Don't leave me alone...

di NikoruChan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** "Nascita" ***
Capitolo 3: *** Corsa ***
Capitolo 4: *** Caduta ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


DON'T LEAVE ME ALONE..

 

Io non ho un cuore.
Non l'ho mai avuto, fin da quando sono stato creato.
Sì, creato: sono un robot, una macchina d'acciaio e bulloni che non prova sentimenti per nessuno.
Di solito, chi non possiede un cuore, non è capace di amare, o di voler bene.
Però a me è successo; tanti anni fa, in una cameretta da neonati, ho sentito per la prima volta l'emozione dell'amore.
Quella bellissima neonata dentro la culla, si chiamava Maria...
Mi chiamo Shadow The Hedgehog...e questa è la mia storia.












Spazio Autrice:
Buonasera, popolo di EFP!!
Come sapete, questa è la mia prima storia su questa sezione...
Se ci sono eventuali errori, segnalate =)
Vabbè, l'introduzione è cortissima lo so. Ma volevo che si sentisse un pò di suspance nell'aria.
Prometto che i prossimi capitoli saranno moooooolto più lunghi di questo ;)
Spero vivamente che vi piaccia <3 Con affetto:
NintendoLove00 =D

 

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Capitolo 2
*** "Nascita" ***


La prima cosa che vidi era un viso, incorniciato da dei lunghi baffi rossicci e disordinati.
Direte di sicuro “Ma quello non è mica il dottor Eggman?”.
Sbagliato. Quello era suo nonno: Gerald Robotnik.
Non ci sono tante differenze tra i due parenti, solo una: la sua personalità era molto meno acida e rivoltante del suo attuale nipote.
Ricordo che nella sua mano sinistra teneva una specie di lente d'ingrandimento, e in quell'altra una chiave inglese argentata.
Indossava un camice da laboratorio bianco come le pareti di quella stanza e dei guanti lunghi fino ai gomiti di colore nero.
Non riuscivo a capire perchè quell'uomo mi sorrideva soddisfatto. Correggo: non capivo perchè mi trovavo lì.
Gerald, dopo aver posato i suoi attrezzi parlò:
-Mettiti in piedi, mia creatura.
Stava parlando proprio con me? Con il sottoscritto? Che diamine voleva?
All'improvviso, chiamatela volontà o forza interiore, mi alzai in piedi e mi posizionai davanti a lui.
In quel momento, mi resi conto che ero abbastanza pesante per la mia altezza. Allungai un braccio e mi tastai il petto: era durissimo! Ma di cosa ero fatto, di metallo?
Una specie di scossa invase la mia testa: vidi immagini di ogni cosa possibile ed immaginabile, presi informazioni di tutti gli esseri viventi, di oggetti inanimati che entrarono direttamente nel mio cervello. In un lampo, capii anche ogni cosa che riguardava il dottore davanti a me.
“Professione: scienziato
Specialità: Inventare nuove macchine e costruire robot”.
Aspetta...robot?
Ecco il perchè del mio peso innaturale e della durezza della mia pelle (se possiamo chiamarla così).
Io ero uno di quelle invenzioni, un robot:
-Hai capito tutto ora, vero?- la voce di Gerald mi risvegliò dall'improvvisa trance -Quindi vuol dire che il database che ho inserito nei tuoi circuiti ha funzionato alla perfezione!- concluse raggiante.
Si avvicinò a me con un'espressione curiosa e mi ordinò:
-Per verificare che anche “l'apparecchio Speak” ha funzionato ho bisogno che tu dica qualche parola per me, ok?- prese un blocchetto dalla sua tasca -Allora...come mi chiamo?
La risposta mi venne automatica e sicura -Gerald Robotnik, signore-
Appena sentii la mia voce, ebbi un sussulto: era molto bassa di tono, però era calda come il fuoco. Non capivo da dove fosse venuto quel suono tanto strano...
-Quanti anni ho?- continuò il mio interlocutore, annotando preciso ogni cosa sul suo blocchetto
-Cinquantatrè- continuai io
-Quanto sono alto?
-Un metro e sessantanove centimetri
-Ultimissima domanda...in questo momento dove ci troviamo esattamente?-Nella basa spaziale ARK, nel settore 8 nella Via Lattea
-Ok basta così. Preciso ed aggiornato, perfetto!- concluse chiudendo il suo libretto e dirigendosi verso la scrivania.
Mentre lui trafficava con un sacco di penne ed evidenziatori, mi diressi verso una finestra e vidi la mia immagine riflessa nel vetro.
Seppur nitida, riuscivo benissimo a capire che ero un riccio di colore nero, con alcuni aculei rossi scarlatti. Sempre di quel colore lo erano i miei occhi. Dal mio collo spuntava un ammasso di peli bianchissimi e molto morbidi.
Le mie scarpe erano di una forma alquanto bizzarra: sulle punte erano rosse ed era la stessa cosa sui talloni e sulla linguetta. Per il resto erano metà nere e metà bianche.
Sulle caviglie notai un cerchio d'oro per ognuna. Sotto, la suola era gialla e si intravedevano dei buchi scuri.
Notai che indossavo dei guanti bianchi. Anche lì vidi gli stessi anelli oro di prima, solo che avevano la funzione di bracciali. Chissà a che cosa servivano...boh!
Infine provai ad aprire la bocca come per sorridere, e vidi che i miei canini erano notevolmente lunghi.
Non come quelli di un vampiro, che sia chiaro!
Saranno stati massimo 5 centimetri o 6.
Una persona qualsiasi, solo guardandomi direbbe che io sia una persona malvagia e spietata. Come non posso darle torto?
All'inizio lo ero un po', ma poi il mio carattere si è affievolito notevolmente:
-Ora però, ti servirebbe un nome...- parlò all'improvviso Gerald
Un nome? Che diavolo mi serviva un nome?
Le macchine di solito venivano nominate con dei numeri o con un codice...e allora perchè era necessaria una mia denominazione?
Perdonatemi se ho inserito troppe domande ma cercate di capirmi. Non sapevo niente di niente, solo di essere un'invenzione, un frutto della fantasia di un dottore che a prima vista verrebbe da definirlo “scienziato pazzo”:
-Che ne dici di...Black Devil?
Black Devil? Era carino ma troppo da malvagi. Infatti se ne accorse anche il mio interlocutore:
-Nah, troppo da duri dici?- l'unica cosa che feci fu annuire con la testa. Gerald allora inarcò le sopracciglia e cominciò a fissarmi lisciandosi i baffi rossicci. Io me ne stavo zitto e con le braccia incrociate.
Dopo una dozzina di secondi, il dottore annunciò il risultato del suo “spremimento di meningi” temporaneo:
-E invece Shadow? Ti piace?
Quello sì che era un nome!
Suonava perfettamente alla mia persona. Glielo feci notare con un sorrisino soddisfatto:
-Il tuo nome completo sarà...Shadow The Hedgehog- affermò sorridendomi. E poi ritornò al suo blocchetto degli appunti.
Però, non resistetti dalla curiosità:
-Signore, perchè mi ha inventato?- chiesi tutto d'un fiato.
Lui mollò la penna che scivolò sul pavimento e poi si girò a fissarmi. Sospirò, e poi con comportamento serio mi rispose con un'altra domanda:
-Desideri proprio saperlo, Shadow? Allora seguimi...
Così dicendo, si alzò dalla sedia e si diresse verso la porta automatica. Lo seguii incuriosito ma anche abbastanza confuso.
L'interno della base spaziale era freddo, e prevalentemente di metallo o di materiale simile. Il pavimento invece era di parquet scuro.
Salimmo un paio di rampe di scale e attraversammo corridoi di ogni lunghezza, fino a quando non ci trovammo davanti ad una porta (indovinate un po'...di metallo!) “abbellita” con bulloni da ogni parte.
Si aprì a mò d'ascensore e mi ritrovai in una stanza tutta dipinta di celeste.
Su delle mensole vi erano giocattoli a forma di robottini semplici e si odorava un vaghissimo aroma di vaniglia. Sempre sui muri erano dipinte delle nuvole bianche e candide come il latte.
Però, girando lo sguardo, notai una bizzarra costruzione: una piccola culla a forma di navicella spaziale si ergeva in mezzo alla stanza.
Gerald mi invitò ad avvicinarmi ad essa ed io ubbidii.
Appena spostai lo sguardo in basso intravidi una piccola creatura accoccolata tra le coperte, che si teneva il pollice in bocca. Aveva i capelli biondi chiarissimi e la sua pelle era bianca come quella di una bambola di porcellana.
In quel momento ebbi un brivido in tutto il corpo. Guardarla mi suscitò un'emozione difficile da spiegare, ma così bella e soave che mi sembrò di essere in un sogno da cui non volevo più svegliarmi.
Mi interruppe solo la voce di Gerald:
-Il suo nome è Maria, mia nipote.
Quando me lo disse non ci credetti nemmeno.
Per dire, Gerald non era per niente un esempio di bellezza sovrumana, invece sua nipote sì! Come poteva una bambina dall'aspetto così angelico essere nipote di...lui?
Sempre tenendo lo sguardo sulla neonata chiesi:
-Non...non riesco ancora a capire...
Lui sospirò di nuovo, si sedette su una sedia posizionandosi vicino alla culla e spiegò a voce bassa e seria:
-Io non ci sarò per sempre, Shadow. Per questo ho bisogno che tu la protegga da chi tenterà di farle del male.
-E come fa a saperlo? Se io dovessi morire prima di lei?- lo interruppi
-Questo non succederà mai. Il tuo corpo è infrangibile e non può mai essere trapassato da qualsiasi arma possibile. E inoltre...- fece una piccola pausa -Tu sei immortale Shadow...
-I-immortale?- balbettai ad occhi spalancati.
Lui fece di sì con la testa e poi continuò la spiegazione:
-Tu sei la Forma di Vita Definitiva. Sei un essere imbattibile, hai una potenza sovrumana nel corpo e poi, grazie a quelle scarpe, puoi correre più veloce della luce. Se volessi, potresti benissimo superare la barriera del suono.
Ascoltai incantato e con molta attenzione. Non ci potevo credere. Ero veramente in grado di fare quelle cose?
Le mie lacune finalmente si erano riempite con tutte le informazioni che mi servivano. Quindi il mio ruolo consisteva nel proteggere quella bambina di nome Maria? Mi aspettavo una cosa diversa assai, ma comunque l'idea mi piacque da subito e non feci a meno di sorridere:
-Ti faccio solo questa domanda ed è necessario che tu mi risponda sinceramente- ricominciò a parlare serio -Saresti disposto a proteggerla a fin di bene, fino a quando anche la sua vita si spegnerà diventando anziana?
Non risposi subito, ma mi voltai verso Maria che dormiva beata.
In seguito chiusi i pugni ed esclamai convinto:
-Si! Io la proteggerò, glielo prometto!
In quel momento, non mi resi conto che quella promessa mi avrebbe letteralmente cambiato la vita.

 





Spazio autrice:
Buongiorno a tutte quelle persone che in questo momento sono sedute sul divano a poltrire e che grazie a questo mio aggiornamento vengono disturbate!
Ecco il mio secondo capitolo =)
Come promesso è moooolto più lungo del precedente.
Spero comunque che vi sia piaciuto.
Non è che vi costringo a recensire ma...se siete iscritti e volete che io sia la ragazza più felice della Terra, date un colpo di tastiera con le vostre belle manine XD
Magari chiedo troppo =/
Ma comunque, ringrazio (sì, di già!) Chanel98 e SuperWiki per aver già recensito (e in fretta) il primo capitolo, anche se corto e...abbastanza banale direi >.<
Vi dico subito che il capitolo 3 dovrà aspettare.
Non è nemmeno in fase di scrittura al momento, e poi la mia ispirazione sta andando letteralmente nel WC.
Pardon ^^''
Detto questo.
Buon Weekend a tutti gente! =D

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Capitolo 3
*** Corsa ***


CAPITOLO 2: CORSA


Gli anni passavano, e la piccola Maria cresceva a vista d'occhio. Il suo corpicino si allungava ma gli occhi rimanevano tali e quali a quando era nella culla. Azzurri come i lapislazzuli di un quadro antico, blu come lo smeraldo di un anello di fidanzamento.
Insomma...non c'era parola migliore per descriverli di...speciali.
Ricordo che mi fissava con quei grandi occhioni e, mi pareva di vedervi l'oceano infinito.
Aveva una voce così dolce che riusciva a farti venire un'iperglicemia solo a sentirla parlare.
E poi, per non parlare della sua personalità! Aveva solo quattro anni, però sembrava matura come una bambina da dieci. Ed era anche molto intelligente. Voi direte :”Bè, avendo suo nonno scienziato...”
Mi raccontava storie di principesse che perdevano le loro scarpette, oppure di bambine che venivano mangiate dai lupi; ed io gliele leggevo a mia volta!
La sera, prima di dormire, mi sedevo vicino al suo lettino, aprivo il libro e cominciavo a leggere delle bellissime storie. Lei mi ascoltava pietrificata e con il sorriso sulle sue sottilissime labbra rosate. La maggior parte delle volte Maria riusciva ad addormentarsi, però alcune sere mi sono trovato a dormire sulla sedia con il libro in faccia!
Comunque, dopo tante peripezie, mi ero accorto che Maria era l'unica persona che poteva rendermi felice.
Quando ero giù di morale, la piccola veniva da me e mi diceva con la sua voce cristallina:
-Shadz- così mi chiamava lei -Non devi essere triste, la tristezza è una cosa molto brutta lo sai?
Ed io mi mettevo a ridere divertito dalle sue affermazioni e mi ritornava il buon umore.
Ecco, questa per me era la felicità. Svegliarsi il mattino rendendosi conto di avere una bambinetta carinissima al tuo fianco che ti sorride e ti fissa incuriosita.
Una sera, dopo aver mangiato, mi alzai dal tavolo e mi diressi davanti ad un'enorme finestra. Anzi, dovrei dire una specie di vetrata.
Vabbè, comunque, da quel vetro riuscivo perfettamente a vedere una sfera gigantesca esattamente sotto di me.
Era per la maggior parte di colore azzurro, ma c'erano anche delle macchie verdi e marroncine. Dato che il professor Robotnik mi aveva installato nei circuiti un efficacissimo database ebbi tutte le informazioni su quella sfera fluttuante.
Era comunemente chiamata Terra oppure Pianeta Azzurro. Era popolata da cinque miliardi di abitanti (ricordiamoci che è successo 50 anni fa questo fatto...) di ogni età, colore e cultura. Vi erano anche degli animali, ma non riuscivano a parlare purtroppo.
Mi posizionavo con le braccia incrociate davanti a quel maestoso panorama. Una parte del mio corpo voleva essere dentro quel pianeta, scoprire ogni cosa, esplorare, vivere veramente la vita. Non rimanere rinchiuso in una monotona base spaziale in mezzo allo spazio infinito.
Gerald continuava a ripetermi che dopo aver finito il suo esperimento saremmo atterrati sulla Terra. Però la risposta si fece attendere.
E poi, che razza di esperimento può durare più di quattro anni?
Cominciavo a sospettare che ci fosse qualcosa sotto...
Ad un certo punto sentii dei passi, mi voltai e vidi una pargoletta bionda e bassa che si mise vicino a me.
Io sorrisi e poi le accarezzai la testolina abbellita dai suoi capelli dorati:
-Non dovresti essere a mangiare piccola?- le chiesi sempre con il sorriso sulle labbra
-Sì ma...il nonno è stato chiamato di nuovo e non mi piace stare da sola!- fece il broncio e mise le braccia incrociate come me poco prima.
Eh già, Gerald veniva spesso (anzi, dovrei dire sempre) interrotto dalle sue attività quotidiane per qualche nuova scoperta. Questo
mi dava letteralmente sui nervi.
A dire la verità, non avevo mai visto Maria parlare o giocare col nonno. Non c'era mai!
Allora la piccola veniva sempre da me. Ed io ovviamente l'accontentavo.
Quella sera avevo tanta voglia di provare una cosa: correre.
Non avevo mai sperimentato la corsa quindi...
Mi inginocchiai all'altezza di Maria e le sussurrai:
-Hai voglia di provare una cosa per me?
Lei fece una faccia perplessa e mi chiese:
-Che cosa Shadz?
-Ohhh lo vedrai!- risposi facendole l'occhiolino
Maria sorrise, la presi per mano e l'accompagnai in un luogo che dopo si sarebbe trasformato in un incubo.
Precisamente eravamo dall'altra parte dell'ARK, in una corsia principalmente usata come strada d'emergenza; infatti non ci passava mai nessuno.
Durante il tragitto, Maria continuava a fracassarmi di domande sulla nostra destinazione; ovviamente non le rispondevo perchè volevo farle una specie di “sorpresa”.
Arrivati al luogo prestabilito, la piccola cominciò a guardarsi intorno: evidentemente non ci era mai passata da lì.
Mi posizionai all'inizio della corsia, chiamai la bambina e lei mi venne incontro:
-Che c'è Shadz?- mi chiese incredula
-Sali sulla mia schiena Maria...- le ordinai dolcemente
-Come mai?
-Fa come ti dico, ok?
Lei annuì un po' confusa, mi si avvicinò e cominciò ad arrampicarsi sulla schiena.
Quando arrivò a metà, mi cinse il collo con le braccine corte e poi con le gambe si aggrappò a me come una scimmia su un ramo.
La sistemai meglio in modo che non cadesse e poi le ordinai premuroso:
-Non devi azzardarti a staccarti da me ok?
-Ma ci facciamo male?- chiese un po' impaurita
-Se non ti stacchi no- conclusi veloce
Mi misi in posizione di staffetta, feci un respiro profondo e poi dissi:
-Tre...due...uno...VIA!
E partii. Non ci potevo credere...era una cosa bellissima!
Notai che non correvo come tutte le persone normali, ma pattinavo. Ecco perchè nelle suole delle scarpe avevo dei buchi. In pratica erano delle ruote nascoste.
L'aria che mi veniva addosso mi accarezzava il muso, era una sensazione incredibile. Quello che diceva Gerald era vero, ero velocissimo! Maria intanto dietro di me rideva e esclamava divertita, risi anch'io. Finalmente capii il significato di velocità.
Guardando in basso notai che le mie scarpe a contatto col pavimento di metallo creavano delle scintille luminose.
Il movimento delle gambe diventava sempre più spontaneo e facile.
Volevo correre per un sacco di tempo, peccato che la fine della corsia abbia cambiato i miei piani.
Mi fermai con il “cuore” che batteva all'impazzata e con un sorriso stampato sulle labbra. Maria intanto si staccò da me, e con fare barcollante si posizionò davanti al sottoscritto. Mi misi a ridere perchè la piccolina aveva i capelli biondi tutti tirati all'indietro e sparati in aria.
-Perchè ridi Shadow?- chiese offesa
-Hai dei capelli bellissimi devo dire...- feci io sarcastico
-Infatti ce li ho quasi come i tuoi!- rise lei
-Te l'ho già spiegato, non sono capelli ma aculei- le spiegai
-E' uguale!- esclamò sorridendomi
Alzai gli occhi al cielo. Poi mi inginocchiai e le sistemai i capelli con le mani; se l'avrebbe vista suo nonno chissà che cosa avrebbe detto!
La presi in braccio e le dissi:
-Ora è meglio tornare dall'altra parte, ok? E' tardi e devi andare a dormire piccola
-Uffa!- fece di nuovo il broncio -Ma io voglio ancora divertirmi con te Shadz!
-C'è sempre tempo domani Maria. Ti prometto che ti leggerò una storia
-Yeeeeeee!- alzò i pugni al cielo entusiasta
La tenni stretta a me e poi cominciai a pattinare verso il punto di partenza.
Attraversammo il tragitto per andare nella sua stanzetta, ma davanti alla porta della camera da letto vidi Gerald con una faccia seria e un po' preoccupata.
Maria mi guardò incredula, io le mormorai:
-Tranquilla piccola, ci parlo io con tuo nonno ok?Annuì e poi la posai in piedi.
Piano piano ci avvicinammo al professore.
Quando gli arrivai a due metri di distanza, lui mi chiese:
-Dove siete stati?
Aveva la fronte corrucciata e le sopracciglia agrottate, era arrabbiato con me?
-L'ho portata dall'altra parte dell'ARK- gli risposi tranquillo
-A fare che?- continuò lui
-Volevo provare a correre nella corsia d'emergenza.
-Mmh, e Maria che ha fatto nel frattempo?
-Sono andato con lui nonno- interruppe la bambina, che si era nascosta dietro di me -Mi ha fatto salire sulla schiena e ha corso. E' stato bellissimo!
Io feci un lieve sorriso dopo quell'interruzione. Perchè ogni cosa che Maria diceva mi faceva tanto divertire?
-Ma ti teneva vero?- domandò preoccupato Gerald
-Sì sì.
-Oh...allora ho pensato troppo male- e si lasciò scappare un risolino nervoso
Io osservai tutta la scena con le braccia incrociate (la mia solita postura): Gerald le scompigliò i capelli e poi le dette un bacino sulla guancia
-Buonanotte Maria...
-Notte nonno! Dormi bene e riposati- disse lei premurosa
-Oh certo che riposerò piccolina- poi si girò a guardarmi -Ci pensi tu ora?
Annuii con la testa e basta, niente emissioni di suoni.
Non so cos'era, ma con Gerald non avevo un ottimo rapporto.
Non che non mi stesse simpatico, anzi! Solo che non sopportavo tutti questi segreti, anche perchè tenere una bambina di soli quattro anni da sola in una base spaziale al centro dello spazio...non sarebbe una cosa da fare secondo me.
Comunque, aspettai che il professore se ne andò dalla nostra vista poi seguito da Maria entrai nella sua cameretta.
Non era cambiata tanto da quando l'avevo vista la prima volta: solo il letto, che sembrava un UFO in miniatura.
In velocità impressionante si mise un vestitino bianco che le fungeva da pigiama e si coricò sul letto con le coperte fino al mento.
Io mi sedetti vicino all'UFO, presi un libro qualsiasi dalla sua piccola libreria poco fornita: Il Brutto Anatroccolo
-Ma l'abbiamo già letto Shadz...- si lamentò a bassa voce lei
-Mi dispiace piccola, ma non abbiamo altri libri- feci io dispiaciuto
-Allora raccontala tu!- esclamò felice
-Non sono capace Maria...- confessai imbarazzato
-Lo so che ce la farai- mi incoraggiò sorridendomi
Sospirai arreso:
-Allora...non so proprio da dove cominciare...Ah sì! C'era una volta una bambina bionda...






Spazio autrice:
Salve salve salve!!
Come andiamo gente?
Vi sono mancata? XD
Shadow: Sinceramente no -.-
Vabbè, con te non ti parlo più! >:(
Per fortuna la mia ispirazione è fuoriuscita prima del previsto.
Appena in tempo per postare il capitolo 3 =)
Comunque, vorrei invitare a recensire l'utente Tigre...
So che magari chiedo troppo, ma anche solo una recensione mi andrà bene =)
L'importante è che esprimiate la vostra opinione.
Detto questo...
Ci vediamo al prossimo capitolo!
Un grande abbraccio:
NintendoLove00 ^^
P.S: Mi stavo dimenticando...qualcuno di voi sa come mettere le immagini nei capitoli? Perchè magari dal prossimo potrei aggiungerne qualcuna, solo che non so come metterle >.
 

 

 

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Capitolo 4
*** Caduta ***


CAPITOLO 3: CADUTA

Il giorno dopo mi svegliò un lieve raggio di sole che mi colpì il viso. Mi ero ancora addormentato sulla sedia accidenti!
In mano tenevo un peluche a forma di piccolo alieno azzurro. Lo guardai stranito e poi lo riposi al suo posto.
-Hey Shadz! Finalmente ti sei svegliato!- sentii la voce di Maria alle mie spalle
Quindi mi voltai e la vidi già vestita con un sorriso raggiante sul volto. La salutai e mi avvicinai a lei, le scompigliai i capelli biondi spettinati e le chiesi:
-Da quanto sei sveglia Maria?
-Non sapevo di preciso ma non volevo svegliarti quindi sono stata sveglia per un pò di tempo- mi spiegò con la sua forma verbale accurata (?)
Sorrisi, però vidi che la piccola aveva indossato la maglietta al contrario, difatti si intravedeva l'etichetta che usciva dal colletto. Le ordinai di togliersela, ma lei ribadì:
-No! Mi vergogno!
-Ma di cosa? Hai quattro anni!- le feci notare io
-Mettiti nei miei panni Shadow! E' normale che mi vergogno...- mormorò nascondendo il suo rossore
-Allora dimmi come farai a metterti la maglietta se non sei neanche capace
-Fidati che ce la farò- mi osservò con aria da superiore -Però prima girati- mi ordinò poi
Sbuffai rassegnato e mi voltai dall'altra parte.
Quando ebbe finito, scendemmo per andare a fare colazione. Mi correggo: solo LEI faceva colazione (voi sapete esattamente il perchè).
C'era già suo nonno nella sala da pranzo. Quando arrivammo Maria lo salutò con un bacio sulla guancia, mentre lui gli versava il thè nella tazza. Io mi misi in disparte e li osservai con calma, sempre con le braccia incrociate.
Erano in totale tranquillità. Quelli erano quei pochi momenti in qui Gerald era con sua nipote. Un evento praticamente raro, dato la sua permanenza in laboratorio. Mi son sempre chiesto se mi avesse creato solo per fare da «babysitter» a Maria. 
L'idea ovviamente non mi dispiaceva, anche perchè ero diventato il migliore amico della piccolina, solo che non mi andava giù la continua assenza del professore.
-Oggi devo stare parecchio in laboratorio...- parlò quest'ultimo
"Oh sai che novità" mi dissi
-...quindi Shadow avrai tu il comando, come al solito.
Annuii, però Maria chiese a Gerald:
-Ma nonno perchè tu non giochi mai con noi?- gli fece gli occhioni dolci
-Ehm... nipotina cara devo svolgere degli esperimenti molto complicati, quindi mi serve tutto il tempo possibile. Ma ti prometto che appena finiti giocherò con te, ok?- sorrise
Maria annuì a testa bassa.
Detto questo il professore se ne andò velocemente dalla stanza.
Mi inginocchiai davanti alla bambina e le chiesi con tono rassicurante:
-A che cosa vuoi giocare oggi Maria?
-Corriamo come ieri?- mi chiese speranzosa
-Meglio di no...altrimenti tuo nonno mi fa la ramanzina
-Che cos'è la ramata...la ramarra...quella cosa lì?
Risi divertito e le spiegai:
-Praticamente tuo nonno mi sgrida- dissi in parole povere
-Allora...perchè non giochiamo a nascondino?
-Basta che non ti nascondi nel ripostiglio come l'ultima volta
-Ok...- fece sbuffando
La presi per mano ed andammo nel piano di sopra dove di solito si svolgevano i nostri giochi quotidiani.
Facemmo la conta e decidemmo che a contare per prima fosse lei.
Dovevo fare veloce a nascondermi, perchè il suo limite massimo era 20!
Mi accucciai dietro ad una porta e rimasi immobile per un pò di tempo. Poi cominciai a sentire dei passi minuscoli, era segno che Maria mi stava cercando.
Per aiutarla un pò (difatti lei non è mai stata in grado di trovarmi data la sua età), feci rumore con i piedi sul pavimento per imitare dei passi. Si avvicinò sempre più al mio nascondiglio; mi preparai per correre e appena fu abbastanza vicina uscii e scattai.
Anche Maria correva veloce, odiava perdere e quindi si faceva in quattro pur di vincere.
Rallentai un pò, per farla arrivare più o meno al mio livello, però quando toccai il luogo dove avvenne la conta esclamai:
-Tana per me!
-Ma dai! Non è giusto!- brontolò lei incrociando le braccia e facendo il muso
-Queste sono le regole piccola. Tocca di nuovo a te contare- le feci notare
-Però tu sei più veloce quindi hai più vantaggi...tocca a te- mi osservò con aria da superiore
Sospirai arreso. Mi coprii gli occhi e cominciai a contare fino a 50 mentre Maria si nascondeva:
-47...48...49...e 50! Chi c'è c'è, chi non c'è s'arrangi!- esclamai per farmi sentire
Ok, ora il problema più grosso. Maria era piccola quindi poteva essere nascosta sotto il mio naso senza che io la vedessi.
Dovevo essere previdente, ogni minimo rumore poteva essere fatale per me.
Guardai dietro ad ogni porta, ogni angolo, ogni possibile nascondiglio...ma invano.
Sembravo James Bond durante una missione di spionaggio. Ogni fruscìo mi giravo di scatto e controllavo la mia postazione.
Girai un angolo e dietro ad un estintore mi parve di vedere una ciocca di capelli biondi e una manica azzurrina. Sorrisi soddisfatto, poi parlai ad alta voce:
-Oh che peccato, sembra proprio che la piccola Maria non sia qui! Adesso andrò a cercarla nel piano di sotto.
Poi con uno scatto felino mi nascosi dietro al muro e controllai se la bambina si spostava oppure no.
La mia previsione si dimostrò giusta.
Maria uscì dal suo nascondiglio col sorriso sulle labbra. Pensava di vincere eh eh...ma non aveva fatto i conti col sottoscritto!
Appena me la trovai davanti, cominciai a correre con lei alle calcagna:
-Non vale mi hai detto una bugia!- mi urlò
Poi fece una cosa che non mi aspettavo proprio, si attaccò alla coda ed io la trainai.
Quando la postazione fu davanti ai nostri occhi, Maria si staccò e provò a superarmi.
Feci un passo e la sorpassai. Continuai a correre...fino a che non sentii un «Ahia!» provenire da dietro di me.
Mi voltai confuso e vidi la piccola inginocchiata a terra con una faccia addolorata.
Da lontano notai una traccia di sangue sul suo ginocchio:
-Mi sono fatta male...- mormorò
-Come hai fatto?- le chiesi prendendola in braccio
-Sono inciampata e ho battuto sul cemento col ginocchio- mi spiegò
-Ok ora andiamo a disinfettarti. Ti brucia?
-Abbastanza...
Scendemmo le scale e ci stavamo dirigendo verso il bagno, ma da una porta scorrevole uscì Gerald con una chiave inglese in mano:
-Che cosa le è successo?- chiese avvicinandosi
-E' inciampata giocando, niente di grave- gli spiegai passandogli Maria
-Come fai a dire "niente di grave"? Lo sai che se si prende il tetano è spacciata?
-Cos'è il titanio?- saltò fuori Maria
-Si chiama tetano, e poi sei troppo piccola per capire Maria- le disse il nonno
Mi guardò con una faccia che significava «Dopo facciamo i conti» e accompagnò la piccolina in bagno per disinfettare la ferita.
Perfetto...chissà che cosa mi avrebbe detto.
Magari non si sarà più fidato di me e mi avrebbe ordinato di non stare più con sua nipote. Poteva succedere, date le circostanze.
Gerald non era cattivo, solo che era molto protettivo nei confronti di Maria.
Poi sembrava che mi evitasse, come se avesse paura di me!
Ma io non sono mai stato cattivo, sembro ma non lo sono. Quindi non avrebbe mai avuto il motivo di essere intimorito da me.
Aspettai nel corridoio per dieci minuti. Dalla porta del bagno uscì per prima Maria con una benda nel ginocchio e si diresse nella sala da pranzo.
Subito dopo sbucò lo scienziato con il disinfettante in mano.
Ci fissammo per una dozzina di secondi senza spiccicare parola, nessun'emissione di suoni.
Quando ad un certo punto iniziò lui il discorso:
-Dovresti stare più attento quando giochi con lei Shadow. E' piccola e non è tanto stabile.
-Lo so benissimo ma...
-Non è colpa tua, e questo lo so benissimo, però non voglio che lei si faccia male. Cerca di capirmi...è l'unica persona che rimane della mia famiglia- mi interruppe
-Allora se è vero quello che dice...perchè non è mai con lei?- chiesi quasi scocciato
-Ti ho già detto che è per un esperimento molto importante, e quindi devo avere tutto il tempo possibile.
-Potrei sapere di che cosa si tratta?- chiesi curioso
-No Shadow...sono affari che riguardano me e lo Stato Americano, tu devi starne fuori- mi ricordò
-E invece dovrei sapere, dato che mi ha creato solo per fare da tata a sua nipote!- gridai
Mi stavo scaldando perchè avevo addirittura i pugni chiusi dalla rabbia. Gerald mi guardava stranito, ma anche un pò arrabbiato. 
Mi mise una mano sulla spalla e mormorò:
-Non ti ho creato per quello. Lo capirai quando arriverà il momento giusto. Per il momento prenditi cura di Maria durante le mie assenze, ok?
Abbassai la testa ed annuii poco convinto.
Mi pentii di essermi comportato così. Infondo Gerald non faceva niente di male.
Dovevo imparare a contare fino ad un milione prima di cominciare un discorso.
-Stai male Shadow?- sentii la voce familiare di Maria
Era davanti a me con i pantaloni alzati per la ferita al ginocchio.
-No Maria...sto bene non preoccuparti- sorrisi
Anche lei mi imitò. Poi si voltò verso la vetrata che faceva vedere il pianeta Terra.
Lo spiegai alla bambina, infatti mi chiese:
-Ma come mai si chiama Terra? Non poteva essere chiamata Acqua o qualcosa del genere?
-Si chiama così perchè è l'unico pianeta dove c'è la vita. Se tu per caso andassi su Marte non potresti vivere perchè non c'è ossigeno- sorrisi
-E cos'è l'ossigeno?
-E' l'aria che respiriamo e che ci fa bene.
Tornai ad osservare quel pianeta. Dallo spazio sembrava meraviglioso ma i dati che avevo accumulato mi dicevano che era un luogo dove pullulavano le guerre e gli scontri tra le nazioni.
L'apparenza inganna, l'ho sempre detto:
-Secondo te ci andiamo Shadow?- mi chiese Maria con gli occhi attaccati al vetro
-Non lo so...tu vorresti?- sospirai
-Meglio stare là che stare qui- disse lei
Sorrisi lievemente, mi sedetti per terra e continuai a contemplare quella bellezza che si mostrava davanti ai miei occhi rosso sangue:
-E...quei pezzi gialli e verdi che cosa sono?- continuò imperterrita la bambina
-Si chiamano continenti, è lì che vive la gente.
-Vuoi dire che ci sono persone come me e il nonno?- scattò Maria
-Ovvio...sulla Terra non abitano mica alieni!- risi divertito, poi le scompigliai i capelli
-Anche come te Shadz?
A quella domanda non seppi rispondere...magari esistevano ricci ma che non sapevano parlare...e chi lo sapeva? Sapevo solamente di non essere un essere come tutti gli altri, e questo mi faceva star male abbastanza:
-Non lo so piccola...ma spero proprio di sì...






Spazio Autrice:
Hey hey hey!
Da quanto tempo eh? ^^''
Scusatemi infinitamente se non ho potuto aggiornare prima ma l'ispirazione mi è salita a palla oggi pomeriggio e non ho potuto fermarmi!
Magari questo non è il capitolo migliore che mi sia mai uscito ma...spero che lo apprezziate come lo apprezzo io =)
Detto questo...volevo farvi vedere la..."copertina" di questa storia che ho fatto grazie ad un programma di nome Blingee.
 
Ora vi saluto...ciaooooo! =D

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