The Drug In Me Is You di Sweetcurry (/viewuser.php?uid=51719)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 1 *** I ***
the drug in me is you
Avviso:
non vi è nessuno scopo di lucro, i personaggi non mi
appartengono e non intendo insinuare nulla nei loro confronti, è
solo pura fantasia.
The Drug
In Me Is You
I
Mi alzai presto quella mattina, volevo essere al mio meglio e non
restare addormentato fino a mezzogiorno e oltre. Sorrisi, vedendo le
ciabatte blu spuntare dal divano in sala e poi man mano che attraversai
la stanza, vidi anche la figura spaparanzata di Ronnie, che dormiva con
la bocca aperta. Sorrisi, divertito dalla scena messa di fronte a me, e
grattandomi la testa, mi avviai verso la cucina in cerca del mio
caffè mattutino.
Mi stiracchiai e cercai di mettere a fuoco la caffettiera, nessuno
aveva ancora fatto il caffè, ci sarei dovuto arrivare molto
prima, ma al mattino quei pochi neuroni che ho non connettono. Insomma,
presi il caffè e riempii la brocca di acqua, attesi qualche
minuto, con la testa poggiata contro l’armadietto della credenza e gli
occhi chiusi, ma con un vago tentativo di rimanere attento alla
preparazione del caffè.
Mi spaventai quando sentii due braccia circondarmi i fianchi da dietro,
ma mi calmai non appena potei sentire la
voce di Ronnie riempire il mio risveglio.
-Vuoi dormire in piedi come i cavalli?- ridacchiò, e posò
le sue labbra sul mio collo stringendomi a sé.
Sorrisi, mi piaceva il tepore che emanava il suo petto contro la mia
schiena, e lasciai che riempisse entrambe le tazze, restando tra le sue
braccia, con il suo respiro contro la spalla coperta solamente da una
spallina della canotta intima.
Ci sedemmo sul divano, che anche se era sfondato lo continuavo ad
adorare, forse per i ricordi, forse perché odorava tanto di
Ronnie.
Finii il mio caffè e mi stesi al suo fianco, lui a pancia in su
ed io al contrario, mi fece quel suo stupendo sorriso e portò
una mano ai miei capelli arrotolandoli fra le sue dita.
-Non li tagli più, qui sulla fronte?-
Scossi la testa, ridacchiando, -No, sai ora siamo emo, come posso
tagliarmeli?-.
Rise fortemente. -Mi son sempre piaciuti i tuoi capelli, così
lisci…-
Si sporse ed io mi abbassai, non tenendomi più con i gomiti e lo
baciai, lieve, con un leggero schiocco.
Fu forse, il periodo più appagante della mia vita, sentivo e mi
godevo dell’amore che mi dava Ronnie, assorbendone ogni minima
gocciolina, e lui non si stancava mai,
mai di amarmi.
Era così bello parlare con lui, ridere e scherzare che a volte
rimanevo a pensarci talmente tanto da sorridere come uno scemo e da
solo. Non mi resi conto ancora bene della fortuna che ebbi in quei
mesi, e giusto qualche settimana dopo me ne accorsi.
-Non c’è qui, e non so proprio
dove possa essere, mi dispiace, Maxie.
-Non importa, grazie lo stesso, Robert.
-Ci sentiamo.
-Sì, ciao.
Chiamai tutti i membri della band quella sera, non che fossi
ossessionato da averlo a casa a un’ora prestabilita, ma erano le due di
notte, e avrebbe dovuto essere a cenare al nostro tavolo un sacco di
ore prima. E invece ero rimasto lì con la bocca chiusa, ad
aspettarlo. Anche se non ci rimanevo male di solito per qualche
dimenticanza, un minimo di accortezza verso di lui che mi ero aspettato
e che invece non c’era stata, mi ferì.
Alle due. Io ero seduto sul
ripiano di marmo della cucina, vicino alla finestra. E lui, che apriva
la porta.
Alle due e due minuti potei sentire finalmente il mio cuore rallentare
il battito e il mio corpo rilassarsi, sospirai e attesi che Ronnie
venisse in cucina.
-Maxie! Ti prego perdonami!-
“Eccolo” mi dissi, e non potei
non sospirare dal sollievo. Saperlo in condizioni accettabili e a casa
mi fece star notevolmente meglio.
Restai muto, mentre lo osservavo, togliersi la giacca e buttarla sul
tavolo assieme alle chiavi e correre verso di me. Mi prese il viso fra
le mani, ripetendomi incessantemente “scusascusascusascusa”,
ma non so perché non riuscii a guardarlo negli occhi, okay, ero
ferito, non amavo le scenate da donnina che resta a casa e attende il
marito, ma il fatto di esser rimasto solo tutta la sera, a sentirmi
preso in giro mi diede fastidio. Non potevo accettare tutto.
-Ti prego, Maxie…- piagnucolò facendomi stringere il cuore. Le
sue mani sulle mie guance erano gelide, fuori doveva far piuttosto
freddo, ma al contatto con la mia pelle era come se stessero bruciando.
Sorrisi incoraggiante, non volevo che si preoccupasse talmente tanto, e
anche se a me poteva sembrare falso, quel sorriso, all’improvviso
volevo solamente farlo sentire bene.
Non riuscivo a vederlo così. Era contro il mio volere mettere il
muso.
Mi guardò negli occhi, e potei perdermi in quelle due pozze
profonde, -Mi farò perdonare, te lo giuro, ma ti prego, non
arrabbiarti con me-.
Scossi la testa, -Ronnie…- sussurrai, -Tranquillo, non mi arrabbio,
però non voglio stare da solo di nuovo come questa sera, non
voglio stare in questa cucina ad attendere il mio ragazzo, che al posto
di essere qui alle otto arriva alle due di notte. Va bene?-
Presi un respiro, -Io ti amo, Ron. Davvero. -
Mi circondò il collo con le braccia, e mettendo una mano dietro
la mia testa, mi fece nascondere il viso nel suo petto. Il suo profumo
mi entrò nelle narici, e chiusi gli occhi.
In quell’istante pensai solamente che fosse bello riaverlo fra le mie
braccia e che non potevo non perdonarlo. In fondo era successo solo una
volta.
Nelle settimane successive mi dovetti ricredere, Ronnie non
tornava a casa una volta su due per la cena. Ed io non riuscivo a
dirgli che non volevo esser trattato così, che cosa avesse da
fare non m’interessava, non volevo sapere ogni cosa della sua vita,
ritenevo che dovesse avere la sua privacy, ma che al contempo dovesse
riuscire a dedicare del tempo pure alla persona che diceva di amare.
Non me ne rendevo conto, mi dissi che era un periodo così, poi
sarebbe tornato tutto come prima e sarei stato meglio.
Arrivai a tal punto da dormire senza sapere dove fosse, e quella notte
fu l’ultima che lo attesi. Mi decisi che non dovevo dipendere da lui,
se si ostinava a non stare in casa voleva dire che non ne aveva
bisogno, e allora chi ero io per aspettarlo ogni benedetta notte come
un coglione?
Ricominciai a vivere come facevo prima di mettermi assieme a lui,
uscire la sera con gli amici, andare a divertirmi nei locali e rifarmi
una vita al di fuori di noi.
E poi venne quel giorno. IL giorno in cui mi ritrovai di fronte ad un
burrone, senza alcun sostegno per ripararmi e un vento contrario che
puntava a buttarmi giù.
-Cosa fai?- mormorai, entrando di un passo in camera nostra, mentre
vedevo Ronnie riempire un borsone con pochi vestiti, non tutti, e
metterci dentro anche un paio di scarpe.
Strinsi fra le mie mani il tessuto dei pantaloni di una tuta che
indossavo al momento, non volevo saperlo, ma m’interessava maggiormente
sapere che cosa mi avrebbe risposto.
Volevo vedere se aveva il coraggio di dirmi quel che già
immaginavo.
-Ronnie?-
Si bloccò, e con un movimento veloce chiuse la cerniera del
borsone scuro. Poi si volse verso di me con lo sguardo impaurito, e mi
si avvicinò.
Fece per stringermi fra le mie braccia, e per quanto ne sentissi il
bisogno in quel momento, lo allontanai.
Volevo una risposta.
-Ti giuro che poi tornerà tutto a posto.- allungò una
mano verso il mio viso, e mi carezzò una guancia.
-Te lo giuro, Maxie.-
Mi diede un bacio, talmente pieno di dolore e nostalgia che mi misi a
piangere. Chiusi forzatamente gli occhi per evitare di lasciar
scivolare via troppe lacrime, ma lui se n’era già accorto.
-Oh, ti prego. Se piangi, non ho il coraggio di andarmene, Max…-
mormorò triste mentre mi staccava dal cornicione della
porta e mi prendeva fra le sue braccia, mi aggrappai con tutta la
forza che avevo alle sue spalle.
-Allora piangerò fino a quando non disferai quel cazzutissimo
borsone!- urlai singhiozzando incontrollatamente. Quando avrei mai
immaginato di soffrire talmente tanto per lui?
Mi strinse a sé fino a quando non ebbi più la forza di
piangere, e fui obbligato a moderare il pianto in modo da poter
respirare correttamente. Approfittò del momento per staccarsi
leggermente e passare sul mio viso le sue mani fredde per togliere le
lacrime che lo avevano bagnato tutto.
-Ti amo, Maxie. Scusami per
ogni mio disastro.- mi baciò e anche in quel momento non potei
che arraffare quanto più riuscii, cercando di immagazzinare ogni
minimo istante nella mia mente, perché sapevo perfettamente che sarebbe stato l’ultimo.
Appena si staccò l’ennesimo singhiozzo lasciò le mie
labbra e i miei occhi rossi, si riempirono nuovamente di lacrime.
-No, no… Ron, ti prego, stai qui. Ron, no!-
Mi guardò per l’ultima volta, e mimò un sorriso che in
quell’istante mi sembrò tutt’altro che incoraggiante.
-Ti amo, piccolo.-
Lasciò l’appartamento un pomeriggio tardi, poco prima della
cena, lasciando un vuoto nel mio cuore. Lasciando una scia del suo
profumo che congiungeva il divano, al suo armadio, al suo cuscino, al
suo asciugamano…
I sordi passi lungo le scale mentre le scendeva, veloce, a due a due,
per fuggire il più presto possibile dal nostro appartamento, non riuscii più a togliermeli dalla
mente. Mi tormentarono per notti intere di pianti ininterrotti.
Persi dei chili, smettendo di mangiare perché la fame era
scomparsa, e rischiai davvero di dover ricorrere a degli
antidepressivi, cosa che per fortuna non accadde. Piangevo forte e
spesso, e mi vergognai dello stato in cui ero caduto per tutto il
tempo. Talvolta, nei momenti peggiori, inizia a odiare anche la mia
persona, rifiutando persino me stesso, ma, mi chiedevo, Ronnie mi
avrebbe lasciato se fossi stato diverso? Me lo chiedevo spesso.
Sweetcurry's Time
Ho ritrovato da pochi giorni la voglia di scrivere fanfiction, e devo
ammettere che non lo facevo da un tempo immemore. Infatti credo che
pochi si ricorderanno della mia presenza su questo sito, ahimè.
Tuttavia ho deciso di iniziare in un modo diverso, ora le longfiction
non rimarranno più incomplete perchè prima di iniziarne a
postare una
intendo sempre finirla.
Così come ho fatto con questa.
La fiction è ambientata in una versione leggermente modificata
di quel
che io intendo come "è andata così", insomma è una
mia versione dei
fatti, ovviamente molto più rivisitata in chiave slash, ma ci
avviciniamo u_u.
Avrà pochi capitoli, tre massimo quattro devo ancora decidere
come suddividerla e mi aspetto i vostri pareri! Soprattutto per le
critiche e le correzioni, sono ancora arrugginita, non scrivo da molto
tempo, quindi un aiutino lo apprezzo volentieri.
Per scegliere il titolo della ff ci ho pensato molto, ma alla fine ho
voluto fare un elogio a Ronnie che ora sta risorgendo dalla merda
dov'era finito, ha una band nuova e un album che sta scalando le
classifiche. E' diventato un pompato, ma è sempre il nostro
Ronnie, e mi era mancato.
Max invece sembra che abbia preso il posto di Ronnie del drogato (e
questo mi fa intristire), viene arrestato per guida in stato di
ubriachezza insieme alla ragazza con cui sta, sul suo twitter tra le
cose che gli piacciono possiamo trovare scritto in maiuscolo "Opium" e
la riabilitazione e le palle varie. Lo trovo crollato, quando invece
Ronnie si risolleva lui sprofonda nella droga e nell'alcol. Che poi,
Ronnie ai tempi si faceva delle stesse sostanze di cui si fa Max, e
quest'ultimo lo è andato a giudicare per lo stato in cui era,
per i casini con la rissa... Bah! Sembra comunque che si siano
riappacificati, anche se Ronnie ha ammesso che uscirà con lui
quando sarà completamente pulito.
Dopo questo sclero posso anche smetterla e sparire che è tardi
u_u.
N.B. Se non avete ancora ascoltato il
nuovo album dei Falling In Reverse (la nuova band di Ronnie) "The Drug
In Me Is You", vi consiglio di farlo ;)
With love,
Curry
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** II ***
the drug in me is you
Avviso:
non vi è nessuno scopo di lucro, i personaggi non mi
appartengono e non intendo insinuare nulla nei loro confronti, è
solo pura fantasia.
The
Drug In Me Is You
II
Tre settimane dopo la sua partenza, un messaggio su Twitter
probabilmente da un mio
fan, mi chiese di guardare il telegiornale. Accesi la
tivù confuso, e vidi che in quello stesso istante il servizio
parlava
di un noto cantante della scena rock-alternative che era stato
arrestato
nello stato del Nevada per omicidio.
Non capii il motivo per cui avrei dovuto guardare quel servizio sino a
che il nome del sequestrato non fu svelato dalla giornalista.
“ Il ragazzo, ventitrenne, Ronnie
Radke, dopo esser arrestato per esser stato coinvolto in una rissa dove
si è svolto l’omicidio per arma da fuoco della vittima, ancora
minorenne, Michael Colquitt; si dichiara però innocente.
L’accusato,
sospettato di uso di stupefacenti, sarà sottoposto a degli esami
per
accertare …”
Non potei credere a quelle parole, e nemmeno ai miei occhi, sicuramente
mi tradivano perché le immagini di Ronnie che era scortato dalla
polizia e infilato in una loro macchina non potevano essere veritiere.
Non potevano.
Mi lasciai cadere a terra, senza forze. Come poteva avermi fatto questo?
Da quando era un assassino drogato?
Aveva detto di amarmi.
Non ebbi il coraggio di chiedere a nessuno notizie sul suo conto, non
potevo, non ce la facevo ad abbassarmi al suo livello. Mi faceva schifo.
Come aveva potuto sparare a un ragazzino che avrebbe potuto essere
grande quanto me?
Ebbi il serio timore di aver paura di lui, come poteva avere il
coraggio di uccidere? Mi vergognai di lui, e col resto della band, che
mi guardava come se fossi malato di lebbra, non riuscii a parlarne.
Robert, fece da mentore, al mio posto, e comunicò che Ronnie era fuori.
Mi guardarono tutti stupiti, come se fosse un’eresia non averlo
più
nella band, se c’ero pure io. Avevano sempre creduto che avremmo
vissuto insieme felici e contenti, beh… pure io.
Ronnie ci aveva fregato tutti
quanti.
Il nostro agente si attivò all’istante per cercarci un nuovo
vocalist,
e in pochissimo tempo trovò un sostituto. L’ex-vocalist dei
“Bless The
Fall”, il suo nome era Craig Mabbit.
Ci presentò ad una cena fatta apposta per l’occasione. Conobbi
il mio
nuovo cantante, un tipo mezzo spagnolo, con un sorriso molto largo e
aperto. Era pochi centimetri più basso di me, con uno stile
simile al
nostro. Si sarebbe trovato bene, e mentre me lo fecevano conoscere,
tutti
si aspettavano qualcosa da me, come per vedere se lo avrei reputato
all’altezza. Beh, volli sentirlo cantare qualche canzone prima. Anche
se
sentivo perfettamente dalla voce che non
sarebbe mai stato Ronnie.
Ronnie aveva una voce speciale, unica. Stupenda.
Craig era bravo, sì, ma non era speciale. Nonostante questo
diedi il mio “sì”,
e iniziammo immediatamente a prepararci per le prove e per fargli
imparare le musiche alla perfezione. Ci presi quasi gusto a questa
nuova “cosa”.
Iniziai a fare amicizia sempre di più con Craig, e lo presi in
simpatia
soprattutto perché aveva i miei stessi interessi. Talvolta
però mi
capitava di tirare fuori l’argomento “Ronnie”,
e a quel punto non riusciva a starmi dietro, quindi rinunciavo,
scusandomi con lui. Perché semplicemente mi veniva naturale,
anche
se in quel periodo lo odiavo e mi vergognavo di lui, mi capitava di
dire “Ronnie in questo pezzo lo
faceva in un altro modo…”, era normale, no?
E poi, andiamo, con tutto me stesso non l’ho mai odiato. Non riuscivo.
Mi sforzavo a volte, ma non riuscivo a non pensare quanto era stato
bello
vivere quei pochi mesi assieme a lui. A com’era appagante sentirsi
coccolati e protetti da lui.
Il problema era che continuando così non lo avrei mai dimenticato.
Craig una sera, prima di salire sul palco mi sfidò a una gara di
alcol,
e sebbene non amassi ubriacarmi prima di suonare accettai. Per
distrarmi.
Fu così che, a metà dello show, proprio mentre Craig
cantava una
canzone scritta da Ronnie, mi avvicinai a lui e gli stampai un fugace
bacio sulle labbra. Lo feci ridendo e scappando via.
Mi divertivo, a fare lo scemo,
era un modo per dimenticare.
Fu così che iniziammo a stuzzicarci, Craig ricambiò il
bacio su di un
altro palco e così andare. Rimasi a dormire nella sua cuccetta
così
tante di quelle volte che credetti a un certo punto che lui si fosse
intrufolato nella mia facendoci tappa fissa ogni notte.
Me la spassai, in sua compagnia, ci ubriacammo e ci scambiammo tanti
baci.
Non volevo una relazione con lui, non ero pronto per cose serie, ne avevo il terrore. L’ultima volta
che avevo avuto qualcosa di serio era finito in una tragedia. Mi
spaventavano.
Era lui che sostituendo in parte il ruolo di Ronnie mi sosteneva nei
momenti più duri, dove sboccavo l’anima perché mi ero
fatto di troppe
cose, mi aiutava a tornare a casa quando mi ubriacavo -perché
lui
stranamente reggeva davvero troppo l’alcol, io al contrario finivo le
serate sempre stramazzando al suolo o vomitando-. Craig mi
assecondò il
più delle volte, insultò Ronnie sul palco, sorridendomi.
E mi aiutò a
far finta che tutto il male che era il mio passato non esistesse.
Passò un anno e mezzo.
Le cose continuavano sempre al meglio, i lives fenomenali, arrivammo in
capo al mondo per suonare, e “The War Is Our” fu un successo.
Iniziai davvero a credere di essermi rimesso a posto, dimenticai Ronnie
per un lungo periodo. Fino a quando non sentii nuove notizie leggendo
un articolo sul web.
A quanto pareva, Ronnie era innocente,
la pistola era stata usata da un altro suo amico, e alla fine il
giudice gli aveva dato la libertà vigilata. Ronnie era riuscito
a farsi
una nuova band, dicendo che anche senza gli Escape poteva fare la sua
musica. I Falling In Reverse,
che però avevano solo un paio di canzoni, poiché dopo
poco tempo di libertà Ronnie violò la legge e fu di nuovo
arrestato.
Quel giorno girovagai per il mio appartamento alla ricerca di qualcosa
cui attaccarmi, ero disperato, era come se all’improvviso tutto il
bagaglio di ricordi, malinconie e sentimenti mi fosse caduto addosso.
Finì come avevo in precedenza immaginato, chiamai Robert e gli
chiesi di venire a casa mia.
Quando arrivò, fui lì per urlare e dare di matto, ma lui
prontamente mi calmò, chiedendomi che cosa c’era che non andava.
Bene, lo guardai negli occhi respirando fortemente. E sputai un’unica
parola. Quella parola.
Ronnie.
Finì che mi diede ragione, e che dovevo fare qualcosa,
perché
evidentemente anche se cercavo di dimenticarlo lui in qualche modo,
veniva sempre a galla.
Dovevo andare in carcere da lui.
Robert, mi disse così, che se fossi andato lì e gli
avessi parlato,
avrei risolto i miei problemi, ogni domanda gliela avrei potuta porre
in quel momento, così mi sarei liberato la mente.
Annuii, impaurito di quel che mi si prospettava.
Non si scherzava, rivedere Ronnie non era una passeggiata. Avrei
rivisto i suoi occhi. Avrei potuto incontrarlo nuovamente.
Non sapevo se impazzire dal timore di avere talmente tanta paura da
scappare appena me lo avrebbero messo di fronte, o se sorridere
talmente tanto da sfondarmi la faccia.
Aspettai il momento o meglio il giorno giusto, dovevo accertarmi di
farcela, dovevo esser certo di quello che stavo per andare a fare, ma
pian piano col passare dei giorni mi accorsi che stavo solamente fuggendo
da quel che era ormai un peso che mi trasportavo da troppo tempo. E ora
di fare l’orgoglioso non lo sopportavo più, il mio corpo aveva
bisogno
di lui, non avrei resistito, me lo sentivo.
Eppure quando mi accorsi che ero un vigliacco, non ce la feci comunque
a
prendere la macchina e a dirigermi al carcere.
Iniziai a provare emozioni contrastanti, mi sentivo inadeguato, mi
facevo schifo da solo, il solo pensare al fatto che fossi ancora in
casa mi faceva stare male, tuttavia non riuscii a muovere un solo piede
verso di lui.
Avevo così paura del suo giudizio, e il fatto che fosse
trascorso così
troppo tempo mi spaventava terribilmente, e se fosse cambiato? Sarebbe
potuto diventare un’altra persona, avrebbe potuto odiarmi alla morte
perché non era mai andato a trovarlo. Eppure m’immaginavo
lì dall’altra
parte del vetro, con la possibilità di vedere finalmente tutta
la sua
bellezza che sicuramente era rimasta ancora intatta, i suoi occhi
profondi che ogni volta era come se mi risucchiassero in un pozzo senza
fine dove continuavo a cadere senza mai arrivare al fondo.
Lui era come i suoi occhi, non lo avresti mai potuto conoscere fino
alla fine, ci sarebbe sempre stato qualcosa che ti avrebbe sconvolto,
tuttavia io avevo tentato di fidarmi di lui, anzi lo avevo fatto.
Mi ubriacai anche quel giorno, pesantemente e quando ormai il mio
cervello era completamente distaccato dal corpo, non so come lo chiamai.
Trovare il numero della prigione fu semplice: molti mesi prima me l’ero
segnato sul cellulare perché avrei voluto chiamarlo e sfogarmi,
ma
ovviamente non l’avevo mai fatto. Insomma composi il numero e un
addetto mi passò al telefono quello che doveva essere Ronald
Joseph
Radke in persona, dopo più di un anno ci avrei parlato, ma al
momento
non mi stavo nemmeno rendendo conto di quello che stavo facendo. La
mattina dopo non mi sarei nemmeno ricordato dell’enorme sbaglio che
stavo andando a compiere.
Sentii il silenzio e poco dopo qualcuno afferrò la cornetta,
quel
qualcuno doveva essere Ronnie, ne ebbi la conferma quando sentii il suo
respiro e subito dopo la sua voce.
-Pronto? Chi mi cerca?-
Oddio. Era davvero la sua
voce, risentirla dopo così tanto tempo fu come una ventata
d’aria che
mi rese lucido all’improvviso. Capii che avevo fatto la cazzata.
-Prooontoo??- disse ancora Ronnie dall’altro capo.
Non riuscii tuttavia a dire ancora nulla, la sua voce mi spiazzava come
nessun’altra cosa.
Il suo silenzio mi stringeva il cuore, non volevo che mettesse
giù, ma
non riuscivo comunque a parlare. Mi maledii da solo, ero un
incompetente, non riuscivo a fare nulla. Le lacrime copiose scendevano
dai miei occhi, lo stato di ubriachezza non mi permise tuttavia di
rimanere in silenzio, iniziai a singhiozzare mentre cadevo a terra, mi
trovai in ginocchio sul pavimento freddo del mio appartamento.
-Max… Max, sei tu?- chiese improvvisamente serio Ronnie.
La sua domanda mi fece singhiozzare ancora più forte, cosa
potevo fare?
-Max, oddio, non ci posso credere, Max, Max…- sentire il mio nome
ripetuto così tante volte dalla sua voce, mi fece ancora
più soffrire,
fu allora che nella sofferenza che provavo, mi sfogai.
-Mi avevi detto che…- singhiozzai, -che mi amavi, che tutto si sarebbe
messo a posto!- dissi alzando la voce.
Ronnie sospirò. -Oh, Max. Ti prego non puoi dirmi così,
non è possibile
che tu pensi ancora a me!- Smisi di respirare e sbarrai di colpo
gli
occhi. Mi stava forse rimproverando perché dopo ben un anno che
non lo
sentivo, lo avevo chiamato chiedendogli una spiegazione per l’avermi
abbandonato ed essersi cacciato in quella situazione?
Mi sentii preso in giro e a un
tratto, la voglia di sentirlo scemò totalmente.
-Max?-
-Vai a fanculo, Radke.- sbraitai e subito dopo cliccai il pulsante
rosso chiudendo la chiamata.
Passai la notte piangendo.
Sweetcurry's Time
Scusatemi se non ho pubblicato una settimana esatta dopo il primo
capitolo, ma ho deciso che pubblicherò ogni dieci giorni. Non so
perchè, in realtà, ma mi piace, ecco. Poi vabbeh, sono
abbastanza presa dalla scuola, dai vari problemi e da questo cazzo di
pagellino che non serve a nulla D: (probabilmente avrò quattro o
cinque materie sotto T_T), quindi trovo poco tempo per me, e se lo
trovo poi non riesco a studiare.
Ma cambiamo argomento e magari parliamo del capitolo, perchè
questo è quello che mi piace di meno, non so il motivo. Forse
perchè in sostanza non accade praticamente nulla, se non la
telefonata e Craig che spunta nellaa vita del piccolo Maxie (T_T Bubu).
Vi prometto che nel prossimo vi divertirete mooolto di più,
anche se spero che vi sia piaciuto comunque anche questo capitolo u_u.
Passiamo alle recensioni:
Gerascophobia
Tranquilla non hai per nulla farfugliato cose a vanvera,
anzi mi hai reso felicissima. Mi ero dimenticata quanto fosse bello
ricevere le recensioni! E i tuoi mille e mila complimenti
non fanno che farmi sentire meglio, quindi grazie. Per Ronnie direi di
sì, bisogna decisamente regalargli dei vestiti della sua taglia,
non riuscirà nemmeno a camminare quel povero uomo, e ODDIO delle
scarpe decenti! Quelle che ha sempre addosso ora sono orribili T_T sono
davvero brutte.
Parlando della ff (vedi? sono io che parlo a vanvera), spero
davvero che piaccia, mi sono impegnata per far risultare il tutto come
una vera relazione, perchè il puccipucci c'è sempre,
così come il cadere di colpo nella realtà, e anche la
facilità con cui si perdona, perchè non ci importa alla
fine, vogliamo stare solo con quella persona. Quindi ti saluto,
ringraziandoti ancora e aspettando la tua prossima recensione *-*.
AnzuViolence
Inanzitutto condivido tutto ciò che mi hai scritto, mi mancano
immensamente, ma cosa ci possiamo fare noi, che siamo solo delle fans
italiane per di più? E poi le persone cambiano, crescono e si
dividono, non restano attaccate al passato perchè le farebbe
solamente soffrire.
Quindi siamo fortunate che possiamo scrivere ed immaginare ancora
quando erano migliori amici, quando erano insieme. Ed è una
grande fortuna, lasciamelo dire.
Per il resto ti ringrazio tantissimo per i complimenti, e mi fa un
piacere enorme il fatto che ti sia emozionata. Grazie, spero di leggere
un'altra tua recensione al più presto :).
Ringrazio chi ha messo la ff tra i preferiti e le seguite, e chi ha
letto solamente :).
With love,
Curry
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** III ***
the drug in me is you
Avviso:
non vi è nessuno scopo di lucro, i personaggi non mi
appartengono e non intendo insinuare nulla nei loro confronti,
è
solo pura fantasia.
The
Drug In Me Is You
III
Passarono alcuni
giorni e pian piano mi convinsi che io per
Ronnie non ero più nulla, che potevo
anche non farmi più sentire per anni e non sarebbe cambiato
nulla. Ronnie
quella sera mi aveva trattato da stupido, e non me lo meritavo. Non
volevo
soffrire inutilmente come avevo fatto fino a quel momento, questa volta era
davvero finita.
Craig pian piano si
fece sempre più strada nel mio cuore e
nella mia vita, oltre che nel mio letto. In quello ci entrava e usciva
fin
troppo spesso oramai. Riuscivo a sentirmi apprezzato stando con il
nuovo
vocalist; i ragazzi della band mi avevano rimproverato, che stavo solo
usando
Craig e non ci stavo davvero bene assieme, ma li pregai di lasciarmi
stare, che
avevo bisogno di dimenticare e non pensare e loro non mi stavano per
niente
aiutando.
Craig era diverso da Ronnie, era meno complicato. Quando ci
parlavo gli argomenti solitamente erano meno intricati, con Ronnie
invece era
capitato di passare notti intere a parlare animatamente, mentre con
Mabbitt i
discorsi solitamente erano interrotti da lui dicendo che non voleva
tergiversare a caso.
Ronnie era un uragano, quando entrava in casa buttava i
vestiti dappertutto, quando si faceva la doccia sembrava ci fosse stata
un’alluvione
nel piccolo bagno con le piastrelle gialle, quando mangiava le
frittelle si
sporcava sempre di sciroppo d’acero dappertutto e io ridevo.
Ronnie era un
uragano non solo in queste cose, ma anche quando si relazionava con gli
altri,
la sua personalità spiccava sempre più delle
altre e tutti rimanevano estasiati
dal suo carisma e dalla sua presenza, e io ero così
orgoglioso che lui fosse
tutto mio.
Craig invece era
calmo, ordinato, era indipendente e spesso
se ne stava in disparte, aveva dei sani principi ed era anche molto
intelligente tuttavia non mi faceva battere il cuore come aveva fatto
Ronnie.
Tutte le volte che Craig mi spogliava delicatamente e poi
facevamo sesso, sentivo
che qualcosa
mancava, che non
ero completamente preso
sottosotto da quell’atto. E odiavo quando dopo che finivamo
di farlo
puntualmente mi desse un bacio e mentre si vestiva per andarsene stava
in
silenzio.
Non mi dava nemmeno la possibilità di riposarsi insieme, di
fumare una sigaretta, di farlo un’altra volta, e
un’altra volta ancora. Tuttavia
facevo finta di nulla e la relazione continuava ad
andare avanti tranquilla, senza grandi intoppi.
I miei problemi con
l’alcol e la droga tuttavia non
passarono, si affievolirono leggermente, Craig cercò di
aiutarmi spesso
facendomi restare in casa e nascondendomi qualsiasi tentazione, ma
quelle volte
che facevamo un live e lui era troppo stanco per starmi dietro io ne
approfittavo ogni volta, passavo delle nottate interminabili.
I mesi passarono e mancava poco al mio compleanno,
era da pochi mesi uscito il nostro nuovo
album omonimo alla band e il tour andava benone, tuttavia per quel
giorno
saremmo stati a Las Vegas per una pausa e per festeggiare il natale che
sarebbe
arrivato dopo alcuni giorni. Quel giorno i
ragazzi mi portarono in un pub per fare l’aperitivo,
poi saremmo andati a qualche altra parte a divertirci.
Ero felice, sarebbe stata una giornata tranquilla per
festeggiare, non sapevo che in quel locale avrei trovato
l’ultima persona che
mi sarei aspettato di incontrare.
Ebbene
sì, Ronnie
era là. E di punto in bianco ci rimasi
spiazzato, i miei occhi si sbarrarono quando lo vidi in fondo al locale
mentre
mi ero alzato per andare in bagno. Perché quel fottutissimo
bagno doveva
proprio trovarsi di fianco al suo tavolo?
Era con dei suoi nuovi amici, la sua nuova band presunsi,
era schiacciato e le luci erano soffuse quindi lo riconobbi solamente,
ma
quando incrociammo gli sguardi si fece spazio fra i ragazzi ed
uscì dal tavolo
esclamando stupito il mio nome.
-Maaax? Oddio!- Solo in quel momento mi resi conto di quanto
cazzo era bello, i capelli erano più scalati e
curati di quando ci eravamo
lasciati, il suo pizzetto sotto il labbro era sempre presente, il
piercing al
naso mancava.
Sorrisi lievemente scioccato dalla sua presenza, alla fine
compivamo il compleanno lo stesso giorno, guarda caso che coincidenza.
Si avvicinò a me e mi abbracciò facendomi sentire
tutti i
muscoli che probabilmente si era fatto in prigione, mi sentivo inutile
e spento
con lui a fianco. Il suo stile era cambiato, si vestiva molto
più glamster ed
era diventato più maturo, sia dal viso che dai
comportamenti.
-Non ti vedo da
tantissimo tempo! Come stai? Ho sentito che
con la band va tutto alla grande, ma questo dovrei lasciarlo dire a
te… - disse
sorridendo.
-Mh, io sto bene. E anche la band, sì. - risposi alzando le
spalle.
Rise - Vedo che fuori sei cambiato, ma dentro hai sempre le
stesse abitudini di morderti le labbra ed essere sempre di poche
parole.- disse
toccandomi i capelli che ormai mi arrivavano fino a quasi
metà schiena.
-Quand’è che sei uscito, non lo sapevo- osservai.
-Andiamo a fumarci una sigaretta così possiamo parlare per
bene, ti va o non fumi più?-
Scossi la testa, -Nono, certo che fumo-
-Bene, aspetta che ne scrocco una…- disse prima di girarsi e
andare al tavolo dei suoi amici riuscendo dopo un po’ di
lamentele a farsi
offrire una sigaretta.
Uscimmo e mentre attraversammo il locale sperai tantissimo
che gli altri non mi vedessero, non mi andava proprio di dare
spiegazioni sia a
loro che a Craig, me lo sentivo che avrebbe fatto storie.
Uscimmo dal pub e ci
sedemmo su di un muretto poco distante.
Potevo sentire il vento sfiorarmi il viso, dopotutto eravamo a
dicembre, ma Ronnie
non sembrava aver per nulla freddo con indosso una misera giacchetta di
pelle
stile anni ottanta.
Tirai fuori una sigaretta e chiesi l’accendino a lui che me
lo passò subito. Feci un tiro e nel soffiare fuori il fumo
camuffai un sospiro.
-Sono uscito tre giorni fa - iniziò,- e ti giuro non mi
sembrava vero, troppo tempo rinchiuso in quel posto di merda. Davvero.
Troppo.
Ma ora ho messo la testa a posto, io e la mia band fra poco intendiamo
fare un
album e spero andrà tutto bene, ho smesso con tutto: droga,
risse e alcol. Ne
ho abbastanza di quella merda.-
-Mi dispiace…- sussurrai.
-Per cosa?-
-Per la prigione, immagino che non sia una cosa da niente-
Rise, -Stai tranquillo, non devi dispiacerti. Ho sbagliato e
me lo meritavo.-
Si voltò verso di me, -Tu invece sei cambiato troppo, mi
spaventi. Dove sono le tue sopracciglia??- chiese aggrottando le sue
che invece
c’erano ancora. E io ridacchiai, era passato tanto tempo e mi
era passata la
volta di sembrare la femminuccia del gruppo.
-Sei incredibilmente cresciuto Maxie,
non riesco nemmeno a pensare che tu sia qui
con me, figuriamoci a vederti così! Non offenderti, non ti
sto assolutamente
insultando, sia chiaro.-
Parlammo ancora un po’, di cose piuttosto inutili, ma mi
fece così piacere che quando Craig spuntò fuori
dal locale e venne a chiamarmi
avrei potuto anche ucciderlo sul momento.
Tra l’altro l’occhiata maligna che rivolse a Ronnie
mi fece
incazzare ancora di più. Come se standoci accanto mi avrebbe
potuto portare via
con se per sempre.
-Scusa Ronnie, ma mi chiamano. Ci sentiamo, ok?- dissi
dispiaciuto mentre lanciavo la sigaretta lontano.
Lui fece uscire il fumo dalla bocca, -Hai sempre lo stesso
numero? Ti chiamerò, stanne certo… Ah! E auguri!-
esclamò mostrando i denti in
un sorriso che quasi mi fece sciogliere.
-Anche a te.-
Sorrisi dentro di me
mentre me ne andavo e lo lasciavo lì a
finire la seconda sigaretta offerta dal sottoscritto.
Entrai in compagnia di Craig e mi sedetti al tavolo, passai
la serata divertendomi e pensando che rivederlo non aveva fatto poi
così male.
Craig però tenne il broncio tutta la sera e lo evitai tutto
il tempo, ormai
stufo di lui. Era da alcuni giorni che sentivo che la relazione con
Craig stava
diventando per me un’azione come quella di lavarsi i denti al
mattino, era
noiosa e il sesso non mi appagava neppure. La cosa non mi dava
così tanto fastidio, i miei pensieri erano tutti concentrati
nell'incontro di quella sera, nel sorriso di Ronnie, nella sua voce,
che stentavo a riconoscere. Il mio cuore era finalmente più
leggero.
Sweetcurry's Time
Okay, credo che questo sia un vero e proprio record di ritardo (quanti
anni sono passati? due? aiuto), infatti desidero ardentemente
nascondermi in una fossa e non uscirci mai più, mi scuso con
tutti coloro che si aspettavano il famoso aggiornamento ogni 10 giorni
(ahahah -.-"), ma si son ritrovati con una ff assolutamente incompleta,
quando la mia premessa all'inizio del primo capitolo era che avrei sempre aggiornato,
pffft come no!
Che dirvi, anche se abbandono spesso la scrittura e anche questo sito,
il mio amore per questi due personaggi mi fa ritornare sempre qui. E
quando ti metti ad ascoltare i vecchi ETF sull'ipod, non puoi resistere
all'irrefrenabile voglia di Mannie, per vostra fortuna (sfortuna?)
infatti mi sono decisa ad aggiornare questa ff, che sembra
più un parto.
Non l'ho ancora finita, ma in realtà mancherebbe solo il
finale, non so se sarà nel prossimo capitolo o quello dopo,
ma non fra molto.
Spero ritroviate la stessa voglia di leggere la mia fanfiction che
avevate nel lontano 2011 (ommamma), perchè voglio sentire
quanto amiamo questi ragazzi e siamo felici che finalmente stiano bene
entrambi.
Essì, perchè in questo lasso di tempo ne sono
successe, l'arresto di Max e la sua tossicodipendenza con finale in
riabilitazione in Utah, i nuovissimi e direi arrapantissimi tatuaggi di
Ronnie e il suo nuovo album (molto rapposo) e poi beh...
questa intervista
(cliccateci sopra e godetevela, perchè è
ciò che abbiamo aspettato per anni).
Perchè io non so voi, ma sono finalmente felice,
perchè amo ricordarmeli così:
Ma amo vederli così ora, cresciuti, ma ancora insieme:
bellissimi.
Ringrazio enormemente le due bellezze che hanno scritto delle
recensioni bellissime, Something
Rotten e monstropolis,
leggere
quello che mi avete lasciato mi ha spinto ad aggiornare questa notte. Ringrazio
chi ha messo la ff tra i preferiti e le seguite, e chi ha
letto solamente :).
With love,
Curry
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=861642
|