The Drug In Me Is You

di Sweetcurry
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***



Capitolo 1
*** I ***


the drug in me is you Avviso: non vi è nessuno scopo di lucro, i personaggi non mi appartengono e non intendo insinuare nulla nei loro confronti, è solo pura fantasia.


The Drug In Me Is You

I







Mi alzai presto quella mattina, volevo essere al mio meglio e non restare addormentato fino a mezzogiorno e oltre. Sorrisi, vedendo le ciabatte blu spuntare dal divano in sala e poi man mano che attraversai la stanza, vidi anche la figura spaparanzata di Ronnie, che dormiva con la bocca aperta. Sorrisi, divertito dalla scena messa di fronte a me, e grattandomi la testa, mi avviai verso la cucina in cerca del mio caffè mattutino.
Mi stiracchiai e cercai di mettere a fuoco la caffettiera, nessuno aveva ancora fatto il caffè, ci sarei dovuto arrivare molto prima, ma al mattino quei pochi neuroni che ho non connettono. Insomma, presi il caffè e riempii la brocca di acqua, attesi qualche minuto, con la testa poggiata contro l’armadietto della credenza e gli occhi chiusi, ma con un vago tentativo di rimanere attento alla preparazione del caffè.
Mi spaventai quando sentii due braccia circondarmi i fianchi da dietro, ma mi calmai non appena potei sentire la voce di Ronnie riempire il mio risveglio.
-Vuoi dormire in piedi come i cavalli?- ridacchiò, e posò le sue labbra sul mio collo stringendomi a sé.
Sorrisi, mi piaceva il tepore che emanava il suo petto contro la mia schiena, e lasciai che riempisse entrambe le tazze, restando tra le sue braccia, con il suo respiro contro la spalla coperta solamente da una spallina della canotta intima.
Ci sedemmo sul divano, che anche se era sfondato lo continuavo ad adorare, forse per i ricordi, forse perché odorava tanto di Ronnie.
Finii il mio caffè e mi stesi al suo fianco, lui a pancia in su ed io al contrario, mi fece quel suo stupendo sorriso e portò una mano ai miei capelli arrotolandoli fra le sue dita.
-Non li tagli più, qui sulla fronte?-
Scossi la testa, ridacchiando, -No, sai ora siamo emo, come posso tagliarmeli?-.
Rise fortemente. -Mi son sempre piaciuti i tuoi capelli, così lisci…-
Si sporse ed io mi abbassai, non tenendomi più con i gomiti e lo baciai, lieve, con un leggero schiocco.
Fu forse, il periodo più appagante della mia vita, sentivo e mi godevo dell’amore che mi dava Ronnie, assorbendone ogni minima gocciolina, e lui non si stancava mai, mai di amarmi.
Era così bello parlare con lui, ridere e scherzare che a volte rimanevo a pensarci talmente tanto da sorridere come uno scemo e da solo. Non mi resi conto ancora bene della fortuna che ebbi in quei mesi, e giusto qualche settimana dopo me ne accorsi.


-Non c’è qui, e non so proprio dove possa essere, mi dispiace, Maxie.
-Non importa, grazie lo stesso, Robert.
-Ci sentiamo.
-Sì, ciao.
Chiamai tutti i membri della band quella sera, non che fossi ossessionato da averlo a casa a un’ora prestabilita, ma erano le due di notte, e avrebbe dovuto essere a cenare al nostro tavolo un sacco di ore prima. E invece ero rimasto lì con la bocca chiusa, ad aspettarlo. Anche se non ci rimanevo male di solito per qualche dimenticanza, un minimo di accortezza verso di lui che mi ero aspettato e che invece non c’era stata, mi ferì.
Alle due. Io ero seduto sul ripiano di marmo della cucina, vicino alla finestra. E lui, che apriva la porta.
Alle due e due minuti potei sentire finalmente il mio cuore rallentare il battito e il mio corpo rilassarsi, sospirai e attesi che Ronnie venisse in cucina.
-Maxie! Ti prego perdonami!-
Eccolo” mi dissi, e non potei non sospirare dal sollievo. Saperlo in condizioni accettabili e a casa mi fece star notevolmente meglio.
Restai muto, mentre lo osservavo, togliersi la giacca e buttarla sul tavolo assieme alle chiavi e correre verso di me. Mi prese il viso fra le mani, ripetendomi incessantemente “scusascusascusascusa”, ma non so perché non riuscii a guardarlo negli occhi, okay, ero ferito, non amavo le scenate da donnina che resta a casa e attende il marito, ma il fatto di esser rimasto solo tutta la sera, a sentirmi preso in giro mi diede fastidio. Non potevo accettare tutto.
-Ti prego, Maxie…- piagnucolò facendomi stringere il cuore. Le sue mani sulle mie guance erano gelide, fuori doveva far piuttosto freddo, ma al contatto con la mia pelle era come se stessero bruciando.
Sorrisi incoraggiante, non volevo che si preoccupasse talmente tanto, e anche se a me poteva sembrare falso, quel sorriso, all’improvviso volevo solamente farlo sentire bene.
Non riuscivo a vederlo così. Era contro il mio volere mettere il muso.
Mi guardò negli occhi, e potei perdermi in quelle due pozze profonde, -Mi farò perdonare, te lo giuro, ma ti prego, non arrabbiarti con me-.
Scossi la testa, -Ronnie…- sussurrai, -Tranquillo, non mi arrabbio, però non voglio stare da solo di nuovo come questa sera, non voglio stare in questa cucina ad attendere il mio ragazzo, che al posto di essere qui alle otto arriva alle due di notte. Va bene?-
Presi un respiro, -Io ti amo, Ron. Davvero. -
Mi circondò il collo con le braccia, e mettendo una mano dietro la mia testa, mi fece nascondere il viso nel suo petto. Il suo profumo mi entrò nelle narici, e chiusi gli occhi.
In quell’istante pensai solamente che fosse bello riaverlo fra le mie braccia e che non potevo non perdonarlo. In fondo era successo solo una volta.

Nelle settimane successive  mi dovetti ricredere, Ronnie non tornava a casa una volta su due per la cena. Ed io non riuscivo a dirgli che non volevo esser trattato così, che cosa avesse da fare non m’interessava, non volevo sapere ogni cosa della sua vita, ritenevo che dovesse avere la sua privacy, ma che al contempo dovesse riuscire a dedicare del tempo pure alla persona che diceva di amare.
Non me ne rendevo conto, mi dissi che era un periodo così, poi sarebbe tornato tutto come prima e sarei stato meglio.
Arrivai a tal punto da dormire senza sapere dove fosse, e quella notte fu l’ultima che lo attesi. Mi decisi che non dovevo dipendere da lui, se si ostinava a non stare in casa voleva dire che non ne aveva bisogno, e allora chi ero io per aspettarlo ogni benedetta notte come un coglione?
Ricominciai a vivere come facevo prima di mettermi assieme a lui, uscire la sera con gli amici, andare a divertirmi nei locali e rifarmi una vita al di fuori di noi.
 
E poi venne quel giorno. IL giorno in cui mi ritrovai di fronte ad un burrone, senza alcun sostegno per ripararmi e un vento contrario che puntava a buttarmi giù.
-Cosa fai?- mormorai, entrando di un passo in camera nostra, mentre vedevo Ronnie riempire un borsone con pochi vestiti, non tutti, e metterci dentro anche un paio di scarpe.
Strinsi fra le mie mani il tessuto dei pantaloni di una tuta che indossavo al momento, non volevo saperlo, ma m’interessava maggiormente sapere che cosa mi avrebbe risposto.
Volevo vedere se aveva il coraggio di dirmi quel che già immaginavo.
-Ronnie?-
Si bloccò, e con un movimento veloce chiuse la cerniera del borsone scuro. Poi si volse verso di me con lo sguardo impaurito, e mi si avvicinò.
Fece per stringermi fra le mie braccia, e per quanto ne sentissi il bisogno in quel momento, lo allontanai. Volevo una risposta.
-Ti giuro che poi tornerà tutto a posto.- allungò una mano verso il mio viso, e mi carezzò una guancia.
-Te lo giuro, Maxie.-
Mi diede un bacio, talmente pieno di dolore e nostalgia che mi misi a piangere. Chiusi forzatamente gli occhi per evitare di lasciar scivolare via troppe lacrime, ma lui se n’era già accorto.
-Oh, ti prego. Se piangi, non ho il coraggio di andarmene, Max…- mormorò triste mentre mi staccava dal cornicione della porta  e mi prendeva fra le sue braccia, mi aggrappai con tutta la forza che avevo alle sue spalle.
-Allora piangerò fino a quando non disferai quel cazzutissimo borsone!- urlai singhiozzando incontrollatamente. Quando avrei mai immaginato di soffrire talmente tanto per lui?
Mi strinse a sé fino a quando non ebbi più la forza di piangere, e fui obbligato a moderare il pianto in modo da poter respirare correttamente. Approfittò del momento per staccarsi leggermente e passare sul mio viso le sue mani fredde per togliere le lacrime che lo avevano bagnato tutto.
-Ti amo, Maxie. Scusami per ogni mio disastro.- mi baciò e anche in quel momento non potei che arraffare quanto più riuscii, cercando di immagazzinare ogni minimo istante nella mia mente, perché sapevo perfettamente che sarebbe stato l’ultimo.
Appena si staccò l’ennesimo singhiozzo lasciò le mie labbra e i miei occhi rossi, si riempirono nuovamente di lacrime.
-No, no… Ron, ti prego, stai qui. Ron, no!-
Mi guardò per l’ultima volta, e mimò un sorriso che in quell’istante mi sembrò tutt’altro che incoraggiante.
-Ti amo, piccolo.-



Lasciò l’appartamento un pomeriggio tardi, poco prima della cena, lasciando un vuoto nel mio cuore. Lasciando una scia del suo profumo che congiungeva il divano, al suo armadio, al suo cuscino, al suo asciugamano…

I sordi passi lungo le scale mentre le scendeva, veloce, a due a due, per fuggire il più presto possibile dal nostro appartamento, non riuscii più a togliermeli dalla mente. Mi tormentarono per notti intere di pianti ininterrotti.
Persi dei chili, smettendo di mangiare perché la fame era scomparsa, e rischiai davvero di dover ricorrere a degli antidepressivi, cosa che per fortuna non accadde. Piangevo forte e spesso, e mi vergognai dello stato in cui ero caduto per tutto il tempo. Talvolta, nei momenti peggiori, inizia a odiare anche la mia persona, rifiutando persino me stesso, ma, mi chiedevo,  Ronnie mi avrebbe lasciato se fossi stato diverso? Me lo chiedevo spesso.











Sweetcurry's Time
Ho ritrovato da pochi giorni la voglia di scrivere fanfiction, e devo ammettere che non lo facevo da un tempo immemore. Infatti credo che pochi si ricorderanno della mia presenza su questo sito, ahimè. Tuttavia ho deciso di iniziare in un modo diverso, ora le longfiction non rimarranno più incomplete perchè prima di iniziarne a postare una intendo sempre finirla. Così come ho fatto con questa.
La fiction è ambientata in una versione leggermente modificata di quel che io intendo come "è andata così", insomma è una mia versione dei fatti, ovviamente molto più rivisitata in chiave slash, ma ci avviciniamo u_u.
Avrà pochi capitoli, tre massimo quattro devo ancora decidere come suddividerla e mi aspetto i vostri pareri! Soprattutto per le critiche e le correzioni, sono ancora arrugginita, non scrivo da molto tempo, quindi un aiutino lo apprezzo volentieri.
Per scegliere il titolo della ff ci ho pensato molto, ma alla fine ho voluto fare un elogio a Ronnie che ora sta risorgendo dalla merda dov'era finito, ha una band nuova e un album che sta scalando le classifiche. E' diventato un pompato, ma è sempre il nostro Ronnie, e mi era mancato.
Max invece sembra che abbia preso il posto di Ronnie del drogato (e questo mi fa intristire), viene arrestato per guida in stato di ubriachezza insieme alla ragazza con cui sta, sul suo twitter tra le cose che gli piacciono possiamo trovare scritto in maiuscolo "Opium" e la riabilitazione e le palle varie. Lo trovo crollato, quando invece Ronnie si risolleva lui sprofonda nella droga e nell'alcol. Che poi, Ronnie ai tempi si faceva delle stesse sostanze di cui si fa Max, e quest'ultimo lo è andato a giudicare per lo stato in cui era, per i casini con la rissa... Bah! Sembra comunque  che si siano riappacificati, anche se Ronnie ha ammesso che uscirà con lui quando sarà completamente pulito.
Dopo questo sclero posso anche smetterla e sparire che è tardi u_u.

N.B. Se non avete ancora ascoltato il nuovo album dei Falling In Reverse (la nuova band di Ronnie) "The Drug In Me Is You", vi consiglio di farlo ;)

With love,


Curry

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Capitolo 2
*** II ***


the drug in me is you
Avviso: non vi è nessuno scopo di lucro, i personaggi non mi appartengono e non intendo insinuare nulla nei loro confronti, è solo pura fantasia.


The Drug In Me Is You



II






Tre settimane dopo la sua partenza, un messaggio su Twitter probabilmente da un mio fan, mi chiese di guardare il telegiornale. Accesi la tivù confuso, e vidi che in quello stesso istante il servizio parlava di un noto cantante della scena rock-alternative che era stato arrestato nello stato del Nevada per omicidio.
Non capii il motivo per cui avrei dovuto guardare quel servizio sino a che il nome del sequestrato non fu svelato dalla giornalista.
“ Il ragazzo, ventitrenne, Ronnie Radke, dopo esser arrestato per esser stato coinvolto in una rissa dove si è svolto l’omicidio per arma da fuoco della vittima, ancora minorenne, Michael Colquitt; si dichiara però innocente. L’accusato, sospettato di uso di stupefacenti, sarà sottoposto a degli esami per accertare …”

Non potei credere a quelle parole, e nemmeno ai miei occhi, sicuramente mi tradivano perché le immagini di Ronnie che era scortato dalla polizia e infilato in una loro macchina non potevano essere veritiere.
Non potevano.
Mi lasciai cadere a terra, senza forze. Come poteva avermi fatto questo?
Da quando era un assassino drogato?
Aveva detto di amarmi.
 

Non ebbi il coraggio di chiedere a nessuno notizie sul suo conto, non potevo, non ce la facevo ad abbassarmi al suo livello. Mi faceva schifo.
Come aveva potuto sparare a un ragazzino che avrebbe potuto essere grande quanto me?
Ebbi il serio timore di aver paura di lui, come poteva avere il coraggio di uccidere? Mi vergognai di lui, e col resto della band, che mi guardava come se fossi malato di lebbra, non riuscii a parlarne.
Robert, fece da mentore, al mio posto, e comunicò che Ronnie era fuori. Mi guardarono tutti stupiti, come se fosse un’eresia non averlo più nella band, se c’ero pure io. Avevano sempre creduto che avremmo vissuto insieme felici e contenti, beh… pure io.
Ronnie ci aveva fregato tutti quanti.

Il nostro agente si attivò all’istante per cercarci un nuovo vocalist, e in pochissimo tempo trovò un sostituto. L’ex-vocalist dei “Bless The Fall”, il suo nome era Craig Mabbit.
Ci presentò ad una cena fatta apposta per l’occasione. Conobbi il mio nuovo cantante, un tipo mezzo spagnolo, con un sorriso molto largo e aperto. Era pochi centimetri più basso di me, con uno stile simile al nostro. Si sarebbe trovato bene, e mentre me lo fecevano conoscere, tutti si aspettavano qualcosa da me, come per vedere se lo avrei reputato all’altezza. Beh, volli sentirlo cantare qualche canzone prima. Anche se sentivo perfettamente dalla voce che non sarebbe mai stato Ronnie.
Ronnie aveva una voce speciale, unica. Stupenda.
Craig era bravo, sì, ma non era speciale. Nonostante questo diedi il mio “”, e iniziammo immediatamente a prepararci per le prove e per fargli imparare le musiche alla perfezione. Ci presi quasi gusto a questa nuova “cosa”.

Iniziai a fare amicizia sempre di più con Craig, e lo presi in simpatia soprattutto perché aveva i miei stessi interessi. Talvolta però mi capitava di tirare fuori l’argomento “Ronnie”, e a quel punto non riusciva a starmi dietro, quindi rinunciavo, scusandomi con lui. Perché semplicemente mi veniva naturale, anche se in quel periodo lo odiavo e mi vergognavo di lui, mi capitava di dire “Ronnie in questo pezzo lo faceva in un altro modo…”, era normale, no?
E poi, andiamo, con tutto me stesso non l’ho mai odiato. Non riuscivo.
Mi sforzavo a volte, ma non riuscivo a non pensare quanto era stato bello vivere quei pochi mesi assieme a lui. A com’era appagante sentirsi coccolati e protetti da lui.

Il problema era che continuando così non lo avrei mai dimenticato.

Craig una sera, prima di salire sul palco mi sfidò a una gara di alcol, e sebbene non amassi ubriacarmi prima di suonare accettai. Per distrarmi.
Fu così che, a metà dello show, proprio mentre Craig cantava una canzone scritta da Ronnie, mi avvicinai a lui e gli stampai un fugace bacio sulle labbra. Lo feci ridendo e scappando via.
Mi divertivo, a fare lo scemo, era un modo per dimenticare.

Fu così che iniziammo a stuzzicarci, Craig ricambiò il bacio su di un altro palco e così andare. Rimasi a dormire nella sua cuccetta così tante di quelle volte che credetti a un certo punto che lui si fosse intrufolato nella mia facendoci tappa fissa ogni notte.
Me la spassai, in sua compagnia, ci ubriacammo e ci scambiammo tanti baci.
Non volevo una relazione con lui, non ero pronto per cose serie, ne avevo il terrore. L’ultima volta che avevo avuto qualcosa di serio era finito in una tragedia. Mi spaventavano.
Era lui che sostituendo in parte il ruolo di Ronnie mi sosteneva nei momenti più duri, dove sboccavo l’anima perché mi ero fatto di troppe cose, mi aiutava a tornare a casa quando mi ubriacavo -perché lui stranamente reggeva davvero troppo l’alcol, io al contrario finivo le serate sempre stramazzando al suolo o vomitando-. Craig mi assecondò il più delle volte, insultò Ronnie sul palco, sorridendomi. E mi aiutò a far finta che tutto il male che era il mio passato non esistesse.

Passò un anno e mezzo.
Le cose continuavano sempre al meglio, i lives fenomenali, arrivammo in capo al mondo per suonare, e “The War Is Our” fu un successo.
Iniziai davvero a credere di essermi rimesso a posto, dimenticai Ronnie per un lungo periodo. Fino a quando non sentii nuove notizie leggendo un articolo sul web.

A quanto pareva, Ronnie era innocente, la pistola era stata usata da un altro suo amico, e alla fine il giudice gli aveva dato la libertà vigilata. Ronnie era riuscito a farsi una nuova band, dicendo che anche senza gli Escape poteva fare la sua musica. I Falling In Reverse, che però avevano solo un paio di canzoni, poiché dopo poco tempo di libertà Ronnie violò la legge e fu di nuovo arrestato.
Quel giorno girovagai per il mio appartamento alla ricerca di qualcosa cui attaccarmi, ero disperato, era come se all’improvviso tutto il bagaglio di ricordi, malinconie e sentimenti mi fosse caduto addosso.
Finì come avevo in precedenza immaginato, chiamai Robert e gli chiesi di venire a casa mia.
Quando arrivò, fui lì per urlare e dare di matto, ma lui prontamente mi calmò, chiedendomi che cosa c’era che non andava.
Bene, lo guardai negli occhi respirando fortemente. E sputai un’unica parola. Quella parola.
Ronnie.

Finì che mi diede ragione, e che dovevo fare qualcosa, perché evidentemente anche se cercavo di dimenticarlo lui in qualche modo, veniva sempre a galla.
Dovevo andare in carcere da lui.
Robert, mi disse così, che se fossi andato lì e gli avessi parlato, avrei risolto i miei problemi, ogni domanda gliela avrei potuta porre in quel momento, così mi sarei liberato la mente.
Annuii, impaurito di quel che mi si prospettava.
Non si scherzava, rivedere Ronnie non era una passeggiata. Avrei rivisto i suoi occhi. Avrei potuto incontrarlo nuovamente.
Non sapevo se impazzire dal timore di avere talmente tanta paura da scappare appena me lo avrebbero messo di fronte, o se sorridere talmente tanto da sfondarmi la faccia.
 
Aspettai il momento o meglio il giorno giusto, dovevo accertarmi di farcela, dovevo esser certo di quello che stavo per andare a fare, ma pian piano col passare dei giorni mi accorsi che stavo solamente fuggendo da quel che era ormai un peso che mi trasportavo da troppo tempo. E ora di fare l’orgoglioso non lo sopportavo più, il mio corpo aveva bisogno di lui, non avrei resistito, me lo sentivo.
Eppure quando mi accorsi che ero un vigliacco, non ce la feci comunque a prendere la macchina e a dirigermi al carcere.
Iniziai a provare emozioni contrastanti, mi sentivo inadeguato, mi facevo schifo da solo, il solo pensare al fatto che fossi ancora in casa mi faceva stare male, tuttavia non riuscii a muovere un solo piede verso di lui.
Avevo così paura del suo giudizio, e il fatto che fosse trascorso così troppo tempo mi spaventava terribilmente, e se fosse cambiato? Sarebbe potuto diventare un’altra persona, avrebbe potuto odiarmi alla morte perché non era mai andato a trovarlo. Eppure m’immaginavo lì dall’altra parte del vetro, con la possibilità di vedere finalmente tutta la sua bellezza che sicuramente era rimasta ancora intatta, i suoi occhi profondi che ogni volta era come se mi risucchiassero in un pozzo senza fine dove continuavo a cadere senza mai arrivare al fondo.
Lui era come i suoi occhi, non lo avresti mai potuto conoscere fino alla fine, ci sarebbe sempre stato qualcosa che ti avrebbe sconvolto, tuttavia io avevo tentato di fidarmi di lui, anzi lo avevo fatto.

Mi ubriacai anche quel giorno, pesantemente e quando ormai il mio cervello era completamente distaccato dal corpo, non so come lo chiamai. Trovare il numero della prigione fu semplice: molti mesi prima me l’ero segnato sul cellulare perché avrei voluto chiamarlo e sfogarmi, ma ovviamente non l’avevo mai fatto. Insomma composi il numero e un addetto mi passò al telefono quello che doveva essere Ronald Joseph Radke in persona, dopo più di un anno ci avrei parlato, ma al momento non mi stavo nemmeno rendendo conto di quello che stavo facendo. La mattina dopo non mi sarei nemmeno ricordato dell’enorme sbaglio che stavo andando a compiere.
Sentii il silenzio e poco dopo qualcuno afferrò la cornetta, quel qualcuno doveva essere Ronnie, ne ebbi la conferma quando sentii il suo respiro e subito dopo la sua voce.
-Pronto? Chi mi cerca?-
Oddio. Era davvero la sua voce, risentirla dopo così tanto tempo fu come una ventata d’aria che mi rese lucido all’improvviso. Capii che avevo fatto la cazzata.
-Prooontoo??- disse ancora Ronnie dall’altro capo.
Non riuscii tuttavia a dire ancora nulla, la sua voce mi spiazzava come nessun’altra cosa.
Il suo silenzio mi stringeva il cuore, non volevo che mettesse giù, ma non riuscivo comunque a parlare. Mi maledii da solo, ero un incompetente, non riuscivo a fare nulla. Le lacrime copiose scendevano dai miei occhi, lo stato di ubriachezza non mi permise tuttavia di rimanere in silenzio, iniziai a singhiozzare mentre cadevo a terra, mi trovai in ginocchio sul pavimento freddo del mio appartamento.
-Max… Max, sei tu?- chiese improvvisamente serio Ronnie.
La sua domanda mi fece singhiozzare ancora più forte, cosa potevo fare?
-Max, oddio, non ci posso credere, Max, Max…- sentire il mio nome ripetuto così tante volte dalla sua voce, mi fece ancora più soffrire, fu allora che nella sofferenza che provavo, mi sfogai.
-Mi avevi detto che…- singhiozzai, -che mi amavi, che tutto si sarebbe messo a posto!- dissi alzando la voce.
Ronnie sospirò. -Oh, Max. Ti prego non puoi dirmi così, non è possibile che tu pensi ancora a me!-  Smisi di respirare e sbarrai di colpo gli occhi. Mi stava forse rimproverando perché dopo ben un anno che non lo sentivo, lo avevo chiamato chiedendogli una spiegazione per l’avermi abbandonato ed essersi cacciato in quella situazione?
Mi sentii preso in giro e a un tratto, la voglia di sentirlo scemò totalmente.
-Max?-
-Vai a fanculo, Radke.- sbraitai e subito dopo cliccai il pulsante rosso chiudendo la chiamata.
Passai la notte piangendo.








Sweetcurry's Time
Scusatemi se non ho pubblicato una settimana esatta dopo il primo capitolo, ma ho deciso che pubblicherò ogni dieci giorni. Non so perchè, in realtà, ma mi piace, ecco. Poi vabbeh, sono abbastanza presa dalla scuola, dai vari problemi e da questo cazzo di pagellino che non serve a nulla D: (probabilmente avrò quattro o cinque materie sotto T_T), quindi trovo poco tempo per me, e se lo trovo poi non riesco a studiare.
Ma cambiamo argomento e magari parliamo del capitolo, perchè questo è quello che mi piace di meno, non so il motivo. Forse perchè in sostanza non accade praticamente nulla, se non la telefonata e Craig che spunta nellaa vita del piccolo Maxie (T_T Bubu). Vi prometto che nel prossimo vi divertirete mooolto di più, anche se spero che vi sia piaciuto comunque anche questo capitolo u_u.
Passiamo alle recensioni:

Gerascophobia
Tranquilla non hai per nulla farfugliato cose a vanvera, anzi mi hai reso felicissima. Mi ero dimenticata quanto fosse bello ricevere le recensioni! E i tuoi mille e mila complimenti non fanno che farmi sentire meglio, quindi grazie. Per Ronnie direi di sì, bisogna decisamente regalargli dei vestiti della sua taglia, non riuscirà nemmeno a camminare quel povero uomo, e ODDIO delle scarpe decenti! Quelle che ha sempre addosso ora sono orribili T_T sono davvero brutte.
Parlando della ff (vedi? sono io che parlo a vanvera),  spero davvero che piaccia, mi sono impegnata per far risultare il tutto come una vera relazione, perchè il puccipucci c'è sempre, così come il cadere di colpo nella realtà, e anche la facilità con cui si perdona, perchè non ci importa alla fine, vogliamo stare solo con quella persona. Quindi ti saluto, ringraziandoti ancora e aspettando la tua prossima recensione *-*.

AnzuViolence

Inanzitutto condivido tutto ciò che mi hai scritto, mi mancano immensamente, ma cosa ci possiamo fare noi, che siamo solo delle fans italiane per di più? E poi le persone cambiano, crescono e si dividono, non restano attaccate al passato perchè le farebbe solamente soffrire.
Quindi siamo fortunate che possiamo scrivere ed immaginare ancora quando erano migliori amici, quando erano insieme. Ed è una grande fortuna, lasciamelo dire.
Per il resto ti ringrazio tantissimo per i complimenti, e mi fa un piacere enorme il fatto che ti sia emozionata. Grazie, spero di leggere un'altra tua recensione al più presto :).

Ringrazio chi ha messo la ff tra i preferiti e le seguite, e chi ha letto solamente :).


With love,


Curry

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Capitolo 3
*** III ***


the drug in me is you
Avviso: non vi è nessuno scopo di lucro, i personaggi non mi appartengono e non intendo insinuare nulla nei loro confronti, è solo pura fantasia.


The Drug In Me Is You



III





Passarono alcuni giorni e pian piano mi convinsi che io per Ronnie non ero  più nulla, che potevo anche non farmi più sentire per anni e non sarebbe cambiato nulla. Ronnie quella sera mi aveva trattato da stupido, e non me lo meritavo. Non volevo soffrire inutilmente come avevo fatto fino a quel momento, questa volta era davvero finita.

 

Craig pian piano si fece sempre più strada nel mio cuore e nella mia vita, oltre che nel mio letto. In quello ci entrava e usciva fin troppo spesso oramai. Riuscivo a sentirmi apprezzato stando con il nuovo vocalist; i ragazzi della band mi avevano rimproverato, che stavo solo usando Craig e non ci stavo davvero bene assieme, ma li pregai di lasciarmi stare, che avevo bisogno di dimenticare e non pensare e loro non mi stavano per niente aiutando.
Craig era diverso da Ronnie, era meno complicato. Quando ci parlavo gli argomenti solitamente erano meno intricati, con Ronnie invece era capitato di passare notti intere a parlare animatamente, mentre con Mabbitt i discorsi solitamente erano interrotti da lui dicendo che non voleva tergiversare a caso.
Ronnie era un uragano, quando entrava in casa buttava i vestiti dappertutto, quando si faceva la doccia sembrava ci fosse stata un’alluvione nel piccolo bagno con le piastrelle gialle, quando mangiava le frittelle si sporcava sempre di sciroppo d’acero dappertutto e io ridevo. Ronnie era un uragano non solo in queste cose, ma anche quando si relazionava con gli altri, la sua personalità spiccava sempre più delle altre e tutti rimanevano estasiati dal suo carisma e dalla sua presenza, e io ero così orgoglioso che lui fosse tutto mio.

Craig invece era calmo, ordinato, era indipendente e spesso se ne stava in disparte, aveva dei sani principi ed era anche molto intelligente tuttavia non mi faceva battere il cuore come aveva fatto Ronnie.
Tutte le volte che Craig mi spogliava delicatamente e poi facevamo sesso,  sentivo che qualcosa mancava, che  non ero completamente preso sottosotto da quell’atto. E odiavo quando dopo che finivamo di farlo puntualmente mi desse un bacio e mentre si vestiva per andarsene stava in silenzio.
Non mi dava nemmeno la possibilità di riposarsi insieme, di fumare una sigaretta, di farlo un’altra volta, e un’altra volta ancora. Tuttavia facevo finta di nulla e la relazione continuava ad andare avanti tranquilla, senza grandi intoppi.

I miei problemi con l’alcol e la droga tuttavia non passarono, si affievolirono leggermente, Craig cercò di aiutarmi spesso facendomi restare in casa e nascondendomi qualsiasi tentazione, ma quelle volte che facevamo un live e lui era troppo stanco per starmi dietro io ne approfittavo ogni volta, passavo delle nottate interminabili.


I mesi passarono e mancava poco al mio compleanno,  era da pochi mesi uscito il nostro nuovo album omonimo alla band e il tour andava benone, tuttavia per quel giorno saremmo stati a Las Vegas per una pausa e per festeggiare il natale che sarebbe arrivato dopo alcuni giorni. Quel giorno i ragazzi mi portarono in un pub per fare l’aperitivo, poi saremmo andati a qualche altra parte a divertirci.
Ero felice, sarebbe stata una giornata tranquilla per festeggiare, non sapevo che in quel locale avrei trovato l’ultima persona che mi sarei aspettato di incontrare.

Ebbene sì, Ronnie era là. E di punto in bianco ci rimasi spiazzato, i miei occhi si sbarrarono quando lo vidi in fondo al locale mentre mi ero alzato per andare in bagno. Perché quel fottutissimo bagno doveva proprio trovarsi di fianco al suo tavolo?
Era con dei suoi nuovi amici, la sua nuova band presunsi, era schiacciato e le luci erano soffuse quindi lo riconobbi solamente, ma quando incrociammo gli sguardi si fece spazio fra i ragazzi ed uscì dal tavolo esclamando stupito il mio nome.
-Maaax? Oddio!- Solo in quel momento mi resi conto di quanto cazzo era bello, i capelli erano più scalati e curati di quando ci eravamo lasciati, il suo pizzetto sotto il labbro era sempre presente, il piercing al naso mancava.
Sorrisi lievemente scioccato dalla sua presenza, alla fine compivamo il compleanno lo stesso giorno, guarda caso che coincidenza.
Si avvicinò a me e mi abbracciò facendomi sentire tutti i muscoli che probabilmente si era fatto in prigione, mi sentivo inutile e spento con lui a fianco. Il suo stile era cambiato, si vestiva molto più glamster ed era diventato più maturo, sia dal viso che dai comportamenti.

-Non ti vedo da tantissimo tempo! Come stai? Ho sentito che con la band va tutto alla grande, ma questo dovrei lasciarlo dire a te… - disse sorridendo.
-Mh, io sto bene. E anche la band, sì. - risposi alzando le spalle.
Rise - Vedo che fuori sei cambiato, ma dentro hai sempre le stesse abitudini di morderti le labbra ed essere sempre di poche parole.- disse toccandomi i capelli che ormai mi arrivavano fino a quasi metà schiena.
-Quand’è che sei uscito, non lo sapevo- osservai.
-Andiamo a fumarci una sigaretta così possiamo parlare per bene, ti va o non fumi più?-
Scossi la testa, -Nono, certo che fumo-
-Bene, aspetta che ne scrocco una…- disse prima di girarsi e andare al tavolo dei suoi amici riuscendo dopo un po’ di lamentele a farsi offrire una sigaretta.
Uscimmo e mentre attraversammo il locale sperai tantissimo che gli altri non mi vedessero, non mi andava proprio di dare spiegazioni sia a loro che a Craig, me lo sentivo che avrebbe fatto storie.

Uscimmo dal pub e ci sedemmo su di un muretto poco distante. Potevo sentire il vento sfiorarmi il viso, dopotutto eravamo a dicembre, ma Ronnie non sembrava aver per nulla freddo con indosso una misera giacchetta di pelle stile anni ottanta.
Tirai fuori una sigaretta e chiesi l’accendino a lui che me lo passò subito. Feci un tiro e nel soffiare fuori il fumo camuffai un sospiro.
-Sono uscito tre giorni fa - iniziò,- e ti giuro non mi sembrava vero, troppo tempo rinchiuso in quel posto di merda. Davvero. Troppo. Ma ora ho messo la testa a posto, io e la mia band fra poco intendiamo fare un album e spero andrà tutto bene, ho smesso con tutto: droga, risse e alcol. Ne ho abbastanza di quella merda.- 
-Mi dispiace…- sussurrai.
-Per cosa?-
-Per la prigione, immagino che non sia una cosa da niente-
Rise, -Stai tranquillo, non devi dispiacerti. Ho sbagliato e me lo meritavo.-
Si voltò verso di me, -Tu invece sei cambiato troppo, mi spaventi. Dove sono le tue sopracciglia??- chiese aggrottando le sue che invece c’erano ancora. E io ridacchiai, era passato tanto tempo e mi era passata la volta di sembrare la femminuccia del gruppo.
-Sei incredibilmente cresciuto Maxie,  non riesco nemmeno a pensare che tu sia qui con me, figuriamoci a vederti così! Non offenderti, non ti sto assolutamente insultando, sia chiaro.-

Parlammo ancora un po’, di cose piuttosto inutili, ma mi fece così piacere che quando Craig spuntò fuori dal locale e venne a chiamarmi avrei potuto anche ucciderlo sul momento. 
Tra l’altro l’occhiata maligna che rivolse a Ronnie mi fece incazzare ancora di più. Come se standoci accanto mi avrebbe potuto portare via con se per sempre.
-Scusa Ronnie, ma mi chiamano. Ci sentiamo, ok?- dissi dispiaciuto mentre lanciavo la sigaretta lontano.
Lui fece uscire il fumo dalla bocca, -Hai sempre lo stesso numero? Ti chiamerò, stanne certo… Ah! E auguri!- esclamò mostrando i denti in un sorriso che quasi mi fece sciogliere.
-Anche a te.-

Sorrisi dentro di me mentre me ne andavo e lo lasciavo lì a finire la seconda sigaretta offerta dal sottoscritto.
Entrai in compagnia di Craig e mi sedetti al tavolo, passai la serata divertendomi e pensando che rivederlo non aveva fatto poi così male. Craig però tenne il broncio tutta la sera e lo evitai tutto il tempo, ormai stufo di lui. Era da alcuni giorni che sentivo che la relazione con Craig stava diventando per me un’azione come quella di lavarsi i denti al mattino, era noiosa e il sesso non mi appagava neppure. La cosa non mi dava così tanto fastidio, i miei pensieri erano tutti concentrati nell'incontro di quella sera, nel sorriso di Ronnie, nella sua voce, che stentavo a riconoscere. Il mio cuore era finalmente più leggero. 








Sweetcurry's Time
Okay, credo che questo sia un vero e proprio record di ritardo (quanti anni sono passati? due? aiuto), infatti desidero ardentemente nascondermi in una fossa e non uscirci mai più, mi scuso con tutti coloro che si aspettavano il famoso aggiornamento ogni 10 giorni (ahahah -.-"), ma si son ritrovati con una ff assolutamente incompleta, quando la mia premessa all'inizio del primo capitolo era che avrei sempre aggiornato, pffft come no! 
Che dirvi, anche se abbandono spesso la scrittura e anche questo sito, il mio amore per questi due personaggi mi fa ritornare sempre qui. E quando ti metti ad ascoltare i vecchi ETF sull'ipod, non puoi resistere all'irrefrenabile voglia di Mannie, per vostra fortuna (sfortuna?) infatti mi sono decisa ad aggiornare questa ff, che sembra più un parto.
Non l'ho ancora finita, ma in realtà mancherebbe solo il finale, non so se sarà nel prossimo capitolo o quello dopo, ma non fra molto.
Spero ritroviate la stessa voglia di leggere la mia fanfiction che avevate nel lontano 2011 (ommamma), perchè voglio sentire quanto amiamo questi ragazzi e siamo felici che finalmente stiano bene entrambi.
Essì, perchè in questo lasso di tempo ne sono successe, l'arresto di Max e la sua tossicodipendenza con finale in riabilitazione in Utah, i nuovissimi e direi arrapantissimi tatuaggi di Ronnie e il suo nuovo album (molto rapposo) e poi beh... questa  intervista (cliccateci sopra e godetevela, perchè è ciò che abbiamo aspettato per anni).
Perchè io non so voi, ma sono finalmente felice, perchè amo ricordarmeli così:
 maxronold
Ma amo vederli così ora, cresciuti, ma ancora insieme: bellissimi. 

maxronnow

Ringrazio enormemente le due bellezze che hanno scritto delle recensioni bellissime, Something Rotten e monstropolis, leggere quello che mi avete lasciato mi ha spinto ad aggiornare questa notte.  Ringrazio chi ha messo la ff tra i preferiti e le seguite, e chi ha letto solamente :).


With love,


Curry

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