi che volevo indagare, dopo tutto la mia curiosità era una distrazione più che sufficiente.

Quando arrivammo a casa incontrammo Jackson che usciva dalla porche con il cellulare all’orecchio, ultimamente passava molto tempo a parlare con i suoi genitori, avevo intuito che anche quello facesse parte del suo progetto per scacciare i demoni che si portava dietro dai mesi in cui era stato il Kanima. Ebbi un intuizione e mi voltai leggermente verso Isaac, non troppo da farmi sorprendere, ma abbastanza per potergli vedere il viso, e così facendo lo sopresi a fissare Jackson. I suoi occhi scorsero sulla figura di Whittemore in una maniera che andava oltre il normale interesse, ne fui certo al cento per cento quando vidi lo sguardo di Isaac fissarsi intensamente sul lato B del ex capitano di Lacrosse.

Quello si che era interessante!

Entrammo in casa e ci stravaccammo sul divano sotto lo sguardo esasperato di Jackson, il quale mi passò accanto e tirandomi una leggera pacca in testa mi disse un sola parola – Ospiti!-

Sospirai e guardando i due lupi seduti come me sul divano chiesi se volessero qualcosa da bere o da mangiare, ma entrambi negarono. Alzai gli occhi al cielo, Jackson e le sue cavolo di manie che aveva acquisito in Gran Bretagna.

-Quando sei tornato?- chiese Scott a Jackson seguendolo con lo sguardo mentre quest’ultimo si spostava in cucina per prepararsi uno spuntino.

-Una settimana fa- la risposta arrivò soffocata dai muri ma più che udibile per l’udito mannaro.

-Cosa ti ha convinto a tornare?- chiese a sua volta Isaac interessato.

-Stiles- rispose con voce che diceva chiaramente di aver chiuso l’argomento.

Allo sguardo curioso di entrambi sollevai gli occhi e tirai fuori i compiti dallo zaino con tutta l’intenzione di cominciare in quel momento a farli, i miei due amici sbuffarono esausti ma non si lamentarono. Tirarono anche loro fuori i compiti perché tre menti erano meglio di una.

28 Settembre 2013

Quel sabato non era iniziato affatto nel modo migliore. Avevo sperato di poter riposare fino a tardi ma purtroppo la gente di Beacon Hills non la pensava come me. Fui svegliato dal mio vicino che tagliava il prato e dai bambini che passavano con le bici nella strada davanti a casa. Non sapevo ancora controllare il mio super udito come avrei voluto, per questo motivo mi dovetti alzare e prepararmi a una nuova giornata.

Nonostante avessi programmato di passare la giornata a casa nel dolce far nulla fui strappato dalla mia abitazione da Scott, il quale voleva che lo accompagnassi da Derek. Nonostante tutto se lo avevo fatto fino adesso potevo anche andare a supportarlo da lupo mannaro.

Quando arrivammo alla vecchia catapecchia che Derek si ostinava a chiamare casa fummo accolti da due schieramenti pronti a farsi guerra. Scesi dalla Jeep lanciando un occhiata al branco Hale posizionato davanti alla casa in formazione di difesa fronteggiando il branco di Alfa, feci alcuni passi puntando lo sguardo in quello di Deucalion, avrei voluto urlargli qualcosa tipo: Sono ancora vivo brutto figlio di *******. Mi trattenne solo per la consapevolezza che non era il momento adatto. Dovevo stare attento, Deucalion possedeva molti segreti e trucchetti nelle proprie “maniche” era probabile che li avrebbe usati per mettermi contro i miei amici.

-Stiles- l’alfa cieco pronunciò il mio nome con voce quasi sibilante.

Senza rispondere mi portai vicino al branco di Beacon Hills, avrei voluto che Jackson fosse presente, nonostante Scott fosse il mio migliore amico, al momento avevo la certezza di potermi fidare, al cento per cento, solo dell’ex capitano di Lacrosse. Purtroppo il biondo si era rifiutato di mettere piede nella proprietà di Derek senza motivo.

-È un piacere notare la tua perfetta forma fisica- parlò freddamente Deucalion.

-La forma fisica di qualunque essere umano sarebbe migliore paragonata a quella di un morto- risposi piatto.

-Sei intelligente avrai sicuramente capito che il mio vero piano non era ucciderti..- disse con tono accomodante. -Non lo hai capito? Ognuno di noi ha un ruolo nella vita e il tuo può essere quello con più soddisfazioni- cercò di ingraziarmi con voce melliflua.

-Sai forse avresti fatto meglio a restare a casa e guardarti qualche film. Non hai ancora imparato che i cattivi più scadenti sono quelli che rivelano i propri piani alle loro vittime quando pensano di avere la vittoria in mano?- il mio tono era scanzonato mentre gli facevo capire con poche parole che non sarei passato dalla sua parte.

Il volto dell’uomo cieco passò da finta gentilezza ad un ghigno malefico.

-Oh…il piccolo Stiles non vuole giocare con noi- disse prendendomi in giro – Sai che se voglio posso farti passare dalla mia parte solo con un gesto?- domandò portandosi un dito ad indicarsi la tempia.

Maledetto lui e i suoi trucchetti – Non ci riuscirai- gli dissi con tono sicuro mentre dentro di me temevo di capitolare da un momento all’altro.

Deucalion non rispose, improvvisamente i suoi occhi divennero rossi e mi fissò, l’espressione concentrata con cui mi stava guardando non mi suggeriva niente di buono.

La certezza su cosa stesse facendo divenne fondata quando potei sentire la sua voce che mi chiamava, peccato che potevo vedere benissimo le labbra dell’alfa non muoversi minimamente.

Il richiamo del non vedente divenne sempre più forte, ripeteva il mio nome e mi elencava tutte le cose che avrei potuto avere se solo mi fossi unito a lui, ed a malapena riuscivo a percepire i miei stessi pensieri.

La testa cominciò a farmi male, pulsando intensamente, mi portai le mani al volto premendo le dita sulle tempie, le gambe stavano per cedere quando accadde qualcosa.

L’influsso mentale di Deucalion finì o per meglio dire, fu interrotto. La mia mente ora non era più occupata dalla sua voce, tutto ciò che vedevo e sentivo in quel momento era il muso del “Black Dog” ed il suo ringhio. 

Libero dai pensieri invasori, alzai nuovamente lo sguardo su Deucalion ringhiando incazzato nero, come osava? Aveva cercato di togliermi la possibilità di scelta una seconda volta.

Diavolo quanto mi faceva incazzare!

Strinsi i pugni fino a far diventare le nocche bianche, ero talmente arrabbiato che non notai lo shock e la espressioni degli alfa che ci fronteggiavano.

Sentivo scariche elettriche  attraversare i palmi delle mie mani con fitte che solcavano la soglia tra il piacere ed il dolore, la rabbia fece partire dagli avambracci un tremore che si espanse salendo dai braccia sino alle spalle.

-E così è questo che fai? Togli il diritto di scelta alle tue prede e poi ti fingi tanto forte e potente?- gli chiesi con voce soffocata dal tremore del mio corpo.

-Non mettere in dubbio la mia forza Stiles, il trucchetto che ho utilizzato con te è niente in confronto a ciò che potrei-

Deucalion non riuscì a finire poiché venne interrotto da un mio furente e energico ringhio. Esso risuonò in tutto il bosco, con il senno di poi immaginai che la mia voce avesse raggiunto pure mio padre e Jackson a casa.

L’alfa boss mi osservò mantenendo una faccia da poker, in seguito fece un gesto ai gemelli e a Kali, i quali si allontanarono furtivamente senza darci le spalle.

-Sei interessante cuccioletto. Ma devi imparare ancora molte cose. Come ad esempio non mettersi contro il proprio alfa.- mi suggerì il cieco.

-Mentre te ne vai con la tua scopamica ricordati che non sei il mio alfa. Io non sono il beta di nessuno!-

Deucalion fece un piccolo ringhio ma non rispose e dopo avermi lanciato un ultima occhiata, per la quale mi sarei sentito inquietato se non fossi stato incazzato, si allontanò lasciando la radura davanti a casa Hale.

30 Settembre 2013

Quel lunedì a scuola cambiò alcune mie certezze. Il weekend non era stato dei migliori, dopo aver incontrato il branco Alfa le mie aspettative per il fine settimana erano crollate ed avevo finito per richiudermi in casa a passare il tempo con Jackson.

Chiusi lo sportello del mio armadietto con un sospiro e mi girai verso destra per raggiungere l’aula di spagnolo, ma ciò che mi si presentò davanti mi fece bloccare sul posto.

Danny era davanti al proprio armadietto e stava parlando tutto sorridente con Ethan, essendo voltato verso il contenuto dello stesso non poteva vedere il volto rabbuiato del ragazzo.

Dalla mia postazione vedevo perfettamente l’espressione inquieta e triste del giovane Alfa, sembrava che avesse un brutto pensiero in mente che lo tormentava.

Fu quando Danny si voltò verso il proprio ragazzo che il mannaro cambiò espressione, il lupo scambiò l’espressione triste con un finto sorriso, ed io capii.

Ecco cosa attanagliava la mente di Ethan, era probabile che il mio coetaneo fosse veramente legato a Danny e che provasse dei sentimenti veritieri verso di lui. E qui entrava in scena Deucalion, scommettevo che il problema di Ethan fosse proprio lui. Sicuramente una volta avuto ciò che desiderava l’alfa boss si sarebbe trasferito in un’altra città pronto a saccheggiare qualunque cosa attirasse la sua attenzione. E trasferirsi voleva dire lasciare Danny.

Quel pensiero mi aprì gli occhi, i gemelli non erano il nemico, lo era l’influsso che Deucalion aveva su di loro. Sia Ethan che Aiden avrebbero perso una persona a cui tenevano per colpa del loro capo, non riuscivo a capire perché non si ribellassero e scegliessero di restare per conto proprio.

Forse era proprio questo il problema, nessuno  aveva offerto loro l’opportunità di liberarsi di Deucalion, difatti loro pensavano che il non vedente fosse il più forte e per questo motivo  avevano deciso di seguirlo.

Probabilmente se qualcuno fosse riuscito a convincerli che avrebbero potuto andare avanti per proprio conto senza dover sottostare agli ordini dell’Alfa boss, avrebbero avuto l’opportunità di restare a Beacon Hills.

Rimasi appoggiato al mio armadietto ed osservai Lydia e Aiden passarmi davanti chiacchierando tranquillamente mentre raggiungevano la classe di spagnolo. Forse, dopo tutto, sarei potuto essere io quel qualcuno.

01 Ottobre 2013 ore 17.45

-Sei sicuro di volerlo fare?- mi chiese Jackson.

Avevo discusso con lui sull’argomento “azione libera i gemelli” tutta la sera precedente, secondo il mio amico non valeva la pena preoccuparsi per loro quando Deucalion era già un pericolo più che sufficiente.

Ero convinto dell’idea che se fossi riuscito ad allontanare i due lupi dall’alfa avrei avuto più pedine in gioco, nonostante questo non implicasse nessuna certezza su una loro partecipazione a favore della mia causa.

Quella mattina avevo lasciato un biglietto dell’armadietto di Aiden che riportava scritto di presentarsi con suo fratello nell’aula di musica dopo le lezioni, avevamo scelto quella stanza perché era stata insonorizzata proprio durante la pausa estiva, per via delle lamentele dei professori di chimica, i quali avevano lezioni nelle aule accanto.

-Sì, anche se decidono di non aiutarmi hanno il diritto di poter scegliere dove vogliono stare e con chi vivere-

-Questo non ha solo a che fare con Deucalion vero?- mi domandò il mio amico osservandomi con sguardo penetrante.

Fissai lo sguardo nel suo e voltandomi verso la porta d’entrata sussurrai – Tutti devono avere la possibilità di scegliere.-

La nostra discussione si fermò poiché sentimmo un rumore di passi provenire dal corridoio davanti alla porta dell’aula. Osservai la maniglia di ferro abbassarsi e produrre un leggero sibilo mentre i gemelli entravano nella classe, dalle loro espressioni capii che erano sull’attenti, pronti ad attaccare al minimo accenno di ostilità.

Decisi di comportarmi come il solito Stiles aprendomi, così, in un sorriso mentre li salutavo –Ehi ragazzi. Grazie per essere venuti-

-Cosa è questa storia Stiles? Che cosa vuoi da noi?- mi chiese con tono non troppo duro Ethan.

Mi limitai a far calare leggermente il mio sorriso fino a farlo diventare solo un semicerchio rivolto verso l’alto ed inclinare il volto –Veramente volevo fare qualcosa per voi.-

Potei leggere la sorpresa nei loro occhi, ma mentre quello di Ethan mutava in curiosità il viso di Aiden diventò pieno di tracce di sospetto.

-Cosa vuoi dire?- mi chiese quest’ultimo.

-Scommetto che a voi non va tanto a genio l’idea di dover abbandonare Lydia e Danny fra non troppo tem-

-Arriva al punto Stilinski- mi ringhiò contro Aiden.

Sospirai, odiavo avere a che fare con l’impulsività del gemello stupido. – Sto cercando di offrirvi la possibilità di restare qui con i vostri partner. Di poter-

-Ci stai chiedendo di tradire Deucalion?- mi chiese arrabbiato Ethan.

-No. Non lo sto facendo. Non so quale legame vi leghi a lui, vi sto solo proponendo di prendervi del tempo e pensarci su.-

-Stai dicendo che non vuoi che lasciamo Deucalion per stare nel tuo branco?- mi chiese Aiden

-Come potreste stare nel mio branco siete alfa..-dissi con sguardo stranito, ma ebbi l’impressione di essermi perso un dettaglio quando vidi i gemelli scambiarsi un occhiata veloce.

-Comunque no! Non è questo che intendo. Vorrei solo che ragionaste su cosa volete per voi stessi. Credete di voler continuare con la vita nel branco degli alfa spostandovi di città in città per soddisfare i desideri di Deucalion, o vorreste poter vivere da ragazzi “normali”- imitai le virgolette con le dita – qui a Beacon Hills portando avanti le vostre relazioni?-

-Quindi davvero non ti interessa che passiamo dalla tua parte e combattiamo contro Kalì e Deucalion?- Mi sfottè Aiden

-Sarei un bugiardo se vi dicessi che mi va bene che combattiate contro di me, ma sarei uno stronzo a negarvi l’opportunità di poter scegliere come vivere solo perché non vi voglio come nemici- dissi fissando lo sguardo nel fratello etero.

-Lo stai facendo davvero per noi- sussurrò Ethan con tono che passava tra l’affermazione e la domanda.

-È quello che tento di dirvi dall’inizio- sorrisi dolcemente.

-Io....-Ethan portò lo sguardo sul fratello - ..Noi..abbiamo bisogno di tempo per pensarci- ci disse voltando per la prima volta il volto verso Jackson.

-Certo. Non è un ultimatum. È qualcosa che spetta a voi decidere- Ethan annuii silenziosamente e si voltò, aprì la porta e uscì dall’aula con il fratello alle calcagne muto quanto lui.

Quando si furono allontanai rilassai le spalle e mi lasciai andare in un sospiro, avvertii una mano calda posarsi sulla mia nuca e stringermi in modo rassicurante il collo.

-Sei andato bene- disse Jackson.

-Lo spero. Anche se fingo che non sia così, il supporto di Ethan e Aiden potrebbe far resuscitare delle pedine sulla scacchiera.-

-Perché non puoi semplicemente dire che il loro aiuto ci farebbe molto comodo?- mi riprese Jackson

-Perché fare riferimenti agli scacchi mi fa sentire figo- risposi sollevando le sopracciglia e facendo una faccia da scemo.

-Cretino- mi rispose l’altro ragazzo tirandomi una pacca sulla spalla

Scoppiai a ridere, un giorno avrei dovuto ringraziare Jackson per tutti quei momenti di leggerezza che mi faceva provare. La paura scompariva in sua compagnia… chi lo avrebbe mai detto che un giorno il bullo che mi “perseguitava” a scuola sarebbe stato uno delle poche persone capaci di farmi stare meglio.

04 Ottobre 2013.

Quel giorno Scott arrivò a scuola con una notizia inattesa.

-La protezione animali ha portato una lupa da Deaton per sapere in che condizioni fosse. A quanto hanno detto avevano scoperto un collezionista illegale, aveva diversi animali vietati nello stato della California, tra cui anche una femmina adulta di lupo. Purtroppo quando sono arrivati alla casa dell’indiziato lo hanno sorpreso mentre liberava tutti gli animali tra cui anche il canide. Dopo aver setacciato il bosco palmo a palmo per tutta la notte sono riusciti a catturarla, sono però preoccupati che in quelle ore si sia potuta ferire.- mi spiegò notando il mio interesse.

-Cavolo erano anni che un Lupo non abitava i boschi di Beacon Hills. Un lupo normale intendo ovviamente.-

-Già- Scott mi lanciò un occhiata con la coda dell’occhio – parlando d’altro, perché Jackson ti ha lanciato quell’occhiata stamane?-

-Non lo so esattamente, ha detto di volermi parlare questa sera, ma quando gli ho chiesto a proposito di cosa, non mi ha risposto.-

-Questo si che è strano-

-Molto- risposi senza guardare dove camminavo, mentre raggiungevo l’aula d’inglese.

Quella sera dovetti affrontare un Jackson davvero strano, per tutta la durata delle cena era rimasto in silenzio, stupendo pure mio padre per la mancanza di battutine beffarde a cui era solito.

Cercai di stemperare il silenzio parlando della Lupa che aveva visitato Deaton e della giornata scolastica ma non funzionò neppure quello.

La mia frustrazione raggiunse picchi altissimi quando dopo aver finito di pulire la cucina Jackson mi chiese di poter parlare da soli in camera mia. Nel tempo che impiegai per salire le scale partorii almeno dieci motivi per cui l’ex capitano di lacrosse avrebbe potuto decidere di abbandonarmi.

-Allora- iniziai una volta in camera – cosa sta succ-

Jackson mi interruppe con tono forte e serioso – Voglio che tu mi dia il Morso-

-Cosa?- domandai con tono stranito – Sei già un licantropo a cosa ti serve un ulteriore morso?-

-Non ti sto chiedendo di trasformarmi. Pretendo che tu mi morda, anche se sotto forma di gesto simbolico, così da rendermi un TUO beta.- Jackson mi fece quella richiesta con il solito tono da snob che aveva prima di quel giovedì di settembre, ma percepivo che in realtà mi stava pregando di farlo, di renderlo parte figurativamente parte di un branco diverso da quello degli Hale.

Mi avvicinai al ragazzo provando un emozione talmente forte da non capire come definirla –Nonostante non sarà ufficiale, lo farò. Ma devi capire questo: non sono io che ti dono il Morso, sei tu che mi concedi di marchiarti. Sei tu che mi fai l’onore di essere mio beta- “il primo e forse l’ultimo”. Ma l’ultima parte la tenni per me, avevo già piantato dei “paletti” nei miei obbiettivi, e crearmi un branco facendo trasformare altri ragazzi con il mio veleno era fuori questione.

-Tu hai sempre qualcosa da dire, vero?- rispose sbuffando Jackson.

-La maggior parte delle volte- sorrisi.

Allungai la mano destra, accarezzai il braccio di Jackson senza malizia, percorrendo in discesa il tragitto dalla spalla. Strinsi la presa sulla piega del gomito e lo alzai leggermente, ripiegai la manica della maglia con la mano sinistra e sollevai ancora un poco di più il braccio di Jackson e lo portai accanto alla bocca.

Prima di dare il Morso diedi un ulteriore occhiata al mio amico, notando la sicurezza sul suo volto, lentamente feci uscire i canini ancor più dalla gengiva e li affondai nella carne tenera dell’interno del gomito.

Jackson soffiò come un felino per il dolore ma non si mosse, rimase immobile ad osservare i miei denti conficcati nella sua stessa carne mentre delle piccole gocce di sangue scivolavano sulla pelle.

-Sono un tuo beta- disse osservando ritrarmi dal suo braccio.

Fissai lo sguardo sul segno dei miei denti e feci un minuscolo sorriso – Ora siamo un branco-






Antro di Bad:


Alloooora :) Buon giorno a tutti. Eccoci al terzo capitolo dove Stiles decide di affrontare i gemelli  e acquisisce il proprio primo beta.
Penso che Stiles sia la persona più adatta a diventare l'alfa di Jackson perchè, nonostante abbia dei dubbi, ha ben chiaro in mente cosa lascierà correre e quali atti e situazioni combatterà in modo assoluto. Suppongo che alla fine si riduca tutto a  questo: Jackson si fida delle decisioni di Stiles. Sa di poter confidare nei suoi gesti, affidandosi a lui senza timore di venir tradito e pugnalato alle spalle.
Ora che Stiles ha morso Jackson sono un branco, anche se non in modo ufficiale, legati in modo leggero dal gene Black Dog. C'è solo un piccolo dettaglio che si oppone a questa unione....

La scena con Deucalion mi ha fatto morire, davvero, scrivere di Stiles incazzato nero, nonostante l'abbia scritta io, mi ha fatto ridacchiare come una cretina per tutto il tempo. Le parole quasi si scrivevano da sole tanto le mie mani rispondevano ai minuscoli impulsi del cervello, era come se le stesse scrivendo qualcun'altro :)

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, auguro a tutti quelli presenti a Lucca buon fine evento :)
Ringrazio chi legge e
My heart seeks love e fange69 per aver commentato.
Un bacio a tutti.
Badluna

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


Il Vecchio Continente

di Badluna

05 Ottobre 2013 ore 03.00 circa

Quella notte non dormii, una strana agitazione mi invadeva ed io non riuscivo a spiegarla.

Tutta la mia logica era inutile in quel momento, seguendo il bisogno di aria fresca mi incamminai nel bosco, lasciando i miei sviluppati sensi prendere il sopravvento.

Il bosco era così vivo da farmi sentire in imbarazzo per quando mi spaventavo per quello che in passato mi pareva un piccolo rumore. Confrontato a ciò che udivo in quel momento era un boato.

Camminai senza meta nel bosco, annusando le varie tracce di daini e scoiattoli che ora riposavano sentendosi al sicuro nell’abbraccio delle ombre.

Intercettai un impronta di una lepre quando fui quasi travolto, ringraziando l’udito, riuscii ad evitare lo scontro ma quello che mi si parò davanti mi fece rimanere a bocca spalancata.

Con occhi impertinenti e in posizione d’attacco, un cucciolo di lupo mi contrastava mostrando i denti.

-Ehi cucciolotto, e tu da dove arrivi?- chiesi stupito.

Il lupo mi ringhiò contro abbassandosi in posizione d’attacco.

-Oh cavolo. Ehi no! Cucciolotto aspetta un attimo! Sono sicuro di avere qualcosa in tasca più saporito di me!- frugai nelle tasche dei jeans estraendone diversi pezzi di carta, delle caramelle e una barretta di cioccolato.

-Non è esattamente il giusto nutrimento che dovresti ricevere, anzi penso proprio che il cioccolato venga sconsigliato ma…non ho qui nient’altro. Che ne dici di mangiarti questa e calmarti? – gli lanciai il dolce.

Guardandolo mangiare capii che mi stavo già affezionando, quello era il momento per scegliere: dovevo giragli le spalle e andarmene oppure trovare un modo per tornarmene a casa.

E si sa che Stiles Stilinski non è il tipo che sceglie la strada più semplice.

Frugai nuovamente nelle tasche alla ricerca di un altro genere alimentare e mi trovai tra le mani un sacchetto di pesche secche aperto, esultai mentalmente e mi apprestai a far “casualmente” cadere una pesca nel sottobosco.

Il lupacchiotto, che aveva già fiutato l’odore del cibo, si precipitò su di essa in poco tempo. Tenendo ben sott’occhio il mio simile mi allontanai da lui camminando in direzione di casa.

Cercavo di lasciare le pesche ogni dieci metri, non troppo vicine una all’altra ma allo stesso tempo perfettamente riconoscibili all’olfatto del cucciolo.

Ben presto mi trovai a secco ma non dovetti preoccuparmene in quanto il lupo continuò a seguirmi di sua spontanea volontà, forse aveva compreso che potevo fornirgli altro cibo o semplicemente aveva iniziato a fidarsi di me.

In compagnia del mio fortuito incontro avanzai fino a trovarmi davanti alla facciata di casa. Pensai a mille modi per portare il lupacchiotto in casa ma alla fine decidi che entrare dalla porta principale facendo finta di nulla sarebbe stato meglio, dopotutto gli altri dormivano…no?

Entrai in casa facendo spazio al canide e richiusi la porta dietro di lui, velocemente mi portai in cucina dove presi una scodella in cui versai del latte preso dal frigo.

-Spero che questo ti sazi fino a domani, poi dovrò trovare informazioni su cosa mangi normalmente- gli dissi sapendo benissimo che era come parlare da solo.

Mi accovacciai osservandolo bere avidamente –La protezione animali si è sbagliata, il collezionista non teneva solo una lupa in casa, teneva una madre. Scommetto che quando quell’uomo vi ha liberato siete fuggiti nel bosco e vi siete trovati un nascondiglio, quando però i cercatori hanno setacciato la boscaglia tu sei rimasto nell’ombra mentre tua madre portava lontano da te i “nemici”-

Il cucciolo smise di bere per un attimo e mi fissò, mi sentii in soggezione sotto quegli occhi color oro fuso ma per fortuna il lupetto si rimise a bere.

-Questa è davvero una perfetta continuazione per ciò che mi sta accadendo. Prima vengo morso e trasformato in un licantropo, in seguito scopro di essere un alfa e di avere una discendenza dai “Black Dog”-

Piego la testa continuando a guardare il lupo davanti a me, il pelo nero e lucido sembrava morbido come quello di un peluche.

-Forse ti potrei chiamare proprio così. Black! Non è male come nome- nella mia testa una vocina mi avvertiva che dare un nome al cucciolo era un passo sbagliato, se mio padre non avesse accettato di tenerlo avrei dovuto lasciarlo alla protezione animali.

-Chi si potrebbe chiamare Black?- La voce di Jackson invase la cucina in modo prepotente.

Il lupacchiotto si allontanò dalla scodella da cui stava bevendo per rifugiarsi dietro di me, nonostante la paura, i denti ben affilati erano visibili.

Fissai lo sguardo in quello di Jackson e restai in silenzio, avrei avuto mille cose da dire ma non sapevo da che parte iniziare, avevo imparato che se non sapevo dare un senso alla frase era meglio che stessi zitto.

-Stiles….cosa ci fa un cucciolo di Lupo in cucina?- domandò

-L’ho trovato nel bosco- dissi sentendomi di nuovo un bambino.

-E ovviamente lo hai portato a casa perché…?-

-La madre è stata catturata dalla protezione animali- risposi

Jackson osservò il muso del lupo che spuntava da dietro le mie gambe e non aveva ancora smesso di ringhiargli contro.

Sospirando il ragazzo si mosse verso il frigo da cui tirò fuori dei pezzi di bacon rimasti dalla cena e mettendosi in ginocchio li porse al lupo.

Black annusò l’aria cercando di capire se poteva fidarsi, attratto dal profumesi avvicinò sospettoso a Jackson. Quando si avvide che non c’erano pericoli si affrettò a papparsi in un sol boccone tutti i pezzi offerti dal biondo.

Jackson sbuffo divertito – Penso sia meglio che te lo porti in camera. È meglio ritardare l’infarto che verrà a tuo padre quando lo vedrà-

-Lo credo anche io- risposi sorridendo.

L’altro diede un ultima occhiata al cucciolo prima di risalire al piano superiore.

-Bene- dissi girandomi verso il lupo – ora come ti porto di sopra?-

06 Ottobre 2013 09.00

-Stiles-

Sospirai uscendo dal mondo dei sogni, in cui correvo libero sulla riva del mare tra colli verdi e profumo di storia antica, richiamato alla realtà dalla voce di mio padre dietro alla porta chiusa a chiave.

-Stiles apri e spiegami cosa ha da ridacchiare come un cretino Jackson!-

Mugugnai sfinito stringendomi al cuscino, dannato Whittemore! Stavo quasi pensando di riaddormentarmi e lasciare papà a vedersela con il nostro ospite quando un ringhio e dei versi che sembrarono quasi degli abbai interruppero il silenzio. Con uno scatto mi tirai a sedere spalancando gli occhi per trovarmi davanti Black che osservava in posizione di attacco la porta.

-Stiles! Apri questa maledetta porta prima che io la butti giù di peso!- la voce di mio padre era veramente alterata.

-Ok ok papà ora apro ma tu non entrare subito?- gli dissi.

-Stiles che cavolo-

-Ok?- insistetti interrompendolo.

Rimasi un momento in ascolto e girai il chiavistello alla risposta che ricevetti – Va bene-disse papà.

Appena sbloccai la porta mi girai e sedetti accanto al lupo afferrandolo prudentemente, portando la mano destra sulla parte anteriore del suo collo e la sinistra a tenergli la parte superiore della zampa frontale sinistra, senza stringere troppo.

-Ora puoi entrare- concessi con voce un poco incrinata. Speravo davvero che papà mi lasciasse tenere Black, ma ancora di più volevo con tutto il cuore che non gli sparasse per via di un riflesso condizionato.

Mio padre entrò nella stanza e fissò immediatamente lo sguardo sul lupo tra le mie braccia, rimase alcuni momenti in silenzio prima di portarsi due dita a stringere la base del naso.

-Stiles cosa è quello- domandò

-È un lupo-

-Questo lo vedo anche io. Cosa ci fa in camera tua un lupo?- il sarcasmo nella voce di mio padre era tangibile.

-È il mio cucciolo- dissi con vocina piccola, sapendo benissimo di star facendo il bambino.

Black si era probabilmente stancato della mia presenza così attaccata a lui perché si girò di scatto nel mio “abbraccio” per lasciarmi un minuscolo e per niente doloroso morso sul mento.

-Ah- dissi per riflesso, nonostante non avessi provato dolore. Le mia braccia rilasciarono il corpo del lupo, il quale con un salto si liberò dalla mia stretta e si avvicinò a mio padre.

-Piano Black- sussurrai in sospeso, sperando che il cucciolo non decidesse di dare un bel assaggio ad una gamba di mio padre.

Ma contro il mio pessimismo il lupo si limitò ad avvicinarsi e ad annusare papà, gli girò intorno analizzando ogni odore che proveniva dalla sua figura, profumo di bucato; il forte odore di pelle della fondina per la pistola e il mio odore mischiato a quello personale di mio padre. Dopo aver fatto alcuni giri si fermò  esattamente di fronte a me dandomi la schiena, rivolgendo così il muso a mio padre e si sedette facendo strusciare la coda sul pavimento muovendola lentamente e piegando il capo leggermente destra. Quasi come se fosse in attesa.

Papà ed io ci scambiammo un occhiata, prima che questi si piegasse sulle ginocchia, portandosi più o meno all’altezza del lupo, e rivolgesse la parola al canide.

-E così ti chiami Black. Sei proprio un cucciolo affabile- non capii se mio padre fosse serio e stesse scherzando, ma apprezzai moltissimo il suo gesto.

Black non si mosse, rimase fermo ad osservare lo sceriffo come in attesa di capire cosa volesse l’uomo.

-L’ho trovato ieri sera nel bosco, penso sia il cucciolo della lupa che la protezione animali ha portato via martedì- spiegai.

-E tu come fai a saper che…- papà si interruppe a metà frase ed alzò gli occhi al cielo- Che domanda stupida, Deaton lo avrà detto a Scott e ovviamente lui te lo ha riportato subito. Oppure mi sbaglio?- chiese guardandomi con espressione che vagava dal divertito all’esarsperato.

-Eahm…potresti avere ragione- risposi cercando di essere vago.

L’unica risposta che ottenni fu una chiara occhiata di derisione davanti al mio pessimo tentativo di nascondere la nota difficoltà di Scott a mantenere un segreto.

-Vieni, proviamo a vedere cosa possiamo dare per colazione al nostro piccolo ospite-

Sorridendo mi alzai in un secondo e assieme al cucciolo seguii papà scendendo le scale.

06 Ottobre 2013 15.00

Un forte bussare alla porta ci distrasse dalla discussione sul campionato di Lacrosse che stavamo conducendo. Mi alzai e diressi verso la porta, fermandomi solo qualche secondo ad accarezzare la testa di Black comodamente seduto sul suo nuovo giaciglio nell’angolo di fronte al divano.

Sull’uscio trovai Aiden e Ethan, vestiti con felpe e cappucci tirati sulla testa.

-Ragazzi- dissi.

-Stiles – mi rispose Ethan mentre Aiden si guardava nervosamente alle spalle.

Capendo l’antifona mi feci da parte e li feci entrare, chiudendo la porta subito dietro loro.

Accompagnai i due ragazzi in salotto dove Jackson e papà ci stavano attendendo con espressioni preoccupate, Black sentendo la nostra paura si mise in posizione di attacco e ringhiò contro i due lupi mannari appena entrati.

Corsi da lui e mi abbassai per calmarlo –Shh tranquillo Black stai tranquillo. Non ci faranno del male, o almeno lo spero- dissi girandomi poi verso i due giovani.

-Non lo faremo- mi rassicurò Aiden.

-Abbiamo deciso da che parte stare- mi comunicò Ethan.

-Che cosa intendete?- chiese mio padre.

-Lasciare Deucalion e scappare dalla battaglia sarebbe molto bello e semplice, ma non è così che va il mondo. Non sarebbe giusto, ne intelligente. Abbandonare il fronte non sarebbe per niente una scelta saggia per noi.- rispose Ethan.

-Invece partecipare alla battaglia ma stando dalla parte dei combattenti migliori, dalla parte dei più forti, ci crea più possibilità di riuscita.- spiegò Aiden.

-E noi pensiamo che tu sia l’unica persona che Deucalion non riuscirà a sottomettere e soprattutto, che non riuscirà a far soccombere.-

Il silenzio calò fra noi come una morbida coperta, anche il cucciolo rimase in silenzio fino a quando Jackson non scoppio in una fragorosa risata.

-O santo Califogero, Stiles! Sei proprio una femminuccia- disse facendoci scoppiare a ridere tutti quanti.

Black rimase ad osservarci come se non capisse perché stavamo ridendo e senza comprendere per quale motivo ero diventato tutto d’un tratto rosso in volto.

Un fugace pensiero interruppe la mia risata, restai ad osservare i volti dei presenti con assoluto stupore ed emozione.

-Stiles, che ti prende?- chiese papà vedendomi immobile e con quella che immagino fosse una tipica faccia da cretino.

Socchiusi le labbra non sapendo se quelle tre parole che mi invadevano la mente sarebbero state altrettanto sorprendenti se dette ad alta voce.

-Ho….un branco?- quella che voleva essere un affermazione mi uscì come una richiesta di conferma. Conferma che mi fu chiarita da Jackson, il quale dopo essersi scambiato un occhiata con i gemelli mi sorrise.

-Hai un branco!-

 

08 Ottobre 2013

Quel pomeriggio mi feci accompagnare dai ragazzi nella radura di casa Hale, avevo una proposta da fare, ed era meglio che per una volta Derek mi ascoltasse.

Quando mi presentai davanti al branco Hale e a Scott, con Jackson e i gemelli, Derek fece una cosa tipicamente da lui e davvero molto stupida: Si mise in posizione d’attacco.

-Non fare il cretino Hale. Non siamo noi i tuoi nemici.- gli dissi con tono scanzonato

-Che ci fanno loro qui?- chiese quasi ringhiando, riferendosi ai due alfa.

-Loro sono con me.- risposi- Ora se vuoi smettere per un attimo di fare il babbeo e ascolti quello che..-

-Io non ascolto proprio niente davanti a loro!- disse facendo alcuni passi verso di noi minaccioso.

-Derek!- Urlai, ringhiando tutta la mia esasperazione- Ho detto che sono con me!- Sentii i canini allungarsi e potei vedere dall’espressione di Peter che anche i miei occhi avevano cambiato colore. –Ethan e Aiden fanno parte de MIO branco ora- dissi con tono lieve nonostante la situazione. Non ero stupido, se avessi urlato quell’informazione probabilmente avrei fatto solo una gigantesca cazzata.

Così la sussurrai quasi, rendendola udibile solo al nostro udito finissimo da una distanza di 7 metri al massimo.

-Loro cosa?- domandò stupito Scott.

Ignorando le loro domande ripresi a parlare da dove ero stato interrotto. –Come stavo dicendo, siamo qui per proporti un “accordo”- dissi mimando le virgolette – Entrambi vogliamo Deucalion morto, e penso che fare la guerra tra i nostri due branchi non sia un idea da prendere in considerazione- la mia voce divenne decisa su quelle parole, come ad intimare a Derek di non provarci neppure –Siamo due branchi e se ci allenassimo insieme potremmo equilibrare le forze-

-Dandoci una mano l’un l’altro potremmo allenarci fino a far accrescere le nostre capacità. Avevi già in mente qualcosa di particolare?- si incuriosì Peter.

-Peter!- disse Derek tra i denti.

-Cosa nipote? Per una volta qualcuno ti offre aiuto e tu vorresti rifiutarlo? Non lo vedi?- disse indicandomi – Guardalo, già la sua mente quando era un piccolo umano avrebbe dovuto farti capire che sarebbe stato un ottimo soggetto se trasformato, ma guardalo ora. Un perfetto e potente Alfa, con alcuni assi nella manica che non ci vuole svelare, ma che è deciso a trovare una soluzione con noi. Facendoci diventare parte integrante di una vera squadra, non di un falso branco che tu cerchi di far rimanere in piedi.- gli sputò contro queste parole risentito - Che cosa hai pianificato?- chiese tornando a guardarmi.

-L’ideale sarebbe un allenamento a coppie, equilibrate ma allo stesso tempo contrapposte. Perché l’allenamento su cui ci baseremo non consiste nella forza fisica, ma nel movimento e nel pensiero. Pianificare ed agire, serve durante le battaglie ma ancora di più sul campo di combattimento. Un colpo dato forte può far vincere un round ma una mossa ben pianificata ed agile può far concludere una guerra.- dissi guardando Scott. – Le mie proposte sono queste: Jackson si allenerà con Isaac. Isaac sa essere veloce negli attacchi ma Jackson è letale. Scott ha la forza in crescita, passa dal potere del semplice beta a qualcosa di più, Peter invece ha dalla sua anni di esperienza e qualche trucchetto. Cora conosce il proprio corpo mannaro e sa dove può arrivare, e nonostante non sia del tutto formata la assegno in coppia con Aiden e Ethan, i quali devono imparare a combattere separatamente e non in forma unica, così da migliorare le proprie capacità singole ed essere capaci di guardarsi le spalle a vicenda. Ed infine io e Derek, i due alfa, Derek è forte e con diverse conoscenze ed io invece , come ha detto Peter, ho diverse pedine dalla mia.-

Peter annuì pensieroso – Coppie equilibrate ma allo stesso tempo contrapposte. Capisco.-

-Allora- dissi voltandomi verso Derek – Ci stai?-

-Quale è il tuo obbiettivo?- mi chiese confuso.

-Voglio che Deucalion perda ovviamente – dissi non capendo la sua domanda.

-Vuoi ucciderlo?- domandò Derek.

Spalancai gli occhi –No! Io non ucciderò nessuno, così come non trasformerò nessuno per ingrandire il mio branco!- dissi scioccato.

-Beh vedo che le risorse comunque non ti mancano- disse Isaac accennando ai gemelli e a Jackson.

-E cosa hai intenzione di fare? Sconfiggerlo e lasciarlo andare così che possa crearsi un ulteriore branco?- mi chiese Derek arrabbiato.

-Non tutto deve avere una fine attraverso la morte Derek, forse è questo che devi ancora imparare a comprendere.-

-O forse sei tu che devi aprire gli occhi e realizzare che vivere non è così semplice!-

-Non tutto è bianco o nero Derek-

-Ah no? E sentiamo cos’altro dovrebbe essere? Arancione forse?- mi disse prendendomi in giro l’alfa.

-Direi che in questo caso lo è- mi difese Cora.- Per una volta Derek, forse potremmo anche farcela. Potremmo avere la vittoria in mano, una vittoria dalle sfumature color arancio papavero!-

11 Ottobre 2013

Gli allenamenti procedevano, ci incontravamo ogni pomeriggio e dividendoci a coppie sfidavamo i nostri limiti.

Le coppie che avevo formato funzionavano bene, Scott e Peter lavoravano bene, il primo acquisiva ogni singola parola dal più grande. Cora nonostante sembrasse essere quella più sotto pressione, stava dando del filo da torcere ai gemelli, Ethan e Aiden avevano sempre fatto affidamento sulla loro unione perdendo la capacità di lavorare singolarmente, per la lupa non era troppo difficile capire i loro punti deboli e sfruttarli a proprio vantaggio. Io e Derek beh…ce la cavavamo, il moro non sembrava fidarsi abbastanza per lasciarsi andare, era sempre sull’attenti pronto ad un mio attacco a tradimento, e questo lo rendeva vulnerabile ai miei attacchi psicologici. Gli giravo intorno facendo finte ed attaccandolo nei punti giusti facendo sì che si stancasse in fretta e diventasse più lento, in poche parole lo manovravo e quando se ne rendeva conto era troppo stanco per reagire. Quelli che mi davano da pensare erano Isaac e Jackson, si comportavano in modo strano… Vederli combattere era uno spettacolo, penso che fossero la coppia più equilibrata sul piano tecnico, si conoscevano alla perfezione. Se Jackson scartava a sinistra per sferrare un attacco con gli artigli della mano destra Isaac si abbassava subito facendo strusciare la gamba destra per terra cercando di minare il suo equilibrio, quando invece Isaac cercava di sfruttare un attacco dal “cielo” Jackson era li pronto a prenderlo e a mettere fine al suo assalto.

La loro sincronia mi faceva pensare che si fossero osservati molto l’un l’altro fino ad arrivare ad una conoscenza del proprio partner quasi inconscia, quando sai cosa sta per fare l’altro non devi nemmeno pensare a come agire, il tuo corpo lo fa per te. Riuscivo benissimo ad immaginarmi la stessa scena ma in una casa alle prime ore del mattino, la sincronia che si utilizza in una famiglia per fare colazione è la stessa che si sarebbe potuta dire di vedere tra loro.

Da quando i genitori di Jackson gli hanno assegnato un professore privato, per studiare da casa e non rimanere troppo indietro rispetto a noi, i due avevano cominciato a frequentarsi abitualmente. Capitava spesso che Isaac fosse a casa mia per qualche riunione improvvisa tra branchi, o semplicemente per lo studio collettivo – che poi tanto collettivo non era se si trovavano solo loro due a portare avanti i compiti. Era anche vero che Jackson rifiutava di incontrarlo a casa di Derek, dove abitava Isaac, o in qualunque posto dove l’alfa avrebbe troppa libertà d’accesso, pensai che inconsciamente incolpi Hale per essere diventato Kanima.

Assorto ad osservare le loro movenze mi ripromisi di indagare più approfonditamente e tenendoli d’occhio.

Mi voltai verso l’unico sentiero che portava allo spiazzo davanti a casa Hale e dopo qualche istante vidi arrivare un auto, la vettura parcheggiò a qualche metro dall’abitazione e da essa vidi scendere Deaton.

-Ehi Capo!- lo salutò Scott distraendosi dall’incontro un secondo di troppo, permettendo a Peter di atterrarlo.

-Ciao Ragazzi- ci salutò il veterinario, risposi al suo saluto con un sorriso e tornai ad osservare le coppie mentre Derek oltrepassava l’uscio di casa presentandosi, finalmente, sul campo di allenamento.

- Ho portato alcuni rifornimenti- disse indicando con il pollice l’automobile alle sue spalle –scommetto che voi ragazzi pensate solo ad allenarvi senza prestare attenzione a cosa ha bisogno il vostro corpo.- aggiunse guardando i gemelli con sguardo severo.

I due si “teletrasportarono” in un attimo all’auto per saccheggiare una bottiglia d’acqua a testa da cui bevvero dei rinfrescanti sorsi.

Scuotendo la testa riportai l’attenzione sugli altri licantropi ancora in azione – Facciamo una pausa- dissi con voce abbastanza forte da farmi sentire da tutti,  mentre Cora, Scott e Peter si avvicinarono chiacchierando ai gemelli, mi accorsi di una strana scena.

Anche Isaac e Jackson si erano fermati ma, al contrario degli altri, erano fermi uno di fronte all’altro come se si stessero parlando a bassa voce, sussurrando quasi visto che non riuscii ad udire niente. Alzai gli occhi al cielo e ripetendomi che un giorno la mia curiosità mi avrebbe ucciso, raggiunsi i ragazzi e mi procurai una bottiglia d’acqua.

Bevendo ascoltai la risposta di Cora alla domanda di Peter su chi fosse il migliore a battersi tra i gemelli.

-Aiden è più potente negli attacchi ma molto prevedibile, Ethan invece punta meno alla forza ma i suoi colpi sono più precisi e ti offuscano i sensi. Se dovessi dire chi non voglio incontrare in battaglia non saprei risponderti, ma sono sicura di non voler avere a che fare con loro ne da uniti ne quando si guardano le spalle-

Aiden e Ethan si scambiarono un sorriso, probabilmente fieri loro stessi, potersi unire in battaglia ha un vantaggio ma sapersi difendere egregiamente da separati porta loro molta più libertà di movimento ed indipendenza.

Deaton si mise da parte a me – Sai Stiles ora capisco molte cose-

-Di che parli?- chiesi confuso.

-Avevo visto un potenziale magico dentro di te, anche da umano. Ed ho cercato di richiamarlo ma senza molti successi, o meglio, uno c’è stato. Quella sera con la cenere di “sorbo degli uccellatori”, tu sei riuscito a far si che il cerchio si completasse vero?-

-Si, la cenere non era sufficiente. Ho immaginato e creduto che lo fosse e quando ho riaperto gli occhi la linea era completa-

-Avevo ipotizzato una qualche discendenza magica da parte di tua madre ed invece..- si bloccò osservandomi incuriosito.

Inarcai un sopracciglio stranito ed in seguito capii – Invece è il Black Dog trasmessomi che risiedeva nel sangue di mio padre ad avermi aiutato-

-La cultura Gaelica è molto estesa Stiles, esistono incantesimi e spezie di cui probabilmente nemmeno conosco l’esistenza-

A quelle parole un’idea mi invase la mente e la esposi subito – Deaton, esiste una formula che possa spezzare il collegamento tra un Alfa e il proprio beta?- chiesi

Deaton mi rivolse un occhiata scioccata – Stiles di che cavolo stai parlando?-

-Lasciami finire. Esiste un incantesimo che spezzi un collegamento di un beta verso il proprio alfa e che poi lo colleghi ad un’ulteriore alfa, che non lo ha trasformato?-

-Sarebbe possibile?- intervenne la voce di Jackson.

-Non lo so, dovrei provare a contattare alcuni amici. Credo ci sia un incantesimo di rilascio per un legame, ma non penso ne esista uno che faccia un “trapasso” di alfa-

-Potresti guardare?- chiesi gentilmente facendogli un sorriso incoraggiante.

-Lo farò ragazzi, lo prometto. Vedo che siete molto legati.- ci disse Deaton osservandoci interessato. Jackson si avvicinò e guardandolo serio rispose – Stiles è il mio Alfa- poggiai una mano sul gomito del beta, per fargli capire quanto fosse importante il legame anche per me, sorpreso mi accorsi in ritardo che avevo appoggiato l’arto esattamente nel punto in cui avevo morso il beta. Forse al lupo che risiedeva in me non servivano incantesimi per rendere ufficiale questo affetto, lui aveva già scelto il proprio branco.

12 Ottobre 2013

-Eh dai Jackson! Rimetti su Doctor Who! È l’ultimo episodio della quarta stagione, quella in cui il Decimo si rigenera e – dissi allungandomi cercando di rubare il telecomando dalle mani del ragazzo

-Non me ne frega niente di Doctor Who, voglio vedere la partita.- mi rispose serio.

-Ma è una delle puntate più belle della serie!- borbottai

-Stiles! Ho detto che voglio vedere la partita. E no! Non la registro per vedermela un altro giorno- mi precedette vedendo che stavo per aprire nuovamente bocca – soprattutto non per un episodio che abbiamo già visto entrambi!- mi scoccò un occhiata ammonitrice prima di appoggiare il telecomando accanto alla propria gamba sinistra, al sicuro dalle mie mani.

Sorrisi scoprendo un’altra parte di Jackson che ci accomunava, beh dopo tutto chi non amava il Decimo? O meglio Doctor Who?

Ripensare a Rose e al Dottore mi ricordò cosa mi ero ripromesso di chiedere all’amico il giorno prima.

Lanciai una sfuggevole occhiata a Jackson pensando a come agire.

-Gli allenamenti di ieri sono andati alla grande devo dire- iniziai.

-Certo che sono andati alla grande, ci siamo allenati solo noi. Tu e Derek siete rimasti li a girarvi i pollici e a darci ordini- mi prese in giro lui.

-Oh dai! Ci siamo allenati anche noi, solamente Derek non si fida ancora abbastanza di noi per lasciarsi del tutto andare all’apprendimento- risposi.

-Sono solo delle belle parole con cui dire che è uno stronzo- chiarì con serietà.

-A volte – risposi con un sorrisetto.

Cercai di evitare movimenti dettati dall’agitazione, avrebbero solo messo sull’attenti il beta e non era quello che volevo. Quando Jackson era rilassato si lasciava andare a confessioni per cui normalmente mi avrebbe zittito.

-Come ti trovi con Isaac?- sondai il terreno per arrivare al punto.

-È un buon compagno di allenamenti e mi ci trovo bene. Alcune materie sembrano più semplici se ce le spieghiamo a vicenda- rispose senza alzare lo sguardo su di me.

A quelle parole cercai di trattenere un sorrisetto, oh certo un buon compagno di allenamenti e di studio…

-Infatti ho notato che ultimamente siete sempre insieme- tentai ancora

-Stiles dove vuoi arrivare?- mi chiese secco

-Io….beh ho semplicemente notato che siete molto, come dire, affiatati- ammisi nel tentativo di trovare risposte.

Jackson si sedette più compostamente prendendosi la testa tra le mani e passandosi le dita tra i capelli.

-Non so nemmeno io che cosa sta succedendo. Mi sono avvicinato a lui per il bene del branco e devo ammettere che non è uno sforzo, Isaac è intelligente e simpatico mi trovo bene con lui, mi sembra quasi di passare del tempo con Danny…. .Ma tutte le volte che lo vedo mi ritorna alla mente quel cavolo di sogno e io..-

-Di che sogno stai parlando?- chiesi incuriosito

Jackson sospirò – Da quando sono diventato Lupo mannaro, lasciando le mie spoglie di Kanima, ho un sogno che mi perseguita.-

Lo fissai senza dire nulla, in un chiaro segnale di continuare a raccontare.

Il biondo alzò gli occhi al cielo e continuò a parlare – Sono in una discoteca, non riesco a capire bene quale sia è tutto un po’ sfuocato. Sto cercando di raggiungere qualcosa di cui non ho ben chiara l’entità quando vengo bloccato da due figure. Sono Erika e Isaac, si mettono a ballare e mi trasportano con loro. Io mi ritrovo a stringermi contro Erika, la quale si trova tra me ed Isaac. La scena è molto ……erotica- ammette senza guardarmi – Ma quello che mi perseguita è il fatto che nonostante Erika fosse in mezzo, entrambi l’abbiamo quasi ignorata, per tutto il tempo del ballo, io ho guardato solo Isaac e lui ha tenuto il suo sguardo fisso nel mio.- Allontanando le mani dal proprio volto si gira e punta lo sguardo nel mio – Ed era eccitante!- mi confessa

-Capisco, allora è questo che ti tormenta, il fatto di essere eccitato per un uomo nel sogno?-

Jackson non mi risponde e torna a girarsi verso la tele fissandosi le mani.

-O forse quello che ti spaventa è il fatto che sia stato tutto un sogno e che non proverai più quelle emozioni proprio con Isaac?- tentai la sorte proponendo un’opzione che ero sicuro lui non avesse valutato.

Jackson si volta a fissarmi scioccato, resta immobile con lo sguardo perso per alcuni minuti prima di rispondermi. – Io …credo di sentire la mancanza di quella sensazione.- si umetta la lingua con aria assente. –È come se ne sentissi la nostalgia. Ed è stupido no? Perché è stato solo un sogno.- la sua affermazione pareva quasi una supplica. Ma non sapevo se stesse chiedendo una conferma od una negazione.

-Jackson- lo chiamai, il suo sguardo tornò presente e mi fissò nuovamente –Non è stato un sogno. La scena in discoteca è successa veramente, la sera in cui Derek ha morso la madre di Allison. Erika ed Isaac hanno cercato di fermarti e di bloccarti ed è probabile che abbiano usato i propri corpi per farlo.- Non citai il fatto che nonostante le loro mosse la dj fosse comunque morta e portai avanti la discussione.

-Dunque ogni volta che vedi Isaac ti ricordi del sogno?- chiesi

-Si e comincio a provare strane sensazioni. Non saprei spiegarle, sono un mischio di paura, felicità, nostalgia e beh….-

-Eccitazione?-conclusi io per lui.

-Sì- soffiò.

-Isaac ti piace- affermai.

-Che cazzo dici? Io non sono gay! Sono stato con Lydia fino a poco tempo fa te lo sei dimenticato?-

-Non l’ho scordato, e sei tu che non capisci. L’amore non ha sesso. Io non mi fermo a guardare il sesso, quando mi innamoro lo faccio della persona in se, dei suoi modi di fare, i pregi ed i difetti. La voce i pensieri.-

-Mi stai dicendo che ti sei innamorato di un uomo?- mi chiese stupito

-Fino a pochi mesi fa pensavo di essere innamorato di Lydia- Ammisi – Ora …non lo so. Questa storia della trasformazione e del Black dog mi ha cambiato le prospettive. Se prima avevo alcune reticenze, dal mio cambiamento sento che esse sono sparite, potrei benissimo invaghirmi di una persona a dispetto del suo essere uomo o donna.-

Jackson mi fissò come valutando la mia risposta, non c’era ribrezzo o rabbia nei suoi occhi, solo comprensione e confusione.

-Comunque sia non vuole dire niente. Anche se mi scoprissi innamorato di Isaac non cambierebbero le carte in tavola. Non sono il tipo da buttarmi ai suoi piedi ed implorarlo di amarmi.- disse guardandomi.

Mi alzai dal divano – Forse amare è una parola grande- dissi spostandomi verso le scale che portavano al piano superiore – ma da come ti guardava il culo l’altro giorno di sicuro ha fame. E direi che non era affamato di cibo- sorrisi con faccia da monello e cominciai a salire i gradini.

Anche senza vederlo mi immaginavo la faccia ebete di Jackson e cominciai a ridere correndo verso la mia camera quando la sua voce mi raggiunse.

-Che cosa intendi? Vuoi dire che? Stiles? STILES!-

Antro di Bad:

Ciao a tutti :) Eccoci al quarto capitolo. Pian piano i rapporti di Stiles stanno evolvendo, anche se alcune persone fanno fatica ad accettare i cambiamenti, potrei non fare nomi ma sappiamo tutti che gran testa dura è Derek...
Oggi non mi dilungerò troppo nei commenti, sono un po' di fretta, quindi faccio i ringraziamenti di rito a tutti quelli che leggono e seguono la storia, ed un abbraccio grande a
My heart seeks love.
Vi aspetto al prossimo capitolo, un bacio
Bdluna
 

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


Il Vecchio Continente

di Badluna



14 Ottobre 2013

Casa Hale sembrava priva di vita senza tutti i ragazzi ad animare l’ambiente allenandosi nello spiazzo davanti ad essa.

Stavo cercando Derek e sapevo che non si trovava nel loft con Peter e Isaac, il suo odore era molto forte in questa zona, c’era una scia recente.

Rimasi fermo ad osservare gli alberi cosciente della persona che mi stava raggiungendo alle spalle.

-Che cosa vuoi ?- chiese la voce burbera di Derek.

-Un permesso- dissi schietto e sincero.

-Non mi sembra che fino ad ora il non averlo ti abbia fermato.-

-Non sto parlando di dire la verità a mio padre o di organizzare “gruppi di lavoro”- risposi mimando le virgolette.

-Eh allora per cosa sei venuto?-

-Ho chiesto a Deaton di fare una ricerca, se essa andrà a buon fine cambierà qualcosa. Ma anche se non dovrebbe trovare riscontro penso sia giusto chiedere il tuo permesso.-

-Stiles, arriva al punto!- ringhiò Derek con sguardo truce.

-Voglio il tuo permesso per fare diventare Jackson un mio beta- confessai.

-Cosa?-

-So che non vi siete mai piaciuti, e che tu lo hai trasformato solo per far si che smettesse di assillarti e probabilmente avresti preferito che morisse..- cominciai a parlare a raffica .

-Tu! Prima ti allei con Jackson e i gemelli e ora vieni a chiedermi se puoi prenderti il mio beta? Non pensi di essere un po’ in ritardo?-

-Abbiamo chiesto a Deaton se esiste un incantesimo che faccia un “trapasso” di alfa. Un incantesimo che staccherebbe Jackson da te e lo unirebbe a me-

-Allora è solo per questo. Vuoi avere la coscienza pulita- mi accusò rabbioso.

Alzando le spalle risposi sinceramente –Sì.- vidi i suoi occhi sgranarsi, probabilmente si aspettava che accampassi scuse – Hai ragione voglio mettermi in pace la coscienza, ma è anche vero che voglio che il rapporto tra noi migliori. Fino ad ora siamo riusciti a migliorare solo dal terrore più profondo che provavo nei tuoi confronti ad essere un poco utile per te….quando ti gira-

-Cosa vuole dire quando mi gira?- chiese brusco

-Oh andiamo, Stiles è sempre utile quando abbiamo bisogno di qualcuno che faccia delle ricerche o che trovi una soluzione per qualche indovinello complicato, ma quando si passa all’azione o bisogna riunirsi Stiles diventa la mascotte indesiderata e che crea solo disagio.- la mia voce era amara quanto le parole che stavo pronunciando.

-Lo sai che non è vero- lo sguardo di Derek era serio e la sua fronte corrucciata.

-Lo so? Non penso. Ogni volta che volevo dare una mano finivo per trovarmi nei casini perché voi mi ignoravate, e se avevo bisogno di soccorso non potevo mai contare su Scott, giuro che un giorno il cellulare glielo ficco dove non batte il sole, o su di te. Quindi dimmi tu, cosa avrei dovuto sapere-

-Stiles…-fece per dirmi qualcosa ma lo interruppi.

-No! Non stiamo parlando di me, o almeno non in quel senso. Vorrei avere il tuo permesso per far diventare Jackson un mio beta- cambiai discorso allontanandomi da Derek, nemmeno mi ero accorto di esserci avvicinati durante la discussione.

Dopo alcuni momenti di silenzio Derek mi fece una domanda – Perché?- dal suo tono di voce capii che non voleva chiedermi perché avrebbe dovuto lasciarlo andare, ma per quale motivo volevo Jackson.

-Lui è importante……Per me!- risposi fissando il mio sguardo nel suo.

Hale si voltò verso la casa diroccata e, senza rispondermi subito, si incamminò verso di essa, ogni suo passo risuonava nella mia mente come il rintocco di una campana, lento e cadenzato. Quando arrivò alla porta d’ingresso si volse nella mia direzione e con espressione impassibile mi concesse quello che volevo.

-Hai il mio permesso- disse con voce piatta ma senza quel suo tipico ringhio duro.

Sorrisi radioso e, quando lui entrò in casa, sollevai lo sguardo verso il cielo, feci un profondo respiro felice e allargai le braccia.

Ogni pezzo stava andando al suo posto.

17 Ottobre 2013

La mensa era gremita quel giorno, ma nonostante la grande quantità di studenti un tavolo era quasi del tutto libero. Il mio.

Ero seduto al tavolo con il pranzo davanti a me e nonostante fossi pronto a mangiare ero in attesa. Per fortuna non dovetti attendere troppo tempo, in quanto Ethan e Danny si sedettero proprio in quel momento alla mia destra.

-Ciao Stiles- dissero in coro, “ohhh che carini” pensai con tono giocoso.

-Ciao ragazzi – sorrisi loro prima di spostare la mia attenzione sulla folla di studenti ancora in piedi.

-Gli altri arrivano, stanno facendo la coda per scegliere il menù- mi avvisò Danny vedendo il mio sguardo.

Sorrisi in segno di ringraziamento pensando a quanto poco tempo gli ci era voluto alla scolaresca per abituarsi al fatto che il tavolo in cui sedevo abitualmente a pranzo fosse sempre tutto occupato, nonostante lo shock evidente di vedermi costantemente insieme ai gemelli, tutti evitavano di occupare i posti vuoti di questo tavolo, ben sapendo che non sarebbero stati sfitti ancora per molto.

Difatti in poco meno di dieci minuti ogni sedia posta davanti al tavolo fu occupata dai miei amici, mi piaceva rimanere ad osservarli chiacchierare. Ero felice che anche i gemelli si fossero integrati bene nel gruppo, da quando avevano abbandonato Deucalion per trasferirsi a casa Mccall, qualcuno benedica Melissa Mccall per la sua gentilezza e comprensione, il loro carattere era migliorato e con l’aiuto dei propri partner erano riusciti a farsi accettare in maniera più che ottima da tutti i nostri amici.

Nonostante tutto erano presenti i momenti morti, in cui le coppiette iniziavano a parlare tra loro lasciando me ed Isaac a mangiare in silenzio. Proprio adesso mi ritrovai ad essere il “terzo” incomodo, alzai dunque lo sguardo su Isaac e lo trovai a fissarmi con un sopracciglio inarcato come a dire : Ma perché dobbiamo sorbirci scene del genere ogni volta?

Non resistendo scoppiai a ridere forte, estremamente divertito dall’espressione del biondo, riportando l’attenzione di tutti i presenti al tavolo e anche di qualche studente seduto vicino.

Sorrisi ritrovandomi nonostante tutto in imbarazzo, anche con la mia neo natura lupesca mi trovavo ancora in difficoltà nella parte del personaggio sicuro di se.

Scott guardandomi sembrò ricordare qualcosa da dirmi, per cui quando lo vidi inclinarsi per avvicinarsi a me feci in modo da andargli incontro.

-Mi stavo dimenticando di dirti una cosa!- sussurrò – Deaton ha trovato un incanto che potrebbe fare al caso nostro, non è esattamente quello che cercavi tu, ma con le dovute modifiche dovrebbe funzionare-

-In che senso non è esattamente quello che cercavo io?- domandai confuso

-Beh lui dice di aver trovato un incantesimo celtico di protezione ed aggiungendoci alcuni ingredienti ben soppesati potrebbe farlo diventare un incanto di “trapasso”-

- Mi sa tanto di formula scadente che si trova su internet- dissi con una smorfia.

-Effettivamente – sorrise divertito Scott – Deaton ha anche detto che per il buon funzionamento ha bisogno di un ingrediente raccolto in circostanze ben precise, e questo potrebbe creare problemi.-

-In che circostanze?- ero ovviamente incuriosito ma allo stesso tempo speravo che non fosse un preludio per un’ulteriore missione impossibile.

-Per il sortilegio servono dei Cardi Scozzesi, ed è necessario che vengano raccolti in patria-

-La Scozia sta diventando un po’ troppo presente in questa storia- pronunciai con la fronte aggrottata.

-Deaton spera che il cardo possa intensificare l’influsso Black Dog che c’è nel tuo sangue per la buona riuscita del incantesimo-

-Come farà a procurarsi il Cardo? Ha intenzione di mandare uno di noi oppure di andare lui stesso a raccoglierli?- chiesi

-Dice che prenderà contatto con degli amici e vedremo- rispose Scott alzando le spalle.

-Di che state parlando?- ci interruppe Danny incuriosito

-Volevamo regalare dei fiori alla madre di Scott per il suo compleanno. Ma è una donna dai gusti difficili, ci stavamo chiedendo se il cardo le sarebbe piaciuto-

-Dei Cardi?- chiese sorpreso Ethan

-Blu! Dei Cardi blu. Penso possano andare bene no?- aggiunse Scott guardandomi con un espressione strana che mi fece intendere che dei semplici cardi non sarebbero stati sufficienti.

“Oh perfetto, ne abbiamo pure bisogno di un colore specifico” pensai.

-Beh sono dei fiori molto belli nella loro semplicità- si intromise Lydia - secondo me sono perfetti-

Le sorrisi grato del suo appoggio.

-Sono scozzesi, lo sapevi?- aggiunse in seguito.

-No non lo sapevo- mentii- Non conosco molto bene la Scozia- aggiunsi guardando Aiden – O almeno non bene quanto pensavo…..-

Di sicuro quella nazione aveva molti più segreti in serbo per me di quanto mi aspettassi.

19 Ottobre 2013 ore  01.00 ca.

Il bosco era silenzioso e pacifico, i pericoli si nascondevano nelle ombre  pronte all’attacco ma troppo spaventate per attaccare.

Io camminavo ad occhi socchiusi in mezzo alla vegetazione, cercando di affinare i sensi per togliere l’istintivo desiderio di sostegno degli occhi, i quali al momento servivano solo ad impedirmi di cadere inciampando in una radice.

L’udito e l’olfatto percepivano l’ambiente intorno a me, e la mia mente lo traduceva in immagini. Potevo vedere chiaramente il gufo appollaiato sul penultimo ramo dell’albero alla mia destra e lo scoiattolo che fugge davanti ai miei piedi con il proprio bottino di ghiande.

Il vento soffiava leggero tra la boscaglia e mi scompigliava un poco i capelli in crescita, ormai lunghi qualche centimetro.

Attraversai un leggero spiazzo e mi trovai nuovamente attorniato dagli alberi, fu allora che annusai un odore estraneo all’ambiente che mi circondava.

Voltandomi di scatto mi trovai davanti una figura umana, alta circa uno e ottanta e coperta da un cappotto con cappuccio in testa.

-Chi sei?- chiesi con voce autoritaria.

-Tu chi pensi di essere?- rispose alla mia domanda con un’ulteriore quesito.

-Un ragazzo, che vaga da solo di notte nel bosco e si trova un inquietante presenza alle spalle- dissi sarcastico

Il ragazzo, come potei notare quando si abbassò il cappuccio, rise alle mie parole.

-Io sono inquietante? Non tu che giri da solo a quest’ora?- disse

-Mi so difendere- spiegai alzando le spalle.

-Oh questo lo so Stiles- mi sorprese il ragazzo davanti a me

-Come sai il mio nome?- chiesi in allerta.

-Lo conosco perché ti sto cercando da giorni, da un mese circa.-

-Da un mese?- inconsciamente riportai alla mente la sera del 12 settembre, quando venni morso da Deucalion.

-Solo un mese fa ero dall’altra parte del mondo, in Svizzera. A Lugano, per un congresso di Archeologi, più precisamente. È stato un attimo, pochi secondi prima era tutto normale, stavo camminando sul lungo lago fingendomi un normale Ticinese, il secondo dopo….Ti ho sentito, o meglio, ho percepito i sottili nastri di energia che percorrono il pianeta avere una scossa, si erano ripiegati in un punto preciso inviando poi onde per tutto il globo, quasi come a segnalare che qualcosa di straordinario era accaduto- spiegò citando una cittadina svizzera di cui nemmeno conoscevo l’esistenza.

-E questo cos’ha a che fare con me?- domandai

-Non lo hai capito? La piega ha avuto luogo proprio qui, a Beacon Hills, il 12 dello scorso mese.- l’uomo allungò una mano con il palmo rivolto in su in mia direzione – Quando tu sei stato morso- aggiunse

-Non so di che cosa tu stia parlando!- esclamai cominciando ad allontanarmi camminando all’indietro per non perderlo di vista.

-Stiles Stilinski discendente dei Black Dog! Non osare voltarmi le spalle !-

Con uno scatto portai il busto in avanti lanciando un urlo – Come sai tutte queste cose su di me?-

-Sono un druido, uno di quelli “veri”- spiegò mimando le virgolette con gli indici e medi di entrambe le mani – Sono stato istruito nella mia patria madre, l’Inghilterra. Posso avvertire cosa sei e la parte del Back Dog che vive in te, grazie agli insegnamenti del mio maestro. Egli è vissuto avendo diversi incontri con queste creature mitologiche, e ha trasmesso tutto il suo sapere a me.-

-Che cosa vuoi?!?!- chiesi con tono quasi soffocato, ma solo per via dei miei denti stretti ed il ringhio costretto in gola.

-Voglio aiutarti. Condividere il mio sapere con te ed elevarti a ciò che le tue capacità al meglio delle loro potenzialità ti premetteranno di essere.- rispose con voce seria.

-Perché?-

-Perché Uilleam Stilinski tu sei una delle creature più stupende e affascinanti che io abbia mai visto. Sei un tesoro nascosto. Un dono del vecchio continente-

 

19 Ottobre 08.00

Entrai in casa lentamente dall’ingresso principale, facendo alcuni passi dentro l’abitazione senza chiudere la porta.

Voltai il viso verso l’entrata e feci cenno al ragazzo che mi seguiva di entrare e precedendolo in cucina, dove trovai papà e Jackson intenti a fare colazione.

-Ehi Stiles hai passato fuori tutta la notte?- chiese mio padre dopo aver bevuto un sorso di succo d’ananas.

-Si….io…vi devo presentare una persona- dissi non sapendo bene come introdurre il nuovo compagno di viaggio.

Il druido si presentò alle mie spalle con un cordiale sorriso stampato in faccia ed il cappotto piegato sul braccio sinistro.

-Buongiorno, scusate se vi interrompo proprio a colazione- salutò gentilmente.

-Per tua fortuna siamo vestiti- rispose in maniera sarcastica Jackson.

Papà alzò gli occhi al cielo alle sue parole e spostò lo sguardo su di me quando sbuffai.

-Un nuovo amico?- chiese cortese.

-Diciamo così. Lui è Tynam N-N….scusa non so ancora pronunciarlo bene- sorrisi spiacente.

Il ragazzo sull’uscio della cucina mi sorrise comprensivo e corresse il mio lessico – Sono Tynam Nudd. È un piacere fare la vostra conoscenza- disse.

-Ecco si. Ci siamo incontrati questa sera, beh incontrati non è la parola giusta. Diciamo che qualcuno mi ha trovato in mezzo al bosco-

-Ti ha seguito?- chiese confuso papà

-Stavo cercando suo figlio da un mese a questa parte, e ieri sera sono riuscito a portare fine alla mia ricerca-

-Perché stavi cercando Stiles?- chiese un poco aggressivo Jackson.

-Sono un druido, ed il mio potere mi ha spinto alla ricerca di Uilleam- spiegò

-Uilleam?- domandò Jackson con l’espressione di chi non stava capendo nulla.

Imbarazzato alzai la mano, come si fa in classe, ed ottenuta la sua attenzione spiegai.

-Stiles è solo un soprannome, in realtà mi chiamo Uilleam Stilinski-

Il biondo fece una smorfia – Certo che sei andato dalla padella alla brace, non potevi scegliere un soprannome più comune?-

Alzai le spalle facendo il non curante, non avevo voglia di spiegare la verità.

-Cosa ti ha portato alla ricerca di mio figlio?-

-Un druido può percepire le energie del mondo, ogni oggetto e persona ha una propria energia. Potremmo parlare in metafore, diciamo che l’energia è un odore. Ognuno di noi ne ha uno specifico alla nostra persona e somigliante ai nostri famigliari, allo stesso tempo anche gli alberi e gli oggetti ne hanno uno, però in maniera più lieve. Ora facciamo un esempio: un druido potrebbe orientarsi in una città camminando ad occhi chiusi, dopo anni di allenamenti, uno di noi sa riconoscere in un millesimo di secondo la natura la posizione e la massa in movimento grazie all’energia che qualcuno o qualcosa riproduce.

Ieri sera ho trovato Stiles in mezzo al bosco perché la sua energia è diversa dalle altre, potevo sentire la lieve energia delle foglie e del sottobosco, la vitalità ritmica delle piante e quella cadenzata degli animali, sopra a tutte vi era la tua- disse guardandomi – l’energia di un umano è molto forte. Quella di tuo padre ad esempio potrebbe essere tradotto come un profumo forte e deciso, con quel tono di metallico che hanno tutti gli umani. I lupi mannari al contrario hanno un energia di poco superiore a quella umana ma più potente e frastornante con toni basi di terriccio e foglie. In una grande città sono i dettagli a definire la differenza da un uomo all’altro.- ci spiegò appoggiando il cappotto alla sedia davanti a lui.

-Che energia ho io?- chiesi con un forte dubbio.

Tynam sorrise incantato –La tua energia è diversa da tutte le altre, è qualcosa di indefinibile per druidi umani. Non è nemmeno simile a quello di un Black Dog, in quanto la loro assomiglia ad un scampanellio dei sensi, estremamente lieve a confronto con la loro natura. Credo che solo un druido con sangue mannaro potrebbe davvero comprendere la natura della tua forza-

-Esistono Druidi Mannari?- chiese scioccato Jackson.

-Oh ti sorprenderesti di quanti incroci esistono al mondo. E non sempre vanno come vorremmo.- una smorfia sfigurò il viso dai lineamenti morbidi del druido.

-Comunque per farti avere un idea, diciamo che la tua energia è come una goccia di pioggia che cade in un laghetto. Appena essa si infrange sulla superfice crea delle onde che si espandono verso l’esterno e portano la vibrazione del contatto per alcuni centimetri, a dipendenza della massa della goccia. La tua energia è esattamente così, si espande per tutta la città, è stato dunque un poco laborioso comprendere dove fossi esattamente ieri notte, per mia fortuna il tuo raggio non è troppo evoluto e ho potuto restringere il campo al bosco.-

-Ma come hai fatto a capire che lui fosse a Beacon Hills se hai detto che il raggio non è troppo espanso?- chiese mio padre.

-Quando un nuovo bambino viene alla luce, l’energia si espande per qualche metro al massimo chilometro, è come un messaggio per le altre forme di vita, dice: “Ehi sono nato, io esisto ora”. Nel momento in cui Stiles ha cominciato ad assorbire l’essenza mannara è accaduto la stessa cosa, delle onde di energia si sono dilatate verso ogni direzione. Ora come abbiamo detto un’energia umana è forte ma non è paragonabile a quella di Stiles, eppure riesce ad espandersi per quasi qualche chilometro. Riuscite ad immaginare quando si sia dilungata l’onda riprodotta dalla creazione di un essere per metà Lupo Mannaro e per l’altra Black Dog?-

-Tu hai detto che quando hai saputo della mia esistenza eri in Svizzera- mormorai con gli occhi spalancati.

-La tua energia, Stiles, si è riflessa in tutto il mondo!- affermò Tynam.

 

21 Ottobre 2013 17.00

Lo studio veterinario di Deaton era privo di clienti a quell’ora, così quando io Jackson e Tynam varcammo la soglia del negozio non ci stupimmo di venir accolti da una rimpatriata di lupi.

Scott sorrise felice di vedermi, da quando ero diventato lupo i nostri momenti insieme si erano più che dimezzati, Derek lanciò un occhiata curiosa al ragazzo che ci seguiva ma non mi rivolse alcun ringhio o altro, forse stava cominciando ad abituarsi a me….finalmente.

-Ciao ragazzi- ci salutò Deaton sorpreso di vederci – cosa vi porta da queste parti?-

Feci un piccolo sorriso. Da quando Tynam era entrato a far parte della mia vita la facciata di Deaton mi sembrava più scialba, ero sicuro che fosse dietro ad essa che manteneva tutti i suoi segreti.

-Siamo venuti per sapere come sta andando la ricerca per l’incantesimo. E volevamo presentare a tutti il nuovo arrivato- dissi

-Oh certo. Piacere- Deaton allungò la mano e strinse in segno di saluto quella del nuovo arrivato.

Appena si lasciarono il veterinario fece un passo indietro guardando Tynam con occhi spalancati.

-Tu sei un druido- affermò senza spostare gli occhi dal ragazzo.

-A quanto pare- rispose il mio druido facendo un altro di quei suoi sorrisi di cortesia.

-Tynam è, come ha appena gentilmente detto Deaton, un druido. Si è “unito” al nostro branco, per quanto glielo permetta la sua posizione-

-Oh perfetto un ulteriore pazzoide a Beacon Hills- mormorò Derek abbastanza forte da essere udito da tutti.

-Derek!- lo apostrofai irritato, il toro che da del cornuto all’asino!

-Beh un po’ pazzoide lo sono se ci pensi, solo sulla base di una teoria mi sono trasferito qui in poco meno di tre giorni dal vecchio continente. E grazie alle ricerche di Deaton per procurarsi i Cardi sono riuscito ad arrivare qui- intervenne Nudd.

-Dal che?- chiese Cora confusa.

-Il vecchio continente è un soprannome che è stato dato all’Europa- le spiegò Peter

-E perché non può chiamarla Europa come tutti?- chiese Cora. “oh perfetto, è proprio sua sorella. Stesso tono irritante” pensai.

-Mi piace di più così- concluse Tynam con tono semplice ed un’alzata di spalle.

Deaton intercettando il mio sguardo irritato si intromise nella discussione.

-Comunque per quanto riguarda l’incanto è quasi tutto pronto, sto cercando di far arrivare una fornitura di cardi raccolti appositamente in Scozia, ma sta diventando più difficile del previsto.- spiegò.

-Mancherebbe solo quello?- chiesi stupito.

-Direi di si- Deaton si voltò verso un punto impreciso alla sua sinistra come se stesse guardando dove aveva riunito i dettagli per l’incantesimo.

-Peccato- aggiunsi sospirando.

-Peccato cosa Stiles?- mi chiese Tynam

Aggrottai la fronte – Beh per i cardi. Sarebbe davvero una presa in giro se trovassimo la formula giusta e ci mancassero solo i fiori adatti.-

-Ma i cardi li abbiamo sotto mano- rispose Tynam inclinando di poco la testa ed osservandomi.

-Tu li hai ?- chiesi speranzoso.

-No- rispose secco. Mi osservò un altro po’ e socchiuse gli occhi – davvero non te ne sei reso conto?-

-Reso conto di cosa?- non ci capivo più nulla.

-Chi sei tu?- la domanda era alquanto inquietante.

-Stiles- risposi senza comprendere.

-Chi sei tu?- questa volta il druido pose la domanda con tono più deciso e finalmente capii.

-Sono Uilleam Stilinki, discendente di Murdo McElliot proveniente dalla…- mentre parlavo la mia mente fu invasa da piccoli ricordi, rividi le discussioni svolte nei giorni precedenti andando a ritroso, vidi tutti i piccoli dettagli della nostra vita che pensiamo ci sfuggano ma rimangono impressi nella corteccia celebrale finché fu un ricordo specifico a fermare la mia mente - …Scozia- aggiunsi vedendo nella mia mente nonna Mairi regalare ad un piccolo Stiles un vaso con coperchio, assicurandosi che capissi l’importanza che aveva per lei che mantenessi quel regalo intatto in quanto secondo le sue credenze portava fortuna.

-Il vaso di mia nonna- sussurrai – il vaso in cui lei ..- mi portai una mano alla tempia cercando di ricordare cosa avesse detto esattamente. – È importante piccolo mio, qui dentro ci sono dei Cardi blu che ho raccolto appositamente per te niente popodimeno che in Scozia. Tienili in casa, ti porteranno fortuna- spostai lo sguardo sbarrato sul druido e ripetei quello che avevo ricordato – I cardi blu, sono sempre stati in casa mia! Nonna me li aveva regalati come porta fortuna!-

-Sai dove sono vero?- mi chiese guardingo Jackson

-Nella teca di vetro che mia madre ha fatto costruire appositamente- risposi.

-Quella sopra il mobile prima delle scale?- chiese il mio beta incuriosito.

-Proprio quello- gli sorrisi felice. Il mio sorriso si fece ancora più grande quando vidi Jackson rispondermi con un sorriso stupendamente contento.

Isaac fu il primo a muoversi ci raggiunse velocemente e dopo avermi dato una semplice pacca sulla spalla e un sorriso caloroso si perse a parlare con il suo compagno di allenamenti.

Guardandoli potevo benissimo vedere quanto entrambi fossero attirati l’uno dall’altro.

Jackson mi lanciò uno sguardo di sfuggita come a chiedermi cosa fare. Alzai un sopracciglio sarcastico, avrei dovuto diglielo io? Era lui il modello rubacuori ora doveva arrangiarsi e portarsi la pedina nera sulla parte bianca della scacchiera.

-Beh direi di andare a recuperare i fiori allora- concluse Deaton.

Sorridendo come un cretino mi girai verso sinistra trovandomi fianco a fianco con Derek, senza pensarci sollevai la mano destra per fare un batti cinque. Stupendomi Derek rispose battendo la sua mano contro la mia, il che fece accrescere soltanto il mio sorriso. L’alfa scuotendo la testa mi prese per le spalle e mi diede una leggera spinta verso la porta – Vedi di andare, idiota- disse con voce divertita.

Forse era arrivato il momento in cui tutti i pezzi della scacchiera avrebbero davvero lavorato insieme.

 

24 Ottobre 2013

-È oggi- sussurrai guardando fuori dalla finestra. Quella mattina mi ero alzato in trepidazione, Deaton e Tynam, dopo essersi uniti nella preparazione, avevano promesso che la formula sarebbe stata pronta per quel giorno. Io e Jackson saremmo diventati un branco a tutti gli effetti.

-A me non fa poi molta differenza- mi sorprese una voce alle mie spalle. Sull’uscio della camera il beta mi guardava sorridendo tranquillo.

-Davvero?- chiesi curioso.

-Anche senza questo incantesimo io sono già un tuo beta.-

-Come fai a dire che non cambierà ancora dopo l’incantesimo?- domandai stupito dalla sua sicurezza.

-Ho sentito già la differenza da quando mi hai morso, ma la sicurezza l’ho avuta martedì scorso-

-Martedì era il 19….quando c’era la luna piena- mormorai senza capire.

-Esattamente- disse Jackson entrando in camera e sedendosi sul mio letto. – La trasformazione questa volta è stato qualcosa di nuovo e straordinario. Mi sono sentito preda degli istinti ma allo stesso tempo avevo la mente perfettamente lucida e in grado di capire cosa era bene e cosa no. Ho potuto sfruttare i miei sensi al massimo della forza senza venire distratto da piccoli pensieri animali o rabbiosi e sopra a tutto, c’eri Tu. Potevo percepire in modo più che chiaro che eri il mio alfa, riuscivo a sentire e capire dove eri in modo perfetto anche senza vederti. È stata un esperienza travolgente, ma soprattutto sfiancante– rise scuotendo un poco la testa – per quello me ne sono andato subito dopo che è finito l’influsso della luna. Non vedevo l’ora di stendermi a dormire- spiegò

-Pensavo fossi stanco per via di aver dovuto lottare contro l’istinto mannaro. Per via della trasformazione- dissi stupito.

-È così, ma non nel modo che intendi tu- Jackson si alzò dal letto e si avvicinò alla porta – è stato semplicemente nuovo e incredibile per me. Non ho retto, proprio come un novellino- detto questo il beta si allontanò tornando nella propria stanza lasciandomi a finire i preparativi per la giornata.

Oggi a scuola sarebbe stata davvero dura prestare attenzione quando, sapevo benissimo cosa mi attendeva a fine giornata. Se non avessi come padre lo sceriffo assaggerei l’idea di restare a casa e bigiare le lezioni, ma questo non è possibile come rimarcò la voce di papà che mi chiamava per la colazione.

 





Antro di Bad:

Ciao a tutti :) Ho aggiornato la storia oggi perchè non sono sicura di riuscirlo a fare domani.
In questo capitolo Stiles affronta Derek dando finalmente voce ai dubbi che lo assalgono, si vedono i gemelli diventare parte integrante del gruppo e spunta un nuovo personaggio.
Tynam è una mia piccola creazione e sinceramente mi terrorizza un po', temo di averlo fatto "fuori schema" quando invece volevo che fosse una pennellata uniforme nel quadro della storia., mentre mettevo per i scritto i punti principali della storia ho sottolineato il fatto di volere un druido "personalizzato" per Stiles in quanto Deaton non mi piace troppo, mi sembra che nasconda un po' troppi segreti, ed ho lasciato che la mia antipatia si vedesse un po' nella storia ma senza esagerare.
Spero che questo capitolo vi piaccia, io ho amato scrivere ognuno dei capitoli che pubblicherò.
Ringrazio tutte le persone che leggono e seguono la storia ed in particolare ringrazio My heart seeks love per le sue puntuali recensioni :)
Vi aspetto al prossimo capitolo
Un bacio
Badluna

ps: ho scritto una Oneshot incentrata su Stiles che è ancora in fase di correzzione, spero di riuscire a pubblicarla presto. Ve la segnalerò qui nei commenti appena la inserisco :)

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Capitolo 6
*** Capitolo Sei ***


Il Vecchio Continente

di Badluna







24 Ottobre 2013 16.45 circa

-Bene ragazzi – disse Deaton –Noi siamo pronti- lanciò uno sguardo a Tynam che prese la parola.

-Il processo è molto semplice, abbiamo imbevuto questa corda – il druido mostrò una corda lunga tra il metro o due – del liquido ottenuto mischiando i vari ingredienti per l’incantesimo di protezione, ottenendo una versione anche in grado di spezzare un legame ed unendo ad esso il cardo l’incanto, dovrebbe protrarre i suoi effetti cedendo il beta ad nuovo protettore-

-Il cardo fa da collante- dissi guardandolo con un sorrisino.

-Esattamente- rispose Deaton – Quello che dovete fare ora è un atto molto potente nella sua semplicità. Prendendo un capo per uno dovete cominciare ad annodare la corda andando in ordine, prima Stiles e poi Jackson, così dicendo finché non avrete 4 nodi per parte. L’ultimo nodo, il nono, dovrete farlo insieme.-

-Sembra troppo semplice- affermò Jackson.

-In realtà lo è. Ma c’è un ulteriore dettaglio, ad ogni nodo dovrete dare un nome. Perché il nuovo legame funzioni dovranno essere in celtico, il significato di essi sono in un certo senso prestabiliti, ma li abbiamo adattati a voi più che potevamo. Ora ve li elencherò spiegandovi il significato e facendovi sentire la pronuncia, non è un dettaglio basilare ma meglio li dite più possibilità di riuscita abbiamo. Una volta pronti io e Deaton terremo dei fogli con i nomi scritti in modo che possiate leggerli.-

-Nonostante sembri una formula davvero semplice non sappiamo cosa potrebbe accadere una volta costruito il legame. Dunque qualsiasi cosa succeda non fate gli incoscienti e non cercate di fare qualcosa di estremamente stupido. Capito?-disse serio Deaton.

-Capito- rispondemmo in coro io e Jackson.

-I nomi sono i seguenti, Jackson: Marrec –Cavagliere, Kado - Battaglia , Gwyneth-Felicità e Enid-Vita. Stiles: Ryol-Reale, Briec-Elevato, Tanet-Fuoco e Nudd-protettore. I primi due di entrambi sono i nomi che l’incanto dovrà seguire, con le parole Marrec e Kado segniamo Jackson come beta e parte di un branco, con Ryol e Briec invece marchiamo Uilleam come Alfa. La parola che dovrete pronunciare insieme è: Blez che significa Lupo!- Tynam ci guardò cercando sui nostri volti il segnale che avevamo compreso.

-Bene- disse spostandosi alla mia destra –iniziamo-

Deaton mi porse un capo della corda per poi dare l’altro al biondo.

Quando anche il druido di colore si fu posizionato di fianco al beta Tynam mi rivolse la parola –Inizi tu Stiles-

Aspettandomi qualcosa di appariscente come segnale tentennai un attimo indeciso.

-Devi solo iniziare a fare il nodo, una volta ben stretto pronunci il nome. Lo scintillio che ti aspetti arriverà una volta concluso il legame.-

Annuii silenzioso e cominciai a formare il primo nodo, feci un cerchio con la corda e passai il capo in mezzo ad esso, quando fuoriuscì verso di me tirai le estremità pronunciando il primo nome – Ryol-

Deaton fece un cenno a Jackson il quale imitò i miei movimenti articolando un altro nome – Marrec-

I nodi si susseguirono in fila, con solo le voci mie e di Jackson a scandire il tempo.

-Briec-

-Kado-

-Tanet-

-Gwyneth-

-Nudd-

-Enid-

Arrivati al nono nodo mi apprestai a fare per la quinta volta un circolo con la corda ormai più che dimezzata di lunghezza, tenetti ferma la fune mentre Jackson faceva passare il capo annodato in mezzo perimetro. Prendemmo un capo a testa e fissandoci negli occhi  pronunciammo l’ultimo nome tirando la corda –Blez!-

Subito dopo aver pronunciato la parola divenni cieco. I miei occhi non vedevano più nulla, ne Jackson ne Tynam o Deaton. Tutto ciò che riuscivo a percepire era una forte luce ed un bianco che non aveva fine.

Correvo in pascoli sconfinati, le montagne mi circondavano e davano un senso di protezione, tra di esse vi era quello che credevo fosse un lago. Mi avvicinai assetato con l’intento di bere un po’ d’acqua ma quando vi intinsi la lingua mi ritrassi velocemente. Era salata! Quello non era un lago ma bensì il mare! Mi voltai cercando di capire dove mi trovassi, ricominciai a correre percorrendo distanze indecifrabili, potevo aver corso per metri o chilometri, le misure erano labili per me. Corsi costeggiando il mare ed attraversando una cittadina a cui seppi dare un nome solo in seguito leggendo il cartello segnaletico. Fort Williams…mi diceva qualcosa ma non riuscivo a collegare in che Stato mi trovassi…non potevo essermi allontanato più di tanto da casa…I giorni si alternavano senza che mi fermassi, il sole e la luna si inseguivano senza mai toccarsi dritti davanti a me. Mi fermai dopo un tempo indefinito, osservai il lago davanti a me, dopo averne incontrati altri durante il viaggio ora sapevo distinguere la differenza tra i due, ma per la grandezza di esso tentennai, credendo di trovarmi davanti un’ulteriore pezzo di mare. Voltandomi per proseguire la corsa vidi di sfuggita un ombra nera nascondersi in lontananza. Rimasi qualche minuto in attesa pronto ad agire, ma ben presto mi stancai e continuai a correre senza degnare di ulteriori attenzioni la presenza. I miei dubbi furono chiariti quando correndo sul tracciato che mi portava al lago mi imbattei in un edificio su cui vi era un’insegna non trascurabile: “Loch Ness Museum”. Merda, altro che nazione degli Stati Uniti….mi trovavo in Scozia!

-Stiles. Stiles!- spalancai gli occhi seguendo la voce che mi chiamava.

Sopra di me troneggiava il viso di Tynam teso e preoccupato, ruotai gli occhi cercando di ricordare dove mi trovavo e cosa stavo facendo.

-Che cosa è successo?- chiesi con voce impastata, in bocca avevo lo stesso sapore che riscoprivo ogni mattina dopo una bella dormita.

-Tu e Jackson siete svenuti subito dopo aver concluso il legame. Una forte luce è scaturita dalla corda e ci ha resi ciechi per un momento, quando siamo riusciti ad aprire nuovamente gli occhi  voi eravate stesi a terra incoscienti- mi spiegò mentre il suo volto tornava man mano sempre più sollevato.

-Ho fatto uno strano sogno- Tynam mi aiutò ad alzare almeno il busto, così da ritrovarmi seduto con la schiena appoggiata a lui – correvo nella mia forma mannara in una distesa di verde…- vidi Deaton che si muoveva con Jackson facendo di riflesso gli stessi movimenti miei e del druido scozzese.

-Ho fatto anch’io lo stesso sogno, ti seguivo tra le montagne e il mare- disse Jackson.

-Eri tu allora quello che ho visto!- affermai spalancando gli occhi per la sorpresa di non aver riconosciuto il mio beta.

-Si non mi sono avvicinato troppo perché nel sogno temevo la tua figura- spiegò – quando mi sono deciso a fermarti il sogno si è interrotto. Non ho nemmeno capito dove fossimo- continuò

-Eravamo in Scozia. L’ultimo lago a cui siamo stati era quello di Loch Ness- mormorai.

-Cosa? Perché abbiamo sognato di essere li?- domandò Jackson.

-Non ne ho idea ragazzi, è probabile che l’incantesimo abbia stimolato il vostro inconscio collegandovi in un sogno e che la presenza del cardo abbia influito sul luogo- tentò di trovare una spiegazione Deaton.

Tynam alle mie spalle annuì silenzioso – Quanto siamo stati addormentati?- chiesi strofinandomi una mano sulla tempia.

-Qualche minuto. Il tempo di riprenderci e di valutare il modo migliore di agire- mi rispose Nudd.

-Solo qualche minuto? A me erano parse ore…- dissi.

-Giorni- sussurrò concludendo per me Jackson.

Fissai il mio sguardo nel suo, aveva un espressione stravolta ma allo stesso tempo rilassata. Abbassai lo sguardo quando la mia mano destra ebbe uno spasmo, la trovai aggrappata saldamente alla corda annodata, era probabile che durante il momento di incoscienza avessi stretto l’arto e che ora il muscolo chiedesse clemenza. Vedere l’oggetto inanimato lasciato per terra mi fece tornare in mente il particolare più importante di tutta la vicenda. Ce l’avevamo fatta.

Tornai a guardare Jackson con un sorriso enorme che vidi essere ricambiato dopo un momento di tentennamento.

Ci eravamo riusciti, ora eravamo realmente collegati. Un alfa ed il proprio beta.

 

 

26 Ottobre 2013

Passeggiavo tranquillo per le vie del centro di Beacon Hills, non mi era mai accaduto di potermi prendere un momento per me, ero passato spesso per quelle strade alla ricerca di soluzioni per situazioni critiche o per qualche regalo di compleanno per Lydia.

Sorrisi, beh certamente era grazie al fatto che non mi preoccupavo più di cercarle regali costosi che la mia idea avrebbe avuto buon esito. Con i soldi risparmiati, evitando regali ridicoli, avrei potuto comprare ciò che da qualche tempo mi frullava in mente.

Mi avvicinai alla gioielleria dove avevo comprato poche volte alcuni accessori e varcai la soglia, appena misi piede nel negozio uno scampanellio mi accolse.

La commessa era impegnata con un altro cliente così potei avvicinarmi tranquillamente alle vetrine cercando qualcosa che assomigliasse a quello che cercavo.

-Buon giorno- mi salutò una voce cordiale.

Alzai lo sguardo guardando avvicinarmisi un altro commesso dall’aria simpatica.

-Salve- sorrisi gentile.

-Posso aiutarla?- chiese con professionalità

-Sì, volevo fare dei regali a degli

amici- risposi.

-Ha già qualche idea?-

-Pensavo a delle collane con un ciondolo specifico. Ma non vorrei delle catenelle preferirei dei  girocolli in plastica o finta pelle -

-Certo, di plastica non ne abbiamo potremmo sempre ordinarli se li vuole, ma di collane in finta pelle ne abbiamo di diverse misure- disse indicando una teca alla mia sinistra.

In essa vi erano diverse misure di girocollo, da quelli finissimi a quelli spessi almeno un centimetro.

-Vorrei qualcosa che non distogliesse l’attenzione dal ciondolo, non deve essere troppo grande, ma che sia comunque resistente- spiegai.

-Per le sue esigenze questo è il migliore- disse il commesso sollevando un modello specifico – non è troppo spesso ma ha una buona durata –

Annuii osservando la collana – Questo va bene. Che tipo di ciondoli avete?- domandai

-Abbiamo diversi modelli, da quelli a forma di lettere a quelli di animali ed abbiamo ricevuto da poco una fornitura di ciondoli che riproducono segni di varie religione, ultimamente sembrano andare di moda- affermò il commesso indicando una teca alle mie spalle.

Mi spostai verso di essa venendo subito raggiunto dal ragazzo che mi stava servendo.

Scartai a priori i ciondoli con i nomi e le lettere per concentrarmi su quelli a forma animale.

-Io avevo in mente quattro ciondoli a forma di animale: Serpente, Orso, Lince e Lupo- dissi senza alzare lo sguardo.

-Oh il serpente e la lince non sono forme tipiche ma possiamo sempre farle arrivare, il produttore da cui ci riforniamo fa anche monili su richiesta-

- E senza aumenti di prezzo – specificò quando alzai lo sguardo sorpreso.

- Se si può fare mi piacerebbe ordinarli- dissi annuendo, se il prezzo non cambiava rientravo benissimo nel mio Budget. Stavo per spostarmi verso la teca dei bracciali quando il mio occhio cadde su un monile a forma celtica: Un triscele.

-Prendo anche questo- dissi sovra pensiero.

Il commesso adempì alla mia richiesta mettendo da parte anche l’ultimo monile che avevo indicato. Mi avvicinai ai bracciali ed li osservai con sguardo critico.

I vari modelli non erano male, ma non mi piacevano molto. Alla fine scelsi per un bracciale in pelle spesso almeno tre centimetri su cui chiesi se si potevano aggiungere gli stessi animali scelti, più uno a forma di volpe, come ciondoli ma in versione borchia piatta.

Il commesso sorrise, probabilmente felice di avere un cliente con la sindrome da mani bucate o forse per la mia scelta.

-Dunque riassumendo desidera cinque collane di corda, cinque ciondoli a forma di: Serpente, Orso, Lince, Lupo e Triscele. Un bracciale con le stesse forme animali e una volpe borchiate?- chiese elencando.

-Sì, tranne le collane, sono quattro. Il Lupo sarebbe da attaccare ad un collare…non so se voi servite anche questo- dissi ricevendo in cambio uno sguardo stranito.

-È per il mio cane, ci sono molto affezionato- chiarii vedendo la sua espressione.

-Certo, non abbiamo collari in negozio ma, come ho detto prima, possiamo chiedere al fornitore di costruircene uno-

-Facendo l’ordine oggi stesso quando dovrebbe arrivare la fornitura?- chiesi con tono pratico.

-Normalmente in questo periodo non ci sono troppe richieste, sa la calma prima della tempesta- disse ma vedendo la mia espressione confusa chiarì – A natale riceviamo almeno cinque ordinazioni al giorno, ognuno vuole apportare la propria modifica al regalo e se non possiamo farlo noi dobbiamo chiedere al fornitore di aggiungere la variazione-

-Oh si certo, scusi è che mi sono completamente dimenticato di Natale- dissi alzano le spalle.

-Non è uno che celebra le feste?- mi chiese incuriosito.

-No è che da qualche mese a questa parte sinceramente non me ne importa più niente. Ho ridimensionato le mie priorità- spiegai con un sorriso leggero.

-Certo scusi l’indiscrezione- si scusò il commesso

-Non si preoccupi- risposi tranquillo, era bello parlare di argomenti comuni come le festività, la sua curiosità non mi aveva dato per niente fastidio.

-Le faccio subito l’ordine per i pezzi mancanti. Gli altri articoli li vuole già ritirare o preferisce che glie li tenga da parte?-

-Sarebbe molto gentile se me li tenesse da parte sino alla consegna- risposi –non vorrei che i regali saltassero fuori al momento sbagliato, ho degli amici a cui è difficile mentire- spiegai.

Sorrise rispondendo alle mie parole –Mi lascia il suo numero di telefono? La contatterò appena sarà tutto pronto-

Gli elencai le cifre corrispondenti alla mia Sim e dopo aver lasciato qualche altro dato mi congedai.

-Grazie per aver scelto il nostro negozio. Le auguro un ottima giornata- mi salutò il commesso.

-Grazie ed altrettanto- risposi uscendo dall’edificio.

L’aria fresca autunnale mi colse con piccole fitte sulle mani e sul viso, sfregai i palmi insieme e li portai al volto soffiandoci aria calda che si infranse sul volto.

Alzai gli occhi al cielo osservando il blu limpido stagliarsi sopra di me calmo ed indisturbato.

L’inverno stava arrivando.

 

29 Ottobre 2013 17.30

Quel giorno ero stato molto silenzioso, avevo  partecipato alle lezioni il minimo possibile, parlando solamente quando la maestra o i compagni mi interpellavano. Ero rimasto tutto il giorno nei miei pensieri.

Scott probabilmente aveva capito dopo il secondo tentativo, che fosse meglio evitare di starmi troppo con il fiato sul collo, anche i gemelli mi avevano lasciato abbastanza in pace, l’unico con cui avevo parlato un attimo era stato Jackson ma anche con lui non mi sono lasciato troppo andare alla loquacità.

Visto il mio umore strano e l’assenza di papà che era al lavoro mi ero messo a tagliare l’erba del giardino, era una cosa che facevo raramente visto che se ne occupava sempre papà, diceva che lo rilassava.

Quando sono arrivato a casa passando nel vialetto mi sono ricordato le sue parole e ho deciso che avrei tentato di rilassarmi falciando il prato.

Dopo aver finito la parte che si trovava davanti alla casa mi sono spostato in quella posteriore, la musica che filtrava dalle cuffiette mi riparava dal rumore del tagliaerba e allo stesso tempo mi liberava dai miei pensieri.

Fu così che mi trovò Derek, nonostante le cuffiette mi accorsi del suo arrivo a tre metri di distanza e sorpreso della sua presenza spensi entrambi gli oggetti elettrici.

-Derek, come mai qui?- chiesi non troppo stupito, negli ultimi giorni ci eravamo avvicinati abbastanza, grazie agli allenamenti ed alla fiducia reciproca che aumentava.

-Scott e Tynam mi hanno riferito che oggi non eri molto presente- disse – Erano preoccupati e mi hanno mandato a parlarti-

Sbuffai, ora oltre a Scott avevo anche il druido che mi teneva d’occhio. Sapevo benissimo che da quando aveva cominciato a lavorare come supplente di storia a scuola, la precedente maestra si era misteriosamente data ad un anno sabatico, sarei stato maggiormente sorvegliato.

-Non c’è niente che non va- dissi con tono piatto.

-A me sembra che tu sia fin troppo silenzioso per stare bene- mi lanciò un occhiataccia.

-Sto bene- mentii ancora.

-Non raccontarmi bugie. Non mentire con me- mi lanciò un avvertimento.

Indurii lo sguardo per niente contento del suo tono, ma dovetti arrendermi alla frase seguente.

-Dimmelo…..per favore- le ultime due parole gli uscirono meno dolcemente dal tono usato all’ inizio della frase ma mi convinse lo stesso.

-Tynam mi ha detto di aver trovato delle informazioni sul Black Dog che ha morso Murdo- iniziai.

Derek rimase fermo a fissarmi, ritornando ad essere mister monosillabi, sospirai e continuai a spiegare.

-Ha detto che il suo maestro aveva un registro con i nomi e l’età dei Black Dog presenti in Gran Bretagna. A quanto pare non erano molti. Tre nazioni minacciate da una piccola famiglia mistica, mi ha spiegato che i Black possono avere solo due cuccioli, normalmente maschio e femmina, che una volta morti i genitori si riproducono tra di loro creando altri due cuccioli e via dicendo.-

-Non male- affermò Derek, avrei scommesso che stava pensando al potere che dovevano avere i Cani mistici.

-Confrontando il registro dei Black Dog e le informazioni che si hanno sul periodo in cui McElliot è stato morso ha capito quale della famiglia lo ha attaccato.- feci una piccola pausa e abbassando lo sguardo ad un mucchio di erba tagliata posta alla destra dei miei piedi svelai l’ultimo pezzo della mia notizia –È stata la Madre a morderlo-

Rimanemmo un attimo in silenzio, poi Derek parlò – E allora? Quale è il problema?- chiese.

Alzai gli occhi al cielo – Il problema è che sono un lupo mannaro MASCHIO con DNA di Black Dog FEMMINA. Questo implica che oltre essere attirato sia dalle ragazze che dai ragazzi, il che non è un problema in se- mi fermai un attimo notando una strana luce passare negli occhi di Derek, ma non dandoci troppa attenzione continuai a spiegare –sarò anche attratto istintivamente da una persona, e difficilmente riuscirò a combattere quell’attrazione- ora l’espressione che fece l’alfa la potei notare benissimo, era una specie di smorfia non sapevo se di disgusto o altro.

Ci fu un’ulteriore momento di silenzio che venne nuovamente interrotto da Derek –Ma dunque….ti ritroverai inseguito dagli animali in calore in quel periodo dell’anno?- chiese con un sorriso malandrino.

-Derek!- urlai tirandogli un cazzotto sulla spalla sconvolto dalle sue parole ma ancor di più dal suo sorriso.

Cavolo, era semplicemente stupendo.

  

31 Ottobre 2013

Mi trovavo nel bosco, immerso nella natura, steso a terra con le braccia sotto la testa cercando di rilassarmi.

Nonostante non sembrasse ero abbastanza nervoso, lanciai un occhiata veloce allo zaino appoggiato ad un sasso lontano qualche passo da me. Mercoledì sera ero stato contattato dal commesso del negozio di gioielleria, il quale mi comunicava che gli articoli erano arrivati. Così il giorno prima ero passato velocemente in negozio dopo la scuola a ritirare il tutto, uscendo dal negozio mi sentii estremamente leggero, forse anche grazie al peso dimezzato del mio borsellino.

Quella mattina avevo chiesto a Jackson a colazione e ai gemelli a lezione, di raggiungermi dopo la scuola nel bosco, sapendo che avrebbero rintracciato subito il mio odore.

Black stava trotterellando intorno a me annusando le varie tracce degli animali e giocando a rincorrere le ombre, quando venni raggiunto da Jackson il lupo aveva deciso proprio in quel momento che io ero un gioco migliore e si era letteralmente gettato su di me, dritto sulla pancia.

-Ouf!- gemetti facendo scoppiare a ridere il beta.

Dopo un minuto ci raggiunsero anche i gemelli e si ritrovarono davanti la scena di me sdraiato con addosso Black, bello e disteso in tutta la sua –ancora piccola per fortuna- lunghezza, e Jackson piegato in due a ridere a qualche metro di lontananza.

A Ethan sfuggì un sorriso mentre si accomodava, sedendosi sul fogliame, a pochi passi di distanza da Jackson, subito seguito dal fratello che mi osservava con un sopracciglio inarcato.

-Abbiamo sentito uno strano gemito qualche minuto fa- disse con tono incuriosito Aiden.

Sbuffai divertito –A quanto pare Black ha deciso di allenarsi nei tuffi a bomba fuori stagione- risposi accarezzando il muso del lupo sopra di me.

I due lupi ridacchiarono leggermente mentre il mio beta si calmava lentamente, gli occhi pieni di lacrime e la cassa toracica scossa dalle risate.

-Stavo per morire dal ridere- tossì tra gli echi di risate che ancora aveva sul volto.

-Immagino, mi spiace di essermi perso la scena- disse in tono divertito Ethan.

Alzai gli occhi al cielo alle prese in giro e tentai di spostare Black alla mia sinistra, senza fargli male. Quando finalmente riuscii a sgusciare via dalla sua presa mi trovai con otto paia di occhi ad osservarmi.

-Allora….per cosa siamo stati riuniti qui?-chiese Aiden – spero fosse importante oggi dovevo vedermi con Lydia e non gli è piaciuta la motivazione: “Stiles deve parlarci”- aggiunse.

-È per un buon motivo- “o almeno lo è per me” pensai.

Rimasi un attimo in piedi senza muovere passo, bilanciando il peso del corpo da un piede all’altro, cominciando ad essere più nervoso. Quando anche Black si mise seduto, probabilmente sentendo la mia irrequietezza, decisi che era il momento di agire.

Mi allontanai dai ragazzi per raggiungere lo zaino abbandonato sul sasso, lo sollevai facendo attenzione che non si fosse aperta la cerniera e tornai sui miei passi.

Quando fui nuovamente di fronte ai miei amici mi sedetti, stare in piedi davanti a loro mi metteva angoscia, a gambe incrociate poggiando la borsa su di esse.

Feci scorrere lentamente la cerniera, aprendola. Alzai velocemente lo sguardo sui giovani davanti a me poi infilai la mano destra dentro la borsa. Con le dita cercai i pacchetti che avevo infilato appena tornato a casa e ne estrassi uno.

Il primo pacchetto era blu, la carta non era decorata avevo preferito un semplice color pastello tinta unita a frivoli carte da regalo che avrebbero reso il dono ridicolo, e sorridendo lo porsi ad Ethan.

Il ragazzo ci mise qualche secondo prima di allungare le braccia per raccogliere il pacchetto, il suo sguardo era estremamente sorpreso, esattamente come lo erano quelli di Jackson ed Aiden a cui porsi in seguito un pacchetto verde ed uno rosso.

Una volta consegnati i loro estrassi due ulteriori pacchetti, uno viola ed uno arancione che posizionai davanti a Black e me.

-Stiles cosa sono questi?- chiese Aiden con voce incredula.

-Sono dei regali- risposi portandomi una mano a tormentare la nuova collana che mi adornava il collo, il ciondolo in argento era ormai caldo, riscaldato dalla temperatura del mio corpo.

-Ma- tentò di dire Jackson prima che lo interrompessi.

-Apriteli e basta, okay?-

I ragazzi mi lanciarono un ultima occhiata stranita prima di concentrarsi sui propri pacchetti, vedendoli presi mi allungai fino a raggiungere il pacchetto di Black, a cui sorrisi teso, con dita percosse da scosse elettriche gli aprii il pacchetto rivelando il collare con il ciondolo in oro a forma di lupo.

Black abbassò il muso per annusare il nuovo oggetto ed io spostai la mia attenzione sui ragazzi, li trovai con i pacchetti aperti e i nuovi accessori nelle mani aperte.

-Stiles questi- cominciò Ethan

-Siete voi- continuai io per lui –ho scelto un animale che simboleggia un totem celtico per ognuno di voi.-

-Serpente?- mi chiese con tono incerto Jackson. Sapevo che stava pensando alla forma del Kanima e sorrisi per rassicurarlo.

-Sì, nella religione celtica il serpente viene associato alla saggezza, alla reincarnazione e alla scaltrezza. È un simbolo di vita: abbondanza, trasformazione, morte e rinascita. I druidi li convocavano per un forte cambiamento della vita- spiegai.

-Beh gli si addice su molti punti- commentò Aiden.

Spostai lo sguardo su di lui ed elencai anche il significato del suo totem.

-L’orso è un animale dalla forte resistenza fisica e mentale ed è molto potente in ogni attacco, in cui mette molta forza. Simboleggia l’armonia e l’equilibrio, un secondo punto di vista lo denota anche per la sua ferocia e impulsività negli attacchi- elencai.

Vidi più che chiaramente Ethan trattenere una risata, probabilmente concorde con la mia scelta.

-La Lince invece si dice che sia la custode dei segreti, contribuisce allo sviluppo delle facoltà psichiche ed aiuta nelle pratiche divinatorie. A volte simboleggia la necessità di esaminare se stessi nel profondo, per portare alla luce talenti nascosti. Direi che forse della Divinazione non ce ne facciamo molto, ma la seconda opzione è quella su cui punto tutto- sorrisi.

Ethan mi sorrise radioso –E gli altri due pacchetti cosa erano?- chiese Jackson, quando mi voltai verso di lui vidi capeggiare sul suo collo il mio dono, posizionato con orgoglio e trionfo sopra la maglia.

Feci un sorriso smagliante e risposi – Il pacchetto viola è per Black- mi girai trovando il lupo ancora intento ad osservare il regalo, sollevai il collare e con delicatezza e calma, visti i movimenti dell’animale, lo allacciai al suo collo. – un collare con il totem del lupo, mi sembrava appropriato- dissi divertito.

-Invece il pacchetto arancio è per me- acchiappai il pacchetto e lo aprii con mosse veloci e mirate, scoprendo il bracciale su cui erano stati borchiati gli stessi monili in oro, i ciondoli del mio branco.

Lo sollevai mostrandolo agli altri – Voi siete tutti qui, con me- sorrisi emozionato dal mio stesso pensiero.

-La volpe sei tu?- chiese Aiden indicando il quinto monile.

-Sì- risposi d’un tratto timido.

-Che cosa simboleggia?- chiese Jackson interessato.

-Nella tradizione celtica rappresenta la scaltrezza e la capacità di far perdere le proprie tracce- alle ultime parole il mio sguardo si puntò sugli alberi attorno a noi e allontanai i pensieri, non avevo una bel ricordo legato a quel significato – permette di vedere le motivazioni e i movimenti degli altri pur rimanendo inosservati-

-Non mi piace molto- disse Jackson con una strana espressione, quasi come se avesse capito i miei pensieri.

-Perché lo hai scelto?- chiese Ethan.

-Penso che mi si addica- sollevai le spalle.

-A me non pare proprio- la voce di Jackson pareva arrabbiata.

Voltai lo sguardo verso Aiden, l’unico che non aveva parlato e che aveva tutta l’aria di non averci capito nulla al contrario del fratello che ora mi guardava con sguardo serio.

-Siamo un branco Stiles!- disse- Nessuno ti lascerà più indietro- affermò sicuro di se.

Mi allacciai il bracciale al polso sinistro facendo un minuscolo sorriso. Scoppiai a ridere quando Aiden, che ancora non aveva capito di cosa stessimo parlando disse – Beh questo mi pareva ovvio-

Guardai in volto i miei amici e notai perfettamente Jackson alzare gli occhi al cielo prima di acchiapparmi per le spalle e strofinare le sue nocche sul mio capo.

Black mi leccò il viso e finalmente il beta mi lasciò andare, quando tornai seduto decentemente avevo un assoluta espressione da stupido.

Mi sentivo pieno di energia, ma cosa più importante, ero estremamente felice.

02 Novembre 2013

Gli allenamenti stavano continuando da alcune ore, avevamo fatto qualche pausa e ci eravamo fermati per pranzo ma nonostante la stanchezza cominciasse a farsi sentire eravamo troppo pieni di adrenalina per fermarci.

-Cos’è questo?- chiese Derek durante la pausa.

Ingoiai il sorso di acqua che avevo in bocca e risposi con un lieve sorriso –Rappresenta il branco, ogni animale è uno di noi.-

L’alfa indicò la figura del lupo in una muta domanda –Quello è per Black- risposi sollevando lo sguardo per cercare il lupo, che ritrovai steso sul portico di casa Hale tranquillamente addormentato.

Derek continuò ad indicare i monili uno ad uno. Indicò il serpente –Jackson- poi la Lince –Ethan- la volpe –Io- e l’orso –Aiden- risposi sorridendogli.

-Lo hai fatto tu?- chiese assorto.

-Li ho fatti fare, il bracciale che le collane che hanno i ragazzi- risposi

-Posso?- chiese prendendomi il braccio per poter osservare meglio l’accessorio.

Annuendo mi inclinai in avanti con il busto per semplificare i movimenti ma prima che me ne accorgessi la collana con il triscele sfuggì alla presa della maglietta.

Il movimento o il riflesso del sole attirarono l’attenzione di Derek su di essa e in pochi secondi mi trovai due penetranti occhi verdi puntati sul collo, più precisamente sul simbolo celtico che portavo legato ad esso.

“Merda!” pensai.

L’alfa portò una mano ad accarezzare il monile –Cos’è?- chiese stupito.

-Una collana- risposi cercando di fare il furbo.

Derek alzò il sopracciglio in evidente disappunto e mi piantò gli occhi addosso finché non mi decisi a rispondere.

-Un Triscele- dissi.

-Perché proprio il Triscele?- domandò con uno sguardo stranamente espressivo.

Evitai i suoi occhi, non volevo rispondere che vedendolo nella teca del negozio non ero riuscito a resistere alla tentazione di acquistarlo, nonostante sapessi che ci fossero più motivi per cui lo volevo.

Per me il simbolo celtico aveva tre significati: La vita normale che avevo prima, il morso che mi aveva trasformato ed il branco che mi ero creato. La nascita, la vita e la morte. Ed infine…il triscele per me era uno dei segni distintivi, qualcosa che al primo colpo d’occhio mi ricordava lui…esattamente come era accaduto nella gioielleria.

Derek fece per insistere quando qualcosa attirò l’attenzione di tutti i lupi sugli alberi di fronte a casa Hale.

Deucalion e Kalì ci osservavano da lontano, con due ghigni malvagi in volto.

Il momento della verità era arrivato.





Antro di Bad:

Ciao a tutti :) Siamo finalmente arrivati al momento clou della storia ma, essendo io un po' cattivella, vi farò aspettare fino alla prossima settimana per sapere come andranno a finire le cose :) 

In questo capitolo finalmente Stiles e Jackson diventano parte di un unico branco, senza più muri invisibili a dividerli. Derek comincia a rilassarsi e a fidarsi delle persone che lo circondano e si avvicina a Stiles, il quale ha deciso che vuole unire il proprio branco in modo ancora più "ufficiale" facendo creare appositamente dei monili per loro.

In definitiva questo capitolo è molto sentimentale e mi è piaciuto idearlo, spero che i totem che ho assegnato ai ragazzi non vi sembrino fuori personaggio e che si possano adattare a loro.

Se avete qualche commento sia negativo che positivo non fatevi problemi e scrivetemi. 

Grazie a tutti :) e come sempre un grazie speciale a My heart seeks love che commenta la storia. <3

Vi aspetto al prossimo capitolo.

Un bacio 

Badluna



Ps: ho pubblicato la mia Oneshot su Stiles vi inserisco qui il link per raggiungerla.

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Capitolo 7
*** Capitolo Sette ***


Il Vecchio Continente

di Badluna











Dal Capitolo precedente:

(...)-Perché proprio il Triscele?- domandò con uno sguardo stranamente espressivo.

Evitai i suoi occhi, non volevo rispondere che vedendolo nella teca del negozio non ero riuscito a resistere alla tentazione di acquistarlo, nonostante sapessi che ci fossero più motivi per cui lo volevo.

Per me il simbolo celtico aveva tre significati: La vita normale che avevo prima, il morso che mi aveva trasformato ed il branco che mi ero creato. La nascita, la vita e la morte. Ed infine…il triscele per me era uno dei segni distintivi, qualcosa che al primo colpo d’occhio mi ricordava lui…esattamente come era accaduto nella gioielleria.

Derek fece per insistere quando qualcosa attirò l’attenzione di tutti i lupi sugli alberi di fronte a casa Hale.

Deucalion e Kalì ci osservavano da lontano, con due ghigni malvagi in volto.

Il momento della verità era arrivato.





*-*-*-*





I due branchi alleati si radunarono davanti alla casa, mischiati tra branco Hale e Stilinski, fronteggiando i due lupi avversari e i loro ospiti.

-Ragazzi- salutò Deucalion –è un piacere vedervi- aggiunse lanciando una significativa occhiata ai gemelli.

-Hai uno strano modo di misurare il piacere- commentò Jackson.

Deucalion lo ignorò concentrandosi su i due fratelli – vedo che alla fine avete scelto la parte dei perdenti. Poveri cuccioli, siete troppo ingenui per capire la gravità di quello che avete fatto-

-Non mi pare che ti siamo mancati- rispose sfrontato Aiden.

-Stupido ragazzino, non vi ho cercato per impartirvi la lezione che meritate solo perché ho avuto “ospiti”- disse Deucalion allargando le braccia ad indicare gli altri tre lupi che lo seguivano, due maschi ed una ragazza.

-Altre marionette?- domandò Derek, il più giovane dei tre a quelle parole cercò di attaccarlo ma Peter riuscì a metterlo a terra in men che non si dica.

A quelle movenze si scatenò la battaglia. Deucalion si avventò sui gemelli, probabilmente volendo sistemarli per primi ma interruppi la sua mossa e lo scagliai a 10 metri di distanza.

Girandomi veloce verso i due fratelli ordinai loro come muoversi – Separate l’uomo e la ragazza, occupatevi dell’uomo e lasciate l’altra a Scott e Jackson- I due annuirono e si gettarono nella battaglia.

Prima di parare un colpo infieritomi da Deucalion riuscii a vedere Derek alle prese con Kalì, Peter e Cora contro il ragazzino e Jackson Scott ed i gemelli che si dividevano il nemico come gli avevo detto di fare.

-Sei soltanto uno stupido moccioso!- mi sputò addosso il mio avversario.

-A davvero?-

-Sì un moccioso senza possibilità, io ero l’unica che avevi e non te ne sei reso conto, quando te ne accorgerai finirai per supplicarmi di salvarti la vita, anche a costo di quella dei tuoi amici-

-Se è così che stanno le cose….perchè tu hai paura?- gli ringhiai contro dandogli caricando un potente destro che andò a segno direttamente sul suo viso seguito da un sinistro che prese esattamente il punto in cui le costole si dividono e smettono di proteggere gli organi.

Senza pregiudicare la mia attenzione, che era rivolta a Deucalion, potei vedere Scott, Jackson, Peter e Cora unirsi agli altri del branco dopo aver sconfitto i propri avversari.

-Io paura di te?- chiese Deucalion rialzandosi dopo pochissimi secondi di stallo.

-Come potrei aver paura di un ragazzino smidollato, il cui semplice scopo nella vita è dare informazioni e ricevere ordini. Ti ho fatto un dono, il potere, che nemmeno apprezzi e soprattutto non sai usare. Non hai che qualche mese da mannaro e pensi di conoscere abbastanza della vita da potermi sconfiggere?-

-Hai certamente più pratica di me, questo non lo metto in dubbio, ma semplicemente non hai calcolato quello che mi contraddistingue-

-E sarebbe? Gli occhi?-

-Oh no, questi mi fanno solo più carino. Quello che io so utilizzare veramente non è il fisico, ma la mente. E la utilizzo per piani decenti al contrario di te!- risposi sorridendo, in quel momento Kalì lanciò un grido di dolore, Derek stava piantando in lei un paletto di legno mentre Scott le mordeva il collo con ferocia.

Deucalion si distrasse, voltandosi verso la sua compagna, quel poco che mi bastava. Senza farmi notare mossi una mano a toccarmi la tasca posteriore dei jeans, era il segno prestabilito. Aiden e Ethan, i quali erano appostati da qualche secondo poco lontano dietro Deucalion, balzarono letteralmente addosso al loro ex alfa e, riuscendo a prenderlo di sorpresa, lo immobilizzarono. Muovendomi celermente estrassi una boccetta contenente del liquido e afferrando la gola di Deucalion, che alzai e strinsi in modo che aprisse la bocca, riversai il contenuto in gola del non vedente.

Appena tutto il liquido venne ingoiato dal cieco esso riuscì a liberarsi con uno strattone, spintonò i gemelli lontano, facendoli cadere a qualche metro di distanza, tornando ad osservare me con uno sguardo vittorioso.

-Cosa pensavi di fare? Avvelenarmi? Sono un lupo mannaro misera, qualunque veleno che tu abbia tentato di rifilarmi verrà neutralizzato dai miei anticorpi- disse con tono derisorio.

-Ne sei sicuro? Hai un sistema immunitario così potente da poter combattere qualunque veleno? Non ne esiste nessuno capace di tramortire o immobilizzare un lupo mannaro?- domandai cominciando ad avvicinarmi a Deucalion notando perfettamente i segni del liquido che stava iniziando ad avere effetto –Nemmeno il veleno di un certo Kanima?- aggiunsi con sguardo serio e trionfante.

-Di che diavolo stai parlando?- rispose Deucalion poggiando il peso del corpo intorpidito sul ginocchio destro piegato e su quello sinistro ormai a terra.

-Pensavo avessi fatto ricerche su di noi- dissi guardandolo male

-Le ho fatte- ammise Deucalion

-Allora dovresti sapere- spiegai prendendo Jackson, il quale mi si era avvicinato, sotto braccio –che il qui presente Jackson ha avuto un suo periodo…chiamiamolo movimentato, in versione Kanima. È anche vero che avvicinarlo era davvero difficile, e il poco veleno che Derek era riuscito a procurarsi lo ha usato sulle persone sbagliate – guardai l’alfa Hale facendogli l’occhiolino- ma non si deve mai dubitare della sorte, prima o poi potrebbe regalarti una torre in più sulla scacchiera. Una torre in versione cacciatore, come puoi ben sapere la famiglia di Allison è da una lunga discendenza una casa di cacciatori di lupi mannari, ma anche di persone previdenti ed astute. Non sto a dilungarmi troppo, dopo tutto quello che ti serve sapere è che dentro la boccetta che ti ho versato in gola vi era veleno Kanima diluito con un poco d’acqua così da permettere al veleno di penetrare più velocemente nel tuo corpo, tutto grazie alla diligente fornitura di Chris Argent e dalla mania del controllo di Gerard Argent-

L’ennesimo grido di dolore di Kalì, seguito da quello dell’uomo che li accompagnava fece da conclusione alla mia spiegazione. I due lupi erano bloccati a terra dentro ai vari cerchi che avevo preparato alcuni giorni prima con l’intento di allenarci con essi. Avevo visto Cora chiudere il cerchio, in cui avevano rinchiuso i primi lupi caduti, digrignando i denti. Forse la mia natura Black Dog aiutava anche con la repulsione allo Storbo degli uccellatori, avrei dovuto chiedere a Tynam.

-Quindi- dissi una volta lasciato appurare a Deucalion che li avevamo sconfitti – chi è che dovrebbe supplicare?-

 

04 Novembre 2013

-Quindi cosa hai intenzione di fare con loro?- mi domandò Tynam a lezioni finite.

-I tre lupi richiamati da Deucalion non mi hanno fatto niente, penso che li porteremo in qualche modo lontano dal paese e li lasceremo andare, non ci interessa avere in giro per Beacon Hills altri lupi orribili. Kalì e Deucalion sono un’altra storia, pensavo di lasciare la scelta a Derek dopo tutto è colpa loro se Erika e Vernon sono morti-spiegai abbassando lo sguardo, osservai le stringe delle mie scarpe.

-Ma?- chiese Tynam

-Cosa?- domandai confuso.

-C’è qualcosa che non mi stai dicendo- lo sguardo dell’insegnante di storia era serio e determinato.

-Non voglio che Derek cerchi vendetta uccidendoli, non è così che agisco. Desidero migliorare i rapporti tra i due branchi, ma voglio anche migliorare ogni lupo singolarmente, detto questo come posso lasciare che Derek annulli un altro pezzo della propria anima uccidendo ancora? Come posso lasciare che altre vite vengano strappate alla terra?-confessai.

-Dunque tu vorresti un modo per punire Deucalion e Kalì senza sporcare le mani di Derek ma lasciando un segno indelebile su di loro, un segno che non li faccia mai più tornare?-

-E che faccia anche in modo che non riprovino a crearsi un branco lontano da qui- aggiunsi – ma mi pare una missione impossibile.-

-Non lo è, c’è un modo per renderli inoffensivi e allo stesso tempo coscienti dei loro errori-

-Che tipo di modo?- domandai senza capire.

-Esiste un incantesimo che può far tornare umano un lupo mannaro- affermò Tynam.

-COSA? Dici davvero? Perché te ne esci solo ora con questa notizia?- urlai.

Tynam sollevò un sopracciglio –Tu non hai mai chiesto di venir ritrasformato in umano, ne se esistesse un modo- spiegò corrucciando la fronte –Perché, vorresti ritornare alla tua forma originale?-

Rimasi in silenzio qualche minuto ponendomi lo stesso quesito, alla fine arrivai alla conclusione che la vita era quella che era e al momento mi piaceva così, se fossi tornato umano avrei perso delle persone che ormai erano diventate troppo importanti per me. Nonostante la mia reticenza, ero riuscito a diventare un genere di lupo mannaro diverso, ero riuscito ad essere ciò che volevo.

-No- dissi scuotendo la testa –Mi piaccio così come sono- aggiunsi.

-Allora di che tipo di incantesimo si tratta?- domandai inseguito.

-È un incanto estremamente doloroso, esso consiste nello strappare la parte mannara dal corpo umano, è come se qualcuno ti strappasse un pezzo della tua anima. È una formula molto potente, anche per questo la scena di quando viene messo in atto è molto ….scenografica- spiegò.

-Scenografica?- chiesi.

-Si parte dell’incantesimo consiste nell’immergere il soggetto in una vasca di acqua gelata e …beh, dare fuoco all’intera vasca. –

-Ma l’acqua, per di più gelata, non può bruciare!- esclamai sgranando gli occhi.

-Diomhair- rispose in quello che riconobbi essere gaelico, mentalmente mi appuntai di andare a cercare il significato una volta tornato a casa.

-Pensi funzionerà?- domandai.

-Sì, l’ho già utilizzato un paio di volte in giro per il mondo. È stato faticoso, soprattutto per quello che subisce, e Deucalion è trasformato da più tempo e molto più forte dagli altri che ho aiutato, ma credo di potercela fare. Avrò bisogno di qualche giorno per riprendermi, soprattutto se prima sistemo Kalì.-

Annuii pensieroso –Ora devo solo convincere Derek- dissi

-Non penso che sarà complicato- affermò il druido.

-Perché?- chiesi stupito.

-Non hai visto come ti guarda ultimamente? Credo che tu abbia guadagnato tutto il suo rispetto e anche qualcos’altro. Ancora prima di sabato scorso- spiegò Tynam.

-Anche qualcos’altro?- domandai confuso.

L’insegnante alzò le mani in segno di resa –Non sono io a doverti dire queste cose Stiles, io sono solo un osservatore esterno che da consigli. Un druido imparziale-

-Non mi sembri molto imparziale ultimamente- dissi divertito.

Tynam rise leggermente ed annuendo mi diede ragione –Non hai tutti i torti-

Scossi la testa e mi avvicinai alla porta dell’aula –Ci vediamo domani, penserò a come proporre il nostro piano a quel testone di un Hale-

-Come ho già detto, non penso tu troverai troppo difficoltoso il tuo compito- osservò Tynam poco prima che io uscissi.

Quando mi voltai ad osservarlo lo ritrovai concentrato sui compiti consegnategli in giornata, tranquillo e pacato come se non avesse detto nulla.

“druidi” pensai abbandonando la stanza.

 

05 Novembre 2013

-Ehi Stiles- mi salutò Peter uscendo da casa-diroccata-Hale –Se cerchi Derek è al piano superiore-

Sorrisi salutandolo, il più vecchio degli Hale stava per andarsene quando mi venne in mente una domanda.

-Peter- lo zio di Cora si voltò a guardarmi- Sei felice?- gli chiesi osservandolo bene.

-Io? Certo, libero e tranquillo come un usignolo- disse scherzando.

Continuai a fissarlo senza parlare, qualcosa nella sua espressione non mi convinceva, esattamente come non mi aveva mai convinto del tutto, infatti poco dopo Peter eliminò la falsità dal proprio viso.

-Potrei stare meglio, è come se mi mancasse qualcosa- disse ed io spalancai gli occhi realizzando le informazioni che il mio inconscio aveva compreso ed immagazzinato.

-Lydia- mormorai, avevo sempre pensato che Peter avesse uno strano attaccamento alla rossa ma non mi ero mai posto il problema se non quando ella era in pericolo.

Il beta fece un sorriso triste –Già- sussurrò –ora scusami ma devo andare- si congedò silenziosamente e mi pentii di avergli posto quella domanda, avevo rovinato tutto il suo buon umore.

L’amore non corrisposto era un peso pesante da portarsi addosso, lo sapevo bene. Alzai gli occhi sulla finestra del secondo piano proprio sopra di me, Derek era in piedi davanti ad essa e mi fissava.

Speravo solo che non mi dovesse accadere nuovamente, non pensavo di essere forte come tutti pensavano, temevo di cadere a pezzi da un momento all’altro.

Varcai la soglia di casa Hale ritrovandomi davanti l’alfa che mi osservava.

-Tutto bene?- chiese corrucciando la fronte.

-Sì, temo solo di aver rovinato la giornata a tuo zio- spiegai.

Derek concluse l’argomento con un alzata di spalle, ad indicare che la discussione non era di suo interesse.

Alzai gli occhi al cielo, era sempre il solito nonostante l’umore migliore.

-Come mai sei qui?-

-Devo avere un motivo per venire a trovare un amico?- chiesi fingendomi indispettito.

-Stiles a te questa casa non piace per niente, non penso che ti presenteresti qui il più del dovuto se non avessi un incentivo-

Rabbrividii, scosse calde mi percorsero il corpo quando realizzai che Derek aveva iniziato a conoscermi sul serio.

Fui io ad alzare le spalle quella volta, cercando di essere indifferente.

-Stiles- il tono del moro era serio, quasi preoccupato.

-Io…vorrei parlarti di Deucalion e Kalì.- abbozzai

-Sono ancora imprigionati nelle celle che Tynam e Deaton hanno creato per loro ,vero?- si preoccupò lui

Annuii subito –Non è per quello che sono qui, volevo proporti una punizione per loro- dissi.

Raggelai, gli occhi di Derek alle mie parole erano diventati di ghiaccio – La morte è una punizione più che sufficiente- la voce imperiosa risuonò nella casa.

-Non penso che ucciderli sia la soluzione giusta. Tu non dovresti uccidere-

-Ho già ucciso prima, Stiles- rispose Derek pronunciando il mio nome con derisione.

La rabbia montò dentro me- Questo non vuol dire che tu debba continuare questa scia di sangue!- dissi con rinnovato tono gelido.

Il moro rimase ad osservarmi, probabilmente confuso dalla mia rabbia. Non capiva che io non volevo salvare la loro vita per essere clemente, volevo che vivessero per lui.

-Tynam conosce un incantesimo che può cancellare la parte mannara da una persona. Farebbe tornare Deucalion e Kalì umani e deboli. Il procedimento è molto doloroso, proprio come potrebbe piacere a te- ringhiai arrabbiato.

Derek sospirò portandosi una mano agli occhi – Non si tratta di farli soffrire. Loro hanno ucciso due dei miei beta, Stiles. La loro morte equilibrerebbe le cose.-

-Non raccontarmi balle, ucciderli ti porterebbe semplicemente sul loro stesso piano, saresti come loro. Anzi peggio perché tu li vuoi giustiziare. Dovresti elevarti a loro- dissi avvicinandomi a lui – e mostrargli cosa hai qui dento- con l’indice pungolai il suo petto all’altezza del cuore – e che sei migliore di loro!-

Rimanemmo diversi minuti immobili, con la mia mano che si era sostituita al dito sul suo petto e i nostri sguardi incatenati.

-Un incantesimo- sussurrò

-Sì-

-E li riporterebbe a semplici esseri umani-

-Sì-

-Ed è sicuro?-

-Tynam ha già praticato l’incanto con un buon risultato finale- spiegai mostrandomi seriamente interessato all’opzione.

-Okay- mi concesse

-Okay?- chiesi per essere sicuro.

-Si Stiles, accetto la tua opzione- rispose.

Felice gli saltai addosso abbracciandolo, sicuro che mi avrebbe lasciato tre secondi, prima di spintonarmi via come suo solito.

Fui sorpreso quando invece mi strinse leggermente tra le sue braccia.

-Sei proprio testardo- mi accusò

-Senti chi parla- gli dissi di rimando. Forse Tynam non aveva del tutto torto.

Avevo appena fatto “Scacco Matto”!

 

09 Novembre 2013

Il parco di Beacon Hills risuonava pieno di strilli e risate bambinesche, i giochi venivano assediati da piccole pesti intente ad andare sullo scivolo o a rincorrersi.

Avevo chiesto a Scott di incontrarci qui perché non riuscivo a placare i miei pensieri rimanendo in casa, il tentativo di rilassarmi nel bosco non era riuscito e così il parco comunale pieno di gente e rumori mi sembrava la soluzione migliore.

Ci eravamo stesi con le teste appoggiate alle braccia, all’ombra di un grande albero presente nel prato, al riparo dal vento ma anche dai bambini.

Quando venimmo raggiunti dai nostri amici non mi chiesi come avevano fatto a trovarci, Scott mi aveva avvertito di aver avvisato i gemelli della nostra uscita e sicuramente i due avevano fatto passa parola ai propri partner e a Cora.

Danny ed Ethan cappeggiavano in testa al gruppetto, potevo leggere a chiare lettere che i due fratelli stavano tentando di fingersi allegri quando dentro si sentivano oppressi, pensai che dopo tutto Deucalion era stato il loro capo per quelli che immaginavo fossero anni. Mi avevano espressamente detto di essere felici che Hale avesse deciso di non condannare Deucalion e Kalì ma si sentivano comunque in colpa.

Al loro seguito vi erano Aiden e Lydia che parlavano con Allison e Peter, in fondo a chiudere il gruppo vi erano Cora e Derek che discutevano sommessamente parlando così a bassa voce che non riuscivo a capire di cosa stessero discutendo. Mi misi seduto e quando gli altri ci raggiunsero si sedettero a formare un cerchio, così da potersi vedere tutti e parlare insieme. I due Hale più giovani erano rimasti un attimo indietro ma quando li fissai incuriosito vidi Derek fissarmi per poi scuotere la testa in direzione della sorella ed avvicinarsi al gruppo. Quando l’alfa si sedette da parte a me gli sorrisi e decidi che non volevo chiedergli niente, nonostante la mia natura mi spingesse a porgli una domanda dopo l’altra.

Notando l’assenza di Isaac e Jackson feci per aprire bocca e chiedere se qualcuno li avesse visti o sentiti per avvertirli. Prima di riuscire a pronunciare parola mi accorsi che Cora mi stava osservando, quando le restituii lo sguardo mi indicò con un cenno del capo l’entrata del parco.

Voltandomi in quella direzione vidi i due ragazzi che cercavo fermi a parlare tranquillamente, sembravano calmi ed a proprio agio l’uno con l’altro. Il nervosismo si fece notare nei loro movimenti quando si girarono e cominciarono a camminare in nostra direzione. Isaac era più nervoso, o almeno era quello che dava più a vedere, con le dita si pizzicava il bordo della felpa leggera che portava e continuava a lanciare occhiate veloci al ragazzo accanto a lui. Sollevai lo sguardo notando il poco vestiario che portavano i due giovani, “siamo a novembre e ci sono 10°, perdindirindina!” Pensai stringendomi nella mia giacca nuova di zecca e soprattutto calda!

Vedendoli arrivare gli altri ragazzi si mossero stringendosi di più in direzione mia e di Scott così da lasciare spazio anche a loro per sedersi, quando i due beta furono a meno di 8 metri da noi vidi Jackson prendere la mano di Isaac nella proprio con un movimento lento e mirato. Isaac si irrigidì e guardò il ragazzo davanti a lui con espressione scioccata e bocca aperta, anche da quella lontananza potei vedere il sorriso divertito e la voce di Jackson che rassicurò, quello che ormai credevo avessero capito tutti essere, il proprio ragazzo

–Non mi importa cosa pensano gli altri- disse a pochi centimetri dal volto del ricciolo, con voce abbastanza alta da essere udito da tutti i mannari presenti.

Mi voltai verso gli altri del gruppo e li scoprii tutti concentrati sulla coppia che si stava avvicinandosi, quasi tutti li osservavano felici, solamente Allison e Lydia li guardavano in maniera diversa, la prima li osservava con sguardo confuso come se non avesse compreso esattamente cosa stava accadendo, la seconda invece fissava il proprio ex con sguardo sbarrato e bocca spalancata. Scoppiai a ridere quando Aiden dovette intervenire e chiudere lui stesso l’arto della propria non-fidanzata.

I ragazzi mi seguirono nella risata, la quale accolse Jackson e Isaac come una coperta calda e benevola, quando i due si sedettero il mio beta mi rivolse un sorriso riconoscente, come se avessi fatto qualcosa per aiutarlo a conquistare Isaac. Le risa man mano sfumarono e cademmo così in silenzio, fortunatamente non era uno di quelli pesanti e astiosi ma un semplice momento di pace.

E così ci trovammo tutti li, ad aspettare la chiamata da Tynam che comunicava la buona riuscita dell’incantesimo. Derek aveva ordinato a tutti di non andare a presenziare, supponevo che credesse di fare un favore ai due alfa permettendoci di essere presenti durante l’incantesimo.

-A cosa stai pensando?- la voce di Derek interruppe il flusso dei miei pensieri.

-Sono felice, non è il momento adatto ne la situazione, ma sono veramente felice. Non mi capitava da tempo di sentirmi così leggero.- sorrisi rispondendo in tono pacato. Osservare gli amici radunati intorno a me dava un senso di pace alla mia mente.

-Chi dice quale è il momento ideale per essere felice?- chiese Derek con il volto rivolto al cielo.

-Penso sia un altro di quei luoghi comuni di cui la gente si circonda- risposi con un’alzata di spalle.

Restammo a guardare il parco, osservando i bambini fare a gara per poter utilizzare i giochi migliori, le mamme che correvano dietro i propri figli gridando di fare attenzione, le nonne che viziavano i propri nipoti con gelati e dolcetti ed occasionali padri intenti a consolare o far divertire i propri bimbi.

-Cosa pensi che accadrà?- mi chiese dopo una decina di minuti Derek.

Mi voltai a guardarlo incuriosito dalla sua domanda, il suo volto era disteso ma una piccola ruga gli solcava la fronte come se non riuscisse a rilassarsi del tutto, sempre pronto ad ogni evenienza.

-Spero che la formula abbia l’effetto sperato e che Deucalion e Kalì scelgano la seconda possibilità che gli abbiamo donato creandosi una vita al di fuori dal soprannaturale, magari lui potrebbe accorgersi dell’evidente cotta di lei e corrispondere i suoi sentimenti. Non oso pensare ed un opzione diversa, cerco di immaginarmi la vita così come la vorrei. Penso di voler essere ottimista una volta tanto, ho un branco, mio padre è ancora vivo e cosciente di quello che accade in città, ho degli amici accanto…-“e ho te” pensai senza osare dirlo, avevo ben in chiaro che le cose tra di noi stavano migliorando ma probabilmente era troppo presto per affermazioni del genere, non ero sicuro che l’uomo accanto a me sarebbe riuscito a reagire nel modo giusto a quelle parole e nonostante fingessi il contrario, nemmeno io ero ancora pronto per pronunciarle.

Con amarezza ripensai a Erika e Boyd…come sarebbero andate le cose se loro fossero stati ancora vivi? Avrebbero apprezzato la mia entrata nel mondo soprannaturale? Sarebbero sopravvissuti come tutti gli altri alla lotta contro il branco di Alfa? Aiden e Ethan sarebbero stati accettati da loro come aveva fatto il resto del gruppo? Se fossero perdurati alle ignote avventure che ci stanno aspettando sarebbero rimasti insieme? Ed avrebbero creato una famiglia tra di loro…?

Quest’ultimo pensiero mi fece nascere una domanda che esposi subito al moro accanto a me.

-Se una coppia di lupi mannari si sposa e fa dei figli….i loro bambini saranno umani o licantropi?-

Derek puntò il suo sguardo su di me in una frazione di secondo. –Perché?- domandò

Cominciando a sentirmi in imbarazzo abbassai lo sguardo osservandomi le mani per poi rialzarlo mentre parlavo –Non so....sono solo curioso- dissi evitando di citare i due ragazzi deceduti, non volevo che l’ambiente così familiare e, nonostante la situazione, sereno si incrinasse per colpa mia.

L’alfa mi osservò in modo accurato come se stesse cercando la risposta sul mio viso e nei miei occhi, sotto quell’attenta revisione mi sentii a disagio.

-A dire la verità non lo so, quando ero più giovane l’ho chiesto molte volte sia a mia madre che a Peter ma loro mi rispondevano sempre in modo vago o con delle risposte che sembravano più indovinelli che soluzioni. Con la morte dei miei e il passare del tempo la mia curiosità si è affievolita.-

Un morbido silenzio calò su entrambi fino a quando la voce di Scott non lo interruppe –Tu hai sempre voluto dei bambini vero Stiles? Mi ricordo quando da piccoli parlavamo del nostro futuro, tu dicevi che avresti avuto una moglie bellissima – lanciò un occhiata a Lydia e sapevo benissimo che stava pensando a tutte le volte che inseguito avevo citato la rossa come moglie- e tantissimi bambini, alcuni tuoi e altri adottati. Perché l’amore va donato a tutti!.- dopo l’ultima frase si mise a ridere ed io con lui.

-Si lo dicevo spesso- risposi con un piccolo tono di malinconia, quante cose erano cambiate. Ormai Lydia non mi faceva più alcun effetto e probabilmente non avrei avuto una moglie, ero affascinato da Derek ma anche in caso di un suo rifiuto non sapevo chi avrei scelto come partner. L’opzione di adottare dei bambini poteva rimanere valida in tutti i casi, però, sia Derek o chiunque avrei scelto in futuro accettasse di adottarne, sia che io rimanessi single. Non ci sarebbe stata un opzione in cui io rimanga da solo, avrei fatto in modo che non accadesse mai.

-Tanti piccoli Stiles che girano per Beacon Hills- disse Derek con sguardo rivolto al nulla –Brr!!- disse rabbrividendo in modo scherzoso.

Tutti i ragazzi si misero a ridere immaginandosi la città invasa da dei bambini sotto il mio comando, discutendo di come avrei conquistato il mondo e se avrebbero potuto fare qualcosa per fermarmi, arrivando alla conclusione che avrebbero fatto meglio ad unirsi a me, per evitare guai.

-Che stupidi- mormorai scuotendo la testa, seriamente era un opzione che non avrei mai preso in considerazione…dei bambini? Davvero? Nahh meglio qualcosa di più agile e allo stesso tempo forte….magari canidi e felini.

Sorrisi pensando di essere un idiota come i miei amici per aver anche solo cercato di migliorare la loro idea, non so chi era a dare un influsso peggiore se io a loro o il contrario.

-O mamma!- esclamò Isaac vedendo la mia espressione – Ci stai pensando, vero? Stai prendendo in considerazione l’idea!- disse con tono fintamente isterico e spaventato.

Ghignai assumendo un comportamento cospiratorio prima di scoppiare a ridere davanti alle facce sconvolte delle ragazze e di Danny. I gemelli e Jackson alzarono gli occhi al cielo mentre Scott mi dava un pugno sulla spalla come punizione per aver fatto spaventare la sua non-forse-si-ragazza. Seriamente quei due avrebbero dovuto prendersi un momento per parlare e chiarire cos'erano l'uno per l'altra, perché continuare a correggermi mentalmente cominciava a darmi fastidio.

Fu in quel momento di fiacco divertimento e di battute ormai scadute che il mio cellulare squillò distraendo tutti dalle chiacchere e facendo focalizzare la loro attenzione sui miei movimenti.

Estrassi il cellulare dalla tasca della giacca e risposi alla chiamata, la voce di Tynam mi arrivò affaticata e dolente dall’altro capo del telefono.

-Stiles- disse con tono calmo ma sollevato.

-Come è andata- domandai sapendo che la suspense ci avrebbe fatto solo male, lanciai un occhiata agli altri notando che tutti mi fissavano e potei vedere benissimo dalle espressioni dei gemelli che tutti i mannari stavano ascoltando la conversazione.

Tynam si fece attendere a dare la risposta, facendo così tendere un poco i muscoli dei presenti e temere il peggio.

-Ce l’abbiamo fatta, sono salvi! Ora hanno una seconda e, si spera, lunga vita ad attenderli-

In risposta all’affermazione del druido dal nostro gruppo si levò un forte grido di vittoria e felicità, avevamo vinto, senza spargimenti di sangue ne dolore. Avevamo guadagnato la vittoria permettendo alle pedine avversarie di abbandonare il campo, combattendo in maniera lucida e calcolata ma uniti come una famiglia.

La mia grande e scatenata famiglia.











Antro di Bad:
Eccoci arrivati alla fine :) In questo capitolo si pone fine alla prima avventura  di Stiles da Alfa. La storia non è ancora conclusa, ho in serbo per voi un piccolo extra che pubblicherò settimana prossima.
Spero questo viaggio insieme a Stiles verso la sua nuova vita vi sia piaciuto, ho anche qualche piccola speranza verso me stessa perchè mi piace molto pensare a Stiles da Alfa e, forse, riuscirò a mettere per iscritto qualche altre scenette :)
Vi ringrazio per essere stati con me fino ad ora, ci vediamo settimana prossima per l'extra.
Un bacio
Badluna.



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Capitolo 8
*** Capitolo Otto - Extra ***


Il Vecchio Continente

di Badluna







20 Novembre 2016

Il rumore scoppiettante dei chicchi di mais che si scaldano e diventavano popcorn dentro la macchina ad aria calda riempie la cucina, dalla mensola vicino alla cappa estraggo tre ciotole tupperware di media grandezza. Faccio un piccolo fondo bianco con il sale in tutte e verso in esse i popcorn appena fatti coprendoli con un’ulteriore piccola spolverata candida, sempre dalla mensola recupero i tappi delle ciotole e dopo averle chiuse accuratamente le scuoto facendo dei cerchi concentrici così da spargere la spezia in modo uniforme. Fatto questo riempio la borraccia blu con dello sciroppo al lampone e mi avvio fuori dalla stanza con la bottiglia sotto braccio e le ciotole impilate una sopra l’altra.

È tradizione riunirci tutti sotto lo stesso tetto, il mio, la domenica per stare insieme. Entro nel salotto guardando i quattro ragazzi seduti sul divano intenti a fare urli e versi di stupore e sorpresa dovuti alle immagini che i film di Fast and Furious, di cui stanno facendo una vera e propria maratona, stanno proponendo. Passo i popcorn a Derek seduto al lato destro del divano, mi sorride in segno di ringraziamento e poggia la scodella sul tavolo posto di fronte a lui. Un coro si leva di –Grazie Stiles- da Jackson, Peter, Aiden e Danny, gli altri occupanti della sala.

Esco dalla sala e salgo le scale accarezzando lievemente il corrimano, avevo comprato quella casa alcuni anni prima con i soldi lasciatimi da mia madre e mia nonna. All’inizio l’abitazione non era messa bene ma mi ci ero dedicato tutti i pomeriggi liberi e i weekend, a volte dimenticando lo studio, per sistemarla. È anche grazie all’aiuto degli altri se ora è diventata una fantastica casa adatta alla vita di tre persone e agli assalti abituali di altre undici.

Busso alla porta della stanza degli ospiti, barra rifugio, in cui le ragazze si nascondono per ore quando vogliono confabulare tra di loro o scappano dalle rozzità, come le chiamano, di noi ragazzi. Apro la porta e sollevo gli occhi quei pochi secondi sulla tele che mi bastano a vedere due Winchester poco vestiti ed un Castiel con la solita espressione confusa per capire che è meglio che mi sbrigo ad appoggiare la ciotola di popcorn sul letto vicino a Lydia e Allison, cercando di non schiacciare Cora sdraiata sopra una coperta sul pavimento, ed andarmene prima di finire soffocato tra urletti e bava.

Una volta uscito mi appoggio con le spalle alla porta, apprezzo Supernatural e adoro stare con le ragazze ma il connubio delle due cose assieme mi terrorizza e preferisco starne alla larga. Prendo un bel respiro e mi dirigo verso il fondo del corridoio dove abbiamo si situa la stanza dei giochi, entro nella camera venendo investito da risa e colori. Seduti su cuscini, appositamente adibiti a sedie, Ethan, Scott, Tynam ed il piccolo Connor parlavano e scherzavano sul cartone animato che stavano vedendo: Il pianeta del tesoro.

Sedendomi al mio posto passo i popcorn a Tynam e offro la borraccia a Connor –Amante dei lupi-).

Contrariamente agli altri non guardo il cartone e resto a fissare il bambino pensando a quando lo abbiamo incontrato per la prima volta. La voce che Deucalion era stato sconfitto era girata per tutta America, i nostri due branchi vivono tranquillamente le molteplici avventure e la calma, a cui non eravamo ancora abituati, che accompagnava abitualmente esse, quando un giorno hanno cominciato ad arrivare sporadiche persone in cerca del grande branco che aveva sconfitto Deucalion. Ogni donna o uomo che veniva da noi portava storie raccapriccianti e dolorose del passaggio del l’alfa non vedente, c’era chi aveva perso il branco chi la famiglia e chi come Donna Taylor era rimasta vedova con un bambino di cinque anni da crescere.

Ero rimasto molto colpito dal suo dolore e parlando con lei avevo la sensazione di star perdendo un elemento essenziale, qualcosa che non riuscivo a comprendere o che lei non voleva svelare. Quando se ne andò con il bambino mi colse il senso di colpa, avrei potuto fare qualcosa di più per lei, ma senza sapere co' ella avesse bisogno non sapevo come agire.

Quella stessa notte vi era stata la luna piena e come ogni mese i due branchi si erano dati da fare per sfogarsi a pieno potere e, allo stesso tempo, controllare gli elementi con la forza di volontà più debole. Ci divertivamo a rincorrerci e a farci dei finti agguati con Black che seguiva a tratti me e Jackson e negli altri momenti Cora e Aiden, mi sentivo al sicuro nella bolla calda creata dalla compagnia delle persone che amavo.

Fu per questo che mi accorsi un secondo in ritardo che qualcosa non quadrava, l’ululato di Black mi richiamò all’attenti e allora notai uno strano rumore…come un mugolio. Seguendo le tracce e l’odore del lupo riuscii a trovarlo in mezzo ad una radura larga pochi metri, riuscivo a sentire che il canide stava annusando qualcosa cercando di captare informazioni attraverso il fiuto. Quando mi avvicinai l’animale si volse verso di me e si allontanò da un fagotto poggiato a terra che si muoveva in modo frenetico.

Un forte odore di lacrime e urine mi invase il naso e il terrore mi colse in un attimo. –No no no no-dissi raggiungendo il fagotto ed alzandolo dolcemente da terra scoprendo che le mie paure erano fondate.

Il figlio di Donna Tayler era in condizioni pietose, pieno di terra e muco con gli occhi colmi di lacrime, quando mi vide si spaventò e cercò di liberarsi. Piano gli pulii il volto con la manica della mia maglia e feci del mio meglio per calmarlo, riuscendoci dopo alcuni minuti.

Sicuro di essere stato riconosciuto dal piccolo annuii leggermente con il capo permettendo a tutti i mannari appostati dietro gli alberi di avvicinarsi a noi.

-È un bambino?- chiese Isaac.

-Sì, il figlio della donna che è venuto a parlarci oggi- risposi cullando il bambino tra le mie braccia.

-Che cosa ci fa qui in mezzo al bosco? Per lo più in una notte di luna piena?- domandò Scott.

-Dove è la madre? Lei tra tutti dovrebbe sapere meglio di altri che non si deve perdere di vista un bambino, sa benissimo cosa era Deucalion- esclamò arrabbiato Jackson.

Sollevai lo sguardo verso Derek e vidi a chiare lettere sul suo volto che aveva capito esattamente come me cosa era successo.

-L’ha abbandonato- disse infatti scrutando il piccolo.

-Cosa?!?- la voce di Cora uscì strozzata e pregna di stupore.

Scossi la testa, non mi importava per quale motivo lo aveva abbandonato ora volevo solo portare il piccolo, di cui nemmeno sapevo il nome, a casa per pulirlo e farlo riposare al caldo.

-Lo porto a casa, voi continuate la serata. Nei prossimi giorni cecheremo informazioni sulla madre e proveremo a rintracciarla- dissi alzandomi in piedi e camminando verso casa.

-Ti aiuto- giunse inaspettata la voce di Aiden, mi voltai a guardarlo stupito – Sono bravo con i bambini- aggiunse alzando le spalle.

Nei giorni seguenti cercammo ogni possibile informazioni sulla madre del bambino, ma quando riuscimmo finalmente a rintracciarla ci fu una spiacevole notizia ad attenderci.

Donna Taylor era morta una settimana dopo aver abbandonato il figlio nel bosco per un cancro fulminante al cervello, riuscimmo a scoprire che gli era stato diagnosticato solo qualche mese prima della visita a casa nostra e che probabilmente aveva lasciato il figlio a Beacon Hills proprio quella sera appositamente per farcelo trovare.

Il senso di colpa che mi aveva travolto sull’uscio di casa mentre osservavo la signora Taylor andarsene si era tramutato in decisione così mi ero messo d’impegno, creando casini su casini e cercando di convincere le persone giuste, per adottare il piccolo.

Derek ha supportato la mia scelta sapendo quanto è importante per me dare una degna occasione a tutti. Così ora sono circa otto mesi che Connor vive con noi, anche se non ci chiama papà ma preferisce usare i nomi di battesimo, cosa che anche noi due  apprezziamo vista la giovane età, sono sicuro che il piccolo sa di poter contare su noi e sulla grande famiglia che lo circonda.

Il cartone animato è appena finito quando Peter entra dalla porta chiamando a gran voce Connor – Ehi amico dei lupi*, che ne dici di fare un po’ di casino con tuo zio e di andare a rompere le scatole alle ragazze?- chiede acchiappando il bimbo di sei anni dalla sua posizione seduta e piazzandoselo sulla spalla come un sacco di patate facendolo ridere.

Rido divertito osservando i due uscire dalla stanza dei giochi e sentendoli entrare abusivamente in camera delle ragazze facendole urlare spaventate ma allo stesso tempo divertite.

Ethan da un occhiata all’orologio da polso e domanda –Pizza?-

-Se avete ancora spazio dopo tutti i popcorn che vi siete pappati- rispondo sorridendo.

-Evvai- esclama andando a recuperare tutti per decidere quali pizze ordinare.

-Come stai?- chiede Tynam poggiandomi una mano sulla spalla.

-Bene- rispondo rilassato.

-Avere un bambino non è troppo faticoso?- domanda divertito dalla mia espressione.

-Ohh no! Sai ho un mucchio di babysitter pronti a prendersi cura di Connor quando ho bisogno di un po’ di tranquillità- risposi con un sorrisino.

-Faccio fatica ad immaginarmi alcuni elementi alle prese con un bambino. Non so quando riuscirò ad abituarmi all’idea di Jackson e Derek che cercando di tranquillizzare un bimbo urlante-

-Oh perché non hai ancora visto quei due e Aiden alle prese con Connor e le ragazze! Non so chi sia più infantile-

Tynam scuote la testa estremamente divertito – e poi quando pensi di aver visto tutto arriva Peter e fa stramberie simili a quella di prima e capisci che hai ancora molto da imparare sui bambini- aggiungo con un ghigno.

-Forse dovremmo allestire un asilo. “Portate qui i vostri bambini di ogni età, druido e lupo mannaro sapranno rispondere alle esigenze dei vostri figli”- pronuncia muovendo la mano come leggendo un cartellone immaginario.

-E questa da dove ti è uscita?- gli chiedo con il sopracciglio alzato.

-Ho sempre pensato che ci fosse una strana aria in casa tua- risponde con espressione seria.

-Si si aria, saranno tutte quelle canne che vi fate tu e Deaton quando dite di essere in riunione- affermo

-Ah! E così ci faremmo le canne io e Deaton, eh?- Tynam mi prende sotto braccio e comincia a strofinarmi le nocche sulla testa.

-Ok ok scusa- dico fingendo di provare un dolore che nemmeno sento, la forza del druido non è sufficiente a ferirmi davvero.

Tynam mi sorride – Dai andiamo a vedere che casino stanno combinando-

Insieme ci dirigiamo alle scale e scendiamo ascoltando i rumori della casa, quando arriviamo nella sala attigua al salotto, la sala da pranzo, troviamo tutti i ragazzi che preparano il tavolo da sedici persone con posate e bicchieri, lasciando da parte i piatti che tanto non verranno utilizzati.

Mi abbasso velocemente e prendo in braccio Connor il quale ride e mi abbraccia, mi volto verso l’entrata al suono del campanello e mantenendo il bambino sul braccio sinistro mi avvicino alla porta, la apro ritrovandomi davanti papà.

Lo guardo stupito vedendo le scatole della pizza che tiene in mano e sentendo il motore di un auto alzo lo sguardo dietro di lui vedendo il fattorino allontanarsi dalla casa.

Quando poso nuovamente lo sguardo su mio padre egli mi sorride ed esclama –Qualcuno ha detto: Pizza?-

Fine!

 

 

 

*Amico dei lupi è il significato del nome Connor









 

Antro di Bad:

Eccoci arrivati alla fine di questa storia, devo ammettere che con questo extra ho voluto esagerare un po'. Ho deciso di scommettere su un nuovo elemento, Connor, sapendo che avevo il 50% di possibilità che vi piacesse. Ho tentato e spero di non aver creato un immagine troppo distorta della storia proprio nell' extra.

Come nello scorso capitolo voglio ringraziare tutti voi che avete letto la storia, anche se non avete commentato mi fa piacerse sapere che avete comunque seguito Stiles e il suo branco nella mia personalizzata avventura.

Un enorme grazie va a My heart seeks love  che mi ha seguito dal primo capitolo e mi ha supportato in modo semplice ma davvero speciale.

Spero che questa storia vi sia rimasta un poco nel cuore.

Alla prossima storia <3



Badluna

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