La Conquista

di MinexLaggante
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La guerra ha inizio ***
Capitolo 2: *** Nuovi alleati ***
Capitolo 3: *** Battaglia al Monte Krem ***



Capitolo 1
*** La guerra ha inizio ***


Laminia si svegliò confusa. Cosa era accaduto? Non riusciva a metterlo a fuoco. Non poteva nemmeno vedere chiaramente dove si trovava, quando un dolore lancinante la riportò alla realtà. Guardandosi intorno, scoprì di trovarsi in una delle stanze di cura del tempio di Erenia. Tentò di mettersi seduta, ma di nuovo quella fitta la fece rinunciare. Controllò nel punto dove aveva sentito il dolore: vi era una fasciatura attorno ai suoi fianchi.
Non potendo fare nient'altro, Laminia osservò la stanza in cui si trovava. Era piuttosto piccola, e l'arredamento era ridotto ad un comodino accanto al letto e ad un paio di sedie. Controllò il cassetto in cerca di qualcosa che potesse aiutarla, ma era vuoto.
Improvvisamente, la porta si aprì, ed entrò un uomo giovane (almeno all'apparenza) dai capelli biondi, vestito con una lunga tunica decorata azzurra e bianca, che teneva in mano un bastone che terminava in una sfera blu circondata da un paio di ali.
Laminia gli chiese perché fosse in cura in quel tempio, e che cosa le fosse successo.
Il Mago Sacro rispose:-Hai riportato una ferita grave, un Ranger ti ha trascinato qui mentre eri priva di sensi. Avevi queste conficcate nello stomaco.
Tirò fuori due frecce dalla punta viola: erano frecce Ghast.
La ragazza non fece alcuna espressione, ma si ricordava tutto adesso: forte Vorinchau, l'incursione fallita, il comandante Ghast.
Il mago si avvicinò al letto di Laminia e disse:-Ah, non mi hai ancora detto il tuo nome.
-Mi chiamo Laminia, sono a capo della Gilda dei Ranger.
L'altro sembrò un po' sorpreso, ma non più di tanto.
-Io sono Edenio,- disse -e sono il sommo sacerdote di Erenia. È un piacere incontrarti, anche se avrei voluto farlo in circostanze diverse. Ma se la tua fama è giustificata, allora guarirai in men che non si dica.

-Sei venuto da me per parlarmi. Avanti allora, cos'hai da dire?
Tobias esitò un momento, forse perché aveva davanti il capo della Confraternita degli Arcieri, o forse perché non gli andava molto di parlare di quello che doveva dire.
-Signore, sono venuto a farle rapporto sull'attacco a forte Vorinchau.
-Cos'è successo?
-Sapevano del nostro arrivo.
-Cosa?!?
Il leader trasalì e si alzò di scatto dal trono.
-Devi darmi tutti i dettagli, ora!
-Abbiamo sconfitto le sentinelle, ma quando siamo entrati nel forte c'erano una sessantina di Ghast dentro. Abbiamo perso alcuni uomini, e la Gilda dei Guerrieri altrettanto. Laminia è rimasta ferita, ma è ugualmente riuscita ad uccidere il loro comandante; ho dovuto trascinarla io stesso fino al tempio.
Inizialmente il capitano non disse nulla, ma poi sferrò un pugno rabbioso ad una colonna.
-Dannazione! Quel forte era essenziale per l'andamento della guerra! I Ghast stanno conquistando il monte Krem... e arriveranno fino qui, a Cedestia, se non facciamo subito qualcosa!
-Signore, cosa... quali sono i suoi ordini?
-Devo pensare a una strategia. Contatterò la Confraternita degli Spadaccini e vedremo di fare qualcosa. Tu puoi andare.

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Capitolo 2
*** Nuovi alleati ***



Voci. Grida. Sussurri. Frasi sconnesse e confuse, provenienti dai recessi più oscuri dello spaziotempo. Rakton le sentiva continuamente, ciò gli dava una consapevolezza senza pari dei flussi e riflussi dello spazio e del tempo, della vita e della morte. Forse questo era un dono, ma Rakton era più propenso a considerarlo una maledizione. Quando combatteva, le voci si affievolivano, e più violenza dava nei colpi e nelle cariche, più la sua mente era silenziosa. Per questo molti lo disprezzavano: lo giudicavano come un pazzo, un demone che si disseta solo di dolore e sangue, ma la verità era che combattere era la sua unica fonte di sanità mentale. Per lui le battaglie non erano un compito da portare a termine, o una fonte di piacere; erano la sua vita. Per questo era stato notato dalla Gilda dei Berserker, e per questo adesso ne era a capo. Ma le voci, le voci non si calmavano mai...

Kelvinio stava correndo a più non posso tra le stanze del quartier generale. Doveva annunciare al capitano Freccia di Luna dell'arrivo dei rinforzi. "Forse sarà la volta buona", pensò il Distruttore, "e riusciremo a vincere questa maledettissima guerra." Alla fine riuscì a trovare la sala delle udienze.
-Signore...
-Cosa c'è? Sono occupato in questo momento.
-Sono arrivati... I Generali delle Gilde di Elsweyr.
-Molto bene! Dì loro di entrare.
Kelvinio si girò e stava per uscire, quando tre persone si presentarono davanti alla porta.
Il primo era un uomo muscoloso dagli occhi azzurri e con un'espressione piuttosto seria dipinta in volto. Portava un elmo dorato ornato da un paio di grandi corna, ed un'armatura di un metallo somigliante all'ottone. Sulla schiena trasportava uno scudo di ferro, e da un fianco pendeva una splendida spada decorata.
L'altra, invece, era una ragazza con i capelli color arancio chiaro sistemati in due code di cavallo; sulla fronte era appoggiato un paio di occhiali da ingegnere, ed indossava guanti, pantaloni larghi e grossi stivali. La cosa che colpì maggiormente Kelvinio, però, fu l'arma che portava sulla schiena: assomigliava ad un enorme tubo, largo una quarantina di centimetri e dotato di un'impugnatura. Il Distruttore non riusciva a capacitarsi di come una ragazza all'apparenza debole potesse trasportare un aggeggio così pesante.
Il terzo individuo era un altro uomo, leggermente più esile degli altri, che portava una lunga veste nera e rossa e aveva i capelli color avorio. Al posto dell'avambraccio pareva avesse uno strano artiglio fatto di roccia, con al centro una sfera rossa.
L'uomo con l'armatura fu il primo a parlare.
-Vi porgo i nostri saluti, capitano. Siamo i Generali delle Gilde di Elsweyr. Io sono Huron, della Gilda dei Gladiatori. Lei è Irene, della Gilda dei Cannonieri, e lui è Ydonius, della Gilda dei Maghi del Vulcano.
-Ci avevate chiesto il nostro aiuto.- disse Ydonius -Ebbene, siamo qui per fornirvelo e contribuire al buon esito della guerra.
-Eccellente- rispose il capitano Freccia di Luna. -Mi pare di capire che le incursioni dei banditi di Mortaz non siano più un problema.
-Veramente, capitano- intervenne Irene -dobbiamo raccontarvi come stanno le cose. Possiamo fornirvi soltanto una piccola parte delle nostre forze totali; attualmente siamo impegnati in una guerra contro l'esercito di Lord Draco. Abbiamo accettato solo perché in questo momento vi é una sorta di tregua. Perciò, volevamo proporvi uno scambio.
Freccia di Luna sembrò perplesso.
-Uno scambio? Immagino che vogliate un aiuto nella vostra guerra.
-Proprio così, capitano.
-E sia. La Confraternita degli Arcieri vi darà tutto il supporto necessario, una volta sistemate le cose qui. Nel frattempo, dovreste andare a cercare risposte alle vostre richieste nelle sedi delle altre Confraternite. In tal modo, adempiremo meglio al nostro patto.

Vi era un enorme caos tutto intorno a lei: il clangore delle lame, le urla dei feriti, gli ordini dei comandanti; non aiutava il fatto che fosse stesa a terra con due frecce nell'addome. Fu a questo punto che rivide colui che le aveva tirate: il comandante Ghast. Era una figura scura, alta due metri, con un'armatura nera e due bagliori rossi che rilucevano dentro all'elmo. Stava per dare il colpo finale, quando un Guerriero lo assaltò dal fianco.
Era il momento. Laminia afferrò saldamente una delle frecce e, lentamente e dolorosamente, la estrasse dal suo corpo.
Quindi, mentre il demone combatteva con il Guerriero, afferrò l'arco e, in un momento di lucidità, incoccò la freccia e tirò. Anche se era ferita gravemente, la sua precisione era tale da colpire l'occhio del Ghast, che stramazzò a terra.
-Signora?
La Ranger si svegliò di soprassalto. Non era la prima volta che faceva quel sogno, e questo la inquietò, ma quando vide il viso gentile di una Maga Sacra si tranquillizzò.
-Che... cosa c'è?- chiese, ancora mezza sconvolta.
-C'è una visita per lei.
La Maga Sacra uscì dalla stanza, ed entrò un giovane dai capelli biondi vestito di una casacca e di un mantello di cuoio.
-Tobias!
-Laminia, sorella! Vedo che ti senti meglio.
-Sì, anche se le fasciature mi fanno un po' male... ma non importa. Sei arrivato proprio al momento giusto: devo parlarti.
Tobias prese uno sgabello, lo pose accanto al letto e si sedette.
-Dimmi allora, che c'è che non va?
-È... un sogno. Sempre lo stesso. Ormai sono tre notti che si ripete.
-E quale sogno sarebbe?
-Tutte le notti, sogno l'assalto a forte Vorinchau. Non so perché. Forse è un presentimento, o soltanto un flashback.
-Fossi in te io ne terrei conto. Sappiamo quanto spesso i tuoi "presentimenti" siano esatti: è il nostro istinto da cacciatore. In ogni caso, dovresti stare qui per almeno ancora due o tre giorni. Stai tranquilla, penserò io alla Gilda.
-Ti ringrazio, fratellino. Ma dimmi, perché sei venuto a trovarmi?
Il Ranger si alzò in piedi.
-Ho informato il capitano Freccia di Luna della situazione. La guerra non sta andando bene per noi: se i Ghast sfondassero la linea di difesa del monte Krem, potrebbero tentare di assaltare Cedestia. Fortunatamente, ho sentito dell'arrivo di rinforzi delle Gilde di Elsweyr; anche se hanno chiesto un aiuto in cambio, il loro contributo sarà molto prezioso.
-Hai notizie delle decisioni del Consiglio?
-Per ora no, ma probabilmente si riunirà presto per decidere il da farsi. Penso che tenteranno un'ultimo attacco prima di ritirarsi da Krem.
-Va bene. Se hai delle notizie, ti prego di riferirmele. Dopotutto, sono ancora io il capo.
-Sempre attaccata alla Gilda, eh? Sei una tale stacanovista. Cerca piuttosto di pensare a rimetterti in sesto, poi ne parleremo.

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Capitolo 3
*** Battaglia al Monte Krem ***




-Stanno attaccando sul fianco! Respingeteli!
Rakton sentì uno strano brivido di eccitazione. Era molto tempo che non aveva preso parte ad una battaglia così sanguinosa, e ciò lo riempiva di un'insana gioia, o almeno di ciò che di più simile alla gioia riusciva a provare; quelle maledette voci non tacevano mai, tranne quando combatteva, specialmente in un modo così eccitante.
La battaglia era iniziata all'alba, quando l'esercito Ghast aveva attaccato inaspettatamente. Le Gilde dei Berserker e dei Crociati, che dovevano, controvoglia (lo stesso maresciallo Maglio di Bronzo aveva insistito affinché collaborassero, nonostante fosse conscio della loro rivalità), presidiare insieme la linea di difesa del Monte Krem, furono prese alla sprovvista dall'assalto dei demoni. L'esercito dei Ghast contava più di 500 soldati, mentre i difensori disponevano di appena 40 Berserker e 60 Crociati. Nonostante l'inferiorità numerica, combatterono con tutte le loro forze; dardi di luce volavano per il campo di battaglia, mentre le nere alabarde mietevano mucchi di vittime, in particolare quella di Rakton. Quel giorno contava di avere almeno fatto una ventina di uccisioni; il suo punteggio era in competizione con quello di Boronios, suo rivale. Boronios era il capo della Gilda dei Crociati, ed era noto soprattutto per essere un megalomane ed esaltare fino all'esagerazione le proprie abilità di combattimento: abilità che comunque nessuno metteva in dubbio. Anch'egli quel giorno aveva ucciso molti Ghast con la sua balestra; in seguito disse di averne ammazzati un paio con le sue stesse mani.
In quel momento però, nonostante le cruente gesta di Rakton e Boronios, la battaglia non volgeva a loro favore; entrambe le Gilde avevano subito alcune perdite, e i rinforzi dei Ghast continuavano ad arrivare.
Rakton si trovava alla testa dei Berserker, mulinando l'alabarda in modo talmente cruento e preciso che la sua armatura runica sembrava aver perso il suo colore nero; in quel momento sentì un botto, seguito da un formidabile ruggito. Alzando la testa dal massacro appena compiuto, vide un'enorme figura, alta circa tre metri, di colore viola e dotata di tre teste dal collo lungo: era un Hydrast. Essendo in quel momento confuso dalla furia tipica della sua stirpe, Rakton non ne comprese subito la pericolosità e si gettò a testa bassa contro la creatura, piantando la punta dell'alabarda nella sua zampa.
Il drago se ne accorse, pur non avendo sentito dolore, e sputò una palla di fuoco blu contro il Berserker, prendendolo in pieno.
Rakton si rialzò imprecando, riacquistando un briciolo di raziocinio. Adesso sapeva che quel mostro non era un nemico da sottovalutare; prese la rincorsa e colpì di taglio una delle quattro gambe, piantando profondamente la lama dell'alabarda nella carne viscida del drago.
Questa volta l'Hydrast accusò il colpo, ruggendo di dolore e sputando fiamme azzurre. Il mostro reagì colpendo Rakton con gli artigli e gettandolo di nuovo a terra. L'Hydrast non perse tempo e si preparò a scagliare un'altra fiammata; tuttavia, proprio nel momento cruciale, un dardo lucente lo colpì sotto il muso.
-Non posso lasciarti crepare adesso- esclamò Boronios -Altrimenti, non mi potrei vantare di averti salvato.
-Sei il solito, Boronios. Allora, che ne dici di abbattere questo affare?
-Certo! Facciamo in fretta.
Con una rapidità impressionante, il Crociato sparò un altro dardo nella bocca del drago. Nel frattempo, Rakton corse come un folle sotto il ventre della bestia e raccolse la sua arma. L'Hydrast fu distratto da Boronios e lanciò una fiammata contro di lui, ma il Crociato, facendosi scudo della grande balestra, restò illeso. Quindi, Rakton spiccò un balzo e montò sopra il mostro; cercando di mantenere l'equilibrio, afferrò le redini attaccate alla spalla e, pungolando la creatura con la punta dell'alabarda, cercò di farla schiantare contro una parete rocciosa. L'Hydrast oppose resistenza e fece scivolare Rakton all'indietro impennandosi; ma, con uno sforzo sovrumano, il Berserker risalì la schiena della bestia e tagliò una delle teste con un colpo poderoso, spruzzando litri di sangue verde. Un'altra testa si staccò per un raggio di luce sparato da Boronios; infine, Rakton decapitò la bestia per la terza e ultima volta e saltò giù. Il grosso corpo dell'Hydrast barcollò e crollò con uno schianto formidabile.
La morte del mostro coincise con la vittoria dei difensori. Preso atto del coraggio degli umani, o forse spaventati dall'improvvisa dipartita dell'Hydrast, i Ghast si ritirarono in fretta e furia. Molti andarono a ringraziare Rakton e Boronios, compreso lo stesso maresciallo Maglio di Bronzo; tuttavia, egli era rammaricato per le numerose perdite e non sapeva se avrebbero resistito a un altro attacco. Lasciò i superstiti a riorganizzarsi e chiamò in disparte i due eroi della giornata.

-Come? Dovremmo ritirarci dal Monte Krem?- esclamò furioso Boronios.
-Le perdite di oggi sono l'esempio di quanto la linea di difesa di Krem sia debole. È meglio ripiegare verso il Tempio Fernon.
-E quelli saranno morti invano se ci ritiriamo! Resistere è nostro compito!
-Credi che non lo sappia?!?- gridò il maresciallo, sbattendo un pugno sul tavolo. -Credi che dica questo perché sono un vigliacco? Io non mi sono mai tirato indietro nel momento del bisogno, Boronios: è questo che significa essere uno Spadaccino. Ma ciò non significa mandare i propri uomini al macello per una causa inutile! Il Tempio è un luogo sicuro, protetto da barriere magiche  e creature guardiane. Quel luogo è molto più difendibile in attesa dei rinforzi.
-E tu, Rakton, non dici niente?
-Io sono un soldato, non uno stratega. Farò quello che mi viene ordinato, se lo riterrò giusto. E questo è uno di quei casi.

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